Mangia, prega, ama.

di ofarrowsandbows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vado a vivere in Europa. ***
Capitolo 2: *** St. Nicholas Church. ***
Capitolo 3: *** Il master. ***
Capitolo 4: *** L'Università di Bristol. ***
Capitolo 5: *** La scommessa. ***



Capitolo 1
*** Vado a vivere in Europa. ***


“Ok, sono pronta.” dissi mettendo le ultime valige nel taxi. Poche ore e avrei iniziato una nuova vita in un nuovo continente, dove magari le persone non sapevano nemmeno chi fossi. Poco male, pensai indossando gli occhiali da sole. Probabilmente arrivata a Londra non mi sarebbero nemmeno più servite. Qualche mese prima, indecisa sul mio futuro da studentessa o persona o che dir si voglia, avevo mandato una richiesta ad Oxford, Inghilterra, e con grande stupore – beh non proprio, viste tutte le eccellenze e la buona condotta – fui accettata.

“Ma Alexis, sei sicura di non voler vedere qualche scuola qui vicino? Magari la Columbia, Campbell dice che è bella!”

Sbuffai trattenendo un sorriso alle parole di mio padre, che era così preoccupato da essere uscito in strada in vestaglia, il che era davvero preoccupante, considerando che fosse un patito della perfezione in ogni piccolo dettaglio e quel ciuffo ribelle che non voleva saperne di stare giù non era certo l’apoteosi della perfezione.

“Papà alla Columbia non ci sono master per fotografia.”

Lui alzò gli occhi al cielo. Aveva provato in tutti i modi a farmi restare vicino casa, dicendo anche che alla Columbia c’era il mio fratellastro. Magari se non ci fosse stato nessuno che avesse potuto controllarmi mi sarei preoccupata anche di guardare meglio ciò che l’università aveva da offrire.

Diedi un’occhiata supplichevole a mia madre e lei capì al volo. Prese papà per entrambe le braccia e lo spinse verso il portone di casa. Nei diciannove anni di collaborazione al dipartimento mia madre era sempre stata quella che portava i pantaloni, fosse stato per mio padre avremmo fatto i mantenuti a vita.

“Fa buon viaggio.” disse semplicemente “E chiama quando arrivi.”

Annuii e l’abbracciai per l’ultima volta.

“Salutatemi tutti i parenti. E Cam. E vabbè, anche Lucas e Thalia. Vi voglio bene, riguardatevi.”

Mia madre è un poliziotto, uno dei migliori secondo la mia modesta opinione. Non l’avevo mai vista troppo emotiva eppure avrei giurato che avesse gli occhi lucidi. Vidi mia nonna affannarsi sulle scale con un paio di pantofole blu in mano e una camicia da notte in tinta.

“Pensavi davvero di andare via senza salutarmi?!”

Mia nonna, Martha Rodgers era ed è tutt’ora molto conosciuta nell’ambito del teatro, inoltre era una novellista. Lei è britannica e prima di trasferirsi a New York per inseguire il suo sogno, ovvero Broadway, aveva lavorato anche con diversi scrittori e novellieri del suo contempo. Più o meno.

“Volevo darti questo, devi farmi un favore, cara.” sussurrò, e mamma capì che doveva scostarsi un po’ da noi.

“Dimmi tutto nonna.”

“Quando vai a Londra, visita la chiesa di St. Nicholas.” Il tono con cui lo disse non accettava repliche, così l’assecondai.

“Perché?” chiesi leggendo l’indirizzo sul foglietto.

“Niente di che, solo… è importante, lì ho conosciuto una persona davvero speciale che mi ha fatto capire cosa volevo dalla vita… magari succederà anche a te.”

Sbuffai sonoramente quando sentii quelle parole. Nonna Martha era una sognatrice, quando viveva ancora a Londra aveva incontrato questo giovanotto e adesso pensava che sarebbe successo lo stesso anche a me.

“Nonna, ha qualcosa a che fare con il nonno o… roba del genere?” chiesi portando gli occhiali da sole sulla testa, l’espressione pensierosa.

“No, per niente, cara. Diciamo che è un caro amico. Se volti il foglietto troverai l’indirizzo della sua abitazione.”

Annuii e lo misi in tasca, probabilmente avrei dimenticato sia di vedere la chiesa che di incontrare il vecchio giovanotto.

Salutai per l’ultima volta i miei genitori e la nonna ed entrai nel taxi, agitando la mano fuori dal finestrino. Quando fui abbastanza lontana ritirai la mano nell’abitacolo e controllai il cellulare.

Vidi che c’era un messaggio vocale e lo ascoltai;

“Signorina Castle si ricordi di mandarci un piccione viaggiatore quando è arrivata nella città della pioggia, che Dio la salvi o almeno provi a salvare la regina. Dopo questa mi trasferisco sull’Himalaya, farò da medico alle palle di neve. Buon lavoro con il master! Ah, sono il tuo fratello simpatico Cam. Non chiedermi di Lucas.”

Riattaccai sorridendo per poi avvicinarmi all’autista. “All’aeroporto, grazie.”
 
