Haunted

di percysword
(/viewuser.php?uid=141967)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo; ***
Capitolo 2: *** capitolo uno ***
Capitolo 3: *** capitolo due ***
Capitolo 4: *** capitolo tre ***
Capitolo 5: *** capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** capitolo sei ***
Capitolo 8: *** capitolo sette ***
Capitolo 9: *** capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** capitolo nove ***
Capitolo 11: *** capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** capitolo undici ***
Capitolo 13: *** capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** capitolo sedici (bis) ***
Capitolo 19: *** capitolo diciassette ***



Capitolo 1
*** prologo; ***


 

 

 

a Monica e Giada, 

che mi sopportano tutti i giorni.

 

 

Prologo

 

Immaginatevi un grande prato verde, circondato da alti cipressi e da una siepe che ne percorre il contorno, al centro ponete uno stretto ma lungo viale di ghiaia bianca che conduce fino ad una villa. Percorrete il viale e salite i tre gradini che vi portano sul portico, voltatevi. Prendete un lungo respiro e lasciate che l'aria primaverile entri in voi, ammirate le aiuole fiorite ai piedi della casa e aspettate che l'enorme cancello in ferro battuto, da cui siete entrati si chiuda; adesso andate verso la porta ed apritela. Entrate nell'enorme sala, ammirate il bianco pavimento in marmo e salite la scalinata che porta al piano di sopra tenendo la mano sempre poggiata sullo scorri-mano in legno alla vostra sinistra. Arrivati di sopra ammirate ogni singola stanza, una più bella dell'altra; stessa cosa fate con il piano superiore, per poi scendere di nuovo. Mentre tornate indietro fatelo non solo con i piedi, ma anche con la mente. Per ogni scalino che scendete fate passare 10 anni, le pareti si screpolano, il marmo è nero, il legno delle porte cigola, le finestre hanno i vetri rotti. Tornate sul portico e notate che il giardino e distrutto, il viale è di terra battuta e il cancello d'entrata è arrugginito e in gran parte rovinato. Notate una cosa in più, in fondo al giardino, una piccola pietra che non era presente all'inizio. Così vi avvicinate e mentre lo fate un vento gelido vi fa venire la pelle d'oca, ma continuate ad avanzare spinti dalla curiosità; il vento continua a far muovere gli alberi e lo sentite soffiare mentre vi avvicinate. Finalmente raggiungete la pietra e notate che sopra c'è scritto qualcosa, così vi abbassate e leggete ciò che vi è scritto.

 

Amelia Meesery

1810-1827

figlia sacrificata con onore.

 

Iniziate a farvi domande sul chi fosse, perché si è sacrificata, per chi lo ha fatto. Ma vi rendete conto che il vostro viaggio con la mente è finito e dovete tornare indietro, quindi vi voltate e tornate al portone, prima di entrare voltate per un secondo lo sguardo sul giardino, una leggera brezza primaverile vi scompiglia i capelli, iniziate a credere di esservi immaginati tutto ed entrate dentro ignari di tutto ciò che è nascosto in quel luogo.

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.
sono io percysword (ma dai?). 

sono quella che scrive perché si diverte ma nessuno se la fila lol

bando alle ciance (non avrei mai pensato di usare questa espressione), questo è il prologo di una ff un po' strana, da questo si intuisce un po' tutta la storia, anche se spero che vi piacerà.

 

ho già il primo capitolo pronto, ma lo pubblicherò solo se avrò un po' di recensioni, quindi VI PREGO RECENSITE.

 

e qua vi saluto.


ah, prima che mi dimentichi.

POTRESTE DARE UN'OCCHIATA A QUESTE? Thanks :)

(un)broken (One Shot sui one direction)

do you remember? (One Shot sui one direction)

 

 

Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo uno ***


 

Haunted

a louiisvoice,

che ha scritto la prima recensione.



 

 

Capitolo 1

 

Il sole era quasi tramontato quando la macchina nera si fermò davanti ad un enorme cancello in ferro battuto. Una signora sulla cinquantina scese, si sistemò la gonna nera e infilò i lembi della camicia bianca dentro essa, raggruppò poi i capelli castani in uno chignon perfetto e si avviò verso il muretto vicino al cancello, suonò il campanello e aspettò una risposta.

-Si?- 

-Sono Minerva Winchester, ho portato i bambini- 

-Le apro il cancello-

Dopo aver ringraziato la donna tornò in macchina e appena chiuso lo sportello si voltò indietro e sorrise incoraggiante ai bambini. Appena il cancello si aprì del tutto, l'autista premette sull'acceleratore e percorse il viale in ghiaia fino ad arrivare ai piedi dell'enorme villa. La bambina fu la prima a scendere, meravigliata dalla vista dell'enorme casa in cui avrebbe vissuto per il resto della sua vita, al contrario suo fratello non era affatto entusiasta, quindi scese a malavoglia e si mise a scaricare i bagagli insieme all'autista. Nel mentre Minerva si era avviata verso il portico dove si trovavano due vecchietti, pronti ad accogliere i loro ospiti.

Quando due mesi prima i due fratelli Styles avevano saputo dell'adozione avevano avuto due reazioni completamente diverse. La piccola Charlotte iniziò a saltellare felice per la stanza e dal quel giorno non vedeva l'ora di conoscere i suoi genitori adottivi, ma soprattutto di vere l'enorme casa che aveva semplicemente visto in foto. Era felice finalmente di uscire da quelle mura, dove abitava da quando aveva un anno e adesso che ne aveva otto affrontava la nuova vita con un bellissimo sorriso sul volto. Al contrario suo fratello maggiore Harry, non accettava il fatto di avere nuovi genitori. Continuava a sostenere che lui e sua sorella stavano più che bene in quell'orfanotrofio, avrebbero potuto resistere un altro anno, visto che a quel punto il ragazzo avrebbe raggiunto l'età per andarsene a vivere da solo e portarsi dietro sua sorella, ossia 18 anni. Voleva un gran bene a Charlie era l'unica parte di famiglia che gli rimaneva e gli ricordava sua madre: i capelli castani che, al contrario dei suoi, erano lisci, le ricadevano dolcemente sulle spalle e le circondavano il piccolo viso candido in cui risaltavano le guance rosee e le labbra rosse. L'unica cosa che li accomunava erano i grandi e bellissimi occhi verdi, ereditati dal padre.

-Harry hai visto come è bello qui?- esclamò allegramente la bambina

-Si, è molto bello! Ci troveremo sicuramente bene qui!- mentì Harry. Non voleva far vedere a sua sorella la sua tristezza e il suo odio per quel posto e quel cambiamento.

-Bambini, venite a salutare i signori Payne- gridò la signora Winchester dal portico

Bambini, quando si accorgerà che non ho più otto fottuti anni? Mentre pensava questo, Harry prese per mano la sorella e si avviò verso l'entrata della casa.

 

 

-Charlotte, potresti smetterla di saltare sul letto e darmi una mano a sfare le valigie?- 

-Va bene- rispose la bambina e a malavoglia scese dall'enorme letto che le era stato riservato.

Harry aveva insistito perché sua sorella dormisse con lui, non voleva lasciata sola, non finché non era sicuro che quei due vecchietti non erano assassini o qualcosa del genere. La cena sembrava essere stata "sana", visto che la carne di agnello non gli era ancora tornata su e che entrambi erano vivi e vegeti, soprattutto Charlie che da quando era entrata in camera non era mai stata in silenzio e aveva elogiato ogni cosa, dal grande letto dove avrebbe dormito, alle bianche tende di lino che coprivano la porta di vetro che portava su una terrazza, la quale dava una magnifica vista sul vasto giardino.

Dopo aver riempito l'armadio, il riccio si mise il pigiama e si infilò nel letto, stessa cosa fece la sorella, ma dopo dieci minuti se la ritrovò nel suo letto.

-Charlie vai nel tuo letto…- mugugnò Harry

-Non voglio stare sola…-

-Ma non sei sola, siamo nella stessa stanza e sei a due passi da me-

-Ti prego Harold, fammi dormire con te- si lamentò la piccola, mettendo il broncio

-Okay, va bene- disse il fratello sorridendole -Ma non chiamarmi Harold!-

Così Harry si fece un po' più in là e si ritrovò la piccola sotto le coperte, la strinse a se e dopo averle baciato la fronte si addormentò con lei.

 

 

La mattina dopo Harry fu svegliato dalla luce del sole che penetrava dalla finestra. Si stropicciò gli occhi e si stiracchiò.

-Buongiorno Charlotte- disse mettendo la mano dove le ore prima si trovava la sorella, ma quel posto era vuoto.

-Charlie, dove sei?- si alzò di scatto e perlustrò la stanza, ogni angolo, ma la sorella non era lì. Uscì dalla stanza e di corsa scese l'enorme scalinata, arrivato in fondo diede un'occhiata in giro, ma la sorella non era neppure lì. Sentì un grido provenire da chissà dove.

-CHARLIE?- gridò

Di nuovo quel gridolino, adesso era sicuro che fosse sua sorella e quando ne sentì un altro iniziò a chiamarla cercando di seguire la voce. Si ritrovò in sala da pranzo dove la signora Payne stava sorseggiando una bevanda da una piccola tazza di ceramica mentre osservava due figure accanto al fuoco che giocavano. Scorse la sorella vicino al signor Payne che muoveva nelle mani delle buffe marionette.

-Charlotte dove eri finita?- chiese arrabbiato Harry. La sorella abbassò lo sguardo preoccupata e si nascose dietro l'anziano signore.

-Suvvia Harry, dove voleva che fosse?- domandò gentilmente la donna.

Harry fece finta di non sentire e continuò a rimproverare la sorella.

-Mi sono svegliato e tu non c'eri. Non puoi andartene così. La prossima volta svegliami, non farmi prendere uno spavento-

Charlie colse la preoccupazione nella voce roca del fratello e corse ad abbracciarlo, -Scusa- gli disse -non lo farò più, lo giuro.- 

Harry le schioccò un bacio sulla guancia e le chiese se avesse già fatto colazione, la bambina scosse la testa e assieme si accomodarono al tavolo, il signor Payne chiamò la donna di servizio e chiese di portare la colazione per i fratelli e si avviò in cucina; quando tornò aveva con se due enormi vassoi pieni di croissant, marmellate e dolciumi vari, tutte cose che erano sempre mancate nell'orfanotrofio. Alla vista di quel ben di dio lo sguardo di Charlotte si illuminò e i signori Payne sorrisero alla scenetta presentatagli davanti.

Per tutta la durata della colazione Harry rifletté sul fatto di fidarsi o no di quelle due curiose figure. Sembravano innocenti, ma aveva imparato che anche coloro che sembravano brave persone erano capaci di rivelarsi le più crudeli di questo mondo.

Dopo essersi riempito lo stomaco il ragazzo si avviò al piano di sopra, prese un paio di jeans e un maglione di lana dall'armadio, visto che faceva abbastanza freddo essendo pieno gennaio e andò alla ricerca del bagno. Nel corridoio vi erano moltissime porte e dopo averne aperte alcune pensò di arrendersi e andare a chiedere dove fosse il bagno, ma prima tentò ancora una volta. La porta che aprì rivelò una stanza buia, l'unica fonte di luce  era data da una persiana in legno che era crepata. Il raggio di sole che entrava da lì puntava sul pavimento e fu lì che lo sguardo di Harry si posò. Un enorme quadro ritraeva il viso di una bellissima ragazza, i capelli scuri le ricadevano dolcemente sulla spalla e circondavano la pelle chiara. Il naso era semplicemente perfetto, circondato da un poco di rossore, e gli occhi erano neri come la pece. Harry rimase un po' a fissare il volto della giovane donna, poi sentì qualcuno salire le scale e tornò sui suoi passi alla ricerca del bagno.

 

 

 



 

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.
se ho pubblicato il primo capitolo vuol dire che ci sono state abbastanza recensioni. quindi GRAZIE INFINITE A TUTTI.

 

spero che la storia vi piaccia, ammetto che il prologo è soprattutto descrittivo e non è nulla di che…

penso che aggiornerò una volta a settimana, in modo da avvantaggiarmi con i capitoli u.u

 

se mi lasciate recensioni mi fate felice, accetto anche critiche anche perché ho assoluto bisogno di consigli!

 

qui vi saluto.


ah, prima che mi dimentichi.

POTRESTE DARE UN'OCCHIATA A QUESTE? Thanks :)

(un)broken (One Shot sui one direction)

do you remember? (One Shot sui one direction)

 

 

Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo due ***


 

 

a liamsautograph,

a cui voglio tanto bene.

 

 

Capitolo 2

 

Gennaio era ormai passato e la neve iniziava a diminuire, così come il freddo. Le giornate piano piano si stavano allungando e c'era già aria di primavera, pur essendo a febbraio.

Harry quella mattina si svegliò più presto del solito, si vestì con calma e prima di scendere a fare colazione contemplò il meraviglioso paesaggio dalla terrazza.

Le colline in lontananza mantenevano ancora la neve, ma ogni tanto c'era qualche macchia d'erba qua e là. Il giardino di villa Payne era ancora del tutto bianco, così come quello delle case vicine. La fontana sul lato destro era ancora spenta, segno che era ancora troppo freddo perché i tubi si scongelassero. 

Doveva essere molto presto, perché la vecchia auto dei Payne era ancora al suo posto… così decise di aspettare che loro se ne fossero andati per scendere a fare colazione. Sua sorella aveva insistito per cambiare stanza e averne una tutta per sé, rimanendo allo stesso piano del fratello; gli aveva promesso che per qualsiasi cosa sarebbe venuta da lui, a qualsiasi ora, in qualsiasi condizione, quindi si ritrovava solo  al suo risveglio da più di un mese ormai. 

Oggi non era un giorno come gli altri. Oggi era il suo diciottesimo compleanno. Quando era bambino sua madre gli aveva promesso che avrebbero preparato un'enorme festa in quell'occasione, che avrebbero invitato tutti i suoi amici e che la torta sarebbe stata la più grande di tutti i compleanni. Sorrise ricordandolo.

 

Anne entrò di soppiatto nella camera del bambino, con in mano un muffin al cioccolato con sopra una candelina a forma di sette di colore verde, il preferito di Harry. Appena fu vicina al letto, si mise a sedere e mentre con la mano libera accarezzava i capelli al bambino, iniziò a cantargli "Tanti Auguri a Te". Il riccio si svegliò ed abbracciò forte la mamma.

-Ti voglio bene, mamma-

-Anch'io tesoro! Questo è per te.- gli disse, porgendogli il muffin -Esprimi un desiderio e soffia sulla candelina-.

Il viso di Harry si illuminò, poi chiuse gli occhi e soffiò delicatamente sulla fiamma, che si spense, la mamma gli diede un bacio sulla guancia, tolse la candelina e guardò il bambino gustarsi la delizia.

-Harry, appena hai finito di mangiare vestiti e scendi che c'è una sorpresa!- detto questo Anne si alzò dal letto e scese al piano di sotto. Il bambino finì velocemente il muffin, incuriosito dalle parole della mamma, poi si vestì con le prime cose che trovò nell'armadio e scese di corsa le scale. Al piano di sotto trovò un grande vassoio pieno di muffin al cioccolato e altri dolciumi, accanto ad essi c'erano diversi pacchetti. La felicità di Harry era salita alle stelle, era in assoluto uno dei migliori compleanni della sua vita.

Anne e Des si sorrisero amabilmente e gustarono i dolci assieme al figlio.

 

Adesso, dieci anni dopo, tutto riaffiorava chiaro alla mente di Harry, come se fosse successo poco tempo prima. Gli mancavano tremendamente i suoi genitori. gli mancavano gli abbracci caldi della mamma, i sorrisi incoraggianti di suo padre e gli attimi che avevano passato insieme, troppi pochi. Erano pochi gli attimi passati insieme, soprattutto per Charlie, che non li aveva nemmeno conosciuti.

Come potevano essersene andati così presto? Perché lo avevano lasciato solo? Perché lo avevano abbandonato? Erano ormai dieci anni che si faceva le stesse domande, ma quelle non avevano trovato la risposta. Gli erano state poste quelle domande, da bambini che erano nella sua stessa situazione, anche loro cercavano una risposta che non sarebbe mai arrivata.

 

Il ragazzo dagli occhi azzurri si avvicinò al tavolo dove Harry era seduto per mangiarsi il suo pranzo. II riccio squadrò il ragazzo, era piuttosto strano con quei capelli sparati in aria e con i suoi pantaloni con il risvolto in fondo, l'unica cosa che si poteva definire normale era la maglietta a righe.

-Posso sedermi con te?- chiese a Harry

-Certo-

-Io sono Louis, e tu?-

-Harry-

-Come mai stai solo?-

-Non ho amici- disse il riccio, abbassando lo sguardo.

-Neanch'io… Se vuoi possiamo esserlo- disse Louis, con tono allegro

Harry annuì, ed iniziarono a parlare del più e del meno.

 

Louis. Louis fu l'unico amico che ebbe in tutti quegli anni, per il suo dodicesimo compleanno gli regalò un braccialetto, che portava ancora. Gli mancava tremendamente passare i suoi compleanni con lui a divertirsi e a scherzare. Soprattutto gli mancava sgattaiolare nella cucina a rubare i dolci destinati agli insegnanti. Harry sorrise a quel ricordo. Non vedeva l'amico da due anni, in quanto più grande aveva raggiunto prima la maggiore età e se n'era andato… Aveva fatto richiesta di protrae Harry e sua sorella con sé, ma con il suo reddito ciò non era possibile. da quel momento era scomparso nel nulla e non si fece più sentire. Gli mancava, tanto. Troppo. Possibile che la mia vita faccia così tanto schifo? pensò Harry, mentre lo fece sentì spalancarsi la porta e appena si voltò vide carline corrergli incontro con un muffin al cioccolato in mano con sopra una piccola candelina accesa.

-Buon compleanno Harold!- gridò entusiasta la bambina

-Grazie piccola! Non chiamarmi Harold!-

-Va bene Edward… Adesso chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio-

-Desidero che tu la smetta di chiamarmi Edward o Harold e che tu inizi a chiamarmi Harry- disse scherzosamente il fratello, Charlie lo guardò e insistette affinché esprimesse un vero desiderio.

Harry chiuse gli occhi, ci pensò su un attimo poi soffiò sulla candelina.

-Spero che si avveri- disse sorridente la bambina

-Anch'io piccola, anch'io.-

 

 

 

SAAAAALVE! 


sciao a tutti.

voi non potete capire quanto io sia felice per le vostre recensioni fvgybhun

davvero, grazie moltissimo. 

comuuuuunque, visto che samscoffee (alias louiisvoice) mi ha chiesto se aggiungevo qualche altro componente della band ho aggiunto un flashback dove compare lou, quindi ringraziatela.

se vi dicessi che ho scritto prima il terzo capitolo poi questo ci credete? AHAHAHAHAHAH non sono normale…

 

prima che il mio "SAAAAALVE!" diventi più lungo del capitolo stesso vi mi scuso con voi perché il capitolo è corto e vi dico che secondo me il prossimo è faigo.

volevo lasciarvi una gif di lou, ma tinypic non collabora.

 

ah, scrivetemi recensioni, lasciatemi un commento su twittah (@acciologan), non lo so. basta che commentiate. 

fatemi sapere se la storia vi piace e se la risposta fosse "no", mi darò all'ippica

 

http://i49.tinypic.com/5vzjih.gif

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

POTRESTE DARE UN'OCCHIATA A QUESTE? Thanks :)

(un)broken (One Shot sui one direction)

do you remember? (One Shot sui one direction)

up all night (Serie di storie sui one direction)

 

 

 

Chiara

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo tre ***


 





a Olga,

la mia migliore amica.

 

 

Capitolo 3

 

Lydia O'Brian era la perfetta vicina che i signori Payne potessero mai desiderare. Era solare, gentile, premurosa e sempre disponibile. Diciamo che non potevi non amare quella ragazza, non solo per le sue magnifiche qualità, ma anche perché era di una bellezza incantevole. Aveva dei bellissimi occhi color smeraldo, che risaltavano sul bianco della pelle, un piccolo nasino contornato da lentiggini e delle carnose labbra rosse, anch'esse risaltavano sulla candida carnagione. Sul suo pallido volto ricadeva sempre una ciocca di capelli color rame, che non riusciva a racchiudere nella coda di cavallo e che portava sempre all'orecchio. Molti si domandavano perché li tenesse sempre raccolti, poiché quando li scioglieva le ricadevano in morbidi riccioli lungo le spalle. Il corpo, seppur non molto esile e minuto, era sempre coperto da abiti semplici degli adolescenti, quale lei era, ma qualsiasi cosa indossasse su di lei era perfetta.

Quella mattina una lieve brezza rendeva marzo ancora più fresco del solito ed appena entrò in casa Payne, come al solito, chiese gentilmente se poteva bere qualcosa di caldo, che naturalmente le fu offerto. Mentre vagava per il salotto aspettando i padroni di casa si mise a guardare fuori attraverso le vetrate e scorse un ragazzo seduto sotto gli alberi che teneva in mano un libro. Valutò che doveva avere la sua stessa età, se non più giovane, e di lui notò solo i suoi bellissimi riccioli castani. Che sia un amico di Liam?  pensò.

-Salve Lydia- disse Carl entrando nel salone 

-Salve signor Payne. Come sta oggi? Tutto bene?-

-Certo, va tutto benissimo! Sei venuta a chiederci qualcosa?-

-Volevo solo sapere se avevate bisogno di qualcosa visto che vado in paese…- chiese gentilmente la bionda.

-Oh si, a me servirebbe qualcosa- disse Elvira, appena entrata anche lei in sala -Potresti andarmi a comprare un filo rosso? -

-Certamente, nessun problema… Nient'altro?-

-A me servirebbe un favore… Vedi quel ragazzo là?- chiese il signor Payne indicando il riccio. Lydia annuì. -Lo porteresti con te? Non fa altro che starsene lì sotto a leggere… Siamo molto preoccupati.-

-Certo!- 

Salutò i signori Payne e si avviò verso il ragazzo.

-Hey!- gli disse

il ragazzo alzò lo sguardo dal libro ed iniziò ad osservare la giovane donna.

-Piacere, mi chiamo Lydia. E tu sei?-

-Harry-

-Oh, piacere Harry. Ti va di venire con me a fare un giro in paese? Devo fare compere per i signori Payne-

-No grazie, sto bene qua- in quel momento una folata di vento arrivò ed Harold rabbrividì.

-Forse se cammini ti passa il freddo- disse radiosa Lydia

-Okay, vengo. Ma facciamo presto, devo controllare mia sorella-

-É malata?-

-No!- gridò Harry, Lydia abbassò lo sguardo e al suo fianco si avviò al cancello.

 

 

-Perché ti preoccupi per tua sorella?- chiese Lydia, mentre stavano tornando sulla via di casa.

Il paese era a venti minuti di passeggiata, non era molto grande e lì chiunque conosceva la ragazza, che era sempre disposta a dare una mano ad ogni persona che incrociava. 

-Le voglio un gran bene- rispose Harry, continuando a guardare la strada sterrata.

-Posso farti una domanda?-

-Certo…-

-Come mai abitate dai signori Payne?-

-Vuoi la versione breve o quella lunga?- chiese sarcastico il ragazzo.

-Ehm, non so… Fai tu!-

-Visto che mi sembri simpatica ti racconterò tutto- prese un respiro profondo ed iniziò a raccontare.

 

-Harry, vieni!- esclamò la signora Styles -Dobbiamo andare dalla nonna o faremo tardi per il pranzo di Natale!-

Harry corse di fretta dalle scale, quasi cadde da tanto che correva in fretta, contento che fosse Natale e che andassero a pranzo dalla Nonna.

Quando arrivarono alla villetta di campagna il padre di Harold scese, si sistemò la giacca e aprì lo sportello anteriore per aiutare la moglie con il pancione. Anne, dopo essere scesa andò ad aprire lo sportello al bambino e lo aiutò a mettersi la giacca, che si era tolto durante il viaggio. Harry adorava andare dalla nonna a Natale, non solo per i magnifici regali ed il delizioso cibo, ma anche per lo splendore del luogo: la casa sorgeva su una collinetta, che in quel periodo era piena di neve, ed era adornata di luci rendendo perfetta l'atmosfera natalizia. La porta d'ingresso aveva la solita ghirlanda di agrifoglio con bacche rosse e appena entrati in casa un profumo di cioccolata e cannella ti inebriava. La prima cosa che Harry faceva era andare ad abbracciare sua nonna, una donna sulla sessantina, ma che dimostrava meno anni di quelli che aveva, un po' in carne, con vestiti sempre eleganti e capelli grigi raccolti in una perfetta crocchia, poi il bambino correva nel salone dove il grande albero lo stupiva ogni anno di più. Era sempre adornato da luci dorate e enormi sfere di vetro decorate a mano, sulla punta vi era una grandissima stella d'oro. Vicino all'albero, sopra al camino, erano appese le solite calze con i loro nomi che aspettavano di essere riempite da caramelle e dolciumi vari. Ogni Natale era un'emozione per lui, amava il Natale.

Quella mattina, la casa non era illuminata come al solito, ma nessun componente della famiglia lo trovò strano, visto che erano un po' in anticipo e la nonna accendeva le luci verso le 11, ora a cui erano soliti arrivare. Percorso il viaggetto in pietra, Anne busso alla porta ma nessuno venne ad aprire, così ripeté l'azione per un paio di volte, ma la situazione non cambiò. Des iniziò a preoccuparsi e percorse il perimetro della casa cercando una finestra aperta e quando la trovò ed arrivò in sala, la scena non fu delle migliori.

 

-Mi dispiace Harry, se non ce la fai non importa, ho sbagliato a farti quella domanda, in fondo non mi conosci neppure…-

-A dire la verità sento che mi sta facendo bene parlarne, è dalla sua morte che non ne parlo con nessuno… Comunque non ho ancora risposto alla tua domanda, se vuoi continuo-

-Visto che siamo arrivati, che ne dici se me ne parli mentre ci beviamo una limonata?-

Harold annuì felice ed insieme entrarono nella villa.

Charlotte se ne stava seduta in veranda a leggere un libro e vedendo fratello arrivare fermò la sua lettura e gli si precipitò in braccio.

-Harry! Dove sei stato?- disse lasciando una pausa tra una parola e l'altra e corrugando la fronte

-Hai ragione, dovevo avvertirti che andavo via, mi perdoni?- chiese sorridendole.

