La memoria perduta

di Caterpillarkable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Incubi. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Casa 'dolce' casa. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: L'inizio di una nuova amicizia. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Incontri-scontri ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Una sveglia... Impensata. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Preparativi ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Promesse minacciose. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Qualcosa di nuovo? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Parole e ricordi. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: La partenza. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: La Foresta Antica. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: La rivolta degli alberi. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Il giorno dopo ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: E' forse amore? ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: La città dietro il tunnel. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Per colpa sua, la popolazione e' stata sterminata,
E la sua sorte la vedra' pagata.
Nefasta sara' la distruzione ricevuta,
Se l'erede continuera' ad essere perduta.
Luce ed ombra in un'entita' viver potranno
Solo se le cose realmente concluse saranno.





Per colpa sua, la popolazione e' stata sterminata,
E la sua sorte la vedra' pagata.
Nefasta sara' la distruzione ricevuta,
Se l'erede continuera' ad essere perduta.
Luce ed ombra in un'entita' viver potranno
Solo se le cose realmente concluse saranno.







@

L'angolo di Buchineko
Salve a tutti :3
Questa profezia è stata scritta con la
collaborazione di _Heartland_
(http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=641304),
che ringrazio tanto!

Buchineko

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Incubi. ***


Capitolo 1: Incubi.


Fiamme. Erano tutte intorno a me, sentivo delle urla di donne e bambini, risate cattive che godevano di tutto quel terrore. Tutte le case distrutte. Qualcuno che mi chiamava, ma io ero in trappola, non potevo muovermi. Non vedevo colui che mi teneva le braccia dietro la schiena e la voce che urlava il mio nome era sempre più lontana...

Le stelle erano sopra di me. Nessun fuoco nelle vicinanze. Solo una brezza leggera che mi volteggiava tra i capelli. Un altro incubo, ecco cos'era.
<< Bri >> Il mio soprannome riecheggiò nella radura fino a me.

<< Bri, stai bene? >>
<< Si, Riri, sto bene.>> Sorrisi al bambino vicino a me.
Era Ryan, un piccolo lupo mannaro di 12 anni.
<<Torna a dormire Riri. Domani dobbiamo continuare la ricerca. >> Guardai la radura dove ci eravamo accampati per la notte.
<< Sto bene, davvero.>> Guardai ancora il bambino vicino a me, oramai diventato mio fratello.
<< Zoey e Mich dovrebbero tornare fra poco dal loro turno di caccia... Quel Minotauro è proprio introvabile. Quindi ora mettiti a dormire.
.>> Gli diedi un bacio sulla fronte e mi alzai per guardarmi intorno.
Il sonno non era essenziale per me. Inoltre, ogni volta facevo quegl'incubi... Ed ogni volta rimanevo sempre un po' scossa, non sapendo nemmeno cosa significasse o cosa fosse quell'incendio... Quando ci pensavo era come se la soluzione fosse lì, ma un secondo dopo sfuggiva alla mia comprensione.
Continuavo ad arrovellarmi su questo pensiero, quando ecco arrivare due figure scure. Una con in mano una spada sfoderata, l'altra con un piccolo pugnale nella sua fodera, nello stivale. Avevo una vista superba e ogni minimo particolare lo coglievo. Le due figure scherzavano e si spintonavano. Allontanai 
lo sguardo e tornai al mio incubo, ancora non volevo affrontare nessun altro problema. Michele soprattutto.
Andai da Ryan e cercai di svegliarlo.
<<Cucciolo, è l'alba. Dobbiamo andare. >>
Il bimbo aprì gli occhi e si stiracchiò, borbottando qualcosa sul Minotauro. Gli lasciai del tempo per riprendersi e andai dai nuovi arrivati, cercando delle notizie.

<< Avete qualche bella notizia? Stanotte qua è stato peggio di un mortorio.>>
<< Ma Bri ha fatto un altro incubo!>> Questo era Ryan che faceva la spia.
Mi voltai per tirargli un'occhiataccia, ma il mio braccio venne preso nella morsa d'acciaio di Michele. Lo guardai negl'occhi. Ogni volta la stessa storia.
<<
Non posso parlare. C'è un Minotauro che aspetta di essere catturato.>> Risposi con un'alzata di spalle e mi liberai.
<< Sai che non puoi scapparmi, Bri. Mi preoccupo per te e devo capire i tuoi sogni!>> Michele aveva questo potere di interpretare i sogni, peccato che i miei erano indecifrabili anche per lui.
Annuii e, dopo aver aspettato Ryan, mi diressi verso il bosco con il mio arco e la faretra. Per il resto della spedizione nessuno parlò, cosa che apprezzai molto da Ryan. Anche se era una macchinetta, sapeva sempre quando avevo bisogno di silenzio. Quello era uno di quei momenti, finchè un rumore insolito attirò la mia attenzione.
Guardai Riri, ma alzò le mani in segno di resa. Non era lui.
Minotauro. Era l'unica spiegazione.
Mi acquattai sulla terra umida e avanzai silenziosamente, il lupetto mi imitò. Lui portava la rete per ingabbiarlo, me la feci passare e scagliai una freccia, proprio dietro la bestia, portandosi dietro anche la rete. La mia freccia colpì l'albero dietro il Minotauro. Strano che Zoey e Mich non l'avessere nè sentito nè visto... Non potevo permettere alla gelosia di invadermi. Non in quel momento. Non con il Minotauro così vicino. Scagliai la seconda freccia con ancora la rete ed intrappolai la creatura.
<< Riri, aiutami a portarlo dai quei due là. E chiuditi gli occhi se li vedrai troppo vicini!>>
<<
Sì Bri. Non ci tengo a vedere quelle schifezze. Bleah!>> 
Fece una faccia troppo buffa per non ridere.
E nel frattempo andammo dal Minotauro. Gli somministrai il sonnifero e ce lo caricammo in spalla. Nell'avvicinarsi agl'altri due della squadra, li notai vicini. Troppo vicini. Fischiai, sia per venirci ad aiutare, sia per staccarli. Ma quel rumore svegliò la bestia. Aprì i suoi occhi di brace e scalciò. Essendo più forte, me la cavai solo con qualche graffio, che si rimarginarono in pochi secondi. Ma Ryan... Lui era così piccolo e debole al confronto con quella creatura... Venne incornato e lanciato qualche metro più in là.
Mentre Zoey e Michele accorrevano verso di noi per acchiappare il Minotauro, che stava scappando con la rete, io andai da Ryan.
<< Chiamiamo subito soccorsi, fratellino. Non ti preoccupare. Ora ti rimetto in sesto, ok?>>
<< N-non farlo>> Cercò di protestare, ma non gli diedi il tempo necessario per farlo.
Posizionai le mani sulla ferita sulla pancia e questa si rimarginò. Gli sorrisi e nascosi la macchia di sangue sulla maglietta, alla stessa altezza della ferita del piccolino. Mi voltai dagli altri due per vedere come erano messi con la bestia. Era presa e la stavano portando verso di noi. Presi la felpa per la notte e la infilai, nascondendo la macchia. L'unica cosa che ci restava da fare era tornare a casa, possibilmente con il Minotauro ancora addormentato.
Zoey mi lanciò un'occhiata inquisitoria e accusatoria. Alzai una mano, per zittirla, e il tentativo riuscì. Sapeva che come elfa ero io la più potente tra le due, di conseguenza doveva rispettarmi. A modo suo.
<< Rod!>> Chiamai una fata e fui grata alla mia voce di non tremare. Presi in braccio Ryan, svenuto, in tempo per vedere la porta aprirsi nel bel mezzo della radura.
Davanti ad essa vi era una fata seelie. Alta, bella come tutte le fate, con i capelli corti riccissimi verdi, stesso colore dei suoi occhi.
<< Ciao Bru! Dove andiamo?>> La sua voce fatata risuonò per il bosco e le presi la mano.
<< A casa nostra, grazie Rod.>> Le sorrisi, era forse una delle poche amiche che avevo.Entrai nel vuoto del Sentiero Fatato, tenendo Riri attaccato a me.
<< Ci vediamo dopo.>> Dissi senza troppo sentimento ai due colleghi di caccia.
Non aspettai la risposta, che Rod mi ebbe portato davanti alla porta del mio appartamento, sicura che anche Mich e Zoey sarebbero arrivati di lì a poco.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Casa 'dolce' casa. ***


Capitolo 2: Casa 'dolce' casa.


