And the sinner saw the angel

di kleines licht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II (parte I) ***
Capitolo 3: *** II (parte II) ***



Capitolo 1
*** I ***


Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel.
Rating: Rosso.
Genere: one-shot (per ora), drammatico, erotico, sovrannaturale
Warning: slash, linguaggio non censurato
Words: ??
Note: Ma buonasera/buongiorno/buonqualunque cosa! Eh sì sono tornata, stavolta con una one-shot (per ora) di prova...nel senso che io e il Destiel siamo in una relazione complicata, li adoro assieme ma non sono sicura di riuscire a scrivere di loro nel modo giusto.  Spero di aver tirato fuori qualcosa di decente, non ne sono sicura ma tentar non nuoce ^^ E poi mi hanno praticamente chiesto espressamente una storia di questo tipo e come rifiutarmi?! Spero di avergli reso almeno in minima parte giustizia, buona lettura e lasciatemi pure i vostri parari, sono curiosa di sapere cosa ne pensate :3
N.B: La scena e il dialogo iniziale sono presi dalla 4x02, ovviamente, anche se alcune battute sono cambiate perchè mi sembrava noioso riportare tutto identico identico.  
Baci e alla prossima <3

Note: Nell'idea originale avrei voluto fargli fare sesso ma poi gli eventi si sono fermati prima...E' probabile ma non certo che a questo primo capitolo se ne aggiunga un altro che forse arriverà dove voglio, ma vedremo in un futuro v.v In base a quanto "successo" riscuoterà questa prima parte vedrò se farla continuare o meno, credo. Quindi stay tuned.
Dedica: Ad Alien_tonight, che me l'ha espressamente richiesta anche se non aveva specificato su che coppia dovevo concentrarmi. Volevi un regalo di compleanno anticipato?  Eccolo qui, tutto per te <3
 