La bambina sorrise e picchiettò l'indice sulla sua guancia destra, Harry intuì che cosa voleva e le schioccò un bacio sulla guancia.

-Charlie, lei è Lydia-

Lydia sorrise calorosamente alla bambina, la quale ricambiò lo sguardo. Tutti e tre si avviarono dentro casa, mentre Harry, tenendo in braccio la sorella, le raccontava dove fosse stato, rispondendo alle sue curiose domande. Charlie non risparmiò neppure la bionda da quel lungo interrogatorio e le pose domande su domande fino a che Harry le disse che se voleva mangiare il dolce a cena doveva andarsene a leggere, quella ubbidì al fratello come un cagnolino, visto che per quella sera era previsto il suo dolce preferito per cena.

Harry e Lydia si accomodarono in veranda con due bicchieri di limonata e, finalmente soli, il ragazzo continuò la sua storia.

 

Erano passati pochi mesi dal funerale della nonna e ormai Anne era pronta a partorire. Le sue condizioni non erano delle migliori, anzi erano orribili. Lei prese una scelta, senza parlare col marito, ed udendola ne rimase distrutto e non si sarebbe più ripreso.

"Signora, se lei partorirà naturale al 90% delle possibilità, morirà. Le consigliamo un parto cesareo, è molto più sicuro per lei ma la bambina potrebbe avere delle malformazioni" così aveva detto il medico. Ma Anne non aveva intenzione di far avere problemi alla bambina, così giocò la sorte e vinse. Almeno per i primi tempi. La malattia, che doveva prendere durante i parto, la colpì un anno dopo e in pochi mesi morì. Il dolore si ripercosse su tutta la famiglia, soprattutto su Harry, che iniziava ad odiare la piccola Charlie, e ad incolparla per la morte della madre; quello che si sentì peggio fu in assoluto il padre che, pero dal dolore e dallo sconforto, non sentendosela di portare avanti la famiglia si suicidò un mese dopo.

 

-Harry, io non so cosa dire, mi dispiace tanto…-

-Anche a me. Soprattutto per Charlie, che non li ha mai conosciuti-

Lydia rimase un po' perplessa…

-Ti stai chiedendo perché ho smesso di incolpare mia sorella?-

La ragazza annuì, Harry le sorrise e le raccontò anche quello.

 

Nessun parente in vita, nessuna lettera lasciata dal padre con i suoi voleri, nessun testamento. In fondo chi avrebbe mai pensato ad una morte così prematura dei signori Styles?

I bambini vennero presi e portati in un orfanotrofio. I primi anni in cui si trovavano lì Harry non faceva altro che voler scappare da quel buco, ma poi ci fece l'abitudine e capì che lasciare sua sorella non era una cosa da fare. Lei non aveva colpa, era stata sua madre a scegliere, tra questi pensieri, all'età di 11 anni, Harry proteggeva sua sorella al costo della vita, ed imparò che con lei quelle buie giornate di solitudine si rischiaravano piano piano, e la voglia di lasciarla sola se ne andò.

 

 

 

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.
sinceramente? questo doveva essere il secondo capitolo. poi ho pensato "ma a febbraio c'è il compleanno di harold!" quindi ho scritto un capitolo di passaggio.

 

ringrazio infinitamente chi si legge sta schifezza e pure chi la recensisce.

Grazie veramente tanto :)

 

tornando al capitolo, so che è corto, ma mi piace. a voi magari fa schifo, ma io amo i capitoli depressi e harry. non so, mi piace come l'ho reso.

comunque, il prossimo capitolo è a metà schifoso a metà carino, comunque è di passaggio, quindi non aspettatevi granché

mi dileguo perché devo scrivere la fine al prossimo.

 

volevo mettere il banner e una gif finale, ma non capisco per quale motivo efp non me li mette, boh. Se voi sapete come aiutarmi scrivetelo nella recensione u.u  

 

POTRESTE METTERE IL VOSTRO NICK DITWITTAH ALLA FINE DELLA RECENSIONE? SE NO NON SO PIÚ COME TROVARVI cwc

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

POTRESTE DARE UN'OCCHIATA A QUESTE? Thanks :)

(un)broken (One Shot sui one direction)

do you remember? (One Shot sui one direction)

up all night (Serie di storie sui one direction)

 

 

 

Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo quattro ***


 

cagate lo spazio autrice finale.

 

 

 

a Taylor Swift,

che mi ha ispirato questa storia.

 

 

Capitolo 4

 

 

-Buongiorno- disse Harry entrando in sala da pranzo.

-Buongiorno e buona domenica- lo salutò il signor Payne.

La tavola era come al solito bandita di ogni ben di dio, ma decise di aspettare sua sorella per mangiare, intanto preparò un piatto per sé e per lei. Charlie non tardò ad arrivare ed insieme si gustarono la grande colazione.

-Andiamo al parco?- chiese Charlotte dopo aver ingollato l'ultimo pezzo di pane e marmellata

-Va bene se andiamo oggi? Stamattina ho promesso a Lydia che l'avrei aiutata a sistemare il giardino…-

La bambina annuì e salì di corsa le scale, per poi scendere nuovamente pochi minuti dopo con un libro in mano. Si avviò sul retro della casa, si sedette sulla sedia a dondolo ed iniziò a leggere.

-Cosa leggi?- le chiese Lydia appena entrata dal cancelletto 

-Harry Potter!- 

-Io adoro Harry Potter… Qual è il tuo personaggio preferito?-

-Harry, è bellissimo secondo me… Il tuo?-

-Hermione, la trovo unica e speciale… come mai hai scelto questo libro da leggere?-

-Me lo ha dato Harry, a lui è piaciuto molto. Ha detto che se finirò questo mi presterà anche gli altri, quindi mi sbrigo-

Alla ragazza scappò una risata al pensiero di aver trovato una come che aveva questa grande passione per la lettura. A Lydia la voglia di leggere l'aveva passata il nonno, che fino alla sua morte, ogni sera, le leggeva un capitolo dei libri che teneva su una vecchia libreria nel salone. Il nonno prendeva un volume, si sedeva sulla poltrona vicino al camino, che d'inverno era acceso, prendeva la nipote sulle ginocchi e iniziava a leggere. Ma non leggeva semplicemente, impersonava i personaggi, cambiava tonalità di voce e spiegava ogni gesto dei protagonisti alla bambina, così che potesse anche imparare qualcosa da queste letture. Quando fu abbastanza grande da poter imparare a leggere le lasciava alcune parti semplici in modo che si esercitasse, e in poco tempo viaggiava tra una riga e l'altra come un treno, piano piano imparò anche a usare l'intonazione della voce, proprio come faceva il nonno, così si sceglievano uno o due personaggi a testa e si divertivano ad alternarsi nella lettura.

Le mancava suo nonno, era stata una delle poche persone importanti della sua vita, assieme ai suoi genitori. Quelli abitavano ancora con lei e le volevano un gran bene, erano una famiglia molto unita, ma il nonno era insostituibile e dopo la sua morte aveva continuato a leggere come faceva con lui semplicemente perché riteneva che quello fosse il miglior modo per richiamarlo alla sua memoria e non dimenticarlo mai. Non solo le aveva insegnato a leggere e ad apprezzare la lettura, le aveva insegnato a vivere tra le pagine, a cogliere ogni particolare del libro, dalla copertina all'odore delle pagine, le aveva insegnato che nel nostro mondo niente è perfetto, tranne nel mondo che creiamo mentre leggiamo un libro, ed era questo l'insegnamento più grande: le aveva insegnato a sognare.

 

Harry si sentiva strano a pensare di dover passare la mattina con Lydia, non che non le piacesse, anzi era tutto il contrario. La sua bellezza andava ben oltre quella delle ragazze che aveva visto all'orfanotrofio, anche perché queste ultime non avevano come primo pensiero il provare ad essere carine, in più Lydia sprizzava felicità da tutti i pori, era altamente altruista ed era una persona che ascoltava volentieri i tuoi problemi, era facile parlarle perché aveva qualcosa di rassicurante nel suo sguardo. Harry non aveva ancora capito che cosa provasse nei suoi confronti, anche se ormai erano diventati molto amici ed avevano passato molte mattine insieme, però in quelle occasioni c'era anche Charlie, non erano mai soli. Sperava che anche in questo caso non sarebbero stati soli, e fu così.

Appena arrivati nella villetta, un ragazzo li accolse. Era l'esatto contrario di Lydia, almeno nell'aspetto. La pelle non era candida, bensì "abbronzata", gli occhi erano neri come la pece e lo stesso i capelli, che davanti si alzavano in una cresta Sarebbe perfetta per farci skate  pensò Harry. Il ragazzo si scoprì chiamarsi Zayn ed era un lontano parente della ragazza, sarebbe rimasto in visita solo poche settimane.

-Allora Harry, - chiese Zayn -cosa ti porta qua?-

Quella domanda fu un colpo basso per Harry e stava per rispondergli per le rime, ma capì che lui non poteva conoscere la sua situazione.

-Sono stato adottato, io e mia sorella viviamo qui da qualche mese ormai-

-Oh, mi dispiace. Scusa, se avessi saputo non te lo avrei mai chiesto.-

-Non fa niente, non ti preoccupare- replicò Harry, continuando a togliere le erbacce.

Lydia si intromise nella discussione per spiegare ai ragazzi come avrebbe voluto realizzare il giardino. Erano anni ormai che il piccolo pezzo di terra degli O'Brian era in quelle condizioni. I familiari, troppo occupati a pensare al lavoro, non avevano tempo per queste "stupidaggini" così, dopo che la loro figlia aveva insistito incessantemente, le avevano lasciato la possibilità di risistemarlo.Aveva comprato tutto, dai fiori più semplici a quelli più strani. Voleva rendere il suo giardino magnifico.

-Quindi pensavo che, magari, sarebbe bello aggiungere un'amaca là, no?- disse piena di entusiasmo Lydia

-Io credo che sarebbe perfetto- disse Zayn ed Harry annuì a quell'affermazione.

-Bene, mettiamoci al lavoro-

 

Perfetto, non era l'aggettivo adatto a descrivere la bellezza del giardino finito, anzi non vi erano aggettivi per descriverlo. 

Appena entravi un sentiero in ghisa ti conduceva alla veranda della villetta ed era circondato da fiori di ogni colore e di ogni tipo che ti inebriavano con il loro profumo. Dove prima vi era una catasta di legna, sulla destra del giardino, avevano fatto dei piccoli cerchi con dei sassi bianchissimi e all'interno vi erano tulipani rossi, bianchi e arancioni che ricordavano l'estate. Al contrario, sulla sinistra, avevano messo, come deciso, l'amaca appesa a i due alberi. Il recinto del giardino era contornato da solchi dove avevano piantato girasoli. I girasoli erano i fiori preferiti della mamma di Lydia e pure i suoi, perché mettevano allegria e "sapevano" di estate.

I tre ragazzi stavano ammirando stanchi, ma anche entusiasti, il loro lavoro. Harry diede un'occhiata all'orologio e notò che era leggermente in ritardo per il pranzo, così salutò Lydia, strinse la mano a Zayn e si avviò verso casa.

 

Per i dieci minuti trascorsi al fianco di Harry, nel tragitto casa-parco, Charlie non la smetteva di parlare di Harry Potter ed Harry non ne poteva più, ma la fortuna era dalla sua parte e dopo aver svoltato l'angolo, come gli avevano detto i signori Payne, si ritrovarono davanti ad un enorme cancello semiaperto, simile a quello della "loro" casa, solo che questo era arrugginito e appena Harry lo aprì un po' di più per poter passare, cigolò. Ai lati del cancello vi era un lungo muro che percorreva gran parte del viale: il parco doveva essere enorme, secondo il fratello. Infatti appena entrarono, entrambi furono colpiti dalla grandezza del luogo che aveva alberi dappertutto, spazi aperti per poter giocare, altalene, scivoli e in lontananza vi era un laghetto con varie persone intorno intente a pescare. 

Il parco era piuttosto affollato, dato che era una bella giornata di sole e c'era una leggera brezza: una giornata perfetta da passare al parco.

Charlie si catapultò subito su un'altalena libera, una delle poche, e Harry la seguì lentamente per poi sedersi su una panchina non molto distante, in modo da tenerla d'occhio.

Dopo dieci minuti notò un bambino biondo che le si stava avvicinando e, curioso, si mise ad osservare la scena.

-Io sono Niall- disse il piccolo bambino

-Ciao, io sono Charlotte- esclamò la bambina continuando a dondolarsi sull'altalena -Quanti anni hai?-

-Otto. Tu?-

-Anch'io- replicò sorridente la bambina che ormai aveva smesso di dondolarsi per perdersi negli occhi azzurri del bambino. Somigliava ad un angioletto, con quei capelli biondissimi e quei meravigliosi occhi azzurri che facevano invidia al cielo di quel bellissimo pomeriggio inglese.

L'altalena accanto a Charlie si liberò e Niall, un po' impacciato vi si sedette. Era abbastanza alto per la sua età quindi i piedi toccavano perfettamente a terra, a differenza di quelli di Charlie che sfioravano semplicemente il terreno. Il biondo continuava a guardarsi i piedi, imbarazzato dalla situazione e Harry, che osservava la scena, sorrise dolcemente nel vedere le guance del bambino arrossire mentre sua sorella gli chiedeva se avesse voglia di mangiare un gelato assieme. Niall annuì continuando a guardarsi le scarpe e rimanendo seduto sull'altalena, poi Charlie gli prese la mano e lo trascinò da Harry.

-Harry, lui è Niall. Possiamo andare a prenderci un gelato?-

-Certo!- Harry tirò fuori un po' di soldi dalla giacca e glieli porse. Per fortuna aveva accettato denaro dai Payne.

-Devo dirlo alla mamma prima…- disse imbarazzato il bambino

-Qual è la tua mamma? Vado a dirglielo io, se vuoi- e Niall indicò una donna poco più distante, girata di spalle. Aveva lunghi capelli biondi ondulati ed era abbastanza alta, poi si voltò ed Harry vide il viso, simile a quello di sua madre, due grandi occhi verdi rendevano quel volto magnifico, non che la donna non lo fosse, anzi, ma nessuna donna era paragonabile a sua madre.

-Salve-

-Ciao, tu sei…- chiese la donna con voce incantevole

-Sono Harry, il fratello di quella bambina laggiù, vicino a suo figlio- disse Harry indicando Charlie, che chiacchierava allegramente con Niall, poco lontano -Le dispiace se lo accompagno a prendere un gelato?-

-Oh, ma certo che no!- disse sorridente la donna, mentre apriva la borse prendendo il portafoglio, per poi porre i soldi ad Harry, che gentilmente rifiutò.

Poi andò da sua sorella e la accompagnò in gelateria.

 

La strada del ritorno non fu ancora più rumorosa della prima con Charlie che non la smetteva di parlare di Niall, pur essendo stata con lui per poche ore. 

Avevano dovuto scappare perché Harry si ricordò che la mattina stessa il signor Payne gli aveva detto di arrivare presto perché avevano una specie di "sorpresa" per loro. Charlie continuava ad insistere sul fatto che il fratello fosse curioso di sapere di cosa si trattava, dato che più che camminare, correva, ma Harry insisteva sul fatto che odiava essere in ritardo, e in parte era così. Odiava che gli altri fossero in ritardo tanto quanto odiasse se stesso quando lo era.

Appena arrivati all'enorme cancello della villa videro un taxi che se ne andava, i due fratelli si scambiarono uno sguardo perplessi per poi incamminarsi, ancora più veloci di prima alla veranda. Salirono velocemente gli scalini, si pulirono i piedi sullo zerbino poi Harry aprì la porta e lasciò entrare la sorella prima di lui. Appena fu dentro e si fu tolto la giacchetta fece per appoggiarlo all'appendiabiti sulla destra, ma il suo spazio era già occupato così, dopo aver preso quella della sorella le pose entrambe sulla giacca "in eccesso".

-Che c'è Charlie?- chiese Harry, mentre la sorella strattonava ripetutamente la sua camicia a quadri.

-Perché c'è una valigia nell'ingresso?-

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

ehm. boh. è il capitolo più lungo che abbia mai schifo, ed è anche il più brutto AHAHAHAHAHAH

cioè vi rendete conto che ho scritto tutto sto capitolo solo per presentare il personaggio che comparirà nel prossimo? vabbè…

ho voluto aggiungere gli altri ragazzi perché faceva più figo, ecco lol non so chi tornerà… anche se lo sapessi non ve lo direi MUHUHUHUHAHAHAHAHAHAH

vi dico soltanto che vi stupirò, già lo so, visto che tra pochi capitoli inizia la vera storia.

 

grazie a liamsautograph, ho capito dove stavo sbagliando, quindi ho aggiunto il banner :') GRAZIE BELLAAAAAAAAAAAA

 

devo dirvi una cosa importantissima. non so se avete notato (probabilmente no), ma ho cambiato la descrizione di lydia. perché? allora alla mia amica bionda non piaceva, anche in una delle vostre recensioni ho visto che non era molto gradita, quindi visto che è stata la mia amica a suggerirmi il nome mi ha pure detto da dove lo ha tirato fuori, ossia un personaggio di un manga che, per puro caso, è MOOOOOOLTO simile a Holland Roden.

Holland Roden è l'attrice che interpreta Lydia in Teen Wolf.

 

quindi, per il piacere di samscoffee, ecco qua la nostra nuova Lydia:

 

 

 

 

detto questo vi saluto, con harry :)

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

POTRESTE DARE UN'OCCHIATA A QUESTE? Thanks :)

(un)broken (One Shot sui one direction)

do you remember? (One Shot sui one direction)

up all night (Serie di storie sui one direction)

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo cinque ***




 

 

 

 

alla musica

che non mi fa mai sentire sola.

 

 

Capitolo 5

 

-Perché c'è una valigia nell'ingresso?-

Harry si voltò verso il punto indicato dalla sorella, e notò una grande valigia nera vicino alla porta, così si avvicinò e nel farlo sentì delle voci provenire dal salone.

-Sono veramente contento di averti qua per il resto della primavera- disse il signor Payne

-Anch'io nonno. Avevo deciso di sospendere gli studi quest'anno per provare a lavorare da papà e in questi mese non c'era molto da fare quindi sono venuto a trovarvi- la voce era maschile, abbastanza forte. Doveva appartenere ad un ragazzo giovane e il tutto si rivelò esatto: un ragazzo sbucò dalla porta del salone al seguito del signor Payne.

-Harry, questo è mio nipote Liam. É il motivo per cui abbiamo rinunciato a mandarti a scuola.- iniziò il signor Payne -Vedi, non volevamo che tu ci andassi senza conoscere nessuno, così abbiamo pensato di presentarti Liam verso agosto. Ci ha sorpreso infatti la sua chiamata della scorsa settimana…-

Liam sorrise e porse la grande mano al riccio, che la strinse.

-Piacere Harry. Spero di conoscerti meglio in questi due mesi.-

-Anch'io lo spero e…- si fermò quando si sentì strattonare la maglia dalla piccola Charlie -Si, scusa… Lei è mia sorella Charlie. Charlie lui è Liam-

Liam le sorrise mostrandole i denti perfetti e la bambina arrossì.

-Vi lascio un po' di tempo per parlare prima di cena, vi farò chiamare appena sarà pronta- disse il signor Payne, per poi avviarsi verso il salotto.

Liam prese la sua valigia e salì le scale, seguito da Harry e sua sorella. Il ragazzo viaggiava tra i corridoi come se conoscesse perfettamente la casa, il riccio pensò che doveva esserci stato parecchie volte e questi suoi pensieri furono confermati dalla voce di Liam che distrusse il silenzio imbarazzante creatosi mentre sistemava le proprie cose nella sua stanza.

-L'ultima volta che sono stato qui era inverno e faceva un freddo polare… Da quanto è che siete qui voi?-

-Gennaio- rispose secco Harry

-Ehm Charlie- disse lima riferendosi alla bambina che si nascondeva dietro il fratello- potresti lasciarmi solo con tuo fratello, devo parlargli di una cosa molto importante…-

La bambina annuì e se ne ritornò al piano di sotto; Harry a quella richiesta iniziò a guardare perplesso Liam, il quale prese un respiro profondo ed iniziò a parlare.

-Non voglio sembrare scortese, neanche i miei nonni lo sono, sappilo, ma mi hanno raccontato della vostra vita… Volevo soltanto dirti che sono onorato di conoscere un ragazzo forte quanto te. Vorrei essere io così…-

Nessuno, mai nessuno gli aveva mai detto quelle parole. Di solito provavano pietà per lui e sua sorella, ed era questo il motivo per cui non voleva quasi mai intraprendere questo discorso con gli altri. Anche Lydia era stata dispiaciuta, ma non sembrava provare pietà nei suoi confronti, bensì sembrava volerlo aiutare a dimenticare, se non il passato, il dolore provato. 

-Non provi pietà?- chiese Harry. Liam lo guardò sconcertato.

-Tu non vuoi che provi pietà per te, vero? Non so cosa si provi, ma so che effetto fa avere degli amici solo perché gli fai pietà, ci sono passato anch'io.-

-Tu? Non ci credo. -

-Sapevo che lo avresti detto, lo dicono sempre tutti. In fondo, come biasimarvi? Un perfetto figlio di papà, proveniente da una famiglia ricca come può essere caduto così in basso? - nella sua voce si poteva sentire un filo di amarezza - E invece è successo. Sei anni fa si scoprì che mia madre tradiva mio padre con un altro già da due anni prima, mio padre rimase distrutto da quella scoperta e si buttò a capofitto nell'alcool. Per sei mesi fu ricoverato in una clinica ed io rimasi solo a casa con una badante che provvedeva a darmi tutto, certo, ma non era né mio padre né mia madre. Gli altri bambini, a scuola, incitati dalle madri per pietà mi diventarono amici, per poi scomparire dalla mia vita quando mio padre uscì dalla clinica. In quel periodo ebbi persino una ragazza, che stronza.-

-Ti direi che mi dispiace, ma avrei paura di ricevere un pugno in faccia- disse sarcasticamente Harry. Liam rise a quell'affermazione. La loro discussione fu interrotta da Charlie che li chiamò per la cena.

 

-Quindi la tua materia preferita è la matematica…-

-Si, suona strano?- chiese Harry

-No, per niente. A me piace la fisica- disse Liam per poi tornare ad osservare Charlie e Niall giocare. 

La sera prima Liam era andato a letto molto presto, visto che il viaggio lo aveva stancato. Charlie si addormentò poco dopo sul divano, così Harry l'aveva portata a letto e lasciatole un bacio sulla fronte si era rintanato in camera pure lui a leggere un libro e si addormentò verso l'una di notte.

Visto che la sorella aveva insistito tutta la mattina per tornare al parco, Harry accompagnato da Liam si avviarono verso il parco nel primo pomeriggio. Appena arrivati i due ragazzi si sedettero sulla panchina dove il riccio si era messo il giorno precedente ad osservare la bambina che subito raggiunse Niall. Charlie aveva omesso la ragione per cui volesse andare al parco, ma il fratello aveva intuito che la ragione di quella voglia incessante del parco fosse la possibilità d incontrare di nuovo il bambino biondo. Era molto protettivo nei confronti della sorella, ma non aveva intenzione di rinchiuderla in casa per il resto della sua vita, questo naturalmente non stava a significare che avrebbe permesso a qualsiasi ragazzo di entrare nella vita della sorella, ma per ora era solo una bambina e poi Niall sembrava un bambino molto dolce.

-Adoro la fisica, ma non è tra le mie materie preferite… Tra quelle c'è letteratura, però. La trovo una materia molto interessante- continuò Harry

-Qual è il tuo autore preferito?-

-Non e ho uno… Però ho un libro preferito: Il buio oltre la siepe. trovo che il personaggio di Atticus molto particolare, l'ho amato da subito-

-Ho letto quel libro molte volte, lo adoro anch'io… Ieri Charlie ha menzionato Harry Potter. Glielo hai dato tu?-

-Si, è la migliore saga di tutti i tempi. Almeno secondo me-

-Anche secondo me. Strano, no? Due ragazzi di diciassette anni che adorano Harry Potter- entrambi risero a quell'affermazione

Mentre Liam si riprendeva scorse distante una chioma rossa familiare che stava passeggiando con la musica nelle orecchie, questa si voltò nella loro direzione e salutò il ragazzo vicino a lui, che ricambiò.

-Hey Harold!-

-Lydia, che fai da queste parti? E non chiamarmi Harold!- rispose il riccio sottolineando l'ultima parte

-I Payne mi hanno detto che eri qua con Charlie, volevo salutarvi!-

-Lydia? Sei tu?-

-Liam?-

 

Liam non aveva proprio voglia di incontrare i nuovi vicini, avrebbe preferito starsene una giornata in compagnia di zia Eliza. E lui odiava zia Eliza, soprattutto quando si metteva a strizzargli le guance e a dirgli, con voce idiota, "Chi è il bambino più bello del mondo?". Pur avendo otto anni, Liam era abbastanza maturo per la sua età e una zia che gli faceva quei versi, gli faceva soltanto ribrezzo, ma in questo caso sarebbe stato meglio sopportarla che andare a trovare gente nuova. Insomma andava in quella casa e poi? 

-Non voglio andarci!- continuava a gridare mentre suo padre lo trascinava per la mano.

-Non mi importa, tu verrai con me.-

-Perché?- replicò lamentandosi il bambino

-Perché siamo persone ben educate e andiamo ad accogliere i nuovi vicini-

-Uffa-

Aveva appena pronunciato quell'ultima parola quando raggiunsero il cancello della villetta, il padre aveva appena suonato il campanello che la serratura automatica scattò. Si avviarono per il viaggetto del giardino, che non aveva fiori dato che la famiglia abitava lì dal giorno precedente. In quel quartiere era ormai regola che tutte le villette dovessero avere il giardino colorato dai fiori, che poi chi l'aveva inventata quella regola? Comunque sia era così per tutti, non veniva accettato il giardino tenuto male, "Rovina il quartiere" diceva sempre il signor Brown. Ogni volta che Liam andava lì in estate il signor Brown aveva sempre qualcosa da ridire su di lui: mangia troppo, legge troppo, sta fuori casa troppo tempo, parla troppo, pensa troppo… Ormai il bambino non ci faceva più caso. Mentre pensava alle parole del signor Brown vide la porta della villetta aprirsi e un signore gli si presentò davanti, strinse la mano a suo padre che gli diede il benvenuto, poi li fece accomodare nella casa.

