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di skinshaz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


--Il bambino riccio,in un angolo della classe,costruiva un castello con le costruzioni.Era talmente impegnato che nemmeno si accorse del paio di occhi blu che lo stavano fissando da lontano.Un pezzo dopo l'altro,il maniero si ergeva lentamente.
  Diede un ultima occhiata al suo lavoro,poi,soddisfatto,si allontanò per andare a prendere una delle deliziose pizzette che aveva portato la maestra.
Al suo ritorno,il castello era completamente distrutto.Le lacrime gli salirono agli occhi e un singhiozzo gli scappò dalla bocca. Si inginocchiò accanto alle macerie prendendo in mano alcuni pezzi. Alzò lo sguardò solo quando un altro bambino gli si sedette di fianco.
"Chi è stato?" Chiese solo. Il ricciolino indicò i tre bambini seduti al tavolino in plastica verniciato di azzurro,poco lontano.L'altro si alzò,dirigendosi verso quei bambini a cui avrebbe volentieri spezzato ogni singola matita colorata. Era molto più piccolo degli altri,in quanto a statura,infatti si limitò a versare i loro bicchieri pieni di succo di frutta sui loro amati grembiulini. Poi corse. Corse verso l'amico,lo prese per mano e lo costrinse a correre con lui.
  Si nascosero in un piccolo armadio e,una volta al sicuro,si sorrisero. Il riccio sapeva che bisognava dire grazie,ma quando era davvero grato per qualcosa,lui baciava. Lo faceva solo con la sua mamma,è vero,ma si sentiva in dovere di farlo. 
  Si sporse in avanti e appoggiò le sue labbra su quelle di Occhiblu.--


Harry si svegliò di colpo,tutto sudato. Quel sogno continuava a tormentarlo. Si chiedeva da dove avesse preso spunto per un sogno del genere,ma ogni volta che ci pensava troppo finiva solo con l'avere un gran mal di testa.
  Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere. Per un secondo si ritrovò disorientato,non riconoscendo la sua nuova camera,ma trasferirsi in un posto nuovo è un buon modo per ricominciare.'Londra' pensò 'portami qualcosa di buono'.
  Guardò fuori dalla finestra e lo spettacolo che gli si presentò davanti non fu particolarmente affascinante. La finestre davanti alla casa erano ancora chiuse e a terra,in strada,c'erano solo sacchi dell'immondizia e qualche ragazzo coraggioso uscito a fumarsi una sigaretta nel venticello pungente di settembre.Questo gli fece ricordare della sua sigaretta mattutina. Infilò una mano nella tasca dei jeans appoggiati alla sedia e tirò fuori un pacchetto di Marlboro. Ne prese una e l'accese. Dopo un lungo tiro buttò fuori il fumo che si disperse rapidamente.
  Sempre fumando,si infilò una maglietta nera,i jeans scuri e le all-star bianco sporco. Uscì dalla sua stanza e si diresse in bagno.Aprì l'acqua e,tenendo la sigaretta fuori portata,se ne buttò quanta più possibile in faccia. Fece un altro tiro guardandosi allo specchio. I capelli ricci ancora disordinati gli circondavano il volto e un velo di occhiaie si faceva strada sotto gli occhi verde brillante. 
  Prese una spazzola e si preparò alla tortura quotidiana. Si spazzolò i capelli,quasi piangendo dal dolore,borbottando. 
"Dannati capelli...morite male...cazzo!" Esclamò infine quando l'ultimo nodo si sciolse. Si piegò in avanti e li sbattè con le mani,per poi riordanarli ancora. Non era il massimo,ma poteva andare. Finì la sigaretta seduto sul water,poi si lavò i denti.
  Quando finì,scese al piano terra per fare colazione. Anne,sua madre,era uscita presto per lavoro e lui fu costretto a prepararsi da solo un pasto quasi decente. Latte e cereali. Semplice,ma era tutto ciò che sapeva fare appena sveglio.Mangiò in fretta,recuperò i libri di scuola e corse fuori,appena in tempo per salire sull'autobus.
  Si sedette negli ultimi posti e si infilò le cuffiette. Non ebbe il tempo di rilassarsi che due ragazzi grandi come armadi lo sollevarono e lo sbatterono sui sedili più avanti. 
"Sono i nostri cazzo di posti,frocio!" Gli dissero subito dopo.
"Nervosetti,mi dicono" Borbottò Harry a sè stesso.
Si sedette di nuovo,massaggiandosi la schiena.Era sicuro che sarebbe apparso un livido enorme,ma non spogliandosi molto spesso davanti ad altre persone non se ne curò più di tanto. Era abitutato a questo genere di cose,nella sua vecchia città. Due bulletti in più non avrebbero certo fatto la differenza.
  Scese alla fermata dell'autobus,praticamente davanti alla nuova scuola. L'ansia prese a stritolargli lo stomaco,facendogli venire voglia di vomitare. Iniziò a farsi domande sapendo che non avrebbe avuto risposta fino all'entrata. Continuava a chiedersi come avrebbe vissuto se non fosse piaciuto ai compagni o se i bulli avrebbero continuato a tormentarlo anche in questa scuola.
  Appena varcò l'ingresso dell'edificio,notò subito la distinzione netta tra gli studenti. Le cheerleader strillavano e saltellavano in mezzo al corridoio;gli sfigati,per lo più,venivano sbattuti quà e là dalla squadra di football. In pratica,sempre la stessa cosa. Harry si soffermò ad osservare i campioni della scuola,i pugni sollevati verso i visi dei poveretti spiaccicati contro il freddo metallo degli armadietti e che strizzavano gli occhi sperando che si sarebbe risolto tutto il più velocemente possibile. Un ragazzo,però,colpì Harry più degli altri. Non in senso letterale,non lo colpì davvero,però qualcosa nei suoi occhi gli ricordò la sua infanzia,gli ricordò l'amore che era solito ricevere. Capì di essersi incantato e scosse leggermente la testa per svegliarsi.
Cercò il suo armadietto e,quando finalmente lo trovò la campanella emise quel suono acuto e fastidioso,indicando l'inizio delle lezioni.
