The Wizard and The Shadow

di Ged
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Ombra e il Vecchio ***
Capitolo 2: *** Animale di peluche? ***
Capitolo 3: *** Per tre fagioli ***
Capitolo 4: *** Battaglia sopra le nuvole ***
Capitolo 5: *** Ricordi dal passato ***
Capitolo 6: *** Non sono un coniglio, kupó! ***
Capitolo 7: *** Il lupo che odiava gli umani ***



Capitolo 1
*** L'Ombra e il Vecchio ***


The Wizard and The Shadow

Capitolo 1 - L'Ombra e il Vecchio

<< Un altra vittima... >>
Anche la figlia del fabbro era scomparsa.
Una folla di curiosi si accalcava intorno al padre della ragazza,  che in lacrime giaceva a terra disperato. Si spera sempre che le disgrazie non capitino a noi stessi, vedere gli altri addolorati è triste, certo, ma niente in confronto a quando siamo noi quelli colpiti da tale disgrazia.
<< Cos'è successo? >> chiedeva il macellaio, improvvisamente emerso dalla folla, grande amico del fabbro.
<< Me l'hanno portata via! È scomparsa! La mia Mary... L'Uomo Nero se l'è portata via! >> rispose quello in lacrime.
L'Uomo Nero. Non era la prima volta che qualcuno spariva nel nulla: notizie di misteriosi casi di scomparsa di persone erano ormai ben noti alla popolazione in quei giorni. Dopo i primi casi all'inizio trascurati, il problema diventò via via più grande e si decise di prendere dei seri provvedimenti. Innanzitutto la notizia fu subito diffusa in tutto il regno e furono inviati dei cavalieri affinché indagassero sulla questione, ed eventualmente punissero il colpevole una volta scovato. Naturalmente, subito si creò un clima di terrore e sospetto tra la popolazione, per questo venne assegnato un cavaliere per quasi ogni villaggio, a cui facessero riferimento. In questo modo tornó la calma tra la gente, che sorvegliata da un cavaliere si sentiva stranamente protetta, come un uccellino tra le salde sbarre della propria gabbia. Non tutti però credettero a questa storia, reputando che fosse qualche trovata dei nobili per divertirsi alle spalle della comune plebe. Molti credettero a questa versione, ma le persone continuavano a sparire. Una dopo l'altra.
Fino ad allora nessuno aveva scovato il colpevole, perché non c'erano mai testimoni. Se anche ci fossero stati, probabilmente sarebbero scomparsi pure loro insieme alla vittima. E non sembravano esserci nemmeno collegamenti tra le persone scomparse, chiunque fosse stato, sceglieva a caso le proprie vittime e questo non aiutava di certo le indagini.
Alcuni ipotizzavano si trattasse di una bestia, altri di qualche demone, altri ancora pensavano fossero stati qualche gruppo di briganti, ma nessuno aveva mai scoperto chi fosse stato realmente. Questa figura misteriosa ben presto prese il nome che tutt'ora è di largo uso tra la popolazione, l'unico modo per identificare quest'entità malefica: l'Uomo Nero.
<< Fai il bravo, se no arriva l'Uomo Nero e ti porta via! >>, così avevano iniziato a raccontare le nonne ai propri nipotini, e quelli si zittivano subito. Tutti, o quasi, temevano questa figura emblematica.

<< Sentiamo, quando è stata l'ultima volta che hai visto tua figlia?>>, la domanda proveniva da un uomo in armatura, dall'aspetto rude, sulla quarantina, ormai quasi completamente calvo e dalla barba bruna, gli occhi ridotti a due fessure che fissavano il fabbro, ancora leggermente sconvolto.
Era sempre la stessa storia, qualcuno scompariva e a lui, che era il cavaliere di turno posto a vigilare quell'area, toccava andare ad indagare. Erano le solite domande di routine ma lui non ne aveva la benché minima voglia quel giorno: era stato informato in mattinata dell'accaduto e gli era toccato partire di punto in bianco verso quel villaggio distante qualche miglia, ancora insonnolito. Ed ora si trovava difronte a un vecchio fabbro nella sua bottega a chiedere della scomparsa di una plebea, cosa che non interessava a nessuno.
<< Avevo chiesto a mia figlia di andare a prendere il pane... Una volta uscita dalla bottega, ho sentito un urlo... Sono uscito di corsa per vedere cosa succedesse, ma ormai mia figlia era scomparsa... >>, aveva raccontato il fabbro al cavaliere.
La storia era sempre quella, ripetuta in maniera solo leggermente diversa, per l'ennesima volta. Quando da piccolo sognava di diventare cavaliere non si aspettava di certo di finire ad interrogare la plebaglia.
<< Conosce per caso qualcuno che potrebbe nutrire risentimento nei suoi confronti, tanto da decidere di rapire sua figlia? >>, aveva continuato l'uomo.
<< No, non credo proprio... >>, il fabbro aveva iniziato a tenersi la testa fra le mani callose e temprate dai numerosi anni di lavoro, con lo sguardo fisso nel vuoto, << ... È un villaggio piccolo il nostro: ci conosciamo tutti, e viviamo tranquilli. Ho ottimi rapporti con tutti, credo. Non penso che qualcuno desiderasse nemmeno mia figlia a tal punto da rapirla, sarebbe bastato venire da me a chiedermi la sua mano. Certo, non l'avrei concessa al primo che capita, però sanno tutti che sono un uomo comprensibile: ne avremmo parlato... Secondo me è stato l'Uomo Nero. Dev'essere stato lui per forza.>>
<< Sciocchezze! >>, ribattè l'uomo che non credeva a quella leggenda. È impossibile che qualcuno possa far scomparire nel nulla una persona senza lasciare traccia. Eppure era quello che stava succedendo. Ma ci doveva per forza essere una spiegazione logica!
<< Senta, ha notato qualcosa di strano in questi giorni? >>
<< No, nulla... >>
<< Ne è proprio sicuro? >>, chiese per l'ennesima volta il cavaliere che iniziava a perdere la pazienza.
<< No, nulla. Cosa avrei dovuto notare? >>
<< Non ne ho idea, me lo dica lei! Non vorrà farmi credere che in questo villaggio siano passati i giorni tutti terribilmente uguali a se stessi?! Dovrà pur essere accaduto qualcosa! Qualcosa di inusuale magari, non per forza straordinario! Mi dica tutto quello che le viene in mente, magari troviamo qualche indizio!>>
<< Be', a dir la verità... In effetti è successo qualcosa di inusuale... Non passa molta gente dal nostro villaggio, i forestieri si tengono alla larga da qui perché non c'è nulla, preferiscono altre zone... Eppure quattro giorni fa un forestiere è passato. Non si è fermato molto, giusto il tempo di far rifornimento di provviste e dopo è ripartito. Era un ragazzo sulla ventina, dallo sguardo molto triste e confuso. Povero ragazzo sembrava davvero spaesato... >>
<< Si ricorda per caso se l'aspetto del ragazzo avesse qualche particolarità? >>, chiese il cavaliere per la prima volta visibilmente interessato: forse avevano trovato un indizio.
<< Sì... Sì... Una cosa che ha colpito tutti... Nonostante la sua giovane età aveva già i capelli bianchi... >>, rispose il fabbro immerso nei suoi ricordi.
<< Perfetto, allora darò l'ordine di...>>
<< Signore! Signore! >>, un messaggiero era entrato irrompendo nella bottega, << Abbiamo degli indizi!>>
<< Ne avrei uno anch'io. Parla prima tu, chissà che non sia la stessa informazione a cui sono giunto io.>>
<< Signore! Dalle informazioni ricevute dagli interrogatori compiuti dagli altri cavalieri in giro per il regno, pare che in tutti i villaggi colpiti dalla disgrazia dell'Uomo Nero sia passato qualche giorno prima un misterioso ragazzo dai capelli bianchi. Dev'essere lui la causa di tutto!>>
<< È proprio la conclusione a cui ero arrivato anch'io.>>, si rivolse quindi al fabbro, che osservava la scena confuso, << Sa per caso dove fosse diretto questo ragazzo?>>
<< No, non ne ho idea... Non ne ha fatto parola con nessuno. >>
<< E lei?>> chiese il cavaliere, stavolta rivolto verso il messaggiero.
<< A giudicare dalla posizione dei villaggi colpiti possiamo tracciare il suo tragitto e quello che probabilmente compierà se continuerà in questa direzione.>>
<< Arriva al punto. >>
<< Quel ragazzo probabilmente si sta  dirigendo alla Capitale.>>
<< Bene. Dobbiamo diramare l'ordine a tutti i cavalieri di dirigersi verso Londra! Dobbiamo trovare quel ragazzo!>>, e detto questo i due uscirono dalla porta in fretta e furia, lasciando il fabbro da solo.
Non capiva cosa stava succedendo, e non gli importava. Qualunque cosa accadesse, ormai sua figlia era scomparsa e nessuno gliela avrebbe riportata indietro. Probabilmente era morta. In cuor suo sapeva che non l'avrebbe rivista mai più.


Finalmente era giunto alla Capitale. Il ragazzo si guardó in giro: c'era moltissima gente per le strade, dopotutto era quasi Capodanno e come al solito era stato allestito un torneo tra cavalieri, e molti si recavano a Londra da tutte le parti del Mondo per vederli combattere, erano l'attrazione del momento. Le persone amano vedere i cavalieri combattere, come facciano a farlo nonostante il freddo che fa in quel periodo e indossando delle armature di metallo ancora più freddo resta un mistero.
Le case erano avvolte sotto un mantello di neve, rendendo l'atmosfera bianca e candida, l'ambientezione perfetta per i festeggiamenti. La felicità regnava sovrana nell'aria e la gente per le strade, in preda all'euforia del momento, intonava la famosa ballata della Quercia Azzurra, che tutti conoscono essendo un diffuso canto popolare. Ma proprio quella felicità, quell'euforia, quel benessere che in quella città riempivano inevitabilmente i polmoni di chiunque si trovasse lì a respirare quell'atmosfera, stonavano invece con la tristezza, la confusione e il senso di vuoto che provava il misterioso ragazzo dai capelli bianchi.
Era un cuore freddo il suo ormai, freddo come la temperatura esterna in quel periodo dell'anno, un freddo così intenso da penetrare perfino nelle ossa.
Si strinse ancora di più nel suo mantello e si addentrò tra la folla.

Innanzitutto aveva bisogno di un luogo in cui riposare, dopo i lunghi vagabondaggi senza meta che aveva compiuto in quei giorni. Si diresse quindi alla locanda vicino alla chiesa. Ma non era quello l'unico motivo: era anche desideroso di vedere un antico artefatto che si poteva trovare solo lì, nella Capitale.

Ed eccolo giunto nei pressi della locanda. Più avanti, vicino alla chiesa, una recinzione delimitava lo spazio sacro destinato a questo artefatto ormai dimenticato. Il ragazzo si avvicinò e scavalcò la recinzione. Al centro di quello spazio c'era Lei, conficcata dell'incudine e nella roccia, dove nessuno avrebbe potuto smuoverla: la leggendaria Spada nella Roccia, altresì detta Excalibur.
Era una storia molto conosciuta la sua, ogni bardo ed ogni menestrello del regno la conosceva e la cantava cosicché la storia continuasse a vivere e non fosse mai dimenticata.
*  "Si narra che un dì l'Inghilterra fiorì di audaci cavalieri! Il buon re morì senza eredi e così agognaron tutti al poter... Soltanto un prodigio poté salvar il regno da guerra e distruzion! ... Fu la Spada nella Roccia, che un bel dì... Laggiù comparì...", così iniziavano tutte le loro storie, le quali coincidevano con la verità. Infatti il buon re Uther era morto circa vent'anni prima senza eredi, lasciando quindi l'Inghilterra, così si chiama il nostro Mondo, nel caos e nelle guerre senza fine. Tutti volevano salire al potere, nessuno escluso.
Un bel giorno però, comparì per miracolo la Spada nella Roccia, ed ogni conflitto svanì e tornó la pace. Il ragazzo si avvicinó alla spada.
"Allora la leggenda era vera...", pensó.
Infatti sotto l'elsa in lettere d'oro erano scritte queste parole: "Chiunque estrarrà questa spada da questa roccia e da questa incudine sarà di diritto Re d'Inghilterra". Sebbene molti avessero provato con tutte le loro forze, nessuno era riuscito ad estrarre la spada e neppure a smuoverla. Così il miracolo non era avvenuto e l'Inghilterra era ancora senza un re, e con il passare degli anni la spada prodigiosa fu dimenticata. Erano passati vent'anni da allora e la situazione non era cambiata.
Il ragazzo afferró l'elsa della spada. Com'era da immaginarsi non si mosse di un millimetro. Lasciò la presa sospirando: a quanto pare il ruolo di re non era tra le sue potenzialità, ma dopotutto lo sapeva. Si voltó e si avvió verso la locanda.

Prima di entrare sentì dei passi dietro di lui. Si voltó.
Vicino alla spada si era avvicinato un vecchio, dalla carnagione scura tendente al marroncino, completamente calvo e con un grosso pizzetto grigio sul mento, gli occhi gialli a fissare la spada incuriositi. Indossava un abito davvero inusuale per questo Mondo: un lungo mantello nero dall'interno rosso copriva una veste bianca a bottoni neri, stretta al corpo da due cinture anch'esse nere; indossava anche un paio di pantaloni neri che andavano a concludersi dentro a degli stivali neri dalle bordature argentate. Doveva venire dal mondo esterno, ipotetizzó il ragazzo. Non aveva mai visto una persona non appartenente al proprio Mondo, lo fissó un attimo incuriosito. Una volta probabilmente sarebbe corso da lui per riempirlo di domande sui più svariati argomenti, si aspettava che un abitante del mondo esterno avesse una conoscenza più ampia di una persona che invece aveva abitato sempre sul proprio mondo, ma ora invece non ne aveva proprio voglia, voleva evitare tutti i possibili problemi, non importa quanti segreti nascondesse quel vecchio. Fece per entrare nella locanda, quando si voltó per dare un ultima occhiata. L'uomo anziano aveva allungato le mani, coperte da un paio di guanti bianchi, ed aveva afferrato la spada. Provó ad estrarla, ma anche lui fallì e se ne andò, non molto sorpreso.
Il ragazzo entró quindi nella locanda.

Entró e andò ad accomodarsi su una delle sedie difronte al bancone. Aveva bisogno di qualcosa di forte per riscaldarsi, ordinó quindi un boccale di idromele.
<< È una brutta bestia quella che ti segue.>>
Il ragazzo si voltó. Accanto a lui si era seduto il vecchio di poco prima, che intanto aveva ordinato da bere anche lui, tornando a voltarsi verso il ragazzo.
<< Non so di cosa tu stia parlando.>>, aveva negato secco quello, voltandosi a bere il boccale di idromele che intanto era arrivato.
<< Non importa dove tu scappi, quell'Ombra saprà sempre dove trovarti. Non si fermerà mai, nè il giorno nè la notte le impediranno di inseguirti. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il tuo cuore.>>
Il cuore del ragazzo perse un colpo. Come aveva fatto quel vecchio a scoprirlo?
L'uomo, che sembrava aver letto nel pensiero al ragazzo, continuò: << Ti starai chiedendo come io abbia fatto a scoprire tutto ciò. Niente di più semplice: ho tirato ad indovinare. In più avevo molti indizi a supportare la mia ipotesi. La tua fama, o per meglio dire la fama della tua ombra, ti precede, ragazzo! Sai quante persone sono morte per colpa tua? La tua Ombra continua a divorare i cuori della gente, innocente per di più, diventando sempre più forte per ogni cuore che mangia. Devi porci un rimedio: è colpa tua.>>, detto questo il vecchio si mise a ridere. Una risata sadica, malvagia. Sembrava fosse divertito da tutta questa storia.
Al ragazzo quel vecchio non piaceva per niente, gli faceva accapponare la pelle.
Stette un attimo in silenzio a riflettere.
<< Come hai fatto a capire che ero io la persona che l'Ombra stava cercando?>>, chiese infine.
<< Più ti avvicini alla luce, più la tua ombra diventa grande.>>
Il ragazzo non capiva. Guardó d'istinto a terra e capì. Come aveva fatto a non accorgersene? La sua ombra fuggiva dalla luce, come avrebbe fatto quella di qualunque persona. La sua però andava via via dissolvendosi fino a scomparire, come se fosse stata lasciata incompiuta da un artista, che per qualche problema non era riuscito a concludere l'opera. E sapeva benissimo chi c'era dall'altra parte dell'ombra, da qualche parte c'era Lei, che lo cercava, desiderosa di completare l'opera e di ricongiungersi all'originale.
<< Un Heartless?>>, chiese il vecchio, interrompendo il filo di pensieri del ragazzo.
Gli Heartless, creature oscure nate dall'Oscurità nei cuori delle persone, più precisamente quando questa Oscurità è così forte da consumare il cuore in cui risiede. Sono creature che normalmente non dovrebbero esistere nei mondi appartenenti al Regno della Luce.
<< È un Heartless diverso dalla norma.>>, rispose il giovane, << Forse l'Heartless più potente che sia mai esistito. La sua potenza è fuori dall'immaginario, ma se fosse solo per quello non sarei costretto a scappare, so benissimo difendermi da solo. La sua vera particolarità che fa di lui un nemico terrificante è il fatto che sia invincibile...>>
Il vecchio sgranó gli occhi.
<< ... Non può essere distrutto da nessun altro all'infuori di me. Solo che nemmeno io posso distruggerlo, ogni tentativo si è concluso nel fallimento. Se esiste un modo per distruggerlo, io non lo conosco...>>
<< Interessante...>>, commentó il vecchio.
Intanto il ragazzo continuava, con lo sguardo perso nell'indromele mentre il suo pensiero vagava sopra le nuvole indisturbato: << Non sai cosa vuol dire sentirsi braccato, giorno e notte, consapevole che lei è sempre dietro di me, in agguato. Mi cerca. Mi cercherà sempre. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il mio cuore.  Per questo scappo, cercando di non farmi prendere dall'Ombra, perché questo significherebbe morte certa. È una vita disperata la mia: di giorno cerco di mettere più miglia possibili tra me e Lei, di notte invece non riesco a dormire dal terrore che Lei possa comparire da un angolo buio della stanza e venire a porre fine alla mia patetica esistenza, e alla mattina la fuga ricomincia. Non so per quanto potrò continuare ancora. Più volte ho pensato di farla finita e lasciarmi prendere. Mi pare di sentire sempre il suo fiato sul collo... Per questo ho iniziato a chiamarlo il mio Guardiano...>>
<< Guardiano? Che nome ironico ed azzeccato per un Heartless di tale portata!>>, e si rimise a ridere sarcastico. Il ragazzo non riusciva a decifrare cosa passasse per la testa di quel pazzo, eppure non sapeva per quale motivo gli stesse raccontando tutto. Forse in cuor suo sperava ancora che qualcuno potesse aiutarlo.
<< Mi insegue da quando ne ho ricordo... Non molto quindi considerato che non ho alcun ricordo della mia vita passata...>>
<< Sai almeno come ti chiami, ragazzo?>>, il giovane non sapeva se quel vecchio fosse davvero interessato a lui o meno. Forse si stava facendo raccontare la storia da uno sconosciuto solo per farsi una risata come un'altra in una locanda.
Decise comunque di rispondergli.
<< Io sono Ged, il Mago.>>
<< Piacere mio, Ged. Il mio nome è Xehanort, il Cercatore dell'Oscurità.>>

Finirono entrambi le proprie bevande. Poi il vecchio si alzò e si diresse verso l'uscita. Fermandosi sulla soglia, disse, rivolto al giovane: << Se fossi in te, me ne andrei da qui. Mi sembri un ragazzo di buon cuore e che si preoccupa delle altre persone, a differenza del sottoscritto. Immagina solo il disastro che avverrebbe se l'Ombra ti raggiungesse qui nella Capitale, per di più durante il periodo del torneo quando c'è più gente: sarebbe una strage.>>
Ged rabbrividì all'idea, come se non avesse già abbastanza morti sulla propria coscienza. Di notte spesso si svegliava in preda agli incubi: sognava persone dai volti sconosciuti che lo incolpavano della loro morte, le lacrime e la disperazione dei parenti e degli amici delle vittime, e lui scappava, scappava in preda ai sensi di colpa, e nel buio c'era Lei, nascosta nell'Oscurità, non ben visibile, se non fosse per quei suoi occhi gialli e inespressivi, che illuminavano il buio come due fari nella notte. E così si svegliava in preda al terrore, imperlato di sudore. Non poteva permettere che altri cuori venissero divorati, eppure non poteva farci niente. Difronte a quell'Ombra, lui era completamente impotente.
Intanto l'uomo era uscito dalla locanda.
Ged avrebbe potuto ignorare il vecchio, e girarsi verso il proprietario e prenotare una stanza per riposarsi come aveva deciso, e far finta di niente difronte alla strage che sarebbe avvenuta, oppure avrebbe potuto inseguire l'uomo, peró questo non avrebbe cambiato nulla: la strage sarebbe avvenuta lo stesso. Il ragazzo era combattuto, sarebbe stato meglio continuare da solo per la propria strada oppure affidarsi a un pazzo dalle idee chiaramente malvagie e insane? Ma il ragazzo era stato solo per troppo tempo, ed ora desiderava solo un aiuto. Non importa da chi provenisse.
<< Aspetta! Xehanort!>>, urló il giovane uscito dalla locanda.
Il vecchio non si era allontanato molto. Si fermò sentendosi chiamare. Anche se di spalle, Ged immaginó un ghigno soddisfatto dipingersi sul volto dell'uomo. Ma al contrario, questo riprese il proprio cammino.
Allora il ragazzo lo rincorse, afferrandolo per la spalla.
Una moltitudine di senzazioni percorsero il giovane mago. Gli parve di scorgere delle immagini nella propria testa, seppur frammentarie e criptiche.
<< Guerra dei Keyblade... X-blade... Kingdom Hearts...>>, senza accorgersene aveva iniziato ad elencare ad alta voce ció che aveva visto nella mente del vecchio. Ma questo non fu tutto, avvertì anche tutto il dolore che avrebbe causato quest'uomo alle persone e ai Mondi.
Si staccó da Xehanort, visibilmente confuso. Aveva usato per sbaglio la Percezione su di lui, ma per qualche strano motivo aveva avuto anche delle premonizioni. "Forse ho ereditato la capacità di vedere nel futuro dal mio Maestro...", pensó Ged, ma subito rimase scioccato. Aveva avuto un Maestro? Non se lo ricordava assolutamente... Ebbe una fitta alla testa. I ricordi cercavano di riaffiorare.
<< Cos'hai detto?>>, chiese il Maestro del Keyblade, ora lo sapeva, voltandosi.
<< C-Chi sei...?>>, rispose invece il mago, tenendosi fra le mani la testa ancora dolorante. Le premonizioni lasciarono il posto ad altro, quello che avrebbe dovuto vedere normalmente con la Percezione. Vide quindi il Potere dell'uomo. Per quanto il suo potere magico fosse elevato, Ged lo superava di certo. Non fu quello però che colpì il mago, ma fu piuttosto l'enorme, anzi immensa, Oscurità che emanava il cuore del Maestro del Keyblade.
<< Che Oscurità terribile...>>, disse infine.
<< Odio i maghi come te. Quello che sai ora potrebbe rivelarsi d'intralcio per i miei piani, in seguito. Mi dispiace, ma dovró eliminarti.>>
Uno schiocco di dita ed emersero dal terreno delle creature oscure dagli occhi gialli inespressivi, queste peró avevano una forma diversa da quella solita che si ricordava. Questi avevano una forma molto più umanoide, delle lunghe antenne a zig-zag verso l'indietro, e delle venature blu che pulsavano in evidenza su quel corpo nero come la pece. << Neo-Shadow...>>, gli parve di ricordare di averlo letto in un libro, era la forma evoluta dell'esiguo, ma comunque pericoloso, Shadow.
Per quanto fossero più potenti dei comuni Shadow, nemmeno quegli Heartless potevano competere con lui. Quelli cercarono di circondare il ragazzo, ma bastó evocare un muro di fiamme intorno a lui, e gli Heartless si sciolsero come neve al sole.
Era ancora troppo presto per esultare, gli occhi di Ged riuscirono appena a vedere il colpo che vibrava nell'aria puntando alla sua faccia. Ormai era troppo tardi per evitare il fendente, ma i suoi riflessi gli consentirono di pararlo appena in tempo trasformando il proprio avambraccio nella lama affilata di una spada.
Si era creato così un momento di stallo, dove l'uno cercava di sopraffarre l'altro con la forza bruta. Il mago ebbe quindi il tempo di notare cosa aveva bloccato: era un Keblade, grigio e dalla forma inquietante, l'elsa era contornata da due ali di demone che andavano ad unirsi nel volto di una bestia, cornuta e spaventosa, posta tra l'elsa e la lama, la quale si divideva in due riunendosi alla fine, con un pezzo uscente come un artiglio, che dava all'arma le sembianze di una grossa chiave.
<< Pensi di poter fermare un Keyblade con la lama di una comune spada?>>, chiese sarcastico Xehanort.
Ged non era stupido e conosceva la potenza di quelle armi, come se non bastasse, si aggiungeva la forza fisica di quel vecchio, che dopotutto era pur sempre un Maestro del Keyblade, seppur anziano. Sentì la lama incrinarsi, se avesse insistito quella chiave gli avrebbe di sicuro tranciato di netto il braccio. Prima che ciò accadesse, cambió il materiale del braccio in un liquido in modo che la lama ci passasse attraverso. Con un balzo prese le distanze, facendo tornare il braccio alla normalità. Doveva stargli più lontano possibile, o quel vecchio avrebbe avuto la meglio.
Non ebbe il tempo di pensare ad una strategia, che quello sparì portandosi immediatamente alle sue spalle.
"Dannazione, è veloce!"
Un altro colpo, stavolta all'altezza del ventre. Di nuovo andó a vuoto, passandó attraverso il mago, spargendo acqua sul terreno, quella della parte che il ragazzo aveva tramutato per evitare ancora una volta l'attacco a distanza ravvicinata. Per fortuna non c'era nessuno intorno a loro, tutti si erano probabilmente diretti a vedere le prime gare del torneo, questo dava la possibilità al giovane di dare sfogo a tutto il suo Potere.
Dalla pozza d'acqua che si era andata a creare sul terreno, emerse una punta di ghiaccio che si diresse veloce verso il petto del vecchio, ma anche questa fallì. Xehanort evitó il colpo, scartando di lato. Un altro fendente, stavolta dal basso, il ragazzo evocó una barriera d'aria intorno a sè che girava vorticosa su sè stessa, facendo rimbalzare indietro il colpo.
Non poteva continuare così ancora per molto.
Fece comparire quindi una spada tra le sue mani, almeno se fosse stata infranta non avrebbe rischiato di perdere un braccio come era successo all'inizio quando invece era stato il braccio ad essere stato tramutato in lama. Doveva creare un apertura nella difesa del Maestro del Keyblade, solo allora avrebbe potuto sconfiggerlo.
Quello riprese l'assalto, e si portò subito vicino al ragazzo, iniziando un breve duello in cui le armi dei due si incrociarono furiose. L'esito tuttavia era scontato, Ged era pur sempre un mago, non pratico quindi di combattimenti corpo a corpo. Nonostante fosse più bravo di quanto ci si aspettasse da lui, forse in passato si era allenato anche nell'arte della spada, fu ben presto disarmato. Dopotutto il vecchio era un Maestro del Keyblade, combattere era la sua specialità.
Ged decise quindi di crearsi l'apertura di cui aveva bisogno in un altra maniera e scomparì.
<< Scappi forse? Non ti credevo così vigliacco.>>, disse l'uomo, non vedendo più il mago.
<< Non sottovalutarmi, vecchio.>>, disse Ged ricomparendogli alle spalle.
Pose le mani unite a pugno a contatto con la schiena del Maestro. Una scossa violenta si diffuse percorrendo tutto il corpo del vecchio, che rimase paralizzato.
"Ecco l'apertura!", pensó soddisfatto Ged.
Evocó di nuovo una spada tra le mani e cercó di trafiggere il vecchio. Di nuovo non si concluse nulla: un aura di Oscurità scaraventó Ged lontano.
<< Mi stai facendo innervosire...>>, disse Xehanort voltandosi verso il ragazzo.
Questa battaglia fra titani sembrava che sarebbe durata ancora a lungo. Ma Ged non poteva protrarre il duello ancora per molto, o avrebbe esaurito la sua Riserva magica, e con essa sarebbe venuta la sua sconfitta. Evocó quindi Sif, un demone-lupo con cui aveva stretto un Patto tempo fa, non si ricordava quando questo fosse avvenuto nè come, ma sapeva stranamente di esserne capace. Una luce accecante colpì entrambi negli occhi: era comparso un lupo grigio grande quasi quanto un uomo e nella bocca brandiva un enorme spada nera che emanava una forza demoniaca.
<< Non ho mai visto una cosa del genere. Certo che in giró per l'Universo c'è della gente davvero interessante!>>, ridacchió il vecchio.
Sif partì all'attacco e con lui pure Ged, che brandiva una spada. Il mago sperava di soprenderlo con attacchi combinati ma l'uomo non ne sembrava affatto turbato. Paró tranquillamente i fendenti del ragazzo e non fu sorpreso affatto quando quello si spostó improvvisamente facendo comparire dietro di lui l'enorme lupo che tentó un affondo diretto a Xehanort. Lui paró pure quello, nonostante la forza fisica del lupo che lo aveva smosso di qualche metro. In pochi secondi, Sif fu scaraventato in aria dal Maestro del Keyblade che lo finì sparando dalla sua arma due proiettili di Oscurità. E così, come era comparso il lupo scomparì e il ragazzo fu di nuovo solo.

<< Smettila di scherzare e cerca di prendermi sul serio, altrimenti non vincerai il duello.>>
Xehanort aveva ragione. Ged cominciava ad avere il fiatone, mentre quello sembrava ancora fresco come una rosa. Anche la sua Riserva magica non sarebbe durata molto, prima o poi avrebbe esaurito anche l'ultima goccia di magia. Decise di provare con l'ultima azione. Era ora di giocare il tutto per tutto.
Unì le mani e sparó un enorme sfera di fuoco contro il Maestro, che paró di nuovo il colpo. Stavolta l'esplosione fu così violenta da spostare il vecchio di qualche metro. Certo, poteva fare di meglio, e non ci aveva messo molta potenza in quell'attacco, ma non era quello il suo obbiettivo. L'esplosione aveva creato una folta coltre di fumo che impediva di vedere oltre. Così il vecchio non lo avrebbe visto arrivare.
Improvvisamente emerse dal fumo un drago di medie dimensioni, dalla corporatura agile e snella ma dai muscoli forti e tesi, puntando gli artigli verso la preda. Xehanort scorgendolo all'ultimo momento non fece in tempo a scansarsi e così il drago lo afferró per le spalle carpendolo sotto i propri artigli. L'impatto fu così violento da far cadere entrambi rovinosamente a terra, il drago, ancora sopra di lui, cercò di attentare famelico alla gola del Maestro con morsi in rapida successione, ma quello li evitó tutti nonostante la mobilità limitata. Allora il drago fece per vomitargli le fiamme in faccia, ma un calcio al costato lo fece cadere a terra, liberando la presa e facendogli riprendere sembianze umane. Il mago cercó di volare via trasformandosi nuovamente in drago, ma una magia del vecchio gli geló un ala riportandolo a terra.

L'uomo si avvicinò al ragazzo, che giaceva ancora a terra dolorante con un braccio completamente congelato. Esibiva un ghigno trionfante, convinto di aver già vinto, e forse era davvero così.
Ma Ged non aveva intenzione di arrendersi, la sua Riserva magica non si era esaurita ancora del tutto: avrebbe dato fondo a tutto il suo Potere, seppur ridotto quasi al limite ormai.
<< Qualche ultima parola prima di morire?>>
<< Vai all'inferno!>>
Detto questo, Ged tramutó la neve circostante in acqua che confluì intorno al Maestro, imprigionandolo in un enorme sfera d'acqua.
<< Se pensi di potermi annegare, ti sbagli.>>, disse Xehanort, facendo uscire numerose bolle dalla bocca. La voce era arrivata abbastanza nitida al mago, nonostante il grosso strato di acqua che si frapponeva tra i due.
<< Non pensi abbastanza in grande.>>, lo corresse invece il ragazzo.
Il vecchio alzó la testa verso l'alto.

Fu un lampo.

In una frazione di secondo, un enorme fulmine piombó dal cielo abbattendosi sulla terra nel punto in cui si trovava il Maestro del Keyblade.

L'impatto fu tanto devastante da aprire in due la terra, creando un cratere enorme. Aveva cercato di non intaccare nè la locanda in cui c'era ancora il proprietario nè la Spada nella Roccia, in quanto artefatto leggendario da conservare fino al ritorno del nuovo Re. Il resto peró non si salvó: che fossero strade o edifici, ormai non c'era più nulla nel raggio di una centinaia di metri. Dopotutto aveva cercato di contenere l'attacco, sia perché la poca magia rimasta non gli permetteva di lanciare un incantesimo più potente, sia perché, se anche avesse potuto, non avrebbe voluto rischiare di uccidere tutte le persone riunite nella Capitale quel giorno, o ancora peggio di distruggere il Mondo stesso.
Tuttavia la magia che aveva lanciato, seppur non usando il suo pieno potenziale, sarebbe bastata per disintegrare qualunque uomo.

La battaglia si era finalmente conclusa.

Voltó quindi le spalle al cratere, tirandosi su il cappuccio del mantello e stringendosi ancor più in esso, come se si fosse appena ricordato del freddo che faceva all'esterno.
Il fumo si levava ancora dal punto in cui il fulmine si era abbattuto, emettendo quel terribile rumore. Presto tutti sarebbero giunti dal torneo per vedere cosa fosse accaduto. Doveva andarsene.

<< Te ne vai di già?>>
Di nuovo quella voce cupa e roca, inconfondibile.
"Non è possibile!"
Dal fumo emerse di nuovo lui: Xehanort, il Cercatore dell'Oscurità.
"Ma di cosa è fatto quel tipo?!"
Non sembrava aver ricevuto ferite gravi, solo qualche graffio e una parte del vestito completamente carbonizzata. Il mago invece aveva esaurito tutto il suo Potere, ed ora era esausto.
Ormai era chiaro: aveva perso.

Non si aspettava di morire per mano di qualcun'altro che non fosse il suo Guardiano. Forse alla fine era meglio così.








* Be', qui immaginate la canzone iniziale del film Disney "La Spada nella Roccia", nel quale è ambientato questo primo capitolo.


(Angolo Autore)
Ciao a tutti! Tecnicamente questa è ancora la mia prima ff, considerando che ho pubblicato una storia la scorsa settimana ma l'ho cancellata subito perchè non mi convinceva... Il protagonista è rimasto lo stesso, ho solo cambiato completamente la storia che avevo in mente XD tranne il passato del protagonista che è rimasto grossomodo lo stesso che avevo pensato all'inizio...
La storia è ambientata 20 anni prima del primo Kingdom Hearts e quindi 10 prima di Birth by Sleep, ma ne parlerò meglio nei prossimi capitoli ( a meno che non abbiate letto la mia bozza di storia della scorsa settimana XD, in quel caso il contesto è rimasto lo stesso ;)
Il protagonista si chiama Ged in omaggio alla saga di Terramare della Le Guin, e NO! Non sono un narcisista che chiama il proprio protagonista come sè stesso ahahah XD.
Riguardo al primo capitolo, mi dispiace solo di non essere riuscito ad inserire tutto quello che avevo in mente, ma se no veniva troppo lungo! Così rimando il tutto al prossimo capitolo :)
All'inizio vi sembrerà un po' strano, perchè ho modificato pesantemente il sistema della magia, che con quello che ho scritto in Kingdom Hearts non ha niente a che fare scusate XD ma prometto che andando avanti la storia prendera maggiormente una piega alla "Kingdom Hearts"!

Spero di avervi incuriositi con questa mia storia. Accetto consigli sulla storia o sullo stile della mia scrittura, oppure anche solo per dirmi se vi è piaciuta o no ovviamente ahah! Quindi attendo trepidante le recensioni e intanto incrocio le dita!  >.<
Penso sia tutto, ciao al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Animale di peluche? ***


Eccomi qua con il secondo capitolo, è piuttosto lungo e su alcune cose sto andando molto in fretta... Il motivo è che voglio passare velocemente al nuovo Mondo! XD.. Ah, il nome del capitolo si riferisce alla fine, tranquilli non son diventato pazzo u.u .. Bene, iniziamo!


Capitolo 2 - Animale di peluche?


Xehanort si avvicinava, lento e inesorabile come il tempo. Tuttavia Ged non scappava, nè avrebbe potuto: che senso avrebbe avuto ormai? Era esausto e senza Potere, se anche avesse tentato una fuga disperata, quello lo avrebbe ucciso dopo poco. Sarebbe servito solo a ritardare l'inevitabile, tanto valeva stare fermi ed accettare stoicamente quello che il destino aveva in serbo per lui. Era solo questione di secondi, dopotutto.
"Da quando son diventato così arrendevole?", si domandó. Non si ricordava del suo passato, ma sapeva che la resa non faceva di certo parte del suo carattere, e allora perché aveva iniziato a tenere così poco alla propria vita?
"Non è questione di arrendersi. Si tratta semplicemente di accettare l'evidenza: la vita per me è finita già tempo fa, quando l'Ombra ha iniziato ad inseguirmi...", si rispose da solo. Chi ha detto che la speranza è l'ultima a morire? Schiocchezze! Ci sono momenti nella vita quando le difficoltà si fanno così alte e insormontabili che l'unica soluzione a cui si giunge è mollare tutto ed arrendersi. Tutti almeno una volta ci sono passati, e in quei casi la speranza è la prima a buttarsi giù dal burrone con un cappio stretto intorno al collo!
<< Non sembri granché in forma...>>
"Cavolo quel tipo è un genio!", pensó il ragazzo.
<< ... Ma stai tranquillo: presto sarà tutto finito.>>
"Grazie mille, eh! Alla faccia della magra consolazione..."
Ged era pronto a morire, ma non sopportava che avvenisse per mano di quel vecchio pazzo e rompiscatole.
Quello evocó il proprio Keyblade, grigio e dalle sembianze mostruose. Sembrava che quell'arma provenisse direttamente dall'Oltretomba: un alternativa alla comune falce del Dio della Morte, ma dopotutto il ruolo che si apprestava a compiere era pur sempre quello.
Vide la chiave alzarsi e restare sospesa in aria. Si sentì come un giustiziato prima dell'esecuzione del boia, mentre aspetta che l'ascia ricada violenta sul proprio collo.
Chiuse gli occhi.
Per quei brevi secondi si sentì l'uomo più libero del mondo: l'Ombra non avrebbe osato seguirlo nel posto in cui sarebbe andato. L'uomo è solo difronte alla morte.

Aspettó... Aspettó... Il colpo non sembrava arrivare.

Riaprì gli occhi solo per vedere il solito ghigno soddisfatto sul volto di Xehanort, prima che questo facesse calare la propria arma.

Un taglio poco più largo di un dito e profondo qualche centimetro comparve sotto l'occhio sinistro del mago.
Un improvviso urlo di dolore.
<< Ma che... ?!>>
<< Questa...>>, lo interruppe il vecchio, << ... Questa sarà la promessa che ci rivedremo ancora.>>
Ged sentiva emanare una profonda Oscurità da quella ferita. Perché non lo aveva ucciso? Che cosa voleva quell'uomo da lui?
<< Vieni a cercarmi nel Mondo Esterno. Solo allora troverai le risposte che cerchi.>>
<< Aspetta, Xehanort! Che cosa intendi dire?! Rispondimi!!!>>, ma ormai quello era già scomparso in un Corridoio dell'Oscurità, lasciando il giovane mago con più dubbi che risposte.