 
Mi rivoltai nel mio giaciglio, provando a trovare un minimo di pace. Avevo bisogno di calore, anche se non lo avrei mai ammesso. Avevo bisogno di sicurezza, la stessa che non riuscivo ad avere al momento perchè tutto ciò in cui avevo sempre creduto sembrava...sbagliato.
Sentendo Bobby e anche Sam -sì il mio fratellino Sammy, quello che aveva imparato a credere nel soprannaturale e nella cattiveria dell'umanità- credevano che esistesse Dio, credevano che un uomo superiore agli altri potesse starsene semplicemente lassù, a giudicare, punire e stare a guardare! Quale essere così infimo e meschino avrebbe goduto nel vedere soffrire i suoi stessi figli? Quale uomo, non certo degno di questo nome, avrebbe mai provato piacere e divertimento a punire coloro che credevano in lui?
Meg, Hendricksen... tutte persone che avrebbero potuto continuare a vivere le loro vite. E invece erano morti, per colpa mia. E Dio non mi aveva fermato. Non aveva provato a farmi capire che stavo sbagliando, non aveva deviato la mia strada...Se la mia punizione esemplare era l'Inferno aveva anche permesso o concesso che ne venissi tirato fuori.
Quindi o godevo di un potere maggiore di quello di Dio -cosa altamente stupida, impensabile e improbabile- tale per cui qualcuno aveva voglia di battersi contro di lui per me, oppure quel bastardo figlio di puttana aveva deciso che era troppo superiore e importante per sforzarsi di salvare dei poveri, sfortunati umani. Forse...forse chiunque, con in mano quel potere, avrebbe finito per infischiarsene completamente di quegli essere inferiori ma allora...nessuno poteva costringerlo ad andarsene? Non c'era un modo per impedirgli di ucciderci tutti come i più stupidi essere viventi esistenti al mondo?!
Per l'ennesima volta mi girai, portando con me la giacca che avevo usato per coprirmi. Non avevo realmente freddo, in realtà rappresentava il mio appiglio alla realtà, o almeno a quel mondo che avevo imparato a conoscere e affrontare: era la giacca di mio padre, John, il simbolo che la caccia era la mia ragione di vita, un lavoro di famiglia, e che là fuori c'erano solamente demoni, fantasmi e spiriti incazzati non certo angeli dalle ali candide, Dei dalle buone intenzioni o ninfe sexy e pronte a fare sesso con te tutta la notte, solo per darti piacere. In effetti per quelle basta andare in un bordello, anche se forse sulla carta d'identità non sono davvero creature celesti mi corressi mentalmente sopprimendo un sorrisi divertito.
Il fatto che riuscissi ancora a pensare a cose così superflue in un momento del genere la diceva lunga sulla mia sanità mentale, evidentemente ancora intatta in qualche modo contorto. Anche dopo tutti i sensi di colpa ero ancora più o meno fedele a me stesso. Forse quella era solo una gara, un test per vedere quanto sarei riuscito a mantenermi più o meno sano.
Respirai profondamente, dando di nuovo le spalle alla cucina, provando a riprendere sonno. Sembrava più che altro una lotta tra me e quel bastardo che altro non faceva che sfuggirmi, scivolando altrove, lontano da me. Son of  a bitch! pensai rabbiosamente, stringendo con forza la mascella e sistemandomi meglio sul pavimento. Appunto per la prossima volta -pensai- lasciare il pavimento a Sammy anche se sapevo perfettamente che non lo avrei mai fatto davvero. Sospirai e stavo quasi per riuscire ad acchiappare un tanto agognato sonno ristoratore quando i miei sensi, ormai abituati ad essere sempre allerta, non mi avvertirono di qualcosa che non andava: era come se degli occhi mi stessero perforando la schiena, neanche troppo sottilmente. Aprii gli occhi di scatto, salutando definitivamente per quella notte l'idea di riposare e mi voltai verso la direzione da cui sentivo provenire lo sguardo.
Con un colpo di anca deciso spostai di nuovo il peso da un fianco all'altro, entrabmi doloranti ormai alla stessa maniera, e puntai gli occhi verso la cucina. Subito non riuscii a realizzare quel che le mie iridi stavano registrando, ma lentamente diversi dettagli raggiunsero anche il mio cervello, odiosamente lento: c'era un uomo appoggiato mollemente al ripiano della cucina, avvolto da abiti famigliari, un lungo trench beige che era forse una delle poche cose che la luce della luna riusciva a illuminare, oltre a due occhi di un blu magnetico puntati su di me.
