Aspettando Ron

di _Miwako_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Prima parte - Abitudini ***
Capitolo 3: *** Parte seconda - Rompere le abitudini ***
Capitolo 4: *** Parte terza - Sguardi scaltri ***
Capitolo 5: *** Parte quarta - Cambiare amicizie ***
Capitolo 6: *** Parte quinta - Tendenze gelose ***
Capitolo 7: *** Parte sesta - Eventi inaspettati ***
Capitolo 8: *** Parte settima - Illusioni spezzate ***
Capitolo 9: *** Parte ottava - Confessioni ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Disclaimer: questa fanfiction è una traduzione

Disclaimer: questa fanfiction è una traduzione. L’autrice è Pegleg ed il titolo originale è ‘Waiting for Ron’. I personaggi di seguito elencati appartengono a J.K. Rowling.

 

Prologo.

 

“Lascia perdere! Vado a dormire.”

Cosa?!” chiede Ron, apparentemente sorpreso.

“Ho detto, vado a dormire” rispondo, questa volta più chiaramente, prima di girare i tacchi e dirigermi verso il dormitorio delle ragazze, nella mia stanza. Non ho bisogno di voltarmi per vedere l’espressione attonita sul volto di Ron. So che c’è. Perché non ho mai avuto bisogno di scappare per prima da un nostro bisticcio.

Ma il fatto è che non posso rimanere ancora qui, comunque non stasera. Sette anni di tutto ciò ed ancora non siamo venuti a capo di niente. Qualche volta ci si sente semplicemente stanchi.

Sono stanca di bisticciare. Stanca delle lacrime. Stanca di stare qui ed aspettare che Ron mi dia almeno un indizio.

Sono solo stanca.

Cammino fino alla mia stanza per poi trovare Grattastinchi accoccolato sul mio letto, che dorme profondamente. Dormire. In questo momento suona benissimo.

Se solo qui fosse facile farlo. E’ difficile dormire senza sognarlo. Ma forse non è più così terribile, ora che ho la stanza tutta per me e qualsiasi cosa io sogni rimane con me, solo con me. Al contrario di tutti, Ron non si era ancora accorto dei miei sentimenti verso di lui, ma io non sentivo affatto il bisogno di parlargliene.

Grazie tante, Lavanda e Calì.

Dopo essermi cambiata ed essermi lavata i denti (che posso farci? I miei genitori sono dentisti. E’ difficile perdere le vecchie abitudini), mi infilo nel letto, spostando un non troppo felice Grattastinchi dal suo angolo verso il centro del materasso. Provo ad accoccolarmi tra le lenzuola, per dimenticare questa serata, ma alla fine solo il mio corpo è nel letto, mentre la mia mente ripercorre continuamente quegli eventi.

Stavamo bisticciando, come al solito. A volte non ricordo nemmeno per cosa litighiamo, ma questa volta l’ho in mente abbastanza chiaramente.

Ron aveva sentito qualcosa che mi aveva chiesto Justin Finch-Fletchley e domandato cosa avrei risposto. Ora, ovviamente tutti sanno che avrei gentilmente declinato l’invito (non ho idea del perché quel ragazzo abbia provato comunque a chiedermelo. Tutti sanno che mi imbarazzano troppo questo tipo di cose), ma non pensavo di dover dare a Ron alcuna spiegazione. Così come lui non vuole rivelarmi mai niente, non ha ragione di voler venire a sapere i miei affari personali.

Io, ovviamente, gli avevo detto così, ma lui non sembrava averla presa molto bene. Per qualche motivo eravamo finiti in una strana conversazione, e Viktor era stato menzionato… di nuovo. Noi siamo ancora semplici amici di penna, e Ron è ancora convinto che siamo coinvolti in una sorta di torbida relazione.

Così ho cercato di dirgli, nuovamente, che la ragazza vicino a Viktor in alcune foto che possiedo, è proprio la sua fidanzata, e non un astuto modo di distrarre l’attenzione dei media dalla nostra presunta passionale relazione (cioè, da notare cosa riesce ad inventarsi!), e lui ha cominciato a blaterare che un vero amico gli avrebbe detto cosa stava succedendo e che era soltanto preoccupato per me.

Ah! Preoccupato un corno! La verità è che non vuole che io stia con qualcun altro, che mi porti via da lui... non che lui comunque voglia stare con me.

Prendo un profondo respiro, cercando di sciogliere la tensione dal mio corpo. Mi sento un po’ meglio, ma non di molto.

Qualche volta, spero soltanto di dimenticarlo. Andare avanti e trovare qualcun altro, qualcuno che sia pronto ad impegnarsi. Tuttavia, abitudini prese in sette anni sono difficili da perdere.

Però, a questo punto lui fa qualcosa di carino. Come portarmi di nascosto qualcosa da mangiare in biblioteca quando ho fame. O prendermi in braccio facendomi girare quando è tutto felice di aver vinto una partita di Quidditch. O mandare Ginny nella mia stanza con del brodo di pollo quando sono malata.

E mi innamoro di nuovo.

Sono Hermione Granger, e vi do il benvenuto nella mia vita; tranquillamente e pazientemente (sebbene qualche volta, non poi così pazientemente) sto aspettando Ron.

 

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Capitolo 2
*** Prima parte - Abitudini ***


Disclaimer: questa fanfiction è una traduzione

Prima parte – Abitudini

 

“Hermione, voglio solo sapere cosa hai detto!”

Perché? Cosa importa?” chiedo, infuriata.

Perché sei mia amica. Voglio sapere cosa ti sta succedendo.”

“Quello che mi sta succedendo non c’entra niente con ciò che accade nella mia vita privata! Non ti devo dire tutto…”

Ma questo è quello che fanno gli amici!” replica lui. Ha il viso arrossato per la rabbia, i capelli scarmigliati per tutte le volte in cui vi ha passato le dita, furioso. In realtà, così è proprio carino… cioè, ehi, Hermione!

Non è certo il momento di pensare a queste cose.

“Ron, puoi dire onestamente che tu mi dici tutto?”

L’unica risposta è il silenzio.

“Forse dovrei andare a parlare con Harry…”

“No.” mi interrompe duramente, ed un mezzo sorriso compare sul mio volto. Lo sapevo!

“Ascolta. Tutti hanno i propri segreti. Ora, se io dico così, non è per farmi solo gli affari miei. Inoltre, andare a parlarne con qualcuno è troppo difficile e bisogna anche chiedersi se quel qualcuno è la persona giusta.

“Bene, se il problema è che volevi chiedere consiglio a qualcuno, perché non me lo hai detto e basta?”

“Non è questo il punto…”

“Giusto. Il punto è che, in quanto tuo migliore amico, penso di avere il diritto di sapere quando esci con qualcuno.”

“No, il punto è che devi levare il tuo stupido naso dai miei affari. E sì, ti dirò quando comincerò ad uscire con qualcuno, ma questo non significa che io ti debba parlare dei ragazzi che rifiuto.”

Il suo viso cambia improvvisamente, ed un sorriso trionfante prende il posto dell’espressione arrabbiata. “Quindi l’hai rifiutato?”

Tossisco, senza riuscire a credere alle mie orecchie. “Sei impossibile”, dico senza riuscire a pensare a qualcos’altro di meglio.

“Bene. Comunque, lui non era abbastanza per te.”

“Ah, sì, e tu chi saresti per deciderlo?” chiedo, indignata. Dove vuole andare a parare?

“Il tuo migliore amico, ecco chi.”

“Ma certo, però anche Harry è il mio migliore amico ma chissà perché non lo vedo che tenta di impicciarsi degli affari miei.

“Beh…” lui esita un momento, e quasi penso che mi voglia dire qualcosa di particolare, quando, “Harry ha altre cose per la testa.

Non posso negare la verità di questa affermazione. Ma sta ancora ficcando il naso dove non dovrebbe. Faticosamente, chiedo: “Perché ti preoccupa con chi esco?”

Rimane in silenzio per qualche istante, fissando i suoi piedi come se contenessero la risposta. “Non lo so. Lo faccio e basta.

Sospiro. “Beh, non penso comunque che questa sia una cosa molto buona.”

La rabbia comincia a montarmi dentro di nuovo. “A meno che tu non sia pronto a rivelare tutti i tuoi oscuri segreti, non puoi aspettarti che io sia sempre sincera con te.

Ma quello non era un segreto.  L’hai detto tu stessa” replica lui, tranquillamente. “potrei averlo saputo da chiunque.”

Ed allora perché non l’hai chiesto agli altri?” domando, nuovamente infuriata. E’ incredibilmente bravo a farmi arrabbiare.

“Perché sei bellissima quando sei arrabbiata,” dice lui, senza esitazione.

Cosa?” chiedo. Non sono sicura di aver sentito bene.

“Ho detto che sei bellissima quando sei arrabbiata” ripete, un sorriso compiaciuto che incurva le sue labbra, mentre fa un passo verso di me.

Quel movimento è così inaspettato, che mi sento come se fossi travolta da un vento fortissimo. Fa un passo più vicino, ed io arretro, senza capire cosa voglia dire con quell’osservazione.

“Arrossisci, il tuo torace si alza per l’energia che metti nel gridare… e vedo il fuoco nei tuoi occhi. Amo quel fuoco… quello che si accende solo quando sei veramente appassionata a qualcosa. E’ una delle ragioni per cui mi piace litigare con te.

Lui continua ad avvicinarsi, ed io continuo ad arretrare, finché la mia schiena non si scontra contro la parete. Mi sento come una preda in trappola, letteralmente. Eravamo qui, stavamo parlando normalmente… non ero preparata ad una cosa del genere. Non so cosa fare.

E’ per questo che sono così terribilmente geloso anche solo a pensare a te con qualcun altro oltre me”, conclude.

Cosa… cosa vorresti dire?” ritrovo vagamente me stessa, e lo chiedo timidamente, senza quasi credere che quella che ho sentito sia proprio la mia voce. Non è la voce di una diciassettenne, non è la voce di Hermione Granger, la Caposcuola, che ha affrontato i terribili, enormi mostri letali di Voldemort. No, questa è di qualcun altro. Di qualcuno che per la prima volta in vita sua non sa davvero cosa sta facendo. Ho perso il controllo.

“Voglio dire che mi piaci, Hermione. Voglio dire che mi piaci veramente. Tu sei tutto quello a cui ho pensato in questi anni, fino ad ora. Ho sognato tutto questo.”

E poi le sue labbra si posano sulle mie, in un bacio appassionato che mi fa quasi tremare. Questo mi permette di avere qualche attimo per pensare alla risposta, ma subito ho aperto gli occhi, intrecciando le sue mani con le mie, e baciandolo ancora più appassionatamente. E’ meglio di quanto avessi mai immaginato.

Le mie mani vanno a giocare con i suoi capelli, e accarezzano il suo collo, mentre lui mi stringe ancora di più. Ho aspettato sette anni tutto questo…

 

Beep beep beep

 

Apro gli occhi e spengo l’allarme della sveglia. Cerco di capire dove sono e mi ritrovo nel mio letto, sola, nella mia stanza.

Inciampo scendendo dal letto. Certe volte odio la mattina.

 

Considerando che è sabato, non c’è molta gente nella Sala Grande quando scendo per la colazione, cosa che comunque non mi preoccupa affatto. Mi piace stare un po’ da sola; specialmente quando ho un sacco di cose per la testa.

Dopo aver fatto colazione, vado in biblioteca con l’intenzione di studiare, anche se devo ammettere che mi sto soltanto nascondendo. Non me la sento di vedere Ron, adesso, e nemmeno qualcun altro. Il sogno di stanotte mi ha reso veramente inquieta. La conversazione immaginata era così reale… così simile a quella che abbiamo avuto ieri sera, ma terminata in modo decisamente diverso.

Essendo sabato, non devo preoccuparmi di avere intrusi nel mio piccolo mondo fino al tardo pomeriggio. Sia Ron che Harry saranno ad allenarsi a Quidditch fino ad allora.

“Quindi, sarebbe questo il posto in cui ti stai nascondendo.”

Credo di aver parlato troppo presto. “Chi ha detto che mi sto nascondendo?”

“Beh, il fatto che non ti vedo da tutto il giorno mi dice molto”, replica Harry, tranquillamente.

“Non è poi così strano…” comincio, ma lui mi interrompe.

“Ed anche il fatto che tu e Ron avete litigato di nuovo, ieri sera.”

“Non dovresti essere ad allenarti con la squadra di Quidditch?”

“Ho finito presto. E non tentare di cambiare argomento. Complimenti per lo sforzo, comunque. Allora, che è successo stavolta?”

“Sono sicura che Ron ti ha già detto tutto.”

“Quando Ron me ne ha parlato, credo si sia dimenticato apposta di dirmi che era in errore, cosa che comunque causa praticamente sempre i vostri litigi. Tutto quello che mi ha detto è che lo hai accusato di non rispettare la tua privacy.

Rido. “In un certo senso… ha semplicemente scoperto che Justin mi ha chiesto di uscire, e mi ha chiesto quale sarebbe stata la mia risposta. Ed io gli ho detto di non ficcare il naso nei miei affari.

Harry sospira. “Sarebbe stato così difficile dire semplicemente che hai risposto di no?”

“No, ma non è questo il punto. Il punto è che non è una cosa che lo riguarda.

“Sai benissimo perché l’ha fatto. Lui è soltanto…”

“Sì, lo so” dico, interrompendolo. Ho sentito tantissime volte questo discorso… tutte le volte che Harry ha cercato di fare da paciere tra noi. “Lo so che è solo geloso. Io lo so, tu lo sai, ma finché non lo capisce lui, non ho intenzione di essere io a mettere ordine nella sua mente. E’ la mia vita e sono i miei affari, e fino a quando lui non mi dirà chiaramente che vuole essere più di un amico, questa è la situazione.

“Ma andiamo, cerca di essere più sincera con te stessa!” dice lui, esasperato. “Perché non gli dici semplicemente come ti senti?”

“Perché probabilmente mi riderebbe in faccia.

“No, non lo farebbe”, replica Harry, calmo.

“Come lo sai? Harry, Ron non mi ha mai dimostrato che sono qualcosa di speciale per lui, a parte queste sue scenate di gelosia. Si diverte ancora con me, litiga ancora con me, cerca ancora di irritarmi, ma solo per divertimento. Lui… lui, semplicemente, non è ancora pronto per sapere come mi sento.

“Forse non è ancora pronto, ma sapere potrebbe renderlo pronto da sé. Lo farebbe riflettere, cercherebbe di capire. Non riderebbe… in realtà, probabilmente non saprebbe nemmeno cosa dire. Ma tutto questo andrà avanti per sempre se non ti decidi a dirgli qualcosa…”

“No, Harry, non glielo dirò.” dico con decisione, e sa che sono seria.

Sospira, e sembra voler lasciar cadere l’argomento, almeno per ora. “Volevo solo essere sicuro che stessi bene. Ron mi ha detto che te ne sei andata nel bel mezzo della discussione, cosa che solitamente non fai quando ti impunti, e lui ha pensato… che sarebbe stato meglio venire a cercarti.”

Quindi, sei venuto a controllarmi, perché lui era preoccupato per me, eh?” dico, amaramente. “perché non viene a cercarmi lui stesso?”

“Perché ha pensato che non volessi vederlo, dato che stamattina ti sei volatilizzata.”

Un’espressione colpevole compare sul mio volto, capendo cosa deve aver pensato. Deve aver creduto che lo odiassi, per sparire così.

“Ero solo stanca” dico, ed il tono della mia voce rispecchia perfettamente come mi sento. “litighiamo talmente tanto che a volte arrivo ad un punto che non riesco più a sopportare… tutto questo.”

Solo quando Harry mi abbraccia mi rendo conto delle lacrime che scendono dai miei occhi. Rimango a piangere appoggiata al suo petto per un po’, la frustrazione di tutti questi giorni pesanti che a poco a poco scivola fuori da me. Solo quando ho quasi smesso di piangere e tiro su col naso come una bambina mi accorgo che è arrivato qualcun altro nella stanza.

“Hermione, stai bene?” chiede Ron, esitante, rimanendo leggermente distante, probabilmente dispiaciuto di vedere che sono ancora qui a lamentarmi. Neanche un accenno di rabbia o gelosia nei suoi occhi, solo preoccupazione. Harry è l’unico ragazzo cui Ron permette di starmi così vicino, senza fare una scenata.

“Sto bene” rispondo, asciugando freneticamente le lacrime dalle guance e dagli occhi. Non voglio farmi vedere piangere da lui. “Sono solo un po’ stressata.

Non mi sembra convinto, ma non mi chiede altro. “Mi dispiace per averti assillato con quella storia di Justin. Avevi ragione, non sono affari miei.

Sorrido, nonostante una parte di me sappia che è stato Harry a dirgli di parlarmi così. “Allora, chi ti ha detto che l’ho rifiutato?” chiedo, deliberatamente.

Ron non vorrebbe dirmelo.

“Harry” dice, regalandomi un sorriso imbarazzato che mi fa immediatamente sentire le farfalle nello stomaco.

Lancio un’occhiata ad Harry, che ha l’aria colpevole. Una parte di me vorrebbe che tutto questo si concludesse.

“Ehi, non guardarmi così. Me l’ha chiesto prima che sapessi che voialtri stavate litigando proprio per quello.

“Oh, non provare a dirmi che non ci hai sentiti.” dico, scettica. Odio ammetterlo, ma sono ben consapevole che le discussioni mie e di Ron risuonano in tutta la torre di Grifondoro.

“Va bene, vi ho sentiti. Ma questo non significa che io sapessi per cosa stavate litigando. Tendo a non farci più caso.”

Questo, nonostante tutto, mi fa ridere. E mi fa sentire molto meglio avvertire questa… leggerezza… come se un peso se ne andasse.

Quando mi volto verso di lui, Ron mi porge la mano. “Amici?” chiede, come se mi stesse tacitamente chiedendo una sorta di tregua.

“Amici” rispondo, stringendo la sua mano, sperando che abbracciare lui sia facile come abbracciare Harry.

Ma sembra che lui mi anticipi, mentre mi avvolge in un inaspettato abbraccio. Mi tiene stretta tra le sue braccia e l’unica cosa che riesco a pensare è come tutto sembra decisamente migliore, con le sue braccia forti che mi sorreggono, il suo petto sotto la mia guancia… si sta facendo piuttosto caldo, qui, o sono io?

“Mi dispiace per prima” farfuglia, piano.

