Come una stella nel buio

di Doomsday_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spara Schiocco ***
Capitolo 2: *** L'ultimo giorno ***
Capitolo 3: *** Sul treno per casa ***
Capitolo 4: *** La Cattedrale ***
Capitolo 5: *** Un rifugio per due ***
Capitolo 6: *** Camminare tra le stelle (Parte Prima) ***
Capitolo 7: *** Restare sospesi tra le nubi (Parte Seconda) ***
Capitolo 8: *** Volare in contro al suolo (Parte Terza) ***
Capitolo 9: *** Sulla strada delle vecchie abitudini ***
Capitolo 10: *** Rischiare il cuore ***
Capitolo 11: *** Amore senza le sue ali ***
Capitolo 12: *** Solo un attimo di respiro ***
Capitolo 13: *** La libertà di scegliere ***
Capitolo 14: *** Debolezze e paure ***
Capitolo 15: *** La Stanza delle Cose Nascoste ***
Capitolo 16: *** D'amore e d'ombra ***
Capitolo 17: *** Lasciami sognare ***
Capitolo 18: *** Come corpi morti ***
Capitolo 19: *** Sectumsempra ***
Capitolo 20: *** Restare a galla ***
Capitolo 21: *** Horcrux ***
Capitolo 22: *** Oblivion ***
Capitolo 23: *** Epilogo - L'unica stella del suo cielo buio ***



Capitolo 1
*** Spara Schiocco ***


Angolo Autrice: Salve a tutti! Prima di lasciarvi alla lettura di questo primo capitolo, ho delle piccole precisazioni da fare:
come vedrete a breve, invece di "Astoria" ho scelto di chiamarla "Asteria" come è riportato nell'albero genealogico divulgato dalla Rowling. Inoltre cercherò di essere quanto più possibile attinente ai libri, ma tenete conto che ho dovuto inventare persone e storie sulla famiglia Greengrass di mio pugno per un fatto di necessità.
Inoltre ecco qui la mia pagina ufficiale: Doomsday_, per chi volesse restare sempre aggiornato con la storia!^^
Grazie per l'attenzione! Spero che il capitolo sarà di vostro gradimento.





Spara Schiocco




In quei primi giorni di Dicembre la Sala Comune dei Serpeverde era sempre più rumorosa. Solitamente tetra e in penombra, la Sala era spesso abitata da pochi studenti che se ne stavano perlopiù a studiare o in disparte per i fatti loro. Eppure l'arrivo delle vacanze natalizie aveva trasformato quella diligente pace, in qualcosa di più allegro e lieto all'udito: le ragazze ridacchiavano fra di loro, i ragazzi chiacchieravano e giocavano a gobbiglie o agli scacchi magici e tutti sembravano più bendisposti a scambiarsi qualche breve parola. L'arrivo del Natale aveva tolto ad ogni studente la voglia di mettersi a studiare per le ultime lezioni rimaste e anche le decorazioni natalizie facevano la loro parte, rendendo la tetra Sala Comune dai sofà neri, più colorata, piena di calore, offuscando persino la solita luce verdognola prodotta dalle lampade. Anche il colossale camino in marmo abbellito da statuette e teschi non aveva più l'aria poi tanto minacciosa dopo essere stato ricoperto di ghirlande e campanellini colorati. Il fuoco ardeva con vigore tanto da essere sufficiente a riscaldare da solo l'intera stanza, dinanzi ad esso un gruppo di ragazzi scherzava bevendo burrobirra e idromele. Dietro ad essi, su di un piccolo tavolo di legno nero Asteria Greengrass e Sean Jugson giocavano a Spara Schiocco e, come sempre, Sean stava vincendo.
Asteria mordicchiò distrattamente la sua bacchetta di liquirizia mentre pensava a quale carta mettere in campo. Invece Sean divorava una confezione di Zuccotti di Zucca, uno dietro l'altro neanche fossero Apri Frizzole; e quel che più dava sui nervi ad Asteria era che il ragazzo neppure seguiva troppo la partita per quanto era intento a sfogliare il testo teorico di Difesa contro le arti oscure con fronte aggrottata - l'unico probabilmente ad aprire ancora libri di testo - ma ciò non gli impediva certo di stracciarla.
La ragazza fece la sua mossa, ma Sean sembrava proprio perso nel suo mondo ed alzò il naso dal libro solo per aggredire la busta di ananas canditi una volta finiti i Zuccotti di Zucca; allorché Asteria gli tirò un calcio da sotto al tavolo. Sean sobbalzò sulla sedia e si sistemò gli occhiali sul naso « Oh, si certo, scusa » borbottò dando una veloce occhiata alle carte che aveva in mano e gettando poi sul tavolo quella che sembrava la prima avesse visto, facendo così esplodere due delle carte di Asteria.
« Non ci credo, hai vinto di nuovo » mugugnò lei spalmando il viso sul palmo della mano; Sean sorrise soddisfatto, gli occhi già di ritorno sulla pagina nel punto in cui si era interrotto. Asteria strappò con rabbia un pezzo sostanzioso della sua bacchetta di liquirizia. Osservò Sean, pensando ad un modo per fargliela pagare: non solo si stava completamente estraniando senza darle più retta, ma quel che era peggio il motivo era riconducibile ad un noiosissimo stupido libro.
Sean era magro e allampanato con una zazzera indomabile di capelli castani, un viso piccolo e appuntito come quello di un furetto e le labbra sempre piene di croste per quanto se le tormentava in continuazione. Portava gli occhiali, ma gli donavano ed erano in linea con la sua passione per i libri.
« Vorrei tanto lanciarti un levicorpus e lasciarti appeso per un piede per il resto del pomeriggio » sospirò Asteria quando ebbe finalmente finito la sua bacchetta di liquirizia.
« Niente, Sean! » sbuffò con evidente esasperazione, poi si sporse sul tavolo e gli strappò dalle mani l'ananas candito. Sean rimase a guardare contrariato il volto imbronciato dell'amica. Asteria era bella, come si poteva rifiutarle qualcosa? Pensò divertito dalla reazione della ragazza; persino lui amava viziarla e vezzeggiarla quando poteva, senza contare che oltre alle assurde pretese con cui di frequente lo tormentava, Asteria aveva un gran cuore.
« Scusami, Asteria. Ma converrai anche tu con me che un libro di Difesa contro le arti oscure che insegna a non difenderti è piuttosto ridicolo. Non riesco a capacitarmi... volevo trovare almeno un paragrafo in cui fosse nominato l'uso di una bacchetta » spiegò scuotendo il capo in segno di profonda disapprovazione. 
« Quella Dolores Umbridge mette i brividi. Non solo il suo metodo di insegnare, ma anche lei ha qualcosa che non va » assentì Asteria, con una smorfia che increspava le piccole labbra perfette.
Dal passaggio d''ingresso rientrò la squadra di Quidditch. Fuori pioveva e i giocatori erano completamente zuppi. In testa al gruppo stava il capitano della squadra, Urquhart, imprecava strofinandosi sui capelli un asciugamano sporco di fango. Dietro ai giocatori sfilavano spesso e volentieri molte ragazze del tifo, persino col maltempo, e anche quel giorno infatti non mancavano. Fra di loro, Daphne, sorella di Asteria, non sembrava assolutamente scomposta dai capelli bagnati aderiti al viso e al collo, anzi sembrava ancora più bella: difficilmente i ragazzi le staccavano gli occhi di dosso di propria iniziativa.
Asteria Greengrass assomigliava molto a sua sorella Daphne: stessi capelli nero corvino, lunghi e mossi, stessi occhi verdi dalle ciglia scure e folte. Ma Daphne aveva qualcosa in più, era più sensuale, le labbra a cuore erano più formose e la sua pelle più liscia. Asteria voleva bene a sua sorella e fra le due viveva uno splendido rapporto, ma era tutta una vita che si sentiva messa in confronto e mai una volta aveva superato Daphne in qualcosa.
Soltanto una volta Asteria ne aveva parlato a Sean, in quell'occasione strinsero amicizia. "Sai non credo di aver mai visto tua sorella sorridere" le disse quel giorno "Penso che mi faccia piuttosto paura in realtà. Tu no, tu sembri più simpatica". Fu il primo a considerarla più di Daphne, in una cosa.
Daphne raggiunse la sorella, ignorando deliberatamente il ragazzo che non si era mai data la pena di conoscere nonostante girasse sempre insieme ad Asteria dal primo anno, sorrideva arricciandosi una ciocca di capelli bagnati intorno al dito « Anche se ha piovuto ne è valsa la pena! Draco è così bravo negli allenamenti, dà sempre il meglio di sé », cinguettò soddisfatta « Te l'avevo detto che saresti dovuta venire ».
Asteria alzò gli occhi al cielo « Il Quidditch non è un gioco per me, Daphne ».
Lei rise « Non sei tu a dover stare sulla scopa, devi limitarti a guardare, sai? Come non detto, avrai paura dei bolidi per sempre » ridacchiò allontanandosi verso le scale che portavano al dormitorio.
Asteria incrociò le braccia al petto, offesa. Sean le scoppiò a ridere in faccia, allorché lei sibilò « Non ho paura dei bolidi! » gesticolava furente, senza rendersene conto « Uno mi ha preso in pieno rompendomi la testa, rimanendo così per un'intera settimana relegata in Infermeria, ma non ho paura dei bolidi! E poi che faccia tosta! Lei neppure ci capisce nulla del Quidditch, ci va solo per quel Draco Malfoy » sbottò lanciando un'occhiata velenosa al suddetto ragazzo che si era fermato a parlare davanti alle scale assieme a Zabini. « è solo uno sbruffone! Un vanitoso che è bravo ad imbambolare le ragazze. E se Daphne non la smette finirà per sembrare ridicola come Pansy Parkinson ».
Asteria arricciò le labbra « Lo conosco da prima che mettesse piede ad Hogwarts. I Malfoy hanno sempre festeggiato in grande il Natale nella loro villa, ogni anno fanno una festa dove invitano tutte le famiglie purosangue che conoscono, per la maggior parte appartenenti a Serpeverde, ma soprattutto personaggi di spicco molto ricchi. Una volta partecipò persino il Ministro Caramell in persona. E ti assicuro che Draco Malfoy è sempre stata una persona piena di sé, insensibile ed egoista, eppure Daphne ne è innamorata da quando eravamo bambine. Ma una persona così non merita neppure la metà del bene che prova mia sorella ».
Sean si voltò a guardare la stessa persona che fissava Asteria. "Se gli occhi potessero uccidere" pensò "Draco Malfoy non starebbe ridendo tanto spensieratamente". Sean non aveva mai avuto l'opportunità di parlarci, ma aveva l'impressione che seppure si fosse presentata Malfoy l'avrebbe appositamente ignorata. Lui e Asteria avevano due anni in meno di Draco e difficilmente quelli più grandi si interessavano ai più piccoli se non per dargli fastidio; e Draco non si fermava mai a salutare Asteria neppure se si incrociavano da soli in un corridoio deserto. Sean tornò a guardare la sua amica, che aveva risparmiato il giovane Malfoy da uno sguardo pericolosamente assassino ed ora risistemava le carte per una nuova partita, e gli venne il dubbio che Asteria avesse sorvolato su parecchie cose nel suo racconto su Draco Malfoy. Asteria odiava un'infinità di persone, ma non aveva mai guardato nessuno in un modo simile.

