The time of our lives

di Tommos_girl93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It all started with a job ***
Capitolo 2: *** Bad boy ***
Capitolo 3: *** Shall we dance ***
Capitolo 4: *** Don't go ***
Capitolo 5: *** Memories ***
Capitolo 6: *** Your lips so kissable ***
Capitolo 7: *** Moments in life ***
Capitolo 8: *** Let me love you ***
Capitolo 9: *** Summer Love ***
Capitolo 10: *** Back for you ***



Capitolo 1
*** It all started with a job ***




 THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 1
It all started with a job

 
17 giugno

Il lungomare era proprio come lo ricordavo: ventoso, eppure caldo, calmo pur essendoci decine di persone che come me camminavano per la stradina che costeggiava la spiaggia. Tutto perfettamente combaciante con i miei ricordi dell'estate prima, ricordi offuscati dalla sua ultima immagine, dal suo profilo, mentre seduto su un muretto al lato della strada, fumava l'ultima sigaretta della stagione, e con la mano salutava ogni corriera che passava di lì...

(L'anno precedente)


Aprile


"Mamma, mi vuoi davvero costringere a trovare un lavoro in un posto di mare? È pura crudeltà questa!" Dissi aprendo le braccia in disaccordo. Era la mia prima estate da maggiorenne, non avrei dovuto frequentare corsi di recupero o cose del genere per la scuola, che avrei finalmente finito, già pregustavo la mia estate fatta di dolce far niente, sole, amici, balle secolari e feste una sera sì e l'altra anche. E invece mia madre e mio padre avevano deciso che quell'estate avrei dovuto dare una mano alla famiglia e guadagnarmi ciò che avrei speso. Pura crudeltà, per l'appunto. " Certo che sì Alexis Miriam, non voglio sentire storie" Ecco, la ciliegina sulla torta, mi aveva pure chiamato con il mio primo e secondo nome, e non Lexie. Il discorso era finito, e io non avevo il diritto di aggiungere altro. Quanto odiavo quelle discussioni, in cui l'unico vincitore era mia mamma, senza eccezione.

Salii le scale di corsa, sbattei la porta della mia stanza, già sentendo la ramanzina che mi avrebbe aspettato quando fossi uscita per la cena, e mi sedetti al computer. Avevo un'idea in mente, volevo dimostrare ai miei che ero io quella che organizzava la mia vita, non loro. Volevano che trovassi un lavoro? Bene. L'avrei trovato il più lontano possibile. Mi sarei allontanata e avrei cercato in qualunque modo di troncare ogni contatto con loro. No, non avrebbero apprezzato quell'estate, io d'altro canto... Mi sarei goduta la mia piena libertà di maggiorenne, al mare, senza genitori alle calcagna. Vivevamo a Newcastle, nel nord est dell'Inghilterra, mi fu davvero facile trovare il posto perfetto per la mia fuga. Brighton, sud Inghilterra, città da cui, nelle giornate di sole, si vedono le coste della Francia. Rimanendo entro i confini inglesi, quello era il posto ideale. In più, era pieno zeppo di turisti, inglesi e non: non avrei potuto chiedere di meglio, vista la mia propensione per i viaggi.

Trascorsi un paio d'ore a dare un'occhiata alle offerte. Animazione, commessa, aiuto lavapiatti, aiutante al bar, animazione di nuovo, bagnino, istruttore di balli latino-americani, cameriera... I soliti lavoretti estivi insomma. Alzai le spalle, un lavoro valeva l'altro alla fine, e avevo già esperienza nel campo dell'animazione, così inviai il curriculum a un villaggio turistico che offriva ai propri clienti un mini club per bambini fino ai 15 anni. Certo, non sarebbe stato il massimo per conoscere gente della mia età, ma almeno gli orari di lavoro sarebbero stati ridotti rispetto a quelli di una commessa o una cameriera, e avrei dovuto sporcarmi le mani solo fino a un certo punto. Dovevo sembrare una psicopatica dopo aver inviato la richiesta di assunzione, lo schermo del pc come unica fonte d'illuminazione nella stanza, le mani intrecciate, un sorriso calcolatore sul volto.


10 giugno

Ce l'avevo fatta. Lo zaino in spalla, la valigia enorme al mio fianco, il biglietto del treno in mano, stavo per partire per Brighton, che era diventata, per me un po' sinonimo di libertà. I saluti furono difficili, scoccai un bacio sulla guancia di mio padre, abbracciai mia sorella dicendole di fare la brava, poi mia madre fu l'ultima della fila: aveva avuto un mese e mezzo per prepararsi a lasciarmi andare, ma mi chiuse in un abbraccio commosso e non mi lasciò per cinque minuti buoni, assicurandosi che avrei fatto la brava e avrei tenuto la testa sulle spalle. Sentivo sulla nuca, e persino sulla schiena di mia madre, molti occhi indiscreti, ma non mi importava molto. Ricambiai l'abbraccio con il classico entusiasmo di chi sta per partire, anche se sotto sotto, in un angolo remoto, il dispiacere di dover lasciare la mia famiglia, la paura di partire, la preoccupazione per ciò che avrei vissuto, sopravvivevano cibandosi della mia felicità.

Faticai a credere che davvero fosse arrivato quel momento, forse perché tutto sembrava così surreale, così bello che la mia mente era arrivata a rilegarlo come l'ennesimo sogno. Ma il biglietto del treno era proprio nella mia mano, davanti ai miei occhi, così come lo era il mio posto sul treno: 17b; lessi, e desiderai con tutta me stessa che quello fosse un segno propizio, più che un 17 sfortunato. La mia famiglia salutava dal binario, mia madre combatteva invano le lacrime, mio padre, dopo tutte le sfuriate e le opinioni contrarie, sorrideva orgoglioso della sua bambina, mia sorella si limitava a ondeggiare quasi drammaticamente la mano, fingendo di sventolare un fazzoletto bianco, e a lanciare occhiate a mia madre, cercando di calmarla, massaggiandole la schiena con l'altra mano.

Fu così che la mia libertà, assieme all'estate più indimenticabile della mia vita, ebbe inizio.



Tommo’s Corner:
Wow, ho davvero appena cominciato una semi long? Apparentemente sì. Sorprese? Eh già… Mi sono data a una specie di AU, e il mio protagonista sarà proprio il nostro bel Zayn Malik… Spero che faccia contente alcune di voi? E lo sapete perché proprio lui? Beh, due motivi, di cui, per ora, svelerò solo il primo: mi sentivo di averlo trascurato nelle altre storie e mi sentivo in colpa, vi capita mai? E quindi eccolo protagonista…
Beh, non ho molto da dire, se non che spero di avervi incuriosite abbastanza da indurvi a seguirla e recensire, magari? Mi fareste felice ;)
Un abbraccio,
-S

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Capitolo 2
*** Bad boy ***


THE TIME OF OUR LIVES
-A Zayn Malik fan fiction -

Capitolo 2
Bad boy


Martedì 10 giugno

Un signore sulla settantina, stempiato e con il vocione da nonno racconta storie, accolse me ed un'altra decina di ragazzi all'entrata del villaggio, ci disse che era il proprietario e che, volendo solo il meglio per i suoi impiegati e i suoi clienti, aveva voluto incontrarci di persona. La sua assistente ci fece fare il giro del villaggio, poi ci divise in coppie, secondo i lavori. Finii in coppia con Eddie, un ragazzo due anni più grande di me, che era alla sua terza esperienza come animatore del villaggio. Mi offrì la mano con un sorriso, e io non ci misi molto a individuarlo come una di quelle persone che parlano sempre, che non conoscono neanche il significato della parola tristezza. Nonostante questa sua esuberanza, mi sembrava un tipo a posto, e di certo i suoi pregi mi avrebbero aiutato molto durante le ore di lavoro. Ricambiai il sorriso e strinsi la sua mano, poi insieme ci avviammo dove avremmo tenuto i bambini. La divisa che avrei dovuto portare era semplice, un costume da bagno azzurro, intero o due pezzi a mia scelta, un paio shorts bianchi e una canottiera azzurra da tenere sopra, con una felpa bianca e azzurra, con il mio nome scritto dietro, in caso facesse freddo.

Martedì 17 giugno


La prima settimana era stata un po' una prova generale di ciò che avremmo dovuto aspettarci, di settimana in settimana: ci conoscemmo tra noi dello staff, organizzammo le giornate e le settimane, provammo scenette e sketch per le serate in cui dovevamo fare intrattenimento. Non mi sentivo di aver veramente legato con nessuno, ma poco male, pensavo, avrei trovato qualcuno con cui passare il tempo, nei mesi in cui sarei stata lì.

Quella mattina a colazione mi sedetti con gli altri, come al solito. L'emozione correva tra noi ed era quasi tangibile al tavolo, mentre i primi ospiti si mostravano nella sala per la colazione. Io ed Eddie avremmo lavorato dalle 9 a mezzogiorno e dalle 4 alle 6 con i bambini, con mezzora prima e dopo ogni sessione per preparare e sistemare il tutto, in più avremmo avuto due serate di intrattenimento, il martedì e il venerdì: ero così felice, lavoravo sette ore al giorno, ma il resto delle giornate potevo fare ciò che volevo, seppur nei limiti del villaggio. Le serate, se non dovevo lavorare, potevo visitare Brighton e divertirmi, non avrei potuto chiedere di meglio.

Alle 9:15 andammo incontro ai primi bambini, tutti ospiti che Eddie conosceva bene, probabilmente trascorrevano le vacanze lì ogni anno: tre o quattro piccini che dovevano avere cinque anni al massimo, un paio di angioletti sotto i dieci anni, una peste di dodici, una ragazzina di quattordici che si guardava intorno, forse alla ricerca di qualcuno della sua età con cui parlare. Era un piccolo gruppetto, rimasi interdetta, ma Eddie mi rassicurò dicendo che nei giorni e le settimane successive, se mi fossi dimostrata all'altezza del mio compito, di bambini ce ne sarebbero stati anche troppi. Sorrisi e cominciammo le attività.

Nomi, ne ricordavo ben pochi, solo uno, grazie alla sua particolarità, mi rimase impresso: la ragazzina di quattordici anni si chiamava Waliyha, e aveva subito chiesto che non la chiamassimo con soprannomi come per esempio Waly o cose del genere. Raccontò che aveva un fratello maggiore e due sorelle, una più grande e una più piccola, e che loro, senza il padre che sarebbe tornato a casa in due settimane, si sarebbero fermati lì tutta l'estate, dato che il proprietario era loro amico e doveva loro un favore. Mi era sembrata timida, inizialmente, ma dopo un paio di giochi e dopo la mia presentazione si era aperta come un libro.

Mezzogiorno arrivò tra risate e giochi, e tutti i bambini tornarono tra le braccia dei genitori, meno Waliyha, che andò incontro a un ragazzo, che chiaramente desiderava essere ovunque fuorché lì. Doveva avere su per giù la mia età, aveva una mano in tasca, nell'altra stringeva un cellulare, da cui non toglieva mai gli occhi, coperti da un paio di Rayban neri. Disse a Waliyha di muoversi, si voltò e se ne andò senza nemmeno aspettarla. Wow, ecco qualcuno che ha lo spirito giusto! Ricordo di aver pensato in quel momento. Alzai le spalle e tornai a prestare attenzione a Eddie, colpendolo piano sulla nuca e spingendolo giocosamente. Poco sapevo che quello stesso pomeriggio mi sarei amaramente pentita dei miei scherzetti, dopo che Eddie mi avesse buttato in piscina vestita.

Alle 6 in punto il fratello di Waliyha venne a riprenderla, ma questa volta si avvicinò un po' di più, dato che Waliyha, stando con gli altri bambini, stava ritardando un paio di minuti. Lo guardai di sottecchi, mentre appoggiato al cancello si sistemava i capelli e tornava a guardare il cellulare. Non era un brutto ragazzo, anzi. I capelli scuri abbastanza lunghi circondavano un viso da manuale, un po' come quelli che si trovavano nei libri di arte; era... Proporzionato, in ogni piccolezza. In più le lunghe ciglia giocavano dalla sua parte. Ricordo di aver quasi pensato, stupidamente, che usasse il mascara. Le guance tendevano già al rosso, quel primo giorno di sole aveva dato i suoi frutti anche per lui che, se tanto mi dava tanto, avrebbe avuto anche le spalle rosse e leggermente scottate. Era magro, ma non eccessivamente, non altissimo, ma quello passò in secondo piano, quando, alzando lo sguardo, si accorse che lo stavo guardando e si aprì in un mezzo sorrisetto, di quelli che fanno cadere le ragazze ai propri piedi. Nulla da dire era proprio carino, lo sapeva e sapeva anche come usare il suo aspetto fisico per fare colpo.

Quella distrazione mi fu però fatale, perché fu la causa del già nominato incidente della piscina. Eddie mi aveva chiamato un paio di volte, invano, per chiudere le attività e salutare i ragazzi, ma, vedendo che non rispondevo, aveva detto ai bambini di stare buoni un secondo, era sgattaiolato dietro di me, mi aveva preso per i fianchi e, ignorando i miei calci, mi aveva fatto fare un bel tuffo in piscina. Fortuna che l'acqua aveva attutito le mie imprecazioni, parole poco adatte a un'animatrice che si occupa di bambini. Quando riaffiorai, dire che lo fulminai fu dire poco, ma tutti i bambini ridevano di gusto, così mi unii a loro e lasciai che Eddie mi desse una mano ad uscire. Salutammo i bambini, ci raccomandammo di portare le loro famiglie quella sera allo spettacolino e li congedammo. Con la mano feci un cenno al fratello di Waliyha, che però, in perfetto stile bad boy, non si scompose, si voltò e se ne andò.

Alle 9 ero dietro alle quinte di quella specie di anfiteatro, che spiavo il pubblico che si stava radunando sulle gradinate e mi maledicevo di aver accettato. Pur avendo buona volontà, la voglia di salire su un palco e rendermi ridicola non mi affascinava per nulla, in più avevo le gambe che tremavano per l'agitazione. No, non ero fatta per quel genere di cose. Preferivo rimanere nel retroscena, sapere di essere importante lì, piuttosto che al centro dell'attenzione, ed evidentemente non era difficile notarlo, dato che la mano di Eddie si posò sulla mia spalla e mi chiese cosa avessi. Lo feci promettere di non ridere poi gli raccontai il tutto, anche se ero certa che lui non avrebbe capito, essendo quello che poteva fare qualsiasi cosa senza darci troppo peso. E invece circondò le mie spalle con un braccio, poi mi disse che potevo fare il primo sketch ed evitare il balletto, ma solo se fossi sgattaiolata dietro le quinte e poi fossi uscita senza farmi vedere. Gli sorrisi e stampai un bacio sulla sua guancia, poi andai a prepararmi, di certo più tranquilla di pochi secondi prima.

Nello sketch, avrei dovuto interpretare una giovane donna alla fermata dell'autobus, nulla di troppo difficile, anche se sarei stata la protagonista insieme ad Eddie vestito da donna. In effetti la velocità con cui lo sketch finì fu impressionante, prima che potessi capire di essere sul palco davanti a tutti, mi ritrovai di nuovo dietro le quinte, Eddie truccato che mi faceva l'occhiolino. Feci per rabbrividire, guadagnando un'alzata di occhi al cielo da parte sua, poi mi dileguai, andando verso l'uscita.

Avevo camminato un paio di minuti, verso la spiaggia, quando notai una fiammella davanti a me, e una figura in penombra. Strinsi gli occhi per vedere meglio, e una voce, con un accento molto diverso dal mio ma molto simile a quello di Waliyha mi chiese "Che hai da guardare? Non dovresti essere al teatrino?" Rimasi interdetta, wow, dato l'atteggiamento non poteva che essere il fratello di Waliyha. "Ho visto la tua famiglia sulle gradinate, quindi anche tu dovresti essere lì, o sbaglio?" Gli risposi un attimo dopo, riprendendomi. Lui rise sommessamente, poi accese lo schermo del telefono e illuminò lo steccato dov'era seduto lui, con quello che io interpretai come un invito a sedermi.

"Fumi?" Mi chiese mentre mi guardava arrampicarmi, stando attenta a non uccidermi e fare un'altra figuraccia. "Nah" dissi solo, e lui scosse la testa, accendendosi la sigaretta e bofonchiando un "ragazza modello". Non seppi se prenderlo come un'offesa, in quella situazione, ma sentii ugualmente il bisogno di spiegarmi. " Ci avevo provato, un paio d'anni fa, ma da quando un cugino di mia madre è morto di cancro ai polmoni, ho giurato di smettere per sempre" dissi tutto d'un fiato. Lui girò la testa verso di me, poi guardò in alto per far uscire il fumo. "Wow, certo che mi vuoi proprio portare fortuna tu... Non credo siano un paio di sigarette il problema, ma fai come vuoi... Spero non ti dispiaccia la mia sigaretta comunque", "no, certo che no, nessun problema" mi affrettai a replicare, per poi aggiungere "Io sono Lexie. Beh, Alexis, ma preferisco Lexie". "Zayn" disse semplicemente lui, riportando la sigaretta alle labbra e aspirando nuovamente. Nonostante tutto, c'era qualcosa di davvero sexy in lui, nei suoi movimenti e nella sua voce calda e appena roca.

"Sei il fratello di Waliyha" affermai, tanto per continuare il discorso. "Esatto, ma non mi chiedere di venire con lei al tuo miniclub perché è fuori discussione" rispose, facendomi inarcare un sopracciglio. Se voleva apparire antipatico, ci stava riuscendo alla perfezione. "Il club è per ragazzi fino ai quindici anni, essendo dell'età adatta, sei il benvenuto" risposi, un tantino irritata. "Bambina, potrei essere senza problemi più grande di te, occhio a come parli" replicò, guardandomi nuovamente in faccia con aria di sfida. "E allora perché sei in vacanza con la mamma e il papà, piccino?". Zayn ci pensò su un attimo, poi ammise "Non sono affari tuoi, e ho diciotto anni, in ogni caso, bambina" quel suo modo di sottolineare bambina mi dava proprio sui nervi, ma decisi di mantenere la calma e cambiare argomento. "Idem. Andrai al college questo autunno?" Chiesi scrollando le spalle. Lui, evidentemente, comprese il mio tentativo, spense la sigaretta e si alzò "Sì, ma ti va di andare a parlare in un posto più illuminato? Odio non poter vedere con chi sto parlando..." disse; c'era un filo di dolcezza in più nella sua voce, che mi sciolse all'istante: l'avrei seguito in capo al mondo.

Camminammo fianco a fianco, attenti a non sfiorarci nemmeno, lui con le mani in tasca e io con le mie incrociate sul petto, finché non trovammo le sedie a sdraio della piscina e ci sedemmo lì. "Tintarella di luna insomma" riprese a parlare lui, provocandomi una risata; ma allora sapeva anche essere simpatico, mi dissi. Poi lui continuò "Studierò inglese e teatro a Manchester, non so ancora che fare della mia vita, sai com'è..." disse, e io annuii, sapevo benissimo cosa stava provando. "Io studierò lingue. Voglio viaggiare, anche se non so quanto si possa guadagnare viaggiando così, per turismo. Ma un viaggetto intorno al mondo sarebbe il mio sogno, non sono mai uscita dall'Inghilterra, ci credi? A diciotto anni compiuti non ho visto altro che città, colline e campagne inglesi". Fu il suo turno di annuire, un mezzo sorriso sulle labbra "Siamo in due allora" disse "ma Bradford mi sta davvero troppo stretta. Se hai bisogno di un compagno di avventure per girare il mondo in ottanta giorni, chiamami."

