Tsukuyomi Moon Phase di KyubiKonanOfAkatsuki (/viewuser.php?uid=34050)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Sette Corvi ***
Capitolo 2: *** Raiju Dio del Tuono ***
Capitolo 3: *** Sorriso di Lupa ***
Capitolo 4: *** Fiamme riflesse nello Specchio ***
Capitolo 5: *** Re dei Tengu ***
Capitolo 6: *** Dio Tempesta ***
Capitolo 7: *** La Sfida ***
Capitolo 8: *** La morte del re? ***
Capitolo 9: *** Arriva Masamune, il possessore dell'essenza divina! ***
Capitolo 10: *** Raijuu ritorna ***
Capitolo 11: *** Amaterasu... Posseduta? ***
Capitolo 12: *** L'unica possibilità ***
Capitolo 13: *** La falsa sacerdotessa ***
Capitolo 14: *** Umana contro Dea: HinataVSTsukuyomi ***
Capitolo 15: *** Meno uno. HinataVsSusano ***
Capitolo 16: *** La trasformazione. HinataVsAmaterasu ***
Capitolo 17: *** Omikami Hinata. L'inizio della battaglia finale ***
Capitolo 18: *** La fine di tutto e un nuovo inizio ***
Capitolo 1 *** I Sette Corvi ***
boh
月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Chap. 1:
七つのカラス (Sette Corvi)
Una volta, non molto tempo fa, a Konoha si verificò uno strano
fatto. La notte si faceva sempre più lunga, il sole calava prima del solito.
Eppure era estate... Hinata era andata in un boschetto, ad allenarsi con
Sakura.
"Forza Hinata! Dai!"
Incitava Sakura alla sua amica. Stavano improvvisando un
combattimento.
"N-no... No-no-non ci riesco..."
"Su Hinata! Colpiscimi! Non preoccuparti... Oh! Aspetta!"
Erano le quattro del pomeriggio, e il cielo si stava già oscurando.
Il sole scendeva mentre la luna saliva lentamente. Stranamente però le stelle
non comparivano, non aiutavano la luna a illuminare le strade.
"Su Hinata! Continueremo la prossima volta, non è prudente restare
fuori quando cala il sole... O almeno, di questi tempi..."
"Sakura... Mi acc-accompagneresti fino a Villa Hyuga?"
"Va bene, ma non posso attardarmi molto..."
Detto questo, Hinata e Sakura si incamminarono. C' era qualcosa di
strano nell' aria, una strana presenza... Le ragazze aumentarono il passo. Erano
quasi arrivate a destinazione...
"Sakura... Ho pa... Pa... Paura..."
Ma quando si girò, Sakura non era più vicina a lei. Per terra non
c' era che una piuma nera. Hinata restò per un' attimo bloccata, ferma proprio
in mezzo alla strada, illuminata dalla luce di un lampione. Sentì il suo cuore
fermarsi per un' attimo, per poi riprendere velocemente a battere. Si mise a
correre, quanto più in fretta possibile... La luna brillava in cielo.
Un corvo volteggiava sopra la casa Hyuga. Senza accorgersene,
Hinata era arrivata a casa. Aprì la porta di casa, richiudendola velocemente.
Stranamente non c' era nessun rumore, nessuna luce... Ma un bagliore usciva
dalla stanza di Neji. La ragazza si diresse quanto più lentamente possibile alla
stanza del cugino.
"N-neji kun...!"
Ma appena entrò non trovò Neji. La televisione era accesa, mille
pezzi di vetro sparsi per terra, la porta di vetro che portava in giardino
rotta. La luna era perfettamente visibile anche da lì. Piume nere sparse per
terra, solo che stavolta c' erano anche piccole gocce di sangue...
Stesse misteriose scomparse capitarono a Kurenai, Sasuke, TenTen,
Kiba e persino Naruto...
Cosa stava succedendo?
Fine primo capitolo...
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Capitolo 2 *** Raiju Dio del Tuono ***
boh
月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Chap. 2: 神雷雷獣 (Raiju il Dio del Tuono)
Hinata volse lo sguardo alla luna. Erano comparse delle cupe nuvole
temporalesche che non preannunciavano nulla di buono. Queste coprirono presto l'
intero cielo, lasciando solo la luna visibile. Un lampo balenò vicino a
Villa Hyuga... Aveva una strana forma... Subito dopo, un tuono. Hinata si
nascose dietro un comodino. Ecco, un' altro lampo, ma questo entrò nella stanza
di Neji, ruppe completamente la porta di vetro... La ragazza urlò, quando le
sembrò di vedere qualcosa avvicinarsi a lei... Era il lampo? Di nuovo un' altro,
che colpì Hinata. Lei svenne.
Si riprese dopo circa tre ore. Il suo corpo presentava delle ustioni, ma
sembrava stare bene. Era distesa per terra, su una superfice di trasparentissimo
vetro. Era così freddo... Si sedette. Era su una specie di piattaforma, di forma
circolare, di una ventina di metri. Stava fluttuando... Il cielo era diviso a
metà: da una parte, il sole. Dall' altra parte, la luna. Ma il "cielo" era nero,
pieno di stelle. Un' altro lampo precipitò lontano da Hinata. Ma dal lampo,
scaturì qualcosa. Sembrava essere una donnola gigante e a sei code. Il pelo era
di un marrone dorato. Le code, a forma di saetta.
"N-n-on ti avv-avv-avvicinare! So difendermi!"
La donnola si sedette, con un' espressione mista a perplessità e
sorpresa.
"E perchè dovrei farti del male? Io sono qui per aiutarvi, amica umana"
Hinata spalancò gli occhi, sorpresa. Che o chi era quella creatura? Cosa
voleva? Aiutarli? A chi si riferiva? Tutte queste domande assillavano Hinata,
che si decise a rispondere:
"Chi... Chi sei?"
"Io sono Raiju, il divino dei Tuoni e dei Fulmini. Tu non puoi vedere la mia
vera forma, perchè sei un' impura umana. Voglio aiutare te e i tuoi amici, che
mi hanno chiesto di te"
"Lei... L-ei signore sa dove si trovano?"
Il Dio battè le sei code sul pavimento, che si frantumò. Hinata cadde nel
buio, ma Raiju la prese al volo sul groppone. Ora era erano avvolti da una luce
purissima, candida. Enormi sagome nere di corvi si materializzavano dal nulla.
Al centro di queste giganti figure un cerchio della stessa candida luce si
formò. All' interno, una figura umana... KURENAI?!
"Quelli sono i tuoi amici. Le loro spoglie umane sono imprigionate e
controllate da Yomi, il Signore Oscuro. Ma la loro anima, il loro spirito, la
loro essenza, non è stata intaccata da Yomi. Vivono prigionieri in un'
illusione, un' illusione che presto si impossesserà di loro... Uccidendoli...
Yomi ha corrotto persino la Divina Tsukuyomi, dea della Luna e della Notte. Solo
tu puoi salvarci. Tu sei la più pura tra gli umani"
"Io? I-io non r-riuscirò in un' impresa così grande..." "Ricorda Hinata...
Per quanto gravoso sia il tuo compito, le persone a cui tieni hanno fiducia in
te. Loro contano su di te, sei diventata ormai la loro unica salvezza... Ti
sostengono quando sei debole, ti aiutano quando hai bisogno. Ormai anche il
destino di Noi Divinità dipende da te. Vai, non deluderci. Noi crediamo in
te."
"Dimmi cosa devo fare"
Disse Hinata, per la prima volta, sicura delle sue capacità...
Fine secondo capitolo...
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Capitolo 3 *** Sorriso di Lupa ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Chap. 3: オオカミの笑みを浮かべる (Sorriso di Lupa)
“ Mi dispiace Hinata, non posso
aiutarti in questo…”
“Ah… Mi scusi, s-signor Dio…”
“Però conosco qualcuno che può
farlo! La Divina
Amaterasu!”
In quel momento, il dio-donnola
alzò le sue code, che si trasformarono in saette che avvolsero Hinata e la
fecero scomparire con un frastuono da fine del mondo.
“Spero solo che l’ oscurità non
inghiotta anche il cuore di quella fanciulla… Ti prego Amaterasu, guidala…”
Detto questo, la donnola prese le
sembianze di un uomo dai lunghissimi capelli scompigliati, di colore
castano-dorato, magro e dalle dita affusolate. Aveva gli occhi celesti.
“…Non fallire, Hinata”
Furono le sue parole, prima di
scomparire sotto forma di fulmine.
Intanto Hinata, ancora stonata da
quella specie di teletrasporto, si guardò in giro. Anzi, guardò sotto! Stava
fluttuando! Appoggiò le mani come se ci fosse un pavimento, ma queste sentivano
il vuoto. Passò una candida nuvola, e lei la potè toccare. Hinata però non ebbe
tempo di trovare una risposta alle sue domande, perché una voce alle sue spalle
disse:
“Hinata. Ti stavo aspettando”
Era una voce molto rassicurante,
quasi materna. Una voce saggia e stranamente familiare.
“Chi va là?”
Rispose Hinata, girandosi. Vide
una lupa bianca, che emanava una purissima luce.
