My full moon

di shinigami di fiori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il calore dell'inferno ***
Capitolo 2: *** Un mondo nuovo ***
Capitolo 3: *** I frammenti dell'orgoglio ***
Capitolo 4: *** La prima prova ***
Capitolo 5: *** La prima prova, le paludi dell'inganno ***
Capitolo 6: *** Seconda prova ***
Capitolo 7: *** Nuove emozioni sul bordo del crepaccio ***
Capitolo 8: *** Il tulipano della neve ***
Capitolo 9: *** Terza prova, le insidie della torre trabocchetto ***
Capitolo 10: *** Fredda sfida e caldo sentimento ***
Capitolo 11: *** Un ansioso conto alla rovescia ***
Capitolo 12: *** Preda e cacciatore, la quarta prova ***
Capitolo 13: *** lupo x sangue x lacrime ***
Capitolo 14: *** Trappola e nuova fiducia ***
Capitolo 15: *** Viaggio x colloquio x prestigiatore ***
Capitolo 16: *** Guerra tra fratelli ***
Capitolo 17: *** Yin Yang ***
Capitolo 18: *** Il monte Kukuro ***
Capitolo 19: *** Una lotta tra sguardi feroci ***
Capitolo 20: *** il dolore della paura ***
Capitolo 21: *** Arena Celeste x selezioni x Daiki ***
Capitolo 22: *** Occhio giallo, occhio bianco ***
Capitolo 23: *** Il passato e il presente ***
Capitolo 24: *** Darsia x Shelia x Sunny ***
Capitolo 25: *** Una decisione pericolosa ***
Capitolo 26: *** Lupo x duello x lupo ***
Capitolo 27: *** Shelia Vs Darsia ***
Capitolo 28: *** Una città delle stelle cadenti ***
Capitolo 29: *** la sussurratrice ***
Capitolo 30: *** La melodia divina ***
Capitolo 31: *** York Shin city ***
Capitolo 32: *** Strage ***
Capitolo 33: *** Il soffio distruttore di ricordi ***
Capitolo 34: *** Inganno x disperazione ***
Capitolo 35: *** Amici ***
Capitolo 36: *** La verità nella disperazione ***
Capitolo 37: *** La chiave di quel passato dimenticato ***
Capitolo 38: *** La fine...No, un nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Il calore dell'inferno ***


-C-che diavolo è successo-? Domandai guardando le fiamme inghiottire la mia terra e bruciare gli alberi, di cui sentivo il lamento. Spari e proiettili passavano davanti ai miei occhi giallo avorio, sfiorandomi i baffi. Gli ululati disperati dei miei compagni feriti avevano invaso quel luogo, ormai colmo di sangue e disperazione: qualcuno cercava di contrattaccare, ma inutilmente…I fucili di quelle bestie erano troppo potenti e non potevamo difenderci se non sfidando la fortuna e rischiando ogni secondo della nostra vita.
Loro avanzavano sparando, uccidendo qualunque cosa si muovesse. -Cosa faccio, cosa faccio-? Con la coda tra le game riuscì soltanto a nascondermi, pregando che i loro segugi non sentissero il mio odore. -Mamma-! Ringhiavo, cercando di appoggiarla da lontano e di incitarla a continuare a lottare con quel meticcio, ma anche lei era allo stremo e cadde a terra, immobile. Guaivo, non sapevo che fare! Quando un cane scappava dalla mano dell’umano, si dirigeva verso di me e mordeva il cespuglio in cui mi ero nascosta. Morsi, morsi, morsi con la stretta più decisa che avevo, facendolo sanguinare e fuggire con la zampa ferita mentre il rumore delle ceneri e il calore mi facevano impazzire. -Ho paura, ho paura, non volevo questo, non sapevo fossero così spietati…Devo fuggire da qui-. Detto questo mi allontanai; le ceneri avevano reso il mio pelo grigio, eliminando la lucentezza che lo rendeva brillante. La foresta si stava spegnendo, e con essa, anche i suoi abitanti. Il fuoco cessò e i mostri rincasarono, trasportando i cadaveri dei miei amici come fossero sacchi sulle spalle. Piansi, in silenzio. Chi poteva sentire il pianto di un lupo? Nessuno ovviamente. Zoppicando riuscì a salire su una piccola collina, dove la luna splendeva, ricaricandomi con la sua bellezza infinita. -U-una  z-zona degli umani-?Dissi guardando quella che quei demoni chiamavano città. Mi accasciai a terra, come per sdraiarmi su un prato coperto di fiori, bagnando il suolo con il mio sangue, contaminato con le armi degli umani. -F-ecci-a- I miei denti si facevano strada fra le mie labbra, erano tutto quello che avevo per dimostrare il mio odio. Vedete, io non sono un comune lupo, ma un lupo che può assumere una forma umana grazie all’energia della luna. Questa cosa mi fa ribrezzo: posso assumere l’aspetto di un mostro grazie alla cosa più bella del cielo. Però è la mia unica speranza per sopravvivere, mamma e papà lo avrebbero voluto. Mi alzai, con l’aspetto completamente mutato, una piccola ragazza, apparentemente tredicenne, con lunghi capelli bianchi e occhi giallo ambra. Con il sangue in viso e una gamba tremolante dal dolore mi avviai in quella città, illuminata solo dalla luce di quella luna che mi dava ancora speranza. Il tragitto mi stremò, il mio respire si fece pesante e le lacrime scesero copiose sul mio viso. Sfioravo la gente, senza che si curassero del mio stato…Non che non mi vada bene anzi. Il sangue che perdevo era molto, ma nessuno se ne accorgeva. Inciampai contro un uomo che con uno scatto violento mi respinse via facendomi cadere a terra. -Tsk…Questi  s-sono gli umani dopotutto-. Ammisi sorridendo. Dannazione, stai attenta mocciosa. Gridò, parecchio stressato senza curarsi delle mie condizioni. Mi misi da parte per farlo passare e girai in un vicolo chiuso, poggiandomi contro il muro e lasciandomi cadere a terra, mentre il sangue scaldava il mio addome. Gli occhi mi si chiusero piano, lasciandomi però cosciente. Le immagini di quel massacro mi continuavano a passare davanti agli occhi. Mi risollevai, appoggiando la mano contro il muro per aiutarmi. Sono proprio una bambina, come posso arrendermi così Non volevo perdere la mia dignità, il mio orgoglio. Non potevo, non potevo proprio lasciare che accadesse, perché io sono Shelia…E la Shelia che conosco non si sarebbe arresa facilmente!

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Capitolo 2
*** Un mondo nuovo ***


Rimasi a terra per tutta la notte, cercando di fasciarmi le ferite con i miei stessi abiti, scoprendo alcune parti del mio corpo. Uccidere un cacciatore di quelli nella foresta e rubargli gli abiti mi aveva reso presentabile.
Mi sollevai con fatica da terra e mi misi a camminare per uscire da quel vicolo che mi aveva accolta per la notte.
I lunghi capelli bianchi mi toccavano le cosce, facendomi salire i brividi lungo la schiena.
Camminando alcuni uomini cominciarono a sbarrarmi la strada.
-Hey, piccolina, dove te ne vai tutta sola-?
-Vuoi un passaggio da qualche parte? Possiamo divertirci insieme se vuoi-. Si misero a ghignare, non curandosi della mia presenza.
-Disgustosi-. Il mio tono era basso, ma non abbastanza da non farmi sentire.
-Eh? Hai detto qualcosa mocciosetta-? Quello che sembrava il capo si abbassò per arrivare ai miei occhi, ai miei occhi gialli.
Il silenzio fu interrotto da uno dei tre.
-Muoviamoci o faremo tardi per l’esame hunter-!
-Esame hunter-? Mormorai con un filo di voce avvicinandomi all’uomo che lo aveva citato.
-Esatto, pare che quest’anno i navigators siano assenti e il luogo più facile da trovare. Stando alle voci che abbiamo sentito non c’è nemmeno bisogno di iscriversi. Ogni tanto succede che gli esaminatori non badino alla quantità dei partecipanti-.
-Che cos’è un hunter-? Domandai curiosa, come un cucciolo che aspetta la pappa che la madre sta per porgerli.
-Vedi, un hunter può essere ciò che vuole: un cacciatore di tesori, uno specializzato nella black list oppure dedicarsi addirittura agli scavi archeologici. Diventare hunter equivale ad una somma di denaro enorme assicurata-.
-Capisco-. Mi allontanai.
-Hey, hey, bimba aspetta, non ti ho dato tutte quelle informazioni gratis sai-? Mi afferrò per un braccio, tenendomi stretta.
Un contatto che non potevo sopportare, lo odiavo, lo odiavo proprio.
-Non toccarmi, sporco umano-.
-Uh-?
In un baleno mi liberai e sparì dalla sua vista, non poteva più vedermi.
-Dov-!! Lo spinsi a terra, salì sopra di lui e lo fissai negli occhi. Cominciò a sudare freddo.
Spalancai la bocca, rivelando le mie fauci, quelle di un vero lupo, fauci pronte ed addestrate per uccidere ed assetate di sangue.
-Aiuto, salvatemi-! Strillò l’uomo. La sua voce mi diede ai nervi.
-Non avete sentito come urlavamo noi-? Urlai lasciando cadere qualche lacrima. Afferrando il suo colletto e trascinandolo vicino al mio viso, bagnato di odio.
-Permesso, mi scusi, che succede-? Chiese una vocina.
Mi voltai di scatto, lasciando che le lacrime si spargessero sull’asfalto.
I miei occhi scrutarono un bambino, occhi marroni, capelli a punta sparati in alto e di un nero corvino. I vestiti verdi chiaro, uno zaino color marrone chiaro sulle spalle e una canna da pesca che spuntava fuori dall’interno.
Rimasi a guardarlo. Per qualche secondo.
-Che succede, Gon-? Chiese una voce un po’ più rude: questa apparteneva ad un uomo alto, vestito di blu con degli occhiali da sole minuscoli sul naso.
-Leorio, non c’è bisogno di urlare in mezzo alla gente-. Disse un’altra voce, più calma e vellutata.
Intanto l’uomo sotto di me era fuggito, lasciandomi al centro dell’attenzione di quegli individui.
-Dannazione Kurapica, così mi metti in imbarazzo-. Disse urlando contro al più giovane, dai capelli dorati.
Li guardai litigare, per parecchi minuti.
-Questi tipi…Altri umani-.
-Dannazione siamo appena scesi dalla nave e già ti comporti con quest’ariadi superiorità-. Continuava a lamentarsi l’uomo più alto.
-Accidenti, come sei rumoroso-. Disse il biondino posandosi una mano sulla guancia e chiudendo gli occhi.
-Cos’hai detto-?
-Questi tipi…-
-Scusa…posso sapere come ti chiami-? Mi chiese Il piccolo, avvicinatosi a me senza che io me ne accorgessi.
Mi spaventai e mi allontanai, per poi ricompormi.
-Non ritengo che tu ne abbia bisogno-. Mi voltai e cominciai a camminare.
-Lascia stare Gon, è solo una ragazzina testarda-. Cercò di spiegare quel Leorio. Non feci caso a questa risposta anche se la sentii perfettamente.
-Ma forse cercava anche lei il luogo per l’esame. Disse preoccupato il bambino-.
-Esame-? Mi voltai.
-Si, l’esame per diventare Hunter e se stai cercando il luogo puoi unirti a noi-. Mi invitò il piccolo Gon.
Chiusi gli occhi in segno di disprezzo.
-Non mi serve un gruppo a cui unirmi, baste che mi indicate il luogo e lo troverò da sola-.
-Tsk, che razza di mocciosa insolente-. Borbottò Leorio con le mani in tasca.
-LEORIO-! Lo rimproverò Kurapica.
-Mhm, va bene , il luogo dell’esame è dentro quel ristorante, lo abbiamo saputo dal capitano della nave che ci ha condotto fino a qui, ci rivediamo all’esame va bene-? Disse con un tono gentile.
Lanciai un’occhiata e annuì con il capo in maniera indecisa.
Si mise a correre con gli altri due verso il ristorante.
“Non ho bisogno ad un gruppo in cui unirmi? Dannazione se ne ho bisogno” C’era della tristezza nei miei pensieri.
Hunter eh? Potrei fare un passo avanti, e se ne diventassi uno, avrei i permessi per proteggere la mia razza.
Shelia…Ormai cos’hai da perdere?
-Gon, perché hai detto a quella bambina dove si terrà l’esame? Chiese Kurapika, mentre correva al fianco del piccolo.
Non lo so, mi sembrava una brava ragazza, e sono sicuro che la ritroveremo all’esame-.
Le ferite tornarono a tormentarmi, rivolsi lo sguardo all’edificio.
Forza, testardo di un lupo.
 
 
-Angolo Autrice-
Questo è il vero primo capitolo, quello prima era un prologo per il passato di Shelia, però io sono furba (XD) e non l’ho scritto, scusate. Mi piacerebbe davvero tanto sapere se questa storia vi incuriosisce un pizzichino, scrivetemi una recensione :D
Vi ringrazio, e al prossimo capitolo
-shinigami di fiori-
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** I frammenti dell'orgoglio ***


Era un ristorantino accogliente, a quanto pare è qui che loro mangiano.
Con la coda dell’occhio osservai i tre ragazzi che avevano appena fermato il cameriere per sentire cosa avrebbero detto.
-Salve, vorremo una bistecca alla griglia piena d’avventura, ben cotta- Disse Leorio fiducioso.
-Si, per tutti e tre- Aggiunse il piccolo Gon
Li stavo ascoltando, seduta con il palmo della mano appoggiato sulla guancia e non mi accorsi che un altro cameriere si era avvicinato a me, attendendo le mie ordinazioni.
-Cosa desidera, signorina-? Chiese in modo scherzoso.
Io presi il menù, nonostante sapessi già cosa dire.
Lo buttai a terra, mi alzai e mi avvicinai al cameriere, fissandolo negli occhi dal basso verso l’alto.
-Voglio qualsiasi cosa, pieno d’avventura e ben cotto-
Il cameriere capì la parola d’ordine d’accesso alla stanza dell’esame e mi pregò di seguirlo.
-Aspetti qui per favore, l’ascensore la condurrà al posto desiderato-
Senza dire nulla mi sedetti su una sedia e aspettai che l’ascensore mi portasse al luogo prestabilito.
Mentre aspettavo, l’ascensore fece un movimento rude, come se avesse urtato qualcosa e subito dopo si aprì, rivelando un luogo buio e umido.
Uscì a passo felpato dall’ascensore e camminai nell’ombra fino a raggiungere un gruppo numeroso di gente.
“Che strana sensazione, in mezzo a così tanti umani che non cercano di uccidermi” Pensai appoggiandomi al muro di schiena.
-Oh, eccola là- Sentì una voce stridula chiamarmi.
Alzai lo sguardo e riconobbi il piccolo bambino vestito di verde correre verso di me seguito dagli altri due.
Li guardai seria, controllando ogni loro mossa.
-Visto? Alla fine sapevo che saresti venuta- mi guardò, sorrise.
-Tu…-
-Ah non ci siamo presentati: io sono Gon, questo è Leorio  e lui è Kurapica, siamo amici-.
Chinai il mio capo in basso senza rispondere subito.
-Shelia-
-Hun-? Fece Gon con la testa per non aver udito le mie parole, quasi sussurrate.
-Shelia, il mio nome- Alzai tono di voce, un po’ seccata.
-Ah si, scusa scusa, allora piacere di conoscerti Shelia, facciamo del nostro meglio- Disse con gli occhi ardenti di determinazione.
Io confusa mi staccai dal muro e mi allontanai, senza nemmeno salutarli.
“Dannazione che combini? Dire il tuo nome a tre umani completamente a caso”
Mentre riflettevo sentì una voce gentile, cercare di fermarmi.
-Hey, piccola aspetta, sei nuova vero-?
-Bhè, si…- Cercai di non dargli molta confidenza, ero nervosa in mezzo a tutti quei demoni.
Mentre stava per parlare, passò uno strano nanetto con due targhette in mano.
-Ecco  a voi, non dovete perderle per tutto lo svolgimento dell’esame.
La presi subito, per evitare di sfiorargli le dita e l’attaccai al mio vestito.
“numero 43, la lupa”
-Bhè, io sono il numero 16 Tonpa, se sei agitata o hai qualche domande da fare non esitare: Io sono un esperto dato che ho affrontato questo esame per 35 volte-
Disse, quasi vantandosi.
-Altri candidati? Sai qualcosa in più su tutti questi uman…ehm candidati-? Domandai, trattenendo la mia collera nei loro confronti. Sapere di più su i miei nemici mi sarebbe servito.
-Si, ad esempio c’è il numero 56, o Barbon il maestro di Kung fu, o ancora c’è l’incantatore di serpenti, il numero 24. Ce ne sono altri, ma loro sono quelli che hanno tentato l’esame più volte-.
Stranamente lo ascoltai.
In quello stesso momento, un uomo con un lungo mantello viola si intrufolò tra la gente a passo deciso, camminando verso di noi.
Una volta superati, mi girai per seguirlo con lo sguardo.
Urtò violentemente contro la spalla di un altro concorrente: Aveva i capelli rossi, pettinati all’indietro a modi fiamma, uno strano abbigliamento o almeno, molto più appariscente del normale e con le braccia conserte. Non sembrava aver gradito quello scossone senza aver ricevuto le dovute scuse.
La faccia non riuscivo a vederla dato che era girato di schiena.
-Ahaaaaaaaaaaaaaaaaa-
Sentimmo urlare, un grido cupo e avvolto dalla nera disperazione.
Mi girai di scatto e corsi per vedere: L’uomo dal lungo mantello giaceva in ginocchio con le braccia sollevate mentre, passo dopo passo,esse si tramutavano in petali rossi.
-Che diavolo-? Domandai.
-Quello psicopatico è tornato di nuovo- Disse Tonpa in tono preoccupato.
-Come di nuovo-? Chiese una vocina familiare.
Tonpa si girò verso Gon e cercò di spiegare. –Numero 44, l’illusionista Hisoka. L’anno scorso, nonostante fossimo convinti che sarebbe passato, venne bocciato per aver quasi ammazzato un esaminatore-
-Cosa? E gli danno il permesso di ripetere nuovamente l’esame-? Domadò sbalordito Leorio.
-Ceto, se questa fosse la volontà dell’esaminatore, anche il diavolo in persona potrebbe essere promosso- spiegò Tonpa, con un tono stranamente serio.
Mi avvicinai all’uomo senza braccia, contorto dal dolore.
-Che stregoneria è questa-? Domandai attirando l’attenzioni di tutti, illusionista compreso.
-Come ha fatto a fare una cosa del genere-? Tutti videro il prestigiatore sorridente avvicinarsi e si spostarono impauriti.
-Non c’è trucco e non c’è inganno, questa è la magia. Fai attenzione, quando urti qualcuno dovresti proprio chiedere scusa- Disse con un tono di voce calmo, per poi scomparire  tra la folla.
“Esistono umani che sono in grado di fare certe cose”?
-Ehi, Sheliaaaaa- Mi chiamò Gon
Mi volta senza però togliere completamente lo sguardo dall’uomo ferito.
-Tonpa –san ci ha dato queste lattine per festeggiare il nostro arrivo, prendine una-
Rifiutai nel modo più assoluto, ora mi metto pure ad accettare roba dagli umani così siamo a posto.
In quel posto buio pieno di umani, avevo una disperata voglia di stare sdraiata su un prato soffice, sotto la luna con la mia famiglia, avevo bisogno della luna, mi sentivo persa senza vederla.
Mentre camminavo in attesa dell’esaminatore, cercavo di non pensare a tutte quelle cose, ma mi balenavano in testa senza che io potessi farci nulla.
Quando all’improvviso, avvolta dai pensieri urtai contro qualcosa, no qualcuno.
Mi ripresi un attimo dalla botta, tenendomi la testa e aprendo un occhio per vedere cosa o chi fosse.
Riconobbi una figura alta, con i capelli rossi e dallo stravagante abbigliamento.
Mi spaventai a morte e appena lo vidi girarsi lentamente con un sorriso inquietante stampato in faccia, feci un inchino per scusarmi.
-M-mi dispiace molto, non l’avevo vista perché ero immersa nei miei pensieri, le mie più sincere…Scu-se-. Era così frustrante, chiedere scusa ad un umano.
 I miei occhi si stavano riempiendo di lacrime, ma non lo diedi a vedere dato che ero piegata per fare l’inchino.
“Dannazione, dannazione, dannazione, scusarmi come una schiava agli umani, li odio, li odio”.
Riuscì a sentire una lieve risata e mi risollevai, guardandolo sorridere con una mano portata alle labbra.
-Non preoccuparti piccola- Detto questo allungò una mano verso il mio viso. Avevo paura e strizzai gli occhi cominciando a tremare.
Mi posò una mano sui capelli e guardando mi sorrise.
-Fai attenzione la prossima volta va bene-?
Feci cenno di si con la testa e il mio tremolio sparì, diventando più rilassata e mi allontanai dopo un secondo inchino, correndo.
Mi guardò correre via, poi si girò e si allontanò in mezzo alla gente, leccandosi le labbra.
-Interessante-
Ero in un angolo, accovacciata con la testa sulle ginocchia…Quell’evento aveva distrutto la mia determinazione seduta stante.
Il suono di una campana ruppe le conversazioni in atto, rimbombando nel luogo, e tra le oscure pareti.
-Che cos’è questo suono-?
Si domandarono tutti.
 
-Angolo Autrice-
Eccomi tornata con un altro capitolo, spero davvero che questa storia interessi un po’ :D. Accetto le recensioni, anzi sono più che gradite e fatemi sapere cosa ne pensate e se la storia vi piace. Un salutone e al prossimo capitolo
-shinigami di fiori-
 
 

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Capitolo 4
*** La prima prova ***


-Scusate l’attesa, io sono Satotsu il primo esaminatore e colui che vi condurrà fuori di qui-. Disse un uomo alto, indossava una camicia viola con delle scarpe del medesimo colore. Guardandolo mi soffermai sulla bocca…O almeno dove avrebbe dovuto esserci secondo l’anatomia umana. Era privo di bocca e sotto il naso aveva due grandi scuriu arricciolati alla francese e due occhi azzurri cristallini. Era un tipo strano. -Adesso sappiate che siete ufficialmente aspiranti hunter e chi non se la sente è pregato di uscire da quella porta dietro di voi- Disse con tono serio. Nessuno si voltò indietro, tutti volevano quel titolo. -Bene, siete pregati di seguirmi- Disse l’esaminatore, girandosi e cominciando a camminare in modo strano verso l’unica direzione, sempre più buia e cupa. -Vi condurrò personalmente verso il luogo dove si terrà la seconda prova d’esame- I candidai si guardarono confusi. -E allora qual è la prima-? Domandai, attirando l’attenzione di un bambino con i capelli albini che se ne stava tranquillamente sul suo skateboard. -È appena iniziata- Disse lui aumentando notevolmente il passo. -Ma che, cos’è questo cambiamento di velocità-? Chiese Leorio. -È chiaramente una prova di resistenza- Commentò il biondino. “Resistenza? Non avrò problemi, sono abituata a correre anche per ore” Sorrisi felice…Forse qualcosa cominciava ad andare per il verso giusto per me. -L’esame sarà sicuramente divertente e impegnativo, ce la metterò tutta e diventetò un hunter- Gon sprizzava determinazione da tutti i pori. Dopo tre ore di corsa… Molti candidati si ritirarono, la corsa era troppo stremante e per di più avevano la mente carica di stress a causa dell’ignota durata della maratona. -Hey, tu- Si avvicinò a me il bambino dai capelli bianchi. Girai solo lo sguardo, è vero che correre era all’ordine del giorno in passsato, ma dovevo comunque concentrarmi. -Quanti anni hai-? Chiese curioso. -Tredici- Risposi secca e feci per accelerare. -Mhn..- Annuì il piccoletto. -Hey tu! Scendi dallo skateboard! Questo è barare-! Urlò Leorio. -Perché-? Domandò il piccolo con la testa tra le nuvole. -Questa è chiaramente una prova di resistenza- Urlava Leorio, ormai esausto. -Non è vero, l’esaminatore ha solo detto di seguirlo- Disse Gon, esattamente dietro di me. L’albino rallentò per raggiungere e affiancare Gon. -Quanti anni hai-? -12- -Allora correrò anche io- Disse facendo un salto acrobatico e scendendo dallo skateboard. -Io sono Gon- -Io Killua- Mi allontanai dal gruppo, continuavo a sentire l’ansia e la paura dell’ignoto invadermi il corpo. Per qualche strano motivo cominciarono a scendermi lacrime dagli occhi, e smisi di correre. -Q-questo per cos’è-? Domandai toccandomi le guance bagnate. Cercai di asciugarmi gli occhi con la manica. -Dannazione, perché sto piangendo-? Domandai con un lieve sorriso, sapendo in realtà perchè si stessero facendo strada tra le mie guance. “Però, come hanno fatto in fretta a fare amicizia quei due” Le lacrime non smettevano di scendere e scaldare le mie guance arrossate e ormai il gruppo rimasto cominciò anche a superarmi. Un uomo mi notò, rallentò e mi fissò. Me ne accorsi ma non lo guardai, non volevo perdere più orgoglio di quanto non ne avessi già perso e cercai di coprirmi le lacrime. -A m i c i- Cercai di ripetere -Amici, amici, amici- Le lacrime aumentarono e dovetti coprirmi anche la bocca con una mano. -Perché me li avete portati tutti via-? Sussurrai con un filo di voce. "La vita nel branco non era difficile ma era assai impegnativa: chi si occupava di procurare cibo e chi addirittura si tramutava in umano per effettuare scambi con quest’ultima razza. I cuccioli avrebbero presto assistito alla loro prima luna piena e avrebbero ricevuto il loro primo raggio di potere. Eravamo proprio degli stupidi cani, ignari dell’inferno ma anche del paradiso. I raggi ci colpirono per la prima volta e noi quattro cuccioli avemmo l’istinto di ululare finché le forze del corpo ce lo avessero permesso. È vero, i nostri genitori non erano sempre presenti, anzi…Credo che la moaggior parte della volte io abbia dovuto cavarmela da sola. Ricordo ancora la prima volta che entrai in un piccolo villaggio umano, accanto alla nostra foresta: La prima tramutazione è sempre difficile da imparare e quando mi recai al villaggio, qualcosa andò storto e il mio corpo cominciò a tornare peloso e bianco, i miei denti tornarono giallo avorio e i miei occhi assetati di sangue…Proprio davanti ad una piccola umana che mi restò a guardare. Rimasi ferma, un po’ per paura e un po’ per non spaventare la piccola. La bambina gettò un piccolo grido che soffocò dopo pochi secondi con le mani e si girò di schiena, vedendo un gruppo di uomini armati avvicinarsi avendola sentita urlare. Cominciò a gettarmi pietre addosso e a piangere. -vattene, vattene-!! I sassi non mi colpirono e quando mi girai per correre nella foresta dalla quale ero arrivata sotto forma di umana feci in tempo a sentire la sua voce stridula e soffocante di lacrime urlare queste parole: DEVI VIVERE!" Mi risvegliai. -Capisco, sono una stupida- Sorrisi asciugandomi le lacrime e scattando alla mia massima velocità in avanti, superando quasi tutti i concorrenti e arrivando all’esaminatore. DOVEVO SOLO CREDERE….CREDERE CHE ALTRE PERSONE SAREBBERO ENTRATE NELLA MIA VITA. -Hhuhu, che ragazzina interessante- Dal fondo un ghigno cingeva l’atmosfera.

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Capitolo 5
*** La prima prova, le paludi dell'inganno ***


-Credo che si siano meritati una pausa- disse Satotsu mentre controllava gli ultimi rimasti.
-Leorio, tutto bene-? Chiese Kurapica vedendo l’uomo sciupato dalla fatica.
-Certamente, posso ancora andare lontano- Disse mentre aumentava il ritmo della sua corsa.
-Adesso abbiamo anche iniziato una scalinata, mi chiedo quanto durerà ancora questa prova- Disse il biondino.
Più avanti c’erano pochi concorrenti, me compresa.
-Hey killua, perché vuoi diventare un hunter-? Chiese Gon, per niente stanco.
-Io? Non è che mi interessi il titolo di hunter, dicevano in giro che l’esame fosse davvero difficile, così ho pensato di parteciparvi perché ero annoiato, ma per ora mi sta deludendo-. Disse.
Gon lo guardò stupefatto.
-E invece perché tu vuoi diventare hunter-? Chiese smorzando quel piccolo silenzio.
-Io voglio diventare un hunter per ritrovare mio padre, voglio scoprire perché ha preferito svolgere il suo lavoro anziché crescermi- Non c’era tristezza nelle sue parole.
-Hey Shelia, perché vuoi diventare hunter-? Mi chiese avvicinandosi a me.
Inizialmente abbassai lo sguardo, intenzionata a non rispondere.
“Tsk, e adesso?”
Avevo bisogno di comunicare con qualcuno, di sfogare tutte quelle idee confuse dentro di me che mi divoravano l’animo e cercare di scacciare via la paura, altrimenti come sarei potuta andare avanti?
Sorrisi, riempendo i miei occhi di un brillante luccichio.
-Perché non ho niente da perdere-
Lo sguardo di Gon si fece serio.
-Però, io non voglio più perdere nulla- Cercai di spiegare
 Le mie condizioni.
-Allora diventiamo hunter insieme, Shelia- Mi disse guardandomi negli occhi e creando un contatto diretto con i suoi, così…Luminosi.
Senza che ce ne accorgessimo, arrivammo alla fine del tunnel, all’aria aperta.
Tutti i partecipanti rimasti riuscirono ad arrivarci, stroncati dalla fatica e dallo stress.
-Kurapica, Leorio, siamo qui- Li salutò il piccolo  Gon.
Io ero stata la prima ad uscire, mi fermai a guardare il cielo, chiudendo gli occhi e sospirando profondamente.
I capelli disordinati sfioravano le mie cosce e i miei fianchi.
-Queste sono le paludi dell’inganno, la nostra meta si trova dall’altra parte- Disse Satotsu con le mani dietro la schiena.
-Fe-fermaatevi, non è un esaminatore, io sono quello vero-!! Una voce cancellò tutti i sorrisi dei partecipanti arrivati fino a questo punto.
Un uomo spuntò da dietro la parete, probabilmente era stato attaccato da qualcosa: Aveva gli abiti lacerati e parecchie ferite sul corpo e sul viso.
-Guardate- Disse e da un sacco tirò fuori un animale particolare: una scimmia dal volto umano.
-Queste creature assumono l’aspetto degli umani e li ingannano, però non sono così forti e quindi hanno bisogno della collaborazione degli altri animali per cacciare…VUOLE ATTIRARE OGNI SINGOLO CANDIDATO NELLA SUA TRAPPOLA- Urlò disperato il poveraccio.
-Che cosa-?
-Quindi è quello l’impostore-?
-Maledizione chi è quello vero-?
Erano tutti confusi.
-Tu…Non se un umano vero-? Domandai, spinta da uno strano istinto.
-Cos-?
-Il tuo odore non mi infastidisce, non sei un essere umano vero-?
-Tsk- Cominciò ad innervosirsi l’uomo ferito.
-Riesco chiaramente a distinguere l’odore che odio dall’uomo che ci ha condotti fin qui- Dissi chiaramente.
-T-ti sbagli non ascoltate questa marmocchia- Non voleva demordere.
-A quanto pare, non sono l’unica che la pensa così- Detto questo mi abbassai di scatto, guardando dal basso una carta da poker tranciare in due il viso dell’impostore.
Mi sollevai e guardai dietro di me: Un uomo alto, capelli rossi…Era Hisoka.
-Capisco, quindi avevo ragione, sei tu quello vero- Disse mentre mescolava un mazzo di carte.
Tutti si girarono verso Satotsu e notarono che tra le dite teneva due carte, come se le avesse fermate appena in tempo.
-È pazzo-! I candidati cominciarono a spaventarsi all’idea di poterlo avere come avversario.
Mi avvicinai al cadavere, ormai in balia degli avvoltoi, lo fissai.
Gon si avvicinò a me.
-Shelia, tutto ok-?
-…S-si-. Risposi rigirandomi verso di lui.
Passato del tempo cominciammo a correre tra le nebbiose paludi dell’inganno, piene di subduli trabocchetti e trappole mortali, cercando di non perdere di vista l’esaminatore.
Molti candidati morirono e altri si persero senza lasciare traccia.
-Gon, aumentiamo il passo, con tutta questa nebbia rimanere vicino ad Hisoka sarebbe pericoloso- disse Killua guardando il prestigiatore.
Non sapevo il perché, ma persi di vista il gruppo principale, nonostante avessi già memorizzato gli odori.
Cercai di tornare al gruppo ma venni accerchiata da alcuni candidati coalizzati tra loro.
-Ti abbiamo osservata da un po’ ragazzina- Disse il primo.
-Tu non sei una normale bambina vero-? Commentò un altro.
Mi avevano completamente tagliato ogni via di fuga.
-Abbiamo deciso di semplificare il lavoro dell’esaminatore, togliendo di mezzo gli individui più pericolosi e tu hai i requisiti adatti-
Rimasi con lo sguardo basso, in modo che i miei capelli coprissero i miei occhi.
“Eccoli, sapevo che prima o poi avrebbero tolto la maschera”
-Da un’occhiata a questa nebbia, nessuno di noi può più raggiungere l’esaminatore, e nessuno può più vederci-.
Sorrisi, in maniera innaturale, i canini uscirono dalle mie labbra.
-Se nessuno più vederci, allora va più che bene-
-Ma che stai dic- Il suo sguardo si perse nel vuoto quando vide un lupo bianco agganciarsi alla sua gola.
I denti si collocarono nel suo collo, permettendo al sangue di schizzare sul prato umido.
Lo lasciai cadere a terra, con la gola sgozzata e gli occhi persi nella disperazione.
Il mio sguardo ambrato si posò su un altro uomo.
-N-nooooo aiut- Troppo tardi, niente poteva fermare quel mio sfogo.
Lo morsi alla spalla, facendogli perdere sangue, colorando di rosso quel prato ricoperto di rugiada.
Il mio muso adesso era caldo e rosso come l’inferno, il loro sangue scivolava sui miei denti desiderosi di trafiggere.
Ero persa in una follia che solo io, probabilmente, riuscivo a vedere.
Continuai ad azzannarli, finché la mia sete di sangue non si fosse placata.
Adesso ero lì, un lupo bianco macchiato di rosso, macchiato del sangue dei miei nemici, a guardare il cielo…Come mi piaceva questa sensazione!
Il sangue colava sulle mie zampe, scivolava fuori dalla mia bocca.
Lo scenario era diventato il mio: la lupa bianca in mezzo ai corpi delle sue vittime.
Non si vedeva altro se non il colore del sangue.
Mi voltai, sentendo qualcosa, piegando le orecchie e rigirandole come dei radar.
Il naso si muoveva da solo, cercando la traccia che fece muovere quelle foglie secche per terra. Un ringhio uscì dalla mia bocca, attraversando i miei denti.
Vidi una figura, balzai all’indietro e cominciai a correre ringhiando, ritramutandomi passo dopo passo.
Le mie zampe tornarono ad essere flebili gambe umane e il pelo cominciò a sparire, lasciando il sangue sulla mia bocca, sui miei vestii, sulla mia targhetta che rappresentava il numero 43.
Quella figura notò un lupo bianco, ma solo di striscio, vedendolo sparire nella nebbia.
-Un lupo-? Mormorò con un sorriso l’illusionista.
Correvo, consapevole di essere, più o meno, sata vista e girandomi vidi una figura in ginocchi… Gon  era accasciato per terra, spaventato a morte.
“Hisoka deve essere passato di qui” Mi fermai da Gon, vedendolo sudare freddo.
-Tutto ok-? Domandai, dopotutto era l’unico umano che sembrava non avere una maschera.
-Si, sono a pos…Shelia perché sei macchiata di sangue-? Domandò in tono infantile.
Cercai di cambiare argomento.
-Sei da solo? Dove sono gli altri tre-? Chiesi gentilmente.
-Killua è andato avanti, io invece ero preoccupato per Leorio e Kurapica così sono tornato indietro incontrando Hisoka. Ha colpito Leorio e l’ha portato al punto prestabilito dall’esaminatore, dicendo che eravamo tutti promossi-.
“Anche Hisoka deve aver trovato un gruppo come quelli che ho incontrato io, si è divertito anche lui a giocare all’esaminatore”, Pensai.
-Sali- Gli dissi, un po’ imbarazzata mostrandogli la mia schiena.
-Gon-? Mi girai e lo vidi crollato a terra, dormiente.
“Lo deve aver spaventato parecchio, è crollato come un sasso”.
Gon si svegliò poco dopo.
-C-ci stiamo muovendo? Shelia?- Per poi riaddormentarsi tra il mio pelo bianco.
“Questo è un bambino speciale, posso dargli una possibilità”
Ci allontanammo, camminavo piano per non far scivolare Gon dalla mia bianca e soffice schiena.
“Il mio olfatto ci condurrà dall’esaminatore”.
Questo è…Così caldo, potrei addormentarmi per sempre in questo pelo bianco così morbido…Mito-san, questa situazione me l’hai sempre data solo tu…Aspettami, diventerò Hunter e troverò mio padre.
“Siamo arrivati” Pensai mentre tenevo saldamente Gon per le gambe, mentre lui ancora dormiva.
Ormai ero tornata umana dato che ero riuscita a superare le paludi ed arrivare alla fase della seconda prova.
Appoggiai Gon contro un albero e questi aprì subito gli occhi.
-Ah che strano, ero convinto di dormire su un morbidi pelo bianco, sarà stato solo un sogno-?
-Certo che fai sogni strani- Sorrisi.
Gon percepì una presenza osservarlo, si girò di scatto e vide Hisoka indicargli Leorio, svenuto e dolorante contro un albero.
-Leorio- Urlò Gon correndogli in contro.
-Gon, grazie al cielo stai bene- Disse Kurapica mentre controllava le ferite di Leorio.
-Gon, ce l’hai fatta, ero convinto che non saresti più riuscito a tornare- Disse Killua, che lo stava aspettando.
-Già, ma è tutto merito di Shelia- Disse indicandomi.
Sorrisi, mentre le loro chiacchiere continuavano.
Mi sentivo bene, stranamente bene vicino a lui.
Magari…Lui la maschera non l’aveva.
-Gente, mi congratulo con voi per essere giunti al luogo dove si terrà la seconda prova d’esame- Commentò Satotsu.
 
 
 
-Angolo autrice-
Eccomi tornata con un capitolo nuovo :D, adesso devo pensare alla seconda prova…Mica facile renderla interessante XD, ci vediamo al prossimo capitolo e le recensioni sono sempre apprezzate, un bacio.
-Shinigami di fori-

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Capitolo 6
*** Seconda prova ***


-Benvenuti alla seconda prova d’esame, io sono Menchi la seconda esaminatrice- Disse una voce femminile alle nostre spalle.
Tutti i candidati si girarono per vedere da dove venisse quella voce.
Una ragazza con degli strani capelli verdi raccolti in tante trecce se ne stava tranquillamente seduta su un divano a gambe accavallate. Non fu Menchi al centro dell’attenzione, ma l’individuo dietro di lei: un uomo di enorme stazza, quasi quanto un gigante, continuava a lamentarsi per la fame che aveva.
-Noi siamo degli hunters gourmet- Disse menchi alzandosi dal divano giallo limone su cui era seduta.
-Questi sono gli altri due esaminatori-?  Sussurrai, un po’ confusa.
-La vostra seconda prova sarà…-
Tutti trattennero il fiato in silenzio, immersi nell’ansia.
-Una prova di cucina- disse con il suo solito sorrisino in faccia.
-Cosa? Una prova di cucina-?
-è uno scherzo, che cosa mi sta a significare una prova simile-?
Tutti cominciarono a ridere e lamentarsi a causa di quella inaspettata prova.
Menchi ci osservò tutti, uno per uno, soffermandosi su di me…I nostri sguardi si incrociarono in modo strano, come se una cercasse di scoprire di più sull’altra.
Poi spaccò il silenzio.
-Accidenti, le solite lamentele-
Dopo alcune risate e prese in giro, il numero 66 si fece avanti.
-Allora? Cosa dobbiamo cucinare “esaminatori”-? Disse senza nascondere i residui delle ultime risate.
-Buhara, spiega forza-
L’omone dietro di lei si sollevò, e cominciò a parlare.
-L’ingrediente principale è il maiale, dovrete cucinarmi del maiale arrosto-
“M-maiale arrosto? Che cos’è” Cominciai a preoccuparmi, non avevo mai mangiato niente di simile.
-La vostra sfida è preparare del cibo che soddisfi i nostri palati- Spiegò Menchi indicandoci con un coltello una piccola foresta dietro alla stanza in cui avremmo dovuto cucinare.
-Gli animali che occorrono sono lì e potete scegliere qualunque specie dei suini che vi abitano- Concluse Buhara.
-Che la sfida abbia inizio- Urlò Menchi.
Tutti i candidati cominciarono a correre verso la foresta, nascondendosi dietro gli alberi o nei cespugli per non fare rumore e trovare qualche maiale.
-Andiamo di là- Disse Gon .
Kurapica e Leorio osservavano dove Gon aveva indicato.
-Trovati- disse Killua in tono calmo, indicando oltre una collina, facendo individuare ai loro amici un gruppo di maiali intenti a mangiare.
-M-ma sono…GIGANTI- Commentò Leorio.
Io camminavo nella foresta da sola…Mi sentivo proprio a mio agio.
Camminavo senza che i miei piedi facessero rumore o senza distrarmi un attimo, cercando con gli occhi la mia preda.
Sentì un rumore di zoccoli avvicinarsi alle mie spalle, sempre più violento.
“Tsk, schivato per un pelo” Pensai.
Il maiale alzò la testa e prese la rincorsa, sfregando gli zoccoli sul terreno.
Ringhiai e mi misi in posizione d’attacco, alzando il bacino verso l’alto, posizionando le zampe anteriori davanti al mio muso, leggermente abbassato, zampe posteriori divaricate.
Lupo…Sono un lupo adesso.
Il maiale cominciò a correre, cercando di allineare il suo grande naso che usava per schiacciare le prede alla mia testa.
Era vicino, ma non avrebbe eguagliato la velocità e l’intelligenza di un lupo.
“Troppo lento”
Mi scansai all’ultimo momento, saltando sulla schiena del maiale, che cominciò a dimenarsi.
Senza esitare lo morsi con presa decisa alla coppa, dove il sangue macchiò il mio pelo e schizzò nei miei occhi.
Non avrei lasciato, uccidere era la prima cosa che avevo imparato.
Il maiale cominciava a cedere, a rallentare il passo, a fermarsi e barcollare.
Non avevo mollato la presa e quando vidi l’animale dimostrare i primi sintomi di sofferenza, gli diedi il colpo di grazia, stringendo le mie fauci più forti.
Cadde, dipingendo il terreno di rosso.
Mi fermai a guardarlo, e dissi la stessa cosa che dicevo quando impiegavo troppo ad uccidere la mia preda.
-Mi dispiace di averti fatto soffrire-.
Afferrai con i denti l’animale morto e lo trascinai al fiume, dove mi diedi una sciacquata prima di tornare umana, leccando il mio pelo ripetutamente per rimuovere il sangue secco.
Uscì dal lago e tornai umana per tornare da Menchi.
Mentre tornavo,  una voce raggiunse le mie orecchie, chiedendomi di aspettare.
-Sheliaaaa- Mi chiamò il piccolo Gon, che trascinava, anche lui, la sua preda.
-Ti avevo detto che il loro punto debole era la fronte no-? Disse Leorio, parlando con il biondino.
-Già, il loro naso è cresciuto così tanto per proteggere il loro punto debole; hai un buono spirito di osservazione Leorio- gli fece i complimenti Kurapica.
Killua, trascinando anche lui il suo maiale, passò accanto a me e iniziò a parlare…Era la prima conversazione che facevo con lui.
-Lo hai ucciso in un modo terribile sai-?
-Bhè anche tu lo hai ucciso no? In entrambi i casi comunque è morto-
Cercai di essere molto secca con lui.
-Lo hai sgozzato nonostante sapessi qual’era il suo punto debole, vero-?
-L’ho fatto solo perché io uccido così- Mi stavo spingendo troppo oltre.
-Oh, sei un’assassina-? Domandò, quasi divertito.
-Non sono affari che ti riguardano- Dissi girandomi e cominciando a camminare.
“ Quegli occhi…” Pensai tirandogli un ultimo, lacerante sguardo prima di girarmi e andarmene.
-Shelia...- mormorò Gon, vedendomi andare via un po’ offesa per il carattere che Killua aveva tirato fuori.
Arrivai per prima da Menchi e mi guardai intorno…
“Ma che diavolo?? Io non ho mai cucinato in vita mia”
Aspettai Gon e gli altri per vedere cosa avrebbero fatto e quando arrivarono si misero subito ai fornelli.
Semplicemente presero il maiale e lo misero sul fuoco finché non assunse un colorito dorato.
Feci la stessa cosa.
I maiali erano tutti cotti e tutti i candidati erano riusciti a prenderne uno.
Buhara li mangiò tutti, uno dopo l’altro, il mio compreso.
Dopo aver spazzolato almeno 100 maiali di fila disse che era pieno e che secondo lui tutti avevano passato la prova…Ma non fu altrettanto facile la sfida di Menchi.
-Io voglio del sushi- disse, convinta che tutti sapessero cosa fosse.
-Sushi? E che cos’è-?
-Non saprei, non ne ho idea-
“Sushi…COME CAVOLO POSSO CONOSCERE UNA COSA SIMILE???”  mi misi le mani nei capelli.
Non ci spiegò altro, anzi, ci fece pure segno di fare alla svelta.
-Cosa mai potrà essere-? Chiese Leorio pensieroso.
-Il nome non mi dice nulla- Aggiunse Kurapica, poggiandosi una mano sulla testa.
Mentre camminavo vidi uno dei partecipanti recarsi al fiume, con un ghigno divertito.
-A quanto pare sono l’unico a sapere cosa sia e come prepararlo- Disse.
Lo seguì fino al fiume e lo vidi prendere un paio di pesci.
“Pesci?” pensai.
Mi nascosi bene per vedere il tipo di pesce che prendeva.
Quando ebbe finito mi immersi nel fiume con le gambe e mi concentrai a guardare l’acqua…Immobile.
“Eccolo”.
Immersi la testa nell’acqua ed afferrai un pesce con i denti, tenendo gli occhi saldamente aperti.
Il pesce si dimenò per poco, perché quando feci riemergere la testa, ero tornata un soffice lupo bianco.
Buttai il pesce sulla riva, tra i sassi e tornai a focalizzare lo sguardo sull’acqua limpida di quel fiume.
“Non ho mai amato pescare, però non me la cavo male”.
Quando notai che nessun pesce era ancora passato mi stesi sulla riva, dove l’acqua era si bassa, ma non abbastanza da impedire ai pesci di raggiungermi.
L’acqua era così fresca e pulita, accarezzava il mio ventre ricoperto di soffice e bagnato pelo candido.
Appoggiai la testa sulle zampe e mi rilassai, dicendomi che se un pesce fosse passato lo avrei sicuramente sentito; e così fu.
Appena la corrente del fiume spinse la coda del pesce contro il mio pelo, mi alzai di colpo e lo strinsi tra le mie fauci, per poi buttarlo accano all’altro.
-È stata una giornata nostalgica- Dissi sedendomi sulla riva, ritramutandomi al sole.
-Sheliaaaa, ecco dov’eri ti abbiamo cercata ovunque- Sentì Gon correre verso  di me seguito dalla solita combriccola.
-Non sappiamo come fare questo sushi- Mi disse Leorio un pò preoccupato.
-Io so solo che servono dei pesci- Dissi a tutti, mostrandogli quelli che avevo appena preso io.
Tutti mi imitarono prendendone due e, non sapendo come cucinarli, ci avviammo dove Menchi ci aspettava per sperimentare.
Alcuni candidati tornarono persino a mani vuote, non sapendo come avrebbero potuto cucinare una cosa misteriosa come quella.
Altri invece tornarono con dei pesci, come noi.
L’unico che sminuzzava, tagliava e cucinava era quello strano concorrente pelato che avevo seguito al fiume.
Chi in un modo e chi in un altro, tutti combinarono qualcosa…Compresa io:
non avendo mai mangiato roba simile, misi semplicemente il pesce su un piatto e vedendo il pelatone utilizzare degli strani chicchi bianchi, ne presi un sacchetto e lo rovesciai sopra…
“Sono sicura che non è giusto così” Dissi.
Il tempo finì. E tutti i candidati si misero in fila per far assaggiare a Menchi il loro piatto.
Furono rifiutati tutti, alcuni senza nemmeno essere assaggiati.
Noi tutti non eravamo riusciti a far assaggiare a Menchi qualcosa di buona e dalla sua bocca uscirono solo poche parole.
-Bene, l’esame si conclude qui, nessuno a superato la prova, riprovate l’anno prossimo-
Tutti si guardarono tra loro in silenzion; persino il piatto del pelatone era sato rifiutato.
-Cooooooooosa?? Abbiamo fallito tutti-?
 

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Capitolo 7
*** Nuove emozioni sul bordo del crepaccio ***


-Non può bocciare ogni singolo candidato solo perché non siamo riusciti a cucinare- Disse il numero 34.
-Giusto, a me non importa saper cucinare…Io voglio diventare un vero hunter-
Tutti candidati erano al limite della loro pazienza.
-Non ho faticato tanto fino a qui per essere bocciato da due miseri hunter di cucina- Disse uno dei candidati, ormai in preda alla completa collera.
-Peccato che io sia l’esaminatrice, e come esaminatrice dico che nessuno di voi ha superato la prova da me imposta-  disse seccata e decisa alla stesso tempo.
Tutti si guardarono, non potevano certo ribellarsi ad un esaminatore.
Io guardai tutti i concorrenti, per capire le loro intenzioni, persino Gon, Leorio, Killua e Kurapica sembravano a corto di idee.
Un fruscio tremendamente rumoroso fece piegare gli alberi e le foglie secche sul terreno.
Guardammo il cielo e vidi un dirigibile con sopra uno strano simbolo.
-Credo che eliminare tutti i candidati sia un po’ troppo eccessivo- Disse una voce piuttosto rauca.
I due gourmet hunter sollevarono il loro viso.
-Il dirigibile dell’associazione hunters? Il dirigibile porta il simbolo della licenza-
Disse Menchi.
Una figura si buttò di scatto giù dal dirigibile, creando un muro di fumo che finì dritto sulla faccia degli aspiranti.
-E adesso chi c’è ancora-? Chiesi coprendomi dalla sabbia il volto.
Il fumo si sparse nell’aria, rivelando un anziano signore, dai capelli raccolti in un codino sulla testa, un paio di zoccoli ai piedi e una camminata del tutto lenta e decisa.
-Menchi, sai che non posso accettare una cosa del genere vero? Però sarei felice se proponessi un’altra sfida e partecipassi tu stessa- Disse sorridendo il vecchietto.
-Si presidente, mi scuso per aver reso la prova più difficile del previsto. È che quando va di mezzo la cucina perdo del tutto le staffe. Sarò più che felice di ripetere nuovamente la prova…Può portarci sul monte spaccato in due-? Disse sorridente la ragazza.
-Certamente, salite tutti a bordo-.
Dopo qualche minuto di viaggio, sul monte spaccato in due…
I concorrenti si trovarono sul bordo di un precipizio.
-In questo crepaccio sono presenti delle uova che voi dovrete raccogliere…La nuova prova sarà cucinare delle uova sode-. Disse furbetta.
“Burrone? Ho già preso queste uova una volta, con la mamma” Pensai guardando in basso.
-E adesso, sono proprio curioso di vedere che altra abilità tirerà fuori- Una voce sussurrata, smorzata da una lieve risata sfiorata da una regina di cuori.  Hisoka cominciava a interessarsi.
-Quello che dovete fare è semplice, andare a prenderle- Fece per saltare nel burrone quando, inaspettatamente anche da me, mi buttai prima di lei. Venendo coccolata dall’aria che fece scivolare i miei capelli come su una parete trasparente.
Caddi in maniera scattante, prendendo sempre più velocità e mi aggrappai ad uno strano filo che univa una parete all’altra.
“Gia, uova di aquila ragno, sono state la mia prima caccia” Pensai, nostalgica.
In un batter d’occhio salì sul filo, in piedi, aprendo le braccia per prendere equilibrio.
Chiusi gli occhi, mi chinai e raccolsi un uovo, senza perdere l’equilibrio trovato con un po’ di fatica.
Preso l’uovo avrei dovuto risalire.
“La corrente di vento è in ritardo, forse ha saltato”?
Senza esitare allora saltai sulla parete alla mia destra e mi agganciai, tenendo l’uovo nelle fauci, senza romperlo.
Esatto, di nuovo un folto lupo.
Le unghie si conficcarono nella roccia e cominciai a correre sulla parete per risalire.
“Oh cavolo”! La corrente arrivò solo in ritardo.
Ormai stavo volando verso l’alto dato che ero stata colta non agganciata con le unghie alla parete.
“Cavolo, non ci voleva, a momenti potranno vedermi tutti”.
Senza pensarci minimamente mi tramutai in umana in tempo, lasciando però, che l’unico concorrente che stava posando gli occhi su di me insistentemente intravise una coda folta, bianca.
Arrivai alla cima con l’uovo in mano, i vestiti leggermente strappati e della polvere in viso.
I capelli si erano tutti disordinati, ma il bianco li faceva sempre brillare.
-Questo è l’uovo no-? Dissi seria, avvicinandolo al viso di Menchi.
-Ehm…Si, però sarei dovuta andare io prima- Disse sorpresa la ragazza dai capelli verdi.
-Allora vai, gli altri stanno aspettando- Dissi allontanandomi da lei e avvicinandomi al calderone in cui avrei dovuto bollire l’uovo.
-Wooooow, incredibile Shelia, sembra divertente- Disse il piccolo Gon.
-Dai, Gon facciamolo anche noi- Disse Sorridente Killua.
-Non abbiamo scelta immagino- Commentò Kurapica.
-H-ei, aspettate un attimo- Cercò di fermarli la giovane esaminatrice.
-ahahah, i candidati di quest’anno promettono bene vero-? Disse ridacchiando il vecchietto, coccolandosi la barba con le mani.
Si buttarono tutti, tranciando l’aria, e aggrappandosi allo stesso filo che aveva retto me un attimo prima.
-Bene, saltiamo- Disse Leorio.
-Aspetta, non c’è vento- notò il ragazzino dai capelli corvini, cosa che alcuni candidati non considerarono, cadendo dal dirupo e morendo.
Gon chiuse gli occhi e i candidati che erano rimasi aggrappati aspettarono un suo commento.
-Gon, non ancora-?  Chiese rilassato Killua, nonostante il filo non avrebbe retto tutta quella gente ancora per molto.
-ADESSO- Urlò il ragazzino.
Si buttarono tutti, afferrando l’uovo al momento giusto e risalendo grazie a quella potentissima corrente di vento.
Arrivati tutti, ci fu la cotture dell’uovo, seguita da un banchetto per assaporare la sua squisitezza.
“Anche lui sapeva della corrente, non male” Pensai mangiando l’uovo.
Era bollente, soffiai piano per raffreddarlo, quando una voce alle mie spalle mi rabbrividì.
-Niente male davvero, piccola- Disse una voce profonda e minacciosa.
Mi voltai di scatto, riconoscendo l’aspetto del prestigiatore.
-H-hisoka-? Domandai.
-ho fatto bene a partecipare all’esame quest’anno, tu sei proprio un frutto acerbo dall’aria deliziosa- Disse, coprendosi le labbra con una carta da gioco.
-Z-z-zitto, non p-p-arlarmi in questo m-m-modo- Dissi, intimorita mentre mi allontanavo spaventata.
Addentai l’uovo in un boccone, per spaccare l’atmosfera che si era creata.
-oughg, scotta, scotta- Dissi chiudendo gli occhi e tirando fuori la lingua per farle prendere aria.
-Uhuhuh, sono sicuro che riuscirai a sorprendermi ancora, dico bene, piccola-? Disse un po’ divertito dall’accaduto.
Io mi girai verso di lui e lo indicai un l’indice.
-C-certamente, v-v-vedrai cosa sarò i-in g-g-grado di fare- Dissi, non molto convinta delle mie parole, addirittura arrossendo.
Scomparve dalla mia vista e il inghiottì l’uovo che ancora avevo in bocca.
“Perché? Perché queste strane emozioni? Sono un lupo, non dovrei parlarci con gli umani…Che mi sta succedendo”??
Mi posai una mano sulla testa e pettinai i capelli all’indietro.
-Sheliaaaaa- Urlò Gon vedendomi.
-Gon-? Domandai.
-Sei stata davvero fantastica prima, davvero incredibile- Disse con il tono di un bambino felice.
Lo guardai, sorrisi mentre i miei occhi diventavano lucidi.
-Grazie, Gon-
-Vieni a mangiare con me, Kurapika, Leorio e Killua-
Io esitai per un attimo.
-M-ma…-
-Dai vieni e basta, ti stiamo aspettando tutti- Disse Gon tirandomi per una manica.
Mi lasciai tirare, camminando dietro di lui.
-Questo…Che razza di umano è-? Domandai sorridendo.
 