-Volete un po' di limonata?- chiese l'uomo

-Con molto piacere signor O'Brian, questo è mio figlio Liam-

-Oh, chiamami Christopher. Piacere Liam, quanti anni hai?- disse mentre versava la bevanda in dei bicchieri.

-Otto-

-Hai un anno in più di mia figlia Lydia, se ti va te la presento… Dovrebbe arrivare tra poco assieme a mia moglie-

Liam gli sorrise e si mise ad osservare la casa mentre suo padre e Christopher discutevano su argomenti che lui riteneva poco interessanti, quali la politica, la borsa e  altre "cose da grandi", come diceva suo padre.

L'interno della villetta si rivelava semplice, da dove era seduto, sul divano in pelle nera del salottino, notava la sala da pranzo sulla destra e l'ingresso, da dove era entrato lui, sulla sinistra. Davanti a lui vi era un tavolino di legno chiaro su cui era poggiato il vassoio con la bottiglia piena a metà di limonata e i bicchieri, al di là del tavolo vi erano due poltrone anch'esse in pelle nera come il divano e dietro esse c'era un caminetto in muratura. Sopra la mensola erano state appoggiate alcune cornici con delle foto che ritraevano delle persone, magari la loro famiglia. Una foto in particolare lo colpì: un primo piano di una bambina con i capelli rossi, occhi verdi e un bellissimo sorriso.

La porta d'ingresso si aprì ed entrò una donna, abbastanza alta con i capelli rossicci, come quelli della bambina in foto e gli occhi verdi. Dietro di lei c'era una bambina, con gli stessi capelli ed occhi della madre, ma lei aveva qualcosa in più: del rossore sulle guance che la rendevano identica alla bambina della foto.

-Oh, eccovi. Vi stavamo aspettando- disse il signor O'Brian -Craig, questa è mia moglie Kristen e lei e mia figlia Lydia-

"Così è lei Lydia" pensò Liam

-Molto piacere, io sono Craig e questo è mio figlio Liam- disse il padre del bambino alzandosi e porgendo la mano alla signora.

-É un piacere conoscerti Craig, e anche tu Liam. Lydia saluta anche tu-

Dalla bocca della bambina uscì un flebile e dolce "ciao" e Liam le sorrise.

 

-Non ci posso credere sei proprio tu!- disse Lydia abbracciandolo dolcemente. Era cambiato molto dall'ultima vota che l'aveva visto, due anni prima. Era molto più alto, aveva un bellissimo fisico, ma soprattutto un bellissimo viso. I capelli color miele corti, alzati in una cresta che ricordava vagamente quella di Zayn, i suoi dolci e grandi occhi castani, il piccolo naso rotondo, le labbra rosee. Era di una bellezza strabiliante e quando l'abbracciò sentì il suo profumo inondarle le narici.

-Si, sono io… E tu… Wow sei cambiata tantissimo…- replicò sorridendole. Era veramente bella, lo era sempre stata, ma adesso… 

-Cosa ci fai qui?-

-Passerò un po' di tempo qui, poi tornerò a casa, poi tornerò nuovamente a settembre per frequentare la scuola qui!-

-Sono felicissima! insomma come stai? Tutto bene?-

-Io sto bene e tu?- 

-Oh, anche Harry sta bene… É qui che fa il terzo in comodo mentre voi piccioncini vi mangiate con gli occhi-  disse scherzosamente il riccio, che per tutto il tempo era rimasto seduto sulla panchina a fissarli aspettando che lo prendessero in considerazione.

Liam e Lydia risero all'udire quell'interruzione e si accomodarono sulla panchina mentre Charlie e Niall li raggiungevano.

-Niall può venire a cena da noi stasera?- chiese la piccola al fratello

-Chiedi a Liam, non a me-

La bambina guardò Liam con occhi dolci a cui lui non resistette.

-Se a sua madre va bene, perché no? Vieni anche tu Lydia?-

-Con molto piacere! Posso portare Zayn? Non voglio lasciarlo solo…-

Il ragazzo annuì, così il riccio accompagnò Niall da sua madre e dopo aver ricevuto una risposta positiva si avviarono tutti a casa visto che ormai l'ora di cena era vicina.

 

-Che ore sono?- chiese Harry a Liam

-Le nove e trenta, perché?-

-Dobbiamo portare Niall a casa tra un'ora. Ci conviene partire presto, non vorrei perdermi per strada-

Liam annuì e tutti e sei tornarono alla loro partita di carte.

-Ti ricordi quando tuo nonno ci raccontava le leggende su questo luogo?- chiese la rossa riferendosi a Liam

-Si, ci spaventavamo a morte!-

-Ci sono delle leggende?- chiese curiosa Charlie

-Si, è una storia lunga…-

-Ce la raccontate?- chiese Niall con occhi sognanti. 

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d'intesa e dopo aver messo apposto le carte iniziarono a raccontare.

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

LIAM É ARRIVATOOOOOOO, lo aspettavate con ansia vero? lol

no, okay. sinceramente questo capitolo non mi dispiace, mi sono impegnata nel renderlo lungo e descrittivo. Poi ho messo un flashback, se non ne metto uno per capitolo non sono contenta, oh.

 

nel prossimo probabilmente ci sarà un BOOM.

PROBABILMENTE, niente è sicuro. potrei mettere un capitolo di mezzo… boh.

 

vabbee', vi lascio con una gif di Liam e una di Lydia u.u

 

 



 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

POTRESTE DARE UN'OCCHIATA A QUESTE? Thanks :)

(un)broken (One Shot sui one direction)

do you remember? (One Shot sui one direction)

up all night (Serie di storie sui one direction)

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo sei ***


 

 

a chi aspetta 

il principe azzurro.

 

 

 

Capitolo 6

 

      

Aprile 1827

Amelia era ormai a pochi passi dal grande cancello di casa Meesery, immersa nei suoi pensieri e fischiettando un motivetto sentito la sera prima mentre Daniel suonava il pianoforte quando, sentendo avvicinarsi dei cavalli, si voltò e vide in lontananza John che guidava la carrozza. Ormai vicino, il giovane rallentò e rivolse un sorriso alla ragazza che rispose al saluto timidamente.

La carrozza in legno, trainata da due cavalli grigi, risplendeva alla luce del sole date le sue decorazioni in oro e percorreva il viale che conduceva alla grande villa. 

La mora raggiunse il portico proprio quando una figura alta e slanciata scendeva dalla diligenza, i suoi occhi grigi incrociarono quelli neri della giovane, ma subito dopo spostò lo sguardo e si avviò verso casa indifferente.

-Buongiorno Amelia!-

-Salve John, come sta oggi?- chiese la ragazza rivolgendogli un sorriso.

-Molto bene. Sono appena tornato da Londra. Ho accompagnato il conte ad un incontro con gli uomini dell'alta società… E lei, signorina?-

-Deve essere stato un lungo viaggio! Comunque sto abbastanza bene, questa bella giornata mi rende felice.-

-Si vede, è molto bella oggi-

Amelia arrossì sostenendo lo sguardo del cocchiere, che le sorrise.

-Le andrebbe oggi, se non è impegnata, di accompagnarmi a fare una passeggiata al parco?-

-Sarei molto grata di passare un pomeriggio in sua compagnia. Adesso devo andare a preparare il pranzo, a dopo- e con un piccolo inchino si congedò.

 

Maggio 1827

Le fresche giornate di aprile erano ormai finite e l'estate iniziava a farsi sentire anche nella periferia londinese. La brezza primaverile era sempre presente, ma gli alberi erano quasi spogli di fiori e pieni di foglie verdi che contrastavano il cielo di quella mattina che, dopo più di un mese di fitta pioggia, aveva deciso di schiarire un po' e aveva lasciato soltanto qualche nuvola qua e là.

Daniel osservava la scena dalla finestra di camera sua, sdraiato nel suo letto. Era abbastanza stanco, dato che la sera prima era andato a letto tardi per finire di leggere un libro che lo appassionava a tal punto da farlo stare notti insonni, quindi aspettava che qualcuno le portasse la colazione. Non poteva negare che sperava che fosse Amelia quel "qualcuno", adorava quella ragazza, era sempre gentile con lui anche se nei suoi confronti non la trattava in modo giusto. Le sue speranze furono accolte e quando la porta si aprì lentamente mostrò una figura femminile dai capelli neri con un vassoio d'argento in mano. La ragazza entrò e si avvicinò al letto poggiando il vassoio sul comodino, ne fare quel gesto un capello le scivolò via dallo chignon improvvisato e le ricadde dolcemente sulla candida pelle del viso. Con un gesto delicato della mano sinistra portò il ciuffo dietro all'orecchio e poi versò del the dalla teiera alla tazza, entrambe sul vassoio, poi prese quest'ultima e la pose su un piattino assieme a dei biscotti porgendola al ragazzo che, dall'attimo in cui era entrata, non le aveva tolto gli occhi di dosso. 

Amelia non aveva spicciato parola, non gli aveva rivolto neanche un sorriso e questo rattristò un po' Daniel che nel frattempo, continuava ad osservarla mentre metteva in ordine la stanza. Non seppe con quale coraggio si alzò dal letto e aiutò a tirare le tende per far entrare più luce di quanta già ce ne fosse. Si ritrovarono faccia a faccia, i due nasi quasi si toccavano e il moro quasi si perse in quei pozzi scuri, ma quando si accorse dell'imbarazzo causato alla serva si allontanò di scatto. Amelia rimase a guardarlo perplessa, poi gli sorrise e lo ringraziò per l'aiuto, vedendo infine che ormai il conte aveva finito la colazione prese tazza e piatto e li poggiò nuovamente sul vassoio, pronta ad uscire da quella stanza.

-Amelia!- la chiamò Daniel. Quella, ormai sul ciglio della porta si voltò e lo guardò incitandolo a parlare.

-Mi chiedevo se…- si passò una mano tra i capelli, evidente segno di nervosismo che non passò inosservato agli occhi della ragazza -Mi chiedevo se ti andasse di accompagnarmi a Londra uno di questi giorni… Non so… Potremmo visitare un parco- ripetè il gesto fatto precedentemente e d'un tratto trovò che le crepe degli assi del pavimento fossero alquanto interessanti.

-Se a lei fa piacere, verrò volentieri. Adesso scusatemi, ma devo proprio andare. Buona giornata- detto questo la ragazza uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle.

All'udire quelle parole Daniel non poté fare nient'altro che sorridere e quella splendida giornata di maggio divenne perfetta.

 

Daniel raccolse un fiore da terra e lo porse ad Amelia che sorrise riconoscente per poi prenderne lo stelo con le sottili dita, avvicinarlo alle narici e inspirarne il buon odore. Mentre praticava quel gesto chiuse gli occhi, come se volesse assaporare al meglio quel piccolo fiore, quando li riaprì vide una carrozza raggiungere la casa e riconobbe subito colui che la guidava.

-É stata una bellissima passeggiata signor conte, adesso devo proprio andare.- disse gentilmente la mora.

-Sono contenta che le sia piaciuta, potremmo rifarla qualche volta, se le va.-

-Ne sarei grata.- si sorrisero a vicenda e Amelia, a passo svelto, raggiunse John che, non appena la vide, le cinse i fianchi e la fece volteggiare per poi lasciarle un lungo bacio sulla guancia. Daniel osservando la scena da lontano sentì un crack, che però non fu causato dal rompersi dei legnetti calpestati da lui e dalla ragazza mentre passeggiavano nel parco, no, era qualcosa dentro di sé che si ruppe in mille pezzi, ed ebbe la sensazione che non si sarebbe più ricomposto.

Quella sera il conte non chiuse occhio, continuava a rigirarsi tra le coperte e la scena vista nel pomeriggio continuava a viaggiargli nella mente e, alla fine, pensò che forse una passeggiata in giardino avrebbe aiutato il sonno ad arrivare, così si mise la vestaglia e scese verso l'ingresso dell'enorme villa.

Ritrovatosi in giardino volse uno sguardo al cielo e si accorse che nessuna stella era presente, tutto il cielo era coperto da nuvole che promettevano temporale; sembrava proprio che il tempo mutasse con il suo umore, aveva infatti passato una meravigliosa e felice giornata in compagnia di Amelia e vi era stato sempre il sole, ma adesso si sentiva triste e solo, non vedeva in sé nessuna speranza di avere al suo fianco la ragazza. Era sull'orlo di piangere, ma non lo fece. Non piangeva mai, non lo aveva mai fatto in quegli anni, si era sempre sfogato con la musica, suonava un pezzo al piano e la tristezza se ne andava via. Stavolta voleva davvero piangere, sentiva che stava per farlo quando il cielo lo anticipò e prese il suo posto. Piano piano quel delicato pianto si trasformò in disperazione, Daniel cercò di correre verso casa per non bagnarsi, visto che si era allontanato molto dal portico, ma appena fu vicino scivolò sul terreno bagnato, batté la testa a terra e tutto divenne buio.

 

La fioca luce che entrava dalla finestra illuminò un poco il viso sudato di Daniel. Aprì piano piano gli occhi e notò che era coperto fino al collo con numerosi teli, ma sentiva comunque freddo. Un leggero scrosciare d'acqua lo fece voltare e vide Amelia che strizzava in una bacinella un panno, poi gli si avvicinò e tamponò delicatamente la fronte del ragazzo che ne sentì subito il calore.

Notando che il conte era sveglio si decise a far entrare un po' più di luce e aprì anche una delle finestre più lontane della stanza.

-Si sente bene?- chiese gentilmente la ragazza, aiutando il moro ad alzarsi con la schiena.

-Abbastanza… Cosa è successo?-

-La abbiamo trovata stamattina presto in giardino, era tutto bagnato e aveva già la febbre. Il dottore è arrivato subito e mi ha detto di tenerla al caldo, che la febbre sarebbe passata.-

-Grazie dell'aiuto. Sa dirmi quanto ho dormito?-

-Ha dormito per poco più di tre ore, è meglio se riposa ancora un po'. Le porto la colazione?- 

-Mi farebbe molto piacere, grazie.-

La ragazza le rivolse un sorriso e andò a prendere la colazione.

poco dopo tornò con il solito vassoio in argento con the e biscotti su un piattino, che gli porse gentilmente. Nel farlo la sua mano toccò quella di David e le guance le arrossirono un poco.

Ad osservare quella scena dallo stipite della porta vi era la madre di Daniel, la contessa, che provava ribrezzo e delusione. "Non avrei mai dovuta farla entrare in casa mia. Dovevo capire che avrebbe portato soltanto guai."

Era una fredda serata d'inverno, quando Amelia mise per la prima volta piede in quella casa, la donna lo ricordava benissimo, perché fu lei a prenderla in braccio quando la ritrovò sul portico tutta infagottata. La accudì per i primi anni della vita, poi lasciò la sua educazione alla cameriera più anziana, in modo che da grande potesse svolgere perfettamente quel ruolo. L'aveva accolta come una figia in casa sua, nessun altro avrebbe mai fatto una cosa del genere se si fosse trovato al suo posto, al massimo l'avrebbero portata in un orfanotrofio, e lei cosa fa? Si invaghisce di suo figlio? "Rovinerà la nostra famiglia. devo fermare tutto questo, prima che sia tutto distrutto. Nessuno ci rivolgerebbe la parola se si scoprisse di una relazione tra Daniel e Amelia, tutti purtroppo sanno cos'è lei." Quindi entrò di colpo nella stanza, facendo voltare i presenti.

-Amelia puoi andare. Adesso ci penso io.- 

La ragazza fece un inchino per poi andarsene.

 

Luglio 1827

Erano ormai passati diversi mesi dalla passeggiata che Daniel ed Amelia avevano fatto insieme e tutto sembrava essere tornato alla normalità. Il ragazzo si era ripreso completamente grazie all'aiuto della madre che non permise più ad Amelia di entrare in quella camera senza spiegare a nessuno il perché. La relazione tra la ragazza e il cocchiere, John, era ormai conosciuta a tutti in casa Meesery, però negli ultimi tempi la mora sembrava un po' distaccata nei confronti del fidanzato. Si era infatti accorta dei momenti in cui Daniel si incantava a fissarla, in cui la aiutava a fare qualsiasi cosa, aveva intuito che provava qualcosa per lei e ciò venne confermato quando, una sera prima di ritirarsi nelle sue stanze, la chiamò con una stupida scusa e le lasciò un piccolo bacio all'angolo della bocca. 

Mentre ripensava a quell'evento non poté fare a meno di arrossire e John, seduto accanto a lei, lo notò.

-A cosa pensi?- le chiese.

-Niente di che…-

-Non sembrava "niente di che"… A me puoi dirlo- le rivolse un caloroso sorriso, mostrandole i perfetti denti bianchi, rari da vedere a quell'epoca. Amelia le passò la mano sinistra tra i ricci biondi e le parlò di quello che era successo. All'inizio sembrò sconcertato, ma poi le disse che aveva intuito qualcosa e che sperava che non accadesse niente tra loro.

 

Settembre 1827

Amelia e John si allontanavano sempre di più, le azioni del conte nei confronti della ragazza erano sempre più incentrate sul tenerla dentro casa in modo che non stesse con il suo ragazzo, tanto che alla fine John la lasciò dicendole di ripensare ai suoi sentimenti, di ragionare sul fatto che lei avrebbe potuto dire di no almeno una volta al conte in quei due mesi, gli avrebbe dovuto far capire che, seppur serva, aveva i suoi diritti e per lui non prendeva mai una pausa.

Ad Amelia si ruppe il cuore, senza l'amore della sua vita non sapeva più cosa fare, si sentiva persa. In quel mese Daniel le stette vicino, pronto a prendersela, avrebbe messo tutto il suo amore pur di farle capire che l'amava, l'amava come mai aveva amato nessun'altra donna. La sua non era ossessione, come sembrava agli occhi della madre, sempre pronta a dividerli, era puro amore, quello vero che non se ne va facilmente, quello che dura un'eternità.

 

Ottobre 1827

Si era decisa. Doveva farla finire qua. La relazione segreta tra Amelia e suo figlio non poteva andare avanti. Li aveva sorpresi ormai diverse volte nella biblioteca a leggere libri insieme, a scambiarsi sorrisi ogni qualvolta si incontravano. "Sta rovinando la mia famiglia e io ho il dovere di salvarla".

 

Daniel e Amelia ammiravano il cielo, sdraiati su un prato mentre le loro risate echeggiavano nei dintorni e disturbavano la quiete di quella giornata autunnale, stranamente serena. Il vento era comunque gelido e il ragazzo decise di togliersi la giacca superflua per poggiarla sulle spalle della mora, la quale sorrise cordialmente. Una folata di vento scompigliò i capelli alla ragazza e Daniel con una mano le portò una ciocca dietro l'orecchio. I loro visi erano ormai vicini, i respiri erano divenuti uno solo, i loro occhi incantati in quelli dell'altro e le loro labbra, piano piano, andarono ad unirsi in un tenero bacio.

 

Novembre 1827

La donna vestita di nero percorreva velocemente una strada deserta alla cui fine vi era una casa apparentemente abbandonata. Il cappuccio le copriva parte del volto, ma potevi scorgere la folta chioma grigia che usciva dalla stoffa. Arrivò in poco tempo a quella casa, ancora più inquietante vista da vicino, mostrava infatti le crepe nel muro, gli assi della porta rotti e vasi gettati per terra e distrutti, il giardino era pieno di erbacce e terra e vicino alla casa stava nascendo l'ennesima pianta di edera, che copriva gran parte della facciata. Entrò senza neanche bussare e appena giunse nel salone una voce la fece sussultare.

-Hai portato quello che ti ho chiesto?- disse una voce rauca, proveniente da un punto oscuro della stanza.

-Si- disse la donna.

-Bene. É proprio sicura di volerlo fare? Non si può tornare indietro.-

-Sono sicura.-

-Bene. Ricapitoliamo allora. Lei vuole che tutti, lei esclusa, si dimentichino della ragazza di cui mi ha portato una ciocca di capelli e vuole che la sua anima sia intrappolata nel quadro. Ho capito bene?- chiese per conferma la voce.

-Esattamente.-

-Bene. Si avvicini e mi porga quello che le ho chiesto.-

La donna si avvicinò e vide da dove proveniva la voce: un'anziana signora giaceva su una sedia a dondolo coperta fino al collo da coperte, le sue mani erano piene di rughe e così il volto. Gli occhi avevano due colori, uno verde e l'altro azzurro e incutevano terrore, le labbra erano chiuse in una smorfia, ma si poteva intuire che non avesse denti e se ce li aveva non erano dei migliori, il capo era a malapena coperto da capelli e anche su esso si notavano rughe. Le porse gli oggetti e la vecchia dopo averli presi, li posò sul tavolo vicino per poi pronunciare parole in latino; mentre parlava con una candela accesa poco prima, bruciò le ciocche di capelli e sparse le poche ceneri sulla tela. Quando ebbe finito di praticare il rito un forte vento si innalzò, sparpagliò la cenere e il volto di Amelia iniziò a dipingersi magicamente sulla tela.

 

Gennaio 1887

Daniel quella sera era abbastanza stanco, non solo per le faccende sbrigate durante la giornata, ma anche per il tempo che si faceva sempre più brutto. Le nuvole nel pomeriggio avevano assunto lo stesso colore dei suoi occhi e si presupponeva che arrivasse una tempesta. Un'altra causa della sua stanchezza, era l'insonnia delle notti precedenti: era da molti mesi che si svegliava nel bel mezzo della notte dopo aver fatto lo stesso sogno in cui vi era una bellissima ragazza seduta accanto al fuoco che sorrideva ad un ragazzo, seduto in poltrona che leggeva un libro in mano. Quel ragazzo era lui, si era perfettamente riconosciuto, anche se era avanti con l'età aveva ancora una buona memoria e poi come ci si può dimenticare di se stessi? Ma non riusciva a capire chi fosse quella bellissima ragazza, se lo domandava da tempo ormai.

Quella sera Daniel stava percorrendo il corridoio per giungere alla propria stanza, pensando al viso di quella fanciulla quando si imbatté in una porta. Quella porta era sempre stata lì, lui lo sapeva, ma la cosa strana era che uno spiffero d'aria, mai sentito prima, usciva dalla stanza all'interno. Preoccupatosi che si fosse rotta la finestra decise di entrare, ma scoprì che la porta era chiusa, così chiamò il giovane cameriere, affinché trovasse un modo per aprirla. Quest'ultimo, dopo varie spallate riuscì finalmente ad aprire la porta, ma quello che il conte trovò al suo interno non fu quello che si aspettava: le finestre erano saldamente chiuse, nessuna era rotta, così congedò il cameriere ringraziandolo, deciso ad andare subito a letto e dandosi del matto ma, prima di uscire notò un telo che copriva qualcosa. Si avvicinò e prese un lembo con la mano destra, tolse piano piano il tessuto che scoprì una tela con un magnifico ritratto sopra. Una giovane donna dai lunghi e mossi capelli neri, bellissimi occhi scuri, labbra che andavano a formare un enigmatico sorriso e la candida pelle.

Gli occhi di Daniel si illuminarono, per poi iniziare a pizzicare per via delle lacrime che stavano per uscire.

-Amelia- sussurrò e poi, per la prima volta dopo tanto tempo, pianse.      

 

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

dopo più di una settimana sono qui. mi scuso per l'enooooorme ritardo, ma questo capitolo è stato abbastanza difficile da realizzare.

spero che non vi abbia deluso perché ci ho messo l'anima per farlo.

 

la prima parte è sicuramente meglio dell'ultima, perché mi hanno "supervisionato" e poi nell'ultima avevo perso un po' di ispirazione, ma la focaccia con la mortadella l'ha fatta tornare e le ultime due date sono venute bene, dai.

 

per chi recensirà: fatelo quando volete, non mi meriterei neanche delle recensioni per questo ritardo.

 

chiedo scusa a chiara perché neanche qua c'è louis, perdonami.

 

per farmi perdonare per il ritardo e per la mancanza di louis, ve lo lascio con queste gif

 

 

  

 

 

 

il prossimo aggiornamento arriverà prima u.u

 

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 5 giorni fuori di samscoffee

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo sette ***


 

 


 

 

 

 

a Chiara e a Giulia, 

a cui rompo sempre i coglioni su twitter.

perdonatemi.

 

 

Capitolo 7

 

 

-E poi cosa successe?- chiese curioso Niall alla fine del racconto.

-Si dice che da quel giorno Daniel abbia iniziato a scrivere diari, mano a mano che i ricordi gli tornavano alla mente, ma non sono mai stati trovati- disse Liam.

-La leggenda dice che si trovano nel luogo in cui Daniel abbia trovato la morte- continuò Lydia.

I bambini adesso erano ancora più stupiti di prima, avevano trovato straordinaria la storia dei due innamorati e volevano saperne sempre di più, ma il tempo delle favole era finito e Niall doveva essere riaccompagnato a casa, così presero i cappotti e si avviarono per strada.

Il cielo era pieno di stelle, anche se delle nuvole in lontananza preannunciavano pioggia. Harry, mentre una ventata di aria fresca lo investiva, ripensava a quella ragazza, l'aveva colpito il modo in cui Lydia l'aveva descritta durante la storia, i capelli neri lunghi e mossi, la pelle candida, le guance arrossate e gli occhi scuri, sembrava proprio la ragazza del quadro, ma ciò era impossibile, dato che il quadro venne perso durante la prima ristrutturazione della casa ottant'anni prima.

-Domani Niall può tornare da noi?- chiese Charlotte al fratello, mentre la madre del bambino ringraziava i ragazzi per la disponibilità. Harry guardò Liam che annuì, e lui fece lo stesso con la sorella che lo abbracciò forte dopo aver ottenuto il consenso.

-Allora a domani Niall! A che ora possiamo venire, signora?- chiese Harry alla madre del bambino.

-Quando volete, potete venire anche domattina!-

-Bene, allora verremo domattina verso le nove. Arrivederci.- e si scambiarono sorrisi prima che la donna chiudesse la porta.

Durante la camminata per tornare a casa, Charlie si rivelò più stanca di quello che fosse così Harry la dovette prendere in braccio e lei si addormentò. Arrivati al bivio che portava verso le loro rispettive case, il riccio svoltò a destra verso la villa, dopo aver salutato tutti, per portare la sorella a dormire in un posto più comodo che non fosse la sua spalla, Zayn li salutò cordialmente e svoltò a destra con passo svelto.

