The Mechanic and his problems

di Raven_Phoenix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buondì buondì ragazzi miei ^^
Dunque, mi accingo a postare non solo la mia prima ff su Iron Man, ma nella categoria film in generale u.u Mi sono sempre mossa nella categoria anime/manga, e spero di riuscire a gestire anche questa categoria XD
Dunque, ci terrei a dare qualche avvertimento prima di farvi iniziare a leggere questo primo capitolo:
Come scritto nell'introduzione, questa é una fanfiction che si pone dopo il terzo film e non fa assolutamente nessun riferimento a qualunque trama dei fumetti né a qualsiasi film futuro (e spero che ne facciano anche se ho i miei dubbi T_T), quindi i nostri protagonisti tradizionali verranno affiancati da nuove cose/persone/luoghi inseriti e inventati completamente da me u.u
Spero di avervi incuriosito ^^
Buona letturaaaaaaa!


Capitolo 1:
 
 
“Il meccanico aggiusta tutto. Il meccanico sa tutto. Ma soprattutto, il meccanico CREA tutto.”
 
Clangori metallici, bulloni che cadevano a terra, fili elettrici che saltavano, e imprecazioni a volumi parecchio alti.
-Non ci siamo, PERCHÉ?!-
Altre urla indefinite, altre cose che volavano per la stanza.
Si poteva pensare di trovare un uomo nerboruto, con bicipiti enormi e pieni di tatuaggi intento a distruggere tostapani a testate… invece…
Un uomo che di certo per la statura non brillava, i capelli sparati in testa con il gel e una maglietta di qualche gruppo rock talmente consumata che non era più possibile capire il disegno che c’era sopra. Sicuramente aveva un bel fisico, ma l’idea che lui da solo stesse facendo tutto quel macello era impensabile.
-No, no, no. Non ci siamo. Jarvis, metti qualcosa di… ispirevole. Esiste la parola ispirevole?- chiese lui rivolto al nulla, ma straordinariamente una voce metallica gli rispose automaticamente.
-No signore, non esiste. Le vanno bene i Black Sabbath?-
-Bene, allora l’ho appena inventata io, aggiungila al vocabolario Stark. Sì, metti quello che vuoi, basta che mi faccia pensare decentemente.- prese l’ennesimo circuito che aveva davanti e dopo averlo studiato per qualche secondo lo lanciò via, mandandolo in frantumi.
-Signore, potrei suggerirle una vacanza per aprire la mente?-
-Dì un po’, mi prendi in giro? Sto cercando di trovare rapidamente una soluzione per rimettermi in gioco e tu mi consigli una vacanza? Devo aver sbagliato a programmare anche te, di male in peggio.- borbottò scuotendo la testa –Per oggi ci rinuncio. DI NUOVO.-
Non si curò di riporre niente, imboccò la porta a vetri e abbandonò il laboratorio senza però dargli un’ultimo sguardo accompagnato da un sospiro.
Con tanta fatica il suo rifugio dove inventare era stato rimesso in piedi, ricostruito da zero, ma quelle teche sulle pareti restavano sempre vuote. Gli pareva di rivederle come fantasmi, una a una come la sua collezione preferita di figurine… ed era stato lui a mandarle in fumo. Si passò una mano sulla fronte per poi salire le scale e tornare nel mondo consono conosciuto da tutti.
Era impensabile che dalla disperazione si fosse costretto a dei “turni di lavoro”, sperando che il sonno in eccesso lo portasse a qualche illuminazione divina, o per lo più lo faceva per non far preoccupare lei.
Sentì il rombo di una macchina nel vialetto, e poco dopo le porte si aprirono.
Eccola, lei.
-Bentornata, tesoro.- la salutò lui mentre si lanciava con ben poca grazia sul divano gigantesco.
-Ciao.- rispose lei mentre con un sospiro di piacere si levava i tacchi a spillo che portava.
Si sdraiò accanto a lui, e la televisione grande quanto una parete si accese. Si accoccolarono entrambi abbracciandosi.
-Com’è andata la giornata?- chiese lui dopo averle baciato la fronte.
-Mh, pensavo peggio. Happy si è ripreso del tutto, dopo un’ora già sbottava per i badge. A modo suo ha fatto sentire la sua mancanza.- rispose lei stiracchiandosi.
-Non ne dubitavo.- commentò sghignazzando.
-E tu? Fatto qualche passo avanti?- lo chiese con un filo di esitazione.
Sbuffò e si passò una mano sul viso.
-Niente di niente. È come se avessi la metà del cervello in una vetrina. Vedo le informazioni che mi servono ma non riesco a prenderle per metterle in pratica.-
-Tony, non ti sta mettendo fretta nessuno, ok?- lo guardò negli occhi per scongiurare una nuova crisi di autostima pressoché inesistente.
-IO mi sto mettendo fretta- si mise a sedere e iniziò a massaggiarsi le tempie –Non mi sento al sicuro, ho paura che TU non sia al sicuro, Pepper. Te l’ho già detto.-
-Lo so, lo so.- si mise seduta anche lei e iniziò a coccolarlo accarezzandogli il collo –Ma per ora non c’è nessun pericolo.-
Si sentiva terribilmente in colpa.
Era colpa sua se Tony aveva deciso di distruggere tutte le armature, e lei non aveva fatto niente per impedirglielo nonostante sapesse quanto contassero per lui, perciò era stata ben felice quando l’aveva visto tornare al lavoro nel suo laboratorio. In un certo senso anche lei ora capiva la sicurezza che immettevano quelle teste di latta, si erano salvati la vita a vicenda grazie a quelle, e detestava ammetterlo, ma quella luce blu al centro del suo petto le mancava.
C’era, però, un altro piccolo inconveniente.
Il grande genio Tony Stark… con un blocco artistico.
Erano passati quasi tre mesi da quando aveva ricominciato ad armeggiare con i cacciaviti, ma non era ancora riuscito a venirne a capo. Aveva dovuto rivedere tutti i piano da zero, senza il reattore a dargli potenza doveva inventarsi qualcosa di estremamente sofisticato per riuscire a dare le stesse prestazioni di prima, se non migliorarle.
-Senti, perché adesso non chiamiamo il take away di quel ristorante giapponese che ti piace e andiamo a cenare nella nuova vasca idromassaggio? Per oggi ti vieto di pensarci ancora e ti autorizzo a fare il riccone arrogante.- propose baciandolo sull’angolo della bocca.
Tony rimase amareggiato ancora per qualche secondo, poi spuntò l’ombra di un sorriso.
-Potrei usare la tecnica del meccanico derelitto ogni volta che voglio mangiare sushi, non sarebbe male.-
Dentro di lei Pepper tirò un sospiro di sollievo, quando riprendeva a fare battute il peggio era già passato.
Avrebbe trovato una soluzione prima o poi, anche se sperava arrivasse presto.
In quel momento alla TV inquadrarono forse l’unica cosa rimasta integra dopo l’ultima avventura. L’ennesima notizia sulle gesta di Iron Patriot.
-Almeno quella mi fa ancora sentire un figo. Anche se preferivo War Machine.- disse per la milionesima volta.
-E se tu partissi con lo studiare la sua di armatura?- chiese Pepper sperando di dargli qualche nuova idea.
-Nah, quella lattina a stelle e strisce gli serve, non posso rubargliela per un mese e smontargliela pezzo per pezzo senza la convinzione di poterla rimontare. Stavamo parlando di tanto sushi, giusto?-
-Sì, ma potresti finalmente sbloccarti. La sua in fin dei conti funziona benissimo senza reattore.
-Non resiste nemmeno la metà rispetto a quelle che avevo progettato per me. Che dici, mi riempirei troppo ordinando due barche per quattro persone? Potrei andare in overdose da wasabi.-
-È pur sempre un punto di riferimento!- lo incalzò non capendo quale fosse il problema.-
-Se sono riuscito a creare tutto da zero è da zero che devo ricominciare. Dov’è il numero di quel ristorante? Sto morendo di fame, potrei iniziare a mangiare le tende.- detto questo si alzò e andò verso i mille post it che troneggiavano sulla parete della cucina.
Pepper scosse la testa esasperata. Almeno era tornato sicuro di sé, aveva abbandonato definitivamente gli attacchi di panico.
Mentre Tony passava in rassegna il menù del take away non poteva fare a meno di sentire quell’immenso vuoto che sentiva dentro, proprio all’altezza del cuore, dove fino a poco tempo prima aveva quel buco enorme riempito di energia pura.
Avrebbe trovato il modo di tornare Iron Man a tutti gli effetti.
DOVEVA.
Ma probabilmente non si sarebbe aspettato un improvviso cambiamento di programma.
-Niente male, forse potrei aggiungerci qualche led colorato, che ne dici tesoro?- commentò Tony mentre si godeva le piacevoli bolle della “modesta” vasca idromassaggio grande quasi quanto una piscina.
-Tutto quello che vuoi, basta che tu non la rompa. Potrei ucciderti.- rispose lei totalmente in estasi dall’acqua calda e il vino.
-Sono il meccanico, ricordi? Io aggiusto.- ribatté prima di riempirsi letteralmente la bocca di nigiri al salmone prendendoli dall’enorme vassoio strapieno di sushi.
-Certo, come sto aspettando ancora che tu ripari quella vecchia auto d’epoca che hai voluto assolutamente comprarmi perché mi piaceva e che adesso prende polvere in garage. Ci speravo tanto.- disse punzecchiandolo.
-Hofha?- bofonchiò lui cercando di parlare con la bocca strapiena.
Vennero interrotti improvvisamente dalla voce di Jarvis che risuonò per tutto il bagno.
-Signore, consiglio a lei e a Miss Potts di non uscire di casa ora, un’orda di giornalisti si è appostata fuori dai cancelli e non sembra essere intenzionata ad andarsene.-
Tony corruciò la fronte.
-He havolo hi hanno hui?-
-Signore, le consiglio anche di mandare giù quello che sta trangugiando, non mi ha ancora programmato per tradurre i suoi lamenti.-
Ci volle qualche minuto in cui rischiò quasi di strozzarsi e affogare nell’idromassaggio.
-Ehm… dicevo. Che cavolo ci fanno qui? Non mi pare di aver dato scalpore presentandomi nudo a qualche conferenza… mi pare.- disse facendo velocemente mente locale.
-No, ma credo c’entri con l’ultima notizia che sta impazzando sui notiziari.- rispose Jarvis.
-Accendi il monitor.- ordinò sbuffando.
Immediatamente la parete adiacente alla vasca si illuminò.
-Hai fatto qualcosa che mi hai tenuto nascosto?- chiese Pepper sospettosa appoggiando il suo bicchiere di vino e avvicinandosi a lui con fare minaccioso.
-Non ho fatto niente!- piagnucolò lui alzando le mani come un bambino piccolo.
Finalmente arrivarono le immagini dell’ultimo telegiornale, e per Tony quel giorno fu la seconda volta che rischiò di affogare tra le bollicine.
“Non si hanno ancora notizie ufficiali dalle Stark Industries, ma pare che il ritorno di Iron Man sia praticamente ufficiale!”
Improvvisamente più che in una vasca Tony si sentì perso come in mezzo ad un oceano.
-Che… che cosa…- balbettò facendo segno di alzare il volume.
“Da diverse fonti è stato avvistato e filmato brevemente quello che sembra essere un nuovo prototipo di Iron Man. L’uomo di ferro è apparso molto più grezzo di quello alla quale ci siamo abituati, per questo si azzarda l’idea di non più che un prototipo, ma potrebbe segnare il ritorno dell’ amato supereroe. Al momento vige il silenzio a villa Stark dove si attende un possibile annuncio ufficiale.”
Le immagini mostravano una sagoma sfocata per la lontananza, che volava in maniera piuttosto impacciata zigzagando nel cielo per poi avere come un sussulto e sparire a tutta velocità lungo la costa.
-Tony… non sei tu, vero?- chiese Pepper anche se dentro di lei sperava vivamente ci fosse riuscito ma avesse voluto tenere tutto nascosto.
-Ti pare che possa essere io quel rottame ambulante?- urlò lui stizzito saltando fuori dalla vasca di colpo ed avvicinandosi allo schermo per osservare meglio –Jarvis, torna indietro e stoppa sull’immagine.- ordinò sentendo il curoe battergli a mille.
Quello che si vedeva pareva quasi ai livelli del Mark 1, era lampante che fosse stato costruito alla buona. Eppure quel coso riusciva a volare e a muoversi in qualche modo.
-È tutto sbagliato, guarda qui! Si vede benissimo che il materiale è scadente, in più l’idiota che l’ha costruita non ha nemmeno calibrato i sensori per la distribuzione del peso e non ha predisposto una protezione per i propulsori, probabilmente quando sarà atterrato sarà andato a fuoco.- disse parlando più con sé stesso.
-Tony, stai calmo e… almeno copriti.- disse Pepper osservandolo completamente nudo, in una posizione simile a quella di una rana accovacciato sul pavimento, e nella foga di uscire dalla vasca si era rovesciato addosso il suo preziosissimo sushi trovandosi con pezzi di tonno e branzino appiccicati sulle spalle e le gambe.
-Ma dico, l’hai visto?! E attribuiscono quella… quella COSA a me?! Razza di ingrati, io sono Tony Stark! Dalla mia officina non uscirà mai un obbrobrio simile! Aspetta che mi sentano…- si stava dirigendo direttamente fuori dal bagno così com’era, e Pepper dovette uscire di corsa dalla vasca per trattenerlo.
-Tu rimani esattamente dove sei e vediamo di capirci qualcosa. Non andrai COSÌ a parlare con i giornalisti!- disse in tono autoritario e piantandosi le mani sui fianchi.
-Tesoro, non fraintendere ma… non mi fai paura se ti vedo nuda e mezza ricoperta di schiuma, anzi, se non fossi terribilmente furioso ti troverei estremamente sexy e provocante, ma ho una cosa da fare.-
Pepper rimase a fissarlo esterrefatta diventando rossa peggio di una Ferrari.
-Jarvis, chiudi le porte, non farlo uscire!- urlò lei prendendo alla svelta un accappatotio.
-L’avevo già messo in programma Miss Potts, non si preoccupi.- rispose l’automa che pareva esasperato anche lui.
-Ehi, voi due. Evitate di fare comunella, con me non funziona. Jarvis, apri IMMEDIATAMENTE le porte.-
-Signore, è stato lei stesso ad ordinarmi che in caso di crisi d’identità da parte sua avrei dovuto dare retta unicamente a Miss Potts. Credo che questa sia una di quelle occasioni.-
Tony si esibì in una sorta di urletto stridulo dando un calcio al bordo del letto e ritrovandosi a saltellare per la stanza.
Pepper scosse la testa cercando di restare seria, anche se non era facile trovandosi davanti il pluri miliardario Tony Stark, in arte Iron Man, saltellante e coperto di sushi livido dalla rabbia, il ché non gli dava un’aria molto mascolina ma più quella di un bimbo che voleva le sue caramelle.
-Chiunque abbia costruito quella armatura sicuramente non mi sembra in grado di costituire una minaccia almeno per ora. Probabilmente… deve aver trovato qualche tuo vecchio progetto da qualche parte.- disse Pepper cercando di trovare un punto della situazione che lo facesse calmare.
-Non ho mai lasciato in giro nessun progetto, sono tutti al sicuro qui dentro.- indicò la sua testa mentre si sedeva sul bordo del letto e si levava una pallina di riso che gli era finita in mezzo ai capelli. –Quel che non riesco a spiegarmi é… é…- sbuffò e si lasciò cadere all’indietro tra le lenzuola –perché in questo momento io non riesco a progettare assolutamente niente e qualcuno a caso in questo mondo invece ce l’ha fatta con chissà quale banale trucchetto?-
Pepper rimase a fissarlo basita; in effetti quel coso di metallo ambulante era apparso nel momento meno opportuno. Stava per pensare ad una risposta quando lui si rialzò di scatto.
-Jarvis, analizza il filmato, dammi le coordinate di dove è apparsa quella armatura e trova qualunque dato che possa riguardare questa faccenda.- detto questo tornò verso il bagno, immergendosi di nuovo nella vasca.
-C… cosa vuoi fare?- chiese Pepper guardandolo accigliato.
-Beh, veramente pensavo di finire la cena mentre Jarvis prepara quello che mi serve, ti vuoi unire?- rispose in tutta tranquillità.
-Tutto qui?-
-Per ora.-
-E dopo?- aveva quasi paura a chiederlo.
Lui guardò brevemente fuori dalla finestra osservando il tramonto con una serietà quasi anormale per lui.
-Lo troverò.- disse per poi voltarsi di nuovo verso di lei –Troverò quell’idiota che sta pensando di rubarmi le idee, scoprirò cos’ha in mente e se sarà necessario mi assicurerò che non dia fastidio a nessuno.-
Pepper annuì anche se non sapeva esattamente se fosse una buona idea.
-Ti sbrighi a tornare qui? La tua visione sexy che ho visto prima mi manca.- concluse lui fissandola con gli occhi da cucciolo come se niente fosse.