Entrai nell’unità a me assegnata dall'Associazione insieme a Ryan, ancora privo di sensi. Anche lui aveva un suo appartamento, ma finchè non si fosse ristabilito, sarebbe rimasto da me. Lo distesi sul mio letto morbido con una coperta addosso e io scappai in bagno.
Mi guardai allo specchio per qualche secondo. Ancora il solito viso elfico, con le famose orecchie a punta e gli occhi ambrati che mi guardavano. Quegli stessi occhi che diventano neri a seconda dell’umore. I lunghi capelli lisci castano/ramati fino alla vita, in quel momento legati in uno chignon e la frangiona. Il viso snello e bello, considerato dagli umani. Una bellezza mozzafiato, direbbero gli altri. Ma io sapevo cosa c’era sotto. Mi girai di schiena e incominciai a spogliarmi, l’uniforme di caccia era rovinata.
Sorrisi al pensiero delle polemiche che sarebbero sorte. Era sempre così.
Guardai la macchia di sangue sulla maglia mimetica aderente e poi la mia pancia. Non c’era segno di nessuna ferita. Bene. Nessuna domanda inutile a cui rispondere. Nascosi quella maglia che avrei buttato in seguito ed entrai nella doccia.
Dovevo ancora riprendermi dal sogno, più ricco di particolari rispetto agli altri, e mi arrovellavo sul risveglio della bestia. Avevo dosato giusto il sonnifero, eppure… Non riuscii a continuare che qualcuno bussò alla porta.
Mi avvolsi in un secondo in un asciugamano e arrotolai i capelli per non farli gocciolare. Aprii la porta del bagno per vedere chi fosse e lì, in mezzo alla stanza, c’era Michele. Impeccabile nei suoi jeans e maglia nera. Non mi vide così indossai almeno la biancheria intima e uscii dal bagno.
<<Che vuoi?>> La mia voce suonò fredda. Vidi Ryan comparire da dietro lui. Stava bene per fortuna.
<<Riri, puoi lasciarci soli? Dovresti farti anche una bella doccia.>> Gli diedi un bacio sulla fronte e gli scompigliai i capelli.
<<Ciao campione!>> Lo salutò Mich. Portai la mia attenzione su di lui quando la porta venne chiusa. Senza dire una parola mi avvicinai all’armadio per prendere dei jeans e una canotta.
<<Non devi dirmi niente?>>Incominciò il ragazzo. Mi girai verso di lui.
<<Che riguardi te, non credo proprio. Ora hai la tua Zoey, torna da lei.>> Risposi, un po acidamente.
<<Ma di cosa stai parlando? Zoey è una mia amica. E poi tu devi dirmi il tuo incubo!>>
<<Si, amici. Vi ho visti appiccicati prima nella radura. Non credere che abbia le fette di prosciutto sugli occhi. Vedo benissimo e Zoey lo sa bene! E l’incubo era la solita cosa. Fiamme, urla e il mio nome.>> Feci un gesto con la mano come per lasciar perdere, ma mi trovai una sua mano sulla spalla, l’altra sotto il mento. L’odiavo quando voleva avere il controllo su tutto.
<<Dai avanti. Dì che sei gelosa. Dimmi che tieni a me.>>Mi esortò tenendo i suoi occhi nocciola nei miei, diventati oramai neri.
<<Amo i tuoi occhi quando sono neri.>> Cercò di abbassarsi per baciarmi, ma si trovò con le spalle al muro opposto. Un calcio ben assestato al petto faceva miracoli!
<<Non provarci mai più Mich! Fai una bella cosa, stai da Zoey e basta, ok? Con gli incubi posso anche cavarmela da sola.>> Non potevo credere di averlo detto, ma a quanto pare non fu solo un pensiero.
La sua espressione cambiò da furiosa a fredda, impassibile. Potevo sentire una parte di me quasi morire, ma non lo diedi a vedere. Ero sempre stata ritenuta una delle più forti all’interno dell'Associazione, e i dirigenti furono ben contenti quando presi sotto la mia protezione Ryan. Con Mich e Zoey eravamo una squadra quasi invincibile. Quasi.
<<Per quello che vale, Zoey non sarà mai come te. E non intendo in fatto di forza.>> Come me, era bravo a nascondere i suoi sentimenti. Ma non i suoi occhi. Vidi la delusione attraversali prima di diventare freddi.
Girò sui tacchi e se ne andò, chiudendo la porta dietro di sé. Tirai un pugno al muro e uscii da lì.
Mi diressi verso l’ala dei prigionieri. Ogni sorta di creatura era rinchiusa per aver commesso vari crimini, anche se dubitavo che tanti avrebbero imparato la lezione. Mi fermai davanti a un’enorme cella. Vuota a parte un letto e una brocca per l’acqua. Dentro vi camminava avanti e indietro una bellissima volpe rossa. Con sette code.
Era un kitsune, una volpe mannara, che ancora non aveva assunto la forma umana da quando era lì. Misi una mano sul vetro super resistente e l'osservai per un tempo indefinito, mentre la mia mente vagava.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: L'inizio di una nuova amicizia. ***


Capitolo 3: L'inizio di una nuova amicizia.


Mi sedetti con la schiena contro la gabbia e chiusi gli occhi a ripensare a tutto ciò che era successo negli ultimi mesi. Da quando ero arrivata lì.
Prima l’arrivo di Ryan. Ero lì da qualche settimana e tutti erano in agitazione, dicendo che un ragazzo era stato morso. Io credevo fosse un attacco di qualche vampiro, ma quando vidi il piccolino, capii che era costretto ad una vita di trasformazioni. Fortuna che era piccolo! Almeno la trasformazione avveniva quando voleva… O forse così io pensavo. Mai visto un lupo mannaro e credevo fosse normale. Ma lui era diverso. Come me. Era di una specie, ma l’eccezione! Lo presi con me e lo curai.
Poi arrivò la volta di Michele. Un bellissimo ragazzo alto, con occhi nocciola e capelli neri. Nerissimi. Uno spirito delle foreste, un incantatore, se così si può definire. E, difatti, mi incantò.
Per tre mesi sembrava tutto perfetto. Mi prendevo cura di Ryan e mi vedevo con Mich. Mi aiutava con i miei incubi, anche se a fatica.
Ma tutto cambiò con l’arrivo di Zoey, un’altra elfa. Ero io la strana, non lei. L’elfa da manuale! Capelli color del grano, lunghi e mossi. Occhi come lapislazzuli. Orecchie a punta e una straordinaria vista.
Eppure io avevo poteri diversi dai suoi. Sapevo mutare la mia forma in un lupo, proprio come Riri, e curare le mie ferire e le ferite altrui. Nel secondo caso, però, la ferita spariva dal corpo del ferito per ripresentarsi nelle stesse condizioni e nella stessa posizione su di me.
Ed ecco la squadra al completo. Ma non più armoniosa. Mich aveva occhi solo per Zoey, lei per lui. Come darle torto! Io ero solo la stramba con gli incubi indecifrabili.

