The time of our lives di Tommos_girl93 (/viewuser.php?uid=234946)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It all started with a job ***
Capitolo 2: *** Bad boy ***
Capitolo 3: *** Shall we dance ***
Capitolo 4: *** Don't go ***
Capitolo 5: *** Memories ***
Capitolo 6: *** Your lips so kissable ***
Capitolo 7: *** Moments in life ***
Capitolo 8: *** Let me love you ***
Capitolo 9: *** Summer Love ***
Capitolo 10: *** Back for you ***
Capitolo 1 *** It all started with a job ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn
Malik fan fiction –
Capitolo
1
It
all started with a job
17
giugno
Il lungomare era proprio come lo ricordavo: ventoso, eppure caldo, calmo pur essendoci decine di persone che come me camminavano per la stradina che costeggiava la spiaggia. Tutto perfettamente combaciante con i miei ricordi dell'estate prima, ricordi offuscati dalla sua
ultima immagine, dal suo profilo, mentre seduto su un muretto al lato della strada, fumava l'ultima sigaretta della stagione, e con la mano salutava ogni corriera che passava di lì...
(L'anno
precedente)
Aprile
"Mamma, mi vuoi davvero costringere a trovare un lavoro in un posto di mare? È pura crudeltà questa!" Dissi aprendo le braccia in disaccordo. Era la mia prima estate da maggiorenne, non avrei dovuto frequentare corsi di
recupero o cose del genere per la scuola, che avrei finalmente finito,
già pregustavo la
mia estate fatta di dolce far niente, sole, amici, balle secolari e
feste una
sera sì e l'altra anche. E invece mia madre e mio padre
avevano deciso che
quell'estate avrei dovuto dare una mano alla famiglia e guadagnarmi
ciò che
avrei speso. Pura crudeltà, per l'appunto. " Certo che
sì Alexis Miriam,
non voglio sentire storie" Ecco, la ciliegina sulla torta, mi aveva
pure chiamato
con il mio primo e secondo nome, e non Lexie. Il discorso era finito, e
io non
avevo il diritto di aggiungere altro. Quanto odiavo quelle discussioni,
in cui
l'unico vincitore era mia mamma, senza eccezione.
Salii le scale di corsa, sbattei la porta della mia stanza,
già sentendo la
ramanzina che mi avrebbe aspettato quando fossi uscita per la cena, e
mi
sedetti al computer. Avevo un'idea in mente, volevo dimostrare ai miei
che ero
io quella che organizzava la mia vita, non loro. Volevano che trovassi
un lavoro?
Bene. L'avrei trovato il più lontano possibile. Mi sarei
allontanata e avrei
cercato in qualunque modo di troncare ogni contatto con loro. No, non
avrebbero
apprezzato quell'estate, io d'altro canto... Mi sarei goduta la mia
piena
libertà di maggiorenne, al mare, senza genitori alle
calcagna. Vivevamo a Newcastle,
nel nord est dell'Inghilterra, mi fu davvero facile trovare il posto
perfetto
per la mia fuga. Brighton, sud Inghilterra, città da cui,
nelle giornate di
sole, si vedono le coste della Francia. Rimanendo entro i confini
inglesi,
quello era il posto ideale. In più, era pieno zeppo di
turisti, inglesi e non:
non avrei potuto chiedere di meglio, vista la mia propensione per i
viaggi.
Trascorsi un paio d'ore a dare un'occhiata alle offerte. Animazione,
commessa,
aiuto lavapiatti, aiutante al bar, animazione di nuovo, bagnino,
istruttore di
balli latino-americani, cameriera... I soliti lavoretti estivi insomma.
Alzai
le spalle, un lavoro valeva l'altro alla fine, e avevo già
esperienza nel campo
dell'animazione, così inviai il curriculum a un villaggio
turistico che offriva
ai propri clienti un mini club per bambini fino ai 15 anni. Certo, non
sarebbe stato
il massimo per conoscere gente della mia età, ma almeno gli
orari di lavoro
sarebbero stati ridotti rispetto a quelli di una commessa o una
cameriera, e
avrei dovuto sporcarmi le mani solo fino a un certo punto. Dovevo
sembrare una
psicopatica dopo aver inviato la richiesta di assunzione, lo schermo
del pc
come unica fonte d'illuminazione nella stanza, le mani intrecciate, un
sorriso calcolatore
sul volto.
10 giugno
Ce l'avevo fatta. Lo zaino in spalla, la valigia enorme al mio fianco, il biglietto del treno in mano, stavo per partire per Brighton, che era diventata, per me un po' sinonimo di libertà. I saluti furono difficili, scoccai un bacio sulla guancia di mio padre, abbracciai mia sorella dicendole di fare la brava, poi mia madre fu l'ultima della fila: aveva avuto un mese e mezzo per prepararsi a lasciarmi andare, ma mi chiuse in un abbraccio commosso e non mi
lasciò per cinque minuti buoni, assicurandosi che avrei
fatto la brava e avrei tenuto la testa sulle spalle. Sentivo sulla nuca, e persino sulla schiena di mia madre,
molti occhi indiscreti, ma non mi importava molto. Ricambiai l'abbraccio con il classico entusiasmo di chi sta per partire, anche se sotto sotto, in un angolo
remoto, il dispiacere di dover lasciare la mia famiglia, la paura di partire, la preoccupazione per ciò che avrei vissuto, sopravvivevano cibandosi della mia felicità.
Faticai a credere che davvero fosse arrivato quel momento, forse
perché tutto
sembrava così surreale, così bello che la mia
mente era arrivata a rilegarlo
come l'ennesimo sogno. Ma il biglietto del treno era proprio nella mia
mano,
davanti ai miei occhi, così come lo era il mio posto sul
treno: 17b; lessi, e
desiderai con tutta me stessa che quello fosse un segno propizio,
più che un 17
sfortunato. La mia famiglia salutava dal binario, mia madre combatteva
invano
le lacrime, mio padre, dopo tutte le sfuriate e le opinioni contrarie,
sorrideva orgoglioso della sua bambina, mia sorella si limitava a
ondeggiare quasi
drammaticamente la mano, fingendo di sventolare un fazzoletto bianco, e
a
lanciare occhiate a mia madre, cercando di calmarla,
massaggiandole la schiena con l'altra mano.
Fu così che la mia libertà, assieme all'estate
più indimenticabile della mia
vita, ebbe inizio.
Tommo’s
Corner:
Wow, ho
davvero appena cominciato una semi long? Apparentemente sì.
Sorprese? Eh già…
Mi sono data a una specie di AU, e il mio protagonista sarà
proprio il nostro
bel Zayn Malik… Spero che faccia contente alcune di voi? E
lo sapete perché
proprio lui? Beh, due motivi, di cui, per ora, svelerò solo
il primo: mi
sentivo di averlo trascurato nelle altre storie e mi sentivo in colpa,
vi
capita mai? E quindi eccolo protagonista…
Beh, non
ho molto da dire, se non che spero di avervi incuriosite abbastanza da
indurvi
a seguirla e recensire, magari? Mi fareste felice ;)
Un
abbraccio,
-S
|
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Capitolo 2 *** Bad boy ***
THE TIME OF OUR
LIVES
-A Zayn Malik fan fiction -
Capitolo 2
Bad boy
Martedì 10 giugno
Un signore
sulla settantina, stempiato e con il vocione da nonno racconta storie, accolse me ed un'altra decina di ragazzi all'entrata del villaggio, ci disse che era il proprietario e che, volendo solo il meglio per i suoi impiegati e i suoi clienti, aveva voluto incontrarci di persona. La sua assistente ci fece fare il giro del villaggio, poi ci divise in coppie, secondo i lavori. Finii in coppia con Eddie, un ragazzo due anni più grande di me, che era alla sua terza esperienza come animatore del villaggio. Mi offrì la mano con un sorriso, e io non ci misi molto a individuarlo come una di quelle persone che parlano sempre, che non conoscono neanche il significato della parola tristezza. Nonostante questa sua esuberanza, mi sembrava un tipo
a posto, e di certo i suoi pregi mi avrebbero aiutato molto durante le ore di lavoro. Ricambiai il sorriso e strinsi la sua mano, poi insieme ci avviammo dove avremmo tenuto i bambini. La divisa che avrei dovuto portare era semplice, un costume da bagno azzurro, intero o due pezzi a mia scelta, un paio shorts bianchi e una canottiera azzurra da
tenere sopra, con una felpa bianca e azzurra, con il mio nome scritto dietro, in caso facesse freddo.
Martedì 17 giugno
La prima settimana era
stata un po' una prova generale di ciò che avremmo dovuto
aspettarci, di settimana in settimana: ci conoscemmo tra noi dello staff, organizzammo le giornate e le settimane, provammo scenette e sketch per le serate in cui dovevamo fare intrattenimento. Non mi sentivo di aver veramente legato con nessuno, ma poco male, pensavo, avrei trovato qualcuno con cui passare il tempo, nei mesi in cui sarei stata lì.
Quella mattina a colazione mi sedetti con gli altri, come al solito. L'emozione correva tra noi ed era quasi tangibile al tavolo, mentre i primi ospiti si mostravano nella sala per la colazione. Io ed Eddie avremmo lavorato dalle 9 a mezzogiorno e dalle 4 alle 6 con i bambini, con mezzora prima e dopo ogni sessione per preparare e sistemare il tutto, in più avremmo avuto due serate di intrattenimento, il martedì e il venerdì: ero così felice, lavoravo sette ore al giorno, ma il resto delle giornate potevo fare ciò che volevo, seppur nei limiti del villaggio. Le serate, se non dovevo lavorare, potevo visitare Brighton e divertirmi, non avrei potuto chiedere di meglio.
Alle 9:15 andammo incontro ai primi bambini, tutti ospiti che Eddie conosceva bene, probabilmente trascorrevano le vacanze lì ogni anno: tre o quattro piccini che dovevano avere cinque anni al massimo, un paio di angioletti sotto i dieci anni, una peste di dodici, una ragazzina di quattordici che si guardava intorno, forse alla ricerca di qualcuno della sua età con cui parlare. Era un piccolo gruppetto, rimasi interdetta, ma Eddie mi rassicurò dicendo che nei giorni e le settimane successive, se mi fossi dimostrata all'altezza del mio compito, di bambini ce ne sarebbero stati anche troppi. Sorrisi e cominciammo le attività.
Nomi, ne ricordavo ben pochi, solo uno, grazie alla sua
particolarità, mi rimase impresso: la ragazzina di quattordici anni si chiamava Waliyha, e aveva subito chiesto che non la
chiamassimo con soprannomi come per esempio Waly o cose del genere. Raccontò che aveva un fratello maggiore e due sorelle, una più grande e una più piccola, e che loro, senza
il padre che sarebbe tornato a casa in due settimane, si sarebbero fermati lì tutta l'estate, dato che il proprietario era loro amico e doveva loro un favore. Mi era sembrata timida, inizialmente, ma dopo un paio di giochi e dopo la mia presentazione si era aperta come un libro.
Mezzogiorno arrivò tra risate e giochi, e tutti i bambini tornarono tra le braccia dei genitori, meno Waliyha, che andò incontro a un ragazzo, che chiaramente desiderava essere ovunque fuorché lì. Doveva avere su per giù la mia età, aveva una mano in tasca, nell'altra stringeva un cellulare, da cui non toglieva mai gli occhi, coperti da un paio di Rayban neri. Disse a Waliyha di muoversi, si voltò e se ne andò senza nemmeno aspettarla. Wow, ecco qualcuno che ha lo spirito giusto! Ricordo di aver pensato in quel momento. Alzai le spalle e tornai a prestare attenzione a Eddie, colpendolo piano sulla nuca e spingendolo giocosamente. Poco sapevo che quello stesso pomeriggio mi sarei amaramente pentita dei miei
scherzetti, dopo che Eddie mi avesse buttato in piscina vestita.
Alle 6 in punto il fratello di Waliyha venne a riprenderla, ma questa volta si avvicinò un po' di più, dato che Waliyha, stando con gli altri bambini, stava ritardando un paio di minuti. Lo guardai di sottecchi, mentre appoggiato al cancello si sistemava i capelli e tornava a guardare il cellulare. Non era un brutto ragazzo, anzi. I capelli scuri abbastanza lunghi circondavano un viso da manuale, un po' come quelli che si trovavano nei libri di arte; era... Proporzionato, in ogni piccolezza. In più le lunghe ciglia giocavano dalla sua parte. Ricordo di aver quasi pensato, stupidamente, che usasse il mascara. Le guance tendevano già al rosso, quel primo giorno di sole aveva dato i suoi frutti anche per lui che, se tanto mi dava tanto, avrebbe avuto anche le spalle rosse e leggermente scottate. Era magro, ma non eccessivamente, non altissimo, ma quello passò in secondo piano, quando, alzando lo sguardo, si accorse che lo stavo guardando e si aprì in un mezzo sorrisetto, di quelli che fanno cadere le ragazze ai propri piedi. Nulla da dire era proprio carino, lo sapeva e sapeva anche come usare il suo aspetto fisico per
fare colpo.
Quella distrazione mi fu però fatale, perché fu la causa del già nominato incidente della piscina. Eddie mi aveva chiamato un paio di volte, invano, per chiudere le attività e salutare i ragazzi, ma, vedendo che non rispondevo, aveva detto ai bambini di stare buoni un secondo, era sgattaiolato dietro di me, mi aveva preso per i fianchi e, ignorando i miei calci, mi aveva fatto fare un bel tuffo in piscina. Fortuna che l'acqua aveva attutito le mie imprecazioni, parole poco adatte a
un'animatrice che si occupa di bambini. Quando riaffiorai, dire che lo fulminai fu dire poco, ma tutti i bambini ridevano di gusto, così mi unii a loro e lasciai che Eddie mi desse una mano ad uscire. Salutammo i bambini, ci raccomandammo di portare le loro famiglie quella sera allo spettacolino e li congedammo. Con la mano feci un cenno al fratello di Waliyha, che però, in perfetto stile bad boy, non si scompose, si voltò e se ne andò.
Alle 9 ero dietro alle quinte di quella specie di anfiteatro, che
spiavo il pubblico che si stava radunando sulle gradinate e mi
maledicevo di aver accettato. Pur avendo buona volontà, la
voglia di salire su un palco e rendermi ridicola non mi affascinava per nulla, in più avevo le gambe che tremavano per l'agitazione. No, non ero fatta per quel genere di cose. Preferivo rimanere nel retroscena, sapere di essere importante lì, piuttosto che al centro dell'attenzione, ed evidentemente non era difficile notarlo, dato che la mano di Eddie si posò sulla mia spalla e mi chiese cosa avessi. Lo feci promettere di non ridere poi gli raccontai il tutto, anche se ero certa che lui non avrebbe capito, essendo quello che poteva fare qualsiasi cosa senza darci troppo peso. E invece circondò le mie spalle con un braccio, poi mi disse che potevo fare il primo sketch ed evitare il balletto, ma solo se fossi sgattaiolata dietro le quinte e poi fossi uscita senza farmi vedere. Gli sorrisi e stampai un bacio sulla sua guancia, poi andai a prepararmi, di certo più tranquilla di pochi secondi prima.
Nello sketch, avrei dovuto interpretare una giovane donna alla fermata dell'autobus, nulla di troppo difficile, anche se sarei stata la protagonista insieme ad Eddie vestito da donna. In effetti la velocità con cui lo sketch finì fu impressionante, prima che potessi capire di essere sul palco davanti a tutti, mi ritrovai di nuovo dietro le quinte, Eddie truccato che mi faceva l'occhiolino. Feci per rabbrividire, guadagnando un'alzata di
occhi al cielo da parte sua, poi mi dileguai, andando verso l'uscita.
Avevo camminato un paio di minuti, verso la spiaggia, quando notai una fiammella davanti a me, e una figura in penombra. Strinsi gli occhi per vedere meglio, e una voce, con un accento molto diverso dal mio ma molto simile a quello di Waliyha mi chiese "Che hai da guardare? Non dovresti essere al teatrino?" Rimasi interdetta, wow, dato l'atteggiamento non poteva che essere il fratello di Waliyha. "Ho visto la tua famiglia sulle gradinate, quindi anche tu dovresti essere lì, o sbaglio?" Gli risposi un attimo dopo, riprendendomi. Lui rise sommessamente, poi accese lo schermo del telefono e
illuminò lo steccato dov'era seduto lui, con quello che io
interpretai come un invito a sedermi.
"Fumi?" Mi chiese mentre mi guardava arrampicarmi, stando attenta a non uccidermi e fare un'altra figuraccia. "Nah" dissi solo, e lui scosse la testa, accendendosi la sigaretta e bofonchiando un "ragazza modello". Non seppi se prenderlo come un'offesa, in quella situazione, ma sentii ugualmente il bisogno di spiegarmi. " Ci avevo provato, un paio d'anni fa, ma da quando un cugino di mia madre è morto di cancro
ai polmoni, ho giurato di smettere per sempre" dissi tutto d'un fiato. Lui girò la testa verso di me, poi guardò in alto per far uscire il fumo. "Wow, certo che mi vuoi proprio portare fortuna
tu... Non credo siano un paio di sigarette il problema, ma fai come vuoi... Spero non ti dispiaccia la mia sigaretta comunque", "no, certo che no, nessun problema" mi affrettai a replicare, per poi aggiungere "Io sono Lexie. Beh, Alexis, ma preferisco Lexie". "Zayn" disse semplicemente lui,
riportando la sigaretta alle labbra e aspirando nuovamente. Nonostante tutto, c'era qualcosa di davvero sexy in lui, nei suoi movimenti e nella sua voce calda e appena roca.
"Sei il fratello di Waliyha" affermai, tanto per continuare il
discorso. "Esatto, ma non mi chiedere di venire con lei al tuo miniclub perché è fuori discussione" rispose, facendomi
inarcare un sopracciglio. Se voleva apparire antipatico, ci stava riuscendo alla perfezione. "Il club è per ragazzi fino ai
quindici anni, essendo dell'età adatta, sei il benvenuto" risposi, un tantino irritata. "Bambina, potrei essere senza problemi più grande di te, occhio a come parli" replicò, guardandomi nuovamente in faccia con aria di sfida. "E allora perché sei in vacanza con la mamma e il papà, piccino?". Zayn ci pensò
su un attimo, poi ammise "Non sono affari tuoi, e ho diciotto anni, in ogni caso, bambina" quel suo modo di sottolineare bambina mi dava proprio sui nervi, ma decisi di mantenere la calma e cambiare argomento. "Idem. Andrai al college questo autunno?" Chiesi scrollando le spalle. Lui, evidentemente, comprese il mio tentativo, spense la sigaretta e si alzò "Sì, ma ti va di andare a parlare in un posto più illuminato? Odio non poter vedere con chi sto parlando..." disse; c'era un filo di dolcezza in più nella sua voce, che mi sciolse all'istante: l'avrei
seguito in capo al mondo.
Camminammo fianco a fianco, attenti a non sfiorarci nemmeno, lui con le mani in tasca e io con le mie incrociate sul petto, finché non trovammo le sedie a sdraio della piscina e ci sedemmo lì. "Tintarella di luna insomma" riprese a parlare lui, provocandomi una risata; ma allora sapeva anche essere simpatico, mi dissi. Poi lui continuò "Studierò inglese e teatro a Manchester, non so ancora che fare della mia vita, sai com'è..." disse, e io annuii, sapevo benissimo cosa stava
provando. "Io studierò lingue. Voglio viaggiare, anche se
non so quanto si possa guadagnare viaggiando così, per
turismo. Ma un viaggetto intorno al mondo sarebbe il mio sogno, non sono mai uscita dall'Inghilterra, ci credi? A diciotto anni compiuti non ho visto altro che città, colline e campagne inglesi". Fu il suo turno di annuire, un mezzo sorriso sulle labbra "Siamo in due allora" disse "ma Bradford mi sta davvero troppo stretta. Se hai bisogno di un compagno di avventure per girare il mondo in ottanta giorni, chiamami."