 

Ecco qui il primo capitolo *___* Che emozioneee, sono in fibrillazione e ho il terrore delle prime recensioni >_< 
Esprimetevi liberamente, critiche e segnalazioni di eventuali errori di battitura bene accetti!
Spero di avere presto tanti lettori e spero di non deluderli mai!
Sappiate che mi sto divertendo in una maniera assurda ad impersonarmi in Tony, abbonderanno le battute nel pieno stile del fantomatico meccanico u_u
Per ora non ho osservazioni particolari da fare, quindi non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo ^___^ MI RACCOMANDO RECENSITEEEEE CIAUUUUUU!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccomi qui di nuovo per voi ^^
Devo dire che sono sorpresa, ben 4 recensioni solo al primo capitolo, i primi a metterla nei preferiti, ma soprattutto davvero un sacchissimo di visualizzazioni *__* Mi avete dato energia per portare avanti al meglio questa ff che era un sorta di esperimento siccome uscivo per la prima volta dal mio ambito abituale ^^
Per le domande che mi avete fatto, ad alcune ho risposto direttamente, mentre alle altre dedicherò l'angolino a fine capitolo ^^
Vi auguro ua buona lettura ** (se trovate errori di distrazione avvertite, provvedrò a correggere ^^)



Capitolo 2:
 
 
Tony si grattò distrattamente il collo mentre riguardava quel video di pochi secondi almeno per la ventesima volta. Doveva trovare qualcosa, anche il minimo indizio, per riuscire ad avere una pista. Quell’armatura era alla pari di un tostapane alla quale avevano applicato un motore… eppure qualcuno era riuscito dove lui in quei mesi stava fallendo, quella persona aveva più autostima di lui.
-Jarvis, ci sono state notizie o articoli che parlano di avvenimenti strani? Qualche esplosione inspiegabile, ritrovamenti di materiale sospetto o qualcosa di simile.- domandò per poi appendersi alla sbarra vicino alla porta ed iniziare a fare su e giù come se niente fosse; lo diceva sempre che mentre si faceva esercizio le idee si schiarivano di più.
-Niente di rilevante, signore. Soltanto un incidente tra due autovetture su una strada secondaria vicino al punto dove è apparsa l’armatura, ma sembra che sia stato per colpa di una svista.-
Immediatamente iniziò a fare supposizioni.
-Si saranno distratti mentre fissavano un oggetto non identificato volare sopra le loro teste, può essere plausibile.- scese dalla sbarra e iniziò a visionare l’articolo dell’incidente da vicino.
-È poco probabile, uno dei conducenti ha ammesso di essersi distratto perché cercava il cellulare finito sotto al sedile.- venne subito evidenziata la parte interessata.
Tony sbuffò iniziando a camminare in tondo per la stanza.
-Non può essere possibile che quella lattina slavata se ne sia andata in giro tranquillamente e non abbia lasciato traccia.- borbottò passandosi le mani tra i capelli.
-Posso suggerirle di fare un sopralluogo sul posto? Potrebbe schiarirsi le idee, trovare qualche indizio e prendere una boccata d’aria.- ipotizzò Jarvis aprendo di colpo le porte del garage mostrando una Porche bianco perla nuova fiammante già pronta a partire.
-Sai J, ultimamente sospetto che Pepper sia riuscita a riprogrammarti mettendoti in modalità mamma asfissiante. Forse dovrei ricalibrare i tuoi comandi vocali e metterti una suadente voce da usignolo. Christina Aguilera ti piace come modello?- commentò osservando il nulla con le braccia incrociate, e dopo pochi secondi partì a tutto volume “You are Beautiful”.
Tony scosse la testa chiedendosi come avesse fatto a dotare quell’automa di quel sofisticato senso dell’umorismo, anche se la risposta già ce l’aveva: lui era un genio, ovviamente!
-Va bene, andrò a fare un simpatico pranzo al sacco e a raccattare i possibili pezzi di quel cretino che ha pensato di copiarmi lo stile. Inserisci le coordinate nel navigatore.- si arrese alla fine, in effetti era l’unica cosa che poteva fare per sperare di portare avanti le indagini.
Salì alla svelta e scrisse velocemente un post it per Pepper. Avrebbe potuto mandarle un messaggio o chiamarla, ma adorava fare quelle cose inutili per farla disperare di tanto in tanto.
“Ciao tesoro, sono andato svelto in paese a prendere il latte e i biscotti, non potevo restare senza merenda quando guardo Dragon Ball! Torno subito, il tuo figlio problematico Tony <3”
Lo appiccicò al tavolino di vetro del soggiorno sghignazzando da solo, dopodiché raccattò un paio di cose e si preparò ad uscire.
-Ehi, non pensavo che il posto fosse così vicino a casa.- commentò mentre controllava il tragitto sul navigatore –Peccato, avrò meno tempo per divertirmi.- accelerò facendo rieccheggiare il rombo della macchina per tutto il vialetto.
Appena arrivò ai cancelli della villa si ricordò di aver dimenticato un piccolo inconveniente.
-Ehi Jarvis, come mai il navigatore non segnala possibili problemi di traffico causati da paparazzi e giornalisti persistenti sparsi sulla carreggiata?- disse notando lo sfavillo dei mille obbiettivi e tutti gli occhi degli inviati speciali puntati su di lui.
-Credevo fosse palese, non crederà che sia bastata una nottata al freddo in attesa per scoraggiarli, signore.-
Tony annuì, e di malavoglia proseguì preparandosi psicologicamente.
Anche se aveva i finestrini chiusi poteva sentire lo stesso i cori di “Signor Stark! Signor Stark una domanda!”
Fece un cenno di saluto con un sorriso innocente, e dopo aver mandato su di giri il motore per allontanare tutti quegli avvoltoi che stavano riempiendo di ditate la sua carrozzeria appena tirata a lucido partì di gran carriera canticchiando a bassa voce.
-I am beautiful… no matter what they say… Oh, al diavolo Jarvis! È tutta colpa tua se mi ritrovo a cantare queste cose.-
-Preferisce Rhianna, signore?-
-Pfh… stai zitto.- rispose lui accendendo l’impianto stereo da paura e mettendo a tutto volume “Master of Puppets” sentendosi subito meglio.
 Fortunatamente nessun paparazzo fu così temerario da mettersi ad inseguirlo, e per Tony fu quasi un peccato, non avrebbe testato la modalità inseguimento della sua “macchinina”, e si accontentò di sfrecciare per le strade semi deserte sulla costa godendosi il panorama. Da una parte sperava di veder sbucare di nuovo da un momento all’altro quell’armatura, il suo sguardo rimaneva sempre vigile dietro agli eccentrici occhiali da sole. Stava cercando di immaginarsi la persona che potesse stare dietro a tutto questo, ed era partito dalla figura possente e palestrata di un omaccione cresciuto in una fucina battendo ferro caldo dalla mattina alla sera per poi finire al classico nerd alla Big Bang Theory, segregato in biblioteca per poi nascondere le sue creazioni in soffitta per non farle vedere alla madre. Sperò vivamente di trovarsi a che fare con la seconda opzione siccome senza un’armatura non avrebbe potuto dettar legge a suon di pugni per molto, nonostante si vantasse del suo fisico discretamente scolpito.
-Siamo arrivati, signore.- annunciò Jarvis quando giunse in fondo ad un lungo rettilineo che terminava con una larga curva sulla sinistra.
Fermò l’auto in uno spiazzo panoramico ed iniziò ad ispezionare ogni dettaglio di quel paesaggio. Niente di particolare, soltanto una panchina, qualche cespuglio, il parapetto in legno che dava sul mare, e proprio lì sotto una piccola e anonima spiaggetta deserta.
-J, fammi un favore. Esegui una scansione satellitare su tutta l’area di quella spiaggia per vedere se ci sia qualunque cosa di sospetto che non sia sabbia.- disse strizzando gli occhi cercando di vedere se fosse visibile anche ad occhio nudo qualcosa di interessante.
Si voltò dalla parte opposta, trovandovi soltanto una parete di roccia che formava una collina, sulla cima erano presenti alcune casette anonime.
-Cosa mi puoi dire su quelle?-
-Le case che vede sono tutte residenze per le vacanze, in questo periodo sono totalmente vuote, vengono usate soltanto nel periodo estivo o invernale. Appartengono a delle famiglie russe benestanti.- rispose prontamente Jarvis.
Tony rimase a fissare quelle case con una strana sensazione, quasi un sesto senso. C’era qualcosa che non lo convinceva, e quando vide un improvviso e quasi impercettibile sfavillo proveniente dalla casa più a sinistra questi presentimenti aumentarono.
-Sei proprio sicuro che quelle case siano completamente vuote?- chiese rimanendo a fissare quel punto imprecisato cercando di capire cosa fosse.
-Assolutamente, signore. Vorrei invece indirizzare la sua attenzione verso la spiaggia che mi ha chiesto di scansionare. Potremmo aver trovato qualcosa.-
Immediatamente Tony lasciò perdere le case e si voltò di scatto alla ricerca di qualunque modo per scendere da quella scogliera. Trovò uno stretto sentierino che scendeva in mezzo agli arbusti.
-Cosa devo cercare?- chiese mentre si apprestava a scendere senza inciampare e ritrovarsi a rotolare in mezzo ai cactus per la gioia di aver messo i pantaloni bianchi quel giorno.
-Proprio al limitare della spiaggia, dove iniziano gli scogli. È stato rilevato un oggetto metallico di piccole dimensioni.-
-Se è una lattina di Red Bull giuro che mi prenderò un gatto solo per costringerti a pulire la sua lettiera e farti togliere ogni singolo pelo presente in casa.- disse maledicendo ancor di più il fatto di non avere una delle sue armature che in un batter d’occhio l’avrebbero fatto arrivare su quel piccolo fazzoletto di sabbia bianca.
Avrebbe potuto portarci Pepper in quel posto per un picnic romantico, se non fosse che lui odiasse i picnic… ah già, odiava anche la spiaggia... con tutti quei granelli di sabbia che si infilavano ovunque, come quando si era ritrovato nel deserto quella volta, qualche anno fa. Forse, si chiese, avrebbe dovuto ritrovarsi in una situazione disperata come quella per riuscire a sbloccarsi in qualche modo, ma subito gettò all’aria quel pensiero.
-Dritto cinquanta metri davanti a lei.- lo condusse Jarvis quando finalmente Tony riuscì ad arrivare in fondo pensando già alla fatica che avrebbe fatto per risalire.
Si era preparato a scavare nella sabbia ma immediatamente notò qualcosa brillare davanti a lui a poca distanza grazie agli ultimi raggi rossastri del sole che si accingeva a sparire all’orizzonte. Si avvicinò con cautela spergiurando che fosse una qualche arma lasciata cadere casualmente dal trabiccolo ambulante. Si inginocchiò per vedere meglio quando fu in quel punto preciso, e scorse finalmente l’oggetto in questione che per metà sbucava fuori dalla sabbia.
-Oh…- mormorò avvilito allungando la mano pensando già di aver fatto irreparabilmente un buco nell’acqua –È solo uno stupido bracciale.-
Lo prese e se lo fece rigirare tra le dita guardandolo con attenzione, e stava per lanciarlo verso il mare quando prontamente la voce di Jarvis lo bloccò.
-Un momento, signore. Potrebbe comunque essere un indizio. Quando ho fatto la rilevazione non è risultato essere un metallo come quello di un comune bracciale.-
-Cosa vorrebbe dire? È un banalissimo…- stava per contraddire il suo puntiglioso badante quando improvvisamente notò anche lui qualcosa di interessante.
Conosceva quelle screziature nel metallo, le avrebbe riconosciute ovunque.
-Sembrerebbe essere uno dei metalli utilizzati dai primi albori delle sue industrie, perfino da prima che ne venisse a capo lei, signore.-
Tony rimase a fissarlo perplesso, facendo passare centimetro per centimetro. Era una semplice catenella bella robusta con attaccato un ciondolo piuttosto consumato dalla vaga forma di un cuore.
-Non mi risulta che le Stark Industries abbiano mai lanciato una linea di bigiotteria di cattivo gusto. Qualcuno deve esserselo fatto da solo prendendo il metallo da chissà dove.- improvvisamente venne colto da una illuminazione –Chiunque abbia lavorato uno dei miei metalli in questo modo potrebbe aver creato quella armatura, che ne pensi?- chiese con un barlume di speranza che si faceva spazio in quella cortina di nebbia scura che aveva tra i suoi pensieri.
-Tecnicamente potrebbe averlo fatto chiunque lavorasse alle Stark Industries e che si fosse portato a casa qualche scarto dalle fabbriche, l’ipotesi è un po’ troppo azzardata.
-Lo sai, il tuo sostegno mi aiuta sempre a confortarmi anche nei momenti più bui, grazie mille.- disse ironicamente scuotendo la testa e rimanendo ancora a fissare quel braccialetto.
-Potrebbe esistere una possibilità su tredicimilasettecentotren…-
-Ah! Ah! Frena, mammina! Non mi servono le statistiche, qui si tratta di sesto senso che più di una volta mi ha parato le palle. Hai presente? Il salvataggio del mondo molteplici volte…-
-Certo, signore. Quindi da dove vorreste iniziare a muovervi, lei e il suo sesto senso?-
-Ci stiamo pensando, ma lui ha fame e con lo stomaco vuoto ragiona male, poverino.-
Probabilmente in quel momento se Jarvis fosse stato programmato a farlo avrebbe sospirato.
-Oltre a quello non è stato rilevato niente, possiamo tornare a casa se lo desidera.-
Tony annuì, anche se l’idea di rifarsi in salita quel sentiero infernale non lo allettava molto. Mentre arrancava cercando di non inciampare il suo sguardo tornò nuovamente verso quelle casette sulla collina; era quasi sicuro di aver visto qualcosa lassù.
-Potremmo fare un salto solo per controllare che non ci sia realmente nessuno, una casa vuota sarebbe il nascondiglio perfetto per nascondere l’armatura.- propose mentre risaliva sull’auto e continuando a tenere lo sguardo fisso in cima alla collina.
-Signore, chiamata in arrivo da Miss Potts.-
-Oh…- pigiò un bottone sul volante –buonasera, splendore.-
-Ehi, dove sei finito?- risuonò la voce di Pepper per tutta l’automobile.
-Jarvis mi ha detto che dovevo andare a prendere la tintarella ma non ha voluto spalmarmi la crema solare sulle spalle, riesci a crederci?- rispose mentre metteva in moto.
-Non stento a crederci.- disse ironicamente lei, e poté indovinare la sua espressione in quel momento –Ti conviene arrotolare l’asciugamano e fare dietrofront, ti sei dimenticato che stasera siamo a cena con Bruce? E so quanto ti piaccia farlo irritare fino a farlo diventare un ammasso verde semi nudo ma non vorrei che arrivassimo in ritardo.-
-Ah… già, il mio amico strano con i calzoncini viola.- bofonchiò iniziando già a pensare mille battutine o modi per farlo irritare (era più forte di lui!).
-Se ti muovi hai anche il tempo per farti una doccia con me.- disse in tono abbastanza esplicito Pepper.
-Tesoro, se davvero facessi una doccia con te allora arriverei lo stesso in ritardo.-
Quei pochi secondi di silenzio indicavano che fosse arrossita.
In quel breve lasso di tempo lanciò nuovamente un’occhiata verso le case, e per una frazione di secondo rivide qualcosa. Un movimento, anche se impercettibile.
-Niente scuse, muoviti. Ti aspetto.-
-S…sì.- rispose distratto lui sporgendosi dal finestrino mentre chiudeva la chiamata.
Gli era sembrato di vedere qualcosa muoversi, e non era possibile che potesse succedere due volte di fila per una svista.
-Jarvis, voglio che monitori quelle case, non mi interessa se salterà fuori che si tratta di qualche gatto randagio, voglio essere sicuro.-
-Imposto le telecamere e gli scanner satellitari.- rispose prontamente l’aiutante.
Mentre guidava Tony era assorto da mille pensieri, e con la mano libera continuava a giocare con il braccialetto. Fu quando fece scorrere distrattamente il pollice sul ciondolo consumato che si accorse di una sorta di rilievo. Aspettò di essere fermo ad un semaforo per guardarlo meglio, e si stupì non poco nell’accorgersi che erano leggermente visibili delle scritte incise sul retro. Dovette osservarlo estremamente da vicino per riuscire a capire cosa vi fosse riportato sopra.
-Respira… per donare la vita… a chi vuoi amare.- disse a bassa voce corrucciando la fronte –Respira per donare la vita a chi vuoi amare? Che diavolo… Jarvis, cerca se questa frase appartiene a qualche libro o qualcosa del genere. Mi sembra di averla già sentita da qualche parte.- chiese continuando a scrutare quelle poche parole.
-Non è presente in nessun film, libro, commedia, poesia o qualunque altro metodo di pubblicazione.- rispose Jarvis dopo quasi un minuto di silenzio per la ricerca.
-Che strano, eppure…- si mise a pensare dove l’avesse già sentita finché non si ritrovò nel garage di casa; ora doveva trovare il modo di riuscire a mandare avanti i suoi progetti e allo stesso tempo farsi una doccia, intrattenere Pepper, mangiare e prendere in giro Bruce (l’ultima non sarebbe stata difficile, gli bastava guardarlo in faccia per trovare mille idee).
-Appena riesci a trovare qualsiasi nuova pista fammelo sapere, non importa dove sono, con chi sono e cosa sto facendo, intesi?- disse poco prima di varcare la soglia di casa.
-Sarà fatto signore, si goda la serata.-
Prese un lungo respiro prima di entrare e dover fare i conti con Pepper spiegandogli quello che stava succedendo, anche se probabilmente lei non avrebbe capito tutto il suo entusiasmo.
 
