Quell'orgoglio infantile che sfascia il cuore dell'eroe

di Giuls_BluRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Così tutto riprese da zero ***
Capitolo 2: *** Paternità in sospeso ***
Capitolo 3: *** Parole e fiducia smarrite -prima parte- ***
Capitolo 4: *** Parole e fiducia smarrite -seconda parte- ***
Capitolo 5: *** Rifiuto ***
Capitolo 6: *** La decisione di Pan ***
Capitolo 7: *** Insinto. ***
Capitolo 8: *** Come adolescenti ***
Capitolo 9: *** Lascia decidere il cuore ***
Capitolo 10: *** Famiglia ***
Capitolo 11: *** Il diciottesimo compleanno di Pan ***



Capitolo 1
*** #Così tutto riprese da zero ***


 

Finalmente il tanto agognato giorno era arrivato, nulla doveva andare storto, no: non quella volta.

Trunks era ritornato sulla sua amata Terra insieme ai sette oggetti magici che avrebbero finalmente riportato la serenità totale nella vita di molti, era ritornato vincitore dopo una lunga prova durata ben sei mesi di lontananza dai suoi amici e cari. Quel viaggio su Neo-Namek era durato più del previsto, ma il lilla era riuscito a tornare con le preziose sette Sfere del Drago e il desiderio che albergava nel cuore di tutti poteva finalmente essere espresso.

Quel giorno alla Capsule Corporation si erano riuniti tutti: Bulma, Trunks, Chichi, Giuma e Videl erano in attesa che il drago Polunga facesse la sua fantomatica apparizione per poter esprimere il desiderio che avevano da tempo aspettato di realizzare; avevano deciso di riportare in vita tutti i caduti della strage compiuta anni addietro dai due terribili C17 e C18.

Bulma si era ricordata che prima di partire definitivamente dalla Terra i Namecciani le avevano rivelato dove si sarebbero stabiliti, così la scienziata aveva costruito una navicella spaziale, molto simile a quella utilizzata dai Saiyan, per poter arrivare su quel pianeta e prendere in prestito le tante preziose sfere, tutto quello alla fine era per una buona causa.

La tensione era palpabile nell'aria, tutti erano in attesa che il magnifico essere facesse la sua straordinaria comparsa per ammaliare tutti con i suoi immensi poteri magici, ma sfortunatamente anche un velo di malinconia si poteva leggere tra le iridi azzurre e quelle nere di due donne, che avevano imparato a vivere all'ordine del giorno: infatti a quel memorabile avvenimento mancava una persona molto importante, il frutto dell'amore tra Videl e quel guerriero corvino; Pan...

La ragazza ormai aveva già sedici anni compiuti e si era categoricamente rifiutata di partecipare alla gioia comune e per un motivo ben preciso: Gohan non era mai stato presente nella vita della mezza-terrestre e alla fine era arrivata a non considerarlo più come suo padre, non voleva che un nuovo sconosciuto arrivasse per distruggere la pace che si era creata. Nessuno aveva capito il perchè del comportamento della ragazza, ma Pan era arrivata a urlare contro alla madre e alla nonna per imporsi nel rimanere a casa quel giorno, che sarebbe invece dovuto essere un momento di gioia per tutti. Non appena era rimasta sola in casa si era chiusa in camera sua e aveva iniziato a versare lacrime amare: non voleva che quell'uomo che avrebbe dovuto considerare suo padre entrasse nella sua vita e in quella di sua madre, per una seconda volta; alcuni avevano detto che quella di Pan era una sorta di gelosia, ma lei non la definiva tale: di chi doveva essere gelosa? Di suo padre? No, lei non lo era affatto, lei si rifiutava di riconoscere Gohan come parte integrante della famiglia per il solo motivo che non aveva mai fatto parte della sua vita; Videl ne parlava spesso con gli occhi ricolmi di amore e orgoglio, ma lei ne aveva sempre provato uno strano sentimento: quando era piccola amava sentirsi raccontare certe favole su di lui, ma con il passare degli anni aveva perso ogni interesse e il solo sentirne parlare le dava disprezzo verso quella persona che non aveva mai potuto conoscere.

Provava disprezzo perchè sua madre le aveva detto che era un vero testardo e anche quel giorno era andato a combattere contro i cyborg, anche se sapeva benissimo che le sue condizioni fisiche non glielo permettevano, lo disprezzava perchè aveva abbandonato lei e la sua amata madre,lo disprezzava perchè non aveva salutato per l'ultima volta Chichi e Giuma, lo disprezzava per non essere rimasto con lei...

Tutte le volte che Videl pronunciava il nome “Gohan” Pan ne rimaneva disgustata e cercava sempre di cambiare discorso il più velocemente possibile per non portare tra le labbra il suono di quel traditore che aveva preferito il combattimento all'amore della sua famiglia, ma sua nonna Chichi glielo aveva detto: I Saiyan alla fine erano tutti uguali, amavano puramente e non avrebbero mai fatto del male a nessuno, si impegnavano per mantenere le loro promesse e far star bene i loro cari, ma quando la lotta chiamava loro non potevano rifiutare e lo aveva capito a spese sue la donna, stando accanto a Goku e Videl alla fine aveva subito la stessa sorte.

Pan non avrebbe mai chiamato Gohan “papà” e lo aveva già detto a sua madre, per lei sarebbe stato semplicemente Son Gohan, il fidanzato di sua madre; Videl ci era rimasta veramente molto male, non poteva credere che la figlia rifiutasse categoricamente il padre, ma non aveva potuto nulla per farle cambiare idea. Se ne era andata via malinconicamente quel giorno: era felice per il ritorno del suo unico amore, ma non voleva che la sedicenne portasse tanto rancore verso la figura paterna. Era arrivata a dirle che se lo avesse fatto entrare in casa lei se ne sarebbe andata di conseguenza: Videl non sapeva veramente che cosa fare, ma avrebbe trovato una soluzione, ne era certa.

Pan continuava a cercare un modo per non farsi vedere da quel Saiyan paterno, ma nel frattempo le cose alla Capsule Corporation si stavano evolvendo: Trunks aveva riunito tutte le sette Sfere a cerchio e si stava apprestando a dire la formula in namecciano, quella che gli aveva dato il Capo dei Saggi, ma una domanda uscita innocentemente dalla bocca di Bulma attirò l'attenzione.

“E Pan? Dov'è la ragazza?”
Continuava a guardarsi intorno alla ricerca della ragazza, ma non riusciva a trovarla e quella domanda però alimentò la tristezza nel cuore delle due vedove imparentate con ella.

“Non c'è, sai come la pensa e non ce l'abbiamo fatta a farle cambiare idea”
“Scusate, non lo sapevo. Mi dispiace, ma alla fine rimane sempre suo padre”
“Lo sappiamo, ma non vuole neanche che entri in casa, altrimenti ha detto che se ne andrà lei”

Videl cercava di trattenere le lacrime in quel momento, ma per fortuna dietro di lei c'era anche Chichi per infonderle coraggio: odiava il fatto di non poter far entrare in casa Gohan, ma sapeva che alla fine tutto si sarebbe sistemato, o almeno sperava.

“Possiamo procedere?”
Trunks aveva preso parola e stava chiedendo il permesso per poter evocare il drago, le donne annuirono e il silenziò calò nuovamente, mentre anche Bulma si stringeva a Videl per confortarla.

“Andrà tutto bene cara, credimi”
Trunks allora cominciò a dire la formula: il cielo si fece improvvisamente nero e un lieve vento si alzò dal suolo, tutto quello fece anche alzare gli occhi a Pan, che se ne stava in camera sua, ma subito dopo scosse la testa adirata e tornò ai suoi affari.

Tutto era magico ed incredibile: dopo una luminosa sfera oro una maestosa creatura si fece largo davanti agli occhi estasiati di tutti i presenti e una forte energia mistica si poteva chiaramente percepire tra tutti i terrestri e il mezzo Saiyan presenti: il Drago era diverso da quello terrestre, ma sempre impressionante alla vista per maestosità e mistero.

Trunks sapeva perfettamente cosa chiedere e si era fatto tradurre in namecciano il desiderio voluto: il drago comprese e fece ciò che gli era stato chiesto di fare, ovvero riportare in vita tutti i defunti alla strage dei cyborg, tranne Goku perchè lui era già stato riportato in vita una volta.

Tutto accadde in pochi secondi, il drago scomparve e il cielo tornò azzurro: tutto come prima, tranne che per una piccola differenza.

Bastò soltanto uno sfioro sulla spalla per far sussultare il corpo di Videl: il desiderio era stato esaudito a pieno, la vita poteva riprendere per tutti, anche per loro due...

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Ciao a tutti ragazzi, rieccomi con una nuova raccolta, ma questa volta un po' particolare XD
Mi sono sempre immaginata una famiglia Son anche nel futuro, ma poi mi sono chiesta: Sicura Giulia che Pan avesse accettato la scomparsa del padre? Ed ecco che cosa ha risposto la mia testolina!
Sarà strano, ma non credo che MiraiPan, se fosse nata, avrebbe accettato molto questa situazione strana, ma non ho messo l'OOC proprio perchè non sappiamo il carattere del personaggio. Se sbaglio ovviamente ditelo e lo metterò subito!
Spero che la mia pazza idea vi piaccia, il primo capitolo è un po' un prologo, poi dal prossimo ci saranno dei vari momenti tra Gohan e Pan, ma per chi mi segue e sa come sono non posso certo far mancare dei momenti sulla mia amata Godel! <3
Spero che vi piaccia e che continuerete a seguire, se siete arrivati vivi fino qua XD
Un bacione alla prossima :*
Giuly <3




PS= Avevo creato anche un banner per questa fic, ma già da subito sapevo che non lo avrei utilizzato e adesso vi spiego il perchè in modo veloce. Chiamatelo come vi pare, ma io lo chiamo "rispetto" e mi sembra di mancarne ad una persona,quindi non lo inserirò, Mi dispiace, ma ho questa sensazione e se lo inserissi mi sentirei male con la mia coscienza. So che è una cosa strana, ma è così: cercate di capirmi se potete.
Un bacio <3

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Capitolo 2
*** Paternità in sospeso ***


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Videl non era riuscita a trattenere le lacrime quando quel leggero sfioro le era arrivato sulla spalla, si era voltata di scatto e finalmente si era rispecchiata in quei bellissimi occhi neri che non vedeva da più di sedici anni. Quei calorosi occhi si erano posati sulla sua figura e senza dire una parola Videl si era trovata circondata da due braccia forti e le sue labbra erano state catturate da quelle del Saiyan che le aveva rubato il cuore.

“Gohan...”
L'uomo era finalmente tornato in vita e sapeva che nulla li avrebbe mai divisi una seconda volta, quei sedici anni erano stati terribili per entrambi, la sofferenza li faceva annegare ogni giorno di più nell'amaro mare dei ricordi e quando il corvino si era sentito chiamare da Shenron non era riuscito a credere alle sue orecchie: finalmente avrebbe potuto stare al fianco delle persone che più amava, per sempre...

Era ritornato sulla sua amata Terra con il sorriso sulle labbra e non appena aveva adocchiato quella capigliatura corvina che sempre aveva adorato non era riuscito a trattenersi e le era andato subito in contro, ma per non farla spaventare l'aveva leggermente sfiorata sulla spalla.

Si erano finalmente rincontrati, le lacrime erano cadute a rivi sulle loro guance e quell'aria di gioia era stata sempre in maggior aumento.

Tutti i presenti erano rimasti commossi e avevano deciso di lasciarli soli: alla fine se lo meritavano, erano stati divisi per moltissimi anni e la felicità era di loro diritto.

“Ti amo Videl, sei la luce dei miei occhi amore, mi sei mancata”

“Gohan...”
Videl non riusciva a dire altro che il nome del suo amore, calde lacrime continuavano a cadere copiose dai suo occhi chiari e stringeva possessivamente la maglietta del corvino, per non farlo andare via un'altra volta.

“Non me ne vado Videl, non me ne vado tesoro”

Lui cercava di rassicurarla tenendola stretta al suo petto, ma anche Gohan riusciva a trattenere a stento le lacrime: l'amava con tutto il suo cuore e avrebbe fatto di tutto da lì in pio per non farla soffrire.

“C-C'è u-una sorpresa per te a casa”
Gohan ancora non era al corrente di avere una figlia, avevano deciso di tenerglielo segreto anche nell'aldilà per non farlo soffrire ancora di più, ma dato che finalmente era tornato in vita doveva conoscere la verità, era un suo diritto.

“Una sorpresa?”

“Si”

“Sono curioso, andiamo amore?”

Lui le diede l'ennesimo bacio a fior di labbra e se la caricò dolcemente sulle proprie braccia, stretta al suo petto, così tanto che Videl poteva sentire i battiti regolari del cuore del suo uomo, il suo Saiyan che le aveva catturato il cuore.

“Se ne sono andati tutti, ci hanno lasciati soli”
Gohan se ne era accorto e aveva sorriso teneramente ammirando la moglie accoccolata castamente al suo corpo, quasi non lo ascoltava.

“Sei connessa tesoro?”
Lui scosse un po' le braccia, ma per tutta risposta si beccò una gomitata dalla consorte, che si era tranquillamente lasciata andare dall'inebriante profumo di fresco di Gohan, non voleva essere disturbata in quel modo

“Certo che non sei cambiata di molto peperina”

Aveva detto quella frase sorridendo, ma non appena ebbe finito le diede un piccolo bacio sulla guancia, ma ancora una volta Videl fu più veloce e indirizzò il bacio sulle sue labbra: no, non era cambiata molto quella corvina tutto pepe.

“No e ne vado fiera scimmione”

Gohan scosse la testa e l'abbracciò di più mentre Videl lo stringeva e gli dava un bacetto sul collo.

Ancora non sapeva come dire della nascita di Pan, soprattutto dato che la ragazza aveva rifiutato anche solo di incontrare il padre, ma sapeva che in qualche modo le cose si sarebbero sistemate: Pan alla fine era una ragazza intelligente e secondo la madre avrebbe capito la situazione.

“Ti amo, ma ti prego: dimmi la sorpresa Vidy”
Lei scosse la testa in modo negativo e gli fece la linguaccia, proprio come una bambina piccola: non voleva dirgli nulla prima del tempo e avrebbe mantenuto la promessa.