 
 

 
ANGOLO AUTRICE
In mia discolpa dico che mi stavano chiamando in una maniera incredibilmente forte e non potevo stare lì a non fare nulla(?) ovviamente questa cosa è l’AU più immenso del mondo, considerando che sto per mettere un personaggio di fantasia in una realtà abbastanza esistente (spero che tutti voi conosciate gli YouTubers(?) ma comunque evitiamo le cacchiate, ecco. È un crossover tra il mondo Castle e quello di YouTube, Alexis è la figlia di Rick e Kate e quindi gli eventi temporali sono diversi da quelli del telefilm. Inoltre qui ha due fratellastri avuti per via dei precedenti matrimoni, scusate, ma non ho potuto fare a meno di inserire un Lucas detto “Luke” –si quel Luke– (chi conosce Percy Jackson ha capito tutto, spero lol) e quindi se ve lo volete immaginare(?) pensate a Jake Abel. Campbell invece lo immagino come Grant Gustin, nella versione Sebastian Smythe ovviamente, che un po’ di parvenza di Castle ce l’ha(?) comunque ho fatto un monologo, as always, quindi mi fermo qui e alla prossima puntata! (?)
P.S. Ho cambiato nome, quindi un bacione da JustAWarbler   awkward_girl <3

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Capitolo 2
*** St. Nicholas Church. ***


Dopo un lungo e interminabile viaggio, ero arrivata a Londra e, cavolo era proprio come me la immaginavo quando ero piccola. Semplicemente bellissima.

Prima di andare a Oxford avevo deciso di fare tutte quelle cose che fanno i turisti, così visitai il Big Ben , Buckingham Palace e la Chiesa di St. Nicholas, proprio come avevo promesso alla nonna.

Non mi piacevano molto questo genere di cose, ma lei ci teneva così tanto che alla fine decisi semplicemente di vederla ed evitare di dirle una bugia.

Io davvero non so cosa mi aspettassi, ma nella chiesa c’era solo un ragazzo, seduto sulla panchina. Sembrava che stava pregando o pensando a qualcosa, così diedi una rapida occhiata alla chiesa e poi uscii.

Non ero mai stata bravo con ragazzi e le relazioni amorose in generale, una chiesa poi non mi sembrava nemmeno il posto per parlare. Al massimo potevo chiedere se avrebbe compiuto ciò che aveva promesso nella preghiera.

“Quello è un quadro degli inizi del novecento, è davvero bello, non trovi?”

Sobbalzai. Mi voltai lentamente e sorrisi in direzione del ragazzo, che ora stava appoggiato a una delle colonne della chiesa.

“È il mio preferito, credo che i colori che sono stati usati rendano armonioso il tutto. A te piace?”

Inarcai le sopracciglia e mi sembrava di non riuscire più a parlare, all’improvviso ero diventata muta. Papà avrebbe adorato questa situazione, considerando quanto potessi parlare senza nemmeno quasi respirare.

“Parli di questo quadro come se fosse un’ispirazione, o che so io. Studi arte?” chiesi per poi insultarmi mentalmente da sola. Di tante cose avrei potuto chiedergli altro.

“Sono un grafico designer. Mi piace questa roba, ma quello a cui piace storia dell’arte è mio fratello.”

Annuii spostando lo sguardo da lui all’affresco sul muro.

“Io sono Alexis, Alexis Castle, comunque. Con chi ho il piacere di parlare?” chiesi fingendo la nonchalance che soleva avere mio padre.

“Finnegan. Davvero non sai chi sono?”

“Non ne ho la più pallida idea. Sei qualche nipote di un duca?” Finnegan scosse il capo.

“Okay non lo so.” dissi facendo spallucce.

“Mio padre è un regista, mia madre una produttrice, mio nonno materno è un novelliere… devo continuare?”

Sgranai gli occhi sconvolta.

“Ora mi sento meno sola al mondo. Mi madre è una detective famosa a New York, mio padre è uno scrittore e mia nonna è un’attrice, teatrante e tanta altra roba.” Scoppiò a ridere e pensai che se tutti i ragazzi fossero stati come lui probabilmente il mondo sarebbe stato un posto migliore.

“Che libri scrive tuo padre?”

Mi guardai intorno confusa. “Vuoi davvero iniziare a parlare di questo in una chiesa?”

“Ha scritto le 50 sfumature di grigio, per caso?”

“No… lui scrive romanzi gialli, intendevo dire che una chiesa non mi sembra il luogo adatto per indursi in chiacchiere. Mia nonna ha fatto una foto proprio in quell’angolo lì.” dissi indicando l’angolo in cui vi era una versione finta di un rampicante pieno di fiori.

“Anche mio nonno, era una foto di tipo… il pleistocene.”

“Sei simpatico. Chi era tuo nonno?”

Finnegan inarcò esageratamente le sopracciglia e mi sembrò di aver detto qualcosa di blasfemo. Feci un sorriso di circostanza.

“Chi è, in realtà. Michael Frayn, comunque.”