La serata stava procedendo discretamente bene, il ristorante non era troppo affollato quindi non troppe occhiate da parte dei curiosi, niente stampa che forse si era decisa a dargli il respiro, e una buona compagnia che in qualche modo lo stava aiutando a rilassarsi.
-Perciò, mio bel testone che vaga tra gli antri del cervello umano, capisci il mio trauma infantile dopo che ti ho raccontato i miei teneri ricordi della mia vita?- disse Tony dando una gomitata scherzosa ad un sofferente Bruce che evidentemente non vedeva l’ora di arrivare al dolce pur di levarselo di torno.
-Potrei trovare mille problemi nella tua infanzia che ti hanno portato ad essere così assillante, Tony.- replicò lui togliendosi velocemente gli occhiali da vista e strizzando gli occhi.
-Ti senti affaticato? Rabbioso? Vuoi fare due passi qui fuori con me per sfogarti?- chiese lui battendogli più volte una mano sulla spalla.
-No, potrei essere la persona più calma di questa terra.- rispose donandogli un sorriso a trentadue denti soddisfatto.
-Accidenti!- imprecò sbuffando l’altro.
-Scusami Bruce, se avessi saputo che anche durante una cenetta tra amici avesse tirato fuori il suo lato piacevole quanto infilarsi in una piantagione di ortiche avrei rifiutato per il tuo bene.- disse Pepper sospirando per l’ennesima volta.
-Oh, non preoccuparti. Li considero esercizi per tenere allenata la mia pazienza.- disse sereno Bruce appoggiandosi allo schienale della sedia imbottita e lanciando uno sguardo cantilenante verso Tony.
-Vi odio tutti.- borbottò lui per tutta risposta facendo una smorfia.
In fin dei conti era stata una bella serata, utile per distrarsi ogni tanto dalle sue fissazioni, e sapeva che Pepper, Bruce e tutti gli altri lo facevano per lui in un certo senso; odiava ammetterlo ma le loro trovate a volte si rivelavano efficaci.
Tutto quello, però, non era destinato a durare a lungo.
Avevano appena servito loro un digestivo offerto dopo aver pagato il conto da capogiro, quando improvvisamente l’auricolare che teneva perennemente nell’orecchio sinistro diede qualche cenno di vita ed immediatamente sentì la voce di Jarvis.
-Signore, ci sono degli aggiornamenti importanti riguardo quello che mi aveva chiesto di analizzare.-
-Dimmi tutto.- disse facendo segno a Bruce e Pepper di scusarlo un attimo.
-Aveva ragione, c’era dell’attività sospetta all’interno di una di quelle case sulla collina. Le scansioni termiche indicano un individuo non schedato in nessun database e ha rilevato anche svariati oggetti metallici ma non abbastanza grandi per poter costituire l’armatura.-
A quelle parole Tony scattò come una molla alzandosi in piedi e buttando giù in un colpo solo il suo amaro, facendo prendere un colpo agli altri due.
-Scusate, devo andare immediatamente.- annunciò guardando soprattutto Pepper con sguardo che lasciava trasparire l’importanza della cosa.
-L’hai trovato?- chiese lei capendo al volo.
-Probabilmente sì, devo andare a controllare immediatamente prima che si sposti.- disse facendo già qualche passo verso l’uscita.
-Non credo che le convenga andare il quel posto, signore.- intervenne Jarvis bloccandolo di colpo.
-Che vuoi dire?- chiese sentendo i nervi a fiori di pelle.
-Il sospetto si sta già muovendo.-
-Maledizione!- si trattenne dal prendere a calci la sedia che aveva davanti –Lo inseguirò ovunque vada, aggiornami sul suo tragitto, vedrò di intercettarlo in qualche modo.- stava già calcolando se chiamare per un elicottero o un jet privato per muoversi più in fretta quando Jarvis parlò di nuovo.
-Le sconsiglio di non affannarsi nemmeno per questo, signore.-
-PERCHÉ?!- urlò senza curarsi minimamente di fare una figuraccia con tutte le altre persone presenti nel ristorante che già quando si era alzato l’avevano guardato male.
-Sto seguendo il tragitto che sta intraprendendo il sospettato e non sta andando molto lontano.-
-Dimmi solo dove.- disse pensando che se fosse stato una persona reale in carne ed ossa gli avrebbe tirato una testata per le sue frasi di suspance, ma la risposta che sentì poco dopo gli fece dimenticare tutto il resto.
-Si sta dirigendo verso la sua villa, signore.-
 
Non era normale che una persona comune si lamentasse per la lentezza di una Porche, ma quella sera a Tony pareva di guidare un triciclo da tanta era la fretta di arrivare a casa prima del suo futuro “ospite”.
-Mi dici perché sta andando a casa nostra? Non voglio dover ricostruire tutto UN’ALTRA VOLTA.- disse Pepper in agitazione accanto a lui.
-Non credo che questo possa costituire una minaccia per l’arredamento, Miss Potts. Il sospettato si sta muvendo probabilmente su un comune mezzo a motore e i rilevamenti indicano che la possibile armatura non è con lui.- rispose Jarvis mandando sullo schermo dell’auto le immagini satellitari.
-Bene, se tengo questa velocità arriveremo con un largo anticipo prima di lui.- disse Tony senza preoccuparsi di star tenendo il gas a tavoletta praticamente da quando erano partiti dal ristorante, e dopo una rapida occhiata nello specchietto retrovisore notò l’espressione abbastanza contrita di Bruce che stava seduto sul sedile posteriore. –E poi ho il mio angelo custode.- gli fece l’occhiolino.
-Ma perfavore.- borbottò lui scuotendo la testa.
Quando parcheggiò nel vialetto di casa quasi gli sembrò di non toccare nemmeno terra, tirò solo un sospiro di sollievo quando si fu chiuso le porte alle spalle ed ebbe azionato tutti i sistemi di sicurezza.
-Signore, l’ospite arriverà tra circa tre minuti.- annunciò Jarvis che ora era possibile ascoltare a pieno volume in tutto il soggiorno.
-Ok, riflettiamo. Non sappiamo perché sia qui ma potrebbe essere pericoloso, quindi dobbiamo studiare la sua tecnica il più possibile prima di interagire. Pep, non voglio che tu corra nessun rischio perciò tieniti alla massima distanza di sicurezza, ok?-
-Sì, sì. Me l’hai già detto almeno mille volte.- anche se diceva questo non poteva nascondere una certa ansia; ora non ci sarebbe stata un’armatura miracolosa a proteggerla all’ultimo minuto e il suo breve periodo da supereroina capace di sopravvivere anche ad in incendio era finito un bel po’ di mesi prima.
Proprio mentre Tony stava sbraitando altre svariate regole da seguire tutti ebbero un sobbalzo quando sentirono il campanello trillare.
-Mh… gentiluomini i tuoi nemici, suonano tutti il campanello prima di entrare e minacciare di ucciderti.- commentò Bruce.
Sullo schermo al centro della sala apparve subito la panoramica dell’entrata.
Dietro alla porta a vetri era visibile una figura minuta, con il viso per metà coperto da una massa di capelli scarmigliati, ma era evidente che si trattasse di una donna dall’aspetto agitato.
-Merda!- esclamò Tony –Ha mandato avanti un ostaggio. Dobbiamo fare il doppio dell’attenzione.- fece segno a Bruce di seguirlo, e dopo essersi assicurato che tutte le misure di difesa fossero attivate si avvicinò ad una cassettiera estraendo due pistole.
Gli sembrava ridicolo dover ricorrere a quelle banali armi, e ora come ora si sentiva totalmente nudo davanti ad un branco di leoni senza la sua amata corazza gialla e rossa. Fece un respiro profondo prima di uscire allo scoperto, puntando la pistola verso la porta.
La ragazzina che attendeva fuori appena lo vide spalancò gli occhi ma rimase ferma immobile.
-Jarvis, apri la porta e tieniti pronto.- bisbigliò una volta assicuratosi che Bruce lo stesse seguendo.
Quando nemmeno il vetro anti proiettile della porta li separava Tony trattenne il respiro e osservò la ragazza muovere i primi passi verso di lui. Immediatamente partirono le scansioni su di lei che le fecero compiere una serie di sobbalzi.
-Nessuna minaccia rilevante, signore.- sentenziò Jarvis.
-Bene.- riprese fiato e si avvicinò cautamente -Ragazzina, non devi preoccuparti, qui sei al sicuro, non importa qualunque minaccia ti abbiano fatto.-
La sua sconquassata ospite per un attimo lo fissò con gli occhi sbarrati, poi improvvisamente assunse un’aria interrogativa.
Era parecchio trasandata, i vestiti sporchi e a tratti strappati, i lunghi capelli scuri che parevano un nido, gigantesche occhiaie contornavano i suoi occhi verde-azzurro, e la sua corporatura minuta suggeriva che fosse a digiuno da qualche giorno.
-Al sicuro?- chiese.
Tony si aspettava una vocina titubante, invece il suo tono era fermo nonostante avvertisse una certa emozione pervaderla.
-Quanti sono quelli che ti tenevano in ostaggio?- chiese avvicinandosi sempre cautamente ma abbassando la pistola.
Lei lo guardò accigliata alzando improvvisamente un sopracciglio, facendo sparire quello smarrimento iniziale.
-Ostaggio? Io non sono un ostaggio.- affermò sicura.
Ci fu un momento di silenzio.
-Sei… per caso un… testimone di Geova?- chiese pensando già che ci fosse stato un malinteso.
Lei lo guardò con l’espressione che esprimeva chiaramente un “NO”.
-Beh… allora chi saresti?-
Lei si morse il labbro inferiore e incrociò le braccia al petto come per farsi forza.
-Diciamo che sono qui per chiederti aiuto.- disse cercando di sembrare ferma e decisa, ma era visibile lontano un miglio che fosse nervosa.
-Io? Aiutarti in cosa?- chiese Tony sempre più spaesato non capendo cosa stesse succedendo.
Cosa c’entrava in tutta la faccenda quello scricciolo tremante?
Fece nuovamente una pausa, per poi pronunciare le parole che fecero rimanere di sasso tutti i presenti, Pepper compresa che stava spiando nascosta dietro l’angolo.
-Sono Lauren Gartner. Ho costruito io l’armatura che si è vista ai telegiornali.-


Beneee *_* tantantaaan, il personaggio misterioso é apparso, e diciamo che non é forse quello che si pensava, mwahahahah! Sì, scusate, mi sono dimenticata di mettere nella presentazione iniziale che sono presenti qua e là anche personaggi Avengers, ma almeno per ora non avranno ruoli troppo importanti u.u'
Passo in ultimo a ringraziare tantissimo le persone che hanno recensito e colgo l'occasione per rispondere alle domande ^^

Kessi: Thank youuu^^ beh, io ero rimasta che ala fine dell'ultimo film fosse già specificato che Pepper fosse stata "riparata", quindi non credevo fosse necessario specificarlo, anche se in questo capitolo ci sono ugualmente un paio di righe che lo fanno capire ^^

evenstar: Come avevo già risposto direttamente alla recensione mi ripeto qui, nel caso altra gente si fosse fatta la stessa domanda e non avesse letto la risposta e, anzi, la riscrivo meglio perché rileggendola non si capsce bene quello che intendo: Tony può benissimo farcela, e lo sappiamo tutti quanti, ci mancherebbe! Soltanto "senza" arc reactor il poveraccio si sente molto più debole (é solo una questione mentale XD), in quanto vorrebbe creare qualcosa di ancora più fantastico delle armature precedenti, ma dovrebbe ingegnarsi un pelo di più. Sopraggiunge poi il famoso blocco dell'artista (che credo tutti noi scrittori conosciamo moooolto bene -.-) dove vuole fare tante cose ma al momento della creazione rimane a fissare il foglio bianco limitandosi a scarabocchiare qualcosa e poi buttare tutto XD  Tra l'altro sinceramente non penso che ogni armatura fosse dotata di un reattore a sé, ero rimasta che tutte venissero comandate direttamente da quello nel petto del nostro meccanico e da Jarvis o.ò ma non sono sicura al 100% xD 
Spero di essermi spiegata meglio di prima ^__^''

Tony Stark: Pwahahahahah oooh signor Stark così mi fa arrossire con le sue lusinghe *_* ehm... mi scusi in anticpo per le molteplici figuracce che le farò fare in seguito, e un consiglio: Tratti un po' meglio Jarvis, povera bestiola! Mi fa una pena XD
Jarvis: Veramente é lei che decide quando il signor Stark deve insultarmi in questa storia...-
Raven: Ehm... dettagli!
Grazie mille per la recensione ^^

1D_saved_me: Grazie mille ** Beh, da certi rumors che si sentono potrebbe non essere finita qui, ma é molto incerto in coinvolgimento di quel bell'ometto di Robert ç__ç speriamo! Magari vedranno questa ff e decideranno di usarla come sceneggiatura per il quarto film, mweheheheheh u___u si ok era patetica questa, mi ritiro XDD

Ringrazio moltissimo tutte le altre persone che si sono limitate a leggere (e siete davvero stati tantissimi, non me l'aspettavo *__*) e a chi ha messo questa ff tra le preferite, ta le ricordate o seguite ^^ spero siate rimasti tutti della stessa opinione anche dopo il secondo capitolo e spero aumentiate sempre di più, ci tengo tanto a questa ff >___<
Non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo capitolo! CIEUUUUUUU <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Rieccomi quiiii finalmenteeee ^^ devo ammetterlo, sono stronzetta u.u avrei voluto aspettare a pubblicare il terzo capitolo finché le letture non sarebbero arrivate a 200 per lo scorso capitolo ma NON HO RESISTITO *___* perché vi amo immensamente anche se solo una personcina tra tutti voi si é degnata di lasciare una recensione u___u sentitevi in colpa è_é 
Suvvia sapete che scherzo u.u
Bene, non aggiungo altro se non augurarvi una buona lettura ^^ e che Stark sia con voi figli miei! >____<



Capitolo 3:
 