 Chiaramente in ritardo,Harry corse per il corridoio praticamente deserto,incontrando solo la bidella grassoccia dall'aria infastidita. Raggiunse la 3°C e,agitato,bussò leggermente sulla porta. La aprì e una schiera di teste si voltò verso di lui. Si scusò silenziosamente con la professoressa,per poi andarsi a sedere al fondo.
  La scuola era iniziata da poco più di una settimana,ma gli studenti avevano già legato tra loro. Harry si sentiva un pesce fuor d'acqua. 
  Si guardò intorno e riconobbe il ragazzo che aveva visto vicino agli armadietti con la squadra di football. I capelli vagamente mossi color castano chiaro gli cadevano sulla fronte e il sorriso furbo gli dava un'aria da cattivo ragazzo. Ma la cosa che piaceva di più ad Harry erano i suoi occhi blu mare. 
   --Si sporse in avanti e appoggiò le sue labbra su quelle di Occhiblu.--
 'Ora torni anche quando non dormo?'Si chiese Harry. Però gli occhi gli ricordavano troppo quelli del bambino nel sogno. 
  Il riccio si costrinse a seguire la lezione,concedendosi di tanto in tanto un'occhiata al suo Occhiblu. Harry si rese conto di essere geloso quando il ragazzo si mise a parlare con un ragazzo biondo seduto vicino a lui. 
  Nemmeno si rese conto di essersi alzato ed essere uscito dalla classe un secondo prima della campanella. Fu seguito subito dopo da una mandria di ragazzi e ragazze.Fortunatamente si ricordò la posizione del suo armadietto e ci si fiondò prima che ci fosse troppa gente appoggiata sopra. Mise i libri dentro,approfittando per sistemare il tutto,poi lo richiuse. Si voltò appena in tempo per vedersi arrivare addosso un ragazzo di minimo 120 chili. Fu scaraventato sugli armadietti e cadde a terra.
'Oggi ce l'hanno con me,a quanto pare' Sentì le lacrime per il dolore far pizzicare gli occhi,ma continuava a ripetersi 'No,non qui Harry,piantala'. Un paio di occhi color mare lo guardavano da lontano.
 "Chi è stato?" Chiese il suo Occhiblu.

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


 "Chi è stato?" Chiese il suo Occhiblu.
Harry ebbe un deja-voux.Il sogno gli apparse davanti agli occhi. Di nuovo loro due,più piccoli.Stessa scena. Senza nemmeno accorgersene indicò con il dito il bestione che gli aveva distrutto la spalla. Gli occhi dell'altro guizzarono verso la squadra di football. Si alzò e si diresse verso di loro. Nonostante fosse più basso di molti,sferrò un pugno contro il più grosso. Gli altri di sicuro non si sarebbero messi contro di lui,contro il capitano della squadra,tutto quello che fecero fu disporsi intorno alla rissa e fare casino,incitando a continuare.
Harry si alzò in piedi a fatica e si fece strada tra i corpi ammassati per vedere cosa stava succedendo. Perchè quel ragazzo stava picchiando uno del suo stesso gruppo per lui? Cercò di dividerli a mano,invano. Stufo di provare,tirò un calcio indeciso nella pancia del bestione,facendolo gemere leggermente di dolore. Proprio in quel momento,il preside urlò sopra il fracasso.
"Ma che diavolo state facendo?!"
Tutto si bloccò e tutti gli studenti si voltarono. Si aprì un varco per farlo passare e appena i ragazzi furono a portata di mano,prese per le magliette i due a terra e li fece alzare di peso. "Nel mio ufficio. Tutti e tre" Borbottò indicando anche Harry.
  Seguirono il preside a testa bassa,senza guardarsi. Il primo ad entrare nel suo ufficio fu il bestione.
"Ehm,volevo solo...ehm...grazie" Mormorò Harry rivolto all'altro,guardandosi le scarpe. Lui rise.
 "Tranquillo. Comunque piacere,sono Louis" Continuò porgendogli la mano. Quel nome.
"Harry" Rispose il riccio. Louis sorrise come se già lo sapesse.
  E lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Non si era mai dimenticato il suo primo bacio,quello con la versione molto più piccola del ragazzo che sedeva sulla sedia proprio accanto a lui.
  Si strinsero la mano nel momento esatto in cui la porta dell'ufficio del preside si aprì.
"Styles, Harry." Chiamò la segretaria. Il ragazzo si sollevò con le braccia dalla sedia e oltrepassò la soglia dell'ufficio, scomparendo alla vista di Louis. Quando si sedette sulla sedia davanti alla scrivania e la schiena gli prese a far male,tanto era scomoda.
"Ascoltami,Styles,sei appena arrivato e questa è la prima volta che finisci dal preside in tutta la tua vita, sei un bravo ragazzo,vero?" Harry annuì incerto. "Te la caverai con un richiamo. Arriva a tre e dovremo sospenderti. Ora esci,devo ancora andare a comprare le ciambelle per mia figlia" 'Tutto qui?' Pensò Harry confuso.'Usciamo prima che cambi idea' E così uscì,e,fuori dalla porta,rivolse ancora un mezzo sorriso al suo protettore.
   Harry aveva perso il pullman. La strada dalla scuola a casa era sfiancante,ma nessuno poteva passare a prenderlo. Si accese una sigaretta,nonostante ne avesse poche e non volesse sprecarle. Di tanto in tanto scalciava qualche sasso dal marciapiede. La mente affollata non lasciava spazio a niente che non fosse Louis. Continuava a chiedersi perchè si fosse cacciato nei guai per lui.
  Una macchina gli rallentò di fianco.
"Vuoi un passaggio,principessa?" Esclamò la sua voce,come fosse uscita dai pensieri.
Rosso in viso per quel nomignolo,Harry se ne uscì con un brusco "No" per poi continuare a camminare. L'altro,ridacchiando,continuò a seguirlo lentamente. Vedendo che il ragazzo non aveva intenzione di lasciarlo perdere,Harry si fermò di botto.
