I want my tears back di Carmilla Lilith (/viewuser.php?uid=88450)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frozen ***
Capitolo 2: *** Danse Macabre ***
Capitolo 3: *** I want my tears back ***
Capitolo 1 *** Frozen ***
frozen
Alyssa
raggiunse la zona adibita a bar e chiese alla barista bionda un bicchiere
d’assenzio, per poi voltarsi a guardare la buffa folla che la circondava: umani
travestiti da vampiri, che idiozia! Se avessero almeno avuto un’idea vagamente
realistica dei suoi simili la cosa sarebbe risultata quantomeno accettabile, invece
quegli sciocchi indossavano abiti sfarzosi e assumevano un atteggiamento
forzatamente cupo e misterioso, che per nulla rispecchiava la natura della
maggior parte dei vampiri.
Sarebbe
stato bello credere nell’acquisizione di un qualche fascino tenebroso dopo la
vampirizzazione, ma Alyssa sapeva fin troppo bene che non era così, non si cambiava
quasi per niente. Si restava semplicemente intrappolati in un’età della propria
esistenza per tutta l’eternità, si era costretti a evitare la luce del sole e
nutrirsi diventava decisamente più complicato. Bell’affare.
La
giovane ringraziò la barista, che le stava porgendo un bicchiere in cristallo
ricolmo di un liquido verde sporco, e si diresse verso un divanetto. Imprecò
tra sé un paio di volte, dato che era sul punto d’inciampare nella pomposa
gonna in seta verde smeraldo del suo abito: apprezzava il fatto che Helena
l’avesse spinta a uscire, d’altro canto era quasi un mese che non si
avventurava fuori dal loro rifugio, ma non capiva perché la sua amica l’avesse
trascinata a una pagliacciata simile. Vedere tutte quelle persone fingere di
essere qualcosa che in realtà non erano la faceva stare male, veramente male.
***
Dopo
l’incidente con Manuel, Helena aveva fatto il possibile per starle accanto,
affittando un piccolo appartamento in cui le due si erano potute rifugiare e
trascorrendo con lei la maggior parte delle notti, evitando persino di uscire a
cacciare. La vampira bionda aveva fatto del suo meglio per non lasciare sola
Alyssa, ma dopo tre settimane trascorse a nutrirla grazie alle sacche di sangue
che conservava per realizzare i suoi cocktail all’assenzio, non aveva più
resistito ed era andata a procurarsi del sangue fresco.
Solo
quando era rimasta sola, Alyssa era riuscita ad alzarsi dal letto in cui
giaceva da quasi un mese e si era diretta verso il piccolo bagno
dell’appartamento. Aveva riempito la vasca di bagno con calma, per poi
immergersi nell’acqua bollente. O meglio, l’acqua era sicuramente bollente, ma
lei non lo sentiva.
Era
scivolata sott’acqua e aveva trattenuto il respiro, senza sentirsi male per la
mancanza d’aria. Era rimasta lì per molto tempo, dando finalmente ascolto allo
strano disagio che avvertiva dal giorno dell’incidente farsi largo dentro di lei
e prendere delle sembianze più concrete.
Fu
quando emerse dalla vasca e si sedette sul bordo che finalmente capì con
chiarezza ciò che le stava accadendo: da quando aveva undici anni aveva sempre
amato uscire dalla vasca da bagno e oziare qualche istante sul bordo della
stessa, rabbrividendo e facendosi venire la pelle d’oca, per poi placare
l’umida sensazione di freddo con l’aria calda del termoventilatore e il caldo
abbraccio dell’accappatoio. Ora, invece, non sentiva più nulla, assolutamente
nulla.
Nessun
brivido.
Nessuna
pelle d’oca.
Niente.
Solo
l’insensibilità di un corpo freddo e ormai privo di vita. In fondo era questo
che era realmente, soltanto che si era ostinata a negarlo per tutti quegli
anni, rifugiandosi nell’inutile illusione di essere rimasta più umana dei suoi
simili. Tutte bugie: era una vampira e ora comprendeva, forse per la prima
volta, che cosa significava in realtà.
