Follia ama Disperazione

di MilesRedwing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piani ***
Capitolo 2: *** Trame Losche e Fughe Improvvisate ***



Capitolo 1
*** Piani ***


- Lasciatemi! Lasciatemi andare! - La voce acuta e stridente della donna risuonava nelle segrete e scorticava lentamente i timpani delle guardie. Erano ore che non faceva altro che stare appesa alle sbarre.

Li aspettava con l’agio di una volpe con una zampa in una tagliola.

- Io non vi servo! È stato quel bastardo! Vi posso dire il suo nome!-

Non la sopportavano più, ma in fondo quello era il loro mestiere. Venivano ben pagati e non c’era motivo per rischiare l’insubordinazione, o peggio ancora il cappio al collo, visto l’umore di Lord Beckett quel giorno.

La bella spagnola sembrava tutt’altro che stupida. L’avevano pescata la sera prima a battere marciapiede, ma il capitano aveva tanto insistito a sbatterla dentro: secondo William Mercer non era una semplice sgualdrina. Erano state pattugliate tutte le strade e i vicoli lì attorno e ancora sembrava tutto troppo tranquillo agli occhi dell’autorità. Persisteva nell’aria un accenno di insoddisfazione e un tanfo d’ansia, quasi stessero aspettando qualcuno.

- Lasciatemi andare!- La gola strideva, era stanca di gridare, le lacrime le scendevano copiose, la pelle fremeva dal desiderio di scappare, il cuore sembrava fermarsi al pensiero del patibolo che l’attendeva all’alba in cima al forte. Angelica si zittì di colpo.

Era tutto inutile. L’Olandese avrebbe presto solcato le acque per la sua anima.

 

- Capitano!- Il gracchiante vociare del suo fidato secondo lo distolse da quel suo rimuginare su come tirarla fuori, se farlo e perché. Sollevò appena quel cipiglio austero che a fatica aveva cercato di mantenere nelle precedenti sei ore dalle carte e col compasso fece cenno a Gibbs di restare immobile e il più possibile muto.

- La libererò, compare. Fa tutto parte del piano.-

L’altro dal suo canto girò gli occhi, non senza timore disubbidì all’ordine e parlò a questo modo e in tutta franchezza.

- Siete sicuro, signore? Non vi sarete dimenticato di lei, aye?-

- Aha! Dimenticato, dite, eh?- L’uomo s’alzò dalla poltrona con tanta rapidità da far sussultare il povero Joshamee, dondolando e gesticolando girò la cabina due volte, non senza tenere l’arnese appuntito ancora pericolosamente in mano. - Tu stai insinuando, mio caro, che io, il brillante Jack Sparrow, nonché capitano della Perla Nera abbia... scordato di dover liberare qualcosa, dopo aver usato la qual cosa come esca, per fare in modo che la qual cosa distogliesse l’attenzione delle nel lì detto fortino presenti aragoste dal mio brillante agire, eh? È questo che vai insinuando?-

Il pover’uomo rimase un momento sulle sue, cercando di scoprire quale fosse il reale senso di quelle parole, o di trovarlo lui un senso, dato che dubitava ne avessero. E dopo aver indubitabilmente fallito in quest’impresa, alzò un dito e ammise senza dispiacere: -Non credo di avere afferrato, signore.-

Gioia. Il volto dell’altro assunse un’espressione alquanto divertita e scanzonata e la sua voce orgogliosa rimarcò:

- Eh no, eh? Allora, sciò, va via!- Deriso e canzonato, il fedele Gibbs s’avvio alla porta, per poi fermarsi sulla soglia, sussultare e dire: - Ma signore, il tesoro si trova nel fortino!- E probabilmente quella fu l’unica cosa davvero sensata che mai disse nella sua miserabile e barbutissima vita, tanto opportuna e adatta da far scattare il suo capitano in piedi, prendere il cappotto e slegare una scialuppa.

- Bastardo, hijo de una puta madre! Se mai uscirò viva da qui giuro che te farò a fette, Jack Sparrow!- Angelica conosceva sin troppo bene le losche abitudini dell’astuto aguzzino che l’aveva venduta alle guardie. Aveva sempre saputo che in lui c’era della follia o quantomeno del diabolico, ma mai avrebbe pensato che sarebbe arrivato a tanto. Rinchiuderla in cambio di un tesoro, ignobile! Scambiare una vita umana per una mappa! Cosa le era saltato in testa quando era fuggita dal convento? Cosa le era preso quando aveva scelto di salire a bordo di quella sua sciagurata e sventurata zattera malconcia? Quei piani che al principio le erano apparsi tanto belli ora li vedeva incastonati alle sbarre della sua cella, a tenerla segregata, a torturarla, a ucciderla.

