Dark and Light - Versione Corretta

di Gaki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Piuma e Un Litigio ***
Capitolo 2: *** Orgoglio e Pregiudizi ***
Capitolo 3: *** Ospiti Indesiderati ***
Capitolo 4: *** Battute e Risse ***
Capitolo 5: *** Operazioni, Scuse e Nuovi Arrivi ***
Capitolo 6: *** Confessioni (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** Confessioni (Parte 2) ***
Capitolo 8: *** Frittelle in Piscina ***
Capitolo 9: *** Cupido Spia ***
Capitolo 10: *** Ultima Guarigione ***
Capitolo 11: *** La Promessa (Parte 1) ***



Capitolo 1
*** Una Piuma e Un Litigio ***


Nota di inizio Fic:
Allora, come già scritto nella descrizione, ho cancellato la vecchia versione di questa storia e ho deciso di cambiarla, di togliere eventi e fatti e di migliorarla sia dal punto di vista della trama che dal punto di vista sintattito e grammaticale.

I primi capitoli sono più o meno simili (dal POV della trama e dei titoli), mentre poco dopo prenderà completamente un'altra svolta.

Mi dispiace aver fatto aspettare tanto a lungo chi prima mi commentava sempre e spero di poterli ritrovare anche adesso. Mi raccomando, mandatemi qualunque tipo di commento, critiche incluse, asta che siano costruttive.! ^^

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO I
Una Piuma e un Litigio

(P.O.V. Esterno)
Silente camminava a passo serio e veloce lungo i corridoi cupi ed umidi della prigione di Azkaban. Un Dissennatore gli faceva da guida, e al suo passaggio tutti i criminali agonizzavano. Sembrava accorciare loro la vita, anzi, gliela succhiava via.
La figura incappucciata lo guidò lungo la sezione dei criminali pericolosi, fino a fermarsi davanti una cella vuota. Silente scosse la testa, irritato.
"Ho chiesto di vedere Sean Tom Riddle" sibilò il Preside "So perfettamente che la cella di Sirius Black è vuota" la figura del Dissennatore si voltò verso di lui. Il mantello celava il volto di quella ignobile creatura, tanto che Silente non potè vederne il viso. Dopo interminabili secondi, il Dissennatore si voltò e andò avanti, verso la fine del corridoi. A terra Silente potè intravedere il ragazzo che vedeva come un figlio. Da ragazzo era dovuto diventare un uomo dentro una cella di Azkaban. Aveva lunghi capelli neri, una maglietta stracciata e un pantalone, anch’esso stracciato. Ai piedi, invece, non portava nulla. Appena il Dissennatore si avvicinò, il corpo di Sean Riddle ebbe uno spasimo. Quest’ultimo però continuò a dormire. Dopo un cenno veloce il Dissennatore lasciò Silente completamente da solo immerso nei lamenti dei carcerati e nei suoi stessi pensieri. Quando l’uomo si mosse nel sonno e si girò verso di lui, il cuore di Silente sobbalzò nel suo petto.
Una smorfia di dolore appariva sul volto di Sean, chiaro come lo ricordava. Se pensava che aveva permesso tutto quello, stava male.
Mentre pensava gli occhi neri di Riddle si aprirono molto lentamente, fino a fissare quelli di Silente
"Preside…" mormorò solo l’uomo. Il vecchio mago si avvicinò, sfiorando con le lunghe dita le sbarre, gelide.
"Come mai è ancora qua?" domandò a bruciapelo Silente. Sean non avrebbe dovuto pagare per gli errori commessi da altri.
"Mi dà del “lei”, preside?"
Sean gli diede la schiena, senza nemmeno degnarsi di rispondere
"Con me non funzionano questi trucchetti. Mi risponda signor Sean" pretese poi iniziando ad irritarsi. L’uomo non si mosse dalla sua posizione e si chiuse in un ostinato silenzio "Signor Sean, ha intenzione di farsi pregare come a scuola?" domando poi.
"Quello è un periodo morto, non me lo ricordi" mormorò piano il giovane prigioniero
"Uno dei suoi momenti più sfolgoranti, in effetti" continuò Silente "Ma lei è sempre stato molto viziato signor Sean. Ora, dato che mi sembra sia maturato molto da allora, mi può dire perché non è evaso quando ne ha avuto la possibilità?"
Sean Riddle si sdraiò di schiena, fissando il soffitto buio, umido e cupo, fatto di pietre che rendevano ancora più angusta la temibile prigione di Azkaban. Poi, sulle sue labbra rosse e sottili, si dipinse un debole sorriso triste. Alzò le braccia al cielo e si fissò i palmi delle mani con sguardo vacuo
"Queste mani hanno ucciso e torturato…" iniziò a bassa voce senza staccare lo sguardo dalle sue mani diafane "Mi merito questa prigione più di chiunque altro" concluse bruscamente dandogli la schiena
"Sa bene che fu obbligato" cercò di giustificarlo Silente
"No… non è vero…" sibilò voltandosi rabbiosamente verso il vecchio Preside "Io ho distrutto intere famiglie solo per una bugia"
"Vuole morire per caso?" la voce del Preside era seccata
Sean lo guardò. Mai in quattro anni di scuola aveva sentito Silente parlare in toni così schietti e sbrigativi. Mai lo aveva visto in apprensione e desideroso che qualcosa avvenisse come aveva programmato, come ora
"Voglio solo espiare" fu la semplice risposta che ricevette il preside, il quale rimase notevolmente stupito. Sapeva, aveva sempre saputo che sotto quella scorza dura, c’era una persona viva che provava sensazioni e sentimenti come tutti gli altri. Per questo, solo per questo importantissimo motivo, Silente aveva deciso di cambiare il corso degli eventi e il destino stesso. Ma non aveva contato l’influenza del padre, il potere che aveva su quella giovane mente desiderosa solo di sentire un complimento dall’unico genitore che aveva. E come riceverli? Facendo qualunque cosa gli fosse stata ordinata. Voldemort aveva mentito al suo unico figlio, e questo non glielo avrebbe mai perdonato.
"Mi dia retta, la prego signor Sean. Ho un lavoro importantissimo per lei"
"Quando avrò voglia di venire verrò" fu la sbrigativa risposta che ricevette dal detenuto mentre si alzava in piedi
"Cos…" l’uomo si voltò di scatto, fissandolo con un sorriso furbo
"Non pretenderà mica che io fugga da questa prigione in silenzio vero?"
Sean non ricevette risposta. Silente se ne stava già andando, sorridente. Si era dimenticato della cattiva influenza che i Malandrini avevano avuto su di lui.

5 giorni dopo…
Silente era pensieroso nel suo ufficio. Era stremato da tutto ciò che era successo nelle ultime ore nell’Ufficio Misteri. Sapeva perfettamente che da lì a pochissimo tempo, una bomba ad orologeria di nome Harry Potter non avrebbe più retto tutto il dolore che la perdita di Sirius Black gli aveva causato.
Il mago sapeva che era solo questione di tempo. Sarebbe stato più presente di un padre in quel momento, ma la sua mente era presa anche da altri pensieri. Il nome del suo secondo flusso di pensieri, era Sean Tom Riddle.
Era seduto accanto al Pensatoio, dove ben cinque giorni prima aveva riposto il suo incontro con il giovane carcerato. Come spesso succedeva negli ultimi anni fissava oltre la finestra, dove gli ultimi raggi del tramonto illuminavano debolmente il grande lago, facendolo risplendere, come specchi illuminati dalla luce.
Stava pensando ad Sean Kyosuke, quel geniale ragazzo che a solo 15 anni e mezzo aveva preso il diploma ad Hogwarts.
“Buon sangue non mente” fu il pensiero che attraversò la mente del vecchio mago “Figlio delle due menti più geniali dell’epoca!” un lampo di tristezza attraversò i suoi occhi , mentre ripensava alla piccola Liko Hitomi. All’epoca era una splendida ragazza, alta e slanciata, con una chioma rosso fuoco, i cui boccoli ricadevano sulle spalle minute di Cercatrice. Gli occhi azzurri della ragazza erano capaci dello sguardo più dolce, ma anche di quello più ghiacciato. Mai mettersi contro la sua furia, molti lo avevano scoperto a sue spese. E quei molti, dopo non avevano più voluto mettersi contro di lei. Era un bocciolo, esattamente come diceva il nome.
Difatti Liko in hawaiano, stava a significare proprio “bocciolo”. Purtroppo per lei, non aveva mai avuto la possibilità di fiorire appieno e di sfiorire dolcemente e serenamente. Era scomparsa misteriosamente subito dopo la nascita di Sean. Aveva dato alla luce Sean al San Mungo, un parto normale e un normale ricovero post – parto. Liko aveva subito abbracciato il fagotto che era suo figlio e si era addormentata con lui. Almeno questo era quello che riferirono le infermiere quando il giorno dopo scoprirono il bimbo nella culla, una lettera aperta solo da Silente e il letto della paziente vuoto e rifatto.
Ripensò anche ad Sean Kyosuke, cognome fittizio che Silente aveva deciso di dare al piccolo, appena arrivato a scuola, per non metterlo a disagio, farlo deridere e umiliare, isolare e tagliar fuori dalla vita di scuola.
Ma se qualcuno avesse saputo del loro incontro, anzi, se qualcuno fosse venuto a conoscenza del dialogo che si era svolto, di ciò che aveva istigato, e del suo perché, qualcuno gli avrebbe creduto?
Indifferentemente, avrebbero creduto sia a Silente che a Sean? No, probabilmente a nessuno dei due. Anzi, Sean sarebbe stato condannato al Bacio dei Dissennatore e Silente non avrebbe potuto più fare nulla per fermare Voldemort.
Nessuno
E tutto sarebbe ricominciato da capo, Voldemort avrebbe ripreso potere, avrebbe seminato ancora il panico e il terrore. Fra maghi e babbani. Avrebbe ripreso ad uccidere e a far del male solo per il puro gusto di farlo.
Poi sospirò. Lo sapeva quando aveva varcato la soglia di Azkaban, lo sapeva quando aveva detto al Dissennatore che aveva sbagliato cella e lo sapeva meglio di sé stesso quando si era fermato davanti alla figura stracciata che un tempo era Sean Riddle.
Oh si!
Ma certamente che ne era a conoscenza. Però era andato avanti, dritto lungo la sua strada, aveva sfrontatamente evitato consigli più saggi, ma nessuno era stato abbastanza convincente da impedirgli di proseguire lungo la via.
Ostinatamente.
Perché?
Per il semplice motivo che quella era l’unica cosa che Silente e l’Ordine della Fenice potessero fare per contrastare quella macchina di morte e orrore chiamata “Voldemort”
Ed erano in molti a saperlo, ma erano tanti anche quelli che chiudevano gli occhi, solo per il semplice fatto che era decisamente più comodo dare del “pazzo squilibrato con le visioni” ad un ragazzo, piuttosto che alzare il fondoschiena e mettersi a fare qualcosa di utile per qualcuno, anche solo per dimostrare che quelle erano davvero le visioni di un pazzo!
Silente era tutto perso nei suoi pensieri, quando la porta del suo ufficio si aprì rumorosamente, facendo entrare nella stanza una nuvola di fumo. Il preside riconobbe la voce di Minerva McGranitt che urlava a qualcuno di fermarsi
"Ma che scortesia" esclamò melliflua una voce roca che Silente riconobbe subito "Io mi presento qui davanti ai vostri sublimi occhi professoressa McGranitt e voi mi lanciate uno Stupeficium?" la voce era quasi divertita, non c’era nessuna traccia di rabbia. Quello era solo un divertente passatempo prima di passare al lavoro. "Sono davvero molto offeso, mi creda"
A rincarare la dose, fu poi la presenza di Piton. Il fumo si era diramato e Silente osservò le tre persone che si trovavano sulla soglia del suo ufficio. Quella centrale, era di sicuro Sean Riddle, riconoscibile soprattutto per i suoi stracci logori che qualcuno avrebbe avuto difficoltà a definire “vestiti”, ma che lui portava con una classe e uno stile indescrivibile. Minerva non aveva nessuna ferita o segno di combattimento sul corpo, al contrario di Severus, al quale colava sangue da una guancia e che si teneva con la mano libera un braccio, probabilmente ferito e sanguinante. Il preside aveva accuratamente valutato l’ipotesi di far rincontrare Severus con Sean, sapeva che i due potevano scoppiare come una bomba nucleare e fare più danni di Voldemort, ma dovevano rischiare e provare a collaborare, nonostante tutto l’odio che i due, anzi, nonostante l’immenso odio che Sean Tom Riddle, provava nei confronti di Severus Piton
"…incosciente" stava urlando nel frattempo la professoressa. Era sollevata, la cosa era molto visibile, ma stava rimproverando Sean come quando aveva 14 anni e lo trattava molto di più alla stregua di un figlio che un pericoloso fuggitivo da Azkaban.
Piton dal canto suo era rimasto in silenzio e fissava in giro con sguardo perso l’ufficio del Preside. Con Sean adulto davanti a lui, tutto gli sembrava molto più sfocato e… soffuso. Anche la sua stessa percezione della realtà gli sembrava molto più lontana, come se uno spinoso senso di inadeguatezza e d’inquietudine gli avesse attanagliato il cervello. Con una voce che uscì in maniera quasi automatica dalla gola, fissò con uno sguardo vuoto il suo ex allievo.
"La scuola non è ancora finita, potevi ferire qualche studente, potevi fare del male a qualcuno che non c’entrava niente. Per i corridoi c’è sempre qualche ragazzo. Manca ancora un’ora alla di cena ma ti rendi conto? Sei sempre il solito incosciente" Minerva aveva il fiato corto per la sfuriata di prima e fissava il suo collega con uno sguardo un po’ stupito.
Sean invece aveva assunto la tipica posa che assumeva davanti agli insegnanti quando veniva acchiappato. Aveva le braccia dietro la testa, con i lunghi e sporchi capelli neri che gli scivolavano davanti agli occhi neri come la pece. Le precedenti parole della professoressa gli scivolavano addosso come gocce d’acqua, mentre si era completamente irrigidito quando aveva sentito di nuovo la voce di Piton. Ma non fece nulla. Esattamente come 14 anni prima, Sean non si voltò indietro e rimase a fissare la donna avanti a lui. E rispose, come se Piton non avesse mai aperto bocca.
"Però non è successo niente, vero professoressa?"
"UN DUELLO CON UN INSEGNANTE PER TE E’ NIENTE?" esplose furibonda la donna riferendosi sicuramente a Piton, il quale non sembrava particolarmente stupito dall’atteggiamento di Sean.
"Quello là non si è fatto nulla" sputò velenoso Sean lanciando un incenerante sguardo a Piton, che si limitava a fissare ostinatamente altrove
"Non è quello il punto. Silente, si può sapere perché non lo hai avvisato che la scuola non è ancora finita?" domandò poi fissando il preside, come una moglie che fissa il marito, per farsi aiutare nello sgridare il figlio.
"Sono sicuro che il signor Riddle era perfettamente a conoscenza della data di chiusura di Hogwarts" mormorò Silente spostando lentamente lo sguardo su Sean "Mi sbaglio?" il giovane sorrise, lieto di sapere che quasi nulla era cambiato. Come a scuola, tanti e tanti anni prima, la McGranitt che lo portava dal Preside, seguita da Piton, il responsabile della sua casa. Piton che, come sempre, faceva scena muta, la prof. che si arrabbiava ogni volta e il preside che in pratica lo rimandava in camera senza alcuna punizione. L’aveva sempre scampata. Sempre.
"Silente…" la McGranitt sospirava in quel modo ogni volta. Un sorriso triste solcò le labbra di Sean. Poi socchiuse gli occhi.
“Uno stupido litigio” pensò poi l’uomo “Un’insignificante litigio mi ha fatto fare la cosa più ignobile del mondo”
A riportarlo nel mondo reale però fu un bussare alla porta. Fu come una frustata sulla schiena di Sean e fece quello che aveva sempre fatto quando a scuola rischiava di essere sorpreso da Gazza.
Si trasfigurò in un oggetto. Nulla era più semplice per lui. E lì dentro, chi si sarebbe stupito nel trovare una semplice piuma d’oca?
"Avanti" disse Silente mentre la McGranitt si affrettava a raccogliere da terra la piuma d’oca. Completamente nera e con leggere striature bianche al centro. Il preside fissava la penna fra le mani della professoressa mentre invitava Harry James Potter a sedersi sulla sedia. Fissò il volto del ragazzo, stranamente gli appariva fin troppo sereno. Come il sereno che preannuncia una tempesta.
"Allora noi andiamo Silente. Sistemeremo la nostra questione più tardi" mormorò Minerva, incamminandosi verso l’uscita.
"Si, d’accordo. Ah, Minerva…" chiamò Silente mentre i due insegnanti se ne andavano. La donna si voltò "La piuma d’oca… vorrei tenerla qua sulla scrivania, dopo penso di doverla usare"
"Silente, io non credo che sia la cosa più saggia da fare…"
Piton però non sembrava della sua stessa idea e afferrò la piuma con una delicatezza che Harry non gli aveva mai visto. Le dita del professore di Pozioni si strinsero lungo un bordo bianco e la sfilarono da quelle della McGranitt. Poi, la appoggiò sulla scrivania di Silente e lasciò la stanza.
E le spiegazioni a lungo rimandate di Silente.

Sean Tom Riddle rimase in silenzio per tutto il tempo. Solo alla fine della spiegazione di Silente, si permise di riacquistare la sua forma originale. Non gl’importava se Silente non voleva, non gl’importava se doveva spiegare tutto a quel ragazzino, ma non riusciva più a stare fermo ed immobile.
Harry sussultò sulla sedia, fissando la schiena di quel ragazzo che stava sgarbatamente seduto a gambe incrociate sulla scrivania in mogano del Preside. Harry vide gli occhi di Silente chiudersi per un secondo, per poi riaprirsi. Il volto del mago gli sembrava che invecchiasse sempre di più ogni minuto che passava.
"…finalmente hai deciso di uscire allo scoperto" mormorò il Preside.
"Cosa…?" Harry non sapeva più che cosa dire o pensare. Vedere quell’uomo all’improvviso gli aveva confuso ancora di più le idee. L’unica cosa che in quel momento pensava, era che quello là aveva sentito tutto quello che aveva rivelato, aveva sentito i suoi sentimenti e le sue emozioni, il suo dolore per la mancanza di Sirius. Gli sembrava che il suo dolore fosse stato completamente ignorato.
"Harry, lui è Sean" il Gryffindor non aveva staccato gli occhi dalla schiena dell’uomo che non si prese la briga di voltarsi "Sean, lui è Harry"
Sean si morse un labbro a sangue e si sforzava di nascondere le lacrime che scivolavano copiose lungo le sue guance
"Sirius…" mormorò Sean "Cosa significa che Sirius Black è morto?" sibilò, fissando il Preside "Non me lo ha detto che Sirius era morto, perchè?" la voce gli usciva roca da una gola che non usava da molti anni. Poi fissò il tappeto e si strofinò gli occhi. Si alzò in piedi e iniziò a vagare per la stanza
Harry vide in quegli occhi neri come le tenebre più profonde la disperazione più totale e l’angoscia di un uomo che aveva perso qualcuno a cui teneva molto.
“Perché?” si chiese. Sirius non gli aveva mai parlato di lui e nemmeno Remus… se era una persona così vicina a loro, come mai non aveva mai saputo nulla?
"Sean, non ne ho avuto il modo… per questo ho detto a Minerva di lasciarti qua"
"RIMANE IL FATTO CHE SIRIUS BLACK E’ MORTO" urlò Sean sbattendo a terra il primo oggetto che trovò su un comodino al suo fianco.
"Sean…" ripetè con pazienza il mago "Ascoltami…"
"No" lo interruppe alzando un braccio "Io… sono passato da casa di Sirius… e c’era solo l’elfo… insomma… era tutto in ordine… ho pensato che fosse andato da qualche altra parte…" smise di parlare, aveva il fiato corto e gli bruciava la gola "Sirius…lui non…lui…non è…"
Sean si accasciò a terra a gambe incrociate, mentre il Preside pensava. Era un uomo abbastanza maturo e intelligente per capire da solo la situazione e per analizzare gli eventi con la sua testa.
L’uomo si coprì gli occhi nuovamente con le mani e serrò le dita intorno alla sua testa e prese un profondo respiro, alzandosi lentamente in piedi. Il preside posò una mano sul suo braccio
"Tutto ok?" Sean riuscì solo ad annuire molto debolmente.
"C’è altro che devo sapere?" mormorò con un filo di voce
"No. Quello che dovevi sapere sull’Ufficio Misteri lo hai saputo ora, mentre lo spiegavo ad Harry" e indicò nuovamente il ragazzo, che sentì immediatamente lo sguardo dell’uomo su di lui
"Harry Potter" mormorò poi mentre ricollegava le precedenti presentazioni "Il figlio di Lily?" domandò alla fine, quasi brusco
"Si, il figlio di Lily e di James" aggiunse Silente
Sean annuì, senza dire nulla. Aveva ancora gli occhi rossi e le guance bagnate dalle lacrime, ma stava tornando lentamente sempre più serio, così come era abituato a vederlo Silente durante le lezioni. Anzi, più che serio, lo sguardo naturale di Sean era un misto tra sfrontatezza, superbia e divertimento.
"Posso sapere chi sei? Perché conosci Sirius e i miei genitori?" il tono di Harry invece, li riscosse entrambi dal loro torpore e si faceva ogni parola sempre più tagliente
"Chi sono io e chi conosco non deve importarti, marmocchio" lo rimbeccò aspramente Sean poco incline a rinvagare il suo passato.
"Non mi chiamare marmocchio" esplose Harry alzandosi in piedi come una saetta. Sean lo fissò e Silente sospirò, rassegnato. Conosceva quello sguardo, sguardo che preannunciava duelli, risse o peggio
"Io-ti-chiamo-come-mi-pare-e-piace-pidocchietto" sibilò Sean andandogli avanti e spingendolo per la fronte.
Harry tirò fuori con prepotenza la sua bacchetta e ciò fece alzare un sopracciglio a Sean, mentre apriva lentamente la sua mano. Un diabolico sorriso si distese lungo le labbra del fuggitivo
"Ok, fammi vedere quanto vali, moccioso"

Sean si risvegliò che era in infermeria. La riconobbe quasi subito e si alzò lentamente a sedere. Sentì un acuto dolore nell’incavo del gomito, quando cercò di piegarlo per alzarsi a sedere. Si fissò il braccio e vide una flebo. Sospirò, lasciandosi ricadere all’indietro, mentre un doloroso bernoccolo si stava formando poco sopra la tempia destra. Dedusse che aveva perso i sensi nell’ufficio di Silente (per la fame o per il duello?) e cercò di ricordare che cosa diamine era successo.
Serrò gli occhi e sforzò le meningi. Si ricordava di aver sfidato a duello Potter, subito dopo aver saputo della morte di Sirius. Si ricordava anche di quanti incantesimi il marmocchio conoscesse e si ricordava anche di aver pensato che la rabbia e la disperazione portano a fare cose inaspettate. E inaspettato era stato infatti un pesante libro di Incantesimi & ControIncantesimi che era dolcemente piombato sulla sua testa. Si guardò intorno nuovamente. Era mattina e il sole non era poi così tanto basso nel cielo. Oltre a lui c’era altra gente sui lettini: vide dall’altro lato una vecchia che non conosceva in un letto, lontana dagli altri (avrebbe poi scoperto che quella vecchia era la Umbridge), mentre sul suo lato si trovavano Harry, un ragazzino con i capelli rossi e un sacco di lentiggini con il comodino accanto pieno di cioccolatini e infine una ragazza con folti e crespi capelli color grano, con due o tre libri sul suo comodino.
Sebbene si sentisse ancora debole per reggersi in piedi (le forze gli erano tutte scivolate via dal corpo mentre era svenuto e non gli erano bastate 5 ore di sonno per riprendersi) decise che forse un piccolo giretto nella mente di Harry, non lo avrebbe di certo guastato. Decisamente, Sean adorava l’Occlumanzia. Ghignando, mormorò le parole dell’incantesimo e socchiuse gli occhi.

