A New Beginning

di Mon
(/viewuser.php?uid=250407)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Willow era seduta su una sdraio, sulla veranda di casa, con la sua chitarra acustica tra le mani; la luce della luna risplendeva in cielo, colorando la sabbia con il suo pallore bianco, e il suo riflesso si rispecchiava nelle calme acque della baia di San Francisco. Da dove si trovava in quel momento vedeva le luci di Berkeley, la città dove era nata e cresciuta e dove aveva realizzato il suo sogno, quello di diventare una cantante. L’uomo che glielo aveva permesso era quello che, adesso, era in casa e stava finendo di sistemare i piatti della cena da poco conclusa. 
Billie Joe e Willow stavano insieme da cinque anni, si erano trasferiti dall’altra parte della baia due anni prima, quando avevano deciso di andare a vivere insieme; era successo dopo la fine delle registrazioni del secondo album di Willow, prima dell’inizio del suo tour in America, e poi a seguire, anche in Europa e Australia. Un tour che l’aveva tenuta occupata per circa un anno, un periodo in cui lei aveva scoperto di essere più amata di quanto in realtà credeva, un periodo, però, in cui aveva  anche capito di aver bisogno di staccare la spina. Era successo tutto troppo velocemente: il suo primo disco, l’inizio della sua storia con Billie, il tour insieme ai Green Day e poi quello, da sola, in giro per l’America. Subito dopo aveva attaccato il lavoro del secondo album e di seguito un altro tour. Aveva capito di aver bisogno di prendersi del tempo per sé, per ritrovare il piacere di fare qualcosa di diverso che non fosse scrivere musica, registrare dischi, suonare ai concerti e prendere aerei che la portavano ogni giorno in un posto diverso. Sentiva di aver bisogno di dedicare del tempo alla persona che amava, senza lavoro che si intromettesse nella loro vita di tutti i giorni. 
Così, dopo il secondo tour Willow non aveva toccato la chitarra per mesi, aveva passato più tempo che poteva insieme a Billie, si erano presi una lunga pausa, dove avevano deciso di andare lontano da Berkeley, da San Francisco e dalla California. Si erano presi entrambi un anno sabbatico, al suo ritorno, però, Willow aveva trovato enormi difficoltà nel riprendere in mano la chitarra e scrivere qualcosa di decente per cominciare i preparativi del suo terzo album. Nonostante tutte le esperienze che aveva fatto al di fuori dell’America, nonostante avesse sempre annotato tutto sul piccolo quaderno che portava sempre con lei, non riusciva a trovare le parole giuste per buttare giù tutte le idee che aveva in mente per il suo nuovo album.
Billie Joe, oltre ad essere il suo fidanzato, era anche il suo produttore e aveva cominciato a parlare con un po’ più di insistenza del terzo album da pubblicare; Willow sapeva benissimo che lui non aveva tutti i torti, ma le canzoni non ne volevano sapere di farsi scrivere e lei cominciava a sentire il peso di qualcosa che non riusciva a portare a termine. 
Seduta sullo sdraio, sulla veranda di casa sua, Willow alzò lo sguardo verso la luna e appoggiò le dita sulle corde della sua chitarra, cominciando a pizzicarle, poi, piano, quasi sussurrando, cominciò a cantare:

 

Beside a Singin’ Mountain Stream
Where the Willow grew
Where the Silver Leaf of Maple
Sparkled in the Mornin' Dew
I braided Twigs of Willows
Made a String of Buckeye Beads

Alla voce della ragazza si unì quella di Billie Joe:

But Flesh And Blood need Flesh And Blood
And you're the one I need.
But Flesh And Blood need Flesh And Blood
And you're the one I need.

L’uomo si sedette sullo sdraio al fianco di quello dove si trovava Willow e insieme finirono di cantare quel bellissimo brano di Johnny Cash. 
Billie Joe aveva tenuto gli occhi appoggiati sulla fidanzata, lei, invece, aveva semplicemente fissato un punto davanti a sé, la luna riflessa sulle sue pupille verdi le dava un tocco malinconico, quasi triste. Billie aveva capito già da tempo che qualcosa non andava, ma Willow continuava a negare. Lui aveva paura ad insistere troppo, temeva che la ragazza le si potesse rivoltare contro, temeva di buttare all’aria quei cinque anni passati con lei e tutto quello che avevano costruito insieme.
«Te l’ho sempre detto che la tua voce è adatta per fare un disco di musica country...» disse Billie Joe, dopo un po’, sorridendo tirato, provando ad imbastire un discorso che riguardava il nuovo album.
Willow si girò verso di lui, scuotendo la testa. «Non è il momento di parlarmi di lavoro, ti prego...»
«Non ti sto parlando di lavoro, era solo così, per dire. Poi perché non sarebbe il momento?»
La ragazza sbuffò. «Ho provato e riprovato tutto il giorno a scrivere qualcosa e tutto ciò che ho ricavato è stato un foglio pieno di cancellature! Non mi piace niente di quello che scrivo, niente di quello che creo, e mi sto odiando per questo!»
Billie Joe si spostò e andò a sedersi al fianco della fidanzata, la tirò a sé e le diede un bacio sulla testa. «Insieme ne usciremo anche stavolta. Hai voglia di andare in studio domani?»
Willow guardò l’uomo al suo fianco e si perse nei suoi occhi verdi, ancora più belli sotto la luce lunare. Annuì e rispose, quasi sussurrando: «Non ho quasi niente di pronto, e quello che ho non mi piace per niente!»
Billie Joe la strinse ancora più forte, lei si fece cullare dalle braccia del fidanzato. «Proviamo qualcosa, mettiamo a posto quello che hai. Lo so, c’è sempre un momento difficile, anche io ci sono passato. Devi solo ritrovare la gioia di suonare e io ti aiuterò, come ho sempre fatto.»
Willow sorrise, annuendo. «Grazie...» sussurrò.
«Smettila! Andiamo a dormire?»






_____
Salve! Sono tornata! Vi sono mancata, vero? Probabilmente la risposta è no, ma va beh. 
Avevo promesso che sarei tornata con il seguito di Just Because I Really Love You, ed eccomi qui. Ci ho messo un po', avevo bisogno di essere sicura di ciò che scrivevo, non vi dico quante volte ho riscritto l'inizio di questa storia. Alla fine ce l'ho fatta e questo è il risultato, io spero che abbiate ancora voglia di leggere ciò che scrivo e che, soprattutto, questo inizio non faccia così tanto schifo come credo.
Insomma, al prossimo capitolo, sempre se avrete voglia ancora di leggere.
La vostra,  
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo I ***


La sveglia sul comodino segnava le 7.41 quando Billie Joe aprì gli occhi; si mosse nel letto, accorgendosi della mancanza di Willow al suo fianco. Tese l’orecchio e sentì i piatti sbattuti in cucina; la ragazza, probabilmente, stava preparando la colazione. Billie rimase ancora qualche minuto sul letto, accese il cellulare e diede un’occhiata ai messaggi; uno era di Jakob che chiedeva al padre quando poteva passare per una cena con lui e Willow. Non rispose subito, scese le scale e si diresse verso la cucina dove trovò la fidanzata girata di spalle, impegnata a versare il latte nella tazza. Si appoggiò allo stipite della porta e la guardò, mentre questa prendeva un cucchiaino di caffè solubile e lo faceva sciogliere nel latte, mescolando delicatamente. Versò dentro qualche cereale e poi si girò, sussultando leggermente alla vista di Billie Joe. Un po’ di latte cadde a terra e Willow chinò la testa. «Non ti ho sentito, mi hai spaventato!» 
«Scusami, lo sai che mi piace guardarti quando sei concentrata a fare qualcosa...»
«Grazie. Il tuo caffè latte è pronto, se mi passi una spugna pulisco anche il casino che ho fatto rovesciando il mio!»
Billie Joe guardò la fidanzata, non era certamente quello che voleva sentirsi rispondere, gli sarebbe bastato anche solo un piccolo accenno di romanticismo dopo la frase che le aveva appena detto, invece lei sembrava averla quasi ignorata. Si avvicinò al lavello della cucina, aprì lo sportello dei detersivi e passò a Willow una spugna. Lei raccolse il latte e si sedette al tavolo, poco dopo anche Billie Joe la raggiunse.
«Sei pronta per oggi?» chiese l’uomo.
«Non lo so. Billie non ho idea da dove riprendere in mano le cose. Ci ho pensato tutta notte, non sono quasi riuscita a dormire e continuo a non trovare l’ispirazione per buttare giù una canzone. Non so dove andare a scavare stavolta per ritrovare ciò di cui ho bisogno.» 
La ragazza scosse la testa e si lasciò scivolare sul tavolo; Billie Joe ne approfittò per prendere la mano di Willow e intrecciare le sue dita con quelle della fidanzata. Lei alzò lo sguardo e piantò i suoi occhi verdi su quelli dell’uomo, dello stesso colore. «Mi aiuterai?»
«Ti ho già detto di si. Finiamo di mangiare e andiamo allo studio di registrazione!»

***

La porta dello studio si aprì e Willow seguì Billie al suo interno, si guardò attorno, era parecchio tempo che non metteva piede lì dentro. Respirò profondamente; quel momento le ricordava qualcosa di già accaduto. Era la stessa scena che lei e Billie Joe avevano vissuto quando erano tornati nella loro casa di San Francisco dopo il lungo viaggio che avevano fatto, quello che era servito loro per ricaricare le pile e per riordinare le idee. Erano stati per un lungo periodo lontano da casa e quando erano tornati Willow aveva provato quella sensazione di calore che solo qualcosa di familiare riesce a dare. Era successo lo stesso in quel momento, quando aveva visto la porta dello studio aprirsi, quando sotto i suoi occhi si era presentato il lungo corridoio che portava alla sala di registrazione, quella dove lei aveva prodotto i suoi primi due album. Per quanto non avesse la più pallida idea di cosa scrivere essere nuovamente in quello che era il suo habitat naturale le faceva piacere. Respirò profondamente e si richiuse la porta alle spalle, lei e Billie salutarono poi James e Patty, entrambi furono contenti di rivedere la ragazza, ricambiando il saluto e chiedendo dove fosse stata tutto quel tempo. 
«Ho cercato l’ispirazione e ancora non l’ho trovata...»
Billie finì la sua frase: «Per questo è tornata. Ha bisogno di ritrovarla, magari lo studio di registrazione può darle una mano.»
I due ragazzi sorrisero a Willow, augurandole buona fortuna poi lei, insieme al fidanzato, si diresse nello studio che aveva visto nascere i suoi primi due lavori. Si fermò sulla soglia e si guardò attorno, era davvero come tornare a casa. Sistemò la sia chitarra e si sedette sul divano, Billie fece lo stesso, appoggiando tra loro un blocchetto di appunti e una penna. Willow sapeva perfettamente cosa significava quel gesto: avrebbe dovuto mettere mano al suo terzo lavoro. 
«Dimmi tutte le idee che hai, perché lo so che ne hai tante in questa testolina!» disse Billie Joe, arruffando i capelli rossi della fidanzata. 
Lei sorrise leggermente e cominciò ad elencare alcuni degli argomenti che le sarebbe piaciuto trattare nel suo nuovo disco. Billie Joe sembrava convinto tanto da darle in mano la penna e il blocchetto degli appunti e le disse: «Tu scrivi, io provo a buttare giù qualche nota.»
Willow annuì. Cominciarono il lavoro, ma dopo poco più di un’ora interruppero tutto. La ragazza lanciò la penna e si alzò di scatto dal divano, passandosi una mano sul viso. 
«Ti rendi conto che quello che provo a scrivere fa schifo? Non c’è niente che vada bene, non mi piace niente e io sono terribilmente arrabbiata con me stessa!»
Billie Joe si alzò, si avvicinò alla fidanzata e la prese per un braccio, tirandola a sé. «Willow, io non so cosa ti stia succedendo, oppure, credo di saperlo, ma solo tu puoi aiutarmi a capire.»
La ragazza strinse tra le mani la maglietta a righe di Billie Joe, affondando il viso tra il collo e la spalla del fidanzato. «C’è poco da capire, non so dove andare a trovare l’ispirazione e la voglia di ricominciare a scrivere e a suonare il mio strumento. Non pensavo lo avrei mai detto, ma in questo momento la chitarra è una delle cose che sto odiando con tutta me stessa!»
«Amore...» sussurrò Billie, accarezzandole i capelli. Willow scoppiò a piangere e l’uomo decise di non aggiungere altro, lasciando che la ragazza si sfogasse. Solo quando lei si allontanò, tornando a sedersi sul divano e asciugandosi gli occhi, Billie parlò: «Facciamo così, ti calmi poi prendiamo in mano la chitarra e suoniamo qualcosa io e te, come ci piace fare quando vogliamo staccare dal mondo. Ti va?»
Willow annuì, respirando profondamente, la gola, provata dopo il pianto, bruciò. Prese una bottiglia d’acqua appoggiata sul tavolino posto davanti al divano e ne bevve un sorso. «Quando sei pronta dimmelo. Ti va di suonare qualcosa di country?»
«Va bene qualsiasi cosa...» si limitò a rispondere Willow.
Billie Joe rimase a guardare la fidanzata mentre sorseggiava delicatamente l’acqua dalla bottiglia. Era preoccupato e allo stesso tempo si sentiva inutile; avrebbe voluto aiutare la ragazza che da ormai cinque anni era al suo fianco e che lui amava con tutto sé stesso, ma sapeva che era lei stessa a dover trovare la forza per riprendere in mano la sua chitarra e per scrivere le canzoni del suo nuovo album. L’unica cosa che lui poteva fare era spronarla a ritrovare la passione per la musica, quella che sembrava aver smarrito. Billie sapeva benissimo che, per un musicista, ci sono momenti difficili da affrontare, sapeva bene cosa voleva dire il rifiuto di prendere in mano uno strumento, la sensazione che quello che fai e che scrivi non vada bene, conosceva tutte quelle dinamiche e non voleva forzare in nessun modo Willow. Temeva che facendolo l’avrebbe messa maggiormente sotto pressione, con conseguenze non piacevoli nemmeno per la loro storia d’amore; temeva che quella situazione avrebbe potuto incrinare il loro rapporto, già complicato dal fatto che, oltre ad essere una coppia, lui era anche il produttore di Willow. A volte conciliare le due cose era davvero difficile, il lavoro si intrometteva spesso nel loro rapporto, quello che i due avevano al di fuori delle mura dello studio di registrazione; per questo, quel periodo di stacco totale da quella vita aveva fatto bene ad entrambi, ma adesso era ora di ricominciare e tutti e due lo sapevano. 
Billie guardò la fidanzata avvicinarsi alla chitarra, poggiare le dita sulle corde e passare il plettro delicatamente. Si avvicinò alla ragazza, prese la sua chitarra acustica e insieme decisero di cominciare a suonare qualcosa di uno dei loro cantanti preferiti: Johnny Cash.