Non l’avrebbe fatta franca, stavolta, sulla sua parola. E neanche lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Trame Losche e Fughe Improvvisate ***


Cigolii e stridii dalle sartie, cime ammainate e rostri silenziosi che s’addentrano nel porto occultandosi tra le sporgenze. Le vele si gonfiano, il legno scricchiola e la ciurma di soppiatto si prepara alla partenza. Due scure figure sgusciano via da una scialuppa e nella gelida nebbia attraversano il molo, deserto.

- Un patibolo! È condannata?! Jack! - Il più vecchio dei due si gira nervosamente tormentato da pungenti preoccupazioni. L’altro, spavaldo, prosegue barcollando e, strisciando tra i vicoli bui fino al forte, canzona divertito il sottoposto: - Stiamo parlando di Teach, Gibbs, di Teach! Sappiamo entrambi che quella non è tipo da lasciarsi uccidere facilmente, aye?- e detto questo con una giravolta e uno spintone disarma una guardia e gli ruba il fucile.

- Sì, ma ... Siamo ... Ancorati a questo porto senza alcun ordine di attaccare da quasi un giorno, signore, non credete che la ciurma potrebbe innervosirsi o … ammutinarsi, diciamo?- Il povero Gibbs abbassa gli occhi intimorito dal repentino cambio di cipiglio del capitano.

- Ammutinarsi? Come ammutinarsi?- Lo fissa quello con sguardo glaciale. Il buon quartiermastro non può far altro che ammutolirsi, sperando che Sparrow dimentichi presto la sua così inopportuna domanda.

- Aprite. - Freddo, viscido, austero e disgustoso. Sotto una pioggia d’odio, insulti e bestemmie dei pirati, lord Beckett attraversa il lungo corridoio che porta alle segrete, con sguardo fermo prosegue imperterrito il suo cammino, tonfando schiocca gli stivali sul ligneo pavimento e con voce calma impartisce torture, ordini terribili, pene, condanne. - I quindici di stamattina penzolano già sulla costa a mo di avvertimento, il resto sarà fatto stasera stessa, signore.- Sibila Ian Mercer col caratteristico ghigno impresso a fuoco sul volto. - Ottimo lavoro, ammiraglio, questo morbo va estirpato dalle radici. Portatemi dalla donna di Siviglia.- Beckett segue l’altro guardandosi attorno, quasi gli sia sorto l’odioso dubbio d’essere seguito. S’addentra in uno stretto e angusto corridoio, diretto verso la cella più buia, fredda e malconcia di tutta la prigione, mentre rimbombano urla di dolore dalla stanza delle torture.

- Buonasera, mia cara.- Angelica si gira disgustata, scruta l’insulso ometto imparruccato dall’alto in basso, strizza l’angolo della bocca e poi sputa amarezza e bile sui suoi stivali lucidi. - Cangrejo marico, hijo de puta, eres un guarro asqueroso, te auguro que se te enrolla la polla en medio de tus piernas y que se te caiga por la calle sin que te des cuenta, cabron!-*

- Ho sempre saputo che eri molto loquace. Signor Mercer?- All’ordine l’ammiraglio afferra la donna per i capelli e le colpisce il volto con la canna della pistola, gonfiandole l’occhio sinistro e facendolo sanguinare. - Maldido! - Angelica cade a terra e con tutte le forze tenta di sgozzare Beckett, ma viene prontamente bloccata e incatenata dalle guardie. Mercer la afferra per la collottola e la costringe ad alzare il collo e fissare la forca nel piazzale, illuminata dai raggi della luna.

- È quello il tuo posto, feccia! E contrariamente a quello che è capitato a tuo padre a Bruxelles, nessuno verrà a salvarti stavolta, hai capito?- A quelle minacce la bella spagnola respira a fatica e abbassa gli occhi, rossi e gonfi. - Guardami! Ho detto guardami, brutta sgualdrina!-

- Nessuno può chiamare lei … sgualdrina.-

Un botto, uno sparo, le guardie tombolano a terra come marionette e Mercer lascia cadere distratto Angelica che prontamente sgattaiola fuori dalle sbarre e svelta s’appressa all’autore di quel giusto misfatto.

 

I due marciano nascosti in un plotone d‘esecuzione, lei nascosta sotto una feluca e lui sotto una divisa rubata. Angelica si assicura con la coda dell’occhio che tutti i soldati manchino di effetti, carica la pistola, estrae il pugnale, fa cenno a Sparrow di muoversi. Jack stringe l’elsa della spada, uno sguardo ed è il plotone a essere al muro.

- Aye, signori, buonasera!- dice Jack minaccioso, non perdendo un solo attimo d’occhio alcuno. -Sono qui per proporvi un affare. Io e la mia signora siamo così, così fermamente intenzionati a lasciare il forte, razziare, predare, saccheggiare finché le nostre subdole membra cadranno, e questo non senza liberare ogni detto disgraziato uomo recluso e/o condannato nel qui detto e presente fortino, come secondo il nostro Codice molto rispettabile, provocando in questo modo l’ira assoluta del vostro comandante, lord Cutler Beckett, posizione poco comoda anzichenò per degli illustri gentiluomini come voi ... Comprendete? - Bisbigli, sguardi impauriti e bocche tremolanti sciamano tra le file di aragoste con le chele alzate, pronte per essere bollite in salsa di grog.