Ridemmo più di ciò che la battuta avrebbe meritato, forse perché la sua risata era adorabile e io, pur di sentirla ancora, continuavo a ridere. Parlammo ancora un po', ci scambiammo opinioni sui diversi college e ciò che ci avrebbe aspettato quell'autunno, poi il mio cellulare suonò: la mezzanotte si avvicinava, e Eddie mi avvisava di tornare, dato che lo
spettacolo sarebbe finito in pochi minuti e io avrei dovuto apparire per lo meno alla fine. Sospirai e lo dissi a Zayn, che mi guardò, prendendo un'altra sigaretta e sorridendo, con un
sorriso che non avrei mai dimenticato. Mentre mi allontanavo sorridendo a mia volta, la sua voce si fece sentire, leggermente più alta: "Allora ci si vede, Cenerentola".
Tommo's
corner:
Zaynnnnnnn *-*
Bene, sono felice, molto felice di come sia venuto questo capitolo, e
spero vi piaccia tanto quanto piace a me. Sì, lo so,
all'inizio è un po' antipatico. Ma è un bad boy,
alla fin fine, no? E poi diventa più carino, con le sue
battute da far cadere le braccia? Che ne dite? Mi farebbe piacere
conoscere le vostre opinioni ;)
Beh, arrivederci
al prossimo aggiornamento :)
Un abbraccio,
-S
|
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Capitolo 3 *** Shall we dance ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction
–
Capitolo 3
Shall we dance
Venerdì, 11 luglio
Erano le undici e mezzo di
mattina, avrei dovuto essere super sveglia, invece
riuscivo a malapena a tenere gli occhi
aperti. Eppure avevo trangugiato tre tazze di caffè appena
due ore prima. A
pensarci bene, la vita dell’animatrice non era per niente
semplice, e me ne
accorgevo ogni volta, il venerdì, il giorno prima del mio
giorno di riposo.
Quella era la giornata sportiva, miniclub, baby club e adulti si
sarebbero
tutti trovati ai campi per i tornei, organizzati durante tutta la
settimana.
Come ogni venerdì, avevo i capelli in una coda alta e
tirata, la solita divisa
e niente trucco, cosa che non giovava alle mie povere occhiaie, ed ero
stravaccata sulla sedia dell’arbitro di beach volley
maschile. E come ogni
venerdì, Zayn arrivò a prendermi in giro,
naturalmente.
“Ti vedo sveglia e
attenta
al gioco insomma” mi disse tirandomi una gamba e quasi
facendomi cadere. “La
partita non è ancora cominciata, e sento forse il fastidioso
ronzio di qualcuno
che è troppo figo per sudare giocando a qualsiasi
sport?” risposi a tono, per
poi aggiungere “anche se sappiamo tutti che è solo
perché sei imbranato come
una foca…”. Posai lo sguardo su di lui, in costume
e una canottiera bianca, gli
inseparabili RayBan appena abbassati per permettere che i suoi occhi mi
incenerissero. “Bambina, potrei farti fuori in qualsiasi
sport se solo volessi.
Ma sì, hai ragione, i miei capelli mi stanno troppo bene per
scompigliarli
giocando” replicò lui sistemandoli per
l’ennesima volta; aveva ormai imparato
quanto mi desse fastidio quando mi chiamava bambina, soprattutto
perché era più
grande di me di appena tre giorni. “Ci vediamo sul campo di
beach volley questo
pomeriggio allora” gli dissi, pensando alla partita di beach
a squadre miste.
“È forse un appuntamento questo?” mi
stuzzicò lui, guardandomi da dietro gli
occhiali, con un mezzo sorrisetto. Io gli feci la linguaccia, poi con
la mano,
salutai Eddie, che veniva verso di me, probabilmente per rimproverarmi:
la partita
avrebbe dovuto essere cominciata da cinque minuti…
“Lexie, ti vuoi sbrigare?!?”
Disse guardando storto Zayn, che alzando le braccia girò i
tacchi e se ne andò.
Non feci altro che pensare
a Zayn e al suo volto mentre pronunciava quel “È
forse un appuntamento” per
tutta la partita e le ore che mancavano a quel pomeriggio. Penso che
una
partita peggio arbitrata non ci sia mai stata nella storia del
villaggio, Eddie
mi urlò dietro parecchie volte, rischiai perfino di beccarmi
una battuta mal
fatta in faccia. Quello fu davvero un disastro. “Lexie, che
diavolo succede
qui? Eri così attiva e attenta le prime settimane! Che cosa
è successo? Ti sei
rimbecillita?” mi accusò Eddie raggiungendomi al
tavolo del buffet. “Eddai,
succede a tutti di avere una giornata no… Sono solo un
po’ stanca.” Risposi
prendendo una porzione fin troppo abbondante di patate fritte.
“Sicura sia solo
stanchezza Lexie?” chiese ancora il mio compagno, indicando
con lo sguardo il
tavolo a cui Zayn rideva di gusto con la sua famiglia. Lo fulminai con
lo
sguardo e lui mi circondò le spalle con un braccio.
“Dovresti sapere che una
relazione con i clienti non è consigliata, ed è
vietata nel caso in cui
distolga l’attenzione dell’impiegato dal suo
lavoro”, mi sussurrò all’orecchio,
per poi schioccarmi un bacio sulla guancia e ritornare al tavolo.
Scuotendo la
testa, guardai verso Zayn, che aveva smesso di ridere e spostava lo
sguardo tra
Eddie e me.
Arrivò anche il
momento
del torneo misto di beach volley, che ebbe molti più
partecipanti rispetto agli
altri, forse perché il campo era per la gran parte
all’ombra, forse perché
essendo ormai pomeriggio inoltrato non faceva poi così
caldo. Anche Zayn arrivò,
vestito come al mattino, ma senza gli occhiali. Mi salutò
con un cenno quasi
impercettibile, poi andò nella squadra avversaria alla mia e
si posizionò a
fianco a Eddie, il capitano. Cominciai giocando in difesa, Zayn e Eddie
ognuno
come schiacciatore. Inutile dirlo, capii che forse sfidare un ragazzo a
beach
volley e fare tanto la spavalda non era stata una buona idea. Tra lui e
Eddie,
chissà cosa volessero dimostrare, mi fecero correre per
tutto il campo, tanto
che i miei compagni di squadra mi chiesero se avessi fatto qualcosa di
male ai
miei avversari e se volessi un cambio. Rifiutai nonostante fossi senza
fiato,
poi guardai i due ragazzi. “Tesoro, puoi anche ritirarti se
vuoi” offrì Eddie
con un sorrisetto di scherno, prima di battere esattamente su di me.
Miracolosamente,
riuscii a prenderla, anche se mi ritrovai a gambe all’aria, e
riuscimmo a fare
punto. “Quello puoi farlo tu, vecchiaccio. Un po’
fiacca, non credi?” dissi
attraverso la rete, mentre Zayn tratteneva una risata. Continuammo a
schernirci
e punzecchiarci lungo tutta la partita, che alla fine vinsero loro per
tre set
a due, ultimo set vinto per appena due punti. Fu una sconfitta
durissima, che
parve però sistemare qualsiasi attrito ci fosse tra Eddie e
Zayn, quindi ne fui
felice. Povera illusa Lexie.
“Lexie, come premio
di
consolazione, ti portiamo con noi” disse una voce dietro di
me, prendendomi per
le braccia e subito dopo, fulmineo, Zayn arrivò davanti a me
per prendermi le
gambe; ci volle poco a capire quello che stavano per fare, e di certo
non mi
sarebbe piaciuto. Protestai e cercai di liberarmi, ma non ci fu niente
da fare.
Avevo troppo poca mobilità e il viaggio dal campo al mare
era fin troppo breve.
In due minuti mi ritrovai fradicia, a lottare per rimanere a galla
nell’acqua
salata. La mia unica consolazione era che, per portare me, anche Eddie
e Zayn
si erano bagnati fino alla vita, così, non appena
riacquistai la vista, presi a
schizzare Zayn e chiusi le braccia attorno al collo di Eddie, per farlo
cadere
a sua volta, cosa che stranamente mi riuscì.
Mentre Eddie tornava in
superficie e si sistemava, mi girai verso Zayn, che aveva tolto la
canottiera
ed era rimasto in costume. Non mi sarei aspettata, da Zayn, un fisico
del
genere. Era longilineo, certo, ma scolpito. Il ventre piatto aveva un
accenno
di tartaruga che lasciava spazio, appena più giù,
ad una linea V del bacino
sorprendentemente marcata, su cui sulla parte destra spiccava un
tatuaggio a
forma di cuore. Osservai un po’ più attenta i
tatuaggi che aveva sparsi per il
corpo: erano tanti, ma contribuivano a dargli un’aria
così… sexy, che non potei
smettere di fissarlo. Mi immaginai a tracciare con la punta delle dita
i loro
contorni, ancora e ancora. Devo aver avuto proprio un’aria
stupida, perché Zayn,
riportandomi sulla terra, mi disse, imbarazzato
“ehm… hai bisogno di
qualcosa?”. Io alzai gli occhi e tornai a guardare quel
volto, un sopracciglio
appena inarcato, curioso di capire cosa stessi pensando, prima che
Eddie mi
abbracciasse da dietro e mi riportasse sott’acqua con lui,
guadagnando un
urletto da parte mia.
Riaffiorai e di nuovo
scorsi sul volto di Zayn quell’espressione tesa, quasi
arrabbiata. Nuotammo un
altro po’, lasciando che il mare calmasse i muscoli tesi
dallo sforzo della
giornata, poi tornammo a riva, Zayn ancora leggermente sulle sue.
“Stasera ci
sei alla favolosa serata a tema vero Zayn?” chiesi pensando
alla serata di
balli latino americani che mi aspettava di lì a poche ore.
Zayn finalmente si
voltò verso di me, facendo un incomprensibile cenno con la
testa “Vedrò cosa
vogliono fare i miei…” rispose senza tanto
entusiasmo. “Beh, se vieni ti
insegno a ballare il tango con la rosa in bocca, anche se forse
preferiresti
qualcun altro al posto mio” replicò Eddie, un filo
di sarcasmo nella voce. Mi
sembrò strano, non credevo Eddie fosse capace di essere meno
felice e “sprizza-gioia”
di quello che solitamente era. Mi voltai verso di lui, poi verso Zayn.
“Io non
ballo in ogni caso Edward” rispose quest’ultimo,
per poi portare la maglia su
una spalla e allontanarsi verso il bungalow della sua famiglia.
“Nervosetto”
riprese il
discorso Eddie quando arrivammo all’edificio del personale e
fu sicuro che Zayn
fosse fuori portata. “Già, ha un carattere tutto
suo…” risposi semplicemente,
ripensando alla sua immagine, la pelle dorata, bagnata
dall’acqua e baciata dal
sole che cominciava a tramontare. Sì, bisognava ammetterlo,
era proprio un bel
ragazzo. “Beh, io penso che sia troppo montato quello
lì, e tu pulisciti la
bava dalla bocca ogni tanto, si vede benissimo che gli sbavi dietro
Lexie”
continuò Eddie prima di arrivare alla sua camera e chiudere
la porta dietro di
sé, lasciando fuori le mie vane proteste.
Ore nove, jeans corti e
una maglietta rossa indossati, i capelli che, dopo un’ora
passata a decidere
l’acconciatura, erano rimasti sciolti sulla schiena,
un’altra tazza di caffè,
la quinta della giornata, ed ero pronta a durare fino a tarda notte.
Incontrai
il resto degli animatori, le ragazze tutte più o meno
vestite come me, per
facilitare i movimenti, i ragazzi in jeans e camicia bianca. Ci
disponemmo a
semicerchio sul palco del teatro, aspettando che la gente si
ammucchiasse sulle
panche, per poi scegliere le nostre prede e invitarle a ballare. Sapevo
già chi
avrei scelto, così scannerizzai l’intero luogo per
trovare la mia succulenta
preda. Ma dei Malik nessuna traccia. Mi rabbuiai appena, poi scelsi un
arzillo
signore sulla settantina la cui consorte doveva essere in camera con
l’influenza, o qualcosa del genere. Il primo ballo sulla
lista era il cha cha
cha, e fu in pratica una foca che insegnava a un’aquila a
volare. Il signore mi
raccontò che aveva ballato il cha cha cha tante di quelle
volte con sua moglie
da conoscerlo meglio di se stesso, e io maledii la mia
abilità nello scegliere
sempre le persone più sbagliate.
Fortuna volle che il
signore, dopo una bachata, decidesse di tornare in camera con la
moglie, e io
rimasi senza partner. Mi guardai di nuovo in giro, poi puntai la
famiglia che
tanto avevo cercato e finalmente avevo trovato. Mi avvicinai, e Zayn si
sedette
meglio sulla panca, evitando di guardarmi. Mi ero ripromessa di farlo
soffrire
quella sera, così presi la mano di sua madre e le insegnai,
o per meglio dire le
mostrai come un elefante sulle uova balla la samba, per poi
riaccompagnarla a
sedere e invitare le sue sorelle a ballare un paio di balli di gruppo,
organizzati per la metà della serata in modo che gli adulti
potessero
riprendere fiato tra un ballo e l’altro. Ogni tanto buttavo
l’occhio, e l’unica
cosa che riuscissi a vedere era Zayn in compagnia del suo splendido
cellulare.
Mi stavo innervosendo, avevo sperato che magari si facesse avanti lui,
che si
stufasse di vedermi ballare con altra gente e venisse a prendermi, ma
forse
avevo interpretato male. Mr camicia nera davvero non aveva nessuna
intenzione
di ballare.
Arrivammo al ballo finale,
il tango. Per la rappresentazione, Eddie mi prese per mano e andammo a
centro-palco, dimostrando al pubblico come il tango fosse in
realtà un ballo
abbastanza semplice. Distribuimmo una rosa ad ogni uomo o bambino
presente nel
luogo, e toccò a me l’area in cui avrebbe dovuto
esserci Zayn, che ovviamente
mancava. Consegnai tutte le rose a parte una, poi uscii dal teatro.
Come avevo immaginato,
Zayn stava fumando una sigaretta, la sigaretta delle 11, appoggiato al
muro del
teatro. Come si potesse essere ancora più affascinanti con
una sigaretta in
bocca, proprio non lo capivo, eppure lui ci riusciva.
“Finiscila in fretta bad
boy, ti aspetta un tango con la sottoscritta” gli dissi
cogliendolo di
sorpresa. Sorrise, per poi offrirmi la mano e farmi fare un giro su me
stessa.
“Questo è tutto quello che riuscirai a tirare
fuori da me piccoletta, mi spiace”
replicò ancora sorridendo. Io misi il broncio, poi gli presi
la sigaretta e gli
misi in mano la rosa “E io ti ricatto” gli dissi
“se rivuoi la sigaretta, devi
promettermi che appena l’hai finita vieni con me a ballare, e
non accetto
patteggiamenti” conclusi portandomi, il più
sensualmente possibile, la sua
sigaretta alla bocca. Era un po’ che non fumavo, rischiai di
soffocare per un
istante, in cui lui scoppiò a ridere, poi esalai
l’aria e alzai un sopracciglio
in attesa della sua risposta. “Non so ballare, miss faccio la
dimostrazione del
tango che è molto semplice semplice… E ridammi la
mia sigaretta!” disse
cercando di prendermela dalla mano. Io feci un passo indietro e me la
riportai
alle labbra, inspirando ancora, per poi lasciare che il fumo lo
colpisse in
faccia; Zayn spalancò gli occhi, un’espressione
sorpresa sul volto. “Dov’è
finita la cara ragazza modello?” chiese, e io in risposta
scoppiai a ridere.
“Torna solo se accetti di ballare” risposi con una
linguaccia, dopo che lui mi
ebbe preso la mano e tolto la sigaretta a forza. Riprese a fumare, per
poi
annuire. “Se vengo prometti di smettere di
assillarmi?” propose, e io con un
sorriso annuii.
Non avevo mai visto
nessuno fumare una mezza sigaretta in così tanto tempo,
quasi arrivai ad
arrabbiarmi, mentre lui se la rideva. Rientrammo che ancora si ballava
il
tango, mancavano dieci minuti alla chiusura della serata,
così mi feci forza,
lo presi per mano e lo trascinai sul palco. “Ti
odierò per sempre per questo
Lexie, sappilo” mi sussurrò quando mi voltai per
affrontarlo. “Per averti fatto
partecipare invece di startene a fare l’asociale?”
risposi con lo stesso tono,
portando la sua mano sul mio fianco ed evitando di rabbrividire, cosa
difficile
dato quello che il contatto mi fece provare. Aspettai che il ritmo
ripartisse
dal primo passo, poi lo guidai nel ballo, mantenendo lo sguardo fisso
sui suoi
occhi, che non lasciarono mai i miei. Era un gioco di sguardi, di
contatti, di
sorrisi e risate per gli errori, ma soprattutto, ciò che
regnò tra noi due era
imbarazzo. Prima di cominciare a ballare, ero sicura delle mie idee, di
quello
che avrei dovuto fare, ma averlo così vicino, il suo petto
che sfiorava il mio,
i volti a un soffio l’uno dall’altro, le mie mani
nelle sue, sgretolava la
terra sotto ai miei piedi. Non era solo lui a sbagliare i passi, ma
anche io:
non seguivo il ritmo, continuavo a fare un passo avanti quando dovevo
farne uno
indietro e viceversa. Negai ciò che era ovvio, dando la
colpa alla stanchezza.
La musica finì, ma
Zayn
non tolse la mano dalla mia schiena, non smise di guardarmi, non si
allontanò
da me; quanto lui non abbandonava i miei occhi, tanto io ero
ipnotizzata dai
suoi, e non riuscivo a togliergli i miei di dosso. “Ehmehm,
vorrei
congratularmi con tutti i nostri ospiti questa sera, siete stati
fenomenali”
interruppe la voce di Eddie dal microfono, e finalmente ci diede la
forza di
separarci. Zayn rimise le mani in tasca, e con un passo indietro si
divise da
me. Non volevo lasciarlo andare. Non quando avevo le sue labbra a
così vicine
alle mie. Sospirai, infilando a mia volta le mani nelle tasche dei
jeans, poi
ricostruii un sorriso e mi avvicinai a Eddie, che mi prese sotto
braccio per
l’inchino, per poi donarmi la rosa che aveva in mano, tra gli
oooooh generali.
Cercai Zayn con lo sguardo, senza successo, poi mi costrinsi a mettermi
l’animo
in pace.
Chiusa la serata, ci
trovammo, animatori, cuochi e camerieri, all’esterno
dell’anfiteatro, per
andare a bere qualcosa in centro città. Il mio cellulare,
mentre gli altri
decidevano cosa fare, squillò con un messaggio, da parte di
Zayn: “Bambina,
vieni allo steccato stasera, dato che mi hai costretto a ballare? In
più, devo
insegnarti a fumare senza ammazzarti ogni volta che inspiri…
Xx”. Impossibile
essere così tante cose in un solo messaggio: sexy,
perché ormai tutto di lui lo
era; insopportabile, quel ‘bambina’ non se lo
sarebbe mai tolto dalla testa;
divertente e ingenuo, a pensare che davvero non sapessi come si fuma
una
sigaretta; dolce, perché nonostante tutto quello era un
invito a passare un
altro po’ di tempo con lui.
Ci
pensai su, non potevo
tirare pacco ai miei compagni quando avevo già dato la mia
disponibilità, ma
forse Zayn avrebbe potuto unirsi al gruppo, d’altronde
eravamo tutti più o meno
coetanei. “Sto per uscire con Eddie e gli altri,
perché non ci raggiungi e
vieni con noi?” scrissi di fretta, per non destare troppa
curiosità nei miei
colleghi. “Non credo sarei il benvenuto, probabilmente
è una cosa riservata
allo staff… ‘Notte Lexie, divertiti.” Fu
il suo messaggio di risposta, che mi lasciò
interdetta. Aveva voluto di nuovo chiudere il discorso, e io continuavo
a non
capire il motivo di quei suoi sbalzi d’umore improvvisi. Era
quasi come se
odiasse i miei colleghi, o forse era molto più semplice di
così; forse voleva
semplicemente stare un po’ da solo con me, e io, stupida,
avevo rovinato tutto.
Tommo’s corner:
Strano
che questa parte di
note si chiami Tommo’s in una storia su Malik vero? Ma il mio
Tommo è sempre
onnipresente, anche se non c’entra niente, quindi va bene.
Bene,
okay, ho cominciato
le note con uno schizzo che non c’entrava niente, ma
concentriamoci sul
capitolo. Chi ha capito cosa?
Facciamo
il punto della
storia su quello che fin d’ora si è capito:
1.
Lexie
si è persa per il bad boy, e su questo non ci sono dubbi
2.