“Lo so”, sussurro.

E non so per cosa stavi piangendo, prima, ma sai che puoi venire da me quando vuoi, chiaro? Se hai bisogno di parlare o… di qualsiasi altra cosa.

“Sì, lo so”, pensando tuttavia che non è del tutto vero. Non posso andare da lui per qualsiasi cosa… non posso e basta.

“Bene. Perché odio vederti piangere.

Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenere una nuova ondata di lacrime. Sono le cose come queste… sono le piccole cose come queste che mi fanno sentire come se fossi ad un metro da terra. Ma sono anche le cose che mi fanno stare male… tutto allo stesso tempo.

 

E queste sono le cose che succedono sempre. Ron ed io che bisticciamo, e poi facciamo pace… bisticceremo di nuovo, e faremo pace di nuovo. Tutte le volte che avremo un litigio, non ci parleremo per un giorno o due… e poi faremo pace, come al solito.

Era normale. Era un’abitudine. Mi piacciono le abitudini. Sono qualcosa da cui puoi dipendere, aspettare. Si sa che con le abitudini non si sarà mai sorpresi di quello che verrà. Ed alla fine, tutto torna ad essere come è sempre stato.

Sì, mi piacciono le abitudini. Ma credo che tutti, a volte, abbiamo bisogno di un cambiamento…

 

 

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Capitolo 3
*** Parte seconda - Rompere le abitudini ***


Parte seconda – Rompere le abitudini

Parte seconda – Rompere le abitudini

 

 

Disclaimer: questa fanfiction è una traduzione. L’autrice è Pegleg ed il titolo originale è ‘Waiting for Ron’. I personaggi di seguito elencati appartengono a J.K. Rowling.

 

 

Come al solito, sono la prima ad entrare nella Sala Grande per colazione, questa mattina. Ron ed Harry hanno la fantastica abitudine di arrivare dieci minuti prima di entrare in classe, mostrare la loro faccia per cinque, per poi scappare in aula appena in tempo.

In realtà, lo trovo piuttosto divertente… a volte. Altre volte è discretamente irritante. Credo che dipenda dal mio umore corrente.

Mentre rimugino su questi pensieri, e su quale umore potrei essere oggi (se è una giornata divertente o irritante) riempio il mio piatto di cibo. Della frutta ed un muffin, forse solo una fetta di bacon…

“Buongiorno,Mione.” dice Ron, sedendosi accanto a me. ‘Mione? E questa da dove viene? Non mi ha mai chiamata così, prima.

“Ti sei alzato presto”, commento, guardandomi intorno nella Sala Grande. A confermare i miei sospetti che sono una dei pochi che si è alzata prima del tempo, è ancora abbastanza vuota; occupata soltanto da alcuni mattinieri come me.

“Avevo fame”, replica, indifferente, riempiendo il suo piatto con bacon, uova e salsicce, cosa che fa solitamente. Almeno qualcosa è normale. “Passami il sale, per favore.

Ha davvero detto quello che penso abbia detto? Da quando Ron usa le buone maniere? Normalmente si prende quello che vuole senza tanti complimenti.

“Certo, non c’è problema”, dico, porgendogli il sale mentre ancora continuo a guardarlo, curiosa.

“Grazie”, dice, prima di metterne abbondantemente sulle sue uova e prendendo una fetta di toast. Ne prende un morso, masticandolo lentamente come se prendesse tempo per sentirne meglio il sapore, prima di inghiottirlo. Poi, fa lo stesso con le uova. Per tutto il tempo continuo a fissarlo, chiedendomi da dove diavolo sia venuto fuori questo nuovo Ron.

“C’è qualcosa che non va,Mione?” chiede, guardandomi con espressione preoccupata. Non capisco fino a quando non mi rendo conto per quanto tempo l’ho fissato.

“No. Scusa”, dico, tentando di nascondere il mio imbarazzo. “sono solo sorpresa di vederti alzato così presto, ecco tutto.

Scrolla le spalle, continuando a mangiare. Non so cosa sia, ma c’è qualcosa di diverso in lui, stamattina. Ed intendo a partire dal fatto che si sia alzato così presto.

I suoi capelli sono ordinatamente pettinati ed i suoi vestiti sono lisci e puliti, non messi a casaccio come al solito. Non ha il solito sguardo sornione, piuttosto sembra incredibilmente sveglio e fresco. I suoi occhi brillano e sembra… eccitato? Non so nemmeno come descriverlo. Sembra solo diverso, cambiato. Come se fosse del suo umore migliore da… sempre.

“Sei sicura che non ci sia qualcosa che non va?” chiede di nuovo, dato che continuo a fissarlo.

“Te l’ho detto. Sto bene.”

“Allora, smettila di fissarmi. Mi sento come se mi stessi spogliando con gli occhi o qualcosa del genere.

Arrossisco tremendamente e mi volto verso il mio piatto. “Scusa”, farfuglio, tentando senza accorgermene di visualizzare un Ron svestito nella mia mente. Oh, dannazione! Perché si doveva per forza mettere a parlare di spogliarsi e quelle cose lì? Ma l’idea è incredibilmente attraente… NO! Ma smettila, Hermione.

“Dovresti veramente mangiare qualcosa,Mione. Lo sai quanto diventi scontrosa quando non fai una buona colazione.

Lo guardo a bocca aperta, di nuovo, e provo a dire qualcosa quando arriva Harry e si siede di fronte a noi.

“Buongiorno Ron, Hermione”, dice, mentre si siede e riempie il suo piatto. “ti sei alzato presto stamattina, Ron.

“Avevo fame”, ripete lui, prendendo ancora un po’ di cibo, e mangiandolo ancora in quel modo lento e tranquillo.

Arrivano le lettere e sono sorpresa di vedere che c’è una busta assieme alla mia solita copia della Gazzetta del Profeta. Pago il gufo per il servizio ed apro la lettera in fretta. Mi piace ricevere lettere. Riconosco immediatamente la calligrafia. E’ di Viktor.

 

Cara Hermione,

mi ha fatto piacere ricevere la tua ultima lettera. Ti ringrazio per i tuoi auguri riguardo all’imminente matrimonio tra me ed Eva. Le è piaciuto tantissimo il braccialetto che le hai mandato, anche se ‘è solo un oggettino senza pretese’. Era adorabile e ne è stata felice.

Prima che ti aggiorni dicendoti tutto ciò che è successo dalla tua ultima lettera, volevo chiederti se…

 

Che cos’è quella?” chiede Ron, vedendomi leggere.

“Una lettera”, replico, rimanendo volutamente vaga. Non voglio ricominciare a parlare di questo.

“Beh, questo l’avevo capito”, dice, roteando gli occhi. “da parte di chi?”

Sospirando, mi preparo psicologicamente alla litigata che ne verrà e rispondo, “Viktor.

Ron annuisce e continua a mangiare. Aspetto, pensando che forse l’idea non gli è ancora arrivata, ma non succede nulla.

“Mi hai sentito”, provo a ripetere. “è da parte di Viktor Krum.

“Sì, ti ho sentito”, replica, guardandomi per un momento più lungo del solito prima di tornare a mangiare.

E non hai intenzione di litigare con me per questo?”, chiedo, esasperata. Che sta succedendo?

“No. Non c’è niente di male se hai un amico di penna.

Rimango a bocca aperta per l’ennesima volta questa mattina. Guardo Harry, e lui si limita a scrollare le spalle e riprende a mangiare. Non riesco a capire come faccia a rimanere così calmo dopo aver visto questo. E’ semplicemente anormale. Chi è questo, e cosa ne ha fatto del mio Ron? Cioè, non il mio Ron… ma è chiaro quello che intendo dire, no?

“Cos’è questo improvviso cambio di atteggiamento? Due giorni fa, non avresti risparmiato i polmoni a forza di borbottare su questo.

“Beh,Mione. Credo che tutto quello che mi hai detto finalmente abbia raggiunto le mie orecchie”, sorride; un sorriso furbo e compiaciuto che nasconde qualcosa. E qualcosa di cui sono all’oscuro sta succedendo sicuramente.

E riguardo a questo ‘‘Mione’? Non mi hai mai chiamato così, prima”, chiedo, dopo una breve pausa di riflessione.

“Non lo so. Perché? Non ti piace? Pensavo ti si adattasse.”

“No, va bene. E’ solo diverso.”

Quindi, non ti dispiace se ti chiamo ‘Mione?” chiede, questa volta guardandomi attentamente, mentre attende una risposta.

Sospiro. “Se ti piace chiamarmi ‘Mione, Ron, va bene.

“Allora, tu vuoi che ti chiami ‘Mione?” chiede, quel sorriso compiaciuto che torna di nuovo. Non sono sicura di riuscire ad uscire da questa conversazione.

“Ron, chiamami come ti pare”, dico, stancamente. Mi sento come se avessi corso in cerchio.

“Okay, Mione”, sottolinea il mio nuovo soprannome come per fare il punto.

Continuiamo la colazione in religioso silenzio, finché Ron non si alza dicendo che deve cercare qualcosa in biblioteca prima di andare in classe.

Ron… in biblioteca? L’inferno si è ghiacciato e non sono stata informata?

Quando se ne è andato, mi volto di scatto verso Harry. “Che cosa diavolo ha oggi? Sembra così…” mi interrompo, cercando di trovare la parola giusta per descrivere il suo umore.

“Felice?” propone Harry, leggendo nei miei pensieri.

“Sì, ma anche qualcosa di più. Come esageratamente ed incredibilmente felice.”

Harry mi fissa… e ride.

Cosa?” chiedo subito. “cosa sai?”

“Non molto. Ron mi ha detto soltanto che ha fatto un sogno particolarmente bello stanotte. Ed a giudicare dal suo umore… doveva essere un sogno molto, molto bello.

Lancio un’occhiata al sorriso maligno di Harry e roteo gli occhi. “Oh, fantastico, Harry. Non avevo bisogno di saperlo.

“Ehi, tu mi hai chiesto quello che sapevo. Non dare la colpa al messaggero.

E riguardo all’andare in biblioteca? Cos’è successo?” dico, mentre mi alzo dalla tavola, pronta per cominciare a dirigermi in classe. Ficco la mia lettera dentro alla borsa, decidendo di leggerla dopo. Per qualche ragione, non mi interessa molto in questo momento.

“Questo, veramente, non lo so. Forse, Ron ha improvvisamente capito l’importanza dei suoi studi ed ha deciso di mettersi in pari.

Negli ultimi dieci minuti prima di entrare in classe? Non credo proprio. E’ semplicemente troppo strano.

“Ehi, non criticarlo”, dice Harry, scendendo accanto a me i gradini della scala che porta all’aula di Trasfigurazione. “Un calmo, studioso Ron è decisamente meglio di un arrabbiato e geloso Ron.”

Annuisco vagamente e mi preparo per la lezione. Ovviamente, Harry non pensa che questo nuovo cambiamento sia qualcosa di cui preoccuparsi. E credo abbia ragione. E’ meglio avere un Ron che finalmente accetta l’innocenza della mia amicizia con Viktor, piuttosto che urlarmi contro ogni volta.

Ma ancora non posso fare a meno di sentirmi un po’ triste per questa sua mancanza di interesse per la cosa; dato che lui non se ne preoccupa più. So che è ridicolo. So che non ha senso. Ma ad una parte di me piaceva quel Ron geloso. Almeno, potevo fingere che lui fosse interessato a me.

 

Il resto della giornata continua normalmente e quasi riesco a dimenticare gli eventi di questa mattina. Questo, solo finché Ron non mi chiede di aiutarlo con i suoi compiti.

“Ehi, Hermione, puoi darmi una mano con una cosa veloce?”

Che c’è, Ron?” chiedo, alzando lo sguardo dal volume extra di Trasfigurazione su cui sto lavorando. Che posso dire? Sono una so-tutto-io.

“Sto lavorando sulla lezione di Pozioni sulla Pietra del Fuoco, e non riesco a capire a cosa dovrebbe servire in questa pozione.

“Fammi vedere”, dico, sospirando, ma entrambi sappiamo che sono contenta di aiutarlo. Anche se odio ammetterlo, è anche vero che a tutti piace avere l’occasione di dimostrare la propria bravura in qualcosa.

Ron mi consegna il libro con uno strano sorriso, segnandolo alla pagina dove lui lo stava leggendo. Gli lancio un’occhiata curiosa, dato che ha un’espressione particolare, ma lui non dice niente. Guardo la pozione che Ron mi ha indicato, e capisco da dove spunta fuori quella sua espressione.

Pozione del Desiderio?!” leggo, quasi urlando. Questo causa un’occhiata da parte di Harry, che siede dalla parte opposta del tavolo, anche lui immerso nei suoi compiti. Si limita a scuotere la testa per poi tornare al suo lavoro. Volto di scatto il libro per vedere il titolo sulla copertina, La Delicata Arte delle Pozioni d’Amore.

“Ron, dove diavolo hai preso questo libro?”

“Dalla biblioteca” risponde, roteando gli occhi. “ho letto sul nostro testo scolastico che la Pietra del Fuoco viene prevalentemente usata per le pozioni d’amore e volevo fare un esempio. Ho pensato che questa pozione sembrasse interessante.

“Certo che lo sembra”, mormoro con un filo di voce, pensando che nessuno mi senta.

“Come hai detto?”, chiede Ron, ma dall’espressione sul suo viso capisco che sa benissimo cosa ho detto.

Riesco a sentire il rossore sul viso e le guance cominciare a scottarmi, e sul momento non riesco a dargli una risposta. Affondando il viso dietro al libro, leggo le pagine che descrivono la pozione più in dettaglio. Malgrado il… ehm… promiscuo scopo della pozione, mi ritrovo piuttosto affascinata da tutti i… risultati che questa dovrebbe offrire. E’ un po’ complessa, in più di un modo.

“Allora?” chiede Ron, dopo qualche minuto.

“Eh?” mormoro, dimenticando momentaneamente quello che era inizialmente il mio compito.

“La Pietra del Fuoco…” risponde, interrompendosi, ed aspettando che io dica qualcosa sull’argomento.

“Giusto”, dico, avvampando di nuovo e guardando il libro. Se solo non fosse così carino con quel sorriso, non mi preoccuperei di essere arrossita tanto.

“Beh” comincio, dopo un po’. “qui dice che la Pietra del Fuoco è l’ingrediente che causa il desiderio tra i due individui.

Quindi, provoca attrazione fisica?”

“Beh, sì e no”, dico. Maledetto rossore! In questo momento, odio le mie guance. “è quello che causa al destinatario della pozione… ecco… il desiderio… nei confronti del creatore della pozione.

E che quindi, li rende passionali”, dice, ed ha ancora quel sorriso.

Roteo gli occhi e gli restituisco il libro, un po’ forzatamente. “Sì, ma non so quanto questo possa servirti per la lezione, Ronald.”

Lui ride. “Già, non vedo l’ora di vedere cosa dirà il vecchio Piton di questo.

Dopo aver dato ancora un’occhiata agli ingredienti della pozione, mi chiede di nuovo.

E l’acquolina? A cosa serve?”

“Quella serve per accertarsi che il destinatario sia attratto dalla persona giusta.”

“Okay, grazie,Mione”, dice, tornando al suo lavoro.

“Sai, avresti potuto benissimo leggerlo da solo”, commento. “tutte le informazioni di cui hai bisogno sono elencate lì, di fronte a te.

“Sì, ma non volevo proprio perdermi quel tuo bel rossore che ti è rimasto in viso per cinque minuti interi.

Rimango a bocca aperta per qualche istante, di nuovo, prima di voltarmi; Harry ride. Come ha potuto umiliarmi in quel modo! Ma ha detto veramente che il mio rossore è bello?

Oh, sta’ zitta, stupida coscienza, voleva solo prenderti in giro di nuovo.

Dannazione. Se solo non fossi innamorata di questo stupido idiota.

 

**

 

Eccomi con il secondo capitolo tradotto. Mi dispiace che abbiate dovuto attendere, ma ho deciso di postare i capitoli tradotti ogni volta che l’autrice ne posta uno nuovo, visto che è comunque una fanfiction in prosecuzione anche in originale. Spero che questo vi piaccia.

Ringrazio coloro che hanno commentato il primo capitolo (e tra parentesi rispondo alle domande): daffydebby (ecco la risposta alla tua domanda^^ Non so quanti capitoli saranno, posso solo dirti che in originale finora siamo a quota quattro), Emma, **** (sono d’accordo con te, anche se non hai messo il nickname^^”), capitan valechan (l’autrice, quando ha detto il pairing, ha messo in chiaro che si tratta di una Ron/Hermione con una piccola Harry/Ginny ^_-), Sara.themyth!, Serry_Black (chiedo venia per questi errori di grammatica, farò più attenzione U_U” E sì, anch’io ho pensato al fatto che ha Hogwarts non ci sono sveglie, ma chiamiamola licenza poetica, come dici tu^^”), Hermione Weasley, Sanae Nakazawa.

Grazie a tutti, veramente! ^_^

A presto.

 

Miwako

 

 

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Capitolo 4
*** Parte terza - Sguardi scaltri ***


Parte terza – Sguardi scaltri

Parte terza – Sguardi scaltri

 

 

Mi sveglio con un balzo quando l’allarme della sveglia interrompe il mio sonno. Mi sono tormentata (comunque, potreste anche dire beata) tutta la notte con sogni pieni di pozioni del desiderio ed immagini piuttosto spinte di una certa testa rossa che tutti conosciamo; pensieri che non dovrebbero passare per la testa della Caposcuola di Hogwarts.

Stiracchiandomi, cerco di cancellare queste immagini dalla mente, sapendo che potrebbero rendere la mia giornata estremamente imbarazzante. Ma, anche se ci provo, le immagini rimangono. Merlino, non potrò guardare di nuovo Ron normalmente!

Dopo essermi fatta la doccia ed aver indossato la poco gradevole divisa di Hogwarts (non sarò la più femminile delle ragazze, ma un po’ mi preoccupo anch’io del mio aspetto), scendo riluttante verso la Sala Grande. Mi ritrovo a sperare che sia vuota come al solito, così avrei tempo sufficiente per scacciare i miei sogni ad occhi aperti senza interruzioni. Finché non andranno via, non ci sarà modo di combatterli, no?

Ma evidentemente non posso essere così fortunata, perché quando arrivo nella Sala Grande vedo che Ron è già lì, che si sta servendo la colazione. Controllo l’orologio per capire se sono arrivata al mio solito orario, ma sono in anticipo, il che significa che Ron è assurdamente in anticipo.

