La Paura e la Rabbia.
Dovette aspettare
tre ore
chiuso in quel bagno con la fronte bollente, appoggiata ad una parete,
prima di
sentire Blaise che smetteva di urlare e bussare contro la porta, quasi
come se
avesse voluto sfondarla. Sentì la porta d’ingresso
chiudersi, il suo compagno
l’aveva sbattuta talmente forte da farla uscire quasi dai
cardini. Si alzò e
aprì la porta bianca del bagno, uscì in punta di
piedi, poi corse verso
l’armadio, dopo aver appurato di essere solo in casa.
Raccattò in fretta e
furia i primi abiti trovati e li indossò, ottenendo un
abbinamento che neanche
un Troll avrebbe gradito.
Agguantò
la bacchetta,
ancora poggiata sul comodino e sospirò agitato, a
quell’ora Harry lavorava, non
poteva di certo disturbarlo. A chi poteva chiedere aiuto?
Un’idea
gli balenò in
testa: Hermione! Doveva essere a casa per forza, era al quinto mese
della
seconda gravidanza, il piccolo Hugo, non ancora nato, l’aveva
costretta a letto
per i primi quattro mesi e ora doveva riposarsi, anche se poteva
permettersi di
alzarsi e di occuparsi della bambina: Rose aveva sole tre anni e
chiedeva
attenzioni tutti i momenti, nonostante le condizioni della madre. A
poco era
valso l’intervento di Molly, che si era proposta per tenerla
con sé per i primi
tre mesi, la piccola non demordeva, voleva i suoi genitori. Ron non era
di
grande aiuto, un po’ a causa del lavoro, un po’
perché non era portato per fare
il padre, finiva sempre per lavarsene le mani.
Neville si
sentì un po’ in
colpa, mentre prendeva carta, inchiostro e penna per scrivere una
lettera alla
giovane mamma, dove spiegava le sue condizioni di salute. Non sapeva
che altro
fare. Era preoccupato e, in tutto il Mondo Magico era risaputa la
bravura nel
trovare soluzioni della Granger in Weasley; sarebbe stato un insulto a
quelli
che non la conoscevano, non usufruire del loro rapporto di amicizia nel
momento
del bisogno.
“Letty!”
chiamò con voce
stridula. Un gufo nero e marrone gli svolazzò intorno, sino
a poggiarsi davanti
a lui. Gli consegnò la busta e poi lo portò alla
finestra.
“Fai in
fretta! Il tuo
padrone è nei pasticci…” disse Neville,
mentre lo vedeva solcare il cielo.
Strizzò
gli occhi,
buttandosi sul letto, mentre l’ennesima fitta lo colpiva
dritto allo sterno. Si
diresse verso la cucina e aprì il frigo, che era riuscito ad
ottenere di
utilizzare da quel purosangue del suo fidanzato, lo aprì, si
leccò le labbra
alla vista della torta alla mele che aveva fatto la signora Happie, la
loro
vicina, era una vecchina che amava cucinare e fare la maglia, molto
gentile ed
affabile nei modi, anche se a detta di Blaise era troppo impicciona.
Stava per
prendere una delle due ultime fette rimaste, quando sentì un
odore pungente di
formaggio: il Caciocavallo faceva mostra di sé sul secondo
ripiano. Neville
storse il naso, non aveva mai adorato i formaggi, ne mangiava solo
alcuni, ma
non gli avevano mai provocato neanche disgusto, invece quel giorno
sentì un
conato prendere possesso del suo corpo. Chiuse velocemente la porta
dell’elettrodomestico, indietreggiando sino ad arrivare ad
una delle sedia, si
lasciò cadere su di essa con la testa tra le mani.
“Cosa mi
sta succedendo?”
si chiese, mentre le spalle erano scosse da forti singhiozzi.
Decise che non aveva
il
tempo d piangersi addosso, prese il mantello e uscì di
folata. Si smaterializzò
davanti al ministero, era quasi ora di pranzo, se avesse avuto fortuna
avrebbe
incrociato Harry davanti all’entrata e avrebbe potuto
spiegargli tutto davanti
ad un’insalata scondita e un bicchiere d’acqua
liscia. Non se la sentiva di
ingerire nient’altro, anche se non aveva visto neanche
l’ombra della colazione.
Vide
Harry uscire dopo circa un’ora di
attesa, si fiondò verso di lui, sbracciando e urlando, tanto
che metà Ministero
si girò a fissarlo. Neville tossicchiò
imbarazzato, mangiandosi delle parole di
scusa, mentre Harry lo squadrava allibito. Che la relazione con
l’ex Serpeverde
cominciasse a fargli male?