“Lo scoprirai presto, tanto siamo quasi arrivati a casa, stasera poi faremo una festa tutti insieme, ok?”
“E va bene, aspetterò”

Si sorrisero a vicenda e si diedero un altro bacio per continuare a coronare il loro amore infinito. Mancava veramente poco, i Monti Paoz si potevano già intravedere e negli occhi di Gohan si potevano già vedere delle scintille di gioia che brillavano nei suoi occhi color della notte senza stelle: era veramente al settimo cielo, ma lui ancora non sapeva della promessa di Pan.

Eccoli: finalmente ecco la casetta a forma di cupola che avevao condiviso fin da quando erano ragazzi, Gohan l'avrebbe riconosciuta tra mille e per la prima volta sentì un groppo in gola che non gli permetteva di parlare.

“Va tutto bene Gohan?”
“S-si”

L'uomo adagiò al suolo Videl e la strinse ancora qualche secondo prima di afferrare la maniglia della porta.

“Sei sicuro”
“Ovvio, ti amo”
“Anche io”

Videl si alzò sulle punto per scoccare un bacetto al suo fidanzato, poi prese le chiavi e diede lui l'onore di aprire la porta della sua nuova-vecchia casa, quella dove avrebbe passato tutto il resto della sua vita.

La porta si aprì di scatto e l'attenzione di Pan fu riportata al mondo reale: era immersa nella lettura e quel rumore metallico l'aveva distratta; un'espressione indecifrabile si impossessò del suo volto, un misto tra stupore e disprezzo, gioia e odio.

Corse di sotto e per un attimo non si scontrò con la figura paterna: rimasero per qualche secondo a fissarsi stupiti negli occhi; erano tanto uguali, ma allo stesso tempo talmente diversi, si vedeva che tra loro ci doveva essere qualche legame, ma era difficile captare qualche segnale che li unisse veramente.

Gohan era rimasto basito nel vedere scendere una ragazza sui sedici anni, non stava capendo che cosa stava realmente succedendo, così decise di fare il primo passo e presentarsi alla nuova figura che si trovava di fronte a lui.

“Ciao piccola, il mio nome è Gohan, tu chi sei?”

Pan non aveva un'espressione decifrabile, continuava a fissare il padre per scoprirne qualche particolare, ma improvvisamente il suo orgoglio ebbe la meglio e una smorfia di disgusto e disprezzo di formò sul suo volto: no, lei non poteva certo considerarlo suo padre quello...

“Ti avevo avvertito mamma, mi hai delusa. E in quanto a te: ti odio Son Gohan!”

Sibilò quelle parole a denti stretti e con gli occhi ricolmi di rabbia, poi fece come aveva promesso: s ne andò di casa senza dire una parola, ma con il cuore pieno di risentimento verso entrambi i genitori.

Si sbattè dietro la porta e in quel momento Gohan si voltò senza parole verso Videl, per poterci capire qualcosa, ma notò che la donna aveva iniziato a piangere ed era corsa tra le braccia del suo amato

“Stai calma Vide, non piangere. Chi era quella ragazza?”
“Tua figlia Gohan, tua figlia”

A quelle parole Gohan puntò gli occhi neri verso il vuoto vicino alla porta e il suo volto divenne inespressivo, come se la sua anima fosse volata via, non riusciva a credere alle parole della donna, non poteva essere la verità...

 

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Ciao a tutti ragazzi, ecco anche il secondo capitolo!
Parto subito con la faccenda del banner: questo sarebbe quello originale, alla fine ho deciso di pubblicarlo solo perchè ci tenevo, dato che mi ha dato una mano una mia carissima amica. Le voglio bene e volevo che vedeste anche voi il nostro lavoro sudato!
Ovviamente se questo banner dovesse dare noia a qualcuno lo levo immediatamente, dato che ancora non sono convinta del tutto, veramente basta dirlo: non me ne ho a noia, anzi...
Bene passiamo al capitolo: dico subito che ci tengo molto a questa raccolta e mi piacerebbe conoscere le vostre impressioni! Sarà un misto tra una raccolta e una long, con momenti spezzati, ma sempre collegati tra loro, anche se nei primi capitoli assomiglierà di più ad una long XD
Sinceramente: che cosa ne pensate di tutto questo?
Aspetto voste notizie, scappo!
Ringrazio la mia sorellina per aver recensito il primo capitolo, cio tesoro <3
Un bacio a tutti :*
Giuly <3

 

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Capitolo 3
*** Parole e fiducia smarrite -prima parte- ***



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Tua figlia Gohan, tua figlia”

Quella frase aveva rimbombato per tutto il pomeriggio nella mente del povero Saiyan: non aveva più aperto bocca dopo quella dichiarazione fatta da Videl, i suoi occhi si erano spenti e lui non si era più mosso dal divano; sembrava una statua priva di vita.

Molte, forse troppe domande affollavano la sua mente, mentre il suo cuore stava andando lentamente in frantumi: non poteva credere che quella ragazzetta di sedici anni fosse veramente il frutto del suo amore con Videl, oppure...

No, Gohan non voleva neppure pensare che Videl avesse avuto rapporti con altri uomini all'infuori di lui: gli aveva promesso che avrebbe amato solamente lui in tutta la vita e non voleva immaginare che avesse infranto quella promessa d'amore. Videl però non gli aveva detto nulla della ragazza e mai nessuno nell'aldilà lo aveva fatto, quindi poteva anche essere, anche se le età coincidevano veramente troppo: Gohan era deceduto quasi diciassette anni prima e Pan aveva sedici anni, se fosse stato come pensava il tradimento sarebbe avvenuto subito dopo la sua morte: no, Videl non lo avrebbe mai potuto fare e poi gli aveva detto che era sua figlia quindi...

Solamente un piccolo e amaro sorrido solcò il volto teso di Gohan, gli era ritornata in mente la loro ultima notte insieme: si erano amati come mai avevano fatto in vita loro, quella notte era stata la testimonianza che nulla si poteva dissolvere nel tempo e nulla avrebbe potuto sopprimere il loro amore. Sapeva che Videl aveva pianto molto per la sua tragica scomparsa, ma in quei minuti si stava rendendo conto che Pan era stata la luce dei suoi occhi, quella che l'aveva convinta a non arrendersi mai davanti a nulla e l'aveva fatta rimanere attaccata alla vita per sedici lunghi anni.

Adesso però la ragazza ce l'aveva a morte con Gohan e l'uomo non riusciva a spiegarsi il perchè di quell scenata che gli aveva fatto davanti alla padre e poi se l'era presa anche con la madre; aveva capito il Saiyan che la causa del malumore di Pan era stata proprio la sua presenza, ma se lei era veramente sua figlia non riusciva a capire il perchè.

Videl era rimasta tutto il pomeriggio stretta tra le braccia di Gohan, le sue lacrime continuavano a rigarle il volto, ma ancora i due non si erano nuovamente detti parola, dopo la confessione di Videl era regnato il silenzio che era squarciato solo dai singhiozzi della donna, ma che prontamente erano addolciti dalle carezze che il Saiyan le donava continuamente.

Nessuno di due poteva credere che quella giornata, in teoria di gioia e felicità, si fosse trasformata in pochi minuti in un pomeriggio di lacrime e domande senza apparente risposta; Gohan e Videl volevano solamente la felicità, ma era stata negata loro dal malefico gioco del destino e da quella ragazza tanto testarda e orgogliosa.

“BASTA! Così non si può andare avanti. Accidenti,Videl perchè non mi hai mai detto nulla di tutto questo, perchè?”

Improvvisamente il corvino era scoppiato in un urlo triste e malinconico, tratteneva a stento le lacrime e aveva fatto in modo che Videl lo fissasse negli occhi, quegli occhi tanto belli che l'avevano fatta innamorare di quel ragazzo dolce, coraggioso, forte e generoso.

“G-Gohan io... amore io...”

“Videl perchè? Perchè non mi hai detto di Pan? Potevi mandarmelo a dire e invece nulla, io arrivo qua e lei mi urla in faccia che mi odia, se è mia figlia perchè? Dimmelo, DIMMELO!”

Basta, lui non ce l'aveva più fatta a trattenere tutto e lacrime bollenti avevano preso a cadere copiose sul suo volto, quegli occhi neri si erano arrossati e la voce era tremante, così come le braccia che reggevano Videl, sembrava che il suo corpo non fosse più sotto il suo totale controllo. La donna non sapeva più che cosa rispondere: sapeva di avere sbagliato, ma aveva sempre immaginato che Pan l'avrebbe presa maglio l'eventuale ricomparsa di suo padre Gohan, quella sceneggiata non era stata nei suoi piani.

“Gohan io non sapevo come fartelo dire, non volevo che tu soffrissi ancora di più... io l'ho detto a Pan e da piccola amava farsi raccontare di te, ma da qualche tempo cambia discorso quando ti nomino, sembra strana e adesso anche questo. Non so più che cosa fare, io voglio te, ti amo, ma nel frattempo voglio anche avere una famiglia con Pan e te: tutti nella stessa casa e felici insieme”

Gohan non disse nulla, ma l'abbracciò ancora più forte e le diede un bacio a fior di labbra: non voleva vederla piangere, non era quella la Videl che aveva imparato ad amare con il tempo.

“Non piangere amore, scusa se ho urlato prima, ma sono frustrato. Ho capito quello che mi hai detto, ma io voglio avere un bel rapporto con Pan, non voglio che lei mi odi. Devo riuscire a farle tornare la fiducia in me, il mio cuore si sfascia a quella vista e voglio essere felice insieme a voi due, le mie donne”

Sorrisero entrambi a quelle parole e Gohan aiutò la compagna ad asciugarsi le ultime lacrime, mentre lei fece lo stesso con le gocce d'acqua che colavano dalle iridi nerissime di lui: quella famiglia unita la volevano entrambi e avrebbero fatto di tutto per far sì che Pan tornasse a casa e a almeno parlare civilmente con il padre.

“Che cosa vuoi fare Gohan adesso?”

“Vado da lei, sai dove può essere?”

Videl ci pensò un attimo e poi un piccolo sorriso le illuminò il volto: forse sapeva dove si poteva trovare la ragazza, era sempre lì che si rifugi8ava nei momenti di difficoltà

“Alla Capsule Corporation, si trova lì e io ne sono certa”

“Grazie amore, ci vediamo dopo piccola mia”

Gohan baciò nuovamente Videl e le diede un leggero buffetto sulla guancia ripetendo alle sue orecchie che alla fine sarebbe andato tutto bene e lui ne era sicuro solo come un Saiyan sapeva fare.

Si salutarono e il Saiyan partì alla volte delle C.C. con il suore ricolmo di speranza: non doveva fallire e anche a costo di metterci secoli lui avrebbe ottenuto l'amore e la fiducia di sua figlia.

 

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Ciao a tutti ragazzi!
Eccomi qua con questo capitolo a due parti e qui avete appena letto la prima!
Che ne dite, vi piace? Speriamo in bene <3
Vedete il bellissimo banner? E' stato fatto dalla mia adorata
SKYDREAM, grazie tesoro mio ma che dolce che sei! Ti voglio bene <3
Io adesso scappo, un bacione a alla prossima :*
Giuly <3

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Capitolo 4
*** Parole e fiducia smarrite -seconda parte- ***


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Una figura femminile se ne stava in piedi davanti ad un grande edificio circolare, non sapeva che cosa fare: entrare oppure rimanere sulla porta? Sentiva solamente il rimbombare del suo cuore nelle orecchie e il suo volto era completamente bagnato, eppure il sole brillava nel cielo azzurro: era bagnato di lacrime, lacrime amare che continuavano a solcare il suo volto giovanile.

Sua madre l'aveva tradita, sua madre le aveva riempito la testa di false promesse che alla fine non aveva mantenuto; suo padre aveva fatto ritorno a casa, quel padre che lei detestava con tutta se stessa: non lo voleva in casa, ma sua madre gli aveva aperto la porta come se nulla fosse, come se non le importasse più nulla di lei: sua figlia...

Pan si trovava dinnanzi alle Capsule Corporation, ma non sapeva se suonare o meno, aveva paura di essere d'impiccio, ma d'altra parte non sapeva dove andare, non aveva un posto dove rifugiarsi. Fin da quando era piccola aveva considerato Trunks come un fratello maggiore, lo aveva considerato come punto di riferimento e quasi come, come un padre...

Per lei la parola papà andava detta a quello era sempre stato con lei e non quello che si faceva avanti da un momento all'altro presentandosi come tale: non voleva credere che Gohan pretendesse di avere subito la sua fiducia, anzi per lei non l'avrebbe mai avuta, mai per nessuna ragione al mondo.

Prese coraggio e alla fine decise di suonare il campanello, l'ultimo ostacolo che la divideva da Trunks, che in quel momento era l'unica persona della quale la ragazza si fidasse ancora. Ad aprire la porta fu proprio il lilla, che non appena a vide all'uscio e in lacrime si allarmò immensamente: non era solito vedere Pan in quelle condizioni, solitamente era una ragazza allegra ed estremamente orgogliosa e non era facile vederla piangere, ma quella volta sembrava che fiumi in piena si stessero riversando sulle sue pallide guance, no non sembrava neanche più lei.

“P-Pan, che cosa ti sta succedendo piccola? Dai vieni dentro e raccontami tutto, non rimanere fuori”

Lei non si smuoveva di un passo, i muscoli sembravano come immobili e solo rumorosi singhiozzi uscivano dalle sue labbra, Trunks rimase come impietrito a quella vista, così senza dire nulla si avvicinò alla ragazza e l'abbracciò forte: non voleva vederla a quel modo e avrebbe fatto di tutto per vedere un suo dolce sorriso; per lui Pan era come sua sorella minore, le voleva un mondo di bene.

Pan non aveva più forze e si lasciò portare mestamente in casa, il ragazzo le fece togliere la giacca e la portò in camera sua per farsi raccontare tutto quello che era successo, aveva un brutto presentimento il lilla e forse aveva capito il perchè la mezza Saiyan si trovasse nella Città dell'Ovest, ma non voleva neanche pensare a quella ragione, anche se era quella più plausibile.

“Pan che cosa succede adesso? Perchè non sei a casa con tua mamma e con tuo... papà?”
Quell'ultima parola era uscita dalle labbra di Trunks come tremante, aveva quasi il timore di usare quel termine davanti alla ragazza, ma quella era la verità: che Pan lo volesse o meno e infatti quell'orgogliosa ebbe subito sa ridire, ma con voce netta e sibilante

“No, lui non è mio padre e lo sai bene. È solamente Son Gohan, un traditore”
Trunks sospirò rumorosamente: non voleva che la corvina pensasse quelle cose del padre, aveva capito male le cose e adesso odiava profondamente quello che invece avrebbe dovuto amare, anche lui era incerto sul da farsi però.