Fine Capitolo I

Allora che ne dite? Aspetto tanti commenti! XDDD
Kiss Gaki
Ci vediamo al prossimo capitolo: Orgoglio e Pregiudizi

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Capitolo 2
*** Orgoglio e Pregiudizi ***


Ecco qua il secondo capitolo di questa matta storia! ^^ Non avete commentato però! T___T Vabè, sopravviverò anche a questo! (LOL) Spero però che le cose possano cambiare! Legenda: "Testo" = Parlato -Testo- = Pensato CAPITOLO II Imbrogli e Pregiudizi Ad interrompere l’Occlumanzia, fu un urlo assordante che molti studenti riconoscono immediatamente. I tre Gryffindor al fianco di Sean, si svegliarono quasi di scatto e Sean si tappò energicamente le orecchie, pregando che almeno questa volta la professoressa McGranitt non c’è l’avesse con lui. Le sue preghiere furono vane e si ritrovò con la strega di fronte, veramente furiosa (più furiosa di quando, al quinto anno, aveva trasformato una sua compagna di corso in un’aragosta e stava per buttarla nel lago), decise che era meglio riaffilare il suo cervello per cercare una scusa convincente. Per qualunque cosa avesse combinato.
"KYOSUKE SEAN" esplose la donna "Posso sapere che cosa diamine ti è passato per la testa nell’ufficio del Preside?"
"Prof. se mi dà tempo, posso spiegarle con parole molto semplici ciò che è successo…"
"Non usare la tua maledetta dialettica perché con me con attacca" lo interruppe furiosa la donna
"Io…t-temo di aver perso la testa" ammise fissando altro e accantonando tutto il suo orgoglio di Slytherin.
"TEMI?" lo riprese la donna. Questa prese il braccio di Harry al suo fianco e lo strattonò "Potevi ucciderlo!" e gli fece notare le due costole incrinate, la spalla slogata, il taglio sulla guancia e un profondo graffio sul fianco sinistro
"Ma se non si è fatto niente questo mocciosetto! Ha la stessa tempra del padre" sperò che con quelle parole riuscisse a placare l’ira della sua ex insegnante e improvvisamente sembrò riuscirci. Sean tirò un sospiro di sollievo. Sollievo che si tramutò in odio puro quando in infermeria entrò Piton.
Con calma l’uomo si mise al fianco della professoressa. Sean notò con un sadico piacere che Piton aveva il braccio destro era tenuto da una fascia legata dietro al collo
"Vi lascio da soli. Silente vuole che parliate" la donna fissò prima Piton e poi l’uomo "Parliate" ripetè ancora una volta "Non che facciate rissa di strada come due ragazzini delle elementari"
"Va bene" mormorò Sean, con un atteggiamento piuttosto vago. Da Severus la McGranitt ottenne solo un mugolio di assenso. Ciò parve bastargli e lasciò l’infermeria, lanciando però un incantesimo di sonno sui tre ragazzi che stavano osservando la scena
"Siamo da soli" iniziò Piton dopo un silenzio lungo quasi 5 minuti fissando la cartella medica di Sean, posata alla base del letto
"Potrei ucciderti" ringhiò aspro Sean scostando le coperte con un calcio "Non mi ci vorrebbe molto, così come non mi ci vorrebbe molto a nascondere il tuo corpo in mezzo alla Foresta, a pezzi così piccoli che non ti ritroverebbe nemmeno Dio in persona!"
Piton non spostò il suo sguardo dalla cartella medica di Sean. Sapeva che ne aveva il coraggio, il fegato. Sapeva anche che se era veramente arrabbiato, lo avrebbe fatto senza un solo rimorso, perché sapeva che aveva la crudeltà e la spietatezza di uno Slytherin nei momenti che serviva.
"Lo so" ammise solo Piton
"E allora perché non sparisci da davanti i miei occhi e torni nel tuo maledetto laboratorio, eh?" esclamò infine alzandosi in piedi "Non hai fatto altro che tormentarmi, anche quando ero ad Azkaban! Eri sempre là! Che cosa vuoi da me?"
"Silente vuole che parliamo"
"Non voglio parlarti" ringhiò Sean "Non voglio più parlarti in vita mia"
"Sono qua per dirti…" come un bambino, Sean si tappò le orecchie e serrò gli occhi. Si sedette a gambe incrociate e gli diede la schiena. Piton lo fissò, interrompendosi. Si comportava come a scuola. Come a scuola era testardo, cocciuto e orgoglioso.
Intelligente, troppo forse per un ragazzino di 14 anni. Forse capiva troppo per un ragazzo della sua età. Era diverso dagli altri Slytherin, lui aveva un cuore e provava fiducia. Già, provava fiducia in lui, nel suo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e nel responsabile della sua casa di appartenenza. Ma sentitosi tirato in causa, alla fine, dopo tutto ciò che avevano condiviso, dopo tutto quello che c’era stato, Severus Piton aveva deciso di levarsi quell’impiccio.
No…non è che considerava Sean Tom Riddle un impiccio. Ha avuto solo paura. Si, ha avuto una maledetta paura di quel nome che aleggiava dietro il sorriso di Sean, ha avuto paura di ciò che sarebbe successo se non avesse obbedito a quello che allora era il suo Signore Oscuro.
Sapeva di avere la responsabilità del futuro di Sean fra le mani. Sapeva che con una sola parola o gesto poteva condannarlo. Oh si che lo sapeva.
Sean era sempre stato chiaro sulla loro relazione. Lui era consapevole che Piton era stato marchiato con il Marchio dei Mangiamorte e sapeva anche che faceva il doppio – gioco per Silente. Per questo aveva sempre espresso con la maggior chiarezza che possedeva quello in cui erano implicati. E mai, proprio per quello, Sean si sarebbe aspettato quel tradimento da parte di Piton.
Il professore fissò il ragazzo, perso nel suo ostinato mutismo. Sospirò e lasciò stare. Ci avrebbe pensato Silente, quando si sarebbe rimesso in forze a dirgli quello che doveva. Diede le spalle all’uomo e lasciò l’infermeria. Solo una lacrima scivolò lungo le guance di Sean mentre l’incantesimo della McGranitt svaniva sui ragazzi.
Ancora una volta, aveva deciso di non girarsi indietro, nonostante gli errori commessi. Ancora una volta, preferiva dare retta al suo orgoglio e non al suo cervello.
Ancora una volta, sbagliava.

Verso l’ora di pranzo, Madama Chips gli cambiò le varie flebo e gli chiese come stava e se si sentisse già meglio rispetto a quando era arrivato. Sean fu cordiale, come sempre e rispose che ad Hogwarts si sentiva già meglio.
Quando gli portò il vassoio del pranzo Sean se lo poggiò sulle ginocchia e fece apparire delle bacchette e sentì il suo stomaco brontolare rumorosamente, ma nonostante tutto, mangiò piuttosto svogliatamente. Aveva fame, ma non riusciva a mangiare
Sean sentì il cibo scendergli forzatamente nella gola e dopo qualche bacchettata sentì una fortissima nausea. Scese velocemente dal letto per piegarsi poi sul lavandino del bagno, rigettando quel poco riso che aveva mangiato
"Signor Sean, si sente bene?" domandò preoccupata Madama Chips. Sean, bianco quanto un morto (più pallido di come lo sia già normalmente), riuscì ad annuire, mentre un secondo conato gl’impediva di parlare. "Se questo per lei è sentirsi bene signor Sean, allora io sono un cadavere ambulante" l’infermiera lo prese per le spalle e se lo fece scivolare fra le braccia. Poi con un colpo di bacchetta lo fece levitare e trasportare fino al letto, dove Sean continuò a gemere dal dolore. Con una mano l’uomo si tolse dalla fronte sudata i capelli sudici e tossì.
"Da domani signor Sean, ci penserò meglio prima di portargli ciò che mi chiede" lo rimproverò la donna "Domani solo un thè"
Sean provò a ribattere, ma la donna orma era già andata via. Ignorò lo sguardo incuriosito dei ragazzi ricoverati insieme a lui e, con un sospiro roco, gli diede le spalle, si tirò la coperta fin sulle spalle, e si addormentò.

Il giorno della fine di Hogwarts Sean si riprese, dopo ben 4 giorni di sonno profondo e ristoratore. Mangiò molto più del solito a colazione e a pranzo riuscì a fare perfino un pasto completo.
Sean era intento a legarsi un paio di scarpe da ginnastica, seduto sul lettino, quando un ragazzo lo raggiunse a grandi passi. Sean alzò lo sguardo su di lui e lo fissò in volto. Era piuttosto alto e aveva lunghi capelli biondi, quasi bianchi e due occhi di un magnetico color grigio perla. Aveva la pelle molto bianca e dei lineamenti forti.
"Sto cercando Harry Potter" domandò bruciapelo il giovane "Sai dov’è finito?"
"E’ uscito 20 minuti fa" rispose a voce bassa Sean, tossendo e finendo di legarsi la seconda scarpa
"Accidenti a quel Gryffindor" sibilò il biondo, scocciato "Quando lo si cerca, non c’è mai" si voltò per andarsene, quando sulla soglia dell’infermeria comparve Harry
"Malfoy!" ringhiò questo di rimando, immediatamente sulla difensiva "Che diamine ci fai qua?"
"Ora non posso nemmeno andare in infermeria in santa pace?" replicò irritato il diretto interessato "E poi potrei rivolgerti la stessa domanda. Che ci fai te qua?" continuò fissandolo negli occhi verdi
"Sono qua perché Silente vuole parlare a Sean. Mi ha mandato a chiamarlo" Draco alzò un sopracciglio e poi fissò Sean che era sempre interessato alle sue scarpe, poco voglioso di unirsi alla conversazione fra i due ragazzi. Infatti, senza dire niente Sean si alzò in piedi e si sistemò i vestiti che Silente gli aveva fatto mandare, (abiti babbani, ma sicuramente più comodi degli stracci che indossava quando stava ad Azkaban) e lasciò la stanza, ma senza farsi notare, stava sorridendo

Nell’ufficio di Silente, Sean trovò la McGranitt, Piton e Lupin. Quando riconobbe quest’ultimo, l’unico dei suoi migliori amici rimasto in vita, Sean rimase immobile sulla soglia dell’ufficio, vicino allo sgabello del Cappello Parlante. Serrò una mano a pugno, mordendosi un labbro
"Remus…" si avvicinò piano e riuscì solo a stendere il braccio per una stretta di mano "Allora è vero che i lupi mannari hanno una vita più lunga degli umani"
"Già… ma non credo che la dovrei considerare una fortuna" sorrise, ma era un sorriso triste, come gli ultimi che aveva visto sul viso di Sirius ad Azkaban "Ma comunque sono contento di vedere che stai bene"
"Si, io…" Sean si sentì improvvisamente la gola secca e fissò altrove "Anche io sono contento di vedere che tu stai bene"
Silente si alzò in piedi e Sean fissò immediatamente il Preside, ancora un po’ incredulo per la vista di Remus. Non sapeva come spiegarselo, ma vederlo gli faceva piacere. Nessuno lo avrebbe mai detto, ma Sirius i primi anni di carcere continuava a parlare di tutto quello che i Malandrini avevano combinato. Forse erano stati proprio quei ricordi a dargli la forza di trasformarsi e di scappare via. Sean si chiese cosa sarebbe cambiato se lui l’avesse seguito. Forse ora sarebbe vivo, forse no. L’uomo si disse di non fare inutili congetture mentali. Ormai era inutile.
"Signor Riddle" iniziò Silente. Un brivido percorse la sala "Sa perché, una settimana fa, le ho chiesto di evadere da Azkaban?"
"Sinceramente no!" rispose l’interpellato "Ma…ho l’ardire di intuirlo…"
"Senza giri di parole per favore signor Riddle!" lo riprese la McGranitt sbrigativa. Sean sospirò e con un gesto elegante della mano si tirò indietro la frangia che gli copriva gli occhi neri.
"Riguarda Potter se non sbaglio. E…ovviamente riguarda anche Voldemort" fissò Silente "Sbaglio?"
"Come al solito, no signor Riddle. Lei dovrà diventare la guardia del corpo di Harry Potter. Proteggerlo dall’ira omicida di Voldemort, evitando…"
"…una morte prematura, dolorosa e lenta del piccolo, caro, innocente ed ingenuo Potter?" domandò poi ironico fissando negli occhi il Preside. Questo accennò un debole sorriso di difficile interpretazione e annuì
"Io lo avrei spiegato con termini meno coloriti, però il significato è quello, si!"
"Ah!" rise Lupin cercando di smorzare la tensione "Pur di dir qualcosa di male su un Gryffindor, venderesti l’anima al diavolo!"
"E’ probabile…" commentò serio "Comunque, io non ho nessuna voglia di fare da balia ad un moccioso arrogante, testardo, sfacciato e orgoglioso"
"Credo fermamente che lei sia una delle poche persone che possa difenderlo dagli altri Mangiamorte. Lei ha una conoscenza molto vasta di incantesimi e…"
"C’è Remus… Lui è di sicuro più adatto di me a fare da balia ad un marmocchio"
"Io sono già occupato con gli altri lupi" nonostante tutto, Remus sorrideva sollevato "Mi dispiace" concluse
"Ti dispiace un corno" sibilò pianissimo Sean
"La prego signor Riddle. L’ho chiamata perché mi fido ciecamente di lei"
Sean sospirò e incrociò senza volerlo lo sguardo di Piton
"… va bene… se proprio devo…" mormorò fissando il tappeto "Non ne ho molta voglia, ma se proprio devo farò il possibile" sospirò
"La ringrazio signor Riddle. Ora può andare" Sean non rispose ma brontolando come una pentola a vapore, lasciò la stanza.

Sean sempre brontolando e borbottando, si era ritrovato davanti alla Stanza delle Necessità, quella stessa stanza dove, da bambino, si rifugiava per pensare. Ora questa aveva le sembianze di un grande salotto, molto accogliente e caldo. In un lato c’era un camino acceso che mandava un piacevole calore che riscaldò le ossa fredde del prigioniero. Davanti a questo, un divano con accanto un tavolino con del whisky e del sakè di prima scelta. Tutte e tre le pareti erano tappezzate di libri, così tanti libri da far invidia alla biblioteca di Hogwarts. Su uno dei tre lati c’era una scrivania in mogano scuro, con sopra una piuma, inchiostro, quaderni e una luce da scrivania. Sean sapeva perfettamente che dentro uno dei cassetti, avrebbe trovato della vodka.
L’uomo si chiuse la porta alle spalle e si sdraiò a fissare il soffitto. Afferrò con una mano la bottiglia di sakè e iniziò a bere dalla bottiglia. Erano anni che il suo stomaco vuoto non beveva altro che acqua e il liquore gli bruciò violentemente la gola e lo stomaco stesso. Subito l’alcolico gli andò alla testa, facendogli vedere tutto sfocato, ma non smise di bere. Sospirò pesantemente, bevve altri due lunghi sorsi di sakè e si addormentò sul colpo, arrabbiato perché ormai aveva dato la sua parola di proteggere il marmocchio.
Che era un Gryffindor.
Che era il figlio di Lily e di James.
Che era l’obiettivo di suo padre.

Fine Cap. II Allora, che ne dite? Vi piace? Non vi piace? Ammettetelo, odiate a morte Blaise (Lake, questo è per te!^^) e non volete dirmelo!! Qualunque cosa vi passi per la testa, ditemelo!!!!!!! Ci vediamo al prossimo capitolo: Ospiti Indesiderati

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Capitolo 3
*** Ospiti Indesiderati ***


Allora ecco qua il terzo capitolo! Spero che i primi due vi siano piaciuti. Già da qua si vedono dei cambiamenti, forse non troppo evidenti, ma ci sono!!! XDDDD

Volevo ringraziare tantissimo Antote che ha commentato il capitolo precedente!!

Antote = Anche io ho iniziato lentamente ad odiare il 7° libro... boh, mi ha appassionato meno degli altri! Ma tanto per questa storia non serve saperlo, quindi è ininfluente! ^^ Per rispondere alla tua domanda (che comunque si sarebbe letto qualche capitolo più avanti, ma spoilerizzo un pò!) nessuno degli studenti è a conoscenza della vera identità di Sean, tant'è che tutti gli adulti se lo chiamano per cognome, lo chiamano Kyosuke! Però perchè Sean odia Piton, non posso dirtelo, mi dispiace! ^^
Se Harry muore non lo so... XD XD XD Dipende da come è il mio umore al momento! Dai, spero che continuerai a commentare questa pazzia e a leggerlo! Spero di coinvolgerti abbastanza! -.^ Al prossimo chap!

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO III
Ospiti Indesiderati

Sean si risvegliò dopo un periodo di tempo che non riuscì a decifrare. Sentiva solo un’altra presenza oltre a lui nella stanza. La testa gli girava pericolosamente, ma riuscì a mettersi a sedere. Solo in quel momento Sean vide una poltrona accanto al divano e sopra di questa vide Piton che leggeva un libro di Pozioni
"TU!" esclamò furioso Sean alzandosi di scatto in piedi, mentre il giramento di testa spariva così come era arrivato "Che ci fai qua dentro?" domandò indietreggiando di qualche passo.
"Sono venuto a cercarti per ordine di Silente" ripetè Severus "Vuole parlarti della tua missione di proteggere Potter"
"Ne ho discusso abbastanza" ringhiò Sean
"Oh si" lo schernì il professore alzandosi in piedi e fissandolo con gli occhi scuri gelidi "Lui te lo ha ordinato e tu hai obbedito. Ma c’è dell’altro!"
"Che cosa mi devi dire?" sibilò ancora Sean
"La verità riguardo il tuo incarico di proteggere è un’altra" incominciò Severus "Per quello che può importarti, può essere molto più difficile" un sorriso s’increspò sulle sue labbra "Dato il tuo caratteraccio, mi sembra ovvio"
Sean non replicò e ascoltò silenziosamente tutto quello che Severus Piton aveva da dirgli e mentre l’altro parlava, sgranò gli occhi e maledisse Voldemort, Harry Potter e tutti i Mangiamorte.

Harry, Ron ed Hermione scesero alla stazione di King’s Cross a Londra. Al contrario delle altre volte il viaggio era stato demoralizzante e avvilente. L’unica cosa positiva, era data dal fatto che Malfoy non si era fatto vivo per tutta la durata del viaggio. Era stata una fortuna, perché nessuno del trio era dell’umore adatto per sopportarlo. Quando scesero però lo scenario era sempre lo stesso o, meglio, quasi.
Questa volta non erano presenti i fratelli maggiori di Ron (Bill e Charlie) e nemmeno i gemelli, che avevano dato forfait con la Umbridge e avevano trovato un negozio per avviare le loro attività. Dei Wesley erano presenti solo Molly e Arthur. Invece i genitori di Hermione erano presenti entrambi e, ovviamente, non erano stati messi al corrente di nessun fatto riguardante l’Ordine della Fenice o simili.
Erano babbani e come tali dovevano rimanere all’oscuro di tutto quanto. Erano più soggetti alle torture dei Mangiamorte, dato che non avevano nulla di magico per difendersi. I quattro adulti erano raggruppati vicino ad una colonna di ferro e discutevano come sempre di tutti gli oggetti babbani che attiravano spesso l’attenzione del signor Wesley.
Lontano dai quattro adulti invece, stavano i Dursley. Petunia, Vernon e in mezzo a loro due si trovava Dudley, che sembrava sempre più grasso e irritante. Harry socchiuse gli occhi e sospirò profondamente, cercando di convincersi che Silente sarebbe arrivato presto a portarlo via da là.
Ma nonostante tutto anche il passare pochi giorni di nuovo rinchiuso dentro quella gabbia, lo nauseava. Il non avere più Sirius lo rendeva ancora più avvilito. Scosse la testa cercando di scacciare quei pensi dalla sua testa, ma non ci riuscì, così come non ci era riuscito durante tutto quanto il viaggio. Alzò nuovamente la testa, salutò i due amici promettendogli che si sarebbero visti presto e poi, raggiunse i Dursley.