“Neville,
stai bene?” chiese, mentre
l’amico si buttava su di lui, sospirando forte.
“Ho
bisogno di parlarti, Harry… Non so che
cosa mi stia succedendo…” singhiozzò,
mentre una fitta lo colpiva all’addome.
Si piegò in avanti per il dolore, sotto lo sguardo perplesso
dell’Auror.
“Andiamo
a sederci al bar qui vicino, così
mi racconti…” Lo aiutò a rimettersi in
piedi e insieme arrivarono sino al bar,
si sedettero nel primo tavolino libero, mentre Neville cercava di
riprendere
fiato.
“Allora?”
chiese Harry, poiché l’altro non
sembrava voler parlare.
Neville
si fece coraggio e spiegò i vari
sintomi che lo avevano colpito durante la mattinata, tralasciando il
momento
poco opportuno in cui erano iniziate le prime fitte dolorose.
Harry
sembrò pensarci su, anche troppo, la
sua faccia passava da un’espressione all’altra in
pochi secondi, finché non scoppiò
a ridere. Neville sbarrò gli occhi, quasi offeso
dall’amico.
Harry
alzò una mano in segno di scuse e
disse: “Mi ricordano tanto i sintomi che aveva Herm
all’inizio della
gravidanza, ma è impossibile che tu possa essere
gravido…” Ragionò, mentre la bistecca
che aveva ordinato tramite menù magico, compariva davanti a
lui. “Insomma
esistono dei filtri magici sperimentali da più di quattro
anni per far sì che
accada, ma dovresti ricordarti di aver comprato una pozione del genere
e di
averla bevuta! A quanto mi risulta, sono molto care… Intorno
ai duecento
galeoni…”
Neville
si domandò per un attimo come
facesse ad avere tutte quelle informazioni, ma lasciò
correre. Non era questo
il problema.
“
Io non ho preso nessuna pozione
ultimamente… Almeno, mi sembra!”
“Te
la ricorderesti!” disse una terza voce.
I due si girarono, trovandosi davanti Hermione Granger con la piccola
Rose per
mano, che faceva segno a un cameriere di portare due sedie.
“Herm!”
urlò Harry arrabbiato. “ Che ci fai
qui? Dovresti riposare!”
La
donna lo incenerì con lo sguardo, mentre
si sedeva e metteva sull’altra seggiola la figlia, che aveva
iniziato a giocare
con il menù sul tavolo.
“Saprò
meglio di un dottore, per lo più
uomo, quando sto bene! Sono una donna e sono già stata
incinta.” Concluse,
strappando il foglio con le portate alla bambina. “ Non
vogliamo mica ordinare
l’intero ristorante!” sbuffò esasperata,
ma poi sorrise a Rose, porgendole un
giocattolo che si era portata dietro.
Si
rivolse di nuovo ai due uomini con un
cipiglio preoccupato.
“Quando
ho ricevuto la tua lettera, quasi
non ci credevo… Pensavo di essermi sbagliata, ma ho
controllato… O sei in meno
pausa o sei incinto? Cose tutte e due molto strane per un uomo,
Neville. Lo so!
Ma mentre per la seconda c’è qualche
possibilità, grazie al progresso dei
pozionisti… La prima è proprio impossibile! Non
c’è un solo caso in tutto il
Mondo Magico di meno pausa maschile…”
terminò, annuendo vigorosamente, sotto
gli sguardi sconcertati dei due maghi.
Neville
si guardò intorno spaesato, mentre
gli occhi diventano lucidi. “Com’è
possibile? Io... Io... Non ho preso nulla,
lo giuro… Blaise mi ucciderà, ne sono
sicuro… Lui è abituato a programmare ogni
singolo minuto di ogni singola ora di ogni singolo giorno…
Questo non era
certamente voluto… Aiuto…”
I
due amici lo guardarono tristi, non
sapendo che dire o fare.
Fu
Hermione a parlare. “Sei sicuro? La
pozione è rossa, quasi fluorescente, può avere
delle sfumature diverse in base
a quanto si dimostra esperto chi la fa… ma il colore
fondamentale è quello.” La
donna spiegò il tutto, gesticolando più volte,
mentre lanciava delle occhiate
apprensive alla bambina, che guardava le facce dei due uomini ridendo.
Neville ci
pensò su, fino a che il suo sguardo si illuminò,
la luce
della consapevolezza negli occhi.
“Forse
sì, una pozione… Rosso accesso… Me
l’ha offerta Draco, quando
siamo stati alla sua villa, circa un mesetto fa… Aveva anche
un buon sapore…”
disse, impensierito.