Non
sollevò nemmeno lo sguardo per cercare il suo riflesso nello specchio, sapeva
che non l’avrebbe trovato. Si limitò a togliere il tappo della vasca e a raccogliere
le gambe al petto, restando in silenzio ad ascoltare il familiare rumore
dell’acqua che defluiva placidamente nello scarico.
***
Helena
sospirò, notando Alyssa seduta sul divanetto, persa nei suoi pensieri come
spesso accadeva nelle ultime settimane. Qualcosa nella sua giovane amica era
cambiato, se n’era accorta fin troppo bene: era diventata incredibilmente
silenziosa e il suoi occhi azzurri erano diventati gelidi, privati di quel bagliore
di vivacità che aveva sempre contraddistinto la sua compagna di viaggio.
Maledetto
Manuel, maledetto lui e tutti gli uomini! Aveva sinceramente sperato che quella
festa, dove tra gli esseri umani si nascondeva persino qualche vampiro in
incognito, avrebbe messo a proprio agio Alyssa e l’avrebbe invogliata a
cacciare, mentre ora la sua amica sembrava ancora più triste di prima,
rifugiata in quell’ostinato e apatico silenzio.
Facendosi
largo tra la folla danzante, Helena raggiunse rapidamente l’amica e si sedette
al suo fianco, senza accorgersi che qualcuno, seduto all’angolo bar, la stava
osservando con un sadico sorriso sul volto.
“Non
ti andrebbe di concedere un giro di valzer a una vecchia amica?” domandò Helena,
sorridendo alla ragazza dai capelli corvini, che si limitò a scuotere
silenziosamente la testa.
“Non
sarei mai in grado di farti ai partner, non riesco nemmeno a camminare con
questo vestito!” si giustificò dopo qualche istante.
“Ehi!
Stai forse offendendo il vestito che ti ho fatto con tanto amore?” domandò la
vampira bionda, fingendosi ferita nell’orgoglio. Riuscì nel suo intento, dato
che Alyssa non riuscì a trattenere un sorriso alla vista del suo finto broncio.
“Coraggio,
vampiretta! Ti ho portata con me per farti cacciare, non per restare in
disparte a guardare tutta questa carne fresca imitare noi vampiri!” disse
Helena, dando un affettuoso colpetto sulla spalla alla sua amica, che finse un
gemito di dolore.
“Grazie,
non so cosa farei senza di te!” la ringraziò Alyssa, una volta alzatasi dal divanetto.
“Probabilmente
saresti morta di fame, ecco tutto.” sentenziò l’altra, facendole l’occhiolino.
Mentre
si metteva alla ricerca di una possibile preda, Alyssa non poté fare a meno di
notare Helena che avanzava verso un bel giovane. Sapeva che non sarebbe mai
stata come lei, le bastava osservarla camminare con grazia nonostante il suo
vestito blu fosse ben più ampio del suo, senza contare il lunghissimo strascico,
e notare come molti degli sguardi dei presenti, umani e non, fossero puntati su
di lei. Eppure non riusciva a essere invidiosa, perché sapeva che a Helena
quelle attenzioni non importavano e mai le sarebbero importate, l’unica cosa
che contava per lei era la sua amicizia e nell’ultimo mese lo aveva dimostrato
ogni singolo giorno.
Sorridendo,
la giovane vampira mosse qualche passo verso un uomo dai lunghi capelli biondi,
quando venne interrotta da un leggero tocco sulla spalla scoperta. Si voltò e
vide un meraviglioso sconosciuto alto, slanciato e dai magnetici occhi
turchesi: era un vampiro, senza ombra di dubbio.
“Mi
concede questo ballo, mia cara?”
L’angolo
dell’autrice
Buonsalve,
miei cari! Eccomi di ritorno con una minilong che porta avanti la mia serie Sanguis meus tibi non iam perbibendus sit. Da questo “episodio” in poi i vari
racconti della saga non saranno più leggibili a sé e finalmente avranno una
qualche sequenza logica e forse c’è qualche speranza in una trama articolata
con un finale sensato… almeno credo. Il fatto che Helena ami bere sangue umano
mischiato ad assenzio viene detto nella one-shot Angel Face.