Ridemmo più di ciò che la battuta avrebbe meritato, forse perché la sua risata era adorabile e io, pur di sentirla ancora, continuavo a ridere. Parlammo ancora un po', ci scambiammo opinioni sui diversi college e ciò che ci avrebbe aspettato quell'autunno, poi il mio cellulare suonò: la mezzanotte si avvicinava, e Eddie mi avvisava di tornare, dato che lo spettacolo sarebbe finito in pochi minuti e io avrei dovuto apparire per lo meno alla fine. Sospirai e lo dissi a Zayn, che mi guardò, prendendo un'altra sigaretta e sorridendo, con un sorriso che non avrei mai dimenticato. Mentre mi allontanavo sorridendo a mia volta, la sua voce si fece sentire, leggermente più alta: "Allora ci si vede, Cenerentola".


Tommo's corner:
Zaynnnnnnn *-* Bene, sono felice, molto felice di come sia venuto questo capitolo, e spero vi piaccia tanto quanto piace a me. Sì, lo so, all'inizio è un po' antipatico. Ma è un bad boy, alla fin fine, no? E poi diventa più carino, con le sue battute da far cadere le braccia? Che ne dite? Mi farebbe piacere conoscere le vostre opinioni ;)
Beh, arrivederci al prossimo aggiornamento :)
Un abbraccio,
-S

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Capitolo 3
*** Shall we dance ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 3

Shall we dance

 

 

Venerdì, 11 luglio

 

Erano le undici e mezzo di mattina, avrei dovuto essere super sveglia, invece  riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti. Eppure avevo trangugiato tre tazze di caffè appena due ore prima. A pensarci bene, la vita dell’animatrice non era per niente semplice, e me ne accorgevo ogni volta, il venerdì, il giorno prima del mio giorno di riposo. Quella era la giornata sportiva, miniclub, baby club e adulti si sarebbero tutti trovati ai campi per i tornei, organizzati durante tutta la settimana. Come ogni venerdì, avevo i capelli in una coda alta e tirata, la solita divisa e niente trucco, cosa che non giovava alle mie povere occhiaie, ed ero stravaccata sulla sedia dell’arbitro di beach volley maschile. E come ogni venerdì, Zayn arrivò a prendermi in giro, naturalmente.

 

“Ti vedo sveglia e attenta al gioco insomma” mi disse tirandomi una gamba e quasi facendomi cadere. “La partita non è ancora cominciata, e sento forse il fastidioso ronzio di qualcuno che è troppo figo per sudare giocando a qualsiasi sport?” risposi a tono, per poi aggiungere “anche se sappiamo tutti che è solo perché sei imbranato come una foca…”. Posai lo sguardo su di lui, in costume e una canottiera bianca, gli inseparabili RayBan appena abbassati per permettere che i suoi occhi mi incenerissero. “Bambina, potrei farti fuori in qualsiasi sport se solo volessi. Ma sì, hai ragione, i miei capelli mi stanno troppo bene per scompigliarli giocando” replicò lui sistemandoli per l’ennesima volta; aveva ormai imparato quanto mi desse fastidio quando mi chiamava bambina, soprattutto perché era più grande di me di appena tre giorni. “Ci vediamo sul campo di beach volley questo pomeriggio allora” gli dissi, pensando alla partita di beach a squadre miste. “È forse un appuntamento questo?” mi stuzzicò lui, guardandomi da dietro gli occhiali, con un mezzo sorrisetto. Io gli feci la linguaccia, poi con la mano, salutai Eddie, che veniva verso di me, probabilmente per rimproverarmi: la partita avrebbe dovuto essere cominciata da cinque minuti… “Lexie, ti vuoi sbrigare?!?” Disse guardando storto Zayn, che alzando le braccia girò i tacchi e se ne andò.

 

Non feci altro che pensare a Zayn e al suo volto mentre pronunciava quel “È forse un appuntamento” per tutta la partita e le ore che mancavano a quel pomeriggio. Penso che una partita peggio arbitrata non ci sia mai stata nella storia del villaggio, Eddie mi urlò dietro parecchie volte, rischiai perfino di beccarmi una battuta mal fatta in faccia. Quello fu davvero un disastro. “Lexie, che diavolo succede qui? Eri così attiva e attenta le prime settimane! Che cosa è successo? Ti sei rimbecillita?” mi accusò Eddie raggiungendomi al tavolo del buffet. “Eddai, succede a tutti di avere una giornata no… Sono solo un po’ stanca.” Risposi prendendo una porzione fin troppo abbondante di patate fritte. “Sicura sia solo stanchezza Lexie?” chiese ancora il mio compagno, indicando con lo sguardo il tavolo a cui Zayn rideva di gusto con la sua famiglia. Lo fulminai con lo sguardo e lui mi circondò le spalle con un braccio. “Dovresti sapere che una relazione con i clienti non è consigliata, ed è vietata nel caso in cui distolga l’attenzione dell’impiegato dal suo lavoro”, mi sussurrò all’orecchio, per poi schioccarmi un bacio sulla guancia e ritornare al tavolo. Scuotendo la testa, guardai verso Zayn, che aveva smesso di ridere e spostava lo sguardo tra Eddie e me.

 

Arrivò anche il momento del torneo misto di beach volley, che ebbe molti più partecipanti rispetto agli altri, forse perché il campo era per la gran parte all’ombra, forse perché essendo ormai pomeriggio inoltrato non faceva poi così caldo. Anche Zayn arrivò, vestito come al mattino, ma senza gli occhiali. Mi salutò con un cenno quasi impercettibile, poi andò nella squadra avversaria alla mia e si posizionò a fianco a Eddie, il capitano. Cominciai giocando in difesa, Zayn e Eddie ognuno come schiacciatore. Inutile dirlo, capii che forse sfidare un ragazzo a beach volley e fare tanto la spavalda non era stata una buona idea. Tra lui e Eddie, chissà cosa volessero dimostrare, mi fecero correre per tutto il campo, tanto che i miei compagni di squadra mi chiesero se avessi fatto qualcosa di male ai miei avversari e se volessi un cambio. Rifiutai nonostante fossi senza fiato, poi guardai i due ragazzi. “Tesoro, puoi anche ritirarti se vuoi” offrì Eddie con un sorrisetto di scherno, prima di battere esattamente su di me. Miracolosamente, riuscii a prenderla, anche se mi ritrovai a gambe all’aria, e riuscimmo a fare punto. “Quello puoi farlo tu, vecchiaccio. Un po’ fiacca, non credi?” dissi attraverso la rete, mentre Zayn tratteneva una risata. Continuammo a schernirci e punzecchiarci lungo tutta la partita, che alla fine vinsero loro per tre set a due, ultimo set vinto per appena due punti. Fu una sconfitta durissima, che parve però sistemare qualsiasi attrito ci fosse tra Eddie e Zayn, quindi ne fui felice. Povera illusa Lexie.

 

“Lexie, come premio di consolazione, ti portiamo con noi” disse una voce dietro di me, prendendomi per le braccia e subito dopo, fulmineo, Zayn arrivò davanti a me per prendermi le gambe; ci volle poco a capire quello che stavano per fare, e di certo non mi sarebbe piaciuto. Protestai e cercai di liberarmi, ma non ci fu niente da fare. Avevo troppo poca mobilità e il viaggio dal campo al mare era fin troppo breve. In due minuti mi ritrovai fradicia, a lottare per rimanere a galla nell’acqua salata. La mia unica consolazione era che, per portare me, anche Eddie e Zayn si erano bagnati fino alla vita, così, non appena riacquistai la vista, presi a schizzare Zayn e chiusi le braccia attorno al collo di Eddie, per farlo cadere a sua volta, cosa che stranamente mi riuscì.

 

Mentre Eddie tornava in superficie e si sistemava, mi girai verso Zayn, che aveva tolto la canottiera ed era rimasto in costume. Non mi sarei aspettata, da Zayn, un fisico del genere. Era longilineo, certo, ma scolpito. Il ventre piatto aveva un accenno di tartaruga che lasciava spazio, appena più giù, ad una linea V del bacino sorprendentemente marcata, su cui sulla parte destra spiccava un tatuaggio a forma di cuore. Osservai un po’ più attenta i tatuaggi che aveva sparsi per il corpo: erano tanti, ma contribuivano a dargli un’aria così… sexy, che non potei smettere di fissarlo. Mi immaginai a tracciare con la punta delle dita i loro contorni, ancora e ancora. Devo aver avuto proprio un’aria stupida, perché Zayn, riportandomi sulla terra, mi disse, imbarazzato “ehm… hai bisogno di qualcosa?”. Io alzai gli occhi e tornai a guardare quel volto, un sopracciglio appena inarcato, curioso di capire cosa stessi pensando, prima che Eddie mi abbracciasse da dietro e mi riportasse sott’acqua con lui, guadagnando un urletto da parte mia.

 

Riaffiorai e di nuovo scorsi sul volto di Zayn quell’espressione tesa, quasi arrabbiata. Nuotammo un altro po’, lasciando che il mare calmasse i muscoli tesi dallo sforzo della giornata, poi tornammo a riva, Zayn ancora leggermente sulle sue. “Stasera ci sei alla favolosa serata a tema vero Zayn?” chiesi pensando alla serata di balli latino americani che mi aspettava di lì a poche ore. Zayn finalmente si voltò verso di me, facendo un incomprensibile cenno con la testa “Vedrò cosa vogliono fare i miei…” rispose senza tanto entusiasmo. “Beh, se vieni ti insegno a ballare il tango con la rosa in bocca, anche se forse preferiresti qualcun altro al posto mio” replicò Eddie, un filo di sarcasmo nella voce. Mi sembrò strano, non credevo Eddie fosse capace di essere meno felice e “sprizza-gioia” di quello che solitamente era. Mi voltai verso di lui, poi verso Zayn. “Io non ballo in ogni caso Edward” rispose quest’ultimo, per poi portare la maglia su una spalla e allontanarsi verso il bungalow della sua famiglia.

 

“Nervosetto” riprese il discorso Eddie quando arrivammo all’edificio del personale e fu sicuro che Zayn fosse fuori portata. “Già, ha un carattere tutto suo…” risposi semplicemente, ripensando alla sua immagine, la pelle dorata, bagnata dall’acqua e baciata dal sole che cominciava a tramontare. Sì, bisognava ammetterlo, era proprio un bel ragazzo. “Beh, io penso che sia troppo montato quello lì, e tu pulisciti la bava dalla bocca ogni tanto, si vede benissimo che gli sbavi dietro Lexie” continuò Eddie prima di arrivare alla sua camera e chiudere la porta dietro di sé, lasciando fuori le mie vane proteste.

 

Ore nove, jeans corti e una maglietta rossa indossati, i capelli che, dopo un’ora passata a decidere l’acconciatura, erano rimasti sciolti sulla schiena, un’altra tazza di caffè, la quinta della giornata, ed ero pronta a durare fino a tarda notte. Incontrai il resto degli animatori, le ragazze tutte più o meno vestite come me, per facilitare i movimenti, i ragazzi in jeans e camicia bianca. Ci disponemmo a semicerchio sul palco del teatro, aspettando che la gente si ammucchiasse sulle panche, per poi scegliere le nostre prede e invitarle a ballare. Sapevo già chi avrei scelto, così scannerizzai l’intero luogo per trovare la mia succulenta preda. Ma dei Malik nessuna traccia. Mi rabbuiai appena, poi scelsi un arzillo signore sulla settantina la cui consorte doveva essere in camera con l’influenza, o qualcosa del genere. Il primo ballo sulla lista era il cha cha cha, e fu in pratica una foca che insegnava a un’aquila a volare. Il signore mi raccontò che aveva ballato il cha cha cha tante di quelle volte con sua moglie da conoscerlo meglio di se stesso, e io maledii la mia abilità nello scegliere sempre le persone più sbagliate.

 

Fortuna volle che il signore, dopo una bachata, decidesse di tornare in camera con la moglie, e io rimasi senza partner. Mi guardai di nuovo in giro, poi puntai la famiglia che tanto avevo cercato e finalmente avevo trovato. Mi avvicinai, e Zayn si sedette meglio sulla panca, evitando di guardarmi. Mi ero ripromessa di farlo soffrire quella sera, così presi la mano di sua madre e le insegnai, o per meglio dire le mostrai come un elefante sulle uova balla la samba, per poi riaccompagnarla a sedere e invitare le sue sorelle a ballare un paio di balli di gruppo, organizzati per la metà della serata in modo che gli adulti potessero riprendere fiato tra un ballo e l’altro. Ogni tanto buttavo l’occhio, e l’unica cosa che riuscissi a vedere era Zayn in compagnia del suo splendido cellulare. Mi stavo innervosendo, avevo sperato che magari si facesse avanti lui, che si stufasse di vedermi ballare con altra gente e venisse a prendermi, ma forse avevo interpretato male. Mr camicia nera davvero non aveva nessuna intenzione di ballare.

 

Arrivammo al ballo finale, il tango. Per la rappresentazione, Eddie mi prese per mano e andammo a centro-palco, dimostrando al pubblico come il tango fosse in realtà un ballo abbastanza semplice. Distribuimmo una rosa ad ogni uomo o bambino presente nel luogo, e toccò a me l’area in cui avrebbe dovuto esserci Zayn, che ovviamente mancava. Consegnai tutte le rose a parte una, poi uscii dal teatro.

 

Come avevo immaginato, Zayn stava fumando una sigaretta, la sigaretta delle 11, appoggiato al muro del teatro. Come si potesse essere ancora più affascinanti con una sigaretta in bocca, proprio non lo capivo, eppure lui ci riusciva. “Finiscila in fretta bad boy, ti aspetta un tango con la sottoscritta” gli dissi cogliendolo di sorpresa. Sorrise, per poi offrirmi la mano e farmi fare un giro su me stessa. “Questo è tutto quello che riuscirai a tirare fuori da me piccoletta, mi spiace” replicò ancora sorridendo. Io misi il broncio, poi gli presi la sigaretta e gli misi in mano la rosa “E io ti ricatto” gli dissi “se rivuoi la sigaretta, devi promettermi che appena l’hai finita vieni con me a ballare, e non accetto patteggiamenti” conclusi portandomi, il più sensualmente possibile, la sua sigaretta alla bocca. Era un po’ che non fumavo, rischiai di soffocare per un istante, in cui lui scoppiò a ridere, poi esalai l’aria e alzai un sopracciglio in attesa della sua risposta. “Non so ballare, miss faccio la dimostrazione del tango che è molto semplice semplice… E ridammi la mia sigaretta!” disse cercando di prendermela dalla mano. Io feci un passo indietro e me la riportai alle labbra, inspirando ancora, per poi lasciare che il fumo lo colpisse in faccia; Zayn spalancò gli occhi, un’espressione sorpresa sul volto. “Dov’è finita la cara ragazza modello?” chiese, e io in risposta scoppiai a ridere. “Torna solo se accetti di ballare” risposi con una linguaccia, dopo che lui mi ebbe preso la mano e tolto la sigaretta a forza. Riprese a fumare, per poi annuire. “Se vengo prometti di smettere di assillarmi?” propose, e io con un sorriso annuii.

 

Non avevo mai visto nessuno fumare una mezza sigaretta in così tanto tempo, quasi arrivai ad arrabbiarmi, mentre lui se la rideva. Rientrammo che ancora si ballava il tango, mancavano dieci minuti alla chiusura della serata, così mi feci forza, lo presi per mano e lo trascinai sul palco. “Ti odierò per sempre per questo Lexie, sappilo” mi sussurrò quando mi voltai per affrontarlo. “Per averti fatto partecipare invece di startene a fare l’asociale?” risposi con lo stesso tono, portando la sua mano sul mio fianco ed evitando di rabbrividire, cosa difficile dato quello che il contatto mi fece provare. Aspettai che il ritmo ripartisse dal primo passo, poi lo guidai nel ballo, mantenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi, che non lasciarono mai i miei. Era un gioco di sguardi, di contatti, di sorrisi e risate per gli errori, ma soprattutto, ciò che regnò tra noi due era imbarazzo. Prima di cominciare a ballare, ero sicura delle mie idee, di quello che avrei dovuto fare, ma averlo così vicino, il suo petto che sfiorava il mio, i volti a un soffio l’uno dall’altro, le mie mani nelle sue, sgretolava la terra sotto ai miei piedi. Non era solo lui a sbagliare i passi, ma anche io: non seguivo il ritmo, continuavo a fare un passo avanti quando dovevo farne uno indietro e viceversa. Negai ciò che era ovvio, dando la colpa alla stanchezza.

 

La musica finì, ma Zayn non tolse la mano dalla mia schiena, non smise di guardarmi, non si allontanò da me; quanto lui non abbandonava i miei occhi, tanto io ero ipnotizzata dai suoi, e non riuscivo a togliergli i miei di dosso. “Ehmehm, vorrei congratularmi con tutti i nostri ospiti questa sera, siete stati fenomenali” interruppe la voce di Eddie dal microfono, e finalmente ci diede la forza di separarci. Zayn rimise le mani in tasca, e con un passo indietro si divise da me. Non volevo lasciarlo andare. Non quando avevo le sue labbra a così vicine alle mie. Sospirai, infilando a mia volta le mani nelle tasche dei jeans, poi ricostruii un sorriso e mi avvicinai a Eddie, che mi prese sotto braccio per l’inchino, per poi donarmi la rosa che aveva in mano, tra gli oooooh generali. Cercai Zayn con lo sguardo, senza successo, poi mi costrinsi a mettermi l’animo in pace.

 

Chiusa la serata, ci trovammo, animatori, cuochi e camerieri, all’esterno dell’anfiteatro, per andare a bere qualcosa in centro città. Il mio cellulare, mentre gli altri decidevano cosa fare, squillò con un messaggio, da parte di Zayn: “Bambina, vieni allo steccato stasera, dato che mi hai costretto a ballare? In più, devo insegnarti a fumare senza ammazzarti ogni volta che inspiri… Xx”. Impossibile essere così tante cose in un solo messaggio: sexy, perché ormai tutto di lui lo era; insopportabile, quel ‘bambina’ non se lo sarebbe mai tolto dalla testa; divertente e ingenuo, a pensare che davvero non sapessi come si fuma una sigaretta; dolce, perché nonostante tutto quello era un invito a passare un altro po’ di tempo con lui.

 

Ci pensai su, non potevo tirare pacco ai miei compagni quando avevo già dato la mia disponibilità, ma forse Zayn avrebbe potuto unirsi al gruppo, d’altronde eravamo tutti più o meno coetanei. “Sto per uscire con Eddie e gli altri, perché non ci raggiungi e vieni con noi?” scrissi di fretta, per non destare troppa curiosità nei miei colleghi. “Non credo sarei il benvenuto, probabilmente è una cosa riservata allo staff… ‘Notte Lexie, divertiti.” Fu il suo messaggio di risposta, che mi lasciò interdetta. Aveva voluto di nuovo chiudere il discorso, e io continuavo a non capire il motivo di quei suoi sbalzi d’umore improvvisi. Era quasi come se odiasse i miei colleghi, o forse era molto più semplice di così; forse voleva semplicemente stare un po’ da solo con me, e io, stupida, avevo rovinato tutto.