Lydia e Liam rimasero per un po' lì, in balìa di un silenzio imbarazzante, durante il quale la ragazza trovò interessanti le sue vecchie superga nere, e il ragazzo ebbe un'improvvisa voglia di guardare il cielo.

-Allora…- dissero in contemporanea, scoppiando poi a ridere.

-Prima tu- disse ancora ridendo la rossa.

-Beh, ci vediamo domani. No?-

-Certo, se per te va bene-

Liam annuì insistentemente e poi le disse che se voleva poteva portare Zayn, lei accettò e fece per andarsene quando il ragazzo le prese delicatamente il polso, facendola girare verso di lui.

-Buonanotte- le disse, lasciandole un dolce bacio sulla guancia, per poi andarsene con le mani in tasca.

Lydia da quel momento non ci capì più nulla e rimase a guardarlo andarsene, con le dita che sfioravano la guancia dove aveva lasciato il bacio, per un tempo indeterminato. Le piccole gocce di pioggia che iniziavano a scendere dal cielo la risvegliarono da quello stato di trans e da quel momento, per tutto il tragitto verso casa, sorrise inconsciamente.

Ormai era un po' che aveva notato qualcosa di strano in se quando era vicino a Liam, aveva paura di dire la cosa sbagliata, ma si sentiva felice come non mai. Anche quando erano bambini e giocavano insieme era felice al suo fianco, ma la felicità era diversa: era pura e semplice allegria dello stare insieme, adesso invece era qualcosa di più e andava ogni giorno crescendo. Ma oltre alla felicità, anche la paura cresceva in lei, paura che non provasse lo stesso, paura di rovinare un amicizia, paura di farsi avanti, paura del futuro.

 

-Che cosa vuoi fare da grande?- chiese il bambino mentre si dondolava sull'altalena.

-Voglio viaggiare…-rispose con fare sognante la bambina dai capelli rossi -E tu?-

-Voglio fare l'esploratore!- esclamò saltando giù dall'altalena ed iniziando a correre con le braccia alzate, fingendosi un aeroplano.

Corsero, risero, si divertirono insieme, sperando che un giorno avrebbero realizzato i loro sogni.

 

Quello fu l'unico momento in cui pensò al suo futuro con Liam, lui l'esploratore e lei compagna dei suoi lunghi viaggi, insieme avrebbero affrontato mille avventure, insidie e pericoli, ma sarebbero sempre stati uniti. Ripensando agli attimi vissuti da bambini prima di addormentarsi, Lydia si addormentò presto, aspettando l'indomani.

Al contrario Harry non riusciva a chiudere occhio, ci provava ma ogni volta faceva lo stesso incubo che ormai lo sorprendeva ogni notte da più di una settimana. Pensò molte volte di parlarne con l'amico, ma non ne aveva avuta l'occasione e poi riteneva il sogno un po' troppo personale, visto che si svegliava piangendo quasi ogni volta. Era come un colpo al cuore, si sentiva mancare il respiro, quindi usciva fuori a prendere una boccata d'aria, tornava dentro, provava a riaddormentarsi e si ripeteva di nuovo, fino a che la stanchezza era così tanta, che neanche l'incubo riusciva a sopraffarla.

L'unica persona che sarebbe stata in grado di ascoltarlo, consolarlo e soprattutto capirlo, era la stessa che lo feriva nel sonno. Louis

 

-Hey Lou!-

-Hey Hazza!-

-Pronto per la partita? Voglio assolutamente provare il nuovo schema!-

-Ehm, ti dispiace se oggi non giochiamo?- disse il ragazzo dagli occhi blu.

-Certo… C'è qualcosa che non va?- Harry iniziava a preoccuparsi, Louis che rifiutava di giocare a basket, non era Louis, soprattutto se quella partita era una delle ultime che avrebbero giocato. Louis infatti stava per uscire dall'orfanotrofio, aveva ormai raggiunto la maggiore età per poter andare a vivere da solo, ma questo non rattristava il riccio, in quanto l'amico gli aveva promesso che appena trovata una casa e un lavoro avrebbe richiesto l'adozione dei fratelli Styles.

-Sono solo un po' stanco, poi devo sistemare alcune cose per la partenza…-

-Non vedi l'ora, è?- chiese sorridente Harry. Louis gli rispose con un finto sorriso che Harry notò e dentro di sé si chiese cosa gli stesse nascondendo.

La mattina dopo il ragazzo si svegliò un po' più tardi del solito, ma non se ne preoccupò più di tanto, sapendo che Louis non si sarebbe svegliato prima delle dieci, orario in cui avevi dieci minuti di tempo per fare colazione. Adorava vedere l'amico correre verso la mensa e mangiare in fretta e furia per la paura che gli togliessero il piatto da sotto il naso, ma quella mattina aveva deciso di svegliarlo prima perché aveva sentito dire da Kelly, la pettegola, che ci sarebbero state le frittelle e Louis adorava le frittelle. Quindi si alzò e si vestì in fretta, poi si diresse verso la camera dell'amico che era in fondo al corridoio. Non bussò neanche, sapendo che non avrebbe avuto risposta, quindi aprì la porta per introdursi all'interno.

-Lou, è meglio se ti sbrighi oggi ci sono…-

Vuota. La camera era completamente vuota. Il letto era rifatto, le tende tirate. Non c'era il solito trambusto, i soliti vestiti sparsi per terra, la solita pila di libri sul comodino e le cianfrusaglie sotto il letto. Era tutto completamente pulito e lindo. Si chiese se avesse sbagliato stanza, ma poi notò una lettera e un libro sul mobile vicino al letto, riconobbe il libro "Il buio oltre la siepe", il suo preferito e Louis era l'unico a saperlo visto che era stato l'unico a porgli quella domanda. Si avvicinò all'oggetto e prese la lettera.

Se ne era andato.

 

Quello stesso sogno aveva rattristito Harry più del solito. Non capiva perché se n'era andato lasciandogli quella stupida lettera. Non capiva perché non avesse avuto più notizie. Non capiva perché non aveva mantenuto le sue promesse.

Si alzò dal letto e aprì il cassetto della scrivania, ne svuotò il contenuto e prese il libro, sfogliandolo trovò la lettera e la lesse per l'ennesima volta con le lacrime agli occhi.

 

 

Caro Harry,

 

Ti scrivo questo perché sono un vigliacco, sono un fottuto vigliacco e non mi merito un amico come te. Sono anche uno stronzo perché, se te lo stai chiedendo, si, me ne sono andato. Ti ho lasciato così, senza dirti nulla e senza spiegarti il perché.

Odiami, Harry, odiami per quello che ho fatto. Non cercarmi, se ne avrò la possibilità verrò io da te, ma probabilmente non accadrà. Il tempo scorre velocemente Harry, goditi ogni momento della tua vita, sempre.

Salutami Charlotte e dille che le voglio bene.

 

Tuo amico per sempre, 

Louis.

 

 

Ed ecco che nuovamente scendevano le lacrime sul suo volto, ancora e ancora. Il silenzio nella stanza si era riempito dei suoi singhiozzi disperati, della sua solitudine senza un amico così al suo fianco, delle sue solite domande. Perché se ne era andato? Cosa era successo? Perché non l'aveva mai cercato? Perché?

Sempre quella fottuta domanda: perché?

In preda alla rabbia e alla frustrazione iniziò a gettare per terra tutte le cose che si trovavano sulla scrivania, senza pensare che fossero le sette di mattina e che tutti stessero dormendo. Dopo aver svuotato quasi del tutto il ripiano in legno scuro prese il libro e lo scaraventò verso la parete, il colpo creò un forte rimbombo e pochi minuti dopo Liam si trovava nella stanza cercando di capire cosa stesse succedendo.

-Hey amico che succede? Ho sentito un colpo…-

Harry si accasciò sulle ginocchia e, a testa bassa cominciò a singhiozzare sempre più forte, si mise le mani nei capelli e iniziò a rendere udibili le domande che si trovavano nella sua mente.

-Perché? Perché mi ha abbandonato? Perché non ha rispettato le sue promesse? Perché non riesco ad odiarlo per quello che mi ha fatto?-

Liam lo fissava, non sapendo cosa fare, poi piano piano si avvicinò e lo strinse in un abbraccio. Non gli chiese niente, non voleva premerlo troppo, sapeva che quando sarebbe stato pronto glielo avrebbe raccontato. Infatti fu così. Harry, dopo essersi definitivamente calmato, raccontò tutto a Liam e gli fece leggere la lettera, ma dalla bocca del ragazzo uscì solo un "Non so cosa dire", e il riccio fu sollevato, perché non aveva voglia di sentirsi dire niente.

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

questo capitolo non doveva essere così depresso, lo volevo più avventuroso, ma poi mi sono lasciata prendere dalla disperazione. sorratemi.

 

mi scuso anche per la brevità del capitolo, ma il prossimo dovrebbe venire 345567477829 km, quindi questo è così.

 

dovrei aver detto tutto, quindi vi saluto con una gif di louis.

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 5 giorni fuori di samscoffee

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

louis

mlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlml




 

 

ah, colgo questa occasione per augurarvi Buon Natale e Felice Anno Nuovo, in caso non aggiornassi c:

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

 

 

 

scusate, ma è troppo figo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo otto. ***


 

 

 

a chi aspettava questo capitolo,

grazie.

 

 

 

Capitolo 8

 

Harry si alzò più tardi del solito con gli occhi ancora gonfi di pianto, così se ne andò velocemente in bagno per sciacquarsi il volto e andare a fare colazione come se niente fosse. In cucina trovò già Charlotte che cercava di spalmare la marmellata in modo omogeneo su una fetta di pane. Era ormai sua abitudine prendere un coltello, inzupparlo nella marmellata di fragole e spalmarlo lentamente su tutta la superficie del pane bianco. Il profumo del frutto diede ad Harry un dolce e completo risveglio e decise che invece del solito caffellatte avrebbe mangiato volentieri anche lui quella buonissima pietanza.

Poco dopo arrivò Liam che non fece in tempo a sedersi che il campanello suonò e sbuffando andò ad aprire dato che di George non c'era traccia. Aprì il cancello con il pulsante poi si avviò al portone, dopo aver spalancato la porta vide la figura di Lydia con i capelli rossi raccolti in una coda alta che stringeva la sua mano in quella piccola di Niall, dietro di loro Zayn camminava con le mani in tasca fischiettando un motivetto. Ma i due maschi passarono in secondo piano a Liam mentre osservava la rossa che gli sorrideva avvicinandosi. Portava una camicetta bianca che gli faceva risaltare il seno infilata in un paio di jeans a vita alta e ai piedi aveva delle ballerine marroni, era molto più bella del solito data la sua eleganza ma per Liam era sempre perfetta sia che portasse una semplice tuta, sia con un vestito da sera.

-Buongiorno!- disse Lydia, arrivata sulla porta.

-Buongiorno ragazzi, venite… Avete già fatto colazione?-

-Io e Zayn no, tu Niall?-

Il bambino negò, facendo finta di non ricordare a se stesso il discorso fatto prima dalla madre: "Non mangiare niente, hai già fatto una colazione abbondante". Così tutti insieme si avviarono in sala da pranzo dove salutarono Charlie ed Harrry, che era pieno di marmellata ovunque.

-Che hai fatto Harry?- chiese Zayn cercando di trattenere una risata.

-Qualcuno- disse guardando la sorella - ha fatto cadere il coltello pieno di marmellata che schizzando è finita addosso a me.-

-Mica l'ho fatto apposta!- disse Charlie -O forse sì…-

Zayn scoppiò a ridere insieme a Charlie e gli altri li seguirono a ruota, Harry invece, nel trambusto creato, mise un dito dentro il barattolo prendendo un po' di marmellata e la spalmò sulla guancia della sorellina.

-Ben ti sta!- le disse facendo la linguaccia, ma non fece in tempo a scoppiare a ridere che si ritrovò i capelli zuppi di latte freddo, che Liam gli aveva rovesciato in testa. Lo fulminò con lo sguardo lanciandogli lo zucchero, mentre Lydia riempiva Zayn di marmellata.

In un attimo di pausa da quella battaglia, Harry si ricordò di anni prima quando lui e Louis avevano creato lo stesso trambusto, forse peggiore, nella mensa dell'orfanotrofio.

 

Harry e Louis, come era loro solito fare, se ne stavano al loro tavolo della mensa (che era situato proprio al centro della sala) e continuavano a lanciarsi le "polpette misteriose" del venerdì.

-Piantala!- disse Harry quando ricevette l'ennesima palla di carne nel piatto.

-Hai iniziato tu!-

-Ma se inizi sempre tu dicendo "Chissà cosa ci mettono dentro!?" e poi me la lanci nel piatto!-

-Bugiardo!- disse il ragazzo dagli occhi blu ridendo. Una risata cristallina, divertente e che coinvolgeva chiunque, persino la signora della mensa che era detta "Muso Nero", ma non in senso razzista, perché era sempre depressa, poi metteva la cuffia nera, chili di matita nera e ombretto nero, che piano piano colavano rendendogli nero il viso.

Harry lanciò l'ennesima polpetta a Louis, puntando al viso, ma il ragazzo fu svelto e si abbassò e la massa di carne finì nel collo di Adam McGregor, chiamato "Shan Yu" da Charlie perché era grosso e cattivo come l'unno di Mulan, che sedeva al tavolo vicino. 

Adam si voltò lentamente e fulminò Harry con lo sguardo, intanto Louis se la rideva beatamente. 

-Chi è stato?- gridò, mettendo sull'attenti tutta la mensa. Harry si fece coraggio e si alzò in piedi. Tutti lo guardavano come se fosse Dio sceso in terra appena pronunciò "Io", persino Louis era sconvolto da quell'azione ma poi capì che c'era qualcosa sotto non appena l'amico gli strizzò l'occhio con fare scherzoso.

-Io l'ho aiutato!- disse Louis alzandosi in piedi e stirando con le mani la maglietta a righe.

-Voi due, avete osato tirarmi una polpetta nel collo?- li minacciò Shan Yu.

I due compari si scambiarono un'occhiata e annuirono, poi presero una manciata di polpetta e la lanciarono in faccia a McGregor, che divenne più arrabbiato che mai.

Benché quel ragazzo fosse il doppio più grande di loro, il suo cervello era alquanto piccolo e quando si rese conto di cosa avevano creato se n'erano già andati sghignazzando, cercando di non essere incolpati per la guerra di cibo messa in corso dalla risposta di Adam al loro "centro".

 

-Dai ragazzi aiutatemi a pulire, devo dirvi alcune cose.- annunciò Liam

-Cosa?- chiese curioso Niall mentre raccoglieva le briciole sul tavolo.

-Pensavo di chiedere a mio nonno qualcosa della leggenda, in fondo lui vive qui da quando è nato, saprà qualcosa non credete?-

-Cosa dovrei sapere?- il signor Payne era appena rientrato dalla sua camminata mattutina e aveva sentito il nipote parlare della leggenda.

-Tu sai niente riguardo alla leggenda di Amelia?-

-Certamente… Volete sapere qualcosa dei diari, vero?-

Tutti e sei annuirono e si misero seduti dopo aver finito di sistemare la sala.

-Bene, vi dirò tutto quello che so. La maggior parte dei diari è andata perduta, ma si dice che un diario sia ancora nascosto in questa casa. Quelle pagine racchiudono il segreto di come liberare Amelia dalla maledizione. Si dice che Daniel abbia cercato la strega che aveva aiutato la madre e che lei le avesse detto come fare a liberarla, ma non fece in tempo ad attuare il tutto che morì; però in punto di morte decise di scriverlo sperando che qualcuno la liberi.-  prese fiato prima di continuare - Il problema è che la casa è stata ristrutturata molte volte e il diario non è stato trovato, stessa cosa il quadro, non sappiamo dove sia finito…-

-Io l'ho visto- disse Harry, attirando così l'attenzione di tutti. -Si, la prima volta che sono entrato qui… Stavo cercando un bagno quando mi sono imbattuto in una stanza e c'era questo quadro che ritraeva una bellissima ragazza, penso che fosse lei.-

-Quale stanza, Harry?- chiese il nonno.

-Primo piano, quinta a sinistra.-

-É impossibile, quella stanza è sempre stata vuota…-

-Forse hai visto male Harry- disse Liam

-No, l'ho vista! Lo giuro!-

-Dovremmo controllare se c'è ancora, no?- disse Lydia, per calmare le acque.

Tutti corsero su per le scale, tranne il signor Payne che rimase un po' indietro, in fondo non era più giovane come una volta. I ragazzi aprirono la porta e la stanza era vuota.

-Non c'è più…- disse il riccio con voce quasi assente.

-Secondo me il diario ci darà le risposte che cerchiamo- disse Zayn.

Tutti annuirono e partirono in una misteriosa caccia al tesoro che si rivelò più difficile del previsto. 

 

-Bene bambini, adesso inizia la caccia al tesoro. Dividetevi in coppie e io vi leggerò il primo indizio-

-Harry, quest'anno vinceremo noi. L'anno scorso siamo stati gabbati.-

-Lo so, forse non fu una buona idea la battaglia di cibo vicina alla caccia al tesoro…-

I due risero al ricordo di McGregor pieno di sugo, si ricordarono che persino il direttore fu divertito da quella bravata, era un brav'uomo e conosceva quei due meglio di chiunque altro.

Dopo che la maestra lesse l'indizio tutti bambini corsero in direzioni diverse, tranne che Harry e Louis che non usavano solo la velocità, ma anche l'intelletto, di cui certo non erano sprovvisti.

Passo dopo passo, indizio dopo indizio, i due riuscirono a trovare il tesoro e furono premiati con una coppa di gelato. La sera si divisero il bottino, nella loro camera, un'enorme scatola piena di cioccolatini e caramelle, e decisero che avrebbero fatto morire d'invidia Adam come non avevano mai fatto.

 

-Ahia!- gridò Zayn

-Che è successo? Stai bene?- disse preoccupata Lydia

-Stavo cercando tra questi libri quando me ne è caduto uno in testa-

-Non può essertene caduto uno in testa, non ce ne sono in terra…-

-Allora cosa è stato?-

-Ahia! Che dolore!- il lamento arrivava da due scaffali più lontani e Liam si stava tenendo la testa -Mi è caduto un libro in testa!-

-Qui siete tutti matti- sbuffò Lydia -Non ci sono libri per terra!-

-Ahia!- 

-Fammi indovinare Harry, ti è caduto un libro in testa e in terra non c'è niente…-disse sarcastico Zayn

-Il libro in testa mi è caduto - disse il riccio sbucando da dietro allo scaffale -Ma perché non dovrebbe esserci niente a terra?-

-É successo lo stesso a Zayn e Liam, solo che loro non l'hanno trovato- disse con fare da saputella Charlie

-Perché forse non hanno guardato bene- sorrise inarcando le sopracciglia mostrando un libro marrone, che dava l'idea di aver passato lì molto tempo.

 

 

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

SCUSATE IL RITARDOOOOOOOOOOO

davvero, perdonatemi. non so come si possa accettare un ritardo del genere, ma l'ispirazione per scrivere se n'era andata. sapevo quello che scrivere ma non sapevo come.

comunque adesso sono qui e spero che il capitolo, seppur corto, vi sia piaciuto.

il prossimo sarà più o meno lungo così perché sarà di passaggio, ma i successivi saranno più lunghi :)

ringrazio chi recensirà!

 

vi saluuuuto.

ah, BUOOON ANNOOOO (in ritardo)

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 5 giorni fuori di samscoffee

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

(adesso mi perdonate, vero?)

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo nove ***


a Chiara,

te l'avrò già detto, ma ti voglio bene.

 

 

 

Capitolo 9

 

 

27 Gennaio 1887

 

I ricordi di lei stanno riaffiorando piano piano, mi giungono con pazienza alla mente uno dopo l'altro. I suoi lunghi capelli scuri che le ricadono dolcemente sul viso come una cascata, mi perdo nell'immagine dei suoi occhi scuri, mi illumino del suo sorriso e della sua pelle chiara. So che andando avanti, anche se la morte sta per accogliermi nelle sue braccia, la sua figura tornerà chiara e nitida alla mia mente e mentre questo accadrà scriverò le mie memorie, affinché le genti comprendano cosa sia l'amore, quello vero, che non ti abbandona dopo la morte.

 

Lydia chiuse il libro dopo aver letto la prima pagina di quello che si era rivelato il diario di Daniel. Harry l'aveva trovato proprio ai suoi piedi, dopo che aveva sentito il colpo in testa ma nessuno aveva capito come mai l'avesse trovato proprio lui, in fondo tutti i ragazzi, ad esclusione di Niall, avevano ricevuto quel colpo.

-Ma come? Non andiamo avanti?- chiese Harold

-No, ragazzi. Devo riportare Niall a casa, è tardi-

Tutti sbuffarono e si avviarono all'uscita, Lydia diede il diario ad Harry "Non lo perdere!" gli aveva detto minacciandolo con il dito, lui aveva sorriso rassicurante.

-Io e Charlie lo metteremo in un posto sicuro-

Charlie annuì sorridente, contenta del fatto che avrebbe passato la giornata con il fratello, le sarebbe mancato Niall quel giorno, ma non poteva lasciare Harry da solo.

-Lydia io vado a casa, così aut tua madre a preparare il pranzo- disse Zayn e dopo aver ricevuto un semplice "okay" dalla cugina si avviò verso casa.

-Be', allora a domani ragazzi, oggi ho da fare.- fece per andarsene, ma la voce di Liam la fermò.

-Ti accompagno, non voglio che tu faccia la strada del ritorno da sola-

-Va bene, allora andiamo! Ciao Charlie! Ciao Harold!- uscirono e si chiusero la porta alle spalle in fretta, ma si sentì benissimo dall'interno la protesta del riccio.

-Ti ho detto di non chiamarmi Harold!-

Tutti e tre risero e si incamminarono verso casa di Niall

 

-Arrivederci signora Horan!-

-A domani ragazzi, grazie di tutto!-

Lydia e Liam le rivolsero un sorriso e poi tornarono sui loro passi diretti a casa.

Non c'era mai stato silenzio imbarazzante tra loro come questo, camminavano accanto lungo il marciapiede apparentemente deserto, guardando avanti, illuminati dalla luce del sole e rinfrescati da un po' di vento. La ragazza si ricordava benissimo cosa era successo l'ultima volta che erano rimasti da soli e aveva sperato fino all'ultimo istante che lui la baciasse, si era resa conto che il suo sentimento andava ben oltre l'amicizia, ma come al solito la paura di farsi avanti prendeva il sopravvento ed ormai era tardi, le loro case erano vicine. Anche quella volta non era riuscita a comportarsi da adulta e mostrare i propri sentimenti, era rimasta nascosta nel suo piccolo mondo sperando che lui ricambiasse senza però volerlo sapere.

-Harry mi ha detto che avete creato un bellissimo giardino prima del mio arrivo- disse ad un tratto Liam.

-Si, è venuto bene…-

Ancora silenzio, più imbarazzante di prima perché Liam si aspettava da lei il continuo della frase, sperava che continuasse con tutto il cuore. Voleva una prova che il sentimento che provava fosse vero, voleva sapere che la luce che brillava nei suoi occhi verdi quando lo guardava era dovuta alla sua presenza o se l'era immaginata. Voleva sapere se quando distoglieva gli occhi dopo aver fatto incontrare i loro sguardi e si nascondeva, arrossiva. Voleva scoprire se poteva essere lui la causa del suo sorriso, voleva esserlo davvero.

-Ti va di vederlo?- chiese Lydia, rompendo il silenzio creato.

-Molto volentieri- disse Liam con un briciolo di emozione in sé.

 

-E qua ci sono le rose… Allora cosa ne pensi?-

-É veramente bello Lydia, hai fatto un ottimo lavoro.-

-Non solo io, anche i ragazzi. Mi hanno aiutata molto… Vorrei che ci fossi stato anche tu.-

Liam sorrise riconoscente. Dove aveva trovato la rossa tutto quel coraggio? Se lo stava chiedendo anche lei, ma la curiosità di scoprire la verità non se ne era ancora andata del tutto.

-Sai, mi sei mancato molto-

-Anche tu. Mi sono mancati i pomeriggi in cui ci stendevamo per terra nel mio giardino a guardare le nuvole o a parlare.-

-A me sono mancati di più i pomeriggi passati a preparare biscotti, con tua nonna che ci sgridava per la confusione che creavamo in cucina!- scoppiarono entrambi in una risata, trascinati dai ricordi e dalla gioia di stare insieme.

-Ti ricordi quando ti eri invaghita di Tommy Becket? Quel ragazzo biondo con gli occhi azzurri? In quel periodo eri veramente insopportabile!- disse scherzosamente Liam. Lydia rispose con una smorfia prima di ribattere.

-E tu? Quando correvi dietro a quella troia della Eldestein?-

-Signorina Lydia, queste parole!-

-Dico quante parolacce voglio signor Liam!- gli fece la linguaccia e poi scoppiarono di nuovo a ridere.

-Mi è dispiaciuto quando ti ha lasciata, non lo meritavi…-

Lei gli sorrise riconoscente per poi sospirare.

-Tutto bene?-

-Sai perché mi fidanzai con lui anche se era uno stronzo?-

Liam negò scuotendo il capo e facendo ondeggiare la cresta bionda.

-Perché in quel periodo mi ero presa una cotta per te e speravo di farti ingelosire. Quando Tommy lo scopri mi lasciò.- 

-Oh…- fu tutto quello che uscì dalla bocca di Liam, troppo scioccato per dare una risposta più concreta.

Seguì qualche attimo di silenzio, ma poi il ragazzo riprese a parlare.

-Ed è durata molto questa cotta?-

-Pensa che- disse Lydia, prendendo un respiro profondo -non è ancora finita-

 

-Harry!- una testa castana sbucò da dietro la porta della stanza del riccio

-Dimmi Charlotte!-

-Giochi con me?-

-A cosa?-

-Non lo so…- disse delusa Charlie.

-Possiamo inventarlo, ti va?-

La bambina, felice per la proposta del fratello, iniziò a saltare sul letto fino a che il fratello non la prese ed iniziò a farle il solletico.

-Basta Harold!- si lamentò la piccola

-Come mi hai chiamato?- disse Harry, facendo finta di essere arrabbiato -Hai osato chiamarmi Harold? Meglio se scappi perché se ti prendo ti mangio. Arrrgh- cercò di imitare al meglio un leone e ci riuscì anche grazie all'aspetto, visto che i suoi capelli erano stile Alex di Madagascar.

