I want my tears back

di Carmilla Lilith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frozen ***
Capitolo 2: *** Danse Macabre ***
Capitolo 3: *** I want my tears back ***



Capitolo 1
*** Frozen ***


frozen
Alyssa raggiunse la zona adibita a bar e chiese alla barista bionda un bicchiere d’assenzio, per poi voltarsi a guardare la buffa folla che la circondava: umani travestiti da vampiri, che idiozia! Se avessero almeno avuto un’idea vagamente realistica dei suoi simili la cosa sarebbe risultata quantomeno accettabile, invece quegli sciocchi indossavano abiti sfarzosi e assumevano un atteggiamento forzatamente cupo e misterioso, che per nulla rispecchiava la natura della maggior parte dei vampiri.
Sarebbe stato bello credere nell’acquisizione di un qualche fascino tenebroso dopo la vampirizzazione, ma Alyssa sapeva fin troppo bene che non era così, non si cambiava quasi per niente. Si restava semplicemente intrappolati in un’età della propria esistenza per tutta l’eternità, si era costretti a evitare la luce del sole e nutrirsi diventava decisamente più complicato. Bell’affare.
La giovane ringraziò la barista, che le stava porgendo un bicchiere in cristallo ricolmo di un liquido verde sporco, e si diresse verso un divanetto. Imprecò tra sé un paio di volte, dato che era sul punto d’inciampare nella pomposa gonna in seta verde smeraldo del suo abito: apprezzava il fatto che Helena l’avesse spinta a uscire, d’altro canto era quasi un mese che non si avventurava fuori dal loro rifugio, ma non capiva perché la sua amica l’avesse trascinata a una pagliacciata simile. Vedere tutte quelle persone fingere di essere qualcosa che in realtà non erano la faceva stare male, veramente male.

***

Dopo l’incidente con Manuel, Helena aveva fatto il possibile per starle accanto, affittando un piccolo appartamento in cui le due si erano potute rifugiare e trascorrendo con lei la maggior parte delle notti, evitando persino di uscire a cacciare. La vampira bionda aveva fatto del suo meglio per non lasciare sola Alyssa, ma dopo tre settimane trascorse a nutrirla grazie alle sacche di sangue che conservava per realizzare i suoi cocktail all’assenzio, non aveva più resistito ed era andata a procurarsi del sangue fresco.
Solo quando era rimasta sola, Alyssa era riuscita ad alzarsi dal letto in cui giaceva da quasi un mese e si era diretta verso il piccolo bagno dell’appartamento. Aveva riempito la vasca di bagno con calma, per poi immergersi nell’acqua bollente. O meglio, l’acqua era sicuramente bollente, ma lei non lo sentiva.
Era scivolata sott’acqua e aveva trattenuto il respiro, senza sentirsi male per la mancanza d’aria. Era rimasta lì per molto tempo, dando finalmente ascolto allo strano disagio che avvertiva dal giorno dell’incidente farsi largo dentro di lei e prendere delle sembianze più concrete.
Fu quando emerse dalla vasca e si sedette sul bordo che finalmente capì con chiarezza ciò che le stava accadendo: da quando aveva undici anni aveva sempre amato uscire dalla vasca da bagno e oziare qualche istante sul bordo della stessa, rabbrividendo e facendosi venire la pelle d’oca, per poi placare l’umida sensazione di freddo con l’aria calda del termoventilatore e il caldo abbraccio dell’accappatoio. Ora, invece, non sentiva più nulla, assolutamente nulla.
Nessun brivido.
Nessuna pelle d’oca.
Niente.
Solo l’insensibilità di un corpo freddo e ormai privo di vita. In fondo era questo che era realmente, soltanto che si era ostinata a negarlo per tutti quegli anni, rifugiandosi nell’inutile illusione di essere rimasta più umana dei suoi simili. Tutte bugie: era una vampira e ora comprendeva, forse per la prima volta, che cosa significava in realtà.
Non sollevò nemmeno lo sguardo per cercare il suo riflesso nello specchio, sapeva che non l’avrebbe trovato. Si limitò a togliere il tappo della vasca e a raccogliere le gambe al petto, restando in silenzio ad ascoltare il familiare rumore dell’acqua che defluiva placidamente nello scarico.

