I miracoli del vischio.

di Dart of Pleasure
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Le tre spie si trovavano al castello e, in attesa della chiamata del generale Beckman, ipotizzavano la prossima missione.

-Magari dovremo asportare la CPU di una potentissima macchina distruttrice!- disse Chuck con eccitazione.

-Magari dovremo asportare le tue corde vocali- rispose Casey, con aria sadica, suscitando il sorriso di Sarah.

Ad un tratto lo schermo di fronte a loro s'illuminò, mostrando l'espressione accigliata del generale:

-Niente di tutto questo- esordì- Il vostro compito sarà proteggere un civile che ha sfortunatamente assistito all'omicidio del premier Alejandro Goya che si trovava per motivi personali ad una convention sulla filosofia moderna in Italia. E' necessario proteggere il testimone dall'organizzazione responsabile dell'attentato affinché questo possa riconoscere l'assassino.

-Quindi è italiano? Fantastico!- si entusiasmò Chuck.

-No, Chuck- disse la Beckman- non è proprio italiano.

Le porte interne del castello si aprirono ed entrarono due agenti in divisa che scortavano una giovane ragazza. Una bellissima e giovanissima ragazza.

Casey e Chuck, anche se per diversi motivi, assunsero la stessa espressione scioccata, mentre Sarah sorrise, animata da una subitanea e sincera simpatia.

-Salve a tutti!- disse la ragazza tra l'imbarazzo e la curiosità; del resto non aveva mai visto dei veri agenti segreti, delle spie come quelle che si vedono nei film.- Io mi chiamo Sabrina, come già saprete sono italiana, e.. odio essere osservata nel modo in cui mi state osservando.

-Scusa, scusa, hai ragione. Ma sai noi ci aspettavamo un uomo, possibilmente sulla cinquantina, magari pelato..e invece tu sei molto giovane ed hai molti capelli.- il ragazzo si rese conto che stava divagando e delirando perciò si presentò- Io sono Chuck, lei è la bellissima Sarah e lui è il simpaticissimo Casey.

Sabrina trattenne a stento una risata vedendo che quel ragazzo allampanato era quasi più goffo di lei. E mossa da un senso di fiducia che quei tre le suscitavano corse a baciare Chuck e Sarah sulle guance, nel tradizionale saluto italiano. Quando arrivò davanti Casey, tuttavia, si fermò imbarazzata e protese la mano, sussurrando un timidissimo:

-Piacere di conoscerla!

Il colonnello un po' sorpreso e in fondo un po' scocciato, dal diverso trattamento ricevuto, si limitò a grugnire un:

-Piacere.

-Niente calore italiano per il nostro colonnello!- bisbigliò ridendo Chuck.

-Piantala, idiota!- mormorò Casey, tirandogli un orecchio.

Nel frattempo, Sarah, Sabrina e la Beckman, discutevano sulla copertura della ragazza.

-Potrei essere tua sorella minore.

-Mi piacerebbe- sorrise Sarah- Ma hai i capelli castano scuro, e inoltre sono ricci e lunghi. Hai gli occhi castani e..sei semplicemente troppo diversa.

-L'agente Walker ha ragione. Potresti fingerti la sorella di Chuck se non fosse che tutti conoscono quella reale..ma..mm..che ne diresti di fingerti la figlia del colonnello John Casey?

-La figlia?- ripeté Sabrina diventando rossa- Non sono abbastanza giovane per essere sua figlia! Non è assolutamente una buona idea!

-E' vero, non è abbastanza giovane per essere mia figlia. - rincarò Casey, infastidito come sempre dalle allusioni alla sua età.

-Ma se potresti essere mio padre!- provocò Chuck.

-Sta' zitto se ci tieni ai tuoi insulsi capelli- rispose sottovoce. Poi alla ragazza - Quanti anni hai?

-24! -rispose Sabrina, sempre più rossa.

-Stai davvero cercando di mentire a degli agenti governativi segreti?- chiese la Beckman, aggrottando le sopracciglia.

-19..- sospirò a quel punto la ragazza alzando gli occhi al cielo.

A quel punto tutti aggrottarono le sopracciglia.

-Ah..-si limitò a grugnire Casey.

-E così ti piace la filosofia..-iniziò Chuck.

-Non è il momento di fare amicizia Chuck!- lo interruppe il generale- Dunque.. Sabrina sarà ospitata dallo zio John che le troverà lavoro presso la yogurteria dove sarà affiancata dall'agente Walker. Questo è tutto. - concluse, chiudendo bruscamente la connessione.

Nella stanza calò un improvviso silenzio.

-Bene..allora..andiamo nella tua nuova sistemazione, così ti aiuterò a disfare le valigie.- disse Sarah, sorridendo in modo rassicurante e prendendo per mano la ragazza.











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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


L'appartamento era in perfetto ordine, un ordine quasi maniacale che suggeriva rigore e austerità. Gli unici indizi che suggerivano la presenza di un residente erano le bottiglie di cognac mezze vuote e i sigari spenti in un portacenere di vetro.

Ad una ragazza avvilita e lontana da casa tutto ciò non poteva sembrare altro che triste e tetro. Mentre riponeva la propria biancheria nei cassetti gli occhi le divennero lucidi.

-Non devi lasciarti abbattere dallo sconforto..certo, non è un posto molto allegro ma ha tutte le comodità.- provò a consolarla Sarah.

-Non è per l'appartamento..-sorrise tristemente la ragazza.- E' che vorrei essere a casa..sai, ho dovuto dire a mia madre che ho vinto un soggiorno linguistico gratuito a New York. Non posso neanche chiamarla..

-Tutto questo finirà molto presto, vedrai. Io, Chuck e Casey arresteremo i cattivi e tu potrai tornare a casa.

-Il colonnello sarà sicuramente irritato dalla mia permanenza qui..- arrossì leggermente Sabrina.

-Non devi preoccuparti, Casey è..sì un po' scorbutico..ma tiene a cuore ogni missione. E il generale ha detto che questa è la tua sistemazione quindi, anche se temporaneamente, devi considerarla casa tua.- Vedendo che l'umore della ragazza non migliorava, aggiunse- E comunque, Chuck vive nella casa accanto lui non ti darà modo di annoiarti. E' un ragazzo divertente. Ecco abbiamo finito, scendiamo in soggiorno.

Notando la luce negli occhi di Sarah, Sabrina affermò:

-Siete davvero una bella coppia!

-Chi, io e Chuck?- chiese Sarah agitata- Noi siamo solo colleghi.

Sabrina alzò un sopracciglio:

-Mah..sarà..

L'agente sbirciò l'orologio e disse- Casey dovrebbe arrivare da un mom..

Il rumore della serratura la interruppe.- E infatti eccolo qua! Aspetta Casey, devo parlarti.

I due uscirono, lasciando la ragazza seduta sullo scomodissimo divano dei pelle nera. Calmati cazzo. Che situazione di merda. Fanculo mi sudano le mani. Mentre Sabrina cercava di non andare in paranoia, Sarah cercava di rendere la situazione meno imbarazzante per tutti.

-Tieni presente che è una ragazzina lontana da casa, è triste e confusa. Non essere brusco e la mattina non svegliarla con l'allarme antincendio.

-Sto perdendo la pazienza Walker. So come trattare un testimone.

-Bene.

I due agenti rientrarono in casa.

-Allora io vado, ci vediamo domani. E tranquilla, ti lascio in buone mani!

Casey fece un sorriso a labbra strette e grugnì per tutta risposta.

Quando finalmente Walker uscì, fissò la ragazza. Era buffa con quell'espressione tra timorosa e sfacciata. Guardò com'era vestita: vestito blu scuro con ricami rossi, calze chiare, scarpe rosse e cerchietto rosso. E i lunghissimi capelli scuri che le incorniciavano il volto. Così immobile sembrava una bambola. Una bambola che stava aspettando qualcosa, che lo guardava perplessa.

-Dunque..è abbastanza comoda la stanza?- chiese, tanto per rompere quel silenzio pesante.

-Sì, anche se non credo di poter dormire con la pistola sotto il cuscino

-E' solo questione di abitudine- disse lui con noncuranza.- Hai bisogno di qualcosa? Cibo, acqua?

-Potrei avere un po' di quello?- chiese la ragazza indicando il cognac sul mobile bar?

Lui la guardò incerto.

-Sei sicura?..non sembri il tipo

-Non lo sono infatti, ma ne ho bisogno.-rispose lei fingendo sicurezza.

Casey le porse il bicchiere con pochissimo liquidò. Lei sembrò riflettere un secondo, poi si alzò e lo riempì fino a metà. Lo bevve tutto d'un fiato e disse, salendo le scale:

-Scusami ma ho molto sonno, grazie e a domani.

Lui la guardò salire, in silenzio. E per distrarsi da quel sentimento di tenerezza che lo infastidiva cominciò a pulire le sue pistole preferite.



L'indomani il colonnello John Casey si svegliò come di consuetudine esattamente un minuto prima che la sveglia suonasse e, da perfetto soldato andò a controllare lo stato del testimone. Bussò lievemente e, non ottenendo risposta, aprì cautamente la porta: il letto, disfatto, era vuoto ed il cuscino stranamente bagnato. Cominciò a chiamare la ragazza a gran voce e si precipitò al piano di sotto per avvertire Chuck.

Bussò sonoramente alla porta, urlando:

-Chuck! Apri stupido idiota, hanno preso la ragazza!

-Calmati Casey, è qui!-rispose l'altro, aprendo la porta e indicando la ragazza seduta a terra con il joystick in mano.-Ho visto che era in terrazzo tutta sola e l'ho invitata a fare colazione.

-Non volevo svegliarti facendo rumore- soggiunse timidamente Sabrina.

-Comunque..Jhonny caro..ti sei accorto di essere in boxer?

Casey afferrò il ragazzo per il colletto e gli grugnì in faccia:

-Bartowski, prima o poi ti ammazzo!- lo mollò bruscamente e tornò in casa.

Chuck si voltò verso Sabrina e con aria comica le disse:

-In realtà mi vuole un bene immenso!

-Si vede!- rise lei.- Comunque mi stavi descrivendo i riflessi che i capelli di Sarah hanno al sole.

-Sono davvero così ossessionato?- chiese ironicamente.

-Sei innamorato, e prima o poi vincerai.- puntualizzò lei convinta.

Chuck sorrise in modo ottimista e tornando a giocare all'x-box, chiese:

-E tu? La tua l'hai già vinta o non l'hai ancora cominciata?

-Non l'ho ancora cominciata. Non ne ho mai trovata qualcuna per cui valga la pena combattere.

-Capisco che tu voglia puntare in alto, signorina-a-diciannove-anni-vado-alle-convention-di-filosofia, ma dai una chance anche ai comuni mortali- rise lui, mentre veniva battuto per la seconda volta a Need for Speed.

-Casey si è comportato bene? O ti ha obbligato a fare cento flessioni prima di andare a dormire?

-Non ha quasi aperto bocca, a dire il vero.

-Tanto meglio! Non è capace di affrontare una discussione senza tirar fuori le pistole.- scattò in piedi e cominciò un'imitazione grottesca del collega.- Io sono il colonnello John Casey e vi ucciderò tutti con il mio super bazzuga!

-C-Chuck..zitt

-Oh sì, io sono un super agente segreto!- continuò lui facendo finta di avere tra le mani una pistola.

-Ci puoi giurare Bartowski- affermò a gran voce Casey, alle sue spalle.

-Tu..io..come sei entrato?- chiese il ragazzo impallidendo.

-La finestra era aperta, idiota!- spiegò l'altro sovrastandolo minacciosamente.

Sabrina rideva fino alle lacrime.

-Ti stai schierando dalla parte del male?- chiese quasi offeso Chuck.

-Io sono il male solo perché ti ho salvato il culo infinite volte!

La ragazza tossicchiò, per richiamare l'attenzione e disse semplicemente:

-Linguaggio.

Casey lasciò andare Chuck e alzando un sopracciglio brontolò un- Scusa.

-Ecco, moderiamo il linguaggio, questa è una casa rispettabile!- continuò l'altro.

-Bartowski se non chiudi il becco io..

-Ok, ok. Casey per caso cercavi me?- chiese la ragazza per distrarlo.

-Sì. Devo scortarti fino alla yogurteria.

-Saluta Sarah da parte mia- disse Chuck.

-Potrai salutarla tu stesso, Walker ti aspetta al castello. Dovete esaminare del materiale sequestrato.- poi, rivolgendosi alla ragazza.- Andiamo.








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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


John Casey guidava magnificamente lungo la super strada. Sebbene il tempo fosse soleggiato, guardando fuori dall'abitacolo si potevano vedere abeti innevati. Casey fissava la strada innanzi a sé mentre Sabrina lo sbirciava senza farsi notare. Entrambi erano silenziosi ma l'atmosfera non era pesante bensì serena. Tuttavia ad un tratto lui disse:

-La prossima volta che uscirai di casa, sia pure per giocare con Bartowski, devi avvisarmi. Dobbiamo seguire ordini precisi.

