You know? I'm unbreakable.

di SongMiSun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Incontri e chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Nuovo inizio ***


Arrivò in quella stanza non troppo grande, lasciando lo scatolone che aveva in mano in uno degli angoli, guardandosi poi intorno, affascinato.
Le pareti erano di un azzurro pastello, il mobilio e le tende bianche si abbinavano alla perfezione. Quella era la sua nuova camera. Sorrideva con entusiasmo, sedendosi sul letto per provarlo, lasciandosi poi infine andare, sdraiandosi completamente.
YoungJae e la sua famiglia si erano appena trasferiti nella grande città di Seul, abbandonando così il loro paesino natale, a causa del lavoro del padre; ma ciò poté solo che giovare a tutti, potendo così trovare una casa migliore, più grande ed accogliente e con più comodità rispetto a quella di campagna.
Nella vecchia casa, Jae non aveva una camera propria, doveva condividerne una più piccola di questa con il fratello maggiore, dormendo su un letto a castello. Ora quindi, era felice di aver trovato uno spazio tutto suo, dove avrebbe potuto fare ciò che voleva con tranquillità, senza essere perennemente disturbato.
Si tirò di nuovo su a sedere, notando quanto fosse vicino il letto alla finestra. Cosa buona per lui, avrebbe potuto ammirare fuori da essa e perdersi nei suoi pensieri con tanto di comodità.
Osservò quindi la casa dirimpetto, con i mattoncini bianchi, uguali alla sua, sbirciando tra le tende. Un ragazzo biondo, molto alto, era intento a ballare in quella che sembrava la sua stanza. Si muoveva molto bene, anche se non poteva sentire la musica,  Jae capì dai suoi movimenti che sicuramente frequentava una scuola di danza.
Si rasserenò nell'avere almeno un adolescente come vicino, avrebbe potuto conoscerlo e farsi un amico, dato che non aveva mai avuto tutta questa folla di persone con lui; ma si era ripromesso che col cambiare città (e vita), avrebbe provato a fare nuove conoscenze, ad allargare la sua rete di amicizie, provando così ad essere più felice.
In quei pensieri, la madre lo interruppe con un forte urlo, chiedendo il suo aiuto per sistemare ancora delle cose. E YoungJae, da bravo figlio, corse ad aiutarla.
 