***

Helena sospirò, notando Alyssa seduta sul divanetto, persa nei suoi pensieri come spesso accadeva nelle ultime settimane. Qualcosa nella sua giovane amica era cambiato, se n’era accorta fin troppo bene: era diventata incredibilmente silenziosa e il suoi occhi azzurri erano diventati gelidi, privati di quel bagliore di vivacità che aveva sempre contraddistinto la sua compagna di viaggio.
Maledetto Manuel, maledetto lui e tutti gli uomini! Aveva sinceramente sperato che quella festa, dove tra gli esseri umani si nascondeva persino qualche vampiro in incognito, avrebbe messo a proprio agio Alyssa e l’avrebbe invogliata a cacciare, mentre ora la sua amica sembrava ancora più triste di prima, rifugiata in quell’ostinato e apatico silenzio.
Facendosi largo tra la folla danzante, Helena raggiunse rapidamente l’amica e si sedette al suo fianco, senza accorgersi che qualcuno, seduto all’angolo bar, la stava osservando con un sadico sorriso sul volto.
 
“Non ti andrebbe di concedere un giro di valzer a una vecchia amica?” domandò Helena, sorridendo alla ragazza dai capelli corvini, che si limitò a scuotere silenziosamente la testa.
“Non sarei mai in grado di farti ai partner, non riesco nemmeno a camminare con questo vestito!” si giustificò dopo qualche istante.
“Ehi! Stai forse offendendo il vestito che ti ho fatto con tanto amore?” domandò la vampira bionda, fingendosi ferita nell’orgoglio. Riuscì nel suo intento, dato che Alyssa non riuscì a trattenere un sorriso alla vista del suo finto broncio.
“Coraggio, vampiretta! Ti ho portata con me per farti cacciare, non per restare in disparte a guardare tutta questa carne fresca imitare noi vampiri!” disse Helena, dando un affettuoso colpetto sulla spalla alla sua amica, che finse un gemito di dolore.
“Grazie, non so cosa farei senza di te!” la ringraziò Alyssa, una volta alzatasi dal divanetto.
“Probabilmente saresti morta di fame, ecco tutto.” sentenziò l’altra, facendole l’occhiolino.
Mentre si metteva alla ricerca di una possibile preda, Alyssa non poté fare a meno di notare Helena che avanzava verso un bel giovane. Sapeva che non sarebbe mai stata come lei, le bastava osservarla camminare con grazia nonostante il suo vestito blu fosse ben più ampio del suo, senza contare il lunghissimo strascico, e notare come molti degli sguardi dei presenti, umani e non, fossero puntati su di lei. Eppure non riusciva a essere invidiosa, perché sapeva che a Helena quelle attenzioni non importavano e mai le sarebbero importate, l’unica cosa che contava per lei era la sua amicizia e nell’ultimo mese lo aveva dimostrato ogni singolo giorno.
Sorridendo, la giovane vampira mosse qualche passo verso un uomo dai lunghi capelli biondi, quando venne interrotta da un leggero tocco sulla spalla scoperta. Si voltò e vide un meraviglioso sconosciuto alto, slanciato e dai magnetici occhi turchesi: era un vampiro, senza ombra di dubbio.
“Mi concede questo ballo, mia cara?”
 