“Ascoltami bene Pan: anche se non ci credi tuo padre ti vuole veramente bene, è vero: lui non c'è stato in tutti questi anni, ma vuoi capire che ha dato la sua vita per tutti noi? Sei solo una testarda se dici che non ti vuole”
“NO! Io non sto dicendo assolutamente questo, il fatto è che non si è mai degnato neanche di un gesto, magari un saluto mandato da qualcuno, nulla! Non sai quanto sono stata male nel dover crescere senza un padre mentre tutte le mie amiche avevano una famiglia al loro fianco. Tu sei uno dei mie punti di riferimento e dovresti aiutarmi invece di continuare a darmi contro!”

Il ragazzo a quelle parole non resistette più e istintivamente strinse a sé la ragazza mentre cercava di trattenere le lacrime: sapeva che lei teneva al loro rapporto, ma non poteva dargliela vinta quella volta, Gohan era un bravo ragazzo e non si era dimenticato di loro.

“Pan senti, la cosa migliore da fare per me è parlare faccia a faccia con tuo padre, vi dovete chiarire voi due. Sai che io sono sempre con te, ma questa volta credimi se ti dico che ti stai sbagliando e di grosso anche!”

La ragazza nel frattempo aveva posato la testa sul petto del Saiyan e stava cercando di asciugare le lacrime che copiose scendevano sulla sua pelle: non voleva credere alle parole del ragazzo, non voleva saperne nulla di Gohan, sapeva che non lo avrebbe mai perdonato per nessuna ragione al mondo.

“Io non ne voglio sapere nulla di lui, ne adesso e ne mai! Sentivo piangere mia mamma la notte, la sentivo invocare singhiozzando il suo nome e lui non ha mai fatto nulla per farla smettere e adesso se ne torna a casa e lei gli apre anche la porta, mi fa schifo!”

“Non dire così e vedi di ritornare a casa adesso, saranno in pensiero per te.”
“Io non ci metterò più piede in quella casa e poi chi mi cerca scusa? La mamma? No, lei è troppo presa dal bell'imbusto che è arrivato e Gohan non lo farebbe mai, tanto ha passato sedici anni senza di me, un giorno in più non cambierà le cose, non credi anche tu?”

Pan si sottrasse dall'abbraccio di Trunks e lo fissò negli occhi azzurri in modo triste: adesso non sapeva dove rimanere per quei giorni.

“Trunks, posso rimanere qua da te qualche tempo?”

“Non se ne parla neanche, tu torni a casa e fai pace con Gohan, non voglio sentire discussioni piccola peste!”

Nel suo tono non c'era rabbia, ma solo tristezza e un pizzico di tenerezza nei confronti di quella ragazza testarda e bisognosa.

“Ma...”
“No, niente “ma” Pan, sai come la penso”

“Che amico che sei, io che ti credevo più buono”

“Io sono buono, sei tu nel torno questa volta piccola”

“Non è vero”
“Si e la discussione è chiusa, punto”

Per la prima volta in quella giornata un piccolo sorriso solcò il volto di Pan e questo rese molto più leggera l'anima del ragazzo: forse la stava convincendo a tornare a casa.

“Sorridi brava, così mi piaci sorellina mia

Fin da piccola la chiamava affettuosamente a quel modo, era il loro piccolo segno d'affetto e a lei piaceva molto quel modo del giovane di prendersi cura di lei: anche se alle volte poteva sembrare molto severo era in realtà un ragazzo dolce e premuroso nei suoi confronti.

Si sorrisero a vicenda e proprio in quel momento il campanello suonò, così Trunks le fece l'occhiolino e se ne andò ad aprire la porta, dicendo alla ragazza di rimanere in camera: aveva già riconosciuto l'aura e un sorriso amaro solcò il suo volto. Aprì la porta e puntò le sue iridi chiare in quelle nere dell'uomo alla porta: Gohan.

“Ciao Trunks, Pan è qua vero?”
Il corvino era arrivato per parlare una volta per tutte con sua figlia e ce l'avrebbe fatta: in un modo o nell'altro.

 

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Ciao a tutti e BUONA VIGILIA DI NATALE! <3
E io vi faccio i miei auguri con questo capirolo "molto allegro" (?) Ahahaha scusate XD
Intanto annuncio a tutti quelli che seguono "The Slave 2" che l'aggiornamento è rimandato a Santo Stefano, scusate, ma oggi volevo scrivere anche il secondo capitolo della songfic Mirai <3

Ma guardate un po' voi che splendido banner che abbiamo qua! (Ovviamente non fatto da me XD)
Ringrazio immensamente
Nede per averlo fatto: ma non è una vera meraviglia? Lo adoro con tutta me stessa *-*
Adesso ho ben tre banner per questa fic, li metterò a girare XD
Grazie mille a tutti e se non ce la facessi ad aggiornare anche l'altra Buon Natale a tutti! <3
Un bacione e a presto :*
Giuly <3


 

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Capitolo 5
*** Rifiuto ***


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“Gohan, ciao. Si Pan è su, ma non credo sia il momento giusto per farle visita: è molto arrabbiata con te e non so se...”
“No, non mi importa nulla, io devo assolutamente parlare con mia figlia. Non posso ignorare tutto quello che è successo in questi anni, io non sapevo nulla e non posso permettere che lei mi odi, deve sapere tutto quello che ho da dirle. Per favore Trunks, spostati, devo salire”

“Gohan ma...”

“Trunks, per favore”

Lo sguardo di Gohan si era fatto triste e malinconico, quasi supplichevole: non poteva avere un rapporto così freddo con la piccola Pan, anche se piccola ormai non era più, voleva averla accanto e riparare quei sedici anni distanti dalla ragazza.

“Va bene Gohan, ma fai attenzione e non calcare troppo la mano se vedi che non è il caso”

“Tranquillo, andrà tutto bene”

Il lilla fece spazio al Saiyan per entrare in casa, non era proprio sicuro sul da farsi da non voleva andare contro il volere di quello che era il suo migliore amico e il suo punto di riferimento fisso, ma non voleva neanche alimentare liti tra lui e la figlia.

“E' in camera tua, Pan?”

“Si è lì, ma per favore, stai attento”

“Non ti preoccupare Trunks”

Istintivamente il Saiyan scompigliò i capelli del principino, così proprio come faceva quando era piccolo e gli sorrise teneramente, quasi come avrebbe fatto un padre con un figlio: Gohan aveva tanto da donare alla piccola orgogliosa, se solo lei gli avesse aperto il suo cuore e gli avesse dato il tempo di spiegare.

Salì le scale l'uomo, fece attenzione a non alzare troppo l'aura e si diresse silenziosamente verso la camera del Saiyan più piccolo per poter finalmente parlare faccia a faccia con la figlia, ma non appena si trovò dinnanzi alla porta si trovò davanti ad una scena straziante: Pan era stesa sul letto del ragazzo, con il cuscino stretto al petto e stava versando su di esso amare lacrime, senza un apparente motivo.

L'uomo a quella vista sentì una terribile fitta al cuore: non poteva vedere la ragazza in quelle condizioni, non era contemplato nella sua geniale mente guerriera, doveva fare qualcosa per bloccare quei fiumi in piena.

“Pan?...”

Gohan sussurrò appena il nome della figlia e fece per avvicinarsi a lei per abbracciarla, ma la ragazza, sentendo la voce del padre, si alzò si scatto asciugandosi le lacrime e intimandolo di rimanere dove si trovava.

“Gohan non provare ad avvicinarti neanche di un passo, rimani fermo dove sei, mi hai sentita? Non voglio avere nulla a che fare con te, non sei nulla per me e vedi di mettertelo bene in testa. Vattene adesso, non hai il diritto per rimanere qua con me, non sei nessuno. VATTENE!”

Si alzò in pieni e si avvicinò minacciosamente all'uomo, che era rimasto a bocca aperta, senza il coraggio di dire nulla.

“Ma guardati Gohan, guarda come sei finito ridotto, non riesci neanche più a ribattere una frese detta da un'adolescente. Dov'è finita tutta quella grinta che mi narrava mia madre da bambina? Dov'è finito tutto quell'animo guerriero di cui mia mamma ti rimpiangeva tanto? Mi fai pena adesso, lo sai? Non è da te, a quanto mi dicono, non rispondere a quello che ti viene detto!”

Una punta di orgoglio misto a rancore e odio si poteva vedere nelle iridi nere della ragazza, sorrideva maligna e lo fissava dritto negli occhi: non riusciva a credere che quello che le aveva presentato la madre fosse in realtà quello che stava vedendo in quel momento, un uomo e non un guerriero.

“Pan per favore, dammi solo il tempo di spiegarti quello che è successo, non desidero altro che parlarti e chiarire con te”

“Non credo proprio sai? Non hai il diritto di dirmi nulla carino. Tu non sei e non sarai mai niente per me, se mi volevi bene ti saresti fatto vedere almeno una volta, ma nulla; non ti sei fatto sentire e quindi vuol dire che non ti sei mai interessato a me o alla mamma. Ti odio, sei solo un guerriero senza scrupoli”

“Pan non è vero nulla, io...”
“ZITTO!”

Pan fu invasa da una rabbia terribile e senza pensarci due volte si avvicinò ancora di più al padre e presa da uno strano istinto gli diede uno schiaffo in pieno volto, lui stette immobile, senza dire nulla.

“Ti odio!”

La ragazza testarda scappò via di corsa, mentre il povero Saiyan rimaneva immobile in piedi in quella stanza: un leggero bruciore sulla guancia, ma il dolore più vero era quello che provava dentro il suo cuore, quello che la figlia aveva frantumato in mille piccolissimi frammenti.

 

**********************************************************
Ciao ragazzi!
Scusate questo brevissimo capitolo, ma sono ancora malata e non ho molte idee, ma dal prossimo capitolo sarò più attenta ad allungarli un po'
Spero che vi piaccia lo stesso XD
Fa abbastanza pena, ma dovevo pubblicarlo.
Scappo, un bacione a tutti <3

Giuly <3

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Capitolo 6
*** La decisione di Pan ***


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La decisione di Pan
 

“Ti sembra di aver fatto la cosa giusta?”

Pan era seduta sul letto, con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre sua mamma cercava il modo di farle capire che stava sbagliando, ma tutto sembrava inutile. Nel cuore della donna si stava aprendo un varco di dolore e tristezza: aveva visto tornare a casa Pan in lacrime, mentre di Gohan dal quel pomeriggio nessuno sapeva più nulla, era scomparso nel niente.

“Sei contenta? Tuo padre non è qua adesso, che cosa hai fatto questa volta?”

“Lui non è mio padre”

Anche la voce di Pan era fredda e distaccata, sembrava che non stesse provando emozioni, mentre gli occhi della terrestre si riempivano di lacrime al solo pensiero di quel rifiuto da parte della figlia.

“Non puoi dire in questo modo, non ne hai il diritto?”

“E perchè scusa? Quando mai lui si è preoccupato per me o per te?”

Videl stava cercando di tenere duro, ma non avrebbe resistito ancora molto e lo sapeva bene, la mezza Saiyan però non sembrava che volesse cedere e rimaneva convinta nel suo orgoglio, che agli occhi della madre era completamente infantile.

“Non puoi andare avanti così Pan, farai soffrire te e Gohan”

“Di Gohan non mi importa, io invece non soffrirò”

Videl prese un respiro profondo e si sedette accanto alla figlia: doveva farle capire che stava sbagliando, che non poteva avervela con il padre per una colpa che in realtà lui non aveva, ma sembrava quasi impossibile.

“Di chi non ti importa? Non chiamarlo Gohan, chiamalo papà. Lui non ha colpa per quello che è successo: sono stata io che non ho voluto dire nulla, non volevo che tuo papà soffrisse. Dai la colpa a me, non odiare lui, ti prego piccola”

“Non sono piccola, mettitelo in testa mamma! No, la colpa non è tua, anche se lui non lo sapeva poteva comunque dare qualche segno a te, dato che diceva di amarti tanto. Lasciami sola adesso, non voglio più parlarne: se Gohan non ritorna non mi importa, se tu lo vuoi in casa sappi che io me ne andrò da nonna, ricordalo. Buonanotte”

Disse quello con voce ferma, senza lasciar trasparire amore o dolcezza, ma solo una freddezza unica; si stese nel letto e fece segno a Videl di andarsene: voleva veramente rimanere da sola, senza nessuno insieme a lei.

“Si, me ne vado, ma ricorda le mie parole: ti farai del male figlia mia, non capisci che Gohan non ha colpa, ce l'hai con lui per qualcosa che non ha fatto. Ti farai e gli farai del male non riconoscendolo, non ti dico di amarlo da un giorno all'altro, ma devi dargli almeno una possibilità perchè lui ti ama più di qualsiasi altra cosa. Domani ti consiglio di andare da lui a porgergli le tue scuse, faresti bene al suo cuore e anche al tuo. Ricorda questo, adesso me ne vado, spero che Gohan torni”

Videl le diede la buonanotte e si chiuse la porta alle spalle, preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere tra i due, sperava che si sarebbe potuto sistemare tutto e che un giorno sarebbero potuti essere una famiglia felice.

Pan invece aveva iniziato a pensare alle parole che le erano state dette dalla madre: avrebbe voluto crederle, ma l'odio che provava nei confronti del padre era molto forte e non sapeva se sarebbe riuscita a perdonarlo. Forse però le parole che le erano state dette erano vere e suo padre non sapeva nulla per davvero, ma era difficile cedere e sapeva che non sarebbe stato facile riconoscerlo come suo padre, forse impossibile. Una serie di pensieri concatenati le invasero la testa: forse avrebbe potuto dargli veramente una piccola possibilità, sapeva che sarebbe stato difficile, ma forse ci avrebbe provato. Non avrebbe mai promesso nulla né alla madre, né tanto meno al padre, ma forse non era giusto che lei tenesse il broncio in questo modo: si era sempre reputata una ragazza diplomatica ed effettivamente doveva ammettere che non si stava comportando benissimo nei confronti di Gohan.

“Forse dovrei dargli una possibilità? Forse non mi sto comportando bene nei confronti di Gohan, ma è più forte di me. Mamma forse ha ragione: forse lui non lo sapeva per davvero della mia esistenza, ma una visita o un segno poteva comunque darcelo, almeno una volta. Domani tornerò a parlarci, non lo perdonerò, ma almeno voglio sentire quello che ha da dire in sua discolpa e la sua verità”

La ragazza decise che il giorno dopo avrebbe parlato con il padre per sentire quello che si era rifiutata di udire quel pomeriggio a casa Brief, anche se non lo avrebbe perdonato, almeno avrebbe ascoltato quello che aveva da dirle.