-Non vorrei fare la spia ma Chuck aveva detto che non era necessario avvisarti.

-Non dare troppa retta a quello che dice Bartowski- dopo un secondo di silenzio chiese- hai preso sonniferi o ansiolitici ieri?

-No!- rispose la ragazza perplessa.

-Stupefacenti?-insisté lui.

-Ma per chi mi hai preso? Dopo quel bicchiere di cognac mi sono subito addormentata e ho dormito per undici ore consecutive.

-E allora perché il cuscino era bagnato?- accusò lui.

Sabrina divenne rossa dalla rabbia e dalla vergogna-Perché..perché..-le divennero gli occhi lucidi-perché sì.

Un campanellino squillò nella testa del colonnello. Perché sì, come i bambini. Ma infondo lei è quasi una bambina, ed è sola in un paese straniero, ricercata solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

-Scusa..ma sai devo..

-Seguire ordini precisi, ho capito.- disse lei come ripetendo una filastrocca.

Calò nuovamente il silenzio. Casey sentiva la tristezza della ragazza e ne provava una profonda pena, a dispetto della sua regola “Vietati i sentimenti”.

-Posso accendere la radio?- chiese lei per distrarsi.

La accese lui. Era appena iniziata “Cold December Night” di Michael Bublè, lui fece per cambiare stazione ma venne fermato dalla mano di Sabrina.

-Non mi obbligherai ad ascoltare queste canzoni smielate! Non sono Bartowski.

-Tu sei il colonnello John Casey- disse lei imitando la sua voce- ma io so che sei gentile e che mi farai questo favore.

-Io non credo proprio.

-Dopo questa ascoltiamo ciò che vuoi tu.-propose lei con voce supplichevole.

Casey grugnì ma la lasciò fare. Le fece decidere tutte le canzoni, del resto gran parte di queste piacevano anche lui; Led Zeppelin, Beatles, Franz Ferdinand erano più che graditi.

Dopo aver ascoltato questa musica, Sabrina sembrò aver acquisito un nuovo coraggio e cominciò ad interrogarlo:

-Allora..quando non arresti i cattivi..diciamo nel tempo libero..cosa ti piace fare?

Lui la guardò di sbieco.

-Informazioni riservate?-sorrise lei.

-Esattamente- rispose lui impassibile.

-Mmm..- era rimasta un po' male-beh se non mi parli di te non saprò cosa posso e non posso fare. Infondo siamo costretti alla convivenza.

-Non preoccuparti..mi casa es tu casa.- disse, più per liquidare l'argomento che per cortesia.- siamo arrivati.

Scesero dalla macchina e si avviarono al negozio. Appena entrati, Sabrina vide la divisa che avrebbe dovuto indossare. Wow. Non riusciva a capire se fosse il corpo di Sarah a far sembrare il tutto così fottutamente sexy o quel ridicolo completo. Senza dubbio è merito di Sarah. Vestita così sembrerò un salsicciotto tedesco, pensò con orrore.

-Credo che la misura sia esatta, provali e fammi sapere- disse la bionda, incoraggiandola con un sorriso.



-Ci sono stati problemi?

-Non proprio, ma credo che stamattina abbia pianto.

Sarah socchiuse gli occhi come una gatta-Intendevo problemi come attentati o imboscate. Ma..ho capito, proverò a tirarla su di morale.

-Beh sì io..no..intendevo

Li interruppe la ragazza fuoriuscendo dal bagno.

-Perfetto!- esclamò sorridendo Sarah.- Non è vero Casey?

Casey rimase in silenzio, o meglio grugnì. Le ragazze, tuttavia, non capirono se quel grugnito fosse di approvazione o meno perché subito dopo l'uomo se ne andò.

-Non credo che gli sia piaciuto- mormorò Sabrina, nascondendo di essere un po' offesa. Si era guardata allo specchio. Non era assolutamente un salsicciotto tedesco.

-Certo che sì! Ma a Casey non interessano queste cose e poi ti ho già parlato della sua natura poco socievole.- guardò l'orologio.- Chuck e Casey arriveranno tra un'ora.

-Lavorano entrambi al Buy More?

-Sì, è la loro copertura.

Sabrina sembrò riflettere un momento.

-E se portassi qualcosa allo zio? Non sarebbe ottimo per la copertura?- chiese con uno strano luccichio negli occhi.


Quando varcò la porta del centro commerciale si ritrovò ogni sguardo maschile addosso.

Jeff, Lester e Morgan cominciarono ad azzuffarsi e vinse quest'ultimo.

La avvicinò con il suo modo impacciato e goffo.

-Salve posso esserle d'aiuto?

I suoi occhi verdi ispirarono un immediata fiducia in Sabrina, ma non erano gli occhi verdi che cercava.

-Sì, grazie- rispose con il tono più dolce di cui era capace- Sto cercando mio zio John Casey.

-Sì, certo..a-aspetta, cosa? Casey è tuo zio? Non è possibile!

Sabrina lo guardò allarmata: che avesse compromesso la copertura? Che l'avessero scoperta?

-Perché è impossibile?-soffiò preoccupata.

-Perché..perché..Perché tu sei bellissima, purissim..

-Mi disintossicherei dalla colla per un tuo bacio- s'intromise Jeff.

-Se accetterai di sposarmi io bacerò le tue scarpe ogni volta che rientrerai a casa- disse Lester.

Sabrina schifata e spaventata chiese aiuto a Morgan con gli occhi.

-Ora basta! Casey è suo zio e se la vede così spaventata potrebbe anche uccidervi!- prese per mano la ragazza e la portò nello spogliatoio.

-Tuo zio è dietro quella porta. Ti prego non dirgli di Jeff e Lester se non vuoi essere responsabile di un omicidio- disse ridendo ma con un velo di paura negli occhi.

-Non preoccuparti- sorrise, veramente colpita da quel ragazzo tanto strano quanto gentile.- e grazie..

-Morgan- si presentò lui.

-Morgan..-e lo baciò sulla guancia, prima di sparire dietro la porta.

Morgan, quasi in trans, si diresse verso la reception dove incontrò Chuck.

-Ehi amico che ti prende?

-Sono stato baciato da un angelo- rispose Morgan con aria sognante.

-Son contento per te fratello e, dimmi, quest'angelo ha un nome?

-Non lo so, non gliel'ho chiesto perché lei stava..-sembrò risvegliarsi dal sogno lucido- Casey è suo zio! E' terribile!

-Che cosa? Lei è qui?- urlò Chuck preoccupato.

-Tu la conosci?- urlò Morgan di rimando.

-Sì perché..-si grattò la testa (era sempre a disagio quando doveva mentire al suo miglior amico)- perché lei lavora con Sarah e, sai com'è, no?

-E tu non me l'hai presentata? Oh, ma tanto a che serve? Anche se Casey non mi uccidesse lei è troppo per me.

-Non dimenticarti che hai conquistato Karina- disse Chuck per consolare l'amico.

-Karina era bellissima, è vero, ma non era dolcissima ed intelligentissima e divertentissima e..

-Ma quanto ci hai parlato?- chiese Chuck, sorpreso.

-Tre minuti al massimo, ma io queste cose le sento.

-Sarà..comunque vado a vedere che combinano quei due- e si avviò.

-Metti una buona parola per me, fratello!

-Contaci! - rispose, dispiacendosi per l'amico tra sé e sé.


Trovò Sabrina e Big Mike che ballavano un mambo trasmesso dalla radio e Casey che fissava intensamente il tavolo a cui era seduto.

-Ma che diavolo..-sussurrò scioccato.

-Ehi Bartowski, guarda cosa ci ha tenuto nascosto Casey per tutto questo tempo!

-Eh..lo vedo..-Chuck si era accorto che in quella divisa Sabrina sembrava più donna del solito, e, anche se la cosa non lo toccava, capì la reazione di Morgan.

Non capiva, tuttavia, quella di Casey che sembrava volesse incendiare un punto preciso del tavolo.

-Comunque io devo tornare a lavoro!- disse la ragazza.- Ciao, zietto,ci vediamo dopo.- disse baciandolo sulla guancia. Il viso di entrambi si colorò di porpora, ma, mentre Sabrina passò inosservata, il viso di Casey fu squadrato con profondo stupore da Chuck. Non ci posso credere. Sta arrossendo. Non credevo ne fosse capace.

-Che cara bambina!- esclamò Big Mike, uscendo dalla stanza subito dopo Sabrina.

-Dannato idiota- urlò l'uomo a Bartowski- smetti di guardarmi in quel modo!- e si diresse al castello come una furia, lasciando Chuck totalmente sconvolto.


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Come va il programma protezione testimoni?- chiese il generale Beckman.

-Molto bene, generale, la ragazza si adatta ad ogni nostra richiesta.

-Menomale, perché ho l'impressione che questa situazione perdurerà per un bel po'. I nostri agenti non hanno fatto nessun passo avanti, purtroppo.

-Ma generale, vuole dire che Sabrina sarà costretta a trascorrere il natale lontana dalla sua famiglia?

-Mi dispiace molto Chuck, ma è per il suo bene.

-Ma è solo una bambina, sarà molto triste..

-Ebbene Chuck, la tua missione sarà rallegrare il natale di quella povera ragazza!- rispose la Beckman infastidita da quell'agente sempre fuori luogo con i suoi sentimentalismi.- Il rapporto del colonnello qual'è?- domando in procinto di chiudere la video-chiamata.

-Non è stato evidenziato nessun problema.

-D'accordo squadra, tornate a lavoro.

Sarah e Chuck stavano per andarsene quando Casey disse:

-Walker potresti scortare la risorsa a casa? Io devo compilare delle scartoffie.

-Certo, John.- rispose, chiedendosi: quali scartoffie? Ma venne subito distratta dal chiacchiericcio del proprio finto-fidanzato, che facevi programmi per le feste natalizie.


-Che ne dite di pizza e film?- chiese Chuck a Sarah e Sabrina.

-Sabrina ti dispiacerebbe restare sola con Chuck? Sono molto stanca.- disse la bionda scuotendo il capo.

-Perché mai dovrebbe dispiacerle? Sono la miglior compagnia che si possa desiderare!- esclamò il ragazzo offeso.

-Ma puoi anche essere snervante!- rise la bionda.

-Per me va benissimo, che film?


Erano passate due settimane da quando Sabrina si era trasferita nell'appartamento del colonnello e mancavano quindici giorni a natale. Da quattro giorni non piangeva più, perché adesso non era più la nostalgia di casa a tenerla sveglia la notte ma un altro sentimento, che la spingeva a voler restare proprio lì, a Burbank.

In soli sette giorni lei e Chuck erano diventati intimi come fratelli, complici, grazie ai gusti e alle storie famigliari comuni; come lui, anche Sabrina aveva vissuto la lontananza del padre durante l'infanzia.

Quella sera si stavano abbuffando di birra e patatine fritte, tra una risata e l'altra, prendendo in giro Morgan che non riusciva a capire le battute che si stavano scambiando. Quando Morgan se ne andò Chuck rimproverò la ragazza:

-Non dovresti essere così carina quando Morgan è nei paraggi. Caspita, la sua venerazione per te cresce ogni ora di più!

-La sua venerazione? Credo che tu stia esagerando!-rise Sabrina.

-Tu non conosci Morgan!- rise anche lui.

-A me piace Morgan, solo che non mi piace come potrebbe piacermi..

-Come potrebbe piacerti..?

-Un uomo.- rispose lei, confusa.

-Ok. So che a volte non sembra ma..Morgan è un uomo.- rispose lui perplesso.

-Ma non è il mio tipo.- rispose lei arrossendo.

-E sentiamo chi è il tuo tipo..mm..Lester?

Scoppiarono in una sonora risata al solo pensiero, quando ad un tratto qualcuno suonò alla porta.

-Ehi John! Vuoi unirti a noi?- lo invitò Chuck.

Casey, seppur titubante, entrò e si andò a sedere sul divano. E poi, come infastidito, chiese:

-Perché preferite sedere sul pavimento anziché usare le sedie?

Chuck e Sabrina si guardarono interrogandosi: non lo sapevano nemmeno loro.

Il ragazzo scoppiò a ridere, mezzo ubriaco e contento, mentre la ragazza arrossì selvaggiamente, sentendo su sé lo sguardo severo del colonnello.

Chuck vide il rossore della ragazza e subito ricordò la simile espressione che Casey aveva assunto dopo il bacio che l ragazza gli aveva dato al Buy More.

E la cosa lo faceva ridere sempre di più.

-Bartowski offri proprio un pessimo spettacolo!- disse Casey andandosene, infuriato.

Quando chiuse la porta Sabrina colpì il ragazzo con un enorme cuscino:

-Stupido! Lo hai fatto scappare!- era veramente arrabbiata.

-E che t'importa?- rise, guardandola.- Oh, mio Dio. T'IMPORTA!

-Zitto!- urlò lei, soffocandolo con il cuscino

-Non puoi dire sul serio! Cos'è un orribile remake della Bella e la Bestia?

-Senti Chuck, adesso basta. E' meglio che io vada.

-No, aspetta scusami. Sono un idiota ma, capisci, è troppo strano!