 
In quel momento a Tony non sarebbe importato se casa sua stesse prendendo fuoco o ci fosse un’emergenza nucleare che minacciava l’intera città, non avrebbe avuto le forze di rendersene conto e reagire. Continuava a fissare quello scricciolo trasandato che sostava davanti a lui, non riuscendo a capacitarsi delle parole che erano appena uscite dalla sua bocca. La stava praticamente scannerizzando per riuscire a capire come quelle braccia esili, quelle mani minute e quell’aria da persona comune, anzi, da topolino spaventato, avessero potuto ideare e costruire un’armatura funzionante. Iniziò a passare in rassegna tutti i nomi di inventori prodigio cercando di capire se potesse essere una qualche parente che ne aveva ereditato i geni, ma era nel buio più totale.
-Tu… come hai detto che ti chiami?- chiese sentendo come se la sua voce non appartenesse al suo corpo.
-Lauren Gartner.- rispose fissandolo anche lei piuttosto tesa, ma notava anche del coraggio che lottava per emergere in quel momento, doveva aver avuto del fegato nel presentarsi di punto in bianco a casa di un supereroe.
-E cosa avresti fatto, puoi ripetere?- voleva essere sicuro di non essere impazzito e di non aver sentito solo nella sua testa quelle parole.
-Ho costruito io l’armatura, quella che si è vista ai telegiornali e che hanno scambiato per… te.- disse gesticolando brevemente.
-Giusto per essere sicuri… non vuoi tentare di uccidermi in qualche modo, vero?-
Lei lo fissò abbastanza allibita dopo quella domanda.
-E come potrei?- disse facendo comparire una leggera nota di ironia indicandosi.
-I...infatti non puoi.- fece svelto a rispondere mentre lasciava cadere a terra la pistola che fino a quel momento aveva tenuto convulsamente tra le mani.
Ci fu un lunghissimo minuto di imbarazzante silenzio dove non fecero altro che fissarsi. Tony non sapeva minimamente cosa fare in una situazione del genere. In quei due giorni si era messo ad escogitare mille tecniche per riuscire a trovare, scovare, capire. Invece ora tutto quello che stava cercando si era presentato direttamente a casa sua. Non sapeva nemmeno sfruttare la sua tipica spavalderia, perché in quel momento doveva essere andata a farsi un giro lasciando il posto al terrore e all’ansia.
-Visto che abbiamo capito che non sei una minaccia, ti va di bere qualcosa e spiegare meglio cosa ti ha spinta fino a qui?- intervenne improvvisamente Pepper che era uscita dal suo nascondiglio e si era avvicinata silenziosamente.
La ragazza spalancò gli occhi al suono di quell’amichevole invito, quasi come se non ci credesse.
-Ehm… perché no, se non… disturbo.- si guardò intorno spaesata per qualche secondo –Quello è Hulk?- chiese poi facendo salire il tono della sua voce di qualche ottava, notando solo allora la presenza di Bruce che era rimasto impietrito di fronte a quella scena.
-Ciaaao.- fece lui imbarazzato agitando la mano come un bambino piccolo e facendo in fretta ad abbandonare anche lui la pistola.
Tony era, dal canto suo, nel panico più totale. Non si era studiato nessuna tattica per una situazione come quella, non aveva mezza battuta pronta, non aveva nessuna idea di cosa sarebbe potuto succedere, e per questo doveva ringraziare Pepper che aveva smosso la situazione, altrimenti fosse stato per lui sarebbero rimasti imbambolati davanti alla porta per altre due o tre orette.
Bruce era andato a casa con la minaccia di voler sapere tutto a costo di diventare Hulk per estorcergli qualcosa, ma non aveva voluto essere d’intralcio, mentre Pepper si era ritirata in camera da letto, anche lei ansiosa, ma pensò fosse meglio far parlare i due “intellettuali”.
Si ritrovarono in due, Tony sul divano e la sua eccentrica ospite sulla poltrona adiacente.
-Bene, io sono totalmente allibito se ti fa piacere saperlo, quindi penso lascerò parlare te regolandomi in seguito, ti va l’idea?- disse cercando di apparire leggermente meno scosso, odiava non avere la situazione pienamente sotto controllo.
Lei prese un lungo respiro come per farsi coraggio.
-Ok, vediamo da dove posso cominciare.- disse compiendo un gesto che Tony gli aveva visto fare più e più volte da quando era entrata in casa: si strofinava continuamente il polso sinistro –Non mi sono trasferita qui da molto, e non l’ho fatto per puro caso.- iniziò parlando lentamente e con cautela, come se stesse scegliendo accuratamente le parole giuste da dire.
-Da dove arrivi…Lauren, giusto?- chiese Tony allungando una mano sul tavolo per accendere lo schermo 3D che poi direzionò in orizzontale in mezzo a loro, facendo comparire una cartina di tutta l’America.
Lei rimase per un attimo estasiata dall’apparizione dello schermo quasi come se si fosse trovata davanti alla sua rockstar preferita.
-S…sì, Lauren. Vengo da Seattle.- rispose mentre un sorriso meravigliato si disegnò lentamente sul suo viso.
Tony si soffermò su di lei per qualche secondo colto da una strana sensazione. Non l’aveva mai vista prima, a Seattle per giunta ci era stato solo due volte per dei brevi congressi, ma tutto d’un tratto gli pareva di averla già conosciuta, e sapeva anche perché. Quello sguardo che brillava di ammirazione davanti alla tecnologia, e avrebbe potuto scommettere che in quel momento stava cercando di capire il procedimento sul funzionamento dello schermo.
Gli sembrava di vedere lui stesso in passato.
-Mh… lontanuccio.- commentò armeggiando con le impostazioni, e poco dopo apparve sulla cartina il tragitto tra Seattle e Malibu segnato in blu –Scusami, ma amo prendere appunti dettagliati su ogni cosa, non si era capito?-
Lauren annuì.
-Avessi anch’io una cosa del genere piacerebbe anche a me, ma devo adattarmi ad un semplice taccuino e ad un tablet di terza mano.- disse quasi con rassegnazione.
-Beh, ogni tanto preferirei tornare ai vecchi metodi, sai com’è quando la tua tecnologia si diverte a prenderti in giro.-
-Ogni riferimento inerente alla sua bassa statura è puramente casuale, signore.- intervenne automaticamente Jarvis.
-Grazie J, non ne dubitavo.- borbottò Tony ironicamente.
-Di niente, signore.-
Lauren spalancò la bocca guardandosi intorno.
-Oddio, allora è vero!- esultò portandosi una mano al petto –Mi ero documentata sulle tue invenzioni ma non credevo che questa fosse così… così… reale! Questa è l’intelligenza artificiale J.A.R.V.I.S, vero?-
-Estremamente lieto di conoscerla e di accogliere i suoi complimenti, miss Gartner.- disse Jarvis facendola andare letteralmente in brodo di giuggiole.
-Giusto, avevo omesso il suo lato da adulatore fallito.- aggiunse Tony scuotendo la testa.
-Questo… questo… è completamente assurdo!- squittì Lauren.
-Più o meno. Senti, sarò più che contento di farti fare un giro panoramico di casa mia mostrandoti tutte le mie tecnologie, ma prima vorrei sapere qualcosa di te, non credo che tu sia qui per fare una visita al parco dei divertimenti.- disse divertito Tony; era da parecchio che non vedeva qualcuno così esaltato nel vedere le sue creazioni che ormai per molti erano parte della normalità.
-Oh, giusto.- diede qualche colpetto di tosse per calmarsi e si ricompose. –Dunque, credo tu abbia capito che la tecnologia mi abbia sempre affascinata, purtroppo però non ho mai potuto approfondire questo campo per via di una vita nella media come tutti. Le rate per le scuole specializzate erano troppo alte per la mia famiglia, perciò mi sono sempre limitata a studiare per conto mio, per quanto questo fosse possibile, da quando avevo circa nove anni.-
-Mh… e su che strada ti sei diretta per la precisione?-
-Mi sono sempre ambientata bene nella tecnico-scientifica, e più precisamente mi sono incentrata sulla biomeccanica per quanto potessi.-
-Inizio a capire vagamente perché potresti essere qui.- commentò Tony che aveva iniziato a farsi una mappa mentale della situazione –Ma vorrei solo farti presente una piccola cosa, e so che mi darai dell’arrogante spropositato ma… può esistere un solo Iron Man. Non mi interessa avere un Robin, un Igor, o qualcosa di simile.-
Per un attimo gli parve quasi che Lauren stesse per scoppiare a ridere, ma evidentemente si trattenne più che bene.
-Non è assolutamente quella la mia intenzione, siamo pazzi? Sparare, lottare contro criminali, VOLARE… proprio no. Vedi… è un po’ imbarazzante, ma si tratta di una faccenda personale.- abbassò lo sguardo di nuovo verso la cartina geografica.
-Non ho nessun problema, basta che non mi parli dei tuoi problemi ginecologici.-
Ecco, aveva fatto una delle sue solite battute spavalde, e sicuramente non ci avrebbe messo molto a mandarla su tutte le furie, ce l’aveva nel DNA, anche se, non capiva per quale motivo, quella ragazza lo attirava in qualche modo. Lauren, però, sembrò non dare peso alla battuta scadente.
-Diciamo che ho vissuto parecchie esperienze dove ho visto gente malata a stadi terminali, o con conseguenze irreversibili che rendevano loro la vita un inferno. Ho cercato di indirizzare le mie ricerche e le mie conoscenze di modo che potessi un giorno arrivare ad una svolta per queste persone, una sorta di cura o aiuto.-
-Piuttosto azzardato e complicato. Anch’io mi sono diretto da quelle parti un paio di volte, ma diciamo che ho lasciato perdere per via di altri progetti.- commentò Tony mettendosi a gambe incrociate sul divano parecchio interessato. Normalmente avrebbe pensato “ecco, un altro fanatico con un progetto in stile Extremis! Assolutamente no, mille grazie!” ma il suo sesto senso acuto gli diceva di continuare ad ascoltarla.
-Lo so, ed è proprio per questo che sono venuta qui.- disse riempiendosi tutto d’un tratto di una motivazione che era quasi palpabile –Sono riuscita ad arrivare ad un punto dove i miei progetti sarebbero possibili, ma non ho le conoscenze tecniche per sperimentarle né le attrezzature.- mentre spiegava si poteva vedere quanto ci tenesse a quel progetto, e anche in quel momento Tony si riconobbe in lei.
-Quindi entrerei in gioco io a questo punto.- provò a indovinare lui anche se già sapeva che risposta avrebbe dovuto darle.
-Io da sola non posso fare niente che possa arrivare ad un risultato soddisfacente, quindi vorrei che tu sviluppassi i miei appunti in una forma più concreta. So che puoi farcela. Ci guadagneremmo entrambi.-
Tony rimase in silenzio per qualche minuto, alzandosi dal divano ed iniziando a camminare per il soggiorno, seguito dallo sguardo vigile di Lauren.
-Non posso farlo. Non ora, mi dispiace.- disse a fatica sapendo che con quelle parole avrebbe fatto degenerare la situazione.
Lauren dal canto suo sospirò abbassando la testa.
-Senza nemmeno vedere i miei appunti?- chiese, anche se si sentiva dalla sua voce che si stesse già rassegnando.
-Anche se li guardassi non avrei tempo per sviluppare qualcosa, ora come ora. Ho un’altra questione molto più importante di cui non posso parlare, e non può aspettare. Mi capisci? È come se tu stessi realizzando la tua teoria con tutti i mezzi necessari e ad un certo punto la marina venga da te per chiederti di costruire carri armati. Non è solo un mio capriccio personale, è per la sicurezza di molta altra gente, credimi.- cercò di essere il più sincero possibile senza rivelare nessun dettaglio, ma dentro di lui non poteva fare altro che sentirsi in colpa in qualche modo. Aveva una missione, questo era certo, se solo avesse potuto combinare qualcosa di buono…
Lauren assunse una espressione indecifrabile per qualche istante, poi si alzò in piedi avvicinandosi a Tony fino ad essere a meno di un metro da lui. Lo squadrò da capo a piedi soffermandosi qualche secondo in più sul suo petto per poi tornare a guardarlo negli occhi, inchiodandolo.
-Allora è vero.- disse assumendo l’espressione tipica di chi aveva appena scoperto di avere ragione su una cosa di estrema importanza.
-Vero cosa?- chiese lui non potendo fare a meno di sostenere il suo sguardo con un certo timore.
Lei sorrise scuotendo leggermente la testa in segno di disappunto.
-Non riesci a ricreare Iron Man.- non l’aveva detto sotto forma di domanda, ne era convinta.
Tony si sentì come se qualcuno gli avesse sparato nel suo punto più vulnerabile, o come se la mamma avesse letto la pagina più intima del suo diario segreto, e reagì d’istinto.
-Stai dicendo una cosa assurda.- sfoderò il suo sorriso strafottente, ma dietro quel patetico scudo di spavalderia stava tremando.
-A me sembra di avere più che ragione.- ribatté Lauren combattendolo con la sua stessa arma.
Riprese a camminare per la stanza quasi istericamente.
-Io SONO Iron Man, non ho bisogno di ricreare me stesso.- disse allargando le braccia indicandosi.
-Allora non avrai problemi a farmi vedere.- lo incalzò.
-Che… cosa?!- urlò.
-Forza, voglio vedere le armature.- lo provocò incrociando le braccia dinanzi al petto in segno di sfida.
Tony la additò e aprì la bocca per investirla direttamente di insulti, ma non ne uscì neanche mezza parola. Rimase in quella posizione ridicola non sapendo come poter rimediare e salvarsi la faccia, però notando la tenacia di Lauren qualcosa gli disse che non ci sarebbe riuscito in nessun caso.
Fu lei a rompere il silenzio con una breve risata.
-In questo caso allora sono venuta qui a vuoto, non puoi essermi di nessun aiuto.- disse prendendo già la direzione della porta.
-Ehi ehi ehi EHI! Dove staresti andando?- sbottò inseguendola.
-Sinceramente non lo so perché non ho un posto dove andare, ma devo proseguire le mie ricerche il prima possibile.- rispose lei decisa come se stesse uscendo da un negozio senza aver trovato l’articolo che cercava.
-Non puoi piombare qui dicendo che io non sono più Iron Man e pretendere di sparire con quell’armatura da quattro soldi che hai costruito passandola liscia. Saresti un pericolo pubblico e una minaccia per la sicurezza, è mio dovere fermarti.-
Lei si bloccò quando era praticamente con una mano sulla maniglia della porta a vetri.
-Vuoi quell’armatura? È tutta tua, è nascosta in un boschetto dietro alle case di quella collina dove hai ficcanasato oggi, perché sì, ti ho visto, e pensavo che il mio piano fosse perfetto in quel momento. In realtà tutto quello che poteva andare storto lo ha fatto.- disse palesemente amareggiata e furiosa.
Tony rimase basito da quella risposta non capendo cosa volesse dire Lauren, e nonostante ora sapesse dove si trovava l’armatura, quindi sarebbe stato tutto sotto controllo, si sentì di dover fare qualcosa immediatamente, non voleva chiudere quel discorso in quel modo, non sapeva nemmeno lui perché.
-Puoi spiegarmi? Perfavore… Non mi va di fare l’orco della situazione.- disse nel tono più tranquillo che potesse trovare in quel momento.
Lauren sospirò.
-D’accordo. Vuoi davvero la verità senza darmi dell’idiota sconsiderata?-
-Posso provare.- rispose abbastanza incerto.
-Bene. Circa sei mesi fa mio padre, l’ultima persona della mia famiglia, è morto per un tumore.-
“Cominciamo bene.”pensò Tony cercando però di non darlo a vedere.
-Avevo trovato il modo di poterlo aiutare, ma non essendo in grado di sviluppare le mie teorie… non sono riuscita a fare niente.- si vedeva quanto fosse contrariata per quello che stava dicendo, ma si sforzava di nasconderlo –Perciò ho iniziato ad informarmi su chi avrebbe potuto sicuramente aiutarmi, e giusto in quel periodo si faceva un gran parlare di te ai telegiornali con il tuo spettacolino pirotecnico in quel cantiere navale… non che solitamente non parlino di te. Allora ho iniziato a documentarmi, e ho investito tutto quello che avevo per venire fino a qui, lasciando il mio lavoro, e comprare i materiali che mi servivano per costruire l’armatura, senza avere più nemmeno i soldi per un appartamento e costretta a nascondermi abusivamente in una di quelle case di vacanza, prendendo a stento da mangiare e non avendo nemmeno il tempo o la briga di prendermi uno shampoo per capelli. Ecco, ora dammi pure dell’idiota.-
Tony rimase a fissarla completamente esterrefatto cercando di ingranare un discorso che avesse senso, ma non riusciva a capacitarsi della forza di volontà di quella ragazza alta un metro e un panino che era arrivata fino a quel punto.
-C’è solo una cosa che non riesco a capire della tua storia. Perché hai costruito quell’armatura se non c’entra con i tuoi scopi e non ti interessa minimamente tenerla?- chiese non trovando nient’altro di meglio da dire.
-Se mi fossi presentata alle Stark Industries mi avresti dato retta tra quanto? Quattro, forse cinque anni? Anzi, probabilmente non avrei nemmeno incontrato te di persona, avresti mandato un qualche assistente per liquidare la questione, non avresti nemmeno saputo chi fossi. Allora ho pensato di tentare il tutto per tutto, e ho fatto l’unica cosa che forse poteva attirare direttamente la tua attenzione, di modo che fossi tu a cercarmi inizialmente. Non era mia intenzione finire in prima pagina, avrei voluto mostrarmi solo a te, ma… ho avuto qualche problemino nella sperimentazione.- dicendo l’ultima parte arrossì leggermente.
Rimasero entrambi nuovamente in silenzio, e nel mentre Tony pensava, pensava e pensava ancora. Quella ragazza, con l’anonimo nome di Lauren Gartner, aveva sacrificato tutto per la sua ricerca al punto da riuscire perfino a trovare  il modo di costruire un’armatura funzionante che in pochissimi al mondo erano stati capaci di concepire, e di cui soltanto uno, lui stesso, era riuscito a rendere perfetta per scopi benefici. Il piano di quella ragazza aveva funzionato benissimo, era riuscita ad arrivare fino in fondo nonostante fosse un’impresa disperata, e lui in ultimo le aveva tarpato le ali in cinque minuti.
Pensò a quando si era ritrovato nel deserto, intrappolato in quella grotta con soltanto un’idea alla quale aggrapparsi, pensando che forse lei in quel momento si sentisse così.
Lentamente un’idea iniziò a disegnarsi nella sua testa, che andava assolutamente contro la sua natura, ma in Lauren, nei suoi modi di fare e nella sua storia, qualcosa gli aveva fatto concepire quell’eccezione. Non sapeva se avrebbe accettato, e non sapeva nemmeno se in futuro se ne sarebbe pentito, ma l’istinto fino ad allora aveva sempre avuto i suoi buoni frutti.
-Aspetta un secondo, non ti muovere di qui e fidati di me.- disse Tony per poi correre il più in fretta possibile verso il piano di sotto, e rischiando di ammazzarsi sulle scale. Prese alla svelta quello che gli serviva dall’armadietto dove teneva cianfrusaglie varie e tornò di sopra, temendo per un secondo di trovare l’atrio vuoto. Invece Lauren era ancora lì, a guardarsi intorno probabilmente intenta a studiare l’impianto di sicurezza per capire come funzionasse.
-Questo è tuo?- chiese tendendogli la mano, mostrandole il “bracciale grezzo” che aveva trovato in spiaggia.
Lei lo fissò con sollievo.
-Sì! L’avevo perso durante il mio… tentativo di volo mal riuscito.- disse con un certo imbarazzo –Grazie.-
Allungò anche lei la mano per prenderlo, ma Tony lo tenne ben saldo. Rimasero così, con entrambi un braccio a mezz’aria.
-Con questo voglio proporti un patto che secondo me sarà molto favorevole per entrambi, senza far perdere tempo a nessuno- disse usando il suo charme di quando stava per chiudere una trattativa.
-Sarebbe?- chiese lei con un’ombra di sospetto sul viso.
Tony contò mentalmente fino a tre, senza riuscire a credere alle parole che avrebbe pronunciato.
-Se io ti ridarò questo bracciale sarà il segno del nostro accordo, solido come il metallo di cui è fatto.- prese coraggio e proseguì –Tu diventerai la mia apprendista. Ti aiuterò nelle tue ricerche, ti insegnerò tutto quello che ti serve e anche oltre se lo vorrai…- sospirò brevemente -ma tu in cambio dovrai aiutarmi a riportare in vita Iron Man. So che puoi farlo, se hai costruito quell’armatura da sola e con le risorse di una persona comune potrai fare cose grandiose.-
Vide lo stupore più totale disegnarsi sul viso di Lauren, e per un attimo temette che stesse per svenire da un momento all’altro.
-Mi stai… prendendo bellamente per il culo?- chiese con voce talmente stridula che a malapena si capiva cosa stesse dicendo.
-Beh, oltre al bracciale come simbolo preparerò anche un contratto ufficiale ovviamente, quindi sono più che serio.- rispose lui come se stessero discutendo di un pacchetto di caramelle –Che dici? Andata?-
Lauren rimase immobile, titubante.
-Non lo so, sicuro che io possa davvero darti una mano? Non so poi così tanto, sei tu il genio in questione.-
-Fidati, hai molto più potenziale di tante persone nel mondo.-
Tony dal canto suo era terrorizzato, sia per la risposta che avrebbe potuto dargli sia per quello che avrebbe comportato quella scelta così azzardata, chiunque avrebbe detto che sarebbe stata una cosa da pazzi, lui era uno dei più grandi inventori di tutto il mondo, sembrava una barzelletta sentire che Iron Man aveva bisogno un aiutante per rimettersi in carreggiata. In quel momento, però, quella forza che lo stava guidando gli stava dicendo che era la soluzione giusta, la sua ultima speranza per riuscire a ritornare in pista, ed aveva paura che da quella bocca potesse uscire un “no”.
Per un attimo fu come se avesse paura e stesse per esitare, ma all’ultimo si aprì in un sorriso soddisfatto.
-D’accordo, Stark. Se è davvero questo che vuoi e terrai fede alle tue parole preparati a soffrire le pene dell’inferno con me.- disse rafforzando la presa sul bracciale che Tony lasciò tornare sorridendo nettamente sollevato.
-Perfetto, ora sarà tutto più…- si bloccò all’istante quando si fu voltato verso il soggiorno -…facile.-
In piedi accanto alle scale c’era una Pepper piuttosto sconcertata, ed era segno evidente che avesse sentito tutto.
-Tu hai appena fatto…COSA?!-
Tony ebbe un brivido, non aveva calcolato la reazione della sua fidanzata iperprotettiva.
-Tesoro, non ti preoccupare. La mia mente geniale sta già macchinando la soluzione più comoda, tu non dovrai preoccuparti di nulla. Penso di essere al sicuro, non mi sembra che la ragazza nasconda di essere una terrorista, non ti ispira fiducia la sua faccia?- indicò Lauren come un venditore ambulante presentava l’aspirapolvere ultimo modello che voleva appioppare al cliente.
-Non mi preoccupo assolutamente per te, mi occupo per LEI.- specificò Pepper come se la cosa fosse ovvia –Non sei assolutamente in grado di fare “l’insegnante”.-
-Ma…ma… non è vero!- protestò entrando in modalità bambino viziato.
-Oooh, adesso capisco chi porta i pantaloni in casa.- commentò a mezza voce Lauren divertita fissando la scena divertita.
-Ehi, apprendista. Non discutere con il tuo maestro o ti faccio lucidare tutti i miei cacciaviti.- la ammonì lui senza riuscire a risultare troppo convincente.
-Lo vedi? È fuori discorso che tu ci riesca.- sentenziò Pepper scuotendo la testa.
-Io aiuterò lei, lei aiuterà me, siamo grandi tutti quanti, giusto?- disse con la sua solita parlantina veloce per poi ripiegare sull’ultima spiaggia, l’espressione con gli occhi da cucciolo –Fidati di me.-
Pepper si morse il labbro inferiore per poi sbuffare.
-Io continuo a pensare che non sia una buona idea, ma…-
-Credo di potercela fare.- aggiunse Lauren con il tono di una che non voleva entrare nel litigio amoroso.
-Visto? Visto? Visto? Bene, allora è deciso. Meraviglioso, che magnifica sensazione! Volete un caffè? Jarvis, due lisci e un corretto Braulio per me, TANTO corretto.-
-Veramente…-
-Sì? Vuoi un corretto anche tu, apprendista?-
-Avrei un piccolo problemino.- disse abbastanza in imbarazzo Lauren –A meno che io continui ad occupare la casa sulla collina… non ho un posto preciso dove stare. Avresti una… tenda, o qualcosa di simile?-
-Tsk… ragazzina, andiamo. Sono Tony Stark, il genio, miliardario, playboy, filantropo- notò lo sguardo inceneritore di Pepper –mi correggo: genio, miliardario, EX playboy, filantropo. Pensi che io non abbia qualche alloggio secondario per le emergenze o qualcosa di simile? Sei libera di scegliere una delle mini ville che ci sono nel viale prima di arrivare qui, hai presente?-
-Cosa?! Aspetta…- spalancò gli occhi presa dal panico.
-Non preoccuparti, sono tutte mie. Solitamente le offro ai miei clienti importanti quando soggiornano qui. Sono tutte a disposizione, devi soltanto scegliere il colore delle pareti e la tappezzeria, poi passeremo ad installare un prolungamento per la rete di Jarvis di modo che possa usarlo anche tu, se te lo meriterai.- disse come se si trattasse di una cosina da nulla.
Lauren rimase ammutolita mentre Tony continuava a blaterare passeggiando allegramente per il soggiorno.
-Ecco, stai iniziando a capire perché avevo paura per te, cara. Il Signor Stark ha mille lati, e 999 sono insopportabili.- disse Pepper scuotendo la testa.



