The perfect seduction

di Nivalis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Fu Niall a vederlo per primo. Aveva approfittato della bella giornata di sole per andare a trovare la prozia Esther e ora stava tornando a casa in compagnia del piccolo Samuel che dormiva beatamente nel suo passeggino, cullato dai sassolini sul terreno e dal caldo sole, raro in quel periodo d’inverno.
Aveva scelto di passare dal cimitero per fare prima dato che si trovava proprio tra le due abitazioni, così se lo ritrovò davanti. Era intento a guardare le lapidi, le lapidi di famiglia che erano numerose in quel cimitero. Lo osservò attentamente cercando di intuire chi fosse ma non vide tratti famigliari in quel volto, vedeva solo un viso angelico incorniciato da ricci ribelli scuri e degli occhi verdi che facevano di quel ragazzo una bellezza particolare, di quelle che non si vedevano spesso in giro.
Probabilmente il riccio aveva sentito dei passi avvicinarsi a lui perché non appena gli fu più vicino alzò la testa e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi mettendo subito a suo agio il ragazzo biondo che gli sorrise a sua volta e lo raggiunse immediatamente mettendosi accanto.
Il riccio aspettò che gli fosse vicino, poi si girò a guardare di nuovo la lapide «mi affascina vedere date così vecchie sulle lapidi..»disse col sorriso sulle labbra intento a guardare ancora quei pezzi di marmo stranamente puliti e bianchi nonostante fossero evidentemente antichi. «beh questa è la parte vecchia del cimitero, la maggioranza delle tombe sono antiche»disse Niall in risposta al ragazzo, girandosi a sua volta a guardare quelle scritte sbiadite incise nel marmo. Sì, aveva proprio ragione, nonostante quello non fosse il posto più ospitale del mondo, vedere quelle date così vecchie aveva il suo fascino. Si perse a guardare una lapide poco più in su prima di sentire di nuovo il ragazzo parlare «ho visto che sono molti ad avere questo cognome, Tomlinson, tra queste lapidi antiche» «beh la mia famiglia è una delle più numerose di tutto il paese e si può dire che gran parte del cimitero ha questo cognome, circa tre quarti!»rispose di nuovo il biondino lasciando trasparire un certo grado di fierezza nella voce. La famiglia a cui apparteneva era la più famosa e numerosa in città ed era raro che qualcuno non la conoscesse.
Il riccio si girò a scrutarlo in viso. Aveva notato subito il viso sincero di quel ragazzo biondo e, seppur dispiacendosene in parte, aveva deciso di approfittarne per recuperare informazioni. A quanto pare però, quel giorno la fortuna era dalla sua parte, il ragazzo che aveva davanti faceva parte proprio della famiglia a cui era interessato e non lo avrebbe lasciato sfuggire facilmente.
«quindi anche tu sei un Tomlinson? »chiese, facendo uscire il biondo da uno stato di trans in cui era caduto, perdendosi a guardare le vecchie scritte. «Come? Io? No, diciamo che sono entrato in questa grande famiglia»disse il ragazzo ridacchiando «mia moglie è una Tomlinson, Alexandra Tomlinson precisamente..che sbadato non mi sono neanche presentato! Io mi chiamo Niall, Niall Horan»disse il biondo tutto d’un fiato così velocemente da far ridere l’altro ragazzo e finendo col porgergli la mano accompagnata da un altro sorriso sincero. «piacere Niall, io sono Harry Styles»rispose il riccio stringendo la mano a Niall. Quel ragazzo gli infondeva una strana tranquillità e fiducia come solo poche persone riescono a fare e quasi gli dispiaceva servirsi di lui..ma doveva farlo, doveva farlo per la sua famiglia.
«è la prima volta che ti vedo da queste parti. essendo un paese non grandissimo bene o male ci conosciamo tutti, soprattutto contando che la maggioranza fanno parte della famiglia..ti sei appena trasferito«in realtà avevo bisogno di un periodo di riposo, di svagarmi un po’ e distogliere la mente dalla grande città..io vengo da Londra e lì è tutto molto caotico..»fece un sospiro e chiuse gli occhi come ripassando a mente una parte imparata a memoria da tempo «volevo rilassarmi e ho deciso di fare un viaggetto restando però in zona, così ho preso la macchina e sono partito fino a ritrovarmi in questo posto magnifico» si guardò intorno pronunciando quelle parole, ammirando il paesaggio che lo circondava. Credeva davvero nelle parole che aveva appena pronunciato, era in quel posto da qualche giorno ormai e aveva passato tutto il tempo a girare il paese ammirando ogni singolo negozietto di specialità locali e non e si era stupito nel costatare che il centro commerciale più vicino fosse a chilometri di distanza da li. Possibile che un paese posseduto quasi interamente dai Tomlinson fosse a corto di centri commerciali? Scosse la testa liberandosi da quei pensieri «avevo intenzione di passare una settimana lontano da casa ma più vedo questo posto più mi convinco che passare un periodo un po’ più lungo qui non mi farebbe male».
Niall lo aveva ascoltato attentamente tutto il tempo. Quel ragazzo aveva un non so che di curioso e lui ne rimase particolarmente colpito. «dove alloggi Harry?» «per ora alloggio al Grosvenor Hotel, però penso che presto cercherò un lavoretto e una casa così da riuscire a fermarmi qui più tempo possibile» a quelle parole gli occhi del ragazzo biondo si accesero di uno strano scintillio che fino a poco prima non c’era, nonostante i suoi occhi fossero comunque molto vispi. «un lavoro dici? Forse posso aiutarti..mia moglie tra pochi giorni dovrà tornare al lavoro dopo il periodo di maternità, ma non sappiamo ancora a chi potremmo lasciare il piccolo Samuel..zia Esther si è offerta di accudirlo ma non vogliamo appesantirla con anche questo impegno..» s’interruppe di colpo non appena notò l’espressione confusa del ragazzo che aveva di fronte e fece una risata rendendosi conto che stava parlando fin troppo di particolari inutili. «quello che volevo dire» riprese «è che potresti venire a lavorare a casa mia a curare mio figlio! Certo il lavoro di babysitter è più femminile, ma sono sicuro che possa cavartela benissimo! Ovviamente prima devo parlarne con Alex e poi fartela conoscere..» si passò una mano fra i capelli con fare pensieroso rimanendo in silenzio per alcuni secondi «che ne dici di venire domani a casa mia? Così conosci personalmente Alexandra e lei può farsi un’idea di te, anche se così a pelle mi sembri una persona a posto» questo era una delle tante caratteristiche di quel ragazzo dai capelli biondi, aveva una strana fiducia per chiunque si trovasse davanti e che sembrava essere simpatica. Ancora una volta Harry lesse la sincerità nei suoi occhi e senza rendersi conto aveva già annuito e risposto con un sorriso e un flebile “sì” alla sua proposta. «perfetto allora adesso vado a casa e informo la mia dolce consorte che domani avremo visite! Casa nostra è l’ultima in fondo alla via, non ti puoi sbagliare! Ha una cancellata di legno tutta dipinta di bianco e la scritta in grande “Welcome” attaccata sul cancello».
Non c’erano dubbi, a Harry era bastata una semplice chiacchierata per capire che Niall era una di quelle persone che anche nelle giornate più oscure sapeva mettere il buonumore con la sua solarità.
Si salutarono con la solita stretta di mano, dopodiché andarono entrambi per la propria strada, Niall verso la propria dimora e Harry fuori dal cimitero, perdendosi ancora nell’ammirare il panorama che quella giornata di sole gli offriva alla vista. Fu un secondo e poi tirò fuori il cellulare tornando con la testa al suo obiettivo, ora doveva chiamare una persona. Compose il numero e si portò il cellulare all’orecchio aspettando di sentire dall’altra parte il “pronto” a lui molto famigliare che gli fece comparire un sorriso soddisfatto. «Gemma? Non ci crederai mai ma ho delle novità..» respirò a fondo dando un’altra fugace occhiata al paesaggio senza smettere di sorridere «..ho grandi novità..».
Harry doveva ammetterlo, quel giorno sembrava che la fortuna stesse girando proprio dalla sua parte.







Buonasera! Questa è la prima storia che pubblico ed è una prova..il primo capitolo è un po' corto ma è più che altro una breve panoramica di come il nostro bel ragazzo riccio è riuscito ad avere contatti con la famiglia e come vedete Louis ancora non compare, prometto però che nel prossimo capitolo sarà presente!
Mi farebbe piacere avere delle vostre opinioni su dove dovrei migliorare o cose del genere, sono pronta a tutto :3
per ora vi mando un bacione e alla prossima!
Larry Stylinson regna 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Aveva appena finito di sistemare le ultime cartelle del giorno e si sentiva esausto. Non gli dispiaceva per nulla il suo lavoro ma ormai era tempo che si concedesse una piccola vacanza così da non sentire per un po’ casalinghe infelici che volevano divorzi, vicini infastiditi che volevano essere risarciti o parenti che si odiavano per cose di minimo conto.
Si lasciò ricadere sulla sua poltrona di pelle nuova, suo padre glielo diceva sempre “ogni avvocato che si rispetti deve avere una poltrona di pelle” e appena gli fu possibile lui corse a comprarla. Aveva appena 24 anni ma la sua intelligenza innata insieme ai soldi e al buon nome della sua famiglia lo aveva portato ben presto a diventare quello che era, un avvocato che difficilmente perdeva. Ci metteva sempre grande impegno nel suo lavoro e per questo ora era esausto e ansioso di una vacanza.
Diede un’occhiata all’orologio e sorrise, mancavano solo 10 minuti e poi sarebbe uscito da quel posto per godersi il week-end in tutta pace e tranquillità, 10 minuti e sarebbe stato un ragazzo libero almeno per un paio di giorni, aveva intenzione di staccare il telefono e rimanere chiuso in casa in modo da non sentire ne vedere nessuno e potersi riposare al massimo. Quel pensiero gli diede una strana carica e ben presto si ritrovò a sistemare le ultime cose sulla scrivania così da lasciarla perfettamente, com’era solito fare, durante la sua assenza. Si alzò dalla sedia per dirigersi verso il giaccone appoggiato alla sedia dall’altra parte della scrivania quando «Louis?» una voce lo fece immobilizzare sul posto. Strinse per un attimo gli occhi prima di sospirare e allungare di nuovo la mano «che vuoi Liam?» chiese senza neanche girarsi, avendo riconosciuto all’istante la voce del cugino «ti ricordi della festa per Vince di domani sera?». Quelle parole furono come un colpo per Louis che si girò subito quasi incredulo verso il cugino, ancora fermo sulla soglia della porta dell’ufficio. «la festa per Vince? Perché fano una festa a Vince? E perché diavolo sono sempre l’ultimo a saperlo?». Liam sospirò rassegnato. Conosceva fin troppo bene Louis e sapeva che se ne sarebbe dimenticato, per quel motivo ora era lì a ricordargli quell’appuntamento «Parte Louis, non ricordi? Va in Australia per un anno a studiare e sai bene quanto zia Liz e zio John ci tengano a fargli una festa con tutta la famiglia».
Louis amava la sua famiglia. Era sempre stato fiero di far parte di una famiglia così numerosa e unita, però questo aveva anche i suoi lati negativi a volte, esattamente come in quel momento.
Non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo dal cugino e ad afferrare il giaccone che ancora stava adagiato sulla sedia così da indossarlo e prendere poi la valigetta posata poco prima sulla scrivania. «Va bene Liam» disse passandogli vicino «ci sarò alla festa ma sappi che non sarò di buon umore..non sarò per niente di buon umore!» aggiunse poi alzando leggermente la voce per rimarcare le ultime parole. Liam sorrise guardando il cugino allontanarsi a lunghi passi verso l’uscita. Sapeva che il comportamento del cugino era dovuto allo stress quindi non ci diede peso, consapevole che sarebbe stata una serata indimenticabile come ogni serata passata in famiglia.
 
Harry ora era seduto sul tappeto del soggiorno con un paio di peluche in mano intento a far ridere il piccolo Samuel che non la smetteva di battere le mani felice.
Erano passate diverse ore da quando aveva fatto il suo ingresso nella modesta dimora dei coniugi Horan e doveva ammettere che si era trovato molto meglio di come se lo aspettava. Alexandra non si era rivelata la moglie dittatrice e manipolatrice che si aspettava, bensì una ragazza dall’allegria contagiosa e dall’animo buono, in poche parole la moglie perfetta per il ragazzo biondo conosciuto il giorno prima.
Era sempre stato convinto che tutti i componenti della famiglia Tomlinson fossero persone spietate, pronte a tutto senza farsi scrupolo di niente, ma quella donna lo aveva stupito e fatto ricredere per un attimo. Era forse l’unica della famiglia che si salvava?
«Harry io e Alex abbiamo pensato di metterti a disposizione la dependance così che tu possa lasciare la stanza al Grosvenor e possa iniziare a lavorare qui a tutti gli effetti, cosa ne pensi?».
In quelle ore in cui era stato li si era reso conto di quanto le prime impressioni su Niall fossero esatte. Il biondo lo aveva accolto immediatamente in casa con il suo sorriso contagioso e lo aveva presentato con entusiasmo alla moglie che subito lo aveva abbracciato e mostrato il suo lato migliore. Avevano passato gran parte del pomeriggio seduti al tavolo della cucina intenti a chiacchierare – o perlomeno a fare domande al riccio – finché il piccolo Samuel non diede segno di essersi svegliato e da quel momento iniziò il lavoro effettivo di Harry.
Da quel momento ormai erano passate un paio di ore e Alexandra stava già iniziando a preparare la cena, così Harry decise che era il momento di lasciare la famiglia e ritirarsi nella propria stanza di albergo, così da poter chiamare Gemma e informarla su come procedeva la situazione e preparare anche tutti i bagagli per trasferirsi definitivamente li ma un «non ci pensare neanche bello, tu questa sera ceni qui con noi!» da parte di Alexandra gli fece cambiare idea, dopotutto poteva chiamare sua sorella il giorno seguente no?
 
Louis fu tra i primi ad arrivare nel gran salone del Claridge’s hotel quella sera.
La sera precedente, come aveva previsto, si era rifugiato nella propria dimora e aveva passato il resto della serata affondato nel divano a mangiare qualunque cosa che non fosse sana gli capitasse sotto mano, mentre guardava un film scelto a caso dalla sua grande videoteca. Il mattino seguente si era alzato tardi, aveva saltato la colazione e passato il resto della giornata nell’ozio totale, cosa che lo mise di buon umore e lo preparò per il meglio all’ennesima serata in famiglia.
In quel momento era intento a parlare con Sophie - una sua cugina alla lontana forse, non lo ricordava neanche più – quando fu raggiunto da Liam che «buonasera ragazzo che non è per niente di buon umore!» disse accompagnato da una pacca sulla schiena facendo apposta con l’intento di stuzzicarlo, sapeva benissimo che in realtà il cugino fosse di buon umore.
Louis gli rispose con un’occhiataccia e si affrettò a liquidare la ragazza così da poter restare da solo in compagnia del cugino che considerava come un migliore amico. «che ne dici se come al solito appena arrivano tutti scappiamo dalla porta sul retro e andiamo a divertirci per i fatti nostri? È tanto che non lo facciamo..» disse quasi con un tono di supplica Louis «Lou sai che è successo l’ultima volta, tuo padre ha dato di matto e ci hanno fatto fare lavori extra come punizione..» disse Liam in tono dispiaciuto prima di aggiungere «poi Alex ha detto che deve presentarci una persona».
A quelle parole l’interesse di Louis fu destato di nuovo «una persona? E chi?» «da quanto ho capito ha finalmente trovato qualcuno che le curi Sam così può tornare a lavorare, un ragazzo che ha incontrato Niall al cimitero che guardava le tombe di famiglia» rispose Liam cercando di dare tutte le informazioni di cui era in possesso mentre si dirigevano verso il tavolo degli alcolici per iniziare bene la lunga serata. «Le tombe di famiglia? Perché guardava le tombe della nostra famiglia?» chiese incuriosito da quel dettaglio, ma in tutta risposta l’altro ragazzo alzò le spalle facendogli capire che non ne sapeva di più.
Louis decise così di non chiedere altro e di prendere in mano il primo bicchiere della serata, sicuramente avrebbe avuto bisogno di altri. «Esther è già arrivata? Visto che dobbiamo stare qui tutta la sera tanto vale passarla con lei almeno ci facciamo quattro risate» chiese di nuovo a un Liam intento a scrutare la folla «mi dispiace Lou ma stasera Esther non ci sarà, ha avuto dei contrattempi e poi si è offerta di badare a Sam così che Niall e Alexandra potessero godersi la serata». Louis lo guardò incredulo. Possibile che solo loro avessero l’obbligo di partecipare a quelle feste – fin troppo frequenti – di famiglia? Fu in quel momento, quello in cui si portò il bicchiere alle labbra e iniziò a berne il contenuto, che alzò gli occhi sull’entrata del salone e lo vide.
 