-Va bene, scherzavo. Sono veramente stanca. Ci vediamo domani al Buy More.


Entrò nell'appartamento accanto con le chiavi che Casey le aveva dato. Sembrava deserto, ma sapeva che il proprietario sarebbe potuto apparire da un momento all'altro. Spesso mormorava “ricognizione” e spariva per mezzora, apparendo poi dal nulla.

Decise che per farsi passare la mezza sbornia era necessaria una doccia, così salì in camera sua.

La differenza tra la propria camera e il resto della casa era eclatante. Trucchi e vestiti ovunque. E pensare che l'uomo rude era lui. Lui che invece era sempre impeccabile, perfetto, anche con quella stupida maglia verde del Buy More che faceva sembrare chiunque semplicemente ridicolo. Avrebbe dovuto riassettare il tutto per non fare la figura della barbona, dell'inetta. Anche se, a dire il vero, era abbastanza sicura che lui la considerasse già una stupida lagnosa. Ogni tanto le rideva in faccia per qualche suo errore e poi si rabbuiava più di prima.

Se solo non fosse stata così preparato.

Aveva provato a fare la civetta e la cosa aveva riscosso pessimi risultati; aveva ottenuto distacco e freddezza oltre ogni limite. Aveva provato ad ignorarlo ed aveva ricevuto altrettanta indifferenza.

Lei proprio non sapeva che fare. Non aveva nessuna esperienza nel corteggiamento; solitamente erano gli altri a corteggiare lei, e lei a respingerli.

Non il contrario. Per la prima volta nella vita desiderava veramente qualcuno. In tutti i sensi. E il lui della situazione se ne sbatteva altamente o, addirittura, ne pareva infastidito.

Persa in questi pensieri fece la doccia e ne fuoriuscì più calma ma stordita. Scese al piano di sotto per bere dell'acqua e se lo trovò davanti. Lui non poteva vederla, ma la sentì:

-Non si dorme stanotte?- chiese con una punta di insofferenza nella voce.

A quel punto, dentro, le montò una rabbia indicibile.

Non era abituata ad essere tollerata, soprattutto dalle persone che le interessavano.

Era costretta a vivere in una fottuta casa a lei estranea, per una colpa di cui non era responsabile, un po' di gentilezza le era dovuta.

-Non sapevo avessi un coprifuoco!- rispose acidamente.

A quel tono, lui si voltò un po' sorpreso. Lei era sempre educata, spesso ironica ma sempre gentile.

Quando la vide avvolta in un minuscolo asciugamano di spugna ed i capelli bagnati gli cadde la mascella a terra.

Lei restò perplessa, non si era resa conto delle condizioni in cui si era presentata.

-Che c'è? Ti do fastidio? Non ho chiesto io di vivere questa situazione! Credi sia contenta di esserti sempre tra i piedi? Puoi sempre passare questa dannata missione a qualcun altro.- era esaltata, totalmente fuori di sé.

Casey non aveva afferrato una sola parola. La indicò semplicemente, con espressione vuota ed incantata.

In lacrime, la ragazza scappò al piano di sopra singhiozzando e, dopo aver a lungo esitato, John la seguì. La trovò distesa prona sul letto, la faccia affondata nel cuscino.

Confuso, sulla porta, chiese:

-Vuoi che chiami Walker o Bartowski?

-No!-pianse lei.

-Posso.. portarti qualcosa?- in realtà tutto ciò che lui voleva in quel momento era fuggire: consolarla voleva dire esporsi, lasciarla sola una crudeltà.

-No!- disse lei sollevandosi.-Vorrei solo che sopportassi meglio la mia permanenza qui. Vorrei che tu non mi guardassi disgustato ogni volta che do un bacio allo zio. Vorrei che tu non mi scaricassi a Chuck con l'aria di chi si toglie un enorme peso dallo stomaco - lo guardò sconsolata.

Lui ascoltò in silenzio e poi bisbigliò:

-Sei scossa. Era prevedibile che prima o poi avresti avuto un sfogo del genere.- le sfiorò la fronte con le mani- Bruci. Cerca di riposare.- e senza aggiungere altro uscì.

Come un automa si trascinò fino al soggiorno/camera da letto.

Il suo udito addestrato riusciva a percepire i singhiozzi soffocati, provenienti dal piano di sopra. Aveva sempre considerato le lacrime roba da stupidi, deboli, indegni di stare al mondo perché incapaci di affrontarlo. Ma può un bambino che piange essere considerato un debole?

Per quattro notti è riuscita a non piangere. Ma stanotte è stato diverso era..arrabbiata. Mi avrebbe picchiato se non fosse stata così..così..così.

Forse potrei insegnarle la box..no..decisamente no.

Nel buio, un rumore..un fruscio.

Si ritrovò a combattere come un forsennato contro sei uomini. Sentì l'urlo di Sabrina e, quando ebbe finito, silenzio. Si precipitò nella stanza. Un uomo la teneva in ostaggio.

-Butta la pistola o le sparo.- fu l'avviso lapidario.

Casey poggiò cautamente la pistola in terra.

-Il che sarebbe un gran peccato..-continuò il malvivente- un faccino così bello..due gambe così belle..-mormorò accarezzandole.

-Non mi toccare, stronzo!- ruggì lei.

Casey inviò un messaggio automatico all'agente Walker, premendo un pulsante.

-Non fare così, gattina! Preferisci morire? Infondo non sono mica male se collabori..

-Cosa stai cercando? -chiese freddamente Casey.

-Shh..shh..non sono affari che ti riguardano.

-Il mio compito è proteggere i civili, questo è un affare che mi riguarda!

-Lasciaci soli e chiudi la porta.- lo liquidò l'altro.

Sabrina e l'assassino ora si guardavano negli occhi.

-Sì John..lasciaci soli e chiudi la porta- ripeté la ragazza con voce maliziosa.- Non sapevo fossi così dannatamente carino..

Entrambi gli uomini nella stanza restarono a bocca aperta.

-Ah vedo che..cominci a ragionare.- biascicò l'uomo che continuava a puntarle la pistola addosso.

Sabrina cominciò a baciarlo, voluttuosamente, lungo le guance ed il collo.

-Ehi ehi non perdi tempo..-disse l'uomo, facendole scivolare l'accappatoio che la copriva.

Un espressione delusa e disgustata, intanto, si andava dipingendo sul volto di Casey.

-Esci John..ti prego..-disse la ragazza con voce incrinata, mentre trascinava il proprio potenziale assassino a letto.

Casey, come un sonnambulo, uscì dalla stanza e vide che Sarah furtivamente si avvicinava.

-Dov'è la ragazza?- chiese preoccupata.

-E' dentro.. ha..ha appena sedotto l'uomo che la teneva in ostaggio.

-Cosa?- domandò, scioccata, la bionda. Ma dopo un secondo capì ed entrò nella stanza.

-Sabrina..cosa stai facendo?

L'uomo le puntò subito la pistola contro.

-Ferma dove sei!

-Non sono abbastanza carina?-sussurrò lei, con fare seduttivo.

-Oh ma..certo che sì..ce n'è abbastanza per tutte- rise, sguaiatamente, l'uomo.

Walker si tolse sinuosamente la maglietta, si avvicinò e baciò l'uomo con passione. Subito dopo riuscì a disarmarlo.



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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Non è ancora uscita dal bagno?- chiese Chuck preoccupato.

-No, i medici dicono che è una reazione post-traumatica.- rispose Sarah, scuotendo la testa, amareggiata.- Povera piccola, presa dal panico ha dovuto fingere di voler andare a letto con lui. Per una spia è del tutto normale ma lei..è solo una bambina.

-Già..beh, anche io pur essendo una spia vomiterei l'anima dopo un'esperienza del genere.- commentò Chuck, pensieroso.

-E ha dovuto vivere quest'incubo solo per degli stupidi ladri. Per una stupida rapina a mano armata. Niente a che vedere con l'assassinio di Goya.

Casey osservava il via vai degli agenti governativi con distacco.

Era sconvolto. Sebbene all'esterno apparisse freddo e immobile come la pietra, dentro sentiva divampare le fiamme dell'inferno. Sentiva cose dentro sé che lo disgustavano oltre ogni dire. E non era la paura provata a disgustarlo, da quando conosceva Bartowski aveva imparato a convivere con la paura che un suo caro si facesse del male. Era quella strana, ossessionante, eccitazione che aveva sentito mentre Sabrina si strusciava contro il ladro, a terrorizzarlo.

Aveva provato invidia e ammirazione per quell'essere che era sembrato capace di suscitare in lei la lussuria, anche mentre lo aveva pestato a sangue.

Certo, aveva provato anche una forte delusione vedendo che quell'agnellino poteva sporcarsi con un idiota qualunque.

Si sentiva inoltre in colpa, perché la ragazza era stata costretta a quella pantomima per salvare la vita ad entrambi, e adesso era in bagno senza riuscire a stare in piedi.

Sapeva che lei, poco prima, stava solo fingendo ma non riusciva più a considerarla allo stesso modo. Era fottutamente eccitante. Non la vedeva più come una candida bambina, eppure quel sentimento di tenerezza non svaniva.

No, quell'istinto di protezione sembrava convivere perfettamente con quella voglia di dominio.

E tutto questo per il colonnello John Casey era semplicemente ributtante.

Aveva avuto molte donne nella sua vita, ma ogni storia poteva durare al più due notti. Ed erano sempre state donne esperte e consapevoli che lo avevano invitato a trascorrere una notte di piacere. Mai aveva desiderato far del male ad una di loro, anzi.

Ed adesso si sentiva eccitato dopo il quasi stupro di una diciannovenne.

Non si era mai disprezzato così tanto.

-Forse sarebbe meglio che, almeno per stanotte, dormissi con lei- concluse Sarah, dopo una lunga discussione con Chuck.

-Potete usare la mia camera, ammesso che riusciremo a tirarla fuori dal bagno.- suggerì il ragazzo, bussando cautamente alla porta della toilette.

La ragazza uscì dal bagno, con un espressione tetra.

-Che..che ne dici se per stasera dormiamo nella camera di Chuck?- chiese la bionda.

Sabrina si limitò ad annuire con un movimento del capo.

-Dai su, andiamo.- disse Sarah, passandogli un braccio attorno le spalle.

Chuck, intanto, osservava Casey e, appena le due ragazze se andarono, gli disse:

-Amico, non puoi sentirti in colpa per quello che è successo. Quell'uomo le puntava una pistola alla testa.

-Lo so.- rispose l'altro asciutto.

-Certo che, davvero, è una ragazza sfortunata. Un ladro da quattro soldi entra in camera sua e, anziché derubarla, cerca di..abusare-pronunciò questa parola con profondo disgusto-..di lei.

Dopo un momento di silenzio, Casey disse:

-Forse sarebbe meglio che la ragazza soggiornasse presso te o dall'agente Walker.

-No, Casey! Non devi fartene una colpa è stato solo un incidente! O, almeno, nessuno avrebbe potuto fare qualcosa.

Casey non ripose. Non poteva certo dirgli i suoi pensieri.


A casa di Chuck, nel frattempo, Sarah cercava di consolare la ragazza, la quale aveva una strana espressione seria, determinata.

-Puoi sfogarti se vuoi..è..è comprensibile che tu voglia piangere- le disse Sarah.

-Non voglio piangere. Sono stanca di piangere. Stop. E' successo, punto.

La bionda la guardò perplessa.

-Sono solo arrabbiata perché ho rischiato di dover far sesso con un uomo disgustoso, senza averlo mai fatto prima di..di mia spontanea volontà.-disse, sforzandosi.

-Non hai mai..?- chiese Sarah, titubante.

-No. Perché l'unica persona con cui vorrei..- si sforzò di andare fino in fondo.- vorrei..cioè l'unico uomo che mi ha ricordato di avere delle esigenze..oh, insomma. E' Casey.

Sarah sgranò gli occhi.

-Cosa? Ma lui è..tu non puoi..

-Sì lo so. Lui è il colonnello e io nessuno.- disse Sabrina, con rabbia.

-No, volevo dire..come puoi esserti infatuata di John?

-Non credo che la mia sia solo un'infatuazione. Da subito ho provato una forte attrazione per lui..- divenne rossa ricordando che al primo incontro non era nemmeno riuscita a salutarlo col bacio.

-Credimi..non..non può essere! Sarai rimasta abbagliata dall'idea dell'uomo forte e rude. Ma tu sei solo..una bambina.- cercò di spiegarle dolcemente, Sarah.

-Non esattamente. Si smette di essere bambini quando si vivono situazioni del genere. E sì, so di essere un'ingenua. Ma non voglio più sprecare tempo. Sarei potuta morire, stavo per essere violentata.- e con sguardo determinato e disperato.-Le occasioni vanno colte al volo.

Sarah restò in silenzio. Sì, conosceva quello sguardo. Era lo stesso che aveva visto nello specchio quando aveva deciso di proporre la fuga a Chuck.