Ecco quiiiii! Che dite? Che dite? Tony sta dando fuori di matto o ha fatto bene secondo voi? **  fstemelo sapere voglio i vostri pareri (ma tanto anche se non vi piace l'idea ormai l'ho fatta così, MWOHOHOHOH u___u) 
Lo ammetto, sono stata un po' carente di battutine ma prometto che nei prossimi capitoli ce ne saranno a bizzeffe, per questa parte avevo bisogno un Tony un po' più serio XD *strapazza*  
Perdonate tutta questa allegria spropositata ma giusto oggi mi é arrivato un bellissimo pacco da ebay contenente l'action figure della Mark 5 *___* THAAAAT'S AMMOREEEEEE <3
Bene, in ultimo passo a ringraziare l'unica animuccia che ha recensito per ben due volte una per ogni capitolo (tanta stima per te **) ed é my brother into the sun! *applausi* Grazie milleeeeee mi ha fatto molto piacere >___< mi scuso con te perché io sarei una delle lettrici silenziose della tua ff su Iron Man e prometto che appena mi viene di fare un pensiero corretto ti lascio il mio parere ^^ 

Ok, non mi resta che darvi appuntamento al quarto capitolo dove inizieremo a vedere la strana collaborazione all'opera *__* CIAU A TUTTIIIIII!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Eccomi quiiiii! >____< lo so, scusate! Rispetto ai primi capitoli ci ho messo molto di più a pubblicare questo! Purtroppo il lavoro mi sta abbastanza uccidendo e quando tornavo a casa la sera preferivo larvare invece di dare una controllatina al 4° capitolo e pubblicarlo ^___^'''' Ma ora sono quiiii u.u
Vedremo se in questo capitolo riusciremo a fare un po' più di luce su un paio di msteri u___u
Chiedo umilmente scusa se troverete errori di distrazione o qualunque altra cosa strana. Ho riletto velocemente e distrattamente quindi potrebbe essere che io abbia tralasciato qualche strafalcione XD pardon!
Bene, non mi resta che augurarvi una buona letturaaaa ^^


Capitolo 4:
 
 
Era appena l’alba, la luce filtrava dolcemente dalle finestre, e una fine nebbiolina tipica delle zone vicino al mare stava dando gli ultimi timidi saluti prima di dissolversi e lasciare spazio alla giornata che si presentava limpida con un cielo da cartolina. Dalle vaporose coperte del letto rotondo, situato al centro in una camera spaziosa con tappezzeria moderna e arredamento semplice, emerse un cespuglio di capelli scuri accompagnato da un sonoro sbadiglio. La figura che emerse dalla coltre di lenzuola in un primo momento si guardò intorno piuttosto spaesata, come se per un attimo non riconoscesse il posto in cui fosse.
-Oh… già.- mugugnò Lauren non appena riuscì a connettere di nuovo il cervello, ricordandosi gli avvenimenti degli scorsi giorni.
La decisione, il viaggio in aereo (lei DETESTAVA volare), la prima disperazione sul non sapere dove andare… successivamente quello che le era sembrata pura follia, a partire dalla ricerca dei materiali che le servivano per costruire quell’aggeggio che avrebbe potuto ammazzarla, e tutta l’adrenalina di quando si era resa conto che il suo piano stava funzionando a meraviglia, anche fin troppo bene.
Scese dal letto, godendosi per un attimo quell’atmosfera quasi da vacanza, compreso il rumore delle onde che si sentiva fino a lì. In preda agli sbadigli iniziò a vagare per la casa, che aveva visto di sfuggita la sera prima quando si era vista consegnare le chiavi. Aveva soltanto lanciato una breve occhiata, dopodiché si era concentrata a conoscere a doccia da urlo con mille getti d’acqua, e il letto comodo come non mai.
-Oddio.- disse a bassa voce quando si rese conto del soggiorno che le si presentava davanti, con uno di quei divani che urlavano “sdraiati!”, lo schermo TV che occupava praticamente tutta la parete, subito accanto la meravigliosa cucina a pianta aperta.
Non era mai stata in una casa così lussuosa, e la cosa straordinaria era che a rigor di logica ora avrebbe dovuto viverci!
Un insistente scampanellio improvviso le fece prendere un colpo che per poco non la fece ritrovare aggrappata sulle travi a vista del soffitto.
-Che cazzo…- cercando di frenare il cuore che le batteva a mille si avvicinò alla porta, trovandosi in difficoltà nel trovare lo spioncino.
-Se stai cercando di capire se sono un maniaco o qualche venditore ambulante, guarda nello schermo alla tua sinistra.- sentì una voce conosciuta provenire da fuori.
-Schermo?- guardò alla sua sinistra notando solo allora un piccolo riquadro lievemente illuminato che mostrava il logo delle Stark Industries.
Indecisa lo sfiorò con un dito, e immediatamente l’immagine cambiò mostrandole un faccione ingigantito che sorrideva proprio davanti all’obbiettivo della telecamera.
Piuttosto turbata aprì la porta trovandosi davanti al suo “primo ospite” nella sua nuova casa.
-Stark…- disse non appena lo vide in tutto il suo “splendore”, infagottato in una tuta da ginnastica blu, i-pod alla mano e gli immancabili occhiali da sole.
-Buongiorno, cara vicina! Come segno per rompere il ghiaccio sono passato per regalarle questi biscotti fatti in casa!- urlò lui compiendo qualche saltello sul posto.
Lauren rimase a fissarlo completamente esterrefatta.
E quello doveva essere il famoso genio incompreso nonché Iron Man, il salvatore del mondo?
-Dovevo immaginarmi che tu fossi un tossicodipendente come tutti i Vip eccentrici d’America, dannazione.- disse scuotendo la testa iniziando a sentire i primi dubbi sull’aver accettato quella assurda proposta la sera prima.
-Non prendermi per pazzo, ho preso come scusa una bella corsetta mattutina per venire a vedere se la mia apprendista è sopravvissuta e per avvertirti di alcune cose già che ci sono.-
-Alcune cose?- Lauren iniziò inspiegabilmente a sentire dei brividi freddi lungo la schiena.
-Non disperarti, non ho elaborato nessuna ridicola uniforme o qualcosa del genere, anche se la cosa sarebbe stata parecchio divertente.- fece una breve risata –Scherzi a parte, volevo avvisarti che la tua roba è stata prelevata un’ora fa da quella casa che avevi preso in “prestito”, e dovrebbero venire a consegnartele due addetti tra circa un quarto d’ora. Inoltre io ti aspetto tra due ore precise nel mio laboratorio per iniziare e capirci un po’ meglio su quello che dovremo fare, tutto chiaro?-
Lauren strabuzzò gli occhi.
-Piano, piano! Troppe informazioni in troppo poco tempo per essermi appena svegliata.- gesticolò energicamente mentre parlava –Pensavo di avere più tempo per organizzarmi.-
-Ragazzina, stai parlando con Tony Stark come ti ho detto anche ieri sera. Siamo più che organizzati in questo momento, non devi dubitare nelle mie capacità.- disse gongolando.
-Beh, in queste condizioni non faccio fatica a crederlo.- rispose ammiccando alla tuta da ginnastica.
Ci fu un momento di silenzio da parte di Tony.
-Questa è classe- si indicò - inizia a imparare da questo, apprendista.-
-Ma…- provò a ribattere.
-Shht! Non ti sento, non ti sento! Lalalalalalala! Tra due ore al laboratorio!- urlò mentre riprendeva a correre allontanandosi alla svelta, cercando di prendere la piega di uno che stava facendo jogging in modo serio.
Lauren rimase a fissarlo allontanarsi ammutolita con ancora un braccio alzato a mezz’aria. Sbuffò richiudendosi la porta alle spalle chiedendosi come diavolo avesse fatto a trovarsi in una situazione del genere. Da un lato era stata molto fortunata, aveva raggiunto il suo scopo ritrovandosi in una posizione davvero invidiabile, ma dall’altro lato non aveva mai calcolato di dover avere a che fare con il complicato carattere di Mr. Stark.
 
-Hai fatto quello che ti ho chiesto?- chiese Pepper non appena vide sbucare la figura sudata di Tony che rientrava dalla corsa mattutina.
-Sì, l’ho avvertita in modo tranquillo e ho già iniziato a scandalizzarla. Mi sto già divertendo un mondo.- rispose lui esibendo la sua tipica smorfia da ragazzino che aveva appena messo le puntine da sulla sedia della maestra.
Pepper dal canto suo sbuffò mentre si apprestava a prendere e chiavi dell’auto.
-Per quanto non mi vada molto a genio che tu abbia deciso di prendere un’apprendista senza avermene prima parlato, mi sento responsabile per la sua incolumità. Perciò vedi di non uscirtene con una delle tue scene e costringerla ad andare da uno psicologo, sono stata chiara?- lo ammonì anche se sapeva che le sue parole sarebbero servite a poco.
-Posso almeno…-
-NO, non puoi farle lo scherzo dell’ologramma del carro armato.- lo bloccò prontamente.
-Ok, ok.- si arrese Tony sbuffando.
Pepper a quel punto sorrise soddisfatta e lo baciò velocemente.
-Buona giornata.- disse con voce cantilenante prima di dirigersi verso la porta nella sua camminata perfetta con i vertiginosi tacchi a spillo, pronta ad affrontare una nuova giornata di lavoro.
-Guida piano!- disse lui con voce stridula simile a quella di un transessuale.
Si ritrovò solo, con soltanto due misere ore di tempo per inventarsi l’intero piano di lavoro di quella giornata, o meglio, stava escogitando mille idee per capire se Lauren fosse davvero interessata e che si rendesse conto di cosa volesse dire lavorare con lui. Non aveva mai avuto un apprendista, anzi, non poteva nemmeno definirla tale. Si sarebbero dovuti aiutare a vicenda, e non era stato facile dover ammettere di aver bisogno d’aiuto, specialmente se con una sconosciuta arrivata praticamente dal nulla. Pepper gliel’aveva chiesto mille volte, ma nemmeno lui riusciva a capire come mai il suo istinto gli avesse detto di fidarsi e creare quella situazione.
 
-Signore, ho eseguito una ricerca globale come mi aveva chiesto.- disse Jarvis quando Tony si fu chiuso alle spalle le porte del laboratorio, fresco e profumato da una doccia fresca.
-Bene, sentiamo un po’.- disse allargando le braccia per attivare lo schermo 3D al centro della sala.
Immediatamente apparve una foto passaporto di Lauren con accanto i suoi dati essenziali.
-Lauren Gartner, ventinove anni, non si sa con precisione la data esatta di nascita siccome è stata riconosciuta come orfana dalla nascita. È stata adottata già dalle prime ore di vita da Mark e Letizia Gartner, originari entrambi del Minnesota. Dopo aver adottato Lauren la famiglia si è stabilita in pianta stabile a Seattle dove hanno vissuto una vita ordinaria senza nessun segno particolare. Ha ottenuto voti molto alti rispetto alla media quando era studente, ma non si è mai iscritta in nessuna scuola specializzata, le è stata negata una borsa di studio in seguito ad aver partecipato a parecchie risse coinvolgendo i figli del direttore delle sue scuole, prosegue quindi con normali studi diplomandosi in un liceo locale, e in seguito è stata assunta come dipendente fissa in un negozio di elettronica. Ha mantenuto una vita tranquilla, nessun collegamento con qualunque persona potenzialmente pericolosa, tranne che per un ex fidanzato arrestato per spaccio di cocaina, è stato denunciato da Lauren stessa.-
-Che noia.- commentò Tony mentre si buttava per terra e iniziava a fare qualche addominale.
-Veniamo dunque ad avvenimenti più recenti che saranno meno noiosi per i suoi gusti. Due anni fa Letizia Gartner è morta per un tumore al seno, e nello stesso anno è stato diagnosticato un cancro ai polmoni a Mark Gartner ad uno stadio avanzato. Pare che Lauren in quel periodo abbia iniziato a frequentare corsi serali di ingegneria meccanica e allo stesso tempo di anatomia umana.-
Tony annuì mentre continuava il suo esercizio fisico quotidiano mentre la sua mente andava a mille.
-Coinciderebbe con quello che mi ha detto. Stava cercando un modo per riuscire a salvare il padre, ma con quei mezzi totalmente inutili e una paga da commessa non può aver fatto molta strada nonostante il suo intelletto dotato.- rifletté parlando ad alta voce come faceva sempre. –E poi?-
-Sfortunatamente Mark Gartner non ha resistito ai cicli di chemioterapia ed è morto sei mesi fa. Dopo quell’avvenimento Lauren ha svolto diversi straordinari che lasciano presagire il tentativo di risparmiare più soldi possibili, dopodiché ha lasciato il lavoro e la casa dei genitori, sparendo dalla circolazione circa due settimane fa. Il tutto sembra combaciare interamente con la sua versione.-
-Ci sono anche solo minimi cenni che qualcuno possa avere in qualche modo aver ripulito i suoi dati?- chiese Tony rialzandosi da terra.
-Nessuno, signore.-
-Bene, manda una copia di tutto il materiale trovato a Pepper, così potrà stare più tranquilla anche lei senza che passi le notti in bianco per paura di stare ospitando una terrorista o qualcosa di simile.-
-Subito, signore.-
-E fai sparire tutta questa roba in un archivio temporaneo, non voglio che per caso Lauren scopra queste ricerche e pensi che io sia un pettegolo.-
-Signore, lei potrebbe essere tranquillamente definito pettegolo.- obiettò Jarvis con la sua puntualità impeccabile.
-Chiudi il becco!- disse stizzito Tony guardando male l’unica parte visibile di Jarvis, l’ammasso di circuiti munito di telecamera visiva e bracci meccanici che stava accanto al tavolo da lavoro. –Sei solo invidioso perché non ti ho ancora dato una faccia.- disse additandolo.
 
