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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo. *** Capitolo 2: *** Prima parte - Abitudini *** Capitolo 3: *** Parte seconda - Rompere le abitudini *** Capitolo 4: *** Parte terza - Sguardi scaltri *** Capitolo 5: *** Parte quarta - Cambiare amicizie *** Capitolo 6: *** Parte quinta - Tendenze gelose *** Capitolo 7: *** Parte sesta - Eventi inaspettati *** Capitolo 8: *** Parte settima - Illusioni spezzate *** Capitolo 9: *** Parte ottava - Confessioni ***
Disclaimer: questa fanfiction è una
traduzione. L’autrice è Pegleg ed il titolo originale è ‘Waiting for
Ron’. I personaggi di seguito elencati appartengono a J.K. Rowling.
Prologo.
“Lascia perdere! Vado a dormire.”
“Cosa?!” chiede Ron, apparentemente
sorpreso.
“Ho detto, vado a dormire” rispondo, questa volta più
chiaramente, prima di girare i tacchi e dirigermi verso il dormitorio delle
ragazze, nella mia stanza. Non ho bisogno di voltarmi per vedere l’espressione
attonita sul volto di Ron. So che c’è. Perché non ho mai
avuto bisogno di scappare per prima da un nostro bisticcio.
Ma il fatto è che non posso rimanere
ancora qui, comunque non stasera.Sette anni di tutto
ciò ed ancora non siamo venuti a capo di niente. Qualche volta ci si sente semplicemente stanchi.
Sono stanca di bisticciare. Stanca delle lacrime. Stanca di stare qui ed aspettare che Ron mi dia almeno un
indizio.
Sono solo stanca.
Cammino fino alla mia stanza per poi
trovare Grattastinchi accoccolato sul mio letto, che dorme profondamente.
Dormire. In questo momento suona benissimo.
Se solo qui fosse facile farlo. E’
difficile dormire senza sognarlo. Ma forse non è più così terribile, ora che ho
la stanza tutta per me e qualsiasi cosa io sogni
rimane con me, solo con me. Al contrario di tutti, Ron non si era ancora
accorto dei miei sentimenti verso di lui, ma io non sentivo affatto il bisogno
di parlargliene.
Grazie tante, Lavanda e Calì.
Dopo essermi cambiata ed essermi lavata i denti (che posso
farci? I miei genitori sono dentisti. E’ difficile perdere le vecchie
abitudini), mi infilo nel letto, spostando un non
troppo felice Grattastinchi dal suo angolo verso il centro del materasso. Provo
ad accoccolarmi tra le lenzuola, per dimenticare questa serata, ma alla fine
solo il mio corpo è nel letto, mentre la mia mente ripercorre continuamente
quegli eventi.
Stavamo bisticciando, come al
solito. A volte non ricordo nemmeno per cosa litighiamo, ma questa volta l’ho
in mente abbastanza chiaramente.
Ron aveva sentito qualcosa che mi aveva chiesto Justin
Finch-Fletchley e domandato cosa avrei risposto. Ora,
ovviamente tutti sanno che avrei gentilmente declinato
l’invito (non ho idea del perché quel ragazzo abbia provato comunque a
chiedermelo. Tutti sanno che mi imbarazzano troppo
questo tipo di cose), ma non pensavo di dover dare a Ron alcuna spiegazione.
Così come lui non vuole rivelarmi mai niente, non ha
ragione di voler venire a sapere i miei affari personali.
Io, ovviamente, gli avevo detto così, ma lui non sembrava
averla presa molto bene. Per qualche motivo eravamo finiti in una strana
conversazione, e Viktor era stato menzionato… di nuovo. Noi siamo ancora
semplici amici di penna, e Ron è ancora convinto che siamo coinvolti in una
sorta di torbida relazione.
Così ho cercato di dirgli, nuovamente, che la ragazza vicino a Viktor in alcune foto che possiedo, è proprio la
sua fidanzata, e non un astuto modo di distrarre l’attenzione dei media dalla
nostra presunta passionale relazione (cioè, da notare cosa riesce ad
inventarsi!), e lui ha cominciato a blaterare che un vero amico gli
avrebbe detto cosa stava succedendo e che era soltanto preoccupato per me.
Ah! Preoccupato un corno! La verità è che non vuole che io
stia con qualcun altro, che mi porti via da lui... non che lui comunque voglia stare con me.
Prendo un profondo respiro, cercando di sciogliere la
tensione dal mio corpo. Mi sento un po’ meglio, ma non di molto.
Qualche volta, spero soltanto di dimenticarlo. Andare avanti e trovare qualcun altro, qualcuno che sia pronto ad
impegnarsi. Tuttavia, abitudini prese in sette anni sono difficili da
perdere.
Però, a questo punto lui fa
qualcosa di carino. Come portarmi di nascosto qualcosa da
mangiare in biblioteca quando ho fame. O prendermi in
braccio facendomi girare quando è tutto felice di aver vinto una partita di
Quidditch. O mandare Ginny nella mia stanza con
del brodo di pollo quando sono malata.
E mi innamoro di nuovo.
Sono Hermione Granger, e vi do il benvenuto nella mia vita;
tranquillamente e pazientemente (sebbene qualche volta, non poi così
pazientemente) sto aspettando Ron.
“Perché sei mia amica. Voglio
sapere cosa ti sta succedendo.”
“Quello che mi sta succedendo non c’entra niente con ciò
che accade nella mia vita privata! Non ti devo dire tutto…”
“Ma questo è quello che fanno
gli amici!” replica lui. Ha il viso arrossato per la rabbia, i capelli
scarmigliati per tutte le volte in cui vi ha passato
le dita, furioso. In realtà, così è proprio carino… cioè,
ehi, Hermione!
Non è certo il momento di pensare a queste cose.
“Ron, puoi dire onestamente che tu mi dici tutto?”
L’unica risposta è il silenzio.
“Forse dovrei andare a parlare con Harry…”
“No.” mi interrompe duramente,
ed un mezzo sorriso compare sul mio volto. Lo sapevo!
“Ascolta. Tutti hanno i propri segreti. Ora, se io dico
così, non è per farmi solo gli affari miei. Inoltre, andare a parlarne con
qualcuno è troppo difficile e bisogna anche chiedersi se quel qualcuno è la
persona giusta.”
“Bene, se il problema è che volevi chiedere consiglio a
qualcuno, perché non me lo hai detto e basta?”
“Non è questo il punto…”
“Giusto. Il punto è che, in quanto
tuo migliore amico, penso di avere il diritto di sapere quando esci con
qualcuno.”
“No, il punto è che devi levare il tuo stupido naso dai
miei affari. E sì, ti dirò quando comincerò ad uscire con qualcuno, ma questo
non significa che io ti debba parlare dei ragazzi che
rifiuto.”
Il suo viso cambia improvvisamente, ed un sorriso
trionfante prende il posto dell’espressione arrabbiata. “Quindi
l’hai rifiutato?”
Tossisco, senza riuscire a credere alle mie orecchie. “Sei impossibile”, dico senza riuscire a pensare a
qualcos’altro di meglio.
“Bene. Comunque, lui non era
abbastanza per te.”
“Ah, sì, e tu chi saresti per deciderlo?” chiedo,
indignata. Dove vuole andare a parare?
“Il tuo migliore amico, ecco chi.”
“Ma certo, però anche Harry è il mio migliore amico ma
chissà perché non lo vedo che tenta di impicciarsi degli affari miei.”
“Beh…” lui esita un momento, e quasi penso che mi voglia
dire qualcosa di particolare, quando, “Harry ha altre cose per la testa.”
Non posso negare la verità di questa affermazione.
Ma sta ancora ficcando il naso dove non dovrebbe.
Faticosamente, chiedo: “Perché ti preoccupa con chi esco?”
Rimane in silenzio per qualche istante, fissando i suoi
piedi come se contenessero la risposta. “Non lo so. Lo faccio e basta.”
Sospiro. “Beh, non penso comunque
che questa sia una cosa molto buona.”
La rabbia comincia a montarmi dentro di nuovo. “A meno
che tu non sia pronto a rivelare tutti i tuoi oscuri segreti, non puoi aspettarti
che io sia sempre sincera con te.”
“Ma quello non era un
segreto.L’hai detto
tu stessa” replica lui, tranquillamente. “potrei averlo saputo da
chiunque.”
“Ed allora perché non l’hai
chiesto agli altri?” domando, nuovamente infuriata. E’ incredibilmente bravo a
farmi arrabbiare.
“Perché sei bellissima quando sei arrabbiata,” dice lui, senza esitazione.
“Cosa?” chiedo. Non sono sicura
di aver sentito bene.
“Ho detto che sei bellissima quando sei arrabbiata”
ripete, un sorriso compiaciuto che incurva le sue labbra, mentre fa un passo
verso di me.
Quel movimento è così inaspettato, che mi sento come se fossi
travolta da un vento fortissimo. Fa un passo più vicino, ed io arretro, senza
capire cosa voglia dire con quell’osservazione.
“Arrossisci, il tuo torace si alza per l’energia che
metti nel gridare… e vedo il fuoco nei tuoi occhi. Amo quel fuoco… quello che
si accende solo quando sei veramente appassionata a qualcosa. E’ una delle
ragioni per cui mi piace litigare con te.”
Lui continua ad avvicinarsi, ed io continuo ad arretrare,
finché la mia schiena non si scontra contro la parete. Mi sento come una preda
in trappola, letteralmente. Eravamo qui, stavamo parlando
normalmente… non ero preparata ad una cosa del genere. Non so cosa fare.
“E’ per questo che sono così
terribilmente geloso anche solo a pensare a te con qualcun altro oltre me”,
conclude.
“Cosa… cosa vorresti dire?”
ritrovo vagamente me stessa, e lo chiedo timidamente, senza quasi credere che
quella che ho sentito sia proprio la mia voce. Non è la voce di una
diciassettenne, non è la voce di Hermione Granger, la Caposcuola, che ha
affrontato i terribili, enormi mostri letali di Voldemort. No, questa è di
qualcun altro. Di qualcuno che per la prima volta in vita sua
non sa davvero cosa sta facendo. Ho perso il controllo.
“Voglio dire che mi piaci, Hermione. Voglio dire che mi
piaci veramente. Tu sei tutto quello a cui ho
pensato in questi anni, fino ad ora. Ho sognato tutto questo.”
E poi le sue labbra si
posano sulle mie, in un bacio appassionato che mi fa quasi tremare. Questo mi
permette di avere qualche attimo per pensare alla risposta, ma subito ho aperto
gli occhi, intrecciando le sue mani con le mie, e baciandolo ancora più
appassionatamente. E’ meglio di quanto avessi mai immaginato.
Le mie mani vanno a giocare con i suoi capelli, e
accarezzano il suo collo, mentre lui mi stringe ancora di più. Ho aspettato
sette anni tutto questo…
Beep beep beep
Apro gli occhi e spengo l’allarme della sveglia. Cerco di
capire dove sono e mi ritrovo nel mio letto, sola, nella mia stanza.
Inciampo scendendo dal letto. Certe volte odio la mattina.
Considerando che è sabato, non c’è molta gente nella Sala
Grande quando scendo per la colazione, cosa che comunque
non mi preoccupa affatto. Mi piace stare un po’ da sola; specialmente quando ho
un sacco di cose per la testa.
Dopo aver fatto colazione, vado in
biblioteca con l’intenzione di studiare, anche se devo ammettere che mi sto
soltanto nascondendo. Non me la sento di vedere Ron, adesso, e nemmeno
qualcun altro. Il sogno di stanotte mi ha reso veramente inquieta. La
conversazione immaginata era così reale… così simile a quella che abbiamo avuto
ieri sera, ma terminata in modo decisamente diverso.
Essendo sabato, non devo preoccuparmi di avere intrusi nel
mio piccolo mondo fino al tardo pomeriggio. Sia Ron che Harry saranno ad allenarsi a Quidditch fino ad allora.
“Quindi, sarebbe questo il posto in cui ti stai nascondendo.”
Credo di aver parlato troppo presto.
“Chi ha detto che mi sto nascondendo?”
“Beh, il fatto che non ti vedo da tutto il giorno mi dice
molto”, replica Harry, tranquillamente.
“Non è poi così strano…” comincio, ma lui mi
interrompe.
“Ed anche il fatto che tu e Ron avete
litigato di nuovo, ieri sera.”
“Non dovresti essere ad allenarti con la squadra di
Quidditch?”
“Ho finito presto. E non tentare di
cambiare argomento. Complimenti per lo sforzo, comunque.
Allora, che è successo stavolta?”
“Sono sicura che Ron ti ha già detto
tutto.”
“Quando Ron me ne ha parlato, credo si sia dimenticato
apposta di dirmi che era in errore, cosa che comunque
causa praticamente sempre i vostri litigi. Tutto quello che mi ha detto è che
lo hai accusato di non rispettare la tua privacy.”
Rido. “In un certo senso… ha semplicemente scoperto che
Justin mi ha chiesto di uscire, e mi ha chiesto quale sarebbe stata la mia
risposta. Ed io gli ho detto di non ficcare il naso nei miei affari.”
Harry sospira. “Sarebbe stato così difficile dire
semplicemente che hai risposto di no?”
“No, ma non è questo il punto. Il punto è che non è una cosa
che lo riguarda.”
“Sai benissimo perché l’ha fatto. Lui è soltanto…”
“Sì, lo so” dico, interrompendolo. Ho sentito tantissime volte
questo discorso… tutte le volte che Harry ha cercato
di fare da paciere tra noi. “Lo so che è solo geloso. Io lo so, tu lo sai, ma
finché non lo capisce lui, non ho intenzione di essere
io a mettere ordine nella sua mente. E’ la mia vita e sono i miei affari, e
fino a quando lui non mi dirà chiaramente che vuole essere più di un amico,
questa è la situazione.”
“Ma andiamo, cerca di essere più
sincera con te stessa!” dice lui, esasperato. “Perché
non gli dici semplicemente come ti senti?”
“Perché probabilmente mi riderebbe in faccia.”
“No, non lo farebbe”, replica Harry, calmo.
“Come lo sai? Harry, Ron non mi ha mai dimostrato che sono
qualcosa di speciale per lui, a parte queste sue scenate di gelosia. Si diverte ancora con me, litiga ancora con me, cerca ancora di
irritarmi, ma solo per divertimento. Lui… lui, semplicemente, non è ancora
pronto per sapere come mi sento.”
“Forse non è ancora pronto, ma sapere potrebbe
renderlo pronto da sé. Lo farebbe riflettere, cercherebbe
di capire. Non riderebbe… in realtà, probabilmente non saprebbe nemmeno cosa
dire. Ma tutto questo andrà avanti per sempre se non
ti decidi a dirgli qualcosa…”
“No, Harry, non glielo dirò.” dico
con decisione, e sa che sono seria.
Sospira, e sembra voler lasciar cadere l’argomento, almeno
per ora. “Volevo solo essere sicuro che stessi bene. Ron mi ha detto che te ne
sei andata nel bel mezzo della discussione, cosa che solitamente non fai quando
ti impunti, e lui ha pensato… che sarebbe stato meglio
venire a cercarti.”
“Quindi, sei venuto a controllarmi,
perché lui era preoccupato per me, eh?” dico, amaramente. “perché
non viene a cercarmi lui stesso?”
“Perché ha pensato che non volessi vederlo, dato che stamattina
ti sei volatilizzata.”
Un’espressione colpevole compare sul mio volto, capendo cosa
deve aver pensato. Deve aver creduto che lo odiassi,
per sparire così.
“Ero solo stanca” dico, ed il tono della mia voce rispecchia
perfettamente come mi sento. “litighiamo talmente tanto che a volte arrivo ad
un punto che non riesco più a sopportare… tutto questo.”
Solo quando Harry mi abbraccia mi rendo conto delle lacrime
che scendono dai miei occhi. Rimango a piangere appoggiata al suo petto per un
po’, la frustrazione di tutti questi giorni pesanti che a poco a poco scivola fuori da me. Solo quando ho quasi smesso di piangere e tiro
su col naso come una bambina mi accorgo che è arrivato qualcun altro nella
stanza.
“Hermione, stai bene?” chiede Ron, esitante, rimanendo
leggermente distante, probabilmente dispiaciuto di vedere che sono ancora qui a
lamentarmi. Neanche un accenno di rabbia o gelosia nei suoi occhi, solo preoccupazione. Harry è l’unico ragazzo cui Ron
permette di starmi così vicino, senza fare una scenata.
“Sto bene” rispondo, asciugando freneticamente le lacrime
dalle guance e dagli occhi. Non voglio farmi vedere piangere da lui. “Sono solo
un po’ stressata.”
Non mi sembra convinto, ma non mi chiede altro. “Mi dispiace
per averti assillato con quella storia di Justin. Avevi ragione, non sono
affari miei.”
Sorrido, nonostante una parte di me sappia che è stato Harry
a dirgli di parlarmi così. “Allora, chi ti ha detto che l’ho rifiutato?”
chiedo, deliberatamente.
Ron non vorrebbe dirmelo.
“Harry” dice, regalandomi un sorriso imbarazzato che mi fa
immediatamente sentire le farfalle nello stomaco.
Lancio un’occhiata ad Harry, che ha
l’aria colpevole. Una parte di me vorrebbe che tutto questo si concludesse.
“Ehi, non guardarmi così. Me l’ha chiesto prima che sapessi
che voialtri stavate litigando proprio per quello.”
“Oh, non provare a dirmi che non ci hai sentiti.”
dico, scettica. Odio ammetterlo, ma sono ben
consapevole che le discussioni mie e di Ron risuonano in tutta la torre di
Grifondoro.
“Va bene, vi ho sentiti. Ma questo
non significa che io sapessi per cosa stavate
litigando. Tendo a non farci più caso.”
Questo, nonostante tutto, mi fa ridere. E mi fa sentire
molto meglio avvertire questa… leggerezza… come se un peso se ne andasse.
Quando mi volto verso di lui, Ron
mi porge la mano. “Amici?” chiede, come se mi stesse
tacitamente chiedendo una sorta di tregua.
“Amici” rispondo, stringendo la sua mano, sperando che
abbracciare lui sia facile come abbracciare Harry.
Ma sembra che lui mi anticipi,
mentre mi avvolge in un inaspettato abbraccio. Mi tiene stretta tra le sue
braccia e l’unica cosa che riesco a pensare è come
tutto sembra decisamente migliore, con le sue braccia forti che mi sorreggono,
il suo petto sotto la mia guancia… si sta facendo piuttosto caldo, qui, o sono
io?
“Mi dispiace per prima” farfuglia, piano.
“Lo so”, sussurro.
“E non so per cosa stavi piangendo,
prima, ma sai che puoi venire da me quando vuoi, chiaro? Se hai bisogno di
parlare o… di qualsiasi altra cosa.”