Eccolo il colpevole. Ecco colui che aveva rovinato tutti, lui e quella sua dannata storiella per bambini problematici! Lui e quelle sue balle sul Signore, sul suo essere un angelo mandato da Dio...Cazzate! Dio non esisteva, e tanto meno non avrebbe mandato nessun angelo, non per me. Io non ero il figlio preferito, di nessuno. Non lo ero mai stato del mio padre naturale, come potevo esserlo di uno che poteva scegliere tra milioni e milioni di persone? Come poteva aver scelto me fra tutti? Potevo impegnarmi, uccidere, salvare persone ma ero un... mediocre illuso, non meritavo la felicità e tanto meno la salvezza. Chiunque mi aveva tirato fuori dall'inferno doveva averlo fatto per uno scopo tutt'altro che buono e giusto, dovevo essere parte di qualcosa di orribile. Forse...forse per salvarmi erano morte milioni di persone. Sì era credibile. Come sempre, per colpa mia.
Lanciai una rapida occhiata a Sam, che dormiva tranquillo raggomitolato su un divano troppo piccolo per contenerlo. Chiunque fosse quel dannatissimo Castiel non stava facendo nulla a mio fratello, forse poteva considerarsi in parte un uomo salvo. Sospirai e a piedi scalzi, camminando il più silenziosamente possibile. Lo raggiunsi, con aria guardinga e superiore: la chiave era sempre quella, dimostrarsi sicuri di sè, sempre pronti a combattere. Fingevo di essere forte da una vita, quella notte non avrebbe fatto sicuramente la differenza.
Avete fatto un ottimo lavoro con i Testimoni. sussurrò, con un tono basso e sicuro, come se fosse lui il capo della situazione. Castiel 1- Dean 0. Da quando quei pennuti inutili si atteggiavano da superiori? Non poteva essere un angelo, non con quell'aria da saputello. Strinsi i pugni e serrai impercettibilmente la mascella, cercando un modo per essere sempre e comunque un passo davanti a lui.
Quindi sapevi tutto. affermai gelido, provando a scalfirlo anche se non era altro che una stupida e ovvia considerazione. Era evidente che se me ne stava parlando conosceva tutta quella storia! Mi maledissi per non aver trovato niente di più decente e intelligente da dire.
Sì mi avevano messo al corrente. Ed ecco che la  voce del bastardo troneggiò di nuovo nella stanza. Egocentrico, fottutissimo angelo! Era come se chiunque gli stesse di fosse infimo davanti alla sua "grandezza" di esattore delle tasse - e diciamocela tutta ne aveva tutte le fattezze. Avrei voluto solamente riuscire a farlo smettere di parlare, coprirgli quella dannatissima bocca e sentirlo supplicarmi per farlo respirare. Sentii la rabbia montare, invadermi le vene e ogni singolo muscolo. Era come se la mia nuova essenza fosse fatta di pure, semplice, liquida ira, mista a un bel po' di odio che faceva da benzina. Ero un concentrato micidiale, pronto ad esplodere e la mia reazione non tardò ad arrivare. Beh grazie tante per l'angelica assistenza. Mi ha fatto quasi strappato il cuore dal petto! sputai velenoso, sottolineando la cosa indicandomi.
Stavamo parlando di me, Dean Winchester, colui che era diventato probabilmente l'uomo più facilmente ignorabile nella storia dell'umanità. Non meritavo amore, non meritavo bontà nè salvezza. Non avevo mai ottenuto niente nella mia vita, tranne Sam che per gran parte di essa mi aveva solo evitato. Stavo... aspettando il momento in cui mi avrebbero tolto tutto. E forse una parte di me stava provando a dire a quell'uomo, dagli occhi troppo blu per essere sopportati a lungo dai miei, che doveva allontanarsi da me, lasciarmi stare. Ero io ero solo un peccatore senza speranza.
Ma imperterrito continuò, affermando un Ma non è successo se possibile ancora più saccente e insopportabile di tutto il resto. Che diavolo stava facendo?! Prima si spacciava per angelo e adesso faceva la parte di quello che si tirava indietro?!
Che fregatura. Dicono che gli angeli devono pararti il culo ma evidentemente questo non ne è nemmeno capace! E si crede Dio sceso in Terra! pensai rabbioso, fissandolo con astio sotto le ciglia corrucciate. -Non sa difenderti perchè non è un angelo, Dean. Tu non ti meriti un angelo. Questo ciarlatano va più che bene, non trovi?!- mi ricordò poco dopo, una vocina remota ma fin troppo chiara proviente non si sa bene dove, da dentro di me. La chiamavo ragione, o coscienza, a volte semplicemente puttana. Ringhia, non si sa bene contro chi o che cosa, forse contro tutti e contro niente. Pensavo che gli angeli fossero dei guardiani! Non degli stronzi... riuscii a dire alla fine ed era probabilmente la cazzata peggiore che potessi sparare. Ma che diavolo stavo facendo?! Ammettevo con un fottutissimo sconosciuto le mie speranze? Gli confessavo che credevo negli angeli e che ero deluso dal fatto che a me fosse capitato quello stronzo?!