Il
bad boy ci sta provando? Mmh penso proprio di sì
3.
Che
Eddie sia geloso? Chi lo sa… Fatto sta che il ragazzo ha
sempre un tempismo
perfetto…
Beh,
eccomi ad aggiornare,
in enorme ritardo… Ma la precedenza l’ha avuta
l’altra long che ho in corso
(quella su Louis, se per caso avete voglia di passare), e dunque ci ho
messo
più del previsto a sfornare queste belle parole…
Oh beh, spero tanto non
abbiate avuto nulla nel forno mentre aspettavate questo capitolo :)
Un
abbraccio,
-S
|
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Capitolo 4 *** Don't go ***
THE
TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction
–
Capitolo 4
Don’t go
Martedì,
22 luglio
Era
passata una decina di giorni dall’ultima serata in cui
io e Zayn avevamo davvero parlato. Il giorno successivo a quella serata
scambiai qualche messaggio con lui, poi più nulla. Avevo
provato a scrivergli
un paio di volte, ma senza successo. Waliyha ormai andava e veniva dal
mini
club da sola, avendo imparato a orientarsi nel villaggio anche da sola;
agli
spettacoli serali vedevo al massimo Waliyha con la sorella maggiore;
durante i
pasti le uniche Malik che incontravo erano le sorelle. Zayn sembrava
scomparso.
Una parte di me voleva avvicinare Waliyha e chiederle qualcosa al
riguardo, ma
poi c’era l’altra parte che urlava di non farlo,
non volevo sembrare troppo
attaccata a un ragazzo che in realtà non mi aveva ancora
dimostrato nulla.
Dentro
di me la guerra continuava: non lo vedevo e mi
chiedevo cosa stesse succedendo, se fosse partito, se stesse male, in
quella
settimana qualsiasi ipotesi aveva varcato i confini della mia mente.
Sospirai quando,
all’ennesima serata, i Malik mancavano. Qual era il problema
con lui? Stava
cercando di evitarmi, oppure era davvero… Sparito? Ero
confusa, non avevo la
minima idea di come avrei reagito, se avessi scoperto che davvero era
partito
senza nemmeno salutarmi. Notai Eddie fissarmi e abbozzai un mezzo
sorriso, non
volevo che si preoccupasse. Lui in risposta si avvicinò, per
poi darmi un bacio
sulla fronte.
“Credevo che ormai il panico da
palcoscenico fosse
scomparso, dopo più di un mese… Mi sbagliavo?”
mi chiese, quasi come se volesse
convincere anche se stesso che il panico da palcoscenico fosse il mio
unico
problema. “Credo
che… Non sia andato via del tutto”
mentii abbassando lo
sguardo. Chissà cosa avrebbe detto, se avesse scoperto qual
era il vero motivo.
Lo
spettacolo, anche a causa della pioggia che aveva
cominciato a cadere verso la metà, non durò a
lungo, così sfruttai il nuovo
tempo libero per fare un ultimo tentativo e andare a cercare Zayn. Se
fosse
stato ancora nel villaggio, sicuramente sarebbe stato fuori a fumare la
sua
solita sigaretta, che non poteva mancare, in barba a qualunque
condizione
meteorologica. Mi avviai per il sentiero che portava alla spiaggia,
sperando di
incrociarlo dove avevamo parlato per la prima volta. Il cuore mi
batteva a
mille, avevo dimenticato la felpa dietro le quinte e cominciavo a
sentire il
freddo penetrarmi, ma ero determinata a trovarlo. E fu proprio grazie a
questa
determinazione, e forse un bel po’ di fortuna, che riuscii a
scorgere un
puntino rosso in corrispondenza dello steccato bianco che limitava i
campi e le
piscine. Sospirai e, come fosse un film romantico, cominciai a correre,
anche
se lui, molto probabilmente di me non si era ancora accorto.
“Zayn”
riuscii a dire, appena a corto di fiato. In penombra
lo vidi alzare la testa, gli occhi che coperti dagli occhiali da vista
mi
squadravano dalla testa ai piedi. Passò un secondo, in cui
nella mia mente si
raggruppò un groviglio di emozioni: rabbia,
perché mi aveva davvero evitato per
tutti quei giorni; sollievo, per lo meno non se n’era andato
completamente;
gioia, finalmente potevo rivedere quel viso che, pur non volendolo
ammettere,
avevo tanto cercato; imbarazzo, dovevo sembrare un pulcino bagnato in
quel
momento; ma più di tutto regnava incontrastato il desiderio
di parlare ancora
con lui, che mi era tanto mancato in quei giorni. Lui, con il suo
solito modo
quasi burbero, mi rispose “Sì,
quello è il mio nome. Vieni sotto che poi ti
prendi la morte e dai la colpa a me”. Dio quanto
mi era mancato quel suo tono,
e ancor di più mi erano mancati i brividi che esplosero in
me al mero tocco del
suo braccio. Mi strinsi più a lui, cercai di rubargli il
maggior calore
corporeo possibile, lui che era caldo e asciutto sotto il suo ombrello
a fiori
rossi, che non osai criticare.
“Dove sei stato in questi giorni?”
chiesi, come una bambina,
vergognandomi quasi del mio tono; ma non avevo bisogno di fare giri di
parole,
avevo freddo e volevo tornare dentro e abbandonarmi a una doccia calda.
Lui
prese un tiro dalla sigaretta, poi si voltò ed
espirò. “Sono
stato impegnato.
Poi su, non posso ronzarti sempre attorno, non credi? Devi lavorare tu”
spiegò
secco, come se quella cosa non gli andasse giù. Non capivo,
ma sapevo di voler
continuare il discorso. “Una
via di mezzo non la conosci?” domandai ancora,
alzando lo sguardo combattiva. Lui alzò semplicemente le
spalle e spostò lo
sguardo, bofonchiando un “L’ho
detto, sono stato impegnato”. Da lui non avrei
cavato niente, così sospirai.
“Ma stai bene vero? Sì,
insomma, la salute degli ospiti
prima di tutto.” cercai di sviare, dato che la
mia domanda avrebbe potuto sembrare
troppo intrusiva o simili. Zayn soffocò una risata, prima di
chiedere “Sì,
e
della vostra salute chi se ne frega, vero bambina?”,
scompigliandomi un po’ i
capelli. Feci di tutto per sopprimere la rispostaccia che stava
nascendo dopo
quel ‘bambina’, così mi concentrai sul
fatto che volesse davvero sincerarsi
della mia salute. “Io
sto benissimo, vengo da Newcastle, questo per me è caldo
torrido” mentii, sperando che non notasse la
pelle d’oca che si era
impossessata delle mie braccia. “Per questo hai i brividi no?
Ovvio. Mi chiedo
solo perché ti tenga sotto l’ombrello, miss
‘vengo da Newcastle’. Fai la
spavalda adesso?” replicò lui,
allontanandosi appena da me. Mi riavvicinai
ancora, non avevo finito di rubargli quel bel tepore che emanava, e lui
semplicemente mi accolse con il fumo della sigaretta, che stava ormai
per
finire. “Eh,
quelle sono reazioni involontarie, non le posso controllare
nemmeno io. In ogni caso, vorrei vedere te, senza il tuo bel maglione e
i tuoi jeans
lunghi” affermai guardandolo nella penombra. I
jeans scuri erano stretti al
punto giusto, appena abbassati così da dargli
l’aria da ribelle, che mai
mancava di avere, ma il maglione, beige sopra a una camicia che doveva
essere
blu, sembrava urlare ‘bravo ragazzo’. Era un mix
perfettamente adatto a lui,
che rispecchiava a pennello la sua personalità e la sua
soltanto apparente aria
da duro. Gli occhiali poi, che probabilmente metteva poco
perché li considerava
un difetto, conferivano al suo viso quel pizzico di dolcezza in
più che ancora
oggi non ho idea di come fossi riuscita a resistergli in quel momento.
Ancora
una volta era bello, bello da impazzire. Fece il gesto di togliersi il
maglione, ma io lo fermai: no, per la mia salute mentale non volevo il
suo
profumo su di me. Avevo paura di finire ad annusare quel suo maglione
fin
troppo per essere considerata una persona normale.
“Se non lo volessi non faresti
certi discorsi Lexie. Te lo
do volentieri sai? Giuro che non puzzo” rise,
subito prima di portare la sua
manica sotto al mio naso, costringendomi a respirare quel suo profumo
fresco da
uomo che, inutile a dirsi, mi fece capitolare. Mi ripresi appena in
tempo, così
da non sembrare troppo scema, e scossi la testa ancora. “Piuttosto, perché non
accetti
i miei inviti e vieni fuori qualche volta, non sono una persona poi
così
malvagia…” cercai di dire per non
sembrare troppo diretta. Lo vidi sorridere e
alzare gli occhi al cielo. “Io? Uscire con camerieri e
animatori? Per favore,
non esco con i plebei” mi stuzzicò,
guadagnando in risposta una mezza gomitata
sullo stomaco.
“Seriamente però,
dovresti venire. Che ne dici domani sera
di fermarti dopo lo spettacolo? Andiamo verso Brighton… Ti
sto dando la
possibilità di uscire dal villaggio, Zayn, non sprecarla.”
Gli proposi alzando
appena le spalle. Fece per aprire la bocca, poi si rabbuiò e
la richiuse di
colpo. “Non so,
non credo di poter venire” Sputò
infine, allontanandosi da me.
Alzai le sopracciglia, non potevo crederci, stava nuovamente usando
quel tono
distaccato con me. E continuavo a non capirlo. A tratti sembrava quasi
ci
provasse, altre volte mi allontanava con quei modi
così… Odiosi che non avrei
fatto fatica a tirargli uno schiaffo.
Sbuffai
sonoramente e mi voltai, guardando nella direzione
opposta alla sua. Fu allora che lo intravidi, illuminato dallo schermo
del
cellulare che faceva finta di guardare così attentamente.
Alzò lo sguardo e,
come avevo fatto io pochi minuti prima, cominciò a correre
verso me e Zayn,
sventolando un indumento ma cercando anche di ripararsi dalla pioggia.
“Lexie, ecco dov’eri
finita, ti stavamo cercando tutti in
anfiteatro!” esclamò Eddie non appena
fu arrivato. Zayn al mio fianco fece un
mezzo passo indietro, quasi a disagio. “Beh, lo spettacolo era finito,
avevate
detto che potevamo andare, e io sono andata”
risposi, infastidita che avesse
interrotto la mia conversazione con Zayn e soprattutto che lo stesse
completamente ignorando. Eddie in risposta allungò la mano e
mi diede la felpa
dello staff che teneva in mano, e che io presi avidamente, noncurante
di vedere
che fosse la mia. Fu solo quando la indossai che capii che fosse troppo
grande
per essere la mia. Zayn mi lanciò un’occhiata poi,
mascella contratta, buttò la
sigaretta e la spense con il piede. “Ora può ripararti lui,
io non servo più.
Passate una buona notte.” Buttò
lì, per poi allontanarsi definitivamente da me.
Lo guardai andare via, poi mi voltai nuovamente verso Eddie che cercava
senza
successo di nascondere un ghigno nascente.
“Si può sapere qual
è il tuo problema Eddie?!” Gli
sbraitai
contro non appena fui sicura che Zayn non potesse sentire. Lui
alzò
semplicemente le spalle, poi con aria confusa e innocente, mi rispose
“Che
problema? Sono solo venuto a cercarti, ero preoccupato!”.
Spalancai gli occhi.
“Sei solo
venuto a cercarmi?! Hai completamente ignorato Zayn!
Dov’è finita la
tua ‘cortesia per gli ospiti’ ?”
chiesi mimando le virgolette con le dita.
Eddie spostò lo sguardo, facendosi d’un tratto
serio. “Non so
quanta cortesia
meriti quello lì. Torniamo verso le camere, ti va?”
annunciò, cingendo le mie
spalle con un braccio, che non riuscii a scollarmi di dosso.
“Conosco Zayn dalla prima estate
che sono venuto a lavorare
qui. È un gran bastardo sai?”
cominciò in tutta calma, come fosse il discorso
più naturale di questo mondo “Ci prova con le
ragazze per poi mollarle e farle
soffrire.” Concluse, giocando con la felpa sulla
mia spalla. Mi scostai appena
per guardarlo negli occhi, pensava forse che non potessi badare a me
stessa? E
perché aveva tutto questo bisogno di proteggermi e tenermi
al sicuro? In ogni
caso, avevo già una famiglia intera a considerarmi una
neonata, un’altra
persona non serviva. La rabbia montava dentro di me senza che nemmeno
io me ne
accorgessi.
“Perché mi stai dicendo
tutto questo? Non è che ci sia
capitata a letto insieme sai? Stavo solo parlando con un amico
e…” cominciai,
ma fui interrotta da una sua piccola risata forzata “Mi credi così stupido
Lexie? Ci sbavi dietro, non mi mentire. Si vede da come sei stata negli
ultimi
giorni: sempre distratta, sempre sulle tue, sempre ad allungare lo
sguardo
quando vedevi le sorelle Malik, sempre a cercare anche lui. Lo fa
apposta,
credimi per questa volta!” disse, scuotendomi
appena le spalle, con aria quasi
preoccupata. Sbuffai e scossi la testa. “Stai dicendo idiozie. E in ogni
caso,
so benissimo come comportarmi da sola, non ho bisogno di qualcuno che
mi faccia
da babysitter.” Risposi ostinata; no, non volevo
credere che Zayn fosse come
Eddie lo dipingeva, Zayn era… Zayn era il ragazzo che a
diciotto anni passati
andava in vacanza con la famiglia, e accompagnava le sorelle al
miniclub,
quello che era imbranato a ballare ma si faceva convincere a farlo e
poi ci
rideva sopra, quello che faceva battute da far cadere le braccia e
rideva per
mascherare il suo imbarazzo. Di Zayn il massimo che poteva assomigliare
a un
bad boy erano i suoi tatuaggi e il vizio del fumo, per il resto era
semplicemente un ragazzo chiuso in se stesso, che non aspettava altro
di
aprirsi a chi gliene dava la possibilità.
Eddie
sbuffò, quasi sconfitto; eravamo arrivati nella sala
comune dell’edificio assegnato allo staff. Mi prese per mano
e mi si avvicinò.
“Lexie, per
favore. Stai attenta. Zayn se le fa tutte. Ci prova con tutte. Ma
quella è l’unica parte che gli piace. Quando ha
ottenuto quello che vuole,
passa alla prossima senza nemmeno pensarci due volte. È la
sua tattica, e non
voglio che ci caschi anche tu.” Mi
spiegò guardandomi dritta negli occhi. “Io
ci tengo a te” sussurrò in modo da
essere sicuro che orecchie indiscrete non
potessero sentirlo, poi mi lasciò e andò verso la
sua camera. Non è vero.
Continuavo a pensare. Quello non è Zayn. Se fosse
così mi avrebbe già
lasciata andare da tempo. È da tempo che ho buttato
all’aria ogni possibilità
di fare la preziosa con lui. Eddie è solo geloso.
Conclusi, accorgendomi di
essere rimasta in piedi, fradicia, da sola, in mezzo alla sala comune,
con le
mani serrate a pugno e gli occhi lucidi. Dovevo parlare con Zayn. Avevo
bisogno
di sapere cosa ci fosse di sbagliato tra lui ed Eddie e
perché si odiassero
tanto. Presi il cellulare, grata che non fosse zuppo di pioggia, e
scrissi un
messaggio, pregando che fosse ancora sveglio.
“So che è
tardi, ma ho bisogno di parlare. Almeno questa
volta, non ignorarmi, è importante davvero. Ci troviamo tra
mezz’ora
sotto al portico del bar; io e te, nessun altro. Vieni per
favore.”
Tommo’s
Corner:
Aaaaaaaaaaah
vi prego non uccidetemi. Santi numi, sono in
ritardo di ben… Beh di mesi! E mi ero ripromessa di fare la
brava questa volta
T.T
Però
alla fine siamo arrivati anche al quarto sudatissimo
capitolo… Vi aspettavate una cosa del genere? Punto della
situazione per chi si
era perso gli episodi precendenti:
- Zayn
ci stava provando, poi si è allontanato, poi è
tornato, e ora… Chi lo sa cosa risponderà
- Lexie
si sta facendo migliaia di pare mentali, ma siamo arrivati alla
conclusione che muore dietro a Zayn
- Eddie…
Eddie mi sta rompendo un pochino con questo suo atteggiamento. A chi
date ragione? È geloso?
Bene,
e anche per questa volta un piccolo sunto è stato
fatto… E chiedo ancora perdono per aver abbandonato
completamente questa storia
per quasi tre mesi (quasi eh, non sono davvero tre).
Grazie
di aver letto questo capitolo e… Un ringraziamento
speciale se avrete la forza di seguire questa storia, prometto che non
ci
vorranno mesi per il prossimo capitolo…
Un
abbraccio,
-S
|
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Capitolo 5 *** Memories ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction
–
Capitolo 5
Memories
Mercoledì,
23 luglio
Era
mezzanotte passata, dopo aver mandato il messaggio a Zayn
salii per una doccia. Ne avevo bisogno, psicologicamente tanto quanto
fisicamente: non appena il getto d’acqua si
riversò su di me, sospirai e
lasciai che la mia mente vagasse libera. Le immagini della serata
appena
trascorsa si susseguivano davanti ai miei occhi chiusi, nel caldo
tepore che
l’acqua bollente stava creando attorno a me, concedendomi il
privilegio di
rifletterci sopra. Assorbivo le parole di Eddie come colpi a me stessa,
seppure
tutti i suoi insulti fossero rivolti a Zayn:
È un
gran bastardo
sai?
Ci
prova con le ragazze per poi mollarle e farle soffrire
Lo fa apposta,
credimi per questa volta!
Zayn se le fa
tutte.
Ci prova con
tutte.
Ma
quella è l’unica parte che gli piace.
Passa alla
prossima
senza nemmeno pensarci due volte.
È la sua
tattica, e non voglio che ci caschi anche tu.
Pensieri
che rimbalzavano nella mia mente, frasi che quasi
si formavano nel vapore davanti a me. non poteva essere la stessa
persona. Zayn
era meglio di quello che Eddie lo dipingeva, non era il gran bastardo
che
usciva dai racconti di Eddie. Eppure non lo conoscevo abbastanza per
esserne
sicura al 100%, lo conoscevo da appena più di un mese, e non
eravamo esattamente
amici per la pelle.
Ma
soprattutto, forse Eddie aveva ragione, il mio giudizio
era annebbiato dal debole che avevo per Zayn. Per quale motivo lo
immaginavo
così santo? Cosa mi spingeva a porlo un gradino
più in alto del resto dei
ragazzi? E soprattutto, perché ora avevo così
tanti dubbi? E se invece quello
fosse stato solo un gioco per Eddie? Se lui stesse solo cercando di
allontanarmi da Zayn, per chissà quale motivo? In quel caso
mi sarei sentita
una cretina il doppio, perché stavo facendo il suo gioco,
stavo reagendo
proprio come lui voleva.
Nel
momento in cui chiusi l’acqua mi decisi: non potevo
giudicare avendo sentito solo l’accusa, prima di decidere a
chi credere avrei
dovuto sentire anche la difesa. Mi preparai in fretta, indossai un paio
di
jeans e una felpa, intrecciai i capelli come meglio potevo e mi avviai
verso il
bar.
Arrivai
al portico appena due minuti oltre l’orario che
avevo prestabilito e controllai nuovamente il cellulare, come avevo
fatto ogni
venti secondi da quando ero uscita dalla doccia. Zayn non mi aveva
risposto,
anche se il cellulare diceva che avesse visualizzato il messaggio
appena un
minuto dopo l’invio. Attesi poggiata a una colonna, sperando
con tutto il cuore
che la mia fiducia nel ragazzo di Bradford fosse ripagata. Guardavo il
cellulare e mi guardavo intorno. Sussultavo non appena vedevo un
passante
qualunque. Passarono quindici minuti buoni, ma di Zayn nessuna traccia.
Entrai
nel bar e chiesi una birra, quasi sconfitta. Mi chiedevo se questa sua
assenza
non dovesse essere contata come una prova a suo sfavore, mi chiedevo se
l’avesse fatto apposta perché si sentiva in colpa
e aveva la coda di paglia.
Cominciavo seriamente a dubitare di lui.