Era passato qualche minuto. Ged era ancora steso a terra, mentre il suo cervello cercava ancora di rielaborare le numerose informazioni. Il dolore lancinante al taglio inferto dal Maestro del Keyblade peró lo riportó alla realtà. Al momento non aveva nulla con cui medicarsi decentemente, se fosse stata una ferita "normale", avrebbe potuto curarla con la propria magia, ma questa era diversa: era contaminata dall'Oscurità. Non aveva idea di come affrontare un caso del genere, probabilmente sarebbe guarita da sola. Strappó una striscia di stoffa dal proprio mantello e se la legó al volto per fermare la fuoriuscita di sangue.
"Rimarrà una cicatrice...", pensó Ged.
Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto d'ora in poi, ma non se ne curava: lui pensava solo al presente. Del resto era a questo che portava il fatto di vivere alla giornata. Da quando l'Ombra aveva iniziato a cercarlo erano cambiate molte cose.
Innanzitutto doveva andarsene, perché presto sarebbe arrivata una moltitudine di gente dal torneo, attirata dal rumore assordante del tuono che aveva evocato.

Fu una sensazione. Un presentimento.

Un senso di oppressione e timore gli appesantivano il cuore, e questo voleva dire una cosa sola: l'Ombra era vicina.

Lui era parte di Lei come Lei era parte di lui, era logico quindi pensare che come il ragazzo potesse avvertire la vicinanza dell'Ombra, anche quella potesse fare lo stesso. Probabilmente era stata attirata dall'enorme rilascio di Potere. Un Potere che Lei conosceva.

Ged si avvió quindi a passo svelto per le vie della Capitale. Doveva andarsene e al più presto.

"Calma! Calma!"

Ogni angolo della strada sembrava celare una minaccia. Per quanto non volesse, la paura era più forte di lui, costringendolo a voltarsi ad ogni passo per controllare se qualcosa lo seguisse.

"Questo non vuol dire che Lei sia qui! È solo una mia stupida sensazione, figurati se mi ha già trovato!..... Oh al diavolo, ma chi voglio prendere in giro!? Lei è qui!"

Ged affrettó il passo. Ogni ombra sembrava la Sua ombra. Senza che se ne accorgesse, aveva iniziato a correre.

<< Geeed...>>

Una voce non d'uomo, ma di bestia sembrava, che roca e senza labbra tenta di parlare.
Improvvisamente da un pozzo di Oscurità emerse Lei, pronta a sbarrargli la strada. La vide prendere forma dal suo peggiore degli incubi. Apparve inizialmente come un buco oscuro e profondo apertosi nel terreno, dal quale uscì una mano. Poi un'altra.
<< Geeed...>>
Appoggió le mani al suolo e, come qualcuno che cerca di scavalcare un alto muro, si tiró su pian piano. Direttamente dal Regno dell'Oscurità emerse così una figura grottesca e dagli occhi gialli inespressivi. Per certi versi il suo aspetto ricordava quello di un Heartless, anzi, se non ne avesse conosciuto la sua vera natura, forse lo avrebbe scambiato davvero per uno di loro: un comune essere delle tenebre. Enorme rispetto ad un uomo, anche il suo Guardiano era nero come la pece, mettendo in risalto le venature blu che pulsavano sul viso partendo dalla fronte fino a quelle che potevano sembrare due grosse corna, ma che invece si restringevano via via disposte a zig-zag all'indietro rivelando la loro funzione di antenne. In questo assomigliava ai comuni Neo-Shadow. Ma il suo Guardiano diversamente era avvolto da alcune bende sul petto e sul viso, riunendosi ad X difronte alla bocca, non riuscendo tuttavia a nascondere i suoi denti esterni aguzzi e ben visibili come quelli di un teschio. Ed ecco il suo segno che lo cottraddistingue e lega il suo destino a doppio filo con quello del mago: non aveva gambe, il corpo convergeva in un punto andandosi dissolvendo verso la fine. Dove l'ombra di Ged si fermava inconclusa, da lì prendeva forma il Guardiano, concludendo l'opera.
Ma come al giovane mago mancava un ombra, a Lei mancava un cuore, e questo si poteva riscontrare nell'enorme buco a forma di esso, che, all'altezza del ventre, lo passava da parte a parte: attendeva solo di essere riempito.
<< Geeed...>>
L'Ombra allungó le braccia verso il ragazzo, protesa a ghermirlo. Le bende si scostarono dalla bocca, permettendole di aprirla. Sembrava un movimento quasi meccanico, muovendo la mascella a scatti come se fosse passato molto tempo dall'ultima volta che l'aveva usata. Era una scena raccapricciante e terrificante. Vedere quelle fauci spalancarsi, con il chiaro intento di puntare al cuore, fece cadere Ged nel panico più totale. Quella non aspettó un secondo di più e si gettó sul giovane mago cercando di afferrarlo. Lui si voltó di scatto e corse via.

Fuggì disperatamente, con il Guardiano un passo dietro, incapace di raggiungerlo ma senza tuttavia perdere terreno. Il giovane continuava a correre, ma era provato dal combattimento precedente, troppo fiacco persino per pensare a una via di fuga da quella terribile situazione.
"Proprio ora doveva trovarmi?!"
Ged la avvertiva dietro di sè, vicinissima, tuttavia non si guardó mai le spalle: provava troppo terrore, in più sarebbe stata solo una perdita di tempo ed un errore fatale, se nella foga del momento si fosse voltato magari inciampandosi, l'Ombra l'avrebbe preso. Doveva pensare solo a fuggire. Nient'altro importava.

Corse verso gli edifici sperando in un qualche nascondiglio, anche se sapeva che non sarebbe servito. La paura gli stava annebbiando i pensieri.
L'Ombra continuava a chiamarlo. Non aveva alcun potere su di Lei, non poteva fermarla.

Continuò a correre.

C'erano solo loro per quelle strade: il cacciatore e la sua preda.

Ged ormai era esausto. Il respiro gli bruciava la gola e non correva più ma arrancava, barcollando e incespicando di continuo. L'avrebbe raggiunto a momenti. Doveva cedere. Doveva arrendersi. Doveva fermarsi.
Perchè prolungare oltre quello strazio di vita?
Il ragazzo cominció a rallentare. L'Ombra riuscì quindi ad afferrarlo per il mantello, cercando di catturarlo.
Lui provó a divincolarsi. Se dentro di sè si sentiva morto e avrebbe mollato tutto e si sarebbe arreso, il suo corpo invece non ne voleva proprio sapere di soccombere. Si tolse il mantello e riprese a correre.
"Non voglio morire. Non voglio morire. Non voglio morire."
Ecco ciò che realmente pensava.

Fu una distrazione.

Inciampó e cadde. Si voltó verso il Guardiano che in pochi secondo gli fu addosso.
Lo afferró con la sua enorme mano, sollevandolo qualche metro da terra. Divincolarsi era inutile: la morsa dell'Ombra non lasciava via di scampo. Aveva intenzione di stringerlo talmente forte da fargli perdere i sensi, solo allora avrebbe mangiato il suo cuore.
Ged sentiva le forze venirgli meno e la vista annebbiarsi. Stava lentamente perdendo conoscenza.
"Forse alla fine è meglio così... Questa storia non era destinata a continuare..."
Socchiuse gli occhi. Il viso di quella Bestia fu l'ultima cosa che vide.





<< Che scena patetica...>>
Un taglio bene assestato e l'Ombra sparì, ritornando nell'Abisso delle Tenebre dalla quale proveniva.
Ged cadde a terra, riprendendo improvvisamente fiato dalla morsa del Guardiano.
Alzò lo sguardo. Dinnanzi a lui stava quel vecchio pelato di sua conoscenza.
<< Non pensavo di rivederti così presto eheh...>>
<< Zitto, o ti ammazzo con le mie mani.>>, il vecchio non volle cogliere la frecciatina del ragazzo.
<< L'hai distrutta...?>>, chiese infine Ged ritornando di nuovo serio.
<< No... Come hai detto tu, non può essere distrutta da altri. Ritornerà.>>
La scintilla di speranza come comparsa si spense e lo sconforto lo riprese.
<< ... Perché mi hai salvato?>>, la domanda arrivò diretta.
<< Ti ho visto in difficoltà. Come potevo assistere alla morte di un ragazzo così promettente senza far nulla? Io ti voglio aiutare, credimi. Insieme faremo in modo che... >>
<< Stai mentendo, vecchia vipera! Ti ricordo che ti ho letto dentro, e ora so quanto tu sia bugiardo ed infido.>>
Il vecchio rimase a fissare per qualche momento il ragazzo.
<< ... Oh, al diavolo! Se no ci saresti cascato come un allocco come tutti gli altri!>>
<< Permaloso, il nonno! Eheh!>>
<< Basta ti uccido.>>, disse quello puntando il Keyblade contro il ragazzo.
<< Oh, andiamo! Certo che il senso dell'umorismo ti manca proprio!>>, disse alzando le braccia in segno di discolpa.
<< Perché mi hai salvato?>>, ripetè il giovane mago.
<< Non sono affari che ti riguardano.>>

Stettero in silenzio qualche minuto. A quanto pare il ragazzo non sarebbe riuscito ad estorcergli nessuna informazione.
Fu il vecchio a interrompere il silenzio.
<< Tieni!>>, e gli sbattè in faccia una veste nera.
<< Cos'è?>>
<< Viene usata di solito per passare indenni attraverso i Corridoi dell'Oscurità, per impedire che il proprio cuore venga consumato da essa.>>
<< E a cosa mi serve? Io non uso quei passaggi, non sono in grado di controllare il potere dell'Oscurità.>>
<< E sai perché il cuore non viene corrotto indossando questa veste quando si passa attraverso l'Oscurità? Perché serve per confondersi con essa. Indossala: in questo modo farai perdere le tue traccie all'Ombra. Anche se non durerà per sempre...>>
Il ragazzo gli prese le mani entusiasta, facendogli le feste come un cane: << Davvero faresti questo per me, nonno?! Grazie! Grazie! Grazie!>>.
<< ... E staccati! Non farmi rimpiangere di averti aiutato.>>
Il cane ritornó al posto.
<< Detto questo, me ne vado. La mia offerta è ancora valida, mi raccomando. Ti aspetto nel Mondo Esterno.>>, e così scomparve nell'Oscurità, stavolta per davvero.


Il mago era di nuovo solo. Decise subito di provarsi il nuovo set di vestiti che gli aveva lasciato in dono Xehanort. Indossó quindi un paio di pantaloni neri come la notte, e degli stivali anch'essi neri, ma dalle bordature argentate, come quelli del vecchio. La parte superiore era costituita da una canottiera nera, non che si vedesse comunque, visto che il tutto era coperto dalla veste nera col cappuccio. Se lo tiró su.
Era davvero comoda e soffice al suo interno, donando un lieve ma piacevole tepore al suo possessore. Ma non era quello l'unico motivo del suo benessere. Xehanort non mentiva: il senso di timore e oppressione che prima gli appesantivano il cuore in ogni momento, ora erano svaniti. Anche se consapevole che l'Ombra non era scomparsa, l'idea di avere anche solo un po' di libertà riaccese la speranza nel ragazzo. La sua vita cominciava ora, e da quella veste.
Dove si sarebbe diretto ora, cosa avrebbe fatto, non lo sapeva. L'idea era di raggiungere il vecchio nel Mondo Esterno come gli aveva proposto, anche se non sapeva ancora bene il perché. Certo, il pelato gli aveva donato la speranza, ma lo conosceva abbastanza per sapere che non fa nulla per gli altri senza secondi fini. L'avrebbe tenuto d'occhio.

Non si ricordava nulla, ma istintivamente sapeva che c'erano diversi modi per viaggiare tra i Mondi, nonostante normalmente sia impossibile in quanto sono protetti da barriere dimensionali che non permettono ad esterni di accedervi. In tutto questi modi erano cinque: il primo consisteva nell'usare una Gummiship, in quanto composta da frammenti di queste barriere è capace di passare attraverso esse, ma lui non ne possedeva una; per il secondo metodo sarebbe servito un frammento di stella, capace di trasportare il possessore attraverso i Mondi, talvolta in maniera casuale, ma lui non possedeva nemmeno quello; il terzo metodo invece consisteva nell'usare i Corridoi dell'Oscurità come il Maestro Xehanort, ma lui non era capace di usarli; per il quarto invece sarebbe servito un Keyblade per trasformarlo in un veicolo come fanno alcuni, ma purtroppo non era uno dei Prescelti.
Era rimasto un solo metodo che solo lui, come altri in quanto esseri dalle capacità magiche, poteva usare: il Teletrasporto.
Tuttavia non aveva mai imparato ad usarlo.
Durante il suo duello con Xehanort gli era parso di ricordare di aver avuto un Maestro. Doveva trovarlo, solo così avrebbe appreso quell'incantesimo, solo non aveva la minima idea di dove andare a cercarlo.
Non aveva ancora recuperato tutto il suo Potere, ma ne aveva abbastanza per eseguire una comune Metamorfosi. Si trasformò quindi in falco e prese il volo: forse una visuale dall'alto lo avrebbe aiutato a ricordare qualche posto del passato a lui familiare.

Voló per diverse ore. Ormai era ben lontano da Londra. Decise di scendere in uno dei villaggi sparsi per la pianura per fare una pausa e cenare, visto che non aveva più mangiato niente da quando era giunto alla Capitale nel primo pomeriggio. Una volta riprese sembianze umane, il mago fece comparire dal nulla il sacco in cui aveva lasciato le provviste. Un pezzo di pane indurito, del formaggio e un po' d'acqua. Di sicuro non si poteva chiamare un pasto da re, ma poteva bastare per riprendere un po' di energie.
Ora che finalmente non era più costretto a fuggire continuamente decise di godersi il momento andando a fare una passeggiata per il villaggio. Vedere la gente fare compere al mercato, camminare per le strade, parlare tra di loro, ridere, scherzare, gli ricordava quanto fosse bello avere una vita normale, privilegio che a lui era stato tolto per non si sa quale motivo. Stavolta però almeno poteva respirare davvero a pieni polmoni quell'aria di felicità senza sentirsi fuori posto: gli era mancato vivere in modo sereno dando per scontato il domani, cosa che non poteva permettersi di fare quando era continuamente seguito dall'Ombra.
<< Guarda, caro! Ma quello non è Ged?>>
Una donna insieme al marito si erano fermati per la strada a guardarlo.
<< Chi?>>
<< Massì dai, quel ragazzino che aveva perso i genitori nell'incendio. Saranno dieci anni che non lo vediamo, ma non puoi dimenticarti di una persona così facilmente!>>
<< Dici? Sarà, ma io me lo ricordo in maniera differente...>>
<< Sì, in effetti non aveva i capelli bianchi... Peró il viso, seppur cresciuto, è lo stesso!>>
<< Scusate, mi conoscete?>>, aveva chiesto il giovane intromettendosi nei loro discorsi.
Fu così che la coppia gli raccontó del suo passato: questo era il suo villaggio natale, in cui aveva vissuto fino a dodici anni, ma dopo che la sua casa aveva preso fuoco e i suoi genitori erano morti nell'incendio, lui scomparve. Strano, non ricordava nulla. La donna gli fece quindi fare un giro del villaggio, in particolare si fermarono davanti al luogo dove una volta si ergeva la casa di Ged. Tuttavia in quel posto ormai era già stata costruita un altra casa, rendendo il luogo perfettamente estraneo al ragazzo. Quello invece riconobbe un ponte, non lontano da lì, che passava sopra a un fiumiciattolo neanche tanto importante. Gli parve di vedere un ragazzo intento a chiedere l'elemosina ai lati della strada, che scomparve tra la folla come se non fosse mai esistito.
"Un illusione?"
Si strofinó gli occhi. Il ragazzo compariva e poi scompariva. Era tutto così familiare... Gli pareva di conoscerlo...
"Ma sono io."

Un dolore lancinante alla testa. Succedeva sempre così quando cercava di ricordare. La mente così cadde nel buio, scivolando a dieci anni prima.

"Erano tempi oscuri senza legge nè ordine. Gli uomini vivevano nel terrore l'uno dell'altro, poiché il più forte opprimeva il più debole.
In tempi del genere, un orfano come Ged aveva vita dura.
Era un giorno d'inverno. Stava seduto al lato della strada a chiedere l'elemosina nel suo villaggio d'origine. Il freddo si faceva sempre più intenso ed era a digiuno da giorni ormai. Avrebbe venduto l'anima per un pezzo di pane, ma apparte quella non aveva altro da offrire, e si sa: la gente comune di un'anima di un ragazzino non se ne fa niente. Ridotto com'era non avrebbe superato la notte, anzi forse non ci sarebbe arrivato nemmeno. Si accasció al suolo mentre la neve continuava a scendere copiosa. Sarebbe rimasto lì a terra, dimenticato da tutto e da tutti. Lasciato morente ai lati della strada come un cane, sepolto dalla neve perché non aveva nessun'altro che potesse farlo. Era solo.

Fu allora che li incontró.

Si trovava sulla sommità di una collina. Era notte, e l'unica fonte di luce, benché lieve,  erano le stelle immobili nel cielo. Stelle che però non aveva mai visto. Stelle senza nome.
Non si udiva alcun suono. Nessun vento soffiava su quella Terra Arida.
Davanti a lui si ergeva un muretto di pietre, non più alto del ginocchio di un uomo.
Il muro separava i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Inconsciamente lo comprendeva, ma nonostante tutto ero attirato verso il muretto, passo dopo passo, si avvicinava. Era l'unica cosa a muoversi in quel deserto del nulla. Solo.  Oltre il muro, il pendio continuava ripido senza fine.
Pochi passi e fu difronte ad esso. Sapeva che valicarlo sarebbe significato morire, ma non gli importava più niente ormai. La sua vita non aveva senso, morire significava liberarsi di tutte quelle seccature. Niente più problemi. Niente più dolore.
"Ironico quanto sia sottile il confine tra la vita e la morte: un semplice passo. Facile come scavalcare un piccolo muretto...", si ritrovó a pensare. E così fece, e salì in piedi sul basso muro. Fece per scendere, appoggió il piede sinistro. Si trovava letteralmente a un passo dalla morte. Stava per scendere anche con l'altro, ma qualcosa o qualcuno lo afferró per il polso, strattonandolo indietro. Perse l'equilibrio, ma, contrariamente a quello che pensava, il suo corpo non toccò affatto il suolo... Continuó a cadere nel vuoto. Il resto fu solo Oscurità.

Il ragazzo si sveglió all'interno di una stanza sconosciuta. Doveva aver perso conoscenza.
Il focolare era acceso, riscaldando l'ambiente con un lieve tepore. Quello su cui era sdraiato era un letto, uno di quelli veri. Era da tempo immemore che non si sdraiava su uno di essi. Prima di perdere i genitori. Prima di perdere tutto.
Guardó fuori dalla finestra situata accanto al letto e vide la bottega del fabbro. Conosceva quella strada, doveva essere stato portato nella locanda del villaggio, ma da chi?
D'improvviso la porta si aprì, rispondendo al suo quesito: entrarono un vecchio dalla barba lunga ed uno strano cappello appunta, e una ragazzina, circa della sua età, dai capelli scuri raccolti in una treccia che faceva ricadere sul seno lievemente accennato.
<< Oh, ti sei svegliato!>> affermó il vecchio.
<< Maestro, guardi! I suoi capelli sono diventati bianchi!>> disse la ragazzina.
<< Oh, ragazza mia, i miei capelli sono bianchi già da alcuni secoli ormai!>>
<< Non i suoi, Maestro.... Quelli del ragazzino!>>
<< Ah... Ma certo, ma certo! Ovviamente lo sapevo. >>
"Che vecchio svampito" pensó Ged.
La ragazzina porse uno specchio al ragazzo, che si osservó.
I suoi capelli corti e scompigliati di color nero avevano lasciato posto invece a un colore bianco dai riflessi argentati.
Cosa gli era successo? Allora non stava mentendo, i suoi capelli erano diventati davvero bianchi!
<< Si dice che questo fenomeno accada quando una persona si avvicina pericolosamente alla Morte e riesce, nonostante tutto, a sfuggirne...>> disse il vecchio.
"Ero davvero messo così male? Chissà se avevo sofferto molto durante la mia incoscienza..."
Nemmeno si era accorto di star morendo, forse avrebbe vissuto il tutto  come un sogno, l'ultimo prima della fine.
<< ... Alcuni lo considerano una maledizione, altri come la prova di un avvenuto miracolo. Ti consiglio di vivere, portandolo come vanto: sei uno dei pochi ad aver fatto ritorno da un viaggio del genere.>>
<< C-Chi siete...?>> chiese Ged. Le parole gli uscivano a fatica. Era la prima volta che parlava dopo tanto tempo, da un lato perché non molti erano disposti ad iniziare una conversazione con un barbone, quale era; dall'altra, più banalmente, perché aveva la gola secca per la troppa sete.
Fu la ragazzina la prima a prender parola: << Io mi chiamo Tenar e lui è il mio Maestro. Si chiama Merlino ed è il mago più potente del mondo! Ma che dico, dell'universo!>>
E mentre il vecchio si gonfiava il petto tutto orgoglioso, aspettandosi dal ragazzo forse un'ammirazione smisurata, fu colto alla sprovvista invece da una sonora risata: << Quel vecchietto svampito un grande mago?! Ahahahahahahah ma se fra poco non riesce a reggersi neanche in piedi! Non mi sorprenderei se ci inciampasse in quella lunghissima barba!>>.
<< Ogni tanto lo fa.>> aggiunse la ragazzina divertita, e insieme scoppiarono a ridere, per poi ritrovarsi entrambi sotto una valanga di neve evocata dal vecchio.
<< Che diavolo combini, Maestro?!>> esclamò Tenar.
<< Diciamo che ho improvvisato una bella tormenta...>> disse Merlino orgoglioso, accarezzandosi i baffi.
<< Una bufera in casa? E con ciò? Sarebbe stato più sorprendente se la avessi evocata nel mese di luglio, ahahah!>>
Merlino, leggermente infastidito che un ragazzino mettesse in dubbio i suoi poteri, scomparì improvvisamente.
<< Cos'è? Si è offeso e se ne è andato il vecchio?>>, chiese quello ironico.
<< Me ne sono andato, eppure non me ne sono andato eheh...>>, una voce vibrava nell'aria, << ... così se me ne vado non potrete mai essere sicuri che me ne sia andato davvero, non è così?>>
<< Ammetto che questo trucchetto non è niente male ahah...>>, rispose Ged divertito, << ... e va bene hai vinto, sei un buon mago.>>
<< Solo buono?>>, rispose il vecchio ricomparendo dal nulla, << beh per il momento ci si può accontentare.>>
<< Ah, non mi sono ancora presentato... Io sono...>>
<< ... Ged.>> concluse Merlino.
<< Come fai a conoscermi?>>
<< Beh vedi, io sono un mago! Un veggente! Un pronosticatore! Io ho il potere di vedere nel futuro. Secoli e secoli nel futuro! Io ci sono perfino stato, ragazzo, e ho visto tutte queste cose.>>
<< Ma allora puoi vedere tutto prima ancora che accada?>>, chiese il ragazzino per la prima volta vivamente interessato.
<< Sì, tutto quanto.>>, rispose il mago.
<< Cala cala, Merlino!>>, lo corresse Tenar.
<< E-Ehm... No, non proprio tutto. Non sapevo ad esempio che aspetto tu avessi, o dove sarebbe avvenuto di preciso il nostro incontro, ma come vedi conoscevo il tuo nome, la tua età intorno ai dodici anni, e conoscevo pure il villaggio in cui ti avrei trovato. Per fortuna sono arrivato giusto in tempo.>>
<< Quindi sei stato tu... prima... sulla collina?>>
<< Mh?>>
<< Nah niente... E come mai saresti venuto a cercarmi?>> chiese al mago, incuriosito.
<< Il Destino ha in serbo grandi cose per te, Ged. Anche tu, come questa ragazzina, hai del Potere. Entrambi, il Destino vi a guidati fino a me affinché io possa, a mia volta, guidarvi nel vostro legittimo posto nel mondo.>>
" Pure la ragazzina è una maga?"
<< E sono venuto fin qui anche per farti una proposta: diventa mio allievo.>>
<< ... >>
Ged guardó fuori dalla finestra: la neve scendeva ancora, avvolgendo il paesaggio in una soffice coperta bianca.
<< Ok accetto. Del resto questo è un posto troppo noioso dove continuare a vivere.>>

E fu così che iniziò il suo apprendistato come mago sotto quel vecchietto così svampito di nome Merlino."

La testa pulsava dal dolore... Una parte del suo passato gli era appena stata rivelata, ma perché tutti questi ricordi repressi? Come mai aveva perso la memoria?
Tuttavia non c'era tempo per le domande: ora aveva un presentimento. Non sapeva cosa lo spingeva, ma ora sentiva come di avere una bussola dentro di sè, che gli indicava la direzione da prendere. Non aspettó un secondo di più, ringrazió e salutó la coppia e poi partì.



Si accampó in una prateria al calare del sole, sarebbe stato inutile continuare la ricerca di notte al buio. Raccolse un po' di legna e qualche sterpaglia e accese il fuoco.
Aveva ancora un leggero languorino: il pasto di prima non era bastato, ed aveva lasciato il villaggio così in fretta che si era dimenticato di far rifornimento di provviste. Doveva quindi andare a caccia. In genere evitava di mangiare la carne perché, potendosi trasformare egli stesso in animale, gli faceva un certo senso immaginare che qualcuno lo mangiasse, ma la natura è la natura. Il più forte mangia il più debole, si tratta di semplici meccaniche di sopravvivenza, e siccome non sembravano esserci alberi da frutta nei dintorni, optó per la carne di qualche animale. Con la magia diventó invisibile e silenzioso e potè così aggirarsi indisturbato per la prateria in cerca di qualche preda. Il sole era quasi tramontato e la visibilità era quindi limitata, perciò ci mise più del previsto per individuare una forma di vita decente da mangiare.
Finalmente, dopo una ventina di minuti passati in perlustrazione, notó qualcosa muoversi fra i cespugli. Lo inseguì. Gli parve di vedere due orecchie spuntare fuori: probabilmente era un coniglio. Non se lo sarebbe lasciato scappare, decise  quindi  di sparargli una piccola sfera di fuoco dall'indice. Dopotutto doveva solo tramortirlo. Posizionó quindi la mano a pistola.
"Bang!", pensó il mago sparando il colpo.
<< Ahi! Ma sei impazzito, kupó?!>>
<< Ma che...?>>, il mago intanto era ricomparso.
Dal cespuglio uscì uno strano essere, massaggiandosi il sedere leggermente abbrustolito.
<< Ma che diavolo sei?! Un animale di peluche parlante?!>>
<< Animale di peluche? Io sono un Moguri, cosa credi, kupò!>>
<< Ah.>>
<< E non fare come se non te ne fregasse niente! Hai appena tentato di uccidermi!>>, sbraitó il Moguri impazzito.
<< Non è colpa mia se assomigli stra maledettamente a un coniglio!>>
In effetti era molto diverso dai classici Moguri che era abituato a vedere Ged.
Questo sembrava più un coniglio, alto poco più del ginocchio del ragazzo. Dalla pelliccia di un marrone chiaro, ad eccezione delle macchie scure poste sulla punta di ciascun orecchio, l'essere aveva le ali da pipistrello e il ponpon di un colore arancione, contrariamente ai normali Moguri che ce l'hanno di un colore rosso accesso. Un altro tratto distintivo da quelli comuni, era il fatto che avesse dei capelli! Un folto ciuffo color biondo sporco sparato all'indietro spuntava infatti dalla sua piccola testa. Ed aveva pure dei vestiti: una giacca verde, con colletto alto ed elaborati polsini bianchi, e un paio di pantaloni marroni larghi sulle cosce. Indossava inoltre guanti marroni senza dita, stivaletti marroni a punta metallica, e una cinta con attaccata una bisaccia.
Quello lo osservava con quei suoi occhi magnetici di un grigio metallico.
<< Me li ricordavo un po' diversi i Moguri...>>
<< Vengo da Ivalice. Il mio nome è Montblanc, kupó!>>
"Ivalice? Che sia un altro Mondo?"
<< P-Piacere mio... Io sono Ged, il Mago.>>

Il giovane sospiró: << Insomma sei un Moguri esotico...>>
<< Già!>>
<< Bene, be' è stato un piacere conoscerti ma ora devo proprio andare, sai com'è, ho un impegno urgente... Ho dimenticato l'acqua sul fuoco... Già...>>, si giró e fece per andarsene.
<< Ehi tu, aspetta! Non vedi?>>
<< Vedere cosa?>>
<< Che il nostro incontro è stato voluto dal Destino, kupó!>>
"Un altro tipo appiccicoso... Oggi non è proprio giornata..."
<< Io non credo nel Destino e robe simili, quindi se non ti dispiace avrei qualche preda da cacciare, ciao...>>
<< Ma non ti interessa nemmeno sapere perché sono qui e qual'è il mio scopo?>>
<< No, a dir la verità no, quindi ciao...>>
E mentre Ged cercava un modo per liberarsi di quel coniglio troppo cresciuto, ebbe come la sensazione di avere una mano appoggiata sulla spalla ed un fiato fetido alitarli sul collo. Si voltó. Non c'era nessuno. L'Ombra doveva essere ritornata dall'Abisso delle Tenebre.
"Stai calmo! Dopotutto, anche se è tornata, finché avrò questa veste, Lei non mi troverà tanto facilmente.", pensó il mago e si strinse ancora di più nel cappotto nero, come paralizzato.
<< Sembra che tu invece abbia molti problemi.>>, disse Montblanc.
<< Niente che ti riguarda. Me la cavo da solo.>>
<< Da quella cicatrice non si direbbe, kupó.>>,  la frase del Moguri lo trafisse diretto come una lama affilata.
Il ragazzo sospiró...
<< E va bene, coniglio impiccione... Ecco la mia storia.>>


<< Quell'Ombra è proprio una brutta gatta da pelare...>>, disse infine Montblanc una volta terminato il racconto, << ... e noi Moguri odiamo i gatti! Sono così astuti e perfidi! Attentano sempre al nostro ponpon, noi lo sappiamo, kupó!>>
<< Concentrati, Montblanc. Non stiamo parlando di gatti!>>
<< Ah, scusa... Be' in questo caso c'è un unica cosa da fare...>>
<< Ovvero?>>
<< Chiaramente hai bisogno di aiuto, kupó! Per questo ho deciso di accompagnarti nella tua avventura!>>, proclamó il Moguri.
<< Ehi, no aspetta un momento... Ti fidi di ogni singolo sconosciuto che incontri?>>
Il Moguri sorrideva.
"Ok, questo è fuori..."
<< Senti...>>, riprese il mago, << ... questo viaggio è troppo pericoloso per te, inoltre io non mi fido affatto del primo sconosciuto che incontro, mi dispiace.>>
<< E se ti aiutassi come amico, kupó?...>>
<< Amici? Non è mica così facile...>>, ma il Moguri non lo stava ascoltando.
<< ... Inoltre non dovresti sottovalutare la forza di un Moguri, kupó!>>
<< Pff...>>
<< Ma lo stai già facendo!!!>>
<< Poi quel "kupó" cosa significa? È una specie di tick? Perché mi sta dando sui nervi.>>
<< Kupó?>>
<< Ah lasciamo perdere...>>, il mago si era arreso, quel Moguri era troppo cocciuto... << E sentiamo cosa sapresti fare? Dammi un valido motivo per prenderti con me.>>
<< Io? Io so fare di tutto, kupó! Animista, ladro, artigliere, pure il giocoliere, perfino mago nero e mago del tempo!>> e nel mentre pronunciava le varie classi, faceva comparire e scomparire nella sua mano le più svariate armi: da uno strumento musicale fino ad arrivare a un pugnale, un fucile, vari coltelli da lancio, e pure uno strano bastone ricurvo coperto di edere e ghiande.
"Pure mago?", ma il Moguri non mentiva. Ged usó la Percezione su di lui, e, per quanto discreto, aveva davvero del Potere.
<< Come dico sempre: nel mondo bisogna sapersi adattare, kupó! Perché quello di certo non si adatta a te! Ahahah!>>, e il Moguri scoppió così in una sonora risata.
Ged non fece in tempo a parlare che quello subito riprese: << Ma la mia specialità resta il Cavaliere Moguri!>>
<< Cavaliere Moguri?>>
<< Cavaliere Moguri, kupó.>>, disse evocando una spadone fra poco più grande di lui, e dalle strane incisioni in una lingua che lui non conosceva. Di sicuro quella era un'arma pregiata, ed emanava pure una sorta di aura magica...
<< Va be' sembra che farti cambiare idea sia tanto difficile quanto toglierti quel "kupó" dalla testa...>>
<< Vuol dire che posso venire con te, kupó?!>>
<< Mi arrendo... Sei dei nostri.>>






(Angolo Autore)
Ed ecco arrivare il piccolo ma tenace Montblanc a portare un po' di allegria a quel depresso di Ged! XD.. Che Kingdom Hearts sarebbe stato senza almeno un personaggio di Final Fantasy? Peccato che essendo la storia ambientata 20 anni prima, tutti i personaggi di Final Fantasy apparsi finora nella saga, ad eccezione di Cid, o erano ancora bambini o non erano proprio nati... Così ho deciso di introdurre Montblanc da FF 12 e da Tactis Advance, spero vi piaccia il piccolo Moguri perchè a me tantissimo XD
Ultima cosa, che ho dimenticato l'ultima volta: l'intenzione di questa trama... Questa storia vuole essere il più verosimile possibile, cioè che sarebbe potuta avvenire e non una storia alternativa come molti fanno, per questo non farò comparire i personaggi in eventi dove nella realtà non dovrebbero esserci nella saga (questo per quanto riguarda la trama della Spada nella Roccia e per gli eventi principali di Kingdom Hearts, riguardo agli altri mondi sarò molto più flessibile ;).. ).
Penso sia tutto, ciao ci vediamo al prossimo capitolo con un nuovo Mondo! Cosa avrà in mente Xehanort? Scopritelo continuando a seguirmi ahahah! (mi sento come uno di quei narratori alla fine della puntata di un anime/cartone giapponese ahahah!)
Ah, quasi dimenticavo! Nel prossimo capitolo ci sarà un bel disegno del protagonista! (sempre se riuscirò a capirci qualcosa di come inserirlo... -.-" )

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Capitolo 3
*** Per tre fagioli ***


Ecco qua il terzo capitolo! Scusate l'attesa ma ho avuto una settimana davvero impegnativa in cui non avevo mai tempo di mettermi a scrivere T.T... Per farmi perdonare ecco un po' di disegni fatti da me...
Qui un ritratto di Ged, che se non si fosse capito indossa la stessa veste nera dell'Organizzazione XIII: https://lh3.googleusercontent.com/-Hwm9sfH_oi0/Uq9XlEtziXI/AAAAAAAAAA0/WE-yCnQW8zg/w433-h577-no/13+-+1

Qui un mio disegno di Montblanc, con vestiti inventati sul momento: https://lh6.googleusercontent.com/-PKPkoJ8SD4s/Uq9XlAiWAdI/AAAAAAAAAA8/ksrIJRQ4u5k/w433-h577-no/13+-+2

Anche se per la descrizione nel secondo capitolo mi son basato su questa foto: http://static2.wikia.nocookie.net/__cb20071015100427/finalfantasy/images/f/f7/TA2_Montblanc.JPG

E qui per ultimo un disegno un po' alla cazzo di Ged, Montblanc e Sif insieme: https://lh3.googleusercontent.com/-HvqVNGRLEWc/Uq9XlCv58RI/AAAAAAAAABE/hFd5D5D5viY/w769-h577-no/13+-+3

Fatemi sapere se riuscite a vederli, visto che è la prima volta che ci provo.. Spero vi piacciano! Bene iniziamo!

 

Capitolo 3- Per tre fagioli


"La dimora del mago distava alcuni giorni dal villaggio natale di Ged, questo gli diede l'opportunità di imparare a conoscere quelli che sarebbero stati i suoi nuovi "coinquilini".
Merlino è un vecchio con una lunghissima barba a punta bianca, ridicola secondo il ragazzo, ed ha anche dei lunghi baffi, che ha il vizio di accarezzare quando pensa, oppure quando si vanta. Talvolta riesce ad essere modesto, ma solo a volte. Sembra che se la prenda molto quando qualcuno mette in dubbio i suoi poteri, per il resto sembra un tipo tranquillo. Ha pochi capelli raccolti sotto uno strano cappello blu a punta. E' molto magro, ha infatti una corporatura che si può definire ossea, parzialmente nascosta da una lunga tunica completamente blu, che è molto larga sulle braccia, e che gli copre il corpo fino alle caviglie. Ai piedi porta delle lunghissime scarpe, sempre blu. Porta anche un paio di occhiali circolari. Si porta in giro una strana valigia rossa, chissà cosa contiene..
Tutto di quel vecchio parla di bizzarro.
"Avrò fatto davvero bene a seguirlo?"
Dopo una lunga camminata, si accamparono verso sera, ormai stremati. Decisero di dormire all'aperto sotto le stelle.
<< Ehi, vecchio! Io conosco questi territori: spesso passano i lupi da queste parti in cerca di qualche preda. Non penso sia saggio fermarci qui per la notte.>> disse Ged al mago.
<< Non ti preoccupare: la mia magia ci proteggerà. Ora dormi...>> e detto questo, si addormentó subito, come un qualunque vecchietto.
Ma il ragazzo della sua magia non si fidava affatto, quindi rimase sveglio tutta la notte a fare la guardia, ravvivando il fuoco ogni tanto.
Prima che Tenar andasse a dormire, Ged restó a parlare un po' con lei difronte al piccolo fuoco. Quella gli chiese della sua vita. A prima vista sembra una ragazza molto gentile, dai toni pacati, ma che sa essere anche decisa quando serve, pronta a difendere i propri ideali con tenacia. È una ragazza davvero simpatica: "Questo renderà i giorni passati con quel vecchiaccio meno duri. Devo dire che è anche molto carina.", si ritrovó a pensare il ragazzo.
Il volto è ancora infantile, quello di una bambina. Una fronte alta, intorno alla quale i capelli si aprivano come un sipario. Capelli lunghi e scuri, raccolti in una treccia che faceva ricadere sul seno leggermente accennato. Occhi scuri e profondi in cui perdersi dentro, che celano forse un passato doloroso, che nasconde dietro a un sorriso, a volte falso, a volte sincero. Un corpo esile. "Il tipico corpo di uno studioso a quanto pare", pensó Ged.
Lei rimase in silenzio ad ascoltare fino alla fine la storia del ragazzo, poi i due parlarono del più e del meno. Quando quello cercava di chiederle del suo passato tendeva a sviare sempre il discorso, chissà come mai... Alla fine anche lei andó a dormire e lui rimase solo. Nessun problema: ci era abituato.

Passarono le ore.

Nessun lupo in vista.

Ged si annoiava, così si alzó e andó a fare un giro. Lì vicino scorreva un ruscello. In un punto, un cerchio di pietre aveva reso l'acqua quasi stagnante, si era creata così una piccola polla d'acqua. La luna splendeva metallica in cielo, rendendo quella pozzanghera abbastanza riflettente.
Quando era un barbone non era solito specchiarsi, aveva paura di vedere gli effetti della fame sul proprio corpo, per questo tendeva a guardare il cielo ed in generale quello che lo circondava, più che a sè stesso. Riprese a guardare il proprio aspetto solo dopo il cambiamento avvenuto nei suoi capelli.
Si sporse un po' titubante per vedere il proprio riflesso nella piccola polla d'acqua. Per certi versi rivise Tenar in sè: stesso viso infantile, che stona invece con gli occhi scuri e profondi che parlano di un passato doloroso e un'infanzia non vissuta pienamente. Dentro, entrambi avevano dovuto crescere in fretta. Il mondo non ti aspetta di certo: se volevano sopravvivere dovevano adattarsi.
Capelli corti e scompigliati di un colore bianco con riflessi argentei, il marchio che la Morte aveva lasciato sul suo corpo, che ancora era magro ed esile a causa della fame. Pian piano stava recuperando, prese così la decisione che una volta arrivato alla casa del mago, oltre allo studio, avrebbe preso anche ad allenarsi, per rimettersi in forma e fare qualche muscolo: non aveva intenzione di diventare un tipo tutto pelle e ossa come il vecchio.
Ritornó quindi dai due e riprese il turno di guardia.
Come promesso nessun lupo attaccó durante la notte.


