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di Beliectioner_Is_A_Promise
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questione di Insicurezza ***
Capitolo 2: *** Heart Broken ***
Capitolo 3: *** L'Ultimo Giorno ***



Capitolo 1
*** Questione di Insicurezza ***


AVVERTENZE

Prima di iniziare, volevo chiarire alcune cosette.
Dunque, questa fanfiction è molto dettagliata, anche se un po' meno quando ci sono contenuti, ehm... leggermente erotici. Non voglio ferire la sensibilità dei lettori, quindi coloro che amano i particolari si dovranno adeguare (lol). Non vi stupite se ci saranno battute sarcastiche o ironiche perché ho ripreso un po' il carattere di alcune mie amiche e l'ho mescolato assieme al mio.
La protagonista è molto dolce e gentile se entra in confidenza, ma diventa timida e diffidente verso i ragazzi per un motivo che verrà svelato mano a mano che la storia proseguirà. Probabilmente ci saranno dei momenti un po' delicati e contenuti leggermente forti, ma non voglio spaventarvi. Non amo molto scrivere di uccisioni, sparatorie eccetera (però amo leggerle u.u).
Voglio informarvi inoltre che sono nuova su EFP, e questa è la prima fanfiction che pubblico e che mostro a "gente sconosciuta", quindi se avete suggerimenti/critiche/commenti di ogni tipo, siete liberissimi di scriverli nelle recensioni. Spero davvero tanto che possa piacervi la storia, perché amo scrivere e ora che ho trovato questo sito fantastico voglio dare libero sfogo alla mia fantasia. E mi piacerebbe moltissimo anche sapere cosa ne pensate, se avreste cambiato qualche punto del "romanzo" (sono a corto di sinonimi lol) o cose del genere. Ripeto, se avete critiche da fare siete liberissime, basta che non siano insulti o affini. Ma ora, bando alle ciance, e... godetevi la storia!
#Peace,
Sara.


QUESTIONE DI INSICUREZZA

«Blaze, sbrigati!» mi chiamò mia madre dal salotto. Scesi le scale velocemente con lo zaino in spalla. Afferrai un sandwich dal tavolo e ne morsi avidamente un pezzo, mentre salutavo mia madre ed uscivo di casa per avviarmi verso la fermata dell'autobus. Aspettai cinque buoni minuti, ma prima del pullman vidi fermarsi vicino allo stop un'auto grigia. Il finestrino si abbassò e scorsi, sedute sui sedili anteriori, Kelsey e sua madre, sempre con il sorriso sulle labbra. «Blaze, ti portiamo noi a scuola oggi. Dai, salta su!» Sorrisi felice ed entrai in macchina sedendomi in uno dei posti dietro.

*SCUOLA, ORE 9.18 a.m.*

«Kelsey Evans: C; Blaze Hutcherson... E» annunciò la prof soffermandosi un attimo su di me. Un tonfo al cuore mi colpì, e gli occhi mi si riempirono di piccole lacrime. «Su, Blazzie, non fare così, capita a tutti di-» «A te no, però» interruppi Kelsey singhiozzando e cercando di non farmi sentire dall'insegnante. Fantastico. Prima settimana di scuola, e già la seconda insufficienza. Mi guardai intorno scorgendo la felicità negli occhi dei miei compagni, che a quanto pare avevano tutti voti sopra il sei. Affondai ancora di più tra le braccia, appoggiate sotto il banco, mentre Kels tentava invano di consolarmi facendo battute che solitamente mi facevano ridere a crepapelle. Piansi ancora di più per il fatto che non avevo alcuna intenzione di coinvolgere la mia amica nei miei problemi. Insomma, le avrei rovinato l'esistenza. «Evans, se continui così le rompi la spina dorsale» sentii dire dalla prof, che evidentemente aveva notato le numerose pacche che mi stava dando Kelsey. «Mi scusi prof, la sto solo consolando» ribatté lei con un'espressione del tipo "E chissà di chi è la colpa della sua tristezza". Sorrisi leggermente quando notai Kels fare la linguaccia all'insegnante appena questa si girò per scrivere sulla lavagna. «Oggi ci aspetta un bel pomeriggio di shopping, bella mia» mi sussurrò poi all'orecchio la mia amica. Annuii tornando seduta e mi decisi ad ascoltare la spiegazione dell'insegnante, nonostante la tristezza e l'ancor più odiosa paura di ciò che sarebbe successo in futuro facevano la gara di capriole nel mio stomaco, provocandomi il magone. Non piansi, evitando di fare la figura della frignona e di ricevere continue pacche sulla schiena, che (anche se Kelsey non lo sapeva) facevano abbastanza male.