Eccomi qui! Di nuovo. Allora, innanzitutto grazie della stima che mi avete dimostrato con il primo capitolo. Grazie per le recensioni, grazie per aver aggiunto la storia tra le seguite e tra le preferite. Io non so più come dirvelo che vi voglio bene!
Detto ciò, oggi è stata una giornata tutta di corsa, sono riuscita a mettermi al pc per rilassarmi solo due ore fa. Ho scritto il capitolo, perché avevo ispirazione e perché vi ho lasciato in sospeso troppi giorni. Non l'ho riletto, solo velocemente, quindi perdonatemi se ci sono errori o cavolate varie. Spero vi piaccia.
Ora vado a morire sul letto, magari mi guardo The Avengers per la milleemillesima volta (quel film lo so a memoria ma non mi stanco mai!). 
Al prossimo capitolo.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Willow era sdraiata sul divano, gli occhi chiusi, in sottofondo passavano le note di Ballad Of A Teenage Queen, una canzone di Johnny Cash. Lei e Billie Joe non avevano fatto altro che suonare le sue canzoni allo studio di registrazione, divertendosi ad arrangiarle come meglio piacevano a loro, a modificarle in base a quello che era il loro stile e la loro voce. Sul tavolino vicino al divano era poggiato un bicchiere di vino rosso; Willow si stava rilassando e il peso che portava sul petto fino a poche ore prima sembrava essere diminuito, almeno un po’. Sentiva di aver fatto progressi, non odiava più la sua chitarra, aveva ritrovato il piacere di suonarla, ma la situazione era ancora ben lontana dall’essere risolta. Suonare e cantare qualcosa di conosciuto era un conto, provare a imbastire una canzone dall’inizio alla fine era un altro e Willow non si sentiva ancora pronta. 
La veranda di casa era spalancata; Billie Joe era fuori; la ragazza si alzò e lo raggiunse, sedendosi sullo stesso sdraio dove era seduto il fidanzato e lo abbracciò, appoggiando il mento sulla sua spalla. Gli diede un bacio sulla guancia e poi alzò gli occhi al cielo, lo stesso fece Billie.
«Stasera le stelle brillano più del solito...» sussurrò Willow.
«Forse sei solo tu che le vedi con occhi un po’ diversi. Magari con quelli di qualcuno un po’ più felice dei giorni passati.»
«Non ero infelice Billie...»
L’uomo girò leggermente la testa verso la fidanzata e annuì. «Si che lo eri. So benissimo cosa vuol dire per un musicista odiare il proprio strumento. È forse la cosa peggiore che possa capitare. Ci hai fatto la pace, adesso?»
Willow alzò le spalle. «Non lo so, dobbiamo essere sicure di piacerci di nuovo. Lei non si fida ancora e io nemmeno...»
Billie Joe ridacchiò. «Dovete solo ritrovare quell’intimità che avete smarrito. Bisogna lavorarci, come in tutte le storie d’amore quando si interrompono per un periodo e poi riprendono.»
La ragazza annuì. «Spero tu abbia ragione...» disse Willow, appoggiando la testa contro quella di Billie. 
Rimasero in silenzio, in quella posizione, ammirando le stelle del cielo che si riflettevano sulle calme acque della Baia di San Francisco. Dall’altra parte c’erano le luci di Berkeley e a Willow piaceva stare a guardarle, ripensando alla sua infanzia. La sua vita non era più quella della bambina che girava con il triciclo lungo il vialetto di casa, non era più la ragazzina che prendeva la bicicletta e girava per le strade del quartiere dove era nata; era cresciuta ed era diventata un’artista conosciuta in quasi tutto il mondo, con due dischi alle spalle, con un fidanzato che amava e che avrebbe seguito in capo al mondo. 
Billie Joe al suo fianco sbadigliò. «Hai sonno?» chiese Willow.
«Sono un po’ stanco, penso andrò a dormire. Se tu vuoi restare ancora qui fuori, fai pure.»
«No, vengo a letto anche io. Domani andiamo allo studio di registrazione e proviamo ancora?»
«Provare cosa?» chiese Billie mentre si alzava dallo sdraio, seguito da Willow.
Rientrarono in casa. «Country. Mi piace suonarlo» rispose la ragazza.
«E se provassimo a scrivere qualcosa di nuovo?»
Willow sbuffò. «Non so se sono pronta!» rispose, precedendo Billie Joe lungo le scale che portavano al piano superiore e alla camera da letto. Arrivò nella stanza, prese il pigiama e si diresse in bagno, sbattendo la porta. 
Billie Joe si sedette sul letto, passandosi le mani sul viso. Era molto più complicato di quello che pensava.

***

La sveglia suonò alle sette e trenta; Billie Joe sussultò, imprecando a bassa voce contro quel terribile rumore che proveniva dal suo telefono. Lo spense e sbadigliò, allungando una mano al suo fianco. Willow non c’era. Anche quella mattina tese l’orecchio, ormai conosceva le abitudini della fidanzata e sapeva che, appena alzata, la prima cosa che faceva era andare a preparare la colazione. Dal piano inferiore, infatti, provenivano rumori di sportelli chiusi, di piatti spostati e tazze appoggiate sul tavolo. Si alzò, dirigendosi al piano di sotto. Trovò la fidanzata già seduta al tavolo, che si portava un cucchiaio di cereali alla bocca. Al suo fianco il posto libero di Billie Joe, con una tazza fumante di caffè latte già pronta.
«Buongiorno e grazie...» disse, indicando la sua colazione.
Willow sorrise. «Non ringraziarmi. Era un modo per farmi perdonare per la reazione che ho avuto ieri sera. Magari tu avevi altri piani per quando saremmo andati a letto e io ho rovinato tutto, come mi capita spesso nell’ultimo periodo.»
Billie Joe si sedette e tirò a sé la fidanzata, dandole un bacio sulla guancia. «Lascia perdere gli altri piani che avevo, l’importante è che tu sia pronta per affrontare un’altra giornata in studio. Dimmi tu cosa vuoi fare, se provare a scrivere qualcosa oppure se continuare a suonare del bellissimo country, che, ti ripeto, con la tua voce ci sta perfettamente!»
Willow sorrise. «Vediamo quando arriviamo allo studio!»
Billie annuì e cominciò la sua colazione. Il cellulare dell’uomo, appoggiato sul tavolo, suonò poco dopo. Lui lo prese e aprì il messaggio, sgranando gli occhi e portandosi una mano davanti alla bocca.
«Cazzo! Sono un pessimo padre! Mi sono dimenticato di rispondere a Jake ieri che mi chiedeva quando poteva venire a cena da noi!»
La ragazza colpì la testa di Billie Joe con un leggero schiaffo. «Come è possibile che tu ti sia dimenticato una cosa simile? Manda subito il messaggio di risposta a tuo figlio e digli di venire stasera!»
«Ma non sappiamo a che ora finiamo allo studio...»
«Ho detto stasera e stasera sarà!»
Billie scrisse il messaggio di risposta a Jakob, appoggiò poi il telefono, finì la sua colazione e, insieme a Willow, si preparò per andare allo studio di registrazione. 
Entrambi si sentivano pronti per affrontare una nuova giornata, anche se nessuno dei due sapeva cosa avrebbe loro riservato.






Salve! 
Scusate, scusate, scusate! Ci ho messo un'infinità a postare questo capitolo, ma i giorni scorsi sono stati un inferno. Ho corso come una trottola con un sacco di cose da fare, arrivavo a sera e collassavo sul cuscino, quindi ho avuto poco tempo da dedicare alla scrittura di questo capitolo. L'ho concluso da poco e, per farmi perdonare, ve lo pubblico immediatamente.
Grazie a tutte, come sempre.
Un bacione grande. Vado a letto a guardarmi qualche film, che ancora devo, però, decidere. 
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Jakob si avvicinò al padre porgendogli il piatto della cena che avevano appena concluso, Willow era ancora nella sala a finire di sparecchiare. Billie Joe prese ciò che il figlio gli stava porgendo e lo infilò nella lavastoviglie, poi chiuse tutto. 
«Cos’ha Willow stasera?» chiese Jakob.
Billie Joe guardò suo figlio; era già grande, avrebbe potuto confidare lui qualsiasi cosa, ma decise di rimanere sul vago.
«È stanca...» si limitò a dire.
Jakob storse la bocca e fissò il padre. «Sicuro che sia solo quello?»
Billie fissò suo figlio negli occhi, impossibile nascondergli qualcosa. «È un brutto momento, non riusciamo a produrre niente per il suo nuovo album, lei è nervosa e io cerco in qualche modo di allentare la tensione facendole suonare vecchie canzoni country. Sento però che è preoccupata e questo si ripercuote su tutto quello che facciamo.»
Jakob annuì, rimase in silenzio qualche secondo, pensieroso. «Mi dispiace papà. So che è banale quello che sto per dire, ma stalle vicino più che puoi.»
Billie Joe sorrise, passando una mano sulla testa del figlio. «Grazie Jake! Comunque i discorsi che fai sono troppo da grandi!»
«Papà, ho 20 anni!»
«Lo so! Sei davvero troppo grande!»
Jakob sorrise e seguì il padre nella sala, Willow non c’era più, aveva sistemato la tavola ed era sparita sulla veranda, insieme alla sua chitarra. Padre e figlio la sentirono pizzicare le corde e andarono da lei, che sorrise ad entrambi. 
«Proposta stupida quella che sto per fare. Jakob, se vuoi puoi linciarmi, ma vi andrebbe di suonare qualcosa tutti insieme?»
Billie Joe e il figlio si guardarono per un istante, intuirono esattamente ciò che l’altro stava pensando, voltarono nuovamente la testa verso Willow e annuirono. Jakob si sedette sullo sdraio insieme alla ragazza, Billie andò a prendere la sua chitarra acustica e si posizionò di fronte a loro. Cominciarono a suonare, spaziando tra le vecchie canzoni di musica country, il tutto contornato dal cielo stellato e dalla luna che si rifletteva nelle acque del mare che si muovevano leggermente, spinte da una leggera brezza.
Solo intorno alle 23 decisero che era giunta l’ora di riporre gli strumenti; rientrarono e Billie Joe decise di riaccompagnare Jakob a casa. Il ragazzo salutò Willow sulla porta di casa e salì in macchina insieme al padre. Billie accese l’auto e partì; i due rimasero in silenzio per un po’, Jakob guardava fuori dal finestrino, pensieroso. Il padre si accorse di questo e, dopo avergli lanciato un’occhiata veloce, chiese: «Qualcosa non va?»
Il ragazzo si girò verso di lui con un grande sorriso e rispose: «No, stavo pensando ad una cosa, magari ti farebbe piacere saperla...»
Billie Joe annuì, senza aggiungere altro. «Ho visto quanto tu e Willow siete affiatati mentre suonate, avete mai pensato di fare un disco insieme? Potreste rifare insieme le canzoni che avete suonato stasera. Potrebbe essere un modo per farle ritrovare la voglia di suonare. Voglio dire, non ha bisogno di scrivere niente, però nel frattempo potrebbe riscoprire cosa vuol dire registrare un album e lo farebbe con te.»
Billie Joe sospirò e scosse la testa. «Sei davvero già troppo grande Jake...»
«Questo era un si o un no alla proposta che ho fatto?»
«Un si!»
«A modo tuo però!» rise Jakob e a lui si unì anche il padre.
«Lo proporrò a Willow. Spero solo che accetti perché è una grande idea. Potrebbe aiutare lei e me, insomma noi. So che sono cose che non andrebbero condivise con il proprio figlio, ma per tutte le cose successe non è che stiamo attraversando un grande momento.»
«Non c’era bisogno che me lo dicessi, si capiva benissimo papà!»
«Confermo ciò che ho detto prima, sei davvero troppo grande!»
Jakob sorrise scuotendo la testa.

***

La macchina si fermò davanti a casa; Billie Joe scese dall’auto e tirò fuori le chiavi della porta d’ingresso dalla tasca dei suoi pantaloni. Era sempre un piacere aprire la porta ed entrare in uno spaccato della sua vita che amava. Nonostante tutti gli alti e bassi che la vita insieme a Willow portava con sé, dovuti soprattutto al lavoro, non avrebbe mai e poi mai cambiato quello che aveva tra le mani per una vita più tranquilla. Si richiuse la porta alle spalle guardando una fievole luce poggiarsi sul pavimento, proveniva dal salotto; si affacciò e vide Willow con le gambe incrociate, la chitarra tra le mani e un foglio davanti. Quella che sentiva uscire dallo strumento della fidanzata era una melodia mai sentita prima, stava sicuramente provando qualcosa di nuovo. Si appoggiò allo stipite della porta e rimase a guardarla, lei non si accorse di niente, continuando a pizzicare le corde della chitarra, a interrompersi e a sussurrare a bassa voce qualche parola che giungeva incomprensibile alle orecchie di Billie, a scarabocchiare il foglio che aveva davanti. Decise di non disturbarla. In parte era felice di vedere Willow alle prese nuovamente con qualcosa di suo, dall’altra, però, tutto quello avrebbe significato dover rinunciare subito all’idea di un disco insieme alla fidanzata. L’idea che Jakob aveva avuto l’aveva colpito particolarmente, nel viaggio di ritorno in macchina non aveva fatto altro che pensare a quanto sarebbe stato bello registrare un album di canzoni country insieme a Willow, a quanto gli sarebbe piaciuto calcare i palchi insieme a lei per un piccolo tour in America, a quanto sarebbe stato stupendo avere le loro voci impresse su un disco, per sempre. 
Salì le scale che portavano al piano superiore e andò nella stanza, si tolse i vestiti e si sdraiò sul letto, in attesa di Willow. Tese l’orecchio, sentendo il suono dolce della chitarra provenire dal piano di sotto. Quella casa ultimamente gli sembrava sempre troppo vuota. Sospirò e chiuse gli occhi. 
Non sentì la fidanzata entrare nella stanza quasi un’ora e mezza dopo. Quando Willow si sdraiò accanto a lui sul letto, Billie Joe stava già dormendo.