L’angolo dell’autrice
 
Buonsalve, miei cari! Eccomi di ritorno con una minilong che porta avanti la mia serie Sanguis meus tibi non iam perbibendus sit. Da questo “episodio” in poi i vari racconti della saga non saranno più leggibili a sé e finalmente avranno una qualche sequenza logica e forse c’è qualche speranza in una trama articolata con un finale sensato… almeno credo. Il fatto che Helena ami bere sangue umano mischiato ad assenzio viene detto nella one-shot Angel Face.
Aspettatevi aggiornamenti in tempi brevissimi, dato che questa storia partecipa al contest di _Aras_  E tu chi scegli? indetto sul forum di Efp e devo pubblicare l'ultimo capitolo entro sabato! 
A prestissimo,
Carmilla Lilith.

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Capitolo 2
*** Danse Macabre ***


Danse Macabre
Alyssa non aveva mai ballato il valzer in vita sua, eppure non era questo che la preoccupava. In verità non doveva nemmeno far caso a come stava danzando dato che Gabriel, così aveva detto di chiamarsi lo sconosciuto, la guidava con sicurezza attraverso lo splendido salone affrescato.
Tutto, intorno a lei, aveva perso significato dalle altre dame e il sottile frusciare dei loro vestiti, alla villa in cui si trovavano; persino Helena… non c’era più niente, soltanto il magnetico sguardo del suo cavaliere e il tocco sicuro delle sue mani. Riconosceva quella sensazione, anche se non sapeva dire con precisione a quando risalivano quei ricordi che avevano preso ad affollarle la mente.
“Sai, mi ricordi un’altra persona che ho conosciuto tanto tempo fa.” osservò, a un tratto, il vampiro.
Alyssa lo fissò incuriosita, aspettandosi una spiegazione da parte di Gabriel, ma lui si limitò a sorriderle, aggiungendo: “Ti sarebbe sicuramente piaciuta”.
 
Anche Helena stava ballando, ma il suo compagno di danze, un giovane uomo come molti altri, non era minimamente all’altezza del partner della sua amica. A dirla tutta le aveva pestato i piedi un paio di volte, così la vampira bionda aveva deciso di prendere la guida durante le danze.
Avendo visto Alyssa piuttosto rilassata, perciò non si preoccupò di cercarla finché An der schönen blauen Donau non lasciò spazio alla Danse Macabre di Saint-Saëns e, quando accadde, non poté evitare di restare a bocca aperta.
Aveva dato vita a un solo vampiro e ancora si pentiva di ciò che aveva fatto, vederlo danzare con la sua compagna di viaggio era semplicemente un incubo che diventava realtà. Se inizialmente aveva creduto che Gabriel fosse soltanto in cerca di vendetta aveva capito fin troppo presto che quel bastardo era un sadico di natura, che dopo la sua trasformazione si era dilettato nel distruggere famiglie e torturare innocenti per il semplice gusto di farlo.
Se avesse potuto sarebbe corsa ad allontanarlo da Alyssa, ma non poteva farlo davanti a tutta quella gente, non poteva permetterselo. Decise di condurre il suo cavaliere verso l’altra coppia, mentre cercava il modo meno violento per allontanarli l’uno dall’altra.
 
“Non trovi che questa musica sia affascinante?” domandò Gabriel alla sua partner. La vampira esitò, non era mai stata una grande estimatrice della musica classica, anche se Helena l’ascoltava spesso non si era mai sentita particolarmente attratta da quelle musicalità ricercata.
“In realtà non è proprio il mio genere, sai, sono piuttosto giovane.” rispose infine, sperando che l’altro riuscisse a capire a cosa alludeva con il termine “giovane”.
“Lo so bene, mia cara”. rispose Gabriel, con un sorriso particolarmente divertito.
Alyssa sollevò lo sguardo, ma le parole le morirono sulle labbra. Ora ricordava. Si era lasciata ingannare dal completo antracite che lui indossava quella sera, ma adesso capiva chiaramente la familiarità delle sensazioni che provava con Gabriel.
Sentì l’impulso di liberarsi dalla presa delle sue mani e di fuggire, ma le forze le vennero a mancare mentre lui, scorgendo la comprensione nei suoi occhi, si concedeva una risata divertita.
L’uomo nero, dopo così tanto tempo.
Colui che l’aveva creata era dinnanzi a lei e la stava conducendo in quella danza macabra dalla quale non c’era alcuna salvezza.
“Così ti sei finalmente ricordata di me, chérie.” Sentenziò colui che era divenuto il suo aguzzino, aumentando la velocità delle giravolte che stavano compiendo. Alyssa gli rivolse uno sguardo terrorizzato, incapace di rispondere.
“Non pensare che ti abbia abbandonata, piccola mia. Volevo che tu venissi con me, ma c’è qualcuno che mi da la caccia da molto, moltissimo, tempo e quella sera è quasi riuscito a prendermi.” disse Gabriel, per poi voltarsi alle sue spalle.
“Non è forse vero, Helena?”
 