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Capitolo 2
*** L'ultimo giorno ***







L'ultimo giorno




Le vacanze Natalizie erano ormai prossime e nei dormitori la confusione regnava sovrana, come se gli alunni non potevano fare a meno di mettere tutto sottosopra per riorganizzare i bagagli.
Nella sua stanza del dormitorio Asteria ripiegava i maglioncini e le camicie, riponendoli con cura nel suo baule, mentre canticchiava l'inno di Hogwarts a mezza voce, in una reinterpretazione piuttosto natalizia < Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore... te ne preghiamo insegnaci bene ».
Lady Carmilla, la sua grossa gatta siberiana dal manto nero, sembrava approvare la canzoncina, emettendo rumorose fusa da sopra il cuscino del letto di Asteria. L'umore della ragazza quella mattina era alle stelle, quel giorno sarebbe stato l'ultimo di lezione prima dell'inizio delle vacanze. Due ore di Pozioni, seguite da Incantesimi per poi finire con altre due ore di Difesa contro le Arti Oscure. E nemmeno la faccia da rospo della Umbridge sarebbe riuscita a cambiarle l'umore; aveva giusto finito di ricopiare i settanta centimetri di pergamena del compito "Dieci modi sicuri per evitare un pericolo non ricorrendo alla bacchetta", e senza neppure chiedere aiuto a Sean, che sembrava quanto mai ben disposto - per la prima volta nei loro quattro anni di studi a Hogwarts - a consegnare la pergamena completamente in bianco.
Così chiuse il baule (per raccattare le ultime cose dal bagno e dal dormitorio di Daphne c'era ancora tempo ), prese il compito e scese nella sala comune per aspettare Sean; ma lo trovò già lì con la faccia sepolta in uno di quegli antichi tomi polverosi che non vedevano altra luce, se non quella della biblioteca, da quando ne erano entrati.
Asteria, per farsi notare dal ragazzo, dovette tirargli una ciocca di capelli. Sean riemerse dalle pagine già col sorriso sul volto, conoscendo perfettamente chi fosse la fonte del suo disturbo « Buongiorno, raggio di sole ».
In risposta, lei alzò gli occhi al cielo « Certo che potevi almeno chiamarmi invece di startene qua a leggere uno dei tuoi vecchi stupidi libri. Muoio di fame! » brontolò incrociando le braccia al petto.
Sean sogghignò « Non è affatto un vecchio stupido libro. Anzi è un volume piuttosto importante, per tua informazione » ribatté chiudendo la copertina spessa di pelle, con un pesante tonfo. A chiare lettere vi era il titolo "Hogwarts, gli albori: le leggi e gli statuti da essi regolata".
Asteria starnutì « Sarà pure importante, ma è un agglomerato di polvere. La nuvola che si è alzata quando lo hai chiuso è ancora visibile. E ti sei reso conto che ti si sta gonfiando un occhio? ».
Sean, intento a grattarsi con foga l'occhio sinistro, si fermò all'istante. Era almeno mezz'ora che gli pizzicava. Asteria sospirò vistosamente « Quando avevi intenzione di ricordarti che sei allergico agli acari della polvere? Vuoi per caso che la gola ti si chiuda ancora una volta, o cerchi semplicemente un nuovo look per far pena alle ragazze? »; Sean rise scuotendo la testa « La tua allegria mattiniera è quella che preferisco in assoluto » decretò alzandosi e tirando su le braccia per stiracchiarsi in un modo ben poco elegante. « Penso che se tolgono la colazione prima del nostro arrivo, godrai della mia allegria mattutina per tutto il resto della giornata » lo avvisò, avviandosi verso il ritratto. Sean la seguì con un singulto: « Per il nome di Merlino, no! Preferirei un'ora in più con la Umbridge piuttosto! » esclamò con un sorrisetto complice, beccandosi così una gomitata fra le costole. Arrivarono in tempo nella Sala Grande per mangiare qualcosa di corsa e poi correre di nuovo nei sotterranei per non far tardi alla lezione col professor Piton. « Speriamo che per le vacanze non ci assegni di nuovo un tema sulle proprietà di una qualche pietra » fu l'ultima cosa che disse Sean - con voce trafelata - quando si fermarono davanti all'Aula di Pozioni dopo la lunga corsa. Con un sospiro di sollievo Asteria constatò che il professore non era ancora arrivato, così lei e Sean si sbrigarono a sedersi al loro banco e a tirare fuori i rispettivi calderoni.
Un allegro mormorio vivacizzava la classe, rumore che si quietò di colpo quando risuonò il secco chiudersi della porta che annunciava l'arrivo del professor Piton. Come di solito succedeva, il professore si espresse brevemente sulla pozione del giorno, poi con un colpo di bacchetta fece apparire le istruzioni sulla lavagna e da lì in poi si interessò ad altro ignorando deliberatamente gli alunni, i quali iniziarono a lavorare diligentemente quasi nell'immediato.
La pozione era semplice ma il procedimento lungo, così le due ore passarono veloci. Alla fine della lezione all'interno di quasi ogni calderone ribolliva un liquido azzurrino dal composto frizzante, ma pochi - tra i quali quello di Asteria - risaliva un soffice fumo di un blu più intenso. Aveva sempre dimostrato una certa attitudine per pozioni, e probabilmente era l'unica materia con cui poteva pienamente competere con Sean. « Lasciate un'ampolla delle vostre rispettive pozioni sulla cattedra. Per le vacanze tema di trentacinque centimetri di pergamena sulle proprietà e le origini dell'agata indiana. Riferimenti all'Alchimista Pierre de Boniface saranno decisamente ben accetti » e senza aggiungere altro congedò la classe.
Sean uscì dalla classe ingobbito « Sapevo che anche stavolta sarebbe stata una pietra » borbottò con scarso entusiasmo. I due si avviarono verso l'aula d'Incantesimi, dove il professore Vitious li attendeva trepidante. Da ometto gentile e amabile quale era, il professore responsabile dei Corvonero non dava mai troppi compiti ai propri alunni, così alla fine dell'ora li lasciò andare con una veloce spiegazione dell'incantesimo al quale si sarebbero dedicati al rientro delle vacanze e su cui si sarebbero dovuti esercitare tanto quanto bastava per saperlo padroneggiare al meglio.
Così, con l'animo più sereno, si sedettero al tavolo dei Serpeverde, nella Sala Grande, per consumare il pranzo. Asteria non aveva ancora finito la sua zuppa di porri che Sean si era già riempito il piatto di costolette d'agnello affogate in salsa di mirtilli. La ragazza si sorprendeva sempre a constatare quanto Sean riuscisse a ingozzarsi, finendo per assomigliare sempre più ad un aspirapolvere con i denti, pur rimanendo in ogni caso un ragazzo così magrolino da far spavento. Si litigò l'ultima fetta di torta di melassa con Miles Bletchley, il quale si lagnava del fatto che Sean ne avesse già mangiate due fette e lui solamente una, eppure l'amore di Sean per i dolci non bastò a farlo prevalere e così Miles ebbe la meglio sulla torta; allora il ragazzo si girò verso Asteria, che era arrivata a malapena alla metà della sua fetta di torta proruppe in un vago « Ehi, per caso la mangi tutta quella? ».
Dopo una breve ora di riposo, che Asteria e Sean usarono per dedicarsi al loro passatempo abituale di Spara Schiocco, si avviarono verso l'aula di Difesa contro le Arti Oscure. Nella classe della Umbridge si respirava un'aria diversa dal resto di Hogwarts, la professoressa riusciva ad avere sui propri studenti un effetto non molto dissimile a quello di un dissennatore. Di colpo le vacanze natalizie sembrarono molto lontane e quelle due ore di lezione interminabili. Persino nella Casa di Serpeverde, che inizialmente si era mostrata ben disposta nei confronti della nuova professoressa la quale sembrava incline a penalizzare i Grifondoro con estrema facilità, oramai era ben visibile un crescente malumore da quando la Umbridge aveva imposto il nuovo decreto didattico numero ventiquattro che scioglieva ogni qualsivoglia organizzazioni o squadre. Da allora Sean non dava pace ai libri sulle leggi di Hogwarts per trovare qualche cavillo che potesse contrastare il decreto e riorganizzare così le sue amate gare di gobbiglie.
Il tempo passava lento quando si era costretti a leggere per l'intera durata della lezione, potendo solamente immaginare come sarebbe stato mettere in pratica quegli incantesimi di difesa. Asteria si ritrovò a leggere più volte la stessa parola da almeno cinque minuti quando si accorse che una discussione era nata fra alcuni studenti appartenenti a Grifondoro e la professoressa; ella si sforzava di rispondere, imperterrita con la sua vocetta infantile, mantenendo una calma artificiosa. L'argomento era ancora quello: Colui-che-non-deve-essere-nominato. Un brivido percorse la schiena di Asteria al solo pensiero. Ricordava la strana atmosfera di quando era tornata a casa per l'estate, l'aura di mistero, mezzosangue e nati babbani che iniziavano a scomparire e i suoi genitori che fingevano che andasse tutto bene. Ma suo padre era un uomo importante al Ministero della Magia e oramai, fra le famiglie purosangue a cui l'ideale di Voldemort era sempre andato a genio - come per l'appunto nella famiglia Greengrass - non era certo un segreto il ritorno di Voldemort. Si sentiva colpevole per essere felice che suo padre non fosse un Mangiamorte, ma non ne poteva fare a meno. Sperava che in qualche modo la sua famiglia sarebbe rimasta fuori da tutto quel che sarebbe presto successo, ma sapeva benissimo che ciò era impossibile. Non capiva il motivo di tutta quella paura, in fondo lei era una purosangue, eppure il solo pensiero che qualcosa nell'aria stava cambiando le faceva gelarle il sangue.