Charlie iniziò a correre per i corridoi cercando di scappare e si nascose nell'armadio di camera sua.

-Dove sei bella bambina? Sto venendo a prenderti…- sapeva benissimo dov'era, ma voleva far durare di più quel gioco che sembrava divertisse più lui che lei.

A Charlie batteva forte il cuore ed il ritmo aumentava quando sentiva i passi del fratello avvicinarsi, decise di nascondersi al meglio tra i vestiti poco prima che Harry aprisse le ante e gridasse.

-Ti ho trova…! Hey, non c'è nessuno qui…- si voltò e diede uno sguardo intorno e stava per andarsene ma qualcuno di peso gli si era buttato sulla schiena.

-Non mi fai paura!- gridava la bambina stringendosi forte

-Ah no?! Sei una bambina coraggiosa allora! Vediamo come te la cavi su un aereo ad alta velocità!- si assicurò che stringesse forte la presa e cominciò a correre per casa a tutta velocità imitando i suoni di un aereo.

-Comandante Charlie stiamo per entrare in una tempesta, siamo sicuri di farcela?-

-Si, comandante Harry!-

Il fratello iniziò a correre a zigzag, in cerchio, sempre più veloce e sentiva la sorella ridere di gioia.

Poi rallentò in fase di atterraggio.

-Salve signor Payne!- disse Harry, con un po' di fiatone

-Vuole fare anche lei un giro sull'aeroplano Styles?- chiese sorridente Charlie scendendo dalla schiena del fratello.

-Oh no, ragazzi. Sono troppo vecchio per queste cose! Però voi continuate pure e se non avete più voglia o se avete finito il carburante- strizzò l'occhio ad Harry -venite di là che vi preparo qualcosa da mangiare-

-Comandante Harry, partiamo in direzione cucina!-gridò Charlie

-Possiamo far finta di essere su un deltaplano però? Non ce la faccio più-

Charlie salì sulle spalle del fratello e insieme si avviarono lentamente in cucina.

Il signor Payne poteva giurare di non aver mai visto una coppia di fratelli più affiatata di quella. Quello che Harry provava per Charlie si era trasformato da preoccupazione e gelosia in amore fraterno e gioia nello stare insieme. Anche se continuava comunque a trattarla come qualcosa a cui tieni così tanto che non vuoi che le succeda nulla, la bambina non si sentiva più, come prima, chiusa in una scatola. Il vecchio sperava che andando avanti con gli anni non si rovinasse niente di quel rapporto, proprio come era successo tra lui e la sorella anni addietro. Forse però, loro due non erano come Charlie ed Harry, non avevano vissuto senza famiglia, non avevano provato come ci si sentisse ad essere soli e potere solo contare sull'altro. Si erano amati, odiati e poi di nuovo amati. Gelosi l'uno dell'altro, degli amici che avevano, dei voti che avevano a scuola, di qualsiasi cosa e magari era per questo che la signora Payne aveva deciso di adottare quei due fratelli, perché il marito potesse immaginare come sarebbe bello avere di nuovo la figura femminile di Emily in quella casa.

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

so che è corto ma pubblico lo stesso perché il prossimo è già work in progress e… boh l'ho iniziato in modo cdtfvbgyuhnijm, sks.

 

so anche che fa abbastanza schifo perché non succede granché, ma nella mia scaletta questo è solo di passaggio e anche il prossimo, forse.

 

non vi anticipo niente sul prossimo perché se no non mi diverto muuhuhuhuuhuhuahahahahahah.

 

non ho tempo per scegliere delle gif, sry.

 

 

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 5 giorni fuori di drunkstiles

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo dieci. ***


 

 

 

a Olga,

perché anche se oggi abbiamo fallito la nostra missione, 

siamo comunque delle ottime stalker.

 

 

 

Capitolo 10

 

Cos'è uno scambio di sguardi? Occhi che si cercano, si rincorrono, si incontrano, si fissano. "Gli occhi sono lo specchio dell'anima" si dice, ed è vero perché quando gli occhi convergono mostrano all'altro la verità, i sentimenti. le paure. Quindi cos'è uno scambio di sguardi se non la rivelazione delle proprie emozioni?

Cos'è un sorriso? Labbra inarcate sul volto, occhi sottili. In un attimo tutto è reso più belo da un sorriso, perché dopo uno sguardo il sorriso sta per "si, hai capito". Magari arrossisci ed abbassi gli occhi, ma la felicità non se ne va via dal tuo volto perché un sorriso è la felicità.

Cos'è un bacio se non un modo di dire? Perché non è una semplice unione di labbra, no quella non può essere definita bacio. Un bacio è un turbine d'emozioni che ti colpisce in pieno petto fino a che si odono soltanto sospiri. Uno scambio di sguardi, alla fine di quell'azione, fa riprendere le emozioni che si susseguono una dopo l'altra e rifiniscono in un altro bacio, poi un'altro e un'altro ancora. Uno, due, tre, cinque, dieci, cento, mille baci, uno dopo l'altro senza mai fermarsi, senza mai cercare di fermare la bellezza di quegli infiniti attimi insieme.

Liam e Lydia si resero conto che era da tanto, troppo tempo che aspettavano quel momento e lo dimostrarono con quel bacio. Quel momento che sembrò non finire mai.

Il vento e le nuvole in lontananza preannunciavano tempesta, ma per quei ragazzi il mondo esterno non esisteva, c'erano solo loro e il tempo sembrava essersi fermato.

 

-É straordinario- disse Harry stupito.

-Già… É come aver vissuto quegli attimi- rispose Lydia.

-É raccontata tutta la loro storia… Ma non menziona il quadro, forse non è esistito ed è solo parte della leggenda. -disse Liam

-Sentite, quel quadro esiste, l'ho visto.- Harry tolse il diario di mano a Liam e lo rilesse velocemente pagina per pagina mentre gli altri si alzarono da terra per sgranchirsi le gambe.

-Io ti credo Harry- disse dolcemente Charlie.

-Grazie- le sorrise riconoscente e continuò a sfogliare il libro, sebbene le pagine scritte fossero finite e le osservava attentamente per assicurarsi che fossero veramente bianche e non scritte con un inchiostro simpatico. Non perdeva la speranza, pur essendo quasi alla fine.

Notò una cosa, sfuggita alla vista ma non al tatto: l'ultima pagina era pù spessa delle altre.

-Liam, hai un trincetto?-

-Credo di averne uno… Ma cosa vuoi farci?-

-Lo vedrai…-

Il ragazzo camminò velocemente tra gli scaffali della biblioteca fino a raggiungere la scrivania ed aprirne il cassetto, sperando di trovare un trincetto. Per sua fortuna era lì, quindi percorse di nuovo i suoi passi e lo porse ad Harry.

Tutti osservavano curiosi il riccio mentre premeva la lama nella rilegatura e la scorreva lentamente verso di sé percorrendo l'ultima pagina di diario che rivelò una pagina scritta fitta, quasi illeggibile, a tratti alcuni sbaffi d'inchiostro.

Posò il trincetto a terra ed iniziò a leggere.

 

É stato difficile far parlare il signor Crimble, il maggiordomo. Diceva che se avesse detto tutto sarebbe morto perché era stato maledetto da una vecchia strega. All'inizio ero scettico, ma dopo il suo racconto e il suo sguardo spaventato, ho avuto paura che avesse ragione. E la aveva. Stamattina l'ho trovato morto, ma non posso saperne la causa poiché il medico non riesce a identificarla, forse perché la causa non è naturale. Mentre scrivo queste righe sentii che la morte sta prendendo il mio possesso, un dolore lancinante mi colpisce ogni volta che scrivo una parola, ma devo farlo, devo dire a tutti la verità sperando che qualcuno la trovi.

Mia madre, la donna che mi ha dato la vita, mi ha cresciuto, mi ha aiutato in tutta la mia vita, ha distrutto ciò che lei stessa ha creato: suo figlio. Ha preso Amelia, l'amore della mia vita, la donna che ho amato e che amerò per sempre, ha preso la sua anima e l'ha intrappolata in un dipinto, poi ha fatto dimenticare a tutti della sua esistenza ad eccezione del maggiordomo a quanto pare. Quando gli dissi se si ricordasse di Amelia mi disse di no, mi mentì. Me ne accorsi soltanto quando lo sorpresi a prendere il diario e cercare di darlo a mia madre qualche tempo fa. L'ho uccisa, mia madre, che il Signore mi perdoni. Ma non poteva fermarmi dal ricordare la mia vita, perché lei, Amelia, era la mia vita. Non l'ho fatta soffrire e non l'ho uccisa di persona, ma le mie mani sono comunque sporche del suo sangue. Che il diavolo mi accolga negli inferi, merito la sofferenza per quello che ho fatto ma la meritano pure loro che mi hanno fatto distrutto la vita.

L'assassinio può essere capito da chiunque abbia letto la mia storia in queste pagine, dove ho messo tutto l'amore che provavo per lei e il dolore, in questo momento, per raccontare a tutti che cosa le ha fatto.

I suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra carnose. La forte voglia di averla tra le braccia e farla mia. Baciarla, sussurrarle che la amo e lo farò per sempre. 

Prima che Crimble mi abbandonasse per paura si è lasciato scappare che c'è un modo per salvarla, per rompere la maledizione, per liberarla da quella vita e riprenderla da dove l'aveva lasciata. La amo, perciò mi importa che sia felice con o senza di me. Spero che incontri qualcuno che l'ha amata come ho fatto io e spero che le leggerà questo diario.

Adesso, in procinto di morte, prego chiunque stia leggendo di prendere il quadro e…

 

-E…?- chiese Zayn

-Una macchia d'inchiostro- disse in un sospiro Harry

-Prendiamo il quadro e una macchia d'inchiostro?-

-NO! Una macchia d'inchiostro mi impedisce di vedere!-

Mentre tutti entravano nel panico, l'unica che ancora non aveva perso la pazienza era Lydia.

-É morto. Voleva salvarla ed è morto. La amava. É morto per lei- scoppiò a piangere, commossa da quel sentimento.

-Dobbiamo salvarla- disse Harry e Zayn si trovò subito d'accordo con lui.

-Ma come facciamo?- chiese Liam mentre stringeva forte Lydia per farla calmare.

-Dividiamoci e cerchiamo il quadro-

Tutti si voltarono verso Niall che per tutto quel tempo se ne era stato in silenzio ad ascoltare ed annuirono velocemente.

-Al lavoro allora!-

-Io, Charlie e Niall stiamo su questo piano, va bene ragazzi? Magari troviamo qualche indizio qua in biblioteca…- disse Lydia asciugandosi le ultime lacrime.

-Bene, io e Zayn possiamo fare il piano di sotto, se a te Harry non dispiace stare solo…-

-No, non mi dispiace… Me ne vado in quella benedetta stanza. Se vedo qualcosa vi chiamo.-

Ognuno prese una direzione diversa per andare alla ricerca di quel quadro.

Lydia, Charlie e Niall cercarono per un po' nei libri ma non trovando niente si misero a parlare con il signor Payne, che trovò affascinante l'idea della ricerca.

-Pensate di trovarlo?-

-Si, io credo ad Harry che dice di averlo visto!- disse allegra Charlie

-Spero tanto che succeda, dicono che fosse un quadro bellissimo…-

-Lo speriamo anche noi… Adesso andiamo da Zayn e Liam, magari loro hanno trovato qualcosa!-

Ma al piano di sotto Liam e Zayn si erano scoraggiati dopo aver guardato sotto il tappeto, nei cassetti, nell'armadio e pure sotto alcune assi rotte del pavimento.

-Sicuri che non ci sia scritto altro nel diario?- chiese Liam

-No, ho ricontrollato più volte… Nessuna scritta o doppia pagina. Niente di niente. Solo pagine bianche…- disse Zayn dispiaciuto.

-Abbiamo Harry come ultima speranza…-

Nel frattempo il fratello di Charlie continuava a percorrere nel corridoio, indeciso se entrare o no nella stanza. Scoprire se era stato solo un sogno o se l'aveva visto davvero… Non voleva scoprire la verità, ma doveva. Voleva far contenta sua sorella e dimostrargli che ci aveva provato così aprì la porta ed entrò, mentre i tuoni in lontananza si avvicinavano e il vento iniziava a muovere gli alberi.

-Ragazzi…- sentirono tutti dal piano terra -venite un po' a vedere…-

Corsero per le scale, raggiungendo così il riccio che ammirava qualcosa per terra davanti a lui.

-Il quadro…- disse sottovoce Lydia, con un briciolo di eccitazione.

-Ma come è possibile?- chiese Liam -L'altra volta non c'era…-

-Me lo chiedo anch'io…- disse Harry.

-Avevi ragione! C'è davvero ed è bellissimo!- disse Charlie, Niall accanto a lei sorrideva gioioso di quell'emozionante ritrovamento. Il bambino si avvicinò cauto, mentre gli altri si domandavano, passeggiando per la stanza, quale fosse il modo per liberare la maledizione, ma un fulmine seguito subito da un tuono lo spaventarono, inciampò su un asse di legno e cadde sul quadro ma mentre cercò di rialzarsi strappò il quadro.

-Non… Non volevo… Io…- Niall scoppiò a piangere, Lydia si avvicinò per consolarlo e lo abbracciò.

-Non ti preoccupare, lo aggiustiamo…- non fece in tempo a continuare che l'unica finestra della stanza si spalancò, liberandosi delle assi che la chiudevano e una ventata gelida entrò. Le ante iniziarono a sbattere e così fece la porta, Zayn e Liam fecero un tentativo invano di chiuderle. Harry stinse forte la sorella che aveva iniziato a piangere per la paura.

Una folata di vento portò dentro la stanza foglie e creò una specie di tornado intorno a loro che si erano posizionati al centro della stanza vicini.

Dopo vari minuti in cui l'aria gelida aveva preso possesso della stanza, tutto di colpo cessò e la finestra si chiuse di botto.

-Che è successo?- chiese Lydia spaventata.

-Non lo so, ma ho paura. Tanta.- disse Liam.

-Anch'io.- disse Zayn -Non avrei mai pensato di dirlo, ma ne ho tanta e…- fu fermato dalla voce di Harry.

-Che c'è Harry?-

-Il quadro… Non c'è più.-

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

mi piace troppo la scena finaleeeee cftvbgyhnjm *autostima on*

comunque buonasera a tutti. volevo ringraziarvi per le 60, ripeto SESSANTA RECENSIONI

 

GRAZIE.

 

adesso che vi ho ringraziato volevo chiedervi, anche dopo questo capitolo, TEAM LIAM o TEAM HARRY?

lo chiedo per curiosità u.u

 

ringraziate chiara (drunkloujs/drunkstiles) per la gif, a me pesava il culo lol

 

 

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 5 giorni fuori di drunkstiles

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

 



Chiara

@acciologan on twittah

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo undici ***




 

 

 

 

a Chiara,

perché noi ezere pimpe prave, ja?

 

 

 

Capitolo 11

 

Harry osservava, sdraiato sul suo letto, la tempesta che continuava ad abbattersi sula casa e il vicinato, assorto nei propri pensieri.

Gli alberi continuavano ad ondeggiare in modo ritmico, accompagnati dall'ululare del vento e dallo scrosciare dalla pioggia. Sembrava un concerto, uno di quelli a cui aveva voluto prendere parte da sempre, pieni di gente, di luci, di musica… Lui e Louis speravano di vederne uno dal vivo un giorno, quando sarebbero entrambi usciti dall'orfanotrofio, ma non era mai successo e tutto ciò che voleva sapere era dove fosse andato a finire Louis, ormai se lo chiedeva da giorni, settimane, mesi, anni. Ma non era riuscito a svelare il mistero, proprio come era successo per il quadro e stavolta aveva deluso la sorella, anche se lei non lo ammetteva.

Si era rintanato in camera, sperando di riuscire a calmarsi e mandare via la voglia di spaccare tutto, distruggere e piangere. Era arrabbiato, non ne combinava mai una giusta e si domandava, inoltre, come facessero le persone a stargli vicino. Lo avrebbero fatto per poco, ne era certo. Se ne sarebbero andate, proprio come Louis.

-Harry…?-

Il ragazzo spostò lo sguardo dalla finestra alla porta.

-Vieni Liam, entra pure.-

-Va tutto bene? Sei corso di sopra senza motivo e Niall pensa che tu sia arrabbiato colui per via del quadro…-

Harry si alzò sui gomiti e si mise a sedere.

-Non lo sono… Mi dispiace soltanto non aver risolto il mistero, ho deluso Charlie. Ci sperava così tanto…-

-No, non l'hai fatto. É molto contenta di aver trovato il dipinto, scommetto che sta ancora saltando di gioia per averlo visto!-

Il riccio abbassò lo sguardo e sorrise tra se e se, in fondo non l'aveva delusa del tutto, no?

-Volevo chiederti, riguardo all'altro giorno…- farfugliò Liam

-Grazie, - disse Harry -di non avermi fatto domande.-

-Di niente. Se avessi voglia di parlarne, beh, ci sono-

Si scambiarono un sorriso, dopodiché Harry si fermò un attimo a riflettere tornando a guardare fuori dalla finestra.

Il concerto non era ancora finito. Tuoni, fulmini, vento, pioggia. Continuava tutto allo stesso ritmo di prima.

-Giornata piovosa, eh?- disse in tono sarcastico Liam

-Già… Non trovi che sia strano, ciò che è successo prima?-

-A dire il vero sì… É stato piuttosto spaventoso a dire il vero.-

-Quasi fosse…-

-…Stregato-

Entrambi, adesso, guardavano fuori dal vetro ma solo Harry aveva notato che c'era qualcosa là fuori. Una luce, nel bel mezzo del giardino, lontana dai piccoli lampioncini che percorrevano il vialetto, non sembrava neppure reale.

-Tuo nonno ha messo delle luci nuove?- chiese curioso Harry

-No, perché me lo chiedi?-

-Ce n'è una, laggiù, lontana dalle altre- gliela indicò e iniziò a fissarla dubbioso.

-Non credo che sia una luce…- un velo di preoccupazione iniziò a notati sul volto di Liam.

Harry avvicinò il volto al vetro, mise le mani vicino agli occhi in modo da non far passare la luce ed osservò meglio. Quando capì si allontanò di scatto spaventato e guardò Liam, che lo trafiggeva con il suo sguardo.

-Quella non è una luce.- 

-Che cos'è allora?- chiese impaziente Liam.

L'amico guardò nuovamente fuori. Era ormai certo che quel bagliore là fuori, nel bel mezzo del giardino, non era artificiale, ma nemmeno naturale, no. Andava ben oltre la natura del loro pianeta.

 

Al piano di sotto Zayn e Lydia passeggiavano fianco a fianco tra gli scaffali della biblioteca in silenzio, mentre Niall e Charlie osservavano la pioggia fitta che scendeva e picchiettava sul vetro.

-Allora Lydia…- disse a bassa voce il ragazzo, con un tono un po' malizioso - tu e Liam…- iniziò a darle delle piccole gomitate nel braccio.

Lydia lo fulminò con lo sguardo.

-Che te ne frega?-

-Allora qualcosa è successo…-

-E anche se fosse?-

-Be', niente… Diciamo che un po' me lo aspettavo, ma non del tutto.- la ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo incitandolo a continuare -Pensavo ti piacesse Harry!-

Silenzio.

-Aspetta… Ti piace Harry?-

-Eh? NO!- esclamò Lydia -Però ammetto che è carino…-

Scoppiarono entrambi a ridere, Zayn per la sorpresa e la ragazza perché non avrebbe mai pensato di dirlo.

-É carino, ma non è Liam- disse il moro, tornando serio.

-No, non lo è…- sorrise.

La pioggia continuava a picchiettare con ritmo piuttosto veloce sul vetro e ogni tanto un lampo illuminava il viso dei due bambini.

-Mi dispiace Charlie, per il quadro…-

-Non è colpa tua se è sparito!-

-Ma l'ho strappato…-

Charlie scosse le spalle. -Harry lo avrebbe aggiustato! Una volta avevo strappar un vestito ad una bambola e insieme a Louis me l'hanno ricucito!-

-Chi è Louis?- chiese curioso il biondo.

-Un amico di Harry…-

-Vorrei avere anch'io un fratello come il tuo, Charlie.-

-Hai un fratello?- si sorprese la bambina.

-Si, si chiama Greg. É molto più grande di me- un velo di tristezza cadde sul volto di Nial e Charlie d'istinto lo abbracciò rassicurante.

-Sono sicura che ti vuole bene, anche se non lo fa vedere.-

-Sei sicura?-

La bambina annuì con sicurezza e tornò ad osservare il cielo scuro.

-Vuoi vedere cosa mi ha insegnato Harry?- disse Charlie

-Certo!-

-Okay, allora aspettiamo…-

Pochi secondi dopo ci fu un lampo, molto luminoso.

-Pronto?- chiese la bambina.

Niall la guardò interrogativo, ma un tuono lo fece sussultare. Al contrario Charlie se ne stava tranquilla a fissarlo.

-Sapevo che sarebbe arrivato… Il tuono è il rumore che il fulmine fa quando picchia nel terreno!-

-E perché arriva dopo?- domandò interessato il bambino.

-Perché la luce è più veloce del suono-disse Lydia, che li aveva raggiunti ed aveva ascoltato la loro conversazione.

I due rimasero stupefatti, quasi increduli. A risvegliarli tutti dallo stato di trans furono dei passi veloci sulle scale e pochi secondi dopo Liam e Harry entrarono nella stanza, con uno sguardo misto tra spaventato e preoccupato.

-Tutto bene ragazzi?- chiese Zayn, ma Harry sembrò non sentirlo, si precipitò verso la finestra più vicina e cercò il bagliore. All'inizio non c'era, ma poi comparve piano piano.

-C'è ancora…-

Liam lo raggiunse, mentre gli altri li guardavano interrogativi.

-Sembra che si stia avvicinando…-

Zayn cercò di dare un'occhiata, ma i due non si muovevano. Ad un tratto Harry si staccò dalla finestra e iniziò a correre per uscire dalla stanza seguito da Liam.

A quel punto tutti capirono, vedendo quella luce che si avvicinava sempre di più, e corsero dietro agli amici.

 

-Okay, adesso ti faccio da palo, tu entra e prendi due cupcake. Solo due, siamo intesi?-

Harry annuì all'amico e si avviò verso la cucina, mentre Louis si posizionò sullo stipite della porta che divideva la sala pranzo dalla cucina e con i suoi vispi occhietti azzurri controllava che Marge, la terribile signora della mensa, non arrivasse.

Nella cucina il vassoio dei cupcake avanzati dal pranzo era visibile sul piano di lavoro, tutti messi perfettamente in cerchio. Ce ne saranno stati una ventina, quindi nessuno si sarebbe accorto della mancanza a meno che non lo cogliessero sul fatto. Così con cautela si avvicinò al vassoio, fece per prendere due dolcetti quando un grido lo fece sussultare.

-Scappa! É arrivata!- gridò Louis entrando e dirigendosi verso l'uscita secondaria.

Il riccio prese il bottino e iniziò a correre dietro a Louis.

 

Charlie stava tranquillamente pettinando una bambola, seduta sul suo letto mentre osservava i vestiti per sceglierne uno, quando entrò una bambina bassa e grassoccia, dai lunghi e lisci capelli corvini e due occhi neri come la pece.

-Hey Styles!-

Charlie abbassò lo sguardo, impaurita.

-Non c'è tuo fratello, vedo.- disse guardandosi intorno -Che c'è? Perché tremi? Hai paura di me per caso? Povera cucciola, non c'è il suo fratellino a salvarla-

-Vai via- disse Charlie con la voce rotta dal pianto.

-Ma come? E io che ero venuta qua per giocare con te… Vediamo un po' con cosa possiamo divertirci…- prese un vestitino in mano, ma Charlie lo afferrò.

-Ridammelo! É mio!- 

La bambina le rivolse uno sguardo cattivo che la trafisse e strattonò la stoffa. Dopo vari "tira e molla" il vestito si strappò.

-Sei cattiva Katy!- le gridò contro Charlie, ma lei se ne andò con un ghigno.

Pochi secondi dopo vide passare due persone a corsa nel corridoio.

-Fermo Louis! Ho un'idea!- sentì urlare e si vide arrivare suo fratello in camera.

-Hey Charlotte, che ti è successo?- chiese gentilmente il ragazzo, seguito da Louis, appena entrato.

La bambina indicò il vestito rotto.

-Penso che si possa aggiustare… Senti, se tu non dici a nessuno che noi siamo qui ti aggiustiamo il vestito, okay?-

Charlie sorrise alla proposta del fratello e annuì, Louis le asciugò le lacrime poi si nascose nell'armadio assieme al compagno di guai.

Qualche minuto dopo Marge entrò nella stanza, vedendo la bambina e riconoscendola.

-Hey piccola, hai visto tuo fratello? Lui e il suo amico mi hanno rubato due dolcetti-

La bambina scotte il capo con convinzione e la donna le credette.

-Bene, se li vedi chiamami!- disse prima di uscire e continuare la sua ricerca.

-Potete uscire da lì, se n'è andata.- 

I due uscirono e iniziarono a festeggiare in silenzio.

-Prima aggiustiamo il vestito, prima mangiamo!- disse Louis, prendendo la stoffa e iniziando a cercare ago e filo nella scatola dei vestiti.

 

-Harry, dove stai andando?- gridò Lydia dal portico, mentre il ragazzo correva nel giardino sotto la pioggia che ormai sembrava non finire più. Arrivato nel bel mezzo del prato iniziò a guardarsi intorno, era bagnato fradicio, i capelli, prima ricci, gli ricadevano sulla fronte lisciati del tutto e i vestiti erano per la maggior parte attaccati alla pelle, per non parlare dei piedi che navigavano nelle scarpe.

-Dove sei?- gridò Harry, continuando a spostare lo sguardo da destra a sinistra.

Lo scrosciare della pioggia copriva le voci dei ragazzi che continuavano a chiamarlo, così Lydia si fece coraggio e lo raggiunse bagnandosi tutta.

-Torna dentro! Cosa fai?-

-Cerco quella luce!-

-Quale luce? Quella che hai visto prima? Beh, adesso non c'è più…-

-Invece sì, eccola là.-

In lontananza il bagliore si ripresentò ed il ragazzo cominciò di nuovo a correre, seguito da Lydia.