Salve! Eccomi qui con un capitolo appena sfornato e pronto per voi!
Io davvero, non so più come ringraziarvi, tutte le volte, quando leggo le vostre recensioni, mi stupite. Più che dirvi grazie ancora un miliardo di volte non so più come esternare il fatto che vi sono grata per seguire le mie storie e per l'affetto che mi dimostrate. Che vi voglio bene l'ho già detto? Beh, è giusto ribadirlo.
Con questo voglio anche augurare a tutte voi TANTI, TANTI, TANTI AUGURI DI BUON NATALE. Passatelo con le persone a voi care, mangiate tanto e spero che i regali che troverete sotto l'albero siano ciò che desideravate tanto.
Un bacione a tutte voi! Ancora AUGURI!
Al prossimo capitolo.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Una mano gli accarezzò il petto, Billie Joe aprì gli occhi e girò la testa alla sua destra. Willow gli sorrideva, lui, sonnacchiosamente, ricambiò. 
«Non ti ho sentito rientrare ieri sera...»
Billie Joe rispose con la voce ancora impastata dal sonno. «Quando sono tornato a casa mi sembravi così concentrata a creare qualcosa che non ho voluto disturbarti.»
Willow si lasciò abbracciare dal fidanzato, affondando la testa nell’incavo del collo di Billie. «Io ho provato a buttare giù qualcosa, ma non so come sia venuto...» disse Willow, mettendo le mani avanti per paura di essere fraintesa; di pronto non aveva assolutamente niente, quello della sera prima era solo un tentativo, forse venuto meglio di altri precedentemente, ma che ancora non la convinceva del tutto. Certo, con l’aiuto di Billie si sarebbe potuto migliorare, ma era ancora presto per dirlo e per iniziare a tirare un sospiro di sollievo. La crisi creativa non era certamente alla fine. 
Billie Joe allontanò Willow che rimase leggermente perplessa e si mise a sedere sul letto, passandosi le mani sul viso.
«C’è qualcosa che non va?»
L’uomo si girò verso la ragazza e la guardò. «Ieri sera Jakob, quando l’ho riportato a casa, ha avuto una grande idea. Volevo parlartene appena sarei rientrato, ma poi ti ho trovato a comporre e ho lasciato perdere.»
Willow sbuffò. «Sei sempre il solito, metti le mie priorità davanti a qualsiasi altra cosa e invece non dovrebbe essere così! Dovevi interrompermi e dirmi quello che mi volevi dire!»
«Se ti avessi interrotto, avrei spezzato il filo creativo e nessuno meglio di noi due sa quanto tu ne abbia bisogno!»
«Dovevi interrompermi se per te era importante!»
«Non lo era» si limitò a dire Billie. Immediatamente capì che non aveva colpito nel segno. L’uomo sapeva che era impossibile mentire a Willow, lui era come un libro aperto per la fidanzata; la ragazza riusciva a capire qualsiasi cosa da un semplice gesto, una veloce occhiata, una parola pronunciata con un tono leggermente diverso, un po’ più incerto del solito. Willow lo conosceva talmente bene che non avrebbe mai potuto nasconderle niente, era impossibile riuscire a dirle una bugia. L’ultima volta che ci aveva provato era stato un fiasco totale. Billie, Jakob e Joseph avevano deciso di preparare una festa a sorpresa per la ragazza, ma era stato impossibile. Lui aveva cercato di inventarsi le scuse più assurde per trascinarla con sé fuori di casa, in modo che i suoi due figli preparassero gli addobbi, andassero a prendere la torta ordinata e chiamassero gli amici. Willow aveva capito, ma aveva fatto finta di niente, accettando di uscire con il fidanzato. Solo una volta saliti in macchina e dopo aver imboccato la strada del centro commerciale più vicino Willow, ridacchiando, aveva detto: «Sei un pessimo bugiardo! Stasera, quando entrerò in casa con le luci spente e tutti grideranno “Tanti auguri” farò finta di essere sorpresa!»
La faccia incredula di Billie Joe era stata esilarante; da allora non si erano più fatte feste a sorpresa per Willow. 
Anche quella volta il tentativo di menzogna di Billie non era andato a buon fine. La ragazza si mise a sedere sul letto e guadò il fidanzato. «Cosa c’è che non va? Avanti, dimmelo!»
«Sono un’egoista perché da quando Jakob mi ha messo in testa quella cosa non riesco a pensare ad altro.»
Willow aggrottò la fronte. «Sarebbe?»
«Jakob ha detto che noi saremmo perfetti per fare alcune cover di vecchie canzoni country per poi farci un disco. A me piacerebbe tantissimo, non faccio altro che pensare a come sarebbe bello registrarle, avere per sempre insieme la tua e la mia voce su un disco, pensa a come sarebbe fantastico andarcene in giro per l’America suonando musica country. Io e te...»
La ragazza fu percorsa da un brivido; si immaginò su un camper, solo lei, Billie Joe e le loro chitarre. 
«E con il mio disco come facciamo?»
«Magari suonando musica country ti torna la voglia di suonare e di scrivere, quando torniamo ci mettiamo a lavorare e tu produci il tuo terzo album da solista.»
Willow aggrottò nuovamente la fronte. «E se passa troppo tempo e i miei fan si dimenticano di me?»
«Primo, questo non accadrà mai perché tu sei indimenticabile!» La ragazza sorrise, abbassando lo sguardo, a quell’affermazione, si rigirò tra le mani la coperta e Billie Joe le alzò il viso, in modo da poterla vedere negli occhi. «Secondo. Non sparisci per anni interi, intanto fai un disco con me. Willow, se non vuoi va bene lo stesso, basta che me lo dici.»
«Posso pensarci?»
«Certo, tutto il tempo che vuoi.»

***

Seduta sulla sabbia della baia di San Francisco Willow aveva auricolari nelle orecchie, stava scorrendo la discografia country che teneva nel suo iPod. Le canzoni di quel genere abbondavano, era quello che preferiva dopo il rock, in tutte le sue sfumature. Davanti a lei aveva un quaderno, aveva riempito le pagine con tutti i titoli, mano a mano che li ascoltava decideva se tenerli o se eliminarli, cercava di capire quali potessero essere più adatti alla sua voce e a quella di Billie Joe. L’idea le piaceva, ma non era pienamente convinta; temeva di stare rimandando troppo il suo terzo album, temeva di perdere i suoi fan abbandonandoli per tanto tempo. Lei questo non lo voleva. Però l’idea avuta da Jakob la elettrizzava; le sarebbe piaciuto tantissimo cantare insieme alla persona che amava, incidere le loro voci su un disco per sempre. Quella cosa sarebbe sopravvissuta anche quando loro non ci sarebbero più stati; era una cosa che li avrebbe legati per sempre. 
Billie Joe e Willow. 
Sorrise a quel pensiero; un disco li avrebbe uniti addirittura più di una semplice promessa fatta davanti ad un altare, cosa che nessuno dei due aveva intenzione di fare. Ne avevano parlato qualche volta, ma entrambi non erano realmente interessati; il discorso era sempre caduto nel vuoto, lasciato in sospeso. A Willow non era mai importato veramente, Billie Joe aveva un matrimonio finito male alle spalle e un altro non era certamente il suo pensiero fisso. Stavano bene così, lo sapevano entrambi. 
La ragazza accese nuovamente il suo iPod, attaccando con una nuova canzone: era Next to You, Next to Me dei Shenandoah. Le piaceva tantissimo.

Ridin’ down the road in my pick-up truck
Ya better get ready cause I’m pickin’ you up
With a full moon  a shinin’ and a little bit a’ luck
We’ll run out otta gas and maybe get stuck.

We could get lost baby I don’t care
I ain’t worried as long as you’re there
There ain’t no place that I’d rather be
Next to you, sittin’ next to me

There ain’t place that I’d rather be
Next to you, next to me.

Willow amava quella canzone perché era così che si sentiva quando aveva al suo fianco Billie; qualsiasi cosa fosse successa lei aveva la persona che amava al suo fianco e sarebbe stato così per sempre. Ascoltò tutta la canzone e non la eliminò dalla lista. Sarebbe sicuramente entrata nella top 20 che avrebbe presentato a Billie. 
Concentrata sulla canzone si spaventò quando qualcuno le poggiò una mano sulla spalla. Alzò lo sguardo e si trovò davanti un viso che non vedeva da molto tempo; si tolse le cuffie e socchiuse gli occhi quando le sue pupille incontrarono i raggi del sole alto in cielo.
«Ryan?»








Sorpresa!!! 
Ok, adesso uccidetemi! Per come ho fatto finire il capitolo e per avervi fatto aspettare troppo tempo. Vi chiedo scusa, come ho detto a qualcuna di voi è stato veramente un periodo complicato quello delle feste di Natale. Ne sono uscita salva, sana forse non del tutto visto che sono ingrassata 10 chili e con il raffreddore che ancora non mi è passato del tutto.
Va beh, non voglio aggiungre altro, non mi autocommisero. Comincierò la dieta, appena ho finito tutta la cioccolata che ancora mi rimane in casa. Credetemi, non è poca! 
Me ne vado. Che partano gli insulti per il finale del capitolo tra 3... 2... 1...
Sappiate che vi voglio comunque bene! :D
Al prossimo capitolo!
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo V ***


«Ciao Willow! È un piacere vederti finalmente!»
La ragazza aggrottò la fronte. «Finalmente?»
«Beh, ammetterai che è un po’ di tempo che non ci vediamo...» disse il ragazzo, sorridendo e sedendosi al fianco della ragazza. 
«Ammetterai anche che l’ultima volta che ci siamo visti non ci siamo salutati nel migliore dei modi.»
«Colpa mia Willow, solo colpa mia!»
La ragazza sgranò gli occhi; sentire quelle parole pronunciate da Ryan faceva uno strano effetto. Era strano sentilo incolparsi di qualcosa, quando stavano insieme non lo aveva mai fatto, non si era mai preso la colpa nemmeno per un barattolino di smalto rovesciato per sbaglio. Willow sapeva che era stato lui, ma Ryan aveva sempre negato. Non mancò di fare presente al ragazzo quel cambiamento. «Tu che ti prendi la colpa?»
Ryan sorrise, Willow constatò che i cinque anni in cui non si erano visti non lo avevano cambiato fisicamente. Era forse leggermente invecchiato, ma probabilmente era successo lo stesso anche a lei; era sempre difficile individuare i cambiamenti del tempo sul proprio volto, mentre era fin troppo facile trovarli su quello degli altri. 
«Ho imparato un po’ di cose in questi anni. Soprattutto ad essere un po’ meno egoista.»
Willow girò lo sguardo, puntandolo sul mare azzurro. «Meglio tardi che mai, no?»
Ryan annuì.
«Vedo che continui a occuparti di musica» disse il ragazzo, indicando l’iPod e il quaderno con un numero imprecisato di canzoni scritte sopra, pieno di cancellature e scarabocchi. 
«Si, stavo lavorando ad un progetto...» Willow decise di rimanere sul vago, sperando che Ryan non chiedesse altro.
«Sarebbe?» Willow sospirò. 
«È un progetto solo all’inizio, non so nemmeno se riusciremo a portarlo a termine...»
«Tu e Billie Joe?»
La ragazza annuì, cercando di non incontrare lo sguardo di Ryan. Voleva evitare quella conversazione, il suo fidanzato non era certamente l’argomento più adatto da intraprendere con colui che lo aveva preceduto. Il ragazzo, però, non sembrava della stessa idea. 
«Ho letto che state insieme. Lui lo ha annunciato alla presentazione del tuo primo album, giusto? Poco dopo che io e te ci eravamo lasciati.»
Willow girò il viso verso Ryan, puntando i suoi occhi su quelli del ragazzo. «Si, io e Billie stiamo insieme. Con lui ho trovato quello che non avevo con te, tutte le attenzioni che tu non mi davi. Mi ha fatto sentire importante dal primo momento in cui ci siamo parlati. Io stavo con te, ma era chiaro che ciò che volevo dal principio era Billie!»
Ryan distolse lo sguardo. «Hai ragione. L’ho capito a mie spese dopo, quando ho incontrato una ragazza a cui non importava nulla di me, mentre io ne ero follemente innamorato.»
«Mi dispiace Ryan, ma adesso sai cosa ho passato io quando ti parlavo dei miei sogni e tu l’unica cosa che facevi era parlare della tua giornata al lavoro.»
«Lo so, ho sbagliato. Spero solo tu mi abbia perdonato.»
Willow sorrise. «Perché non dovrei averlo fatto? Io ho Billie adesso. Tutto il passato è cancellato.»
«Grazie...»
La ragazza sgranò gli occhi. «Sei cambiato così tanto? Addirittura ringrazi?»
«Ero così terribile?»
«Abbastanza» si limitò a dire Willow.
«Chissà cosa ti ho fatto passare...» Il ragazzo abbassò lo sguardo, giocherellando con un po’ di sabbia che aveva tra le mani. 
Willow gli passò una mano sulla schiena, sorridendo. «Non ti preoccupare, te l’ho detto. È acqua passata.»
«Ti va se mangiamo qualcosa insieme?» chiese Ryan, dopo qualche secondo di silenzio.
La ragazza ci pensò su qualche istante e poi acconsentì.

***

Willow tornò a casa; aveva passato un po’ di tempo con Ryan, constatando davvero che il ragazzo era cambiato profondamente dall’ultima volta che lo aveva visto e che si erano parlati. Se il Ryan di adesso fosse stato lo stesso anche cinque anni prima, forse le cose sarebbero andate diversamente; gli aveva fatto domande sulla sua carriera, su come era lavorare in una casa discografica, quali erano le sensazioni che si provavano a cantare su un palco davanti a tanta gente. Lei si era informata su come procedeva il lavoro di Ryan, sempre lo stesso, insieme a suo padre, ma lui era felice di quello; gli aveva anche parlato della storia finita male con quella ragazza di cui lui era innamorato. I due avevano fatto il punto sulle loro vite dopo anni in cui non si erano visti e in cui un sacco di cose erano cambiate. 
Si erano salutati intorno alle 2.30 del pomeriggio e Willow aveva deciso di rimanere in spiaggia e di continuare a lavorare al progetto del disco insieme a Billie; l’idea la intrigava, sperava davvero che così facendo avrebbe ritrovato l’ispirazione giusta e magari anche un po’ di serenità in più. Tornò a casa solo intorno alle 7 di sera, il sole cominciava a scendere verso la linea dell’orizzonte quando aprì la porta. Il salotto era illuminato da una luce arancione e lei rimase a fissare la finestra dalla quale entravano quei raggi dorati. Le acque della baia di San Francisco rilucevano, era uno spettacolo che aveva già visto tante volte da quando viveva in quella casa, ma sapeva benissimo che non se ne sarebbe mai stancata. Era innamorata di quella casa e di quel posto, era perfetto per lei e per Billie, un nido dove condividere tutti i momenti belli di una vita insieme. 
Willow sapeva che quella sera il fidanzato non sarebbe tornato a casa presto; lui, Mike e Trè avevano deciso di prendersi una serata tutta per loro e lei certamente non era contraria. Andò in cucina, si versò un bicchiere di vino rosso e uscì sulla veranda di casa, ammirando il paesaggio che le si presentava davanti. 