L’avvenente bionda s’immobilizzò, facendo quasi inciampare il suo inconsapevole partner. Il giovane dagli occhi turchesi fece piroettare un’ultima volta Alyssa e poi si fermò, facendo l’occhiolino a Helena.
Persino l’accompagnatore della vampira si accorse della tensione tra i due e decise di andarsene il più velocemente possibile, dopo essersi goffamente congedato dalla sua dama.
“Che diavolo ci fai qui?” ringhiò Helena, scrutando Gabriel con aria truce. Era consapevole di non poter aggredire l’avversario, ma era seriamente intenzionata ad allontanarlo da Alyssa, non poteva permettere a un suo errore di fare del male alla sua unica amica.
“Anch’io sono felice di rivederti, Helena.” si limitò a rispondere l’altro, passando la mano destra tra i suoi riccioli biondi.
“Vi conoscete?” intervenne Alyssa, prima che l’altra vampira riuscisse a parlare.
“Direi di sì. Sai, lei è la mia mammina.” si affrettò a intervenire Gabriel, enfatizzando l’ultima parola.
“Tu lo hai trasformato?” domandò, incredula, la ragazza mora.
“Si è trattato di un errore, Alyssa, tu non sai con chi hai a che fare!” rispose Helena, mentre cercava un pretesto per trascinare Gabriel all’esterno. Erano immobili in mezzo alla pista da ballo ed era impossibile non notare quanta fosse la tensione tra di loro, dovevano sparire prima di attirare l’attenzione degli umani e sbarazzarsi di quell’essere diabolico.
“Non me lo avevi mai detto.” mormorò Alyssa, mentre rivolgeva un’occhiata sospettosa a Helena.
Non poteva essere, non era possibile. Il solo credere che la sua unica amica le avesse mentito fino ad allora era semplicemente ridicolo.
Perché non le aveva mai parlato dell’esistenza di Gabriel? Sapeva che era stato lui a crearla?
Era stata lei ad allontanarlo, la sera in cui l’aveva trasformata?
Alyssa cercò la forza di rivolgere le sue domande a Helena, ma non ci riuscì. Tutte le insicurezze e le paure che si erano insinuante nel suo animo nell’ultimo mese la stavano sopraffacendo, confondendola più che mai.
“Ci sono molte cose che Helena non ti ha detto, Alyssa. Forse è il caso che tu ne venga a conoscenza ora.” intervenne Gabriel.
La vampira bionda ringhiò sommessamente, trattenendo a stento la voglia di azzannare la sua stessa creatura e limitandosi a dire: “Non ascoltarlo, Alyssa. Fidati di me e ti spiegherò tutto”.
Dopo un istante di esitazione, Alyssa prese la mano del giovane e si rivolse alla sua compagna di viaggio dicendo: “Ho bisogno di sapere”.
Gabriel accennò una breve riverenza in direzione della sua creatrice e poi condusse Alyssa verso l’ingresso.
Controllando a fatica la rabbia, Helena si sedette su un divanetto e attese qualche istante, in silenzio. Quando fu certa che i due fossero giunti in giardino si alzò, pronta a seguirli.
 