«Allora, com'è andata in queste due ore?» sentii domandare allegramente, mentre una mano fece toc-toc sulla mia spalla. Riconobbi subito la voce e mi voltai sorridendo, facendo spaventare Kelsey che stava sistemando i libri nel suo armadietto. «Austin!» quasi urlai, saltandogli al collo e stritolandolo come se fosse appena tornato da una guerra. «Sì, è questo il mio nome» rispose lui ridendo. Il mio umore migliorò subito dopo quella battuta, e quando mi staccai gli rivolsi un altro sorrisone a trentadue denti. «Ehi, se sorridi troppo ti si consumano le guance» disse ammiccando. «Sicuramente no, dopo la proboscide che ha avuto per tutto il tempo in classe» intervenne Kelsey battendo un cinque ad Austin. Lui sembrò perplesso. «Perché? Che è successo?» Abbassai il capo, vergognandomi leggermente, ma lui poggiò due dita sotto il mio mento e me lo alzò, facendomi arrossire di colpo. «Quella stronza non le dà un minimo di tregua» sbuffò Kels rivolgendosi alla prof. «Non dire così. Se ho preso... C, è solo perché la mia verifica aveva quel v-valore» replicai subito, imbarazzata e triste. «La mia bambina!» sentii gridare da Austin, che mi abbracciò in modo drammatico facendomi ridere. «Ehi, e io?» domandò Kelsey assumendo l'espressione da offesa. Risi di nuovo abbracciando anche lei e facendo una smorfia quando mi baciò il lobo dell'orecchio. «Oh mio Dio Kels, non contagiarmela!» urlò ancora Austin fingendosi allarmato staccandomi da lei e strappandomi un'altra risata. «Guarda che essere lesbica ha i suoi vantaggi» mormorò la mia amica mentre squadrò una ragazza che stava passando in quel momento. «Vorrei tanto saperli, ma dato che devo andare a lezione di chimica e se tardo la prof mi taglia a metà, me li racconterai un'altra volta, d'accordo?» chiese lui improvvisamente di fretta. Kelsey annuì divertita, sapendo che era solo una scusa, poi mi aiutò a prendere i libri per la materia seguente e, dopo avermi schioccato un bacio sulla guancia e aver salutato Austin, mi disse:«Su col morale, bella! Tra poco ce ne andiamo!» Scoppiai a ridere, la salutai di nuovo e, a quel punto sola, mi diressi verso la classe di italiano, unica materia in grado di stimolare flussi positivi nel mio corpo.

Hi girlz! Ecco qua il mio primo capitolo! Spero che sia stato di vostro gradimento! Vorrei sapere cosa ne pensate, quindi se recensite in tante potrei anche aggiornare domani ;) Ora però devo scappare, quindi... Alla prossima!
PS: per sapere quando aggiorno, seguitemi su Twitter, sono: https://twitter.com/BeliectionerOuO (Copiate e incollate l'indirizzo)
#Peace,
Sara.