Liam dal portico vide la luce ed iniziò a correre e Zayn, più per paura di restare solo che per curiosità di scoprire cosa celasse il barlume, lo seguì.

-Liam, non andare da solo! É pericoloso!- gridò il moro mentre correvano sotto la pioggia.

Niall e Charlie si scambiarono uno sguardo d'intesa e seguirono il gruppo.

Quasi tutti nello stesso momento arrivarono nel punto dove era comparsa la luce, ma era sparita. 

-Dov'è?- disse Liam.

-Non lo so…- rispose Harry.

Qualcosa gli strattonò i pantaloni e abbassando lo sguardo vide Charlie che indicava un punto luminoso dalla parte opposta. Così corsero di nuovo sotto la pioggia, ma non importava dato che ormai erano tutti completamente bagnati, quasi avessero fatto una doccia. Quando però arrivarono dalla parte opposta era di nuovo scomparsa.

-Dov'è Zayn?- chiese preoccupata Lydia.

Iniziarono tutti a camminare nei dintorni e a cercarlo fino a che Liam non notò una figura nel mezzo al giardino, illuminata da quella strana luce.

Zayn, imbranato com'era, era caduto durante la corsa ed era rimasto indietro. Mentre si rialzava e cercava di raggiungere gli altri il bagliore, o meglio, la figura che brillava di luce propria, gli era comparsa davanti, non molto distante da lui, e rimase paralizzato dalla paura, come chiunque in fondo, data la spettrale situazione.

La figura, aveva intuito dal lungo vestito che indossava, era una donna ed i suoi occhi erano nascosti da un cappuccio dal quale uscivano due lunghe ciocche di capelli mossi. Essa si avvicinava lentamente a lui, un passo dopo l'altro e sembrava quasi volare ed aver paura. Quando la lontananza era ormai minima, lentamente formò un sorriso sulle sue labbra mostrando un poco i denti, ma non spostando il cappuccio.

Il cuore di Zayn batteva all'impazzata, la paura gli aveva incollato i piedi al terreno e gli fece chiudere gli occhi.

Ad un certo punto si sentì sfiorare la spalla, ma il coraggio gli mancò e la sua mente si rifiutava di fargli scoprire chi fosse stato a toccarlo. Lo stesso tocco si sentì varie volte e alla fine decise di guardare, avrebbe accolto la morte, in caso fosse stata lei, con coraggio.

Aprì leggermente gli occhi e notò che la luce era soffusa e che la donna si era tolta il cappuccio e lo guardava intensamente.

-Salve!- disse allegramente.

Zayn non resistette alla paura e svenne, cadendo a terra con un tonfo.

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

 GRAZIE PER LE SETTANTA, RIPETO SETTANTA E PASSA RECENSIONI

davvero, GRAZIE.

 

allora, passiamo al capitolo.

non ho controllato se fosse lungo o corto, so che ho scritto il giusto ma non so se l'ho scritto bene… me lo direte voi nelle recensioni u.u

ho aggiunto pure louis su richiesta di chiara, quindi ringraziatela: 

GRAZIE CHIARA!

 

torniamo a noi. 

ho riso come una cretina scrivendo di zayn, non so perché AHAHAHAHAHAHAHAHAH okay, la smetto lol

 

penso di aver detto tutto… quindi vi chiedo nuovamente se preferite LYDIAM o HAYDIA.

dopo la confessione di lydia con zayn devo dire che boh…

comunque siete tutti haydia…

 

LYDIAM FOREVAAAAAH, SKS.

 

per le gif ringraziate chiara. quindi di nuovo, tutti insieme:

GRAZIE CHIARA!

 

 

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 Unsettled. di drunkstiles

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 




 

ctfvybguhnijm quanto sono belli? *-*

 

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** capitolo dodici ***


 

 

 

a @drunkloujs

perché devo farmi perdonare e perché le voglio troppo bene.

senza di te, che sei la mia fan numero uno, smetterei di scrivere,

grazie.

 

a @harryspatronus,

perché tu scrivi da dio e io ti adoro.

 

 

 

Capitolo 12

 

-Signore, la prego si svegli!- iniziò a schiaffeggiarlo, mentre la luce che emanava diminuiva piano piano assieme alla pioggia.

Piano piano Zayn aprì gli occhi e lanciò un grido di paura.

-Non abbiate paura di me, non voglio farvi del male! Volevo solo sapere dove ci troviamo…- gli sorrise cordiale.

Il moro si alzò lentamente in piedi. Aveva i pantaloni pieni di fango, ma non si preoccupava di essi, piuttosto dei capelli che non erano più soltanto bagnati, adesso erano pure secchi e rovinati, quindi non si sentiva soltanto impaurito, ma anche arrabbiato, frustrato e ancora scosso.

-L…L…Londra, periferia- balbettò, in fondo le faceva ancora paura. 

-Bene! E sei solo?- chiese guardandosi intorno e la risposta gli arrivò poco dopo, da poco lontano.

-Stai lontana da mio cugino!- gridò Lydia avvicinandosi.

-Salve lei è…-

-Lydia- disse freddamente, fulminandola con lo sguardo.

-Oh, salve Lydia! Suo cugino, di cui non conosco il nome, sta bene è soltanto svenuto. Non volevo spaventarlo, mi scusi, la prego-

-Accettiamo le sue scuse- disse Liam fermando la collera della rossa.

Ormai la pioggia se ne era andata e tutto era tornato come prima, o quasi. Loro erano comunque tutti bagnati, Charlie sembrava aver preso troppo freddo così Harry l'aveva riaccompagnata in casa assieme a Niall, mentre Lydia e Liam avevano raggiunto Zayn. 

Il modo in cui la tempesta era terminata non si poteva definire normale, no. Zayn era sicuro che prima di svenire, dopo quel Salve non ci fossero stati tuoni o lampi, ma solo una pioggerella leggera, quasi come se fosse stato qualcuno a decidere.

-Stai bene cugino?- 

-Si, sono solo un po' frastornato…-

-E tu chi sei?- chiese Liam alla figura illuminata. 

I lunghi capelli ondulati le ricadevano sulle spalle e contornavano le forme del viso: due grandi occhi, sotto una piccola fronte, un naso alla francese e labbra sottili. Il vestito le arrivava fino ai piedi e il corpetto le stringeva il busto e le risaltava il piccolo seno. Le braccia erano magre e le mani, sottili e allungate, avevano un'aria elegante e delicata, avrebbe sicuramente potuto prendere in mano la cosa più fragile del mondo senza romperla.

Alla domanda di Liam, ella scoprì i bellissimi denti lasciando che la luce emanata fosse ancora più presente e iniziò a incamminarsi verso casa con passo veloce e altezzoso, e con sicurezza come se conoscesse già quel luogo.

 

-Harry, ma dove siete stati con questo tempo?- chiese un po' arrabbiato il signor Payne, vedendo entrare il ragazzo con la sorella e Niall, bagnati dalla testa ai piedi.

-Ci scusi, davvero… Ma…-

-Ma…-

A salvare il ragazzo furono la signora Payne e la sua premurosità verso i bambini.

-Oh, miei cari. Andate ad asciugarvi mentre io vi preparo qualcosa da mangiare. E con te -disse indicando il marito -facciamo i conti dopo!-

-Ma io…- tentò di protestare

-Ma io un bel niente!- detto ciò si avviò con calma in cucina.

Dopo essersi asciugati e rifocillati e due bambini si precipitarono subito fuori, seguiti da Harry per vedere se gli altri fossero ancora vivi.

Aperta la porta il cuore del riccio perse un battito.

Lunghi capelli neri, mossi dal vento, pelle candida come la neve, labbra rosee e occhi scuri e profondi. Indossava un bellissimo abito verde, come i suoi occhi, pieno di merletti che le risaltava il seno e le arrivava fino ai piedi, lasciando intravedere le punte delle scarpe nere. Le braccia esili lungo i fianchi e le mani, con le loro dita magre, sistemavano le pieghe della gonna. Non aveva capito chi fosse finché non gli sorrise, lasciando intravedere una dentatura bianca e luminosa.

-Amelia-

 

-Non ti ho ancora chiesto come fai ad essere qui…-

-Mi avete liberato, Harold-

-Per favore, non chiamarmi Harold.-

-Perché? É così bello!- disse Amelia allegra.

Harry sorrise.

Quella ragazza era tutto ciò che nessuno si aspettava e se ne era reso conto solo adesso, mentre passeggiavano tranquilli assaporando la brezza della mattina.

Stavano dormendo ancora tutti, vista l'ora tarda a cui erano andati a dormire, dopo aver passato la serata a riempire la dolce Amelia di domande. Harry poteva giurare che Zayn ci avesse palesemente provato, ma lei era rimasta impassibile e non era arrossita neppure ai complimenti più dolci che avrebbero fatto sciogliere una come Lydia, ma forse era per la sua natura, in fondo era un fantasma.

-Ma come abbiamo fatto a liberarti?-

-Avete strappato il quadro e con quello le catene che mi tenevano prigioniera, vi ringrazio moltissimo. Quella strega -il suo sguardo si incupì e alcune nuvole cominciarono ad avvicinarsi al sole, rendendo l'atmosfera tenebrosa- era gelosa di me, perché ero stata io a rubare il cuore a suo figlio. Io, una donna di corte, e non un'esponente dell'alta nobiltà inglese. Ma come avrai notato, non ci si può dimenticare della persona che si ama, neppure se si è stati maledetti.- 

Una dolce pioggia iniziò a scendere mentre alcune lacrime, a poco a poco, percorrevano il volto della ragazza.

-Mi dispiace Amelia- sussurrò Harry -Mi dispiace davvero. So che Daniel ha sofferto molto, ma lo ha fatto per te e non credo vorrebbe vederti piangere. anzi credo che sia felice per te, dato che è riuscito a liberarti e spera che tu possa vivere una nuova vita.-

-Lo pensa davvero?- chiese la dolce ragazza asciugandosi le lacrime.

-Certo!- le sorrise.

Passarono alcuni minuti in silenzio. L'umore di Amelia era migliorato dopo le parole di Harry, si notava soltanto dando un'occhiata al cielo, dove un bellissimo sole era tornato a risplendere. A quanto pare tutta la zona di proprietà dei Payne rispondeva ai cambiamenti d'umore della mora e quando Harry le aveva chiesto il perché lei gli aveva detto: Perché questa è stata la mia casa, qui ho vissuto la mia vita, qui sono morta. É come se tutto questo posto sapesse come mi sento. Io e  questi alberi, ogni asse di questa casa, ogni filo d'erba, questa parte di cielo siamo tutt'uno, non ci puoi separare. E forse era proprio vero.

Continuarono a passeggiare fino a che Harry non ruppe il silenzio con una delle sue solite domande piene di curiosità.

-Lo amavi John?-

-Non so rispondere a questa domanda, scusami. Posso solo dire che gli ho voluto un gran bene e che non lo dimenticherò mai, proprio come non farò con Daniel. Non posso scegliere tra loro, scusa.-

-Scusami tu, non dovevo farti una domanda del genere… Cosa c'è dopo la morte?-

-Io non sono morta…-

-Non sei un fantasma?-

-La mia candida pelle ti fa pensare questo? Comunque lo sono in parte. Si può dire che sono in transizione, in poco tempo il mio cuore tornerà a battere, spero…-

-Quindi non sei mai morta…-

-Sono morta psicologicamente, ma non fisicamente.-

-Posso farti un'ultima domanda? Poi prometto che la smetto…-

Lei rise ed annuì.

-Cosa pensi di fare dopo che il tuo cuore comincerà a battere di nuovo?-

-Vivere- rispose semplicemente.

 

Il signor Payne non poteva essere più felice di aver incontrato la donna protagonista di tutte le leggende che circolavano in quel paesino di provincia. era rimasto del tutto estasiato ed aveva pasta gran parte del pomeriggio a parlare con lei, trovandola una persona alquanto interessante ed intelligente, era un piacere parlare con lei.

Verso sera, quando tutti dormivano, si incamminò nel corridoio del primo piano verso la stanza dove il quadro era stato strappato. Appena entrata lo fece riapparire in terra, lo sistemò e lo appese al muro. Mentre lo ammirava una voce, che ormai conosceva fin troppo bene, la fece sussultare.

-Hey, come stai?- le chiese

-Bene, tu?-

-Non c'è male…-

-Sembra felice, se ti interessa… Dovrebbe visto che è il motivo di tutto questo-

-Mi importa, ma è troppo presto. Di cosa avete parlato?-

-Di me, più che altro… -

-Mi raccomando…-

-Non ti preoccupare, farò tutto ciò che mi hai chiesto. Seguirò il piano.- appena spicciata l'ultima parola, vide la figura scomparire e uscì dalla stanza.

Aveva passato una bellissima giornata, adorava quei luoghi e anche quelle persone, non si erano spaventati come aveva pensato. Be' Zayn lo aveva fatto, ma subito dopo ci aveva provato con lei, era stato molto carino e si era sentita lusingata da quelle attenzioni, ma non era il suo tipo. Liam le aveva presentato i nonni e aveva allentato le tensioni tra lei e Lydia, che si era rivelata una brava ragazza. I due bambini, Niall e Charlie, erano la dolcezza fatta persona ed Harry l'aveva stupita da subito. Era stato il primo a riconoscerla e aveva giurato di aver sentito un brivido di emozione nella sua voce mentre pronunciava il suo nome. Era incredibile quanto quel ragazzo le somigliasse a Daniel, avrebbe potuto scambiarlo per un suo discendente se non fosse stato per il suo aspetto. Lo trovava comunque bellissimo, con quei suoi bellissimi e profondi occhi verdi che ti incantavano.

-Dove stai andando?- la voce roca di Harry la fece sobbalzare.

-Oh, salve Harold- la fulminò con lo sguardo -Harry! Scusa, devo farci l'abitudine. Stavo cercando un posto dove dormire…-

-Dormi?-

Sbuffò e un tuono si sentì in lontananza.

-Ti devo ricordare che non sono del tutto un fantasma?-

-Come siamo irascibili… Scusa se pensavo che tu fossi una specie di Edward Cullen ma senza canini appuntiti e senza sete di sangue!-

_Chi è Edward Cullen? E non dirmi che sono irascibile perché…-

-Forza, vieni con me… Te lo spiego un altro giorno chi è Edward Cullen…-

La portò in una delle stanze degli ospiti, le dette una sua maglia in modo che si togliesse quell'enorme e pesante vestito e alcune coperte.

-Domani andremo a comprarti dei vestiti, va bene? Intanto mettiti pure questa…-

-Grazie-

-Ci vediamo domani, buonanotte- le sorrise e uscì dalla stanza.

Mentre indossava la maglia di Harry, il suo profumo la inebriò e sorrise poi si coricò, ma l'ultima cosa a cui pensò non furono né Harry né il suo adorabile sorriso, bensì le parole che l'avevano portata fino lì.

Salvalo Amelia, ti prego.

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

 GRAZIE MILLE, CINQUEMILA, DIECIMILA PER LE OTTANTANOVE, RIPETO QUASI NOVANTA RECENSIONI

davvero, GRAZIE TANTISSIME.

 

se non ricevessi tutte quste recensioni smetterei di scrivere, quindi grazie gbhuijnm

 

allora, passando al capitolo.

so che non accade granché, a dire la verità qualcosa accade…

comunque nei prossimi ci sarà un analisi di Amelia dal punto di vista di un po' tutti, diciamo…

 

avevate capito che era Amelia, vero? loooool

era un po' palese e sinceramente anche parte di ciò che accadrà lo è, quindi spero di stupirvi con un altro fatto…

 

adesso me ne vado… au revooooir.

 

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 Unsettled di drunkstiles

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao.

(cit.)

 

 

 


 

Chiara

@acciologan on twittah

 


 

non so perché metto sta gif ma…

 

 

AHAHAHAHAHAHAHAH
AHAHAHAHAH CREPO AHAHAHAHAH
AHAHAHAHAHAHAHAH

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo tredici ***


 

a me, 

perché capitolo più orribile non c'è.

(ho fatto la rima blblblblbl)

 

 

Capitolo 13

 

La fine di agosto iniziava a farsi sentire nell'aria, che era diventata più fresca del solito e i preparativi per il ritorno a scuola dei giovani Payne erano ormai giunti al culmine. Le divise del college erano già state sistemate negli armadi di Harry, Liam ed Amelia, la quale sembrava felice della sua nuova vita.

-Oggi andiamo in centro a Londra- annunciò Harry entrando nella sala da pranzo e indicando, con un cenno della testa la ragazza mora seduta a capotavola. Liam alzò lo sguardo continuando ad ingozzarsi della crostata di marmellata che la cuoca aveva gentilmente preparato, mentre Lydia lo guardava scuotendo la testa esasperata.

-Per quale motivo?- chiese Amelia gentilmente. Al contrario di Liam, lei beveva una tazza di tè con fare altezzoso e senza far toccare il mignolo sulla piccola tazza. Harry si avvicinò e le posò il dito sulla ceramica.

-Sei stata lontana da questo mondo per troppo tempo, poi non puoi continuare a vestirti così…-

La giovane indossava un vestito che le arrivava fino ai piedi. La seta azzurra componeva il corsetto ricamato e la lunga gonna, il copri-spalle era di seta bianca e le ricadeva dolcemente sule spalle. 

-I miei vestiti sono molto più consoni dei tuoi- disse con un tono acido alludendo ai pantaloni da ginnastica grigi e alla t-shirt che il riccio indossava.

-Forse erano adatti duecento anni fa, non certo adesso…-

Ad Harry non dispiaceva affatto il modo in cui era vestita, visto che era bellissima. L'azzurro del vestito contrastava la sua pelle bianca e la rendevano più elegante di quanto già non fosse. Ma non lo riteneva al passo coi tempi e forse aveva ragione.

-Mi stai dando della vecchia?- sbuffò e si alzò dalla sedia , mormorò un "Vogliate scusarmi" e se ne andò, con il mento alzato e le mani che le reggevano i lembi del vestito, a passo spedito, senza dare il tempo ad Harry di spicciare parola.

-Che gentilezza Harold- disse Lydia, prima di seguirla.

 

Lydia trovò la ragazza seduta sul bordo del letto, lo sguardo fisso nello specchio di fronte a lei e le mani in grembo.

-Stai bene?- le chiese premurosamente.

Le ante dell'armadio nell'angolo si aprirono di colpo.

-Lo prendo come un no…-

Amelia le fece un po' di spazio, invitandola a sedersi.

-Non ci sono più i bravi ragazzi. Sono tutti così sfacciati. Sempre pronti a comandare e a commentare- sbuffò -Pensavo che Harry fosse come Daniel, all'inizio può un po' antipatico ma poi si rivela una brava persona, invece…-

-Invece è meglio…-

Le ante si richiusero di colpo e gli occhi scuri di Amelia incontrarono quelli chiari di Lydia.

-É premuroso, gentile, simpatico e geloso al punto giusto. Quello che ha detto prima non l'ha fatto per offenderti, ma per aiutarti. Ho visto il suo sguardo dispiaciuto quando ha visto che ci eri rimasta male… Sai, ha colpito anche me la prima volta che l'ho visto… É un ragazzo straordinario, ed è pure bello.-

-Liam non è il tuo compagno?- chiese dubbiosa

La rossa rise. -Si, ma posso comunque parlare di ragazzi con le mie amiche, no?-

-Siamo amiche?-

-Se lo vuoi!-

Amelia annuì con decisione, contenta di aver finalmente trovato, dopo secoli, un'amica con cui confidarsi, una vera amica.

-Posso farti una domanda?- chiese Lydia con gentilezza.

-Certamente-

-Com'è l'altro lato?-

-Noioso direi…- Lydia rise a quella risposta -All'inizio non sapevo dove fossi, cosa mi fosse successo… Ero sola. Poi alcune anime mi hanno spiegato la situazione: ero in un luogo a metà strada tra la vita e la morte, una specie di limbo da cui non potevo uscire, tranne che tornare ogni tanto sulla terra a far visita ai miei cari, con qualche svantaggio naturalmente…-

-Tipo?-

-Nessuno mi poteva vedere, sentire, toccare, se succedeva veniva visto come un'immaginazione. Non potevo stare lì per molto tempo, o sarei potuta scomparire del tutto. Comunque era quella la mia routine e non mi annoiavo, poi mi informai con altre anime e mi "infiltrai" nei sogni di Daniel, sperando di far rivivere i nostri ricordi nella sua memoria e ci riuscii. Scrisse il diario e andò in contro alla morte poco prima di scrivere il modo in cui salvarmi, ma voi ci siete riusciti…-

-Come hai scoperto il modo in cui si poteva liberarti?-

-Ho fatto venire degli incubi alla deliziosa mamma di Daniel-

Entrambe risero.

-Ma perché hai nascosto il diario per tutto questo tempo?-

Amelia prese un respiro profondo, concentrandosi per trovare le parole giuste.

-Inizialmente avevo paura che finisse nelle mani sbagliate, poi la casa è stata abbandonata per un periodo di tempo perché pensavano che fosse infestata poi… Poi una donna, un'anima come lo ero io, mi disse di nasconderlo e che il suo tempo sarebbe giunto. Così feci.-

-Chi era?-

-Non l'ho mai capito…- mentì. Lei sapeva chi era quella donna dagli occhi smeraldini, ma non poteva dirlo, non ancora. Il momento sarebbe giunto, ormai era vicino.

 

-Cos'è questo posto?- chiese Amelia guardandosi intorno. Persone che correvano in giacca e cravatta, uscivano ed entravano, rumori di treni in sottofondo e voci registrate pullulavano in quel luogo.

-Questa è la metropolitana di Londra- disse Harry, ma vedendo lo sguardo dubbioso della ragazza decise di spiegarle meglio. -É il mezzo di trasporto migliore che ci sia, a parer mio. Prendi questa, -le porse una delle due tesserine che aveva in mano- e falla scorrere così.- 

Le mostrò come si faceva e dopo aver fatto scorrere la scheda, le porticine si aprirono e il riccio passò dall'altra parte.

-Tocca a te- incitò la mora, che subito si mosse verso Harry, passò la tessera nella fessura e… Sbattè il corpo nelle porte che non si aprirono, scatenando un attacco di risa al suo amico.

-Non ci trovo niente di divertente- sbuffò.

-L'hai messa dal lato sbagliato- disse indicando la schedina. Amelia vide che da una parte c'era una striscia nera, così decise di riprovarci usando quel lato e magicamente le porte si aprirono. Sorrise soddisfatta.

-E adesso?-

-Andiamo a prendere il treno- Harry le porse la sua mano, che lei accettò e iniziarono a scendere utilizzando le scale mobili. 

La mano di Harry, notò Amelia, era molto più grande della sua. La sua pelle era ruvida, ma il tocco era piacevole, quasi dolce, come se stesse tenendo qualcosa di altamente fragile. Sorrise inconsciamente pensando di essere qualcosa di fragile per lui.

-A cosa pensi?- chiese Harry, notando il sorriso della ragazza.

-A niente-

Poco dopo arrivarono alla giusta "fermata" e aspettarono di prendere il treno per Oxford Circus.

-Non ti stanno male i vestiti di Lydia- disse il riccio, alludendo alla camicetta bianca che le risaltava il seno, ai jeans chiari sulle sue gambe magre e alle piccole ballerine verdi che portava ai piedi.

-Grazie. Questi… ehm…- 

-Jeans…-

-Si, jeanz. Sono abbastanza comodi. Preferisco le gonne- rise.

Un vento si alzò, comunicando l'arrivo del treno su cui salirono, trovando posto in piedi. Per tutto quel tempo Harry non aveva mai lasciato la piccola, magra, liscia mano di Amelia e lei sembrava non volere che accadesse, sentiva che era lì dove doveva stare. Una sensazione di leggerezza nel suo stomaco la colse. Il treno però si fermò di colpo, facendo interrompere il suo flusso di pensieri e facendole perdere l'equilibrio, ma Harry se ne accorse e la prese al volo.

-Scusa, mi sono dimenticato di dirti che è meglio se ti tieni- le disse, col fiato mozzato, a pochi centimetri dalle sue labbra.

 

-Che ne dici di questo?- 

Amelia uscì dal camerino con un vestito rosa a fiori che le arrivava a meta coscia. Fece un giro su se stessa prima di posare il suo sguardo su Harry.

-Mi piace- le disse -Ti sta bene… Che ne diresti se andassimo a bere qualcosa?-

-Dove?-

-Ti fidi di me?-

Si fidava di lui? Fidarsi era una parola grossa, troppo. Fidarsi stava a significare che le avrebbe affidato la sua vita, la sua anima, se stessa. Era a quei livelli? Si conoscevano da poco tempo, non si fidava. No. Doveva dirglielo.

-Hey, ci sei?- Harry la scosse da quello stato di trans. -Ti ho chiesto se ti fidi dei miei gusti…-

Gusti? E io che aveva pensato…

-Certo, mi fido dei tuoi gusti…- disse con tono di imbarazzo.

-Cosa avevi capito?-

-Un fidare un po' più profondo…- abbassò lo sguardo, arrossendo.

-Se la metti così… Ti fidi di me?- la guardò, con un sorriso misto tra curioso e speranzoso.

-Mi dispiace dirti che non mi fido completamente te… Ci vuole tempo per fidarsi di una persona, non è semplice…-

-Hai ragione…-

Non lo disse, ma il suo sguardo parlò per lui e Amelia lo notò. Notò quel velo di tristezza, come se avesse desiderato che si fidasse di lui, più che per una scelta di un locale in cui bere qualcosa. 

-Dimostrami che posso fidarmi di te- gli suggerì

Lui la guardò, mostrando un bellissimo sorriso e le sue adorabili fossette.

-Vieni, ti porto in un posto…-

Stavolta Amelia non gli fece alcuna domanda, si lasciò andare senza domandarsi se fosse un bravo ragazzo, se fosse davvero affidabile… 

Pagarono i vestiti poi prese la mano che gli porse e iniziò a vagare con lui per le strade di Londra.

In una bellissima giornata di sole come quella, Harry decise che l'Hyde Park era perfetto e Amelia ne sembrò entusiasta. I grandi prati inglesi, gli alberi, gli scoiattoli… Un'atmosfera perfetta.

-Allora, come vuoi acquistare la mia fiducia?- chiese curiosa Amelia, ondeggiando i fianchi e chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dall'aria fresca.

Harry posò le buste vicino ad una panchina e si avvicinò lentamente a lei, le cinse i fianchi da dietro, poggiò la testa sulla sua spalla e si inebriò del suo dolce profumo.