Salve! Eccomi qui con un nuovo capitolo! Allora, ho visto il vostro amore per Ryan. Prometto che non metterà più piede in questa storia. Mi serviva per arrivare ad un punto della storia tra Willow e Billie Joe, un punto particolare che scoprirete nei prossimi capitoli. Non vi dirò altro, state però sicure che Ryan non tornerà più.
Io come sempre non posso fare a meno di ringraziarvi per le recensioni e per continuare a seguire questa storia. Cerco sempre di non tardare nel pubblicare, ma sono spesso impegnata e ho poco tempo. 
Insomma, spero che il capitolo vi sia piaciuto, magari non è un gran che. Il prossimo sarà migliore, promesso.
Un bacione. 
Alla prossima.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Un urlo e poi qualcuno che scendeva velocemente dal letto. Willow aprì gli occhi e cercò di abituarli alla luce che improvvisamente cominciò ad entrare dalla finestra della stanza da letto. 
«Che ore sono?» chiese, con la voce impastata dal sonno.
«Tardi, tardissimo! Non è suonata la sveglia e dovremmo già essere allo studio di registrazione. Sono le 9.30 e io ho un appuntamento tra dieci minuti con gli Emily’s Army!»
Willow si tirò a sedere sul letto e guardò l’orologio che portava al polso; imprecò e si alzò. Corse in bagno a prepararsi, non c’era tempo per truccarsi, si mise solo un filo di matita sotto gli occhi e si diede una veloce passata di piastra sui capelli, poi lasciò spazio a Billie. Non fecero colazione, decisero che se la sarebbero fatta portare in studio da qualcuno. Salirono in macchina un quarto d’ora dopo, l’uomo nel frattempo chiamò Joseph, suo figlio nonché batterista degli Emily’s Army, per avvisarlo del suo leggero ritardo. In tutto quello c’era solo una piccola fortuna: era ormai passata l’ora di punta del mattino, il traffico sul Golden Gate Bridge non era intenso, se la sarebbero cavata con poco più di venti minuti di macchina. 
Arrivarono davanti alla porta della casa discografica con il fiatone; Billie Joe aprì la porta e salutò Patty e James, chiedendo il favore di scendere a prendere un caffé per lui e Willow. Loro, gentilmente, acconsentirono. 
La ragazza respirò e si diresse verso lo studio di registrazione principale, mentre Billie Joe andò nel secondo, quello da dove provenivano suoni di chitarra e batteria. Aprì la porta e salutò suo figlio e i suoi amici. C’era un nuovo disco in programma anche per gli Emily’s Army e Billie doveva cominciare ad ascoltare alcune delle canzoni che loro pensavano di inserire nell’album. 
Willow sapeva che quel giorno sarebbe rimasta praticamente sola nello studio di registrazione; erano lei e la sua chitarra. Il progetto insieme a Billie, ormai approvato, non poteva essere portato avanti quel giorno quindi era il momento di dedicarsi al suo disco. C’era un motivetto che la tormentava da giorni, ma ancora non era riuscita a metterlo nero su bianco; quello era il giorno giusto. Si concentrò solo sui suoi pensieri e sulla sua chitarra, sulle note che potevano andare bene, sulle cose da cambiare. Non si rese conto del tempo che passava, troppo impegnata a produrre finalmente qualcosa di buono; alzò lo sguardo solo quando sentì una voce familiare salutarla. Girò la testa e vide Joseph entrare nella sala di registrazione e chiudersi la porta alle spalle. Anche Willow salutò il ragazzo, lui si andò a sedere sul divano vicino a lei e prese il foglio sopra il quale la ragazza aveva scarabocchiato le parole e le note. Lesse qualcosa e poi guardò Willow negli occhi. «Me la suoni? Sembra interessante.»
La ragazza alzò le spalle e disse: «È solo l’inizio. Non sono sicura che questa sia la versione definitiva, anzi, credo proprio di no!» 
«Importa qualcosa? Volevo solo ascoltarla!»
Willow appoggiò le dita sulle corde della chitarra e cominciò a suonare, Joseph rimase in ascolto, guardando la ragazza per tutto il tempo. Alla fine espresse il suo giudizio: «Non è male. Certo, qualcosa forse è da cambiare, ma mi piace!»
La ragazza sorrise, ringraziandolo e sorridendogli sincera. Il loro rapporto era andato evolvendosi nel corso degli anni; certamente non era partito con il piede giusto, ma Willow non aveva mai dato colpa a Joseph di quello. Capiva che era stato difficile accettare di vedere il padre insieme ad un’altra donna che non fosse la madre, ma alla fine se ne era fatto una ragione e i rapporti con Willow non avevano fatto altro che migliorare. Certo, non era un rapporto perfetto, non mancavano le litigate, ma quello succedeva in ogni famiglia. 
«Tuo padre dov’è?» chiese la ragazza.
«Stava parlando con gli altri, ha detto che dopo sarebbe passato. Voleva che andassimo a mangiare qualcosa tutti e tre insieme.»
Willow spalancò gli occhi. «Mangiare?»
Joseph alzò un sopracciglio. «Si, mangiare! Hai visto che ore sono?»
La ragazza istintivamente alzò il braccio e appoggiò gli occhi sull’orologio che portava al polso. Erano quasi le due. Lavorando intensamente alla sua canzone non si era accorta che era arrivata l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. 
«No, sinceramente non ci avevo fatto caso!»
Joseph si alzò dal divano e fece segno a Willow di seguirlo. «Muoviti! Andiamo ad aspettare papà e poi andiamo a mangiarci un bel panino! Io ne ho bisogno!»
La ragazza sorrise, seguendo Joseph fuori dalla porta.

***

Seduti al tavolo uno di fronte all’altra, Willow e Joseph aspettavano che Billie portasse loro i panini che avevano ordinato. 
«Quanto ci mette papà? Ho fame!»
La ragazza alzò lo sguardo al di sopra della spalla di Joseph e guardò la fila alla cassa. «Temo ci vorrà ancora un po’ di tempo, c’è parecchia gente.»
Il ragazzo sbuffò, appoggiando gli occhi sullo schermo del suo cellulare; rimase qualche secondo in silenzio e poi alzò lo sguardo verso Willow, concentrata sulla vetrina della tavola calda, guardava il cielo.
«Va tutto bene?» chiese preoccupato, vedendo il viso concentrato della ragazza.
Willow si girò di scatto e sorrise. «Si, stavo solo cercando una nota per la canzone!»
Joseph scosse la testa, sorridendo. «Mi fa piacere sapere che sei nuovamente in piena forma, pronta per creare qualcosa di nuovo!»
La ragazza scosse la testa. «No, assolutamente no! I giorni migliori sono ancora lontani, solo che questo motivetto mi tormentava da giorni e finalmente sono riuscita a trascriverlo in qualcosa di concreto. Però è solo una canzone. Me ne mancano almeno una decina per il prossimo album!»
Joseph annuì e Willow lo guardò. «Ma tu come fai a sapere che avevo qualche problema creativo?»
Il ragazzo abbassò lo sguardo e si schiarì la voce. «Jakob...»
«Quindi sai anche dell’album di canzoni country che io e tuo padre abbiamo deciso di incidere?»
Joseph annuì. «Avete già scelto le canzoni?»
«Stiamo finendo. E tuo padre sta tornando con i panini!»
Il ragazzo si girò e vide Billie Joe sedersi al suo fianco, allungandogli il pranzo. 
«Buon appetito a tutti!» disse Joseph, con la bocca già piena dal primo morso del panino.
«Avevi molta fame vedo!» disse il padre.
«Se tardavi ancora cinque minuti sveniva sul tavolo!» scherzò Willow. Joseph annuì energicamente.
«Buon appetito Billie»
«Anche a te.»







Salve! Eccomi tornata, allora. Come avevo detto sono riuscita a portarmi avanti con i capitoli, quindi adesso prometto che sarò un po' più regolare con la pubblicazione dei capitoli. Detto questo, spero gradiate questa cosa, capisco che non è il massimo, ma è un capitolo di intermezzo. Dal prossimo capirete un po' di cose. Non vi aggiungo altro, altrimenti spoilers.
Vado a morire sul letto con qualche serie tv da guardare, sono quella che si definisce ADDICTED (adesso sono fissata con Supernatural, ma a voi non interessa, quindi me ne vado. I fratelli Winchester mi aspettano!).
Alla prossima.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Sul tavolo della cucina, nella casa di San Francisco, erano sparsi numerosi fogli; sopra erano riportate parole di canzoni e pentagrammi pieni di note. Quello era tutto il materiale che serviva a Willow e a Billie per cominciare finalmente a registrare il loro album, lì c’erano tutte le canzoni che sarebbero andate a formare la tracklist. 
Era ora di pranzo e Willow aveva messo a bollire l’acqua per preparare un buon piatto di pasta per lei e per Billie. Mentre mescolava gli spaghetti appena buttati, sentì sbattere forte una porta, si girò velocemente, ma non vide arrivare nessuno. Pensò semplicemente di aver sentito male, invece dopo un po’ riconobbe la voce di Billie Joe. Capì che qualcosa non andava dal modo in cui lui gli rivolse la domanda: «Questo cos’è?»
Willow si girò in tempo per vedere volare sul tavolo un giornale, alcuni dei fogli che vi erano sparsi sopra caddero a terra. La ragazza prese la rivista, aperta ad una pagina particolare, lesse il titolo e guardò le foto. Erano state scattate il giorno in cui lei aveva pranzato sulla spiaggia con Ryan. Si morse un labbro e alzò lo sguardo verso Billie Joe, era appoggiato allo stipite della porta, la guardava torvo. Willow appoggiò nuovamente il giornale sul tavolo e si rivolse al fidanzato: «Niente di importante...»
Sperava di cavarsela così, ma sapeva benissimo che non avrebbe funzionato. «Talmente poco importante che non me ne hai nemmeno parlato! Perché non mi hai detto di aver rivisto Ryan?»
«Vuoi davvero portare avanti questa conversazione inutile?» replicò Willow.
«Non credo sia inutile!»
Willow roteò gli occhi e si voltò completamente verso Billie Joe, lei stava appoggiata al tavolo, il fidanzato dall’altra parte. 
«Ho incontrato Ryan due settimane fa mentre ero sulla spiaggia e, visto che non ci vedevamo da anni, abbiamo deciso di pranzare insieme. Non ti ho detto niente perché quella sera io e te non ci siamo visti, tu eri con Mike e Tré. Io il giorno dopo me ne sono dimenticata!»
Billie Joe sospirò. «Dimenticarsi di una cosa così è molto strano...»
Willow chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Non voleva litigare. 
«Non è strano, semplicemente non era importante per me. Di cosa hai paura? Che lui mi porti via da te? Non accadrà mai! Per quanto sia cambiato e sia diverso dal Ryan che mi ricordavo, non tornerò di certo con lui!»
«Diverso?» chiese Billie, perplesso.
«Mi ha detto di essere stato ferito da una sua ex e di essere cambiato dopo quello che gli è successo. Ha capito come mi sono sentita e mi ha chiesto scusa per come si è comportato con me.»
Billie rise sarcastico. «Troppo tardi!»
Willow aggrottò la fronte. «Infatti, troppo tardi! Quindi tu non dovresti nemmeno preoccuparti di una cosa così!»
L’uomo abbassò lo sguardo e disse: «Forse hai ragione, ma ho sempre paura di perderti! Dopo tutti questi anni non c’è davvero niente che ci lega per sempre e io ho paura di vederti andare via. Sono più vecchio di te, tu potresti stancarti un giorno.»
La ragazza roteò gli occhi al cielo e sbuffò. «Perché ogni tanto tiri fuori questa storia della differenza di età? Credo di averti dimostrato fin troppo bene che non me ne importa niente e che non me ne andrò mai...» Aggrottò la fronte e proseguì: «E poi cosa significa che non c’è davvero niente che ci lega? Siamo una coppia, cosa vuoi più di così? Il matrimonio mi sembra fosse escluso dalla lista delle nostre priorità!»
«Infatti non sto parlando di quello...»
Willow rimase in silenzio per qualche secondo, poi, con la voce leggermente rotta, chiese: «E allora di cosa?»
Billie Joe si prese qualche secondo di tempo prima di rispondere, poi, con lo sguardo basso, disse: «Avrei voluto chiederti di avere un bambino, ma adesso non è possibile. Se tu fossi riuscita a scrivere il tuo album avremmo potuto parlarne. Adesso, invece, con il nostro disco e il tour, poi tu dovrai incidere il tuo terzo album, diventa una cosa difficile. E io sto invecchiando...»
Willow guardò con gli occhi spalancati Billie. «Quindi sarebbe colpa mia?»
«Non ho detto questo!»
«Sarà meglio, perché qui la colpa è tua che non esprimi mai quello che ti passa per la testa!»
La ragazza passò al fianco del fidanzato senza guardarlo e uscì dalla cucina. L’uomo si avvicinò ai fornelli e prese a mescolare la pasta che Willow stava preparando. «È quasi pronto!» urlò.
«Non ho fame!» gli rispose la ragazza, di rimando.
Billie attese qualche istante con l’orecchio teso, per capire i movimenti della fidanzata, fino a che non sentì il rumore di una porta sbattuta. Willow era uscita di casa.

***

Quella sera Billie Joe e Willow mangiarono quasi in silenzio; le poche parole che si scambiarono riguardavano il disco che avrebbero dovuto cominciare a registrare di lì a pochi giorni. Le date erano già state fissate, prima qualche giorno di prova in studio, per sistemare le canzoni scelte ed adattarle meglio alla loro voce e al loro modo di suonare, poi ci sarebbe stata la vera e propria registrazione dell’album.
«Domani sarò impegnato tutto il giorno con gli Emily’s Army. Tu pensi di andare avanti a scrivere le tue canzoni?» chiese Billie Joe.
«Ci proverò...» rispose Willow, tenendo gli occhi bassi, guardando il suo piatto di patate al forno. Ne prese una e se la infilò in bocca, alzò lo sguardo solo per prendere la caraffa d’acqua e versare un po’ del suo contenuto nel bicchiere. 
«Senti Willow...» disse Billie Joe, dopo un po’. «Io non volevo dire ciò che ho detto, non ti sto incolpando di niente.»
La ragazza si alzò in piedi. «Perché non c’è niente di cui incolparmi. Come al solito pensi le cose senza dirmele! Non ti è passato per la testa che anche io volessi un bambino? Con tutto quello che è successo, la mia poca ispirazione, ho solo creduto che non fosse il momento adatto. Se tu me ne avessi parlato avremmo risolto subito il problema! Invece hai taciuto e adesso siamo in queste condizioni!»
Anche Billie Joe si alzò in piedi e si avvicinò a Willow, prendendole la mano. Lei si allontanò. «Lo vuoi tu, lo voglio io. Il problema dov’è?»
«Il problema è che dobbiamo fare un album, andare in tour, e poi io dovrò dedicarmi al mio lavoro! Dove lo troviamo il tempo di infilarci anche un figlio?»
«Non andiamo in tour...»
Willow sbuffò. «Tu risolvi tutto così? Si potrebbe anche fare, ma qui il problema è un altro ed è molto più grave. Tu non mi parli, continui a tenerti le cose per te. Non ti posso leggere nel pensiero!»
«Se è per questo nemmeno tu mi hai detto tutto!»
«Ancora con la storia di Ryan?»
«No, lui non c’entra niente adesso! Nemmeno tu mi hai detto che volevi un bambino!»
La ragazza fissò gli occhi verdi di Billie Joe per alcuni istanti poi si allontanò, salendo le scale verso la stanza quasi di corsa.





