Sic erat in fatis

di slytherin ele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scoperta. ***
Capitolo 2: *** La paura e la rabbia ***
Capitolo 3: *** La nascita. ***



Capitolo 1
*** La scoperta. ***


Questa storia partecipa al “Slash contest” di Allyii.

DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

La scoperta

Neville ancora non si capacitava di come potesse essere accaduto proprio a lui. Il suo desiderio più nascosto, però, si era ormai avverato dalla bellezza di tre anni e mezzo, ne era la prova lampante che il suo sogno nel cassetto fosse lì, steso vicino a lui in quello che era diventato il loro letto, nella casa che avevano comprato da due anni. Blaise Zabini stava dormendo accanto a lui, un’espressione felice sul volto, che solo pochi eletti avevano avuto l’onore di vedere, uno dei quali era proprio lui: Neville Paciock.

Quando era sveglio il suo amato, non lasciava che le emozioni lo tradissero, era sempre il solito imperturbabile, un po’ strafottente e ,certamente, troppo sicuro si sé Serpeverde degli anni scolastici. Nonostante fossero ormai passati quasi dieci anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, Blaise come numerosi dei suoi ex compagni, non era cambiato per nulla dal punto di vista caratteriale, tendeva a credersi migliore degli altri e lo ostentava la maggior parte del tempo ma Neville aveva anche scoperto un altro frammento della sua anima, che portava i nomi dei vari padri che si era visto scorrere davanti, cui si era affezionato e per cui ancora soffriva. Aveva cercato di aiutarlo in quegli anni ed era riuscito ad ottenere che Blaise si fidasse di lui e gli confidasse i suoi timori e i suoi rimorsi.

Si girò, appoggiando la testa sulla mano destra e passò lo sguardo su ogni lineamento del volto del moro, non smetteva di pensare che fosse bellissimo; aveva incominciato a nutrire dei sentimenti per lui durante il Sesto Anno, ma era riuscito a nasconderli al meglio persino a Harry e ai suoi amici, non aveva mai sperato di essere ricambiato, né tantomeno che l’altro potesse notarlo tra la marea di ammiratrici e ammiratori che lo circondavano perennemente.

Fino a che non era arrivato quel giorno, impresso nella mente di Neville come “il Miracolo del Whiskey Incendiario”.

 
Inizio Flash-back

 

3 anni e 8 mesi prima

Non sapeva bene come fosse riuscito a farsi scappare un segreto del genere ma Harry era riuscito a scoprire la sua omosessualità, così quel 5 settembre si era presentato davanti a casa sua, dicendo, soltanto:

“Con Luke è finita! Sono triste e depresso, tu sei mio amico e ora mi accompagni a rimorchiare! Su, troviamo qualcosa di decente da metterti!”

Neville avrebbe voluto fare una marea di domande, ma la prima frase dell’amico, lo aveva fatto desistere, sarebbe stato crudele da parte sua non accompagnarlo e stupido chiedere il perché non avesse domandato a Ron, un’Hermione incinta da due mesi era la risposta più lampante mai vista.

Lasciò entrare Harry in casa sua e dopo quasi due ore, il Salvatore aveva deciso di arrendersi e aveva optato per fargli indossare l’abbigliamento meno casto del suo guardaroba: un paio di jeans chiari con alcuni strappi all’altezza delle cosce e una camicia con righine verticali blu e bianche. Lo aveva messo di forza davanti allo specchio e si era detto soddisfatto del suo lavoro. Dal canto suo, Harry indossava dei pantaloni lucidi neri e una camicia di seta bianca con dei ricami neri, che ricordavano dei serpenti per la forma, aperta sul davanti. Insomma, l’ex Ragazzo d’Oro aveva in programma di uscire per far conquiste in ogni caso.

 