“Io sono Amaterasu. Io sono la
reincarnazione del Sole. Il tuo nome stesso, bimba, vuol dire “posto soleggiato”
“L-l-lei è la div-ivina
Amaterasu?”
“Sì, sono io. Non aver timore di
me”
Si materializzò un laghetto di
cristallina acqua. Hinata si avvicinò ad esso, ritrovandosi Amaterasu accanto.
La ragazza sobbalzò, ma Amaterasu non vi fece caso.
“Guarda, Hinata”
“E’… E’ il m–io riflesso…”
“Il tuo viso si riflette nell’
acqua. Vedo uno sguardo di cupo silenzio velato di paura... Nei tuoi occhi vedo
determinazione, determinazione ostacolata dalla tua paura di sbagliare…”
“…”
“…”
“I-io non ce la farò mai nel
compito che mi è stato affidato…”
“Hinata, puoi farcela. Sei una
persona speciale, Yomi non è riuscito a imprigionare la tua anima, mentre lo
stesso Tsukuyomi è stato sottomesso. Temo che anche io, presto, venga inabissata
in un vortice oscuro…”
“No Madre!”
Disse Hinata. Non sapeva nemmeno
lei perché avesse chiamato Amaterasu “madre”. La lupa sorrise affettuosamente.
“Allora dovrò insegnarti a usare
il mio Strumento Divino…”
Ridisse Amaterasu, osservando
decisa Hinata…
Fine terzo capitolo…
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Capitolo 4 *** Fiamme riflesse nello Specchio ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Chap. 4: 炎に映ったの鏡 (Fiamme riflesse
nello Specchio)
“Innanzitutto, prendi”
Disse la dea, estraendo da una
pesante fodera di bronzo un enorme specchio circolare. Quello, appena uscito
dalla fodera, prese fuoco. Hinata guardava impressionata. L’oggetto sembrava una
miniatura del Sole. Amaterasu continuava a fissare la ragazza, che non riusciva
a distogliere lo sguardo dallo specchio infuocato.
“Ma… S-sta bruciando…”
“Così vedono i tuoi occhi”
“Eh?”
La dea si avvicinò, lo specchio
le levitava sulla schiena. Hinata arretrò. Amaterasu rispose, perplessa:
“Piccola, non ti chiedi come mai
non sto bruciando?”
“…”
“Il cuore è ingannato da ciò che
l’ occhio vede”
Detto questo, si sedette. Hinata
allungò timorosa il braccio verso lo specchio… E non bruciava. Eppure le fiamme
c’erano! O almeno, sembrava. Provò a sollevarlo con un braccio, poi con due, ma
era troppo pesante.
“Ama-ama… Amaterasu, come fa a
reggere un peso come quello?”
“Questo è il mio Strumento
Divino. Se ancora non riesci a prenderlo, c’è un problema… Hinata, qualcosa ti
turba?”
“E-ecco… io… Ho paura di
Yomi…”
Amaterasu rimase impassibile, e
rispose:
“Hai paura della paura stessa.
Bimba, il coraggio è fare quel che si ha paura di fare. Tu che vuoi salvare i
tuoi amici, dovrai combattere contro l’oscurità. Ma alla fine, tornerai
vincitrice… Lo sento…”
Concluse in tono profetico
Amaterasu. Hinata, ancora riluttante, provò a riprendere lo specchio. Ci riuscì.
L’oggetto si sistemò automaticamente dietro la schiena della ragazza, per poi
incominciare a girare. Era uno specchio enorme, minimo due metri. Adesso Hinata
sembrava proprio una piccola Amaterasu! Ora non sentiva più paure, incertezze…
Era sicurissima di sé!
“Adesso ti insegnerò a usare lo
Specchio… Prima di tutto, pensa a qualcosa che ti piace…”
Hinata pensò istintivamente a
Naruto.
“E adesso… COLPISCI!”
Hinata mandò in avanti con forza
il braccio destro, lo specchio volò alla sua destra e le girò attorno due volte,
tagliente come una lama. Poi, la ragazza allungò orizzontalmente le braccia, si
alzò sulle punte. Cominciò una specie di danza… Così simile a una ballerina che
danzava, e danzava… Una coreografia perfetta. Tutto accompagnato dallo Specchio
che, con quelle fiamme, creava uno straordinario effetto. Era graziosa, Hinata…
Letale, ma graziosa.
“Ottimo bimba! Hai un talento
naturale! Ma stai attenta, Hinata. Il potere dello Specchio Divino mette a dura
prova il possessore. Non dovrai provare sensazioni umane come il cercare un
potere sempre maggiore. Non dovrai provare il sentimento di vendetta”
Hinata sentì tutta la sicurezza
sparire in un momento, proprio come era arrivata. La voce non più dolce e
amorevole ma fredda e seria della dea spaventarono Hinata. Lo specchio cadde con
un sonoro tonfo, ma non andò in frantumi. Amaterasu sorrise e Hinata si
rassicurò. Lo specchio tornò a fluttuarle dietro.
“Se incontri quello stupido di
mio fratello Susano, spiegagli perché sei qui. Dovrebbe aiutarti. Se non
acconsente, chiamami”
“Com… Come?”
“Ti basterà dire il mio nome tre
volte davanti allo specchio. Buona fortuna… Non deludermi!”
“Va bene”
In un momento, Hinata si ritrovò
in una verdeggiante vallata. Si sedette su un masso e pensò sul da farsi…
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Capitolo 5 *** Re dei Tengu ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Chap. 5: キングオブ天狗 (Re dei Tengu)
“Amaterasu ha detto di trovare
suo fratello… E come faccio io a sapere com’ è di aspetto?”
Si alzò di scatto dalla roccia
sulla quale era seduta. La vallata era circondata da una foresta di ciliegi i
cui petali volavano al vento…
“Ho trovato! Potrei chiedere in
quel piccolo villaggio!”
Disse Hinata, volgendo lo sguardo
a una montagna abbastanza lontana, dalla quale si scorgevano le luci delle
strade e delle case. Era tardo pomeriggio. Solo che era piuttosto lontanuccia…
“Chissà se questo specchio fa
anche quello che penso io…”
Ridisse, per poi muovere il
braccio in avanti. Lo specchio andò di fronte a lei, che lo afferrò, tenendolo
stretto. Poi cercò cautamente di salirvi sopra, ma traballava. Non sembrava
essere una buona idea… Si sedette a gambe incrociate dalla parte della
superficie di bronzo dello specchio, che si alzò e prese a levitare di nuovo.
Hinata alzò lentamente il braccio al cielo e lo specchio… Saliva sempre più!
Poi, quando fu soddisfatta, fece sfrecciare lo specchio verso il villaggio.
Cercava di tenersi in equilibrio, ma oscillava pericolosamente… Seguì uno
zig-zag e Hinata… Cadde dallo specchio. Quello era bloccato lì, in aria. La
ragazza vide tutta la sua vita passarle davanti agli occhi… Quando degli artigli
le afferrarono le spalle. Hinata non riuscì a vedere chi o cosa avesse frenato
quella brusca caduta, perché perse conoscenza.
Si riprese parecchie ore dopo,
era notte fonda. Era poggiata sull’ erba fresca, vicino a una piccola casa.
Qualcuno la stava chiamando…
“Hey… Sei sveglia?
Ragazzina?”
“Mhm?”
Fece Hinata, aprendo all’
improvviso gli occhi bianchi.
“Oh, sei una Hyuga!”
Disse la voce misteriosa,
sorpresa. Hinata sentì dell’ acqua gelata scorrerle sul viso. Finalmente potè
vedere il volto del suo salvatore. Un’ uomo dai lunghi e scompigliatissimi
capelli neri, fino alle caviglie, occhi verdi dalla pupilla a fessura. Era
vestito come uno yamabushi*. Aveva due maestose ali nere e coda da corvo. I
piedi e le gambe erano zampe di rapace. Hinata arrossì.
“Che c’è? Mai visto un
tengu?”
“N…No…”
“Bene. Ora l’hai visto”
“Ch… Chi sei?”
“Io sono il Re dei Tengu. Ma tu
puoi chiamarmi Sojobo. Piuttosto, chi saresti, piccola Hyuga?”
“I…Io… Sono Hinata…”
“Oh, ho sentito parlare di te.
Senti, Hinata, dovresti aiutarmi… Devo trovare quello scansafatiche di
Susano”
“A…A d… Dire il vero lo stavo
cercando anch’ io…”
“Pure tu? Ti ha mandato
Amaterasu, vero?”
“…”
“Come immaginavo. E’ una donna
eccezionale, vero? Non come quello sciocco di Susano… Se solo fosse come il mio
allievo migliore, Yoshitsune…”
“L… Lei s… S… Ignore insegna
qualcosa?”
“Sì: kenjutsu!* “
Il tengu scattò verso la porta
della sua casa, la fece scorrere ed entrò. Tornò con un enorme hauchiwa*, una
bottiglia di sakè legata dietro alla schiena e una katana. Poi disse:
“Coraggio Hinata, andiamo!”
Le ali possenti si aprirono
completamente. Dovevano avere almeno quattro metri di apertura alare. Si librò
in aria e artigliò di nuovo le spalle di Hinata, che si sentiva come un topolino
catturato da un’ aquila.
“T… Ti prego Sojobo…
Atterra…”
Il tengu atterrò immediatamente.