<<Non stare troppo a rimuginare al passato>> Una bellissima voce maschile mi distrasse dai miei pensieri.
Aprii gli occhi e voltai la testa verso la cella e vidi dentro un ragazzo dai lineamenti perfetti con occhi color del pelo della volpe di prima, i capelli biondi, quasi bianchi, con le punte blu, lunghi fino alle spalle. Addosso aveva una felpa e dei jeans un po' troppo larghi per lui.
<<Preoccuparti per cose che non puoi risolvere, rovina il tuo bellissimo viso.>>Mi sorrise, un sorriso genuino, che non vedevo rivolto a me da un bel po'. Non potei evitare di sorridere a mia volta. Mi alzai da terra ed andai di fronte a lui.
<<
Perché non ti sei mai trasformato prima? Non è la prima volta che vengo qua.>> Gli chiesi con calma, senza nessun'accusa nel tono.
<<Non c’era nessuna bella ragazza da consolare>> Sorvolai sul complimento.
<<Non flirtare con me, ragazzo-volpe. Potresti andare da Zoey. Sembra ormai l’unica ragazza qua dentro>
> Forse misi una nota di astio nella voce, cosa che lui utilizzò per la battuta seguente.
<<E'così che si trattano le amiche? Le uniche persone della propria razza?>> Non ribattei. Lei non era mia amica. O almeno non la vedevo io così. Gli sorrisi e continuai a tacere.
<<Hai fame?>> Chiesi tutt'ad un tratto con un altro sorriso
<<Si, in effetti ho un po' di languorino. Mi danno solo cibo per cani!>>Risi con lui e sparii per andare in cucina a prendere dei biscotti e della Nutella. Tornai da lui, ancora sotto forma di volpe. Agitai i biscotti ed ecco riapparire il ragazzo mozzafiato. Utilizzai il pass ed entrai nella sua cella.
<<Mangiamo?>> Chiesi aprendo la scatola di biscotti, mentre gli passavo un cucchiaino per la Nutella. Gli avvicinai il vasetto della crema alla nocciola, poi diedi un morso ad un biscotto.
<<Non mangi? Sai è buono!>> Gli sorrisi e gli preparai un biscotto con molta Nutella sopra.
<<Su assaggia!>> Lo invitai a mordere, cosa che fece. Mi guardò con un sorrisone dopo aver assaggiato e finì il biscotto in men che non si dica.
<<Buono?>>
<<Buonissimo, direi! Grazie!>>Risi di gusto, al pensiero che quel ragazzo, così umano, ma così… speciale non avesse mai assaggiato una cosa così banale. Mi sorrise e mi prese una mano.
<<Dicevo sul serio prima. Non pensare al passato e goditi il futuro.>>Rimasi con lui a mangiare e chiaccherare finchè non fu l’ora del coprifuoco per noi “cacciatori”. Ci salutammo con la promessa che sarei tornata anche il giorno seguente. Camminai pensando alle sue ultime parole. Mi avrebbero dato tanto da ragionare.
Come potevo godermi il futuro, se nemmeno sapevo da dove venivo…
O ancor più importante. Io chi ero?
Cos’era successo alla mia famiglia?

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Incontri-scontri ***


Capitolo 4: Incontri-scontri.

Sulla via del ritorno verso la mia unità, mi scontrai con Esteban, un vampiro dai capelli rossi e gli occhi neri come la notte. Era il bibliotecario dell’Associazione e conosceva a memoria ogni posizione dei libri. Tutti i libri. Fu lui che mi trovò a girovagare senza sapere più chi fossi mesi fa. Gli sorrisi contenta di vedere una faccia che non mi ricordasse cose tristi.
<<Ho trovato quello che mi chiedevi. Stavo venendo giusto giusto da te>> Mi sorrise e mi porse alcuni fogli. Poi prese i suoi occhialetti e li abbassò, guardandomi dritta negli occhi, come se dovesse dirmi un segreto.
<<Ho notato che il tuo pass ha aperto una cella. Quella della volpe… Spero sia uno scherzo! Sai che non devi andare lì.>> Mi guardò con un’espressione severa.

<<Non nego nulla. Sono entrata proprio in quella cella, e devo dirvi di non dargli più cibo per cani. Sai è umano anche lui. E poi non può farmi nulla! Lo bloccherei sul nascere. Mi sto allenando con i miei poteri.>> Gli sorrisi rassicurante per non farlo preoccupare molto. Era l’unico che in quel posto si prendeva cura di me. Come una sorta di padre.
<<Grazie di tutto Est!>> L'abbracciai prendendolo di contromano e lo lasciai con un sorriso dolce sulle labbra.
Tornai nella mia unità e appoggiai i fogli sulla scrivania. Forse, potevo capire cosa significavano i miei incubi. Avevo un’idea, un’ipotesi che quei sogni facessero parte del mio passato, in qualche modo. In fondo di me sapevo solo essere un elfo, per via delle orecchie a punta. Ma anche le valchirie avevano orecchie dalla forma simile… Eppure la vista e la bravura con l’arco mi facevano appartenere a quella specie. Avevo passato le nottate in compagnia di Esteban alla ricerca di un qualsiasi indizio, una traccia. Ma nulla. Fino a quel momento. Passai i polpastrelli sopra quei fogli, ma una luce dietro di me mi distrasse nuovamente.
<<Rodhos>> Salutai la fata con il suo vero nome, la stessa fata che ci aveva portati qua.
<<Bruinen! Pensavo volessi un po' di compagnia. Ho visto un certo ragazzo uscire da qua, tutto arrabbiato. Che è successo?>> Non risposi subito, andai a prendere un bicchiere di bollicine per lei e uno d’acqua per me.
<<Gliel’ho detto, Rod. Di andare da Zy. L’ho perso ma non devo disperarmi. In fondo ha ragione a preferirei lei, sai? Niente incubi e niente memorie perse>> Parlai tutto d’un fiato dopo aver bevuto il mio bicchiere d’acqua. Fissai le mani della fata giocare sul bordo del bicchiere.
<<Devo fargli qualcosa? Magari un sortilegio d’amore. Non troverà mai una come te. Hai un cuore enorme ed una mente brillante>>
<<Voi fate guardate subito al cuore!>> Risi e le sorrisi, un sorriso triste.
<<Nessun sortilegio. Se mai avrò un ragazzo, voglio che mi ami per quella che sono, senza trucchi. Se lui ha scelto Zoey, non posso fare nulla>> Alzai le spalle e sospirai.
Presi entrambi i bicchieri vuoti e li portai nel lavello
.
<<Ma non pensiamoci. Piuttosto, sai che è successo al Minotauro?>> Mi chiese la ragazza dai capelli verdi. In effetti non ci avevo ancora pensato.
<<Non ne ho idea. Non so nemmeno perché si sia svegliato… Le dosi erano giuste! Avevo controllato. Eppure c’è chi pensa che sia colpa mia>> Schioccai la lingua e tornai a letto, dove Rod si era seduta. Le sorrisi ancora e mi passai una mano tra i capelli, la frangia tornò al suo posto.

<<Ma non è l’unica cosa, vero?>> Mi chiese tutta felice, odiavo quando riusciva a leggere ciò che avevo in testa.
<<Niente che valga la pena di parlare. I ricercati stanno sempre tutti bene>>
<<Quindi si tratta di un ragazzaccio!>> Alla frase seguii un “uuh”, come se la notizia fosse uno scoop.<<Bru non guardarmi con quella faccia! Solo perché sei diversa, non vuol dire che non sei attraente! Guardati, capelli lisci e fluenti come seta, occhi che sinceramente invidio e un fisico con il quale puoi indossare qualunque cosa!>>

Rimasi sbalordita dalle sue parole… Non me lo sarei aspettata da nessuno, in particolar modo da una fata!
<<Ok ok, prometto di lavorarci su, ma ora sono stanca. La giornata è stata lunga e vorrei dormire un po'>> Sapevamo entrambe che era una scusa per non parlare di quell’argomento.
<<Ti lascio dormire allora>> Mi fece l’occhiolino e si dileguò.
Mi dimenticai dei fogli e mi distesi sul letto. Mi addormentai da lì a poco.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Una sveglia... Impensata. ***


Capitolo 5: Una sveglia... Impensata.

Mi svegliai con Riri che mi scuoteva. Stavo dormendo pacificamente per la prima volta da mesi, ma si vede che le cose dovevano andare così.
<<Bri, Bri. Sbrigati! Su forza, svegliati>>
<<Sono sveglia!>> Brontolai con la voce ancora impastata dal sonno.
Non avevo tempo per mettermi a posto, i capelli un po arruffati e con dei pantaloncini corti e una canotta: la divisa di allenamento. Avevo sempre pensato che chi le avesse progettate volesse solo vedere più pelle nuda sulle ragazze.
Nel frattempo seguii Ryan per i corridoi fino ad arrivare nella sala conferenze. Vi erano già Violet, la vice capa, e Igor, il capo del tutto. Ero una delle poche che riusciva a tener testa a quella testa calva con un naso aquilino, e degli occhi così chiari da sembrare bianchi. Per non parlare della sua voce da brividi, ma rimaneva sempre gentile e carino con noi. Proprio come la sua vice, una ragazza bella ma senza cervello. La solita biondina sciacquetta con gli occhi castani.
Entrai seguita dal ragazzino. Mi sedetti accanto a Michele e Zoey e prestai attenzione ai due umani nella stanza. La biondina passò una pila di documenti alla figura maschile. Incominciò a parlare
<<Noi vogliamo la sicurezza di tutte le specie. Non dobbiamo coinvolgere i nostri sentimenti con le missioni.>> Tutti ci limitammo ad annuire.
<<Pertanto vi chiedo questa volta di stare il doppio più attenti. Questa missione riguarda da vicino due di voi. Non vi avrei chiesto nulla di tutto ciò se non foste la squadra più brava ed efficiente. Ebbene la missione è molto delicata… E si tratta del popolo degli elfi.>>
Io e Zoey rimanemmo sbalordite. Gli Elfi per natura erano pacifici. Di fatti vivevano in un mondo a loro stante, l’unico accesso era in Irlanda e solo i non-umani potevano avervi accesso. Mi incaricai di essere la porta voce del gruppo