"Dimmi che cazzo vuoi,ti ho già ringraziato"
"E' così che mi ripaghi?" Chiese Louis mettendo su un finto broncio. "Sali in macchina,muoviti" Harry fece ancora qualche tiro,poi buttò mozzicone a terra e salì. E se ne pentì subito dopo.
"Allora...è il tuo primo giorno qui,vero?" Harry annuì. "Ti ha colpito qualcuno in particolare?"
Harry arrossiva molto facilmente e di questo Louis se ne accorse molto presto.
Per alleviare la tensione,Harry se ne uscì con una battuta davvero squallida. "Bè,quello grosso nella squadra di football mi ha colpito davvero tanto. In pieno petto"
Louis fissò la strada,sorridendo e scuotendo la testa.
"Ma come fai ad essere così cretino,Hazza?" 'Ancora nomignoli' pensò Harry 'però questo l'ho già sentito'. Poi indicò una via e Louis girò.
Non potè pensare oltre. L'auto frenò davanti al piccolo giardinetto incolto di casa Cox-Styles. I bidoni dell'immondizia non davano certo un aspetto più gradevole all'abitazione,però,tutto sommato,era abbastanza carina.
  Harry fece per scendere,ma una mano gli trattenne il polso.
"Possiamo fare una foto?"Chiese Louis. Il riccio lo guardò esitante e l'altro continuò."Solo una foto" Harry annuì. Il castano prese il suo iphone nuovo di zecca con la cover scura e mise la fotocamera interna.
Uno scatto,un ricordo.
  I due si salutarono e Harry entrò in casa sorridendo. Quel ragazzo gli infondeva sicurezza. Ad esempio,era sicuro che non fosse uno stronzo come tutti gli altri nell'intera scuola. Oppure,era sicuro di averlo già visto da qualche parte.
  Buttò lo zaino da qualche parte in cucina e andò al frigo a prendere del cibo da riscaldare. Tirò fuori una poltiglia che assomiglia vagamente a della pasta al forno e la mise nel microonde. Dopo il sonoro bip la tirò fuori e si sedette al tavolo. Mangiò in fretta e,una volta finito,andò al piano superiore a riposarsi.
  Si stese sul letto e chiuse gli occhi.
...............................
 
"Merda..."Borbottò Harry aprendo gli occhi e lasciando che la luce del tramonto lo accecasse. Ma non si era svegliato per quello; il campanello suonava ininterrottamente.
  Scese le scale di corsa e si buttò sulla porta. La aprì stropicciandosi gli occhi e da uno spiraglio tra le palpebre,riuscì a scorgere gli occhi che gli piacevano tanto.
"Ciao Harry!" Esclamò Louis entrando in casa senza chiedere il permesso. Harry lo guardò confuso e si chiuse la porta alle spalle.
"Ehm...ciao?" Louis si stava guardando intorno,poi si voltò di colpo e per un momento rimase imbambolato a fissare il riccio che si sistemava i capelli. Tossì rumorosamente e iniziò a parlare.
"Ti era caduto il cellulare in macchina e sono venuto a riportartelo appena ho potuto" Sorrise tirando fuori il telefono di Harry dalla tasca.
"Oddio grazie,ti adoro,non vivo senza telefono"Rispose Harry avvicinandosi forse più del dovuto all'altro,che spalancò gli occhi,facendo un passo indietro. Gli porse il telefono e camminò velocemente verso la porta.
"Devo proprio andare,ciao" Disse chiudendosela dietro.
  Harry si morse il labbro.'Che cazzo ho fatto' Pensò.
  Preso da un presentimento,controllò la rubrica e,come aveva immaginato -o sperato-,c'era un numero in più. Louis si era segnato con un cuore affianco al nome. Harry sorrise.
  Salì in camera sua e si accoccolò sul letto,gli occhi ancora puntati sullo schermo luminoso del cellulare.
  'E se gli piacessi?'  'No,non è possibile'  'Però mi ha lasciato il numero'  'Il mio se lo sarà segnato?'
Come aveva previsto,dopo qualche minuto,la testa iniziò a pulsargli terribilmente.
"Harry,sono a casa!" Urlò Anne dal piano di sotto trascinandolo via dai suoi stessi pensieri. Si trascinò al piano inferiore,i capelli di nuovo tutti arruffati.
"Ciao"Borbottò il ragazzo guardando il tavolo pieno di buste della spesa."Stai andando in letargo? Fai le scorte? A che ci serve tutta questa roba?"
"Ho invitato a cena una mia collega e viene anche suo figlio,credo venga nella tua scuola" Mise una bottiglia di Coca-Cola in frigo."E' nella squadra di football,magari ti aiuta a farti degli amici"
  A Harry si contorse lo stomaco. Cercando di sembrare il più tranquillo possibile fece la domanda di cui più temeva la risposta. "E ti ha detto come si chiama?"
"Si,ehm,Louis se non sbaglio. Perchè?"
"No,così,tanto per sapere. Devo andare in bagno,scusa,ti aiuto dopo"Borbottò prima di correre su per le scale e chiudersi in bagno. Girò la chiave e si sedette appoggiando la schiena alla porta. 'Merda,non è stupido,capirà tutto' Pensò sull'orlo delle lacrime dal nervoso. Il cuore gli batteva forte contro il petto,tanto forte che ebbe paura che gli schizzasse fuori dal corpo. Si alzò e si guardò allo specchio. Era consapevole di essere gay,lo sapeva e lo accettava,ma gli altri? Non era sicuro che gli altri l'avrebbero fatto. Non sapeva nemmeno se sua madre se ne fosse accorta o no. Non aveva atteggiamenti effeminati,poteva benissimo fingere di essere come tutti gli altri,ma non riusciva a controllare le occhiate che lanciava ai ragazzi e questo l'aveva sempre fregato.
  Appena riuscì a calmarsi,ripercorse il tragitto fino alla cucina,dove la madre era intenta a cucinare,un libro di ricette aperto in una mano e una pentola vuota nell'altra.
"Hai bisogno di aiuto? Sappiamo entrambi chi è lo chef,qui" Le chiese ridendo.