“Cosa?”
“Ti prego… Trova un’ altro modo
per farmi volare con te… Così… Non ce la faccio… Sto male…”
Il tengu prese un pezzo di legno,
lo lavorò e lo trasformò in una robusta e liscia tavola. Poi vi forò le
estremità. Passò dai buchi una grossa corda, la annodò in modo non lasciasse la
tavola. Poi si sollevò da terra, prese le estremità libere con gli artigli. Poi
fece sedere Hinata, che si reggeva forte… Era come un’ altalena… Un’ altalena
volante… Hinata si divertiva come non mai…
NOTE:
*Yamabushi: uomo che abita nelle
montagne.
*Kenjutsu: sarebbe il tirar di
scherma con la katana.
*Hauchiwa: enormi ventagli di
piume o di foglie con cui venivano raffigurati i tengu, insieme a una bottiglia
di sakè.
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Capitolo 6 *** Dio Tempesta ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Cap. 6: 嵐の神(Dio Tempesta)
Hinata e Sojobo volavano in cielo. Ormai
era tarda notte e avevano percorso parecchia strada. Non si vedeva più
nulla.
“Hinata… Sarà meglio atterrare da qualche parte…
Aiutami!” ”Zzz… Eh? S...
Sojobo-kun…”
“Ah,
scordavo che voi umani non vedete al buio… Vedo che sei un po’
assonnata”
Sojobo però venne colto alla sprovvista
da una folata di vento che mandò indietro le sue ali, facendogli perdere
stabilità. Dapprima prese il suo hauchiwa, cercando di respingere il vento. Poi,
accortosi che Hinata si stava sentendo male e stava anche per cadere, lasciò
l’altalena e prese immediatamente la ragazza tra le braccia. Poi tentò un’
atterraggio di emergenza, andandosi a schiantare sul pavimento erboso di un
boschetto. Hinata era uscita illesa, il povero tengu invece si era quasi rotto
la schiena.
“Giuro
su quello che vuoi che stavolta la paga…”
“C…
Cosa Sojobo-kun?”
“Come
cosa? Quel maledetto è più vicino di quanto pensiamo…”
“Sus…
Susano?”
“E chi sennò? Lui è il dio delle tempeste. Ora andrò a cercarlo, tu non muoverti di qui. Se succede qualcosa,
urla”
Il Re
dei Tengu sguainò la katana e si addentrò tra la vegetazione del bosco,
lasciando sola Hinata, che si accucciò sotto un’ albero e si
addormentò.
Il
mattino dopo, Hinata venne svegliata da un fortissimo grido
rabbioso…
“DISGRAZIATO! ECCO DOV’ERI! A
UBRIACARTI!”
Evidentemente Sojobo aveva scovato Susano. Hinata si stiracchiò, si alzò e si incamminò
nella direzione da dove veniva il rumore. Si coprì la bocca con la mano per
soffocare una risatina: Sojobo aveva le mani tra i capelli, quasi a tirarseli,
con le zampe raspava la terra, mentre batteva furiosamente le ali. Era rosso in
viso dalla rabbia. Ne diceva di tutti i colori. Susano aveva un cappello di
paglia enorme e Hinata non potè vederlo in viso. Singhiozzava, disteso per
terra, attorno una moltitudine di bottiglie di sakè e liquori vari. Canticchiava
una canzoncina assurda.
“ADESSO SEI IN GUAI SERI! IO TI FACCIO A
PEZZI…!”
Il
Tengu si interruppe appena si accorse della presenza di Hinata. Strinse i pugni,
ispirò profondamente e cercò di calmarsi. Era furioso. Hinata non si azzardava a parlare, ma il
tengu esclamò:
“Hinata… Questo è Susano”
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Capitolo 7 *** La Sfida ***
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月夜見の尊 月齢
??
(Tsukuyomi Moon Phase)
La
Sfida
“Ahemm… Pia… Piacere?”
Disse Hinata, porgendo la mano a Susano. Quello, tra un singhiozzo e
l’altro, cercava di rispondere. Sojobo sfilava lentamente dal suo fodero la
katana, la Osafune.
La alzò al cielo con entrambe le muscolose braccia. La lama
brillò.
“Questa volta… La pagherai sul serio…”
“So… Sojobo-kun… Non… Non lo faccia! Lui è un dio!”
“Hihihi…”
Ridacchiò il dio, alzandosi barcollante. Scivolò alle spalle del tengu e
gli strappò una piuma dalla coda. Quello sobbalzò perdendo la presa sulla
katana, che Hinata afferrò al volo. Poi Susano spinse Sojobo per terra, poggiò
un piede sulla sua schiena e iniziò a ridere.
“All… *hic* Allora maestro, che mi dici?”
“QUESTO! Hinata, passa la katana!”
Hinata lanciò l’arma al tengu che l’afferrò prontamente e la usò per fare
lo sgambetto al dio, facendolo cadere rovinosamente in terra.
“Adesso basta. Questa ragazzina ha bisogno del tuo Strumento Divino!
Avanti, rendiglielo!”
“*hic* Solo se… *hic* mi batterà in kenjutsu!”
“Sojobo-kun…”
“Tsè! Per Hinata sarà uno scherzo! Ma tu non dovrai usare i tuoi
poteri!”
“Hihihi…”
Hinata stava per svenire. Non sapeva nulla sul maneggiare katane! Sojobo
le sussurrò all’orecchio di non preoccuparsi.
“Allora, brutto uccellaccio, farò vedere a te e a quella mocciosa quel
che sono capace, anche senza usare i miei poteri! Hihi…”
“Ci vediamo domani qui! Domani mattina all’alba!”
Il tengu guardò con aria di sufficienza il dio, che si riaddormentò. Poi
fece salire Hinata sulla sua schiena, raccomandandole di tenersi forte, spiccò
il volo.
“Sojobo-kun… Come farò a…” ”Susano è una schiappa! Non dovrai
preoccuparti di nulla. Ti insegnerò io. Ah, ho ritrovato lo Strumento Divino che
ti aveva dato Amaterasu. Devi stare più attenta!”
Arrivarono senza difficoltà al villaggio, perfettamente visibile di
giorno.
“Senti Hinata… Io devo sbrigare delle commissioni, tu intanto va a casa
mia ad allenarti con una spada di legno. Tornerò appena posso”
Hinata annuì. Sojobo sorrise e si dileguò tra la folla. La ragazza seguì
il sentiero di ghiaia che si snodava tra arbusti di bambù, salendo al punto più
alto del villaggio. Entrò nella casa del tengu, osservando attentamente ciò che
la circondava: tantissimi ventagli di piume enormi appesi alle pareti, vestiti
pregiati in seta accuratamente piegati e un’impressionante quantità di riso e
pasta di fagioli nella cucina. Era una classica e modesta casetta, con il tatami
e interamente in legno.
“Piuttosto modesta per un re”
Pensò la ragazza. Finalmente trovò la stanza che cercava: dove Sojobo
custodiva le katane.
“Sojobo-kun deve essere un collezionista”
Disse osservando l’immensa collezione di katane. Il suo sguardo cadde
infine ad una specie di armadietto vuoto e trasparente apparentemente di cristallo.
C’era un cartellino lì dentro con scritto:
Masamune
Essenza Divina della Giustizia
Eterna
Si doveva trattare di qualcosa di estremamente potente. Lì vicino un
altro armadietto cristallino,anch'esso vuoto, cartellino anche lì, con scritto:
Muramasa
Pioggia di Sangue
Intuì che doveva essere una katana maledetta. Cercò in giro e trovò un
bastone, lo prese, e andò in giardino ad allenarsi, colpendo un vecchio
tronco…
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Capitolo 8 *** La morte del re? ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi
Moon Phase)
La morte del re?
Hinata si allenò per tutto il
giorno, finendo solo verso ora di cena. Le facevano male le braccia e il bastone di
legno era rotto.
“Chissà quando torna Sojobo-kun, è da
stamattina che non lo vedo”
Disse la ragazza, mentre si riposava ai piedi
di un albero. Decise di scendere al villaggio per cercare il re, e magari, per
dare un’occhiata in giro. Il villaggio, di sera, era abbastanza inquietante e le
uniche fonti di luce erano le lanterne rosse appese alle case e le luci
provenienti dalle abitazioni. Appostandosi vicino a una finestra aperta, sentì
delle persone parlare:
“Hai visto quel povero tengu
prima?”
“Sì, poveretto! Chissà cosa gli è
successo”
Il cuore di Hinata si arrestò all’improvviso,
per poi riprendere a battere velocissimo. Cosa era successo? Dov’era finito
Sojobo? Si mise a correre, disperatamente, fuori dal villaggio. Per terra, piume
nere, grandi, insanguinate. La ragazza, se possibile, correva ancora più veloce,
non accorgendosi di andare dritta verso il bordo della montagna. Cadde. Rotolò
fino a una sporgenza, una roccia fermò la sua caduta. Aprì lentamente gli occhi…
Il corpo di Sojobo era a pochi metri di distanza, disteso per terra, buttato su
un lato, dava le spalle a Hinata. Lei si avvicinò, il cuore a
mille.
“Sojobo-kun?”