Avete presente quella sensazione di leggerezza, spensieratezza, che per un attimo – anche qualcosa di più – vi fa dimenticare che avete una vita da mandare avanti? Io si, purtroppo. Guardai l’orologio e beh, era decisamente tardi, dovevo ancora ritirare gli ultimi libri prima di iniziare l’università e me ne stavo in una chiesa con uno sconosciuto da poco diplomatosi come grafico designer. Bella roba.

“Penso che dovrei tornare al campus.”

“Di già?” chiese dispiaciuto, quasi fui tentata di dirgli che avrei potuto passare tutta la vita a parlare di quadri e famiglie.

“Si.”

Stupida.

“Peccato… ci rivediamo?” chiese portandosi le mani nelle tasche dei jeans, con nonchalance.

“Come no, ci si vede in giro, Finnegan.” asserii facendo un mezzo sorriso per poi imboccare la navata e uscire dalla chiesa.

L’unica cosa che riuscii a sentire mentre camminavo, con le mani nel cappotto nero e i capelli rossi raccolti in una crocchia fin troppo ordinata – la frangetta sempre davanti agli occhi – fu “Come ti ritrovo?”

“Magari ci troviamo a metà strada.” dissi senza nemmeno voltarmi, per poi alzare la mano sinistra e fare un leggero cenno di saluto.

Quando arrivai al campus – lodati siano i taxi, un po’ meno i loro prezzi – chiamai a casa, per la mia rituale chiamata alla famiglia.

Raccontai ai miei dei luoghi che avevo visitato e poi parlai anche con la nonna a proposito della chiesa e del ragazzo. Quando le dissi di Michael Frayn sghignazzò, ma non disse nient’altro. Sempre la solita svampita. Mi ricordò nuovamente di andare all’indirizzo che mi aveva scritto sul foglietto, prima che iniziassi le lezioni.

“Alexis Harper Castle, tu non vuoi davvero andare a Chiswick, a trovare uno sconosciuto, per giunta? Spero che tu abbia abbastanza sale in zucca da…”

E così mi accorsi che stavo parlando con me stessa e così decisi semplicemente di distrarmi guardando qualche video su YouTube.

“Cosa fai?”

Alzai lo sguardo dal pc e mi ritrovai l’alta figura di Marie dondolare avanti e indietro per la stanza. Marie era la mia compagna di stanza, appunto, ed era una tipa davvero strana. Sapeva fare lo spelling di qualsiasi parola senza sbagliarla e sapeva dirla anche al contrario. Inquietante per una che si è sempre limitata a prendere A+.

“Niente, Marie.”

Credo che l’avesse preso come un invito a restare, perché la vidi saltare sul letto in preda a crisi isteriche.

“Hai visto il primo video del ragazzo carino?”

La guardai con un’espressione perplessa in volto, ragazzo carino sarebbe potuto essere anche il vicino di stanza.

“Alex riprenditi…” sbuffò esasperata digitando alla velocità della luce sulla tastiera. Quando il caricamento iniziò ad essere troppo lento, prese ad imprecare. Mi scostai e presi il cappotto, che avevo lanciato sulla sedia quando ero tornata.

“Senti, mentre tu aspetti il video che si carica io vado a fare un giro, okay? Okay.”

Non le lasciai nemmeno il tempo di replicare, perché ero già fuori dalla stanza.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
OH MIO JHSKAHKSJHAH, non mi aspettavo davvero tutti questi lettori, siete molto silenziosi ma siete arrivati a 165 in meno di nulla D:
Ne sono davvero felice, spero che la fanfiction vi piaccia, per quel poco che c’è (?) Comunque, ci tenevo a dire una cosa: IL PAIRING NON E’ ASSOLUTAMENTE ALEXIS/FINN HARRIES  :’’)
Per quanto io lo adori – insomma, lo avete mai visto? Tipo che è la tenerezza fatta persona(?) – non è lui l’interesse della nostra cara Castle. Per quanto riguarda Marie non ho un modello(?) per lei, quindi a voi la fantasia(?) lol. Beh comunque fatemi sapere cosa ne pensate, ogni recensione è gradita, bella o brutta che sia!
Un bacione, awkward_girl <3

 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Il master. ***


Il mio master in fotografia andava piuttosto bene, anche i miei studi sulla psicologia umana andavano a gonfie vele perché insomma, non potevo permettermi di prendere un’insufficienza e diventare lo zimbello dell’università. Era inaccettabile.

Era passato circa un mese e mezzo dalla storia della chiesa di St. Nicholas e non avevo più visto Finnegan in giro. Un po’ mi era dispiaciuto, perché insomma… sembrava un ragazzo a posto.

Comunque oggi avrei dovuto dare il primo esame per il master e merda, ero anche in ritardo. Mi alzai velocemente cercando di non pensare al fatto che in pochi secondi stavo per buttare a terra la lampada, mi ero arrotolata nel piumone e stavo cadendo a terra come un sacco di patate e non riuscivo a trovare la chiavetta con i negativi per la presentazione.

“Dovresti darti una calmata.”

“Marie quanto hai fumato ieri sera?”