Tutto quello che gli stava succedendo gli pareva assurdo. Non poteva credere che stesse tutto accadendo così in fretta e ne rimase quasi abbagliato, tanto che per un attimo si distrasse dal proprio obbiettivo. Non poteva farlo, non doveva lasciarsi distrarre. Eppure nonostante sapeva perfettamente come doveva comportarsi, quelle due persone iniziavano a piacergli sul serio.
La sera prima dopo aver cenato insieme ed essere stato spronato dai due genitori a mettere a letto il piccolo, Alexandra aveva chiesto a Harry se la sera successiva avesse voluto partecipare con loro ad una festa di famiglia, così che potesse conoscere ogni componente e lui non si era di certo lasciato sfuggire l’occasione.
Aveva passato l’intera giornata a prendere possesso della dependance e a sistemare le proprie cose, poi verso sera si era preparato e aveva seguito i ragazzi verso il  Claridge’s, l’hotel più prestigioso del posto.
Non appena entrò nel salone rimase spiazzato. Sapeva che la famiglia Tomlinson fosse molto numerosa, ma non si aspettava di trovare tutta quella gente. Tutta quella massa di gente gli mise addosso una strana ansia ed iniziò a sentirsi fuori luogo in mezzo a loro, pensando seriamente di abbandonare ogni suo piano. Come poteva lui da solo mettersi contro tutti loro? Anche se il suo obbiettivo era una sola persona Harry era sicuro che si sarebbe fatta scudo dei suoi numerosi parenti. Niall probabilmente percepì la sua tensione e gli si avvicinò «anche io facevo fatica ad ambientarmi all’inizio, mi sentivo completamente fuori luogo e in imbarazzo» disse facendo uscire Harry dai suoi pensieri per girarsi a guardarlo «ma sono brave persone, ti troverai bene ne sono sicuro! basta solo farci l’abitudine». Il sorriso sincero di Niall lo fece calmare e scacciare via quei pensieri lentamente. Possibile che quel ragazzo avesse tutto questo potere? Harry non lo sapeva, sapeva però che da quando era entrato in quel salone si sentiva osservato.
Iniziò a scrutare la folla di persone che governava la sala in cerca degli occhi che lo osservavano con tanta insistenza quando incontrò due pozzi blu che lo immobilizzarono all’istante.
 
Sentirsi qualche volta inspiegabilmente attratti da qualcuno del tuo stesso sesso vuol dire essere gay? Harry se l’era chiesto più di una volta e ogni volta aveva risposto con un “no, vuol dire solo trovare qualcuno attraente indipendentemente dal fatto che sia maschio o femmina”. Se l’era chiesto anche quella sera in cui la sua ragazza del momento era tornata a casa prima del dovuto e lo aveva trovato sul divano intento ad esplorare la bocca di Brian, il ragazzo che spesso gli portava a casa la pizza.
Solo perché aveva baciato un ragazzo significava che era gay? “no, ha solo colto l’occasione di provare quell’esperienza”. Si ripeteva quella frase anche qualche tempo dopo quando si era ritrovato sempre con lo stesso ragazzo sdraiato sul letto del piano di sopra a provare altre nuove esperienze.
Con l’aiuto di Gemma poi se n’era reso conto e lo aveva accettato, a lui piacevano i ragazzi e da quel giorno il legame con sua sorella divenne più forte.
 
Passò minuti interminabili con lo sguardo puntato in quell’oceano che erano gli occhi del ragazzo che lo osservava, e si riprese da quello stato di incoscienza solo nel momento in cui si rese conto che l’altro si stava avvicinando e che non era solo. Vicino a lui c’era Alexandra che probabilmente era andata a chiamarlo e un altro ragazzo che aveva notato solo allora, con i capelli più corti dell’altro e gli occhi color miele, che niente avevano a che fare con quelli dell’altro fin troppo belli.
Harry si sforzò di sorridere e mostrare più calma possibile mentre Niall gli riferiva che quelli erano i cugini della moglie.
 
«Harry loro sono Louis e Liam i miei cugini nonché amici più cari»annunciò la ragazza con entusiasmo come se stesse facendo vedere al riccio i suoi trofei. Prontamente Liam porse una mano al riccio che subito la stinse e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, distogliendo finalmente l’attenzione da quegli occhi magnetici «sono Liam Payne piacere!» disse questo e la risposta di Harry fu pronta. «Harry Styles, piacere mio! Payne? Ma non sei cugino di Alexandra?». In tutta risposta Liam si mise a ridere a annuì «mia madre è la sorella del padre di Alexandra, così mi tocca il cognome diverso» rispose in tutta sincerità il ragazzo. Il riccio ebbe subito un’ottima impressione di lui e dopo quella breve conversazione si girò a guardare di nuovo l’altro ragazzo che - come aveva fatto poco prima Liam – gli porse la mano che Harry si affrettò a stringere. «io sono Louis Tomlinson» disse questo rivolgendo al riccio uno sguardo di quelli che uccidono.
In quel momento Harry si rese conto che la fortuna non era completamente dalla sua parte.






Buonasera! :3 
Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo di questa storia..
Qui conosciamo anche Louis e in parte il suo rapporto con i cugini, anche se lo vedremo approfondito più avanti..c'è anche il primo incontro tra i due protagonisti che però verrà approfondito meglio nel prossimo capitolo. Anche questo capitolo è un po' corto, ma mi impegnerò di più la prossima volta u.u
Ribadisco che è la mia prima storia, quindi sono pronta a ricevere qualsiasi consiglio, critica o quello che sia xD
un bacio a tutti e Larry Stylinson 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La serata stava procedendo per il verso giusto. Tutti si erano divertiti, avevano cenato al buffet, chiacchierato e salutato Vince. Tutti avevano identificato quella come una serata perfetta. Tutti tranne Harry.
Aveva scambiato qualche parola con Liam e si era reso conto che il ragazzo somigliava molto alla cugina, lui era solo più tranquillo e riflessivo. Sarebbe stato tutto perfetto anche per lui se solo non ci fosse stato l’altro ragazzo lì con loro, Louis.
Lo aveva osservato tutto il tempo rimanendo in silenzio e quello sguardo gli metteva soggezione, gli sembrava quasi che lo stesse studiando e questo non gli permetteva di stare tranquillo.

«Allora Harry»prese parola il castano che fino a quel momento era rimasto in silenzio a osservare quel ragazzo riccio dagli occhi fin troppo belli e non aveva dubbi, il suo intuito gli diceva che stava nascondendo qualcosa e raramente si sbagliava. Lo stava ascoltando fino a poco prima, non si era perso neanche una parola uscita da quelle labbra di un colore tendente al rosso, ma ancora non aveva trovato risposta alla domanda che continuava a girargli per la testa da quando Liam gli aveva parlato di lui. Perché era al cimitero e perché osservava le lapidi della loro famiglia? Sapeva che affrontare certi argomenti davanti a suo cugino non sarebbe stato d’aiuto, sicuramente avrebbe preso le difese di Harry dicendogli di lasciarlo stare e di smetterla di fare l’avvocato anche quando non era al lavoro. Però Liam si era appena congedato per andare a salutare una vecchia prozia che non vedeva da qualche tempo, quindi Louis ne approfittò per seguire il più piccolo verso il buffet e così prendere anche un altro bicchiere di quella strana bevanda alcolica alquanto buona. «Ho saputo che Niall ti ha incontrato mentre eri al cimitero a guardare le lapidi della nostra famiglia» iniziò quindi a dire sapendo che il riccio avrebbe dato finalmente una risposta. Lo aveva notato mentre lo osservava. Per ogni cosa che diceva sembrava che dovesse giustificarla in qualche modo e quindi era sicuro lo avrebbe fatto anche questa volta.
Come aveva previsto, Harry si girò subito verso di lui a guardarlo con un’espressione tutt’altro che tranquilla e questo non fece altro che far stare Louis ancora più in guardia. «Sì..sono rimasto colpito da quelle date antiche!» tentò di giustificarsi titubante il riccio guardandolo negli occhi. Si era ben preparato, aveva già ben in testa la parte che avrebbe dovuto recitare e anche la risposta a ogni eventuale domanda, solo che non aveva fatto i conti con quei due occhi azzurri che lo scrutavano come se volessero perforargli l’anima e che gli mettevano non poca soggezione. «date antiche, capisco..però Niall dice di averti visto nella parte nuova del cimitero e non in quella vecchia, per di più eri vicino alle tombe della nostra famiglia».
Lo aveva conosciuto sì e no da un’ora e già iniziava a dimostrarsi un problema, era fin troppo scaltro e non sapeva dove voleva arrivare. «Ho visto che tante lapidi avevano il nome “Tomlinson” e allora le ho seguite arrivando alla parte vecchia» «Il cimitero è grande, ha una zona più vecchia dove non compaiono i nostri nomi e se ti piacciono tanto le date antiche avresti dovuto soffermarti su quelle e non sulle altre» disse ancora portando il bicchiere alle labbra, senza staccare gli occhi dai suoi.
«Mi stai facendo un interrogatorio per caso?». Era allibito, non capiva il senso di quella conversazione e il motivo di tutte quelle domande. Sapeva però che l’ansia cresceva man mano che parlava con quel ragazzo. «Sto solo cercando di capire perché tu ti stia interessando tanto della nostra famiglia».
Harry non poteva crederci. Che cosa voleva quel ragazzo da lui? Iniziò ad avere quasi paura, a pensare per qualche strano motivo che il piano suo e di sua sorella fosse a rischio e che forse non era stata una buona idea accettare di metterla in atto.
 
«Vedi Haz è perfetto!»ancora non era convinto che fosse una buona idea e aveva molti dubbi su quello strano piano. «Tu dirai a mamma e papà che ancora non ti sei ripreso dalla fine della tua storia con Zayn e che quindi hai bisogno di distrarti per un po’ e quindi fare un viaggio non sapendo però quando tornerai a casa! Ammettilo che è perfetto come piano! ».
Sua sorella era quella che aveva sempre idee strane che le passavano per la testa e la maggioranza delle volte andavano tutte a buon fine, però quella appena proposta aveva qualcosa che non lo convinceva e non sapeva spiegarsi il perché. «E se scoprono che sono andato da..loro?»chiese titubante a Gemma che lo fulminò con lo sguardo, come se avesse appena detto la peggior bestemmia del mondo. «loro non lo scopriranno mai, ci sarò io a far in modo che non scoprano niente! Harry, eravamo d’accordo, non possono passarla liscia..devono pagarla, deve pagarla! Deve sapere quello che ha passato la mamma per colpa sua!».
Quel piano ancora non lo convinceva, però sua sorella aveva ragione. Sua mamma meritava il meglio. Lei aveva sempre dato tutto ai suoi figli, forse anche più del necessario, facendoli felici in ogni momento della loro vita. Entrambi avevano in mente solo momenti felici passati con la loro madre.
Ricordava solo un momento d’instabilità in famiglia, cioè quando aveva dichiarato ai suoi genitori di essere gay. Suo padre non l’aveva presa bene inizialmente e aveva passato un periodo in cui non gli aveva rivolto parola, però con l’aiuto di sua madre era riuscito a mettere a posto tutto anche con lui ed era finito col tornare finalmente felice. Lo era stato finché il nonno non aveva raccontato quel particolare del passato del passato di quella donna, facendo capire a lui e a sua sorella il perché di quel velo di tristezza dietro ai suoi occhi verdi. In quel momento decise che avrebbe fatto di tutto per la sua felicità proprio come lei aveva fatto con lui, l’avrebbe fatta pagare a quella donna e se era necessario a ogni componente della famiglia Tomlinson.

 
«Io non sono interessato alla tua famiglia, mi si è solo presentata un’offerta di lavoro ed io l’ho accettata, non mi sembra che ci sia qualcosa di sbagliato in questo!»cercò di difendersi, evitando di guardare quegli occhi che avevano uno strano effetto su di lui. «Dipende dal motivo per il quale hai accettato questo lavoro. Qual è questo motivo Harry?».
A quell’ennesima domanda Harry sentì rabbia mista al nervoso crescere in lui e puntò gli occhi nei suoi alzando un po’ la voce «perché mi stai addosso? Non ti sto simpatico per caso? Avresti preferito una bella ragazza per questo lavoro vero? Beh mi dispiace deluderti ma ormai il posto l’ho preso io e sarà difficile che me lo lasci scappare che tu voglia o no, che tu mi creda o no!». Louis notò uno strano scintillio nei suoi occhi mentre pronunciava quelle parole e lui conosceva bene quello sguardo. Era uno sguardo di sfida non aveva dubbi. «Scoprirò tutto Styles, scoprirò perché sei qui e qual è il tuo scopo, stanne certo..» disse con lo stesso sorriso diabolico che aveva sfoderato poche ore prima, quello stesso sorriso che aveva fatto girare la testa al più piccolo.
«Dubito che ci riuscirai Tomlinson..» replicò prontamente questo prima di sparire tra la folla forse diretto dai cugini, ignari di quello che succedeva. In quel momento Louis ne ebbe la certezza, Harry gli aveva lanciato una sfida e lui non perdeva mai, era una questione di principio. ‘Non sai con chi hai a che fare..’ pensò Louis portando un’altra volta il bicchiere alle labbra per bere l’ultimo sorso del suo interno.
 
Harry non se lo aspettava. Era pronto mentalmente ad affrontare la famiglia Tomlinson senza scrupoli e non la famiglia Tomlinson ospitale, sempre capace di farti sentire a tuo agio e capace di farti dimenticare tutto quello che sta fuori. Non era pronto a un’Alexandra Tomlinson esuberante che faceva sempre battute, che sapeva come tirare su il morale, che sapeva come far tornare il sole in una giornata di pioggia. Non era pronto a un Niall Horan che faceva di tutto pur di farlo sentire a casa sua, che rideva sempre, anche per battute squallide e senza senso, che infondeva tranquillità con quel sorriso spontaneo e caloroso. Non era pronto al piccolo Samuel che aveva preso il carattere del padre e che quindi non dava nessun tipo di problema nonostante fosse ancora piccolo. Non era pronto a Liam Payne che nonostante la sua giovane età si dimostrava responsabile e degno di fiducia, sempre pronto a difenderti e a cercare di far appianare le acque. Man mano che passava il tempo in quella casa si rendeva conto che quella poteva essere considerata la famiglia perfetta se non fosse stato per qualche elemento che stonava con gli altri e con elementi che stonavano lui intendeva soprattutto una persona: Louis Tomlinson.
In quel breve periodo che aveva passato in quella famiglia, era stato più di una volta invitato alle varie cene di famiglia assieme al piccolo Sam e ovviamente alla sua famiglia, e ogni volta la serata era finita allo stesso modo. Ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di Louis sentiva l’agitazione, si sentiva osservato e il panico prendeva il sopravvento. E se avesse scoperto realmente il suo piano? Sapeva solo che quel ragazzo era diventato un’ossessione. Lo ritrovava sempre a ogni cena e ogni volta non faceva altro che osservarlo e fargli qualche sporadica domanda mirata nella speranza che lui si facesse scappare qualche indizio e ora Harry non ce la faceva più, voleva solo essere lasciato in pace da lui.
 