Buonasalve! Salvesera! (WHAT?) 
Scusate, sto delirando, sono stanca morta, non fateci caso. Nonostante questo il capitolo volevo lasciarvelo, era pronto, l'ho semplicemente riletto e riaggiustato ed è pronto per voi. Che ne dite? Direi che tutti e due i nostri protagonisti hanno i nervi a fior di pelle e questo è il risultato. Ora, si aggiusterà il tutto o no? Alle prossime puntate. :D
Vado a svaccarmi sul letto, probabilmente cadrò in coma in una decina di minuti. La sveglia suonerà domani mattina, inesorabile. 
Al prossimo capitolo mie care!
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Billie Joe si alzò dalla sedia tenendosi una mano sulla schiena; Joseph lo guardò aggrottando la fronte e disse: «Cosa ti è successo papà?»
«Lascia perdere!» rispose avvicinandosi al mixer. Continuò: «L’arrangiamento di questa canzone va bene, volete provarla tutta intera e registrare un primo demo?»
I componenti degli Emily’s Army erano tutti d’accordo. Andarono nella saletta di registrazione e si posizionarono agli strumenti. 
Willow, dalla stanza adiacente, aveva sentito quello che aveva detto Billie Joe, aveva atteso qualche minuto poi aveva aperto la porta delicatamente e si era avvicinata al mixer. Il fidanzato l’aveva guardata, facendole segno di prendere una cuffia. La nuova canzone che Joseph, insieme al suo gruppo, stava provando era accattivante, le piaceva, tanto che si ritrovò a battere i piedi al ritmo di musica. Quando i ragazzi ebbero finito, Willow attese che uscissero dalla sala di registrazione e fece loro i complimenti. 
«Grazie! Di là come va?» chiese Joseph, rivolgendosi alla ragazza.
«Meglio del previsto, credo»
«Allora procede tutto bene. Potreste già decidere una data per l’uscita dell’album!» proseguì Joseph. Il sorriso sul viso gli sparì quasi immediatamente quando vide gli occhi bassi di Willow e Billie Joe. 
«Ho detto qualcosa che non va?» chiese, preoccupato.
«No Joseph, niente» rispose Billie. 
Willow senza dire niente uscì dalla sala di registrazione e tornò dalla sua chitarra. Il ragazzo rimase a fissare la porta da dove la fidanzata del padre era uscita e poi si girò verso Billie Joe. «È successo qualcosa?»
«Non è il momento di parlarne» sibilò l’uomo. 
Joseph rimase in silenzio qualche secondo; aveva capito che c’era qualcosa, voleva parlarne con il padre, ma sapeva benissimo che non era il momento. Capì che avrebbe dovuto aspettare la fine della giornata di registrazione con gli Emily’s Army per avere un quadro più chiaro, ma la situazione certamente non gli piaceva. Ci aveva messo un po’ di tempo per abituarsi a Willow e al fatto che aveva preso il posto di sua madre nel cuore di Billie, ma con il tempo aveva imparato a volerle bene. Era una ragazza semplice, naturale, con il senso dell’umorismo, che amava più di ogni altra cosa il lavoro che faceva e anche l’uomo che aveva al suo fianco. Aveva capito il senso delle parole del padre, che più volte gli aveva detto che era impossibile non affezionarsi a Willow: aveva sempre avuto ragione. Sapere che tra loro c’era qualcosa che non andava gli dava un senso di irrequietezza, voleva andare a fondo e se avesse potuto, avrebbe cercato di aiutare i due a risolvere la situazione. Non voleva vedere il padre soffrire di nuovo, non voleva vedere Willow sparire dalla vita di Billie Joe e, doveva ammetterlo, nemmeno dalla sua. 
Tornò alla sua batteria, ricominciò a lavorare con il suo gruppo, in attesa della fine della giornata. A quel punto avrebbe preso da parte suo padre e avrebbe parlato con lui.

***

Gli amici di Joseph erano andati a casa, nello studio di registrazione erano rimasti solo lui e suo padre. Dalla stanza vicino proveniva un dolce suono di chitarra, segno che Willow stava ancora lavorando alla canzone che aveva provato e riprovato durante tutto il giorno. 
Dopo un po’ di silenzio, Joseph decise di prendere la parola e affrontare il discorso che aveva in mente ormai da ore. «Papà, mi dici cosa c’è che non va?»
«Niente Joey, niente!»
«Non ci credo minimamente!» ribatté.
Billie Joe sbuffò. «Credo sia evidente, no? Io e Willow abbiamo litigato, stanotte ho persino dormito sul divano! Per questo ho mal di schiena!»
Il figlio aggrottò la fronte e poi domandò: «Posso chiederti cosa è successo?»
«È successo che è sempre stato complicato conciliare il nostro lavoro con la nostra vita al di fuori della musica. Le cose si accavallano e siamo arrivati ad un punto in cui abbiamo davvero troppe cose da fare e poco tempo per noi.»
«Cosa sono le troppe cose da fare?» si informò Joseph, mentre guardava il padre sedersi sul divano dello studio di registrazione vicino a lui. 
«L’idea del disco di musica country insieme è bellissima, entrambi l’abbiamo approvata e sembra che suonare qualcosa di conosciuto stia aiutando, piano piano, Willow a risolvere i suoi problemi di ispirazione. Al nostro disco dovrà, forse, seguire un tour, poi lei dovrà incidere il suo album e andare in tour nuovamente. In tutto questo io ho anche una band da mandare avanti...» disse, passandosi le mani sul viso. 
«Non è la prima volta che succede una cosa così» disse Joseph.
«Si, ma è la prima volta che io e Willow ci troviamo davanti all’idea di avere un figlio...» continuò Billie Joe.
Joey spalancò gli occhi e trattenne il respiro per un attimo; l’idea di avere un fratellino o una sorellina non lo spaventava di certo, ci era già passato, ma non aveva mai preso veramente in considerazione che questa cosa potesse succedere di nuovo. Billie Joe e Willow gli erano sempre apparsi una coppia che viveva per la musica, non gli erano mai sembrati propensi a costruire altro se non creare canzoni e divertirsi con le loro chitarre. Era stato un ragionamento stupido probabilmente; era ovvio che due persone che si amavano come loro avessero anche altri progetti. Adesso era stato messo davanti al fatto compito.
«Come pensate di risolvere questa cosa?»
«Non ne ho idea Joey. So solo che ho una paura tremenda di perdere la donna che amo.»
Joseph scosse la testa con forza. «Non accadrà papà, non succederà stavolta. Sono sicuro che troverete un punto di incontro per conciliare tutto. Compreso regalare un fratellino o una sorellina a me e a Jakob.»
Billie Joe sorrise amaramente. «Mi fa piacere che almeno tu ci creda»
«Perché tu non ci credi più papà?»
L’uomo rimase in silenzio, Joseph spalancò gli occhi. «Spero tu stia scherzando! Vai da Willow e parlale, cercate un punto d’incontro. Papà non provare a buttare all’aria tutto!»
«Dovresti dire la stessa cosa con Willow...»
«Dovresti essere tu a dirlo con lei! Io non c’entro niente! La cosa migliore in situazioni come queste è parlarsi, non rimanere sulle proprie posizioni. Sei abbastanza grande per saperlo, non dovrei essere io a dirti queste cose!» disse Joseph, alzando leggermente la voce. Lo infastidiva, e non poco, l’atteggiamento rinunciatario del padre. 
Billie Joe guardò il figlio. «Proverò a parlare, ma al momento credo sia parecchio arrabbiata.»
«Il motivo preciso del perché è arrabbiata non me lo hai detto, però...»
«Ti sei già risposto da solo prima. Perché io non le ho detto come stavano le cose precisamente...»
Joseph scosse la testa. «Sei sempre il solito papà!»






Salve! Eccomi qui!
Allora, il capitolo era pronto e volevo subito condividerlo con voi, l'ho riletto velocemente, quindi perdonatemi se ci sono orrori grammaticali, schifezze varie, punti e virgole a caso. 
Niente, non ho molto altro da dire oggi, vado a svaccarmi sotto le coperte. Ho il dvd nuovo in camera mia. Non potete capire quanto io sia felice! Finalmente vedo le serie tv e i film mentre sto sdraiata e comoda nel mio lettuccio. Sono una ragazza felice.
Scappo. 
Al prossimo capitolo.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


La cucina era stranamente silenziosa quando Billie Joe vi mise piede quella mattina. Willow non era in casa e l’uomo rimase perplesso, chiedendosi dove fosse andata. La tavola era apparecchiata; nonostante non dormissero nello stesso letto da giorni e si parlassero poco, Willow non mancava mai di far trovare la colazione, il pranzo o la cena pronti per lui. Questo lo rassicurava un pochino, facendogli sperare che quel brutto momento tra loro fosse solo una fase dovuta all’accumulo di stress. 
Vicino alla sua tazza c’era un biglietto; la calligrafia di Willow sul foglio bianco aveva lasciato incise queste parole: 

Sono uscita presto stamattina. Non avevo sonno e sono andata a fare un giro sulla spiaggia per vedere l’alba. Ci vediamo allo studio. W

Billie Joe si sedette, rimanendo a fissare per alcuni secondi il foglietto che aveva tra le mani. Non sapeva cosa sarebbe successo, non aveva idea di come provare a mettere fine a quella situazione con Willow, ma era quasi sicuro che insieme sarebbero riusciti a risolvere quel groviglio. Erano stati più forti di tutto e di tutti, di alcune critiche sulla loro relazione, della diffidenza iniziale di Joseph, di alcuni diverbi che, inevitabilmente, erano nati durante le lavorazione degli album, della differenza di età.
Fece colazione, si preparò e andò alla casa discografica. Appena entrato salutò James e Patty, già meticolosamente al lavoro, poi andò nello studio di registrazione dove trovò Willow girata di spalle, con la chitarra in mano che provava una vecchia canzone di Billie Jo Spears, una di quelle che avevano deciso di mettere nel loro album: Sing Me an Old Fashon Song.
Billie Joe rimase in silenzio ad ascoltare la fidanzata interpretare quella canzone così adatta a lei, alla sua voce e al suo modo di cantare. Gli venne voglia di andare da lei, abbracciarla e darle un bacio sulla pelle vellutata del collo, ma si trattenne. Quando Willow ebbe finito, Billie parlò. 
«Un paio di aggiustamenti per la mia voce, ma direi che è quasi pronta per essere registrata.» 
La ragazza si girò di scatto, respirando profondamente. «Mi hai spaventata!»
Billie Joe sorrise. «Scusami. Cosa ne dici se la proviamo insieme?»
Willow annuì e aspettò che Billie si preparasse. Era una canzone allegra e quella era la mattina adatta per provare a suonarla; la ragazza si sentiva più in forma del solito. Probabilmente era stata la passeggiata sulla spiaggia che l’aveva messa di buon umore; il colore del cielo, l’odore del mare al mattino, il canto dei gabbiani erano in grado di metterla in pace con il mondo. Si sentiva pronta per affrontare una giornata nello studio di registrazione.
Billie Joe si avvicinò a lei con la sua chitarra acustica; i due si misero d’accordo su come adattare meglio la canzone anche alla voce dell’uomo e poi, con uno sguardo d’intesa, iniziarono a suonare. 

Sing me, sing me an old fashion song
Bring me, back in my mind to a time
Where my memories all come from
A good timing song, the kind 
That makes you wanta sing along
A good old fashion hand clapping
Knee slapping, foot tapping song.

Billie Joe guardava negli occhi la sua ragazza, le brillavano. Era da molto tempo che non la vedeva così. Il sorriso sulle labbra gli uscì in automatico; quella canzone sembrava perfetta per provare ad allentare la tensione che si era venuta a creare tra loro. 
Willow si fermò di colpo. «Ho sbagliato un paio di cose, vero?»
«Si, ma non ti preoccupare, riproviamo subito!» rispose Billie Joe, in tutta fretta. Non voleva rompere quell’atmosfera che si era creata usando parole sbagliate. La cosa migliore da fare era suonare. 
«Tesoro, guarda le mie labbra quando canti. Vedrai che sarà più facile tenere il ritmo.»
Willow annuì, inforcò nuovamente la chitarra e seguì il consiglio del fidanzato. Questa volta la canzone filò via liscia dall’inizio alla fine e la ragazza chiuse con il sorriso sulle labbra.
«Come ti sembra?» chiese, un po’ incerta.
«Bellissima ed è un piacere suonarla con te.»
«Sappi che la cosa è ricambiata.»
La ragazza si avvicinò un po’ di più al fidanzato e disse: «Penso che stasera tu possa tornare a dormire nel tuo... nostro letto.»
Billie Joe accarezzò i capelli della ragazza e poi le passò un dito sul viso, delicatamente. «Sono da Mike stasera.»
Willow si allontanò, abbassando lo sguardo. «Hai ragione. E io ho la cena con Joseph»
«Esatto.»
La ragazza annuì e prese nuovamente tra le mani la sua chitarra.