- Eh, no, eh, curioso, vero? Due poveri indifesi pirati che mettono un intero esercito a gambe all’aria. Curioso anzichenò. Tu che ne dici, Angelica?- Gli occhi scuri dell’astuto capitano guizzano fino alla figura della bella spagnola e s’ancorano avidi alle sue labbra carnose.

- Dico che voglio che li lasci andare. - Silenzio. Speranzose, le ignare vittime ammutoliscono alle assurde e inattese parole della donna. - Sy loro lasceranno andare noi y terranno la boca chiusa.- Gli uomini assentono, gettando a terra le ciacche e i cappelli scuri.

- È un piacere fare affari con voi, gentiluomini. Questo è il giorno che voi tutti ricorderete come il giorno in cui avete quasi catturato Capitan Jack Sparrow! - Con fare risoluto Jack afferra una cima, fa scattare un argano e si aggrappa alla gru assieme ad Angelica. - I miei ossequi a Cutler, ditegli che un vecchio amico lo saluta!- Il braccio gira e i due vengono sbalestrati dall’altra parte del molo in un batter di ciglio e veloci guadagnano il molo.

- Capitano!- Il buon quartiermastro Gibbs li raggiunge trafelato brandendo un federo cilindrico. - L’ho presa! Ho preso la mappa!-

- Ssst, Gibbs, che diamine e per mille diavoli, vuoi farmi scoprire, eh?- Lo rimprovera Jack impettito.

- Mappa? Quale mappa?- Angelica li segue incuriosita.

- Te lo spiegherò a bordo, gioia, affrettiamoci. Mollate le cime, salpate le ancora, alla via, scarafaggi, filiamo da qui!-

- Era ora!- Sputa Hector Barbossa, il primo ufficiale, annoiato dall’incompetenza del suo attuale capitano. Gli occhi di ghiaccio scrutano il ponte da prua a poppa dall’alto del cassero e s’accertano che tutti gli insulsi avanzi d’umanità e sputi di bava di rostro presenti a bordo facciano ciascuno il loro dovere e non arrivino a meritare il gatto a nove code.

- Sai, Jack, ci hai fatto preoccupare, pensavamo di dover salpare senza di te. - La ciurma ride sguaiata mentre Hector si diverte a mostrare il suo sporco ghigno al capitano in segno di sfida.

- Ma non mi dire, così è questo il comune sentimento, insulsi? Che per lo più il vecchio Jack non agisce nei vostri interessi e/o riguardi come capitano della Perla Nera, aye?-

- Siamo rimasti qui senza ordine di saccheggiare né uccidere per un giorno intero! - Ringhia Koeler azzannandolo con gli occhi scuri.

- E continuiamo a navigare senza sapere dove, né cosa ci attende! - Un’altra voce si leva dalla rivoltosa ciurmaglia.

- Né di quale tesoro tanto prezioso siamo sulle tracce … Jack, Jack, Jack. Questo tuo comportamento un giorno o l’altro ti condurrà nello scrigno, temo. - Azzarda Barbossa per poi scoppiare in una fragorosa risata appioppando a Jack una sonora pacca sulla spalla e porgendogli una bottiglia.

- Divertente, sì? Gettarti fuori bordo, un pensierino seppur insignificante non lo negherei neanche sotto tortura … orsù, gentiluomini, in alto i bicchieri, brindiamo a Capitan Jack Sparrow! - La ciurma incalzata dal primo ufficiale ride e schiamazza, brindando, bevendo e slegando botti di rum per celebrare il tanto amato capitano. Sparrow, attratto dal sapore zuccherino della infausta bevanda, ride e beve con loro, tutta la ciurma fa festa intonando vecchie marinaresche note. E intanto fiera la Perla Nera illuminata dalle fioche lanterne procede all’orizzonte, verso il tanto agognato e misterioso tesoro.

Tuttavia in un angolo, sotto le scale che dal ponte di maestra portano al cassero, il gelido Hector trama infido un torvo piano che nei suoi loschi disegni non tarderà a mettere in atto, mentre Angelica, ferita, riposa nella sua cabina sul lenzuolo malconcio, pregustando il sapore della vendetta che aveva giurato di compiere.

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* Cangrejo … cabron! - Non vi impressionate, si tratta di una serie di insulti in spagnolo molto pesanti che Angelica rivolge a Beckett: i pirati non erano certo gente dedita alle buone maniere o a sbraitare un educato “mannaggia!” nelle situazioni peggiori, sebbene la Disney ce li presenti così.

In ogni caso, ecco la traduzioni per gli interessati: “Aragosta, frocio, porco orrendo e figlio di puttana, ti auguro che ti si arrotoli il cazzo in mezzo alle gambe e che ti cada per la strada senza che tu te ne accorga

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