Venne presto la sera e tutti erano riuniti a tavola per la cena, ascoltando come sottofondo il telegiornale dalla tv nuova di zecca. Di tanto in tanto il signor Yoo raccontava un breve episodio della giornata lavorativa, provando a rendere partecipi i membri della famiglia. L'unico interessato veramente era YoungJae. Ascoltava le parole di suo padre e sorrideva, annuendo quando necessario. Era davvero attaccato al padre e sapeva che anche lui gli voleva molto bene. Avevano questo strano rapporto d'intesa, andavano d'accordo, ma non davano mai segno del loro sentimento. Era il loro tacito accordo. Volersi bene, senza troppo eccesso di affettuosità.
Dopo aver finito di mangiare le verdure grigliate, Jae aiutò la madre a sparecchiare, mentre il fratello sgattaiolò in camera sua e il signor Yoo si stese sfinito sul divano.
Anche nella casa vecchia era così. Dopo i pasti, Jae e la madre erano gli unici a rimanere per mettere a posto le stoviglie dopo averle lavate e a sistemare la cucina. Ma lui non si era mai lamentato di questo, andava bene così e ne era contento. Inoltre, sapeva benissimo che sua madre aveva sempre avuto dei piccoli disturbi psicologici, anche se lei aveva cercato di nasconderlo; per questo, YoungJae le era accanto il possibile, aiutandola anche in momenti come questi. Non gli dispiaceva tutto ciò.
« Tesoro, potresti andare a buttare l'immondizia? Ci sono due buste all'ingresso, piene di alcune cose che non ci servono più. Non so perché le abbiamo portate qui.. »
La madre parlava con il suo solito tono di voce basso e delicato, lanciando un piccolo sorriso al figlio minore, lasciandolo poi libero di andare.
Ovviamente, le cose non erano proprio andate così. Era stata lei stessa a voler portare quelle buste, ma come accadeva spesso, si dimenticava  e addirittura cambiava la sua idea.
Quindi, senza farsi troppi problemi o controbattere, Jae infilò una giacca ed uscì con le buste tra le mani. L'aria era abbastanza fredda, ormai era quasi inverno. Si strinse il più possibile e camminò velocemente, arrivando fino al secchione più vicino, solo a due case dalla sua.
La strada non era illuminata alla perfezione, a causa di un guasto ad alcuni lampioni, quindi Jae aveva poca visibilità. Per questo, mentre tornava indietro, finì contro qualcuno. Si inchinò un paio di volte in segno di scuse, sapeva che era in torto, non avendo visto quella persona uscire dal cancello della sua abitazione. A volte sapeva essere proprio sbadato.
« Mi scusi, non l'avevo vista.. »
Tornò dritto e notò davanti a se lo stesso ragazzo che aveva scrutato quel pomeriggio, mentre ballava. Stava sorridendo e scuoteva la testa, quindi non si era affatto offeso. Questo era una buona occasione per Jae di intraprendere una conversazione.
« Tu abiti qui, vero? Io mi sono appena trasferito nella casa accanto, quella lì. »
Alzò una mano per indicarla, sorridendo quindi al ragazzo.
« Davvero? Forte, abbiamo dei nuovi vicini e non sono dei vecchiacci noiosi! Comunque piacere, io sono Junhong. »
Questo Junhong fece un lieve inchino e poi porse la mano all'altro, senza smettere di sorridere.
« Io sono YoungJae, piacere di conoscerti. »
Ricambiò l'inchino e la stretta di mano, accennando anche un sorriso. Ce l'aveva fatta, era riuscito almeno a presentarsi.
Stava per aprire bocca, ma suonò quello che sembrava il cellulare di Junhong, che rispose prontamente.
Disse al suo interlocutore qualcosa che Jae provò a non ascoltare, ma capì benissimo che la persona dall'altra parte della cornetta era in casa e lo stava richiamando per entrare.
La conversazione durò pochi minuti, poi il biondo ripose il cellulare nella tasca e sospirò.
« Scusa, ma i miei amici sono proprio stupidi. Dovevo andare a comprare delle bibite per loro, ma poi si sono accorti di averle nascoste solo-Dio-sa-dove. Quindi, io rientro, anche perché qui fa un certo freddo! » fece una piccola risata, che accompagnò quella di Jae, poi proseguì.
« Davvero, sono contento di averti conosciuto, sapevo sarebbe venuto presto qualcuno qui, ma come detto, non credevo fosse un ragazzo. Ora vado, ci vediamo presto, YoungJae. »
Jae fece in tempo solo a sventolare una mano in segno di saluto, che l'altro tornò indietro, arrivando fino alla porta di casa che chiuse in poco tempo.
Lui se ne tornò a casa propria, abbastanza soddisfatto dell'accaduto. Non era stata una conversazione brillante, ma almeno era riuscito nell'intento. Con il tempo, avrebbe lavorato su una possibile amicizia.
Rientrò in casa in fretta e notò che la madre aveva raggiunto il padre sul divano. Facevano spesso così. Guardavano la tv insieme e si coccolavano, a volte riuscivano anche ad addormentarsi. Era una cosa bella, per lui; dopo tutto quel tempo si amavano ancora tanto e le loro litigate erano minime e per cose banali. L'atmosfera era alquanto serena.
YoungJae, quindi, salì le scale e se ne andò in camera sua col sorriso. Si prospettava una bella permanenza.
 