“Sì, lo so”, pensando tuttavia che non è del tutto vero. Non
posso andare da lui per qualsiasi cosa… non posso e basta.
“Bene. Perché odio vederti piangere.”
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenere una
nuova ondata di lacrime. Sono le cose come queste… sono le piccole cose come
queste che mi fanno sentire come se fossi ad un metro da terra. Ma sono anche le cose che mi fanno stare male… tutto allo
stesso tempo.
E queste sono le cose che succedono
sempre. Ron ed io che bisticciamo, e poi facciamo
pace… bisticceremo di nuovo, e faremo pace di nuovo. Tutte le volte che avremo
un litigio, non ci parleremo per un giorno o due… e poi faremo pace, come al solito.
Era normale. Era un’abitudine. Mi piacciono le abitudini.
Sono qualcosa da cui puoi dipendere, aspettare. Si sa
che con le abitudini non si sarà mai sorpresi di
quello che verrà. Ed alla fine, tutto torna ad essere come è
sempre stato.
Sì, mi piacciono le abitudini. Ma credo che tutti, a volte, abbiamo bisogno di un cambiamento…
Capitolo 3 *** Parte seconda - Rompere le abitudini ***
Parte seconda – Rompere le abitudini
Parte seconda – Rompere le abitudini
Disclaimer: questa fanfiction è una
traduzione. L’autrice è Pegleg ed il titolo originale è ‘Waiting for
Ron’. I personaggi di seguito elencati appartengono a J.K. Rowling.
Come al solito, sono la prima ad
entrare nella Sala Grande per colazione, questa mattina. Ron ed Harry hanno la
fantastica abitudine di arrivare dieci minuti prima di
entrare in classe, mostrare la loro faccia per cinque, per poi scappare in aula
appena in tempo.
In realtà, lo trovo piuttosto divertente… a volte. Altre
volte è discretamente irritante. Credo che dipenda dal mio umore corrente.
Mentre rimugino su questi pensieri,
e su quale umore potrei essere oggi (se è una giornata divertente o irritante)
riempio il mio piatto di cibo. Della frutta ed un muffin, forse solo una fetta
di bacon…
“Buongiorno, ‘Mione.” dice Ron, sedendosi accanto a me. ‘Mione? E questa da dove viene? Non mi ha mai chiamata così, prima.
“Ti sei alzato presto”, commento, guardandomi intorno nella
Sala Grande. A confermare i miei sospetti che sono una dei pochi che si è alzata prima del tempo, è ancora abbastanza vuota;
occupata soltanto da alcuni mattinieri come me.
“Avevo fame”, replica, indifferente, riempiendo il suo
piatto con bacon, uova e salsicce, cosa che fa solitamente. Almeno qualcosa è
normale. “Passami il sale, per favore.”
Ha davvero detto quello che penso abbia
detto? Da quando Ron usa le buone maniere? Normalmente si prende
quello che vuole senza tanti complimenti.
“Certo, non c’è problema”, dico, porgendogli il sale mentre
ancora continuo a guardarlo, curiosa.
“Grazie”, dice, prima di metterne abbondantemente sulle sue
uova e prendendo una fetta di toast. Ne prende un morso, masticandolo
lentamente come se prendesse tempo per sentirne meglio il sapore, prima di
inghiottirlo. Poi, fa lo stesso con le uova. Per tutto il
tempo continuo a fissarlo, chiedendomi da dove diavolo sia venuto fuori questo
nuovo Ron.
“C’è qualcosa che non va, ‘Mione?”
chiede, guardandomi con espressione preoccupata. Non capisco fino a quando non
mi rendo conto per quanto tempo l’ho fissato.
“No. Scusa”, dico, tentando di nascondere il mio imbarazzo.
“sono solo sorpresa di vederti alzato così presto, ecco tutto.”
Scrolla le spalle, continuando a mangiare. Non so cosa sia,
ma c’è qualcosa di diverso in lui, stamattina. Ed
intendo a partire dal fatto che si sia alzato così presto.
I suoi capelli sono ordinatamente
pettinati ed i suoi vestiti sono lisci e puliti, non messi a casaccio come al solito. Non ha il solito sguardo
sornione, piuttosto sembra incredibilmente sveglio e fresco. I suoi
occhi brillano e sembra… eccitato? Non so nemmeno come descriverlo. Sembra solo
diverso, cambiato. Come se fosse del suo umore migliore da…
sempre.
“Sei sicura che non ci sia
qualcosa che non va?” chiede di nuovo, dato che continuo a fissarlo.
“Te l’ho detto. Sto bene.”
“Allora, smettila di fissarmi. Mi
sento come se mi stessi spogliando con gli occhi o qualcosa del genere.”
Arrossisco tremendamente e mi volto
verso il mio piatto. “Scusa”, farfuglio, tentando senza
accorgermene di visualizzare un Ron svestito nella mia mente. Oh,
dannazione! Perché si doveva per forza mettere a
parlare di spogliarsi e quelle cose lì? Ma l’idea è
incredibilmente attraente… NO!Ma smettila,
Hermione.
“Dovresti veramente mangiare
qualcosa, ‘Mione. Lo sai quanto diventi scontrosa
quando non fai una buona colazione.”
Lo guardo a bocca aperta, di
nuovo, e provo a dire qualcosa quando arriva Harry e si siede di fronte a noi.
“Buongiorno Ron, Hermione”, dice,
mentre si siede e riempie il suo piatto. “ti sei alzato presto stamattina, Ron.”
“Avevo fame”, ripete lui,
prendendo ancora un po’ di cibo, e mangiandolo ancora in quel modo lento e
tranquillo.
Arrivano le lettere e sono sorpresa
di vedere che c’è una busta assieme alla mia solita copia della Gazzetta del
Profeta. Pago il gufo per il servizio ed apro la lettera in fretta. Mi piace
ricevere lettere. Riconosco immediatamente la calligrafia. E’ di Viktor.
Cara Hermione,
mi
ha fatto piacere ricevere la tua ultima lettera. Ti ringrazio per i tuoi auguri
riguardo all’imminente matrimonio tra me ed Eva. Le è piaciuto tantissimo il
braccialetto che le hai mandato, anche se ‘è solo un
oggettino senza pretese’. Era adorabile e ne è stata
felice.
Prima che ti aggiorni
dicendoti tutto ciò che è successo dalla tua ultima lettera, volevo chiederti
se…
“Una lettera”, replico, rimanendo
volutamente vaga. Non voglio ricominciare a parlare di questo.
“Beh, questo l’avevo capito”,
dice, roteando gli occhi. “da parte di chi?”
Sospirando, mi preparo
psicologicamente alla litigata che ne verrà e rispondo, “Viktor.”
Ron annuisce e continua a
mangiare. Aspetto, pensando che forse l’idea non gli è ancora arrivata, ma non
succede nulla.
“Mi hai sentito”, provo a
ripetere. “è da parte di Viktor Krum.”
“Sì, ti ho sentito”, replica,
guardandomi per un momento più lungo del solito prima di tornare a mangiare.
“E non
hai intenzione di litigare con me per questo?”, chiedo, esasperata. Che sta succedendo?
“No. Non c’è niente di male se hai
un amico di penna.”
Rimango a bocca aperta per
l’ennesima volta questa mattina. Guardo Harry, e lui si limita a scrollare le
spalle e riprende a mangiare. Non riesco a capire come faccia a rimanere così
calmo dopo aver visto questo. E’ semplicemente anormale. Chi è questo, e cosa
ne ha fatto del mio Ron? Cioè, non il mio Ron…
ma è chiaro quello che intendo dire, no?
“Cos’è questo improvviso cambio di atteggiamento? Due giorni fa, non avresti risparmiato i
polmoni a forza di borbottare su questo.”
“Beh, ‘Mione.
Credo che tutto quello che mi hai detto finalmente abbia raggiunto le mie
orecchie”, sorride; un sorriso furbo e compiaciuto che nasconde qualcosa. Equalcosa di cui sono all’oscuro sta succedendo
sicuramente.
“E
riguardo a questo ‘‘Mione’? Non mi hai mai chiamato
così, prima”, chiedo, dopo una breve pausa di riflessione.
“Non lo so. Perché?
Non ti piace? Pensavo ti si adattasse.”
“No, va bene. E’ solo diverso.”
“Quindi,
non ti dispiace se ti chiamo ‘Mione?” chiede, questa volta guardandomi
attentamente, mentre attende una risposta.
Sospiro. “Se ti piace chiamarmi
‘Mione, Ron, va bene.”
“Allora, tu vuoi che ti
chiami ‘Mione?” chiede, quel sorriso compiaciuto che torna di nuovo. Non sono
sicura di riuscire ad uscire da questa conversazione.
“Ron, chiamami come ti pare”, dico,
stancamente. Mi sento come se avessi corso in cerchio.
“Okay,‘Mione”,
sottolinea il mio nuovo soprannome come per fare il punto.
Continuiamo la colazione in
religioso silenzio, finché Ron non si alza dicendo che deve cercare qualcosa in
biblioteca prima di andare in classe.
Ron… in biblioteca?
L’inferno si è ghiacciato e non sono stata informata?
Quando se ne è
andato, mi volto di scatto verso Harry. “Che cosa
diavolo ha oggi? Sembra così…” mi interrompo, cercando
di trovare la parola giusta per descrivere il suo umore.
“Felice?” propone Harry, leggendo
nei miei pensieri.
“Sì, ma anche qualcosa di più. Come esageratamente ed incredibilmente felice.”
Harry mi fissa… e ride.
“Cosa?”
chiedo subito. “cosa sai?”
“Non molto. Ron mi ha detto soltanto
che ha fatto un sogno particolarmente bello stanotte. Ed a giudicare dal suo
umore… doveva essere un sogno molto, molto bello.”
Lancio un’occhiata al sorriso
maligno di Harry e roteo gli occhi. “Oh, fantastico, Harry. Non avevo bisogno
di saperlo.”
“Ehi, tu mi hai chiesto quello che
sapevo. Non dare la colpa al messaggero.”
“E
riguardo all’andare in biblioteca? Cos’è successo?”
dico, mentre mi alzo dalla tavola, pronta per cominciare a dirigermi in classe.
Ficco la mia lettera dentro alla borsa, decidendo di
leggerla dopo. Per qualche ragione, non mi interessa
molto in questo momento.
“Questo, veramente, non lo so.
Forse, Ron ha improvvisamente capito l’importanza dei suoi studi ed ha deciso
di mettersi in pari.”
“Negli ultimi
dieci minuti prima di entrare in classe? Non credo proprio. E’
semplicemente troppo strano.”
“Ehi, non criticarlo”, dice Harry,
scendendo accanto a me i gradini della scala che porta all’aula di
Trasfigurazione. “Un calmo, studioso Ron è decisamente
meglio di un arrabbiato e geloso Ron.”
Annuisco vagamente e mi preparo
per la lezione. Ovviamente, Harry non pensa che questo nuovo cambiamento sia
qualcosa di cui preoccuparsi. E credo abbia ragione.
E’ meglio avere un Ron che finalmente accetta l’innocenza della mia amicizia
con Viktor, piuttosto che urlarmi contro ogni volta.
Ma ancora non posso fare a meno di
sentirmi un po’ triste per questa sua mancanza di interesse
per la cosa; dato che lui non se ne preoccupa più. So che è ridicolo. So che
non ha senso. Ma ad una parte di me piaceva quel Ron
geloso. Almeno, potevo fingere che lui fosse interessato a me.
Il resto della giornata continua
normalmente e quasi riesco a dimenticare gli eventi di questa mattina. Questo, solo finché Ron non mi chiede di aiutarlo con i suoi
compiti.
“Ehi, Hermione, puoi darmi una
mano con una cosa veloce?”
“Che c’è,
Ron?” chiedo, alzando lo sguardo dal volume extra di Trasfigurazione su cui sto
lavorando. Che posso dire? Sono una so-tutto-io.
“Sto lavorando sulla lezione di
Pozioni sulla Pietra del Fuoco, e non riesco a capire a cosa dovrebbe servire
in questa pozione.”
“Fammi vedere”, dico, sospirando,
ma entrambi sappiamo che sono contenta di aiutarlo. Anche
se odio ammetterlo, è anche vero che a tutti piace avere l’occasione di
dimostrare la propria bravura in qualcosa.
Ron mi consegna il libro con uno
strano sorriso, segnandolo alla pagina dove lui lo stava leggendo. Gli lancio
un’occhiata curiosa, dato che ha un’espressione particolare, ma lui non dice
niente. Guardo la pozione che Ron mi ha indicato, e capisco da dove spunta
fuori quella sua espressione.
“Pozione del Desiderio?!”
leggo, quasi urlando. Questo causa un’occhiata da parte di Harry, che siede
dalla parte opposta del tavolo, anche lui immerso nei suoi compiti. Si limita a
scuotere la testa per poi tornare al suo lavoro. Volto di
scatto il libro per vedere il titolo sulla copertina, La Delicata Arte delle
Pozioni d’Amore.
“Ron, dove diavolo hai preso questo libro?”
“Dalla biblioteca” risponde,
roteando gli occhi. “ho letto sul nostro testo scolastico che la Pietra del
Fuoco viene prevalentemente usata per le pozioni
d’amore e volevo fare un esempio. Ho pensato che questa pozione sembrasse
interessante.”
“Certo che lo sembra”, mormoro con
un filo di voce, pensando che nessuno mi senta.
“Come hai detto?”, chiede Ron, ma
dall’espressione sul suo viso capisco che sa benissimo cosa ho detto.
Riesco a sentire il rossore sul
viso e le guance cominciare a scottarmi, e sul momento non riesco a dargli una
risposta. Affondando il viso dietro al libro, leggo le pagine che descrivono la
pozione più in dettaglio. Malgrado il… ehm… promiscuo
scopo della pozione, mi ritrovo piuttosto affascinata da tutti i… risultati che
questa dovrebbe offrire. E’ un po’ complessa, in più di un modo.
“Allora?” chiede Ron, dopo qualche
minuto.
“Eh?” mormoro, dimenticando
momentaneamente quello che era inizialmente il mio compito.
“La Pietra del Fuoco…” risponde,
interrompendosi, ed aspettando che io dica qualcosa sull’argomento.
“Giusto”, dico, avvampando di
nuovo e guardando il libro. Se solo non fosse così
carino con quel sorriso, non mi preoccuperei di essere arrossita tanto.
“Beh” comincio, dopo un po’. “qui
dice che la Pietra del Fuoco è l’ingrediente che causa il desiderio tra i due
individui.”
“Quindi,
provoca attrazione fisica?”
“Beh, sì e no”, dico. Maledetto
rossore! In questo momento, odio le mie guance. “è
quello che causa al destinatario della pozione… ecco… il desiderio… nei
confronti del creatore della pozione.”
“E che
quindi, li rende passionali”, dice, ed ha ancora quel sorriso.
Roteo gli occhi e gli restituisco
il libro, un po’ forzatamente. “Sì, ma non so quanto questo possa
servirti per la lezione, Ronald.”
Lui ride. “Già, non vedo l’ora di
vedere cosa dirà il vecchio Piton di questo.”
Dopo aver dato ancora un’occhiata
agli ingredienti della pozione, mi chiede di nuovo.
“E
l’acquolina? A cosa serve?”
“Quella serve per accertarsi che
il destinatario sia attratto dalla persona giusta.”
“Okay, grazie, ‘Mione”,
dice, tornando al suo lavoro.
“Sai, avresti potuto benissimo
leggerlo da solo”, commento. “tutte le informazioni di cui hai bisogno sono
elencate lì, di fronte a te.”
“Sì, ma non volevo proprio perdermi
quel tuo bel rossore che ti è rimasto in viso per cinque minuti interi.”
Rimango a bocca aperta per qualche
istante, di nuovo, prima di voltarmi; Harry ride. Come ha potuto
umiliarmi in quel modo! Ma ha detto
veramente che il mio rossore è bello?
Oh, sta’ zitta,
stupida coscienza, voleva solo prenderti in giro di nuovo.
Dannazione. Se
solo non fossi innamorata di questo stupido idiota.
**
Eccomi con il secondo capitolo
tradotto. Mi dispiace che abbiate dovuto attendere, ma ho deciso di postare i
capitoli tradotti ogni volta che l’autrice ne posta
uno nuovo, visto che è comunque una fanfiction in prosecuzione anche in
originale. Spero che questo vi piaccia.
Ringrazio coloro che hanno
commentato il primo capitolo (e tra parentesi rispondo alle domande): daffydebby
(ecco la risposta alla tua domanda^^ Non so quanti capitoli saranno, posso
solo dirti che in originale finora siamo a quota quattro), Emma, ****
(sono d’accordo con te, anche se non hai messo il nickname^^”), capitan
valechan (l’autrice, quando ha detto il pairing, ha messo in chiaro che si
tratta di una Ron/Hermione con una piccola Harry/Ginny ^_-), Sara.themyth!,Serry_Black
(chiedo venia per questi errori di grammatica, farò più attenzione U_U” E
sì, anch’io ho pensato al fatto che ha Hogwarts non ci sono sveglie, ma
chiamiamola licenza poetica, come dici tu^^”), Hermione Weasley, Sanae
Nakazawa.
Mi sveglio con un balzo quando
l’allarme della sveglia interrompe il mio sonno. Mi sono tormentata (comunque, potreste anche dire beata) tutta la notte con
sogni pieni di pozioni del desiderio ed immagini piuttosto spinte di una certa
testa rossa che tutti conosciamo; pensieri che non dovrebbero passare per la
testa della Caposcuola di Hogwarts.
Stiracchiandomi, cerco di
cancellare queste immagini dalla mente, sapendo che potrebbero rendere la mia
giornata estremamente imbarazzante. Ma,
anche se ci provo, le immagini rimangono. Merlino, non potrò
guardare di nuovo Ron normalmente!
Dopo essermi fatta la doccia ed
aver indossato la poco gradevole divisa di Hogwarts
(non sarò la più femminile delle ragazze, ma un po’ mi preoccupo anch’io del
mio aspetto), scendo riluttante verso la Sala Grande. Mi ritrovo a sperare che
sia vuota come al solito, così avrei tempo sufficiente
per scacciare i miei sogni ad occhi aperti senza interruzioni. Finché non andranno via, non ci sarà modo di combatterli,
no?
Ma
evidentemente non posso essere così fortunata, perché quando arrivo nella Sala
Grande vedo che Ron è già lì, che si sta servendo la
colazione. Controllo l’orologio per capire se sono arrivata al mio solito
orario, ma sono in anticipo, il che significa che Ron
è assurdamente in anticipo.
Beh, suppongo che questo sia meglio dei sogni ad occhi aperti, essere in compagnia
della persona che mi piace nella realtà. Ed arrivano
quelle immagini spinte…
Mi prendo un attimo per
ricompormi, attraverso la sala e mi siedo accanto a
lui.
