I'll get my -Revenge-

di xproudofmyhero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Mi ritrovo nella casa in cui sono cresciuto da bambino, riguardando l'altalena costruita da mio padre, il camino che ci riscaldava durante le fredde serati invernali, la spiaggia dove io e Sebastian correvamo da bambini con il suo cane Ron.
Ma io non sono più la stessa persona di prima.
Nessuno saprebbe riconoscermi come il dolce Thad Harwood che passava le sue giornate con il suo papà.
Già perché mio papà non può più passare le giornate con me.
E tutto questo lo devo ad una famiglia, i Grayson.
Mio padre, povero ingenuo uomo, si era innamorato della donna di quella famiglia.
Victoria Grayson, ma lei, per quanto professasse il suo amore per lui, non ci aveva messo molto a voltargli le spalle e accusarlo di qualcosa che lui non aveva commesso.
Accusare un uomo innocente di aver provocato una strage con quasi 300 morti facendo saltare un aereo.
Non era una cosa da lui.
Non era una cosa da Tyler Harwood.
E sono tornato qui solo per una cosa: cercare vendetta.
Non importa i mezzi che occorranno, sono pronto a tutto, a tutto pur di farla pagare amaramente a tutti coloro che mi hanno separato da mio padre, che l'hanno portato ad una morte violenta, a duri anni di sofferenza in un carcere, in isolamento, lontano dal suo unico figlio e dal desiderio di vederlo crescere.
Nessuno di loro mi conoscerà come Thad Harwood, per loro sarò Blaine Anderson.


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Ciao a tutti! Questa è la mia prima ff sui Thadastian che si svolge negli Hamptons, ovvero il panorama di Revenge, a cui come avrete notato ci sono dei riferimenti.
Mi è venuta così di getto a notte fonda quest'idea e ho deciso di buttarla giù, spero vi piaccia e spero che leggiate e recensiate la storia.
Questo è solo il prologo, ecco il perché della breve lunghezza.
Alla prossima
Sabry

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


CAPITOLO UNO


Si dice che dopo la tempesta arrivi il sole e l'arcobaleno.
Ma come può succedere qualcosa di così bello se chi ha causato morte, dolore, sofferenza è ancora vivo?

Ormai sono qui, nella mia vecchia casa.
Nessuno sa chi sono, nessuno deve saperlo.
C'è una cosa in particolare che ricordo degli anni passati qui.
Solo tre anni, non è molto è vero, ma ci possono essere ricordi impressi nella mente di posti visitati in breve tempo molto più importanti di quelli che ti crei in luoghi in cui vivi ogni giorno.
Quando mio papà si è trasferito qui, dopo che la mamma ci ha abbandonati, avevo solo cinque anni.
Era devastato.
A me mancava la mia mamma, credevo ci tenesse a me, ma è ovvio che non fosse così.
Abbandonare il suo unico figlio per una delle storie occasionali.
Ecco l'amore di un genitore.
Ma mentre io avevo tutta una vita davanti, papà no.
Svegliarsi ogni mattina con il compito di crescere un bambino piccolo.
Ma lui lo faceva, giorno dopo giorno, rialzandosi pian piano.
Poi, durante una serata poco prima di Capodanno, ecco presentarsi una donna alla porta.
Non mi piaceva, aveva quel non so che di donna troppo altolocata che si crede migliore di tutti.
Quella puzza sotto al naso che noti in alcune persone troppo altezzose.
Ma mio padre non era dello stesso parere.
Ne era rimasto colpito.
Non vedevo il suo volto stupito, piacevolmente, da quando mia mamma gli aveva comprato il modellino di una ferrari.
Si, mio padre era un appassionato di modellini di macchine d'epoca.
Ora sembra tutto così lontano.
Non ci siamo più io e lui a correre sulla sabbia, a preparare le grigliate il venerdì sera.
E' tutto così cambiato, centri commerciali, negozi come Starbucks che ritrovi ogni volta che svolti l'angolo.
Il paradiso della tranquillità a pochi passi da New York si è trasformato completamente in una specie di sobborgo newyorkese, dimenticando tutte le proprie radici.
L'unica cosa rimasta intatta.
Lo “Smythe's”.
Ormai da generazioni quel bar passa da padre a figlio.
Il signor Smythe era sempre gentile nei miei confronti.
E poi c'era lui.
Sebastian.
Lui era l'unica persona con cui potevo essere me stesso.