Beh, suppongo che questo sia meglio dei sogni ad occhi aperti, essere in compagnia della persona che mi piace nella realtà. Ed arrivano quelle immagini spinte…

Mi prendo un attimo per ricompormi, attraverso la sala e mi siedo accanto a lui.

“Il tuo stomaco ti ha svegliato di nuovo?”,  chiedo fastidiosamente, sorpassandolo un momento per un toast.

“Uh?”, fa lui, apparentemente sorpreso di vedermi vicino a lui. Evidentemente, non mi ha vista entrare. “Oh, ehi, Hermione”, dice poi, con un leggero sorriso. “ho pensato che mi sarei svegliato comunque, così ho pensato di venire a mangiare qualcosa.”

La sua voce mi giunge stanca, e mi preoccupa. “Stai bene, Ron?”

Sorride di nuovo, questa volta un po’ più allegramente. “Sì, è solo stata una nottata un po’ irrequieta. Hai mai passato delle notti in cui non riesci a smettere di pensare? Tenendoti sveglia tutto il tempo?”

“Continuamente”, rispondo, piano. La maggior parte del tempo penso a te, aggiunge il mio cervello, come se già non lo sapessi. Questa sarebbe un’ottima occasione per svelare il segreto, giusto?

“Beh, è stata una di quelle notti.”

“A cosa hai pensato?”, chiedo, prendendo un piatto con un po’ di frutta e cominciando la colazione.

Rimane in silenzio per un minuto, ed io lo guardo per capire cosa blocca la sua risposta. La sua faccia è diventata stranamente rossa ed i suoi occhi sono fissati sul cibo del suo piatto, evitando il mio sguardo.

“Oh, niente di particolare. Ero solo preoccupato per la scuola e le materie, credo. Sai, con i M.A.G.O. di quest’anno e tutto il resto.

Non gli credo neanche per un secondo. C’è una ragione per cui non mi guarda negli occhi, e non si tratta dei compiti.

Deve essere una ragazza.

Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Ron deve aver trovato qualcuna che gli piace e che ovviamente ricambia perché, voglio dire, che problemi ci sono a innamorarsi… e si sposeranno ed avranno un mucchio di bambini, se la stazza della famiglia di Ron non inganna, ed io rimarrò qui in un angolo, sola, senza nessuno.

Sento le lacrime che vogliono uscire ma riesco a respingerle con uno sforzo. Decidendo che il silenzio è durato troppo e che ho bisogno di dire qualcosa, deciso di fingere di credere alla sua scusa.

“Non so se questo possa esserti di consolazione, ma non preoccuparti troppo per la scuola. Sono sicura che ti andrà tutto bene.

Lui mi lancia un’occhiata e sorride. Oh, quel sorriso. Quel sorriso che non sarà più riservato solo a me, d’ora in poi.

Credo di sentirmi male.

“Grazie,Mione. Significa molto, dato che viene dalla strega più brillante della scuola.

Ed i suoi nomignoli da animaletto non aiutano affatto! Devo uscire di qui!

Mi alzo dalla tavola, cosa che mette Ron in allarme. “Che c’è?”, chiede.

“Io… ehm… mi sono accorta di aver dimenticato una cosa nella mia stanza”, rispondo, pensando velocemente. “credo che andrò a prenderla, ci vediamo in classe.

Ma non hai ancora mangiato”, protesta. Che cosa diavolo sta succedendo a questo ragazzo ed alla sua improvvisa attenzione alle mie abitudini alimentari?

“Non ho fame. Ci vediamo in classe”, ripeto, ancora più velocemente, e me ne vado prima che lui trovi il tempo di dire qualcos’altro.

Nella mia stanza, mi butto a pancia in giù sul letto. E nemmeno i miei sogni possono fermare le lacrime.

Passo il resto della giornata ad evitare Ron come meglio posso. Ovviamente, ci incontriamo in classe, ma non è una situazione in cui possiamo parlare molto. Passo il pranzo in biblioteca e vado a cena tardi, dopo che Harry e Ron sono andati all’allenamento di Quidditch.

Così adesso, eccomi, seduta in Sala Comune come faccio praticamente ogni sera, un libro aperto sulle ginocchia; comunque, mi accorgo di non riuscire a concentrarmi molto. Veramente, sto cercando di pensare a qualsiasi cosa, che non abbia a che fare con le stravaganze di Ron.

Almeno stavo riflettendo su qualcosa, ricordando tutti i momenti della nostra ultima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, quando Harry e l’oggetto dei miei pensieri passano attraverso il buco del ritratto.

I suoi stivali e l’orlo dei suoi vestiti sono incrostati di fango, mentre il resto della divisa è leggermente bagnata della pioggia che sta scendendo, fuori. Il suo viso è un po’ sporco ed i suoi capelli sono arruffati per il lungo volo.

E’ incredibilmente carino.

Si guarda attorno nella stanza, mi vede e mi lancia un sorriso radioso, venendo nella mia direzione.

“Ehi”, dice, di fronte a me.

“Ehi. Com’è andato l’allenamento?” Personalmente, non ho proprio capito l’ossessione che hanno per questo gioco. Se Harry e Ron non giocassero in squadra, probabilmente non mi dispiacerebbe. Ma sono i miei migliori amici… quindi, va bene così.

“Bene. Molto freddo, ma bene.”

“Fantastico”, dico, sorridendo, un po’ assonnata. Rimaniamo entrambi in piedi ed immobili per un momento (beh, lui sta in piedi ed io seduta, ma sapete che intendo) e ci fissiamo, e nessuno dei due dice nulla. E’ nei momenti come questi che mi piacerebbe sapere cosa gli passa per la testa.

“Allora… ehm… prima di andare, vuoi giocare a scacchi, o qualcosa del genere?”

Mi mordo il labbro inferiore, riflettendo, ma alla fine decido di rifiutare. Non ho voglia di giocare, adesso.

“Veramente, non me la sento molto, stasera, Ron. Inoltre, ho ancora da fare tutti questi testi. Ma sono sicura che Harry può giocare.

Credo di vedere una specie di guizzo di disappunto nei suoi occhi, ma se ne va subito. “Hai ragione. Lo chiederò a lui”, dice, voltandosi e dirigendosi verso il dormitorio maschile.

Sono dispiaciuta di aver rifiutato, ma non potevo proprio farlo, adesso. L’ultima cosa di cui ho bisogno è impazzir per ogni singolo sorriso che so non mi appartiene e sapere che non ho nessuna possibilità… con uno come lui.

Dopo un po’, Harry e Ron tornano indietro nella Sala Comune e si immergono nel gioco. Per qualche ragione, non posso fare a meno di guardarli.

Ron mi lancia un’occhiata di tanto in tanto, ed anche questa volta tento di ricacciare indietro le lacrime, senza motivo. Deve pensare che sia impazzita, per starmene seduta qui a fissarlo per tutto il tempo, ma non riesco ad essere razionale, non riesco a guardare altrove.

Lui si volta verso di me ed i nostri sguardi si incrociano per un breve attimo. Presto, la sua attenzione viene catturata di nuovo dal gioco, ed io continuo a guardarli. Harry mi lancia un’occhiata una o due volte, chiedendosi probabilmente come Ron se sono diventata pazza per fissarli in questo modo. Sorride e mi fa un cenno, prima di ritornare al gioco.

Sono molto assorta, infatti, sono così impegnata a fissare la partita che non noto Ginny accanto a me.

Hermione?”

Smetto di guardarli ed alzo lo sguardo verso di lei, l’espressione del suo viso che mi fa capire che deve avermi chiamato un mucchio di volte prima che rispondessi.

“Ehi, Ginny. Che c’è?”, chiedo, con aria innocente. Non ci casca.

“Stai bene, Hermione? Ron mi ha detto che sei corsa via a colazione e non ti ha visto fino in classe, e non eri nemmeno a cena…”

“Sono venuta a cena; ero solo un po’ in ritardo”, dico, sulla difensiva. Forse un po’ troppo, dato che il mio tono astioso sembra accentuare l’interesse di Ginny, cosa che non va affatto bene. Ginny è l’unica persona da cui devo veramente proteggermi. Posso fingere piuttosto bene con Harry e Ron, ma Ginny è brillante. Lei nota le cose.

Sospiro. “Sto bene, okay? Sono solo successe… delle cose… mi sento solo come se certe cose mi fossero sfuggite di mano”, dico, finalmente.

Lei si siede vicino a me. “Va bene, ti ascolto.

Passo le mani sul viso, stancamente. Come posso iniziare questa conversazione?

Ginny”, comincio, dopo un po’. “non hai notato qualcosa di strano, in Ron, ultimamente?”

“In che senso?”, chiede.

“Oh, non lo so. Solo il modo in cui si comporta. Come se ci fosse qualcosa che non mi dice. E studia di più, e si alza presto. E’ semplicemente diverso. Non è lui. Non abbiamo mai passato una settimana intera senza litigare!”

Hermione, ti manca litigare con mio fratello?”, chiede, sarcasticamente, e le lancio un’occhiataccia, zittendola, chiedendole di abbassare la voce.

“Non è questo il punto, e lo sai.”

Va bene, va bene. Stavo scherzando. Quindi, Ron si sta interessando di più ai suoi studi. Che c’è di male?”

“C’è qualcosa di più”, esclamo, più esasperata di quanto volessi sembrare. Sospiro. “Solo… guardalo. Cos’ha di diverso? Hai vissuto con lui per tutta la vita; dovresti riuscire a comprenderlo.

Ginny si prende un momento, per lanciare un’occhiata a dove il fratello sta giocando a scacchi con Harry. I due adesso sembrano immersi in una fitta e silenziosa conversazione. Ogni tanto Ron porta lo sguardo nella nostra direzione, per poi rivolgerlo velocemente intorno alla stanza, e tornare al gioco ed alla conversazione.

La tensione nel corpo di Ron è evidente, emana frustrazione da ogni gesto. Allo stesso tempo, ha ancora quell’espressione stanca, mentre sulla faccia di Harry c’è qualcosa come dispiacere e complicità nei suoi confronti. Di tanto in tanto, il viso di Ron diventa concentrato e la conversazione appena sussurrata aumenta. Ma poi l’espressione stanca ritorna, Ron si sistema sulla sedia, ed un altro sguardo veloce arriva nella nostra direzione.

“Sembra proprio che abbia bisogno di un po’ di sano sesso”, commenta Ginny, dopo qualche minuto di osservazione.

Ginny!”, esclamo, incredula. Eccole… le immagini spinte di Ron mi tornano in testa. Ora, perché questa ragazza doveva venire qui e dire queste cose?

Cosa? Oh, andiamo, Hermione. E’ un ragazzo diciassettenne. Sai benissimo che ci pensa praticamente la metà di un giorno, e probabilmente la maggior parte della notte”, dice, con un sorriso malizioso.

“Sì… beh…”, comincio, ma le parole mi muoiono in gola. Prima che possa raccogliere le idee, Ginny parla.

“Una cosa è certa, sta guardando verso di noi terribilmente spesso.

“E’ perché ci siamo messe a fissarlo per cinque minuti interi. Probabilmente, si starà chiedendo quale diavolo è il nostro problema.

“No”, mi corregge Ginny. “intendevo dire che sta guardando verso di te terribilmente spesso.”

“Cos… ma… cioè… non mi starai dicendo che…”

Hermione, mi piace pensare di conoscere mio fratello. Ed il modo in cui sta guardando qui… lasciami dire che non sta guardando me, okay?”

“No, Ginny. Ti sbagli.”

Perché mi deve torturare in questo modo? Lei sa come mi sento.

Ron… lui… non prova quello che dici, per me.

“Beh, ma questo spiegherebbe tutto, no? L’alzarsi presto, perché così può fare colazione con te. Lo studio improvviso… chi altri si potrebbe preoccupare del suo rendimento se non tu, ed al massimo, la mamma? E quella cosa che non ti vuole dire… forse, è esattamente la stessa cosa che tu non gli hai mai detto.

“No, Ginny. Veramente, ti sbagli. Ron non prova niente, per me. E’ il mio migliore amico, e basta. Lo so.”

“O forse fai semplicemente finta di essere cieca come fa lui.”

Per qualche ragione, quello che mi ha detto fa accelerare il battito del mio cuore. Mi guarda, implorandomi di crederle. Ma non posso. Semplicemente, non posso. Perché se finisco per crederci veramente, e lei si sbaglia… non potrei sopportarlo. Non potrei convivere con tutte quelle emozioni. Sarebbe troppo.

“Pensaci.”

Non rispondo perché non voglio darle l’idea di accettare, anche se so che ci penserò comunque, che io voglia o no. Dopo un po’ si alza, e capendo che voglio rimanere sola, si dirige verso il dormitorio femminile.

Mi siedo meglio, con lo sguardo puntato, come prima, attraverso la sala, verso il punto in cui i miei sue migliori amici stanno giocando. Ron alza lo sguardo per un attimo, mi vede, e mi regala un sorriso pigro prima di tornare al gioco.

Non ci posso credere, Gin. Semplicemente, non ci posso credere.

 

**

Terzo capitolo sfornato! ^_^

Volevo fare un piccolo annuncio per i lettori de ‘L’ultima metà del cielo’: mi scuso per il clamoroso accumularsi del ritardo del tredicesimo capitolo, ma quest’anno a scuola abbiamo il trimestre, perciò gli scrutini si stanno avvicinando a passi veramente enormi, per cui in questo periodo sono impegnatissima. Sembrerà strano, ma nei pochissimi momenti liberi che mi rimangono trovo più facile e veloce tradurre ^_^” A parte questo, credo di poter dire con sicurezza che aggiornerò la fanfiction entro questa settimana. Il capitolo è quasi pronto, manca veramente poco. Perciò, abbiate pazienza e non abbandonatemi, please ._.

Agli altri lettori chiedo scusa per la comunicazione di servizio e rimando al prossimo capitolo [che, come al solito, posterò quando Pegleg avrà postato il quinto].

Ovviamente, ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno commentato *_*:

Sanae Nakazawa, daffydebby, Hermione B, Miciamao, Hermione Weasley, capitan valechan, Emma, Elly, sissichi, cioccorana, Hermione Jane Granger, Ikki della fenice.

A presto! *_*

 

Miwako

 

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Capitolo 5
*** Parte quarta - Cambiare amicizie ***


Parte quarta - Cambiare amicizie

 

Parte quarta - Cambiare amicizie

 

 

Ho provato a non pensare troppo a quello che Ginny ha detto più di una settimana fa. I giorni sono trascorsi come al solito, a parte la nuova abitudine di Ron di alzarsi presto e fare colazione con me. Abbiamo parlato un po’ di tutto, dalla scuola al Quidditch (comunque, è stato Ron quello che ha parlato di più, mentre io ho imparato una o due cose sullo sport).

Queste mattine cominciano a piacermi più di ogni altra cosa, avere un po’ di tempo noi due da soli. Lui mi sorride, quel sorriso che continua a mandarmi in agitazione. Poi arriva Harry, e devo lottare per evitare di arrossire completamente, mentre lui si introduce in quella specie di momenti ‘privati’ che in realtà non sono niente di speciale.

Ma per me, significano qualcosa di più. Ed improvvisamente mi rendo conto che sto diventando troppo affezionata e troppo velocemente. Non so che cosa farò per evitare di cadere in questo circolo vizioso senza fine…

Poi, mi accorgo che è arrivato il fine settimana, il fine settimana ad Hogsmeade. Scendo le scale verso la sala comune, un mantello pesante ed una sciarpa in mano, sapendo che nel momento stesso in cui uscirò dalle porte del castello, il freddo pungente mi colpirà. In fondo alle scale, trovo Ron seduto sul divano davanti al fuoco, e mi lascio cadere accanto a lui.

“Pronta ad andare?”, mi chiede, quando mi siedo.

Dov’è Harry?”, domando, guardandomi intorno pensando che forse non l’ho visto.

“E’ già uscito. Con Ginny”, aggiunge, dopo un momento.

“Oh”, dico, sorpresa. Ho la mente svuotata. “Vuoi dire che…”, mi interrompo quando Ron annuisce in segno di conferma, “… e ti va bene?”

Lui scrolla le spalle e sono quasi sicura che la cosa non lo entusiasmi poi molto, ma che non ha nemmeno intenzione di opporsi.

“Penso di sì”, risponde, “cioè, voglio dire, se deve proprio succedere, suppongo che sia meglio con il mio migliore amico. Lui è decisamente meglio di tutti gli altri tipi con cui si è messa, e mi fido di Harry più di me stesso, quindi perché non di mia sorella?”

Scuoto la testa, divertita ancora una volta dai cambiamenti che sono avvenuti in Ron.

“Sei cresciuto molto”, dico, arrossendo a causa delle contraddizioni che questa affermazione potrebbe avere. Non che lui non sia cresciuto anche sotto quel punto di vista, ma sono sicura che non c’è bisogno che lo sappia.

Lui ride. “Non essere così frettolosa. Ho solo detto che accetto la cosa, non che mi piace.

Ridacchio anch’io, felice che il momento non sia sfociato in modo imbarazzante come avevo immaginato.

“Beh, penso che a questo punto ci siamo solo io e te”, dico, cercando di cambiare argomento.

“Già. Pronta?”

Annuisco e percorriamo i corridoi fino alle porte d’ingresso del castello. Coprendomi con il mio mantello invernale, la sciarpa, i guanti ed il cappello, spero di stare abbastanza calda e comoda quando usciamo dalla porta.

Il freddo colpisce il mio viso, ma non sembra riuscire a penetrare gli strati spessi di vestiti che sto indossando. Perfetto.

Mi volto quando sento una risatina dietro di me. Alzo lo sguardo per vedere Ron, vestito soltanto di un mantello leggero, che cerca di smettere di ridere.

Se mi è permesso chiederlo, che cosa c’è di tanto divertente?”, chiedo, inarcando leggermente le sopracciglia. Come osa ridere della sottoscritta?

“Sei fortunata che non stia piovendo, fuori, o potresti congelarti. Sembri una caramella imbottita con tutta quella roba addosso.

Schiocco la lingua e gli lancio un’occhiata torva. So che non è molto adulto da parte mia, ma non posso certo sopportare una cosa del genere!

“Prendo freddo facilmente, okay? Non puoi capire. I ragazzi sono sempre caldi.”