“Il tuo stomaco ti ha svegliato di
nuovo?”,chiedo fastidiosamente,
sorpassandolo un momento per un toast.
“Uh?”, fa lui, apparentemente
sorpreso di vedermi vicino a lui. Evidentemente, non mi ha vista entrare. “Oh,
ehi, Hermione”, dice poi, con un leggero sorriso. “ho
pensato che mi sarei svegliato comunque, così ho
pensato di venire a mangiare qualcosa.”
La sua voce mi giunge stanca, e mi
preoccupa. “Stai bene, Ron?”
Sorride di
nuovo, questa volta un po’ più allegramente. “Sì, è solo stata una
nottata un po’ irrequieta. Hai mai passato delle notti in cui non riesci a
smettere di pensare? Tenendoti sveglia tutto il
tempo?”
“Continuamente”, rispondo, piano. La
maggior parte del tempo penso a te, aggiunge il
mio cervello, come se già non lo sapessi. Questa sarebbe un’ottima occasione
per svelare il segreto, giusto?
“Beh, è stata una di quelle
notti.”
“A cosa hai pensato?”, chiedo,
prendendo un piatto con un po’ di frutta e cominciando la colazione.
Rimane in silenzio per un minuto,
ed io lo guardo per capire cosa blocca la sua risposta. La sua faccia è
diventata stranamente rossa ed i suoi occhi sono fissati sul cibo del suo
piatto, evitando il mio sguardo.
“Oh, niente di particolare. Ero
solo preoccupato per la scuola e le materie, credo. Sai, con i M.A.G.O. di quest’anno e tutto il resto.”
Non gli credo neanche per un
secondo. C’è una ragione per cui non mi guarda negli occhi, e non si tratta dei
compiti.
Deve essere una ragazza.
Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Ron deve aver trovato
qualcuna che gli piace e che ovviamente ricambia perché, voglio dire, che
problemi ci sono a innamorarsi… e si sposeranno ed
avranno un mucchio di bambini, se la stazza della famiglia di Ron non inganna, ed io rimarrò qui in un angolo, sola,
senza nessuno.
Sento le lacrime che vogliono
uscire ma riesco a respingerle con uno sforzo. Decidendo che
il silenzio è durato troppo e che ho bisogno di dire qualcosa, deciso
di fingere di credere alla sua scusa.
“Non so se questo possa esserti di
consolazione, ma non preoccuparti troppo per la scuola. Sono sicura che ti
andrà tutto bene.”
Lui mi lancia un’occhiata e
sorride. Oh, quel sorriso. Quel sorriso che non sarà
più riservato solo a me, d’ora in poi.
Credo di sentirmi male.
“Grazie, ‘Mione. Significa molto, dato che viene dalla strega più
brillante della scuola.”
Ed i suoi
nomignoli da animaletto non aiutano affatto! Devo uscire di qui!
Mi alzo dalla tavola, cosa che
mette Ron in allarme. “Che
c’è?”, chiede.
“Io… ehm… mi sono accorta di aver
dimenticato una cosa nella mia stanza”, rispondo, pensando velocemente. “credo
che andrò a prenderla, ci vediamo in classe.”
“Ma non
hai ancora mangiato”, protesta. Che cosa diavolo sta
succedendo a questo ragazzo ed alla sua improvvisa attenzione alle mie
abitudini alimentari?
“Non ho fame. Ci vediamo in
classe”, ripeto, ancora più velocemente, e me ne vado prima che lui trovi
il tempo di dire qualcos’altro.
Nella mia stanza, mi butto a
pancia in giù sul letto. E nemmeno i miei sogni
possono fermare le lacrime.
Passo il resto
della giornata ad evitare Ron come meglio posso.
Ovviamente, ci incontriamo in classe, ma non è una
situazione in cui possiamo parlare molto. Passo il pranzo in biblioteca e vado
a cena tardi, dopo che Harry e Ron
sono andati all’allenamento di Quidditch.
Così adesso, eccomi, seduta in
Sala Comune come faccio praticamente ogni sera, un
libro aperto sulle ginocchia; comunque, mi accorgo di non riuscire a
concentrarmi molto. Veramente, sto cercando di pensare a qualsiasi cosa,
che non abbia a che fare con le stravaganze di Ron.
Almeno stavo riflettendo su
qualcosa, ricordando tutti i momenti della nostra ultima lezione di Difesa
Contro le Arti Oscure, quando Harry e l’oggetto dei
miei pensieri passano attraverso il buco del ritratto.
I suoi stivali e l’orlo dei suoi
vestiti sono incrostati di fango, mentre il resto della divisa è leggermente bagnata della pioggia che sta scendendo, fuori. Il suo viso
è un po’ sporco ed i suoi capelli sono arruffati per il lungo volo.
E’ incredibilmente carino.
Si guarda attorno nella stanza, mi
vede e mi lancia un sorriso radioso, venendo nella mia direzione.
“Ehi”, dice, di fronte a me.
“Ehi. Com’è andato l’allenamento?”
Personalmente, non ho proprio capito l’ossessione che hanno per questo gioco. SeHarry e Ron
non giocassero in squadra, probabilmente non mi dispiacerebbe. Ma sono i miei migliori amici… quindi, va bene così.
“Bene. Molto freddo, ma bene.”
“Fantastico”, dico, sorridendo, un
po’ assonnata. Rimaniamo entrambi in piedi ed immobili per un momento (beh, lui
sta in piedi ed io seduta, ma sapete che intendo) e ci fissiamo, e nessuno dei
due dice nulla. E’ nei momenti come questi che mi piacerebbe
sapere cosa gli passa per la testa.
“Allora… ehm… prima di andare,
vuoi giocare a scacchi, o qualcosa del genere?”
Mi mordo il labbro inferiore,
riflettendo, ma alla fine decido di rifiutare. Non ho voglia di giocare,
adesso.
“Veramente, non me la sento molto,
stasera, Ron. Inoltre, ho ancora da fare tutti questi
testi. Ma sono sicura che Harry può giocare.”
Credo di vedere una specie di
guizzo di disappunto nei suoi occhi, ma se ne va
subito. “Hai ragione. Lo chiederò a lui”, dice,
voltandosi e dirigendosi verso il dormitorio maschile.
Sono dispiaciuta di aver
rifiutato, ma non potevo proprio farlo, adesso.
L’ultima cosa di cui ho bisogno è impazzir per ogni singolo sorriso che so non
mi appartiene e sapere che non ho nessuna possibilità… con uno
come lui.
Dopo un po’, Harry
e Ron tornano indietro nella Sala Comune e si immergono nel gioco. Per qualche ragione, non posso fare
a meno di guardarli.
Ron mi
lancia un’occhiata di tanto in tanto, ed anche questa volta tento di ricacciare
indietro le lacrime, senza motivo. Deve pensare che sia impazzita, per starmene
seduta qui a fissarlo per tutto il tempo, ma non riesco ad essere razionale,
non riesco a guardare altrove.
Lui si volta verso di me ed i nostri
sguardi si incrociano per un breve attimo. Presto, la
sua attenzione viene catturata di nuovo dal gioco, ed
io continuo a guardarli. Harry mi lancia un’occhiata
una o due volte, chiedendosi probabilmente come Ron
se sono diventata pazza per fissarli in questo modo. Sorride e mi fa un cenno,
prima di ritornare al gioco.
Sono molto assorta, infatti, sono
così impegnata a fissare la partita che non notoGinny accanto a me.
“Hermione?”
Smetto di guardarli ed alzo lo
sguardo verso di lei, l’espressione del suo viso che mi fa capire che deve
avermi chiamato un mucchio di volte prima che rispondessi.
“Ehi, Ginny.
Che c’è?”, chiedo, con aria innocente. Non ci casca.
“Stai bene, Hermione?
Ron mi ha detto che sei corsa via a colazione e non
ti ha visto fino in classe, e non eri nemmeno a cena…”
“Sono venuta a cena; ero solo un
po’ in ritardo”, dico, sulla difensiva. Forse un po’ troppo,
dato che il mio tono astioso sembra accentuare l’interesse di Ginny, cosa che non va affatto bene. Ginny è l’unica persona da cui devo veramente proteggermi.
Posso fingere piuttosto bene con Harry e Ron, ma Ginny è brillante. Lei
nota le cose.
Sospiro. “Sto bene, okay? Sono
solo successe… delle cose… mi sento solo come se certe cose mi fossero sfuggite
di mano”, dico, finalmente.
Lei si siede vicino a me. “Va
bene, ti ascolto.”
Passo le mani sul viso,
stancamente. Come posso iniziare questa conversazione?
“Ginny”,
comincio, dopo un po’. “non hai notato qualcosa di strano, in Ron, ultimamente?”
“In che senso?”, chiede.
“Oh, non lo so. Solo
il modo in cui si comporta. Come se ci fosse qualcosa
che non mi dice. E studia di più, e si alza
presto. E’ semplicemente diverso. Non è lui. Non abbiamo mai passato una
settimana intera senza litigare!”
“Hermione,
ti manca litigare con mio fratello?”, chiede, sarcasticamente, e le lancio
un’occhiataccia, zittendola, chiedendole di abbassare la voce.
“Non è questo il punto, e lo sai.”
“Va bene, va
bene. Stavo scherzando. Quindi, Ron
si sta interessando di più ai suoi studi. Che c’è di male?”
“C’è qualcosa di più”, esclamo,
più esasperata di quanto volessi sembrare. Sospiro.
“Solo… guardalo. Cos’ha di diverso? Hai vissuto con lui per tutta la vita;
dovresti riuscire a comprenderlo.”
Ginny si
prende un momento, per lanciare un’occhiata a dove il fratello sta giocando a
scacchi con Harry. I due adesso sembrano immersi in
una fitta e silenziosa conversazione. Ogni tanto Ron
porta lo sguardo nella nostra direzione, per poi rivolgerlo velocemente intorno
alla stanza, e tornare al gioco ed alla conversazione.
La tensione nel corpo di Ronè evidente, emana frustrazione
da ogni gesto. Allo stesso tempo, ha ancora quell’espressione stanca, mentre sulla faccia di Harry c’è qualcosa come dispiacere e complicità nei suoi
confronti. Di tanto in tanto, il viso di Ron
diventa concentrato e la conversazione appena sussurrata aumenta. Ma poi l’espressione stanca ritorna, Ron
si sistema sulla sedia, ed un altro sguardo veloce arriva nella nostra
direzione.
“Sembra proprio che abbia bisogno
di un po’ di sano sesso”, commenta Ginny, dopo
qualche minuto di osservazione.
“Ginny!”,
esclamo, incredula. Eccole… le immagini spinte di Ron mi tornano in testa. Ora, perché questa ragazza doveva
venire qui e dire queste cose?
“Cosa?
Oh, andiamo, Hermione. E’ un ragazzo diciassettenne.
Sai benissimo che ci pensa praticamente la metà di un
giorno, e probabilmente la maggior parte della notte”, dice, con un sorriso
malizioso.
“Sì… beh…”, comincio, ma le parole
mi muoiono in gola. Prima che possa raccogliere le
idee, Ginny parla.
“Una cosa è certa, sta guardando
verso di noi terribilmente spesso.”
“E’ perché ci siamo messe a
fissarlo per cinque minuti interi. Probabilmente, si starà chiedendo quale
diavolo è il nostro problema.”
“No”, mi corregge Ginny. “intendevo dire che sta
guardando verso di te terribilmente spesso.”
“Cos… ma… cioè…
non mi starai dicendo che…”
“Hermione,
mi piace pensare di conoscere mio fratello. Ed il modo
in cui sta guardando qui… lasciami dire che non sta guardando me, okay?”
“No, Ginny.
Ti sbagli.”
Perché mi
deve torturare in questo modo? Lei sa come mi sento.
“Ron…
lui… non prova quello che dici, per me.”
“Beh, ma questo spiegherebbe
tutto, no? L’alzarsi presto, perché così può fare colazione
con te. Lo studio improvviso… chi altri si potrebbe preoccupare
del suo rendimento se non tu, ed al massimo, la mamma? E quella cosa che non ti
vuole dire… forse, è esattamente la stessa cosa che tu non gli hai mai detto.”
“No, Ginny.
Veramente, ti sbagli. Ron non prova
niente, per me. E’ il mio migliore amico, e basta. Lo so.”
“O forse fai semplicemente finta di essere cieca come fa lui.”
Per qualche
ragione, quello che mi ha detto fa accelerare il battito del mio cuore.
Mi guarda, implorandomi di crederle. Ma non posso.
Semplicemente, non posso. Perché se finisco per
crederci veramente, e lei si sbaglia… non potrei sopportarlo. Non potrei
convivere con tutte quelle emozioni. Sarebbe troppo.
“Pensaci.”
Non rispondo perché non voglio
darle l’idea di accettare, anche se so che ci penserò comunque,
che io voglia o no. Dopo un po’ si alza, e capendo
che voglio rimanere sola, si dirige verso il dormitorio femminile.
Mi siedo meglio, con lo sguardo
puntato, come prima, attraverso la sala, verso il punto in cui i miei sue migliori amici stanno giocando. Ron alza lo sguardo per un attimo, mi vede, e mi regala un
sorriso pigro prima di tornare al gioco.
Non ci posso credere, Gin. Semplicemente,
non ci posso credere.
**
Terzo capitolo sfornato! ^_^
Volevo fare un piccolo annuncio
per i lettori de ‘L’ultima metà del cielo’: mi scuso per il clamoroso
accumularsi del ritardo del tredicesimo capitolo, ma quest’anno a scuola
abbiamo il trimestre, perciò gli scrutini si stanno avvicinando a passi
veramente enormi, per cui in questo periodo
sono impegnatissima. Sembrerà strano, ma nei pochissimi momenti liberi che mi
rimangono trovo più facile e veloce tradurre ^_^” A
parte questo, credo di poter dire con sicurezza che aggiornerò la fanfictionentro questa settimana. Il capitolo è
quasi pronto, manca veramente poco. Perciò, abbiate
pazienza e non abbandonatemi, please ._.
Agli altri lettori chiedo scusa
per la comunicazione di servizio e rimando al prossimo capitolo [che, come al solito, posterò quando Pegleg
avrà postato il quinto].
Ovviamente, ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno commentato *_*:
SanaeNakazawa,
daffydebby, Hermione B, Miciamao, HermioneWeasley, capitan valechan, Emma, Elly,
sissichi, cioccorana, HermioneJaneGranger, Ikki della fenice.
Capitolo 5 *** Parte quarta - Cambiare amicizie ***
Parte quarta - Cambiare amicizie
Parte quarta - Cambiare
amicizie
Ho provato a non pensare troppo
a quello che Ginny ha detto più di una settimana fa.
I giorni sono trascorsi come al solito, a parte la
nuova abitudine di Ron di alzarsi presto e fare
colazione con me. Abbiamo parlato un po’ di tutto, dalla scuola al Quidditch (comunque, è stato Ron
quello che ha parlato di più, mentre io ho imparato una o due cose sullo
sport).
Queste mattine cominciano a
piacermi più di ogni altra cosa, avere un po’ di tempo
noi due da soli. Lui mi sorride, quel sorriso che continua a mandarmi in
agitazione. Poi arriva Harry, e devo lottare per
evitare di arrossire completamente, mentre lui si introduce
in quella specie di momenti ‘privati’ che in realtà
non sono niente di speciale.
Ma per
me, significano qualcosa di più. Ed improvvisamente mi rendo
conto che sto diventando troppo affezionata e troppo velocemente.
Non so che cosa farò per evitare di cadere in questo circolo vizioso
senza fine…
Poi, mi accorgo che è arrivato il
fine settimana, il fine settimana adHogsmeade. Scendo le scale verso la sala comune, un
mantello pesante ed una sciarpa in mano, sapendo che nel momento stesso in cui
uscirò dalle porte del castello, il freddo pungente mi colpirà. In fondo alle
scale, trovo Ron seduto sul divano davanti al fuoco,
e mi lascio cadere accanto a lui.
“Pronta ad andare?”, mi chiede,
quando mi siedo.
“Dov’è Harry?”, domando, guardandomi intorno pensando che forse
non l’ho visto.
“E’ già uscito. Con Ginny”, aggiunge, dopo un momento.
“Oh”, dico, sorpresa. Ho la mente
svuotata. “Vuoi dire che…”, mi interrompo quando Ron annuisce in segno di conferma, “… e ti va bene?”
Lui scrolla le spalle e sono quasi
sicura che la cosa non lo entusiasmi poi molto, ma che non ha nemmeno
intenzione di opporsi.
“Penso di sì”, risponde, “cioè, voglio dire, se deve proprio succedere, suppongo che
sia meglio con il mio migliore amico. Lui è decisamente
meglio di tutti gli altri tipi con cui si è messa, e mi fido di Harry più di me stesso, quindi perché non di mia sorella?”
Scuoto la testa, divertita ancora
una volta dai cambiamenti che sono avvenuti in Ron.
“Sei cresciuto molto”, dico,
arrossendo a causa delle contraddizioni che questa affermazione
potrebbe avere. Non che lui non sia cresciuto anche sotto quel punto di
vista, ma sono sicura che non c’è bisogno che lo sappia.
Lui ride. “Non essere così
frettolosa. Ho solo detto che accetto la cosa, non che mi piace.”
Ridacchio anch’io, felice che il
momento non sia sfociato in modo imbarazzante come
avevo immaginato.
“Beh, penso che a questo punto ci
siamo solo io e te”, dico, cercando di cambiare argomento.
“Già. Pronta?”
Annuisco e percorriamo i corridoi
fino alle porte d’ingresso del castello. Coprendomi con il mio mantello
invernale, la sciarpa, i guanti ed il cappello, spero di stare abbastanza calda
e comoda quando usciamo dalla porta.
Il freddo colpisce il mio viso, ma
non sembra riuscire a penetrare gli strati spessi di vestiti che sto
indossando. Perfetto.
Mi volto quando sento una risatina
dietro di me. Alzo lo sguardo per vedere Ron, vestito
soltanto di un mantello leggero, che cerca di smettere di ridere.
“Se mi è
permesso chiederlo, che cosa c’è di tanto divertente?”, chiedo,
inarcando leggermente le sopracciglia. Come osa ridere della sottoscritta?
“Sei fortunata che non stia
piovendo, fuori, o potresti congelarti. Sembri una
caramella imbottita con tutta quella roba addosso.”
Schiocco la lingua e gli lancio
un’occhiata torva. So che non è molto adulto da parte mia, ma non posso certo
sopportare una cosa del genere!
“Prendo freddo facilmente, okay?
Non puoi capire. I ragazzi sono sempre caldi.”
“Uhm. Allora, forse dovresti
venire qui sotto il mio mantello, e potremmo stare al
caldo insieme.”