Quel giorno non era iniziato bene per niente. Harry si era svegliato presto come al solito ma quel giorno era accompagnato da un mal di testa che non gli permetteva neanche di alzarsi dal letto, quindi prese il cellulare e avvisò i suoi datori di lavoro dicendogli che stava male e che non sarebbe riuscito a badare a Samuel quella mattina, poi –senza attendere una risposta- tornò a dormire o perlomeno ci provò.
Non era un tipo soggetto al mal di testa, gli capitava raramente, ma quando succedeva si sentiva incapace di intendere e di compiere un qualsiasi gesto di routine anche il più semplice. Ogni volta che gli succedeva sentiva il bisogno di avere qualcuno vicino, qualcuno che badasse a lui e che dicesse che presto sarebbe passato tutto. Quel qualcuno era sua madre e in quel momento gli mancava da morire. Avrebbe voluto essere con lei, tra le sue braccia a godersi le sue carezze che riuscivano sempre a rilassarlo e a farlo sentire meglio, ma in quel momento era solo. In quel momento non c’era nessuno con lui, nessuno che lo consolasse, nessuno che lo abbracciasse, nessuno che gli dicesse che presto sarebbe stato meglio.
Furono questi pensieri che lo fecero alzare dal letto qualche ora più tardi nonostante il mal di testa non fosse ancora passato, si costrinse a raggiungere la villetta, magari li avrebbe trovato qualcosa che alleviasse quel dolore fin troppo fastidioso. Quando però entrò nel salone della villa rimase sorpreso da quello che vide. Non Alexandra e nemmeno Niall, bensì una donna sulla cinquantina che portava benissimo la sua età, seduta al centro del grande tappeto che occupava gran parte della stanza in una posizione che si addiceva poco una donna della sua età, intenta a giocare con il bambino che sembrava trovarsi perfettamente a suo agio con lei.
Perso nei suoi pensieri non si accorse che la donna lo aveva notato e che si era alzata per raggiungerlo. «Ciao tu devi essere Harry! Ti senti un po’ meglio? Vuoi che ti faccia un the?». Harry era un po’ confuso, guardò la donna con aria interrogativa, un po’ per il mal di testa che lo rendeva poco lucido e un po’ perché non capiva chi fosse la donna. Non l’aveva mai vista alle feste e cene di famiglia e lui aveva già partecipato a molte di queste quindi gli sembrava strano fosse una della famiglia, escluse anche che potesse essere parente di Niall dato che nel suo viso non vide nessun tratto ricordare anche in un minimo particolare il biondo. La donna percepì la confusione del riccio e si affrettò a porgergli la mano con un sorriso. «Che sbadata, non mi sono neanche presentata! Io sono Esther Tomlinson, una zia di Alexandra».
Aveva sentito parlare molto di lei da quasi tutti della famiglia ma in particolare da sua madre e non riusciva a credere che finalmente era riuscito a vedere in viso la persona che era causa della sofferenza della madre. Non era per niente come se la aspettava. Aveva provato molte volte a immaginarla e ogni volta l’immagine che aveva davanti a se non era delle migliori. Nessuna di quelle immagini però rispecchiava la realtà. La prima cosa che lo colpì furono i suoi occhi di un verde brillante che avevano un qualcosa di famigliare.
A quel pensiero sentì una fitta alla testa che lo costrinse a chiudere per un attimo gli occhi sotto lo sguardo preoccupato della donna. «Volevo prendere qualcosa per vedere se riuscivo a stare un po’ meglio» disse rivolto a Esther. Lei, in tutta risposta, lo fece mettere comodo sul divano e sparì per qualche minuto, tornando poco dopo con un bicchiere d‘acqua in cui si stava sciogliendo una strana sostanza. «Questo dovrebbe alleviarti un po’ il dolore, io la uso sempre quando soffro di mal di testa forte e dopo mi sento sempre meglio!». Sorrise alla donna e bevve tutto il contenuto del bicchiere, dubitava che avrebbe fatto qualcosa ma tanto valeva provarci. La sua intenzione iniziale era quella di cercare qualcosa che gli attenuasse il dolore e poi tornare subito nel letto che ormai era diventato suo e vedere di riuscire a riposarsi senza tutti i pensieri che gli giravano per la testa poco prima, però l’idea di rimanere di nuovo solo non lo attirava per niente, non era abituato a stare solo perché di solito era sempre in compagnia di sua sorella o di..Zayn. Scosse la testa interdetto, si era ripromesso che non avrebbe più pensato a lui quindi cacciò subito via quel pensiero e si rivolse di nuovo alla donna. «Posso fermarmi qui con voi? Cercherò di non darvi fastidio..». Non credeva di averglielo chiesto, avrebbe dovuto odiare quella donna ma in quel momento –forse per colpa del dolore- voleva stare in sua compagnia. «Certo che puoi! Sam ed io promettiamo di stare buoni buoni!» rispose sorridente la donna.
 
Passarono vari minuti in cui lui si perse a osservarli. Era impossibile non notare che la donna fosse molto affezionata al bambino, glielo dimostrava in ogni gesto e il piccolo apprezzava chiaramente tutto quello. Esther evidentemente notò lo sguardo del riccio e si girò verso di lui a guardarlo. «Allora Harry, come ti trovi qui in questa cittadina tu che sei abituato al caos della grande Londra?». Il riccio di riprese dai suoi pensieri non appena la sentì parlare. Non voleva stringere amicizia con lei ma sentiva il bisogno di una compagnia in quella giornata quindi non ci pensò su e rispose quasi subito. «Mi trovo molto bene, qui è tutto così tranquillo, così pacifico..non credevo di ambientarmi così bene! Poi il panorama fa mozzare il fiato..quando sono nervoso e voglio rilassarmi vado fuori in giardino e mi metto a osservare quello che mi circonda, dopo poco mi sento decisamente meglio!».  «E come ti trovi con la nostra famiglia invece?» chiese ancora la donna. Harry fece un sospiro e poi sorrise «Non conosco ancora tutti, però quelli con cui ho avuto il piacere di far la conoscenza sono tutte brave persone. Alexandra e Niall si preoccupano sempre per me e fanno di tutto perché io mi senta a mio agio e come se fossi a casa, anche con Liam mi sono trovato molto bene..». «Oh sono contenta! Spero proprio che ti riprenda così che possa venire anche tu stasera alla festa di Charlotte!». S’incupì improvvisamente quando il pensiero ricadde su una particolare persona e questo non sfuggì allo sguardo attento di Esther. «Come mai quella faccia? C’è qualcuno con cui non ti trovi?». Il riccio si fermò per un attimo a guardarla, poi sorrise e scosse la testa «Louis..ce l’ha con me dal primo momento in cui mi ha visto..». «Dici davvero? Strano, Louis è uno dei ragazzi più dolci che io conosca, la sua aria da uomo vissuto e superiore è solo una maschera che porta quando è al lavoro ma è tutta finzione..credimi è meraviglioso». «Si vede che non mi ha preso in simpatia allora» rispose lui sorridendo amaramente. Sarebbe dovuto stare attento a quel ragazzo ed evitarlo il più possibile, ma purtroppo si sentiva attratto da lui e questo faceva si che quando si trovava nei paraggi, Harry facesse di tutto per farsi notare da lui nonostante fosse un pericolo. «Fa così solo perché non ti conosce ed è sospettoso ma vedrai che non appena ti conoscerà bene e vedrà che sei un bravo ragazzo non ti darà più quell’impressione!» disse in conclusione Esther e Harry sperò vivamente che lei avesse ragione.
 
Ci aveva messo quasi un’ora per prepararsi quel pomeriggio. La sera ci sarebbe stata la festa di fidanzamento di sua sorella e lui voleva apparire al meglio per nascondere quel velo di preoccupazione che lo caratterizzava da ormai qualche settimana, precisamente da quando quel ragazzo con gli occhi verdi era entrato a far parte della loro vita. Ogni volta che lo guardava, aveva sempre di più la certezza che lui gli stesse nascondendo qualcosa e che avesse dei doppi fini ad avvicinarsi alla sua famiglia, solo che non riusciva proprio a capire quali fossero. Solo Liam aveva intuito che qualcosa non andava nel cugino ma Louis aveva deciso di non parlargli delle sue preoccupazioni. Era convinto che se lo avesse saputo avrebbe fatto di tutto per fargli cambiare idea e convincerlo a lasciar stare e lui non voleva assolutamente farlo! Diede una veloce occhiata all’orologio, le 18.25. mancavano meno di cinque minuti e sapeva che il grande salone della villa appartenente ai suoi genitori si sarebbe riempito di parenti derivanti da ogni parte dell’Inghilterra, era meglio sbrigarsi e decidersi a rimanere tranquillo almeno per quella serata.
 
Rimase sorpreso nel costatare che effettivamente Esther aveva ragione, il mal di testa gli era passato quasi del tutto e si sentiva stranamente bene.
Non sentiva sua sorella da qualche giorno e ne sentiva la mancanza. Aveva bisogno di parlarle per sfogarsi un po’, per raccontarle le ultime cose successe e anche per sentire una voce amica. Purtroppo però non aveva tempo di farlo, erano le 18.15 e dovevano andare a casa dei genitori del suo peggior incubo per l’ennesima festa della famiglia, avrebbe chiamato Gemma più tardi.

Furono tra i primi ad arrivare e Harry rimase sorpreso nel vedere la grandezza di quella casa, il solo salone dove davano la festa era grande quasi quanto la casa di Niall e Alex ed era arredata tutta in stile moderno a differenza delle ville degli altri componenti della famiglia che erano generalmente arredati in stile antico. Era un vero spettacolo tutto quello agli occhi di Harry, ma in quel momento lui aveva ben altro in mente, ormai il salone era quasi del tutto pieno e il suo sguardo vagava da un viso all’altro alla ricerca quasi disperata di due occhi dal colore del cielo. Ne aveva visti degli altri dello stesso colore ma appartenevano a una ragazza bionda che aveva intuito essere la festeggiata.
Non sapeva il perché ma aveva bisogno di vedere quegli occhi nonostante avesse timore della persona a cui appartenevano. Si stava già arrendendo all’idea che non fosse presente quando a un certo punto lo vide, stava ridendo e quella risata lo rendeva ancora più bello. Solo dopo si accorse che accanto a lui c’erano come al solito Liam e questa volta una persona che di solito non era presente a quelle feste, Esther.
Fu lei a vederlo e a fargli cenno di raggiungerli, insistendo quando vide la titubanza del riccio. Harry li raggiunse e non poté fare a meno di notare l’espressione di Louis cambiare non appena lo vide. Aveva di nuovo quell’espressione assassina che assumeva ogni volta e che usava per studiarlo fino all’ultimo dettaglio, sperando di notare un suo passo falso. Solo che questa volta non rimase lì a osservarlo come al solito ma stupì Harry congedando il gruppetto per allontanarsi e andare a salutare il resto degli invitati.
 
Non sapeva se fosse un bene o un male, ma quella sera Louis non gli era stato addosso come al solito. Non aveva sentito neanche una volta il suo sguardo su di se e ogni volta che il suo sguardo si posava sul castano, notava che era intento a parlare e ridere con qualcuno dall’altro lato della stanza. Che lo stesse evitando? Non lo sapeva, però doveva ammettere che le attenzioni del ragazzo in questione gli mancavano e iniziava a sentire una strana sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco. Stava per andare da Niall per avvisarlo che sarebbe tornato a casa, quando il cellulare all’interno della tasca dei pantaloni prese a vibrare annunciando una chiamata. Raggiunse un angolo del salone ed estrasse il telefono scoprendo che la chiamava arrivava proprio da Gemma, allora raggiunse la prima porta che vide per riuscire a parlare un po’ con lei in tutta tranquillità, la aprì ed entrò chiudendola subito alle spalle.
 
Ci aveva provato, aveva passato la serata a evitare in tutti i modi quel ragazzino ma ogni volta che lo intravedeva con la coda dell’occhio non riusciva a evitare di pensarlo e di farsi mille paranoie su di lui. Stava diventando una specie di ossessione e non capiva se era solo per la preoccupazione di proteggere la sua famiglia o per chissà quale altro motivo. Dopo aver scherzato con la prozia Esther e aver bevuto un bicchiere in più del solito, aveva avvisato Liam che si sarebbe ritirato nel proprio studio per dare un’ultima occhiata a una causa per la quale nutriva ancora qualche dubbio, in realtà era solo una scusa per distrarsi un po’ da quella serata che aveva preso decisamente una brutta piega. Aveva lasciato la luce spenta facendo si che solo la luce della luna che entrava dalla finestra illuminasse la stanza, donando a quello studio un’atmosfera di pace che gli mancava da un po’. Stava iniziando a rilassarsi e a non pensare più a nulla quando improvvisamente sentì il rumore della maniglia che si apre e di dei passi veloci dentro la stanza, chiunque fosse entrato sicuramente credeva di essere solo in quella stanza. Louis aprì gli occhi e l’unica cosa che vide fu una sagoma vicino alla finestra. Non vedeva distintamente chi fosse, ma sapeva per certo che fosse un ragazzo e che aveva i capelli ricci. Ebbe la conferma dell’identità di questa figura misteriosa non appena questi prese a parlare, avrebbe riconosciuto quella voce -con un leggero tono roco- tra mille e rimase immobile in silenzio, era la sua occasione di scoprire cosa tramava quel ragazzo.
«Ok Gemma qui non c’è nessuno e possiamo parlare..mi sei mancata..». Louis ascoltò per un po’ la conversazione e dedusse che stava parlando con sua sorella, che la madre avesse un qualche problema di salute e che a Harry mancava molto il suo gatto. Fino a quel punto non aveva trovato nulla di strano nella conversazione e per un attimo quasi si pentì di aver pensato male di quel ragazzo e di aver dubitato delle sue buone intenzioni, ma si ricredette quasi subito. «sì il piano..a proposito di quello, non so se sia una buona idea continuare Gem, Louis si fa sempre più sospettoso e ho paura che alla fine scoprirà tutto». Allora aveva ragione, stava nascondendo realmente qualcosa a tutti..ma cosa? Louis sentiva che lentamente la collera cresceva dentro di lui ma cercò di mantenere la calma e di controllarsi, non era ancora il momento di agire. «..si stasera Esther c’è alla festa, ma non credo sia ancora il momento..gliela farò pagare vedrai ma prima devo lavorarmela meglio..». Nel sentire quelle parole Louis balzò in piedi in men che non si dica aveva acceso la luce e preso l’altro ragazzo per il colletto della camicia per poi spingerlo contro la parete dello studio. Nessuno doveva toccare la sua famiglia, soprattutto quella donna a cui era particolarmente affezionato, nessuno e tantomeno quel ragazzo che ora lo guardava con quegli occhi verdi in cui per la prima volta leggeva vero panico.
 
«..si stasera Esther c’è alla festa, ma non credo sia ancora il momento..gliela farò pagare vedrai ma prima devo lavorarmela meglio..».Aveva appena pronunciato quelle parole quando sentì un improvviso rumore dentro la stanza e allora capì di non essere solo. Fece in tempo solo a salutare la sorella e poi si accese la luce e si sentì prendere e la schiena sbattere contro il muro freddo, solo in quel momento si rese conto di chi fosse la persona che aveva davanti e in quel momento capì di non avere più via di uscita, ormai lo aveva scoperto e non poteva più negare.
 
«Non ti vergogni neanche un po’ Harry? E così tu intendi far pagare Esther..»sibilò Louis fra i denti facendo vedere la collera che albergava nei suoi occhi. «Non credo proprio che ci riuscirai. Anzi, quello che farai adesso sarà andartene».
«Andarmene?»
protestò Harry. «Ma..» non fece in tempo a finire la frase che Louis lo precedette «Mio Dio, ho avuto ragione fin dal principio vero? Ricattare Esther..» Louis scosse la testa «avrei pensato a tutto ma non che fossi talmente squallido da passare nelle grazie di una donna di buona famiglia per avere il suo denaro!».
Harry non poteva crederci, davvero Louis pensava questo? «Louis hai capito male! Non m’interessa il suo denaro, io..» «Taci Harry! Non provare a giustificarti, perché non puoi più difenderti ormai!» «Ma lascia almeno che ti spieghi!».
Louis non voleva saper ragioni, era furioso e ogni parola che il ragazzo pronunciava non faceva altro che aumentare la rabbia che provava. «Non voglio che mi spieghi, ho già sentito abbastanza per stasera e non vedo l’ora che tu sparisca dalla nostra vita..dalla mia vita!».
«Louis perché non capisci..». Harry aveva tenuto lo sguardo basso fino a quel momento, non voleva guardarlo negli occhi e umiliarsi ulteriormente, ma non resistette e alzò la testa per puntare gli occhi in quelli dell’altro.
Nel momento in cui incontrò gli occhi di Harry, Louis si sentì come pietrificare. Davanti non aveva più quegli occhi di un verde acceso che lo sfidavano sprezzanti del pericolo, aveva davanti due occhi sempre verdi ma di un colore leggermente più spento ed erano velati da lacrime che avevano già iniziato a rigargli le guance facendo venire a galla quel suo lato fragile che voleva nascondere a tutti.
Non sapeva come fosse possibile ma tutta la rabbia che aveva provato fino a un attimo prima era come sciamata via non appena aveva visto Harry in quelle condizioni e lo aveva lasciato con una strana sensazione allo stomaco.
Fu quella stessa sensazione a fargli compiere quel gesto che non si sarebbe mai aspettato. Si era avvicinato con il viso verso il suo e le loro labbra ebbero un leggero contatto. Fu un semplice sfioramento di labbra che magari si sarebbe tramutato in qualcosa di più se non fosse stato per un insistente bussare alla porta che aveva interrotto quel momento.
«Louis ci sei? Hai visto Harry?». Il castano non aveva dubbi, quella era la voce di Niall. Si allontanò lentamente da Harry, ancora sconvolto da quello che era appena accaduto e si avvicinò alla porta per aprirla e incontrare gli occhi azzurri del biondo che stava aspettando una risposta. «Si Niall, Harry è qui..non si sente molto bene quindi viene a casa con me visto che io sono più vicino..voi non preoccupatevi, mi prenderò io cura di lui stasera..».