Al quarto giorno di viaggio il gruppetto arrivó finalmente al limitare di una foresta, davvero oscura e inquietante. Si addentrarono, la casa era situata a circa un miglio verso l'interno. Come Ged immaginava, le case dei maghi sono ben nascoste da tutto e tutti, forse per isolarsi nello studio delle arti arcane. Ne giravano di leggende e strane storie intorno ai maghi e di certo quel Merlino non ne rispecchiava neanche una. Si era sempre immaginato in modo diverso un mago, forse per questo non era ancora convinto dei suoi poteri...

Arrivarono alla dimora, finalmente. Ged entró. Era completamente vuota.
"Ma che scherzo è mai questo? Mi ero immaginato una stanza piena di libri e altre cose strane, e invece...".
Guardando meglio il ragazzo si accorse che non era completamente vuota: c'era una piccola casetta appesa al muro, forse la dimora di qualche uccello.
Il vecchio entrò ed appoggió a terra la valigia rossa misteriosa che si portava dietro da tutto il viaggio e la aprì. Iniziò poi a cantare una specie di filastrocca che intonava "Igitus Figitus..." o qualcosa del genere... Era un momento davvero stupido. Ged si voltó con fare interrogativo verso Tenar, che non lo degnó di uno sguardo. Era impegnata a guardare il suo Maestro, tutta attenta e divertita, battendo le mani a tempo.
"Che cavolo sta succedendo?! E perché pure Tenar sta dando retta a quel vecchio rimbambito?!"
Improvvisamente iniziarono a uscire dalla valigia un sacco di oggetti: mobili, sedie, una tavola rotonda, due letti, l'argenteria, libri, ancora libri, pergamene, strani oggetti, ancora libri, un sacco di altra roba... Troppa da elencare...
In un batter d'occhio, a filastrocca conclusa, la stanza fu piena d'ogni sorta di oggetto, e i tre si trovarono seduti difronte alla tavola a bere del té. Come cavolo era successo?
Mentre Ged si guardava intorno incredulo, si accorse di avere vicino un gufo.
<< Oh, che bel gufo impagliato!>> e fece per toccarlo.
<< I-I-Impagliato?! Bada a come parli!>>
<< Ma parla!>>
<< E sicuramente molto meglio di te!>>, detto questo il gufo, offeso, si andò a rifugiare nella sua casupola.
<< Oh, andiamo, Anacleto... Sii carino, adesso! Vieni fuori: voglio presentarti Ged.>> dicendo questo il mago porse al giovane una tazza di té da offrire al gufo.
<< Vedi, devi perdonarlo, è soltanto un ragazzo...>>
<< Ragazzo?! Ragazzo?! Haha! Non vedo nessun ragazzo!>> e rubó la tazza dalle mani di un Ged incredulo.
<< Ma cos'ha?>> chiese quello al vecchio.
<< Fa nulla, lui è un po' permaloso.>>
Il gufo tiró fuori la testa dal nascondiglio: << Permaloso?! Eh?! Chi?! Cosa?!>>.
<< Dai non fare l'antipatico, Anacleto!>> disse Tenar sorridendo.
<< Stai fuori due settimane lasciando la cura della casa a me, e poi te ne torni con un altro vagabondo?! Quando imparerai?>>, ma il mago non stava ascoltando il gufo al momento.
<< Veniamo a noi, Ged. Hai una certa quale istruzione?>>
<< Ovviamente sì, sto studiando affondo l'arte del barbone e come impietosire gli adulti per farmi sganciare più soldi.>>
<< Oh sì, molto bene... Questo è... Questo è un... Oh no! No no no! Io intendevo una.. Una vera istruzione! Matematica! Storia! Biologia! Scienze Naturali! Geografia! Latino! Francese!...>>
<< ... Sì va bene, ho capito! Ora sono il tuo allievo: sono nelle tue mani.>>
<< Quindi domani mattina di buon ora inizieremo ad orario pieno! Otto ore al giorno: sei di lezione e due di studio! Per il momento sarà Anacleto il tuo insegnante.>>
<< Ma come? Pensavo di essere venuto qui ad imparare da te la magia!>>
<< La magia non può essere insegnata irresponsabilmente: nelle mani sbagliate causerebbe più danni che altro! Per questo, innanzitutto, bisogna che tu acquisisca cultura, saggezza! Istruzione superiore, ecco quello che ci vuole!>>
<< Ma io...>>
<< Tenar, tu sei già avanti alcuni mesi rispetto a Ged... Non ti dispiacerebbe riprendere dalle basi per aiutare il nostro nuovo apprendista?>>
<< No, nessun problema, Maestro.>> rispose quella.
<< Bene, brava ragazza, in cambio ti darò qualche lezione privata alla sera: ti insegneró a leggere le Rune Antiche, che sono indispensabili per la lettura degli antichi tomi. Conoscerle ti permetterà di accedere a un sapere superiore.>>
<< Grazie, Maestro.>>
<< Ma io...>> disse Ged, cercando ancora di intromettersi nel discorso.
Stavolta fu Anacleto ad interromperlo: << Bene, ragazzo. Inizieremo dalla lettura di questi libri.>>, indicandone una catasta, simile ad una montagna.
<< Ma io non so leggere.>>
<< Cosa cosa cosa?! E suppongo che tu non sappia nemmeno scrivere!>>
<< No.>>
<< Be', cosa sai fare allora?>>
<< Be', io...>>
<< Ah, lascia perdere, lascia perdere... Cominceremo dallo zero! Dall' A, B, C!>>


"È un sogno?"


<< Merlino! Guarda: so scrivere!>>
<< Oh sì, sì, non c'è male ragazzo...>>
<< Zampe di gallina! Nient'altro che zampe di gallina! Avanti!>> picchiettó invece Anacleto sulla testa del giovane.


"... Oppure sono ricordi?"


Un improvviso cambio di scenario. Ged non sapeva se in quel momento stesse indossando il corpo di un ragazzino di dieci anni oppure di un ventenne, ma poco importava.
Si trovava in quella che sembrava una palude, dove l'acqua nera come la pece gli arrivava fino alle ginocchia e non si vedeva nulla oltre a sè, perché i giunchi limitavano la visuale.
"Fa sempre parte dei miei ricordi anche questo posto?"
Con difficoltà, Ged cominciò ad avanzare senza una meta, deciso a far luce sul quel luogo che non gli sembrava di conoscere, ma che gli ricordava vagamente quella collina che tempo fa aveva visitato e che separava il mondo dei vivi da quello dei morti. Era di nuovo finito nella Terra Arida? Il cielo era nero e cosparso di stelle a lui sconosciute ed immobili, in quella terra dove il tempo non passa e tutto è destinato ad un'immutabilità perenne. Nessun suono, neppure dall'acqua che smuoveva ad ogni passo. Solo un silenzio assordante. Non c'erano dubbi: era di nuovo finito nel Regno dell'Oscurità. E stavolta non avrebbe avuto nessuno a tirarlo fuori da lì.
<< Sembra che tu abbia bisogno di un mano.>>, una voce fluttuava nell'aria.
<< Chi sei...?>>
<< Qualcuno che ti vuole aiutare.>>
Comparve una piccola sfera di luce, che svolazzava qua e là, indicando a Ged la via. Quello cominciò a seguirla, anche se rischió più volte di perderla d'occhio a causa dei folti giunchi che impedivano la vista e dell'acqua che limitava i movimenti. Come una falena attirata dalla luce, lui continuò a percorrere il sentiero che quella gli mostrava, e nonostante continuasse a chiamarla, lei non rispose mai. Finché il globo di luce non si fermò.
<< Finalmente ti ho raggiunto... Si può sapere chi sei?>>, chiese Ged ansimante e visibilmente provato a causa del terreno particolarmente impervio.
Ma quella al contrario non lo ascoltó, ma anzi, disse un'unica parola: << Scappa.>>
<< Che...?>>
Un rombo simile ad un ruggito spezzó il silenzio. Si voltó. L'Ombra stava acquattata tra la scura vegetazione.
"Mi ha seguito fino a qui?!"
Sulle prime il corpo di Ged non volle rispondere, come paralizzato da qualche forza maligna, e d'altro canto nemmeno il Guardiano sembrava volerlo attaccare. Entrambi stavano fermi a fissarsi. Fu l'Ombra la prima ad avvicinarsi. Ged voleva scappare, ma i muscoli, i tendini, e tutto il suo corpo che fino ad allora avevano fatto parte di lui, ora si rifiutavano di ascoltarlo, come se avessero trovato un altro padrone. Il fiato gli si era smorzato in gola e qualunque parola provasse ad uscire dalle sue labbra moriva di lì a poco. Invece Lei aveva tutta la libertà del mondo, nessuno avrebbe potuto fermare la Bestia in quel momento.
<< Geeed...>>
Di nuovo quella voce. Non gli risultava che una creatura delle tenebre potesse parlare, ma tuttavia Lei poteva, sebbene non avesse mai detto altro oltre al suo nome, probabilmente per il collegamento che li univa. E forse era meglio così: già era terrificante pensare a una creatura istintuale, se fosse stata dotata pure di intelletto tale da riuscire a formulare frasi di senso compiuto, questo avrebbe significato per Ged il non poter prevedere le mosse di un essere dall'intelligenza e volontà proprie.
Quella protese il braccio verso di lui, andando a toccare con l'indice il petto del giovane, all'altezza del cuore. Ma non era un gesto aggressivo, anzi, sembrava quasi materno. Ged guardó l'Ombra con fare interrogativo, sperando di poter scrutare in Lei le risposte di cui aveva un disperato bisogno... Nulla. Quei suoi occhi inespressivi non lasciavano trasparire proprio nulla. Perché non lo stava aggredendo? Il ragazzo non riusciva a spiegarsi quel comportamento anomalo.
Tuttavia non ci fu tempo di pensarci: l'acqua nera come la pece aveva lasciato il posto invece a un'Oscurità densa ed informe, che fa sprofondare qualunque cosa al suo interno. Come se fossero sabbie mobili, Ged affondó fino al petto cercando di dimenarsi e di trovare un appiglio, ma niente sembrava poterlo salvare.
Ad un certo punto fece un gesto che non si aspettava, spinto dall'istinto di sopravvivenza, allungó la mano proprio a Lei. Sarebbe andato bene chiunque pur di non morire inghiottito da quella Oscurità. Certo, era come gettarsi dalla padella alla brace, ma non gli importava: al poi ci avrebbe pensato dopo. Vivere al presente, questa era la sua filosofia di vita.
E contrariamente a quello che si aspettava, pure il Guardiano allungó la mano. Ged era ormai completamente affondato nell'Oscurità, quando vide il Suo braccio immergersi in essa. Tuttavia quello non era il braccio di una Bestia, ma di un essere umano. Lei lo prese per mano, liberando una luce intensa e calda, rischiarando così il buio che stava intorno. Vide un volto in quel bianco accecante: sorrideva. Urló quindi il suo nome, il nome dell'Ombra."


Ged si svegliò con il braccio ancora teso nel vuoto.
<< Cosa succede, kupó? Ti ho sentito urlare come un forsennato...>>
Intanto era giunto Montblanc a controllare la situazione. Ora ricordava: lui e quello strano Moguri si erano accampati la sera prima nella pianura, erano diretti alla casa di Merlino nella foresta affinché lui potesse imparare il Teletrasporto per poter viaggiare tra i Mondi.
<< Niente, è stato solo un brutto sogno... Tranquillo, torna pure a dormire...>>
Quello non se lo fece ripetere due volte e contento di essere stato "utile" al compagno di viaggio, si coricó supino ritornando di nuovo a ronfare.
Ged, d'altro canto invece, se ne stette ancora sveglio per una buona mezz'ora fissando le stelle, immerso nei propri pensieri. Da una parte c'erano loro: Tenar, Merlino ed Anacleto. Nonostante non si ricordasse ancora molto di loro, sentiva come uno strano calore al cuore quando ci pensava, una sensazione che aveva provato solo molti anni prima quando ancora aveva una famiglia. Sopratutto quando pensava a Tenar, il calore si faceva più forte e quel sentimento coesisteva peró con uno strano senso di vuoto che provava il giovane. Chissà cosa voleva dire? Qualunque fosse il significato, una cosa era certa: voleva rivederli.
E dall'altra c'era Lei: la sua Ombra. Fino a quel momento la aveva sempre vista come un entità malefica, che, per non si sa quale motivo, lo inseguiva e voleva divorarne il cuore. Però nel suo sogno Lei era completamente diversa: non c'era intento omicida nelle sue azioni, anzi sembrava volesse proteggerlo ed aiutarlo, come quando gli aveva teso la mano mentre affondava nell'Oscurità. Il suo braccio in quell'istante era diventato quello di un essere umano... Cosa voleva significare? Chi o cosa è la sua Ombra?
Ed ancora: chi era quella luce che era comparsa per mostragli la strada? Per dove poi? E perché mentre il suo corpo e il suo cuore rimangono nel Regno della Luce, la sua mente tuttavia continua a vacillare tra i due Regni, quello della Luce e quello dell'Oscurità?
E mentre si aggirava ancora tra queste domande, la sua coscienza cadde invece nel buio, verso sonni più tranquilli.


Quando riaprì gli occhi, Ged si trovó davanti alla faccia niente poco di meno che il Moguri a fissarlo con un espressione da ebete.
<< Ma che fai?!>>, urló il ragazzo alzandosi di scatto dallo spavento.
<< Stavo guardando quella cicatrice, kupó!>>
Non ci aveva più fatto caso, ma in effetti quella ferita era davvero particolare: si era cicatrizzata il giorno stesso che gli era stata inferta da Xehanort. Strano... Gli risultava che i tagli ci mettessero di più per rimarginarsi, fosse c'entrava che fosse contaminata dall'Oscurità?
<< È stranissima, kupó! È tutta nera, sembra un tatuaggio!>>
Il mago fece comparire una piccola bolla d'acqua a partire dall'umidità del terreno, e ci si specchió. Montblanc non mentiva: la cicatrice era diventata davvero completamente nera partendo da sotto l'occhio sinistro fino ad arrivare quasi all'orecchio. Eppure non gli faceva assolutamente male.
"Dovró trovare quel vecchio pelato e farmi spiegare un bel po' di cose...", i pensieri del ragazzo furono interrotti però da un improvviso brontolio allo stomaco, "... ma prima devo assolutamente mangiare, è da ieri sera che non metto qualcosa sotto i denti!"
Ged mandó quindi Montblanc alla raccolta di qualche frutto per la colazione, ed intanto si rimise sdraiato ad ammirare il sole che stava sorgendo in quel momento. L'alba era la parte della giornata che gli piaceva di più: vedere il sole sorgere pian piano dall'orizzonte rischiarando il cielo con quel colore rosato, quel momento in cui Luce e Oscurità convivono alla perfezione e non c'è conflitto tra loro, ma solo un eterno Equilibrio, o almeno così avrebbe voluto Ged. Peró il tutto non è destinato a durare. Anche il tramonto è simile all'alba in questo: stesso cielo rosato, stesso momento di indefinitezza e compensazione tra le due forze, ma poi inevitabilmente una delle due prevale sull'altra come è giusto che sia e come sono abituati a fare fin dall'antichità, Luce e Oscurità son sempre state in conflitto. E questo in un certo senso rispecchiava la vita di Ged che al momento era come il tramonto, mentre il bagliore del suo cuore scappa prima di essere sopraffatto dal buio del suo inseguitore. Per questo a lui piaceva così tanto guardare l'alba, il momento in cui è la luce a prevalere sulle tenebre, in questo modo si illude che un giorno i ruoli si invertiranno davvero e sarà lui con il suo cuore a risplendere sull'Oscurità, scacciando l'Ombra che tanto teme. Ma forse rimarrà una speranza mai destinata ad avverarsi, come molte altre.

Il sole si era già alzato da un pezzo quando Montblanc ritornó con un cesto pieno di mele.
<< Ottimo, queste dovrebbero bastarci per un po'... Almeno a qualcosa servi davvero...>>, commentó sovrappensiero Ged, ma il Moguri ignoró la frase acida e rispose con il suo solito tono allegro e il suo sorriso tipico che non aveva mai smesso di mostrare da quando si erano conosciuti: << Ce ne è un albero pieno più avanti, kupó! Perché non passiamo di lì dopo?>>.
<< No, non c'è tempo...>>, continuó secco il mago dopo aver dato un morso alla propria mela, staccandone i pezzi voracemente. Non aveva un secondo da perdere.
<< Quanto dista ancora la casa di questo Merlino, kupó?>>
<< Sta a meno di un giorno... In volo ci metterei poche ore, ma scommetto che tu non sappia volare altrettanto velocemente...>>
<< No, infatti.>>
<< Lo dicevo che avresti portato solo seccature...>>, e detto questo il giovane mago si voltó ritirandosi nei propri pensieri alla ricerca di una soluzione: non voleva aspettare un secondo di più, voleva incontrare Tenar e gli altri, solo così avrebbe conosciuto il suo passato e magari avrebbe trovato una soluzione per sconfiggere l'Ombra che lo inseguiva.

Invece Montblanc restó a fissare il ragazzo di spalle. Cominciava a sentirsi a disagio. Lo aveva accettato come compagno di viaggio e allora perché non lo accettava anche come amico? Continuava a trattarlo come una nullità, sempre a parlargli in quel modo distratto e distaccato. Non sembrava importargli il fatto che lui stesse cercando di aiutarlo, ma anzi sembrava gli stesse antipatico o che per qualche motivo fosse arrabbiato con lui. Anche se più probabilmente era solo arrabbiato con il mondo. Ma nonostante potesse capire le ragioni che lo portavano a trattarlo in quel modo, di certo non poteva approvare questo tipo di comportamento e non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto sopportarlo. Era necessario fargli un discorso.
<< Senti, Ged. Ho bisogno di parlarti...>>
Ma il ragazzo non gli rispose. Il Moguri decise comunque di continuare.
<< ... So della tua situazione e delle tue disgrazie che ti sono capitate e che continuano tutt'ora a seguirti... Ma non devi abbatterti, kupó! Come dico sempre, la vita va presa di petto ed affrontata senza mai distogliere lo sguardo! Solo così riuscirai un giorno a superare tutti gli ostacoli che ti capitano lungo il cammino! È così che si vive la vita, non serve a nulla continuare a fuggire: i problemi non si risolveranno da soli! Capito, kupó?>>
Il suo bel discorso però finì per infrangersi contro il muro di silenzio del ragazzo. Ma lui non si sarebbe arreso.
<< Inoltre non è corretto il modo in cui mi stai trattando, lo sai, kupó?! Dovresti avere più rispetto, considerando che ho deciso di seguirti nel tuo viaggio! Lo so che nessuno me l'ha chiesto, ma sono fatto così: se vedo una persona in difficoltà, la aiuto! Questo è il mio credo, kupó! Nessuno ti obbliga a vedermi come un amico, peró se mi hai accettato come compagno di viaggio, abbi almeno la coerenza di trattarmi come tale! Perché non è così che mi stai trattando! Capito, kupó?!>>
Ancora silenzio.
<< Ehi, Ged! Sto parlando con te, kupó!>>
<< Ho trovato!>>
<< ... Eh?!>>
<< Il modo per permettere a tutti e due di viaggiare velocemente! Perché non ci ho pensato? La risposta era sempre stata sotto il mio naso!>>, e detto questo il mago protese il braccio nel vuoto, spalancando improvvisamente la mano. Un lampo accecante, e come dal nulla comparì un enorme lupo grigio alto quanto Ged.
<< Anche se era stato sconfitto in combattimento, Sif non era stato ucciso. Useremo questo demone-lupo come mezzo per muoverci più velocemente... Tu sei d'accordo nel trasportare due persone?>>, stavolta rivolto al lupo accarezzandogli il mento, << ... Ma che dico? Una persona e mezza! Di sicuro non avrai problemi, ahah!>>.
<< Quindi non hai sentito nulla di quello che ti ho detto prima...?>>, chiese il Moguri perplesso.
<< Avevi parlato? Scusa ero immerso nei miei pensieri, ho sentito solo "kupó-qualcosa".... Di sicuro non era nulla di importante, se no l'avrei sentita. Bene e ora proseguiamo!>>
"Ma mi prende in giro, kupó?! Tutta quella tensione per niente?! Gli ho fatto quel discorso con il cuore in mano, temendo pure la sua reazione, e invece lui... Non ha sentito nemmeno una parola?!", Montblanc rimase pietrificato dalla constatazione di quanto inutile fosse stato il suo sfogo con il ragazzo...
"Col cavolo che lo aiuto ancora!"


Salirono entrambi sul lupo e partirono. Sif era velocissimo e riuscirono a ricoprire diverse miglia in poche ore, e come aveva promesso Ged, presto arrivarono in vista di una foresta oscura ed inquietante.
"Proprio come quella del sogno.", pensó il ragazzo.
<< Dai ancora un piccolo sforzo, bello... Ci siamo quasi!>>, disse lui chinandosi per poter accarezzare la folta pelliccia del lupo situata tra il petto e il collo.
Quello ripartì e in pochi balzi furono dentro. La foresta era molto spessa, e gli alberi non lasciavano filtrare nemmeno uno spiraglio di luce. Alle prime può sembrare un posto inquietante a causa della scarsa visibilità, ma dopo essersi abituati non è poi così male.
Nel frattempo il giovane mago diede indicazioni a Sif su dove andare, basandosi sulla direzione che avevano preso lui, Tenar e Merlino nel suo sogno. La foresta non era cambiata di una virgola da allora, per questo fu facile orientarsi e in men che non si dica si trovarono difronte alla casa del mago.
Vicino all'edificio era situato un piccolo pozzo per l'approvigionamento d'acqua, proprio come se lo ricordava.
L'abitazione era di medie dimensioni: la struttura portante in legno era circondata lungo il perimetro da salde mura in pietra, il tetto invece era in paglia, la quale non ripara affatto la testa da eventuali imprevisti, come uccelli feriti o scoiattoli fin troppo audaci nei loro salti che finivano per cadere tutte le volte inevitabilmente nella loro casa.
Per fortuna apparte questo, in genere era un buon tetto, abbastanza robusto da resistere ad un eventuale pioggia, cosa a dir poco improbabile visto il manto impenetrabile degli alberi sopra le loro teste.
Ged bussó alla porta in legno. Finalmente avrebbe rincontrato Tenar, Merlino ed Anacleto. Non sapeva ancora cosa aspettarsi, ma il cuore gli diceva che loro tre erano di certo delle persone importanti per lui.

Nessuna risposta.

Dall'esterno l'abitazione  puó apparire alquanto spoglia, ma è l'interno la vera parte sorprendente della casa: non c'è un singolo spazio vuoto, tanto da chiedersi come sia possibile che tanti oggetti possano essere messi tutti insieme in uno spazio così piccolo. Fare un elenco dettagliato di tutto sarebbe una cosa a dir poco estenuante. Si parte da libri, pergamene, teschi di animali, scaffali,  fino ad arrivare ad ampolle contenenti strane sostanze e a  modelli di marchingegni non ancora inventati nella nosta era. E molte altre cose ancora.
O almeno così era come se la ricordava lui.

Bussó ancora.

Di nuovo nessuna risposta.

<< Magari non è in casa, kupó...>>, commentó Montblanc.
<< Strano... La porta è aperta.>>
I due entrarono.
La casa era completamente vuota. Stavolta non c'era nemmeno la casetta del gufo. Tutte le speranze che Ged si era fatto, scomparirono nel nulla e del resto forse un po' se l'aspettava... Non gli andava mai tutto bene a lui...
<< Guarda, c'è qualcosa al centro della stanza, kupó!>>, disse il Moguri andando a raccogliere l'oggetto dal terreno, << È un libro, kupó! E c'è pure un bigliettino...>>.
<< Passa qua!>> disse il ragazzo strappandoglielo dalle mani.
Lesse ad alta voce: << "Scusami Ged, se me ne vado così senza preavviso. Ma vedi, c'è questo ragazzo Semola... Ehm, volevo dire Artù, che è destinato a grandi cose, io lo so, l'ho visto! Tuttavia ha bisogno di qualcuno che lo educhi al bene, quindi ho preso la decisione di seguirlo per diventare il suo Maestro, come ho fatto tempo fa con te... A proposito è molto che non ti vedo, da quasi un mese ormai. Spero tu stia bene, e nel caso tu abbia trovato questa lettera, ti prego di capirmi. Quel ragazzo ha bisogno di me.
Distinti saluti, Merlino.
Ps. Quasi dimenticavo! Non so per quale motivo, chiamiamolo sesto senso, ma ho avuto come il presentimento che questo libro ti sarebbe servito un giorno, quindi te lo  cedo volentieri. Fanne buon uso!">>
<< Non dirmi che...?>>
<< Sì, questo è il libro del Teletrasposto... Deve aver visto qualcosa nel futuro...>>
<< Ahah! Forte quel vecchio, kupó! Mi sarebbe piaciuto conoscerlo!>>
<< Per favore, sta zitto. Non c'è un secondo da perdere, cercherò di imparare quest'incantesimo nel minor tempo possibile, quindi mi serve silenzio per concentrarmi...>>
<< Ok, muto come un pesce, kupó!.... Pesceeee.....>>, un sottile strato di bava aveva iniziato ad uscire dalla bocca del Moguri.
<< Montblanc!>>
<< Ah scusa! Ok vado fuori a fare un giro, non ti disturbo più! Promesso, kupó!>>, e se ne andò.
Passó poco tempo prima che il Moguri ritornasse: << Quanto pensi di metterci?>>
<< Non ti preoccupare... Libri come questo li divoro in un attimo, dammi tempo due ore e credo di riuscire ad impararlo...>>
<< Sembra un incantesimo complicato, davvero sei così bravo...?>>
<< Sì, stupido coniglio ed ora per favore vattene, ho bisogno di concentrarmi senza qualcuno che continui a ronzarmi intorno!>>
<< Ok ricevuto.>> e se ne andò.
Pochi secondi e la sua testa si sporse di nuovo da dietro il muro: << Sicuro sicuro?>>.
<< Montblanc!>>
<< Okeeei!>>


Viaggiare per i Mondi era qualcosa che davvero pochi potevano fare, se non usando dei metodi speciali, tra i quali quello più sicuro e più sensazionale era di sicuro il Teletrasporto, che solo i maghi più potenti potevano usare. Infatti l'incantesimo si riveló da subito una sfida per Ged, ma niente che non potesse superare. Doveva solo sgarbugliare qualche formula qua e là. Magari per un mago qualunque sarebbe sembrato un procedimento complicato, ma non per un allievo di Merlino e Genio, quale era. Riuscì quindi ad imparare l'incantesimo nel tempo che si era prestabilito, finendo anzi con una ventina di minuti in anticipo. Chiamó quindi Montblanc per spiegargli la procedura.
<< Il Teletrasporto è un incantesimo complicato da realizzare, ma non sto qui a raccontarti nel dettaglio... In sostanza però posso dirti che servono principalmente due elementi indispensabili: una grande quantità di magia, e per quello non c'è problema, e avere in mente la destinazione a cui si vuole giungere... Qui le cose si fanno più complicate...>>
Il Moguri scosse la testa facendo segno di non capire.
<< Il problema è che io non ho la minima idea di dove andare, perché non conosco nessun'altro Mondo oltre al mio... Capisci dove voglio arrivare?>>
Quello scosse ancora la testa.
<< Potremmo capitare dovunque... Potremmo essere fortunati e giungere in un Mondo, come invece essere sfortunati e capitare nello spazio o tra le Vie Interdimensionali, dove moriremmo schiacciati dall'Oscurità...>>
<< Un attimo... Hai detto "morire", kupó?!>>
<< Sì, non lo trovi eccitante?!>>
<< Ma sei impazzito?! Ti dev'essere venuto un gran mal di testa, ti avevo detto che leggere troppo fa male!>>
<< Ma non capisci? Presto potremo uscire da questo Mondo e scoprirne molti altri! Conoscere altra gente, la loro terra, la loro cultura... Tantissimi nuovi posti ancora da esplorare! Stiamo per accedere ad una riserva di sapere!>>, gli occhi di Ged brillavano all'idea di scoprire cosa ci fosse fuori oltre al suo piccolo Mondo. Montblanc scoprì così una parte del suo carattere che non si aspettava, completamente diversa dal ragazzo menefreghista e distaccato che si era dimostrato finora. A quanto pare esisteva qualcosa che entusiasmava anche lui. Non riuscì quindi a dirgli di no.
<< Va bene... Pronti a partire, kupó!>>
<< Ok!>>
Ged lo prese per la sua giacca verde.

Duró un istante. Non ebbe il tempo di rendersene nemmeno conto.



Il paesaggio che si trovarono davanti era a dir poco desolante. Era una vera e propria terra arida, dove non cresceva nulla e nemmeno avrebbe potuto. In questo posto simile ad un deserto, comparivano a tratti delle piccole case, probabilmente appartenenti a qualche contadino, ma per lo più disabitate.
<< Che posto da schifo...>>
L'entusiasmo di Ged venne subito meno, e ritornó il ragazzo chiuso e freddo di sempre.
<< Va be', vediamo di esplorare un po'... Magari troviamo qualcosa di interessante...>>, continuó il ragazzo, che voltandosi si accorse di non avere più il Moguri vicino.
<< Montblanc, dove sei?!>>, urló leggermente preoccupato, non per lui in sè, figuriamoci, solo non voleva avere un'altra morte sulla coscienza dopo le numerose che aveva causato la sua Ombra.
"Che lo abbia perso durante il tragitto e sia finito per sbaglio in qualche Via Interdimensionale?", pensó Ged, ipotetizzando il peggiore dei casi possibili.
<< Montblanc?!>>
<< Ngh....>>
Il ragazzo si voltó nella direzione da cui proveniva la voce e lo scorse in lontananza... Immerso a testa in giù nella sabbia?! Come cavolo ci era finito?! Corse subito a tirarlo fuori prima che soffocasse.
<< Tu e il tuo Teletrasporto! Ho rischiato di morire davvero, kupó!>>
Ma Ged non lo stava ascoltando.
<< Hai idea di dove siamo?>>
<< Ovviamente no, che domande, kupó...>>
Il mago intravise in lontananza una strada, in parte alla quale giaceva un cartello che fra poco cadeva a pezzi. Si leggeva a mala pena, ma c'era scritto: "Valle Felice".
"Pff... Valle Felice? Questa sembra più Valle della Miseria!"
Decisero comunque di seguire il sentiero per vedere dove portasse. Il paesaggio però non cambiò con il procedere dei due: stessi campi aridi ed incolti e case abbandonate.
Finché da una di queste videro uscire una sorta di papero antropomorfo che teneva nascosta un'ascia dietro la schiena, mentre si avvicinava ad una inconsapevole mucca. Dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile, il papero uscì improvvisamente di testa cominciando a menare colpi di ascia a caso, diretti contro il povero animale che intanto si era rifugiato su un albero. Per fortuna arrivano altri due contadini, un topo e una sorta di cane, a bloccare l'amico impazzito.
<< Calmati, Paperino!>>, urló il topo, ed insieme al cane cercarono di immobilizzarlo, mentre il papero cercava ancora di mordere la coda della mucca, con gli occhi iniettati di sangue.
<< Lasciatemi!!!.... Non ne posso più... Ho fame!>>, disse tra le lacrime il papero, o almeno questo era quello che capì Ged, visto che quello parlava in una maniera davvero incomprensibile. Finita la scenata, i tre ritornarono nella loro casa, trascinando un Paperino completamente esaurito psicologicamente.
<< Poverini, sembra che si trovino in una situazione davvero disperata...>>, commentó il Moguri difronte alla scena.
Ged sapeva benissimo dove sarebbe andato a parare quel discorso...
<< Dovremmo aiutarli, kupó!>>
"Ecco ci risiamo!"
<< Ma anche no.>>
<< Perchè?!>>
<< Non sono affari che ci riguardano. Mica abbiamo scritto sulla fronte "Agenzia aiuta-gente a caso".>>
<< Io vorrei, kupó!>>
<< Ah, lasciamo stare... Proseguiamo.>>
<< No! Io vado a vedere cos'hanno, kupó!>>, e detto questo Montblanc se ne andò.
<< Che scocciatore... E va bene!>>, subito seguito a ruota da Ged.

Fu lui infatti a bussare per primo alla porta dei tre contadini, che era così vecchia e mal ridotta che al solo tocco si staccò dai cardini e cadde per terra.
"Perfetto, gli ho pure rotto la porta a sti poveracci!"
I tre si voltarono spaventati verso l'estraneo.
<< Chi sei?>>
<< Piacere... Io sono Ged, il Mago... E questo coniglio rompiscatole è Montblanc...>>
<< ... E siamo qui per aiutarvi, kupó!>>, concluse quello.

I tre, che di nome facevano Topolino, Paperino e Pippo, raccontarono la loro storia e quella della loro "Valle Felice". Si chiamava così perché tutti i suoi abitanti erano felici. Questo posto era bellissimo, uno di quei paesaggi benedetti dalla natura, racchiuso tra colline verdeggianti e attraverso la quale scorreva un ruscello gorgogliante. I viattoli e i sentieri erano fiancheggiati da alti alberi, fiorivano campi lussureggianti e ricche praterie dappertutto. E in cima alla collina, che dominava la valle, era situato un grande castello, all'interno del quale c'era una cosa molto preziosa: un'arpa magica, che sapeva cantare. Infatti, la voce soave ed angelica di quest'arpa teneva tutta la valle sotto un incantesimo. La felicità e la prosperità regnavano. Ma era troppo bello per durare, perché un giorno un ombra misteriosa caló sulla valle e accade una cosa terribile... Quando l'ombra si dileguò, l'arpa magica non c'era più e Valle Felice non era più felice. Senza quella voce a mantenere l'incantesimo, tutto cadde in rovina e la terra inaridì: i campi di grano dorato si trasformarono in cenere e il ruscello gorgogliante si prosciugó. Passarono i giorni e le settimane, ed ora in tutto il regno c'erano solo contadini.
I tre si sedettero intorno al tavolo per concludere il pasto che avevano iniziato prima che il papero desse di matto. Ormai erano dei poveri e disperati agricoltori, attanagliati dai morsi della fame. Ancora vivi, quasi, costretti a dividersi una misera crosta di pane. Passavano tutti i giorni a dividere e a guardare nel vuoto e di nuovo dividere... Probabilmente a questo punto si sentivano vinti e avevano perso ogni speranza. Fra di essi e la morte non rimangono che pochi fagioli, anzi uno. Almeno ne avessero avuti tre... Divisero quello che avevano in tre fette e la distribuirono ad ognuno.
<< Scusate, se non vi offriamo niente, ma ne abbiamo a mala pena per noi...>>, disse Topolino rivolto ai due ospiti.
<< Non ti preoccupare, abbiamo già mangiato.>>, mentì Ged, maledicendosi nel frattempo per aver dimenticato nel suo Mondo il cesto di mele visto che erano partiti in fretta e furia.
Il ragazzo capiva benissimo quello che stavano provando i tre contadini, perché anche lui c'era passato da piccolo... Fare il barbone, soffrire i morsi della fame, non sapere se riuscire ad arrivare al domani... Ged guardó Paperino prendere le due sottili fette di pane e mettere al suo interno il pezzo di fagiolo, richiudere il tutto e prepararsi a mangiarlo. Era un papero davvero infelice, nient'altro che piume ed ossa... Il ritratto della disperazione. Ma lui non sopportava più la situazione.
<< Non ne posso più!!!>>, urló il papero iniziando a fare a pezzi il piatto e a mangiarlo.
Topolino e Pippo intervenirono subito per far sputare il tutto all'amico.
<< Calma Paperino! Su, sta buono! Sta buono...>>, lo calmó il cane.
Il topo si rivolse quindi a Ged: << Hai detto di essere un mago... Puoi far comparire dal nulla del cibo per noi?>>.
Era una cosa davvero triste, ma doveva pur dir la verità: << Non pensare che la magia possa risolvere tutti i tuoi problemi... Se adesso facessi comparire del cibo dal nulla, sarebbe solo un illusione... Niente del genere può saziare davvero uno stomaco, sono mille volte meglio i cibi veri.>>.
I tre ritornarono disperati a guardare nel vuoto.


Stava giungendo la sera. I tre contadini avevano deciso di vendere la mucca, in questo modo avrebbero avuto i soldi per poter comprare qualcosa di decente da mangiare, al posto della solita fetta di pane e fagioli. Fu Topolino a partire per il viaggio, accompagnato da un vivace Montblanc, che voleva a tutti i costi dare una mano.
"Se fossi in loro, non mi fiderei a farmi aiutare da quel Moguri... Non so perché, ma ho un brutto presentimento..."
E mentre i due erano partiti baldanzosi con la mucca, Ged, Paperino e Pippo erano rimasti invece a sorvegliare la casa. Erano in corso grandi festeggiamenti, tuttavia lui si ritiró in un angolo della stanza a leggere il libro che gli aveva lasciato Merlino. Chissà cosa stavano facendo lui, Tenar e Anacleto in questo momento... Avrebbe tanto voluto rivederli prima di lasciare il suo Mondo, ma non aveva idea di dove abitasse questo Semola, inoltre se anche li avesse trovati, non avrebbe potuto fermarsi a lungo con loro perché avrebbe rischiato di attirare l'Ombra in quel luogo. No, finché non si fosse liberato di Lei, non avrebbe potuto ritornare a casa da quella che sempre più vedeva come una seconda famiglia. Continuó quindi a leggere il libro, in cerca di indizi su come migliorare la propria esecuzione dell'incantesimo del Teletrasporto.
Passarono le ore, ma i due non erano ancora ritornati. Cominciavano a farsi sentire i morsi della fame.
Poi Ged pensó a Xehanort: gli aveva detto che lo avrebbe aspettato nel Mondo Esterno, ma dove di preciso? Ci sono migliaia di Mondi oltre al suo, e su questo non lo aveva ancora incontrato. Certo, che anche questa Valle Felice era un luogo davvero strano, con tutta quella storia dell'arpa magica, che teneva sotto un incantesimo tutto il Mondo. Era una figura interessante, avrebbe voluto conoscere quest'arpa un giorno...
Intanto Pippo e Paperino avevano iniziato a cantare dalla felicità, visto che presto avrebbero avuto della vera carne in tavola: << Pastasciutta al burro col ragù! Pollo arrosto con le patatine!.... Voglio mangiar, voglio mangiar, voglio mangiar fino a crepar!...>>, intanto la porta si era aperta ed entrarono Topolino e Montblanc, << ... Pastasciutta al burro col ragù! Pollo arrosto con le patatine! Vitamina B e C! Calorie fino a bruciar!>>.
<< ... Fagioli!>>, urló il topo.
<< ... Fagioli? Come sarebbe a dire...?>>, chiese perplesso Pippo.
Intanto Ged si era appena riscosso dalla lettura e stava guardando la scena.
<< Sì, amici! Ho barattato la mucca con dei fagioli magici!>>
"Ecco lo sapevo che non c'era da fidarsi! Ma quel Moguri non doveva controllarlo?!"
<< Ma Paperino, questi non sono semplici fagioli, kupó! Sono fagioli magici! Se si piantano sotto la luce della luna piena, sapete cosa succederà?>>, disse tutto convinto Montblanc.
Paperino urló qualcosa di incomprensibile in preda alla rabbia, prese la scatola contenente i tre fagioli dalle mani del topo e la gettó per terra, facendoli cadere in un buco nel pavimento.
"Se lo sono meritati."
Certo che mandare a fare quel lavoro ai due meno furbi del gruppo...
<< Dovevi andare con lui per aiutarlo e non per assecondarlo nei suoi errori. Ma dove avevi la testa?>>, lo riproveró Ged.
<< Era così convincente, kupó...>>, rispose invece Montblanc, che si sentiva in colpa per quello che era accaduto. Che crudeltà, li hanno proprio derubati. Scambiare la loro mucca per tre miseri fagioli... Ingannare così un povero contadino...
I cinque andarono quindi a dormire senza cena.