Arrivarono alla discoteca gay più rinomata della Londra Magica, “Il Fuoco del Drago”, in meno di dieci minuti; una fila sbalorditiva si parò davanti ai due amici, Neville per un attimo si chiese se sarebbero riusciti ad entrare, poi vide Harry avvicinarsi al buttafuori e dirgli qualcosa. Il secondo dopo, Neville si trovò catapultato nella confusione di quel locale, ne aveva sentito parlare , ma non c’era mai entrato, quindi rimase molto stupito dagli addobbi rossi e neri, che formavano dei draghi, quattro al centro del soffitto attirarono la sua attenzioni, poiché erano diversi: uno giallo, uno blu , uno verde e uno viola, che sputavano delle luci a forma di fiamme di colori diversi. La pista era ghermita di gente, che si strusciava e ballava. Neville si sentì un po’ a disagio in quel luogo. Si guardò intorno, sperando di ritrovare Harry, ma quando lo vide al bancone, intento a flirtare con un ragazzo dai capelli castani davvero carino, si rese conto che era rimasto solo in un posto, dove non voleva essere. Pensò di andarsene, tanto Harry era occupato e nessuno di quei bei uomini sarebbe mai stato interessato a lui. Si fermò, quando si accorse che due ragazzi lo guardavano, non erano la “crème de la crème”, ma sembravano simpatici e a Neville pareva quasi impossibile che fossero attratti da lui. Stava per avvicinarli e cominciare così anche la sua serata , quando qualcuno lo spintonò.

“Ehi, attento, tu!” disse il ragazzo; una voce inconfondibile, ancora più chiara se unita al tono e ai capelli biondo platino. Draco Malfoy era davanti a lui e lo guardava sconcertato, Neville non volle darci troppo peso e decise di proseguire per la sua strada, sennonché dietro il biondo vide il suo sogno proibito: Blaise Zabini, che aveva l’aria di essere sbronzo.

“Paciock! Che ci fai qui?” chiese Malfoy.

“Quello che ci fai tu, suppongo!” rispose acido ed offeso dall’allusione implicita, che quello non fosse il suo habitat naturale.

Draco sbuffò, avvicinandosi a Blaise e sussurrandogli qualcosa all’orecchio, il moro rise e un moto di gelosia pervase Neville, quando il biondo gli cinse la vita con un braccio. Li seguì con lo sguardo fino a vedere Malfoy appoggiare l’amico su un divanetto, dirgli due parole e poi dirigersi verso i bagni.

L’unico pensiero che passò nella mente dell’ex Grifondoro fu che non poteva perdere quell’opportunità per parlare con Zabini, anche se il moro non avrebbe capito nulla, visto il suo stato, si sarebbe tolto un peso che portava da anni.

Si sedette vicino a lui e cominciò a parlare, non sapendo dentro di sé, se sperare che non comprendesse le sue parole oppure che lo capisse e lo ricambiasse anche.

“Zabini, io devo… Dirti… Anzi, confessarti una cosa… Da quasi … Beh, diciamo da un po’! Vedi, io sono…” Cercò di spiegare, imbarazzato più che mai.

“Zitto, Paciock! “ lo interruppe il moro. “Lo sai che sei bello…” disse, sfiorandogli il volto. “Mi piaci vestito così… Sembri meno casto, lo sai?” Neville non sapeva che pensare, sperava con tutto il cuore che non fosse il whiskey a parlare per il ragazzo, ma non riusciva a fidarsi: se fosse stato uno scherzo di Malfoy?

“Mi ascolti?! E smettila di sembrare stupito e… Sì, scombussolato… Insomma, forse non sarai il tipo di ragazzo a cui tutti sbavano dietro, d’accordo! Quello sono io! Però, hai il tuo fascino, soprattutto con quei… venti chili in meno rispetto ai primi anni scolastici!” disse Blaise, scoppiando a ridere. Neville alzò un sopracciglio offeso, chiedendosi come avesse fatto ad avere preso una cotta per una persona del genere. Incrociò le braccia, più che mai intenzionato ad andarsene. Quei ragazzi che lo avevano puntato erano ancora seduti al bancone, parlavano fra loro. Poteva raggiungerli, piuttosto che farsi insultare gratuitamente da Zabini. Aspettò un attimo di troppo a prendere la sua decisione, sentì la mano sinistra di Blaise sotto il mento, nel momento esatto in cui si girò verso di lui e aprì la bocca per parlare, l’ex Serpeverde ne approfittò per baciarlo, approfondendo il contatto, già da subito. Neville rimase basito, ma dopo pochi secondi, l’istinto prevalse sulla ragione e rispose al bacio. Aveva immaginato, sognato e desiderato quel contatto per anni, non poteva permettersi di fare lo schizzinoso offeso, anche se le sue parole lo avevano ferito.

“Se io ci provo con te, non sei autorizzato a guardare altri ragazzi, Paciock!” Un guizzo di gelosia e rabbia passò per le sue iridi scure. Neville lo guardò con tanto d’occhi, mentre riprendeva fiato ed imponeva al suo cuore di battere in modo regolare. Blaise lo squadrò, poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: “So che sembrerò insensibile e menefreghista, pazienza. Non mi interessa se non vuoi, se non neanche mai pensato a come potesse essere… Questa notte, sei mio. Qualunque obbiezione tu abbia in mente, me la dirai domani mattina.”