La sveglia suonò alle 7 in punto e Jae la spense in pochi secondi. Si alzò prima con il busto, mettendosi a sedere e lasciando fuoriuscire un sonoro sbadiglio, stiracchiando le braccia, poi si alzò in piedi, lentamente, avviandosi in bagno per una veloce rinfrescata. Fortunatamente aveva dormito bene e non aveva quel solito mal di testa che lo tormentava quasi tutti i giorni. Tutto ciò lo rese di buonumore e per questo riuscì anche a fare una bella colazione.
Poi si cambiò, indossando dei jeans ed una felpa pesante; non aveva ancora fatto lo zaino, ma essendo il primo giorno nella nuova scuola, mise solo alcuni fogli e delle penne.
Salutò la famiglia ed uscì di casa con il sorriso.
Percorse il piccolo vialetto e chiuse il cancello alle sue spalle, notando non troppo lontano Junhong fare la stessa cosa. Anche il ragazzo si accorse di lui e gli sorrise, avvicinandosi.
« Buongiorno YoungJae, anche tu a scuola? »
« Beh si, è il mio primo giorno qui. »
« Molto bene! Allora faremo la strada insieme. »
I due si incamminarono verso l’edificio scolastico non troppo lontano da loro, chiacchierando del più e del meno.
Una volta dentro, si dovettero separare. Jun frequentava il secondo anno e Jae il penultimo, quindi, non erano in classe insieme.
« Ti aspetto all’uscita, a dopo! »
Junhong sorrise e se ne andò nella sua classe, senza troppa fretta.
Jae, invece, si guardò intorno spaesato, ma riconobbe quasi subito il preside che lo stava aspettando. Era vicino alla classe con la sezione D, la sua nuova classe.
Salutò il preside con rispetto, inchinandosi per bene e poi lo seguì dentro, dove erano presenti solo pochi studenti. Mancava ormai poco al suono della campanella e Jae si sentiva già in ansia. Quei pochi ragazzi lo guardavano in strano modo e lui aveva paura che lo stessero giudicando. Non sopportava questa cosa.
Come detto, suonò dopo pochissimi minuti la campanella di inizio delle lezioni, facendo entrare tutti gli studenti nelle loro classi. Quando arrivò la professoressa, il preside poté presentare il nuovo arrivato, lasciando poi fare lui.
« Salve a tutti, sono Yoo YoungJae e da oggi farò parte di questa classe, per il resto dell’anno. »
Sforzò un sorriso, anche se sentiva un nodo alla gola e il viso andare a fuoco; era praticamente in imbarazzo. Gli fu indicato un posto libero ad uno dei primi banchi, dove sistemò le sue poche cose e la professoressa gli diede una lista dei libri che doveva comprare. Iniziò poi l’appello e lui provò a seguirlo, cercando di memorizzare qualche nome, invano.
Bussarono alla porta proprio nel bel mezzo dell’appello, rivelando uno studente ritardatario.
« Yu, dovresti smetterla di arrivare sempre tardi. Vai pure a sederti al tuo posto. »
Jae l’osservò con attenzione e curiosità, notando che avevano lo stesso cognome. Questo Yu, sembrava quasi finto, fatto di plastica, quasi come una bambola. Alto, magrissimo, i lineamenti delicati, con quei suoi occhi non molto grandi che gli davano quell’aria misteriosa e le lenti a contatto azzurre che li risaltavano; i capelli neri ricadevano ai lati del viso e coprivano la fronte e in parte gli occhi, lo rendevano ancora più bello.
Tutte le ragazze della classe sembravano in iperventilazione per il suo arrivo, ma lui sembrava non farci caso.
Il banco del ragazzo-bambola era praticamente vicino a Jae, alla sua sinistra; Yu lo guardò, sorridendogli sghembo.
Cosa diamine voleva dire quel sorriso?
Jae si limitò a ricambiarlo per qualche istante, interpretandolo come un “benvenuto”, volgendo poi lo sguardo alla lavagna, dove la professoressa stava iniziando la lezione. Matematica, la sua materia preferita.
 
Le ore passarono velocemente, per fortuna, rendendo comunque la mattinata piacevole. Suonò quindi, la campanella della pausa pranzo, che fece correre tutti fuori dalla classe, per accaparrarsi un buon posto per la fila alla mensa, o semplicemente per incontrare il prima possibile gli amici.
Tutti, tranne Jae.
Lui, ovviamente, non conosceva nessuno e preferiva starsene lì. Non aveva molta fame e non gli interessava molto. Stava cercando di perdere peso e saltare qualche pasto non gli faceva così male. Almeno lui pensava. Inizialmente, non si accorse della presenza del ragazzo, dato che era intento e scrivere delle cose sul quaderno, ma poi egli si avvicinò, picchiettando piano sulla sua spalla.
« Hey. Io sono Min, piacere. »
YoungJae alzò lo sguardo e si ritrovò quel sorriso proprio davanti gli occhi. Davvero un bellissimo sorriso. Scosse la testa, come a riprendersi da quanto accaduto e sconcertato, provò a ricambiarlo.
« Io sono.. YoungJae. »
« Oh, piacere di conoscerti. Aish, ora devo andare a pranzo, ci vediamo dopo a lezione. Tu non vieni? »
YoungJae scosse la testa, stavolta per rispondere alla sua domanda e l’altro annuì piano, andando poi fuori dalla classe.
Non capì bene cosa fosse successo, ma quel ragazzo sembrava diverso da tutti gli altri. Quando Jae era entrato, quasi nessuno lo aveva notato; invece Min era riuscito a farlo sentire a suo agio, parte della nuova classe.
Riprese a scrivere, ancora immerso nei suoi pensieri, ma poté captare un piccolo pezzo di conversazione di alcune ragazze lì vicino.
A quanto pare, questo Min era un modello, metà americano e metà coreano, arrivato da non molti anni nel paese natale del padre, dopo aver vissuto la sua infanzia negli Stati Uniti.
 