“…”
“Sojobo-kun… Si
alzi…” ”…”
Hinata provò a muovere delicatamente il corpo
del tengu con la mano, ma nulla. Nessuna reazione. Le prime lacrime iniziavano a
scenderle sulle guance
“Forza…”
“…”
Singhiozzava. Si guardò in giro, come se
qualcuno fosse presente, e poi urlò disperatamente…
“AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI!”
“…”
“Aiuto…”
Si accasciò vicino a Sojobo, e perse i
sensi.
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Capitolo 9 *** Arriva Masamune, il possessore dell'essenza divina! ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Arriva Masamune, il possessore
dell'essenza divina!
Hinata si risvegliò il giorno
dopo, sul letto di un ospedale. Un’infermiera scribacchiava sul suo taccuino e,
rivolta alla Hyuga, disse:
“Stai bene, ragazzina?” ”S-sì…
Ma… Dov’è…?”
“Il tuo amico? Oh, sì!
DOTTORE!”
Un dottore in camice bianco entrò
nella stanza dove era Hinata, sussurrò qualcosa all’orecchio dell’infermiera,
che abbassò la testa giù, lo
sguardo triste.
“Ragazzina… Il tuo amico tengu
sta molto male… Si è rotto un’ala e ha entrambe le braccia fratturate… Abbiamo
anche dovuto ingessare una gamba…”
“Che… Che… Ora come sta?”
Qualcuno entrò dalla porta: era
Sojobo. Sorretto da due infermiere, le fasciature coprivano metà del suo viso.
L’occhio non coperto era nero. Un gesso alla gamba destra, un’ala afflosciata
strisciava a terra, l’altra ripiegata dietro la schiena. La testa era rivolta al
pavimento. Nonostante l’aspetto da moribondo, sembrava felice.
“Dottore, abbiamo provato a farlo
stare a letto, ma lui non da ascolto!”
“Hi… Hinata… Non dovevi…”
“SOJOBO-KUN!!!!”
Hinata si alzò di scatto dal
letto per abbracciare il tengu, ma le infermiere glielo proibirono. Il re si
sforzò di alzare la testa, ma non vi riuscì e penzolò penosamente. Faceva pietà
vedere una creatura tanto elegante e maestosa ridotta in quello stato.
“Hinata… *colpi di tosse*”
“Ma… Come siamo
sopravvissuti?”
L’infermiera parlò:
“Abbiamo sentito qualcuno che
gridava aiuto, e abbiamo mandato un’ambulanza sul posto, ma non c’era nessuno.
Quando siamo tornati all’ospedale, abbiamo visto l’ombra di un samurai dirigersi
nell’oscurità della foresta qui vicino. Non siamo riusciti a vederlo bene, ma
aveva una katana che sembrava risplendere di una luce divina. Il dottore ha
detto di andare in questa stanza ed ho trovato voi”
“Ma… S-sojobo-kun… Come si è
ri-ridotto in questo stato?”
“Ora il signor tengu deve andare
a riposare… Vi sentirete poi”
Hinata salutò a malincuore il re
e se ne andò dall’ospedale. Era preoccupata… Era l’alba… Aveva la sfida contro
Susano e non era ancora pronta!
“Come faccio… Come faccio…”
Borbottava fra sé, quando un uomo
dai capelli grigi, sui venticinque anni, si parò davanti a lei. Aveva un
cappello di paglia che ne oscurava il volto, una bottiglia di sakè legata a un
fianco. Dietro la schiena, fluttuava una spada gigante di giada, avvolta da
tuoni, fulmini e saette. Grande
circa quanto lo Specchio Infuocato di Amaterasu… Quello era uno Strumento
Divino! E allora quel tipo era… Susano?! Un vento spaventoso spirò.
“Lei è… Su… SUSANO?”
Il dio alzò il cappello,
rivelando due occhi rossi e brillanti di una luce sinistra. Con un semplice
movimento del braccio, la divinità mandò contro Hinata lo spadone. Chiuse gli occhi, cercò di pararsi, si
vedeva già morta, quando qualcosa bloccò l’arma divina. Al contatto col
misterioso oggetto, la
Spada Tonante emise delle scintille. Qualcosa
atterrò agilmente davanti alla ragazza, che aprì pian piano gli occhi. Un
samurai dai capelli dorati, stranamente somiglianti a quelli di Naruto legati in una coda, un mantello bianco copriva i vestiti, la
katana sguainata tra le mani brillava. Si girò, aveva degli occhi azzurrissimi…
Aveva un aspetto molto simile ad un’altra persona…
“Stai tranquilla, Hinata… Io sono
Masamune”
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Capitolo 10 *** Raijuu ritorna ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Raijuu
ritorna
“Ma… Masamune?”
Borbottava Hinata, osservando
il samurai dai riflessi felini schivare i colpi del dio. Aveva dei movimenti
rapidissimi, tanto da sembrare un lampo. Lo spadone della divinità era molto
difficile da manovrare, ed anche molto pesante. Masamune parava ogni colpo,
combatteva corpo a corpo, si rialzava ogni volta che veniva sbalzato via da un
fulmine. La forza del samurai era equivalente a quella del dio… Un fulmine si
scagliò sulla terra, facendola tremare. Una bestia di luce si schiantò contro
Susano, allontanandolo. Hinata guardò la creatura, riconoscendola:
“Raijuu!”
“Eccomi! Ti vedo un po’ mal
ridotta dal nostro ultimo incontro… Anche Susano è stato catturato da
Yomi…”
“Il dio Raijuu!”
Replicò Masamune, dato che il
dio non appariva come donnola agli occhi del samurai. Raijuu si tagliò un dito,
lasciando scorrere il sangue. Materializzò una pergamena, la srotolò con estrema
velocità e vi fece scorrere il dito tagliato.
“GABBIA ELEMENTALE!
TUONO!”
Altri tuoni giù dal cielo, si avvolsero
attorno a Susano e lo imprigionarono. La gabbia non avrebbe tenuto a lungo, ma
meglio di niente.
“Da quanto tempo, Hinata…
Vedo che hai trovato anche un compagno di viaggio!”
“Hem… N-no… Masamune-sama mi
ha salvata… Ora d-devo tornare dal mio amico Sojobo-kun…”
“Oh, il Re dei Tengu? Sei
proprio fortunata, sai?”
“P-perché,
Raijuu-sama?”
“Perché gli vai a genio e ha
deciso di seguirti. Anche se re, è pur sempre un tengu. E’ famoso per aver
rapito i visitatori del villaggio e averli fatti a pezzi con i suoi stessi
artigli. Lui nega, non vuole spaventare nessuno”
“Aspetti un attimo, signor
Raijuu. Io conosco quel tengu. E’ il mio miglior amico. Io gli ho dato la mia
Masamune, katana leggendaria recante il mio nome, avendola fabbricata io stesso.
Io ne ho una identica, la seconda Masamune. Lo conosco, quel che lei ha detto
successe solo quando non era ancora re”
Masamune e Raijuu si
guardarono fisso negli occhi. Dio contro Umano.
“Come dici tu… Yondaime
Hokage”
“Non chiamarmi più così… Ora
sono Masamune”
“Se vuoi… Anche se ti sei
reincarnato in un altro individuo, rimani sempre colui che ha salvato il
villaggio della piccola Hyuga da quel demone…”
“S-scusatemi… Quale
demone?”
“NO RAIJUU! NON
DIRGLIELO!”
“Ma Hinata ha il diritto di
sapere… Il demone volpe a nove code attaccò il villaggio della Foglia… Yondaime
sigillò la bestia dentro suo figlio, Naruto. Se non sbaglio, è quel ragazzo che
ti piace tanto…”
“…”
“…”
Tutti zitti. Nessuno osava
parlare. Masamune sembrava sul punto di conficcare la katana nel cuore del dio,
ma se solo ci avesse provato, quello l’avrebbe ucciso all’istante. Ormai Susano
aveva quasi distrutto la protezione. Raijuu gli si avvicinò e afferrò con forza
l’impugnatura dello Strumento Divino, e lo tirò a sé. Poi lo porse a Hinata,
quando Masamune disse…
“Hinata… Non far parola a
nessuno di ciò. Solo noi divinità e gli esseri semi-divini sappiamo questo
segreto”
Hinata annuì. Raijuu scomparì
quando un altro tuono lo colpì e Masamune si dileguò in una nube di fumo. Ora
non doveva che tornare ad avvisare Sojobo che andava a casa a recuperare lo
Specchio di Amaterasu e proseguiva il viaggio. Gli raccontò quanto successo,
lasciandolo attonito e stupefatto. Gli augurò di riprendersi presto e si
incamminò. Arrivata al villaggio,
vide che era stato incendiato. Le case ancora bruciavano, i corpi mezzi
carbonizzati della gente per strada. Anche la casa di Sojobo era stata ridotta
in cenere… Tutti i suoi oggetti più preziosi in cenere… Le uniche cose salve
sembravano essere la Masamune e la Muramasa. Hinata
le raccolse, e chiamò a sé lo Specchio, che arrivò roteando come una lama. Lei
lo afferrò, gridando:
“AMATERASU! AMATERASU!
AMATERASU!”