<<Mmmh… Ecco, di preciso cosa riguarda?>> La voce era un po esitante e Zoey si irrigidii. Bè lei era davvero legata al suo popolo.. Io non sapevo nemmeno chi erano i miei genitori. Ricordavo solo un pezzo della mia vita, una vita a metà.
<<Di preciso non lo sappiamo. L’unica cosa di sicuro è che riguarda il trono elfico e la guerra di 200 anni fa. Alcuni elfi sono ancora in vita per potervi dare notizie.>> Sorrise rassicurante e si girò per andare. Dopo due passi si fermò e continuò a parlare.
<<Vi affido a voi un altro membro, spero non vi sia di disturb.>> E in quel momento entrò lo Kitsune dai capelli biondissimi con le punte blu. Mi si dipinse un sorrisone felice sul viso, cosa che fece infuriare Mich. Scattò in avanti contro il ragazzo-volpe e mi frapposi fra i due, prendendo il colpo al posto suo. L’unica differenza fu che non sentii quasi nulla dell’impatto
<<Cosa diavolo credevi di fare?!>>
<<Proteggerti ovviamente! Che altro sennò?>> Mi rabbuiai e non risposi nemmeno. Presi per il polso il ragazzo aggredito e uscii dalla stanza trascinandolo dietro. Arrivai alla mia unità con ancora lui dietro.
<<Perché ti mandano?>> Chiesi schietta fissandolo nei suoi occhi volpeschi.
Rimase zitto e la cosa mi fece ribollire di più di rabbia. Mi girai contro il primo muro che mi capitò e tirai un pugno. Mi feci male ma cercai di guarire le piccole sbucciature sulle nocche.
<<Forse perché non sono così male come tutti credevano. O forse perché so molte cose su di te, Bruinen.>> Parlò lentamente, come io lentamente mi girai su me stessa per guardarlo incredula.
<<Cosa cazzo hai detto?!>> Lo presi per il collo e lo alzai. I miei occhi erano più neri della pece. Digrignai i denti come il lupo che ero e lo lasciai cadere con un tonfo.
<<Lascia perdere ed esci immediatamente da qui.>> Gli indicai la porta con il dito e non lo guardai in faccia mentre usciva.
<<Magari dovresti chiederti il perché ti osservo, no?>> Azzardò prima di uscire definitavemente dalla mia stanza.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Preparativi ***


Capitolo 6: Preparativi.


Il viaggio sarebbe iniziato da lì a pochi giorni. Il tempo necessario per prendere gli strumenti, le mappe e creare strategie. Per arrivare al tunnel, bisognava passare la foresta Antica, abitata da esseri a forma di alberi, che si spostavano e che parlavano tra loro. Se non gli stavi simpatico ti attaccavano pure!
I turni di guardia erano obbligatori. Avevamo tutti opinioni diverse. Essendo in cinque, uno sicuramente sarebbe stato a dormire sempre. Era inevitabile. Io optavo per lasciare a riposo Ryan. Era piccolo e non ancora allenato come noi.
Michele insisteva che Zoey, sì LEI, doveva stare ferma. Poverina era l’unica vera elfa. Sosteneva. Più continuava, più la mia rabbia cresceva. Son stata zitta tutto il tempo con i pugni serrati. Se avessi parlato o aperto le mani, Mich si sarebbe trovato dentro il muro.
<<Tu cosa ne pensi, Bri?>>
<<Ma guarda! Ora ti ricordi che esisto! Bravo. Davvero. Oh ma aspetta, io non sono un‘elfa, vero? Grazie per ricordarmi che non faccio parte di nessuna specie!>>
Me ne andai nascondendo le lacrime che mi erano piombate negl'occhi. Tornai ancora in camera, convinta che, oramai, da lì non sarei più uscita.
Ma nell’andarmene sentii Riri, il mio adorato fratellino, proteggermi. L’unico pensiero felice, l’unica persona che davvero teneva a me.
Qualcuno bussò alla porta. Non risposi. Non volevo vedere assolutamente nessuno.
<<So che sei lì dentro>>  La voce di Esteban mi arrivò, nonostante la porta chiusa. 
<<Posso entrare?>>  Mi alzai dal letto e, lentamente, andai alla porta per aprirgli. Lui entrò, senza dire nulla, e si tirò su gli occhiali.
<<Ti ho vista correre per i corridoi. Non avevi una riunione per l’impresa?>> Lui, quindi, non aveva sentito nulla. Non capiva dov’era il problema.
Andai a letto, seduta sul bordo, ed incominciai a piangere. Tutta la rabbia, la tristezza e la frustrazione uscirono, finalmente. Esteban mi abbracciò, come un vero padre, e piansi contro la sua spalla. Non so per quanto tempo piansi. Ma mi sentii subito meglio.
<< Grazie Esteban. Davvero. Non sai quanto mi hai aiutata>> Mi sorrise, mi diede un bacio sulla testa e se andò.
Chiuse la porta e lo sentii parlare con qualcuno, ma non sapevo chi. Dopo che i passi del vampiro non furono più udibili anche per me, la persona misteriosa entrò.
Sorpresa delle sorprese, era proprio Zoey, l’elfa perfetta, unica e inimitabile.
Che ci faceva lì? Voleva infierire maggiormente?
La guardai con astio. Non sopportavo nemmeno guardarla in viso. Da quando era arrivata era andato tutto a rotoli. La mia nuova vita lì dentro. Il mio rapporto con Michele. La squadra. Ryan molte volte era come se si incantava su di lei e faceva cose che lo mandavano nei casini.
A lei attribuivo la colpa di tutto. E con lei non volevo niente avere a che fare.
A quanto pareva, però, mi sbagliavo.
Rimase sulla soglia dell’unità, con i capelli che le ricadevano su una spalla. Indossava un vestitino con delle roselline. In quel momento pensai che non era consono al luogo e alla situazione. Ma mi ripresi subito. Non dovevo farmi distrarre dalla sua bellezza.
Mi alzai dal letto con uno scatto e con i pugni serrati. Se voleva farmi arrabbiare, ci stava riuscendo. Ma non gliel’avrei data vinta. Avrei parlato con calma, senza gesticolare o alzare le mani.
<< Cosa ci fai qua? E’ ancora camera mia, esci. Adesso.>> Parlai con tranquillità infinita e senza nessuna inflessione della voce. Opaca. Ecco com’ero.
I suoi occhi sembrarono spalancarsi per un secondo, per poi tornare della loro grandezza normale. Continuò a rimanere zitta, ferma davanti alla mia camera.
<< Ti hanno mangiato la lingua? O per caso non capisci? Ti ho detto di sparire. >> Ancora quella calma gelida era dentro di me. Questa volta aprì la bocca per parlare.
<< Devi tornare di là. Il tuo amico e Michele si stanno menando.>> Mi guardò e ricambiai lo sguardo con un’alzata di un sopracciglio. Prima che potessi risponderle, aggiunse
<< Litigano per te>>

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Promesse minacciose. ***


Capitolo 7: Promesse minacciose.

 

Non aspettai Zoey. Corsi verso la stanza dalla quale ero appena scappata.
Vidi Michele a terra e lo kitsune che torreggiava su di lui. Lui aveva solo un po' di sangue che gli usciva dal labbro. Quello messo peggio era Michele: aveva un occhio chiuso e già gonfio e del sangue che gli usciva dal naso e da una tempia.
Rimasi paralizzata sulla soglia. Erano dei pazzi. Degli stupidi a ridursi così prima della partenza.
La mia bocca era pressochè spalancata. Non so il motivo, ma entrambi girarono la testa verso di me contemporaneamente. Smisero di 'lottare' per fissarmi.
<<Smettela>> Sussurrai mentre loro riprendevano il litigio.