 

 

Tommo’s corner:

Strano che questa parte di note si chiami Tommo’s in una storia su Malik vero? Ma il mio Tommo è sempre onnipresente, anche se non c’entra niente, quindi va bene.

Bene, okay, ho cominciato le note con uno schizzo che non c’entrava niente, ma concentriamoci sul capitolo. Chi ha capito cosa?

Facciamo il punto della storia su quello che fin d’ora si è capito:

1.      Lexie si è persa per il bad boy, e su questo non ci sono dubbi

2.      Il bad boy ci sta provando? Mmh penso proprio di sì

3.      Che Eddie sia geloso? Chi lo sa… Fatto sta che il ragazzo ha sempre un tempismo perfetto… 

Beh, eccomi ad aggiornare, in enorme ritardo… Ma la precedenza l’ha avuta l’altra long che ho in corso (quella su Louis, se per caso avete voglia di passare), e dunque ci ho messo più del previsto a sfornare queste belle parole… Oh beh, spero tanto non abbiate avuto nulla nel forno mentre aspettavate questo capitolo :) 

Un abbraccio,

-S

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Capitolo 4
*** Don't go ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 4

Don’t go

 

 

Martedì, 22 luglio

 

Era passata una decina di giorni dall’ultima serata in cui io e Zayn avevamo davvero parlato. Il giorno successivo a quella serata scambiai qualche messaggio con lui, poi più nulla. Avevo provato a scrivergli un paio di volte, ma senza successo. Waliyha ormai andava e veniva dal mini club da sola, avendo imparato a orientarsi nel villaggio anche da sola; agli spettacoli serali vedevo al massimo Waliyha con la sorella maggiore; durante i pasti le uniche Malik che incontravo erano le sorelle. Zayn sembrava scomparso. Una parte di me voleva avvicinare Waliyha e chiederle qualcosa al riguardo, ma poi c’era l’altra parte che urlava di non farlo, non volevo sembrare troppo attaccata a un ragazzo che in realtà non mi aveva ancora dimostrato nulla.

 

Dentro di me la guerra continuava: non lo vedevo e mi chiedevo cosa stesse succedendo, se fosse partito, se stesse male, in quella settimana qualsiasi ipotesi aveva varcato i confini della mia mente. Sospirai quando, all’ennesima serata, i Malik mancavano. Qual era il problema con lui? Stava cercando di evitarmi, oppure era davvero… Sparito? Ero confusa, non avevo la minima idea di come avrei reagito, se avessi scoperto che davvero era partito senza nemmeno salutarmi. Notai Eddie fissarmi e abbozzai un mezzo sorriso, non volevo che si preoccupasse. Lui in risposta si avvicinò, per poi darmi un bacio sulla fronte.

Credevo che ormai il panico da palcoscenico fosse scomparso, dopo più di un mese… Mi sbagliavo?” mi chiese, quasi come se volesse convincere anche se stesso che il panico da palcoscenico fosse il mio unico problema. “Credo che… Non sia andato via del tutto” mentii abbassando lo sguardo. Chissà cosa avrebbe detto, se avesse scoperto qual era il vero motivo.

 

Lo spettacolo, anche a causa della pioggia che aveva cominciato a cadere verso la metà, non durò a lungo, così sfruttai il nuovo tempo libero per fare un ultimo tentativo e andare a cercare Zayn. Se fosse stato ancora nel villaggio, sicuramente sarebbe stato fuori a fumare la sua solita sigaretta, che non poteva mancare, in barba a qualunque condizione meteorologica. Mi avviai per il sentiero che portava alla spiaggia, sperando di incrociarlo dove avevamo parlato per la prima volta. Il cuore mi batteva a mille, avevo dimenticato la felpa dietro le quinte e cominciavo a sentire il freddo penetrarmi, ma ero determinata a trovarlo. E fu proprio grazie a questa determinazione, e forse un bel po’ di fortuna, che riuscii a scorgere un puntino rosso in corrispondenza dello steccato bianco che limitava i campi e le piscine. Sospirai e, come fosse un film romantico, cominciai a correre, anche se lui, molto probabilmente di me non si era ancora accorto.

 

Zayn” riuscii a dire, appena a corto di fiato. In penombra lo vidi alzare la testa, gli occhi che coperti dagli occhiali da vista mi squadravano dalla testa ai piedi. Passò un secondo, in cui nella mia mente si raggruppò un groviglio di emozioni: rabbia, perché mi aveva davvero evitato per tutti quei giorni; sollievo, per lo meno non se n’era andato completamente; gioia, finalmente potevo rivedere quel viso che, pur non volendolo ammettere, avevo tanto cercato; imbarazzo, dovevo sembrare un pulcino bagnato in quel momento; ma più di tutto regnava incontrastato il desiderio di parlare ancora con lui, che mi era tanto mancato in quei giorni. Lui, con il suo solito modo quasi burbero, mi rispose “Sì, quello è il mio nome. Vieni sotto che poi ti prendi la morte e dai la colpa a me”. Dio quanto mi era mancato quel suo tono, e ancor di più mi erano mancati i brividi che esplosero in me al mero tocco del suo braccio. Mi strinsi più a lui, cercai di rubargli il maggior calore corporeo possibile, lui che era caldo e asciutto sotto il suo ombrello a fiori rossi, che non osai criticare.

 

Dove sei stato in questi giorni?” chiesi, come una bambina, vergognandomi quasi del mio tono; ma non avevo bisogno di fare giri di parole, avevo freddo e volevo tornare dentro e abbandonarmi a una doccia calda. Lui prese un tiro dalla sigaretta, poi si voltò ed espirò. “Sono stato impegnato. Poi su, non posso ronzarti sempre attorno, non credi? Devi lavorare tu” spiegò secco, come se quella cosa non gli andasse giù. Non capivo, ma sapevo di voler continuare il discorso. “Una via di mezzo non la conosci?” domandai ancora, alzando lo sguardo combattiva. Lui alzò semplicemente le spalle e spostò lo sguardo, bofonchiando un “L’ho detto, sono stato impegnato”. Da lui non avrei cavato niente, così sospirai.

 

Ma stai bene vero? Sì, insomma, la salute degli ospiti prima di tutto.” cercai di sviare, dato che la mia domanda avrebbe potuto sembrare troppo intrusiva o simili. Zayn soffocò una risata, prima di chiedere “Sì, e della vostra salute chi se ne frega, vero bambina?”, scompigliandomi un po’ i capelli. Feci di tutto per sopprimere la rispostaccia che stava nascendo dopo quel ‘bambina’, così mi concentrai sul fatto che volesse davvero sincerarsi della mia salute. “Io sto benissimo, vengo da Newcastle, questo per me è caldo torrido” mentii, sperando che non notasse la pelle d’oca che si era impossessata delle mie braccia. “Per questo hai i brividi no? Ovvio. Mi chiedo solo perché ti tenga sotto l’ombrello, miss ‘vengo da Newcastle’. Fai la spavalda adesso?” replicò lui, allontanandosi appena da me. Mi riavvicinai ancora, non avevo finito di rubargli quel bel tepore che emanava, e lui semplicemente mi accolse con il fumo della sigaretta, che stava ormai per finire. “Eh, quelle sono reazioni involontarie, non le posso controllare nemmeno io. In ogni caso, vorrei vedere te, senza il tuo bel maglione e i tuoi jeans lunghi” affermai guardandolo nella penombra. I jeans scuri erano stretti al punto giusto, appena abbassati così da dargli l’aria da ribelle, che mai mancava di avere, ma il maglione, beige sopra a una camicia che doveva essere blu, sembrava urlare ‘bravo ragazzo’. Era un mix perfettamente adatto a lui, che rispecchiava a pennello la sua personalità e la sua soltanto apparente aria da duro. Gli occhiali poi, che probabilmente metteva poco perché li considerava un difetto, conferivano al suo viso quel pizzico di dolcezza in più che ancora oggi non ho idea di come fossi riuscita a resistergli in quel momento. Ancora una volta era bello, bello da impazzire. Fece il gesto di togliersi il maglione, ma io lo fermai: no, per la mia salute mentale non volevo il suo profumo su di me. Avevo paura di finire ad annusare quel suo maglione fin troppo per essere considerata una persona normale.

 

Se non lo volessi non faresti certi discorsi Lexie. Te lo do volentieri sai? Giuro che non puzzo” rise, subito prima di portare la sua manica sotto al mio naso, costringendomi a respirare quel suo profumo fresco da uomo che, inutile a dirsi, mi fece capitolare. Mi ripresi appena in tempo, così da non sembrare troppo scema, e scossi la testa ancora. “Piuttosto, perché non accetti i miei inviti e vieni fuori qualche volta, non sono una persona poi così malvagia…” cercai di dire per non sembrare troppo diretta. Lo vidi sorridere e alzare gli occhi al cielo. “Io? Uscire con camerieri e animatori? Per favore, non esco con i plebei” mi stuzzicò, guadagnando in risposta una mezza gomitata sullo stomaco.

 

Seriamente però, dovresti venire. Che ne dici domani sera di fermarti dopo lo spettacolo? Andiamo verso Brighton… Ti sto dando la possibilità di uscire dal villaggio, Zayn, non sprecarla.” Gli proposi alzando appena le spalle. Fece per aprire la bocca, poi si rabbuiò e la richiuse di colpo. “Non so, non credo di poter venire” Sputò infine, allontanandosi da me. Alzai le sopracciglia, non potevo crederci, stava nuovamente usando quel tono distaccato con me. E continuavo a non capirlo. A tratti sembrava quasi ci provasse, altre volte mi allontanava con quei modi così… Odiosi che non avrei fatto fatica a tirargli uno schiaffo.

Sbuffai sonoramente e mi voltai, guardando nella direzione opposta alla sua. Fu allora che lo intravidi, illuminato dallo schermo del cellulare che faceva finta di guardare così attentamente. Alzò lo sguardo e, come avevo fatto io pochi minuti prima, cominciò a correre verso me e Zayn, sventolando un indumento ma cercando anche di ripararsi dalla pioggia.

 

Lexie, ecco dov’eri finita, ti stavamo cercando tutti in anfiteatro!” esclamò Eddie non appena fu arrivato. Zayn al mio fianco fece un mezzo passo indietro, quasi a disagio. “Beh, lo spettacolo era finito, avevate detto che potevamo andare, e io sono andata” risposi, infastidita che avesse interrotto la mia conversazione con Zayn e soprattutto che lo stesse completamente ignorando. Eddie in risposta allungò la mano e mi diede la felpa dello staff che teneva in mano, e che io presi avidamente, noncurante di vedere che fosse la mia. Fu solo quando la indossai che capii che fosse troppo grande per essere la mia. Zayn mi lanciò un’occhiata poi, mascella contratta, buttò la sigaretta e la spense con il piede. “Ora può ripararti lui, io non servo più. Passate una buona notte.” Buttò lì, per poi allontanarsi definitivamente da me. Lo guardai andare via, poi mi voltai nuovamente verso Eddie che cercava senza successo di nascondere un ghigno nascente.

 

Si può sapere qual è il tuo problema Eddie?!” Gli sbraitai contro non appena fui sicura che Zayn non potesse sentire. Lui alzò semplicemente le spalle, poi con aria confusa e innocente, mi rispose “Che problema? Sono solo venuto a cercarti, ero preoccupato!”. Spalancai gli occhi. “Sei solo venuto a cercarmi?! Hai completamente ignorato Zayn! Dov’è finita la tua ‘cortesia per gli ospiti’ ?” chiesi mimando le virgolette con le dita. Eddie spostò lo sguardo, facendosi d’un tratto serio. “Non so quanta cortesia meriti quello lì. Torniamo verso le camere, ti va?” annunciò, cingendo le mie spalle con un braccio, che non riuscii a scollarmi di dosso.

 

Conosco Zayn dalla prima estate che sono venuto a lavorare qui. È un gran bastardo sai?” cominciò in tutta calma, come fosse il discorso più naturale di questo mondo “Ci prova con le ragazze per poi mollarle e farle soffrire.” Concluse, giocando con la felpa sulla mia spalla. Mi scostai appena per guardarlo negli occhi, pensava forse che non potessi badare a me stessa? E perché aveva tutto questo bisogno di proteggermi e tenermi al sicuro? In ogni caso, avevo già una famiglia intera a considerarmi una neonata, un’altra persona non serviva. La rabbia montava dentro di me senza che nemmeno io me ne accorgessi.

 

Perché mi stai dicendo tutto questo? Non è che ci sia capitata a letto insieme sai? Stavo solo parlando con un amico e…” cominciai, ma fui interrotta da una sua piccola risata forzata “Mi credi così stupido Lexie? Ci sbavi dietro, non mi mentire. Si vede da come sei stata negli ultimi giorni: sempre distratta, sempre sulle tue, sempre ad allungare lo sguardo quando vedevi le sorelle Malik, sempre a cercare anche lui. Lo fa apposta, credimi per questa volta!” disse, scuotendomi appena le spalle, con aria quasi preoccupata. Sbuffai e scossi la testa. “Stai dicendo idiozie. E in ogni caso, so benissimo come comportarmi da sola, non ho bisogno di qualcuno che mi faccia da babysitter.” Risposi ostinata; no, non volevo credere che Zayn fosse come Eddie lo dipingeva, Zayn era… Zayn era il ragazzo che a diciotto anni passati andava in vacanza con la famiglia, e accompagnava le sorelle al miniclub, quello che era imbranato a ballare ma si faceva convincere a farlo e poi ci rideva sopra, quello che faceva battute da far cadere le braccia e rideva per mascherare il suo imbarazzo. Di Zayn il massimo che poteva assomigliare a un bad boy erano i suoi tatuaggi e il vizio del fumo, per il resto era semplicemente un ragazzo chiuso in se stesso, che non aspettava altro di aprirsi a chi gliene dava la possibilità.

 

Eddie sbuffò, quasi sconfitto; eravamo arrivati nella sala comune dell’edificio assegnato allo staff. Mi prese per mano e mi si avvicinò. “Lexie, per favore. Stai attenta. Zayn se le fa tutte. Ci prova con tutte. Ma quella è l’unica parte che gli piace. Quando ha ottenuto quello che vuole, passa alla prossima senza nemmeno pensarci due volte. È la sua tattica, e non voglio che ci caschi anche tu.” Mi spiegò guardandomi dritta negli occhi. “Io ci tengo a te” sussurrò in modo da essere sicuro che orecchie indiscrete non potessero sentirlo, poi mi lasciò e andò verso la sua camera. Non è vero. Continuavo a pensare. Quello non è Zayn. Se fosse così mi avrebbe già lasciata andare da tempo. È da tempo che ho buttato all’aria ogni possibilità di fare la preziosa con lui. Eddie è solo geloso. Conclusi, accorgendomi di essere rimasta in piedi, fradicia, da sola, in mezzo alla sala comune, con le mani serrate a pugno e gli occhi lucidi. Dovevo parlare con Zayn. Avevo bisogno di sapere cosa ci fosse di sbagliato tra lui ed Eddie e perché si odiassero tanto. Presi il cellulare, grata che non fosse zuppo di pioggia, e scrissi un messaggio, pregando che fosse ancora sveglio.

 

“So che è tardi, ma ho bisogno di parlare. Almeno questa volta, non ignorarmi, è importante davvero. Ci troviamo tra mezz’ora sotto al portico del bar; io e te, nessun altro. Vieni per favore.”

 

Tommo’s Corner:

 

Aaaaaaaaaaah vi prego non uccidetemi. Santi numi, sono in ritardo di ben… Beh di mesi! E mi ero ripromessa di fare la brava questa volta T.T
 

Però alla fine siamo arrivati anche al quarto sudatissimo capitolo… Vi aspettavate una cosa del genere? Punto della situazione per chi si era perso gli episodi precendenti:
 

  1. Zayn ci stava provando, poi si è allontanato, poi è tornato, e ora… Chi lo sa cosa risponderà
  2. Lexie si sta facendo migliaia di pare mentali, ma siamo arrivati alla conclusione che muore dietro a Zayn
  3. Eddie… Eddie mi sta rompendo un pochino con questo suo atteggiamento. A chi date ragione? È geloso? 

Bene, e anche per questa volta un piccolo sunto è stato fatto… E chiedo ancora perdono per aver abbandonato completamente questa storia per quasi tre mesi (quasi eh, non sono davvero tre).

Grazie di aver letto questo capitolo e… Un ringraziamento speciale se avrete la forza di seguire questa storia, prometto che non ci vorranno mesi per il prossimo capitolo…
 

Un abbraccio,

-S

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Capitolo 5
*** Memories ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 5

Memories

 

 

Mercoledì, 23 luglio

 

Era mezzanotte passata, dopo aver mandato il messaggio a Zayn salii per una doccia. Ne avevo bisogno, psicologicamente tanto quanto fisicamente: non appena il getto d’acqua si riversò su di me, sospirai e lasciai che la mia mente vagasse libera. Le immagini della serata appena trascorsa si susseguivano davanti ai miei occhi chiusi, nel caldo tepore che l’acqua bollente stava creando attorno a me, concedendomi il privilegio di rifletterci sopra. Assorbivo le parole di Eddie come colpi a me stessa, seppure tutti i suoi insulti fossero rivolti a Zayn:

 

È un gran bastardo sai?

Ci prova con le ragazze per poi mollarle e farle soffrire

Lo fa apposta, credimi per questa volta!

Zayn se le fa tutte.

Ci prova con tutte.

Ma quella è l’unica parte che gli piace.

Passa alla prossima senza nemmeno pensarci due volte.

È la sua tattica, e non voglio che ci caschi anche tu.

 

Pensieri che rimbalzavano nella mia mente, frasi che quasi si formavano nel vapore davanti a me. non poteva essere la stessa persona. Zayn era meglio di quello che Eddie lo dipingeva, non era il gran bastardo che usciva dai racconti di Eddie. Eppure non lo conoscevo abbastanza per esserne sicura al 100%, lo conoscevo da appena più di un mese, e non eravamo esattamente amici per la pelle.

Ma soprattutto, forse Eddie aveva ragione, il mio giudizio era annebbiato dal debole che avevo per Zayn. Per quale motivo lo immaginavo così santo? Cosa mi spingeva a porlo un gradino più in alto del resto dei ragazzi? E soprattutto, perché ora avevo così tanti dubbi? E se invece quello fosse stato solo un gioco per Eddie? Se lui stesse solo cercando di allontanarmi da Zayn, per chissà quale motivo? In quel caso mi sarei sentita una cretina il doppio, perché stavo facendo il suo gioco, stavo reagendo proprio come lui voleva.

Nel momento in cui chiusi l’acqua mi decisi: non potevo giudicare avendo sentito solo l’accusa, prima di decidere a chi credere avrei dovuto sentire anche la difesa. Mi preparai in fretta, indossai un paio di jeans e una felpa, intrecciai i capelli come meglio potevo e mi avviai verso il bar.