Lui mi accettava per quello che ero.
Avevo solo 5 anni, non sapevo cosa volesse dire sessualità, non sapevo nulla sulle relazioni, ma se il sorriso che mi spuntava sul volto, così almeno mi raccontava mio papà, ogni volta che arrivava lui vuol amare, allora sono innamorato di lui da sempre.
Ma se c'è una cosa che non può sapere, non fin quando avrò ottenuto la mia rivincita, è la mia vera identità.

Sarà così difficile tenerlo lontano dalla mia vita.

Lui che è l'unica persona che ancora mi fa ricordare di essere Thad Harwood.

Non posso permettermi di mandare tutto all'aria.

Lo scopo per cui mi sono allenato negli ultimi dieci anni è uno solo: vendicare mio padre.
So qual è la prima cosa da fare: entrare a contatto con la famiglia Grayson.

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Ciao a tutti! Ecco finalmente il primo capitolo, dovevo aggiornare per martedì-mercoledì, ma non ho fatto in tempo, quindi eccomi oggi.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, eh boh aspetto le vostre recensioni (:
A presto xx

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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


CAPITOLO DUE

Prima parte del piano: entrare a contatto con i Grayson.
Questa sera ci sarà un party a casa loro.
Raccolgono fondi per chissà quale truffa.
Non sarà difficile entrare.
Prima di venir ucciso, mentre era in prigione, mio padre aveva pensato a tutto.
Aveva comprato delle azioni, aveva messo soldi da parte, tanti.
E ad aiutarlo c’era Jeff.
Lui è il mio migliore amico.
Non so se sarei riuscito a superare tutto quanto senza di lui.
La prima volta che l’ho incontrato l’avevo preso a pugni.
Aveva passato più tempo di me con mio padre.
Senza contare che a quel tempo credevo che mio padre mi avesse abbandonato, credevo fosse un assassino.
Ma ora non potrebbe esserci Thad senza Jeff, è la mia ancora.
Non lo amo, perché il mio cuore appartiene ad un’altra persona, ma so che non sarei qui senza di lui.
Con il nome di Blaine Anderson sono un ricco imprenditore, collaboro con varie fondazioni, sarà un gioco da ragazzi partecipare.
Però ho una cosa da fare prima.
Voglio scendere giù in paese a fare una passeggiata.
Ma cosa dico.
Vado per vederlo.
Ho tanta ansia.
Finalmente dopo sedici anni lo rivedrò.
Il mio stomaco è in subbuglio.
Rivedere quegli occhi verdi, il suo ciuffo sbarazzino.
Chissà se avrà ancora quel ciuffo.
Prendo gli occhiali da sole e il telefono, che è sempre con me.
Non voglio andare in auto, penso proprio che farò una camminata.

 
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Eccomi, fuori dallo “Smythe’s”.
Non credo di essere mai stato così agitato.
Apro la porta e vengo colpito da un odore che riconosco, nonostante gli anni passati.
La specialità degli Smythe è quella di fare muffin.
Per me loro fanno i muffin migliori del mondo.
“Benvenuto allo Smythe’s”.
Senza neanche girarmi sapevo di chi era quella voce.
Così calda, che ispira fiducia.
Il mio Bas.
Mi giro, con più calma possibile, so già che quando incontrerò quegli occhi il mio cuore scoppierà al pensiero di non poterlo abbracciare.
“Buongiorno” dico sorridendo.
È bello, bello come me lo immaginavo.
Era diventato davvero, davvero alto.
Il suo splendido sorriso, i suoi occhi di un verde speranza.
Chissà se la mia vicinanza gli avrebbe fatto qualche effetto.
“Mi scusi, ho dimenticato le buone maniere. Io sono Sebastian e gestisco questo bar. È la prima volta che la vedo qui. È di passaggio?”
“No, a dire il vero mi sono trasferito nella casa sulla spiaggia, ha presente…quella vicino alle rocce”.
Se prima sul suo viso c’era un sorriso, ora la sua espressione era cambiata.
“Si-si, ho presente. La vecchia casa degli Harwood. Ma mi scusi, non ho capito il suo nome”.
Quanto vorrei dirgli chi sono.
“Sono Blaine, Blaine Anderson. Ma puoi darmi del tu, Sebastian”.
“È un piacere conoscerti, Blaine” dice, porgendomi la mano.
La stringo.
La mia è calda, sudata, come tutto il mio corpo.
La sua è fredda, forse dovuta al fatto che aveva in mano un bicchiere di the ghiacciato.
È così che rimaniamo per alcuni minuti, la mia mano stretta nella sua, faccia a faccia, mentre mi perdo nei suoi splendidi occhi, come non facevo da tanto. 