Alla fine della lezione, Asteria non voleva far altro che mettersi qualcosa di comodo e sedersi davanti al fuoco della Sala Comune a bersi un caldo idromele. E così infatti fece, si stava giusto iniziando a rilassare quando la raggiunse sua sorella Daphne, con al fianco Pensy che, per una volta tanto, non era alle calcagna di Malfoy. Daphne indossava un morbido cardigan blu notte e Asteria al solo vederglielo addosso sbuffò sonoramente « Quello è il mio cardigan, lo sai? Questa mattina l'ho risposto e sarà stato uno dei primi che ho messo nel baule! Mi avrai stravolto tutte le cose come tuo solito » la voce irritata di Asteria giunse chiara e secca alle orecchie di Sean come un campanello di allarme, così il ragazzo abbandonò libro e burrobirra, e si andò a rifugiare in qualche posto lontano dalle due sorelle Greengrass. Sean, col tempo, aveva imparato a non mostrare l'inquietudine che gli dava la presenza di Daphne, ma se si aggiungeva alla situazione anche una Asteria innervosita, egli non trovava soluzione migliore che battere in ritirata.
Daphne scoppiò a ridere difronte al volto scontroso di Asteria - probabilmente l'unica che la conosceva a potersi permette una simile reazione. « Sono assolutamente sicura che sia il mio cardigan, Asteria. Ma lo sai che puoi prendere quello che vuoi dal mio armadio » disse, sedendosi al posto che fino a quel momento aveva occupato Sean. Asteria liquidò la discussione con una scrollata esasperata della mano. « Come sono andate le lezioni di oggi? » le chiese Daphne. Pensy rimase in piedi al suo fianco, senza dir nulla e cercando di appuntarsi meglio la spilla da prefetto sulla divisa.
« Come al solito. A te com'è andata? » rispose Asteria. Chiacchierarono per un po', scherzando del più e del meno come facevano ogni giorno, finché l'attenzione di Daphne fu improvvisamente attratta da qualcos'altro che, dalla sua espressione, non doveva essere nulla di piacevole. Infatti accanto a loro era passato Draco Malfoy e Pansy aveva subito colto l'occasione per fermarlo. Ora che entrambi erano prefetti, Pansy si sentiva in dovere di poter disturbare Draco per ogni sciocchezza - cose che a quanto pare faceva imbestialire Daphne, la quale si alzò per interrompere appositamente la conversazione fra i due.
« Ciao Daphne » la salutò allora Draco, con uno dei suoi tipici sorrisetti. Poi il suo sguardo si rivolse velocemente su Asteria, come se non l'avesse notata fino a quel momento. Ci si soffermò per qualche secondo, come se fosse sorpreso della sua esistenza, eppure non le rivolse la parola. Bensì si concentrò nuovamente su Daphne « Stavo uscendo. Volevo fare una passeggiata vicino al lago nero, ti va di accompagnarmi? ». La ragazza non ci pensò due volte e, nonostante l'incredulità di Pansy, i due sparirono oltre il ritratto senza aggiungere altro.
Vedendo finalmente via libera, Sean si riappropriò del proprio posto davanti ad Asteria, la quale però aveva un'espressione così rabbuiata e pensierosa che non sembrò neanche accorgersi del ritorno del suo migliore amico. Era assorta a guardare il fuoco che le illuminava in uno strano modo il viso e quando si rivolse finalmente a Sean, dopo che lui richiamò la sua attenzione più di una volta, il suo sguardo era persino più tagliente del solito. Anzi era decisamente furioso. « Quel gradasso sbruffone! » esclamò improvvisamente, tant'è che Sean saltò spaventato sul posto. « Ma... di che cosa stai parlando? Che è successo? » balbettò lui confuso. Le gote le si infiammarono e senza curarsi di chi la poteva ascoltare, continuò: « Salta dall'una all'altra come se fossero due canestri messi appositamente perché lui possa farci i propri comodi. Si meriterebbe una fattura pungente dove so io! »; e detto ciò se ne andò nel proprio dormitorio pestando con forza i piedi a terra; lasciando lì da solo un esterrefatto Sean a seguirla con lo sguardo.



N. A.
Ringrazio di cuore chi ha messo la storia fra le seguite: AlecLightwood980 (anche io seguo shadow!*^*) e lallipolli.
Chi ha messo la storia fra le preferite: NarcissaBM e BekkaMalfoy
E soprattutto chi ha recensito *^* NarcissaBM e BekkaMalfoy : grazie grazie grazie siete i miei amori <3 ahahha spero che anche questo capitolo vi piaccia :P e mi raccomando recensite u_ù

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Capitolo 3
*** Sul treno per casa ***







