Oyasumi - Goodnight my drug

di Nereisi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** oyasumi ***
Capitolo 2: *** droga ***



Capitolo 1
*** oyasumi ***


Oyasumi – Goodnight my drug

BUONANOTTE




Era notte a Las Noches. O meglio, era il periodo di tempo durante il quale la femmina umana riposava; quindi quella era “notte”. Quando era sveglia si chiamava “giorno”. Ma tanto a lui non importava.
Ulquiorra camminava tranquillamente per la fortezza. Non aveva niente da fare e stava sperimentando lo stato d’animo chiamato “noia” dagli umani.
Gli Hollow non hanno bisogno di riposare. Alcuni facevano finta di dormire, ma era solo per sfizio; niente di più. Il Cuarto, invece, lo riteneva solo un inutile spreco di tempo.
Guidato dalla forza dell’abitudine, finì col percorrere la strada che portava alle stanze dell’umana.
Lì si fermò, e stava per aprire la porta quando sentì dei rumori. Si bloccò e stette ad ascoltare.
Ansiti, gemiti, parole e rantoli soffocati provenivano dall’interno delle quattro mura, intervallati da brevi grida.
Dopo qualche istante di esitazione, spalancò la porta, la mano ben stretta sull’elsa della spada, fermandosi in ascolto nel buio. Non percepiva nessun’altra presenza.
Guardingo, si avvicinò al letto della ragazza e la vide dibattersi tra le lenzuola, sudata e accaldata in viso, mugugnando e a volte strillando, ma con gli occhi chiusi.
Si chinò sopra di lei, per studiare quello strano fenomeno. Nell’ammasso di memorie altrui  che lo componevano, qualcosa si smosse. La sua mente catalogò quel fenomeno con il nome di “incubo”; anche se non riusciva a carpire il significato di quella parola.
La sua inespressiva curiosità lo portò ad abbassarsi a livello delle labbra di Orihime.
<< Kuro… saki… kun… >>
Sorpreso, fece saettare lo guardo verso i suoi occhi. Aveva un’espressione dolorosa, la fronte corrugata e le sopracciglia aggrottate; ma le palpebre erano chiuse.
Affascinato, allungò un braccio; e stava per posare un dito sulla fronte di lei, quando all’improvviso ai lati della test della ragazza si illuminarono i fermargli, sigilli del suo misterioso potere e si trasformarono in piccole “fatine” che si piazzarono davanti alla ragazza, come per difenderla.           L’Espada non se ne curò: non gli costò il benché minimo sforzo fare pressione con il dito sulla “barriera” e raggiungere la pelle della femmina. Lasciò vagare per un po’ il dito, sfiorandola con la punta dell’unghia e spostando alcuni capelli fuori posto.
Le “fatine” lo tennero costantemente d’occhio. Poi, quando dedussero che non aveva cattive intenzioni, ritornarono alla forma di fermagli.
Giocò un poco con il suo viso il tepore della morbida pelle umana era così diverso dal freddo e duro Hierro…               
Percorse il contorno delle labbra, poi passò lungo il profilo del mento, seguì il percorso della giugulare sul collo e arrivò sopra al cuore. Tutta quella carne pulsava di vita; vita che, una volta, era appartenuta anche a lui. Una volta, appunto.
Orihime mugugnò infastidita e aggrottò di nuovo le sopracciglia.  Ulquiorra tornò a mettere il dito al centro della fronte. Poco a poco, i sospiri della ragazza si attenuarono e tornò a dormire serenamente. Restò per un po’ in quella posizione, poi, lentamente, si staccò e se ne andò, lasciando la Fullbringer a dormire, ignara di tutto.
 