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Capitolo 2
*** Heart Broken ***


HEART BROKEN

*POMERIGGIO, ORE 16.37 p.m.*


«Dai Blazzie, vieni, provati questo! Non trovi che ti stia da Dio?» «No» risposi guardandomi allo specchio, demoralizzata. Quel vestito era semplicemente fantastico, ma 1) costava un occhio della testa, e 2) non mi stava per niente bene. Osservai con ammirazione (e sì, anche con un pizzico d'invidia) una ragazza con lo stesso abito che le calzava a pennello e risaltava le sue bellissime curve.
"Beh, che c'è, una ragazza non può fare apprezzamenti adesso?"
«Ehi, Blaze, svegliati! Lo so che quella ragazza è seriamente arrapante, ma tu stai meglio di lei! Insomma, guardala bene: quel vestito la fa sembrare una troia! Fidati, tu sei molto, ma molto più bella di quella lì!» esclamò Kelsey spazientita. La mia insicurezza le dava parecchio sui nervi. «Lo dici come migliore amica o come lesbica innamorata della sua migliore amica?» chiesi stuzzicandola. Mi guardò un secondo, facendo finta di pensare, poi rispose:«Come migliore amica, è ovvio!» Scoppiammo a ridere all'unisono, poi Kels mi convinse a prendere quel dannato vestito e finalmente uscimmo dal negozio. Passeggiammo ancora un po' finché non ci fermammo a casa mia.
«Beh, allora a domani, eterona de mi corazòn!» disse gesticolando in modo teatrale. Sorrisi divertita e le diedi un bacio sulla guancia, rispondendo:«Ti voglio bene anch'io, Kelsey. A domani.» Lei ridacchiò abbracciandomi e se ne andò sculettando come era solita fare quando voleva attirare l'attenzione. Sorridendo aprii la porta di casa e trovai mia madre, con gli occhi rossi e lo sguardo perso nel vuoto. «Mamma!» gridai appena la vidi, sbattendo la porta e correndo ad abbracciarla. «Tesoro...», ma non riuscì a finire la frase che scoppiò a piangere, probabilmente per la seconda volta (visti gli occhi gonfi). Mi preoccupai seriamente e chiesi, titubante:«Che... che è successo?» La aiutai a sedersi sul divano del salotto. Non rispose per cinque buoni minuti, suscitando in me il peggiore dei presentimenti. «I-io, noi... i-il lavoro...» cercò di dire. Le accarezzai dolcemente la schiena per incoraggiarla a continuare, ma lei iniziò di nuovo a singhiozzare, e tutto d'un fiato quasi gridò:«S-sono stata licenziata... tesoro, n-non so più come mantenerti ora, n-non so cosa fare... anzi, ho fatto qualcosa, s-sì, e-eccome se l'ho fatto! Sono un'emerita str-» «Mamma!» la bloccai prima che potesse dire altro. Poi aggiunsi, sussurrando:«Come è successo?» Mi guardò negli occhi per un tempo che mi parve infinito, facendomi intuire la causa del licenziamento. «M-mamma... t-ti avevo detto di n-non... d-di non farlo!» balbettai, una lacrima capricciosa percorse la mia guancia. «Tesoro, i-io... sono una s-stupida, lo so e mi dispiace... n-non riesco più a smettere... tesoro... d-devo dirti una cosa.» La sentii tirare su col naso ed asciugarsi le lacrime. La incitai a continuare con un cenno del capo. «Ho-ho preso un b-biglietto per N-New York... v-vai a New York...» Un rumore di vetri rotti inondò la mia mente. Gli occhi mi si appannarono, piccole goccioline salate mi bagnarono gli zigomi. Portai istintivamente la mano alla bocca e successivamente al petto. No. Non era stato un vaso, a rompersi. No. Era il mio cuore ad essersi spezzato, frantumandosi in mille pezzi. E non ci sarebbe voluto poco per riaggiustarlo tutto.