Pan si addormentò con quel pensiero in mente: gli avrebbe dato un'opportunità, ma non era certa che lo avrebbe mai chiamato “papà”, ma solo Gohan. Se non poteva amarlo, poteva almeno riconoscerlo.






Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi!
Dopo tante peripezie ecco il nuovo capitolo di questa storia, spero vi piaccia.
Pan forse sta capendo che non è colpa di Gohan, ma il suo oroglio infantile gli impedirà di perdonarlo immediatamente, ci vorrà del tempo.
Il banner, che metterò a girare, è stato realizzato da SkyDream, grazie tesoro è bellissimo <3
Scappo, spero di ricevere qualche recensione, un bacione :*

-Giulia Pierucci-

 

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Capitolo 7
*** Insinto. ***


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Capitolo sette - Istinto.
 
 

Una brezza leggera scompigliava i capelli dell'eroe e i suoi occhi color della pece brillavano ancora più intensamente, perchè colpiti dal chiarore delle stelle.

Quel pomeriggio, dopo il nuovo litigio con la figlia, Gohan si era rifugiato in un luogo conosciuto a lui soltanto: una bellissima radura dispersa nel cuore dei monti Paoz, che il giovane uomo aveva scoperto anni prima della venuta dei cyborg. Era il suo luogo segreto, quello in cui andava quando doveva riflettere su qualcosa,prima che infuriasse la terribile battaglia vi era andato mille volte per sentirsi più vicino al suo amato padre e anche quella volta l'aveva invocato. Aveva bisogno del suo aiuto, la sua mente e il suo cuore dovevano trovare il modo per farsi perdonare da quell'orgogliosa di Pan, ma non sapeva in che modo.

Era ancora steso sulla soffice erba quando le lacrime cominciarono a scendere, amare, sulla sua pelle leggermente ambrata e gli occhi, inizialmente vivi, iniziarono a percepire il mondo in modo più liquido, sbiadito.

“Non posso continuare in questo modo: se non può amarmi almeno deve riconoscermi come suo padre”

Dette quelle parole si asciugò le gocce d'acqua che continuavano a scivolare sulle sue guance e si alzò in volo, destinazione: la casupola circolare a valle delle colline. Durante il tragitto nelle sue iridi scure si stava formando una sempre maggiore sicurezza; sarebbe tornato a casa, non sarebbe fuggito e avrebbe affrontato la figlia.

Eccola, la casetta era sempre più vicina e Gohan poteva riconoscere perfettamente quella forma particolare della casa che aveva visto litigi e paci fatte tra lui e la sua amata Videl, aveva visto gioia e dolore e la crescita di Pan. Atterrò ai piedi dell'abitazione e si ricordò dell'ora tarda: non poteva certo suonare il campanello e svegliare le due donne, doveva trovare una soluzione alternativa e così notò che una finestra della casa era rimasta aperta e doveva dare sulla camera della figlia, molto probabilmente. Arrivò all'altezza dell'entrata alternativa e scostò delicatamente la tenda che copriva la visuale di quello che c'era dentro, non appena vide quello che celava il panno sorrise dolcemente: Pan stava dormendo beatamente nel suo letto, con le mani strette al cuscino e un dolce sorriso stampato sulle labbra. A Gohan si sciolse il cuore a quella vista e senza pensarci due volte entrò nella stanza e, cercando di non fare rumore, andò a sedersi in un angolo del letto della figlia e allungò una mano sul suo volto: carezzò dolcemente i suoi capelli corvini, per poi passare alla guancia candida, mentre sul volto di lui si delineava un sorriso paterno tenerissimo e pieno d'amore per quella figlia che continuava a rifiutarlo. La ragazza continuava a dormire beata, ma per istinto strinse la mano del padre nella propria e la strinse vicino al suo cuore, mentre avvicinava naturalmente il suo corpo a quello paterno; questo fece intenerire ancora di più il Saiyan e un piccolo groppo gli ostruì la gola e dovette trattenere un piccola lacrima di gioia.

“Pan, piccola mia”

Il cuore del corvino gli diceva di doverle rivelare tutto, almeno in quel momento che la ragazza stava dormendo: iniziò a sussurrare la sua verità, quella che Pan si era rifiutata di sentire, doveva aprire il suo cuore perchè non sapeva se lei avrebbe mai più voluto rivolgergli la parola.

“ Perchè non vuoi che io rimanga al tuo fianco? Perchè non vuoi credermi? Sei un'orgogliosa Pan, solo questo: io ti voglio un gran bene, so che non mi crederai mai, ma è vero. Non ho mai saputo niente di te, nessuno mi ha mai detto della tua esistenza: sappi che se ne fossi stato al corrente non ti avrai mai lasciata sola tutti questi anni, mi sarei fatto vivo e ti avrei vista crescere, ma Videl non mi ha detto nulla e mi ha sempre detto di non preoccuparmi. Mi avete preso alla sprovvista e io non ho saputo come prenderla, ma sappi che adesso io voglio riparare ai danni che ho fatto, voglio far parte della tua vita ed essere un punto per te. Se non puoi amarmi almeno riconoscimi, te ne prego figliola, mi farai morire di dolore.”

Inspirò profondamente per impedire alle lacrime di scendere sul suo volto e decise di andare dalla sua fidanzata, la sua amata Videl; cercò quindi di alzarsi dal letto in modo da non fare danno, ma una stretta più forte lo trattenne e lo costrinse a puntare i suoi diamanti neri sulla figura della figlia e ciò che vide lo fece immobilizzare. Pan era sveglia e lo fissava intensamente negli occhi, si era alzata a sedere sul materasso e non smetteva di guardare l'uomo che le stava dinnanzi con uno sguardo indecifrabile; Gohan si sentì quasi intimorito dall'espressione impassibile della figlia e iniziò subito a farfugliare qualche parola di scusa, senza però alzarsi dal letto.

“P-pan s-scusa, pensavo dormissi, mi dispiace averti svegliata. Me ne vado subito, sparisco, non ti preoccupare”

Abbassò gli occhi e cercò di alzarsi per andarsene, ma un gesto improvviso della corvina lo fece rabbrividire: lei gettò le braccia dietro al collo del Saiyan e lo abbracciò senza alcuna ragione, senza alcun preavviso. Gohan rimase immobile sotto la stretta volontaria della ragazza e una miriade di sensazione contrapposte invasero il suo animo: si sentiva strano, come se nulla fosse al suo posto; dopo qualche secondo di shock però ricambiò l'abbraccio, con tutto il sentimento che aveva in corpo. Pan strinse la presa sul padre e chiuse gli occhi, in modo da impedire alle lacrime di oltrepassare la barriera delle iridi: aveva deciso di credere alle parole dell'uomo, aveva deciso di cercare di essere più permissiva nei suoi confronti, provare a conoscerlo e magari, perchè no, di provare a volergli bene proprio come un padre. Lei era sempre stata sveglia, aveva sentito tutte le parole che Gohan le aveva rivolto e aveva capito che, forse, quello che aveva detto era vero e lui non sapeva veramente nulla della sua esistenza. La ragazza cominciò a piangere, capendo la sua colpa e pentendosi dello schiaffo che gli aveva dato il pomeriggio: forse aveva esagerato, non avrebbe mai dovuto reagire in modo talmente brusco e violento, aveva deciso di dargli una possibilità e in fondo al suo cuore sapeva che non se ne sarebbe pentita.

Dopo qualche minuto Gohan sentì la presa di Pan farsi sempre più leggera e impercettibile, Morfeo l'aveva presa tra le sue braccia e il sonno e la stanchezza avevano avuto la meglio sulla ragazza. Il Saiyan la posò delicatamente sul materasso e, istintivamente, le diede un bacio sulla fronte, mentre il suo cuore si riempiva di gioia e amore verso quella sedicenne tanto testarda, quanto fragile. Provò nuovamente ad alzarsi, così da lasciarla dormire in pace, ma anche quella volta si accorse che la ragazza aveva mantenuto una salda presa alla sua mano,anche nel sonno, come se avesse voluto dirgli di rimanere con lei quella notte. L'uomo allora accennò un tenero sorriso e si sdraiò accanto alla ragazza, regalandole un secondo bacio sulla guancia e lasciandosi trasportare anche lui nel mondo dei sogni, felice.





Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi!
Ecco il settimo capitolo di questa fic, spero che vi piaccia.
Pan sta iniziando a capire e finalmente darà una possibilità a quella santa anima di un Saiyan, ma i guai non mancheranno, statene certi.
Vi ricordo che i banner girano e questa volta è il turno di questa meraviglia, fatta da Nede: grazie mille, è bellissimo, dico davvero.
Non ho molto da dirvi, anzi un piccolo spam: Fiaba della buonanotte {The Salve 2} verrà aggiornata domani, grazie dell'attenzione.
Grazie a tutti quelli che seguono questa raccolta, ci tengo in modo particolare.
Un bacione e alla prossima :*

-Giulia Pierucci- <3


 

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Capitolo 8
*** Come adolescenti ***


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Capitolo otto - Come adolescenti
 

Una leggera pioggia era iniziata a scendere dal cielo cupo e batteva insistentemente sui vetri appannati della casupola circolare, faceva freddo e una donna dagli occhi cobalto era reduce da una nottata passata in bianco.

Dove era finito il suo unico amore dagli occhi di pece? Perchè non aveva passato la notte steso accanto a lei?

Videl continuava a porsi mille interrogativi, senza però sapere che il suo amato Gohan era rimasto tutta la notte dentro a quella dimora, dormendo abbracciato a quella testarda di Pan, che per una volta aveva deciso di accantonare il suo orgoglio per lasciare spazio ai sentimenti più puri e con una punta di amore e curiosità.

La donna corvina sospirò e si coprì maggiormente con il lenzuolo: voleva avere al suo fianco quell'eroe, voleva abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene, voleva avere una vera famiglia felice e aveva paura che quello non sarebbe mai potuto succedere.

Videl trattenne una lacrima e si stese nuovamente in quel grande letto matrimoniale e abbracciò istintivamente il cuscino, come per trovare un punto di riferimento e un'ancora di salvezza.

Improvvisamente l'aria intorno a lei si fece più calda e due braccia forti la cinsero in un abbraccio protettivo, un paio di labbra morbide sul collo femminile e una voce calda, pacata e piena di amore invase la stanza, ma stava sussurrando.

“Non fare così, ricorda che io sono sempre insieme a te”

Videl si lasciò cullare dall'amorevole voce di Gohan e dalla dolcezza dei suoi baci, che continuava a depositarle lungo il collo e le candide braccia scoperte. Non lo aveva neppure sentito arrivare, ma sapeva bene come sorprenderla ogni volta e lei lo amava anche per quello: col tempo avevano trovata il giusto affiatamento e la timidezza del Saiyan era via via scemata, fino a trasformarsi in un amore puro, ma non senza un pizzico di malizia.

“Vi', non devi temere nulla: sono certo che le cose miglioreranno, anzi: lo stanno già facendo, credimi”

“Che cosa intendi Gohan?”

La donna era un po' perplessa, si voltò dalla parte del fidanzato e lo guardò con aria interrogativa, mentre lui sorrideva beato e annuiva convinto: Videl era ancora allo scuro di quello che era successo quella notte tra lui e sua figlia Pan.

“Capirai a tempo lecito, ma adesso stavo pensando ad un'altra cosa, un pensiero fisso da qualche ora...”

“Spiegati meglio”

Gohan sorrise di sottecchi e avvicinò maggiormente il corpo della donna al suo, la cinse con le braccia e le diede un dolce bacio a fior di labbra, lasciando la terrestre leggermente basita: che cosa frullava nella mente del bel corvino quella volta?

Gohan continuò parlare, alternando le sue parole sussurrate a continui baci posati delicatamente sul volto della donna amata, mentre lei si era stretta al corpo dell'uomo e si lasciava cullare dalla dolcezza con la quale Gohan compiva certi gesti: era un Saiyan pieno di amore e passione, ma sapeva come trattare il suo unico amore in modo impeccabile.

“Niente, stavo solo pensando che sono tornato in vita, ma io e te ancora non...”

Non potette finire la frase, Videl divenne paonazza a metà discorso, intuendo dove il Saiyan volesse andare a parare e immediatamente gli diede una gomitata sul petto, lui gemette, non aspettandosela.

“Ma amore, che cosa ho fatto adesso?”

Una vena pulsò sulla tempia destra di Videl, che sapeva perfettamente quello che aveva osato insinuare Gohan e non poteva neppure sentirlo dire, anche se sapeva che aveva perfettamente ragione.

“Sei un pervertito, ecco che cosa hai fatto! Non puoi alludere a certe cose in un momento del genere, che cosa penserebbe Pan se si accorgesse di qualcosa?”

Gohan arrossì a sua volta e cercò di trattenere una risata nervosa: alle volte era il suo istinto a parlare, ma doveva riconoscere che erano comunque passati anni dall'ultima volta che avevano passato un momento solo per loro.

“Non sono pervertito, sono solo voglioso di amore e coccole”

Quella era la sua arma segreta e sapeva che Videl non era mai riuscita a resistere: il suo volto divenne troppo simile a quello di un bambino e i suoi occhi neri brillarono ancora di più. La donna sorrise vedendo l'espressione imbronciata si Gohan, ma quella volta non si fece abbindolare e lo allontanò scherzosamente con una mano.

“Ah e così vuoi la guerra eh?”

Gohan rise di gusto pronunciando quelle parole e, stando attento a non farle male, la sovrastò con il corpo e cercò di baciarla, tra le risate gioiose di entrambi.

“Sei solo un bambino Go', quando mai crescerai?”

“Qua la bambina sei tu, dai solo un bacetto”
“Ti ho detto di no, scimmione”

Gohan e Videl sembravano essere tornati due ragazzini: il moro cercava di bloccarla alla meglio per poterle baciare il volto, mentre Videl continuava a punzecchiarlo per convincerlo a lasciare perdere la sua insensata missione bambinesca.

In un attimo calò il silenzio e il gelo nella stanza: i due amanti si bloccarono di colpo e, con gli occhi colmi di timore, puntarono gli occhi verso la porta semiaperta della stanza, dalla quale era arrivato un suono. Panico nei loro volti: Pan si era svegliata a causa delle risate dei genitori ed era andata nella loro stanza per vedere quello che stava accadendo e li aveva visti insieme, ridenti, uno sopra l'altra, come due ragazzini.