“Uhm. Allora, forse dovresti venire qui sotto il mio mantello, e potremmo stare al caldo insieme.”

Ron!”, esclamo, sorpresa. Non può certo essere serio. Beh, una parte di me spera che lo sia.

“Stavo solo scherzando”, replica, alzando le mani in segno di resa, “comunque, è sempre divertente vedere la tua espressione.”

Lo colpisco sul braccio, guardandolo di nuovo in modo torvo. Stupido ragazzino che gioca con i miei sentimenti e nemmeno se ne accorge…

Camminiamo per il resto della strada in un tranquillo silenzio. Presto arriviamo al villaggio e proviamo a decidere dove andare prima.

Che ne dici di andare ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra?”, suggerisco. Non riesco ad immaginare niente di meglio di una burrobirra tiepida per sfuggire a questo freddo.

Annuisce e riprendiamo a camminare. “Solo, fammi un favore. Se vedi Harry e Ginny insieme, oggi, non dirmi niente.

Sorrido ed annuisco. Entriamo ai Tre Manici di Scopa ed ordiniamo da bere. Quando arrivano, controllo dentro al mio portafoglio, cercando qualche spicciolo, ma Ron mi blocca.

“Non ti preoccupare. Li ho io.”

Provo a protestare, ma lui non vuole saperne. Non so come reagire alle azioni di Ron, ma non voglio rimuginarci troppo sopra. E’ solo un amico che offre da bere ad un’amica, niente di più. Comunque, è piuttosto difficile far capire al mio cervello di smettere di pensare.

Dopo un po’ di tempo passato semplicemente a sorseggiare le nostre burrobirre, decido di rompere il silenzio.

“Grazie per avermi offerto da bere”, dico, dato che non mi viene in mente nient’altro.

“Di niente”, sorride, e di nuovo sono colpita da quando è carino il suo sorriso. Credo che non me ne stancherò mai.

Finiamo di bere, parlando del più e del meno. Non riesco a pensare ad un'altra volta in cui ho parlato con Ron tanto come ho fatto questa settimana, senza mai essere sola, senza Harry che tenta come al solito di tirare avanti la conversazione. Eccetto forse il periodo tra il quarto ed il quinto anno, non siamo mai stati soli, io e Ron, per tanto tempo. Mi piace.

“Allora, dove vuoi andare, adesso?”, chiede.

Mi mordo il labbro inferiore. “Beh, c’è una libreria all’angolo…”, dico, innocentemente. Lui ride. Una risata di cuore che mi fa venire anche a me voglia di ridere dalla gioia, soltanto per quel suono; tuttavia, faccio finta di niente.

Va bene… andiamoci. Non capirò mai come riesci a leggere tanti libri ed a non avere la mente che scoppia di informazioni. Dovresti già considerarla sufficientemente piena.

Arriviamo dentro e facciamo un giro, ed io mi ritrovo già assorta in una moltitudine di volumi. Adoro persino l’odore dei libri, è una cosa triste? E’ che c’è qualcosa di questo odore…

Dopo un po’ mi accorgo che Ron ha l’aria annoiata e sento il dovere di salvarlo.

“Possiamo andarcene, se vuoi”, dico, sorridendo. So benissimo che non tutti possono passare ore ad esplorare una libreria, come me.

“Hai fatto?”, chiede lui, scetticamente.

Annuisco, ma ci dev’essere qualcosa di riluttante nel mio gesto che lo spinge a scuotere la testa.

“No, come non detto. Facciamo così. Ho bisogno di cercare una cosa alla farmacia all’angolo. Vado solo un attimo e la prendo, poi torno e ci incontriamo qui, okay? Dovrei impiegare solo pochi minuti.”

“Oh, di cosa hai bisogno?”, chiedo, curiosa; lui scuote la testa.

“Niente di che. Solo del materiale per riempire il mio kit di Pozioni. Torno subito, prometto.”

“Okay”, sorrido, e ritorno ad immergermi nella pila di libri. Ron torna presto, come promesso, proprio mentre sto prendendo dei libri da uno scaffale che ho trovato di fronte a me.

“Non hai comprato niente?”, chiedo, con interesse, accorgendomi che non ha nulla in mano.

“Non avevano quello di cui avevo bisogno. Ho dovuto ordinarlo”, dice, alzando le spalle, prendendo la pila di libri dalle mie mani e portandola alla cassa. Li pago e lui insiste per portare le sporte al posto mio. Da dove spunta fuori questo Ron così gentile, e perché non l’ho mai visto prima? E poi… cosa dovrei fare?

Passiamo il resto del pomeriggio girando per Hogsmeade, andando a dare un’occhiata da Zonko e dalla Fornitura di Quidditch di Qualità con le caramelle che abbiamo comprato al negozio, e tutti quei dolci che i miei genitori disapproverebbero (sono dentisti, dopo tutto).

Quando torniamo a Hogwarts e saliamo verso la torre di Grifondoro, arriviamo nella Sala Comune dove troviamo Ginny ed Harry che parlano tranquillamente sul divano. Ron borbotta di dover salire al dormitorio, dicendo che ha del compito da fare, ma ho il vago sospetto che vere sua sorella ed il suo migliore amico insieme sia troppo per lui.

Anch’io decido di tornare nella mia stanza, non voglio disturbare i miei amici. Ancora tutta contenta per via della mia giornata passata con Ron, mi accorgo che è stata piacevole proprio quanto cominciare a leggere un nuovo libro.

E’ la mattina successiva in cui riesco a bloccare Ginny ed insisto che è il momento di farsi una piccola chiacchierata tra ragazze. Così, ci allontaniamo dai ragazzi dopo la colazione, facendo capire chiaramente che non vogliamo essere disturbate.

Nel momento in cui arriviamo nella mia stanza, iniziano le domande.

“Okay, allora, da quanto tu ed Harry state insieme, e perché non me l’hai detto?”, chiedo, in tono leggermente astioso. Ginny è la mia migliore amica, dopotutto, quindi dovrebbe dirmi queste cose, specialmente quando queste coinvolgono uno dei miei migliori amici.

Ginny sorride, le sue guance arrossiscono, con una timidezza che non vedevo da anni. Non da prima che Ginny, presumibilmente (anche se adesso non sono poi così sicura), si è ripresa una cotta per Harry.

“Non doveva essere una cosa lunga, giuro, altrimenti te l’avrei detto”, replica Ginny, onestamente. “in realtà, ieri era il nostro primo ‘appuntamento’. E non volevo dirti niente prima per essere scaramantica, avevo paura che la cosa non funzionasse.”

Sorrido. Penso di poter capire cosa intende. “Va tutto bene, Gin. Ma adesso devi dirmi come è successo tutto questo”, dico, sogghignando.

Mi piacciono le chiacchierate tra ragazze. Pensavate che non fossi la classica persona pettegola ed avete cambiato idea? Beh, normalmente non lo sono, ma quando si parla dei miei amici… ho bisogno di sapere ogni cosa… che è il motivo per cui sto praticamente saltando dalla sedia, in questo momento.

“Beh, siamo usciti insieme spesso, in queste ultime settimane. Pensavo che fosse soprattutto per te e per Ron.

A questo punto, arrossisco, anche se non so perché. Non è mica successo niente tra di noi.

Voglio dire, è difficile starvi intorno. La tensione nell’aria è palpabile.”

Le lancio un’occhiata interrogativa, così lei risponde: “Non è un genere di tensione negativa. Semplicemente, l’attrazione che c’è tra voi è troppo forte; può essere distruttivo, a volte.

“Okay, stiamo andando fuori argomento”, dico, ora completamente rossa a causa della descrizione di Ginny riguardo alle interazioni mie e di Ron. “torniamo a te ed Harry.

Lei rotea gli occhi. “Va bene. Beh, comunque, abbiamo cominciato a uscire di più. Ed io avevo pensato che fosse semplicemente a causa tua e di Ron, che lui volesse darvi il vostro spazio e forse per non sentirsi il terzo incomodo. Non che voi lo facciate di proposito.”

Annuisco, chiedendole di continuare.

“E poi, l’altro giorno, stavamo tranquillamente parlando dell’allenamento di Quidditch, e di cosa Harry intendesse fare per rafforzare la squadra durante la prossima stagione, quando all’improvviso mi ha chiesto se volevo andare ad Hogsmeade con lui. Ed il resto è immaginabile. Siamo usciti, ci siamo divertiti un sacco, ed adesso stiamo insieme”, dice, adesso sorridendo leggermente, e non posso fare a meno di sorridere di rimando nel vedere come sembra felice.

Scuoto la testa. “Nonostante avessi notato qualcosa, non me lo sarei mai aspettata. Pensavo avessi dimenticato Harry da un bel po’.

“Beh, sì e no. Non avevo più una cotta per Harry, ma non ho mai smesso di essere attratta da lui. Ma prima quando ero piccola, ero più che altro innamorata dell’idea che mi ero fatta di lui, ed alla fine non lo conoscevo veramente. Tutto quello che sapevo era che era il ragazzo sopravvissuto ed il migliore amico di mio fratello. E questo mi ha spinto ad innamorarmene senza darmi il tempo di conoscerlo, prima di sapere com’era lui… e senza dare a lui il tempo di conoscere me.

E adesso?”, chiedo.

E adesso, sono completamente assorbita ed eccitata da quello che potrà succedere. Non sapevo nemmeno che Harry avesse pensato a me sotto questo punto di vista, insomma, da un punto di vista amoroso. Lui, malgrado la mia titubanza, ha cominciato a piacermi sempre di più da quando lo conosco meglio. Ho provato a pensare a lui come un semplice amico, ma adesso… è il ragazzo ideale per me, che ho sempre aspettato.

Il mio cuore si ferma a questa ultima affermazione. Sono così felice per lei che potrei scoppiare, ma al tempo stesso tutto questo mi ricorda la mia complicata situazione sentimentale ed al mio ragazzo ideale che probabilmente non lo saprà mai.

“Sembrate davvero felici insieme”, dico, sorridendo, anche se dietro a questo c’è una tristezza che non riesco a nascondere.

“Lo siamo”, conferma Ginny, ridendo. Ma poi la sua faccia torna seria, “potresti avere anche tu tutto questo, lo sai.”

Ginny…”, dico, minacciosamente.

“Ma Hermione, so che tu e mio fratello siete fatti per stare insieme. Se qualcuno deve, siete proprio voi. E se solo gli dicessi come ti senti…”

“Gin”, comincio, catturando la sua attenzione, “basta”, dico, con una gran decisione, che sorprende perfino me. Ma ho già abbastanza da fare con la mia mente senza che Ginny si impicci. Se qualcosa accadrà tra me e Ron riguarderà solo me e nessun’altro.

“Scusami. Mi piacerebbe soltanto che tu ti sentissi felice quanto mi sento io adesso…”

“Gin. Sono felicissima per te, e per adesso è abbastanza.

Lei sospira, ma cambia discorso. Passiamo il resto del tempo discutendo dell’appuntamento di Ginny ed Harry.

Dove potrebbero andare, cosa potrebbero fare, e di cosa potrebbero parlare e niente più che riguardi Ron e me, proprio come volevo.

Il resto della giornata passa come fa ogni domenica pomeriggio, riempito per lo più studiando e finendo il compito che dovevo ancora finire. Tutto è normale eccetto, ovviamente, la relazione appena nata che imperversa nelle vite di due giovani Grifondoro.

Harry e Ginny possono essere visti in angoli appartati della Sala Comune, dove parlano a voce bassa, per non essere disturbati. Non è raro che li veda  scambiare un bacio veloce od abbracciarsi mentre se ne stanno seduti insieme. Sembrano felici, e mi sento contenta di vederli così.

Ron, d’altra parte, non sembra condividere il mio entusiasmo per la nuova coppia. Quando Harry e Ginny spariscono nel loro piccolo angolo della stanza, lui sposta la sua sedia intorno al tavolo in modo da poterli vedere. Non posso farci niente e sorrido, e mi congratulo con lui per quanto si sta dimostrando maturo. Apparentemente, questo non è abbastanza, benché presto Ron si alza dalla sua sedia borbottando qualcosa riguardo alla biblioteca. Penso di alzarmi per seguirlo, ma capisco che è qualcosa che ha bisogno di fare da solo. Non è comunque qualcosa in cui dovrei impicciarmi.

Guardando nuovamente Harry e Ginny… mi rendono un po’ triste. Voglio tutto quello. Voglio avere quei momenti speciali che solo due persone che si amano possono condividere. Quei momenti in cui si perdono tutti i sensi e qualsiasi altra cosa e si dimentica chiunque altro.

Ma, non sto trattenendo il fiato. Cose come queste non accadono alle ragazze come me. Ragazze che hanno due ragazzi come migliori amici e la testa dietro ad un libro. Non possiamo pensare a favole romantiche ed ai principi azzurri. No, noi prendiamo cotte per i nostri migliori amici che pensano ancora a noi come una-delle-tante.

Ed a volte mi va bene così. A volte sono contenta di recitare solo la parte della migliore amica. Perché è più sicuro. Non posso rimanere ferita, così. Non posso perderlo, così.

Ma altre volte… voglio solo molto di più.

 

**

Eccoci di nuovo qui! *_* Scusate l’accumularsi del ritardo, ma tra l’autrice che ovviamente ha i suoi impegni e che quindi ha postato il [prossimo] capitolo con un po’ di ritardo anche nella versione originale, ed io che sono stata in vacanza [motivo molto meno lodevole, ma… ._.].

Spero tantissimo che questo capitolo vi sia piaciuto.

Ringrazio tantissimo: Sanae Nakazawa, Pepita_m_81 [purtroppo per quanto riguarda la lunghezza della fanfiction sono nel buio più assoluto… dubito che la stessa autrice lo sappia ^_^” Beh, tiriamo avanti, poi si vedrà…], Hermione Weasley, Bebba, capitan valechan, Miciamao, LuLu, Taira.

A presto!

 

Miwako__

 

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Capitolo 6
*** Parte quinta - Tendenze gelose ***


Parte quinta – Tendenze gelose

Parte quinta – Tendenze gelose

 

 

“Buongiorno, Hermione”, dice Ron, mentre mi siedo accanto a lui.

“Buongiorno. Dormito bene?”

Mi sorride e le mie ginocchia cedono. Penserete che dovrei esserci abituata, ma no… ancora mi sorprendo, quando mi succede.

“Abbastanza bene”, risponde, “tu?”

“Non mi lamento”, dico, e comincio a mangiare.

Dopo solo due minuti di silenzio, non posso farci niente, ho una gran voglia di parlare delsegreto’ che sto mantenendo da ieri pomeriggio. Ammettiamolo: non sono mai stata brava a starmene fuori dagli affari altrui.

“So che probabilmente non vuoi pensarci, ma se mai vorrai parlarne, sai, riguardo a Harry e Ginny, io sono qui.

Assume un’espressione solenne e mi rendo conto perfettamente che ho detto la cosa sbagliata.

“Hai ragione, non voglio parlarne”, dice, piuttosto infastidito. “ma grazie.

Rimango in silenzio, leggermente presa alla sprovvista da quel suo tono duro. Sapevo che non avrei dovuto dire nulla. Stupida, stupida Hermione! Dovevi proprio venire qui e rovinare una serenissima mattinata, vero?

Lui inspira profondamente, lascia andare un sospiro prima di voltarsi verso di me, con un’espressione un po’ più gentile. “Scusa”, dice, sinceramente. “è solo che tutto questo mi da fastidio. Ma non c’è ragione che me la prenda con te.”

Sorrido, sorpresa di queste improbabili scuse da parte di Ron. “Tutto ok”, dico. “ho capito.

“Vorrei solo che non avessero… non so… cioè, hanno tanto bisogno di rendere la cosa pubblica? Perché non possono pomiciare in segreto come tutti gli altri? E’ come se volessero sbattermelo in faccia, ti pare?”

Lo fisso, confusa. Sbatterglielo in faccia? “No, sinceramente non mi pare. Che cos’è che ti preoccupa davvero, Ron? In qualche modo mi sembra di capire che non siano Harry e Ginny il tuo problema.

Sospira di nuovo, annuendo. “In effetti. Non lo sono. Sono molto felice per loro, e sono contento che si vogliano bene. E so che hanno solamente cominciato ad uscire, ma so già che tra loro filerà tutto liscio. Voglio dire, si tratta del mio migliore amico e di mia sorella, dopotutto, penso di conoscerli abbastanza.

Annuisco, incoraggiandolo a continuare.

E non so tu, ma non ho mai visto Harry così felice. Mai. E Ginny, ha degli occhioni luccicanti che non le ho mai visto prima. Ed ogni volta che li vedo, non posso fare a meno di pensare che… che mi piacerebbe avere tutto quello.

Vorrei gridare ma tu puoi averlo! Puoi… con me. Ma dopotutto sono brava a trattenermi. Anche perché potrebbe essere imbarazzante…

Ma allo stesso tempo, vorrei davvero dirgli qualcosa. Devo dirgli qualcosa. E’ l’occasione perfetta.

Ron… io…”, comincio, incespicando, ma l’occasione se ne va e le lettere arrivano.

Centinaia di strillanti e rumorosi gufi entrano nella sala, ed uno di loro posa un pacco dall’aria piuttosto interessante di fronte a Ron. Beh, in realtà è interessante solo perché so che non è da parte della signora Weasley. Quindi, chi altri dovrebbe mandargli pacchi? Il mio tentativo di confessare i miei sentimenti (beh, di accennarli, almeno) è dimenticato.

Che cos’è?”, chiedo, curiosa, sia triste che felice di abbandonare l’argomento. Ok, forse non l’avevo completamente dimenticato.

“Oh”, dice Ron, mettendolo sulla sedia accanto a lui. “è solo il materiale che ho ordinato per Pozioni. Niente di importante.”

Lo guardo sospettosamente, cercando di decifrare la sua strana espressione. Se non è niente, perché lo nasconde lontano da me, e perché sembra guardare ovunque tranne che verso di me? C’è qualcosa di più su questo pacco di quello che mi ha detto. Sto per indagare più a fondo nel mistero, quando vengo interrotta (di nuovo!) da una voce alla mia destra.

“Scusa, Hermione?”

“Sì?”, rispondo, voltandomi verso Terry Boot, un Corvonero nel nostro anno.

“Mi stavo chiedendo se posso parlare con te. Ehm… in privato?”

“Certo…”, comincio, prima che Ron si intrometta.

Cosa avresti bisogno di dirle che non puoi dire davanti a me?”, chiede, minacciosamente.

