La cura Eataly

di JaskaParvi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 12 giugno ***
Capitolo 2: *** 13 giugno ***
Capitolo 3: *** 17 giugno ***
Capitolo 4: *** 18 giugno ***
Capitolo 5: *** 19 giugno ***
Capitolo 6: *** 21 giugno ***
Capitolo 7: *** 23 giugno ***
Capitolo 8: *** 25 giugno ***
Capitolo 9: *** 27 giugno ***



Capitolo 1
*** 12 giugno ***


Prologo

12 giugno

Odio il mio medico. Ho sempre cercato di non andarci mai, ma in quest’ultimo periodo sono stanco e ammalato, nonché sempre di pessimo umore... Pure sul set non mi risparmiano battutine sulla mia carnagione non esattamente olivastra: "Tom, non devi fare il casting per Twilight!", “Tom, mi consigli il solarium dove vai sempre?”.
Quindi eccomi dal dottor Parker che, tutto impettito, mi squadra e dice:
- Lei è denutrito e carente di vitamine. –
Mi allunga un foglio col risultato delle analisi. Ho paura a leggerlo ed esito a prenderlo, ma lui agita il pezzo di carta, spazientito:
- Suvvia, Thomas! –
Leggo. Che batosta.
In un primo momento non riesco a dire assolutamente niente. Lui mi guarda da sopra gli occhiali, come a dire: ma guarda questo tizio, con tutti i soldi che ha non si degna neanche di farsi una spesa decente. Mi sento in imbarazzo. E per di più questa sediolina è scomoda e piccola.
- Non le ho prescritto farmaci. Niente. L’unica cosa che potrei consigliarle è una cura insolita... –
Una strana scintilla gli balena negli occhi. Io, francamente mi sento un po’ a disagio: cos’è che vuole consigliarmi? Bere frullati proteici? Cucinarsi la sbobba alimentare che vendono nelle farmacie? Neanche per sogno.
- Dovrebbe recarsi in un posto speciale, abbastanza lontano, dove sarà curato alla perfezione. Ovviamente lei dovrà collaborare, ma sono sicuro che non le dispiacerà.–
Dispiacermi? Di cosa? Cosa? Parla! Non addolcirmi la pillola, anche se e qui cito, "le belle parole sono migliori dei brutti colpi". Ma come mi fa a venire in mente Shakespeare quando il dottor Parker sta per spedirmi chissà dove?!

- Signor Hiddleston, le consiglio vivamente di cambiare le sue abitudini alimentari e di partire per l’Italia. –
Oh! Così questa troppo solida carne potesse fondersi, dimoiare e dissolversi in rugiada!
Italia? Italia?! Con tutto il lavoro che ho da fare secondo lui potrei mai mettermi a fare il turista in Italia?! Muoio dentro, mantengo un contegno esteriore grazie agli anni di recitazione e di finzione. Avrei preferito i frullati proteici.

- Ma, mi scusi, dottore, mi sembra un po’ troppo. Ho tantissimi impegni, inoltre sono sicuro che lei potrà prescrivermi una dieta da fare comodamente a casa. – dico.
- Guardi, viene prima di tutto la sua salute. Prenda una pausa da ogni suo impegno e parta. Qui non si tratta solo del cibo, ma anche del suo umore. Le serve calore, le serve un ambiente accogliente, diverso, che risvegli la sua curiosità. –
Beh, io sono pieno di curiosità. Sono curioso, per esempio di capire come il mio medico si sia improvvisato psicologo tutto ad un tratto.
- Le spiego brevemente quale dieta dovrà seguire. Lei è libero di muoversi tra i diversi posti anzi, sa che le dico? Lei deve muoversi e provare qualsiasi cosa risvegli il suo interesse, che sia cibo, musica, altro… -Mi sbatte in faccia un depliant sulle mille virtù della dieta mediterranea e comincia ad elencarmi i benefici di un buon bicchiere di vino, di frutta e verdura di stagione, del pesce fresco, della pasta e anche di qualche piccola golosità. Non nascondo di avere un languorino. Ma girarsi l’Italia in lungo e in largo è un po’ troppo.
- Beh, ma queste cose si trovano anche al ristorante sotto casa. – azzardo e il medico mi rivolge un’occhiataccia.
Mi sento un po’ come quando avevo diciassette anni e il preside, di tanto in tanto mi mandava a chiamare. Stesso sguardo del medico. Stessa via d’uscita. Ovvero annuire ripetutamente.
- Spero che lei abbia capito la gravità della situazione. Potrei anche prescrivergli degli integratori ma la sua salute non ne gioverebbe a pieno. –
Annuisco.
- Non è questo il mio solito modus operandi, ma molti pazienti si sentono rinati dopo una cura simile. –
Annuisco.
- Guardi che l’ho capito che mi sta prendendo per un pazzo, signor Hiddleston. –
Annuisco. No. Un attimo. Figuraccia.
- Ma si fidi di me. Faccia questo viaggio e vedrà che sarà una persona nuova. Dentro e fuori. –
Il dottor Parker pare non essersi accorto della mia piccola gaffe. Stavolta annuisco sul serio. Farò come dice lui.
Forse.




---Jaska's corner---
Ciao a tutti!
*palla di fieno che rotola*
*corvi che gracchiano*
Beh... Ecco la mia prima fanfiction (°w°)/ nata un po' per caso in una conversazione su Facebook tra due Hiddlestoners senza speranza che si lamentavano perché il nostro caro Tom non mette più piede in suolo italico dal
la premiere Avengers del lontano 2012, purtroppo.
Questo è un capitolo un po' corto, ma di introduzione :3
Che dire, buona lettura! (^_^)
Jaska
P.S. Per la copertina ringrazio la mia fellow Hiddlestoner :3

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Capitolo 2
*** 13 giugno ***


13 giugno
Non c'è pericolo che vada in Italia, la pizza la vado a mangiare sotto casa. Ho dei film da girare...

14 giugno
Thomas, cosa diavolo stai facendo?
Ho tutte le mie cose sul letto, una valigia ai piedi e le mani tra i capelli. Ho raccontato sul set della mia visita dal medico e tutti mi hanno squadrato da capo a piedi.
- Approfittane! -
- Non puoi trascurare la salute! -
- Hai già registrato tutto! –
(Grazie tante). Mi sembrava di essere circondato da decine di copie di mia mamma. Ed eccomi qui. Io odio fare le valigie, odio avere del casino sul letto, odio il mio medico e adesso vado a letto.

Ore 18
Ok, la cosa mi sta sfuggendo di mano, mi ero svegliato alle 10, sono tornato a casa alle 11:30 e ho dormito ininterrottamente dalle 12:30 fino ad adesso.
Forse è meglio che mi legga i depliant del mio aguzzino in camice bianco, almeno avrò un'idea di dove andare e prima vado, prima torno.

Ore 23
La dieta italiana non ha più segreti per me. Grazie internet. Quasi quasi mi metto ai fornelli, scarico due ricette et voilà, la dieta mediterranea è servita! Mi stropiccio gli occhi con le mani e affogo la tristezza nel mio Earl Grey. Chi voglio prendere in giro? Sono un disastro in cucina. E se assumessi una cuoca? Stile Archipelago? Ah, mi ricordo ancora quella scena con le aragoste in pentola. Quanto tempo è passato da quando ho fatto quel film?
Ore 23:40
Sto divagando. Non mi sento bene. Non voglio più andare dal medico. Non voglio partire! Mi ritrovo seduto sulla poltrona al buio e non ho la minima idea per quanto tempo sia rimasto a pensare nell'oscurità. Tiro un mesto sospiro e cerco a memoria la porta della camera da letto. Domani devo decidermi. Non posso procrastinare oltre. Sono un uomo adulto e un viaggetto di qualche settimana non dovrebbe spaventarmi, ma l'idea di lasciare tutto all'improvviso non mi convince. Spero di riuscire a dormire e di non essere attanagliato da questi sciocchi pensieri. Mi butto sul letto senza neanche indossare il pigiama. Buonanotte mondo.

15 giugno
Notte da incubo. Mi sono svegliato completamente sudato e con la tachicardia: sono un po' spaventato, lo ammetto. Il mio corpo reclama attenzioni e cure.
Odio quello che sto per dire, ma forse devo andare in Italia.
Prima di ripensarci ancora accendo il mio portatile e prenoto il primo volo possibile: dopodomani alle 9:30. Ritorno tra due settimane. Lo prenoto già, non ho intenzione di starci un momento di più.


16 giugno
Sono circondato da riviste di viaggio, piacevolmente stupito: non pensavo che facessero così tante cose da mangiare in Italia! Ci sono sagre, fiere ovunque... Decido di farmi un elenco di dove andare.
Ore 12
ARGH! Troppe cose!
Ore 13
Vado a farmi un Earl Grey...
Ore 23 30
NON VOGLIO PARTIRE!