Gohan si ricompose subito e scese dal corpo della donna, entrambi erano rossissimi in viso e non riuscivano a guardarla negli occhi.

“P-Pan non è come credi, noi...”

“Buon giorno mamma, buon giorno....Gohan. Scusate se vi ho interrotto.”

Pan a sua volta era imbarazzata e si voltò di scatto, avviandosi verso la cucina e trattenendo a stento una forte risata

“No Pan aspetta, arriviamo per la colazione”

Il Saiyan trovò una scusa per non rimanere in quella situazione di imbarazzo e, prima di correre in cucina per tranquillizzare la ragazza e convincerla che non stavano facendo nulla di male, baciò velocemente Videl, che in quel momento era distratta.

“Ho vinto di nuovo io, amore mio”

Lui scomparì verso la cucina, Videl rimase basita nel letto, con le guance rosse e una mano sulle labbra appena baciate con l'inganno.



Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi!
Eccovi l'ottavo capitolo di questa long-raccolta, spero che vi piaccia.
Mi sono concentrata sulla Godel sta volta, chiedo venia XD
Allora vi spiego un paio di cose: in questa storia Gohan e Videl non sono sposati e ho immaginato che, tornando in vita, Gohan avesse entrambe le braccia e non solo il destro, spero di essermi spiegata.
Adesso scappo, non lasluta oggi non è delle migliori :(
Un bacione e alla prossima :*

-Giulia Pierucci-

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Capitolo 9
*** Lascia decidere il cuore ***


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Capitolo nove - Lascia decidere il cuore
 
 

 

 

Pan se ne stava seduta ai piedi di un grande e maestoso albero, le braccia dietro il capo e gli occhi persi verso la linea dell'orizzonte: ancora non poteva credere alla sconvolgente notizia che aveva appreso la sera prima, la sua mente non riusciva a concepire quello che stava realmente accadendo e forse il suo cuore non voleva accettarlo.

Gohan era tornato a vivere nella casa insieme a Pan e Videl, la ragazza sembrava che avesse acconsentito a vivere tutti e tre insieme, come una vera famiglia, ma il suo cuore non poteva reggere a quello che aveva trovato la sera precedente, tra le mani del padre.

 

Gohan era rientrato in casa di corsa, sembrava agitato e teneva la mani nella tasca del leggero giubbetto. Aveva salutato la fidanzata con un bacio sulle labbra e la figlia con un leggero abbraccio: la corvina aveva smesso ti prendere le distanze dal padre e, anche se ancora non era disposta a riconoscerlo a pieno, aveva iniziato ad avere con lui un rapporto più intimo e meno timido e scontroso.

Gohan, dove stai andando di corsa?”
La ragazza aveva afferrato il padre per un braccio e aveva iniziato a squadrarlo lentamente: si poteva chiaramente vedere che stava nascondendo qualcosa, i suoi occhi neri potevano tradire tutta la sua apparente calma e rivelare tutto il timore che celava nella sua anima.

Io, no niente, sto solo andando a fare una doccia, perchè me lo chiedi?”

La ragazza sorrise leggermente: era veramente palese che stesse mentendo.

Non sei un gran che come attore, torna a combattere, caro Gohan”

Le gote del Saiyan si tinsero di rosso e istintivamente si portò una mano dietro alla nuca, come era solito fare il defunto padre: non poteva certo rivelarle che cosa nascondeva in realtà, voleva che tutto rimanesse un segreto fino alla fatidica sera, ma sapeva che era estremamente difficile per lui tenere nascosto il segreto.

Davvero Pan, nulla di particolare, adesso vado a lavarmi, a dopo tesoro”

Diede un bacio sulla guancia della ragazza e corse su per le scale; Pan non si perse d'animo, però, e decise di scoprire di persona che cosa stesse succedendo: mentre il padre era effettivamente sotto la doccia, la ragazza entrò nella stanza matrimoniale e subito cominciò a cercare nella tasca del giacchetto quello che il padre le aveva tenuto nascosto. Nulla. La tasca dell'indumento era vuota, ovviamente il moro aveva nascosto il tutto, in modo che Pan non potesse sbirciare fra le sue cose, ma la ragazza non si perse d'animo e, stando attenta a non fare rumore, iniziò a perlustrare la stanza matrimoniale in cerca di qualcosa di strano. La sua risposta fu trovata poco dopo, nascosta tra gli indumenti del padre: Pan chiuse subito tutto, risistemò la stanza in fretta e corse via, con il cuore che batteva all'impazzata e la testa che non voleva accettare tutto quello.

 

Era quasi calato il sole, ma quel pomeriggio la corvina non si era ancora alzata da sotto quell'albero: in quel momento gli occhi avevano iniziato a riempirsi nuovamente di lacrime, anche se non capiva il perchè del suo pianto. Doveva essere felice di quello che aveva scoperto, erano i suoi genitori e doveva festeggiare con loro quel momento, ma c'era una parte di lei che non era pronta a tale cambiamento, il suo cuore non era proto e neppure la sua mente: aveva quasi paura.

Un cofanetto, dentro un anello.

Gohan aveva chiaramente intenzione di chiedere Videl in sposa, Pan lo aveva capito all'istante quando si era trovata la scatolina di velluto rossa in mano e l'aveva aperta, rivelando un bellissimo anello d'oro con un piccolo diamante incastonato al centro. Sapeva che doveva essere felice per l'unione del padre e della madre, ma aveva paura che qualcosa potesse andare storto e lei si potesse trovare in qualche modo sola, sapeva di stare pensando come un'egoista, ma aveva paura che Gohan e Videl potessero litigare e che lei potesse perdere quell'uomo che da poco aveva ritrovato. Ancora non aveva il coraggio di chiamarlo papà, ma sentiva che nei suoi confronti stava iniziando a provare un nuovo sentimento, lo stava accettando nella famiglia e si stava lentamente affezionando a quel corvino apparentemente duro, ma dal cuore d'oro.

“Sapevo di trovarti qua”

Una voce familiare la svegliò dai suoi pensieri, non si voltò neppure, ma abbassò il capo e asciugò le lacrime che scendevano dai suoi occhi neri: Gohan non poteva vederla piangere, Gohan non poteva vederla debole.

“Posso sedermi?”

Il Saiyan non aspettò una risposta, ma si sedette accanto alla figlia e, senza dire nulla, la cinse in un dolce e protettivo abbraccio: aveva intuito che c'era qualcosa che non andava in lei e non poteva sopportare di vedere la sua piccolina soffrire, doveva fare di tutto per vedere tornare il sorriso sulle sue labbra

“C'è qualcosa in te che non va, ti prego dimmi che cosa ti sta succedendo, non posso vederti stare male”

Pan strinse in denti e si lasciò cullare dal caldo abbraccio del padre: aveva bisogno di lui in quel momento, anche se non lo ammetteva non voleva perderlo un'altra volta, aveva bisogno della sua presenza.

“Voi sposare mamma, non è vero?”

Quella domanda arrivò diretta al cuore del Saiyan, che sorrise dolcemente e continuò ad abbracciare la ragazza, dandole qualche leggero bacio sui capelli corvini: alla fine non aveva resistito e sapeva che era andata a cercare quello che teneva nascosto e capiva che per lei non doveva essere facile tutto quello che stava succedendo.

“Pan, sai che amo tua madre con tutto il mio cuore e uno dei miei desideri più grandi sarebbe quello di poterla vedere con un anello al dito e sapere che non deluderò mai la mia amata moglie, ma sappi che adoro anche te, sei una delle cose più importanti di tuttala mia vita, per non dire la più importante di tutte e non posso ignorare i tuoi sentimenti. So che per te tutto questo è difficile da accettare non voglio che sposando tua madre il tuo astio nei miei confronti aumenti ulteriormente: non le chiederò di sposarmi finché tu non sarai pronta ad accattare la nostra unione, quell'anello con ornerà l'anulare sinistro di tua madre se prima non avrò da te la certezza che hai accettato veramente il matrimonio. Non voglio deluderti in nessun modo, il nostro rapporto non è iniziato nel migliore dei modi e non voglio che si complichi, io ti voglio un bene dell'anima, darei la mia vita per te e non posso vederti soffrire. Dimentica quell'anello, non la chiederò in sposa se non tu non vorrai, sono felice anche se rimane la mia fidanzata, la amo con tutto il mio cuore e mi basta averla accanto per essere felice, ma non voglio che tu sia delusa o arrabbiata.”

Pan si sentì un po' meglio dopo aver udito quelle parole da parte del padre, si strinse ancora di più a lui e chiuse gli occhi: sapeva che i loro genitori si amavano e sapeva che non poteva comportarsi da egoista, se avevano deciso di sposarsi lei doveva essere felice per loro e aveva capito che il padre non l'avrebbe mai lasciata da sola per nessuna ragione al mondo.

“Vado a dormire dalla nonna questa notte”

Pan si staccò da Gohan e gli sorrise dolcemente, lasciando il Saiyan leggermente confuso.

“Perchè vai da nonna, scusa?”

“Non voglio disturbare la tua proposta di matrimonio, Gohan”

Il corvino arrossì leggermente e un sorriso di gratitudine nacque sulle sue labbra, mentre istintivamente circondava nuovamente Pan con le braccia e le baciava le guance.

“Ne sei sicura, non voglio deluderti”

“Tu la ami, lei ti ama: che cosa aspettate ancora a sposarvi? Non mi deludi, anzi sarei felice di vedervi finalmente insieme, come una vera famiglia”

“Grazie, piccola mia”

La ragazza diede un baio sulla guancia del padre, gli sorrise e si alzò in volo verso la casa dei nonni: era sicura di quello che aveva fatto, sapeva che era la cosa giusta.

Gohan sorrise alla figura in volo e si alzò per dirigersi verso la sua casa, pronto a chiedere in sposa l'amore della sua vita e Pan voleva nell'arancio del cielo: sussurrò al vento una frase che non aveva avuto il coraggio di dire a Gohan, ma che provava nel suo cuore

Meritate di essere felici, ti voglio bene, papà”

 

Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi! Ecco anche il nono capitolo di questa long-raccolta, spero che vi piaccia.
Scusate il ritardo negli aggiornamenti, ma ieri ero stravolta e non ho avuto tempo per aggiornare, scusate.
Questa volta vorrei dedicare il capitolo a due ragazze alle quali devo veramente molto: Rohan e Niky Son.
Ragazze, vi devo veramente ringraziare di tutto e per quello che fate per farmi tornare ogni volta il sorriso: grazie di tutto, vi voglio bene.
Che dite, troppo smielata? Bhe oggi un po' si, ma solo perchè domani è il mio compleanno xD
Bene, adesso la smetto di rompervi, un bacione :*

-Giulia Pierucci- <3

 

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Capitolo 10
*** Famiglia ***


Capitolo dieci - Famiglia
 

Un leggero sorriso solcò le labbra curve di una ragazza corvina, Pan sorrideva serena, ma non senza un leggero rossore che le tingeva delicatamente le guance. I suoi occhi color della pece brillavano di una strana luce e sorrideva, per una volta sorrideva sinceramente davanti all'immagine che la sua mente le faceva riaffiorare tra i ricordi più belli.

Stava ricordando quei due volti sorridenti e bambineschi, quei due volti che trasmettevano amore e dolcezza, i volti addormentati dei due genitori: era tornata a casa la mattina, dopo la notte passata dalla nonna, ed entrando in camera li aveva visti abbracciati nel letto, con quel bellissimo sguardo meraviglioso.

Il cuore della ragazza si era allietato a quella vista,le faceva uno strano effetto vedere insieme i proprio genitori, ma era felice di vedere che lentamente la famiglia che aveva sempre sognato di avere si stava creando e il legame con Gohan, il padre perduto, si stava giorno dopo giorno approfondendo.

Pan continuava a sorridere, mentre nelle orecchie continuava a suonare la stessa melodia, quella che il padre continuava a cantare da qualche tempo, quella che riecheggiava sempre nelle stanze della casupola circolare, quella che la ragazza non riusciva a non ascoltare con il sorriso sulle labbra.

 

Forse non sarei
come sono adesso
forse non avrei
questa forza addosso
forse non saprei
neanche fare un passo
forse crollerei
scivolando in basso
invece tu sei qui
e mi hai dato tutto questo
e invece tu sei qui
mi hai rimesso al proprio posto
i più piccoli
pezzi della mia esistenza
componendoli
dando loro una coerenza

come è bello il mondo insieme a te
mi sembra impossibile
che tutto ciò che vedo c'è
da sempre solo che
io non sapevo come fare
per guardare ciò che tu
mi fai vedere
come è grande il mondo insieme a te
è come rinascere
e vedere finalmente che
rischiavo di perdere
mille miliardi e più di cose
se tu non mi avessi fatto
il dono di dividerle con me

forse non avrei
mai trovato un posto
forse non potrei
regalarti un gesto
forse non saprei
neanche cosa è giusto
forse non sarei
neanche più rimasto
invece tu sei qui
sei arrivata per restare
invece tu sei qui
non per prendere o lasciare
ma per rendermi
ogni giorno un po' migliore
insegnandomi
la semplicità di amare

come è bello il mondo insieme a te
mi sembra impossibile
che tutto ciò che vedo c'è
da sempre solo che
io non sapevo come fare
per guardare ciò che tu
mi fai vedere
come è grande il mondo insieme a te
è come rinascere
e vedere finalmente che
rischiavo di perdere
mille miliardi e più di cose
se tu non mi avessi fatto
il dono di dividerle con me

come è grande il mondo insieme a te
è come rinascere
e vedere finalmente che
rischiavo di perdere
mille miliardi e più di cose
se tu non mi avessi fatto
il dono di dividerle con me”

E continuava a sorridere, rideva mentre ascoltava quella canzone che era riuscita ad entrarle nel cuore, quella canzone che le aveva fatto capire il vero sentimento del padre e che li aveva fatti avvicinare maggiormente.

Il mondo lo stava vedendo sotto un altro punto di vista, la vicinanza a quell'uomo la stava portando a credere che tutto fosse più bello con due genitori accanto che la amavano, ma lei si stava legando a quell'uomo che faticava a chiamare “papà”, ma che già faceva nel suo cuore, che da sempre, inconsciamente, aveva chiamato a quel modo dentro di lei.