A lei era andata male, e, probabilmente, sarebbe andata male anche alla ragazza. Perché, benché riconoscesse che lei fosse davvero speciale, dubitava che Casey avrebbe ceduto ad un qualsiasi sentimento, soprattutto con un testimone da proteggere. No, Casey non avrebbe commesso il suo stesso errore, non dopo aver visto il suo fallimento.

-Promettimi che non dirai nulla di ciò che ho detto.

Sarah la guardò negli occhi, le strinse le mani e rispose:

-Prometto.



Passarono i giorni. Mancavano solo sei giorni a natale.

Sabrina sembrava aver dimenticato l'accaduto e trascorreva le giornate con Chuck e Morgan a ridere e fumare, o con Sarah a parlare delle loro vite.

La ragazza sembrava aver sviluppato un profondo rispetto, oltre che affetto, per Sarah. Dopo quella tragica notte non parlarono più di Casey, il quale, dal canto suo, aveva evitato in ogni modo di restare solo con la ragazza.

Quella sera, tuttavia, Chuck e Sarah dovevano svolgere una missione in Belgio mentre il colonnello doveva sorvegliare il testimone: questi erano gli ordini della Beckman.

Ebbene, stasera non potrà ignorarmi, pensò Sabrina.

Il pomeriggio si chiuse in casa e preparò un super cena, con tanto di vino e candele. Scelse un vestito che le aveva regalato Sarah e attese pazientemente che l'uomo rientrasse in casa.

Quando Casey inserì le chiavi nella serratura, per poco non si andò a nascondere ma decise di restare.

-A-aspetti qualcuno?- chiese Casey, sorpreso.

-N-no..Ho pensato che ti meritassi una serata di relax.- ormai era in gioco e, per la miseria, doveva giocare.

L'uomo aggrottò le sopracciglia, meditando in cuor suo la fuga.

-Non ce n'era bisogno..

-Oh sì, invece..e poi è solo una cena, di cosa hai paura?- provocò lei.

-Io sono il colonnello, non ho mai paura.- rispose lui, fissandola con aria cattiva.

-Bene, siediti.- invitò lei, cercando di mantenere il controllo.

Si sedettero a tavola e cominciarono a mangiare in silenzio, fissandosi.

Quando lei gli riempì il sesto bicchiere di vino, lui chiese:

-Stai forse cercando di ubriacarmi?

-No..- cazzo mi ha scoperto, pensò lei trattenendo una risata.- Penso solo che ti aiuti a rilassarti. Allora..

-C'è qualcuno alla porta- disse Casey un secondo prima che qualcuno bussasse.

L'uomo mise mano alla pistola e chiese da dietro l'uscio:

-Chi è?

-Sono io, Morgan!

Casey grugnì ed aprì la porta:

-Che vuoi?

-Ecco, Casey n-non arrabbiarti v-volevo sapere se Sabrina era in casa.

Casey lo fulminò con lo sguardo ma, anche se combattuto, lo fece entrare.

-Ciao Morgan, tutto bene?- chiese Sabrina, sorpresa.

-No!- rispose Morgan, con tono solenne.-Non va tutto bene. Sono venuto qui per dirti c-che..che..che sono pronto a darti la mia casa e il mio nome! Non picchiarmi Casey ti prego!-urlò chiudendosi a riccio.

Furioso l'uomo lo prese per il colletto e lo sbatté fuori.

Sabrina era, a dir poco, scioccata sia per la proposta, che per la reazione di Casey. Ma poi pensò la copertura.

-Fermo zio..- si avvicinò a Morgan.- Ascoltami..tutto questo è commuovente, davvero. E io ti voglio bene, Morgan, ma purtroppo sono innamorata di un altro.

-Chi? Lo ucciderò!- disse Morgan, esaltato.

Sabrina lo baciò. Fu un contatto tenero, dolce, che esprimeva l'affetto della ragazza. Morgan, stordito e confuso, disse:

-Io ti aspetterò per sempre.- e fuggì via.

La ragazza rientrò in casa e si sedette sul divano, accanto a Casey, perplessa.

L'uomo voleva andarsene, davvero. Non era abituato a bere vino e quei bicchieri gli avevano dato alla testa. Sabrina se ne accorse e ne approfittò.

-Sei scioccato?

-Non più di tanto- rispose l'altro, tentando di rimanere impassibile.

-Non ti sorprende che qualcuno, seppur Morgan, mi abbia chiesto di sposarlo?

-No. Hai più di diciott'anni, la legge ti consente questo ed altro.

La ragazza si avvicinò ancor più e gli sussurrò all'orecchio:

-Cos'altro?

Un brivido percorse l'uomo da capo a piedi. Decise di ribellarsi:

-Grazie per la bella serata! Era tutto squisito ora, se permetti, vado a letto!- esclamò lui, scattando in piedi.

-No, John!- urlò lei parandosi davanti.- Perché? Faccio davvero così schifo da non meritare neppure una misera notte?

L'uomo barcollò. Con un filo di voce disse:

-Abbiamo bevuto troppo, andiamo a letto.

-Sono lucidissima.

L'alcol, il desiderio e la frustrazione, lo resero iroso:

-Adesso basta! Cosa vuoi da me?- chiese lui con voce minacciosa.- Il mio compito è proteggerti. Non sono il tuo giocattolo!

-Io non sto giocando!

Tutti gli impulsi repressi in quelle settimane vennero a galla; le strappò il vestito e la spinse contro il muro.

-Davvero? E' questo che vuoi?- le gridò in faccia

-Sì.- disse lei in un soffio, ma decisa.

Casey, a quel punto, smarrito e fuori controllo, si perse completamente e violentemente in lei.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


La luce fioca dell'alba la destò dal sonno. Ancor prima di aprire gli occhi, distese le labbra in un sorriso sprizzante di felicità.

La notte più strana e importante della sua vita si era appena conclusa e si sentiva ancora elettrizzata. Sabrina non aveva mai passato troppo tempo a fantasticare sulla sua prima volta ma, ne era certa, non avrebbe potuto immaginare di meglio: le sue mani, che l'avevano stretta con tanto vigore, le avevano procurato un dolore così piacevole da farle desiderare di fondersi completamente in lui.

Nulla era imperfetto, fuori posto. Neanche quello strano furore da cui lui sembrava essere dominato.

Da qualche parte nella sua testa, voci continuavano a dire che no, nulla era perfetto; che aveva appena perso la verginità con un uomo quindici anni più vecchio di lei, con un uomo di cui non sapeva nulla. Con un uomo che forse l'avrebbe messa alla porta. Fare tacere le voci era impossibile, ma altrettanto impossibile era che queste prendessero il sopravvento.

Aprì gli occhi: no, quell'uomo animalesco- le aveva lasciato il segno di un morso sulla spalla- che si era intenerito quando aveva scoperto la sua verginità, non l'avrebbe sbattuta fuori di casa.



Strofinare ripetutamente il panno sulla canna della propria pistola non sarebbe servito a niente, lo aveva capito, ma non riusciva proprio a smettere.

Rifletteva da circa due ore- aveva trascorso ciò che restava della nottata a pulire pistole- su quello che avrebbe dovuto fare. Dirò a Walker che la ragazza è malata e che oggi non potrà lavorare. Ma, così, quell'idiota di Bartowski insisterà per vederla. Scosse la testa: l'ultima cosa che voleva vedere era proprio la faccia da idiota ottimista di quella sottospecie di spia.

Quell'idiota, con quel suo strano fiuto per le emozioni, avrebbe cominciato a fare domande. Ma John Casey aveva già fin troppe domande a cui non sapeva dare una risposta. Ad esempio: verrò congedato o spedito in uno squallido e remoto sobborgo della Russia orientale? La ragazza avrebbe raccontato l'accaduto alla Beckman, la quale lo avrebbe punito per aver abusato di un testimone incapace di intendere e di volere. Perché ovviamente quando la ragazza aveva cercato di sedurlo, in modo maldestro peraltro, era incapace di intendere e di volere, non c'erano altre spiegazioni.

Non poteva certo addossare la colpa di ciò che era successo a quella povera ragazza che solo ieri, con lui -per la miseria-, era diventata “donna”.

Pensarci era peggio delle mille torture che in passato aveva subito senza batter ciglio.

Si sentiva in colpa, come se avesse realmente abusato di lei, ed era pronto ad accettare l'odio e il disprezzo. Un altro quesito a cui non trovava risposta era: sono un dannato marine, il colonnello, addestrato a reprimere ogni istinto o emozione. Perché diavolo ho perso il controllo?

Davvero, non riusciva a capacitarsene, aveva agito come un animale.

Non le aveva dato modo di respirare, l'aveva stretta sempre di più, sempre di più, sempre di più. Quando aveva scoperto che la ragazza era vergine, stupito ed intenerito, aveva provato a trattenersi, ma il suo volto arrossato e gli occhi lucidi lo avevano privato di ogni capacità di raziocinio.

E l'aveva morsa, perché si sentiva in trappola.

Voleva farle del male e marchiarla a vita.

Perché in una sola notte lo aveva derubato del suo onore, lo aveva rovinato.

Non farò niente. Meglio tagliare la testa al toro.

Sentì dei passi agitati correre giù per le scale, chiuse gli occhi e si preparò a subire, immobile, la furia..di baci.

Scioccato, si rese conto che Sabrina gli stava tempestando il viso di baci a casaccio, tra i capelli, negli occhi, sul mento.

Quando lei si fermò a guardarlo, rossa, con i capelli arruffati, si chiese se fosse ancora sotto shock.

Era radiosa ma timorosa, come una bambina che avesse appena combinato un piccolo guaio. E lo guardava con occhi adoranti.

Era sicuramente sotto shock.

-Vuoi..vuoi del caffè? Io so prepararlo, sai?- continuava a guardarlo, sorridente.

-Non abbiamo caffè.- rispose asciutto.

-Allora..del latte?- insisté lei, sempre più nervosa.

-Non bevo latte..Aspetta!- un pensiero sembrò fulminarlo.- Non devi avere paura! Non devi usare la stessa tecnica che hai usato con il ladro!

Sabrina assunse un'aria spiacevolmente sorpresa:

-Non ricordarmi quel giorno. Sto solo cercando di farti piacere..

La guardò come se fosse un fantasma:

-Far piacere..a me?

-E a chi allora?- ritornò sorridente- a te! Al colonnello più bello e brontolone che ci sia al mondo!- gli si buttò addosso, stropicciandogli la faccia.

Il mondo era sottosopra.

La giovanissima ragazza che avrebbe dovuto odiarlo a morte per la sua brutalità, gli stava pizzicando e baciando il viso, e lui non si stava nemmeno ribellando.

-Oh, ma insomma! Baciami!- disse lei, spazientita.

-Credo che tu sia ancora sotto shock.-le disse, preoccupato.

Lei lo guardò, sempre più arrabbiata:

-Cos'è? Una scusa per respingermi?

La fissò in silenzio.

-Ti prego, dimmi che non sei pentito, che non mi odi..-gli occhi le si riempirono di lacrime.

Quelle lacrime appena nate abbatterono ogni muro, ogni incredulità.

Le afferrò il viso tra le mani e la fece sentire amata.

Il mondo era sottosopra, sì, ma era fottutamente bello.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Stavolta si sarebbe comportato da uomo, non sarebbe fuggito.

Mandò un messaggio a Walker per avvisarla del ritardo, e s'infilò sotto la doccia. Lei si era addormentata di nuovo, con un'espressione stanca e felice.

Cercò di reprimere un sorriso.

Dunque, lei sembrava sicura di ciò che voleva e lui non riusciva a negarsi.

La situazione era assurda e totalmente in contrasto con le sue idee ed i suoi principi, anche se estremamente piacevole.

Già, si sarebbe comportato da uomo. Si coprì con un panno di spugna ed andò a svegliarla.

-Mi spiace, ma dobbiamo andare.

Lei aprì gli occhi e diventò immediatamente color porpora:

-Ti sembra il modo di presentarsi? Vattene!

Inizialmente non capì a cosa lei si riferisse, ma poi cominciò a ridere fragorosamente. Quella ragazza che lo aveva aggredito per ben due volte in sole dodici ore adesso s'imbarazzava e urlava solo perché era nudo sotto l'asciugamano.

Lei non lo aveva mai sentito ridere così, lo guardò estasiata:

-Maniaco!- gli urlò- Mi devo vestire, esci!

-Ma ti ho già visto..

-Fuori!

Lui si mise le mani sui fianchi e la sfidò con lo sguardo. Si stava divertendo veramente.

-Se non esci immediatamente fuori da questa stanza io comincerò ad urlare così forte che le finestre si frantumeranno.- disse lei lentamente.- Oppure non mi vestirò e non ti lascerò uscire. E Chuck verrà qui a cercarci.

Lui aggrottò le sopracciglia e si diresse alla porta:

-Hai mezzora per vestirti.

-Facciamo 50 minuti.

Lui alzò gli occhi al cielo e uscì.

Quella prepotenza infantile era ancora più eccitante di un conflitto a fuoco con i comunisti.


**


-Tranquillo, non lo dirò a Chuck e Sarah.- Pronunciò lei, pensierosa, mentre Casey guidava.