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Orihime si svegliò con un terribile senso di mancanza e nostalgia, che convergeva al centro della fronte. In quel punto avrebbe dovuto esserci qualcosa che invece non c’era.
Si toccò la fronte e sorrise. Poi si diresse verso la finestra, attendendo una colazione che arrivò presto. Aveva molta fame quel giorno.
Non dovette attendere molto.
La porta si aprì. I passi fruscianti si avvicinarono. La voce parlò.
<<  Il tuo pasto, donna.  >>
<< Buongiorno! >> esclamò lei, trattenendo a fatica un sorriso.
<< Questo dovrebbe essere quello che gli umani chiamano buon umore. >>
Lei annuì, gli occhi sorridenti. Lui non se ne curò.
<< Mangia.  >>
Una volta tanto la rossa non si fece pregare e iniziò a mangiare di gusto. Molte volte si era chiesta da dove provenisse il cibo, vito che nell’Hueco Mundo non credeva che ci fosse qualcuno che ne avesse bisogno.
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto quando si accorse che l’Espada la stava fissando. La forchetta si bloccò a metà del suo viaggio e lei drizzò la schiena, aspettando una domanda che non tardò ad arrivare.
<< Cosa sono gli incubi? >>
Non si sorprese più di tanto. Alcune volte Ulquiorra le faceva delle domande che riguardavano gli umani, alcune banali, altre molto singolari, sempre mantenendo l’inespressività del volto.
Ma gli occhi tradivano sempre la sua curiosità.
Una volta Orihime gli aveva chiesto il perché delle sue domande e la sua risposta fu “ho dimenticato”.
 
Posò il piatto e lo invitò a sedersi. Cosa che, ovviamente, lui non fece. Sospirò.
<< Gli incubi sono dei brutti sogni. I sogni >> continuò, precedendo la domanda nascente dell’altro << sono delle immagini che appaiono nella mente degli esseri viventi mentre dormono. A volte sono casuali, a volte si intrecciano per formare una trama,  e si può essere il protagonista, di queste storie, così come uno spettatore onnisciente. >>
<< Quindi i brutti sogni, gli incubi, sono “storie” che non finiscono bene o sono brutte in sé? >>
<< Diciamo di sì. Ma non solo: gli incubi rappresentano qualcosa che ti spaventa, ti terrorizza, non vuoi che accada. >>
Stette sulle sue per un po’. Poi chiese: << Come si fa a scacciarli? >>
<< Gli incubi? >> questa volta era un po’ sorpresa.
Annuì impercettibilmente.
<< Beh… ci sono vari modi… avere qualcuno di cui ti fidi vicino a te… svegliare la persona in questione, così da interrompere l’incubo… o, più semplicemente, si augura la buonanotte. >>
Rimase a fissarla. Lei sorrise. << “Buonanotte” è una formula che nel nostro mondo usiamo per augurare una notte tranquilla e priva di incubi alle persone a noi care. >>
L’Espada passeggiò sul posto. << E funziona? >>
<< Se è detto con sincerità sì. >>
 
Ulquiorra assottigliò gli occhi. La sessione di domande era finita. Il freddo carceriere era tornato.
<< Finisci il tuo pasto, donna. >>
<< Orihime, mi chiamo Orihime. >>
Non ricevette riposta.
Ormai lo ripeteva come un mantra, nella speranza di forgiare la mente del Cuarto, ma a poco a poco si stava arrendendo.
Finì di consumare il pasto in silenzio.
Due arrancar entrarono nella stanza a raccogliere le stoviglie e le misero su un carrellino, e le portarono via.
Dopo poco, Ulquiorra lì seguì, facendo svolazzare il mantello bianco, lasciando di nuovo Orihime da sola a bramare il suo ritorno.
 
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Orihime aprì lentamente gli occhi, assonnata.
Sussultò lievemente, vedendo che sopra di lei troneggiava il volto di Ulquiorra, a poca distanza dal suo. Restarono immobili a fissarsi.
Una mano bianca si staccò dal fianco dell’Espada e un pallido dito si posò al centro della sua fronte. La ragazza sapeva che, se solo avesse voluto, con quel dito così esile avrebbe potuto ucciderla. Ma non aveva paura.
Non era la prima volta che Ulquiorra faceva delle incursioni notturne. Puntualmente, Orihime si svegliava; e ogni volta il Cuarto le posava un dito gelido sulla fronte, come una carezza appena accennata che significava “ non è ora, dormi ”.
La rossa sapeva bene che illudersi era inutile: anche se sapeva che il suo carceriere provava dei sentimenti, di certo non li esternava; come testimoniavano il suo volto inespressivo e il tono atono della sua voce.
Ancora una volta, la ragazza si rilassò e chiuse gli occhi, addormentandosi sotto il tocco freddo del dito del suo custode.
Prima che il torpore avvolgesse i suoi sens, Orihime scorse le labbra di Ulquiorra pronunciare qualcosa.
 