<<Smettela>> Ripetei più forte senza successo.
<< Adesso basta!>> Questa volta la mia voce era molto più forte. Non smisero comunque, ma io ebbi la forza di muovermi e mettermi fra di loro, cercando di bloccarli. Mi arrivarono un calcio nella gamba e un pugno in guancia, ma rimasi zitta.
Misi una mano sulla spalla di entrabi ed essi caddero a
terra in ginocchio.
<< Che cazzo credete di fare, eh?! Dobbiamo partire tra qualche giorno! Siete solo dei bambini!>> Urlai contro di loro minacciosa e arrabbiata. Non sopportavo più tutta quella situazione.
Mi resi conto in quel momento di Riri all'angolo, con gli occhi spalancati.
<< Cucciolo, stai bene?>> Mi avvicinai a lui e lo presi in braccio. Cercai di calmarlo e, nell'uscire, mandai un'occhiataccia ai due come a dire 'Non finisce qui'.
Feci in poco tempo: lasciai Ryan con Zoey e tornai dai due stupidi.
<<Ebbene? Spiegatemi, perchè non riesco a capire, davvero.>> Misi le braccia incrociate sotto il seno e li fissai. La porta della stanza chiusa dietro di noi.
<< Lui... Ti ha fatto scappare così. Non capisce come tu stia. Dovevo dargli una lezione.>> Il kitsune, Yu, era convinto delle sue parole. Glielo si leggeva negli occhi.
<< Cosa credi?! Anche io avrei voluto prenderlo a botte, ma non si può. Non adesso che dobbiamo partire. La missione è pericolosa, non servono feriti.>> Lo guardai e tornai con l'attenzione su Michele.
Le sue ferite non erano gravi, ma sicuramente dovevano venir curate. Per l'occhio non potevo farci nulla. Per la tempia, sì. Portai una mano sulla ferita che si trasferì sulla mia, di tempia. Qualche secondo e non avevo più il segno.
<<L'occhio ti rimarrà nero per un po' di giorni. Anche se devo dire che ti sta bene.>> Dissi fredda e mi alzai per andare da Yu. Posai un dito sul labbro che guarì all'istante, nella stessa modalità di Michele.
<< Non devi fare queste cose, lo sai.>> Mich si stava alzando lentamente mentre parlava.
<< Oh, non ti preoccupare! Vai da Zoey, la povera elfa.>> Quasi gli ringhiai contro, dando le spalle allo spirito della foresta, rimanendo con gli occhi chiusi davanti al kitsune. Quest'ultimo, credendo che io non me ne andassi per stare con lui,
alzò una mano per metterla sul mio fianco. La mia occhiataccia gli fece cambiare idea.
<< Devo andare da Riri. Se litigate ancora, la prossima volta vi uccido. Non scherzo.>> Con questa minaccia uscii dalla stanza, sbattendo la porta, e andai da Ryan.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Qualcosa di nuovo? ***


Capitolo 8: Qualcosa di nuovo?


Ryan era stretto a Zoey a singhiozzare. L’elfa era in panico perché non sapeva che fare.
<<Il tuo caro Mich ha bisogno delle tue cure amorose>> Esordii acida mentre prendevo il lupacchiotto tra le mie braccia. Feci segno all’elfa di andarsene.
<< Oh Ryan, stai bene, vero?>> Ero preoccupatissima. I suoi occhi terrorizzati di prima non mi erano passati inosservati.
<<Sì, sto bene…  Perché si picchiavano?>> Era così piccolo lui. Non credeva ancora che qualcuno potesse litigare per delle parole.
<<Per me. Stavano litigando per me, cucciolo>> Lo guardai e gli asciugai le lacrime. La confusione era palese sul suo visino.
<< E’ tutto così difficile… Ti amano entrambi? E poi saremo una famiglia?>> Era così contento, euforico all’idea di avere una nuova famiglia. Come potevo rovignargli tutto? Sarei stata una persona orribile.
<<Sì, una famiglia…>> Sussurrai tra me e me, stringendolo al mio petto.
<<Ora dormi, piccolo lupo. Devi essere in forze per il viaggio!>> Cercai di essere il più naturale possibile. Lo sistemai sotto le coperte e, dopo un bacio in fronte, chiusi lentamente la porta dell’unità del ragazzino. Tornai nel mio appartamento e mi buttai sul letto, sperando che la giornata finisse presto. E così fu.
                                                                                           
Mi addormentai  e al mio risveglio c’era Rhod, con la sua luce verdognola, a guardarmi dormire.
<<Hai un cuore strano!>> Esordì, piegando la testa di lato.
<<Buon giorno anche a te, eh! Mi fa piacere avere un’amica cara come te.>> Ero ironica mentre mi sedevo e mi stiracchiavo tutti i muscoli nel letto.
<<Come mai qua?>> chiesi curiosa dopo uno sbadiglio.
<<Ti volevo chiamare, sotto “ordine” di Yu, ma stavi dormendo e non ho avuto coraggio di svegliarti… E ti ho osservata>> Alzò le spalle come se nulla fosse e guardò fuori dalla finestra.
<<Il tuo cuore è affascinante… Funzione senza energia… Fantastico!>> Bisbigliò fra sé e sé la fata, poi scosse la testa e tornò in sé.
<< Sai , credo che questo viaggio vi riserverà molte sorprese. Beh, prepara le valigie che domani si parte!>>  E poi scomparve in un POP verde, lasciando odore di rose per la stanza.
Andai a farmi una doccia, mi vestii. Mangiai una mela per colazione e, infine, uscii dall’unità. Non sapevo nemmeno dove ero diretta, forse  dal direttore Igor per le ultimo informazioni prima della partenza… Ma mi scontrai con il mio “ammiratore”.
<< Buon giorno, Bruinen. Dormito bene?>> Il suo sorriso quasi mi acciecò.
<< Si bene, ma non si può dire altrettanto del risveglio.>> Cercai di superarlo , per evitarlo, ma Yu mi prese per un polso.
<<Che vuoi?! Pedinarmi ancora?!>> Sbottai liberandomi dalla stretta e quasi digrignai i denti.
<<Lo scoprirai. Devo proteggerti. Sei importante tu!>> Una sua mano si podò sul mio viso.
<< Importante per gli idioti. Sono solo una cretina senza passato. E senza futuro. Per favore, lasciami>> Quasi lo implorai di lasciarmi andare. Lo guardai negli occhi, lui fece altrettanto e si avvicinò. Mi baciò la fronte e mi lasciò, andando nella sua direzione. Lo guardai con le braccia lungo i fianchi e la bocca semiaperta, dalla quale, però, non uscì nulla.
 
Rimasi lì finchè non lo vidi più, e decisi che era ora di fare le valigie per il viaggio. Volevo scoprire chi ero, ora più che mai, e là, nella Valle degli Elfi, ci sarebbero state le mie risposte.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Parole e ricordi. ***


Capitolo 9: Parole e ricordi.


La sveglia decretò ufficialmente l’inizio di quel fatidico giorno. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, ma mi sentivo più riposata e calma del solito.
Lo zaino era sulla sedia della scrivania e lo tenevo d’occhio da molte ore oramai, sperando e temendo allo stesso tempo che gli succedesse qualcosa. Avevo un brutto presentimento siu tutta quella storia.
Sulla scrivania, abbandonati, vi erano ancora quei fogli che Esteban mi aveva procurato. Mi alzai e, quasi a rallentatore, mi avvicinai a essi per leggerli. Stavo sudando freddo, ma perché?
Adesso le mie mani erano sulla scrivania e quasi la mia mente urlava: “Stai lontana!” Non l’ascoltai e mi sporsi un po’ per scorgere le parole scritte li sopra. Alcune di esse catturarono la mia attenzione, ma di colpo qualcuno bussò alla porta.
Saltai in aria per lo spavento. Dopo aver ripreso il respiro regolare, andai alla porta per aprire. Ma chi poteva essere? A quell’ora poi! Di solito ero quella mattiniera e l’ora era dalla mia parte. Le 5.30 del mattino, e fuori c’era pure nuvolo!
Con calma, mi avviai alla porta, con idosso solo una maglia lunga. Appeso alla testata del letto, vi era un maglioncino. Lo indossai al volo e aprii la porta.
Mi si presentarono davanti due occhi verdi e capelli neri: Michele. L’occhio destro era nero, ma non si notava molto.
<< Tranquillo, l’occhio nero non stona!>> Stavo per richiudere la porta, ma il suo piede me lo impedii.
<< Aspetta Bri. Perché fai così?>> La sua voce era triste, come la sua espressione.
<< Hai anche il coraggio di chiedermelo?! Sei proprio patetico>> Gli urlai contro per poi sbattergli forta la porta in faccia. Lo sentii ancora bussare alla, e mi appoggiai al muro con la schiena.
Cosa dovevo fare con lui? Non riusciva a capire quanto mi faceva soffrire. Non capiva quanto io soffrivo per lui, per i suoi occhi, nel vederlo con quell’occhio nero…
Dovevo dimenticarlo e quel viaggio doveva essere la mia prima prova. Stargli lontana, rivolgergli la parola solo quando fosse stato necessario.
Convinta di quel che pensai, mi preparai per la partenza. Indossai la divisa, composta da una canotta bianca, pantaloni lunghi militari e una felpa della stessa fantasia. Alla vita portavo una cintura con varie fodere per i miei due coltelli e per qualche strumento ninja, come i shuriken, e un passante per la corda. Non si poteva mai sapere in quei viaggi.
Presi al volo lo zaino, con dentro qualche borraccia e dei cibi leggeri da portare ma che rimpivano, indossai il cappuccio e rividi ancora quelle parole sui fogli maledetti.
Di colpo il mio incubo tornò alla mente. Rimasi un attimo bloccata alla scrivania, poi corsi verso la porta e me la chiusi alle spalle insieme alla mia unità. “Strage”, “guerra” erano solo delle sue parole che continuavano a girarmi per la testa insieme al mio incubo.
Mi imposi di restare tranquilla durante tutto il tragitto per arrivare al luogo di ritrovo. Eravamo solo io e Michele. Entrambi in silenzio. Quella era solo la calma prima della tempesta. Il mio istinto continuava a inviarmi crampi allo stomaco, sicuramente non un buon segno, ma lottai contro la voglia di tornare nel letto caldo.
Presi un lungo respiro e chiamai il nostro trasporto. I sentieri delle Fate.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: La partenza. ***