Faccio fatica a crederci ma..sono riuscita ad aggiornare! *si batte le mani da sola* 
Appena finito di scrivere ho pensato "oh chispio mi sono fregata..ho già finito la storia!" solo che la mia mente malata (chi mi conosce sa che ho davvero una mente malata..) ha elabotato un altro pezzo di storia..quindi mi dispiace ma dovrete sopportare i miei capitoli ancora per un po'! Allora parliamo della storia..che c'è da dire più di quello che avete letto? Harry è stato scoperto e Louis non gli permetterà di realizzare il suo piano..o finirà con l'aiutarlo? Che ha fatto Esther alla madre di Harry? E che ruolo ha Zayn nella vita di Harry? boh, mah, chi lo sa u.u
Scrivere questo capitolo è stato peggio di un parto (?) dopo ben due giorni sono riuscita a finirlo, ma devo ammettere che non è venuto come volevo, non mi piace molto com'è venuto fuori..perdonatemi anche i vari errori che sicuramente ci saranno, ho il brutto vizio di non rileggere la storia!
Detto questo spero che mi lascerete qualche recensione per farmi sapere che ne pensate e dove posso migliorare..

Un bacione a tutti e come sempre.. Larry Stylinson 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Come si era ritrovato in quella situazione?
Era questa la domanda che continuava a girare per la testa di Louis e a cui non riusciva a trovare risposta. Non riusciva a spiegarsi il motivo per cui lo stava portando a casa propria, non poteva semplicemente portarlo nel salone della festa e dire davanti a tutti che quel ragazzo dagli occhi verdi era solo un impostore e che era subito da rispedire a casa sua a Londra.
Ma no, non poteva farlo.
Se avesse davvero reagito in quel modo, avrebbe solo rovinato la festa a sua sorella e non solo a lei ma anche a tutti gli altri invitati. Non poteva rovinare tutto in quel modo.
Queste erano le parole che si ripeteva nella testa, cercando di cacciare via quel pensiero che gli diceva che nel momento in cui aveva visto gli occhi di Harry riempirsi di lacrime ogni sintomo della rabbia che provava, era sparito. Non poteva essere quello il motivo per cui aveva evitato di compiere quel gesto sconsiderato in pubblico, e non era neanche quello il motivo che lo aveva spinto a sfiorare le sue labbra, rosse, morbide, calde.
Louis cacciò via quel pensiero dalla testa, quello pseudo bacio non sarebbe più dovuto tornargli in mente. Lo aveva lasciato sconvolto, non gli era mai capitata una cosa del genere. Che quegli occhi gli facessero uno strano effetto ormai ne era consapevole, ma come si spiegava quello che aveva appena fatto? Ancora una volta rimproverò se stesso per essere tornato su quei pensieri.

Anche Harry ci stava pensando, come avrebbe potuto non farlo? Ormai erano settimane che Louis era il suo pensiero fisso in un modo o nell’altro, o quando lo tormentava con i suoi continui sospetti o quando si ritrovava solo nella sua stanza prima di dormire a immaginarsi quegli occhi azzurri che lo avevano incantato dal primo momento.
A volte credeva di essere masochista. Sapeva che quel ragazzo era un pericolo per lui e per il suo piano, sapeva che sarebbe stato capace di rendergli la vita un inferno se solo si fosse messo d’impegno, eppure non riusciva a stargli lontano e a non cercarlo ogni volta che non lo vedeva a una delle frequenti feste della grande famiglia. Provava qualcosa per lui. Era tempo che questo pensiero gli girava per la testa, ma più di una volta era arrivato a dirsi che era solo attrazione che provava verso di lui, era difficile non provarla verso una bellezza come quella di Louis Tomlinson, però quella sera fi era reso conto che no, non era solo attrazione fisica ma era qualcosa di più. Nel momento in cui si era trovato davanti a un Louis adirato con lui per aver capito male le sue intenzioni con Esther, Harry si era sentito come uno strano vuoto dentro, una sensazione che non aveva mai provato..o forse l’aveva provata si e con la persona che era stata il suo primo vero amore e da cui alla fine si era allontanato. Aveva provato quel vuoto all’altezza dello stomaco accompagnato dal panico, vuoto che fu colmato nel momento in cui le loro labbra si erano toccate. Era stato un semplice sfioramento interrotto fin troppo presto dalla visita di Niall, ma a lui era bastato per capire tutto. Ormai ne era consapevole, era cotto, terribilmente cotto di quel ragazzo che ora gli sedeva accanto e nonostante la brevità di quel contatto Harry poteva dire che quelle labbra erano le più morbide che avesse mai sfiorato. Senza quasi rendersi conto a quel pensiero si passò lentamente la lingua sulle labbra come alla ricerca di qualche residuo del suo sapore che magari era rimasto.
Stava ancora pensando alle labbra di Louis, a quanto gli sarebbe piaciuto sfiorarle di nuovo o assaggiarle come piaceva a lui, quando si rese conto che l’auto si era appena fermata davanti a una grande villa che doveva essere la casa di Louis.
Fu in quel momento che si riprese dai propri pensieri per tornare alla realtà. stavano entrando con l’auto dentro il cancello che circondava la villa e sapeva benissimo che una volta dentro non avrebbe più avuto scampo.
Perché lo aveva portato a casa sua? Perché non aveva ancora parlato? Perché non gli rivolgeva neanche lo sguardo?
Durante tutta la sua permanenza nella famiglia Tomlinson aveva osservato Louis e capito un po’ di cose su di lui. Louis parlava sempre, pure troppo e se stava in silenzio voleva dire solo una cosa, cioè che ti stava osservando e studiando. Solo che in quel momento non stava facendo ne l’una ne l’altra cosa, sembrava in un mondo tutto suo, perso completamente nei suoi pensieri e Harry non poté evitare di pensare che con quell’espressione era ancora più bello del solito.

«Su scendi.» furono le prime parole che pronunciò Louis con il suo solito tono autoritario una volta arrivati nel vialetto della sua villa. Ancora non aveva trovato risposta a quella domanda, più semplicemente però aveva smesso di cercarla.
Istinto. Aveva capito che ancora una volta l’istinto aveva preso il sopravvento su di lui e lo aveva spinto a portare quel ragazzo a casa propria. Doveva controllarlo, non poteva permettergli di fare del male alla propria famiglia, soprattutto a Esther. Raggiunse più in fretta possibile Harry e lo prese per un braccio trascinandolo dentro.
Harry aveva immaginato più volte la casa di Louis e ogni volta corrispondeva a questa descrizione: bianca, austera, non vissuta. Mai però si era sbagliato di più in vita sua, la casa che gli si presentò davanti era tutto l’opposto. Un ampio divano rosso era posizionato al centro del salone e questo era buttata una coperta, anch’essa rossa, tutta spiegazzata, segno che qualcuno aveva passato del tempo su questo e che probabilmente non era solo data la presenza di pacchetti di patatine sul tavolino e dei cuscini sparsi in giro. Harry storse le labbra mentre un pensiero gli si formava nella mente. Una ragazza in compagnia di quel ragazzo dagli occhi azzurri che prima giocava un po’ con lui e poi..no non voleva pensare a quello che poteva essere successo poi.  In quel momento portò lo sguardo su Louis e scoprì che lo stava guardando.
«Louis non potrai tenermi chiuso qui per sempre, lasciami prima spiegare!» «No Harry, mi è bastato sentire la conversazione tra te e tua sorelle per capire come stavano le cose!» lo interruppe Louis che sentiva il nervoso tornare pensando alla conversazione ascoltata poco prima.
«Ascoltare le conversazioni altrui è un reato e tu che sei un avvocato dovresti saperlo!» «Anche il ricatto è un reato e non serve un avvocato per saperlo!» «Io non voglio ricattare nessuno Louis..» disse Harry esasperato sentendo tornare a sua volta quella sensazione provata prima in quello studio. «Peccato che ti ho sentito benissimo quando dicevi che vuoi far pagare Esther..» «Louis tu hai frainteso, lasciami spiegare e ti racconterò tutto..» «devi solo stare zitto Styles, sei in torto! E tu domani te ne torni a Londra dalla tua cara sorellina e non ti fai più vedere!» disse ancora Louis alzando il tono della voce e spintonando Harry facendolo indietreggiare.
Il riccio non ce la faceva più, tuto lo stress e l’ansia di quel viaggio e degli avvenimenti successi negli ultimi mesi gli si riversarono addosso e non riuscì a trattenere le lacrime che avevano ripreso a rigargli il viso. «Perché ce l’hai tanto con me? Perché Louis?» chiese in tono esasperato portando lo sguardo su quello dell’altro per l’ennesima volta e accadde di nuovo.
Louis non capiva perché, ma di nuovo nel vedere l’espressione smarrita e i pozzi verdi del riccio bagnati dalle lacrime tutta la sua rabbia si era come volatilizzata. In una frazione di secondo si ritrovò vicinissimo a lui, con una mano ad accarezzargli i capelli e con l’altra ad asciugargli le guance.
 
“Fallo Louis, approfittane!” continuava a ripetergli quella vocina nella sua testa. “Segui l’istinto, fallo!”
Di lui si poteva dire che aveva un enorme difetto, pensava troppo alle cose prima di agire, prima di fare una cosa ci ragionava su cento volte e se non era completamente convinto non agiva. Ma quella volta non poteva, non poteva più continuare così. Anche quel giorno la sua Alex era uscita dall’aula di diritto civile con le lacrime agli occhi, accompagnata dalle altre ragazze anch’esse giù di morale per l’ennesimo voto basso assolutamente non meritato e tutto solo per colpa di una persona: la signorina Grace Crighton.
Nessuno sapeva il motivo ma era un po’ ormai che aveva preso di mira le ragazze, arrivando a trovare scuse assurde pur di abbassare i voti a tutte quelle che seguivano il suo corso.
Non che a lui importasse molto delle altre, ma  non accettava che facesse questo a sua cugina. Era una delle più brava e si impegnava per raggiungere il suo obbiettivo: diventare il primo avvocato donna della famiglia e dimostrare così a nonno Ben che anche le donne sapevano farsi valere e forse anche più di qualche uomo. Finché però quella donna si ostinava a comportarsi in quel modo Alex non ce l’avrebbe mai fatta.
“Non pensare Louis, segui l’istinto!” ancora quella vocina fastidiosa gli ronzava nelle orecchie mentre, appoggiato allo stipite della porta dell’aula, osservava la giovane donna sistemare penne e fogli sparsi qua e là sulla scrivania. Doveva ammetterlo, era proprio una bella donna e mostrava appieno la sua giovane età se non qualcosa di meno. Da quando aveva iniziato a insegnare lì aveva come una fissa morbosa per Louis e lui ne era a conoscenza, quasi tutti ne erano a conoscenza! Quella era la sua occasione per aiutare sua cugina ma sapeva che un comportamento del genere era sbagliato..ma quella vocina continuava a insistere e a dirgli di seguire il suo istinto.
Che gli stava dicendo il suo istinto in quel momento? Che doveva agire, doveva farlo una volta per tutte, doveva aiutare quella ragazza che amava tanto.
Quel giorno per la prima volta Louis seguì il suo istinto, si diresse verso la donna e diede inizio a un corteggiamento spietato a cui lei non riuscì a dire di no.
«Perché lo fai Grace? Perché ce l’hai con le ragazze?»chiese infine Louis mentre le accarezzava il viso. «Sai Louis a volte non c’è una ragione valida per un comportamento..io avevo il diritto a un posto migliore e non a un semplice posto di professoressa..io non ho avuto quello che volevo quindi neanche loro lo avranno, farò di tutto perché loro non riescano a raggiungere i loro sogni..però ora Louis parliamo di noi...».
Dopo quella rivelazione Louis era scioccato, poteva una persona ad arrivare a un ragionamento tanto contorto? «A proposito di noi Grace..non credo che il Direttore sarà felice di sapere che una professoressa fa delle proposte come quelle che tu hai fatto a me..a meno che tu non la smetta di avere quel comportamento con le ragazze, in tal caso nessuno saprà nulla, altrimenti sarò costretto a fargli sentire la registrazione che ti ho appena fatto..».
Quel giorno Louis seguì l’istinto per la prima volta. Quel giorno Louis divenne l’idolo delle ragazze, ma soprattutto di una, Alexandra, che iniziò la sua lunga ascesa verso una brillante carriera. Da quel giorno Louis non pensò più prima di agire, si affidava al suo istinto e questo non lo aveva mai deluso.

 
L’istinto. Ancora una volta aveva seguito il suo istinto, quello era il motivo per cui in quel momento stava assaggiando le labbra rosse di Harry.
Sapeva che in tutto quello c’era qualcosa di sbagliato, ma non avrebbe detto di no al suo istinto neanche questa volta. Da quel lieve sfioramento di labbra, quasi timido, che c’era stato all’inizio erano passati a baci sempre più intensi e passionali portando entrambi in uno strato di strana confusione. In poco tempo divenne tutto ancora più confuso, si ritrovarono nella camera del più grande, distesi sull’ampio letto di quest’ultimo ed entrambi privi di qualsiasi indumento.
Louis mai avrebbe pensato di poter provare sensazioni simili con un ragazzo, eppure, nonostante qualcosa nella sua testa gli diceva che era sbagliato e che avrebbe dovuto fermarsi lui non lo fece, ormai non poteva e non voleva tornare indietro, voleva godersi quella sensazione che solo le labbra calde e morbide di Harry erano state in grado di dargli.
Si beò di quei languidi baci che ormai aveva preso gusto a dargli, iniziando a bramare un contatto maggiore con lui. Tutto quello che accadde dopo fu unaconfusione di corpi, gemiti, sospiri e sudore, fu la voce leggera di Harry che chiedeva di più, fu il corpo di Louis che si spingeva sempre più in lui accontentandolo, fu seguire quello che gli diceva il suo istinto.
 
Harry si svegliò di soprassalto quella mattina. Non capiva dove si trovava, tutto attorno a lui aveva un’aria nuova e non sapeva come faceva a trovarsi li, finché non vide i propri vestiti sparsi ovunque in quella camera e allora ricordò tutto.
Rimase in quella camera a riflettere per diversi minuti non riuscendo a rendersi conto di quello che era successo la notte prima..com'era potuto succedere? Com’erano arrivati a fare..quello? E dov’era Louis?
Velocemente si alzò dal letto e recuperò i propri vestiti dal pavimento così da rendersi più presentabile, scoprendo ben presto che la notte precedente gli aveva lasciato un leggero dolore al fondoschiena. Quell’ennesimo pensiero della notte precedente lo fece sorridere inconsciamente mentre si rivestiva, ritrovandosi ben presto perso nei suoi pensieri.
Una volta indossati tutti gli indumenti uscì dalla camera deciso a cercare il ragazzo che faceva parte dei suoi pensieri e iniziò a girare quella casa sconosciuta ma non riusciva a trovare Louis in nessuna stanza. Qualcosa poi attirò la sua attenzione, cioè il grande salotto che si era soffermato a guardare la sera prima. Non aveva notato le grandi finestre di quella stanza che donavano una grande luce, contornate da leggere tende anch’esse rosse che s’intonavano perfettamente con il resto della stanza. Harry rimase come abbagliato dai raggi del sole che penetravano dai vetri e che davano un’aria accogliente, era così preso da quella stanza che non si accorse di Louis a poca distanza da se finche non sentì la sua voce.
«Finalmente ti sei deciso ad alzarti. Veloce prendi la tua giacca e seguimi, dobbiamo andare.»
Harry non si aspettava di trovare Louis così. Pensava di trovarlo confuso almeno quanto lui, pensava che dopo quel momento il suo atteggiamento nei confronti del riccio sarebbero cambiati, ma i suoi pensieri erano sbagliati. Il castano si stava comportando come se tra di loro non fosse successo niente, come se quella notte in quel letto non fosse neanche presente. Senza proferire parola il più giovane prese la propria giacca appoggiata su uno sgabello li vicino la sera prima e uscì dalla porta seguito dall’altro che rimase in silenzio. Come poteva anche solo aver creduto che dopo una semplice notte potesse aver cambiato le cose tra di loro? Era stato un pazzo.
 