La povera psiche di Neville a quelle parole aveva ceduto e la sua pelle era passata attraverso diverse gradazioni di colori; ad un certo punto aveva persino avuto un leggero brivido, analizzando i vari significati di quella frase: se gli avesse fatto del male.

 

Fine Flash-back

 

Neville si mise a ridere da solo, ripensando alle irrazionali paure e dubbi di quel giorno.

Non aveva avuto nulla di cui lamentarsi il giorno seguente, anzi era stata la miglior notte della sua vita, non esagerava. Anche se, a dirla tutta, non aveva molte altre esperienze con la quale confrontarla.

Non sapeva bene come fosse accaduto, fatto sta che due settimane dopo, Blaise lo aveva cercato di nuovo e avevano iniziato a uscire come una coppia vera e propria e pian piano il moro era entrato sempre più nella sua vita, rendendosi via via più quotidiano e indispensabile. Ad un mese dal loro primo incontro, uscivano ormai tutte le sere e Blaise si era installato in casa sua, come un co-inquilino abusivo. Al loro primo anniversario, l’ex Serpeverde aveva annunciato, durante una cena con amici, di aver comprato una casa per loro due senza alcun scrupolo, come se avesse commentato il tempo o la bellezza degli arredamenti del ristorante. Draco, seduto vicino a lui, lo aveva guardato con la sua tipica espressione di sufficienza, che mai aveva rivolto al suo migliore amico e per le seguenti settimane non gli aveva più rivolto la parola.

Neville si era sentito in colpa, ben sapendo quanto Blaise tenesse all’amicizia con l’erede Malfoy, ma dopo svariate porte in faccia da parte del biondo, si era arreso.

Ancora adesso, Neville cercava di farsi apprezzare da Draco, che sembrava avere delle riserve nei suoi confronti, i suoi tentativi erano stati molteplici, ma senza alcun risultato visibile.

 

Stufo di aspettare che Blaise si svegliasse da solo, Neville gli posò un bacio sulla bocca, la sfiorò soltanto, attendendo una qualunque reazione. Vedendo che il compagno non dava segno di voler aprire gli occhi, si mise cavalcioni su di lui e gli baciò il collo, strusciandosi lievemente sul suo corpo. Blaise non si svegliò subito, ma una parte in particolare del suo corpo reagì a quelle attenzioni. Quando Neville se ne accorse, rise maliziosamente, sussurrandogli all’orecchio: “Blasie, svegliati… Ti do un regalino, se apri gli occhi…”

L’attimo dopo si trovò sotto il moro, che lo guardava famelico. “Voglio il mio regalo, adesso! E più volte di seguito!” disse autoritario, fiondandosi sulle labbra di Neville, che gemette, quando Blaise spinse il bacino contro il suo. Erano ancora nudi dalla notte precedente, quindi il contatto tra i loro corpi non era ostacolato da nulla.

Ad un certo punto, mentre Blaise stava per penetrarlo con le dita, Neville sentì lo stomaco in subbuglio, un brivido freddo passare per la colonna vertebrale e un conato di vomito giungergli in bocca.

“Spostati!” Esclamò ad un perplesso Blaise, che scosse la testa e non interruppe il suo operato.

“Blaise… Sto male, togliti… Ti prego…” singhiozzò Neville, impaurito dal suo stesso corpo. Il moro si spostò , lasciando che corresse verso il bagno con un cipiglio preoccupato. Si rimise i boxer, dopo averli raccattati da terra e bussò alla porta chiusa a chiave.

“Neville, stai bene?”

Dentro il bagno, il povero Neville, dopo aver rigurgitato la cena e il pranzo del giorno prima, si guardò allo specchio terrorizzato, era pallido come un lenzuolo e nonostante facesse palestra da quasi due anni, gli sembrava di star ingrassando a vista d’occhio. Si poggiò al muro, scivolando verso il pavimento.

Doveva chiamare Harry e farsi aiutare. Doveva scoprire che stava succedendo al suo corpo. In quel momento, temeva di uscire da quella stanza, se Blaise se ne fosse accorto? Se lo avesse giudicato? O ancora peggio, se si fosse arrabbiato a causa della sua reazione?