Marie adorava partecipare e dare a sua volta festini clandestini in luoghi remoti del campus che di solito nessuno si curava mai di controllare. Le crepe ci sono ovunque, quindi scusate se ho rovinato il vostro sogno oxfordiano.

“Non capisci nulla, Alexis. Dovresti divertirti di più!”

“Si come no…”

Presi dei vestiti a caso dall’armadio e legai i capelli in una coda alta, non c’era tempo per farsi crocchie complicate e menate varie.

“Hai intenzione di uscire così?” chiese Marie, stando appoggiata sullo stipite della porta con indifferenza.

Guardai i miei vestiti e pensai che al momento i jeans e la maglietta che stavo indossando non sembravano malaccio.

“Non ho tempo.”

Uscii dalla mia stanza e corsi lungo il corridoio ad una velocità stratosferica, degna di Flash. Arrivai alla porta e quasi la sorpassai, se non fosse stato per il fatto che avevo agganciato la maniglia con la borsa.

“Gli esami sono rimandati a data da stabilire.” urlai in preda alla furia portando le mani nei capelli. “Perché cazzo gli esami si spostano in data da stabilire?! Che cazzo significa questo foglio di me…”

Okay, stavo urlando come una disperata e un tipo anziano stava venendo verso di me. Sgranai gli occhi in preda al terrore. Cattiva condotta, nei corridoi poi.

“Lei sarebbe la signorina..?”

“Castle. Alexis Castle.” dissi abbassando il capo in preda alla vergogna. Non era mai successo in diciotto anni che mi comportassi male, e adesso mi ritrovavo in corridoio con il preside dell’università e probabilmente il mio futuro scolastico in bilico su un filo rosso.

Non credevo di aver fatto qualcosa di eclatante, insomma, avevo solo buttato giù dalle mensole tutte le foto dei vecchi presidi e minacciato la segretaria che stava passando lì per caso di dare fuoco alla struttura se non avessi ricevuto la mia meritata A+ e… okay il preside non aveva avuto tutti i torti a portarmi nel suo ufficio.

“Sono responsabile delle mie azioni e ripagherò tutti i danni, lo giuro!” tentai, provando a salvare il mio posto all’università.

“Si rende conto di ciò che è successo lì fuori? Lei ha dato di matto signorina Castle, ha distrutto le foto dei vecchi presidi e per l’amor del cielo Miss Dorothy si è spaventata a morte!”

Portai una mano alla fronte e inspiegabilmente mi ero ritrovata sprofondata sulla poltrona di pelle marrone della presidenza. Quindi erano fatte così… non le avevo mai viste da così vicino.

A dire il vero non mi ci ero nemmeno mai seduta.

“Ha intenzione di dirlo alla mia famiglia?”

Annuì una sola volta e per me fu già abbastanza per morire lì sulla poltrona. Per la prima volta non avrebbero sentito un elogio. “Allo strike due però la sospensione sarà immediata.”

Eppure mi sentivo bene, mi sembrava di stare nel giusto.

Uscii dalla presidenza e passai davanti alla porta della sala in cui si sarebbe dovuto svolgere l’esame. Sussurrai un lieve vaffanculo, ma credo che Miss Dorothy mi avesse sentito, o magari era solo spaventata dall’ultima volta che ci eravamo incontrate.

Sorrisi lievemente e lei scappò via come un fulmine. Scossi il capo e mi diressi nella stanza in dormitorio.

“Come è andato?”

“Sono stata quasi espulsa, non mi va di parlarne.” dissi prendendo il computer.

“Marie.”

“Cosa?” chiese con un tono innocente.

“Cosa cavolo è JacksGap? Ho la cronologia piena.”

Marie saltò sul posto, sconvolta. Nemmeno avessi detto una bestemmia o chissà cosa.

“Oh, chiè magari... comunque, Jack è solo il diciottenne più sexy del mondo e beh, è di Londra e–”

“Si okay non mi interessa.” asserii cancellando la cronologia. “Per te sono tutti sexy, non vale nemmeno vedere come sia questo Jack.”

Lei annuì pensierosa, per poi sorridere in modo beffardo.

“Qui ci vuole una festicciola, giusto per allentare la tensione. Sei troppo stressata e siamo qui da solo un paio di mesi.”

Non so cosa mi prese, fatto sta che accettai di fare questo party in non so dove, usando non so cosa, bevendo qualcosa. Diedi così il mio consenso e nel giro di poche ore tutti erano a conoscenza del fatto che Marie Sullivan e Alexis Castle davano un super parti pieno di alcolici.

“Spero che tu non voglia fare la gusta feste anche adesso…” asserì Marie portandosi una sigaretta alla bocca, per poi ispirare e porgerne una anche a me. La guardai scettica.

“Scherzi, vero?”

Marie sogghignò, guardandomi come se fosse caduta in stato di trance.

“Neanche per sogno.”

Guardai di nuovo la sigaretta e poi la mia compagna di stanza, così, annuendo affranta presi la sigaretta e feci il mio primo tiro.

Ovviamente la sera in cui partecipai io fu la sera in cui il preside scoprì dei party, e considerando la quantità di alcol, sigarette e droghe – seppur leggere – non c’era da meravigliarsi che fioccarono tante lettere di sospensione.