Harry non sapeva dov’erano diretti, non sapeva se lo stesse riportando a casa o da qualche parte per rispedirlo a Londra, Louis continuava a rimanere in silenzio lasciandolo così con quel dubbio. Stava ormai perdendo le speranze di saperlo quando vide l’auto fermarsi davanti a un’enorme palazzina con una grande insegna che riportava “Studio Tomlinson”. Perché lo aveva portato li? Stava per chiederglielo e porre così fine a quel silenzio che li avvolgeva, ma Louis lo anticipò uscendo dall’auto e avviandosi all’entrata del palazzo. Harry lo seguì finché non si ritrovò in una grande hall con al centro solo un altrettanto grande bancone davanti al quale Louis si fermò per parlare con la ragazza che stava dietro di questo.
«Liam ti riaccompagnerà a casa, io ho del lavoro urgente da fare e non posso lasciarlo indietro. Mi perderò la tua partenza, ma l’importante è che tu te ne vada.»Harry rimase senza parole, un po’ per il tono in cui Louis aveva pronunciato quelle parole e un po’ perché sperava che l’altro ragazzo avesse almeno cambiato idea sotto quell’aspetto. Stava per controbattere ma la voce di Liam interruppe le sue parole non ancora pronunciate e in men che non si dica si ritrovò di nuovo in macchina ma questa volta in direzione della casa di Niall.
«Perché si comporta così Liam?»chiese improvvisamente il riccio facendo ridere l'altro. «Perché è così..stronzo?» continuò poi. La sua non era una vera e propria domanda, erano più parole pronunciate da una persona che sentiva sempre più il peso di quella situazione.
Liam lo guardò di sottecchi senza perdere di vista la strada e sorrise cortese com’era solito fare. «Sai Harry hai ragione, Louis è uno stronzo quando ci si mette, non hai idea di cosa mi ha fatto passare! Quando avevamo circa quattordici anni, c’eravamo presi entrambi una cotta per la stessa ragazza, Morgan Brown..» non sapeva perché gli stesse raccontando quello, però Harry non provò mai così tanta gratitudine verso quel ragazzo. Lo stava facendo sorridere e sentire finalmente considerato. Come poteva essere parente o anche solo amico di Louis? «allora mi propose una sfida..» continuò lui «in pratica la semplice sfida del “chi la conquista prima”..peccato che lui era uno stronzo fatto e finito quindi in ogni modo cercava di mettermi in imbarazzo quando ero davanti a lei, raccontava che quando ero piccolo piangevo sempre quando qualcuno schiacciava le formiche, che avevo il terrore dei ragni, che fino a otto anni facevo la pipì a letto..».
Liam si fermò nel racconto e Harry non poté non notare un sorriso sulle sue labbra che contrastava del tutto con quello che aveva appena raccontato. «E poi..com’è finita?»chiese infine curioso ricevendo come risposta una risata da parte dell’altro «E’ finita che così facendo non ha fatto altro che far avvicinare Morgan a me e..beh siamo stati fidanzati per ben sette anni!»concluse sotto lo sguardo stupito di Harry che poco dopo lo accompagnò nella risata, notando che l’auto si era appena fermata davanti quella casa che ormai era diventata la sua dimora da qualche mese. «Grazie Liam, non so davvero come ringraziarti..mi hai messo almeno un po’ di buon umore..»disse tutto d’un fiato il più piccolo che in quel momento teneva lo sguardo basso, tornando ai pensieri che lo tormentavano nei minuti precedenti a quella conversazione. «Non mi devi ringraziare Harry, davvero! Quando c’è da prendere in giro Louis sono sempre contento di partecipare!»rispose quello strappando una risata all’altro prima di continuare in modo più serio «Louis sembra uno stronzo, hai ragione e spesso lo è..ma se si comporta così, è perché lui pensa di fare la cosa giusta, perché pensa di essere un paladino della giustizia..in realtà è completamente diverso da come appare in un primo momento e tutto quello che fa, è solo per fare del bene agli altri..e ogni giorno che passa, sono sempre più convinto che in realtà a lui Morgan non piaceva davvero ma era solo un modo per far si che lei mi notasse..».Harry non capiva perché Liam gli stesse dicendo quelle parole ma dal suo sorriso capì che tutto quello che aveva detto era la verità. «Grazie del passaggio e della compagnia Liam..»«è stato un piacere lo sai!»rispose mente quello scendeva dalla macchina, solo che poco prima che chiudesse lo sportello rimise la testa dentro con un’espressione seria in volto e aggiunse «Davvero hai fatto la pipì a letto fino agli otto anni?». Liam si mise a ridere e fece un cenno con la mano accompagnato da un «ciao Harry!».
 
Aprì la porta di casa cercando di far meno rumore possibile, non voleva fare sentire che era rientrato a casa e magari con sua fortuna quel giorno Alex e Niall avevano deciso di portare Sam da Esther.
Louis era stato chiaro, doveva andarsene e anche in fretta. Non avrebbe voluto farlo, anche se non avrebbe dovuto, si stava affezionando davvero tanto a quella famiglia e non voleva che fossero presenti quando lui avrebbe fatto i bagagli per poi partire. Non voleva spiegare il perché di quel gesto.
 Si rese conto presto però che si era sbagliato, non appena mise piede nel salotto vide una chioma bionda muoversi e due occhi azzurri puntarsi verso di lui, con quel solito sorriso accogliente che contraddistingueva Niall. «Harry sei tornato! Come stai? Ti senti meglio?».
Quelle domande fecero creare un nodo alla gola a Harry che si sentì tornare quella sensazione di vuoto che provava prima della chiacchierata con Liam. Si sforzò però di sorridere, non voleva far vedere a Niall i suoi veri sentimenti. «Sto bene Niall non ti preoccupare.»Gli rispose in tutta calma. «Vuoi del the?»«No Niall grazie..»«Vuoi che ti prepari un bagno caldo?»«Neanche Niall..»«Vuoi..»«No Niall non voglio niente!»Lo interruppe Harry dopo l’ennesima domanda forse un po’ troppo bruscamente.
Si accorse solo dopo del tono che aveva usato e si mise seduto sul divano per prendersi la testa tra le mani. «Non mi serve niente..»aggiunse in un lieve sussurro. Non si riconosceva più. Da quando usava quei toni? E soprattutto, da quando li usava con Niall?
Avvertì del movimento accanto a se, segno che il biondo si era seduto accanto a lui e la cosa gli fu confermata non appena lo sentì parlare. «Che ti succede Harry? Sembri sconvolto..»
Come faceva a essere sempre così dolce e confortevole nonostante il modo in cui lo aveva appena trattato?
Harry alzò lo sguardo verso di lui e vedendo quel sorriso non resse un secondo di più, cedette di nuovo alle lacrime abbandonandosi tra le braccia di Niall. Si sentiva incredibilmente fragile e se avesse continuato in quel modo non sarebbe durato ancora per molto, aveva bisogno di un amico, così fece un'unica cosa, gli raccontò tutto. Non pensò alle conseguenze delle sue parole, semplicemente prese a parlare e a raccontare.
Gli parlò del motivo per cui si trovava lì in quel paesino sperduto.
Gli spiegò il vero motivo per cui era nel cimitero quel giorno.
Gli raccontò il piano suo e di sua sorella.
Gli disse che Louis aveva scoperto tutto o quasi.
Gli raccontò quello che era successo quella notte.
E finì col dirgli che doveva andarsene di lì.
Niall ascoltò ogni sua singola parola senza emettere suono, lo lasciò sfogare e dire tutto quello che si era tenuto dentro per ben tre mesi, aspettando che ebbe finito prima di prendere parola. «Tu non andrai da nessuna parte Harry, Louis non ha il diritto di mandarti via. È un idiota, se solo ti avesse ascoltato non saresti in queste condizioni ora ed Esther..sono sicuro che capirà e se non lo farà ci sarò io farla ragionare.»disse queste ultime parole appoggiando la mano sulla spalla del riccio che non poteva credere alle sue orecchie. Niall sapeva tutto, era l’unica persona al corrente di tutto, anche di quel piccolo segreto e si era offerto di aiutarlo. In quel momento capì che mai avrebbe potuto trovare un amico migliore di lui e la sua unica reazione fu di gettarsi nuovamente tra le sue braccia e sussurrare un flebile “grazie” contro il suo petto, cercando di trattenere le ennesime lacrime che minacciavano di cadere.
«Ora basta piangere Harry, è tutto a posto, io sono con te! E sono sicuro che lo sarà anche Alex..ora va a farti una doccia e a rimetterti in sesto, non voglio vedere più quell’aria sciupata! Intanto preparo qualcosa da mangiare che mi è venuta fame e poi discutiamo su come liberarci di Louis..».Il riccio –che già si stava avviando verso il bagno della propria dependance- si fermò improvvisamente per guardare confuso Niall. «Liberarci di Louis?»«Sì, dobbiamo liberarci di lui..o per lo meno renderlo innocuo! E so già come fare..».
Harry scoppiò a ridere. Nonostante il tono che stava usando Niall aveva un non so che d’inquietante la cosa lo incuriosiva parecchio..che aveva in mente quel ragazzo biondo che all’apparenza era la persona più innocente della terra?




Prima di tutto mi scuso per questo ritardo, ma questo capitolo mi ha dato più problemi dell'altro, in più mi ritrovavo a scrivere di notte, quindi ci ho messo più di quanto pensassi! comunque ciancio alle bande (?) esattamente come gli altri neanche questo capitolo mi soddisfa e a dir la verità doveva essere più lungo..però ho risparmiato la sorpresa per il prossimo che capitolo che spero arriverà prima di questo!
Cos'è successo in questo capitolo? Ho azzardato a fare questo "grande passo" in uno dei primi capitoli, ma c'è un motivo che ovviamente scoprirete andando più in là con la storia. 
Io sinceramente in questo capitolo ho quasi odiato Louis nonostante sia uno dei miei personaggi preferiti con i suoi momenti da ragazzina in calore e Harry ovviamente ora è confuso perchè non sa più che pensare di lui.
La vera rivelazione però in questo capitolo è Niall in veste da psicopatico con in mente chissà quale piano per neutralizzare Louis..
Ok per oggi ho parlato anche troppo! Voglio ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito gli scorsi capitoli e l'invito è valido anche per questo, se avete consigli io sono pronta ad ascoltarli! 
Spero di non avervi deluso con questo capitolo e che continuiate a seguirmi!
Mando il solito bacio e come sempre LARRY STYLINSON 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Non pensava che una cosa del genere sarebbe potuta succedere. Harry alla fine si era deciso ed aveva ascoltato Niall, decidendo così di rimanere a lavorare per lui.
Era passata una settimana da quel giorno e lui non aveva più visto ne sentito Louis, in compenso i suoi pensieri erano rivolti a lui in ogni momento. Ripensava a quella notte di una settimana prima in cui aveva sentito per la prima volta il sapore di quelle labbra su cui aveva fatto pensieri non molto casti, la sensazione di avere il suo corpo prima addosso e poi dentro di se e molto altro che continuava a vorticargli per la testa.
Erano passati mesi da quando aveva messo piede in quel paesino sperduto, buttandosi in questa che poteva benissimo chiamarsi “avventura” e ora iniziava a sentirsi il primo caldo dei mesi primaverili ed Harry dava colpa proprio a quel tiepido e piacevole calore se ora si sentiva fin troppo accaldato, nulla aveva a che vedere con il fatto che quella sera, che lui lo avesse voluto o no, lo avrebbe visto di nuovo dopo sette giorni, undici ore e venti minuti circa –si aveva contato ogni minuto passato senza vederlo ma non lo avrebbe mai ammesso con nessuno-.
Era stato Niall, come al solito, ad organizzare tutto e quella sera si sarebbero recati a casa della prozia Esther per la solita cena mensile a cui partecipavano sempre Niall con Alexandra, Liam e ovviamente anche Louis, i nipoti che lei definiva “speciali”. Solo che questa volta Niall aveva insistito tanto per far venire anche il piccolo Samuel e di conseguenza il suo baby sitter personale, al quale -dopo aver ricevuto il consenso- fece un occhiolino e sussurrò al suo orecchio “vedrai..ho una sorpresa..” che riuscì a sentire solo lui.
Non sapeva come definire il suo umore e le sue emozioni in quel momento contrastanti tra di loro. Se da un lato non avrebbe mai voluto essere presente a quella cena e ricevere di conseguenza le occhiate cariche di odio di Louis, dall’altro non vedeva l’ora di scoprire che cosa aveva in mente quel ragazzo biondo che ormai, più che un datore di lavoro era un amico.
Diede una veloce occhiata all’orologio che aveva al polso con l’intento di guardare l’ora, ma appena lo sguardo gli cadde su questo si perse di nuovo nei suoi tanti pensieri.
Quell’orologio era un regalo che gli aveva fatto Gemma  il giorno dei suoi esami di maturità.
 
Era sempre stato un tipo ritardatario e lei lo giustificava ogni volta con un «Non ha l’orologio il mio fratellino, come può arrivare in orario?»finché quel giorno non lo sorprese con quel pacchettino color smeraldo. «Ora sei diventato grande Harry e non puoi più permetterti di fare tardi, soprattutto quando avrai un lavoro..per cui questo è tutto tuo!»
 
Quanto era passato ormai? Tre giorni?
Si sentivano ogni giorno per aggiornarsi sulle vicende di casa, per sapere se Anne si stava riprendendo, se i loro genitori sospettassero qualcosa e su come andava avanti il loro piano. Non aveva avuto il coraggio di confessarle quello che era successo con  il giovane avvocato, ne di aver raccontato tutto a Niall..questo almeno fino a tre giorni prima. Si era limitato a dirle che era successo un casino con Louis e che quindi aveva dovuto raccontare tutto a Niall se no sarebbe stato cacciato e questo ebbe l’effetto di scatenare la rabbia della sorella, la quale gli aveva attaccato il telefono in faccia e non si era più fatta sentire. Lei era ciò che di più caro aveva, che gli dava la forza e lo aiutava quando ne aveva più bisogno..aveva bisogno di sentirla e di avere il suo sostegno, come avrebbe continuato quella messa in scena senza la sua forza?
Il fluire dei suoi pensieri fu interrotto dal bussare alla porta in modo insistente da Niall, segno che erano in ritardo e che ovviamente era colpa sua come ogni volta.
 
Quella sera la cena sembrava non finire mai. Esther era stata una cuoca ottima come al solito e Alex una bravissima aiutante a cui non si poteva rimproverare niente. Niall e Liam erano i veri sostenitori della serata, continuando a definire Louis come “troppo serio per essere davvero lui”.
Aveva passato tutta la sera con lo sguardo rivolto al bel riccio –perché sì, doveva ammetterlo, era fin troppo bello- osservando ogni suo gesto e cercando un suo passo falso. Non riusciva a capire perché si trovasse ancora lì e a Londra con la sua famigliola. Non era stato abbastanza chiaro? Soprattutto non capiva come faceva ad essere così tranquillo. Aveva notato più volte il suo sguardo su di se, ma nemmeno una volta era riuscito a vederci “terrore” o almeno un qualcosa che si avvicinava a esso.
Che fosse nervoso glielo si leggeva in volto, era così evidente che anche Esther gli chiese più di una volta se avesse avuto qualcosa.
Nel suo sguardo notava solo..tristezza. Che alla fine quel ragazzo bello con i capelli ricci, gli occhi verdi e un sorriso incantatore, in realtà non fosse così insensibile cose lui credeva? 
Poi come mai Niall sembrava aver quell’espressione..soddisfatta? Che avesse anche lui scoperto la realtà si sentisse soddisfatto di questo, o addirittura avesse anche preso le parti del riccio?
No, Niall voleva troppo bene a Esther e la considerava come la madre che non aveva mai avuto, non avrebbe mai permesso che qualcuno le facesse qualcosa. Che cosa aveva in mente allora il ragazzo?

«Lou per favore ripigliati, non sembri neanche tu stasera! Ma che ti prende?»Fu questo il rimprovero che gli fece Liam, notando lo sguardo perso del più grande dei cugini che facevano parte della numerosa famiglia Tomlinson.

In risposta Louis si limitò ad alzare le spalle con fare scocciato e a borbottare un “sono stanco” che non convinse nessuno, ma ebbe l’effetto di far ghignare Niall che in quel momento si era avvicinato alla moglie per darle un bacio sulle labbra. Ma che aveva da divertirsi tanto?
Gli era sempre piaciuto Niall, anche quando Alexandra si era presentata a casa con quel ragazzino allora diciassettenne che viveva da solo col padre, e senza tanto girarci attorno aveva annunciato «mia bella famigliola che io amo tanto, lui è il mio ragazzo e lo amo quanto amo voi»per poi sparire insieme a lui. Gli era piaciuto ancora di più quando aveva scoperto che nonostante la madre fosse morta subito dopo averlo dato alla luce per delle complicazioni del parto e il padre gli avesse sempre dato la colpa, lui era riuscito a crescere forte e deciso, con i suoi obbiettivi bene in mente senza lasciarsi scoraggiare dalle parole di quell’uomo sconvolto da una tragedia, o anche quando disse che pur di far felice quella ragazza avrebbe lavorato sodo e fatto di tutto, mantenendo poi la parola.
Aveva sempre visto Niall come il ragazzo perfetto, che tutti avrebbero voluto come marito della propria figlia, sorella, cugina o chi che sia. In quel momento però iniziava a dargli sul serio sui nervi dopo anni che lo conosceva.
A scuotere i pensieri di Louis ci pensò il campanello che suonò con insistenza, cosa strana dato che non aspettavano nessun altro a cena quella sera.

«Vado io!»si affrettò a dire Niall affrettandosi a raggiungere la porta, con una nota di eccitazione nella voce. Che lui sapesse chi era appena arrivato e per questo quella sera era così su di giri?