"Oddio si,non ci capisco niente" Rispose lei lasciando cadere sul banco da cucina sia il libro che la padella. Gli scoccò un bacio sulla guancia e andò in salotto a riordinare.
   Dopo un'oretta,Harry aveva preparato la carne e il purè,gli antipasti e dei piccoli,adorabili cupcake. Non ebbe nemmeno il tempo di dire "Ho finito" che il campanello trillò forte,facendo passare a Harry tutta la fame. Aprì la porta il più lentamente possibile,trovandosi davanti una donna con un ragazzo al seguito.
"Ciao Harry!" Esclamò la donna. "Sono Jay"
"Ehm,piacere,mia madre è di sopra a vestirsi,posso farvi sedere in salotto" Disse indicando la porta da cui si intravedeva un divano. Lei entrò porgendo una torta a Harry che si diresse in cucina.
"Ciao Jay!" Sentì esclamare dall'altra stanza. Posò la torta sul tavolo,poi andò a controllare che il cibo non si fosse raffreddato.
"Ehi Harry"
"Ciao Louis" Cercò di essere freddo,ma fallì miseramente. "Mi dispiace...ehm...per oggi"
"Non è successo nulla,tranquillo,è che...non sono abituato"
"Ad avere gente così vicino o ad avere ragazzi così vicini?" Chiese Harry ammiccando.
"Si nota?" Rispose Louis guardandosi le scarpe.
"Un momento...ma tu sei.."Abbassò la voce. "gay?"
"Non l'avevi capito?"
Anne interruppe il dialogo imbarazzante,salvando entrambi. "Allora,che fate? Preparate il tavolo o no?"
"Si,subito mamma" Prepararono la tavola in silenzio,ma Harry colse un paio d'occhiate da parte dell'altro,accompagnate da un sorriso e da un lieve rossore sulle guance. Quando ebbero finito si sedettero intorno al tavolo e Harry servì a tutti i piatti che lui stesso aveva preparato,godendosi le lusinghe da parte di Jay.
  La cena proseguì tranquilla,poi arrivò il momento dei saluti.
"Ma Jay,che ne dici di far dormire qui Louis?" Chiese Anne quando gli ospiti erano già sulla porta. Jay si girò verso Louis.
"Mamma,ehm,non ho nemmeno il pigiama" Rispose il ragazzo.
"Oh,questo non è di sicuro un problema,Harry potrebbe prestarti qualcosa" Propose Anne. Harry la fulminò con lo sguardo,ma sapeva che non avrebbe potuto ribattere,anche se non era molto sicuro di volerlo.
  Louis e Harry si ritrovarono seduti sul letto di quest’ultimo,uno di fianco all’altro,non sapendo bene come iniziare un discorso. Alla fine Harry si alzò e aprì uno dei cassetti della cassettiera,nell’altro lato della stanza. Ne tirò fuori un pigiama a quadri che gli lanciò subito dopo.
“Spero non ti sia troppo grande” Si guardò intorno “Mi sa che devo mettermene uno anche io”
“Perchè,ti solito dormi nudo?” Chiese Louis ridacchiando.
“Bè...si” Louis arrossì e Harry scoppiò a ridere.
“In realtà dormo in mutande,ti dà fastidio?”
“Ehm,no tranquillo” Mormorò prima di arrossire di nuovo. E Harry che pensava di arrossire spesso.
  Erano le circa le dieci e mezza quando decisero di andare a dormire. Harry si tolse la maglietta e Louis non potè fare a meno di notare quanto era bello,nonostante non avesse addominali scolpiti. Decise di provare a non farsi beccare che era ormai troppo tardi,perchè Harry alzò lo sguardo proprio mentre l’altro si girava dall’altra parte. Anche lui si tolse la maglietta,infilandosi il più in fretta possibile quella del pigiama,sentendosi leggermente in imbarazzo a spogliarsi davanti ad un ragazzo del genere,poi si tolse i pantaloni e Harry si ritrovò a fissargli il sedere,anche senza farla apposta. Dopo essersi messo i pantaloni,Louis si girò verso il riccio.
“Si,ti sta decisamente troppo largo” Osservò Harry guardando Louis con le maniche che gli coprivano le mani.
“Non importa,mi piace” Rispose,ma l’altro si era già avvicinato e trattenne Louis per la manica quando tentò di allontanarsi,poi gli rigirò i polsini del pigiama fino a quando non furono all’altezza giusta.
“Ti va una sigaretta?” Chiese poi,porgendogli il pacchetto che era appoggiato sulla scrivania.
“Si,volentieri,è da stamattina che non fumo” Prendendone due e passandone una a Harry. Quest’ultimo prese l’accendino e lo mise in mezzo ai due,invitando Louis ad accenderla con lui. Fece scattare la fiammetta e entrambi si avvicinarono. Accesero le sigarette guardandosi fisso negli occhi e Louis,ovviamente,arrossì ancora.
“Non è che arrossisci troppo spesso?” Chiese il riccio ridendo. A Louis andò di traverso la saliva.
“Ehi,mi dispiace,non volevo farti soffocare” Ridacchiò ancora Harry. Andò verso il divanetto dove avrebbe dormito,dando le spalle a Louis che lo osservava.
“Ehi,ma che hai fatto alla schiena?” Chiese quest’ultimo,preoccupato. Harry si maledisse per non aver coperto il livido.
“Non è niente,è tutto a posto”
“No,non è a posto. Ti fa male?” Chiese Louis sfioragli la schiena,che subito fu percorsa da brividi di piacere.
“Un po’,ma...” Rispose Harry avvicinandosi alla porta per poi chiuderla a chiave. “Forse tu puoi curarmi”

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


“Forse tu puoi curarmi” Harry si avvicinò pericolosamente a Louis,quasi sovrastandolo con la sua altezza.
“Indovina cosa mi è piaciuto di te dal primo momento”Sussurrò il riccio a pochi centimetri dalla bocca dell’altro.
“Ehm,il culo?”