 

Arrivai al portico appena due minuti oltre l’orario che avevo prestabilito e controllai nuovamente il cellulare, come avevo fatto ogni venti secondi da quando ero uscita dalla doccia. Zayn non mi aveva risposto, anche se il cellulare diceva che avesse visualizzato il messaggio appena un minuto dopo l’invio. Attesi poggiata a una colonna, sperando con tutto il cuore che la mia fiducia nel ragazzo di Bradford fosse ripagata. Guardavo il cellulare e mi guardavo intorno. Sussultavo non appena vedevo un passante qualunque. Passarono quindici minuti buoni, ma di Zayn nessuna traccia. Entrai nel bar e chiesi una birra, quasi sconfitta. Mi chiedevo se questa sua assenza non dovesse essere contata come una prova a suo sfavore, mi chiedevo se l’avesse fatto apposta perché si sentiva in colpa e aveva la coda di paglia. Cominciavo seriamente a dubitare di lui.

 

Quella la butti giù da sola o vuoi un po’ di compagnia?

Mi chiese, poggiato alla stessa colonna dove ero stata io fino a due minuti prima. Mi bastò alzare lo sguardo per rimanere senza parole, mi bastò uno sguardo e la risposta acida che avevo preparato per lui morì ancora prima di raggiungere le mie labbra. Non si era cambiato, indossava gli stessi vestiti di prima, non aveva tolto gli occhiali e men che meno aveva cambiato il modo in cui portava i capelli. Ma il sorriso che mi rivolse mi mozzò il fiato, fino a farmi pregare che lo mantenesse per sempre.

Scusa per il ritardo, ho dovuto combattere per uscire così tardi… Sai com’è, c’è anche chi è in bungalow con la propria madre…

Spiegò abbassando lo sguardo. Era così tenero e così innocente che dovetti combattere l’impulso di chiuderlo in un abbraccio da soffocamento. Sorrisi appena, attenta a non farmi vedere da lui, poi alzai gli occhi al cielo: dovevo mantenere il controllo delle mie reazioni questa volta, dovevo rimanere lucida.

Credevo fossero le ragazze ad essere sempre in ritardo Malik

Risposi, e Zayn riprese a fissarmi, un velo di ironia nella sua espressione.

In mia difesa, ti ricordo che non prendo ordini da nessuno, ma sono qui lo stesso; quindi non potevo fare proprio tutto come dicevi tu, se no non sarei più stato io, non credi?” disse con un sorrisetto ironico, per poi continuare “E non hai ancora risposto, che mi dici della birra?”.

 

Mi guardai la mano, che ormai quasi non sentivo per aver tenuto la bottiglia congelata troppo tempo, e provai l’istinto di buttarla giù tutta d’un fiato, giusto per fargli un dispetto e non dargliene nemmeno un sorso. Soppressi anche quello e tornai a guardare lui, allungandogli la birra, rabbrividendo appena quando la sua mano sfiorò la mia. Nascosi la mano nella manica della felpa e mi maledissi per averlo fissato mentre beveva, desiderando con tutta me stessa che le mie labbra fossero il collo di quella bottiglia.

Grazie, ci voleva un po’ di questa. Allora… Ehm… Devi dirmi qualcosa?

Mi chiese costringendomi ad uscire dalla mia trance, dopo aver passato la lingua sulle sue labbra. Mi riscossi e annuii semplicemente, preoccupata che aprire la bocca mi tradisse.

Riguardo?” chiese, genuinamente curioso.

Tu” risposi “Tu e Eddie”.

Non appena risposi calò il silenzio e Zayn abbassò lo sguardo, sorridendo amareggiato.

 

Immaginavo. Cosa ti ha detto? Che sono un puttaniere e che non mi merito altro che rimanere solo per sempre? O questa volta ci è andato giù più piano perché ‘a te ci tiene moltissimo e non vuole che tu rimanga ferita da Zayn il lupo cattivo’ ?

Provai a fulminarlo, ma a incontrare il mio sguardo furono solo i suoi capelli, occhi ostinatamente puntati sulle sue scarpe.

Mi ha detto quel che mi ha detto. Mi ha raccontato tante cose, ma io voglio sentire quello che hai da dire tu.

E tu gli credi?” chiese ancora ironico; inizialmente non seppi cosa rispondere, poi mi riscossi.

Te l’ho detto, voglio sentire la tua versione.”

Tornò a fissarmi e lo vidi guardarmi dentro fino all’anima, con quegli occhi che persino in penombra risaltavano. Immaginai stesse cercando di capire se credevo o no a Eddie, invece le mie teorie erano sbagliate.

Dimmi una cosa.” Mi chiese in tono quasi perentorio, al che io annuii

State insieme, tu e Eddie?

Assolutamente no

Vorresti stare con lui?

Troppo esuberante per essere il mio tipo

Non ti piace nemmeno un pochino?

Direi di no

Sospirò e tirò fuori l’accendino, giocandoci come per ridurre la tensione.

 

Allora?

Chiesi ancora, alzando le sopracciglia. Avevo bisogno di sapere.

Cosa ti ha detto lui di me?

Che ti ha conosciuto il primo anno che lavorava qui, e che ci provi con tutte, facendole poi soffrire

Scosse la testa e di nuovo apparve sul suo viso un sorriso amaro, che mi rese, se possibile, ancora più bisognosa di spiegazioni.

Eddie è venuto a lavorare qui con la sua ragazza, un paio d’anni fa. Tenevano il miniclub insieme, lei era di un anno più giovane di lui. Era stupenda. Di una bellezza unica.

Cominciò, e io sentii le gambe cedermi. Avevo ragione, c’era davvero una ragazza di mezzo. Ed era la ragazza di Eddie. Zayn doveva aver indovinato il mio stato d’animo, perché si sedette lentamente per terra, chiedendomi di unirmi a lui. Presi un altro sorso di birra, poi mi accomodai, quasi terrorizzata di sentire il resto.

Noi eravamo qui per tre settimane quell’anno, non di più. E mia sorella si era innamorata di Anna, non la si poteva staccare da lei. Andavamo ogni sera agli spettacoli e per qualsiasi cosa, eravamo costretti ad andare da lei, nessun altro. Cominciai a parlare anche io con lei; nonostante ci conoscessimo da poco, era davvero simpatica con me, e pochi giorni dopo il nostro arrivo cominciai ad uscire con lei e lo staff. Eddie era iperprotettivo con lei, e si ingelosiva per qualsiasi cosa. Bastava guardarla, e lui cominciava a lanciare frecciatine e cercare di rimettere chiunque al proprio posto. Non lasciava mai il suo fianco quando uscivamo, era come se avesse paura di perderla. E sinceramente, posso capirlo. Lui non era alla sua altezza. Né tanto meno ero io, non sto cercando di farmi bello.

Mi spiegò mettendo le mani davanti. Lo guardai alzando un sopracciglio e sorrisi, poi lo incitai a continuare.

 

Messaggiavo spesso con lei, e un giorno mi confessò che non ne poteva più di Eddie, disse che era stufa dei suoi modi di comportarsi come se lei non fosse in grado di decidere per sé, delle sue gelosie assurde, come se lei dovesse togliersi i vestiti per chiunque la guardava e cose del genere. Io non sapevo cosa rispondere. Eddie non mi era particolarmente simpatico, ma non avevo nulla contro di lui; e soprattutto non capivo perché Anna fosse venuta a dirlo proprio a me. Io che ero un ospite, più piccolo di lei, in vacanza con la mia famiglia. Le dissi che doveva seguire quello che il suo cuore le suggeriva, fare la cosa che riteneva più giusta per lei, e lei mi ringraziò, poi chiudemmo la conversazione.

E non avevi capito che ci stava provando con te?

Chiesi interrompendolo, come se la sua storia non avesse senso.

Chiamami pure stupido, ma non l’avevo capito. Cerca di capirmi, avevo appena quindici anni! Avevo occhi solo per la mia ragazza, che poi mi ha mollato, ma quella è un’altra storia, e… Tutto quello che facevo era disegnare e giocare con i videogiochi…

Perché, ora è tanto diverso? Ah no, ora passi il tempo ad essere sicuro che i capelli ti stiano bene, scusa

Buttai lì, tanto per sdrammatizzare un pochino. Avevo paura di sentire la continuazione di quella storia. Zayn mi guardò male, portò involontariamente una mano sui capelli, li sistemò e poi prese di mira i miei fianchi, per infine fregarmi di nuovo la birra.

                                                          

Dopo aver bevuto e avermi ripassato la bottiglia, che io finii completamente, riprese a raccontarmi. “Beh, poi non ci sentimmo né vedemmo per un paio di giorni e alla fine… Mi chiese di incontrarci, dicendo che era importante e urgente. Accettai e quando la vidi mi venne un colpo. Minigonna, magliettina scollata, truccata perfettamente… Mi sorrise e mi venne in contro dicendomi qualcosa come ‘hey Zayn, l’ho mollato alla fine sai? ‘ mi congratulai con lei e le dissi che era libera. Ma lei non interpretò il mio ‘sei libera’ come io lo intendevo. Mi accarezzò la guancia, dicendo quanto fossi carino e gentile con lei, e avvicinò le labbra alle mie.

Hai lasciato che ti baciasse?! Ma tu non eri impegnato?!

Interruppi di nuovo.

Vuoi lasciarmi finire?!” mi chiese quasi esasperato per poi continuare “E io mi spostai appena in tempo perché le sue labbra finissero sulla mia guancia. Contenta? O credevi che fossi proprio così orribile? E poi… Si allontanò un pochino e mi guardò negli occhi, era incredula. Probabilmente pensava che io provassi qualcosa per lei, ma giuro, non ho mai fatto nulla che potesse dirle che ci stavo provando. Mi chiese perché mi fossi allontanato. E io le risposi che tra noi non poteva funzionare. Che ero impegnato e che se anche fosse, io dovevo tornare a casa pochi giorni dopo e abitavamo troppo lontani perché funzionasse.

 

Fece una pausa e io cercai di interiorizzare quello che mi stava raccontando.

Ma quindi lei ha mollato Eddie per mettersi con te? E tu l’hai rifiutata?

Esattamente” replicò sospirando “E lei in risposta mi lasciò cinque dita sulla guancia… Il primo e ultimo schiaffo che abbia mai ricevuto da una donna in vita mia.

Vuoi che cambiamo questa cosa?

Direi proprio di no, Lexie, sto bene così, grazie. E così basta, non ci sentimmo più. Il penultimo giorno di vacanza la mia ragazza venne a trovarci. La sera eravamo seduti sullo steccato dove ci siamo incontrati la prima volta e stavamo… Facendo quello che le coppie di quindicenni fanno. Eddie, con più o meno tutto lo staff passò di lì, mi vide e decise che fosse una bella idea urlare alla mia ragazza che l’avevo tradita con Anna, mentre era impegnata, concludendo con un bel ‘merita di stare da solo per sempre’. Quello non fu il motivo per cui lei mi mollò quasi un mese dopo, ma ci misi parecchio a farle capire che non era vero. E ora conosci la storia di tre anni fa e perché Eddie mi odi.” Concluse guardandomi negli occhi.

 

Ero incantata, la mia mente viaggiava più veloce della luce e in tutto quel racconto vedevo me al posto di Anna. Vedevo me che provavo a baciarlo, lui che si spostava dicendo che era impegnato e che non avrebbe potuto funzionare. Sentii gli occhi bruciare e fui sicura che fossero diventati lucidi. Lo guardai senza veramente vederlo. In quel momento avevo una paura folle. Se fossi stata in piedi di certo sarei caduta. La mano di Zayn arrivò ad accarezzare la mia guancia e cercai di tornare in me, anche se quelle immagini continuavano a fluttuare nella mia mente.

Birra?

Birra

Risposi senza nemmeno pensarci. Si alzò e con quella sua solita grazia andò a prendere una birra, che poi aprì e mi porse. Presi un gran sorso, poi tornai a guardarlo.

E ora sei impegnato? È per questo che passi ore al cellulare?

Chiesi di getto, senza nemmeno pensarci. Zayn scosse la testa e mi sorrise.

Sono libero come il vento. E prima che tu me lo chieda, no, adesso la distanza non è più un problema per me. Per una persona a cui tengo, andrei in capo al mondo.

Annuii pensierosa. Mi stava dicendo tutte quelle cose per un motivo oppure me lo stavo solo immaginando? Era troppo bello per essere vero.

 

Gli passai nuovamente la bottiglia. Nuovamente mi incantai al vedere le sue labbra toccare il collo della bottiglia e immaginai come quelle labbra così carnose fossero morbide e perfette per le mie. Abbassò la bottiglia guardandomi, anche se io ero ancora troppo presa dalle sue labbra, che si aprirono in un sorriso. Si avvicinò senza lasciarmi il tempo di capire quello che stava per succedere, poi poggiò le labbra sulle mie. Chiusi gli occhi e portai le mani sul suo viso. Chiedevo di più, volevo di più. Ma lui si allontanò da me, lasciandomi interdetta. Aprii gli occhi di scatto e lo vidi accanto a me, ghignante come sempre.

“Posso ricattarti? Se ne vuoi di più, sabato dovrai essere mia per tutto il giorno. E sì, questo è un appuntamento, bambina mia.”

Lo guardai alzarsi, tendermi la mano e aiutarmi a venire su, poi sospirai un “Ci sarò”, sorridendo. Dovevo proprio sembrare stupida, ma lui sorrideva semplicemente. Mi scoccò un bacio della buonanotte sulla guancia, poi si allontanò. Pochi minuti e un messaggio mi fece sobbalzare.

 

“Sarei arrivato anche prima sai, se non fossi rimasto incantato da quanto sei bella quando sei nervosa x”

 

Tommo’s Corner:

Tornataaaaa :) vi sono mancata? Come come? Enormemente? Ah sì, lo sapevo già, grazie :3

Mi complimento da sola, un altro capitolo in tempo record! Ed è anche un capitolo molto importante. Spero abbia chiarito molte cose per tutte.

Prima cosa: Eddie è un grande st#@%zo. Ma questo lo immaginavamo già, giusto?

Seconda cosa: Awww quanto Zayn sia caruccio, ma anche questo lo sapevamo, no?

Terza cosa: Lexie piccolina che si fa tante pare e poi… Sigh. Voglio uno Zayn quest’estate.

Beh, mio adorato pubblico (?) anche questo capitolo è arrivato al termine, spero come sempre di aggiornare il prima possibile e…

Un grande abbraccio a tutti :)

-S

P.S.: un grazie molto molto molto speciale a Marydirectioner97 che ha messo la storia tra le preferite, e a Mary9805 che l’ha inserita tra le seguite <3 grazie davvero :)

E un piccolo pensiero alla mia lettrice beta preferita, Nanek, senza la quale non avrei alcuna speranza ahah ti voglio bene tesoro <3

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Capitolo 6
*** Your lips so kissable ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 6

Your lips so kissable

 

 

Sabato, 26 luglio

 

Da quel mercoledì notte, fino a quel sabato mattina, avevo contato le ore, i minuti, i secondi. E finalmente era arrivato. Avevo atteso tanto, tra sottili frecciatine e giochi di sguardi, Zayn non aveva fatto altro che torturarmi in quei tre miseri giorni. Veniva al mio fianco noncurante, sfiorava il mio corpo come se quel gesto fosse involontario, poi con un sorrisetto si allontanava, probabilmente orgoglioso di sé per avermi fatto ancora una volta arrossire. Era stato un incubo, tanto più che nessuno dei miei colleghi doveva saperlo, perché “una relazione con un ospite è fortemente sconsigliata, se volete essere professionali, evitatele”. Per cui ogni volta sospiravo e cercavo in ogni modo di calmare le farfalle che impazzivano nel mio stomaco.

 

Non sono mai stata una persona che si sveglia facilmente, ma quella mattina… Quella mattina ero un grillo. In pochi minuti ero lavata, vestita, truccata, profumata, i capelli piastrati e le scarpe indossate.

Non volevo darla vinta a Zayn così facilmente, dimostrandogli quanto fossi emozionata per il nostro appuntamento non appena l’avessi visto, ma era difficile smettere di sorridere come un’idiota, così entrai nel ristorante concentrandomi completamente sul cellulare, senza nemmeno alzare lo sguardo per vedere se lui c’era. Posai le mie cose al tavolo, poi andai al buffet.

 

Wow, complimenti

Cominciò una voce al mio fianco e non ebbi bisogno di voltare lo sguardo per capire chi fosse. Sorrisi, conscia che almeno metà della sala avrebbe potuto essere voltata verso di noi, poi diedi uno sguardo verso di lui. Pantaloni neri, stretti come al suo solito, maglia bianca, camicia a quadri sulle tinte del rosso con le maniche tirate un po’ su. Spalancai gli occhi, per poi ricompormi e voltare la testa: non avrei resistito se l’avessi guardato in faccia.

 

Complimenti ricambiati, bad boy. Dove ci troviamo dopo?

All’uscita, ma se tardo un pochino è perché mia madre non sa che andiamo fuori, io e le mie sorelle in teoria non avremmo il permesso di uscire dal villaggio. Muffin?

Grazie… E il programma della giornata sarebbe..?

Chiesi curiosa. Mi ero persa così tanto nel pensiero di passare l’intera giornata con lui che non gli avevo mai chiesto cosa avremmo fatto. Lo vidi passarmi un muffin al cioccolato, poi alzare le spalle.

Ti porto allo zoo

Spiegò, semplicemente. Alzai lo sguardo, chiedendomi se fosse serio o stesse scherzando, ma sul suo volto non vi era alcuna traccia di ironia. E io per tutta risposta scoppiai a ridere, non poteva essere serio.

Allo zoo?

Riuscii a dire tra le risate, e lui mi guardò interrogativo.

Beh, che c’è di male? Volevo fare qualcosa di diverso dal solito

E dimmi Malik, dov’è finito l’effetto sorpresa?

Mmh troppo cliché per i miei gusti - annunciò leccando della panna dalla sua cupcake, per poi aggiungere – allora ci vediamo tra mezz’ora all’uscita, bambina

Dopodiché, si allontanò verso la sua famiglia, portando con sé i miei propositi di stare calma. Arrossii, tornando poi al mio tavolo, le farfalle impazzite nello stomaco e la testa tra le nuvole.

 

 

Quando uscii per raggiungere il cancello, avevo il cuore che batteva fuori dalle costole, e non avevo idea come avrei fatto a nascondere la tremarella delle mani, salvo poi infilarle nelle tasche dei jeans, nella speranza che lui non se ne accorgesse. Alzai lo sguardo e lui era lì, poggiato al muro della reception; mi fermai un secondo a contemplarlo, a contemplare il suo fisico, i lineamenti del suo viso e ogni piccolo particolare che i miei occhi potessero catturare: avevo ragione la prima volta che lo vidi, era degno di fare parte di un manuale di belle arti. Non appena alzò gli occhi, mi vide e accennò un sorriso, facendomi segno di avvicinarmi, un rapido bacio sulla guancia e sorrise ancora.

Andiamo quindi?

Andiamo

Rispose abbassando la mano all’altezza della mia, ma senza prenderla. Non sapevo cosa fare, se allungare la mia e fare il primo passo o lasciar perdere. D’altronde, se avesse voluto, avrebbe solo dovuto prenderla, no? Rimisi la mano in tasca e presi a camminare al suo fianco, i corpi che ogni tanto si sfioravano.

 

Arrivammo alla fermata, poi prendemmo l’autobus che conduceva in centro città, chiacchierando del più e del meno. La tensione iniziale si era leggermente attenuata, almeno riuscivo a parlare senza dovermi preoccupare di fare figuracce balbettando o cose del genere. Mi chiedevo tra me, cosa fosse cambiato da tutte le precedenti conversazioni che avevamo avuto, perché quella sensazione di quasi… Terrore stesse occupando una parte della mia mente, ma non trovai risposta, se non che questo era un vero appuntamento, era qualcosa di ufficiale.