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** La paura e la rabbia ***


La Paura e la Rabbia.

 

Dovette aspettare tre ore chiuso in quel bagno con la fronte bollente, appoggiata ad una parete, prima di sentire Blaise che smetteva di urlare e bussare contro la porta, quasi come se avesse voluto sfondarla. Sentì la porta d’ingresso chiudersi, il suo compagno l’aveva sbattuta talmente forte da farla uscire quasi dai cardini. Si alzò e aprì la porta bianca del bagno, uscì in punta di piedi, poi corse verso l’armadio, dopo aver appurato di essere solo in casa. Raccattò in fretta e furia i primi abiti trovati e li indossò, ottenendo un abbinamento che neanche un Troll avrebbe gradito.

Agguantò la bacchetta, ancora poggiata sul comodino e sospirò agitato, a quell’ora Harry lavorava, non poteva di certo disturbarlo. A chi poteva chiedere aiuto?

Un’idea gli balenò in testa: Hermione! Doveva essere a casa per forza, era al quinto mese della seconda gravidanza, il piccolo Hugo, non ancora nato, l’aveva costretta a letto per i primi quattro mesi e ora doveva riposarsi, anche se poteva permettersi di alzarsi e di occuparsi della bambina: Rose aveva sole tre anni e chiedeva attenzioni tutti i momenti, nonostante le condizioni della madre. A poco era valso l’intervento di Molly, che si era proposta per tenerla con sé per i primi tre mesi, la piccola non demordeva, voleva i suoi genitori. Ron non era di grande aiuto, un po’ a causa del lavoro, un po’ perché non era portato per fare il padre, finiva sempre per lavarsene le mani.

Neville si sentì un po’ in colpa, mentre prendeva carta, inchiostro e penna per scrivere una lettera alla giovane mamma, dove spiegava le sue condizioni di salute. Non sapeva che altro fare. Era preoccupato e, in tutto il Mondo Magico era risaputa la bravura nel trovare soluzioni della Granger in Weasley; sarebbe stato un insulto a quelli che non la conoscevano, non usufruire del loro rapporto di amicizia nel momento del bisogno.

“Letty!” chiamò con voce stridula. Un gufo nero e marrone gli svolazzò intorno, sino a poggiarsi davanti a lui. Gli consegnò la busta e poi lo portò alla finestra.

“Fai in fretta! Il tuo padrone è nei pasticci…” disse Neville, mentre lo vedeva solcare il cielo.

Strizzò gli occhi, buttandosi sul letto, mentre l’ennesima fitta lo colpiva dritto allo sterno. Si diresse verso la cucina e aprì il frigo, che era riuscito ad ottenere di utilizzare da quel purosangue del suo fidanzato, lo aprì, si leccò le labbra alla vista della torta alla mele che aveva fatto la signora Happie, la loro vicina, era una vecchina che amava cucinare e fare la maglia, molto gentile ed affabile nei modi, anche se a detta di Blaise era troppo impicciona. Stava per prendere una delle due ultime fette rimaste, quando sentì un odore pungente di formaggio: il Caciocavallo faceva mostra di sé sul secondo ripiano. Neville storse il naso, non aveva mai adorato i formaggi, ne mangiava solo alcuni, ma non gli avevano mai provocato neanche disgusto, invece quel giorno sentì un conato prendere possesso del suo corpo. Chiuse velocemente la porta dell’elettrodomestico, indietreggiando sino ad arrivare ad una delle sedia, si lasciò cadere su di essa con la testa tra le mani.

“Cosa mi sta succedendo?” si chiese, mentre le spalle erano scosse da forti singhiozzi.

Decise che non aveva il tempo d piangersi addosso, prese il mantello e uscì di folata. Si smaterializzò davanti al ministero, era quasi ora di pranzo, se avesse avuto fortuna avrebbe incrociato Harry davanti all’entrata e avrebbe potuto spiegargli tutto davanti ad un’insalata scondita e un bicchiere d’acqua liscia. Non se la sentiva di ingerire nient’altro, anche se non aveva visto neanche l’ombra della colazione.

 

Vide Harry uscire dopo circa un’ora di attesa, si fiondò verso di lui, sbracciando e urlando, tanto che metà Ministero si girò a fissarlo. Neville tossicchiò imbarazzato, mangiandosi delle parole di scusa, mentre Harry lo squadrava allibito. Che la relazione con l’ex Serpeverde cominciasse a fargli male?