Io non ero deluso. Me lo aspettavo, poteva accadere solo a me. Me lo meritavo. Per tutte le volte in cui io stesso non ero stato capace di proteggere Sam, o avevo uccido Meg o chiunque altro per vendetta, rabbia, odio, paura. Quella doveva essere la mia punizione... ringraziai il destino per avermi affibbiato una punizione con occhi così magnetici e profondi.
Sì, realizzai che i suoi occhi mi piacevano non poco, mi ricordavano il cielo estivo che fissavo dalla finestra della casa di Bobby, il giorno in cui aveva deciso che io e Sam avevamo bisogno di qualche lezione di basket. Cominciai a fare pensieri assurdi, cose strane che collegavano quegli occhi al cielo che mi aveva avvolto durante tutta la mia esis-.... Scossi con forza il capo, provando a lasciar perdere quelle sdolcinatezze venute fuori da chissà dove, per concentrarmi su quel buffone.
Leggi la Bibbia, gli angeli sono guerrieri di Dio. Io sono un soldato. affermò con voce pulita, che sembrava totalmente estranea a qualunque sentimento umano. Rabbia, odio, paura, tristezza non sembravano nemmeno in grado di sfiorarlo, neanche per sbaglio. Sembrava estraneo a tutto anche se i suoi erano comunque accesi da qualcosa. Qualcosa che non capivo e che forse nemmeno condividevo. O forse mi era anche troppo famigliare.
E perchè non hai combattuto? mi costrinsi a domandare allora, visto che forse la sua perfezione ora aveva iniziato a mostrare una leggera crepa. Forse non era poi così forte, così potente e migliore di me. Forse aveva anche lui un difetto...la codardia. Non ce lo vedevo a darsela a gambe ma infondo mi sembrava una buona convinzione a cui aggrapparmi per provare a dimostrare a me stesso che potevo batterlo.
Alla mia domanda Castiel mostrò un sorriso, che cercò malamente di reprimere e si stacco dalla superficie liscia del ripiano, muovendo qualche passo sicuro verso di me. Poteva fare qualcosa che non irradiasse convinzione ed egocentrismo da tutti i pori, qualche volta?! Oh Dean, sapessi quando ho combattuto...per te. Quanto tempo mi ci è voluto per pianificare ogni cosa... Sono stato qui per così tanto tempo... e tu lo chiami non combattere? Voi umani avete une percezione così...dilatata delle cose. disse, vicino al mio viso più di quanto pensassi. Che diavolo stava facendo?! Non capivo che cosa avesse in testa, quel...quell'angelo. Sì evidentemente era così, non c'erano più altre possibilità. La sua vicinanza era in qualche modo la conferma di quello a cui non volevo credere: esistevano gli angeli e, ancora peggio, esisteva un Dio che si proclamava il loro "capo". Loro erano i suoi soldati e...e improvvisamente realizzai la forza di quel che Castiel aveva detto e una sorta di sensazione che sembrava urlare "non voglio tu combatta per lui!".
Era uno sconosciuto. Non sapevo quasi il suo nome, non sapevo da dove venisse ma le sue parole sembravano essermi entrate bene. Lui aveva combatutto per me, non so come e nemmeno per quanto...ma lo aveva fatto, le sue iridi me lo confermavano così come i suoi gesti. Lui aveva fatto qualcosa di epocale, da quel che diceva, e per una volta ero quasi convinto che non fosse solo il suo egocentrismo naturale a parlare.
Volevo stringerlo per le spalle, scuoterlo e farmi spiegare tutto, farmi dire che diavolo significava che aveva lottato per me e perchè. Volevo indagare, conoscere...capire. Non era possibile che qualcuno, finalmente, avesse deciso di combattere per me. E poi perchè lui?!
La chiarezza invece è una qualità che non appartiene agli angeli invece, vero? domandai dopo qualche minuto di silenzio, in cui provai a non perdermi nei suoi occhi e a formulare una domanda che mantesse una parvenza di freddezza.
Dalla sua ricevetti solamente un altro sorrisino mal celato e uno scuotimento di capo. Tutto a suo tempo Dean. Abbi fede...e impara a trattarmi con più rispetto. sussurrò prima di posare le sue labbra sulle mie e...sparire.