Capitolo10: La partenza.

Io e Michele restammo soli per ancora molti minuti, durante i quali il silenzio regnò sovrano. Sapevo di riuscire a compiere il mio obbiettivo, e questa era la prima di tante prove.
Sapevo anche di averla superata solo quando arrivò Zoey e tutta la sua bellezza. La guardai.  Aveva dei pantaloncini e una maglietta. Le unghie fatte nuove e i capelli raccolti in una pettinatura. Ma cosa credeva di fare? Anzi dove credeva di andare?!
<<Buon giorno!>> Squillò con la sua voce irritante. Non sarebbe stato un giorno leggero per me, no. Risposi con un “‘giorno”  grugnito e tornai nel mio silenzio.
Cosa prevedibilissima, lei si fiondò tra le braccia del ragazzo, che a sua volta fissava me. Che avesse capito il motivo del mio silenzio? Non me ne importava e tornai a guardare le nuvole minacciose. Speravo solo che il tempo in Irlanda fosse migliore.
Dopo pochi minuti arrivò anche Yu, che come saluto fece un gesto con il capo. Subito dietro, c’era Ryan con uno zaino grande quasi quanto lui.
<<Ciao Riri! Dammi qua>> Lo salutai con un bacio sulla guancia e in quel momento sorrisi felice.  Stavo per prendergli lo zaino, ma mi fermò.
<<Buon giorno, sorellona!>> Ricambiò il bacio, mettendo una sua mano sulla mia. Avevo capito e allontanai la mia mano.
<< Sei una ragazza, e non voglio affaticarti. Tu sei importante per questa missione, quindi dai a me il tuo zaino.>> Quel piccolo discorso mi rese orgogliosa di lui, così tanto che ebbi le lacrime agli occhi. Lo abbracciai a me, ma il mio zaino lo tenni io.
<<Vuol dire che gli ho insegnato bene, se reagisci così>> Yu si avvicinò a noi, anche lui con la divisa da caccia.
<<Non dovresti pensare di essere l’ultima ruota del carro. Quei due là non so quanto resisterebbero, senza voi due>> Era serio e mi appoggiò una mano sulla spalla. Forse quel contatto mi rincuorò più delle parole. Annuii, anche se non ero d’accordo, e constatai che c’eravamo tutti. Toccava a me chiamare il passaggio.
<<Rhodos!>> Chiamai, con voce forte e ferma, la mia amica. Ella si materializzò quasi subito e mi sorrise.
<< Faremo due viaggi. Io, Yu e Ryan e poi la coppietta felice laggiù>> Informai la fata dei nostri piani. Mich e Zoey erano distanti e non ascoltarono.
Presi in braccio Ryan e porsi la mani a Rhod. Dall’altro lato della fata c’era il kitsune.
<<Rhod, portaci alla Foresta Antica>> E scomparimmo tutti e quattro nella porta buia di fronte a noi.
<<Certo Bru. Con piacere>> La fata sorrise e l’ultimo briciolo di luce scomparve alle nostre spalle. Davanti a noi solo nero e buio. L’unica lieve luce veniva da Rhod, che permetteva a malapena di guardarci in faccia. Riri era stretto a me come un koala, e io stringevo la mano della mia amica. Camminavamo nel vuoto senza apparente rotta. La cosa mi metteva i brividi.
Di punto in bianco, una luce acciecò tutti, tranne la nostra guida. Eravamo arrivati finalmente in Irlanda.
Che la missione abbia inizio!
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: La Foresta Antica. ***


Capitolo 11: La Foresta Antica.


Il tempo là in Irlanda era nuvoloso, come alla nostra partenza dalla base, ma era molto più caldo. Alzai solo le maniche della felpa, dopo aver messo Ryan e il suo zaino a terra. Yu restava tranquillo con la maglia a mezze maniche.
Dopo pochi secondi, arrivarono anche Zoey e Mich. Lui era impassibile, lei aveva dipinta in faccia un’espressione di disgusto.
<< Che razza di posto è?! E questa puzza? Me ne torno a casa!>> La sua voce da schizzinosa mi dava sui nervi.
<<Nessuno ti ha chiesto niente. Ora taci. Altrimenti, se non ti uccidono gli alberi, lo faccio io. E con piacere.>> Nemmeno la guardai ma la mia voce fece accapponare la pelle a tutti, pure al kitsune.
L’elfa borbottò qualcosa, che si avvicinava molto a un “Maleducata”, e poi non disse una parola. Cosa fantastica, finchè Michele non mi si avvicinò.
<<Non avevi il diritto di parlarle così. Sai com’è fatta…>> Lo bloccai a metà frase. Sapevo già la storia.
<<Facciamo una bellissima cosa. Tu e la tua protetta state qua a fare le vostre porcate sdolcinate. Noi altri, invece, andiamo in missione.>> Non volevo repliche. O Zoey se ne stava buona insieme a Michele, o li avrei lasciati indietro senza rimpianti. Yu, almeno, ebbe la buona idea di non intromettersi.
Ci fermammo tutti e cinque davanti all’entrata della foresta, con i piedi nel pantano. Dovevo ammettere che nemmeno a me piaceva quel posto.
<<Allora, una volta entrati qua dentro, non dobbiamo parlare, se non per necessità. E nemmeno urli e commenti.>> Mi ero girata a parlare, come un capitano al suo esercito. Ma, all’ultimo pezzo di frase, puntai gli occhi in quelli dell’elfa. Ella roteò gli occhi e sbuffò.
<< Nessun rumore, intesi? Qua dentro, gli alberi hanno orecchie, gambe e braccia. Tutti insieme uniti, mai separati. Io e Riri andremo avanti come lupi. Cercheremo la via, voi ci dovete stare dietro.  Non ci sarà mai una stessa strada per due volte. Confido nel vostro buon senso.>> Finito tutto questo discorso, feci una dimostrazione su come gli alberi si muovessero: raccolsi un sasso abbastanza grande e lo scagliai dentro la foresta. Appena il sasso cascò a terra e produsse rumore, le chiome degli alberi incominciarono a muoversi.
<<Questo intendevo. Ora che sapete ciò che dovete, possiamo entrare.>> Io e Ryan dovevamo trasformarci. Se l’avessimo fatto con i vestiti addosso, essi si sarebbero rotti. Così ci spogliammo dietro un fascio di giunchi. Mettemmo via gli abiti da caccia negli zaini, e uscimmo trasformati in lupi.
Eravamo più grandi dei nostri simili, più silenziosi anche. Capivamo poco di quello che dicevano gli altri, ma tra noi bastava un’occhiata. Decidemmo di dare gli zaini a Yu, dopo lo avrei ringraziato, e poi ci addentrammo nel bosco, senza emettere rumore.
Eravamo distanti ma sempre a portata d’occhio. Il kitsune era dietro di noi, sembrava volteggiasse, e così anche Michele, se non avesse dovuto aiutare Zoey ad ogni ramo caduto o ad ogni discesa.
Avevamo anche fiutato la scia del tunnel-entrata al paese degli elfi. Non potevamo aspettare gli altri. Sarebbe potuta saprire!
Dopo essere stata certa che era tardi e che la scia non sarebbe scappata, tornai umana insieme a Ryan e, dopo esserci vestiti, ci accampammo in una piccola radura temporanea.
Mettemmo le tende ed accendemmo un piccolo fuoco. Solo Zoey e Ryan mangiarono. L’unico rumore era lo scoppiettio del fuoco.
Dopo che tutti ebbero finito di mangiare, Zoey per ultima, iniziarono i turni di guardia. Erano due ed entrambi erano seguiti da due di noi. Prima io e Yu, poi Michele e Zoey. Ryan avrebbe dormito.
Gli altri entrarono nelle tende in silenzio, e io e Yu spegnemmo il fuoco. Il kitsune rimase lì vicino, io mi arrampicai su un albero e non rivolsi la parola a nessuno. Solo il mio sguardo era rivolto alla luna.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: La rivolta degli alberi. ***