Aspettatevi
aggiornamenti in tempi brevissimi, dato che questa storia partecipa al contest
di _Aras_ E tu chi scegli? indetto sul
forum di Efp e devo pubblicare l'ultimo capitolo entro sabato!
A
prestissimo,
Carmilla Lilith.
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Capitolo 2 *** Danse Macabre ***
Danse Macabre
Alyssa
non aveva mai ballato il valzer in vita sua, eppure non era questo che la
preoccupava. In verità non doveva nemmeno far caso a come stava danzando dato
che Gabriel, così aveva detto di chiamarsi lo sconosciuto, la guidava con
sicurezza attraverso lo splendido salone affrescato.
Tutto,
intorno a lei, aveva perso significato dalle altre dame e il sottile frusciare
dei loro vestiti, alla villa in cui si trovavano; persino Helena… non c’era più
niente, soltanto il magnetico sguardo del suo cavaliere e il tocco sicuro delle
sue mani. Riconosceva quella sensazione, anche se non sapeva dire con
precisione a quando risalivano quei ricordi che avevano preso ad affollarle la
mente.
“Sai,
mi ricordi un’altra persona che ho conosciuto tanto tempo fa.” osservò, a un
tratto, il vampiro.
Alyssa
lo fissò incuriosita, aspettandosi una spiegazione da parte di Gabriel, ma lui
si limitò a sorriderle, aggiungendo: “Ti sarebbe sicuramente piaciuta”.
Anche
Helena stava ballando, ma il suo compagno di danze, un giovane uomo come molti
altri, non era minimamente all’altezza del partner della sua amica. A dirla
tutta le aveva pestato i piedi un paio di volte, così la vampira bionda aveva
deciso di prendere la guida durante le danze.
Avendo
visto Alyssa piuttosto rilassata, perciò non si preoccupò di cercarla finché An der schönen blauen Donau non lasciò
spazio alla Danse Macabre di Saint-Saëns
e, quando accadde, non poté evitare di restare a bocca aperta.
Aveva
dato vita a un solo vampiro e ancora si pentiva di ciò che aveva fatto, vederlo
danzare con la sua compagna di viaggio era semplicemente un incubo che diventava
realtà. Se inizialmente aveva creduto che Gabriel fosse soltanto in cerca di
vendetta aveva capito fin troppo presto che quel bastardo era un sadico di natura,
che dopo la sua trasformazione si era dilettato nel distruggere famiglie e
torturare innocenti per il semplice gusto di farlo.
Se
avesse potuto sarebbe corsa ad allontanarlo da Alyssa, ma non poteva farlo
davanti a tutta quella gente, non poteva permetterselo. Decise di condurre il
suo cavaliere verso l’altra coppia, mentre cercava il modo meno violento per
allontanarli l’uno dall’altra.
“Non
trovi che questa musica sia affascinante?” domandò Gabriel alla sua partner. La
vampira esitò, non era mai stata una grande estimatrice della musica classica,
anche se Helena l’ascoltava spesso non si era mai sentita particolarmente
attratta da quelle musicalità ricercata.
“In
realtà non è proprio il mio genere, sai, sono piuttosto giovane.” rispose
infine, sperando che l’altro riuscisse a capire a cosa alludeva con il termine “giovane”.
“Lo
so bene, mia cara”. rispose Gabriel, con un sorriso particolarmente divertito.
Alyssa
sollevò lo sguardo, ma le parole le morirono sulle labbra. Ora ricordava. Si
era lasciata ingannare dal completo antracite che lui indossava quella sera, ma
adesso capiva chiaramente la familiarità delle sensazioni che provava con
Gabriel.
Sentì
l’impulso di liberarsi dalla presa delle sue mani e di fuggire, ma le forze le
vennero a mancare mentre lui, scorgendo la comprensione nei suoi occhi, si concedeva
una risata divertita.