Alle nove in punto Lauren si presentò bussando alle porte del laboratorio, giusto un pelo diversa da come si erano conosciuti.
-E io che credevo che quella mise da sopravvissuta della giungla fosse fatta apposta.- commentò quando la vide entrare.
Si era data notevolmente una ripulita e dopo un buon sonno in un letto comodo anche la sua espressione era cambiata. Sembrava più scura di sé, era sparito tutto quello smarrimento che la faceva sembrare la tipica ragazzina che prendeva per la prima volta l’autobus da sola. Aveva dei vestiti semplici e i capelli legati in una coda alta, e finalmente si potevano vedere bene i suoi occhi verde chiaro, contornati da un trucco abbastanza aggressivo.
La tipica rocker.
-Ti aspettavi che arrivassi in gonna e tacchi chilometrici?-  disse lei in risposta con un sorrisetto.
-No, quelle cose preferisco vederle addosso alla mia fidanzata.- disse mentre notava vederla compiere di nuovo il gesto di strofinarsi il polso sinistro dove ora stava il braccialetto ritrovato sulla spiaggia.
-Buongiorno, signorina Gartner.- disse Jarvis direzionando la sua telecamera verso di lei.
Lauren si esibì in quella espressione meravigliata che Tony le aveva visto fare la sera prima, e che probabilmente aveva influito parecchio sulle sue decisioni.
-Te lo lascio smontare se vuoi.- disse lanciando uno sguardo di sfida verso l’automa.
-Non rientra nei miei progetti al momento.- rispose Lauren per poi togliersi dalle spalle uno zaino viola parecchio consumato.
Ne estrasse un computer e un grosso plico di fogli che appoggiò sul tavolo da lavoro.
-Bene, ti dispiace appoggiare tutte quelle scartoffie in quel coso che agli occhi comuni può risultare un microonde? Jarvis potrà scansionarli tutti mentre noi discutiamo un po’.- disse indicando distrattamente il suo sofisticato scanner (by Stark ovviamente).
-O…ok.- mormorò Lauren con di nuovo quella espressione.
-Una comune ragazza della tua età farebbe quello sguardo soltanto dentro un negozio di vestiti griffati con sconti dell’80%.- non riuscì a trattenersi.
-Più o meno. Sai, non sono abituata a vedere dal vivo cose che ieri non sognavo nemmeno lontanamente di poter usare.
-Ti conviene farci l’abitudine, anzi, quello che hai visto è solo l’inizio.- gongolò.
Ci fu un momento dove Lauren girò su sé stessa per ammirare tutto il laboratorio, soffermandosi sulle teche di vetro vuote addossate alla parete.
-Non te ne è rimasta neanche una?- chiese fissando quel freddo vetro.
-No.- rispose Tony amaramente fissando quello che lui stesso definiva uno spettacolo desolante.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Sei almeno intenzionato a riempire di nuovo quei buchi per davvero?- chiese Lauren senza guardarlo.
-Che razza di domande fai? È ovvio, altrimenti non ti troveresti qui.- rispose squadrandola.
Lei si voltò e fece lo stesso con lui incrociando le braccia dinnanzi al petto.
-Ah, quindi non ti interessa niente delle mie ricerche, lo fai soltanto per un tuo profitto.-
-Prima di tutto- si mise a camminare nervosamente –io ho delle necessità che non servono solo ad intrattenermi, non so se hai capito la situazione. Al momento non posso fare il supereroe da come hai intelligentemente intuito tu stessa, e la cosa nuoce alla gente che dovrei tenere al sicuro, non di certo perché senza armatura mi vedo più brutto o qualcosa del genere, ok?- cercò di ignorare l’espressione di Lauren che lasciava intuire un “ne siamo sicuri?” e proseguì imperterrito –In secondo luogo, non conosco ancora le tue intenzioni. Può darsi che anche tu voglia cercare di salvare della gente, ma finché non mi dirai esattamente che scopo vuoi raggiungere riterrò sempre più importante il mio progetto.-
-Te l’ho già detto e lo riconfermo. Voglio cercare di aiutare le persone che credono di avere ormai la vita spacciata, e so che può farti paura per quella faccenda di Extremis essendo che gli scopi potrebbero esse simili ma credimi, non voglio cercare di alterare in qualche modo barbarico le possibilità del corpo umano. Voglio solo poter… “riparare” la gente.- spiegò fermamente convinta delle sue parole.
-Bene, riparare è una delle mie parole preferite.- commentò Tony cercando di non dare a vedere di essere stato colpito da quelle parole così cariche di determinazione –Sai però che il corpo umano è qualcosa di estremamente complesso, specialmente se affiancato dalla tecnologia può arrivare a fare delle cose mostruose se non fermate in tempo.- ricordò con un brivido Pepper che appariva dal fuoco riducendo in pochi secondi Aldrige Killian in cenere, con la pelle rossa e gli occhi accesi di quella luce inquietante, una visione che nonostante fosse stata simbolo di salvezza da un lato, dall’altro rappresentava uno dei suoi più grandi terrori.
-È stata una delle cose dalla quale mi sono riguardata di più per una lunga serie di motivi.- disse Lauren dopo aver notato quel breve smarrimento nei suoi occhi.
-Dimmene uno, allora. Uno solo che mi convinca e allora sarò leale, metterò i nostri piani in pari, ed è meglio per te che tu non faccia mosse false perché non ho paura di quello che potresti fare, intesi?-
Stavolta fu Lauren ad indugiare per qualche istante, ma alla fine alzò la testa convinta.
-Jarvis, potrei chiederti un favore?- chiese fissando l’automa.
-Sono a sua disposizione, Miss Gartner.- rispose prontamente.
-Potresti lanciarmi due cose che abbiano lo stesso peso e la stessa forma alla stessa potenza?-
Tony corrucciò la fronte senza capire.
-Le andrebbero bene queste, signorina?- prese dalla parete degli attrezzi alle sue spalle due grosse chiavi inglesi con le sue braccia meccaniche.
-Perfetto. Lancia pure la prima.- rispose Lauren tenendosi pronta.
Appena finito di dirlo una delle due chiavi inglesi partì verso di lei ad una velocità modesta, e senza nessun problema lei l’afferrò con la mano destra per poi appoggiarla sul tavolo.
-Quindi?- chiese Tony sempre più perplesso.
-Vai pure con l’altra.-
Con lo stesso movimento Jarvis lanciò di nuovo verso di lei. Inizialmente sembrava che avesse preso anche questa al volo con la mano sinistra, quindi tutto nella norma, ma nel momento cruciale fu come se improvvisamente nelle sue dita non ci fosse abbastanza forza per poter sostenere quel semplice peso. Tony vide chiaramente il suo polso piegarsi all’indietro, e con un sonoro clangore la chiave inglese finì sul pavimento.
-Che cos’ha il tuo polso?- chiese cautamente Tony, anche se iniziava a capire.
Lei sorrise amaramente.
-La mia famiglia non è mai stata molto fortunata in salute, perciò dopo mia madre e mio padre sarebbe dovuto toccare anche a me qualcosa.- si avvicinò a lui e stese il braccio di modo che potesse vedere anche lui –Normalmente non vedresti niente di strano, ma la maggior parte dei muscoli e dei nervi a partire dal polso in giù sono praticamente inservibili. Non posso fare forza e a malapena posso utilizzare la mano per qualche gesto semplice. È stata una infezione improvvisa che non avevo curato minimamente quando ero troppo presa dall’aiutare mio padre. Quando i medici se ne sono accorti hanno tentato di salvare il possibile, e mi sono ritrovata in questo stato.-
Tony studiò minuziosamente la pelle pallida di Lauren notando delle piccole cicatrici da intervento chirurgico all’altezza del polso, nascoste in parte dal braccialetto. Prese in fretta una penna dal tavolo e la usò per toccare i punti nervosi della mano, e in effetti i muscoli reagirono ben poco agli stimoli.
-Un bel problema.- commentò.
-Ed è da questo problema che voglio partire. Farò io stessa da cavia per le mie teorie, e intendo poter tornare a giocare a tennis nei weekend senza problemi.- disse con un sorrisetto compiaciuto, fiera di quello che stava dicendo. –Sai… quel bracciale me l’ha fatto mio padre. È stata una delle ultime cose che ha potuto fare prima di perdere del tutto le forze per la chemio. Ci ha fatto incidere la frase che diceva sempre un suo grande amico, o così mi ha raccontato, perché diceva facesse proprio per me. L’ha fatto per darmi forza di continuare le mie ricerche nonostante sapesse che per lui non ci fosse più tempo, per me stessa e per altra gente che come lui si è trovata ad un vicolo cieco nella vita.-
-Respira per dare la vita a chi vuoi amare.- recitò Tony.
Lauren annuì.
-Ti basta questo come motivo?- chiese abbassando il braccio e rimanendo in attesa.
Tony iniziò a passarsi una mano sul viso per poi riprendere a camminare in giro per la stanza. Era terribilmente indeciso se fare qualcosa della quale poi avrebbe potuto pentirsi, ma del resto dopo aver sentito quelle parole così profonde e così personali si sarebbe auto-etichettato come ingiusto se non avesse fatto quel gesto in cambio.
-Vieni con me.- disse improvvisamente senza guardarla e dirigendosi verso la porta del laboratorio.
-Veramente stavo aspettando un sì o un no come risposta.- replicò lei.
-Se ti sbrighi a venire come me prima che cambi idea avrai la risposta che cerchi.- ribatté secco senza fermarsi.
Lauren sbuffò, pensando che ora avrebbe fatto qualche stramberia senza senso, ma lo seguì lo stesso. Scesero ulteriormente le scale a chiocciola, ritrovandosi nella cantina dei vini.
-Jarvis, apri.- ordinò Tony quando entrambi furono fermi davanti alla botola rotonda sul pavimento.
Con un lieve sbuffo metallico iniziò ad aprirsi, mostrando un pozzo scuro che scendeva ancora per chissà quanti metri. Anche lì non c’erano più quei consueti bagliori azzurri provenienti dai petti delle armature, c’era solo il buio.
Per un istante Lauren credette che volesse buttarla giù perché ormai sapeva troppe cose, ma quando iniziò ad intravvedere qualcosa che da quel fondo infinito stava lentamente risalendo abbandonò quell’idea. Risultò essere una scatola metallica appoggiata su un piedistallo mobile che si avvicinò al bordo della botola fermandosi davanti a Tony.
-Questo non lo sa nessuno, nemmeno Pepper, e quel nessuno deve rimanere tale, ok?-
Lauren annuì sentendo il cuore iniziare a battergli, la curiosità la stava letteralmente divorando.
Dopo aver preso un lungo respiro Tony fece scattare la chiusura e aprì la scatola rivelandone il contenuto. Lei rimase a fissare quell’unica cosa al suo interno come se fosse il più bel diamante del mondo.
Anche se ripetutamente graffiata, con una giuntura rotta e una spaccatura che la divideva quasi a metà, rimaneva inconfondibile.
La testa di un’armatura.
Lauren la guardava come se fosse una reliquia unica, Tony la guardava quasi con tristezza.
-Posso?- chiese lei allungando timidamente una mano.
Tony annuì, anche se rimase vigile mentre la vedeva alzare delicatamente la testa dalla scatola.
-È della Mark 7.- disse seguendone il profilo –Era rimasta tra le macerie della mia casa quando… sì, insomma, lo sai.-
Lauren fece cenno di si con la testa anche se sembrava stesse su un altro mondo.
-È la genialità pura.- mormorò girandola per guardarla da tutte le angolazioni –E io che andavo vagamente fiera di quel trabiccolo che ho costruito. Questo… questo… è al di là di qualunque cosa io potessi immaginare. Vista in TV non rendeva neanche un millesimo.-
-Avresti dovuto vederla intera.- disse lui con l’ombra di un sorriso compiaciuto (i complimenti erano sempre i complimenti!)
-Quindi… questa è l’unica cosa che ti resta?- chiese continuando a rimirarla.
-Già.- si grattò il collo –E avrei dovuto anche buttarla in mare insieme all’arc reactor.-
A quelle parole Lauren scattò come una molla e lo guardò esterrefatto.
-Ma sei matto?!- urlò facendo rimbombare le sue parole per tutta la cantina.
-Cos’avrei avuto da perderci? Avevo appena mandato a puttane il mio lavoro migliore!- ribatté lui urlando altrettanto forte.
-Beh… in effetti.- bofonchiò Lauren aggrottando le sopracciglia.
Calò nuovamente il silenzio per qualche istante.
-Però l’ho tenuta.- disse tendendo le mani verso di lei, e anche se a malincuore lei gli passò la testa malconcia. La fissò intensamente –L’ho fatto per non dimenticarmi chi sono. Ora come ora lo tengo come una prova per me stesso, per darmi coraggio e a dirmi “hai già fatto questa impresa una volta, puoi farla una seconda”. Anche se al momento il mio ragionamento non sta dando gli effetti sperati.- l’ultima parte la disse a bassa voce, quasi come se non volesse essere sentito.
-Ok. E… come mai hai deciso di far vedere questo a me?- chiese Lauren fissandolo mentre teneva in mano la sua testa.
Tony si voltò verso di lei estremamente serio.
-Questo è il mio motivo.- disse semplicemente –Mi sembrava sleale farti vuotare il sacco come un criminale senza darti i miei motivi.-
-Oh…grazie. Lo… lo apprezzo molto.- balbettò lei abbastanza confusa.
Tony annuì mentre con cautela riappoggiava la testa nella scatola, e automaticamente il piedistallo si allontanava di nuovo per poi scendere nell’oscurità. Rimase a fissare quella botola chiudersi, e insieme ad essa sentiva quel blocco che aveva dentro, quella cosa che non gli permetteva di andare avanti. Improvvisamente sentì una leggera pacca sulla spalla, e voltandosi trovò Lauren che fissava anche lei il pavimento.
-Non preoccuparti, ti aiuterò a farne una migliore. Davvero.- disse abbastanza in imbarazzo in quel misero tentativo di tirargli un po’ su il morale.
-Ok… grazie.- rispose anche lui abbastanza impacciato.
-Che ne dici se… andiamo a lavorare?- provò a sviare la situazione nel modo migliore.
-Mh... non ancora.- disse lui voltandosi e iniziando a salire le scale.
-Non ancora?- esclamò esterrefatta –Devo superare ostacoli infuocati?-
-Veramente io pensavo di fare colazione, e siccome non penso che nella tua nuova casa il frigorifero sia già pieno eccoti la mia prima lezione, mia cara apprendista: un bravo meccanico non può lavorare se prima non ha fatto il pieno di zuccheri. Altrimenti… l’alternativa sarebbe drogarsi.- disse per poi scoppiare da solo a ridere.
-Meccanico? Questa me la devi spiegare.- disse lei mentre si affrettava a salire le scale.

 


Meheheheheheheheh allooooora che ne pensate? u___u 
Credo che ad essermi ritrovata davanti la testa della Mark 7 avrei tirato una randellata sul coppino a Tony e me la sarei data a gambe con il prezioso bottino MWAHAHAHAHAHAH!!!
Ecco, ora spero di aver chiarito con l'età di Lauren XDDD In effetti negli scorsi capitoli avevo scritto a lei dicendo "una ragazzina" ma diciamo che agli occhi di Tony lo é XD (eh si Starkuccio u.u non sei più giovane come un tempo é_è)
Allora? Allora? Allora?? *__* vi é piaciuto questo capitolo??? Mi raccomando fatemelo sapereeee, la vostra opinione mi importa tantissimo, e sappiate che contribuite a non far sprofondare la mia autostima! Anche se sono pochi quelli che recensiscono noto comunque che lo scorso capitolo é stato letto un sacco di volte ^^ grazie mille a tuttiiii!
Rigrazio tantissimo my brother under the sun e missgenius per aver recensito ^____^
Credo di aver detto tutto! Mi raccomando, recensite come se non ci fosse un domani u.u al prossimo capitoloooooo ciauuuuuuuuu X3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Eccomi quiiiii anche se in mostruoso ritardo! >_<
Mi dispiace davvero tantissimo, ho un ritardo mostruoso, ma come ho già spiegato in un'altra ff ultimamente per me non é proprio un bellissimo momento purtroppo, per una serie di spiacevoli motivi, e non sempre mi sono trovata dell'umore giusto per trascrivere i nuovi capitoli della mie ff (se ve lo state chiedendo ebbene sì, io prima di scrivere al computer il 90% delle volte scrivo in cartaceo di modo che io mi possa accorgere meglio degli eventuali errori e anche per il semplice fatto che sono una drogata di carta e penna XD)
Anyway sono di nuovo qui! WE CAN DO IT! Non posso promettere che tornerò a postare velocemente come prima ma faccio quello che posso, spero possiate capirmi ^^
Vi lascio alla lettura di questo capitolo ^^


Capitolo 5:
 
 
-Incredibile… assolutamente incredibile.- commentò Tony con il viso illuminato da un vivace bagliore azzurro. –Sei sicura di non avere una sorta di cervello aspira tutto?-
-Dai, non era poi così difficile, mi hai spiegato passo per passo.- replicò Lauren accanto a lui intenta a riporre un cacciavite.
-Ragazza, le persone capaci di costruire un arc reactor si contano sulle dita di una mano, non so se mi spiego.-
Tony non la smetteva di fissare il piccolo reattore perfettamente funzionante, e senza indugi, se ne avesse avuto ancora bisogno, sarebbe stato pronto ad usarlo. Era proprio come l’avrebbe fatto lui. Era passata appena una settimana da quando aveva iniziato ad insegnare qualcosa di utile a Lauren, e aveva avuto la malsana idea di provare a farle costruire un arc reactor (uno in più nell’assortimento non faceva mai male, avrebbero potuto essere utili sia a lui che a lei), ma mai si sarebbe aspettato di un successo su tutta la linea al primo colpo.
Lauren era instancabile, non smetteva mai di prendere informazioni ed immagazzinarle nel cervello, e quando ogni mattina la vedeva entrare nel laboratorio, al posto della tipica espressione assonnata di chi si dirigeva a lavoro svogliatamente, trovava una bambina all’entrata del Luna Park pronta ad andare sull’ottovolante. Una sera si era ritrovato perfino a pensare che se in qualche dimensione parallela quella ragazza fosse stata al posto suo, ricca e a capo di un’industria potente, e se fosse stata rapita e imprigionata nel deserto, non si sarebbe di certo limitata a costruire un’armatura, avrebbe allestito un esercito.
-Dovrei farlo vedere a Rhodey.-
-Così io nel frattempo potrei studiare quel bel pezzo di metallo di War Machine.- disse Lauren con gli occhi che le brillavano.
-Non se ne parla nemmeno, se proprio il signor patriota dovesse venire qui dovrebbe farlo in pigiama o in mutande, non poterà qui la sua bella lattina a stelle e strisce.- la smorzò subito sul nascere.
-Perché? Potremmo prendere spunto da lui e poi potenziare il tutto. Iniziare tutto da capo non è per niente facile.- replicò lei mentre prendeva tra le mani il piccolo reattore ammirando il suo lavoro abbastanza compiaciuta.
-Te l’ho già detto, io non voglio “prendere spunto”, voglio re-inventare completamente tutto, mi sono spiegato? Ce l’ho fatta una volta, per di più da solo e con qualcosa simile al motore di un’auto infilato nel petto, non vedo che problemi ci siano se saremo in due e con tutte le attrezzature necessarie.- rispose alzando gli occhi al cielo.
-Certo, ma ricordati sempre che sei tu quello che ha i fantomatici schemi delle tue armature in testa, io non posso inventarmi niente.-
-Ti verrà col tempo, piano piano riuscirò a farti entrare in testa il mio metodo di lavoro, nel frattempo scordati quell’ Iron Patriot.-
-Preferisco chiamarlo War Machine. Fa molto più… “uh”!- mimò una sorta di movenza alla Hulk.
Tony non poté trattenere una risata.
-Ok, guadagni qualche punto sul fattore War Machine perché mi trovi assolutamente concorde, ma quel “uh!” potevi risparmiartelo.-
-A furia di stare qui con te inizio ad assorbire anche le tue scenette da teatrino.- si difese lei con un sorrisetto ironico.
-Io non faccio scenette da teatrino, io sono un maestro serissimo, cosa credi? È tutto calcolato.- replicò lui additandola.
In quel momento la porta del laboratorio si aprì, e una stanchissima Pepper distrutta dalla giornata lavorativa si parò davanti a loro.
-Buonasera, tesoro! Oggi abbiamo lavorato moltissimo, abbiamo appena finito di dipingere con la pittura a dita e in seguito abbiamo realizzato dei magnifici castelli di sabbia, sei orgogliosa di me, vero?- disse con il suo solito tono altamente idiota mentre si avvicinava abbracciandola.
-Maestro serissimo, non mi dire.- sentì dire alle sue spalle da Lauren.
-Apprendista, taci o per punizione ti faccio stare qui tutta la notte a controllare gli aggiornamenti di Jarvis.- la minacciò sentendosi però immediatamente tirare per un orecchio da Pepper.
-Cosa ti avevo detto, caro?- disse lei con un sorriso angelico che però nascondeva una bomba a orologeria che rischiava di esplodere con le parole sbagliate.
-È tutto a posto, sai che mi piace scherzare.- cercò in fretta qualcosa per sdrammatizzare –Piuttosto, guarda che progressi! Lauren è riuscita a costruire un arc reactor, non sono un maestro eccezionale?-
-Oh, wow.- commentò meravigliata Pepper notando in quel momento l’oggetto in questione che brillava placidamente come se fosse stata una comune lampadina. –È davvero impressionante, i miei complimenti Lauren. Sarai distrutta dopo questo lavoraccio… e per fortuna non avrai l’onore di doverne SOSTITUIRE uno.- disse rimandando a quel fantomatico ricordo di quando Tony l’aveva praticamente costretta ad infilare le dita nel suo petto rischiando di ucciderlo.
-È stato divertente, potrei rifarlo adesso.- disse dal canto suo Lauren che giocherellava con la sua nuova creazione.
-Stai attenta a quello che dici, potrei prenderti in parola.- intervenne Tony con aria di sfida.
-Quando vuoi.- lo punzecchiò prontamente lei –Ma non credo che sarei io ad avere problemi.-
-Già, specialmente se mi avevi promesso una serata romantica insieme.- aggiunse Pepper con lo sguardo che trasmetteva un “ti uccido se te ne sei dimenticato”.
-Esattamente, infatti stavo giusto dicendo a Lauren di riordinare in fretta e tornare a casa perché…ecco… dovevo prepararmi per te.- esibì il suo sorriso migliore.
Lauren a quel punto esplose in una sonora risata, e anche Pepper non poté fare a meno di farsi sfuggire un risolino.
-Va bene, allora farò finta di niente e tornerò di sopra ad aspettarti, così avrai tutto il tempo per “prepararti”.- concluse lei lasciandogli un lieve bacio sulla guancia prima di tornare alla porta –Buona serata, cara.- disse rivolta a Lauren che ancora si stava difendendo.
-Io ti uccido.- disse Tony appena Pepper sparì al piano di sopra.
-Che ci posso fare? Certe battute me le servi su un piatto d’argento.- replicò lei –Comunque non preoccuparti, sparisco subito.-
-Fai bene.- borbottò lui, ma notò subito che Lauren aveva ancora qualcosa da dire, e sembrava vagamente imbarazzata. –Che c’è?-
-Potrei… sì, insomma… portarmi a casa l’arc reactor? Domani lo riporto qui, giuro.- chiese non proprio sicura.
-Perché? Vuoi divertirti a montarlo e smontarlo per tutta la notte come un militare malato con il suo fucile?- disse chiedendosi mentalmente se Rhodes facesse cose del genere nelle notti insonni.
-No, è solo che…- si morse il labbro inferiore e arrossì vistosamente ma proseguì –fa una bella luce, e quella casa è parecchio buia di notte. Mi farebbe compagnia, sì insomma…-
Stavolta toccò a Tony la risata sguaiata.
-Avevo pensato a mille idee su come impiegare un arc reactor ma mai mi sarei immaginato di poter usare un agglomerato di energia pura come lucetta della buona notte. Potrei lanciare una nuova linea, mi mancava il settore dell’infanzia nelle mie industrie.- disse cercando di darsi in contegno, ma dall’espressione contrariata di Lauren non doveva averla presa allo stesso modo.
-D’accordo, tienitelo pure.- disse lei alla svelta dirigendosi verso la porta.
Tony sbuffò.
-Lauren- la chiamò quando ormai aveva già un piede fuori dal laboratorio, facendola voltare. Lui prese il reattore dal tavolo –Prendilo. L’hai fatto tu dopotutto.- glielo lanciò, e lei lo prese al volo rigorosamente con la mano destra.
Si aprì di nuovo in un sorriso.
-Non far aspettare oltre la tua dolce metà.- disse prima di uscire e salire in fretta le scale.
Tony sorrise a sua volta, e per la prima volta dopo parecchio tempo gli capitò di provare una sensazione che quasi aveva dimenticato. Sentiva di star di nuovo occupando il suo tempo con qualcosa di utile e che gli desse qualche soddisfazione. Anche se non erano ancora riusciti ad arrivare ad un capo della situazione né per le armature né per il progetto di Lauren, sentiva di aver fatto qualche passo avanti. Senza contare che… tutto quel lavoro accumulava stanchezza, e quest’ultima lo mandava in piena carenza di coccole e affetto, perciò si sbrigò a spegnere le luci e raggiungere Pepper al piano di sopra.
 