Salve! Eccomi qui con il nuovo capitolo, come promesso. 
Allora, anche questo è un capitoletto un po' di passaggio, non succede nulla di sensazionale, niente che possa cambiare le sorti dei nostri due protagonisti, solo un "normale" giorno allo studio di registrazione. Niente, spero possiate apprezzare. La canzone che ho messo è fantastica, è una delle mie preferite di Billie Jo Spears, molto country. Se vi va e vi piace il genere ascoltatela. 
Va beh, vado. Non vi tedio ancora. Mi butto sulle serie tv.
Al prossimo capitolo.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Joseph prese il piatto che Willow gli stava porgendo e seguì la ragazza sulla veranda di casa; avevano deciso di cenare all’aperto, davanti alle acque della baia di San Francisco. Il sole stava calando, sulla tavola c’erano un paio di candele che sarebbero andate in loro soccorso nel momento in cui il mezzo cerchio rosso sarebbe sparito definitivamente dietro l’orizzonte. 
Quelle cene erano diventate ormai una consuetudine; Willow e Joseph le avevano istituite agli inizi della loro conoscenza, quando il figlio di Billie aveva capito che la ragazza sarebbe diventata parte integrante della sua vita. Aveva cercato di conoscerla di più, aveva cercato di apprezzarla e cosa meglio di un pranzo o una cena insieme perché questo succedesse? La cosa aveva funzionato perché a distanza di anni i due, almeno un paio di volte al mese, se ne stavano insieme a mangiare e a chiacchierare. Così era anche quella sera.
«Come procede allo studio di registrazione?» chiese Joseph dopo aver mandato giù il suo primo boccone di pesce alla griglia. 
«Oggi io e tuo padre abbiamo inciso la prima canzone. Il nostro disco procede più o meno secondo i piani.»
«E il tuo?» 
«Sto scrivendo. Piano piano sto ritrovando l’ispirazione che avevo perduto.»
«E con papà, invece?»
Willow sgranò gli occhi. «Con papà, cosa?»
«Non fingere che non ne sei capace. So che c’è qualcosa che non va, so che sta dormendo sul divano.»
La ragazza tossicchiò. «Veramente gli avevo fatto la proposta di tornare a dormire al suo posto.»
«Bene, allora avete chiarito. Meglio così!»
Willow abbassò lo sguardo e si schiarì la gola. Joseph fissò la ragazza e alzò un sopracciglio. «Perché qualcosa mi dice che non avete chiarito?»
«Oggi abbiamo suonato insieme. Mi sembrava tornato tutto normale tra noi, io amo tuo padre e suonare con lui mi rende tutte le volte felice. Però hai ragione tu, non abbiamo chiarito niente di tutto quello che ci ha fatto litigare.»
«E cosa aspettate a farlo? Willow, io non posso avere voce in capitolo, siete voi due i diretti interessati, ma posso dire che se è tutto legato alla storia di un bambino, vi state comportando peggio di due ragazzini? Un figlio è una cosa stupenda, perché pregiudicarsi una gioia così solo perché il lavoro si mette in mezzo? Cos’è più importante per te e per papà? Non credo un disco. Credo che una piccola creatura venga prima di tutto, di un disco, di un tour, o di qualsiasi altra cosa.»
Willow rimase in silenzio, tagliuzzando il pesce nel suo piatto. «Non lo so Joey, ci sono davvero troppe cose da fare. Non c’è il tempo per pensare anche a una cosa così grande.»
«Il tempo c’è, ci ho pensato sai...»
La ragazza alzò lo sguardo, guadando Joseph negli occhi. «Illuminami!» disse.
«Allora, tu e papà adesso fate un disco, dovreste fare un tour, poi papà dovrà registrare un album con Mike e Tré e tu dovrai fare il tuo. Mi chiedo, il tour tuo e di papà è estremamente necessario? Voglio dire, le vostre canzoni potrete cantarle in futuro, insieme, quando vi pare e piace, magari durante alcuni tuoi concerti. Se nel periodo in cui dovreste fare il tour invece faceste qualcosa di più importante? Tipo un bambino?»
La ragazza rimase in silenzio, la forchetta a mezz’aria, fissava il piatto e ciò che rimaneva della sua cena. Attese qualche secondo, per assimilare bene le parole di Joseph, poi disse: «Che senso ha fare un disco senza fare il tour?»
«Ha senso se è un disco fatto solo per piacere e non anche per dovere. È solo divertimento, non c’è bisogno di aggiungere anche un tour. Cerca nello scantinato, c’è un disco di musica country di Johnny Cash e June Carter, sua moglie. Loro lo fecero senza farci seguire un tour, suonarono insieme solo ogni tanto, hai concerti di lui o a quelli di lei. Potreste fare la stessa cosa. Potreste essere i nuovi Johnny e June Carter Cash.»
Willow rise. «Grazie per l’enorme fiducia che riponi in me, non credo arriverò mai a quei livelli, ma ci posso sempre provare.»
«Ti sottovaluti troppo, sai?»
«Me lo dice anche tuo padre.»
«Sto cominciando ad assomigliargli troppo!»
La ragazza ridacchiò, non rispose a quell’affermazione di Joseph, ma era una cosa che stava cominciando a pensare anche lei.
Finirono la cena in tranquillità, si sedettero sul divano a guardare un film poi il ragazzo, intorno a mezzanotte, decise che era ora di tornare a casa. Willow lo accompagnò alla porta, Joseph, prima di andare, chiese: «Cosa hai deciso di fare? Parlerai con papà?»
«Si, penso di si. Devo solo trovare il momento e le parole giuste»
«Brava Willow. È la cosa più giusta.»
I due si salutarono e poi la ragazza chiuse la porta, andò nella sua stanza e si gettò sul letto. Guardò la parte vuota al suo fianco, dove avrebbe dovuto esserci Billie. Gli mancava così tanto averlo vicino che si rigirò, strinse a sé il cuscino con il profumo del fidanzato e si addormentò.







Salve!! Eccomi qui con un nuovo capitolo. Sono malaticcia, tra un colpo di tosse e l'altro, ve lo lascio. Non volevo farvi aspettare troppo. Quindi eccolo qui. Ora vado a morire sul letto, cercando di scaldarmi le ossicine, magari con qualcosa di caldo da bere. Vi basti pensare, io non sono una che dorme al pomeriggio, ieri e oggi sono collassata. Odio essere malata!
Va beh, le mie lamentele non vi interessano. Vado a letto. 
Alla prossima e grazie, come sempre.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


«Com’è andata la cena ieri sera?» 
Willow, che in quel momento era davanti al mixer, concentrata a riascoltare la canzone che lei e Billie Joe avevano inciso il giorno prima, sussultò. Si girò verso il fidanzato e disse: «Possibile che tu non riesca ad entrare da quella porta senza farmi rischiare l’infarto?»
L’uomo sorrise. «Sei tu che hai sempre i nervi a fior di pelle e ti spaventi con niente!»
La ragazza alzò le spalle e rispose alla prima domanda che Billie Joe le aveva rivolto. «La cena è andata bene, abbiamo fatto una bella chiacchierata io e Joey. A te com’è andata da Mike?»
«Abbiamo deciso che presto cominceremo a lavorare al nuovo disco, abbiamo parecchie idee.»
Willow annuì e appoggiò nuovamente gli occhi sul mixer. Bille si avvicinò a lei e le cinse la vita, tirandola a sé. «Tutto bene?»
«Certo, tutto bene. Che canzone proviamo oggi?»
Billie Joe si allontanò, sospirò il più silenziosamente possibile e andò a prendere il foglio con le canzoni da registrare. Lo porse a Willow e insieme scelsero di provare Hello, Mary Lou dei Creedence Clearwater Revival. 
Anche quella era una canzone allegra da suonare, Willow non era dell’umore del giorno precedente, ma era sicura che insieme a Billie Joe e alla sua chitarra le cose sarebbero migliorate nel corso della giornata.
I due accordarono i loro strumenti, decisero cosa cambiare per poterla adattare meglio al loro stile, poi Willow si mise di fronte al fidanzato. «Pronta!»
Lui le sorrise e annuì. Al cenno del capo entrambi passarono il plettro sulle corde delle loro chitarre in contemporanea. Willow decise di seguire il consiglio di Billie Joe del giorno prima; per non sbagliare fissò i suoi occhi sulle labbra del fidanzato e la canzone filò via tranquilla già alla prima prova.

I said Hello Mary Lou, goodbye heart, 
Sweet Mary Lou, I’m so in love with you
I knew Mary Lou, we’d never part
So Hello Mary Lou, goodbye heart

Saw you lips, I heard your voice
Believe me I just had no choice
Wild horses couldn’t make me stay away

A quelle parole sul viso di Billie Joe si stampò un sorriso, Willow spostò lo sguardo sugli occhi verdi del fidanzato e vi si perse dentro. Quando finirono la canzone, la ragazza chiese: «Perché sorridevi?»
«Le parole della canzone, tu sei la mia Mary Lou. Lo sai che appena ti ho visto, appena ho sentito la tua voce mi sono innamorato di te.»
Willow abbassò lo sguardo, arrossendo. Era sempre bello sentirsi ripetere quelle cose da Billie, era sicura non se ne sarebbe mai stancata, nemmeno quando avrebbero avuto i capelli bianchi e i nipoti che giravano per casa. L’uomo si avvicinò e strinse Willow a sé. «Cosa ci sta succedendo ultimamente?»
La ragazza affondò la testa tra l’incavo del collo di Billie e sussurrò: «Non lo so, non ne ho idea...»
«Hai voglia di parlarne?»
«Dammi il tempo di chiarire con me stessa, poi ne parleremo.»
Billie Joe strinse Willow ancora più forte. Con lei tra le braccia, rimase a fissare un punto davanti a sé.

***

Willow arrivò di corsa in salotto. «Billie, ho bisogno di una delle tue chitarre elettriche!»
L’uomo era sdraiato sul divano, stava guardando uno stupido programma in tv. Si alzò di scatto e guardò la fidanzata sulla soglia della porta; lo stava fissando con il sorriso sulle labbra. Billie Joe non poté fare a meno di ricambiare e chiese: «A cosa ti serve?»
Willow si avvicinò al divano, prese il fidanzato per mano e lo condusse su per la scala, nel piccolo studio di prova che i due si erano ricavati nella loro nuova casa. «Ho avuto una grande idea per una canzone, mi serve una tua chitarra, non volevo usare quella acustica!»Billie prese una delle sue e gliela porse; Willow si sedette su uno sgabello e si mise a provare. L’uomo fece per uscire dalla stanza, ma la fidanzata lo fermò. «Ti prego, resta ad ascoltarla. Ho bisogno di un tuo parere.»
Billie Joe acconsentì; si sedette sul divano presente nella stanza e si mise in ascolto. La canzone era accattivante, molto bella cantata dalla voce di Willow, cattiva al punto giusto per essere suonata con una chitarra elettrica. Guardò la fidanzata provare e riprovare, non le staccò mai gli occhi di dosso. Era sempre bellissima, era la persona che più gli aveva rivoluzionato la vita. Più di tutto e più di tutti. Così timida, ma anche così radiosa, impulsiva nel momento in cui serviva esserlo, ma capace di ragionare, forse troppo, quando la situazione lo richiedeva; con tanti problemi e sofferenze alle spalle che l’avevano fatta diventare la bella persona che era. Un concentrato di cose di cui Billie si era innamorato appena aveva incontrato i suoi occhi, così chiari e così sinceri. Aveva imparato a conoscerla, e più capiva qualcosa di lei, più se ne innamorava. A distanza di cinque anni era una cosa che continuava a succedere e Billie Joe riusciva a stupirsene ogni giorno. Willow era la sua perfetta metà, quella che sapeva capirlo e che sapeva consigliarlo, quella di cui non poteva più fare a meno. Proprio per questo era più che sicuro che che quel brutto momento sarebbe passato. 
Il cielo, infatti, sembrava piano piano rasserenarsi; perché tornasse limpido e terso ci sarebbe voluto ancora un po’, ma era sicuro che il sole sarebbe tornato a splendere, forse più bello di prima.






Hola! Buonasalve a tutti! Nuovo capitolo fresco fresco, rivisitato e corretto per voi. Ho appena finito una dura giornata, mi sono lavata i capelli e poi non avevo più voglia di farvi aspettare così ho deciso di sistemare il capitolo e pubblicarlo per voi.
Niente, io sarà il caso che vada a dormire che domani sarà un'altra giornata intensa. Già oggi non è stato da meno, considerando anche i ricordi che in questi due/tre giorni hanno deciso che era arrivato il momento per tornare a bussare e a rompere un equilibrio che avevo trovato con me stessa.  A voi poco importa però, lo so. Quindi vi lascio e io vado a nanna che altrimenti domani collasso sui fogli. 
Alla prossima mie care.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


La porta dello scantinato si aprì con uno scricchiolio; Willow non entrava in quel luogo da quando gli scatoloni erano stati messi lì dopo il trasloco. Non amava le cantine, colpa probabilmente dei troppi telefilm con risvolti horror che era solita guardare. 
C’erano ancora numerose scatole impacchettate, mai disfatte dopo il trasloco in quella casa; poche erano le sue, le cose che aveva portato con sé dalla piccola abitazione dove viveva prima di incontrare Billie Joe non erano molte. La maggioranza erano del fidanzato; le scritte apposte sopra facevano capire che in quegli scatoloni marroni c’erano dei dischi, quelli che purtroppo non erano riusciti ad entrare negli scaffali della nuova casa. Era sicura che, di tanto in tanto, Billie Joe, Joseph e Jakob entrassero lì dentro per cercare vecchi dischi da riascoltare o da cui prendere ispirazione. Spesso, quando i due figli di Billie erano in quella casa, sparivano per ore, per poi ricomparire con un vecchio vinile tra le mani che odorava di chiuso e di umido. Un disco che Willow non aveva mai visto e che loro chiedevano in prestito. La ragazza annuiva, ripromettendosi tutte le volte di scendere nello scantinato a dare una controllata, salvo poi non farlo mai per paura del presunto mostro che si annidava sotto le scale di legno. 
Quel giorno aveva preso coraggio ed era scesa; lo voleva fare per ascoltare il consiglio di Joseph e cercare quell’album di Johnny e June Carter Cash di cui il ragazzo le aveva parlato. Era a casa da sola, Billie Joe era insieme a Mike e a Tré, Jakob e Joseph erano impegnati con le loro vite. Aprì la porta dello scantinato, accese la luce e scese le scale di legno. Appena mise piede sul pavimento si girò di scatto, controllando che la stanza fosse vuota. Lo era. 
Si avvicinò alla montagna di scatoloni dove sopra campeggiava la scritta “cd” e prese il primo. Cominciò a rovistare, non ricordava che nella vecchia casa di Billie ci fossero tutti quei dischi. Si sorprese di quanti artisti ci fossero in quella collezione nascosta, album e nomi che Willow non aveva mai sentito nemmeno nominare. Rovistò tra tutti gli scatoloni, perdendosi a leggere i titoli degli album, delle canzoni, fermandosi a studiare le singole copertine. Si perse in quel mondo meraviglioso e quando finalmente trovò quello che cercava non seppe dire quanto tempo era passato. Trovò il disco che Jospeh le aveva suggerito, era una raccolta di duetti di Johnny Cash e sua moglie. Lo mise da parte, sistemò tutto quello che aveva tirato fuori dagli scatoloni e tornò in casa. La prima cosa che fece fu tirare fuori il disco in vinile dalla sua custodia e inserirlo nel vecchio giradischi che se ne stava in bella mostra in salotto. Era un reperto di famiglia, Billie lo custodiva gelosamente, era stato di suo padre. 
Si sdraiò sul divano, con l’intenzione di ascoltare attentamente quell’album. Chiuse gli occhi e assaporò ogni parola che usciva dalla voce di Johnny Cash e di June Carter. Se ne innamorò subito e non poté fare a meno di pensare che presto anche lei e Billie avrebbero fatto la stessa cosa.
Willow si alzò di scatto dal divano, fissò il giradischi quando da lì uscirono le note di una canzone che aveva parole meravigliose. Controllò immediatamente il titolo: ‘Cause I Love You. Ascoltò attentamente, poi prese la sua chitarra, fece una breve ricerca su internet per trovare le note, le stampò e tornò a sedersi sul divano. Era talmente bella che l’aveva raggiunta subito al cuore e la voglia di provare a suonarla era enorme. Si mise d’impegno, passandoci tutto il pomeriggio. Il risultato finale era soddisfacente. 
Si appoggiò allo schienale, facendosi scivolare leggermente, la chitarra al suo fianco. Le parole erano perfette per descrivere lei e Billie. Se la scaletta del disco non fosse già stata decisa avrebbe chiesto al fidanzato di aggiungere anche quella, perché le sarebbe piaciuto suonarla insieme a lui, mentre si guardavano negli occhi. 
Si alzò dal divano dopo un po’, raccolse tutto, facendo sparire gli accordi della canzone. Le era venuta in mente un’idea particolare e non voleva che Billie intuisse qualcosa. 
Andò ai fornelli per preparare la cena, il fidanzato arrivò a casa intorno alle 8 di sera. Si misero a tavola, parlando della loro giornata, Willow non accennò alla scoperta che aveva fatto. 
«Tesoro, io andrei a dormire» disse Billie, verso mezzanotte. 
La ragazza annuì. L’uomo si alzò in piedi e la guardò, attese qualche secondo e poi chiese: «Vieni con me?»
Willow sorrise, spense il televisore e prese per mano Billie Joe. «Si, stasera si. Andiamo!» rispose, precedendo il fidanzato su per le scale.