L’uomo
nero, dopo così tanto tempo.
Colui
che l’aveva creata era dinnanzi a lei e la stava conducendo in quella danza
macabra dalla quale non c’era alcuna salvezza.
“Così
ti sei finalmente ricordata di me, chérie.” Sentenziò colui che era divenuto il
suo aguzzino, aumentando la velocità delle giravolte che stavano compiendo. Alyssa
gli rivolse uno sguardo terrorizzato, incapace di rispondere.
“Non
pensare che ti abbia abbandonata, piccola mia. Volevo che tu venissi con me, ma
c’è qualcuno che mi da la caccia da molto, moltissimo, tempo e quella sera è
quasi riuscito a prendermi.” disse Gabriel, per poi voltarsi alle sue spalle.
“Non
è forse vero, Helena?”
L’avvenente
bionda s’immobilizzò, facendo quasi inciampare il suo inconsapevole partner. Il
giovane dagli occhi turchesi fece piroettare un’ultima volta Alyssa e poi si
fermò, facendo l’occhiolino a Helena.
Persino
l’accompagnatore della vampira si accorse della tensione tra i due e decise di
andarsene il più velocemente possibile, dopo essersi goffamente congedato dalla
sua dama.
“Che
diavolo ci fai qui?” ringhiò Helena, scrutando Gabriel con aria truce. Era
consapevole di non poter aggredire l’avversario, ma era seriamente intenzionata
ad allontanarlo da Alyssa, non poteva permettere a un suo errore di fare del
male alla sua unica amica.
“Anch’io
sono felice di rivederti, Helena.” si limitò a rispondere l’altro, passando la
mano destra tra i suoi riccioli biondi.
“Vi
conoscete?” intervenne Alyssa, prima che l’altra vampira riuscisse a parlare.
“Direi
di sì. Sai, lei è la mia mammina.” si
affrettò a intervenire Gabriel, enfatizzando l’ultima parola.
“Tu
lo hai trasformato?” domandò, incredula, la ragazza mora.
“Si
è trattato di un errore, Alyssa, tu non sai con chi hai a che fare!” rispose
Helena, mentre cercava un pretesto per trascinare Gabriel all’esterno. Erano
immobili in mezzo alla pista da ballo ed era impossibile non notare quanta
fosse la tensione tra di loro, dovevano sparire prima di attirare l’attenzione
degli umani e sbarazzarsi di quell’essere diabolico.
“Non
me lo avevi mai detto.” mormorò Alyssa, mentre rivolgeva un’occhiata sospettosa
a Helena.
Non
poteva essere, non era possibile. Il solo credere che la sua unica amica le
avesse mentito fino ad allora era semplicemente ridicolo.
Perché
non le aveva mai parlato dell’esistenza di Gabriel? Sapeva che era stato lui a
crearla?
Era
stata lei ad allontanarlo, la sera in cui l’aveva trasformata?
Alyssa
cercò la forza di rivolgere le sue domande a Helena, ma non ci riuscì. Tutte le
insicurezze e le paure che si erano insinuante nel suo animo nell’ultimo mese
la stavano sopraffacendo, confondendola più che mai.
“Ci
sono molte cose che Helena non ti ha detto, Alyssa. Forse è il caso che tu ne
venga a conoscenza ora.” intervenne Gabriel.
La
vampira bionda ringhiò sommessamente, trattenendo a stento la voglia di azzannare
la sua stessa creatura e limitandosi a dire: “Non ascoltarlo, Alyssa. Fidati di
me e ti spiegherò tutto”.
Dopo
un istante di esitazione, Alyssa prese la mano del giovane e si rivolse alla
sua compagna di viaggio dicendo: “Ho bisogno di sapere”.
Gabriel
accennò una breve riverenza in direzione della sua creatrice e poi condusse
Alyssa verso l’ingresso.
Controllando
a fatica la rabbia, Helena si sedette su un divanetto e attese qualche istante,
in silenzio. Quando
fu certa che i due fossero giunti in giardino si alzò, pronta a seguirli.