Hermione ed Harry lo
guardarono
esterrefatti, mentre Rose rideva, giocando con la forchetta, che Harry
aveva
usato per mangiare. La donna gliela strappò di mano,
ammonendola e scosse
Harry, che per lo stupore aveva anche aperto leggermente la bocca.
“Non
è possibile, perché Malfoy avrebbe
dovuto farlo? Non ha senso… Lui non vuole che tu stia con il
suo migliore
amico, quindi perché cercare di farvi avere un
figlio?” ragionò senza riuscire
a trovare una spiegazione plausibile Hermione.
“Non
è che vuole separarli? Spera che Blaise
rifiuti la cosa e lo lasci?” disse Harry con una nota
irritata nella voce.
Neville
rabbrividì, mentre i suoi occhi
diventavano lucidi.
“Figurati,
Harry… Malfoy potrà anche odiare
Neville, ma neanche lui arriverebbe a tanto… Un bambino non
è uno scherzo, è
una persona… Non penso l’abbia fatto per
questo!”
“Un
bambino… No ci credo… Un
bam-bino…”
disse il ragazzo, singhiozzando sommessamente. Non poteva crederci:
avrebbe
avuto un figlio. Avrebbe avuto dovuto essere felice di questo, ma
milioni di
dubbi e domande comparvero nella sua mente. Come poteva crescerlo, non
sapeva
nemmeno da dove iniziare. E se Harry avesse avuto ragione? Se Blaise
l’avesse
lasciato? Non avesse voluto tenerlo? Come avrebbe fatto da solo.
“Neville,
tranquillo…” disse Harry,
appoggiandogli una mano sulla spalla. “Ti aiuteremo
noi… E al massimo puoi…
Abortire, nessuno te lo impedisce, sei ancora al primo
mese…”
Neville lo
guardò ancora più triste a quelle
parole. Non voleva neanche pensare alla possibilità di poter
uccidere suo
figlio.
“Chi deve
abortire?” L’ex Grifondoro si
pietrificò, sentendo la voce del suo compagno.
Gli altri due lo
guardarono un attimo, per
poi abbassare mestamente lo sguardo, non sapendo che dire.
“Sapevo
che ti avrei trovato qui, Nev?
Quando hai dei problemi cerchi sempre i tuoi amici, invece di parlarne
con me e
cercare di risolverli…” Il tono era infastidito,
quasi offeso.
“Ti amo,
Blaise…” disse Neville, girandosi
verso di lui e immergendo gli occhi lucidi nei suoi.
Blaise
inarcò le sopracciglia, poi si
abbassò fino ad arrivare con il viso alla stessa altezza del
volto dell’altro.
“Questo lo
so, anch’io… Che cos’hai oggi,
piccolo? Ti prego, dimmelo!”
Neville
abbassò lo sguardo, passandosi una
mano sul volto. “Blaise, io… È
complicato…”
“Fidati di
me… Non mi arrabbierò, non
impazzirò, ti starò accanto e ti
capirò… O almeno ci
proverò… Per favore…” Gli
occhi sinceri di Blaise, resero l’altro incapace di mentirgli
o glissare la
domanda.
“Sono
incinto… Credo che… Draco mi abbia…
Dato una pozione da bere… Quel giorno al suo
maniero…”
Vide Blaise cambiare
espressione, da
comprensiva che era passò ad una stupita ed infine
arrabbiata.
L’altro
abbassò lo sguardo, in una sola
frase era riuscito a comunicargli due notizie per cui si sarebbe
potuto,
veramente, arrabbiare: la nascita di un figlio non voluto e incolpare
il suo
migliore amico per l’accaduto.
Blaise scosse la
testa e un ghigno strano
comparve sul suo viso, mentre Potter gli lanciava un’occhiata
assassina ed
Hermione stringeva le braccia al petto, cercando di sembrare il
più tranquilla
possibile. Gli ormoni a palla, a causa della gravidanza non aiutavano
di certo
e stava per scoppiare in lacrime. Normalmente, si sarebbe sentita
triste e
disagio per il suo amico, ma in quel frangente, ogni sentimento o
sensazione
provati erano moltiplicati.
“Potter,
smettila di guardarmi così! Non c’è
stato un solo momento in tutta la mia vita, in cui tu mi sia sentito
spaventato
da te e non comincerò ora!” disse, acido il moro,
senza degnare di un’occhiata
l’interpellato, ma sempre con gli occhi fissi su Neville.
“Ti va di
parlarne a casa, con calma…”
aggiunse, poi, rivolto al suo compagno, prendendogli le mani e
baciandone il
dorso.