Il mondo era bello tutti assieme, il mondo era sempre più bello se visto con gli occhi della famiglia, il mondo era bellissimo insieme alle persone che si amano.

Pan rideva a quel pensiero: stava capendo che Gohan era un uomo dolce e generoso, che non avrebbe mai fatto nulla di male e che teneva veramente alla sua famiglia, quella che aveva ritrovato da poco.

Pan continuò a sorridere e guardò l'immensità del cielo azzurro: le sue iridi di pece vennero catturate da quello spettacolo della natura, il firmamento era limpido, neanche una nuvola si poteva vedere, ma solo quei raggi di sole che rischiaravano tutto il paesaggio verdeggiante.

Al solo pensiero che inizialmente l'odio nei confronti di Gohan era immenso, la corvina sospirò pesantemente: alla fine aveva deciso i dare un'opportunità al padre e aveva scoperto quella parte che non avrebbe mai immaginato, aveva capito che quei sorrisi erano sinceri e che le voleva bene, non era un uomo cattivo e che non era un approfittatore.

Il suo cuore già lo chiamava “papà”, ma le sue labbra ancora non erano riuscite a schiudersi per pronunciare quella parola, ma Pan sapeva che prima o poi ce l'avrebbe fatta, era solo questione di tempo. Era riuscita a volergli bene, stava imparando a conoscerlo e stava capendo che aveva perso molto odiandolo inizialmente, a sbatterlo fuori di casa come se fosse il peggiore dei criminali.

Sentiva che dal piano di sotto Gohan e Videl stavano parlando animatamente e il pomeriggio trascorso insieme tra i negozi di Orange City tornò nella sua mente: il Saiyan era stato portato dalle due donne a fare un po' di Shopping, ma non ne aveva voluto sapere di collaborare. Si era fermato davanti ad ogni singolo negozio in cui vendessero del cibo, aveva ingurgitato una quantità assurda di alimenti e aveva prestato poca attenzione a quello che gli dicevano Pan e Videl, in quanto era troppo impegnato a lamentarsi della stanchezza. La corvina sorrise pensando al comportamento infantile che aveva avuto Gohan quel pomeriggio: non era riuscito a dare un giudizio serio agli abiti che gli erano stati fatti vedere, aveva fatto quasi sempre il bambino e si era calmato solo quando avevano messo piede nuovamente in casa.

La ragazza sentiva che in quel momento Videl lo stava rimproverando per il comportamento immaturo, ma poteva percepire un'infinita dolcezza in quelle parole di pseudo minaccia, sentiva tutto l'amore che provava per quel futuro marito a lungo perduto e vedeva la gioia che provava quando la donna si guardava l'anello che le era stato regalato, seguito da una proposta di matrimonio.

Pan stava capendo l'importanza della parola famiglia, stava capendo quanto fosse bello avere due genitori che la amavano e stava amando a sua volta il padre, che stava diventando l'uomo più importante della sua vita.

Stava capendo la bellezza di essere insieme e in quel momento non poteva essere più felice




Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi.
Dopo mille problemi vari finalmente risco ad aggiornare anche questa storia.
Scusate i ritardi immendi, ma in questo periodo mi è quasi impossibile scrvere e sinceramente dopo tutto quello che ho passato mi sta passando anche la voglia, ma mi sono promessa che non mollo e porterò a termine tutte le mie long, piano piano ce la farò, ma a voi chiedo di avere pazienza con questa pazza.
Questo capitolo è penoso, lo so, ma per adesso mi è venuto in mente solo questo, giusto per non ritardare ancora, ma spero cge vi piaccia almeno un pochino lo stesso.
Non mi carica il banner, spero di poterlo aggiungere più tardi.
Passiamo alle dediche:
Avete notato la canzone "il mondo insieme a te" di Max Pezzali? So che è il cantante preferito di Son Gohan, ecco perchè questo capitolo è dedicato anche (e principalmente) a lui. Non mi voglio dilungare troppo, ma lui sa che gli devo moltissimo, se non tutto: Grazie mille Kun! <3
Lo dedico anche a tre ragazze fantastiche che mi stanno aiutando un casino e mi hanno incoraggiata a rimettermi a scrivere e questi tre altri angeli sono: Rohan, Niky Son e SkyDream. Grazie infinitamente anche a voi per l'aiuto che mi state dando.
A tutti e quattro voglio un bene dell'anima! <3
Non vi scoccio più, un bacione e speriamo di risentirci presto, magari con Kisaki: il diamante nero.
Baci :*

-Giulia Pierucci- <3

 

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Capitolo 11
*** Il diciottesimo compleanno di Pan ***


Quell'orgoglio infantile che sfascia il cuore dell'eroe

Capitolo finale - “Il diciottesimo compleanno di Pan”

 

Mamma, mamma: chi è mio papà? Tutti i miei compagni il pomeriggio escono con i loro padri per andare a giocare al parco. E io? Dov'è il mio?”
Una bimbetta piccola, di massimo sei anni e con una folta capigliatura nera, aveva fatto capolino sulla soglia della porta di cucina, ponendo quell'ingenua domanda alla madre, che al tali parole sussultò è smise di cucinare.

Mamma, mi hai sentito?”

Pan si avvicinò a Videl e e le tirò piano i lembi della maglia, curiosa di conoscere la verità. La donna dagli occhi cerulei fissava un punto non ben definito fuori dalla finestra davanti a lei: la figlia non le aveva chiesto mai quasi nulla sul padre, ma sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Si girò verso la figlia sospirando piano e si sedette su una sedia prendendo Pan in braccio e guardandola negli occhi neri e profondi come quelli di Gohan.
“Vuoi sapere di tuo padre, piccola?”

la figlia annuì, desiderosa di sapere la verità: era tanto tempo che voleva porre quella domanda alla madre, ma, fino a quel momento, non aveva mai avuto il coraggio.

Videl chiamò a raccolta tutte le forze che aveva e , cercando di non dare a vedere il proprio turbamento, iniziò il racconto.

Gohan. Sai che tuo padre si chiama Gohan, sai questo e che non abita con noi. Tuo padre è un uomo fantastico, che ha sempre lottato per la pace della Terra e ci ama, ci ama veramente molto. Quando i due terribili cyborg avevano invaso la Terra e ci tenevano schiavi tuo padre non si è mai arreso e ha sempre combattuto con tutte le sue forze. Purtroppo non ce l'ha fatta, era troppo debole, quei terribili mostri hanno avuto la meglio e adesso tuo padre non è più con noi. Lui però non ci ha mai abbandonate veramente, è sempre rimasto con noi, nei nostri cuori e adesso ci veglia e ci protegge dal cielo, ma non ci abbandonerà mai.”

la donna cercava di non scoppiare a piangere mentre quell'amaro racconto usciva dalle sue labbra e si suoi occhi color del cielo si bagnavano di piccole lacrime.

La bambina fissava la madre, cercando di capire a pieno quello che le veniva detto. Non sapeva bene che cosa pensare, ma una strana idea si delineava all'interno della sua mente: suo padre aveva tradito la famiglia. Da quel che aveva capito Gohan non stava affatto bene quando affrontò la sua ultima battaglia, ma nonostante tutto decise di combattere ugualmente. Pan era piccola, ma molto intelligente e credeva che quello del padre fosse stato un gesto egocentrico: se davvero avesse amato la sua famiglia non sarebbe andato volutamente in contro a morte certa.

Pan non proferì parola, si limitò solo ad annuire in silenzio e a tornare in camera sua con un crescente odio verso il padre nel suo cuore e lasciando la madre stupita di tale reazione.

Papà”

La piccola giurò a se stessa che tale parola non sarebbe mai uscita dalle sue labbra riferita alla figura del guerriero corvino.

 

 

Una leggera brezza notturna entrava dalla finestra socchiusa della stanza e due occhi neri come la pece fissavano il paesaggio dei Monti Paoz. Pan non riusciva a dormire, troppe cose erano successe in troppo poco tempo, il ritorno del padre aveva sconvolto la vita della ragazza, che inizialmente non aveva preso bene quella nuova situazione. La corvina aveva passato del tempo con Gohan, anche se senza grande entusiasmo e con il passare del tempo aveva imparato a conoscerlo meglio. Aveva capito che il guerriero aveva un cuore dolce e puro, non avrebbe fatto del male ad una mosca.

Le scocciava quasi ammetterlo, ma si era affezionata a quell'uomo buono e dolce, capendo che il suo astio era infondato e che Gohan non era morto per egocentrismo, ma per cercare in tutti i modi di proteggere la sua famiglia e l'intero mondo.
Più di una volta aveva avuto l'istinto di chiamarlo papà, ma il suo orgoglio glielo aveva sempre impedito: si era promessa da piccola che per lei sarebbe rimasto solo Gohan, il fidanzato di sua madre, ma con il suo avvicinamento vederlo nel ruolo di padre le veniva quasi spontaneo. Aveva mille idee per la testa, ma un improvviso rumore secco la riportò alla realtà e in un secondo puntò gli occhi nel luogo dal quale proveniva il suono. Sospirò appena e aprì del tutto la finestra sibilando qualcosa.

“Fai silenzio scemo! Sali muoviti, ma fai attenzione!”

Pan si fece indietro scuotendo la testa e un ragazzo si affacciò alla finestra volando incertamente: aveva i capelli castani spettinati, duo occhi profondi verdi come la speranza e un dolce sorriso sincero e imbarazzato.

“Ciao Pan”

“Deficiente! Che cosa ci fai qui in piena notte, disgraziato?!”
“Sei sempre così gentile con il tuo fidanzato, comunque avevo voglia di vederti.”

“Mettiamo in chiaro un paio di cose. Uno: non sei il mio ragazzo, non chiamarmi “tesoro”. E due:è piena notte e rischi di svegliare i miei genitori, sei un pazzo!”

“Pazzo di te mia quasi diciottenne”

“Pazzo e basta, ci vediamo domani a scuola, adesso smamma.”

La ragazza trattenne un sorriso e spinse via il giovane chiudendo subito dopo la finestra e la tenda.

Hikaru era un suo caro amico di classe, avevano legato molto e Pan aveva acconsentito a dargli delle lezioni private di volo. Si era accorta che lui provava qualcosa per lei e nel suo cuore la ragazza ricambiava il sentimento, ma non voleva ammetterlo. Trattarlo in modo poco gentile era il suo modo personale per dimostrargli affetto e Hikaru lo sapeva bene. Pan si stese sul letto con un sorriso sulle labbra, infondo le faceva piacere ricevere tutte quelle attenzioni e la presenza del ragazzo le sollevava l'animo. Alla fine decide di provare seriamente a dormire, dato che il giorno dopo doveva andare a scuola, così si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi, eccitata all'idea che mancava veramente poco al giorno del suo diciottesimo compleanno.

Nella stanza accanto Videl dormiva profondamente, mentre Gohan non riusciva a chiudere occhio e aveva rilevato perfettamente la presenza di quel ragazzo in casa propria: la famiglia conosceva bene Hikaru, varie volte era andato a pranzo da loro e si era fermato per stare con la ragazza e i due fidanzati avevano già fatto delle ipotesi che tra i due giovani potesse nascere qualcosa. Non era però la presenza del ragazzo a tenere sveglio il guerriero, ma ben sì l'idea che la sua bambina si stava facendo grande e pochi giorni dopo sarebbe diventata maggiorenne. Lui era stato assente dalla sua vita per quasi diciassette anni ed era con lei da solo qualche mese, ma da sempre aveva vegliato Pan e la sua famiglia dal cielo, non aveva mai abbandonato nessuno Gohan e la prima accoglienza da parte dell'adolescente lo aveva turbato e non poco. Per fortuna con il passare del tempo il legame tra lui e Pan era andato sempre via via migliorando, ma una cosa faceva particolarmente male al cuore di Gohan: la figlia ancora non lo aveva chiamato papà e quello sarebbe stato il suo desiderio più grande. Capiva perfettamente che non potesse essere facile da dire per quella giovane, ma avevano passato insieme tanto tempo e in quegli ultimi mesi Gohan aveva cercato di essere sempre presente e non far mancare mai nulla a Pan, eppure nulla, ancora quella magica parola non era uscita dalle labbra della testarda corvina. Sospirò pesantemente e si alzò dal letto per recarsi sul balcone a prendere una boccata d'aria: non appena uscì fuori la brezza gli scompigliò i corti capelli neri e il buio panorama si estendeva davanti ai suoi occhi. Sapeva che doveva fare ancora di più per sua figlia: il giorno seguente l'avrebbe portata a scegliere l'abito che avrebbe indossato per il suo compleanno e si era promesso che qualsiasi cosa avrebbe voluto comprare lui gliel'avrebbe acquistata, voleva che tutto fosse perfetto per quel giorno. Il compleanno di Pan si sarebbe svolto due giorni dopo e la ragazza di era trovata all'ultimo per i preparativi: oltre all'abito doveva ancora preparare tutto per la festa, che si sarebbe svolta semplicemente in quegli sterminati prati con la sua famiglia e i suoi amici, niente di eccessivo o particolare.
“Gohan”

Il giovane inizialmente non sentì che qualcuno lo stava chiamando tanto era immerso nei propri pensieri, lo sguardo fisso nel vuoto e le mani strette alla ringhiera del balcone, sembrava come in trans.

“Gohan!”

Un tono di voce leggermente più alto e il diretto interessato si voltò di scatto pronunciando quasi d'istinto un nome.

“Videl, sei sveglia?”

La sorpresa però fu molta quando si accorse che non era stata la donna a chiamarlo, ma bensì Pan, che timidamente cercava la sua attenzione.

“No, non sono mamma, sono io”
“Si, scusa Pan, solo che le vostre voci si assomigliano molto adesso”

Si scambiarono un leggero sorriso, poi la ragazza si avvicinò al padre e lo guardò un attimo, per poi portare gli occhi alle colline e lasciare che il vento le accarezzasse la pelle e i capelli.

“Non riesci a dormire?”
“No, neppure tu come posso vedere, Gohan”

“Stavo pensando, tu invece piccola? Che scusa hai?”

La corvina non rispose, ma scrollò leggermente le spalle e continuò a fissare il verde scuro dei prati.

“Non vuoi dirmelo?”
“Non lo so neppure io sinceramente, so solo che non riesco a dormire”

“Posso parti una domanda, Pan?”

“Certo, dimmi pure”

“Che cosa ci faceva Hikaru qua a quest'ora?”

Pan sussultò appena inghiottendo a vuoto, mentre una leggera risata usciva dalle labbra del guerriero.