“Castle.” Guardai il mio destino – pelato, con degli occhiali orrendi quasi quanto il maglioncino – con gli occhi di chi ha bevuto e fumato fin troppo per i propri standard e barcollante ricevetti il fatidico “Strike due.”

In poche ore mi ero ritrovata una studentessa senza master in fotografia, senza psicologia, senza stanza, senza numero di immatricolazione. Ecco cosa avevo combinato in un mese e mezzo di università.

Col senno di poi, avrei rifatto tutto allo stesso modo.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti e beh, parto col dire che tutto questo è molto OOC, ma insomma, la nostra Alexis ogni tanto può concedersi un piccolo scazzo(?) – si/no/forse/sentiamo anche i Casckett(?) – e poi vabbè, per una A+ magari si può anche sclerare in questo modo(?) lol. Questi per ora sono capitoli di transizione, come avrete notato(?) la storia si chiama “mangia, prega, ama” quindi abbiate pazienza, perché piano piano arriveremo anche a quello :’’)

Un bacione  a tutti e al prossimo capitolo, awkward_girl <3

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Capitolo 4
*** L'Università di Bristol. ***


Così ero stata cacciata da Oxford, avevo buttato nel cesso tutti gli anni di sudore e fatica che avevo fatto per arrivare sin qui eppure, mentre decidevo se prendere o no il volo per New York, mi sentivo felice.

Avevo parlato con Campbell e mi aveva detto di tenere in considerazione la Columbia. Mamma e papà all’inizio avevano dato di matto, ma poi papà se n’era uscito con la fatidica frase “te l’avevo detto” e il tutto si concluse lì.

Il cellulare mi vibrò in tasca e lo sbloccai per vedere chi fosse. Marie.

“Mi dispiace per averti messa in mezzo, so quanto ci tenevi ad Oxford. Prova con Bristol!”

Alzai gli occhi al cielo e poi decisi di dare una rapida occhiata al sito dell’università. Rimasi allibita: se avessi guardato anche l’università di Bristol avrei fatto un favore a me stessa.

Decisi di chiamare mia nonna per chiederle se sapesse qualcosa riguardo all’università e dovetti aspettare cinque minuti prima che si decidesse a rispondere al telefono.

“Alò?”

“Nonna?”

“Alexis, cara! Tuo padre mi ha raccontato dell’università… ma stai tranquilla cara, quando si chiude una porta si apre un portone!”

Sorrisi immaginando me e la nonna stile Dante e Virgilio, solo in giro per l’Inghilterra.

“Lo spero nonna, perché non ho intenzione di tornare a New York, per adesso.”

“Perché non provi con Bristol?”

No. Anche la nonna provava a convincermi con Bristol. Questo poteva diventare un incubo per me.

“Nonna cosa c’è a Bristol?”

“Chi c’è cara, chi c’è. Comunque – asserì vagamente cambiando discorso – ho provato a farvi iscrivere tuo padre e anche i tuoi fratelli maggiori, nessuno di loro mi ha mai dato ascolto.”

Sbuffai cercando di non farglielo capire. Sembrava quasi che stesse cercando di fare come quando mi diede il foglietto e mi disse della chiesa. Certo, dopo avevo incontrato Finnegan, ma poi ero stata espulsa da Oxford.

“Proverò anche con Bristol, contenta?”

“Si cara, molto. Devo andare, tuo padre sta dando di matto perché ha captato Bristol. Au revoir!

“Ciao nonna, saluta tutti.”

Così, con questa allegra chiamata sullo sfondo, decisi di inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica dell’università, sperando in una risposta positiva.

Sarebbe stato il periodo più lento e stressante della mia vita.

Comunque, immagino vi starete chiedendo dove spendessi le mie inutili – e senza istruzione – giornate. In realtà avevo messo da parte un bel gruzzoletto prima di partire per Londra, quindi non fu difficile affittare una stanza.

Una settimana dopo ricevetti una mail da Bristol: avevo un colloquio.

Non potete immaginare la mia gioia, credo. Insomma, appena espulsa da Oxford, forse accettata a Bristol e… non sapevo ancora cosa fare.

Voglio dire, mi piaceva parlare con le persone, ascoltarle e aiutarle a risolvere i loro problemi, ma non ero mai riuscita a capire perché fossi sempre così a disagio con me, me stessa, medesima.

Avevo diverse possibilità eppure oltre a psicologia e farmacologia nulla mi sembrava adatto alle mie competenze. Non mi sentivo un genio per via dei miei voti, intendiamoci, anzi, molto spesso li ritenevo il problema di tutto e tecnicamente erano stati anche il motivo per cui il preside teneva gli occhi puntati su di me aspettando un altro crollo emotivo-psicologico.

Il giorno della convocazione, decisi di indossare una camicia, un paio di jeans blu scuro, francesine color grigio e giacca nera. I capelli per una volta li avrei tenuti sciolti e avrei fatto in modo che nessuno della commissione potesse obiettare qualcosa su di me.