Ron!”, esclamo, guardandolo duramente, per fargli capire il mio disappunto. Perché deve essere così maleducato? Rivolgendomi a Terry, cerco di trascinarlo via dalla tavola. “Andiamo, Terry, possiamo uscire da qui.

Ma Terry non si muove. Guarda me, e poi oltre la mia spalla verso Ron, dietro di me, fino a guardarmi di nuovo. “Ehm, non ti preoccupare, Hermione. Non è urgente. Ci vediamo in classe, okay?”, e così se ne va in tutta fretta, ritornando alla tavolata dei Corvonero. Mi volto verso Ron, che è tutto trionfante mentre guarda il ragazzo che scappa via.

Cosa hai combinato?”

“Io… beh…”, comincia, come se fosse stato messo con le spalle al muro, ma non lo lascia finire. Francamente, non voglio nemmeno sentire.

“L’hai cacciato via con i tuoi commenti maleducati e quell’aria ostile”, dico ad alta voce, gesticolando furiosamente. “E se voleva chiedermi aiuto o qualcosa del genere? Sono la Caposcuola, dopotutto!”

Assume un’espressione cupa che non riesco a capire bene. “Non era venuto qui per chiederti aiuto con la scuola, Hermione.”

“Come lo sai?”

“E’ un Corvonero. Sono I ragazzi più intelligenti della scuola, come te.

Mi ha messa in buca. “Beh, potrebbe essere stato qualcos’altro. Forse voleva chiedermi un consiglio. Questo è quello che fanno i Caposcuola per…”

“Non voleva il tuo aiuto, Hermione. Voleva chiederti di uscire.

La voce di Ron ha preso una nota lugubre che non gli ho mai sentito prima, e sinceramente non so che farmene. In queste circostanze, potrei fermarmi a riflettere su questo e su cosa abbia causato questo improvviso cambiamento, ma la rabbia ha la meglio.

E come fai ad esserne tanto sicuro?”

“Per via del modo in cui ti stava guardando. Probabilmente si era preparato da quando sei arrivata, stamattina. Credimi, sono un ragazzo. Lo so.”

Tossisco un po’ a quel commento; come se essere un ragazzo c’entrasse con la faccenda!

“Certo, posso capire. Ma anche se mi avesse voluto chiedere di uscire, chi ti da il diritto di cacciarla via con i tuoi pessimi modi?”

“Non era abbastanza per te.”

E siamo tornati al vecchio argomento. Quello che viene fuori continuamente, che sia Viktor o Justin o chicchessia, è la stessa cosa.

“Beh, e chi lo è, Ron? Perché per come la vedo io, mi hai tolto ogni possibilità di uscire tra tutte quelle che ho avuto.

Rimane in silenzio per un momento.

“Nessuno lo è”, borbotta. “questo è il problema.

Quindi, dovrei pensare di passare il resto della mia vita da sola, è così?”

“No…”, comincia, ma non ho finito.

“In fondo, non pensi che dovrei essere io l’unica che può decidere chi è abbastanza per me e chi non lo è? Non dovrebbe essere un mio problema? Sarai anche il mio migliore amico, Ron, ma questo non ti autorizza ad intrometterti così nella mia vita.

“Lo so, ma…”

“No, Ron. Non lo sai”, dico, stancamente. “questo è il problema. Se lo sapessi, non faresti così.

Smetto di parlare; sperando in una specie di risposta, ma non arriva nulla. Ron rimane in silenzio, la testa bassa e gli occhi fissi su un punto indefinito della tavola.

“Stavi appunto parlando di come ti piacerebbe avere quello che hanno Harry e Ginny. Beh, anch’io lo voglio”, ammetto, calma. “ma non posso, Ron, se tu cacci via chiunque provi a chiedermi di uscire.

“Io…”

“Pensaci, Ron. Ci deve pur essere qualcuna che ti piace.

La sua testa si alza di scatto a queste parole, l’espressione leggermente allarmata. “Beh, sì, ma…”

E ti piacerebbe se quando lei arrivasse io la cacciassi via?”

Penso di averlo sentito borbottare qualcosa, ma non ho capito bene cosa.

Che c’entra?”

Il tono della sua voce suona molto più duro di prima e mi sembra di sentire che si sta arrabbiando, o qualcosa del genere. “Quindi, mi stai dicendo che Terry era l’amore della tua vita, ed io l’ho semplicemente cacciato via.”

“Non è questo che sto dicendo, Ron, non capisci. Dovrei essere in grado di prendere le mie decisioni; non dovresti essere tu a prenderle per me. E finché lo fai, io…”

“Tu cosa?”

“Non lo so, Ron. Ma non si può più fare così.

Ed è l’ultima cosa che dico, prima di andarmene dalla Sala Grande e salire verso la torre di Grifondoro.

Sono sicura di essermi immaginata l’allarme nella sua voce alla mia minaccia senza fondamento, ma non ho avuto il tempo di pensarci. Dovevo uscire di lì. Avevo già detto troppo. Avevo già sentito troppo.

“Ci deve pur essere qualcuno che ti piace.

“Beh, sì…”

Queste parole continuano a vorticarmi in testa. Una parte di me è felice che lui era abbastanza preoccupato da essere geloso, ma un’altra parte di me cerca di immaginarsi chi sia questa misteriosa ragazza, e che cos’ha che io non ho.

 

*

 

Come è solito quando abbiamo i nostri litigi, cerco di evitare Ron per il resto della giornata. Mi nascondo in biblioteca (come al solito) studiando il compito e tutto il resto. L’unica cosa buona di tutto questo è che così ho sempre il compito fatto, il che mi da il tempo per fare altre cose. Come leggere… o sognare Ron.

Sognare Ron. Ma quanto mi fa sembrare patetica? Ma non importa quanto io tenti di non pensarci, ancora non riesco a togliermelo dalla testa. Non importa cosa fa, sembra che si sia preso un posto stabile nel mio cuore.

Mione?”, sento, ritornando con i piedi per terra. “posso parlarti?”

Alzo lo sguardo, sorpresa, mentre Ron entra nella mia visuale. Non è mai il primo a rompere il silenzio tra noi. Nonostante il mio stupore, la mia voce viene fuori stanca. “Come, non hai mandato Harry, stavolta?”

Sorride leggermente. “No. So che odi quando lo faccio.”

“Già”, annuisco. “lo odio.”

“Ma la ragione per cui l’ho sempre fatto è che… Harry è decisamente meglio di me in queste cose, molto più di quanto sia io.”

“A fare cosa? Ad essere sincero?”, chiedo, fastidiosamente.

Decide di ignorare il mio commento. “Lo so che hai tutte le ragione per essere arrabbiata con me…”

L’hai capita, ragazzo! Lo guardo minacciosamente senza dire nulla.

“… e l’unica cosa che posso dirti è che mi dispiace. Mi dispiace davvero. E’ solo che certe volte sono troppo protettivo, con le persone di cui mi preoccupo. La stessa cosa succede con Ginny…”

Fantastico. Pensa a me come se fossi sua sorella.

“… e credo che sia per questo che ha smesso di parlarmi dei suoi ragazzi.

Ride leggermente a questo commento, ma poi torna serio di nuovo.

“Ma il punto è che mi preoccupo davvero per te,Mione. E’ per questo che chiedo sempre a Harry di darmi una mano quando succedono queste cose, perché faccio una fatica tremenda a… chiedere scusa e tutto il resto. E mi dispiace molto di non averlo fatto rischiando di… perderti, cosa che non posso fare.

La sincerità nella sua voce e nel suo viso mi fa dimenticare ogni ragione per cui ero arrabbiata con lui. Sono le migliori scuse che abbia mai ricevuto.

“Adesso, probabilmente ho già fatto un guaio. Quindi, è meglio che vada… e ti lascia ad essere arrabbiata con me in pace. Ma dovevo provare perché…”

A questo punto, non riesco più a trattenermi e lo abbraccio. Anche lui mi abbraccia, il calore delle sue braccia che mi riscalda e mi fa sentire molto meglio che a casa, molto meglio di ovunque io sia mai stata.

“Dai, non piangere,Mione. Odio quando piangi.”

Non mi ero nemmeno accorta delle lacrime che scendevano finché non l’ha detto. Velocemente provo a strofinarmi gli occhi, ma lui mi precede e asciuga le mie lacrime con un dito.

“Mi dispiace”, dice di nuovo, e mi mordo il labbro inferiore per impedirmi di piangere ancora. “non sono nemmeno un granché a confortare.

Rido un po’ e lo abbraccio stretto. “Te la stai cavando.”

“Ehi, mi sembra inevitabile”, dice. “non abbiamo avuto una buona litigata per due settimane. Avevamo degli arretrati. Penso che la gente comiciasse ad insospettirsi.

Rido di nuovo, e lo colpisco sul petto. “Se soltanto mi lasciassi vincere ogni volta, non avremmo problemi.

“Probabilmente dovrei, dato che di solito hai ragione comunque. Ma dove starebbe il divertimento?”

“Ah! Cosa devo fare con te?”, chiedo, scherzosamente. “sei impossibile!”

“Lo so. Ma ti piaccio ancora comunque”, replica lui, sghignazzando.

Vero, Ron. Più di quanto sai.

 

**

 

Quinta parte! Chiedo umilmente perdono per il ritardo [anche se non mi ricordo l’ultima volta che ho postato -_-]. Stavolta ammetto che la colpa non è stata dell’autrice, bensì mia, ma ho avuto un gran daffare, abbiate pazienza ^_^” Questo capitolo è dolcioso O_O Le cose si stanno sviluppando in maniera particolare… ß tutto questo per dire che non sa nemmeno lei come continuerà.

Ringraziamenti sentitissimi a:

capitan valechan, Kyomi89, AvaNa Kedavra [anch’io quando c’è aria di Harry/Ginny e Ron/Hermione mi fiondo! XD Sì, questa storia è una traduzione ^_^], Federiketta, Hermione Jane Granger, delava, Hermione Weasley, Meggie [ma così sono io che mi commuovo ç_ç Mi fanno tanto piacere i tuoi complimenti, ma tu non sei certo da meno *_*].

A presto! ^_^

 

Miwako__

 

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Capitolo 7
*** Parte sesta - Eventi inaspettati ***


Parte sesta – Eventi inaspettati

Parte sesta – Eventi inaspettati

 

 

Non vedo molto Ron i giorni seguenti, solo in classe e per i pasti. Sembra che sparisca, dicendo semplicemente che deve fare qualcosa di importante, ma senza dirmi cosa. Non so dove vada, ma so che non va in biblioteca o da qualche parte nella torre di Grifondoro, dato che ho accuratamente controllato entrambi i luoghi.

Inizialmente, ho pensato che mi stesse evitando, ma i momenti in cui l’ho visto, in classe o per i pasti, non sembrava arrabbiato od offeso. Sembrava perfettamente normale. Abbiamo parlato come sempre, finché ovviamente non è scappato per fare… qualsiasi cosa stia facendo.

Deve essere unagazza; deve esserlo.

Si sta vedendo con una ragazza e non ce ne vuole parlare, ma passa comunque tutto il tempo con lei, quindi come faceva a pensare che non ce ne saremmo accorti?

Rimuginare sul terribile pensiero di Ron con un’altra ragazza è quello che sto facendo in questo momento, i compiti di fronte a me, finché Harry non arriva furioso.

“Dov’è?”, ringhia, piombando nella Sala Comune, “credo che lo ucciderò. Giuro che lo ucciderò.”

Harry, che succede?”, chiedo, confusa dall’aura frustrata che gli vortica attorno.

Come se mi vedesse per la prima volta, si avvicina a dove sono seduta. Mi irrigidisco un po’, senza sapere cosa aspettarmi.

“Hai visto Ron?”

“No, non lo vedo da cena”, replico, leggermente confusa, “perché?”

Perché ha saltato l’allenamento di Quidditch, oggi”, dice Harry, agitando le braccia, sconvolto. Dovevo immaginarlo. Se c’è qualcosa che può agitare il cuore di Harry è proprio il Quidditch. I ragazzi ed i loro sport!

E l’ha saltato perché probabilmente stava lavorando sul suo stupido, assurdo… ah!”, urla alla fine in preda alla frustrazione, ed io voglio uccidere Harry perché non ha finito quell’affermazione. “lo troverò e lo ucciderò.”

“Aspetta, Harry. Cos’hai detto? Sai cosa sta facendo Ron?”

A questo punto darei qualsiasi cosa per sapere che cosa gli sta combinando.

Harry sembra messo alle strette, ma non risponde. Aha! Lo sa!

“Senti, Harry, adesso tu sei molto arrabbiato, e rischi di fare qualcosa di cui poi potresti pentirti, se vai da Ron in queste condizioni”, dico dolcemente, sperando di essere convincente, “quindi, perché non mi dici dov’è, così ci vado io, okay?”

Fa un sorrisetto diabolico, e non posso fare a meno di chiedermi che cosa significhi. Sono vagamente spaventata, ma decido di ignorarlo per non interferire con la mia decisione di trovare Ron.

“Già, Hermione. E’ un’ottima idea. Sono un po’ stanco, comunque. Lui è… ehm… nella Stanza delle Necessità.

La Stanza delle Necessità! E’ così ovvio, perché non ci ho pensato prima? Come ho potuto essere così stupida? Dove altro puoi andare quando vuoi nascondere qualcosa agli altri?

“Perfetto”, dico, sorridendo innocentemente, “vai a darti una ripulita ed a rilassarti, e lascia fare a me”, mormoro, spingendo Harry in direzione del dormitorio maschile.

Prima ancora che lui ci sia andato, sono subito fuori dalla Stanza delle Necessità. Ho trovato il ritratto in tempo record, e devo fermarmi un minuto per respirare. Non voglio che lui sappia che ho praticamente corso come una pazza fino a qui.

Sono davanti alla porta, e sto per abbassare la maniglia, quando un pensiero mi blocca. E se Ron è qui dentro, e si sta baciando con una ragazza? Voglio veramente vederlo?

Decidendo che voglio solo sapere, perché non sapere potrebbe uccidermi, raccolgo tutto il mio coraggio ed apro la porta, sperando di non trovare Ron in posizioni compromettenti con un’altra ragazza. Quello che trovo invece, fortunatamente, è quella che assomiglia molto ad un’aula di pozioni, con Ron ad un banco, dietro ad un calderone.

In sostanza, niente di quello che mi aspettavo.

Ron?”, chiedo, la confusione e la curiosità che traspaiono dal mio tono di voce.

Sembra trasalire.

Hermione? Che ci fai tu qui?”

Spero che non sia arrabbiato per la mia intrusione.

“Hai saltato l’allenamento di Quidditch. Harry è furioso. Gli ho detto che sarei venuta a cercarti.

Decido di omettere la parte in cui Harry mi ha detto dove trovarlo.

“Dannazione!”, esclama, guardando l’orologio, “ho completamente perso il senso del tempo. Harry mi ucciderà!”

Rido, ricordando la sfuriata di Harry di poco fa.

“E’ quello che ha intenzione di fare. Allora, che stavi facendo qui? Suppongo che tu sia sparito qui per tutta la settimana.

“Ehm, già”, dice, grattandosi la nuca nervosamente, mentre tiene gli occhi bassi, senza guardarmi in faccia, “sto preparando una pozione.

Roteo gli occhi. “Questo lo vedo. Quale pozione?”

Mi sento decisamente meglio adesso che ho scoperto che Ron non stava pomiciando con qualche sgualdrin… ehm, con  un’altra ragazza.

“Io… ehm… beh, capisci…”, balbetta, “è la… ehm… beh…”, sospira, arrendendosi, “è la Pozione del Desiderio.

Cosa? Ron, tu stai preparando la Pozione del Desiderio?!”

Non posso crederci. Perché?

Se speri di darla a qualche povera, innocente ragazza, non te lo permetterò. Non posso credere che…”

Hermione. Sai che non lo farei mai! Come hai potuto pensare una cosa simile?”, esclama, incredulo.

“Beh, è quello per cui è fatta la pozione, dopotutto, per far nascere il desiderio di una persona nei confronti di un’altra. Se non è per quello, allora per cosa la stai facendo?”

“Non lo so”, replica, esasperato. Rimane in silenzio per un attimo, prima di continuare, “ero solo… curioso, credo. Volevo vedere se funziona veramente. E so cosa stai pensando. Non te l’ho detto perché sapevo che avresti cercato di convincermi a non farlo, che è esattamente quello che stai pensando di fare adesso.

Come lo sa?

Ron, non puoi fare questa cosa sul serio. Su chi la proverai, poi?”

I suoi occhi incontrano i miei, ed assume quello strano sorriso di nuovo, causando una serie di giravolte al mio stomaco. Non può significare che… comunque, ho un pessimo presentimento.

“Oh, no! Non puoi pensarlo! Non prenderò una Pozione del Desiderio solo per soddisfare la tua curiosità.

“No, Hermione. La berrò io. Ma ho bisogno del tuo aiuto per uno degli ingredienti.

Sospiro. Comincio a pensare che sarebbe stato meglio non sapere, dopotutto.

“Non andrò di nascosto nell’armadietto di Piton di nuovo solo per permetterti ti fare la tua stupida Pozione del Desiderio.

Ride. “Non dovrai cercare l’ingrediente di cui ho bisogno lì.

“Allora, cosa stai…”

E allora, mi ricordo, la mia mente torna a settimane prima, quando Ron mi ha chiesto gli ingredienti di quella pozione. L’acquolina. Ma… quindi vuole provare desiderio nei miei confronti! Vuole veramente una cosa del genere? Non sono sicura di essere d’accordo!

Deve aver notato la diffidenza nei miei occhi, perché annuisce, e torna quel sorriso.

“Saresti così gentile da venire qui e sputare in questo calice per me?”

Ron, sei fuori di testa?!”

Deve esserlo. Non ci sono altre ragioni perché lui voglia… “Non c’è qualcun altro a cui potresti chiedere…?”

“Beh, chiederei ad Harry, ma non credo che apprezzerebbe la cosa”, dice Ron, sorridendo di nuovo.

Comunque, non trovo tutto questo così divertente.

La sua espressione torna seria.

“Dai,Mione. Sei l’unica ragazza di cui mi fidi, eccetto mia sorella, ma sarebbe incestuoso. Per favore,Mione! E sei l’unica ragazza che so non… beh… che non trarrebbe vantaggio dalla situazione.