 

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Capitolo 8
*** Il tulipano della neve ***


La seconda prova era finita ormai da un’ora e noi partecipanti fummo invitati a salire sul dirigibile per la nuova meta: Il luogo della terza prova.
Il viaggio sarebbe durato tutta la notte, quindi molti partecipanti ne approfittarono per riposare, compresi Kurapika e Leorio, che crollarono come sassi.
-Andiamo a esplorare il dirigibile Gon- Disse Killua tutto entusiasta.
-Certo- Rispose l’altro.
Corsero via proprio come due…Bhè, bambini.
Io osservai un p la sala in cui mi trovavo per poi avviarmi verso le varie stanze del dirigibile.
Camminavo piano, non volevo attirare l’attenzione degli altri concorrenti.
Mentre camminavo guardavo fuori dai vetri, cercando tra tutte quelle grigie nuvole, la luna che tanto mi mancava.
“Capisco, tra qualche giorno ci sarà la luna piena” Pesai felice.
Camminando lungo il corridoio intravidi in fondo un gruppo di persone, di aspiranti hunter.
Cercai di abbassare lo sguardo e andare avanti.
-hey, la piccola demonietta dell’esame, passi senza nemmeno salutarci-?
Barcollavano e puzzavano di alcol…Cominciai ad innervosirmi per quell’odore.
-Dai, divertiti insieme a noi- Mi afferrò per il braccio, tirandomi a se…Vicino al suo ripugnante viso.
-Lasciami, altrimenti ti uccido- Dissi chiara e tonda.
-Una piccoletta come te non può fare niente contro tre uomini adulti, potresti anche divertirti- Disse uno bloccandomi anche l’altro braccio.
-M-a che? Perché il mio corpo non risponde-? Chiesi, tremando e sudando freddo.
-Droghe paralizzanti, è dalla fine della seconda prova che ti teniamo d’occhio, in pratica aspettavamo un’occasione come questa- Disse uno dei tre, avvicinandosi al mio viso.
“N-non r-riesco a trasformarmi” Cominciavo ad aver paura.
Bloccarono tutti i miei movimenti, dalle braccia alle gambe.
-Adesso sei nostra- Disse minaccioso.
-Voi…Siete…Soltanto…FECCIA- Dissi con le mie ultime forze.
I miei occhi stavano per chiudersi quando vidi la testa dell’uomo davanti a me tagliarsi a metà, facendo schizzare il suo sangue sui vetri e colorando il pavimento blu cobalto del dirigibile.
-Ma che cosa-?
Non fece in tempo a finire la frase che sentì una sensazione di vuoto, per poi vedere, da terra il suo corpo in ginocchio che sgorgava sangue da sopra il collo.
L’ultimo dei tre cercò di scappare, ma cadde a fianco a me, sgozzato da una…Carta?
Senza nessuno a reggermi caddi a terra, su quel freddo pavimento sporco di sangue che colorava i miei bianchi capelli.
Vidi una sagoma avvicinarsi sempre di più, fino a chinarsi e cingermi con braccia la vita per tirarmi su.
-Che diavolo…- i miei occhi si chiusero, lasciandomi in balia di due possenti braccia umane, stranamente calde.
Ero in una fase confusa del sonno, e riuscì a sentire una voce dirmi qualcosa:
-Dovresti fare attenzione, il momento per ucciderti lo saprò io- Una voce profonda.
“Ma che… Un umano?” Cercai di pensare, ma ero tropo stanca.
Aprì lentamente gli occhi, per diminuire un po’ il mal di testa.
-Che male…La testa mi sta scoppiando- Dissi ad alta voce, senza curarmi di chi potesse esserci.
-È colpa della droga che ti ha somministrato- Disse una voce, sempre più vicina alle mia orecchie.
-Chi c’è-? Domandai impaurita, tenendomi la testa.
Non ottenni risposta e mi alzai di botto, ottenendo un giramento di testa colossale.
-Tu..-? Chiesi, indicandolo con un dito il prestigiatore appoggiato con le braccia incrociate sul legno della porta.
-I tuoi amici stanno arrivando, la prossima volta stai attenta- Disse, camminando, fuori dalla stanza.
-M-ma ecco, io- Non sapevo cosa dire.
-Sheliaaaaaaa, stai beneee-??? Urlò una voce familiare alle mie orecchie.
-Gon, non urlare così forte, le mie orecchie sono super sensibili- Cercai di spiegare.
-Abbiamo sentito di un incidente in questo corridoio, ma che è successo-? Domandò, corroso dalla curiosità il piccolo.
-Niente, niente, sto bene- Dissi, sorpresa del fatto che si fosse preoccupato per me.
-Oh, prima che me ne dimentichi, il presidente dell’associazione Hunter, Netero-san ci ha chiesto di fare un piccolo gioco con lui per scacciare il tempo e voleva che ci fossi anche tu, Shelia- Mi disse Gon posando le mani sul mio letto.
-Io? Per un gioco-? Domandai ancora un po’ stordita.
Intanto Killua, continuava a guardarmi, senza pronunciare nemmeno una parola.
Io feci lo stesso con lui.
Uscimmo dalla stanza lentamente per evitare alla mia testa movimenti bruschi e sbalzi di pressione.
-Allora ragazzi, siete pronti? Sarà soltanto un gioco innocente- Disse una voce alle nostre spalle.
Mi girai di scatto e lo fissai con gli occhi spalancati.
“Quando è arrivato”? Non mi ero accorta di nulla.
Lui sembrava essersi a accorto che nella mia mente frullava quella domanda e si limitò a ridere.
Ci fece strada fino ad una stanza con una palla da pallavolo al centro.
Netero si tolse la tunica, rimanendo con la canotta e, lo stesso, fecero i ragazzini.
-Tutto quello che dovete fare è prendere la palla dalle mie mani- Disse prendendo la palla e mettendola in equilibrio sull’indice.
-Si, sembra facile, comincio io- Disse Gon fiondandosi contro l’anziano.
Questo lo schivò, facendo andare il ragazzo per terra, a pancia in giu.
-Ahahaha, non vi preoccupate, io mi limiterò a schivare i vostri colpi- Aggiunse facendo saltellare la palla sul suo dito.
“Tsk, ci sta solo prendendo in giro” Pensai.
Mi avviai verso la porta.
-Dove vai? Non vuoi provare anche tu- Mi disse mentre schivava con facilità i colpi di Gon, che si perdevano nell’aria.
-Non sono nata ieri, perderei solo il mio tempo. Nemmeno nei prossimi 10 anni, al mio stato attuale, riuscirei a sfiorare quella palla- Dissi andandomene mentre mi tenevo la testa, ancora abbastanza dolorante.
-Oh, se n’è accorta, ahahahaha è sveglia quella bambina- Disse rivolgendosi a Killua.
-Gon, facciamo il cambio, ora ci prova io- Disse Killua alzandosi e battendo il cinque a Gon per effettuare lo scambio.
Mi allontanai parecchio da quella stanza e mi sedetti su una panchina che affacciava sul panorama esterno, sopra le nuvole.
-Quante stelle- dissi appoggiando la testa sulle braccia, lasciandomi cullare dalla lieve brezza che scappava dalle correnti delle finestre aperte.
“In questo esame, stanno succedendo tante cose…Troppo cose. In così pochi giorni da quell’incidente, mi sono messa a creare contatti con la specie che odio.
Questi individui all’esame mi stanno facendo provare così tante emozioni messe insieme, così tante che nemmeno credevo di potere più tirare fuori.
Chiusi gli occhi e mi tornò in mente il motivo che mi spinse ad affrontare l’esame e dare un’altra possibilità alla mia vita, la piccola umana che mi incoraggiò a vivere e una presenza che avrei tanto voluto rivedere…Sanny.
-Dove stai andando Sanny-? Un lupo bianco correva tra la neve, rincorrendone un altro, marrone con le zampe bianche.
Sanny, la migliore amica che io abbia mai avuto, un lupo coraggioso che non temeva gli umani, né aveva paura di loro.
-Guarda Shelia, quello è un accampamento di umani- Mi disse mentre ci nascondevamo nei cespugli ricolmi di neve. La sua coda sembrava essere elettrizzata, non stava ferma un secondo per l’eccitazione.
-Non dovremmo essere qui Sanny, se ci scoprono non esiteranno a puntarci quelle loro armi micidiali-
Erano delle tende enormi verdi che circondavano un falò ormai estinto, da cui usciva solamente fumo.
Sanny si avvicinò a una tenda, annusandone la base per capire se gli umani fossero dentro.
-Sanny, vieni via di lì- Cercai di abbaiare piano, senza che i segugi di guardia mi sentissero o fiutassero.
Le orecchie di Sanny scattarono all’insù e, con uno scatto, corse verso di me.
-Corri Shelia- Ringhiò, spingendomi con il muso nella direzione del branco.
Non feci domande, posizionai le orecchie dietro la mia testa e aguzzai gli occhi, mostrando i denti senza esitare.
-Corri Shelia, credo che il segugio ci abbia sentite-
-A-aspetta, non dovremmo correre in questa direzio…- Il mio avviso fu interrotto da un suono metallico e un ululato addolorante…
-Sanny-! Urlai vedendo del sangue colorare la neve intorno a lei.
-Una trappola per orsi-! Dissi, afferrandola con le fauci per cercare di aprirla, tirando e spingendo per allentare la presa.
-Shelia-  mugulava Sanny con la coda tra le gambe.
-Va tutto bene, ti libero subito- Dissi mentre continuavo ad agganciare con i denti quella trappola di metallo.
Sentì un rumore, una corsa avvicinarsi a noi.
-Questo odore…-? Domandai staccandomi dalla trappola.
-Il segugio, Shelia- Abbaiò spaventata Sanny.
Con un balzò saltò fuori dai cespugli, con la schiena incurvata, la testa bassa e i denti impazienti di azzannare qualcosa.
Mi misi in posizione d’attacco, lo fissai con uno sguardo assassino per intimorirlo e andammo avanti per parecchi minuti duellando con ringhi e abbai.
-Siete capitate nel territorio sbagliato,  è mio compito eliminare le bestie che infastidiscono il mio padrone-. Ringhiava il mastino.
-Tsk, come se io mi mettessi ad ascoltare un cane del genere- I miei denti cominciarono a rendersi più visibili, dimostrando che con me non si scherzava.
Fece un balzo e mi morse, lacerando la mia pelle dalla quale uscì del sangue che macchiò il mio pelo.
Reagì immediatamente, agganciandolo al fianco e stringendo tra le fauci, sentendo il suo sangue nella mia bocca.
Mi staccai e mi fiondai sul suo collo, cercando di addentarlo.
Il cane cominciò a lamentarsi e non riuscì a evitare l’attacco alla gola.
-Shelia, la trappola si è allentata, aiutami a sfilare la zampa- mi disse.
Lasciai il mastino a sanguinare per terra, tornando la Sanny zoppicando a causa del primo morso.
Presi delicatamente la zampa di Sanny con la bocca e la sfilai dalla trappola, evitando i denti di metallo taglienti.
-N-non s-sfuggi-rete a-gli u-um-ani per s-sempre- Disse il cane, prima di addormentarsi sulla neve, resa calda dal suo stesso sangue.
Lo guardammo e cominciammo a camminare verso casa.
Sanny zoppicava e ci fermammo per controllare la zampa.
-Fa male- Disse leccandola e strizzando gli occhi dal dolore.
Io la guardai e poi mi uscì la domanda dalla bocca come una naturalezza.
-Perché rischi tanto e ti avvicini agli umani-?
Smise di leccarsi la zampa e mi guardò, abbassando lo sguardo.
-Perché…perché io non credo che siano tutti malvagi come dicono-.
La guardai di nuovo, non mi bastava come risposta.
-Ma hai visto con i tuoi occhi cos’hanno fatto no? Ci hanno costretto a cambiare casa un sacco di volte, hanno ucciso centinaia di nostri simili…Come fai a fidarti di loro-? Dissi alzandomi e cominciando a mostrare i denti, con sguardo confuso e curioso nello stesso momento.
Si sollevò, tenendo la zampa sollevata, dalla quale colava sangue.
-Da quando papà ha abbattuto il precedente capo alfa abbiamo più scontri con gli umani ultimamente-
Il sole era tramontato, lasciando l’orizzonte di un rosa pesca.
A quelle parole mi sedetti, per ascoltarla, per cercare di capire quelle parole.
-Neh  Shelia, la conosci la storia del tulipano della neve-? Mi disse guardando le lucciole che avevano cominciato ad avvicinarsi a noi.
-Tulipano della neve-?
-Esatto, si dice che un seme di tulipano venne piantato da un uomo nelle lande innevate. L’uomo disse che era un seme troppo piccolo e strano e che non sarebbe cresciuto come gli altri, quindi provò a fare un cambiamento,  piantandolo nella neve.. Passarono mesi, anni, ma il tulipano non fiorì, non bucò la terra. Si narra che l’uomo non si sia arreso e che da qualche parte stia ancora facendo visita al luogo in cui piantò il seme.
“Sboccerà sicuramente, ma ci vuole tempo affinché il tulipano capisca questo grande cambiamento” diceva ai suoi uomini: “ Sono sicuro che se anche voi provaste a crederci, il tulipano potrà trovare il punto esatto e bucare la terra”.
In un lampo capì ogni cosa.
-E come finì la storia-? Chiesi.
-La storia lascia decidere a noi il finale…Farlo sbocciare o lasciarlo morire nel gelo? Tu credi che il tulipano possa superare questo cambiamento-? Mi domandò.
-Io…- Le sue parole mi lasciarono stupefatta.
-Io mi sento molto come quell’uomo, anche io credo in una cosa impossibile, però ho bisogno di aiuto, che qualcun altro ci creda insieme a me-.
-Sanny- Sussurrai guardandola.
-Io…Io…Io metterò fine a questi stupidi scontri contro gli umani e sono sicura che ne incontrerò qualcuno interessante-.
La lucentezza nei suoi occhi mi scaldò il cuore.
-Già, credi nei sogni Sanny  e rendili realtà- Le sorrisi, invitandola a continuare a camminare verso la tana.
Arrivati si addormentò nella tana e io tornai nella mia, dicendomi che quando Sanny sarebbe riuscita a vedere il tulipano sbocciato tra i cristalli illuminati della neve, io sarei stata lì, a vedere il suo sogno tramutarsi in realtà…
 
Aprì lentamente gli occhi, vedendo che le nuvole erano scomparse e affondai il viso nei miei avambracci, riempendoli di lacrime…
“Il giorno dopo scoppiò l’incendio nella foresta…Quella conversazione, fu l’ultima che ebbi con Sanny”

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Capitolo 9
*** Terza prova, le insidie della torre trabocchetto ***


-Signori partecipanti, stiamo per atterrare sul luogo dove si terrà la terza prova d’esame-. Disse una voce da un autoparlante sopra la mia testa.
-Devo essermi addormentata qui- Dissi sfregandomi il sonno via dagli occhi.
Mentre mi risvegliavo sentii delle voci avvicinarsi e visi Gon e Killua percorrere il corridoio mentre parlavano.
-Te lo avevo detto che non saresti riuscito a strappargli la palla dalle mani- disse Killua con le mani dietro la testa.
-Si, ma non mi interessava la palla, volevo solo obbligarlo a usare la sua mano destra- Sorrise il piccolo.
-Oh, Sheliaaaa-  appena mi vide mi corse in contro.
-Gon, non dirmi che sei rimasto a giocare per tutto il viaggio-? Dissi alzandomi in piedi.
-ihihihih, già- Si mise una mano dietro la testa.
-Vi abbiamo cercato ovunque, dove vi eravate cacciati-? Disse Leorio con le mani in tasca.
-Noi abbiamo preferito approfittare del tempo per riposare- Disse Kurapika rilassato.
-Comunque, andiamo all’uscita tra poco ci sarà la terza prova- Aggiunse Killua.
Tutti i partecipanti uscirono dal dirigibile e si ritrovarono su un pavimento piatto, all’aperto.
-Dove siamo-? Domandai esplorando un po’ quello strano luogo.
Poi realizzai…
-È una torre-! Dissi guardando in basso e vedendo gli alberi delle foreste grandi come un mio dito.
-Una torre-? Domandò Kurapika con una mano sotto il mento.
-Un po’ di silenzio per favore, benvenuti alla terza prova d’esame-.
Ci girammo verso quella voce.
-È il tizio che ci ha dato le targhette all’inizio- Disse killua.
-Vi trovate sulla trick tower, per superare questa prova dovrete arrivare alla base della torre nel tempo prestabilito; avete 72 ore di tempo-.
-Scendere un torre in tre giorni? Che diavolo c’è in questo edificio-? Disse Leorio un po’ spaventato.
-Bene, che la prova abbia inizio- Disse il piccolo uomo congedandosi sul dirigibile, che decollò poco dopo.
-Come dovremmo entrare? Dopotutto siamo sul tetto, e non ci sono porte- Disse Kurapika cercando di farsi venire in mente qualche idea.
-Per qualche strano motivi dobbiamo scendere la torre per l’interno: sento l’odore di alcuni individui all’esterno- Dissi a Gon.
-Per uno scalatore come me questo è niente- Disse uno dei partecipanti mentre si preparava a scendere dalla torre.
-Io l’ho avvertito- dissi voltandomi e allontanandomi.
In quel momento delle creature volanti, dal corpo di volatile e dal volto umano, afferrarono l’uomo intento ad urlare e lo portarono via, verso l’orizzonte sempre più lontano dalla torre.
-A quanto pare non si può veramente scendere dall’esterno- Disse Leorio.
-Però è strano- disse Kurapika guardandosi intorno.
-C’è molta meno gente qui sopra- Disse guardando le persone rimaste.
-Per di qua- Dissi dando un calcetto alla mattonella sotto di me.
-Ci sono altre quattro botole, in corrispondenza ai lati di questa. Probabilmente quando entreremo si richiuderanno immediatamente quindi qui ci separiamo- Dissi mentre esaminavo con le mani la botola.
-Bene, allora ci vedremo alla fine della prova alla base della torre- Disse Killua posizionandosi su una e salutando gli altri.
Vedendomi silenziosa Gon cercò di tirarmi su.
-Shelia, quando saremo tutti giù ci racconteremo cosa abbiamo affrontato qui ok-? Sorrise dolcemente.
Ricambiai il sorriso, finché un odore attraverso il mio sensibile naso, una scarica di brividi si fece strada lungo la mia schiena.
-Gon, ti dispiace se facciamo a cambio di botola-? Chiesi, un po’ imbarazzata.
-Non preoccuparti, per me è lo stesso- Disse mentre scambiavamo la posizione.
-Bene ragazzi, ci vediamo giù- Disse Leorio.
-5, 4 , 3 , 2, 1…- Tutti colpimmo la botola all’angolo e questa ci inghiottì, faendoci cadere in balia delle tenebre.
Non fu una caduta lunga, tutti toccarono terra.
Il buio impediva di capire dove Gon, Killua, Kurapika e Leorio fossero finiti, finché:
-Gon, Killua, Leorio-? Chiese Kurapika vedendo i tre amici nella stessa stanza con lui.
-Pare che queste botole fossero collegate- Disse Killua guardando verso l’alto.
-Ma questo vuol dire che Shelia è rimasta sola-? Disse tristemente Gon.
-Dimenticane, ora dobbiamo capire come andare avanti- Continuò Killua esplorando le pareti.
 Io atterrai con le zampe,  aprì gli occhi ambrati e anche se la stanza era buia come la pece, riuscì a capire ogni singolo angolo di essa.
-Sapevo che sarei finita in una stanza con degli ospiti- Ringhia, rizzando il bianco pelo sulla schiena.
-Oh, se n’è accorta- Disse una voce smorzata da una risata.
Si accesero le luci, che finì nei miei occhi ormai abituati alle tenebre di quella stanza.
-Cosa? Un lupo? Cosa ci fa un lupo nella trick tower-? Domandò uno degli uomini.
La stanza illumino dieci uomini muscolosi con le braccia conserte intenti a proteggere una porta dietro di loro.
-Non farti distrarre, anche se è un lupo ha pur sempre la targhetta che raffigura il suo numero- disse un uomo mettendo la mano sulla spalla dell’amico.
-Devo battervi per andare avanti- Ringhiavo con la coda che si muoveva a destra e a sinistra velocemente.
-Noi siamo dei prigionieri di questa torre, ci è stato chiesto di uccidere gli aspiranti hunter, quindi preparati stupido cane- Dissero, cominciando a correre verso di me.
La stanza si riempì di urla, gemiti e ringhi. I sangue cominciò a schizzare su tutti i muri, a colorare quel polveroso pavimento. I miei denti si fecero strada verso le gole dei miei nemici, afferrandole e strattonandole fino a fargli cadere la testa inerme sul pavimento.
-A-aiutatemi esaminatori, non ci avevate detto di avere mostri simili- Urlò uno degli uomini, senza un braccio, in un lago di sangue.
I nervi del suo braccio infastidivano la mia lingua, lo strinsi più forte per poi gettarlo a terra, vicino al resto del corpo.
-Questo è un demone- Urlava un altro rannicchiato nell’angolo della stanza rossa speranzoso di trovare riparo.
-Demone-? Mi voltai verso colui che aveva pronunciato quella parola, lentamente, lasciando la presa al collo di un altro. La mia bocca sembrava gioire tra tutto quel sangue.
-Mi ricorderò di questo massacro come la battaglia tra demoni- Sorrisi, mostrando i denti e il pelo intorno alla mia bocca sporchi di quel sangue, perdendo il mio sguardo nella voglia assassina.
Gli saltai alla gola, posando una zampa sulla sua testa e l’altra sul suo ventre.
-Era l’ultimo- Dissi staccandomi da quella gola che grondava sangue caldo nella mia bocca. Dopo essermi staccata aprii le fauci per fare uscire il liquido demoniaco di quella maledetta specie. Mi leccai il pelo sopra i denti, sporcandoi la lingua.
I baffi erano rossi e il mio pelo si era tinto di un colore scarlatto.
Guardai la porta.
-Bhé, andiamo-? Domandai, camminando a passi pesanti, muovendo una zampa lentamente dopo l’altra.
Una piccola luce sulla porta che fino ad allora era rimasta rossa, fece una ritmica melodia, per poi passare ad un verde acceso.
Avvicinai il muso al pomello della porta e lo annusai, cercando di capire chi o cosa ci fosse dietro.
Tramutai il mio corpo, che rimase comunque macchiato del massacro compiuto in quella stanza, afferrai con la mano tremante il pomello e lo girai, producendo un cigolio. Aprì del tutto la porta, dalla quale entrava la luce e la mia gamba destra entrò per prima, accompagnata dal sangue colante inzuppato nei miei vestiti. I miei passi misti a quello delle gocce di sangue che cadevano attirarono l’attenzione di un qualcuno…Alquanto inquietante.
Un applauso accompagnava il silenzio di quella stanza sperduta.
-Chi c’è-? Aspettai ad assumere la mia vera forma, forse non ce ne sarebbe stato il bisogno.
-Si, è stato incredibile- Una voce penetrante si avvicinava sempre di più.
-Questa voce…Hisoka-? Domandai pulendomi il sangue dalla bocca.
Smise di applaudire e si avvicinò lentamente a me.
Mi misi sulla difensiva, facendo un passo indietro.
-Cosa vuoi-? Gli chiesi schietta.
Non mi rispose subito, il suo sguardo si posò sulla stanza precedente, che puzzava ancora di morte.
-È stato un lavoro splendido- Rise avvicinandosi una mano sulla faccia.
-Un lavoro splendido-? Dissi abbassando la guardia.
Quell’attimo mi fu madornale: riuscì a bloccarmi e tenermi ferma per il collo con una mano.
-Tu e i tuoi amici sembrate così…Deliziosi- Il suo sguardo cominciava a cambiare.
“Ma questa cos’è? Paura? Paura di un umano”?
Il silenzio ci circondava e io cercavo con tutte le mie forze di liberarmi da quella presa.
-Ho sentito la disperazione di quegli uomini, sei davvero straordinaria- Nel dirlo aveva stretto la presa intorno al mio collo.
-Ah…- Strinsi i suoi polsi per il dolore.
Hisoka divenne serio, vedendo che cominciava ad esagerare e mi rimise a terra.
-Cosa vuoi esattamente-? Domandai massaggiandomi il collo.
Non mi rispose e si inginocchiò per arrivare ai miei occhi.
-Usciamo di qui, va bene piccola-?
Mi sollevai subito e cominciai a camminare in avanti, seguito dal prestigiatore.
Mentre camminavo picchiai contro…Niente!
-Ma che…_ dissi tenendomi la testa.
-È un labirinto di specchi, saresti in grado di uscire di qui senza il mio aiuto-? Aggiunse appoggiato ad uno specchio.
-Consideralo un mio piccolo test per te- si avvicinò una carta alle labbra, con il suo solito tono profondo.
Chiusi gli occhi e cominciai a fiutare: come su una cartina, nella mia mente si disegnò il percorso che conduceva a delle scale che portavano verso il basso.
Mi avvicinai a Hisoka e poi indicai in una direzione.
-Certamente-! Sorrisi lievemente.
 
-Angolo Autrice-
Saaaaalve, ecco un altro capitolo e finalmente le prove si fanno serie :3, spero che continuiate a seguirmi e lascaitemi delle recensioni per farmi capire se la storia è di vostro gradimento. Un bacione e al prossimo capitolo <3
-shinigami di fiori-
 
 

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Capitolo 10
*** Fredda sfida e caldo sentimento ***


Correvo velocemente tra quei corridoi di cristallo che riflettevano la mia immagine, seguita da quella di Hisoka.
Dopo alcuni minuti di corsa, ci ritrovammo davanti ad un portone di metallo, con due leoni di pietra su entrambi i lati.
Avvicinai una mano per aprirlo e quando arrivai a sfiorare il freddo pomello blu, la porta si spalancò, rivelando una piccola stanza che ospitava una graziosa scalinata a chiocciola, accompagnata da numerose candele rosse che si accesero velocemente una dopo l’altra.
-Ma che succede-? Domandai guardandomi intorno.
Nel guardare la stanza non avevo notato una figura umana seduta a gambe incrociate e a viso basso davanti a noi.
-Da quanto tempo, Hisoka-! Disse l’uomo, sollevando il viso che venne ricoperto dalla luce della precedente stanza.
-Hei, lo conosci- Domandai girandomi verso il prestigiatore.
-Oh, ma sei l’esaminatore dello scorso anno-? Chiese lievemente divertito.
-Oggi mi vendicherò di tutte queste cicatrici- urlò l’ex esaminatore sguainando due pugnali ricurvi.
“È vero…Ha la faccia piena di cicatrici” Non sapevo cosa fare.
-Vai pure avanti piccola, hai superato la precedente mia prova con successo e sono sicuro che ci rivedremo alla base della torre tra non molto- Ridacchiò voltandosi verso di me.
Senza dire nulla mi misi a correre verso l’unica porta davanti a noi, ma l’uomo con le cicatrici scattò, anticipandomi, e scagliando un fendente lacerandomi la guancia.
-Maledizione-! I miei capelli cominciavano a rizzarsi e i miei denti a farsi più evidenti, accompagnati dai miei occhi sempre più sottili.
“Voglio ucciderlo” Pensai stringendo i pugni che stavano ospitando gli artigli.
Hisoka mi guardò.
Mi ripresi…Gli unici umani che avrebbero potuto vedermi sarebbero morti per mano mia. Ma Hisoka non potevo batterlo, non potevo competere con la sua spaventosa forza.
“Non posso, calmati, calmati, calmati” Bloccai la trasformazione e tirai un sospiro di sollievo.
L’uomo si scagli contro Hisoka, il quale sembrava divertirsi.
Ne approfittai e afferrai i manici di una delle due porte aprendola e, dopo essere passata all’altra stanza, voltai un ultimo sguardo ai due combattenti.
Dopo averla chiusa alle mie spalle, mi sistemai i capelli da davanti agli occhi e mi guardai intorno: riprovai anche a riaprirla, ma sembrava essere programmata a sigillarsi dopo il passaggio di una persona.
Mi rigirai verso la nuova area.
-E adesso? Cos’altro c’è ancora-? Chiesi con il respiro un po’ affannato.
-Uh? Un corridoio questa volta- Dissi camminando lentamente verso un'altra porta, questa volta però accompagnata da un cartello:
“Ghiaccio o fuoco”?
-Che razza di scelta è-? Chiesi grattandomi la testa.
Essendo abituata a stare in mezzo allam neve e odiando il caldo, schiacciai il pulsante relativo al freddo e, da un cassetto nel muro alla mia destra uscì una piccola teca di vetro con dentro un braccialetto.
-Cos’è questo-? Chiesi prendendolo in mano.
Sulla parte anteriore del bracciale c’era una schermata digitale che raffigurava dei numeri.
-60:00…Che equivalga a parte del tempo a mia disposizione-? Chiedevo tra me e me.
Mi legai il bracciale al polso e la porta davanti a me si aprì, mostrandomi uno scivolo.
Esitando un po’, mi buttai e scivolai per cinque minuti di fila.
-Ma mi prendono in giro-? Domandai rigirandomi più volte in modo che i movimenti procurati dalla scivolata con mi facessero prendere botte.
Arrivai, atterrando sulle game, in una stanza dal colorito azzurrino chiaro.
-Un’altra stanza eh-? Domandai.
-Però qui…Non ci sono porte-!
Sentì uno strano rumore provenire dallo scivolo, probabilmente erano i condotti di qualche cosa.
Dai margini delle mattonelle cominciò ad uscire aria gelida che si cosparse sul mio viso, facendo danzare i miei capelli.
-Aria fredda-? Domandai preoccupata.
Poi volsi lo sguardo sul bracciale, che cominciò a squillare.
-Un countdown-? Domandai guardando i numeri segnati diminuire.
“ Devo passare un’ora all’aria fredda? Nessun problema, io sono abituata a vivere nei luoghi freddi” Dissi lasciando che la mia pelliccia ricoprisse la mia pelle.
Nello sesso momento in cui pensai che avrei solo dovuto aspettare, le mattonelle davanti a me si ritirarono nel muro, lasciando posto a delle macchine.
-E quelle-? Chiesi rialzandomi e tirando all’insù la coda.
Le macchine cominciarono a sparare piccole stalattiti di ghiaccio appuntite.
Con un balzo schivai la prima e la seconda, cercando di allontanarmi.
Intanto la temperatura dell’aria continua ad abbassarsi
“Queste potrebbero essere problematiche” Pensai guardando il timer allacciato intorno alla mia zampa anteriore, per poi concentrarmi sui proiettili ghiacciati.
-Ancora 54 minuti…Ce la posso fare- Dissi, saltando le stalattiti che cominciavano a essere sparate più frequentemente.
Per alcune non ci fu niente da fare e lacerarono alcuni parti del mio corpo, schizzando sangue di qua e di la.
A volte riuscivo anche ad afferrarle con i denti e buttarle altrove, per evitare di compiere azioni inutili.
L’aria si faceva sempre più fredda e cominciavo a sentirmi stana di tutti quei movimenti.
-Ancora 43 minuti- Ringhiai mentre una goccia di sangue cadeva affianco al mio occhio.
Alla base della torre, intanto…
Una delle tante porte si aprì e da questa uscì Hisoka, in perfetta forma e senza ever risentito dello scontro contro quell’uomo.
-Candidato numero 44, Hisoka, è il primo partecipante ad arrivare alla base della trick tower e quindi ad aver superato la prova, tempo impiegato 4 ore e 32 minuti- Disse una voce da un autoparlante.
-Ancora non è arrivato nessuno di quei deliziosi frutti acerbi…- Si mise a sedere, appoggiando la schiena contro il muro accanto alla porta da cui era uscito.
-Ti aspetto, piccola- Sorrise, sistemandosi i capelli rossi all’indietro.
Alcuni piani  sopra…
-Accidenti, a causa di quei duelli abbiamo perso gran parte del nostro tempo- Disse Leorio.
-Non avevamo scelta, dopo tutto sono stai quei prigionieri a voler scommettere il loro tempo con il nostro per diminuire la durata della loro prova- commentò Kurapika.
Si accomodarono tutti e quattro in una stanza, apparentemente accogliete: Con televisione, libri, letti, un tavolo e delle provviste.
-L’importante è che abbiamo vinto no-? Disse Gon mentre provava felice lo skateborad di Killua.
-Gia, però dobbiamo trascorrere le ore perse in questa stanza- Disse il bambino dai bianchi capelli, spiegando a Gon come stare in equilibrio.
-Dobbiamo aspettare 68 ore qui vero-? Domandò Leorio buttandosi su un letto
-Purtroppo si, è il numero di ore che abbiamo perso- Disse Kurapika mentre tentava di scegliere un libro dagli scaffali.
-Spero che Shelia stia bene- Disse Gon a gambe incrociate sul letto.
Nella stanza di ghiaccio, dopo un po’ di tempo.
Ero stesa per terra, sul pavimento per cercare di evitare la maggior parte delle stalattiti.
Alcune macchie di sangue sul mio pelo, e alcune pozze sul pavimento ricoperto di uno strato ghiacciati, che lo rendeva luccicante e scivoloso.
Con il fiatone per i continui movimenti cercavo di riprendermi, vedendo il calore uscire dalla mia bocca sotto forma di vapore.
-Ancora 24 minuti-.
Il mio corpo bianco e caldo era ricoperto di fredda brina.
Le mie forze, con il freddo, il continuo movimento e le ferite subite, cominciò  ad accasciarsi.
-Troppo faticoso- Dissi mentre, tendendo fuori la lingua, cercavo di riprendere fiato con affaticati respiri.
Vedendo e schivando un’altra stalattite mi venne un’idea:
Mi misi in posizione e, a testa bassa, aspettai un altro proiettile ghiacciato.
La macchina ne lanciò un altro, indirizzato sul mio muso.
“Ora” Pensai correndogli in contro.
Lo afferrai con un balzo e, schivando tutti quelli che la macchina aveva scagliato, la raggiunsi, conficcandole tra gli ingranaggi l’oggetto appuntito che avevo io nelle fauci, danneggiandolo.
“Evvai” scodinzolai felice.
La macchina lanciò scintille per qualche minuto, poi, come un petardo, saltò in aria, riempendo la stanza di fumo.
“ Che odore sgradevole” Pensai chinando la testa e mettendo indietro le orecchie.
-Ancora 10 minuti, ce l’ho fatta-.
Mi accasciai tra la mia pelliccia e la mia folta coda, dimenticandomi del freddo, venendo svegliata dai bruciori dei tagli, che ripassavo con la lingua per disinfettare.
-Per la ferita alla coscia però, non c’è niente da fare, non riesco a non zoppicare- Dissi, avvicinandomi alla porte che si sarebbe aperta a momenti.
-3, 2, 1…- Il timer arrivò allo zero e la porta si spalancò, rivelando un corridoio. Passo dopo passo tornai umana, reggendomi alla parete buia per via della ferita alla coscia.
Attraversai una porta,  e appena misi piede nella sala, scattò un autoparlante:
-Candidato numero 43, Shelia, è il secondo partecipante ad arrivare alla base della trick tower e quindi ad aver superato la prova, tempo impiegato 5 ore e 54 minuti- Silenzio.
-Ahhhh finalmente, non ne potevo più di tutte quelle stanze a trabocchetto- Dissi ad alta voce mentre mi stiracchiavo.
-Aspetta, il secondo? E allora il primo-? Mi guardai intorno e nella sala riconobbi Hisoka, che mi scrutò da testa a piedi, soffermandosi sulle ferite che perdevano sangue e la brina tra i capelli.
-Ce l’hai fatta ad arrivare, e anche con un buon tempo, ti faccio i miei compilmenti piccola- Sorrise con quel suo ghigno malefico.
-Per favore smettila di chiamarmi piccola, mi chiamo Shelia- Dissi un po’ arrossita in viso.
Sorrise , appoggiando una mano sotto il mento.
-Ahi, ahi- Mi lamentavo per la ferita alla gamba.
Cominciai a sentirmi stanca, il gelo mi aveva appesantito e le palpebre volevano scendere. Ma non potevo ancora fidarmi tanto degli umani a tal punto di abbassare la guardia.
Però, il mio corpo era contrario alla mia resistenza e scivolai, con la schiena di lato, finendo per terra, addormentandomi come un sasso.
Hisoka sorrise e si alzò, avvicinandosi a me.
Mi si sedette vicino, prendendomi delicatamente la testa e poggiandomela sopra la sua spalla.
-Ti conviene riposare se vuoi impressionarmi nella prossima prova- Mi accarezzava la fronte, spostandomi i capelli.
“Questo calore…”
-M-mamm-a- Mugolai nel sonno.
Il prestigiatore sorrise,  lasciandomi riposare contro la sua spalla.
Aprì gli occhi, sentendomi reggere da qualcosa di caldo.
Mi sollevai e sgranai gli occhi, allontanandomi immediatamente dall’uomo, diventando rossa in viso.
-M-m-m-m-m-a che-???
-Cosa mi hai f-fatto-?  Chiesi tendendomi la fronte.
-Ti sei solo addormentata piccola Shelia- Mescolava il suo mazzo di carte, tirandone ogni tanto qualcuna sul muro, incastrandola nelle giunture e nelle crepe di quel vecchio muro.
Cercai di riprendere fiato e controllare il mio imbarazzo.
-C-comunque  quella prova mi ha stancato più di quanto credessi- Mi grattai la testa.
“Ancora più di 50 ore rinchiusa lì dentro con quel pericoloso personaggio… Per favore…Che qualcuno raggiunga la base di questa maledetta torre”.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Un ansioso conto alla rovescia ***


La sala era silenziosa e di altri partecipanti nemmeno l’ombra.
Mi accarezzavo i capelli soffermandomi sulla punta quando il mio sguardo si posò sul tabellone in mezzo alla stanza.
-Ancora 52 ore…Cavolo mi sto annoiando ad aspettare qui...Chissà se Gon e gli altri stanno bene- Dissi posizionandomi a gambe incrociate.
Un rumore sospetto mi fece voltare verso una porta.
-Oh,  arrivato qualcun altro- Dissi mettendomi in piedi.
La porta si aprì, e un misterioso individuo con una dozzina di aghi conficcati  in testa fece un primo passo nella sala.
-Ah, è lui- Dissi stringendo i pugni.
Mentre camminava il suo corpo produceva uno strano rumore, come una marionetta.
La sua testa si girò a scatti verso il prestigiatore sorridente, che ricambiò lo sguardo.
-Sapevo che saresti arrivato primo alla base- Disse, con una voce metallica e tutt’altro che rassicurante.
Aveva la faccia allungata e dei vestiti verdi stravaganti, un ciuffo viola sulla testa e la parte posteriore dei chiodi in bella vista in viso.
“Non mi sorprende che si conoscano” Pensai, trattenendo una risata.
“Però…Quello è un tipo strano…Non gli ho dato molto perso all’inizio però adesso è meglio che faccia più attenzione anche a lui”. Pensai, mettendomi a sedere.
Da Hisoka spostò il suo sguardo su di me…Girandosi lentamente.
“Tsk, spaventoso” Dissi girando la testa dalla parte opposta.
Un’altra porta si spalancò rumorosamente e una figura a me familiare arrivò correndo.
-Evvai, sono arrivato primo alla base evv..- Si interruppe appena la sua pupilla ci individuò.
-Oh, è arrivato il pelato…il ninja Hanzo giusto-? Dissi seria, smorzando la sua allegria.
Si mise le mani sulla testa e cominciò a dispiacersi.
-Nooooooo, cavolo sono arrivato quarto accidenti- !
Mi sollevai della sua presenza, avrebbe rallegrato l’ambiente, guardai il tabellone.
-Manca ancora parecchio tempo- Dissi appoggiando le braccia sulle mie ginocchia.
Dopo alcune ore, nella sala dove Gon, Killua, Kurapika e Leorio devono rimanere…
Stavano tutti dormendo, non volava nemmeno una mosca.
Leorio dormiva della grossa e Kurapika, accorgendosi che Killua era sveglio, si sollevò.
-Non riesci a dormire-? Domandò.
-No, non è questo. Riesco a resistere anche tre giorni senza dormire- Disse fissando il soffitto.
-Capisco, cerca di riposare- Gli disse gentilmente Kurapika ricoricandosi.
Killua fissava le fessure delle mattonelle, poi il timer e poi ancora il soffitto.
-Qualcosa non va, Killua-? Disse Gon alzandosi e strofinandosi gli occhi.
-Bhè, pensavo a quella ragazzina che abbiamo conosciuto- Disse alzandosi.
-Ah, vuoi dire Shelia-? Chiese felice Gon.
-Tu pensi che nasconda qualcosa-? Domandò accovacciando le gambe.
-Non lo so,ma sono sicuro che la rivedremo una volta scesi da questa torre-.
-Ho osservato i suoi modi di fare, e anche il modo di uccidere- Disse stringendo le lenzuola tra le mani.
-Modo…Di uccidere-? Chiese serio il piccolo Gon.
-Nella seconda prova, quando ha ucciso l’animale lo ha fatto con una sorta di naturalezza e poi ha anche trovato le botole che conducevano all’interno della torre, per non parlare dell’insolito scambio di posti che ti ha proposto permettendoti di rimanere con noi- Cercò di spiegargli.
-Uhm, in effetti…- Disse Gon.
-È una persona misteriosa, e voglio tenerla d’occhio- Disse ristendendosi sul letto mettendo le braccia dietro la schiena.
-Ancora 32 ore- Disse Gon, impaziente di terminare la prova.
-Gon, tu hai già passato del tempo da solo con Shelia no-? Chiesa d’un tratto Killua.
-Mmmm…Si, nelle paludi dell’inganno mi aiutato ad arrivare al luogo della seconda prova-  Disse il piccolo dopo aver pensato.
-E non è successo niente di strano-? Chiese Killua avvicinandosi a Gon.
-No, bhè, non credo- Disse grattandosi la nuca imbarazzato.
-Come non credi-? Chiese Killua insistemente.
-Ecco, l’incontro con Hisoka mi aveva procurato parecchia adrenalina e quindi sono svenuto...- Disse sorridendo.
-Ah accidenti- Disse Killua , gettando la spugna.
-Comunque, mi ha portato sulla schiena fino ad arrivare dall’altra parte delle paludi…La sua schiena era così…Insomma, calda- Disse cercando di descrivere la situazione.
-Capisco- “ chissà cosa si cela dietro quella Shelia”.Pensò Killua
Passte alcune ore, alla base…
-Ah ,comincia a fare caldo- Dissi sventolando l’aria con la mano.
“ Io non sono abituata a stare in posti caldi”.
-Ancora 24 ore-? Dissi, in tono esausto.
La sala cominciava a riempirsi, accogliendo sempre più partecipanti.
Eravamo tutti esausti, però nessuno attaccavo discorso con qualcun altro.
-S-s-sono arri-vato- Una voce esausta, senza fiato uscì da una delle porte.
Tutti si girarono, vedendo entrare un uomo con una freccia conficcata nel ventre, trascinandosi con l’aiuto del muro.
Appena mise piede nella sala cadde, affogando nel suo stesso sangue.
Alcuni partecipanti si avvicinarono al corpo e cercarono di sentirne il battito sul collo.
-È morto- Disse uno dei tre.
-Idiota, meglio vivere e provare il prossimo anno che superare una prova e morire- Disse l’altro, allontana dosi dal cadavere.
Mentre assistevo alla scena, con i capelli coprì la visuale degli individui presenti e cominciai a leccarmi la ferita alla coscia, che bruciava terribilmente.
Slacciai il laccio decorativo intorno al mio vestito e con i denti lo strappai, rendendolo un po’ più largo. Allacciai la striscia di stoffa sulla ferita, facendo un doppio nodo e feci pressa con le mani.
Mentre ero intenta a curarmi, notai che il countdown era arrivato ai 50 minuti.
-Finalmente, manca meno di un’ora- Sorrisi, nascondendo il dolore della ferita.
Intanto, Gon e gli alri…
Correvano velocemente, cercando di arrivare alla base.
Furono fermati da un bivio.
-Oh, un cartello- Osservò Leorio.
“Ci sono due porte, quella a sinistra è lunga e difficile e permette a tutto il gruppo di passare, durata percorso: 4 ore.
Quella a destra è breve e facile, permette a due persone di passare, durata percorso: 2 minuti”.
-Ma che diavolo? Non abbiamo 4 ore di tempo, ci rimane meno di quaranta minuti- commentò Leorio.
-Immagino che dovremmo batterci- Disse Killua, allungando le unghie della sua mano destra, trasformandola in un’arma letale senza pensarci due volte.
-Cosa? Combattere tra noi-? Chiese Kurapika.
-No, aspettate, noi completeremo la prova tutti insieme- Urlò il piccolo dai capelli neri.
-Gon, non passeremo la prova se non combattiamo, e ovviamente coloro che passeranno saremo noi due- Disse Killua, girandosi con la le unghie aguzze in bella vista.
-Aspettatemi, mi è venuta un’idea- Disse Gon, prendendo una delle asce che erano state appoggiate, evidentemente per il possibile scontro.
-Adesso scegliamo il percorso lungo- Disse Gon con l’arma in mano.
-Ma non abbiamo tempo- Urlò Leorio, con un rigonfiamento nervoso sulla fronte.
-fidatevi di me- urlò il bambino.
Killua si mise le mai in tasca.
-Va bene, proviamoci-.
Alla base della torre, dopo 30 minuti…
I candidati cominciavano a parlare tra loro, discutendo della difficoltà di quest’ultima prova.
-Finalmente, mancano meno di cinque minuti- si rallegravano.
“Gon, dove sei”? Pensavo impaziente.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Gon, non mettermi i piedi in faccia- si innervosiva Leorio.
-scusa, non mi aspettavo uno scivoloooooo- Urlava il bambino.
-Coraggio, ci mancano meno di due minuti- Urlava Kurapika, mentre scivolava più veloce della luce.
-Andiamoooooooo- Urlò determinato Gon.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
Le mie orecchie si mossero…
-Gon-? Domandai avvicinandomi alla porta dalla quale avevo sentito la sua voce.
Avvicinai l’orecchio alla porta e, sentendo uno strano rumore avvicinarsi, mi scansai di colpo, permettendo ai quattro di uscire; schiantandosi uno contro l’altro.
-Ahia, mi fa male il sedere…Non mi aspettavo uno scivolo per il percorso facile e breve- Commentò Killua, ricoperto di polvere.
Un autoparlante si accese:
“Mancano dieci secondi”.
-Wow, abbiamo rischiato- Commentò Gon sorridente.
-Già, abbiamo le mani piene di vesciche a causa del tuo piano- Sorrise Kurapika.
-Eheh, scusate, ma vedendo le armi ho subito pensato di abbattere il muro una volta entrati nel percorso difficile, così saremmo potuti passare tutti e quattro a quello facile e breve- Spiegò il ragazzino.
-Accidenti, che faticaccia…Però ce l’abbiamo fatta; tutto grazie a Gon- Disse Leorio, scompigliando i capelli del più piccolo con una carezza affettuosa.
“Mi congratulo con i presenti per aver terminato la terza prova, il numero totale di aspiranti hunter ora è 25, uno è morto”
Una porta si aprì, rivelando la luce del sole, che illuminò quella stanza dall’illuminazione mediocre.
Corsi a tutta velocità fuori, saltellando felice.
-Ahhhh, come si sta bene fuori, che bel fresco- Mi sentivo davvero felice.
-Sheliaaaaaaaaaa, sapevo che ce l’avresti fatta- Urlò Gon, correndo verso di me.
-Ci avete messo parecchio, e pensare che io sono stata la seconda ad arrivare- Sorrsi al bimbo.
Tutti i candidati uscirono e la brezza li accarezzò tutti uno ad uno, permettendo al sole di baciarli.
-Anche questa prova è superata- Sorrisi guardando il piccolo Gon.
-Già, mi piacerebbe sapere cos’hai affrontato in questa torre- Mi disse Killua, con le mani dietro la testa, senza nemmeno guardarmi in faccia.
Lo guardai sospettosa.
“Questo tipo…”
-Congratulazioni aspiranti…Siete vicini alla vetta, al titolo di hunter-!
Una voce richiamò la nostra attenzione.
 