Sul treno per casa




Il treno di Hogwarts era in partenza, il motore già produceva un rumore infernale e il fumo si alzava in cielo in morbidi sbuffi. Gli studenti si affrettavano a trovare scompartimenti liberi, per non dover passare l'intero viaggio in compagnia di gente spiacevole.
Lady Carmilla, all'interno della propria gabbietta, soffiava e agitava frenetica la coda, mostrando pienamente il suo dissenso . « Fa' silenzio! » esclamò Asteria esasperata « Ti prometto che, non appena partiamo, ti lascio libera ». Ma la grossa gatta siberiana non accennava a calmarsi, così Asteria la coprì col proprio mantello, sperando così di farla perlomeno quietare. Seduto dinanzi a lei, Sean armeggiava con la gabbia del suo gufo, che non la voleva sapere di chiudersi. Il gufo di Sean si chiamava Myron, come Myron Wagtail delle Sorelle Stravagarie: Sean stravedeva per quel gruppo. Ma Myron era un gufo cornuto un po' spelacchiato, con uno dei due lunghi ciuffi di penne che gli sormontavano il capo mancanti e che, secondo Asteria, era estremamente brutto. La ragazza lo sopportava a fatica, difatti l'anziano Myron, già appartenuto alla sorella di Sean, stridiva senza sosta alternando i versi fastidiosi con secche beccate sulle sbarre della gabbia.
« Non puoi lasciare libera Lady Carmilla! Verrebbe subito a dar fastidio a Myron e potrebbe graffiarlo » controbatté subito Sean. Asteria gli rivolse un'occhiata tagliente « Non vedo dove sia il problema ». Sean alzò gli occhi al cielo ma non disse nulla, e la ragazza tornò a guardare fuori dal finestrino.
« Quei rincitrulliti dei Tassorosso ci stanno mettendo una vita » mormorò più a se stessa che all'amico, « Non che i Grifondoro siano da meno... » aggiunse con sguardo rabbuiato. Sean non si sorprese: succedeva spesso che Asteria inveiva contro le altre Case, ma il più delle volte per abitudine che altro. Eppure quel giorno sembrava più irritata del solito e Sean non poté fare a meno di chiedersi se fosse ancora arrabbiata per la scorsa sera, di cui tra l'altro non avevano più parlato e su cui il ragazzo ci si era interrogato per gran parte della notte. Per Sean era ancora un mistero il motivo che aveva reso tanto suscettibile Asteria e, come al solito, toccava a lui pagarne appieno le conseguenze. Difatti quella mattina invece di chiarimenti, da parte dell'amica erano giunte solo occhiate gelide e borbottii pronunciati a mezza voce, che avevano tutta l'aria di essere delle fatture.
Dal canto sua Asteria era stufa delle occhiate interrogative che continuava a lanciarle Sean, come se avesse davanti una fiera affamata pronta a divorarlo. Trovava ben più facile rimuginare in silenzio, indirizzando il proprio sguardo su tutto tranne che sull'amico. Odiava comportarsi così con Sean, sapeva che lui l'avrebbe ascoltata e probabilmente in questo momento non aspettava altro, ma alcune volte Asteria non sapeva far altro che reagire tenendolo il più lontano possibile dai propri pensieri. E poi cosa avrebbe dovuto dirgli? Sean non avrebbe capito, o perlomeno frainteso, quello che lei provava. E probabilmente non avrebbe neppure compreso la preoccupazione che si animava in lei, alla vista di Daphne e Draco assieme. L'improvviso pensiero del ragazzo la colse alla sprovvista, provocandole un brivido di dispiacere lungo la schiena. Involontariamente i pensieri le corsero alla scorsa sera e al breve, ma spiacevole, sguardo che Draco le aveva indirizzato. Uno sguardo vitreo e senza consistenza, come se egli stesse guardando distrattamente fuori dalla finestra. L'aveva fatta sentire insignificante e, quel che era peggio, l'aveva fatta sentire completamente disorientata. Quei pensieri cupi infettarono il suo umore come nubi cariche di pioggia.
L'ultimo fischio che avvisava l'imminente partenza del treno, la trovò così immersa nei propri pensieri da spaventarla. Sean rise quando la vide sobbalzare come una bambina, proprio nel modo in cui successe la prima volta che la vide quattro anni fa, quando si strinse a Daphne spaventata, perché non aveva mai preso un treno in vita sua. Sembrava ancora così indifesa allora, troppo fragile per essere lasciata da sola persino in un mondo protetto quale era Hogwarts.
In quel momento entrò nello scompartimento Daphne. Da come la sorella maggiore guardava Asteria, sembrava che la vedesse ancora così come se quegli ultimi anni non fossero mai trascorsi.
« Nel nostro scompartimento c'è ancora un posto libero, se vuoi venire » disse Daphne, sempre con l'accortezza di ignorare Sean.
« No, sto bene qui. Grazie » rispose secca Asteria. Non si era voltata all'entrata della sorella, e il suo sguardo scrutava ancora fuori dal finestrino con voluta insistenza.
Sean fiutò il pericolo nell'aria, come un cane da tartufo, e iniziò a lanciare veloci occhiate timorose alle due sorelle: questa volta non avrebbe potuto semplicemente allontanarsi come se niente fosse.
Daphne si sedette sul sedile accanto ad Asteria « Va tutto bene? », chiese con una voce che a Sean suonò quasi umana. « Certo » mormorò subito Asteria; ma si capiva lontano un miglio che non aveva nessuna intenzione di parlare né con la sorella né con nessun altro e, probabilmente, l'antifona giunse anche alle orecchie di Daphne, poiché si alzò, piuttosto stizzita, e se ne andò lanciando un'occhiataccia furibonda a Sean, come se il malumore di Asteria non fosse altro che colpa sua.
Sean sospirò, tornando ad aggiustare la gabbietta di Myron. Il treno finalmente partì e si lasciarono dietro Hogsmade. La prima ora passò in completo silenzio, interrotto talvolta dall'entrata nello scompartimento di alcune compagne di dormitorio di Asteria, le quali cercavano pretesti per chiacchierare piuttosto spesso dato che, dopo quattro anni, nonostante non fossero riuscite a legare, si mostravano ugualmente ossequiose nei confronti di una Greengrass.
Asteria le aveva sempre tenute tutte a distanza e, per questo, la ritenevano presuntuosa e piena di sé, ma per una particolare incoerenza, al contempo, la invidiavano. Semplicemente non aveva trovato nessuno, tra loro, che attrasse la sua simpatia. Sean la prendeva in giro per questo, dicendole che aveva una spiccata tendenza alla sociopatia, ma in realtà il ragazzo era stramaledettamente orgoglioso del fatto che fosse l'unico a cui Asteria avesse permesso di avvicinarsi.
Eppure lei non sembrava neppure rendersi conto di quella sorta di rispetto che suscitava nelle sue compagne. Sean era sicuro del fatto che il nome Greengrass non c'entrava niente col comportamento delle altre ragazze: il rispetto di un nome non contava niente, se la persona che lo portava non ne era all'altezza.
Dopo un ultimo tentativo di conversazione - andato miseramente fallito - Sean si mise l'anima in pace e si infossò meglio nel sedile, scomparendo quindi dietro a uno dei suoi soliti grossi tomi.
Asteria lo guardò leggere per un lungo lasso di tempo, assorta come prima lo era per il paesaggio, ormai familiare, che si susseguiva per lo più immutato fuori dal finestrino.
D'improvviso un mal di testa acuto la colpì alle tempie e le divenne insopportabile stare ancora lì seduta, prigioniera dei suoi pensieri. Così disse a Sean che andava a parlare con Daphne, per evitare che lui si offrisse di accompagnarla, come sembrava propenso a fare.
Una volta fuori dallo scompartimento, sentì già che il dolore alla testa si era attenuato e, senza rendersene conto, si ritrovò a raggiungere realmente lo scompartimento in cui si era sistemata Daphne con i suoi amici. La trovò che rideva assieme a Zabini, a Pansy e, con sorpresa di Asteria, con Nell Knox, sua compagna di dormitorio. Ovviamente tra loro c'era anche Malfoy, ma egli non sembrava partecipare alla conversazione, se ne stava accanto al finestrino scribacchiando chissà cosa su di un taccuino consunto.
Il viso di Daphne sembrò illuminarsi alla vista della sorella priva della presenza di Sean. Asteria si sedette, titubante: non si sentiva propriamente a suo agio, seppure frequentasse quelle persone da anni, anche al di fuori di Hogwarts. Si pentì quasi all'istante di essersi separata da Sean e dalla sicurezza che lui riusciva a donarle in qualsiasi circostanza. E quando Theodore Nott entrò, richiamando l'attenzione di Daphne e Pansy che - a malincuore - lo seguirono fuori, le cose andarono molto peggio. Ora Asteria percepiva il luogo ostile più di quanto volesse ammettere a se stessa. Nell Knox evitava di guardarla, fingendo che non esistesse; Draco invece continuava a scrivere come se il resto del mondo fosse qualcosa che non avesse minimamente a che fare con lui.
Prima di uscire Daphne aveva pregato Asteria di non andarsene e, la ragazza, l'avrebbe volentieri accontentata se non sentisse quel gelido silenzio gravarle addosso provocandole la spiacevole sensazione di essere di troppo. Ma prima che potesse trovare una qualche scusa per correre di nuovo da Sean, Nell uscì dichiarando di dover andare alla toilette.
Asteria sentì l'aria fuggire dai suoi polmoni, privandola del respiro, quando si rese conto di essere rimasta nello scompartimento da sola con Draco Malfoy. Il sangue defluì dal volto della giovane, lasciandolo esangue e, freneticamente, cercò di articolare una scusa per uscire da lì seduta stante.
Quando gli occhi di Draco si sollevarono dal taccuino per posarsi su di lei, la mente le si annebbiò e anche quei pochi pensieri che era riuscita a formulare parvero all'istante svanire. Asteria iniziò a sudare freddo e il panico la sopraffece. Gli occhi azzurri di Draco, dapprima l'avevano guardata senza vederla, poi si rianimarono di una nuova consapevolezza quando anche il ragazzo si rese conto con chi fosse rimasto nello scompartimento. Allora il suo sguardo divenne intenso, seppure lei lo percepì soffocante su di sé. Così la ragazza si sforzò a voltarsi, dandosi della sciocca per una reazione tanto evidente.
Si sentiva come un animale in trappola, e più lui la fissava e meno le sembrava assurda la possibilità di fuggire via a gambe levate come se fosse inseguita da un Troll delle montagne.
Ma prima che potesse raccogliere il coraggio, che la presenza di Draco riusciva a farle arrivare sin sotto i piedi, e andarsene in silenzio con quel po' di dignità che forse le era rimasta, con un lungo sospiro Draco parlò, come se stesse riprendendo una conversazione da breve interrotta « Per quello che è successo l'anno scorso, io volevo... »,
Asteria avvampò all'istante e con un deciso « No! » mise a tacere il ragazzo, spiazzato dalla reazione esasperata di lei; la quale, subito dopo, si coprì le labbra con le mani, sorpresa a sua volta di quel secco rifiuto che era sfuggito al suo controllo.
« Mi... dispiace » scandì Draco con incertezza, non sapendo bene che cosa poter dire. Asteria si alzò in piedi, il cuore in tumulto, scuotendo freneticamente la testa « Non dire nulla, ti prego » mormorò con voce soffocata.
La porta dello scompartimento si aprì e sia Asteria che Draco si voltarono verso di essa, come se fossero stati colti sul fatto a fare qualcosa di deplorevole.
Lì, in piedi, stava Sean con una busta di api frizzole in mano, e se dapprima mostrava un sorriso tranquillo e del tutto sicuro di sé, l'istante dopo gli si dipinse in faccia l'espressione del tutto contraria, nella quale la confusione prevaleva tra le diverse emozioni che gli si affollarono sul viso.
« Ehm... ho comprato un po' di dolci. Credevo avessi fame... » Sean si rivolse ad Asteria, ma in realtà guardava Draco. Lo sguardo di Sean era indecifrabile, soprattutto perché era cosciente del fatto di aver appena interrotto qualcosa. Inaspettatamente Asteria gli si gettò fra le braccia, stringendolo a sé nello stesso modo in cui ci si aggrappa ad un salvagente quando si ha appena rischiato di affogare. Poi Asteria lo prese per mano e lo trascinò via senza dire una parola.
Più di ogni altra cosa, a sconvolgere Sean, fu proprio il gesto inatteso della sua amica. Lei lo abbracciava così solamente quando si stavano per separare a causa delle vacanze che dovevano trascorrere in due stati diversi, e quando poi si rincontravano di ritorno ad Hogwarts.
Una volta tornati nello scompartimento Asteria si raggomitolò accanto a Sean, poggiandogli il capo sulla spalla con un sospiro sollevato, come se fosse ritornata finalmente nella sua tana sicura. Intanto la mente di Sean fu assediata da mille domande a cui il ragazzo temeva di dar voce. Eppure Asteria si comportava in un modo così strano che alla fine cedette. Quando Sean parlò, la sua voce risultò affettuosa, gentile, priva di qualsiasi forma d'accusa « Asteria, che cosa sta succedendo tra te e Draco Malfoy? ».