Una parte di me vorrebbe dirgli che è un po’ presuntuoso da parte sua pensare che qualche altra ragazza ‘trarrebbe vantaggio’ da lui, ma so che è decisamente possibile. Mi sono accorta del modo in cui buona parte della popolazione femminile della scuola ha cominciato a guardare Ron da quando ha cominciato a uscire dal suo semplice ruolo di ragazzino allampanato.

Ron si avvicina di qualche passo e mi lancia un’occhiata da cagnolino bastonato, tanto per essere sicuro che non rifiuti. Sospiro pesantemente. Come faccio a resistere?

“Va bene”, borbotto.

“Davvero?”, sembra sorpreso, “lo farai?”

“Sì, Ron. Quando sarà pronta la pozione?”

“Domani pomeriggio. A quel punto, metterò l’acquolina.”

Sospiro, e lo lascio a lavorare sulla pozione mentre me ne torno alla torre di Grifondoro. Devo prepararmi mentalmente a quello che succederà domani.

 

Sono seduta in biblioteca, lavorando su un tema riguardante le Guerre dei Goblin del millecinquecento, quando lo sento. Non devo guardare per accorgermi che è qui, sento semplicemente la sua presenza nell’aria, che mi lascia intendere che mi sta guardando. Alzo lo sguardo verso la porta ed i nostri occhi di incontrano, i suoi che sono fissati nei miei.

In un attimo è accanto a me. La sua mano mi sfiora una guancia e devo chiudere gli occhi a quel tocco. Quella mano leggermente graffiata da ore di Quidditch, un po’ in contrasto con la mia guancia morbida. Mi sfiora con il pollice, causando un piacevole brivido lungo il mio corpo.

Si abbassa verso di me e quando parla avverto il suo caldo respiro che mi accarezza il viso.

Hermione, ti ho cercata dappertutto.”

Apro gli occhi e vedo i suoi occhi azzurri fissi nei miei.

“Oh, e come mai?”, chiedo, sorridendo.

Perché volevo fare questo”, risponde prima di avvicinarsi e posare le sue labbra sulle mie. Il bacio comincia innocente e gentile, ma presto diventa passionale. La sua mano dietro la mia testa affonda tra i miei capelli e mi tiene ferma, lasciando che il bacio diventi più profondo. Il tocco della sua lingua sulle mie labbra è elettrico e socchiudo la bocca, per sentire qualcosa di più di lui.

La sua lingua vaga nella mia bocca, e la mia audacemente fa lo stesso. Sembra che passino ore, ma al tempo stesso sembrano solo pochi secondi. La sua bocca si sposta sul mio collo, accantonando baci caldi a labbra socchiuse.

Le mie braccia gli circondano il collo, adorando le sensazioni che mi sta provocando. Lievi gemiti mi sfuggono di bocca, mentre le sue mani…

 

Beep beep beep

 

Rotolo sul letto prima di spegnere l’allarme e sospiro. Ho la sensazione che sarà una lunga giornata.

 

Mi trascino durante la giornata piuttosto a disagio. Sono nervosa e tesa, e so che la cosa non passa inosservata, specialmente per Ron. Non riesco a fare a meno di pensare a cosa succederà questo pomeriggio, ed a cosa accadrà una volta che Ron avrà bevuto la pozione.

Sono improvvisamente spaventata dalla chance che il destino mi ha offerto su di un piatto d’argento. Non so se riuscirò a mantenermi la solita amica platonica se Ron comincerà a flirtare con me.

Ripenso a ieri e rido. Ron ha detto che io sono l’unica persona di cui può fidarsi… forse dovrebbe ripensarci. Perché in questo momento, non sono sicura che riuscirò a mantenere il controllo.

“Sei sicura di stare bene?”, chiede Ron per, diciamo, la centesima volta in un giorno.

“Sì, Ron, sto bene”, rispondo, proprio come ho risposto per tutto il giorno. In qualche modo, sembra non recepire il messaggio.

Se è per la pozione, non è che siamo obbligati a portarla avanti. Se ti da fastidio più di quanto io sappia.”

Ron, sto bene. Andrà tutto bene.”

Sono spaventata e nervosa, per quello che so accadrà, ma vorrei che accadesse, tutto allo stesso tempo. Questa potrebbe essere l’unica possibilità per vedere davvero come sarebbe stare con lui, spero soltanto di riuscire a mantenere una parvenza di dignità.

“Okay. Ma se cambi idea, va bene. Capisco. Probabilmente, non avrei dovuto coinvolgerti in questa cosa.

Annuisco e la mia attenzione torna alla classe. O ci provo, almeno. A volte ho qualche problema a prestare attenzione.

Prima ancora che me ne accorga le lezioni del pomeriggio finiscono ed io e Ron siamo di fronte alla Stanza delle Necessità.

“Ora, sei assolutamente sicura di volerlo? Perché non voglio che tu ti senta forzata.

Ron, smettila, va bene. Sono d’accordo. E’ okay. Facciamolo e basta.”

Se c’è mai stato qualche dubbio nella mia mente, è spuntato ora. La sua infinita insicurezza ed il cercare di convincermi che ‘sto bene’ mi hanno infastidita, tanto che voglio che questa cosa si faccia presto tanto per fargli dispetto e farlo stare zitto.

“Dopotutto, in realtà non sto facendo nulla qui. Sei tu quello che prende la pozione. Io devo solo tenerti sotto controllo.”

“Giusto”, dice dopo un momento, dopo che un qualcosa che non capisco ha brillato nei suoi occhi, “io… va bene. Io, ehm… ho bisogno della tua acquolina”, dice, sembrando improvvisamente quasi timido.

“Oh, è vero”, dico, posando una piccola anfora sulla tavola di fronte a me (molto comodo) e ci sputo dentro. “E’ abbastanza?”,  chiedo, dopo qualche attimo.

“Ehm, sì, credo di sì”, dice, girando l’anfora sul calderone bollente e versando il tutto dentro.

Quindi, stai veramente per bere il mio sputo, uh?”, dico stranamente, sentendomi quasi a disagio. Cosa ho intenzione di fare? Soltanto starmene qui per vedere se lui verrà da me?

“Già”, dice, ridendo leggermente. Sembra un po’ insicuro, e non saprei dire se è nervoso o altro.

Prende un bicchiere e lo tuffa nel calderone, prendendo una buona parte della pozione. Fissa il bicchiere per un attimo, come se fosse nervosa. Poi, alza lo sguardo verso di me. “Salute”, dice, tenendo il bicchiere prima di buttare giù il contenuto.

Guarda il bicchiere vuoto, mettendolo sul banco di fronte a lui. Poi, mi guarda. Poi, di nuovo verso il banco.

“Com’è?”, chiedo, dopo qualche momento di silenzio. Non so cos’altro dire.

“Non cattivissimo”, replica, “fruttato, in un certo senso. Ma non sento nessuna differenza.”

Vado verso di lui e guardo il libro che giace aperto di fronte a lui. Scorrendo le pagine velocemente, capisco perché.

“Qui dice che i risultati non sono immediati e che potrebbero impiegare circa un paio d’ora prima che facciano effetto.”

“Oh”, dice, “bene, questo spiega tutto. Che ne dici allora se andiamo a cena?”

Annuisco ansiosamente. Come può essere così tranquillo? Ha appena preso una pozione che dovrebbe fargli provare desiderio verso di me e tutto quello a cui riesce a pensare è la cena? Perché mi sono infilata in questa faccenda?

 

Abbiamo un po’ di tempo prima di cena, così torniamo alla torre di Grifondoro, prendendo le nostre borse nei nostri dormitori. Ron mi convince a giocare allo scacchi dei maghi, nel quale ovviamente vince, prima di scendere per la cena.

Nel frattempo io non posso fare a meno di essere ansiosa. Come se stessi aspettando qualcosa che sta per accadere, ma non sono sicura di ciò che succederà. Non so quando o come la pozione si manifesterà, e non so come sentirmi.

Attraversiamo la Sala Grande e troviamo Harry e Ginny che sono già seduti al tavolo; mi stavo chiedendo dove fossero.

“Ehi, ragazzi”, dico, mentre ci sediamo di fronte a loro, “dove siete stati?”

Un leggero rossore copre la faccia di Ginny e Harry borbotta qualcosa riguardo una passeggiata, i suoi occhi che fissano il tavolo di fronte a lui e rifiutandosi di guardare me o Ron.

Rido un po’ e noto il disagio nell’espressione di Ron.

“Sai una cosa? Non voglio saperlo”, dico dopo un momento e non perdo lo sguardo di gratitudine che mi lancia Harry. Questa relazione è ancora nuova per loro, e capisco che non vogliano parlarne ancora, specialmente di fronte al fratello di Ginny. Ed in realtà, sono piuttosto sicura che nemmeno Ron voglia che loro ne parlino… mai.

Rimaniamo per qualche minuto in silenzio, mangiando dai grandi piatti di fronte a noi , senza dire una parola. Dopo un po’ sento il bisogno di sciogliere la tensione che sta attraversando la tavola.

“Allora, Harry, a quando la prossima lezione sulle arti oscure?”

“Uhm… non lo so. Non ci ho pensato, a dire la verità. Presto, comunque.”

“Hai qualche idea su cosa vuoi fare la prossima volta?”, chiedo, cercando di portare avanti la conversazione, “posso aiutarti con qualche incantesimo e con il materiale, se vuoi.

“Grazie, Hermione, ma credo di avere un’idea.

“Oh, che cosa?”, chiedo, piuttosto interessata.

Harry comincia a parlare di alcune cose che stava pensando per il prossimo incontro e non posso fare a meno di congratularmi con me stessa per questa missione portata a termine. La tensione nella stanza, o almeno in un angolo di questa, se ne è andata definitivamente.

Proprio mentre ci siamo spostati dalla discussione sugli incontri sulle arti oscure su cosa abbiamo imparato in classe di difesa, sento qualcosa di molto leggero che mi sfiora o qualcosa del genere, e giurerei che sia una mano sulla mia gamba. Questo causa un brivido lungo il mio corpo, ma un attimo dopo sono già sicura di essermelo immaginato. Intorno a me la conversazione continua normalmente.

“Allora, quale nuova, piacevolissima e pericolosa creatura pensate che ci mostrerà Hagrid in classe, la settimana prossima? Lui sembra piuttosto eccitato al riguardo; dice che sarà sicuramente divertente..

“Non lo so, ma quando Hagrid dice che qualcosa sarà ‘sicuramente divertente’, non è necessariamente un buon segno.

“Ehilà, Harry”, grida qualcuno dall’entrata della Sala Grande, e ci voltiamo per vedere Dean Thomas che viene verso di noi. Si mette vicino a Harry dicendo i suoi saluti a tutti gli altri, prima di tornare a guardare Harry per chiedergli qualcosa sul Quidditch; Dean è entrato nella squadra come battitore l’anno scorso.

Tornando a guardare il mio pasto, sussultò improvvisamente e faccio cadere la mia forchetta. Una mano sembra aver trovato la strada verso la mia coscia… un po’ più in alto della mia coscia, a dire la verità. Comincio a sentirmi veramente agitata, come minimo. Adesso so che non me lo sono immaginato!

Il frastuono della mia forchetta porta l’attenzione di tutti verso di me.

Hermione, stai bene?”, chiede Ginny, con aria preoccupata.

“Ehm, certo, certo”, dico, rapidamente. Forse un po’ troppo rapidamente, e sono sicura che ha notato il mio rossore, che sento bruciare sulle guance, “ho solo, ehm… fatto cadere la mia forchetta.”

“Okay”, dice lei, fissandomi curiosa, ma sembra lasciar perdere, rivolgendo nuovamente la sua attenzione alla conversazione che hanno cominciato Harry e Dean. Piena di gratitudine, riprendo a respirare, senza accorgermi che mi sono trattenuta fino a quel momento.

Guardando distrattamente verso Ron, mi accorgo di un sorrisetto divertito sul suo viso, che evidenzia la sua colpevolezza. Non che la sua mano, ancora posata precariamente sulla mia gamba, si sia spostata.

Una parte si me sa che siamo in pubblico, e che probabilmente dovrei fare qualcosa per togliere la sua mano dalla sua attuale postazione, ma un’altra parte di me non può fare a meno di essere soddisfatta dei sentimenti che questa evoca.

E quindi la lascio lì, così che Ron deve prenderlo come un invito, dato che le sue dita cominciano a muoversi leggermente, tracciando disegni invisibili lungo la mia gamba. Improvvisamente mi accorgo che adesso è molto difficile concentrarsi sul cibo.

Hermione, sei sicura di stare bene? Sembra quasi che tu stia per scoppiare per quanto sei rossa”, chiede Ginny, di nuovo, ed alzando lo sguardo dal mio piatto mi rendo conto che Dean se ne è andato, e che lei e Harry stanno fissando Ron e me.

“Ehm… sì, sto bene”, dico, arrossendo ancora di più e provando a smuovere discretamente la mano di Ron da sotto il tavolo, “fa un po’ caldo, a dire il vero…”, mormoro, cercando di far sparire il rossore dalle mie guance, ma so che Ginny non si è bevuta una sola parola di quello che ho detto.

Ron, sembri piuttosto tranquillo stasera”, dice Harry, rivolgendo il suo sguardo curioso verso il suo amico.

“Oh, ehm… io…”, dice Ron faticosamente, “ehm... stavo solo riflettendo.

“Oh, davvero”, dice Harry, un perfido luccichio che attraversa il suo sguardo, “e a cosa stavi pensando?”

“Ehm… niente di importante. Soltanto… certe cose…”

Non credo che Harry sia veramente convinto, dato che gli lancia lo stesso sguardo che Ginny ha lanciato a me.

“Giusto. Certe cose”, mormora Harry, teatralmente, “non so proprio come ho fatto a non pensarci.

Harry viene colpito da un panino sulla testa, e tutti ridiamo. Lasciando apparentemente perdere il terzo grado, ricominciamo a mangiare in un silenzio amichevole. Dopo un paio di minuti, comunque, Ron deve pensare che sia il momento buono per tornare con la mano nella precedente posizione, toccandomi la gamba in un modo che mi fa nuovamente arrossire come una matta.

Fortunatamente, stavolta sono in grado di controllare la mia reazione, e so che non dobbiamo attirare l’attenzione su di noi.

Rapidamente ripenso al succedersi delle mie azioni, ed a cosa potrebbe succedere domani. Domani, quando l’effetto della pozione svanirà e dovrò affrontare un Ron che non sarà più attratto da me. Ma un nuovo movimento delle sue dita contro la mia pelle scaccia via tutti i pensieri e le preoccupazioni dalla mia mente.

Sentendo che questa piccola presa in giro non merita di non essere ricambiata, muovo le mani con nonchalance, provando a mangiare, con poco successo, con la mia sinistra, mentre la mia destra va a posarsi agilmente sulla sua gamba. Sento il suo respiro bloccarsi; non se lo aspettava. Comincio a muovere le mie dita lungo la sua gamba, quando all’improvviso la sua mano è sulla mia, dopo aver abbandonato la mia gamba. Beh, sembra proprio che abbia attirato la sua attenzione.

Prima che me ne accorga, si volta, il suo tiepido respiro contro il mio orecchio.

“Vieni in Sala Comune tra dieci minuti”, sussurra, prima di alzarsi e lasciare la tavola, dicendo soltanto un saluto veloce a Harry e Ginny.

“Beh, che succede?”, chiede Ginny, guardandomi con aria curiosa.

“Non lo so”, dico, distrattamente, fissando ancora il punto in cui era prima Ron.

“Beh, ma che ti ha detto?”, chiede, riducendo gli occhi a due fessure.

Improvvisamente, pare che mi ricordi che ci sono altre persone nella sala, ed un’altra volta mi ritrovo a combattere contro il rossore che cerca di fare capolino dalle mie guance.

“Lui, ehm… voleva soltanto che lo aiutassi con dei compiti. Niente di importante.”

“Okay”, dice Ginny, ma non è convinta, “ma allora, perché essere così riservati? Ovviamente, era una cosa che poteva essere detta di fronte a noi, no?”

“Non lo so!”, dico, più brusca di quanto volessi, “non chiedermi di decifrare i pensieri contorti della mente di tuo fratello.”

Ora, Ginny ed Harry mi stanno guardando ancora più incuriositi, con dei sorrisetti. So che non hanno creduto ad una sola parola di ciò che ho detto, ma adesso non mi importa. Sono stufa di vederli che mi guardano come se conoscessero un segreto che io non so.

All’improvviso non ho più fame, e mi alzo da tavola, lasciando soli i giovani piccioncini, e sentendomi leggermente infastidita. Sono talmente infastidita, infatti, che mentre fuggo dalla Sala Grande in direzione della torre di Grifondoro, non mi accorgo minimamente della figura appostata in un angolo dell’ingresso.

 

**

 

Ebbene, con questo sesto capitolo sono lieta di annunciare (ma insomma, non tanto lieta ._.) che nella versione originale ‘Aspettando Ron’ si è conclusa pochi giorni fa, con l’ottavo capitolo. Dunque, ancora due capitoli e la fic finirà ç_ç Devo dire che ha avuto un successo inaspettato, sia in italiano che in inglese.

D’ora in poi, come avrete notato, le cose si faranno decisamente più scottanti, e non escludo cambiamenti di rating, ma non ne sono sicura perché i prossimi capitoli li ho visti solo di sfuggita (ovvio che non diventerà improvvisamente un NC17, ma potrebbe mutare in una R).

Detto questo, passiamo ai più sentiti ringraziamenti a:

daffydebby, Federiketta, Meggie, AvaNa Kedavra, delava, Hermione Jane Granger, RoxyLoved.

A presto!

 

Miwako__

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Capitolo 8
*** Parte settima - Illusioni spezzate ***


Parte settima – Illusioni spezzate

Parte settima – Illusioni spezzate

 

 

Delle braccia forti mi circondano la vita da dietro, attirandomi efficacemente nelle ombre della sala. Un sussurro spaventato mi sfugge di bocca, ma presto una voce calma al mio orecchio scaccia ogni preoccupazione.

Shht. Sono io”, sussurra leggermente la voce di Ron. Il suo sospiro caldo mi fa il solletico alla pelle mentre respira piano accanto al mio collo, provocandomi un brivido giù per il corpo.

Mi rilasso velocemente sotto la sua presa, la sensazione delle sue braccia che mi tengono stretta contro il suo petto, una sensazione paradisiaca che non pensavo avrei mai provato. Proprio quando comincio ad abituarmi a quelle braccia intorno a me, Ron mi da un bacio dietro l’orecchio, facendomi trattenere il respiro.