Ma perché si stava interessando tanto? Cosa importava chi fosse Yu Min e quali fossero le sue origini?

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Capitolo 2
*** Incontri e chiarimenti ***


[ Saaalve ~  Chiedo perdono se per il primo capitolo non ho scritto nulla, ma ho pubblicato tardi e mi sono proprio dimenticata.. che testa.
Comunque, anche se ho due ff in corso, che non so proprio come continuare, ho deciso di iniziare questa qui. Ho trovato la mia "fonte d’ispirazione" e mi sto impegnando per fare una storia come si deve. So di non essere bravissima, ma sono migliorata moltissimo rispetto ad un anno fa (forse anche di più), quando sono entrata a far parte di questo fantastico mondo (?).

Stavolta ho scelto come protagonista YoungJae, il mio bias, perché credo di riuscire a scrivere di più su di lui. Non voglio dare alcuna anticipazione, ne dire nulla sulla storia.
Spero solo che il primo capitolo vi abbia incuriosito almeno un po'.

Come sempre, aspetto delle recensioni, positive o negative, l'importante è che mi dite cosa ne pensate, eventuali suggerimenti e se c'è qualcosa che dovrei migliorare.
Grazie a tutti in anticipo! ^^ ]

 
 
 
 
La campanella che segnava la fine delle lezioni, non tardò ad arrivare. Così, il primo giorno di scuola di Yoo YoungJae, si concluse. Non era affatto noioso, anzi, lo aveva trovato molto interessante, avendo avuto alcune delle sue materie preferite, tra cui matematica ed inglese.
Era intento a riporre le sue poche cose nella cartella, mentre tutti erano già per i corridoi per sbrigarsi a tornare a casa. Lui preferiva fare con calma, prendersi il tempo necessario e quindi evitare la grande folla che caratterizzava tutte le scuole, durante i primi minuti dell'uscita.
Si accorse solo dopo che con lui era rimasto quel dannato Yu Min, che oltretutto lo stava fissando. Lui si limitò a sorridergli e quello ricambiò. Lo trovò un gesto strano, quel fissare; cosa diamine voleva? E se fosse uno di quei bulli pronto a prenderlo in giro?
Ma Jae, ormai, aveva chiuso con quelle storie; era cambiato completamente ed era anche più forte. Il bullismo non l'avrebbe più toccato ormai.
Però quel piccolo pensiero si fece strada in lui, era una minima possibilità.
Finì di mettere in ordine e posò lo zaino sulle spalle, dirigendosi verso la porta.
« Ci vediamo domani, Min. »
Gli sorrise come prima, senza ampliarsi troppo e l'altro, come prima, ricambiò. Però non si limitò a quello, no. Si alzò e gli si avvicinò, posando una mano sulla sua spalla per camminare al suo fianco e seguirlo fuori dall'aula.
Percorsero il corridoio semi deserto che portava verso la porta d'uscita, insieme.
« YoungJae, ti sei trovato bene oggi? Di solito i miei compagni non trattano bene i nuovi arrivati, ma con te è stato diverso. »
Jae annuì alla domanda, lasciandosi poi coinvolgere, facendosi pensieroso. Quindi, era riuscito a scampare a qualsiasi tipo di cattiva accoglienza? O aveva frainteso? Cosa volevano dire quelle parole?
« Meglio così, no? »
« Si, meglio così. Comunque, puoi contare su di me, per qualsiasi cosa. Ci vediamo domani! »
Min sorrise ancora, con quel sorriso caldo, e lo salutò, mentre raggiunse un'automobile grande e scura, non troppo lontana dal cancello della scuola, che partì in poco tempo. Sembrava essere una limousine, quindi, molto probabilmente, le voci sulla sua fama erano vere.
« Hey YoungJae, torna sul pianeta terra! »
Quella voce lo fece tornare in se, accorgendosi di aver passato troppo tempo in silenzio ad osservare quella macchina nel suo tragitto.
Junhong era poco distante da lui, lo stava chiamando a gran voce e agitava un braccio per farsi vedere. Jae accennò un sorriso e subito lo seguì.
Percorsero la strada di ritorno insieme, mentre Jun parlava, parlava, parlava, parlava di tutto quello che gli era capitato nella giornata. YoungJae lo ascoltò e lo seguì, annuendo di tanto in tanto. Era interessato, si, ma c'era quel pensiero che lo perseguitava. Min.
Non capiva perché si fosse interessato tanto a lui, offrendosi anche di aiutarlo per qualsiasi cosa. Era solo il suo primo giorno di scuola, non erano amici e si erano scambiati quelle pochissime parole. Lasciò fuoriuscire un sospiro, non riuscendo a trovare una spiegazione, arrivando davanti al cancello di casa. Junhong raggiunse il suo e si salutarono, entrando poi ognuno nella propria abitazione.
 