“Neville, stai bene?” chiese, mentre l’amico si buttava su di lui, sospirando forte.

“Ho bisogno di parlarti, Harry… Non so che cosa mi stia succedendo…” singhiozzò, mentre una fitta lo colpiva all’addome. Si piegò in avanti per il dolore, sotto lo sguardo perplesso dell’Auror.

“Andiamo a sederci al bar qui vicino, così mi racconti…” Lo aiutò a rimettersi in piedi e insieme arrivarono sino al bar, si sedettero nel primo tavolino libero, mentre Neville cercava di riprendere fiato.

“Allora?” chiese Harry, poiché l’altro non sembrava voler parlare.

Neville si fece coraggio e spiegò i vari sintomi che lo avevano colpito durante la mattinata, tralasciando il momento poco opportuno in cui erano iniziate le prime fitte dolorose.

Harry sembrò pensarci su, anche troppo, la sua faccia passava da un’espressione all’altra in pochi secondi, finché non scoppiò a ridere. Neville sbarrò gli occhi, quasi offeso dall’amico.

Harry alzò una mano in segno di scuse e disse: “Mi ricordano tanto i sintomi che aveva Herm all’inizio della gravidanza, ma è impossibile che tu possa essere gravido…” Ragionò, mentre la bistecca che aveva ordinato tramite menù magico, compariva davanti a lui. “Insomma esistono dei filtri magici sperimentali da più di quattro anni per far sì che accada, ma dovresti ricordarti di aver comprato una pozione del genere e di averla bevuta! A quanto mi risulta, sono molto care… Intorno ai duecento galeoni…”

Neville si domandò per un attimo come facesse ad avere tutte quelle informazioni, ma lasciò correre. Non era questo il problema.

“ Io non ho preso nessuna pozione ultimamente… Almeno, mi sembra!”

“Te la ricorderesti!” disse una terza voce. I due si girarono, trovandosi davanti Hermione Granger con la piccola Rose per mano, che faceva segno a un cameriere di portare due sedie.

“Herm!” urlò Harry arrabbiato. “ Che ci fai qui? Dovresti riposare!”

La donna lo incenerì con lo sguardo, mentre si sedeva e metteva sull’altra seggiola la figlia, che aveva iniziato a giocare con il menù sul tavolo.

“Saprò meglio di un dottore, per lo più uomo, quando sto bene! Sono una donna e sono già stata incinta.” Concluse, strappando il foglio con le portate alla bambina. “ Non vogliamo mica ordinare l’intero ristorante!” sbuffò esasperata, ma poi sorrise a Rose, porgendole un giocattolo che si era portata dietro.

 

Si rivolse di nuovo ai due uomini con un cipiglio preoccupato.

“Quando ho ricevuto la tua lettera, quasi non ci credevo… Pensavo di essermi sbagliata, ma ho controllato… O sei in meno pausa o sei incinto? Cose tutte e due molto strane per un uomo, Neville. Lo so! Ma mentre per la seconda c’è qualche possibilità, grazie al progresso dei pozionisti… La prima è proprio impossibile! Non c’è un solo caso in tutto il Mondo Magico di meno pausa maschile…” terminò, annuendo vigorosamente, sotto gli sguardi sconcertati dei due maghi.

Neville si guardò intorno spaesato, mentre gli occhi diventano lucidi. “Com’è possibile? Io... Io... Non ho preso nulla, lo giuro… Blaise mi ucciderà, ne sono sicuro… Lui è abituato a programmare ogni singolo minuto di ogni singola ora di ogni singolo giorno… Questo non era certamente voluto… Aiuto…”

I due amici lo guardarono tristi, non sapendo che dire o fare.

Fu Hermione a parlare. “Sei sicuro? La pozione è rossa, quasi fluorescente, può avere delle sfumature diverse in base a quanto si dimostra esperto chi la fa… ma il colore fondamentale è quello.” La donna spiegò il tutto, gesticolando più volte, mentre lanciava delle occhiate apprensive alla bambina, che guardava le facce dei due uomini ridendo.

Neville ci pensò su, fino a che il suo sguardo si illuminò, la luce della consapevolezza negli occhi.

“Forse sì, una pozione… Rosso accesso… Me l’ha offerta Draco, quando siamo stati alla sua villa, circa un mesetto fa… Aveva anche un buon sapore…” disse, impensierito.

Hermione ed Harry lo guardarono esterrefatti, mentre Rose rideva, giocando con la forchetta, che Harry aveva usato per mangiare. La donna gliela strappò di mano, ammonendola e scosse Harry, che per lo stupore aveva anche aperto leggermente la bocca.