 
---Jaska's corner---
Piccolo capitolo di transizione, il nostro eroe è alle prese con le valigie e la poca voglia di partire... Le cose si faranno più interessanti nel prossimo capitolo, promesso! ^_^

Ringrazio tutte le persone che mi hanno seguito, recensito e messo tra le preferite! Grazie Akane92, Vaneshalla, Gaia_neve_, nakimire, Pseudonimo Letty e ___Lils___  *-* Giuro che non ci avrei mai sperato!!! *-* 
Con tanto rakkaus, al prossimo capitolo
Jaska

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Capitolo 3
*** 17 giugno ***


17 giugno. Il giorno del giudizio
Che fatica trovare il gate giusto nel groviglio cosmopolita di Heathrow. Ho creduto per un attimo di perdere l'aereo e c'era una parte di me che lo sperava, ma alla fine mi sono imbarcato. In tempo. Tutto a posto.
Ore 9:40
Sono da dieci minuti su questo maledetto aereo. Sfiga! Mi è toccato il posto in mezzo. Non ho potuto fare niente per cambiare posto. Alla mia destra, accanto al finestrino, ho una tipetta orientale che scatta foto dall'oblò. Alla mia sinistra, con il posto vicino al corridoio, c'è un ragazzo che ascolta musica a volume alto da un paio di cuffie enormi. In verità si è addormentato e ha lasciato l'mp3 acceso. Non conosco questo tizio ma lo odio. Guarda come tiene distese le gambe, a suo agio e come dorme soavemente. Provo un'invidia indescrivibile.
"Com’è amaro guardare la felicità attraverso gli occhi di un altro."
Shakespeare stai zitto, per favore.
Ore 12
Aeroporto Milano-Linate. Le mie gambe urlano: pietà! Non sono mai stato più felice di scendere da un aereo.
Ore 12:12
Ripenso a quel tipo con le cuffie. Ha lasciato il tramezzino quasi intatto. Io, invece ho divorato il mio. Non capisco perchè certa gente pensi che i panini della British Airways siano immangiabili. Dissento.
Ore 12:40
Mi sono perso. Non ho problemi ad andare a scalare montagne in Islanda e riesco a perdermi all'aeroporto di Milano. Ho provato a chiedere un'informazione a una famiglia, ma mi hanno guardato male e hanno detto qualcosa in italiano, per poi correre via. I loro gesti mi spaventano, ho sempre paura che qualcuno mi colpisca per sbaglio e, vedendo le premesse di questo meraviglioso viaggio, non mi stupirei se accadesse. Il dottor Parker si può scordare la cartolina che gli ho promesso.
Ore 17
Ce l'ho fatta! Sono in albergo! Potrei piangere per la gioia.
All'aeroporto una ragazza italiana che parlava inglese mi ha aiutato ad arrivare alle mie valigie e mi ha spiegato come arrivare in città. Chiunque tu sia, sappi che ti devo la vita.
Vado per prendere un taxi, ma appena esco dall'edificio un pugno di calore mi stende: quanti diavolo di gradi ci sono? Sudato e irritato prendo il taxi, che mi porta in centro. Ho fame e mi fiondo in un bar, a cercare un qualcosa di commestibile: prendo un toast e un cappuccino. Il barista mi guarda male, ma prepara quello che gli ho chiesto.
Il panino è immangiabile, alla faccia del buon cibo italiano...
Ora svuoto le valigie...
Ore 17:05
Dov'è il bollitore elettrico per il tè?
Ore 17:15
Cos'è quella cosa strana di fianco al water?
Non ho mai capito gli strani bagni italiani.
Ore 18:30
Ho fatto una lunga e rinfrescante doccia. Mi sento rinato. Mi stravacco sul letto a due piazze della stanza e finalmente le mie gambe si godono il meritato riposo. Ho di nuovo fame. Sarebbe anche ora di cena!
Ore 19
Noia! Accendo la tv. Ho trovato un solo canale in inglese: "Jesus is coming". Che scelta del nome... Peculiare.
Ore 20
Fame. Fame. Fame.
Ore 20:30
Era ora che servissero la cena! Mi sono lamentato alla reception, ma la ragazza super magra mi ricorda che è questo l'orario da rispettare. Di solito ceno verso le 18:30. La ragazza mi guarda un po' male. Non è divertente passare per il nonnetto inglese che cena presto.
Ore 21
Il mio telefono è impazzito. Segna le 20!
Ore 21:01
Ah. Devo mandarlo avanti di un'ora.
Ore 22
Stavo dormendo beato come un angioletto. Squilla il cellulare. È mia madre che vuole sapere che fine ho fatto. Rispondo laconico, senza voglia di fare una conversazione completa. Saluto tutti e mi rigiro nel letto, godendo di ogni singolo centimetro disponibile. Ripenso a mia madre. Ovunque vada, sia solo o in compagnia, non manca di farmi una telefonata. Ho 32 anni ma lei è ancora così...protettiva.
Ore 23
Mi manca l'Inghilterra.
Ho caldo: accendo l'aria condizionata e aspetto di addormentarmi.
Ore 23:45
Cosa. Diavolo. Stanno. Facendo. Quelli. Nella. Stanza. Di. Fianco?!



 
---Jaska's corner---
Finalmente cominciano le avventure di Tom in suolo italico, anche se il nostro eroe non sembra molto felice...
Volevo mettere bene in chiaro che questa è una fic scritta a quattro mani, 50% io e 50% la mia fellow Hiddlestoner (nonché un mucchio di altre cose), July.
\(°w°)/  E no, non mi ha minacciato di picchiarmi se non la citavo per bene... *si guarda le spalle*
Ancora mille grazie per chi trova il tempo per leggere!
Con tanto rakkaus, al prossimo capitolo ^_^
Jaska

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Capitolo 4
*** 18 giugno ***


18  Giugno
Addio Milano, o per lo meno addio stupido albergo... Il mio medico me le pagherà tutte, una per una! Non sono una persona vendicativa, ma questo affronto non rimarrà impunito!
Meno male che mi sarebbe tornato il buonumore.
Per la fame, sì, sto mangiando, ma credo sia solo per il nervoso.
Ore 13:30
Ho fatto un giro per Milano, ho trovato una libreria e non ho potuto trattenermi dall'entrare...Volevo la compagnia almeno di un buon racconto, per risollevarmi. Entro e la ragazza alla cassa mi salta praticamente addosso:
    -  Tom Hiddleston? Non ci posso credere! Posso fare una foto? –
E io dentro di me "sì, ma mi stai soffocando... Il mio spazio vitale..."
Però è stata carina, non pensavo mi conoscessero anche qui.
E udite, udite, sto cercando un ristorante. Voglio provare qualcosa di tipico!
Curioso tra i titoli del reparto turismo e mi salta all'occhio una guida pratica sulla cucina italiana. "Itinerario nel gusto". Considerati mia!
Sono alla cassa e sto per pagare quando la mia attenzione è catturata da un librino, esile, messo in sconto accanto ai segnalibri.
Un frasario d'italiano? Perchè no? Pago, prendo i miei acquisti e mi rifiondo nel caos e nel caldo infernale di Milano e pranzo in un ristorantino niente male. Risotto allo zafferano. Il mio palato e il mio stomaco ringraziano.
Ore 15   Prima tappa
Ho lasciato Milano. Sono diretto ad Asti con il treno ad alta velocità. Il mio viaggio ufficiale inizia dalle cantine piemontesi. Vedo il paesaggio che scorre fuori dal treno. Queste colline enormi, piene di viti.
Ore 15:01
Sfoglio il frasario d'italiano. Alla faccia della lingua neolatina!
Arriverò per le 16. Ho un'oretta di tempo per cercare di imparare qualcosa, le mie basi di italiano sono "Volare, oh oh.." e "stella, bella stella.." Più un qualcosa su degli occhi bellissimi, ma non credo di volermi rivolgere al bigliettaio del treno flirtando. Come non detto, ho letto male il biglietto, arriverò per le 17:45... Tanto meglio, magari mi addormento un pochino.
Ore 19:00
Mi sono addormentato sul treno. No comment.
Almeno il mio vocabolario d'italiano è migliorato e sono riuscito a farmi dare le giuste indicazioni. Mi sento per la prima volta rinfrancato! Ho trovato un hotel carino e non troppo grande e mi hanno consigliato (capiscono il mio italiano!) di andare a cena in un'osteria molto rinomata. Non costa poco ma ho deciso di non badare a spese, alla fine se devo anche soffrire miseri pasti e alloggi indecenti non ne vale la pena. Il mio metabolismo inglese mi ha fatto venir fame un'ora fa, quindi mi distraggo facendo una doccia. Anche qui bollitore elettrico negativo. Vorrei dell'Earl Grey, lo venderanno da qualche parte... Non siamo mica al polo nord!
Ore 19:25
Scendo per andare a cena, stranamente di ottimo umore(!), l'aria non è afosa e mi viene voglia di fischiettare.
Mi siedo e il cameriere mi propone "una degustazione di vari vini"... Non sono un fan del vino, ma voglio provare. Cameriere, mi porti la degustazione! Purtroppo mi esce un "keh-me-ra-re, mi pour-thi la de-gas-ta-chou-ni"
Il cameriere mi guarda confuso. Sconsolato mi limito ad indicare quello che voglio sul menu. Fortunatamente mi sorride e mi fa:
- Don uorri! Ueit for uan moments! -
Sono contento di non essere l'unico ad essere poco portato per le lingue.
Ore 20
Mi gira un po' la testa, devo mangiare qualcosa... Ma il vino è ottimo! Ehehehe.
Ore 20:23
Servizio superveloce. Davanti a me ci sono delle vere specialità piemontesi. Come primo piatto assaggio dei tagliolini alla crema di funghi e tartufo, come secondo un formaggio tenerissimo, il cui nome mi fa ridere: la robiola con un contorno di peperoni gialli del posto.
Continuo a sorseggiare questo vino astigiano e in bocca si sprigiona il paradiso. Oh, sì, devo ammettere che mi sento molto bene.
Ore 21.30
Non ho mai finito di cenare così tardi. Fuori dal ristorante i vitigni sterminati luccicano, baciati dalla luna appena sorta.
Mi concedo un ottimo dessert. Una dolce, tenera e fragrante torta alle nocciole piemontesi. La mia mente sta viaggiando verso nuovi orizzonti del gusto totalmente inesplorati.
Comincio davvero a provare un sincero interesse per quest'esperienza.
Ore 23
Torno nella mia stanza e lascio le finestre aperte, un dolce zefiro accarezza le tende e giunge fino a me. È come una dolce ninna nanna d'aria. Mi addormento, esausto, ma pienamente appagato, dimenticando l' abat-jour accesa e il frasario in mano.