La casa era silenziosa, si poteva sentire solo il dolce profumo provenire dalla cucina: biscotti. Sua madre era sicuramente di buonumore. Passò per la cucina e infatti la vide lì, intenta a scrutare all'interno del forno, in attesa che i biscotti fossero pronti.
« Sono tornato. »
Jae parlò tranquillamente, sorridendo a quella scena tanto bella, che non si vedeva tutti i giorni.
La donna si risvegliò a quelle parole e subito gli andò incontro, stringendolo in un abbraccio. Lei era molto felice di vedere il figlio così tranquillo al ritorno da scuola, non come in quel brutto periodo quando tornava silenzioso e triste, correndo subito in camera sua senza nemmeno pranzare. O addirittura con quei dannatissimi lividi sul corpo. Ma ormai, era acqua passata.
Si sedettero a tavola e il pranzo fu servito.  Mangiarono insieme, dato che gli altri due componenti della famiglia erano ancora al lavoro, senza dire molto. Poche parole e qualche sorriso bastava ad entrambi, per far capire all’altro che tutto andava bene.
Jae, come al solito, aiutò la madre a sistemare tutto, poi filò in camera sua. Si sdraiò sul letto per rilassarsi un po’, lasciandosi cullare dai pensieri piacevoli. Poi, però, uno in particolare lo interruppe. Yu Min, di nuovo. Gli tornarono alla mente quelle lenti azzurre che spiccavano tra i suoi capelli scuri, quello sguardo tanto misterioso che alla fine si era rivelato anche dolce. Qualcosa di lui lo aveva colpito sin da quando aveva messo piede nella classe, ma inizialmente non se n’era accorto.  Era l’unica persona che in quel primo giorno di scuola lo aveva accolto a dovere e gli aveva prestato un po' d'attenzione. Però YoungJae non riusciva a capire perché se lo ritrovava tra i pensieri. Era un ragazzo come un altro, nulla di più.
Sospirò e si voltò su un fianco, addormentandosi in poco tempo.
Si risvegliò quando tutto era ormai buio. A quanto pare aveva dormito a lungo e nessuno, fortunatamente, era venuto a svegliarlo. Si voltò verso il comodino e diede un'occhiata all'orologio digitale che segnava le 23 in punto. Emise un sonoro sbadiglio e decise di tornare a dormire, ma poi notò la persiana della finestra aperta, pronto quindi a chiuderla. Si alzò e si trascinò pesantemente verso di essa, aprendo la vetrata per poterla raggiungere.
Proprio in quel momento, mentre poteva sentire benissimo l'aria fresca pizzicargli le guance, vide una luce soffusa provenire dalla stanza di Junhong, di fronte alla sua e non molto lontana. Jae non era il tipo da farsi gli affari degli altri, ma gli si presentò davanti una scena..strana, alla quale dovette assistere, anche se inizialmente non riusciva a capire cosa stesse accadendo.
Notò la figura alta e magra del ragazzo più piccolo, pian piano liberarsi dei propri indumenti; arrivarono in seguito altre due figure che non riconobbe, avvicinarsi al ragazzo. Vide quei tre corpi vicini, muoversi tra loro, mani percorrere centimetri di pelle altrui, bocche unirsi, lingue... poi, improvvisamente, uno di loro, probabilmente Junhong ( con la poca luce, non era molto visibile ), si sdraiò sul letto, seguito subito dagli altri due che gli si misero di lato.
Jae era totalmente sotto shock. Chiuse in fretta e furia le persiane e rimase con gli occhi sbarrati al buio per una manciata di minuti. Si sedette sul letto e rimase in quella posizione, sentendosi le guance andare a fuoco. MA A COSA DIAMINE AVEVA ASSISTITO?
"Almeno, potevano chiudere le finestre!"
Si sdraiò e si infilò sotto le coperte, non riuscendo a prendere subito sonno. Aveva nitida la scena di quei corpi uno contro l'altro e non riusciva a capacitarsi che tra quei tre ci fosse quel ragazzo tanto carino, appena conosciuto.
Però  come un idiota era rimasto a fissarli e per questo si malediceva. Se l'avessero scoperto, che figura ci avrebbe fatto?
Sospirò e chiuse gli occhi, provando ad addormentarsi, di nuovo.
 