Hola! Allora, in questo capitoloetto (ma proprio etto, non è lunghissimo, scusate!) non succede nulla di che, a parte la scoperta di Willow che, scopriremo più avanti, come incide sulla storia. Niente spoilers! 
L'accenno al mostro sotto le scale è semplicemente perché guardo troppi telefilm. E con telefilm, in questo caso, intendo Supernatural! Scusate, mi ha preso talmente tanto quella serie tv che quando ho scritto la parola "scantinato" mi sono passate davanti tante immagini di Supernatural e non ho potuto farne a meno. 
Ok, dopo questo sclero (inutile), scappo, vi ringrazio come sempre e al prossimo capitolo.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


«Quante ne dobbiamo registrare oggi?» chiese Willow, sedendosi di fronte a Billie per fare colazione. 
L’uomo sbadigliò, stava scorrendo le pagine del New York Times sul suo cellulare. Distrattamente rispose: «Avevamo detto due. Blanket on the Ground e Seasons of my Heart, o sbaglio?»
La ragazza annuì, sorseggiando il primo sorso di caffèlatte della mattina. Fecero colazione con relativa calma, si prepararono e poi salirono in macchina, direzione, come sempre, lo studio di registrazione. 
Entrambi sapevano che sarebbero rimasti chiusi là dentro per provare e riprovare quelle canzoni per tutta la giornata, solo loro due. Un modo perfetto per cercare di ritrovare quella sintonia che sembravano aver smarrito nell’ultimo periodo. 
Arrivarono e Willow si diresse direttamente nella sala, prese fuori la chitarra dalla custodia e si girò verso Billie Joe che stava entrando.
«Da quale cominciamo?» chiese l’uomo.
«Season of my Heart, Johnny Cash?»
L’uomo annuì, imbracciando la sua chitarra. Cominciarono a provare, fermandosi però poco dopo: c’era qualcosa da sistemare. Ci lavorarono sopra, fianco a fianco, seduti sul divano. Willow scriveva sul foglio ricoperto di note, apportando modifiche in qua e in là, aveva le gambe incrociate, la testa china e concentrata. Billie Joe controllava e guardava la fidanzata al lavoro, era una delle cose che non si sarebbe mai stancato di fare; osservarla mentre era concentrata, sul viso un’espressione attenta, piena di passione, era una delle cose che più gli piaceva fare. Mentre Willow scriveva, Billie provava sulla sua chitarra le modifiche apportate alla canzone. 
Quando finalmente entrambi furono soddisfatti di ciò che avevano fatto, si misero al centro della stanza, il foglio con la canzone era appeso al muro con un pezzo di nastro adesivo. 
Iniziarono.
Fu alla seconda strofa che Billie Joe si girò verso Willow e la guardò.

But there’s no seasons in my heart
While you play the leading part
‘Cause the flowers will bloom eternally.

Lo stesso fece la ragazza, incontrando gli occhi verdi del fidanzato. Entrambi sapevano che quelle parole erano perfette per loro.

Your leaving will bring autumn sorrow
And my tears like withered leaves will fall
But spring could bring some glad tomorrow
And, darling, we could be happy after all.

Willow si fermò. 
«Cosa c’è?» chiese Billie.
La ragazza aveva lo sguardo basso. «Mi sono comportata in maniera decisamente stupida nell’ultimo periodo, vero?»
Billie Joe rimase in silenzio per qualche secondo poi rispose: «Non solo tu, anche io non mi sono comportato nel modo migliore. Spero solo possiamo andare oltre a tutta questa storia e tornare quelli che eravamo prima.»
Willow alzò la testa e fissò i suoi occhi in quelli di Billie Joe. «Io non voglio tornare a quelli che eravamo prima. Io voglio cambiare qualcosa. La mia risposta è si, anche se con un po’ di ritardo. Scusami...»
Billie Joe rimase in silenzio per qualche secondo, doveva assimilare la notizia appena ricevuta. «Mi stai dicendo si alla richiesta di un bambino?»
Willow annuì sorridendo. 
«E tutto quello che avevamo detto: dischi, tour, impegni vari?»
«Ringrazia Joseph che mi ha fatto capire una cosa...» Prese Billie Joe per mano e lo fece accomodare sul divano, Willow si sedette al suo fianco. «Mi ha detto che una volta c’era una coppia che viveva di musica, come me e te. Erano soliti fare dischi solisti, poi ne fecero uno insieme e suonarono le loro canzoni ogni tanto, ai concerti di lui o a quelli di lei. Ho pensato che potremmo fare la stessa cosa anche noi ed impiegare il tempo in cui avremmo fatto il tour per fare altro.»
«E il mio disco con i Green Day?»
«Tu registralo, vai in tour tranquillamente, solo torna in tempo per quando nascerà la piccola...»
«Piccola?»
«Sono già certa da adesso che sarà una femmina!» rispose Willow, ammiccando.
Billie prese il viso della fidanzata tra le mani e lo avvicinò al suo. «Ti amo, lo sai vero? Non ho mai smesso di farlo e non smetterò mai.»
«Lo so. Vale lo stesso per me. Se non dovessi ricordatelo perché nell’ultimo periodo non te l’ho detto abbastanza, rimedio subito.»
«Cosa?»
«Non chiedere. Ascolta e basta.»
Detto questo Willow si alzò dal divano, prese la sua chitarra e la accordò. Finita l’operazione cominciò a cantare:

When you wake up in the darkness
I will put my arms around you
And hold you 'til the mornin' sun 
Comes shinin’ through the trees

I’ll be right beside you
No matter where you travel
I’ll be there to cheer you
Till the sun comes shinin' through

Willow terminò la canzone e sorrise, rivolta a Billie.
«Johnny e June Carter Cash?» chiese.
La fidanzata annuì, sempre con il sorriso sulle labbra. 
«Appena l’ho sentita ho pensato a noi due. Non la conoscevo, è stato Joseph che mi ha consigliato di ascoltare il disco fatto da loro e ho scoperto questa meravigliosa canzone. Se non fosse che la scaletta dell’album è già decisa ti chiederei di aggiungere anche questa, mi piacerebbe suonarla insieme a te»
Billie Joe si alzò dal divano e si avvicinò a Willow, la tirò a sé e la baciò. «Anche a me piacerebbe suonarla con te. Possiamo aggiungerla, non c’è nessuno problema. Ci sta bene insieme a tutte quelle che abbiamo messo»
«Sei sicuro?»
«Al 100%. Non vedo l’ora di cantarla con te.»
Willow si sporse verso il fidanzato e lo baciò. «Su, cominciamo che poi andiamo a casa e ci mettiamo al lavoro su altro!» disse, facendogli l’occhiolino. 

L’uomo guardò la fidanzata andare vicino al microfono, fissare lo sguardo sul foglio con la canzone che stavano provando prima di interrompersi. La raggiunse, finalmente con il cuore più leggero. Presto avrebbero iniziato una nuova avventura, un nuovo inizio per mettersi alle spalle quel brutto momento della loro vita insieme.








Salve! Eccomi qui con un nuovo capitolo. Scusate l'attesa un po' più lunga del solito, ma ho avuto dei giorni un po' busy!
Detto ciò. Ecco che Billie e Willow hanno chiarito, finalmente direte voi! Scusate l'abbondanza di canzoni in questo capitolo, ma non c'è niente da fare, per me la musica è troppo importante e se riesco a piazzare alcune canzoni nelle mie storie lo faccio sempre molto volentieri. Magari questo vi annoia, e forse avete pure ragione. Dovesse essere così, fatemelo sapere, anche per le mie storie future.
Va beh, niente. Che altro dire. Direi che alla fine della storia non manca molto, non l'ho voluta tenere troppo lunga, essendo il seguito di un'altra già chilometrica. Quindi ho deciso che non ci saranno ancora molti capitolo. 
Adesso non mi perdo più in chiacchiere, sparisco e vi lascio in pace.
Al prossimo capitolo.
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Il cielo su San Francisco era scuro; era una giornata di inizio dicembre ed il tempo non era certamente quello tipico della California. Il vento spirava dal mare verso l’entroterra, i capelli rossi di Willow si muovevano mossi dall’aria fredda. La ragazza camminava mano nella mano insieme a Billie per le vie del centro di San Francisco; si era messa in testa di cominciare a fare shopping per il Natale che ormai si avvicinava. Anche le vetrine dei negozi le ricordavano che in poco più di tre settimane ci sarebbero stati pacchetti da scartare, pranzi e cene a cui partecipare, dolci da preparare. Era allegra, mai come quell’anno si sentiva pronta per affrontare le feste. 
«Ho fame» disse la ragazza dopo un po’, girando la testa verso il fidanzato che le camminava silenziosamente accanto. 
Billie Joe spalancò gli occhi e la guardò sorpreso. «Meno di tre ore fa ti sei mangiata un piatto di pasta, del pesce e il mascarpone con il cioccolato fuso al ristorante italiano e adesso hai già fame?»
Willow guardò in basso e con un dito si indicò la pancia. «Dobbiamo mangiare in due!»
L’uomo rise. «Hai ragione. Vuoi andare a prendere qualcosa in una caffetteria?»
La ragazza annuì energicamente, felice.
I due entrarono nella prima caffetteria che trovarono sulla loro strada, un posto tranquillo; si misero in fila, ordinarono qualcosa e poi si sedettero ad un tavolino un po’ appartato: una foto e un autografo non la negavano mai a nessuno, ma in giornate come quelle, in cui avrebbero voluto passare del tempo solo tra loro, un posticino un po’ più nascosto dal resto della popolazione di San Francisco era la cosa migliore a cui potessero aspirare. 
Willow addentò il suo muffin ai mirtilli, era il suo preferito, Billie Joe sorseggiò, invece, il suo primo sorso di caffè. Poco dopo il cellulare dell’uomo squillò; lo prese fuori dalla tasca dei pantaloni e guardò il numero sul display, aggrottando la fronte, poi rispose. Willow rimase in ascolto, guardando Billie Joe e cercando di intuire chi ci fosse dall’altra parte dell’apparecchio. Sul viso del fidanzato si stampò un grande sorriso, poi ringraziò e chiuse la telefonata.
Willow lo guardava attenta, aspettando un chiarimento. Billie la fissò poi le prese una mano e la strinse tra la sua. 
«Indovina chi era?»
La ragazza alzò le spalle. «Non ne ho la minima idea!»
«Era qualcuno di molto importante...»
«Il presidente degli Stati Uniti?»
Billie Joe rise.
«Magari un po’ meno»
«Il vicepresidente?»
«Smettila!» rise ancora l’uomo. 
«Non lo so Billie, dimmelo tu.»
L’uomo aprì la mail del proprio cellulare e poi porse l’apparecchio a Willow. «Guarda il primo messaggio...»
La ragazza ubbidì; toccò lo schermo del telefono e la mail si aprì. Proveniva direttamente dallo staff dei Grammy Awards. Lesse il testo e poi si mise una mano sulla bocca per non urlare, alzò lo sguardo verso Billie Joe che le sorrideva. 
«Categoria miglior disco di musica country? Chiama un’ambulanza, ho bisogno di un massaggio cardiaco a breve!»
Rilesse la mail tre volte e l’effetto era sempre lo stesso: ansia, gioia, farfalle nello stomaco, incredulità. Un mix di sensazioni che solo una nomination ai Grammy Awards poteva regalare. 
«Hai visto che ci chiedono anche di suonare un paio di canzoni la sera della premiazione?»
«Fammi pensare ad una cosa per volta o ti svengo davvero qui davanti!»
Billie alzò le mani in segno di resa e lasciò che Willow assimilasse la notizia. Capì che la ragazza era pronta per parlare nel momento in cui alzò lo sguardo dal cellulare e piantò i suoi occhi verdi su quelli del fidanzato.
«Quindi... ricapitoliamo. Il nostro album è stato nominato nella categoria “Miglior disco di musica country” e la sera della premiazione io e te dovremmo suonare sul palco dei Grammy Awards. Io e te. E Janis.»
«O Jim...»
Willow scosse la testa. «No, no, Janis!»
«Come vuoi, ne riparleremo tra qualche settimana, quando in mano avremo l'ecografia!»