“Sono stata beccata, eh?”
“Esattamente, ma tranquilla: non dirò nulla a tua madre”

La ragazza fece un sospiro di sollievo, sapeva che Videl non apprezzava particolarmente le visite notturne.

“Grazie”
“Di niente, ma che cosa ci faceva?”

“Aspetta, prima dimmi come hai fatto ad accorgerti di lui”

“Sono un Saiyan, riesco a percepire le aure a chilometri di distanza”

Pan sospirò appena: giusto, Gohan era un Saiyan e si era completamente dimenticata che era come uno stalker ventiquattro ore su ventiquattro.

“Giusto, dimenticavo che sono controllata perennemente”

“Si, e per emme dice la verità”

“Dai, scemo”

Risero piano entrambi, poi Gohan allungò le mani verso quelle della figlia e le fece cenno di seguirlo; andarono nella stanza da letto della ragazza e si sedettero sul suo letto, uno di fronte all'altra.

“Adesso rispondi Pan, che cosa ci faceva?”
La ragazza lo guardò un attimo negli occhi, poi scrollò nuovamente le spalle sorridendo e gli rispose.

“Nulla di che, è solo uno scemo ed era venuto a trovarmi, ma l'ho cacciato via subito”

“Ah, come sei scorbutica! Potevi invitarlo a rimanere a dormire dato che si era fatto tutta quella strada per te”

“Certo, poi domani mattina mamma cacciava di casa tutti e tre, non mi sembra la soluzione più conveniente sai?”
Gohan alzò un sopracciglio alla riposta della corvina e decise di chiedere delle spiegazioni.

“Perchè tutti e tre? Che cosa c'entro io scusa?”

Pan rise divertita a quell'ingenuità del genitore e rispose alla domanda facendogli la linguaccia.

“Perchè lo avevi sentito e non ci avresti detto nulla, saresti stato nostro complice”
Rise di rimando pure il corvino, la furbizia della ragazza era tale e quale a quella di Videl, su quello non c'era ombra di dubbio, aveva lo stesso spirito pepato.

“Giusta osservazione Pan”

“Eh”

“Okay, adesso sono curioso: è il tuo fidanzato per caso?”
La figlia arrossì di colpo e senza proferire altre parole entrò sotto le coperte e se le alzò fino alle orecchie, provocando l'immediata risata del padre, che si sdraiò dietro di lei e continuò a provocarla.

“Allora?”

“Buonanotte Gohan”

“Dai rispondi. Non ci sarebbe niente di male eh. In fondo hai quasi diciotto anni ed è normale che ti piaccia qualcuno e poi Hikaru è un bravo ragazzo e saremmo felici di averlo come parente”

“Ho detto buonanotte!”
Gohan rise ancora e, ostinato e curioso come un bambino, la abbracciò da dietro iniziando a raccontarle una piccola storia, mentre quelle braccia calde procuravano una bellissima sensazione di protezione e amore nel corpo e nel cuore di Pan, che era addolcita anche dal comportamento del padre.

“Sai, anche io diedi delle lezioni di volo a tua mamma e anche di combattimento. Ci siamo conosciuti in un periodo non proprio bellissimo come ben sai, il mondo era invaso dai cyborg e regnava nella disperazione. Salvai tua madre da morte certa, la presi tra le mie braccia un secondo prima che C17 potesse colpirla, la strinsi forte a me e la portai qua, lontana da quei terribili mostri. Abbiamo legato subito io e Videl , ci trovavamo in perfetta armonia insieme, ma lei aveva bisogno di imparare a combattere per potersi difendere un minimo. È così che tra noi è scattato l'amore, tra una lezione di volo e un calcio, in modo molto spontaneo e naturale. L'amore è un sentimento bellissimo Pan, non devi vergognarti di mostrare i tuoi sentimenti per quel ragazzo. Vedo come ti guarda e vedo come tu guardi lui: c'è sicuramente qualcosa e quindi il mio consiglio è quello di non fartelo scappare, è perfetto per te piccola”

Pan sorrise, ma non poteva permettersi di sciogliersi tra le sue braccia, così scherzando tirò una leggera gomitata al petto del padre e gli rispose in modo quasi corrucciato.

“Non sono piccola”

“Si che lo sei, per me e tua mamma resterai sempre la nostra piccolina”

“Allora non pulisco più la mia camera”

Gohan la guardò confuso: e quello che cosa c'entrava adesso?

“E perchè mai?”
“Perchè sono piccola”

Sorrisero entrambi e Gohan scosse la testa arreso. In un modo o nell'altro la ragazza sapeva sempre come giocarlo.

“Gohan?”
“Si?”

“Puoi dormire qua con me?”

Gli occhi del corvino si illuminarono a tali parole

“Certo, con immenso piacere”

“Grazie, buonanotte Gohan”

“Buonanotte Pan”

L'uomo la strinse forte a sé e baciò i capelli corvini, mentre Pan sorrideva felice e si addormentava accoccolata al caldo tra le braccia del padre. Gohan sorride dolcemente e la cullò per tutta la notte, consapevole che la ragazza aveva iniziato a volergli veramente bene per quello che era.

 

La mattina seguente fu Videl la prima a svegliarsi, a causa del suono leggermente acuto e fastidioso della sveglia e, di malavoglia, allungò il braccio per spegnerla e puntò i suoi occhi color del cielo dalla parte opposta del letto, per svegliare pure Gohan. Si stupì di non vederlo accanto a lei: dove diavolo si era andato a cacciare quello scimmione del suo fidanzato? Poi si ricordò che pure lei sapeva percepire le aure, così si concentrò leggermente e captò la presenza di suo marino in casa, così non si preoccupò e si alzo dirigendosi verso il bagno per farsi una doccia. Arrivata nella stanza si sfilò gli abiti ed entrò sotto il getto di acqua calda, mentre un sorriso si delineava sul suo volto: erano successe così tante cose in poco tempo e la sua vita, come quella di sua figlia, era stata cambiata completamente. Amava che il suo adorato Gohan fosse tornato a casa così dopo tanto tempo ed era ancora più felice che il rapporto tra lui e Pan fosse migliorato, anche se le dispiaceva un po' che la figlia non chiamasse papà il guerriero, ma sapeva che prima o poi lo avrebbe fatto, abbattendo quel suo infantile orgoglio.

Poi si accorse che non sentiva altri movimenti in casa e Pan doveva alzarsi per andare a scuola, così spense il getto d'acqua e chiamò la figlia ad alta voce, che infatti non aveva sentito la sveglia e ancora era tra le braccia di Morfeo, stretta al padre.

Non appena la ragazza sentì il suo nome mugolò, senza rendersi conto di che cosa stesse succedendo, poi realizzò che doveva alzarsi se non voleva fare tardi e aprì di scatto gli occhi prendendo il telefono per vedere che ore fossero.

7:25, era già tardi, così la giovane scattò a sedere sul letto e si liberò dall'abbraccio paterno per correre in cucina a fare colazione e poi prepararsi velocemente.
Gohan aveva il sonno pensante e non si accorse di nulla, neanche di quando Pan, presa dalla fretta, tirò su velocemente lo zaino e colpì al petto l'uomo: la ragazza subito si abbassò per chiedergli scusa, ma poi, vedendo che dormiva e non si era accorto di nulla, sorride e si abbassò fino alla guancia per baciarla e poi corse giù per le scale, salutando la madre e spiccando il volo verso scuola.
In casa quindi erano rimasti solo Videl e Gohan e la donna, non vedendo scendere il marito a fare colazione , si diresse verso la camera della giovane per vedere che cose stesse facendo. Un dolce sorriso intenerito si aprì sul suo volto quando vide la scena: il ragazzo era nel mondo dei sogni stretto al cuscino con un sorrisetto sulle labbra e Videl non potette fare a meno di intenerirsi e si sdraiò accanto a lui nel letto carezzandogli piano la guancia. Gohan, sentendo quella lieve pressione, istintivamente prese tra le sue mani quella della consorte la stringe al petto, senza però dare il minimo segno di volersi svegliare.

“Gohan...”
La donna dagli occhi cerulei lo chiamò piano, ricevendo in risposta solo un mugolio, che la fece divertire: erano le otto e doveva alzarsi perchè Videl aveva una piccola cosa da riferirgli.

“Gohan svegliati”

“Mh...”

“Gohan!”

La donna alzò il tono della voce e il giovane allora si svegliò di scatto, cadendo per poco si sotto dal letto.

“Che?”

Si stropicciò gli occhi con le mani e sbadigliò cercando di capire che cosa stesse succedendo, mentre Videl rideva piano e lo attaccò a sé.

“Giù dal letto pigrone, ti sei forse scordato che domani è il compleanno di tua figlia?”

Lui la guardò e si strinse a lei guardandola leggermente imbronciato come un bambino.

“Si che me lo ricordo, infatti oggi pomeriggio devo accompagnarla a scegliere il suo abito per la festa di domani”

“No, sta proprio qua il punto”
“Mh?”

Gohan la guardò confuso, senza capire: come non doveva portarla a scegliere il vestito?

“Ieri sono uscita e ho preso io un bel vestito che le starà d'incanto, adesso te lo faccio vedere e se ti piace glielo darai oggi pomeriggio come regalo, ci stai?”

“Si, direi di si, ma sai che Pan ha gusti difficile: le piacerà davvero?”

“Glielo facciamo vedere e lo scopriremo”

Il guerriero corvino annuì piano e si alzò dal letto per vedere quel famigerato abito per il diciottesimo; Videl si alzò con lui e si diresse nella sua camera da letto e aprì l'armadio prendendo una scatola color turchese e portandola sul letto.

“Sta qua?”
“No amore, no: qua dentro c'è un serpente che non appena aprì la scatola ti salta addosso”

Gohan rise piano e le fece la linguaccia: ecco da chi aveva preso tutto quel pepe Pan.

Videl aprì la scatola e tirò fuori un abito color rosso ciliegia lungo fin sotto il ginocchio, decorato con delle rose cucite su una spallina e in vita una piccola cintura creata con dei brillantini. Era molto carino e Gohan sorrise vedendolo: pensava a sua figlia con quell'abito e le piaceva alla sola idea, gli era bastato un solo sguardo per innamorarsene anche lui.

“Che cosa ne pensi?”
“Mi piace, mi piace veramente molto e credo che effettivamente starà molto bene su Pan”

“Perfetto: allora abbiamo anche il consenso del padre?”
“Certamente”

Si sorrisero e la donna mise apposto il vestito riponendolo nuovamente nell'armadio, poi si girò verso l'uomo in modo interrogativo.

“Gohan?”
“Si amore?”

“Ma a te sta bene che Pan domani metta i tacchi vero?”
Gohan ci pensò un attimo su, poi mise la mani sui fianchi cercando di mettersi in una posizione solenne e guardò la consorte negli occhi.

“Ad una sola condizione”
“Ovvero?”

“Che non mi deve superare in altezza!”

Videl rise a quelle parole e si avvicinò a lui abbracciandolo dalla vita e guardandolo negli occhi color della pece.

“Certo, perchè lei di neanche un metro e sessantacinque può raggiungerti con dei tacchi, tu che sei quasi due metri”

Il corvino pensò che effettivamente aveva detto una cosa con poco senso logico e rise appena imbarazzato, prendendo la donna per i fianchi e la portò sul letto, facendo accigliare la ragazza.

“Che stai facendo?”
“Niente, non fai un po' di coccole al tuo futuro maritino?”

“No, dobbiamo pulire casa adesso, le coccole dopo”
Lui mugolò piano, ma la donna rise e si staccò andando in cucina, facendo segno al corvino di seguirla, che fece quello che gli era stato detto a testa bassa, facendo ridere ancora di più la donna, anche se in modo molto intenerito.

 

Nel mentre Pan era seduta al suo banco e cercava di seguire quella noiosissima lezione di matematica: provava in tutti i modi a capire quello che la professoressa stava spiegando, ma la sua attenzione era catturata quasi completamente da Hikaru, che non aveva smesso neanche un secondo di fissarla dall'inizio della lezione. Non è che tutte quelle attenzioni le dessero noia, solo che si stupiva che quel ragazzo ci provasse con lei in modo così aperto e spacciato, dato che solitamente era molto timido.

Ogni tanto Pan lo guardava di rimando il ragazzo e gli faceva segno di girarsi e seguire la lezione, ma lui faceva di no e continuava a guardarla sorridendo, dato che alla fine la ragazza si arrese e sospirò iniziando a prendere alcuni appunti.

Al suono della campanella che segnava l'intervallo Hikaru si avvicinò a Pan e le sfiorò la spalla, catturando la sua attenzione.

“Cosa vuoi? E' tutta la lezione che mi fissi”
“Non posso? Sei così bella”

“Grazie, ma adesso vuoi dirmi che cosa vuoi?”
“Acida e bellissima. Comunque, volevo chiederti di uscire”

“Non sono acida, sono diversamente dolce e la risposta la sai già”
“E' un si?”
Pan sospirò divertita e scosse la testa: alla fine anche lei lo adorava e proprio non ce la faceva a dirgli di no, così annuì piano sorridendo e vide delinearsi un immenso sorriso sul volto del ragazzo, che la fece addolcire.

“Grazie Pan!”
“Di niente, ma adesso la smetti di fissarmi per le prossime ore?”
“Mh...no!”
Pan rise appena e lo guardò negli occhi color speranza per poi aprire le braccia, nella quali il ragazzo subito entrò in un abbraccio stringendola a sua volta a sé.

“Promesso allora che usciamo un giorno?”

“Si Hikaru, promesso”
I due si sorrisero e il ragazzo le diede un leggero bacio sulla guancia, per poi udire il suono della campanella di fine ricreazione e staccarsi dalla compagna e guardarla felice.

“Adesso torniamo ai banchi o il professore ci uccide tutti e due se non ci trova seduti, sai come è fatto”
“Okay, ma tu smetti di fissarmi, mi metti in soggezione”
“Uffa, ma sei così bella”

“E invece mi metti in soggezione, quindi smettila o ti ritrovi una penna puntata nel braccio”
Il tono leggermente minaccioso della compagna lo fece intimorire allora Hikaru le disse che avrebbe smesso, facendo sorridere sadicamente Pan.

“Bravo ragazzo”

Il professore entrò in quel momento e iniziò quasi subito a spiegare, mentre Pan rientrò nel suo mondo personale: gli piaceva quel ragazzo e voleva dargli una opportunità, anche se forse doveva rivedere il suo modo di comportarsi con lui.