L’angolo
dell’autrice
Eccomi
qui di ritorno con le mie due vampire preferite!
La
festa di cui parlo in questa storia è ispirata all’evento Danse Macabre
organizzato dalla geniale Viona Ielegems nella residenza di Schloss
Heinrichshorst. Il tema è sempre riguardante i vampiri è non è raro che vengano
proposti balli classici come quelli di cui parlo in questo capitolo.
A
presto con il prossimo capitolo,
Carmilla Lilith.
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Capitolo 3 *** I want my tears back ***
I want my tears back
Gabriel
era incredibilmente soddisfatto, la giovane vampira ora pendeva dalle sue
labbra. Piegare i suoi simili al proprio volere non era facile come con gli
esseri umani, ma Helena si era rivelata un aiuto prezioso: un colpo di fortuna
inaspettato, dato che fino a quella sera non aveva idea che Alyssa fosse in
viaggio con la sua creatrice, altrimenti rintracciarla sarebbe stato molto più
semplice.
“Gabriel,
dove stiamo andando? Cos’è tutta questa fretta?” domandò la vampira mora, senza
capire il motivo della sua paura.
Povera
sciocca! Lei non aveva mai visto la sua compagna di viaggio infuriata, forse
Helena negli ultimi anni si era persino rammollita, ma non era certamente
un’avversaria da sottovalutare: dalla sua parte aveva secoli di esperienza e
una furia cieca che la stava certamente spingendo alla loro ricerca.
Gabriel sapeva che non l’avrebbe attaccato in presenza degli esseri umani, era
troppo prudente, ma ora che si trovavano nel bosco non erano più al sicuro.
“Sai,
non credo che Helena abbia…” non riuscì nemmeno a terminare la frase che un
possente lupo gli balzò addosso, atterrandolo all’istante e strappando un urlo
spaventato ad Alyssa.
Helena
non si trasformava da anni, ormai, era uno sforzo inutile da quando aveva
imparato a procacciarsi le sue prede nei club, ma scoprì con piacere che
riusciva ancora a gestire le trasformazioni in maniera eccellente.
Cercò
di azzannare Gabriel al collo, ma lui riuscì a sollevare un braccio, che venne
comunque morso con violenza, facendolo urlare dal dolore. Alyssa stava
gridando, ma la vampira non le prestò la minima attenzione: doveva sbarazzarsi
di quel demonio una volta per tutte!
Ripresosi
dalla sorpresa e dal dolore, il giovane riuscì a raccogliere le forze e a
scagliare lontano la sua famelica avversaria, strappandole un guaito di
sorpresa.
Helena
era più furba di quel che pensava, doveva ammetterlo; sapeva che lui non poteva
trasformarsi in pipistrello per fuggire, con ogni probabilità Alyssa non aveva
mai avuto occasione di sviluppare le sue capacità di cambiare forma e non sarebbe
stata in grado di seguirlo; se l’avesse abbandonata nuovamente non sarebbe mai
riuscito a riconquistarne la fiducia. Imprecò tra sé, prima di trasformarsi a
sua volta in un lupo e gettarsi contro la vampira più anziana.
Alyssa
assisteva impotente allo scontro tra i due lupi. Non sapeva se per un vampiro
era possibile uccidere un suo simile, ma era certa che sia Gabriel che Helena
fossero seriamente intenzionati a scoprirlo.
Le
due belve attaccavano senza alcuna remora i punti più sensibili dell’avversario
e più volte Helena, riconoscibile soltanto dalle fattezze più minute, fu sul
punto di azzannare Gabriel alla gola.
Il
lupo maschio, dal canto suo, graffiò più volte il muso della femmina, nel
disperato tentativo di accecarla o di cavarle gli occhi. Ogni sforzo della
vampiretta per fermare lo scontro sanguinario fu vano, dato che i due non
sembravano prestarle la minima attenzione.