 
 

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Capitolo 12
*** Preda e cacciatore, la quarta prova ***


Ci trovavamo fuori, all’aperto, all’entrata della trick tower.
-Che strano, non c’è stato l’esaminatore in questa prova- Disse Kurapika guardandosi intorno.
-Sbagliato ragazzo- Una voce uscì dal dirigibile dell’associazione hunter.
-Eccomi, io sono il terzo esaminatore e colui che vi darà le informazioni per la prossima prova-. Un uomo piuttosto basso, con una cresta fuxia e due occhiali da vista tondi, uno sguardo piuttosto maligno e sempre con un perfido sorriso sulle labbra.
Tutti cominciarono a bisbigliare tra loro.
Un battito di mani ristabilì l’attenzione.
-Signori, vi ho osservato per tutta la prova tramite delle telecamere e devo dire che ci sono parecchi soggetti interessanti- Disse, fissandomi e allargando il suo sorriso.
Spalancai gli occhi a quella notizia.
-Ci ha…Visti tutti-? Domandai impaurita.
-Esatto, ma non farò informazione a nessuno di quello che ho visto, adesso passerò a darvi le istruzioni per la prossima sfida- Disse, schioccando le dita e facendosi portare una scatola con una fessura in centro.
-Adesso, in ordine di uscita dalla trick tower, venite a pescare un cartoncino, che verrà registrato dalla scatola- Disse appoggiando la mano sulla scatola.
-Chi è stato il primo ad uscire-? Doamadò.
Hisoka si fece avanti, arrivando davanti alla scatola. Pescò una cartoncino, se lo rigirò tra le mani come fosse una sua carta e si allontanò.
Io fui la seconda.
Mi avvicinai, pescai il cartoncino e rivolsi un ultimo sguardo minaccioso all’esaminatore, che ricambio divertito.
-Adesso che tutti avete il cartoncino, rimuovete la pellicola- Disse.
Obbedimmo in silenzio.
-Un numero-? Domandai guardando sotto la pellicola.
-Esatto, il numero rappresenta la vostra preda- Disse rivolgendoci uno sguardo malizioso.
Rimasi in silenzio,  a tremare.
“Quindi…Sarà lui” Dissi con la mano tremante, guardando il mio numero…Il numero 301”
Volsi lo sguardo verso la mia preda…Quell’uomo che aveva rivolto la parola ad Hisoka nella torre, q quell’essere con gli aghi conficcati nel viso.
Mi voltai e vidi Gon pietrificato, con le gocce di sudore che gli cingevano la fronte, uno sguardo perso nel vuoto.
Lo guardai per un po’ finché la voce dell’esaminatore interruppe i miei pensieri.
-Ora ascoltatemi, rimarrete nella foresta sull’isola di Zebir per una settimana per cercare di terminare la prova. Questa sfida consiste nel rubare la targhetta relativa al numero che avete pescato al fine di realizzare sei punti: La targhetta della vostra preda vale 3 punti così come la vostra, potete anche rubare le targhette di tre persone casuali- Ci diede le spiegazioni in modo rapido e veloce.
Io ascoltavo le parole dell’esaminatore senza capirne il significato; continuavo a pensare a quell’individuo e a quanto avesse potuto essere pericoloso.
Dopo la spiegazione, ci imbarcammo per l’isola di Zebir.
Sulla nave tutti si rivelarono dubbiosi e malfidenti, inoltre tutti si erano rimossi le targhette dai vestiti, nascondendole da qualche parte.
Percorsi tutta la nave, cercando un post in cui poter pensare ad una strategia di caccia.
Guardai il cielo e mi ripresi.
-Oh giusto, stanotte ci sarà la luna piena- Dissi sorridente.
-Il mio corpo è sempre pieno di energia quando si avvicina la luna piena- Dissi ad alta voce stiracchiandomi e spostandomi i capelli dalla fronte.
Guardai in alto e, seduto sulla punta della poppa della nave, vidi Gon immersi nei suoi pensieri.
-Gon…- Sussurrai, pensando a come lo avevo visto impaurito.
Mi avvicinai a lui e cercai di chiamarlo.
-Yo- Dissi, con un balzo, arrivando da lui.
-Oh, ciao Shelia- Mi rispose rimettendosi a guardare il mare.
-Qualcosa non va-? Domandai chinandomi leggermente verso di lui.
-Non è nulla- Mentì sorridendo.
-Che numero hai preso-? Domandai ad un tratto, notando in lui un cambiamento nella sua espressione allegra.
-E tu-? Mi domandò.
Estrassi il cartellino dal vestito, mostrandoglielo.
-Numero 301? Non sei stata molto fortunata- Mi disse sorridente per poi tirare fuori e mostrarmi la sua preda.
I miei occhi si sgranarono.
-Numero 44? Hisoka? E mi parli di fortuna-? Chiesi portandomi le mani ai fianchi.
-Se fosse un normale duello, non avrei possibilità; ma visto che si tratta solo di rubargli la targhetta, avere anche una sola possibilità mi fa venire una grande voglia di provarci- Disse giungendo le mani e cominciando a stringerle.
-Non preoccuparti, sono sicura che ce la farai e poi, quando prenderò la targhetta poteri venirti ad aiutare- Dissi sorridente.
-Ti ringrazio Shelia, ma io voglio finire questo esame con le mie sole forze- Mi disse con sguardo determinato.
-Capisco- Gli dissi, volgendo lo sguardo verso il mare, scorgendo l’isola all’orizzonte.
Una volta scesi dalla nave, una ragazza con la maglietta dell’associazione hunter prese un cronometro e disse sorridente:
-Il primo candidato può partire, dopo due minuti potrà farlo il secondo e così via-.
Hisoka si mosse, inoltrandosi nella foresta e sparendo nell’ombra. Passarono due minuti.
-Il secondo candidato può partire- Mi disse la ragazza.
Cominciai a correre, sentendo una voce accompagnarmi:
-Metticela tutta Shelia- Urlò Gon salutandomi felice con una mano.
Mi girai sorridente.
-Certo, anche tu- Per poi sparire nella boscaglia.
-Il terzo concorrente può partire- Disse schiacciando il pulsante del cronometro.
Un rumore legnoso e legato attraversò la foresta, accompagnato da una massiccia quantità di aghi in faccia
Dopo qualche quarto d’ora…
-Il concorrente numero 21 può partire-.
-Metticela tutta Gon- Gli disse Killua con una pacca sulla spalla.
-Ci vediamo ragazzi- Disse Gon prima di unirsi all’oscurità della foresta.
-Ora tocca a noi- Sospirò Kurapika, seguito da un verso nervoso di Leorio.
-La quarta prova è iniziata, buona fortuna a tutti- Urlò la ragazza.
Non avevo ancora smesso di correre, l’erba che solleticava le mie gambe divenne come un massaggio per me: Mi rilassai, cominciai a correre a quattro zampe per poi tornare alla mia vera forma…In una foresta non poteva battermi nessuno.
Mi nascosi sotto l’erba alta vicino ad un ruscello e cominciai a pensare.
“Trovarlo non sarà un problema, il suo odore lo ricordo benissimo e, se devo essere sincera mi ricorda un odore stranamente familiare…Ma ora non ha importanza, come posso rubargli la targhetta”?
Nel pensare mi ero messa sdraiata nell’erba, appoggiando le zampe sull’umido terriccio e la testa su di esse, posizionando le orecchie in fase di allerta.
“Potrei semplicemente avvicinarmi con un attacco frontale quando meno se lo aspetta, magari di notte così farà più fatica a vedermi”. Chiusi gli occhi.
“Una settimana…Potrei cominciare domani”. Alzai la testa al cielo, osservando i lenti movimenti delle nuvole.
“Questa notte voglio solo godermi la luna piena per rimettermi in forze”.
Aspettai il tramonto, poi salii su una sporgenza di roccia che affacciava su gran parte della foresta e rimasi in piedi, con la frescura serale accarezzarmi il pelo bianco, sporco di qualche macchia secca di sangue coagulato.
Mi sedetti sulla punta della sporgenza, voltando i miei occhi gialli lucenti al cielo, attendendo che le nuvole si spostassero.
La mia coda cominciava a festeggiare, saltellando a destra e a manca.
Finalmente le nuvole si fecero da parte, lasciando il comando alla regina della notte bianca e luminosa, insieme a tutti i suoi seguaci intorno , piccole e distanti, lucenti e possenti.
Dischiusi la bocca, la brezza mi accarezzava i baffi, facendoli danzare.
I miei denti, questa volta, si mostrarono senza bisogno di uccidere, riflettendo la luce della luna su quel giallo avorio che non aveva fatto altro che uccidere.
La luna piena si mostrava nel riflesso dei miei occhi, inarcai la schiena e cominciai ad ululare, avvolgendo la foresta in un soave e delicato canto.
Quando il fiato finiva mi bastava guardare quell’angelico disegno sferico, per far si che le forze tornassero nel mio candido corpo.
L’ululato non smetteva, così come la mia passione. Riuscivo a sentirmi, finalmente il mio ululato poteva essere liberato, ascoltato da tutte quelle stelle che pulsavano la loro luce, incitandomi a continuare. Ero certa che, da qualche parte, il mio branco, la mia famiglia ed i miei amici stessero cantando con me, dando vita al coro notturno che tanto adoravo.
Mentre il mio canto risuonava nelle mie orecchie, abbandonai ogni singolo bruto pensiero.
“Perché? Perché il colore e la luce della luna mi fanno sentire così sollevata? Perché sento il mio cuore battere così forte”? I miei occhi erano pieni di lucentezza.
Andai avanti, il mio assolo aveva ormai invaso tutta la foresta.
Le nuvole cominciarono a coprirla, rendendone invisibile, in breve tempo, la bellezza.
Mi ero allontanata dalla sporgenza e rifugiata tra i cespugli, che mi ospitarono con un profumo di bacche selvatiche.
Chiusi gli occhi, mi abbandonai al sonno.
Quello sfogo mi aveva resa leggera, adesso ero in piena forma, i miei occhi adesso vedevano solo il nero della mia stanchezza, stanchezza di cui andavo fiera.
La coda mi riparò dal freddo, attorcigliandola sulla mia schiena, coccolandomi tra le secche foglie.
-Questo canto…è stato meraviglioso-
Dall’altra parte della foresta, un bambino era rimasto seduto, ad ascoltare quella sinfonia.
-È stato…Davvero meraviglioso- Ridisse il piccolo bimbo dai neri capelli, mettendosi a dormire.
L’alba illuminò il cielo, accarezzando la pelliccia intorno ai miei occhi e scaldandola.
Con un po’ di fatica, aprì gli occhi,  e uscì dal cespuglio…Seguendo finalmente l’odore della mia preda.
La seguì, correndo senza fare il minimo rumore e passando attraverso ai cespugli, lasciando che alcune foglie si incastrassero nel mio pelo.
L’odore cambiava direzione, facendomi curvare in corsa respirando affannosamente.
Mi bolccai…Immobile, senza battere ciglio mi accovacciai dietro a dei cespugli, trattenni il respiro
“Eccolo” Pensai, vedendo il mio obbiettivi parlare con l’illusionista, seduto su un tronco di nespolo.
“Hanno appena ucciso un uomo” Pensai sentendo uno strano odore di sangue fresco mischiato a quello dell’erba umida.
-Dovresti smetterla di provare pietà per i nemici che non servono a nulla- Disse con tono tranquillo e pacato il mago, guardando il cadavere.
-Lo avevo lasciato scappare solo perché mi aveva pregato in ginocchio, però sarebbe morto comunque…Ad ogni modo anche tu hai lasciato degli avversari vivi- Spigò l’uomo dalla meccanica voce.
Mi interessai alla conversazione, avvicinando il muso dove i rami del cespuglio erano meno fitti.
-Io risparmio solo coloro le cui morti sarebbero uno spreco- Sorrise, tirando fuori un mazzo di carte da gioco.
-Bene, quindi ora posso toglierli- Fece per estrarre gli aghi dalla sua faccia.
“Vuole togliere gli aghi”? La situazione diventava interessante.
-Perché mai? Svela questa sorpresa più avanti…È sempre così affascinate da vedere- Rise, chiudendo gli occhi.
-Come vuoi, allora io vado…Ho già preso la mia targhetta, buona fortuna- Disse allontanandosi da Hisoka dopo avergli lanciato la targhetta di un alto uomo, ucciso probabilmente da loro.
-Grazie mille, ora mi rimangono solo due punti da ottenere- Disse Hisoka con un basso tono di voce.
“il pelo bianco a volte può risultare vistoso, devo stare attenta” Mi leccai il muso e con i denti strinsi la fascia che diminuiva il dolore della ferita alla gamba. Il mio  sguardo tornò su Ghitaraku, la mia preda.
“Tsk, spregevole” Ringhiai, cominciando a seguirlo senza farmi notare da entrambi, senza emettere suoni.
Mentre io e la mia preda Ghitaraku, numero 301, ci allontanavamo, qualcuno rimase ad osservare Hisoka, nascosto nei cespugli.
-Devo solo attendere che Hisoka attacchi qualcuno, e in quel momento ne approfitterò per rubargli la targhetta- Un bambino spaventato era immerso nella più totale concentrazione.
Siamo stati così vicini, separati da due spietati assassini.
 
 

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Capitolo 13
*** lupo x sangue x lacrime ***


Ormai stava camminando da una buona ora, gli uccelli ci seguivano fischiettando.
“Ma dove starà andando”? Pensai mentre facevo attenzione a dove appoggiavo le zampe.
L’ombra dei cespugli mi permetteva di seguirlo senza la paura di essere scoperta.
Mentre camminavamo notai un cambiamento in lui.
“Sembra più rigido, che si sia accorto di me”? Ringhiai in silenzio, preoccupata.
Ghitaraku si bloccò, girò la testa a 360 gradi, fissando il cespuglio in cui ero nascosta e cominciando ad avvicinarsi lentamente.
“Ma che…Mi ha davvero scoperto”?  Nel pensiero la preoccupazione mi divorò, le mie zampe cominciarono a tremare, iniziai a muoverle all'indietro, per indietreggiare.
L’uomo si fermò e io feci lo stesso, lanciò un ultima occhiata al cespuglio e poi ricominciò a cammianre in avanti, verso la sua ignota meta.
“fiù, meno male, forse si era semplicemente insospettito” Le orecchie mi caddero sul collo, le mie zampe ripresero la stabilità e i miei occhi tornarono fissi sull’obbiettivo.
“Bene adesso devo solo seg-“ Qualcosa sfiorò la guancia, procurandomi un taglio da cui scese del sangue in men che non si dica.
Dalla mia bocca uscì un gemito di dolore che raggiunse le orecchie dell’uomo.
-Allora non mi ero sbagliato- Disse con la sua orrida e metallica voce mentre cominciava ad avvicinarsi velocemente.
Dovevo capire la situazione:
“Cosa mi ha colpito? Un ago”? Dissi girandomi verso il rame in cui l’oggetto si era incastrato.
“Arriva, non posso più nascondermi, devo uscire allo scoperto e ucciderlo per prendergli la targhetta” Pernsai.
Con un balzo abbandonai il mio rifugio e, atterrando sulle zampe, abbassai la testa e cominciai a ringhiare.
-Uh? Un lupo-?
Domandò, prendendo nuovi aghi con le sue mani.
“Vuole lanciarmeli”? Attivai tutti i miei sensi per riuscire a prevenire le sue mosse, cercando il suo punto debole con gli occhi.
-I cani che non stanno al loro posto…Vanno soppressi-.
Una voce era precipitata alle mie spalle, pronta a trafiggermi con un ago in mano.
“Maledizione” Abbaiai e ringhiai durante la schivata.
-Sei troppo abile e veloce per essere un normale lupo- Osservò, guardandomi ringhiare.
“Maledizione” Ormai la situazione era diventata critica ai miei occhi.
-Sto solo perdendo tempo- Disse tirando fuori un altro dei suoi aghi.
“Se proprio devo combatterlo, devo pensare anche alla sua targhetta” Gli fissai il petto, dove la targhetta giaceva indifesa.
Mi scagliai contro di lui, feci un balzo e aprii le fauci, indirizzate alla targa dell’uomo.
-Ohh capisco, sei uno di quei lupi- Disse, con voce profonda.
-Cos-? La mia vista divenne ofuscata e dal mio corpo cominciarono ad uscire spruzzi di sangue…Sui fianchi, sul collo, sulla schiena.
-Cos’è successo-? Comiciai a lamentarmi, a mugolare, abbaiare con voce soffocata.
Caddi  a terra e mi ritrovai in una pozza di sangue…Il mio sangue.
-E così ne è sopravvissuto uno-? Disse Ghitaraku avvicinandosi a me, inerme su un tappeto rosso che continuava ad espandersi.
“A-aghi? M-mi hanno t-rafitt- a degli a-ghi-“? Le forze cominciarono ad abbandonarmi.
-Ero convinto che vi avremmo uccisi tutti- Continuava a parlare con la sua orrida voce.
-C-chi d-diavolo-? I miei occhi non riuscivano a vedere chiaramente, la mia bocca cominciò a insanguinarsi, cominciai a sentire nella mia bocca il sapore della morte.
-Bhè, se vuoi ti do il colpo di grazia- Tirò fuori un ennesimo ago, che luccicò sulla punta.
“No, maledizione, maledizione, maledizione, MALEDIZIONE” cercai di sollevarmi, facendo grondare dal mio corpo ancora più sangue.
I miei lamenti da lupo ferito non cessavano, la mia pelliccia adesso era ricoperta di aghi, la mia bocca ospitava il mio stesso sangue.
Riuscì a sollevarmi e a camminare all’indietro, con la coda tra le gambe.
-Che guaio, se scappi la missione risulterà non completa- Cominciò ad avvicinarsi.
“Lontano…..Stai lontano” La mia espressione era terrorizzata, continuavo a mugolare,  a muovere le zampe in retromarcia finché, con quella posteriore toccai un terreno sabbioso, che sporcò il mio pelo.
Mi girai, lo riconobbi e poi rivolsi di nuovo lo sguardo verso l’uomo, ormai a pochi centimetri da me.
Sputai del sangue, risi con un ringhio.
-Allora continuerà a rimanere incompleta- Abbaiai, scagliandogli un turbo di sabbia, che colorò l’aria di marrone.
Non disse nulla, si limitò a coprirsi il viso dai granelli con movimenti legati.
Ne approfittai per scappare, senza pensare al mio corpo che ospitava quegli aghi, senza pensare al sangue che lasciavo sul percorso.
Diminuivo la velocità.
“Se segue le tracce di sangue mi troverà subito” Il mio respiro cominciava a diventare pesante.
Con le ultime forze, mi arrampicai su un albero di canfora, sporcandogli il tronco di rosso.
Mi trascinai in un incavo del tronco, mi stesi, riempendolo di sangue color cremisi.
Con degli scatti dolorosi, individuai gli aghi e, uno ad uno, con le fauci li rimuovevo, gemendo a ogni oggetto tolto, che tirava la mia pelle per poi farne uscire il sangue in modo abbondante.
Rimossi tutti mi accasciai, il sangue caldo mi riparava dal freddo.
-Sunny, mamma, papà- Riuscì a gemere solo tre parole.
I miei occhi si spalancarono, sentì qualcosa di fastidioso in bocca, tutto piegato.
Con  un insolito movimento della testa sputai un insieme di sangue, con qualcos’altro.
Il sangue scivolò e rimase una targhetta con il numero 301 macchiato di sangue.
La guardai, sorridendo e tossendo alcune gocce di sangue.
-Almeno ho superato la prova- Il mio muso era caldo, tremendamente caldo.
I miei occhi si riempirono di lacrime, si chiusero e mi addormentai così…In mezzo al sangue, al dolore e alla tristezza.
Dall’altra parte della foresta…
-Ce l’ho fatta, ho preso la targhetta di Hisoka- Gon sfrecciava tra gli alberi, correndo e saltando le radici dei possenti fusti che intralciavano la strada.
Qualcosa lo colpì al collo, facendolo cadere a terra, immobile.
-Sei molto bravo a maneggiare la canna da pesca, però quando effettui un lancio sei completamente scoperto- disse una voce soddisfatta.
Un bracconiere con la sua cerbottana si inginocchiò e rubò la targhetta al piccolo, che non poté fare nulla.
-Cavoli- Disse, stringendo i pugni.
Chiuse gli occhi, per riprendersi da quel duro colpo: tutti l’allenamento per rubare la targhetta al prestigiatore era stato spazzato via come fumo.
Mentre era immerso nei suoi pensieri, un corpo morto cadde vicino a lui, facendolo spaventare.
-I-il cacciatore di prima- Disse sbarrando gli occhi, per poi rivolgerli verso l’alto.
-Mi hai piacevolmente sorpreso- Il prestigiatore sorridente era sopra di lui.
-La tecnica con cui ti mimetizzi è una tua tecnica personale? Meravigliosa, come un animale selvatico- Continuava a sorridere, compiaciuto.
-Ti faccio di nuovo i miei complimenti- detto questo lasciò a Gon la targhetta che Il cacciatore li aveva rubato.
Hisoka osservò per un altro po’ il piccolo per poi allontanarsi, venendo però fermato.
-Aspetta, non sei venuto a riprenderti la targhetta-?
-No, solo per farti i miei complimenti. Il mio bersaglio era lui quindi ho sei punti-.
-Nemmeno io la voglio, non voglio avere debiti, te la restituisco adesso- Il piccolo nel dirlo aveva vinto il veleno paralizzante e si era sollevato, ricoperto di tremolii e di paura.
Hisoka rise. Il piccolo non avrebbe potuto reagire, era indifeso.
-Non posso accettare, sono io che vi sto lasciando vivere, e continuerò a farlo finché tu e i tuoi amici non sarete diventati degni avversari-.
Nel dirlo si era avvicinato a Gon, che aveva un’espressione terrorizzata.
Un pugno colpì violentemente la sua guancia, facendolo rotolare di parecchi metri.
-Quando saprai sferrarmi un colpo così mi restituirai la targhetta, fino ad allora la affido a te- Disse, lasciando la zona, avvolta da una fioca risata.
Gon rimase a terra, con un enorme livido sulla guancia, senza muoversi.
Ormai era il tramonto del secondo giorno, ne mancavano ancora cinque alla fine della prova.
Il piccolo, da pancia all’aria, era riuscito a mettersi a pancia in giù, lo spavento, il colpo, l’umiliazione erano qualcosa di troppo pesante da sopportare…Cominciò a piangere.
-Zia Mito- Sussurrò mentre le lacrime accarezzavano le sue guance.
Mentre il sole calava, i piccoli animali si avvicinavano al bimbo quasi dispiaciuti.
Insieme a scoiattoli, coniglietti e piccoli uccelli si avvicinò un lupo…Un lupo bianco, io.
Dietro di me rimaneva un fiume di sangue, le mie zampe posteriori si reggevano appena, la mia bocca rimaneva aperta, mostrando quei denti ricoperti di sangue.
Il piccolo bimbo aprì un occhio, vedendo la mie zampe, rosse e tremanti.
Non aveva la forza di guardare verso l’alto e non voleva mostrare il viso a nessuno.
I piccoli animaletti erano dietro di me, a guardare la scena.
-Perché piangi-? Domandai, mentre il sangue bagnava le mie guance.
-Hai perso qualcuno a te caro-? Continuai.
La mia bocca grondava dolore.
La mia voce risuonò nella mente di Gon, che strinse i pugni rivolgendo di nuovo lo sguardo in basso.
-Io…sono debole- Gon si rannicchiò, cominciando a piangere.
Per il dolore mi accasciai, rimanendo un lupo.
Mi avvicinai a forza a lui, trascinandomi.
-Non sei debole…Gon. Sei fantastico e mi hai fatto ricredere- I miei gemiti di dolore smisero di uscire dalla mia bocca, guardai il bambino.
-Si è addormentato- Sorrisi, ritornando un’umana, sporcando i vestiti del piccolo di sangue.
-Gon, vinciamo questa prova insie…- mi addormentai, appoggiandomi sulla sua schiena.
Ci addormentammo così, sull’erba circondati da piccoli animali che ci guardavano confusi.
 
 
 

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Capitolo 14
*** Trappola e nuova fiducia ***


La notte gelò i nostri corpi tremanti, lasciati su quel gelido suolo.
Con un’ immensa fatica aprì un occhio, volgendo lo sguardo in cielo.
-Che strano, mi sembra di non sentire più il mio corpo- .
Affondai una  mano nella tasca del mio vestito, prendendo la targhetta numero 301.
La fissai finché questa non mi cadde dalle mani, ormai stanche.
Cercai di capire la situazione di Gon: davanti a lui aveva due targhette, la sua e quella di Hisoka e in più era stato colpito da quest’ultimo…Non riuscivo a pensare e mi sollevai.
-Il sangue ha smesso di uscire, però mi sento così stanca-. Riuscì a rimettermi in piedi e non capii che il mio corpo stava tramutandosi di nuovo.
-Pelliccia-? Mormorai guardandomi il corpo, tornare bianco e soffice.
“Capisco, non ho le forze necessarie per mantenere la trasformazione” pensai mentre mi caricavo il piccolo sulla schiena, in cerca di qualsiasi cosa.
Oh, ancora quella sensazione di calore, morbidezza…Perché non riesco ad aprire gli occhi? Questa volta però, è strano: Il suo pelo è più rigido, alcuni punti sono bagnati e caldi, il respiro è strano…Singhiozzante e triste”
Arrivammo ad una caverna, in cui crollammo nel sonno, attendendo l’alba.
-S-Shelia- Sentì ad un tratto una voce provenire da quel piccolo corpo dormiente.
-Buongiorno Gon- Dissi mentre mi medicavo le ferite, ormai coagulate.
-Dove siamo-? Domandò avvicinandosi.
-In una caverna a sud della foresta- Non smettevo di curarmi.
-Ah capisco- Disse il piccolo con aria triste.
Lo guardai, forse non si ricordava nulla della sera prima, o forse si ricordava alla perfezione.
-Io, voglio andare a trovare anche Killua, Leorio e Kurapika- Disse, strofinandosi gli occhi lucidi.
Sorrisi.
-Già, vuoi rivederli eh-?
Il piccolo subito avvertì i sensi di colpa.
-N-non è che non sia contento di vedere te, anzi mi ha sollevato molto il fatto di non essere solo- Disse grattandosi la nuca per l’imbarazzo.
-Abbiamo entrambi completato la prova, rivediamoci al termine della sfida- Dissi, stringendomi la fascia.
-Si ma, cosa ti è successo-? Domandò.
-Niente di preoccupante-.
Il piccolo si caricò lo zaino sulle spalle e dopo un dolce saluto se ne andò, lasciandomi finire le mie cure.
-Questa caverna è così fresca, potrei anche riposarmi un po’ qui- Dissi appoggiandomi con la schiena alla parete.
Sentì arrivare qualcuno entrata, mi nascosi nell’ombra.
-Un uomo-? Domandai a bassa voce.
Vicino a lui, un sospetto fruscio.
“Serpenti”i miei occhi scrutavano l’uomo, senza staccargli lo sguardo di dosso.
“È uno degli individui di cui mi ha parlato Tonpa, l’incantatore di serpenti”.
Si accovacciò, circondato dai suoi striscianti seguaci.
“Bene, e adesso come esco”? Domandai tra me e me, quando uno strano gas inondò la grotta, facendola diventare grigia.
“E questo cos’è”? cercai di tapparmi il naso ed evitai il gas stendendomi a terra…La parte in cui mi ero nascosta era un livello più basso rispetto al resto del suolo, come una buca.
Alcuni serpenti caddero al suolo, altri rimasero sul corpo del loro padrone.
“Gas soporifero quante volte lo hanno fatto con noi” Pensai.
-Oh, anche lui si è addormentato-. Notai.
Rimasi ferma nel nascondiglio, avendo capito che qualcun altro sarebbe entrato nella caverna.
Poco dopo una ragazza dai verdi capelli e dallo strano giallo cappello si fece avanti, con una torcia infuocata in mano per illuminare la grotta.
Si avvicinò  all’uomo addormentato convinta che lui e i suoi serpenti stessero dormendo, quando dall’alto i rettili la fecero cadere a terra.
-Non tutti stanno dormendo- Urlai, uscendo dalla buca.
La ragazza urlò, facendo uscire dal cappello un incredibile numero di api, che attaccarono l’uomo addormentato. Le api lo punsero ovunque, in gola, in viso, sulle mani e persino sugli occhi.
Alcune si avvicinarono a me con il pungiglione sguainato, ma poi si ritirarono vicino alla ragazza.
La giovane riuscì ad evitare i serpenti allontanandosi.
Barbon andò in sciok anafilattico, morendo all’istante.
-Accidenti, deve già essere stato punto in passato- Disse la ragazza, risistemandosi il cappello e dando l’ordine alle api di rientrare.
-Però è strano, non ti hanno attaccata. Solitamente se grido o cado attaccano qualunque essere umano nelle vicinanze- Disse, sedendosi accanto a me.
-Chissà, magari gli sto simpatica- Sorrisi.
-Io sono Ponzu, e tu-? Era molto socievole.
-Io sono Shelia, piacere- ci stringemmo la mano per poi guardare il cadavere.
-Lui era il mio bersaglio, però pare che nemmeno la morta abbia sciolto l’ordine dei serpeti…Ci attaccheranno se tentiamo di derubare il corpo e se proviamo ad uscire- Disse, appoggiando la testa alla parete umida.
-Cosa? Non possiamo uscire? E perché-? Domandai alzandomi.
-Barbon si era accorto di essere seguito ed è entrato qui per tendermi una trappola; io lo avevo intuito, così ho spruzzato del gas soporifero all’entrata che però non ha raggiunto la fine della grotta, lasciando coscienti alcuni serpenti. Ovviamente non si aspettava una simile fine. Come dire, non ho avuto il controllo della situazione-.
-Capisco- Dissi.
-E tu? Hai già totalizzato sei punti-?
-Io? Bhè diciamo di si- Dissi, avvicinando la mano al vestito per sentire la targhetta oltre la stoffa del vestito.
-Sta arrivando qualcuno- il mio sguardo si posò sul corridoio della grotta.
-Chi-? Domandò preoccupata la ragazza, posizionandosi dietro di me.
-Non lo so, i residui del gas mi confondono l’olfatto- Dissi, punzecchiandomi il naso.
Un uomo si presentò davanti a noi, lo riconobbi subito.
-LEORIO-? Domandai sollevata.
-Shelia-? Disse lui, per poi guardare Ponzu.
-Perché sei venuto qui? Adesso non potrai più uscire a causa dei serpenti- Gli urlai, consapevole che, dopo tutto, non poteva saperlo.
-Cosa? Allora devo avvertire quei due- Disse, rigirandosi indietro.
-Fermo idiota- Urlai.
-Gon, Kurapika, non entrate- Si avvicinò troppo all’entrata, i serpenti lo attaccarono, mordendolo ovunque.
-Gon? Kurapika-? Domandai.
-Leorioooooooo- Urlò il piccolo, entrando con il biondino nella grotta.
-Che vi avevo detto-? Domandò l’uomo, accasciato ricoperto di serpi.
Quando si dileguarono, Leorio appariva pieno di morsi.
-Accidenti, il veleno non è mortale ma è stato morso davvero troppo- Disse Gon, avvicinandosi a Leorio.
-A dire il vero, un modo per salvarlo c’è…Però…- Disse Kurapika.
-Ragazzi, ci vado io- Dissi, dirigendomi al corpo di Barbon.
-Ma che fa? Dorme-? Chiese Gon.
-No, è già morto- Dissi avanzando.
-Morto-? Chiese il piccolo.
-Shok anafilattico vero-? Disse Kurapika, vedendo i morsi sulle ani dell'incantatore di serpenti mentre si occupava di Leorio.
-Ops, mi hai scoperta- Rise Ponzu.
Io ero ormai davanti al corpo, ricoperto di viscidi serpenti dagli aguzzi denti.
Mi avvicinai a loro tendendo una mano.
-Potete per favore lasciarmi guardare nel corpo del vostro padrone-? Dissi.
Improvvisamente il mio sguardo divenne luccicante, i capelli cominciarono a rizzarsi, la mano tesa ai serpenti diveniva armata di artigli neri, i denti uscirono dalla mia bocca.
“Adesso levatevi, è un’emergenza” Il mio sguardo penetrò i serpenti. Facendoli spaventare e allontanare dal corpo.
Da dietro, gli altri non videro questo mio cambiamento.
-Trovato- Lanciai la bottiglia di antidoto a Kurapika, che lo prese al volo.
-Come ha fatto-? Chiese Ponzu, con le mani portate alla bocca, stupefatta.
-Bhè le possibilità erano alte dato che,senza, non si può contrattare con chi è stato morso- Disse, mentre curava Leorio.
-Fantastico Shelia- Mi sorrise Gon, avvicinandosi.
Sorrisi anche io.
-Adesso dobbiamo solo uscire di qui- Dissi.
-Ah signorina Ponzu, ti è avanzato del gas soporifero? Se lo usi qui tutti i serpenti si addormenteranno e io vi porterò tutti fuori - Sorrisi il piccolo.
-Si ne ho, però ci vogliono almeno cinque minuti affinché abbia effetto- Spiegò la ragazza.
-567 secondi- Disse Gon cominciando a stiracchiarsi.
-Uh-? Tutti lo guardammo.
- é il mio record- Fece una V con e dita in segno di vittoria.
-Si ma io che cosa avrò in cambio-? Chiese la ragzza.
-Che ne dici di questa-? Le gettai la medaglia di Barbon tra le mani, sorridendole.
-Va bene, mi avete convinto, prendo il gas-.
“Mi sto affidando ad un umano…Mi devo totalmente fidare di un umano...Però lui…lui è Gon”.
Vi porterò tutti fuori.
La sua voce mi risuonò nelle orecchie.
-Ok, andiamo Gon- Dissi.
Il bambino fece un enorme respiro per poi gonfiare le guance, facendo segno a Ponzu di rilasciare il Gas e così fece.
Ci addormentammo tutti…Tutti tranne Gon.
I serpenti cominciarono a cadere da ogni crepa dei muri, addormentati come sassi.
Gon ci prese tutti e ci portò fuori dalla caverna dopo cinque minuti.
-EVVAIIIIII- Urlò, riprendendo fiato.
Appoggiò Ponzu ad un albero e prese la sua targhetta.
-ehehe, tu sei il bersaglio di Leorio quindi la prendo, per le spese del trasporto…Perdonami-. Le fece l’occhiolino.
Dopo cinque giorni, nel punto in cui sbarcarono…
-Dunque…solo voi avete superato la prova-? Domandò la ragazza con un foglio in mano.
-Hisoka-san.
-Ghitaraku-san.
-Hanzo-san.
-Killua-san.
Pokkle-san.
Bodoro-san.
Voi avete…Uh-? La ragazza fu interrotta da alcuni fruscii nella boscaglia.
Eravamo arrivati appena in tempo, tutti!
-Wow, appena in tempo, mostrate le vostre targhette per favore:
-Leorio-san.
-Kurapika-san.
-Gon-san.
E per ultima Shelia-san, tutti voi avete superato la quarta prova d’esame-.
-Kurapika, chi era il tuo bersaglio- Domandò Gon ad un tratto.
-Era quel tipo di nome Tonpa che abbiamo incontraro alla prima prova- Disse, facendo una lieve risatina.
-Capisco, ehehe povero Tonpa-san- Rise il piccolo.
-Ce l’hanno fatta tutti…Complimenti piccola- Una voce, a braccia conserte ci stava scrutando, soffermandosi su di me.
-Prego, salite pure a bordo, avrete la possibilità di riposarvi in vista dell’ultima prova d’esame- Ci urlò la ragazza, indicandoci il dirigibile.

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Capitolo 15
*** Viaggio x colloquio x prestigiatore ***


Il dirigibile decollò, volando sopra le nuvole.
Tutti noi rimasti venimmo radunati nella sala comune, dove il presidente Netero ci aspettava.
-Ahahahaha, congratulazioni, era da tanto che non si faceva vedere un gruppo di giovani così promettenti- Rideva il vecchietto.
Io avevo gli occhi socchiusi, le ferite doloranti e i capelli sporchi di rosso.
-Bene, vi rimane solo un’ultima prova ragazzi…riposatevi pure- .
Netero si congedò.
Nel voltarmi per andarmene, inciampai, rischiando di cadere a terra.
-Hei, ti senti bene-? Disse Leorio precipitandosi da me.
-Non preoccuparti, è solo un graffio- Gli risposi sorridendo, con un pesante respiro.
-Io sono un aspirante medico, fammi dare un’occhiata- Mi disse.
Ci spostammo in una stanza con un letto, mi sdraiai e, un po’ imbarazzata, sollevai il vestito per far vedere a Leorio la ferita.
-Ma questo è un piccolo ago- Disse, massaggiandomi la gamba.
-N-non so come io abbia potuto prenderlo- Dissi, rossa in viso.
“Maledizione, ecco perché mi bruciava tanto…Ne ho dimenticato uno”.
-Non preoccuparti, lo rimuovo subito e ti curerò anche le altre ferite- Mi sorrise.
-T-ti ringrazio- Abbassai lo sguardo.
-Grazie tante Leorio- Sorrise Gon.
Dopo una buona mezz’ora, le mie ferite erano state disinfettate e bendate ed io mi sentivo in paradiso, senza nemmeno un dolore.
Rimasi sul letto, con Leorio e Gon che parlavano.
-Fantastico Leorio, diventerai uno splendido medico- Rise Gon, allargando le braccia.
-Z-zitto Gon, è imbarazzante- Disse abbassando lo sguardo.
-Credo che…- Interruppi i due.
-Uh-? Si voltarono verso di me.
Sorrisi.
-Credo che dormirò un po’- Dissi.
-Certo, hai bisogno di riposo- Mi disse Leorio, scompigliandomi i bianchi capelli.
-Riposati Shelia, ci vediamo dopo- Mi salutò il bambino dai verdi vestiti, con un grande cerotto sulla guancia.
Li guardai uscire dalla stanza, mi coprì la testa con le coperte e, piano piano, mi lasciai cadere nel mondo dei sogni.
Dopo alcune ore di sonno mi svegliai, guardando l’orologio della stanza.
-Le due e venti di notte-? Ho dormito tutta la serata-? Mi grattai la testa.
Scesi dal letto e, con tutte le mie bende, mi avviai fuori dalla stanza.
-Strano, non c’è nessun…Ma che idiota, staranno tutti dormendo- Mi diedi una pacca in testa.
Il mio braccio era bendato, così come la mia coscia, camminavo lentamente a causa del fastidioso dolore.
Mi appoggiai a un vetro e guardai il cielo, una mezza luna cingeva le nuvole.
Mi appoggiai sul davanzale e chiusi gli occhi, non per stanchezza,, ma per rilassarmi in vista dell’ultima prova.
La luce delle lampade del dirigibile sul mio viso vennero oscurate da un’ombra possente.
Aprì gli occhi, come quando si è insoddisfatti che una nuvola copra il sole mentre ti riscalda il viso.
-Ma cosa-? Mi girai all’improvviso.
-Hisoka-! Urlai.
Nel mio urlo di terrore lui mi aveva stretta al muro, sapendo che non sarei potuta scappare.
-Che ti succede piccola? Hai per caso paura-? Mi domandò, solleticandomi l’orecchio.
Strizzai gli occhi, da cui uscirono alcune lacrime.
-N-no, io non ho paura- Dissi, travolta dalla forza del prestigiatore.
Rise lievemente, allentando la presa e abbassandosi per arrivare al mio viso.
-Io…Non ho paura di nessuno di voi- Urlai, senza scansarmi dalla sua presa.
Hisoka guardò le mie ferite, le bende color sangue, poi guardò i miei occhi riempirsi di lacrime.
Non mi chiese niente. Dovevo sfogarmi e quell’insolito prestigiatore era l’unico al momento, anche se non era di certo affidabile…Ma qualcosa dentro di me stava per esplodere.
Mi accascia in ginocchio, con le mani sugli occhi.
-Io non ce la faccio più, sono stanca di tutti quegli uomini con la maschera, sono stanca di essere odiata, sono stanca di uccidere, sono stanca di…- Mi ffermai…Forse stavo esagerando?
Smisi di singhiozzare, mi asciugai le lacrime, sorrisi, con gli occhi ancora umidi.
-Scusa, mi stavo solo sfogando-  Cercai di trattenere le lacrime.
Mi guardò, serio. Notando un ago impigliato nel mio vestito.
-Non permetterò a nessuno di toccarti ora che sei ancora acerba -. Mi sollevò delicatamente il mento con una mano.
Abbassai lo sguardo, stringendo tra le mani il mio vestitino.
-Tsk - Risposi secca.
“Come posso coinvolgere tutte queste persone? Un lupo risolve sempre i suoi problemi da solo, soprattutto problemi con gli umani, con quel'indivduo che aveva detto quelle cose sull'isola Zebir”.
Il prestigiatore mi strattonò vicino alle sue labbra.
-Non permetterò che qualcun altro rubi le mie prede, te in particolare sembri un frutto davvero delizioso…Sarò io ad ucciderti quando sarà il momento-.
Sentivo il suo respiro, caldo.
Si alzò e si allontanò, lasciandomi lì, a gelare per la mancanza del suo caldo respiro così improvviso.
Tremavo.
“Signori, il presidente Netero vorrebbe parlare a ciascuno dei candidati, il numero 44 è pregato di presentarsi all’ufficio dell’associazione hunter”.
Un  autoparlante mi risvegliò da quelle strane emozioni.
-Prego accomodati- Disse Netero al mago.
Hisoka si accomodò davanti al presidente, attendendo le sue domande.
-Vediamo, per quale motivo vorresti diventare hunter-? Chiese il vecchietto con un pennello vicino alla bocca e un foglio in mano.
-Se avessi la licenza e uccidessi qualcuno, eviterei il più delle volte la pena- Disse, aguzzando lo sguardo.
-Capisco, e dei candidati rimasti, quale ti ha colpito di più-? Domandò sollevando il pennello.
-Direi il numero 43, anche i numeri 405 e il numero 99- Disse, portandosi una mano sotto il mento.
-Ah, quei tre bambini prodigi- Esclamò l’anziano.
-I numeri 99 e 405 mi hanno colpito, ma il 43, Shelia lo ha fatto in modo particolare, è una ragazzina davvero interessante- Rise.
-Ultima domanda, contro chi non vorresti combattere-? Disse scrivendo qualcosa sul foglio.
-I numeri 99, 405 e soprattutto 43- Disse.
-Mi piacerebbe molto invece combattere con te- Disse, perdendo il suo sguardo in quello di un assassino.
-Bene, è tutto puoi andare- Disse, grattandosi la nuca.
“Candidato numero 43, è pregata di venire nell’ufficio dell’associazione hunter”.
-Prego piccola, accomodati pure- Mi fece segno di sedermi Menchi, la seconda esaminatrice.
I suoi occhi mi guardarono dolcemente.
-Grazie mille- Feci un inchino.
-Allora, per quale motivo vuoi diventare hunter-? Domandò Netero.
-Perché voglio dimostrare a me stessa una certa cosa- Dissi.
-Una certa cosa-? Domandò Satotsu, il primo esaminatore, (senza bocca).
-Si, è una cosa che solo con questo esame posso dimostrare a me stessa, scusate ma non me la sento di rivelare di più- Dissi imbarazzata.
-Ahahaha non ti preoccupare, prossima domanda. Quale dei restanti concorrenti ti ha impressionato di più-?
-Indubbiamente il 405 Gon, è stato il primo a rivolgersi a me e quindi mi sono subito affezionata…Però anche il 44 Hisoka, è riuscito a farmi provare emozioni mai provate prima- Dissi con un dito sotto il mento, pensierosa.
-Bene, ultima domanda, contro chi non vorresti combattere-?
-405,  non potrei mai fare del male a Gon- Risposi sicura.
-Sei proprio una cara amica per quel ragazzo- Mi disse Menchi.
Le sorrisi, arrossendo sulle guance.
-Puoi andare- Mi disse l’anziano sorridendo.
Netero parlò con tutti i partecipanti, fino all’ultimo.
Era ormai un giorno intero che eravamo sul dirigibile, mancava ancora una notte e il tramonto aveva ormai colorato il cielo.
Mentre camminavo vidi Gon, da solo.
-Hey- Urlai, attirando il suo sguardo.
-Shelia-? Domandò lui, guardandomi dal basso verso l’alto dato che era seduto.
-Qualcosa non va Gon-? Domandai, sedendomi vicino a lui.
-No, tutto a posto- Mi rispose senza nemmeno guardarmi.
Gli tirai un pugno sulla nuca, facendogli salire un bernoccolo.
-E questo per cos’era-? Domandò tenendosi la testa dolorante.
-Io riesco a capire lo stato d’animo delle persone…Capisco se una persona è felice o triste, buona o cattiva, timida o spavalda-. Dissi.
-Davvero? Proprio come gli animali-
Sorrisi senza essere notata.
-Sai, dicono che gli animali e i bambini capiscano se una persona sia buona o malvagia, tu credi sia così-? Chiesi a Gon.
-Penso che ogni persona sia unica a modo suo, non ho incontrato tanta gente malvagia fino ad ora- Mi disse, aprendosi un po’.
-E allora cos’è successo durante la quarta prova? Il tuo bersaglio era Hisoka no-?
Lacrime cominciarono a farsi strada lungo il viso di Gon.
-Io gli avevo detto che non volevo debiti e mi ha colpito, dicendomi che sarebbe stato solo un favore da ricambiare…È  stato così frustrate che non sono nemmeno riuscito a reagire- Si asciugò le lacrime.
-Gon- Sussurrai.
-Quindi ho deciso di cercare Kurapika, Killua e Leorio perché mi sentivo solo e inutile- Disse asciugandosi gli occhi con la manica della maglietta.
-Se io non ti avessi incontrato probabilmente non sarei nemmeno piùù su questo dirigibile…Gon,  merito tuo se ora sono qui- Gli sorrisi.
“Già, lui mi ha fatto ricredere”.
Mi sorrise, arrossendo sulle guance…Però non sembrava essersi tirato su il morale.
Mi alzai in piedi, mettendo le mani dietro la schiena, guardando il cielo, ormai nero come la pece.
-Gon…La conosci la storia del tulipano della neve-?
-Tulipano…Della neve-?



-Angolo Autrice-
Ciao ed ecco un altro capitolo :D volevo come sempre ringrazi ere tanto chi legge e recensisce e dirvi che l’ultima prova sarà….diversa….Una sorpresa XD Al prossimo capitolo.

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Capitolo 16
*** Guerra tra fratelli ***


Uscimmo dal dirigibile, seguendo Netero che ci portò in una grande stanza azzurra con il pavimento color panna.
-Qui si terrà la vostra ultima prova…Siete molto vicini al titolo di hunter, ma dovrete comunque impegnarvi- Disse, mettendosi le mani dietro la schiena.
-Chissà in cosa consisterà la nuova prova- Disse Gon, stranamente ansioso.
-Peccato che l’esame stia per finire ora che cominciavo a divertirmi. Disse Killua con le mani incrociate dietro la testa-.
Legai i miei capelli in una lunga coda bianca, per evitare che coprissero la mia visuale.
-Dobbiamo combattere tra noi-? Chiese Killua.
-Non proprio, voi dovrete evitare di essere colpiti- Disse Netero indicando una porta sbarrata di fronte a noi.
-E quella porta-? Domandò Leorio.
-Da li uscirà il vostro avversario- Disse, volgendoci uno sguardo serio.
-Evitare i colpi del nostro avversario…sarebbe questa la nostra ultima prova-? Domandò il bambino dai bianchi capelli.
-Esatto, se verrete colpiti avrete solo un modo per rimediare…Uccidere l’avversario.
-Noi lo chiamiamo il “re cieco”, lo abbiamo catturato in una città in cui seminava sangue e panico, divorando persone.- Spiegò il vecchio.
-Cosa? Non é un essere umano-? Domandai io, attirando l’attenzione.
-No- Mi rispose semplicemente.
-Se non vi farete colpire nemmeno una volta in due ore, sarete a tutti gli effetti hunters- Disse l’anziano avvicinandosi alla porta.
-Che la vostra prova….Abbia inizio- con un colpo del palmo della mano spaccò la sbarra di legno che bloccava la porta per poi ritirarsi nella sala dove avrebbe assistito con gli altri esaminatori.
La porta cominciò a tremare, poi a deformarsi pian piano come se qualcuno tirasse delle spallate possenti.
Ci mettemmo tutti in posa di difesa, allontanandoci dalla porta.
Un ultima spinta e i pezzi di legno della porta sfiorarono i nostri corpi, facendoci sentire l’odore del legno.
-Che mostro sarà mai-? Domandò Leorio.
La porta dentro risultava buia, finché un rumore di catene ci spinse a guardare più infondo.
Rumori di artigli sfoderati che sfregavano sul pavimento, latrati e pesanti catene, il mostro si mostrò.
-Cos-? Leorio fece cadere la ventiquattrore.
-Cos’è? Una specie di lupo-? Chiese Kurapika tirando fuori le sue armi.
-Un animale-? Domandò Killua tirando fuori le mani dalle tasche.
-Non l’ho mai visto, nemmeno sull’isola balena esistono canidi del genere- Disse Gon, con la fronte imperlata di sudore.
Mi bloccai, le mie mani tremarono.
I miei occhi tremarono.
Era li: un grande lupo nero, più grande di uno normale, con una zampa bianca e i denti splendidamente affilati da cui grondava saliva, un occhio azzurro e l’altro chiuso da una cicatrice.
Ringhiava, mentre la catena che lo teneva alla zampa posteriore strisciava sul suolo e quella sul collare sfiorava il suo oscuro corpo, pieno zeppo di cicatrici e buchi di pelo.
-Interessante- Hisoka si portò le mani sui fianchi.
Il lupo cominciò a ringhiare, con il suo solo occhio cominciò a puntarci tutti, guardandoci uno ad uno…Cominciò a correre, in direzione di un solo partecipante.
Le sue catene erano abbastanza lunghe da percorrere tutta l’area.
-Quell’animale è conosciuto per il suo stile da combattimento, sta a voi individuarlo e trovarne il punto debole-. Una voce da un auto parlante ci fece distrarre.
Tutti cominciarono a correre e nascondersi dietro le colonne portanti per non farsi vedere dall’animale, io rimasi ferma, ignorando le urla di Gon che mi dicevano di stare attenta.
Il lupo si fermò, rizzando il pelo e girandosi verso quell’uomo, Ghitaraku…Sembrava essere arrabbiato solo con lui.
-Accidenti, questi potrebbero diventare problematici- Disse, togliendosi un primo ago dalla faccia.
Mi girai lentamente….Che cosa sarebbe successo in questa sfida?
Li tolse tutti in maniera violenta e, una volta ripulito, il volto cominciò a deformarsi.
Il lupo nero lo guardava infuriato, con la bava alla bocca e ringhiando per intimidirlo.
Il volto di Ghitaraku si fermò, smise di danzare in una soave sinfonia deformante.
Quel mostruoso volto fu rimpiazzato dal viso di un ragazzo spento: lunghi capelli neri lisci fino ai fianchi, due occhi inespressivi, privi di ogni emozione.
-Oh, ora mi sento meglio- Disse, con gli aghi rimossi tra le dita.
Il lupo non seppe più trattenersi, si scagliò alla carica.
Mi immobilizzai….
Il fuoco, le fiamme di quella notte di sangue, figure che distruggevano la mia vita mi passavano davanti senza che io nemmeno me ne accorgessi.
“Lui è…” I miei occhi non riflettevano più luce.
Vicino a lui qualcuno era altrettanto sorpreso…
-F-Fratello...Illumi-? Sussurrò Killua.
Il lupo fece un balzo, spalancando le fauci contro il misterioso ragazzo apparso che lo guardò per un secondo mentre era in volo per poi schivarlo, facendolo finire contro il muro e gemere.
-Ne è passato di tempo Kilu- Disse avvicinandosi al fratello minore.
Guardai la scena.
-Fratello-? Domandai, i miei occhi non potevano più resistere.
Tutti osservarono la scena.
-Ma che succede-? Domandò Gon avvicinandosi a me.
Cominciai a camminare verso i due fratelli, in silenzio. Un’enorme sala divideva me dai due fratelli.
-Ne é passato di tempo Kilu...La mamma ha detto che l’hai colpita e sei scappato, così mi ha chiesto di tenerti d’occhio- Disse, senza nemmeno l’aria di un cambiamento nella sua gelida espressione.
-Non sapevo che volessi diventare hunter- Disse, ormai a pochi centimetri dal fratellino.
-Non mi interessa il titolo, mi stavo solo annoiando- Disse, con il sudore lungo la schiena.
-Capisco, questo mi rassicura…Lascia che ti dica una cosa Kilu- Disse…
L’animale dal nero pelo si sollevò mentre il sangue colava dalla sua testa, si rimise in piedi a fatica e si precipitò di nuovo contro il ragazzo.
Lo guardò, sollevò una mano e, con un balzo colpì il lupo al fianco destro, penetrandolo semplicemente con la mano.
L’animale urlò, sputando sangue, cadendo per terra affianco ai due.
Si guardò il braccio da cui colava il sangue del lupo per poi guardare Killua.
-Tu non sei tagliato ad essere un hunter-.
La mia camminata era sempre più lenta…Come se qualcosa di pesante si fosse aggrappato alla mia gamba. I miei occhi cominciarono a divenire lucidi.
-Io…C’é qualcosa che desidero…- disse Killua, guardando il lupo insanguinato in una pozza di sangue.
-Che sta succedendo-? Domandò Leorio terrorizzato.
-Non saprei dirlo- Continuò Kurapika.
-Non puoi- Continuò il fratello maggiore.
-Posso, c’é davvero qualcosa che desidero- ribatté Killua .
-Dimmelo allora, cos’é che desideri-? Domandò Il fratello porgendogli una mano.
-Io voglio…Diventare amico di Gon e vivere una vita normale- Disse, sapendo già la risposta del fratello.
-é impossibile, tu non meriti amici e non ne hai bisogno, puoi sentirti felice solo quando stronchi vite umane-. Disse il fratello avvicinandosi al lupo, che stava per rialzarsi di nuovo.
Alzò un braccio e lo scagliò nella schiena del povero animale, che spruzzò sangue ovunque, urlando e cercando di muoversi.
Estrasse la mano colante di sangue scarlatto mentre il cane cadde, con l’occhio puntato nel nulla, perso nel dolore.
-Già, sapevamo che Killua faceva parte di una famiglia di assassini…Ce ne ha data una dimostrazione alla terza prova, nella trick tower- Disse Kurapika abbassando lo sguardo.
-Tsk- Leorio si fece avanti.
-Killua, stendilo, non mi importa se é realmente tuo fratello, é un idiota…Vuoi diventare amico di Gon?? Svegliati….Siete già amici da un pezzo-. Urlò.
Killua si riprese un attimo, ma la presenza del fratello era troppo potente.
Il lupo, con uno scatto cercò di rialzarsi di nuovo, ricadendo più volte.
-Ah quindi Gon considera Killua un amico? é un bel problema…Bene, ucciderò Gon- Disse, puntando un dito verso l’alto.
Tutti si stupirono, gli esaminatori osservarono attenti.
Gon non riuscì a sentire dato che era rimasto infondo alla stanza cercando di farmi ragionare.
Killua sudò freddo, il suo migliore amico sarebbe morto.
-Gon, dove sei-? Urlava camminando lentamente per trovarlo.
-Oh, eccolo- Disse.
Cominciò a correre, veloce, velocissimo.
-Fermati, ti prego, Illumi fermati- Urlava Killua disperato.
Con un balzo fu davanti a Gon, in aria tirò fuori un ago e lo posizionò davanti a se.
-Ma che cos-? Gon non riuscì a capire la situazione in tempo.
Il sangue volò nell’aria, colorò l’atmosfera di rosso, dipingendo il pavimento.
Illumi rimase fermo, con i capelli ancora movimentati in un ciclone nero.
Gon era a terra, che mi osservava da dietro.
Il mio braccio era stato colpito dall’ago, almeno Gon era salvo.
Dal mio viso scesero copiose lacrime, accompagnate da un sorriso.
-Chi diavolo sei tu…- Il sangue colava dal mio braccio, l’ago aveva penetrato la mia pelle, lacerato la mia carne…Ne sentivo l’intenso dolore.
-Per decidere che Killua non possa avere amici-? Alzai lo sguardo, intriso di calde lacrime.
-Anche io sono un'amica di Killua, vuoi uccidermi-? Dissi con aria di sfida.
Il lupo a terra, ormai in fin di vita si sollevò…cominciò a camminare verso di noi, zoppicando e vomitando sangue.
-Oh, io non perdo il mio tempo ad ascoltare i cani- Disse, tirando fuori un altro ago, con l’altra mano.
“Non posso muovermi, l’ago nel mio braccio oltre che un dolore è anche una salda presa…Non posso più fuggire”.
Un prestigiatore stava per intervenire, lanciando una carta affilata al braccio di Illumi, per sbilanciargli il colpo quando vide il lupo nero cominciare a correre.
“Lasciala stare, non toccarla”
Una voce si inserì nella mia mente.
Illumi si girò e vide solo delle oscure e sanguinose fauci spalancate contro di lui.
Il sangue colò a terra,  il nero lupo si era agganciato al braccio di Illumi, con le sue ultime forze.
Stringeva con le fauci il braccio del maggiore, facendone spruzzare sempre di più il sangue sul pavimento.
“Shelia…Il capo…é vivo…”
Una voce, interrotta da pesanti sospiri.
La sua voce raggiunse solo le mie orecchie, come una telepatia…
Stringeva tra le fauci quel braccio, con tutto il suo odio…Sembrava non volerlo lasciare mai, senza curarsi delle altro sue letali ferite.
“Vivo”? Ogni parola era per me incomprensibile in quel momento.
-Questo è fastidioso vero? Pensare che esistano ancora mostri come voi- Disse Illumi, senza smorfie di dolori o senza nemmeno provarne.
Strattonò il braccio a cui si era agganciato il lupo, facendolo rotolare a terra…Ora era davanti a me, conosceva il mio segreto, conosceva ogni cosa…
Nemmeno Gon riuscì a interferire…Tutti guardarono la scena, chi divertito chi terrorizzato.
“Non posso più scappare…Né nascondermi”.
 