Capitolo 12: La rivolta degli alberi.


Durante il mio turno, qualche pianta in lontanza si mosse. Ma nient’altro. A metà della notte ci demmo il cambio e entrai in tenda con Ryan, profondamente addormentato. Yu sarebbe rimasto da solo.
Sentendomi un po in colpa per come l’avevo trattato, entrai nella tenda del kitsune silenziosamente. Era sveglio e mi guardava sorpreso. Mi sedetti di fianco a lui e gli sorrisi.
<<Scusa.>> Gli sussurrai piano, abbassando gli occhi. Una sua mano entrò nella mia visuale e mi sollevò il viso, in modo che lo guardassi ancora negli occhi. Aveva un sorriso dolce sulle labbra, la cosa mi sorprese.
I nostri sguardi passavano dagli occhi alle labbra e viceversa. E nel frattempo lui si avvicinava a me, e le intenzioni erano chiare a entrambi.
Ma un urlo rovinò tutto. Sbattei le palpebre e uscii di corsa, trovandomi Zoey che urlava contro un piccolo serprente, terrorizzato a sua volta.
<<Aiuto! C’è una bestiaccia schifosa che vuole farmi del male!>> Continuava in preda al panico. Dovevo fermarla, anche se era fin troppo tardi. Presi la rincorsa e la placcai, facendole battere la testa.
<<Sei una cogliona! Adesso questi ci faranno a polpette!>> sibilai, tentando di non metterle le mani al collo e ucciderla.
Mi alzai, fissandola quasi a penetrarla, a un ramo mi colpì in piena pancia. Tutta l’aria che avevo nei polmoni mi uscì e rimasi senza fiato, mentre cercavo di stare aggrappata al ramo indemoniato.
Sotto di me Yu e Michele cercavano di tagliare il tronco. Cattiva, cattiva idea. L’albero si incazzò  ancor di più e la mia presa cedett, volai per qualche metro e poi atterrai sbattendo la testa contro una seconda pianta, per mia fortuna non animata.
 
Poi non so cosa successe. Forse svenii, perché mi svegliai in una tenda, con Zoey incolume ma terrorizzata.
<<Che cazzo ci fai qua?! Dobbiamo aiutare gli altri!>> Sbottai, alzandomi con un lieve giramento di testa.
<<Spero che ti uccidano, Zoey. Sei solo un peso a tutti qua!>> Rimase impassibile, guardando davanti a se, e non disse una parola. Non avevo altro tempo da perdere.
Uscii e guardai la situazione. Ryan era sottoforma di lupo e gli altri due erano alle prese con un albero. Alle loro spalle se ne presentò un altro.
Corsi verso il cuore della battaglia e oresi un coltello dalla fodera. Tagliai di netto un ramo che stava per colpire Mich.
<<Mi devi un favore!>> Risi nel saltare un ramo basso. Con la coda dell’occhio vidi una buca nel terreno e mi venne un’idea.
<< Tutti in quella buca, presto!>> Urlai sopra al casino della battaglia per farmi sentire, e indicai la direzione del rifugio. Ryan fu il primo a raggiungerla, poi Yu. Rimanemmo fuori io e Michele.
<<Le tengo io, entra tu! E curami Ryan!>> Non guardai il ragazzo e evitai altri colpi da parte delle piante.
<<Zoey è nella tenda! Vado a prenderla. Tu stai con gli altri!>> Era proprio convinto lo spirito della foresta. Erano cazzi suoi, pensai indietrggiando verso la buca. Vi entrai e feci nascondere i due nei punti più bui. Poi presi un mano due pietre e un rametto e cercai di accendere un fuoco.
Il bastoncino era infuocato e lo lanciai fuori, creando un piccolo incendio.
<<Spero solo che Mich si salvi.>> Mi rivolsi agli altri due con un sospiro.
<<E Zoey?>> La voce di Yu arrivò dal buio, seguita da un ringhio di Ryan.
<<Lei per me non esiste più.>> Dissi con voce fredda, guardando le fiamme contro il cielo stellato.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Il giorno dopo ***


Capitolo 13: Il giorno dopo.

Passammo il resto della notte nella buca, illuminati dalla luce delle fiamme. Ryan era tornato umano e gli avevo dato la mia felpa per coprirsi. Avendo ancora freddo, lo abbracciai.
Ad un certo punto, anche il mio corpo fu stretto tra le braccia di Yu. Girai il volto e gli sorrisi dolcemente. Mi appoggiai a lui e passammo quelle che sembrarono  ore in quella posizione.
Quando l’incendio finì, uscimmo dal rifugio, illuminati dal sole. Ci dirigemmo verso la radura della sera prima. Intorno a noi solo sterpaglie, erba e legna bruciate, e poi ecco le nostre cose. Una tenda era bruciata, le altre erano sopravvissute. Così anche per gli zaini.
Presi il mio un po’ bruciacchiato e trovai un coltello che avevo perso nel combattimento sotto a delle ceneri.
Zoey e Michele erano scomparsi. E così, malgrado il mio odio verso l’elfa, incominciammo a chiamare i loro nomi. Nessuna risposta.
Sospirai e guardai gli altri, tutte espressioni tristi dipinte sui nostri visi. Abbracciai Riri, sull’orlo di un pianto, e guardai Yu.
<<Ryan, non sono morti. Si saranno nascosti da qualche parte e non ci sentiranno>> Yu parlò al mio fratellino con calma. Gli posò una mano sulla spalla e sorrise.
<< Che ne dici se torni lupo? Soffrirai meno il freddo e ci farai strada>> Lo incoraggiai. Annuì e si tolse la felpa, che legai alla vita dopo che me l’ebbe passata. Un bellissimo lupo nero si materializzò davanti a noi. Gli diedi un abbraccio e incominciammo il nostro viaggio verso la valle degli Elfi.
 
Ci guardammo sempre intorno, nel caso di un attacco o di vedere Mich e Zoey. La foresta era stranamente calmissima.
Facemmo una pausa sedendoci su un tronco caduto e mangiammo una barretta tutti e tre. Ma dei passi alle mie spalle mi misero in all’erta.
Presi in mano un shuriken, pronta a scagliarlo. Mi girai di scatto, presi la mira, infallibile, e… mi fermai prima di lanciare.
Erano i due dispersi. Zoey, con ancora la faccia terrorizzata e schifiata, e Mich, ferito sulle braccia per colpa dell’elfa, pensai.
Feci un sorriso tirato e rimasi zitta. Yu si mise al mio fianco a fissare lo spirito della foresta, mentre  Ryan si fiondò da lui felice.
La situazione era pesante e imbarazzante e ruppi io il ghiaccio.
<<Peccato. Mi è andata male, potevo sperare di non vederla mai più!>> Schioccai la lingua e mi girai a mettere via le cose.
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Ripresi a camminare seguita da Yu e mio fratello.
<<Facci riposare almeno!>> Protestò Michele.
<<La prossima volta impari a fare l’eroe>> Risposi ferma, continuando ad allontanarmi. Non riuscivo a sopportarli più. Speravo che si sarebbero ripersi.
Sfortunatamente, ci seguirono. Sbuffai e presi la mano a Yu con la mia. Lo guardai e gli sorrisi. Ricambiò il sorriso e strinse la presa.
Continuammo il resto del tragitto così, con Ryan sotto forma si lupo a farci da guida. Anche se di spalle, potevo benissimo sentire che Mich ribolliva di rabbia e gelosia per la mia stretta di mano con Yu. In quel momento tornai a guardarlo sorridente. Meno male che Igor lo aveva aggiunto a noi…
<< Come mai il direttore ti ha aggiunto a noi?>> Domandai curiosa. Alla fine la nostra squadra era composta da quattro membri, non cinque.
<<E’ stato molto sul vago… Solo mi ha detto di proteggerti, anche se poteva risparmiarsi di dirlo, l’avrei fatto in qualsiasi caso>> Mi guardò negli occhi e fece un sorriso sbilenco, di quelli sexy e ribelli che fanno cadere tutte le ragazze.
<< Come ti ho detto, non mi piace quando qualcuno ci prova spudoratamente con me.>> Gli ricordai ridendo e poi tornai a guardare dritto davanti a me.
Ryan cercava di attirare la nostra attenzione. E la mia la catturò completamente. Eravamo arrivati.
Aveva trovato il tunnel.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: E' forse amore? ***


Capitolo 14: E’ forse amore?