Subito Hinata venne
trasportata, insieme ai due Strumenti, dalla dea…
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Capitolo 11 *** Amaterasu... Posseduta? ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Hinata venne trasportata nello stesso identico luogo
del suo primo incontro con la dea. Quella era seduta davanti a lei, sempre sotto
forma di lupa. Stavolta, però, il suo sguardo non era più materno e
rassicurante, ma rigido, quasi severo. Hinata si sentiva piccola
piccola.
“Ama-ama-terasu!”
“Ho già visto, Hinata. Raijuu mi ha
avvertita”
“N-non solo! Il villaggio… E’ sta-stato raso al
suolo!”
Silenzio. Amaterasu faceva quasi paura. Digrignava i
denti, raspava la zampa per terra, teneva indietro le orecchie. Per un attimo,
Hinata vide chiaramente una donna dai fluenti capelli neri corvini perfettamente
lisci al posto della lupa. Pareva parecchio arrabbiata. Poi, la dea-lupa cadde a
terra. Le zampe tremavano, senza sosta. La ragazza corse subito da
lei
“AMATERASU! Che-che le succede?!”
“Hinata… SCAPPA!”
“NO-NON CAPISCO!”
Il corpo della dea stava lentamente diventando umano.
Hinata, prima, aveva visto bene: era Amaterasu in forma umana. Un kimono d’oro,
lunghi capelli neri, corpo longilineo e occhi marron-dorati. Quella si portò le
mani alla testa, stringendole tra i capelli. Lanciava urla strazianti.
“HINATA… SCAPPA!”
“AMATERASU! CHE SUCCEDE?”
“… YOMI!”
Hinata
restò per qualche secondo bloccata lì, impietrita dallo spavento: la pelle
candida della dea diventava grigio-chiaro, i capelli bianco-grigiastro, il
kimono scoloriva. Aveva gli occhi chiusi, ma quando li riaprì erano di un rosso
insanguinato. Ecco perché prima era inquietante… Aveva avvertito la presenza di
Yomi! Amaterasu si alzò in piedi, barcollante: sembrava fosse in corso una lotta
interiore tra la dea e l’oscurità. Hinata allora si decise ad afferrare
la
Spada della Tempesta di Susano, si mise
a cavallo della lama di giada, lo Specchio di Fiamme a pararla da eventuali
colpi, e via. Tutte e tre le divinità principali erano state catturate
dall’Oscurità suprema. In non molto tempo Yomi sarebbe passato anche dalle altre
divinità.
“Un momento!”
Esclamò Hinata
“Ormai mi manca solo lo strumento di Tsukuyomi!
Allora potrò liberare i miei amici… Ma dovrò affrontare Yomi”
Intanto Yomi sembrava aver preso il controllo su
Amaterasu, dato che stava scagliando contro di lei katane dalla punta di fuoco.
Per fortuna lo specchio era abbastanza robusto per pararla da quella pioggia
infernale. Scampata alla collera di Yomi, Hinata tornò alla vallata lontana dal
villaggio, quella dove Amaterasu l’aveva spedita durante la ricerca di Susano.
Era come bloccata. Non sapeva se combattere o ritirarsi. La ragazza sentì un
fruscio d’ali alle sue spalle e dei passi furtivi sulle foglie secche sulla
terra. Si girò e vide Sojobo a braccia conserte appollaiato sul robusto ramo di
un albero e Masamune, anche lui a braccia conserte, all’ombra dell’albero, a
testa china. Hinata rise.
“Che ti ridi?”
Disse il re, confuso
“State facendo a gara?”
“A… Per-perché mai?”
“Sojobo! Ora balbetti?”
Hinata non balbettava nemmeno, tanto
rideva.
“Sei proprio un playboy, Tengu”
“Ti ho detto di non chiamarmi così, YONDAIME
HOKAGE”
“Cosa hai detto, scusa? Non ti
sento…”
Hinata intuì che tra Masamune e Sojobo si stava
combattendo una serrata battaglia. Forse a chi fosse il
migliore?
“Mpf… Sojobo-kun… Come ha fatto a guarire così in
fretta?”
“Ecco Tengu! Diglielo!”
“Grrr… Masamune ha usato su di me un jutsu medico… Mi
ha aiutato… Solo un pochino!”
“Solo un pochino? MHM?”
La ragazza cercò di cambiare discorso, per evitare
che il Re e il leggendario Samurai si uccidessero a vicenda.
“Vedo che hai imparato a volare, no,
Hinata?”
“Sì, Sojobo-kun… Ma lei non sa…”
Il volto del tengu si fece serio, così come quello
del samurai.
“Yomi”
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Capitolo 12 *** L'unica possibilità ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
“Dunque Yomi è arrivato
persino a possedere Amaterasu…”
Disse Masamune, il tono
freddo e incolore. Sojobo guardava tristemente Hinata.
“Perché, Hinata… Amaterasu
era l’unica che avrebbe potuto riunire i tre sacri strumenti per sigillare Yomi…
E lei stessa, aveva abbastanza potenza da esorcizzare le altre
divinità…”
Replicò il daitengu, anche
lui con un tono senza emozioni…
“Ora dovremo uccidere tutti i
posseduti”
Hinata trasalì. Uccidere…
Amaterasu, Susano e Tsukuyomi. Le parole del re la pietrificarono, facendola
crollare a terra, incosciente. Si riprese mezz’ora dopo. Pensava si trattasse
solo di un gioco, che da un momento all’altro Sojobo gli dicesse “E’ uno
scherzo”. Invece niente, il samurai scosse nervoso la testa.
“E’ l’unica possibilità. Ora
ti aspetta Tsukuyomi”
“N-no… Non po-posso…”
“E’ l’unica possibilità, ti
ripeto. Faremo scendere sulla terra tutte le divinità, in modo che Yomi non
possa entrare nei loro corpi. La battaglia avverrà nel Takamagahara, il luogo in
cui hai incontrato per la prima volta Amaterasu… E così, i tuoi amici saranno
liberi, e il male cesserà di esistere”
Hinata si chiedeva come
facesse Masamune a rimanere così impassibile. Lui le si avvicinò, poggiò un dito
sotto il suo mento e le alzò delicatamente la testa, costringendola a guardarlo
negli occhi.
“E’ l’unico modo, se vuoi
salvare Naruto”
Anche dopo queste parole, lei
non pensava minimamente a uccidere Amaterasu o gli altri dei. Era più forte di
lei, non voleva saperne.
“Ora è tarda notte, ma domani
ci metteremo in viaggio. Dobbiamo raggiungere la Collina dei Kami entro la prossima
luna”
“Co-cos’è la Collina dei Kami?”
“La Collina dei Kami è il luogo in cui la
barriera tra il mondo degli Umani e quello degli Dei si affievolisce, il punto
dove vi sono manifestazioni divine… Il punto dove nelle notti di luna piena puoi
vedere Tsukuyomi”
“Ehi, umani, adesso sarebbe
meglio andare a dormire! Ci aspetta una lunga camminata”
Sojobo si sistemò meglio sul
ramo dell’albero sul quale era seduto già da un po’, calò le grandi ali in giù,
come un baldacchino. Invitò Hinata a ripararsi tra le calde piume, mentre
Masamune si sedette a schiena contro l’albero, chiuse gli occhi e si addormentò.
Il re e Hinata fecero lo stesso.
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Capitolo 13 *** La falsa sacerdotessa ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Il giorno dopo Sojobo fu il
primo a svegliarsi. Si stiracchiò, arruffando le piume delle ali, balzando giù
dal ramo. Guardò pensieroso l’orizzonte, mancavano pochi minuti all’alba. Poi
svegliò Hinata e Masamune.
“Hey, Hinata! Sveglia dai!
Masamune…”
Masamune, però, dormiva della
grossa…
“MASAMUNE! IL SIGILLO SI E’
ROTTO!”
Masamune si svegliò
all’improvviso, facendo fare un salto indietro al re dallo spavento. Hinata si
sfregò gli occhi, ancora assonnata.
“Coraggio, mettiamoci in
viaggio! Abbiamo già corso abbastanza rischi dormendo allo scoperto qui fuori!
Le forze oscure ci troveranno!”
“Va bene Sojobo, va bene! E
non permetterti mai più di gracchiarmi nell’orecchio!”
“Mhm… Tu porterai Hinata
sulle spalle, dato che non è abbastanza veloce per starci dietro ed è ancora
mezza assonnata. Io vi volerò davanti in modo da segnalare eventuali
pericoli”
Masamune e Hinata annuirono.
Sojobo, con un solo potente battito d’ali, si levò in aria sollevando una nube
di terra
“Hey, tengu! Stai più
attento!”
Il re mandò via quella nube
con una mossa del ventaglio. Prese quota e andò di qualche chilometro più
avanti, Masamune lo seguiva rapido, teneva il passo senza problemi. Dopotutto
lui era il Lampo Giallo della Foglia. Fecero un viaggio di almeno tre ore
ininterrotte, e arrivarono ad un piccolo tempio shinto. Si fermarono lì, a
pregare. Una bella sacerdotessa li accolse…
“Buongiorno signori. Posso
aiutarvi in qualche modo? Io sono Tsuruzarao, la sacerdotessa. Entrate, pregate
in un luogo sicuro! Di questi tempi, è pericoloso stare fuori”
La donna poteva avere sui
trent’anni, occhi neri, corti capelli neri con una frangia a coprirle un occhio.