 
 
Oyasumi…..

 
 
 
ANGOLINO SCLERI
ma salve, popolo di EFP!
in realtà questo doveva essere il secondo capitolo di un’altra mia ff UlquiHime, “smooth”, ma… quando o cominciato a scrivere mi è venuto fuori questo, che non c’entrava un picchio! D:
perciò, ho deciso di usarlo come regalo, per ringraziare chi mi segue/legge occasionalmente le mie storie/ha semplicemente sbagliato a cliccare e vuole capire che caspita sta scrivendo questa scema :D
questa storia sarà breve, divisa in due capitoli.
chi mi sta per linciare per le altre storie che ho lasciato in sospeso si dia una calmata e se la prenda con il greco e il latino, che ce l’hanno con me e vogliono, evidentemente, farmi separare da voi! :’C
XD scherzo, ho già in cantiere qualche capitolo!
ok, qui passo e chiudo!
                                               animelover

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Capitolo 2
*** droga ***


DROGA
 
 



<< Sputa il rospo. >>
<< Gira al largo e non scocciarmi. >>
<< Cerchi rogne?! >>
 
 
La pazienza di Ulquiorra stava calando precipitosamente. Rasentava i minimi storici
Camminava spedito, ad un’andatura insolitamente veloce per lui, lo sguardo fisso verso la fine del corridoio, le mani pallide ben sprofondate nelle tasche che gli mandavano un lieve pizzicorino; come assecondando la terribile voglia che il Cuarto aveva di girarsi e sparare un Cero un piena faccia all’insopportabile presenza che continuava a seguirlo, subissandolo di domande.
Domande totalmente illogiche, come se non bastasse.
 
<< E’ inutile che cerchi di evitare di rispondermi. Anzi, faresti meglio a prendere in considerazione l’idea di dirmi tutta la verità. >> cercò di convincerlo un’insolitamente diplomatico Grimmjow.
Ulquiorra continuò a ignorarlo.
Grimmjow perse quella minima parvenza di self control che tentava di fingere di avere.
Digrignando i denti lo superò a larghe falcate, piazzandosi davanti alla porta laccata di bianco alla  fine del corridoio. Si calò le mani in tasca e fronteggiò il suo interlocutore che, dal canto suo, assottigliò gli occhi, ringhiandogli un appena percettibile “ sparisci ”.
L’altro lo guardò dall’alto in basso con fare intimidatorio.
 
<< Comincia a parlare, se non vuoi che Aizen-sama lo venga a sapere. >>
 
L’altro lo fissò duramente ma non replicò.
Grimmjow, comprendendo che Ulquiorra Schiffer aveva il suo orgoglio e che sicuramente non avrebbe cominciato a parlare di sua iniziativa, decise di rompere il ghiaccio di persona.
 
<< Allora… perché stai passando così tanto tempo nella stanza dell’umana? >>


Ulquiorra accusò il colpo. Di sicuro non si era aspettato una domanda così diretta.
Continuò a fissarlo, inespressivo.
Non dava segni di voler rispondere.
Proprio quando la pantera stava aprendo la bocca per ricordargli la minaccia, il Cuarto schiuse le labbra per pronunciare un flebile, sebbene inespressivo e diretto “ non lo so ”.
Il Sesto rimase interdetto per qualche secondo, aprendo a chiudendo, indeciso, per poi sbottare con un “ come sarebbe a dire che non lo sai?! ”
Ulqiorra lo guardò, visibilmente scocciato. << Se non lo so, non lo so. Ci voglio andare, e ci vado. Voglio restare di più, e ci resto. Non sono io che decido. >>
<< E chi allora?! Mi predi per il culo?! >>
 
L’altro non rispose, limitandosi a fissarlo.
Al Sesto scappò un ringhio.
 