 

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Capitolo 17
*** Yin Yang ***


La sala era silenziosa, solo le braccia dell’ansia cingevano le pareti di quella sala.
-Signore, la prova non sta andando come doveva- Disse Menchi, alzandosi dalla sedia
-Lo so, però le due ore non sono ancora scadute- Disse Netero.
-La vera prova, inizia ora- Sollevò lo sguardo verso lo schermo.
Illumi spostò lo sguardo da me per posarlo sul suo braccio, sanguinante a causa del lupo nero.
-Accidenti, mi hai colpito quindi, cosa devo fare?...Oh già, ora ricordo, ucciderti- Disse appoggiandosi un dito sulla fronte.
-Tu…Tu eri lì quella notte vero-? Domandai, con le mani al suolo.
Si girò, rivolgendo lo sguardo nuovamente sul mio corpo.
-Quella notte? Ah, intendi quella missione? Sì, eravamo io e mio padre- Disse con naturalezza.
Mi misi a tremare, stringendo i denti sul mio labbro, da cui uscì del sangue.
-Shelia, che sta succedendo-? Urlò Leorio, da dietro una colonna.
Illumi si girò verso di lui, guardando anche Kurapika, Killua e Gon con sguardo confuso.
-Parlate come se non sapeste cos’è lei- Disse, dandomi le spalle.
-Cosa-? Disse Kurapika.
-Ma come? Non gli hai detto nulla-? Mi guardò, con occhi inespressivi, che mettevano i brividi.
-Ovviamente, devi proprio odiarli vero? Non puoi nemmeno vedere gli esseri umani no-? Si stava avvicinando.
-Ti s-sbagli- Dissi, senza guardarlo in faccia.
-Perché non fai vedere loro la tua vera forma? Che razza di mostro tu sia-? Domandò, ormai davanti a me, sollevando una mano.
Mi spaventai.
“No, no, no, no, no”!
-Io, non voglio perd…- Spalancai gli occhi, un dolore immenso stava invadendo il mio stomaco.
Mi guardai il ventre, rosso, caldo per poi guardare Illumi, riporgere il braccio vicino ai fianchi dopo aver lanciato quel maledetto ago.
Gridai, un urlo crudo circondò la stanza riempendola di dolore.
“Non riesco. Fa troppo male. Non posso mantenere questa forma per ulteriore tempo…Mi odieranno”.
Inarcai la schiena per il dolore, mentre la pelliccia bianca copriva la mia pelle, i miei denti si allungarono, le mie mani si trasformarono in zampe, finché il mio urlo non diventò un enorme ululato di disperazione.
Un bianco lupo, sporco ed assetato di sangue, ecco come probabilmente mi vedevano.
-Quella é…Shelia- Mormorò Killua, ancora pietrificato dalla paura.
-Shelia- Mormorò Gon, guardandola soffrire.
-Cos’é quello? Un demone- Gridarono gli altri concorrenti, nascondendosi.
-Visto? Non é altro che un mostro, né uomo né lupo…Ecco perché la gente mi ha chiesto di farli tutti fiori- Disse il moro, allungando una mano verso il mio muso.
Sorrisi, rassegnata.
-Anche io sono amica di Killua sai? Durante L’esame l’ho conosciuto insieme a Gon- La mia espressione cambiò, tristemente sollevata.
-Un motivo in più per morire- Disse.
Sentì il suo braccio essere afferrato da qualcosa, da qualcuno.
Si girò e vide Gon stringergli il polso, gurdandolo negli occhi.
-Mi hai stancato- Aumentò la potenza della presa, rompendoglielo.
-Non mi importa se é un lupo, un demone o satana in persona…LEI È UNA MIA AMICA-
Alzai lo sguardo, ambrato e sottile su di lui.
-Non mi interessa quello che dici o quello che fai, non alzerai un dito su di lei-.
Non avevo mai visto Gon così serio.
Sentì dei passi dietro di me.
Un uomo alto con un vestito blu, un altro biondo…Si posizionarono davanti a me, a braccia conserte.
-Maledizione, non possiamo proprio farci niente eh-? Disse Leorio.
-Noi le vogliamo bene per quello che é- Disse Kurapika.
“Umani…Cred di aver sempre odiato quella parola. Ho sempre voluto ucciderli, tutti.
Perché? Perché queste persone sono così diverse? Perché sento il cuore gioire quando sto con loro”?
“Shelia…Sono sicura che troverò qualche essere umano interessante…Credici anche tu, Shelia”
“Lei aveva ragione, ha sempre avuto ragione anzi…Ha sempre creduto”.
Una campano suonò, facendoci girare tutti.
-Bene, l’esame é concluso- Uscì Netero da una stanza, sorridente.
-Congratulazioni, tutti i candidati tranne uno hanno superato l’esame- Ci disse applaudendo.
-Cosa-? Tutti ci girammo verso di lui, spalancando gli occhi.
-Chi non lo ha superato- Domandò Gon, senza lasciare il polso di Illumi.
-Killua Zoaldick- Disse.
-Cosa? Killua-? Si stupì Gon nel non vederlo lì.
-Sarà tornato a casa come gli ho detto- Disse Illumi.
-Ma illumi é stato colpito dal lupo no-? Domandò Leorio.
-Si, però il lupo é morto- Dissi avvicinandomi al corpo.
La mia pelliccia si stava ritirando, i miei denti accorciandosi…Mi inginocchiai e lo accarezzai sul pelo, indurito a causa del sangue.
-Già, e l’ultimo colpo lo ha sferrato Ghitaraku…anzi, Illumi, salvandosi dall’eliminazione- Disse Netero guardando il lupo a terra.
-Capisco- Disse Leorio un po’ triste.
-Bene, seguitemi e vi darò la vostra licenza- Disse Netero.
Illumi fissò il piccolo e allungò una mano verso di lui.
Gon se ne accorse e fece un salto all’indietro.
-Dimmi cos’hai fatto a Killua- Disse.
-Parli come se Kilu fosse stato rapito,  ha abbandonato l’esame da solo sai-?
-Può darsi, ma è succube della famiglia, se tu hai fatto uccidere a Killua persone contro la sua volontà io non ti perdonerò mai- Urlò il ragazzino.
-Non che mi interessi in tuo perdono, bhé, tanto non lo raggiungeresti comunque, Kilu é tornato a casa sul monte Kukuro, della nostra famiglia-. Disse sicuro di sé.
-Bene, grazie- Detto questo se ne andò, seguito da Leorio e Kurapika.
Una voce fece girare il ragazzo.
-Sei sicuro che un assassino debba rivelare così il suo covo-? Hisoka si appoggiò ad una colonna, incrociando le braccia.
-Si, noi non ci nascondiamo, tanto quando arriveranno capiranno di appartenere ad un mondo diverso-.
Hisoka guardò il braccio dell’amico.
-Ah questo? Già é rotto- Disse.
Hisoka rise, leccandosi le labbra.
-é un soggetto molto interessante, insieme a quella ragazzina…Capisco che tu voglia proteggerli- Disse guardando Gon allontanandosi-.
-Cos’hai fatto a quella bambina…Lupo-? Domandò Hisoka, tirando fuori, per “magia” un asso di cuori.
-Noi Zoaldick siamo assassini, alcuni uomini erano infastiditi dalla presenza di quei lupi e ci hanno pagato per farli fuori- Disse, semplice come il pane.
Hisoka sorrise e si rivolse ad Illumi, diventando serio subito dopo.
-Loro sono delle mie prede, non li toccare o ne pagherai le conseguenze-.
In infermeria…
-Ahia- Mi lamentai.
-Stai ferma, devo disinfettarti la ferita- Mi disse Leorio.
Lo guardai.
-Non sei nemmeno un po’ irritato-? Domandai.
-Uh-?
-Insomma…Io sono un mostro- Dissi tristemente.
-Non sei un mostro Shelia, sei fantastica- Una vocina entrò nella stanza.
-Gon-? Esclamai.
-Shelia, andremo a riprendere Killua- Mi disse, serio.
Io lo guardai. Non risposi.
Finito di curarmi, scesi dal letto e mi recai alla stanza dell’ultima prova, ancora sporca di sangue.
“Il suo corpo é ancora lì” Pensai avvicinandomi.
Il lupo nero era ancora immerso nel suo sangue, incatenato.
Mi avvicinai e con le fauci, ruppi il metallo che gli aveva negato i movimenti, privandolo della libertà.
Sputai i pezzi di metallo, mi sedetti…I nostri peli contrastanti erano uno spettacolo. Il bianco del mio corpo mischiato alla vista del suo, nero come la pece.
Mi sistemai vicino a lui...Era così nero che sembrava la mia seconda ombra.
-Appena ti ho visto, avrei voluto saltarti addosso, sfregare il mio naso con il tuo, ma la tua espressione era persa nell’odio…Non sapevo che fossi sopravvissuto…-
Sorrisi, nascondendo i denti.
Le mie lacrime caddero sul  suo corpo, inumidendo la peluria scura..
Leccai il pelo sulla sua testa.
-Porta i miei saluti a mamma, papà, tutti quanti…E per favore…Salutami  Sunny, fratellone-!
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Il monte Kukuro ***


Eravamo fuori, nel giardino di quel palazzo che ci aveva accolta per portare a termine l’ultima prova.
-Ecco, questo é il mio biglietto da visita, se passate dal Giappone chiamatemi, vi farò da guida. Ci si vede-. Il pelatone diede a Leorio, Kurapika e Gon un biglietto per poi andarsene.
-Wow, per essere un ninja non è difficile da rintracciare- Disse Gon con il sorriso sul volto.
Furono salutati da tutti.
-Adesso siamo ufficialmente hunter- Disse Leorio guardando la sua licenza.
-Già, non penserò al mio obbiettivo principale prima di aver salvato Killua- Disse Kurapika.
-Grazie ragazzi, ma dov’é Shelia-? Domandò guardandosi intorno.
Seppellii il corpo del lupo nero fuori dal palazzo e rimasi seduta davanti alla sua fossa, senza dire nulla, con gli occhi chiusi.
Il vento accarezzava i miei capelli, la mia licenza era ancora da ritirare…Me ne ero completamente dimenticata.
-Sono morti tutti…Prima che il tulipano abbia potuto sbocciare nella neve- Dissi.
Mi alzai, facendo un inchina alla tomba per poi tornare nel palazzo.
-Ehi, Shelia-chan- Una voce mi chiamò.
Mi girai e riconobbi il primo esaminatore, Satotsu.
-Satotsu-san- Mormorai.
-Hai un minuto? Vorrei parlarti- Mi disse in un tono gentile.
Ci sedemmo su una panchina.
-Non ho potuto fare a meno di impressionarmi nel’ultima prova- Mi disse.
-Chiunque si sarebbe impressionato immagino- Dissi, cominciando a muovere le gambe avanti e indietro a penzoloni.
-Ma mi hai stupito piacevolmente- Mi sorrise.
-Sai Shelia-chan, c’é un certo hunter che mi colpì molto una volta, mentre cercavo di scoprire antiche civiltà e culture. Vidi un uomo e il suo modo di lavorare…Dopo aver osservato per del tempo lui e il suo lavoro cominciai a vergognarmi di ciò che stavo facendo. Vorrei tanto incontrarlo di nuovo, ma quell’uomo é avvolto dal mistero.
Voglio diventare un hunter come lui e non mi arrenderò.
Certo ho dovuto fare dei cambiamenti, non sempre sono positivi.
Capisci ciò che ti voglio dire Shelia-chan-? Mi domandò.
Sorrisi.
-Si, la ringrazio molto- Dissi.
-Oh, e  poi ci sarebbe questa- Dalla camicia tirò fuori una licenza di hunter con il mio nome.
-L’avevi dimenticata- Me la diede.
-Oh grazie mille- La strinsi forte tra le mani.
“Questo esame, mi ha fatto provare emozioni nuove, mi ha fatto cambiare. È proprio come ha detto Satotsu-san…Non é stato facile”.
 
-Mi dica, come si chiamava quell’hunter-? Domandai.
-Il suo nome era…Jin Freecs-
-JIN FREECS ha detto-? Una voce da dietro le nostre spalle ci fece sobbalzare.
-Gon-? Domandai.
-Signor Satotsu, Jin Freecs, era davvero questo il nome di quell’hunter-? Domandò.
-Proprio così- Rispose.
Gon arrossì sulle guance sorridendo.
-La ringrazio tanto Satotsu-san, mi ha aiutato molto- Feci un inchino.
Ci girammo per andarcene.
-Ah, ehm ragazzi…- Ci fermò l’esaminatore.
-Uh-? Ci girammo sorridenti.
-No, nulla, abbiate cura di  voi- Ci disse.
Ricambiammo con un sorriso e poi ci incamminammo.
-Shelia, andremo a salvare Killua, però non sappiamo dove sia il monte Kukuro di cui ci ha parlato Illumi- Mi disse, pensieroso con un dito sotto il mento e lo sguardo pensieroso.
-Io, ho paura al pensiero di andare da quella famiglia- Dissi, stringendomi un braccio.
-Dagli Zoaldick-? Mi domandò.
Annuì.
Mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise.
-Non ti preoccupare, salveremo Killua e faremo in modo che non ti tocchino nemmeno con un dito-.
Ci sedemmo su una panchina furori dalla proprietà del palazzo degli hunter, mentre aspettavamo che Leorio e Kurapika recuperassero qualche informazione sul mone Kukuro.
-A dire la verità, non so nemmeno come guardare Killua in faccia- Dissi.
-E come mai-?
-Ha visto il mio odio contro Illumi, contro la sua famiglia…- Continuai sapendo che Gon mi avrebbe capito.
-Sono sicuro che Killua capirà- Disse, sdraiandosi contro la panchina.
-A proposito…Cosa voleva dire il lupo nero quando ha detto…Il capo è ancora vivo-?
Mi pietrificai…Come aveva potuto sentirla?
-L-l’hai sentita anche tu la sua voce? Eppure mi ha parlato mia lingua natale- dissi, avvicinandomi a lui.
Rise, portandosi una mano dietro la nuca.
-Ehehe, io ho vissuto sull’isola Balena, mi sono fatto amico tutti gli animali della foresta- Mi spiegò.
-Incredibile, sei proprio strano- Mi avvicinai a lui, punzecchiandogli la fronte con l’indice ripetutamente.
Mi ricomposi.
-Credo intendesse il mio capo branco- Dissi.
Mi guardò, ascoltando attentamente le mie parole.
Con un battito di mani smorzai l’atmosfera.
-Comunque non voglio ancora cercarlo- Dissi.
-Perché-? Domandò lui, sempre più interessato.
-Non sono abbastanza forte, non potrei presentarmi in questo stato davanti ad un capo alfa, era una figura molto nobile tra noi- Dissi.
Ci alzammo, vedendo arrivare Leorio e Kurapika con una cartina in mano.
-Lo abbiamo trovato-! Urlò Leorio, affiancato da Kurapika che per l’imbarazzo fece finta di non conoscerlo.
-Abbiamo ogni informazione, il monte Kukuro é anche una meta turistica, quindi possiamo avvicinarci facilmente…La famiglia Zoaldick é molto famosa- Disse Kurapika.
-Andiamo a salvare Killua- Disse Leorio.
Cominciammo a camminare verso un taxi.
-Shelia…Chi era quel lupo nero-? Mi chiese, appoggiato al finestrino della macchina.
-Lui era…il mio fantastico fratellone- Dissi, cominciando a disegnare un lupo sul vetro sudicio dell’auto, che partì poco dopo per portarci alla stazione.
……………………………………………………………………………………………………………………………..
-Coooooooosa-? Tutti mi domandarono.
-Quel lupo della prova era tuo fratello-? Domandò Leorio.
-E come ci é finito all’esame hunter-? Mi domandò Kurapika.
Li guardai, non sapendo a chi rispondere per prima.
-Netero-san ha detto che gli hunter lo hanno catturato in una città in cui ha cominciato a seminare panico e dolore, probabilmente dopo essere scampato al massacro é scappato alla città più vicina- Dissi, cercando di collegare i fatti.
-Però, ha detto che il tuo capo è vivo no-? Mi domandò Gon.
-Capo-? Gli altri due non capivano.
-Il lupo nero ha detto a Shelia che il suo capo branco é sopravvissuto al massacro- Spiegò ai due Gon.
-Se lo sa é probabile che si siano incontrati- Dissi, con una mano sotto il mento.
Il taxi si fermò, lasciandoci alla stazione.
Il treno arrivò poco dopo, salimmo su e ci accomodammo nei morbidi sedili blu.
“Il capo branco é vivo…”.
La conversazione con Sunny mi tornò in mente:
“Da quando papà ha abbattuto il precedente capo branco gli scontri con gli umani sono aumenati”
“Suo padre…é vivo”. Il viaggio risultò molto lungo e Leorio si addormentò, lasciando bava ovunque.
-Kurapika- Mi ripresi guardandolo.
-Io non so perché tu abbia voluto diventare hunter- Dissi, sorseggiando del té.
-Il mio Clan venne sterminato dalla brigata fantasma, comunemente chiamata Ragno. Il mio clan é famoso per i suoi occhi cremisi: Quando veniamo travolti da forti emozioni i nostri occhi diventano Cremisi-.
“Ecco perché quella volta…”
-La brigata non è altro che un gruppo di assassini e ladri, hanno rubato gli occhi dei miei compagni dopo aver raso al suolo il villaggio…Tramite il mercato nero potrei rintracciare oggetti rari, entrando in possesso di qualche informazione su di loro…Voglio distruggere quella brigata- Disse.
-Capisco…- Appoggiai il la tazza sul piattino.
Gon poi guardò fuori dal finestrino.
-Oh, eccolo! Quello è il monte che cerchiamo- Disse indicando una grande montagna.
-Killua, stiamo arrivando-!
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Una lotta tra sguardi feroci ***


Salimmo su un piccolo autobus diretto alla meta principale della città, la casa di famiglia Zoaldick.
-Wooooow, ci sono così tanti posti meravigliosi- Dissi, appoggiando le mani sul vetro.
Il mezzo si fermò, lasciandoci davanti ad un enorme portone di ferro.
-Questa é la residenza degli assassini più famosi, gli Zoaldick- Disse la guida avvicinandosi al cancello.
Tutti i turisti cominciarono a fare fotografie.
-Hei, fate largo e lasciateci passare- Una voce tra la folla fece tacere la guida.
Due uomini armati si presentarono davanti al cancello.
-Tsk, ecco quegli schifosi ricchi degli Zoaldick, adesso gli facciamo vedere noi- Disse uno dei due, con una barba rossa e uno sguardo maligno.
Si avvicinò alla piccola casetta di legno davanti al cancello possente.
Dalla piccola porta uscì un uomo anziano, dall’aria estremamente gentile.
-Dacci le chiavi vecchio- L’uomo lo afferrò per la camicia, trascinandolo davanti al suo volto.
-Non potete entrare, passerò dei guai per colpa vostra- Cerò di spiegare l’anziano signore.
-Non preoccuparti, quando avremo finito i tuoi padroni saranno morti, dacci le chiavi- Rise.
-Eccole, prendetele- Disse il vecchietto, indicandole sul tavolo.
Lo buttarono a terra, presero le chiavi e si recarono ad una porticina, insignificante rispetto al portone, dato che quest’ultimo non aveva serrature.
-Andiamo, dissero con della dinamite in mano-.
Aprirono la porta e la chiusero alle loro spalle.
-uccidere, uccidere, uccidere, uccidere, uccidere-
Spalancai gli occhi.
“Dall’altra parte del cancello…C’é qualcuno” Pensai, voltandomi verso la porta in cui erano entrati i due uomini.
-Si sente bene signore-? Domandò Gon, soccorrendo l’anziano.
Fissai la porta…
“La gente non l’ha sentita…nemmeno Gon …é una voce strana” Pensai.
-Mangerà ancora fuori pasto- Disse il vecchietto, tenendosi la testa calva.
Si sentirono delle urla, seguite da uno strano fruscio di foglie.
La porta si aprì lentamente, una grande zampa pelosa apparse, tenendo gli scheletri dei due intrusi e buttandoli fuori.
-Cos’é-? Domandò Leorio spaventato, facendo qualche passo indietro.
I turisti e la guida urlarono, salirono sull’autobus e scapparono in preda al terrore.
-Ehi, Mike guarda che se ingrassi é colpa tua- Urlò il vecchio signore gridando contro la porta.
L’uomo ci ospitò in quella piccola casetta di legno, vedendo che non scappammo come gli altri, mentre il cielo si colorava di blu.
-Piacere ragazzi, io sono il custode, mi chiamo Zebro- Disse, servendoci del té e Facendoci un inchino per poi accomodarsi.
-Sono davvero felice che siate venuti come amici del signorino Killua, non viene mai nessuno a fare visite- Disse, felice di guardare i nostri volti.
Lo guardammo…Avevamo troppe domande.
-Però non posso lasciarvi entrare-. Aprì gli occhi che solitamente teneva socchiusi.
-Signor Zebro, l’animale che ha divorato quei due uomini…- Dissi, indicando la spazzatura dove erano stati depositati gli scheletri.
-Ah, lui é Mike, il cane da guardia degli Zoaldick. È da dieci anni che obbedisce all’ordine che gli ha impartito il padrone e da ascolto solo ai membri della famiglia e le uniche persone che non aggredisce sono quelle che passano per il portone- Disse guardandomi.
-Signore, lei può entrare? Intendo, é in possesso di una chiave ma che porta nelle fauci di Mike- Osservò Kurapika.
-Ottima osservazione. Disse sorridendo.
Ci portò fuori, si tolse la camicia grigia, buttandola a terra e rimase fermo.
Si posizionò davanti al cancello di metallo e appoggiò sopra le mani…Gonfiò i muscoli e cominciò a spingere, grondando sudore dalle braccia.
Il cancello era dotato di sette porte sempre più grandi in altezza, aperta la prima si scansò subito, facendola richiudere.
-Sembra pesante- Dissi io avvicinandomi al cancello.
Zebro si rimise la camicia e riprese la sua postura.
-Ogni porta pesa quattro tonellate, pensare che il signorino Killua quando é tornaato ha aperto fino alla terza porta- Disse, levandosi il sudore dalla fronte.
-Cosa? La terza? Quindi 20 tonnellate-? Disse Gon.
-16, Gon- Suggerì Kurapika, alquanto stupefatto.
-Chi non sa aprire questa porta non ha il diritto di entrare il casa Zoaldick, ecco perché questo portone é detto anche portone della prova- Disse.
“Papà ci sarebbe riuscito” Pensai sollevandomi sulle punte.
Rientrammo nella casetta di legno e Gon chiese di usare il telefono.
-Pronto? Parlo con un menbro della famiglia Zoaldick-? Chiese Gon.
-Qui parla il maggiordomo, cosa volete-? Disse una voce elegante dal telefono.
-Siamo amici di Killua, potermmo…- Gon venne interrotto da quella voce.
-Il signorino Killua non ha amici-. Mise giù la cornetta.
Gon si irritò, strinse il telefono e ricompose il numero dettato da Zebro.
-Qui il maggiordomo, cosa volete- La voce sembrava leggermente più irritata.
Presi il telefono dalle mani di Gon.
-Voglio che la smetti di dire cazzate- Urlai, stupendo i presenti.
Non rispose, quindi continuai.
-Che cosa ne sa uno come te di Killua? Lui é nostro amico e volgiamo solo incontrarlo- Dissi, calmandomi.
-Io sono un maggiordomo e il mio compito é quello di proteggere i miei padroni, considerato il fatto che voi possiate essere loro nemici, vi chiedo di andarvene- Mise giù la cornetta.
Gon si arrabbiò e si precipitò fuori, cercando di scalare il grande cancello nonostante il braccio rotto, con l’aiuto della sua canna da pesca.
Io nel mettere giù il telefono, non mi ero accorta di aver rizzato i capelli e aver calcato i denti, facendo sporgere i canini.
-Sono entrambi infuriati- Commentò Leorio.
-Già- Lo seguì Kurapika.
-Io entrerò nella porta affianco, non m’importa di Mike- Dissi, avvicina domi alla porta.
Questa frase stupì anche Gon, che scese dal cancello.
Il guardiano mi fermò, prendendomi per una spalla.
-Mike non é un cane normale, non farlo altrimenti morirai- Mi disse preoccupato.
-Shelia, non rischiamo, cerchiamo di aprire la porta  tutti insieme- Mi disse Gon, con quella sua vocina dolce.
Feci un sospiro.
-E va bene, però se vedo che non ci sono miglioramenti entrerò in quella porta-. Dissi, grattandomi la nuca e spostandomi i capelli dalla fronte.
Il guardiano si tolse la giacca di nuovo.
-Aprirò il portale della prova di nuovo e questa volta…Guardate Mike dritto negli occhi-.
Spalancò il portone, ci fece passare per poi rimanere in quella foresta, proprietà di Killua.
-Andrà tutto bene-? Domandò Leorio preoccupato, guardandosi intorno.
-Non preoccupatevi, siete entrati dalla porta della porva…MIKEEEE VIENI FUORI-! Urlò, cingendo le mani intorno alla bocca.
Nella foresta piombò il silenzio.
Fino a quando una zampa si appoggiò a terra, davanti a noi.
Gon sudò freddo.
Un cane marrone scuro enorme era davanti a loro, con la lingua a penzoloni e i denti in bella vista.
Gon e Mike si guardarono intensamente, lasciando che i cane ebbe la meglio.
Gon distolse lo sguardo, impaurito.
-Gon-kun, ora hai capito anche tu? Non prova nessun sentimento, é come una macchina addestrata ad uccidere, combatteresti mai contro di lui-? Domandò sorridente Zebro.
-No ho troppo paura- Disse semplicemente con la voce tremante.
Il guardiano sorrise al piccolo, vedendo che finalmente aveva compreso per poi girarsi verso di me.
-Shelia-chan, hai cap…- Si interruppe diventando serio.
Il cane mi guardò, con quegli occhi spenti, senza nemmeno un riflesso emotivo, solo oscurità.
Da sotto il mio vestito uscì una bianca coda, i miei capelli si rizzarono, gli occhi si tramutarono e i denti cominciarono ad essere i benvenuti nella mia bocca.
Mike era seduto davanti a me, io ero in piedi davanti a lui.
Tutti mi guardarono terrorizzati, persino Gon.
I miei occhi divennero socchiusi e lucenti, il mio ghigno appuntito era luccicante negli occhi di Mike.
Eravamo lì:
Uno scuro e malato di ordine omicida, a guardarmi con aria calma. L’altra in piedi, a due gambe che ospitavano una coda folta, avvolta da una strana aura che circondava il suo corpo, dal colore blu scuro…
Era così che appariva...Una lotta tra sguardi feroci!

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Capitolo 20
*** il dolore della paura ***


Ci stavamo allenando ormai da due settimane per aprire quella porta…Ogni cosa nella casa degli inservienti pesava tre volte di più affinché il loro corpo rimanesse allenato per aprire il portone.
Ogni giorno provavamo ad aprire il cancello, senza risultato.
-Ancora non ci siamo- Disse Kurapika con le mani sulle gambe, piegando per riprendere fiato all’ennesimo tentativo andato in fumo.
Leorio sembrava abbastanza fiducioso, così si avvicinò alla porta da cui Mike avrebbe attaccato.
-Leorio-? Domandai  mentre portavo due secchi d’acqua.
-Vediamo quando siamo migliorati- Disse, appoggiando le mani sulla porta.
-Cosa vuoi fare-? Appoggiai i secchi per terra e mi avvicinai a lui.
-Voglio provare ad aprire la porta senza chiavi, solo spingendola per vedere se sonno abbastanza forte- Disse preparandosi a spingere.
-E con Mike-? Domandai, portandomi le mani ai fianchi.
-Va tutto bene, aprirò solo la porta, non varcherò il confine-.
Spinse e la porta si ruppe in mille pezzi, facendo si che la sua stessa forza lo lanciasse all’interno della proprietà.
-LEORIO-! Urlai.
Un latrato orribile si avvicinò all’uomo, che cercò di rialzarsi.
I cespugli cominciarono a muoversi, lasciando intravedere una folta peluria marrone scura.
-MIKE- Urlò Leorio.
Il cane gigante si avvicinò. Quasi divertito dal suo prossimo pasto.
Gon ci raggiunse insieme a Kurapika, assistendo alla scena.
-Leorio, fuggi- Urlò Kurapika.
Leorio cercò di muoversi, ma ogni mossa poteva essere fatale.
Mi precipitai davanti a lui, faccia a faccia con Mike.
Sotto forma di lupo.
Mi misi in posizione di attacco, ringhiando e sfregando le unghie sul terreno.
C’era solo un modo per farlo allontanare da Leorio…Attirare la sua attenzione.
Mi misi a correre a tutta velocità verso la montagna, guardando il monte Kukuro.
Mike si girò di scatto, rincorrendomi senza esitare.
-Shelia che diavolo fai-? Urlò Leorio, vedendoci correre.
-Lo porto lontano, tu esci dalla proprietà- Abbaiai, lasciando che il bianco pelo scomparisse nella boscaglia inseguita dal cane da guardia.
Continuai a correre, senza sapere dove stessi andando, facendomi male con i rami degli alberi e dei cespugli.
“é veloce, ma posso stargli alla larga”.
Mi fermai girandomi verso Mike, che mi guardò.
“uccidere, uccidere, uccidere, uccidere”.
-Sei proprio come una macchina- Mugolai, abbassando le orecchie.
“uccidere, uccidere, uccidere”
“Se mi muovo mi attacca, se rimarrò ferma mi attacca…cosa facc”.
Interruppi i miei pensieri vedendolo balzare verso di me, con la bava alla bocca.
Non mi mossi, lo guardai con uno sguardo ambrato, fino a quando un fischio lo fece fermare, facendogli alzare la testa.
Il cane sparì nella boscaglia, correndo via.
“se n’è andato” Pensai, muovendo il naso in cerca di qualche traccia.
Cercai una via che portasse all’uscita, ma Mike aveva marchiato il territorio, impedendomi di fiutare la strada del ritorno…é una macchina furba.
Camminai guardandomi intorno, cercando qualche traccia.
Sentì un rumore, senza capire da dove venisse.
Mi bloccai, in posizione di difesa, abbassando la testa e muovendo le orecchie come se fossero foglie al vento.
Silenzio, per poi sentire qualcosa di veloce tranciare l’aria.
Mi accorsi troppo tardi, capii di essere stata colpita da qualcosa sul collo, cominciando a barcollare ed abbaiare.
Caddi per terra, cominciando a vedere le cose sdoppiate.
“Una droga? Una droga paralizzante?”
Con la lingua fuori cominciai ad ansimare pesantemente, sotto gli occhi cominciavano a venire delle strane occhiaie…Era molto potente.
-Accidenti, per essere un cane stai dando parecchi problemi-.
Una voce calma, pacata cominciava ad avvicinarsi.
Riconobbi una figura alta. Con lunghi capelli neri…I miei occhi si spalancarono.
Cercai di fare uno scatto per rialzarmi, provando ad addentare una sua parte dl corpo, ma la droga era troppo forte,  e caddi di nuovo a peso morto sull’erba.
-Avevo intenzione di ucciderti, ma non ne avrei tratto nessun guadagno- Mi disse, inginocchiandosi e togliendo l’ago pieno di droga che mi aveva trafitto il collo.
-a quanto pare piacevi anche alla mamma- Mi disse con voce bassa.
“Gon, ragazzi…aiutatemi” Chiusi gli occhi.
Il silenzio cominciò ad invadere la mia mente.
“Ho paura”.
Quando mi svegliai, la mia vista era ancora confusa, roconobbi solo un collare di metallo intorno al mio caldo collo ed una catena alla mia zampa posteriore.
-Dove sono-? Domandai, rimettendomi in piedi e scotolandomi, come se fossi appena uscita dall’acqua.
Mi ritrovai in una gabbia, un enorme scatola di metallo.
Cominciai a mordere le sbarre, cercando di piegarle ma senza successo.
Mi leccai i denti doloranti, piacevolmente freddi.
-Ti sei svegliata Shelia, finalmente- Una voce familiare mi risuonò alle orecchie.
-Killua-! Dissi sorridente mentre cominciavo a scodinzolare.
Lo vidi in catene, appeso per le braccia da due enormi corde e ammanettato a mani e piedi, sembrava abbastanza sollevato.
-Che ti é successo? E Dove siamo? E dove sono Gon  e gli altri-? Domandai, cominciando a girovagare intorno alla gabbia.
-Siamo nei sotterranei di casa mia, io sono semplicemente in punizione e Gon sta ancora cercando di raggiungermi…Non sa che tu sia qui- Mi rispose.
-Ah già, Illumi…è stato lui- ringhiai, sbattendo delle forti spallate alla gabbia, cercando di sfondarle.
Killua si fece serio.
-Shelia…Non so cos’abbia fatto mio fratello, ma ho origliato una strana telefonata, parlava di te- Mi disse serio, un po’ triste.
-Credo ti voglia portare da qualche parte-.
-Cosa-? Domandai sedendomi.
-Mi ha detto che se avessi cercato di aiutarti avrebbe ucciso Gon ,LEorio e Kurapika…Non so bene i dettagli, ma mio fratello ha detto di volerti portare nell’arena…Arena Celeste…Mi pare l’abbia chiamata così- Mi disse.
-E perché-? Domandai, facendo uscire il muso dalle sbarre.
-non lo so- Mi disse semplicemente.
-Arena…Celeste? Che posto é-? Mi domandai, abbassando le orecchie.
-So solo che, inizialmente ti ha portata qui per farti uccidere, da me- Strinse i pugni in catene.
-Ovviamente mi sono rifiutato, aumentando la razione giornaliera di frustate da parte dell’altro mio fratello Milluki…Che seccatura- Disse per niente turbato dalla cosa.
-Capisco…Allora ti ringrazio tanto- Gli dissi, scodinzolando seduta.
-Però, ancora non so cosa ti voglia fare...so solo che qualcuno ti vuole in quell’arena-
-Tsk, Gon sarà in pensiero per noi, l’ultima volta che l’ho visto stavo distraendo il tuo cane da guardia- Gli dissi.
-Mi dispiace di non poter aiutarti, ma con mio fratello non si scherza- Disse.
-Sai, tra poco Gon sarà qui…Scommetto che sarà felicissimo di rivederti Killua- Gli dissi, ritamutandomi in umana, rimanendo seduta, con quelle enormi catene.
-Shelia…- Sussurrò Killua.
-Va tutto bene, dopo tutto non é colpa tua- Dissi, toccando il collare.
Lasciai solo la coda, che mi riscaldava dal gelo di quelle catene.
Una porta si aprì, un ragazzo in carne con una frusta in mano.
-Hei, Kilu - Disse, scrocchiandosi le nocche.
-Oh fratello, era ora che arrivassi, mi stavo annoiando-.
L’altro si innervosì e scagliò una frustata contro il più piccolo, lasciandoli segni di sangue sulla pelle.
Mi spaventai, portandomi le mani alla bocca.
-Tsk, comunque non sono venuto per te, ma per dare una lezione a lei- Disse avvicinandosi alla mia gabbia.
Scagliò una frustata contro le sbarre, mi coprì le mani con le orecchie e lanciai un piccolo urlo.
-Milluki, bastardo, cosa vuoi da lei-? Disse dimenandosi.
-Illumi mi ha detto di dirle cosa le succederà all’arena Celeste, così lo sto facendo- Disse, voltandosi verso il fratellino incatenato.
-Lasciala o ti ammazzo- Fece segno di liberarsi me una voce lo bloccò.
-Sta fermo Kilu, lo faccio per colui che l’ha acquistata- Illumi entrò nella stanza, appoggiato al muro della porta.
Adesso indossava una normale felpa con dei normali pantaloni.
-Hei cagna, pronta per l’insegnamento-? Mi disse il grassone, tirando su la frusta.
Anche se rimasi umana ringhiai, rantolando l’odio e la paura in contemporanea per poi avvolgermi la coda per tutto il corpo.
-Acquistata-? Domandò Killua stupefatto.
-All’arena celeste ci sono persone che comprano individui da far combattere per guadagnare denaro e così é successo- Disse semplicemente.
-Illumi, perché-?
-A proposito Kilu, papà vuole vederti- Disse, con gli occhi chiusi e rilassato.
Con degli aghi lanciati ad alta velocità ruppe le sue catene, facendolo atterrare.
Killua se ne andò impaurito dello sguardo del fratello e triste per la mia sorte.
Cominciò a correre.
Ti salveremo Shelia, Gon verrà qui e poi ti salveremo”.
La camera si era riempita di pianti, latrati di dolore, colpi di frusta.
La gabbia era dipinta di rosso, così come il mio pelo.
Se dovevo soffrire preferivo farlo nella mia forma originale.
Alzai lo sguardo, guardai i due fratelli fissarmi ringhiando, nonostante il sangue percorse un tragitto vicino ai miei occhi. Avevo le lacrime e cominciavo ad avere veramente paura.
-Pronto? Si l’abbiamo presa ora…Oh? Avresti dovuto dircelo prima ormai l’abbiamo istruita a dovere- Mi guardò, tremare nel dolore e con lo sguardo terrorizzato.
-Milluki, aiutami. Dobbiamo portarla all’Arena Celeste- Disse Illumi guardandomi negli occhi ambrati ormai spenti.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Killua, vuoi incontrare i tuoi amici-? Silvia, il padre di Killua lo aveva accolto nella sua stanza.
-Si, lo desidero- Disse lui.
-Bene, allora promettimi che non li tradirai mai- Disse, mordendosi il dito e facendo uscire una goccia di sangue.
Il piccolo lo imitò.
Unirono i pollici, così come il loro sangue.
-Lo giuro-.
Cominciò a correre in un corridoio, ignorando la madre che lo chiamava ordinandogli di tornare indietro.
Entrò in una stanza, vide Leorio, Kurapika Gon seduti, con il maggiordomo Goron.
-Gon-! Urlò Killua andandogli in contro.
-Killua sono così felice che tu stia bene, che ti é successo? la tua faccia é messa male- rise il piccolo.
-Anche la tua- Disse Killua dovertito, ma poi il suo sorriso si spense.
-Oh? Shelia non é qui-? Disse Go n guardandosi intorno.
Killua abbassò lo sguardo, non voleva coinvolgere Kurapika e Leorio…Loro avevano anche i loro obbiettivi e forse l’Arena Celeste era troppo complicata per loro.
-Lei, é andata via…Ha detto che vi saluta tanto- Disse, fingendo di sorridere.
-Accidenti é stata crudele però- Disse Leorio mettendosi le mani dietro la testa.
I quattro amici arrivarono ad un bivio, in una stradina di montagna che si ramificava.
-Allora, io vado…Diventerò medico- Disse Leorio salutando i ragazzi con una mano.
-Io prenderò il dirigibile con Leorio, poi andrò a cercare lavoro- disse Kurapika.
Si salutarono tutti, convinti che un giorno si sarebbero rivisti tutti.
-Gon…Ecco..- Killua stava per parlare quando Gon lo afferrò per un braccio a sguardo basso.
-Killua, mi hai mentito…Dov’é Shelia? Le é successo qualcosa vero-?
-Come hai capito che stavo mentendo-? Gli disse Killua stupefatto.
Gon si ricordò della conversazione con Shelia.
“Io riesco a capire se le persone sono tristi o felici, brave o malvage…Riesco a capire lo stato d’animo delle persone”.
Lasciò il braccio di Killua.
-Dov’é Shelia-?  Domandò Gon di nuovo.
-Bhé…- Killua
Intanto, in un porta bagagli di un treno, il freddo cingeva il mio corpo, congelando le mie lacrime mentre le ferite delle frustate rimasero sanguinanti, aperte e infettate dal dolore e dal terrore.
- Ho…paura…Qualcuno…Mi aiuti-.
 
 
 

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Capitolo 21
*** Arena Celeste x selezioni x Daiki ***


Il terreno della gabbia era freddo,la mia bocca semi aperta in una smorfia di dolore, dalla quale il rosso bagnava un acciaio invadente.
Con la mia poca forza mi sollevai, il sangue secco tirava la mia pelle…Faceva male…Tutto quanto faceva male.
Era buio, ma io vedevo comunque, non c’era nessun pericolo, ma io soffrivo comunque.
Morsi le sbarre, stringendole più volte cercando di piegarle, ma nessun risultato.
-Non si romperanno, ti rovinerai le zanne se continui a provarci-. Una voce mi fece lasciare le sbarre.
-C-chi c’é-?Con una voce quasi sussurrata domandai, guardando fuori dalla gabbia, vedendo solo grandi bagagli.
Sollevai il naso, annusai qualcuno.
Misi a fuoco e vidi un’altra gabbia.
Dentro, un ragazzo dai marroni capelli…no…Agli occhi umani appariva così.
-Sei ridotta male- Mi disse, sporgendosi dalla sua gabbia.
-Chi sei-? I mio tono di voce quasi sussurrato.
-Daiki, piacere- Mi disse.
-Shelia, il piacere é tutto mio- Riuscì a rispondere.
-Perché sei qui-? Domandai.
-Non sai dove porti questo treno-? Domandò lui.
-Ad un luogo chiamato arena celeste, o qualcosa del genere- Dissi.
-Esatto, se sei su questo treno vuol dire che qualcuno ti ha comprata- Mi disse con una mano dietro la nuca.
-Allora anche tu- La conversazione mi distraeva dai dolori.
-Cosa ci succerà-? Chiesi, leccandomi qualche taglio.
-Combatteremo- Mi disse lui, semplicemente.
-Contro chi-?
-Contro altri come noi-
-I miei amici saranno preoccupati- Mi dissi.
-Amici, altri lupi-? Mi domandò.
-No, umani- risposi, intuendo la sua risposta.
Scoppiò a ridere.
-Amici umani? Non mi sorprende che tu sia finita qui- Smise di ridere.
Non risposi.
-Io ho sempre vissuto in strada, sfruttando gli umani-.
Il suo corpo era ricoperto di pelo, pelo marrone chiaro, con due occhi grigi.
-È da quando sono nato che sono abituato a vivere nella miseria- mi disse, mostrando anche lui una catena alla sua zampa.
-Poi sono stato catturato e messo su questo treno-.
-Il fatto che ci sia un altro della mia specie vicino mi rende tanto tanto felice- Risi.
Mi sorrise.
-Ascolta Shelia, quando scenderemo non incontreremo subito chi ci ha comprati, ma verremo sistemati subito in un’arena in cui ci faranno combattere per testarci…Uniamoci e cerchiamo di scappare in quell’occasione- Mi disse.
-Va bene…Dici che ci saremo solo noi della nostra razza-?
-Credo proprio di si…-.
Cercai di cambiare argomento.
-Ah, ma sembri abbastanza giovane…Quanti anni hai-? Domandai leccandomi i baffi per inumidirli.
Quattordici- Mi rispose sorridente.
-Posso farti una domanda un po’ invasiva-? Mi domandò, guardando il mio pelo.
-Chi ti ha fatto quelle brutte ferite-? Domandò.
-Alcuni umani…Hanno detto di avermi preparato per l’arena celeste- Dissi, stringendo i denti.
-Capisco, anche a te eh-? Domandò.
Lo guardai, lui si girò mostrando la schiena.
Era stato marchiato a fuoco, con il simbolo di una fiamma nera.
Mentre ci guardavamo l’un l’altro il treno frenò violentemente, facendo sobbalzare le gabbie.
-Ma che succede-?
Daiki si mise in piedi.
-Siamo arrivati- Disse.
Dopo una mezz’ora degli uomini aprirono il furgone e ci tirarono per le catene verso quella torre altissima.
“Lo so che é faticoso nelle tue condizioni, ma mantieni la forma umana ancora per un po’”
Lo guardavo e sorridevo. Tra lupi é facile intendersi.
Entrammo dalla porta sul retro, che pareva comunque un grande ingresso.
-Da davanti sembrava tutt’altra cosa- Dissi, mentre ci facevano salire delle scale.
-Questo é lo spazio “murder” Usato per far combattere gli schiavi-. Mi disse Daiki.
Entrammo in una stanza piena di gente semi nuda, spaventata e con le lacrime agli occhi.
-Non credevo che dietro all’arena celeste ci fosse questo orrore-.
-Come fai a sapere tanto di questa torre-? Domandai mentre ci toglievano le catene.
-Me ne hanno parlato i corvi e le cornacchie che sono migrate da qui…Parlavo sempre con loro quando giravo per le vie delle grandi città-. Sorrise con quel suo sorriso dolce.
“Di lui…mi potrò fidare ciecamente”.
-Bene signori, adesso che le selezioni abbiamo inizio- Una campana suonò, l’arena sarebbe stato lo spettacolo di un grande pubblico, che si manifestò quando i riflettori si attivarono.
-Cosa dobbiamo fare-? Domandai.
-Il murder é la prova più disumana che potesse avere la torre celeste…Sarà un massacro a senso unico-.
Detto questo si abbassò di colpo, evitando una mazza chiodata scagliata da uno con le lacrime agli occhi.
-NON VOGLIO MORIRE, NON VOGLIO MORIRE- continuava a urlare, sferrando colpi a vuoto.
Daiki l’ afferrò per la gola, trapassandola con gli artigli e facendola esplodere.
-Daiki-? Domandai vedendolo guardarsi la mano sporca di sangue.
-Se non uccidiamo loro, uccideranno noi- Mi disse, con quegli occhi grigi pacati.
Come due angeli della morte, ci bastava appena trapassare i corpi di quegli stolti con solo gli artigli per ucciderli.
Permettavamo loro di morire in fretta e senza provare dolore…Dopo tutto erano diventati pazzi a causa dell’”istruzione”.
Rimanemmo in pochi rispetto all’inizio, una sessantina forse quando una campana suonò la fine.
L’arena era tutta piena di sangue ed interiora, armi con ancora le budella attaccate.
Si aprì una porta dove tutti i rimasti andarono.
-Come facciamo a scappare-? Sussurrai a Daiki.
-Non lo so, credevo che la sicurezza non fosse così numerosa- Mi disse coprendosi una bocca con la mano per non farsi sentire.
-Adesso verrete assegnati ai vostri compratori, da domani inizierete a combattere- Un omone grande ci diede le informazioni e le strade mie e Daiki si separarono.
Uno degli uomini mi portò fuori dall’arena per farmi entrare nell’edificio principale, quello in cui c’erano solo gli uomini che combattevano di propria volontà per scalare i piani ed arrivare in cima.
Salimmo al 200 piano, dove una strana atmosfere cingeva l’aria.
L’uomo mi lasciò iniziando a tremare e non riuscendo più a muoversi.
-T-tu sei la-la  numero 44- Mi disse con voce tremante per poi scappare via da quel corridoio, posizionandosi alla fine per assicurarsi che non scappassi.
-Che gli é preso-?
-Ahahahaha che ridere, quel numero mi ricorda tanto l’esame per diventare hunter…- Risi, stranamente preoccupata.
Io aprì la porta, nonostante mi avesse rimesso le manette, senza difficoltà e guardai la suite.
-Che stanza-! Esclamai.
“Chissà Daiki”.
Mi ritornava in mente la sua ultima conversazione prima di lasciarci.
-Ricordati, la soluzione é sempre dietro di te-. Lascandomi con un pollice alzato.
“Che diavolo avrà voluto dire”.
Entrai nella suite a non vidi nessuno, strano.
-Magari quello che mi ha comprato é solo uno stupido pervertito, posso scappare quando voglio- Sorrisi decisa con le braccia conserte.
-Oh, ne é passato di tempo…Piccola- Una voce penetrante alle mie spalle per poi sentire il rumore della porta chiudersi.
Mi girai, sapendo di chi fosse quella voce.
-H-Hisoka? Sei stato tu a comprarmi-? Domandai arrabbiata, scagliandomi con un balzo prima sulla parete e poi su di lui.
“Ma che cosa sto facendo”?
Qualcosa  mi bloccò, alla gola, sentendomi sbattere rudemente verso il muro.
-Tsk- Cercai di liberarmi dalla sua presa.
-Sei migliorata molto, ma ancora non sei matura- Mi sussurrò all’orecchio.
I brividi mi fecero chiudere gli occhi e arrossare, agitandomi, facendo in modo che le mie ferite venissero in contatto con il suo corpo.
Lanciai un piccolo urlo, ma smisi subito.
Mi lasciò andare, osservandomi.
-Lasciami andare, devo capire che fine hanno fatto gli altri- Dissi guardadolo in faccia.
-Loro stanno già venendo qui-Disse, ridendo lievemente.
-Uh-? Stavano arrivando?.
-E adesso, voglio proprio provare una cosa-  Disse.
Aprì il palmo della mano davanti a me, rimanendo fermo.
I miei occhi non lo vedevano, ma una strana nebbia viola partiva dalla sua mano, avvolgendo il mio corpo.
-Che cosa-? Domandai non vedendo niente.
-Sembra che di tua natura tu abbia ben sviluppato il nen…Mi sorprendi sempre di più piccola- Dalla mano aperta la richiuse agitandola e facendo apparire una chiave, quella delle manette.
Non potevo fare movimenti bruschi, o le ferite sarebbero divenuti insopportabili e dolorose.
-Illumi mi ha detto di averti istruita- Mi disse, guardandomi appoggiato a braccia conserte al muro.
Mi bloccai e mi tornarono in mente le scene, il dolore e la paura.
Strinsi i pugni, anche le braccia mostravano i segni.
Caddi a terra, il dolore era diventato troppo forte e lo avevo sopportato troppo a lungo.
Hisoka si chinò per tirarmi su, rimanendo inginocchiato e tenendomi tra le braccia.
Appoggiai le mani sul suo petto, cercando di allontanarlo da me, spingendo senza risultato…Era troppo forte.
-La-lasciami- Dissi, cominciando a notare che le ferite che in un primo momento si erano seccate, cominciarono a riaprirsi.
-Ora sta ferma oppure morirai- Mi disse, posizionando una sua carta sulla mia gola tremante.
Mentre lo diceva, cominciò a sollevarmi piano il vestito.
-ma che..Che- che cosa fai-?  Domandai a scatti, spaventata per l’arma che puntava alla mia gola.
Hisoka vide i segni delle frustate su tutta la schiena, mi ricoprì e mi prese in braccio, diretto all’infermeria.
-Lasciami andare, posso guarire da sola- Continuavo a spingerlo dal petto, con le mie piccole mani inermi.
Mi diede un colpo sul collo, veloce e scattante, facendomi spegnere gli occhi e vibrare i capelli.
-Non lascerò più che qualcuno ti tocchi- Mi sussurrò all’orecchio.
Persi i sensi, rimanendo ferma nelle braccia di quel pazzo, che cominciò ad allargare il suo sorriso.
Essendo svenuta, cominciai la metamorfosi.
-Oh, una coda, meglio portarla in infermeria prima che si trasformi del tutto-.
Si leccò le labbra guardandomi persa nei sogni, notando un’aura azzurrina cingermi il corpo…Rilassata, come una buona notte.
-Ho finalmente trovato…Un giocattolo niente male-.
 