Amelia sorrise ma non aprì gli occhi, lo fece solo quando sentì che si stava spostando e lo vide davanti a lui. Incrociò i suoi bellissimi occhi, da far invidia ai giardinieri del parco che mai avrebbero ottenuto un'erba più luminosa. Spostò lo sguardo sulle labbra, avevano l'aria di essere morbide, ed ero di un bellissimo rosa. Socchiuse com'erano lasciavano intravedere la dentatura bianca e perfetta. Adorava il suo sorriso.

Il riccio ammirò i profondi oceani neri della mora e ci si perse dentro per qualche secondo, poi passò alle labbra, rosse e sottili, contrastavano perfettamente con la pallida pelle. Appoggiò la fronte sulla sua, delicatamente. Lei passò le sue mani sulla sua schiena, fino ad incrociarle dietro al suo collo, lo avvicinò a sé conducendo piano piano le sue labbra a quelle di Harry. Quando la distanza fu minima, si scambiarono nuovamente uno sguardo, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dal loro dolce e passionale bacio.

Oh Harry, io mi fido di te e so che posso, ma tu… Tu ti fidi di me e commetti un errore.

 

Amelia fischiettava davanti allo specchio, mentre si spazzolava i capelli, quando una voce alquanto familiare interruppe il suo motivetto.

-Allora?- il riflesso nello specchio si vedeva perfettamente.

-Procede tutto bene… Anche se inizio a sentirmi in colpa, forse non…- si voltò incrociando lo sguardo del suo interlocutore.

-Non dico che tu gli debba mentire, semplicemente distoglilo da altro…-

Amelia sbuffò all'udire quelle parole.

-Come puoi fare una cosa del genere? Non si può dimenticare il passato, lo sai.-

-Lo so… Ma sarebbe un bene per lui, lo hai capito vero?-

-Non ho avuto l'occasione di approfondire l'argomento- 

-Fallo presto, mi raccomando. Il mio tempo è scaduto, a presto.-

E la sua immagine scomparve, dissolta come se fosse vapore.

Amelia sospirò.

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

allora, so perfettamente che questo capitolo non è un granché. diciamocela tutta: fa proprio schifo. non venitemi a dire che è favoloso perché non ci credo… cioè non è male ma… ne ho scritti di meglio.

mi scuso poi con gli scippatori di haydia, ma la storyline di harold era collegata ad amelia dall'inizio… il prossimo capitolo sarà per voi ;)

 

adesso vi lascio, spero mi recensiate. siate crudeli, mi raccomando.

 

queeeeste sono tra le fanfiction che amo di più uu, passate c:

 

Unsettled ;  5 giorni fuori di drunkstiles

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

It's all about the way I felt when you came around di hunger niall

 

Never try to out stubborn a cat di leo rugens

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao.

(cit.)

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitolo quattordici ***


 

 

 

a Chiara, 

perché aspetta questo momento dal primo capitolo.

Ti voglio bene.

 

 

Capitolo 14

 

Oh no, cosa ho fatto? Liam mi uccide. Anche perché il motivo è troppo stupido. Proprio adesso, a pochi giorni dall'inizio della scuola dove dovrò convivere con lui praticamente sempre. Zayn non ci sarà perché torna a Bradford. Fanculo. Lydia già mi odia, manca solo lui. E Amelia? Oddio. Amelia. Cazzo, non avevo pensato a lei. Dio. Almeno lei capirà… L'ho fatto per lei. Si, Harry, certo. Sai Amelia ho baciato Lydia per assicurarmi che mi sto veramente innamorando di te, certo ha senso. Fanculo. Perché non mi sono fidato della bellissima sensazione provata mentre l'altro ieri l'ho baciata? Cazzo, che giornata magnifica… Ho rovinato tutto. Bravo Harry. Poi Lydia non mi rivolge più la parola… Prima mi sa che devo parlare con lei… Sperando che non abbia uno dei suoi momenti isterici. Aspetta, lei ha momenti isterici ogni tre per due. Mh, tre per due fa sei… Le ore sono ventiquattro… Ma che cazzo sto dicendo? Basta le vado a parlare, devo risolvere questa faccenda. 

 

Cinque ore prima

-Il pranzo è stato magnifico signora Payne, la ringrazio di averci invitato- disse Lydia con tono gentile

-Oh cara, siete sempre i benvenuti qui! Mi dispiace soltanto che Zayn se ne vada…-

-Ormai voglio finire il liceo a Bradford, poi verrò a Londra- -Possiamo andare al parco oggi? É una bella giornata di sole!- disse Amelia guardando fuori dalla vetrata, che mostrava il verde prato brillare sotto la luce di un pallido sole, anche troppo per la fine dell'estate inglese.

-Io devo risistemare le ultime cose per il rientro…- disse Zayn - infatti è meglio se vado…-

-Volevo piantare alcuni fiori nel giardino… Ma se vuoi…-

-Non importa Lydia! Magari andrò con qualcun altro, tipo Harry?- posò gli occhi sul riccio che arrossì.

-Mi dispiace, ma devo cercare dei libri in biblioteca…-

-Vengo io con te!- esclamò Liam -Penso che Charlie voglia venire con noi, vero?-

La bambina annuì felice, nella speranza di incontrare Niall.

-Bene, allora vado a prepararmi… Ci vediamo tra mezz'ora al cancello?-

Liam annuì ed ognuno prese la sua direzione.

 

Quattro ore prima

"La metamorfosi" ce l'ho, "Il buio oltre la siepe" l'ho preso l'altro giorno, mi manca solo "Il giovane Holden" e per due settimane sono apposto… Magari un libro di Agatha Christie per rilassarmi…

-Harry… Sei qui?- una voce femminile entrò nella biblioteca e giunse alle orecchie del ragazzo che stava trafficando tra gli scaffali in cerca della lettera C.

-Lydia sei tu?-

-No, è il mostro di Loch Ness… Dai dove sei?- non appena la ragazza pronunciò quelle parole si voltò, cercando di trovare la familiare testa riccia tra gli scaffali, e andò a sbattere contro Harry, appena sbucato da uno dei piccoli corridoi. Nello scontro i libri che il ragazzo portava in mano caddero ed entrambi si abbassarono per raccoglierli, quando alzarono lo sguardo sembrarono quasi folgorati.

Lydia rimase incantata nell'osservare come le brillanti iridi verdi di Harry risaltassero al contrasto con la pelle chiara e quei pochi riccioli che gli ricadevano sulla fronte contornavano il tutto perfettamente. Le labbra, rosee e carnose, erano socchiuse e il leggero respiro di Harry poteva essere percepito sulla sua pelle. I loro nasi si sfioravano e il ragazzo sentiva il leggero e morbido tocco di Lydia, la cui bellezza era qualcosa di straordinario. La pelle chiara, gli occhi verdi e i capelli color rame. Come poteva tutta quella bellezza appartenere ad una sola persona? Harry respirava attraverso la bocca, lentamente, cercando di mantenere la calma, cercando di trattenersi dal baciarla.

Si alzarono di scatto entrambi, con le gote rosse per l'imbarazzo. Come se avessero percepito la stessa sensazione, lo stesso pensiero.

Lydia porse il libro a Harry, il quale, riuscito finalmente a riprendersi, lo prese e riuscì a proferire almeno una frase.

-Cosa volevi?-

-Puoi aiutarmi in giardino?-

Come risposta la rossa ricevette solo un cenno con la testa, niente di più.

Di una cosa era certa: per lui provava solo attrazione fisica. Lo trovava dannatamente bello e affascinante, con la sua aria da sbarazzino contrapposta alla sua voglia di conoscere il mondo e alle sue pesanti letture. Giurava infatti di aver visto per casa Ulisse di James Joyce, che di certo non apparteneva alla piccola Charlie. Ma neppure questo fatto era riuscito a far innamorare Lydia di Harry.

Ad Harry invece Lydia era piaciuta da subito, non solo per la particolare bellezza ma anche per i modi di fare, a volte eleganti, ogni tanto un po' meno, ma sempre con uno sguardo, un'espressione che ti faceva capire che anche se si arrabbiava con te, o se una cosa non le andava bene, era pronta ad accettare pur di far felice qualcuno. Alla vista di Amelia però, i sentimenti che Harry pensava di avere per la rossa mutarono improvvisamente. Si sentì attratto dal corpo fragile e minuto della ragazza quasi-fantasma, dai suoi capelli corvini, dalla pelle candida e dai suoi occhi neri come la pece, dalla sua corrente di pensiero ancora ottocentesca e dalla voglia di vivere, ma soprattutto da quel velo di mistero che si celava dietro il volto. era certo di provare qualcosa per Amelia, se no non l'avrebbe baciata, ma perché in quel momento, da solo con l'amica si sentiva così strano? Perché nel guardare gli occhi verdi di Lydia perdeva per un attimo la sicurezza dei sentimenti? Aveva bisogno di accertarsi dei suoi sentimenti, non voleva illudere Amelia, tantomeno se stesso.

 

Due ore prima

Dopo aver piantato fiori, scavato buche e potato le siepi sia Lydia che Harry necessitavano di una pausa, così si sistemarono nella veranda della villetta bevendosi un bicchiere di limonata che la ragazza aveva preparato in precedenza.

Rimasero in silenzio a contemplare il loro lavoro, ormai giunto quasi al termine. Avevano sprecato gran parte del tempo a litigare sul colore dei fiori e sul tipo: quando Harry li voleva blu, Lydia li preferiva rossi, quando Harry sceglieva le rose, Lydia voleva le margherite… E così via, fino a che non decidevano di farla finita accoppiando i colori e i diversi tipi di fiori.

Finito di bere il suo bicchiere, Harry si alzò dalla sedia di vimini e si diresse verso il giardino per finire il lavoro. La canottiera bianca sporca di terra e i pantaloni militari gli davano un'aria altamente sexy, e il modo in cui i muscoli delle braccia si tendevano mentre con la pala creava buche nel terreno, aumentavano in Lydia la voglia di toccare la sua pelle. Era attraente, fin troppo. Sospirò, cercando di scacciare quel pensiero, poi si alzò e si diresse anche lei nel prato. Harry continuava a scavare buche e non notò lo sguardo della ragazza, che lo osservava mangiandoselo con gli occhi e si avvicinava piano piano a lui. Ad un certo punto il riccio sentì qualcosa toccargli il braccio sinistro.

-Bei muscoli!- disse Lydia, stringendo la pelle del ragazzo.

-ehm… Grazie?- disse con tono imbarazzato all'amica, per poi decidere di cogliere l'attimo, mentre la rossa osservava curiosa il suo sguardo perso.

Ora o mai più, pensò Harry, come dicevano i latini? Carpe diem.

In una piccola frazione di tempo Harry volse il suo sguardo in modo diretto verso gli occhi di Lydia, si abbassò e le lasciò un dolce bacio sulle labbra, ma non fece in tempo ad approfondirlo che sentì un bruciore sulla guancia sinistra, per poi vedere una Lydia infuriata. I suoi occhi, prima verdi accesi, adesso erano diventati scuri, tenebrosi.

-Ma che cazzo fai?- gridò a Harry

-Senti… Ho una spiegazione…-

-Non me ne fotte della tua cazzo di spiegazione, okay?- gli puntò il dito contro -Adesso tu te ne vai, cerchi Liam e gli racconti quello che è successo, non voglio essere presa per una che tradisce.-

-Ma…-

-Ma un cazzo! Vattene e fatti un esame di coscienza. Hai una ragazza lo sai?-

-Si che lo so! L'ho fatto per questo!- gridò Harry, perdendo ormai la calma che aveva mantenuto fino ad allora.

Lydia lo guardò, stordita da quelle parole, per poi andarsene indignata. 

Ad Harry non restò che andarsene a casa e mettersi a pensare in solitudine a ciò che era successo.

 

Un'ora prima

-Amelia, come va con Harry?- chiese Liam, mentre osservava i bambini giocare in lontananza.

-Bene… Credo… Cioè, io…- scosse la testa esasperata -Non lo so. Sembra distante, non perché non sia voluto venire qua, ma…-

-Vedrai che riuscirai a capire, Harry ti spiegherà tutto… Fa sempre così. Rimane in disparte a fare il misterioso, poi rivela tutto.-

Charlie e Niall, poco lontani sulle altalene, si scambiavano sguardi dolci e sorrisi, ed Amelia sperava veramente che Liam avesse ragione.

 

 

Harry intrecciò le dita nei capelli di Lydia, dolcemente. Fece toccare le loro fronti, delicatamente. Posò le sue labbra su quelle della ragazza, lentamente. Un piccolo, dolce bacio che in pochi attimi si trasformò in qualcosa di passionale. Entrambi cercavano sempre di più di sentire suo l'altro. Le mani di Harry arrivarono alle guance di Lydia e, fermando per un attimo la passione, le accarezzò guardandola negli occhi. Ma quella situazione durò poco, perché Lydia lo baciò di nuovo, con più passione di prima, come se fosse stata l'ultima volta che l'avrebbe baciato.

 

Harry si svegliò di colpo, con il fiatone. Adesso si sentiva completamente in colpa per quello che aveva vatti, come aveva potuto tradire Amelia così? Gettò un'occhiata al libro che aveva in grembo: Le pagine della nostra vita, Nicholas Sparks.

Come ci è finito sto libro qui? pensò il riccio. Tutto ciò che ricordava era il suo ritorno a casa e i suoi sentimenti in quel momento, era arrabbiato e confuso, ma adesso… Adesso era triste e disperato, in cerca di aiuto.

 

Oh no, cosa ho fatto? Liam mi uccide. Anche perché il motivo è troppo stupido. Proprio adesso, a pochi giorni dall'inizio della scuola dove dovrò convivere con lui praticamente sempre. Zayn non ci sarà perché torna a Bradford. Fanculo. Lydia già mi odia, manca solo lui. E Amelia? Oddio. Amelia. Cazzo, non avevo pensato a lei. Dio. Almeno lei capirà… L'ho fatto per lei. Si, Harry, certo. Sai Amelia ho baciato Lydia per assicurarmi che mi sto veramente innamorando di te, certo ha senso. Fanculo. Perché non mi sono fidato della bellissima sensazione provata mentre l'altro ieri l'ho baciata? Cazzo, che giornata magnifica… Ho rovinato tutto. Bravo Harry. Poi Lydia non mi rivolge più la parola… Prima mi sa che devo parlare con lei… Sperando che non abbia uno dei suoi momenti isterici. Aspetta, lei ha momenti isterici ogni tre per due. Mh, tre per due fa sei… Le ore sono ventiquattro… Ma che cazzo sto dicendo? Basta le vado a parlare, devo risolvere questa faccenda.

 

Corse fuori casa, verso casa di Lydia e suonò il campanello con insistenza.

-Chi è?- disse la voce al microfono.

-Harry, devo parlarti ti prego esci fuori-

-No, non parlo con te- e staccò. Ma Harry non si diede per vinto e scavalcò il cancello, per poi correre alla porta e bussare.

-Harry vattene!- gridò Lydia dall'interno.

-Ascoltami! Ti ho baciata perché non sapevo se mi piacessi tu o Amelia, adesso l'ho capito…-

Lydia aprì la porta e lo trascinò all'interno con l'intento di risolvere la questione.

 

-Che vuol dire che ti ha baciata?- 

-Lo ha fatto per una giusta causa, all'inizio anch'io ero arrabbiata, ma poi ho capito che era solo confuso…-

-Tu ci sei stata?-

-No, gli ho tirato uno schiaffo…-

Harry e Zayn origliavano la conversazione di Lydia e Liam da dietro la porta, quando sentirono delle risate all'interno la tensione creatasi tra loro se ne andò. Liam uscì poco dopo e lanciò subito un'occhiata a Harry, si avvicinò a lui abbracciandolo.

-Toccala di nuovo e sei morto- gli sussurrò con tono minaccioso all'orecchio.

-Non ti preoccupare…-

Si scambiarono un sorriso, poi Harry seppe che cosa doveva fare: parlare con Amelia.

Non si aspettava di essere perdonato, affatto. Infatti quando con tono comprensivo gli fece capire che non ce l'aveva con lui, rimase piuttosto sorpreso. Adesso era veramente sicuro di essersi innamorato di lei, l'aveva capito, l'aveva ascoltato, non si era preoccupata e mentre le raccontava tutto l'aveva osservato e aveva aspettato che avesse finito, per poi abbracciarlo e dirgli non fa niente. Troppo strano pensandoci, ma ad Harry non importava questo.

Quando ognuno quella sera fu tornato a casa propria, Amelia si trovò da sola in camera propria, seduta sul letto a pensare. 

Le sue mani erano ancora bianche, quasi trasparenti. Poteva toccare tutto, ma non si sentiva ancora umana, come se qualcosa le impedisse di esserlo.

Era comunque grata per quello successo oggi quindi, rivolto lo sguardo all'alto soffitto della stanza, sorrise e sussurrò un grazie.

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

 SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE,  SCUSATE,  SCUSATE.

 

davvero, scusate tantissimo per questo ritardo ma la scuola, i compiti, i contrattempi, le idee che non c'erano, eccetera… non mi hanno permesso di scrivere. non si può dire che questo capitolo sia dei migliori e penso che i pochi lettori che sono rimasti mi abbandoneranno dopo sto schifo. è un capitolo di passaggio, tanto per far accadere qualcosa se no era tutto un po' smorto.

spero recensiate lo stesso anche se non me lo merito uu

 

se non recensite qui, fatelo in queste:

Unsettled ;  5 giorni fuori di drunkstiles

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

It's all about the way I felt when you came around di hunger niall

 

Never try to out stubborn a cat di leo rugens

 

adesso me ne vado. aggiornerò prima, don't worry (sempre se qualcuno legge e.e)

 

ed è così che chiara vi dice ciao.

(cit.)

Chiara

@acciologan on twittah

 

 

p.s.: Chiara, scusa se ti ho illusa. tvb. <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** capitolo quindici. ***


 

 

a tutti quelli che la leggono ancora,

grazie e perdonatemi.

 

 

Capitolo 15

 

-Perché no?-

-Non è ancora tempo…-

Amelia guardò Louis sconcertata, proprio non riusciva a capire.

-É passato un sacco di tempo, perché non dirglielo?-

-Non posso mostrarmi a lui. Mi odierebbe. Adesso scusa ma il mio tempo è scaduto, ci vediamo domani sera.-

 

Harry se ne stava seduto tranquillo su una sedia in veranda, respirando la fresca brezza serale e osservando in lontananza Charlie che si dondolava sull'altalena in giardino. Quella mattina era andato in centro a Londra con Amelia, dato il bel tempo erano stati al parco e avevano osservato le anatre che sguazzavano nell'acqua dei laghetti che gli ricordavano tanto quella gita che fece con Louis anni prima.

 

-Harold… Harold…- una voce maschile sibilava queste parole al piccolo Harry, che si trovava in uno stato mattiniero di dormiveglia. Non riusciva a capire se era una voce reale o se era parte dei suoi sogni. -HAROLD!-

Dallo spavento il bambino rotolò giù dal letto e quando alzò lo sguardo, sofferente per la botta, vide due piccoli e vispi occhi cristallini e un brillante sorriso sul volto di colui che l'aveva svegliato.

Louis era vestito come se stesse andando a pesca: scarpe da montagna, bermuda color kaki, maglietta a righe bianche e blu, giacca impermeabile blu con svariate tasche, cappello da pescatore marrone e zainetto rosso che sembrava essere pieno di chissà che cosa.

-Louis, che c'è? Mi hai fatto prendere un colpo! Ma che ore sono?- chiese Harry cercando di trovare un orologio accanto a sé.

-É tardissimo! Sono le 7:30, forza alzati e vestiti che dobbiamo andare.-

-Andare? Dove?-

-Non fare domande e muoviti!-

Harry sbuffò e si vestì in tutta fretta, poi seguì Louis giù per le scale. Per un attimo pensò di andare a salutare Charlie, poi vide che ormai l'orfanotrofio era pieno di vita dato che erano quasi le otto e rinunciò ad andare nel dormitorio femminile.

-Sarà difficile uscire di qua senza essere visti…- sospirò Louis guardandosi attorno.

-Potremmo passare dalla finestra della dispensa, da direttamente su…-

-Sulla strada! Harry sei un genio!- 

Si avviarono subito verso la zona cucina, piena di donne che stavano preparando la colazione a tutti i bambini. Sulla destra del corridoio vi era la porta della dispensa, che conoscevano come le loro tasche per i diversi furti commessi, così con cautela e sicurezza riuscirono finalmente ad aprire la porta e a nascondersi dietro ad uno scaffale per controllare se ci fosse qualcuno. Le lampadine appese al soffitto erano spente, ma entrava abbastanza luce dalla grande finestra sul lato opposto alla porta, dietro lo scaffale che copriva i due bambini, per lasciar vedere chi entrava. Pur essendo le otto di mattina, quella giornata si presumeva diventare una splendida giornata di sole.

-Sapevi che Mary ha trovato suo marito con un'altra?- disse una voce femminile.

-Cosa? Davvero? E chi te l'ha detto?- rispose l'altra, che ad Harry sembrava essere Susan, la donna che serviva il latte. Gli era sempre stata simpatica dato che dava quasi sempre la seconda porzione a tutti, poi aveva una voce dolce e tranquilla e ad Harry ricordava quella di sua mamma.

-Kate ieri sera… Però non sapeva chi fosse l'altra…-

-Mi dispiace troppo per Mary, è una bravissima donna e…-

La porta si aprì e le due donne uscirono dalla stanza lasciando dietro di sé un grande silenzio.

Louis e Harry si scambiarono uno sguardo di intesa e si avviarono verso la grande finestra che lasciava entrare i raggi del sole. Misero un po' di scatoloni che trovarono uno sopra l'altro, creando una scala, e in pochi attimi furono fuori.

-Adesso dove andiamo?- chiese il riccio impaziente.

-Non fare domande e seguimi-

Saranno state le nove passate quando ad Harold iniziò a venire sia fame che caldo. Si era vestito in modo simile a Louis, ma non avendo un cappello aveva lasciato la testa scoperta e il caldo iniziava a farsi sentire. Louis si fermò, tolse lo zaino dalle spalle e lo aprì. Tolse dall'interno un cappellino con la visiera verde e lo porse all'amico.

-É grande, ma con tutti i capelli che hai potrebbe starti-

Ed aveva ragione, quel cappello calzava alla perfezione ad Harry.

 

-Charlie, io vado dentro. Vieni con me?-

La bambina scese subito dall'altalena e corse verso il fratello, che la prese in braccio. La bambina subito rubò il cappello con la visiera ad Harry provando ad indossarlo e si rattristò quando si rese conto che era troppo grande per lei, così Harry lo prese e tirò il lembo di stoffa sul retro stringendolo al minimo, per poi poggiarlo sulla testolina di Charlie che sorrise contenta.

Mentre la sorella portava con orgoglio quel cappellino, Harold notò che sotto la visiera le lettere H&L erano ancora presenti, quasi come se l'inchiostro che le avesse scritte fosse stato progettato per rimanere per sempre.

 

-Tra quanto arriviamo?- chiese il piccolo riccio, impaziente. Erano ormai le dieci passate ed entrambi avevano dolore ai piedi per la camminata, ma Lois sembrava non volersi fermare neanche ad osservare il meraviglioso panorama di fronte a sé: enormi prati verdi erano situati attorno a loro, che camminavano in una piccola stradina sterrata; ogni tanto gruppi di alberi attorno al sentiero creavano delle ombre che facevano allontanare di tanto in tanto dall'afa i due bambini. 

-Manca poco, non ti preoccupare…- rispose Louis.

-Hai detto così anche mezz'ora fa… Vuoi almeno dirmi dove stiamo andando?-

-Vedi quel riflesso laggiù?-

Harry annuì.

-Ecco, quello è il posto dove stiamo andando.-

Entusiasta della risposta dell'amico, accelerò il passo e diede il via a una gara.

-L'ultimo che arriva è un pollo arrosto!- gridò, e subito si mise a correre, ma il bambino con gli occhi azzurri era più veloce di lui ed arrivò prima sulle rive del laghetto e mentre aspettava il riccio si tolse lo zaino dalle spalle e per respirare al meglio l'aria chiuse gli occhi e alzò il volto.

Il riccio vide da lontano che l'amico era arrivato così rallentò il passo e si avvicinò alla riva in modo silenzioso, si posizionò dietro Louis e lo spinse in acqua. Il rumore provocato dall'impatto del corpo del bambino con l'acqua fece alzare in volo lo stormo di anatre che si nascondevano dietro le canne vicino al lago. Una gran parte del cielo venne coperta dai corpi dei volatili e il silenzio rimpiazzato con gli starnazzi. Harry rimase stupito da quella scena e rimase a fissarla per molto tempo fino a che Louis non lo trascinò in acqua con sé, appena il riccio risalì in superficie si tolse il cappello zuppo e lo gettò sulla riva vicino allo zaino dell'amico, poi per vendicarsi della vendetta spinse l'altro sotto l'acqua. Rimasero lì ad affogarsi fino a che il sole non raggiunse il punto più alto del cielo, in quel momento uscirono e, presi i panini, pranzarono sotto un albero poco lontano.

-Come hai scoperto questo posto?- chiese Harry

-Hai presente Luke? Quel ragazzino moro un po' basso e molto magro? Bè mi ha raccontato che ci veniva sempre in primavera con suo padre, prima che… Bè hai capito…-

-É molto bello…-

-Già… Hey, mi daresti un attimo il cappello che ti ho dato prima?-

Harry glielo porse e Louis tirò fuori dallo zaino un pennarello nero, prese il cappello e sotto la visiera scrisse H&L.

-Così non ti dimenticherai mai di questa giornata- disse Louis, mettendolo in testa all'amico.

 

Quella giornata non era stata particolarmente stancante per Harry, era stato al parco, aveva letto un po', aveva giocato con sua sorella… E forse era per quello che si ritrovava a fissare il soffitto alle due di notte, così decise di alzarsi e andare in cucina a bere un bicchiere di latte e a mangiare una tazza di cereali. Non si era mai in ritardo per lo spuntino di mezzanotte.

Mentre si incamminava giù per le scale diretto verso la cucina, sentì delle voci provenire dalla camera di Amelia.

-Ormai ci siamo quasi…- una voce maschile risuonò nel silenzio.

-Come fai a dirlo?-

-lo conosco, si sta innamorando di te…-

Harry bussò alla porta di Amelia, impaurito che un ladro fosse entrato. 