*GIORNO SEGUENTE, ORE 10.01 a.m.*

«No.»
Abbassai il capo cercando di buttare giù il magone.
«No» ripeté Kelsey, mani chiuse a pugno, sguardo freddo. «NO, CAZZO NO! SIAMO IN UNA CANDID CAMERA, VERO? DIMMELO, TI PREGO!» gridò, con le guance in fiamme. «Ti prego Kels, non urlare...» mormorai spaventata. Lei si calmò un attimo, guardandomi. Le sue gote erano ancora di un rosso acceso, gli occhi azzurri erano diventati improvvisamente grigi, le pupille più dilatate del solito. la chioma bionda, prima in ordine sulla testa, andava ora in tutte le direzioni. La abbracciai piangendo, e potei sentire il suo corpo tremare, nonostante lei non lo desse a vedere. Era troppo orgogliosa per mostrarsi debole davanti agli altri.
«Dimmi che è uno scherzo, Blazzie, dimmelo, ti scongiuro...» La sua voce rimbombava nelle mie orecchie come le suppliche di chi sta per ricevere un colpo di pistola. Iniziai di nuovo a singhiozzare silenziosamente, ma lei ovviamente se ne accorse e mi strinse più forte a sé. Mi sentii protetta, sentivo che lei comunque ci sarebbe stata sempre, nel bene o nel male, lontana o vicina. Cercai di godermi il momento mentre le lacrime vagavano ormai libere sulle mie guance, incapaci di trattenersi.
«Ehi, che fate qui? Oh, no! Blaze, ti prego, dimmi almeno che sei bisessuale!» sentii esclamare alle mie spalle. Mi voltai, ancora con gli occhi rossi, e sorrisi appena, ad un Austin preoccupato e confuso allo stesso tempo. Mi stritolò come faceva di solito, provocando un sorriso sulle mie labbra, che si spense subito quando mi resi conto che forse non avrei mai più sentito quel calore così accogliente ed amichevole che solo Austin sapeva dare. Mi staccai lentamente, e Kelsey gli raccontò tutto dall'inizio. Potevo sentire le mani del mio amico ancora strette nelle mie tremare, tremare come mai avevo potuto immaginare. Ci stringemmo in un caldo e silenzioso abbraccio di gruppo, che avrei voluto durasse per secoli, quando quella stramaledetta campana suonò. «Quando... quando parti?» mi chiese un po' di fretta Austin. «Dopodomani» risposi abbassando il capo. Ma lui me lo alzò, facendomi sbocciare un piccolo sorriso, mi diede un bacio sulla fronte scostandomi i ciuffi ribelli e scappò in classe, mentre io mi diressi nella mia, con una silenziosa Kelsey al mio fianco, per la penultima volta.

Hi girlz!
Come promesso, ecco qui il secondo capitolo! Volevo precisare due cose, prima di tutto, in caso non aveste ancora capito:
1) Kelsey è lesbica, e ne approfitto per salutare la mia amica Sharon, che mi ha dato lo spunto per creare questo personaggio fantastico e unico nel suo genere;
2) Austin è il MIGLIORE AMICO di Blaze, non il suo RAGAZZO, altrimenti li avrei già buttati a pomiciarsi nello sgabuzzino della scuola (lol).
Ma lasciando perdere... come vi è sembrato questo capitolo? Mi piacerebbe che scriveste un commento, per esprimere il vostro parere, ne sarei contentissima!
Ora scappo, ma tenetevi pronte per il prossimo capitolo! Bye!!!
#Peace,
Sara.

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Capitolo 3
*** L'Ultimo Giorno ***