Due settimane dopo il suo arrivo a Privet Drive n. 4 Harry era abbastanza allegro. Già, quel giorno Silente sarebbe venuto a prenderlo e a portarlo via da là. Si alzò di scatto dal letto quando sentì suonare il campanello.
Scese di corsa le scale, senza nemmeno sistemarsi gli abiti stropicciati e disordinati che aveva addosso. Tanto Silente mica badava a queste cose. Fu il primo ad arrivare alla porta (Dudley fu stranamente il secondo) e l’aprì senza nemmeno guardare chi fosse. Proprio per questo, quando si ritrovò davanti Sean Kyosuke, Harry si sentì cascare le braccia a terra.
"Sean?" mormorò incerto Harry.
"Esatto marmocchio" rispose l’altro togliendosi gli occhiali e mettendoseli in tasca
"Non chiamarmi “marmocchio”" ringhiò lui mentre zio Vernon arrivava urlando
"Si si, come vuoi marmocchio" e lo scansò con una spinta. Poi chiuse la porta alle sue spalle e si frappose fra Harry e Vernon "Sono venuto a prendere Harry per portarlo via" spiegò senza troppe cerimonie
"E dove lo vorresti portare?" domandò Petunia intromettendosi nella situazione
"Nella mia villa. Vi passerà il resto dell’estate, con i suoi amici. Da lì poi partirà per il sesto anno di Hogwarts" rispose "In fondo dovresti essere contenta di questa situazione, no Petunia?"
Vernon sussultò, improvvisamente paonazzo in volto
"Chi sei?" ringhiò l’uomo prendendolo per il colletto della maglia, furioso "Come fai a conoscere il nome di mia moglie?" Sean emise un verso facilmente scambiabile per una risatina
"Io e Petunia ci conosciamo da anni" rispose liberandosi "Ero molto amico di Lily, la sua adorabile sorellina minore. Ma non mi ha mai visto di buon’occhio, forse perché sono un mago anche io…" alzò le spalle
"Mi avevano detto che eri morto" sibilò con noncuranza la donna fissandolo in volto
"Ti hanno detto male" fu la gelida risposta che l’uomo gli diede "Non sono stato reperibile per anni, ma non sono morto" poi fissò Harry "Fatto il tuo baule, marmocchio?"
Harry non perse tempo a replicare. Tornò velocemente nella sua stanza. Per quanto quello gli risultasse antipatico, non poteva farsi scappare un’occasione simile. Voltargli le spalle significava dover rimanere dai Dursley tutta l’estate.
In camera afferrò tutte le cose che vedeva a colpo d’occhio, prese i libri e li gettò nel baule, cosa che accadde anche agli indumenti per Hogwarts. Aprì la finestra della sua camera e fece volare via Edwidge, dicendogli di raggiungerlo dove erano i Wesley. Chiuse con un lucchetto il suo baule e iniziò a trascinarselo giù per le scale. Ma a metà scalinata, Harry si fermò, vedendo Sean e sua zia che sibilavano a voce bassissima. Sembravano piuttosto furiosi l’uno con l’altro.
"…io ho le mie colpe Petunia, ma tu ne hai molte di più nei confronti di quel moccioso" ringhiò Sean
"Io non ho colpa"
"Si invece. Si… hai avuto la faccia tosta di…" improvvisamente Petunia spostò il suo sguardo e fissò Harry, spaventata. Sean sospirò profondamente e la imitò, irritato. Poi, tornò a guardare Petunia "Questa cosa non finisce qua Petunia"

Sean prese Harry per un braccio e lo strattonò fuori casa. Lo spinse in una semplice macchina nera e nel bagagliaio apparve il baule di Harry. Senza dire una parola il fuggitivo accese la radio e partì via, sgommando
Al contrario di quello che si era aspettato, Sean guidava veramente la macchina e non aveva la più remota idea di sparire e di apparire a destinazione.
Lasciò Privet Drive con andatura normale e prese la statale che lo avrebbe portata all’autostrada. La casa di Sean Tom Riddle era persa nella campagna, a circa 55 Km da Londra.
Per tutto il tempo non si rivolsero parola. Solo quando la voce automatica del GPS satellitare avvertì Sean che mancavano ancora 2.5 Km a destinazione, Harry fissò Sean
"Dov’è Silente?" domandò con voce piatta
"Via" rispose senza specificare l’uomo
"“Via” dove?" insistette il moro
"Non sono affari che possono riguardarti!" replicò indifferente Sean
"Silente mi aveva promesso che mi avrebbe portato via da lì" esclamò a voce alta fissandolo
"Io che cosa ho fatto?" domandò tagliente Sean "Non mi sembra ti averti lasciato in quella prigione per tutto il resto dell’estate"
"Dov’è Silente?" domandò ancora, irritato
"Via" fu la schietta risposta che ricevette "Queste non sono cose che possono interessare la tua giovane testolina!" concluse mentre Harry apriva bocca
"Voldemort sta…" esplose Harry furioso
"So bene che cosa vuole fare Voldemort!" lo sovrastò il più grande "Non ho bisogno delle tue lezioni sulla vita"
"Io stavo solo…"
"Voldemort non è un argomento di tua competenza, hai capito?" lo scatto d’ira spaventò Harry, ma testardamente continuò a fissarlo negli occhi.
"Voldemort ha ucciso i miei genitori!" urlò Harry "Ho tutto il diritto di
occuparmi della faccenda"
L’uomo si fermò davanti al vialetto, spegnendo la macchina.
"Silente ha deciso così!" sibilò Sean afferrandolo per il colletto "E tu, non farai nulla che lo possa mettere ancora di più nei guai. Hai capito? Lo è già abbastanza grazie alle tue bravate" la replica di Harry fu interrotta dalle grida di Hermione e di Ron che correvano sul selciato verso di lui. Sean non aggiunse altro e lasciò la macchina.
Irritato, ma deciso a non rovinarsi le vacanze, Harry gettò finalmente uno sguardo alla casa dove lo aveva portato.
L’immensa villa in stile vittoriano si stagliava davanti a lui. Mai in vita sua Harry aveva visto una casa così grande. Dimenticandosi di Sean, Harry fu trascinato all’interno della casa, mentre i due gli facevano fare un giro turistico dell’immensa abitazione.

Sean non pranzò e non cenò mai con loro. Spariva all’inizio dei pasti con un vassoio, affermando di voler mangiare in camera da solo e riappariva alla fine di questi, riportando a Molly Wesley un vassoio con i piatti completamente vuoti, completamente spazzolati
"Tutto ok?" gli chiedeva lei ogni volta
"Si" era la sua sistematicamente risposta.
Molly annuiva, prendeva i piatti sporchi e li metteva a lavare insieme agli altri. Una sera Harry era rimasto in camera sua a studiare, decidendo di ritardare di qualche minuto la sua cena per arrivare alla fine della frase del tema che stava scrivendo.
Quando uscì dalla stanza, Harry sentì i passi di qualcuno lungo le scale. Si nascose dietro la porta della sua camera e dal buco della serratura, intravide la figura di Sean.
Harry si acquattò ancora di più nell’ombra dietro la sua porta domandandosi che diamine ci facesse là Sean, dato che la sua stanza era dalla parte opposta della villa. Il giovane lo vide aprire la porta di fronte a lui, quella che era sempre chiusa a chiave. Curioso di sapere che cosa ci fosse là dietro, aspettò che Sean si chiudesse la porta alle spalle per uscire dalla sua stanza. Sicuro che non potesse sentirlo, Harry decide di usare le Orecchie Oblunghe dei gemelli Wesley.
"Tutto ok?" domandò la voce adulta di Sean. Gli rispose un mugolio e poi uno sbadiglio, quello di chi si era fatto una dormita pomeridiana "Non vorrei che ti prendesse una ricaduta come quella della settimana scorsa" continuò Sean, mentre il rumore del vassoio posato sul tavolo assordava Harry "Dovresti cercare di dormire di meno, lo sai che è pericoloso" concluse
"Sto bene…" mugolò una voce che Harry non riconobbe
"Si, certo. Ma comunque dovresti anche prendere le pasticche che ti hanno prescritto…" mormorò l’uomo "Se non le prendi sarà un disastro"
"Più disastro di quello che sono già?" una risatina, seguita da un colpo di tosse
"Certamente, idiota…" la voce secca di Sean quasi si addolcì "Vuoi morire per caso?"
All’improvviso altri passi veloci salirono le scale. Harry si affrettò e buttare le Orecchie dei gemelli dentro il baule e a sedersi alla scrivania. Ron aprì la porta
"Ehi amico… muoviti! A mia madre gli viene l’attacco d’ansia se non ti vede, lo sai"
"Si" ancora agitato per la scoperta, lasciò la piuma d’oca sul tema e lasciò la stanza, non senza gettare un’ultima occhiata alla porta chiusa.
Con sua grande sorpresa vi trovò Piton
"P-Professore!" esclamò senza fiato
"Ci onori della tua presenza, Potter?" ad Harry sembrava più irritato del solito
"Io…mi dispiace per il ritardo, stavo finendo un tema" e si sedette fra Ron ed Hermione. A spizzichi e bocconi gli spiegò tutto quello che aveva visto e udito, beandosi del frastuono che c’era in cucina.
La porta della cucina si aprì proprio mentre Hermione faceva congetture sulla persona misteriosa. Sean entrò nella sala, come al solito per posare il vassoio vuoto e fissò stupito il professore seduto al tavolo. Con un gesto sgraziato posò il vassoio vuoto sul tavolo, bevendo un bicchiere di vino, ma fra i due non ci fu nessuno scambio di battute
"Tutto ok?" domandò Molly Wesley cercando di spezzare la tensione che si era creata nella stanza
"Si"
"Se ha…hai bisogno di qualcosa, lo sai che mi puoi chiedere tutto?"
Sean annuì, diventando quasi cupo
"Si. Ma posso cavarmela anche da solo. Grazie" e sparì nuovamente

Mancavano ancora due mesi esatti al rientro ad Hogwarts ed i compiti per le vacanze del sesto anno arrivavano fin sopra i capelli dei Gryffindor. Perfino Hermione riponeva i libri sempre più presto, senza passarci più le nottate sopra. Ron si stava accorgendo di lei. Era diventata una ragazza abbastanza alta per la sua età, aveva preso l’abitudine di lisciarsi ogni sera i suoi capelli ricci e si truccava con mano leggera ogni mattina.
Aveva molta più cura del suo corpo, (difatti andava abitualmente in palestra) e anche del proprio guardaroba. Quasi ogni giorno indossava delle gonne a pieghe, somiglianti a quelle della divisa, ma ognuna era di un colore sgargiante e diverso.
I top estivi che indossava faceva voltare verso di lei quasi ogni ragazzo che passava per la strada, quando andavano in giro per la piccola cittadina vicino alla villa. Hermione era molto lusingata del fatto che piaceva a molti ragazzi, ma era anche molto triste. L’unica persona che avrebbe voluto che gli tirasse un fischio quando passava in short e top per le strade, non la degnava nemmeno di uno sguardo.
Dal canto suo, perfino Ron si stava dimostrando un bel ragazzo. Aveva i capelli sempre corti, le lentiggini che gli coprivano il volto con l’estate si andavano schiarendo, mentre era diventato piuttosto muscoloso.
Seguiva Harry ed Hermione in palestra, sotto la costante guardia di Sean. Ron non sapeva se quella che attanagliava il suo stomaco ogni volta che un ragazzo fischiava al passaggio di Hermione, fosse gelosia, rabbia oppure disgusto. Era un misto che non riusciva a decifrare e aveva paura che, parlandone a qualcuno, qualcuno come Harry, venisse deriso.
Erano dopotutto cinque anni e mezzo che conosceva Hermione ed era da stupidi accorgersi della sua bellezza solo ora. Sapeva bene come avrebbe reagito Harry. O gli avrebbe riso in faccia, oppure lo avrebbe esortato a buttarsi per vedere che cosa provava realmente. Ronald Wesley non aveva voglia di fare nessuna delle due cose.
Harry invece era diventato l’idolo di tutte le ragazzine babbane che vivevano nella cittadina vicina. Non per la sua cicatrice, non per il fatto di essere sopravvissuto all’ira di Voldemort per più di una volta, ma per il semplice fatto che era diventato, fisicamente, quasi un uomo.
I capelli corti e disordinati, erano diventati lunghi fino alle spalle e un po’ meno ribelli del normale. La pelle nerissima, resa scura dalle molte ore passate sul bordo della piscina di Sean a studiare, risaltava gli smeraldi verdi che aveva al posto degli occhi. La palestra gli rassodava i muscoli guadagnati negli allenamenti di Quidditch e con i soldi che aveva in banca aveva riformato l’intero guardaroba, buttando tutti gli indumenti smessi di Dudley.
In quel momento i tre Gryffindor erano sdraiati sopra una sdraio in cortile a prendere il sole. Erano appena usciti dalla piscina e volevano scurirsi ancora un po’ prima di rinchiudersi nel sotterraneo a fare le pozioni di Piton.

Fine Capitolo III

Ecco qua il terzo capitolo! Ringrazio chi commenterà e chi legge soltanto!!! Ci vediamo al prossimo capitolo: Battute e Risse Kiss Gaki!

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Capitolo 4
*** Battute e Risse ***


Allora, eccoci qua con il quarto capitolo (e voi direte, chissenefrega XD). Che succede? Non me lo ricordo perfettamente nemmeno io se la cosa può farvi sollevare di almeno un pò il morale!!! Ok, adesso basta e passo a ringraziare le persone che leggono senza commentare e, specialmente, Antote, che anche nel cap precedente mi ha lasciato un commento.

Antote = LOOL mi dispiace, ma l'omino misterioso rimarrà off limits fino alla sua scoperta... cioè fra poco! X°°D Temo che tu abbia ragione, se non avessi già scritto il loro arrivo ad Hogwarts, penserei anche io che si salterebbero alla gola fra nemmeno un secondo! Guarda, sono pronta a scommetere che se Harry scopre il -piccolo segreto-, andrà fuori di matto, come è solito fare lui! Povero Harry! Come lo maltratto al poverino!!! La Umbridge si nomina appena nei capitoli vecchi, ma poi non se ne sa più nulla!!!!! Meno male, fuori una!!!!
Spero che ti piaccia anche questo capitolo! Fammi sapere tutto quello che ti passa per la mente! Attendo con ansia e con piacere!

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO IV
Battute e Risse

Sean Riddle, invece, si trovava di nuovo nella stanza del misterioso ospite, il cui nome era conosciuto solo dagli adulti. Era molto preoccupato, perché da tre giorni il giovane aveva la febbre alta. Non poteva portarlo in nessun ospedale (magico o babbano che fosse), sia perché il giovane era ancora ricercato, sia perché, in fondo, non avrebbero potuto fare nulla per aiutarlo. Quindi si sarebbero dovuti accontentare di quello che era nelle sue capacità.
L’uomo cambiò ancora una volta la pezza di acqua gelida sulla fronte del ragazzo e da sotto la maglietta gli tolse il termometro. Sean sospirò pesantemente. La situazione rimaneva invariata: 39.5°C
Si appoggiò allo schienale della sedia e fissò, senza realmente vederlo, il quadro sopra il letto del giovane. Era da escludere una maledizione che lui e Piton non avessero già guarito ed era anche da escludere che qualche Mangiamorte si fosse Materializzato là dentro, maledire ancora il ragazzo e poi andarsene senza che nessuno di loro se ne accorgesse.
Sospirando pesantemente Sean si alzò e lasciò la stanza, dirigendosi in biblioteca, deciso a frugare in tutti i libri che aveva pur di riuscire a capire che cosa stava uccidendo il giovane sotto i suoi occhi. Nel salotto incontrò i gemelli Wesley, che progettavano la sistemazione dei mobili del loro negozio di scherzi. Gli si avvicinò e gli ordinò di fare la guardia al ragazzo ammalato. Loro sorrisero un po’ preoccupati e si diressero nella stanza. Sean si fidava dei due gemelli. Erano dei Gryffindor, ma del tutto particolari. Non era pieni di pregiudizi ed erano ben contento di aiutare il ragazzo che proprio loro avevano trovato mezzo morto nella Londra babbana.

Quando i gemelli entrarono nella stanza, il giovane delirava, in ogni senso. Si contorceva sotto le coperte, madido di sudore, con una smorfia dolorosa dipinta sul volto. Gli occhi erano serrati e le labbra strette e a volte morse. Le mani stringevano quasi convulsamente il lenzuolo e la coperta che lo coprivano e lo tenevano al caldo.
Fred prese si affrettò a cambiare la pezza bagnata e, appena la mise sulla fronte bollente, il giovane si calmò visibilmente, smettendo di delirare.
"Accidenti ai Mangiamorte, Fred" si lamentò George "Ma come si può ridurre così una persona?" brontolò poi sistemando le coperte del letto
"Non lo so George, ma speriamo che vada tutto bene" le labbra di Fred si contorsero in una smorfia strana "Anche lui si merita di meglio, no?"
"Si, ma… Lucius, si, suo padre… ci è andato pesante…" all’improvviso, il polso di George fu afferrato con violenza. Gli occhi del giovane si aprirono, rivelando delle iridi color grigie
"Lui… non è… mio padre" gemette il ragazzo stringendo ancora di più la presa sul polso del Wesley. Fred, un po’ preoccupato, cercò di fare qualcosa, ma George alzò l’altra mano, fermandolo e facendogli segno di stare tranquillo. Il biondo serrò gli occhi "Lucius Malfoy non è mio padre, capito poveraccio di un Wesley?"
George rise, seguito a ruota da Fred
"Certo, lo abbiamo capito Draco" Fred
"E non preoccuparti, ti vogliamo bene anche noi"
Draco chiuse gli occhi, tirandosi indietro i lunghi capelli che gli ricadevano sul volto innaturalmente latteo
"Stupidi gemelli…" tossì e George lo aiutò ad alzarsi a sedere, aiutato da Fred che lo teneva su "Mi domando che diamine ho fatto di male per avere voi come infermieri"
I due alzarono le spalle ridacchiando
"Sean è andato in biblioteca a cercare qualche soluzione per i tuo problemi, serpentaccio" gli rispose George rimettendolo sdraiato
"Sei sempre servito e riverito, anche quando sei malato. Sei proprio viziato Draco"
"Ognuno ha le sue croci" brontolò Draco
"Già e tu adesso sei la nostra" esclamarono insieme i gemelli "Per ciò adesso stai buono e rendici il lavoro più facile, ok?" conclusero
Borbottando qualcosa che loro non capirono, Draco si riaddormentò, un po’ più serenamente di quando si era svegliato.

A sera Sean si trovava ancora dentro il suo laboratorio di Pozioni, posizionato nel sotterraneo della villa. Era già là da un pezzo, intento a distillare una pozione che forse poteva far guarire Draco. Finalmente l’ampolla che aveva lasciato sul fuoco, sbuffò come una pentola al vapore e, prendendola con le pinze, fece scivolare il liquido nel piccolo pentolone. Dentro di questo Sean aveva già creato la prima parte della pozione che diventò di un acceso rosso fuoco. Mentre riposava l’ampolla nel lavandino dove lo avrebbe pulito, Sean avvertì la presenza di una persona che entrava nella stanza. Socchiuse gli occhi, riconoscendo Piton, ma non fece nulla per fargli vedere che si era accorto della sua presenza. Ma Piton stesso in fondo sapeva bene che quando Sean avrebbe voluto rivolgergli la parola, lo avrebbe fatto. Non dovette nemmeno aspettare molto in fondo, circa 10 minuti.
"Passami il barattolo di polvere di Bezoar" gli ordinò senza nemmeno voltarsi. Il professore alzò un sopracciglio, ma si voltò e fece scorrere il dito lungo il quarto scaffale della quinta libreria partendo da destra e porse a Sean ciò che gli era stato chiesto.
Il fuggitivo lo prese e notò che ne era rimasta veramente poca. Avrebbe presto dovuto fare un giro a Diagon Alley e poi a Nocturne Alley per prendere gl’ingredienti che gli mancavano.
"La polvere di Bezoar è usata solo per le pozioni più pericolose. Che altro ci hai aggiunto?" chiese dopo un po’ Piton "Spero niente d’illegale"
"Scaglie di unghie di drago, polvere di scarabeo, radici di mandragora, bile di armadillo e sangue di unicorno"
"Sangue di unicorno?" quasi urlò Piton quando sentì quell’ingrediente "Lo sai che è illegale uccidere un unicorno?"
"Infatti io non l’ho ucciso. Hagrid mi ha portato nella Foresta Proibita tre giorni fa, dove aveva trovato un unicorno ferito. Ho cercato di guarirlo, ma è morto ugualmente. Allora ho presto il suo sangue, i peli della coda e ho preso anche la polvere del suo corno. Non ho fatto nulla d’illegale"
"Spero per te che sia la verità" ringhiò Piton serrando le mani a pugni
"Certo che è la verità" poi prese un taglia carte che era accanto al calderone e se lo poggiò sul polso sinistro
"Che fai?" sibilò Piton afferrandogli il polso destro
"Serve sangue umano per completare la pozione. Non devo mica svenarmi, solo qualche goccia" riluttante il professore lasciò il polso del suo ex allievo e, a passo svelto, lasciò la stanza.
Sean non gli prestò molta attenzione e procedette come aveva pensato. Con sguardo incolore, fissò il suo sangue scivolare nel calderone. Dopo qualche secondo fece passare un dito sul taglio e questo si rimarginò completamente. Soddisfatto della buona riuscita della sua pozione, ne distillò una buona metà e poi, lasciò finalmente il suo laboratorio.

La mattina dopo, Sean entrò nella stanza dell’ospite. Draco avevo lo sguardo vitreo rivolto verso il soffitto. Guardava, ma non vedeva. Oltre che alla dignità, lo avevano privato anche della vista. Era necessario un intervento chirurgico magico, in quanto la retina e il bulbo oculare erano perfettamente sani. La vista infatti, era stata tolta tramite un incantesimo oscuro.
Sean si sedette accanto alle gambe di Draco, fissando quest’ultimo che serrava gli occhi.
"Ti bruciano?" gli chiese prendendo dal comò un barattolo di crema
"Un po’"
"Perché sei stato troppo con gli occhi aperti e non hai tenuto la benda" svitò il tappo "Ora ti metto la crema" e, senza dire altro, spalmò delicatamente la crema sopra le palpebre distese dello Slytherin
"Che crema è? E’ diversa da quella di due giorni fa"
"Questa è una che il professor Piton ha creato appositamente per ridurre le contrazioni dolorose della cornea" gli spiegò "Io invece ieri ho distillato la pozione che eliminerà qualunque barriera che quei bastardi abbiano eretto intorno a te. La berrai dopo pranzo"
"Ho delle barriere?" mormorò Draco. In effetti, in quei giorni gli sembrava che le sue condizioni stessero peggiorando, anziché migliorare
"Si. Hanno impedito che le nostre cure funzionassero" poi Sean abbozzò un sorriso "Ma stai tranquillo. In un paio di giorni, tutto dovrebbe sistemarsi" dopodiché sia Sean che Draco rimasero in silenzio. Il primo finì il suo lavoro sugli occhi di Draco, mentre il secondo gli doveva parlare, ma cercava ancora le parole adatte per parlargli
"Quando ho l’operazione?" chiese Draco con noncuranza
"Fra 5 giorni. Come mai?"
"Non si potrebbe rimandare di un altro paio di giorni?"
Lo sguardo di Sean s’indurì
"Scusa? Temo… di non aver capito bene quello che hai detto" sibilò. Draco prese respiro
"Vorrei pensare un altro po’ sui vantaggi che mi comporterebbe l’operazione agli occhi" Sean, per una delle rare volte che accadeva, era incredulo
"Non credo di aver mai sentito così tante idiozie in una sola frase" esclamò cercando di mantenere la calma
"Non voglio… più vedere Lucius Malfoy" mormorò Draco a bassa voce "E non voglio più nemmeno vedere Voldemort"
"Riguardo entrambi basta che non vai in giro da solo. Non vedo perché tu devi rinunciare agli occhi per questo"
"Perché potrebbe ricapitare in qualunque momento. Trovo stupido tornare a vedere se dopo me la devono togliere ancora una volta"
"Tu dai per scontato che i Mangiamorte ti rapiscono ancora, vero?" Draco ammutolì
"Potrebbe accadere" rispose alla fine
"Così come non potrebbe più accadere. Ho ricevuto il compito di proteggere anche te. Credi che possano essere così forti da sopraffare anche me?" poi sospirò "Te ed Harry mi date sempre problemi" mormorò
Draco portò il suo sguardo su di lui
"Io mi opero ad una sola condizione"
"Non sono io che devo scendere a compromessi" ringhiò Sean. Draco alzò le spalle. Il biondo sapeva che Sean teneva molto alla sua vista "Dimmi quello che vuoi" si arrese alla fine
"Prometti che accetterai questa condizione e dopo l’operazione te lo dirò"
"Questo è un ricatto" sibilò Sean
"Chiamalo come ti pare. Sono le mie condizioni, che ti piacciono o meno" esclamò Draco allungando la sua mano
"Sei proprio una serpe irritante" ringhiò Sean stringendogli la mano. Draco però sorrise allegramente
"Bene. Allora è tutto pronto per l’operazione?" commentò