<< Non è che stai ricominciando a provare sentimenti? >> insinuò malevolo.
<< Questo mai. >> replicò duro l’altro, come se l’idea lo ripugnasse.
<< E allora cosa? Stai pensando di tradire Aizen-sama? >>
Occhiata al vetriolo.
<< Come osi anche solo pensarlo?! >> gli rispose, faticando a trattenersi.
<< Secondo me ti sta corrompendo, la vicinanza di quell’essere. >> sputò con spregio .
 
Ulquiorra provò un inspiegabile moto di stizza a quel nomignolo, ma non replicò. Anzi, giocò d’astuzia, facendo affidamento sul fatto che il Sesto non era particolarmente portato per i trip mentali.
 
<< Ti stai infiacchendo, Schiffer! >> lo derise, non notando assolutamente il luccichio sinistro negli occhi inespressivi del Cuarto.
<< Devo dedurre che tu non avresti nessun problema a sopportare la sua vicinanza, giusto? Sei più fedele e forte di me… sicuramente non ti costerà nessuna fatica. >>
 
L’azzurro, che aveva perso il lume della ragione nel momento in cui le magiche paroline “più” e “forte”  erano svolazzate vicino al suo padiglione auricolare, proruppe in un << Deduci bene! Non ci sarebbe alcun problema! >> prima ancora di fermarsi a ragionare; e quando lo fece era già troppo tardi. Ulquiorra l’aveva già sorpassato aprendo la porta laccata e scomparendoci dentro, lasciandolo con un monocorde << Allora la lascio nelle tue mani esperte. >> .
Era riuscito a prendere due piccioni con una fava:  liberarsi dei sospetti e liberarsi dello scocciatore.
 
Si allontanò, senza curarsi della valanga di imprecazioni che riecheggiavano  dietro di  lui.
 
   
                                                                          *****
 
Molti giorni e molte notti si rincorsero nella volta celeste.
Giorni normali, di silenzioso affaccendamento; per tutti, tranne che per un Espada di nostra conoscenza.
Per Ulquiorra, contrariamente a come si era aspettato, quei giorni furono tutto fuorché rilassanti.
Privato improvvisamente di un’abitudine che lo teneva impegnato la maggior parte del tempo, passava le giornate trascinandosi mollemente per Las Noches, incapace di stare fermo.
Lasciandosi trasportare dai propri piedi, il più delle volte finiva nell’ala della fortezza dove c’era la stanza dell’umana. Appena riprendeva conoscenza di sé e si rendeva conto di dov’era, si guardava intorno, stupito;  seguiva poi una fase di lotta interiore, fra l’istinto, calamitato verso quella porta, e la ragione, che gli gridava a gran  voce di fare dietro-front.
Il più delle volte vinceva la ragione, e si allontanava a passo sostenuto da quel luogo, l’unico in tutta la fortezza che sembrava possedere un po’ di calore.
 
 
Un giorno, si accorse troppo tarsi del posto in ci era stato portato dai propri passi.
Guidato dalla forza dell’abitudine, senza nemmeno accorgersene, spinse la porta, che tanto lo aveva fatto sospirare nei giorni passati, ed entrò nella stanza, accompagnando la sua entrata con un << Il tuo pasto, donna. >>
Appena ebbe pronunciato quelle parole, finalmente prese coscienza di cosa stava facendo.
Maledicendosi interiormente per l’insolita sbadataggine – diamine, non aveva nemmeno il carrello con il cibo! – fece per girare i tacchi ed andarsene; se non che, una voce che lo chiamava flebilmente per nome, incerta, lo face voltare di scatto, tanto debole da sembrargli quasi estranea, tanto era diversa dalla voce che apparteneva a quella persona.
 
Orihime si avvicinò cautamente, come se non fosse sicura di quello che stava vedendo; poi, emise un gemito incredulo, appoggiandosi al divano posto al centro della stanza. << Sei tu…! >>
 
E fu allora che Ulquiorra provò, serio ed impellente, il desiderio di uccidere.
Portandosi vicino al mobile, Orihime aveva permesso alla luce della luna che filtrava dalle finestre di colpirla. Tremava impercettibilmente, ma per gli occhi ipersensibili di Ulquiorra sembrava colta da una crisi epilettica. L’incarnato, insolitamente pallido, colpito dalla luce lattea della luna le conferiva l’aspetto di un fantasma, facendo risaltare le guance leggermente scavate.
Gli occhi, tuttavia, erano posati dolcemente su di lui, grati di poterlo vedere.
<< Sei tu… >> ripeté, leggermente commossa.
 