Non bada comunque alla mia reazione, e subito la sua bocca scivola giù dal mio collo, lasciando una scia di baci a labbra semi chiuse. Non posso fare a meno di chiudere gli occhi per le sensazioni che mi provoca. E’ come se ogni parte di me, ogni mia cellula, stia andando a fuoco, ed i suoi baci sono l’unico modo per addomesticare le fiamme… mentre allo stesso tempo le fanno bruciare ancora di più.

Dopo aver accuratamente esplorato una parte del mio collo, Ron si sposta verso l’altra, rifacendo la stessa cosa. Sposto la testa dall’altra parte, per dargli maggiore libertà. Mi devo concentrare molto per bloccare il gemito che tenta di sfuggirmi. E’ solo una piccola preoccupazione prima ancora del fatto che qualcuno potrebbe entrare, e ci potrebbero vedere molto facilmente… ma per qualche ragione, non mi fermo.

E’quando sento veramente qualcuno che esce dalla Sala Grande che la realtà mi si sbatte in faccia. Potremmo essere visti, da chiunque. Non va affatto bene che una Caposcuola venga colta mentre amoreggia con il suo… migliore amico? Cosa siamo adesso?

Smettila di prenderti in giro, Hermione. Tutto questo non cambierà nulla. E’ solo un esperimento, ricordi? E’ solo la pozione che agisce… almeno, per quanto riguarda lui.

Questo pensiero mi fa incupire, e solo in questo momento mi accorgo che Ron ha sbottonato i primi tre bottoni della mia camicia per avere più accesso al mio collo ed alle clavicole.

Ron!”, dico, incredula, mentre spingo via la mano che stava per sbottonare il quarto bottone.

Lui ritira la mano completamente e sembra che la realtà colpisca pure lui.

S-scusa”, balbetta, “sono andato un po’ troppo veloce.”

“Va tutto bene”, dico, voltandomi a guardarlo, cercando di riallacciare un paio di bottoni. Una parte di me non può fare a meno di sentire la mancanza delle sue braccia intorno a me.

“E’ solo che chiunque può vederci”, dico, a bassa voce, “pensavo volessi che ci vedessimo nella Sala Comune, no?”

“Non riuscivo ad aspettare”, mormora, e perfino nel buio della parte della sala vedo che arrossisce.

Rido un po’, sorpresa di come mi sento a mio agio con lui. Pensavo che dopo questo piccolo... ehm… momento… sarei stata troppo imbarazzo per dire qualcosa., se non timida. Ma invece mi sento quasi rinvigorita, se riuscite a capirmi. Soltanto il pensiero che ho potuto far andare Ron così… fuori controllo… beh, mi fa venire un gran sorriso, pozione o no.

La voce di Ron interrompe i miei pensieri.

Quindi, tu non… non sei arrabbiata con me o qualcosa del genere?”

“No, certo che no”, dico, tranquillamente, “non hai mica il completo controllo delle tue azioni, con la pozione e tutto il resto.

Comunque, in questo momento, faccio molta fatica a non pensare a quanto lui sembri normale… nonostante la Pozione del Desiderio abbia guidato le sue azioni, ovviamente.

“Giusto”, dice, “la pozione.”

Lo guardo, curiosa, dopo quel tentennamento. Per un momento, potrei giurare di vedere un luccichio o qualcosa del genere nel suo sguardo. Non sono sicura di che cosa sia… ma troppo presto sparisce ed il sorriso furbo torna sul suo viso.

“Allora, dovremmo tornare in Sala Comune?”, chiede, porgendomi la mano. La stringo un po’ confusa, ma quando il suo pollice scivola sul dorso della mia mano, scaccia via tutto il resto dalla mia mente, mentre andiamo verso la Torre di Grifondoro.

 

Ron, che succede? Dove stiamo andando?”, chiedo, leggermente affannata. Ci stiamo giusto dirigendo verso la Sala Comune di Grifondoro, quando improvvisamente Ron cambia direzione, svoltando in un corridoio sconosciuto, e trascinandomi senza tanti scrupoli dietro di lui.

“Mi sono appena reso conto di una cosa”, risponde, senza fermare la nostra corsa nel castello.

E cosa sarebbe?”

Si ferma così improvvisamente di fronte a me, che vado a sbattere contro il suo petto. Sarei crollata all’indietro nell’impatto se non fosse stato per le braccia di Ron, che mi hanno presa sapientemente al volo per la vita evitando la caduta, tenendomi comodamente in piedi a pochi centimetri dal suo petto. Come ha fatto a farlo così facilmente?

Alzo lo sguardo verso il suo viso e vedo quel sorriso che fa fare una capriola al mio stomaco, e quegli occhi azzurri che hanno perseguitato i miei sogni. Una delle sue mani sale fino a spostare una ciocca di capelli dal mio viso, dietro l’orecchio, i suoi occhi che non distolgono mai lo sguardo dai miei.

“Non ti ho ancora baciato decentemente.”

“Oh”, dico, senza sapere come altro rispondere. Questa non era esattamente la risposta che mi aspettavo, non che avessi un’idea di quello che mi aspettavo. E perfino con il rossore che comincia ad bruciare sulle mie guance, non riesco a spostare lo sguardo.

E prima che me ne renda conto, mi bacia. Le sue labbra tiepide che si appoggiano urgentemente contro le mie, mentre la mano che prima mi aveva spostato i capelli, ora è appoggiata sulla mia nuca. Rispondo al bacio altrettanto urgentemente, cercando di non pensare alle conseguenze che avrà tutto ciò su domani. Come spiegherò a Ron perché l’ho baciato anch’io, e così entusiasticamente?

Alzo un po’ le braccia e gli circondo il collo, permettendomi di perdermi completamente nella sensazione delle sue labbra contro le mie. Ci occuperemo delle spiegazioni quando sarà il momento.

Sembra che questo sia il gesto di cui aveva bisogno per avvicinare di più il mio corpo al suo, le sue braccia che mi circondano dalla vita e la sua lingua che sfiora le mie labbra per cercare di entrare. Apro leggermente la bocca d’istinto, completamente persa.

Non so quanto duri tutto ciò prima che ci interrompiamo, ma è solo il suono delle voci che viene dal corridoio a far scomparire la nostra… sensuale foschia. Ci facciamo da parte in fretta, rimettendo a posto vestiti e capelli per ritornare come prima. Non passa nessuno, tranne due Tassorosso del quinto anno che svoltano l’angolo.

Annuiamo nella loro direzione mentre ci passano vicino, cercando di avere un aria assolutamente indifferente. Non so quanto siamo convincenti, ma non riceviamo occhiate sospettose o commenti, quindi non dev’essere andata poi così male.

Eravamo un po’ troppo vicini, prima, comunque. E non per la prima volta.

Mi volto verso Ron, quando degli altri studenti sono fuori dal campo visivo, e non sono molto sicura sul da farsi, ora. Lui mi guarda, e nonostante l’interruzione, riesco ancora a vedere il fuoco che brucia nei suoi occhi. Porta una mano all’altezza del mio viso, l’appoggia alla mia guancia e la accarezza delicatamente prima di portarla tra i miei capelli. Devo chiudere gli occhi per assaporare quel gesto così lento e gentile, così in contrasto rispetto ad i gesti appassionati che ci hanno travolto poco fa.

In un attimo, Ron prende la mia mano, e comincia a trascinarmi di nuovo attraverso il corridoio, stavolta nella direzione da cui siamo venuti. Sono molto sorpresa del fatto che praticamente gli sto incespicando dietro, senza essere in grado di tenere il passo.

Ron”, sbotto, respirando più affannosamente, “dove stiamo andando?”

“In un posto in cui possiamo stare da soli”, replica, indifferente, voltandosi soltanto un attimo per sorridermi, prima di andare avanti.

“Soli?”

“Sì”, adesso sta proprio gongolando, “non possiamo continuare granché se ce ne stiamo nel corridoio verso la Sala Grande, no? Non dopo che ci hanno quasi beccati.”

Non ho parole dopo questo suo piccolo annuncio, e non sono sicura di come rispondere, e immagino soltanto tutte le possibili conseguenze che ‘continuare’ potrebbe portare.

 

Mi accorgo che stiamo camminando in un corridoio familiare, ma in effetti siamo praticamente dentro la Stanza delle Necessità prima ancora che realizzi effettivamente dove siamo. Ron mi spinge dentro, e chiude la porta mentre mi guardo intorno, divertita. La stanza è la copia esatta della Sala Comune di Grifondoro… con una sola differenza: Ron ed io siamo gli unici Grifondoro presenti.

“Come… come hai fatto?”, chiedo, stupita.

“Non ne sono sicuro”, replica, guardandosi attorno incerto come me, “credo di aver soltanto pensato a quello che volevo fare, ed a stare da solo con te… ed è venuto fuori questo.”

Il suo viso è imbarazzato ed un leggerissimo rossore copre le sue orecchie per l’ammissione. Mi stupisce come un momento è imbarazzato di fronte a me, per poi baciarmi assurdamente, ed il momento dopo si gratta la nuca nervosamente e si rifiuta di ricambiare il mio sguardo.

Ma questa ansietà mi da una sorta di furbizia che non pensavo di avere, perché prima che me ne accorga, o che possa fermarle, le parole sono giù uscite dalla mia bocca.

“Allora, adesso che sono sola con te, che cosa hai intenzione di farmi?”, chiedo, maliziosamente.

I suoi occhi incontrano i miei. Sono sicura che sia sorpreso di ciò che ho appena detto. Ma non posso ritirare le mie parole. Mi guarda, con quel sorriso furbo, e quel desiderio negli occhi.

Cammina verso di me lentamente, e nonostante abbia una gran voglia di scappare, le mie gambe rimangono ferme. Non scapperò. In pochi passi, lui è di fronte a me, pericolosamente vicino, ma non abbastanza perché i nostri corpi si tocchino. Muovo leggermente la mano. Ma rimango ben piantata per terra. Voglio vedere dove vuole arrivare.

“Oh, posso pensare ad un sacco di cose”, dice, inarcando le sopracciglia.

“Oh, davvero, tipo cosa?”

Non so minimamente da dove venga questo mio modo di parlare, ma non me ne preoccupo, in realtà. E’ praticamente una tortura avere Ron così vicino, ma non abbastanza vicino. Sapendo che entrambi lo vogliamo, ma nessuno dei due fa la prima mossa. L’aria intorno a noi sembra quasi potersi tagliare, la tensione aumenta.

“Potrei dirtelo…”, comincia.

So dove vuole arrivare. E se vuole lanciarmi un invito…

O potresti semplicemente farmi vedere.”

Questo è tutto l’incoraggiamento di cui ha bisogno e con un braccio mi cinge la vita, stringendomi a lui mentre le sue labbra si posano sulle mie. Il bacio è frettoloso, come è stato prima, ma sotto sotto c’è qualcosa di diverso. Un bisogno disperato di conservare il momento, di memorizzare questo bacio. Come se fosse l’ultimo.

E qualcosa in questo bacio mi ricorda cosa stiamo facendo, perché sta accadendo tutto questo, e devo spingerlo via.

Quando interrompo il bacio, abbiamo entrambi l’affanno. Le sue braccia sono ancora al sicuro intorno a me, mentre le mie sono posate delicatamente contro il suo petto, cercando di tenerlo lontano.

“C’è… qualcosa che non va?”, chiede Ron, respirando affannosamente, con aria interrogativa.

“Niente… avevo solo bisogno di respirare”, spiego, un po’ goffamente.

“Sicura?”, chiede, e sono certa che non se la sia bevuta.

“Sto bene. Davvero”, dico, guardandolo con il mio sorriso più persuasivo.

“Okay”, dice lui, sorridendo leggermente, tornando a colpirmi, e momentaneamente dimentico i miei dubbi. Una mano mi accarezza il viso, per un attimo, e non sono in grado di descrivere quello che provo prima che le sue labbra scendano sulle mie, in un casto bacio. E’ così diverso dal primo che sono presa alla sprovvista.

Lo guardo negli occhi con aria interrogativa, ma lui semplicemente si sposta per baciarmi il naso, la guancia, dietro l’orecchio… lentamente, comincia a tracciare dei baci lungo il mio collo e la sensazione è praticamente insuperabile.

Finalmente, ritrovo i miei limiti, e sto per fare la domanda che mi tengo dentro da quando è iniziata tutta questa faccenda.

Ron?”, chiedo, cercando di catturare la sua attenzione.

Mmmm”, mormora, contro il mio collo.

“Posso farti una domanda?”

“Suppongo di sì”, mormora di nuovo, senza fermarsi.

Cosa ti fa la pozione?”

Sembra che finalmente questo catturi il suo interesse, e smette di fare quello che sta facendo per guardarmi un po’ negli occhi.

Che vuoi dire?”

Cioè, come ti fa sentire? Cosa fa?”

“Beh, uh…”, comincia, “mi va volere questo”, dice, avvicinandosi un po’ di più per dimostrarlo.

Ovvero?”

Lui rimane in silenzio per un minuto, come se stesse pensando.

“Mi fa desiderare di baciarti”, dice, venendo di nuovo più vicino, “e stringerti”, congiunge le braccia intorno a me, “e toccarti”, mi accarezza leggermente la schiena, “e non lasciarti mai andare.

Ma come mai un minuto sembri senza controllo, ed il minuto dopo sembri tornare te stesso?”

Avvicina il suo viso al mio, posando le sue labbra sulle mie, e dice, con il suo respiro che scivola sulle mie labbra: “Perché è quello che mi fai tu”, dice, prima di baciarmi di nuovo. Questo bacio è più dolce, più gentile, ma sempre pieno della passione che ho potuto avvertire prima.

Mi sposto. Voglio risposte.

“Ma perché certe volte sei così controllato ed altre no? Voglio dire, mi aspettavo che saresti stato completamente fuori controllo…”

Mi interrompe con un bacio.

“Abbiamo parlato abbastanza”, dice piano prima di baciarmi di nuovo.

Ma…”, comincio, ma di nuovo mi zittisce con un bacio e finalmente mi lascio andare.

Non so per quanto tempo ci baciamo prima di passare dalla nostra posizione al muro fino di fronte al fuoco; non so nemmeno come siamo arrivati qui. Siamo l’uno accanto all’altra, e Ron mi preme leggermente contro la sedia con l’urgenza dei suoi baci. In una mossa veloce, mi tira su e mi fa sedere a cavalcioni sul suo grembo, fermandosi solo per un momento.

“Fermami se vado troppo veloce, okay?”

Annuisco, sorridendo, per poi abbassarmi a baciarlo di nuovo. Le sue mani che scivolano sulla mia schiena mi provocano un brivido lungo il corpo. Semplicemente, adoro la sensazione delle sue mani su di me, delle sue labbra sulle mie, cosa potrei chiedere di più?

Voltando una pagina del libro su Ron, sposto la mia bocca sulla sua guancia, vedendo che sulle sue orecchie è tornato quel glorioso rossore di quando è imbarazzato. Lo bacio leggermente proprio sull’arrossamento, adorando i sospiri che ricevo in cambio, prima di tornare sul suo collo.

Le mani di Ron sono occupate a cercare uno spiraglio al di sotto del mio maglione, verso la mia pelle. La sensazione delle sue mani sulla mia pelle scoperta è semplicemente indescrivibile.

Sono completamente persa nel tocco di Ron. Bacio leggermente una parte del suo collo, e la risposta che ne ricevo non me la sarei mai aspettata.

Merlino, io ti amo.”

Queste tre piccole parole mi bloccano. Oh, quante volte ho sognato che Ron mi dicesse queste parole, ma non è mai stato come ora. Mai erano il risultato di una qualche pozione d’amore. Mai queste parole sono suonate così false nelle mie orecchie.

Queste parole mi fanno tornare come prima, come niente avrebbe potuto. E subito mi sono alzata dal suo grembo, e sto di fronte a lui ad una distanza di sicurezza.

“Io, uh… credo che dovremmo andare, ora. Si sta facendo tardi. Dovremmo tornare in Sala Comune.

Mione”, comincia, ma non posso ascoltare, ora. Non posso.

“Per favore, Ron.”

La mia voce suona stanca, bisognosa di aiuto. Anche lui deve averlo notato, perché fa un profondo respiro e fissa il pavimento.

“Certo”, dice, con aria avvilita mentre usciamo dalla stanza.

Non parliamo per tutta la strada fino alla torre di Grifondoro ed appena arriviamo in Sala Comune, mi congedo e salgo al dormitorio. Prendo al volo un pigiama pulito ed un asciugamano, e mi fiondo nel bagno, annesso alla stanza della Caposcuola, per fare una doccia.

Mi spoglio frettolosamente, andando sotto l’acqua calda e lasciando che lavi via tutta la tensione dal mio corpo.

Ed è quando rivivo tutto, che lascio che tutte le emozioni vengano lavate via, e che le lacrime scivolino con loro.

 

 

**

 

Pegleg: vi prego, non odiatemi…

 

Ed eccoci giunti al penultimo capitolo. Da una parte mi dispiace che questa fic stia per finire, ma dall’altra mi sento sollevata perché tradurre è veramente faticoso ed impegnativo. Ad ogni modo, io stessa non ho ancora letto il finale per non rovinarmi la sorpresa… non ho idea di cosa succederà XD L’autrice mi (ci) ha fatto conoscere un Hermione particolarmente sensibile, ed un Ron decisamente ambiguo, cosa a cui non sono assolutamente abituata °_° Spero che voi siate curiosi riguardo al finale quanto lo sono io, anche perché vogliamo porre fine alle sofferenze di questa ragazza (spero)…

A presto! *_*

 

 

Miwako__

 

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Capitolo 9
*** Parte ottava - Confessioni ***


Parte ottava – Confessioni

Parte ottava – Confessioni

 

 

Rimango sotto la doccia per quella che sembra un’eternità. Ogni volta che riesco a fermare lo scorrere delle mie lacrime, ricordo il modo in cui mi ha stretta, il modo in cui i nostri corpi si adattavano l’un l’altro alla perfezione, e lo sguardo sul suo viso quando mi sono tirata indietro dopo che aveva detto quelle sinistre parole… ed i singhiozzi ricominciano di nuovo.