Scendemmo, poi andammo verso l’entrata dello zoo. Di nuovo mentre entravamo, la mano di Zayn sfiorò la mia, in un gesto che giudicai tutto meno che involontario. Fermai la sua mano con un dito, poi la presi con la mia, sentendomi arrossire sempre di più. Il contatto con lui, quella piccola scarica di adrenalina che provai quando anche lui strinse la mia mano: era una sensazione unica.

 

Camminavamo fianco a fianco, mano nella mano, e nonostante poco prima mi fossi messa a ridere all’idea dello zoo, in quel momento dovetti ammettere che mi stavo divertendo come una matta. Zayn si fermò all’improvviso, poi senza una parola mi trascinò giù per una stradina sulla destra.

Zayn non siamo in una maratona, abbiamo tutto il tempo che vogliamo!

Cercai di dirgli, il fiatone che minacciava di impossessarsi di me, incapace di rallentarlo.

Ma ci sono i felini africani da questa parte Lex! Sbrigati!

Zayn, rallenta, non scappano!

Dissi piantando i talloni e costringendolo a fermarsi. Lui si voltò verso di me e mi sorrise, quasi scusandosi, e io mi immaginai sciolta completamente in un istante. Alzai le spalle e mormorai un “Non importa”, poi mi strinsi di nuovo a lui.

Andiamo dai leoni o dalle tigri prima?

Chiesi come per fargli capire che non ero arrabbiata, e alla mia domanda il suo volto si illuminò. Era come un bambino nel paese dei balocchi.

Sono domande da fare? I leoni ovviamente

Rispose, indicando la zona dove i re della savana dormicchiavano pigramente. Uno di loro camminava trionfalmente, una leonessa faceva il bagno a un cucciolo, mentre un altro paio di esemplari giocava con una specie di giocattolino.

 

Ti sfido

A fare cosa, andare a rubare il gioco ai leoni? Se tu vuoi farlo, io ti aspetto qui

Ma no scema, facciamo una gara a chi ruggisce meglio

Ci pensai su un secondo, riflettendo su come Zayn avesse completamente abbandonato l’aria da duro, poi gli sorrisi.

E chi perde paga da bere?

Chi perde paga da bere

Confermò lui con un mezzo ghigno. Ci guardammo intorno: mi vergognai un po’ per quello che stavamo per fare, lo zoo quel giorno era particolarmente frequentato. In più la nostra sfida era probabilmente qualcosa di illegale, dato che avrebbe potuto disturbare i felini.

Se ti vergogni, possiamo andare dietro a quel cespuglio. Da piccolo ruggire e chiamare i leoni era la mia attività preferita, perdi questa sfida in partenza bambina mia

Non sottovalutarmi capelli a banana, poche chiacchiere e più ruggiti

Corremmo verso il cespuglio, pur sapendo che sarebbe stato inutile e non ci avrebbe per niente nascosti, poi Zayn mi guardò con aria di sfida, prima di invitarmi a cominciare. Cercai di ruggire nel miglior modo possibile, ma quando fu il suo turno capii di non avere alcuna possibilità contro di lui.

 

Okay okay, hai vinto tu

Ammettemmo all’unisono, subito dopo la sua performance. Scoppiammo a ridere fino a far lacrimare gli occhi, poi, non appena riprendemmo fiato, Zayn prese parola.

È vero, sono molto più bravo di te. Non hai vinto tu                                                                    

Appunto. Quindi dai, andiamo al bar, ho sete

Non esiste che una ragazza mi paghi da bere, sono un gentiluomo io

Oh ma dai, non è giusto. Mi sfidi e poi fai di testa tua

Non mi offrirai da bere Lexie, nemmeno per idea.

E quindi?

E quindi… Ci penso. Troverò il modo per avere il mio premio tranquilla

Spalancai gli occhi e cercai di protestare, ma lui mi chiuse la bocca con un dito, provocando nuovamente quella sensazione di calore riunitosi tutto sulle mie guance, gli occhi puntati su di lui, che guardava il mio viso, mentre con i denti si torturava il labbro inferiore.

Niente proteste – ordinò - fai come dice il re della savana.

 

Se fossi un animale, che animale saresti?

Mi chiese fuori dal nulla mentre attendevamo le nostre bibite al bar dello zoo. Lo guardai confusa.

Scusa?!

Sì, un animale che ti rappresenti, che ne so, un’aquila, una giraffa, un…

Un elefante in una cristalleria

Fu il suo turno di guardarmi storto, poi riprese

Secondo me saresti un animale piccolino. Tipo… Un tigrotto. Piccolo e carino, sì

Spiegò annuendo a se stesso, poi mi sorrise ancora. Il mio respiro continuava a cambiare ritmo, accelerando senza concedermi un mero istante di pausa.

Tu invece saresti il signor pantera. Sensuale e tutto figo, che poi si mette a giocare come un gattino.

Risi per mascherare il mio imbarazzo, mentre Zayn si fingeva offeso.

 

E ora andiamo dalle scimmie

Ma perché andare dalle scimmie quando ne hai una davanti a te? Le tartarughe sono più belle, andiamo da loro

Ma sono lente e noiose Lexie! Le scimmie almeno vanno a una velocità decente

Le tartarughe sono più belle. E non danno l’impressione di prenderti in giro come fanno le scimmie. Dai Zayn, fai il bravo

Chiesi facendo gli occhi dolci, al che lui sbuffò rimettendosi gli occhiali da sole.

Andiamo. Ma solo se poi andiamo a dare noccioline alle scimmie

Concluse portando un braccio attorno alle mie spalle. Quanto era bello poter sentire il suo profumo senza che lui pensasse che fossi matta. Indossava il genere di profumo che ci si aspetterebbe da lui, quel tipo di profumo fresco e terribilmente attraente, che fa venire voglia di passare il resto della propria vita avvolte in uno dei suoi indumenti. Inspirai a fondo, poi circondai la sua vita con un braccio.

 

Dovetti nuovamente ammettere che Zayn aveva ragione: dopo l’esperienza con i leoni, la staticità e la tranquillità delle tartarughe non erano certo ciò che più emozionante ci fosse nello zoo, ma dovetti anche ammettere che il semplice passeggiare con lui, chiacchierare del più e del meno, ridacchiare e commentare ciò che ci stava intorno fu quanto di più piacevole potessi aspettarmi. Era bello, poter finalmente essere liberi di conversare senza avere paura del giudizio degli altri, e più di tutto adoravo poter stare così vicina a lui senza preoccuparmi di imbarazzo o cose simili.

Più lo guardavo e più mi immaginavo ciò che avrebbe potuto succedere al termine della giornata; più lo guardavo e più desideravo nuovamente le sue labbra sulle mie, in un bacio più profondo, più significativo di quel piccolo assaggio che mi aveva concesso un paio di notti prima. Lo vedevo parlare, vedevo le sue labbra muoversi, in quei movimenti così semplici, le vedevo accarezzarsi a vicenda e faticavo a mantenere presente il filo del discorso. Le sentivo avvicinarsi alle mie, sfiorarle appena per poi poggiarvisi, quelle labbra calde e umide, che man mano che prendevano confidenza con le mie, si aprivano per rivelare il vero intento del bacio, un gioco di accenni e carezze, una danza delle nostre labbra allo stesso ritmo, nello stesso bisognoso modo…

 

Terra chiama Lexie, ti sei forse persa?

Cosa? Ehm sì, cioè, no. Cioè, ci sono, dicevi?

Lascia stare, ti sei persa all’inizio del discorso, non avrebbe senso ricominciare. Scimmie?

Cosa? Ah sì, sì sì, scimmie

Dire che ero frastornata sarebbe stato dire poco. Connettevo poco e male, la mente ancora preda di quell’immagine che poco prima se ne era impossessata. Mi riprese per mano, questa volta senza esitazione o imbarazzo, e proseguimmo la nostra visita verso le tanto attese scimmie.

 

Sai, penso di avere un’idea su come riscuotere il mio premio

Lo guardai stranita, cercando di capire che cosa avesse in mente.

Cioè?

Potresti ballare con le scimmie, bambina

Zayn, ti voglio bene, ma chiamami ancora bambina e ti picchio. E ho già ballato con te, non basta?

Oh taci tu. Anche tu sbagliavi tutti i passi quella sera, ammettilo.

Ero stanca, ed ero stata torturata per tutta la giornata. E Zayn, come faccio a ballare con le scimmie? Me lo spieghi?

Zayn in risposta mi sorrise semplicemente, abbassando appena gli occhiali per mostrare gli occhi, in cui si vedeva chiaramente l’ironia.

Sto scherzando, scimmietta dai… Sì, ho un’idea, ma non te la dirò per ora

 Malik, dimmi cosa vuoi da me o ti spettino i capelli

Stava di nuovo facendo leva sulla mia curiosità. Lo colpii sul braccio, poi alzai lo sguardo sui suoi capelli che anche dopo la giornata erano perfetti. Mi guardò male, poi si allontanò significativamente da me, come per proteggersi, facendomi ridere.

 

Sei una persona orribile, Alexis.

Disse mettendo il broncio e facendo il labbruccio, cosa che non aiutò per nulla la mia mente a rimettersi in sesto dopo lo sforzo di poco prima. Era un angelo. Ma allo stesso tempo era il diavolo tentatore. E lo volevo, come non avevo mai voluto nessuno.

Dai Zaynie, dimmelo e basta… Per favore

Cercai di dire facendo gli occhi dolci, che poco prima avevano funzionato così bene, e aggiungendo la mia mano che giocava con la sua, accarezzandola e facendole il solletico.

 

Questo

Replicò, portando la mano sulla mia guancia e avvicinando il suo volto al mio. In un primo momento rimasi paralizzata, gli occhi spalancati, la mente incapace di comprendere quello che stava succedendo, ma non appena le sue labbra toccarono le mie fu un’esplosione di sensazioni. Chiusi gli occhi e portai a mia volta le mani attorno a lui, avvicinandomi ancora e ancora, come se non potesse esserci spazio tra noi. Le sue labbra erano incredibili: così morbide e così perfette al contatto; mi stava lentamente guidando nel bacio, mi stava passando il suo ritmo, pur essendo il più delicato possibile. Sorrisi nel bacio, scostando le labbra mentre la sua lingua giocava con il mio labbro inferiore e in pochi istanti con la mia. Sapeva di coca cola, misto a un pizzico di tabacco e un gusto che era inconfondibilmente suo, non saprei come spiegarlo esattamente, ma era lui, essenza di Zayn. Fin troppo presto, ma avrebbero potuto benissimo essere passate ore che ancora l’avrei giudicato nello stesso modo, le nostre labbra si divisero, lasciandomi solo un’incredibile voglia di ricominciare, tutto da capo, il nostro primo bacio decine e centinaia di volte, senza stancarmi mai di quel suo gusto così inebriante.

 

Portò le braccia attorno a me, avvicinandomi ancora una volta, lasciando che la mia testa si abbandonasse sulla sua spalla. Rimanemmo in quella posizione parecchio, io con gli occhi chiusi, a lasciare che gli altri miei sensi si riempissero di lui.

Sei bellissima

Potrei dire la stessa cosa di te

Sussurrai, prima che il mio telefono squillasse, distruggendo i miei propositi di mantenere quella posizione per sempre.

 

Lexie?

Sì, sono io. Chi parla?

Lexie sono Julie. So che è il tuo giorno libero e non vorrei disturbarti, ma Eddie si è fatto male e ha dovuto andare in pronto soccorso

Oddio, mi dispiace… Ma io che c’entro? Devo andare a trovarlo?

Dovresti tornare al villaggio Lexie, gli ospiti continuano ad arrivare, e non siamo abbastanza ad accoglierli. Ti prego torna il più veloce possibile!

Ma… Non posso!

Cerca di farlo Lexie, per piacere! Devo andare, altra famiglia con bambini. Sbrigati!

Oh ma insomma!

Cercai di protestare, ma Julie aveva già interrotto la conversazione; chiusi le mani a pugno e sbuffai, poi rialzai lo sguardo verso Zayn, che mi stava ancora guardando curioso.

Era un’altra animatrice. Eddie si è fatto male e sono a corto di personale. Mi ha chiesto di rientrare

Anche Zayn sospirò, poi mi lasciò un breve bacio sulla tempia, riprendendo la mia mano e intrecciandola con la sua. Mi guardò, per poi riprendere a camminare, prendendo parola.

Sai che c’è di divertente?

Cosa?

Eddie ha fatto il terzo incomodo per tutto questo mese e mezzo tra noi due, e ora che finalmente possiamo uscire insieme, per quanto involontariamente, torna a mettersi in mezzo. Secondo me viene pagato di più per tenerci lontani

Sorrise voltandosi per guardarmi in faccia. Vedevo chiaramente che stava scherzando, eppure ero altrettanto sicura che una punta di rabbia ci fosse nelle sue parole.

 

Arrivammo verso il villaggio nel minor tempo possibile, ma Zayn mi fermò davanti all’ultima colonna appena nascosta dalle macchine che entravano e uscivano dal cancello principale, lasciandomi spalle al muro e tornando a viziare le mie labbra con le sue, lasciando che di nuovo si creasse la magia del primo bacio che ci eravamo scambiati. Fu un bacio più veloce rispetto a quello allo zoo, ma non appena si staccò poggiò la fronte sulla mia, guardandomi dritta negli occhi.

Queste tue labbra, le bacerei sempre, ogni minuto, ogni secondo

Sussurrò, facendo accelerare il mio respiro e il ritmo del mio cuore.

E questa frase non è un cliché bello e buono?

Scosse la testa sorridendo, dandomi un ultimo bacio, per poi lasciare che mi ricomponessi per rientrare nel villaggio. La nostra attenzione fu subito richiamata da un piccolino, che chiamava la mamma e le tirava la camicia, facendoci voltare l’uno verso l’altra e provocando una risata sommessa.

Mamma mamma! Guarda, quelli sono la ragazza leonessa e il ragazzo leone dello zoo!

 

 

 

Tommo’s corner:

Buongiornoooo! Spero stiate tutti bene in vacanza :) *dissimula per non ammettere il ritardo*

Okay, okay, un pochino in ritardo lo sono. Però ne è valsa la pena, no?

È un capitolo pieno di emozioni questo U.U

Non credo ci sia bisogno di fare il punto della situazione questa volta, giusto? Ahah il nostro Zayn cucciolino che si fa trascinare dai cliché :3

Eeee… Beh, diciamo che non vorrei dire altro per quanto riguarda questo capitolo, se no sembra che mi stia facendo una recensione da sola u.u Che ne dite di lasciare un piccolo commentino, una recensione, qualcosa? Vi assicuro che non mangia e saranno ben accette :)

Nel frattempo, grazie alle nuove arrivate: I hate and love you, che ha messo la storia tra le preferite, dracoscupcake, i wish you were here e vashappeninmick che l’hanno inserita tra le preferite, e dulcis in fundo, Curly_crush che ha recensito!! Grazie mille mila :)

E come sempre, un grazie speciale alla mia Nanek, sulla quale posso sempre contare. Sei un tesoro <3

Un abbraccio,

-S

P.S.: Volete sapere una curiosità? Il titolo originale del capitolo era "The Lion King" U.U

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Capitolo 7
*** Moments in life ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 7

Moments in life

 

 

 

Lunedì, 4 agosto

 

Eddie si era rotto una gamba. E questo significava che io avrei dovuto tenere tutti i bambini del miniclub da sola. In alta stagione, questo voleva dire fino a una cinquantina di bambini di tutte le età, da intrattenere e controllare mattina e pomeriggio. Mi lamentai spesso con Zayn di questo mio destino, la settimana successiva al nostro appuntamento, finché il lunedì dopo, non lo vidi al ritrovo assieme a sua sorella, niente occhiali da sole, niente cellulare in mano, canotta e costume. Salutai i bambini, poi mi rivolsi a lui con uno sguardo un po’ stranito. Lui alzò le spalle e mi sorrise.

Non voglio sentirti lamentare perché sei da sola con troppi marmocchi, quindi sono passato a chiedere se volevi una mano

Sorrisi sperando di non sembrare una deficiente. Era così carino da parte sua offrirsi di aiutarmi, anche se stava usando la scusa delle mie lamentele. La responsabilità sarebbe stata comunque su di me, ma Zayn avrebbe potuto aiutarmi a tenere tutti i bambini con un po’ meno fatica. Mi rivolsi ai bambini.

Bimbi, questo è Zayn, lo conoscete?” cominciai; alcuni annuirono, altri lo guardarono sospetti, per poi scuotere la testa. “Beh, da oggi fa parte anche lui del mini club, siete contenti?

 

I bambini esultarono, e il mio sguardo tornò su Zayn che mi stava guardando assassino.

Una mano, non tutto il mio corpo bellezza

Borbottò cercando di farsi sentire solo da me. Lo ignorai, prendendo alcuni dei bambini più piccoli per mano e portandoli verso i tavolini dove avremmo cominciato l’attività.

Zayn, mi fai tu come i soldati?

Chiese un bambino, dopo aver guardato le farfalle che avevo disegnato su una bimba prima di lui. Zayn, che stava tranquillamente guardando le mie opere d’arte e di sicuro cercando qualche modo per prendermi in giro in seguito, quasi si soffocò, per poi guardare me, come per chiedere cosa avrebbe dovuto rispondere.

Sei un artista dopo tutto, no? Per favore

Gli chiesi e lui prese una sedia al mio fianco e cominciò a esaminare i colori e cercare di capire quello che i bambini volevano da lui. In appena mezz’ora avevamo finito tutti i bambini, e tutti avevano un bel sorriso sul volto. Sospirai, voltandomi verso Zayn.

Grazie

Quando chiedi le cose per favore, non posso dirti di no

Mi sorrise, accarezzando leggermente la mia guancia, che fin troppo facilmente prese colore. Avevo paura delle domande che alcune bambine avrebbero potuto fare vedendoci in atteggiamenti del genere, ma non sarei mai riuscita a ritirarmi dal suo tocco.

 

Grazie mille di essere venuti questa mattina bambini, e non dimenticatevi di venire questo pomeriggio, puntuali come sempre! Ci aspetta una caccia al tesoro!

Congedai il gruppo di bambini, mentre Zayn quasi ordinava a Waliyha di andare dalla loro mamma in spiaggia, per poi tornare da me e portare le braccia attorno al mio bacino.

Pensavi di disegnare stelline e cuoricini anche sui bambini?

No pensavo di disegnarle su di te, dato che sei così virile, artista

Replicai fingendomi offesa. Zayn inclinò appena la testa, per poi sorridermi senza lasciarmi speranza.

Spero tu non te la sia presa scimmietta… Stavo scherzando dai

Non ti riesce proprio di chiamarmi Lexie eh?

Mmh no, direi di no. Perché? Non ti piace nemmeno scimmietta? A me piace. Mi ricorda tanto un certo momento, allo zoo…

Alle sue parole, immagini e sensazioni tornarono a torturare la mia mente come un fiume in piena, tanto che dovetti usare tutte le mie forze per non posare prepotentemente le mie labbra sulle sue. Era già abbastanza pericoloso rimanere abbracciati così, baciarci sarebbe stato fin troppo.