Quella giornata per la corvina sembrava non finire mai, le parole della spiegazione le entravano da un orecchio e le uscivano dall'altro, non sapeva neppure lei a che cosa stesse pensando, ma la poetica Ottocentesca proprio non le interessava in quel momento. La mente di Pan era altrove, lontana dai mormorii della classe che si andavano pian piano affievolendo. Forse pensava a suo padre, che stava facendo così tanto per lei, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo; forse pensava a sua madre, che continuava a ripeterle di dare un'opportunità a Gohan, perchè voleva che si venisse a creare una perfetta armonia familiare; forse pensava proprio a Hikaru, il primo ragazzo che le aveva fatto battere il cuore in maniera diversa, il primo ragazzo che l'aveva fatta innamorare, anche se non lo ammetteva.
Sospirò più volte, mentre distratta sfogliava le pagine del libro e coglieva spezzoni di spiegazione, continuava a fissare l'orologio e sperava che il tempo passasse in fretta, dato che all'uscita doveva vedersi con il padre per andare a comprare il suo abito per il compleanno e non vedeva l'ora di passare del tempo sola con lui. Non era una ragazza che amava particolarmente i vestiti, ma per una volta aveva deciso di seguire ciò che le diceva la madre e di rendersi più femminile, infondo sapeva che diciotto anni si fanno una sola volta nella vita.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono della campanella e, dato che quel giorno la sua classe usciva un'ora prima a causa della mancanza di un professore, Pan sistemò velocemente la cartella e uscì dall'edificio cercando con gli occhi Gohan. Lo vedi appoggiato con la schiena ad un muretto davanti alla scuola, con gli occhi bassi su un libro e lo sguardo interessato; la ragazza attraversò la strada e arrivò vicino al padre, che non si accorse di lei tanto era preso dalla lettura.

“Che cosa stai leggendo di così tanto interessante Gohan?”
Il guerriero, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo e sorrise vedendo la ragazza accanto a lui.

“Scusa, niente di che, un libro di scienze”

“Interessante...”
Il tono leggermente sfottente della mora fece sorridere tutti e due.

“Allora, andiamo a fare compere?”
“No Pan”

Lei lo guardò senza capire.

“Come no? Mi avevi detto che andavamo a comprare l'abito, io non ne ho”

“Fidati di me piccola, adesso però andiamo a magiare che ho fame”

“Strano”

pan gettò gli occhi al cielo divertita e, continuando a non capire il perchè non fossero andati a prendere l'abito, seguì il padre in volo fino alla loro casa.

“Mamma che cosa ha preparato per oggi?”
“Pesce credo, pesce e verdure”

“E ti bastano?”
“Ehm...”

“Ecco”

Gohan si grattò la testa imbarazzato e Pan rise piano: con l'appetito da Saiyan che aveva non gli bastava quello che Videl cucinava, ma la donna preferiva tenerlo contenuto nel cibo, altrimenti avrebbe speso una fortuna solo per lui.
Arrivati a casa la tavola era già imbandita e subito i due vollero gettarsi a capofitto sul desinare, ma la donna lì rimproverò amorevolmente.

“Che cosa credete di fare voi due? Andatevi a lavare le mani o non toccherete neppure un morso di pane!”

Padre e figlia abbassarono la testa come due cuccioli bastonati e fecero quello che era stato detto loro, lasciando Videl a ridacchiare in cucina.
Il pranzo si svolse come tutti i giorni: Pan raccontava quello che le era successo a scuola, Videl non faceva altro che rimproverare Gohan per le cattive abitudini che aveva e il corvino...bhe, lui faceva solo quello che qualsiasi altro Saiyan avrebbe fatto davanti a del buon cibo: dava di matto.
“Sai mamma, oggi Hikaru mi ha chiesto di uscire”
“Serio?”

“Si”
“E tu che cosa hai risposto?”
“Che per me non c'erano problemi, basta che facesse il bravo ragazzo”
Videl sorrise felice a quella notizia: sapeva che era un bravo ragazzo e aveva capito che tra loro sarebbe nato sicuramente qualcosa.
“E tu amore? Non dici nulla a tua figlia?”
Gohan, sentendosi chiamato in causa, alzò gli occhi e rispose scrollando leggermente le spalle.

“Hikaru è un bravo ragazzo, secondo me non c'è di che preoccuparsi e poi se sono felici loro lo sono pure io”
“Mamma?”
“Si Pan?”
“Gohan ha detto che non mi portava a prendere l'abito per domani, perchè?”

La donna dagli occhi cielo sorrise leggermente e rispose alla domanda postale dalla figlia.

“Diciamo che lo abbiamo già preso”

Pan inarcò un sopracciglio.

“Senza dirmi nulla?”
“Scusa amore, ma so che ti piacerà molto appena lo vedrai, sembra proprio fatto apposta per te”
“Speriamo o domani mi presento in pigiama”

I due genitori sorrisero, mentre la ragazza li guardava leggermente imbronciata perchè non le era stato detto nulla.

“Me lo fate vedere almeno?”
“Certo piccola, vieni con noi”

I tre si alzarono da tavola e si diressero nella stanza da letto matrimoniale, dove Videl prese la scatola contenente il vestito destinato alla ragazza.

“Guarda, eccolo qua”

Estrasse il vestito rosso e lo fece vedere alla ragazza, che lo scrutò attentamente e lo prese tra le mani facendo segno di andarsi a cambiare per provarlo.
Non appena la ragazza entrò nella propria stanza mise l'abito sul letto e lo osservò con spirito critico: doveva ammettere che era un bell'abito e che tutto sommato le piaceva molto, specialmente quei piccoli dettagli come le rose e i brillantini che lo rendevano più elaborato e particolare.

Sorrise al pensiero che i suoi genitori avesse almeno azzeccato i suoi gusti e con una gioia nel cuore lo indossò per vedere come le stava e avevano scelto bene pure la taglia: l'abito le stava veramente alla perfezione, non le era né troppo lungo né troppo corto e il colore le donava.
Uscì dalla sua stanza e andò da Gohan e Videl per farsi vedere: i sue, appena la videro, la guardarono dolcemente constatando che il vestito la vestiva a pennello e le sorrisero per farle capire che a loro piaceva molto.

“Allora, come sto?”

“Benissimo tesoro, sembri una vera principessa”

Pan sorrise imbarazzata e li guardò ringraziandoli, fermandosi un attimo pensosa.

“E le scarpe?”
Gohan rise leggermente e la guardò dandole delle scarpe con il tacco che si abbinavano all'abito e al colore dei suoi occhi.

“No, non se ne parla. Io le scarpe con il tacco non le indosso o cado”

Accigliò lo sguardo e fece sorridere la donna, che le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.

“Non sono altissimi e sono certa che neppure li sentirai dopo qualche minuto che li avrai ai piedi”
“Ne sei sicura mamma?”
“Sicurissima tesoro”

Pan sospirò leggermente arrendendosi ai tacchi, capendo che ovviamente con quell'abito non poteva di certo indossare un paio di scarpe da ginnastica. Prese le scarpe e portò tutto in camera sua, chiudendosi dentro sospirando e iniziando a fare i compiti per il giorno seguente.

 

Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Il rumore delle lancette dell'orologio continuava a rimbombare nella testa della ragazza, era quasi mezzanotte e lei non riusciva a chiudere occhio: qualcosa di non ben definito le ronzava in mente e non le permetteva di riposare e non era il pensiero che sarebbe diventata maggiorenne entro pochi minuti, ma neppure lei riusciva a capire bene di che cosa di trattasse.
Fissava lo scuro soffitto e sbuffava di tanto in tanto per il fatto che il sonno non voleva arrivare e che quindi la mattina dopo non sarebbe stata in piena forma per la scuola e la festa di compleanno il pomeriggio.

Sbuffò ancora più rumorosamente e si voltò di lato quando sentì rintoccare il cambio del giorno e si fece mentalmente gli auguri per il suo compleanno, maledicendo però quella notte.
Sentì bussare leggermente alla porta e capì che erano i suoi genitori che erano andati a farle gli auguri, quindi mugolò per fare capire loro che potevano entrare e sorrise divertita quando vide la porta aprirsi e suo padre entrare con una torta in mano con le candeline accese e sua madre che le cantava gli auguri.

“Voi due siete tutti matti”

“Tantissimi auguri piccola, buon diciottesimo compleanno, benvenuta nel mondo degli adulti”

“Eddai, così mi fate sentire vecchia!”

La ragazza fece la finta offesa e i due genitori risero posando la torna sul comodino della ragazza e abbracciandola forte, mentre Pan sorrideva felice e stringeva a sua volta Pan e Gohan.

“Mamma, Gohan: io direi che la torta a mezzanotte non è proprio il massimo della leggerezza, che ne dite se la mangiamo a colazione?”
Gohan mugolò leggermente contrariato, mentre Videl rise e diede una gomitata nel fianco del marito dando corda alla figlia, che rise di rimando per il comportamento infantile del genitore nei confronti della negazione del cibo.

“Pan è tardi, che ne dici di dormire adesso, festeggiamo domani per bene”

Videl sorrise dolcemente alla figlia e le carezzò la testa, mentre la ragazza annuiva.

“Io vorrei parlare un attimo con te però”

Gohan guardò la ragazza negli occhi e un leggero sorriso si delineò sul suo volto, mentre Videl capì le intenzioni del marito e uscì dalla camera dopo aver dato il bacio della buonanotte alla figlia.

“Dimmi Gohan”

“Adesso quindi hai diciotto anni...”
“Così sembra già”

Pan fece leggermente la linguaccia al padre, che scosse la testa arreso dall'umorismo pungente della ragazza.

“Sai vero che in pratica non è cambiato nulla?”

Pan si accigliò.

“In che senso?”
“Nel senso che anche se adesso sei legalmente maggiorenne in te non è cambiato nulla. Adesso potrai prendere la patente e guidare, potrai e avrai maggiori responsabilità, potrai firmarti le giustificazioni da sola se farai forca a scuola, ma questo non credo che ti convenga”

I due risero piano insieme.

“Il punto però è che tu dentro sei sempre la stessa Pan di sempre, sei sempre la stessa ragazza buona e dolce, la stessa caparbia e orgogliosa. Rimarrai sempre la ragazza con il cuore d'oro e il carattere pepato come quello di tua madre, la stessa di sempre, mia figlia, la mia piccola Pan, nel bene e nel male”

La corvina sorrise alle parole del padre e una strana sensazione cresceva sempre di più in lei, qualcosa di non ben definito si stava sciogliendo in lei e un desiderio sempre maggiore cresceva nel suo cuore.

“Pan?”

La ragazza alzò lo sguardo negli occhi del padre e annuì piano.

“Ti voglio bene figlia mia”

A quelle parole qualcosa in lei si ruppe e non potette fare a meno che lanciarsi istintivamente tra le braccia di Gohan e si strinse forte a lui, che rimase senza parole da tale reazione, ma molto lieto di abbracciarla e tenerla stretta a sé. Aveva aspettato tanto il momento che la ragazza si fidasse a tal punto di lui da lasciarsi stringere tra le braccia e adesso lo stava facendo, volontariamente si era stretta a lui e ciò non poteva renderlo più felice.

Le voleva veramente molto bene, l'amava con tutto il suo cuore e vedere come erano cambiate le cose in pochi mesi lo rendeva più sereno, ma mai in quel momento si sarebbe aspettato quello che stava per accadere.
Pan restò stretta a lui, ma alzò lo sguardo fino a guardarlo dritto negli occhi color della pece e una leggera lacrima uscì dai suoi occhi, mentre delle parole uscivano spontanee dalle labbra.

“Ti voglio bene anche io, papà
Papà, per la prima volta lo aveva chiamato papà e Gohan non poteva credere alle sue orecchie, era come se stesse vivendo un sogno, un bellissimo sogno dal quale non voleva risvegliarsi più per tutto il resto della sua vita. Dalla tale emozione si commosse pure lui e strinse al cuore la figlia più forte che poteva, mentre iniziava anche lui a piangere e sentiva Pan stringersi forte a sua volta.
Quella notte entrambi avevano avuto il loro tanto agognato dono, quello di riunirsi veramente come una famiglia. Pan era riuscita ad abbattere quel suo infantile orgoglio che le impediva di chiamarlo come avrebbe dovuto e Gohan era riuscito a farsi amare ed accettare per quello che era veramente e nessuno dei due avrebbe saputo chiedere di meglio.
Erano felici, si stringevano commossi e sorridevano insieme, mentre la ragazza ascoltava felice il battito cardiaco del padre.
Famiglia. Finalmente quella parola poteva essere veramente pronunciata per quel trio affiatato e imprevedibile.

 

“Possibile che debba arrivare sempre tardi, accidenti”

Pan correva lungo il vialetto dalla scuola, sapendo perfettamente che la campanella di inizio lezione sarebbe suonata in pochi minuti e non voleva prendersi una sgridata proprio il giorno del suo compleanno.
Vide con la coda dell'occhio un ragazzo di sua conoscenza sull'altro ciglio della strada e si accorse che aveva qualcosa di colorato in mano.
Hikaru la salutava con la mano, con un dolce sorriso sulle labbra e in mano un enorme mazzo di rose rosse, quelle preferite da Pan; la ragazza si sentì sciogliere il cuore capendo che quel regalo era per lei e sentì che esso accelerava, facendola arrossire leggermente.
Non voleva però dargliela vinta neppure il giorno del proprio compleanno, così fece finta di non notarlo e iniziò a correre velocemente verso l'entrata con un sorriso sulle labbra, il ragazzo che la rincorreva per darle il mazzo di rose e nell'aria l'odore di un dolce amore adolescenziale.

 

-The End-




 

Note dell'autrice:
*si fa avanti piano in punta di piedi*
Ecchime qua (?)
Non so perchè, non so percome, ma ho finito questa storia dopo secoli, yuppi **
Okay, non mi linciate per la pena del tutto, grazie.
So che questo capitolo è mooooooolto lungo, ma mi piaceva pubblicarlo tutto insieme e poi è per un evento speciale!
Lo dedico tutto al mio amore Rohan, oggi è il suo compleanno, quindi tanti auguri a lei. Auguri amore, Shimai-Chan, ti voglio un bene dell'anima!
Spero che il capitolo piaccia a lei e a tutti e no nho messo il banner perchè mi si è impallato il sito, uffa ewe
Non ho altro da dire, spero che la storia vi sia piaciuta e che il finale sia decente.
Un bacione e a presto.

Giulia Pierucci
 

 

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