“Gli occhi,cretino”Rispose,come se fosse ovvio. Lo strinse a se per poi sollevarlo di qualche centimetro da terra e portarlo sul letto. Lo appoggiò non molto delicatamente sulle coperte,così che venne trascinato anche lui.
“Credi che tu possa curarmi?” Domandò fissando gli occhi blu.
“Lo spero tanto” Louis fremeva dalla voglia di far combaciare le loro labbra,ma era quasi spaventato da come si era evoluta la situazione. Harry sorrise e si avvicinò ancora,sfiorando appena il labbro superiore dell’altro provocandogli brividi sulla spina dorsale.
“Lo spero anch’io” Il desiderio di Louis fu soddisfatto quando finalmente le loro bocche si incontrarono,mandando entrambi in uno stato di confusione. Un bacio a metà tra il violento e il dolce,ma abbastanza spinto da permettere a Harry di sentire l’erezione di Louis sotto i pantaloni leggeri del pigiama.
Se il loro bacio era quasi vorace,le mani del riccio erano lente e dolci. Percorsero il torace di Louis,fino ad arrivare al bordo della maglia. Lo afferrarono e lo tirarono su così lentamente che Louis si sentì morire per un attimo,chiedendosi  quanto ci avrebbe messo. Harry interruppe il bacio.
“Si nota tanto? Che sono gay” Chiese.
“Mi sei saltato addosso,secondo te?” E,notando lo sguardo perso negli occhi verdi,gli prese il viso con una mano,mentre l’altra la infilò tra i ricci disordinati,poi continuò.”Ma posso dirti una cosa? Non sono mai stato più felice di quanto lo sono ora”
La mano del riccio si insinuò sotto la maglia toccando appena la pancia e gli addominali,per poi scendere di nuovo in tutta calma. Arrivato all’elastico dei pantaloni,fece per tirarlo giù,ma la mano di Louis bloccò la sua.
“No,possiamo solo...stare vicini?”Chiese in imbarazzo. Harry era decisamente confuso,però annuì e si tirò su,distendendosi di nuovo con la testa sul petto di Louis. Chiuse gli occhi e si raggomitolò lì,lasciandosi cullare dal battito del cuore del ragazzo sotto di lui e dalle carezze che gli stava dando. Intrecciò le loro dita e si concesse un ultimo sorriso prima di sprofondare in un sonno profondo.
 
..............................
Furono svegliati entrambi dal bussare frenetico della madre di Harry.
“Ragazzi? Ragazzi,tutto bene?”
Harry,con la voce impastata dal sonno,cercò di parlare.”Ehm...si...bene”
“Ok,la colazione è pronta e non chiudetevi più a chiave,lo sai che busso. Dovete andare a scuola,muovetevi” Sentirono i passi della donna che si allontanava. Harry chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro. Quando li riaprì si ritrovò davanti il viso del ragazzo con cui aveva dormito,il sorriso ancora mezzo addormentato e un leggero velo di occhiaie che gli incorniciavano gli occhi.
“Buongiorno principessa”
“Ciao”Rispose Harry stropicciandosi gli occhi e accennando un sorriso.
“Dobbiamo scendere,sai?” Sussurrò Louis accarezzandogli i capelli.
“Dobbiamo proprio?”
“Si,Hazza,dobbiamo” Harry sbuffò stanco. Si mise a sedere lentamente,senza avere il tempo di alzarsi,perchè Louis lo aveva già tirato di nuovo verso di sè.
“Non dimentichi qualcosa?” Gli chiese. Harry rise e lo baciò,sorridendo ancora sulle labbra dell’altro. Riuscì a convincerlo a farlo alzare,si avvicinò alla cassettiera e aprì un cassetto. Osservò i vestiti,indeciso su cosa mettersi. Tirò fuori una maglietta dei Pink Floyd,un maglioncino e dei semplici jeans scuri,mise le solite converse bianche e si aggiustò i capelli. Poi andò alla porta e girò la chiave. Uscì dalla stanza e rientrò pochi minuti dopo.
“Pronto!” Esclamò chiudendo di nuovo la porta,trovando Louis ancora disteso nel letto,con le mani dietro la testa.”Ti muovi o vuoi fare tardi? Dobbiamo andare”
“Passo. Oggi,io e te,andiamo in un posto” Rispose.
“E’ il mio secondo giorno,non posso non andare!” Ribattè il riccio.
“Non dirmi che preferisci andare a scuola piuttosto che passare una giornata con me”
Harry ci pensò un po’ poi gli sorrise e si avvicinò di nuovo a lui. Sfiorò le sue labbra con le proprie e gli sussurrò: “Scordatelo” per poi lasciargli un bacio a stampo.
“Rompipalle” Louis si alzò dal letto spingendo giocosamente Harry. Indossò i vestiti del giorno prima e,dopo essersi dato un’aggiustata,allungò il braccio per  prendere una sigaretta dal pacchetto sul davanzale.
“Eh no” Gli disse Harry bloccandogli la mano con uno schiaffetto. Louis alzò gli occhi al cielo.
“Voglio solo passare un po’ di tempo con il ragazzo perfetto” Mormorò mettendogli le mani sui fianchi,attirandolo a lui e allo stesso tempo spingendolo verso la finestra. Subito dopo si allontanò,tenendo in mano una sigaretta.
“Rubacchiare in giro ha i suoi vantaggi” Disse facendogli l’occhiolino. Harry non potè fare a meno di ridere. Afferrò lo zaino e se lo mise in spalla,precedendo Louis fuori dalla porta e giù per le scale.
“Mamma scusa,ma non abbiamo tempo,siamo un po’ in ritardo” Esclamò quasi correndo verso la porta sventolando la mano.
  La macchina di Louis era parcheggiata proprio davanti al giardinetto. Salirono,Louis mise in moto e partirono velocemente. Dopo qualche minuto Harry chiese: “La cintura non la metti?”
Louis lo guardò come se fosse stupido. “No,zitto. Come ti avevo detto,io non vado a scuola e nella mia macchina ci sei anche tu,quindi vieni con me”
“Ma io dev-“ Cercò di ribattere Harry.