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Capitolo 22
*** Occhio giallo, occhio bianco ***


Mi risvegliai in un letto, stranamente scomodo. Era un’infermeria dopo tutto.
-Dove sono-? Domandai, notando delle bende cingermi il corpo e le braccia, ancora umide di sangue.
Mi toccai le bende morbide e le strinsi, nervosa.
Notai anche di avere le orecchie da lupo e una lunga coda folta bianca come la neve.
-La trasformazione era iniziata, ma poi devo essermi addormentata.
Rimasi un ibrido, dopo tutto non c’era nessuno.
-Ben svegliata- Una voce femminile entrò nella piccola stanzetta illuminata dal corridoio.
Me ne accorsi, nascosi la coda e piegai le orecchie all’indietro.
-E-ecco, salve- Dissi.
Mi sorrise.
-Allora la lascio riposare- Disse allontanandosi.
-C’é mancato poco- Dissi sdraiandomi…trasformandomi completamente in una forma umana.
-Hai dormito parecchio- Una voce perfettamente opposta a quella della ragazza entrò nella stanza.
Un uomo dagli stravaganti abiti si avvicinò al letto.
-Che cosa vuoi-? Domandai girandomi dall’altro lato.
-Come sarebbe? Io ti ho comprato- Mi disse, facendo spuntare da una mano una carta affilata.
Mi sollevai dal letto e mi diressi verso la porta.
-Dove vai-? Mi chiese, con tono poco interessato.
-A cercare un mio amico- dissi senza girarmi indietro.
Mi avvicinai al banco della reception e mi sollevai sulle punte per arrivare a vedere la signorina.
-Scusi, dove sono le persone appartenenti al murder-?
La ragazza si pietrificò, guardandomi.
-Probabilmente a lottare, come sempre- Mi disse raddrizzando i fogli che stava firmando.
-Capisco-.
-Ma guarda, guarda, una piccola bimba smarrita al 200 piano- Una voce da dietro mi fece voltare, facendo fluttuare i capelli.
Tre tizi, uno con un piedistallo al posto delle gambe e con un mantello rosso, un altro in sedia a rotelle tecnologica e l’altro con la faccia che sembrava una maschera e senza un braccio.
-Accidenti che vi é successo-? Domandai, senza commentare la loro frase detta poco fa.
-Abbiamo ricevuto il battesimo, te lo faremo capire quando combatterai con noi- Mi disse la trottola umana.
-Combattere? Io non voglio combattere- Dissi.
-E invece combatterai- Mi disse quello senza braccio, mostrandomi un foglio con sopra un’immagine alquanto familiare.
-Daiki-? Domandai.
-Oh ma guarda, allora é vero quello che aveva detto quel bastardo- Disse quello in carrozzina.
-E così lo avete comprato voi- Dissi, stringendo i pugni.
-Già, e guarda caso mi mancano poco vittorie per avanzare al prossimo piano e se non dovessi nemmeno faticare sarebbe proprio una bella notizia- Mi disse sventolandomi il foglio davanti alla faccia.
-Va bene, va bene, basta che state zitti- dissi prendendo una penna e firmando l’iscrizione del prossimo incontro.
“Accidenti Daiki che combini”?.
-Ecco soddisfatti-? Dissi girandomi verso di loro.
-Uhuhu non vediamo l’ora- Si allontanarono.
-Dannazione, come posso perdere tempo con tipi simili-? Mi grattai la testolina.
-Oh, allora combatterai-? Mi chiese il prestigiatore, appoggiato al muro da chissà quanto tempo.
-Non ho scelta, tengono in ostaggio un mio amico- Gli dissi.
“Anche se, molto probabilmente Daiki é più forte di loro”.
Mi scossi.
-Vado a bere- Mi misi a correre nel bagno delle donne e feci per aprire la porta quando sentii il mio perseguitore alle spalle.
-Hei, é il bagno, non mi sembra di chiedere tanto- Dissi indicando la sagome della femminuccia classica dei bagni.
Rise e si ritirò nel corridoio, inghiottito dalle luci fioche del piano.
Aprì il rubinetto e mi piegai per bere, era così fresa.
Presi il liquido tra le mani e mi sciacquai la faccia, per poi scotolarmi la testa come ero abituata a fare.
“Forse dovrei essere un po’ preoccupata per l’incontro contro quel tipo senza braccio”?.
Il giorno dopo…
-Ed ecco l’incontro tanto atteso, il primo combattimento dell’atleta Shelia nella torre celeste, il pubblico é infuocato all’idea di vedere questo incredibile duello- La telecronista annunciò la nostra battaglia.
Salimmo entrambi sul palco, quel tizio aveva un’espressione divertita.
-Facciamo una cosa veloce, d’accordo Shelia-chan-? Mi domandò ridendo.
-Non preoccuparti, sarà così- Dissi, con le mani dietro la schiena, mentre mi dondolavo.
-INIZIATE- Urlò l’arbitro.
Partì all’impazzata, ridendo a crepapelle.
Sganciò due destri che evitai facilmente.
Per riposare le braccia, tirò un calcio, lo saltai per poi rimanere in equilibrio sulla sua gamba.
-Non doveva essere una cosa veloce-? Domandai, avvicinandomi al suo viso.
Saltai via, ridacchiando.
-Mocciosetta, vedo che cominci a diventare irritante- Disse, tirando fuori un coltello.
Non si accorse che riuscii ad arrivargli al fianco e a morderlo, con delle possenti fauci uscite da una piccola bocca da bimba.
Il sangue gli colò sulla maglietta e il suo strattonare per staccarsi gli fece perdere un pezzo di pelle insanguinato.
Urlò e si coprì la ferita, sporcandosi la mano.
Lo guardai, gli occhi gialli e la bocca sporca di sangue gli fecero uno strano effetto.
-U-un mostro-? Tremò per poi cadere all’indietro.
Sputai il suo sangue che mi era rimasto stagnato in bocca.
-Non sei nemmeno il primo che me lo dice- Dissi con tranquillità mentre mi asciugavo la bocca con la manica del vestito.
-M-M- mi arrendo-! Urlò spaventato, con la ferita profonda al fianco.
-La vincitrice é Shelia-! Urlò l’arbitro.
Il pubblicò esultò, facendomi i compimenti.
-Brava piccola-.
-Accidenti la bimba è pericolosa-.
Li guardai tutti uno ad uno.
-E la vittoria di questa giornata va alla piccola Shelia- La telecronista era rimasta esterraffatta.
Mi diressi verso la porta che collegava l’arena agli spogliatoi dell’arena.
Tenevo lo sguardo basso mentre camminavo, cercando di togliere gli ultimi residui di sangue dalla bocca.
-Non mi aspettavo di vederti qui, Shelia- Una voce mi fece alzare il capo, notando una figura maschile davanti a me, in piedi.
Aveva dei capelli neri raccolti in una piccola coda, una lunga felpa nera aperta e dei pantaloni scuri, per non parlare degli strani occhi.
Furono l’unica cosa che riuscì a vedere del suo viso nel buio, brillavano come gemme.
“Chi é”?
“non riesco a vedere bene il volto”.
Si avvicinò, arrivando sotto una lampadina che lo illuminò.
-Ne é passato di tempo…Shelia- Allungò le braccia verso di me.
Il mio sguardo si pietrificò.
Un grande lupo, marrone scuro come il tronco di un albero, con due occhi socchiusi, che riflettevano una strana luce.
Uno giallo, uno bianco…Senza che ciò affaticasse la sua vista.
Le sue fauci si aprirono in un ghigno.
-C-capo…Sei tu-?
-Non credevo che fossi sopravvissuta al massacro- Disse, senza che la cosa lo irritasse tanto.
Lo guardai sbalordita, era lui…Davanti a me.
-Siamo sopravvissuti solo io e mio fratello, che é deceduto in seguito- Dissi, piegando il capo.
-Capisco-.
Ogni conversazione con lui sembrava un duello di parole, era sempre ricolma d’ansia, anche nel branco era così.
-Perché sei qui? Perché non hai cercato di rintracciare i sopravvissuti-? Domandai ringhiandogli contro.
-Oh, ma ora che mi ricordo, tuo fratello ed io ci siamo incontrati sai-? Mi disse, guardandomi con quegli occhi spaventosi.
-Già, lo sospettavo…È stato lui a dirmi che eri vivo, prima di morire-.
-In effetti, é stato un vero idiota- Disse, guardando l’arena dal corridoio, dove le urla di esaltazione della gente ancora si sentivano.
-Cosa-? Mi irritai.
-Non prendertela con me, io gli avevo detto di rimanermi vicino, ma lui ha preferito andarsene per cercarti, entrando nelle città umane.
Strinsi i pugni.
-Non mi hai ancora risposto…Che ci fai qui-? Domandai, facendo un passo avanti verso di lui, lasciando nell’aria il rumore degli artigli che sfregavano il pavimento.
-Bhé, la torre celeste è il luogo ideale per uccidere gli umani…Una sfilza di duelli uno dopo l’altro-.
Il suo sguardo era ora perso nella follia.
-Cosa speri di ottenere con questo comportamento-? Ringhiai.
-Come? Non ti fa piacere sapere che stia vendicando la nostra razza-?
-Tsk, e allora del sogno di Sunny non te ne importa nulla-? Domandai, sapendo di aver toccato un tasto delicato.
Chiuse la bocca, diventando serio.
-Lei, era davvero una stupida- Disse, con tono basso.
-Cosa hai detto di Sunny-? Cominciavo davvero ad innervosirmi.
-Non ci arrivi nemmeno-? Mi ringhiò contro per riprendere il controllo della situazione.
Abbassai le orecchie, nascondendo la coda tra le gambe.
-Nonostante gli uomini abbiano ucciso i suoi cari lei era sempre convinta che potessero cambiare, non riusciva ad aprire gli occhi. Voleva andare a cercare degli umani amichevoli…Che stronzate, gli uomini sono solo feccia ed é ora che lo impari anche tu-. Mi disse, rizzando il pelo.
Tremavo, un po’ per paura, un po’ per il nervoso.
“Questo…Non sembra per niente il padre di un lupo dolce quanto Sunny”.
-Come faceva a sorridere sempre? Non la capivo proprio, dopo ogni orda di uomini armati che uccidevano i nostri attaccanti, lei non riusciva a vedere le cose come stavano-.
-Sunny era…- Lo interruppi.
-Sunny forse era una sognatrice, forse é vero che non riusciva a vedere le cose come stavano…MA COME PADRE…AVRESTI DOVUTO CREDERE IN LEI E NEL SUO SOGNO- Urlai, facendo cadere le lacrime dagli occhi.
-Non farmi ridere…La prova del suo errore é la sua morte, chi pensi che l’abbia uccisa? Io? Tu?...Sono stati loro- Disse, sollevando il capo e aprendo la bocca rivelando i bianchi denti
-Sei uno stupido- Mi voltai e scappai dall’altra parte, raggiungendo l’uscita dell’arena.
Tornai al 200 piano e mi accovacciai in un angolo, piangendo e tremando.
“Stupido, stupido, stupido”.
Affondai la testa nelle mie braccia.
“Tu non stai cercando di vendicare la nostra razza, stai solo cercando di calmare il tuo odio ammazzando gli esseri umani”.
Una porta si aprì e una misteriosa figura si avvicinò a me.
-Vuoi rimanere lì tutta la notte-?
Sollevai il viso coperto di lacrime, asciugai gli occhi e lo fissai negli occhi.
-Hisoka-? Domandai, sapendo benissimo che fosse lui.
 

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Capitolo 23
*** Il passato e il presente ***


Rimasi seduta sul letto, con lo sguardo spento e la bocca socchiusa.
Ormai era notte e Hisoka aveva chiuso la camera.
Normalmente sarei stata preoccupata o agitata, ma in quel momento non m’importava di nulla, sapevo solo ripensare a ciò che era accaduto pochi minuti prima.
Mi accorsi di essere stanca quando feci uno scatto verso il letto, riaprendo gli occhi per risollevarmi.
Il mago era in bagno…Forse sarei riuscita ad addormentarmi prima che uscisse.
Mi accovacciai, in posizione fetale, stringendo tra le mani le lenzuola, ancora ordinate.
-Sunny- Sussurrai, piangendo.
La notte scagliò la fredda aria tra le fessure delle finestre che si precipitarono sul mio corpo.
Tremavo ma non me ne accorgevo dato il mio pesante sonno.
Hisoka si appoggiò sul letto, guardandomi il viso sereno e dormiente ricoperto di, ormai, fredde lacrime.
Mi mise una coperta, coprendomi bene tutto il corpo fino al collo.
Io, senza esserne consapevole, mi affondai nelle morbide coperte, strusciandomi contro quella morbida lana.
-È la prima volta che poso l’occhio su un giocattolo delicato- Nel dirlo si era avvicinato di più ed era ormai disteso al mio fianco.
I miei respiri erano regolari e silenziosi…Dormivo profondamente.
“Dove sono? Dei lupi? Che ci fanno lì? Mi sono familiari…Mi ricordano qualcuno…Sunny?
È proprio lei e non solo…Mamma, papà, fratellone.
Corsi verso di loro, entrai nell’acqua che, con un inutile tentativo, cercava di rallentarmi.
Ero uscita dall’acqua, correvo con tutta la velocità massima che il mio corpo poteva raggiungere, c’ero quasi, c’ero quasi.
-Sto arrivando, ragazzi-!
Mi guardavano, come rattristati.
-Mamma? Papà-? Domandai senza smettere di correre.
Un muro di fuoco tranciò quella tranquillità, quel mio paradiso.
Il fuoco era sempre pi vicino a loro.
-Scappate…SCAPPATE-! Abbaiavo, fino a sentirmi la gola farmi male.
Bruciarono tutti, il sangue riuscì a colorare il cielo, la terra.
Mi tappai le orecchie con le mani appena sentì gli ululati e i gemiti di dolore dei miei simili.
-Ora basta, smettetela, fate finire questo infermo-.
Le urla arrivavano alle mie orecchie per poi soffermarsi in quel mio debole cuore, che stava battendo nel mio petto all’impazzata.
Tutto finì, il silenzio avvolse ogni cosa, il rosso piano piano si ritirò, una sensazione di caldo mi attraversò il volto, facendomi aprire lentamente gli occhi.
Vi prego, che questa sensazione…Non finisca mai”.
Smisi di tremare, le lacrime si fermarono.
Hisoka mi aveva cinto il piccolo corpo con le sue braccia, come un muraglia difensiva.
Con un braccio mi tirò verso di lui, mentre con l’altro mi accarezzava i capelli per non farmi svegliare.
La notte passò così, calda ed accogliente mentre io i laciavo invadere dalla calma più totolale in quel letto caldo, protetta.
La luce del pallido sole dell’alba mi infastidì gli occhi, e li aprì piano.
Il giallo ambrato rifletteva una fioca luce gialla, luccicante.
Mi ritrovai Hisoka vicino, seduto con una mano sotto il mento e un lieve sorriso ad occhi chiusi.
-è mattina- Dissi, sfregandomi gli occhi, quasi sussurrato.
Mi alzai, andai verso in bagno e mi sciacquai la faccia.
Erano le sette del mattino e io uscì dalla stanza.
Fermandomi sulla porta, strinsi i pugni e abbassai lo sguardo…
-G-grazie- Dissi, rossa sulle guance e con gli occhi chiusi.
Ottenni solo una risata lieve come risposta.
Chiusi la porta dietro di me e mi diressi all’ascensore intenta a trovare il mio ex capobranco .
L’ascensore ci mise cinque minuti buoni per arrivare alla base, al piano terra.
Camminai veloce fuori dall’ascensore e mentre mi guardavo intorno andai a finire contro ad una persona, cadendogli addosso.
-Ahia, che male- Una vocina mi fece riprendere dall’accaduto.
“Questa voce”…
Sorrisi, immersa dalla gioia.
-Gon-! Lo abbracciai, rischiando di soffocarlo.
-Shelia? Alla fine ti abbiamo trovato- Mi disse sorridendo.
Guardai intorno a me e vidi che dietro il piccolo c’era anche Killua sorridente, con le mani dietro la nuca.
-Killua, Gon- Sussurrai sorridente con un luccichio agli occhi.
Mi guardarono come se stessi per fare un epico discorso…Mi misi a piangere lacrimoni da bimba, felicissima.
-ragazzi, mi siete mancati tanto- Li abbraccia tutti e due.
-Ohi, così mi macchi la maglietta- Cercava di staccarsi Killua.
Gon si riprese.
-Shelia, Killua mi ha raccontato tutto, ma chi é stato ad acquistar-.
-Andiamo a prendere un gelato- Mi ero girata dall’altra parte e avevo indicato una gelateria.
Ci sedemmo fuori, sotto un ombrellone arancione a spicchi bianchi.
-Chi ti ha acquistato-? Domandò Gon, più serio di prima.
-Ecco…- Strindi il vestitino tra le mani, abbastanza nervosa.
-Hi..Hi- Divenni rossa sulle guance.
I due mi guardavano in modo strano con le cannucce in bocca.
-HISOKA- Dissi in un solo fiato.
Mi guardarono per un attimo…Bevendo la loro bibita.
-COOOOOOOOOOOOOSA-? La sputarono in contemporanea.
-Quel bastardo pervertito- Killua stava stringendo il pugno della mano destra.
-Non ci posso credere- Disse Gon alquanto stupito.
-E per quale motivo lo avrebbe fatto-? Mi domandò Killiua.
-Non lo so, ho anche incontrato due dei miei simili- Dissi, mescolando il gelato, che ormai non avrei mangiato.
-Davvero? Incredibile- Mi disse Gon.
-Li conoscevi-? Mi domandò Killua, con aria molto più seria dell’amico.
-Ecco, il primo si chiama Daiki e l’ho incontrato sul treno che mi stava conducendo qui; insomma: Eravamo nella stessa barca. L’altro... é Darcia…Il mio ex capobranco-.
-Cosa? Allora lo hai trovato- Mi disse Gon.
-Bhé avrei preferito non farlo, quel lupo é solo un sacco ricolmo di odio-.
Mi guardarono perlplessi.
-Dato che ti abbiamo trovata pensavamo di fermarci qui per allenarci e guadagnare soldi giusto Gon? Gon-? Killua lo guardò…il piccolo stava stringendo i pugni in un’unica stretta.
-Capisco, il fatto di aver trovato anche Hisoka vuol  dire che proverai a restituirgli il favore-? Domandò Killua con un sorrisetto in volto.
-E non solo, gli farò pentire di averci portato via Shelia- Disse Gon, sbattendo le mani sul tavolo.
Ci fermammo all’entrata della torre.
-Noi non possiamo salire al 200 piano, dovremmo scalare per arrivare a quella vetta- Disse Killua.
-Io vi aspetterò su- gli sorrisi, certa che ce l’avrebbero fatta.
Ritornai al 200 piano, attraversando i corridoi bui per cercare qualcosa che avesse potuto scacciare la noia.
Mentre camminavo mi venne in mente Daiki…Dove poteva essersi cacciato?
Anche lui avrebbe dovuto alloggiare al 200 piano, ma ancora non lo avevo visto in giro.
Mi avvicinai alla reception e vidi un incontro in atto, uno strano combattimento.
La luce era riflessa dal pavimento bianco dell’arena quindi non riuscivo bene a capire la situazione.
Un ragazzo con marroni capelli lisci all’indietro, una faccia scherzosa e un sorriso in volto…Daiki?
Poi girai la coda dell’occhio per vedere lo sfidante.
-Ma é il tipo dal rosso costume senza gambe- Esclamai.
Mi concentrai a guardarli.
Era iniziato da un po’ e riuscii a capirlo dalla stanchezza del nemico di Daiki.
-Allora-? Disse Daiki riscaldandosi i muscoli.
-Non é possibile, i miei attacchi non hanno effetto…Bene, allora assaggia questo- Detta questa frase scagliò al ragazzo delle trattole con meta la sua faccia.
-Come fanno le trottole a muoversi a suo piacimento-? Domandai, incredula.
-Daiki, attento- Sussurrai, in preda al panico.
Le trottole si ghiacciarono, cadendo tutte per terra.
Gli occhi degli spettatori si spalancarono, continuando a fare il tifo.
Daiki fece una lieve risatina, si portò un braccio alla testa, ci soffiò sopra facendolo congelare, creando un grande artiglio di ghiaccio.
L’uomo delle trottole si impaurì di colpo e cercò di scagliarne altre, in preda al terrore.
Uno, due , tre e quattro colpi…Le trottole erano tutte fuori uso.
Ghido, l’uomo delle trottole, inciampò a causa della piastrella inclinata dell’arena e guardò Daiki avvicinarsi, impaurito.
-N-non può essere…- Disse tremando.
-Cosa? Non sapevi che anche io sapessi usare il Nen-? Disse ridendo, mentre il braccio emanava fumo congelato, che si cosparse sul viso di Ghido.
Mi incuriosii…
-Che cos’é…Il nen-?
“Sembra che tu di tua natura abbia ben sviluppato il nen”
Anche Hisoka ne aveva parlato…
“Nen”.
 
 
 

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Capitolo 24
*** Darsia x Shelia x Sunny ***


-Daiki…- Lo aspettai nel corridoio che collegava l’arena celeste agli spogliatoi.
-Shelia? Che ci fai qui-? Domandò lui, sorpreso.
-Voglio che mi spieghi come hai fatto a fare quelle cose durante l’incontro- Gli dissi.
Mi guardò con quei suoi occhi grigi, sorpreso dalla mia richiesta.
-Vorresti imparare il nen-? Mi domandò semplicemente.
Io annuii.
-Voglio diventare più forte e mi serve il tuo aiuto, ti prego- Feci un inchino.
-Uhm…Va bene, ti aiuto ad imparare il nen- Mi sorrise.
Gli feci un enorme sorriso, ringraziandolo.
-Tuttavia, noi lupi abbiamo solo una minima parte del nen nel nostro corpo, frutto dell’istinto che ci ha cresciuti nella natura…Imparare le altre tattiche del nen a partire dalla categoria,vuol dire imparare una delle tecniche degli umani-.
Lo fissai, guardandolo seria.
-Io voglio solo, diventare più forte…Starà agli altri se vedermi come un’amica o come una nemica, io voglio solo proteggere le persone a me care senza dovermi nascondere e tremare- Dissi.
-Capisco- Mi sorrise.
Tiene davvero tanto ai suoi amici”.
Ci spostammo al 200 piano.
-Il tizio che mi ha comprata sta combattendo, non c’é nessuno in camera- Dissi, seguita da Daiki.
Ci sedemmo sul letto e incrociai le gambe.
Daiki si avvicinò a me con un bicchiere pieno d’acqua fino all’orlo e ed una piccola foglia galleggiante.
-Cos’é-? Domandai guardando il bicchiere che Daiki aveva messo in equilibrio sul letto, senza farne cadere nemmeno una goccia.
-Adesso devi tornare alla tua forma originale e concentrarti solo sulla foglia- Mi sorrise, sistemandosi vicino a me seduto.
Lasciai che il pelo prendesse il sopravvento, lasciai fuoriuscire i miei denti.
Mi avvicinai al bicchiere con il muso e chiusi gli occhi, immaginandomi solo la foglia, proprio come mi aveva detto Daiki.
Un’aura azzurrina abbracciò il bicchiere, facendo muovere lievemente sia l’acqua sia la foglia.
Daiki tornò ad essere un soffice lupo marrone mentre seguiva la mia concentrazione con gli occhi.
Aprì lentamente le mie gemme ambrate, senza sapere se avessi dovuto effettivamente fermarmi.
-Bene, ora controlla tu stessa- Mi disse, avvicinando il naso al bicchiere e annusandolo.
Allungai la lingua e appoggiai la punta, ritirandola su e facendo toccare quella goccia d’acqua al mio palato mi stupii.
-é leggermente amara- Dissi, leccandomi i baffi per togliere il sapore.
-Bingo- Mi disse, scodinzolando.
-Questo cosa significa? Non era semplice acqua-? Domandai, stendendomi a pancia in giù e guardandolo negli occhi.
-Se fossi stata un’umana vera e propria l’acqua sarebbe diventata dolce, ma essendo dei lupi la nostra aura é da sempre diversa dalla loro. Inoltre, ci sono più categorie del nen a cui appartengono le persone, dipendendo dal carattere-.
Rimanemmo fermi sul pavimento dopo aver messo via il bicchiere.
Il nostro pelo veniva accarezzato dal vento della finestra rimasta aperta.
-Le categorie sono: Potenziamento, trasformazione, emissione, specializzazione, materializzazione, manipolazione-.
-Così tante? E io a quale appartengo-? Domandai un po’ confusa.
Scoppiò a ridere.
-Noi lupi siamo particolari, io sono arrivato al punto da imparare da solo ad utilizzare il nen…I lupi sono tutti della trasformazione, quindi non so quasi nulla delle altre cinque categorie-.
-Capisco- Dissi.
-Le nostre tecniche nen incorporate sono quelle che usiamo tutti i giorno per sopravviviere:
Il comlpeto stillo dello Zetsu: é quello che utilizziamo nella caccia, nasconde la propria aura rendendola difficile da individuare.
Daiki socchiuse gli occhi e alzò le orecchie, voltandosi verso la porta.
Iniziò a ringhiare e sollevare la coda, come una provocazione.
Lo fissai per poi volarmi verso la porta.
Il lupo dal marrone riflesso lucente si scagliò verso la porta correndo per poi scivolare di lato e bloccarsi nel corridoio, a testa bassa.
Lo fissai e prima di seguirlo annusai l’aria.
-Lui-? Mi precipitai fuori.
-Hisoka-? Domandai, vedendo che Daiki gli stava ringhiando furioso, rizzando e gonfiando il pelo.
-Oh, un altro lupo-? Disse tirando fuori una carta.
Il lupo con un balzo rivolse le zanne in aria al prestigiatore.
Prima di atterrare e quindi sferrare un attacco, Daiki si rivestì le zampe, dal gomito in su e dal ginocchio in su di azzurro ghiaccio lucente a quelle lampadine in via di spegnimento.
-Fermo-! Urlai.
Mi posizionai davanti ad Hisoka, rivolgendo un ringhio rabbioso a Daiki.
Il marrone si fermò, indietreggiando e facendo picchiettare il ghiaccio sulle zampe sul pavimento, cancellando il suo ringhio.
-Oh, che magnifica espressione- Rise il mago guardandomi ringhiare.
-Shelia, lo conosci? E pensare che…La sua aura minacciosa mi aveva spaventato- Disse il giovane scrutando l’uomo e annusando l’aria.
Rientrammo nella stanza seguiti dal mago.
Hisoka rivolse uno sguardo penetrante a Daiki, che mostrò i denti come risposta.
-E adesso che si fa-? Domandai sdraiandomi a pancia in giù.
-Per oggi direi che abbiamo finito- Disse prima di ritornare un ragazzo.
Mi rilassai e tornai una piccola ragazzina dai bianchi capelli ondulati.
-Shelia, a domani- Mi salutò allontanandosi con le mani nelle tasche.
-Sembra che io non gli piaccia proprio- Disse il mago sedendosi sul letto con braccia conserte.
-Gli animali riconoscono quando una persona é pericolosa…Ti sei agitato quando hai visto l’esperienza di Daiki nel combattimento-. Mi girai verso di lui.
Mi guardò, facendomi venire i brividi lungo la schiena.
-Sembra proprio un degno avversario...Un giorno mi piacerebbe lottare con lui- Disse, aggravando il tono di voce.
Rise lievemente, per poi allargare quell’espressione divertita.
Uscii dalla stanza e mi avviai verso l’ascensore che però si aprì in quello stesso momento.
-Uh-?
Due bambini di mia conoscenza arrivarono al 200 piano.
-Cavolo, é proprio un bel piano- Disse Gon.
-Oh, Sheliaaaaaa- Corse verso di me.
-Gon, Killua, siete già arrivati al 200 piano-? Domandai felice.
-Si, é stato un bel traguardo- Rise Gon.
-Venite con me, vi faccio vedere la stanza- Gli dissi cominciando a camminare.
Dopo aver superato la hole arrivammo al corridoio che ci separava dalla stanza dei partecipanti e dalla reception.
Si bloccarono, immobili cominciando a tremare e a sudare.
Mi voltai.
-Ragazzi, che succede? Vi sentite male-? Domandai avvicinandomi a loro.
“Io…Non riesco ad avanzare, anzi…Non voglio avanzare, ho troppo paura”
“é come se mi fossi perso in una foresta piena di mostri”
Li guardai strani.
“Come quella guardia che mi accompagnò alla staza…Era terrorizzata come loro”.
-Gon, é come un’aura assassina rivolta verso di noi- Disse Killua a Gon.
-Hei, chiunque tu sia vieni fuori- Urlò il piccolo dai bianchi capelli.
Dall’angolo del corridoio spuntò fuori una ragazza del personale, con un’aria un ò strana.
-Voi siete i nuovi? Il banco delle reception é alla mia destra, siete pregati di iscrivervi entro mezza notte. Attenti perché se non lo farete non potrete avanzare. Non ci sarà più alcuna vincita in denaro poiché combatterete per l’onore, partecipate solo se vi aggrada- Disse, in tono calmo con un lieve sorrisino in volto.
-Era lei la causa della nostra paura-? Domandò Killua.
Dietro di lei apparve una figura facilmente riconoscibile ai due bambini.
La ragazza si spaventò non sentendolo arrivare e si allontanò lanciando un piccolo grido di spavento.
-H-Hisoka, allora é veramente qui- Disse Killua.
-é normale dato che io adoro i combattimenti, piuttosto voi che ci fate qui-? Domandò accarezzandosi i rossi capelli all’indietro.
-In quanto vostro senpai, vi consiglio di tornare quando sarete pronti…Adesso è troppo presto perché voi mettiate piede su questo piano- E con un movimento insolito della mano scagliò ai due bambini un flusso di aura vilolacea che li fece indietreggiare come se fosse un forte vento.
Hisoka si sistemò tra il bivio che c’era alla fine del corridoio, sedendosi comodamente impedendo ai due ragazzini di passare.
-Che succede-? Domandai guardando prima i due e poi Hisoka.
Gon cercò invano di continuare venendo però fermato da una voce.
-Fermatevi, non avete difese contro il suo nen- Un uomo dai neri capelli, con due occhiali e la camicia mezza nei pantaloni e mezza fuori si presentò al 200 piano.
-Oh, wing-san, é il maestro di quel bambino che abbiamo incontrato al 50 piano- Disse Gon.
-Io posso insegnarvi il vero nen, ma dobbiamo allontanarci di qui- Disse, facendo allontanare i due bambini da quel pericoloso e pauroso posto.
-Signorina, cosa succede se non riuscissimo ad iscriverci entro mezza notte-? Domandò Gon.
-Lei Gon-san dovrebbe ripartire dal primo piano, tuttavia Killua-san avendo già rinunciato in passato il suo verrebbe visto come un rifiuto alle regole e non potrebbe più presentarvisi-.
Abbassarono tutti lo sguardo.
-Nhe, wing-san, se uscissimo adesso, riusciremmo a tornare entro mezza notte-? Chiese Killua.
-Questo dipende da voi- Fu la risposta del maestro.
-Certo che ce la farete- Urlai, mentre l’ascensore si chiudeva.
Gon mi sorrise prima che l’ascensore si chiudesse.
Lo salutai con la mano, per poi tornare seria e guardare l’orologio.
Hisoka sembrava intenzionato a rimanere seduto lì, lanciando carte contro il muro per ammazzare il tempo.
Pur conoscendolo abbastanza non mi avvicinai e presi le scale per scendere al primo piano.
La fontana davanti alla torre celeste era davvero bella.
Gli schizzi d’acqua facevano solletico alle persone, facendole ridacchiare e scherzare tra loro.
Mi sedetti sul freddo marmo, umido a causa dell’acqua schizzata fuori.
-Un lupo che si lega a coloro che gli hanno distrutto la famiglia é davvero un disonore-.
Una voce alle mie spalle, in piedi sulla fontana mi stava osservando.
Alzai lo sguardo.
Un lupo marrone scuro dall’occhio giallo lucente era sdraiato a pancia in giù sul monumento della fontana, da dove usciva la limpida acqua fresca.
-mi chiedevo dove fossi finito- Dissi, sorridendo con le mie fauci.
-Per quanto ancora hai intenzione di stare con gli umani? Stai tradendo la tua razza- Mi disse, ringhiando pesantemente.
Non sapevo cosa rispondere.
-Io rappresento il resto di noi, coloro che vogliono vendicarsi degli umani- Mi disse guardando il cielo.
-Io allora sarò il sogno di Sunny- Dissi a voce bassa.
Mi ringhiò, sembrava essersi innervosito.
-Allora sono proprio curioso di sapere che vincerà:  Lo spirito dei lupi morti in battaglia o il sogno di una stupida lupa-?
Mi voltai guardandolo.
-Vuoi lottare-? Domandai a bassa voce.
-Se questo servirà a farti aprire gli occhi, non vedo l’ora- Mi mostrò le fauci.
Mi girai completamente, avvolta nella pelliccia bianca, con la coda che faceva un duetto con il fresco vento.
-Un lupo non può essere amico degli umani, loro vogliono solo raggirati…Ti ritroverai pugnalata alle spalle- Mi continuava a confondere.
Lui mi guardava dall’alto e io dal basso, il rumore dell’acqua coprì i nostri reciproci ringhi.
-Hai paura-? Mi domandò.
-Sono un lupo, non ho paura della morte…Ti farò pentire di non aver creduto in Sunny-.
"Darsia..."

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Capitolo 25
*** Una decisione pericolosa ***


-Daiki, insegnami altro sul nen- Dissi, con un inchino.
-Bene, ieri hai visto e capito in cosa consiste, oggi impareremo un’altra fase del nen, detta Gyo- Mi disse.
-Gyo hai detto-? Domandai, tirando in su la testa.
-Adesso tu dovresti saper fuori uscire l’aura dal tuo corpo, avvolge dolo con essa. Provaci- Detto questo si era posizionato davanti  a me, guardandomi con quei suoi occhi grigi e sapienti.
-Ok- Dissi, facendo un respiro.
Chiusi gli occhi per qualche minuto…Li riapii in una volta sola, sprigionando una strana lucentezza intorno al corpo.
Daiki si coprì la faccia con le braccia.
-Basta, Shelia- Urlò.
Mi fermai, spaventata dell’accaduto.
-Qualcosa non va-? Domandai.
-è stato un buon progresso, però hai emanato troppa aura- Mi sorrise.
Ci riprovai per parecchie ore, senza arrendermi.
-Ho saputo che hai registrato un incontro, con chi è? Posso saperlo-? Mi domandò ad un tratto, guardandomi tentare di controllare l’aura.
-Con una vecchia conoscenza- Dissi immersa nel fiatone e dal sudore dalla fronte.
-E questa vecchia conoscenza…è un lupo-? Mi domandò.
In quel momento sprigionai un’aura bianca, abbagliante che mi circondò il corpo, rimanendo nell’aria fluttuando.
-Diciamo di si…Anche se io lo considero solo feccia- Dissi, immersa nell’aura bianca.
Sorrise.
-Capisco, adesso concentra quell’aura nei tuoi occhi, così facendo potrai vedere le aure altrui- mi disse Daiki.
Trasportai quell’aura a cingermi gli occhi, creando un contrasto con i miei iridi gialli.
Guardai Daiki e lo vidi in forma  di  lupo con il pelo marrone chiaro ricoperto di fredda brina e le zampe cinte di un’armatura blu, fredda…Di ghiaccio.
-Cosa vedi-? Mi domandò sorridente.
Sorrisi, annullando il Gyo.
-Un mostro- Sorrisi.
-Bene, ora sai usare il Gyo e lo zetsu, che hai appreso nella foresta in cui sei cresciuta, adesso devi solo riposare il corpo- Mi disse, uscendo dalla stanza con le mani in tasca.
-Grazie mille Daiki- Gli sorrisi, contenta di stare diventando più forte.
“Adesso credo che andrò a bere qualcosa”.
Mi bloccai.
-BERE QUALCOSA? GON E KILLUA SONO TORNATI ENTRO LA MEZZA NOTTE-? Mi misi le mani tra i capelli.
Corsi per le scale fino al 200 piano di corsa dato che l’ascensore era occupato.
“Spero che ce l’abbiano fatta”.
Pensavo, non accorgendomi di essere tornata lupa.
-E-ehi, un lupo al 200 piano, aiuto- Il personale cominciò ad agitarsi.
Io non ci feci caso e accellerai lungo i corridoi per raggiungere le scale successive, sfiorando la gente che balzava all’indietro alla sola mia vista.
Arrivai al piano desiderato, piegandomi a testa in giù e respirando affannosamente con la lingua fuori e le gambe tremolanti dalla fatica.
Camminando raggiunsi il bivio dove Hisoka li aveva bloccati, guardando a destra e a sinistra, esausta.
Tornai umana, appoggiando una mano al muro per riprendere fiato, spostandomi i capelli dalla faccia.
Mi avvicinai alla reception.
-Scusi, posso sapere le iscrizioni attuali del 200 piano-?
-Ecco- La signorina mi allungò un foglio.
“….Gon Freecs e Killua Zoaldick…Meno male”
Feci un sospiro di sollievo.
“Chissà dove saranno”.
Girai per i corridoi del 200 piano almeno quattro volte, soffermandomi curiosa sugli schermi che mandavano in onda i combattimenti attuali.
-Signore signori ecco a voi Darsia, al 200 piano non ha ancora subito sconfitte e tutti i suoi avversari, purtroppo sono deceduti, sarà lui a divenire il successivo signore del piano-?
Mi pietrificai quando sentii quelle parole tornai indietro con lo sguardo e fissai lo schermo.
Guardavo allibita quel individuo nella forma umana sgozzare il nemico, si lamentava, urlava, pregava.
Mi strinsi il vestito tra le mani.
-Tsk, è questo che intendi? Così facendo non sei migliore di loro- Sussurrai.
Guardai lo schermo per un quarto d’ora, finchè l’arbitro annunciò la conclusione.
-Ohi, portate una barella e dei medici, e-ecco, il vincitore è Darsia…Veloci, sta perdendo sangue dl collo- Disse, in preda al panico l’arbitro mentre reggeva il corpo, ormai senza vita dell’atleta.
Mi avviai verso la stanza.
“Per ora voglio solo imparare questo cosiddetto Nen, così sarò capace di proteggere i miei amici anche da lui”.
-Yo, Shelia- Una voce calma mi fece riemergere dai miei pensieri.
-Oh, Daiki? Cosa ci fai qui-? Domandai vedendolo seduto a gambe incrociate su una sedia.
-Avevo intenzione di andare a vedere quell’incontro sai-? Mi disse, alzandosi e sgranchendosi le gambe.
-Cosa? E perché-? Domandai.
-Quel lupo è straordinario: Non conosce il nen, eppure è riuscito a superare così tante battaglie con uomini in grado di usarlo…è davvero potente- Mi disse, osservando lo schermo spento.
-Lui…è il mio ex capo branco- Dissi in un solo fiato.
-Capo branco-?
-Si, io lui e mio fratello siamo gli unici ad essere sopravvissuti ad un massacro a senso unico, causa anche della morte della mia migliore amica, nonché sua figlia.
Io, combatterò contro di lui dopo domani-
-Cosa? Quindi è con lui che ti sei registrata. Non sei ancora pronta, anche se sai usare il nen non hai nessun modo per esserlgli superiore- Cercò di spiegarmi, ma ormai avevo deciso.
-Anche se hai imparato alcune basi del nen non…- Non gli feci terminare la frase.
Sorrisi.
-In quella battaglia…Non userò il nen-.
Il silenzio avvolse i nostri corpi.
-Cos’hai detto-? Le sue labbra cominciavano a tramutarsi in un ringhio.
-Non m’interessa cosa dici, non posso usare il nen, sarebbe ingiusto…Quella sarà un battaglia tra due lupi- Dissi, puntando i piedi.
-Puoi ancora imparare l’Hatsu se vuoi, così potrai attaccarlo- Mi disse a bassa voce.
Feci no con la testa.
-Non userò il nen- Riuscii a ripetere.
-Shelia, potresti morire- Mi disse lui, cominciando a liberare qualche goccia di sudore da nervosismo sul collo.
-Non posso permettermi di morire, sarebbe come dire che lui abbia ragione- Dissi sorridendo.
“Da anni si dice che il lupo sia una bestia orgogliosa, senza nulla che la spaventi: Uomini, fucili, la morte…Un lupo combatterà sempre, finchè avrà un obbiettivo da raggiungere”
Daiki sorrise.
-Capisco-.
Lo guardai, un po’ ansiosa di quella sola e corta risposta.
-Allora io ti consiglio di rafforzare il Ten, così anche se non lo userai in quella battaglia sarai avvantaggiata per il tuo studio futuro del nen- Mi sorrise.
“Shelia…Morirai”.
Sul suo viso, quel sorriso dolce non riuscì a coprire l’espressione triste che fuoriusciva dai suoi dolci occhi.
-Daiki…- Mi avvicinai, prendendogli una mano, facendogliela stringere a pungo per poi posare il mio, piccolo e delicato, ma con un enorme significato.
-Io non morirò- Sorrisi.
“Io non morirò, proprio così…Non ho nessun motivo per farlo giusto? E poi ho promesso a Shelia che avrei creduto in lei...Se morissi, non me lo perdonerei mai”.
La notte arrivò, lasciando sull’orizzonte un colore roseo allungato con dell’arancio in lontananza.
Ero sul letto, con le luci spente, seduta e concentrata solo sull’aura del mio corpo, che mi circondava luminosa.
L’aura era scorrevole e di un colore bianco limpida come i movimenti di un ruscello.
-Devo concentrarmi di più…di più- Sussurrai.
La mia aura si espanse fino a due metri in altezza per un momento, per poi tornare a cingermi il corpo, le lenzuola si muovevano lievemente intorno a ma, così come i giornali e i vari foglio sui mobili.
Non lo notai perché aveva gli occhi chiusi, pensavo solamente al combattimento con Darsia.
La porta era socchiusa, facendo entrare uno spiraglio di luce.
Una presenza da fuori, appoggiata al muro, ascoltava i miei progressi e la mia aura.
Una risata lieve, un mazzo di carte in mano e lo sguardo perso in una strana follia.
-Non so…Per quanto riuscirò a trattenermi….Piccola- Nel dirlo, si era posato una mano sulla spalla, che tremava.
In quel momento…Capì di essere osservata da qualcuno di pericoloso, senza riuscire a riconoscerlo.

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Capitolo 26
*** Lupo x duello x lupo ***


-C-chi c’è-?  Domandai spaventata.
Non ottenni nessuna voce o suono in risposta, solo la porta d’ingresso aprirsi lentamente senza nessuno scricchiolio. Ormai anche le luci del corridoio si stavano spegnendo una per una.
Mi spaventai, sentendo una strana aura avvolgermi il corpo.
-Dove sei-? Cercai di nascondere la pura nella mia voce, senza riuscirci del tutto.
“Cosa faccio? Rimango ferma e mi nascondo? Faccio uno scatto veloce verso la porta? C’è sicuramente qualcuno” Il mio cervello non capiva.
Il buio non era un problema, ma la paura mi stava divorando.
Il mio corpo cominciò a tremare.
-So che ci sei- Dicevo, con un groppo in gola, sentendo la mia voce tremare.
Finalmente sentii una risata, il che mi tranquillizzò e impaurì nello stesso tempo.
-Sei adorabile quando ti spaventi- Una voce penetrò nelle mie orecchie.
-H-Hisoka-? Domandai, non smettendo di tremare.
Lo vidi entrare il buio lo rendeva più spaventoso del solito.
“Qualcosa non mi convince…C’è qualcosa di diverso” Mi tenni a distanza.
-C-credo che andrò a fare un passeggiata- Dissi, camminando verso la porta quindi verso di lui.
Non feci nemmeno in tempo a fare a due passi che la chiuse, girando il pomello.
Mi feci prendere dal panico appena lo vidi compiere quell’azione.
Non disse nulla, uno strano sorriso si dipinse sulle sue labbra.
“Devo uscire da qui”.
Avanzai ugualmente, avrei sempre potuto girare il pomello e uscire da sola.
Più mi avvicinavo, più sentivo una strana paurosa aura perforarmi ogni minima parte del corpo tremante.
Quando sollevai lo sguardo, non lo visi più.
-Ma che div..- Mi sentì spingere all’indietro, finendo sul pavimento sovrastata da una figura possente.
La mia testa capì qualche secondo dopo cosa stesse succedendo.
-Ma che? Lasciami andare- Urlai, sentendo un tremendo caldo invadermi il corpo.
La sua espressione era diversa, persa nella follia.
Non potevo muovermi, mi dimenavo sotto il suo corpo cercando di creare una via di uscita.
Mi stancai, rimanendo ferma con il fiatone.
Mi guardava respirare affannosamente, sorridendo.
Con una mano afferrò il mio piccolo collo, tirandomi su e sbattendomi con violenza contro il muro.
Tossii.
-A causa del tuo maturare così in fretta…Non posso più controllarmi- Questa parole quasi sussurrate mi misero i brividi.
-Lasciami- Cercavo di staccarmi quella fredda mano di dosso.
Avvicinò le labbra al mio collo, facendomi sentire il suo caldo respiro.
Chiusi gli occhi, cercavo di spostare la testa, ma la sua presa era troppo forte.
-Ti p-prego- Sussurrai.
“Ho paura, ho paura…Aiuto”.
Tirò fuori dalla mano una carta rigirandola, come un illusionista.
Posò quel Joker sulla mia gola, facendogli fare più volte il giro del mio collo.
Rideva lievemente.
Dal mio collo caddero delle gocce di sangue a causa dell’affilatezza dell’arma.
“Non riesco nemmeno a trasformarmi…Ho troppa paura”.
Il mio sangue cadde sulla carta, se la portò alle labbra e con un rapido movimento la leccò.
In quel momento, la stretta si fece più forte.
-Ah…A-aiuto- Riuscì a sussurrare queste parole senza.
Con un gesto mi gettò sul letto.
Approfittai di quel momento per riprendere fiato, facendo un grande respiro e riempendo  i polmoni.
Ebbi un secondo, poi me lo ritrovai sopra, vedendo solo i suoi occhi.
Abbassò la testa per arrivare ai miei occhi, ridendo vedendo che li chiusi subito.
-Hai per caso paura-? Mi sussurrò all’orecchio.
-…Si- Risposi, cominciando a piangere.
“Non mi ricordo nemmeno come si faccia a trasformarsi, voglio solo andare via”.
-HISOKA- Urlai disperata.
Sembrò riprendersi, inumidì gli occhi due o tre volte con le palpebre e mi guardò.
Si alzò, rimanendo seduto accanto a me.
Ripresi fiato, respirando a fatica, rossa sulle guance.
Finalmente riuscivo ad avere un po’ di aria fresca sulla faccia.
Mi ripresi subito, saltai giù dal letto di corsa e quando atterrai, ero ormai un lupo infuriato, ringhiavo rumorosamente.
Il mago non fece altro che fissarmi sempre con quel suo sorriso malizioso e pauroso.
Le mie zampe tremavano.
Indietreggiai fino a sentire la porta, con la bocca girai il pomello, sempre guardando il prestigiatore con la coda dell’occhio.
Uscii dalla stanza lentamente a causa dello shok.
Le lacrime cominciarono a scendere di nuovo copiose sulle mie pelose guance umide.
Corsi fuori dall’edificio, dopo aver perso tempo a correre nei corridoi bui della notte.
Mi accasciai sulla fontana fuori, appoggiando il muso sul marmo freddo.
“Pauroso, pauroso, pauroso….Che gli è preso”?
Strinsi i denti, riflettendoli nell’acqua movimentata dai getti.
Mi appisolai sul bordo della fontana, pensando al giorno dopo.
“Domani è il giorno dell’incontro…Darisa”.
Ero troppo confusa, troppe emozioni, troppi pensieri e, adesso, anche troppe paure.
Dopo l’incontro di domani non avrei più avuto motivo di trattenermi all’arena.
-Gon, Killua…Vorrei vedervi- Mi trasformai di nuovo in umana, scaldandomi con i capelli, mettendomeli sulle spalle.
“Che abbia bisogno…Di coccole”?
Agitai la testa a destra e a sinistra velocemente.
-Cosa vai a pensare Shelia-? Sorrisi, senza accorgermi delle lacrime sul mio viso.
Le toccai, riversandomele sulle dita.
Le guardai.
“Trasparenti”.
Guardai il cielo prima di addormentarmi.
Quando riaprì gli occhi vidi l’alba oltre gli alberi, la fontana nella notte si era spenta e lo era tutt’ora.
-è presto, ma devo prepararmi- Dissi, strofinandomi gli occhi per scacciare il sonno.
Entrai nell’edificio, arrivando al 200 piano.
-Sheliaaaaaaa- Una voce mi chiamò da lontano, seguita da pesanti passi.
Mi girai e il mio viso si riempii di un’immensa gioia nel rivederlo.
-GON- Lo abbraccia, cogliendolo alla sprovvista.
-Sono felice di vederti….Dov’è Killua-? Domandai guardandomi in giro.
-Sta combattendo, appena avrà finito ci raggiungerà- Mi disse felice.
-Shelia, combatterai anche tu oggi-? Disse guardando il foglio che teneva in mano.
-Già- Abbassai lo sguardo.
-Chi è Darisa-? Mi domandò curioso vedendo il nome scritto sul foglio.
-Shelia- Un voce mi fece girare dalla parte opposta.
-Daiki-! Dissi.
-Daiki? Domandò Gon guardandolo.
-Oh lui è Daiki, ci siamo conosciuti essendo stati entrambi comprati e fatti salire sullo stesso treno- Dissi sorridendo guardando il ragazzo.
-Piacere, io sono Gon- Disse il piccolo rivolgendo la mano al ragazzo dai marroni capelli ribelli.
Guardò la mano.
-Ma che…- Gon lo guardò tramutarsi in lupo, lo vide avvolgersi nel marroncino chiaro di quel folto pelo.
Daiki avvicinò il muso alla mano di Gon e la leccò, incitando il bambino a fargli una carezza.
Daiki cominciò a scodinzolare, per poi allontanarsi e tornare al mio fianco.
-Capisco, quindi tu sei uno degli amici umani di Shelia? Non mi sorprende che lei si sia affezionata a voi- Disse sorridendo, tornando ad essere un normale ragazzo dai verdi jeans e dalla felpa di cotone arancione.
-Shelia, sei sicura della tua scelta-? Mi domandò il ragazzo.
-Si, per combattere mi baserò su tutti i miei istinti e nient’altro…Come fanno i lupi- Dissi, chiarendo la situazione.
-Il tuo sarà il terzo incontro del pomeriggio, perché non mangi qualcosa-? Mi disse.
“è preoccupato a morte, lo posso capire dai suoi occhi tremanti e dal suo respiro velocizzato…Ammetto…Di esserlo anche io”.
-No, ti ringrazio sono a posto così. Vado un attimo nella mia camera per prepararmi- Dissi, allontanandomi dai due, che mi salutarono felici.
- Ehi, Daiki…Contro chi combatterà Shelia- domandò il bambino al lupo.
-Contro un avversario temibible; l’ho osservato a lungo, guardando tutti i suoi combattimenti…è un mostro- Disse Daiki stringendo i pugni.
-Utilizza il nen?- Domandò Gon.
-No…Ed è questo che  mi spaventa…Shelia è in pericolo-.
Arrivai alla stanza ma non riuscii a toccare la maniglia.
“Io, ho paura”.
Toccai la porta, ma si aprì lasciandomi pietrificata con ancora il braccio teso.
Le gocce di sudore freddo scesero lungo la mia schiena, solleticandola.
Mi girai senza penarci due volte e scappai via, senza guardare indietro.
Una risata.
-Oh, credo di averla spaventata-. Una voce calma e rilassata fuoriuscì da quella porta.
Mi appoggiai al muro del 50 piano una volta scesa con l’ascensore.
-Meno male- Feci un sospiro di sollievo.
-Ed ora il terzo combattimento della giornata, i seguenti candidati sono pregati di presentarsi sull’arena- Una voce dallo schermo di quell’enorme televisore mi fece sobbalzare.
-Terzo…Combattimento- Mi bloccai.
La folla era numerosissima, gente ubriaca e rumorosa che gridava e faceva il tifo.
Una puzza di alcol che arrivava fino agli spogliatoi.
Mi legai i capelli, raccogliendoli in una folta coda bianca.
Mi guardai allo specchio, mi rinfrescai la faccia per poi rivolgere lo sguardo verso l’arena.
-Ecco a voi Shelia, non ha riportato nemmeno una sconfitta al 200 piano eoggi combatterà contro Darsia, altrettanto ben messo- la telecronista era entusiasta di annunciare l’incontro.
-Ed Ecco Shelia- Urlò.
Camminavo piano, appoggiando i miei piedi sulla passerella senza fare il minumo rumore fino ad arrivare all’arena.
-Ed ecco che arriva anche Darsia- Annunciò.
Un ragazzo dal nero costume si presentò senza battere ciglio.
Eravamo uno di fonte all’altro, a guardarci negli occhi.
-Iniziate- Urlò l’arbitro allontanandosi.
La quiete si spezzò.
-M-ma che diavolo? Cosa sono-? Migliaia di persone in quegli spalti si stava domandando la stessa cosa.
-L-lupi-? Spaventati.
-M-ostri diabolici- turbati.
-Lo senti….Shelia? Questo è quello che il mondo pensa di noi- Il lupo marrone scuro mi ringhiò in faccia.
-Chiudi la bocca- Ringhiavo, furiosa.
Saltammo entrambi per poi scontrarci nell’aria, come una danza assassina.
Cercai di mordere il suo corpo ma quando chiusi la bocca eravamo già a terra.
-Andiamo…Fammi vedere il lupo che vali- Mi disse, spalancando le fauci.
-Shelia- Sussurrò Gon, guardandomi dalle tribune.
“Shelia, per favore….Non morire”. Daiki era seduto, con le mani sopra la bocca giunte in una smorfia di seria preoccupazione.
 