“Signorina… Castle. Perché ha deciso di iscriversi dopo due mesi e mezzo dall’inizio delle lezioni?”

Mostrai uno dei miei migliori sorrisi e risposi “L’università che frequentavo non mi dava più gli stimoli dei primi giorni, studiare stava iniziando a diventare faticoso e io credo che finché c’è l’interesse lo studio è piacevole.”

Una signora alzò lo sguardo perplessa.

“Qui dice che è stata espulsa per cattiva condotta.”

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, così raccontai la storia degli strike, omettendo la parte della festa e conclusi il tutto con un “sono una persona che tiene alla media scolastica”.

Il più anziano della commissione annuì e mi fece segno di avvicinarmi a lui. Mi alzai lentamente e presi il foglio che mi stava porgendo.

“Chieda di Jackson Harries, Miss Castle. Le spiegherà dove si trovano I dormitori e dove potrà sistemare le sue valigie.”

Sgranai gli occhi, cercando comunque di rimanere mentalmente lucida.

“Mi avete accettata quindi?”

“Ci faccia sapere che corso vuole frequentare al più presto.” disse semplicemente per poi liquidarmi con gesto della mano.

Annuii e uscii dalla stanza salutando mille volte la commissione; una di loro scoppiò a ridere. Probabilmente mi aveva preso per scema, e non la biasimavo per nulla.

Quando mi ricordai che non avevo la minima idea di dove cercare il ragazzo in questione, mi voltai di nuovo verso la porta alzando l’indice, ma questa mi fu chiusa in faccia. Molto divertente.

Così mi incamminai per i corridoi dell’università chiedendo di Jackson Harries, e ogni santa volta tutti davano di matto e poi dicevano che non sapevano dove fosse.

Dopo aver vagato a zonzo per mezz’ora decisi di visitare il teatro, giusto per farmi un’idea di come studiassero. Sì, avevo preso in considerazione l’idea di cambiare il mio percorso di studi.

Non ero impazzita, sia chiaro, anzi, avevo sempre adorato il teatro e l’opera, spesso andavo alle messe in scena della nonna e quando ero piccola avevo partecipato in alcuni ruoli secondari.

Stavo seguendo i cartelli di vetro che indicavano dove andare, quando notai una sala piena di strumenti. Mi fermai davanti alla porta, indecisa, poi mi feci coraggio ed entrai.

Sembrava il paradiso in versione musicale, probabilmente c’erano più strumenti lì che in un negozio.

Era noto a chi mi conosceva come “la figlia di Richard Castle” che oltre ad essere una brava studentessa sapevo suonare anche molti strumenti musicali, tra cui violino, violoncello, pianoforte, chitarra acustica ed elettrica e batteria.

Una volta mi dissero “Non hai perso tempo, Alexis.” Beh… è diverso: non ho tempo da perdere.

Nell’angolo vi era un violoncello molto più fico di quello che avevo a New York, così, sperando che nessuno mi avrebbe vista, lo spostai dalla sua pedana e mi misi a sedere.

“Guarda che non si possono suonare questi strumenti!”

Ecco, la solita fortuna. Alzai lo sguardo e quasi mi cadde la mascella da quanto ero sconvolta.

“Finnegan?”

“Spero tu stia scherzando.” asserì il ragazzo, gelido, rimanendo appoggiato alla porta con le braccia conserte.

“No. Che ci fai qui?”

“Gesù Cristo, sono Jack. JACK. Anche la più stupida delle persone ci riconoscerebbe. Sono sempre io quello che parla!”

“Ma che problemi hai?—aspetta, sei Jackson… Jackson Harries?” chiesi leggendo il foglio. Lui me lo tirò dalle mani per poi leggerlo, contrariato.

“Ma sei quella nuova! Piacere, Jack!” esclamò porgendomi la mano. Lunatico.

“Alexis.”

Jack sorrise facendo vagare lo sguardo da uno strumento all’altro.

“Okay, questo è imbarazzante… ma avremmo tutto il tempo per conoscerci, voglio dire, abbiamo appena iniziato l’anno e si prospetta davvero fantastico!”

O mio Dio quanto parlava questo ragazzo. Eppure a me ricordava incredibile Finnegan. Stavo seriamente iniziando a pensare di essere ad una specie di candid camera.

“Sicuro di non essere Finnegan?”

Jack sbuffò spazientito portandosi la mano sugli occhi.

“Non sono idiota, anche se può sembrare vista la mia incredibile bellezza, quindi si, ne sono abbastanza sicuro. Finn è mio fratello gemello. Ma lo guardi il JacksGap?”

Ebbi un’illuminazione. JacksGap era lo stesso nome che figurava in tutta la cronologia del mio portatile.

“Sei tu il ragazzo sexy!”

Non fu una bella mossa urlarlo davanti alla porta aperta, soprattutto perché la gente che passava iniziò a ridacchiare.

“Sei una celebrità in questa scuola, vero?”

Jack scoppiò a ridere, e lì capii che non era Finn, la sua risata aveva un non so che di frivolo.

“Ho una canale YouTube, anche molto seguito. Secondo te?”