Si voltò perplesso.

-So che la cosa ti preoccupa, anche se non so perché.- aggiunse lei.

-Perché le cose sono.. molto complicate.

-Un uomo e una donna- a questa parola lui alzò il sopracciglio.- stanno..insieme..credo. Che c'è di complicato?

-Niente. Ma se un colonnello del FBI e la sua missione diciannovenne stanno..insieme..le cose sono complicate.- la guardò intensamente.- Hai diciannove anni.- le disse, come se fosse una colpa.

Lei abbassò gli occhi e rimase in silenzio.

A pensarci, la differenza d'età era molta.

Ma non le importava. Tutto ciò che voleva era guardarlo, ascoltare la sua voce, sentire il suo respiro mentre le accarezzava i capelli la notte.

Quando si sarebbe stancato di lei, sperava il più tardi possibile, avrebbe pensato al da farsi.

-Ti piacciono i canti natalizi?- chiese, per cambiare argomento.

-Quand'ero molto piccolo adoravo ascoltare i cori della chiesa il giorno di Natale.- rispose, dopo un attimo d'esitazione.

-Ora non più?

-Le cose sono molto cambiate. Il mio.. mestiere..implica la violazione di molti comandamenti.

-Mentire..rubare..uccidere.- elencò lei, con voce quasi inudibile.

-Sì, fa parte del mestiere. Da quando sono un membro del FBI, comunque, non ho più festeggiato il Natale. Non nel modo tradizionale, almeno.

-Ti sei mai pentito delle tue scelte? Insomma..l'essere una spia ti condiziona la vita. Lo so, è un'osservazione ovvia ma..davvero, non puoi avere un'esistenza normale, una famiglia.- pronunciò con voce flebile queste parole. Aveva paura di ferirlo, che si offendesse o che la reputasse una sciocca.

-Come già una volta dissi ad un'amica, io faccio quello che faccio affinché altri, là fuori, possano vivere il sogno americano*.

Aveva lo sguardo orgoglioso dei guerrieri, ma osservando bene si poteva anche scorgere la tristezza di chi sa a cosa deve rinunciare.

Sabrina gli stampò un sonoro bacio sulla guancia, e lui, per tutta risposta, la fulminò con lo sguardo:

-Non sono ammesse effusioni in pubblico.

-Ma in privato sì, giusto?- lo prese in giro, alzando un sopracciglio.

-No..io volevo dire..

-Siamo arrivati. Ciao, ciao.- scese dalla macchina e si avviò senza voltarsi, fingendosi offesa.

Quando varcò la soglia dell'Orange Orange si era già pentita del proprio atteggiamento. Ma era felice, si sentiva leggera. Sapeva che tra tre ore al massimo l'avrebbe rivisto.

Sarah la osservava, sorridente, da dietro il bancone.

-A cosa stai pensando?

-A niente- scosse la testa.- Come è andata in Belgio?

-Molto, molto bene. Io e Chuck abbiamo trovato due uomini che potrebbero aver a che fare con l'attentato di Goya. Casey ci saprà dire qualcosa.

-Che intendi?

-Beh a quest'ora starà già interrogando i sospettati. Le sue tecniche di persuasione sono sempre efficaci- spiegò lei, un po' a disagio.

-Non mi dirai che le torture che si vedono nei film sono reali!- l'orrore le si dipinse in viso.

Sarah restò in silenzio.

-Dio!- esclamò lei disgustata.

-Tutto questo finirà presto- la consolò la bionda, passandole un braccio attorno le spalle.- Oggi è giorno di paga!- esclamò poi, per distrarla.

-Prendo un paga?- chiese la ragazza, sorpresa.

-Sì, certo!

-Ma se non viene mai nessuno!- rise lei.

-Ebbene, è il tuo primo stipendio, no? Dobbiamo andare assolutamente a fare shopping!

**


(Al Buy More)


-Chuck, amico, credimi! Ha detto di essere innamorata di qualcun altro!

-Morgan, non fraintendermi, ma magari l'ha detto per non ferire i tuoi sentimenti. Tu le hai proposto di sposarti e vi conoscete da un mese! Non credi di averla terrorizzata?

-Ok, magari ho affrettato un po' i tempi, lo ammetto, ma..

-Niente ma, amico.- lo interruppe Chuck, deciso.- E' una ragazzina. Voglio dire è una tosta, è ben..strutturata..fisicamente. Ma ha 19 anni.

-L'età non conta!- ribatté Morgan, lagnoso.

Chuck vide Casey uscire da una porta.

-Ne riparleremo..cerca di non deprimerti!- gli disse avviandosi.

-Allora? Hanno parlato?

-Sì. Non hanno agito da soli. Altri agenti potrebbero riconoscere Sabrina.

-S-strano di solito non chiami noi comuni mortali per nome.- lo osservò sospettoso.- E non hai l'aria sadicamente felice che di solito hai dopo aver torturato qualcuno. Parla John Casey.

-Chiudi il becco idiota!- gli ringhiò l'altro in faccia, punto sul vivo.- Concentrati.

Chuck lo guardò stranito:

-Perché dovrei concentrarmi?

Prima che John rispondesse, Lester, seguito da tutti i dipendenti del negozio, si materializzò accanto alle due spie e tossicchiò per richiamare l'attenzione:

-Caro, carissimo John..-esordì, battendo una mano sulla spalla di Casey, il quale la guardò come se stesse per staccargliela. Lester la tolse, prima di continuare- Lavoriamo insieme da tanto tempo..possiamo considerarci quasi amici. C'è un profondo rispetto tra noi..-Chuck stentava a trattenere una risata, mentre Casey stentava a non colpirlo-Quindi vorremmo sapere a chi di noi darai il permesso di uscire con tua nipote.

Queste ultime parole scatenarono il putiferio: Casey involontariamente colpì con un pugno Lester, che volò a terra. Chuck si mise tra i due per evitare ulteriori danni.

-Io ti ammazzo sottospecie di lesbica indiana! Se solo osi appestarla con la tua colonia alla fogna io..

-Ok, Casey, calmati!- Chuck lo trascinò nello spogliatoio.- Ma sei impazzito? Potevi rompergli il naso!

-Sono stato delicato, smettila di starnazzare!

-Delicato? Ti sembra delica..? Ok. Questo è troppo anche per te. Oggigiorno uno zio non è così geloso e possessivo, cerca di adeguare la copertura al 2000.

Casey grugnì, sperando che la conversazione si chiudesse lì, ma Chuck continuò:

-Un uomo innamorato forse avrebbe agito così, 50 anni fa, forse. E comunque non è il nostro caso.

Casey lo guardò di sottecchi, senza farsi notare.

-Tutto fiato sprecato, con te. Il mio turno è finito da ben cinque minuti, andiamo dalle ragazze.- sembrò riflettere un momento.- Ci sono in programma missioni, sparatorie o pestaggi per stasera?

-No, perché?- domandò l'altro, già disgustato.

-E' la Vigilia. Ellie ci ha invitato a cena.





Nda_Dart of Pleasure:

*Casey disse questa frase a Sarah in una delle prime 2 stagioni, non ricordo quale XD

Grazie a tutti coloro che leggono!




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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Sarah gli aveva comunicato che Sabrina sarebbe rimasta insieme a lei l'intero pomeriggio e che sarebbero arrivate insieme a casa di Ellie.

La casa era fastidiosamente silenziosa. All'inizio della loro convivenza aveva quasi odiato il perenne rumore che la ragazza produceva rompendo tazzine, ascoltando la radio, tenendo la TV costantemente accesa, facendo domande. Per non parlare della confusione che provocava in ogni stanza; da quando era arrivata, la sua ormai ex-stanza si era trasformata in una baraonda di vestiti e scarpe, mentre la mensola in bagno era diventata un campo di battaglia per matite e ombretti.

Il telecomando, quando lei era in casa, era un miraggio, quando lei non c'era, introvabile.

Non riusciva a trovarlo nemmeno adesso e quella calma, colma di vuoto, iniziava ad irritarlo.

Certo, nell'appartamento accanto c'era Bartowski sempre disposto a blaterare, ma non era così disperato.

Decise di farsi una doccia lunga e riposante, del resto quando c'era lei doveva sempre sbrigarsi ad uscire o ad entrare.

Nel giro di un mese era riuscita a manipolare anche la casa.


**


Un secondo prima di bussare alla porta, Chuck la tempestò di raccomandazioni:

-Sii spontanea, ma non rispondere impulsivamente. Fenomeno sa tutto, ma non raccontargli i particolare. Morgan ci proverà con te, non ferirlo. Mia sorella ti inonderà di domande..

-Hai finito?- gli domandò, irritata, Sabrina.

-Già, Chuck. Finora non si è mai fatta sfuggire niente.- la difese Sarah.

-Ok, ok. Dov'è Casey?

-Sta arrivando-rispose la bionda.

Lui annuì e, sospirando, suonò il campanello.

-Ehi!- li accolse con un caloroso sorriso Ellie.-Accomodatevi.

-E così sei tu la famosa nipote di Casey- iniziò Devon, squadrandola.

-Non vi somigliate nemmeno un po'.- commentò Ellie.

-Scherzi della natura!- esclamò il marito.

Morgan e Casey entrarono, contemporaneamente, nell'appartamento.

-Morgan!- salutò Sabrina, affettuosamente.

-I-i-io..devo andare in bagno. Vogliate scusarmi.- balbettò lui, provocando la risata generale.

-Se ti chiedi se con il tempo migliorerà, ti rispondo subito che andrà sempre peggio!- rise Ellie, aggrottando le sopracciglia.- Ma sedetevi, su!

-Vieni, Sabrina, ti siederai tra me e Morgan, così lo faremo stare sulle spine l'intera serata!

-Siete, davvero, senza cuore.- sentenziò Chuck, mentre la ragazza andava a sedersi ed ognuno prendeva posto.

-Allora, Casey..- iniziò Ellie, versando il vino nei bicchieri- avere una bambina per casa non ti fa venir voglia di metter su famiglia?

Chuck e Casey per poco non si strozzarono con il liquido appena bevuto.

Sarah e Sabrina lo guardarono allarmata.

-Beh non è che sia proprio una bambina..-rispose lui, forzando un sorriso.

-Beh no, ma potresti esserle padre!

Casey assunse l'espressione che gli era solita prima di abbattere il nemico.

Chuck intervenne immediatamente:

-Sa-sapevi che Sabrina è un'appassionata di filosofia?

-Davvero? Bella ed intelligente!

-Già! Alla tua età io e la mia cara moglie eravamo interessati a ben altre cose!- disse Devon, guardando in modo allusivo la compagna.

-Medicina?-chiese ingenuamente- Chuck mi ha detto che siete due eccellenti dottori!- si guadagnò uno sguardo materno da Ellie.

Sarah le accarezzò la mano, teneramente, ed aggiunse:

-Oggi ho scoperto che è anche un'eccellente cuoca!-

-Non dimentichiamoci che è italiana!- sorrise Chuck.- Basta riempirla di complimenti, altrimenti Morgan diventa ancora più ossessionato.

-Stavate parlando di me?- chiese il bassetto, accomodandosi al posto.

La cena trascorse tranquilla, senza intoppi. Arrivati al dolce, Ellie disse:

-Quando John diventa troppo noioso o irascibile sentiti libera di venire a trovarci.

-A me non l'hai mai detto!- disse Morgan, contrariato.

-Perché tu non aspetti mai l'invito!

-Per la verità, lo zio è molto paziente con me.-un luminoso sorriso si distese sul suo volto.

-Casey, paziente?- chiese Morgan, esterrefatto.

-S-si. E' gentile..

-Vuoi che ti mostri quanto so essere gentile?- chiese Casey, irritato, a Morgan.

-Non scaldiamoci!- cercò di sdrammatizzare, Chuck.

-E dimmi, esci con qualcuno?- insisté Ellie.

Sabrina cominciava a sentirsi un po' a disagio:

-N-no..

-Come potrebbe? E' qui da poco più di un mese e finora ha conosciuto solo uomini del Buy More..senza offesa.- disse Devon.

-Sei sempre fenomenale.- commentò Chuck, con tono offeso.

Si andarono a sedere sui divani, sorseggiando cognac. Chuck buttò due cuscini a terra per sé e Sabrina, la quale, senza riflettere, avvicinò il suo ai piedi di Casey. Il ragazzo, notando lo strano movimento, inarcò un sopracciglio.

John avvicinò la bocca all'orecchio della ragazza e chiese sottovoce:

-Non potresti sederti come una persona normale, almeno per stasera?

-No, sarebbe come tradire Chuck.- rispose lei, decisa.

Casey, sorpreso, non insisté; la lealtà era ai vertici del suo codice d'onore e stimava chiunque fosse leale, nel bene o nel male, ma dubitava che una ragazza, una civile, potesse avere a cuore questi principi. Sentì una mano fredda stingere la sua. Sgranò gli occhi in chiaro segno di disapprovazione.

-Zio, tu sì che hai le mani calde!- gli occhi di Sabrina erano pieni di sadica soddisfazione, perché sapeva che lui, a causa della copertura, non poteva ribellarsi come avrebbe voluto.