“Ron!”,
esclamo, sorpresa. Non può certo essere serio. Beh, una parte di me spera che
lo sia.
“Stavo solo scherzando”, replica,
alzando le mani in segno di resa, “comunque, è sempre
divertente vedere la tua espressione.”
Lo colpisco sul braccio,
guardandolo di nuovo in modo torvo. Stupido ragazzino che gioca con i miei
sentimenti e nemmeno se ne accorge…
Camminiamo per il resto della
strada in un tranquillo silenzio. Presto arriviamo al villaggio e proviamo a
decidere dove andare prima.
“Che ne
dici di andare ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra?”,
suggerisco. Non riesco ad immaginare niente di meglio di una burrobirra tiepida per sfuggire a questo freddo.
Annuisce e riprendiamo a
camminare. “Solo, fammi un favore. Se vedi Harry e Ginny insieme, oggi, non dirmi niente.”
Sorrido ed annuisco. Entriamo ai
Tre Manici di Scopa ed ordiniamo da bere. Quando arrivano, controllo dentro al mio portafoglio, cercando qualche spicciolo, ma Ron mi blocca.
“Non ti preoccupare. Li ho io.”
Provo a protestare, ma lui non
vuole saperne. Non so come reagire alle azioni di Ron,
ma non voglio rimuginarci troppo sopra. E’ solo un amico che offre da bere ad
un’amica, niente di più. Comunque, è piuttosto
difficile far capire al mio cervello di smettere di pensare.
Dopo un po’ di tempo passato
semplicemente a sorseggiare le nostre burrobirre,
decido di rompere il silenzio.
“Grazie per avermi offerto da
bere”, dico, dato che non mi viene in mente nient’altro.
“Di niente”, sorride, e di nuovo
sono colpita da quando è carino il suo sorriso. Credo che non me ne stancherò
mai.
Finiamo di bere, parlando del più
e del meno. Non riesco a pensare ad un'altra volta in cui ho parlato con Ron tanto come ho fatto questa
settimana, senza mai essere sola, senza Harry che
tenta come al solito di tirare avanti la conversazione. Eccetto forse il
periodo tra il quarto ed il quinto anno, non siamo mai stati soli, io e Ron, per tanto tempo. Mi piace.
“Allora, dove vuoi andare,
adesso?”, chiede.
Mi mordo il labbro inferiore.
“Beh, c’è una libreria all’angolo…”, dico, innocentemente. Lui ride. Una risata
di cuore che mi fa venire anche a me voglia di ridere
dalla gioia, soltanto per quel suono; tuttavia, faccio finta di niente.
“Va bene…
andiamoci. Non capirò mai come riesci a leggere tanti libri ed a non
avere la mente che scoppia di informazioni. Dovresti
già considerarla sufficientemente piena.”
Arriviamo dentro e facciamo un
giro, ed io mi ritrovo già assorta in una moltitudine di volumi. Adoro persino l’odore dei libri, è una cosa triste? E’ che
c’è qualcosa di questo odore…
Dopo un po’ mi accorgo che Ron ha l’aria annoiata e sento il dovere di salvarlo.
“Possiamo andarcene, se vuoi”,
dico, sorridendo. So benissimo che non tutti possono passare ore ad esplorare
una libreria, come me.
“Hai fatto?”, chiede lui,
scetticamente.
Annuisco, ma ci dev’essere qualcosa di riluttante nel mio gesto che lo
spinge a scuotere la testa.
“No, come non detto. Facciamo
così. Ho bisogno di cercare una cosa alla farmacia all’angolo. Vado solo un
attimo e la prendo, poi torno e ci incontriamo qui,
okay? Dovrei impiegare solo pochi minuti.”
“Oh, di cosa hai bisogno?”,
chiedo, curiosa; lui scuote la testa.
“Niente di che. Solo
del materiale per riempire il mio kit di Pozioni. Torno subito,
prometto.”
“Okay”, sorrido, e ritorno ad
immergermi nella pila di libri. Ron torna presto,
come promesso, proprio mentre sto prendendo dei libri da uno scaffale che ho trovato di fronte a me.
“Non hai comprato niente?”,
chiedo, con interesse, accorgendomi che non ha nulla in mano.
“Non avevano quello di cui avevo
bisogno. Ho dovuto ordinarlo”, dice, alzando le
spalle, prendendo la pila di libri dalle mie mani e portandola alla cassa. Li
pago e lui insiste per portare le sporte al posto mio. Da dove spunta fuori
questo Ron così gentile, e perché non l’ho mai visto
prima? E poi… cosa dovrei fare?
Passiamo il resto del pomeriggio
girando per Hogsmeade, andando a dare
un’occhiata da Zonko e dalla Fornitura di Quidditch di Qualità con le caramelle che abbiamo comprato
al negozio, e tutti quei dolci che i miei genitori disapproverebbero (sono
dentisti, dopo tutto).
Quando
torniamo a Hogwarts e saliamo verso la torre di Grifondoro, arriviamo nella Sala Comune dove troviamo Ginny ed Harry che parlano
tranquillamente sul divano. Ron borbotta di dover
salire al dormitorio, dicendo che ha del compito da fare, ma ho il vago
sospetto che vere sua sorella ed il suo migliore amico insieme sia troppo per lui.
Anch’io
decido di tornare nella mia stanza, non voglio disturbare i miei amici. Ancora
tutta contenta per via della mia giornata passata con Ron,
mi accorgo che è stata piacevole proprio quanto cominciare a leggere un nuovo
libro.
E’ la mattina successiva in cui
riesco a bloccare Ginny ed insisto che è il momento
di farsi una piccola chiacchierata tra ragazze. Così, ci
allontaniamo dai ragazzi dopo la colazione, facendo capire chiaramente che non
vogliamo essere disturbate.
Nel momento in cui arriviamo nella
mia stanza, iniziano le domande.
“Okay, allora, da quanto tu ed Harry state insieme, e
perché non me l’hai detto?”, chiedo, in tono leggermente astioso. Ginny è la mia migliore amica, dopotutto, quindi dovrebbe dirmi queste cose, specialmente quando queste
coinvolgono uno dei miei migliori amici.
Ginny
sorride, le sue guance arrossiscono, con una timidezza che non vedevo da anni. Non da prima che Ginny, presumibilmente
(anche se adesso non sono poi così sicura), si è ripresa una cotta per Harry.
“Non doveva essere una cosa lunga,
giuro, altrimenti te l’avrei detto”, replica Ginny,
onestamente. “in realtà, ieri era il nostro primo ‘appuntamento’.
E non volevo dirti niente prima per essere scaramantica,
avevo paura che la cosa non funzionasse.”
Sorrido. Penso di poter capire
cosa intende. “Va tutto bene, Gin. Ma adesso devi dirmi come
è successo tutto questo”, dico, sogghignando.
Mi piacciono le chiacchierate tra
ragazze. Pensavate che non fossi la classica persona pettegola ed avete cambiato idea? Beh, normalmente non lo sono, ma quando
si parla dei miei amici… ho bisogno di sapere ogni cosa… che è il motivo per cui sto praticamente saltando dalla sedia, in questo
momento.
“Beh, siamo usciti insieme spesso,
in queste ultime settimane. Pensavo che fosse soprattutto per te e per Ron.”
A questo punto,
arrossisco, anche se non so perché. Non è mica successo niente tra di noi.
“Voglio dire, è
difficile starvi intorno. La tensione nell’aria è palpabile.”
Le lancio un’occhiata interrogativa,
così lei risponde: “Non è un genere di tensione negativa. Semplicemente,
l’attrazione che c’è tra voi è troppo forte; può essere distruttivo, a volte.”
“Okay, stiamo andando fuori
argomento”, dico, ora completamente rossa a causa della descrizione di Ginny riguardo alle interazioni mie e di Ron. “torniamo a te ed Harry.”
Lei rotea gli occhi. “Va bene.
Beh, comunque, abbiamo cominciato a uscire di più. Ed io avevo pensato che fosse semplicemente a causa tua e di
Ron, che lui volesse darvi il vostro spazio e forse
per non sentirsi il terzo incomodo. Non che voi lo
facciate di proposito.”
Annuisco, chiedendole di
continuare.
“E poi, l’altro giorno, stavamo
tranquillamente parlando dell’allenamento di Quidditch,
e di cosa Harry intendesse fare per rafforzare la
squadra durante la prossima stagione, quando all’improvviso mi ha chiesto se
volevo andare adHogsmeade
con lui. Ed il resto è immaginabile. Siamo usciti, ci
siamo divertiti un sacco, ed adesso stiamo insieme”, dice, adesso sorridendo
leggermente, e non posso fare a meno di sorridere di rimando nel vedere come
sembra felice.
Scuoto la testa. “Nonostante avessi notato qualcosa, non me lo sarei mai
aspettata. Pensavo avessi dimenticato Harry da un bel
po’.”
“Beh, sì e no.
Non avevo più una cotta per Harry, ma non ho mai
smesso di essere attratta da lui. Ma prima quando ero piccola, ero più che altro innamorata dell’idea che mi ero fatta di lui, ed alla
fine non lo conoscevo veramente. Tutto quello che sapevo era che era il ragazzo
sopravvissuto ed il migliore amico di mio fratello. E questo mi ha spinto ad
innamorarmene senza darmi il tempo di conoscerlo, prima di sapere com’era lui…
e senza dare a lui il tempo di conoscere me.”
“E
adesso?”, chiedo.
“E
adesso, sono completamente assorbita ed eccitata da quello che potrà succedere.
Non sapevo nemmeno che Harry avesse pensato a me
sotto questo punto di vista, insomma, da un punto di vista amoroso. Lui, malgrado la mia titubanza, ha cominciato a piacermi sempre
di più da quando lo conosco meglio. Ho provato a pensare a lui come un semplice
amico, ma adesso… è il ragazzo ideale per me, che ho sempre aspettato.”
Il mio cuore si ferma a questa ultima affermazione. Sono così felice per lei che
potrei scoppiare, ma al tempo stesso tutto questo mi ricorda la mia complicata
situazione sentimentale ed al mio ragazzo ideale che probabilmente non lo saprà
mai.
“Sembrate davvero felici insieme”, dico, sorridendo, anche se dietro a questo
c’è una tristezza che non riesco a nascondere.
“Lo siamo”, conferma Ginny, ridendo. Ma poi la sua faccia torna seria, “potresti
avere anche tu tutto questo, lo sai.”
“Ginny…”,
dico, minacciosamente.
“Ma Hermione,
so che tu e mio fratello siete fatti per stare insieme.
Se qualcuno deve, siete proprio voi. E se solo gli dicessi come ti senti…”
“Gin”, comincio, catturando la sua
attenzione, “basta”, dico, con una gran decisione, che sorprende perfino me. Ma
ho già abbastanza da fare con la mia mente senza che Ginnysi impicci. Se qualcosa accadrà tra me e Ron riguarderà solo me e nessun’altro.
“Scusami. Mi piacerebbe soltanto
che tu ti sentissi felice quanto mi sento io adesso…”
“Gin. Sono felicissima per te, e
per adesso è abbastanza.”
Lei sospira, ma cambia discorso.
Passiamo il resto del tempo discutendo dell’appuntamento diGinny ed Harry.
Dove
potrebbero andare, cosa potrebbero fare, e di cosa potrebbero parlare e niente
più che riguardi Ron e me, proprio come volevo.
Il resto della
giornata passa come fa ogni domenica pomeriggio, riempito per lo più studiando
e finendo il compito che dovevo ancora finire. Tutto è normale eccetto,
ovviamente, la relazione appena nata che imperversa nelle vite di due giovani Grifondoro.
Harry e Ginny possono essere visti in angoli appartati della Sala
Comune, dove parlano a voce bassa, per non essere disturbati. Non è raro che li
vedascambiare un bacio veloce od
abbracciarsi mentre se ne stanno seduti insieme. Sembrano felici, e mi sento
contenta di vederli così.
Ron,
d’altra parte, non sembra condividere il mio entusiasmo per la nuova coppia. QuandoHarry e Ginny
spariscono nel loro piccolo angolo della stanza, lui sposta la sua sedia
intorno al tavolo in modo da poterli vedere. Non posso farci niente e sorrido,
e mi congratulo con lui per quanto si sta dimostrando maturo. Apparentemente, questo non è abbastanza, benché presto Ron si alza dalla sua sedia borbottando qualcosa riguardo
alla biblioteca. Penso di alzarmi per seguirlo, ma capisco che è
qualcosa che ha bisogno di fare da solo. Non è comunque
qualcosa in cui dovrei impicciarmi.
Guardando nuovamente Harry e Ginny… mi rendono un po’
triste. Voglio tutto quello. Voglio avere quei momenti speciali che solo due
persone che si amano possono condividere. Quei momenti in cui
si perdono tutti i sensi e qualsiasi altra cosa e si dimentica chiunque altro.
Ma, non sto
trattenendo il fiato. Cose come queste non accadono alle ragazze come
me. Ragazze che hanno due ragazzi come migliori amici e la testa dietro ad un
libro. Non possiamo pensare a favole romantiche ed ai principi azzurri. No, noi
prendiamo cotte per i nostri migliori amici che pensano ancora a noi come una-delle-tante.
Ed a
volte mi va bene così. A volte sono contenta di
recitare solo la parte della migliore amica. Perché è più
sicuro. Non posso rimanere ferita, così. Non posso perderlo, così.
Ma altre volte… voglio
solo molto di più.
**
Eccoci di nuovo qui! *_* Scusate l’accumularsi
del ritardo, ma tra l’autrice che ovviamente ha i suoi impegni e che quindi ha
postato il [prossimo] capitolo con un po’ di ritardo anche nella versione
originale, ed io che sono stata in vacanza [motivo molto meno
lodevole, ma… ._.].
Spero tantissimo che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio tantissimo: SanaeNakazawa, Pepita_m_81 [purtroppo per quanto
riguarda la lunghezza della fanfiction sono nel buio
più assoluto… dubito che la stessa autrice lo sappia ^_^” Beh, tiriamo avanti,
poi si vedrà…], HermioneWeasley, Bebba, capitan valechan, Miciamao, LuLu, Taira.
“Buongiorno, Hermione”, dice Ron, mentre mi siedo accanto a lui.
“Buongiorno. Dormito bene?”
Mi sorride e le mie ginocchia cedono. Penserete che dovrei esserci abituata, ma no… ancora mi sorprendo, quando
mi succede.
“Abbastanza bene”, risponde, “tu?”
“Non mi lamento”, dico, e comincio a mangiare.
Dopo solo due minuti di silenzio, non posso farci niente, ho
una gran voglia di parlare del ‘segreto’
che sto mantenendo da ieri pomeriggio. Ammettiamolo: non sono mai stata brava a
starmene fuori dagli affari altrui.
“So che probabilmente non vuoi pensarci, ma se mai vorrai
parlarne, sai, riguardo a Harry e Ginny,
io sono qui.”
Assume un’espressione solenne e mi rendo conto perfettamente
che ho detto la cosa sbagliata.
“Hai ragione, non voglio parlarne”, dice, piuttosto
infastidito. “ma grazie.”
Rimango in silenzio, leggermente presa alla sprovvista da
quel suo tono duro. Sapevo che non avrei dovuto dire nulla. Stupida, stupida Hermione! Dovevi proprio venire qui
e rovinare una serenissima mattinata, vero?
Lui inspira profondamente, lascia andare un
sospiro prima di voltarsi verso di me, con un’espressione un po’ più gentile.
“Scusa”, dice, sinceramente. “è solo che tutto questo mi da fastidio. Ma non c’è
ragione che me la prenda con te.”
Sorrido, sorpresa di queste improbabili scuse da parte di Ron. “Tutto ok”, dico. “ho
capito.”
“Vorrei solo che non avessero… non so… cioè,
hanno tanto bisogno di rendere la cosa pubblica? Perché
non possono pomiciare in segreto come tutti gli altri? E’ come se volessero
sbattermelo in faccia, ti pare?”
Lo fisso, confusa. Sbatterglielo in faccia? “No,
sinceramente non mi pare. Che cos’è che ti preoccupa
davvero, Ron? In qualche modo mi sembra di capire che
non siano Harry e Ginny il
tuo problema.”
Sospira di nuovo, annuendo. “In effetti. Non lo sono. Sono
molto felice per loro, e sono contento che si vogliano bene. E
so che hanno solamente cominciato ad uscire, ma so già che tra loro filerà
tutto liscio. Voglio dire, si tratta del mio migliore amico e di mia sorella,
dopotutto, penso di conoscerli abbastanza.”
Annuisco, incoraggiandolo a continuare.
“E non so tu, ma non ho mai visto Harry così felice. Mai. E Ginny, ha
degli occhioni luccicanti che non le ho mai visto
prima. Ed ogni volta che li vedo, non posso fare a meno di pensare che… che mi
piacerebbe avere tutto quello.”
Vorrei gridare ma tu puoi averlo!
Puoi… con me. Ma dopotutto sono brava a trattenermi. Anche
perché potrebbe essere imbarazzante…
Ma allo stesso tempo, vorrei
davvero dirgli qualcosa. Devo dirgli qualcosa. E’ l’occasione perfetta.
“Ron… io…”, comincio,
incespicando, ma l’occasione se ne va e le lettere arrivano.
Centinaia di strillanti e rumorosi gufi entrano nella sala,
ed uno di loro posa un pacco dall’aria piuttosto interessante di fronte a Ron. Beh, in realtà è interessante solo perché so che non è
da parte della signora Weasley. Quindi,
chi altri dovrebbe mandargli pacchi? Il mio tentativo di confessare i miei
sentimenti (beh, di accennarli, almeno) è dimenticato.
“Che cos’è?”, chiedo, curiosa, sia
triste che felice di abbandonare l’argomento. Ok,
forse non l’avevo completamente dimenticato.
“Oh”, dice Ron, mettendolo sulla
sedia accanto a lui. “è solo il materiale che ho ordinato per Pozioni. Niente di importante.”
Lo guardo sospettosamente, cercando di decifrare la sua
strana espressione. Se non è niente, perché lo
nasconde lontano da me, e perché sembra guardare ovunque tranne che verso di
me? C’è qualcosa di più su questo pacco di quello che mi ha detto. Sto per
indagare più a fondo nel mistero, quando vengo
interrotta (di nuovo!) da una voce alla mia destra.
“Scusa, Hermione?”
“Sì?”, rispondo, voltandomi verso TerryBoot, un Corvonero nel
nostro anno.
“Mi stavo chiedendo se posso
parlare con te. Ehm… in privato?”
“Certo…”, comincio, prima che Ronsi intrometta.
“Cosa avresti bisogno di dirle che
non puoi dire davanti a me?”, chiede, minacciosamente.