 

E va bene, scimmietta può andare. Ma solo se siamo noi due. Se sento qualcun altro che mi chiama così, ti butto in piscina vestito

Mmh sarei più contento se stessimo fuori dall’ambito acqua, sai?

Sorrideva, voleva dimostrare che stava scherzando, eppure qualcosa non tornava, era come se avesse paura di qualcosa.

Non vuoi bagnarti i capelli?

Mmh se proprio vuoi metterla così…

Si avvicinò alla mia bocca, e di nuovo ebbi bisogno di tutto il mio auto controllo per porgergli la guancia, che lui sfiorò ridendo.

Guarda che non perdi il lavoro per un bacio Lexie…

Mi sussurrò, provocando una serie di brividi. Alzai gli occhi al cielo, poi presi la sua mano e mi incamminai verso il ristorante.

Andiamo a mangiare dai

Ogni suo desiderio è un ordine mia regina

 

Il pomeriggio, complici le nuvole nere che minacciavano un temporale, i bambini erano molti meno, così mentre io li aiutavo nella tanto attesa caccia al tesoro in giro per il villaggio, Zayn seguiva i nostri movimenti, guardando e ogni tanto nascondendo una risata, quando sembrava che le squadre proprio non capissero gli indizi. Fu solo quando scovammo il tesoro, un forziere pieno di caramelle, che tornò a unirsi a noi, supplicando per una caramella che sua sorella non voleva lasciargli, dato che non aveva fatto nulla per trovarlo. Il bambino che aveva truccato da soldato, gliene passò una e Zayn in risposta lo prese in braccio, giocandoci un pochino e ringraziandolo. E se c’era una cosa più attraente di Zayn da solo, quella era di sicuro Zayn che giocava con i bambini. Aveva quasi una luce diversa negli occhi, e non riusciva a smettere di sorridere. Faceva il solletico ai bambini, poi scappava via, per infine farsi prendere e pagare per quello che aveva fatto. Come sempre era bello, bello da impazzire, ma il punto di non ritorno mi accorsi di averlo raggiunto quando, per caso, alzò gli occhi, mi vide che lo guardavo e rise, riabbassando lo sguardo. Come potesse una reazione talmente spontanea e semplice essere tanto attraente ai miei occhi, era un mistero.

 

Zayn, non serve che mi aiuti a risistemare le cose, ci metto due minuti e arrivo dai

Cercai di dissuaderlo, per poi arrendermi, dato che aveva già cominciato a riordinare tutte le mappe del tesoro sparse e il resto delle cose.

Ma così ci mettiamo un minuto e poi abbiamo un minuto in più per noi

In effetti, pensai, il suo ragionamento non faceva una piega. Sistemammo tutto, poi andammo a fare una passeggiata per il villaggio. Non per mano, non abbracciati, una semplice passeggiata come quelle che facevo con Eddie, se non che al contrario di quelle con Eddie, avevo una voglia matta di nascondermi da qualche parte e soffocare Zayn di baci. Fumava la sua solita eterna sigaretta, quando mi venne un’idea.

 

Hey Zayn?

Mhmmh?

Mi accompagneresti da una parte?

Anche in capo al mondo se serve, dove vuoi andare?

In piscina

Si fermò e mi guardò come se avessi la febbre alta, poi guardò il cielo grigio, per infine tornare a posare lo sguardo su di me. Aveva gli occhi spalancati, probabilmente cercando di capire se fossi seria.

Una nuotata piccolina, giuro che non ti affogo

Il cielo è di quel colore e tu vuoi andare in piscina?

Sì, proprio per questo voglio andare, non ci sarà nessuno, possiamo stare soli… Dai Zayn, per favore

Spiegai, cercando di suonare il più seducente possibile, pur sentendomi una cretina. Lui mi guardò un paio di secondi, poi alzò le spalle e spense la sigaretta, avviandosi verso la piscina. Ce l’avevo fatta.

 

Avevo ragione, la piscina era deserta, nemmeno il bagnino si era preso la briga di venire. E se fossimo andati nell’angolo destro dove l’acqua era più profonda, neanche i passanti ci avrebbero visto. Tolsi in fretta shorts e maglia, poi mi fiondai in acqua, che mi accolse con un sonoro splash, aspettando Zayn subito dopo di me, ma lui aveva solo immerso i piedi e mi stava guardando con un mezzo sorriso.

Dai lumaca, si sta benissimo qui!

Gli dissi per tentarlo ad entrare, mettendomi a pancia in su e nuotando un pochino.

Forse è meglio se rimango qui

Mi parve di sentire, seppure l’acqua rendeva tutti i suoni più confusi.

Eh? Perché?

Non ho molta voglia di entrare, tutto qui

Rispose dopo una pausa, in cui io tornai con la testa fuori dall’acqua. Mi riavvicinai a lui, mantenendo lo sguardo fisso, per poi poggiarmi sulle sue gambe con le braccia e su quelle riposare la testa .

 

Perché non hai voglia di entrare? Hai freddo?

No, ho solo… Boh.

Ah beh, ottima spiegazione Malik, se ti chiedessero di mentire per salvarti la vita non credo sopravvivresti. E te lo dico per affetto non per offenderti

Zayn rise, per poi accarezzarmi la testa.

Diciamo che… Ho qualcos’altro in comune con i felini

Lo guardai stranita, non riuscivo a capire a cosa si riferisse e perché avesse tirato fuori i felini proprio in quel momento, poi ci arrivai, con non poca sorpresa.

Hai paura dell’acqua?

No, non esattamente. Cioè, sì, ma no. Non è che abbia paura, però non sono un ottimo nuotatore. L’acqua non mi ha mai ispirato molta sicurezza, mettiamola così

Concluse sospirando e spostando lo sguardo verso le sedie a sdraio, come per nascondere la vergogna che provava. Sorrisi, incapace di fare altro, poi alzai una mano per accarezzarlo a mia volta.

 

Se di me ti fidi, e dovresti perché ho fatto un corso di base per bagnini, ti do una mano io, o al massimo ti salvo

Suggerii cercando di riportare il suo sguardo su di me. In risposta, Zayn tolse la maglia e scivolò, con lentezza quasi estenuante in acqua, portandomi schiena contro il muro, per poi poggiarsi al bordo asciutto con le mani e, fui certa, mettere i piedi sullo scalino che c’era a metà del bordo della piscina.

E quindi sei anche una ragazza di baywatch. Quando ti vedo con un bel costume rosso sgambato a correre sulla spiaggia a rallentatore?

Chiese con un sorriso malizioso , beccandosi una sberla da parte mia. Arrossivo violentemente al solo pensiero, così tornai con la mente a lui e la sua paura.

Dai felino, fammi vedere quel che sai fare

Chiesi spingendolo via dal bordo. Lui face finta di affogare, per poi prendermi per le spalle e mandarmi sott’acqua. Quando riaffiorai, stava ridendo come un matto.

Ma non è vero che non sai nuotare scemo!

Non è che sono un sasso che non riesce a stare a galla sai? E soprattutto, non lascio che la mia ragazza mi insegni a nuotare

Rimasi interdetta, ripetei la frase che aveva appena detto una decina di volte nella mia mente, e ancora credevo di aver sentito male. Zayn intanto ci aveva riavvicinati a bordo piscina ed era poggiato tranquillamente, le gambe che si muovevano lentamente a tenerlo a galla.

 

Cosa?

La mia ragazza non mi insegnerà a nuotare. Te lo ripeto ancora?

La tua...

La mia ragazza sì

E da quando?

Controllò il polso sinistro come per guardare l’orologio che non aveva, poi tornò a guardarmi.

Più o meno una ventina di secondi… No?

S-sì

Balbettai, guardandolo ancora. Mi lasciò un bacio leggero sulle labbra, poi sorrise.

Dovremo pur avere un giorno in cui festeggiare noi due no?

In risposta gli saltai addosso, facendogli perdere l’equilibrio e buttandolo sott’acqua a sua volta. Tornò su tossendo e sputando acqua, tra le mie scuse e i miei tentativi di sistemargli i capelli che erano ora pestati sulla sua fronte.

 

Magari aspettiamo un altro po’ per il ‘finché morte non ci separi’ eh…

Scusa scusa scusa Zayn, mi dispiace giuro!

Cercai di dirgli ancora, ma la sua risposta fu un’onda anomala contro la mia faccia. Ci schizzammo, litigammo, ci buttammo di nuovo sotto, poi tornammo a sederci sul bordo della piscina. Non era esattamente quel che si dice caldo, ma il corpo di Zayn mi teneva al riparo dal vento e dal freddo.

 

Stavo bene con lui, sentivo di poter passare anche anni al suo fianco senza mai stancarmene. Mi sentivo scema a pensarlo, ma era come se fossimo fatti per stare insieme, quasi fossimo anime gemelle.

 

 

Tommo’s Corner:

Non uccidetemi, avevo promesso che sarei stata brava e invece sono stata un disastro e sono in ritardo :( mi dispiace, davvero, questa settimana è stato una montagna russa per il mio umore e la mia ispirazione… Però almeno pubblico che la settimana non è finita no?

E il capitolo è dolce dai… Spero mi perdonerete :)

Beh, insomma, sono davvero insieme adesso, contente? :) io sì, tanto :3

E come sempre grazie a tutte voi che seguite la mia storia, sono felicissima di avere questa risposta da voi :) Grazie Dance2798 , MaryApuLove1D , ranocchitta92 per averla inserita tra le seguite e grazie anche a Vale_99 , ancora Dance2798 e Curly_Crush per avermi mandato il vostro love e aver recensito :)

Alla prossima!

Un abbraccio,

-S

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Capitolo 8
*** Let me love you ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

Capitolo 8

Let me love you

 

Venerdì, 22 agosto

 

Il tempo stava volando. Sembrava fossero passati pochi giorni da quando ero arrivata, e invece erano passati due mesi. Da due mesi non vedevo la mia famiglia; da due mesi conoscevo Eddie; da due mesi faticavo ogni settimana per riuscire a rendere la vacanza di qualcun altro la migliore possibile; da due mesi mi rendevo ridicola ogni sera per gli spettacoli del villaggio; ma soprattutto, da due mesi conoscevo Zayn, il ragazzo arrogante e strafottente che in realtà era tutt’altro che quello. Passavo ogni minuto libero dal lavoro con lui, e ogni tanto riuscivamo a stare insieme anche durante gli orari del miniclub. Era incredibile come le cose fossero cambiate, e proprio per questo, allo stesso tempo sembravano essere passati secoli, era quasi come se ci fosse sempre stato.

 

Tra lo staff, giravano parecchie voci che io e Zayn fossimo qualcosa di più che semplici amici, ma ormai non ci facevo più caso: sentivo il momento in cui avremmo dovuto partire per tornare a casa, lui a Bradford e io a Newcastle, farsi sempre più vicino, e ne avevo una paura folle, nonostante le sue promesse che saremmo riusciti a farcela in ogni caso. Ero innamorata, il solo pensiero di dover stare lontano da lui mi faceva male dentro.

 

Buongiorno splendore! Sbrigati che non vedo l’ora di vederti :) x

Fu il primo messaggio che lessi al mio risveglio, come sempre, e come sempre mi mise un sorriso. Erano quelle cose semplici che mi facevano impazzire, quelle piccole accortezze da parte sua che ogni giorno mi mettevano di buon umore, sapendo che in pochi minuti l’avrei visto. Mi preparai di fretta e scesi verso l’uscita dell’edificio dello staff, per trovare Zayn lì, mentre finiva la sua sigaretta e mi aspettava.

Ciao

Gli dissi solo, e lui in risposta mi tirò a sé per un piccolo bacio, per poi prendermi per mano e andare verso il ristorante. Il tavolo della sua famiglia era ancora vuoto, come la maggior parte dei tavoli, così prendemmo entrambi posto lì.

 

Lo sai vero che giorno è oggi Zayn?

Il giorno in cui mi chiedi di saltare tutti i tuoi impegni e scappare via insieme?

Finsi una risata, poi scossi la testa, addolcendo lo sguardo man mano che il suo si faceva più difensivo.

Oggi è venerdì amore, tornei sportivi durante il giorno e grande festa la sera

Con balli e diavolerie varie. Preferivo la mia idea sai?

Concluse tentando di apparire infastidito, ma arricciando le labbra nel modo più adorabile possibile. Il tema di quella sera sarebbe stato “Un walzer al chiaro di luna”, uno di quegli eventi a cui nessun ragazzo avrebbe voluto partecipare, ma che erano così romantici da far sì che le ragazze non aspettassero altro.

Oh dai, tanto alla fine ti diverti anche tu

Dissi buttando giù anche la seconda tazza di caffè.

Tutto quel caffè ti rende iper attiva Lexie… E in ogni caso, mi diverto solo se poi quando è finito possiamo stare un po’ da soli, che ne dici?

Affare fatto, ma sappi che se mi addormento sulla tua spalla non è colpa mia, ma tua che mi vuoi togliere il caffè. Potremmo andare sulla spiaggia, è da tanto che non lo facciamo

Tu sì che mi conosci scimmietta. Tu impegnati a stare sveglia, farò io tutto il resto

Concluse con un sorriso, lasciandomi per l’ennesima volta senza fiato.

 

La giornata passò abbastanza velocemente, nonostante avessi dovuto partecipare a tutti i tornei come giocatrice e non come arbitro, dato che Eddie, tornato al lavoro da pochi giorni, era ancora poco sicuro sulla gamba. Quando tornai verso la mia camera per prepararmi per la cena e poi la serata, ero praticamente distrutta, e non notai Zayn finché non mi chiamò.

Devo chiamarti scimmietta perché ti giri Lexie?

Mi chiese alzando la voce e incassando piuttosto bene la mia occhiata fulminante. Almeno metà dello staff che era negli appartamenti doveva averlo sentito e già mi immaginavo le loro domande, i loro volti confusi sul perché Zayn mi chiamasse scimmietta, le infinite prese in giro. Sospirai, in ogni caso non sarei riuscita ad arrabbiarmi con Zayn, e al contrario andai ad abbracciarlo, per poi mordergli la guancia quando lui aspettava un bacio.

Ti avevo promesso che ti avrei buttato in piscina vestito Malik, occhio che lo faccio. E poi non ti salvo

Ma guarda che trattamento che devo ricevere. E io che sono venuto qui solo per te. Se vuoi me ne vado

Detto ciò fece per andarsene, offeso, poi si girò sorridendo. Sul mio viso doveva esserci un’espressione a metà tra il confuso e lo scettico.

 

Paura che me ne andassi davvero eh?

Troppa paura, davvero troppa, guarda, sto tremando!

Scherzai, poi lo portai dietro alla casa, in modo che fossimo meno visibili. Non appena girammo l’angolo, mi prese il viso tra le mani e mi baciò, per poi tornare a guardarmi negli occhi.

Non vedo l’ora che sia stanotte –disse- Voglio mostrarti una cosa, non sto nella pelle per sentire cosa ne pensi

E non puoi mostrarmela adesso questa cosa?

No, meglio se aspettiamo stanotte, sarà molto meglio così

Uffa, tu e il tuo vizio di stuzzicare la mia curiosità e lasciarmi a bocca asciutta.

Mi accarezzò la guancia, per poi passare la mano sul collo, la spalla sinistra, il braccio, il fianco, e infine mi lasciò un bacio sulla fronte.

Ci vediamo più tardi piccola

 

Più guardavo Zayn, più mi convincevo che non aveva nessuna voglia di essere nell’anfiteatro quella sera, e non avevo il coraggio di torturarlo di più facendolo ballare tutto il tempo. Lasciai che stesse nel suo angolino la maggior parte del tempo, lanciando un’occhiata di tanto in tanto e sorridendo quando i nostri sguardi si incrociavano, finché non salutammo gli ospiti e chiudemmo la serata. Non appena riuscii a sfilare via dai miei colleghi lo raggiunsi, notando che aveva con sé uno zaino.

Cos’hai lì dentro?

Sorpresa. Seguimi per scoprirlo bambina

Rispose, per poi avviarsi verso la spiaggia. Alzai gli occhi al cielo, poi lo seguii, portando la mano sulla sua nuca, per poi poggiarmi su di lui. Per quanto tempo passasse non mi stancavo mai di passeggiare con lui; era naturale, spontaneo, non c’erano silenzi imbarazzanti o conversazioni buttate lì, giusto per riempire gli spazi.

 

Bene, ho due coperte, una bottiglia di vino, due bicchieri, e… Beh, questo. Che ne dici di dormire in spiaggia stanotte?

Spalancai gli occhi, dovevo aver sentito male, o forse stava scherzando.

Sono serio, e non ho ancora bevuto, non fare quella faccia dai. Domani è il tuo giorno libero, non hai problemi di lavoro. E io non ho niente da fare e ho detto a mia madre che non sarei tornato a dormire stanotte, quindi a meno che tu non voglia lasciarmi da solo, sei costretta a stare con me bambina, mi spiace

Concluse, mostrandomi il suo solito sorriso. In effetti aveva pensato a tutto, e l’idea di passare la notte con lui aveva viaggiato nella mia mente moltissime volte, se non che non avevo mai trovato il modo per farla funzionare. Ma la sua idea, per quanto folle, era perfetta.

 

Lo aiutai a stendere la prima coperta verso la pineta, vicino al posto dove di solito si accendeva il fuoco per i falò, in modo che fossimo più riparati dal vento, poi mi ci sedetti, mentre Zayn preparava il vino e i bicchieri, che riconobbi come quelli del ristorante: lo guardai, trattenendo a stento una risata.

Che c’è? Quelli di plastica sono brutti e poco chic, invece questi facevano proprio al caso nostro… Li ho chiesti al maitre, gli ho promesso una mancia e che glieli avrei riportati domani

Fu la sua risposta al mio sguardo, che mi impedì di trattenere oltre la risata.

Non ti stavo accusando di averli rubati Zayn” Gli dissi ridendo, per poi aiutarlo a versare il vino bianco nei bicchieri.

 

A noi due piccola

A noi due

Annunciammo alzando i bicchieri e brindando, per poi scambiarci un bacio al gusto di vino bianco. Zayn poggiò la testa sulle mie gambe e trascorremmo diversi minuti in un silenzio confortevole, a guardare la luna appena velata da alcune nuvole, finché Zayn non portò lo sguardo su di me.

C’è un’idea che non riesco a togliermi dalla mente sai? A parte mia madre che mi ha dato l’idea nessuno sa nulla, però davvero, non faccio che pensarci

Lo guardai curiosa accarezzandogli i capelli, sorpresa che non mi fulminasse per averglieli toccati, e al contrario sorridesse semplicemente, come se fosse quasi timido.

Riguarda la cosa che volevi mostrarmi?

Direi proprio di sì

Allora dimmi dai, sono curiosa

 

Inspirò ed espirò a fondo prima di cominciare a parlare, era come se questo fantomatico argomento gli stesse così tanto a cuore che faceva fatica a fidarsi delle sue parole per dirmelo.

Di solito guardi i programmi come X Factor?

Se ci sono, non mi dispiacciono a dirla tutta, ma di certo non passo la mia vita ad aspettarli… Perché?

Perché -spiegò facendo una pausa per un altro sospiro- mi piacerebbe partecipare

Ci riflettei un secondo. Pensandoci, aveva una voce angelica anche solo quando parlava. E non faticavo ad immaginare come sarebbe stato mentre cantava. Però era anche vero che fumava, e normalmente i cantanti non lo fanno. Il risultato della mia riflessione fu la più totale confusione su cosa avrei dovuto aspettarmi. E in tutto questo, mi accorsi che Zayn ridacchiava, probabilmente per l’espressione che dovevo avere stampata in viso.