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Capitolo 2
*** II (parte I) ***


Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel.
Rating: Rosso.
Genere: drammatico, erotico, sovrannaturale
Warning: slash, linguaggio non censurato
Words: ??
Note: Eccomi tornata da voi ^^ Allora sì ho deciso di pubblicare un secondo capitolo che sicuramente non sarà l'ultimo. Anche perchè è...beh ecco è diviso a metà xD L'attesa non sarà lunga, forse pubblicherò già domani la seconda parte ma ho deciso di spezzarlo perchè a) non avevo l'ispirazione giusta per finirlo in maniera decente e b) mi sembrava affrettato chiuderlo subito e diventava troppo lungo per la chiusura che avevo in mente quindi ho deciso che la conclusione sarà nel prossimo capitolo v.v
Spero che possiate apprezzare, e che la storia cominci a prendervi almeno un po'.
Bacio e a presto <3
Ringraziamenti: un grazie speciale va a JunJun, chibisaru81 e Owlien che hanno recensito e che sono le mie prime supporter ^^ Grazie mille, spero di leggere ancora le vostre recensioni e ricevere ancora i vostri consigli ;)


Dopo la discussione con Castiel, che mi aveva lasciato confuso e con l'amaro in bocca, oltre che con la rabbia repressa ancora nel sangue, avevo deciso di tornare nel mio giaciglio e finalmente ero riuscito a prendere sonno. Era un passo avanti, almeno potevo sperare che un sonno più o meno ristoratore avrebbe chiarito le cose.
Non ero sicuro che la mia teoria fosse corretta, e non osai crederci troppo. Mi svegliai la mattina seguente, se possibile ancora più indolenzito della sera precedente. Brutto bastardo, è sola colpa tua Castiel! Appena ti trovo ti faccio passare la voglia di fare l'angelo sbruffone! imprecai nella mia testa, mettendomi a sedere e scompigliandomi ancora assonnato i capelli. Lentamente mi tornarono in mente i pensieri della sera prima...mi ero arrovellato almeno una cinquantina di volte su quanto fossero profondi e belli i suoi occhi! Ero impazzito?! E poi quel bacio che cosa significava nel misterioso vocabolario angelico?!
Ringhiai a mezza voce, a dir poco incazzato già da prima mattina e sentii immediatamente gli occhi di Sam posarsi su di me.
Mi voltai solo allora, guardandolo mentre si infilava le sue scarpe da gigante, la sua camicia da gigante e mi guardava dall'alto del divano. Hei che c'è fratellino?! domandò corrucciando le sopracciglia, con la sua aria da ragazzo seriamente preoccupato, al che sbuffai rumorosamente e scattai in piedi, stiracchiandomi. L'idea non era quello di farlo sentire in colpa per l'alloggio che ero stato costretto a ritagliarmi per la notte, infondo non era colpa di nessun se, malgrado le sue dimensioni, era ancora capace di addormentarsi sul divano! La sua espressione la diceva lunga sulla mal riuscita del mio tentativo, così sospirai pesantemente e mi trascinai in cucina. La sensazione assurda che mi avvolse lo stomaco era a dir poco insopportabile, come se davvero mi facesse strano vedere quel posto così vuoto, senza Castiel! Oh andiamo a Dean Winchester certi sentimentalismi non interessavano.
Lasciamo perdere, non è giornata. bofonchiai dopo qualche minuto, lasciando perdere tutti i pensieri che mi affollavano il cervello per dedicarmi a questioni ben più importanti come, per esempio, la caccia del cibo. Infondo non mi aspettavo che Bobby avesse una dispensa troppo fornita, ed ero venuto a patto con me stesso decidendo che mi sarei accontentato di un pezzo di crostata. La mia amatissima crostata...potevo già assaporarne il sapore sulla punta della lingua.
Sorrisi, già con l'acquolina in bocca, e cominciai ad aprire gli sportelli in cerca di quel che volevo. Insomma chi avrebbe mai potuto osare ospitare Dean Winchester in casa sua e non procurarsi della crostata? Sicuramente non Bobby, che mi conosceva fin troppo bene e da fin troppo tempo. Purtroppo però nemmeno quella vana speranza servì a far apparire la mia colazione e alla fine mi arresi, chiudendo bruscamente l'ennesima anta.
Nel frattempo Sam era riuscito ad alzarsi, cambiarsi e avviarsi alla porta. Lo inchiodai con lo sguardo, costringendolo a fermarsi. Stai uscendo? Prendi l'Impala e portami una crostata. dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo. In effetti mi chiedevo come mai nessuno ci avesse pensato prima, evidentemente stavano tutti lottando affinchè quella giornata diventasse pessima, almeno per me. Sam corrucciò le sopracciglia poi si aprì in un sorriso e annuì Ma certo, quando mai mi sono dimenticato la crostata?! domandò allegramente chiudendosi poi la porta alle spalle. Esatto quando mai se l'era dimenticata?! E quando mai gliene avevo dato l'opportunità?!
Probabilmente Bobby stava lavorando da qualche parte e una volta solo mi convinsi a cambiarmi, farmi una doccia e analizzare l'agenda di papà in cerca di qualche indizio. Forse lui sapeva che diavolo significava tutto quello!
Mi lavai con cura, perdendo anche fin troppo tempo sotto la doccia, per colpa dei ricordi della sera prima che altro non facevano che ripetersi, e ripetersi e ripetersi in un vortice snervante di scene sempre uguali.
Ringhiai e uscii dal bagno, come se cambiare stanza potesse aiutare la mia causa, trascinandomi in salotto. Mi avvicina alle carte di Bobby, provando a darci una rapida occhiata, nella speranza di trovare qualcosa. Forse la fortuna dopo un po' aveva deciso di darmi una mano, quella stronza. Sospirai e spostai alcune carte, fino a trovare alcuni appunti. Apocalisse, aveva scritto Bobby. Apocalisse?! Quella con angeli e demoni e tutto quel che ci andava dietro? Sgranai gli occhi e decisamente confuso, più che altro spiazzato e incazzato visto che sembrava un'idea talmente stupida che avrebbe potuto informarci! Oh sì certo, e non gli avresti sbranato la faccia nel caso vero? mi ricordò la solita dannatissima vocina.
Appoggiai i piedi all'angolo del tavolo, rilassandomi sulla sedia e immergendomi nella lettura di quegli appunti. Sì non era da me, quel lavoro da Nerd era compito di Sam ma...ma una parte di me lottava per farmi conoscere quel che si nascondeva davanti alla storia di Castiel, dei Testimoni e quant'altro. Forse quel bastardo di Dio esisteva davvero...nel caso avrei trovato il modo migliore per prenderlo a calci nel culo.