-Allora, come ti sembra la tua nuova apprendista? Dalle tue spalle sembra stiate lavorando parecchio.- disse Pepper mentre faceva passare le esili mani sulla schiena di Tony in un lieve massaggio.
-Oh, è eccezionale. Hai visto anche tu cosa è stata capace di fare?- rispose lui stendendosi meglio sul letto e godendosi tutte quelle attenzioni –Anche se dovrebbe calibrare un attimo il suo carattere. Fa un po’ troppe battute, dovrebbe regolare la sua spavalderia.-
A Pepper scappò una risatina.
-Non pensare che il suo carattere migliorerà.-
Tony aggrottò le sopracciglia voltandosi verso di lei.
-Non capisco. Puoi illuminarmi d’immenso prima che mi perda nella scollatura della tua camicetta da notte?-
In primis Pepper cercò di non arrossire per il complimento, e questo a lui piaceva terribilmente, ma voleva avere una risposta, perciò non si perse in altre battutine.
-Non hai notato niente di particolare nel modo di fare di Lauren? Non ti ricorda qualcuno che conosci?- chiese divertita.
-Mh… no. Di solito persone così arroganti non le ascolto nemmeno.-
A quella affermazione lei non poté trattenersi, e scoppiò in una sonora risata iniziando a rotolarsi sul letto. –Cos’ho detto?-
Ci volle qualche secondo per farla riprendere.
-Davvero non te ne rendi conto? Sarai un genio ma queste piccole cose non le capirai mai.- disse Pepper accarezzandogli i capelli, e notando che la sua espressione non cambiava si arrese –È identica a TE.-
Tony spalancò gli occhi mettendosi a sedere di scatto.
-Uguale… A ME?!- sbottò indicandosi –Ti senti bene, Pep?!-
-Io sto benissimo, sei solo tu ad essere lento di comprendonio.- rispose lei continuando a sorridere anche quando lui la prese per le spalle e la guardò seriamente preoccupato.
-Non esiste assolutamente persona che possa eguagliare il mio carisma, né uomo, né donna, né ragazzina, cane, acaro della polvere, NON PUÒ!- fece una pausa E poi… davvero tu credi che io sia così puntiglioso e arrogante?-
-Molto di più.-
-COSA?!-
A quel punto Tony saltò definitivamente giù dal letto in preda all’isterismo.
-Non c’è niente di male nel dire che vi assomigliate, dico soltanto che forse ti sei fidato a prenderla sotto la tua ala proprio per questo, tutto qui.- cercò di tornare a ragionare normalmente lei.
-Ti prego, io possiedo il carisma nel fare l’arrogante, lei è grezza come il manico di una caffettiera abbandonata nel lavello, questo cambia tutto.- disse passandosi una mano tra i capelli.
-Ce l’ha anche lei il carisma.- ribatté Pepper mettendosi a gambe incrociate –E siccome è riuscita a convincere te deduco che non ne abbia poco.-
-Non proprio.- disse secco –Quella ragazza ha un problema, e penso che l’unico in grado di aiutarla sia io, o almeno lei pensa che io sia la sua ultima speranza per riuscire nei suoi progetti.-
-Anche tu hai un problema.- rilanciò diretta Pepper irremovibile.
Tony sospirò scuotendo la testa non volendo ammettere che il suo discorso effettivamente non faceva una piega.
-D’accordo, forse in parte hai ragione.- disse facendo fatica a pronunciare quelle parole.
-Visto? Che c’è di male nel dirlo?- si avvicinò sorridendo soddisfatta della vittoria.
-È che…- la guardò con l’arma infallibile degli occhi da cucciolo -… non voglio pensare che qualcosa possa essere sexy quanto me.- disse dondolandosi e facendo ciondolare le braccia.
Pepper alzò gli occhi al cielo.
-E io che pensavo volessi dire qualcosa di serio.- scosse la testa e si lasciò cadere all’indietro nel letto.
-Ti prego, ho bisogno di autostima.- miagolò lui raggiungendola e iniziando a strusciarsi su di lei –Dimmi che sono l’uomo più sexy del mondo, ti preeego.-
Lei sospirò per poi passargli le braccia intorno al collo attirandolo a sé.
-Va bene, sei l’uomo più sexy e con manie di protagonismo del mondo. Contento?-
Lui fece il suo sorriso sornione.
-Va molto meglio, ma dovresti guarire il mio orgoglio infranto con ulteriori lusinghe e affetto.- disse mentre si chinava per baciarla.
-Ci possiamo lavorare.- disse mentre stava già arrossendo.
 
Nel pieno della notte improvvisamente Tony si ritrovò sveglio. Era come se qualcuno avesse improvvisamente acceso una luce nella sua testa e avesse scacciato definitivamente il sonno. Si voltò verso Pepper che dormiva beatamente tutta rannicchiata tra le coperte e decise di non svegliarla, aveva un faccino troppo tenero per i suoi gusti. Rimase a fissarla per un po’, poi si decise a scendere dal letto e tornare al piano di sotto.
Si ritrovò a passeggiare per il soggiorno, con la TV accesa a volume minimo e un bicchiere di latte tra le mani che sorseggiava lentamente di tanto in tanto. Sentiva la testa piena di pensieri alla quale non riusciva a dare una forma concreta, ed era da un bel po’ che non gli succedeva. Perlomeno non era per colpa degli incubi e delle sue angosce su come riuscire a costruire di nuovo un’armatura.
-E allora perché non riesco a dormire?- chiese a se stesso allargando le braccia verso il soffitto per poi darsi dello stupido da solo.
Decise di volersi fare una breve passeggiata all’aperto, giusto per fare un cambio d’aria rapido. Era uscito direttamente in boxer e maglietta infilandosi le prime scarpe da ginnastica che gli erano capitate a tiro; tanto a meno che non ci fossero ancora dei paparazzi appostati da qualche parte nessuno l’avrebbe visto.
Inizialmente trovandosi da solo nel buio ebbe un brivido, ma lentamente i suoi occhi si abituarono e gli scricchiolii della notte si attenuarono rilassandolo. Inspirò a pieni polmoni mentre camminava lentamente chiedendosi cosa ci facesse lì, alle tre del mattino con una giostra che girava nella sua testa. Non gli era mai successo, nemmeno con le sbronze peggiori. Solitamente si rifugiava nel suo laboratorio, raccontava qualche idiozia a Jarvis e se ne tornava a letto, oppure si limitava a fissare il soffitto fino alla mattina seguente. Forse perché ora che la sua vita era diversa anche il suo cervello aveva bisogno di esigenze diverse per calmarsi.
Mentre era assorto nella sua auto-diagnosi non si accorse subito di essersi spinto fino alle mini-ville in fondo al viale. Si riebbe solo quando notò un particolare che era difficile non vedere.
Dalla casa dove alloggiava Lauren era visibile una tenue luce blu attraverso le finestre. Cautamente si avvicinò, pensando che se qualcuno l’avesse visto in quello stato, mentre sbirciava dalla finestra della camera di una ragazza, l’avrebbero ammanettato immediatamente accusandolo di essere un maniaco. Guardò attraverso il vetro trattenendo perfino il respiro, e fortunatamente constatò che Lauren probabilmente stava dormendo profondamente.
La luce blu proveniva dall’arc reactor che gli aveva lasciato quei pomeriggio, appoggiato al comodino accanto al letto.
-Credevo che la storia della lucina della notte fosse uno scherzo.- mormorò scuotendo la testa.
Però mentre fissava quella luce, inspiegabilmente, aveva notato di essersi notevolmente rilassato. Gli venne immediatamente da sbadigliare, e di colpo sentì le palpebre pesanti. Dopo qualche secondo si riprese sbattendo più volte gli occhi allontanandosi dalla finestra silenziosamente come si era avvicinato.
Decise di tornare indietro, convinto che il sonno si fosse finalmente fatto sentire per la gioia del suo cervello e delle sue occhiaie, ma mentre ripercorreva tutto il viale più si riavvicinava a casa e più sentiva la stanchezza abbandonarlo. Era di nuovo al punto di partenza quando si ritrovò nel soggiorno.
-Forse sto davvero iniziando ad essere pazzo. Dovrei ricominciare a fumare spinelli come quando avevo sedici anni per calmarmi, magari.- borbottò passandosi una mano sul viso.
Improvvisamente…però… gli venne una improvvisa e malsana idea.
Scese velocemente nel laboratorio andando dritto verso uno degli armadietti in alto. Prese uno degli arc reactr che erano perfettamente allineati come soldatini e lo portò sotto la luce di una lampada. Ci armeggiò per qualche minuto con un cacciavite di precisione, finché il piccolo oggetto non prese vita illuminandosi. Non appena vide quella luce calma e confortante si sentì subito meglio, e rimase a fissarla per un attimo quasi estasiato. Lo prese tra le mani e tornò di sopra, verso la camera da letto.
Gli sembrava una cosa totalmente stupida e senza senso, non aveva avuto bisogno di una lucina della notte nemmeno quando aveva cinque anni.
Trovò Pepper nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata, e si infilò sotto le coperte il più delicatamente possibile per non svegliarla. Appoggiò infine l’arc reactor sul comodino e si accoccolò abbandonando la testa sul cuscino. Lentamente sentì il sonno che si aggrappava di nuovo a lui, e chiuse gli occhi con il pensiero che ora quella luce, quella che l’aveva accompagnato per così tanto tempo, era di nuovo lì.
Non consisteva più una condanna o un punto debole.
Era sicurezza, come quella che provava quando era all’interno della sua armatura.
Si addormentò con la convinzione ancora più grande di dover continuare quello che stava facendo, e non mollare per nessuna ragione. Anche se c’era quel blocco di mezzo che lo ostacolava avrebbe trovato il modo di aggirarlo, e se non fosse mai più riuscito a prendere le informazioni che vi erano nascoste dietro ne avrebbe ricreate delle nuove, non importava come.
Non si trattava soltanto di non deludere le sue aspettative, non doveva deludere tutte le persone che ora contavano su di lui e che in tutti i modi cercavano di aiutarlo. Voleva dar loro qualcosa in cambio a tutti i costi.
Anche a costo di ammettere che aveva paura.




Et voilà! Si é concluso anche il quinto capitolo! In sé devo essere sincera, non ci sono avanzamenti molto significativi in questo capitolo, ma avevo in mente questa scena da tempo, forse una delle prime che ho ideato da quando mi é venuto il pallino di creare una ff su Iron Man, e non potevo non metterla XD spero vi sia piaciuta comunque ^^ non disperate, non é la tipica ff con mille capitoli "morti" che non fanno avanzare la storia XD
Voi mi prenderete per pazza, e devo dire che un po' lo penso io stessa, ma mentre stavo scrivendo questo capitolo, e a me a volte piace "mimare" le scene per metterci più enfasi, ho pensato bene di correre all' Ikea e prendere una di quelle lucette della notte multicolor a forma di orso mollicce, non so se le avete in mente XD e per due o tre notti l'ho posizionata sul colore blu u_u' (si ok potete smettere di leggere questa ff, l'autrice potrebbe attaccarvi addosso una dose spropositata di stupidità). 
Coooomunque!
Colgo l'occasione facendo una domanda in generale a tutti voi, popolo di fan Iron Maniani XD che voi sappiate é già uscito uno di quegli pseudo-cofanetti da collezione che comprende tutti e tre i DVD dei film?? Io sto aspettando solo quel momento così da potermi fare una bella maratona forever alone con mezzo chilo di gelato u_u

Dopo quest'ultima uscita penosa passo ai ringraziamenti!

my brother under the sun: come sempre mi fanno tantissimo piacere le tue recensioni ^^grazie milleeee!
E ringrazio anche quelle 327 anime che hanno letto l'ultimo capitolo anche se sono rimaste nel silenzio u.u coraggio non mordo... troppo é_è
Ok, ho esaurito ogni cazzata possibile da dire, non mi resta che ringraziare tutti e darvi appuntamento al prossimo capitolo che spero di ultimare presto ^^ sempre bene accette le recensioni sia negative che positive (in parole povere, recensite come animali u.u)
Ci vediamo nel 6° capitolooooo! Ciauuuuuu X3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Eddai che la Raven é tornata anche con questa ff XD chiedo perdono a chi la sta seguendo, ma ho dovuto dare la priorità ad altri scritti, e in sé anche per quelli avevo poco tempo u_u' pardon!
Vi lascio al nuovo capitoloooo ^^


Capitolo 6:
 