N. A.
Ringrazio di cuore chi ha messo la storia fra le seguite: Lulyx, AlecLightwood980 e lallipolli.
Chi ha messo la storia fra le preferite: NarcissaBM e BekkaMalfoy
E un grazie speciale soprattutto per chi ha recensito *^* NarcissaBM, BekkaMalfoy e Lulyx : Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia suscitato almeno un pizzico di curiosità! :3 Grazie per seguirmi in questo modo, vi adoro <3

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Capitolo 4
*** La Cattedrale ***







La cattedrale




Sdraiata sul suo letto, Asteria, faceva fatica a prendere sonno. Nonostante fosse felice di essere tornata a casa per trascorrere del tempo con i propri genitori, la ragazza appariva profondamente turbata. L'atmosfera natalizia che solitamente le faceva brillare gli occhi verdi, non sembrava colpirla allo stesso modo degli anni precedenti.
Quella sera si era alzata presto dalla tavola, dando la colpa alla stanchezza per il viaggio, per poi andarsi a chiudere nella sua camera. E ora lì non riusciva ad impedire ai pensieri di ritornare sul treno di Hogwarts. Più di ogni cosa le dispiaceva per la piega che aveva preso la conversazione con Sean. Alla stazione si erano dovuti salutare con quella penosa sensazione di lasciare qualcosa in sospeso, di non detto. Non avevano potuto lasciarsi con il solito affetto.
Sul treno non se l'era sentita di raccontare a Sean quel che era successo con Draco: se ne vergognava e rivangare il passato, parlarne avrebbe nuovamente aperto ferite ormai chiuse. Così aveva sviato ogni domanda di Sean.
Si girò e rigirò nel letto, spazientita. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi sentiva la voce di Sean: "Credevo che tu lo odiassi. Perché eravate da soli nello scompartimento a parlare? Asteria, non voglio darti fastidio, o costringerti a parlare, voglio solo aiutarti perché evidentemente c'è qualcosa che non va".
Ma lei aveva ostentato un silenzio che, alla fine, aveva fatto desistere Sean. Il resto del viaggio non era stato affatto piacevole.
Scacciò con decisione quei pensieri fastidiosi dalla testa e si costrinse a dormire, confortata dalle fusa sommesse di Lady Carmilla acciambellata ai piedi del letto. Eppure ecco riapparire quegli occhi azzurri dal buio della sua mente. La scrutavano, limpidi come il cielo d'estate, la imprigionavano in quei suoi sentimenti conflittuali che erano ardenti e, al contempo, gelidi. Lo sguardo di Draco Malfoy le bruciò dentro, impetuoso, per tormentarla. Il sonno di Asteria, quella notte, risultò agitato. La mattina giunse presto e ben poco gradita.
La ragazza si sentiva più stanca del giorno precedente; la notte di riposo non aveva giovato ai suoi nervi tesi. La fredda luce del mattino filtrava a stento attraverso le pesanti tende della finestra, e doversi alzare in quella piacevole penombra le risultò più difficile del previsto. Si stiracchiò, lasciando una carezza distratta dietro le orecchie di Lady Carmilla, la quale riprese a emettere sonore fusa, compiaciuta. Asteria, dopo un lungo sbadiglio, andò alla finestra e tirò via le tende. Il cielo era plumbeo e una fitta neve cadeva andando a sommarsi a quella che già da giorni ricopriva le strade dello Wiltshire. La giovane si infilò la pesante vestaglia di lana e uscì dalla sua stanza e si diresse alla sala da pranzo.
Lì trovò, seduta al tavolo, sua madre già vestita di tutto punto, i capelli neri raccolti con la solita eleganza che la contraddistingueva, a sorseggiare thè e inzuppare biscotti. Quando Elladora la vide entrare le rivolse un sorriso affettuoso e, non appena Asteria si sedette, disse « Buongiorno, tesoro. Ho fatto preparare a Winkey la tua torta preferita ». La indicò anche se non ce ne era bisogno; difatti la torta di fragole e crema (affogata in un tripudio di panna montata e cioccolata) troneggiava su di un'alzatine in cristallo al centro del lungo tavolo, e perciò impossibile da non notare.
Asteria sorrise debolmente, reprimendo un nuovo sbadiglio. « Grazie, ma non ho molta fame. Ho ancora lo stomaco chiuso... di sicuro questo pomeriggio la assaggerò » mormorò, la voce ancora impastata. Si versò anche lei il thé nella sua tazza, ignorando il fatto che sua madre la scrutava in una silenziosa riflessione.
Nella sala fece il suo ingresso Daphne, anche lei ancora con in dosso la camicia da notte di seta. Si sedette accanto ad Asteria, mormorando un buongiorno generale. Aveva gli occhi rossi e gonfi, come se neppure lei avesse chiuso occhio quella notte. Gli occhi celesti di Elladora sembrarono brillare avendo le proprie figlie sedute con lei a fare colazione. La somiglianza tra lei e le due giovani figlie era innegabile; le due ragazze sembravano aver ereditato ogni più piccolo particolare dalla madre: il naso piccolo e all'insù, la forma degli occhi e delle labbra, i lucenti capelli corvini e la carnagione chiara. Tranne però che per il colore degli occhi, verde come quelli di loro padre.
« Avete già in mente cosa fare, quest'oggi? » chiese loro Elladora con un lieve sorriso, portandosi la tazza alle labbra. A rispondere fu Daphne: « La tempesta di neve non lascia molte alternative, se non stare a casa ad annoiarsi », sbuffò con aria melodrammatica, servendosi una sostanziosa fetta di torta alle fragole e crema.
Asteria lanciò uno sguardo sconfortato alle grandi vetrate della sala da pranzo, che si affacciavano sul portico. Quattro dita di neve ricopriva abbondantemente qualsiasi punto visibile all'occhio. La distesa bianca che, dapprima, le era sembrata magica, in quel momento le provocò un fastidioso sentimento di reclusione. Certamente sarebbe impazzita restando l'intero giorno da sola a casa, con solo Daphne a cui poter rivolgere la parola.
La voce squillante di Elladora proruppe in un'esclamazione di felicità, interrompendo i suoi pensieri. La donna, che evitava accuratamente di interessarsi al malumore delle figlie, stava aprendo la posta del giorno e, proprio uno di quei messaggi, aveva provocato tale reazione. « I Malfoy sono impeccabili come ogni anno », disse allegra, volgendo il piccolo foglio per mostrarlo anche alle ragazze. « L'invito alla loro festa di Natale. Puntuale come sempre, anche con questo tempaccio! Chissà in quale modo acconcerà la sala, Narcissa! Oh, sono così curiosa! ».
L'espressione imbronciata di Daphne cambiò radicalmente nell'udire le parole della madre. D'un tratto le si illuminò il volto e, senza fatica, condivise la stessa allegria che animava Elladora. La notizia ebbe, invece, tutt'altro effetto su Asteria. Ella non si era affatto dimenticata della festa, anzi il solo pensiero la incupiva ogni volta che la sfiorava; ma dopo quel breve scambio di battute con Draco, non solo quella prospettiva riusciva ad atterrirla, ora aveva l'assoluto potere di intimorirla e preoccuparla.
Gli occhi freddi e taglienti di Draco la attraversarono da parte a parte come una lama di ghiaccio, e subito la sua pelle fu cosparsa di brividi.
Si massaggiò con irritazione le tempie: doveva, a ogni costo, riuscire a togliersi quegli occhi azzurri dalla testa.
« Che meraviglia potermi svegliare e vedere le mie tre donne tutte assieme » esclamò Doron Greengrass andando a sedersi anch'egli alla tavola, guadagnandosi uno sguardo di completa adorazione da parte di Elladora. Doron era un uomo corpulento, il collo taurino e una faccia rubiconda nascosta sotto una folta barba castana; eppure egli era considerato da molti un uomo affascinante, mostrava sempre un portamento distinto e un modo di vestirsi impeccabile e raffinato. Senza contare la mente brillante di cui Elladora faceva vanto dichiarandola "nata per la politica".
Difatti, Doron, era uno stimatissimo membro del Wizengamot, e già di prima mattina faceva mostra della veste color prugna con la "W" d'argento impressa, pronto per correre a lavoro. « Oh bene, bene! È già arrivato l'invito dei Malfoy » disse mentre imburrava una fetta di pane, guardando la lettera che Elladora gli aveva subito messo sotto al naso « Devo giusto incontrare Lucius al Ministero, quest'oggi ». Poi concentrò l'attenzione sulle due figlie, dedicandole completamente il resto della colazione. Asteria, ancora pallida in volto, riuscì a pronunciare sì e no una mezza frase.