 

You should let me love you

Let me be the one to

Give you everything you want and need

Baby good love and protection

Make me your selection

Show you the way

Love's supposed to be

Baby you should let me love you, love you, love you, love you, yeah

 

Ero ipnotizzata, incantata, imbambolata. Quindi Zayn non era solo un figo da paura, un artista, un ottimo baciatore, un perfetto imitatore di leoni; era anche un cantante. E che cantante. Un paio di versi di una canzone e avevo i brividi che percorrevano tutto il mio corpo. La sua voce era così… Armoniosa, melodiosa, unica. Teneva ogni nota come se fosse la cosa più semplice al mondo, ed ero convinta che mi avesse mostrato solo una piccola parte di quello che sapeva fare. Io certo non ero Simon Cowell, ma il talento di Zayn era praticamente impossibile da non notare, persino da me. Battei le mani un paio di volte, lentamente, giusto per non rovinare quell’atmosfera che la sua voce aveva creato, incapace di allontanare lo sguardo dal suo, un sorriso probabilmente da ebete stampato sulle labbra, sorpresa chiaramente leggibile negli occhi.

 

Beh, che ne dici?

Mi chiese tirandosi su e poggiandosi sulle mani per potermi parlare meglio. Fui contenta della sua scelta di quella posizione, perché il mio istinto, che non riuscii a frenare, mi portò a incontrare, non proprio delicatamente, le sue labbra con le mie, con tanto slancio da farlo quasi cadere all’indietro. Lo sentii ridere nel bacio, mentre freneticamente cercavo il suo corpo con le mani, i suoi fianchi, le spalle, il collo, la nuca, il viso, ogni piccolo lembo di pelle. Era come se avessi bisogno di sapere che era reale, che non era solo una visione angelica che sarebbe andata via non appena avessi riaperto gli occhi.

 

Senza lasciare le sue labbra e cingendo il suo collo con le mani, tornai a distendermi sulla coperta, in modo che lui fosse sopra di me. Poggiò i gomiti ai lati della mia testa per sostenersi, poi si staccò da me, facendomi aprire gli occhi. Rise, e io attesi la sua frecciatina.

E questa sarebbe la tua risposta?

Zitto o ti faccio il bagno con il vino Malik

Gli risposi dopo aver alzato gli occhi al cielo, per infine tornare a baciarlo. Stava cercando di non pesarmi addosso, ma a me non interessava, adoravo ogni piccola sensazione di quel momento, le sue labbra sulle mie, il suo petto che si alzava e si abbassava, le sue mani tra i miei capelli, la semplice, leggera pressione che il suo corpo creava su di me.

 

Portai le mani verso il bordo della sua camicia, sfiorando la pelle e sentendo i suoi addominali contrarsi al passaggio dei miei polpastrelli, per poi passare ai bottoni. Le mani tremanti, gli occhi chiusi, e le labbra di Zayn ancora sulle mie di certo non aiutavano la mia concentrazione, ma in qualche modo riuscii ad aprirla del tutto, lasciando che lui la facesse scivolare prima da un braccio poi dall’altro.

La luce della luna lo rendeva inspiegabilmente ancora più bello, tanto che mi pareva quasi un peccato impedire ai miei occhi di vederlo.

Separammo di nuovo le nostre labbra, e Zayn si inginocchiò, le gambe ognuna ai lati del mio corpo. In un breve istante, il mio maglioncino era poggiato a fianco della sua camicia, mentre le sue mani sapientemente abbassavano le spalline del mio vestito. Avevamo entrambi il respiro corto e il battito del cuore accelerato.

 

Era come un sogno, io e Zayn, insieme, solo io e lui. Alzai il bacino in modo da poter togliere il vestito, poi lasciai che anche lui togliesse i pantaloni. Tornò a sfiorare le mie labbra con le sue, per poi tracciare il percorso dalla bocca, al collo, il petto, fino al seno ancora coperto. Mi guardò malizioso ancora una volta, per poi lasciare che le sue mani andassero sulla mia schiena a giocare con il ferretto. Avevo i brividi, forse anche di freddo, ma la mia mente recepiva solamente l’immagine di Zayn, incapace di tradurre in sensazioni comprensibili tutto ciò che non lo riguardava.

 

Bastò un altro paio di movimenti che rimanemmo completamente esposti l’uno all’altra. Lo baciai ancora, per inebriarmi nuovamente del suo gusto e della sua immagine, mentre le nostre mani vagavano per i nostri corpi, e lentamente apprendevano ogni piccolo centimetro di carne che trovavano. I nervi di entrambi erano tesi in uno sforzo per mantenere il controllo di noi, goderci quella prima volta come fosse per entrambi un’esperienza speciale ed unica, utilizzando il piacere dell’altro come fonte del proprio. Ci muovevamo insieme, tra i respiri affannosi provenienti da entrambi, entrambi accomunati dallo stesso desiderio e dallo stesso piacere. Riaprii gli occhi, tornai a guardarlo, e la vista di quel suo viso così perfetto, gli occhi chiusi, le labbra semi aperte, quasi in estasi, mi diede il colpo di grazia.

 

Ci vollero diversi minuti prima che ci riprendessimo e ci rendessimo conto della situazione e ciò che era appena successo, ma ormai era notte fonda e nessuno dei due aveva la forza di reagire in qualche modo. Zayn mi passò l’intimo e la sua camicia, rimise boxer e pantaloni, poi portò la seconda coperta sopra a entrambi, e solo in quel momento mi accorsi che quasi battevo i denti dal freddo. Mi avvicinai e lo abbracciai stretto, beandomi del calore che come sempre emanava. Zayn in risposta mi lasciò un bacio sui capelli.

Ti amo piccola” mi sussurrò intrecciando le gambe alle mie e portando le braccia attorno al mio corpo.

Ti amo Zeze” replicai allo stesso modo, stringendomi ancora un po’ a lui.

Fu l’ultima conversazione che ci scambiammo, prima che il suo respiro si facesse più tranquillo e il suo corpo si abbandonasse al sonno.

 

Cercai di imprimere definitivamente la sua voce nella mia mente, guardando e riguardando la scena di poco prima, di Zayn che cantava. Anche dopo parecchio tempo e associandolo solo a un ricordo, tornarono a formarsi quei brividi che avevo provato la prima volta che l’avevo sentito. Era incredibile, quella sua voce. Avrebbe fatto carriera, venduto album in tutto il mondo, avuto milioni di fan. Sorrisi al pensiero, quello Zayn silenzioso e solitario che scalava le classifiche diventando l’idolo di milioni di persone su tutto il pianeta, poi il sorriso morì sulle mie labbra: ma in tutto quel mondo così incredibile, avrei davvero avuto la forza di immaginare un posto per me? Cosa c’entravo io in tutto questo? Io ero solo una ragazza di Newcastle con una famiglia rompiscatole e il sogno di viaggiare per tutto il mondo, non poteva esserci posto anche per me nel suo sogno. E di certo non potevo essere io a fermare quel suo sogno così ambizioso eppure così vicino a realizzazione per lui. Ma non potevo pensarci in quel momento, non potevo rovinare quella notte così perfetta con quei pensieri. Riaprii gli occhi e grazie a quel suo volto così pacifico, ritrovai la tranquillità, la calma per finalmente spegnere la mente e dormire.

 

Sabato, 23 agosto

 

Lexie… Hey piccola dormigliona

La voce di Zayn e le sue carezze mi strapparono al sonno, ma tenni ostinatamente gli occhi chiusi. Ero distesa al suo fianco, la testa probabilmente poggiata sulla sua spalla; mi sfiorò la fronte con un bacio, poi riprese a parlare.

Guarda che lo so che sei sveglia, è inutile che fai finta di dormire” disse, e si sentiva chiaramente che stava sorridendo. Lo zittii con uno “Shh”, poi mi strinsi ancora a lui: era fin troppo comodo per lasciarlo andare. Zayn, sicuramente scuotendo la testa, si arrese, tornando ad abbracciarmi e intonando nuovamente la stessa melodia che aveva cantato la sera prima, poi fece una pausa, per infine borbottare un’ultima frase.

Se potessi, starei qui per sempre Lex

 

 

Tommo’s Corner:

Heyla!! Nuova settimana, nuovo capitolo… Vi aspettavate di meglio? Io sono un po’ scettica, non sono sicura sia il migliore che ho scritto… Ma siete voi il pubblico, quindi mi rimetto a voi per la decisione finale :)

Ecco, più che altro spero di essere riuscita a mantenere il rating che avevo scelto all’inizio di questa storia e… Beh, questo.

E niente, mi piacerebbe sapere che ne pensate :)

Un bacio,

-S

P.S. : Grazie Curly_crush e Dance2798 per aver recensito lo scorso capitolo, siete fantastiche, grazie grazie grazie :)

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Capitolo 9
*** Summer Love ***


THE TIME OF OUR LIVES

- A Zayn Malik fan fiction –

 

 

Capitolo 9

Summer Love

 

Martedì, 9 settembre

 

Con un altro sospiro, presi un nuovo paio di pantaloni e lo ripiegai per metterlo nella valigia. Non riuscivo a crederci, ma stavo veramente facendo i bagagli per tornare a casa, quelli erano i miei ultimi giorni a Brighton, i miei ultimi giorni da animatrice, i miei ultimi giorni con Zayn. Deglutii e soppressi il nodo che avevo in gola, battendo un paio di volte gli occhi per evitare che la vista si rendesse sfocata. Mancava un giorno alla mia partenza, anche se sapevo che non me ne sarei resa conto fino alla fine. Con Zayn avevamo abbandonato ogni tentativo di nascondere la nostra relazione, tutti avevano ormai capito che stavamo insieme, sebbene non tutti apprezzassero; ma io e lui lo ripetevamo spesso, non ci importava delle opinioni degli altri, volevamo stare insieme e questa era l’unica cosa importante. Cosa importante che minacciava di sgretolarsi di lì a ventiquattro misere ore, pensai con una fitta al cuore.

 

Ho bisogno di vederti Zayn, riesci a raggiungermi in camera? Poi possiamo andare a fare colazione insieme x

Gli scrissi di getto, senza nemmeno immaginare che avrebbe potuto essere ancora nel mondo dei sogni, dato che non erano nemmeno le sei del mattino e il sole doveva ancora sorgere. Un paio di minuti e la sua risposta arrivò: “Stavo proprio pensando a te, mi vesto e ti raggiungo piccola x

Quel suo essere così presente nella mia vita, quel suo sempre cercare di accontentarmi rendevano le mie idee ancora più confuse. A lui, ovviamente, non avevo detto nulla delle idee che ormai da giorni navigavano nella mia mente, riguardo alla nostra relazione, al suo futuro, a quello che sarebbe successo da lì in poi. Io tornavo a Newcastle, lui tornava a Bradford. Cosa ci sarebbe rimasto? Messaggi, e-mail, lettere, chiamate… E io sentivo di avere ancora bisogno di lui, della sua presenza fisica; sentivo che delle lettere, parole che mano a mano avrebbero potuto perdere il proprio senso, non avrebbero potuto colmare il vuoto lasciato dalle sue braccia, dalle sue labbra, dal suo respiro assieme al mio.

 

Non appena il mio telefono squillò, mi fiondai fuori dall’edificio, per lanciarmi tra le braccia di Zayn. Inspirai a fondo il suo profumo, per poi riaprire gli occhi e sospirare. Più la mia partenza si avvicinava e meno riuscivo a stare lontana da lui. Sentii gli occhi prudere, pizzicare, come se dovessi cominciare a piangere da un momento all’altro, e dovette notarlo anche Zayn, perché mi sorrise e mi sussurrò

Passeggiata?

Passeggiata

Gli risposi, mentre lui circondava le mie spalle con un braccio. Ci incamminammo verso la spiaggia, più vicini possibile, eliminando ogni spazio che avrebbe potuto esserci tra di noi. Il sole sarebbe sorto di lì a pochi minuti, in una vista che tutti mi avevano descritto romantica fino a mozzare il fiato, il che di certo non faceva che peggiorare la mia situazione.

 

Quest’estate è stata magica

Sospirai abbracciandolo un po’ più stretto, sperando che i ricordi dei mesi trascorsi eclissassero il nodo di sentimenti che provavo in quel momento.

A me lo dici, sono venuto qui pensando di morire dalla noia e ho trovato te. Sei tu la magia di quest’estate Lex

Alzai lo sguardo su di lui. Mi stava sorridendo, come solo lui poteva fare, ma c’era qualcosa in quell’espressione, qualcosa che mi disse che almeno in parte doveva aver capito il mio stato d’animo. Tutto d’un tratto, fui più propensa a provarci, a tentare di mantenere la relazione, cercare il più possibile. Perché per quell’estate, lui era stato non solo il mio ragazzo, ma anche il mio punto di forza, di riferimento. E non l’avrei mai dimenticato. Con lui avevo condiviso tutto, non solo sul piano fisico: avevo parlato con lui delle mie paure per il futuro, che era completamente sconosciuto per me; avevo raccontato a lui dei litigi e i problemi con la mia famiglia; lui aveva ascoltato le mie lamentele sul lavoro e mi aveva coccolata quando avevo bisogno di staccare ed essere, per una volta, al centro dell’attenzione.

 

Tu a Bradford, io a Newcastle… Saremo così lontani…

Le strade sono state asfaltate e le rotaie sono piuttosto sicure, sai; credo di potermi abbassare a usare i mezzi pubblici… E comunque, la tecnologia aiuta in questi casi, non credi?

Sospirai. Perché lui era così ottimista, mentre io riuscivo solo a vedere il lato negativo di qualsiasi cosa? Sarebbe arrivato a promettermi che mi avrebbe scritto una lettera per ogni giorno dell’anno? Sarebbe arrivato a giurarmi che ci saremmo sentiti per telefono ogni sera prima di dormire? Sarebbe arrivato a dire che ogni weekend avrebbe preso il treno da Bradford a Newcastle, solo per vedermi? Una relazione del genere non funziona nemmeno nei film, figuriamoci se io potevo anche solo permettermi di avere la più minima speranza di farla funzionare.

 

Lexie guardami. Ascoltami bene. Qual è la cosa più importante?

Lo guardai: la risposta era nei suoi occhi, in quello sguardo che lasciava intendere che per lui in quel momento esistevo solo io. E capii, anche se mi ci volle un po’, che era lo stesso per me.

Noi due

Esatto. Noi. Io e te. Chi se ne frega degli altri. Chi se ne frega della distanza. Chi se ne frega se dovrò vendermi un rene per te. Se tu credi che ne valga la pena, io sarò disposto a farlo

Era rassicurante, sentirlo parlare così. Ed era proprio quello il motivo per cui non avevo voluto metterlo al corrente delle mie idee, perché ero sicura che in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a convincermi, o per lo meno a farmi posticipare il momento di affrontare la realtà.

 

L’alba davanti a noi era qualcosa di inverosimile, colorava il cielo e il mare in una maniera unica, sfumature che si riflettevano qua e là, un gioco meraviglioso di luci e ombre, che arrivava a colpire anche i nostri volti, rendendo quello di Zayn così perfetto da farmi perdere qualsiasi facoltà di creare un pensiero negativo. Rimasi a guardarlo per alcuni minuti, rapita dai suoi occhi e quelle ciglia incredibilmente lunghe, dalle sue labbra e quelle guance che solo chiedevano di essere accarezzate, quel viso che mi aveva catturata fin da quel primo giorno. E lui rimase con me, a guardare me nello stesso modo, come fossi anche io, come lui, un’opera d’arte.

 

Torniamo su dai

Mi riscosse, lasciandomi un bacio quanto più delicato potesse sulle labbra e intrecciando la sua mano alla mia. Mi accorsi di quanto stupida fossi, a pensare al futuro quando l’unica cosa che dovevo fare il quel momento era godere del presente, del nostro amore, di Zayn.

Solo se mi porti in groppa

Dissi, saltandogli sulla schiena e baciandolo sul collo. Lui tentennò appena sotto il mio peso improvviso, poi si stabilizzò e prese a ridere.

Devo anche farti da cavallo adesso scimmietta?

Mi chiese, prendendo a correre verso il ristorante e ignorando le mie preghiere di essere messa giù, dato che io stavo solo scherzando.

 

Come al solito, mangiammo con calma al suo tavolo, poi uscimmo per un’altra passeggiata. Avevo esaurito il mio compito come animatrice, ma dovevo comunque utilizzare buona parte della mattinata per sistemare nei magazzini tutti gli attrezzi e gli strumenti, che sarebbero stati chiusi fino all’estate successiva.

È bello stare un po’ da soli vero? Di solito a quest’ora sei già circondata da marmocchi di ogni genere

Cominciò Zayn portando una mano sulla parte bassa della mia schiena, facendomi rabbrividire. Mimai la sua mossa, per poi allungarmi e lasciargli un bacio sulla guancia.

Mmh non ancora, di solito sono con te a fare colazione a quest’ora, marmocchio

Ahah ma come sei divertente oggi bambina. Che ne dici di andare a nasconderci? Così se non ci trova nessuno possiamo stare qui per sempre

Mi propose, con quella sua espressione a cui sapeva che non sarei riuscita a dire di no. Intrecciammo le mani, poi scappammo verso il boschetto dietro ai campi da pallavolo, dove ogni tanto avevo nascosto il forziere delle cacce al tesoro. Arrivammo senza fiato, ma cominciammo a ridere non appena fummo in grado di recuperarne un po’.

 

Ti ricordi la prima volta che ci siamo visti?

Intendi quando ti sei lasciata buttare in piscina vestita?

Gli feci la linguaccia e lo colpii su un braccio. In effetti era stata quella nostra prima vera interazione, lui che si accorgeva che io lo stavo fissando e mi sorrideva, un istante prima che io finissi rovinosamente in piscina.

No, intendo quella sera, quando tu hai fatto lo scorbutico. Volevo tirarti uno schiaffo sai?

Ma va? Quasi non l’avevo capito da solo. Io invece volevo solo che te ne andassi, perché mi ero già sorbito abbastanza animatori fastidiosi. E ora guardami, non riesco a starti lontano

Non riesco a starti lontano. Mi fece male quella frase, mi entrò dentro e lì rimase, zittendomi. Non riesco a starti lontano. Quanto era dolce detto dalle sue labbra e con la sua voce. Sospirai voltandomi per trovare un posto decente dove sederci, ma Zayn circondò il mio corpo con le braccia e poggiò la testa sulla mia spalla, di modo che il suo petto fosse in completo contatto con la mia schiena.

Mi ricordo ogni nostra prima volta Lex, e le ripeterei tutte anche solo in questo momento. E sai perché? Perché ti amo Lexie, e comunque vada, quest’estate è stata fantastica, la migliore estate della mia vita

Mi sussurrò all’orecchio, facendo accelerare il battito del mio cuore. Mi voltai, presi il suo viso tra le mani e poggiai le labbra sulle sue, in un bacio lungo, perfetto in ogni piccolo aspetto. Lo baciai con foga, mi godetti quel bacio, e tutti quelli che ci scambiammo da quel momento in poi, come fosse mia unica fonte di sostegno e sostentamento. E forse lo era davvero.