 
---Jaska's corner---
Nuovo capitolo!!! :D
Come sempre, ringrazio chi ha voglia di leggere questa storia e ringrazio rainsofcastamere per aver messo la storia tra i preferiti e Gaia_neve_ e Akane92 per la recensione!
Non ho molto da dire in quest'angolino, quindi metterò una battuta che non fa ridere:

 
Un uomo entra dal medico: "Dottore, dottore quando parlo nessuno mi ascolta."
 "Avanti il prossimo!"
Con tanto rakkaus, al prossimo capitolo
Jaska


 

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Capitolo 5
*** 19 giugno ***


19 giugno
Mi sveglio un po' intontito. Non sono abituato ai forti vini italiani, anche se quello di ieri sera, con la sua connotazione frizzantina e fruttata mi ha rapito totalmente.
Faccio mente locale e mi rendo conto di aver lasciato la luce accesa.
Sono troppo pigro per scendere nella hall dell'albergo e mi faccio servire un cornetto alla marmellata di albicocche.
Ore 10.20
Uova strapazzate e bacon sono un lontano ricordo. Gli italiani si trattano benissimo a colazione. Ho bevuto il miglior latte macchiato della mia vita.
Ore 11
Mio pensiero profondo, indotto dalla colazione: una volta un mio amico mi aveva chiesto che cosa per me fosse meglio tra cibo, dormire e sesso...E io avevo risposto mettendo al primo posto ovviamente il sesso, poi una bella notte di sonno, e poi il cibo, ma sono qui solo da 2 giorni e devo ammettere che questa mia convinzione si sta incrinando… Ok, questo al dott. Parker non lo faccio leggere, meglio cancell...
 
Pagina strappata
 
Ore 11
La giornata è molto bella, si presta ad una bella passeggiata: io adoro camminare! Per cui non segnerò nulla di notevole per tutta la mattinata, ci rivediamo una volta tornato in albergo.
(Credo di starmi facendo entusiasmare troppo da questa storia del diario, dovevano essere solo appunti... Tommy's secret diary, potrei chiamarlo... Eheheh)
Ore 18
Tornato dalla passeggiata. Mi ero portato una banana come pranzo e quindi sto morendo di fame, ma dovrò aspettare ancora un paio d'ore. Solita doccia e mi abbandono indolentemente sul letto, con addosso solo un asciugamano: dalla finestra della stanza entra un venticello leggero che mi asciuga... Sono rilassato come non mi capitava da tantissimo tempo e udite udite, mi pare di essermi abbronzato un filino…Complessivamente mi trovo esteticamente bene, ho un'aria più sana...Non male Thomas, non male.
Accendo la TV, scanso accuratamente il canale Jesus is coming e metto MTV. Non sono un fan della musica moderna e commerciale, ma come sottofondo non mi disturba... Se solo ci fosse! Il programma del canale è 16 & Pregnant, seguito da My Super Sweet Sixteen; cambio rapidamente su un gioco a premi che non capisco come funziona, tutti urlano troppo per i miei gusti.
Idea! Per tenermi occupato mi preparo il programma per la settimana, per quanto mi piaccia qui devo visitare altri posti, quindi domani 20 Giugno partirò per la Liguria, Genova e il 21 andrò in Toscana per il week end! Mi piace! Domenica parto per l'Emilia Romagna e poi si vedrà... Intanto si è fatta ora di cena, via l'asciugamano e andiamo... Eheheh ovviamente dopo essermi messo qualcos'altro addosso!
Ore 23
Cena meravigliosa, una pasta ripiena che si chiama "Agnolotti", un calice di vino e un dolce al cioccolato... Non voglio tornare a casa con 7 kg in più, per cui mi devo un po' regolare... Che fatica, però!
Passeggiata per digerire, poi a dormire. Spero che il caffè ristretto (che a quanto pare è la misura normale qui in Italia) non mi tenga sveglio, è più forte di quelli a cui sono abituato.
Ore 1
Come non detto.

20 giugno  Seconda  tappa
Sul treno per la Liguria! Il caldo è sopportabile e in cielo c'è un bel sole. Ho conversato un po' in treno con una signora nel mio italiano nuovo di zecca, ma lei è stata molto comprensiva, sorrideva e faceva segno di capire... Oh.
Forse dovevo agitare di più le mani.
Sono arrivato a Genova un po' mortificato per il mio italiano: sono sempre stato espansivo, mi piace parlare con le persone anche quando vado all'estero, per questo ho studiato il francese e lo spagnolo. Non mi pesa fare viaggi da solo, ma ogni tanto ho voglia di scambiare due parole con qualcuno. Ma basta musi lunghi e andiamo a passare la giornata tra cibo e turismo!
Ore 19
Oggi pasta al pesto alla genovese, baccalà in agrodolce e pomeriggio all'Acquario di Genova! Mi è sembrato di tornare bambino! Mi faccio prendere dall'entusiasmo davanti agli animali! Ho comprato una nuova penna con dei pesci sopra, la mia vecchia ha finito l'inchiostro. Mi sento molto giovane romantico nel suo Grand Tour italiano! Spero solo di non finire ammalato di polmonite o suicidarmi per amore.
Ore 23
Cena leggera: trancio di tonno, insalata con cetrioli e gelato alla crema; niente vino, per quello aspetto di essere domani in Toscana... Eheheh


 
---Jaska's corner---
( ¬‿¬) 
( ¬‿¬)

Povero Tom, non sa cosa gli aspetta...

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Capitolo 6
*** 21 giugno ***


21 giugno Terza tappa
Il treno si ferma nella stazione più vicina a Montemerano, il paesino dove sosterò per due giorni. L’aria calda è semplicemente insopportabile. Sto subendo troppi sbalzi di temperatura.
Con la mappa da perfetto turista raggiungo l’ufficio informazioni vicino alla stazione per acquistare i biglietti della corriera che mi porterà in paese.
C’è una fila lunghissima. Si muore dal caldo.
Ore 14:40
Sono in coda da un’eternità. La signora piazzata davanti a me si fa aria con un ventaglio di tela, mentre io mi faccio una bella sauna gratis. Mi sento tutto appiccicoso. Fa davvero un caldo infernale, ma i più sembrano non curarsene. Sono io il problema qui. Mentre aspetto ripenso alla mia bella e fresca casa di Londra con i suoi 16 gradi.
Ore 15           
Il bigliettaio mi farfuglia qualcosa che non riesco a capire. Cerco di esprimermi in italiano, poi, colpo di genio, gli srotolo in faccia la mini cartina che ho con me e gesticolo come un pazzo per farmi capire. Il tipo spalanca gli occhi e mi guarda come se fossi uno schizofrenico.
Sto seriamente pensando che tra un po’ chiamerà la polizia.
Dietro di me sento un’onda anomala di voci e borbottii impazienti.
Il tizio mi fa segno di calmarmi e mi porge un bigliettino azzurro. Immagino che sia quello della corriera. Lo rigiro in mano, ma, a parte un timbro, non c’è nessuna informazione. Cerco di attirare l’attenzione del bigliettaio, ma la gente in fila mi spinge da parte. E che diamine! Un po’ di buone maniere! Mi sento invisibile.
Ore 15:10
Caldo. Caldo. Mi sento un povero essere umano sperduto nel deserto. Mi siedo su una rovente panchina in ferro, sperando di non prendere fuoco. Controllo su un tabellone l’orario dell’autobus. Ci capisco poco, ma sono sicuro di aver letto che la prossima corriera passerà alle 16:15. Posso resistere per una mezz’ora.
Ore 15:15
Gli occhiali da sole mi si sono praticamente appiccicati al naso. Ho paura di toglierli per non rimanere sfigurato. Spreco l’ultima goccia d’acqua per la mia povera gola riarsa. Passa una corriera con scritto Montemerano. Grandioso. Ora ho anche le allucinazioni.