Era formosa, con le curve giuste nei punti giusti e portava un bustino. Le mani
stringevano dei fogli che sembravano essere dei sigilli.
“Masamune, Sojobo e Hinata
Hyuga, vero?”
Disse Tsuruzarao, osservando
divertita lo sguardo sorpreso di Hinata. Il samurai e il re non erano
minimamente sorpresi. Sembravano conoscerla da un sacco di tempo. Le
raccontarono la faccenda, parlandole della loro missione. Masamune però la
guardava in modo strano, sospetto…
“Mmm… Amaterasu… Lei no…”
“E invece sì, Rao”
“Ma così… Dovrete uccidere le
tre Grandi Divinità?! Benissim… Cioè, che tragedia!”
“Hey, Rao… Ti ricordi quando
hai esorcizzato Naruto e gli hai tolto il demone volpe?”
Hinata guardava sorpresa Rao,
Sojobo serrò lo sguardo, appoggiando una mano sulla schiena della ragazzina,
mentre con l’altra impugnava il manico della sua katana.
“Oh, sì, sì! Certo… Mi
ricordo! E’ stato molto difficile, ma…!”
Masamune sferrò un pugno sul
volto della donna, che cadde a terra, il naso sanguinante.
“Ma… Masamune… Sei
impazzito?!”
“Sei tu ad essere impazzita,
volpe!”
Hinata non ci capiva più
nulla. Allora Sojobo le spiegò che la vera Tsuruzarao era stata uccisa da almeno
dieci anni da una volpe a nove code, e quella non era che la volpe che aveva
preso le sembianze della sacerdotessa.
“Masamune… Che stai
facendo?!”
Ma in quel momento, il
samurai infilzò la katana dritta nel cuore del demone. Quello spalancò gli
occhi, ora rossi, lanciando grida spaventose. Dalla bocca usciva quel che
sembrava del fumo bianco, che prese la forma di gigantesca volpe a nove code,
per poi scomparire. Il corpo si ridusse a delle ossa.
“Povera Rao… Ti ricorderemo
per sempre…”
“Giusto, Sojobo. Quel demonio
doveva esser entrato nel corpo sepolto di Rao”
Seppellirono
le ossa dietro il tempio, sollevarono una pietra incidendoci il nome della
donna, presero un vaso e vi misero i fiori, e attaccarono alla tomba numerosi
sigilli e formule per evitare che altri demoni la possedessero. Si fermarono a
pregare e ripartirono, non senza tristezza...
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Capitolo 14 *** Umana contro Dea: HinataVSTsukuyomi ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Hinata, Sojobo e Masamune
arrivarono alla loro destinazione che era già sorta la luna piena, era notte
tarda. La Collina dei Kami si stagliava
imponente davanti a loro. Era magnifica, alla cima un vortice che sembrava
chakra azzurro, a forma di clessidra, andava verso il cielo. Il re prese la mano
di Hinata, stringendola, ma senza farle male.
“Hinata… Questo è il
capolinea… E’ stato bello conoscerti, verrò a trovarti a Konoha ogni
tanto…”
“Taglia corto, tengu! Ti sei
affezionato a lei, vero?”
“Yondaime…! Coraggio, Hinata…
Ti accompagniamo fino in cima, poi però dovrai vedertela da sola…”
“Ma-ma io non
po-posso…”
“Pregheremo per te”
“Gra-grazie Masamune…
Io…”
“Non aggiungere altro. E’
stato bello averti come compagna di viaggio, non è escluso che un giorno le
nostre strade si rincontrino…”
“Grazie. Masamune-sama,
Sojobo-kun… Non vi dimenticherò mai…”
“Hinata… Non dire più così…
Ci rincontreremo un giorno… Sono sicuro!”
Aggiunse Sojobo. Gli
Strumenti Divini, lo Specchio e la Spada, brillavano. Il re e il samurai
accompagnarono Hinata fino in cima alla collina. I due iniziarono una specie di
evocazione, e tutti i kami, da Inari a Raijuu, furono evocati sulla terra, a
parte naturalmente Amaterasu, Susano e Tsukuyomi. I kami si inginocchiarono, le
mani in atteggiamento di preghiera, gli occhi chiusi. La ragazzina si girò
appena prima di entrare nel vortice, vedendo Sojobo e Masamune salutarla con un
cenno della mano e inginocchiarsi.
Venne risucchiata in un
battibaleno. Si trovò in un luogo buio, nero. Non sentiva pavimento sotto i suoi
piedi, ma camminava lo stesso. Le sembrò di trovarsi nel mezzo di niente.
Girandosi, vide la luna luminosa. Un rumore terrificante, come un ruggito.
Hinata si rigirò verso il nulla, lasciandosi alle spalle la luna, e sbiancò.
Tsukuyomi. Era lì, davanti a lei.
Eccola. Tsukuyomi era lì.
Grigi capelli che le scendevano lungo la schiena, grigi i capelli raccolti in
due crocchie. Di un grigio più chiaro il viso, gli occhi rossi e luminosi, un
kimono nero e sgualcito, privato della sua antica bellezza. Dalle labbra cineree
uscivano dei piccoli canini appuntiti.
Il suo strumento divino era
un rosario gigante, le perline avevano la forma di mezze lune. Quelle non erano
state corrotte dal potere di Yomi, brillavano di una luce bianca e pura. Eccola
che parte all’attacco, il rosario come una frusta. Lo Specchio parò prontamente
il colpo, facendo disperdere le enormi perline. Tsukuyomi le riunì in un gesto
imperioso della mano, e tornò all’attacco.
“E’ velocissima!”
Pensò Hinata, mentre
manovrava la
Spada di Giada, cercando di colpire la dea. Quella evitava,
slittando alle spalle di Hinata, sferzandole la schiena col rosario. Cadde a
terra, sentendo la scossa di dolore. Si rialzò subito, non sapeva nemmeno lei
come avesse fatto. All’improvviso si ricordò:
“Le preghiere di Sojobo,
Masamune, Raijuu e gli altri kami!”
Allora, ripresasi, si lanciò
all’attacco anche lei, senza esitazione…
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Capitolo 15 *** Meno uno. HinataVsSusano ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Hinata
schivò abilmente i colpi del rosario, mirando dritta al cuore della dea
corrotta. La spada si conficcò dritta nel cuore, facendo uscire una sostanza
argentata che doveva essere del sangue. Tsukuyomi afferrò immediatamente la lama
della spada e la tirò fuori dal petto con un espressione vuota, senza emozione.
Nelle mani della dea si formarono quelle che sembravano due sfere di fuoco
nero.
“ATTENTA
HINATA! O L’OSCURITA’ TI TRASFORMERA’ IN CORVO!”
Quella
voce… Kurenai! Hinata girò la testa a destra e a sinistra, velocemente, ma non
vide nessuno. Lo Specchio di Amaterasu la scansò appena in tempo per evitare gli
artigli oscuri che si allungavano invisibili, mimetizzati nel nero.
Fortunatamente, lo Specchio individuava i loro movimenti.
“Hinata!
Hinata! Mi senti?”
Hinata
sussultò. Sojobo?
“Hinata!
Ricordati l’addestramento!”
“Addestramento? Quale addestramento?”
“Errr…
Concentrati! Yomi è nel cuore di Tsukuyomi, devi strapparglielo via tu stessa!
Hinata?”
Hinata
venne colta da un attacco di nausea, ma non era il momento. Schivò per almeno un
quarto d’ora gli artigli oscuri, fin quando la dea non fluttuò in aria. Volò
davanti alla luna, contrastando la sua luce con la sua nera sagoma. Le lunghe
maniche del kimono coprivano i movimenti delle mani, ma confabulava qualcosa
tipo “Drago, Volpe, Tigre, Lupo…” Due di queste posizioni, Volpe e Lupo, Hinata
non le conosceva proprio. Ma ecco che la voce di Masamune riecheggiare nella sua
testa.
“Hinata!
Mi puoi sentire, vero? Devi assolutamente impedire che Tsukuyomi completi la
tecnica! Presto, il cuore! Strappaglielo via! Così Yomi uscirà dal corpo, e
libererai la dea!”
“Ma la
ucciderò!”
“…
Sbrigati!”
Hinata
capì che era meglio non controbattere. Masamune stava dicendo la verità, così, a
cavallo dello specchio, volò veloce come una freccia verso Tsukuyomi, la spada
dritta al cuore. La dea ormai stava ultimando la sua tecnica quando…
“DISTRUZIONE TOTAL… ARGH!”
“Scu-scusatemi…”
La lama
era penetrata fino a trafiggere il cuore, il sangue argentato diventava rosso
cupo, e la ragazzina tirò via la spada dal petto della divinità, scagliando
l’organo annerito dall’oscurità lontano. La dea urlava disperatamente, come una
bestia, ma pian piano diventava un grido di donna. I capelli neri, il viso
bianco latte, il kimono blu notte, gli occhi d’argento. Crollò dapprima sulle
ginocchia, il collo all’indietro e il volto al cielo. Hinata le si avvicinò,
piangendo, ma la dea sussurrò:
“Hinata…
Grazie…”
Furono
le sue ultime parole, prima di scomparire. Intanto, una sfera oscura
fiammeggiante usciva dal corpo della dea. Hinata la guardò, il volto solcato da
lacrime di rabbia. Le perline le si avvicinarono, iniziandole a girare intorno
alla vita. Erano sue, ormai.