 
 Angolo Autrice
Ciao ed ecco il nuovo capitolo :D.
Volevo dirvi che con l'inizio della scuola e le materie da studiare non riuscirò a pubblicare così velocemente, ma non c'è da preoccuparsi :3.
aggiornerò comunque abbastanza presto e porterò a termine questa storia...Ringrazio e mando un bacione a tutti quelli che leggono e recensiscono <3
Al prossimo capitolo <3
-Shinigami di fiori-

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Capitolo 27
*** Shelia Vs Darsia ***


La folla era esaltata, continuava a gridare.
-C-che strano avvenimento, i nostri due partecipanti si sono rivelati due lupi- Urlò la telecronista, alzandosi dalla sedia per via della curiosità.
Guardai la folla esultare, annusando nell’aria quell’odore di alcol che mi faceva innervosire.
-Allora…Vogliamo iniziare seriamente-? Mi domandò l’animale davanti  a me.
Ringhiai, scagliandomi contro di lui.
Lui no tardò a ricambiare; Lo morsi sul fianco con tutte le mie forze.
“Ma possibile che i miei denti non lo scalfiscano nemmeno”? Pensai, non sentendo sapore di sangue nella mia bocca.
Al contrario lui, girandosi infastidito dal morso, affondò i suoi canini nelle mie carni, facendomi sanguinare.
Guaii, staccandomi a forza dalle sue fauci, il che fu doloroso.
Lo fissai, sollevando la zampa destra posteriore a causa della ferita che infastidiva il muscolo della coscia. Si leccò le labbra con il mio sangue sopra.
“Dannazione, ecco perché il nostro precedente capo branco non ha avuto speranze contro di lui” Pensai mentre il sangue colava sulle bianche piastrelle dell’arena, creando piccole pozze di sangue.
Dal suo viso capii che cominciava a spazientirsi e con una veloce corsa mi raggiunse.
“Veloce” Pensai, non riuscendomi  a scansare e subendo, quindi, un altro morso.
Cominciai a correre, cercando di creare un po’ distanza tra noi.
Non mi si staccava di dosso e allora decisi di bloccarmi, rigirarmi velocemente e aggrapparmi con i denti alla sua schiena, stringendo e cercando di lacerarlo.
Si dimenava, cercando di staccarmi dal dorso.
“Io non mollo la presa” Pensavo, tendendo i denti saldi sulla sua schiena.
Il suo ringhio era qualcosa di veramente inquietante.
Con un movimento a trabocchetto riuscì a staccarmi dal dorso e farmi rotolare per terra.
“Questa volta, ti ho ferito…Sento il tuo sangue nella mia bocca” Lo fissai sorridendo, con il sangue che colava dalle mi fauci.
-Maledetta cagna- mi rispose con un ringhio feroce guardando il sangue che colava dalla sua schiena.
-Non capisco- Disse Gon, attirando l’attenzione di Daiki e di Wing, il loro maestro di nen.
-Shelia può pararsi facilmente dagli attacchi di quel lupo con il ten, perché non lo fa-? Domandò guardando Daiki, stringersi i pollici.
-Lei…Ha deciso di non usare il nen in questa battaglia, una lotta all’ultimo sangue da lupo a lupo- Disse, a bassa voce.
-Cosa-? Domandò Gon, rivolgendo lo sguardo all’arena.
Dall’entrata delle tribune un’altra figura osservava l’incontro, incuriosito e con le braccia conserte.
Un asso di cuori fuoriusciva dalla sua mano, facendola apparire e scomparire a suo piacimento.
-Uno scontro all’ultimo sangue tra due lupi ostinati…Vediamo un po’ di cosa è capace la mia piccola- Un risata lieve.
Ringhiavo, con le ferite che mi bruciavano, ma più di tanto non importava.
Non c’era tregua, correvamo l’uno contro l’altra sfiorandoci con i denti e agganciandoci a lembi di pelle per poi strapparli violentemente con la forza delle fauci.
Correvamo in cerchio, stringendolo sempre di più per avvicinarci, come eravamo addestrati a fare nel branco.
“Devo attaccarlo o non riuscirò a farlo stremare” Pensavo mentre correvo tenendolo d’occhio.
Corsi diretta verso di lui, lasciando la mia difesa scoperta…Grave errore.
Mi morse il collo, stringendo con i denti e tingendomi il pelo, poi mi diede uno strattone lanciandomi di parecchi metri lontano da lui.
Atterrai goffamente, lasciando una scia di sangue sulle piastrelle.
Mi risollevai piano, per evitare di far sanguinare molto la ferita…Il collo era un punto molto delicato.
Si avvicinò lentamente e ne approfittai per morderlo violentemente nello stesso punto in cui lo morsi prima, per aggravare quella piccola apertura.
Ringhiò, per poi gemere spalancando la bocca verso l’alto, spargendo i residui del mio sangue ancora nella sua bocca per terra. Si irritò dell’accaduto e mi morse alla coppa, costringendomi ad abbassarmi; mi prese e mi scaraventò via con i suoi denti gialli, paurosi e micidiali.
Ero a terra, non mi muovevo.
Mi ringhiò un’ultima volta per poi scotolarsi il pelo.
-Tsk, alla fine non vali nulla come lupo- Disse, allontanandosi verso l’uscita dell’area da combattimento, dolorante per la ferita alla schiena.
-Cosa? Tutto qui? Dai stupidi cani almeno fateci divertire- La folla mi urlava contro, fregandosene del sangue che fuoriusciva dal mio corpo, ormai macchiato di dolore.
-Shelia…SHELIAAA- Urlò Gon dalle tribune.
Darsia camminava lentamente verso la passerella che conduceva agli spogliatoi, quando mi vide: Mi posizionai davanti alla passerella, ringhiando piena di rabbia.
-Non penserai che sia finita qui vero-? Domandai, ringhiando e perdendo qualche goccia di sangue anche dalla bocca.
Ci ringhiammo reciprocamente.
Lui nervoso e io ricolma di odio.
Ci osservammo rizzando il pelo per qualche secondo per poi fiondarci l’uno contro l’altro. Mi morse una zampa, rompendola e facendone uscire il sangue luccicante. Caddi a terra e sentì la sua zampa spingere contro la mia spalla.
-Bastardo-! Esclamai, per poi alzare il mio muso sporco di sangue e mordergli il petto, stringendo nonostante le gengive cominciavano a far male a causa della troppa forza applicata  in poco tempo.
Abbaiò, agitandosi velocemente per farmi staccare e farmi cadere a terra esausta.
Mi guardò innervosito, vedendo che non mi mossi si avviò nuovamente alla passerella, sentendosi però afferrare per una zampa da denti possenti.
“Ho detto, che non mollerò la presa”
Lo guardai, stringendo la sua zampa posteriore tra le fauci, senza nemeo essermi alzata.
Dal pelo cominci a colare sangue e lui girò la testa verso di me, ordinandomi con quello sguardo assassino di lasciarlo.
Strinsi ancora di più, facendo schizzare il sangue ovunque.
Appoggiò una sua zampa anteriore sul mio collo, poi mi morse una seconda volta, facendomi sanguinare ancora di più.
-Sheliaaaaaaaaaaaaaa- Urlò Gon, alzandosi in piedi, vedendo i miei occhi pulsare e la mia bocca tremare, mentre il sangue cingeva la mia testa.
Darsia cominciò a sentirsi stanco, aveva perso parecchio sangue e cominciò a barcollare.
Mi sollevai lentamente, sentendo il sangue lasciare il mio corpo e la fatica avvolgermi.
-Mi hai stancata cagna insolente- Ringhiò, correndo ancora verso di me.
Mi ero appena sollevata, e quando lo vidi con la coda dell’occhio lo evitai, mordendolo poi ancora vicino alla spalla, stringendo ormai con le sole e uniche forze che avevo.
Ormai l’arena era un pozza di sangue.
“Tsk, Shelia usa il nen…Di questo passo morirai” Daiki era ormai al culmine della preoccupazione.
Il silenzio avvolse l’arena, persino i ringhi erano spariti.
 
-Gon, Shelia è stesa al suolo da ormai una mezz’ora- Disse Killua, osservando Gon, preoccupatissimo.
-Shelia- Sussurrò il piccolo.
Dopo due ore e mezza di lotta, sia io che Darsia eravamo distesi a terra in una pozza di sangue.
Probabilmente nessuno dei due riusciva a muoversi.
-Sono ormai passate più di due ora da quando queste creature hanno cominciato a sfidarsi, quanto durerà questa carneficina-? Commentò la telecronista, presa dalla lotta.
Le urla della gente non mi furono più un fastidio, le mie orecchie sentivano solo lo scorrere del sangue dalla mia calda gola alle fredde piastrelle bianche.
-D-ar-sia- Sussurrai, acconsentendo ad un’enorme quantità di sangue di riversarsi per terra.
-Mh-? Mi domandò, a terra, ormai sporco di sangue anche nell’animo, senza nemmeno aprire gli occhi.
-Ti ho…accecato…scusami- Dissi, spezzando le frasi da pesanti respiri.
Riuscii a girare il muso verso di lui, nonostante fosse distante fummo in grado di capirci.
-Odi…Davvero tanto….Gli umani…Vero-? Domandai sorridendo, tossendo sangue.
Mi rispose con una risata ironica, seguita da alcuni colpi di tosse.
-Loro…Hanno ucciso la mia cucciola…Come potrei perdonarli-? Mi sussurrò.
Mi stupii, mossi il mio corpo, cercando di alzarmi, tingendo ancora più di cremisi il pavimento freddo e polveroso dell’arena.
-Shelia…Non posso perdonare le cose orribili che quei mostri hanno fatto…Mi capisci-? Mi domandò, quasi rassegnato.
Annuii, ansimando con la lingua a penzoloni, mi mancava il fiato.
Mi sollevai in piedi finalmente, facendo colare il sangue lungo il mio pelo, ormai a macchie.
Le ferite alle  zampe posteriori mi impedirono di camminare, mi dovetti trascinare con la mia unica zampa valida dato che la sinistra era rotta.
Cercai di avvicinarmi a lui, fermo e inerme.
-Darsia, posso capire quanto ti machi Sunny e quanto odi gli umani…Ma non perdonerò mai le cose che hai detto su di lei- Ringhiai con le mie ultime forze.
Mi fissò, con quegli occhi ciechi e insanguinati.
-Lo so, sono stato un pessimo padre-.
I nostri discorsi erano interrotti dai respiri pesanti e affaticati.
“papà ti prego, non attacchiamoli stanotte, ti prego papà ascoltami”.
-Sta zitta, se non li uccidiamo loro uccideranno noi, hanno fatto fuori l’unità a “V” la scorsa notte, ci uccideranno tutti lo capisci o no-?
Due lupi ringhiavano l’uno contro l’altra, padre e figlia, ragione e odio.
-Pensavo che anche tu avresti potuto credere al tulipano della neve papà- Guaì la piccola lupa.
-Tsk, tutte stronzate- Ringhiava il lupo, prima di ululare un nuovo ordine di massacro a senso unico.
-Io…Volevo proteggerla, sapevo che questo suo desiderio l’avrebbe rovinata…Non li perdonerò mai per avermela portata via- Disse.
Ero ormai poco distante, feci un ultimo sforzo e mi trascinai sulla sua schiena, appoggiando il muso nel suo pelo scuro, sporco di sangue.
-Shelia…non posso perdonarmi quello che ho fatto, morire così sarebbe una via di fuga troppo semplice…Voglio morire come morirebbe un lupo-
Guardai gli spalti.
“La mia vista è sfocata”.
-Darsia, parli come se stessi per morire…Tu non morirai” Dissi a bassa voce.
-Non c’è niente da fare, le mie ferite ormai hanno fatto infezione mentre le tue sono ancora pulite…Shelia…Uccidimi-
I miei occhi si spalancarono.
-Cosa-? Domandai girando il muso piano verso il suo.
-Shelia…Dopo tutto, anche se tu hai cuore puro tale da far amicizia con quei demoni, non riuscirai a perdonare il mio comportamento…Io per te sono ancora un nemico…Uccidimi, il dolore è lancinante- Mi disse, con un tono che non conosceva la paura.
Aveva ragione, lo odiavo ancora, tutte quelle cattiverai contro Sunny…Però…vederlo così mi  riempì il cuore di tristezza.
Afferrai il suo collo con le fauci, preparandomi a sferrargli il colpo di grazia.
-Porterò i tuoi saluti a Sunny… Mi scuserò con lei…Addio, Shelia-
-Addio, Darsia-san-
Mi tremò lo sguardo, strizzai gli occhi e con le lacrime ad accarezzarmi il volto strinsi le fauci…Rumore crudo seguito dal silenzio infernale.
Mi sollevai, tornata umana, fissai il soffitto tenendomi il braccio e ascoltai le urla di gioia della folla.
-Si, sapevo che quella piccoletta era forte-.
Tutti esultarono.
Non sentivo nulla, vedevo sfocato, le mie gambe tremavano.
-La vincitrice è Shelia- E la folle fece di nuovo un abbondante tifo.
Fissai per un ultima volta Darsia, ricordandomi di avere sulla bocca ancora il suo sangue.
-Tsk, è morto con il sorriso, hai sempre tenuto a Sunny…Cane bugiardo- Sorrisi, ricordandomi che, durante gli assalti umani contro lupi, evitava di distruggere i luoghi in cui sbocciavano i tulipani…I luoghi in cui giocava Sunny.
-Sei, davvero…Uno stupido- Mo coprii la faccia con una mano, nascondendo le lacrime.
Zoppicai fino alla fine della passerella, ancora incitata dal pubblico.
Il corridoio per lo spogliatoio non mi era mai sembrato così lontano, zoppicavo tenendomi il braccio.
Un battito lento di mani mi fece guardare avanti anziché per terra.
-è stato meraviglioso piccola, uno scontro tra due eleganti creature-.
Un mago di mia conoscenza era appoggiato al muro a pochi metri di distanza da me.
Lo guardai, ricordandomi di essere già ferita e di cosa fosse successo la volta scorsa, ma non riuscivo a muovermi.
Si avvicinò a me, guardandomi sanguinare, barcollare e sbattere le palpebre per mandare via la vista nebbiosa.
Le gambe non mi riuscirono a reggere e mi inginocchiai.
La caduta fu interrotta dal mago, che mi prese in tempo, prima di finire con la faccia a terra.
Mi prese in braccio, lo guardai.
-Hai rischiato molto, ricordati che non puoi permetterti di morire prima del tempo- Mi sussurrò all’orecchio.
Non capì cosa mi disse…Volevo solo sentire che accanto a me ci focce una protezione.
 Senza più vedere a causa del troppo sangue perso mi spinsi contro il suo petto, in cerca di protezione…
-Hei hei va tutto bene, ora ci sono io- Mi disse, vedendomi muovere a quel modo.
-Hi-s-o-ka-  strinsi tra i pugni la sua maglia, come uno sfogo.
I suoi vestiti erano caldi, sporchi del mio sangue.
Mi strinse e si avviò verso l’infermeria dell’arena.
Aprii gli occhi e rivolsi un ultimo sguardo a Darsia, disteso senza vita, nemmeno degnato di uno sguardo.
Mentre il prestigiatore mi teneva saldamente sussurrai la frase che pronunciavo dopo aver ucciso…
-Scusa…Se ti ho…Fatto…Soffrire- Svennì.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Una città delle stelle cadenti ***


“Che luce”
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai in un letto d’ospedale.
-Cos’è successo-? Domandai girando la testa a destra e a sinistra, senza nemmeno sollevarmi.
Le ferite facevano male, bruciavano e i movimenti mi risultarono legati.
-Si è svegliata-! Urlò una voce.
-Shelia, tutto bene? Grazie al cielo ti sei svegliata- Un’altra voce calda e rassicurante.
-Gon…Killua-? Sussurrai, con un sorriso.
-Si, siamo noi- disse il piccolo appoggiando le mani sulle lenzuola.
-Qualcuno mi aiuta a ricordare? Io non ci capisco più niente-  Dissi portandomi una mano sulla testa per coprirmi dalla luce della lampadina che pendolava sopra la mia testa.
-Hai combattuto con quel Darisa no? Ti ricordi di questo-? Domandò Killua, sedendosi sulla sedia vicino al comodino di vimini.
Spalancai gli occhi.
-Darsia…Dov’è Darsia-?
I due bambini abbassarono lo sguardo.
-Hanno portato via il corpo già qualche ora fa…Mi dispiace Shelia- Disse tristemente Gon.
-Ora ricordo: l’incontro, il discorso, Sunny, la vittoria e il dolore…- Dissi portandomi seduta sul letto.
-La dottoressa ha detto che sei stata fortunata, avevi perso molto sangue e nonostante questo non avevi nemmeno un’infezione- Disse Killua, sorridente e sollevato.
-Capisco, se avessi avuto bisogno di una trasfusione sarebbe stato un problema- Strinsi il lenzuolo.
Gon si girò di scatto.
-Già già…Hai avuto una trasfusione di sangue proprio ieri- Disse.
-Cosa-? Domandai sbalordita.
“Il mio gruppo sanguigno…Non esiste tra gli umani”
-Daiki- Aggiunse Killua.
I miei occhi si riempirono di un particolare luccichio.
-Daiki eh-? Sorrisi.
-Oh già, ora dove siamo-? Domandai.
-Siamo all’ospedale dell’arena celeste, al primo piano-
-Domani potrai uscire, adesso torniamo nelle nostre stanze…L’orario delle visite è finito- Disse Killua mentre invitava Go ad alzarsi.
-Oh un’altra domanda, dov’è Daiki ora-?
Si girarono appena usciti dalla stanza e sorrisero.
-Si sta allenando- mi rispose sereno il bambino.
Quado le luci si spensero i miei occhi si rifiutarono di chiudersi.
Non sapevo che ore fossero, mi alzai dal letto e uscii dalla stanza, senza il permesso del dottore.
Spinsi piano la porta antipanico e uscii dall’edificio, respirando l’airetta che si scontrava su di me.
Alzai lo sguardo al cielo, ad occhi chiusi.
Una bianca regina si rifletteva nei miei occhi, rotonda, perfetta.
-Mi ricorda l’esame- Sussurrai, tenendomi il braccio, ancora dolorante.
-Ti fa molto male-? Una voce alle mie spalle.
Mi girai lentamente.
-Daiki-? Domandai vedendolo avvicinarsi a me con lo sguardo rivolta sulla luna.
-Mi sento molto stanca, ma non potevo non vederla- Dissi, mettendo le mani incrociate dietro la schiena.
-Adesso cosa farai-? Mi chiese.
Vuoto totale.
-Non lo so- Sussurrai piano.
-Daiki… E tu ?- Domandai girandomi verso di lui.
-Tornerò a vagare per per le cità umane-.
-Capisco- Sorrisi, rossa sulle guance.
Il tempo cominciava a divenire freddo e il mio respiro a trasformarsi in simpatiche nuvole di vapore.
-Per quale motivo viaggi per le città umane-?
-perché...- Mi disse rivolgendo più intensamente lo sguardo al satellite.
-Anche tu credi per caso che gli umani siano tutti uguali-? Domandai.
-è proprio un umano quello che sto cercando-
“Cosa”?
Lo fissai.
-Quando ero più giovane mi persi in una strana città…Una città deserta. Pieni di immondizia e nient’altro, con case barcollanti e assassini spietati. Mi spaventai nel vedere tutte quelle persone fissarmi quando passavo.
Quando svoltai l’angolo di una via polverosa un ragazzo con una busta di cibo in mano mi fissò. Aveva dei capelli neri scuri e due grandi occhi, scrutavano il mio pelo senza paura…Non ne aveva bisogno in quella città.
In un primo momento mi misi a ringhiare, ma poi abbassai indietro le orecchie e mugolai, affamato.
Il ragazzo estrasse dalla busta una bistecca e lo posizionò davanti a sé.
-Hai fame-? Domandò sorridente.
Rizzai le orecchie, rallegrato da quella domanda.
Mi avvicinai piano, annusai la carne ma non mi fidai.
-Non preoccuparti non voglio farti niente, guarda- Morse la carne e la ingoiò, dimostrandomi che non c’era pericolo.
-Visto? Coraggio prendila- Mi disse, avvicinando la bistecca al mio muso.
La leccai, poi con un movimento rapido la presi in bocca, la masticai e la ingoiai. Ora davanti a me avevo la sua mano. Mi avvicinai di più…Annusai e mi accarezzò il pelo sporco di terriccio.
-Se non stai attento ti uccideranno- Mi disse continuando ad accarezzarmi.
-Questa città è chiamata delle stelle cadenti…Per me è bellissima…Ma anche letale-
Si allontanò, mi sedetti per guardarlo andare via.
Lo stesso episodio si ripresentò anche il giorno dopo: Lo aspettavo a quell’angolo, scodinzolando.
-Non ti stancherai mai di venire a trovarmi eh-? Mi domandò guardandomi bere il latte che mi aveva versato nella ciotola rossa porpora.
I suoi occhi tondi mi mettevano di buon umore e sapevo di potermi fidare di lui.
Sempre con quei vestiti scuri e i capelli neri ribelli al vento.
Un giorno come tanti lo aspettai all’incrocio e una volta arrivato mi portò nel punto che inquadrava tutta la città delle stelle cadenti.
-Sai, non ti ho nemmeno dato un nome, come posso chimarti?...Che ne dici di Daiki-? Mi domandò.
Abbaiai felice.
“Daiki, come suona bene”!
Passarono ben due mesi.
Avevo perso di vista quel ragazzo dopo un assalto da parte di alcuni banditi alla città delle stelle cadenti e vagai per cercarlo.
………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Città…delle stelle cadenti hai detto-?
-Proprio così- mi rispose.
-io… Credo di esserci già stata seguendo la tua descrizione…- Pensai.
“Quella bambina…”
Vattene, vattene, devi vivere”
Aprii gli occhi.
-Quindi non hai più avuto notizie di quel ragazzo da allora-? Domandai per smorzare il silenzio.
“Il luogo in cui incontrai quella bambina…Che fosse la città delle stelle cadenti di cui parlava Daiki”?
-è ormai da molto che lo cerco…Sono anni…Ho vagato per molte le città, ma sono stato catturato e obbligato a perdere tempo all’arena celeste…E non conosco nemeno il suo nome…Non me lo disse mai- Mi disse.
-Capisco, capisco…Quindi voi due conoscete la città delle stelle cadenti-. Una voce cupa e divertita alle nostre spalle.
Ci girammo di scatto, tramutandoci in lupi dalle potenti fauci serrate.
Una figura alta si avvicinò a noi.
-Hisoka-?  domandai arrossendo in viso, rizzando le orecchie.
-Cosa vuoi-? Gli ringhiò Daiki.
-Calmi calmi, non ho intenzione di fare nulla, solamente che non ho potuto fare a meno seguire la vostra conversazione.
-Da quanto ci stavi ascoltando-? Cercai di ridurre il rossore delle miei guance.
-Se volete delle risposte dovreste andare a York Shin City- Ci disse, mescolando un mazzo di carte, non curandosi della mia domanda.
-York shin…City-? Domandammo insieme.
-Quella città racchiude un sacco di inforazioni…Sono sicuro che troverete elementi ricorrenti alla città delle stele cadenti- Ci disse ghignando.
Lo guardammo, piegando la testa…Come due cuccioli curiosi.
-Se quello che dice è vero…Che quel ragazzo sia lì-? Domandò a bassa voce.
-Hai per caso intenzione di andarci-? Domandai.
-Se c’è anche una misera possibilità di ritrovarlo…Non ho altra scelta-.
“Deve essere stato un caro amico per Daiki” Sorrisi.
Il silenzio fu interrotto da un mio sbadiglio.
-Sono parecchio stanca…Sono felice di aver rivisto la luna- Sorrisi, son gli occhi lucidi e stanchi.
-Ti riaccompagno in stanza- Mi disse Daiki lanciando uno sguardo malizioso che fece divertire il mago.
-on preoccuparti, pesa ad andare a dormire…- Gli sorrisi.
Daiki ci guardò per l’ultima volta e poi corse via, saltando su rami di alberi possenti che abbellivano il guardino dell’edificio.
-Oh come mai non hai voluto che ti riaccompagnasse in stanza?…Con lui non ti senti al sicuro-? Mi domandò avvicinandosi.
“Tsk, ricominica”.
Però ora ero nella forma lupo e nulla mia avrebbe spaventata a tal punto di rimanere immobile o impassibile.
Feci un salto, allontanandomi all’indietro di parecchi metri.
-Ecco…Ti Ringrazio…Per quelle che hai fatto dopo il combattimento con Darsia- Abbaiai, per poi girarmi e scappare nella direzione opposta a Daiki…Volevo dormire sotto la luna quella notte…Per un mese non l’avrei più rivista così tonda e luminosa.
-Interessante…Davvero interessante- Disse Hisoka, portandosi una mano sulla bocca e bloccando una risatina inquietante.
-Un ragazzo cresciuto nella città delle stelle cadenti e scappato a causa di un assalto…Mi ricorda qualcosa-? Disse, passandosi la lingua sulle labbra e guardando nelle direzione i cui scomparii poco prima.
Nelle sue parole…C’era qualcosa di strano…Che fosse già entrato in contato con quel ragazzo?
Mi addormentai sopra il ramo di un albero di canfora, che era cresciuto in quell’immenso guiardino.
Chiusi gli occhi con un sorriso sul muso.
-Daiki…Città delle stelle cadenti…Quel ragazzo che ha incontrato…-
-Non sono l’unica a vedere un germoglio in mezzo alla neve-. Mi addormentai profondamente immersa nella bianca pelliccia
 
 
 
 

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Capitolo 29
*** la sussurratrice ***


Un ululato mi svegliò...Un ululato dolce.
Rizzai le orecchie per poi aprire lentamente gli occhi.
-Stai ancora dormendo-? Un lupo marrone ai piedi dell’albero mi svegliò.
-Daiki-? Mi sporsi verso il vuoto per vederlo meglio.
-Scendi subito…Il tuo amico sta combattendo- Mi abbaiò.
-Amico-? Domandai, ero ancora rintontita dal sonno.
-Intendo il tuo amico vestito di verde che ama gli animali-
-Gon-? Balzai giù, scaraventandogli del vento addosso.
-Contro chi-? Domandai, guardando la torre celeste.
Daiki mi guardò serio…Mostrandomi i denti.
-Contro quel pazzo-!.
I miei occhi si spalancarono.
-Hisoka-? Domandai, voltandomi verso l’entrata e cominciando a correre, destando non pochi sospetti.
-Hei, torna umana…Vuoi forse che tutta l’arena vada nel panico-? Mi domandò Daiki correndomi affianco.
Mi tramutai piano piano, cercando di aumentare la velocità.
-Quell’idiota- dissi, per poi slanciarmi con un salto alla prossima scalinata.
Arrivammo al 200 piano e ci intrufolammo nell’arena.
-Malediszione…Stanno proprio lottando- Urlai, stringendo tra le mani la sbarra di ferro che ci divideva dagli spalti.
-Daiki avviciniamoci…Daiki-? Lo fissai, vedendolo assente e con lo sguardo puntato al ring.
-Daiki- Sussurrai guardandolo.
-Colo critico più atterramento, altri tre punti a Hisoka- La voce lo fece risvegliare.
-Gon sta perdendo-? Domandò.
-Non saprei…Pare che Hisoka sia in vantaggio-.
-Yo Shelia- Una voce mi fece girare lo sguardo nella fila accanto a noi.
-Killua-? Domandai felice.
Mi fece segno di venire.
Daiki rimase in piedi, osservando l’incontro mangiandosi un unghia: pareva nervoso.
-Gon è riuscito a colpire Hisoka e restituirgli la targhetta, ma non sembra avere speranze di vittoria- Disse l’argentato.
-Capisco, è riuscito a colpirlo eh-? Domandai a bassa voce felicemente.
“Ce l’hai fatta, Gon”
-Inoltre Hisoka può trasformare la sua aura in una sostanza gommmosa che pu restringere o estendere a suo piacimento…Questo potrebbero essere un problema per Gon- Osservò Killua.
-Aura gommosa-? Domandai fissando l’arena.
Non feci in tempo ad osservare il combattimento che vidi il piccolo Gon scaraventato fuori dal ring, colpito da un’enorme pezzo di pietra.
-Un pezzo della piastrella del ring è finita in faccia a Gon- Urlò Killua alzandosi.
Il piccolo si rialzò subito, ma l’arbitro dichiarò la vittoria del mago, che aveva totalizzato dodici punti, rispetto ai tre miseri di Gon.
-Eh? Ma quindi è finita così-? Domandò il piccolo, dolorante dalla botta.
-Hai fatto grandi progressi, ma ti manca ancora l’esperienza. Io non combatterò più con te nell’arena celeste, il nostro scontro avverrà nel mondo esterno…Al costo della vita- Disse il prestigiatore guardandolo negli occhi e allontanarsi.
Gon lo guardò andarsene e poi si buttò a peso morto sul pavimento.
-è lontano…Ma non irraggiungibile- Sorrise.
-La vittoria va quindi al potente Hisoka, grazie per essere venuti- La telecronista concluse l’incontro con un amichevole saluto.
-Peccato, ce lo siamo perso eh Daiki?...Daiki-? Mi guardai in giro e capii di averlo perso di vista.
-Shelia vieni, aspettiamo Gon fuori dagli spogliati e poi andiamo a mangiare qualcosa- Mi disse Killua con le mani in tasca.
-Eh? Oh certo- Sorrisi.
“Dove si sarà cacciato”?
Un lupo dal marroncino pelo correva in mezzo ai corridoi.
“Questo odore…Lo riconosco…è senza dubbio il suo”
Un ringhio appariva sul suo volto.
Si diresse verso una delle camere presenti appena fuori dal ring del 200 piano, rimanendoci davanti riprendendo fiato.
Annusò la porta, spalancò gli occhi e cominciò a dare forti spinte con la spalla, cercando di sfondarla.
Con le unghie la grattò, lasciando graffi irreparabili su quella porta del suo stesso colore.
Riuscii a sbloccarla, facendola aprire.
Lo scricchiolio della porta che si apriva era accompagnato dal ringhio furioso di Daiki.
Scorse una figura femminile con i suoi occhi grigi, accanto alla finestra e illuminata dalla luce dello spento sole di un freddo pomeriggio.
La ragazza rimase impassibile: Aveva i capelli rosa raccolti in una coda di cavallo, un bel fisico e lo sguardo di ghiaccio…Sorreggeva una strana sacca.
-Chi sei-? Domandò Daiki ringhiandole.
La ragazza si girò lentamente, guardando l’animale.
-Questo dovrei dirlo io, sei in una stanza privata- Disse solamente.
-Sta zitta, ti consiglio di non farmi arrabbiare- Le ringhiò il lupo dai magici occhi grigi luminosi.
La giovane si girò del tutto, scrutando l’animale più di una volta.
-Cosa vuoi-?
Daiki si irritò.
-Hai uno strano odore addosso…è l’odore di una persona che sto cercando da tempo…- Abbaiò, muovendo la coda.
-Probabilmente qualcuno che ho ucciso- Rispose lei appoggiando la sacca a terra.
-Non prendermi in giro…Tu conosci qualcuno proveniente dalla città delle stelle cadenti-? Domandò Daiki, trasformandosi lentamente in un ragazzo.
La ragazza si stupii, ma non lo diede a vedere.
-Chissà, forse- Disse semplicemente, guardandolo divenuto ormai un umano.
Daiki strinse i denti.
-Lo conosci vero-? Domandò, stringendo i pugni.
La ragazza, vedendo l’odio che gli occhi di Daiki sprigionavano, capii di quale persona si trattasse.
Il silenzio avvolse entrambi, dando vita ad una sovrannaturale lotta tra parole mute.
-Non sono affari che ti riguardano, vattene- Gli disse, rimettendosi a guardare la finestra.
Daiki rise, portandosi una mano in volto, coprendoselo.
-Quindi se è ancora vivo…Mi ha abbandonato- Disse a bassa voce.
Si girò, girandosi verso la porta per uscire.
Lanciò un ultimo sguardo alla ragazza come per dire “Se non mi dirai dove si trova lo farò da solo” e scattò via.
Dopo un breve tempo, entrò nella stanza un latro individuo.
-Oh, ma che succede? La porta è stata distrutta- Una voce cupa e maligna, per niente rassicurante.
-Ah dici quella? Per forza un lupo l’ha sfondata- Disse la ragazza.
La figura era ora illuminata dalla luce della finestra, che lo avvolse.
Uno strano prestigiatore si avvicinò alla ragazza.
-hai detto un lupo-? Sussurrò, continuando a guardarla.
-Già, ha detto di conoscere l’odore di un cittadino della città delle stelle cadenti- Disse, abbassandosi e sistemando le cose della sua piccola sacca.
-Un lupo eh-? Estrasse un Joker dalla mano…Così…Per magia.
-Come può una creatura del genere conoscerlo-? Domandò la ragazza.
-Chissà- Rise Hisoka.
-è una creatura molto rara…- Disse la donna, rivolgendosi al mago
-Non sarebbe divertente se si incontrassero-? Domandò l’uomo, con quei suoi gialli occhi penetranti.
-Tsk, secondo me gli farebbe solo perdere tempo…- Disse la ragazza, sollevando il suo bagaglio.
-Allora vado- Disse.
-Di già-? Domandò Hisoka…Quasi…Dispiaciuto.
-Ovvio, il mio lavoro qui è finito e a proposito…Il capo ha anticipato l’incontro, sarà tra due settimane a York Shin city- Disse la ragazza.
Il mago sorrise.
-Interessante, pare che questa volta sarò costretto a presentarmi- Una voce quasi sussurrata, da mettere i brividi.
La ragazzo s’incamminò verso la porta, per poi fermarsi al fianco di Hisoka.
-Quell’animale va tenuto d’occhio, potrebbe interessare al capo. Dopo tutto è una bestia rara- Detto questo se ne andò.
Una risatina come risposta.
-Ahhhh, ci voleva proprio- Dissi io, mangiando un grande gelato.
-Gon non è ancora uscito…Che sta facendo-? Disse Killua, rigirando il suo, quasi sciolto completamente.
-Vado a dare un’occhiata, aspettami qui- Disse Il bambino alzandosi.
-va bene- Dissi.
Finii l’ultimo boccone del gelato e mi rilassai, guardando l’ombrellone sopra il nostro tavolo.
Sentii dei passi arrivare da dietro e mi giari.
-Daiki, dove ti eri cacciato-? Domandai, vedendolo avvicinarsi con le mani in tasca.
Si sedette sulla sedia di Killua e colpì violentemente il tavolo.
-D-Daiki, che diavolo fai-? Urlai, spaventata dall’accaduto.
-Quella donna…Quella donna sa dove si trova la persona che cerco- Disse, con le mani tra i capelli.
-Una donna-? Domandai.
-Già, mentre guardavo l’incontro tra Gon e Hisoka ho sentito l’odore della persona che sto cercando avvicinarsi. Più mi avvicinavo e più lei si allontanava…Se il suo odore si è posato su di lei…Non può essere lontano- Disse stringendo i pugni.
Lo guardai, con dispiacere.
-Ho un’idea…E se la seguissimo? Hai memorizzato il suo odore no-? Gli chiesi.
-Io so già doc’è andata…è partita appena me ne sono andato…Verso York shin city- Mi disse.
-York Shin city…Ma è la stessa città di cui ci ha parlato Hisoka- Mi alzai dalla sedia.
-Già…Strano- Sussurrò.
-Sheliaaaaa, Daikiiii- Una vocina ci fece riprendere dai nostri pensieri.
-Gon- Dissi sorridendo.
-Oh Daiki ci sei anche tu…Che bello-! Disse sorridente, con alcuni cerotti in viso.
-Accidenti mi hai fatto preoccupare lo sai-? Gli cirocondai il collo con un braccio mentre con l’altra mano gli sfregavo la testa.
-Ahi, ahi, Shelia mi fai male…Smettila Sheliaaaa- Urlava Gon, cercando di liberarsi.
Daiki appoggiò il mento su una mano.
-Lo sai Gon? Assomigli molto alla sussurratrice- Sorrise.
Mi fermai.
-Sussurratrice-? Domandò Gon.
Lo lasciai.
-Si! La sussurratrice è una ragazza-. Dissi, guardando in faccia il piccolo.
-Una ragazza-? Domandò Gon.
-Esatto…Una ragazza capace di comprendere il cuore e i pensieri degli animali- Dissi.
-Fantastico- Gli occhi di Gon luccicarono.
-Però, non è una ragazza qualsiasi: Si dice che gli animali, una volta conosciuta, facciano di tutto per difenderla e risiede con loro nelle foreste.- Dissi, con un dito sotto al mento, pensierosa-.
-è mai stata vista- ? domandò Gon ai due lupi.
-Alcuni animali hanno addirittura abbandonato la loro vita e i loro branchi per seguirla…Mi piacerebbe incontrarla un giorno- Sorrisi, arrossendo lievemente sulle guance.
-Fantastico…Chissà se anche io un giorno la incontrerò…Oh ci sono…Vi invito tutti all’isola balena, che ne dite-? Ci sorrise il piccolo.
-Isola balena-? Domandammo insieme io e Daiki.
Inizialmente l’amico mi guardò in modo preoccupato.
-non preoccuparti…York Shin non va da nessuna parte- Sorrisi.
-Chiederò a Conta se abbia mai visto la sussurratrice- Mi disse Gon, entusiasta.
-Chi è Conta-? Domandai.
-La mia amica Volpe orsa- Disse.
“Questo bambino è veramente…Unico”.
-Shelia…Dammi qualche altro dettaglio sulla sussurratrice-.
I miei occhi lucciacarono…Sorrisi.
-A lei piace suonare il flauto…Alcuni del mio branco dissero si averla sentita suonare durante la notte-. Raccontavo molto dettagliatamente.
-Che forza…Dimmi ancora qualcos’altro- Mi disse.
-Certo…Gon- Sorrisi, arrossendo sulle guance, accompagnata dai discorsi tra daiki e Killua che bisbigliavano tra loro.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** La melodia divina ***


-Zia Mitoooooo- Una voce urlava all’orizzonte, attirando l’attenzione di una donna che stendeva i panni.
-Gon-? Domandò, vedendo un bambino correrle incontro.
-GON- Urlò felice.
-Zia Mito…Sono a casa- Disse il piccolo, abbracciandola forte.
-Ben tornato, Gon- Ricambiò Mito.
Da dietro io, Daiki e Killua avanzavamo lentamente.
-Voi dovete i suoi amici no-? Ci sorrise.
Alzammo tutti lo sguardo, stravolti dalle quattro ore di nave.
Ci fece accomodare in casa.
-Potevi avvisarmi…Non ho comprato nulla da prepararvi- Disse Mito, un po’ arrabbiata.
-Non è un problema-  la rassicurarono Killua e Daiki.
-Giusto, andate a fare un bagno, farò il bucato quindi datemi i vostri vestiti-.
-Va bene, dopo- Disse Gon.
-Ora-! Ribattè la zia.
-Avete dieci secondi…- Disse seria.
-Dieci, nove, otto, sette, sei…-
-Fa sempre così-? Domandarono Daiki e Killua a Gon, coprendosi la mano con la bocca, senza farsi sentire.
-Già, coraggio andiamo- Disse il piccolo tirando la maglietta di Killua.
Tutti e tre erano entrati nel piccolo ma bellissimo bagno.
Gon entrò nella vasca piena di acqua calda, che spruzzava bolle di sapone profumato ovunque mentre Killua si divertiva a stuzzicare Daiki con degli spruzzi, facendolo ringhiare.
-Daiki lasciami la testa, fa male- Urlò Killua, cercando di staccarsi Daiki dai capelli, agganciato grazie ai denti.
-Oh…Dov’è Shelia-? Disse Gon, uscendo dall’acqua della vasca, coni capelli bagnati che gli accarezzavano il viso.
Ormai era quasi sera, il viaggio aveva tolto a tutti delle forze.
Il venticello accarezzava gli alberi…Il tempo era rinfrescato.
-Ti sei perso-? Domandai in ginocchio, guardando un cucciolo di volpe orso.
Il piccolo mi ringhiò, facendomi segno con gli artigli di andarmene.
Sorrisi.
-Vieni- Dissi, allargando le braccia, sfiorate dai lunghi capelli bianchi e luccicanti.
L’animaletto smise di ringhiare e abbassò le orecchie.
Le sue zampine vellutate sfiorarono l’erba, facendo cadere dalla punta dei fili le piccole gocce di rugiada.
Annusò la mia mano e poi la leccò, cercando di capire se fosse una minaccia.
-Va tutto bene- Gli sorrisi, arrossendo sulle guance.
I baffi del piccolo mi solleticarono le dita e questo mi fece ridere.
Gli alberi ci coprivano dalla luce della luna, avvolgendoci nella cupa oscurità della notte.
La piccola volpe orsa mi salì in braccio, affondando il muso nelle mie braccia.
Le accarezzai la schiena, morbida e calda…La sua mamma sarà stata preoccupata.
Camminai per il bosco, con le braccia calde a causa di quell’animaletto.
Rivolsi il naso verso l’alto e annusai l’aria, individuando l’odore di un’altra volpe orsa.
-La tua mamma sarà in pensiero per te- Sussurrai alla bestiola, che mi guardò con uno strano luccichio negli occhi.
Camminai, impedendo alle foglie ormai cadute di fare rumore.
Attraversati gli alberi più possenti arrivai in una piccola piana ricca di verde, con un bellissimo albero al centro.
Mi avvicinai e, mentre con un braccio reggevo il cucciolo con l’altro accarezzai il tronco ruvido di quel magnifico arbusto.
-Questa foresta è così sana- Dissi, appoggiando la testa contro il tronco.
Un ringhio potente mi fece girare dalla parte opposta.
Una grande volpe orsa era davanti a me, alzata su due zampe, arrabbiata e preoccupata nello stesso tempo.
Con la bocca socchiusa annusai l’aria che sfiorava il suo pelo.
Sorrisi.
“Ha il suo odore”.
L’animale adulto alzò una zampa, pronta a scagliarmela contro.
Mi inginocchiai, aprii le braccia permettendo al piccolo si correrle in contro, strusciandosi contro la sua grande zampa.
La grande Volpe Orsa leccò la testa del piccolo delicatamente più volte per rassicurarlo che non sarebbe più successo…Non lo avrebbe più perso di vista.
Mi sollevai, incrociando le mani dietro la schiena, fissandoli.
-Abbi cura di quel cucciolo- Il vento accarezzava il mio viso.
La creatura osservò il mio volto, con gli occhi luccicanti e pieni di gratitudine.
Mi parve di vederla sorridere per poi strofinare di nuovo il suo muso contro quello del piccolo.
“Grazie”
La sua voce trapassò la mia mente, danandomi un senso di piacere.
-Di niente, Conta- Sorrisi, salutandoli con la mano.
-Sono splendidi vero-? Una voce femminile alle mie spalle mi accarezzò le orecchie.
-M-Mito-san?…Mi scusi davvero per essere sparita in quel modo…Ma questa foresta è davvero molto bella- dissi, guardando di nuovo l’albero.
-Già, sono foreste incontaminate, senza il pericolo dell’intrusione dell’uomo- Mi disse avvicinandosi.
-Shelia-chan, queste sono le foreste in cui è cresciuto Gon, tutti gli animali sono suoi amici- Mi disse, portandosi le mani sui fianchi.
-Lo immaginavo, lui è davvero speciale- I miei occhi brillarono.
-Shelia-chan-? Mi domandò Mito.
-Mi scusi…Il fatto è che Gon  stata la prima persona che ho conosciuto…Gli devo molto- Dissi, asciugandomi gli occhi.
-Posso ascoltare la foresta, i suoi abitanti…Questa foresta…è davvero fantastica- Dissi.
-Lo è grazie al padre di Gon…Lui ha sempre vissuto qui e ha sempre protetto la foresta dai bracconieri…Ma quell’uomo ormai è sinonimo di mistero. - Disse, socchiudendo gli occhi in segno di dispiacere.
-Gon lo troverà…- Sorrisi.
Mito mi osservò, sorridendo.
“Questa ragazzina…è così piacevole da ascoltare...Però nel suo cuore, riaccheggia una melodia così triste…Sul suo volto, leggo solo tristezza”
Mito si avvicinò a me e, dopo essersi inginocchiata mi abbracciò forte.
-M-Mito-san-? Domandai, imbarazzata.
-Non aver paura di ammettere che ti senti sola, non so nulla di te, ma anche io ho sofferto in passato e posso capire come ci si sente- Mi disse, stringendomi più forte.
I miei occhi si riempirono di lacrime, bagnando i suoi profumati capelli castani.
Chiusi gli occhi, in quell’abbraccio così materno.
“Proprio come la mamma” Pensai, strofinando le mie ciglia umide sul suo vestito rosso.
“Nel mio viaggio ho incontrato delle persone così gentili…Sunny” Pensai.
Si staccò da me, rialzandosi in piedi.
-Allora, andiamo dentro-? Mi domandò sorridente.
-L-la ringrazio tanto, ma credo che resterò fuori ancora un pò- Dissi, arrossendo.
Si avviò verso la casa, facilmente visibile e poco distante, lasciandomi con un dolce sorriso.
Rimasi ferma, stringendomi le braccia forte.
-è una sensazione così bella- Sussurrai.
Ne volevo ancora…
“Quando ero in difficoltà, mi hanno sempre aiutata…Mi hanno sempre retto in piedi…Dopo quello che era successo a Sunny, dopo averla vista morire ho creduto di non poter più avere un amico…Sono così felice” Pensai.
-Voglio stare con loro…Non voglio assolutamente perderli- Dissi, asciugandomi con gli avambracci gli occhi.
-Gon, Killua, Kurapika, Leorio, Daiki…- Dissi felice, guardando il cielo.
-Loro sono preziosi, non voglio perdere…Altri amci- Dissi decisa.
In un lampo, il colore bianco prese a divorarmi il corpo, il mio spirito da lupo in quella immensa e sana foresta venne risvegliato…Fissai il cielo, avvolta dal folto pelo chiaro che risplendeva sotto lo spicchio misero di quella luna fioca tra le nuvole.
Tu che ascolti il canto, canti e ti disperi.
Tu che guardi il cielo, guardi e ti disperi.
Un candido suono di uno strumento a fiato
Un sussurro per ricordarti che la tua vita è unica
Un sussurro per ricordarti che la tua vita è unica
Vieni da me in questa notte impura”
Una canzone cantata da una voce pulita, candida e pura.
Mi girai di scatto, una ragazza dai lunghi capelli neri con un vestito bianco, circondata da cervi, volpi, uccelli e alcune volpi orso.
Nei loro occhi, qualcosa di strano.
-T-tu sei-? Domandai, aprendo la bocca dallo stupore.
La ragazza non si mosse, appoggiò le sue candide labbra al flauto e suonò una melodia.
Tutti gli animali presenti si accovacciarono, ascoltandola.
I miei occhi tremarono.
“Perché mi sento….Così felice? Voglio avvicinarmi a lei…” Pensai.
La ragazza tese un braccio verso di me, fissandomi gli occhi gialli con i suoi, neri come lo spazio, come il cielo notturno…Sembravano non avere fondo.
-Puoi venire anche tu …Shelia-
-Sheliaaaaaaaa- Una vocina fece spaventare la ragazza, che sparì correndo nel cuore della foresta seguita dagli animali.
Spaventò anche me e, in men che non si dica, tornai ad essere umana.
-Shelia ecco dov’eri finita- Mi disse Gon, raggiungendomi.
-Cavolo, non sparire in questo modo- Mi disse Killua.
-Daiki ci sta aspettando, lo raggiungiamo-? Mi domandò il piccolo dai neri capelli ribelli.
“Che fosse davvero…La sussurratrice”?
-Certo…Andiamo- Dissi, avviandomi verso la casa.
-Qualcosa non va Gon-? Domandò Killua all’amico che, da dietro, non aveva ancora smesso di fissarmi.
-C’era qualcosa di strano nei suoi occhi…Qualcosa di diverso- Disse con tono serio.
-Eeeeh-? Disse Killua, guardandomi a sua volta.
“Non può essere…Allora non era solo una leggenda” I miei occhi gialli erano lievemente spenti…Qualcosa mi aveva agitata.
-Daiki-kun, ti ho preparato una cioccolata calda…Daiki-kun-? La nonna di Gon raggiunse Daiki nella stanza dove quest’ultimo stava appoggiato sul davanzale, osservando il panorama con degli strani occhi…
-La…Ringrazio….Molto- Disse, con voce quasi sussurrata, lo sguardo assente.
“Quella melodia…Che fosse…”
 
 
 
““Tu che ascolti il canto, canti e ti disperi.
Tu che guardi il cielo, guardi e ti disperi.
Un candido suono di uno strumento a fiato
Un sussurro per ricordarti che la tua vita è unica
Un sussurro per ricordarti che la tua vita è unica
Vieni da me in questa notte impura”
 
-Angolo Autrice-
Ciao ed eccomi con il nuovo capitolo :D, ormai la trama è a buon punto e spero che la storia continui a piacervi. Io ringrazio tutti voi che leggete la mia storia e che la recensite, ricordate che le recensioni le apprezzo sempre :3
Grazie tante e al prossimo capitolo <3
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 

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Capitolo 31
*** York Shin city ***


Era ormai una settimana che risiedevamo nella casa di Gon, piccola ma incredibilmente accogliente…Come lui.
-Cooooooosa? Volete andare a York Shin City-? Domandò Gon a me e a Daiki, seduti nella sua stanza.
-Proprio così…C’è una persona che dobbiamo assolutamente trovare- Dissi.
-Ma York Shin City non è la città dove una volta all’anno viene effettuata la più grande asta del mondo-? Domandò Killua.
-Esatto- Disse Daiki.
-Come fate a sapere che la persona che cercate si trova proprio lì-? Domandò Killua.
-Ce lo ho detto Hisoka- Dissi.
-Hisoka? Quando-? Domandò curioso Gon.
-Una sera alla torre celeste-
-Ha detto che molto probabilmente la persona che cero è in quella città…- Concluse Daiki.
-Vedete, quella persona ha aiutato molto Daiki quando era un cucciolo, una volta sparito non ha fatto altro che cercarlo giusto- Cercai di spiegare ai due bambini per poi rivolgermi verso Daiki.
-Si, se c’è anche una piccola possibilità di ritrovarlo ci devo provare-.
“Quella donna…Lei sapeva…Aveva il suo odore addosso”
-Abbiamo in programma di partire oggi stesso- Disse alzandosi.
-Gon Killua, voi venite-? Domandai, alzandomi.
-Ecco…- Nel dirlo aveva preso in mano una piccola scatola.
-L’ha lasciata il padre di Gon dicendo a sua zia di dargliela quando fosse diventato Hunter…- Continuò Killua.
-Ho provato varie volte ad aprirla e forzarla ma propria non ne vuole sapere- Disse Il piccolo Gon, provandoci un’altra volta.
-Prima vogliamo scoprire di più su questo oggetto- Disse Killua.
-Noi partiamo subito…Non possiamo aspettare- Disse Daiki.
-E perché no-? Domandò Gon, asciugandosi il sudore dalla fronte per lo sforzo.
-Se la persona che cerco è legata in qualche modo all’asta non abbiamo molto tempo; in più arrivando prima potremmo cercare Hisoka….Sono sicuro che ci sta già aspettando- Disse il ragazzo dai capelli marroni chiaro, tendenti al beige.
-Allora appena avremmo aperto la scatola vi raggiungeremo- Disse Gon, ancora seduto.
-Si, alla prossima- Li salutammo.
-Grazie per l’ospitalità, speriamo di non aver arrecato disturbo- facemmo entrambi un inchino per ringrazio are la zia e la nonna di Gon, che ci sorrisero.
-Tornate ancora a trovarci- Ci dissero sorridenti.
-Bye Bye- Urlai correndo e guardando la casa diventare sempre più piccola.
Salimmo sulla nave diretta a York Shin City…Quella città avvolta da un misterioso mantello era la nostra prossima meta.
-benvenuti signori, arriveremo a destinazione tra tre ore esatte, spero che il viaggio sia di vostro gradimento- Una signorina ci porse due bottigliette di acqua gratis.
-Grazie mille- Le dissi.
Camminammo in giro per la nave, guardando l’acqua del mare sbattere rudemente sui bordi del mezzo.
-York Shin City…Quella città è un covo pericoloso in questo periodo- Dissi Daiki a bassa voce.
-Perché-?
-In questo momento grandi quantità di soldi e oggetti preziosi stanno circolando a causa dell’asta…La mafia entrerà in azione-
-M-mafia-? Chiesi spaventata.
-Non preoccuparti, non sono assassini spietati come gli Zoaldick, teoricamente dovrebbero difendere la merce dai rapinatori e i ladri- Disse con un piccolo sorrisetto in volto.
-Cosa? Addirittura coinvolgere la mafia per proteggere dai ladri-? Chiesi, preoccupata dalla risposta.
-La brigata fantasma…è lei il problema dell’asta- Dissi.
-Brigata fantasma-?
“La stessa brigata di cui ci ha parlato Kurapika, la stessa che ha sterminato il suo clan…Che in quella  città….Ci sia anche lui”?
-Shelia…Qualcosa non va-? Mi domandò Daiki.
Scossi la testa e aprii la mia bottiglia d’acqua.
-No, non  niente, mi sono solo fermata ad ascoltare la melodia delle onde-.
“Melodia”
“Melodia”
Ci guardammo.
-L’hai sentita? Una settimana fa…hai sentitio una melodia-? Mi domandò Daiki con il sudore alla fronte.
-Si, l’ho sentita- Dissi.
-Che sia la suss- Daiki venne interrotto dal mio pugno che strinse la bottiglia d’acqua, rovesciandone gran parte per terra.
-Si…La sussurratrice era sull’isola balena…L’ho vista accerchiata da animali felici, talmente felici da aver perso di vista il loro scopo nella vita….I loro occhi erano assenti, non capivano più niente, avevano solo lei nel loro campo visivo…Nient’altro- Dissi, con lo sguardo abbassato.
-Shelia…- Mi sussorrò Daiki.
-Io l’ho sempre vista come una divinità…Ma dopo aver visto tutti quegli animali intorno a lei…Assenti…Io credevo che la sussurratrice fosse una guida…Non un ostacolo- Dissi.
“Ha ragione…Anche io stavo per perdermi…I miei occhi non vedevano altro che felicità”
-Mi ha teso la mano…stavo per andare da lei….Stavo per dimenticare te, GOn e gli altri…Non lo permetterò mai- Dissi, schiacciando completamente la bottiglia.
-Una volta avvistata la sussurratrice, non si riesce a resisterle giusto-? Mi domandò Daiki.
-La leggenda dice così…- Guardai nel vuoto.
Mi schiaffeggiai lievemente le guace.
-Aaaaaaa ma chi se ne importa, la prossima volta che la vedremo ci gireremo dall’altra parte giusto-? Domandai, sorridente.
-S-si, giusto- Mi sorrise Daiki.
“Shelia…Io ero…Davvero felice. Se ricapitasse un’altra volta…Non so se riuscirò ad ignorarla”
-Credo che andrò a farmi una bella dormita- Disse Daiki spalancando le fauci in un rumoroso sbadiglio.
-Io voglio rimanere qui ancora un po’- Dissi io.
Daiki si allontanò nella cabina a noi assegnata, rannicchiandosi nel suo pelo e avvolgendosi con la morbida coda folta e calda.
Camminai per la nave, non sapevo come ammazzare il tempo.
Salì sul ponte della nave e arrivai ad arrampicarmi sull’albero maestro…
Misi un piede su uno dei rami dell’albero, cominciai a camminare lentamente, aprendo le braccia per rimanere in equilibrio.
Mi fermai al centro…Perfettamente in mezzo.
-Eccola…York Shin City- Dissi, scrutandola al’orizzonte, avvolta dalla nebbia del mistero.
La nave sbarcò poco dopo e riuscimmo finalmente a rimettere i piedi a terra dopo ben tre ore di stressante navigata.
-Non ce la facevo più, cominciavo a soffrire il mal di mare- Mi disse Daiki, camminando al mio fianco.
-Tieni gli occhi aperti- Dissi a Daiki, guardandomi in giro.
Entrammo in uno dei vicoli più bui e isolati tra i grandi palazzi di York Shin.
-Non dobbiamo farci notare-? Mi disse Daiki.
-Si, ma solo dalla persona che ci interessa- Sorrisi.
Divenni un lupo, lasciando il mio corpo diventare bianco senza che nessuno mi vedesse.
Inarcai la schiena e cominciai un dolce ma rumoroso ululato.
-Aiutami Daiki- Dissi.
In un lampo l’amico mi fu vicino, il io sguardo si perse nel suo pelo marrone chiaro, lucido e dall’odore gradevole. Era un lupo magnifico, più grande di me e dall’aspetto pi morbido e paffuto…Non avevo mai assaporato la sua magnificenza così, sotto la luce di due lampioni.
Il suo ululato era più forte e possente, rimasi stupefatta.
-Stupefacente- Scodinzolai, mentre Daiki continuava il suo ululato.
Si azzittì, abbassò i capo.
Ringhiò davanti a sé, dove non si riusciva a vedere la fine del vicolo a cuusa dell’oscurità.
Mi avvicinai a lui e mi misi a ringhiare a sua volta.
-Arriva qualcuno…- Sorrise Daiki, tra quelle letali fauci.
-Questo odore- Alzai la testa e girai le orecchie a destra e a sinistra.
Mi ritramutai in umana, cercando di scrutare attraverso l’oscurità e avanzando di qualche passo.
Daiki non si mosse, rimase con il pelo rizzato e il ringhio disegnato sulla bocca.
Mi girai nuovamente verso Daiki.
-Ero convinta di aver sentito un odore familiare-  Dissi, mentre il mio cervello non riuscì a recepire un sospettoso spostamento d’aria.
-Shelia-!! Daiki corse verso di me, ringhiando con un strana rabbia in volto, facendo schioccare le sue unghie nere contro l’asfalto della buia via.
“Daiki”?
Vidi un braccio passarmi davanti alla faccia, con una strana velocità.
“Ma che…”
Una mano mi tappò la bocca e mi tirò all’indietro.
-Shelia-!!! Ringhiò aumentando la velocità.
-Fermati- Una voce perforante, che mi fece venire i brividi lungo la schiena.
Daiki si fermò a fatica, lasciando sul suolo le strisce provocate dalle sue zampe in frenata.
Ringhiò.
I miei occhi tremavano, quella mano era saldamente incollata sulla mia bocca e non riuscì a spifferare parola.
Un’altra mano mi accarezzò i capelli, facendomi insospettire.
-Sei diventata più carina o è una mia impressione-? Queste parole mi furono sussurrate all’orecchio e, dopo essere arrossita, mi staccai dalla mano e la morsi, riuscendo così a tramutarmi in un lupo e posizionarmi pronta all’attacco.
Ringhiavo contro a quella misteriosa figura.
-Sempre lo stesso caratterino- Disse, lievemente divertito.
Guaì, alzando le orecchie.
-H-Hisoka-? Dissi, dietro a Daiki.
Si avvicinò all’area illuminata dai lampioni ed eccolo lì: Un prestigiatore dai rossi capelli pettinati all’indietro.
-Hai sentito in nostro richiamo-? Domandò Daiki tornando un ragazzo dai soffici capelli marroni.
Il mago rise e, con uno scatto, arrivò davanti a Daiki minacciando il suo collo con un’appuntita carta da poker.
-Tsk- Fece.
-Daiki- Urlai.
Hisoka avvicinò le labbra all’orecchio del giovane e sussurrò qualcosa, poco dopo sorriso e si scansò, lasciando Daiki nei suoi pensieri.
Facendo attenzione mi avvicinai al mio amico.
-D-Daiki-? Domandai vedendolo sudare freddo.
Si girò di scatto verso la strada principale.
-L’asta- Sussurrò.
Tramutatosi in lupo, cominciò a correre.
-Aspetta Daiki-! Urlai, seguendolo.
Corremmo lungo i marciapiedi, evitando le persone che, terrorizzate, cominciavano a scappare.
-D-Dei cani selvatici? No, sono dei lupi, aiuto, aiuto- La gente gridava, cercando di chiudersi dentro qualche edificio o negozio.
Correvamo uni affianco dell’altro.
-Daiki, che cosa ti ha detto Hisoka? Daiki? Daiki rispondimi- Cercavo di abbaiare, nascondendo il fiatone per l’improvviso scatto.
-L’asta, dobbiamo raggiungere l’asta- Mi abbaiò semplicemente, senza nemmeno guardarmi, tenendo gli occhi incollati sulla strada.
-L’asta-? Domandai.
-Si, Hisoka ha detto che la persona che cerco si troverà lì- Correva ancora più veloce.
Dalla strada ci spostammo ai tetti, per evitare di ritrovarci qualcuno alle calcagna.
Intanto, una figura sulla cima di un palazzo illuminato dalle luci della notte e dei luccichio della città ci scrutava.
-Sarà un incontro interessante…Molto interessante- Una risata accompagnò la cupa atmosfera, fissando lo sguardo verso due lupi diretti ad una nobile asta.
 