Quando esco finalmente dalla doccia, le mie dita ed i polpastrelli sono increspati per via dell’acqua. Mi asciugo velocemente ed indosso il pigiama. Non riesco a pensare a niente di meglio, adesso, di acciambellarmi nel mio letto e desiderare ardentemente che tutto quello che è accaduto sia stato solo un brutto sogno. Beh, potrei pensare a qualcosa di meglio… ma non è il caso.

Sapevo che era un’idea stupida sin dall’inizio; dovevo per forza rimanere ferita. Ma non mi sono voluta ascoltare, la tentazione era troppo allettante.

Forse sarò fortunata, e mi sveglierò domani mattina, e questo sarà stato solo un brutto sogno. Questo è tutto quello a cui riesco a pensare, tutto quello che spero mentre esco dalla mia stanza…

E mi ritrovo faccia a faccia con Ron.

Troppo perché sia un sogno.

Che ci fai qui?”, chiedo, irritata. L’ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è un Ron con gli ormoni impazziti che cerca di entrarmi nei pantaloni.

“Dobbiamo parlare.”

“Beh, non sono dell’umore giusto per parlare”, replico, “come sei arrivato qui, comunque?”

“Ho volato”, dice lui, semplicemente, indicando la sua Cleansweep 11, appoggiata vicino alla finestra.

“Ovvio”, dico, roteando gli occhi, “beh, se sei venuto per lo sbaciucchiamento della buonanotte, te lo puoi scordare. Non sono dell’umore.”

Ritorno nel mio letto, infagottandomi nelle coperte sperando che colga l’antifona e vada via. So che domani dovrò comunque rispondere, ma adesso come adesso non mi importa.
“’Mione, non vuoi nemmeno ascoltarmi? Ho detto che dobbiamo parlare”, la frustrazione traspare dal suo tono di voce. Beh, neanche per me tutto questo è una passeggiatina nel parco! Maledetto maniaco.

“Ed io ho detto che non ho voglia di parlare”, dico, con più forza di quanta ne possa ostentare nello stato in cui mi trovo, “sono stanca, e voglio dormire. E non dovresti nemmeno essere qui, comunque.”

“Non importa. Per quell che me ne frega, puoi chiamare qui la McGrannitt subito, ma solo quando mi avrai ascoltato. Non vuoi parlare, perfetto. Ma almeno ascolta quello che devo dire.

Per quanto voglia semplicemente ignorarlo e chiamare qui la McGrannitt subito, qualcosa mi dice che dovrei ascoltare. Forse, una parte di me ha bisogno di sentirlo. Forse, una parte di me spera che quello che mi sta per dire sia quello che ho voluto sentirmi dire per sette anni. Forse, sono solo troppo stanca e debole per litigare con lui. O forse, è la leggera sfumatura di disperazione che sento nella sua voce. Qualsiasi sia la ragione, mi ritrovo a dire:

Va bene, sto ascoltando.”

“Grazie”, dice, con aria sollevata. Per quanto sembri sicuro di sé, almeno una parte di lui doveva essere preoccupata che non avrei voluto ascoltarlo.

“Beh?”

“Dammi un minuto”, sbotta, rabbiosamente, ma la sua espressione torna subito quella di un cagnolino bastonato, “mi dispiace. Sto solo… sto cercando di raccogliere i miei pensieri, almeno un po’. Non voglio rovinarli.”

Sorrido un po’ a quell’affermazione. Di quando in qua Ron pensa prima di parlare?

Dopo pochi secondi prima che parli, finalmente, la sua voce bassa rompe il silenzio della stanza.

“Voglio parlare di quello che è successo prima. Quando eravamo… sai… nella Stanza delle Necessità.

Arrossisce leggermente.

Annuisco, facendogli cenno che ho capito di cosa sta parlando. Come potrei dimenticare? E’ la sola cosa a cui ho pensato.

“Beh, quello che ho detto… non volevo dire che...

“Lo so, Ron, non hai bisogno di darmi spiegazioni”, sbotto, interrompendolo. Mi uccide soltanto sentirlo e riesco a sentire chiaramente tutte le mie speranze che crollano con quelle parole. Lasciami in pace, Ron! Non c’è bisogno che tu mi ferisca più di quanto hai già fatto!

“Non è per quello che me ne sono andata”, mento, tentando di nascondere il fremito della mia voce; non voglio che sappia quanto tutto ciò mi stia ferendo, “mi sono solo accorta che stavamo andando un pochino troppo veloci e che probabilmente dovevamo smet…”

“Dannazione, Hermione! Puoi lasciarmi finire?”, esclama, esasperato. Mi accorgo improvvisamente che prima di dirlo mi ha tappato la bocca con la mano. Credo che stessi vaneggiando un po’.

Annuisco, e lui toglie la mano. Fa un passo indietro, ricomponendosi, poi comincia di nuovo.

“Come stavo dicendo. Quello che ho detto, non volevo dirlo in quel modo. Non è stato come avevo immaginato che l’avrei detto.

Apro la bocca per dire qualcosa, ma lui mi ferma.

Ma…”, allunga la parola per pensarci su e per non permettermi di interromperlo, “ma non sono pentito di averlo detto. Confermo ogni parola.”

“No, che non lo fai”, dico, a bassa voce, voltandomi dall’altra parte. Non ci posso credere. Cosa sta cercando di fare?

“Sì, che lo faccio”, dice, venendo dietro di me, “io ti amo, Hermione.

“Smettila”, urlo, voltandomi per guardarlo in faccia, e adesso le lacrime scendono di nuovo dai miei occhi. Non posso più sopportare questa situazione, “smettila, per favore. Tu non mi ami. E’ solo quella stupida pozione che te lo fa dire.

“No, non lo è”, replica, con calma, cercando di toccarmi, ma io mi sposto. “io ti amo. Così tanto che certe volte penso che potrei morirne. E questo viene dritto dal cuore, Hermione.

“No…”, mormoro, debolmente.

Hermione”, dice, piano, riuscendo a posare una mano sulla mia guancia ed a voltare il mio viso per guardarlo negli occhi, “non ho mai preso la pozione.

Cosa?”, lo fisso per un attimo, cercando di capire cosa mi stia dicendo, “ma… io ero lì. Ti ho visto berla.”

Ron ride un po’.

“Beh, mi hai visto bere qualcosa, ma non era la Pozione del Desiderio. Beh, non tecnicamente, almeno.”

“Non capisco. Cos’era, allora?”

“Beh, era la Pozione del Desiderio, ma non ci ho messo la tua acquolina, quindi era completamente inutile.

Cosa?! Ma io ti ho visto mettercela dentro!”

“Un piccolo giochetto di mani che ho imparato dai miei fratelli. Pensi che Fred e George non mi abbiano insegnato nulla? Ma, a parte questo, era la stessa Pozione del Desiderio. Se non lo fosse stata, tu l’avresti capito. Non sei considerate la strega più intelligente di Hogwarts per niente, dopotutto”, sorrise, tranquillamente, e sento il mio stomaco fare una capriola, un po’ come quando ho Ron intorno.

Mando giù tutto quello che ha detto, quando all’improvviso mi viene in mente una cosa.

“Hai pianificato questo per tutto il tempo?”

“Beh, no”, risponde Ron, arrossendo, “ho provato a pensare come dirti quello che sentivo per molto tempo, ma non ero sicuro che tu provassi lo stesso. Harry mi diceva di sì, ed anche Ginny, ma io non me ne accorgevo affatto. Mi sembravi così fredda con me, certe volte, come quando ti ho chiesto di giocare a scacchi o fare qualcosa con me, ma hai sempre preferito studiare, o cose simili. E’ per questo che ho cominciato a scendere per la colazione prima, così avrei potuto stare di più con te, solo noi due. Non hai idea quanto sia stato difficile, per me, svegliarmi così presto ogni giorno”, dice, con un sorriso, e non posso fare a meno di ridere.

Ne è valsa la pena, comunque. Ma ancora non ero sicuro di come ti sentissi, quindi me ne sono uscito con questa idea della pozione. Stavo quasi per prenderla sul serio, sperando che mi avrebbe dato il coraggio di cui avevo bisogno per dirtelo. Poi, se tu mi avessi fermamente rifiutato, avrei potuto dirti dopo della pozione ed avrei potuto cavarmela con quella scusa.”

“Sai che avresti potuto rendere tutto molto più facile per te stesso dicendomi semplicemente come ti sentivi?”

“Beh, lo so ora”, ribatte, roteando gli occhi, “ma in quel momento, avevo paura di impazzire.

E non hai pensato a quello che avresti potuto fare, prendendo la Pozione del Desiderio?”

“Già, beh… almeno, avrei potuto dare tutta la colpa alla pozione, ora, no?”

Rido un po’, credendo a malapena all’elaborato piano in cui sono caduta.

Comunque, è cambiato tutto quando sei piombata nella Stanza delle Necessità, ieri, ed io dovevo dirti quello che stavo facendo. Ma ho pensato: quale occasione migliore per capire se ti piacevo o no se non vedere come reagivi alle mie avance? Ma mi ero reso conto che dovevo fare maggior attenzione per quel tipo di piano, così, alla fine, ho deciso di non prendere la pozione.

Mi prendo un altro attimo, cercando di capire tutto quello che ha appena detto.

“Ti rendi conto che tutto questo è vagamente assurdo, vero?”

Lui scuote la testa.

“Quello che è incredibile è quanto è forte quello che sento per te”, dice, guardandomi dritto negli occhi, per poi aggiungere, dopo un momento: “e come è diventata assurda questa serata.”

Lo guardo, annuendo. Non sono molto sicura di dove vogliamo arrivare.

“Potrai mai perdonarmi?”, chiede, dopo avermi guardato per un attimo.

Fingo di pensarci per un attimo.

“Dovevi semplicemente dirmelo”, dico.

“Lo so”, mormora, abbassando lo sguardo.

“Mah, suppongo…”, dico, sorridendo, “solo questa volta.

Il sorriso che gli illumina il viso è contagioso, e presto mi ritrovo a ridere, il cuore più leggero di come sia stato per molto tempo, mentre mi prende su e mi abbraccia. Mi rimette giù e sono di nuovo in piedi sul pavimento.

“Ti amo così tanto”, sospira, guardandomi negli occhi, tenendo le braccia ancora intorno a me.

“Ti amo anch’io”, dico, sorridendo ancora per quella perfetta sensazione.

“Non hai idea per quanto tempo ho desiderato sentirlo”, dice, con il sorriso negli occhi.

“Oh, ce l’ho eccome”, replico, ripensando a tutte le volte che ho sognato di sentire quelle stesse parole.

“Questo significa che adesso posso baciarti?”

“Direi proprio di sì”, mormoro, prima che le sue labbra si posino sulle mie per la millesima volta, questa notte.



Mi stiracchio languidamente, strizzando gli occhi per la luce del sole che scivola sul mio viso attraverso le tende. Sorrido, ricordando gli eventi di ieri sera ed il delizioso sogno che li ha seguiti. Sgusciando fuori dalle mie coperte, decido di non alzarmi troppo presto e sono assolutamente determinata a tornare indietro a sognare il mio perfetto ragazzo.

Ron è il mio ragazzo. Lui mi ama, ed adesso è il mio ragazzo.

E’ quasi una cosa strana. Solo ieri era soltanto il mio migliore amico, e la cotta che non avevo mai avuto per nessun altro. Ma, adesso… adesso tutti i miei sogni sono diventati realtà.

Apro di nuovo gli occhi, decidendo che prima di sacrificarmi completamente ai pensieri su Ron, dovrei almeno controllare quanto tempo ho prima di alzarmi. Odio tantissimo essere interrotta nel bel mezzo di un sogno.

I miei occhi stanchi finalmente cominciano a mettere a fuoco i piccoli numeri dell’orologio, e questo mi fa saltare fuori dal letto. Quand’è che si è fatto così tardi?!

Corro intorno alla stanza, prendendo tutto quello che mi serve per le mie lezioni, mentre provo a vestirmi in contemporanea. Devo essermi dimenticata di puntare la sveglia, ieri sera. Stupido ragazzo e le sue stupide distrazioni…

Sono praticamente fuori dalla porta della torre con i miei libri di scuola, quando mi ricordo che è sabato e che non ho lezioni. Tutta questa storia di Ron mi ha fatto veramente uscire fuori di testa.

Sorrido leggermente, al pensiero. Solo lui può farmi diventare così sbadata.

Camminando, mi prendo un po’ di tempo per sistemare i miei indomabili capelli, tirandoli indietro dal viso. Mi cambio, mettendomi dei comodi vestiti babbani, lasciando nella mia stanza le cose di scuola, e scendendo con più calma verso la Sala Grande, per colazione.

Non sono sorpresa di vedere Ron, Harry e Ginny che stanno già mangiando, quando arrivo.

“Ehi, Hermione”, sento Harry chiamare, mentre mi faccio strada per raggiungerli. Ron si volta sentendo il mio nome, ed un sorriso mi spunta sul viso. Si sposta un po’, per darmi lo spazio di sedermi accanto a lui.

“’Giorno,Mione”, dice, mentre mi siedo con un ‘grazie’ ed un sorriso. Non posso fare a meno di sorridergli. Di fronte a noi, Ginny ed Harry stanno sogghignando compiaciuti.

“Sei un po’ in ritardo”, dice Harry, catturando l’attenzione mia e di Ron, “stavamo cominciando a pensare che ti fosse successo qualcosa.

“Ho dormito un po’ troppo”, rispondo, cercando di essere naturale, ma quel sorrisetto non se ne vuole andare.

“Lunga notte?”, chiede Ginny, e né lei né Harry riescono a trattenere una risata. Roteo gli occhi.

“Smettetela, voi due”, li ammonisco. Ron è rimasto in silenzio, e mi volto scoprendo che mi ha guardata per tutto il tempo. Arrossisco leggermente, e mi muovo per portare un po’ di cibo sul mio piatto.

Ron mette una mano sotto al tavolo, accarezzandomi la gamba dolcemente. Gli sorrido, trasmettendogli il mio amore senza parole, solo per ciò che fa, e mi concentro sulla colazione.

Le successive parole di Harry fanno capire chiaramente che deve aver notato l’elettricità tra noi.

Quindi, direi che ieri sera è andata bene, eh?”, chiede, con le sopracciglia inarcate.

Sia io che Ron smettiamo di mangiare, alzando lo sguardo verso il nostro migliore amico. Ron sorride.

“A dirla tutta”, comincia, “ci sono stai un po’ di malintesi, ma alla fine si è concluso tutto a meraviglia.”

“Allora…”, lo incoraggia Ginny.

“Allora, stiamo insieme, adesso”, dice Ron, guardando sua sorella, “contenta?”

Ginny lancia un piccolo gridolino di trionfo ed Harry ride. Potrei giurare di averlo sentito dire ‘era ora’, in un bisbiglio.

“Mi devo complimentare con te”, dice Harry, dopo un minuto, “ero sicuro che quel tuo stupido piano ti avrebbe fatto completamente perdere la faccia”, conclude, guardando Ron.

“Oh, lo ha fatto”, replica Ron, ridendo leggermente, “ma è andato bene, alla fine.”

“Aspetta un attimo! Tu lo sapevi?”, chiedo, voltandomi verso Harry, “come hai potuto permettere che lui andasse avanti con quello stupido piano?”

“Ehi!”, esclama Ron, offeso, ma lo ignoro.

“Ehi, non prendertela con me. Ho provato a fermarlo, ma non mi ha voluto ascoltare. Gli avevo detto che avrebbe dovuto semplicemente dirti i suoi sentimenti.

Abbasso leggermente lo sguardo, e Ginny ride. Mi volto verso di lei.

“Quindi, ne eri a conoscenza anche tu?”

“Non ufficialmente. Ho provato a pensare alle cose che stavano succedendo, ed Harry mi ha detto il resto.

Li guardo storto, ma presto non riesco a trattenere un sorriso.

“Beh, siete fortunati che lui non abbia completamente rovinato tutto.

“E loro sarebbero fortunati”, fa Ron, incredulo, “credo che qui noi siamo gli unici fortunati.

Sorrido, voltandomi verso di lui.

"Ah, e come mai?"

“Perché finalmente siamo riusciti a metterci insieme.

Sorrido di nuovo, la mia lieve arrabbiatura completamente sfumata via.

“Sa, signor Weasley”, comincio, circondando le sue spalle con le braccia, “credo che lei abbia assolutamente ragione.”

Guardandoci negli occhi, e non passa nemmeno un attimo. Abbracciandoci, facciamo incontrare le nostre labbra del nostro primo bacio del buongiorno. E’ stato breve e dolce, ma nascondeva in se molte promesse.

Lui mi guarda per un attimo, prima di parlare.

“Macchina dei pettegolezzi di Hogwarts, eccoci.

Non posso fare a meno di ridere a quel commento. Mentre torniamo a fare colazione, tenendoci per mano ogni volta è possibile, sotto al tavolo, mi rendo conto di una cosa per la prima volta, e sorrido.

Non dovrò più aspettare Ron.

 

Fine.

 

 

Okay, potrei un po’ commuovermi ç_ç La fanfiction si conclude qui. Dopo mille peripezie, ritardi, mancanze d’ispirazioni, traduzioni che non funzionavano, eccoci qui. Cala il numero delle mie bambine (colei che trattava i suoi racconti come esseri umani -_-), nonché posso dire orgogliosamente di aver terminato il mio primo lavoro come traduttrice. Inquietante, come minimo XD Ce ne saranno ancora in futuro? Non so. In ogni caso, credo che sarà difficile trovarne di carine e così ben scritte come Waiting for Ron, senza contare l’originalità dell’idea. Sarebbe inutile elencarvi le colonne sonore che mi hanno ispirato nel tradurre questa fic, come ho intenzione di fare con le mie, perché in questo caso ho assunto semplicemente il ruolo di intermediaria, e mi ha fatto veramente piacere.

Sono orgogliosa del fatto che sia piaciuta così tanto anche a voi, che l’abbiate seguita, commentata, od anche soltanto letta, che vi siate incuriositi così tanto da leggere la versione originale (cosa che mi stupisce piacevolmente, devo dire! *_*). Averci dato uno sguardo e non aver disprezzato la mia traduzione è già un onore per me.

Ad ogni modo, bando ai sentimentalismi. Vi ringrazio tantissimo. Spero vorrete farmi sapere le vostre opinioni anche riguardo a quest’ultimo capitolo.

A presto, e thank you.

 

Miwako__

 

 

[ Waiting for Ron, from 12/11/2004 to 31/5/2005 ]

 

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