-A-anche io ho le mani calde, se v-vuoi..-intervenne Morgan.

-Io credo che stia bene così. Arrenditi, amico.- disse Devon, battendogli una mano sulla spalla.- Jeff e Lester mi hanno detto che sei in grado di ballare il mambo!

-Come fanno a saperlo?- chiese lei, imbarazzata.

-Ricordi il tuo spettacolino con Big Mike?- chiese Casey, vendicandosi.

-Ah..già.- rispose, fulminandolo col sguardo. Lo aveva fatto solo per mettersi in mostra, per lui. Non poteva criticarla.- Comunque conosco i passi del cha cha e della salsa, oltre che del mambo. Ma dire che so ballare mi sembra un po' esagerato!

-Non essere timida! Gente, la ragazza è troppo modesta.- suggerì Chuck, che si divertiva a vederla arrossire.

-Peccato che manchi il cavaliere!- esclamò lei stizzita, sperando che Fenomeno non sapesse ballare.

-Oh ma Chuck ha preso lezioni di danza, non ve l'aveva detto?- Sarah aveva appena ricevuto un messaggio dalla Beckman ed intendeva distrarre tutti.

-Questo è un colpo basso!- si lamentò il ragazzo.

Tutti insisterono affinché i due cominciassero a ballare, le note di Ahora Quien di Marc Anthony ( http://www.youtube.com/watch?v=toLrTToaN0M ) risuonarono nella stanza attivando l'intersect.

-Da quanto prendi lezioni di danza?- chiese la ragazza volteggiando leggerissima tra le braccia di Chuck.

-E' un programma inserito nell'intersect.

-Quella cosa da nerd di cui non mi dovevi parlare?

-Già!- rise lui, dandosi arie da grande ballerino.

Li guardavano estasiati, erano veramente bravi. Gran parte del merito era del ragazzo, ma Sabrina non sfigurava.

Il fatto che i due, insieme, sembrassero eterni Peter Pan, infastidiva non poco il colonnello. Sapeva che i passi sensuali e le buffonerie erano cose che non poteva offrire e che lei invece sembrava apprezzare molto.

Era invidioso di quell'allegria stupida e frizzante, non geloso: era palese che i due erano legati da un tipo di amore scevro da ogni tipo di tensione sessuale. Sembravano gemelli siamesi, piuttosto, con la differenza che la ragazza era più riservata.

Ma, infondo, chiunque abbia un minimo di cervello è più riservato di Bartowski.

I due, nel frattempo, accaldati e sorridenti tornarono a sedersi, tra gli applausi.

Casey notò che Sarah gli faceva cenno di avvicinarsi.

-La Beckman ci vuole tra 90 minuti al castello. Tu dirai che sei molto stanco e che la ragazza deve venire con te. Io e Chuck usciremo subito dopo.

Casey esitò:

-Ci rivedremo al castello tra 90 minuti?

-Sì, è un problema?

-No, assolutamente..- rispose lui, con un mezzo sorriso. Senza perdere un secondo - Gente vi ringraziamo per la serata, ma si è fatto proprio tardi. Dobbiamo andare.- aggiunse, lanciando un'occhiata a Sabrina, la quale subito scattò in piedi e iniziò a salutare tutti.

-Devi venire assolutamente a trovarci e, ah, ritieniti invitata per il pranzo di Natale!- le disse Ellie, abbracciandola.

-Sei una ragazzina forte!- Devon le scompigliò i capelli.

-Sarah, Chuck, noi ci vediamo domani!

Uscirono e, attraversata la fontana, arrivarono al loro appartamento.

-Ellie sa che abitiamo qui, di fronte a loro?- chiese la ragazza, perplessa.

-Sì, ma si preoccupa per te, ecco, non mi considera un buon tutore.

-E fa bene- rise lei.

Le mancò il fiato perché, d'un tratto, si sentì sollevare e scaraventare, subito dopo, sul letto.

-Come tuo tutore, è ora che ti insegni un po' di rispetto.



Nda_Dart of Pleasure

Salve! Niente volevo solo comunicarvi che a breve la storia si concluderà!

* Sente sospiri di sollievo e gente che esulta a chilometri di distanza*

............... Ok XD

Vorrei ringraziare tutti quelli che leggono, siete tantissimissimissimi! Vi perdono e amo anche se non recensite u.u Alla prossima :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


-Ti odio John Casey- gli sussurrò sul petto.

Lui, che stava fissando il soffitto, si girò di scatto, allarmato.

-Ti odio perché quando acciufferete i cattivi ti dimenticherai di me, mentre io non potrò mai farlo. Sei stato il primo in tutti i sensi.

Lui rimase in silenzio, carezzandole i capelli.

-E pensare che solo pochi mesi fa prendevo in giro chiunque dicesse che chi non ha mai amato non ha mai sofferto.

-Non pronunciare frasi avventate. Non puoi sapere cosa significhi amare.

Lei si girò a guardarlo.

-Sei un'adolescente e confondi la passione con l'amore.

-Non sottovalutarmi.

-Non metto in discussione ciò che provi. Sto solo dicendo che non può essere definito amore.

Lei non ribatté: era abbastanza razionale da sapere che aveva ragione. L'amore era un qualcosa che veniva dopo aver conosciuto tutti i difetti dell'altro, dopo averli odiati ed accettati. L'amore, avvolte, sbocciava dopo anni che due persone stavano insieme.

Ma, d'altra parte, lei si sentiva pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur di restare accanto a quell'uomo ombroso, divertente a modo suo, e valoroso.

-E comunque non ti dimenticherò.- promise, prima di baciarla tra i capelli.

Il cellulare di Casey squillò.

-Bartowski?

-Apri Casey! Fa' presto, prima che mia sorella ci veda!

-Merda..rivestiti!- le disse prima di sparire dietro la porta.



-Ehi amico, bella capigliatura!- esclamò Chuck, notando i suoi capelli scarmigliati.

-Dov'è Sabrina?- chiese Sarah, guardandosi attorno con circospezione.

-E'..è di sopra.

-Arrivo, arrivo!- urlò lei, correndo giù per le scale.

-Avete fatto la lotta con i cuscini senza invitarmi?- chiese Chuck, vedendo che anche i ricci della ragazza erano in disordine.

Due paia di occhi accusatori si fissarono su Casey.

-No, ecco io..lui..-la ragazza era nel panico, sapeva quanto John tenesse che gli altri non lo scoprissero.

-Le stavo insegnando come soffocare con un cuscino un malintenzionato.- spiegò lui, impassibile.

Chuck e Sarah aggrottarono le sopracciglia:

-Perché?

-Lo ha chiesto lei, io gliel'ho mostrato. Adesso basta, perché siete venuti qui?

-Sempre ospitale!- borbottò il ragazzo.

Sebbene Chuck e Sabrina fossero in disparte, poterono sentire che Casey diceva:

-Non può venire con noi!

-Deve! Gli uomini che hai interrogato hanno detto che il loro ritrovo è al Que Pasa, no? Ci andremo, lei li riconoscerà e li arresteremo.

-Riconoscere i criminali è il lavoro dell'idiota!

-Ma stavolta sembra che non ci siano dati relativi a quest'organizzazione nell'intersect.

-Dannazione!- ruggì lui, a denti stretti.

Sarah era sempre più insospettita.

-Non la prenderanno.- gli disse, guardandolo negli occhi.

-Mi sa che ora iniziano i guai- sussurrò gravemente Chuck alla ragazza.


**


-Colonnello, sarai un capo mafia e dovrai provocare qualcuno affinché gli uomini armati vengano allo scoperto. In questo modo la ragazza potrà indicarci i responsabili dell'attentato. Chuck, tu sarai un..uhm- la Beckman sembrò riflettere.- un ospite guardone.

-Ehi! Io non voglio essere l'ospite guardone!

-Chiudi il becco, Bartowski!- gli disse John, nervoso.

Chuck, notando lo strano atteggiamento dell'amico, rimase in silenzio.

Prima di una missione, solitamente, Casey aveva gli occhi accesi dall'eccitazione e non perdeva occasione per prenderlo in giro mentre, adesso, era teso ed inquieto.

Non che Casey stesse mostrando emozioni in qualche modo, ma il ragazzo lo sentiva. Da troppo tempo lavoravano insieme per non accorgersi di sottigliezze del genere.

Dal canto suo, il colonnello pareva non vedere né sentire nulla. Era arrabbiato.

Quella situazione non avrebbe dovuto sfiorarlo minimamente. Era solo colpa sua se adesso si sentiva coinvolto. Una spia che ha paura è una spia inefficiente o, nella maggior parte dei casi, morta.

Aveva ceduto, ancora stentava a crederci, e aveva sbagliato.

Le ragazze entrarono nella stanza:

-Wow!- esclamò Chuck, spalancando gli occhi.

-Come avrete capito, Sarah è una spogliarellista mentre Sabrina sarà la ragazza del boss.- puntualizzò il generale.-Buon lavoro.- aggiunse, prima di chiudere la connessione.

Sabrina era irriconoscibile: i lunghi ricci erano stati sostituiti da un caschetto di serici capelli neri, aveva un striminzito tubino rosso e neri tacchi vertiginosi.

Sarah cercava di istruire la ragazza sul comportamento da adottare:

-Se devi sorridere fallo in modo provocatorio, sii un po'..-gesticolò come per afferrare le parole-.. volgare. Cammina e muoviti come se volessi essere osservata da tutti e soprattutto NON ARROSSIRE.

Le mise le mani sulle spalle e le sorrise per incoraggiarla:

-So che puoi farcela. Casey sarà sempre accanto a te e sarai collegata a me e Chuck tramite questi- le mostrò degli auricolari.

La ragazza inspirò profondamente.

-Non sarà più difficile di battermi a Need for Speed- le disse Chuck, ammiccando.

-Oh, allora sarà un gioco da ragazzi- gli lanciò un'occhiata di sfida.

-Così mi piaci!- le sorrise entusiasta.

Casey le si avvicinò:

-Lascia stare quest'idiota, tieni a mente le indicazioni di Walker. Fa' qualsiasi cosa ti dica di fare e non agire di impulso.- si rivolse agli altri.-Andiamo.


**


Il Que Pasa era davvero un locale di cattivo gusto, non solo per la presenza di spogliarelliste, e ciò era positivo per Sabrina, che cercava di imitare l'atteggiamento delle donne presenti in sala.

Erano seduti ad un tavolino e non riusciva a guardare Casey in faccia.

-Sei l'amante del boss, non puoi distogliere lo sguardo!-le fece notare mentre inseriva-non senza un certo imbarazzo- una manciata di dollari nel tanga di una ballerina.

-Non potevo guardarti perché mi veniva da ridere.

-Ora non più?- chiese lui, guardandosi intorno.

-No. Sono incazzata- calcò su questa parola- nera.

Doveva essere volgare? Bene.

Si alzò dal suo posto per andare a sedersi a cavalcioni su di lui.

Lui sgranò gli occhi allarmato.

*Ehi, ehi, non state esagerando?* sentì la voce di Chuck nel suo orecchio destro.

*Perfetto Sabrina, era questo che intendevo* intervenne Sarah.

-Sono la puttana del boss, no?- sussurrò prima di baciarlo rabbiosamente.

*Ehm..Sabrina?*

*Zitto, Chuck. Sta facendo un ottimo lavoro**Adesso va nella stanza vicino alla toilette e guarda chi è dentro. Noi siamo qui, non avere paura.*

Lei si staccò lentamente fissandolo. Si alzò e si avviò.

Era contenta di averlo baciato, se fosse andata male..già se fosse andata male.

Lo aveva salutato, ma non avrebbe potuto salutare la sua famiglia ed i suoi amici. Così lontani..avrei dovuto lasciare un biglietto, un messaggio per loro. Ma non lo avrebbero mai ricevuto, la CIA farà in modo che la mia morte passi per un incidente. Espirò, strinse i pugni, ed entrò nella stanza.

-Ma che diavolo..-urlò un uomo seduto ad un tavolo da pocker.

-Dov'è il bagno delle signore?- chiese lei, fingendosi interdetta.

-Ti ci porto io..-propose uno, alzandosi.

Quando si volse verso il suo interlocutore, un brivido la percosse da capo a piedi: quell'uomo aveva sparato per ben due volte ad Alejandro Goya, con un fucile a canna mozza. E l'uomo biondo dietro di lui aveva sparato alle guardie del corpo. Cominciò a sudare freddo ricordando com'era riuscita a scampare alla morte per poco. E adesso era faccia a faccia con lei, con loro.

-Il mio uomo non approverebbe- gli rispose, provando a sorridere in modo sfacciato.

*Sono loro?* chiese Sarah, preoccupata.

-Sì- sussurrò lei senza muovere le labbra, tuttavia fu sentita dai due.

-Sì cosa?- chiesero.

-Sì è proprio ora che io torni al tavolo..- disse avviandosi.

-Ferma! Ha un auricolare, guarda!