“Ron!”, esclamo, guardandolo duramente,
per fargli capire il mio disappunto. Perché deve
essere così maleducato? Rivolgendomi a Terry, cerco
di trascinarlo via dalla tavola. “Andiamo, Terry,
possiamo uscire da qui.”
MaTerry
non si muove. Guarda me, e poi oltre la mia spalla verso Ron,
dietro di me, fino a guardarmi di nuovo. “Ehm, non ti preoccupare, Hermione. Non è urgente. Ci vediamo in classe, okay?”, e
così se ne va in tutta fretta, ritornando alla tavolata dei Corvonero.
Mi volto verso Ron, che è tutto trionfante mentre guarda
il ragazzo che scappa via.
“Cosa hai combinato?”
“Io… beh…”, comincia, come se fosse stato messo con le
spalle al muro, ma non lo lascia finire. Francamente, non voglio nemmeno
sentire.
“L’hai cacciato via con i tuoi commenti maleducati e quell’aria ostile”, dico ad alta voce, gesticolando
furiosamente. “E se voleva chiedermi aiuto o qualcosa
del genere? Sono la Caposcuola, dopotutto!”
Assume un’espressione cupa che non riesco
a capire bene. “Non era venuto qui per chiederti aiuto
con la scuola, Hermione.”
“Come lo sai?”
“E’ un Corvonero. Sono I ragazzi
più intelligenti della scuola, come te.”
Mi ha messa in buca. “Beh, potrebbe essere stato qualcos’altro.
Forse voleva chiedermi un consiglio. Questo è quello che fanno
i Caposcuola per…”
“Non voleva il tuo aiuto, Hermione.
Voleva chiederti di uscire.”
La voce di Ron ha preso una nota lugubre
che non gli ho mai sentito prima, e sinceramente non
so che farmene. In queste circostanze, potrei fermarmi a riflettere su questo e
su cosa abbia causato questo improvviso cambiamento, ma
la rabbia ha la meglio.
“E come fai ad esserne tanto
sicuro?”
“Per via del modo in cui ti stava guardando. Probabilmente
si era preparato da quando sei arrivata, stamattina. Credimi, sono un ragazzo. Lo so.”
Tossisco un po’ a quel commento; come se essere un ragazzo
c’entrasse con la faccenda!
“Certo, posso capire. Ma anche se mi avesse voluto chiedere
di uscire, chi ti da il diritto di cacciarla via con i
tuoi pessimi modi?”
“Non era abbastanza per te.”
E siamo tornati al vecchio
argomento. Quello che viene fuori continuamente, che sia Viktor
o Justin o chicchessia, è la stessa cosa.
“Beh, e chi lo è, Ron? Perché per
come la vedo io, mi hai tolto ogni possibilità di uscire tra tutte quelle che
ho avuto.”
Rimane in silenzio per un momento.
“Nessuno lo è”, borbotta. “questo è il problema.”
“Quindi, dovrei pensare di passare
il resto della mia vita da sola, è così?”
“No…”, comincia, ma non ho finito.
“In fondo, non pensi che dovrei essere io l’unica che può
decidere chi è abbastanza per me e chi non lo è? Non dovrebbe essere un mio
problema? Sarai anche il mio migliore amico, Ron, ma
questo non ti autorizza ad intrometterti così nella mia vita.”
“Lo so, ma…”
“No, Ron. Non lo sai”, dico, stancamente. “questo è il problema. Se lo
sapessi, non faresti così.”
Smetto di parlare; sperando in una specie di risposta, ma
non arriva nulla. Ron rimane in silenzio, la testa
bassa e gli occhi fissi su un punto indefinito della tavola.
“Stavi appunto parlando di come ti piacerebbe
avere quello che hanno Harry e Ginny.
Beh, anch’io lo voglio”, ammetto, calma. “ma non posso, Ron,
se tu cacci via chiunque provi a chiedermi di uscire.”
“Io…”
“Pensaci, Ron. Ci deve pur essere
qualcuna che ti piace.”
La sua testa si alza di scatto a queste parole, l’espressione
leggermente allarmata. “Beh, sì, ma…”
“E ti piacerebbe se quando lei
arrivasse io la cacciassi via?”
Penso di averlo sentito borbottare qualcosa, ma non ho
capito bene cosa.
“Che c’entra?”
Il tono della sua voce suona molto più duro di prima e mi
sembra di sentire che si sta arrabbiando, o qualcosa del genere. “Quindi, mi
stai dicendo che Terryera l’amore
della tua vita, ed io l’ho semplicemente cacciato via.”
“Non è questo che sto dicendo, Ron,
non capisci. Dovrei essere in grado di prendere le mie
decisioni; non dovresti essere tu a prenderle per me. E finché lo fai, io…”
“Tu cosa?”
“Non lo so, Ron. Ma non si può più
fare così.”
Ed è l’ultima cosa che dico, prima
di andarmene dalla Sala Grande e salire verso la torre di Grifondoro.
Sono sicura di essermi immaginata l’allarme nella sua voce
alla mia minaccia senza fondamento, ma non ho avuto il tempo di pensarci. Dovevo
uscire di lì. Avevo già detto troppo. Avevo già sentito troppo.
“Ci deve pur essere qualcuno che ti piace.”
“Beh, sì…”
Queste parole continuano a vorticarmi in testa. Una parte di
me è felice che lui era abbastanza preoccupato da
essere geloso, ma un’altra parte di me cerca di immaginarsi chi sia questa
misteriosa ragazza, e che cos’ha che io non ho.
*
Come è solito quando abbiamo i nostri litigi, cerco di evitare Ron per il resto della giornata. Mi nascondo in biblioteca
(come al solito) studiando il compito e tutto il
resto. L’unica cosa buona di tutto questo è che così ho sempre il compito
fatto, il che mi da il tempo per fare altre cose. Come
leggere… o sognare Ron.
Sognare Ron.
Ma quanto mi fa sembrare patetica? Ma non importa
quanto io tenti di non pensarci, ancora non riesco a
togliermelo dalla testa. Non importa cosa fa, sembra che si sia preso un posto
stabile nel mio cuore.
“’Mione?”, sento, ritornando con i piedi per terra. “posso
parlarti?”
Alzo lo sguardo, sorpresa, mentre Ron entra nella mia visuale. Non è mai il primo a rompere
il silenzio tra noi. Nonostante il mio stupore, la mia
voce viene fuori stanca. “Come, non hai mandato Harry,
stavolta?”
Sorride leggermente. “No. So che
odi quando lo faccio.”
“Già”, annuisco. “lo odio.”
“Ma la ragione per cui l’ho sempre fatto è che… Harry è
decisamente meglio di me in queste cose, molto più di quanto sia io.”
“A fare cosa? Ad essere sincero?”,
chiedo, fastidiosamente.
Decide di ignorare il mio
commento. “Lo so che hai tutte le ragione per essere
arrabbiata con me…”
L’hai capita, ragazzo! Lo guardo minacciosamente senza dire nulla.
“… e l’unica
cosa che posso dirti è che mi dispiace. Mi dispiace davvero. E’ solo che certe
volte sono troppo protettivo, con le persone di cui mi
preoccupo. La stessa cosa succede con Ginny…”
Fantastico. Pensa a me come se
fossi sua sorella.
“… e credo che sia per questo che
ha smesso di parlarmi dei suoi ragazzi.”
Ride leggermente a questo
commento, ma poi torna serio di nuovo.
“Ma il punto è che mi preoccupo
davvero per te, ‘Mione. E’ per questo che chiedo sempre a Harry
di darmi una mano quando succedono queste cose, perché faccio una fatica
tremenda a… chiedere scusa e tutto il resto. E mi dispiace molto di non averlo
fatto rischiando di… perderti, cosa che non posso fare.”
La sincerità nella sua voce e nel
suo viso mi fa dimenticare ogni ragione per cui ero
arrabbiata con lui. Sono le migliori scuse che abbia
mai ricevuto.
“Adesso, probabilmente ho già
fatto un guaio. Quindi, è meglio che vada… e ti lascia
ad essere arrabbiata con me in pace. Ma dovevo provare
perché…”
A questo punto, non riesco più a
trattenermi e lo abbraccio. Anche lui mi abbraccia, il
calore delle sue braccia che mi riscalda e mi fa sentire molto meglio che a
casa, molto meglio di ovunque io sia mai stata.
“Dai, non piangere, ‘Mione. Odio quando piangi.”
Non mi ero nemmeno accorta delle
lacrime che scendevano finché non l’ha detto. Velocemente provo a strofinarmi
gli occhi, ma lui mi precede e asciuga le mie lacrime con un dito.
“Mi dispiace”, dice di nuovo, e mi
mordo il labbro inferiore per impedirmi di piangere ancora. “non sono nemmeno
un granché a confortare.”
Rido un po’ e lo abbraccio stretto. “Te la stai cavando.”
“Ehi, mi sembra inevitabile”,
dice. “non abbiamo avuto una buona litigata per due settimane. Avevamo degli
arretrati. Penso che la gente comiciasse ad
insospettirsi.”
Rido di nuovo, e lo colpisco sul petto. “Se soltanto mi
lasciassi vincere ogni volta, non avremmo problemi.”
“Probabilmente dovrei, dato che di
solito hai ragione comunque. Ma
dove starebbe il divertimento?”
“Ah! Cosa
devo fare con te?”, chiedo, scherzosamente. “sei impossibile!”
“Lo so. Ma ti piaccio ancora comunque”, replica lui, sghignazzando.
Vero, Ron.
Più di quanto sai.
**
Quinta parte! Chiedo umilmente
perdono per il ritardo [anche se non mi ricordo l’ultima volta che ho postato -_-]. Stavolta ammetto che la colpa non è
stata dell’autrice, bensì mia, ma ho avuto un gran daffare, abbiate
pazienza ^_^” Questo capitolo è dolciosoO_O Le cose si stanno sviluppando in maniera particolare… ß tutto questo per dire che
non sa nemmeno lei come continuerà.
Ringraziamenti sentitissimi
a:
capitanvalechan, Kyomi89, AvaNa Kedavra[anch’io
quando c’è aria di Harry/Ginny
e Ron/Hermione mi fiondo! XD Sì, questa storia è una traduzione ^_^], Federiketta, HermioneJaneGranger, delava,
HermioneWeasley, Meggie[ma così sono io che mi commuovo ç_ç Mi fanno tanto piacere i tuoi complimenti, ma tu non
sei certo da meno *_*].
Capitolo 7 *** Parte sesta - Eventi inaspettati ***
Parte sesta – Eventi inaspettati
Parte sesta –
Eventi inaspettati
Non vedo molto Ron
i giorni seguenti, solo in classe e per i pasti. Sembra che sparisca, dicendo
semplicemente che deve fare qualcosa di importante, ma
senza dirmi cosa. Non so dove vada, ma so che non va in biblioteca o da qualche
parte nella torre di Grifondoro, dato
che ho accuratamente controllato entrambi i luoghi.
Inizialmente, ho pensato che mi
stesse evitando, ma i momenti in cui l’ho visto, in
classe o per i pasti, non sembrava arrabbiato od offeso. Sembrava perfettamente
normale. Abbiamo parlato come sempre, finché ovviamente non è scappato per
fare… qualsiasi cosa stia facendo.
Deve essere unagazza;
deve esserlo.
Si sta vedendo con una ragazza e
non ce ne vuole parlare, ma passa comunque tutto il
tempo con lei, quindi come faceva a pensare che non ce ne saremmo accorti?
Rimuginare sul terribile pensiero
di Ron con un’altra ragazza è quello che sto facendo in questo momento, i compiti di fronte a me,
finché Harry non arriva furioso.
“Dov’è?”, ringhia, piombando nella
Sala Comune, “credo che lo ucciderò. Giuro che lo
ucciderò.”
“Harry,
che succede?”, chiedo, confusa dall’aura frustrata che gli vortica attorno.
Come se mi vedesse per la prima
volta, si avvicina a dove sono seduta. Mi irrigidisco
un po’, senza sapere cosa aspettarmi.
“Hai visto Ron?”
“No, non lo vedo da cena”,
replico, leggermente confusa, “perché?”
“Perché
ha saltato l’allenamento di Quidditch, oggi”, dice Harry, agitando le braccia, sconvolto. Dovevo immaginarlo. Se c’è qualcosa che può agitare il cuore di Harry è proprio il Quidditch. I
ragazzi ed i loro sport!
“E l’ha
saltato perché probabilmente stava lavorando sul suo stupido, assurdo… ah!”,
urla alla fine in preda alla frustrazione, ed io voglio uccidere Harry perché non ha finito quell’affermazione.
“lo troverò e lo ucciderò.”
“Aspetta, Harry.
Cos’hai detto? Sai cosa sta facendo Ron?”
A questo punto darei qualsiasi
cosa per sapere che cosa gli sta combinando.
Harry sembra messo alle strette, ma non risponde. Aha! Lo sa!
“Senti, Harry,
adesso tu sei molto arrabbiato, e rischi di fare qualcosa di cui poi potresti
pentirti, se vai da Ron in queste condizioni”, dico
dolcemente, sperando di essere convincente, “quindi,
perché non mi dici dov’è, così ci vado io, okay?”
Fa un sorrisetto
diabolico, e non posso fare a meno di chiedermi che cosa significhi. Sono
vagamente spaventata, ma decido di ignorarlo per non interferire con la mia
decisione di trovare Ron.
“Già, Hermione.
E’ un’ottima idea. Sono un po’ stanco, comunque. Lui
è… ehm… nella Stanza delle Necessità.”
La Stanza delle Necessità! E’ così
ovvio, perché non ci ho pensato prima? Come ho potuto essere così stupida? Dove
altro puoi andare quando vuoi nascondere qualcosa agli
altri?
“Perfetto”, dico, sorridendo
innocentemente, “vai a darti una ripulita ed a rilassarti, e lascia fare a me”,
mormoro, spingendo Harry in direzione del dormitorio
maschile.
Prima ancora che lui ci sia
andato, sono subito fuori dalla Stanza delle
Necessità. Ho trovato il ritratto in tempo record, e devo fermarmi un minuto per
respirare. Non voglio che lui sappia che ho praticamente
corso come una pazza fino a qui.
Sono davanti alla porta, e sto per
abbassare la maniglia, quando un pensiero mi blocca. E
se Ron è qui dentro, e si sta baciando con una
ragazza? Voglio veramente vederlo?
Decidendo che voglio solo sapere,
perché non sapere potrebbe uccidermi, raccolgo tutto il mio coraggio ed apro la
porta, sperando di non trovare Ron in posizioni
compromettenti con un’altra ragazza. Quello che trovo invece, fortunatamente, è
quella che assomiglia molto ad un’aula di pozioni, con Ron
ad un banco, dietro ad un calderone.
In sostanza, niente di quello che
mi aspettavo.
“Ron?”,
chiedo, la confusione e la curiosità che traspaiono dal mio tono di voce.
Sembra trasalire.
“Hermione?
Che ci fai tu qui?”
Spero che non
sia arrabbiato per la mia intrusione.
“Hai saltato l’allenamento di Quidditch. Harry è furioso. Gli
ho detto che sarei venuta a cercarti.”
Decido di omettere la parte in cui
Harry mi ha detto dove trovarlo.
“Dannazione!”, esclama,
guardando l’orologio, “ho completamente perso il senso del tempo. Harry mi ucciderà!”
Rido, ricordando la sfuriata di Harry
di poco fa.
“E’ quello che ha intenzione di
fare. Allora, che stavi facendo qui? Suppongo che tu sia sparito qui per tutta
la settimana.”
“Ehm, già”, dice, grattandosi la
nuca nervosamente, mentre tiene gli occhi bassi, senza guardarmi in faccia,
“sto preparando una pozione.”
Roteo gli occhi. “Questo lo vedo. Quale pozione?”
Mi sento decisamente
meglio adesso che ho scoperto che Ron non stava
pomiciando con qualche sgualdrin… ehm, conun’altra ragazza.
“Io… ehm… beh, capisci…”,
balbetta, “è la… ehm… beh…”, sospira, arrendendosi, “è la Pozione del
Desiderio.”
“Cosa? Ron, tu stai preparando la Pozione del Desiderio?!”
Non posso crederci. Perché?
“Se speri
di darla a qualche povera, innocente ragazza, non te lo permetterò. Non posso
credere che…”
“Hermione.
Sai che non lo farei mai! Come hai potuto pensare una cosa
simile?”, esclama, incredulo.
“Beh, è quello per
cui è fatta la pozione, dopotutto, per far nascere il desiderio di una
persona nei confronti di un’altra. Se non è per quello,
allora per cosa la stai facendo?”
“Non lo so”, replica, esasperato. Rimane in silenzio per un attimo, prima di continuare, “ero
solo… curioso, credo. Volevo vedere se funziona veramente. E
so cosa stai pensando. Non te l’ho detto perché sapevo che avresti cercato di
convincermi a non farlo, che è esattamente quello che stai pensando di fare
adesso.”
Come lo sa?
“Ron,
non puoi fare questa cosa sul serio. Su chi la proverai, poi?”
I suoi occhi incontrano i miei, ed assume quello strano
sorriso di nuovo, causando una serie di giravolte al mio stomaco. Non può
significare che… comunque, ho un pessimo
presentimento.
“Oh, no! Non puoi pensarlo! Non prenderò una Pozione del
Desiderio solo per soddisfare la tua curiosità.”
“No, Hermione. La berrò io. Ma ho
bisogno del tuo aiuto per uno degli ingredienti.”
Sospiro. Comincio a pensare che sarebbe stato meglio non
sapere, dopotutto.
“Non andrò di nascosto nell’armadietto di Piton di nuovo solo per permetterti ti fare la tua stupida
Pozione del Desiderio.”
Ride. “Non dovrai cercare l’ingrediente di cui ho bisogno
lì.”
“Allora, cosa stai…”
E allora, mi ricordo, la mia mente torna a
settimane prima, quando Ron mi ha chiesto gli
ingredienti di quella pozione. L’acquolina. Ma… quindi
vuole provare desiderio nei miei confronti! Vuole veramente una cosa del
genere? Non sono sicura di essere d’accordo!
Deve aver notato la diffidenza nei miei occhi, perché
annuisce, e torna quel sorriso.
“Saresti così gentile da venire qui
e sputare in questo calice per me?”
“Ron, sei fuori
di testa?!”
Deve esserlo. Non ci sono altre ragioni perché lui voglia…
“Non c’è qualcun altro a cui potresti chiedere…?”
“Beh, chiederei adHarry, ma non credo che apprezzerebbe la cosa”, dice Ron, sorridendo di nuovo.
Comunque, non trovo tutto questo
così divertente.
La sua espressione torna seria.
“Dai, ‘Mione.
Sei l’unica ragazza di cui mi fidi, eccetto mia sorella, ma sarebbe
incestuoso. Per favore, ‘Mione!