 
 
 

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Capitolo 32
*** Strage ***


-Predi questo bastardo d’un cane- Un uomo prese un bastone e cercò di scagliarlo sul muso di Daiki.
Il lupo lo schivò abbassandosi e, con uno scatto furtivo gli saltò alla gola, facendolo cadere all’indietro.
-Shelia, corriamo- Mi disse, risollevandosi da sopra il cadavere.
-Oh mio Dio, un uomo è morto, avvisate qualcuno- Alcue persone si erano accorte del trambusto.
-Daiki, stai attirando troppo l’attenzione- Gli dissi, ringhiando contro le persone armate che ci accerchiavano.
-Non abbiamo tempo da perdere qui con loro- Disse, correndo e saltandoli.
-Aspetta- Imitai la mossa, mettendomi a correre verso di lui, evitando tutti gli attacchi delle persone intorno a me.
-Quell’edificio, dobbiamo raggiungerlo- Mi abbaiò.
-Ricevuto- Sorrisi, aumentando il passo e liberando la strada a Daiki, scaraventando a terra i nemici sul viale principale.
-Ehi tu brutto bastardo- Un uomo mi prese per la coppa il modo violento e mi sollevò.
-Che sta facendo signore-? Domandai, tornata un umana con aria innocente, da bambina modello e facendomi arrossare le guance.
-Ma che? Poco fa avevo un lupo davanti…Che significa-? Disse, strofinandosi gli occhi con l’altra mano.
-Con permesso- Sorrisi.
Mi liberai dalla sua presa e gli sferrai un calcio sotto il mento, facendolo cadere e sbattere la testa. Appena sentii le sue mani lasciarmi mi misi di nuovo a correre in cerca di Daiki.
-Daiki-!! Urlavo, rimanendo umana per non destare sospetti.
-Il suo odore non è lontano, è forte e deve essere qui intorno- Dissi guardandomi in giro.
-Spiacente moccioso, questo non è posto per i ragazzini come te- Una voce rude attirò la mia attenzione.
-Oh, ecco il palazzo- Dissi avvicinandomi.
-Non capisce, devo assolutamente partecipare a quest’asta- Urlò la voce di Daiki.
-Allora dovrai mostrarmi il biglietto, altrimenti non puoi partecipare all’asta…Ora sparisci o interromperai l’assemblea dei nobili che vi parteciperanno- Disse, spingendo a terra Daiki.
-Daiki- Dissi, aiutandolo ad alzarsi.
-Sto bene…Come facciamo ad entrare? Se ci tramutiamo scoppierà un gran macello- Disse, tenendosi la testa dolorante per la botta.
-Entrare senza farci notare eh-? Dissi, guardando l’entrata.
Mentre fissavo l’edificio vidi un camion stranamente maleodorante.
Mi portai una mano sul naso.
-Daiki, quel camion…-Dissi.
-Seguiamolo- .
Il veicolo si fermò sul retro del palazzo, frenando precisamente sulla porta più grande.
Scesero dei poliziotti e degli uomini con strani occhiali da sole.
Eravamo nascosti tra alcuni cespugli e l’ombra riuscì a fare la sua parte.
-Quel camion puzza- dissi.
Daiki lo fissò per qualche minuto e, dopo aver visto quel che usciva da camion mi guardò.
-Quella è la merce che verrà venduta all’asta-.
-Eh? Ed ha un così cattivo odore-? Domandai, fissando gli oggetti venire trasportati uno alla volta.
-è normale, tra i vari oggetti, medaglioni, antichi mobili e rari gioielli sono stati recuperati anche pezzi di cadaveri e corpo mummificati di persone vissute molti anni fa…è chiaro che i nostri nasi ne sentano il marcire- Mi disse, fissando la scena coni suoi grigi occhi luccicanti.
-Comunque come facciamo ad entrare-? Domandai tra me e me.
-Ma soprattutto una volta entrati come faremo a sapere chi sarà la persona che cerco-? Domandò.
Silenzio imbarazzante.
-HO TROVATO-! Disse.
Mi spaventai.
-C-cosa-?
-Se entriamo all’asta come oggetti di vendita e veniamo presentati sul palco come merce non solo saremo dentro…Ma la persona che cerco mi vedrà- Scodinzolò, tornando un lupo dallo splendido pelo morbido e paffuto.
-Daiki è troppo rischioso- Dissi.
-Io devo farlo, devo ritrovarlo- Abbaiò.
Saltò fuori dai cespugli, finendo dritto nel raggio delle torce dei poliziotti, il che lo rese quasi di un colore d’oro.
-E questo cos’è-? Domandò un poliziotto.
-Bau- fece Daiki, in modo scherzoso.
-Un-un lupo parlante-? Disse uno dei poliziotti.
“Le persone che procurano oggetti rari per aste come queste fanno parte della malavita e i poliziotti sono spesso corrotti…Non esiteranno a catturarmi”
-Potrebbe essere un articolo prezioso per l’asta…Catturiamolo- Dissero fiondandosi su di lui.
-Daiki- Mi gettai tra la folla.
-Sata lontani- Ringhiai.
-Wow, questo è anche di un bianco candido, quasi angelico…Queste bestie valgono un sacco di soldoni- fece uno, strofinandosi le mani.
“Shelia, ti prego…non opporre resistenza”
Mi fissò in un modo dolce, come per pregarmi di non attaccare.
“Stupido” Gli sorrisi.
In un attimo ci immobilizzarono al suolo e ci misero degli strani collari, stretti, più mi agitavo e più facevano male.
-Li abbiamo presi- Urlavano, tirando i guinzagli in modo violenti per farci rialzare.
-Portiamoli subito nel magazzino insieme a tutti gli altri oggetti- Fece un altro.
“Questo collare fa male” Ringhiai.
Ci spinsero a forza nel magazzino, insieme a mummie, braccia mozzate e altri oggetti maleodoranti.
Chiusero la porta…L’asta sarebbe iniziata alle 12:00, mezzanotte.
-Non resisto con questo collare- Feci per togliermelo.
-Non toccarlo- Mi disse Daiki.
Mi bloccai di colpo, chiudendo la bocca e ritirando le fauci.
-Sono collari che trasmettono scosse elettriche quando vengo mossi bruscamente…Sono molto dolorose- Mi disse, stendendosi e appoggiando il muso sulle sue zampe, chiudendo gli occhi.
“è un lupo determinato…Ci siamo addirittura fatti catturare” Pensai, leccando il pelo ribelle sulla mia schiena.
Daiki si addormentò, la corsa doveva averlo stancato e il fatto di stare per incontrare una persona che cercava da tanto deve averlo rallegrato molto.
-Sono le 10:30…Mancano ancora un’ore e mezza all’asta- Dissi, annusando l’aria  scorgendo un orologio sulla parete.
Mi accovacciai e chiusi gli occhi.
Il sonno fece di noi due prede.
I miei occhi si spalancarono quando il rumore di una porta aperta violentemente mi trapanò le orecchie, facendomele rizzare all’indietro.
-Oh, abbiamo anche due bestie? Meglio così, alzeremo i prezzi- Disse un uomo con una sigaretta in bocca.
-Già, sono bestie rare e si dice che non ne siano rimaste molte al mondo- Disse un'altra persona, fumando la pipa.
-Ma non sono semplici lupi-? Disse il primo uomo, scrutandoci.
-Guarda il loro pelo e i loro occhi, sono creature rare- Disse.
-Ad ogni modo, aiutami a tirare fuori gli oggetti- Disse grattandosi la testa.
Con l’aiuto di quattro persone trascinò fuori tutti gli oggetti e li portò dietro le quinte del palcoscenico, noi compresi.
-è già ora-? Domandò Daiki.
-Aspetta, fammi dare un’occhiata- Sussurrai, tornando umana e sorgendo il mio viso verso le poltrone del pubblico.
-Non c’è molta gente, ma comincia a radunarsi- Dissi.
Un colpo selvaggio mi colpì la schiena, facendomi male.
Urlai, ma la bocca mi fu subito tappata da una mano violenta, le lacrime cominciarono a cadermi dagli occhi e, quando li riaprì, vidi il sangue colare lungo il mio corpo, accarezzandomi le gambe.
-Shelia- Ringhiò Daiki, facendo attenzione a non accendere il collare.
-Questa mocciosa ha la capacità di trasformarsi in lupo eh? La venderemo a peso d’oro- L’uomo dietro di me reggeva una frusta e, tirando le catene del mio collare, mi fece sanguinare anche il collo, brutalmente sfreggiato.
La sua mano non riuscì a soffocare i miei gemiti, le mie lacrime ancora non volevano fermarsi.
-Sta zitta, se tutti scoprono quanto sei rumorosa non vorrà più comprarti nessuno- Disse, tirando la catena e avvicinando il mio viso impaurito al suo.
-E tu stai buono- Un vocione rude afferrò le catene di Daiki, tirandolo con forza nel corridoio dietro le quinte, convincendolo con qualche frustata.
-Lasciami, Shelia, tieni duro- Mi abbaiò, senza considerare le sue ferite sanguinanti.
L’uomo mi immobilizzò un braccio, bloccandolo dietro la mia schiena.
-Però sarebbe un vero peccato venderti subito…Potrei anche divertirmi un po’- Fece assumendo un’espressione perversa.
-L-la schiena…F-fa ma-le- Riuscii a borbottare qualcosa.
Vidi l’uomo che teneva le mie catene alzarsi…Come per magia…Danzare, come una farfalla…Appiccicarsi al soffitto, come una lucertola e poi…Immobile…Come un cadavere.
Appena si levò in aria mi accasciai per terra, gridando.
“Il dolore” Strinsi gli occhi umidi.
Il sangue aveva ormai colorato di rosso il mio collare, le catene, la mia anima.
“Ho visto altro nella mia vita…Se non il colore del sangue”?
-Sheliaaaa, resisti Shelia-
-Sta zitto, bastardo di un lupo-
“Se non era il mio sangue…Era di qualcuno a me caro”?
-Da-i-ki- Sussurrai, sentendo i suoi ringhi e i suoi gemiti.
“Perché non smettono di picchiarlo? Non sentono che soffre”?
Le lacrime stavano ricominciando a scendere.
-Sembra che la gente si diverta a farti del male, piccola- Una voce mi giunse nella mente, sembrava venire dappertutto.
I miei arti tremarono, come il resto del corpo.
I miei occhi non riuscivano a muoversi, le pupille fissavano solo il sangue che si allargava sotto di me.
-L’hanno conciata per le feste, sulle armi da tortura spesso spargono un veleno mostruosamente corrosivo- Una voce femminile, questa volta proveniente da davanti a me.
“Non sento più le urla di Daiki…” Pensai.
“Perché…Sento un caldo stranamente accogliente avvolgermi? Vorrei vedere cosa sta succedendo…Ma non voglio aprire gli occhi…”
Due braccia mi raccolsero da terra, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi a causa del collare.
-Dobbiamo portarla al covo-? Domandò una ragazza.
-Avvisa il capo che avremmo un ospite- Disse, con voce stranamente gentile.
-D-ai-k-i- Sussrurrai.
-Non preoccuparti per lui…Gli oggetti dell’asta saranno comunque nostri- Disse, guardando le persone in attesa del annuncio iniziale.
-Andiamo…Feitan e l’altro dovrebbero già essere arrivati- Disse la giovane.
Tutti i posti erano ormai stati occupati, la gente era al completo.
Ecco l’inizio,  un ragazzo piuttosto basso e con dei capelli sciolti sulla fronte si presentò, seguito da un uomo molto più grosso dietro, entrambi vestiti molto eleganti.
-Direi di saltare le presentazioni- Disse, sorridente dopo essere giunto al podio
L’omone dietro di lui allargò le mani, le sue dita si aprirono e, dopo qualche attimo di esitazione cominciò l’inferno in quella sala.
-Crepate, maledetti- Dalle dita uscirono numerosi proiettili che trapassarono uno ad uno i corpi dei presenti.
Cercarono di scappare, ma appena vedevano l’uscita il loro sguardo veniva bombardato con dell’ardente rosso sangue, i loro corpi si scaldavano con quel liquido mortale prima di spegnersi.
-Il primo oggetto dell’asta non è altro che la vostra morte- Sussurrò il ragazzo, coprendosi le orecchie a causa del rumore.
Il rumore degli spari a mitragliatore erano come un valzer di morte…Non importa se erano già morti tutti…La danza non smetteva.
-Maledizione, devono essere dei ladri…Scappiamo- I due uomini che avevano preso Daiki se la diedero a gambe, lasciando le catene.
Dietro le quinte, un ragazzo immerso nel sangue e nell’oro dell’asta ascoltava gli spari e cercò di alzarsi.
Più si muoveva e più il sangue cadeva dal suo corpo.
-Che diavolo sta succedendo…In quella sala-?
 
 

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Capitolo 33
*** Il soffio distruttore di ricordi ***


“Una luce…L’ASTA”
Mi alzai di colpo, senza curarmi di chi potesse esserci.
-Arg…- Mi tenni la schiena, faceva terribilmente male.
-Bende-? Domandai, guardandomi la schiena.
Non sentii più il peso del collare e, toccandomi il collo, notai un’accurata medicazione alle zone della pelle consumate.
-Cosa diavolo è successo-? Domandai tenendomi la testa.
-Oltretutto…Dove sono-?  Dissi, notando di essere dentro ad uno strano edificio ormai divenuto una rovina.
C'erano macerie ovunque e rigogliosa edera rivestire i muri.
Pioveva, ed io ero sistemata su un divano con una coperta.
-Ah, Daiki- urlai.
Feci per alzarmi ma qualcosa afferrò il mio braccio e mi fece ricadere sul divano.
-Ma che-? Mi girai.
-Sembra che tu ti sia ripresa- Disse una familiarissima voce mentre teneva saldo il mio polso.
-HISOKA!!, Che ci fai qui-? Domandai cercando disperatamente di staccarmi dalla presa.
-Chi lo sa…Il destino vuole farci incontrare in continuazione- Disse, tirandomi all’indietro e facendomi cadere sulle sue gambe.
-Che diamine…- Non riuscii a finire la frase che il suo sorriso malizioso mi fece arrossire.
Mi sollevai subito.
-Non ho tempo da perdere qui, devo trovare Daiki-  Dissi, cercando di levare il rossore dalle guance.
Mi tenevo in piedi a fatica, dolorante per la schiena ferita.
Hisoka rimase seduto, ad osservarmi compiaciuto e con le braccia conserte.
Alzai il naso in alto.
-Daiki, è qui vicino- Dissi.
Corsi verso l’unica porta e provai ad aprirla.
Sentii qualcosa di fastidioso avvolgermi il collo…Appiccicoso.
Non riuscii ad aprire la porta a causa di una strana forza che mi continuava a tirare delicatamente, ma con forza, indietro.
-Perché non riesco ad avvicinarmi alla porta-? Domandai.
Un altro strattone mi trascinò all’indietro di parecchi metri e mi fece sbattere contro una persona.
Alzai lo sguardo e vidi Hisoka con l’indice alzato, sorridente come al solito.
“Gyo”
Notai un’aura rosa avvolgermi il collo…
-Il capo ti ha affidata a me…Ha un notevole interesse per le creature come voi- Mi disse a bassa voce, scuotendo a destra e a sinistra l’indice.
-Tsk, non sono mica il tuo cane- Gli dissi, toccandomi il collo.
Con uno strattone, questa volta doloroso, mi avvicinò alle sue labbra.
-Dovrai comportanti comunque come tale- Mi sorrise.
Il silenzio fu interrotto dall’apertura della porta.
Mi girai.
Entrarono degli strani individui tra cui riconobbi il ragazzo responsabile della strage all’asta la sera prima e l’uomo che era con lui: Una ragazza dai capelli rosa legati da un codino verde acqua e con un vestito tendente al viola. Un’altra donna, con un lungo naso e una camicia fuxia piuttosto scollata. Un ragazzo dall’aspetto innocente,dai biondi capelli e con due occhi verdi luccicanti. Un uomo grande, musoloso con i capelli abbastanza lunghi sul grigio scuro e vestito per la maggior parte di pelliccia. Un uomo biondo dall’aspetto arrogante e con le mani nelle tasche della felpa bianca con le strisce verdi. Un altro uomo, con i lunghi capelli neri legati in un codino e un kimono viola scuro tendente al blu, con una katana equipaggiata. Un ragazzo basso, dai lunghi capelli che impedivano ai miei occhi di individuare i suoi. Una ragazza dall’aria innoqua con un paio di occhiali da vista e un maglione grigio accompagnato da una collana d’oro che le ricadeva sul seno.  Il più strano di tutti era uno tutto fasciato che sembrava una mummia…Riuscivo a scorgere solo i suoi occhi spalancati e i suoi enormi guantoni da boxe rossi. Quello su cui cadde la mia attenzione era alto, aveva i capelli neri pettinati all’indietro e luccicanti, la carnagione bianca, due occhi neri e una croce sulla fronte, per non parlare degli antichi orecchini che aveva indosso.
Era vestito con un abito nero ricoperto di pelliccia bianca all’altezza delle spalle, sotto non aveva nient’altro e lo lasciava aperto e cadente lungo le sue gambe.
In mano, semplicemente un libro che chiuse poco dopo.
“Odore di ognuno di loro…Memorizzato”
I miei occhi scattarono, come una cinepresa…La presenza di tutti quegli strani individui mi disturbava e cominciò a battermi forte il cuore.
L’istinto da lupo prese il sopravvento, così come anche la mia forma.
La testa abbassata e il ringhio sulla bocca dimostrava il mio nervosismo e la mia agitazione.
-Splendida…Proprio come l’ hai descritta tu, Machi- Disse, voltandosi verso la ragazza dai capelli rosa, che sorrise.
-Cosa? C’è un altro lupo oltre quello che abbiamo recuperato-? Chiese il ragazzo artefice della tragedia all’asta...Lo chiamavano Feitan.
“Altro lupo? Deve essere per forza Daiki”
-D-dove avete portato il mio amico-? Chiesi, rompendo i chiacchiericci tra loro.
Una mano mi prese per la gola e mi sbatté contro muro, crepandolo.
Tossii alcune gocce di sangue, aprii gli occhi e vidi Feitan con uno strano sguardo assassino.
-Non hai diritto a fare domande…Sei tu che devi rispondere alle nostre- La sua voce mi mise paura.
-Feitan, lasciala- Disse quello che pareva essere il capo.
Sentendo quelle parole mi lasciò e, con un balzo all’indietro, mi allontanai.
Respirai affannosamente sia per lo spavento sia per la paura.
Il capo cominciò a camminare piano verso di me, senza nessuna espressione in volto.
Tornata lupo indietreggiai, ma qualcosa mi tirò dal collo, impedendomi di continuare a scappare.
Ormai era davanti a me e io ricambiavo la sua espressione impassibile con un ringhio feroce e selvaggio.
-Vuoi vedere il tuo amico-? Mi domandò.
Drizzai le orecchie a quella domanda e lo guardai con i miei occhi gialli pieni di domande che preferii soffocare dentro di me.
Annui cominciano a scodinzolare.
Cominciò a camminare verso la porta.
Lo seguii e uscimmo dalla stanza.
In silenzio.
“Questi tizi sono pericolosi…” Pensai senza abbassare la guardia.
-Non si è ancora svegliato da ieri sera- Mi disse, spezzando l’atmosfera silenziosa di quel luogo, accompagnato dal suono delle gocce di pioggia.
Sembrava una specie di orchestra di suoni: i suoi passi, lenti e decisi. La pioggia, un dolce accompagnamento. I miei artigli sul suolo, ogni passo più potenti per la voglia di rivedere Daiki sano e salvo.
Una porta d’acciaio ci separava.
-è qui dentro- Mi disse, guardando la porta.
Il grande portone d’acciaio si aprì, rivelando il lupo sdraiato a terra, privo di sensi.
“Daiki”
Corsi verso di lui accarezzandolo.
-Questo odore…Sei tu Shelia-? Mi domandò, cercando di rimettersi in piedi.
-Si, non preoccuparti…Ti fa male qualcosa-? Domandai, ma il lupo aveva già posto gli occhi su un’altra figura…Poco distante da me.
I suoi occhi si spalancarono…Tremarono…Misero a fuoco la figura sfocata di quell’uomo.
-Tu sei…-
“Quegli occhi…Quell’odore…Lui è qui…”
Daiki si alzò barcollante, e cercò di trovare l’equilibrio su tutte e quattro le zampe.
Si scagli contro il suo obbiettivo, senza togliergli gli occhi di dosso.
Qualcosa lo bloccò, una gomitata dell’uomo possente vestito con la pelliccia lo costrinse al suolo.
-Ohi, ohi, vacci piano Uvo…Così gli spezzerai la schiena- Disse il samurai.
-Capo, sembrava proprio intenzionato ad ucciderti- Disse Uvo guardando il capo malizioso.
“Cosa?Possibile chw quell’uomo sia…”? Pensai, scrutando il capo.
-Hei hei, sta fermo o te ne darò un’altra- Disse l’uomo.
Non riuscivo a dire nulla, guardavo la scena pietrificata dal terrore.
Daiki ringhiava, cercando di liberarsi.
-Non fategli male, vi prego- Urlai, vedendo le strette di Uvo farsi più violente.
Il capo si avvicinò al lupo, intrappolato sotto il corpo del bestione.
-è questo l’altro lupo di cui parlavi, Hisoka-? Domandò, scrutando Daiki.
-Si, l’altro è proprio questa bambina- Disse, strattonandomi verso di lui.
-Tu…- la voce di Daiki…Si sentì per la prima volta.
Il silenzio avvolse la stanza.
Mi girai piano verso di lui.
“D-Daiki”
-Tu sei il ragazzo di allora? Sei la persona che mi accolse nella sua vita alla città delle stelle cadenti-? Domandò Daiki, sapendo già la risposta.
Il capo, con le mani in tasca, lo scrutò percorrendo con gli occhi quel muso confuso dagli occhi tremanti.
-RISPONDIMI-! Ringhiò Daiki, venendo nuovamente azzittito dalla stretta di Uvo.
-Daiki…- Sussurrai guardandolo tristemente.
I membri guardarono la scena in maniere indifferente e con gli sguardi impassibili.
-Che cosa intendi dire-? Un tono freddo, senza il minimo pudore trapassò tra le orecchie di Daiki.
-Sono io…DAIKI-! Ringhiò il lupo, cominciando a cadere nella tristezza.
-Cosa stai dicendo-? Domandò, tirando fuori il suo libro.
Il respiro di Daiki si bloccò…Il suo cuore batteva forte…Così forte che potevo percepirne il movimento dal petto coperto di pelo.
I suoi occhi grigi luccicavano, riflettendo la cupa luce di quella giornata piovosa.
-Tu…Non ricordi-? Uvo lasciò la presa, accontentandosi di tenerlo per la catena.
Il lupo nascose la coda tra le gambe…Si era sempre sentito bene con lui, adesso invece…Aveva paura.
-Daiki…Questo nome era l’unica cosa che mi rimaneva di te…Me lo hai donato tu- Sussurrò Daiki, abbassando la testa.
-Capo…Di cosa sta parlando-? Domandò il tizio con la catana.
-Non ne ho la minima idea…Nobunaga- Disse, chiudendo sia gli occhi che il libro.
Seconda fitta al cuore e all’anima…
“Tutto…Sta scomparendo tutto…Per cosa ho vagato tutta la vita? Ho dedicato le mie energie per ricontrarlo…Non ricorda”
Mi vennero le lacrime agli occhi.
-eppure questo lupo dice di conoscerla, capo- Disse Machi, la ragazza dai capelli rosa.
-Probabilmente solo un cane randagio di quelli che vagavano per la città delle stelle cadenti- Disse, girandosi e incamminandosi.
Daiki aveva smesso di guardarlo…Il terreno gli sembrava più interessante.
-Solo…Un cane randagio…Hai ragione- Sussurrò, assumendo la forma di un ragazzo, dai capelli umidi sciolti sul viso, le gocce d’acqua piovana gli accarezzavano le guance.
Si alzò in piedi, i capelli gli coprivano gli occhi.
-D-Daiki, molto probabilmente lui…- Cercai di farlo sentire meglio ma venni  interrotta.
-Non chiamarmi così…Ti prego- Adesso a bagnargli il viso erano le sue lacrime…il suo dolore.
Mi bloccai.
Mi sorrise…Un sorriso stranamente dolce nonostante la situazione.
-Shelia...- Mi sussurrò, avvicinandosi a me.
Uvo cercò di tirarlo a sè con la catena, ma la volontà di Daiki non lo fece fermare.
-Io…Mi ero promesso di ritrovarlo, avevo promesso che lo avrei trovato anche a costo di setacciare il mondo intero...Adesso mi pento….Di aver fatto quella promessa- Mi disse, raggiungendomi.
Lo guardai…i miei occhi ora a stento trattenevano le lacrime.
-Alla fine è proprio vero…Darsia aveva ragione…I componenti del mio branco avevano ragione…Io…Avevo torto- La sua voce era colma di tristezza.
-Daiki, ti prego- Abbassai lo sguardo.
-Non chiamarmi più in quel modo…Io…Non ho un nome-
Avevo cominciato a singhiozzare…I miei occhi gialli adesso erano pieni di lacrime.
-Shelia…Dentro di me qualcosa ha già smesso di vivere…E credo proprio che sia la volontà che sta facendo vivere te...-
Detto questo, il biondo con l’aria egoista di nome Phinks lo colpì al collo, facendolo svenire.
-DAIKI- Tornai un lupo, corsi verso quell’uomo, accerchiata dalle lacrime che si erano staccate dai gialli iridi colmi di disperazione.
Qualcosa mi strinse il collo e mi bloccai, tirando con forza.
“Come un cane al guinzaglio” Pensai, fissando Hisoka, stranamente serio.
Mi voltai verso il capo, che aveva assistito a tutta la scena.
-Bastardo, chi diavolo sei-?
Girò lentamente lo sguardo.
-kuroro, capo della Genei Ryodan, meglio conosciuta come brigata fantasma-.
-Brigata…Fantasma-?
 
 
“Shelia, grazie di avermi aiutato, di avermi sostenuto. Io, credo di essermi arreso, il mio cuore è troppo debole e la mia anima si è rotta…Non credo di poter continuare a lottare. Quindi per favore…Resisti ancora un po’ va bene”?
                                                                                                                                          Pensieri di Daiki…No...Di un lupo senza nome.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 34
*** Inganno x disperazione ***


-Potresti morire, lo sai questo-? Domandò il ragazzo porgendo la carne a quel cucciolo dal pelo marrone, arruffato e polveroso.
Il piccolo mangiava con gusto, ignorando le parole dell’umano.
Quando ebbe finito il pasto, al posto del cibo si ritrovò davanti una mano, calda e rassicurante.
Il piccolo annusò, leccò la mano del giovane e fece in modo che il suo pelo si strofinasse contro il braccio.
-Vuoi venire con me-? Gli sorrise.
Quel piccolo lupo lo fissò, i loro occhi si incrociarono mentre il sole, ormai stanco, si ritirava, stufo di vegliare su quella città inutile.
“Ho perso tutto.
A cosa ho dedicato la mia vita?
Ho abbandonato il mio branco? No, loro hanno abbandonato me”.
A nessuno piacevano  i miei occhi…La mamma mi ringhiava.
Se non mi vogliono, scapperò.
Una città, esseri umani…Non ho più niente da perdere.
Che strano, c’è odore di sangue.
Hanno appena colpito un uomo con un proiettile…non credo si rialzerà data la quantità di sangue che sta perdendo.
Non ho mai conosciuto qualcuno sopravvissuto ad un colpo di pistola…Papà è morto subito.
Tra poco farà buio e comincio ad avere fame.
Oh, un umano…
Mi sta fissando, non sembra voler farmi del male.
Si è inginocchiato a guardarmi…Ho un po’ di paura.
-Vuoi venire con me-? Mi ha chiesto.
Sono ormai due mesi che cammino al suo fianco, ma per me è come se ci conoscessimo da sempre.
Adesso stiamo andando al suo posto preferito…Da lì si vede tutta la città.
-C’è una bella brezza- Dice lui.
Lo guardo, piego la testa.
-Sai, non ti ho ancora dato un nome- Mi dice, accarezzandomi.
Un nome…Già.
-Che ne dicidi…Daiki? Ti piace-? Mi domanda.
Daiki…Suona proprio bene…Daiki.
Scodinzolo…D’ora in poi mi avrebbe chiamato così,  che emozione!
Affrontola mia pria notte con un nome.
Questa mattina ancora non l’ho visto…Che si sia alzato presto per qualche commissione? Avrebbe dovuto svegliarmi.
Un uomo sta correndo verso di me, ha un coltello in mano.
Gli mordo il polso, lascia l’arma e scappa via con la mano sanguinante…che sta succedendo?
Non riesco a fiutare il suo odore.
I banditi hanno attaccato la nostra città…La nostra preziosa città.
Credo di aver ucciso un uomo…Non respira più.
Adesso lui è scomparso…Dove sei andato? Non è nemmeno nei posti che era solito visitare ogni giorno.
-Ti troverò…Al costo di setacciare l’intero mondo-  Lo sguardo alla città.
Il ragazzo tossì e si svegliò in una stanza umida…Probabilmente i sotterranei di quel covo.
Si sollevò e cercò di capire la situazione.
-Ma certo…Non ricorda nulla- Disse a bassa voce.
-Sei triste-? Una voce femminile lo fece sobbalzare…Era così silenziosa quella stanza.
Si girò lentamente verso quella figura nel buio.
I suoi si spalancarono.
-Ma tu sei...-?
…………………………………………………………………………………………………………………………….
-Puoi provarci quanto ti pare, in questa stanza solo io posso aprire quella porta, piccola- Hisoka, seduto su una sedia, mi osservava tirare spallate contro un porta di ferro, intenta a sfondarla.
-Ma io devo andare da Daiki- Urlai, continuando a tirare spallate alla porta, sentendo il corpo farmi male.
Respiravo rumorosamente, esausta. Non mi arrendevo e continuavo a sbattere le mie piccole spalle contro quell’enorme massa di ferro.
Facevano male, ma arrendersi significava abbandonare Daiki.
Mi allontanai dalla porta e, dalla stanchezza, caddi all’indietro vendendo fermata da due braccia.
-Hai intenzione di farti male ulteriormente-? Una voce dall’alto mi sussurrò queste parole.
Cercai di rialzarmi ma mi lascai sostenere.
-Apri la porta-! Sussurrai
Mi sorrise.
-Il capo ha dato degli ordini, finché non torna devo sorvegliarti io- Disse.
Mi scansai dalla sua presa.
-Allora l’aprirò da sola- Dissi, tirando ulteriori spallate contro la porta.
Un colpo dopo l’altro, ma ovviamente la porta non si apriva e non dava segni di cedimento.
Tirai un ultimo colpo con la testa, rimanendo ferma e cominciando a piangere.
-Come ha potuto dimenticare-? Sussurrai.
Attirai l’attenzione del mago, che mi osservò curioso.
Sollevai la testa, asciugandomi le lacrime con le mani.
-Si era fidato di lui…Daiki considerava Kuroro un grande amico…E quello ha osato dimenticare-? Dissi, stringendo i pugni e scagliandone uno sulla porta, ammaccandola.
Il cellulare di Hisoka squillò.
Non ascoltai la conversazione.
……………………………………………………………………………………………………………………..
-Non aver timore- Una figura femminile richiamava Daiki.
-Io…- Daiki indietreggiò, schivando quella tentata carezza.
-Hai paura?- La voce era dolce.
La luce illuminò del tutto quella ragazza.
Le orecchie del lupo si rizzarono.
Segui quella melodia, non guardare nient’altro.
Obbedisci alla verità, obbedisci alla verità.
Un candido suono di uno strumento a fiato cingeva quelle parole, intonate e quasi sussurrate.
Non aver paura, vieni con me.
Daiki socchiuse gli occhi prima i vedere una mano dalle lunghe unghie coprirglieli.
Vide una cosa sola: Il tatuaggio di un ragno sulla pianta della mano.
Gli occhi di Daiki ora brillavano di uno strano verde.
Si spensero, due occhi verdognoli spenti della propria vita.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Perché non si apre-? Domandai.
Lo sguardo divertito di Hisoka mi dava sui nervi.
“Cavolo, sono stata così impegnata da non aver nemmeno approfondito lo studio del nen…Non posso farlo senza un maestro. Sono troppo debole per affrontare uno dei membri” Pensai.
Mi accasciai a gambe incrociate, pensando.
“Se solo non ci fosse Hisoka…Potrei concentrarmi nello studio del nen rafforzando i principi che ho già appreso. Se mi mettessi al lavoro dubito che riuscirebbe a trattenersi…Com’ è successo all’arena celeste” Pensai, stringendomi un braccio.
“Devo anche pensare a come salvare Daiki…Odio stare con le mani in mano senza fare nulla”.
-Ahhhhhhh ci rinuncio, mi viene impossibile pensare in queste condizioni soprattutto se dietro ci sei tu- Dissi indicando il prestigiatore con rabbia.
-Ringrazia che il capo ti abbia affidato a me e non a qualcun altro della brigata- Disse sorridente, estraendo un mazzo di carte per magia.
-Non mi interessa, voglio salvare Dai…Aaah- Mentre cercai di finire la frase una carta si schiantò nel muro affianco alla mia testa, facendomi spaventare.
Chiusi gli occhi dallo spavento.
Li riaprii lentamente, tremando.
-M-ma che-? Domandai girandomi verso quel Joker incastrato sul muro.
Hisoka si alzò dal letto su cui era seduto e cominciò ad avvicinarsi verso di me, lentamente e con uno strano sorriso in volto.
“C-che vuole fare”? Pesai, schiacciandomi contro la porta impaurita.
Si stava avvicinando sempre di più. Non riuscivo a muovermi.
Non gli tolsi lo sguardo di dosso.
Si fermò in mezzo alla stanza e nell’animo tirai un sospiro di sollievo. Strattonò l’indice sorridendo, l’aura legata al mio collo mi tirò verso di lui.
Cercai di opporre resistenza, ma questo spinse lui a tirarmi più forte.
Mi prese e mi bloccò le mani dietro la schiena con una delle sue possenti prese mentre, con l’altra, mi circondò i fianchi impedendomi ogni mossa.
Tremavo.
Si leccò le labbra, lo notai e la mia espressione divenne terrorizzata.
-Hai paura di me-? Mi domandò, facendo in modo che il suo respiro accarezzasse il mio collo.
Mi vennero i brividi.
-N-no- Dissi rossa in viso.
Sorrise in modo inquietante.
Stringendomi, il suo braccio sentì le pulsazioni del mio cuore battere forte…Come se stesse per esplodere.
-Il tuo corpo però dimostra il contrario- Disse, guardando ogni parte del mio corpo tremare.
Mi bloccai.
-Si, ho paura…Ma non di te- Dissi, guardando la porta.
Il prestigiatore mi guardò curioso, lasciandomi andare.
-Ho paura di perdere di nuovo i miei amici…E questo non lo voglio, non lo sopporterei- Dissi, con un lieve sorriso.
-Non li perderai…Sono dei soggetti molto interessanti- Mi sorrise.
Lo guardai in modo strano.
“Che vuol dire”?
La porta cominciò a cigolare.
Ci girammo entrambi , guardandola spalancarsi.
-Accidenti, Uvo è stato rapito…Non ci voleva proprio- Disse Nobunaga, grattandosi la testa.
-Quel bastardo con la catena deve odiarci proprio- Aggiunse Pakunoda, la ragazza dal vestito scollato.
Hisoka si portò la man alle labbra e soffocò una risatina.
Io li guardavo.
-Bhè non sarà difficile ritrovarlo…Questi lupi hanno un olfatto sviluppato. Basterà fargli annusare un indumento di Uvo- Disse il ragazzo biondo, con un sorriso sulla faccia.
I mio sguardo s’innervosì.
“Qualcuno ha rapito uno dei membri? Possibile che ci sia riuscito”? Pensai.
-è sicuramente qualcuno in cerca di vendetta. Probabilmente una vittima dei nostri assalti- Nella stanza entrò Kuroro.
“una vittima dei loro assalti? Che sia…” I miei occhi si spalancarono, la mia espressione sorpresa fece insospettire Kuroro.
-Comunque l’idea di servirci dei lupi non è male, seguiremo il consiglio di Shalnax.
Partite subito- Ordinò il capo sedendosi.
“No non posso farlo. Se seguissi le tracce olfattive di quell’uomo…Li porterei dritti dal suo rapitore…Potrebbe essere Kurapika anzi, sono quasi certa che sia lui…Devo rifiutare”.
-Mi rifiuto- Dissi semplicemente, chiudendo gli occhi.
-non sei nelle condizioni di fare ciò che vuoi- Disse Machi, fulminandomi con lo sguardo.
“Se mi rifiutassi potrebbero insospettirsi e capire che conosco il rapitore…Ci sono, gli indicherò una via sbagliata” Sorrisi.
-Intendevo dire che mi rifiuto di andare da sola…Vorrei che ci fosse anche Daiki- Conclusi.
Kuroro mi guardò, essendosi accorto dell’occhiata assassina da me lanciatagli.
-Ferary, basta giocare…Vieni qui- Disse Kuroro, a bassa voce mentre leggeva il suo libro.
Una risata femminile da dietro le sue spalle mi fece mettere in posizione d’attacco.
-Oh mi hai scoperto, capo-? Chiese una voce femminile familiare….Molto familiare.
-Questa voce…- La osservai più intensamente, cercando di scorgere la sua figura riparata dall’ombra.
Non era sola…C’era qualcosa sotto di lei.
Tu che ascolti il canto, canti e ti disperi
Le mie pupille si rimpicciolirono e i miei occhi si sgranarono.
Tu che guardi il cielo, guardi e ti disperi.
Riuscivo a sentire il mio cuore battere forte, all’impazzata.
Un candido suono di uno strumento a fiato.
-Tu sei…-
Vieni da me, in questa notte impura.
La luce dell’anziana lampadina la illuminò, lasciandomi senza fiato per qualche secondo.
Una ragazza dai neri capelli e da un bianco e candido vestito era in groppa ad un lupo dal pelo arruffato, morbido e marroncino tendente al beije.
Conoscevo quel lupo, quel pelo…Ma Non quello sguardo.
-D-Daiki- Mormorai.
I suoi occhi erano spenti, non mi degnarono di attenzioni.
-Oh un altro lupacchiotto bisognoso d’affetto capo-? Domandò, scendendo dalla schiena del mio amico e accarezzandolo sulla testa, volta all’ingiù.
-Sussurratrice-? Domandai sbalordita.
-Oh cielo, cielo. Ma tu sei la stessa lupa dell’altra volta…E pensare che volevo portarti nel covo della brigata allora- Mi disse, con quella sua voce a trabocchetto…Maledettamente pura e gentile.
Una notizia più sconcertante dell’altra arrivava alle mie orecchie.
-Daiki, Daiki che ti succede?….Guardami Daiki- Urlai.
Il lupo non mi guardò, si godeva le coccole di quella donna.
-Questo è il mio potere nen- Mi disse.
-Fai parte anche tu del ragno-? Chiesi, quasi sussurrando.
-Brava indovinato, lo vedi? Bello no-? Mi disse, mostrandomi il tatuaggio sulla pianta della sua mano, raffigurante un ragno nero e un numero nel centro.
-Tu non sei la sussurratrice…Bugiarda- Urlai, scagliandomi contro di lei alla massima potenza, tramutandomi in lupo e spalancando le fauci.
-Kyaaaaaa, quel lupo è proprio intenzionato ad uccidermi- Strillò, con una voce irritante da ragazzina viziata-
-CHIUDI LA BOCCA- Abbaiai.
Qualcosa mi morse al collo, facendomi cadere a terra.
Ringhiavo e mi dimenavo mentre qualcosa stringeva la mia coppa in modo possente e doloroso.
-Ma che…- Mi bloccai.
Un lupo marrone mi teneva ferma…Il mio amico stava proteggendo la mia nemica.
-Daiki, lasciami andare- Abbaiai, cercando di scansare le sue fauci.
Niente, il verde innaturale dei suoi occhi era più potente del Daiki che conoscevo, soprattutto dopo aver avuto quel crollo di volontà…Daiki è stato troppo vulnerabile.
-Vedi? Per lui non esiste altro se non io. Potrei anche farti uccidere dalle sue zanne…A lui non importa più niente se non la mia felicità- Disse, appoggiandosi contro Daiki.
-Bastarda- Abbaiai.
Il lupo mi strinse di più con le fauci, cercando di zittirmi.
Guaii dal dolore.
Una carta da poker sfiorò Daiki al fianco, facendolo sanguinare e allontanare da me.
-Sempre perfida come al solito, Ferary-? Domandò il prestigiatore, mettendosi davanti a me mentre riprendevo fiato ringhiando.
-Però è molto strano che tu non sia caduta sotto il mio potere quella notte all’isola balena…Eppure ero intenzionata a catturarti….Molto strano- Disse, rimettendosi sul dorso di Daiki, che guardava la scena con i suoi occhi spenti.
-Daiki…- Sussurrai.
-Dimmi come fare tornare Daiki normale- Urlai, rimanendo dietro ad Hisoka.
-Hmm…Non credo che lo farò mai…Mi piace questo nuovo cane- Disse, guardandomi in modo folle.
-Tsk…-
Mi guardai in giro e notai la finestra accanto e me.
Guardai Ferary e, con un sorrisetto da furbetta, tirai un calcio contro la vetrata, rompendola e facendo volare via la polvere e l’edera attaccata.
Uscii dall’edificio.
-Vuole scappare-? Domandò Phinks pronto a correre, riparandosi la faccia con il braccio.
Mi alzai velocemente e, assumendo la mia forma da lupo, cominciai a scalciare nel terriccio, alzando un polverone così fitto da non poter vedere nulla.
Approfittai della polvere per scappare.
“Daiki, resiti….Tornerò a prenderti, promesso” Pensai, mentre correvo alla massima velocità per scappare da quella gente.
-è scappata- Disse Kuroro chiudendo il libro.
-Capo-? Domandò Shizuko, la ragazza con l’aspiratore.
-Dovete riportarla indietro- Ordinò.
-Per quale motivo capo? Abbiamo già un lupo che può seguire le tracce del rapitore di Uvo senza opporre resistenza- Disse Shalnax.
-Questo lo so, però quella ragazza potrà darci delle informazioni in più…Con il potere di Pakunoda avremmo sicuramente un’ottima struttura della situazione-.
-Perché? Non possiamo usare il potere di Paku sull’altro lupo-? Domandò Machi.
-Non funzionerebbe- Rispose la donna dalla scollata maglietta.
-In questo momento il lupo che Ferary sta controllando non ha più ricordi…Anche questo è compreso nel suo potere Nen…Non ricorda nulla del suo passato- Spiegò Pakunoda guardando le sue pistole che era solita portarsi dietro.
-Capisco- Disse Shalnax.
-inoltre, se seguissimo le tracce olfattive di Uvo con il lupo, è possibile che il bastardo con la catena non sia con lui- Disse, guardando la pioggia cadere e bagnare quelle vetrate luride e polverose con le mani in tasca.
-Quando ho utilizzato la parola “vendetta” gli occhi della ragazzina si sono impressionati…Sono sicuro che conosca il bastardo con la catena. Ritrovatela, feritela gravemente se necessario, ma non uccidetela- Concluse.
-Agli ordini, capo- Risposero.
“Non se sarò io a trovarla per primo”
Il prestigiatore nascose la mano destra dietro la sua schiena.
La sua aura sotto forma di Bunjee-gum era congeva ancora il mio collo e gli sarebbe bastato seguirla per trovarmi….Mi avrebbe seguita ovunque io fossi andata.
 