La mattina dell’operazione, un irritato Sean Riddle stava scrivendo un’altrettanto irritata lettera a Silente, dove lo pregava di Smaterializzarsi nella sua stanza in quanto erano sorte complicazioni durante la notte. La sua civetta volò talmente veloce, che l’uomo si stupì quando il Preside apparve dopo meno di due ore nella stanza
"E’ successo qualcosa di grave?" gli domandò, ancora prima di salutarlo
Sean non rispose, ma nella sua mente potè solo supporre che Silente non aveva guardato la testata di un giornale babbano. Per questo, da sotto due libri sulla scrivania, tirò fuori la rivista e la porse al vecchio mago. Silente la prese e iniziò a leggere
"Un…misterioso omicidio nel quartiere più lussuoso di Londra" Silente sospirò pesantemente "Ma credo che il dottore del signor Malfoy non sia stato vittima di un ingenuo rapinatore, vero Sean?" l’interpellato scosse la testa
"Leggendo i dati che il giornale fornisce, ho notato molti punti che per la polizia babbana non potranno mai essere compresi. Ci sono segni evidenti di un duello fra due o più maghi. Il dottore di Draco, chiaramente un mago, si è difeso fino alla fine, ma i Mangiamorte alla fine hanno avuto la meglio"
"Il signor Malfoy ne è venuto a conoscenza?" domandò Silente a voce bassa.
"No, ma ho intenzione di dirglielo quest’oggi" il Preside lo fissò
"Forse è già troppo tardi" replicò lui sospirando "Ma vorrei parlarti Sean. Puoi sederti?"
Sean lo fissò con uno strano sguardo, ma obbedì e si sedette sul letto
"Sean, io credo che tu ti stia affezionando troppo al signor Malfoy" alzò una mano, interrompendo le proteste di Sean "Non dico che fai male. Ciò che è successo a Draco assomiglia drammaticamente a ciò che è successo a te quando hai deciso di andare da tuo padre. E’ questo che a mi preoccupa maggiormente. Io non vorrei scoprire che tu stai cercando vendetta tramite Draco. Non credo che se lo meriti"
"Sto solo cercando di aiutarlo!" replicò Sean "So perfettamente che Draco si merita di meglio. E poi non saprei nemmeno come vendicarmi di altre persone tramite lui"
"Tu potresti invece. Ma ti avviso di non pensarci nemmeno se davvero tieni alla salute del signor Malfoy. Altrimenti rischieresti di fare del male lui a e te stesso"
"Davvero non avrei idea di come fare" si difese Sean "Io voglio soltanto aiutarlo" ripetè Sean
"Lo so" affermò Silente "Ma ti dico solo di non farti prendere la mano. Se esageri rischi di allontanare Draco da te"
Sean rimase in silenzio e Silente gli posò una mano sulla spalla
"Non fare errori con lui" e senza dargli tempo di rispondere, si Smaterializzò

Pochi minuti dopo Sean era già dentro la stanza di Draco e gli aveva già dato la notizia.
"Vuoi dirmi che rimarrò cieco per sempre?" urlò lo Slytherin alzandosi in piedi
"Per favore Draco calmati"
"“Per favore?”" esclamò il biondo tempestando di pugni il petto e le spalle di Sean "Rischio di rimanere cieco per sempre e l’unica cosa che mi sai dire, è “Per favore?”"
Sean gl’immobilizzò i polsi e, inaspettatamente anche per lui, lo abbracciò, impedendogli di muoversi ancora.
"Mi dispiace" mormorò il più grande "Mi dispiace" ripetè cercando di calmare i singhiozzi di Draco
"Mi avevi promesso che tutto sarebbe andato bene… me lo avevi promesso… Sei un bugiardo, come tutti gli altri"
"Lo so. E mi dispiace molto" gli alzò la testa "Ti giuro che lui pagherà per tutto quello che ti ha fatto" rimase un secondo in silenzio "Te lo giuro" promise

Sean scese per la cena, irritato. Appena entrò, Molly gli porse un vassoio imbandito a nozze e gli abbozzò un sorriso. In cucina era presente solo lei e i gemelli che erano impegnati in una partita a scacchi magici
"Fred, George. Andate su da Draco" gli ordinò posando il vassoio sul tavolo
"Sa del dottore?" chiesero entrambi. Sean li fissò, stupito
"Leggete giornali babbani?" i gemelli alzarono le spalle
"Ci piace tenerci informati" ridacchiarono prendono la cena di Draco
"Comunque si, ne è a conoscenza. Giocate a scacchi, parlate, qualunque cosa, ma distraetelo!" si mise in mezzo a loro, facendogli passare le braccia sulle spalle e li strinse a sé, abbassando la voce e allontanandosi dalla madre "Se ci riuscite, vi aiuterò con un paio dei vostri scherzi, ok?" mormorò "E vi assicuro che saranno favolosi" ghignò
Gli occhi dei gemelli s’illuminarono, presero il vassoio e corsero su. Sean invece si gettò su una sedia a fissò il soffitto
"Come l’ha presa Draco?" domandò Molly posando un piatto di zuppa davanti a Sean, che mangiò quasi meccanicamente
"Diciamo bene. Gli ho promesso che…" sospirò "Lasciamo stare. Silente mi aveva avvisato"
"Tu non sei un tipo da promesse" Molly sorrise tristemente
"Già" Sean fissò la sua zuppa "Lo so" spazzolò il resto della zuppa e andò via.

Mentre si dirigeva verso il suo studio, Sean si trovò davanti Piton
"Non dovresti promettere cose che non puoi mantenere" iniziò "Hai parlato a sproposito, come al solito"
"Questo lo dici te"
"Invece è la verità. Tu non ti rendi conto di quello che fai" continuò Piton
"Non so come mai tu continui ad intrometterti nei miei affari, ma ti avviso che sto iniziando a stancarmi" sibilò
"Stancati quanto ti pare. Mi preoccupo perché temo che tu possa commettere qualche sciocchezza"
"Non sono un bambino" troncò la discussione Sean "Smettila di comportarti come se fossi mio padre"

Più volte durante la nottata Piton tentò di parlare con Sean, si materializzò nella sua camera, ma ottenne solo di parlare con un muro. Più volte fu tentato di sbatterlo sulla sua scrivania e di dirgli ciò che pensava, ma l’orgoglio di uno Slytherin prevalse. Perciò, anche per quella sera, si accontentò di uno sguardo misto tra rabbia e tristezza. Piton fissò anche per quella sera le ciocche di capelli neri che coprivano il volto di Sean, le mani strette a pugni sulle sue gambe, quest’ultime incrociate a terra, tipicamente giapponese. Parlare mentre la rabbia annebbiava la sua mente, era uno sforzo inutile e Severus lo sapeva, ma dopotutto, non avrebbe rinunciato. Era pur sempre uno Slytherin, no?

Quando riuscì finalmente a rimanere solo, Sean decise di concentrarsi su un problema più urgente: trovare un dottore per Draco. Fece qualche telefonata a gente che aveva conosciuto. Gente fidata o che era talmente terrorizzata da lui che non avrebbe mai rivelato a nessuno dove si trovava.
Rimase comunque il fatto che tre giorni dopo, Sean aveva già organizzato il viaggio in Irlanda, dove si trovava il dottore che aveva scelto. Era un compagno di corso di quello precedente e si operò affinchè l’Ordine della Fenice lo proteggesse, almeno fino all’intervento.

Ma evidentemente la tranquillità di Draco doveva essere disturbata. Era stranamente rilassato mentre camminava la mattina dopo verso la stanza di Draco, con in mente la notizia di un dottore nuovo. Cercava d’immaginarsi come avrebbe reagito Draco quando gli avrebbe detto del dottore, ma iniziò ad allarmarsi quando sentì delle urla che provenivano proprio dalla stanza del giovane paziente. Arrivò in pochi secondi e davanti a sé vide la porta sfondata e nella stanza Hermione e Ron che trattenevano a terra Harry, furioso. Semi accovacciato sul letto macchiato di sangue ci stava Draco Malfoy, riverso con il capo chino, che tossiva sangue e sanguinava dal naso
"MA CHE SUCCEDE?" esplose.
Draco si alzò faticosamente in piedi appoggiandosi al comodino, gli occhi ciechi serrati dal dolore, mentre Harry era trattenuto dai gemelli.
"Quel…pazzo!" esplose indicando uno specchio "E’ entrato come una belva e…" si fermò per prendere fiato e portarsi una mano al naso "Porca puttana!" esclamò asciugandosi il naso che colava sul suo pigiama bianco. Riprese a tossire violentemente e scivolò tra le braccia di Sean, accorso ad aiutarlo.
"Draco?" chiamò Sean preoccupato "Draco, ehi dimmi qualcosa!" lo scosse leggermente, ma il ragazzo gli era svenuto tra le braccia "Harry, che gli hai fatto?" ringhiò preoccupato. Il moro non gli rispose "Con te faccio i conti più tardi, ma ti avviso di non farti trovare quando tornerò" strinse a sé Draco e si Smaterializzò al S. Mungo.

Fine Cap. IV

Ed ecco a voi il malcapitato Draco Lucius Malfoy curato dalle sue amorevoli infermiere, i gemelli Wesley! Ok, con questo ho firmato lamia condanna a morte, appena Lake lo leggerà mi truciuderà tramite MSN!!!!
Lake! *smack* TVTTTTTTTB

A parte questo, spero che vi sia piaciuto e che commentiate in tanti! Lol, se avete qualche critica (costruttiva ovvio) non abbiate remore, le accetto tutte volentieri e farò di tutto per migliorare questa mia fic!
Al prossimo capitolo: Operazioni, Scuse e Nuovi Arrivi
Kiss Gaki

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Capitolo 5
*** Operazioni, Scuse e Nuovi Arrivi ***


Eccoci di nuovo qua con il capitolo V. Già dal titolo, si può capire qualcosa e non aggiungo altro altrimenti finisco nello spoiler più atroce (e atroce sarebbe la vendetta di chi odia gli spoiler XDD)

LOL nelle recensioni ho letto che Harry non è piaciuto ed è giusto che sia così! Anche lui va fuori di testa ultimamente, non è sempre perfetto ^.^

Ma ora vado a commentare le recensioni!
Antote = Harry alle prese con Draco diventa uno scemo, che ci vuoi fare? ^^ Ma in questo capitolo un pò si redimerà (anche se poco, non è piaciuto nemmeno a me come si è comportato ><) su Lucius nemmeno apro bocca, perchè lo odio a morte e lui Mangiamorte & Co! Argh! Non credo di averli mai odiati così tanto come in questa fic! Mi raccomando, tra un piano di morte e l'altro, fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! E... perchè non me ne mandi uno di quei piani? Potrei sfruttarli! ^__^

III = Ahahahah *risata malvagia mal riuscita* una nuova adepta! Scherzo, sono contenta che comunque, Harry a parte, la storia e Sean ti stiano piacendo. Nonostante abbia già scritto fino al cap. XVII non riesco ad aggiornare spesso come vorrei! *sigh* Aspetto altri commenti!!!!!!

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO V
Operazioni, Scuse e Nuovi Arrivi

Sean cercava di sbirciare all’interno della sala operatoria, quando arrivarono Molly Wesley, la McGranitt, Silente, Piton e il trio dei Gryffindor. Appena Sean vide Harry gli andò davanti, lo prese per il colletto e lo sbattè al muro
"Tu…tu…se tu non fossi il miserabile Harry Potter che dovrei proteggere, ti ucciderei con le mie mani" sibilò lasciandolo cadere a terra "Ora tu devi darmi una valida spiegazione per il tuo comportamento"
"…io…ho perso la testa" ammise
Remus posò una mano sulla spalla di Sean e lo tirò leggermente indietro. Sean sembrò capire senza che l’altro gli disse nulla e con un leggero –POP- scomparve dall’ospedale.

Quando ritornò nel corridoio c’era solo Piton che era seduto su una panca e fissava il neon ancora rosso che segnalava che l’operazione era ancora in corso.
Piton si voltò e lo fissò
"Ho saputo che hai chiamato il dottore per l’operazione agli occhi"
"Già che era sotto i ferri…" brontolò Sean seccato "…ho pensato che 4 o 5 ore in più di operazione non influenzassero più di tanto"
Piton abbozzò un impercettibile sorriso e fissò il neo,n che finalmente si spense. Proprio in quel momento, il dottore uscì dalla sala, togliendosi i guanti e il camice e li buttò nel cestone.
"Com’è andata l’operazione?" domandò con voce incolore Piton
"Va tutto bene, non si preoccupi. Il ragazzino ha una tempra più dura di quanto non sembri. E’ fuori pericolo. Gli abbiamo applicato una forte barriera magica, ma devo essere sincero…"
"Si lo so" lo interruppe Sean "Sappiamo già come curarlo. La ringraziamo del suo aiuto"
"Allora il mio lavoro qui è finito. Arrivederci" fece un cenno con il capo ai due uomini e andò via.

Due giorni dopo, Draco potè ricevere visite e la prima persona che entrò nella stanza, fu Sean
"Come ti senti?" gli domandò sedendosi su una sedia accanto al letto.
"La boxe non fa per me. L’ho scoperto a mie spese"
Sean accennò una risata e fece apparire una scacchiera
"Una partita a scacchi per scaricare la tensione?" chiese
"L’idea di tornare a vedere mi manda i nervi in subbuglio" ammise il giovane. E così, fra i due cadde il silenzio che caratterizzava le loro partite da sempre. Draco si sentiva a suo agio con Sean. Era strano perché aveva sempre percepito una strana aurea intorno a lui. Stranamente, gli ricordava Voldemort. Ebbe un brivido prima di muovere la sua pedina,ma dopo aver già capito che si trovava in difficoltà, scordò tutto.

Era passato un mese e per ora, solo Sean e Blaise avevano avuto il permesso di fargli visita. Nonostante le continue proteste, i gemelli non potevano entrare dentro la stanza del ragazzo. I progressi di Draco riguardo la sua vista erano eccezionali.
Quel giorno, la porta si aprì e Draco si volse, aspettandosi la figura di Sean.
"Sean, oggi ti va di andare…" la sua voce e il suo sorriso si spensero nel vedere Harry Potter, con dei cerotti sulla guancia e una benda sulla testa. Alzò un sopracciglio di fronte a quella singolare visione
I due si fissarono per qualche secondo. Draco chiuse gli occhi che gli bruciavano per via dello sforzo eccessivo di quel giorno e si alzò, andando alla finestra e dandogli la schiena. Harry serrò i suoi occhi verde smeraldo, più per l’imbarazzo di trovarsi di fronte alla persona che aveva pestato per niente che per altro. Credeva che Draco fosse là per spiarli e invece aveva sbagliato tutto quanto. Non aveva dato a retta né a Draco stesso e nemmeno ai gemelli. Anzi, con il cervello offuscato dalla rabbia, non aveva più ragionato e aveva continuato ad avventarsi su Malfoy inutilmente.
"Che vuoi?" la voce di Draco Malfoy lo prese alla sprovvista e lui sussultò
"Io…" Potter prese un profondo respiro e fissò la bellissima scacchiera di marmo, con i pezzi ornati di oro giallo e oro bianco "Volevo scusarmi con te. Ho perso la calma e mi sono sfogato su di te. Non volevo. Silente mi ha raccontato la tua… emh…"
"Vicenda personale?" lo interruppe amaro Malfoy voltandosi e fissandolo con gli occhi della mente, così come gli aveva insegnato Sean. Harry arrossì
"Non lo avrei mai immaginato" mormorò
"Eh già. Ci vorrebbe davvero molta immaginazione" lo prese in giro Draco "Un figlio di Mangiamorte che non vuole essere un Mangiamorte. Assurdo vero?"
"Tu…lo hai sempre saputo?" domandò Harry a bassa voce, continuando ad evitare di fissarlo.
"Cosa?" esclamò l’altro voltandosi verso di lui "Che mi padre era un fottuto Mangiamorte? Un assassino? Un criminale che meritava la morte?" Harry divenne ancora più rosso dall’imbarazzo "Oh si che l’ho sempre saputo. Lo so fin da quando ho 6 anni"
"E allora perché non hai mai detto niente a nessuno"
"Le persone che mi vogliono bene lo hanno sempre saputo"
Harry rimase spiazzato di fronte a quella affermazione e rimase in silenzio. Draco sospirò e si portò una mano alla fronte mentre il mal di testa iniziava a far strada. Aprì di nuovo gli occhi e l’altro all’improvviso si perse a guardarli. Con l’intervento magico, Draco aveva ancora gli stessi occhi grigi che aveva quando si erano conosciuti. La stessa sfumata più chiara sul lato sinistro e lo stesso sguardo intenso di quando gli aveva chiesto di mollare Ron ed Hermione per lui.
"… allora le vedi?" la voce irritata di Draco lo fece destare dal suo sogno ad occhi aperti.
"Che dici scusa?" Draco lo fissò, cercando di capire se il Gryffindor fosse veramente idiota o se stesse solo facendo finta
"Le aspirine" ripetè poi "Vedi delle aspirine lì intorno a te? Mi servono" il ragazzo si guardò intorno e infine le vide sopra la lampada del comodino. Si chiese che diamine ci facevano delle aspirine sopra una lampada, ma non aveva voglia di fare domande strane
"Eccole" mormorò porgendogliele
"Dove erano?" domandò Draco sospettoso
"Sopra la lampada"
"Sopra la lampada?" ripetè quell’altro prendendole e facendone cadere una in acqua "Come diamine ci sono finite là?" brontolò fra sé
Improvvisamente, Harry fu spinto a terra. Davanti a lui si era materializzato Blaise Zabini, furioso. Il suo migliore amico, che gli era stato accanto tutto quel tempo, aveva veramente perso tutta la sua proverbiale pazienza quando aveva saputo che Harry aveva pestato Draco.
"Tò… San Potter è venuto a farci visita" lo prese in giro Blaise avvicinandosi di un passo "Che ci fai qua?" sibilò afferrandolo per il colletto e tirandolo vicino al suo viso
"Blaise lascia stare" intervenne Draco
"No" ringhiò Blaise "Voglio sapere che cosa ci fa lui qui"
"Ero venuto per scusarmi" sibilò a sua volta Harry liberandosi dalla stretta dello Slytherin "Ma ho finito"
"Dopo tutto quello che gli hai fatto non dovresti nemmeno metterci piede qua dentro"
"Mi dispiace. Ho sbagliato"
"Esci da questa stanza" sibilò Blaise "Potrebbe succederti ben altro Potter, attento"
Senza dire niente Harry diede le spalle ad entrambi e si sbattè la porta alle spalle.

La struttura dove era ricoverato Draco, era un organismo privato e finanziato da fondi altrettanti privati di persone ricche che dovevano darsi una bell’immagine con il pubblico. Era composto da sei edifici e si trovava immerso nel verde. I giardini erano immensi e bellissimi. Draco amava passeggiare da solo in quel paradiso, ma a volte aveva fatto lunghe passeggiate con Sean e Blaise. Oppure, quando il tempo non lo permetteva si chiudeva dentro la biblioteca e passava ore e ore a passare fra gli enormi scaffali che arrivavano fino al soffitto. L’unica cosa diversa da Hogwarts era che là i libri non volavano, e non avevano volontà propria.
A volte invece Sean gli proponeva di cenare in giardino, proprio in quell’immenso giardino che Draco non aveva ancora esplorato tutto quanto. Prendeva lui e Blaise e li guidava nei dedali di quel labirinto.
Quella sera Sean aveva scelto di cenare in riva al lago, di fronte alla statua posta al centro e raffigurante una coppia d’innamorati che si stringevano.
Quella sera a preparare il tavolo non era la magia evocata da Sean, bensì quella di una donna. Era alta (di sicuro più alta della signora Wesley) ed era molto giovane. Draco strizzò gli occhi per via della sera che calava, e giudicò che non doveva avere più di 28 anni.
Aveva lunghi capelli arancione (sicuramente erano tinti) ed erano legati in tantissime trecce, fermate da altrettante palline di tutti i colori. Gli occhi erano in un color viola, talmente strano che Draco non li aveva mai visti. La sua carnagione era scurissima, probabilmente andava molto spesso in vacanza al mare, al contrario di gente come lui e Sean che invece erano bianchissimi.
La donna si voltò appena li sentì arrivare e sorrise dolcemente. Blaise arrossì furiosamente, mentre Draco si limitò a pensare che era molto bella, ma che non l’attirava più di tanto.
Dal punto di vista fisico, purtroppo non provava niente.
"Ciao" esclamò allegra andandogli incontro. Si fermò davanti a loro e il vestito lungo e rosso smise di frusciare in mezzo all’erba. Solo ora Draco notò i ricami neri che abbellivano lo spacco mozzafiato che portava quella donna. Rappresentavano rose nere "Come state ragazzi?" domandò poi
"Bene…" mormorò Blaise
"Si, anche io" commentò Draco abbozzando un sorriso
"Sopravvivo" fu il vago commento che ricevette da Sean. Lei lo fissò e rise. Scoppiò a ridere di vero gusto e ora anche Sean sorrise. Era raro che Sean ridesse e Draco aveva visto il sorriso solo due volte da quando lo conosceva. I due si abbracciarono e fu lei alla fine a lasciarlo.
"Grazie per essere venuta Natsuki" disse Sean guardandola in volto "Come stai tu, invece?"
"Io tiro avanti come posso!" rispose l’altra "Ma adesso venite, ho preparato io stessa la cena e dovete dirmi che cosa ne pensate"
"Speriamo che non sia avvelenato" scherzò Sean.