“No,ti porto in posto” Poi aggiunse sorridendo.”Ti piacerà,vedrai”
    Louis parcheggiò in posto a Harry sconosciuto. La strada si fermava di colpo e da lì iniziavano a crescere erba e fiori di tutti colori. Alcuni alberi creavano delle zone d’ombra dove la temperatura diventava piacevole.
“Wow Louis,è stupendo” Osservò estasiato Harry. Louis rise mentre si avvicinò al baule dell’auto e lo aprì. Ne tirò fuori un semplice cestino da picnic.
“Sapevi che io sarei venuto con te?” Chiese Harry sorpreso.
“Diciamo di si,in qualche modo ti avrei convinto”
   Si sedettero su una grande tovaglia in un’area particolarmente colorata. Dal cestino uscirono panini,frutta,bevande e dolcini. Harry non poteva essere più contento.
   Louis notò dei piccoli fiori rosa nell’erba, all’angolo della tovaglia.
“Harry girati di là,devo fare una cosa” Harry si girò riluttante mentre Louis staccava uno a uno i gambi,cercando di non spezzarli a metà. Iniziò a intrecciare e intrecciare,lanciando di tanto in tanto un’occhiata al riccio che gli dava le spalle intento a mangiare un dolcetto.
‘Fatto!’ Pensò Louis,soddisfatto del suo lavoro. Si avvicinò a Harry e gli posò delicatamente sui capelli la coroncina che aveva costruito. L’altro alzò le mani e se la tolse per un momento. La guardò per un istante e se la rimise.
“E’ semplicemente bellissima!” Esclamò gettandogli le braccia al collo. “Grazie,davvero”. Lo baciò,sorridendo nel bacio.
“Ti piace davvero?”
“Si,è perfetta” Louis sorrise a quelle parole.
“Facciamo una foto?” Chiese. “Solo una foto”. Harry annuì e Louis scattò una fotografia.
“Sei bellissimo” Sussurrò Harry nell’orecchio dell’altro.
 Louis si sdraiò sorridendo e Harry lo seguì,appoggiando la testa a pochi millimetri dalla sua.
“Non pensi che stia andando tutto troppo in fretta?” Mormorò Harry poco dopo.
“Di che parli?” Rispose Louis.
“Di noi,ci conosciamo da due giorni e già dormiamo insieme,ci baciamo e ci comportiamo come una coppietta felice” Spiegò il riccio con gli occhi che scrutavano il cielo luminoso attraverso le fitte foglie dell’albero.
“Harry,ma tu non hai la sensazione di conoscermi già?” Chiese Louis puntando gli occhi nel punto in cui stava guardando l’altro.
“Qualche volta,insomma,quando mi chiami Hazza ad esempio,oppure quando abbiamo parlato per  la prima volta...si,bè...io faccio un sogno,sempre lo stesso,di me e di un altro bambino che mi difende e tu mi ricordi il bambino. Ha gli occhi blu,sai?”
“Ti sei mai chiesto perchè fai sempre lo stesso sogno?” Chiese ancora Louis con le lacrime agli occhi.
“No,in realtà mi sembra solo tutto molto strano”
Louis si mise a sedere di colpo. “Harry,quel sogno non è un sogno”
“Come scusa? E cos’è?”
“Harry,quello è un ricordo” Louis guardò lontano,in fondo al prato. “Quando avevi sette anni feci un incidente in macchina con tuo padre,lui morì e tu persi la memoria. Mia madre e tua madre mi hanno fatto promettere di non dirti nulla se per caso ti avessi incontrato di nuovo. Non so come fai a ricordarti quel momento,ma fidati,è successo davvero”
“Quindi...noi due ci conosciamo da tempo? E mio padre...” Harry si bloccò di colpo,gli occhi spalancati e la gola secca. “Portami a casa”
“Harry...”
“Ho detto portami a casa!” Gli urlò rabbioso. Louis si spaventò per la potenza della sua voce,di solito bassa e dolce. Si alzò e prese velocemente il cibo e la tovaglia e iniziò a correre dietro a Harry che già camminava a grandi passi verso l’auto. Entrò e sbattè la portiera. Si tolse rapidamente la coroncina,ma la tenne sulle gambe,cercando di non rovinarla.
“Harry,mi dispia-“
“Muoviti,voglio andare a casa”
Louis non potè fare altro che mettere in moto e partire.
  Harry scese che la macchina non si era ancora fermata del tutto,rischiando di cadere. Si precipitò verso la porta d’ingresso e la aprì,chiudendosela alle spalle e quasi spaccando il naso a Louis che l’aveva seguito.
“Ciao ragazzi!” Esclamò Anne quando li vide entrare.
“Perchè cazzo non me l’hai mai detto?” Le urlò. “Mio padre ci ha abbandonati eh?”.  Anne iniziò a singhiozzare e piangere,cercando di abbracciare Harry,ma lui si spostava e la allontanava e questo la straziava.
“Harry,mi dispiace,davvero. Avrei voluto,ma volevo che tu avessi una vita normale,che la ricostruissi da capo”
“Ho già sentito troppo volte di oggi ‘mi dispiace’. E lui?” Chiese indicando Louis. “Cosa c’entra con me?”
“Harry,siamo stati migliori amici fino a quando non hai perso la memoria,poi ci siamo dovuti allontanare” Rispose,anche lui sull’orlo delle lacrime. “Il sogno,cazzo,pensa al sogno! Come avresti potuto sognarmi senza conoscermi?”
A Harry aveva iniziato a tremargli il labbro inferiore. “Vattene,ti prego”. Louis voleva ribattere con tutto il suo cuore,ma conosceva Harry e non voleva vederlo stare ancora più male. Quindi annuì e uscì dalla porta,lanciandosi ancora un’occhiata alle spalle,per poi voltarsi di nuovo e continuare a camminare.