L'ULTIMO GIORNO

«Blazzie... svegliati...» mi chiamò dolcemente Kelsey. Aprii lentamente gli occhi, infastidita dagli insistenti raggi di sole che filtravano dalla finestra. Avevo dormito da Kels quella notte. Non riuscivo più a guardare in faccia mia madre. Non aveva mantenuto la sua promessa, ed io ero arrabbiata e delusa con lei. Il biglietto per New York era solo una scusa per togliermi di mezzo. Ma quello che non sapeva era che se mi avesse chiesto di levarmi dai piedi lo avrei fatto subito, senza esitazione. Era meglio stare alla larga da mia madre.
Mi alzai dal letto sbadigliando e mi diressi nel bagno, precipitandomi dentro la doccia e lasciando che tiepide gocce d'acqua lavassero via per un momento i brutti pensieri. A migliorare il mio umore, inoltre, era il ricordo della lezione pomeridiana di hip hop. Sorrisi involontariamente ed uscii dalla doccia tornando nella camera. Infilai l'intimo e successivamente indossai un paio di skinny jeans, una maglietta con stampati degli spruzzi di colore ed una felpa a zip azzurro cielo. Tutto prestatomi da Kels. «Certo che i tuoi occhi sono dappertutto, eh?» la sentii domandare sorridendo e osservando la felpa. Ricambiai divertita e scendemmo in cucina per la colazione. Ma mi stupii un sacco quando notai Austin preparare di tutto e di più, borbottando e muovendosi qua e là, indaffarato come non mai. «Ehi Bimba!» esclamò appena mi vide, mollando tutto e venendomi incontro. Lo abbracciai schioccandogli un bacio sulla guancia, poi mi staccai e chiesi:«Come mai hai deciso di giocare allo chef?» «Tutto per la mia Bimba» rispose facendomi arrossire. Quel ragazzo aveva un non so che di strano, di particolare, che suscitava in me una specie di formicolio allo stomaco. Ma non mi piaceva. Lui era il mio migliore amico, e doveva restare tale. Una relazione avrebbe solo peggiorato le cose.
Mangiammo allegramente chiacchierando del più e del meno, quando il suono di un oggetto simile ad una sveglia attirò la mia attenzione. Kelsey si rizzò in piedi, seguita a ruota da Austin, e annunciò:«Che abbia inizio il programma "Addio in grande"! Blaze, vieni.» Mi portò in bagno, dove mi lavai i denti e applicai un filo di trucco, dopodiché uscimmo e ci fiondammo in centro. «Mi volete spiegare che cosa sta succedendo?» domandai, spazientita da tutto quel mistero. «Semplice! Dato che domani parti, abbiamo organizzato un'intera giornata di svago, per distrarti e farti divertire!» esclamò Austin, sprizzando gioia da tutti i pori. Sorrisi scioccata e li rigraziai. Erano i migliori amici dell'Universo.
Passammo la giornata girando per negozi, provando e comprando abiti, mangiando come buoi e ridendo a crepapelle. Ad un certo punto controllai l'orologio e scoprii che mancava mezz'ora alla lezionde di hip hop. «Ragazzi, devo andare a casa! Voglio godermi l'ultima giornata di ballo, vi prego!» dissi preoccupata. Loro acconsentirono subito, e una volta a casa mi cambiai come un razzo indossando la mia tuta preferita. Prendemmo la metropolitana e ci dirigemmo verso il palazzetto, dove entrai velocemente e realizzai sollevata che non c'era ancora nessuno.

Ballai come una dannata per tutto il tempo, stando a ritmo di musica e contraendo i muscoli del mio corpo. Quando terminò la lezione mi trovai sudata ed accaldata, ma allo stesso tempo felice e realizzata. Ballare mi toglieva ogni incubo di dosso, sentivo solo la musica che partiva e il mio corpo che la seguiva. Era semplicemente fantastico.

«Beh, io vado, ci vediamo domani per il saluto» disse Austin abbracciandomi. Poi aggiunse:«Come al solito, nessuno balla come la mia Bimba preferita.» Arrossii un poco, poi sorrisi trattendendo il magone, e affondai nel calore che quel ragazzo emanava ogni volta. Lo baciai sulla guancia salutandolo ed entrai in casa di Kelsey. Infilai il pigiama e mi distesi sul letto, esausta. «È stata un'ultima, bellissima giornata» furono le parole che udii prima di cadere addormentata.

Hi girlz!!
Eccomi con il terzo capitolo, sempre più corto (lol) -.-"
A parte le mie battute squallide, ci tenevo a fare una piccola precisazione: Justin comparirà tra pochissimo, precisamente nel prossimo capitolo, quindi rilassatevi e... attendete! Muahahaahaha okay basta.
Inoltre, tra, diciamo, una decina di capitoli (no, stavolta non sto scherzando) verrà svelato anche il motivo per il quale Blaze è arrivata ad odiare sua madre. Per il momento, lascio a voi libera immaginazione.
Ah, scusatemi se i capitoli per ora sono corti, vi prometto che si faranno più intensi mano a mano che la storia prosegue.
Ora voy, ci sentiamo presto, I promise!
-Sara

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