“YOMI! MALEDETTO! DEVI MORIRE!”
Parole
che la ragazzina non aveva mai detto in vita sua. Intanto, il buio attorno a lei
diventò blu, proprio come il kimono della dea. Le stelle comparvero. Ma ecco di
nuovo il buio. Stavolta, sotto di lei, un mare in tempesta. Ecco che dalle acque
usciva qualcosa… Susano. Gli occhi maligni la squadrarono, pieni di rabbia. Si
preparava ad attaccare…
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Capitolo 16 *** La trasformazione. HinataVsAmaterasu ***
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(in
questo capitolo ho inserito un brano tratto da Final Fantasy X, “L’inno
dell’intercessore”. Se viola il regolamento, avvertitemi e io provvederò a
cancellarlo)
月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Hinata
era pronta. Specchio a mo di scudo, spada e rosario attendevano solo un suo
ordine. Ma sentì una voce, una voce un tempo sprezzante dire…
“Scusa,
Hinata. Sono stato uno sciocco… Se solo ti avessi datola Spada
quando me l’avevi chiesta…”
Era
Susano. Hinata non voleva uccidere più. Basta. Quelle parole la fecero
indietreggiare… Non era possibile… Doveva essere quel che restava di Susano.
“Liberami… Donami la pace eterna…”
Furono le
sue ultime parole, prima che Yomi si lanciasse contro Hinata, con una katana
nera sguainata tra le mani. Il rosario avvolse la lama, tenendola bloccata. Lei
si preparava a colpire, ma anche il dio la bloccò. Mollò la spada, rilasciandole
un pugno in pieno stomaco. Si buttò a terra, piegata sulle ginocchia; il sangue
colava dalla bocca.
Intanto,
sulla Collina dei Kami…
“Forza
Masamune! Hinata… Sento la sua forza diminuire!”
“Sojobo!
Zitto e continua a pregare!”
“Pregare…
Pregare! Idea! Dobbiamo cantare tutti insieme, un inno che le dia forza, che le
facciano sentire che siamo con lei!”
Sojobo si
accordò con Raijuu e Masamune, che rapidissimi, diffusero il piano. Tutti
pensarono la stessa preghiera, spontanea, iniziarono a cantare…
“*Ieyui Nobomeno Renmiri Yojuyogo Hasatekanae Kutamae”
Hinata
era crollata a terra. Il sangue continuava a uscire copioso, e lei tremava a
terra. Susano era pronto a darle il colpo di grazia. Ma poi, quella
preghiera…
“Ieyui Nobomeno…”
Le voci
di tutti gli dei e tutte le dee… Ma anche di Masamune e Sojobo. Le loro voci
erano così profonde, insieme… Poi si aggiunse quella dello spirito di Tsukuyomi,
Amaterasu, e un’altra che non aveva mai sentito… Quando vide il fantasma della
sacerdotessa amica del re e del samurai pregare. Poi… Quelle di Kurenai, di
Naruto… Di Konoha. Masamune doveva essersi teletrasportato ad avvisare gli
altri…
“…Renmiri Yojuyogo…”
Il dio si guardò attorno,
confuso. Yomi era indebolito dalle preghiere, rinforzando sempre di più Hinata…
Gli Strumenti Divini, sotto forma di anime, entrarono nel cuore di lei. Una luce
abbagliante, ed eccola trasformarsi in quella che sembrava la reincarnazione di
Tsukuyomi. Stesso kimono, i capelli si allungavano, le ferite si rimarginavano…
Una coroncina a forma di mezza luna sulla testa, uno scettro d’argento con
intorno attorcigliato il rosario. La Spada
levitava al fianco e lo Specchio dietro la schiena. Il Byakugan era attivato.
Si tolse velocissima dalla
traiettoria della spada, arrivando alle spalle di Susano, colpendolo con le
Sessantaquattro chiusure. I colpi erano terribili. La forza di Tsukuyomi non
posseduta. Con la Spada di Giada gli infilzò il cuore, e
lo strappò via, insieme ad altro sangue argentato che diventava scarlatto. Anche
stavolta, il corpo scompariva e Yomi usciva, mentre Susano mormorava…
“…
Grazie…”
Il mare
sotto di loro si calmò. Di nuovo buio. Hinata scoprì di riuscire a far sorgere
la luna, illuminando l’area. Amaterasu. Era seduta nell’aria, occhi chiusi,
disse…
“Avvicinati, Hinata…”
Lei
liberò le lacrime, correndo verso la dea, che l’accolse tra le sue
braccia.
“No…
Amaterasu… Tu no…”
“Non fare
così…”
Le
carezzava la testa, passando le dita tra i capelli color indaco.
“Quando
inizieremo, non sarò più io… Non potrò più controllare Yomi come sto facendo
adesso…”
“No… Tu
no…”
“Coraggio… Facciamola finita!”
Amaterasu
aprì gli occhi all’improvviso, rossi come tizzoni ardenti. Hinata, ancora
piangendo, corse qualche metro lontano. Intanto, la preghiera
continuava…
“Ieyui Nobomeno Renmiri Yojuyogo Hasatekanae Kutamae”
_____________________________________________________________________________
La
traduzione dell’inno è(se non sbaglio)
“Prega, Sogna, Figlio della
preghiera. Per sempre e oltre, Porta la gloria”
Comunque
ripeto… Se non va bene, avvisatemi e lo rimuoverò. Ecco il link per la canzone:
http://www.youtube.com/watch?v=TMmH6pct_wM&feature=
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Capitolo 17 *** Omikami Hinata. L'inizio della battaglia finale ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Hinata
si rifiutava di attaccare. Non ci riusciva, non che non ne fosse capace, proprio
non se la sentiva. Come avrebbe potuto attaccare quella che l’aveva aiutata, che
l’aveva aiutata a trovare la sua forza interiore, quella che era come una
seconda madre…
“TI
PREGO, AMATERASU! BASTA!”
Urlava,
senza far cambiare l’espressione senza sentimenti della dea, che attaccava
spietata. Dietro la schiena, al posto dello specchio, una palla d’ombra gigante.
La preghiera risuonava, colmando il terrificante silenzio. Al coro, sentì anche
Susano, aggiuntosi.
“Coraggio, Hinata. Uccidimi…”
Era la
voce di Amaterasu, o meglio, la sua voce interiore, dato che il corpo era
posseduto. Quello che agiva era Yomi, quello era Yomi, cercava di convincersi
Hinata. La dea era a parecchia distanza dal suo obiettivo, procedeva lentamente,
come se stesse camminando. Si sentiva lo sbattere dei sandali di legno che
portava, anche se stavano fluttuando.
“Hinata!
Hinata! Sono Raijuu!”
“Raijuu?
Dove sei… Dove sei?”
“Hinata,
non è il momento di piangere! Ascoltami bene: una volta sconfitta Amaterasu,
dovrai vedertela con Yomi in persona!”
“Non
voglio… Amaterasu non deve morire… Lei no…”
“Se non
la ucciderai tu, sarà lei a uccidere te! Sbrigati!”
Con
queste ultime parole, Raijuu tornò alla preghiera. Hinata non attaccava, così la
dea si teletrasportò immediatamente alle sue spalle, pronta a inglobarla
nell’oscurità, quando qualcosa proveniente dall’alto l’allontanò. Si girò a
vedere cosa fosse stato, e vide un guerriero in tenuta da samurai brandire le
sue due katane. Era Izanagi, padre di Susano, Tsukuyomi e Amaterasu. Sparì
immediatamente. La nuova piccola dea sussultò, stringendo forte lo scettro. Il
rosario si illuminò, lei ne staccò le perline a forma di luna e le lanciò come
shuriken. La dea le evitò tutte, allontanandosi di nuovo. Sul volto le comparì
un sorriso maligno. Si levò in aria, ma Hinata si ricordò che Tsukuyomi, quando
faceva in quel modo, stava per lanciare la sua tecnica più potente. Subito
Hinata si slanciò all’attacco, riuscendo a conficcargli sì la spada nel cuore,
ma non riusciva più a tirarla fuori! La dea rise maligna, non curandosi del
corpo estraneo, mentre con rapidissimi e sconosciuti movimenti delle mani
sibilava frasi tipo “Shukaku, Nekomata…”
Poi,
allungando le braccia al cielo, rivolgendo i palmi delle mani insù,
disse:
“Supernova”
Hinata
spalancò gli occhi, guardando l’immensa sfera di fuoco sospesa a pochi
centimetri dalle mani di Amaterasu. Sembrava davvero una supernova, aveva una
dimensione sconvolgente. La lanciò sulla nostra eroina. L’impatto fu qualcosa di
sconvolgente.
“Che sta
succedendo al Takamagahara, Inari?”
Chiese
Sojobo alla dea\dio volpe.
“Amaterasu. Amaterasu ha usatola
Supernova”
Il cuore
di Sojobo perse parecchi battiti. Aveva l’espressione stravolta. Una mano
evanescente si posò sulla sua spalla.