Finalmente
Helena, il cui muso appariva ormai sfigurato dai profondi graffi delle zampate
avversarie, riuscì a chiudere le fauci intorno al collo di Gabriel. L’altro
prese a dimenarsi nel tentativo di liberarsi, ma la vampira si limitò a serrare
maggiormente la presa, decisa a non lasciarlo scappare.
La
vampira bionda era in preda all’euforia della lotta e della vittoria: ce
l’aveva finalmente fatta, Gabriel era in suo possesso! Prese a scuotere con
violenza la sua preda, sperando che recuperasse le sembianze vampiresche il più
in fretta possibile per finirlo una volta per tutte.
Era
del tutto impreparata al violento colpo che ricevette sul capo e che la fece
crollare al suolo, tramortendola. Incapace di mantenere le sua trasformazione,
Helena tornò al suo aspetto normale e sollevò faticosamente lo sguardo:
l’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, fu Alyssa che si precipitava
a soccorrere Gabriel.
Il
vampiro riprese le sue sembianze e subito si portò una mano alla gola, trovando
le profondissime ferite inflittegli da Helena. Si tirò faticosamente in piedi,
cercando con lo sguardo Alyssa; la trovò poco distante, gemente a causa del
braccio che si era rotta colpendo la sua compagna di viaggio.
“Non
mi aspettavo una simile da te, vampiretta!” osservò, ammirato, riuscendo
faticosamente a parlare ad alta voce.
L’altra
gli rispose telepaticamente: “Credo di averle fracassato il cranio, altrimenti
non sarebbe svenuta. Purtroppo il mio braccio non sta molto meglio”.
Gabriel
annuì, mentre cercava il suo accendino in ciò che restava del suo completo, ridotto
a brandelli dallo scontro. Quando riuscì a trovare il piccolo strumento in
argento notò che Alyssa lo stava osservando, evidentemente preoccupata.
“Che
cosa pensi di fare?” domandò la vampira.
“Non
possiamo permetterci che questa pazza ci segua, è troppo pericolosa. Dopo ciò
che le hai fatto vorrà certamente vendicarsi.” rispose, sperando di essere
sufficientemente persuasivo.
“Ti
prego, non farlo”. Qualcosa, nello sguardo della sua creatura, fece capire a
Gabriel che non si poteva permettere di deludere la sua richiesta; era troppo
presto per convincerla a odiare Helena, ci sarebbe voluto del tempo. Sospirò,
per poi riporre l’accendino.
Non
era finita, non ora che aveva capito quanto la sua creatrice potesse diventare
pericolosa. Si sarebbe sbarazzato di lei, proprio come aveva fatto con la sua
vera madre, bastava avere un po’ di pazienza.
“Andiamocene.”
disse, rivolto ad Alyssa. La giovane vampira lo raggiunse rapidamente, non
prima di aver rivolto un’ultima occhiata a Helena.
Alyssa
non pretendeva che la sua compagna capisse ciò che stava facendo, d’altro canto
nemmeno lei comprendeva appieno ciò che stava accadendo.
Doveva
andare, doveva sapere. Stava scegliendo di seguire Gabriel perché era l’unico
che poteva darle le risposte di cui aveva bisogno; anche se lo conosceva da
poco sapeva che non l’aveva trasformata per un semplice capriccio e che non
sarebbe stato facile fargli dire la verità.
Helena
ora era al sicuro, si sarebbe certamente ripresa e prima o poi l’avrebbe
ritrovata. Non era certa che l’avrebbe perdonata, ma era un problema che
avrebbe affrontato quando sarebbe giunto il momento.
Per
dare un significato a tutto ciò che era accaduto, per recuperare le sue
lacrime, quella era l’unica soluzione possibile.
***
Helena
si riprese lentamente i sensi, mentre il dolore alla testa riprendeva a
tormentarla.
La
vampira faticava a mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava, ma era certa
che non si trattasse del suo ultimo rifugio; sembrava un ambiente più piccolo e
udiva il crepitio di un fuoco, mentre nel suo appartamento non c’era alcun
camino.