“Non è possibile, perché Malfoy avrebbe dovuto farlo? Non ha senso… Lui non vuole che tu stia con il suo migliore amico, quindi perché cercare di farvi avere un figlio?” ragionò senza riuscire a trovare una spiegazione plausibile Hermione.

“Non è che vuole separarli? Spera che Blaise rifiuti la cosa e lo lasci?” disse Harry con una nota irritata nella voce.

Neville rabbrividì, mentre i suoi occhi diventavano lucidi.

“Figurati, Harry… Malfoy potrà anche odiare Neville, ma neanche lui arriverebbe a tanto… Un bambino non è uno scherzo, è una persona… Non penso l’abbia fatto per questo!”

“Un bambino… No ci credo… Un bam-bino…” disse il ragazzo, singhiozzando sommessamente. Non poteva crederci: avrebbe avuto un figlio. Avrebbe avuto dovuto essere felice di questo, ma milioni di dubbi e domande comparvero nella sua mente. Come poteva crescerlo, non sapeva nemmeno da dove iniziare. E se Harry avesse avuto ragione? Se Blaise l’avesse lasciato? Non avesse voluto tenerlo? Come avrebbe fatto da solo.

“Neville, tranquillo…” disse Harry, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Ti aiuteremo noi… E al massimo puoi… Abortire, nessuno te lo impedisce, sei ancora al primo mese…”

Neville lo guardò ancora più triste a quelle parole. Non voleva neanche pensare alla possibilità di poter uccidere suo figlio.

“Chi deve abortire?” L’ex Grifondoro si pietrificò, sentendo la voce del suo compagno.

Gli altri due lo guardarono un attimo, per poi abbassare mestamente lo sguardo, non sapendo che dire.

“Sapevo che ti avrei trovato qui, Nev? Quando hai dei problemi cerchi sempre i tuoi amici, invece di parlarne con me e cercare di risolverli…” Il tono era infastidito, quasi offeso.

“Ti amo, Blaise…” disse Neville, girandosi verso di lui e immergendo gli occhi lucidi nei suoi.

Blaise inarcò le sopracciglia, poi si abbassò fino ad arrivare con il viso alla stessa altezza del volto dell’altro.

“Questo lo so, anch’io… Che cos’hai oggi, piccolo? Ti prego, dimmelo!”

Neville abbassò lo sguardo, passandosi una mano sul volto. “Blaise, io… È complicato…”

“Fidati di me… Non mi arrabbierò, non impazzirò, ti starò accanto e ti capirò… O almeno ci proverò… Per favore…” Gli occhi sinceri di Blaise, resero l’altro incapace di mentirgli o glissare la domanda.

“Sono incinto… Credo che… Draco mi abbia… Dato una pozione da bere… Quel giorno al suo maniero…”

Vide Blaise cambiare espressione, da comprensiva che era passò ad una stupita ed infine arrabbiata.

L’altro abbassò lo sguardo, in una sola frase era riuscito a comunicargli due notizie per cui si sarebbe potuto, veramente, arrabbiare: la nascita di un figlio non voluto e incolpare il suo migliore amico per l’accaduto.

Blaise scosse la testa e un ghigno strano comparve sul suo viso, mentre Potter gli lanciava un’occhiata assassina ed Hermione stringeva le braccia al petto, cercando di sembrare il più tranquilla possibile. Gli ormoni a palla, a causa della gravidanza non aiutavano di certo e stava per scoppiare in lacrime. Normalmente, si sarebbe sentita triste e disagio per il suo amico, ma in quel frangente, ogni sentimento o sensazione provati erano moltiplicati.

“Potter, smettila di guardarmi così! Non c’è stato un solo momento in tutta la mia vita, in cui tu mi sia sentito spaventato da te e non comincerò ora!” disse, acido il moro, senza degnare di un’occhiata l’interpellato, ma sempre con gli occhi fissi su Neville.

“Ti va di parlarne a casa, con calma…” aggiunse, poi, rivolto al suo compagno, prendendogli le mani e baciandone il dorso.

Neville annuì, alzandosi e prendendolo per mano, i due si diressero insieme verso la loro villetta.

Harry fu sul punto di minacciare di morte Blaise ma Hermione lo fermò in tempo, rivolgendogli un sorriso che diceva che sarebbe andato tutto per il meglio.