Un vociferare proveniva dall’ingresso, non molto lontano dalla sala da pranzo, una sicuramente era quella troppo esaltata di Niall, l’altra invece non riuscivano a capire a chi appartenesse, la cosa sicura era che fosse una voce femminile.
Quando Niall e la persona misteriosa fecero ingresso nella sala un silenzio imbarazzante cadde improvvisamente ed Harry non poté far a meno di guardare la ragazza.
Era bionda, anzi biondissima, con i capelli raccolti in un morbido chignon e alcuni ciuffi le ricadevano sul viso. Le labbra carnose, gli occhi grigi e i lineamenti fini non facevano altro che farla appare quale era: una bellissima ragazza, sicuramente proveniente da una famiglia molto agiata –aveva notato i suoi abiti firmati e di classe-.
Girò lo sguardo verso gli altri presenti notando le diverse reazioni. Alex con un sorriso tirato, che faceva trasparire il fatto che quella ragazza non le andasse a genio. Liam aveva il suo solito sorriso cortese e da lui non poteva aspettarsi altro. Esther che si sorrideva ma allo stesso tempo aveva un’aria preoccupata mentre continuava a girare lo sguardo verso l’ultimo componente della famiglia presente in stanza, Louis. Girandosi verso quest’ultimo vide nel suo volto un’espressione che mai si sarebbe aspettato di vedere sul suo volto, il panico.
Ma chi era questa ragazza?
Un occhiolino complice saettò da Niall verso Harry qualche secondo prima di sentire la ragazza mandare un saluto veloce verso tutti e poi avvicinarsi a passo svelto verso Louis per dargli un bacio sulle labbra, quelle stesse labbra che una settimana prima erano state di Harry.

«Sapevo che non ti aspettavi di vedermi, ma pensavo avresti mostrato un po’ più di entusiasmo vedendo la tua fidanzata, che manca da mesi, tornare a casa..»sussurrò senza allontanarsi dalle sue labbra.

Il ricco era senza parole, sbalordito. Fidanzata? Louis aveva una fidanzata?

«Che ci fai qui Sidney?»furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Louis, parole dette con uno strano tremore nella voce, cosa che non era assolutamente da lui.

«Certo amore anche tu mi sei mancato tantissimo e non vedevo l’ora di tornare da te!»rispose quindi Sidney con tono ironico e molto scocciato  mentre si rimetteva dritta sulle sue gambe. «Mi ha chiamata Niall dicendomi che voleva fosse presente tutta la famiglia alla festa per il compleanno di Sam, quindi da futura signora Tomlinson anch’io sono compresa. Poi ho degli affari da sbrigare, per questo ho anticipato il mio ritorno da Parigi». Spiegò in breve la bionda che con un gesto involontario si stava sistemando un ciuffo che le dava fastidio sul volto.

«Beh Niall..direi che hai avuto proprio una bellissima idea!»si affretto a dire Alexandra con tono ironico.
In tutta risposta la bionda arricciò il naso mostrando un sorriso delizioso agli occhi delle persone più innocenti, ma decisamente falso per chi non si lasciava sfuggire niente, ed Harry rientrava in quest’ultima categoria. Aveva intuito subito, dallo sguardo della mora, che tra di loro non correva buon sangue.

«Mi sembrava una cosa carina da fare amore.»tentò di difendersi Niall, usando il suo solito tono innocente che funzionava sempre.

La bionda aveva tutta l’apparenza di essere la classica ragazzina viziata, bella e un po’ stupida con i soldi, la ragazza che hanno tutti gli uomini di successo. O almeno quella era l’apparenza. In realtà nel suo sguardo non si vedeva alcuna traccia di stupidità.
Harry era sempre più confuso. Perché nessuno gli aveva parlato di quella ragazza? E perché Louis sembrava spaventato all’idea che fosse lì?
Era strano vedere Louis così impotente. Louis, proprio quel ragazzo che lo aveva minacciato dicendogli che doveva andarsene, che usava quei toni da stronzo sin dalla prima volta in cui si erano visti, che aveva sempre quell’aria sicura di se, ora lo stava guardando con aria smarrita quasi colpevole. Colpevole di cosa poi?
Un’idea passò in quell’istante nella mente del ricco, che in quel momento mandò un’occhiata complice a Niall facendogli intuire che aveva capito tutto. Capì quale fosse il suo piano, capì di aver trovato il punto debole di Louis, capì cosa doveva fare in quel momento. Così con fare disinvolto si alzò dal tappeto sul quale era seduto e con un sorriso si avvicinò alla ragazza.

«Che maleducato non mi sono neanche presentato! Io sono Harry, curo il piccolo»le disse indicandogli Sam, ancora sul tappeto a farsi gli affari suoi, per poi porgerle la mano che lei strinse. «Louis possiamo parlare un secondo?»chiese infine con fare sempre cortese, vedendo il castano annuire e alzarsi dalla propria sedia, seguendolo verso il salone.

Non appena si ritrovarono soli e lontani da orecchie indiscrete Harry si prese qualche secondo per osservare Louis, ritenendosi in un qualche modo fortunato. Chi altri aveva la fortuna di vedere Louis così? Era in imbarazzo, con lo sguardo rivolto ovunque tranne che al riccio che aveva davanti e si stava mordendo il labbro inferiore, cosa che denotava il suo nervosismo. Per un attimo Harry pensò che avrebbe voluto essere lui a mordere quelle labbra e approfittarne per sentirne ancora il sapore che ogni tanto tornava nella sua memoria, ma poi si diede dello stupido per averlo anche solo pensato. Ora poteva cogliere l’occasione per avere il coltello dalla parte del manico, per mettere Louis fuori dal gioco e poter così agire liberamente e portare a termine quella “missione”. Si sentiva un po’ in colpa e stronzo a comportarsi in quel modo, ma il più grande se l’era cercata, gli aveva dichiarato guerra sin dal primo istante e se era quello che voleva, beh allora guerra avrebbe avuto.

«Carina la bionda Louis..»prese a parlare con un ghigno divertito, quello che il castano non aveva mai avuto occasione di vedere e che faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi. Perché quello era Harry Styles, un ragazzo da prendere a schiaffi.

«Taglia corto Styles, che vuoi da me?»chiese allora per ripicca cercando di avere quel tono autoritario che lo caratterizzava, ma fallendo clamorosamente.

«Sarò breve Tomlinson..tu la smetti di starmi addosso, non dici niente a nessuno della conversazione che hai sentito tra me e mia sorella e io non dico alla tua futura sposa quello che è successo una settimana fa.»

Louis rise a quelle parole, di una risata per nulla divertita, una risata amara che denotava quanto la presenza della ragazza quella sera lo avesse turbato.

«Vedo che non ti sei fatto sfuggire l’occasione..bene Harold, come vuoi, io non..»

«Lou andiamo? Sono stanca, il viaggio è stato parecchio stressante..»intervenne la bionda a interrompere quella conversazione, sistemandosi il ciuffo come pochi minuti prima.

Louis in tutta risposta si limitò ad annuire e subito si dileguò nella sala da pranzo dove ancora erano tutti gli altri, seguito a ruota da Sidney che non faceva altro che lanciare occhiatine al riccio, rimasto indietro.
Quella sera Harry avrebbe chiamato Gemma. Le avrebbe detto che grazie a Niall il loro piano era salvo. Avrebbe avuto di nuovo la sua forza e si sentiva stranamente bene, come non succedeva da un po’.


 
A casa di Louis si respirava un’aria pesante. C’era qualcosa che non andava nel castano e Sidney se n’era resa conto dal momento in cui aveva varcato la soglia della casa di Esther.
Era rimasto in silenzio per tutto il viaggio verso casa, limitandosi a rispondere a qualche sporadica domanda che lei gli porgeva, ma tornando poi in quel silenzio che per niente caratterizzava il ragazzo dagli occhi azzurri.
Doveva essere successo qualcosa durante la sua assenza e il suo istinto le suggeriva che c’entrava qualcosa quel bellissimo ragazzo dagli occhi verdi che lavorava per Niall e “la stronza” come la definiva lei. Si accese una sigaretta uscendo in giardino, approfittando del fatto che Louis –contrario al fatto che lei fumasse- era occupato a farsi una doccia.
Rise tra se e se mentre si portava la sigaretta alle labbra. Dopo tutto quel tempo insieme pensava ancora che lei fosse talmente stupida da non accorgersi che tra lui e quel Harry c’era qualcosa? Le occhiate che si erano lanciati quando pensavano di non essere visti, il modo in cui il riccio si era presentato, in cui aveva chiesto a Louis di parlare dicevano tanto.
Quei due nascondevano qualcosa e lei lo avrebbe scoperto, eccome se lo avrebbe fatto.


 
Quel mattino Alexandra aveva svegliato presto Harry, troppo presto per i suoi gusti. Si era presa la giornata di ferie solo perché «devo assolutamente andare da Harrods»continuava a ripetere da giorni, e aveva deciso che Harry –essendo di Londra- lo avrebbe accompagnato per indicarle quali fossero le strade e come potersi muovere.
Il riccio però non era molto entusiasta della cosa. Dopo la nottata trascorsa in bianco tra i pensieri che -come sempre- erano rivolti a Louis, l’ultima cosa che voleva era girare per le strade di Londra con quella pazza di Alex e il passeggino da spingere, perché sì, con loro c’era anche il piccolo Samuel.
La sera prima era riuscito a parlare con Gemma e a risolvere tutto con lei nonostante non fosse ancora del tutto convinta che il fatto che Niall sapesse tutto, fosse una buona idea. Il resto della nottata l’aveva trascorsa a lottare contro i rimorsi di coscienza che continuavano a dirgli che non si sarebbe dovuto approfittare di un Louis così debole in quel momento.
L’idea di andare a Londra non si era poi dimostrata tanto cattiva alla fine. L’aria di casa che aveva questa città avevano fatto riprendere un po’ il ragazzo, facendolo sorridere e dimenticare per un po’ il motivo per cui se n’era andato da quella città che tanto amava, di cui conosceva ogni singolo negozio, bar e ristorante, facendolo sentire per un attimo quasi orgoglioso di se stesso.
Fu proprio nel momento in cui Harry si stava avviando verso il chioschetto dei gelati che si fermava sempre non molto lontano dal grande negozio, per prenderne uno al piccolo, che sentì uno sguardo su di se. Sguardo che comprendeva un paio di occhi scuri che lui conosceva bene ma che non aveva intenzione di incontrare, per questo continuò il suo cammino deciso senza voltarsi neanche una volta.
Di tutt’altra idea era il ragazzo  cui apparteneva quello sguardo, che non perse tempo e si avvicinò velocemente alla ragazza rimasta sola col bambino che attendeva con ansia il suo gelato.

«Ciao! So che non mi conosci ma prima ti ho vista in compagnia di Harry e io sono un suo amico..»

Bastarono quelle parole e il viso affascinante del ragazzo che si era ritrovata davanti per far si che Alexandra lo trovasse da subito simpatico.



«Harry non mi avevi detto che qui a Londra avevi amici così..così wow!»furono le parole che la ragazza rivolse a Harry non appena questi fu tornato indietro con il gelato per il bambino. Subito il riccio le rivolse uno sguardo interrogativo, non capendo di cosa stesse parlando e lei –intuendolo- si affrettò ad aggiungere «pochi minuti fa è venuto da me un ragazzo moro con la carnagione scura e bello da morire! Mi ha detto di essere un tuo caro amico e che vorrebbe vederti visto che gli manchi..allora gli ho dato l’indirizzo di casa nostra!»spiegò quindi con entusiasmo.

Quelle parole però fecero raggelare il sangue nelle vene di Harry che subito capì si trattasse del ragazzo che aveva intravisto tra  la folla qualche minuto prima e un solo pensiero gli passò per la testa: “ci mancava solo Zayn..”







Si lo so, sono in ritardo e non ho giustificazioni. Che dire, abbiamo scoperto il piano di Niall e sopratutto abbiamo un personaggio del tutto nuovo e uno di cui abbiamo già sentito parlare in precedenza, entrambi molto importanti per la svolta del rapporto tra i nostri Larry. Non mi dilungo molto con questo angolo, volevo però ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, chi ha recensito negli scorsi capitoli e chi nonostante i sei mesi di assenza (mi vergogno anche a dirlo) continua a seguirmi..e come sempre spero di sentire le vostre opinioni. 
Spero di aggiornare il prima possibile, un bacio a tutti!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il sole ancora era basso nel cielo quella mattina. Il cielo era appena tinto d’oro dai raggi del sole che aveva appena iniziato a mostrarsi agli occhi di quella piccola cittadina quasi sconosciuta ma tanto accogliente, di cui Harry si era innamorato. Sin da piccolo adorava guardare il sole alzarsi quasi timido e mostrarsi al mondo e si era sempre sentito fortunato ad abitare in un palazzo di Londra abbastanza alto per poterlo vedere con sua madre e Gemma sempre accanto.
Spesso era capitato che si svegliasse di notte per colpa d’incubi che lo tormentavano o che non riuscisse a dormire per via di un litigio con Zayn, ogni volta si alzava per raggiungere il grande salone e ogni volta –qualche istante dopo- sua madre lo raggiungeva. Che avesse un sesto senso? Non sapeva come faceva sua madre a sapere che lui fosse in piedi, ma in realtà non gli interessava, a lui importava solo che lei fosse lì con lui a fargli una tisana rilassante e a guardare il sole che spuntava e dava colore a quel cielo nero e cupo. Tutto quello aveva il potere di calmarlo e rilassarlo.
Quella notte Il ragazzo dai capelli ricci non aveva chiuso occhio, tormentato da un pensiero fisso: Zayn. Ora che finalmente Louis non sarebbe più stato un intralcio nella sua “vacanza” pensare che Zayn avrebbe fatto la sua apparizione da un momento all’altro non lo rassicurava per niente.
Si era alzato dal letto e si era avvicinato alla finestra per guardare il sole fare la sua comparsa, con la speranza di avere qualche sollievo alla sensazione di ansia che lo aveva assalito tutta la notte, ma la consapevolezza che non sarebbe servito a niente gli cadde addosso pesante come un macigno. Aveva bisogno di sua madre, aveva bisogno di quelle braccia accoglienti che sapevano consolarlo ogni volta e che lo rassicuravano dandogli la forza.  Si sentiva un bambino e forse lo era a piangere pensando a sua madre che in quel momento non era lì con lui.
Non sapeva perché, ma qualche minuto dopo era raggomitolato sul divano del salone della grande villa, avvolto da una coperta, col viso ancora completamente bagnato dalle lacrime. Voleva stare solo, ma nella dependance si sentiva come soffocare e l’ambiente famigliare che era la casa dei suoi datori di lavoro gli dava –in un certo senso- la giusta dose d’ossigeno per respirare stando però immerso nella sua solitudine.
Furono forse i cinguettii dei numerosi uccellini del posto, il canto del gallo della cascina situata a tre isolati dalla villa o i singhiozzi che animavano la casa, a svegliare Niall quella mattina e a portarlo nel salone.
Voleva stare da solo Harry, ma mai come in quel momento avrebbe ringraziato il ragazzo cui appartenevano le braccia che lo stavano stringendo e in qualche modo anche consolando. Niall non disse nulla, voleva sapere cosa aveva portato i begli occhi verdi di Harry a riempirsi di lacrime, ma avrebbe aspettato che fosse il ragazzo a parlare, sempre che volesse farlo.
 