“Quella
la butti giù da sola o vuoi un po’ di compagnia?”
Mi
chiese, poggiato alla stessa colonna dove ero stata io
fino a due minuti prima. Mi bastò alzare lo sguardo per
rimanere senza parole,
mi bastò uno sguardo e la risposta acida che avevo preparato
per lui morì
ancora prima di raggiungere le mie labbra. Non si era cambiato,
indossava gli
stessi vestiti di prima, non aveva tolto gli occhiali e men che meno
aveva
cambiato il modo in cui portava i capelli. Ma il sorriso che mi rivolse
mi
mozzò il fiato, fino a farmi pregare che lo mantenesse per
sempre.
“Scusa
per il ritardo, ho dovuto combattere per uscire
così tardi… Sai com’è,
c’è anche chi è in bungalow con la
propria madre…”
Spiegò
abbassando lo sguardo. Era così tenero e così
innocente che dovetti combattere l’impulso di chiuderlo in un
abbraccio da
soffocamento. Sorrisi appena, attenta a non farmi vedere da lui, poi
alzai gli
occhi al cielo: dovevo mantenere il controllo delle mie reazioni questa
volta,
dovevo rimanere lucida.
“Credevo
fossero le ragazze ad essere sempre in ritardo
Malik”
Risposi,
e Zayn riprese a fissarmi, un velo di ironia nella
sua espressione.
“In
mia difesa, ti ricordo che non prendo ordini da
nessuno, ma sono qui lo stesso; quindi non potevo fare proprio tutto
come
dicevi tu, se no non sarei più stato io, non credi?”
disse con un
sorrisetto ironico, per poi continuare “E non hai
ancora risposto, che mi
dici della birra?”.
Mi
guardai la mano, che ormai quasi non sentivo per aver
tenuto la bottiglia congelata troppo tempo, e provai
l’istinto di buttarla giù
tutta d’un fiato, giusto per fargli un dispetto e non
dargliene nemmeno un
sorso. Soppressi anche quello e tornai a guardare lui, allungandogli la
birra,
rabbrividendo appena quando la sua mano sfiorò la mia.
Nascosi la mano nella
manica della felpa e mi maledissi per averlo fissato mentre beveva,
desiderando
con tutta me stessa che le mie labbra fossero il collo di quella
bottiglia.
“Grazie,
ci voleva un po’ di questa. Allora…
Ehm… Devi
dirmi qualcosa?”
Mi
chiese costringendomi ad uscire dalla mia trance, dopo
aver passato la lingua sulle sue labbra. Mi riscossi e annuii
semplicemente,
preoccupata che aprire la bocca mi tradisse.
“Riguardo?”
chiese, genuinamente curioso.
“Tu”
risposi “Tu e Eddie”.
Non
appena risposi calò il silenzio e Zayn abbassò lo
sguardo, sorridendo amareggiato.
“Immaginavo.
Cosa ti ha detto? Che sono un puttaniere e
che non mi merito altro che rimanere solo per sempre? O questa volta ci
è
andato giù più piano perché ‘a
te ci tiene moltissimo e non vuole che tu
rimanga ferita da Zayn il lupo cattivo’ ?”
Provai
a fulminarlo, ma a incontrare il mio sguardo furono
solo i suoi capelli, occhi ostinatamente puntati sulle sue scarpe.
“Mi
ha detto quel che mi ha detto. Mi ha raccontato tante
cose, ma io voglio sentire quello che hai da dire tu.”
“E
tu gli credi?” chiese ancora ironico; inizialmente
non seppi cosa rispondere, poi mi riscossi.
“Te
l’ho detto, voglio sentire la tua versione.”
Tornò
a fissarmi e lo vidi guardarmi dentro fino all’anima,
con quegli occhi che persino in penombra risaltavano. Immaginai stesse
cercando
di capire se credevo o no a Eddie, invece le mie teorie erano
sbagliate.
“Dimmi
una cosa.” Mi chiese in tono quasi perentorio,
al che io annuii
“State
insieme, tu e Eddie?”
“Assolutamente
no”
“Vorresti
stare con lui?”
“Troppo
esuberante per essere il mio tipo”
“Non
ti piace nemmeno un pochino?”
“Direi
di no”
Sospirò
e tirò fuori l’accendino, giocandoci come per
ridurre la tensione.
“Allora?”
Chiesi
ancora, alzando le sopracciglia. Avevo bisogno di sapere.
“Cosa
ti ha detto lui di me?”
“Che
ti ha conosciuto il primo anno che lavorava qui, e
che ci provi con tutte, facendole poi soffrire”
Scosse
la testa e di nuovo apparve sul suo viso un sorriso
amaro, che mi rese, se possibile, ancora più bisognosa di
spiegazioni.
“Eddie
è venuto a lavorare qui con la sua ragazza, un
paio d’anni fa. Tenevano il miniclub insieme, lei era di un
anno più giovane di
lui. Era stupenda. Di una bellezza unica.”
Cominciò,
e io sentii le gambe cedermi. Avevo ragione, c’era
davvero una ragazza di mezzo. Ed era la ragazza di Eddie. Zayn doveva
aver
indovinato il mio stato d’animo, perché si sedette
lentamente per terra,
chiedendomi di unirmi a lui. Presi un altro sorso di birra, poi mi
accomodai,
quasi terrorizzata di sentire il resto.
“Noi
eravamo qui per tre settimane quell’anno, non di
più. E mia sorella si era innamorata di Anna, non la si
poteva staccare da lei.
Andavamo ogni sera agli spettacoli e per qualsiasi cosa, eravamo
costretti ad
andare da lei, nessun altro. Cominciai a parlare anche io con lei;
nonostante ci
conoscessimo da poco, era davvero simpatica con me, e pochi giorni dopo
il
nostro arrivo cominciai ad uscire con lei e lo staff. Eddie era
iperprotettivo
con lei, e si ingelosiva per qualsiasi cosa. Bastava guardarla, e lui
cominciava a lanciare frecciatine e cercare di rimettere chiunque al
proprio
posto. Non lasciava mai il suo fianco quando uscivamo, era come se
avesse paura
di perderla. E sinceramente, posso capirlo. Lui non era alla sua
altezza. Né
tanto meno ero io, non sto cercando di farmi bello.”
Mi
spiegò mettendo le mani davanti. Lo guardai alzando un
sopracciglio e sorrisi, poi lo incitai a continuare.
“Messaggiavo
spesso con lei, e un giorno mi confessò che
non ne poteva più di Eddie, disse che era stufa dei suoi
modi di comportarsi
come se lei non fosse in grado di decidere per sé, delle sue
gelosie assurde,
come se lei dovesse togliersi i vestiti per chiunque la guardava e cose
del
genere. Io non sapevo cosa rispondere. Eddie non mi era particolarmente
simpatico, ma non avevo nulla contro di lui; e soprattutto non capivo
perché
Anna fosse venuta a dirlo proprio a me. Io che ero un ospite,
più piccolo di
lei, in vacanza con la mia famiglia. Le dissi che doveva seguire quello
che il
suo cuore le suggeriva, fare la cosa che riteneva più giusta
per lei, e lei mi
ringraziò, poi chiudemmo la conversazione.”
“E
non avevi capito che ci stava provando con te?”
Chiesi
interrompendolo, come se la sua storia non avesse
senso.
“Chiamami
pure stupido, ma non l’avevo capito. Cerca di
capirmi, avevo appena quindici anni! Avevo occhi solo per la mia
ragazza, che
poi mi ha mollato, ma quella è un’altra storia,
e… Tutto quello che facevo era
disegnare e giocare con i videogiochi…”
“Perché,
ora è tanto diverso? Ah no, ora passi il tempo
ad essere sicuro che i capelli ti stiano bene, scusa”
Buttai
lì, tanto per sdrammatizzare un pochino. Avevo paura
di sentire la continuazione di quella storia. Zayn mi guardò
male, portò
involontariamente una mano sui capelli, li sistemò e poi
prese di mira i miei
fianchi, per infine fregarmi di nuovo la birra.
Dopo
aver bevuto e avermi ripassato la bottiglia, che io
finii completamente, riprese a raccontarmi. “Beh,
poi non ci sentimmo né
vedemmo per un paio di giorni e alla fine… Mi chiese di
incontrarci, dicendo
che era importante e urgente. Accettai e quando la vidi mi venne un
colpo.
Minigonna, magliettina scollata, truccata perfettamente… Mi
sorrise e mi venne
in contro dicendomi qualcosa come ‘hey Zayn,
l’ho mollato alla fine sai?
‘ mi congratulai con lei e le dissi che era libera. Ma lei
non interpretò il
mio ‘sei libera’ come io lo intendevo. Mi
accarezzò la guancia, dicendo quanto
fossi carino e gentile con lei, e avvicinò le labbra alle
mie.”
“Hai
lasciato che ti baciasse?! Ma tu non eri impegnato?!”
Interruppi
di nuovo.
“Vuoi
lasciarmi finire?!” mi chiese quasi esasperato
per poi continuare “E io mi spostai appena in tempo
perché le sue labbra
finissero sulla mia guancia. Contenta? O credevi che fossi proprio
così orribile?
E poi… Si allontanò un pochino e mi
guardò negli occhi, era incredula.
Probabilmente pensava che io provassi qualcosa per lei, ma giuro, non
ho mai
fatto nulla che potesse dirle che ci stavo provando. Mi chiese
perché mi fossi
allontanato. E io le risposi che tra noi non poteva funzionare. Che ero
impegnato e che se anche fosse, io dovevo tornare a casa pochi giorni
dopo e
abitavamo troppo lontani perché funzionasse.”
Fece
una pausa e io cercai di interiorizzare quello che mi
stava raccontando.
“Ma
quindi lei ha mollato Eddie per mettersi con te? E tu
l’hai rifiutata?”
“Esattamente”
replicò sospirando “E lei in
risposta mi lasciò cinque dita sulla guancia… Il
primo e ultimo schiaffo che
abbia mai ricevuto da una donna in vita mia.”
“Vuoi
che cambiamo questa cosa?”
“Direi
proprio di no, Lexie, sto bene così, grazie. E
così basta, non ci sentimmo più. Il penultimo
giorno di vacanza la mia ragazza
venne a trovarci. La sera eravamo seduti sullo steccato dove ci siamo
incontrati la prima volta e stavamo… Facendo quello che le
coppie di
quindicenni fanno. Eddie, con più o meno tutto lo staff
passò di lì, mi vide e
decise che fosse una bella idea urlare alla mia ragazza che
l’avevo tradita con
Anna, mentre era impegnata, concludendo con un bel ‘merita
di stare da solo
per sempre’. Quello non fu il motivo per cui lei mi
mollò quasi un mese
dopo, ma ci misi parecchio a farle capire che non era vero. E ora
conosci la
storia di tre anni fa e perché Eddie mi odi.”
Concluse guardandomi negli
occhi.
Ero
incantata, la mia mente viaggiava più veloce della luce
e in tutto quel racconto vedevo me al posto di Anna. Vedevo me che
provavo a
baciarlo, lui che si spostava dicendo che era impegnato e che non
avrebbe
potuto funzionare. Sentii gli occhi bruciare e fui sicura che fossero
diventati
lucidi. Lo guardai senza veramente vederlo. In quel momento avevo una
paura
folle. Se fossi stata in piedi di certo sarei caduta. La mano di Zayn
arrivò ad
accarezzare la mia guancia e cercai di tornare in me, anche se quelle
immagini
continuavano a fluttuare nella mia mente.
“Birra?”
“Birra”
Risposi
senza nemmeno pensarci. Si alzò e con quella sua
solita grazia andò a prendere una birra, che poi
aprì e mi porse. Presi un gran
sorso, poi tornai a guardarlo.
“E
ora sei impegnato? È per questo che passi ore al
cellulare?”
Chiesi
di getto, senza nemmeno pensarci. Zayn scosse la
testa e mi sorrise.
“Sono
libero come il vento. E prima che tu me lo chieda,
no, adesso la distanza non è più un problema per
me. Per una persona a cui
tengo, andrei in capo al mondo.”
Annuii
pensierosa. Mi stava dicendo tutte quelle cose per un
motivo oppure me lo stavo solo immaginando? Era troppo bello per essere
vero.
Gli
passai nuovamente la bottiglia. Nuovamente mi incantai
al vedere le sue labbra toccare il collo della bottiglia e immaginai
come
quelle labbra così carnose fossero morbide e perfette per le
mie. Abbassò la
bottiglia guardandomi, anche se io ero ancora troppo presa dalle sue
labbra,
che si aprirono in un sorriso. Si avvicinò senza lasciarmi
il tempo di capire
quello che stava per succedere, poi poggiò le labbra sulle
mie. Chiusi gli
occhi e portai le mani sul suo viso. Chiedevo di più, volevo
di più. Ma lui si
allontanò da me, lasciandomi interdetta. Aprii gli occhi di
scatto e lo vidi accanto
a me, ghignante come sempre.
“Posso
ricattarti? Se ne vuoi di più, sabato dovrai
essere mia per tutto il giorno. E sì, questo è un
appuntamento, bambina mia.”
Lo
guardai alzarsi, tendermi la mano e aiutarmi a venire su,
poi sospirai un “Ci sarò”,
sorridendo. Dovevo proprio sembrare stupida,
ma lui sorrideva semplicemente. Mi scoccò un bacio della
buonanotte sulla
guancia, poi si allontanò. Pochi minuti e un messaggio mi
fece sobbalzare.
“Sarei
arrivato anche prima sai, se non fossi rimasto
incantato da quanto sei bella quando sei nervosa x”
Tommo’s
Corner:
Tornataaaaa
:) vi sono mancata? Come come? Enormemente? Ah
sì, lo sapevo già, grazie :3
Mi
complimento da sola, un altro capitolo in tempo record!
Ed è anche un capitolo molto importante. Spero abbia
chiarito molte cose per
tutte.
Prima
cosa: Eddie è un grande st#@%zo. Ma questo lo
immaginavamo già, giusto?
Seconda
cosa: Awww quanto Zayn sia caruccio, ma anche questo
lo sapevamo, no?
Terza
cosa: Lexie piccolina che si fa tante pare e poi…
Sigh. Voglio uno Zayn quest’estate.
Beh,
mio adorato pubblico (?) anche questo capitolo è
arrivato al termine, spero come sempre di aggiornare il prima possibile
e…
Un
grande abbraccio a tutti :)
-S
P.S.:
un grazie molto molto molto speciale a Marydirectioner97
che ha messo la storia tra le preferite, e a Mary9805
che l’ha inserita
tra le seguite <3 grazie davvero :)
E un piccolo pensiero
alla mia lettrice beta preferita, Nanek,
senza la quale non avrei alcuna speranza ahah ti voglio bene tesoro
<3
|
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Capitolo 6 *** Your lips so kissable ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction
–
Capitolo 6
Your
lips so kissable
Sabato,
26 luglio
Da
quel mercoledì notte, fino a quel sabato mattina, avevo
contato le ore, i minuti, i secondi. E finalmente era arrivato. Avevo
atteso
tanto, tra sottili frecciatine e giochi di sguardi, Zayn non aveva
fatto altro
che torturarmi in quei tre miseri giorni. Veniva al mio fianco
noncurante,
sfiorava il mio corpo come se quel gesto fosse involontario, poi con un
sorrisetto si allontanava, probabilmente orgoglioso di sé
per avermi fatto
ancora una volta arrossire. Era stato un incubo, tanto più
che nessuno dei miei
colleghi doveva saperlo, perché “una
relazione con un ospite è fortemente
sconsigliata, se volete essere professionali, evitatele”.
Per cui ogni
volta sospiravo e cercavo in ogni modo di calmare le farfalle che
impazzivano
nel mio stomaco.
Non
sono mai stata una persona che si sveglia facilmente, ma
quella mattina… Quella mattina ero un grillo. In pochi
minuti ero lavata,
vestita, truccata, profumata, i capelli piastrati e le scarpe
indossate.
Non
volevo darla vinta a Zayn così facilmente,
dimostrandogli quanto fossi emozionata per il nostro appuntamento non
appena
l’avessi visto, ma era difficile smettere di sorridere come
un’idiota, così
entrai nel ristorante concentrandomi completamente sul cellulare, senza
nemmeno
alzare lo sguardo per vedere se lui c’era. Posai le mie cose
al tavolo, poi
andai al buffet.
“Wow,
complimenti”
Cominciò
una voce al mio fianco e non ebbi bisogno di
voltare lo sguardo per capire chi fosse. Sorrisi, conscia che almeno
metà della
sala avrebbe potuto essere voltata verso di noi, poi diedi uno sguardo
verso di
lui. Pantaloni neri, stretti come al suo solito, maglia bianca, camicia
a
quadri sulle tinte del rosso con le maniche tirate un po’ su.
Spalancai gli
occhi, per poi ricompormi e voltare la testa: non avrei resistito se
l’avessi
guardato in faccia.
“Complimenti
ricambiati, bad boy. Dove ci troviamo dopo?”
“All’uscita,
ma se tardo un pochino è perché mia madre
non sa che andiamo fuori, io e le mie sorelle in teoria non avremmo il
permesso
di uscire dal villaggio. Muffin?”
“Grazie…
E il programma della giornata sarebbe..?”
Chiesi
curiosa. Mi ero persa così tanto nel pensiero di
passare l’intera giornata con lui che non gli avevo mai
chiesto cosa avremmo
fatto. Lo vidi passarmi un muffin al cioccolato, poi alzare le spalle.
“Ti
porto allo zoo”
Spiegò,
semplicemente. Alzai lo sguardo, chiedendomi se
fosse serio o stesse scherzando, ma sul suo volto non vi era alcuna
traccia di
ironia. E io per tutta risposta scoppiai a ridere, non poteva essere
serio.
“Allo
zoo?”
Riuscii
a dire tra le risate, e lui mi guardò interrogativo.
“Beh,
che c’è di male? Volevo fare qualcosa di diverso
dal solito”
“E
dimmi Malik, dov’è finito l’effetto
sorpresa?”
“Mmh
troppo cliché per i miei gusti - annunciò
leccando
della panna dalla sua cupcake, per poi aggiungere – allora ci
vediamo tra
mezz’ora all’uscita, bambina”
Dopodiché,
si allontanò verso la sua famiglia, portando con
sé i miei propositi di stare calma. Arrossii, tornando poi
al mio tavolo, le
farfalle impazzite nello stomaco e la testa tra le nuvole.
Quando
uscii per raggiungere il cancello, avevo il cuore che
batteva fuori dalle costole, e non avevo idea come avrei fatto a
nascondere la
tremarella delle mani, salvo poi infilarle nelle tasche dei jeans,
nella
speranza che lui non se ne accorgesse. Alzai lo sguardo e lui era
lì, poggiato
al muro della reception; mi fermai un secondo a contemplarlo, a
contemplare il
suo fisico, i lineamenti del suo viso e ogni piccolo particolare che i
miei
occhi potessero catturare: avevo ragione la prima volta che lo vidi,
era degno
di fare parte di un manuale di belle arti. Non appena alzò
gli occhi, mi vide e
accennò un sorriso, facendomi segno di avvicinarmi, un
rapido bacio sulla
guancia e sorrise ancora.
“Andiamo
quindi?”
“Andiamo”
Rispose
abbassando la mano all’altezza della mia, ma senza
prenderla. Non sapevo cosa fare, se allungare la mia e fare il primo
passo o
lasciar perdere. D’altronde, se avesse voluto, avrebbe solo
dovuto prenderla,
no? Rimisi la mano in tasca e presi a camminare al suo fianco, i corpi
che ogni
tanto si sfioravano.
Arrivammo
alla fermata, poi prendemmo l’autobus che
conduceva in centro città, chiacchierando del più
e del meno. La tensione
iniziale si era leggermente attenuata, almeno riuscivo a parlare senza
dovermi
preoccupare di fare figuracce balbettando o cose del genere. Mi
chiedevo tra
me, cosa fosse cambiato da tutte le precedenti conversazioni che
avevamo avuto,
perché quella sensazione di quasi… Terrore stesse
occupando una parte della mia
mente, ma non trovai risposta, se non che questo era un vero
appuntamento, era
qualcosa di ufficiale.