Tuttavia i fagioli erano davvero magici, e quando furono colpiti dai raggi della luna piena che penetravano dalla finestra fino al buco nel pavimento, crebbe una pianta. E questa continuó a crescere e a crescere, sempre più grossa e sempre più in alto, tanto da staccare perfino la loro casa dalle proprie fondamenta, la quale continuò a salire in cielo per tutta la notte.

Quando venne l'alba, i cinque sbalorditi si trovarono difronte un castello gigantesco costruito sopra le nuvole. Ma chi lo abiterà? Un uomo oppure un mostro? Una principessa oppure un drago? Chiunque fosse, magari poteva dare loro qualche avanzo.
Ged si scusó con Montblanc per essersi sbagliato ed averlo sottovalutato... Ma lo fece solo perché sapeva che era giusto, in realtà in quel momento il ragazzo aveva in mente solo di voler esplorare quel castello, e quel paesaggio incantato sopra alle nuvole. Non credeva potesse esistere qualcosa del genere! C'erano tantissime cose da scoprire di quel posto! Partì così verso il castello, seguito a ruota da Montblanc e dai tre contadini.

Nel frattempo, dall'alto della pianta di fagioli, sopra ad una delle enorme foglie, stava un vecchio pelato dal pizzetto grigio che osserva incuriosito i cinque addentrarsi nella foresta di fili d'erba.
<< Che cosa ci trovi in quel ragazzo, Xehanort?>>
Una figura misteriosa con la veste nera, la stessa che il vecchio aveva dato a Ged, si avvicinò all'uomo da dietro.
<< È un ragazzo interessante, lui e la sua Ombra. Potrebbe tornarmi utile per molti scopi...>>
<< Del tipo?>>, un altra figura si era avvicinata ai due, uscita da un varco oscuro. Anche questa indossava la veste nera. Entrambi comprivano il proprio volto con il cappuccio.
<< Non sono affari che vi riguardano...>>
<< Hai qualche piano anche per lui?>>, chiese improvvisamente la figura incappucciata, la prima ed essere arrivata.
<< Chi? Parli del piccolo Re del Castello Disney?>>
<< Sì.>>
<< No, non mi è di alcuna utilità... Non mi risulta nemmeno che al momento abbia con sè il Keyblade, sarà divertente vedere lui e i suoi amici essere fatti a pezzi dal gigante del castello.>>
I tre scoppiarono in una sonora risata.
Infine il vecchio si voltó verso le due figure misteriose e disse: << Pensateci voi a Ged... Lui lo voglio vivo, gli altri potete pure ucciderli.>>
<< Sissignore!>>
I due scomparirono in un Corridoio dell'Oscurità.











( Angolo Autore)
E così si conclude il terzo capitolo! L'Ombra è un essere umano? Boh, fra poco non lo so nemmeno io, e se lo sapessi non ve lo direi! :P ... E le due figure misteriose chi saranno? Vi lascieró con il dubbio u.u .. Ah il mondo è tratto dal film "Topolino e il fagiolo magico", che trovate per intero su youtube.. Se non lo avete mai visto, guardatelo! È carino e non dura neanche tanto: una mezzoretta.
Stavolta non ho molto da dire, anzi, vi ricordate quando ho detto che avrei rispettato gli eventi della Spada nella Roccia? Ecco qui una breve timeline della vita di Merlino per comprendere meglio: fino a 30 anni prima di KH, non si sa niente della sua vita; a 30 anni incontra Ged che diventa il suo allievo e lo addestra per 10 anni (nel frattempo Semola era nato da poco); a 20 anni prima di KH Ged se ne va per non si sa quale motivo, Merlino lo aspetta invano per un mese circa ma niente, finché non incontra Semola (che intanto ha circa 11 anni, per intenderci Ged ha l'età di quel l'antipatico di Caio nel film ;D) e deciderà di seguirlo al suo castello (vedi il film); poi fate conto che lo addestri per 1 anno, e magari sia rimasto almeno due o tre dopo che era diventato Re per dargli consigli ed insegnargli a fare quel ruolo, a circa 15 anni prima di KH Merlino decide di lasciare il suo Mondo nelle mani ad Artù e parte per i suoi numerosi viaggi per poi trasferirsi al Giardino Radioso, dove incontrerà Terra, Ventus e Aqua in Birth by Sleep... Poi vedi gli eventi principali di KH, dove lui insegna la magia a Sora, ecc... Spero di essere stato abbastanza chiaro, ciao alla prossima con tanto sangue (credo/spero) muahahahah >:D!
Aspettatevi pure un disegno! Non so se di Tenar e Merlino, oppure dei due incappucciati... Ci penserò!

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Capitolo 4
*** Battaglia sopra le nuvole ***


Capitolo 4 - Battaglia sopra le nuvole



I cinque superarono così il ramo dell'enorme pianta che collegava questa all'isola nel cielo, come se fosse un ponte, e si addentrarono nella foresta di fili d'erba. Sembrava che il gruppo fosse finito in una dimensione onirica: erano loro ad essere stati rimpiccioliti o il mondo ad essere diventato più grande? Perché si ritrovarono improvvisamente alla stessa altezza di cose che normalmente non si noterebbero neanche, camminando per i prati: piccoli insetti, funghetti, fiori... Montblanc si spaventó quando vide un enorme farfalla volare sopra le loro teste. Sembravano finiti davvero in un sogno, dove tutto era immensamente più grande e perfino i fili d'erba sembravano alberi tanto alti e tanto fitti da costituire una vera e propria foresta.
Chissà se qualche mortale aveva mai messo piede in quel posto? Neanche a farlo apposta, Pippo era appena caduto nella voragine che un enorme impronta aveva lasciato, ma i tre contadini e Montblanc erano così affascinati da quello che li circondava, che stettero sempre con la testa rivolta verso l'alto, ancora increduli. E così, mentre loro passavano oltre senza farci troppo caso, Ged invece si fermò ad esaminare le impronte: appartenevano senza dubbio ad un essere umano, se così si poteva chiamare vista la sua grandezza.
"Che appartenga alla stirpe dei giganti mangiauomini come quelli che si narra esistano nel mio Mondo?", si domandó il ragazzo. Ma non se ne preoccupò molto, presto lo avrebbero scoperto...
Dopo un po' giunsero al fossato che circondava il castello, che per loro, piccoli com'erano, sembrava un enorme lago insuperabile. Tuttavia non si sarebbero arresi proprio ora che erano giunti fin lì e, con l'aiuto di Ged, costruirono una sorta di barca a partire da un enorme foglia che trovarono lì per terra, probabilmente portata in quel luogo dal vento che l'aveva staccata troppo presto dal suo albero d'origine. La misero quindi in acqua e salirono tutti a bordo, procedendo così verso il castello, come attratti da una forza irresistibile. Sembrava procedere tutto per il meglio, quando all'improvviso si sentì un rombo nel cielo farsi sempre più vicino al gruppo.
<< Cosa sarà...?>>, chiese Topolino a Ged, come se, visto che era un mago, conoscesse ogni cosa.
In risposta ottenne solo un freddo silenzio da parte del ragazzo, mentre questo continuava a fissare il cielo aspettando l'avvicinarsi del rombo. Fu seguito a sua volta dagli altri e così tutti alzarono la testa, in silenzio.
<< Libellule, kupó!>>, urló Montblanc.
Attraversarono il cielo disposte come se fossero in formazione d'attacco, in cerca di un nemico sconosciuto. Il piccolo gruppo faceva proprio al caso loro, anche a causa della stupidità di Paperino che, pensando di fare una cosa bella e divertente, fece finta di sparare alla libellula in testa allo schieramento, probabilmente il capo del plotone. Quella prese il gesto come una dichiarazione di guerra e subito si diresse in picchiata contro la piccola imbarcazione.
<< Scappate!!!>>, urló il topo, mentre la libellula si faceva sempre più vicina.
<< Imparerete mai a pensare prima di agire una buona volta, no eh?!>>, li riproveró Ged furioso.
Il gruppo però fu salvato all'ultimo secondo dall'imminente impatto da un enorme pesce che uscì all'improvviso dall'acqua ghermendo la libellula tra le proprie fauci.
<< Attento, Re!>>, urló Pippo al topo, mentre la gigantesca coda dell'animale si abbatteva sulla malcapitata imbarcazione, facendo andare tutti alla deriva.

Ci misero un po' per riprendersi dal colpo... La senzazione del terriccio sotto le proprie dita li riportò alla realtà: chi meglio, chi peggio, in qualche modo tutti erano giunti sull'altra sponda.
Il primo pensiero di Ged una volta sveglio fu: "Re?!". Non si era immaginato di certo le cose, Pippo aveva chiaramente chiamato Topolino con l'appellativo di "Re", e in effetti da quando li aveva conosciuti, lui e Paperino sembravano portare un certo rispetto per quel topo. Eppure ai suoi occhi sembravano pur sempre quei tre contadini che aveva conosciuto all'inizio. Decise di vederci chiaro. Intanto erano giunti finalmente davanti all'enorme scalinata, l'ultimo ostacolo prima di riuscire ad accedere al castello. Il problema era che ogni scalino era alto come tre uomini, sarebbe stata dura scalarlo...
E mentre Topolino si arrovellava per trovare una soluzione, Ged gli si fece vicino e parló: << Voi non siete davvero dei contadini, ho forse ragione?>>
Il topo improvvisamente si fece bianco dallo stupore e si voltó verso il mago balbettando: << C-Cosa te lo fa pensare...?>>, iniziando intanto una risata nervosa per coprire l'evidenza.
<< Il fatto che il tuo amico ti abbia chiamato "Re".>>
<< M-Ma Pippo parla sempre a sproposito, dice un sacco di cose assurde! Non dovresti ascoltare tutto quello che dice, eheh! V-Vero, Pippo?>>, il topo fulminó con gli occhi l'amico, che colto alla sprovvista non seppe come rispondere.
Intanto Ged continuó: << E suppongo che non siate neppure di questo Mondo, giusto?>>.
<< M-Ma cosa dici, eheh! Noi abbiamo sempre vissuto nella Valle Felice, dico bene ragazzi...?>>, i due annuirono, ma Topolino non gliela stava raccontando giusta.
<< Ora che ci penso, il cartello difronte alla vostra casa diceva diversamente. Non erano vostri i nomi scritti sopra, io penso invece che voi proveniate da qualche altro Mondo e, per non so quale motivo, abbiate deciso di venire a viverci momentaneamente. Vi siete semplicemente limitati ad andare ad abitare in una delle numerose case abbandonate dai contadini che ci vivevano. L'unico dubbio che mi rimane è su come abbiate fatto a conoscere la situazione di questo Mondo precedente al vostro arrivo, ma probabilmente è stato qualcuno ad informarvene.>>
Ci aveva azzeccato in pieno su ogni cosa. Il topo si arrese e decise quindi di raccontare la verità: << E va bene hai vinto... Noi non veniamo da questo Mondo, ma da un altro di nome "Castello Disney", dove io sono il Re, Paperino è il mio mago di corte e Pippo è il capitano dei cavalieri reali... Siamo qui in segreto per completare una missione affidataci dal Maestro Yen Sid, potente mago e Maestro del Keyblade, del quale io sono l'apprendista...>>.
Topolino spiegó quindi a Ged e a Montblanc di come il mago gli avesse assegnato quella missione, una delle tante che sarebbero servite come allenamento per diventare un giorno anche lui un Maestro del Keyblade: avrebbe dovuto recarsi su quel Mondo e risolvere il problema che lo affliggeva, ovvero la scomparsa dell'arpa magica. E per insegnarli che la forza non è l'unica qualità su cui deve fare affidamento un vero Maestro, Yen Sid proibì al topo di usare il proprio Keyblade, sigillandolo in una dimensione parallela. Reputandolo un viaggio troppo pericoloso, Paperino e Pippo presero la decisione di accompagnarlo nella sua avventura, e fu così sigillato anche ai due i loro i poteri: avrebbero dovuto cavarsela solo con le loro forze. E così arrivarono alla Valle Felice e iniziarono a vivere la comune vita di contadini, mentre allo stesso tempo cercavano qualche indizio sulla scomparsa dell'arpa, finché un giorno non incontrarono Ged e Montblanc e arrivarono così sull'isola nel cielo.

Finito il racconto i cinque si rivolsero di nuovo verso la scalinata, che restava comunque un ostacolo troppo alto da superare.
<< Per me non è un problema, posso volare...>>, intervenne Ged, librandosi in volo grazie alla magia.
<< Pure io, kupó!>>, infatti i Moguri sono dotati di una speciale vescica natatoria che, riempita d'aria, permette loro di fluttuare. Le ali, al contrario di quello che si potrebbe pensare, servono solo per cambiare direzione durante il volo.
<< Sicuri che non volete una mano...? Posso farvi volare fino sopra alla scalinata.>>, chiese Ged.
<< No, ricordi cosa ti ho detto? Dobbiamo arrangiarci con le nostre forze, l'abbiamo promesso al Maestro Yen Sid!>>, rispose il topo.
<< Fate come vi pare...>>, e si allontanó quindi in volo, seguito seppur più lentamente da Montblanc.
I tre costruirono una sorta di scala umana salendo ognuno sulle spalle dell'altro e in questo modo riuscirono a superare i gradini, uno alla volta.

Ged e Montblanc erano già sulla soglia del castello da mezz'ora circa, quando finalmente li videro arrivare a fatica.
Topolino bussó all'enorme portone, ma nessuno rispose. I cinque decisero di intrufolarsi nel castello passando attraverso la fessura sotto la porta. La prima cosa che li colpì fu l'immensa tavola imbandita.
<< Cibo!!!>>, urló Paperino, e subito lui e Pippo ci salirono sopra passando attraverso il sentiero che si avvolgeva a spirale intorno alla gamba portando fino in cima.
Topolino approfittó dell'assenza dei suoi due amici per fare un discorso a Ged e Montblanc: << Sentite... Dovete promettermi una cosa.>>.
<< Parla.>>
<< Che non interverrete. Per nessun motivo! Non importa quanto dure possano essere le situazioni che ci potrebbero capitare d'ora in avanti in questo castello, voi non dovrete intervenire.>>
<< Tanto non avevo intenzione di farlo.>>, rispose secco il giovane.
<< È una promessa allora?>>
<< Per quel che vale...>>
Ed uno dei due era stato convinto, ora mancava Montblanc.
<< Mi stai chiedendo di rinunciare per una volta al mio credo, kupó... Non posso farlo...>>
<< Ti prego, Montblanc! Siamo amici ormai, si tratta solo di un piccolo favore!>>
"Amici?"
<< Lo so, ma...>>
"E gli da pure ragione? Certo che questi due hanno una strana concezione di amicizia!"
<< Ti prego, noi tre dobbiamo cavarcela con le nostre sole forze! Si tratta di una promessa, ed è mio dovere mantenerla!>>
Montblanc notó ardere un fuoco negli occhi di Topolino: non poteva dirgli di no.
<< E va bene, kupó... Promesso.>>
<< Grazie!>>
Finito il patto, i tre raggiunsero gli altri sulla tavola.

Il cibo era a sua volta grandissimo, come tutto su quell'isola nel cielo, e ce ne era così tanto da poter rendere felice l'intera Valle Felice! I tre scattarono: Paperino puntó ad un formaggio e in pochi morsi ne mangió gran parte, Topolino invece divoró in breve tempo diverse foglie di insalata e Pippo con un coltello cercó di ingoiare tutti insieme diversi piselli verdi grandi quanto la testa di un uomo, fallendo. Questi lo colpirono in faccia, facendolo cadere su un enorme gelatina viola. Paperino e Topolino risero al vedere la scena dell'amico che cercava invano di recuperare il cappello che gli era caduto poco più in là, ma ogni suo movimento era reso vano su quella gelatina. Una scena davvero comica. Quando alla fine ce la fece, si buttó a pancia dentro una scodella di noci, provocando un gran rumore.
<< Oh, chi è? Chi siete?>>, una voce angelica proveniva dall'interno di uno scrigno posto lì vicino.
<< Ma è l'arpa!>>, esclamó Topolino.
<< Come sei arrivata qui?>>, continuó quello.
<< Sono stata rapita da quell'orribile gigante.>>
<< U-Un gigante?!>>


<< Fin fan fon fum!...>>, una voce possente si stava avvicinando. Stava cantando.
<< Fin fan fon fum! Sono un tipo stravagante! Un tipo molto interessante!...>>, comparve così al gruppo un gigante alto come una montagna, grosso di comporatura e dagli occhi azzurri e dai capelli arancioni. Non sembrava molto sveglio.
<< Fin fan fon fum! Molto in gamba, in verità, per quello che so far! Mi trasformo in una mosca, volo come un uccellino! E sparisco in un momentino! ... Parole magiche io so! Fin fan fon fum, fifi... No aspetta, io non conosco nessuna fifi...>>
A quanto pare non si era ancora accorto di loro.
<< Fe fa fo fu fi...>>, elencó quello, contandosi la punta delle dita, poi improvvisamente si fermó, << Sento odor...>>
Forse aveva fiutato l'odore degli intrusi. Il gigante cominciò a cercare qualcosa tra il cibo, annusando in giro come un cane. Ged e Montblanc si staccarono dal gruppo per cercare nascondiglio dietro ad una teiera.
<< Ma è enorme, kupó!>>
Ged usó la Percezione sul gigante. Apparte la sua spropositata forza fisica dovuta alla sua stazza, di Potere invece non ne aveva molto, probabilmente era solo capace di cambiare forma e altri trucchetti da quattro soldi. Come nemico non era di sicuro un problema, non per loro almeno. Per i tre a cui invece erano state sigillate le loro abilità, quel gigante avrebbe rappresentato una seria minaccia.
<< Ascoltami, Mont-...>>, interruppe la frase di colpo spostando lo sguardo verso qualcosa che aveva attirato la sua attenzione: davanti alla porta del castello, che ora era semi-aperta, si trovava Xehanort, che guardava in modo inquietante il ragazzo con quei suoi occhi di un colore giallo acceso, e il suo ghigno malvagio ed insano. Quello si voltó e uscì.
Non c'era un secondo da perdere: << Senti, Montblanc... Io devo andare, ho un vecchio conto in sospeso, pensaci tu a quei tre. Ho guardato nel cuore del gigante, non è proprio cattivo però non ho idea di come potrebbe reagire difronte a degli intrusi. Fai attenzione.>>, e fece per andarsene. Si accorse tuttavia che il Moguri era ancora preoccupato.
<< Stai ancora pensando a quella promessa? Che stupido! Non dovresti lasciarti condizionare così facilmente. Fai solo quello che ti dice il cuore, e non potrai sbagliare.>>
Ged non sapeva perché gli avesse fatto quel discorso... Forse si stava abituando troppo alla presenza di quel Moguri impiccione e rompiscatole.
Decise comunque di non pensarci più di tanto, e si diresse quindi all'entrata del castello.

Non c'era nessuno. Xehanort era sparito senza lasciare nessuna traccia.
<< Se ne è andato di nuovo...>>, sospiró il ragazzo.
<< Vuoi davvero incontrarlo?...>>, due figure vestite di nero erano comparse da un varco oscuro, << ... Così ci risparmi la fatica di dovertici portare di peso con tutte le ossa rotte, ahahah!!!>>
Era una voce femminile quella che stava parlando.
<< Stupida, gli hai appena rivelato il nostro legame con Xehanort...>>, la rimproveró l'altra figura incappucciata, dalla voce decisamente più roca e mite. Probabilmente si trattava di un uomo.
<< E che me ne frega?! Tanto quando avremo finito, ne avrà prese così tante da non ricordare nemmeno come si chiama, ahahahah!!!>>
Ged fissó prima l'uno, poi l'altra...
<< Siete quindi dei sicari inviati da Xehanort...? Che seccatura...>>, rispose svogliato il giovane.
<< "Che seccatura" dovrei dirlo io, piccolo bamboccio!!!>>, gli urló contro la donna.
Il ragazzo sospirò...
<< Chi sei?>>
<< Mi chiamo Goha, e saró il tuo peggiore incubo, eheh...>>
<< Non sto parlando con te, ma con il tuo capo.>>
<< Come osi, piccolo bastardo?!>>
<< Vedo che il giovane ha buon occhio, eheh...>>, intervenne invece l'uomo ridacchiando, << Ma al contrario della mia compagna, io non saró tanto imbecille da rivelare ulteriori informazioni.>>.
<< Mi stai forse dando dell'imbecille?!>>
I due avevano iniziato a litigare tra loro. Nel frattempo Ged si stava allontanando annoiato...
<< Ehi, tu! Dove pensi di andare?!>>
<< Sentite, oggi non è proprio giornata... Me ne stanno capitando di tutti i colori, e al momento combattere con due idioti non si trova in cima alla mia lista delle priorità... Quindi ciao, ci si vede!>>
<< E pensi che ti lasceremo scappare così facilmente?!>>
Goha non aspettó un secondo di più e corse contro Ged, sferrando un pugno poderoso diretto al volto.
Il ragazzo non si degnó nemmeno di muovere un dito: stava fermo, con le braccia conserte. Dal terreno emerse all'improvviso un piccolo pilastro di roccia, la cui punta a forma di mano paró il colpo della donna. Il pugno creó diverse crepe nel suo palmo di pietra.
"È forte."
Goha si staccó e cercó di nuovo di colpire il ragazzo, stavolta con un calcio laterale, ma anche questo non andó a segno, concludendosi contro un altro pilastro di roccia, mentre Ged stava ancora immobile con le braccia conserte ed addirittura gli occhi chiusi, sbadigliando dalla noia.
<< Bastardo! Combatti seriamente!!!>>
La donna si staccó nuovamente dalla pietra, visto che a causa della forza del suo calcio, si era incastrata. Lei allora evocó un enorme falce, dalla forma esile ed allungata, ma dalla lama ampia e resistente: avrebbe potuto tagliare ogni cosa. La fece roteare sopra la propria testa, prima di far calare il colpo sul malcapitato. Ged provó a difendersi elevando un robusto muro di terra, ma niente da fare: la falce riuscì a passare, tranciando di netto il ragazzo.
<< Lo so che non dovevo ucciderti, ma io sono fatta così: quando qualcuno mi fa incazzare, non c'è modo che ne esca vivo, eheh..>>, disse Goha leccandosi le gocce di sangue che le avevano sporcato il volto, mentre la parte superiore del ragazzo cadeva a terra staccatasi dal corpo, ormai senza vita.
<< Mettiti gli occhiali, vecchia!>>
Il corpo lacerato e sanguinante del ragazzo scomparve, mentre quello vero si presentava di nuovo difronte alla donna.
<< Un'illusione?! Non prendermi in giro!!! Sappi che la prossima volta non sarai altrettanto fortunato!>>
<< Parla di meno, e combatti di più.>>
<< Ngh.... >>, la donna ringhió al giovane mago.
Non si accorse così del fatto di essere stata appena catapultata all'interno di un ciclone, che si era creato intorno a lei, e come una foglia secca durante l'autunno, la donna venne fatta volare in aria con estrema facilità dal mago. Prima ancora che potesse rendersene conto, fu colpita da una ginocchiata sotto il mento: Ged aveva sfruttato la spinta dovuta alla colonna di terra che aveva evocato sotto i suoi piedi e che in pochi secondi l'aveva innalzato fino alla sua preda. Ora entrambi si trovavano in aria, a diversi metri d'altezza. Il colpo aveva leggermente stordito la donna incappucciata, che in quel momento era completamente in balia del giovane mago. Quello non aspettó un secondo di più, e in pochi istanti, come se il tempo si fosse fermato, e forse era davvero così, spiccó un salto dalla colonna e roteando su sè stesso colpì in pieno petto la donna, smorzandogli il fiato, con la gamba sinistra che nel frattempo aveva tramutato nella zampa di una caprone per poter imprimere più forza in un singolo punto, ovvero dove lo zoccolo l'avrebbe colpita. Goha fu così proiettata con violenza al suolo, mentre Ged invece atterró incolume, avendo evocato all'ultimo secondo l'ennesimo pilastro che gli aveva rallentato stavolta la caduta.
<< Io odio combattere, è solo uno spreco di energie e fatica inutile... L'ennesima seccatura... Concludiamo qui il nostro scontro, ne vale la pena per tutti e due, credimi.>>
<< Te l'ho detto: mi hai fatto incazzare, difficilmente ne uscirai vivo da questo scontro...>>, rispose quella con il suo solito tono rabbioso e assordante.
Pian piano Goha si rialzó.
<< Be', almeno sei piuttosto resistente.>>
<< Non prendermi in giro, sottospecie di fiocco di neve!!!>>
La donna ritornó all'attacco con la sua enorme falce.
<< Ció è davvero sconveniente, milady.>>, la canzonó invece sarcastico Ged.
Goha era piuttosto brava nell'uso di quell'arma, che faceva roteare in continuazione tra le proprie braccia. I suoi movimenti erano estremamente fluidi e precisi, esibendosi in una vera e propria danza di colpi. Fu difficile per il mago riuscire ad evitarli tutti correttamente. Tuttavia continuava a sorridere, sicuro della propria vittoria, e questo faceva infuriare la donna.
Un esperta nel combattimento ravvicinato come lei non si fece sfuggire la prima occasione in cui il ragazzo lasciò scoperto il fianco. La lama puntó così famelica al suo ventre, ma fu prontamente bloccata da una spada comparsa a mezz'aria.
<< Sai, non sei l'unica a saper giocare con le armi.>>
Si materializzarono improvvisamente dal nulla un centinaio di armi nell'aria, tutte puntando verso Goha. Non fece in tempo ad aprire la bocca per sputare un altra sentenza delle sue con quella voce acida, che una spada la trafisse alla gamba, facendola cadere in ginocchio. Da quel momento in poi il cielo si oscurò, e come milioni di freccie, le armi caddero una dopo l'altra sulla vittima.
Fu un vero e proprio tripudio di sangue: dopo la gamba, venne la spalla, poi la schiena, la mano, il petto... Non c'era una singola parte del corpo che non fosse stata trafitta da quella moltitudine di spade, ad eccezione della testa, che ancora fissava con odio il ragazzo.
<< Tu... Me la pagherai car-... >>
<< Addio.>>
Una lancia l'aveva trafitta in piena fronte.

Il resto fu solo buio.


<< Svegliati.>>
Goha aprì gli occhi. Il suo compagno le aveva posto una mano sulla spalla.
<< Oh, andiamo... Proprio sul più bello!>>, disse ironico Ged, con un tono di voce simile a quello di un bambino a cui il genitore ha appena tolto il suo gioco preferito.
<< N-Non dirmi che...?>>
<< Sì, era tutta un'illusione... Fin dall'inizio.>>, gli rispose l'uomo.
<< Per essere dei sicari inviati dal Maestro Xehanort, siete piuttosto scadenti... Lui almeno si era preoccupato di schermare la propria mente, quando ci ho combattuto assieme. Voi invece non avete eretto nemmeno una singola difesa, e contro un mago del mio livello un errore così può essere fatale.>>, commentó Ged, tornando serio.
<< Piccolo bastardo! Adesso ti faccio vedere!!!>>
Di certo a quella donna le energie non mancavano. Si tolse il cappuccio. Era davvero bella ed aveva un viso particolare: i capelli erano di un colore rosa tendente al bianco che si scurivano man mano procedendo verso la punta delle ciocche, le quali erano legate in una lunga coda; gli occhi invece fissavano rabbiosi il mago, erano di un colore giallo acceso simile a quelli del Maestro Xehanort, simbolo di chi ha ceduto all'Oscurità, e per finire un piccolo neo sotto l'occhio sinistro completava l'opera. La donna ringhiava come un cane rabbioso.
<< Ricordati il volto di chi ti sconfiggerà!!!>>, urló lei, mentre il compagno si massaggiava la fronte sconcertato di come la donna avesse pure mostrato il suo aspetto, oltre all'informazioni che già aveva spifferato.
Goha corse per l'ennesima volta diretta verso il ragazzo, stavolta più decisa che mai.
<< Che sia illusione o realtà...>>
Il giovane mago aveva chiuso gli occhi, estremamente rilassato.
<< ... Contro di me non puoi competere.>>
Schivo un fendente verticale, e con la parte laterale della mano colpì secco alla nuca la donna che cadde rovinosamente a terra, stordita.
<< Le chiamano arti marziali, ma non sono pratico a quanto pare... Visto che non è svenuta come dovrebbe...>>
La figura vestita di nero cercó di rialzarsi per l'ennesima volta, come una fenice si ridesta in eterno dalle proprie ceneri. Di certo quella donna aveva la pellaccia dura.
<< Basta, Goha! Non ti rialzare!>>, la intimidì il compagno.
<< Ma io...!>>
<< Il tuo lavoro qui è finito. Sei inutile, smettila di metterti ancora più in ridicolo.>>
<< Ma posso ancora combattere!>>
<< Sei una delusione! Vattene, ti ho detto!>>
A quelle parole Ged avvertì come uno spostamento d'aria, un leggero fremito percorse il suo corpo: l'intimidazione dell'uomo stava per avere effetto perfino su di lui, figuriamoci come si fosse sentita la donna in quel momento. Infatti quella aprì un Corridoio dell'Oscurità e se ne andó di corsa, con la coda tra le gambe...
<< Veniamo a noi, ragazzo...>>
<< Sul serio, io devo andare... Ho dimenticato una cosa di là, se aspetti due secondi vado e torno, promesso!>>
<< Se fossi in te, non farei tanto lo spiritoso, ragazzo.>>
<< Senti... Ve l'ho detto, combattere è una perdita di tempo, quindi interrompiamo qui lo scontro e andiamocene tutti a casa felici, ok?>>
<< Come se tu avessi una casa in cui tornare...>>, cercó di provocarlo l'uomo incappucciato.
<< ... E se ti dicessi che sono stato io ad appicare il fuoco alla tua casa per ordine del Maestro Xehanort? I tuoi genitori bruciavano davvero bene...>>
<< Io ti direi che è una bugia.>>
<< Sì, infatti!>>
"Ma che ha sto tipo che non va? Ma sopratutto come fa a conoscere il mio passato? Che sia stato Xehanort ad indagare sul mio conto?"
<< Però mi sarebbe piaciuto farlo, eheh...>>, sogghignò l'uomo.
"Ah, fa stesso non mi importa..."
L'uomo guardó con aria di sfida Ged, che tuttavia lo stava ignorando, e si mise a guardare il cielo annoiato, perso nei suoi pensieri. A quanto pare le provocazioni non funzionavano su di lui.
<< Sai, da piccolo sognavo di volare... Era sinonimo di libertà ai miei occhi: non avere un posto a cui essere legato, andare dove si vuole, nessuna catena a costringerti al suolo... Ora sono un mago e posso volare, ma non è più come prima... Dovunque scappi, i problemi ti seguiranno sempre come un'ombra, la vera libertà come la intendevo da piccolo non esiste...>>, Ged stava parlando più per sè stesso, che non per quell'uomo.
<< Non mi importa niente dei tuoi discorsi malinconici, basta facciamola finita...>>
Era velocissimo. In un istante, una ginocchiata colpì il ragazzo al ventre, piegandolo in due dal dolore. L'uomo ora stava difronte a lui. Ged vomitó sangue. Non fece in tempo nemmeno a formulare un pensiero sensato che un altro colpo, stavolta alla tempia, lo fece volare via, andandosi a schiantare contro il muro vicino all'enorme porta.
Quell'uomo aveva una forza sovrumana davvero spaventosa.
<< Bene, ora inizia il divertimento, eheh...>>
Ged provó a lanciare una scarica elettrica contro l'uomo, ma questa si dissolse a un palmo dal suo viso.
<< Ah, quasi dimenticavo... Io sono immune alla magia, mi dispiace per te, ragazzo.>>



Ged se ne era appena andato, lasciando la situazione in mano a Montblanc, che tuttavia ora, dopo il discorso del ragazzo, era decisamente più tranquillo. Decise quindi di andare a nascondersi per osservare da lontano la scena.
<< Sento odor...>>
Il gigante stava ancora annusando in giro, mentre i tre contadini, impauriti, continuavano a cambiare nascondiglio per evitare di essere scoperti.
<< ... Di arrosto! Di arrosto al cioccolato! Con il tistacchio... Con il fistacchio...>>, il gigante non riusciva a pronunciare la parola "pistacchio", << ... Con la salsa verde!>>.
Cominciò quindi il suo pranzo. Inizió tagliando una fetta di formaggio, in cui si era nascosto Pippo, che per poco non veniva tagliato a metà. Strappó poi una coscia di pollo, e con la forchetta infilzó diverse cipolle, tra cui si era mimetizzato Paperino mostrando il suo sedere bianco. Per fortuna le inforcó tutte, tranne lui.
Il gigante stava condendo con il pepe il suo enorme panino, quando all'improvviso un forte starnuto fece saltare in aria tutto. Era Topolino che ora era stato scoperto e fissava il grande uomo, da dentro del suo panino.
<< B-Buongiorno, signore!>>, lo salutó il topo.
Quello dallo spavento molló la presa, ma subito si riprese e cercó in tutti i modi di acciuffare l'intruso, che intanto cercava frenetico di scappare.
<< No, caro mio! Non riuscirai a scapparmi!>>, ma il gigante fu più veloce di lui e riuscì ad afferrarlo proprio prima che saltasse giù dal tavolo, << Ti ho preso!!! ... Be', o almeno credo...>>.
L'enorme uomo guardó dentro la propria mano.
<< Sì, ti ho preso!>>
<< Signore!>>, il topo richiamo l'attenzione all'interno.
Topolino stava contando la lunghezza di una delle linee sulla mano del gigante.
<< Dieci, venti, trenta, quaranta... Cavolo che vita lunga hai!>>
<< E questa che cos'è?!>>, chiese l'altro, indicando una diversa linea.
<< Parla! Che cos'è?!>>
<< Oh! Non posso crederci!>>
<< È una cosa brutta?>>, chiese incuriosito quello.
<< D-Dice... Dice che puoi trasformarti in tutto ciò che vuoi!>>
<< E certo, certo! Vuoi vedere?! Posso trasformarmi in tutte le cose più incredibili, ahah!>>, affermò entusiasta il gigante.
<< ... Forza, chiedimi una cosa qualsiasi!>>
<< Qualsiasi...?>>
<< Qualsiasi!>>
Il topo si giró a riflettere, e mentre pensava scorse in lontananza una paletta per uccidere le mosche. Ebbe così l'idea!
<< Be'... Puoi trasformarti in una mosca?>>
<< Una mosca? Quegli animali piccoli piccoli con le aluccie?>>, chiese felice il gigante.
<< Esatto, una piccola mosca!>>
<< Naah, tu non vuoi vedere una mosca... Che ne dici se mi trasformo in un coniglio dalle lunghe orecchie rosa?>>
<< Oh, be' certo, se non riesci a trasformarti in una mosca...>>
<< E va bene, una mosca... Perchè?!>>, sbraitó infuriato quello.
<< B-Be'... Per vedere se ci riesci!>>
<< E va bene, una mosca piccola piccola...>>, disse il gigante esibendo una risata malvagia, << ... Ma con le ali rosa! ... Allora la formula magica...>>.
Nel frattempo Topolino aveva chiamato i suoi due amici e insieme riuscirono ad alzare la paletta, pronti a schiacciare il gigante una volta che fosse diventato piccolo come un insetto.
<< Sei sicuro che non vuoi invece un coniglietto rosa?>>, chiese lui dopo essersi trasformato in quello, accorgendosi peró della trappola.
<< ... Ehi, che succede?! Pensavate di prendermi in giro?!>>, detto questo afferró i tre e li mise nello scrigno, dopo aver tirato fuori delicatamente l'arpa. Tuttavia Topolino riuscì a scappare, mentre invece i suoi due amici venivano rinchiusi al suo interno. Il gigante prese lo scrigno, a cui intanto si era appeso il topo, e lo spostò dal tavolo a sopra una mensola. Chiuse poi lo scrigno e chiave e se la mise in tasca.
Topolino si affacció alla serratura.
<< State bene, ragazzi?>>
I due annuirono.
<< Dannazione, se solo avessi ancora con me il Keyblade, potrei liberarvi in pochi secondi... Dovró recuperare la chiave dal gigante...>>
<< Stia attento, Re!>>, lo esortarono Paperino e Pippo.

Intanto il gigante si era seduto comodo difronte al tavolo, sulla quale giaceva l'arpa magica. Anche lei voleva essere liberata da quella assurda prigionia, decise quindi volentieri di aiutare Topolino e gli altri.
Quella inizió a cantare con l'intento di addormentare il gigante: << Dormi, è dolce sognar... È una fuga deliziosa! In un mondo roseo... Quanto è bello sognaaar... Fra le stelle ti puoi librar... Ed il cuore sorride e canta!...>>, l'arpa fece segno al topo di avvicinarsi, vedendolo anche quello assonnato dal suo canto, << ... Tanta ebrezza il sogno porterà... Senza limiti nell'immensità, puoi inebriarti in libertà... Solo chi sogna, ardir potrà...>>...
Nel frattempo Topolino aveva impugnato un ago e lo aveva infilzato dentro al rollino intorno a cui si avvolgeva lo spago, con l'intenzione di usarlo come corda per calarsi sul gigante.
Riuscì nella sua impresa con successo, nonostante quello lo avesse quasi schiacciato con una mano mentre si grattava la testa...
<< ... A cercare nella tasca di destra va'... La chiave di quello scrigno è là...>>, gli suggerì l'arpa cantando.
Quello annuì, e ci si buttó dentro. Trovó così la chiave, del tabacco e qualche spicciolo. Tuttavia mentre cercava di prenderla, aprì per sbaglio la scatola di tabacco con la scritta "Snuff" riportata sul coperchio. Un violento starnuto da parte del topo sveglió il gigante dal suo sonno.
In qualche modo riuscì ad evitare di essere schiacciato, e di nascosto si arrampicó sullo spago evitando le mani del gigante che intanto si stava stiracchiando, ritornando a dormire dopo aver scambiato tutto solo per un incubo. Paperino tiró un sospiro di sollievo nel vedere l'amico ritornare sano e salvo.

Ed infine Paperino e Pippo furono liberati, il gigante stava dormendo e loro potevano così portare via l'arpa indisturbati... Finalmente quella storia avrebbe avuto un lieto fine, ora bastava solo ritrovare la pianta di fagioli e ritornare alla Valle Felice, che grazie all'arpa sarebbe ritornata la terra prosperosa di un tempo.
E mentre gli altri due la trasportavano sulle proprie spalle, a Topolino venne l'idea di allacciare le scarpe del gigante, cosicché, se anche si fosse svegliato e si fosse accorto della loro scomparsa, ci avrebbe messo di più per raggiungerli. Un espediente per guadagnare tempo, insomma.

Ma il gigante era sveglio, e stava fissando il topo con gli occhi iniettati di sangue.

Fu un attimo.

Il gigante prese la sua enorme mazza chiodata, pronto a schiacciare l'insetto. Topolino indietreggio per la paura, ma inciampò in un coltello dietro di lui, cadendo a terra. Era spacciato.

Si avvertì il rumore di uno sparo nell'aria. Il proiettile colpì la punta di un dito e, sebbene fosse cosa da niente per il gigante, quello a causa della sorpresa lasciò cadere a terra l'arma.