L’angolo dell’autrice
 
Eccomi qui di ritorno con le mie due vampire preferite!
La festa di cui parlo in questa storia è ispirata all’evento Danse Macabre organizzato dalla geniale Viona Ielegems nella residenza di Schloss Heinrichshorst. Il tema è sempre riguardante i vampiri è non è raro che vengano proposti balli classici come quelli di cui parlo in questo capitolo.
A presto con il prossimo capitolo,
Carmilla Lilith.

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Capitolo 3
*** I want my tears back ***


I want my tears back
Gabriel era incredibilmente soddisfatto, la giovane vampira ora pendeva dalle sue labbra. Piegare i suoi simili al proprio volere non era facile come con gli esseri umani, ma Helena si era rivelata un aiuto prezioso: un colpo di fortuna inaspettato, dato che fino a quella sera non aveva idea che Alyssa fosse in viaggio con la sua creatrice, altrimenti rintracciarla sarebbe stato molto più semplice.
“Gabriel, dove stiamo andando? Cos’è tutta questa fretta?” domandò la vampira mora, senza capire il motivo della sua paura.
Povera sciocca! Lei non aveva mai visto la sua compagna di viaggio infuriata, forse Helena negli ultimi anni si era persino rammollita, ma non era certamente un’avversaria da sottovalutare: dalla sua parte aveva secoli di esperienza e una furia cieca che la stava certamente spingendo alla loro ricerca.
Gabriel sapeva che non l’avrebbe attaccato in presenza degli esseri umani, era troppo prudente, ma ora che si trovavano nel bosco non erano più al sicuro.
“Sai, non credo che Helena abbia…” non riuscì nemmeno a terminare la frase che un possente lupo gli balzò addosso, atterrandolo all’istante e strappando un urlo spaventato ad Alyssa.
Helena non si trasformava da anni, ormai, era uno sforzo inutile da quando aveva imparato a procacciarsi le sue prede nei club, ma scoprì con piacere che riusciva ancora a gestire le trasformazioni in maniera eccellente.
Cercò di azzannare Gabriel al collo, ma lui riuscì a sollevare un braccio, che venne comunque morso con violenza, facendolo urlare dal dolore. Alyssa stava gridando, ma la vampira non le prestò la minima attenzione: doveva sbarazzarsi di quel demonio una volta per tutte!
Ripresosi dalla sorpresa e dal dolore, il giovane riuscì a raccogliere le forze e a scagliare lontano la sua famelica avversaria, strappandole un guaito di sorpresa.
Helena era più furba di quel che pensava, doveva ammetterlo; sapeva che lui non poteva trasformarsi in pipistrello per fuggire, con ogni probabilità Alyssa non aveva mai avuto occasione di sviluppare le sue capacità di cambiare forma e non sarebbe stata in grado di seguirlo; se l’avesse abbandonata nuovamente non sarebbe mai riuscito a riconquistarne la fiducia. Imprecò tra sé, prima di trasformarsi a sua volta in un lupo e gettarsi contro la vampira più anziana.
 
Alyssa assisteva impotente allo scontro tra i due lupi. Non sapeva se per un vampiro era possibile uccidere un suo simile, ma era certa che sia Gabriel che Helena fossero seriamente intenzionati a scoprirlo.
Le due belve attaccavano senza alcuna remora i punti più sensibili dell’avversario e più volte Helena, riconoscibile soltanto dalle fattezze più minute, fu sul punto di azzannare Gabriel alla gola.
Il lupo maschio, dal canto suo, graffiò più volte il muso della femmina, nel disperato tentativo di accecarla o di cavarle gli occhi. Ogni sforzo della vampiretta per fermare lo scontro sanguinario fu vano, dato che i due non sembravano prestarle la minima attenzione.
Finalmente Helena, il cui muso appariva ormai sfigurato dai profondi graffi delle zampate avversarie, riuscì a chiudere le fauci intorno al collo di Gabriel. L’altro prese a dimenarsi nel tentativo di liberarsi, ma la vampira si limitò a serrare maggiormente la presa, decisa a non lasciarlo scappare.
La vampira bionda era in preda all’euforia della lotta e della vittoria: ce l’aveva finalmente fatta, Gabriel era in suo possesso! Prese a scuotere con violenza la sua preda, sperando che recuperasse le sembianze vampiresche il più in fretta possibile per finirlo una volta per tutte.
Era del tutto impreparata al violento colpo che ricevette sul capo e che la fece crollare al suolo, tramortendola. Incapace di mantenere le sua trasformazione, Helena tornò al suo aspetto normale e sollevò faticosamente lo sguardo: l’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, fu Alyssa che si precipitava a soccorrere Gabriel.
 