 

Ciao a tutti!
Eccomi finalmente con il secondo capitolo di questa fan fiction, lo so, non aggiorno da un po', ma prima ero senza pc e poi ero ispirata per delle One Shot, e quindi non ho aggiornato, scusate.
Beh che dire, finalmente si sono incontrati...mi auto distruggo i feelings scrivendo cose del genere... ma vabbeh.
Okay, non mi dilungo molto.. domani inizio a scrivere il prossimo capitolo e spero di aggiornare al più presto.
Grazie a chi ha letto, recensito, aggiunto tra le preferite, seguito, ecc. la storia, sono contenta.
A presto xx

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre ***


Al mio piccolo Chris,
ti voglio bene, questo capitolo è per te.

HeMo
 


CAPITOLO TRE


Ero ancora visibilmente scosso da ciò che era appena successo.
Mi mancava così tanto il mio Bas, non poterlo stringere, guardarlo negli occhi, dirgli che lo amavo, che l’avevo sempre amato era una sofferenza.

Stavo tornando a casa, con il sorriso sulle labbra, perché nonostante tutto averlo potuto avere così vicino a me, anche se non sapeva chi io fossi, rendeva il mio cuore vivo, come non lo era da tempo.

Supero il ponte e mi dirigo sulla spiaggia, avrei camminato sulla spiaggia.
Quella spiaggia piena di ricordi.

Di dolci carezze, di parole dette e capite anche se eravamo così piccoli.

Sentire la sabbia sotto i miei piedi, le gocce d’acqua che schizzavano al contatto delle piccole onde con la terraferma mi facevano apprezzare l’odore di mare.


Immerso nei miei pensieri ripenso a quei momenti, continuo a camminare, o meglio a correre, perché ero felice.

Non mi rendevo conto di ciò che stavo facendo, come non mi ero reso conto di essere andato a sbattere contro un ragazzo.

Occhi verdi, nasino all’insù, occhiaie che appesantivano lo sguardo del giovane uomo in giacca e cravatta di fronte a me.

 

“Sta più attento la prossima volta” mi dice, senza un minimo di gentilezza.


Ero sicuro che dietro quella corazza da duro che mostrava ci fosse qualcosa di più, dolcezza, amore, compassione.

Vedevo nei suoi occhi la stessa angoscia, sofferenza, dolore che provavo io.

 

“Si, scusami, ero preso dai miei pensieri” lo guardo negli occhi e cerco di sfoggiare un sorriso.


Avevo imparato con il passare del tempo a fingere un sorriso anche quando non avevo motivi per farlo.
Avevo imparato a fingere di provare qualcosa di vero quando in realtà attorno al mio cuore c’era uno strato duro, di pietra, che non faceva penetrare nessuno, ad eccezione di Jeff, e di Sebastian, che anche se non sapeva chi ero era l’unica ragione per cui continuavo ad ancorarmi a quel briciolo di umanità rimasta.

 

“È anche colpa mia, sono uscito di fretta e pur di allontanarmi da lì non ho visto dove andavo”.

 

In effetti, era appena uscito da quello che era l’immenso castello dei Grayson.

 

“Sei il figlio dei Grayson?” chiedo con interesse.


“Hummel, non più Grayson, quello era il cognome di mia madre e avevamo iniziato ad usarlo tutti, ma preferisco Hummel. Scusa ma chi sei e come mai vieni in questa direzione? La spiaggia solitamente è vuota”.