Mi persi in quella noia mortale, provando almeno a saltarci fuori, fino a che non sentii delle voce. Alzai lo sguardo e la stanza davanti a me era cambiata: c'era un'altra cucina, un'altro salotto, con altre persone. Corrucciai le sopraccigliai e abbandonai la mia lettura, alzandomi e avvicinandomi a quegli sconosciuti. Sussultai quando davanti a me ricomparve la cucina di Bobby.
Ma che cazzo sta succedendo?! ringhiai. La risposta arrivò velocemente, sotto forma di una mano salda e decisa sulla spalla e gli occhi di Castiel puntati nei miei. Aveva un'aria dispiaciuta e mi sorpresi di riuscire ad avvertire come prima cosa il profumo intenso e famigliare che emanava. Riusciva a farmi venire in mente cose strane, pensieri che sembravano troppo mielosi. Il problema Dean è che stai diventando un rincretinito!
Sospirai profondamente e cercai di mantenere una parvenza di calma, anche se sapevo bene che le sue parole avrebbero reso inutile ogni mio tentativo. Non usare quel tono e quel linguaggio con me, Dean. Sto provando a risparmiarti tutto questo...ma non posso! Va oltre le mie possibilità. Vorrei tanto evitarti tutto questo...dico davvero... Bene. La sua idea era quella di chiarirmi le idee? Perchè non sapeva farlo, decisamente.
Lo fulminai con lo sguardo e mi scostai bruscamente dalla sua presa e dalla sua figura che era anche troppo vicina. Come diavolo pensava che tutto quello avrebbe potuto aiutarmi? Che diavolo poteva importarmene se lui voleva evitare qualcosa eppure non ci stava riuscendo?! E poi che cosa voleva evitare?
Di nuovo le voci di poco prima tornarono chiare e nette alle mie spalle "Non sto dicendo che quel John Winchester non mi piace, Mary...!" affermava un uomo sulla sesantina, pochi capelli grigi e un accento famigliare. Una ragazza più piccola, bionda e dagli occhi chiari rispose, piccata "Non mi importa, lo sposerò lo stesso! Non voglio più saperne di tutto questo!".
Sussultai e mi voltai completamente, gli occhi lucidi e l'incapacità totale di dare ascoltoa nche solo lontanamente alla presenza di Castiel, ancora vicino a me. Tutto quello...era ciò che non era riuscito a evitare? Ma...che cos'era di preciso? Perchè l'unica cosa che riuscivo a vedere io erano persone mai viste ma dal'aria conosciuta, una ragazza che somigliava tremendamente a mia madre che parlava di un ragazzo che si chiamava esattamente come mio padre...
Loro erano la mia famiglia, prima del disastro. Loro erano la mia famiglia prima ancora che io venissi anche solo concepito...ma com'era possibile? Quello era il passato dannazione, come mai potevo prenderne parte?
La domanda sembrò inutile nel momento in cui mi trovai almeno tre pistole puntate contro, e l'assenza totale di Castiel al mio fianco. Ovvio, quello stronzo se ne andava quando ne avevo bisogno! Alzai le mani in segno di resa, provando a mostrarmi affidabile e tranquillo. Sono...venuto in pace. Sono un...cacciatore e...non voglio farvi del male. affermai con quanta più sicurezza possibile. Sui loro volti passarono espressioni di astio e malfidenza ma alla fine Mary fu la prima ad abbassare il fucile. Mia madre...l'unica volta che potevo vedere mia madre Castiel cercava di impedirmelo?! Improvvisamente quel che aveva detto mi sembrò tremendamente stupido e insensato. Lui voleva impedirmi di conoscere mia madre, voleva impedire tutto quello. Non era solo uno stronzo, era anche un egoista bastardo.
Tirai un sospiro di sollievo quando anche la donna, che evidentemente poteva facilmente essere mia nonna, posò la pistola sul tavolo. Mi aspettavo domande su domande, che non tardarono certo ad arrivare eppure cominciai seriamente a sentirmi in qualche modo...in famiglia. Loro erano la parte di me che non avevo mai conosciuto e anche se non potevo dirglielo io volevo restare con loro. Forse...forse avrei anche potuto salvare mia madre andando avanti col tempo. Forse avrei potuto seguirli per un po' ma chi mi stava dando quella possibilità?
Per la centesima volta nelle ultime ventiquattr'ore mi sentii in pericolo: nessuno poteva favorirmi, non me. Cominciai a guardarmi intorno con fare quasi febbrile, fino a che non suonò al campanello...mio padre. O meglio una versione decisamente più giovane e piacevole di John, che sembrava quasi non conoscere quella parte che aveva sempre mostrato con me. E' colpa tua, tu l'hai reso quel che è diventato. E' solamente colpa tua, vedi come era migliore quando non ero ancora nato?! mi suggerì la vocina di prima, chissà forse lei e Castiel erano parenti...
Scossi il capo per dimenticare quei pensieri incoerenti e mi concentrai su John e Mary: tutto quello mi stava offrendo una visione felice di qualcosa che non avevo mai provato sulla mia pelle. Era una vita felice che non avevo mai testato...desiderai che Sam potesse essere lì con me e condividere tutto quello.
La mano sulla spalla tornò a farsi sentire, appena le altre persone si allontanarono. Dean. affermò Castiel, come se quel nome gli appartenesse, come se sapesse che era destinato ad essere pronunciato solamente da lui. La sua lingua sembrò accarezzare lentamente ogni singola lettera, facendola poi rotolare oziosamente fuori in un suono delicato e pieno. DEAN SMETTILA!
Sospirai e mi concentrai per riprendere un filo logico e costante nei pensieri, più che altro per lo meno sensato dannazione! Che cazzo mi stava prendendo? Che cosa mi stava succedendo? Io non ero così...quei pensieri non erano da me. Attribuii il tutto alla stranezza della situazione e all'emozione che tutte quelle novità in qualche modo DOVEVANO scatutire anche in uno come me. Alla buon'ora, bitch angel! replicai piccato, ma non fece una minima piega davanti alle mie parole, sembrava andare per la sua strada, sembrava avere un obbiettivo preciso su cosa dire e cosa fare Tutto questo non ti fa bene e se vuoi rimanere io non posso tirarti fuori lo capisci? Non puoi cambiare quello che è stato...non può cambiare il passato. Il destino andrà sempre per la sua strada. disse con la voce di chi sembrava predicare qualcosa in una stupida Chiesa. Lo guardai e desiderai con tutto me stesso che sparisse e me lasciasse solo nella mia gioia temporanea. E per una volta qualunque cosa mi circondasse sembrò accontentarmi e Castiel sparì dalla scena.