Ricordava
fin troppo bene ciò che le era accaduto e per questo era spaventata. Era
sdraiata in un letto a baldacchino e, toccando la testa, avvertì il tessuto di
una fasciatura avvolto intorno al suo capo. Dubitava che Gabriel le avrebbe
riservato un trattamento simile, allora dove si trovava?
“Ti
sei svegliata.” osservò una voce sconosciuta, facendola sobbalzare per la
sorpresa. Finalmente riusciva a vedere, così girò lentamente la testa
indolenzita verso il suo interlocutore: era un uomo dai lunghi capelli neri,
stesso colore dei folti baffi, e dagli occhi grigi incredibilmente cupi.
Si
sedette sul bordo del letto dove riposava Helena e la osservò con attenzione,
concedendosi un breve sorriso. “Sembra che tu stia meglio, ne sono lieto”.
“Chi
sei?” domandò Helena, tirandosi faticosamente a sedere. Non aveva il minimo
dubbio riguardo alla natura del suo ospite, ma non aveva idea del perché l’avesse
soccorsa.
“Mi
chiamo Zlotan Dragos.” rispose l’altro, senza stupirsi dello sguardo che la
vampira gli rivolse. Lord Dragos sapeva che il patto che aveva stretto con il
demonio pur di diventare una creatura delle tenebre lo rendeva molto diverso
dalla maggior parte dei suoi simili, generalmente trasformati attraverso il
morso. Quasi nessuno conosceva il motivo che lo aveva spinto a un simile gesto
ma, dallo sguardo che gli rivolse Helena, intuì che la donna dai capelli biondi
non fosse tra questi.
“Occorrerà
attendere ancora qualche tempo prima che tu ti riprenda del tutto, Helena, poi
ci metteremo a caccia di Gabriel. Una settimana fa mi è sfuggito, ma non
accadrà di nuovo.”
“Come
conosci il mio nome?” domandò Helena, più che altro per confermare i suoi
sospetti.
“So
tutto del demone che sto cercando, non potevo non documentarmi su di te.” rispose
Zlotan. La vampira si aspettava di udire dell’odio o del rancore nella sua
voce, ma non fu così.
Il
padrone di casa si alzò, per poi rivolgersi nuovamente alla sua ospite. “Vado a
procurare del cibo, tornerò il prima possibile”.
Helena
annuì, per poi mormorare un ringraziamento. Lord Dragos le rivolse un rapido
sorriso e si diresse fuori dalla stanza.
Helena
stava per tornare a sdraiarsi, quando notò un quadro appeso sulla parete alla
destra del letto.
Era
un ritratto di notevoli dimensioni che raffigurava una dama in un lussuoso
abito nero e la vampira intuì senza fatica che doveva trattarsi di Elizabeth
Coleridge, la promessa sposa di Zlotan uccisa da Gabriel circa due secoli
prima. Era stato proprio per vendicare la sua amata che Lord Dragos aveva
rinunciato alla propria anima.
Non
era, tuttavia, la triste storia del suo salvatore a colpire Helena, quanto la
donna raffigurata nel quadro: se non fosse stato per gli occhi verdi, infatti,
avrebbe creduto di trovarsi davanti a un ritratto di Alyssa.
L’angolo
dell’autrice
Eccoci
giunti alla fine di questo racconto. Il finale, come avrete notato, è
volutamente aperto. Presto, infatti, la trama si farà decisamente più contorta
e articolata, basti pensare che Helena e Zlotan non sono gli unici a essere
sulle tracce di Gabriel e credo che ci sarà bisogno di una long MOLTO long per
poter concludere dignitosamente la mia saga sui vampiri.
Riguardo
alla abilità di mutare forma dei vampiri mi sono rifatta ai classici e ai miti
del genere, così come alla capacità di rigenerare le ferite in tempi più o meno
rapidi a seconda della gravità delle stesse (trovate più informazioni qui,
anche se la grafica non è il massimo).
Credo
sia tutto, ringrazio chiunque abbia letto la mia storia, in particolar modo le
mitiche Homicidal Maniac, Lonely soul e BaronessSamedi per il loro costante
supporto.
A
presto,
Carmilla Lilith.
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