Era pronto per uscire di casa e dirigersi a scuola, quindi mise lo zaino in spalla, salutò la famiglia ed uscì di fretta. Junhong, purtroppo, era arrivato al cancello, quindi lo notò e lo salutò, facendo così di nuovo la strada insieme. Jae era in totale imbarazzo, ricordando quanto visto quella notte, quindi provò a guardarlo il meno possibile e parlare solo quando veramente necessario. Fortunatamente, Jun sembrò non accorgersi di nulla.
Poi però, al maggiore, venne una certa curiosità e non riuscì a trattenersi.
« Jun, vivi da solo..? »
« No, no. Condivido la casa con altri due miei amici, Yongguk e Himchan. Magari questo pomeriggio te li presento. »
Jae sorrise ed annuì, filando poi dritto fino a scuola, non riuscendo a dire altro.
Arrivò in orario in classe e prese posto al suo banco, sistemando tutto per bene. Suonò poi la campanella e tutti entrarono, compreso Min, il quale lo salutò con un occhiolnino. Jae si limitò a sorridergli, ma quel piccolo gesto aveva fatto uno strano effetto su di lui. Si sentiva le mani sudare ed era quasi agitato. Ma perché doveva reagire così per quella stupidaggine?
Sospirò e provò a calmarsi, venendo interrotto dalla professoressa che entrò in classe e fece subito l'appello.
Quando la lezione iniziò, Jae era l'unico senza libro, non avendo avuto modo di comprarlo. Quindi, l'insegnante con un gesto chiese a Yu Min di mettersi vicino al nuovo compagno con il suo libro, in modo che anche lui potesse seguire.
"Questa è una congiura contro di me" pensò.
Infatti, non appena Min era vicino abbastanza, poté avvertire il suo profumo, dolce e delicato, che gli pervase l'olfatto in poco tempo; ormai lo raggiunse anche il calore del suo corpo, abbastanza vicino al proprio. Il cuore prese a battere più velocemente e non riuscì a seguire bene la lezione. Non riusciva proprio a capire cosa significassero quelle strane reazioni, non ne aveva mai provate di simili.
Le altre ore passarono tranquille, rimanendo solo al proprio banco, in santa pace.
Arrivò quindi la pausa pranzo e stavolta decise di scendere in mensa per prendere qualcosa.
La fila non era poi così lunga, quindi prese un vassoio e si mise dietro l'ultimo ragazzo, attendendo il suo turno. Il cibo non era molto invitante; prese solo del riso e delle polpette, recuperando anche una bottiglietta d'acqua. Finito il tutto, si guardò intorno, osservando l'enorme sala che doveva ospitare più di 800 alunni, con i suoi tavoli rossi quasi pieni. Vagò a lungo, non sapeva davvero dove mettersi, non conoscendo nessuno. Qualche forza divina però, volle che incontrò casualmente Junhong, il quale lo invitò a sedersi con lui ed il suo gruppetto. Fu presentato agli altri e con grande stupore del maggiore, fu accolto bene. Si sedette vicino ad un ragazzo dai capelli color prugna, molto silenzioso. Sembrava molto timido e se ne stava per i fatti suoi.  Jae prese posto e iniziò a mangiare con calma, anche se la voglia di presentarsi era davvero troppa.  Anche lui era un tipo timido, ma era migliorato nell'ultimo periodo. Sapeva che se non avrebbe mai spiccicato parola e se sarebbe rimasto solo, non sarebbe andato da nessuna parte. Quindi, in qualche modo, volle aiutare quel ragazzetto, sapendo che anche lui, in fondo, lo voleva.
« Ciao.. ehm, piacere, sono YoungJae! Frequento il penultimo anno e sono arrivato solo ieri, quindi non conosco nessuno.. »
Il ragazzo, prima sobbalzò, come sorpreso dal gesto, poi voltò il capo verso di lui e accennò un sorriso davvero carino, che fece sorridere anche Jae.
« Il piacere è mio, sono JongUp e ho solo un anno in meno di te, sono qui da più tempo, ma.. non conosco molte persone.. »
Portò una mano dietro al collo con fare imbarazzato, mentre si poteva sentire la sua voce tremante, molto bassa.  Jae provò a metterlo a suo agio, parlando del più e del meno durante il loro pranzo.
Le teorie di YoungJae erano esatte. JongUp era introverso e non riusciva a fare amicizia facilmente, anche perché nella sua classe c'erano ragazzi maleducati che quasi lo spaventavano. Raccontò di aver conosciuto Jun per caso durante una dance battle in una scuola di danza e scoprirono quindi di avere la stessa passione e di frequentare la stessa scuola. Grazie a lui, si era inserito in quel gruppetto ed era riuscito a farsi degli amici discreti, anche se, come quel giorno, se ne stava sempre sulle sue, ma era comunque in buona compagnia.
Jae spiegò anche la sua situazione, parlando di quando era al suo paese e non aveva tanti amici, facendo fatica anche lui a relazionarsi, per lo stesso motivo. Però si era ripromesso di cambiare, con la nuova vita, e quindi con Up era solo l'inizio.
Il minore fu contento dell'incontro e, prima di tornare in classe dopo il pranzo, espresse il desiderio di voler pranzare con lui anche nei giorni successivi. Ovviamente Jae, accettò.
 