Ulquiorra schiuse le labbra; poi le  richiuse.
Si costrinse a respirare con calma.
Appena aveva intravisto la sua figura, un groppo di emozioni lo avevano assalito, colpendolo come un pugno allo stomaco.
Aprì e chiuse le mani un paio di volte, poi la guardò negli occhi, cercando di comunicarle silenziosamente qualcosa di non ben definito, nemmeno lui sapeva cosa.
Lei ricambiò lo sguardo e, dopo qualche istante, sorrise.
 
E allora l’Espada fu pervaso da sollievo; perché, anche se nemmeno lui aveva capito cosa stava cercando di dirle, lei aveva compreso. Ed era questo che contava.
E poi, all’improvviso, il sorriso si spense.
Senza alcun preavviso, Orihime crollò sul divanetto, svenuta.
Allarmato, il Sesto corse a controllare.
 
Qualche secondo dopo, un Espada decisamente incazzato – e senza alcun problema ad ammetterlo – marciò fuori dalla stanza dell’umana, il preciso obbiettivo di uccidere una certa persona ben chiaro in mente.
 
    
                                                                           *****
 
 
Silenzioso quanto letale, Ulquiorra si diresse verso le stanza del Sesto, introducendosi indisturbato. Lo trovò sonnecchiante sul letto, il solto ghigno stampato in faccia.
In un istante, si portò di fianco a lui e con una pedata lo fece cadere.
L’altro si rialzò subito, sorpreso e infuriato, cacciando imprecazioni e maledizioni a profusione.
 
<< Che cazzo fai, Schiffer?! Vuoi morire?! >>
Ulquiorra nemmeno ascoltò quello che aveva detto.
 
<< Quando hai nutrito l’umana l’ultima volta? >>
 
L’altro restò spiazzato per qualche secondo, poi ci pensò su e rispose
 
<< Credo ieri mattina. >>
 
Era sera. Sera.
L’umana aveva saltato cinque pasti.
Grimmjow interruppe il corso dei suoi pensieri con una delle sue domande provocatorie
 
 
<< Perché ti interessa? >>
Il Cuarto lo guardò dall’alto in basso << Perché mi riprendo il mio incarico. Da adesso. >> e, detto questo, marciò verso la porta.
Dopo qualche istante di sincero stupore, Grimmjow recuperò l’uso della sua lingua tagliente e riprese subito a punzecchiare il suo sfuggente  interlocutore.
 
<< Oh? Che significa? Vuol dire che stai davvero recuperando i tuoi sentimenti? >>
<< Forse. Ma non è affar tuo. >> lo zitti l’altro << E riguardo alla fedeltà ad Aizen-sama…. >> continuò << Io sono molto più affidabile di te, Jearjacques. >>
 
 
E, detto questo, si incamminò verso l’unica fonte di calore dell’intero Hueco Mundo.
Da quella persona che in suo inconscio, le infinite anime che lo componevano, aveva catalogato come droga.
 

 
Angolo autrice
Mi scuso per il ritardo! Finalmente ho finito anche le seconda fanfiction su questa coppia!
Per chi fosse interessato, questo è il link per l’altra à http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1048864&i=1
 
È stata lunga, ma alla fine ce l’ho fatta.
Non credo che la mia esperienza su questa coppia sia finita, anche perché ho già in mente una trama abbastanza impegnativa… ma per un po’, non mi vedrete in questo fandom.
Non preoccupatevi, non è successo niente… ho solo in cantiere delle storie che richiedono tutta la mia attenzione, e mi sono ripromessa, oltretutto, di PRIMA  finire le ff in corso, e POI iniziare a scrivere le altre…. Ragazzi che tortura! Io che di solito ho le mani in pasta un po’ ovunque, costretta su una sola fanfiction… mi sento un leone in gabbia! Spero di finire presto! D:
Grazie a chi mi ha seguito e supportato fino ad ora, a chi ha commentato, recensito o messo la storia fra i preferiti/seguiti/ricordate, grazie di cuore!
Ci vediamo fra un po’
animelover

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