La ragazza gli aprì.

-Harry, tutto bene? Che ci fai qui?- chiese preoccupata.

-Mi sembrava di aver sentito delle voci…-

-Oh scusa, sto leggendo e quando un libro mi prende inizio a leggere i dialoghi ad alta voce… Scusa ma adesso vado, notte!- e chiuse la porta.

Il ragazzo rimase a fissare la porta chiusa per un minuto, avrebbe giurato su qualsiasi cosa che la luce era spenta e che le voci erano due non una.

Quella voce l'ho già sentita… Ma non può essere… Devo essere malato, pretendo di capire qualcosa alle due di notte. Harry riprenditi e non fare il coglione. Eppure… Basta, la devo smettere.

La tazza di cereali che doveva conciliare il sonno al povero Harry fu inutile, dato che non chiuse occhio. Di solito non credeva alle voci che forse neppure aveva sentito. ma dopo aver liberato un fantasma puoi credere a tutto e ad Harry non convinceva affatto Amelia, era stata troppo strana. C'era qualcosa che non sapeva, ma per quanto lei potesse essere brava a nascondino, lui riusciva sempre a scovare chiunque.

 

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

 SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE,  SCUSATE,  SCUSATE.

 

è la seconda volta che inizio così lol che poi avevo detto "aggiornerò prima", seeeeee come no…

capitemi, la scuola era agli sgoccioli, poi ci si mette il mare, un casino di lavoro da fare e… insomma non ce l'ho fatta a scrivere…

spero che qualcuno recensisca anche se il capitolo non è un granché.

il 5 luglio parto per due settimane, spero comunque di riuscire a scrivere uno o due capitoli per postarli quando torno, o magari mandarli per e-mail a sam e me li posta lei… *occhioni dolci*

anche perché i capitoli totali sono 20+epilogo, quindi siamo agli sgoccioli……

adesso devo davvero andare cwc

vi lascio con una gif e le mie storie preferite :)

 

Unsettled

Never try to out stubborn a cat 

Credendo vides

 

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao.

(cit.)

Chiara

@acciologan on twittah

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** capitolo sedici. ***




Capitolo 16


 

La ciotola dei cereali era ancora piena sul tavolo mentre Harry rifletteva su ciò che aveva sentito. Amelia era troppo strana e sebbene inizialmente pensava di credere alle sue parole, riflettendoci al meglio che poté a quell'ora di notte, fu sicuro che la ragazza stava mentendo ma non c'era niente che potesse fare per dimostrarlo. Si arrese all'idea che non avrebbe mai scoperto che cosa nascondeva, così si gusto la sua tazza di cereali e se ne tornò a letto quando l'orologio scoccò le tre. Si coricò, ma non cadde subito nel sonno perché i pensieri che lo avvolgevano erano fin troppi, la curiosità era sempre stato il suo punto debole ma l'unico che ne era a conoscenza era Louis.

-Hai visto?- chiese il bambino all'amico.
-Cosa?-
-Stamattina un camion è arrivato ed hanno scaricato delle scatole, non avevo idea di dove le potessero portare ma adesso eccole lì… Mi domando cosa contengano…-
Harry si voltò e vide un ammasso di scatole nell'angolo in fondo alla sala e poco dopo un signore le prese e le portò una alla volta verso la dispensa.
-Magari contengono biscotti…- all'udire quelle parole, al riccio si illuminarono gli occhi diventando più accesi del solito, mentre quelli di Louis erano brillanti e vispi, come se stesse per dire qualcosa che avrebbe fatto scattare qualcosa nell'amico. E così successe.
-Ti sfido.-
Harry si risvegliò dallo stato di trans in cui si trovava e rivolse uno sguardo interrogativo a Lou.
-Vediamo chi indovina cosa c'è dentro le scatole. Ecco le regole: abbiamo tempo fino a pranzo per pensarci ossia due ore, chi indovina prende il dessert dell'altro per una settimana, naturalmente nessuno deve sbirciare e… Buona fortuna- strizzò l'occhio all'amico e se ne andò, lasciando Harry da solo con i suoi pensieri.

-Davvero?-
-Si, è stato proprio lui!-
-Non posso crederci! È stato Simon…-
Le due donne uscirono dalla stanza e Harry si strinse ancora di più nelle sue spalle, nascondendosi dietro il muro vicino alla porta di accesso nella dispensa.
"Quelle donne" pensò "non fanno altro che spettegolare"
Appena girarono l'angolo, il bambino si guardò intorno e non notando nessuno entrò di soppiatto nella stanza illuminata dal sole che entrava dalla finestra sulla destra. Le scatole erano poco lontano dai suoi piedi, iniziò ad avvicinarsi cercando di non fare rumore. Passo dopo passo era sempre più vicino al vincere la sfida con Louis, ormai era vicino.
-Spero che questa settimana ci siano i brownies!-
Harry si voltò di scatto e vide gli occhi azzurri dell'amico brillare sullo stipite della porta.

-Sai perché ti ho lanciato questa sfida?-
-Non ne ho idea…-
-Perché sapevo che avrei vinto. Sei troppo curioso… Cerca di controllarti! E per stavolta non prenderò i tuoi dessert.-



Harry camminava tranquillo per una piccola strada assolata, le mani in tasca, il volto rivolto verso l'alto, scaldato dal calore del sole si incamminava verso una destinazione ignota. Il ghiaino sotto i suoi piedi scricchiolava di passo in passo creando una dolce armonia che riempiva l'aria e rilassando i suoi muscoli che quella mattina sembravano più tesi del solito, ma non sapeva perché. In lontananza di vedeva una piccola casetta bianca con un solo piano, curioso decise di andare a vedere di chi fosse quell'abitazione nel mezzo a tutto quel verde in cui l'unica fonte di ombra era un salice piangente sotto cui erano state poste due sedie bianche, una di fronte all'altra.
La facciata si presentava con al centro una porticina blu e due finestre rosse. Non vi era campanello, numero civico, buca per le lettere, ma la porta era accostata così la aprì un poco e chiese "È permesso?", ma nessuno rispose, così cautamente entrò e si diede un'occhiata intorno, chiudendo la porta dietro di sé. L'ingresso era vuoto e le pareti bianche lasciavano tutto ancora più scoperto, le uniche cose che davano un po' di colore erano le due porte che si presentavano sul piccolo corridoio: una blu e l'altra rossa. Dopo averle aperte Harry si accorse che erano completamente spoglie, nessun quadro ad abbellire le pareti, nessun tavolo, nessun divano, nessuna tv, nessuna sedia… Vuota. Completamente.
Mentre era intento a cercare di capire perché una casa così carina fosse inabitata, sentì un rumore, come un bussare, provenire dall'ingresso ma non ci fece troppo caso, pensando di esserselo immaginato. Poco dopo però sentì di nuovo quel rumore, più forte del precedente che lo spaventò, così prese coraggio e decise di andare ad aprire, ma quello che si trovò di fronte era del tutto inaspettato.















Buonasera. Io non sono Chiara (percysword), ma Sam (drunkstiles)
quindi non sono in grado di fare gli spazi divertenti come li fa lei.
In più, lei sa molto bene che non è proprio una giornatona, quindi
perdonatemi se non sparerò cagate a tutto spiano.
La fortunella è a San Diego, quindi io ho avuto il capitolo prima di voi (ah ah!)
e l'ho letto prima di voi (ah ah!).
Non sono affatto divertente, mmmh.

Bene, concludo qui.
E visto che Chiara non mette mai una gif di Lydia, tiè.

la chiamavano perfezione

Concludo come concluderebbe lei:

 

ed è così che chiara vi dice ciao.

(cit.)

Chiara

@acciologan on twittah
(io sono @drunkloujs, ma ci
sta perchè mi chiamo uguale)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** capitolo sedici (bis) ***


 

C'è stato un piccolo errore… Pensando di non aver finito il capitolo 16, l'ho continuato… Quindi questo è il 16bis lol

 

a Chiara e Eleonora

 

Capitolo 16 (bis)

La ciotola dei cereali era ancora piena sul tavolo mentre Harry rifletteva su ciò che aveva sentito. Amelia era troppo strana e sebbene inizialmente pensava di credere alle sue parole, riflettendoci al meglio che poté a quell'ora di notte, fu sicuro che la ragazza stava mentendo ma non c'era niente che potesse fare per dimostrarlo. Si arrese all'idea che non avrebbe mai scoperto che cosa nascondeva, così si gusto la sua tazza di cereali e se ne tornò a letto quando l'orologio scoccò le tre. Si coricò, ma non cadde subito nel sonno perché i pensieri che lo avvolgevano erano fin troppi, la curiosità era sempre stato il suo punto debole ma l'unico che ne era a conoscenza era Louis.

 

-Hai visto?- chiese il bambino all'amico.

-Cosa?-

-Stamattina un camion è arrivato ed hanno scaricato delle scatole, non avevo idea di dove le potessero portare ma adesso eccole lì… Mi domando cosa contengano…-

Harry si voltò e vide un ammasso di scatole nell'angolo in fondo alla sala e poco dopo un signore le prese e le portò una alla volta verso la dispensa.

-Magari contengono biscotti…- all'udire quelle parole, al riccio si illuminarono gli occhi diventando più accesi del solito, mentre quelli di Louis erano brillanti e vispi, come se stesse per dire qualcosa che avrebbe fatto scattare qualcosa nell'amico. E così successe.

-Ti sfido.-

Harry si risvegliò dallo stato di trance in cui si trovava e rivolse uno sguardo interrogativo a Lou.

-Vediamo chi indovina cosa c'è dentro le scatole. Ecco le regole: abbiamo tempo fino a pranzo per pensarci ossia due ore, chi indovina prende il dessert dell'altro per una settimana, naturalmente nessuno deve sbirciare e… Buona fortuna- strizzò l'occhio all'amico e se ne andò, lasciando Harry da solo con i suoi pensieri.

 

-Davvero?-

-Si, è stato proprio lui!-

-Non posso crederci! È stato Simon…- 

Le due donne uscirono dalla stanza e Harry si strinse ancora di più nelle sue spalle, nascondendosi dietro il muro vicino alla porta di accesso nella dispensa.

"Quelle donne" pensò "non fanno altro che spettegolare"

Appena girarono l'angolo, il bambino si guardò intorno e non notando nessuno entrò di soppiatto nella stanza illuminata dal sole che entrava dalla finestra sulla destra. Le scatole erano poco lontano dai suoi piedi, iniziò ad avvicinarsi cercando di non fare rumore. Passo dopo passo era sempre più vicino al vincere la sfida con Louis, ormai era vicino.

-Spero che questa settimana ci siano i brownies!-

Harry si voltò di scatto e vide gli occhi azzurri dell'amico brillare sullo stipite della porta.

 

-Sai perché ti ho lanciato questa sfida?-

-Non ne ho idea…-

-Perché sapevo che avrei vinto. Sei troppo curioso… Cerca di controllarti! E per stavolta non prenderò i tuoi dessert.-

 

Harry camminava tranquillo per una piccola strada assolata, le mani in tasca, il volto rivolto verso l'alto, scaldato dal calore del sole si incamminava verso una destinazione ignota. Il ghiaino sotto i suoi piedi scricchiolava di passo in passo creando una dolce armonia che riempiva l'aria e rilassando i suoi muscoli che quella mattina sembravano più tesi del solito, ma non sapeva perché. In lontananza di vedeva una piccola casetta bianca con un solo piano, curioso decise di andare a vedere di chi fosse quell'abitazione nel mezzo a tutto quel verde in cui l'unica fonte di ombra era un salice piangente sotto cui erano state poste due sedie bianche, una di fronte all'altra.

La facciata si presentava con al centro una porticina blu e due finestre rosse. Non vi era campanello, numero civico, buca per le lettere, ma la porta era accostata così la aprì un poco e chiese "È permesso?", ma nessuno rispose, così cautamente entrò e si diede un'occhiata intorno, chiudendo la porta dietro di sé. L'ingresso era vuoto e le pareti bianche lasciavano tutto ancora più scoperto, le uniche cose che davano un po' di colore erano le due porte che si presentavano sul piccolo corridoio: una blu e l'altra rossa. Dopo averle aperte Harry si accorse che erano completamente spoglie, nessun quadro ad abbellire le pareti, nessun tavolo, nessun divano, nessuna tv, nessuna sedia… Vuota. Completamente. 

Mentre era intento a cercare di capire perché una casa così carina fosse inabitata, sentì un rumore, come un bussare, provenire dall'ingresso ma non ci fece troppo caso, pensando di esserselo immaginato. Poco dopo però sentì di nuovo quel rumore, più forte del precedente che lo spaventò, così prese coraggio e decise di andare ad aprire, ma quello che si trovò di fronte era del tutto inaspettato.

 

Louis fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra, l'unico suono che riuscì ad emettere ritrovandosi davanti quegli occhi blu tanto conosciuti e a quel volto che sebbene dimostrasse una ventina d'anni, sembrava ancora avere la giovinezza di quando era bambino. Quell'accenno di baffi e di barba erano l'unica cosa che rendeva serio il volto del ragazzo, perché il suo sorriso sghembo era sempre lo stesso.

-Hey Harry, ne è passato di tempo…- rispose l'amico

-Ma cosa…? Questo è un sogno vero?-

-Non lo so… Hai mai visto una casa con finestre e porte blu e rosse nel mezzo al nulla? Fai un po' tu…-

Il riccio lo osservò interrogativo. Di certo quel sarcasmo era di Louis, ma quello doveva per forza essere un sogno, anche se sembrava piuttosto reale. Ma quale sogno non lo è?

-Un gatto ti ha mangiato la lingua? Allora?- chiese Louis impaziente

-No, è solo che… Sembra tutto così reale… -

-Cosa ti fa pensare che non lo sia?-

-La tua presenza in forma adulta. - rispose Harry con sicurezza -Ti ho sempre sognato da bambino, non sono mai riuscito ad immaginarti come adulto, ed è questo che mi da fastidio… Insomma come posso immaginarti così?-

-Magari stai usando ciò che chiamiamo fantasia…-

-Io uso la fantasia!-

Louis scoppiò a ridere.

-Forse un po'. Ma tua sorella è sempre stata più brava di te e continua ad esserlo.-

-Cosa ne sai tu di mia sorella?-

-Conosco più cose di quanto tu pensi…- rispose vago Louis, spostando lo sguardo verso la finestra, lasciando che il volto fosse illuminato dal sole.

-Ho una domanda da farti.-

-Spara.-

-Dove sei stato per tutto questo tempo?- chiese Harry. La sua voce si stava per spezzare e lo sentiva, sapeva che sarebbe scoppiato a piangere, come faceva sempre.

-Ovunque e in nessun posto. Sono stato vicino e lontano, ma con il cuore e la mente sono sempre stato con te.-

-Ah davvero? Lasciarci da soli è stata una buona idea? Farci soffrire?-

-È stata dura anche per me, cosa credi?- rispose con tono arrabbiato, e spostando lo sguardo sul riccio -Ma era la cosa giusta da fare e non me ne pento.-

-Tu eri la nostra famiglia e ci hai abbandonato.- Dagli occhi di Harry iniziarono a scendere alcune lacrime, fino a che le ginocchia gli cedettero e si trovò sul pavimento col volto tra le mani.

Louis si avvicinò e lo abbracciò. Ad Harry sembrò così reale che sussultò alzò lo sguardo e osservò gli occhi dell'amico, diventati rossi per il pianto.

-Mi dispiace Harry- gli sussurrò.

 

Harry si alzò di scatto dal letto, sudato e con il volto bagnato dalle lacrime. 

Quello che aveva appena sognato era vero? No, non poteva esserlo, le persone non possono apparire nei sogni e parlarti così. Che stronzata colossale. Di una cosa era certo: niente più cereali prima di dormire.

Si alzò dal letto e raggiunse il bagno per darsi una sciacquata al viso, sperando che questo lo riportasse alla realtà e gli rinfrescasse le idee. 

Abbassò lo sguardo sul lavandino, aprì il rubinetto e bagnò il volto, alzò lo sguardo verso lo specchio e fu in quel momento che per poco non ebbe un attacco di cuore. Sciacquò nuovamente il viso, ma quando guardo nuovamente nello specchio lui era ancora lì e gli sorrideva.

-Ti sono mancato?-

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
questo capitolo era a metà da tipo un casino, quindi mi sono decisa a finirlo.

non ho niente da dire a parte il fatto che:
1. non so usare l'editor di efp
2. sono scema perché ho fatto confusione con i capitoli
3. sono scema e basta

mh.

 

quindi me ne vado.

 

ed è così che chiara vi dice ciao.

(cit.)

Chiara

@acciologan on twittah

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** capitolo diciassette ***


a Chiara ,

per il suo compleanno

 

Capitolo 17

 

Harry fissò Louis per un tempo indeterminato, chiedendosi se fosse reale, se fosse davvero lì con lui, ma soprattutto chiedendosi perché. Perché proprio adesso, quando aveva trovato una famiglia ed aveva iniziato a dimenticare? Perché non anni fa, quando si sentiva solo in quell'orfanatrofio?

-Perché te ne sei andato?-

Louis sembro sorpreso all'udire quelle parole, non si aspettava di certo un "ben tornato", ma quella non era la domanda a cui era pronto a rispondere.

-Hey, una cosa alla volta!Prima di tutto, sono felice di vederti anch'io-

-Chi ti dice che sono felice?- la voce di Harry inizio ad alzarsi, dimenticandosi che fosse ancora notte fonda. -E poi come cazzo hai fatto ad entrare? Non usa pi√π bussare?-

Louis cercò di tenere un tono di voce stabile e calmo, ma i suoi occhi gridavano paura, rispecchiavano tristezza e portavano con s√® il desiderio di cambiare il passato.

-Harry, posso spiegarti…-

-Dicono tutti così. Sbagliano e poi vengono a chiedere scusa dicendo "Hey, posso spiegarti". Ma cosa vuoi spiegare? Sono passati anni da quando ti ho visto, non hai mai chiamato, non mi hai mai contattato, cosa devi spiegare? So solo che…-

-Sono morto-

Harry si ammutolì. Cosa voleva dire? "Sono morto", no lui era lì. Poteva vederlo, poteva sentire la sua voce‚ ma poteva toccarlo? Poteva sentire il suo profumo di lavanda?

-Tu non sei morto- disse convinto il riccio

-Si, lo sono. È per questo che non ti ho mai contattato ed è per questo che ti ho lasciato solo.-

Non poteva essere vero. Quelle parole alle orecchie di Harry però sembravano sincere, ma lui stentava a crederci.

-So che non è un buon momento- riprese Louis -e so che non è una buon'ora,… Ma visto che eri sveglio ho colto l'attimo per salutarti.-

-Salutarmi? Perché? Te ne rivai? Ovvio.-

-No, volevo solo salutarti… Adesso vai a dormire Harry. Ci vediamo domani- voltò le spalle e uscì dal bagno. Harry gli corse dietro ma in camera sua non trovo nessuno.

"Dormire?" pensò "Come faccio a dormire?". Non credeva infatti alle parole dell'amico, ma tutto sembrava così reale e vero che aveva paura di addormentarsi e realizzare che era stato un sogno, un sogno fin troppo vero per i suoi gusti. Ma si fece forza e piano piano si addormentò.

 

La donna canuta vagava per il sentiero con una certa fretta, cercasi far fermare coloro che le venivano incontro, chiedendo aiuto. 

"Vi prego aiutatemi!" Gridava a ciascun passante, ma nessuno sembrava volerla aiutare. Alcuni pareva che neppure la vedessero, come se fosse trasparente. Così, giunta ad una panchina vi si sedette e sia per la tristezza che per la stanchezza causata da quel viaggio che le era sembrato eterno, iniziò a piangere silenziosamente, singhiozzando ogni tanto e coprendosi il viso con le mani. 

-Signora, sta bene?-

La donna sussultò, non aspettandosi che qualcuno le rivolgesse la parola, ma poi vedendo il dolce volto della ragazza che aveva parlato si tranquillizzò nutrendo la speranza di un aiuto da parte di quella.

 

Quella mattina Charlotte si svegliò con uno strano presentimento, come se sapesse che qualcosa sarebbe andato storto. Non avrebbe badato a quei pensieri, non aveva mai creduto alle superstizioni, ma l'ultima volta che si era alzata dal letto con quell'idea era stata quando Louis se n'era andato e non si era fatto pi√π vivo. Da quel momento niente poteva andare storto, perché il peggio l'aveva già vissuto. Ma decise di nascondere questo presentimento al fratello, poiché sapeva che quando Harry diceva di non credere alla fortuna e alla predizione del futuro, mentiva. Ci credeva eccome. La mamma le raccontava sempre che sua nonna era un'indovina e che una volta aveva predetto che ci sarebbe stata una nascita nella sua famiglia, ma lei era troppo vecchia per avere figli e la sua unica figlia aveva sposato un uomo che amava, ma con cui, sebbene erano ormai due anni che provava a rimanere incinta, non riusciva ad avere figli ed aveva quasi abbandonato l'idea. Quindi chi poteva partorire? Nove mesi dopo nacque la mamma, "una delle bambine più belle che siano mai nate", diceva la nonna. Alla fine della storia Anne dava il bacio della buonanotte a Charlie e a Harry, il quale rimaneva sveglio a pensare.

-Credi che sia vero?- le chiedeva. Ma la sorella diceva "É solo un caso, non esiste la magia". Era una bambina strana, aveva sempre pensato Harry, come poteva non credere alla magia? -Tutti i bambini ci credono, perché lei non lo fa?-

-Perché la magia è illusione e tua sorella è realista Harry. É molo matura per la sua giovane età, fin troppo giovane. E la mia più g-rande preoccupazione al momento è se definirlo un problema o no… Queste erano le esatte parole con cui suo padre rispose. Ed era stato un problema per lei, perché il suo primo brutto presentimento si era realizzato come veritiero e adesso aveva paura, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti non poteva non credere a ciò. Insomma, aveva visto un fantasma e l'aveva visto tornare umano. Questo non era possibile, o almeno così credeva.

 

Harry entrò nella cucina con un'espressione piuttosto malinconica, non si poteva dire che avesse dormito bene. La sorella lo salutò con un sorriso, che lui sforzandosi ricambiò, prese una ciotola dalla credenza e la riempì di cereali e latte. Mentre mangiava ripensava all'avvenimento della scorsa notte: era successo davvero o se l'era immaginato? Non poteva dirlo con certezza, ma sentiva che qualcosa di vero c'era perché il sogno che aveva fatto, quello della casa, sembrava fin troppo reale e quel Louis sembrava veramente essere Louis, sapeva per certo che il suo subconscio non avrebbe scelto quelle battute da mettergli in bocca, magari qualcosa di più soddisfacente. C'era poi qualcosa di troppo reale in quella che credeva fosse stata un'allucinazione in bagno, ma dovuta a cosa? L'unica cosa che aveva fatto prima di vivere quell'esperienza era stato mangiare dei cereali. Allontanò di colpo la ciotola e optò per un bicchiere di succo d'arancia. Liam fece il suo ingresso in cucina canticchiando seguito da Amelia che portava un libro in grembo, per leggero durante la colazione. Il primo prese una fetta di pane con la marmellata e poi con un "Vado a fare un giro", sotto cui si nascondeva un "Vado da Lydia", se ne andò. Charlie poco dopo andò con i nonni al parco, per incontrare Niall. Non sembrava molto contenta, visto la preoccupazione nei riguardi del fratello, ma andò comunque: aveva bisogno di confidarsi con un amico.

Harry finì poco dopo la colazione, ma rimase lì a pensare e a tenere compagnia alla ragazza, anche se non sembrava ne avesse bisogno. Quando leggeva per lei c'era solo il libro, quello che le stava attorno non importava. Tutto ad un tratto alzò lo sguardo, come se si fosse appena ricordata di qualcosa, chiuse il libro e si voltò verso Harry.

-Caro mio, dobbiamo parlare.-

 

-Non tanto bene, sono preoccupata-

In effetti il volto della signora era contratto in un'espressione di angoscia, paura.

-Per chi? Se posso chiedere…-

-Ma certo che puoi chiedere!- disse entusiasta -Aspetto da tanto qualcuno che parli con me, ma qui sembrano tutti così distanti, come se non ci fosse alcuno al di fuori di loro. Ma non voglio dilungarmi in pensieri che probabilmente non ti interessano. Posso darti del tu, vero?-

La ragazza annuì.

-Bene. Sono preoccupata per mio nipote, avrà una vita piuttosto dura… E vorrei aiutarlo, sai. Ma non riesco a capire come!-

-Come fa a sapere che avrà una vita dura?-

La donna la guardo sorridendo, ma con gli occhi tristi.

-So più cose di quante tu creda, cara. Sono sempre stata capace di vedere il futuro. All'inizio accadeva per caso, qualche sogno a volte riempiva le mie notti e mi faceva svegliare di colpo, molte volte gridando. Mia madre voleva l'aiuto di un esorcista, ritenendo che il diavolo mi avesse impossessato. Ma piano piano riuscii ad abituarmi agli orrori che vedevo, solo più tardi capii cosa riguardavano. Non erano semplici deja-vu o sensazioni, bensì fatti futuri chiari e concisi. Ne rimasi alquanto sconvolta quando, una volta, sognai la morte di un vecchio signore di provincia che conoscevo da molto tempo e quando nella realtà arrivai al funerale il pastore pronuncio le esatte parole che aveva detto un sogno e i fiori erano gli stessi, stessi colori, stesse posizioni. Le persone compivano gli stessi gesti che avevo sognato, senza sbagliare di attimi. Questa fu una delle prime volte che mi accorsi di ciò che potevo fare: riuscivo a vedere il futuro delle persone che mi stavano vicino e molte volte erano faccende spaventose: intrighi, tradimenti, omicidi. Solo dopo capii che potevo vedere anche quello degli altri possedendo un oggetto che gli apparteneva, ma questa è un'altra storia.-

 

Il parco era quasi pieno di gente, non come nel pomeriggio, ma Charlie preferiva proprio per quello andare di mattina: c'erano meno persone, l'aria era più fresca e gli unici rumori che si potevano sentire erano il fruscio degli alberi mossi dal vento e il cigolio delle altalene su cui lei e Niall solitamente andavano a passare il loro tempo. Infatti il suo amico biondo era già seduto che agitava la mano in segno di saluto.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED

il continuo del capitolo lo posterò stasera o mercoledì :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1393191