Non capivo, Finn era un grafico designer e suo fratello aveva un canale YouTube? Poi ricordai la conversazione in chiesa, quando Finn mi chiese se davvero non sapevo chi fosse.

“Tu sei il fratello a cui piace storia dell’arte, giusto?” jack annuì sbalordito.

“Come lo sai?”

“Mistero. Abituati a questa cosa Harries Jackson.”

“Jack.” specificò.

“Come ti pare.” asserii sorridendo.

“Cosa studierai?”

Rimasi un po’ in silenzio a pensare, poi guardai verso Jack e… oh, aveva gli occhi verdi, che verde strano però, a tratti sembrava blu. Che fico, come Chris Colfer! Ehm… comunque, no, non somiglia a
Finn, come ho fatto a scambiarlo per lui? Colpa del passare del tempo, vabbè. Ma chissà che cosa studia…

“Tu che cosa studi?”

“Teatro, televisione e cinema. Pensa, un paio di settimane fa è venuta qui Martha Rodgers, la conosci? È tipo una forza, fortunata sua nipote…”

Sgranai gli occhi maledicendo l’intero albero genealogico dei Castle.

“Ti ha parlato di sua nipote…”

Jack annuì euforico. “Si, è tipo la migliore delle studentesse, sa suonare ogni tipo di strumento ed è… beh è fantastica. Studia psicologia ad Oxford.” Quando vide che lo stavo guardando come si guarda un criminale si giustificò dicendo che “si era informato.”

“L’hai mai vista?” scosse il capo con disappunto.

“E allora come… perché la trovi interessante?” okay stavo parlando di me stessa in terza persona, cercando di sembrare vaga, con un tipo sconosciuto, fratello del ragazzo della chiesa che è il nipote dell’amico della no… nna.

All’improvviso studiare a Bristol iniziava a preoccuparmi. “Musica, comunque.” risposi forzando un piccolo sorriso.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE

MARTHA MORE LIKE MANIPOLATRICE NELL’OMBRA(?) – Cit. libro di storia su Livia Drusilla Claudia(?) – however(?) spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio chi recensisce e chi segue in silenzio. Ah, si, dimentiavo: LEGGETTE DI NOTTE? (?) cioè, alle 23.00 spengo definitivamente il computer con una ventina di visualizzazioni per poi riaccenderlo il pomeriggio del giorno dopo e trovarne 150 :’’)

Un bacione e al prossimo capitolo, awkward_girl <3

 

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Capitolo 5
*** La scommessa. ***


Ero e sono tutt’ora una persona essenzialmente stupida. Nel senso buono del termine, ovviamente. Mi ero infilata in un casino più grande di me, e con ciò intendo dire che avevo detto alla nonna che mi ero iscritta a teatro, a papà e mamma che stavo riprendendo psicologia, ai mio fratello maggiore che stavo studiando legge come aveva fatto lui e beh, poi c’è Jack.

Musica mi piaceva, comunque, sì, alla fine, dopo aver parlato per più di due ore con mio fratello Cam, avevo deciso di riprendere in mano spartiti e strumenti per dare il meglio di me stessa. Male che sarebbe andato, avremmo messo su una banda giusto per non far vedere che eravamo dei mantenuti.

Tornando all’università, non ero entrata molto in confidenza con gli studenti, se non per Jackson, che comunque mi faceva da Cicerone in quella struttura così enorme in cui mi perdevo anche a distanza di una settimana. Lui diceva che ci aveva messo un mese per capire dove si svolgessero le sue di lezioni. Un po’ mi rallegrava, un po’ mi faceva pensare che non doveva essere il più brillante della famiglia.

Scoprii, dal racconto di Jack, che mia nonna negli ultimi tre mesi e mezzo aveva tenuto delle lezioni extra più di una volta e che gli aveva espressamente consigliato di fare un giro a New York e più specificamente nella sua scuola, una volta finita l’università.

Poi ovviamente era venuta a conoscenza del fatto che sapesse suonare l’ukulele e la chitarra, lei le aveva raccontato che sua nipote era portata per la musica e che avrebbe “amato” suonare con lui.

In momenti come questo far parte della mia famiglia non era il massimo. Avevo cercato di capire meglio cosa la nonna gli avesse raccontato su di me, perché non mi riconoscesse o cose simili eppure mi aveva risposto che non sapeva né il suo nome né come fosse fatta, sapeva solo che gli piaceva secondo ciò che le aveva detto Miss Rodgers.

“Non ti può piacere una persona solo per quello che ti hanno raccontato. È stupido.”

“No, non lo è, credo sia tipo… amore platonico.”

Mi sentivo strana. E pure tanto. Voglio dire, sentire un ragazzo parlare tutto il tempo di te con te non è una cosa che succede tutti i giorni e se questo ragazzo in questione decide di dire nei suoi video, in un giorno totalmente random, che pensa di avere una cotta per la nipote di Martha Rodgers per poi presentare la sua nuova amica Alexis Castle, un paio di dubbi la gente se li pone.

Non potei fare nulla per fermare quello strambo momento di puro imbarazzo.