Scendemmo,
poi andammo verso l’entrata dello zoo. Di nuovo
mentre entravamo, la mano di Zayn sfiorò la mia, in un gesto
che giudicai tutto
meno che involontario. Fermai la sua mano con un dito, poi la presi con
la mia,
sentendomi arrossire sempre di più. Il contatto con lui,
quella piccola scarica
di adrenalina che provai quando anche lui strinse la mia mano: era una
sensazione unica.
Camminavamo
fianco a fianco, mano nella mano, e nonostante
poco prima mi fossi messa a ridere all’idea dello zoo, in
quel momento dovetti
ammettere che mi stavo divertendo come una matta. Zayn si
fermò all’improvviso,
poi senza una parola mi trascinò giù per una
stradina sulla destra.
“Zayn
non siamo in una maratona, abbiamo tutto il tempo
che vogliamo!”
Cercai
di dirgli, il fiatone che minacciava di impossessarsi
di me, incapace di rallentarlo.
“Ma
ci sono i felini africani da questa parte Lex!
Sbrigati!”
“Zayn,
rallenta, non scappano!”
Dissi
piantando i talloni e costringendolo a fermarsi. Lui
si voltò verso di me e mi sorrise, quasi scusandosi, e io mi
immaginai sciolta
completamente in un istante. Alzai le spalle e mormorai un “Non
importa”,
poi mi strinsi di nuovo a lui.
“Andiamo
dai leoni o dalle tigri prima?”
Chiesi
come per fargli capire che non ero arrabbiata, e alla
mia domanda il suo volto si illuminò. Era come un bambino
nel paese dei
balocchi.
“Sono
domande da fare? I leoni ovviamente”
Rispose,
indicando la zona dove i re della savana
dormicchiavano pigramente. Uno di loro camminava trionfalmente, una
leonessa
faceva il bagno a un cucciolo, mentre un altro paio di esemplari
giocava con
una specie di giocattolino.
“Ti
sfido”
“A
fare cosa, andare a rubare il gioco ai leoni? Se tu
vuoi farlo, io ti aspetto qui”
“Ma
no scema, facciamo una gara a chi ruggisce meglio”
Ci
pensai su un secondo, riflettendo su come Zayn avesse
completamente abbandonato l’aria da duro, poi gli sorrisi.
“E
chi perde paga da bere?”
“Chi
perde paga da bere”
Confermò
lui con un mezzo ghigno. Ci guardammo intorno: mi
vergognai un po’ per quello che stavamo per fare, lo zoo quel
giorno era
particolarmente frequentato. In più la nostra sfida era
probabilmente qualcosa
di illegale, dato che avrebbe potuto disturbare i felini.
“Se
ti vergogni, possiamo andare dietro a quel cespuglio.
Da piccolo ruggire e chiamare i leoni era la mia attività
preferita, perdi
questa sfida in partenza bambina mia”
“Non
sottovalutarmi capelli a banana, poche chiacchiere e
più ruggiti”
Corremmo
verso il cespuglio, pur sapendo che sarebbe stato
inutile e non ci avrebbe per niente nascosti, poi Zayn mi
guardò con aria di
sfida, prima di invitarmi a cominciare. Cercai di ruggire nel miglior
modo
possibile, ma quando fu il suo turno capii di non avere alcuna
possibilità
contro di lui.
“Okay
okay, hai vinto tu”
Ammettemmo
all’unisono, subito dopo la sua performance. Scoppiammo
a ridere fino a far lacrimare gli occhi, poi, non appena riprendemmo
fiato,
Zayn prese parola.
“È
vero, sono molto più
bravo di te. Non hai vinto tu”
“Appunto.
Quindi dai, andiamo al bar, ho sete”
“Non
esiste che una ragazza mi paghi da bere, sono un
gentiluomo io”
“Oh
ma dai, non è giusto. Mi sfidi e poi fai di testa tua”
“Non
mi offrirai da bere Lexie, nemmeno per idea.”
“E
quindi?”
“E
quindi… Ci penso. Troverò il modo per avere il
mio
premio tranquilla”
Spalancai
gli occhi e cercai di protestare, ma lui mi chiuse
la bocca con un dito, provocando nuovamente quella sensazione di calore
riunitosi tutto sulle mie guance, gli occhi puntati su di lui, che
guardava il
mio viso, mentre con i denti si torturava il labbro inferiore.
“Niente
proteste – ordinò - fai come
dice il re
della savana.”
“Se
fossi un animale, che animale saresti?”
Mi
chiese fuori dal nulla mentre attendevamo le nostre
bibite al bar dello zoo. Lo guardai confusa.
“Scusa?!”
“Sì,
un animale che ti rappresenti, che ne so, un’aquila,
una giraffa, un…”
“Un
elefante in una cristalleria”
Fu
il suo turno di guardarmi storto, poi riprese
“Secondo
me saresti un animale piccolino. Tipo… Un
tigrotto. Piccolo e carino, sì”
Spiegò
annuendo a se stesso, poi mi sorrise ancora. Il mio
respiro continuava a cambiare ritmo, accelerando senza concedermi un
mero
istante di pausa.
“Tu
invece saresti il signor pantera. Sensuale e tutto
figo, che poi si mette a giocare come un gattino.”
Risi
per mascherare il mio imbarazzo, mentre Zayn si fingeva
offeso.
“E
ora andiamo dalle scimmie”
“Ma
perché andare dalle scimmie quando ne hai una davanti
a te? Le tartarughe sono più belle, andiamo da loro”
“Ma
sono lente e noiose Lexie! Le scimmie almeno vanno a
una velocità decente”
“Le
tartarughe sono più belle. E non danno
l’impressione
di prenderti in giro come fanno le scimmie. Dai Zayn, fai il bravo”
Chiesi
facendo gli occhi dolci, al che lui sbuffò
rimettendosi gli occhiali da sole.
“Andiamo.
Ma solo se poi andiamo a dare noccioline alle
scimmie”
Concluse
portando un braccio attorno alle mie spalle. Quanto
era bello poter sentire il suo profumo senza che lui pensasse che fossi
matta.
Indossava il genere di profumo che ci si aspetterebbe da lui, quel tipo
di
profumo fresco e terribilmente attraente, che fa venire voglia di
passare il
resto della propria vita avvolte in uno dei suoi indumenti. Inspirai a
fondo,
poi circondai la sua vita con un braccio.
Dovetti
nuovamente ammettere che Zayn aveva ragione: dopo
l’esperienza con i leoni, la staticità e la
tranquillità delle tartarughe non
erano certo ciò che più emozionante ci fosse
nello zoo, ma dovetti anche
ammettere che il semplice passeggiare con lui, chiacchierare del
più e del
meno, ridacchiare e commentare ciò che ci stava intorno fu
quanto di più
piacevole potessi aspettarmi. Era bello, poter finalmente essere liberi
di
conversare senza avere paura del giudizio degli altri, e più
di tutto adoravo
poter stare così vicina a lui senza preoccuparmi di
imbarazzo o cose simili.
Più
lo guardavo e più mi immaginavo ciò che avrebbe
potuto
succedere al termine della giornata; più lo guardavo e
più desideravo
nuovamente le sue labbra sulle mie, in un bacio più
profondo, più significativo
di quel piccolo assaggio che mi aveva concesso un paio di notti prima.
Lo
vedevo parlare, vedevo le sue labbra muoversi, in quei movimenti
così semplici,
le vedevo accarezzarsi
a vicenda e faticavo a mantenere presente il filo del
discorso. Le sentivo avvicinarsi
alle mie, sfiorarle
appena per poi
poggiarvisi,
quelle labbra calde e umide, che man mano che prendevano
confidenza con le mie, si aprivano per rivelare il vero intento del
bacio, un
gioco di accenni
e carezze,
una danza
delle nostre labbra allo stesso
ritmo,
nello stesso bisognoso
modo…
“Terra
chiama Lexie, ti sei forse persa?”
“Cosa?
Ehm sì, cioè, no. Cioè, ci sono,
dicevi?”
“Lascia
stare, ti sei persa all’inizio del discorso, non
avrebbe senso ricominciare. Scimmie?”
“Cosa?
Ah sì, sì sì, scimmie”
Dire
che ero frastornata sarebbe stato dire poco. Connettevo
poco e male, la mente ancora preda di quell’immagine che poco
prima se ne era
impossessata. Mi riprese per mano, questa volta senza esitazione o
imbarazzo, e
proseguimmo la nostra visita verso le tanto attese scimmie.
“Sai,
penso di avere un’idea su come riscuotere il mio
premio”
Lo
guardai stranita, cercando di capire che cosa avesse in
mente.
“Cioè?”
“Potresti
ballare con le scimmie, bambina”
“Zayn,
ti voglio bene, ma chiamami ancora bambina e ti
picchio. E ho già ballato con te, non basta?”
“Oh
taci tu. Anche tu sbagliavi tutti i passi quella
sera, ammettilo.”
“Ero
stanca, ed ero stata torturata per tutta la
giornata. E Zayn, come faccio a ballare con le scimmie? Me lo spieghi?”
Zayn
in risposta mi sorrise semplicemente, abbassando appena
gli occhiali per mostrare gli occhi, in cui si vedeva chiaramente
l’ironia.
“Sto
scherzando, scimmietta dai… Sì, ho
un’idea, ma non
te la dirò per ora”
“Malik,
dimmi cosa
vuoi da me o ti spettino i capelli”
Stava
di nuovo facendo leva sulla mia curiosità. Lo colpii
sul braccio, poi alzai lo sguardo sui suoi capelli che anche dopo la
giornata erano
perfetti. Mi guardò male, poi si allontanò
significativamente da me, come per
proteggersi, facendomi ridere.
“Sei
una persona orribile, Alexis.”
Disse
mettendo il broncio e facendo il labbruccio, cosa che
non aiutò per nulla la mia mente a rimettersi in sesto dopo
lo sforzo di poco
prima. Era un angelo. Ma allo stesso tempo era il diavolo tentatore. E
lo
volevo, come non avevo mai voluto nessuno.
“Dai
Zaynie, dimmelo e basta… Per favore”
Cercai
di dire facendo gli occhi dolci, che poco prima
avevano funzionato così bene, e aggiungendo la mia mano che
giocava con la sua,
accarezzandola e facendole il solletico.
“Questo”
Replicò,
portando la mano sulla mia guancia e avvicinando il
suo volto al mio. In un primo momento rimasi paralizzata, gli occhi
spalancati,
la mente incapace di comprendere quello che stava succedendo, ma non
appena le
sue labbra toccarono le mie fu un’esplosione di sensazioni.
Chiusi gli occhi e
portai a mia volta le mani attorno a lui, avvicinandomi ancora e
ancora, come
se non potesse esserci
spazio tra noi. Le sue labbra erano incredibili:
così
morbide e
così perfette
al contatto; mi stava lentamente guidando
nel bacio, mi
stava passando il suo ritmo, pur essendo il più delicato possibile.
Sorrisi nel
bacio, scostando le labbra mentre la sua lingua giocava con il mio
labbro
inferiore e in pochi istanti con la mia. Sapeva di coca cola, misto a
un
pizzico di tabacco e un gusto che era inconfondibilmente suo,
non saprei come
spiegarlo esattamente, ma era lui, essenza
di Zayn. Fin troppo presto, ma
avrebbero potuto benissimo essere passate ore che ancora
l’avrei giudicato nello
stesso modo, le nostre labbra si divisero, lasciandomi solo
un’incredibile
voglia di ricominciare, tutto da capo, il nostro primo bacio decine e centinaia
di volte, senza stancarmi mai di quel suo gusto così inebriante.
Portò
le braccia attorno a me, avvicinandomi ancora una
volta, lasciando che la mia testa si abbandonasse sulla sua spalla.
Rimanemmo
in quella posizione parecchio, io con gli occhi chiusi, a lasciare che
gli
altri miei sensi si riempissero di lui.
“Sei
bellissima”
“Potrei
dire la stessa cosa di te”
Sussurrai,
prima che il mio telefono squillasse,
distruggendo i miei propositi di mantenere quella posizione per sempre.
“Lexie?”
“Sì,
sono io. Chi parla?”
“Lexie
sono Julie. So che è il tuo giorno libero e non
vorrei disturbarti, ma Eddie si è fatto male e ha dovuto
andare in pronto
soccorso”
“Oddio,
mi dispiace… Ma io che c’entro? Devo andare a
trovarlo?”
“Dovresti
tornare al villaggio Lexie, gli ospiti
continuano ad arrivare, e non siamo abbastanza ad accoglierli. Ti prego
torna
il più veloce possibile!”
“Ma…
Non posso!”
“Cerca
di farlo Lexie, per piacere! Devo andare, altra
famiglia con bambini. Sbrigati!”
“Oh
ma insomma!”
Cercai
di protestare, ma Julie aveva già interrotto la
conversazione; chiusi le mani a pugno e sbuffai, poi rialzai lo sguardo
verso
Zayn, che mi stava ancora guardando curioso.
“Era
un’altra animatrice. Eddie si è fatto male e sono
a
corto di personale. Mi ha chiesto di rientrare”
Anche
Zayn sospirò, poi mi lasciò un breve bacio sulla
tempia, riprendendo la mia mano e intrecciandola con la sua. Mi
guardò, per poi
riprendere a camminare, prendendo parola.
“Sai
che c’è di divertente?”
“Cosa?”
“Eddie
ha fatto il terzo incomodo per tutto questo mese e
mezzo tra noi due, e ora che finalmente possiamo uscire insieme, per
quanto
involontariamente, torna a mettersi in mezzo. Secondo me viene pagato
di più
per tenerci lontani”
Sorrise
voltandosi per guardarmi in faccia. Vedevo chiaramente
che stava scherzando, eppure ero altrettanto sicura che una punta di
rabbia ci
fosse nelle sue parole.
Arrivammo
verso il villaggio nel minor tempo possibile, ma
Zayn mi fermò davanti all’ultima colonna appena
nascosta dalle macchine che
entravano e uscivano dal cancello principale, lasciandomi spalle al
muro e
tornando a viziare le mie labbra con le sue, lasciando che di nuovo si
creasse
la magia del primo bacio che ci eravamo scambiati. Fu un bacio
più veloce
rispetto a quello allo zoo, ma non appena si staccò
poggiò la fronte sulla mia,
guardandomi dritta negli occhi.
“Queste
tue labbra, le bacerei sempre, ogni minuto, ogni
secondo”
Sussurrò,
facendo accelerare il mio respiro e il ritmo del
mio cuore.
“E
questa frase non è un cliché bello e buono?”
Scosse
la testa sorridendo, dandomi un ultimo bacio, per poi
lasciare che mi ricomponessi per rientrare nel villaggio. La nostra
attenzione
fu subito richiamata da un piccolino, che chiamava la mamma e le tirava
la
camicia, facendoci voltare l’uno verso l’altra e
provocando una risata
sommessa.
“Mamma
mamma! Guarda, quelli sono la ragazza leonessa e
il ragazzo leone dello zoo!”
Tommo’s
corner:
Buongiornoooo!
Spero stiate tutti bene in vacanza :)
*dissimula per non ammettere il ritardo*
Okay,
okay, un pochino in ritardo lo sono. Però ne è
valsa
la pena, no?
È
un capitolo pieno di emozioni questo U.U
Non
credo ci sia bisogno di fare il punto della situazione
questa volta, giusto? Ahah il nostro Zayn cucciolino che si fa
trascinare dai
cliché :3
Eeee…
Beh, diciamo che non vorrei dire altro per quanto
riguarda questo capitolo, se no sembra che mi stia facendo una
recensione da
sola u.u Che ne dite di lasciare un piccolo commentino, una recensione,
qualcosa? Vi assicuro che non mangia e saranno ben accette :)
Nel
frattempo, grazie alle nuove arrivate: I hate and
love you, che ha messo la storia tra le preferite, dracoscupcake,
i
wish you were here e vashappeninmick
che l’hanno inserita tra le preferite,
e dulcis in fundo, Curly_crush
che ha recensito!! Grazie mille mila :)
E
come sempre, un grazie speciale alla mia Nanek,
sulla quale posso sempre contare. Sei un tesoro <3
Un
abbraccio,
-S
P.S.:
Volete sapere una curiosità? Il titolo originale del
capitolo era "The Lion King" U.U
|
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Capitolo 7 *** Moments in life ***
THE
TIME OF
OUR LIVES
- A Zayn
Malik fan fiction –
Capitolo 7
Moments
in life
Lunedì, 4 agosto
Eddie
si era rotto una gamba. E questo significava che io
avrei dovuto tenere tutti i bambini del miniclub da sola. In alta
stagione,
questo voleva dire fino a una cinquantina di bambini di tutte le
età, da
intrattenere e controllare mattina e pomeriggio. Mi lamentai spesso con
Zayn di
questo mio destino, la settimana successiva al nostro appuntamento,
finché il
lunedì dopo, non lo vidi al ritrovo assieme a sua sorella,
niente occhiali da
sole, niente cellulare in mano, canotta e costume. Salutai i bambini,
poi mi
rivolsi a lui con uno sguardo un po’ stranito. Lui
alzò le spalle e mi sorrise.
“Non voglio sentirti lamentare
perché sei da sola con troppi
marmocchi, quindi sono passato a chiedere se volevi una mano”
Sorrisi
sperando di non sembrare una deficiente. Era così
carino da parte sua offrirsi di aiutarmi, anche se stava usando la
scusa delle
mie lamentele. La responsabilità sarebbe stata comunque su
di me, ma Zayn
avrebbe potuto aiutarmi a tenere tutti i bambini con un po’
meno fatica. Mi
rivolsi ai bambini.
“Bimbi, questo è Zayn,
lo conoscete?” cominciai; alcuni
annuirono, altri lo guardarono sospetti, per poi scuotere la testa.
“Beh, da
oggi fa parte anche lui del mini club, siete contenti?”
I
bambini esultarono, e il mio sguardo tornò su Zayn che mi
stava guardando assassino.
“Una mano, non tutto il mio corpo
bellezza”
Borbottò
cercando di farsi sentire solo da me. Lo ignorai,
prendendo alcuni dei bambini più piccoli per mano e
portandoli verso i tavolini
dove avremmo cominciato l’attività.
“Zayn, mi fai tu come i soldati?”
Chiese
un bambino, dopo aver guardato le farfalle che avevo
disegnato su una bimba prima di lui. Zayn, che stava tranquillamente
guardando
le mie opere d’arte e di sicuro cercando qualche modo per
prendermi in giro in
seguito, quasi si soffocò, per poi guardare me, come per
chiedere cosa avrebbe
dovuto rispondere.
“Sei un artista dopo tutto, no?
Per favore”
Gli
chiesi e lui prese una sedia al mio fianco e cominciò a
esaminare i colori e cercare di capire quello che i bambini volevano da
lui. In
appena mezz’ora avevamo finito tutti i bambini, e tutti
avevano un bel sorriso
sul volto. Sospirai, voltandomi verso Zayn.
“Grazie”
“Quando chiedi le cose per favore,
non posso dirti di no”
Mi
sorrise, accarezzando leggermente la mia guancia, che fin
troppo facilmente prese colore. Avevo paura delle domande che alcune
bambine
avrebbero potuto fare vedendoci in atteggiamenti del genere, ma non
sarei mai
riuscita a ritirarmi dal suo tocco.
“Grazie mille di essere venuti
questa mattina bambini, e non
dimenticatevi di venire questo pomeriggio, puntuali come sempre! Ci
aspetta una
caccia al tesoro!”
Congedai
il gruppo di bambini, mentre Zayn quasi ordinava a
Waliyha di andare dalla loro mamma in spiaggia, per poi tornare da me e
portare
le braccia attorno al mio bacino.
“Pensavi di disegnare stelline e
cuoricini anche sui
bambini?”
“No pensavo di disegnarle su di
te, dato che sei così
virile, artista”
Replicai
fingendomi offesa. Zayn inclinò appena la testa,
per poi sorridermi senza lasciarmi speranza.
“Spero tu non te la sia presa
scimmietta… Stavo scherzando
dai”
“Non ti riesce proprio di
chiamarmi Lexie eh?”
“Mmh no, direi di no.
Perché? Non ti piace nemmeno scimmietta?
A me piace. Mi ricorda tanto un certo momento, allo zoo…”
Alle
sue parole, immagini e sensazioni tornarono a torturare
la mia mente come un fiume in piena, tanto che dovetti usare tutte le
mie forze
per non posare prepotentemente le mie labbra sulle sue. Era
già abbastanza
pericoloso rimanere abbracciati così, baciarci sarebbe stato
fin troppo.