Due giorni dopo la cena, Draco fu dimesso dall’istituto dove era ricoverato. Qualche mattinata dopo Draco e Blaise chiacchierarono a lungo di Natsuki. Avevano scoperto che aveva origini giapponesi e che aveva appena lasciato il corpo degli Auror per problemi insostenibili. Sapevano che in realtà aveva 32 anni e che era una grande amica di Sean dai tempi di Hogwarts. Era stata allieva di Piton e anche lei sembrava piuttosto astiosa nei confronti del suo ex insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
Quel pomeriggio, dopo che Natsuki aveva obbligato Sean a mangiare con tutti gli insegnanti, con i ragazzi di Gryffindor e di Slytherin tutti insieme, Harry ed Hermione origliarono una conversazione fra la donna e il loro professore, all’interno della stanza di Natsuki, che aveva ingenuamente lasciato la porta socchiusa
"…tu lo hai mandato incontro al suicidio" sibilava cattiva la donna
"Io non sapevo che cosa fare" replicò l’altro "Ho avuto paura che potesse succedere qualcosa di ben più grave. Cose che tu non sai"
"Sean era molto più in pericolo! Infine è stato lui a subirne tutte le conseguenze!"
"Io non avrei immaginato che sarebbe andata in questo modo. Lui non avrebbe dovuto reagire in quel modo"
"Tu non lo volevi più, questo bastava e avanzava per sconvolgerlo!" Piton chinò gli occhi e serrò le mani a pugno
"Ho sbagliato, ma io adesso vorrei dolo che Sean cambiasse" Severus prese respiro "Non sapevo che cosa sarebbe successo. Ma poi solo Dio sa quanto me ne sono pentito"
"Scommetto che non te ne è mai fregato niente!" esclamò furiosa la donna.
"Non è vero" sbottò Piton "Per 16 anni sono andato a parlare con Sean. Ma i miei sforzi non hanno mai portato a nulla!"
"Mi pare il minimo!" esclamò allibita la donna
La loro conversazione fu interrotta dall’entrata di Sean da una porta nascosta.
"Allora?" fu la gelida domanda che echeggiò nella stanza. Poi portò il suo sguardo ghiacciato su Piton "Che stavi facendo a Natsuki?"
"Proprio nulla. Senti Sean io…"
"Natsuki, Draco ti vuole parlare" lo interruppe lui "Voleva sapere se ti andava di giocare con lui a scacchi"
"Certamente. Digli che arrivo subito"
"Ok" e scomparve dalla porta nascosta con cui era entrato. Piton rivolse a Natsuki un’occhiata eloquente, come a dire “Visto? Non sono io quello che se ne frega!” e la donna sospirò, fissando la porta chiusa
"Proverò a fare qualcosa. Ma non ti assicuro proprio niente. Ricordati che ti odio tanto quanto Sean"
"Natsuki…" mormorò Severus Piton poco prima che la donna scomparisse dietro Sean. Lei si voltò e lo fissò "No, lascia perdere"
"Ok Severus" sorrise leggermente "Non c’è bisogno di ringraziarmi" e se ne andò via

Quando Natsuki entrò dentro la stanza di Draco, si ritrovò in un misto di urla e di piume che volavano ovunque. Il biondo prendeva a cuscinate in faccia Blaise Zabini, il quale si stava letteralmente rotolando a terra dalle risate
"Dannato bastardo" urlava Draco "Giuro che ti ammazzo, capito?"
"Eddai Draco" rideva nel frattempo il malcapitato parandosi la faccia con le braccia "Sei troppo suscettibile!"
"Suscettibile un corno" strepitava quell’altro sopra di lui "Vorrei vedere te al mio posto Blaise!"
"Ma che cosa succede?" domandò Natsuki spostando di peso Draco e ributtandolo sul letto "Draco che hai?"
"Lui…!" esclamò furioso puntando un dito contro Blaise
"Ho fatto uno scherzo a Potter!" rise Blaise alzandosi in piedi "E Draco non ha gradito molto devo dire"
"Che cosa hai combinato Zabini?" domandò lei, fingendosi severa
"Diciamo che…ho fatto il languido con Harry Potter!"
"Ohh" ridacchiò lei "Davvero perfido Zabini!"
"NATSUKI TI CI METTI ANCHE TE?" esplose furioso il ragazzino
"Sei tanto geloso Dracuccio?" lo prese in giro Blaise. Draco non ci vide più dalla rabbia e prima di fare cose di cui si sarebbe sicuramente pentito, lasciò la stanza.

Fine Cap. V

Ecco la fine di questo mirabolamente capitolo.
Accidenti, trovare un motivo per cui Harry picchia Draco è stata un pò complicata da trovare. Nella vecchia edizione il motivo era spuntato fuori quasi da solo, ma alla fine (come il sommo Garamond mi fece notare) Harry veniva fuori come "una povera checca isterica" (il tatto del Gara è sempre ai massimi livelli *smack*) e perciò... perciò ho faticato parecchio. Spero che possa essere un motivo piuttosto valido, anche se non giustificante!
Ditemi che ne pensate!

E poi, prima che il club "A morte Blaise Zabini" (capeggiato dalla mia migliore amica Lake) apra i battenti, vorrei chiedervi di non giudicarlo troppo male. Ha i suoi modi e i suoi perchè per comportarsi da stronzo...
Anche se in realtà lui è un personaggio indolente e pigro, viziato e capriccioso come Sean... Mmm... forse fate bene ad odiarlo! ^____^
Beh, fatemi sapere ciò che ne pensate!
Al prossimo capitolo: Confessioni (Parte 1)
Kiss Gaki

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Capitolo 6
*** Confessioni (Parte 1) ***


Eccoci qua con un nuovo affascinante capitolo^^. Allora qui scopriamo qualcosa di più sul rapporto fra Blaise e Draco e finalmente quest'ultimo si rende conto che tenere tutto non è la cosa migliore da fare... Speriamo bene! ^_^

Ora, un milione di -grazie- a chi legge senza commentare (crudeli che siete... *sigh*), ma un miliardo di ringraziamenti vanno a chi mi ha lasciato un commento:

Antote = Tranquilla, per il club -A morte di Mangiamorte- (ah,che gioco di parole brutto =.=) sto decidendo se partecipare anche io, anche se sono impagnata a salvaguardare Blaise dalle ire della mia amica ^^. No, nessuno degli studenti è a conoscenza della vera identità di Sean e, forse si, passeranno tutti 10 minuti un pò spiacevoli quando lo scopriranno. Ancora non so dirtelo, perchè non l'ho scritto!!! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!

III = Piton si è comportato male, ma Sean è troppo testardo per dargli retta e quindi, anche se sa che è nel torto, non vuole assolutamente sentire ragioni. Che ragazzo problematico, mi dà sempre un sacco di problemi! ><

Selene_90 = CIAAAAAOOOOOO Si, finalmente sono resuscitata dal mio antro malefico dove meditavo che cosa fargli capitare e sono riuscita a postare questa dannata versione corretta (finalmente!) Speriamo che tu riesca a seguire questa storia e che ti piaccia di più della vecchia!

Lake = A te ti ho lasciata per ultima, non mi hai lasciato un commento, ma un poema! LOL TVB matta! Comunque sia il fatto che tu voglia far fuori Blaise... *sigh* mi riempie di tristezza. Ok, la smetto, altrimenti trovi il modo di farmi fuori anche tramite MSN...
Come ti ho già detto (quante volte? un milione e mezzo? O forse più!^^) spero che tu riesca a dare una chance almeno a Sean (chiederti di capire Blaise sarebbe come mandarti al mare, cioè impossibile) che è il mio personaggio preferito in assoluto. Si si, forse ho fatto male a far tenere tutto nascosto, ma sono più soddisfatt, e lo sai bene! ^^ E poi tranquilla, lo so che quando pensi all'INNOMINATO perdi ogni ragione!
Attento altri poem... emh, commento tesoro! -.^ Alla prossima

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO VI
Confessioni (Parte 1)

Il biondo si ritrovò in piscina. Ansimava, aveva il fiato corto e gli occhi bruciavano. Il sole era alto nel cielo, erano solo le tre del pomeriggio e sudava, nonostante fosse nel giardino da solo pochi minuti. Si tolse le scarpe, i calzini e si alzò i pantaloni fino al ginocchio. Immerse le gambe piene di cicatrici nell’acqua fredda. Chinò leggermente la testa e le ciocche di capelli biondi gli coprirono gli occhi grigio chiaro. Mosse leggermene le gambe e l’acqua gli bagnò anche le ginocchia, scorticate a sangue. Nonostante tutte le protezioni magiche di Sean, alcune ferite e alcune cicatrici non erano scomparse, e forse non sarebbero mai guarite. Draco sospirò pesantemente e serrò le mani a pugno, imponendosi di non piangere. Era felice per aver riacquistato la vista, era contento perché stava con Blaise e Natsuki, ma era anche depresso perché dopo che Harry si era presentato all’ospedale, lui non si era fatto più vivo. Cioè, lo vedeva ai pasti, ma la cosa finiva là. Non lo salutava, non lo guardava e di certo non gli parlava come quella volta all’ospedale. Al suo rientro a casa aveva bofonchiato un misero “Bentornato” e poi era sparito.
Sentì dei passi sull’erba e anche un piccolo rametto che si spezzava. Un respiro trattenuto e poi un sospiro. Infine dei passi decisi che si fermarono al suo fianco.
"Scusami Draco" mormorò la voce di Blaise Zabini.
"Siediti qui al mio fianco Blaise"
Lo Slytherin si tolse a sua volte le scarpe, i calzini e si tirò su i pantaloni, sedendosi accanto al suo amico
"Te lo giuro, mi dispiace veramente. Ci sono andato giù pesante prima con Potter"
"Già" assentì lui
"Senti, se io ti dicessi che sono geloso di Potter che mi diresti?"
"Blaise, ne abbiamo già parlato, io…"
"Lo so Draco, lo so perfettamente!" rise Blaise "Lo so che ne abbiamo già parlato e lo so anche da solo che ormai posso considerarmi…“etero”?" azzardò lui imbarazzato
"Non ha funzionato e non sai quanto me ne dispiace" esclamò Draco fissandolo con gli occhi chiusi e rossi per lo sforzo di quella mattina
"Si, litigavamo spesso. E’ strano però che da quando ci siamo lasciati non lo abbiamo più fatto. Per lo meno, non con quella cattiveria"
"Forse avevamo solo bisogno di tempo" disse Draco buttando indietro la testa
"Comunque, ti prometto che da oggi la smetterò. Ho fatto quel che ho fatto solo per vedere la tua lealtà" e scoppiò a ridere "Ok, come scusa è pessima lo so"
"Deficiente" rise Draco buttandolo in acqua
"Questa me la paghi, te lo giuro" esclamò Blaise prendendo un profondo respiro e tirando a sua volta Draco in acqua "E da qua non scappi" entrambi risero e rimasero in acqua fino a che non arrivarono i Gryffindor.

I due che ridevano, che litigavano e che s’insultavano amichevolmente, furono beccati dai tre Gryffindor che arrivavano per fasi un bagno o per prendere il sole. Blaise e Draco smisero di ridere e di scherzare e tornarono seri
"Dai, usciamo Draco" esclamò Blaise. Lui annuì, buttò la testa sotto l’acqua e si tirò i capelli biondi indietro, nuotando fino al bordo. Afferrò la mano che Blaise gli porgeva e si tirò in fretta giù i risvolti i pantaloni, nascondendo le sue gambe ferite.
"Che ti è successo?" domandò Hermione
"Ah, io…" lui si passò una mano dietro il collo, non sapeva che cosa rispondere.
"Non penso che questi possano essere affari vostri" ringhiò Blaise parandosi davanti a Draco "Forza, andiamo ad asciugarci Draco"
"Si…certo" Blaise lo afferrò per il polso e lo trascinò in casa "N-Non credi che quest’atteggiamento sia esagerato?" mormorò Draco mentre veniva trascinato in camera, entrambi gocciolanti
"Uno che ti tratta come pezza da piedi, merita solo questo" ringhiò l’altro furioso "Voglio solo farti vedere come ti sta trattando in questi giorni" continuò abbassando il tono di voce
"Lo so come mi sta ignorando, non ho bisogno che tu me lo ricordi" sibilò il biondino, piccato. Blaise lo fissò e chiuse la porta della stanza di Draco alle sue spalle
"Già. Scusami. Eppure non capisco come tu possa ancora dargli una possibilità" esclamò Blaise "Ti tratta come se non esistessi! Io al tuo posto l’avrei già mandato a quel paese, e di corsa!"
Draco sospirò pesantemente e si avvicinò alla finestra. Aprì gli occhi e lo vide lì, sulla sdraio, a prendere il sole. Gli occhiali da sole a coprire gli occhi verdi e i capelli neri che erano tirati indietro dal vento. Un costume arancione era l’unica cosa che indossava in quel momento.
"Draco, per favore non struggerti per uno che non ti merita" mormorò Blaise posandogli una mano sulla spalla "Tu meriti qualcuno che 1000 volte meglio di lui"
"Vorrei rimanere da solo Blaise" sussurrò Draco abbassando gli occhi "Ti prego, lasciami per un po’ da solo" ripetè
"Ok. Ci vediamo a cena" e Blaise, triste e preoccupato per la situazione del suo migliore amico, lasciò la stanza.

Draco per quella sera non ne volle saperne di scendere a cena. Blaise cercò più volte di aprire la sua porta e Sean non fece un lavoro migliore di quello del primo. La Materializzazione dentro la sua stanza non riuscì a buttarlo fuori dalla stanza. Infine, una decina di minuti prima della cena, fu Natsuki a provare a farlo scendere. Bussò delicatamente alla porta e chiese di entrare, ma si scontrò con un brusco “No”, secco e deciso che non lasciava spazio a ribattute. La donna sospirò pesantemente
"Forza Draco non fare il bimbo. Scendi giù per la cena"
"NO" urlò l’altro "Non ho fame, non voglio venire giù con voi"
Blaise, rosso dalla rabbia, piantò un forte pugno alla porta, ferendosi le nocche
"Fai come ti pare testardo di uno Slytherin. Soffri pure per un pezzo d’imbecille che non ti merita. Tanto tu ne hai passate poche ultimamente, vero?" dall’altra parte della porta, arrivò il silenzio più assoluto, cosa che imbestialì Blaise "QUANDO AVRAI BISOGNO DI AIUTO, NON VENIRE A PIAGNUCOLARE DA ME, MALEDETTO TESTARDO"
"Non urlare con me!" esplose la voce di Malfoy, aprendo di scatto la porta "Non ti permetto di rivolgerti a me con quel tono, va bene Blaise?" urlò con tutta la voce che aveva in corpo
"Urlo perchè tu non capisci niente!" sbottò Blaise, furioso.
"La vita è mia e tu non devi impicciarti, intesi?"
"Io m’impiccio perché ti voglio bene!"
"Io non voglio la pietà di nessuno" urlò Draco. I due si zittirono e si fissarono malissimo, ansimando e recuperando la voce. Poi, Blaise sorrise, seguito a ruota da una risata cristallina dell’ex - Malfoy.
"Maledetto" rise asciugandosi gli occhi "Solo tu riesci a farmi urlare in questo modo" si portò una mano alla gola "Non ho più voce"
"Andiamo finalmente a mangiare Draco?" domandò Blaise scompigliandogli i capelli. A quel gesto Draco pensò che forse fra di loro tutto poteva ricominciare. Forse ora potevano riuscire ad avere una relazione, a non litigare più, ad amarsi veramente. In fondo non erano maturati in quegli anni? Non erano cresciuti?
Non avevano basato le loro relazioni, proprio evitando gli errori commessi? La loro prima esperienza gli aveva fatto luce su quei particolari da evitare, su quelle piccole malignità che minano un rapporto, su tutti i gesti da eludere. Forse ora, tutto poteva essere riparato. Sicuramente Blaise l’avrebbe amato e fra le sue braccia, Draco forse avrebbe dimenticato Harry. Sorrise sinceramente e Blaise amò quel sorriso come la prima volta che lo aveva visto su quelle labbra che amava baciare.
Le sue dita scivolarono lungo la base del collo, accarezzandolo dolcemente, fino a tirare il volto dell’amico a pochi millimetri dal suo. Infine, con lentezza, i due si baciarono. Ma appena Draco toccò le labbra dell’amico, ritrasse di scatto, come se fosse stato morso da una vipera velenosa. Si portò una mano candida sulle labbra e indietreggiò, fino a sbattere violentemente contro il muro del corridoio.
"C-Che hai?" gli domandò Natsuki, allibita.
"Draco che ti succede?" continuò Blaise, vedendo il biondo sull’orlo del pianto
"S-Scusami…io…non ci riesco" si giustificò tremando
"E’ per Potter?" domandò triste Blaise lasciando cadere il braccio lungo il fianco. Draco scosse energicamente la testa, iniziando a singhiozzare
"E’ colpa di Voldemort" bisbigliò piangendo
"Draco…" mormorò Blaise. S’inginocchiò accanto a lui e lo abbracciò di scatto, stringendolo a sé "Che cosa ti hanno fatto…?"
Il biondino cercò di trattenere i singhiozzi e di darsi un certo contegno, ma alla fine ricambiò l’abbraccio e affogò tutte le sue lacrime nella spalla dell’amico, mormorando sconnesse frasi di scusa.
In quel mentre, arrivò trafelato Harry Potter, mandato su da un Silente preoccupato. Si fermò di scatto quando osservò la scena che si prospettava davanti ai suoi occhi.
Draco era disperato, le guance rigate dalle lacrime, gli occhi rossi dal pianto, i capelli biondi che, scompigliati e appiccicosi, gli nascondevano la fronte e parte degli occhi, e infine, lo sguardo.
Uno sguardo che Harry non aveva mai visto in vita sua, disperato, quello di chi è senza via di fuga. Draco sembrava braccato.
Quando il biondino si accorse di lui, sussultò e chinò ancora di più la testa, nascondendo la faccia con i lunghi capelli biondi. Si alzò di scatto e sbattè contro la maniglia della porta. Poi, con gesti nevrotici, si barricò dentro.
"Potter!" sibilò Blaise, furioso "Che cosa ci fai qua?"
"Silente mi ha detto di venire su per controllare la situazione. Era preoccupato per le urla"
"Sparisci da davanti ai miei occhi, Potter"
"Che cosa hai contro di me, lo posso sapere?" esplose Harry "Perché mi accusi sempre?"
"Perché" iniziò Zabini con gli occhi che mandavano scintille "Tu sei la causa di tutti i nostri problemi" ed entrò nella stanza del suo migliore amico

Blaise osservò la figura di Draco abbattuta in un angolo del letto matrimoniale. Si sedette al suo fianco, per poi sdraiarsi dietro di lui e cingerlo fra le sue braccia. Draco si girò e lo abbracciò ancora una vola, questa volta senza piangere e senza disperarsi
"Draco calmati" gli sussurrò lui piano "Andrà tutto bene" il biondo annuì, lentamente "Draco, perché non me lo hai detto? Perché lo hai tenuto nascosto a tutti quanti?"
Il silenzio calò opprimente nella stanza e Draco si strinse ancora di più all’ex fidanzato e questo lo accontentò, stringendolo a sé, deciso a rassicurarlo con tutto sé stesso. Sapeva che il suo amico aveva bisogno di tempo e che quello sarebbe stato un lungo racconto, doloroso e raccapricciante. Aspettò quindi che Draco facesse la prima mossa, iniziando a raccontare. I minuti passarono lentissimi, dentro quella stanza. Dopo quella che sembrò l’eternità, Draco iniziò a parlare.

Fine cap. VI

Eccoci ora alla fine. Allora? Se pensate che sonos tata troppo crudele, aspettate di vedere la seconda parte! Desidererete ancora di più la morte di Lucius & Co (Antote, quando posso unirmi al club?)
Speriamo che vi piaccia e che nel prossimo capitolo l'Innominato (cioè Blaise ^^) possa redimersi ai vostri occhi! ^__^
Al prossimo capitolo: Confessioni (Parte 2)
Kiss Gaki

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Capitolo 7
*** Confessioni (Parte 2) ***


Olè, gioia e tripudio, eccoci qua con il settimo capitolo di questa matta matta storia che commentano in pochi *me triste*
Ma ciò non mi abbatterà *risata maligna* io andrò avanti.
Ringrazio mille volte di chi legge senza commentare.

Ora rispondo a chi mi ha recensito al capitolo scorso!

Antote = Mi dispiace che tu non abbia voglia di leggere questo capitolo, ma capisco le tue motivazioni! Se ti fa piacere, secondo me non è da far piangere fiumi di lacrime, ma più che altro ti mette solo un pò di tristezza. Ma poi tutto passa! -.*. Spero comunque di leggere una tua recensione al capitolo successivo!

Lake = Voldy caro la pagherà tranquilla. Nulla rimarrà senza spiegazione e senza giusta giustizia (ah, che giorno di parole LOL) E' inutile che tu cerchi di capire la psicologia dell'INNOMINATO (ossia Blaise Zabini ^^) tanto non ti piace, basta! LOL Ma arriverà un momento in cui ti dovrai ricredere! Cioè al cap 17! Attenderò quel momento. Intanto leggi qua e fai crescere la tua voglia di torturare Voldemort & Co.

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO VII
Confessioni (Parte 2)
"Mio padre mi ha rapito la sera del 7 di giugno, appena finita la scuola. Io ero rientrato in casa da meno di dieci minuti e lui è entrato nella mia stanza, urlandomi contro che non dovevo nemmeno presentarmi a casa. Dopo una lunga discussione, lui mi ha lanciato un incantesimo di stordimento e sono svenuto a terra. Quando mi sono risvegliato era l’8 di giugno e mi trovavo in una cella di pietra. Rimasi nella stessa posizione supina per ore intere, mentre vedevo dalle grate che la mattina finiva, che iniziava il pomeriggio e infine la sera. Per giorni interi non ho messo niente nello stomaco e nessuno si è fatto vivo. Ho pensato che forse sarebbe stata una buona morte, che in fondo non mi stava capitando nulla di quello che avevo pensato quando avevo deciso di collaborare con Silente. Li ho contati uno per uno. Quando si fece vivo una persona, erano passati 10 giorni. 10 giorni in cui io ho solo bevuto"
"Bevevi Draco?" domandò Blaise stupito
"Ogni volta che mi risvegliavo, c’era sempre una ciotola di acqua accanto ai miei piedi. Non sapevo come appariva o chi la portava" poi tacque
"Ho capito" mormorò Blaise "Ti prego, continua. Chi vedesti per la prima volta?"
"Avery, ed era da solo ma poi notai che dietro di lui c’era un elfo con un vassoio pieno di cibo. Il solo profumo bastava per farmi brontolare sonoramente lo stomaco e quando Avery se ne accorse, rise. Poi parlò. Sinceramente non lo ascoltai molto, ero troppo stanco. Però capì che diceva qualcosa riguardo l’onore della famiglia e l’orgoglio di uno Slytherin. Continuò per molto tempo, dicendo che io dovevo tutta la mia vita a Voldemort e al suo genio, perché era lui che aveva creato i Mangiamorte ed era sempre a lui che loro dovevano la loro lealtà, perché LUI era l’unica persona che li avrebbe condotti in un mondo libero da babbani e mezzosangue. Diceva che lui era lì perché gli unici che dovevano restare in vita, erano solo quelli che discendevano dalla stirpe di Salazar Slytherin e tutti coloro che accettavano il suo culto" si fermò ancora
"Culto?" domandò Blaise cercando di incoraggiarlo
"Si, Avery parlava di Voldemort come se fosse un dio, mentre i Mangiamorte erano i sacerdoti che operavano per volontà divina. Lo considerai pazzo, senza più alcuna rotella nella testa. Infine mi guardò con disprezzo, come se la sola idea di parlare con uno come me, che aveva rifiutato il Marchio, gli facesse ribrezzo. Prese bruscamente il vassoio dalle mani dell’elfo e lo fece scivolare lungo il pavimento, fino a farlo arrivare ai miei piedi"
"Che cosa ti disse? Se ne andò via?" chiese Blaise.
"Si, ma prima di farlo mi disse una cosa che mi ricorderò sempre, ma che allora non capì: “Mangia tutto e poi riposati. Si occuperà il Signore Oscuro della tua educazione”"
Draco tremò e si zittì
"Draco, se non vuoi continuare, non fa niente. Se vuoi, me lo dirai un’altra volta. Non voglio costringerti"
Il biondino scosse la testa
"No, voglio dirti tutto quanto. Blaise, di te mi fido ciecamente. Tu sarai l’unico a sapere tutto quanto quello che mi è successo in quei giorni" si alzò a sedere e si sistemò meglio. Anche Blaise lo lasciò libero di respirare e si sdraiarono l’uno accanto all’altro. Gli prese lentamente la mano e la strinse fra la sua
"Dimmi tutto. Io sono qua che ti ascolto. Non t’interromperò mai"
E così Draco parlò.
In quei miseri 30 giorni in cui Draco Lucius Malfoy aveva perso tutto quanto, il suo orgoglio, la sua dignità, la sua umanità, il suo onore e la stima che provava verso sé stesso. Non gli era rimasto più niente.
Quando fu portato al cospetto di Lord Voldemort, Draco si reggeva a malapena in piedi, ma quella poca forza che aveva bastò per mancargli il dovuto rispetto. Fu torturato a morte per 8 giorni di fila, con incantesimi proibiti. La seconda volta che Voldemort gli propose di marchiarsi il braccio, Draco rifiutò, imperterrito e deciso più che mai nella strada che aveva intrapreso. Allora fu rinchiuso in una stanza, grondante di sangue e senza forze, senza il minimo barlume di speranza che lo aveva aiutato fino a quel momento. In fondo alla stanza Draco intravide un letto a baldacchino, con le tende, le fodere e i cuscini, di velluto rosso sangue. Sembrava una chiazza di sangue su un pavimento bianco, immacolato. In quel momento fece la sua comparsa il Signore Oscuro.
Blaise fu stupito dalla descrizione dettagliata che Draco fece di lui:
"Stranamente aveva le fattezze di un uomo quando mi raggiunse nella stanza. Era diverso da quando lo avevo visto le prime volte. Non era il Voldemort che anche Harry ha combattuto. Aveva le sembianze di un uomo di circa 40 anni. Aveva lunghi capelli neri e occhi altrettanti neri, come la pece. L’ho guardato per un secondo negli occhi e mi è sembrato come se tutto quello che ancora possedevo, mi fosse stato strappato via con un solo colpo. Ero terrorizzato dalla sua pelle cadaverica e indossava la tunica dei Mangiamorte, nera" poi scoppiò a piangere, di nuovo "Lo odio Blaise. Lo odio con tutto me stesso"
Infine aveva raccontato la parte più dolorosa. Gli aveva raccontato di quando, quel maledetto 17 giugno, Voldemort lo aveva brutalmente violentato e seviziato per strappargli un “SI” e per vederlo umiliarsi al suo cospetto. Ma Draco amava così tanto Harry James Potter che non riusciva a pensare ad altro. Pensava a lui quando il Signore Oscuro gli aveva strappato i vestiti.
Aveva pensato a Blaise quando aveva iniziato a toccarlo. Aveva pensato a Silente quando lo aveva picchiato a mani nude, ferendolo come solo le torture erano riuscite a fare su quel bellissimo corpo. Infine aveva pensato di nuovo a Blaise e ad Harry quando lo aveva violentato.
Loro due erano diventato il barlume di speranza. La sua speranza che gl’impediva di morire fra le braccia di quell’odiosissima cosa che non sapeva se si poteva definire “uomo”. Era stato così che Draco era riuscito a sopravvivere. Ed era stato così che Draco non si era fatto piegare.
Ne quella volta, né tutte le altre successive. Quando finì il suo racconto, Draco stava ancora piangendo silenziose lacrime, che gli spezzavano più volte la voce.
Fu così che si addormentò, rassicurato. Fra le braccia di Blaise Zabini, invocando sommessamente il nome del ragazzo che amava.