<< Non toccare i miei amici, kupó!>>
Lo sparo proveniva da una mensola posta dall'altra parte della stanza, sulla quale stava un Moguri appoggiato alla parete, con la canna del fucile ancora fumante, mentre guardava il gigante con aria decisa.
<< Come osi, piccolo insetto?!>>
Quello tiró un pugno verso il Moguri, con l'intento di schiacciarlo, ma quello spiccó un balzo, schivando il colpo e atterrando sul suo braccio. Inizió così a correre, saltando da un braccio all'altro, mentre il gigante cercava invano di afferrarlo, senza tuttavia riuscire a fermare la sua corsa.
<< Se ti prendo, piccolo...!>>
Un altro balzo, il Moguri lanció dei coltelli da lancio che colpirono il gigante in pieno volto, anche se a questo facevano meno male di quanto avrebbero fatto degli stuzzicadenti sulla propria pelle. Rimaneva comunque un gesto insopportabile che fece infuriare ancora di più l'enorme uomo.
Montblanc spiccó un altro salto, schivando l'ennesimo tentativo del gigante di afferrarlo. Fece comparire il pugnale da ladro e puntó al suo occhio, con l'intento di accecarlo. Quello si mosse, e seppur di poco, il Moguri mancó il suo obbiettivo. E mentre lui cercava di estrarre l'arma dal sopracciglio per ritentare il colpo, il gigante riuscì ad afferrarlo per il suo ponpon.
<< Finalmente ti ho preso, insetto fastidioso!>>, disse trionfante l'uomo mentre con due dita teneva fermo il Moguri che penzolava dal suo ponpon.
Gli occhi di un colore grigio metallico di Montblanc erano colmi di rabbia. Tuttavia non ebbe il tempo di reagire che subito fu scagliato lontano dal gigante, e colpì con violenza il muro, perdendo momentaneamente i sensi per la botta.

<< Adesso non avete più nessuno a salvarvi la pelle, eheh...>>
<< Scappate!>>, urló il topo agli amici, << Scappate!!!>>.
Il gigante raccolse la sua enorme mazza chiodata dal terreno e si preparó a caricare l'ennesimo colpo sul topo. Stavolta non aveva davvero via di scampo.

<< Non...>>
Una voce vibrava nell'aria.
<< ... permetterti...>>
Il gigante fece calare l'arma sul topo.
<< ... di toccare...>>
La mazza si abbattè sul tavolo nel punto in cui si trovava Topolino, incrinando le assi della tavola per la potenza del colpo.
<< ... il mio...>>
Ma il topo era ancora vivo...
<< ... ponpooon!!!>>
Qualcosa fece rimbalzare al mittente l'arma: si trattava di Montblanc, infuriato nero, mentre brandiva la sua spada ondulata chiamata Girasole, un ricordo del suo Mondo d'origine, Ivalice. Quell'arma leggendaria emanava una sorta di aura magica, rispecchiando tutta la furia di cui era colmo in quel momento.
<< Per nessun motivo! Non devi mai toccare il ponpon a un Moguri, kupó!!! Mai! La pagherai cara, parola mia!>>

<< Ma che sta succedendo...?>>, chiese incuriosito Pippo all'amico.
<< Ho sentito dire che i Moguri non sopportano che degli estranei tocchino il loro ponpon... Ma non pensavo che a Montblanc desse così tanto fastidio da farlo entrare addirittura nella modalità Berserk!>>, rispose il topo.
<< Berserk?>>, chiese Paperino non capendo a cosa si riferisse.
<< In questo momento, Montblanc è completamente preso dall'ira e, sebbene la sua forza così aumenti spropositamente, in cambio perde di lucidità... È meglio se gli stiamo lontani se non vogliamo finire coinvolti nel combattimento!>>

Il gigante caricó un altro colpo che si abbattè su Montblanc con la forza di una montagna che ti cade addosso. Il Moguri, pervaso da un potere sovrumano sconosciuto, paró di nuovo il colpo facendolo rimbalzare ancora una volta indietro. Prima che quello potesse ritornare all'attacco, Montblanc sferró un fendente con la sua spada Girasole, il colpo fu così potente da creare un tale spostamento d'aria che taglió a metà l'arma del gigante, nonostante il Moguri fosse distante.
<< Ma come...?>>
Un altro fendente. Si creó come un fascio di luce verticale, dovuto allo spostamento d'aria creato dalla spada, che si abbattè sul gigante aprendo uno squarcio sul suo petto e facendogli perdere l'equilibrio. L'uomo cadde rovinosamente a terra.
Non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo, che in una frazione di secondo gli comparve davanti alla faccia il Moguri, che intanto aveva portato all'estremo la velocità dei propri movimenti con una magia del tempo.
Montblanc in quell'istante avrebbe potuto ucciderlo facilmente, ma ricordó le parole di Ged: quel gigante non era fondamentalmente malvagio. Apparte il furto ingiusto dell'arpa, per il resto era colpa loro che si erano intrufolati nel suo castello. Montblanc riprese così lucidità dall'ira, che prima lo aveva conquistato... Non se la sentì quindi di dargli il colpo di grazia.
Evocó tra le sue mani il bastone ricurvo, ricoperto di foglie ed edere, e lanció una semplice magia di fuoco negli occhi del gigante per accecarlo momentaneamente.
<< Questo è il nostro momento, scappiamo! Presto, kupó!>>
Paperino e Pippo ripreso in spalla l'arpa, e insieme a Topolino e Montblanc, si diressero verso la porta, che ora stranamente era quasi aperta...


Ged giaceva ancora a terra, appoggiato con la schiena alla parete del muro, mentre il sangue continuava a uscire grondante dalla sua bocca. Era una scena davvero pietosa: il ragazzo era completamente ricoperto da lividi su tutto il corpo, e il suo volto, a causa del sangue e del rigonfiamento nero sull'occhio, era quasi completamente irriconoscibile. Da quando aveva scoperto che l'uomo era immune alla magia, non aveva fatto altro che incassare, e ora giaceva al suolo, seduto, ma ancora solo parzialmente cosciente...
L'uomo incappucciato e senza nome, invece, si innalzava difronte a lui, con le nocche dei pugni ancora gocciolanti di sangue del mago.
Improvvisamente, passarono in parte all'uomo un cane e un papero antropomorfi urlando, mentre portavano sulle spalle quella che sembrava un arpa umana: era una donna bionda e bellissima, i capelli e i vestiti di un colore dorato affascinante, mentre sulla schiena usciva una sorta di arpa decorata con ali d'angelo. Ged rimase estasiato difronte alla luce che emanava dal cuore quell'arpa, simile a una dea. Avrebbe dato la vita per lei, e probabilmente era questo l'effetto che causava su chiunque ci posasse lo sguardo.
"E così era questa la famosa arpa magica, capace di tenere sotto un'incantesimo un intero Mondo...", si trovó a pensare Ged. Tuttavia dopo che i tre si furono allontanati, il ragazzo tornó nuovamente a fissare il suo nemico.
Passó in fretta e furia anche Topolino, non accorgendosi quasi dei due ai lati della strada, ed iniziò così insieme agli altri a scendere gli enormi gradini.
Ged sentì una presenza vicino, e si voltó verso l'interno per guardare con l'occhio ancora buono chi fosse. Era Montblanc, che al contrario degli altri tre si era fermato a guardare la scena.
Subito evocó la sua spada Girasole, e la puntó contro il nemico. Tuttavia non attaccó. Guardó Ged negli occhi. Bastò un solo sguardo tra i due per capire ció che andava fatto: sapeva benissimo cosa voleva dirli il suo compagno di avventura in quel momento, ma decise comunque di chiedere.
<< Hai bisogno di aiuto, kupó...?>>, chiese Montblanc stranamente serio agli occhi del mago, anche se conosceva già la risposta che gli avrebbe dato...
<< Non ti impicciare, stupido coniglio: questa è la mia battaglia.>>
Il Moguri sorrise.
Scattó quindi in avanti, passando anche lui in parte all'uomo vestito di nero come Ged. Diede un ultima occhiata a quello che, almeno lui, considerava un amico, come per dirli: "Mi fido di te. Solo...".
<< ... non morire, kupó!>>, gli aveva urlato di spalle, prima di buttarsi a capofitto nella fuga.
Anche Ged sorrise.
L'uomo osservó il gruppo allontanarsi.
<< Ora che ci penso, mi era stato dato l'ordine di ucciderli... Ora che tu non sei più una minaccia, posso pensare tranquillamente a loro.>>, e mosse un passo in direzione dei fuggitivi.
Fu peró bloccato improvvisamente da qualcosa: un pugnale conficcato nella spalla, la cui mano stretta a pugno intorno all'elsa apparteneva al ragazzo, che improvvisamente si era rialzato con nuova forza a scorrergli nelle vene.
<< Ah, capisco... "Tutto pur di salvare i tuoi amici", eh?>>, commentó divertito l'uomo.
<< Ti sbagli...>>, lo corresse Ged sorridendo, << Quella frase è più addetta ad un eroe, e io non lo sono, nè voglio esserlo.>>
<< E allora cosa ti spinge a continuare a lottare?>>
<< Non lo so... Orgoglio personale? Diciamo che il nostro scontro non è ancora concluso, quindi non darmi per vinto troppo presto: abbiamo un duello da portare a termine.>>

Un rumore di passi pesanti.

Il gigante stava arrivando. Ged raccolse così le ultime forze rimaste e si tramutó in falco e prese il volo.
<< Dove scappi, vigliacco? Non avevi forse detto che avevamo un duello da concludere?>>
Il mago ritramutó la testa in forma umana per poter rispondere all'uomo mentre continuava a volare.
<< Consideralo rimandato a tempo indeterminato, eheh... Si tratta solo di una ritirata momentanea, però un giorno torneró a mettere fine a questo duello: è una promessa.>>, e detto questo si allontanó in volo sempre di più.
L'ultima cosa che scorse dall'alto fu l'uomo che veniva schiacciato inavvertitamente dal piede del gigante che intanto si era lanciato all'inseguimento.
"Che sia morto?"
Ed invece, quando il gigante passó, dove aveva lasciato l'impronta, l'uomo si rialzó tranquillamente spolverandosi la spalla, come se non fosse successo niente.
"Ma è davvero di ferro quell'uomo?!"
Era davvero un mostro.


Ged raggiunse il gruppo che intanto aveva iniziato la discesa della pianta di fagioli.
<< Cosa ti è successo?>>, chiese Topolino a Ged, vedendolo gravemente ferito.
<< Non è importante, pensate solo a fuggire.>>
Il gigante intanto aveva raggiunto la pianta e aveva iniziato anche lui la sua discesa, ma a causa della sua grandezza stava recuperando terreno in fretta.
<< Di questo passó ci prenderà di sicuro!!!>>, urló disperato Paperino.
<< Buttatevi giù di sotto.>>, ordinó Ged.
<< Ma sei impazzito?!>>, gli urló contro Topolino, mentre Paperino e Pippo lo fissavano spaesati. Intanto Montblanc si era già buttato di sotto, fidandosi del compagno.
<< Ci penseró io con la mia magia a frenare la vostra caduta, ora peró buttatevi, se no il gigante vi raggiungerà...>>, non aveva nè la forza nè la voglia di urlare in quel momento.
Anche i tre con l'arpa seguirono il consiglio e così si buttarono tutti giù dalla pianta di fagioli.
Come promesso, il mago frenó la caduta. In questo modo ora avevano guadagnato qualche minuto prima che il gigante arrivasse a terra.
<< Cosa facciamo?! Siamo finiti!!!>>, urlava Paperino, che nel frattempo era completamente andato in panico.
<< Lo so che ho promesso di non intervenire...>>, aveva iniziato il giovane, << ... E che una promessa andrebbe rispettata... Ma vi pare che io sia il tipo da mantenerle?>>.
I tre sorrisero.
<< Non ti preoccupare, anche Montblanc ha infranto la promessa salvandomi dal gigante...>>, affermó Topolino.
Intanto il Moguri aveva iniziato a ridere: << Ho semplicemente seguito l'esempio di Ged, eheh.>>.

Il gigante era sempre più vicino.

Ged raccolse il Potere rimastogli ed evocó una lama d'aria che, abbattendosi sulla pianta, la tranció a metà. E così il gigante cadde, sempre più giù, sempre più giù, insieme alla pianta. L'impatto creó una voragine enorme e così scomparì nelle profondità della terra.
Senza più il gigante e con l'arpa magica di nuovo al suo posto, finalmente Valle Felice sarebbe tornata di nuovo felice!

Topolino aveva finalmente completato la sua missione.












(Angolo Autore)
Ed ecco la fine del quarto! Scusate, è più corto rispetto a quelli che scrivo di solito, ma spero vi sia piaciuto il combattimento e di come ho integrato con Kingdom Hearts il film "Topolino e il fagiolo magico"...
A quanto pare Montblanc non è poi così indifeso come appare! XD.. Anzi, per come l'ho pensato è piuttosto forte, eheh! La sua modalità Berserk, poi!
Ah giusto, e come promesso, ecco il disegno di Goha, la donna dalla falce furiosa: https://lh3.googleusercontent.com/-_lyo3Kbt1RU/UrX8cV7cnHI/AAAAAAAAACc/oObOf9qDwCw/w433-h577-no/13+-+1
Spero che si veda, visto che non son capace di farlo comparire direttamente sul testo...

Vi starete chiedendo perché non stia usando più di tanto gli Heartless come nemici in questa mia storia... (Se non ve lo siete domandati, fa stesso! Ve lo dico comunque XD) .. Perché essendo la storia ambientata 20 anni prima di Kingdom Hearts, Terra-Xehanort non ha ancora inventato la sua fabbrica "produci-Heartless", quindi non esistono ancora gli Heartless Emblema, ovvero quelli artificiali... Ma solo i Purosangue, tuttavia prima che Xehanort ne causasse la diffusione, gli Heartless erano delle creature piuttosto rare da trovare nei Regni della Luce, se non evocate da qualcuno come è successo nel primo capitolo in cui il Maestro Xehanort aveva evocato dei Neo-Shadow difronte a Ged.. Quindi chiedo scusa ai possibili fan degli Heartless tradizionali :P

Bene penso sia tutto, alla prossima!

Anzi! Lo so che sono appena al quarto capitolo e che è ancora troppo presto per i ringraziamenti, ma volevo farli comunque! XD
Un ringraziamento in particolare a chi sta leggendo la mia storia anche senza recensire, sono contento che piaccia (se peró voleste per caso recensire, io non mi arrabbierei di certo XD) e un ringraziamento pure per chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite, ovvero:
- Bigboss2012
- Twinflame
Sono contento vi piaccia! :)

E ultima ma non meno importante, anzi, volevo fare uno speciale ringraziamento a Tomori_16, che ha seguito la mia storia fino dal primo capito! Grazie davvero del tuo supporto!

Ah e volevo approfittare per dire a tutti (giusto per far sembrare più lungo il capitolo muahahahah :P ), di tenere d'occhio l'uscita delle storie su Kingdom Hearts perché presto io e Tomori, pubblicheremo un capitolo autoconclusivo, che avremo scritto insieme! I dettagli sono TOP SECRET! Ma se avete amato la sua serie "Kingdom Hearts: A new soul" e vi sta piacendo la mia, vi consiglio caldamente di tenere d'occhio la situazione!
E con questo è tutto ci vediamo al prossimo capitolo! (E intanto son riuscito ad allungarlo eheh!)

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Capitolo 5
*** Ricordi dal passato ***


Capitolo 5 - Ricordi dal passato



Quando Ged aprì gli occhi, o per meglio dire l'occhio, vide difronte a sè delle travi di legno: il soffitto di una casa. Provó ad alzarsi con il busto per guardarsi in giro e capire dove si trovasse, ma una fitta dolorosa al fianco lo costrinse a distendersi nuovamente. Quei pochi secondi comunque bastarono per capire la situazione: si trovava dentro ad un letto,  e la coperta costituita dalla pelliccia di qualche animale lo copriva fino al ventre, donandogli un piacevole calore, peraltro aiutato da quello provocato dallo scoppiettare di un fuoco nel camino lì vicino. Si osservó la mano destra, completamente coperta da bende, come il resto del suo corpo, compreso l'occhio gonfio. Non era difficile capirlo, nonostante la visibilità limitata, perché sentiva chiaramente quella stoffa ruvida stringersi forte intorno alla pelle.
<< Finalmente ti sei svegliato, kupó!>>
A causa del punto cieco dell'occhio, dovuto alla fasciatura, non si era accorto di avere il Moguri vicino.
<< Cosa mi è successo?>>
<< Dopo che la pianta è caduta, hai vomitato sangue e in seguito hai perso conoscenza, kupó! E tutto questo è successo ieri: hai dormito per tutto il giorno...>>
"Ero davvero messo così male?"
Poi gli ritornó alla mente l'uomo misterioso vestito di nero... Era su tutto un altro livello rispetto alla sua compagna: oltre ad essere immune per qualche strano motivo alla magia, era estremamente veloce e potente, e la sua resistenza era fuori dal comune. Ricordó con orrore dei suoi pugni sul suo volto e su tutto il suo corpo, simili all'impatto provocato dall'abbattersi di tonnellate d'acciaio, mentre lui impotente difronte alla scena era costretto ad incassare. Quell'uomo sembrava davvero di ferro, e la prova era di come ne fosse uscito incolume dopo essere stato pestato dal gigante. Era davvero un mostro.
<< Purtroppo nessuno di noi è pratico nelle magie curative, kupó... Ci siamo arrangiati con qualche medicazione di primo soccorso, come vedi...>>
"Dannazione... Ho sprecato troppa magia in quel combattimento e ora non mi sono ancora ripreso del tutto... Al momento non ho abbastanza Potere per curarmi da solo... Dovrò accontentarmi delle loro medicazioni e di queste fastidiose bende..."
<< Loro dove sono...?>>, era intervenuto alla fine Ged.
<< Sono andati a riportare l'arpa nel suo castello sulla collina... Torneranno nel pomeriggio, kupó.>>
Il ragazzo tornó a fissare il soffitto, ed in seguito, seppur le bende ne limitassero i movimenti, cercó di girare la testa quel tanto che bastava per osservare fuori dalla finestra. Stentava a crederci: la terra arida ed incolta che li aveva accolti al loro arrivo, ora aveva lasciato spazio a campi lussureggianti e ricche praterie. La natura sembrava essersi finalmente risvegliata da quello che fino a poco tempo fa sembrava solo un incubo.

Si poteva udire una voce nell'aria, che riecheggiava per tutta la valle. Si trattava dell'arpa, che finalmente giunta al castello, ora si trovava sulla terrazza dove la sua voce avrebbe potuto diffondersi meglio per tutto il Mondo, mentre la natura le faceva da complice, gli uccellini cinguettavano tutti intorno a lei e le pecore trotterellavano felici per i prati.
<< Ah, che felicità!>>, cantava l'arpa, << Quando splende il sol che sbocciar fa i fior, e riscalda il cuor! Tutto canta intorno a me! Canta l'usignol! E risponde un coro di cagli e note dai boschi in fior! ... Il cielo ormai sereno, la primavera viene, con il suo dolce tepore, e gli svaghi e i suoi colori... Ah, che felicità! Chi sa dir cos'è, o spiegar com'è, chi descriver sa! La felicità! Va di sponda in sponda come l'onda, a primavera è tutto in onda, in onda! Sì, che felicità!...>>.
Era una voce angelica che si udiva fino alla casa dei contadini, seppur molto distante, e tranquillizzava l'animo di chi la ascoltava, compreso quello di Ged. Il giovane guardó il vaso posto sulla mensola della finestra, dove un fiore appassito aveva ripreso vita, sbocciando di nuovo difronte ai loro occhi. Anche il ragazzo cominciava a sentirsi meglio: quella canzone donava davvero la vita e la felicità a qualunque cosa toccasse.
"E così è questo il suo Potere...", pensó Ged.
<< Sai, ieri... Lassù...>>, aveva iniziato il Moguri, << ... Pensavo che saresti morto davvero, kupó! Ho avuto tanta paura!>>. Inizió così a piangere. Un pianto sincero, il pianto di un bambino.
<< Che lagna! Ti pare che uno come me muoia per così poco? Stupido coniglio...>>, Montblanc sorrideva tra le lacrime.
"Davvero ci tiene così tanto a me, questo Moguri...?", si ritrovó a pensare Ged, sentendosi stranito.
<< Vedo che anche tu non hai scherzato con quel gigante...>>, disse indicando la fasciatura stretta intorno alla spalla sinistra.
<< Ah, non è niente, kupó!>>
<< Bene, bene...>>, detto questo il ragazzo si addormentó senza troppi complimenti, lasciando il discorso a metà. Era davvero distrutto.

Nel pomeriggio, Topolino, Paperino e Pippo ritornarono alla casa. Ged si era appena svegliato.
<< Cos'avete intenzione di fare, voi due?>>, aveva chiesto il topo.
<< Non ne ho ancora idea.>>, rispose Ged, cercando a fatica di alzarsi dal letto.
<< Che ne dite di venire con noi dal Maestro Yen Sid? Sono sicuro che anche lui vorrà ringraziarvi! Sapete... Lui ci ha osservato con la sua magia durante tutto il viaggio, quindi avrà visto certamente anche le vostre gesta.>>
<< E con cosa viaggiate, kupó?>>, aveva chiesto Montblanc sperando che la risposta non fosse "Teletrasporto"... Gli era bastato una volta, non lo avrebbe mai più rifatto!
<< Sono sicuro che da un momento all'altro dovrebbe arrivare la Gummiship inviata dal Maestro!>>
Il Moguri tiró un sospiro di sollievo.
<< E quando pensi che arriverà questa "Gummiship", kupó?>>, chiese Montblanc incuriosito, mentre intanto osservava un Ged ancora mezzo addormentato.
<< Anche subito!>>
Il Moguri piegò la testa, facendo segno di non capire.
<< Maestro Yen Sid!>>, chiamó il topo urlando verso il cielo, << Lo so che ci sta osservando anche ora! Noi avremmo completato la missione e finito i preparativi, quindi può inviarci la Gummiship anche subito, come aveva promesso!>>.
<< Ottimo lavoro.>>, una voce cupa e tonante vibrava nell'aria, << Tuttavia siete stati aiutati, e questo non era ció che intendevo con "cavarsela con le proprie forze".>>
I tre fecero una faccia delusa, fissando tristi il suolo. Voleva dire che tutta la loro missione non aveva avuto senso, se la avevano fallita.
<< Tuttavia...>>, una nuova speranza accese i loro cuori, << Ho davvero apprezzato la vostra tenacia e di come abbiate continuato a resistere fino all'ultimo. Eccetto tu, Paperino.>>.
Il gruppo rise al ricordo di quella scena nella quale il papero aveva cercato di uccidere la mucca con un fare quasi satanico.
<< Ma dopotutto la missione non era stata affidata a te, ma a Topolino, che a mio parere, l'ha superata a pieni voti. Vi do quindi l'autorizzazione a tornare: presto vi invierò sul posto la Gummiship.>>
I tre scoppiarono in un urlo di esultanza, al quale si unì pure Montblanc mentre Ged osservava la scena infastidito dal troppo rumore: era ancora intontito e di certo lo schiamazzare di quegli idioti non lo aiutava di certo.

Come promesso, uno strano rombo di motori preannunciò l'arrivo della Gummiship. Il gruppo guardó fuori dalla finestra: una sorta di navicella rossa e gialla e dalla cupola di vetro azzurro stava scendendo dal cielo ad una velocità folle, rallentando all'ultimo secondo per potersi appoggiare dolcemente al suolo.
<< Wow!>>, esclamó incredulo Montblanc. A Ged invece non faceva nè caldo nè freddo, sia perché l'aveva vista molte volte raffigurata nei libri, sia perché non voleva dimostrarsi anche lui complice del Moguri nella sua esaltazione da bambino per una roba da niente. Poi era anche stanco morto.
La cupola si sollevó, permettendo al gruppo di entrare. C'erano solo tre sedili. Paperino si sedette al posto di guida, mentre Topolino e Pippo occuparono i restanti. A Ged il suolo andava più che bene, si sedette spalle al muro ed inizió subito a sonnecchiare.
<< Gawrsh! Quel tipo doveva essere davvero tosto per ridurlo così! Sta ancora dormendo...>>, notó Pippo.
<< Dite che l'ha fatto per salvarci...?>>, chiese Topolino.
<< Conoscendolo...>>, era intervenuto Montblanc, << Probabilmente sarebbe venuto lui stesso ad ucciderci, kupó! Dicendo una frase del tipo "Siete solo una seccatura...", ahahahah!>>.
Il gruppo era scoppiato in una sonora risata...
<< Zitti, o vi uccido sul serio.>>, aveva risposto freddo il giovane che si era appena svegliato, e tutti in un istante si zittirono!
Paperino accese i motori, il tempo di dare un ultimo saluto alla Valle Felice, teatro delle loro ultime avventure, e come un razzo partirono verso lo spazio. In pochi secondi, quel Mondo era diventato così lontano da sembrare solo un ricordo.
<< Il viaggio durerà tre ore circa, vi consiglio di riposarvi o di trovare qualcosa da fare per non rendere il tragitto troppo noioso!>>, aveva consigliato il topo.
<< E le uscite di sicurezza, kupó?>>
<< Non penso ce ne siano...>>
<< Ma come? Questa Gummiship non è a norma?>>
<< Neanche un po'!>>
Pippo si era messo a ridere con il suo tipico << Yuk!>>.


<< Ehi, senti Paperino!>>, si era avvicinato Montblanc, con un sorriso sinistro che non presagiva nulla di buono.
<< Che vuoi?>>
<< Sembri proprio stanco, kupó!>>
<< No, a dir la verità no...>>
<< Perfetto, come pensavo! Allora ti do io il cambio, kupó!>>, disse Montblanc sorridente, spingendo via Paperino e sedendosi al posto di guida.
<< No, tranquillo! Non importa, lascia pure!>>, tentò di declinare l'offerta il papero, anch'esso sorridente.
<< Ma si vede lontano un miglio quanto tu sia stanco, kupó!>>
<< Ma ora mi sento già meglio, eheh!>>
Dietro a quei sorrisi, si erano già dichiarati una guerra silenziosa.
<< Da che parte devo andare? Ah, non importa... Su, a tutta forza, kupó!!!>>
<< Fermo!!! Andremo a sbattere!!!>>
<< Wiiiiii!!!>>
Montblanc aveva preso ancora più ad accelerare, facendo sbalzare indietro chiunque non avesse allacciato le cinture di sicurezza. Stranamente Ged stava ancora dormendo.
<< Ora basta! Ridammi la cloche!!!>>, urlava Paperino al Moguri mentre quello accelerava sempre più, esibendo un sorriso soddisfatto, per certi versi inquietante.
<< Kupó!!!>>
<< Ehi, stavolta la tua frase nemmeno ha senso! Come faccio a rispondere?!>>
<< Ma che baccano...>>, Ged si era appena svegliato... Ora iniziavano i guai!
<< Si può sapere cosa sta succedendo qui?! Di chi è la colpa?! Lo incenerirò all'istante!>>
<< Attento, Montblanc!!! Schivaaaaa!!!>>

Il meteorite difronte a loro fu l'ultima cosa che videro.





Nel frattempo, alla Torre Misteriosa,  un uomo anziano molto alto guardava fuori dalla finestra, scrutando l'orizzonte, mentre accarezzava la sua folta barba grigia.
<< Stanno arrivando.>>
All'improvviso, vide una grossa navicella cadere dal cielo e schiantarsi al suolo, provocando un gran boato. Da quella che ormai era ridotta ad un rottame fumante, uscirono, stranamente incolumi, un gruppo di persone.

<< Tutto è bene, quel che finisce bene, kupó!>>, sentenziò Montblanc, leggermente bruciacchiato, ma sorridente. Paperino invece era schizzato.
<< "Bene" un corno! Siamo entrati in collisione con un meteorite! Un meteorite!!! Questa è l'ultima volta che lascio pilotare ad un estraneo la mia Gummiship! Mai più!!!>>, aveva sbraitato il papero.
<< Suvvia, è stato divertente alla fin fine!>>, aveva tentato di calmarlo Topolino. Intanto Pippo invece era così stordito per la botta da continuare a sorridere senza motivo.
Ma quello che Montblanc doveva temere non era Paperino, bensì...
<< Un attimo! Fermi tutti... Dov'è Ged?>>
<< Montblanc......>>, una voce lugubre proveniva da sotto le macerie.
<< Montblanc......>>
<< G-Ged...?>>
Una strana figura si era appena sollevata, tra pezzi di gummi che cadevano a terra e il polverone che si sollevava.
I suoi occhi emettevano una luce rossa, simile ad un demone.
<< P-Posso spiegare...! K-Kupó!>>
<< Sei mortoooooo!!!>>


<< Bene, proseguiamo!>>, aveva dichiarato soddisfatto Ged, dando delle pacche ad un blocco di ghiaccio, al cui interno era congelato il povero Moguri. I compagni avevano appena constatato quanto fosse pericoloso fare infuriare il ragazzo.
<< E dobbiamo lasciare Montblanc qui...?>>, aveva chiesto Pippo intimorito.
<< No, hai ragione... Paperino! Tocca a te.>>
<< M-Ma perché io...?!>>
<< Chi ha fatto pilotare quell'idiota?>>
<< V-Veramente...>>
<< A me risulta che fossi tu quello seduto al posto di guida.>>
<< S-Sì, ma...>>
<< Perfetto, allora è deciso.>>
Il papero prese in spalla il pesante blocco di ghiaccio.
Ecco che fine fanno chi osa svegliare il demone dal proprio sonno.

Entrarono. Lo spettacolo che si trovarono difronte era inquietante: c'erano tante scale sospese nel vuoto ed ognuna conduceva ad una porta. Tutto sembrava molto più grande di quello che era in realtà, visto da fuori.
<< Questa è la magia del mio Maestro!>>, esclamò soddisfatto Topolino.
Salirono le scale ed entrarono nella porta. Si trovarono in una enorme sala, piena di scaffali contenenti libri e strane decorazioni a forma di luna, stelle, soli e pianeti sul soffitto. Attraversarono anche la sala e aprirono l'ennesima porta. Altre scale.
<< Non dirmelo...>>, aveva detto improvvisamente il ragazzo, << Scommetto che la scena si ripeterà ancora per molto, ho ragione?>>
<< B-Be', sì... Dovrebbero esserci ancora sette piani circa, strutturati in questo stesso modo.>>, aveva risposto titubante Topolino.
<< Che seccatura...>>
Bastò uno schiocco di dita.
L'enorme spazio scomparve, e le numerose scale tornarono ad essere una. Tutto quello che finora avevano visto, cambió. Ora lo spazio si era fatto molto più stretto e difronte a loro stava un unica scala che conduceva ad un unica porta.
<< M-Ma che...?>>
<< Nessuno aveva voglia di farsi tutte quelle scale, giusto?>>
Tutti guardarono stupiti Ged, a cui non pareva di aver fatto chissà cosa: aveva semplicemente contrastato la magia con la magia.
<< Riuscire a disfare un'illusione del grande Yen Sid... Ragazzo, devi avere un grande Potere...>>, aveva commentato senza parole Topolino.
Ged lo ignoró: non sopportava le persone che lo sottovalutavano. Un vizio che aveva preso dal suo Maestro.

Il topo bussó alla porta ed entrò. Difronte a loro, seduto su un altissima sedia dietro ad una scrivania di legno pregiato, stava un uomo anziano dalla lunga e folta barba grigia, il naso a punta e due grandi occhi neri. Indossava anche un lungo vestito blu scuro, molto largo sulle maniche, e sulla testa indossava un cappello appunta blu con sopra ricamate delle stelle e delle lune bianche.
<< Maestro Yen Sid!>>
<< Bentornati.>>
La sua voce era profonda e seria come il suo aspetto.
Nel frattempo, Montblanc era stato scongelato dal mago. Topolino, Paperino e Pippo si inginocchiarono difronte al Maestro, e subito fece così anche il Moguri, in segno di rispetto per un personaggio di quella portata.
Invece Ged si aggirava ancora per la stanza, guardandosi in giro.
<< Ged! Mostra un po' di rispetto difronte al Maestro!>>, lo aveva rimproverato Topolino.
<< Rispetto? Io non porto rispetto ad un uomo che obbliga a fare delle scale infinite ai propri ospiti.>>, aveva risposto serio il ragazzo.
Il mago si mise a ridere: << Sì, invero. Prego, alzatevi pure anche voialtri.>>
I quattro eseguirono il comando.
<< E sentiamo... Perché sareste venuti qui da me?>>, aveva chiesto Yen Sid al giovane.
<< Innanzitutto, mi servirebbe la tua magia per curarci.>>
Paperino si era rivolto infuriato verso Ged: << Prima gli manchi di rispetto e poi fai pure delle pretese?! Ma chi ti credi di essere?!>>.
<< Non ti preoccupare, Paperino...>>, lo aveva rassicurato il mago, << Orsù, avvicinatevi.>>, disse stavolta rivolto verso Ged e Montblanc.
Appoggió le mani sulle loro teste, e in pochi istanti si sentirono pieni di nuova energia vitale. Ged provó a muovere il suo corpo: non era più indolenzito come prima, e non gli faceva nemmeno più male. Ora non avevano più bisogno di quelle stupide bende, e così se le tolsero.
<< Bene, questo è tutto! Noi adesso ce ne andiamo. Vieni, Montblanc!>>, aveva detto il ragazzo staccandosi dal mago.
<< S-Sì, subito!>>, disse il Moguri e si diresse anche lui alla porta.
Ged la spalancò e fece per andarsene.
<< Sicuro che non vuoi prima dare un'occhiata al tuo passato?>>, lo aveva interrotto Yen Sid.
Il ragazzo voltó leggermente la testa, senza tuttavia girarsi del tutto: << Davvero puoi?>>.
<< Sono un mago estremamente potente... Posso questo e altro!>>


Il giovane si fece avanti, e il potente mago appoggió la propria mano sulla sua fronte, come aveva fatto poco prima quando lo aveva curato.
<< Sto per risvegliare i tuoi ricordi più sopiti, sei sicuro di voler continuare?>>
<< Sì, certo.>>
Forse finalmente avrebbe scoperto perché l'Ombra lo seguiva. Era impaziente.
<< Bene, vado...>>
E come era successo tempo fa, anche stavolta la sua mente cadde nell'Oscurità, ritornando a dieci anni prima, durante il suo apprendistato...




"Quelli furono gli anni più belli della vita di Ged. Solo che a quel tempo non lo sapeva: testone com'era vedeva ogni cosa come una seccatura.

Inizió quindi le lezioni di "cultura", così le chiamavano, con Anacleto.
Dapprima gli insegnó a scrivere e leggere come se fosse un bambino ritardato. Che nervoso! Anche se in fin dei conti aveva ragione: senza leggere Ged non avrebbe potuto conoscere il sapere riposto nei libri. Era una cosa fondamentale!
Finite quindi le sue lezioni private con il gufo, inizió le cosiddette "lezioni regolari" di cultura, stavolta con lui c'era anche Tenar che, nonostante fossero cose che aveva già studiato, si offrì di ripeterle di nuovo per poter tenere il suo stesso passo.
Il programma che aveva in mente Merlino consisteva in dieci anni di apprendistato, al termine del quale Ged e Tenar sarebbero stati nominati Maghi a tutti gli effetti. Il tempo era così suddiviso: cinque anni di lezione di cultura con Anacleto, all'interno dei quali, a partire dal quarto anno, sarebbero iniziate le prime due ore extra tenute da Merlino riguardo all'introduzione alla magia; a partire dal sesto anno invece le ore del mago avrebbero preso il posto di quelle di Anacleto, riducendole alle due ore extra appartenenti prima al vecchio, e così si sarebbe continuati fino all'ottavo anno, a partire dal quale sarebbero scomparse le ore di cultura per potersi dedicare appieno alla magia.
Ma lasciamo stare il programma e torniamo alle lezioni del gufo.
Al contrario di quello che il ragazzo si aspettava, Anacleto era un ottimo insegnante, molto preparato. "Un gufo altamente istruito" lo aveva definito una volta Tenar. Forse fin troppo. Nell'ora di cultura si affrontavano le più disparate materie, alcune delle quali citate da Merlino il primo giorno che il ragazzo arrivó lì, ed Anacleto le trattava in maniera molto approfondita. Per uno che aveva appena imparato a leggere come Ged era difficile stargli dietro, per fortuna c'era Tenar ad aiutarlo. Una volta finite le lezioni era molto gentile e gli rispiegava quello che non aveva capito, e così pian piano anche lui inizió ad "ingranare la marcia", così diceva Merlino... Chissà cosa voleva dire? Lui e la sua "veggenza"...

Furono anni davvero belli quelli, Ged avrebbe voluto continuassero per sempre.
Sveglia alla mattina di buon ora. Colazione tutti insieme intorno alla piccola tavola rotonda, lui e Tenar ancora mezzi addormentati mentre Merlino ed Anacleto parlavano tra di loro assordandoli. Poi avevano inizio le sei ore di lezione con il gufo, mentre il mago approfondiva gli studi da solo. Ogni tanto lo si poteva intravedere con la coda dell'occhio mentre leggeva volumi polverosi o trascriveva qualche annotazione su una pergamena.
Anacleto era un insegnante davvero severo, il ragazzo non dimenticherà mai le risate che si facevano lui e Tenar alle sue spalle. Ridevano delle cose più stupide e insignificanti, finché non finivano inevitabilmente per essere ripresi, ritornando così alla serietà seguendo di nuovo le lezioni, le quali continuavano fino a pomeriggio inoltrato.
Si mangiava di nuovo tutti insieme. Merlino chiedeva ai due cos'avevano imparato quel giorno e loro, di solito Tenar, la più preparata, rispondeva. Invece Anacleto borbottava durante tutto il pranzo su quanto fossero degli allievi indisciplinati...
<< Quando sta fuori tutta la notte, la mattina dopo è sempre di cattivo umore.>>, disse una volta Merlino.
<< Allora vuol dire che sta fuori tutte le notti!>>, rispose Ged.
<< Sì sì... Oh, ah già, sì, dico, ahah questa è proprio buona! Sì proprio!  Uhuh!>>
<< Chi?! Che cosa?!>> chiedeva il gufo sentendo ridere ad alta voce il mago.
Dopo pranzo iniziavano le due ore di studio, in cui solitamente i due apprendisti prendevano dei libri a caso tra i tanti sparsi qua e là per la casa e li leggevano. Dopo di questo erano liberi per tutta la serata.
Ged all'inizio aveva una sorta di riluttanza all'apprendimento, ma col tempo la superó. Forse a causa della sua naturale curiosità, sviluppó ben presto una sorta di "amore per la conoscenza": cominció così a dare valore agli insegnamenti di quel gufo e del vecchio svampito, inizió a provare piacere nel leggere e ardeva in lui il desiderio di imparare sempre cose nuove. "Il senso dello studioso" era stranamente emerso nel ragazzo.
Dopo che ebbe preso il ritmo nello studio, inizió ad usare quel tempo libero per uscire da solo a fare esercizio fisico nella foresta, come si era prefissato. Non sapeva perché ci tenesse così tanto a tenersi in forma, dopotutto un mago non avrebbe avuto bisogno di un fisico allenato. Forse persisteva ancora in lui il desiderio che aveva da piccolo di diventare un cavaliere. Certo, tra i due avrebbe preferito di gran lunga diventare mago, ma una passione per la lotta gli era rimasta comunque. Nella casa di Merlino sembrava esserci ogni cosa: trovó facilmente un libro sulle tecniche di combattimento. Così inizió a leggerlo mentre si allenava.
Nel frattempo Tenar faceva lezioni approfondite con Merlino, riguardo alle Rune Antiche.
Infine si cenava.
Prima di andare a dormire, Merlino raccontava ai due apprendisti alcune storie ed antiche leggende, a proposito di audaci cavalieri, saggi maghi, dame, castelli, giganti mangiauomini, draghi... Ged le seguiva interessato. Solitamente la morale che se ne ricavava ogni volta, e che era anche un po' il motto del mago, era: "La conoscenza e la saggezza sono la vera forza", che divenne poi pure il credo che Ged segue tutt'ora.
I letti erano due. In uno dormiva Merlino, nell'altro lui e Tenar. Per fortuna era abbastanza grande per contenere entrambi.
Mentre il vecchio e il gufo si addormentavano subito, i due apprendisti stavano svegli fino a tardi a parlare del più e del meno, finché non finivano per addormentarsi, distrutti dalla troppa stanchezza. Le loro lunghe chiacchierate notturne passate sdraiati sul letto fissando il soffitto sono alcuni dei ricordi più belli della vita del ragazzo. Viveva in modo spensierato, come non aveva mai fatto. Finalmente aveva di nuovo una famiglia.