E sei l’unica ragazza che so non… beh… che non trarrebbe vantaggio dalla
situazione.”
Una parte di me vorrebbe dirgli che è un po’ presuntuoso da
parte sua pensare che qualche altra ragazza ‘trarrebbe vantaggio’
da lui, ma so che è decisamente possibile. Mi sono
accorta del modo in cui buona parte della popolazione femminile della scuola ha
cominciato a guardare Ron da quando ha cominciato a uscire dal suo semplice ruolo di ragazzino allampanato.
Ron si avvicina di qualche passo e
mi lancia un’occhiata da cagnolino bastonato, tanto per essere sicuro che non
rifiuti. Sospiro pesantemente. Come faccio a resistere?
“Va bene”, borbotto.
“Davvero?”, sembra sorpreso, “lo farai?”
“Sì, Ron. Quando
sarà pronta la pozione?”
“Domani pomeriggio. A quel punto, metterò l’acquolina.”
Sospiro, e lo lascio a lavorare sulla pozione mentre me ne
torno alla torre di Grifondoro. Devo prepararmi
mentalmente a quello che succederà domani.
Sono seduta in biblioteca, lavorando su un tema
riguardante le Guerre dei Goblin del millecinquecento,
quando lo sento. Non devo guardare per accorgermi che è qui, sento
semplicemente la sua presenza nell’aria, che mi lascia intendere che mi sta
guardando. Alzo lo sguardo verso la porta ed i nostri occhi di incontrano, i suoi che sono fissati nei miei.
In un attimo è accanto a me. La sua mano mi sfiora una
guancia e devo chiudere gli occhi a quel tocco. Quella mano
leggermente graffiata da ore di Quidditch, un po’ in
contrasto con la mia guancia morbida. Mi sfiora con il pollice, causando
un piacevole brivido lungo il mio corpo.
Si abbassa verso di me e quando parla avverto il suo
caldo respiro che mi accarezza il viso.
“Hermione, ti ho cercata dappertutto.”
Apro gli occhi e vedo i suoi occhi azzurri fissi nei
miei.
“Oh, e come mai?”, chiedo, sorridendo.
“Perché volevo fare questo”,
risponde prima di avvicinarsi e posare le sue labbra sulle mie. Il bacio
comincia innocente e gentile, ma presto diventa passionale. La sua mano dietro
la mia testa affonda tra i miei capelli e mi tiene ferma, lasciando che il
bacio diventi più profondo. Il tocco della sua lingua sulle mie labbra è
elettrico e socchiudo la bocca, per sentire qualcosa di più di lui.
La sua lingua vaga nella mia bocca, e la mia audacemente
fa lo stesso. Sembra che passino ore, ma al tempo stesso sembrano solo pochi
secondi. La sua bocca si sposta sul mio collo, accantonando baci caldi a labbra
socchiuse.
Le mie braccia gli circondano il collo, adorando le
sensazioni che mi sta provocando. Lievi gemiti mi sfuggono di bocca, mentre le
sue mani…
Beepbeepbeep
Rotolo sul letto prima di spegnere
l’allarme e sospiro. Ho la sensazione che sarà una lunga giornata.
Mi trascino durante la giornata piuttosto a disagio. Sono
nervosa e tesa, e so che la cosa non passa inosservata, specialmente per Ron. Non riesco a fare a meno di pensare a cosa succederà
questo pomeriggio, ed a cosa accadrà una volta che Ron
avrà bevuto la pozione.
Sono improvvisamente spaventata dalla chance che il destino
mi ha offerto su di un piatto d’argento. Non so se riuscirò a mantenermi la
solita amica platonica se Ron comincerà a flirtare con me.
Ripenso a ieri e rido. Ron ha detto che io sono
l’unica persona di cui può fidarsi… forse dovrebbe
ripensarci. Perché in questo momento, non sono sicura
che riuscirò a mantenere il controllo.
“Sei sicura di stare bene?”, chiede Ron per, diciamo, la centesima volta in un giorno.
“Sì, Ron, sto bene”, rispondo,
proprio come ho risposto per tutto il giorno. In qualche modo, sembra non recepire il messaggio.
“Se è per la pozione, non è che
siamo obbligati a portarla avanti. Se ti da fastidio più di quanto io sappia.”
“Ron, sto bene. Andrà tutto
bene.”
Sono spaventata e nervosa, per quello che so accadrà, ma vorrei che accadesse, tutto allo stesso tempo. Questa
potrebbe essere l’unica possibilità per vedere davvero come sarebbe stare con
lui, spero soltanto di riuscire a mantenere una
parvenza di dignità.
“Okay. Ma se cambi idea, va bene. Capisco.
Probabilmente, non avrei dovuto coinvolgerti in questa cosa.”
Annuisco e la mia attenzione torna alla classe. O ci provo, almeno. A volte ho qualche problema a prestare
attenzione.
Prima ancora che me ne accorga le
lezioni del pomeriggio finiscono ed io e Ron siamo di
fronte alla Stanza delle Necessità.
“Ora, sei assolutamente sicura di volerlo? Perché non voglio
che tu ti senta forzata.”
“Ron, smettila, va bene. Sono
d’accordo. E’ okay. Facciamolo e basta.”
Se c’è mai stato qualche dubbio
nella mia mente, è spuntato ora. La sua infinita insicurezza ed il cercare di
convincermi che ‘sto bene’ mi hanno infastidita, tanto che voglio che questa cosa si faccia
presto tanto per fargli dispetto e farlo stare zitto.
“Dopotutto, in realtà non sto facendo nulla qui. Sei tu
quello che prende la pozione. Io devo solo tenerti sotto controllo.”
“Giusto”, dice dopo un momento, dopo che un qualcosa che non
capisco ha brillato nei suoi occhi, “io… va bene. Io, ehm… ho
bisogno della tua acquolina”, dice, sembrando improvvisamente quasi
timido.
“Oh, è vero”, dico, posando una piccola anfora sulla tavola
di fronte a me (molto comodo) e ci sputo dentro. “E’ abbastanza?”,chiedo, dopo qualche attimo.
“Ehm, sì, credo di sì”, dice, girando l’anfora sul calderone
bollente e versando il tutto dentro.
“Quindi, stai veramente per bere il
mio sputo, uh?”, dico stranamente, sentendomi quasi a disagio. Cosa ho intenzione di fare? Soltanto starmene qui per vedere
se lui verrà da me?
“Già”, dice, ridendo leggermente. Sembra un po’ insicuro, e
non saprei dire se è nervoso o altro.
Prende un bicchiere e lo tuffa nel calderone, prendendo una
buona parte della pozione. Fissa il bicchiere per un attimo, come se fosse
nervosa. Poi, alza lo sguardo verso di me. “Salute”, dice, tenendo il bicchiere prima di buttare giù il contenuto.
Guarda il bicchiere vuoto, mettendolo sul banco di fronte a lui.
Poi, mi guarda. Poi, di nuovo verso il banco.
“Com’è?”, chiedo, dopo qualche momento di silenzio. Non so
cos’altro dire.
“Non cattivissimo”, replica, “fruttato, in un certo senso. Ma non sento nessuna differenza.”
Vado verso di lui e guardo il libro che giace aperto di
fronte a lui. Scorrendo le pagine velocemente, capisco perché.
“Qui dice che i risultati non sono immediati e che
potrebbero impiegare circa un paio d’ora prima che facciano
effetto.”
“Oh”, dice, “bene, questo spiega
tutto. Che ne dici allora se andiamo a cena?”
Annuisco ansiosamente. Come può essere così tranquillo? Ha
appena preso una pozione che dovrebbe fargli provare desiderio verso di me e
tutto quello a cui riesce a pensare è la cena? Perché
mi sono infilata in questa faccenda?
Abbiamo un po’ di tempo prima di cena,
così torniamo alla torre di Grifondoro,
prendendo le nostre borse nei nostri dormitori. Ron
mi convince a giocare allo scacchi dei maghi, nel
quale ovviamente vince, prima di scendere per la cena.
Nel frattempo io non posso fare a meno di
essere ansiosa. Come se stessi aspettando qualcosa che sta per accadere,
ma non sono sicura di ciò che succederà. Non so quando o come la pozione si
manifesterà, e non so come sentirmi.
Attraversiamo la Sala Grande e troviamo Harry
e Ginny che sono già seduti
al tavolo; mi stavo chiedendo dove fossero.
“Ehi, ragazzi”, dico, mentre ci sediamo di fronte a loro,
“dove siete stati?”
Un leggero rossore copre la faccia di Ginny
e Harry borbotta qualcosa riguardo una
passeggiata, i suoi occhi che fissano il tavolo di fronte a lui e rifiutandosi
di guardare me o Ron.
Rido un po’ e noto il disagio
nell’espressione di Ron.
“Sai una cosa? Non voglio saperlo”, dico dopo un momento e
non perdo lo sguardo di gratitudine che mi lancia Harry.
Questa relazione è ancora nuova per loro, e capisco che non vogliano parlarne
ancora, specialmente di fronte al fratello di Ginny. Ed in realtà, sono piuttosto sicura che nemmeno Ron voglia che loro ne parlino… mai.
Rimaniamo per qualche minuto in silenzio, mangiando dai
grandi piatti di fronte a noi , senza dire una parola.
Dopo un po’ sento il bisogno di sciogliere la tensione che sta attraversando la
tavola.
“Allora, Harry, a quando la
prossima lezione sulle arti oscure?”
“Uhm… non lo so. Non ci ho pensato, a dire la verità.
Presto, comunque.”
“Hai qualche idea su cosa vuoi fare la prossima volta?”,
chiedo, cercando di portare avanti la conversazione, “posso aiutarti con
qualche incantesimo e con il materiale, se vuoi.”
“Grazie, Hermione, ma credo di
avere un’idea.”
“Oh, che cosa?”, chiedo, piuttosto interessata.
Harry comincia a parlare di alcune cose che stava pensando per il prossimo incontro e
non posso fare a meno di congratularmi con me stessa per questa missione
portata a termine. La tensione nella stanza, o almeno in un angolo di questa,
se ne è andata definitivamente.
Proprio mentre ci siamo spostati dalla discussione sugli
incontri sulle arti oscure su cosa abbiamo imparato in classe di difesa, sento
qualcosa di molto leggero che mi sfiora o qualcosa del genere, e giurerei che sia una mano sulla mia gamba. Questo causa un brivido lungo
il mio corpo, ma un attimo dopo sono già sicura di essermelo immaginato.
Intorno a me la conversazione continua normalmente.
“Allora, quale nuova, piacevolissima e pericolosa creatura
pensate che ci mostrerà Hagrid in classe, la
settimana prossima? Lui sembra piuttosto eccitato al riguardo; dice che sarà
sicuramente divertente..”
“Non lo so, ma quando Hagrid dice
che qualcosa sarà ‘sicuramente divertente’, non è
necessariamente un buon segno.”
“Ehilà, Harry”, grida qualcuno
dall’entrata della Sala Grande, e ci voltiamo per vedere DeanThomas che viene verso di noi. Si mette vicino aHarry dicendo i suoi
saluti a tutti gli altri, prima di tornare a guardare Harry
per chiedergli qualcosa sul Quidditch; Dean è entrato nella squadra come battitore l’anno scorso.
Tornando a guardare il mio pasto, sussultò improvvisamente e
faccio cadere la mia forchetta. Una mano sembra aver
trovato la strada verso la mia coscia… un po’ più in alto della mia coscia, a
dire la verità. Comincio a sentirmi veramente agitata, come minimo. Adesso so
che non me lo sono immaginato!
Il frastuono della mia forchetta porta l’attenzione di tutti
verso di me.
“Hermione, stai bene?”, chiede Ginny, con aria preoccupata.
“Ehm, certo, certo”, dico, rapidamente. Forse un po’ troppo
rapidamente, e sono sicura che ha notato il mio
rossore, che sento bruciare sulle guance, “ho solo, ehm… fatto cadere la mia
forchetta.”
“Okay”, dice lei, fissandomi curiosa, ma sembra lasciar
perdere, rivolgendo nuovamente la sua attenzione alla conversazione che hanno cominciato Harry e Dean. Piena di gratitudine, riprendo a respirare, senza
accorgermi che mi sono trattenuta fino a quel momento.
Guardando distrattamente verso Ron, mi accorgo di un sorrisetto
divertito sul suo viso, che evidenzia la sua colpevolezza. Non che la
sua mano, ancora posata precariamente sulla mia gamba, si sia spostata.
Una parte si me sa che siamo in
pubblico, e che probabilmente dovrei fare qualcosa per togliere la sua mano
dalla sua attuale postazione, ma un’altra parte di me non può fare a meno di
essere soddisfatta dei sentimenti che questa evoca.
E quindi la lascio lì, così che Ron
deve prenderlo come un invito, dato che le sue dita
cominciano a muoversi leggermente, tracciando disegni invisibili lungo la mia
gamba. Improvvisamente mi accorgo che adesso è molto difficile concentrarsi sul
cibo.
“Hermione, sei sicura di stare
bene? Sembra quasi che tu stia per scoppiare per quanto sei rossa”, chiede Ginny, di nuovo, ed alzando lo sguardo dal mio piatto mi
rendo conto che Dean se ne è
andato, e che lei e Harry stanno fissando Ron e me.
“Ehm… sì, sto bene”, dico, arrossendo ancora di più e
provando a smuovere discretamente la mano di Ron da
sotto il tavolo, “fa un po’ caldo, a dire il vero…”, mormoro, cercando di far
sparire il rossore dalle mie guance, ma so che Ginny
non si è bevuta una sola parola di quello che ho detto.
“Ron, sembri piuttosto tranquillo
stasera”, dice Harry, rivolgendo il suo sguardo curioso
verso il suo amico.
“Oh, ehm… io…”, dice Ron
faticosamente, “ehm... stavo solo riflettendo.”
“Oh, davvero”, dice Harry, un
perfido luccichio che attraversa il suo sguardo, “e a cosa stavi pensando?”
“Ehm… niente di importante.
Soltanto… certe cose…”
Non credo che Harry sia veramente
convinto, dato che gli lancia lo stesso sguardo che Ginny
ha lanciato a me.
“Giusto. Certe cose”, mormora Harry,
teatralmente, “non so proprio come ho fatto a non pensarci.”
Harryviene
colpito da un panino sulla testa, e tutti ridiamo. Lasciando apparentemente
perdere il terzo grado, ricominciamo a mangiare in un silenzio
amichevole. Dopo un paio di minuti, comunque, Ron deve pensare che sia il momento buono per tornare con
la mano nella precedente posizione, toccandomi la gamba in un modo che mi fa
nuovamente arrossire come una matta.
Fortunatamente, stavolta sono in grado di controllare la mia
reazione, e so che non dobbiamo attirare l’attenzione su di noi.
Rapidamente ripenso al succedersi delle mie azioni, ed a
cosa potrebbe succedere domani. Domani, quando l’effetto della pozione
svanirà e dovrò affrontare un Ron che non sarà più
attratto da me. Ma un nuovo movimento delle sue dita contro la mia pelle
scaccia via tutti i pensieri e le preoccupazioni dalla mia mente.
Sentendo che questa piccola presa in giro non merita di non
essere ricambiata, muovo le mani con nonchalance,
provando a mangiare, con poco successo, con la mia sinistra, mentre la mia
destra va a posarsi agilmente sulla sua gamba. Sento il suo respiro bloccarsi;
non se lo aspettava. Comincio a muovere le mie dita lungo la
sua gamba, quando all’improvviso la sua mano è sulla mia, dopo aver abbandonato
la mia gamba. Beh, sembra proprio che abbia attirato la sua attenzione.
Prima che me ne accorga, si volta,
il suo tiepido respiro contro il mio orecchio.
“Vieni in Sala Comune tra dieci minuti”, sussurra, prima di
alzarsi e lasciare la tavola, dicendo soltanto un saluto veloce a Harry e Ginny.
“Beh, che succede?”, chiede Ginny,
guardandomi con aria curiosa.
“Non lo so”, dico, distrattamente, fissando ancora il punto
in cui era prima Ron.
“Beh, ma che ti ha detto?”, chiede, riducendo gli occhi a
due fessure.
Improvvisamente, pare che mi ricordi che ci sono altre
persone nella sala, ed un’altra volta mi ritrovo a combattere contro il rossore
che cerca di fare capolino dalle mie guance.
“Lui, ehm… voleva soltanto che lo aiutassi con dei compiti.
Niente di importante.”
“Okay”, dice Ginny, ma non è
convinta, “ma allora, perché essere così riservati? Ovviamente, era una cosa che poteva essere detta di fronte a noi, no?”
“Non lo so!”, dico, più brusca di quanto volessi,
“non chiedermi di decifrare i pensieri contorti della mente di tuo fratello.”
Ora, Ginny ed Harry
mi stanno guardando ancora più incuriositi, con dei sorrisetti.
So che non hanno creduto ad una sola parola di ciò che ho detto, ma adesso non mi importa. Sono stufa di vederli che mi guardano come se
conoscessero un segreto che io non so.
All’improvviso non ho più fame, e mi alzo da tavola,
lasciando soli i giovani piccioncini, e sentendomi
leggermente infastidita. Sono talmente infastidita, infatti, che mentre
fuggo dalla Sala Grande in direzione della torre di Grifondoro,
non mi accorgo minimamente della figura appostata in un angolo dell’ingresso.
**
Ebbene, con questo sesto capitolo
sono lieta di annunciare (ma insomma, non tanto lieta ._.) che nella versione
originale ‘Aspettando Ron’ si è conclusa pochi giorni
fa, con l’ottavo capitolo. Dunque, ancora due
capitoli e la fic finirà ç_ç
Devo dire che ha avuto un successo inaspettato, sia in italiano che in inglese.
D’ora in poi, come avrete notato, le cose si faranno decisamente più scottanti, e non escludo cambiamenti di
rating, ma non ne sono sicura perché i prossimi capitoli li ho visti solo di
sfuggita (ovvio che non diventerà improvvisamente un NC17, ma potrebbe mutare
in una R).
Detto questo, passiamo ai più sentiti ringraziamenti a:
Capitolo 8 *** Parte settima - Illusioni spezzate ***
Parte settima – Illusioni spezzate
Parte settima – Illusioni spezzate
Delle braccia forti mi circondano la vita da dietro,
attirandomi efficacemente nelle ombre della sala. Un sussurro spaventato mi
sfugge di bocca, ma presto una voce calma al mio orecchio scaccia ogni
preoccupazione.
“Shht. Sono io”,
sussurra leggermente la voce di Ron. Il suo sospiro
caldo mi fa il solletico alla pelle mentre respira piano accanto al mio collo,
provocandomi un brivido giù per il corpo.