Era notte fonda quando Blaise lasciò la stanza di Draco. Aveva bisogno di aria fresca per schiarirsi le idee e sicuramente Sean e Natsuki erano preoccupati per Draco. Si fermò in giardino, davanti alla piscina ferma, senza un movimento, era una notte senza vento. All’improvviso, nell’oscurità, una voce lo raggelò sul posto
"Allora?" si voltò e vide Sean "Draco come va?"
"Mi hai spaventato" soffiò Blaise irritato come una serpe velenosa a cui avevano disturbato il rifugio.
"Draco?" ripetè Sean
"Ora sta bene"
"Che diceva di Voldemort?"
"Lui…lo ha picchiato, torturato, violentato" bisbigliò. Sean non mosse un muscolo
"Sean… Draco mi ha dato una descrizione particolarmente dettagliata di Voldemort" il più grande annuì, cauto
"Si, lo immagino"
"Tu sei il figlio di Voldemort?" Sean rimase in silenzio. Poi, un lungo sospiro ruppe l’aria
"Come lo hai scoperto?"
"Pelle cadaverica, occhi e capelli neri, vestito completamente nero. Assomigli moltissimo a quella descrizione" lo fissò "Mi stupisco che Draco non abbia ancora collegato il fatto"
"Silente lo sa. Sa che sono il figlio di Voldemort" iniziò Sean
"Silente non è stupido" ammise Blaise "Ero convinto che lo sapesse. A Draco quando hai intenzione di dirglielo?"
"Solo quando starà meglio. Ti sarei grato se tenessi per te il segreto" rispose il più vecchio.
"Va bene, ma solo se mi prometti di non tradire mai Draco"
"Non accadrà mai" e senza dire altro, Blaise tornò nuovamente da solo, nel buio e nel silenzio della piscina di Sean. Infine, dopo essersi schiarito le idee, tornò da Draco.
Quando rientrò in stanza il biondino stava ancora dormendo profondamente, ma tremava per il freddo. Lentamente, senza svegliarlo, tirò giù le coperte su cui si erano sdraiati e lo coprì. Poi anche lui si mise al suo fianco e, stringendolo dolcemente a sé, si tirò la coperta fino al mento. Sotto le coperte e fra le sue braccia, Draco sembrò calmarsi

Fine Cap. VII

Ecco qua, Draco finalmente si è calmato e dal Cap successivo lui deciderà di tornare finalmente a vivere.
Spero di ricevere dei commenti, anche le critiche vanno bene, aiutano a crescere, purchè siano costruttive!
Ci vediamo al prossimo capitolo: Frittelle in Piscina (un titolo un programma LOL)
Kiss Gaki

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Capitolo 8
*** Frittelle in Piscina ***


Ecco l'ottavo capitolo. Che succede? In sintesi Harry non si dimostra così scemo come pensavo e Blaise si dimostra un pò...boh, non saprei nemmeno io come definirlo. Direi che si comporta più o meno come al solito.

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO VIII
Frittelle in Piscina
La mattina dopo, Draco sembrava diverso, come cambiato. Aver parlato a qualcuno di quanto gli era accaduto, lo aveva aiutato a riprendersi. Forse non del tutto, forse ci sarebbe voluto altro tempo, ma Blaise constatò che aveva una cera migliore dei giorni precedenti. Si avvicinò a Draco che già sveglio, ma deciso a vegetare nel letto e a riposarsi ancora un po’. Blaise si alzò su un braccio, sorridendo
"Dormito bene, Draco?"
"Si, ho dormito benissimo Blaise" lo Slytherin biondo lo fissò, e gli sorrise a sua volta. "Grazie per tutto quello che hai fatto per me" si avvicinò e lo baciò sulle labbra. Questa volta non si ritrasse, questa volta i fantasmi di quei giorni non riuscirono ad impedirgli di ringraziare la persona che più gli stava vicino. Draco sapeva che non poteva ritornar con Blaise. Ma lo baciò ancora, profondamente, e si abbandonò tra le braccia del suo amico.
Blaise amava ancora Draco come la prima volta che glielo aveva detto. Quell’estate, quella loro vicinanza, il fallimento con Potter, la sua cecità, la sua debolezza, tutto insomma di quell’estate gli aveva fatto riscoprire quanto ancora lo amasse. Ma per quanto Draco stesse cercando d’ingannare sé stesso e i suoi sentimenti, lui, Blaise Zabini, la serpe per eccellenza, si fermò appena in tempo. Gli porse nuovamente la maglietta blu che Draco indossava e che gli aveva tolto.
"Blaise, cosa…" interdetto Draco non sapeva che cosa dire
"Tu ami Potter"
"Ma Blaise, tu…"
"E’ inutile che lo neghi Draco" sibilò l’interpellato, senza fissarlo. Il biondo si fece ricadere sul letto, depresso. Sapeva che Blaise aveva ragione e sapeva che non avrebbe mai potuto avere la persona che amava
"Lui non lo avrò mai, Blaise"
"Forse non ti merita Draco" affermò Blaise alzandosi e stiracchiandosi, con lo stomaco che brontolava "Ma è la perdona che ami. Dovresti cercare di essere più sincero con te stesso"
"Ma tu Blaise?" mormorò Draco fissandolo. Poi si portò le mani alla testa "Io… non so più che cosa pensare. Sto diventando troppo simile ai quegli smidollati di Gryffindor"
"Devi fargli capire chi è che comanda Draco" si esaltò Blaise ridacchiando
"Esatto" rise Draco "Ma prima di tutto, andiamo a mangiare. Ho talmente fame che divorerei l’intera dispensa"
"Concordo Draco. Forza andiamo a mangiare"

A tavola c’erano Sean, Molly, Arthur, i gemelli Wesley, il trio giallo-oro, Silente, la McGranitt e Piton.
"Buongiorno" li salutò allegramente la signora Wesley "Avete fame? Vi siete svegliati tardi stamani"
"Abbiamo dormito talmente bene questa notte che ci è rimasto difficile alzarci" replicò sorridendo Draco. La signora rimase interdetta di fronte a quella risposta cordiale, ma poi ricambiò
"Mi fa piacere Draco. Questa mattina ho preparato le frittelle, vi piacciono?"
"Vado matto per le frittelle" esclamò Blaise "Quando ero piccolo mio padre me le cucinava ogni domenica, durante l’estate"
"Tuo padre?" domandò scettico Ron
"Si, mio padre" ripeté glaciale lo Slytherin "Sembra strano ma anche io ho una famiglia" lo prese in giro, ironico
"E tua madre, Zabini?" domandò la Granger incuriosita "Tua madre cucinava?"
"Quell’estate era molto malata" e con quella frase si mise a sedere, facendo capire in modo esplicito che il discorso era chiuso. Silente decise di riportare l’argomento sulle frittelle
"Suo padre usava lo sciroppo d’acero o altro?"
"Con tutto quanto" rispose mentre Draco era talmente affamato che ci metteva montagne di sciroppo "Nutella, marmellata, sciroppi di ogni tipo. Era molto gentile"
"Capisco. Le era molto affezionato" continuò il preside mentre Blaise studiava con stupore le 5 frittelle impilate da Draco, grondanti di sciroppo da ogni parte
"Si, molto" ripose distrattamente "Ma ormai è storia vecchia. Non mangio le frittelle da allora"
"Mpf. Ti è troppo difficile fartele da solo?"
La forchetta di Draco si fermò a cinque millimetri dalla torre di frittelle e fissò Blaise, il quale aveva un glaciale sorriso sulle labbra
"Blaise, io non credo che tu debba dargli troppa attenzione" mormorò Draco posando la forchetta. Blaise lo fissò, con un sopracciglio alzato, senza dire una parola
"Si, insomma, è un Gryffindor, apre bocca giusto per dargli fiato" Blaise ridacchiò freddamente e poi tornò a fissare il rosso
"Wesley, visto che ti preme tanto saperlo, mio padre è morto quando io avevo 6 anni" l’altro impallidì.
Draco, contento che il suo amico l‘avesse presa così bene (l’ultima volta che qualcuno gli aveva chiesto di suo padre, Blaise aveva perso totalmente il controllo) tornò ad attaccare la torre, tutto intenzionato a volersi sentire male subito dopo la colazione
"Draco, forse non dovresti esagerare così" commentò la signora Wesley
"Lo so!" gli occhi gli brillavano "Ma la ringrazio signora Wesley" e gli sorrise ancora una volta. Questa volta Harry, chiuso il discorso che lo teneva occupato con Hermione, ebbe modo di fissarlo. Il cucchiaio gli cadde di mano e nella furia di acchiapparlo al volo fece cadere la sua ciotola di latte addosso e per terra. Harry imprecò sommessamente contro il suo latte e con gesti impacciati si affrettò a ripulire tutto, ma Molly sistemò tutto quanto con un colpo di bacchetta
"Grazie signora Wesley" brontolò Harry
Draco non gli diede molta importanza, ma continuò ad attaccare da ogni fronte le sue frittelle, fino a quando, nemmeno cinque minuti dopo aveva il piatto del tutto vuoto
"Draco…" ridacchiò Blaise osservando il piatto lindo "Sei quasi disgustoso"
"Mi piacciono le frittelle" fu la sola risposta che ricevette riempiendosi il bicchiere di succo d’arancia
"Lo vedo, ma se continui così ti sentirai di nuovo male" e così, tornò il silenzio nella stanza. Sean e Piton, seduti l’uno di fronte all’altro, non avevano nemmeno alzato sguardo dalle loro tazze piene. Il primo leggeva un libro che pareva interessantissimo, l’altro leggeva il giornale, imitato da Arthur. Molly conversava con gli altri due insegnanti e i gemelli erano troppo assonnati per combinare guai e rimanevano in silenzio. Dopo una seconda pila di frittelle, Draco potè ritenersi soddisfatto e si alzò, mentre Blaise lo stava aspettando
"Forza, andiamo!"
"Dove andate?" chiese Ron. Blaise si voltò con uno sguardo maligno negli occhi
"A spararci due…" Draco mise violentemente una mano sulla bocca di Blaise
"…in piscina" e senza dire altro, trascinò via il suo amico che ancora bisbigliava inquietanti maledizioni contro i Gryffindor

In camera Blaise prese un costume a pantaloncino, mentre Draco era sdraiato a pancia sotto sul letto e ridacchiava.
"Chi hai intenzione di sedurre oggi Blaise?" domandò sorridente. Il moro lo fissò, senza capire
"Scusa?"
"Stai veramente bene. Sono davvero curioso di sapere su chi vuoi fare colpo"
"Ho scoperto che Lenticchia prova qualcosa per la Granger" lo sguardo grigio perla di Draco si accese "Ho voglia di rovinare le vacanze a Lenticchia"
"Ah si?" domandò l’altro mezzo interessato "E da chi lo hai saputo?"
"Pettegolezzi di Natsuki" rispose Blaise con una scrollata di spalle, fissandosi allo specchio. Poi guardò Draco sul letto "Ma che fai non ti cambi?" gli domandò stupefatto. Draco fissò i ricami in seta sulle coperte, imbarazzato
"Ecco… alcune ferite non si sono ancora cicatrizzate, forse non devo bagnarmi, sai il cloro…"
"Ma smettila, Sean ha detto che vuoi" lo interruppe brusco Blaise frugando nel suo cassetto. Poi tirò fuori un costume che arrivava poco sopra al ginocchio, nero con delle decorazioni astratte celesti. Coordinate Draco aveva comprato anche le ciabatte dello stesso colore, ma poi non aveva mai avuto occasione di poterle indossare.
"Blaise, forse non è la cosa migliore" mormorò Draco mentre Blaise lo stava spogliando con lentezza e delicatezza. Non voleva spaventarlo facendogli ripensare a Voldemort.
"Mettiti il costume" gli ordinò Blaise
"Non voglio che gli altri vedano le mie ferite"
"Potrebbe farti avvicinare a Potter" insinuò Blaise
"Non voglio la sua pietà"
"C’è qualcosa che vuoi allora?" esclamò Blaise irritato dalla testardaggine del suo ex ragazzo.
"Voglio che Potter m’ami" gli disse Draco un po’ infastidito da quel 3° grado "Ti pare tanto complicato?"
"Innanzitutto non devi avere il muso lungo" iniziò Blaise senza rispondere "Ma devi dimostrargli che tu sei diverso"
"E secondo te mettermi un costume che farà vedere tutte le mie cicatrici e le mie ferite mi fare sembrare diverso?" chiese l’altro disperato
"Perché, continuare a restare chiuso in casa a fare presenza maligna come un demone giapponese invece ti aiuterà?"
Draco socchiuse gli occhi, irritato. Odiava quando Blaise gli rispondeva con un'altra domanda. Lo aveva sempre odiato e avrebbe continuato ad odiarlo per sempre. Prese un respiro e cercò di passarci sopra.
"Posso mettermi la tuta e una maglietta a maniche corte e venire in piscina" propose Draco "Potrei perfino prendere il sole"
"NO" replicò il suo amico "Tu ti metterai il costume, e verrai in piscina con me e ignorerai completamente i commentacci di quei tre deficienti!" esclamò risoluto Blaise "E se provano a dire qualcosa, gli rispondo per le rime e così non avranno più il coraggio di dirti nulla"
Draco abbozzò un sorriso incerto
"Ok, ti credo" si alzò in piedi, prese il costume dalle mani di Blaise e si chiuse in bagno.

Quando i due ragazzi arrivarono in piscina, non c’era nessuno eccezion fatta per Sean che stava nuotando, e Draco ne approfittò per farsi una dormita su una sdraio.
Blaise si avvicinò alla piscina, bagnandosi la punta dei piedi. Ad un certo punto incominciò a levitare per aria e Blaise fissò immediatamente Sean
"Non azzardarti" ringhiò mentre era proprio al centro della piscina "L’acqua è gelida, guai a te" Draco, divertito dalla situazione, si alzò dalla sdraio e andò al fianco di Sean "Draco, digli qualcosa" intimò arrabbiato
"E che cosa?" ridacchiò il biondo "Non potrei dirgli niente per farti mettere giù"
"Non ci stai nemmeno provando!" protestò il ragazzo in aria. Draco si limitò ad alzare le spalle
"Ops" commentò maligno Sean. Schioccò le dita e Blaise cadde in acqua, toccando lievemente il fondo, per poi risalire a galla. Draco era piegato in due su sé stesso, riuscendo a malapena a respirare. Blaise, furioso iniziò ad inveire contro i due, ma quando notò lo sguardo furbo di Draco, si preoccupò. Difatti dopo nemmeno dieci secondi anche Sean era nuovamente in acqua, poco lontano da Blaise. Draco continuò a ridere di vero gusto e in fondo Blaise e Sean non ebbero cuore di fermarlo. Erano mesi che Blaise non lo sentiva ridere in quel modo e in quel momento si sentiva veramente bene. La sua allegria però scomparve così com’era venuta nel vedere i tre Gryffindor arrivare dal fondo della via. Draco smise immediatamente di ridere e si voltò di scatto, con la rapidità di un fulmine. Gli si gelò il sangue nelle vene e sbiancò ancora di più, diventando completamente marmoreo.
"Malfoy!" sibilò Ron andandogli davanti Draco che assunse la tipica posizione da ragazzo strafottente, incrociando le braccia al petto e fissandolo negli occhi "Cerchi guai per caso? Puoi anche sparire"
"Che cosa vuoi oggi Lenticchia?" sbuffò Draco indifferente
"Sapere che cosa ci fai qua"
Draco si guardò intorno e Blaise sorrise
"Mi pare logico. Faccio un bagno" sbuffò amaramente. Potter lo fissò
"E come mai? Non ti sei fatto vivo per tutta quanta l’estate"
"Chissà, forse ho avuto un piccolo problema agli occhi" lo prese in giro Draco. Harry arrossì furiosamente e spostò lo sguardo altrove, ma senza demordere
"Ma ora… cioè, che intenzioni hai?" domandò ancora un po’ meno sospettoso
"Che cosa vuoi che faccia, Sfregiato?" continuò Blaise appoggiandosi con i gomiti al bordo "Che ti prenda in collo e ti scop…" il piede di Draco lo spinse sott’acqua
"Zippati quella boccaccia che ti ritrovi stupido deficiente" lo rimbeccò aspro il biondo. Blaise ritornò in superficie, imitato lentamente da Sean
"Ma dai Draco" lo prese in giro l’altro, alzandosi e sedendosi sul bordo "Secondo me davvero lo Sfregiato desidera avere… come dirlo…" scoppiò a ridere "Un rapporto completo e profondo con te"
"TACI, DANNATO CHE NON SEI ALTRO" furioso Draco lo spinse nuovamente in acqua, rosso in volto e Blaise si beò di quel rossore "Se non tappi quella tua bocca giuro che io ti…"
"…che cosa mi fai, eh serpentello?" lo prese in giro Blaise
"Giuro che ti faccio passare un inferno in terra se non la smetti" sibilò a pochi millimetri dalle sue labbra
"Ohh…davvero?" mormorò in un soffio all’orecchio di Draco "Non vedo l’ora" e senza dire si gettò in acqua, iniziando a nuotare
"Si può sapere che avete voi due?" commentò seccato Harry
Blaise uscì dalla piscina e andò accanto a Draco, con uno sguardo principalmente seccato, come se quella domanda lo avesse disturbato "Io e lui abbiamo molta intimità Potter" gli rispose Blaise mettendo un braccio intorno ai fianchi di Draco e stringendolo a sé. Poi fissò Harry negli occhi, con sguardo di sfida "Non penso che questi siano affari che ti possano riguardare" infine assunse lo sguardo di chi ha avuto un’illuminazione divina "A te non interessa la cinesina?"
Harry sussultò
"C-Che cosa…? M-Ma io…"
Blaise passò poi una mano fra i capelli biondi di Draco e sorrise
"Andiamo a farci un bagno? Siamo venuti qua per questo, no?"
Draco lo fissò, mentre Blaise aveva notato che Harry aveva stretto i pugni. Il biondo prese per mano il suo ex ragazzo e fatto ciò iniziò a correre, saltando a bomba nella piscina.
Quando i due risalirono, qualche cosa dentro Harry, si spezzò. Ron era stato trascinato da Hermione in casa e avevano lasciato momentaneamente Harry da solo. Era rimasto in piedi a fissarli e vide anche il bacio che i due si stavano scambiando. Sembravano particolarmente affiatati e indietreggiò di un paio di passi e incappò nella sdraio, scivolandoci sopra: era veramente allibito e non riusciva a respirare. Sean, intento ad asciugarsi i capelli, lo guardò. Gli fu accanto e iniziò a scuoterlo, un po’ preoccupato
"Harry" chiamò "Harry, che hai?" gli diede un piccolo schiaffo sulla guancia ed Harry si liberò dalla presa dell’uomo. Sean fissò a sua volta i due ragazzi e accennò un sorriso un po’ perfido
"Harry smettila di guardarli" gli diede uno scossone un po’ più forte e il ragazzo tornò alla realtà, alzando il suo sguardo smeraldo sul figlio di Voldemort.
"L-Loro…"
"Si baciano" commentò con naturalezza Sean "Non vedo che cosa ci sia di tanto sconvolgente"
"M-Ma… Malfoy, lui…"
"Pensavi che Draco rimanesse libero aspettando te?"
"I-Io non aspetto lui… a me piace Cho Chang" e, infuriato più di prima, andò via, in casa

FINE CAP. VIII

Eccoci qua. Harry finalmente capisce qualcosa? Non si sa, vedremo più avanti.
Spero di ricevere dei commenti. Mi servonooooo! LOL
Al prossimo capitolo: Cupido Spia
Kiss Gaki

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Capitolo 9
*** Cupido Spia ***


Questo è un capitoletto di transizione e per questo è piccolo piccolo! Solo due paginette di Word. Ma dato che il capitolo X è già pronto ed è molto più lungo, credo che aggiornerò prestissimo.
Giusto per ricordarvelo (^^) grazie infinite per le visite che fate a questa fic (anche solo per sbaglio LOL) e spero che prima o poi qualcuno di voi prenderà il coraggio a due mani e mi dica che questa cosa fa schifo!!! ^_^
Attendo con ansia eventuali commenti o critiche!