- Lei dov’è che deve andare? – mi chiede in inglese maccheronico una donna.
- Montemerano. – rispondo – Con la corriera delle 16:15. –
-
Guardi che l’ultima corriera è quella. –
Come? Cosa? Eh?
Mi alzo dalla panchina con un guizzo e mi avvio a passo spedito verso l’autobus che sta per partire. Nonostante le mie gambe lunghe e le mattine spese a fare jogging, più mi avvicino, più la corriera si fa lontana. Mi sbraccio, urlo, mando un fischio, agito le braccia più che posso, faccio la figura dell’indemoniato, ma nessuno mi sente. E la corriera è ormai lontana all’orizzonte. Devo prendere fiato.
Ore 15:18
Mi accorgo con profondo orrore che ho letto male l’orario sul tabellone. Riesco a districarmi nella tube, ma mi perdo l’unico autobus per un paesino di cinquecento anime?! Guarda caso l’ufficio informazioni chiude alle 15 di sabato e anche volendo, il biglietto è ormai ridotto ad una poltiglia informe, bagnata dal sudore che scorre a fiumi. Sono spacciato. Mi toccherà rimanere su questa panchina finché il sole non mi riduca in cenere. Non c’è un’anima viva a cui chiedere informazioni.
Ore 15:20
Parto all’avventura. “Signor! Qual via ne resta? Qual? Raddoppiar lo zelo e la fatica”…Devo raggiungere Montemerano in tutti i modi possibili. Senza acqua, sfido il solleone e m’incammino pian piano lungo la strada cocente. Sono circondato da una campagna sterminata, le cicale friniscono a tutto spiano. Un serpentello nero e lucido si muove sinuoso davanti a me. Se mi prende un infarto muoio stecchito in questa strada brulla e il mio corpo sarà preda dei corvi nei secoli dei secoli.
Ore 15:30? 16?
Ho perso la cognizione del tempo. Mi sento svenire. Per quale ragione mi sono allontanato dalla civiltà? Le scarpe da ginnastica sembrano incollarsi al suolo e ogni passo mi risulta faticoso. Mi ritrovo su una strada battuta. Sento un motore rombare alle mie spalle, mi volto, c’è un camioncino che viene dritto nella mia direzione. Mostro il pollice, sperando nel buon samaritano di turno. Il veicolo rallenta. Un tizio dalle braccia nerborute e abbronzate mi parla in una lingua aliena. Non capisco una mazza di dialetto toscano! Riesco solamente a dire Montemerano. Il tizio mi fa cenno di salire dietro perché nell’abitacolo non c’è posto. Accetto il passaggio lo stesso. La mia manna dal cielo.
Ore 16:15
Non so dove mettere i piedi. Sono circondato da soffici e non tanto profumate pecorelle, che mi guardano male. Appoggio una mano sul fianco del camioncino, mentre un vento caldissimo mi scompiglia i capelli. Una pecora mi morde i lembi della camicia. Il mio istinto di sopravvivenza mi consiglia di rimanere impassibile. Non muovo un muscolo. La pecora continua a masticare la mia povera camicia. La scanso a fatica con un piede, sperando di non essere divorato dagli ovini assetati di vendetta.
Ore 16:30
Quando arriviamo?! Ho praticamente il muso di una pecora a venti centimetri dal mio naso. Faccio stupidi versi nel tentativo di distrarre l’animale ma la mia voce riesce solo ad attirare la sua attenzione. Mi divincolo a disagio, pressato tra le pecore. È un’esperienza raccapricciante. Un agnellino mi salta sui jeans, sussulto e mi lascio sfuggire un grido di terrore. L’animale è più spaventato di me e lo dimostra facendo un bisognino in diretta.
Ore 16:40
Il camioncino si arresta all’improvviso e le pecore vengono sballottolate di qua e di là. Sono finalmente a Montemerano. Riconosco il borgo medievale dalle foto che ho visto sulla mia guida. Il guidatore apre il portellone per farmi scendere. Prendo le mie poche carabattole sulle quali stava dormendo una pecora e mi libero di questa compagnia insolita. Ringrazio il tipo con il mio nuovo italiano, lui mi stringe la mano con vigore e mi parla con il suo dialetto che non capisco.
Faccio cenno di sì con il capo, mi stampo un finto sorriso in faccia e, educato, non me ne vado finché il camioncino non riparte. La solita pecora mi guarda di sottecchi. Le faccio una linguaccia infantile, preso da un raptus e mi avvio lungo le stradine del borgo. L’aria è già più fresca, grazie al cielo.
Ore 17
Mi sento intontito e spossato. Raggiungo finalmente l’albergo. Non tolgo ancora gli occhiali. Il tipo della reception, appena mi vede entrare, accartoccia il viso in un’espressione disgustata. Sì, lo so. Ho viaggiato per più di mezz’ora tra un gregge di pecore e porto i segni e l’odore della battaglia appena conclusa. Afferro le mie chiavi senza neanche dire grazie, lasciando una scia di pure eau de monton nella hall.
Tolgo finalmente gli occhiali. Per fortuna non mi sono abbrustolito il viso. Riempio la vasca di acqua fresca, di tutto il bagnoschiuma che ho e mi ci fiondo dentro con tutti i vestiti.
E qui cito: “una bella giornata così brutta non l'avevo mai vista.”
Ore 19
Sono appena uscito dalla vasca da bagno, dopo aver cambiato l'acqua per 3 volte: mi sento finalmente addosso solo l'odore del mio bagnoschiuma preferito. Il mio soggiorno in questo paesino è partito malissimo e il malumore mi assale tutto in una volta: voglio di nuovo tornare a casa, a Londra! Chi me l'ha fatto fare di venire in questo stramaledettissimo posto dimenticato da Dio? Guardo con disgusto il depliant che ho preso in stazione, che in rosse lettere annunciava la sagra medievale di Montemerano "cinghiale, vino e altri prodotti del territorio" e la strappo in mille pezzi che butto sul pavimento. Andate tutti al diavolo! In un impeto di rabbia tiro un calcio all'aria, ma tra me e il vuoto ci si mette.. la mia valigia.
Ed io che pensavo che "vedere le stelle" fosse un modo di dire.     Caccio un urlo straziante che spaventa me per primo e probabilmente gli alti 4 ospiti dell'albergo "AAAAAAAAAAAAAUUUHHH" e finisco a faccia in giù sul letto, tenendomi il piede dolorante con entrambe le mani e gemendo. Ho perfino le lacrime agli occhi!             Il dolore è diventato sordo e pulsante e non ho il coraggio né di appoggiare il piede né di toccarmi le dita: e se mi sono rotto qualcosa? Oddio, non voglio nemmeno pensarci!!
Sento bussare alla mia porta:

- Signore? Tutto a posto? Sta bene?- parlando in italiano, capisco cosa sta dicendo ma non so rispondere con un piede che mi fa così male...Oh, no. Sta entrando in camera. E io sono in asciugamano... Lo stesso asciugamano che vedo per terra dietro di me.
Decido di provare il tutto per tutto: devo almeno raggiungere l'asciugamano!

- Scusi! – urlo in italiano.
Mi getto molto ingloriosamente sul telo, lascio il piede per coprirmi i "crown jewels" e riesco nell'impresa non appena entra in camera una ragazza, che vedendomi avvampa, si copre subito gli occhi e comincia a parlare in inglese.
- Mi dispiace! Mi hanno mandata solo perchè io parlo inglese e tutti l'hanno sentita urlare! –
Intanto io soffro per la prima botta, per la seconda, appena data col gomito e per l'imbarazzo; confido nella provvidenziale apertura del terreno sotto di me. Ora.
- Senta, sono inciampato, ho… - balbetto.
- Non si preoccupi. Io aspetto fuori. Se ha bisogno di me mi chiami. –
E sparisce come un fulmine richiudendo la porta. Bah, almeno non ho dovuto dare spiegazioni.
Ore 20
Scendo per la cena, dolorante ma fortunatamente tutto intero. Niente di rotto. La ragazza mi ha portato una pomata per le contusioni ed è scappata via.
Improvvisamente tutto ciò che ho passato si scioglie come neve al sole: la mia gioia raggiunge picchi celesti quando leggo il menu che c'è sul mio tavolo.
Carrè di agnello con timo e lardo di Colonnata. Oh, sì, sono sadico, ne ho decisamente voglia dopo quello che è successo oggi! Arrivo al dolce e potrei piangere di gioia. Cheesecake.
Dopo cena, faccio per fare due passi in paese, ma vedo da lontano la ragazza che mi ha soccorso poco fa. Lei incontra il mio sguardo ma io scappo in direzione delle scale, verso la mia stanza. Davanti a lei non ci passo!
Vorrà dire che andrò a dormire presto.

22 giugno
È il solstizio d'estate! Non che ci sia molto da festeggiare, ma mi è sempre piaciuto il passaggio delle stagioni…E poi è la notte più corta dell'anno!
Ore 9
A colazione. Hanno.L'Earl.Grey. Oggi sarà una perfetta giornata!
Ore 14
Mi rilasso un po’ sul balcone della mia stanza d’albergo. Ho pranzato divinamente e adesso mi ci vuole un po’ di relax. Sono ancora un po’ dolorante per le botte di ieri. Mi viene da ridere di me stesso.
Stamattina ho visitato Montemerano con comodo, non c’è granché da vedere, eppure questa passeggiata mi ha rinvigorito. Tanto. Intorno a me c’è questo bellissimo paesaggio, immagino di avere un cavallo e di girare in lungo e in largo per la maremma, ma la verità è che, sotto questo sole cocente è impossibile godere a pieno del posto. Più scendo a sud e più fa caldo. Immagino che prima di raggiungere Napoli dovrò comprare una buona crema solare.
Ore 16
Prendo la corriera (all’ora esatta) e mi concedo un po’ di shopping in città.
Ore 21
Ho comprato una maglietta a righe e un fresco pantalone di lino bianco.
Ho fatto un bellissimo progetto per stasera. È la mia ultima sera in Toscana e voglio godermela a pieno. Nel borgo di Montemarano hanno organizzato una piccola sagra all’aperto di vini toscani e credo proprio che andrò a farmi un giretto. Tira un’aria tremendamente afosa, il calore sale anche da terra. Qualche cicala ha ancora voglia di frinire dentro qualche cespuglio. La piazza è addobbata a festa e rimango affascinato per la semplicità e la bellezza di questo posto. Mi sento inconsapevolmente di buon umore. Una piccola band strimpella un motivetto piuttosto gradevole e i fumi della cucina salgono fino al cielo stellato.
Decido di farmi del male e di sfidare il mio stomaco. Ordino una fiorentina. È davvero una decisione masochista, una battaglia contro me stesso e contro il mio fisico.
Alla bistecca, mio prode, se risuona lo squillo di guerra, s’ha da imitare quel che fa la tigre: contrarre i muscoli, chiamare subito tutto il sangue a raccolta. Avanti, avanti, avanti, nobilissimo Inglese!”
Questo discorso è ormai nel mio repertorio, cambio alcune parole per darmi coraggio e andare oltre ogni limite. Lo chef, se così posso chiamarlo, taglia un’enorme bistecca con precisione maniacale e la mette subito a cuocere. Ci vogliono due minuti perché me la portino al tavolo. È semplicemente enorme. E così invitante. La carne è tenerissima, non ho neanche bisogno del coltello per strapparne un pezzetto. Gli occhi e il cervello mi dicono che non è abbastanza cotta, tutto quel rosa in mezzo, ma la mia bocca e il mio stomaco urlano per essere saziati. Porto una fettina alle labbra, il mio naso percepisce questo forte e delizioso profumo, comincio a masticare lentamente e un sapore sconosciuto e squisito si libera nella mia bocca. È come cadere in estasi. Non sento più la musica, né la gente chiacchierare intorno a me. Ci siamo solo io e quest’enorme bistecca. Un tipo si avvicina a me, stappa una bottiglia di Chianti Doc e versa il vino color granato nel mio bicchiere. È un abbinamento perfetto.
 Ore 21:30
Sto per finire la mia fiorentina. Il mio medico sarebbe fiero di me.
Ore 21:40
Sto per finire la mia bottiglia di Chianti. Il mio fegato non è fiero di me.
Ore 22
Ho finito. Tutto. E non mi sento sullo stomaco la pesantezza di mezzo chilo di bistecca. Opto per provare una fetta di pecorino toscano, con un bel bicchiere di Brunello di Montalcino. Si sposano perfettamente. In bocca ho un tripudio di gusti celestiali.
Ore 22:30
Comincio un po’ a vederci doppio, ma la signora che si è avvicinata a me insiste perché io provi il Vin Santo con i ricciarelli. Il dessert ci sta.
Ore 23
Ho vinto alla lotteria della sagra! Devo alzarmi dal tavolo per andare subito a ritirare il mio premio. Sposto la sedia e comincio a muovere i primi passi. Woah! Perché mi gira così tanto la testa? Sto per inciampare nelle radici di una vecchia quercia e quasi mando in frantumi il mio premio: una rara e ricercata bottiglia di vino Beccafico.
Ore 23:05
Ho vinto! Una bottiglia di vino! Devo ringraziare, mi avvicino al microfono che il tizio alla mia sinistra mi pone, guardo la platea ma non riesco a mettere a fuoco i visi. Oculista! Sono diventato miope!