 

“Mi hai fatto preoccupare, Nev… Non avresti dovuto nasconderti né, tantomeno, andare via di casa… Non hai idea di come mi sia agitato, quando non ti ho trovato…” Blaise si era messo a camminare per la loro stanza da letto, mentre l’altro si era seduto sul loro talamo e lo guardava imbarazzato e preoccupato. Non aveva ancora detto nulla sulla questione “figlio”. Sembrava quasi che volesse ignorare l’accaduto.

“Mi dispiace…” disse solo con un tono fievole.

Blaise si fermò, sedendosi vicino a lui e abbracciandolo. “ Va tutto bene…” gli sussurrò tra i capelli, lasciandoci un bacio.

Neville lo guardò stranito. “ Non vuoi che… Io… Abortisca, quindi… Sicuro?” chiese incerto.

“Perché tu vuoi uccidere il nostro piccolino!” esclamò l’altro confuso.

Neville scosse la testa veloce. Poi sorrise, baciandolo. “Quindi lo teniamo?” chiese, speranzoso.

“Diciamo che non era così che lo volevo… Avrei preferito fare primi controlli, visite mediche, esami di tutti i tipi e andare da un esperto… Ma voglio tenerlo, crescerlo, amarlo… Come amo te e non ti offendere… Forse, persino di più!” affermò con una sincerità disarmante, che rese Neville fiero più che mai di essere il suo compagno.

Si passò una mano sul ventre, sorridendo. Poi fissò Blaise con un’espressione strana. Il moro gli rispose con una interrogativa, accarnandogli il volto.

“Ma come è successo? Insomma… Io non voglio incolpare Draco, ma… È l’unico che conosciamo in grado di farlo, u pozionista di grande livello… L’unico che potesse darmi una pozione del genere senza che ci allarmassimo…” ragionò Neville, non riuscendo però a capire il motivo di quel gesto.

“Proverò a parlarci, anche se credo che sia stato solo uno dei suoi esperimenti…” Neville lo guardò a bocca aperta a quelle parole. “ Li fa dal Terzo Anno, per questo io evito sempre di accettare qualsiasi cosa mi offra che non sia testata e sicura…”

Neville scosse la testa, arrendendosi. “ Il tuo migliore amico è pazzo, Blasie… Poteva dircelo, no?! Forse avrei persino accettato…”

Blaise rise e sotto lo sguardo interrogativo del compagno, si stese sul letto e disse: “ Draco non chiede, agisce! Non hai idea di quante pozioni non sicure o potenzialmente letali abbia somministrato ai suoi poveri ospiti nel corso della sua carriera… Anche il tuo amico… Potter, ne avrà bevute tre o quattro senza accorgersene… Siamo fortunati che Draco sia uno dei migliori nel suo campo e non sbagli mai, o quasi…”

Neville si stese con lui, ridendo e prendendolo per mano. “ Credo che gli invierò una lettera per ringraziarlo…”

“Gonfia il suo ego, già stratosferico, mi raccomando!” Entrambi scoppiarono a ridere.

Poi Blaise si alzò e disse con non calanche. “Direi che a questo punto, dovremo sposarci per forza…” Neville lo guardò con gli occhi spalancati, chiedendosi se fosse uno scherzo.

“Dovrò riuscire a convincere Draco a farmi da testimone e…” Rivolse un’occhiata cupa al suo compagno, che trasalì. “Non ti azzardare neanche a chiedere a Potter di fare da padrino a nostro figlio, non voglio…” Neville scosse la testa, aprendo la bocca per ribattere, ma Blaise lo precedette. “ Sarà Draco che tu lo voglia o no! Anche perché è solo merito suo, se facciamo discorsi del genere!” Gli diede un bacio a stampo e poi si smaterializzò.

Neville si alzò dal letto con un sorriso in volto e si diresse in bagno per guardarsi allo specchio, tirò su la maglietta e toccò il ventre, non ancora gonfio. “Ciao, piccolino…” disse. Poi si diresse in cucina più che intenzionato a mangiare la torta della signora Happie: le voglie da gravidanza cominciavano a farsi sentire? No, probabilmente, lui era solo goloso.

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Capitolo 3
*** La nascita. ***


LA NASCITA.

Durante la gravidanza di Neville, tutto era andato per il meglio. Certo, c’erano state le solite nausee, i crampi, i giramenti di testa e aveva rischiato di svenire cinque volte, ma i Medimaghi avevano detto che stava bene e che il bambino sarebbe nato sano, quindi i genitori non si erano preoccupati più di tanto.