   Harry corse in camera sua,la coroncina ancora in mano e chiuse la porta a chiave. L’odore di Louis era ancora nelle coperte e nell’aria. Si appoggiò la corona di fiori sui capelli e si guardò intorno. Andò alla scrivania e svuotò il suo portapenne. Qualcosa cadde tintinnando sul legno. Harry afferrò la lametta che non usava da tempo. Con l’altra mano si tirò su la manica e appoggiò leggermente la lama fredda sulla pelle morbida. Una sensazione di strano piacere gli percorse il corpo. Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mano facesse quello che sapeva fare. Le lacrime gli cadevano sulle guancie e il sangue scivolava su tutto l’avambraccio e poi fino alla mano,gocciolando sul pavimento. Ma lui non vide niente di tutto questo,vide solo nero.
   Quando rialzò le palpebre era steso sul pavimento,il sole cominciava a calare. Gli bruciavano gli occhi e le labbra e un odore dolciastro gli invadeva le narici. Abbassò lo sguardo e vide tutto rosso. Il braccio,la mano e il pavimento erano imbrattati del suo sangue. Anche l’altra mano era piena di sangue,appoggiata inerme sulle piastrelle gelide e la lametta a un paio di centimetri di distanza.
  Si tirò su a fatica,con il braccio che pareva andasse in fiamme dal bruciore. Aprì di neanche mezzo centimetro la porta per vedere se la madre era di sopra,ma constatando via libera uscì dalla stanza ed entrò subito in un’altra. Accese la luce del bagno e si mise davanti allo specchio,guardando il pavimento. Non aveva il coraggio di guardarsi dopo quello che si era fatto.
  Quando aveva quattordici anni e veniva deriso a scuola tornava a casa e prendeva la lametta. I tagli non erano particolarmente profondi. Quando compì quindici anni,decise che era ora di smetterla,ma non era pronto a buttare l’amica di dolore,il suo unico aiuto. La nascose in quel portapenne,sempre lo stesso,come una sfida a se stesso. Lei sarebbe stata lì a tentarlo,ma lui avrebbe resistito. Ma,come si dice,il lupo perde il pelo,ma non il vizio.
  Riuscì ad alzare lo sguardo,ma tutto quello che vide fu un ammasso di ricci disordinati,la corona storta,i vestiti stropicciati e gli occhi verdi e spenti velati di uno strato di tristezza e delusione. Poi si guardò il braccio sinistro e finalmente capì che casino aveva combinato. Due tagli abbastanza profondi gli decoravano il braccio ricoperto dal sangue secco. Doveva lavarsi.
Aprì l’acqua e infilò il braccio sotto il getto tiepido. Bruciava,ma non poteva non togliersi tutto quel sangue.
  Quando fu pulito,tirò giù la manica del maglioncino e tornò in camera,dove si chiuse nuovamente a chiave. Tirò le tende e si stese sul letto. Pochi minuti dopo si addormentò,gli occhi rossi di nuovo colmi di lacrime.

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


La mattina dopo Harry aprì gli occhi. Sentiva ancora il profumo dolce di Louis sul cuscino. ‘Una mattina come tutte le altre’ Pensò annoiato,ma quando cercò di mettersi a sedere facendo forza sul braccio sinistro,una fitta dolorosa gli percorse la pelle fino alla spalla. Notò di essere vestito e si tirò su la manica del maglioncino che indossava. I due tagli erano leggermente rossi,gonfi e bruciavano,ma non quanto gli occhi da cui erano uscite tante di quelle lacrime che avrebbero potuto riempire tre vasche da bagno.
  Tutti i ricordi del giorno prima riaffiorarono facendo quasi più male del braccio. Il picnic nel prato,la perdita della memoria causata dall’incidente,il litigio con Louis e la madre e,infine,la ricaduta.
  Guardò la sveglia sul comodino. 06.25. Si stropicciò gli occhi e si alzò a fatica. Un punto del pavimento della stanza era ancora sporco di sangue secco,così prese delle salviette profumate e le passò per terra. L’odore acre era insopportabile e si era diffuso nella stanza.
  Andò in bagno,si spogliò ed entrò nella doccia senza neanche guardarsi allo specchio. Aprì l’acqua e provò a regolarla,ma i tubi erano rotti,perciò dovette accontentarsi di quella tiepida. I ricci gli si appiccicarono in fronte quando si raggomitolò in un angolo,il getto potente puntato addosso. L’acqua riusciva a togliere il sangue secco,,ma non riusciva a far scivolare via la sensazione di sentirsi tradito. E Harry si sentiva davvero tradito,troppo. Inizio a fregarsi furiosamente la pancia,le gambe e le spalle cercando di togliersi quella sensazione. Esplose in un pianto isterico,con singhiozzi e gemiti. Si abbracciò le ginocchia e nascose la testa. 
  Una volta calmo o per lo meno non in quello stato pietoso,si alzò e afferrò l’accappatoio appena fuori dalla doccia. Ci si avvolse e si lavò i denti,poi andò in camera sua e prese dei vestiti a caso dalla cassettiera. Preparò lo zaino e guardò la sveglia. 07.05.
  Scendendo le scale accese il telefono e gli arrivarono una decina di messaggi.
Louis.
Louis.
Louis.
Louis.
Mamma.
 Louis.
Louis.
Louis.
Mamma.
Louis.
Dicevano più o meno tutti le stesse cose. Dicevano di chiamare,di farsi sentire,ma non ne aveva voglia. Aveva quasi paura di trovare Louis fuori dalla porta con la macchina per portarlo a scuola. Ma,quando uscì,non trovò nessuno,neanche un cane randagio. Pochi minuti dopo arrivò il pullman,lui salì e si sedette nei posti davanti,per evitare l’episodio spiacevole di due giorni prima. 
   L’armadietto,da lontano,sembrava più brutto rispetto alla prima volta,sembrava che qualcuno ci avesse scritto sopra. Harry si avvicinò e,in effetti,c’erano davvero delle scritte. Lesse una parola scritta in rosa. Frocio.
“Ehi frocio,hai visto che sorpresa? Spero ti piaccia il rosa,altrimenti posso scriverne un altro in,che so,lilla” Esclamò un giocatore di football ridendo a crepapelle. Harry sorrise cercando di sembrare divertito,ma se lo avesse guardato negli occhi,avrebbe capito che stava per scoppiare in lacrime. “Ci si vede più tardi” Continuò il bestione. ‘Più tardi?’ Si chiese Harry. Era più che deciso a non farsi trovare nè più tardi nè mai.