Provò a scappare ma fu tutto inutile. Contemporaneamente all'arrivo dei tre amici sentì un oggetto freddo e metallico contro la tempia.

-Gettate la pistola a terra o le sparo!- disse uno, mentre l'altro puntava la pistola contro le tre spie.

I tre posarono le pistole in terra ed il biondo legò i quattro a delle sedie.

L'altro uscì silenziosamente dalla stanza.

-Chuck, ascoltami-iniziò Sabrina.- Quando tutto sarà finito, trova mia madre e dille che ero felice e che..

-Piantala di dire sciocchezze!- ruggì Casey.

-Sono le mie ultime parole, ok?- disse lei stizzita. Sapeva che sarebbe morta, non aveva troppa paura.- devi dire a mia madre che eravamo amici e che non avevo rimpianti e che non si disperi..-la voce le si incrinò.

-Potrai dirgliele tu stessa tutte queste cose. Troveremo un modo.- gli rispose lui, dolcemente.

Sarah, repentinamente, si alzò fracassando la sedia a lei legata sul sequestratore e contemporaneamente Casey gli diede il calcio di grazia, prima di prendere la sua pistola.

-Ecco trovato il modo!- esclamò Chuck, piuttosto perplesso.

-Hanno dimenticato di legarci le gambe, non devono essere spie- commentò Sarah, slegando Sabrina.

Arrivarono altri tre uomini armati ma Casey riuscì a sparargli prima che estraessero le pistole.

-Ragazzi, missione compiuta!- esultò l'intersect.

-Portala a casa, ci pensiamo noi qui- disse John in modo cupo.


**


-Come puoi sopportare tutto questo?- chiese lei tra i singhiozzi.

-Non lo so..- erano sdraiai sul letto e le accarezzava i capelli.

-Come puoi dormire la notte pensando che potrebbero spararle..per lavoro?

-E' anche per questo che ho deciso di diventare una spia. Per restarle accanto sempre e proteggerla..anche se la maggior parte delle volte è lei a salvarmi.

-E Casey..lui ha sparato a quelle persone..così senza pensarci..come si può essere così crudeli?- non riusciva a smettere di piangere. Sapeva fin dall'inizio che era una spia, un'agente federale, ma mai aveva riflettuto su ciò che questo volesse realmente dire.

-Avresti preferito che sparassero a lui?- la voce di Chuck era seria come rare volte.- Loro sono così..praticamente da sempre e noi non possiamo farci proprio niente. Noi non possiamo giudicare le loro scelte perché non possiamo sapere quanto loro costi. Loro sono diversi e per quanto li possiamo amare non riusciremo mai a comprenderli del tutto.

Le parole di Chuck le aprirono un punto di vista diverso.

-Non lo hanno chiesto loro di essere amati..-disse lei, con voce flebile.

-E nemmeno noi lo abbiamo deciso..parlo di proposito al plurale..dobbiamo semplicemente accettarlo.

Quando, all'alba, Sarah e Casey entrarono dalla finestra li trovarono addormentati, abbracciati.

-Finalmente, per lei, è tutto finito- sussurrò la bionda-Mi mancherà- aggiunse, sbirciandolo.

L'occhiata che lui le lanciò di rimando la lasciò esterrefatta: dietro i lineamenti immobili si percepiva la sofferenza.

-Ma se tu..

-No. Non potrebbe mai sopportare una situazione del genere. Deve vivere come una ragazza della sua età, con un suo coetaneo.

-Dovresti chiederlo a lei prima di decidere.

-Non so quale sarebbe la sua risposta. La costringerei a rinunciare ad una vita normale. Ci sono spie che si pentono delle proprie scelte, questa decisione che effetto pensi potrebbe avere su di lei?

-Non è una bambina, ha il diritto di scegliere!

-Oggi ho avuto paura – disse con evidente sforzo.- In vent'anni di onorata carriera non ho mai avuto paura!

-A volte avere qualcosa da perdere è un bene!- esclamò lei, colpita dalle sue stesse parole.

I ragazzi si svegliarono.

-Ehi, cos'è un pigiama party?- chiese Chuck, stordito.

-John!- trillò Sabrina, saltandogli in collo.

Dopo un attimo di esitazione, lui la strinse:

-Andiamo a casa.- e tenendola in braccio, sparirono dietro la porta lasciando i due amici e colleghi a bocca spalancata.

-E' proprio vero che certi miracoli si compiono solo a Natale.- sentenziò il ragazzo.

-Natale?

-Sì, Sarah. Questa è l'alba del 25 Dicembre.- disse voltandosi, indicandole con la mano il cielo grigio-azzurro alle loro spalle.


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


-Ti fa male?- le chiese, indicando con gli occhi verdi l'ematoma sulla sua spalla.

-Sì..mi piace!- rispose lei sorridendo. Era il testimone della sua prima volta come poteva non piacerle?

Lui rimase in silenzio. Aveva capito che era un po' masochista, dalle notti trascorse era abbastanza evidente.

-Dovresti chiamare tua madre, è la mattina di Natale.

Vide il suo sguardo illuminarsi e diventare raggiante, più di quanto già fosse.

-Posso? Davvero?

-Certo, ormai è tutto finito..-la vide saltare giù dal letto come un razzo, infilare il suo maglione e precipitarsi giù dalle scale-..potrai tornare a casa.- continuò, senza che lei sentisse.

Ascoltò la sua voce squillante che cinguettava dal piano di sotto:

-Mamma? Buon Natale! Sì, sto bene..non sarò sola! Pranzerò da amici con..con un amico. Mamma non iniziare..smettila di prendermi in giro! Alto? Quanto l'Everest!..non è un ex-galeotto- rise fragorosamente- Mamma devo andare, basta domande! Augura un bellissimo, felicissimo, strepitosissimo Natale a tutti da parte mia! Certo che mi manchi..ti dispiace che io sia felice? Ecco, allora mandami un bacio. Ti voglio bene!- posò giù il telefono. Con gli occhi lucidi, sussurrò, consapevole che lui era alle sue spalle:

-Non puoi immaginare quanto mi è mancata la sua voce.

Lo sapevo che non avrebbe mai funzionato. Sopporta a malapena poco più di un mese di lontananza dai suoi cari.

-Presto potrai rivederla.

-E tu? Non devi chiamare nessuno?

-Nessuno si aspetta i miei auguri di Natale.

Sabrina intuì la tristezza dietro la voce monocolore del colonnello.

-D'ora in poi sappi che attenderò sempre i tuoi auguri di Natale- sorrise lei.- ma.. nel frattempo il telecomando è mio. Cartoni di Natale a tutto spiano!

-Almeno il notiziario del mattino..

-No!- lo sfidò lei.

-Dammi quel dannato telecomando.- ordinò lui, con aria truce.

Lei si avvicinò, porgendo l'oggetto di contesa.

-Mai!- esclamò, prima di iniziare a correre per tutto il soggiorno.

-Pensi di poter battermi?- domandò lui scettico, piantandosi dietro al divano per bloccarle le vie di fuga.

-Ho vissuto per vent'anni con un fratello più piccolo, credimi posso batterti.

-Non mi avevi detto di avere un fratello- si interessò lui.

-Non me l'hai chiesto! Ma tranquillo ha solo 15 anni, non ti picchierà per avermi portata a letto!- spiegò lei, saltando sul divano.

-Fino a prova contraria, sei stata tu a provocarmi.- ribatté lui, cercando di afferrarla.

-Oh, il povero colonnello John Casey sedotto ed abbandonato da una ventenne.

Riuscì ad acciuffarla e bloccarla contro il tappeto:

-Meglio che non si sappia in giro- sorrise lui, inarcando un sopracciglio.

In quel momento la porta si aprì, mostrando Sarah e Chuck scioccati ed imbarazzati.

-N-noi..-iniziò Sarah.

-Ma che diamine succede qui?- domandò il ragazzo, con aria inquisitoria.

-N-non è come può sembrare..-cercò di giustificarsi Casey, per la prima volta titubante davanti Chuck.

-Nel mio Paese le porte si chiudono a chiave!- esclamò Sabrina, con il volto spaventosamente rosso.

-Ne riparleremo più tardi, Ellie ci aspetta per pranzo.


**

Il pranzo, seppur con qualche intoppo dovuto alla tensione creatasi la mattina, andò più che bene; l'amore, in ogni sua forma, regnava sovrano riscaldando il cuore di ognuno.

Tornati nell'appartamento di Casey, tuttavia, i quattro si sentivano nervosi.

Chuck e Sarah, seduti di fronte a loro, cercavano di mascherare la curiosità con un'espressione severa.

-Perché ci avete fatto una visita a sorpresa stamattina?- cominciò Sabrina, rompendo il silenzio.

-Perché volevamo trascorrere un po' di tempo con te- rispose il ragazzo, piccato.

-Beh..ci saremmo visti da Ellie.- si addolcì lei.

-Sì, ma ci restano meno di 24 ore.

-Cosa? Che vuoi dire..?- chiese la ragazza allarmata.

-Questo è il biglietto di sola andata per l'Italia..partirai domani alle 10 del mattino.- disse Sarah, allungandole un biglietto.

-Domani?- tuonò Casey.

-Non c'è motivo per cui dovrebbe rimanere un giorno di più..non per il generale.- spiegò la bionda.- Tu sapevi che questo giorno sarebbe arrivato.

Un gemito di frustrazione fuoriuscì dalle sue labbra:

-Non così presto.

-Ma non potrei restare qui come una persona qualunque?- chiese la ragazza.

-Dovresti dimostrare che hai un lavoro regolare e superare un test e un interrogatorio e..dire perché vuoi restare.

-La CIA e l' FBI non vedrebbero di buon occhio questa situazione perché conosci le nostre vere identità. -intervenne Chuck.

-Sembra quasi che non mi vogliate..-disse Sabrina, con espressione tradita.

Il ragazzo restò interdetto.

-Non è questo, non fraintendere..ma tu odi questa vita..

Casey, che fino a quel momento non aveva parlato, affermò:

-Dovresti andare.

Lo guardò con le lacrime agli occhi.

-Non potresti tollerare tutte le rinunce che una scelta simile comporta. Un mese lontana da tua madre ti è sembrata un'infinità? Ci saranno periodi anche più lunghi di 4 mesi in cui non potrai avere contatti con le persone che ami. Dovrai essere assente a compleanni, festività, matrimoni. Dovrai mentire. Molte volte io dovrò mentirti. Non potrò mai essere totalmente sicuro quando ti dirò: tornerò presto. Tra me e te, poi, ci sono quasi 20 anni di differenza. Come pensi reagirebbe tua madre? Ed i tuoi amici? Se non te ne vai adesso non potrai più fare stronzate da adolescente ed è un tuo diritto farle.

Io non posso darti niente.

Chuck e Sarah, ammutoliti, lo osservavano sconvolti.

Non lo avevano mai visto così frustrato, combattuto. E si vergognavano perché non avevano capito fino a che punto fosse affezionato alla ragazza.

Il silenzio, nella stanza, era carico di tensione.

Sabrina non sapeva cosa rispondere, o meglio, avrebbe voluto dire che sì rinuncerebbe a tutto per lui, ed era vero.

Ma la prospettiva di una vita in gabbia, le sbarre costituite da menzogne, era terribile.

Eppure, nonostante mi si spezzi il cuore, voglio restare.

Vent'anni di vita son niente, ma mi conosco per la miseria.

Non ho mai perso la testa per nessuno e ho sempre messo il dovere prima dei miei interessi. So essere razionale e responsabile, quando voglio. Non sono mai stata così me stessa come da quando sono qui. Sono disposta a tutto. Avrò una vita un po'..innaturale ma sarà sempre un pezzo di vita con lui ed è tutto ciò che desidero.

Non aspirava al per sempre, non ci credeva, ma aveva imparato che la vita può essere più breve di quanto si pensi e deve essere goduta.

-Io resto, John.- disse decisa.

-No! Sbagli! E' una decisioni immatura, stupida, dettata da..

-Io voglio sapere solo se a tu saresti felice trovandomi a casa ogni volta che torni. Se riusciresti a dire a mia madre che, sì hai vent'anni in più, ma che questi anni fanno solo del bene alla mia stupidità, alla mia ingenuità.

Se un domani, incontrando un'affascinante spia, tornerai lo stesso a casa. Non mi serve altro. Se puoi rispondere sì a queste tre domande, io resto. Perché io sono sicura. E tu?

Gli occhi verdi, solitamente glaciali, la fissavano muti.

Si sentì cedere le gambe:

-Rinunceresti a tutto per qualche piccolo ostacolo? A John Casey non manca il coraggio..forse non t'importa abbastanza. Forse mi sono solo illusa..già.

Scusate, v-vado a prepararmi.- concluse, con voce rauca, salendo al piano di sopra. Quando sparì dalla vista dei tre, Chuck scattò:

-Casey, parla! Cosa provi? Perché se provi qualcosa dovresti dirglielo!

-Sei stato il primo a dire che è una cattiva idea!- ruggì John.