 
Da circa una decina di minuti l’unica cosa che Tony poteva fare era ridere senza freni.
-Aspetta, aspetta! Ti prego, dimmelo un’altra volta!- disse asciugandosi una lacrimuccia.
Davanti a lui c’era un uomo dalla pelle scura abbastanza contrariato.
-Non sei divertente.- ribatté lui incrociando le braccia.
-Ti prego, solo una volta! Jarvis, registralo!- proseguì gesticolando a caso.
Rodhes sospirò.
-Mi hanno chiamato per un’emergenza mentre ero appena sveglio. Mi sono messo l’armatura senza nemmeno vestirmi andando diretto alla centrale operativa. Quando sono arrivato avevano organizzato una festa di compleanno a sorpresa per me con tutti i superiori dell’esercito, e quando sono uscito dall’ Iron Patriot per ringraziarli non ricordavo più di essere solo in mutande. Ora basta però, ok?- scandì frase per frase con lo sguardo basso.
Tony  buttò la testa di nuovo all’indietro contorcendosi con una risatina alla “mi hanno appena strizzato le palle”
-Ti dovrebbero dare una medaglia solo per questo, anzi, te la costruisco io immediatamente. Apprendista, prepariamo uno stampo veloce!- disse facendosi aria con un foglio per calmarsi.
-Sarei un po’ occupata al momento.- rispose Lauren che stava in piedi su uno sgabello mentre era intenta a scandagliare millimetro per millimetro la lucente armatura di Iron Patriot.
-Oh già, dimenticavo che eri troppo impegnata a sbavare al momento.-
-Sta zitto, sono in contemplazione, torna tra qualche ora.- disse senza guardarlo nemmeno, era troppo impegnata a studiare una a una le giunture di una mano.
-Almeno qui c’è qualcuno che apprezza qualcosa.- commentò Rodhes fissandola divertito.
-Oh, altroché.- mormorò lei con un sorriso ebete stampato il faccia.
-Anch’io l’apprezzerei se non avessi accettato di rimodernarla con quei colori ridicoli.- disse Tony che aveva deciso di tormentare l’amico ed istigarlo ad abbandonare la bandiera americana e optare come minimo per delle fiamme rosse o qualcosa del genere.
-Scusami, vedrò di farlo presente al mio stilista.- bofonchiò Rodhes facendo una camminata simil gay con un braccio in fuori.
-Mi scusi sommo maestro, potrebbe venire ad aiutare quella pezzente della sua assistente? Mi trovo un po’ in difficoltà.- richiamò l’attenzione Lauren che stava cercando di svitare la testa dell’armatura.-
-Dio ti ha fatto due mani, ragazza, e io sarei impegnato a mettere in standby la mia mente geniale.- rispose Tony che già si stava inventando qualche altra battuta.
-Certo, Dio mi ha fatto due mani ma mi sono dimenticata di rinnovare il contratto di una.- ribatté lei indicando la mano sinistra e facendo tintinnare il braccialetto.
-Oh… giusto.- si corresse senza scomporsi di un millimetro. –Forse prima di iniziare a smontarla ti converrebbe chiederti se riuscirai a rimetterla insieme più tardi, che ne dici Capitan Uncino?-
In tutta risposta Lauren alzò la sua mano “difettosa” e mostrò il dito medio.
-Fortunatamente questo riesco ancora a farlo.- disse con un sorrisetto.
-Che sfortuna, accidenti!- scimmiottò senza curarsi minimamente dello sguardo perplesso di Rodhes.
-Spero ti dia una paga con i fiocchi.-
-Certo, ma la copertura per gli insulti non era inclusa.- replicò lei alzando le spalle –Allora Stark, vuoi venire ad aiutarmi oppure devo chiedere a Jarvis di mettere a ripetizione quelle canzoni dubstep che odi tanto?-
-Repertorio musicale pronto alla riproduzione, miss Gartner.- fece eco Jarvis.
-Quanto sei fastidiosa, non poteva guastartisi anche la lingua?- disse raggiungendola di mala voglia.
Rodhes si lasciò sfuggire una risata sommessa mentre si accomodava su una sedia e guardava i due lavorare.
-Non mi hai ancora detto perché ti serve revisionare l’Iron Patriot e perciò farmi buttare via un pomeriggio intero del mio tempo libero.-
-Perché volevo dare un po’ di materiale di studio a lei, senza contare che da quando è qui mi stava rompendo l’anima ogni giorno per questo momento.- rispose Tony ammiccando a Lauren che fissava millimetro per millimetro ogni singolo pezzo di metallo rapita, come se stesse leggendo il libro più bello del mondo. –Nel frattempo se vuoi puoi farti un tuffo in piscina o ubriacarti al mini bar, a te la scelta.-
-Non sono io quello che ama prendere le sbronze alle due del pomeriggio.- disse scuotendo la testa.
Rimase per un momento in silenzio notando che ora Lauren stava studiando proprio il cuore dell’armatura ora praticamente sventrata davanti a loro.
-Quindi dove tu avevi il tuo reattore personale lui ne ha uno direttamente all’interno dell’armatura, dico bene?-
-Più o meno. Quello è un arc reactor a tutti gli effetti, ma non dovendo trattenere nessun frammento di proiettile e perciò non dover penetrare nel corpo di chi usa l’armatura, è stato progettato “meno aggressivo” quindi meno potente.- spiegò indicandogli i vari punti man mano che spiegava.
Ecco uno dei punti principali per la quale si trovava in difficoltà senza il suo puntino di luce in mezzo al petto.
-Quindi questo è distante anni luce dalla potenza che vorresti.- commentò Lauren mentre lentamente e cautamente estraeva il piccolo reattore dal petto dell’armatura facendo attenzione a reggerlo con la mano sana.
-Esatto, è perfino meno potente di quello che ti ho fatto costruire settimana scorsa.-
-Inizio a capire quale sia il problema.- disse corrucciando la fronte intenta a pensare.
-Hai detto che avete un reattore più potente di questo già pronto?- chiese Rodhes avvicinandosi dopo aver seguito faticosamente il discorso –Non è che il vecchio zio Tony potrebbe installarlo per potenziare un pochino la mia vecchia carretta?- chiese dando un colpetto amichevole sulle spalla dell’armatura.
-Non è possibile.- disse Lauren in automatico.
-Prova a spiegargli il perché.- la incitò Tony restando in ascolto e aprendo bene le orecchie.
-Le stai facendo pure un test a sorpresa?- commentò Rodhes, ma venne zittito dall’altro con un cenno.
-Se ho capito bene, più aumenta la potenza dell’arc reactor più deve essere potenziata l’armatura in sé, di modo che sia in grado di sfruttare giustamente l’energia. Se inserissimo un reattore più potente nell’Iron Patriot così com’è rischierebbe di saltare in aria. Le due cose devono compensarsi a vicenda, capisci?-
-Esatto!- esclamò Tony abbastanza esaltato –E qui ci troviamo di fronte al mio dilemma.-
-C…che… non vi seguo più.- balbettò Rodhes, ma pareva che gli altri due non lo sentissero minimamente.
-Ma certo! Non esiste ancora una tecnologia che possa sostenere la portata di potenza che hai in mente.-
-Che per giunta non porti danni fisici a chi è dentro l’armatura, quindi sia in grado di ammortizzare la gravità dell’atmosfera, la pressione delle velocità e tutto il resto.-
-Perciò dobbiamo praticamente inventare qualcosa di sovrannaturale e che farebbe venire i capelli bianchi a tutti i fisici e teorici del mondo.-
Tony si esibì in un urletto da tanto era compiaciuto da quel discorso.
-Così si ragiona! Dieci e lode, apprendista.- disse alzando un pugno e facendolo scontrare con quello di Lauren.
-Ehm…- tossicchiò Rodhes che era rimasto impietrito da quel discorso fitto fitto e poco comprensibile –Rinuncio a capire perché non è possibile mettere un reattore potenziato, farò solo sì con la testa e non farò altre domande altrimenti mi verrà un’emicrania a furia di sentirvi parlare come galline isteriche.-
-Ehi, come osi? Abbiamo appena raggiunto un importante traguardo, e tu ne sei partecipe. Dovresti essere felice e orgoglioso di essere qui a testimoniare questo avvenimento.- replicò Tony con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Finalmente qualcuno che aveva compreso il nocciolo della questione e che si rendeva conto della portata di quello che voleva fare.
-Dai, dillo.- disse poi Lauren fissandolo soddisfatta.
-Cosa?-
-Devi ammettere che avevo ragione sul fatto che studiare L’Iron Patriot ci avrebbe dato una mano.-
-Ha dato una mano a te, io queste cose le sapevo già, dovevo solo farti capire su che piano dovevamo lavorare.- si difese prontamente lui.
-Lo prenderò come un “hai ragione” lo stesso.- rispose con un ghigno.
-Assolutamente no!-
-Che? Cosa? Non sento nulla, Jarvis ha alzato troppo il volume dell’impianto stereo!- urlò portandosi le mani alle orecchie mentre automaticamente Jarvis faceva partire a tutto volume “I want to break free” dei Queen.
Rodhes scoppiò a ridere di gusto.
-Ti sei proprio scelto l’apprendista giusta direi.-
-È l’esatto contrario! è una catastrofe, hai capito? Mi rovinerà, me lo sento.- disse con espressione realmente seria.
-Beh, hai in mente quel detto, se hai voluto la bicicletta…-
-Io ODIO le biciclette, porcaputtana!-
-Signore, le consiglio di moderare il linguaggio. È pur sempre in presenza di una donna.- disse Jarvis con i suoi appunti lampo immancabili e precisi come un orologio svizzero.
-Sì, una donna che è più scaricatore di porto di me e Rodhes messi insieme.- borbottò.
-Che vuoi dalla mia vita? Sono solo una povera storpia che lavora tutti i giorni per te!- cantilenò Lauren per poi tornare verso l’armatura e deliziandoli con una perfetta risata da cattivo dei film.
 
-Sai, il tuo amico Rodhes è proprio simpatico.- commentò Lauren quando stavano riordinando il laboratorio.
Avevano passato tutto il pomeriggio a revisionare l’Iron Patriot, sia per dare un’idea più chiara di un’armatura a Lauren, sia per allenare la memoria di Tony, ed era stato perciò un pomeriggio bello pieno di cacciaviti, chiavi inglesi, circuiti e battute pesanti.
-Ti sta simpatico solo perché hai scoperto di poterti coalizzare con lui quando vuoi prendermi per il culo.- rispose Tony lanciandogli un’occhiataccia.
-Beh, rallegrati. Potresti dedurre che una persona sola non basta per metterti in soggezione.-
-Te le studi di notte le risposte da darmi, vero?-
-No, basta guardare la tua faccia e mi vengono in mente solo cazzate.-
Risero entrambi per qualche istante.
-Dimmi una cosa, com’è la tua sopportazione del dolore?- chiese improvvisamente Tony.
-Che?- fece lei in risposta accigliata –Beh…Sopporto bene gli aghi e i tatuaggi, non so se conta qualcosa.-
-Non esattamente. Vieni a vedere.- disse lui facendo segno di avvicinarsi mentre azionava lo schermo 3D.
Iniziò a proiettare il progetto di un oggetto che non doveva essere troppo grande, con una forma cilindrica e un rotondo al centro.
-Sembra quasi uno di quei giocattolini sessuali, vuoi mettere su un nuovo commercio per le Stark Industries?- chiese abbastanza sconcertata.
-Piantala di pensare come un’alcolista con qualche problema psicologico, ti sto facendo vedere qualcosa di serio.- rispose Tony squadrandola.
-Allora è qualche dispositivo per l’armatura?-
-Questa è già una domanda più sensata, ma non è nemmeno quello.- disse lui con l’ombra di un sorrisetto. –Ora ti spiego. È un prototipo quindi probabilmente risulterà abbastanza grezzo e si potranno apportare delle migliore con il tempo, ma è tutto quello che sono riuscito a mettere insieme in una di quelle illuminazioni notturne improvvise.-
-Mh… mi stai incuriosendo.- disse cercando di capire cosa poteva essere.
-Si tratta di uno stimolatore semi- sottocutaneo.-
-Suona ancora molto porno.-
- Possiamo finirla?-
-Era solo un commento spontaneo.-
-D’accordo, d’accordo. Oh, ecco! Mi hai fatto perdere il filo adesso!-
-Eri appena all’inizio.-
-Esattamente come prevedevo. Dunque...- fece una breve pausa quasi teatrale –È per te.-
-Per la mia ricerca?- si illuminò immediatamente Lauren.
-Più o meno. Non è una soluzione universale per tutti i tipi di problemi che hai compreso tu. Non ferma tumori né sostituisce gli arti, però potrebbe probabilmente aiutarti con il tuo problema.- ammiccò alla sua mano.
-Oh… e come?- chiese visibilmente in agitazione.
Tony armeggiò per un attimo con lo schermo ingrandendo l’immagine.
-È tutto sviluppato su uno degli arc reactor che hai costruito tu in questi giorni. Sarebbe possibile creare una piastra che si colleghi alla zona dei tuoi nervi lesionati, e prendendo un reattore dalla potenza moderata fornirebbe abbastanza energia per poterli stimolare e renderli di nuovo funzionanti.- spiegò mostrandole punto per punto sul disegno le varie parti.
-Dici che potrebbe funzionare?- chiese lei con la voce che le tremava.
-La teoria sta in piedi, tutto dipende se il corpo umano è in grado di sopportalo. In quanto saresti tu la prima a provarlo è tutto assolutamente sperimentale, e qui sopraggiunge un punto non molto simpatico.- disse stando a vedere la reazione che avrebbe avuto siccome non portava solo buone notizie.
-Sarà doloroso?- chiese capendo subito la parte brutta di quella novità.
-L’arc reactor dovrà essere ancorato nel tuo polso, così come una parte di circuiti. Possiamo fare una anestesia locale quando te lo impianterò, ma nel periodo di guarigione e anche in seguito potrebbero verificarsi dolori, e nel peggiore dei casi un rigetto. Nel mio caso sono stato molto fortunato, e si trattava di un procedimento diverso siccome si trattava di trattenere dei corpi estranei lontane dal mio cuore e fornire energia a un oggetto esterno come l’armatura. Nel tuo caso l’energia verrà introdotta nel tuo organismo per sostituire le funzioni di quelle parti che non lavorano più, capisci?-
Lauren annuì immediatamente; non si era persa nemmeno una parola.
-Quando puoi mettermelo?-
Tony la guardò abbastanza stupito.
-Non vuoi prenderti un po’ di tempo per pensarci su? Non è una cosa da niente.- disse notando però la determinazione nei suoi occhi, la stessa che aveva quando si era presentata a casa sua.
-Beh, credo che la mia situazione sia già un caso perso, quindi anche se ci fossero delle complicazioni non potrei trovarmi peggio di così, giusto?- disse tranquilla, come se stesse decidendo di comprare un paio di pantaloni.
-Però il dolore a gratis non lo vuole mai nessuno.- replicò lui anche se sentiva già che non sarebbe stato quello a fermarla.
-Non hai ancora capito che sono una persona a cui manca totalmente quella vocina interiore che ti dice “non farlo!”?- sorrise pacifica.
-D’accordo, come non detto. Ma non dire che non ti avevo avvertito.- disse mentre dentro di lui era combattuto se stimarla oppure darle della decerebrata.
-Riformulo la domanda, quando puoi mettermelo?- chiese con un tono di voce abbastanza impaziente.
-Ci vorrà probabilmente qualche giorno per riuscire a metterlo insieme, possiamo iniziare a lavorarci da domani, che ne dici?-
-No, non possiamo. DOBBIAMO iniziare domani.- rispose lei mentre iniziava già a studiarsi il progetto.
-Posso essere ancora padrone di casa mia, tanto per sapere?- chiese ironicamente Tony dandogli un leggero spintone.
-Dovresti chiedere prima il permesso a Pepper.- ribatté lei tenendosi a distanza per evitare eventuali percosse isteriche.
-Voi donne e la vostra solidarietà siete insopportabili.- bofonchiò mentre spegneva lo schermo.
-Hai dimenticato Jarvis.- aggiunse Lauren sempre più rasente allo scoppiare in una delle sue risate sguaiate.
-Giusto, come potrei.- lanciò un’occhiataccia all’automa che stava pacificamente riordinando un armadietto degli attrezzi sfruttando Ferro Vecchio –Beh, se l’esperimento avrà buon fine potrai dire di avere una eccellente arma di difesa per le donne.-
-In che senso?- chiese presa alla sprovvista.
-Beh…Un arc reactor anche se impostato al minimo ha una potenza che va un po’ più in là di un braccino smilzo da signorina, pensavo te ne fossi resa conto.- la vide lentamente cambiare espressione. –Chiaramente si tratta di un prototipo, se la cosa dovesse svilupparsi e andare in porto è chiaro che faremo in modo di non distribuire ai malati di cancro possibili armi per rapine in banca o qualcosa di simile.-
-O…ok.- farfugliò –È che… vorrei che la potenza fosse il più bassa possibile, che mi faccia avvicinare di più alle funzionalità “normali” di una persona come me.-
Tony corrucciò la fronte non capendo quale fosse il problema.
-Guarda che anche se ti venisse data un po’ di forza in più con una impostazione minima non correresti il rischio di saltare in aria come succederebbe con le armature, stiamo parlando di due cose distanti anni luce.- disse per fugare ogni eventuale dubbio.
-No, non è per questo. È proprio perché non voglio rischiare di causare qualche problema. Non vorrei fare del male a qualcuno senza volerlo.- disse seria.
Per un attimo Tony rimase a fissarla esterrefatto non potendo credere alle proprie orecchie.
-Ti sto proponendo una soluzione unica al mondo che non solo risolverebbe il tuo problema fisico ma potrebbe anche esserti utile, che so, come arma di difesa contro gli stupratori, e non ti piace l’idea?-
Lauren alzò le spalle.
-La trovo una cosa superflua.- rispose semplicemente come se fosse una cosa normale.
Tony scosse la testa sempre più perplesso.
-D’accordo, vedremo cosa posso fare.- sbuffò –Certo che sei proprio strana.-
-Sarei strana forte se rifiutassi del tutto.-
-Ne avresti tutte le ragioni se tu fossi una persona comune.-
-Suvvia, non penserai che sarà un po’ di dolore a spaventarmi.-
-Già… in effetti anch’io quando mi sono risvegliato in quella grotta in Vietnam con quell’affare rudimentale l’ultimo dei miei problemi era il dolore.-
Lo scambio rapido di battutine cessò di colpo.
-Com’era?- chiese improvvisamente Lauren.
-Com’era cosa?-
-Quando… hai scoperto che una “macchina” ti stava tenendo in vita. Voglio dire… renderti conto che probabilmente avresti passato il resto dei tuoi giorni con un reattore conficcato nel petto. Ti sembrava una cosa sostenibile?- chiese abbastanza tesa.
-Ehi, andavo in giro con un paralume tra i capezzoli, non puoi dire che non fosse figo.- sghignazzò.
-Non era proprio il tipo di risposta che volevo sentire ma la prenderò come una cosa positiva.- sorrise tornando a guardare il progetto che fluttuava davanti a loro. –Sono curiosa di vedere come potrebbe funzionare. È da quasi un anno che non…- ammiccò alla sua mano.
-Ti abituerai abbastanza in fretta, vedrai.-
-Lo spero.- si passò una mano tra i capelli sospirando -Forse dovrei chiamare Bruce e chiedergli se riuscirebbe a fare una qualche seduta psichiatrica anche a me.- disse iniziando a camminare avanti e indietro.
-Cosa… hai il numero di Bruce?-
-Sì, perché?-
-Quel Bruce? Quello che diventa verde di rabbia?-
-Proprio lui.- incrociò le braccia –Perché, ti da fastidio che io telefoni alla tua fidanzata irascibile?-
-No, mi sto chiedendo di cosa parliate tu e lui mentre io non ci sono.-
-Veramente era già memorizzato tra i numeri d’emergenza sul cellulare che mi hai dato, intelligentone.- replicò lei tirando fuori il suddetto telefono come a ricordarglielo.
-Oh… giusto. Beh, la rubrica l’ha impostata Jarvis, quindi non è tutta colpa mia.-
-Come no.- replicò lei.
Calò il silenzio tra i due che rimasero a fissare il progetto per svariati minuti, il momento cruciale dove gli inventori assorbivano tutte le informazioni prima di metterle in pratica.


Voilà! Come mi sembra? ^^ Dai Tonyyy ce la puoi fare a tornare in sella forzaaaa u_u
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere e mi scuso di nuovo per il ritardo, spero di velocizzarmi in futuro u_u CIAUUUUU

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