Blaise aveva dovuto fare da servo al suo compagno, che aveva avuto voglie di tutti i tipi, comprese quelle più esotiche e rare, ma il moro non gli aveva fatto mancare nulla, rendendo quasi gelosa Hermione, che durante le sue due gravidanze non si era vista servita e riverita dal marito, anzi aveva dovuto sopportarne le lamentele.

Alla fine, si erano sposati, due mesi dopo la lieta notizia, in un paesino nello Yorkshire, era stata una festa intima, alla quale Draco era stato obbligato a partecipare, nonostante i suoi numerosi impegni. Era stata una cerimonia per niente sfarzosa, ma comunque elegante e divertente, che tutti gli invitati si sarebbero ricordati.

Per Blaise era stato il più bel giorno della sua vita. O almeno, così pensava, fino a quel momento.


“Siediti, Blaise! Non lo uccideranno!” esclamò Draco, sbuffando sonoramente e facendo fermare di botto l’amico, che stava percorrendo la sala d’attesa su e giù da quasi un’ora.

“Perché non mi hanno fatto entrare, Draco?” disse, preoccupato, sedendosi vicino a lui e poggiando la testa sulla spalla del biondo.

“Per la quattordicesima volta! È una procedura delicata, hanno bisogno della massima concentrazione e poi… Tu svieni alla vista del sangue, saresti stato di intralcio…” disse, battendogli una mano sulla spalla e tirandolo su. “Adesso, guardami!” ordinò perentorio. Blaise alzò lo sguardo preoccupato e lucido nella sua direzione. “ Andrà tutto bene! Blaise, ti fidi di me, vero?” L’altro annuì piano. “Perfetto, allora non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ho creato io quella pozione, nessuna delle mie ha mai fallito, quindi tuo figlio sarà sano e bello!” Blaise sorrise, ringraziandolo con gli occhi.

“Beh, bello… Per quanto i geni di Paciock glielo permettano!” aggiunse il biondo, ghignando.

Blaise storse la bocca. “Non ti smentisci mai, tu!”

Draco sorrise, alzando un sopracciglio con fare ovvio.

Blaise stava per dire qualcos’altro, quando l’intera combriccola, composta dalla nonna di Neville, Harry, Hermione, Seamus, Dean e tutta la famiglia Weasley al gran completo, si girò verso un’infermiera, che entrando trafelata nella stanza, disse: “Il bambino è nato! Per ora possono entrare solo sue persone…” Si guardò intorno, sentendosi a disagio sotto lo sguardo di tutte quelle persone.

Blaise rivolse un’occhiata implorante al suo migliore amico, che in tutta risposta ghignò malefico, dicendo: “Vacci con Potter, lui è impaziente di vederlo… Io posso aspettare!”

Il moro sospirò, seguendo l’infermiera. Harry lanciò un’occhiata storta a Malfoy, che ricambiò, poi si diresse dietro il moro.

Quando s’inoltrò nella stanza, Blaise rimase a bocca aperta, vedendo Neville con in braccio il loro bambino. Gli venne quasi da piangere, ma si sforzò di trattenere le lacrime e andò ad abbracciare suo marito. Neville sorrise esausto, porgendogli il neonato. Uno scricciolo scuro di pelle come Blaise, ma con i lineamenti dolci di Neville e i suoi stessi occhi chiari.

Harry si avvicinò piano, stringendo la mano di Neville, felice per lui. “Come lo chiamerete?” chiese, poi stupito dal fatto che non avessero pensato a un nome.

Fu Blaise a rispondere. “Se Neville è d’accordo, vorrei chiamarlo come mio padre… Bradley…”

Neville annuì, mentre il compagno si sedeva vicino a lui e lo abbracciava.

Harry guardò la famiglia al completo per qualche secondo, poi decise di uscire e lasciarli da soli, prima che i Weasley decidessero di catapultarsi nella stanza, a quel punto l’agognata pace e il silenzio sacro di quel momento, non sarebbero stati che un ricordo.

Prima che potesse chiudere la porta, sentì Blaise che gli diceva: “Manda Draco qui, appena avrà appurato che è nato mio figlio e che… Sì, è anche di Neville!”

Harry rise, percorrendo il corridoio per la sala d’attesa, pensando che Neville si meritava la felicità e che, forse, il destino aveva riservato quel futuro per lui. Da sempre.

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