-Perché io tengo a lei, e tutti sappiamo che una vita normale è una vita felice! Ma nonostante le apparenze è un'adulta e sa ciò che è meglio per sé! Non sarebbe disposta a restare se non fosse sicura delle proprie scelte. Io la conosco. Il punto è: la ricambi? Se la ami la metà di quanto lei ami te, corri Casey. Te lo dico da amico.

-Non mi conosce! Non sa quasi niente del mio passato, le cose terribili che ho fatto..

-Parlale! Se entro domani mattina non avrà cambiato idea allora..dovrai tenertela stretta. Tu, spia privilegiata, avrai trovato finalmente una casa.- le parole di Sarah risuonarono colme di speranza ed invidia.

Se non fosse stato John Casey li avrebbe abbracciati. Ma lui era il colonnello e, dopo un breve sorriso riconoscente, si limitò a volare su per le scale.

-Speriamo bene..- sospirò Sarah.

Chuck la guardò intensamente:

-Vorrei che il futuro di tutti fosse come te, splendido!




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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Sospirò sollevato, tra due giorni sarebbero ripartiti. Non che non avesse apprezzato la famiglia di Sabrina, ma in quella città poetica gli sembrava che la ragazza fosse meno sua, che troppa gente l'amasse. Sospirò nuovamente.

Erano passate ben tre settimane da quando era atterrato a Firenze ed ancora non aveva capito perché la gente si ostinasse a riempirlo di cibo a qualsiasi ora del giorno. Anche adesso, seduto in silenzio nella sua camera d'hotel, si ritrovava a fissare la torta che la nonna di Sabrina aveva insistito per dargli. Erano moli gli usi che non gli erano familiari e che infastidivano la sua natura diffidente e riservata, ma ogni volta che la vedeva sorridere lo scontento evaporava.

Ripensò a quando, per la prima volta, aveva incontrato la madre di Sabrina:

-Mamma!- aveva esclamato abbracciandola, con le lacrime agli occhi.

La donna aveva ricambiato l'intenso abbraccio in silenzio, poi l'aveva guardato inarcando lievemente un sopracciglio.

-Lui è John..

-Piacere di conoscerla.- aveva detto, quasi sull'attenti. Quando l'aveva osservata attentamente era rimasto sbalordito perché sua madre aveva solo qualche anno più di lui.

-Possiamo darci del tu, John. Se non altro per l'età.- aveva esordito lei, ridendo.

Gli aveva offerto del caffè- gli italiani bevevano sempre caffè- e non gli aveva più dato tregua.

Se le battute taglienti fossero letali, quella donna avrebbe potuto sterminare un esercito senza particolari sforzi.

Nonostante questo piccolo dettaglio, aveva subito capito che era una donna degna di ogni stima. Sola, era riuscita a crescere due figli e, anche se non conosceva il figlio minore, poteva dire che Sabrina era colma di senso del dovere, leale e buona.

Certo, a spese sue, aveva notato che la superbia e l'arroganza erano difetti radicati in lei, la quale ogni volta affermava: la mia non è presunzione ma autostima, o, io non sono arrogante ed ho semplicemente ragione.

In aereo, prima di arrivare, avevano deciso che avrebbero discusso di ogni cosa, per mettere alla prova i loro caratteri e da quel momento non avevano più smesso di discutere.

Certo era dura; lei gli aveva pure confessato di avere tendenze verso la sinistra politica, ma aveva finalmente trovato una casa.


**


Tre settimane prima tutto sembrava finito, lei era corsa rifare le valige convinta che sarebbe tornata sola in Italia. Poi lui l'aveva raggiunta e le aveva detto:

-Sì, mi piacerebbe trovarti a casa ogni volta che torno. Sì, i miei vent'anni ti saranno d'aiuto ogni volta che vorrai. Sì, anche se dovessi incontrare la più affascinante spia del mondo, tornerò da te. Ma prima devi conoscere la parte peggiore di me.

Dopo essergli saltata addosso, lei aveva risposto:

-Parti con me. Lontano dal tuo mondo sarai libero di esprimerti e nel frattempo vedrai tutto quello che di buono e cattivo c'è in me.

E lui aveva accettato, con suo sommo stupore.

A Firenze, passeggiando per il Giardino delle Rose, le aveva confessato il suo passato: ciò che più colpì Sabrina fu che era stato costretto a fingere la propria morte per poter diventare un'agente segreto, lasciando per sempre i suoi genitori e la sua fidanzata.

-La amavi?- gli aveva chiesto.

-Amavo di più l'esercito, la carriera. Non mi sono mai pentito di questa scelta, sarebbe come rinnegare la mia vita.

Scoprì parti del suo vissuto difficili da accettare, ma anche tesori nascosti di generosità e tenerezza.

Nel giro di tre settimane era ancora più sicura di quanto già non fosse.

La madre, tuttavia, non era troppo d'accordo. Il trasferimento definitivo della propria bambina in America era inaccettabile, per il suo cuore di mamma.

La sua opinione su Casey, constatazioni pungenti sull'età a parte, era, però, positiva. All'inizio, aveva temuto che quell'uomo riuscisse a manipolare la sua bambina, troppo innamorata, ma aveva visto, con i propri occhi, che era lui, spesso, a farsi consapevolmente raggirare da Sabrina.

E vedendo i suoi atteggiamenti era riuscita ad inquadrarlo si era guadagnato la sua stima.

Diverso discorso era per gli amici di Sabrina, i quali non lo avevano accettato ed erano evidentemente a disagio in sua presenza.

Non avrebbero molte occasioni per incontrarsi comunque, aveva pensato, sospirando.

Si sentiva come una traditrice, come se stesse abbandonando tutti e tutto, voltando loro le spalle, per un uomo che conosceva da solo poco più di due mesi.

Quando aveva confessato questi pensieri a sua madre, lei le aveva semplicemente risposto:

-Non ci stai tradendo, stai costruendo la tua strada. Prima o poi, tutti devono allontanarsi dal nido e tu hai iniziato prima degli altri.

Poi Casey, dalla stanza accanto, con un po' di panico nella voce, le aveva chiesto di tradurgli ciò che sua nonna gli stava dicendo.

-Mia nonna ti fa i complimenti e dice che non ne fanno più di uomini come te.- aveva tradotto lei.

- Tua nonna è una donna molto saggia!- aveva esclamato lui soddisfatto ma un po' titubante.

Ed in quel momento aveva capito che l'unico tradimento che rischiava di commettere era verso se stessa, perché se non lo avesse seguito avrebbe chiuso le porte ad un regalo del destino.

Lui era tutto ciò di cui aveva bisogno, ciò che la rendeva più forte proteggendola, ciò che le permetteva di crescere ma restare bambina, ciò che la faceva sentire a casa pure in capo al mondo.

Non aveva dubbi.







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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Nda_Dart of Pleasure

Questo capitolo è ambientato cinque anni dopo il precedente: Chuck e Sarah sono sposati, da due anni, Morgan è diventato una spia e convive con Alex, che Casey ha già conosciuto.

Nonostante qualche iniziale problema dovuto all'età della protagonista, Alex e Sabrina sono diventate amiche.

Ellie e gli altri hanno saputo che Sabrina non ha nessun tipo di parentela con Casey e sono diventati una coppia ufficialmente. Ai dipendenti del Buy More è stato detto che in realtà Casey è un trovatello è non ha quindi nessun legame di sangue con Sabrina (scusate la banalità ma non sono riuscita ad inventare qualcosa di meglio XD)


5 anni dopo.


-Attenzione gente! Un urrà per il genio italiano!- urlò Chuck.

-Urrà!- gridarono tutti in coro.

Casa Bartowski era animata da brindisi e sorrisi che festeggiavano la laurea appena conquistata da Sabrina.

-Sapevamo che avresti ottenuto la lode!- le disse Sarah, abbracciandola.

-La CIA e l'FBI facevano il tifo per te!- rise il ragazzo.

-Sei stata strepitosa, grandiosa, hai lasciato tutti di stucco..-s'inserì Morgan.- Guarda cosa ti manda la Beckman..-aggiunse, mostrandole una strana valigetta.

Sabrina, curiosa, l'aprì subito, e vide un biglietto:

Sentiti complimenti alla mia più giovane analista federale.

La tua laurea con lode mi permette di promuoverti capo analista-investigativa.

La frase la riportò indietro di quattro anni, quando un giorno il generale l'aveva convocata:

-Sabrina, so che nel tempo libero ti diverti a risolvere gli enigmi in cui la squadra Bartowski incorre durante le missioni. So anche che, insieme a Chuck, ti diverti a ricreare i più pericolosi ingegni elettronici di cui i servizi segreti dispongono.

La ragazza si era sentita gelare il sangue.

-Non puoi giocare con i servizi segreti. Pertanto..che ne dici di trasformarlo in un lavoro?

Allibita, si era voltata verso Casey, il quale le aveva lanciato uno sguardo pieno d'orgoglio. Da quel giorno era diventata un'agente federale. Certo, raramente partecipava alle missioni-non era quello il suo lavoro-, ma se queste potevano essere portate a termine era anche grazie a lei.

Ora, nella valigetta, aveva trovato un mazzo di chiavi.

-Sono capo della sezione analista-investigativa!- Iniziò ad urlare, saltellando con Chuck.

-Oh yeah, baby! Suppongo che queste siano le chiavi del tuo nuovo ufficio!

-Abbassate il tono!..che razza di spie!- commentò Morgan, alzando gli occhi al cielo.


In disparte, Casey ed Alex, discutevano:

-Non puoi tirarti indietro proprio ora!- lo rimproverò la figlia.- L'unica nota stonata, nella vostra storia è la gelosia.

A quella parola, l'uomo aggrottò le sopracciglia.

La gelosia di entrambi era stata l'unica spina nel fianco, in quei cinque anni di convivenza.

Ripensò al giorno in cui l'agente Verbanski era ripiombata nella sua vita: Sabrina, la ragazzina dall'animo gentile, si era trasformata in una donna tanto aggressiva e territoriale da riuscir a tener testa ad una spietata spia con il doppio dei suoi anni.

Se non avesse visto la sofferenza nei suoi occhi, avrebbe semplicemente riso.

Ma anche lui, tanto più vecchio e maturo, peccava ogni volta che inseriva una cimice nella borsa di Sabrina per controllarla durante le sue riunioni notturne in ufficio.

Aveva cieca fiducia in lei, ma il pensiero che un uomo la potesse guardare in modo impuro e invasivo gli faceva perdere il senno.

-Papà? Mi stai ascoltando?- gli chiese Alex, irritata.

-Oh, sì, certo- mentì lui, spudoratamente.



-Che collana!- esclamò Sarah, abbagliata.

-Me l'ha regalata Casey..-sorrise lei, emozionata.

-Però manca qualcosa, non credi Sarah?- domandò Chuck, ammiccando.

La bionda, sorridendo, le diede ciò che teneva nella mano dietro la schiena:

-Da parte mia e di Chuck.

Dentro la vellutata scatolina c'erano orecchini di diamante che riprendevano i motivi della collana, anch'essa di diamanti.

-Sono b-bellissimi..non dovevate!- balbettò lei, indossandoli.

Tutti i regali che aveva ricevuto le erano parsi esagerati, per una festa di laurea.

Tutti loro erano più ricchi di quanto potessero sembrare, usavano appena un quarto del loro stipendio ogni mese, ma ricevere diamanti per la laurea è davvero troppo, pensò.

Osservò i presenti: c'era molta gente, soprattutto marines, con i quali non aveva nessun tipo di rapporto. Perchè Casey aveva voluto invitarli?

Quando aveva visto che anche sua madre era stata invitata era rimasta felicemente sorpresa. Le aveva raccontato che tutti i militari presenti erano amici che John aveva conosciuto molti anni prima, durante il servizio militare obbligatorio.

Era certa che sua madre avesse intuito qualcosa, ma, fortunatamente, non faceva domande.

Ad un tratto vide entrare la Beckman in persona, la quale esclamò:

-Non potevo perdermelo!

Notò che Casey si avvicinava, titubante ma sorridente.

-Vorrei ringraziare tutti per essere qui.- iniziò, con espressione solenne.- Stasera festeggiamo la laurea, conseguita con lode, di questa splendida ragazza.

Cinque anni fa, ha irrotto nelle nostre vita e con la sua aria da pulcino indifeso ha sconvolto le nostre vite, in particolare la mia.- disse con aria un po' colpevole, che provocò una risata generale.-Oggi, dunque, non siete qui solo per festeggiare, ma per essere testimoni dell'inizio,spero, della missione più ardua della mia vita.- s'inginocchiò, e aprendo una minuscola scatola di velluto rosso, pronunciò emozionato.- Sabrina, vuoi sposarmi?

La ragazza, pietrificata, incapace di formulare una frase di senso compiuto, lo abbracciò. Tutti esplosero in un applauso e venne stappato dello champagne.

Sabrina, che voleva semplicemente appartarsi con il suo futuro marito, venne sommersa da abbracci e congratulazioni.

Era scioccata, ma non poteva essere più felice.

E pensare che quel lontano Natale le era sembrato l'inizio di un incubo.

La vita ti sorprende sempre.


The end.



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