Alle volte, in sostituzione alle ore di Anacleto, Merlino portava Ged e Tenar in una sorta di "gita scolastica", lui le chiamava... Ecco un'altro vizio del vecchio: usare spesso termini e modi di dire totalmente fuori luogo o inesistenti! Ma c'è o ci fa? Anacleto dice che sono cose che ha visto nel futuro...
Comunque in genere queste "gite" consistevano nel provare per una giornata a vivere come un animale... Ged non sapeva se per sadismo o per altro, ma il vecchio sceglieva sempre gli animali più problematici: più volte avevano rischiato la vita! Anche se doveva ammettere che erano davvero divertenti!
Come dimenticare quando Merlino li tramutó in pesci e Tenar fu quasi mangiata da un enorme luccio! E nessuno potè aiutarla: Ged, impedito a nuotare, ero finito per incastrarsi in un elmo abbandonato in fondo al lago, mentre Merlino invece fu letteralmente pescato da Anacleto, che lo aveva scambiato per un vero pesce e stava per mangiarlo! Alla fine Tenar dovette salvarsi da sola con la propria astuzia... Quel giorno il vecchio cercó di spacciargli questa scusa, ovvero che era tutto ovviamente programmato per dimostrare come il cervello vinca i muscoli... Intanto però lui era stato pescato da un gufo, e questo non si poteva programmare! Scuse poetiche, nient'altro!
Una volta invece li tramutó in scoiattoli. Ged pensava avessero meno problemi, e invece! Lui avrà pure mancato il ramo e sarà caduto nel cespuglio come un imbecille, ma niente in confronto al vecchio che è stato corteggiato invece da una scoiattolona focosa! Che risate quella volta!

In questo modo, tra risate e studio, trascorsero i mesi.
Era una serata d'inverno del secondo anno. Il mago e il gufo si erano già addormentati, mentre Ged e Tenar decisero invece di uscire fuori a parlare quella volta. Non faceva ancora molto freddo.
<< Ehi, Tenar!>>
<< Dimmi?>>
<< Ti sei mai chiesta cosa sono le stelle, e da dove viene la luce?>>
Lei rimase un attimo a guardare il cielo notturno, puntellato di milioni di stelle.
<< Ecco, pare che ogni stella lassù sia un mondo a sè... La luce è il loro cuore, che splende su di noi come mille lanterne.>>
<< Non è facile credere che ci siano così tanti mondi oltre al nostro...>>
<< È un segreto conosciuto solo a pochi, come i Maghi, i Maestri del Keyblade, o in generale altri Sapienti... E come segreto deve rimanere tale, mi raccomando! Per mantenere l'Equilibrio.>>
<< Contaci.>>, la rassicuró Ged, << Ehi, senti... Ci conosciamo da un sacco di tempo, e in genere quando cerco di parlare di quello, tu svii sempre il discorso...>>.
<< Di cosa stai parlando?>>, chiese lei fingendo di non capire.
<< Del tuo passato.>>
Distolse improvvisamente lo sguardo da lui, spostando l'attenzione su un oggetto che tirò fuori dalla tasca. Ged non lo aveva mai visto, eppure ci conviveva insieme da due anni ormai... Era una collana da cui pendeva un orologio. Le lancette erano ferme da chissà quanto tempo ormai. Il vetro leggermente crepato.
<< Cos'è?>>
<< Un regalo dei miei genitori, prima che morissero difronte ai miei occhi... È da quel giorno che le lancette sono ferme...>>
<< Sicura di volerne parlare...?>>
<< Sì, tranquillo... Hai ragione, ormai sei come un fratello per me, dopotutto io conosco il tuo passato ma tu non conosci il mio... È giusto che io ne parli...
Per farla in breve, hai presente quei giganti mangiauomini di cui si sente parlare nelle leggende? Non sono una bugia, esistono davvero. La mia casa fu attaccata da uno di loro. In genere non si spingono fino ai centri abitati per paura, ma quello aveva qualcosa di anomalo e attaccó il nostro villaggio... Molti cavalieri si riunirono nella speranza di fermarlo ma fu tutto inutile... Ci furono molte vittime, tra cui i miei genitori... Sai cosa vuol dire vedere le persone a te care essere mangiate da un mostro difronte ai tuoi occhi? È stato terribile... Desiderai di morire quel giorno, non avevo più un motivo per vivere. Sarebbe anche successo, se non fosse arrivato il Maestro proprio prima che il gigante mi afferrasse. Lo sconfisse, fermando così lo sterminio. Non potrò mai dimenticarlo: quella volta si inginocchiò a terra e mi chiese perdono... Perdono per non essere arrivato in tempo per fermare quella tragedia prima che accadesse. Non aveva nessuna colpa, ma le sue scuse erano sincere e non sollevó la testa da terra finché non gli concedetti il perdono.  Gli chiesi se voleva essere la mia nuova famiglia e lui accettó, e diventai così sua allieva. Il resto della storia lo sai già...>>
<< Davvero il vecchio ha fatto questo?>>, chiese Ged infine.
<< Sì, davvero... È una persona molto speciale per me, quindi... Ti prego, fallo per me: smettila di chiamarlo vecchio in tono offensivo. Chiamalo Maestro, o forse non lo hai ancora accettato come tale dopo questi due anni?>>
<< Ok, se è per te, penso di riuscire a chiamarlo Maestro, forse è giunto il momento che gli porti il rispetto che merita...>>
<< Grazie, Ged.>> disse Tenar sorridendo. Un sorriso sincero. In quel momento gli apparì forte come non mai. Riuscire a sorridere dopo un avvenimento del genere è notevole. Ed è anche per merito del vecchio se riesce ancora a mostrare quello splendido sorriso al mondo. È davvero un mago.

Passarono altri due anni, senza particolari avvenimenti... Se non si considera la cotta che Ged prese per Tenar: ormai era quasi una donna, tutte le curve al punto giusto, un bel seno non prosperoso ma quasi... Poi comunque era sempre lei, con il suo splendido carattere, la sua gentilezza, la sua determinazione... Non riuscì mai a dichiararsi, per la paura di essere respinto: probabilmente lei lo vedeva solo come un fratello, come aveva affermato lei stessa quella notte.
I sentimenti che provava il ragazzo caddero quindi nel buio, ma non tuttavia scomparsi: in fondo a quella Oscurità ardevano emettendo il calore come di una fiamma lontana, ma non estinta. Tenar era diventata la sua luce.

Giunti quindi al quarto anno iniziarono le ore extra di Merlino riguardo alla magia. Finalmente si cominciava!



<< Tu parli spesso di Potere, ma che cos'è il Potere in realtà?>> chiese un giorno Ged al mago.
Era la prima lezione extra di Merlino per introdurre l'argomento sulla magia. Il ragazzo aveva preparato quella domanda da molto tempo, un dubbio che aveva fin da quando incontró Merlino la prima volta e gli disse che vedeva il Potere in lui, ma purtroppo questo quesito era finito per cadere nel vuoto. Cercó di informarsi a tal proposito cercando qualche indizio sui libri durante le due ore di studio, ma non trovó niente: erano argomenti inerenti alla magia e i libri che la trattavano gli erano proibiti e lo sarebbero stati fino al sesto anno, nel quale si sarebbero dedicati ad essa a tempo pieno. Tutto per evitare che i due allievi tentassero di impararla per conto proprio, finendo magari per abusarne o per impararla in modo sbagliato, causando magari un disastro irreparabile. << Con la magia non si scherza.>>, aveva detto una volta il mago.
Del resto pure i due anni per introdurre la magia non avevano davvero a che fare con la pratica della magia stessa. Per iniziare, Merlino gli avrebbe spiegato concetti inerenti all'arte arcana in sè e a come farne uso in modo responsabile, chiarendo innanzitutto il Principio dell'Equilibrio, che bisogna rispettare. La Magia è qualcosa di straordinario: la vera forza del mago sta nel avere il potere di cambiare il mondo, ma scegliere di non farlo. L'universo tutto è fondato su questo Principio fondamentale, ed è perfetto nella sua imperfezione. Ma i maghi hanno il potere di minare questo equilibrio, cosa che in genere non accade se l'aspirante mago ha ricevuto un adeguata preparazione. Per questo motivo, dunque, Merlino li invitó a non abusare degli enormi poteri che avrebbero acquisito i due una volta diventati maghi a tutti gli effetti.
Dopo quest'introduzione filosofica e moralistica, gli avrebbe insegnato a leggere le Rune Antiche. Tenar aveva già imparato a farlo durante le lezioni private, quindi avrebbe studiato le Rune avanzate. Nessun problema: una conoscenza base delle Rune è abbastanza per riuscire a leggere la maggior parte degli antichi tomi. Certo, con le Rune avanzate Tenar potrà riuscire a leggere qualunque tipo di tomo, pure quelli più antichi con caratteri rari oppure  caduti in disuso. Si tratta di un lavoro molto puntuale e meticoloso, una strada davvero dura per certi versi ed approfondita, ma in cambio  questo le permetterà di accedere a saperi prima inaccessibili ed a magie più potenti. Ma a Ged non importava più di tanto, conoscendosi non avrebbe avuto abbastanza pazienza per ritardare ulteriormente l'apprendimento delle arti arcane. Era troppo impaziente.

<< Ehi, Maestro! Ti sei addormentato di nuovo?>>, chiese il ragazzo al mago che era così concentrato nelle sue riflessioni da non aver sentito la sua domanda iniziale.
<< ... Uhm? Ah! Chi? Cosa?>>
<< Il discorso sul Potere...>>, gli ricordó Tenar.
<< Ah sì, già, ora ricordo... Be' vedi, è difficile spiegare cosa sia il Potere: è qualcosa che senti.>>
<< Provi a spiegarsi!>> insistette Ged.
<< Be'... Il Potere, se proprio devo definirlo, potrebbe coincidere con la Riserva magica presente in un individuo, cioè a quanta energia puó attingere prima di consumare fino all'ultima goccia di magia... Ma non è tutto, a volte puó coincidere anche con la Potenzialità magica, invece. Come hai notato tu stesso, ho visto del Potere, enorme devo dire, sia in te che in Tenar nonostante voi siate completamente a digiuno di magia. Tuttavia, definire Potere con questi due unici termini sarebbe riduttivo: è molto di più... Ho trovato! Vi faró provare direttamente!>>.
Detto questo si avvicinò a Ged e gli prese le mani, appoggiandosele sulla propria fronte.
<< Ma che stai...?>>
La frase del ragazzo fu smorzata da milioni di senzazioni. Un esperienza difficile da capire se non la si è vissuta almeno una volta nella vita. Per un attimo la sua essenza si era sovrapposta a quella del Maestro. Fu allora che Ged comprese quanto piccola fosse la vita dell'uomo e quanto grande allo stesso modo, perché sebbene l'uomo sia così fragile ed insignificante ad occhi esterni, dentro invece è costituito da ricordi, emozioni, sogni, speranze, paure, e molto altro ancora, ed è qualcosa di veramente immenso, come un Mondo. "Uno è tutto e tutto è uno".
Ogni persona dentro di sè contiene questa sorta di Mondo interiore e coincide con l'essenza della persona stessa durante tutta la durata della sua vita,  difatti una volta morti l'essenza scompare lasciando solo un corpo vuoto dietro di sè, che non ha più nulla a che fare con quello che era stata la persona in vita.
Normalmente, durante il suo percorso, l'essenza dell'uomo, questo Mondo interiore, non si interseca mai  con il Mondo di un'altra persona, ma tuttalpiù entra in contatto con essa: nessun uomo infatti può dire di aver davvero compreso un'altra persona, perché non può vivere esattamente quello che l'altra ha vissuto.
Fu quello che peró accadde a Ged invece. Per quell'attimo si sentì la testa quasi scoppiare. Ebbe infatti l'impressione di riuscire a percepire davvero chi Merlino fosse, di riuscire ad accedere ad il suo Mondo come se lui fosse il vecchio. Per quell'attimo l'uno comprendeva l'altro. Per quell'attimo l'uno era l'altro.
Ma era un sapere troppo vasto, inaccessibile per qualunque uomo e come si presentó scomparve, senza imprimersi sulla memoria.
Superata l'essenza del Maestro, il ragazzo scavó ancora più in profondità in cerca del suo Potere. Lo trovó. Immenso.
Difronte al suo Potere si sentì come una piccola formica che alza la testa difronte ad una montagna. Aprì gli occhi terrorizzato.
<< M-Ma sei davvero umano...?>>
<< Eheh... Come è stato?>>
<< Non saprei...>>
<< Visto? È un esperienza difficile da descrivere. Ora tocca a te, Tenar.>>
Detto questo si avvicinò alla ragazza e ripetè gli stessi movimenti che aveva fatto con lui. Quella chiuse gli occhi. Per quei secondi smise pure di respirare, immersa com'era nella concentrazione. Duró pochi secondi poi anche lei aprì gli occhi, visivamente sconvolta.
<< Questa si chiama Percezione.>>, riprese il Maestro, << Viene usata comunemente per percepire il cuore di una persona, il loro rapporto interno tra Luce e Oscurità: i Maestri del Keyblade sono molto bravi in questo. Mentre noi maghi la utilizziamo invece in una versione avanzata, in modo da percepire il Potere di una persona, oltre che ovviamente anche il suo cuore. La Percezione sarà la prima cosa che vi insegnerò della magia.>>
E così fece.

Si avvicinava la fine del quinto anno. Per quanto riguarda la cultura, Anacleto stava rifinendo gli ultimi argomenti , mentre con Merlino avevano già concluso l'apprendimento delle Rune e si apprestavano a tradurre i testi, ognuno per conto proprio. Nel tempo libero invece lui e Tenar si esercitavano nella Percezione e meditavano per aumentare pian piano la loro Riserva magica.
Tuttavia Ged continuava ad addentrarsi di nascosto nella foresta per allenarsi da solo. Ormai aveva il corpo ben allenato, non troppo muscoloso, ma di certo abbastanza per essere un mago, non votato quindi al combattimento. Aveva provato un sacco di tecniche di lotta corpo a corpo e si reputava abbastanza bravo se non fosse che non aveva nessuno con cui combattere davvero. Forse in un vero scontro lo avrebbero sconfitto facilmente, non lo sapeva. Comunque aveva da poco abbandonato le tecniche di combattimento corpo a corpo e aveva iniziato a tirare di spada, che preferiva di più. Inoltre c'era qualcosa di rilassante in tutto quell'esercizio fisico. Affondo dopo affondo se ne rendeva conto.

Giunse infine il sesto anno, dove avrebbero messo in pratica ciò che avevano imparato durante i primi due di introduzione. La Magia è qualcosa di indefinito, ma Merlino si sforzò lo stesso di dividerla grosso modo in cinque macro-argomenti: l'Alterazione, di cui il sottogruppo la Metamorfosi, l'Illusionismo, la Distruzione, l'Evocazione e il Recupero, nonostante ci siano molte cose che non rientrino precisamente in questi gruppi.
Iniziarono così dalle illusioni, che avevano a che fare con l'ingannare la mente dell'uomo. Tramite lo stesso metodo si poteva leggerne il pensiero e altri trucchetti del genere, come ad esempio riscriverne la memoria creando ricordi falsi, senza tuttavia poter davvero cancellare quelli veri che appartengono in modo indissolubile all'individuo. Nel giro di un anno Ged e Tenar diventarono capaci di creare illusioni di qualunque cosa li passasse per la testa: l'unico limite era la loro immaginazione. Ovviamente impararono anche come schermare le loro menti per difendersi da illusioni altrui, per questo i due si confrontavano continuamente.
Certo, erano due allievi promettenti e che imparavano davvero in fretta, ma Tenar dimostró presto una naturale predisposizione, mostrandosi spesso più brava di Ged.
Per l'anno successivo si concentrarono sugli incantesimi di Recupero, ai quali era funzionale avere un'approfondita conoscenza delle piante e delle erbe con proprietà curative, cosa che avevano ampiamente trattato con Anacleto: ancora una volta si dimostravano fondamentali gli insegnamenti del gufo, contrariamente a quello che il ragazzo si aspettava. Erano stati utili durante l'apprendimento dell'Illusionismo e lo sarebbero stati anche l'anno successivo con l'Alterazione e la Metamorfosi, perché bisogna conoscere quello che si decide di mostrare, nel caso delle illusioni, o quello in cui ci si decide di trasformare, nel caso delle metamorfosi.
Come anticipato, durante l'ottavo anno affrontarono l'argomento Alterazione e la Metamorfosi, che hanno a che fare con il cambiamento delle proprietà di noi stessi e di quello che ci circonda. Con un incantesimo appartenente a questo tipo, Merlino era scomparso al loro primo incontro, cambiando le proprietà del suo corpo rendendolo invisibile dando così l'illusione di essere scomparso. Appartenenti a questa categoria sono anche tutti quegli incantesimi che servono per mutarsi in animali.
A quel tempo Ged e Tenar trovavano divertente fare il cosiddetto "duello di magia", una battaglia di cervelli, in cui i due contendenti si tramutano in cose diverse, solitamente animali, e cercano di distruggersi a vicenda.
Secondo lo stesso principio, loro due si sfidavano nel tempo libero, e tramite la Metamorfosi si trasformavano in animali cercando di sconfiggersi l'un l'altra, ovviamente in duelli "amichevoli" e non all'ultimo sangue come sarebbero dovuti essere in realtà i "duelli di magia". Anche in questo Tenar primeggiava. Ged non vinse mai una volta contro di lei. Ciononostante non era geloso della sua bravura, ma anzi la vedeva come punto di riferimento e sconfitta dopo sconfitta cercava di migliorare sè stesso poco alla volta. Anche lei faceva lo stesso, spostando quindi di volta in volta il limite da superare. Si miglioravano a vicenda.

Il nono anno invece si dedicarono all'Evocazione, un arte completamente diversa da tutto quello sperimentato fino ad ora, che ha come fulcro il legame tra l'evocatore e l'evocato. Se l'entità da evocare non è molto potente si può farlo senza implicazione alcuna, se l'entità che si vuole evocare invece è molto potente, l'evocazione richiederà di aver prima stretto un Patto con questa creatura. Quello che si definisce Patto è una sorta di contratto stipulato con il sangue tra il mago e l'entità in questione, e per essere stretto bisogna ovviamente dare qualcosa in cambio che possa interessare alla creatura. Secondo lo stesso principio funzionano l'evocazione degli Heartless, esseri nati dall'oscurità dei cuori, ma al contrario delle creature magiche, che per essere evocate, il mago deve attingere alla propria Riserva magica, per evocare gli Heartless l'uomo deve attingere invece all'Oscurità nel proprio cuore, ma questo è un altro discorso. E più la creatura magica è potente, più sarà difficile stipulare un Patto con essa e più magia richiederà per essere evocata.
Quindi apparte evocare qualche piccola creatura magica, come ad esempio qualche spiritello, non facero molto durante quell'anno, se non apprendere i vari modi per convincere una creatura a stringere un Patto e quali erano quelli più efficaci. Il resto lo avrebbero imparato da soli una volta fatta esperienza e stretto per conto loro il primo Patto.
Merlino li insegnó pure come stipularne uno con l'inganno, anche se è un metodo molto pericoloso perché << se la creatura si accorge che la vuoi ingannare, questa ovviamente riverserà tutta la sua rabbia su di te, e non vorrai essere lì quando accadrà>>, aveva detto una volta il Maestro.

Si arrivò così al decimo e ultimo anno, in cui avrebbero appreso la Distruzione, ovvero quella branca della magia che ha a che fare con il controllo della Natura e degli Elementi. Era stata volontariamente trattata per ultima dal Maestro perché è anche la magia più pericolosa se nelle mani sbagliate o se in quelle di un mago novizio non pratico di magia.
Ged si dimostró subito molto portato in questo tipo di magia, forse la prima in cui riusciva a primeggiare, cosa che raramente accadeva a causa di Tenar. Lei era davvero molto brava, se loro due eravano dei Geni, lei era un Genio tra i Geni. Eppure nella Distruzione non ebbe possibilità contro di lui.
Ben presto Ged divenne capace di scatenare violente tempeste, cicloni e uragani, terremoti tanto forti da dividere la terra in due, terribili inondazioni e molto altro ancora. Avrebbe potuto letteralmente distruggere il Mondo se solo lo avesse voluto.

Si avvicinó infine pure la conclusione dell'ultimo anno. Lui e Tenar ormai stavano per diventare Maghi a tutti gli effetti, per capacità lo sarebbero già stati, mancava solo la nomina.
Del resto il loro Potere era cresciuto a dismisura da quando avevano iniziato dieci anni fa, e con quello anche la loro Riserva magica, che ormai avrebbe fatto invidia a qualunque mago. Erano eccellenti risultati, perfino superiori a quelli che avrebbe ottenuto un normale mago da questo apprendistato: erano davvero dei Geni. Il loro Potere era enorme quasi immenso anche se ovviamente non ancora paragonabile a quello del Maestro, ma lui era un eccezione a parte.

Mancava meno di una settimana alla Cerimonia di Nominazione."



Ged era ritornato nel suo corpo da ventenne.

<< Tutto qui?!>>, aveva chiesto furioso il ragazzo. Non aveva risolto niente, non sapeva ancora perché l'Ombra esistesse o per quale motivo lo seguisse.
<< Purtroppo c'è un forte Potere che mi impedisce di andare oltre... Qualcosa di oscuro, contro cui nemmeno la mia magia può nulla... Mi dispiace, più di così non riesco ad estrarre dalla tua memoria.>>
<< Va bene, non importa...>>
Ged si era improvvisamente tranquillizzato, al ricordo di tutti i momenti felici passati con Tenar, Merlino ed Anacleto.
E mentre ripercorreva con la mente tutti i ricordi del passato che aveva visto, all'improvviso gli venne una curiosità: pensando all'enorme Potere di Merlino, decise di voler vedere anche quello di Yen Sid. Topolino lo definiva il più grande mago di tutti i tempi, chissà se davvero era superiore al suo Maestro?
Usó la Percezione su di lui.
<< Che ti succede?>>, aveva chiesto all'improvviso Yen Sid, vedendo il ragazzo sudare freddo.
<< N-Niente...>>, aveva risposto quello.
Aveva appena visto il suo Potere. La stessa sensazione di quella volta: si sentì una formica difronte ad un'enorme montagna... Chi era quel tipo?
Dopo l'iniziale momento di confusione e paura, Ged ritornó di nuovo calmo, riprendendo a respirare regolarmente.
La risposta a quel quesito lo soprese: Merlino e Yen Sid sembravano avere lo stesso medesimo Potere. Non sapeva chi dei due superasse l'altro, sembravano eguagliarsi... Era la prima volta che succedeva qualcosa del genere, non credeva esistesse qualcuno con tanto Potere quanto il suo Maestro, sebbene già quello di Merlino lo avesse colpito a suo tempo per la sua enorme mostruosità. Già era incredibile che esistesse un individuo del genere, e ora scopriva che ne esistevano addirittura due...

<< Sicuro che un mago del tuo Potere non sappia nulla della mia Ombra?>>, aveva chiesto infine il ragazzo, senza crearsi neanche troppe aspettative.
Yen Sid, a cui non piaceva farsi illusioni nè farne, rispose sincero: << Ci sono certe cose che nemmeno la mia magia può svelare. Mi dispiace, ragazzo.>>.
Restarono in silenzio per qualche minuto.
<< Ah, quasi dimenticavo. Ecco, ora ho tolto il sigillo ai vostri poteri. Topolino, ora puoi di nuovo evocare il tuo Keyblade.>>
Il topo non se lo fece ripetere, e subito lo fece comparire tra le proprie mani. Era un Keyblade blu ricurvo, cosparso di stelle gialle e una catenina attaccata all'elsa recante una luna all'estremità, e altri riferimenti al cielo notturno.
<< Si chiama Cercastelle>>, aveva affermato orgoglioso Topolino.
Ged si mostrò improvvisamente interessato.
<< Posso prenderlo in mano?>>
<< Sì, fa pure!>>
"E così questo è un Keyblade...", pensó il ragazzo stringendo la mano sull'elsa. Era una sensazione strana quella che trasmetteva. Gli pareva di avvertire l'eredità di un passato lontano... Non ebbe il tempo di approfondire quel sentimento, che dopo alcuni istanti il Keyblade sparì, ritornando nelle mani del suo proprietario.
<< Vedi, è il Keyblade a scegliere il proprio Custode, e non si fa maneggiare facilmente da nessun altro.>>
"Che arma straordinaria..."
Certo anche lui con la sua magia poteva aprire la maggior parte delle serrature, ma ci sono cose a cui nemmeno la sua magia può servire... In quel caso è necessario un Keyblade. Infatti solo quella chiave è capace di aprire la serratura dei Mondi ed accedere ai loro cuori. Ed è sempre grazie al Keyblade che si può aprire la porta di Kingdom Hearts ed accedere al sapere supremo, e porsi a capo così di un nuovo universo.
<< Cosa avete intenzione di fare, voi due, d'ora in poi?>>, aveva chiesto Yen Sid, interrompendo il filo dei pensieri del ragazzo.
<< Non ne ho ancora idea... Ha per caso un libro dei Mondi?>>
<< Sì, certo.>>, rispose il mago, alzandosi e andando a prendere un tomo voluminoso da uno scaffale.
<< In questo caso penso che ci teletrasporteremo da un Mondo all'altro...>>
<< E a che scopo?>>
<< Vedi, sono alla ricerca di un vecchio con cui ho un conto in sospeso... Forse lui sarà anche in grado di liberarmi dall'Ombra che mi perseguita...>>
Intanto il mago gli aveva porso il libro.
Montblanc nel frattempo aveva capito le intenzioni del giovane: per usare correttamente il Teletrasporto bisognava essere a conoscenza della propria destinazione. Per questo gli serviva quel libro, con l'elenco di tutti i mondi visitati da Yen Sid.
<< Apriró la pagina a caso, e qualunque Mondo comparirà, ci teletrasporteremo. Bene, Montblanc, avvicinati.>>
Il Moguri fece segno di no, al ricordo della scorsa volta nella quale era stato quasi soffocato nella terra.
<< Montblanc...?>>, sussuró di nuovo il ragazzo, con un ghigno malefico sul volto.
La paura del ragazzo vinse quella della morte, e così si avvicinó.

<< Bene, ora apro!>>
E così fece, passando velocemente una pagina dopo l'altra senza guardare.
<< Eeee.... Stop!>>
Aprì gli occhi e guardó il libro.
Le pagine si erano fermate su uno strano mondo...
<< "L'isola che non c'è"... Strano nome... Nella descrizione dice: "Isola in cui i bambini non crescono mai."... Va be', tanto sia io che te siamo adulti, quindi che ci importa?>>
Intanto Montblanc si vedeva già spacciato, e aveva smesso di dimenarsi.
<< Le coordinate sono....>>

<< Ok, tutto a posto! Sei pronto a partire, Montblanc?>>
Il Moguri non rispose: era già in stato di shock prima ancora di partire.
<< Bene, Teletrasporto!>>
<< Buon viaggio.>>, gli auguró Yen Sid, prima di vederli scomparire nel nulla.









(Angolo Autore)

Peccato! Sembrava che Montblanc avesse fatto finalmente breccia nel cuore freddo di Ged e che finalmente fossero diventati amici, ma il suo "incidente" con la Gummiship ha riportato tutto alla normalità, ahah! :P
Come si dice "non svegliare il can che dorme"! Eheh!
Questo mi fa pensare.... Ma a qualcuno piace veramente Ged come protagonista? XD comincio a pensare che abbia molto più successo Montblanc tra i lettori! Ahahahahahahah! XD (Sto chiedendo veramente, non sto scherzando O.O )

Scusate, magari a causa del loro passato il capitolo è diventato forse un po' noioso, spero di no! Però volevo far capire un po' di più di come avevo pensato il sistema della magia che usa Ged. Ah e come avrete notato, per il paragone tra Merlino e Yen Sid mi sono basato sulla loro descrizione del Grillario in KH2, dove in entrambi dicevano "il suo potere magico non è secondo a nessuno", ergo sono pari eheh.
Comunque stavolta non ho molto da aggiungere: come avete visto il prossimo mondo sarà quello di Peter Pan! :) ... Non volevo passare subito al colpo di scena quindi ho deciso di mettere un mondo a caso (ok questo forse non dovevo dirlo...), ma vedrete che lo renderó interessante! XD.. Potete scommetterci!
(Essendo la storia ambientata 20 anni prima, la scelta dei mondi Disney è davvero limitata, ma ne ho scelto comunque un bel po' di davvero carini, eheh!)

Quindi vi lascio con il disegno della famiglia felice (lo sfondo l'ho solo abbozzato, non ne avevo proprio voglia scusate XD): https://lh4.googleusercontent.com/-BImXaTVgYQc/Ur3f7OpOPxI/AAAAAAAAAGY/r7PifavvJ8s/w433-h577-no/IMG_2649.JPG

E qui invece un disegno di Tenar (non è così davvero nella storia, volevo solo disegnarla così a caso come una maga bianca di Final Fantasy... Non chiedetemi perchè: l'ispirazione non segue la logica ahahah! XD): https://lh4.googleusercontent.com/-aedRDh6uCjs/Ur3f69KLQ5I/AAAAAAAAAGo/qiPRefdF2Xc/w433-h577-no/13+-+1


Ci vediamo al prossimo capitolo, ciao a tutti!

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Capitolo 6
*** Non sono un coniglio, kupó! ***


Eccomi qua con il sesto capitolo! Scusate il ritardo, ma durante questa settimana non ho proprio avuto tempo di scrivere, e quel poco che avevo lo usavo per il progetto segreto che scoprirete a breve... Insomma alla fine mi sono ridotto all'ultimo secondo a scrivere questo capitolo di fretta XD e avendolo fatto in fretta e furia, non sono molto orgoglioso di quello che ho scritto... Speriamo in bene che vi piaccia lo stesso!

Ah, alcune scene potrebbero sfiorare il rating giallo... Bene iniziamo!

 

Capitolo 6 - Non sono un coniglio, kupó!





<< È un coniglio?>>
<< Dite che è buono da mangiare?>>
<< Arrosto con un contorno di patate sarebbe il massimo!>>

"D-Dove mi trovo, kupó...?"
Il Moguri cercó di riaprire gli occhi a fatica...

<< Oh, si sta svegliando!>>
<< State indietro! Non vorrete mica spaventarlo!>>

Luce. Quando Montblanc riuscì finalmente ad aprire gli occhi, non vide altro che luce: il sole lo aveva accecato. Immediatamente si portò una mano al viso per creare un po' d'ombra.
Provó a riaprirli più lentamente, e finalmente cominció a mettere pian piano a fuoco il mondo circostante... Il sole splendeva alto nel cielo, e nel suo campo visivo poteva intravedere anche quello che sembrava l'albero maestro di una nave...
Un terribile dolore alla testa gli annebbiava i pensieri, e l'improvviso silenzio calato su quel luogo gli faceva fischiare tremendamente le orecchie. Eppure prima gli pareva proprio di aver sentito delle voci!
Tentó di sollevare il busto per guardarsi intorno... Ma quello che si ritrovó davanti lo lasció parecchio confuso: un gruppo di omaccioni poco distante lo fissava un po' stranito. Rozzi, sporchi, tatuati, armati di sciabola e pistole, e con una bandana in testa. Un informe ammasso di pirati tutti uguali.

"Ma che...? Che mal di testa, kupó...!"

All'improvviso tra la folla emerse un vecchio basso e grasso dal grande naso, piccoli occhiali circolari e un cappello di un rosso acceso. Appena vide che quello strano coniglio era sveglio, balbettó qualche parola senza senso, facendo cadere la sua bottiglia di rum per terra, e poi urló con tutta la voce che aveva in corpo: << Venga qui, C-Capitano!>>.
<< Che vuoi, Spugna?!>>, aveva risposto in tono sgarbato un uomo vestito con un elegante abito rosso e dai capelli neri, con due baffi lunghi e stretti molto buffi, simili a delle lancette di un orologio.
<< L'ospite si è svegliato!>>
<< Oh, bene.>>, disse quello, con un tono fattosi stranamente più rispettoso, mentre si avvicinava allo strano coniglio.
<< Dove mi trovo, kupó...?>>, aveva chiesto il Moguri ancora titubante.
<< Prego, le do il benvenuto sulla mia modesta nave: la Jolly Roger. Mi presento... Mi chiamano Capitan Uncino.>>, disse quello esibendosi in un inchino.
<< P-Piacere, io invece sono Montblanc, kupó...>>, rispose il Moguri ancora confuso, toccandosi la testa dolorante.
<< Come sono arrivato qui...?>>
<< S-Siete caduto dal cielo su questa nave! Avete sbattuto forte la testa, e poi avete perso i sensi! Vero, C-Capitano?>>, aveva detto Spugna, guardando verso Uncino come per chiedere conferma.
"Lo sapevo! Un altro Teletrasporto andato a male, kupó!", aveva pensato sconcertato Montblanc.
<< Sì, è andata proprio così.>>, aveva confermato lui, << È davvero un mistero inspiegabile, il fatto che voi siate ancora vivo. Evidentemente siete nato sotto una buona stella.>>.
<< Per caso avete visto anche un ragazzo dai capelli bianchi, qui in giro, kupó?>>, chiese il Moguri all'improvviso.
<< No, e se non le dispiace...>>
Uncino prese Spugna da parte...

<< Non vedi?!>>, chiese Uncino ridacchiando.
<< Vedere cosa, Capitano?>>
<< Che questo è un miracolo caduto dal cielo!>>
<< Ma no, Capitano, non vede che è un coniglio?>>
<< Stupido topo da sentina che non sei altro! Questa è la nostra occasione per liberarci di quel maledetto Peter Pan!>>
<< Peter Pan?>>, Spugna lo guardó confuso.
<< Sì, ma dobbiamo giocare bene le nostre carte...>>, detto questo, Uncino si mise a ridere pensieroso, arricciando i suoi baffi. Poi si giró per ritornare dallo strano coniglio, che ben presto gli sarebbe tornato molto utile...

<< Insomma sei un Morugi... Migiri... Tirubi...>>
<< Aspetta... Cosa?!>>
Due pirati, uno alto e muscoloso ma con poco cervello, e uno invece più basso e mezzo sordo, si erano avvicinati al Moguri, tentando di iniziare una conversazione.
<< La parola è "Moguri", kupó!>>
<< Ah, si ovvio "sgabello"...>>
"Ehi, aspetta... Cosa?! Questa volta nemmeno ci si avvicina, kupó!"
Intanto quello basso si era voltato verso il muscoloso e lo guardó un attimo, aprì la bocca... E poi urló...
<< Cosa?!>>
<< Massì, "sgabello", eheh!>>, rispose l'omaccione tutto convinto, con un sorriso da ebete stampato in volto.
Il pirata più basso, guardó prima Montblanc, poi di nuovo il suo compare...
<< Cosa?!>>, ripetè di nuovo lui.
Il Moguri si stava innervosendo...
Intanto, nella confusione, un altro pirata si era avvicinato a quello strano coniglio da dietro: << Ma che bel batuffolo peloso che hai in testa...>>.
Montblanc si voltó di scatto verso di lui, puntandogli un fucile in faccia.
<< Per nessun motivo, non toccare mai il ponpon a un Moguri. Intesi, kupó?>>
Ne seguì un silenzio carico di sottintesi... Il pirata alzó le mani al cielo in segno di discolpa: non voleva rimetterci la pelle.
Nessuno osó aprire bocca. Un silenzio innaturale si era creato su quella nave, interrotto ovviamente solo da...
<< Cosa?!>>

<< Suvvia, Messer Montblanc. La prego di scusare i miei uomini...>>, il Capitano si era avvicinato al piccolo gruppo.
Il Moguri accettó le scuse e fece scomparire il suo fucile da artigliere.
Si guardó un attimo in giro.
<< Sta forse cercando il suo amico?>>
<< Sì, kupó! Se non è su questa nave, deve essere capitato da qualche parte sulla terra ferma... O peggio, in mare...>>, rispose Montblanc preoccupato.
<< Se cercate la terra ferma, non lontano da qui c'è un isola.>>
"L'isola che non c'è, kupó!", pensó il Moguri. Ged doveva per forza trovarsi lì.
Purtroppo non aveva la minima idea di dove si trovasse quest'isola, e per quanto scrutasse, all'orizzonte non sembrava esserci nemmeno la minima traccia di terra ferma... Quell'uomo sembrava gentile, decise quindi di affidarsi a lui.
<< Mi puoi portare là, kupó?>>
<< Ma certo...>>, rispose il Capitano, << Solo in cambio avrei un favore da chiedervi...>>.
<< Kupó!>>
<< E-Ehm, è un sì o un no, Capitano?>>, chiese perplesso Spugna.
<< Io aiuto sempre le persone in difficoltà, kupó!>>, si corresse quindi Montblanc.
<< Molto bene... Molto bene...>>, rise sotto i baffi Uncino...