 
Il tunnel non era come me l'ero immaginato. Credevo fosse, non so, un buco in una pianta, o un’insenatura tra le rocce. Invece era una porta di legno contro una parete di terra. Nulla di che, infatti ero delusa. Non dovevo farmi prendere dalle emozioni, così, dopo un sospiro, mi sedetti per terra all’indiana e guardai il cielo.
<<Suppongo che ora siamo arrivati. Basta passarlo e parlare con qualche anziano>> Sollevai le spalle e Yu mi posò una mano sulla spalla.
<< Passiamo qua la notte, Bri. Là ci andremo domani, il buio sta per arrivare.>> Mi disse dolcemente e si sedette vicino a me. Il nostro sguardo fu disturbato da Mich e la sua “tosse”.
<< Che vuoi Michele?>> Dissi quasi esasperata da quel suo comportamento infantile e sciocco. Non poteva pretendere che io gli restassi “fedele” quando lui si faceva altre ragazze.
<<Le tende, dobbiamo montarle>> Mi fissò negli occhi.
<< Bene, montate le vostre. Io resto sotto le stelle>> Ero fredda come un cubetto di ghiaccio. Risultare buona e gentile non mi sarebbe più importato. E così, in effetti, fecero. Ryan, tornato umano durante i nostri scambi di battute, Zoey e Mich. Yu prese il suo sacco a pelo e lo posizionò vicino al mio, già steso sull’erba muschiosa del bosco.
<< Così è più semplice fare la guardia>> Disse come spiegazione al mio sguardo. Non ero sorpresa, o forse un po’ si, ma ero pure felice.
<< Si, certo. Ovvio>> Dissi presa di contropiede e tornai a guardare il cielo che si tingeva di arancione e di viola. Era meraviglioso il tramonto da quelle parti.

La notte arrivò prima di quanto pensassi e con lei anche il sonno e la tensione provati in quei due giorni. Piombai addormentata subito appena mi sdraiai e per quella notte nessun sogno mi fece compagnia.
Mi svegliai prima di tutti gli altri, come sempre, e mi trovai una coperta addosso. Sbadigliando vidi un’ombra muoversi silenziosa. Senza pensarci due volte, scattai in piedi e presi un mio coltello, pronta alla lotta. Ma quando riuscii a vedere meglio era Yu che faceva la guardia.
<< Buongiorno bella addormentata>> Il suo sorriso era sereno e dolce con me. Lo guardai di sbieco, di colpo infatti le sue vecchie parole mi tornarono alla mente. Lui mi stava seguendo e poteva fingere da un momento all’altro.
<< Ciao>> Cercai di essere il più naturale possibile.
<<Sei stato tu a mettermi la coperta addosso stanotte?>> chiesi curiosa di sapere, mentre il resto di noi era ancora nel mondo dei sogni.
<<No, son stato io. Durante il mio turno di guardia… Ho visto che stavi tremando dal freddo e io avevo una coperta in più.. Così ho pensato che ne avessi bisogno>> Michele uscii silenziosamente dalla sua tenda.
<<Magari, questa volta, lui voleva prendersi i miei meriti>> Gli inviò una frecciatina, che Yu fece cadere, ignorandola.
<< Dovrei ringraziarti allora. E questa torna al suo proprietario>> dissi brusca, prendendo e lanciandogli la coperta. Stava facendo il rufiano e , se avessi potuto, l’avrei appeso all’albero e lasciato lì.
<<Ma non fare più nulla per me, se non ti viene dal cuore. Cosa che dubito fortemente>> Mi girai e incominciai a camminare verso un gruppetto di alberi per andare a prendere dell’acqua e lavarmi il viso.
Tornai con una brocca d’acqua e con il viso pulito. Vidi, non con piacere, che Zoey era già la cozza di Michele, sempre con quella sua stupida faccia da schiaffi. La ignorai come se nulla fosse.
<< Mangiamo qualcosa e entriamo nel tunnel. Di là vi è il popolo degli Elfi, qualcuno troveremo per parlare>> Dissi ciò che era ovvio a tutti e presi dal mio zaino una barretta energetica, non avevo bisogno di molto dopo una notte di dolce sonno.
Dopo aver finito tutto, e preso le nostre cose, ci mettemmo in fila indiana davanti alla porta. Presi un profondo respiro e aprii la porta. Davanti a noi solo il buio, rischiarato dalla luce che entrava dalla porta aperta.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: La città dietro il tunnel. ***


Capitolo 15: La città dietro il tunnel.

<<Attenti non sappiamo cosa possiamo trovare!>> Dissi a tutti prima di mettere piede in quel corridoio lungo e buio come una notte senza luna.
E buio poteva significare molte cose, tra le quali la possibilità per Zoey e Mich di fare i piccioncini, scambiandosi baci e risolini. Per evitare un’incazzatura inutile, mi trasformai in lupo, non vergognandomi della mia nudità nel buio più assoluto. Ora ero un grosso lupo, mimetizzato con l’ambiente se non per gli occhi gialli.
E mentre incominciai il mio cammino per il tunnel, sentii una coda sfiorarmi il fianco. Guardai Ryan, umano con il mano il mio zainetto. Voltai il muso dall’altro lato e notai una bellissima volpe dalle sette code. Yu. Era tornato volpe e stava camminando al mio fianco. Nella mia mente sorrisi per quel gesto di solidarietà.
Sempre con una sola occhiata, feci salire in groppa Riri, che essendo un bambino di 11 anni, non era troppo pesante.
Il nostro passo –mio e di Yu- era più veloce rispetto a quello della coppietta felice, perciò l’unica cosa che facemmo era aspettarli alla fine del lungo tunnel che non sembrava finire più.
Una volta raggiunti, Mich aprì la porta e davanti a noi si stagliava un bellissimo prato verde, così luminoso da farci quasi male agli occhi. Ancora non me la sentivo di tornare umana, perciò davanti a quello spettacolo alzai ed abbassai le orecchie lupesche, segno che stavo ascoltando tutto e che ero sempre all’erta.
Davanti a noi vi era un arco, la porta che portava nella capitale del regno elfico, Naranta. Quest’arco non era particolarmente alto, o forse era solo la prospettiva. Noi eravamo sulla cima di una piccola altura, tutto poteva essere. Una forza dentro di me, mi diede l’istinto di prendere una grande rincorsa e saltare una sbarra tutta lavorata d’oro, che al sole aveva lo stesso colore dei miei occhi lupeschi.
Inspirai una grande boccata d’aria e incominciai a correre, sempre più forte, verso l’arco di Naranta. Un “no” urlato da Zoey non mi fermò e continuai a prendere la rincorsa fino a che non saltai.

Atterrai con grazia qualche metro dietro la barra d’oro. L’adrenalina del momento era passata e, sebbene in forma animale, avevo il fiatone. Tutti corsero da me, preoccupati. Sul mio muso doveva esserci un’espressione confusa, oltre la posizione leggermente spostata verso destra del mio capo. Fu Zoey a prendere la parola.
<<Non credo che tu sappia ciò che hai appena fatto.>> Si avvicinò a me e si accucciò per guardarmi negli occhi.
<<Tu hai superato quella barra con un balzo. Tu sei l’eroe che il nostro popolo stava aspettando da secoli.>>

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