Il vampiro riprese le sue sembianze e subito si portò una mano alla gola, trovando le profondissime ferite inflittegli da Helena. Si tirò faticosamente in piedi, cercando con lo sguardo Alyssa; la trovò poco distante, gemente a causa del braccio che si era rotta colpendo la sua compagna di viaggio.
“Non mi aspettavo una simile da te, vampiretta!” osservò, ammirato, riuscendo faticosamente a parlare ad alta voce.
L’altra gli rispose telepaticamente: “Credo di averle fracassato il cranio, altrimenti non sarebbe svenuta. Purtroppo il mio braccio non sta molto meglio”.
Gabriel annuì, mentre cercava il suo accendino in ciò che restava del suo completo, ridotto a brandelli dallo scontro. Quando riuscì a trovare il piccolo strumento in argento notò che Alyssa lo stava osservando, evidentemente preoccupata.
“Che cosa pensi di fare?” domandò la vampira.
“Non possiamo permetterci che questa pazza ci segua, è troppo pericolosa. Dopo ciò che le hai fatto vorrà certamente vendicarsi.” rispose, sperando di essere sufficientemente persuasivo.
“Ti prego, non farlo”. Qualcosa, nello sguardo della sua creatura, fece capire a Gabriel che non si poteva permettere di deludere la sua richiesta; era troppo presto per convincerla a odiare Helena, ci sarebbe voluto del tempo. Sospirò, per poi riporre l’accendino.
Non era finita, non ora che aveva capito quanto la sua creatrice potesse diventare pericolosa. Si sarebbe sbarazzato di lei, proprio come aveva fatto con la sua vera madre, bastava avere un po’ di pazienza.
“Andiamocene.” disse, rivolto ad Alyssa. La giovane vampira lo raggiunse rapidamente, non prima di aver rivolto un’ultima occhiata a Helena.
 
Alyssa non pretendeva che la sua compagna capisse ciò che stava facendo, d’altro canto nemmeno lei comprendeva appieno ciò che stava accadendo.
Doveva andare, doveva sapere. Stava scegliendo di seguire Gabriel perché era l’unico che poteva darle le risposte di cui aveva bisogno; anche se lo conosceva da poco sapeva che non l’aveva trasformata per un semplice capriccio e che non sarebbe stato facile fargli dire la verità.
Helena ora era al sicuro, si sarebbe certamente ripresa e prima o poi l’avrebbe ritrovata. Non era certa che l’avrebbe perdonata, ma era un problema che avrebbe affrontato quando sarebbe giunto il momento.
Per dare un significato a tutto ciò che era accaduto, per recuperare le sue lacrime, quella era l’unica soluzione possibile.
 