- Grazie a tutti. – biascico in ingle-taliano – Vorrei ringraziare sentitamente la mia famiglia per questo Oscar. Non mi sarei mai sognato di arrivare così lontano se i miei non mi avessero appoggiato fin dall’inizio. Ringrazio il mio amico Kenneth, che mi ha lanciato nel mondo dello spettacolo e un grazie di cuore al mio personaggio, Loki! –
Tutto convinto alzo le braccia con gioia indescrivibile, reggendo la bottiglia con pericolosa leggerezza. Tutti applaudono, divertiti, ma io penso sul serio che questa standing ovation sia per il mio premio Oscar.
Ore 23:30
Mi sono defilato dalla piazza e ora mi ritrovo su una panchina, un po’ in disparte, stravaccato con le gambe aperte come il mar Rosso. Voglio provare questo vino con tutto il mio cuore. Sì, ok, sono un po’ brillo. Ma è o non è la sagra del vino?!


 
---Jaska's corner---
Capitolo un po' più lunghetto, ma denso di avenimenti... E di alcool ^_^
Grazie a tutti quelli che  leggono questo delirio in salsa enogastronomica, 
un bacione a tutti,
Jaska

 

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Capitolo 7
*** 23 giugno ***


Avvertenza!
Questo capitolo potrebbe avere contenuti a rating "verde-giallo". Non credo sia abbastanza per cambiare rating alla storia (alla fine è solo in quest'occasione), però... io avviso comunque!
Dileguandomi, vi auguro buona lettura!
Jaska 
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23 giugno
Perché non riesco a rigirarmi per bene nel letto? Sono io che mi sono allungato o è lui che si è ristretto? Allungo un braccio e tocco qualcosa di…morbido e vivo! Apro gli occhi. C’è una sconosciuta nel mio letto!
Mi tiro su con la schiena, spaventato, mi arriva una tremenda fitta che mi spacca la testa. Alzo le lenzuola. Dove. Sono. I. Miei. Vestiti?

- Ah, buongiorno, sir Thomas. – mi parla in inglese.
- Lei cosa… - non riesco ad articolare un discorso.
La tipa si fa pericolosamente vicina e io mi copro con il lenzuolo, ostentando un senso del pudore che, mi sa, stanotte mi ha abbandonato.
Quattro domande mi frullano in testa mentre noto con orrore i miei boxer appesi al lampadario. Chi? Quando? Dove? E, soprattutto, cosa?

- Tranquillo, sir Thomas, ti sei sbronzato pesantemente, ma io mi sono presa cura di te. –
La donna si riveste con nonchalance e fa per andarsene, lasciandomi da solo, basito, nudo nel letto come un idiota.
- Cos’è questo sir Thomas? – chiedo.
- Hai bevuto. Parecchio. – fa – Hai sparato un mucchio di cavolate, hai detto di chiamarti sir Thomas e hai anche citato Amleto pur di portarmi a letto. –
Deglutisco e sposto lo sguardo. Non ricordo niente. Vuoto totale. A questo punto ho paura di sapere altro.
- "Signora," - cita, mostrando una perfetta conoscenza dell’Amleto - "posso giacervi in grembo? Pensiero stimolante, giacere tra le cosce di una fanciulla."
Oh, mio Dio. Affondo il viso nelle mani per la vergogna.
- Hai anche fatto riferimento alla mitologia norrena, sai? –Sposto solo l’indice dall’occhio sinistro per vederla in faccia. È come un film dell’orrore. Tremo. - Hai detto di avere Mjöllnir nelle mutande. E ammetto che avevi ragione. – accenna un sorriso perverso.
E dopo questa non mi arriva più sangue al cervello. Avvampo come una ragazzina, ripetendo "No, no, no, che disastro!" Come un mantra.
- Abbiamo passato una bella serata, tutto qui. Ciao, bischero! –
La tipa va via, sorridendo e io la lascio andare. Non faccio assolutamente nulla per scusarmi o spiegare il mio comportamento. Sono finito a letto con una sconosciuta. Ora ricordo qualcosa. Maledetto Beccafico! Credevo di essere alle premiazioni degli oscar. Mi sono coperto di ridicolo di fronte a tutto il paese. E SONO FINITO A LETTO CON UNA SCONOSCIUTA! L’Oscar come miglior figura di merda non me lo toglie nessuno.
Ore 11
Sono sul letto, seduto, con la testa che mi pulsa. Mi guardo intorno smarrito, cercando di fare mente locale. Numero uno: i miei vestiti! Scarpe e pantaloni davanti alla porta, la maglietta è sul bordo della finestra e i miei boxer…sul lampadario. Incredibile, non ci posso credere. Tuttavia il mio basso istinto maschile si carica tutto a questa dimostrazione di virilità...Mi voglio ridare un contegno e vado in bagno, dove mi vedo riflesso nello specchio: oh, mio Dio. Non mi potrebbe riconoscere nemmeno mia madre: i capelli vanno da tutte le parti, gli occhi iniettati di sangue, le occhiaie...e ho la schiena completamente piena di graffi! Cos'ho fatto ieri sera?!
Mi faccio una doccia veloce, prendo un cambio di vestiti, butto tutto il resto in valigia. Saltello sul letto, che cigola sinistramente, per afferrare i boxer. Fortunatamente non succede nulla e posso liberare la camera.
A colazione un cameriere mi informa che una ragazza mi ha lasciato da prendere un integratore di vitamine... Molto gentile da parte sua... Non ho molta fame, ma cerco di buttare giù qualcosa per riprendermi. Dopo aver bevuto un litro d'acqua sto un po' meglio. Non voglio mai più vedere un bicchiere di vino in vita mia.
Ore 12
Sto prendendo l'autobus per la stazione, prossima fermata: Emilia Romagna! Arriverò a Bologna e poi vedrò se andare anche in riviera in Romagna, dicono che ci si diverta…No, non voglio più divertirmi. Voglio essere un noioso nonno inglese, un sir Thomas…NO.
 
Ore 16  quarta  tappa
Eccomi finalmente a Bologna! Dopo quattro ore di treno e tre coincidenze che pensavo di perdere, sono giunto a destinazione e il mio mal di testa è molto migliorato.
Urrà per l'integratore!
Ore 17
Sono in un hotel molto carino nel centro storico, sdraiato sul letto a morire di caldo. Evidentemente se una stanza è costruita all'interno di un edificio storico è sacrilegio pensare all'aria condizionata. Leggo cosa la mia cara e fidata guida dice su Bologna "...chiamata la grassa per la ricchezza dei suoi piatti tipici, molto calorici e conditi". Allungo il collo per vedermi la pancia: posso permettermi ancora qualche eccezione.
Non ho decisamente voglia di vino, ma un buon piatto di pasta mi fa venire l'acquolina in bocca.
È presto e decido di sfidare l'afa e fare un giro per la città.
Qual meravigliosa invenzione i portici! Tengono all'ombra e fungono da tunnel per l'aria! Il lato negativo è che tutti ovviamente hanno avuto la mia stessa idea, col risultato di camminare ai due metri all'ora...
Mi fiondo in una stradina laterale, dove per poco non cado su una bancarella di frutta e verdura che stava appostata all'angolo, aspettando incauti turisti. Mantengo l'equilibrio e quasi pesto un cagnolino minuscolo, attirandomi le ire della padrona che mi insulta in un qualcosa che non distinguo come italiano, ma quasi come francese: sarà il dialetto...
Fuggo dalla signora e arrivo in una bella piazza soleggiata, con una chiesa. Faccio per dirigermi all'interno dell'edificio alla ricerca di riparo dal caldo quando un'insegna alla mia destra attira la mia attenzione: "Colazione da Bianca - Aria Condizionata - Sala da tè"
Non posso non entrare.
Ore 20
Oggi voglio solo mangiare. Il tè, bevanda degli dei, mi stimola sempre l'appetito e seguito dalla scalata della Torre degli Asinelli non poteva che aumentarne l'effetto. Tra parentesi la vista dall'alto della torre vale ogni singolo gradino della minuscola scala a chiocciola. Soffia una brezza leggera e lo sguardo vola ben oltre il centro cittadino. Magnifico. Una volta sceso ho i crampi per la fame, quindi seguo il consiglio della mia compagna cartacea: una bella osteria (NIENTE VINO) dove poter mangiare le specialità della regione. Il locale è molto bello, semplice e rustico e il menù non ha un'ampia scelta; chiedo consiglio al cameriere, in italiano e riesco perfino ad ordinare le specialità della casa!
Non devo aspettare molto che davanti a me appare un piatto di tagliatelle al ragù: altro che gli "spaghetti alla bolognese" che esistono a Londra! Porto una forchettata alla bocca e non riesco a trattenere un leggerissimo gemito di approvazione: prima la fiorentina, adesso queste tagliatelle...Non avevo nemmeno pranzato e le mie papille gustative sono in festa. Il malefico cameriere mi porta anche un calice di vino "Barbera riserva" dei Colli bolognesi. Il colore mi invita, ma memore della serata di ieri mi sento un po' riluttante... Tuttavia è solo uno ed è compreso nel menù. Lo bevo ed è la perfezione. Gli italiani hanno elevato l'arte della cucina ad un altro livello, irraggiungibile. Ogni abbinamento è perfetto e gli elementi del piatto si esaltano tra di loro, in un estatico gioco di squadra. Mi portano anche un secondo primo: della pasta ripiena che si chiama "tortellone", condita con burro e salvia...E anche qui il mio stomaco ringrazia. Di solito si pensa che la carne sia più leggera della pasta, ma non mi sento per niente sazio, mangerei altrettanti piatti! Come secondo mi portano della carne impanata, una cotoletta "alla bolognese" e posso veramente dire di essere soddisfatto della cena...Mi tolgo uno sfizio: come dolce il "salame di cioccolato", ovvero l'estasi, il Nirvana, l'ascensione, il Valhalla...
Stanco e soddisfatto per il lavoro di mandibole, pago e torno all'albergo. Mentre passeggio per il centro con una temperatura più sopportabile, penso per la prima volta da un paio di giorni al dottor Parker: chissà che al mio ritorno non lo debba davvero ringraziare.
Ore 23:30
Buonanotte.