Anche la fine di quella giornata scolastica era arrivata e finalmente ognuno poteva rilassarsi come preferiva: ormai il weekend era arrivato.
YoungJae rimase nel cortile ad aspettare l'amico, dato che si erano messi d'accordo per tornare insieme. Inoltre, Jun lo aveva invitato a casa sua, per passare del tempo con lui e fargli conoscere i suoi coinquilini.
SI guardò intorno, in attesa del minore, aspettando più di dieci minuti. In realtà, tutto quel guardare e scrutare con attenzione, era diretto a Min, che proprio non riusciva a trovare. Voleva vederlo almeno per qualche secondo, dato che durante il fine settimana sarebbe stato impossibile incontrarlo.
Sospirò piano quando vide Junhong avvicinarsi e fargli cenno di camminare con lui, sorridendogli.
« Yongguk mi ha detto di non passare a casa, andiamo direttamente al bar dove sono loro, poi sceglieremo qualcosa da fare stasera, se non hai problemi. »
« Ma non preoccuparti, a me va benissimo! »
Jae sorrise ed annuì soddisfatto, era contento di poter fare la sua prima uscita nella nuova città; forse stava davvero riuscendo a farsi degli amici.
Arrivati al bar, il biondo subito corse ad un tavolo con due ragazzi e Jae intuì si trattasse dei suoi coinquilini.
« Lui è YoungJae, il nuovo vicino! Questi sono Yongguk e Himchan. »
Il ragazzo fece le presentazioni, indicando il moro come Himchan e l’altro con i capelli più folti, come Yongguk. Sembravano tipi normali, ma al solo pensiero di quella notte, Jae si trovò in imbarazzo, inchinandosi subito in segno di saluto e sedendosi velocemente. Non riusciva a guardarli per troppo tempo negli occhi.
Iniziò fin da subito una conversazione leggera, con discorsi normalissimi: parlarono del più e del meno, dei loro hobby, delle loro giornate, alcuni pezzi del loro passato e si fecero molte risate, in compagnia. In tutto quello però, Jae notò qualcosa tra Junhong e Yongguk. Delle volte si lanciavano degli sguardi talmente profondi che facevano rabbrividire anche lui. Sicuramente, tra loro c'era più di un'amicizia. Invece Himchan, era molto scherzoso e faceva molte battutine di vario genere, senza una vittima precisa. Si divertiva a prendere in giro tutti.
YoungJae capì quindi che per loro l'orientamento sessuale non era un problema, non avevano bisogno di nascondersi troppo, non gli importava del giudizio degli altri. Loro stavano bene così.
Si sentì sollevato da quella constatazione, ma non ne capì il motivo. O forse, non voleva capirlo.
Presero un frullato ciascuno e continuarono la conversazione fino a sera, quando decisero di spostarsi e cambiare posto.
« Che ne dite di un pub? Almeno si può anche ballare. » propose Youngguk e subito tutti furono d’accordo.
Quindi, si diressero insieme verso il pub la cui insegna al neon verde formava la parola “EDEN”. YoungJae non era mai stato in locali del genere e non si era mai ubriacato. Le possibilità di divertirsi in un paesino erano davvero poche e comunque non aveva mai avuto la compagnia adatta per poter uscire di sera.