***
 
Helena si riprese lentamente i sensi, mentre il dolore alla testa riprendeva a tormentarla.
La vampira faticava a mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava, ma era certa che non si trattasse del suo ultimo rifugio; sembrava un ambiente più piccolo e udiva il crepitio di un fuoco, mentre nel suo appartamento non c’era alcun camino.
Ricordava fin troppo bene ciò che le era accaduto e per questo era spaventata. Era sdraiata in un letto a baldacchino e, toccando la testa, avvertì il tessuto di una fasciatura avvolto intorno al suo capo. Dubitava che Gabriel le avrebbe riservato un trattamento simile, allora dove si trovava?
“Ti sei svegliata.” osservò una voce sconosciuta, facendola sobbalzare per la sorpresa. Finalmente riusciva a vedere, così girò lentamente la testa indolenzita verso il suo interlocutore: era un uomo dai lunghi capelli neri, stesso colore dei folti baffi, e dagli occhi grigi incredibilmente cupi.
Si sedette sul bordo del letto dove riposava Helena e la osservò con attenzione, concedendosi un breve sorriso. “Sembra che tu stia meglio, ne sono lieto”.
“Chi sei?” domandò Helena, tirandosi faticosamente a sedere. Non aveva il minimo dubbio riguardo alla natura del suo ospite, ma non aveva idea del perché l’avesse soccorsa.
“Mi chiamo Zlotan Dragos.” rispose l’altro, senza stupirsi dello sguardo che la vampira gli rivolse. Lord Dragos sapeva che il patto che aveva stretto con il demonio pur di diventare una creatura delle tenebre lo rendeva molto diverso dalla maggior parte dei suoi simili, generalmente trasformati attraverso il morso. Quasi nessuno conosceva il motivo che lo aveva spinto a un simile gesto ma, dallo sguardo che gli rivolse Helena, intuì che la donna dai capelli biondi non fosse tra questi.
“Occorrerà attendere ancora qualche tempo prima che tu ti riprenda del tutto, Helena, poi ci metteremo a caccia di Gabriel. Una settimana fa mi è sfuggito, ma non accadrà di nuovo.”
“Come conosci il mio nome?” domandò Helena, più che altro per confermare i suoi sospetti.
“So tutto del demone che sto cercando, non potevo non documentarmi su di te.” rispose Zlotan. La vampira si aspettava di udire dell’odio o del rancore nella sua voce, ma non fu così.
Il padrone di casa si alzò, per poi rivolgersi nuovamente alla sua ospite. “Vado a procurare del cibo, tornerò il prima possibile”.
Helena annuì, per poi mormorare un ringraziamento. Lord Dragos le rivolse un rapido sorriso e si diresse fuori dalla stanza.
 
Helena stava per tornare a sdraiarsi, quando notò un quadro appeso sulla parete alla destra del letto.
Era un ritratto di notevoli dimensioni che raffigurava una dama in un lussuoso abito nero e la vampira intuì senza fatica che doveva trattarsi di Elizabeth Coleridge, la promessa sposa di Zlotan uccisa da Gabriel circa due secoli prima. Era stato proprio per vendicare la sua amata che Lord Dragos aveva rinunciato alla propria anima.
Non era, tuttavia, la triste storia del suo salvatore a colpire Helena, quanto la donna raffigurata nel quadro: se non fosse stato per gli occhi verdi, infatti, avrebbe creduto di trovarsi davanti a un ritratto di Alyssa.
 
L’angolo dell’autrice
 
Eccoci giunti alla fine di questo racconto. Il finale, come avrete notato, è volutamente aperto. Presto, infatti, la trama si farà decisamente più contorta e articolata, basti pensare che Helena e Zlotan non sono gli unici a essere sulle tracce di Gabriel e credo che ci sarà bisogno di una long MOLTO long per poter concludere dignitosamente la mia saga sui vampiri.
Riguardo alla abilità di mutare forma dei vampiri mi sono rifatta ai classici e ai miti del genere, così come alla capacità di rigenerare le ferite in tempi più o meno rapidi a seconda della gravità delle stesse (trovate più informazioni qui, anche se la grafica non è il massimo).
Credo sia tutto, ringrazio chiunque abbia letto la mia storia, in particolar modo le mitiche Homicidal Maniac, Lonely soul e BaronessSamedi per il loro costante supporto.
A presto,
Carmilla Lilith.

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