 

Hummel-Grayson, si, avevo saputo che Victoria aveva perso quel potere che prima la definiva primadonna di casa e che ora a tenere le redini di tutto c’era il marito, o meglio, il secondo marito, che era anche il padre del ragazzo che mi trovavo di fronte.

 

“Piacere, mi chiamo Blaine Anderson e abito lì” faccio indicando quella villetta vicino alle rocce non troppo distante da dove ci trovavamo in quel momento.
“Sono venuto ad abitare qui da poco, mi sto ancora orientando”.

 

“Wow, ci vuole coraggio per andare a vivere nella vecchia casa degli Harwood, sai almeno ciò che ha combinato il padre di famiglia?” mi risponde con un tono saccente.

 

NIENTE. Ecco cosa ha fatto, nulla, ma a causa di quella famiglia ora si ritrovava a dover progettare una vendetta nei confronti di coloro che avevano distrutto quel briciolo di felicità che avrebbe potuto avere.

 

“Si, ne sono al corrente, ma non sono il tipo che si ferma all’apparenza, che crede al mistero e alle maledizioni, era una bella casa, bella vista, non potevo non approfittarne.” Rispondo sorridendo. “Ma tu saresti? Non ti sei ancora presentato”.

 

“Oh si giusto, io sono Kurt, Kurt Hummel, penso tu conosca la mia fama”.

 

Il ragazzo era sicuro di sé, non dimostrava anni più dei miei, era sicuramente un mio coetaneo.

 

“Si, certamente, un uomo d’affari tanto quanto me”.


Non poteva non conoscermi, possedevo aziende, ero rispettabile e rispettato da tutti, contavo molto in città.

 

“Anderson, ma certo, l’associazione per i diritti contro gli innocenti. Immagino tu sia al corrente della festa che mia madre ha organizzato per questa sera”.

 

Come potevo non esserlo, tutto era incentrato a quello, alla base c’era solo il successo di quel progetto che portavo avanti da mesi e che avevo programmato nei minimi dettagli per poter distruggere, dall’interno, quella famiglia.

 

“Certamente, mi stavo facendo una passeggiata prima di prepararmi per venire.”

 

Non mi sarei fatto mancare quella festa per niente al mondo.

Avevo appena individuato il modo perfetto per distruggerli dall’interno: avrei utilizzato Kurt.

 

“Sai, Blaine, avevo intenzione di andare via per questa sera, andare ad ubriacarmi in città pur di stare lontano dall’aria di festa di casa mia, ma credo di aver appena trovato una ragione per rimanere” mi dice con un sorriso.


Non è uno di quei sorrisi veri, probabilmente il tutto era dovuto al modo in cui viveva, alla famiglia, al sangue, alla discendenza, forse neanche lui voleva la vita che era costretto a seguire.

 

“Bene Kurt, vorrà dire che ci vedremo stasera” dico, prima di continuare a camminare per la mia strada.

 

Avevo un’idea ben precisa.

Il ragazzo avrebbe avuto un ruolo chiave nell’impresa, bastavano dei sorrisi, degli sguardi languidi, un po’ di seduzione, fascino e sarei riuscito ad entrare nelle grazie di lui, e presto della famiglia. 

 


Ciao a tutti, rieccomi finalmente dopo più di un mese qui.
Lo so, sono pessima ad aggiornare, ci ho messo tanto, ma non avevo ispirazione.
Beh dopo il primo incontro tra Thad/Blaine e Sebastian, ecco che entra in scena Kurt.
Lo so, non è la caratterizzazione del suo personaggio, ma questa storia li stravolge un po' tutti diciamo.
Anche se si presenta come Blaine, è comunque Thad lui, ribadisco in caso qualcuno non l'abbia ancora capito.
La storia è abbastanza contorta, lo so, ma è ispirata a Revenge, non può non esserlo.
Okay basta commenti, aspetto le vostre recensioni, spero la leggiate, seguiate, ecc.
Se avete qualche critica fatela se costruttiva, gli insulti dati senza fondamento non sono mai utili.
Prometto di aggiornare domenica prossima, sperando di ricevere almeno una recensione.

A presto,
Sab xx


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