24 giugno
"Andare o non andare, questo è il problema." La guida consiglia un salto in Romagna, per assaggiare specialità quali la piadina, i salumi e i formaggi, nonchè pesce e altri tipi di pasta ripiena. Volevo poi dirigermi verso Napoli. La capitale è meravigliosa, ma ci sono già stato in più di un'occasione, per cui questa volta non ci andrò…Canticchio una canzone romanesca "Roma, nun fa' 'a stupida staseraa..." col mio accento non di certo del posto; sto sfogliando distrattamente le pagine quando leggo "Perugia: città del cioccolato". Roma è sempre più lontana, mi dispiace.
Ore 10:40
Che carine, delle ragazze sedute accanto a me stanno studiando inglese... Da quel che capisco oggi hanno un esame di traduzione. Spero per loro che vada tutto bene; mi ricordo com'ero teso io prima dei miei esami…
Ore 12
Eccomi al mare! Il sole splende, il vento soffia, io finalmente respiro e decido di andare a passare un paio d'ore in spiaggia, io e la mia piadina! Oggi sono in tenuta marittima, pantaloni al ginocchio bianchi e camicia leggera azzurra. Cammino un po' coi piedi in acqua... Che magnifica sensazione! Non ricordo l'ultima volta che l'avevo fatto; vorrei fare anche un bagno, ma non ho tempo né il costume, e basta esibizionismi per questa vacanza...
Ore 13
Amo la piadina! Sono andato ad ordinarne una in una strana cabina a strisce bianche e rosse, che a prima vista sembrava un deposito per attrezzi da barche: e invece no. Ne ho presa una con prosciutto cotto, squacquerone e rucola e devo dire che è un abbinamento molto strano, ma decisamente delizioso! L'interno freddo sta meravigliosamente bene in contrasto con la sfoglia calda della piadina. Ma cosa non sta meravigliosamente bene abbinato, qui in Italia? Per ora ho sempre mangiato divinamente ovunque! Finisco il mio bicchiere d'acqua, ed ecco che devo tornare in stazione: destinazione CIOCCOLATA!
Ore 15:45  quinta tappa
Perugia sarebbe perfetta per girare un film ambientato in epoca medievale. Ho sempre sognato di mettermi dietro la macchina da presa e, se un giorno accadrà, sono abbastanza sicuro che verrò qui. Sosto per due minuti in Piazza IV Novembre, mi lascio incantare dai getti ipnotici della Fontana Maggiore, ma non sono qui per perdere tempo. Entro nella cioccolateria più importante della città. Il paradiso per un golosone come me. Mi prende un’acquolina incontrollabile quando una commessa mi offre un assaggio di cioccolata fondente. Mi guardo intorno. Sono rapito dalla merce esposta come un bambino in un negozio di giocattoli. Ci sono tantissimi tipi di cioccolata, cioccolatini, biscottini ricoperti, praline, dragées e, cosa incredibile, mi offrono anche un goccio di Montefalco Sagrantino passito che, a detta dei commessi, è un vino umbro che si abbina benissimo al cioccolato. Chiudo gli occhi, assaporando il gusto pieno del vino e la morbidezza del cioccolato. Dannati italiani! Hanno anche un vino per accompagnare il cioccolato. E come dar loro torto. Mi sento in paradiso. Tutti i miei propositi di diventare astemio vanno a farsi benedire in blocco. Esco dal negozio con un pacchetto di cioccolatini misti. Vorrei che durassero in eterno, ma sono sicurissimo che li finirò in treno.
Ore 18:45  sesta  tappa
Arrivo a Napoli dopo aver aspettato la coincidenza a Roma per circa un’ora. Sono distrutto. Accanto alla stazione c’è un’enorme libreria, non ho fretta di arrivare in albergo e do un’occhiata tra i titoli, spulciare i libri mi rilassa sempre. Compro un romanzo non troppo spesso e, all’uscita dalla stazione, sono sommerso dal caos più insopportabile e interessante del mondo. Macchine a destra, motorini a sinistra, i soliti idioti che passano con il rosso, automobilisti che inveiscono i contro ragazzini che attraversano la strada, ragazzini che inveiscono contro gli automobilisti che non si fermano per farli passare. Che confusione! Di fronte a me ci sono gli scavi aperti della metropolitana e tutt’intorno degli edifici alti, altissimi. Mi ricorda un po’ Londra ad essere sincero. Riesco ad entrare in un taxi e i rumori, una volta in auto, mi giungono ovattati per la gioia delle mie orecchie.
Ore 19
Tormento! Per tutto il viaggio il tassista ha ascoltato e canticchiato canzoni strane, in quel dialetto napoletano che non capirò nemmeno tra un milione di anni. Sono delle melodie…insopportabili.
Ore 19:01
Il tassista, gentilissimo, mi scarica le valigie e riparte nella strada con la sua autoradio a tutto volume. Il mio albergo si affaccia sul mare. Mi giro e questo fantastico panorama mi rapisce e mi violenta. Il Vesuvio, minaccioso e sonnolento, il mare calmo come una tavola, insanguinato da uno dei più bei tramonti che abbia mai visto. Le luci del porto che colorano l’acqua, qualche barchetta all’orizzonte e calma. Tanta calma. Il traffico e i rumori del centro cittadino sembrano lontani anni luce. Sono in un perfetto locus amoenus.
Ore 19:30
La mia camera è carina, arredata dell’essenziale, ma provvista di ogni comfort. Mi affido ciecamente al condizionatore in questo caldo infernale. Faccio una doccia piacevole e scendo nel ristorante dell’albergo. Quanti profumi. Tutti nuovi.
Ore 19:45
Prendo una margherita dal menù. Vicino a me ci sono i pizzaioli che lavorano la pasta con abilità. È un bello spettacolo che mi tiene impegnato mentre aspetto la margherita e sorseggio un bicchiere di acqua fresca. Non avrei mai immaginato che fare la pizza fosse un’arte. Io farei cadere quella sfoglia sottile in due secondi, mentre i pizzaioli si esibiscono in volteggi, lanci e riprese.
Ore 19:50
Cinque minuti per la pizza. Il cameriere mi consiglia di versare un filino d’olio di oliva sulla mozzarella e sul pomodoro fumante, poi mi serve un Lacryma Christi bianco. Nome curioso. Sapore eccezionale. Mangio la pizza con le mani e non riesco a descrivere a parole quanto un cibo così semplice sappia risvegliare in me emozioni così complesse. La pizza di Londra ovviamente non regge il paragone. Le foglie di basilico rinfrescano il gusto caldo della salsa di pomodoro, la mozzarella fila, molto probabilmente sulla mia camicia, ma poco importa. L’olio d’oliva, leggermente aspro, mi solletica il palato. Mi stupisco ancora una volta per il genio culinario degli italiani. Un musico suona la fisarmonica dall’altro lato della sala. Bevo il mio ultimo sorso di vino e la mia mente si proietta verso un nuovo paradiso.
Ore 20:30
Nonostante la doccia e la pizza a dir poco eccezionale sono spossato fisicamente a causa del lungo viaggio. Mi metto a leggere. Passano le ore.
Ore 24
Spuntino di mezzanotte. L’ultimo cioccolatino perugino.