 

Un’altra villa, un altro protagonista, altri pensieri ma stesso sole a fare da sfondo.
Il giorno precedente Louis aveva fatto di tutto pur di evitare di parlare con Sidney, non aveva fatto colazione in casa, era rimasto fuori per pranzo ed era rientrato a casa troppo tardi, trovandola già nel letto tra le braccia di morfeo.
Quella mattina si era alzato presto con l’intenzione di farsi un giro di corsa nel quartiere e poter dar sfogo ai propri pensieri. Correre, per Louis, era sempre stato fonte d’ispirazione. Sia per il lavoro sia per ogni altro problema si trovava davanti, con la corsa trovava sempre una soluzione logica a tutto. L’unico problema era che non aveva più molto tempo da dedicarle e quindi negli ultimi mesi era stata messa da parte. “Ce la faccio da solo!” ripeteva ogni volta a Liam quando quest’ultimo gli diceva che forse uscire e prendersi una boccata d’aria in solitudine lo avrebbe aiutato a risolvere un caso o a trovare una soluzione a tutte le preoccupazioni che lo assalivano nell’ultimo periodo.
Si era rifiutato più volte di farlo, ma era arrivato il momento di dar sfogo a tutti i suoi pensieri facendosi aiutare da quella che sempre si era mostrata utile al suo scopo.
Niente iPod quella mattina, niente cellulare, niente cerca persone, solo lui, la sua tuta, le sue scarpe e la sua mente dalla quale non poteva più scappare.
Com’era arrivato in quella situazione? Aveva tutto sotto controllo, tutto procedeva per il verso giusto finché quel ragazzo con i capelli ricci e gli occhi troppo verdi per essere veri, non aveva fatto la sua comparsa e aveva sconvolto completamente ogni cosa.
Non si era mai preoccupato di chiedere a se stesso se preferisse la compagnia maschile a quella femminile, fino al momento in cui i suoi occhi non si sono posati su quel ragazzo di una bellezza esagerata che ogni volta inibiva le sue facoltà di ragionare.
Portarlo a casa poi era stato forse l’errore più grande che avesse potuto fare, ma in quel momento aveva agito d’istinto e sapeva benissimo l’effetto che aveva l’istinto su di lui. Se quel ragazzo non lo faceva ragionare, l’istinto aveva solo peggiorato le cose e lo aveva portato a passare una notte con lui, la notte più bella della sua vita.
Perché era così, se quello era stato un errore, era comunque l’errore più bello che avesse mai fatto.
Il pensiero di quella notte passata con Harry lo fece sorridere e rallentare il passo, riducendosi a una semplice camminata. Ancora sentiva sui polpastrelli la morbidezza della pelle nivea del ragazzo che si riempiva della cosiddetta “pelle d’oca” ogni volta che lo toccava, sentiva ancora addosso la scarica di adrenalina causata dalle sue labbra suo corpo, o ancora di più la sensazione che aveva provato nel possederlo. Se chiudeva gli occhi riusciva a rivivere quei momenti come tanti piccoli flash e solo quando un brivido gli percorse la colonna vertebrale si rese conto di essersi fermato.
Aprì gli occhi con una nota di dispiacere, facendolo avrebbe perso quelle immagini che volente o nolente gli avevano risvegliato i sensi facendolo sentire vivo dopo tanto tempo e l’ultima cosa che voleva era tornare alla triste realtà che lo circondava. Poteva lui, Louis Tomlinson, uno dei più brillanti avvocati dell’Inghilterra con una promettente carriera e promesso sposo della figlia di uno dei più grandi avvocati americani, essere infelice della sua vita?
Chiunque avrebbe detto che era una cosa impossibile, inclusi i suoi cugini e addirittura lui stesso, nessuno si sarebbe sognato di definire quel ragazzo infelice, eppure in quel momento aveva capito di esserlo.
Come può un ragazzo felice far di tutto per evitare la propria fidanzata in ogni modo possibile, buttarsi completamente nel lavoro lasciando perdere tutto il resto che lo circonda e cercare di cacciare un ragazzo solo perché in una sola notte è riuscito a farlo sentire vivo?
Ammettere a se stesso tutto questo era più difficile di quanto credeva, ma scappare dalla realtà non lo avrebbe di certo aiutato a star meglio. Ormai lo aveva capito, la sua vita sarebbe stata infelice e vuota, concentrata sul lavoro e basta, senza un attimo di respiro.
Ora capiva perché il marito biondo di sua cugina gli era sempre piaciuto. Lo vedeva come esempio. Era riuscito ad avere un lavoro, una famiglia ma soprattutto la felicità, le tre cose a cui anche Louis aspirava. Solo che a differenza del ragazzo dalle umili origini irlandesi, Louis mancava sotto questo ultimo aspetto.
Questo era il pensiero che assaliva la mente del ragazzo, mentre percorreva lentamente il lastricato del parco che ornava la cittadina nella quale era cresciuto. Ormai era passata un’ora da quando aveva iniziato a camminare e quindi non appena vide la panchina che in passato lo aveva sempre accolto, non ci pensò due volte prima di sedersi e approfittarne per riposarsi e godersi il paesaggio che il parco offriva.
Quella mattina le nuvole non si erano fatte vedere in cielo, rivelando così che sarebbe stata una giornata tipicamente primaverile dove il sole sarebbe stato unico protagonista.
Fu proprio il sorgere di quest’ultimo a catturare la sua attenzione.
Ormai erano diversi minuti che aveva fatto la sua apparizione, ma ancora aveva quell’alone quasi magico che ti impediva di distogliere lo sguardo dalla meraviglia che creava in cielo, con le sue varie sfumature.
Aveva parlato molte volte con Liam di quanto amasse vedere il tramonto e i colori aranciati e rossastri che striavano il cielo, solo che ogni volta il cugino lo aveva ammonito con un “Lou il tramonto è un qualcosa di spettacolare ma non c’è niente come l’alba” e quando gli chiedeva spiegazioni si limitava a rispondere “il tramonto segna la fine di una giornata, l’alba invece è l’inizio”.
Aveva dato a Liam dello stupido ogni singola volta penando a quanto fosse banale ed elementare la sua spiegazione.
Ora che aveva l’alba davanti però iniziava a capire il significato di quelle parole e dietro a quelle sfumature che pian piano si attenuavano nella distesa azzurra che era il cielo, riusciva a vederci un nuovo inizio, una speranza di riuscire ad essere felice..più precisamente verde speranza.
Quell’ultimo pensiero lo fece sorridere. Chi lo ha detto che solo Liam è il poeta in famiglia?
I suoi pensieri vennero però interrotti da dei passi che giungevano alle sue spalle e successivamente da una voce al ragazzo fin troppo nota. «Lou ma che fine hai fatto? Sono arrivata da quasi due giorni e ancora non abbiamo passato un momento insieme!»
Alla vista della chioma bionda della ragazza Louis sospirò rassegnato, avrebbe dovuto trovare il tempo di pensare anche a lei.
 
 

Niall non era di certo sua madre, ma l’aveva sostituita egregiamente e per questo Harry non poteva che essergli grato. Ora erano entrambi seduti al tavolo della grande cucina con in mano due tazze di te fumante, illuminati dalla fioca luce che penetrava dalle finestre. Harry non aveva ancora avuto il coraggio di affrontare l’argomento e di spiegargli perché lo aveva trovato in quello stato e continuava a ringraziare mentalmente Niall per non essere un tipo impiccione e insistente, però gli doveva delle spiegazioni, sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno e Niall non era un impiccione ma era curioso e sicuramente moriva dalla voglia di sapere qualcosa di nuovo. Perché non accontentarlo? In fin dei conti glielo doveva.

«Ieri mentre eravamo a Londra Alex ha incontrato Zayn e gli ha dato l’indirizzo di casa..» iniziò a dire, stringendo con forza la tazza tra le dita e tenendo lo sguardo basso.
Niall non era stupido. Spesso lo incolpavano di troppa curiosità o di non prestare abbastanza attenzione ai dettagli. Era vero, spesso si perdeva via durante i discorsi perché, beh, si annoiava  stare dietro a quei grandi paroloni. Non  aveva forse l’intelligenza e la spigliatezza che caratterizzava la famiglia di sua moglie, ma di certo non era stupido.
La sua curiosità lo aveva portato a prestare più della solita attenzione al racconto di Harry ed era certo, non aveva mai nominato questo Zayn.

«Scusa Harry ma..chi è Zayn?» chiese quindi di impulso guardando il riccio con aria perplessa, il quale iniziò a ridacchiare tra se e se.

«Zayn è il mio ex ragazzo Niall, l’ho lasciato due settimane prima di incontrare te e..diciamo che non ha preso bene questo “distacco”..» tentò di spiegare mimando con le dita le virgolette sull’ultima parola, iniziando poi a raccontare

Zayn era stato il suo primo ragazzo dopo aver scoperto di avere gusti differenti. Frequentavano lo stesso college ed il moro era ovviamente il più popolare, faceva parte della squadra di rugby di quell’istituto, andava in palestra ogni volta che poteva e i suoi voti erano tra i migliori. Anche Harry faceva parte della squadra di rugby ma a differenza di Zayn, lui era più una specie di scarto che un giocatore. Lo utilizzavano come raccattapalle e doveva sempre assistere i veri e propri giocatori quando sorgeva un qualunque problema. Aveva tante ragazze che gli morivano dietro, era tra i migliori dei corsi e a volte si cimentava anche in lavori extra per i professori. Era bravo, si, ma era pur sempre uno scarto della squadra. Non di minore importanza, aveva una cotta segreta per Zayn. Solo Gemma ne era a conoscenza e lo spingeva ogni volta a farsi avanti col bel moro, ma Harry era convinto che l’altro fosse etero e quindi non aveva mai neanche preso minimamente in considerazione l’idea di farlo. A smentire ogni sua credenza fu un dopo partita in cui Zayn e Harry rimasero soli negli spogliatoi, il primo per farsi la doccia e togliersi il sudore dal corpo, il secondo per pulire i disastri lasciati dai compagni di squadra. Era bastato un complimento da parte del riccio e dei sorrisi da parte dell’altro per far degenerare tutto, di lì a pochi minuti quel posto si era riempito dei sonori schiocchi di labbra per poi mutare ancora fino a diventare gemiti. Nessuno seppe mai cosa accadde quel giorno in quello spogliatoio, l’unica cosa sicura era che da quel momento non si erano più fatti vedere in giro per il college l’uno lontano dall’altro, tutti sapevano che Zayn era di Harry e che Harry era di Zayn.

«..siamo stati insieme quattro anni ed era tutto..perfetto! Solo che nell’ultimo anno lui è cambiato, è entrato in un brutto giro, assumere sostanze illegali, a bere e ogni volta che passavamo del tempo insieme diventava violento..non mi ha mai picchiato, ma usava modi rudi e..insomma, non ero più felice con lui, era diventato un peso. Così con l’auto di Gemma l’ho lasciato e ho cercato di rifarmi una vita lontano da lui..solo che ora cerca in ogni modo di contattarmi e di convincermi a tornare da lui..» concluse con ancora lo sguardo basso e le mani stretta attorno alla tazza che conteneva il liquido ormai troppo freddo per essere bevuto.
Niall ascoltò le sue parole in silenzio, senza interromperlo nemmeno una volta e facendo di tutto per rimanere concentrato su quel racconto senza distrarsi, infatti si stava complimentando mentalmente con se stesso per essere riuscito per la seconda volta a seguire tutto il discorso. Si era poi alzato e aveva compiuto lo stesso gesto di qualche ora prima, lo coinvolse in un abbraccio affettuoso che ebbe l’effetto sperato, calmare il ragazzo e fargli passare –almeno per quel momento- quell’ansia che lo assaliva dal giorno prima.
 
 
Louis era arrivato tardi al lavoro, quella mattina. Sidney lo aveva costretto ad andare con lei a fare qualche commissione ed avendola evitata tutto il giorno prima questa volta non poteva di certo tirarsi indietro, sapeva che la ragazza non glielo avrebbe permesso.
Stava per prendere in esame il nuovo caso affidatogli -una causa di divorzio abbastanza semplice all’apparenza- quando nel suo ufficio appare la cugina in tutta la sua bellezza.
Più che apparsa era piombata nella stanza di corsa, con le guance rosse e i capelli arruffati. Chiunque venendo da fuori avrebbe descritto Alexandra come una ragazza fine, anche di classe e con un atteggiamento quasi regale. Quelli che la conoscevano davvero invece sapevano che il vero aspetto della ragazza era proprio quello che vedeva in quell’istante, la ragazza sempre movimentata che dopo qualche ora messa “in tiro” non vedeva l’ora di abbandonare i tacchi e gli abiti eleganti per tornare se stessa.

«Lou ti prego devi farmi un favore!» disse subito la ragazza non appena gli occhi di questa vennero in contatto con quelli blu del cugino che non disse niente, si limitò ad osservarla. «Ho dimenticato a casa la pratica dei Walker e la dovevo dare entro mezzogiorno a tuo padre..potresti andare a casa mia a prendermela? Ti prego, sei la mia unica possibilità di salvezza!» continuò la ragazza avvicinandosi al cugino e appoggiandosi con i gomiti alla scrivania di lui per guardarlo con aria implorante.
Louis si passò le mani sul viso distogliendo lo sguardo da lei. Lo conosceva fin troppo bene, sapeva quali erano i suoi punti deboli e di conseguenza sapeva che facendo quello sguardo lui avrebbe ceduto. A volte Louis si malediceva mentalmente per essere nato in quella famiglia.

«Io ho una causa nuova Alex e devo ancora guardarla, vacci tu.» rispose quindi il castano con tono autoritario, stando però ben attento a non guardarla mai negli occhi o sarebbe caduto nel suo tranello.

«Lou no! Non posso!» riprese quindi la parola lei, che aveva fatto il giro della scrivania così da raggiungere l’altro e non dargli modo di guardare altrove. «Tra mezz’ora devo essere in tribunale per il caso Patel e sai benissimo quanto è importante quest’udienza! Se torno a casa farò sicuramente tardi in aula e non posso permetterlo!»

Quella ragazza sapeva esattamente come prenderlo e a volte la odiava, esattamente come aveva odiato il marito di questa, due sere prima in casa della loro prozia.
Alexandra stava piagnucolando, usava quel suo sguardo teatralmente drammatico e aveva appoggiato entrambe le mani sul braccio di Louis, costringendolo a darle tutta la sua attenzione. Un comportamento del genere –secondo Louis- era da considerare illegale.

«Va bene, Alex, va bene..» cedette allora sconsolato, facendo un lungo sospiro e chiudendo gli occhi. «andrò a casa tua a prendere quella pratica, ma è l’ultima volta che ti faccio un favore!» sbotto infine lui, puntando gli occhi blu in quelli verdi e divertiti della cugina che tratteneva a stento un gridolino di vittoria.
 

 
Quando aveva accettato di fare quel favore ad Alexandra non aveva calcolato quello che avrebbe dovuto affrontare, o meglio, chi avrebbe dovuto affrontare.
Ora che si trovava di fronte al cancello di legno dipinto di bianco, che precedeva il vialetto che portava all’ingresso della villetta, Louis si era ricordato che la casa non era vuota. Gli era bastato sentire una risata di bambino provenire dall’interno per fargli tornare alla mente il motivo per cui da circa cinque mesi non metteva piede in quella casa e in quel momento tutte le buoni intenzioni di fare un favore alla cugina erano andate a farsi fottere.
Stupido Louis, perché non ci aveva pensato prima?
Si sentì improvvisamente stupido a stare lì davanti immobile con lo sguardo fisso sul cancello, così si affrettò a far vagare lo sguardo per la strada, assicurandosi che nessuno lo avesse visto e che quindi lo avesse davvero preso per uno stupido. Che figura ci avrebbe fatto?
Fu allora che notò –non molto lontano- la figura di un ragazzo dalla pelle leggermente scura che si spostava in una via lì vicino.
La loro era una cittadina molto piccola ed essendo per la stragrande maggioranza tutti membri della numerosa famiglia Tomlinson, Louis conosceva tutte le facce di quelli che lui definiva “vicini di casa” ed era sicurissimo di non aver mai visto quel ragazzo nei dintorni.

«Che ci fai qui Louis?»

Quella domanda ebbe il potere di distoglierlo dai suoi pensieri –che quel giorno stavano diventando decisamente troppi- riportandolo a concentrarsi su quella che doveva essere la sua preoccupazione, cioè entrare in casa di sua cugina e prendere le pratiche senza farsi ne vedere ne sentire da Harry. Peccato che aveva miseramente fallito nel suo intento dato che quest’ultimo aveva appena fatto spuntare la testa riccia dalla porta di casa, puntando lo sguardo verso di lui.
Louis si mosse nervosamente sul posto. Da quando lui era nervoso? Solitamente non gli capitava, ma davanti a quel ragazzo ormai non riusciva a non esserlo. Aveva rigirato le carte in tavola ed ora era lui ad averlo in pugno.

«Devo prendere una pratica per Alex, tranquillo Harry non sono qui per te.» disse quindi Louis in risposta mentre si avvicinava all’ingresso, girando però un’ultima volta lo sguardo in direzione della figura estranea che però –con sua sorpresa- non c’era più. Girò di nuovo il viso per guardare davanti a se e –inevitabilmente- incontrò lo sguardo del riccio, che lo stava studiando con una strana espressione.

La sua intenzione era ancora quella di evitare Harry il più possibile, anche se ormai sarebbe stato difficile farlo, dato che sentiva il suo sguardo quasi bruciargli addosso. Per un attimo si chiese che cosa stesse pensando, se gli facesse piacere averlo visto o se avesse preferito prenderlo a calci.. erano infiniti i pensieri che gli vorticavano per la testa e non si rese neanche conto di aver rallentato il passo finché non sentì la porta chiudersi alle proprie spalle. Solo allora tornò in se, ricordando il motivo per cui era in quella casa e affrettandosi a prendere quella pratica per poter uscire il prima possibile da quella casa.
 