 
 
 
-Angolo autrice-
Salve, vi prego di perdonarmi ma ho deciso di aggiornare una volta alla settimana...La scuola mi sta ammazzando XD. Non preoccupatevi, non abbandonerò questa storia, ora che entra nel punto cruciale <3 Vi mando un bacione, accetto sempre le recensioni :D e al prossimo capitolo
-Shinigami di fiori-

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Capitolo 35
*** Amici ***


Correvo veloce, cercando di seminare il più velocemente possibile quel palazzo.
-Maledizione, maledizione, maledizione- Urlava mentre correvo, con le lacrime a inumidirmi la faccia.
La forma da lupo svanì, i miei pensieri si concentrarono su Daiki.
A lui non importa nulla se non la mia felicità…potrei anche farti uccidere dalle sue zanne”
-Tsk, bastarda- Sussurrai, continuando a correre.
Non pensai più nemmeno a Gon o Killua, o di dove fossero finiti.
“Daiki…Se te lo avesse ordinato…Mi avresti veramente uccisa”?
A quel pensiero scoppiai a piangere proprio come una bambina.
Cercando di asciugarmi le lacrime con le mani, smisi di correre e cominciai a camminare.
Non mancava molto alla città, riuscivo a vederla da lontano. Le luci di York Shin City si rifletterono nei miei occhi lucidi e nelle lacrime.
Camminavo indifferente in mezzo alla gente, senza volgere lo sguardo in alto.             
Raggiunsi la casa dell’asta, ormai conclusa.
La guardai, con gli ancora agnati.
-oh, giusto…Devo, devo cercare di raggiungere Kurapika e contattare Gon o Killua- Mi ripresi, asciugandomi le lacrime.
Mi voltai per correre, ma le mie gambe erano stanche e la mia  mente voleva solo riavere indietro Daiki.
-Però sono stanca…E i membri della brigata mi staranno cercando- Dissi, mentre i miei occhi tornarono lucidi.
-Andiamo, Shelia-  Un sorriso sorridete che mi tendeva la mano.
Quella voce…La voce di Daiki non era con me.
“Daiki” Pesai.
Mi allontanai dalla casa dell’asta e mi addentrai in un piccolo parco pubblico, illuminato dai lampioni e dalle lucciole.
Al centro c’era una fontana, spenta.
La fissai.
Con un saltino balzai sul bordo, rischiando si scivolare.
Percorsi tutta la circonferenza della fontana con le mani dietro la schiena e lo sguardo basso.
Qualcosa mi spinse a volgere lo sguardo verso l’alto…Ma cosa?
-Capisco- Sussurrai sorridendo.
-è bellissima…vero Daiki-? Domandai, con gli occhi bagnati.
La luna era proprio sopra di me, desiderosa di sentire il mio ululato che però il mio corpo non volle rilasciare.
…………………………………………………………………………………………………………………………..
-Feary, dov’è il lupo-? Domandò Kuroro seza distogliere lo sguardo dal libro.
-Ancora non lo abbiamo trovato, non si preoccupi, tornerà di certo- Disse la giovane, volgendo lo sguardo a Daiki.
La luna riuscì a chimarlo…Anche con quegli occhi falsi, da lassù riuscì a richiamarlo.
Anche se non era più il Daiki che conoscevo, ululò alla vista della luna, facendo uscire dalla sua bocca il vapore caldo del suo corpo.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
Non riuscii a sentirlo, era troppo distante.
Mi accovacciai sulla fontana, portandomi le ginocchia al mento e stringendole intorno alle mie braccia.
“Sunny, stai veramente mettendo alla prova il mio animo” Pensai.
Dei passi mi fecero riemergere dai miei pensieri, mi alzai dal bordo della fontana di pietra.
Scorsi una figura giovanile, con dei biondi capelli.
-Tu sei?...- Domandai.
-S-Shelia-? Domandò lui.
-Kurapica-? Domandai sorridente.
-Cosa ci fai quì-? Mi domandò sorridendo e sedendosi sul bordo della fontana.
-è una storia un po’ lunga- Risposi, triste.
-e tu-? Domandai.
Kurapika mi sorrise e mi mostrò le sue catene di Nen che, penzoland con il vento davano vita ad un piccolo concerto.
-Ho sviluppato questo potere Nen solo per vendetta contro la brigata fantasma- mi disse.
-vendetta-?
-Sarà qualcuno in cerca di vendetta successivamente ad un nostro assalto-
Mi tornarono in mente le parole del capo della brigata…Quelle catene e quel movente…Era lui il bastardo con le catene di cui parlavano.
-Ho già catturato un membro della brigata e stiamo cercando di ottenere il luogo del loro rifugio- Mi disse, fissando la catena intorno al mignolo.
-Capisco- Dissi, stringendomi le mani una contro l’altra.
-Shelia…è successo qualcosa con la brigata-? Mi domandò.
-Ecco..-
Gli spiegai la storia per filo e per segno, raccontandogli ogni mio dolore e ogni mia paura provata.
I suoi occhi divennero scarlatti, infuocati di un terrificante odio.
-Non li perdonerò mai- Disse, stringendo i pugni.
-Kurapica- sussurrai guardandolo.
Il suo cellulare squillò.
-Pronto….Cosa-? Si agitò di punto in bianco.
-Kurpica, che succede-? Domandai.
-Quel bastardo che avevo catturato è stato salvato dai suoi compagni, uccidendo la sorveglianza…Maledizione- Disse, chiudendo la chiamata.
“Lo hanno liberato? Che sia stato Daiki a condurli da lui fiutandone le tracce”? Domandai pensando.
-Dannazione, il membro che avevo catturato è scappato… Devo andare- Mi disse, chiudendo la chiamata del cellulare e mettendoselo in tasca.
-Che ne dici di venire con me-? Mi domandò sorridente.
-E dove dovremmo andare-? Domandai.
-Io lavoro come guardia del corpo della figlia del nobile Nostramus, pare che la ragazza abbia il potere di fare predizioni ed è quindi in costante pericolo…La ricchezza del padre è dovuto solo a lei- mi disse.
-E con Daiki come la mettiamo-? Domanda io, stringendo i pugni.
-Non ti devi preoccupare, non potresti comunque fare nulla…Almeno adesso sappiamo dove si trova il covo della brigata- Mi disse, sorridendomi gentilmente.
Quando si girò per incamminarsi afferrai il suo vestito, bloccandolo.
-Mh-? Si girò a guardare il mio sguardo basso, rivolto al terreno.
-Non lo abbandoneremo vero-? Domandai, stringendo il suo vestito blu nel pugno.
-Shelia…- Sussurrò.
-Promettimelo…Promettimi che salveremo Daiki- Alzai lo sguardo verso il suo, esponendo le pupille alla luce dei lampioni.
Mi fissò.
-Te lo prometto- Mi disse.
Dopo essere saliti su un taxi arrivammo alla casa di quel Nostramus, dove la figlia Neon stava sistemando i suoi abiti sul letto aiutata dalle cameriere.
-Una nuova guardia del corpo? Fantastico-! Strillò, facendo danzare i suoi ondulati capelli azzurrini e i suoi vestiti rosati.
-Ma è solo una bambina- Disse il nobile, temendo per l’incolumità della figlia.
-è tutto a posto, è un hunter come me- Disse Kurapica rassicurandolo.
Feci un inchino per presentarmi.
-Per stanotte non c’è bisogno che rimarriate a fare la guardia nella stanza, andate pure, vi chiamerò nel caso dovesse succedere qualcosa- Disse il nobile, sedendosi accanto alla figlia e facendole i complimenti per gli abiti da lei comprati.
-Ricevuto- Disse Kurapica.
Uscimmo dalla stanza insieme a tutti gli altri colleghi assunti come guardie del corpo.
-Accidenti, quella ragazza è proprio in pericolo 24 ore su 24- Osservai dopo che i colleghi si furono separati in strade diverse.
-Oh, giusto Shelia, ho una chiamata per te- Mi disse sorridente il biondino.
-Per me-? Domandai.
Mi diede il cellulare.
-Pronto-? Sussurrai.
-SHELIAAAAAAAAAAAAAAAAAA- Una vocina stridula da me riconoscibile.
-GON-! Esclamai.
-Ti abbiamo cercata ovunque, si può sapere dove ti eri cacciata-? Domandò Killua, cercando di scansare Gon dal cellulare.
-Ecco, è una lunga storia- Mi grattai la testa pensierosa.
-Raggiungici il prima possibile, abbiamo delle cose da dirci- Disse Killua riattaccando prima di cominciare a riempire di insulti l’amico.
Sorrisi scansando il cellulare dall’orecchio.
-Che nostalgia…Loro voce mi ricorda tanto la vecchia me stessa- Sussurrai.
-Eh? Hai detto qualcosa-? Mi chiese Kurapica.
Sorrisi.
-No, niente- Rivolsi lo sguardo verso l’alto.
-Ci vediamo domani mattina alla residenza di Nostramus, kurapica- Dissi.
-V-va bene ma ora dove vai-? Mi chiese spaesato.
-Non hai sentito Killua? Non vedo l’ora di rivederli anche io- Sorrisi e cominciai a correre salutando Kurapica con la mano che ricambiò gridandomi di stare attenta.
Mentre correvo non assunsi la forma da lupo per non attirare l’attenzione.
“Chissà a che punto sono arrivati loro nello studio del nen” Mi chiesi.
Frenai di colpo.
-Ma si, perché non provare-? Chiusi gli occhi.
Non girava nessuno a quell’ora di notte, avrei potuto finalmente trovare un potere.
Mi spostai nuovamente nel parchetto dove incontrai Kurapica qualche ora prima e mi posizionai a gambe incrociate sull’erba umida.
Mi concentrai sulla mia energia vitale…Il mio Nen.
“Io sono della trasformazione gusto”? Mi chiesi.
-Noi lupi siamo solo della trasformazione-
Mi tornò in mente la voce di Daiki e mi rattristai di non averlo accanto.
-Ora che ci penso Daiki ha già sviluppato un potere, trasforma la sua aura in ghiaccio e la posiziona sulla zampe per ferire l’avversario…Trasformare l’aura…Chissà se ache io posso fare una cosa del genere- Parlai tra me e me.
“Non resta che provare…Se per tirare fuori l’aura mi sono solo concentrata…Farò lo stesso per cercare di trasformarla”
L’aura uscì dal mio corpo come vapore, la modificai affinché rimanesse solamente un velo trasparente; un po’ come un vestito senza peso di aura.
“Bene, ora proviamo a trasformarla in qualcosa” Strizzai gli occhi per riprendermi.
“Questa sensazione è familiare…Come se la facessi spesso” Pensai.
Riaprii gli occhi e al posto delle gambe vidi le mie bianche zampe folte, la coda posata sui bagnati fili d’erba e il mio naso.
-Ma quando mi sono trasformata? Che sia successo mentre mi esercitavo con il nen poco fa-? Pensai, muovendo le orecchie come ero abituata a fare.
Ritornai una ragazzina, nascondendo il pelo e facendo svanire le folte orecchie banche.
“Ma che strano” Pensai pensando a cosa fosse accaduto.
“Perché se provo a trasformare la mia aura mi trasformo nella mia forma originale”?.
Feci un altro tentativo e ottenni lo stesso risultato: un lupo bianco steso a pancia in giù.
“Perché”? Domandai.
Il mio respiro usciva dalla mia calda bocca, creando del vapore.
-Accidenti, ho esagerato con il Nen…Mi sento svenire- Dissi, alzandomi e tenendomi la testa.
Qualcosa di freddo accarezzò la mia guancia.
-Questa è…-?
Aprii le mani come per raccogliere manna dal cielo.
Dei soffici pallini bianchi e freddi caddero sulla mia mano.
-Neve-? Sussurrai.
Dopo qualche minuto cominciò a scendere copiosa e coprire tutto di un bianco puro, incontaminato.
-Che meraviglia- Sussurrai, facendo uscire dalla mia piccola bocca il calore del mio corpo.
Anche se ero vestita leggera il mio corpo, essendo abituato agli ambienti freddi, riuscii a resistere.
Ad ogni mio respiro il vapore usciva dal mio piccolo nasino arrossato a causa del freddo.
-Etciù- Ad un certo punto starnutii e tirai su con il naso.
-Accidenti è da un bel po’ che non fa una nevicata…Le mie difese sono un po’ arrugginite- Dissi.
-Sei veramente adorabile piccola- Una voce mi fece riprendere dai miei pensieri.
Mi girai verso destra e mi ritrovai la faccia di Hisoka sorridente a fianco a me.
Feci un balzo indietro, allontanandomi.
-Sei per caso venuto per riportarmi in quel covo di assassini-? Le mie pupille si assottigliarono e il mio sguardo si irritò.
Il rosso ghignò, cominciando ad avvicinarsi.
-Stai lontano, ho orrore di voi assassini- Urlai, assumendo i caratteri del viso simili a quelli di un lupo.
-Ridatemi Daiki…Ridatemi il mio amico- Urlai scagliandomi contro di lui e prendendogli a piccoli pugni il petto.
-Io cerco di fare del mio meglio…Cerco di guardare il lato positivo degli umani- urlavo, senza fermarmi.
Sentii due braccia avvolgermi da dietro.
-Ho detto lasciami- Con un movimento quasi spontaneo affondai i miei canini del suo braccio, facendolo sanguinare.
Lo sentii soffocare una smorfia di dolore.
“Potrei staccargli il braccio, poteri uccidere tutti i membri della brigata, potrei anche attaccare direttamente il loro capo, uccidere quella ragazza” Strizzai gli occhi…Quei pensieri stavano davvero invadendo la mia mente?
Rimasi attaccata al suo braccio con la bocca, le fauci strette in quel modo sui muscoli avrebbe fatto male a chiunque.
“Potrei veramente…”
-Shelia- La voce di Sunny risuonò nella mia mente.
-Shelia- La voce di Daiki mi scosse la mente.
-Sheliaaaa- La vocina di Gon  illuminò la mia mente.
-Shelia- La voce di Killua fece riprendere la mia mente.
-Shelia- La voce di Kurapica rasserenò la mia mente.
-Shelia- La voce di Leorio rafforzò la mia mente.
“Che sto facendo? Devo smettere di vivere nell’odio del mio passato…Loro mi hanno aiutato a sueprarlo…LORO…LORO SONO MIEI AMICI”
Mi sganciai dal braccio muscoloso dell’uomo, lasciando dei grandi buchi insanguinati sulla sua pelle chiara.
-Salvare Daiki è il mio obbiettivo ora…-
Mi preparai per correre ma qualcosa mi afferrò il braccio, tenendomi ferma.
Il cellulare di Hisoka squillò.
-Pronto?...Capisco- Disse, sorridendo in modo inquietante.
Mi fermai per ascoltare ma chiuse la chimata. Si girò verso di me in modo inquietante.
-Gon e Killua sono stati catturati-
Il mio cuore si fermò.
“Gon…Killua”
Il pelo prese a coprire la mia fredda pelle.
Le orecchie spuntarono sula testa e le braccia si coprirono di artigli…Ero un lupo.
Il mio sguardo lasciava spazio ad un ringhio ricolmo di odio.
-Devono aver in qualche modo capito cos’è successo ai loro preziosi compagni lupi- Disse, quasi divertito dall’accaduto, rigirandosi il cellulare in mano.
-me la pagheranno cara…Nessuno può toccare i miei amici- I miei occhi ribollivano, il mio ringhio era davvero qualcosa di selvaggio, i denti bianchi erano esposti senza il minimo pudore.
-Oh, ma che bello sguardo- Disse Hisoka, guardandomi ringhiare in direzione di quel dannato edificio.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 36
*** La verità nella disperazione ***


Correvo veloce seguita dal prestigiatore.
Non ci facevamo scrupoli a tagliare la strada ai pochi passanti sotto quel cielo privo di stelle.
-Mi ricordo il palazzo, ho memorizzato l’odore di tutti i membri- Dissi, mentre la corsa sfiancava il mio respiro.
-Cosa speri di fare una volta raggiunta-? Mi ghignò il prestigiatore dietro di me.
-Gli farò capire, di aver preso briga con il lupo sbagliato- Ringhiai.
Qualcosa scomparve, dietro di me.
Frenai violentemente alzando la polvere del marciapiede e girandomi.
“è sparito…Dopotutto lui a parte del ragno, non può certo farsi vedere con me”mossi le orecchie, mi leccai i baffi gelidi e ripresi a correre.
-Gon, Killua, Daiki…Aspettatemi- ringhiai.
Mentre correo avvistai dei poliziotti in fondo alla strada.
-Ohi, un lupo-?
-è pericoloso, allontanatevi da qui- Urlò uno prendendo la pistola e puntandola verso di me.
-Fuori dai piedi- Ringhiai, saltandogli addosso e facendolo cadere all’indietro, costretto a sopportare il mio peso.
Il mio naso arricciato a causa del ringhio famelico distava poco dai suoi occhi arrossati.
-Qualcuno mi aiuti- Urlò, cercando di spostarmi dal suo sterno.
Lo osservai con i miei occhi gialli.
-Tsk- saltai oltre quel corpo codardo che si mise a ringraziare qualcosa verso il cielo…Lo chiamava Dio.
-Adesso si mette anche a parlare con cielo-? Domandai, prima di saltare i rimanenti poliziotti che mi fissarono allontanarmi.
Lasciai la città e finalmente e con i miei occhi riuscii ad intravedere il palazzo…Il loro ripugnante covo.
Dopo interminabili minuti lo raggiunsi e mi ritrovai davanti ad una porta di legno.
-Ve la farò pagare- Dissi, tirando spallate contro quell’ostacolo di legno, le cui schegge si distribuirono tra il mio candido pelo.
Sfondai la porta e mi misi a correre per il corridoio di quel buio palazzo.
Frenai e mi fermai, accompagnata dal mio sorriso pesante e il mio rumoroso ringhio.
Li vedevo tutti…Tutti i membri erano seduti.
Stavano aspettando…Stavano tutti aspettando me.
-Sapevamo che saresti venuta- Disse Kuroro, chiudendo il libro e alzandosi dalla sedia su cui era seduto, illuminato da una pallida candela poco alimentata.
Hisoka era seduto dietro di lui, mi sorrise come per dimostrarsi compiaciuto.
Scambiai un suo sguardo seguito da un ringhio.
Cominciai a guardarmi intorno.
-Qualcosa non va-? Mi chiese il capo.
-Dove sono i miei compagni-? Domandai, sempre con un ringhio dipinto sul muso che ormai cominciava a spazientirsi.
-Ah i due mocciosi- Disse con un sospiro, poi scioccò le dita.
Phinks e Franklin, due dei membri, portarono i due ragazzini sollevandoli di peso.
-Ehi, lasciami andare bastardo dalle dita sputa proiettili- Urlò Killua cercando di librarsi.
-Lasciami andare, oppure ti concerò per le feste- Urlava Gon.
-Gon, Killua- Urlai, lanciandomi contro di loro.
Mi arrivò una testata al petto, seguita da un morso doloroso che strappò il pelo.
Caduta sulle zampe scossi la testa e poi guardai avanti.
-Sapevo che ci saresti stato anche tu- Ringhiai.
-Cielo, cielo…Ci siamo fatti scoprire subito- Una voce irritante.
Daiki e Feary erano li.
-Ora state buoni e ascoltate cos’ho da dirvi- Ci interruppe Kuroro.
Mi rialzai, tenendo comunque d’occhio tutti i presenti nell’aula.
Mi calmai e ripresi la forma umana.
-Cosa vuoi-? Domandai secca.
La risata di Hisoka mi fece rabbrividire.
-Voglio fare un accordo-
-Di che genere-?
Sorrise.
-Lascia che Paku ti tocchi, così facendo lasceremo andare te e tuoi amici-
“Che sia una strana abilità Nen? Che succederà al contatto con lei?....Non mi fido”
Non ho intenzione di farmi toccare da quella donna, il suo potere potrebbe incastrarmi in qualche modo…Perché non mi spieghi cosa succederà se- Una mano mi si parò davanti alla bocca tappandomela violentemente.
Era quella donna…Pakunoda.
La fissai con il tremolio negli occhi.
“M-mi ha toccata”
La sua bocca sfociò in un sorriso.
-Adesso ti farò passare davanti tutti i tuoi ricordi, ognuno della tua vita….Vedremo se conosci il bastardo con la catena.
Il mio cuore si bloccò.
Senza poter parlare girai lo sguardo verso Kuroro, uno sguardo ricolmo d’odio.
-Non ho mai detto che tu avresti dovuto essere d’accordo…Era u ordine- Disse, tornando serio.
“Fermati…Fermati”
-Comincio- Disse Pakunoda, spingendo la mano ancora pi verso di me.
“Fermati….Ti prego”
Un lampo bianco attraversò la mia mente.
Ogni ricordo, ogni incontro, ogni morte, ogni pianto, ogni sorriso….Tutto appariva.
L’esame per diventare Hunter, l’inferno di quella notte, l’incontro con Gon, Leorio, Kurapika, Killua, l’arena celeste, Darsia, Illumi e gli Zoaldyck…..Tutto.
Sunny, mamma, papà.
Che succede? Perché è tutto disordinato? Questa è…è la mia mente? Papà è morto, mamma è morta…Sunny è qui e non respira…Cosa faccio? Cosa faccio?
Arena celeste…Darsia? Darsia perché non ti muovi? Perché hai perso così tanto sangue? Ti ho…ucciso io?
Umani…Ce ne sono troppi...Aiutatemi.
Tu, io ti conosco…Tu eri li quella notte…Papà ha cercato di combattere contro di te.
Fratellone...Sei morto anche tu?
Cos’è un istruzione? Cosa vuol dire che per andare all’arena celeste devo essere istruita?
Perché è così doloroso? Questo sangue esce tutto dal mio corpo…Che strano…è cos’ caldo.
Anche quello della mamma, del papà, di Sunny e del fratellone sono caldi.
È tutto così confuso…Non ci capisco più niente ormai.
Vedo delle persone…Ma sono troppo lontane.
Uno è un lupo marroncino, scodinzola e chiama il mio nome.
Uno è un umano, è piccolo e vestito di verde con dei capelli nero corvino che mi saluta.
Uno ha i capelli bianchi come il mio pelo e due occhi azzurri, mi saluta con un cenno della mano.
Uno è biondo, con un sorriso saggio sul volto e delle catene intorno alle mani.
Uno è vestito di blu, con due minuscoli occhiali da sole sul naso…Ha l’aria presuntuosa.
Ogni tanto compare anche uno strano prestigiatore dai capelli rosso fuoco luccicanti.
Ma sono immagini non ben definite…Scompaiono in fretta.
Troppo….In….Fretta.
Pakunoda tolse la mano dalla mia bocca velocemente e cadde all’indietro con il fiatone.
-Che cosa hai vosto…Paku-? Chiese Machi avvicina dosi alla compagna per aiutarla a tirarsi su.
-Ho visto….Solo Dolore- Disse la donna guardandosi la mano.
-Un dolore immenso…Una disperazione mal soppressa nella mente- Disse, mentre si fermava con l’altra mano il polso tremolante.
Rimasi in ginocchio a guardare verso l’altro, tremando sulle spalle e con la bocca aperta. Gli occhi gialli ospitavano delle pupille ristrette, avvolte nella disperazione.
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa- urlai, in maniera cruda, violenta con le mani tra i capelli e con la testa chinata verso il basso.
-VATTENE, VATTENE, VATTENE- urlavo scuotendo la testa a destra e a sinistra.
-M-ma che le prende-? Domandò Nobunaga guardandomi soffrire in quel modo.
-Ho riportato a galla i suoi ricordi più profondi…Sono a malapena riuscita a cogliere qualcosa sul bastardo con la catena….Ma tutto il resto della sua mente è avvolto dal dolore e dalla sofferenza…Ho fatto in modo che quei ricordi, tornassero a tormentarla.
Non smettevo di urlare, avevo cominciato a piangere con gli occhi totalmente spalancati, stringevo le dita tra i miei capelli.
“Ma-mm-a, perché sono ricoperta del tuo sangue? Mamma”
Alzai la testa in aria tenendomi sempre con mani e urlai più forte, l’urlo crudo fece spaventare i due ragazzini che provarono a liberarsi della presa dei due uomini.
Sprigionai un’aura intorno al mio copro ed assunsi la forma da lupo, leggermente più grande e con il pelo più lungo sulle zampe.
Un colpo secco mi colpii al collo, i miei occhi cominciarono a spegnersi e abbandonai quella strana forma.
Tornai  lentamente umana e caddi a terra, con il viso coperto di lacrime.
Hisoka era dietro di me, dopo avermi colpita mi fissò cadere a terra.
Si chinò e mi prese delicatamente in braccio.
I miei occhi erano spenti…privi di ogni lucentezza.
-Hisoka…- Sussurrai.
Il mago mi guardò…
-Shelia…- Gon e Killua mi guardavano, non potevano nulla contro quei due bestioni.
-Che cos’è Dio-? Domandai, ripensando al poliziotto che avevo risparmiato.
-Una presenza onnipotente che gli uomini usano per sentirsi protetti e dalla quale cercano protezione- Mi disse semplicemente.
-Quindi questo Dio protegge le persone-? Domandai di nuovo con un filo di voce.
Hisoka annuì.
-Perché…Perché anche se io ho bisogno di aiuto non mi sono mai rivolta a lui-? Domandai.
-Se è onnipotente perché devi chiamarlo quando sei in pericolo? Non riesce a vederlo-?
-Perché gli umani hanno bisogno di qualcosa che li protegga…Quando è tutto il resto che deve essere protetto dagli umani-?
A quelle parole i miei occhi si spensero e le palpebre coprirono il sipario.
Inizialmente Hisoka mi guardò serio, poi mi strinse più forte.
-Dopo quello che ho appena visto, ho capito una cosa…Anche tu farai affidamento a Dio, anche tu capirai perché abbiamo l’istinto di avere una figura onnipotente che ci protegga perche mi hai dato la dimostrazione del tuo potere…
Tu sei…Umana-.
Ho sempre vissuto come un lupo, mia madre e mio padre erano lupi, lo era mio fratello e la mia migliore amica…Lupi.
Ho vissuto da lupo, essere un lupo mi piace.
Ho sensi sviluppati e mi piace la coda.
Ma oggi ho capito…Ho vissuto in una bugia…In una menzogna!
Ho provato a rilasciare il mio potere nen un sacco di volte, ma ogni volta che lo facevo diventavo un lupo…Perchè?
Appartengo alla categoria della trasformazione come un lupo, mi trovo bene quando sono nel corpo da lupo.
Io trasformavo sempre il mio Nen…Ma non me ne accorgevo.
La mia aura vitale tramutava il mio corpo in un lupo ma io l’ho sempre fatto per istinto.
Quello è il mio potere Nen…Diventare un lupo.
Il flauto di Feary non ha effetto su di me…Lo ha detto anche Feary stessa.
Ho ereditato tutte le caratteristiche di un lupo, ma non lo sono.
Io…Sono…Umana!
 
 
-Angolo Autrice-
Salve a tutti, mi scuso davvero tanto per il ritardo ma la scuola quest’anno  impegnativa e le verifiche on davvero stressanti e snervanti…Ho comunque trovato un buco di tempo libero per scrivere. Quindi eccomi con il nuovo capitolo e spero di aggiornare presto perché è davvero un periodo difficile con gli studi. Continuate a seguirmi però, non abbandonerò questa storia <3
Un bacione a tutti e recensite in tanti :D
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 37
*** La chiave di quel passato dimenticato ***


Non sopravviverà mai…è troppo debole.
-Come puoi dirlo? È ancora troppo piccola-
-Non ci servono nullità nella nostra famigla…Sbarazzatene subito-! Urlò.
-Ma…- La voce triste di una donna affranta circondò l’atmosfera.
Uscì dalla porta del retro, tenendo la bimba per mano.
Se la chiuse alle spalle e si abbassò all’altezza della bimba, stringendo la piccola tra le braccia.
Una lacrima cadde sulla sua guancia, facendole strizzare gli occhi della bambina dai candidi capelli bianchi per il fastidioso contatto umido.
La donna si asciugò il volto con una mano, sorridendo.
-Papà è solo nervoso perché stiamo attraversando un brutto periodo - Disse, stringendosela al petto e cominciando a singhiozzare.
È vero…Ero piccola e debole…
-Non piangere…Ho sempre saputo di essere un peso per lui…è per questo che non l’ho mai guardato negli occhi- Disse la piccola, scansandosi dalla donna.
-Cosa stai dicendo-? Disse la donna, posando le sue mani sulle sue piccole spalle delicate.
-Io non ricordo gli occhi di quella persona- Disse la piccola, portandosi una manina alla bocca.
-Quell’uomo…- Quella donna la guardò stranamente disperata.
-Quell’uomo è tuo padre…- Sussurrò.
-No, non è vero è una bugia- Urlò la piccola allontanandosi dalla figura femminile davanti a lei.
-Il mio papà non avrebbe mai abbandonato la mamma…- Disse la piccolina.
-tu…- La donna la prese da un braccio.
-Lasciami…Perché dovrei vivere con delle persone che non mi vogliono bene-? Domandò la piccola, graffiando la mano della donna.
-Tua madre era troppo debole….Dopo averti dato al mondo sarebbe morta comunque- Le urlò la donna.
-Vattena via….Io le persone che ritengono la vita altrui inutile….Non le posso proprio sopportare- Disse la piccola guardando la donna dritta negli occhi.
-Tsk, non essere sciocca…Sei nata in una famiglia in cui la forza è tutto…Dev-
-Odio anche le persone  che cercano di trasformare gli altri a proprio vantaggio- Urlò la bambina.
-Zitta, ascolta tu sei importante per tuo padre…Devi ricambiare il suo volerti bene diventand…-
-Odio anche le persone che mentono- Urlò ancora una volta.
La donna si innervosì.
-Non ci puoi fare niente….Questi sono gli esseri umani- Disse con tono autoritario.
-ALLORA ODIO ANCHE LORO….ODIO GLI ESSERI UMANI- Disse la bambin a coprendosi le orecchie con le sue piccole mani.
-Sei stupida? Come puoi odiare quello che sei-? Domandò la donna, rimasta abbastanza sorpresa da quell’affermazione.
-Allora…mi odio- Disse, con voce flebile e smorzata da quelle parole insicure.
Alzò quegli occhioni gialli a quelli marroni della donna davanti a lei…
-MI ODIO…MI ODIO, MI ODIO, MI ODIO….ODIO TUTTI VOI- urlava.
“Tsk, ha perso completamente la testa”
La bambina si girò e cominciò a correre verso la foersta…
-Hey, fermati….Vittoria…VITTORIA-! La donna cercò di scorgerla in mezzo alla boscaglia.
I rami continuavano a intralciare la sua fuga…
-MI ODIO, LI ODIO….LI ODIO TUTTI-
Si fermò all’improvviso…respirando pesantemente e rumorosamente in mezzo ai cespugli ricoperti di brina.
-Cosa devo fare? Cosa faccio-? Le lacrime cominciarono a scenderle sul viso.
Sono piccola e debole…Non sarei mai accettata nella famiglia di quell’uomo.
Ogni volta che mi guardavo intorno, vedevo le cose più grandi di me come se mi opprimessero…Ero…Piccola.
Si asciugò le lacrime che gli occhi versavano sulle guance.
Sentì dei passi avvicinarsi veloci e decisi…
Alzò lo sguardo e vide un animale…Un piccolo anmale.
Si abbassò per incitarlo a venir fuori dai cespugli.
L’esserino si spostò dall’ombra delle foglie e cominciò ad avvicinarsi.
Una piccola lupa dal manto marroncino era a due metri da lei….
La piccola si abbassò per guardarlo meglio.
-Sei piccola e debole…Non dovresti essere fuori a quest’ora- L’accarezzò sulla testolina…Era davvero piccola e carina.
Un ringhio dai cespugli fece venire  brividi alla bambina che subito si scansò dal piccolo animale.
Un possente lupo dal pelo chiaro, quasi bianco, saltò fuori dal cespuglio, mettendosi davanti alla piccola creaturina che ancora scodinzolava.
I suoi latrati erano chiarissimi.
-Sei il padre di questa lupacchiotta-? Chiese la bimba abbassandosi ancora per vederla meglio, nonostante fosse tra le zampe del grande animale.
-Però…Lei  ancora piccola e debole, non dovresti perderla di vista-.
Il ringhio del lupo diminuì lievemente, lasciandolo sorpreso.
La bambina si accasciò per terra e si strinse le gambe al petto, cercando di scaldarsi.
Si ritrovò per terra, a guardare il lupo dal basso verso l’alto.
Chiuse gli occhi.
-No…non sono suo padre, ma il suo capobranco- Arricciò il naso per fiutarla meglio.
Il lupo scuro avvicinò il la bocca alla testa della piccola umana.
La lupacchiotta si mise davanti a lui..
-C-cosa vuole fare? È stata gentile con me” Disse, agitandosi e mostrando i denti.
-è un essere umano…Solo per questo deve morire- Ringhiò. Hai….Ragione….Dovrebbero….Morire….tutti quanti- 
I due lupi si girarono perplessi.
La piccola aveva ripreso coscienza ma non si era mossa da quella posizione.
-Tu riesci a sentire le nostre voci-? Domandò il lupo dal chiaro pelo.
La piccola non rispose, rimase a guardarli.
-Perché?...Perchè non sono nata lupo come voi-? Sussurrò.
La piccola lupa si avvicinò lentamente.
-Voi siete forti, grandi e non avete paura i niente, io…Sono piccola e debole e non ho più una famiglia…- Sussurrò silenziosamente, senza versare nemmeno una lacrima.
-Qual è il tuo nome-? Domandò l’animale adulto, guardandola con aria di comprensione
-Ho un nome infangato dagli umani…Non voglio usarlo quindi…Non ho un nome - Disse, socchiudendo gli occhi.
-Gli umani ci stanno lentamente portando via ogni cosa: casa, parenti e amici…Non posso garantirti che, continuando a guardarti, non mi venga l’impulso di sbranarti- Ringhiò.
La piccola creatura a quattro zampe si avvicinò alla guancia dell’umana e la leccò….Dopo quel gesto, altri lupi cominciarono a spuntare dai cespugli.
La bambina li vide: i loro peli rizzati, le loro fauci con bianche mandorle acerbe e brillanti, i loro occhi che ospitavano ambre e topazi lucenti….Erano davvero splendidi.
-Non so perché ma in qualche modo…Mi sento bene tra di voi- Disse la piccola, con un fiato debole.
-Quell’umana…Da dove salta fuori-? L’abbaio rude di un lupo scuro di pelo si fece spazio tra tutti quei ringhi.
-Papà- mormorò la piccola lupa.
-Allontanati da lei…Sunny. Provvederò io a farla sparire una volta per tutte- Ringhiò il lupo.
-Ma…-
-Questa umana, riesce a sentirci- Disse il lupo bianco.
Lo scuro animale si fermò a guardare con disprezzo il suo capo.
-Se non li uccidiamo gli uomini stermineranno tutti gli animali…Sono stufo di scappare, perché non cominciamo a contrattaccare-? Disse, volgendo lo sguardo alla bimba che cominciava a comprendere la situazione.
-Darsia, quegli ordini spettano a me soltanto- Gli ringhiò il candido lupo.
-Tsk- il lupo nero cominciò a scrutare la piccola umana.
-Sunny…Cosa vedi in questa umana-? Domandò il possente lupo bianco spingendo la piccola lupo con il muso.
Il piccolo animale si avvicinò, per poi fermarsi a pochi centimetri dalla bimba, stesa sul verde tappeto umido.
-Vedo solo una creatura che ha bisogno di aiuto…Non vedo in lei alcuna malvagità- Disse, rivolgendo il naso al capobranco.
-Capisco- Chiuse gli occhi il lupo dal pelo cristallino.
-Alleveremo questa umana- ululò al branco, che lo guardò perplesso.
-Chiudi quella bocca, per nulla al mondo accetterò una decisione simile- Ringhiò il lupo scuro, Darsia.
-Crescerà e noi cosa faremo? Diventerà anche lei uno di quei mostri che tanto temiamo non lo capite-?
Il lupo bianco guardò Darsia, comprendendo le sue paure.
I due lupi si trovarono faccia a faccia.
-Darsia, tua figli sembra avere una decisione diversa dalla tua…Lei crede che gli umani non siano tutti uguali-
-Dice così perché è ancora molto giovane- Ringhiò.
-I cuccioli sono tutti uguali…Sia umani che lupi…Possiamo solo fare affidamento su di loro per cambiare il futuro…Loro, che non hanno nessun tipo di odio, possono ancora cambiare le cose-
Il sole sorse e illuminò le gocce di rugiada presenti sui fili d’erba, i lupi si illuminarono di quel pallido e fresco sole.
Una giovane lupa si avvicinò al corpo freddo della bimba, accompagnata da un lupacchiotto tutto nero.
-me ne occuperò io- Abbaiò al capobranco.
La bambina riaprì gli occhi lievemente e scorse delle figure umane: Una bambina della sua età con dei capelli castani lunghi fino alle spalle, un bambino un po’ più grande con i capelli neri piuttosto lunghi, un ragazzo con i capelli marroni scuri e con un’aria irritata in volto, un uomo di aspetto giovane e con lunghi capelli bianchi che gli accarezzavano la schiena.
Li riconobbe…In quelle figure riconobbe tutti i lupi che aveva visto durante la notte…Erano loro, ne era sicura.
Richiuse gli occhi e poi li riaprì lentamente…Rivedendo i lupi che le avevano parlato.
Il lupo bianco avvicinò il muso alla testa della bambina, facendola svegliare e se la mise sulle spalle.
-Shelia…Suona bene- Sentì la piccola, mentre si riposava sul caldo dorso dell’animale.
-Vero? L’ho scelto apposta- Disse una piccola vocina.
-She…Lia-? Domandò con un filo di voce l’umana.
-Si, questo sarà il tuo nome- Scodinzolò la piccola lupa.
Con un grande sforzo si sporse per guardare avanti, oltre la testa del bianco lupo che la stava portando sulla schiena.
I lupi davanti a lui si fermarono e si voltarono per guardarla…Per fissarla in quei suoi occhi gialli tanto simili ai loro.
-D’ora in avanti sarai una nostra compagna…Un membro della famiglia- Sussurrò il lupo bianco.
-Starai con noi Shelia…- Una bimba, al fianco del capobranco,  mi stava tendendo la mano con un sorriso…La stessa bambina con i capelli marroni chiari…La stessa piccola lupa….Sunny.
-Io sono Sunny…Diventiamo amiche-?
Strinsi la sua mano…Era così cada.
Cominciai a vivere come loro, a comportarmi come loro e a combattere come loro Finché un giorno….Mi ritrovai coperta da una folta pelliccia bianca.
Non mi sentivo più umana…Anzi…Dimenticai di esserlo:
Non ero più debole, non ero pi piccola e indifesa; cominciai a lottare contro gli umani che odiavo.
Al fianco i una vera famiglia che mi amava e di un’amica di cui fidarmi…Non desideravo altro.
Chiusi in un cassetto i tre anni passati da umana e buttai la chiave da qualche parte nel mio cuore, convinta che non l’avrei più ritrovata.
Io ero un lupo…Non volevo essere un essere umano.
Il mio corpo assunse la forma di un lupo…Mi trovavo bene in quel corpo soffice e letale allo stesso tempo.
………………………………………………………………………………………………………………………………
“Perché?......Perchè mi ricordo tutto? Perché quel cassetto si è riaperto? Ero convinta di aver gettato via la chiave…Allora perché?
-Paku…Cos’hai visto-? Domandò Machi, scuotendola dalle spalle.
La donna smise di tremare e si rialzò in piedi.
-Quella ragazzina…-
Gon e Killua guardarono Pakunoda, ansiosi di sapere la risposta.
-Conosce il bastardo con le catene- Disse semplicemente, ricomponendosi poco a poco.
-So tutto, l’ho visto bene in faccia e saprei riconoscerlo a vista…Che facciamo cap…-
Un rumore crudo avvolse il silenzio della stanza umida in cui l’eco risuonava.
Morsi al collo quella donna, rimanendo però nella forma umana.
Hisoka mi aveva vista spalancare gli occhi e girarmi verso di lei, non ha opposto resistenza alla mia fuga.
Il sangue macchiò le mie guance…Gon e Killua mi guardarono sbalorditi.
Lo sguardo di Pakunoda si spense, rivolto verso l’alto e accompagnato da un liquido cremisi.
Cadde a terra accompagnata da una danza dipinta di rosso, tingendo il pavimento di quel prezioso liquido sgorgante dalla gola.
Mi staccai dal suo collo e guardai Kuroro, con il sangue intorno alla bocca.
-Cielo, cielo…Hai davvero sporcato ovunque- Disse chiudendo il libro.
-PAKU-! Urlò Machi in preda alla disperazione. Tirò fuori i suoi fili di Nen e mi avvolse il corpo, stringendosi i fili tra le mani.
-Ohi, Paku non si sveglia- Disse Phinks osservandola.
-Devo farti i miei compimenti, dopotutto sei riuscita ad abbattere un membro del ragno in pochi secondi…il tuo Nen è un miscuglio tra umano e animale…Splendido- Disse il capo, calpestando il sangue di Pakunoda con le sue scarpe nere come la pece.
-Shelia….- Sussurrò Gon osservandomi.
-Non importa cosa accada…Ormai non sono né lupa Né umana….Posso solo andare avanti e….CONTINUARE A PROTEGGERE I MIEI PREZIOSI COMPAGNI-!
Sprigionai un’aura attorno al mio corpo di un blu lieve e assunsi di nuovo l’aspetto di un lupo con il pelo più folto e maggiore sulle zampe…Anche le dimensioni erano aumentate. Il cambiamento del mio corpo ruppe i fili, che rimasero però incastrati nel mio pelo.
“Tsk, è riuscita a rompere i fili di Nen…”
Daiki si mise davanti a me e cominciò a ringhiare.
-Daiki…Immagino non ci sia scelta eh-? Ringhiai.
I membri della brigata osservavano stupefatti.
-Capo…Uccidiamola- Disse Feitan con le mani in tasca intento a guardare il cadavere di Pakunoda.
-No, lei è l’unica che sa come sia fatto il bastardo con la catena, Paku non ha guardato i ricordi di quei due marmocchi…Ce lo dirà, e dopo…..La uccideremo senza pietà- Disse con tono di voce calmo.
“Vi proteggerò” Ringhiai, sempre avvolta da una costante aura azzurrina.
Hisoka si gustava la scena, spostandosi verso Gon e Killua.
-State maturano così in fretta- Sogghignò maligno e con voce affannata.
-Daiki…Sei ancora lì dentro vero-? Abbaiai.
Il lupo mi guardò, rizzò le orecchie e cominciò a correre verso di me spalancando le fauci e facendo comparire pezzo di ghiaccio affilato sulle sue zampe…Avrebbe fatto sul serio.
“Allora non devo fare altro che…”
Cominciai a correre verso di lui, aumentando la mia aura blu.
-TIRARLO FUORI-!
-Meraviglioso…non trovate-? Domandò Hisoka ai due ragazzini che lo guardarono perplessi, piegando la testa.
Fuori da quell’edificio, la pioggia copriva ogni forte rumore che provenisse dall’interno.
"Riportare alla luce i ricordi di un lupo arrabbiato...Quella donna ne ha pagate le conseguenze"  
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 38
*** La fine...No, un nuovo inizio. ***


-Ohi, Daiki! Sei ancora lì dentro vero-? Abbaiai.
Ottenni semplicemente un ringhio come risposta.
-Tsk- Ringhiai
-è inutile, lui adesso appartiene solo a me- Disse una voce irritante dopo una goffa risata smorzata dal mio sguardo.
-Non sto parlando con te- Ringhiai a Feary, che si godeva la scena seduta su una trave di legno sollevata dal terreno.
-Non puoi battere Daiki…Non potrai mai farlo- Rise la ragazza, accomodando le mani intrecciate sotto il mento.
“Ha ragione…Non posso battere Daiki”.
Rizzai le orecchie e fissai l’enorme lupo marrone davanti a me.
-Daiki…- Sussurrai.
L’animale fece un balzo verso di me, spalancando le fauci.
Con movimenti rapidi lo evitai sfruttando qualsiasi pezzo di maceria o delle pareti, ormai logori e sbriciolate, che erano finiti sul pavimento polveroso.
-Oh cielo…Per quanto ancora hai intenzione di scappare-? Rise la donna divertita.
-Tsk strega- Ringhiai, per poi balzare via per schivare un morso di Daiki.
Lo sguardo di Daiki non sembrava mostrare miglioramenti, anzi…Più il tempo passava più il verde marcio di quegli occhi diventava devoto al padrone.
-Coraggio cucciolo…Fai fuori quel mostro- Rise.
-Mostro-? Domandai ringhiando, non perdendo mai di vista il mio avversario.
-Bhè, non sei né umana né lupo…Non c’è altro modo di chiamarti- Disse, sbracciandosi e indicandomi.
-Perché…Perché non hai preso me al posto di Daiki-? Abbaiai, osservando il mio amico desideroso di uccidermi.
-Perché lui è più debole di te- Mi disse, osservando il suo servo.
-Mossa stupida…Se dici questo avresti dovuto mettere me ai tuoi ordini- Abbaiai osservandola.
-Non sto parlando di forza fisica…Ma di volontà- Si sistemò i lunghi capelli all’indietro.
-Cosa-? Rizzai le orecchie.
-Daiki non avrebbe potuto resistere al mio flauto essendo un lupo in cerca di un qualcosa che non potrà mai ottenere- Disse, rinchiudendo una falena nelle sue mani con un gesto rapido.
-Cosa intendi-? Abbaiai abbassando la testa.
-Intendo che, quello che disperatamente cercava lo ha portato in una gabbia da cui non potrà più fuggire- Rise mentre guardava la farfallina cercare uno spiraglio di libertà.
-Era così impegnato a disperarsi per Kuroro che si è dimenticato di quanti guai possa portare un’anima debole e desolata….- Continuò, senza interruzioni.
-Quindi…- La fissai con aria addolorata.
-Esatto…Non aveva più intenzione di vivere: I suoi occhi si sono spenti nell’istante in cui Kuroro ha detto di non conoscerlo….Questo è il motivo per cui il flauto ha avuto un grande successo su di lui-.
-Daiki si era già….Arreso- Sussurrai.
In quel momento delle possenti fauci mi portarono a terra, tirandomi dal candido pelo.
Quando riaprì i miei occhi ambrati, Daiki era sopra di me, intento a ringhiarmi con quei suoi occhi sporchi…Corrotti.
-Ma, io credeo che il tuo flauto non funzionasse su di me perché sono umana- Esclamai.
-Sicuramente questo fatto avrebbe contribuito a un debole dominio sulla tua mente…Ma piuttosto, non avrebbe funzionato a causa della tua personalità-.
-Personalità-?
Intanto….
-Ti ho detto di lasciarmi andare….Sei sordo-? Urlò Gon all’uomo biondo che lo teneva con un braccio solo.
-Taci moccioso….Che seccatura- Disse stringendo la presa.
Accidenti….Ha ucciso un membro del ragno in un istante…” Osservò Killua imprigionate nelle braccia dell’altro membro del ragno.
-Non posso stare con le mani in mano…Hisoka! Dammi il cambio-! Urlò il biondo con aria nervosa.
Il prestigiatore sorrise e annuì.
Prese Gon come aveva fatto quello precedente mentre il bambino continuava a dimenarsi.
-Lasciatemi andare-! Urlava, sbracciandosi nella direzione in cui sentiva Daiki abbaiare.
Non appena il biondo se ne andò, Hisoka guardò l’altro, intento a tenere Killua.
-Franklin, va con lui….altrimenti potrebbe combinare qualcosa di stupido- Ghignò.
L’altro lo fulminò prima con lo sguardo ma poi si convinse, lasciando il bambino per terra.
-Adesso andiamo da Shelia- Disse Gon, stranamente calmo.
Da Feary…
-A causa della tua personalità il flauto non ha potuto prendere il sopravvento su di te…La tua vita deve essere stata dura, ma nonostante tutto trovi ancora la capacità di sorridere. Ecco perché il mio flauto non funziona: Hai forgiato la tua personalità nel dolore e sai come rafforzarla- Disse semplicemente.
-Il tuo temperamento ti impedisce di entrare in quella gabbia, in cui invece, è finito Daiki- Disse, aprendo le mani e facendo volare via la falena.
Sorrisi, ancora sottomessa dalla potenza di Daiki sopra di me.
-Hai avuto un’occasione irripetibile per suonare il tuo flauto…Ma eri troppo occupata a considerarti potente….Sei proprio una stupida-.
-Cos’hai detto stupida cagna-? Disse irritandosi.
-Se fossi stata attenta in quell’occasione, forse io adesso sarei come Daiki...Forse avrei finito la mia battaglia-.
Morsi Daiki al fianco, facendolo spostare da me e mi sollevai piano.
-In quell’istante….- Sorrisi e mi fiondai su Fear.
- Ero cento volte più debole di Daiki- Spalancai le fauci, venendo però intercettata dal lupo dal manto marrone che mi rigirò nell’aria facendomi atterrare sul pavimento.
“Che sta dicendo?  Quando si è dimostrata così debole?”
-Stai parlando del momento in cui hai rivisto i tuoi ricordi vero-?
Una voce calma e pacato mi fece rizzare le orecchie.
-TU-! Ringhiai.
Il rumore di un libro che si chiude cinse il silenzio.
-Capo-? Domandò Feary, guardandolo apparso dal nulla.
-Si me n’ero accorto, ma non ho potuto ordinarlo a Feary….Un mio membro mi si sarebbe rivoltato contro- Disse, socchiudendo gli occhi.
-Hisoka, sembri particolarmente attaccato a quella creatura….Perchè-? Disse il moro, girandosi verso il prestigiatore appoggiato ad una colonna con le braccia conserte.
-Ora come ora puoi ammettere anche tu che è un soggetto assai interessante no-? Disse tirando fuori un jolly con un movimento rapido della mano.
-Bhè, uno già ce lo abbiamo….Prenderò anche lei-. Il prestigiatore gli rivolse un’occhiata assassina, portandosi la carta alle labbra e leccandola lentamente.
-Lei mi appartiene…Non toccarla se vuoi che questa carta non si muova dalla mia mano-
Kuroro non aveva paura, ma semplicemente non voleva rinunciare a un membro del ragno della sua portata.
-Daiki è sotto il suo controlla a causa tua…Perché….Perchè ti comporti in questo modo? Tu volevi bene a Daiki….Si può sapere che diavolo ti è successo? Domandai su tutte le furie, puntando i miei iridi gialli nei suoi, neri come una grotta fredda in una notte senza luna.
-Anche se conosco gli esseri umani, non capirò mai questo loro comportamento….Non puoi aver mentito per così tanto tempo- Dissi.
-Curioso non trovi-?
-Uh-?
-Curioso come gli esseri umani non si facciano scrupoli a mentire….Nemmeno io, nemmeno tu-.
-Cosa-?
-Dovresti sapere…Infondo a quanto pare anche tu hai vissuto in una menzogna no? Gli umani sono così-.
-Io ho deciso di vivere in una menzogna piuttosto che con gli umani…A quei tempi erano annebbiata dall’odio verso di loro- Dissi ringhiando.
-Umani, menzogne, odio…Sono tutte parole che possono legare facilmente vero-?
-Stai zitto- Mi fiondai su di lui che, con un gesto fulmineo, mi prese per la gola, costringendomi a tornare umana.
-Ci stai sottovalutando, ragazzina- Sorrise.
-Prendi questooooo-! Urlò un bambino dalla verde camicia.
-Lascia stare Shelia- Urlò un altro dai bianchi capelli.
Kuroro riconobbe i due ragazzini e mi lasciò cadere a terra, evitando i loro attacchi.
-Capisco…Allora è così- Disse sorridendo, alzando la voce per farsi sentire dall’uomo dietro la colonna.
-Credo sia arrivata l’ora di andare- Disse, spolverandosi la camicia nera.
-Tu non vai proprio da nessuna parte- Urlai, correndo verso di lui.
Davanti ai mie occhi si allinearono Machi, Feitan, Nobunaga, Shizuko e gli altri membri.
-Eravamo stufi di aspettare, capo- Disse feitan con il suo solito tono cupo e spaventoso.
-Inoltre credo che questi mocciosi ci stiano sottovalutando un po’ troppo- Aggiunse Machi.
Sprigionarono aure tremende.
Indietreggiai.
“Sono troppo forti….Non posso batterli”.
-Fermatevi, abbiamo ancora una missione da compiere….Nobunaga, volevi trovare il bastardo con la catena a tutti i costi no-?
-G-giusto…-
-Aspettate-! Urlai, cercando di trattenerli.
-Il ragno…Conclude sempre ciò che inizia….State allerta, perché quando avremmo eliminato il bastardo con la catena…Torneremo ad uccidere anche voi- Disse Kuroro, sulla soglia della porta.
-N-no fermi…Daiki, ridatemi Dai-
-Hai appena assistito all’entrata di un nuovo membro del ragno- Mi sorrise allargando le braccia e alzando la testa verso il cielo.
Daiki si girò, ringhiandomi mi mostrò i suoi occhi….Uno dei quali intento ad ospitare un ragno nero…
-Il marchio di Daiki….Daiki- Sussurrai.
-Ci vediamo…- Disse Kuroro aprendo il suo libro, per poi scomparire subito dopo.
-No…- Sussurrai.
Scomparvero tutti uno dopo l’altro…Lasciarono addirittura li il corpo di Pakunoda.
Feary scoppiò in una risata mentre Daiki mi guardò per un ultima volta.
-Daiki…NON ANDARE-! Urlai.
Ululò, per poi scomparire con la padrona,generando un venticello che accolse le foglie in un ballo sfrenato.
Il silenzio ebbe il sopravvento.
Le gocce di pioggia danzavano sulle rocce fuori dall’edificio.
Rimanemmo in piedi ad osservare il vuoto, finché Gon non smorzò il silenzio.
-Sapevi di essere umana- la sua voce era seria.
-Si…Un umana cresciuta nel mondo dei lupi….Sinceramente non so nemmeno io cosa sono-.
-Sei una nostra amica…E questo non cambierà- Disse, tornando il solito bambino allegro di sempre.
Sorrisi, gli occhi mi divennero lucidi.
-Shelia…Ci dispiace tanto- Disse Gon avvicinandosi.
Gli stavo dando le spalle.
Mi girai lentamente, per poi mostrare il mio volto impassibile, senza lacrime.
“Non ha nemmeno una lacrima…Possibile che non sia dispiaciuta per Daiki” Pensò il piccolo dai capelli corvini.
-Perché chiedi scusa-? Domandai, con il viso di una normale bambina.
-No, bhe, ecco….- Gon cercò di rimangiarsi quella domanda.
-Non siamo stati di alcun aiuto, abbiamo lasciato morire Daiki- Disse Killua, stupendo Gon….Togliendogli le parole di bocca.
Li osservai, sorrisi per poi girarmi verso l’esterno.
-Daiki è vivo…Sono sicura che sia ancora lì da qualche parte-
-Daiki non è più quello che conoscevamo…Adesso è un nostro nemico, dovremm-
Daiki tornerà….- Incrociai le mani dietro la schiena.
-Lui…Tornerà di sicuro- Sorrisi.
La pioggia aveva smesso di cadere e lasciò spazio ad un pallido e umido sole che accarezzò le pianticelle bagnate.
Gon fece un passo avanti.
-Ne sono convinto anche io…Non è un tipo che si fa mettere i piedi in testa facilmente…-
Mi rigirai verso Gon,notando la sua mano tesa verso di me.
-Aspettiamolo insieme…Shelia- Mi sorrise.
Spalancai gli occhi, per poi richiuderli.
-Mi aspettavo una reazione simile…Lo avevi sentito-?
-cosa-? Mi domandò Gon.
Risi lievemente.
-Niente…Stavo solo pensando-
-In questi casi anche aspettare…Può essere divertente- Rise, un illusionista.
 
Daiki….io sono sicura che tornerai, hai detto che anche tu credevi a quel tulipano no? Buffo, ho trovato molta gente che crede che i tulipani sboccino nella neve…
Ancora non l’ho vedo, ma credo che nella terra qualcosa stia cambiando.
I miei amici…I miei preziosi amici….
Se li guardo da un certo punto di vista….Assomigliano a dei tulipani no?
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Ho abbattuto un membro del ragno...Si…il suo nome era Uvogin…Certo- Kurapika mise via il cellulare e ricoprì di terra quel cadavere ricoperto di sangue.
“Lo scopriranno presto….Arriveranno….Tutti quanti”
Cominciò a camminare verso la città di York Shin City, quello scontro lo aveva stancato.
-E pensare che era riuscito a scappare e mi ha cercato solo per vendicarsi…Comunque sia, tutto quello che ha trovato è stata…
Dei corvi volarono su nel cielo, perdendo piume di colore nero come la notte.
Gli iridi del ragazzo divennero rossi.
-La Morte-!
………………………………………………………………………………………………………………………………….
 
 
“Sunny
Mi hai fatto diventare la persona che sono oggi. Senza di te la vita sembrava buia, ma ho trovato delle piccole luci durante il mio cammino che l’hanno illuminata di nuovo”.
Sunny…Minna….Arigatoo!
                                                                                                                               The end
 
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
Inizio subito dicendo che ho in mento il desiderio di una seconde serie…E anche quello di strangolarmi da sola…Ma soprattutto la seconda serie XD.
Questo non lo vedo molto come finale, più che altro una pausa e vorrei che anche voi lo vediate così.
Vorrei sapere la vostra opinione e se sia il caso o no di fare un'altra “stagione”.
In questo caso verrebbe fuori anche qualcosa di più completo:I veri genitori di Shelia, un ulteriore suo potere, Daiki, Hisoka e Shelia (X3)….Il ritorno del Ragno.
Comunque sia, se questo fosse un ipotetico finale…Che ne pensate?
Ps: Siate clementi è la prima ff della mia vita T.T
Ho paura di sapere del vostro giudizio….Sono nervosa….Impaurita XD
 
 
 
 
 
 
 

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