Dopo aver passato il resto della mattinata a spiegare le regole di Spara Schiocco a Daphne, riuscendo quindi a concludere solamente una partita, Asteria decise di passare il pomeriggio nella sua camera da letto. Si occupò di qualche compito assegnatole per le vacanze, poi si dedicò ad una lettura tranquilla. Eppure in qualsiasi occupazione si impegnasse, essa le risultava sin da subito sgradita. Infine si ritrovò a guardare, dal letto, la luce del giorno affievolirsi mentre la neve continuava la sua lenta discesa, con Lady Carmilla tra le braccia, e completamente annoiata dal far nulla. Continuava ad avere spiacevoli visioni di quel che sarebbe potuto accadere durante la festa a villa Malfoy, alternate ai ricordi imbarazzanti di quel che l'anno prima successe alla medesima festa.
Poco prima che Elladora la chiamasse per la cena, Asteria si decise a scrivere a Sean. Non sapeva bene cosa voleva dirgli, l'unica cosa a cui pensava era che voleva parlargli di qualsiasi cosa come se fossero in realtà insieme nella Sala Comune a mangiare dolci. Così si sedette alla scrivania e, al lume della candela, scrisse una breve lettera senza accennare minimamente ai fatti accaduti solo il giorno precedente. Gli parlò della sua giornata e di quanto Daphne fosse scarsa a Spara Schiocco, che aveva iniziato il libro da lui consigliato e che - come si aspettava - lo trovava estremamente noioso e del brutto tempo che rendeva ancora più noiose le sue giornate. Inviò la lettera, prendendo in prestito la civetta di Daphne, desiderosa di leggere al più presto la risposta di Sean. Aveva bisogno della sua calma e spensieratezza.

Il giorno seguente ebbe la medesima evoluzione di quello prima, privo della risposta di Sean, e così anche il giorno dopo ancora. La neve finalmente smise di cadere e, per l'intera notte, si ebbe un cielo aperto e stellato. In quei giorni il rapporto tra Daphne e Asteria era tornato alla normalità e, assieme, riuscirono a sconfiggere in parte la noia. Quando il nuovo giorno sorse in un cielo privo di nubi, il sollievo nelle due giovani Greengrass era quasi palpabile.
Daphne colse subito l'occasione per andare con la madre a Diagon Alley a comprare il vestito per l'imminente festa dei Malfoy. Invece, Asteria, era pronta a godersi una lunga passeggiata per gli incantevoli parchi innevati di Salisbury. Nel trascorrere di quei giorni, l'umore malinconico che l'affliggeva, si era a poco a poco attenuato; e oramai l'unica cosa che la rendesse suscettibile era il non ricevere ancora nessuna notizia da parte di Sean.
Indossò un pesante cappotto color cipria e nascose collo e bocca sotto una morbida sciarpa rossa. Uscì in fretta, senza salutare la madre e la sorella che si stavano ancora preparando. L'aria pungente le arrossò subito le gote, ma Asteria la trovò particolarmente piacevole. La neve scricchiolava sotto i suoi stivali, ancora immacolata, senza alcuna impronta ad averla calcata prima del suo arrivo. Asteria si diresse verso la cattedrale di Salisbury, la quale distava un miglio da villa Greengrass, e costituiva il punto focale delle passeggiate della ragazza. Già poteva scorgere l'alta guglia della cattedrale che si innalzava sormontando gli alberi e le case tutt'attorno. Asteria amava quella cattedrale e quando sentiva il bisogno di evadere da casa sua, o di riflettere, fuggendo anche dai suoi stessi pensieri, si rifugiava nel parco che ospitava la chiesa gotica e rimaneva per tempi indeterminati ad ammirarne le particolarità architettoniche, oppure a leggere; godendo di quel silenzio quasi irreale che il luogo le regalava.
Quando arrivò il parco era deserto e cristallizzato dal manto candido. I rami spogli degli alberi erano coperti di ghiaccio, dando l'impressione che si fossero trasformati in grandi fiocchi di neve. Asteria, incantata a quella vista, percorse la via con sguardo sognante fino a raggiungere la panchina che spesso occupava.
Lì si fermò, sconcertata. La panchina era già occupata da un'altra presenza. Egli era di spalle, col volto in direzione della cattedrale, le braccia aperte poggiate lungo lo schienale. Indossava una giacca nera, che contrastava con tutto quel candore. Poteva essere chiunque visto da lì, ma Asteria era assolutamente certa di sapere chi fosse. Quei capelli biondi non le lasciavano alcun dubbio.
Come due anime in pena, che fuggono dai rispettivi tormenti, erano giunti nel medesimo luogo e, invece di ottenere un attimo di pace, si erano trovati. Come se trascinati da un invisibile filo che segretamente li legava.




N. A.
Ok, forse dovrei smetterla di far comparire Draco solamente a fine capitolo ahahha Giuro che questa è l'ultima volta u_u
Meglio passare subito ai ringraziamenti! Un grazie speciale per chi ha la storia tra le preferite: : NarcissaBM, BekkaMalfoy e shoppingismylife
Ringrazio di cuore anche chi ha messo la storia fra le seguite: Lulyx, AlecLightwood980, lallipolli e PrincipessaLes.
E un grazie davvero enorme a chi lascia sempre una fantastica recensione <3 NarcissaBM, BekkaMalfoy e Lulyx : Grazie per continuare a seguirmi in ogni capitolo! Spero che anche questo sia all'altezza delle vostre aspettative e che non vi abbia deluso. La coppia Asteria\Draco mi sta prendendo sempre di più, quindi aspettatevi tante scene romanticose ahah Un bacione, grazie a tutti voi <3

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Capitolo 5
*** Un rifugio per due ***