Mi ero forse liberato di lui...per sempre?

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Capitolo 3
*** II (parte II) ***


II (parte II)
Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel.
Rating: Rosso.
Genere: drammatico, erotico, sovrannaturale
Warning: slash, linguaggio non censurato
Words: ??
Note: Di nuovo tornata da voi, stavolta con un leggero ritardo ma la scuola mi sta uccidendo :O
Dunque questo capitolo non mi piace, per niente. Lo trovo frettoloso, come conclusione della parte precedente non mi soddisfa affatto ma non avevo altre idee e non riuscivo più a tenerlo lì fermo. Diciamo pure che sapevo come finirlo ma non avevo idee per la parte centrale. Boh...ditemi che ne pensate ;)
Baci e alla prossima <3
Ringraziamenti: Ringrazio sempre Alien e chibasaru81 per il supporto e tutte le silenziose lettrici (?) <3


Tutta quella storia cominciava a farmi decisamente male. Più le ore passavano e più mi immergevo in quella sorta di clima troppo ilare e troppo famigliare. Non che Mary e i suoi genitori -che mi sembrava assurdo ricollegare a quei nonni che non avevo mai visto- mi avessero accolto a braccia aperte ma mi venvia torppo facile fingere che fosse così.
Avevo bisogno di staccare e rendermi conto che quello non andava bene, che non mi faceva bene. Sarebbe finita male, decisamente, ma una parte di me si rifiutava di ammetterlo. Inoltre Castiel, che interpretava al meglio la parte della coscienza che ti incasina solamente la vita, non si era più fatto vedere e io ero libero di fare e pensare qualunque cosa, anche se non riuscivo a togliermi dalla testa l'idea che lui mi voleva davvero allontanare da tutto quello.
Aveva parlato di lottare per me come se fosse un valore, un onore e ora cercava di allontanarmi dall'unico squarcio di famiglia e casa che nella mia vita mi era stato concesso. Mancava solo Sammy, e il quadro sarebbe stato completo. Mi domandai, solo per un secondo, che cosa avrebbe visto lui una volta tornato a casa. Sarebbe stato trascinato in quella sorta di visione o avrebbe visto me che parlavo con persone sconosciute?
Dimenticai in fretta quegli stupidi dubbi, e cominciai a rilassarmi. Riuscii a spacciarmi perfettamente come un cacciatore in cerca di avventura, così da poter sbirciare nella vita spensierata di mia madre da giovane. Era una cacciatrice, il che non era solo incredibile ma anche assurdo. Non riuscivo a immaginarmela, così fragile e piccola, cacciare demoni eppure nascondeva del carattere...parecchio. Papà si era messo a cacciare per vendicarla, perchè sapeva che lei lo avrebbe fatto per lui nel caso. Sospirai profondamente, arrendendomi anche a vedere John Winchester come un ragazzo pacato, dolce e forse anche troppo con la sua fidanzata che moriva dalla voglia di sposare. A dire il vero non ero riuscito a parlargli davvero, ma da quel che diceva Mary doveva essere l'uomo perfetto. Non c'erano tracce del suo essere burbero, scorbutico o autoritario. Tutta colpa mia, solo colpa mia, mi ricordai trasformando quell'affermazione nel mio nuovo mantra.
Poteva essere solo colpa mia. E del demone, ma quello non poteva aver fatto tutto no?!

Il tempo passò velocemente, e in maniera inversamente proporzionale aumento dentro di me una sorta di sesto senso, come se mi sentissi che sarebbe successo qualcosa di lì a poco. Come se sapessi che qualcosa sarebbe cambiato.
Verso le dieci di sera, quando eravamo ancora in tavola per parlare della mia vita da cacciatore insieme a mio fratello Chester -il primo nome che mi era venuto in mente, ovviamente, visto che il nome di Sam era ispirato a quello del padre di Mary, nostro nonno- qualcuno bussò sicuro alla porta.
Corrucciai le sopracciglia ma non dissi nulla, aspettando piuttosot di sapere se si trattava di John. La mia aspettativa fu mal riposta perchè alla porta comparve solamente un pastore, che diceva di voler parlare in privato con Mary. Non ci sarebbe stato nulla di strano, se solo uno strano bagliore giallo non gli avesse illuminato gli occhi in maniera inquietante...e famigliare.
Non ebbi bisogno di pensare, scattai semplicemente in piedi e sgranai gli occhi, guardandolo come se fosse il diavolo in persone. Lui. Era. Lì. E io ero lì per impedire che...che cosa? Che in qualche modo potesse uccidere Mary anni dopo?!
Bestemmiai senza ritegno contro Castiel e quel dio di cui parlava tanto nel momento in cui realizzai che la Colt doveva esistere, nel loro mondo, ma che non era ovviamente in quella casa. Lui è un demone! Scappate! ringhiai tirando fuori l'unica arma che mi ero portato dietro e sparando. Il demone ovviamente scoppiò a ridere. Un cacciatore pronto a fermarmi, ci siamo conosciuti da qualche parte io e te? mi domandò. Il volto di Sam, trafitto dalla paura e dalla consapevolezza di quel che sapeva fare per colpa di quel figlio di puttana mi tornò in mente. Un altro colpo a vuoto. Sì, son of a bitch, ed è un motivo per vederti morto! gridai.
Altro colpo.
Il demone tornò a ridere, mentre Mary e Samuel provavano in qualche modo ad aiutarmi anche se interdetti. Il voltò del pastore improvvismanete cambiò, tramutandosi in una morsa di dolore, e urlò facendo uscire la nube nera che altro non era che il mio incubo peggiore.