 

Quando infine decidemmo di tornare verso la civiltà, Zayn era quasi riuscito nel suo intento, farmi dimenticare tutto quel che di negativo poteva accadere. Ma non potevano, quelle idee, allontanarsi troppo dalla mia mente. Non potevo abbandonare quel pensiero che mi aveva martellato da giorni in un battibaleno. Zayn riprese a cantare, come faceva sempre quando era allegro o voleva condividere con me un sentimento positivo, e tutta quella messinscena di felicità mi crollò addosso, quella bolla in cui Zayn era riuscito a chiudermi scoppiò, lasciando posto solo a quella ormai familiare sensazione che per il suo futuro non fossi abbastanza. Era come un angelo, continuava a cantare a mezza voce, fermandosi ogni tanto per lasciarmi un bacio sulla testa.

 

Ci avevo provato, avevo davvero provato a sbarazzarmi di quei pensieri e quelle sensazioni. Ma niente: proprio come le nuvole che nuovamente minacciavano il cielo di Brighton, anche i miei occhi ripresero a pizzicare. Rabbividii, di freddo, di tristezza; era come se il tempo fosse collegato al mio stato d’animo, come se quelle nuvole e quel freddo fossero davvero solo la metafora di quello che provavo io dentro. Fermai Zayn, incrociai il suo sguardo, che d’un tratto si era fatto più cupo, più preoccupato. Dovevo farlo.

Zayn” cominciai, ma fui interrotta da un mio singhiozzo.

Non credo di voler sentire quello che stai per dirmi Lexie

Io ti amo – ripresi facendomi forza, seppure le lacrime già rigavano il mio viso – ma non potrà mai funzionare

Lui chiuse i pugni e contrasse la mascella. Cercava di rimanere tranquillo, probabilmente, di non farsi sopraffare da quello che stava provando.

Se lo vogliamo, può funzionare” disse, ma anche il suo tono era rotto, come se volesse, senza successo, convincere anche se stesso.

No invece! Saremo troppo lontani, finiremo col diventare estranei, non funzionerà!

 

Continuavo a puntare sul motivo della distanza, pur sapendo che la mia ragione era un’altra: lo avrei solo allontanato dal suo sogno, se fossi rimasta tra i piedi. Non me lo sarei mai perdonato. E lui aveva il diritto di coronare il suo sogno, proprio come io avevo il diritto di realizzare il mio, e viaggiare intorno al mondo. Il suo destino era ovvio, chiaro più del sole, Zayn sarebbe diventato un cantante, quello show l’avrebbe reso popolare e anche lui avrebbe girato il mondo con i suoi concerti e la sua voce, avrebbe incontrato i suoi milioni di fan, avrebbe cantato con le star più famose. Ma noi non avremmo potuto esserci. C’era un lui, e forse, da qualche parte, come fan e come ex, c’era anche un io. Ma non ci sarebbe stato un futuro noi. Battei gli occhi per non perdere completamente la sua immagine da davanti a me, per non lasciare che le lacrime lo offuscassero del tutto. Avevo bisogno di continuare a guardarlo, mancava troppo poco alla nostra separazione definitiva. Deglutii, cercando di inghiottire il nodo che sentivo in gola.

 

Non puoi dirmi che è finita, non può finire così Lexie” disse, quasi supplicando, per poi accarezzare la mia guancia e asciugare parte delle lacrime che ormai cadevano ininterrottamente sul mio volto.

Guardati Lex, non lo vuoi nemmeno tu. Ti conosco, lo vedo. Io ti…

No, no ti prego non continuare. So quello che vuoi dire. Ma non funzionerà mai Zayn, lo capisci o no? Noi… Siamo troppo diversi, non possiamo andare avanti così, io ho bisogno di qualcuno che ci sia sempre!

Feci leva perfino su di me, sul mio egoismo. Fui costretta a incrociare le braccia al petto, tanto forti erano i brividi che mi scuotevano. Volevo credergli. Una parte di me, neanche immaginavo quanto grande, voleva che credessi a lui, ma la mia mente continuava a mostrarmi solo quanto lo avrei ostacolato con la mia normalità. Prese la mia mano, la fece combaciare con la sua, poi la strinse, senza darmi la possibilità di sfuggirgli.

 

Alexis, io… Non voglio sentire quello che stai cercando di dire. Ascoltami senza interrompermi, per favore. Io ti amo. E lo so, lo vedo nei tuoi occhi che anche per te è lo stesso. E allora perché non dovrebbe funzionare scusa? Non proveniamo da mondi diversi. Ci vogliono meno di tre ore da Bradford a Newcastle. Quanto spenderei, non m’interessa. E soprattutto…

Basta! – urlai – No Zayn. Non cercare di convincermi. No, no, no! Ti prego.

Fu il mio turno di supplicare. Non ce la facevo più, ero scossa da brividi e singhiozzi, tanto da faticare a respirare, a tratti. Allentò la stretta alla mia mano, fino a lasciarla del tutto. Io in risposta, mi costrinsi a calmarmi, fino a stabilizzare la voce, per poi riprendere a parlare.

Quest’estate è stata perfetta. Tu sei stato perfetto. Ma non c’è spazio per uno sviluppo. Non possiamo farcela Zayn. Sii realista, ti prego. Non cambierei quello che c’è tra noi per niente al mondo. Ti amo, e questo non lo dimenticherò mai, né mai lo cancellerò dal mio cuore. Ma basta ti prego.

 

Zayn mi guardò, sconfitto, con quello sguardo che ogni volta mi faceva dubitare che fosse davvero nel mio stesso mondo, poi abbassò gli occhi fino a guardarsi le scarpe.

Quindi… Vuoi davvero finirla qui.

Mi vietai di tentennare, spostai lo sguardo verso un punto indefinito oltre a lui. Nella mia mente, seppure sfocata da ciò che stavo provando, c’era la sua immagine come cantante affermato, c’era lui che per la prima volta cantava davanti a me, quella sera in agosto, c’era il suo volto stampato su tutte le riviste. Nuovamente avvertii il bisogno urgente di piangere.

Sì. Mi dispiace Zayn

Promettiamoci una cosa almeno: che ci ricorderemo quest’estate. Qualsiasi cosa succeda

 

Continuava a essere il solito Zayn di sempre, quello Zayn che non sarebbe riuscito a dirmi di no, il che rendeva tutto ancora più difficile. Non resistetti, lo abbracciai nascondendo la testa sul suo petto, anche se lui di primo impatto non ricambiò il gesto; piano piano però, alzò le braccia e mi chiuse a sua volta in un abbraccio, poggiando la testa sulla mia. Fu il nostro ultimo momento insieme, eppure fu anche quello più dolce, quello che più mi rimase impresso. In quel momento, in quell’ultimo momento che condividemmo, dopo tutta un’estate, mi sentii legata a lui come mai prima.

 

L’amore di un’estate, l’estate più bella della mia vita; e un sentimento, nonostante la separazione, destinato a rimanere con me per sempre.

 

Tommo’s Corner:

*si asciuga gli occhi con un fazzolettino*

Salve a tutti…

Io… Non so cosa dire, se non che mi dispiace di aver pubblicato così in ritardo.. È passato tantissimo tempo da quando ho pubblicato lo scorso capitolo, ma spero che non abbiate dimenticato la mia piccola completamente… E soprattutto spero di non aver causato nessun tuffo al cuore o cose del genere… Siamo all’ultimo capitolo ormai, manca solo l’epilogo e poi questa storia sarà finita completamente…

 
Non sapete quanto sono triste, ma allo stesso tempo mi rende orgogliosa, questa mini long. Per la prima volta, nonostante i ritardi, sono contenta di una storia nel suo insieme, sperando di non rovinare tutto con il prossimo capitolo.

È un finale… Boh, ho cercato di addolcirlo almeno un pochino, ho cercato di renderlo sopportabile… Ma starà a voi decidere se è adatto.
 

Io… Okay, lo ammetto, mi sto facendo trascinare dalle emozioni. Però vorrei ringraziare tutte voi lettrici (e tutti voi lettori, non si sa mai). E lo faccio ora per non dover lasciare un papiro alla fine dell’ultimissimo turno di pubblicazione.

Grazie se avete letto anche solo un capitolo. Grazie se eravate qui nel lontano febbraio, quando ho pubblicato il primo, e siete ancora qui ora, che siamo agli sgoccioli. Grazie se vi siete uniti nel tempo. Grazie se avete cominciato oggi, e l’avete letta tutta d’un fiato per vedere se davvero era all’altezza, e spero di aver soddisfatto le aspettative. Grazie se l’avete recensita, una volta o ogni capitolo. Grazie se deciderete di recensirla ora. Grazie se l’avete inserita tra le preferite, le ricordate o le seguite o pensate di farlo in questo momento. Grazie se semplicemente l’avete letta, per puro interesse artistico o per amore verso quel ragazzo d’oro che è Zayn Malik.

Grazie grazie grazie, ognuno di voi ha posto un sorriso sulle mie labbra e vi sono grata.

 Oggi sono emotional, spero non vi dispiaccia troppo :)

Questa storia è dedicata a un’amica, una ragazza che ha sempre troppo poco tempo per leggere, ma che adora Zayn e indovinate un po’, si chiama Alessia (qualche somiglianza?). Questa storia la giudico il mio miglior lavoro, e quello più… Ordinato e pensato finora. E spero che anche a voi dia l’idea di qualcosa di caro e valevole del vostro tempo :)

Grazie ancora e un abbraccio,

-S

P.S. : anche se ho scritto questo papiro in questo capitolo, prometto che l’epilogo arriverà ad ogni modo, non andate via, non è ancora del tutto finita questa storia!

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Capitolo 10
*** Back for you ***


THE TIME OF OUR LIVES
- A Zayn Malik fanfiction -
 
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Epilogo
Back for you
 

E così eccomi qui, un anno e un paio di mesi dopo l'inizio della più bella estate della mia vita, a guardare il nulla davanti a me, il mare che  oggi ha assunto il colore tetro del cielo, grigio plumbeo.
Ho un lavoro vero, ora, non un contratto stagionale. Lavoro part time in un asilo, continuo a voler girare il mondo, continuo a non averne la possibilità, ma sto aspettando di raggiungerla. Studio lingue, nel frattempo, ho troppo poco tempo libero, una vita sociale ridotta al sabato sera e la compagnia di sempre, nonostante qualcuno si sia perduto in giro per il Regno Unito e l'Europa, ma sono abbastanza contenta così.
Zayn... Quando ci siamo separati, l'estate scorsa, gli avevo chiesto di non scrivermi più, io stessa mi ero sforzata di non cedere alla tentazione. E ci sono riuscita: non lo sento da quasi un anno, seppure ogni tanto faccia capolino nei miei pensieri, seppure tante cose mi ricordino di lui, della sua voce, della nostra estate.

Oggi sono venuta qui,a Brighton, per motivo davvero stupido, una speranza che, ora che ci rifletto, è proprio vana.
Sono entrata nella reception del villaggio turistico che per un paio di mesi era stato la mia casa questa mattina, ho suonato il campanellino per essere accolta da un "spiacente signorina, siamo al completo per questa settimana ma... Lexie!". Era Eddie, promosso quest'anno, non più animatore, al collo una catenina con una fedina e 'Julie' scritto su di essa. Ha trovato la sua metà, ed io sono quasi sicura che sia la nostra ex collega.
Mi sono trovata chiusa in un abbraccio, poi, subito dopo essermi liberata, gli ho posto la fatidica domanda, gli ho chiesto dei Malik.
"Credevo che tu e lui andaste ancora forte, ma evidentemente no... Trisha e le ragazze hanno passato una settimana qui ai primi di agosto, poi sono tornate a casa per non so cosa... Ma dimmi un po' dai, che fai di bello ora?" Mi ha chiesto, ma il mio cervello era già da un'altra parte.
Pur sentendomi in colpa, ho liquidato Eddie e sono tornata verso la spiaggia, dove sono ora.

Riprendo in mano la borsa, cerco nuovamente ciò che mi ha spinto a venire qui, la busta bianca che mai mi sarei aspettata di ricevere, poi, appena la trovo, torno a fissarla.
Il timbro postale reca il nome di una piccolissima cittadina in Cheshire, Holmes Chapel. Eppure il nome del mittente mi ha fatto perdere un paio d'anni di vita, anche se forse avrei dovuto aspettarmelo, da lui.
Zayn Jawaad Malik.
Accarezzo il nome prima di voltare la busta e aprirla, tocco con i polpastrelli l'inchiostro nero con cui l'ha scritto, e mi sento davvero stupida. Come posso provare certe sensazioni al solo contatto con del semplicissimo inchiostro? Ne tiro fuori la lettera, quella lettera che mi ha fatto tanto pensare a quanto mi sbagliassi, mentre dicevo che le parole col tempo avrebbero perso il loro significato; è arrivata ieri, questa lettera, e io l'ho quasi consumata a furia di rileggerla. E ad ogni lettura il mio cuore accelera, la vista diventa più sfocata, ma un sorriso fa capolino sulle mie labbra.

"Cara Lexie,
Nemmeno immagini da quanto tempo io voglia scriverti questa lettera e poi inviarla, spero che questa volta sia quella buona, spero di riuscire a inviarla e che tu la legga prima di strapparla in mille pezzi e farci coriandoli e... Cosa sto dicendo.
Lo vedi? Siamo in parti opposte dell'Inghilterra, eppure l'effetto che mi fai mi ha raggiunto anche qui. Colpa tua Lex. Colpa delle tue labbra, che mancano assurdamente alle mie. Colpa di quello che abbiamo passato insieme, che mi tortura qualche notte, quando mi tornano in mente tutti i nostri momenti e la sensazioni che provavo quando eravamo insieme.
Continuo a sentirmi uno stupido, ti scrivo questa lettera e tu magari hai già puntato avanti, non sono nemmeno sicuro se tu sia ancora in Inghilterra o abbia deciso di inseguire il tuo sogno.
Io, dal canto mio, ci ho provato davvero sai?  Ho deciso di chiudermi in camera, durante quei weekend in cui la stazione di Bradford era così invitante, quando il treno che da Bardford portava a Newcastle mi chiamava come il fiore un'ape, chiudermi in camera e provare fino allo svenimento, finché le mie sorelle non battevano sui muri per farmi smettere. Poi, a luglio, ho finalmente partecipato alle audizioni di Xfactor, e sorprendentemente, sono passato, tutti i giudici hanno detto sì.
Bootcamp è stato abbastanza divertente, a parte quando abbiamo dovuto ballare... Che vergogna. Ma mi sei venuta in mente tu, e mi è venuto in mente  il nostro tango e il disastro che abbiamo fatto, e quella volta che mi hai graziato, quel venerdì prima di andare in spiaggia. Simon Cowell in persona è venuto a cercarmi. Mi sono sentito allo stesso tempo orgoglioso, perché significa che si ricordava di me, e imbarazzato a morte, per il ballo e perché ha voluto che rientrassi a ballare. Almeno mi ha detto che ho talento...
Per questo quando non hanno chiamato il mio nome alla fine del bootcamp mi è caduto il mondo addosso. Credevo fosse finita, credevo di dover tornare a casa, solo, il mio sogno in pezzi; credevo che avessimo sacrificato quello che avevamo per niente, perché lo so, ho capito benissimo che lo facevi per me. E ho sempre pensato che non avresti potuto fare scelta più stupida, Lex, ma ho deciso di rispettarti, fare come dicevi tu, perfino cercare, inutilmente, di dimenticarti.
Comunque, tornando a me, poi mi hanno richiamato sul palco, con altri quattro ragazzi. Ci crederesti mai, se ti dicessi che ora sono in una boyband? Non cominciare a ridere, non siamo della stessa pasta dei BackStreet Boys o dei Take That, anche se ci piacerebbe un giorno arrivare a quel livello. Per ora siamo solo cinque ragazzi, andiamo abbastanza d'accordo, il ballo non è la strada verso il successo per nessuno di noi, ma ci stiamo godendo le nostre esperienze e... Questo, insomma. Siamo andati alle Barbados, a casa di Simon Cowell, abbiamo provato e riprovato e alla fine ci siamo esibiti di fronte a Simon, che ci ha scelto tra i gruppi che porterà fino ai live shows, che cominceranno a settembre.
E qui arriva il bello, non so come spiegarlo, non so come dirtelo, non so. Ma... Non sarebbe male, se venissi al primo live. Non posso obbligarti a venire, né tanto meno a incontrarmi, ma se vuoi, nella busta infilo di nascosto due braccialetti che ti permetteranno di entrare e sederti dove sono le famiglie, potrai trovare Waliyha e vedere quanto è cresciuta, e magari anche conoscere altra gente e... Non lo so, la decisione è tua, scimmietta.
Ma se anche non ti vedrò al liveshow, sappi che non mi arrenderò facilmente, tornerò a cercarti, tornerò per te.
Sei stata la mia estate migliore, Lex, e quell'estate, non vedo l'ora che ricominci.
Hai un po' di tempo per decidere, ma spero di vederti al primo live show.
Con affetto,
Zayn
PS: i ragazzi vorrebbero conoscerti, ma se qualcuno di loro ti si avvicina troppo, li faccio volare ;)"

Sorrido ancora per l'ennesima volta a quell'ultima frase, segno della sua gelosia, che ancora sopravvive. Mi faceva sempre ridere, quando faceva questi discorsi, è bello sapere che li fa ancora.
Tiro fuori dalla busta i due braccialetti di plastica che recano la data del 5 settembre. Uno è blu, l'altro giallo. Il mio accompagnatore, già lo so, sarebbe mia madre, a cui per prima devo la decisione di andare a Brighton e conseguentemente l'aver conosciuto Zayn, che lei vuole conoscere a tutti i costi, dato che sa di lui solo quel poco che le ho raccontato io. Ma lei non ha ancora letto questa lettera, lei non sa dei liveshows o dell'offerta di questo bravo ragazzo che canta e disegna e ha avuto una relazione con la sua bambina. E io non so cosa fare, speravo che tornare qui, dove tutto è cominciato, mi aiutasse, neanche fossi in un film. Speravo che tornare simbolicamente da lui, nel desiderio inutile di trovarlo qui, mi avrebbe chiarito le idee.

Invece mi ritrovo sulla spiaggia, a nascondermi più stretta nella mia felpa, a guardare la gente e le corriere che ogni tanto passano di lì, proprio come lui faceva l'anno scorso, sospirando. Le note di Let me love you, come a farmi uno scherzo di pessimo gusto, risuonano nella mia mente, lasciandomi un'amara sensazione di vuoto.
"Londra non è poi così lontana Lex" mi scopro a sussurrare a me stessa e al vento, sfilando una sigaretta dal pacchetto e portandola alle labbra.


Tommo's corner:
Heyla!!
Dopo mesi, e dico mesi, che l'avevo promesso, ecco l'epilogo di una delle mie storie preferiteeee!!
Sono stata impegnata con un'altra storia, nell'attesa dell'ispirazione per questo ultimo capitolo, ma alla fine ce l'ho fatta :)
Vi piace come epilogo? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Beh, per me è un giusto epilogo, indovinate voi se la nostra Lexie andrà o non andrà a Londra ;)
E niente, grazie di aver letto e avermi aspettato, i ringraziamenti sono tutti nelle note dello scorso capitolo, non vi annoierò ancora, e... Basta.
Spero vi piaccia il banner, è una creazione di Nanek per questa storia... 
E... Basta, un bacione grande grande,
-S




 

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