Harry continuava ad osservarlo, o almeno, lo aveva fatto fino a quando il ragazzo dagli occhi azzurri non era scomparso dentro all’ufficio.
Quando lo aveva visto da dietro la finestra quasi non ci credeva, pensava fosse un’allucinazione.
Quella mattina Niall, dopo essere uscito di casa, aveva scritto un messaggio ad Harry, avvisandolo di aver visto un bel ragazzo che non conosceva aggirarsi tra le vie del paese. Lui subito si era messo in allerta. Sapeva che quando Zayn si metteva in mente una cosa faceva di tutto per ottenerla e in quel momento il suo obbiettivo era riavere quel ragazzo alto e slanciato, dagli occhi così verdi da fare invidia al più elegante dei boschi.
Aveva passato tutta l’ultima ora a guardare fuori dalla finestra per assicurarsi che il moro non fosse nei dintorni, per quello rimase stupito di trovarsi davanti una figura del tutto diversa. Lo osservò per attimi che sembravano infiniti, chiedendosi come mai fosse proprio lì sapendo che in casa c’era lui. Notò però il suo sguardo distratto e il suo esitare davanti al cancelletto. I suoi piedi si mossero da soli, senza che lui li comandasse e nel giro di qualche attimo aveva attirato la sua attenzione e lo aveva fatto entrare.
Ancora non era abituato all’effetto che quel ragazzo gli faceva e la cosa non gli piaceva per niente. Aveva sempre sbagliato con Zayn e se n’era reso conto tardi, si lasciava manovrare da lui come fosse una pedina nelle sue mani -forse per colpa dei forti sentimenti che provava per il moro- ma alla fine aveva capito che quello non era il giusto modo di fare, che darla sempre vinta alla persona che si ama non aiuta di certo in un rapporto ma fa tutto l’opposto.
Harry non voleva cascarci si nuovo, ma ogni volta gli sembrava di essere tornato a fare la parte della pedina, solo che questa volta era nelle mani di Louis ed aveva paura, una fottuta paura di cadere negli stessi errori. Che poi, perché ci stava pensando se tra lui e Louis non c’era assolutamente niente se non un “gioco” fatto di ricatti?
A riscuoterlo dai suoi pensieri fu proprio quest’ultimo dagli occhi azzurri che così com’era schizzato via una volta entrato, ora stava tentando di fare lo stesso e svignarsela. Se la fortuna fosse stata dalla sua parte forse sarebbe riuscito anche ad uscire dalla porta senza vedere di nuovo Harry. Probabilmente però quel giorno la dea bendata aveva deciso di premiare qualcun altro, perché Harry era ancora lì davanti alla porta di ingresso fermo come lo aveva lasciato lui, perso in un mondo tutto suo.

«Allora..ci si sente Harry» furono le parole pronunciate dal più grande, per far capire all’altro le proprie intenzioni, cioè andare via da quella casa il prima possibile e cercare di
evitare un altro attacco d’istinto nei confronti del riccio.

Harry in tutta risposta puntò lo sguardo nel suo e per un attimo si sentì vacillare all’idea di poter resistere a quegli occhi così belli. Non disse niente però, cercando di mantenere il controllo di se e non dire qualcosa di azzardato che avrebbe fatto capire all’altro che era nelle sue mani, limitandosi semplicemente ad aprire la porta d’ingresso e spostarsi di poco per farlo passare e andare via.
Quello che vide però, un attimo dopo, ebbe il potere di infrangere i suoi buoni propositi di freddezza e distacco facendolo agire immediatamente, prese infatti il braccio di Louis –che già aveva varcato la soglia di casa- e lo trascinò con forza dentro casa chiudendosi la porta di casa alle spalle e appoggiandosi contro questa con un espressione indecifrabile in viso.
Louis, dal canto suo, non riusciva a rendersi conto di quello che era appena successo, non capiva a cosa era dovuta la reazione del riccio e soprattutto perché aveva quell'espressione che lo faceva sembrare spaventato.

«Harry?» Iniziò tentando di attirare l'attenzione del ragazzo che ancora era immobile e che sembrava stesse tremando. La sua impressione venne confermata nel momento in cui Louis appoggiò le mani sulle sue spalle, tentando nuovamente di richiamare l'attenzione di Harry. Quest'ultimo sentendo il calore prendergli le spalle, voltò lo sguardo verso il più grande che in tutta risposta gli sorrise, forse tentando di farlo riprendere da quella reazione.

«Harry..va tutto bene?» Tentò allora di nuovo e «Zayn..» furono le uniche parole che uscirono dalle sue labbra e Louis si ritrovò forse più confuso di prima.

 Chi era Zayn? Fu poi il suo istinto a spingerlo a guardare fuori dalla finestra che affiancava la porta e in quell'istante lo vide di nuovo. Il bel ragazzo dai capelli scuri che si aggirava prima tra le vie, ora era in piedi davanti al cancelletto con un foglio in mano e un'espressione soddisfatta a dipingergli il viso. Doveva ammettere che quella situazione gli infondeva ansia, ma non era il momento di farsi prendere da strane sensazioni ma doveva capire perché Harry aveva reagito in quel modo alla vista del ragazzo.

«Harry ma che..» iniziò a dire, ma venne interrotto dall'altro che gli si era avvicinato e con aria supplichevole gli stava già dicendo «Louis ti prego non andare, resta qui con me..»

Quella richiesta insolita aveva stupito entrambi i ragazzi, Harry perché non credeva di aver davvero pronunciato quelle parole e Louis perché mai si sarebbe aspettato una richiesta del genere da parte dell'altro. Al riccio sembrava di rivivere la scena della mattina, seduto a tavola con una tazza di tisana tra le mani, solo che al posto di Niall c'era Louis che continuava a fissarlo senza dire parola. La tensione che c'era tra i due quasi si poteva tastare e quel silenzio prolungato ormai stava diventando pesante da sopportare, così dopo un sospiro rassegnato Louis si era deciso a rompere il ghiaccio.

 «Chi era quel ragazzo Harry?» Chiese appoggiando la tazza ancora mezza piena.

Ormai la sua curiosità era alle stelle e per un avvocato come lui era impossibile resistere all'impulso di sapere qualcosa su quella storia che vedeva come protagonisti il più piccolo e il ragazzo sconosciuto che aveva visto quella mattina.
 Harry non era stupido, sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata e si stava preparando mentalmente qualche scusa da raccontare all'altro. Solo che sapeva che Louis avrebbe capito se stava mentendo o no, lo aveva capito dall'inizio e per colpa di quella sorta di bugia tra i due non scorreva buon sangue, per questo motivo e perché non voleva far peggiorare le cose alla fine si era convinto, gli avrebbe spiegato realmente chi fosse Zayn.

«Quel ragazzo si chiama Zayn, Louis, ed è il mio ex..» prese a dire abbassando lo sguardo per prendersi un attimo di pausa. «L'ho lasciato, lui non lo ha accettato e ora mi sta cercando perché mi vuole di nuovo per sé, sono mesi che lo fa e l'altro giorno ha incontrato Alex e si è fatto dare l'indirizzo di casa.» concluse poi sempre tenendo lo sguardo basso, quasi non avesse il coraggio di guardare Louis e scoprire un'espressione che non gli sarebbe piaciuta.

Ciò che lo sorprese fu il sentire le mani calde del più grande stringersi con le sue leggermente più fredde e tremanti, prima di far incrociare i loro sguardi e notare che Louis stava sorridendo. Non gli aveva mai sorriso in quel modo, solitamente lo faceva o perché obbligato o per prenderlo in giro, mai gli aveva sorriso veramente in modo spontaneo e ora era certo di una cosa che aveva sempre sospettato: Louis che sorrideva era ancora più bello.
Stava usando ancora l'istinto. Sapeva che la maggioranza delle volte che lo aveva fatto con lui non si era rivelata una buona idea, ma anche questa volta aveva ceduto. Vederlo così fragile lo aveva spinto ad alzarsi in piedi, dopo avergli stretto le mani, e a tirarlo verso di se per coinvolgerlo in un abbraccio che ebbe il potere di stupire Harry, che ancora stava tentando di riprendersi dopo averlo visto sorridere.
Non tutti conoscevano questo lato di Louis Tomlinson, anzi quasi nessuno a parte i suoi parenti più stretti e le persone a cui teneva di più. Lui non era un tipo che dimostrava affetto facilmente, non era nella sua natura e spesso si sentiva in colpa per questa mancanza.
In quel momento si era reso conto che Harry aveva bisogno di un abbraccio, o almeno di un qualcosa che lo distraesse. Le braccia del maggiore stavano cingendo la vita dell’altro anche se la presa era debole, Louis aveva dubbi sul fatto che Harry volesse o no avere quel contatto con lui e il suo rimanere fermo immobile gli insinuava sempre di più il dubbio di aver osato troppo.
Solo dopo pochi secondi di confusione Harry si riprese e portò le braccia dietro al collo del ragazzo. Ormai aveva perso la speranza di avere un qualche contatto con l’altro e doveva ammettere che quel gesto improvviso lo aveva lasciato senza parole. Fu un attimo e anche Louis finalmente strinse la presa attorno alla sua vita così da dare inizio a un vero e proprio abbraccio.
Non si erano più rivolti parola, limitandosi a rimanere stretti l’uno all’altro con mille pensieri che albergavano la mente di entrambi.
Gli piaceva, stranamente gli piaceva quella posizione sebbene stare in piedi in mezzo a una grande cucina non fosse il massimo. Stare in quella situazione con lui gli riportava alla mente quello che era successo tempo prima tra di loro, le sensazioni che aveva provato e tutto il resto. A quei pensieri Harry sentì un improvviso calore pervadergli il corpo, cosa che lo portò ad aprire gli occhi –rendendosi conto solo in quel momento di averli chiusi- e ad allontanarsi di poco dal corpo del maggiore, accorgendosi che sul viso di lui era ancora presente il sorriso di pochi minuti prima.
Si stavano guardando e sembrava che nessuno dei due avesse intenzione di distogliere lo sguardo. Le mani ognuno ancora a contatto con il corpo dell’altro, sembravano non volerne sapere di interrompere quello che si era andato a creare. Poi Louis si mosse, spostò una mano per andare ad accarezzare la guancia del riccio che sembrava incantato, tastandone la morbidezza e fu allora che accadde.
Le loro labbra erano venute a contatto dopo che Louis si era sporto di nuovo verso Harry. Era un bacio diverso dai precedenti, più rudi e carichi di desiderio. Questo era lento, quasi incerto e forse fin troppo dolce per i canoni del maggiore, abituato a fare tutto di fretta con Sidney. Stava gustando quelle labbra come non aveva fatto la prima volta, muovendo piano le sue e non riuscendo a trattenere un sorriso al pensiero che le loro bocche unite sembravano fatte apposta per combaciare tra di loro.
Non aveva mai provato una sensazione come quella, Louis. Eppure lui di baci ne aveva dati e non pochi. Alcuni per scommesse perse, alcuni per puro divertimento, altri solo per semplice voglia. Questa era il bacio istintivo che ancora non aveva mai dato, era il bacio che era stato capace di scombussolarlo, era il bacio che gli aveva provocato un nodo allo stomaco, non le farfalle, un vero e proprio nodo causato dalla contorsione dello stomaco, era semplicemente Il Bacio. Quando poi infilò le dita tra i ricci dell’altro per tenerlo più per evitare che lui potesse interrompere Il Bacio, iniziò a chiedersi come aveva fatto a resistere fino a quel momento dal baciarlo. Le loro lingue si incontrarono poco dopo facendo evolvere il tutto in qualcosa di più profondo e passionale che produceva suoni che qualcuno poteva definire osceni, ma che per loro era la manifestazione di quello che stavano provando.
Grazie a quel ragazzo Louis stava iniziando a capire quali fossero le vere emozioni, quelle tangibili, quelle che ti prendono dentro e che non ti lasciano via di fuga e come unica soluzione l’abbandonarsi e il cedersi a lui.
Da parte sua, Harry, si sentiva fottuto. Non in senso letterale ovviamente, ma sapeva che ormai per quanto avrebbe provato ad essere fermo e deciso, non ci sarebbe mai riuscito. Preso com’era da quel ragazzo che mostrava delle nuove sfaccettature di se man mano che passavano i minuti.


 
Un sonoro schiarirsi di voce riecheggiò tra le mura della cucina. In un primo momento, appena rientrato a casa, Niall non sapeva se ridere o piangere della scena che si era ritrovato davanti agli occhi. Sam stava giocando beatamente nel salone e il divano poteva essere definito come un bel dipinto dato che la sua pelle bianca era ormai ricoperta dai segni colorati dei pennarelli che il bambino stava usando.
Perché Harry non era intervenuto e gli aveva permesso di farlo? Ma soprattutto, dov’era quel dannato riccio, sparito proprio quando c’era bisogno della sua presenza.
Dopo averlo cercato in vari angoli della casa, l’attenzione di Niall fu catturata da un movimento di ombre provenienti dalla cucina. Possibile che Harry era lì e non si fosse accorto del rientro del padrone di casa?
Quello che poi videro gli occhi di Niall, una volta arrivato alla porta della cucina, fu troppo esilarante anche per lui e non poté resistere all’impulso di mettere i due ragazzi al corrente che lui era in casa e che soprattutto era stato spettatore di quella scena. Quello fu  motivo per cui si era schiarito la voce più di una volta, attirando l’attenzione dei due che immediatamente interruppero Il Bacio.
La parte che però Niall aveva preferito era quella in cui Louis –con un espressione di uno che ha appena commesso un omicidio ed è stato beccato- aveva farfugliato una cosa tipo

«buonissima la tisana Harry, ci sentiamo poi per quella faccenda» prima di salutare velocemente il biondo e scappare letteralmente fuori di casa.

«Harry..» disse il biondo una volta rimasto solo con lui «hai permesso che il mio divano in pelle bianco venisse torturato da Sam solo per baciare Louis..ho ancora l’immagine delle vostre lingue che mi gira in testa..» aggiunse poi facendo una smorfia del tutto ironica, fatta apposta per prendere in giro Harry che ancora era in piedi immobile al centro della cucina, con le labbra leggermente schiuse, rosse come non lo erano da tanto, troppo tempo.
 


Dire che era arrabbiato era dire poco. L’espressione che più si addiceva al suo stato d’animo era furioso. Non ce l’aveva con Harry e neanche con Niall, ma con se stesso che si era esposto troppo e perché quello che aveva appena fatto gli era piaciuto pure troppo. In più dalla fretta aveva scordato le pratiche sul tavolo della cucina e non sarebbe tornato in quella casa per nessuna ragione, quindi non poteva andare in ufficio, l’ultima cosa di cui aveva voglia era sentire le urla arrabbiate della cugina che gli aveva semplicemente chiesto un favore.
L’unica soluzione possibile era raggiungere il piccolo bar situato in quella zona e sperare di riprendersi dallo scombussolamento che aveva dentro, prima di tornare a lavorare.
Quando ne varcò la porta notò subito che il posto fosse vuoto e con pochi clienti all’interno del locale. Si era appena seduto su uno sgabello all’altezza del bancone di legno del bar ed aveva ordinato una birra, quando una figura gli si sedette accanto attirando la sua attenzione e non gli ci volle molto prima di riconoscerlo.
Ora che lo guardava più da vicino era bello, molto bello, aveva una barba leggermente incolta, una carnagione olivastra, dei lunghi capelli quasi neri che sparavano ovunque sulla testa e degli occhi castano chiaro che anche se potevano sembrare banali in un primo momento, osservandolo meglio non si poteva ammettere che avevano il potere di rapirti, non biasimava di certo Harry per aver preso una cotta per lui.
Si stavano osservando in silenzio da qualche minuto a poca distanza l’uno dall’altro, quando Louis gli si avvicinò mostrando uno dei sorrisi più falsi del suo repertorio, porgendogli la mano.

«Tu devi essere nuovo da queste parti, non ti ho mai visto in giro! Comunque piacere io sono Louis. »

Zayn non si fece pregare e subito strinse la mano dell’altro aggiungendo «Zayn e si non sono di questo posto, continuo a perdermi tra le varie vie..sembrano tutte uguali!» terminando poi il tutto con un ghigno divertito.

«Beh Zayn hai incontrato la persona giusta, se vuoi posso mostrarti bene il paese e spiegarti un po’ di cose del posto» disse quindi Louis continuando a sorridere con finta cordialità. Voleva riprendersi Harry? Allora avrebbe fatto fatica, soprattutto ora con un Louis Tomlinson deciso a tenerlo il più lontano possibile dal riccio.






Eccomi tornata con un altro capitolo! Si sono in ritardo anche questa volta..tenterò comunque di farmi perdonare!
Veniamo al capitolo...qualcosa si muove sia da parte di Harry che da parte di Louis, ma il tema principale in questo capitolo è un altro..il nostro bel moro che ha fatto la sua apparizione ufficiale creando lo scompiglio generale, ebbravo Zayn! Come al solito non sono di molte parole, mi scuso per gli eventuali errori e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, anche per sapere se è il caso di continuare o no la storia..
Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate.
Un bacio a tutte!

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