Un rifugio per due




Quella mattina, per Asteria, sarebbe dovuta essere una delle più piacevoli nella sua permanenza a villa Greengrass. Difatti si era svegliata di buon umore e si era vestita in tutta fretta pur di uscire il prima possibile dall'abitazione e poter godere dell'aria fresca e dell'incantevole paesaggio. Si era incamminata verso la Cattedrale di Salisbury, il suo rifugio dove poteva dedicarsi ai suoi pensieri e alla lettura del libro che le aveva prestato Sean.
Eppure ora, giunta al parco, qualsiasi sollievo avesse dapprima provato era del tutto scomparso dalla sua persona.
L'aria le si bloccò in gola come una morsa gelida. Guardava, inebetita, il ragazzo seduto sulla panchina, solitamente da lei occupata, senza comprendere il motivo della sua presenza. Poi si ricordò che villa Malfoy si trovava alla parte opposta del parco, rispetto casa sua, e non meno lontano. Poiché mai l'aveva raggiunta a piedi, spesso dimenticava quanto abitasse vicino a casa sua.
Draco ancora non si era accorto della presenza di lei, rimaneva immobile nella sua pacifica contemplazione del sito storico della cittadina. Così Asteria rimase ferma sul posto per quelli che le sembrarono interi minuti, domandandosi se dovesse ritornare sui suoi passi, o mostrarsi al ragazzo, salutarlo e dimostrargli che non era stata minimamente turbata dalla loro ultima conversazione.
Il pensiero di darsela a gambe la sopraffece ma, mentre si voltava cercando di procurare il meno rumore possibile, un nuovo sentimento di rivalsa si fece strada in lei. Presto lo avrebbe comunque incontrato, e allora cosa sarebbe successo? Non sarebbe potuta scappare alla sua vista per tutta la durata della festa. Ed era stanca di fuggire di fronte agli occhi gelidi di Draco Malfoy. Così incespicò un passo nella direzione del ragazzo e, ad un tratto, le sembrò che l'imbarazzo e la vergogna che provava fossero svaniti; come se Draco, rompendo quel muro di silenzio che era sorto tra di loro parlandole per primo, avesse così lenito anche i sentimenti deleteri che per un anno Asteria aveva covato dentro di sé. Il passo successivo si rivelò addirittura più semplice, così quello dopo ancora; Asteria infilò la mano nella tasca del cappotto, in cui aveva nascosto una cioccorana, la tirò fuori e la lanciò in direzione del ragazzo. La scatola della cioccorana atterrò sulle gambe di Draco, facendolo sobbalzare visibilmente. Egli si girò di scatto, con uno sguardo smarrito che fece nascere un sorrisetto sfuggevole sul volto di Asteria. Quando lui la vide sgranò gli occhi, si ricompose, sedendo correttamente.
Asteria gli si affiancò, « Posso, vero? » disse prendendo posto sulla panchina, accanto a lui. Draco continuava a guardarla con quel misto di sorpresa e incredulità, come se ella fosse un'apparizione evanescente, irreale, giunta con il solo scopo di risollevargli lo spirito. Contemplò ogni più piccolo particolare del viso di lei, con interesse ben maggiore di quanto ne avesse provato nell'osservare la facciata della cattedrale. Si perse nei suoi occhi verdi, grandi e luminosi, le ciglia folte che regalavano una sorta di mistero alla sua espressione, le guance imporporate dal freddo, che donava il giusto colore alla sua pelle chiara.
« Asteria... » mormorò lui, la voce soffocata come se non parlasse da lungo tempo. In tutta risposta lei sorrise e uno strano luccichio le animò gli occhi; « Draco Malfoy, in un luogo pubblico e per di più babbano. Non credevo che un giorno ti sarebbe divenuto stretto persino un giardino come quello di villa Malfoy ».
Draco rise, tornando a guardare la facciata della cattedrale, poi un sorriso amaro si insinuò agli angoli della bocca. Asteria conosceva bene quel ghigno, era la stessa espressione prepotente che usava in mezzo ai suoi amici. « È difficile trovare un posto che non vada stretto, quando i Mangiamorte sono in riunione » il timbro della voce fu tagliente e aspro.
« Avevo bisogno di camminare un po' ». Con la coda dell'occhio Draco notò con soddisfazione di aver colto impreparata la ragazza. Nominare i Mangiamorte faceva sempre un simile effetto.
« Ma è un onore poter servire ancora il Signore Oscuro » aggiunse per riempire il silenzio attonito di Asteria. La ragazza si riscosse, annuendo con incertezza. Il suo sguardo vacuo vagò sperduto sul paesaggio immacolato. Pensò a come potesse sentirsi Draco trovandosi costretto a una situazione simile, a dover sopportare la presenza di un Mago Oscuro come Tu-Sai-Chi in casa propria. In un luogo che, al contrario, dovrebbe essere il più sicuro rifugio.
Un brivido la percosse e un moto di preoccupazione, mai provato prima, la animò; percepì la solitudine che provava Draco e il desiderio impellente di alleviarla. Ma fu soltanto un attimo, poi egli tornò ad essere ai suoi occhi il solito Draco Malfoy: saccente e pronto ad ammaliare qualsiasi ragazza. O meglio, si sforzò di ricordarlo a se stessa; poiché il ragazzo che le sedeva accanto in quel momento non assomigliava lontanamente alla stessa persona che riusciva a farla arrabbiare con un semplice sguardo; che l'aveva fatta soffrire come se i sentimenti di lei fossero per lui insignificanti.
Asteria sospirò, tirando fuori dalla tasca del cappotto una busta di Mosche al Caramello. Draco rise « Per caso tieni nascosta la dispensa di Mielandia in quelle tasche? », chiese rubandole un paio di caramelle.
Asteria scrollò le spalle, divertita, « I dolci rendono tutto più felice. E consolano, nei più dei casi. Sarebbe folle non averne sempre a disposizione ». L'espressione di Draco mutò nuovamente, Asteria faceva fatica a stargli dietro: ogni volta che sollevava lo sguardo sul suo viso le sembrava di guardare una persona differente. « Non è male come precauzione. Cercherò di ricordarmene, la prossima volta che mi verrà voglia di fare due passi ».
Si spartirono il resto delle caramelle in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. « A cosa pensi? » chiese lui, trovando gli occhi di lei sempre più distanti e inaccessibili. Asteria si riscosse, con un lieve sorriso che le addolciva il viso « A quanto sia strano passare del tempo assieme dopo tutti questi anni », lo guardò divertita e continuò « Pensavo a quando eravamo bambini e giocavamo nei giardini di villa Malfoy assieme a Daphne, Tiger e Goyle, rincorrendo i pavoni di tuo padre. Non ho mai visto Lucius così arrabbiato come quando ci sorprese ».
Draco rise con una naturalezza tale da accentuare in Asteria la nostalgia di quel periodo passato. « Hai ragione: tutto questo è strano » un'espressione lieta gli perdurò sul volto, finché non mutò nuovamente, tornando rabbuiata. « Posso chiederti una cosa, Asteria? Senza che questa volta scappi via? » sembrò pregarla con gli occhi. La ragazza scattò in piedi come una gazzella allerta del pericolo imminente.
« No, non andartene! » la fermò subito lui, prima che lei potesse allontanarsi maggiormente. « Mi dispiace, non avrei dovuto iniziare nuovamente questo discorso, dato che stai cercando di risollevarmi l'umore, nonostante tutto... Mentre io... Io riesco soltanto a farti ricordare il motivo per cui mi odi » Draco strinse le labbra cercando appigli a cui aggrapparsi per non concludere il loro incontro nel medesimo modo avvenuto nel treno di Hogwarts. Con sollievo il ragazzo vide il dubbio insinuarsi nello sguardo di Asteria. Ella non sapeva se assecondare la richiesta di Draco, restare ad ascoltare ciò che aveva da dirle, oppure evitare nuovamente quella conversazione imbarazzante che, in ogni caso, non sarebbe riuscita a posticipare ancora a lungo se lui era così deciso a voler chiarire.
« Perché non mi permetti di chiederti scusa? » le chiese, sfruttando quel suo momento d'indecisione. Lei arrossì, raggiungendo l'accesa tonalità della sua sciarpa. « Io non ti odio » mormorò con una voce così incerta che non convinse neppure se stessa. Abbassò lo sguardo a terra e, schiarendosi la voce, aggiunse: « Preferirei non parlarne, Draco. È successo. Ho sbagliato a dirti quella cosa e l'ho superato. Voglio andare avanti, ma non ci riesco se tu mi guardi sempre in quel modo! ».
Draco raddrizzò la schiena, sentendosi colpito nel vivo. Non si aspettava che la ragazza infine cedesse. « Quale modo? »,
« Quel modo! Come se mi avessi ucciso il gatto e vorresti comprarmi un gelato per rimediare. » Gli occhi verdi di lei lo inchiodarono, ardenti.
« Quindi è cambiato tutto dall'anno scorso »,
« Si, è cambiata ogni cosa. Non devi più preoccuparti ». Asteria incrociò le braccia al petto, con sguardo ostile, di sfida. Draco sollevò le mani in segno di resa « Va bene. Ma sono io ad aver sbagliato, non tu Asteria ».
Asteria sgranò gli occhi, sorpresa. Guardava Draco come se avesse davanti un'altra persona. Cos'era successo al Draco strafottente che l'avrebbe presa in giro per molto meno? A cui piaceva dare ordini e fare mostra di sé e della sua discendenza purosangue? Stava cambiando nel profondo. Quello che succedeva alla sua famiglia stava mettendo in discussione tutte le sue certezze.
« Grazie » mormorò lei con un filo di voce. Gli occhi parvero arrossarsi, ma fu solamente un attimo. Poi ella si voltò per tornare da dove era venuta. Draco pensò a qualcosa da dirle per trattenerla ancora lì, ma le parole gli morirono in gola. Si strofinò con foga il viso sentendo che il malumore, dissipato dalla presenza di Asteria, tornava a opprimerlo con più insistenza.
Udì la voce di lei chiamarlo, sebbene già distante. Quando si girò a guardarla la trovò a qualche metro dalla panchina; Asteria sorrideva senza la minima traccia di alterazione sul viso delicato e il sollievo di non averla ferita ulteriormente lo sollevò un poco.
« Quando sentirai di nuovo il bisogno di camminare un po', io sono qui » disse, poi senza aspettare una risposta da parte di lui si volse e corse via, senza più girarsi indietro.