Mi rilasso velocemente sotto la sua presa, la sensazione
delle sue braccia che mi tengono stretta contro il suo petto, una sensazione
paradisiaca che non pensavo avrei mai provato. Proprio
quando comincio ad abituarmi a quelle braccia intorno a me, Ron
mi da un bacio dietro l’orecchio, facendomi trattenere il respiro.
Non bada comunque alla mia
reazione, e subito la sua bocca scivola giù dal mio collo, lasciando una scia
di baci a labbra semi chiuse. Non posso fare a meno di chiudere gli occhi per
le sensazioni che mi provoca. E’ come se ogni parte di
me, ogni mia cellula, stia andando a fuoco, ed i suoi baci sono l’unico modo
per addomesticare le fiamme… mentre allo stesso tempo le fanno bruciare ancora
di più.
Dopo aver accuratamente esplorato una parte del mio collo, Ron si sposta verso l’altra, rifacendo la stessa cosa. Sposto
la testa dall’altra parte, per dargli maggiore libertà. Mi devo concentrare
molto per bloccare il gemito che tenta di sfuggirmi. E’ solo una piccola
preoccupazione prima ancora del fatto che qualcuno potrebbe entrare, e ci
potrebbero vedere molto facilmente… ma per qualche ragione, non mi fermo.
E’quando sento veramente
qualcuno che esce dalla Sala Grande che la realtà mi si sbatte in faccia.
Potremmo essere visti, da chiunque. Non va affatto bene che una Caposcuola venga colta mentre amoreggia con il suo… migliore amico? Cosa siamo adesso?
Smettila di prenderti in giro, Hermione.
Tutto questo non cambierà nulla. E’ solo un esperimento, ricordi? E’ solo la
pozione che agisce… almeno, per quanto riguarda lui.
Questo pensiero mi fa incupire, e solo in questo momento mi
accorgo che Ron ha sbottonato i primi tre bottoni
della mia camicia per avere più accesso al mio collo ed alle clavicole.
“Ron!”, dico, incredula, mentre
spingo via la mano che stava per sbottonare il quarto bottone.
Lui ritira la mano completamente e sembra che la realtà
colpisca pure lui.
“S-scusa”, balbetta,
“sono andato un po’ troppo veloce.”
“Va tutto bene”, dico, voltandomi a guardarlo, cercando di
riallacciare un paio di bottoni. Una parte di me non può fare a meno di sentire
la mancanza delle sue braccia intorno a me.
“E’ solo che chiunque può vederci”, dico, a bassa voce,
“pensavo volessi che ci vedessimo nella Sala Comune,
no?”
“Non riuscivo ad aspettare”, mormora, e perfino nel buio
della parte della sala vedo che arrossisce.
Rido un po’, sorpresa di come mi sento a mio agio con lui. Pensavo che dopo questo piccolo...
ehm… momento… sarei stata troppo imbarazzo per dire qualcosa.,
se non timida. Ma invece mi sento quasi rinvigorita,
se riuscite a capirmi. Soltanto il pensiero che ho potuto far andare Ron così… fuori controllo… beh, mi fa venire un gran
sorriso, pozione o no.
La voce di Ron interrompe i miei
pensieri.
“Quindi, tu non… non sei arrabbiata
con me o qualcosa del genere?”
“No, certo che no”, dico, tranquillamente, “non hai mica il
completo controllo delle tue azioni, con la pozione e tutto il resto.”
Comunque, in questo momento, faccio
molta fatica a non pensare a quanto lui sembri normale… nonostante la
Pozione del Desiderio abbia guidato le sue azioni, ovviamente.
“Giusto”, dice, “la pozione.”
Lo guardo, curiosa, dopo quel tentennamento. Per un momento,
potrei giurare di vedere un luccichio o qualcosa del genere nel suo sguardo.
Non sono sicura di che cosa sia… ma troppo presto
sparisce ed il sorriso furbo torna sul suo viso.
“Allora, dovremmo tornare in Sala Comune?”, chiede,
porgendomi la mano. La stringo un po’ confusa, ma quando il suo pollice scivola
sul dorso della mia mano, scaccia via tutto il resto dalla mia mente, mentre
andiamo verso la Torre di Grifondoro.
“Ron, che succede? Dove stiamo andando?”, chiedo, leggermente affannata. Ci
stiamo giusto dirigendo verso la Sala Comune di Grifondoro,
quando improvvisamente Ron cambia direzione,
svoltando in un corridoio sconosciuto, e trascinandomi senza tanti scrupoli
dietro di lui.
“Mi sono appena reso conto di una cosa”, risponde, senza
fermare la nostra corsa nel castello.
“E cosa sarebbe?”
Si ferma così improvvisamente di fronte a me, che vado a sbattere contro il suo petto. Sarei crollata
all’indietro nell’impatto se non fosse stato per le braccia di Ron, che mi hanno presa sapientemente al volo per la vita
evitando la caduta, tenendomi comodamente in piedi a pochi centimetri dal suo
petto. Come ha fatto a farlo così facilmente?
Alzo lo sguardo verso il suo viso e vedo quel sorriso che fa
fare una capriola al mio stomaco, e quegli occhi
azzurri che hanno perseguitato i miei sogni. Una delle sue mani sale fino a
spostare una ciocca di capelli dal mio viso, dietro l’orecchio, i suoi occhi
che non distolgono mai lo sguardo dai miei.
“Non ti ho ancora baciato decentemente.”
“Oh”, dico, senza sapere come altro rispondere. Questa non
era esattamente la risposta che mi aspettavo, non che avessi un’idea di quello che
mi aspettavo. E perfino con il rossore che comincia ad
bruciare sulle mie guance, non riesco a spostare lo sguardo.
E prima che me ne renda conto, mi
bacia. Le sue labbra tiepide che si appoggiano urgentemente contro le mie,
mentre la mano che prima mi aveva spostato i capelli, ora è appoggiata sulla
mia nuca. Rispondo al bacio altrettanto urgentemente, cercando di non pensare
alle conseguenze che avrà tutto ciò su domani. Come spiegherò a Ron perché l’ho baciato anch’io, e così entusiasticamente?
Alzo un po’ le braccia e gli circondo il collo,
permettendomi di perdermi completamente nella sensazione delle sue labbra
contro le mie. Ci occuperemo delle spiegazioni quando sarà il momento.
Sembra che questo sia il gesto di cui aveva bisogno per
avvicinare di più il mio corpo al suo, le sue braccia che mi circondano dalla
vita e la sua lingua che sfiora le mie labbra per cercare di entrare. Apro
leggermente la bocca d’istinto, completamente persa.
Non so quanto duri tutto ciò prima che ci interrompiamo,
ma è solo il suono delle voci che viene dal corridoio a far scomparire la
nostra… sensuale foschia. Ci facciamo da parte in fretta, rimettendo a posto vestiti e capelli per ritornare come prima. Non
passa nessuno, tranne due Tassorosso del quinto anno
che svoltano l’angolo.
Annuiamo nella loro direzione mentre ci passano vicino,
cercando di avere un aria assolutamente indifferente.
Non so quanto siamo convincenti, ma non riceviamo occhiate sospettose o
commenti, quindi non dev’essere andata poi così male.
Eravamo un po’ troppo vicini, prima, comunque.
E non per la prima volta.
Mi volto verso Ron, quando degli
altri studenti sono fuori dal campo visivo, e non sono
molto sicura sul da farsi, ora. Lui mi guarda, e nonostante l’interruzione,
riesco ancora a vedere il fuoco che brucia nei suoi occhi. Porta una mano
all’altezza del mio viso, l’appoggia alla mia guancia e la accarezza
delicatamente prima di portarla tra i miei capelli. Devo chiudere gli occhi per
assaporare quel gesto così lento e gentile, così in contrasto rispetto ad i
gesti appassionati che ci hanno travolto poco fa.
In un attimo, Ron prende la mia
mano, e comincia a trascinarmi di nuovo attraverso il corridoio, stavolta nella
direzione da cui siamo venuti. Sono molto sorpresa del fatto che praticamente gli sto incespicando dietro, senza essere in
grado di tenere il passo.
“Ron”, sbotto, respirando più
affannosamente, “dove stiamo andando?”
“In un posto in cui possiamo stare da soli”, replica,
indifferente, voltandosi soltanto un attimo per sorridermi, prima di andare
avanti.
“Soli?”
“Sì”, adesso sta proprio gongolando, “non possiamo
continuare granché se ce ne stiamo nel corridoio verso la Sala Grande, no? Non
dopo che ci hanno quasi beccati.”
Non ho parole dopo questo suo piccolo annuncio, e non sono
sicura di come rispondere, e immagino soltanto tutte le possibili conseguenze
che ‘continuare’potrebbe
portare.
Mi accorgo che stiamo camminando in un corridoio familiare,
ma in effetti siamo praticamente dentro la Stanza
delle Necessità prima ancora che realizzi effettivamente dove siamo. Ron mi spinge dentro, e chiude la porta mentre mi guardo
intorno, divertita. La stanza è la copia esatta della Sala Comune di Grifondoro… con una sola differenza: Ron
ed io siamo gli unici Grifondoro
presenti.
“Come… come hai fatto?”, chiedo, stupita.
“Non ne sono sicuro”, replica, guardandosi attorno incerto come me, “credo di aver soltanto pensato a
quello che volevo fare, ed a stare da solo con te… ed è venuto fuori questo.”
Il suo viso è imbarazzato ed un leggerissimo rossore copre
le sue orecchie per l’ammissione. Mi stupisce come un momento è imbarazzato di
fronte a me, per poi baciarmi assurdamente, ed il momento dopo si gratta la
nuca nervosamente e si rifiuta di ricambiare il mio sguardo.
Ma questa ansietà mi da una sorta
di furbizia che non pensavo di avere, perché prima che me ne accorga, o che
possa fermarle, le parole sono giù uscite dalla mia bocca.
“Allora, adesso che sono sola con te, che cosa hai
intenzione di farmi?”, chiedo, maliziosamente.
I suoi occhi incontrano i miei. Sono sicura che sia sorpreso
di ciò che ho appena detto. Ma non posso ritirare le
mie parole. Mi guarda, con quel sorriso furbo, e quel desiderio negli occhi.
Cammina verso di me lentamente, e nonostante abbia una gran voglia
di scappare, le mie gambe rimangono ferme. Non scapperò. In pochi passi, lui è
di fronte a me, pericolosamente vicino, ma non abbastanza perché i nostri corpi
si tocchino. Muovo leggermente la mano. Ma rimango ben
piantata per terra. Voglio vedere dove vuole arrivare.
“Oh, posso pensare ad un sacco di cose”, dice, inarcando le
sopracciglia.
“Oh, davvero, tipo cosa?”
Non so minimamente da dove venga
questo mio modo di parlare, ma non me ne preoccupo, in realtà. E’ praticamente una tortura avere Ron
così vicino, ma non abbastanza vicino. Sapendo che entrambi
lo vogliamo, ma nessuno dei due fa la prima mossa. L’aria intorno a noi
sembra quasi potersi tagliare, la tensione aumenta.
“Potrei dirtelo…”, comincia.
So dove vuole arrivare. E se vuole
lanciarmi un invito…
“O potresti semplicemente farmi
vedere.”
Questo è tutto l’incoraggiamento di cui ha bisogno e con un
braccio mi cinge la vita, stringendomi a lui mentre le sue labbra si posano
sulle mie. Il bacio è frettoloso, come è stato prima,
ma sotto sotto c’è qualcosa di diverso. Un bisogno
disperato di conservare il momento, di memorizzare questo bacio. Come se fosse
l’ultimo.
E qualcosa in questo bacio mi
ricorda cosa stiamo facendo, perché sta accadendo tutto questo, e devo
spingerlo via.
Quando interrompo il bacio, abbiamo
entrambi l’affanno. Le sue braccia sono ancora al sicuro intorno a me, mentre
le mie sono posate delicatamente contro il suo petto, cercando di tenerlo
lontano.
“C’è… qualcosa che non va?”, chiede Ron,
respirando affannosamente, con aria interrogativa.
“Niente… avevo solo bisogno di respirare”, spiego, un po’
goffamente.
“Sicura?”, chiede, e sono certa che non se la sia bevuta.
“Sto bene. Davvero”, dico, guardandolo con il mio sorriso
più persuasivo.
“Okay”, dice lui, sorridendo leggermente,
tornando a colpirmi, e momentaneamente dimentico i miei dubbi. Una mano
mi accarezza il viso, per un attimo, e non sono in grado di descrivere quello
che provo prima che le sue labbra scendano sulle mie, in un casto bacio. E’
così diverso dal primo che sono presa alla sprovvista.
Lo guardo negli occhi con aria interrogativa, ma lui
semplicemente si sposta per baciarmi il naso, la guancia, dietro l’orecchio…
lentamente, comincia a tracciare dei baci lungo il mio collo e la sensazione è praticamente insuperabile.
Finalmente, ritrovo i miei limiti, e sto per fare la domanda
che mi tengo dentro da quando è iniziata tutta questa faccenda.
“Ron?”, chiedo, cercando di
catturare la sua attenzione.
“Mmmm”, mormora, contro il mio
collo.
“Posso farti una domanda?”
“Suppongo di sì”, mormora di nuovo, senza fermarsi.
“Cosa ti fa la pozione?”
Sembra che finalmente questo catturi il suo interesse, e
smette di fare quello che sta facendo per guardarmi un po’ negli occhi.
“Che vuoi dire?”
“Cioè, come ti fa sentire? Cosa fa?”
“Beh, uh…”, comincia, “mi va volere
questo”, dice, avvicinandosi un po’ di più per dimostrarlo.
“Ovvero?”
Lui rimane in silenzio per un minuto, come se stesse
pensando.
“Mi fa desiderare di baciarti”, dice, venendo di nuovo più
vicino, “e stringerti”, congiunge le braccia intorno a me, “e toccarti”, mi
accarezza leggermente la schiena, “e non lasciarti mai andare.”
“Ma come mai un minuto sembri senza
controllo, ed il minuto dopo sembri tornare te stesso?”
Avvicina il suo viso al mio, posando le sue labbra sulle
mie, e dice, con il suo respiro che scivola sulle mie labbra: “Perché è quello
che mi fai tu”, dice, prima di baciarmi di nuovo. Questo bacio è più dolce, più
gentile, ma sempre pieno della passione che ho potuto avvertire prima.
Mi sposto. Voglio risposte.
“Ma perché certe volte sei così
controllato ed altre no? Voglio dire, mi aspettavo che
saresti stato completamente fuori controllo…”
Mi interrompe con un bacio.
“Abbiamo parlato abbastanza”, dice piano prima di baciarmi
di nuovo.
“Ma…”, comincio, ma di nuovo mi
zittisce con un bacio e finalmente mi lascio andare.
Non so per quanto tempo ci baciamo prima di passare dalla
nostra posizione al muro fino di fronte al fuoco; non
so nemmeno come siamo arrivati qui. Siamo l’uno accanto all’altra, e Ron mi preme leggermente contro la sedia con l’urgenza dei
suoi baci. In una mossa veloce, mi tira su e mi fa sedere a cavalcioni
sul suo grembo, fermandosi solo per un momento.
“Fermami se vado troppo veloce, okay?”
Annuisco, sorridendo, per poi abbassarmi a baciarlo di
nuovo. Le sue mani che scivolano sulla mia schiena mi
provocano un brivido lungo il corpo. Semplicemente, adoro la sensazione delle
sue mani su di me, delle sue labbra sulle mie, cosa
potrei chiedere di più?
Voltando una pagina del libro su Ron, sposto la mia bocca sulla sua guancia, vedendo che
sulle sue orecchie è tornato quel glorioso rossore di quando è imbarazzato.
Lo bacio leggermente proprio sull’arrossamento, adorando i sospiri che ricevo in cambio, prima di tornare sul suo collo.
Le mani di Ron sono occupate a
cercare uno spiraglio al di sotto del mio maglione,
verso la mia pelle. La sensazione delle sue mani sulla mia pelle scoperta è
semplicemente indescrivibile.
Sono completamente persa nel tocco di Ron.
Bacio leggermente una parte del suo collo, e la risposta che ne ricevo non me la sarei mai aspettata.
“Merlino, io ti amo.”
Queste tre piccole parole mi bloccano. Oh, quante volte ho
sognato che Ron mi dicesse queste parole, ma non è
mai stato come ora. Mai erano il risultato di una qualche pozione d’amore. Mai
queste parole sono suonate così false nelle mie orecchie.
Queste parole mi fanno tornare come prima, come niente avrebbe potuto. E subito mi sono
alzata dal suo grembo, e sto di fronte a lui ad una distanza di sicurezza.
“Io, uh… credo che dovremmo andare, ora. Si sta facendo
tardi. Dovremmo tornare in Sala Comune.”
“’Mione”,
comincia, ma non posso ascoltare, ora. Non posso.
“Per favore, Ron.”
La mia voce suona stanca, bisognosa di aiuto.
Anche lui deve averlo notato, perché fa un profondo
respiro e fissa il pavimento.
“Certo”, dice, con aria avvilita mentre usciamo dalla
stanza.
Non parliamo per tutta la strada fino alla torre di Grifondoro ed appena arriviamo in Sala Comune, mi congedo e
salgo al dormitorio. Prendo al volo un pigiama pulito ed un asciugamano, e mi fiondo nel bagno, annesso alla stanza della Caposcuola, per
fare una doccia.
Mi spoglio frettolosamente, andando sotto l’acqua calda e
lasciando che lavi via tutta la tensione dal mio corpo.
Ed è quando rivivo tutto, che lascio che tutte le emozioni vengano lavate via, e che le lacrime scivolino con loro.
**
Pegleg: vi prego, non
odiatemi…
Edeccoci
giunti al penultimo capitolo. Da una parte mi dispiace che questa fic stia per finire, ma dall’altra mi sento sollevata
perché tradurre è veramente faticoso ed impegnativo. Ad ogni modo, io stessa
non ho ancora letto il finale per non rovinarmi la sorpresa… non ho idea di
cosa succederà XD L’autrice mi (ci) ha fatto conoscere un Hermione
particolarmente sensibile, ed un Rondecisamente ambiguo, cosa a cui non sono assolutamente
abituata °_° Spero che voi siate curiosi riguardo al finale quanto lo sono io,
anche perché vogliamo porre fine alle sofferenze di questa ragazza (spero)…
Rimango sotto la doccia per quella che sembra un’eternità.
Ogni volta che riesco a fermare lo scorrere delle mie lacrime, ricordo il modo
in cui mi ha stretta, il modo in cui i nostri corpi si adattavano l’un l’altro
alla perfezione, e lo sguardo sul suo viso quando mi sono
tirata indietro dopo che aveva detto quelle sinistre parole… ed i singhiozzi
ricominciano di nuovo.