***

Lo Staples Center di Los Angeles era pieno; tutto era pronto per l’inizio dei Grammy Awards. Willow era seduta tra Billie Joe e Jakob; in attesa di essere chiamati dietro le quinte per la loro esibizione si stavano godendo lo spettacolo unico di quel meraviglioso evento. 
Quando un organizzatore si avvicinò a loro, Willow e Billie capirono che era arrivato il momento di andare. Si alzarono e si diressero dietro le quinte del palco. Presero i loro strumenti, già accordati e pronti e li imbracciarono. Willow allungò leggermente la tracolla, era al quarto mese di gravidanza e la pancia cominciava a diventare un po’ incombrante per la chitarra. 
«Sei pronta?» sussurrò Billie all’orecchio della fidanzata.
«No...» si limitò a rispondere Willow. 
Billie Joe sorrise e la tirò a sé, dandole un bacio sulla testa. «Sarai bravissima, come sempre.»
Le due canzoni che dovevano suonare erano le due preferite di Willow: Next To You, Next To Me e Hello, Mary Lou. Guardarono l’organizzatore che li aveva chiamati, questo fece segno loro che era ora di andare e le porte del palco si aprirono. Willow aveva le gambe che le tremavano, ma ormai aveva imparato a gestire la tensione. Al suo fianco c’era Billie, niente sarebbe potuto andare storto. Quelle canzoni le avevano provate e riprovate e sapevano che l’esibizione sarebbe andata per il meglio. La tensione, però, non poteva mancare: quello era il palco dei Grammy Awards, il pubblico era tantissimo, non solo in sala, ma anche quello che guardava davanti alla tv, in tutto il mondo. Willow aveva sempre sognato quel momento e adesso stava finalmente succedendo. 
Si avvicinò al microfono e si girò verso Billie Joe, lui la stava già guardando; bastò un piccolo cenno del capo per capire che era arrivato il momento di attaccare con Next To You, Next To Me. I due iniziarono la loro esibizione, che filò via liscia. Alla fine fu Billie a ringraziare per l’applauso che arrivò dalla platea, poi annunciò la canzone successiva.
«Penso che molti di voi conoscano Hello, Mary Lou, dei Creedence Clearwater Revival. Abbiamo inserito questa canzone nel disco perché sono uno dei gruppi preferiti di Willow e perché lei è la mia Mary Lou.» Si girò a guardare la ragazza, che sorrise sinceramente e fece un cenno con il capo. Billie appoggiò le dita sulle corde della chitarra e attaccò con il primo accordo. Anche quella canzone fu conclusa senza nemmeno una piccola sbavatura, l’alchimia tra i due era talmente evidente che il pubblico li premiò con un applauso ancora più grande di quello precedente. I due scesero dal palco e la prima cosa che fecero fu quella di abbracciarsi. Era andato tutto a meraviglia e quella poteva essere annoverata come la più bella serata di tutta la carriera di Willow. 
Scesero nuovamente in platea, dove ricevettero i complimenti di Jakob e Joseph, si sedettero e ricominciarono a godersi lo spettacolo dei Grammy Awards. 
Arrivò il momento della premiazione del disco di musica country; Willow non credeva nella vittoria. Sapeva benissimo che i candidati con lei e Billie Joe erano difficilissimi da sconfiggere, in particolare per qualcuno che, come loro, era al primo disco di un genere musicale che non era quello con il quale avevano a che fare da tutta una vita. Per Willow era già tanto aver ricevuto una nomination, era già quello, di per sé, un riconoscimento per il lavoro che lei e Billie si erano impegnati a portare a termine. 
Per la ragazza, quindi, fu ancora più grande la sorpresa nel sentire il suo nome e quello del fidanzato pronunciati al seguito della frase: “And the winner is...”. Sgranò gli occhi e si girò incredula verso Billie, che la abbracciò fortissimo. Lei ricambiò, felice come le era capitato di essere poche volte nella vita. Si alzarono dalla sedia, Billie prese per mano Willow e insieme salirono sul palco. L’uomo lasciò che fosse la fidanzata a prendere il premio dalle mani della valletta che lo stava consegnando, poi i due si avvicinarono al microfono. Billie parlò per primo. 
«Non so davvero cosa dire, né io né Willow ci aspettavamo questo premio. Il nostro disco è nato più da un nostro bisogno personale di ritrovarci, dopo un periodo un po’ più difficile del solito. Non è stato pensato per lungo tempo, è arrivato e basta. Quello che abbiamo percepito noi nel produrre questo album deve essere qualcosa che è arrivato al pubblico, che ci ha premiato con un numero di copie vendute che di certo non ci aspettavamo, e adesso ci premiate anche voi. Quindi grazie a tutti e un grazie particolare a Willow per tutto quello che ha fatto per me in passato e per quello che farà, compreso regalarmi un bambino tra qualche mese.»
Billie Joe si spostò da davanti al microfono, lasciando spazio a Willow. La ragazza sorrise e prese la parola. «Come ha già detto Billie, noi non ci aspettavamo questo premio. Ricevere un Grammy per qualcosa che è nato come una specie di terapia di coppia, senza troppe aspettative, pensato in poco tempo, è qualcosa che mi rende ancora più felice. Abbiamo lavorato sull’album mentre lavoravamo sul nostro rapporto e ha funzionato perfettamente, in entrambi i sensi. I ringraziamenti sono per tutti quelli che ci hanno sostenuto, per chi ci ha dato questa idea, grazie Jakob, e per chi non c’è più. Grazie nonna, so che da lassù sei orgogliosa di me.»
Sulla guancia di Willow cadde una lacrima, Billie la prese per mano, le diede un bacio sulla testa e insieme tornarono al loro posto.
La felicità era quello e Willow ne stava assaporando ogni singolo istante.







Eccomi qui con un nuovo capitolo, l'ultimo. Il prossimo sarà l'epigolo e poi la storia di Willow e Billie sarà conclusa. Per i ringraziamenti aspetto il prossimo capitolo. Spero che questo sia stato di vostro gradimento, un po' sdolcinato forse, ma so che alcune di voi amano questa cosa quindi mi sono lasciata andare. E poi era giusto.
Piccola cosa... i nomi pensati per il futuro pargolo. Se non aveste colto i riferimenti: Jim in onore di Jim Morrison e della prima storia, ci stava un piccolo riferimento, Janis in onore di Janis Joplin, grande artista, anche lei morta troppo giovane, alla stessa età di Jim Morrison, pochi mesi prima di Jim. Inutile dirvi che amo la sua voce, grande, grandissima cantante. 
Va beh, vi lascio.
Al prossimo capitolo. 
Mon

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo ***


La folla batteva le mani e, a ritmo, chiamava il suo nome; Willow era dietro le quinte del palco, accordava la sua chitarra acustica. Vicino a lei Billie Joe, il suo fidanzato, l’uomo che era al suo fianco da tanti anni, la sua perfetta metà. Seduta su una sedia c’era una bambina di un anno e mezzo, capelli castano chiaro, quasi tendenti al biondo, due occhi verdi che scrutavano il mondo attorno. 
«Esco» disse Willow.
Billie annuì.
La ragazza prese la sua chitarra acustica e tornò sul palco. Erano state messe due sedie e due microfoni, lei si avvicinò a quello di sinistra e si sedette, abbassò l’asta e disse: «Come credo ben sappiate, ho deciso di riservare per le ultime canzoni di questo tour qualcosa di speciale» 
Si fermò, lasciando che la folla andata al suo concerto quella sera finisse di gridare. Riprese: «Voi conoscete l’album che ormai è uscito quasi due anni fa, quello che io e Billie Joe abbiamo cantato e suonato insieme, vero?» 
Un coro unanime di sì si levò dalla folla. Willow sorrise. «Fate un applauso per Billie?»
I suoi fans non se lo fecero ripetere due volte e, sommerso da un battito di mani, Billie Joe entrò sul palco con la sua chitarra elettrica in una mano, nell’altra stringeva quella di sua figlia. La bimba ormai era abituata, aveva fatto quel percorso insieme a suo padre già diverse volte nei concerti delle precedenti sere. Lasciò la mano di Billie Joe per dirigersi verso sua madre, che la prese in braccio e se la appoggiò sulle gambe. 
Dalla folla un sacco di foto vennero scattate, la bambina si sistemò e guardò il mare di persone che aveva davanti.
«Vuoi salutare, Janis?» chiese Willow, prendendo il microfono e avvicinandolo alla bocca della bambina. Dalla sua voce uscì un semplice e timido “ciao”.
Dalla platea si levarono voci intenerite. 
Willow diede un leggero bacio sui riccioli della piccola e poi avvicinò la chitarra più che poteva. Janis lasciò fare, poggiando le sue manine sul corpo legnoso dello strumento e guardando le dita della madre posizionarsi su di esse. 
Non era una posizione comoda per suonare la chitarra, ma Willow ormai ci aveva fatto l’abitudine. Da quando la piccola era nata spesso la donna, quando si dedicava alla musica, prendeva con lei la figlia; la bambina, sempre più curiosa, ogni giorno che passava, si avvicinava, si sedeva con lei e la guardava per ore, incantata dal suono della chitarra. Faceva lo stesso anche con Billie Joe, non staccava mai gli occhi di dosso dall’uomo che, ovviamente, ne era più che felice. 
Willow si girò verso il compagno e lo guardò, lui passò il plettro sulle corde della chitarra e annuì verso la fidanzata; insieme cominciarono la prima canzone: Next to You, Next to Me. La donna adorava suonarla, si divertiva sempre, era la canzone che preferiva nel disco che lei e Billie Joe avevano fatto, prodotto e con la quale erano riusciti a vincere anche un Grammy Award. Il disco più importante della sua vita, per tutto quello che aveva significato. Da quel disco era nata Janis, la gioia più grande di tutte le altre, una gioia che andava al di là di qualsiasi vittoria, di qualsiasi disco d’oro, di qualsiasi album si posizionasse bene nelle classifiche americane ed europee. 
Iniziarono a cantare e Willow riuscì a sorprendersi anche quella sera; il suo pubblico conosceva a memoria le parole della canzone. Era un genere diverso da quello che lei era solita fare, all’inizio dell’avventura dell’album insieme a Billie si era persino preoccupata che i suoi fans non riuscissero a capire il perché di quella novità. Invece parlando con loro prima e dopo i concerti, leggendo i commenti sulla sua pagina di facebook era rimasta sorpresa di come fossero tutti entusiasti di quel lavoro. E ancora si sorprendeva quando vedeva che tutti conoscevano le parole di quelle canzoni a memoria. 
Billie Joe diede l’accordo finale e i due conclusero la canzone, sorridendosi, mentre dal pubblico giungevano gli applausi. Willow ringraziò, lo stesso fece il fidanzato poi annunciò l’ultima canzone che era quella che racchiudeva l’essenza della loro storia d’amore. Era incredibile come Cause I Love You sembrasse scritta per loro. La cantarono tutta guardandosi sempre negli occhi, come erano soliti fare tutte le volte che suonavano insieme. 
Una volta finita Willow si alzò dal suo sgabello, appoggiando a terra la chitarra e tenendo Janis in braccio; salutò il pubblico, lo stesso fece la bambina. La donna appoggiò poi a terra la figlia, stringendole la mano, l’altra venne stretta da Billie Joe. I tre salutarono ancora la folla poi girarono le spalle al pubblico e insieme sparirono dietro le quinte.
Un’altra nottata li aspettava, un altro viaggio verso una città diversa li attendeva il giorno successivo. Un altro concerto di Willow si sarebbe tenuto tra circa ventiquattro ore. Alla donna non pesava quella vita, con lei aveva tutto ciò che le serviva per essere felice: una persona che amava e la loro meravigliosa figlia. Poi aveva la musica, quelle sette note che l’avevano sempre accompagnata, in tutte le tappe della sua vita. Era una persona diversa da quella ragazzina che si chiudeva in camera sua e provava ad imparare le canzoni dei Doors e dei Clash, era cresciuta, aveva una famiglia e finalmente, dopo tanta sofferenza, era felice. La musica, ancora una volta, l’aveva salvata, facendole incontrare la persona giusta, facendo scattare quella scintilla che aveva permesso di costruire tutto quello che adesso aveva nelle sue mani. 
Willow appoggiò la chitarra al piedistallo, si sedette sullo sgabello e si passò le mani sul viso. Era stanca, come dopo ogni concerto, ma come sempre emozionata e felice. 
Billie Joe le si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra. «Come sempre sei stata fantastica! Cosa dici Janis è stata brava la mamma?»
La piccola, impegnata a guardare lo strumento della madre, si girò di scatto e annuì con forza. «Perché me lo chiedi papà? La mamma è sempre brava!»
Willow guardò Billie e sorrise poi si alzò dallo sgabello, si avvicinò e sussurrò all’orecchio dell’uomo: «La mamma è sempre brava, capito? Sono sempre brava io!»
«Sono sicuro dica la stessa cosa del papà!»
«Adesso la testo...» disse Willow. 
Si rivolse così alla figlia e disse: «E papà è bravo o no?»
«Certo! Però papà ha l’aiuto di Mike e Tré. La mamma è quasi sempre da sola quando suona.»
Willow rivolse uno sguardo soddisfatto a Billie Joe, l’uomo gli fece la linguaccia e gli passò di fianco, lei lo fermò e gli sussurrò all’orecchio: «Uno a zero per me!»
«Non gongolare. Domani la sfida ricomincia!»
La donna sorrise, prese Janis in braccio e insieme alla sua famiglia si diresse verso l’auto che li stava aspettando poco lontano. 

Un nuovo viaggio li stava aspettando. 








Salve!! Eccomi qui con l'epilogo della storia. Scusate se vi ho fatto aspettare un po' di più del solito, ma ancora non lo avevo scritto e non ne voleva sapere di venire bene. Non sapete quante volte l'ho riletto, riscritto, risistemato, smussato. Non so cosa ne sia venuto fuori, però era ora di condividerlo. Forse non mi riusciva bene perché inconsciamente non ero pronta a lasciare questi due personaggi che mi hanno (e che vi hanno) accompagnato per parecchio tempo. Penso che ho postato il primo capitolo di Just Because I Really Love You il 4 giugno dello scorso anno. UN ANNO. Non sono pronta, ma è ora di lasciarli. Continuare non avrebbe molto senso, non la voglio tirare troppo per le lunghe.
Ringrazio tutte quelle che c'erano all'inizio e che, comprensibilmente, hanno deciso di abbandonare la storia, quelle che si sono aggiunte lungo la strada e quelle che ci sono state dall'inizio. Per questo il ringraziamento particolare va a _Billieve Yourself_ per aver recensito quasi ogni capitolo, per non avermi mai fatto mancare il sostegno, se la storia è durata così tanto molto lo si deve anche a lei. Grazie, grazie infinitamente. 
Non so se avrò tempo di scrivere qualcos'altro, al momento ho una vaga idea di una storia, mi ronza in testa da un pezzo, ma devo trovare la giusta ispirazione, non voglio forzare qualcosa perché anche ciò che scrivo ne risentirebbe. 
Quindi spero di tornare presto, ma non posso garantirlo.
Ancora grazie infinitamente a tutte.
Mi sono dilungata troppo, vero? 
Vi saluto. 
Un abbraccio e un bacio.
La vostra Mon

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2313128