“E va bene, scimmietta
può andare. Ma solo se siamo noi due.
Se sento qualcun altro che mi chiama così, ti butto in
piscina vestito”
“Mmh sarei più contento
se stessimo fuori dall’ambito acqua,
sai?”
Sorrideva,
voleva dimostrare che stava scherzando, eppure
qualcosa non tornava, era come se avesse paura di qualcosa.
“Non vuoi bagnarti i capelli?”
“Mmh se proprio vuoi metterla
così… ”
Si
avvicinò alla mia bocca, e di nuovo ebbi bisogno di tutto
il mio auto controllo per porgergli la guancia, che lui
sfiorò ridendo.
“Guarda che non perdi il lavoro
per un bacio Lexie…”
Mi
sussurrò, provocando una serie di brividi. Alzai gli
occhi al cielo, poi presi la sua mano e mi incamminai verso il
ristorante.
“Andiamo a mangiare dai”
“Ogni suo desiderio è
un ordine mia regina”
Il
pomeriggio, complici le nuvole nere che minacciavano un
temporale, i bambini erano molti meno, così mentre io li
aiutavo nella tanto
attesa caccia al tesoro in giro per il villaggio, Zayn seguiva i nostri
movimenti, guardando e ogni tanto nascondendo una risata, quando
sembrava che
le squadre proprio non capissero gli indizi. Fu solo quando scovammo il
tesoro,
un forziere pieno di caramelle, che tornò a unirsi a noi,
supplicando per una
caramella che sua sorella non voleva lasciargli, dato che non aveva
fatto nulla
per trovarlo. Il bambino che aveva truccato da soldato, gliene
passò una e Zayn
in risposta lo prese in braccio, giocandoci un pochino e
ringraziandolo. E se
c’era una cosa più attraente di Zayn da solo,
quella era di sicuro Zayn che
giocava con i bambini. Aveva quasi una luce diversa negli occhi, e non
riusciva
a smettere di sorridere. Faceva il solletico ai bambini, poi scappava
via, per
infine farsi prendere e pagare per quello che aveva fatto. Come sempre
era
bello, bello da impazzire, ma il punto di non ritorno mi accorsi di
averlo
raggiunto quando, per caso, alzò gli occhi, mi vide che lo
guardavo e rise,
riabbassando lo sguardo. Come potesse una reazione talmente spontanea e
semplice essere tanto attraente ai miei occhi, era un mistero.
“Zayn, non serve che mi aiuti a
risistemare le cose, ci
metto due minuti e arrivo dai”
Cercai
di dissuaderlo, per poi arrendermi, dato che aveva
già cominciato a riordinare tutte le mappe del tesoro sparse
e il resto delle
cose.
“Ma così ci mettiamo un
minuto e poi abbiamo un minuto in
più per noi”
In
effetti, pensai, il suo ragionamento non faceva una
piega. Sistemammo tutto, poi andammo a fare una passeggiata per il
villaggio.
Non per mano, non abbracciati, una semplice passeggiata come quelle che
facevo
con Eddie, se non che al contrario di quelle con Eddie, avevo una
voglia matta
di nascondermi da qualche parte e soffocare Zayn di baci. Fumava la sua
solita
eterna sigaretta, quando mi venne un’idea.
“Hey Zayn?”
“Mhmmh?”
“Mi accompagneresti da una parte?”
“Anche in capo al mondo se serve,
dove vuoi andare?”
“In piscina”
Si
fermò e mi guardò come se avessi la febbre alta,
poi
guardò il cielo grigio, per infine tornare a posare lo
sguardo su di me. Aveva
gli occhi spalancati, probabilmente cercando di capire se fossi seria.
“Una nuotata piccolina, giuro che
non ti affogo”
“Il cielo è di quel
colore e tu vuoi andare in piscina?”
“Sì, proprio per questo
voglio andare, non ci sarà nessuno,
possiamo stare soli… Dai Zayn, per favore”
Spiegai,
cercando di suonare il più seducente possibile, pur
sentendomi una cretina. Lui mi guardò un paio di secondi,
poi alzò le spalle e
spense la sigaretta, avviandosi verso la piscina. Ce l’avevo
fatta.
Avevo
ragione, la piscina era deserta, nemmeno il bagnino si
era preso la briga di venire. E se fossimo andati nell’angolo
destro dove
l’acqua era più profonda, neanche i passanti ci
avrebbero visto. Tolsi in
fretta shorts e maglia, poi mi fiondai in acqua, che mi accolse con un
sonoro
splash, aspettando Zayn subito dopo di me, ma lui aveva solo immerso i
piedi e
mi stava guardando con un mezzo sorriso.
“Dai lumaca, si sta benissimo qui!”
Gli
dissi per tentarlo ad entrare, mettendomi a pancia in su
e nuotando un pochino.
“Forse è meglio se
rimango qui”
Mi
parve di sentire, seppure l’acqua rendeva tutti i suoni
più confusi.
“Eh? Perché?”
“Non ho molta voglia di entrare,
tutto qui”
Rispose
dopo una pausa, in cui io tornai con la testa fuori
dall’acqua. Mi riavvicinai a lui, mantenendo lo sguardo
fisso, per poi
poggiarmi sulle sue gambe con le braccia e su quelle riposare la testa .
“Perché non hai voglia
di entrare? Hai freddo?”
“No, ho solo… Boh.”
“Ah beh, ottima spiegazione Malik,
se ti chiedessero di
mentire per salvarti la vita non credo sopravvivresti. E te lo dico per
affetto
non per offenderti”
Zayn
rise, per poi accarezzarmi la testa.
“Diciamo che… Ho
qualcos’altro in comune con i felini”
Lo
guardai stranita, non riuscivo a capire a cosa si
riferisse e perché avesse tirato fuori i felini proprio in
quel momento, poi ci
arrivai, con non poca sorpresa.
“Hai paura dell’acqua?”
“No, non esattamente.
Cioè, sì, ma no. Non è che abbia
paura, però non sono un ottimo nuotatore. L’acqua
non mi ha mai ispirato molta
sicurezza, mettiamola così”
Concluse
sospirando e spostando lo sguardo verso le sedie a
sdraio, come per nascondere la vergogna che provava. Sorrisi, incapace
di fare
altro, poi alzai una mano per accarezzarlo a mia volta.
“Se di me ti fidi, e dovresti
perché ho fatto un corso di
base per bagnini, ti do una mano io, o al massimo ti salvo”
Suggerii
cercando di riportare il suo sguardo su di me. In
risposta, Zayn tolse la maglia e scivolò, con lentezza quasi
estenuante in
acqua, portandomi schiena contro il muro, per poi poggiarsi al bordo
asciutto
con le mani e, fui certa, mettere i piedi sullo scalino che
c’era a metà del
bordo della piscina.
“E quindi sei anche una ragazza di
baywatch. Quando ti vedo
con un bel costume rosso sgambato a correre sulla spiaggia a
rallentatore?”
Chiese
con un sorriso malizioso , beccandosi una sberla da
parte mia. Arrossivo violentemente al solo pensiero, così
tornai con la mente a
lui e la sua paura.
“Dai felino, fammi vedere quel che
sai fare”
Chiesi
spingendolo via dal bordo. Lui face finta di
affogare, per poi prendermi per le spalle e mandarmi
sott’acqua. Quando
riaffiorai, stava ridendo come un matto.
“Ma non è vero che non
sai nuotare scemo!”
“Non è che sono un
sasso che non riesce a stare a galla sai?
E soprattutto, non lascio che la mia ragazza mi insegni a nuotare”
Rimasi
interdetta, ripetei la frase che aveva appena detto
una decina di volte nella mia mente, e ancora credevo di aver sentito
male.
Zayn intanto ci aveva riavvicinati a bordo piscina ed era poggiato
tranquillamente, le gambe che si muovevano lentamente a tenerlo a galla.
“Cosa?”
“La mia ragazza non mi
insegnerà a nuotare. Te lo ripeto
ancora?”
“La tua...”
“La mia ragazza sì”
“E da quando?”
Controllò
il polso sinistro come per guardare l’orologio che
non aveva, poi tornò a guardarmi.
“Più o meno una ventina
di secondi… No?”
“S-sì”
Balbettai,
guardandolo ancora. Mi lasciò un bacio leggero
sulle labbra, poi sorrise.
“Dovremo pur avere un giorno in
cui festeggiare noi due no?”
In
risposta gli saltai addosso, facendogli perdere
l’equilibrio e buttandolo sott’acqua a sua volta.
Tornò su tossendo e sputando
acqua, tra le mie scuse e i miei tentativi di sistemargli i capelli che
erano
ora pestati sulla sua fronte.
“Magari aspettiamo un altro
po’ per il ‘finché morte non ci
separi’ eh…”
“Scusa scusa scusa Zayn, mi
dispiace giuro!”
Cercai
di dirgli ancora, ma la sua risposta fu un’onda
anomala contro la mia faccia. Ci schizzammo, litigammo, ci buttammo di
nuovo
sotto, poi tornammo a sederci sul bordo della piscina. Non era
esattamente quel
che si dice caldo, ma il corpo di Zayn mi teneva al riparo dal vento e
dal
freddo.
Stavo
bene con lui, sentivo di poter passare anche anni al
suo fianco senza mai stancarmene. Mi sentivo scema a pensarlo, ma era
come se
fossimo fatti per stare insieme, quasi fossimo anime gemelle.
Tommo’s
Corner:
Non
uccidetemi, avevo promesso che sarei stata brava e
invece sono stata un disastro e sono in ritardo :( mi dispiace,
davvero, questa settimana è stato una montagna russa per il
mio umore e la mia ispirazione… Però
almeno pubblico che la settimana non è finita no?
E
il capitolo è dolce dai… Spero mi perdonerete :)
Beh,
insomma, sono davvero insieme adesso, contente? :) io
sì, tanto :3
E
come sempre grazie a tutte voi che seguite la mia storia,
sono felicissima di avere questa risposta da voi :) Grazie Dance2798
, MaryApuLove1D
, ranocchitta92
per averla inserita tra le seguite e grazie anche a Vale_99
,
ancora Dance2798
e Curly_Crush
per avermi mandato il vostro love e aver
recensito :)
Alla
prossima!
Un
abbraccio,
-S
|
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Capitolo 8 *** Let me love you ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction
–
Capitolo 8
Let me love you
Venerdì,
22 agosto
Il
tempo stava volando. Sembrava fossero passati pochi
giorni da quando ero arrivata, e invece erano passati due mesi. Da due
mesi non
vedevo la mia famiglia; da due mesi conoscevo Eddie; da due mesi
faticavo ogni
settimana per riuscire a rendere la vacanza di qualcun altro la
migliore
possibile; da due mesi mi rendevo ridicola ogni sera per gli spettacoli
del
villaggio; ma soprattutto, da due mesi conoscevo Zayn, il ragazzo
arrogante e
strafottente che in realtà era tutt’altro che
quello. Passavo ogni minuto
libero dal lavoro con lui, e ogni tanto riuscivamo a stare insieme
anche
durante gli orari del miniclub. Era incredibile come le cose fossero
cambiate,
e proprio per questo, allo stesso tempo sembravano essere passati
secoli, era
quasi come se ci fosse sempre stato.
Tra
lo staff, giravano parecchie voci che io e Zayn fossimo
qualcosa di più che semplici amici, ma ormai non ci facevo
più caso: sentivo il
momento in cui avremmo dovuto partire per tornare a casa, lui a
Bradford e io a
Newcastle, farsi sempre più vicino, e ne avevo una paura
folle, nonostante le
sue promesse che saremmo riusciti a farcela in ogni caso. Ero
innamorata, il
solo pensiero di dover stare lontano da lui mi faceva male dentro.
“Buongiorno
splendore! Sbrigati che non vedo l’ora di
vederti :) x”
Fu
il primo messaggio che lessi al mio risveglio, come
sempre, e come sempre mi mise un sorriso. Erano quelle cose semplici
che mi
facevano impazzire, quelle piccole accortezze da parte sua che ogni
giorno mi
mettevano di buon umore, sapendo che in pochi minuti l’avrei
visto. Mi preparai
di fretta e scesi verso l’uscita dell’edificio
dello staff, per trovare Zayn
lì, mentre finiva la sua sigaretta e mi aspettava.
“Ciao”
Gli
dissi solo, e lui in risposta mi tirò a sé per un
piccolo bacio, per poi prendermi per mano e andare verso il ristorante.
Il
tavolo della sua famiglia era ancora vuoto, come la maggior parte dei
tavoli,
così prendemmo entrambi posto lì.
“Lo
sai vero che giorno è oggi Zayn?”
“Il
giorno in cui mi chiedi di saltare tutti i tuoi
impegni e scappare via insieme?”
Finsi
una risata, poi scossi la testa, addolcendo lo sguardo
man mano che il suo si faceva più difensivo.
“Oggi
è venerdì amore, tornei sportivi durante il
giorno
e grande festa la sera”
“Con
balli e diavolerie varie. Preferivo la mia idea sai?”
Concluse
tentando di apparire infastidito, ma arricciando le
labbra nel modo più adorabile possibile. Il tema di quella
sera sarebbe stato “Un
walzer al chiaro di luna”, uno di quegli eventi a cui nessun
ragazzo avrebbe
voluto partecipare, ma che erano così romantici da far
sì che le ragazze non
aspettassero altro.
“Oh
dai, tanto alla fine ti diverti anche tu”
Dissi
buttando giù anche la seconda tazza di caffè.
“Tutto
quel caffè ti rende iper attiva Lexie… E in ogni
caso, mi diverto solo se poi quando è finito possiamo stare
un po’ da soli, che
ne dici?”
“Affare
fatto, ma sappi che se mi addormento sulla tua
spalla non è colpa mia, ma tua che mi vuoi togliere il
caffè. Potremmo andare
sulla spiaggia, è da tanto che non lo facciamo”
“Tu
sì che mi conosci scimmietta. Tu impegnati a stare
sveglia, farò io tutto il resto”
Concluse
con un sorriso, lasciandomi per l’ennesima volta
senza fiato.
La
giornata passò abbastanza velocemente, nonostante avessi
dovuto partecipare a tutti i tornei come giocatrice e non come arbitro,
dato
che Eddie, tornato al lavoro da pochi giorni, era ancora poco sicuro
sulla
gamba. Quando tornai verso la mia camera per prepararmi per la cena e
poi la
serata, ero praticamente distrutta, e non notai Zayn finché
non mi chiamò.
“Devo
chiamarti scimmietta perché ti giri Lexie?”
Mi
chiese alzando la voce e incassando piuttosto bene la mia
occhiata fulminante. Almeno metà dello staff che era negli
appartamenti doveva
averlo sentito e già mi immaginavo le loro domande, i loro
volti confusi sul
perché Zayn mi chiamasse scimmietta, le infinite prese in
giro. Sospirai, in
ogni caso non sarei riuscita ad arrabbiarmi con Zayn, e al contrario
andai ad
abbracciarlo, per poi mordergli la guancia quando lui aspettava un
bacio.
“Ti
avevo promesso che ti avrei buttato in piscina
vestito Malik, occhio che lo faccio. E poi non ti salvo”
“Ma
guarda che trattamento che devo ricevere. E io che
sono venuto qui solo per te. Se vuoi me ne vado”
Detto
ciò fece per andarsene, offeso, poi si girò
sorridendo. Sul mio viso doveva esserci un’espressione a
metà tra il confuso e
lo scettico.
“Paura
che me ne andassi davvero eh?”
“Troppa
paura, davvero troppa, guarda, sto tremando!”
Scherzai,
poi lo portai dietro alla casa, in modo che
fossimo meno visibili. Non appena girammo l’angolo, mi prese
il viso tra le
mani e mi baciò, per poi tornare a guardarmi negli occhi.
“Non
vedo l’ora che sia stanotte –disse- Voglio
mostrarti una cosa, non sto nella pelle per sentire cosa ne pensi”
“E
non puoi mostrarmela adesso questa cosa?”
“No,
meglio se aspettiamo stanotte, sarà molto meglio
così”
“Uffa,
tu e il tuo vizio di stuzzicare la mia curiosità e
lasciarmi a bocca asciutta.”
Mi
accarezzò la guancia, per poi passare la mano sul collo,
la spalla sinistra, il braccio, il fianco, e infine mi
lasciò un bacio sulla
fronte.
“Ci
vediamo più tardi piccola”
Più
guardavo Zayn, più mi convincevo che non aveva nessuna
voglia di essere nell’anfiteatro quella sera, e non avevo il
coraggio di
torturarlo di più facendolo ballare tutto il tempo. Lasciai
che stesse nel suo
angolino la maggior parte del tempo, lanciando un’occhiata di
tanto in tanto e
sorridendo quando i nostri sguardi si incrociavano, finché
non salutammo gli
ospiti e chiudemmo la serata. Non appena riuscii a sfilare via dai miei
colleghi lo raggiunsi, notando che aveva con sé uno zaino.
“Cos’hai
lì dentro?”
“Sorpresa.
Seguimi per scoprirlo bambina”
Rispose,
per poi avviarsi verso la spiaggia. Alzai gli occhi
al cielo, poi lo seguii, portando la mano sulla sua nuca, per poi
poggiarmi su
di lui. Per quanto tempo passasse non mi stancavo mai di passeggiare
con lui;
era naturale, spontaneo, non c’erano silenzi imbarazzanti o
conversazioni
buttate lì, giusto per riempire gli spazi.
“Bene,
ho due coperte, una bottiglia di vino, due
bicchieri, e… Beh, questo. Che ne dici di dormire in
spiaggia stanotte?”
Spalancai
gli occhi, dovevo aver sentito male, o forse stava
scherzando.
“Sono
serio, e non ho ancora bevuto, non fare quella
faccia dai. Domani è il tuo giorno libero, non hai problemi
di lavoro. E io non
ho niente da fare e ho detto a mia madre che non sarei tornato a
dormire
stanotte, quindi a meno che tu non voglia lasciarmi da solo, sei
costretta a
stare con me bambina, mi spiace”
Concluse,
mostrandomi il suo solito sorriso. In effetti
aveva pensato a tutto, e l’idea di passare la notte con lui
aveva viaggiato
nella mia mente moltissime volte, se non che non avevo mai trovato il
modo per
farla funzionare. Ma la sua idea, per quanto folle, era perfetta.
Lo
aiutai a stendere la prima coperta verso la pineta, vicino
al posto dove di solito si accendeva il fuoco per i falò, in
modo che fossimo
più riparati dal vento, poi mi ci sedetti, mentre Zayn
preparava il vino e i
bicchieri, che riconobbi come quelli del ristorante: lo guardai,
trattenendo a
stento una risata.
“Che
c’è? Quelli di plastica sono brutti e poco chic,
invece questi facevano proprio al caso nostro… Li ho chiesti
al maitre, gli ho
promesso una mancia e che glieli avrei riportati domani”
Fu
la sua risposta al mio sguardo, che mi impedì di
trattenere oltre la risata.
“Non
ti stavo accusando di averli rubati Zayn” Gli
dissi ridendo, per poi aiutarlo a versare il vino bianco nei bicchieri.
“A
noi due piccola”
“A
noi due”
Annunciammo
alzando i bicchieri e brindando, per poi
scambiarci un bacio al gusto di vino bianco. Zayn poggiò la
testa sulle mie
gambe e trascorremmo diversi minuti in un silenzio confortevole, a
guardare la
luna appena velata da alcune nuvole, finché Zayn non
portò lo sguardo su di me.
“C’è
un’idea che non riesco a togliermi dalla mente sai?
A parte mia madre che mi ha dato l’idea nessuno sa nulla,
però davvero, non
faccio che pensarci”
Lo
guardai curiosa accarezzandogli i capelli, sorpresa che
non mi fulminasse per averglieli toccati, e al contrario sorridesse
semplicemente, come se fosse quasi timido.
“Riguarda
la cosa che volevi mostrarmi?”
“Direi
proprio di sì”
“Allora
dimmi dai, sono curiosa”
Inspirò
ed espirò a fondo prima di cominciare a parlare, era
come se questo fantomatico argomento gli stesse così tanto a
cuore che faceva
fatica a fidarsi delle sue parole per dirmelo.
“Di
solito guardi i programmi come X Factor?”
“Se
ci sono, non mi dispiacciono a dirla tutta, ma di
certo non passo la mia vita ad aspettarli… Perché?”