  Le lezioni non passavano più,un’ora dopo l’altra Harry continuava ad addormentarsi almeno dieci minuti a lezione e,alla fine della terza,il trillo acuto non fu mai così gradito. Uscì velocemente dall’aula sperando di arrivare alla macchinetta sano e salvo,ma le sue preghiere non furono ascoltate.
 Louis gli veniva incontro quasi correndo.
“Harry!” Esclamò. L’altro fece finta di non vederlo,ma gli fu difficile perchè gli si mise proprio davanti,le mani sui fianchi. “Scusa per ieri,non avrei dovuto dirti tutto così in fretta. Stai bene?”. Fece per prendergli la mano,ma Harry fu veloce e la tirò via dalla sua portata. 
“Si...bene”
“Harry...” Harry si allontanò,lasciandosi Louis alle spalle che lo guardava con aria triste. Girò l’angolo e andò a sbattere contro il ragazzo che lo aveva chiamato frocio.
“Ehilà”
“Ascolta,non so cosa sia successo ieri mentre non c’ero,m-“ Un pugno in pieno naso lo fece barcollare.
“Ascolta tesorino,se tu fossi un frocietto e basta,sarebbe ok,ma stai facendo diventare come te anche il nostro capitano”
“Non so se il tuo cervellino mangiato dalle tarme comprende,ma non siamo una setta satanica che converte la gente etero” Il ragazzo lo prese per il colletto e lo sbatte sul muro. La testa e la schiena iniziarono a fargli male. Strizzò gli occhi,pensando che gli sarebbe arrivato un altro pugno,ma l’altro lo mollò e lui cadde a terra,il naso sanguinante e la schiena a pezzi. Se ne andò solo dopo avergli tirato un calcio alla gamba,per completare l’opera,lasciandolo lì,inerme a cercare di pulirsi il sangue che gli colava dal naso e andava bagnare le labbra.
“Cazzo,stai bene,amico?” Chiese un ragazzo di passaggio.
“Si,sto bene” Rispose Harry sorridendo,ma anche solo alzarsi era un’impresa. 
   In qualche modo stava camminando verso il suo armadietto. Prese tutto quello che aveva dentro e andò in bagno. Si lavò la faccia e quando rialzò lo sguardo,dietro di lui,c’era Louis appoggiato al muro con le braccia incrociate. 
“L’ho già detto al preside. Verrà sospeso,se non espulso” Gli disse,avvicinandosi e appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Non c’è problema,me ne vado io”
“Cosa?” Urlò Louis. “Non puoi andartene! Non ora che-“ Harry guardò il suo riflesso. Louis si fece coraggio e continuò. “Non ora che mi sto innamorando di te”
“Mi dispiace,Louis” Sussurrò Harry per poi lasciargli un bacio a stampo. Uscì e si appoggiò al muro. Louis si appoggiò esattamente dall’altra parte del muro con espressione preoccupata.
  Harry guardò da un lato all’altro del corridoio,poi si diresse verso l’uscita della scuola,lo zaino in spalla.
  Louis si guardò allo specchio. Un idea gli attraversò la mente. “Ok,ok devo trovarle” Sussurrò a se stesso prima di afferrare il telefono. “Pronto,Anne?”
  Harry girava nel parco già da un po’,aspettando il pullman. Voleva andarsene il prima possibile. Era passato a casa a svuotare e rifare lo zaino,in cui aveva semplicemente messo qualche vestito,delle barrette di cioccolata e i soldi che teneva da parte. Della madre non c’era traccia.
Finalmente il pullman parcheggiò davanti a lui. Aveva un piede sul primo scalino quando sentì qualcuno urlare il suo nome. Si voltò e il ragazzo biondo che aveva visto con Louis il primo giorno gli stava correndo incontro.
“Harry!” Si fermò davanti a lui con il fiatone,piegato in due dalla fatica. “Sono Niall,devi venire con me”
“Perchè? Neanche ti conosco”
“Ti prego,è importante. Vieni con me,poi puoi decidere se andartene o no,ma prima vieni con me” Poteva essere solo uno scherzo di cattivo gusto,magari per attirarlo in un posto buio e picchiarlo più forte di quanto già non l’avessero picchiato in corridoio. Accettò solo perchè aveva visto il biondo con Louis e,inconsciamente,si fidava di lui.
  Dopo una bella corsa,Niall lo fece salire su una macchina vecchia e un po’ sporca fuori,ma dentro era comoda e c’era profumo di pino.
“Ti ha detto Louis di non farmi andare via?” Chiese Harry guardando gli occhi azzurri del ragazzo saettare da una parte all’altra della macchina,talmente nervoso e di fretta che rischiò di andare a sbattere contro un albero vicinissimo al cofano dell’auto.
“Non dovrei dirtelo,ma si,deve parlarti” Spiegò per poi partire a tutta velocità.
  Parcheggiò davanti a un grande edificio che Harry sapeva essere una vecchia fabbrica a cui avevano riverniciato gli interni,ma che poi avevano lasciato di nuovo lì a marcire. Uscì dall’auto e vide uscire dal portone un bel po’ di gente che,quando gli passarò vicino,lo salutò come se si conoscessero da tempo. Niall,dopo aver salutato a sua volta i ragazzi,gli posò una mano sulla spalla e lo accompagnò fino ad un corridoio all’interno della struttura.
“Da qui devi andare da solo,devi solo andare dritto poi trovi una porta e la apri” Gli sorrise. “In bocca al lupo” Detto questo si girò e ripercorse il corridoio e uscì.
   Era buio e Harry,anche se doveva solo andare dritto,per un momento ebbe paura di perdersi. Dopo un paio di passi trovò la maniglia di una porta d’emergenza e spinse. Venne accecato per un secondo,ma lo spettacolo che gli si presentò davanti quando si abituò alla luce era così affascinante che nemmeno si accorse degli occhi che si lamentavano.

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