***
Dobbiamo trovarlo e ucciderlo. Ci serve la Colt, che si trova qui. spiegai con serietà, indicando una zona precisa della mappa stesa sul tavolo. Nessuno sembrava credermi, mi stavano prendendo per pazzo ma io ne avevo bisogno. Potevo cambiare le cose, e lo avrei fatto, era una promessa che avevo appena fatto a me stesso.
E per fortuna ci riuscii: solamente mezz'ora dopo mi ritrovai in macchina, un catorcio in realtà visto che l'Impala ero stato costretto a "cederla" temporaneamente a mio padre, tanto per favorire la mia stessa eredità futura! Avevo deciso quindi che quel catorcio orribile poteva andare bene, per una volta, e che una volta finito tutto quello -perchè sapevo bene che sarebbe finito prima o poi- avrei dimenticato chissà dove.
Guidai  fino alla casetta a schiera di Samuel Colt, l'inventore di quella arma che avrebbe posto fine...a ogni cosa. Se occhi-gialli fosse morto, Sammy non sarebbe diventato quel che era, e probabilmente sarebbe stato salvo. Non avrei dovuto rischiare ogni secondo di ucciderlo con le mie stesse mani, nemmeno per un attimo della mia vita, e non avrebbe rischiato la vita con poteri soprannaturali che nè io nè lui riuscivamo a capire. Non avrebbe fatto parte di un piano assurdo e indeterminato creato da un demone pazzo e masochista. E non sarebbe stato altro che Sammy, il mio Sammy facile da proteggere e tenere al sicuro. Magari questo non diciamolo in giro, mi appuntai mentalmente prima di scendere dall'auto.
Con un movimento ormai collaudato mi aggiustai la giacca, camminando con passo leggero e sicuro verso la porta. Mi sembrava scontato dover trovare quel che cercavo da solo e possibilmente senza che Colt mi scoprisse. Ma come diavolo si può chiamare un'arma con il proprio nome?! imprecai tra me e me.
Entrai quindi in quella che era da considerare una "proprietà privata", ignorando almeno una cinquantina di norme di diritto privato, e come sempre mi apprestai ad analizzare il territorio con circospezione.
Trovai la Colt, secondo una logica piuttosto scontata, nascosta in una cassaforte che non fu nemmeno troppo facile aprire. Purtroppo fui interrotto dalla visita dello stesso Samuel, ma riuscii a cavarmela con qualche spiegazione piuttosto evasiva e qualche sorrisino di troppo.
Con la Colt in mano ero invincibile, avevo in mano il mio presente, il mio passato e il mio futuro. Se avessi ucciso occhi-gialli tutto sarebbe cambiato.
Esatto.
Tutto sarebbe stato diverso, sarebbe stato nuovo, un'altra vita. Forse ci avrebbe portati a non essere nemmeno più cacciatori, forse Sammy avrebbe potuto diventare un avvocato di successo, avere una famiglia felice, una macchina sportiva e una casa con un bel giardino fuori.


Avrei potuto. Ma il destino non muta. Il destino non può mutare senza cambiare tutto ciò che viene dopo, tutte le miriadi di storie che lo seguono, che ne sono la conseguenza.
Perchè la morte di una persona può salvare altre milioni di vite. E lo capii solo quando occhi-gialli mi sfuggì, tre volte, e riuscii ad assistere a una delle confessioni d'amore più pure e nobili a cui avessi mai assistito.
E...e riaprii gli occhi.
Dean. fu la prima voce che sentii. Ovviamente Castiel, che rimaneva immobile, seduto sul bordo del materasso a fissarmi a distanza, alternando lunghe occhiate al muro di fronte a sè. Come se ci fosse qualcosa di interessante da vedere, son of a bitch! Volevi abbandonarmi? Perchè, Dean? Cosa non andava in tutto quel che stavo facendo per te? Volevo solo risparmiarti il dolore di un destino che non potevi cambiare. sussurrò con una voce tremendamente ferma, e...bassa. Sembrava quasi vagamente -ma neanche troppo- dispiaciuto. Forse ferito. Ma perchè? In effetti non si era più fatto vivo, da quando gli avevo detto che non lo volevo lì con me ma io che c'entravo?!
Stavo per rispondere quando, ancora una volta con il suo fare superiore, mi precedette. Mi hai cacciato, non mi volevi con te Dean e io non potevo restare. Mi hai mandato via, come se non volessi essere fermato. So che voi umani siete strani, ho potuto osservarvi per un po', ma non capisco...perchè sei così masochista? domandò ancora, tornando a guardarmi, con l'aria da bambino innocente che non conosce il mondo. Scattai a sedere e mi scompigliai con una manata decisamente non leggera i capelli.
Forse perchè nessuno si è degnato di avvisarmi su come funziona il destino! ringhiai rabbioso, senza saperne il vero motivo. Odiavo tutto quello, odiavo aver visto mia madre segnare di nuovo il suo destino e non poterla fermare. Odia sè stesso perchè non riesce mai a salvare le persone "giuste".
Dean ma...ma dovevi saperlo. E comunque ci ho provato ma non mi hai ascoltato. provò a giustificarsi , ma non riuscii a sentire ragioni. Non capivo quell'angelo e non capivo come mai volesse farmi uscire di testa. Non...non volevo sapere nemmeno che diavolo voleva da me! Doveva lasciarmi in pace, dannazione.
Smettila. Sei un angelo stronzo e...volevi impedirmi di soffrire ma non ce l'hai fatta! Vuoi dirmi a che diavolo servi?! ringhiai, alzando appena gli occhi verso di lui, con aria di sfida. Lo avevo fatto tacere, questa volta? Aveva imparato a stare zitto e smetterla di mentirmi? Doveva tacere, volevo vederlo in silenzio, sconfitto. Ma quello che ottenni fu solamente uno sguardo confuso e vuoto.
Poteva un angelo provare emozioni come il dispiacere e il dolore? Anche se si definiva un soldato di Dio poteva...soffrire come un umano?
Dean. Io voglio solo salvarti...da te stesso. sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra stavolta senza nemmeno sfiorarle.
E poi sparì.
Di nuovo.
STava diventando un'abitudine.
Son of a bitch

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