“Perché
-spiegò facendo una pausa per un altro
sospiro- mi piacerebbe partecipare”
Ci
riflettei un secondo. Pensandoci, aveva una voce angelica
anche solo quando parlava. E non faticavo ad immaginare come sarebbe
stato
mentre cantava. Però era anche vero che fumava, e
normalmente i cantanti non lo
fanno. Il risultato della mia riflessione fu la più totale
confusione su cosa
avrei dovuto aspettarmi. E in tutto questo, mi accorsi che Zayn
ridacchiava,
probabilmente per l’espressione che dovevo avere stampata in
viso.
“You should let
me love you
Let
me be the one to
Give
you everything
you want and need
Baby
good love and
protection
Make
me your selection
Show
you the way
Love's
supposed to be
Baby
you should let me
love you, love you, love you, love you, yeah”
Ero
ipnotizzata, incantata, imbambolata. Quindi Zayn non era solo
un figo da paura, un artista, un ottimo baciatore, un perfetto
imitatore di
leoni; era anche un cantante. E che cantante. Un paio di versi di una
canzone e
avevo i brividi che percorrevano tutto il mio corpo. La sua voce era
così…
Armoniosa, melodiosa, unica. Teneva ogni nota come se fosse la cosa
più
semplice al mondo, ed ero convinta che mi avesse mostrato solo una
piccola
parte di quello che sapeva fare. Io certo non ero Simon Cowell, ma il
talento
di Zayn era praticamente impossibile da non notare, persino da me.
Battei le
mani un paio di volte, lentamente, giusto per non rovinare
quell’atmosfera che la
sua voce aveva creato, incapace di allontanare lo sguardo dal suo, un
sorriso
probabilmente da ebete stampato sulle labbra, sorpresa chiaramente
leggibile
negli occhi.
“Beh,
che ne dici?”
Mi chiese
tirandosi su e poggiandosi sulle mani per potermi parlare
meglio. Fui contenta della sua scelta di quella posizione,
perché il mio
istinto, che non riuscii a frenare, mi portò a incontrare,
non proprio
delicatamente, le sue labbra con le mie, con tanto slancio da farlo
quasi
cadere all’indietro. Lo sentii ridere nel bacio, mentre
freneticamente cercavo
il suo corpo con le mani, i suoi fianchi, le spalle, il collo, la nuca,
il
viso, ogni piccolo lembo di pelle. Era come se avessi bisogno di sapere
che era
reale, che non era solo una visione angelica che sarebbe andata via non
appena
avessi riaperto gli occhi.
Senza
lasciare le sue labbra e cingendo il suo collo con le mani,
tornai a distendermi sulla coperta, in modo che lui fosse sopra di me.
Poggiò i
gomiti ai lati della mia testa per sostenersi, poi si staccò
da me, facendomi
aprire gli occhi. Rise, e io attesi la sua frecciatina.
“E
questa sarebbe la tua risposta?”
“Zitto
o ti faccio il bagno con il vino Malik”
Gli
risposi dopo aver alzato gli occhi al cielo, per infine
tornare a baciarlo. Stava cercando di non pesarmi addosso, ma a me non
interessava, adoravo ogni piccola sensazione di quel momento, le sue
labbra
sulle mie, il suo petto che si alzava e si abbassava, le sue mani tra i
miei
capelli, la semplice, leggera pressione che il suo corpo creava su di
me.
Portai le
mani verso il bordo della sua camicia, sfiorando la
pelle e sentendo i suoi addominali contrarsi al passaggio dei miei
polpastrelli, per poi passare ai bottoni. Le mani tremanti, gli occhi
chiusi, e
le labbra di Zayn ancora sulle mie di certo non aiutavano la mia
concentrazione,
ma in qualche modo riuscii ad aprirla del tutto, lasciando che lui la
facesse
scivolare prima da un braccio poi dall’altro.
La luce
della luna lo rendeva inspiegabilmente ancora più bello,
tanto che mi pareva quasi un peccato impedire ai miei occhi di vederlo.
Separammo
di nuovo le nostre labbra, e Zayn si inginocchiò, le gambe
ognuna ai lati del mio corpo. In un breve istante, il mio maglioncino
era
poggiato a fianco della sua camicia, mentre le sue mani sapientemente
abbassavano le spalline del mio vestito. Avevamo entrambi il respiro
corto e il
battito del cuore accelerato.
Era come
un sogno, io e Zayn, insieme, solo io e lui. Alzai il
bacino in modo da poter togliere il vestito, poi lasciai che anche lui
togliesse
i pantaloni. Tornò a sfiorare le mie labbra con le sue, per
poi tracciare il
percorso dalla bocca, al collo, il petto, fino al seno ancora coperto.
Mi
guardò malizioso ancora una volta, per poi lasciare che le
sue mani andassero
sulla mia schiena a giocare con il ferretto. Avevo i brividi, forse
anche di
freddo, ma la mia mente recepiva solamente l’immagine di
Zayn, incapace di
tradurre in sensazioni comprensibili tutto ciò che non lo
riguardava.
Bastò
un altro paio di movimenti che rimanemmo completamente
esposti l’uno all’altra. Lo baciai ancora, per
inebriarmi nuovamente del suo
gusto e della sua immagine, mentre le nostre mani vagavano per i nostri
corpi,
e lentamente apprendevano ogni piccolo centimetro di carne che
trovavano. I
nervi di entrambi erano tesi in uno sforzo per mantenere il controllo
di noi,
goderci quella prima volta come fosse per entrambi
un’esperienza speciale ed
unica, utilizzando il piacere dell’altro come fonte del
proprio. Ci muovevamo
insieme, tra i respiri affannosi provenienti da entrambi, entrambi
accomunati
dallo stesso desiderio e dallo stesso piacere. Riaprii gli occhi,
tornai a
guardarlo, e la vista di quel suo viso così perfetto, gli
occhi chiusi, le
labbra semi aperte, quasi in estasi, mi diede il colpo di grazia.
Ci
vollero diversi minuti prima
che ci riprendessimo e ci rendessimo conto della situazione e
ciò che era
appena successo, ma ormai era notte fonda e nessuno dei due aveva la
forza di
reagire in qualche modo. Zayn mi passò l’intimo e
la sua camicia, rimise boxer
e pantaloni, poi portò la seconda coperta sopra a entrambi,
e solo in quel
momento mi accorsi che quasi battevo i denti dal freddo. Mi avvicinai e
lo
abbracciai stretto, beandomi del calore che come sempre emanava. Zayn
in
risposta mi lasciò un bacio sui capelli.
“Ti
amo piccola” mi
sussurrò intrecciando le gambe alle mie e portando le
braccia attorno al mio
corpo.
“Ti
amo Zeze” replicai
allo stesso modo, stringendomi ancora un po’ a lui.
Fu
l’ultima conversazione che
ci scambiammo, prima che il suo respiro si facesse più
tranquillo e il suo
corpo si abbandonasse al sonno.
Cercai di
imprimere
definitivamente la sua voce nella mia mente, guardando e riguardando la
scena
di poco prima, di Zayn che cantava. Anche dopo parecchio tempo e
associandolo
solo a un ricordo, tornarono a formarsi quei brividi che avevo provato
la prima
volta che l’avevo sentito. Era incredibile, quella sua voce.
Avrebbe fatto
carriera, venduto album in tutto il mondo, avuto milioni di fan.
Sorrisi al
pensiero, quello Zayn silenzioso e solitario che scalava le classifiche
diventando l’idolo di milioni di persone su tutto il pianeta,
poi il sorriso
morì sulle mie labbra: ma in tutto quel mondo
così incredibile, avrei davvero
avuto la forza di immaginare un posto per me? Cosa c’entravo
io in tutto
questo? Io ero solo una ragazza di Newcastle con una famiglia
rompiscatole e il
sogno di viaggiare per tutto il mondo, non poteva esserci posto anche
per me
nel suo sogno. E di certo non potevo essere io a fermare quel suo sogno
così
ambizioso eppure così vicino a realizzazione per lui. Ma non
potevo pensarci in
quel momento, non potevo rovinare quella notte così perfetta
con quei pensieri.
Riaprii gli occhi e grazie a quel suo volto così pacifico,
ritrovai la
tranquillità, la calma per finalmente spegnere la mente e
dormire.
Sabato,
23 agosto
“Lexie…
Hey piccola
dormigliona”
La voce
di Zayn e le sue
carezze mi strapparono al sonno, ma tenni ostinatamente gli occhi
chiusi. Ero
distesa al suo fianco, la testa probabilmente poggiata sulla sua
spalla; mi
sfiorò la fronte con un bacio, poi riprese a parlare.
“Guarda
che lo so che sei
sveglia, è inutile che fai finta di dormire”
disse, e si sentiva
chiaramente che stava sorridendo. Lo zittii con uno “Shh”,
poi mi
strinsi ancora a lui: era fin troppo comodo per lasciarlo andare. Zayn,
sicuramente scuotendo la testa, si arrese, tornando ad abbracciarmi e
intonando
nuovamente la stessa melodia che aveva cantato la sera prima, poi fece
una
pausa, per infine borbottare un’ultima frase.
“Se potessi, starei qui per
sempre Lex”
Tommo’s
Corner:
Heyla!!
Nuova settimana, nuovo
capitolo… Vi aspettavate di meglio? Io sono un po’
scettica, non sono sicura
sia il migliore che ho scritto… Ma siete voi il pubblico,
quindi mi rimetto a
voi per la decisione finale :)
Ecco,
più che altro spero di
essere riuscita a mantenere il rating che avevo scelto
all’inizio di questa
storia e… Beh, questo.
E niente,
mi piacerebbe sapere
che ne pensate :)
Un bacio,
-S
P.S. : Grazie Curly_crush
e Dance2798 per aver recensito lo scorso capitolo, siete fantastiche,
grazie grazie grazie :)
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Capitolo 9 *** Summer Love ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction
–
Capitolo 9
Summer Love
Martedì,
9 settembre
Con
un altro sospiro, presi un nuovo paio di pantaloni e lo
ripiegai per metterlo nella valigia. Non riuscivo a crederci, ma stavo
veramente facendo i bagagli per tornare a casa, quelli erano i miei
ultimi
giorni a Brighton, i miei ultimi giorni da animatrice, i miei ultimi
giorni con
Zayn. Deglutii e soppressi il nodo che avevo in gola, battendo un paio
di volte
gli occhi per evitare che la vista si rendesse sfocata. Mancava un
giorno alla
mia partenza, anche se sapevo che non me ne sarei resa conto fino alla
fine.
Con Zayn avevamo abbandonato ogni tentativo di nascondere la nostra
relazione,
tutti avevano ormai capito che stavamo insieme, sebbene non tutti
apprezzassero;
ma io e lui lo ripetevamo spesso, non ci importava delle opinioni degli
altri,
volevamo stare insieme e questa era l’unica cosa importante.
Cosa importante
che minacciava di sgretolarsi di lì a ventiquattro misere
ore, pensai con una
fitta al cuore.
“Ho
bisogno di vederti Zayn, riesci a raggiungermi in
camera? Poi possiamo andare a fare colazione insieme x”
Gli
scrissi di getto, senza nemmeno immaginare che avrebbe
potuto essere ancora nel mondo dei sogni, dato che non erano nemmeno le
sei del
mattino e il sole doveva ancora sorgere. Un paio di minuti e la sua
risposta
arrivò: “Stavo proprio pensando a te, mi
vesto e ti raggiungo piccola x”
Quel
suo essere così presente nella mia vita, quel suo sempre
cercare di accontentarmi rendevano le mie idee ancora più
confuse. A lui,
ovviamente, non avevo detto nulla delle idee che ormai da giorni
navigavano
nella mia mente, riguardo alla nostra relazione, al suo futuro, a
quello che
sarebbe successo da lì in poi. Io tornavo a Newcastle, lui
tornava a Bradford.
Cosa ci sarebbe rimasto? Messaggi, e-mail, lettere,
chiamate… E io sentivo di
avere ancora bisogno di lui, della sua presenza fisica; sentivo che
delle
lettere, parole che mano a mano avrebbero potuto perdere il proprio
senso, non
avrebbero potuto colmare il vuoto lasciato dalle sue braccia, dalle sue
labbra,
dal suo respiro assieme al mio.
Non
appena il mio telefono squillò, mi fiondai fuori
dall’edificio, per lanciarmi tra le braccia di Zayn. Inspirai
a fondo il suo
profumo, per poi riaprire gli occhi e sospirare. Più la mia
partenza si
avvicinava e meno riuscivo a stare lontana da lui. Sentii gli occhi
prudere,
pizzicare, come se dovessi cominciare a piangere da un momento
all’altro, e
dovette notarlo anche Zayn, perché mi sorrise e mi
sussurrò
“Passeggiata?”
“Passeggiata”
Gli
risposi, mentre lui circondava le mie spalle con un
braccio. Ci incamminammo verso la spiaggia, più vicini
possibile, eliminando
ogni spazio che avrebbe potuto esserci tra di noi. Il sole sarebbe
sorto di lì
a pochi minuti, in una vista che tutti mi avevano descritto romantica
fino a
mozzare il fiato, il che di certo non faceva che peggiorare la mia
situazione.
“Quest’estate
è stata magica”
Sospirai
abbracciandolo un po’ più stretto, sperando che i
ricordi dei mesi trascorsi eclissassero il nodo di sentimenti che
provavo in
quel momento.
“A
me lo dici, sono venuto qui pensando di morire dalla
noia e ho trovato te. Sei tu la magia di quest’estate Lex”
Alzai
lo sguardo su di lui. Mi stava sorridendo, come solo
lui poteva fare, ma c’era qualcosa in
quell’espressione, qualcosa che mi disse
che almeno in parte doveva aver capito il mio stato d’animo.
Tutto d’un tratto,
fui più propensa a provarci, a tentare di mantenere la
relazione, cercare il
più possibile. Perché per quell’estate,
lui era stato non solo il mio ragazzo,
ma anche il mio punto di forza, di riferimento. E non l’avrei
mai dimenticato.
Con lui avevo condiviso tutto, non solo sul piano fisico: avevo parlato
con lui
delle mie paure per il futuro, che era completamente sconosciuto per
me; avevo
raccontato a lui dei litigi e i problemi con la mia famiglia; lui aveva
ascoltato le mie lamentele sul lavoro e mi aveva coccolata quando avevo
bisogno
di staccare ed essere, per una volta, al centro
dell’attenzione.
“Tu
a Bradford, io a Newcastle… Saremo così
lontani…
”
“Le
strade sono state asfaltate e le rotaie sono
piuttosto sicure, sai; credo di potermi abbassare a usare i mezzi
pubblici… E
comunque, la tecnologia aiuta in questi casi, non credi?”
Sospirai.
Perché lui era così ottimista, mentre io riuscivo
solo a vedere il lato negativo di qualsiasi cosa? Sarebbe arrivato a
promettermi che mi avrebbe scritto una lettera per ogni giorno
dell’anno?
Sarebbe arrivato a giurarmi che ci saremmo sentiti per telefono ogni
sera prima
di dormire? Sarebbe arrivato a dire che ogni weekend avrebbe preso il
treno da
Bradford a Newcastle, solo per vedermi? Una relazione del genere non
funziona
nemmeno nei film, figuriamoci se io potevo anche solo permettermi di
avere la più
minima speranza di farla funzionare.
“Lexie
guardami. Ascoltami bene. Qual è la cosa più
importante?”
Lo
guardai: la risposta era nei suoi occhi, in quello
sguardo che lasciava intendere che per lui in quel momento esistevo
solo io. E
capii, anche se mi ci volle un po’, che era lo stesso per me.
“Noi
due”
“Esatto.
Noi. Io e te. Chi se ne frega degli altri. Chi
se ne frega della distanza. Chi se ne frega se dovrò
vendermi un rene per te.
Se tu credi che ne valga la pena, io sarò disposto a farlo”
Era
rassicurante, sentirlo parlare così. Ed era proprio
quello il motivo per cui non avevo voluto metterlo al corrente delle
mie idee,
perché ero sicura che in un modo o nell’altro
sarebbe riuscito a convincermi, o
per lo meno a farmi posticipare il momento di affrontare la
realtà.
L’alba
davanti a noi era qualcosa di inverosimile, colorava
il cielo e il mare in una maniera unica, sfumature che si riflettevano
qua e
là, un gioco meraviglioso di luci e ombre, che arrivava a
colpire anche i
nostri volti, rendendo quello di Zayn così perfetto da farmi
perdere qualsiasi
facoltà di creare un pensiero negativo. Rimasi a guardarlo
per alcuni minuti,
rapita dai suoi occhi e quelle ciglia incredibilmente lunghe, dalle sue
labbra
e quelle guance che solo chiedevano di essere accarezzate, quel viso
che mi
aveva catturata fin da quel primo giorno. E lui rimase con me, a
guardare me
nello stesso modo, come fossi anche io, come lui, un’opera
d’arte.
“Torniamo
su dai”
Mi
riscosse, lasciandomi un bacio quanto più delicato
potesse sulle labbra e intrecciando la sua mano alla mia. Mi accorsi di
quanto
stupida fossi, a pensare al futuro quando l’unica cosa che
dovevo fare il quel
momento era godere del presente, del nostro amore, di Zayn.
“Solo
se mi porti in groppa”
Dissi,
saltandogli sulla schiena e baciandolo sul collo. Lui
tentennò appena sotto il mio peso improvviso, poi si
stabilizzò e prese a
ridere.
“Devo
anche farti da cavallo adesso scimmietta?”
Mi
chiese, prendendo a correre verso il ristorante e
ignorando le mie preghiere di essere messa giù, dato che io
stavo solo
scherzando.
Come
al solito, mangiammo con calma al suo tavolo, poi
uscimmo per un’altra passeggiata. Avevo esaurito il mio
compito come
animatrice, ma dovevo comunque utilizzare buona parte della mattinata
per
sistemare nei magazzini tutti gli attrezzi e gli strumenti, che
sarebbero stati
chiusi fino all’estate successiva.
“È
bello stare un po’ da soli vero? Di solito a
quest’ora
sei già circondata da marmocchi di ogni genere”
Cominciò
Zayn portando una mano sulla parte bassa della mia
schiena, facendomi rabbrividire. Mimai la sua mossa, per poi allungarmi
e
lasciargli un bacio sulla guancia.
“Mmh
non ancora, di solito sono con te a fare colazione a
quest’ora, marmocchio”
“Ahah
ma come sei divertente oggi bambina. Che ne dici di
andare a nasconderci? Così se non ci trova nessuno possiamo
stare qui per
sempre”
Mi
propose, con quella sua espressione a cui sapeva che non
sarei riuscita a dire di no. Intrecciammo le mani, poi scappammo verso
il
boschetto dietro ai campi da pallavolo, dove ogni tanto avevo nascosto
il
forziere delle cacce al tesoro. Arrivammo senza fiato, ma cominciammo a
ridere
non appena fummo in grado di recuperarne un po’.
“Ti
ricordi la prima volta che ci siamo visti?”
“Intendi
quando ti sei lasciata buttare in piscina vestita?”
Gli
feci la linguaccia e lo colpii su un braccio. In effetti
era stata quella nostra prima vera interazione, lui che si accorgeva
che io lo
stavo fissando e mi sorrideva, un istante prima che io finissi
rovinosamente in
piscina.
“No,
intendo quella sera, quando tu hai fatto lo
scorbutico. Volevo tirarti uno schiaffo sai?”
“Ma
va? Quasi non l’avevo capito da solo. Io invece
volevo solo che te ne andassi, perché mi ero già
sorbito abbastanza animatori
fastidiosi. E ora guardami, non riesco a starti lontano”
Non
riesco a starti lontano. Mi fece male quella
frase, mi entrò dentro e lì rimase, zittendomi. Non
riesco a starti lontano.
Quanto era dolce detto dalle sue labbra e con la sua voce. Sospirai
voltandomi
per trovare un posto decente dove sederci, ma Zayn circondò
il mio corpo con le
braccia e poggiò la testa sulla mia spalla, di modo che il
suo petto fosse in
completo contatto con la mia schiena.
“Mi
ricordo ogni nostra prima volta Lex, e le ripeterei
tutte anche solo in questo momento. E sai perché?