 
---Jaska's corner---
Eccomi di nuovo! Come potete vedere non è nulla di estremamente esplicito... O forse sì?
Siamo quasi alla fine dell'avventura di Tom in suolo italico, un paio di capitoli e THE END (
◕︵◕)
Come sempre, grazie a chi legge, segue e preferisce la storia 
Tanto rakkaus,
Jaska 

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Capitolo 8
*** 25 giugno ***


25 giugno
Sto per lasciare Napoli con le sue mille contraddizioni, ma prima devo pranzare, non faccio un viaggio di due ore a stomaco vuoto! Trovo un ristorantino piuttosto defilato. Si trova sotto a degli appartamenti tipici, con le classiche lenzuola bianche che penzolano pigramente dai balconi adornati con gerani rossi e bianchi. È un’immagine suggestiva. Sono in una parte di Napoli sconosciuta, genuina.
Ordino il mio primo piatto di spaghetti da quando sono in Italia. Ho aspettato di arrivare a Napoli per farlo, fidandomi della guida presa a Milano.
La cameriera mi serve i miei spaghetti con pomodorini pachino e basilico fresco. C’è una piacevole brezza che giunge dal mare e provoca dolci onde sulle lenzuola appese, decido di pranzare fuori. Mi accomodo e la cameriera mi versa dell’Aglianico Rosso e ritorna nel locale, regalandomi un sorriso molto caldo. Devo dire che i napoletani sono gente abbastanza generosa e disponibile, forse un po’ invadente, buffa e incomprensibile, ma in questi due giorni mi sono sentito bene, circondato da quello che mi è apparso come autentico affetto. È impossibile che io mi senta giù di morale in questo posto.
Gli spaghetti hanno un sapore indescrivibile, il pomodoro ha una curiosa connotazione agrodolce, la mia bocca e il mio stomaco rimangono nuovamente sorpresi per i nuovi gusti che provano. Ammetto che arrotolare gli spaghetti mi risulta difficile, ci vorrebbe un cucchiaio, ma la mia inesperienza non mi blocca, devo fare questa cosa fino in fondo con un bel lavoro di dita. Guardo il mio riflesso nel rosso rubino dell’Aglianico, alzo il calice e faccio un brindisi silenzioso a Napoli e all’Italia intera. Solo adesso comincio ad accorgermi dei grandi benefici che sto ottenendo. Pago il conto e sulla strada per l’albergo compro una vaschetta di fragole. Sono pronto a salutare Napoli e a raggiungere Siracusa. La tappa finale del mio viaggio.
Ore 17  settima tappa
Arrivo a Reggio Calabria, non ho il tempo per vedere nulla perchè il traghetto mi aspetta, corro ad imbarcarmi e via verso l'isola. Il panorama mi toglie il fiato. Appena lasciato il porto il mare cristallino si tinge di mille sfumature nella luce pomeridiana; dato che una simile vista non la posso di certo trovare in Inghilterra, passo tutta la traversata sul ponte, l'aria calda che mi muove i capelli, mentre mangio – pur essendo un'ora strana – una curiosa "polpetta fritta di riso", dalla forma vagamente piramidale che si chiama arancino. Mi ha conquistato al primo morso e in men che non si dica me ne sono mangiati due interi. Il cibo come al solito si sposa perfettamente con l'Italia e quasi mi dispiace che la traversata duri così poco. Non posso tuttavia lamentarmi, dato che non ho ancora finito con gli spostamenti: arriva il traghetto a Messina e poi ecco l'ultimo treno della mia esperienza, fino a Siracusa. Avevo pensato di prendere un aereo, per far prima, ma preferisco godermi il panorama anche se solo da un treno o da un traghetto.
Ore 20:30
Eccomi a destinazione. Siracusa, una delle più prospere città del mondo antico; meta di Grand Tour per i ragazzi romantici – mi sento un po' uno di loro, ma in versione gastronomica – e meta del mio albergo. Come sono poetico. In realtà sono esausto dal viaggio, e ho intenzione di godermi appieno le mie ultime 24 ore non sprecando alcun momento.
Ore 20:35
Doccia lampo di 3 minuti per togliermi il caldo di dosso (ma dai?) e subito alla ricerca della mia prossima preda: il pesce. Seguo la mia dolce, meravigliosa guida e raggiungo il ristorante che ho scelto: è pienissimo e rumoroso; temo che non ci sia posto... Il cameriere è comunque disponibilissimo, mi dice di aspettare 10 minuti e riesce a liberarmi un posticino minuscolo, ma tanto sono da solo e voglio solo mangiare.
Chiedo il menù: antipasto, primo, secondo e dolce.
Tutto di pesce! –  mi assicura il ragazzo.
Preoccupato gli chiedo:
- Anche il dolce? –
3, 2, 1 e realizzo quello che ho appena detto. Complimenti per la domanda furba. Fortunatamente l'altro ride e fa cenno di no con la testa. Bene, ora aspettiamo.
Ore 21:15
Credo di avere un orgasmo da cibo, se è possibile. E sta continuando da quando ho messo in bocca il primo assaggio.
In 10 minuti è apparsa davanti a me una fiamminga di crudità di mare: ostriche, scampi, gamberi sotto sale e alici marinate. Il pane è fatto da loro. In 5 minuti è scomparso tutto.
Arriva il primo, un piatto di linguine allo scoglio che mi guarda minaccioso per la sua imponenza. Non mi faccio più spaventare dalle portate e bevo dal mio calice un sorso di vino Alcamo DOC, secco, fresco e sapido allo stesso tempo. Come al solito il mio senso del gusto gioisce mentre attacco famelico la pasta dinnanzi a me. Correzione, non solo il gusto: è un'esperienza sinestetica, completa. Finisco le linguine, finisco il vino e ne chiedo un altro calice. Mi abbandono soddisfatto allo schienale della sedia e sospiro...
Ore 22
Da quanto tempo sono seduto qui? Non lo so e non m’interessa. L'atmosfera è conviviale, il cibo ottimo e anche se sono da solo la cosa non mi pesa affatto. Sto aspettando il secondo, che arriva: cosa dire che non abbia già detto prima? Sarago alla griglia, semplice ma di una freschezza che anche i profani del pesce come me riescono a percepire. Spazzolo tutto, lascio solo le lische come ricordo del piatto. Mi stupisco di come il mio appetito sia cresciuto: sono sazio, ma non posso di certo dire di no al dolce...la mia unica debolezza!!! Dietro consiglio del cameriere mi faccio portare la specialità della casa: pannacotta al cioccolato e mandorle e a questo punto è puro piacere che si scioglie sulla lingua.
Ore 00:30
Hotel. Mi lancio sul letto, assonnato per il cibo, il vino e il viaggio. Caldo, tutto vestito. Mi rialzo, spalanco la finestra per fare entrare la frescura notturna, tiro le tende e mi spoglio, rimanendo solo in boxer. Molto meglio. Domani ultimo giorno, voglio fare un bagno per chiudere in bellezza quest'esperienza.
 
26 giugno  ottava tappa
Mi sveglio di buon mattino, ristorato e rinfrancato. Mi sento serenamente bene. Lo specchio del bagno riflette un uomo in perfetta forma. Mi brillano gli occhi, ho ripreso colore alle guance e finalmente il nervosismo e l’acidità sono scomparsi. Questa barbetta incolta mi dona moltissimo. Non è che in queste due settimane abbia dato molta attenzione al mio aspetto esteriore, ma il dottor Parker aveva ragione quando mi diceva che l’Italia mi avrebbe cambiato dentro e fuori. Ho decisamente messo su qualche chilo, ma è una cosa positiva.
Ore 9
Oggi mi darò alla frutta. La Sicilia, con i suoi profumi di arance, mandarini e limoni ha molto da offrirmi. Posso anche provare il bergamotto originale adesso e non gustarlo solamente nel tè.
Che mare fantastico! Mi fiondo in un bar e tolgo gli occhiali da sole, ci vuole un po’ prima che i miei occhi si abituino al cambio di luce. Ordino la famosa granita siciliana. Non sono a Catania, ma spero comunque di saziare la mia curiosità. Fino ad oggi sapevo poco e niente della granita. La tipa dietro il bancone, fattezze tipicamente mediterranee e lunghi capelli ricci, mi accontenta subito e mi versa la granita in un capiente bicchiere di plastica con cannuccia verde. Il mio colore preferito. In un primo momento non mi rendo conto di quanto sia fredda, ma il sapore autentico di arancia e mandarino calma un po’ i brividi polari che mi vengono lungo la schiena. Beh, alla fine è una bella sensazione. Se vivessi qui mangerei tutti i giorni una granita, che rinfresca tutto il corpo, un po’ di sollievo dal caldo quasi africano. Bevo il succo sciolto alla fine del bicchiere facendo più rumore del dovuto con la cannuccia. Mi sento scendere la fresca granita fin nello stomaco e mi lascio scivolare nella sedia, appagato in ogni senso e in tutti i sensi.