Il Capitano gli raccontó quindi di come perse la mano sinistra per colpa di Peter Pan, e di come questo l'avesse gettata al coccodrillo, che ora lo segue per l'eternità sperando di riuscire un giorno a mangiare anche il resto del suo corpo...
<< ... E da allora la mia vita è stata rovinata! Giorno e notte mi insegue, e ormai non riesco più a chiudere occhio per paura che il coccodrillo mi raggiunga e mi mangi! E come se non bastasse quella canaglia non fa altro che prendersi giuoco di me, maledetto Peter Pan!>>, aveva concluso lui.
Montblanc guardó l'uncino.
<< Che storia triste, kupó...>>, riuscì solo a dire, << Quel Peter Pan deve essere una persona davvero malvagia...>>.
<< Puoi dirlo forte! Ed è qui che ho bisogno del tuo aiuto, amico mio...>>, sorrise Uncino, pronto a tessere la trama del proprio astuto piano... Peter Pan non conosceva quel coniglio e non avrebbe quindi mai sospettato che fosse in combutta con lui, niente poco di meno che il suo accerrimo nemico Capitan Uncino! In questo modo, il suo inconsapevole sottoposto si sarebbe potuto avvicinare indisturbato a Peter, e colpirlo nel suo punto vitale: Trilli... E questa era solo la prima parte del suo astuto piano, tutto stava a come avrebbe giocato le sue carte d'ora in poi...
<< Messer Montblanc, mi deve aiutare!>>, aveva iniziato Uncino, << Quel Peter Pan, tempo fa, ha rapito una mia preziosa amica: una piccola e dolce fatina di nome Trilli... Ed ora la tiene segregata a lui con l'inganno! Me misero! Purtroppo non ho mai potuto andare a salvarla, quella canaglia mi sta ricattando... Se anche provassi ad avvicinarmi, lui la ucciderebbe, ahimè!>>
<< No, kupó! Non può farló!>>, Uncino sorrise... Quello stupido coniglio si stava bevendo ogni sua singola parola! Di questo passo il piano si sarebbe avviato con estrema facilità!
<< C'è niente che posso fare per aiutare, kupó?>>
<< No, nulla...>>, rispose Uncino, abbassando lo sguardo al suolo e fingendosi disperato.
Anche il Moguri si fece quindi triste, rivolgendo il capo altrove, non riuscendo più a sostenere la vista di quell'uncino, simbolo di numerose disgrazie... Improvvisamente il Capitano si riscosse ed alzó la testa.
<< Per Giove! Qualcosa ci sarebbe!>>, anche l'altro si svegliò da quell'atmosfera triste che prima lo aveva avvolto.
<< C'è una cosa che può fare solo lei, Messer Montblanc...>>, il Moguri si fece attento, << Deve infiltrarsi nella base nemica e salvare la mia amica, la piccola fata! Solo lei può! Se si fingerà amico del ragazzo, sono sicuro che riuscirà ad avvicinarsi senza problemi!>>.
Negli occhi del Moguri si accese una scintilla di determinazione.
<< Conti pure su di me, kupó!>>




<< Dove mi trovo...?>>
Ged si sveglió su uno scoglio, faccia a terra e con un braccio per metà immerso nell'acqua... Cercó a fatica di voltarsi pancia all'aria per poter guardare il cielo. Un azzurro immenso, cosparso di piccoli batuffoli bianchi e morbidi: le nuvole.
Ci sono tanti Mondi, ma tutti condividono lo stesso identico cielo... Almeno quello rimaneva sempre uguale... Vedendolo, il mago si tranquillizzó. Questo voleva dire che almeno in un Mondo era riuscito ad arrivarci, anche se male come al solito...
<< Uh, ma che bel ragazzo!>>
Ged non riuscì a vedere da dove provenisse la voce e non aveva neppure abbastanza forza per tirarsi su, stordito com'era.
<< Chi sei?>>, chiese lui con il suo solito tono seccato, mentre con la coda dell'occhio cercava di intravedere il suo misterioso interlocutore.
All'improvviso il sole si oscuró...
Qualcosa si era posato sul viso del giovane, impedendone la vista. Portó le mani al viso... Sembravano due sfere, morbide al tatto...
<< Oh, sporcaccione...!>>, Ged riconobbe una voce femminile.
"Non dirmi che...?"
Di colpo trovó la forza per alzarsi e si voltó di scatto. Difronte a lui stava una donna, sorridente. Abbassando lo sguardo, notó che dalla vita in giù era un pesce: dunque quella era una sirena! Era la prima volta che ne vedeva una. Prima ne aveva solo letto nei libri...
Ged rimase incantato dalla sua bellezza: capelli di un biondo lucente lunghi fino alla schiena, occhi azzuri come l'oceano in cui perdersi dentro, e delle labbra carnose... Scese con gli occhi, accorgendosi che la parte superiore della donna era completamente nuda! Solo alcune ciocchie di capelli coprivano in parte il suo seno prosperoso...
"Quindi prima... sulla mia faccia... erano...?"
Il mago arrossì, sentendosi completamente a disagio...
<< Te ne vai già?>>, gli chiese con voce dolce e provocante la sirena.
<< E-Ehm, io devo proprio andare...>>, una mano lo afferró per un lembo della veste nera, costringendolo di nuovo a terra sullo scoglio.
Un'altra sirena era sbucata fuori dall'acqua, e ne sembravano arrivare un'altra decina dal mare.
<< Lasciane un po' anche per noi, sorella!>>
<< Già, non è tutto tuo!>>
Tante mani avevano iniziato a toccarlo, alcune lo accarezzavano, altre cercavano di tirarlo a sè.
<< C-Come sono arrivato qui?>>, cercó di cambiare discorso Ged, sperando di riuscire a distrarre quelle  sirene arrapate...
La donna, la prima che il mago aveva incontrato, alzó la mano tutta convinta esultando: << Io! Io! Sono stata io a salvarti! Ti ho trovato a galleggiare in mare non lontano da qui, e così ti ho portato in questo luogo. Ora ti trovi alla Laguna delle Sirene... Benvenuto!>>.
Ged si guardó per la prima volta un po' intorno. Sembrava essere un paradiso, con delle piccole cascate che scendevano rapide andandosi a gettare in quel piccolo pezzo di mare...
"Un luogo incantevole adatto a delle creature incantevoli come loro...", pensó il mago. Subito si diede uno schiaffo sulla guancia. Che fosse qualche sorta di magia? Quelle sirene lo stavano mandando stranamente in tilt, e non riusciva più a formulare una frase, o addirittura un pensiero, di senso compiuto.
Intanto la sirena bionda si era avvicinata al ragazzo...
<< Ed essendo io quella ad averti salvato... Non mi merito forse una ricompensa speciale?>>, disse con voce provocante.
La donna appoggió la mano sul ventre del giovane, scendendo sempre più giù... Sempre più giù...
"Qui si mette male!"


Nel frattempo, dall'altra parte dell'isola, dopo qualche ora di nave, Montblanc era finalmente giunto sulla spiaggia con una scialuppa. Si giró verso la Jolly Roger, ancorata dove l'acqua era ancora profonda, e ripensó alle parole del Capitano... Era pronto per attuare il suo piano.
Si inoltró quindi nella folta vegetazione, tagliando a volte qualche pianta con il pugnale per farsi strada, e stando attento ad eventuali bestie selvaggie pronte ad attaccarlo.
Tuttavia, stranamente, non c'era nessun rumore, oltre ai suoi passi, in quella giungla desolata.
Ormai era solo.
"Chissà cosa starà facendo ora, kupó?"
Per la prima volta da quando si erano conosciuti, lui è Ged si erano separati. Questo non era un problema: lui sapeva cavarsela anche da solo, ed era certo che anche l'altro sapesse fare altrettanto, quindi non c'era da preoccuparsi...
Tuttavia era pur sempre una figura a cui era talmente abituato, lui con la sua freddezza e i suoi modi a volte antipatici, che gli faceva uno strano senso non averlo vicino. Inoltre, per quanto fosse un tipo asociale ed egocentrico, su di lui poteva sempre contare, fino alla fine...
Anche se aveva passato poco tempo insieme a Ged, per lui quel ragazzo non era più un semplice compagno di viaggio, ma era diventato un amico... O addirittura un fratello... Una persona di cui potersi fidare ciecamente!
Anche se sapeva che quello che provava l'altro nei suoi confronti non era lo stesso... Chissà se ora lo vedeva come amico? Oppure lo aveva sempre considerato una scocciatura fin dall'inizio?

Uno scricciolio lo riportó alla realtà.

Nulla di grave: aveva pestato solo un ramo secco. Ancora nessun pericolo in vista... Era meglio lasciar stare quei pensieri e concentrarsi sulla missione.
Tiró quindi fuori dalla propria bisaccia la mappa dell'isola che gli aveva donato gentilmente Uncino: c'era una X segnata su un disegno di un albero. A detta del Capitano, si trattava dell'albero dell'impiccato, la tana di Peter Pan... Chissà come mai si chiamava così? Montblanc pensó con orrore a quante persone avesse mandato a morte su quell'albero... Chiunque non andava a genio a quel tiranno, doveva essere ucciso...
Una rabbia gli salì in corpo...
Peter Pan doveva essere fermato, e solo lui avrebbe potuto farlo! Ma prima di tutto c'era da salvare Trilli, l'amica di Uncino.
Per fortuna la sua tana non era molto distante dal punto in cui era sbarcato, e così nel giro di mezz'ora ci arrivó, senza aver mai incontrato una bestia selvaggia durante il suo cammino. Strano... Forse c'era qualcuno che cacciava in quella zona, probabilmente era questa la spiegazione. Quando alla fine si ritrovó davanti alla tana di Peter Pan, capì finalmente il perché del nome "albero dell'impiccato": era ricoperto di corde, a cui per fortuna non era appeso ancora nessuno dei numerosi condannati a morte.
Stava girando intorno a quell'albero ricurvo per trovare un eventuale entrata, quando all'improvviso qualcosa lo afferró per il piede portandolo a testa in giù a qualche metro d'altezza. Era cascato in una trappola ed ora si trovava appeso per la gamba, a penzolare da una corda come un salame.
<< Guardate! Ho catturato un coniglio!>>, era stato un bambino a parlare, grasso e vestito con la pelliccia di un piccolo orso. Presto arrivó anche il resto dei Bambini Sperduti.
<< Io non sono un coniglio, kupó! Sono un Moguri!>>, sbraitó Montblanc offeso per essere stato scambiato per l'ennesima volta per un coniglio.
I bambini vestiti in pigiama di animale si guardarono un attimo tra loro.
<< Quindi non ti possiamo mangiare?>>, aveva chiesto alla fine uno di loro.
<< No, kupó!!!>>

Alla fine lo tirarono giù.
<< Chi sei tu?>>, chiese uno di loro, mentre rimetteva a posto la trappola, pronta per la prossima preda.
A quanto pare quelli dovevano essere gli scagnozzi del tiranno...
<< Mi chiamo Montblanc, kupó! Uncino mi ha rapito, ma in qualche modo son riuscito a fuggire... Ed ora son qui, kupó!>>, mentì lui.
Doveva seguire il piano, e farsi loro amico.
<< "Quel Capitan Uncino è il solito stoccafisso!", o almeno così direbbe Peter, ahah!>>, commentó un bambino vestito da volpe, e subito tutti si misero a ridere.
<< E Peter Pan dove si trova ora, kupó?>>, li aveva interrotti Montblanc.
<< È andato a fare un giro da solo per l'isola, non abbiamo idea di dove sia andato.>>
Peccato, non avrebbe potuto fargliela pagare per tutti i crimini commessi... Ma poco importava, almeno ora aveva un ostacolo in meno alla riuscita del piano, e Trilli al momento era la sua priorità.
Si guardó un po' in giro: notó che nascosta dietro ad uno dei bambini c'era una piccola fata, che si sporgeva appena per guardare l'estraneo, incuriosita.
<< Tu sei Trilli, kupó?>>, chiese il Moguri indicando la piccola fatina luminosa, dal vestito verde e i capelli color oro.
La piccola creatura annuì.
"Tranquilla Trilli! Presto ti salveró da questi brutti ceffi, dovesse costarmi la vita, kupó!"




<< P-Per favore, io dovrei andare...!>>, tentava ancora di dimenarsi Ged.
Le sirene erano riuscite a togliergli parecchi vestiti, ed ora si trovava sdraiato sulla roccia, a petto nudo, senza veste nera, nè canottiera, e con i pantaloni calati fino alle ginocchia. Non gli sembrava il caso di usare la magia contro quelle donne per uscire da quella situazione imbarazzante, nè avrebbe potuto: senza quella veste donatagli da Xehanort, se avesse anche solo provato a mostrare il suo Potere, la sua Ombra lo avrebbe trovato in fretta... Già probabilmente era in pericolo anche senza far nulla, non poteva rischiare ancora di più. In un modo o nell'altro, doveva recuperare la sua veste.
<< Suvvia signorine, non mi sembra questo il modo per...>>,  cercava gentilmente di distoglierle dal loro proposito.
<< È davvero un gentiluomo!>>, lo interruppe qualcuna.
<< Che carino!>>, sospiró invece un'altra.

Non c'era modo di liberarsene.

E mentre Ged faceva tira e molla con una sirena, che cercava di strappargli anche l'ultimo indumento, improvvisamente uno strano suono di qualche strumento attiró l'attenzione delle donne-pesci.
<< È Peter!>>
Tutte lasciarono Ged, ancora mezzo nudo che si rimetteva a fatica le mutande, e nuotarono verso lo scoglio su cui ora sedeva un ragazzo vestito di verde e dai capelli di un arancione acceso. Sembrava il volto di un monello. Quello fece l'occhiolino a Ged: era la sua opportunità per rivestirsi.
Il mago non se lo fece ripetere, e un po' alla volta raccattó i suoi vestiti qua e là: prima i pantaloni, poi gli stivali...
<< Salve a tutte, ragazze!>>, disse allegro Peter, mentre intanto Ged si infilava la canottiera nera.
<< Sono così felice di vederti!>>
<< Come mai ci hai messo così tanto?!>>
<< Ti sono mancata...?>>, urlavano le sirene, tutte esaltate.
Intanto il giovane mago raccoglieva dall'acqua la sua veste nera tutta bagnata. La asciugó con la magia e la indossó: finalmente quel senso di oppressione costante era di nuovo sparito e potè tirare un sospiro di sollievo. Ormai quella veste faceva parte di lui, senza non avrebbe potuto sopravvivere all'Ombra.
<< Raccontaci un po' delle tue avventure!>>
<< Qualcosa di eccitante!>>, proposero le sirene.
<< Che ne dite di quella volta che ho tagliato la mano ad Uncino e l'ho gettata al coccodrillo?>>, rispose divertito il giovane.
<< Io amo questa storia!>>
<< Anch'io!>>
<< Pure io! Dai, racconta!>>
Ged fece segno al ragazzo che era pronto per andarsene.
<< Oh, devo andare, ragazze! Sarà per un'altra volta!>>, sorrise loro Peter, volando poi via tra le urla delle sirene che lo supplicavano di rimanere.

Si erano allontanati abbastanza dalla Laguna. Fu Peter il primo a prender parola.
<< Come ti chiami?>>
<< Ged.>>, rispose secco il giovane, << Suppongo invece che tu sia Peter.>>.
<< Peter Pan, per la precisione!>>
<< Ah.>>
Il ragazzo si guardó in giro pensieroso.
<< Dove ci troviamo?>>, aveva chiesto infine.
<< Sull'Isola che non c'è, il luogo in cui i bambini non crescono mai!>>
Bene, almeno il Mondo era quello giusto. Doveva solo ritrovare Montblanc.
<< Invece tu mi sembri troppo grande per stare qui, eheh.>>, commentó divertito Peter.
<< Il bambino che era dentro di me è morto tempo fa.>>, si fece sarcastico Ged, mentre si guardava in giro.
Peter lo squadró per bene.
<< Peró con quella faccia depressa rovini tutta l'atmosfera! Su con il morale!>>, disse tirandogli una forte pacca sulla schiena.
"Perfetto, un altro scocciatore..."
E mentre cercava un modo per liberarsene, all'improvviso una frase del ragazzo lo colpì particolarmente.
<< Anche la tua è scappata?>>
Ged si voltó verso Peter, non capendo a cosa si riferisse.
Quello indicó il suolo.
<< La tua ombra! Anche la mia spesso scappa, e tutte le volte mi tocca riacciuffarla! Non è la prima volta che Trilli me la ricucisce sotto la suola delle scarpe!>>
"Ricucirla...?"
<< Peró la tua è diversa... Invece di mancare del tutto, sembra più lasciata a metà... Per casi del genere, non so proprio cosa fare!>>, continuó Peter.
<< N-Non ti preoccupare...>>, rispose Ged senza farci troppo caso, mentre pensava ancora al fatto di ricucire l'ombra... Quel tipo, oltre ad essere uno scocciatore, era pure strambo...

Tutto ad un tratto, sentirono un rumore di passi tra la vegetazione farsi sempre più vicino.

Subito Peter prese in mano il suo piccolo pugnale mettendosi in posizione d'attacco, e pure Ged stette con i sensi all'erta, pronto per un eventuale combattimento.

I passi erano vicinissimi, chiunque fosse stato sarebbe sbucato fuori da un momento all'altro.

<< Peter! Peter! È successa una cosa terribile!>>
A quella voce, il volto del ragazzo si fece meno tirato, probabilmente era qualcuno che conosceva, così anche Ged si rilassó. Dalla vegetazione uscirono un gruppo di bambini vestiti da animali.
<< Ditemi cos'è successo.>>, disse il ragazzo facendosi improvvisamente serio, ed assumendo un modo di fare simile ad un capo.
<< Trilli...!>>, il bambino in testa al gruppo ansimava forte e non riusciva a pronunciare nemmeno una frase.
<< Su, riprendi fiato!>>
E così fece...
<< Trilli! È stata rapita!>>, riuscì a dire infine.
<< Cosa?!>>, urló Peter. Il suo viso si fece subito preoccupato...
<< Cos'è successo? Avanti, parla!>>
<< È... È stato un coniglio! S-Si è finto nostro amico, e appena abbiamo abbassato la guardia... L-L'ha rapita!>>
Ged si fece tutto ad un tratto interessato... Un coniglio? Che sia...? Peró strano, non è da lui...
<< E dove si è diretto?>>, chiedeva intanto Peter Pan.
<< Pensiamo sia in combutta con Capitan Uncino!>>
<< Ok, allora mi dirigeró sulla sua nave! Mi dispiace ragazzi, ma senza Trilli e la sua polvere di fata non posso farvi volare... Dovrete aspettare qui. Io vado!>>
<< Aspetta!>>, era la voce dello straniero. Peter si voltó.
<< Vengo anch'io.>>
<< E con cosa? Senza polvere di fata non posso farti volare!>>
<< E chi ti dice che ne ho bisogno?>>



Intanto, sull'albero dell'impiccato, due uomini osservavano i due ragazzi attraversare il cielo volando.
<< Che cosa ci facciamo su quest'isola, signor Maestro?>>, chiese ironico il primo, seduto su un ramo, e coperto da una veste nera, che, con il suo cappuccio, nascondeva il volto dell'uomo.
<< Teniamo d'occhio quel ragazzo.>>, aveva risposto secco l'altro, un anziano pelato e dal pizzetto grigio, in piedi su un altro ramo.
<< E perché dovremmo?>>, chiese scocciato l'incappucciato, stufo di quella noiosa missione.
<< Per impedire che la sua Ombra lo uccida... È ancora troppo presto.>>
<< Presto per cosa?>>
Il vecchio non gli rispose e si limitó solo a inarcare un ghigno soddisfatto sul suo volto.
<< Enigmatico come al solito, eh?>>
L'uomo saltó giù dall'albero: era ora di andare.
<< Non c'è da preoccuparsi...>>,  aveva iniziato a parlare l'anziano.
L'altro allungó l'orecchio, sperando di sentirlo finalmente rivelare qualcosa del suo piano che ormai da tempo teneva nascosto a tutto e tutti.
<< ... Quel ragazzo è proprio come un cane.>>, disse riferendosi a Ged, ripensando all'ultima volta che si erano incontrati e lui gli aveva donato quella veste, << Con il suo fiuto, seguirà ogni singolo indizio che lasceró sul suo cammino, sperando che conduca un giorno a me. Ed invece non farà altro che finire dritto dritto nella mia trappola, da cui alla fine non riuscirà più a liberarsi.>>.
L'uomo sospiró deluso: ancora nulla era trapelato. Quel vecchio era peggio di uno scrigno chiuso ermeticamente, con tutte quelle sue frasi misteriose ed enigmatiche.
<< E invece di quel Peter Pan cosa ne pensa?>>, aveva chiesto infine l'incappucciato.
L'anziano si fece pensieroso, e il suo solito ghigno sparì completamente.
<< Quel ragazzino in qualche modo è riuscito ad ottenere l'eterna giovinezza, cosa che avrei voluto io... Ed invece ora mi ritrovo in questo corpo vecchio e stanco.>>
L'uomo si preoccupò: forse aveva toccato un tasto dolente. L'altro se ne accorse e gli rivolse un sorriso complice.
<< Ma non preoccuparti... Non tutto è perduto. Ho molte vie da percorrere per ottenere un nuovo corpo... Fidati, ho fatto in modo che sia così...>>, detto questo il vecchio inizió a ridere, una risata agghiacciante.
L'uomo rabbrividì...



Nel frattempo, Montblanc era finalmente giunto sulla nave di Uncino.
<< Ecco qua, kupó! Ho completato la mia missione! Finalmente potrà riabbracciare la sua amica Trilli!>>
<< Davvero gentile da parte sua, Messer Montblanc! Senza di lei non avrei mai potuto farcela!>>, disse Uncino, singhiozzando lacrime ovviamente finte. Pure Spugna, coinvolto dall'enfasi della recitazione del Capitano, piangeva a dirotto mentre si scolava una bottiglia di rum.
<< C-Capitano! Hick! Finalmente la nostra Trilli è tornata...! Ora potremo essere di nuovo una famiglia! Hick!>>, piangeva lui, tra i singhiozzi dovuti all'alcol.
Uncino gli tiró un calcio negli stinchi per farlo smettere.
<< Bene, Messer Montblanc.>>, aveva ripreso il Capitano, << Ora mi consegni la fatina...>>.
<< Subito, kupó!>>

Il Moguri prese Trilli dalla bisaccia e la porse al Capitano.
Uncino la stava quasi per afferrare, decretando così la sua vittoria su quel fastidioso moscerino volante, quando all'improvviso si udì una voce lontana nell'aria.
<< Trilli!!!>>
La riconobbe. Era proprio la voce di quel moscerino.

Peter Pan era finalmente giunto in vista della nave, ma di Ged non ce n'era traccia. Il ragazzo volava troppo velocemente e ben presto aveva lasciato indietro il povero mago.
<< Ridammela!>>, urló Peter.
Uncino, intanto, rubó Trilli dalle mani del Moguri.
Subito il ragazzo si gettó in picchiata verso il Capitano, con il pugnale estratto.

Ma il suo colpo non lo raggiunse.

Montblanc si era frapposto fra i due, parando l'attacco con il proprio pugnale da ladro.
<< Non metterti in mezzo, coniglio!>>
<< Sono un Moguri, kupó!!!>>, rispose infuriato, respingendo indietro il ragazzo.
<< Tu invece sei Peter Pan?>>
<< In persona!>>
<< Finalmente è giunto il momento per fartela pagare, kupó!>>
Uncino tiró un sospiro di sollievo... Per fortuna quello strano coniglio era ancora dalla sua parte...
Montblanc ingaggió un rapido duello con Peter, che seppur fosse abile nel tirare di pugnale, non era forte abbastanza per il Moguri, che subito lo disarmó, gettando la sua arma nel mare e spingendolo contro la ringhiera che correva lungo il bordo della nave.
<< Ma che...?>>, la sua frase fu smorzata dal pugnale di Montblanc puntato alla gola.
<< Finalmente potró fartela pagare per tutte le azioni cattive che hai fatto, kupó!>>
<< Eh?>>, Peter non capiva.
<< Non fare il finto tonto, kupó! Hai rapito Trilli, e governi quest'isola con il terrore, mandando a morte chiunque non ti vada a genio!>>
<< Io cosa?!>>
Anche Uncino rimase perplesso. A quello strano coniglio aveva raccontato solo di Trilli, ma non aveva mai accennato al resto... Si mise a ridere: a quanto pare l'immaginazione di quello stupido volava che era una favola! Un altro punto a suo favore! Finalmente la morte del suo acerrimo nemico si avvicinava...
Montblanc alzó il pugnale al cielo, pronto a farlo calare e porre così fine al regno del tiranno, quando...
<< Che fai, idiota?>>
Una voce familiare.

Si voltó.
In parte a lui, in piedi sulla ringhiera al bordo della nave, stava quel ragazzo freddo dai capelli bianchi di sua conoscenza. Subito quello fece un saltino, riportando i piedi sul pavimento.
<< Ged!!!>>
Il Moguri gli corse incontro facendo un piccolo balzo, andandosi a schiantare contro il petto del giovane per abbracciarlo.
Subito, a tanta dimostrazione d'affetto, Ged staccó l'idiota dal proprio petto, gettandolo a terra.
<< Mai più.>>, si limitó a dire.

Si guardó un attimo in giro.

<< Qualcuno mi può dire cosa sta succedendo?>>
Tutti iniziarono ad urlare le proprie ragioni assordando il povero mago...
<< Ok, mi correggo! State tutti un attimo zitti!>>
E così fecero, riportando il silenzio su quel luogo.
Ged usó una Percezione ad area, per guardare i cuori di tutti quelli che aveva intorno. In particolare si concentró su due: Peter Pan e lo strano uomo vestito elegante, che sembrava essere a capo dei pirati.
Il primo, seppur fosse un mascalzone, aveva comunque un cuore buono, mentre quello del secondo era decisamente oscuro ed ingannatore... E considerando il credo di Montblanc, le cose potevano essere andate in una sola maniera...
In un istante Ged capì come si erano susseguiti i fatti: Uncino aveva ingannato il Moguri, che preso dalla sua smania di aiutare tutti, si era fidato ciecamente, andando quindi a rapire Trilli da Peter Pan, seguendo non si sa quale piano dell'astuto Capitano.

Il ragazzo, colto dall'ilarità del momento, non riuscì a trattenersi e scoppió in una sonora risata.

<< Che hai da ridere, kupó?!>>
<< Quante volte ti ho detto di non aiutare le persone a caso?! Ahahah!!!>>, a Ged lacrimavano gli occhi da quanto stava ridendo.

Montblanc piegó la testa di lato facendo segno di non capire.

<< Tu...>>, continuó il giovane indicando con una mano il Moguri, mentre con l'altra si teneva la pancia che aveva paura scoppiasse da quanto rideva, << ... sei finito ad aiutare i cattivi!!! Ben ti sta! Ahahah!>>.

Il Moguri rimase a bocca aperta.
Intanto l'eco delle risate di Ged risuonava per tutti i mari.

<< ... I-Io cosa, kupó?>>
Montblanc si guardava in giro, nel panico, scrutando i volti delle persone circostanti in cerca di conferma.

<< Ahahah! Che idiota!>>
Il volto incredulo e confuso del Moguri era il massimo, e Ged non riusciva proprio a smettere di ridere.
Visto che sembrava non capire decise di spiegargli la situazione.
<< Quel Capitan Uncino ti ha ingannato alla grande, ahah! E così sei finito a rapire l'amichetta di questo ragazzino!>>, disse indicando Peter Pan.

Montblanc era rimasto senza parole.

<< Comunque tranquillo, ho rimediato io ai tuoi errori!>>, il mago aprì la mano facendo comparire all'improvviso Trilli.
Uncino aprì le proprie, con cui fino ad un attimo prima stringeva la fatina... Ma quando...?
Trilli voló dritta fra le braccia di Peter.
Montblanc, che finalmente aveva capito la situazione, corse a chiedere scusa ai due.
<< Non preoccuparti, è colpa di quello stoccafisso!>>, lo rassicuró Peter.
Il Moguri tiró un sospiro di sollievo.




Alla fine tutto finì per il meglio.
Peter e Trilli tornarono felici sull'isola dal resto dei Bambini Sperduti, non prima di aver gettato Uncino in mare, che subito venne inseguito dal famoso coccodrillo che una volta gli mangió la mano. Per tutto il tempo, invece, Spugna era rimasto sdraiato sul pavimento della nave, ubriaco marcio, insieme al resto dei pirati, che esultavano e facevano baldoria per essersi finalmente liberati del loro Capitano.

Tutto sembrava finire per il meglio...

<< Ma così sarebbe troppo noioso...>>
Era la voce roca di un vecchio, che dalla spiaggia aveva osservato l'intera scena avvenuta sulla nave, ancorata non molto distante.
<< Sarà il caso di metterli un attimo alla prova...>>

All'improvviso, un'immensa Oscurità convoglió intorno all'uomo anziano, espandendosi sempre più... Il vecchio evocó il proprio Keyblade, e così tutte le tenebre confluirono sulla punta dell'arma, creando una sfera scura dai riflessi blu-violacei. L'uomo la puntó al cielo e sparó, proiettando la sfera oltre le nuvole.
Il vecchio si esibì nel suo solito ghigno soddisfatto.

Intanto i due erano ancora sulla nave.
<< Morale della storia: dovresti aiutare le persone usando più giudizio!>>, aveva sentenziato severo Ged.
<< Non credo di riuscirci, kupó...>>, rispose invece deluso l'altro...
Quando il ragazzo vide la faccia rassegnata del Moguri, non riuscì a non farsi scappare un sorriso: era sempre il solito.
<< Bene, sarà il caso di tornare alla Torre Misteriosa dal vecchio.>>
<< Sì, kupó!>>, annuì Montblanc, tiratosi su di morale.

All'improvviso un ruggito spezzó il silenzio.
I due guardarono in alto: dal cielo scese una creatura misteriosa. Era completamente nera e non sembrava avere dei contorni definiti, l'unico tratto distintivo erano i soliti occhi gialli inespressivi. Questo voleva dire una sola cosa...
<< Heartless!>>, urló Ged.
Sembrava una sorta di serpente allungato, con qualche paia di zampe ed ali disseminate lungo il corpo, e si muoveva sinuoso tra le nuvole, a volte rimergendo, a volte riaffondando nelle nubi.
<< Ma che cos'è, kupó?>>
<< Sembra una sorta di drago.>>
<< A me non sembra!>>, rispose Montblanc. Aveva ben presente come era un drago, ricordandosi una delle occasioni in cui aveva fatto infuriare per l'ennesima volta Ged e quello si era tramutato in una di quelle creature cercando di incenerirlo. L'Heartless che vedeva ora invece sembrava più un serpente.
<< In un Mondo lontano, chiamato "Cina"...>>, aveva iniziato il mago, << Esistono dei draghi diversi da quelli a cui siamo abituati. Questo ha le sembianze di uno di loro.>>

Il drago aprì la bocca, accumulando al suo interno una piccola sfera luminosa.

<< Attento!>>, urló Ged.
Un raggio d'energia immenso attraversó la nave, dividendola in due. Per poco i due non venivano disintegrati.
<< Perché ci sta attaccando, kupó?!>>
<< Che importa, contrattacchiamo!>>









(Angolo Autore)

Scusate, concludo qui il capitolo, se no veniva un tantino troppo lungo se avessi integrato anche il combattimento. Anche se sono consapevole di quanto sia corto questo capitolo, spero sia piaciuto lo stesso...
Qui un disegno un po' hot della sirena, che peró per la quantità di capelli sembra più una specie di Rapunzel, ragione: censura... (dedicato a Bigboss ahahah! XD):
https://lh6.googleusercontent.com/-BUay2TxNkh0/UsriwLrrFII/AAAAAAAAALg/vJK6fW-KKGw/w433-h577-no/IMG_2693.JPG
Anche se non mi è venuta molto bene... Però va be', non avevo voglia di farne un'altra, ahah!

Alla fine ho pure citato il Mondo di Mulan (che ovviamente Ged aveva letto in uno dei libri), ma ad essere sinceri non credo che ce li faró capitare durante la storia (ragione: Mulan non è ancora nata), quindi mi dispiace per chi magari ci sperava ahah!

Purtroppo è riniziata la scuola quindi non avrò molto tempo per scrivere... Io cerco di mantenere il capitolo settimanale, ma non sorprendetevi se sarò un po' in ritardo a volte! Bah, non ho nient'altro da dire quindi ci vediamo al prossimo capitolo! Vedró di impegnarmi di più! XD

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Capitolo 7
*** Il lupo che odiava gli umani ***


Capitolo 7 - Il lupo che odiava gli umani



Ged stava sorridendo.
<< Che hai, kupó?>>, chiese Montblanc in parte a lui, sporgendosi in avanti per poter vedere il volto del ragazzo.
<< Sai, stavo pensando... Questa sarà la prima volta che combattiamo fianco a fianco. Sarà divertente, eheh...>>
<< È vero, kupó!>>, confermó entusiasta il Moguri. Avrebbe combattuto insieme a Ged, e forse questo lo avrebbe portarto finalmente ad essere riconosciuto come un suo pari.
Il ragazzo lo guardó mentre esultava.
A suo tempo, durante il viaggio in Gummiship, Topolino gli aveva raccontato del combattimento tra Montblanc e il gigante, ed ora Ged sapeva di cosa era capace il suo compagno. Sopratutto era interessato alla sua modalità Berserk... A detta del topo, in quella modalità il Moguri diventava estremamente potente, tanto da poter diventare un problema anche per chi gli stava attorno. Il mago sorrise: quel trucchetto gli sarebbe tornato molto utile, anche se per il momento, contro quel drago non credeva sarebbe servito dopotutto.
Nel frattempo, il pezzo di nave su cui si trovavano stava lentamente affondando, mentre i pirati che prima erano rimasti a far baldoria ora cercavano di andarsene da quel luogo di morte a bordo delle loro scialuppe. A causa del raggio d'energia del drago, si era levato anche un grosso incendio che corrodeva a poco a poco il legno vecchio della nave.
<< Ma come facciamo a combatterlo, kupó...? È sempre in aria, e io non volo così velocemente come fai tu...>>, osservò deluso il Moguri.
<< Non ti preoccupare...>>, nel frattempo Ged aveva assunto le sembianze di un drago argentato, << Solo per stavolta, ti porto in volo io.>>, disse il mago con la sua voce, che sotto le spoglie di quella creatura maestosa, ora aveva acquisito un tono più lugubre e mostruoso, tanto da far venire i brividi al povero Montblanc.
Quello rimase a bocca aperta difronte a quella creatura. Non era la prima volta che lo vedeva in quella forma, ma come ogni volta ne rimaneva sempre incantato: un drago dalle scaglie color argento, di media grandezza, dalla muscolatura agile e forte allo stesso tempo, artigli che potrebbero facilmente dilaniare la propria preda e fauci potenti pronte ad incenerire qualunque cosa, e le sue ali bianche che sembravano oscurare il cielo completavano l'opera. Quel drago era simbolo di forza e maestosità insieme.
<< Muoviti, o ti lascio qui.>>, gli ricordo con la sua voce roca la creatura.
<< Subito, kupó!>>, e gli saltó in groppa.
Ged spalancó le ali in tutta la loro ampiezza, e con un potente battito, spiccó subito il volo verso il cielo. Montblanc dovette tenersi stretto alla groppa del drago, per non essere sbalzato via dall'improvviso e violento cambio di velocità.

Lo scontro si sarebbe spostato in aria.


<< Avvicinati, kupó!>>
I due si dirigevano a tutta velocità verso l'Heartless, che ora si trovava quasi al limitare delle nubi, tra le quali si nascondeva riemergendo ogni tanto mentre si apprestava a fare la sua prossima mossa. All'improvviso, da un punto, simile ad un piccolo vulcano sul dorso del drago nero, uscirono tanti piccoli Heartless a forma di goccia con delle piccole ali da pipistrello. Si chiamavano Kamikaze, per il fatto di avvicinarsi alla loro preda per poi farsi esplodere, erano comunque nemici di poco conto e comuni. Erano una trentina o forse più.
<< Che sono quelli?! Si stanno avvicinando, kupó!>>
<< Nessun problema.>>
Il drago argenteo si libró facilmente tra i nemici, esibendosi in acrobazie che a momenti facevano volare via il piccolo Moguri. Tuttavia, al contrario di quello che pensava Montblanc, quei movimenti non erano affatto inutili, ma ben studiati, per evitare in modo efficace le esplosioni di quegli Heartless. E tra una virata e l'altra, il drago di certo non si dimenticava di incenerire con una sola fiammata numerosi di quegli esseri.
<< Non vorrai far fare tutto il lavoro a me?>>, lo rimproveró Ged.
Aveva ragione. Per questo Montblanc evocó tra le proprie mani il suo bastone da mago, ricoperto di ghiande ed edere: così, anche se sarebbe stato solo un piccolo contributo, avrebbe incendiato con una piccola magia di fuoco gli Heartless che il mago tralasciava, in modo tale che non potessero ritornare all'attacco colpendo Ged dal suo punto cieco.

Finalmente avevano raggiunto l'enorme drago nero, e ora gli volavano fianco a fianco.
<< Senti, il piano è questo...>>, aveva iniziato il mago, << Mentre io lo distraggo, tu ci salti sopra e lo colpisci direttamente.>>.
<< I-Io, kupó?>>, chiese sorpreso Montblanc indicando sè stesso.
<< Certo. Vedi qualcun'altro, stupido coniglio?>>
<< E-Ehm, sì in effetti...>>
Non era sicuro di riuscire a scalfire quel gigantesco mostro da solo... L'unico modo per danneggiarlo seriamente sarebbe stato tramite le "lame di luce" che riusciva a creare grazie alla sua spada Girasole. Tuttavia, anche se poteva evocarla normalmente, per poterla usare davvero a piena potenza avrebbe dovuto entrare in modalità Berserk, cosa che però non poteva fare a proprio piacimento. Per questa ragione non evocava quasi mai quella spada quando era normale, sarebbe stata inutile e pesante. Una reliquia leggendaria, ma inutilizzabile senza quel potere sovrumano a scorrergli nelle vene.
<< Hai intenzione di darti una mossa?>>
Doveva comunque provare.
<< Sì, kupó!>>

Il drago si portó proprio sopra il gigantesco Heartless, e così il Moguri ci potè saltare sopra. Dopodiché Ged viró di nuovo ritornando a volare intorno al mostro, vomitando fiamme ogni tanto per danneggiarlo, anche se non sembrava sortissero molto effetto su di lui.
Montblanc si guardó intorno. Il corpo di quel drago nero si estendeva ancora per molto, tanto da non riuscire a vederne la fine. Non poteva  pensare di essere in grado di abbattere un colosso del genere, non con la sola forza bruta almeno.
Gli venne all'improvviso un idea: quel corpo era ricoperto da numerose ali, grazie alle quali riusciva a spostarsi nel cielo. Se le avesse tagliate tutte, quel mostro sarebbe calato a picco. Certo, non sarebbe bastato per ucciderlo, ma almeno così lo avrebbe messo fuori gioco.
Sarebbe stato un lavoro lungo... Fece comparire la sua spada Girasole: non poteva pensare di tagliare quelle grosse ali con un piccolo pugnale da ladro, quindi anche senza il suo pieno potenziale, la lama lunga di quella spada gli sarebbe tornata molto utile.

Intanto Ged si librava ancora in volo tra i piccoli nemici, eliminandoli a distanza con le sue fiammate per evitare che gli esplodessero vicino se ne fosse venuto a contatto. Quei piccoli Heartless non erano di certo alla sua altezza, e pure quello gigante non era un grosso problema per lui, solo voleva evitare di sprecare troppa magia per quel nemico. E poi era curioso di testare le abilità di Montblanc... Per questo motivo, si stava prendendo i pesci piccoli, lasciando a lui il nemico principale.
"Chissà come se la sta cavando?", si ritrovó a pensare Ged.

Un luccichio.

Con la coda dell'occhio fece appena in tempo a scorgere l'attacco del drago, e con una virata violenta riuscì per un pelo ad evitarlo.

Un enorme raggio d'energia gli era appena passato vicino, sfiorandoli l'ala sinistra. Per fortuna se l'era cavata solo con una leggera scottatura.
Non doveva sprecare tempo in pensieri, altrimenti avrebbe perso di vista il nemico ritrovandosi in una situazione critica come era appena successo.
Doveva fare attenzione.


"Trentasette, kupó...", ricapitolava mentalmente il Moguri nel frattempo.
Aveva appena tagliato di netto la trentasettesima ala, ed ora puntava alla successiva. Sembravano non finire più e ormai cominciava ad essere stanco. Si rassicuró pensando che dopotutto non doveva tagliarle tutte: sarebbe bastata la maggior parte o addirittura metà del numero totale per impedire all'Heartless di riuscire a volare regolarmente. Presto non ce l'avrebbe più fatta e sarebbe caduto al suolo a causa del suo stesso peso, che non avrebbe più potuto reggere.
Ma a quanto pare l'operazione non si sarebbe rivelata tutta facile come pensava. Difronte a Montblanc comparirono quattro Invisibili, Heartless noti per la loro violenza e tenacia: simili a demoni con tanto di corna e ali da diavolo, sono conosciuti con quel nome a causa della loro pericolosa abilità.
Tre di questi infatti la usarono, conficcando la loro spada nel terreno, in questo caso il dorso del drago, e subito diventarono invisibili. Il quarto invece si gettó subito a capofitto contro il Moguri, che intanto aveva cambiato la spada Girasole con il pugnale da ladro, decisamente più veloce. Riuscì quindi giusto in tempo a bloccare il fendente dell'Invisibile, intraprendendo un breve scambio di colpi con questo: doveva liberarsene al più presto perché gli altri tre intanto, trasformatisi ognuno in un cerchio di fuoco oscuro, stavano cercando di circondarlo e se ci fossero riusciti per lui sarebbe stato un serio problema.
Spiccó un salto, schivando un fendente basso, e conficcó il pugnale dritto in testa all'Heartless, gettandolo poi di sotto. Meno uno.
Peró ormai i tre cerchi di fuoco lo avevano già circondato e lo seguivano da ogni parte, presto sarebbero esplosi e non doveva assolutamente trovarsi lì quando questo sarebbe successo. Già uno da solo lo avrebbe ferito gravemente, tre insieme sarebbero stati devastanti.