Perché ti amo Lexie, e
comunque vada, quest’estate è stata fantastica, la
migliore estate della mia
vita”
Mi
sussurrò all’orecchio, facendo accelerare il
battito del
mio cuore. Mi voltai, presi il suo viso tra le mani e poggiai le labbra
sulle
sue, in un bacio lungo, perfetto in ogni piccolo aspetto. Lo baciai con
foga,
mi godetti quel bacio, e tutti quelli che ci scambiammo da quel momento
in poi,
come fosse mia unica fonte di sostegno e sostentamento. E forse lo era
davvero.
Quando
infine decidemmo di tornare verso la civiltà, Zayn
era quasi riuscito nel suo intento, farmi dimenticare tutto quel che di
negativo poteva accadere. Ma non potevano, quelle idee, allontanarsi
troppo
dalla mia mente. Non potevo abbandonare quel pensiero che mi aveva
martellato
da giorni in un battibaleno. Zayn riprese a cantare, come faceva sempre
quando
era allegro o voleva condividere con me un sentimento positivo, e tutta
quella
messinscena di felicità mi crollò addosso, quella
bolla in cui Zayn era
riuscito a chiudermi scoppiò, lasciando posto solo a quella
ormai familiare sensazione
che per il suo futuro non fossi abbastanza. Era come un angelo,
continuava a
cantare a mezza voce, fermandosi ogni tanto per lasciarmi un bacio
sulla testa.
Ci
avevo provato, avevo davvero provato a sbarazzarmi di
quei pensieri e quelle sensazioni. Ma niente: proprio come le nuvole
che
nuovamente minacciavano il cielo di Brighton, anche i miei occhi
ripresero a
pizzicare. Rabbividii, di freddo, di tristezza; era come se il tempo
fosse
collegato al mio stato d’animo, come se quelle nuvole e quel
freddo fossero
davvero solo la metafora di quello che provavo io dentro. Fermai Zayn,
incrociai il suo sguardo, che d’un tratto si era fatto
più cupo, più
preoccupato. Dovevo farlo.
“Zayn”
cominciai, ma fui interrotta da un mio
singhiozzo.
“Non
credo di voler sentire quello che stai per dirmi
Lexie”
“Io
ti amo – ripresi facendomi forza, seppure le
lacrime già rigavano il mio viso – ma non
potrà mai funzionare”
Lui
chiuse i pugni e contrasse la mascella. Cercava di
rimanere tranquillo, probabilmente, di non farsi sopraffare da quello
che stava
provando.
“Se
lo vogliamo, può funzionare” disse, ma
anche il
suo tono era rotto, come se volesse, senza successo, convincere anche
se
stesso.
“No
invece! Saremo troppo lontani, finiremo col diventare
estranei, non funzionerà!”
Continuavo
a puntare sul motivo della distanza, pur sapendo
che la mia ragione era un’altra: lo avrei solo allontanato
dal suo sogno, se
fossi rimasta tra i piedi. Non me lo sarei mai perdonato. E lui aveva
il
diritto di coronare il suo sogno, proprio come io avevo il diritto di
realizzare il mio, e viaggiare intorno al mondo. Il suo destino era
ovvio,
chiaro più del sole, Zayn sarebbe diventato un cantante,
quello show l’avrebbe
reso popolare e anche lui avrebbe girato il mondo con i suoi concerti e
la sua
voce, avrebbe incontrato i suoi milioni di fan, avrebbe cantato con le
star più
famose. Ma noi non avremmo potuto esserci. C’era un lui, e
forse, da qualche
parte, come fan e come ex, c’era anche un io. Ma non ci
sarebbe stato un futuro
noi. Battei gli occhi per non perdere completamente la sua immagine da
davanti
a me, per non lasciare che le lacrime lo offuscassero del tutto. Avevo
bisogno
di continuare a guardarlo, mancava troppo poco alla nostra separazione
definitiva. Deglutii, cercando di inghiottire il nodo che sentivo in
gola.
“Non
puoi dirmi che è finita, non può finire
così Lexie”
disse, quasi supplicando, per poi accarezzare la mia guancia e
asciugare parte
delle lacrime che ormai cadevano ininterrottamente sul mio volto.
“Guardati
Lex, non lo vuoi nemmeno tu. Ti conosco, lo
vedo. Io ti…”
“No,
no ti prego non continuare. So quello che vuoi dire.
Ma non funzionerà mai Zayn, lo capisci o no? Noi…
Siamo troppo diversi, non
possiamo andare avanti così, io ho bisogno di qualcuno che
ci sia sempre!”
Feci
leva perfino su di me, sul mio egoismo. Fui costretta a
incrociare le braccia al petto, tanto forti erano i brividi che mi
scuotevano.
Volevo credergli. Una parte di me, neanche immaginavo quanto grande,
voleva che
credessi a lui, ma la mia mente continuava a mostrarmi solo quanto lo
avrei
ostacolato con la mia normalità. Prese la mia mano, la fece
combaciare con la
sua, poi la strinse, senza darmi la possibilità di
sfuggirgli.
“Alexis,
io… Non voglio sentire quello che stai cercando
di dire. Ascoltami senza interrompermi, per favore. Io ti amo. E lo so,
lo vedo
nei tuoi occhi che anche per te è lo stesso. E allora
perché non dovrebbe
funzionare scusa? Non proveniamo da mondi diversi. Ci vogliono meno di
tre ore
da Bradford a Newcastle. Quanto spenderei, non m’interessa. E
soprattutto…”
“Basta!
– urlai – No Zayn. Non cercare di
convincermi. No, no, no! Ti prego.”
Fu
il mio turno di supplicare. Non ce la facevo più, ero
scossa da brividi e singhiozzi, tanto da faticare a respirare, a
tratti.
Allentò la stretta alla mia mano, fino a lasciarla del
tutto. Io in risposta,
mi costrinsi a calmarmi, fino a stabilizzare la voce, per poi
riprendere a
parlare.
“Quest’estate
è stata perfetta. Tu sei stato perfetto. Ma
non c’è spazio per uno sviluppo. Non possiamo
farcela Zayn. Sii realista, ti
prego. Non cambierei quello che c’è tra noi per
niente al mondo. Ti amo, e
questo non lo dimenticherò mai, né mai lo
cancellerò dal mio cuore. Ma basta ti
prego.”
Zayn
mi guardò, sconfitto, con quello sguardo che ogni volta
mi faceva dubitare che fosse davvero nel mio stesso mondo, poi
abbassò gli
occhi fino a guardarsi le scarpe.
“Quindi…
Vuoi davvero finirla qui.”
Mi
vietai di tentennare, spostai lo sguardo verso un punto
indefinito oltre a lui. Nella mia mente, seppure sfocata da
ciò che stavo
provando, c’era la sua immagine come cantante affermato,
c’era lui che per la
prima volta cantava davanti a me, quella sera in agosto,
c’era il suo volto
stampato su tutte le riviste. Nuovamente avvertii il bisogno urgente di
piangere.
“Sì.
Mi dispiace Zayn”
“Promettiamoci
una cosa almeno: che ci ricorderemo
quest’estate. Qualsiasi cosa succeda”
Continuava
a essere il solito Zayn di sempre, quello Zayn
che non sarebbe riuscito a dirmi di no, il che rendeva tutto ancora
più
difficile. Non resistetti, lo abbracciai nascondendo la testa sul suo
petto,
anche se lui di primo impatto non ricambiò il gesto; piano
piano però, alzò le
braccia e mi chiuse a sua volta in un abbraccio, poggiando la testa
sulla mia.
Fu il nostro ultimo momento insieme, eppure fu anche quello
più dolce, quello
che più mi rimase impresso. In quel momento, in
quell’ultimo momento che
condividemmo, dopo tutta un’estate, mi sentii legata a lui
come mai prima.
L’amore
di un’estate, l’estate più bella della
mia vita; e
un sentimento, nonostante la separazione, destinato a rimanere con me
per
sempre.
Tommo’s
Corner:
*si
asciuga gli occhi con un fazzolettino*
Salve
a tutti…
Io…
Non so cosa dire, se non che mi dispiace di aver
pubblicato così in ritardo.. È passato tantissimo
tempo da quando ho pubblicato
lo scorso capitolo, ma spero che non abbiate dimenticato la mia piccola
completamente… E soprattutto spero di non aver causato
nessun tuffo al cuore o
cose del genere… Siamo all’ultimo capitolo ormai,
manca solo l’epilogo e poi
questa storia sarà finita completamente…
Non sapete quanto sono triste, ma allo stesso tempo mi rende
orgogliosa, questa mini long. Per la prima volta, nonostante i ritardi,
sono
contenta di una storia nel suo insieme, sperando di non rovinare tutto
con il
prossimo capitolo.
È
un finale… Boh, ho cercato di addolcirlo almeno un
pochino, ho cercato di renderlo sopportabile… Ma
starà a voi decidere se è
adatto.
Io…
Okay, lo ammetto, mi sto facendo trascinare dalle
emozioni. Però vorrei ringraziare tutte voi lettrici (e
tutti voi lettori, non
si sa mai). E lo faccio ora per non dover lasciare un papiro alla fine
dell’ultimissimo turno di pubblicazione.
Grazie
se avete letto anche solo un capitolo. Grazie se
eravate qui nel lontano febbraio, quando ho pubblicato il primo, e
siete ancora
qui ora, che siamo agli sgoccioli. Grazie se vi siete uniti nel tempo.
Grazie
se avete cominciato oggi, e l’avete letta tutta
d’un fiato per vedere se
davvero era all’altezza, e spero di aver soddisfatto le
aspettative. Grazie se
l’avete recensita, una volta o ogni capitolo. Grazie se
deciderete di
recensirla ora. Grazie se l’avete inserita tra le preferite,
le ricordate o le
seguite o pensate di farlo in questo momento. Grazie se semplicemente
l’avete
letta, per puro interesse artistico o per amore verso quel ragazzo
d’oro che è
Zayn Malik.
Grazie
grazie grazie, ognuno di voi ha posto un sorriso
sulle mie labbra e vi sono grata.
Oggi
sono emotional, spero non vi dispiaccia troppo :)
Questa
storia è dedicata a un’amica, una ragazza che ha
sempre troppo poco tempo per leggere, ma che adora Zayn e indovinate un
po’, si
chiama Alessia (qualche somiglianza?). Questa storia la giudico il mio
miglior
lavoro, e quello più… Ordinato e pensato finora.
E spero che anche a voi dia
l’idea di qualcosa di caro e valevole del vostro tempo :)
Grazie
ancora e un abbraccio,
-S
P.S. : anche se ho
scritto questo papiro in questo capitolo,
prometto che l’epilogo arriverà ad ogni modo, non
andate via, non è ancora del
tutto finita questa storia!
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Capitolo 10 *** Back for you ***
THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fanfiction -
Epilogo
Back for you
E così eccomi qui, un anno e un paio di mesi dopo l'inizio della più bella estate della mia vita, a guardare il nulla davanti a me, il mare che oggi ha assunto il colore tetro del cielo, grigio plumbeo.
Ho un lavoro vero, ora, non un contratto stagionale. Lavoro part time in un asilo, continuo a voler girare il mondo, continuo a non averne la possibilità, ma sto aspettando di raggiungerla. Studio lingue, nel frattempo, ho troppo poco tempo libero, una vita sociale ridotta al sabato sera e la compagnia di sempre, nonostante qualcuno si sia perduto in giro per il Regno Unito e l'Europa, ma sono abbastanza contenta così.
Zayn... Quando ci siamo separati, l'estate scorsa, gli avevo chiesto di non scrivermi più, io stessa mi ero sforzata di non cedere alla tentazione. E ci sono riuscita: non lo sento da quasi un anno, seppure ogni tanto faccia capolino nei miei pensieri, seppure tante cose mi ricordino di lui, della sua voce, della nostra estate.
Oggi sono venuta qui,a Brighton, per motivo davvero stupido, una speranza che, ora che ci rifletto, è proprio vana.
Sono entrata nella reception del villaggio turistico che per un paio di mesi era stato la mia casa questa mattina, ho suonato il campanellino per essere accolta da un "spiacente signorina, siamo al completo per questa settimana ma... Lexie!". Era Eddie, promosso quest'anno, non più animatore, al collo una catenina con una fedina e 'Julie' scritto su di essa. Ha trovato la sua metà, ed io sono quasi sicura che sia la nostra ex collega.
Mi sono trovata chiusa in un abbraccio, poi, subito dopo essermi liberata, gli ho posto la fatidica domanda, gli ho chiesto dei Malik.
"Credevo che tu e lui andaste ancora forte, ma evidentemente no... Trisha e le ragazze hanno passato una settimana qui ai primi di agosto, poi sono tornate a casa per non so cosa... Ma dimmi un po' dai, che fai di bello ora?" Mi ha chiesto, ma il mio cervello era già da un'altra parte.
Pur sentendomi in colpa, ho liquidato Eddie e sono tornata verso la spiaggia, dove sono ora.
Riprendo in mano la borsa, cerco nuovamente ciò che mi ha spinto a venire qui, la busta bianca che mai mi sarei aspettata di ricevere, poi, appena la trovo, torno a fissarla.
Il timbro postale reca il nome di una piccolissima cittadina in Cheshire, Holmes Chapel. Eppure il nome del mittente mi ha fatto perdere un paio d'anni di vita, anche se forse avrei dovuto aspettarmelo, da lui.
Zayn Jawaad Malik.
Accarezzo il nome prima di voltare la busta e aprirla, tocco con i polpastrelli l'inchiostro nero con cui l'ha scritto, e mi sento davvero stupida. Come posso provare certe sensazioni al solo contatto con del semplicissimo inchiostro? Ne tiro fuori la lettera, quella lettera che mi ha fatto tanto pensare a quanto mi sbagliassi, mentre dicevo che le parole col tempo avrebbero perso il loro significato; è arrivata ieri, questa lettera, e io l'ho quasi consumata a furia di rileggerla. E ad ogni lettura il mio cuore accelera, la vista diventa più sfocata, ma un sorriso fa capolino sulle mie labbra.
"Cara Lexie,
Nemmeno immagini da quanto tempo io voglia scriverti questa lettera e poi inviarla, spero che questa volta sia quella buona, spero di riuscire a inviarla e che tu la legga prima di strapparla in mille pezzi e farci coriandoli e... Cosa sto dicendo.
Lo vedi? Siamo in parti opposte dell'Inghilterra, eppure l'effetto che mi fai mi ha raggiunto anche qui. Colpa tua Lex. Colpa delle tue labbra, che mancano assurdamente alle mie. Colpa di quello che abbiamo passato insieme, che mi tortura qualche notte, quando mi tornano in mente tutti i nostri momenti e la sensazioni che provavo quando eravamo insieme.
Continuo a sentirmi uno stupido, ti scrivo questa lettera e tu magari hai già puntato avanti, non sono nemmeno sicuro se tu sia ancora in Inghilterra o abbia deciso di inseguire il tuo sogno.
Io, dal canto mio, ci ho provato davvero sai? Ho deciso di chiudermi in camera, durante quei weekend in cui la stazione di Bradford era così invitante, quando il treno che da Bardford portava a Newcastle mi chiamava come il fiore un'ape, chiudermi in camera e provare fino allo svenimento, finché le mie sorelle non battevano sui muri per farmi smettere. Poi, a luglio, ho finalmente partecipato alle audizioni di Xfactor, e sorprendentemente, sono passato, tutti i giudici hanno detto sì.
Bootcamp è stato abbastanza divertente, a parte quando abbiamo dovuto ballare... Che vergogna. Ma mi sei venuta in mente tu, e mi è venuto in mente il nostro tango e il disastro che abbiamo fatto, e quella volta che mi hai graziato, quel venerdì prima di andare in spiaggia. Simon Cowell in persona è venuto a cercarmi. Mi sono sentito allo stesso tempo orgoglioso, perché significa che si ricordava di me, e imbarazzato a morte, per il ballo e perché ha voluto che rientrassi a ballare. Almeno mi ha detto che ho talento...
Per questo quando non hanno chiamato il mio nome alla fine del bootcamp mi è caduto il mondo addosso. Credevo fosse finita, credevo di dover tornare a casa, solo, il mio sogno in pezzi; credevo che avessimo sacrificato quello che avevamo per niente, perché lo so, ho capito benissimo che lo facevi per me. E ho sempre pensato che non avresti potuto fare scelta più stupida, Lex, ma ho deciso di rispettarti, fare come dicevi tu, perfino cercare, inutilmente, di dimenticarti.
Comunque, tornando a me, poi mi hanno richiamato sul palco, con altri quattro ragazzi. Ci crederesti mai, se ti dicessi che ora sono in una boyband? Non cominciare a ridere, non siamo della stessa pasta dei BackStreet Boys o dei Take That, anche se ci piacerebbe un giorno arrivare a quel livello. Per ora siamo solo cinque ragazzi, andiamo abbastanza d'accordo, il ballo non è la strada verso il successo per nessuno di noi, ma ci stiamo godendo le nostre esperienze e... Questo, insomma. Siamo andati alle Barbados, a casa di Simon Cowell, abbiamo provato e riprovato e alla fine ci siamo esibiti di fronte a Simon, che ci ha scelto tra i gruppi che porterà fino ai live shows, che cominceranno a settembre.
E qui arriva il bello, non so come spiegarlo, non so come dirtelo, non so. Ma... Non sarebbe male, se venissi al primo live. Non posso obbligarti a venire, né tanto meno a incontrarmi, ma se vuoi, nella busta infilo di nascosto due braccialetti che ti permetteranno di entrare e sederti dove sono le famiglie, potrai trovare Waliyha e vedere quanto è cresciuta, e magari anche conoscere altra gente e... Non lo so, la decisione è tua, scimmietta.
Ma se anche non ti vedrò al liveshow, sappi che non mi arrenderò facilmente, tornerò a cercarti, tornerò per te.
Sei stata la mia estate migliore, Lex, e quell'estate, non vedo l'ora che ricominci.
Hai un po' di tempo per decidere, ma spero di vederti al primo live show.
Con affetto,
Zayn
PS: i ragazzi vorrebbero conoscerti, ma se qualcuno di loro ti si avvicina troppo, li faccio volare ;)"
Sorrido ancora per l'ennesima volta a quell'ultima frase, segno della sua gelosia, che ancora sopravvive. Mi faceva sempre ridere, quando faceva questi discorsi, è bello sapere che li fa ancora.
Tiro fuori dalla busta i due braccialetti di plastica che recano la data del 5 settembre. Uno è blu, l'altro giallo. Il mio accompagnatore, già lo so, sarebbe mia madre, a cui per prima devo la decisione di andare a Brighton e conseguentemente l'aver conosciuto Zayn, che lei vuole conoscere a tutti i costi, dato che sa di lui solo quel poco che le ho raccontato io. Ma lei non ha ancora letto questa lettera, lei non sa dei liveshows o dell'offerta di questo bravo ragazzo che canta e disegna e ha avuto una relazione con la sua bambina. E io non so cosa fare, speravo che tornare qui, dove tutto è cominciato, mi aiutasse, neanche fossi in un film. Speravo che tornare simbolicamente da lui, nel desiderio inutile di trovarlo qui, mi avrebbe chiarito le idee.
Invece mi ritrovo sulla spiaggia, a nascondermi più stretta nella mia felpa, a guardare la gente e le corriere che ogni tanto passano di lì, proprio come lui faceva l'anno scorso, sospirando. Le note di Let me love you, come a farmi uno scherzo di pessimo gusto, risuonano nella mia mente, lasciandomi un'amara sensazione di vuoto.
"Londra non è poi così lontana Lex" mi scopro a sussurrare a me stessa e al vento, sfilando una sigaretta dal pacchetto e portandola alle labbra.
Tommo's corner:
Heyla!!
Dopo mesi, e dico mesi, che l'avevo promesso, ecco l'epilogo di una delle mie storie preferiteeee!!
Sono stata impegnata con un'altra storia, nell'attesa dell'ispirazione per questo ultimo capitolo, ma alla fine ce l'ho fatta :)
Vi piace come epilogo? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Beh, per me è un giusto epilogo, indovinate voi se la nostra Lexie andrà o non andrà a Londra ;)
E niente, grazie di aver letto e avermi aspettato, i ringraziamenti sono tutti nelle note dello scorso capitolo, non vi annoierò ancora, e... Basta.
Spero vi piaccia il banner, è una creazione di Nanek per questa storia...
E... Basta, un bacione grande grande,
-S
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