Ora ringrazio Antote (e sono sicura che se non commenta questo capitolo disconosco Lake a vita)
Antote = Spero che ti piaccia anche questo capitolo. Prometto a tutti che dopo questo capitolo Draco terminerà (finalmente) di soffrire, ma dovete arrivato al capitolo X prima! Spero che tu possa commentare anche questo e dirmi che ne pensi! Aspetto con ansia!! Kiss Kiss

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO IX
Cupido Spia

Mancava poco meno di un mese all’inizio della scuola, ma per Draco non era di certo la cosa migliore. Ormai portava gli occhiali da un paio di settimane, e Blaise si era abituato a vedere quella delicata montatura trasparente che coprivano gli occhi grigi e bellissimi del suo ex ragazzo. Gli piaceva, da un certo punto di vista, vedere le ciocche di capelli biondo chiarissimo che coprivano gli occhiali. E ormai lo divertiva anche vedere le dita lattee di Draco muoversi in gesti seccati per vedere meglio mentre studiava. E Blaise fingeva di studiare mentre Draco era impegnato in tutti quei temi che lui aveva già fatto mentre era cieco.
E mentre “studiava” si guardava intorno e vedeva Harry che fissava di soppiatto Draco. Vedeva Ron che da sotto il tavolo allungava le mani, e sfiorava le cosce di Hermione e da uno spiraglio che aveva fatto nel muro vedeva anche Piton e Sean sibilare fra di loro, furiosi come non mai. Perché quei due litigassero tanto, nessuno lo aveva ancora capito e da Natsuki non era riuscita a carpire nemmeno mezza parola riguardo quella questione spinosa.
Intanto per ora si divertiva a far passare le sue mattinate a spiare gli altri. Ma l’oggetto preferito della sua osservazione rimaneva sempre quel Gryffindor di un Potter.
Adorava vedere come risicava quando lui, ovviamente per caso, accarezzava i capelli di Draco, una guancia o un braccio. Adorava vedere come si mordicchiava la matita quando li guardava.
Adorava anche vedere gli occhi verdi che s’assottigliavano furibondi e irritati, lanciavano saette verso Blaise.
Ormai quella mattina aveva passato già due ore a fingere di studiare. Iniziava ad annoiarsi.
Un silenzio da cimitero aleggiava nel salotto e perfidamente decise di movimentare la giornata. Con la sedia si accostò a quella di Draco e si preoccupò di fare il giusto rumore per attirare l’attenzione di Potter. Draco spostò lo sguardo dalla sua pergamena e fissò Blaise, con un sorriso sincero
"Ti serve una mano?"
"Si" rispose l’altro deciso "Ho bisogno di capire perché hai capelli così morbidi" e gli passò una mano fra i capelli. Draco era deciso a ignorare tutti quanti i pregiudizi, i commenti e le malignità, e di tornare a quel rapporto che la sua stessa cecità aveva bruscamente interrotto.
Il biondino si abbandonò alla mano di Blaise che gli accarezzò i capelli, lambì la base della nuca e poi sfiorò con morbide carezze la sua schiena, alzando leggermente la maglietta bianca che Draco indossava. Harry ogni tanto gli lanciava sguardi di rabbia pura, era furibondo per quel che stava facendo, ma nemmeno lui sapeva perché. Odiava Malfoy, ma poi si era ricreduto perché gli aveva fatto pena, poi ancora lo odiava per quel suo essere schivo e solitario e poi ancora dopo avrebbe voluto essere al posto di Blaise e di poter capire che cosa provava il moro nell’accarezzare la pelle lattea del Malfoy.
Mentre lo guadava Blaise dentro di sé gioiva di una gioia maligna. Era contento di vedere che infine tutte le attenzioni che rivolgeva a Draco servivano a qualcosa. Non che gli dispiaceva, anzi, ma gli piaceva pensare che alla fin fine il suo migliore amico sarebbe stato felice con colui che amava per davvero.
Ovviamente quel pensiero era stato frutto di molte notti insonni. In fondo non sarebbe stato molto difficile “convincere” Draco a tornare con lui e a fargli credere che tutto sarebbe stato diverso. Ma sarebbe stata solo una mesta bugia e Draco sarebbe tornato triste e infelice. Scosse la testa, molto lentamente. Ad un certo punto Blaise mordicchiò dolcemente un orecchio di Draco.
"Blaise" esclamò Draco tornando a fissare il suo tema, con una penna biro fra i denti
"Dimmi Draco"
"Secondo te se io mischio polvere di drago, con scaglie di serpente essiccate e poi le faccio bollire per 35 secondi, che cosa ottengo?" sospirò "Detesto Piton quando dà questi quiz su pozioni che non abbiamo studiato!"
Blaise parve annoiato da quella domanda
"Mi pare ovvio Draco" si alzò in piedi e si stiracchiò "Otteniamo una soluzione di colore verde, che dopo 15 secondi dovrà tendere all’arancione. E’ detta anche “Pozione del tramonto” e ha il potere di far cambiare il carattere di una persona per circa due ore se ben fatta, ovviamente. Infine se tu ci aggiungi anche un po’ di polvere di quercia, un pizzico di polvere di pelle di rospo e un capello della persona che ami (o dici di amare), allora avrai una perfetta pozione d’amore!" e ridacchiò. Draco lo guardò
"Davvero? Non ne avevo idea!" e tornò a fissare il foglio, iniziando a rispondere alle domande
"Potter, mai fatta una pozione d’amore?" Harry alzò immediatamente la testa dalla sua pergamena
"Scusa?"
"Dai, fare tanto l’innocentino. Hai anche te dei sentimenti, no?" lo prese in giro Blaise "Hai mai pensato di fare una pozione d’amore?"
"No" rispose al suo posto Ron, alzandosi di scatto in piedi. Draco lo fissò divertito
"Sfregiato ha la segretaria!" commentò ironico il biondino. Poi fissò Blaise "Mi faresti da segretaria?"
Blaise, fulmineo, fu al suo fianco, mentre gli accarezzava sensualmente una guancia
"Solo se posso adempiere a TUTTI i lavori di una segretaria, Draco…"
"ORA BASTA" esplose Harry. I due Slytherin lo fissarono, senza capire il motivo di quella rabbia
"Che hai?" domandò innocente Blaise "Non è lecita una domanda del genere?"
"No che non lo è!" sibilò Ron, mentre Hermione ridacchiava silenziosamente
"Ma và?" replicò Draco divertito "E i cosiddetti “diversi” li mettiamo in mezzo alla strada?"
"Tò!" commentò Blaise "La segretaria dello Sfregiato è razzista!"
"IO NON SONO RAZZISTA!" ruggì furioso il rosso "Pretendo solo che voi la smettiate di… di…"
"“Amoreggiare”" gli suggerì divertita Hermione
"Esatto, di amoreggiare davanti a noi!" concluse Ron tutto compiaciuto, poi si voltò verso Hermione, che cercava di nascondere le risate dietro il suo libro di Aritmanzia.
"Hermione… come mai ridi?" gli chiese perplesso Harry
"Rido perché sono divertita" rispose lei fissando Blaise, il quale spostò lo sguardo
"E perché lo sei?" interrogò Ron sospettoso
"Dio Santo quanto sei oppressivo Lenticchia!" sbuffò Blaise ricadendo sulla sua sedia e prendendo un fumetto da dentro la cartella, poi fissò Hermione "Non capisco come tu faccia a stare con uno come lui! Se anche Draco fosse stato anche solo la metà di quanto lui è oppressivo con te, lo avrei lasciato dopo due secondi netti"
"Avete avuto una relazione?" esclamò Harry alzandosi in piedi allibito
"Oh si" rispose ironico Blaise "Quando tu ancora non sapevi nemmeno che esistesse una cosa chiamata “sesso”" si alzò in piedi, mentre Draco ridacchiava come uno scemo. Blaise lo guardò, incuriosito "Draco, tutto ok?"
"Si…" rise ancora "Sesso… divertente Blaise, davvero" si alzò in piedi, barcollando come un ubriaco.
"Emh… si, siamo stati particolarmente precoci… ma…" gli andò accanto "Ti senti veramente bene?"
"Si… mi gira solo un po’ la testa…" e si afflosciò a terra
"DRACO" esclamò a voce alta Blaise. Lo girò di schiena e gli schiaffeggiò la guancia "Sean, vieni!" chiamò ancora "Draco sta male!"

Fine Cap. IX

Rieccoci qua. Ve lo avevo detto che era un capitoletto di transizione! In effetti è un pò piccolo, ma da qua in avanti si comincerà a delineare di più il rapporto fra Blaise e Draco, mentre Harry (forse) riuscira a far scongelare il criceto che si trova (ancora) immobile nella ruota!

Vi aspetto al prossimo capitolo: Ultima Guarigione (un titolo, un perchè LOL)
Ciao!

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Capitolo 10
*** Ultima Guarigione ***


Eccoci qua con il capitolo X. Voglio ringraziare sentitamente tutte le persone che leggono questa storia.

Allora, questo è un capitolo lunghetto, spero abbiate la pazienza di leggerlo fino alla fine. Qua finalmente le peripezie di Draco hanno fine (credo), ma purtroppo ad Harry non gli viene trapiantato un pò di senno e un pò di buon senso...

E poi... Blaise farà qualcosa di cui nemmeno lui è conscio... spero che questa sua azione vi convinca a commentare! LOL Fatemi sapere qualcosa, a me fa sempre piacere!

Antote = Grazie per continuare ancora a commentare. *kiss & smack* Spero di vedere il tuo nome anche per questo capitolo, mi tieni veramente su di morale!

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO X - Ultima Guarigione
L'interpellato smise di litigare con Piton e si affacciò alla porta. Impallidì quando vide la scena che gli si presentava sotto gli occhi e gli fu subito al fianco.
"Che è successo?"
"E' svenuto, ma non so perché" Sean prese il polso di Draco e sentì le pulsazioni. Poi, improvvisamente gli strappò la camicia che aveva addosso e vide delle leggere strisce di sangue, fasciate malamente. Lo girò su un fianco
"Controllagli la schiena, svelto. E dato che ci sei, fagli un incantesimo guaritore, muoviti. Io mi occuperò del petto"
Senza perdere il suo sangue freddo, Blaise appoggiò lievemente la punta della bacchetta magica sulle ferite di Draco e mormorò sommessamente poche parole, mentre Harry, Hermione e Ron gli erano corsi intorno. Blaise non smise di parlottare, ad occhi socchiusi, fino a quando la debole luce che scaturiva dal palmo del ragazzo non fece rimarginare tutte le ferite. Poi, visti i risultati, sorrise e si lasciò cadere ansimante, seduto a terra.
"Sei migliorato" disse solo Sean, senza fissare il suo lavoro. Blaise aveva la fronte sudata e fissava il soffitto con sguardo vuoto e vitreo "Ti senti bene?" domandò ancora fissando il petto nudo e senza ferite di Draco
"Mi manca solo un po' il fiato, ma per il resto va tutto bene... credo" aggiunse mentre cercava di stabilizzare il suo respiro
"Hai fatto un ottimo lavoro" commentò piano Sean mentre Natsuki accorreva in salotto "Riporto Draco in camera" gli disse "Blaise, quando ti sei ripreso vieni in camera sua"
L'interpellato annuì lentamente, senza dire nulla. La donna si sedette accanto allo studente e poggiò una mano sulla fronte madida del ragazzo. Socchiuse gli occhi e dal suo palmo scaturì una flebile luce bianca
"Come ti senti ora Blaise?"
"Stranamente pieno d'energie" esclamò allibito lo Slytherin fissandosi le mani e stringendole a pugno.
"Che cosa hai fatto?" domandò a bassa voce Harry "E che cosa aveva Malfoy pochi secondi fa?"
Blaise si rialzò in piedi, spolverandosi le ginocchia impolverate. Lo guardò in faccia
-Potter sei un idiota. Se tu non fossi così cieco...- si morse un labbro
"Un incantesimo guaritore" rispose piano "Era un incantesimo che mi ha imparato da un libro"
"Da un libro?" replicò la Granger
"Si... quando Draco era cieco ho letto molti libri per aiutare Sean e Piton a trovare una soluzione. E mentre leggevo ho imparato molti incantesimi guaritori" Blaise abbozzò un sorriso e la ragazza distolse lo sguardo "Ora...vado"
Poi, senza aspettare oltre, corse via. Il ragazzo si fece i gradini delle due rampe di scale tre a tre e finalmente (con il fiatone), arrivò di fronte alla porta chiusa del suo ex ragazzo.
Bussò leggermente e aprì la porta. Draco era disteso nel letto, sotto le coperte, con una pezza d'acqua sulla fronte. Aveva la bocca semi aperta e il volto contratto in una smorfia di dolore, come se stesse soffrendo. Al suo fianco, Sean era seduto sulla famosa sedia a dondolo, con l'altrettanta famosa penna che scribacchiava all'altezza del suo orecchio. Il figlio di Voldemort era talmente concentrato sui suoi appunti che non si era minimamente accorto della presenza del giovane Slytherin. La penna d'oca emetteva dei leggeri scricchiolii ogni volta che scriveva qualcosa. Finalmente Sean si accorse della sua presenza e lo fissò
"Natsuki ti ha guarito?"
"Si, mi ha ridato la forza. Potrei prendere a pugni il mondo e avrei ancora un miliardo di energie"
Sean accennò un debolissimo sorriso
"Si, immagino"
"Sean, che cosa è successo a Draco?" domandò a bassa voce Blaise, sfiorando il viso ansimante del suo amico.
"Non lo so. Ero convinto che la barriera magica fatta da me e da Piton fosse sufficiente se ripetuta ogni mese" si alzò dalla sedia a dondolo e si mise accanto a Blaise
"Ma sai di preciso che cosa ha?" insistette testardo Blaise
"Ti ho detto che non lo so" rispose irritato lo Slytherin più grande
"Ho capito non c'è bisogno di essere scontrosi" soffiò seccato il moretto
"Sei tu che continui ad essere irritante" replicò l'altro "Non continuare se vedi che non so risponderti!"
"Senti tu..." la minaccia di Blaise Zabini fu interrotta dall'entrata di Natsuki
"Allora?" mormorò andando al fianco di Sean e stringendogli una spalla "Che cosa è successo?"
"Non ne ho idea" ripetè piano l'interpellato, fissando il corpo ansimante di Draco
"Temi una ripercussione?" continuò la donna
"Forse. Ma può anche darsi che il suo fisico non regga più"
"Che vuoi dire?" ringhiò lo Slytherin più giovane
"Voglio dire che non sono molte le persone che sopravvivono alle torture di Voldemort e ritornano a casa senza un graffio"
"Infatti Draco ha rischiato di rimanere cieco per sempre!" esclamò il giovane, con un tono di voce un po' più alto del normale "Ti sembra poco?"
"Blaise, Sean non intendeva..." la mediazione di Natsuki fu interrotta
"Intendeva dire che Draco forse può morire!" gli disse a voce alta trattenendo le lacrime "Ma ti giuro che io troverò un modo per salvarlo" e scappò via, con le lacrime che gli rigavano le guance.
Il ragazzo fu sordo ai richiami dei due giovani e scese velocemente le scale

Blaise Zabini stava correndo senza una meta precisa lungo la villa di Sean. Aprì il portone della biblioteca e vi entrò, lasciandosi ricadere seduto fra due scaffali in fondo alla sala. Fissandosi intorno e trattenendo lacrime di rabbia, Blaise si domandò come potesse vivere Sean sapendo chi e che cosa era suo padre. Si chiese come riuscisse a sopravvivere in quella villa, completamente da solo, senza nessuno che gli desse la buonanotte la sera o il buongiorno al mattino. Lui aveva Draco e sua sorella maggiore. Ma Sean chi aveva quando frequentava Hogwarts? Chi aveva quando la lasciava per le vacanze estive?
Poi il pensiero della probabile morte di Draco riaffiorò prepotentemente nella sua testa. Si morse un labbro, fino a che non sentì il sangue che gli scendeva lungo la gola e strinse le mani fino a quando le nocche non gli diventarono completamente bianche.
"Zabini!" esclamò una voce femminile. Blaise si volse di scatto verso la voce e incrociò lo sguardo della Granger. Abbozzò un sorriso amaro e tornò a fissare la moquet sotto i suoi piedi, asciugandosi in fretta gli occhi.
"Che vuoi?" gli domandò "Non dovresti stare con Lenticchia?" la ragazza ridacchiò
"Lui è troppo preso dal Quidditch. Sta giocando con Harry" la ragazza vide chiaramente un lampo brillare negli occhi di Blaise
"Sicura che non sia preso da Potter, piuttosto che dal Quidditch?" gli domandò malefico. Un rossore improvviso imporporò le guance di Hermione, la quale distolse lo sguardo dallo Slytherin
"Spero di no" ammise a bassa voce "Come sta Malfoy?"
Improvvisamente Blaise piantò un pugno a terra e serrò gli occhi, scuotendo lentamente la testa. La ragazza si mise al suo fianco, preoccupata
"Come sta Malfoy?" gli ripetè piano. Un labbro di Blaise tremò leggermente
"...forse potrebbe morire" ammise a voce talmente bassa che Hermione faticò a sentirlo. Poi sussultò e si portò una mano alla bocca, spalancando gli occhi
"Scherzi?" gli domandò. Blaise scosse la testa, cercando di trattenere le lacrime.
"No... Sean ha detto che prima può aver avuto una ricaduta, perché il suo fisico non c'è la fa più..." il giovane si morse un dito. Hermione, di slancio, lo abbracciò Blaise rimase impietrito come una statua per un po' di secondi, ma poi (un po' titubante) ricambiò l'abbraccio e pianse nella spalla della Gryffindor.
"Io penso che può farcela" gli mormorò la giovane ragazza. Si allontanò leggermente dal giovane, sentendo il fiato caldo del ragazzo vicinissimo alle sue labbra "Dopotutto lui è uno Slytherin, no?"
Hermione aveva la forte tentazione di baciarlo. Da quando aveva accettato di mettersi con Ron, era solo infelice, si sentiva meno libera di quando era single. Prima poteva fare tutto quello che voleva, quando gli pareva, adesso poco ci mancava che dovesse chiedere il permesso a Ron anche solo per respirare! Blaise, invece, lo aveva sempre attirato, fin dal primo anno, quando stava sempre appiccicato a Malfoy, come se fosse la sua ombra (e adesso aveva scoperto il perché). Era sempre stato molto intelligente, ma i suoi voti non brillavano, per il semplice fatto che non voleva farli brillare. Hermione aveva sempre saputo che Blaise trasudava una sensualità a cui era impossibile resistere e le voci di ragazze/i usati per una notte, Hermione le conosceva a memoria. Ma non le importava nulla. La ragazza sapeva che comunque quelle persone se lo erano goduto alla grande e di certo non si sognava di biasimarle. Da quando aveva visto Blaise Zabini in costume anzi, aveva incominciato ad invidiarle a morte. Fu Blaise a fare quello che lei non aveva il coraggio di fare. La spinse con la schiena contro uno scaffale e gli catturò le labbra in un lungo e interminabile bacio, pieno di passione, mentre i polsi della ragazza erano imprigionati con delicatezza fra le mani del giovane. Il bacio che legava le lingue dei due giovani continuò a lungo, fino a quando i ragazzi non sentirono il bisogno di lasciarsi per respirare. Blaise aveva ancora le guance increspate dalle lacrime, ma si era lasciato coinvolgere perché provava qualcosa per la ragazza, mentre Hermione aveva il fiato corto e il petto le si alzava e gli si abbassava continuamente. Lo Slytherin squadrò Hermione: indossava dei sandali alla schiava, un paio di pantaloncini aderenti neri e una maglietta altrettanto aderente, molto scollata e che lasciava poco spazio all'immaginazione. Poi si ricordò di Draco e si chiese come potesse essere stato così stupido da farsi prendere da una ragazza proprio in quel momento. Si alzò in piedi, senza dire nulla. Stava uscendo dalla biblioteca quando Hermione lo fermò, prendendolo per mano.
"Poi mi dirai di Malfoy, vero?" gli domandò piano
"Se pensi di poter utilizzare Draco solo per... sedurmi... ti avviso che non te lo permetterò" gli ringhiò, furibondo.
"Ma... io non voglio sfruttare proprio nessuno" protestò l'altra "Io ho solo..."
"Sei fidanzata!" le ricordò "Dovrei credere alla parola di una che va in giro a baciare la gente?"
"Ho solo cercato di consolarti!" esplose lei, furibonda
"E da quando baciare vuol dire consolare la gente? Sei fuori per caso?"
"I-Io non ti ho baciato..."
"E il rossetto che mi ritrovo sulla bocca c'è l'ho messo io?"
"Tu ci sei stato!"
"Mi hai baciato a tradimento!"
"Voi uomini fate veramente schifo" esclamò Hermione andandosene via.
Blaise era ancora furibondo con sé stesso. In fondo, era lui che era -casualmente- scivolato sopra la ragazza, baciandola. Poi, ricordandosi che si trovava ancora nella gigantesca biblioteca di Sean, iniziò a cercare qualunque libro che potesse essergli di aiuto.

Solo a tarda sera, uscì da quel labirinto e decise di andare a controllare le condizioni di Draco. Aveva trovato un libro sulle maledizioni mortali e non che erano usate frequentemente dai Mangiamorte. Era un libretto pubblicato durante il periodo dell'ascesa di Voldemort, quando libri di quel tipo venivano messi al rogo. All'epoca Sean era solo un ragazzo, che aveva pressappoco la sua età. Mentre saliva le scale, Natsuki gli venne incontro.
"Stai bene?" gli chiese dolcemente. Lui, un po' titubante, annuì
"Si..." il suo stomaco brontolò prima che lui potesse dire altro. Natsuki sorrise e gli poggiò una mano sulla spalla
"Andiamo. Molly sta servendo la cena proprio ora" Blaise fissò la porta della cucina, perso nei suoi pensieri
"Preferirei mangiare con Draco" disse "Posso, vero?" gli chiese poi vedendo lo sguardo titubante della donna
"C-Certo... non vedo perché non dovresti..."
"Natsuki, Draco è così grave?" gli chiese all'improvviso stringendo a sé il libro che aveva preso alla biblioteca di Sean.
La donna gli circondò le spalle con un braccio
"Quel tanto che basta per suscitare l'interesse di Sean" i due sorrisero
"Allora mi devo ritenere fortunato..." commentò ironico entrando nella cucina

A sera Blaise si buttò sul letto accanto ad un Draco febbricitante e aprì il libro delle maledizioni.
All'improvviso Blaise si mise a fissare il soffitto. Mancavano ancora dieci giorni prima dell'inizio della scuola, prima dell'inizio di un nuovo inferno che avrebbe portato a Draco nuove sofferenze. Quasi senza vederlo Blaise fissò la costola del libro al suo fianco. Aveva scoperto alcune cose e non vedeva l'ora di riferirle a Sean, ma appena socchiuse gli occhi per pensare, si addormentò profondamente.