Neville
annuì, alzandosi e prendendolo per
mano, i due si diressero insieme verso la loro villetta.
Harry fu sul punto
di minacciare di morte Blaise
ma Hermione lo fermò in tempo, rivolgendogli un sorriso che
diceva che sarebbe
andato tutto per il meglio.
“Mi hai
fatto preoccupare, Nev… Non avresti
dovuto nasconderti né, tantomeno, andare via di
casa… Non hai idea di come mi
sia agitato, quando non ti ho trovato…” Blaise si
era messo a camminare per la
loro stanza da letto, mentre l’altro si era seduto sul loro
talamo e lo
guardava imbarazzato e preoccupato. Non aveva ancora detto nulla sulla
questione “figlio”. Sembrava quasi che volesse
ignorare l’accaduto.
“Mi
dispiace…” disse solo con un tono
fievole.
Blaise si
fermò, sedendosi vicino a lui e abbracciandolo.
“ Va tutto bene…” gli
sussurrò tra i capelli, lasciandoci un bacio.
Neville lo
guardò stranito. “ Non vuoi che…
Io… Abortisca, quindi… Sicuro?” chiese
incerto.
“Perché
tu vuoi uccidere il nostro
piccolino!” esclamò l’altro confuso.
Neville scosse la
testa veloce. Poi sorrise,
baciandolo. “Quindi lo teniamo?” chiese, speranzoso.
“Diciamo
che non era così che lo volevo…
Avrei preferito fare primi controlli, visite mediche, esami di tutti i
tipi e
andare da un esperto… Ma voglio tenerlo, crescerlo,
amarlo… Come amo te e non
ti offendere… Forse, persino di più!”
affermò con una sincerità disarmante, che
rese Neville fiero più che mai di essere il suo compagno.
Si passò
una mano sul ventre, sorridendo.
Poi fissò Blaise con un’espressione strana. Il
moro gli rispose con una interrogativa,
accarnandogli il volto.
“Ma come
è successo? Insomma… Io non voglio
incolpare Draco, ma… È l’unico che
conosciamo in grado di farlo, u pozionista
di grande livello… L’unico che potesse darmi una
pozione del genere senza che
ci allarmassimo…” ragionò Neville, non
riuscendo però a capire il motivo di
quel gesto.
“Proverò
a parlarci, anche se credo che sia
stato solo uno dei suoi esperimenti…” Neville lo
guardò a bocca aperta a quelle
parole. “ Li fa dal Terzo Anno, per questo io evito sempre di
accettare
qualsiasi cosa mi offra che non sia testata e
sicura…”
Neville scosse la
testa, arrendendosi. “ Il
tuo migliore amico è pazzo, Blasie… Poteva
dircelo, no?! Forse avrei persino
accettato…”
Blaise rise e sotto
lo sguardo interrogativo
del compagno, si stese sul letto e disse: “ Draco non chiede,
agisce! Non hai
idea di quante pozioni non sicure o potenzialmente letali abbia
somministrato
ai suoi poveri ospiti nel corso della sua carriera… Anche il
tuo amico… Potter,
ne avrà bevute tre o quattro senza accorgersene…
Siamo fortunati che Draco sia
uno dei migliori nel suo campo e non sbagli mai, o
quasi…”
Neville si stese con
lui, ridendo e
prendendolo per mano. “ Credo che gli invierò una
lettera per ringraziarlo…”
“Gonfia il
suo ego, già stratosferico, mi
raccomando!” Entrambi scoppiarono a ridere.
Poi Blaise si
alzò e disse con non calanche.
“Direi che a questo punto, dovremo sposarci per
forza…” Neville lo guardò con
gli occhi spalancati, chiedendosi se fosse uno scherzo.
“Dovrò
riuscire a convincere Draco a farmi
da testimone e…” Rivolse un’occhiata
cupa al suo compagno, che trasalì. “Non ti
azzardare neanche a chiedere a Potter di fare da padrino a nostro
figlio, non
voglio…” Neville scosse la testa, aprendo la bocca
per ribattere, ma Blaise lo
precedette. “ Sarà Draco che tu lo voglia o no!
Anche perché è solo merito suo,
se facciamo discorsi del genere!” Gli diede un bacio a stampo
e poi si
smaterializzò.
Neville
si alzò dal letto con un sorriso in
volto e si diresse in bagno per guardarsi allo specchio,
tirò su la maglietta e
toccò il ventre, non ancora gonfio. “Ciao,
piccolino…” disse. Poi si diresse in
cucina più che intenzionato a mangiare la torta della
signora Happie: le voglie
da gravidanza cominciavano a farsi sentire? No, probabilmente, lui era
solo
goloso.
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