- Calamosche. – mi fa la ragazza dietro il bancone, notando che guardo con estremo interesse le foto e i quadri appesi al muro.
- Cos’è? – chiedo in italiano.
- La spiaggia più bella d’Italia. –
Voglio andarci. Chiedo subito informazioni e la tipa è contenta di darmi una mano. Mi regala una cartina e traccia in giallo fluo il percorso che devo fare. Ottimo! Saluto, riconoscente ed esco. Destinazione mare.
Ore 9:45
I miei occhi non hanno mai visto niente di così straordinario. Dopo quasi un’ora di cammino, prima in auto poi a piedi, sono arrivato a Calamosche. È come se il cielo con tutte le stelle si fosse sciolto nella sabbia dorata. Il mare è una tavola di cristallo che luccica sotto il sole cocente di metà mattina. È semplicemente fantastico. In giro non c’è quasi nessuno, è un posto abbastanza appartato. L’uomo che mi ha fornito il passaggio mi lascia l’ombrellone sulla spiaggia dopo averlo portato in spalla per venti minuti. Mi sento un filino in colpa per il poveretto, anche perché io non so piantare e aprire un ombrellone, quindi gli toccherà faticare un altro po’. Quando lui se ne va mi stendo sul telo da spiaggia che ho portato, all’ombra. Sono dopotutto un inglese e non vado d’accordo con la tintarella, a meno che non voglia rosolare per benino fino a raggiungere la cottura media.
Ore 10
Basta. Questo libro ormai mi annoia. Sento il dolce suono del mare, delle piccolissime onde che s’infrangono sul bagnasciuga, lo so, è un richiamo, non resisto. Decido di sfidare la calura e mi avvio con passo esperto sugli scogli che formano il promontorio della spiaggia Calamosche. Arrivo fino alla fine, fino all’estrema punta del promontorio e il mio sguardo si perde all’orizzonte. Sono arrivato anche alla fine di questo viaggio. È stata una fantastica esperienza. Ripenso a tutti i disastri combinati, alla sbornia presa in Toscana e a quella sconosciuta nel mio letto. Mi scappa da ridere adesso. E vorrei davvero sbottare in una grande risata rivolta al mare turchese. E pensare che io non volevo neanche farlo questo viaggio. Mi sento decisamente vivo. Vivo di una vita che non avrei mai potuto trovare in Inghilterra. Adesso il sole mi sta dando fastidio. Devo tornare al più presto sotto l’ombrellone. Guardo giù. Tra me e l’acqua ci saranno sei metri. Ma sì. Io sono un nuovo me, completamente rinnovato in animo e corpo, segnato da ciò che ho fatto e visto in questo viaggio italiano. Lascio le infradito sugli scogli, mi carico di adrenalina, prendo la rincorsa e mi butto dal promontorio direttamente nell’acqua quasi bollente. Non sento e non vedo più niente. Sensazione di libertà assoluta. “Sono venuto, come chi lascia uno stagno per tuffarsi nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete.”
L'acqua è calda ma lo sbalzo di temperatura tra l'aria e il mare si sente e apro gli occhi incurante del sale. Non vedo chiaramente, ma l'acqua è talmente cristallina che mi pare di essere in una piscina. Rimango in apnea il più a lungo possibile, i miei capelli che ondeggiano nella corrente: è tutto ovattato, sento solo pace intorno a me. Credo che affascini stare sott'acqua perché in qualche modo ti riporta a quando non eri ancora nato, completamente immerso in fluidi. Sento che non riesco più a trattenere il fiato, quindi con due forti colpi di gamba raggiungo la superficie. È come essere rinati. Stupefacente. Respiro a pieni polmoni e mi sento euforico, l'adrenalina che ho ancora in circolo nelle vene mi rende eccitato e spericolato. Sono solo, tutta la spiaggia mi appartiene! Devo rituffarmi dalla scogliera, ne sento il bisogno! Guadagno la riva abbastanza velocemente e raggiungo il punto da cui mi sono appena gettato. Ho un po' di fiatone ma voglio farlo di nuovo in questo profondo mare blu. Stavolta mi azzardo a prendere un po' di rincorsa, giusto due passi e faccio un urlo liberatorio quando i miei piedi si staccano dalla roccia. Per un meraviglioso istante mi sembra di rimanere sospeso in aria, prima di ricadere nel mondo ceruleo sotto di me.
AHIA! Merda, ho sbattuto il piede contro uno scoglio! La botta improvvisa mi fa aprire la bocca che si riempie di acqua salata. Riemergo velocemente tossendo: il cuore mi martella nel petto. Mi sono preso un brutto spavento. Appena tocco coi piedi il fondale subito abbandono l'acqua e mi dirigo verso l'ombrellone, avvolgendomi nel telo e facendo respiri profondi. Non posso fare a meno di riderci su: sembra che sia destino che quest'esperienza sia stata un continuo altalenarsi di momenti grandiosi e picchi di sfortuna epici. All'ombra mi controllo il piede (era quello – ormai non più – sano) e vedo solo dei graffi rossi sul collo; niente di grave, bruciano solo un pochino. Con tutti questi graffi sembra che io sia andato nella giungla amazzonica più che in Italia per un tour gastronomico...Sono fortunato a non essermi fatto niente perché continua a non esserci un'anima viva qui nei dintorni. Comincio a canticchiare sovrappensiero e all'improvviso realizzo che domani sarà tutto finito, tornerò a Londra nella solita routine. Provo un forte dispiacere. Ripenso a tutto quello che ho fatto in questi giorni, a come mi sia sentito vivo, entusiasta e allegro. Prendo in mano le tre cose che mi hanno accompagnato per tutto il viaggio: la mia guida, tutta piena di orecchie, segnalibri, sottolineature e con un'aria decisamente vissuta; il mio frasario di italiano, non in condizioni migliori, che mi ha salvato in diverse situazioni e questo diario. Sono quasi alle ultime pagine e mentre mi abbronzo i piedi (non ci sto tutto rannicchiato sotto l'ombrellone e voglio stare comodo) comincio a rileggermi.
Rileggo l'odio verso il dottor Parker, il mio evidente cattivo umore, il brutto stato di salute a Londra e non posso fare a meno di sorridere quando arrivo ad alcuni momenti, fino a scoppiare a ridere alla mia assurda "notte brava" in Toscana; fortunatamente il viaggio è poi andato liscio e mi sono potuto concentrare solo sul cibo... Ad ogni piatto che leggo mi sento il sapore in bocca e l'odore nelle narici, come se ce li avessi davanti. E poi arrivo alla fine, il cerchio si chiude.
Ora è particolarmente caldo, faccio un ultimo tuffo per rinfrescarmi (non dalla scogliera, non si sfida il volere divino) e comincio a raccogliere le mie cose. Mi chiedo cosa mi riserverà l'ultima sera italiana.

 
---Jaska's corner---
E siamo all'ultima tappa del Grand Tour Hiddlestoniano... Che dire, forse mi sono immedesimata un po' troppo nel nostro protagonista perché provo anch'io una forte nostalgia per quest'ultimo capitolo in terra italica!
Come sempre, mille grazie a chi segue/preferisce/commenta e soprattutto a chi si ritaglia qualche minuto per leggere! 
Ci vediamo al prossimo capitolo di chiusura!
Con tanto rakkaus,
Jaska

 

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Capitolo 9
*** 27 giugno ***


27 Giugno  Londra
Piove, ininterrottamente, da quando sono arrivato. Alla fine non mi dispiace, sono nato e vissuto a Londra, quindi la pioggia è quasi come una mia amica. Però sento che il sole dell'Italia mi mancherà. Ho incontrato dei miei conoscenti in giro e mi hanno chiesto se per caso mi fossi fatto delle lampade abbronzanti...
Sono nel mio appartamento, al buio, mi sono abbandonato, senza farci troppo caso, sulla stessa poltrona dove mi ero seduto due giorni prima di partire. Tiro un profondo e mesto sospiro. Adesso sono una persona diversa. Sono cambiato in positivo. Sono bastate due settimane. Sono tornato arricchito nel corpo e nell’anima, ma, allo stesso tempo, mi è rimasto un enorme vuoto dentro e non riesco più a riconoscermi nelle pareti di casa, nei libri abbandonati con poca grazia in giro, nell’atmosfera grigia e seriosa della mia vita inglese. Vorrei essere ancora a Siracusa in questo momento, camminare un po’ e raggiungere Napoli, bagnarmi i piedi nel mare romagnolo e, perché no? Cuocere sotto il sole impietoso della Toscana mentre le cicale mi dedicano il loro concerto quotidiano. La cura ha fatto decisamente effetto. Evviva i modi insoliti del dottor Parker. Sono sicuro che quando andrò a fare una visita di controllo lui mi guarderà con aria soddisfatta, come a dire: “te l’avevo detto che avrebbe funzionato, stupido scettico!” E io mi farò piccolo nella misera sediolina mentre racconterò la mia esperienza, tralasciando deliberatamente i dettagli più sconvenienti.
Ora mi devo riadattare alla mia solita vita, impresa ardua, difficile. Non nascondo un po’ di commozione mentre entro in camera da letto e disfo le valigie. Si torna alla realtà, Tom. Quella realtà dalla quale non volevi fuggire e che adesso ti reclama con una forza brusca.
Ho assaggiato la pace con il corpo e con lo spirito, sono uscito dalla corrente della mia vita caotica, esausta e tormentata. Ho combattuto e vinto contro me stesso.
In fondo alla valigia ritrovo il frasario, la guida, il tappo in sughero del Beccafico (l’unica cosa che mi resta della Toscana) e il diario che ho riletto solo ieri. Tecnicamente avrei un appuntamento importante. Fa niente. Rigiro la penna dell’acquario di Genova tra le dita; non sono un nostalgico, ma voglio concedermi un ultimo piacere, rileggere e divagare verso i posti che ho visto in questo viaggio già concluso. È scontato dire che mi rimarranno nel cuore. Non ho fatto il gran turista e di certo non ho potuto provare tutte le specialità italiane, ma quest’avventura è stata unica. Una cura che mi ha risollevato dal vortice del malumore e da Dio sa cos’altro. Spengo il telefono che squilla come un pazzo appena si viene a sapere che ho rimesso piede sul suolo inglese. Mi tengo a debita distanza dalla tv e riprendo il mano il diario. 
“Battuti dalle tempeste, stanchi come siamo, e pallidi ancora di terrore, lasciam che la pace ci sorrida ancora un istante.”





 
---Jaska's corner---
Eccoci alla fine del viaggio di Tom. Mi rendo conto che è una fine breve ed improvvisa, ma tornare alla vita quotidiana dopo aver passato dei momenti meravigliosi è sempre straniante e difficile, a chi non è capitato? Per questo motivo spero che mi perdoniate un capitolo che probabilmente può lasciare l'amaro in bocca...
Per l'ultima volta un enorme GRAZIE per chi ha letto questa storiella nata e scritta a quattro mani e per chi ha avuto la pazienza di seguirla fino alla fine. Grazie a chi ha commentato e grazie a chi l'ha preferita, speriamo di avervi divertito...
Mi dispiace scrivere per l'ultima volta in questo spazio autrice, sarà forse perché è la prima ff che pubblico e quindi è tutto molto triste e sentimentale...
ಥ_ಥ Meglio tagliar corto prima di superare la lunghezza del capitolo!
Mille volte ancora grazie e bla bla bla...
Alla prossima storia (speriamo!)
Con tanto rakkaus,
Jaska

 

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