Quando, in tarda mattinata, Harry fu mandato a chiamare Sean nella stanza di Draco, rimase stupito nel vedere il biondo che la sera prima versava in pericolo di vita (ma che ora sembrava sano come un pesce) aggrappato a Blaise come se stesse annegando. Aveva una mano stretta a pugno sulla maglietta del moretto e l'altra mano era stretta in quella di Blaise. Insomma, si sarebbe aspettato di tutto, meno che quella scena.
Si pietrificò là, fino a quando la voce di Sean non lo riscosse. Il più grande sospirò, ma poi sorrise, vedendo che quello che la sera prima Blaise aveva scoperto era stato molto utile.
"Ragazzi" esclamò l'uomo a voce alta. Blaise si limitò a serrare gli occhi, mentre Draco non fece niente, ancora del tutto addormentato "Ragazzi, la colazione è pronta!"
Come se fosse una parola magica, Draco si alzò di scatto a sedere, con i capelli scompigliati e gli occhi ancora pieni di sonno. L'idea di Blaise invece era quella di continuare a dormire girandosi su un fianco, ma purtroppo si trovava già sul ciglio del letto e cadde a terra.
Draco lo fissò, con lo sguardo annebbiato, ma poi scoppiò improvvisamente a ridere, togliendosi i lunghi capelli biondi da davanti gli occhi. Si distese sul letto dando la schiena a Sean e ad Harry, affacciandosi oltre il ciglio e fissando Blaise che si massaggiava distrattamente un ginocchio.
"Maledetto..." ringhiò Blaise "Che diamine ridi?" si alzò in piedi e gli rifilò uno schiaffo. Draco rimase pietrificato
"Ma che hai?" mormorò piano
"IERI MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO, RAZZA D'IMBECILLE" gli urlò afferrandolo per il pigiama "Ti sembrano cose da fare? Ho rischiato seriamente di rimanerci secco"
"Mi dispiace, ma io non volevo farti preoccupare oltre" urlò a sua volta Draco, sempre con la mano sulla guancia rossa.
"Certo, idiota" continuò Blaise "Non avvisarci che ogni tanto ti spuntano ferite dal nulla è normale"
"Le curavo da sole le ferite che Voldemort mi procurava" protestò Draco
"Talmente bene che sei quasi morto" sibilò fuori di sé Blaise "Ma guarda, la tua laurea in medicina non ha sortito effetti, che strano"
"Non prendermi in giro" ringhiò il biondo
"Io vorrei solo capire come mai aspiri tanto ad un mondo ultraterreno" esclamò a voce alta Blaise "Accidenti. Mi sono preoccupato talmente tanto che adesso passo io dalla parte del torto!"
Blaise si alzò in piedi, seccato e notò i due sulla porta
"Beh? Avete ancora molto da guardare? Non siamo mica al cinema, sapete?" e senza dire altro, si fece spazio fra i due e se ne andò via. Sean sospirò e mandò via Harry. Rimasti da soli, Sean si sedette sul letto accanto a Draco
"Era solo preoccupato" esordì il più grande
"Blaise... non mi ha mai picchiato" rispose Draco serrando gli occhi "Nemmeno quando stavamo insieme ha mai osato alzare le mani su di me"
"Beh, ti ha dato solo uno schiaffo... non ti ha mica picchiato nel vero senso della parola"
"E' il concetto che conta" soffiò furioso lo Slytherin "Lui non mi ha mai dato nemmeno uno schiaffo"
"Non sai quante ne ha passate ieri. Era davvero preoccupato per la tua salute"
il ragazzino non rispose "A proposito, perché non ci hai detto nulla? Voldemort ha rotto la protezione che ti avevamo creato"
"Mi dispiace, ma è come ho detto a Blaise. Non volevo causarvi altri fastidi. Avete fatto anche troppo per me. Anche Blaise... lo so che per tutto il tempo in cui ero cieco, non ha fatto altro che badare a me. Lo sentivo, di notte, quando mi credeva addormentato, che piangeva silenziosamente per non farmi preoccupare" Draco lo fissò negli occhi "Mi sono ripromesso di non farlo preoccupare più in quel modo"
"C'è situazione e situazione, lo sai. Ormai dovresti saper riconoscere e distinguere i vari contesti, no?"
"Rimane il fatto che ho fatto una promessa e non voglio infrangerla"
"Non fare il testardo. In fondo Blaise era solo terrorizzato dall'idea di perderti" gli prese il mento fra le mani e lo costrinse a fissarlo negli occhi "Lo sai che se adesso tu sei qua a parlare è merito suo? Ha passato l'intero pomeriggio in biblioteca a cercare dei libri contro le maledizioni"
"...davvero?"
"E' ovvio. Blaise è un tipo strano. Vuole far lasciare Ron ed Hermione, eppure non può fare a meno di preoccuparsi per te"
"Blaise prova qualcosa per la Granger. Non sopporta di vederla insieme a un tipo squallido come Lenticchia"
"Io scommetto che anche tu avresti piantato uno schiaffo a Blaise se si fosse trovato lui al posto tuo" insinuò Sean mellifluo
"Ma cosa..."
Sean lo interruppe
"Anche tu ami Potter eppure non puoi fare a meno di preoccuparti per lui, no?" lo Slytherin arrossì improvvisamente e si alzò in piedi, irritato
"Non sono affari tuoi" sibilò "Non importa come avrei reagito io, importa come ha reagito lui" e senza dire altro lasciò la stanza.

Alla fine del corridoio, Blaise era seduto sui scalini della grande scalinata che lo avrebbe portato nell'atrio. Il pavimento di marmo era talmente lucido che la sua immagine ne era riflessa.
E l'unica cosa che riusciva a vederci era la figura di un ragazzo abbietto che aveva dato uno schiaffo a Draco. Una cosa che mai poteva credere possibile. Certo, i litigi, gl'insulti verbali e le stupidaggini abbondavano, ma mai, nessuno dei due aveva mai alzato le mani uno sull'altro.
Dio, ma come poteva spiegare ad un tipo come Draco quello che aveva provato quando lo aveva visto crollare svenuto nel salotto di Sean?
Come poteva esprimere il blocco alla gola che lo aveva attanagliato, quando Sean gli aveva ordinato di guarirlo?
Non poteva cerco confessargli che aveva sentito le sue mani tremare mentre prendeva la bacchetta e mentre frugava nei cassetti della sua memoria per trovare la formula giusta.
Non voleva mostrarsi così debole davanti a lui, non lo avrebbe fatto per niente al mondo. Davanti al suo Draco aveva ancora una certa immagine da mantenere.
Il terrore che aveva provato non poteva essere espresso. Non era poi nemmeno lontanamente paragonabile a tutto quello che aveva provato Draco durante la breve, ma terribile prigionia di Voldemort. Quindi che senso aveva andare a lamentarsi e a scusarsi con Draco?
Tanto un tipo come lui non avrebbe mai nemmeno tentato di capire le motivazioni del suo gesto. Lo avrebbe presto per uno stupido che aveva tradito le sue speranza di avere una vita normale senza violenza.
Come poteva dirgli che si sentiva un completo fallimento perché non aveva mantenuto la promessa che gli fece al primo anno? Blaise ridacchiò istericamente, sentendosi sul punto di scoppiare a piangere come un cretino. Di sicuro Draco non si ricordava nemmeno quello che aveva mangiato il giorno prima a cena, certamente non si sarebbe ricordato quello che lui gli aveva detto al primo anno.
Blaise sospirò e fissò il soffitto riccamente intarsiato e dipinto. A suo avviso, gli sembrava di guardare la volta della Cappella Sistina. I dipinti erano simili e non lo avrebbe meravigliato sapere che Sean avesse fatto chiamare qualche pittore importante italiano e lo avesse costretto ad imitare quella volta.
Dopotutto da Sean, c'era veramente da aspettarsi di tutto.
Si chiedeva sempre, quando lo guardava chiacchierare con Lupin (che spariva e appariva di continuo senza una tappa fissa) come potesse sopportare anche la loro semplice vista. Quella dei Gryffindor, ovviamente.
La sola idea di avere una conversazione civile con Lenticchia lo disgustava profondamente. Idem per Sfregiato e per...
Il giovane scosse la testa.
Che cosa provava per la Granger? E chi lo sapeva ancora? L'unica cosa che sapeva era che quello che pensava di provare non era nemmeno lontanamente paragonabile rispetto a quello che provava, forse ancora, per Draco.
Quando vedeva Draco a volte sentiva ancora un leggero tuffo al cuore, come se fosse solo lui a movimentargli la giornata.
Come se solo con lui potesse cercare di continuare a vivere quella vita grama e deprimente.
Solo con lui poteva cercare di andare contro al suo destino, quello stesso destino che gli stava rubando Draco e che lo voleva svendere ad un Potter che nemmeno lo meritava appieno. Che aveva quel Gryffindor schifoso che lui non aveva? Era bello, intelligente, muscoloso e sportivo.
Aveva buon gusto ed era particolarmente raffinato, con quella sensualità che riusciva ad esprimere al punto giusto, senza mai essere troppo volgare o troppo arido nell'esprimere i suoi sentimenti.
Invece quando vedeva la Granger con quel Lenticchia, l'unica cosa che sentiva era il suo istinto di Slytherin che lo istigava a rompergli le scatole, a fare di tutto pur di non vederli insieme che -amoreggiavano-
Accidenti, Lenticchia era talmente incapace perfino a dare un bacio che si chiedeva come quella ragazza riuscisse a resistere oltre due minuti davanti a quei tentativi patetici.
Blaise iniziava ad irritarsi: amare una donna voleva dire soddisfarla appieno, voleva dire lasciarla con quell'ebbrezza e quel piacere che un rapporto poteva dare. Voleva dire farla sentire apprezzata come donna, non come se fosse un semplice oggetto sessuale da utilizzare una notte e via.
Cioè, questo non era propriamente vero: in realtà era vero che non le considerava molto dopo una notte, ma era anche vero che molte ragazze sibilavano (già, perché alcune sibilano, non sanno parlare normalmente) di amore eterno e di matrimoni con figli, possibilmente gemelli se rientravano.
Ogni volta che sentiva quei discorsi, a Blaise gli cadevano letteralmente le braccia: il suo pensiero fisso era: -Mi conosci da circa 80 - 90 minuti contando il tempo che hai impiegato per farti corteggiare, spogliare e, successivamente, rivestirti. E già mi vieni a parlare di fidanzamenti a lungo termine? Che sono, un lavoro?-
Con Draco invece era diverso. La loro relazione era venuta fuori da sola, senza forzature. Un giorno si erano dichiarati, così, con naturalezza, così come sperava di fare con un'altra persona, che questa fosse uomo o donna
Blaise Zaini si appoggiò con i gomiti allo scalino precedente e fissò ancora una volta il soffitto
-Ma perché le cose peggiori devono capitare sempre a me?- pensò

Fine Cap. X

Ecco qua la fine di questo lunghissimo capitolo.
I prossimi due, parlano del passato di Draco e di Blaise, di come si sono conosciuti e di come si sono poi messi insieme e lasciati.
Il prossimo capitolo s'intitola: La Promessa (Parte 1)
Kiss Gaki

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Capitolo 11
*** La Promessa (Parte 1) ***


Questo capitolo è tutto in prima persona, dal punto di vista di Draco. Il tempo dei verbi si cambia, ed è tutto al presente. Si ambienta qualche anno prima di tutti gli eventi che ho narrato fino ad adesso.

Il capitolo XI e il capitolo XII un tempo dovevano essere un capitolo unico, ma era veramente troppo lungo e pieno di colpi di scena (LOL)

In questa storia Lucius Malfoy fa la parte del cattivissimo, più cattivo di tutti i Mangiamore e di Voldemort messi insieme.

Spero che vi piaccia ugualmente e che v'induca a commentare XD.
Alla prossimaaaa!!!

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO XI
La Promessa (Parte 1)

Draco era rimasta impietrito nel vedere Blaise seduto sulle scale. I capelli gli coprivano parte del volto e in quel momento si fermò ad osservarlo meglio di quanto avesse fatto in quegli ultimi giorni. Ancora una volta non riusciva a vedere lo sguardo di Blaise. Ancora una volta lo sentiva distante. Ancora una volta, gli parve che il suo migliore amico, fosse irraggiungibile.
Lo guardava quasi ammaliato, come se lo guardasse per la prima volta. Gli occhi grigio si socchiusero lentamente, mentre ripensava ad un passato, che poi non era nemmeno così lontano.

*Inizio Flash - Back Draco*
(P.O.V. Draco)

Estate che corre fra la 5° elementare e il 1° anno di Hogwarts / Villa Malfoy / Salone centrale
Mio padre mi rifila uno schiaffo. Il quarto nel giro di un'ora, se non di meno. Mi sgrida come non faceva da quando avevo due anni quando, per sbaglio, avevo bruciato una gonna di mia madre con la magia e aveva dovuto farsi in quattro per evitare una presenza davanti alla Commissione.
E gridava anche allora. Una prerogativa di Lucius Malfoy era urlare quando si trovava fra le mura domestiche e di fare la parte della bontà incarnata in terra quando si trovava fuori da questa villa
"Sei malato" mi urla. Non lo guardo negli occhi, mi fisso i piedi. Indosso ancora i mocassini della divisa della scuola, la stessa scuola da cui mio padre mi ha praticamente strappato.
"Sei disgustoso" quando è entrato nella mia vecchia aula sembrava isterico e ho il collo rosso per via del segno della cravatta. La stessa cravatta con cui mi ha afferrato e trascinato in macchina rischiando quasi di strangolarmi. Chissà, forse era proprio quello che voleva fare.
Mia madre piange. Come al solito d'altronde. Quando mio padre alza la voce, non fa altro che piangere, come una stupida donnicciola senza spina dorsale...
A volte vorrei dirgli quello che penso, in fondo è colpa sua che mi ha partorito, no? Se sono un deviato bastardo (cosa che mi sta urlando in questo momento mio padre) è anche colpa sua che mi ha sempre lasciato con ragazzi come baby - sitter.
Tutti, dico tutti, hanno una badante donna. Solitamente anziana e rompi scatole, no? Di quelle che ti fanno andare a letto alle nove quando i tuoi non ci stanno, di quelle che ti obbligano a mangiare disgustose merendine senza zuccheri e grassi invece di un panino al cioccolato e anche di quelle che ti costringono ad ascoltare i loro noiosi racconti di gioventù bruciata.
No, io ho sempre avuto attraenti ragazzi che non sapevano che cosa fare durante l'estate!
E' ovvio che divento una schifezza della natura (altra perla di saggezza di mio padre), mi sembra una cosa scontata, prettamente scontata.
Il ragazzo che era con me in classe però non era un -badante- se vogliamo definirlo così. Bensì, attenzione, un cameriere di casa mia!
Eh già... è stato uno smacco orribile per mio padre. Vedere suo figlio di undici anni che amoreggia con un ragazzino di 16 anni per di più babbano.
Mio padre mi butta a terra e inizia a picchiarmi. Selvaggiamente.
Come sempre. E' tipico da lui, no?
-E' solo un momento- mi ripeto serrando gli occhi -E' solo un momento e poi tutto passerà-
Come sempre.

Due giorni dopo il ragazzo è stato spedito da qualche altra parte e io sono invece stato trasferito in un'altra scuola, più vicina a casa e con delle regole più ferree. Mi domando che senso abbia cambiare scuola a sei mesi dalla fine della scuola.
-Ma tanto, discutere con mio padre è prettamente inutile. Lui è il capo. Lui decide- penso a questo mentre scendo dalla macchina e m'incammino verso l'entrata della scuola. Ci sono bambine e bambini che passeggiano allegri lungo il viale principale e che discutono dei compiti non fatti o sbagliati.
La classe che mi è stata assegnata è la 5 A, si trova in fondo al corridoio ad est dell'ingresso.
Davanti a me ho l'intera classe che mi guarda. Ad occhio e croce vedo che in tutto sono 10, al massimo 11 bambini. I banchi sono doppi: cioè, i bambini si trovano in coppia. Un unico banco lungo che possa contenere due mocciosi di quinta elementare. Solo un ragazzo ha il banco singolo. E' un ragazzino che spicca tra il mucchio. Ha corti capelli neri e la pelle piuttosto scura, al contrario della mia, perennemente lattea e chiara.
Del viso non posso vedere altro, perché ha la testa girata e fissa fuori dalla finestra. Indossa la camicia bianca e la cravatta un po' larga, senza la giacca, ordinatamente posata sull'appendiabiti. Il suo banco invece è molto disordinato: due quaderni e un libro sono accavallati uno sopra l'altro davanti a lui, mentre delle penne sono sparse intorno a questi. Sotto al banco invece c'è l'astuccio e il diario.
Solo per fortuna riuscii a capire che cosa mi stava dicendo la maestra, cioè che devo andare a sedermi al banco libero. Quasi un po' mi dispiace dovermi frapporre fra il suo sguardo (ha gli occhi neri, adesso li vedo) e la finestra. A lui però la cosa non sembra pesare tanto anche perché gira la testa verso il banco e inizia a scrivere ciò che la maestra ci detta.
A ricreazione la situazione non migliora molto. Gli altri bambini mi evitano, ma la cosa non mi dà particolarmente fastidio.
Se devo reprimermi per far contenti mia madre e mio padre allora non voglio più fare amicizia con nessuno.
Sarò solo. Io e me stesso. Riceverò amore, affetto, aiuto e amicizia solo da me stesso.

Sono passate tre settimane. E' quasi un mese che sono il compagno di banco di Zabini e la cosa un po' mi diverte. Non ci siamo mai rivolti la parola, né sguardo e nemmeno una matita o una penna, però è divertente guardarlo. Mi sembra un po' impacciato nel suo disordine dove, comunque sia, lui riesce a trovare tutto quello che gli serve. Se la maestra ci chiede di prendere il libro di lettura, lui lo tira fuori da sotto una pila di quaderni. Se vuole che scriviamo un tema, da dentro un quaderno (tenuto chissà dove), tira fuori due fogli protocollo. Io invece se non ho tutto sotto controllo, finisco veramente nel panico.
L'unica cosa che un po' mi dispiace è non essere ancora riuscito a sapere il suo nome, dato che io conosco solo il cognome. Nessuno mi rivolge parola e non ho voglia di chiederlo a nessuno.
Zabini B.
-Bill? Bell? Batch?- penso mentre la maestra spiega -Ma che cavolo di nome potrebbe avere un tipo come Zabini?-
Ad un tratto la voce della maestra mi fa sobbalzare sulla sedia. Accanto a lei, una bidella mi fissa, quasi preoccupata.
"Signorino Malfoy" mi chiama. Detesto essere chiamato così "C'è una chiamata familiare per lei"
Miss Anniegael, così si fa chiamare la maestra di inglese, mi guarda, un po' infastidita dalla mia stupidità provvisoria. Quando sono riportato sulla terra sono sempre... particolarmente rincoglionito.
Mi alzo in piedi e, nello scatto, faccio cadere a terra un quaderno e una penna. Mi maledico per la mia goffaggine mentre mi sento addosso lo sguardo inquisitore di Zabini che sicuramente starà pensando a quanto sono idiota. Socchiudo gli occhi e mi costringo a calmarmi, altrimenti chissà quali altri stupidaggini potrei causare.
Esco un po' di fretta dall'aula, un po' per togliermi la curiosità di sapere chi è al telefono, un po' per non sentirmi più addosso gli occhi di Zabini.
Percorro però con calma il corridoio e mezzo che mi separa dalla mia aula alla segreteria principale che si trova vicino all'ingresso. La segretaria mi porge un telefono sorridendomi. Ricambio il sorriso con uno di quei falsissimi sorrisi di circostanza che mi ha insegnato mia madre quando ero piccolo.
--Pronto?--mormoro piano
--Draco-- la voce imperiosa di mio padre mi risulta irritante perfino via telefono, il che potrebbe essere particolarmente strano-Stasera a cena ci sarà il Ministro della Magia e anche un mio collega di lavoro che si porta la famiglia-
-Lavoro?- cerco di soffocare una risata amara -Se possiamo considerare il killer come lavoro allora si, sei pieno di colleghi-
--...non fare tardi. Altrimenti ne va della tua salute-intreccio un dito intorno al filo del telefono, ascoltando solo parte del discorso.
--Ho capito. Ora torno in classe, ho un compito di inglese-lui non risponde, ma chiude direttamente il telefono in faccia, senza dirmi altro. Riconsegno il telefono alla segretaria e torno in aula.
Mi siedo al banco, ma continuo a sentire il suo sguardo che brucia su di me, come se mi stesse analizzando. Socchiudo gli occhi, tornando nel mio mondo particolare. Il suo sguardo è lo stesso che aveva il giardiniere quando mi toccava e mi spogliava. Ardente e pieno di passione, come se non riuscisse a fare a meno di mangiarmi con gli occhi, come se solo con quel semplice gesto, potesse possedermi e farmi suo.
Zabini mi affascina, non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista caratteriale. Come me, anche lui passa tutta la ricreazione da solo, senza parlare con nessuno e non fa altro che leggere e non mangiare il pranzo o la merenda. Sono tre settimane che lo guardo e da allora ha cambiato ben 5 libri. Le cose allora sono due: o Zabini è perennemente indeciso su cosa leggere, oppure è un vero alieno
Dato che io sono più propenso per la seconda, è stato assoldato che Zabini si sta trasformando in un alieno.
Finito il rientro pomeridiano torno subito a casa, evitando la mia sosta quasi obbligatoria al negozio di videogiochi, dove il giovane commesso non fa altro che fissarmi. Non penso che siano tutti pedofili (anche perché ho ancora 11 anni), ma tutti si fanno confondere dal mio aspetto un po' adulto. Sono più alto dei miei coetanei, (anche più alto di Zabini) di quei 5 - 6 cm che bastano per trarre in inganno la gente. Ho i capelli biondi, di un biondo quasi bianco e gli occhi hanno un taglio più maturo che rende il mio volto simile a quello di un comune adolescente.
Tornato a casa, trovo un completo in camera mia e mentre mi sistemo, mia madre mi fissa con gli occhi prossimi al pianto, e mi fa promettere che non mi comporterò come un animale assatanato ma come un normale ragazzino di 11 anni.
Rispondergli per le rime, tipo: -Mi comporto solo come papà, solo che lui si scopa le ragazzine di 14 anni- mi procurerebbe solo altri problemi, perciò annuisco e la faccio contenta.
Aspetto gli ospiti seduto a leggere sul divano. Quando suonano alla porta una cameriera va ad aprire e sulla soglia trovo il Ministro della Magia e il -collega- di mio padre. Rimango impietrito. Dietro i tre adulti, vi scorgo Zabini.


Fine Cap. XI

Allora, che ne dite? Vi è piaciuto? Provate un pò di compassione per Dracuccio e per Blaisuccio? Spero di si!
Coraggioooo, voglio vedere tanti commentiiiiiiiiii!
Kiss Gaki

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