Quando esco finalmente dalla doccia, le
mie dita ed i polpastrelli sono increspati per via dell’acqua. Mi
asciugo velocemente ed indosso il pigiama. Non riesco a pensare a niente di
meglio, adesso, di acciambellarmi nel mio letto e desiderare ardentemente che
tutto quello che è accaduto sia stato solo un brutto sogno. Beh, potrei pensare
a qualcosa di meglio… ma non è il caso.
Sapevo che era un’idea stupida sin dall’inizio; dovevo per
forza rimanere ferita. Ma non mi sono voluta
ascoltare, la tentazione era troppo allettante.
Forse sarò fortunata, e mi sveglierò domani mattina, e
questo sarà stato solo un brutto sogno. Questo è tutto quello a cui riesco a pensare, tutto quello che spero mentre esco dalla
mia stanza…
E mi ritrovo faccia a faccia con Ron.
Troppo perché sia un sogno.
“Che ci fai qui?”, chiedo,
irritata. L’ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento
è un Ron con gli ormoni impazziti che cerca di
entrarmi nei pantaloni.
“Dobbiamo parlare.”
“Beh, non sono dell’umore giusto per parlare”, replico,
“come sei arrivato qui, comunque?”
“Ho volato”, dice lui, semplicemente, indicando la sua Cleansweep 11, appoggiata
vicino alla finestra.
“Ovvio”, dico, roteando gli occhi, “beh, se sei venuto per
lo sbaciucchiamento della buonanotte, te lo puoi
scordare. Non sono dell’umore.”
Ritorno nel mio letto, infagottandomi
nelle coperte sperando che colga l’antifona e vada via. So che domani
dovrò comunque rispondere, ma adesso come adesso non
mi importa.
“’Mione, non vuoi nemmeno ascoltarmi? Ho detto che
dobbiamo parlare”, la frustrazione traspare dal suo tono di voce. Beh, neanche
per me tutto questo è una passeggiatina nel parco! Maledetto maniaco.
“Ed io ho detto che non ho voglia di parlare”, dico, con più
forza di quanta ne possa ostentare nello stato in cui
mi trovo, “sono stanca, e voglio dormire. E non dovresti nemmeno essere qui,
comunque.”
“Non importa. Per quell che me ne
frega, puoi chiamare qui la McGrannitt subito, ma
solo quando mi avrai ascoltato. Non vuoi parlare, perfetto. Ma almeno ascolta
quello che devo dire.”
Per quanto voglia semplicemente ignorarlo
e chiamare qui la McGrannitt subito, qualcosa mi dice
che dovrei ascoltare. Forse, una parte di me ha bisogno di sentirlo.
Forse, una parte di me spera che quello che mi sta per dire sia quello che ho
voluto sentirmi dire per sette anni. Forse, sono solo troppo stanca e debole
per litigare con lui. O forse, è la leggera sfumatura
di disperazione che sento nella sua voce. Qualsiasi sia
la ragione, mi ritrovo a dire:
“Va bene, sto ascoltando.”
“Grazie”, dice, con aria sollevata. Per quanto sembri sicuro di sé, almeno una parte di lui doveva essere
preoccupata che non avrei voluto ascoltarlo.
“Beh?”
“Dammi un minuto”, sbotta, rabbiosamente, ma la sua
espressione torna subito quella di un cagnolino bastonato, “mi dispiace. Sto solo… sto cercando di raccogliere i miei pensieri,
almeno un po’. Non voglio rovinarli.”
Sorrido un po’ a quell’affermazione.
Di quando in qua Ron pensa prima di parlare?
Dopo pochi secondi prima che parli,
finalmente, la sua voce bassa rompe il silenzio della stanza.
“Voglio parlare di quello che è successo prima. Quando
eravamo… sai… nella Stanza delle Necessità.”
Arrossisce leggermente.
Annuisco, facendogli cenno che ho capito di cosa sta
parlando. Come potrei dimenticare? E’ la sola cosa a cui ho pensato.
“Beh, quello che ho detto… non volevo dire che...”
“Lo so, Ron, non hai bisogno di
darmi spiegazioni”, sbotto, interrompendolo. Mi uccide soltanto sentirlo e
riesco a sentire chiaramente tutte le mie speranze che crollano con quelle
parole. Lasciami in pace, Ron! Non c’è bisogno che tu
mi ferisca più di quanto hai già fatto!
“Non è per quello che me ne sono andata”, mento, tentando di
nascondere il fremito della mia voce; non voglio che sappia quanto tutto ciò mi
stia ferendo, “mi sono solo accorta che stavamo
andando un pochino troppo veloci e che probabilmente dovevamo smet…”
“Dannazione, Hermione! Puoi lasciarmi
finire?”, esclama, esasperato. Mi accorgo improvvisamente che prima di
dirlo mi ha tappato la bocca con la mano. Credo che stessi
vaneggiando un po’.
Annuisco, e lui toglie la mano. Fa un
passo indietro, ricomponendosi, poi comincia
di nuovo.
“Come stavo dicendo. Quello che ho detto, non volevo dirlo
in quel modo. Non è stato come avevo immaginato che l’avrei detto.”
Apro la bocca per dire qualcosa, ma lui mi ferma.
“Ma…”, allunga la parola per
pensarci su e per non permettermi di interromperlo, “ma non sono pentito di
averlo detto. Confermo ogni parola.”
“No, che non lo fai”, dico, a bassa voce, voltandomi
dall’altra parte. Non ci posso credere. Cosa sta
cercando di fare?
“Sì, che lo faccio”, dice, venendo dietro di me, “io ti amo,
Hermione.”
“Smettila”, urlo, voltandomi per guardarlo in faccia, e
adesso le lacrime scendono di nuovo dai miei occhi. Non posso
più sopportare questa situazione, “smettila, per favore. Tu non
mi ami. E’ solo quella stupida pozione che te lo fa
dire.”
“No, non lo è”, replica, con calma, cercando di toccarmi, ma
io mi sposto. “io ti amo. Così tanto che certe volte penso
che potrei morirne. E questo viene dritto dal cuore, Hermione.”
“No…”, mormoro, debolmente.
“Hermione”, dice, piano, riuscendo
a posare una mano sulla mia guancia ed a voltare il mio viso per guardarlo
negli occhi, “non ho mai preso la pozione.”
“Cosa?”, lo fisso per un attimo,
cercando di capire cosa mi stia dicendo, “ma… io ero lì. Ti ho visto berla.”
Ron ride un po’.
“Beh, mi hai visto bere qualcosa, ma non era la Pozione del
Desiderio. Beh, non tecnicamente, almeno.”
“Non capisco. Cos’era, allora?”
“Beh, era la Pozione del Desiderio, ma non ci ho messo la
tua acquolina, quindi era completamente inutile.”
“Cosa?! Ma
io ti ho visto mettercela dentro!”
“Un piccolo giochetto di mani che ho imparato dai miei
fratelli. Pensi che Fred e George
non mi abbiano insegnato nulla? Ma, a parte questo,
era la stessa Pozione del Desiderio. Se non lo fosse
stata, tu l’avresti capito. Non sei considerate la strega più intelligente di Hogwarts per niente, dopotutto”, sorrise, tranquillamente,
e sento il mio stomaco fare una capriola, un po’ come quando ho Ron intorno.
Mando giù tutto quello che ha detto, quando all’improvviso
mi viene in mente una cosa.
“Hai pianificato questo per tutto il tempo?”
“Beh, no”, risponde Ron,
arrossendo, “ho provato a pensare come dirti quello che sentivo per molto
tempo, ma non ero sicuro che tu provassi lo stesso. Harry mi diceva di sì, ed anche Ginny,
ma io non me ne accorgevo affatto. Mi sembravi così
fredda con me, certe volte, come quando ti ho chiesto di giocare a scacchi o
fare qualcosa con me, ma hai sempre preferito studiare, o cose simili. E’ per
questo che ho cominciato a scendere per la colazione prima, così avrei potuto stare di più con te,
solo noi due. Non hai idea quanto sia stato difficile,
per me, svegliarmi così presto ogni giorno”, dice, con un sorriso, e non posso
fare a meno di ridere.
“Ne è valsa la pena, comunque. Ma
ancora non ero sicuro di come ti sentissi, quindi me
ne sono uscito con questa idea della pozione. Stavo quasi per prenderla sul
serio, sperando che mi avrebbe dato il coraggio di cui avevo bisogno per dirtelo.
Poi, se tu mi avessi fermamente rifiutato, avrei
potuto dirti dopo della pozione ed avrei potuto cavarmela con quella scusa.”
“Sai che avresti potuto rendere
tutto molto più facile per te stesso dicendomi semplicemente come ti sentivi?”
“Beh, lo so ora”, ribatte, roteando gli occhi, “ma in quel
momento, avevo paura di impazzire.”
“E non hai pensato a quello che
avresti potuto fare, prendendo la Pozione del Desiderio?”
“Già, beh… almeno, avrei potuto dare tutta la colpa alla
pozione, ora, no?”
Rido un po’, credendo a malapena
all’elaborato piano in cui sono caduta.
“Comunque, è cambiato tutto quando
sei piombata nella Stanza delle Necessità, ieri, ed io dovevo dirti quello che
stavo facendo. Ma ho pensato: quale occasione migliore per capire se ti piacevo o no se non vedere come reagivi alle mie avance? Ma
mi ero reso conto che dovevo fare maggior attenzione per quel tipo di piano,
così, alla fine, ho deciso di non prendere la pozione.”
Mi prendo un altro attimo, cercando di capire tutto quello
che ha appena detto.
“Ti rendi conto che tutto questo è vagamente assurdo, vero?”
Lui scuote la testa.
“Quello che è incredibile è quanto è forte quello che sento
per te”, dice, guardandomi dritto negli occhi, per poi aggiungere, dopo un
momento: “e come è diventata assurda questa
serata.”
Lo guardo, annuendo. Non sono molto sicura di dove vogliamo
arrivare.
“Potrai mai perdonarmi?”, chiede, dopo avermi guardato per
un attimo.
Fingo di pensarci per un attimo.
“Dovevi semplicemente dirmelo”, dico.
“Lo so”, mormora, abbassando lo sguardo.
“Mah, suppongo…”, dico, sorridendo, “solo questa volta.”
Il sorriso che gli illumina il viso è contagioso, e presto
mi ritrovo a ridere, il cuore più leggero di come sia stato
per molto tempo, mentre mi prende su e mi abbraccia. Mi rimette giù e sono di
nuovo in piedi sul pavimento.
“Ti amo così tanto”, sospira, guardandomi negli occhi,
tenendo le braccia ancora intorno a me.
“Ti amo anch’io”, dico, sorridendo ancora per quella
perfetta sensazione.
“Non hai idea per quanto tempo ho desiderato sentirlo”,
dice, con il sorriso negli occhi.
“Oh, ce l’ho eccome”, replico,
ripensando a tutte le volte che ho sognato di sentire quelle stesse parole.
“Questo significa che adesso posso baciarti?”
“Direi proprio di sì”, mormoro, prima che le sue labbra si
posino sulle mie per la millesima volta, questa notte.
Mi stiracchio languidamente, strizzando gli occhi per la
luce del sole che scivola sul mio viso attraverso le tende. Sorrido, ricordando
gli eventi di ieri sera ed il delizioso sogno che li ha seguiti. Sgusciando fuori dalle mie coperte, decido di non alzarmi troppo presto
e sono assolutamente determinata a tornare indietro a sognare il mio perfetto
ragazzo.
Ron è il mio ragazzo. Lui mi ama,
ed adesso è il mio ragazzo.
E’ quasi una cosa strana. Solo ieri era soltanto il mio
migliore amico, e la cotta che non avevo mai avuto per nessun altro. Ma, adesso… adesso tutti i miei sogni sono diventati realtà.
Apro di nuovo gli occhi, decidendo che prima di sacrificarmi
completamente ai pensieri su Ron, dovrei almeno
controllare quanto tempo ho prima di alzarmi. Odio
tantissimo essere interrotta nel bel mezzo di un sogno.
I miei occhi stanchi finalmente cominciano a mettere a fuoco
i piccoli numeri dell’orologio, e questo mi fa saltare fuori
dal letto. Quand’è che si è fatto così tardi?!
Corro intorno alla stanza, prendendo tutto quello che mi
serve per le mie lezioni, mentre provo a vestirmi in contemporanea. Devo
essermi dimenticata di puntare la sveglia, ieri sera. Stupido
ragazzo e le sue stupide distrazioni…
Sono praticamente fuori dalla porta
della torre con i miei libri di scuola, quando mi ricordo che è sabato e che
non ho lezioni. Tutta questa storia di Ron mi ha
fatto veramente uscire fuori di testa.
Sorrido leggermente, al pensiero. Solo lui può farmi
diventare così sbadata.
Camminando, mi prendo un po’ di tempo per sistemare i miei
indomabili capelli, tirandoli indietro dal viso. Mi cambio, mettendomi dei
comodi vestiti babbani, lasciando nella mia stanza le
cose di scuola, e scendendo con più calma verso la Sala Grande, per colazione.
Non sono sorpresa di vedere Ron, Harry e Ginny che stanno già
mangiando, quando arrivo.
“Ehi, Hermione”, sento Harry chiamare, mentre mi faccio strada per raggiungerli. Ron si volta sentendo il mio nome, ed un sorriso mi spunta
sul viso. Si sposta un po’, per darmi lo spazio di sedermi accanto a lui.
“’Giorno, ‘Mione”,
dice, mentre mi siedo con un ‘grazie’ ed un sorriso.
Non posso fare a meno di sorridergli. Di fronte a noi, Ginny
ed Harry stanno sogghignando compiaciuti.
“Sei un po’ in ritardo”, dice Harry,
catturando l’attenzione mia e di Ron, “stavamo
cominciando a pensare che ti fosse successo qualcosa.”
“Ho dormito un po’ troppo”, rispondo, cercando di essere naturale, ma quel sorrisetto
non se ne vuole andare.
“Lunga notte?”, chiede Ginny, e né
lei né Harryriescono a
trattenere una risata. Roteo gli occhi.
“Smettetela, voi due”, li ammonisco. Ron
è rimasto in silenzio, e mi volto scoprendo che mi ha guardata per tutto il
tempo. Arrossisco leggermente, e mi muovo per portare un po’ di cibo sul mio
piatto.
Ron mette una mano sotto al tavolo, accarezzandomi la gamba dolcemente. Gli sorrido,
trasmettendogli il mio amore senza parole, solo per ciò che fa, e mi concentro
sulla colazione.
Le successive parole di Harry
fanno capire chiaramente che deve aver notato l’elettricità tra noi.
“Quindi, direi che ieri sera è
andata bene, eh?”, chiede, con le sopracciglia inarcate.
Sia io che Ronsmettiamo
di mangiare, alzando lo sguardo verso il nostro migliore amico. Ron sorride.
“A dirla tutta”, comincia, “ci sono stai un po’ di
malintesi, ma alla fine si è concluso tutto a
meraviglia.”
“Allora…”, lo incoraggia Ginny.
“Allora, stiamo insieme, adesso”, dice Ron,
guardando sua sorella, “contenta?”
Ginny lancia un piccolo gridolino di trionfo ed Harry
ride. Potrei giurare di averlo sentito dire ‘eraora’, in un bisbiglio.
“Mi devo complimentare con te”, dice Harry,
dopo un minuto, “ero sicuro che quel tuo stupido piano ti avrebbe fatto
completamente perdere la faccia”, conclude, guardando Ron.
“Oh, lo ha fatto”, replica Ron,
ridendo leggermente, “ma è andato bene, alla fine.”
“Aspetta un attimo! Tu lo sapevi?”, chiedo, voltandomi verso
Harry, “come hai potuto permettere che lui andasse
avanti con quello stupido piano?”
“Ehi!”, esclama Ron, offeso, ma lo
ignoro.
“Ehi, non prendertela con me. Ho provato a fermarlo, ma non
mi ha voluto ascoltare. Gli avevo detto che avrebbe dovuto semplicemente dirti
i suoi sentimenti.”
Abbasso leggermente lo sguardo, e Ginny
ride. Mi volto verso di lei.
“Quindi, ne eri a conoscenza anche
tu?”
“Non ufficialmente. Ho provato a pensare alle cose che
stavano succedendo, ed Harry mi ha detto il resto.”
Li guardo storto, ma presto non riesco a trattenere un
sorriso.
“Beh, siete fortunati che lui non abbia completamente
rovinato tutto.”
“E loro sarebbero fortunati”, fa Ron,
incredulo, “credo che qui noi siamo gli unici fortunati.”
Sorrido, voltandomi verso di lui.
"Ah, e come mai?"
“Perché finalmente siamo riusciti a metterci insieme.”
Sorrido di nuovo, la mia lieve arrabbiatura completamente
sfumata via.
“Sa, signor Weasley”, comincio,
circondando le sue spalle con le braccia, “credo che lei abbia
assolutamente ragione.”
Guardandoci negli occhi, e non passa nemmeno un attimo. Abbracciandoci,
facciamo incontrare le nostre labbra del nostro primo bacio del buongiorno. E’
stato breve e dolce, ma nascondeva in se molte
promesse.
Lui mi guarda per un attimo, prima di parlare.
“Macchina dei pettegolezzi di Hogwarts,
eccoci.”
Non posso fare a meno di ridere a quel commento. Mentre torniamo
a fare colazione, tenendoci per mano ogni volta è possibile, sotto al tavolo, mi rendo conto di una cosa per la prima volta, e
sorrido.
Non dovrò più aspettare Ron.
Fine.
Okay, potrei un po’ commuovermi ç_ç
La fanfiction si conclude
qui. Dopo mille peripezie, ritardi, mancanze d’ispirazioni,
traduzioni che non funzionavano, eccoci qui. Cala
il numero delle mie bambine (colei che trattava i suoi racconti come esseri
umani -_-), nonché posso dire orgogliosamente di aver
terminato il mio primo lavoro come traduttrice. Inquietante, come minimo XD Ce
ne saranno ancora in futuro? Non so. In ogni caso, credo che
sarà difficile trovarne di carine e così ben scritte come WaitingforRon, senza contare
l’originalità dell’idea. Sarebbe inutile elencarvi le colonne sonore che
mi hanno ispirato nel tradurre questa fic, come ho
intenzione di fare con le mie, perché in questo caso ho assunto semplicemente
il ruolo di intermediaria, e mi ha fatto veramente
piacere.
Sono orgogliosa del fatto che sia piaciuta così tanto anche
a voi, che l’abbiate seguita, commentata, od anche
soltanto letta, che vi siate incuriositi così tanto da leggere la versione originale (cosa che mi stupisce piacevolmente, devo dire! *_*). Averci dato uno sguardo e non aver disprezzato la mia
traduzione è già un onore per me.
Ad ogni modo, bando ai sentimentalismi. Vi ringrazio
tantissimo. Spero vorrete farmi sapere le vostre opinioni anche riguardo a quest’ultimo capitolo.