"Non mi si levano di dosso, kupó!"

I cerchi cominciarono a girare vorticosamente, simbolo che molto presto sarebbero esplosi. Doveva andarsene, ma come?



Un improvviso lampo di luce catturó l'attenzione di Ged che stava sorvolando la zona. C'era stata un esplosione sopra il dorso del drago e del Moguri non ce ne era traccia.
<< Montblanc!>>
In un istante una piccola figura fuoriuscì dal fumo creato dall'esplosione: era il suo compagno che con una magia del tempo aveva portato all'estremo la velocità dei propri movimenti riuscendo così ad evitare il loro attacco, spostandosi in quella frazione di secondo in cui i cerchi si sarebbero fermati prima dell'esplosione. Era tutta questione di tempismo, per fortuna gli era venuta in mente quella soluzione, se no a quest'ora non sapeva che cosa ne sarebbe rimasto di lui.

Montblanc tiró un sospiro di sollievo, anche se ansimava pesantemente: quella magia, se non in modalità Berserk, gli consumava troppa energia. Però ormai quel che era fatto era fatto, ora doveva approfittare di quello stato per eliminare al più presto i suoi nemici prima che svanisse l'effetto della magia del tempo.
Gli Invisibili erano intanto ricomparsi vicino alle loro spade.
"Ora o mai più, kupó!"
In un istante il Moguri scomparì. Gli Heartless rimasero un attimo spaesati guardandosi in giro, avendo perso di vista il loro obbiettivo.
<< Sono qui!>>
Tre coltelli da lancio conficcati in pieno petto di uno dei tre, ma di lui ancora nessuna traccia.
<< No, invece sono qui, kupó!>>
Un fendente verticale in mezzo agli occhi di un altro Invisibile e anche quello scomparì.
Gli Heartless stavano cadendo uno dopo l'altro. Il Moguri era talmente veloce che nessuno era riuscito ancora a vederlo, mentre lui invece continuava indisturbato a mietere vittime. L'Invisibile rimasto strinse con ancora più forza la sua spada e la conficcó nel terreno, pronto per un nuovo attacco esplosivo.
Non fece in tempo a dissolversi, che si udì uno sparo e un proiettile, arrivato da dietro, gli passó il ventre da parte a parte andando a colpire la sua spada, che voló via. Improvvisamente si ritrovó un bastone ricurvo puntato sotto il mento, e il volto di un Moguri che sorrideva sprezzante.
<< Ti faccio vedere io come si fanno le vere esplosioni, kupó!>>

Un boato spezzó il silenzio. L'Invisibile stava svanendo tra le fiamme.

<< Finalmente sono finiti... Ora devo ritornare alle ali, kupó.>>
Qualcosa lo prese per il petto portandolo via nel cielo. Era Ged, che ritornato umano, ora lo teneva per la sua giacca verde, mentre rimaneva sospeso in aria grazie alla magia.
<< C-Che hai intenzione di fare, kupó?>>, chiese Montblanc staccatosi dal mago, e rimanendo pure lui a fluttuare nel vuoto grazie alla sua vescica natatoria, di cui ogni Moguri era dotato.
<< Questo mostro mi ha stufato, ora lo distruggo.>>
<< M-Ma veramente io avevo un piano...!>>
<< Noia.>>

<< A-Aspetta... Cosa?!>>, come al solito Ged non lo stava ascoltando.
<< Bene procediamo.>>, sentenziò il giovane.

Il mago alzó una mano al cielo azzurro. Improvvisamente quello si aprì al suo volere, creando un varco dimensionale oltre al quale si poteva osservare un'Oscurità contornata di stelle.
"Ma che...? Una finestra aperta sullo spazio, kupó?!", si ritrovó a pensare sconcertato il Moguri.
<< Si tratta di un varco dimensionale.>>, lo corresse invece Ged, che sembrava leggergli nel pensiero.
<< E non è tutto.>>

All'improvviso dal varco che si era creato, scese lento un gigantesco meteorite, che a contatto con l'atmosfera aveva preso fuoco.

Una colossale sfera di fiamme e morte calava dal cielo su quel piccolo Mondo.
Una scena magnifica e terrificante al tempo stesso.

<< Se quell'Heartless potesse provare dei sentimenti, ora di certo proverebbe il terrore più assoluto...>>, commentó divertito Ged, mettendosi poi a ridere. Una risata sadica che fece rabbrividire Montblanc.

E così era questo che intendeva quando diceva di poter distruggere da solo un Mondo.
Il suo Potere era davvero terrificante...

Il drago alla vista del meteorite provó a scappare, ma perfino una creatura gigantesca come lui risultava piccola in confronto a quell'immensa meteora fiammeggiante. Fu una fuga disperata ed inutile, che si concluse inevitabilmente con una colossale esplosione in lontananza nel mare aperto e la scomparsa dell'Heartless che ritornó all'Oscurità da cui proveniva: il vecchio sorrise, prima di scomparire in un varco oscuro.

<< Tutto è bene quel che finisce bene.>>, concluse Ged.
<< Sì, bene... Aspetta, kupó! Se potevi fare questo fin dall'inizio perché non l'hai fatto subito?!>>
<< Non ne avevo voglia, ma siccome tu non ti muovevi ad abbatterlo, ci ho dovuto pensare io.>>
<< Si da il caso che io stessi seguendo un mio piano, kupó!>>
<< Allora non stava funzionando, semplice.>>
<< Perchè dovevo ancora finirlo, kupó!>>
<< Be', quel che è fatto è fatto. L'importante è che sia stato sconfitto.>>
Montblanc non poté dargli torto.

<< Ora torniamo alla Torre Misteriosa, kupó?>>, chiese il Moguri calmatosi.
<< Se ci riusciamo.>>
<< Se ci riusciamo, cosa?!>>
<< Aprire un varco dimensionale e far scendere una meteora gigante non è cosa da poco, mi ha lasciato abbastanza a secco di magia.>>
<< Quindi, kupó?>>
<< Non so se ho abbastanza Potere rimasto per teletrasportarci in un Mondo così lontano.>>, concluse serio Ged.
<< Be', riposiamoci allora, kupó! Eheh...>>, disse Montblanc, continuando poi con una risata isterica. Sapeva come sarebbe andata a finire.
<< No, troppo noioso. Partiamo subito.>>
<< Ma già fai schifo normalmente con il Teletrasporto, kupó! Non voglio immaginare come sei a corto di magia!>>
<< Aspetta... Cosa hai detto?>>, gli occhi di Ged si infuocarono di una luce rossa inquietante e il suo volto si contrasse in un ghigno malefico, << Ripeti.>>.
<< N-Niente, kupó! Non ho detto niente, eheh!>>
<< Proprio come pensavo... Bene partiamo.>>
"Questa è la volta che muoio, kupó!", pensó Montblanc, prima di sparire nuovamente nel nulla insieme al mago, probabilmente aspirante suicida a sua insaputa.




Quando Montblanc riaprì gli occhi, si ritrovó nel bel mezzo di una foresta. Stranamente in piedi e non caduto a terra in qualche modo. Si controlló: c'era ancora tutto, gambe, braccia, ali, il suo prezioso ponpon!
<< Come previsto non c'è l'abbiamo fatta, ed ora sono a secco. Niente più Potere per un bel po'...>>
Era Ged. Si trovava vicino a lui, mentre intanto rifletteva sul da farsi, tenendosi il mento in una mano.
Stranamente era andato tutto bene.
"Allora è vero che quando si è alle strette si da il meglio di sè, kupó!", pensó contento il Moguri.
<< Sai dove ci troviamo ora, kupó?>>, chiese infine.
<< No, ovviamente. Questo posto mi è sconosciuto.>>, rispose serio il giovane.

<< A me ricorda il luogo in cui ci siamo conosciuti.>>
<< Ma no, kupó! Era una prateria, non ti ricordi più?>>, lo corresse Montblanc.
Il ragazzo si giró verso il compagno.
<< Eh? Guarda che io non ho detto nulla.>>
<< Strano, kupó...>>, commentó preoccupato il Moguri, girandosi di nuovo per tornare ad esplorare la zona con lo sguardo.
<< Guarda che stavolta ti mangio sul serio, coniglio... Sembri fatto di carne succulenta.>>
<< Ged! Stavolta ti ho sentito, kupó!>>, sbraitó Montblanc infuriato, << E poi te l'ho detto: non sono un coniglio! Sono un Moguri, kupó!>>.
Il ragazzo si voltó seccato.
<< Ma sturati quelle orecchie lunghe, perché io non ho parlato... E ora finiscila con sta storia, se no ti do fuoco io stesso.>>
<< Ma se non sei tu a parlare, allora chi è, kupó?>>, disse l'altro piegando la testa di lato.
<< Ehi, sono qua dietro.>>

Il Moguri si voltó titubante. Difronte a lui stava quel demone-lupo di sua conoscenza, che lo fissava con quei suoi occhi gialli dall'alto della sua possenza.
<< Sif.>>, lo salutó Ged con un cenno.
<< A-Aspetta, kupó...? Da quando sai parlare?!>>
<< È un demone, vuoi che non sappia parlare?>>, lo rimproveró il ragazzo.
<< Non sopporto chi mi manca di rispetto...>>, gli ringhió contro Sif.
<< S-Scusa, kupó...! S-Solo mi hai s-sorpreso...>>, si giustificó Montblanc, << L'hai evocato tu, kupó...?>>.
<< Te l'ho detto... Non ho abbastanza Potere per un Teletrasporto, figurati per un'Evocazione... Dev'essere venuto da solo.>>, gli rispose Ged.
<< Puó farlo...?>>
Il Moguri guardó stranito il lupo. Non si era mai posto il problema di conoscerlo meglio, ed ora scopriva che sapeva parlare, e che altro...?
<< Comunque, stavo dicendo...>>, aveva ripreso a parlare Sif con la sua voce roca e possente, simile a quella che assumeva Ged quando diventava drago, solo che questa invece di paura, incuteva timore e rispetto. La voce di un Re della Foresta.
<< ... Questo posto mi ricorda il luogo in cui ci siamo conosciuti. Te lo ricordi ancora, cucciolo d'uomo?>>, chiese con tono autoritario il lupo, mettendo particolare sarcasmo nell'appellativo che aveva affibbiato a Ged. Il Moguri rimase sorpreso dal fatto che non lo temesse.
Il ragazzo tuttavia si voltó verso di lui con la sua solita faccia seccata, alzando le spalle. A quanto pare non ne sapeva nulla.
A quella scena, Sif scoppió a ridere. Una risata strana, sembrava più che ululasse.
<< Sei sempre il solito, ragazzino...! Vediamo se così riesco a farti ricordare...>>
Il demone-lupo si guardó un po' in giro.
<< Vediamo di ricreare esattamente il nostro primo incontro.>>

Fu un istante.

Un rivolo di sangue scese lento dal collo del ragazzo, al quale al momento Sif stava puntando la sua enorme spada dall'aura demoniaca.
<< Ma che fai, kupó?!>>
<< Ancora nulla?>>, chiese divertito il lupo, anche se la sua voce ne uscì leggermente distorta, dato il fatto che stava brandendo la spada tra le proprie fauci.
<< Nulla.>>
Sif fece scomparire la spada.
<< Ma ora che ci penso quegli occhi mi ricordano qualcosa...>>, continuó il giovane.
Un improvviso e violento mal di testa.
<< Sì bravo, lascia riaffiorire i tuoi ricordi nascosti! Lascia che vengano alla luce!>>, rise il demone, con quei suoi denti aguzzi e il suo ululato agghiacciante.

Un profondo dolore alla testa. Tanto forte che Ged dovette tenersela con entrambe le mani per paura che scoppiasse.
<< Che dolore...! Quando torno te la faccio pagare...>>, riuscì solo a dire, prima che il suo cervello lo abbandonasse e il suo spirito viaggiasse di nuovo nel passato...



"Era una giornata di primavera. Il sole splendeva alto nel cielo, riuscendo addirittura a far filtrare i propri raggi luminosi tra le fronde di quella foresta oscura in cui si trovava la piccola e modesta casa di Merlino.
<< Io esco, Maestro! Vado a raccogliere dei fiori!>>, urló Tenar prima di uscire dalla porta.
<< Oh, ma che brava bambina! Cos'è? Vuoi regalarmi una ghirlanda, ahah?>>, la schernì sarcastico Ged.
<< Stupido! Mi servono dei fiori e qualche altra pianta rara per completare un esperimento.>>, rispose lei, facendo finta di essersi offesa.
<< Quale esperimento? Vuoi forse fare un filtro d'amore? Che ragazzina, ahah!>>, rise il giovane, << E per darlo a chi poi? Ad Anacleto?>>.
Il gufo si voltó, sentendosi chiamare.
<< A te no di certo, spaccone!>>, rispose lei facendo la linguaccia.
<< Ora vado davvero, a dopo!>>, continuó la ragazza, andandosene dopo aver fatto un fugace occhiolino verso Ged, che rimase ammagliato dal suo tipico sorriso.
Decise di seguirla.

<< Dove pensi di andare?>>, era il ragazzo, che l'aveva seguita fino fuori all'edificio.
<< In una foresta parecchio distante. Perché vuoi venire anche tu?>>
Il giovane annuì.
<< Il Maestro ha detto che è infestata da parecchi demoni. È pericoloso, per questo vengo anch'io con te.>>
<< Pensi che non me la sappia cavare da sola?>>, sbuffó Tenar.
<< Diciamo che a volte sei piuttosto impacciata...>
<< Ah, è questo che pensi di me?>>, la ragazza si era imbronciata ancora di più.
<< N-No dai, non è quello che intendevo dire... Solo...>>
<< Dai, Ged! Sto scherzando! Dovessi vedere che faccia che hai fatto, ahah!>>
<< Stupida! Pensavo ti fossi offesa davvero, con quel caratterino fragile che hai!>>
<< Caratterino fragile a chi?>>
I due nel frattempo erano scoppiati in una sonora risata.

<< E come pensi di andarci? Anche se sappiamo trasformarci in volatili, non abbiamo ancora imparato a volare davvero come tali.>>, le ricordó Ged.
<< Peró so far levitare gli oggetti, e questo basta e avanza.>>, rispose Tenar evocando tra le proprie mani una scopa.
<< Voleró come una vera streghetta! Eheh!>>, sorrise la ragazza.
Ged gli fece un buffetto sulla fronte con il dito.
<< Sei sempre la solita bambina...>>, sorrise anche lui.


Volarono per ore, lei a bordo della sua scopa e lui facendo levitare il proprio corpo, finché non giunsero al limitare di una foresta. A giudicare dagli strani alberi giganti e alti fino al cielo, doveva essere molto antica, inoltre crescevano piante mai viste prima e in modo più rigoglioso di quelle normali, simbolo che queste erano influenzate da qualche sorta di aura magica, oppure demoniaca.
Ci si addentrarono.
Quella foresta era davvero strana ed emanava un'atmosfera inquietante. Mentre si passeggiava per i sentieri, si potevano osservare spiritelli e fuochi fatui fluttuare liberi tra gli alberi.
Ged cominciava a sentirsi a disagio, mentre invece Tenar continuava a camminare con passo deciso.
<< Manca ancora tanto?>>, le chiese infine.
<< Abbastanza. Quello che cerco si trova al centro, nel cuore della foresta.>>
Ged sospiró. Sarebbe stata una seccatura quel viaggio, lo sapeva, però allo stesso tempo era contento di essere lì con lei. Avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche se effettivamente Tenar se la cavava molto meglio di lui in quanto a magia.
<< L'importante è non perdersi... Dobbiamo rimanere uniti.>>, continuó lei.
<< Tenar?>>
Il ragazzo sentiva solo la voce, ma della ragazza nessuna traccia.




<< Maledetta foresta intricata! Che sia qualche sorta di sortilegio naturale? Sentivo la sua voce, ma lei invece era sparita...>>
Erano ore che ormai Ged vagava a vuoto in quello che sembrava un labirinto fatto di rami e radici.
<< "L'importante è non perdersi.", diceva lei... Niente di più facile!>>, borbottó tra sè e sè il mago.

Un piede messo male.

In parte a lui c'era un dirupo. Perse l'equilibrio e rotolò giù per la discesa, tra le spine delle piante che si avvinghiavano ai suoi vestiti strappandoglieli, ma senza tuttavia riuscire a fermare la sua caduta.
Il cielo e la terra si confusero.
L'unica cosa che era rimasta era la senzazione del suo corpo, dolorante mentre rotolava sbattendo la testa di qua e di là, e ancora più dolore causavano le spine che gli infilzavano la pelle, come se stesse camminando su un tappeto di chiodi.
Ruzzoló ancora e ancora, finché come ogni dirupo, anche quello finì.

Ora Ged si trovava a pancia all'aria, guardando il cielo che si intravedeva tra le fronde degli alberi, ma senza tuttavia guardarlo davvero. Era troppo stordito, non sapeva dove si trovava nè cosa ci stesse facendo in quel luogo. L'unica cosa che sapeva era di essere vivo, a causa del dolore che gli faceva pulsare la testa.

Piano a piano riprese coscienza di sè, e tentó di rialzarsi lentamente.
Si trovava in uno spiazzo libero, senza alberi. Un cerchio di media grandezza, ricoperto di fiori.
Che fosse giunto nel cuore della foresta come aveva detto Tenar?
Al centro di quello spazio, stava un pilastro di roccia alto come tre uomini, appoggiata alla quale, conficcata nel terreno, giaceva una spada gigante e nera, dalla lama all'interno scura, ma che tuttavia si schiariva andando verso la parte affilata all'esterno.
Quell'arma emanava una strana aura misteriosa, come se provenisse direttamente da un lontano passato a lui sconosciuto.
Ged si alzó a tentoni, e un po' zoppicando riuscì ad avvicinarsici.
La osservò in tutto il suo splendore, fece per toccarla, ma un improvviso ringhio lo distolse dai suoi propositi.

Alzó lo sguardo.

Sulla cima del pilastro, ora stava un enorme lupo grigio che lo fissava con i suoi occhi di un giallo acceso, che incutevano timore, quasi più dei suoi denti affilati che metteva in bella mostra ringhiando.
<< Come osa un insignificante essere umano invadere il territorio di un demone?>>, chiese quello, con la sua voce possente.
Il lupo aveva parlato...! Ma in che posto era finito!?
<< I-Io mi sono perso...>>, tentó di giustificarsi Ged, << Stavo camminando per questi sentieri, quando all'improvviso...>>.
<< Zitto!>>, lo interruppe il demone, << Sei solo feccia, non osare rivolgermi la parola!>>.
<< M-Ma io...!>>
<< Un umano insignificante come te non merita di esistere. È giusto che io, in quanto essere di una razza superiore, ponga fine alla tua patetica esistenza.>>
"Ma cosa sta dicendo questo qui?! Dannazione le cose si stanno mettendo veramente male, devo andarmene da qui!", pensó il ragazzo, e subito si voltó pronto a scappare.

Successe tutto in un istante.

Il lupo era sceso dalla roccia  brandendo in bocca nel frattempo la gigantesca spada, e ora si trovava difronte a Ged, puntandogli la gola.

Un rivolo di sangue gli scese lento dal collo.

<< Non pensare di poter andartene vivo dopo aver invaso il mio territorio.>>
Il ragazzo si fece serio.
<< Senti, io non voglio problemi. Se è questione di territorio, ti chiedo umilmente perdono. Ora peró ho intenzione di andarmene e non mi rivedrai mai più, promesso.>>, disse lui, sperando di calmare i bollenti spiriti del demone.
<< Sei tu che non capisci... Già hai invaso il mio territorio, e per questo dovrei ucciderti. Inoltre, sei anche un umano, la razza che più disprezzo e odio. Tu non hai assolutamente diritto di parlare qui.>>
Il suo tono era sincero, e Ged poteva avvertire dai suoi occhi tutto l'odio che quel lupo provava nei suoi confronti. Un odio smisurato e all'apparenza senza una ragione fondata.
Il ragazzo non si fece intimidire dalla lama puntata alla gola, e continuó imperterrito.
<< Perchè odi gli umani?>>, chiese lui serio e deciso.
<< Zitto, piccolo verme!>>, urló l'altro facendo ancora più pressione con la spada, << Non sono tenuto a giustificarmi difronte a un rifiuto come te!>>.

Odio ingiustificato. Quello più terribile e doloroso al tempo stesso. Ged lo aveva avvertito chiaramente nel cuore del demone.
Semplice e insensata discriminazione. Una cosa che lo faceva innervosire.
Tuttavia, non voleva avere problemi e quindi decise che in un modo o nell'altro sarebbe scappato da quella situazione piuttosto scomoda.

<< Più che odiarci, ci temi. È normale aver paura di qualcosa che non si conosce.>>, gli rispose Ged con un sorriso sprezzante stampato in volto. Le parole gli erano uscite da sole di bocca.
"Dannazione, mi è scappato! Addio piano di fuga. Ora questo mi sbrana.", si maledì mentalmente il mago.
<< Cos'hai detto?!>>, ringhiò il demone.
<< Ho detto che hai paura, piccolo lupo pisciasotto.>>, Ged non riusciva proprio a frenare la sua lingua.
"Ok, sono spacciato."
<< Sei spacciato, verme!>>, urló il lupo.
"Ok, almeno su una cosa siamo d'accordo."
<< Scappa.>>, si disse da solo, e subito si voltó per fuggire più veloce che poteva, con lo sguardo ancora seccato come al solito per il casino in cui si era cacciato con le sue stesse mani.

All'improvviso il sole si oscuró, e tutto diventó buio.
<< È scesa la notte?!>>
A fatica scaló il dirupo e si mise a correre in modo affannoso tra gli alberi. Non sapeva se quel lupo lo stesse ancora seguendo...

Un lampo rosso.

Si buttó d'istinto a terra e sentì qualcosa passargli sopra la testa creando un violento spostamento d'aria.
<< Ma che sta succedendo?>>
Sentiva un sottile ringhio non molto lontano da lui. Non riusciva a vedere al buio ma sospettava che in quel momento il lupo gli stesse girando lentamente in torno, come un cacciatore osserva la sua preda, attendendo l'opportunità giusta per attaccarla.
<< Ehi, demone è opera tua, giusto? Parlo dell'improvviso buio calato su questo luogo.>>
Gli parve di sentire una risata agghiacciante, simile più ad un ululato in lontananza.

Qualcosa gli passó in parte, lacerandogli la pelle del braccio destro, sul quale si aprì un grande taglio rosso all'altezza della spalla.
<< Argh!>>, urló dal dolore Ged nell'Oscurità. Le cose si stavano mettendo male.
Il ragazzo chiuse gli occhi: in quel buio impenetrabile non gli sarebbero serviti. Usó quindi una Percezione ad area tessendo come una fitta rete di incantesimi intorno a lui, in modo tale da avvertirlo in anticipo di un eventuale colpo e della posizione da cui avrebbe attaccato.
Sorprendentemente, la sua strategia funzionó. Il demone-lupo si teneva a debita distanza e quindi non riusciva a capire dove si trovasse di preciso, tuttavia ora riusciva a percepire in tempo da che direzione sarebbero arrivati i suoi fendenti, riuscendo così facilmente a schivarli.

Anche se non sapeva quanto a lungo sarebbe potuto durare contro quel mostro...



"Dall'alto!"
Stavolta un taglio in verticale cercó per l'ennesima volta di affettarlo, ma lui riuscì prontamente ad evitarlo come al solito, scartando di lato.
La scena ormai si era ripetuta parecchie volte e lui cominciava ad ansimare... Non sapeva per quanto ancora avrebbe avuto abbastanza energia per continuare a schivare. Doveva rimediare al più presto.

Trattenne il respiro. Doveva concentrarsi al massimo delle proprie capacità, per riuscire a captare il prossimo fendente e organizzare così un contrattacco. Non sarebbe stato facile visto che non passava quasi nemmeno un istante da quando lui percepiva il colpo a quando quello effettivamente arrivava. Giusto il tempo per schivarlo.
Qualcosa oltrepassó nuovamente la sua area.
"Un affondo diretto!?"
Per un riflesso quasi involontario, Ged saltó. Sentì passare sotto di lui la gigantesca lama. Il lupo era così veloce che quando il ragazzo cadde un secondo dopo, lui si trovava proprio sotto e si ritrovó così per caso il suo nemico sulla groppa.
<< Preso!>>, urló scherzando Ged, tenendosi alla sua folta pelliccia grigia.
Il demone cercó subito di divincolarsi e in breve tempo sbalzó via l'umano, non prima che peró questo gli scottasse l'orecchio sinistro con una insignificante magia di fuoco. La scintilla che aveva creato peró non accese nessuna luce: in quel luogo era l'Oscurità a regnare, e niente poteva illuminarla.
Nel frattempo, Ged andó a sbattere violentemente contro il tronco di un albero, rimanendo a terra dolorante.

Il silenzio era di nuovo calato in quella foresta, e lui aveva di nuovo perso di vista il demone.

Sentì un rapido rumore di zampe poco più in là: probabilmente il lupo si stava ancora dimenando in preda al dolore all'orecchio.
Poi di nuovo silenzio.
Ged si trovava in seria difficoltà. Già non era pratico di battaglie, inoltre non aveva mai dovuto fare così tanto affidamento sull'udito come stava facendo in quel momento, lui che si serviva soprattutto della vista per analizzare le situazioni.

Il demone stava ringhiando...
<< Come hai osato, insulso essere inferiore...? Ora ti ammazzo... Ti ammazzo... Ti ammazzo!>>
Il ragazzo rabbrividì. Non sapeva dove si trovasse il suo nemico, ma avvertiva chiaramente la sua furia omicida.
Improvvisamente, due luci rosse si accesero nel buio.
Gli occhi gialli del lupo avevano cambiato colore. La sua sete di sangue ora si era fatta concreta e visibile.
<< Così mi rendi le cose più facili!>>, lo schernì il ragazzo.
Le due luci cominciarono a muoversi velocemente, lasciando dietro di sè una scia rossa. Il lupo si spostava in modo sempre più rapido, cambiando direzione di continuo. Subito si dipinsero nel buio delle linee di luce color sangue che seguivano, o almeno ci provavano, i movimenti del demone, finendo per ingarbugliarsi tra di loro, e nonostante dopo alcuni istanti svanissero, la furia omicida del lupo continuava a tracciarne di nuove, rendendo tutto confuso.
Invece che aiutarlo, quegli occhi rossi non fecero altro che intimorire il giovane che finalmente si era reso conto della velocità disumana del suo nemico, cosa a cui ovviamente al buio più totale non aveva proprio fatto caso.
Ora più che mai doveva di nuovo erigere la sua rete percettiva.

Stavolta non servì. Ged sentì chiaramente qualcosa fendere l'aria e avvicinarsi pericolosamente a lui da destra. Eresse appena in tempo una barriera di roccia, salvandosi la pelle dalla spada che aveva quasi passato da parte a parte la barriera, conficcandosi fino all'elsa a causa della forza con cui era stata lanciata.
Peró del lupo non ce n'era traccia, solo la sua arma.

Il demone in un istante comparì dietro di lui.
"Una finta?!"

Sentì dei denti aguzzi conficcarsi nella sua pelle all'altezza del ventre, bloccandogli il fiato, e stringendolo in quella morsa ferrea fino a farlo spezzare come un bastoncino.
<< È questo che si meritano gli umani... Fare da cibo per quelli più forti di loro, è così che funziona la vita.>>, sentenziò ringhiando il demone.
<< Ah, comunque...>>, disse il ragazzino sorridente mentre cercava di impastare le parole tra il sangue che gli usciva copioso dalla bocca.
<< Illusione.>>, e subito scomparì.



Ged, stava correndo a perdi fiato nella foresta ancora buia. Se si fosse trattata di un illusione dovuta alla magia, avrebbe potuto scoglierla facilmente, ma a quanto pare doveva essere causata da altro... Forse dal potere demoniaco del lupo... Fatto sta che per quanto potente sia, non può oscurare un intero Mondo, quindi l'unica soluzione era che anche lui stesse usando una sorta di illusione ad area, e lui avrebbe dovuto trovarne il limite. Solo così avrebbe potuto rivedere la luce del sole, e non essere più alla preda di quel mostro.
Udì un ululato di pura rabbia in lontananza: doveva aver scoperto il suo trucchetto.
Ora si sarebbe lanciato al suo inseguimento, doveva assolutamente riuscire ad evadere da quella prigione di Oscurità al più presto.


Nel frattempo, Tenar, in un luogo lontano da lì, stava raccogliendo allegramente i fiori.
Si spostó una ciocca di capelli dietro l'orecchio, preoccupata.
Era da un bel po' che non vedeva il suo amico.
Alzó gli occhi al cielo.
"Dove ti sei cacciato, Ged?"



Era di nuovo a terra. Lama puntata alla gola.
<< Non pensare che io mi lasci scappare così facilmente un piccolo topo come te.>>
<< Piccolo, ma tenace.>>
Aumentó la pressione sul collo.
<< Ma comunque un insignificante topo rimane, eheh!>>, si fece sarcastico Ged, alzando le braccia al cielo in segno di discolpa.
Mentre fuggiva nella foresta, prima di essere raggiunto inevitabilmente dalla velocità del lupo, aveva riflettuto un po'. Quella creatura era un demone, e peraltro assai potente. Inoltre c'era qualcosa in lui che lo colpiva, non sapeva bene perché. Forse erano accomunati dalla stessa aria di superiorità e dalla stessa determinazione?
Non lo sapeva... Sapeva solo che gli era venuta in mente un'idea, che avrebbe tentato di raggiungere in ogni modo, seppur impossibile.
<< Che ne dici di un Patto?>>, chiese infine.
Il lupo ringhiò con ancora più forza.
<< Mi prendi in giro?! Perché dovrei stringere un Patto con un essere insignificante ed inferiore?>>
Non aveva tutti i torti: lui odiava gli esseri umani.
In un istante, a Ged vennero in mente tutti i metodi insegnatogli da Merlino su come stringere un Patto, e ne selezionó quelli più coerenti con la sua attuale situazione. Stringerne uno con l'inganno era da escludere, non avrebbe mai ascoltato le sue parole e se lo avesse scoperto per lui sarebbe stata la fine. Un altro metodo sarebbe stato obbligandolo dopo averlo sconfitto in battaglia, ma scartó anche questa opzione in quanto non voleva creare un rapporto sulla base della violenza. Un altro ancora sarebbe stato tramite uno scambio equivalente, opzione inutile anche questa visto che sicuramente il demone per orgoglio non avrebbe mai chiesto niente da un umano, uno dei suoi acerrimi nemici.
Altre idee adatte non gli venivano: a quanto pare stringere un Patto con lui sarebbe stato impossibile come sembrava.
Tuttavia la terza opzione, al momento, era quella con più probabilità di riuscita, seppur quasi nulle.
<< Io non sono un essere umano.>>, inizió a parlare lui.
<< Mi prendi per stupido? Questo demone ha molti più anni di quanto tu possa immaginare, pensi che non sappia riconoscere un essere umano quando lo vedo?>>
<< Non è quello che intendevo.>>
<< Allora spiegati, e fallo al più presto o ti ammazzo!>>
<< È vero, sono un essere umano per carne, ma io non mi sento affatto come uno di loro...>>
<< Non mi importa quello che provi, ai miei occhi rimani comunque uno sciocco ed inutile umano!>>
Ma il ragazzo non lo stava ascoltando.
<< Io sono morto in un incendio molto tempo fa, ora di me non rimangono altro che ceneri.>>, aveva iniziato il giovane, << Ceneri dalle quali non può più crescere niente ormai, e così il mio cuore è finito per inaridirsi e perdere ogni coscienza di sè.>>.
Il lupo sembró allentare la presa... Non capiva dove volesse andare a parare il discorso di quello stupido insetto, ma poteva star certo che non si sarebbe fatto ingannare dalle sue parole, per nulla al mondo.
<< Ma ultimamente ho conosciuto una persona, che mi ha fatto ricredere sulle mie convinzioni: forse l'umanità non è tutta da buttare come credevo...>>
<< Sciocchezze!>>
<< E quando son con lei, penso che niente possa andare storto, e le mie giornate sembrano risplendere di nuova luce... Quando non la vedo provo terrore. Terrore che lei sia sparita tutto ad un tratto dalla mia vita. Ho paura, se succedesse, il mio cuore perderebbe di nuovo la luce, e ricadrebbe nelle tenebre più profonde... Lo so, è una cosa patetica essere legati a qualcosa di così effimero. Sono solo un debole... Eppure è così, lei è la mia unica ragione di vita.>>
Il lupo premette con ancora più violenza la propria lama.
<< E cos'ha a che fare tutto questo con me?!>>
<< Anche tu sei come me...>>, la pressione si fece maggiore, facendo nuovamente calare il sangue su quella spada demoniaca, ma il ragazzo non si fece intimidire, << ... Anche tu viaggi ancora nelle tenebre, nell'Oscurità più profonda... Ma nessuno nasce davvero solo a questo mondo: devi solo trovare la tua luce. E quella luce potrei essere io.>>.
Quando il ragazzo pronunció quelle ultime parole, nessuna tattica ci stava dietro in quel momento. Solo la sincerità della sua voce: lui credeva davvero ad ogni singola parola che aveva detto.
<< Sta zitto! Sono solo bugie! Non ho bisogno di alcun aiuto, sopratutto da un essere inferiore come te!>>, urló il lupo innalzando la spada al cielo, pronto a farla calare e porre finalmente fine alle parole ingannevoli di quell'insetto.

Tuttavia, qualcosa lo fermó.

Ged aveva raccolto tutto il suo Potere, e l'aria intorno a lui inizió a vibrare intensamente, come se lui stesso emanasse una gigantesca fiamma che bruciava tutto quello che gli stava intorno.
<< Proprio per questo motivo, non posso lasciare che la mia vita finisca così, proprio ora. La farei preoccupare inutilmente.>>
Una forza misteriosa scaraventó la spada lontano.
<< Lei mi sta aspettando.>>

Il lupo ringhiò con tutta la rabbia e l'odio che aveva in corpo. Un lurido essere umano aveva osato mettersi contro di lui!
<< E se necessario, saró disposto persino ad uccidere un demone, pur di rincontrarla.>>
Il suo tono era serio e deciso. Nessuna incertezza nelle sue parole.
Il lupo guardó negli occhi del ragazzo, simili a due pozzi di Oscurità. Privi di emozioni.

Non stava mentendo.

Sembrava più un demone quell'essere umano che non molti altri di sua conoscenza. Inoltre possedeva un Potere come mai ne aveva visto prima. Quel ragazzo era un mostro quasi quanto lui.
Azzeró quindi la sua furia omicida, e i suoi occhi da un rosso sangue ritornarono al giallo solito.
Sospiró.
Nel frattempo, anche il ragazzo aveva dissolto il suo Potere, e si era alzato in piedi, tornando a fissare il cielo.
<< Questa foresta significa molto per te, giusto?>>
Il lupo annuì.
<< Sappi che il Patto ci renderà entrambi più forti, sia io che te. In questo modo potrai difendere più facilmente la tua casa.>>
Il demone sospiró nuovamente. Non era quello che gli importava, aveva visto nel cuore del ragazzo e ora aveva preso la sua decisione.

<< Stringiamo questo Patto, cucciolo d'uomo?>>"





<< Ah, allora è così che vi siete incontrati, kupó! Che storia avvincente!>>, dichiaró il Moguri entusiasta, dopo essersi sdraiato sul soffice terreno ad ascoltare l'intero racconto.
<< Stipulando questo Patto con il sangue, ora io e lui siamo collegati. Entrambi ne abbiamo tratto vantaggio.>>, disse Ged.
Montblanc ripensó alle parole del ragazzo: il Patto li avrebbe resi entrambi più forti.
<< In che senso, kupó?>>, chiese infine.
<< Io al momento dentro di me ho un po' di sangue demoniaco, come lui ne ha invece di umano.>>
Il Moguri piegò la testa di lato facendo segno di non capire.
<< Per parte mia, io ho preso da lui la forza sovrumana e l'abilità nell'arte della spada, che grazie al suo sangue è migliorata notevolmente. Inoltre ogni tanto può capitare che i miei occhi si illuminino di rosso come i suoi.>>
Montblanc rabbrividì al ricordo di quando Ged si era sollevato dai rottami della Gummiship, colmo di furia omicida con gli occhi che emettevano una luce rossa demoniaca inquietante. Strano, pensava di esserselo immaginato per la paura, invece era tutto reale.
<< Ed invece Sif...?>>
<< Non ha mai fatto parola con nessuno su che abilità avesse ottenuto.>>, rispose Ged seccato, indicando il lupo.
<< L'unica cosa di cui sono certo è che ora sappia trasformarsi in un essere umano...>>
<< Un essere umano, kupó!?>>, non riusciva proprio ad immaginarselo.
Il demone sbuffò.
<< Non mi trasformeró mai in quell'essere inferiore!>>, ringhiò lui.
A quanto pare non era molto cambiato da allora: odiava ancora gli umani, solo ad eccezione di uno per cui provava rispetto, Montblanc poteva notarlo facilmente. E anche Ged si fidava di lui, nonostante fossero entrambi troppo cocciuti e non volessero darlo a vedere.
<< Smettetela di perdere tempo. Senza Potere, siamo bloccati qui... Tanto vale andare ad esplorare questo Mondo, cosa ne dite?>>
<< Sì, kupó!>>








(Angolo Autore)

Ecco qui la fine del settimo capitolo! Scusate il ritardo, ma come avevo accennato, con la scuola non riesco proprio a starci molto dietro. Inoltre, non ho molto spesso il computer per poter inserire i capitoli, quindi a volte capita che magari l'ho già scritto ma devo aspettare che si liberi ahah...

"Cucciolo d'uomo" non lo dicevano nel "Libro della Giungla"? Non me lo ricordo più di tanto quel film Disney...

Comunque... Cosa ne pensate di Sif? Ho voluto dedicare questo capitolo a lui eheh, per chi non lo sapesse , Sif era uno dei boss di Dark Soul, il gioco famoso per la sua estrema difficoltà che o ti conquista o ti fa sclerare lanciando il disco fuori dalla finestra stile frisbee XD che ricordi ahah! Ero arrivato al punto di ridere dopo ogni morte pur di non disperarmi ahah! Però davvero un bel gioco, e molto appagante una volta superate le difficoltà! Consigliato però per chi ha i nervi saldi, chi non ci è abituato probabilmente lo odierà a morte ahah!

Comunque mi dispiace, stavolta non ho fatto nessun disegno...
Però ecco un po' di immagini di Sif (sul cellulare si vedevano bene, spero anche qui, comunque si trovano su google):
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQnmuhD-zjNVeG0SdZk4ux6dTUABNp9EbC9QfX5p38EDwmVgDa7
http://3.bp.blogspot.com/-Xa36HebMvg8/TrYLTZTNxJI/AAAAAAAAALE/2fP9bWu6jhk/s1600/tumblr_lt3b8kAATo1qzis1f.jpg
http://26.media.tumblr.com/tumblr_lwjblnY2bb1qk27dho1_500.png
http://th03.deviantart.net/fs70/PRE/f/2013/288/e/9/the_great_grey_wolf__sif_by_immp-d6ql79p.jpg  (molto bella questa)
http://darksouls.wiki.fextralife.com/file/view/wolf.jpg/477302956/512x288/wolf.jpg  (qua era nel video del gioco prima della battaglia)



Comunque di lui, ho preso solo l'aspetto e l'arma, il resto (odio per gli umani, sfera di Oscurità ad area, occhi rossi per la furia omicida che lasciano scie luminose, velocità sovraumana, ecc...) li ho inventati io.

Bene è tutto, ci vediamo al prossimo capitolo, e vi lascio con un ultima domanda: secondo voi di che Mondo si tratta quello in cui sono arrivati ora Ged e gli altri?

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