Il locale era molto grande, un vasto bancone in fondo ad esso con ogni tipo di bevanda e qualche stuzzichino,  tavolini e divanetti ai lati, al centro una grande pista da ballo con proiezioni di luci di colore diverso.
I quattro si accomodarono ad un tavolo e subito i due più grandi ordinarono della birra per tutti, anche se Jae proprio non la voleva. Purtroppo, non poté revocare quell’ordine.
Sembrava che tutti si stessero divertendo: Yongguk e Jun si erano uniti alla folla nella pista, ballando quasi come pazzi, Himchan stava flirtando con la ragazza del tavolo dietro al loro e in poco tempo ci si trasferì e Jae.. Beh, YoungJae stava fissando il suo bicchiere mezzo pieno di birra, era riuscito a berne solo un pochino. Provò a mandare giù qualche altro sorso e si diede un’occhiata veloce intorno, finché non lo vide: era proprio lui.
Yu Min era in quel dannato locale, non molto lontano dal suo tavolo e si guardava intorno. Fu proprio allora che i loro sguardi si incrociarono. Quelle lenti azzurre incontrarono gli occhi scuri e profondi di Jae, il suo sorriso caldo lo fece sussultare e ben presto si accorse che lo stava raggiungendo.
« YoungJae! Anche tu qui? Sei da solo? » Min si sedette di fronte al ragazzo, senza smettere nemmeno per un attimo di sorridere, tenendo con una mano il bicchiere con un liquido rossastro.
« Non proprio.. sono con degli amici, ma al momento sono impegnati. » lanciò un'occhiataccia ad Himchan che non poteva vederlo, intento com'era a conversare con quella ragazza.
« Oh, capisco. Allora non ti dispiace se rimango con te, vero? Io sono venuto solo, quindi.. » il moro si strinse nelle spalle e portò il bicchiere alle labbra, mandando giù un piccolo sorso.
Jae notò quindi, che le sue labbra erano davvero belle e perfette. Quasi da baciare.
« N-no, nessun problema. »
Stava andando a fuoco. Le sue guance erano diventati peperoncini piccanti e si sentiva quasi esplodere.  Prese un gran respiro e portò istintivamente il bicchiere alle labbra, così da poter sorseggiare a lungo, evitando qualunque tipo di pensiero.
Min se ne stava tranquillo al suo posto, muovendo il capo a ritmo con la musica e canticchiando qualche pezzo di quella canzone movimentata che Jae proprio non conosceva.
L'osservava, scrutava ogni centimetro di lui. Quell'azzurro così intenso, quei capelli scuri, la pelle perfetta, chiara e quelle labbra non troppo carnose.. gli piaceva.
Si, lo aveva ammesso a se stesso. A YoungJae piaceva  Min.
Ormai l'aveva capito, lo aveva realizzato. Ecco perché così tanta preoccupazione per lui.
 
Ma era possibile che a lui piacesse un ragazzo? Non poteva essere soltanto una cosa passeggera e nulla di concreto?
 
 
[ Mi sono ricordata una cosa.. nel primo capitolo mi è stato chiesto se Yu Min è un personaggio inventato o ho preso spunto da un personaggio reale. Bene, Yu Min esiste davvero! Cioè, il suo nome è Yu Ha Min, un modello/ulzzang.
Vi lascio una sua foto per farvi un'idea ~ ( cambia spesso colore di capelli e lenti, ma posto una foto di quando aveva le stesse cose che ho utilizzato nella storia ). ]



 

 

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