“Stai
tranquillo, Sojobo… Hinata non morrà…”
“Lo
spero… Rao”
“Torniamo a pregare. Facciamole sentire che siamo con
lei”
Il re
annuì e tornò alla preghiera. Amaterasu, o meglio Yomi, pensava di essersi
finalmente liberato di Hinata. Ma miracolo: lei era ancora lì, aveva la presa
salda sul manico della Spada, gli occhi chiusi come se fossero serrati. Brillava
di una luce bianchissima. Strinse ancora più forte l’elsa e spinse con tutte le
sue forze, riuscendo a sradicarle via il cuore. I soliti lamenti strazianti. Le
mani sporche di sangue. Le parole di Amaterasu.
“Non
piangere… Addio”
E invece
Hinata pianse, coprendosi il viso con le mani, macchiandosi. Il corpo spariva,
ed ecco uscire il Male in persona.
“Ora non
hai più nessun corpo… Ora dovrai vedertela CON ME!”
Disse
lei, furiosa. Contro di lui, non avrebbe avuto alcuna pietà, alcun rimorso.
Avrebbe finalmente compiuto la sua missione. La missione più dolorosa che avesse
mai fatto…
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Capitolo 18 *** La fine di tutto e un nuovo inizio ***
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月夜見の尊 月齢
(Tsukuyomi Moon Phase)
Yomi si stava trasformando.
Qualunque cosa fosse, Hinata era pronta. Si ritrovò di fronte Neji, nello stesso
stato di Amaterasu, Tsukuyomi e Susano. Lei si bloccò.
“E’ inutile, madamigella
Hinata. Per quanto lei si impegni, rimarrà sempre una fallita. Il destino non si
può cambiare…”
“Tu non sei Neji-kun.
Sparisci!”
E diede un fendente con la
spada che avrebbe mozzato la testa a una persona, ma dato che quella non era che
l’oscurità, le passò attraverso il collo.
“Bravissima Hinata!”
Questa era la voce di Naruto.
Da dove veniva? Aveva assistito anche ai precedenti scontri? Yomi si trasformava
ancora: questa volta, il gigantesco serpente a otto teste Yamata no Orochi.
Sulla fronte di ogni testa c’erano degli strani tatuaggi, diversi, e al loro
interno un kanjii. Si potevano leggere:
Fuoco
Acqua
Aria
Terra Oscurità
Veleno
Elettricità
Luce
Dalle fauci di ogni testa
gocciolava una roba verdastra, che doveva essere del veleno. Hinata era
sorpresa: per quanto ne sapeva, il demone Orochi era stato sconfitto almeno
cento anni fa… Proprio dal dio Susano! Pensò in fretta… Come aveva fatto a
ucciderlo? Ma certo… Aveva ubriacato le sue otto teste con del sakè e poi le
aveva tagliate via! Ma adesso… Dove lo trovava del sakè?
Intanto, sulla Terra alla
Collina dei Kami…
Masamune, sentendo la forza
dell’entità, capì che si trattava di un demone, di Orochi. Andò di corsa da
Inari, interrompendolo\a dalla sua attività.
“Inari… Se non sbaglio, oltre
a essere dio\dea delle volpi, lo sei anche del riso, no?”
“Beh… E con questo?”
“Ci serve del sakè, e come
Lei sa esso è ricavato dal riso fermentato…” ”Ho capito! Vuoi del sakè in
modo da aiutare la ragazzina! Ci vuole un bel po’ per prepararlo…”
“Sì, ma… I fedeli non donano
alle sue messaggere del sakè in modo che glielo portino?”
“Oh vero… Posso provare a
chiamarle, ma non so se hanno sakè…”
“La prego, provi!”
“Va bene…”
Inari formulò qualcosa in
quella che doveva essere il linguaggio delle volpi, e due myobu bianche si
materializzarono dal nulla. Una di loro aveva una grossa bottiglia del tanto
desiderato vino di riso. Altre parole del\la dio\a e sparirono di nuovo. Stavano
andando da Hinata a consegnarglielo.
“Yomi… Anzi, Orochi… Tu non
puoi vincere…”
Hinata sospirò. Era
coperta di sangue: aveva mozzato già cinque teste. La forza della rabbia. Si era
dimenticata delle parole che Amaterasu le aveva detto tempo addietro: “Non dovrai provare sensazioni umane come il cercare un
potere sempre maggiore. Non dovrai provare il sentimento di vendetta”
Quello era il momento che Yomi stava aspettando: il
momento in cui lei era indebolita dai suoi sentimenti. Sotto forma di spettro
nero, entrò dentro Hinata. Lei opponeva una dura resistenza, le myobu erano
arrivate. Quella senza la bottiglia di sakè corse verso la piccola dea, tra le
zampe dei fogli da esorcismo. Ne posizionò uno sulla fronte, uno al cuore e un
altro sulla schiena: avrebbero aiutato Hinata a rimuovere Yomi. E così fu.
Appena uscito, riprese le sembianze del leggendario serpente, ma con cinque
teste in meno. La myobu con il sakè volò verso le tre teste ancora vive, facendo
ingoiare a ognuna il liquido. Caddero a terra, ubriache. Lei le tagliò senza
problemi, quando, nell’ultima, sentì qualcosa di duro. Era la spada Kusanagi. La
estrasse, e con le sue ultime forze, vi sigillò Yomi. Cadde a terra, priva di
forze.
Intanto, sulla Terra, sempre alla Collina dei Kami… Gli
dei e le dee si stavano, pian piano, trasformandosi in pietra. Così, colti in
posizione di preghiera, continuavano imperterriti. Anche a Raijuu toccava la
stessa sorte, ma non se ne preoccupò. Sojobo si guardò preoccupato intorno,
esclamando:
“Che… Che sta succedendo?!”
“Hinata ha sigillato Yomi. Ce l’ha fatta, ma esso era
anche il custode delle anime divine. Hinata, sigillandolo, ha tolto il Male dal
mondo, ma ha anche eliminato la Speranza, rappresentata dai Kami. Un
mondo senza il male è un mondo perfetto, e la perfezione non esiste. Ma
la Speranza è
la cosa che permette all’umanità di andare avanti, di non arrendersi mai fino al
raggiungimento dei propri obiettivi. Ricorda le mie parole, tengu. Adesso le
nostre strade si dividono, ma sento che un giorno ci rivedremo. Salutami Hinata,
addio… Per il momento”
E
Masamune, in una nuvola di fumo, scomparse. Ricominciò il suo viaggio verso
l’ignoto, solitario.
“Le terrò bene a mente… Yondaime Hokage”
Sojobo osservò i paraggi: tutti erano diventati statue
di pietra, grigia e fredda. Disposti in cerchio, ancora preganti. Ancora
giacciono lì, ancora pregano…
Hinata si risvegliò nel candido letto dell’ospedale
migliore di Konoha, era in una stanza singola. Accanto a lei era seduta Kurenai.
Naruto aveva in mano un bouquet di fiori.
“Ecco Hinata! Sei stata incredibile! Cosa posso fare
per ringr…”
“Calmo, Naruto. Lasciamo Hinata
riposare”
L’esagitato ragazzo lasciò i fiori sul comodino vicino
al letto, pieno di bigliettini con scritte tipo “Guarisci presto” e “Sei la
nostra eroina”. La jonin e il genin uscirono, chiudendo delicatamente la porta.
Lei prese i fiori, sentendo il loro delicato profumo. Tra i bigliettini, ce ne
era uno con una nera piuma. Una piuma gigantesca. Lei lo prese e lo
lesse:
“Cara Hinata,
Ce
l’hai fatta! Hai vinto! Ora i tuoi amici sono salvi!
Ma
purtroppo, tutto ha un prezzo. Non voglio spiegarti cosa intendo
ora.
Gli strumenti divini, dopo la battaglia, sono diventati
come pietra e sono volati a chilometri
di
distanza, ora nessuno sa dove si trovino. Masamune ti saluta,
purtroppo,
ora non so dove si trovi. Mi ha sbolognato qui da solo
al villaggio raso al suolo! Ma ti rendi conto?
Non posso rivelarti dove sta il mio villaggio, ma sento
che ci rincontreremo presto. Potrebbe essere domani, potrebbe essere tra dieci
anni. Ma di una cosa, sono sicuro…
Non ti dimenticherò mai.
Saluti, il Re dei Tengu
Sojobo”
Hinata strinse a sé la piuma. Sojobo già gli mancava.
Sui volti di pietra degli Hokage, una figura era in
piedi su quella del Quarto.
“Alla prossima, Hinata… La sola che non vede mio figlio
come un mostro”
Detto questo, sparì.
FINE
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
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Note:
La
fanfic è finita. Spero vi sia piaciuta, dato che, probabilmente, scriverò il
seguito.
Inari: Inari è la divinità shinto della fertilità,
del riso, dell'agricoltura, delle volpi, dell'industria e del successo terreno.
E’ rappresentato sia come divinità maschile che come divinità femminile, anche
sotto forma di volpe, ma può apparire anche sotto forma di drago o serpente.
Nella fic ho voluto lasciare ai lettori la scelta: maschio o femmina?
Myobu: Sono volpi di un bianco candido e agiscono
come messaggere di Inari.
Alla prossima
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