“Hey gente come va? Vi ho già fatto vedere in precedenza la mia stanza a Bristol ma… ehi! Vi presento Alexis Castle, la mia migliore amica.”

Guardai Jack perplessa, praticamente ci conoscevamo da una settimana ma per lui ero la sua migliore amica, questo mi fece pensare che fosse il tipo di persona che si affezionava subito alle persone.
Comunque sorrisi alla telecamera e feci un cenno di saluto.”

“Alexis studia musica qui a Bristol e a volte studiamo insieme!”

“In realtà tu reciti e io suono ma se vuoi chiamarlo studiare…”

Jack guardò nella mia direzione con aria di sufficienza e scoppiai a ridere per la sua strana espressione. Tornammo seri.

“Coooomunque, oggi parleremo di una cosa seria.” asserì mimando i movimenti di Mr. Burns dei Simpson.

“Oh mio Dio non di nuovo!” esclamai nascondendo il viso nelle mani. Jack sghignazzò guardando altrove.

Inspiegabilmente, mi trovavo a mio agio in quella situazione. Insomma, mi piaceva stare davanti alla telecamera, parlando a vanvera con l’unico amico che avevo nel campus e… ricordai di essere la persona più stupida al mondo.

Considerando che Jack aveva una cotta per la nipote della Rodgers e… ehi! io ero Alexis Castle, la sua unica nipote… probabilmente fare video che tutto il mondo avrebbe potuto vedere non era il massimo della cosa.

“Alexis, credi nel colpo di fulmine?”

Sgranai gli occhi sconvolta e mimai una persona che si stava drogando.

“No, non ci credo! Tu ci credi?” chiesi ammiccando, l’errore più grosso della mia vita.

“Si e woooh… notiziona! Mio fratello Finn ha visto la nipote di Martha Rodgers alla chiesa di St. Nicholas. Proprio nella città in cui vivo!”

Partì una musichina che immaginavo dovesse rappresentare la gioia. Feci finta di prendere a testate la scrivania, potevo chiaramente sentire Jack gongolare come un bambino quando vede l’uovo di pasqua, o il regalo di natale.

“Credimi lei non ti piacerebbe.”

“Sei solo gelosa!” esclamò portando le mani a fianchi per poi voltarsi lentamente verso di me.

“Jackson spero tu stia scherzando. Woooh, ti ho chiamato Jackson, ti conviene non parlarmi per i prossimi cinque minuti!”

“O magari i prossimi cinque giorni…” sussurrò ammiccando verso la telecamera.

“Non mi esprimo.” dissi semplicemente sventolando la mano sinistra nella sua direzione.

“Abbiamo una Zoe 2.0, inizierei a preoccuparmi.” Alzai gli occhi al cielo, seccata.

Ovviamente conoscevo Zoe Sugg, o meglio vedevo i suoi tutorial e quelle poche cose che sapevo fare con i trucchi le avevo imparate grazie a lei e i suoi video.

“Mhm… si, forse.”

Jack batté le mani e iniziò a sfregarle velocemente.

“Hai intenzione di prendere fuoco? Vuoi essere la nuova torcia umana? Abbiamo già un supereroe!”

“In realtà… pensavo che se questo video raggiungerà i 40 mi piace tu aprirai un tuo canale YouTube.” Rimasi basita, ed eravamo tipo in diretta, o roba del genere.

“Anche no.”

“Anche si! Pollici in su per la mia amica Alexis!” urlò sbracciandosi verso il computer. Lo presi per le spalle e lo riportai a sedere.

“Jack hanno capito, così spaventi la gente e poi dobbiamo portarti in manicomio… beh… – dissi sorridendo alla telecamera – pollici in su per Jack ed Alexis!”

Finimmo di sistemare il video con i vari effetti e poi lo postammo, stavo per finire su YouTube e mi sentivo estremamente felice.

“Dicevo sul serio, comunque.”

“Per cosa?”

“Il canale. Te lo volevo dire già da un paio di giorni, ma tu non mi hai mai dato il tempo.”

“Tu hai parlato sempre della nipote di Martha, in realtà.” feci notare agitando l’incide nell’aria.

“Vero anche questo. Diciamo che siamo pari. Okay?”

“Okay. Ma non creerò un mio canale YouTube.” dissi col tono di chi non ammette repliche.

“Alexis – fece Jack portando le mani sulle mia spalle, sembrava quasi volesse farmi una paternale – io credo che se anche tu diventassi una YouTuber sarebbe fantastico. Ti piace l’attualità, no? Parla di quello che succede qui all’università o boh… di quello che succede nel mondo. Alla persone piacciono quelli che fanno i simpatici, che ironizzano… – disse mentre leggeva le mail sul suo cellulare – oh Gesù Cristo, Alexis.”

Inarcai un sopracciglio, scettica. “Cosa?”

Jack sogghignò trionfante. “La gente ti ama. Prepara la foto da mettere sul canale.”

Alzai gli occhi al cielo. Alexis Harper Castle, studentessa all’università di Oxford Bristol, figlia del famoso scrittore Richard Castle, a sua volta figlio della teatrante Martha Rodgers, YouTuber.

Fico.
 

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