Quando Asteria tornò a casa, sua madre e Daphne ancora non erano rientrate. Villa Greengrass era deserta e la ragazza non seppe cosa fare. Non aveva considerato di rimanere al parco per così poco tempo e ritrovarsi di nuovo chiusa in casa la sconfortò notevolmente. Si tolse sciarpa e cappotto, sospirando, e provò - inutilmente - a non pensare a quello che Draco le aveva detto. Ora che si trovava da sola, lontana da quel luogo e da lui, Asteria faticava quasi a credere che fosse tutto successo realmente e non fosse solamente frutto della sua fervida immaginazione.
Quando arrivò in camera sua, nel vedere la civetta di Daphne appollaiata sulla sua scrivania, il cuore le balzò in gola e per un attimo eclissò ogni suo precedente pensiero. Si affrettò a raggiungere la scrivania, ignorando il tentativo di effusioni da parte di Lady Carmilla che, già depredata del suo solito posto dalla civetta, si mostrava piuttosto indignata.
« Dov'è la lettera, Fiocco? » salutò la civetta carezzandole il becco; e la delusione la colpì forte e inaspettata quando si accorse che non c'era proprio nessuna lettera ad attenderla.
Amareggiata restò a meditare contemplando il giardino che si affacciava fuori dalla finestra, mentre Lady Carmilla le si strusciava imperterrita addosso alla gamba, reclamando la sua attenzione.
Sean stava esagerando e soprattutto la stava facendo più grande di quanto era in realtà. Si sentì le viscere in subbuglio, tanto era il nervoso che provava e considerò l'idea di inviargli una strilettera per fargli pagare quel suo silenzio offeso.
Quando sentì la voce di Elladora chiamarla dal salotto, dovette quindi riacquistare una certa quantità di controllo da non far capire a sua madre i sentimenti perfettamente manifesti sul suo volto. Asteria voleva evitare di incorrere in un terzo grado: meno Elladora si interessava alla sua vita privata e meglio era. Così prese in braccio Lady Carmilla - che iniziò a emettere sonore fusa di soddisfazione - e andò in contro a sua madre e a Daphne.
L'Elfa domestica stava ancora sistemando le scatole sul pavimento, quando Asteria entrò in salotto. Elladora le fu subito addosso riversandole le domande più impensabili su quel che lei aveva fatto durante la loro assenza, e Asteria riuscì a rispondere a tutto pur rimanendo evasiva.
Infine Elladora proruppe in un estasiato « Ti ho comprato il vestito per la festa di Natale! ». Asteria alzò gli occhi al cielo « Ma sono piena di vestiti », esclamò venendo come sempre ignorata.
Winkey, con cura, lo tirò fuori dalla scatola. « L'ha confezionato Madama McClan in persona » la avvisò Elladora, come se non fosse così anche per il resto dei vestiti che possedeva.
Asteria diede solamente una veloce occhiata al vestito: non le interessava poi molto e, se anche non le fosse piaciuto l'avrebbe comunque dovuto indossare, quindi perché interessarsi? Perciò ringraziò Elladora e tornò a rintanarsi nella sua stanza. Daphne più volte provò a coinvolgere la sorella mostrandole come le stava il nuovo vestito, quale pettinatura avrebbe portato e come si sarebbe truccata, ovvero occupazioni che interessavano solamente lei. Asteria la ascoltava a fatica, partecipando con scarso entusiasmo e scappando non appena Daphne si distraeva.
Quella sera Asteria andò a dormire con un nodo in gola, eppure prese subito sonno, contrariamente a quanto credeva. I suoi sogni non furono altro che una fitta coltre nera, così profonda che quando si svegliò credette di aver dormito solamente poche ore, invece era tarda mattinata e i raggi del sole inondavano la sua stanza. Asteria individuò immediatamente la fonte del suo risveglio e, con un tuffo al cuore, si mise a sedere.
Lady Carmilla correva per la stanza come impazzita, soffiando e dimenando la coda che si era gonfiata come un piumino. Con foga stava alle calcagna del gufo spennato di Sean; Myron stridiva spaventato volando da un mobile all'altro. Così Asteria si alzò e cacciò Lady Carmilla fuori dalla camera, cosicché Myron poté planare sulla scrivania e recapitarle il piccolo foglietto che teneva stretto alla zampa. Con impazienza srotolò il messaggio e lo lesse: erano soltanto due brevi parole. "Mi manchi".




N. A.
Salve ragazzi! Scusate l'attesa, cercherò di non tardare più così tanto per gli aggiornamenti! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e che Draco non esca troppo dal suo personaggio! Io ho l'immagine di un Draco molto tormentato in questo periodo della sua vita xD
Ma ora è meglio passare ai ringraziamenti! Un grazie speciale per chi ha la storia tra le preferite: : NarcissaBM, BekkaMalfoy e shoppingismylife
Ringrazio di cuore anche chi ha messo la storia fra le seguite: Lulyx, AlecLightwood980, lallipolli, PrincipessaLes e polo.
E un grazie davvero enorme a chi lascia sempre una bellissima recensione <3 NarcissaBM, BekkaMalfoy e Lulyx : Spero che questo capitolo sia stato più interesssante del precedente! Aspetto i vostri commenti e considerazioni! La festa dei Malfoy si avvicina sempre di più e sinceramente non vedo l'ora di scriverla ahahah (mi sto gasando da sola... u_u) Un bacione enorme a tutte voi! :3

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Capitolo 6
*** Camminare tra le stelle (Parte Prima) ***


N. B. Salve a tutti! Vi rubo solo qualche secondo per avvisarvi che questa è la prima parte di un capitolo che, essendo troppo lungo, ho preferito dividerlo. Con la speranza che non risulti troppo noioso, vi lascio alla lettura!





Camminare tra le stelle




La colazione era pronta da un pezzo, ma Asteria non riusciva a decidersi. Stava in accappatoio, fronteggiando con sguardo critico il proprio armadio. Provava un vestito dietro l'altro, ma nessuno sembrava essere di suo gusto.
Il problema era Draco Malfoy. Come sempre, d'altronde.
Una strana inquietudine l'aveva colta quando la possibilità di incontrarlo quella stessa mattina, mentre percorreva la solita passeggiata, l'aveva presa alla sprovvista. L'ansia di sbrigarsi allora aveva preso il controllo del suo corpo ed ora scartava vestiti come una furia, in cerca di quello giusto nel minor tempo possibile. E anche se trovava un vestito che le stava bene, lo scartava a priori immaginando che, se tante volte avesse incontrato Draco, il ragazzo avrebbe potuto pensare che si fosse vestita bene apposta per lui. Ignorando il fatto che, in ogni caso, avrebbe avuto addosso il cappotto.
Accanto ad Asteria, Winkey reggeva un vassoio d'argento su cui aveva sistemato quel che di solito la sua padrona preferiva mangiare a colazione, e intanto schivava i vestiti scartati dalla ragazza che, in un moto di nervosismo lanciava via creando così un ammasso informe sul pavimento.
Per ogni vestito che Asteria provava, l'Elfa domestica si pronunciava con deferenza in un « È splendida, padroncina », oppure, « Quel vestito le sta d'incanto, padroncina », e anche « Questo colore esalta quello dei vostri occhi, padroncina, ma ora prendete un sorso di zabaione prima che si raffreddi ».
Così Asteria mangiava qualche biscotto allo zenzero e cioccolato o dava un morso ad un muffin alla pera e cannella, e si cambiava d'abito, poi sorseggiava un po' lo zabaione, e ne cambiava un altro; finché Winkey, dopo un'attesa che le parve infinita, riuscì a convincere la propria padrona ad indossare un vestito azzurro, con semplici ricami argentati che le giravano attorno alla vita. Asteria sembrava ancora dubbiosa della scelta, ma i complimenti adoranti dell'Elfa domestica sortirono il loro effetto. Quindi Asteria la lasciò riordinare la propria stanza, e si sedette alla scrivania, guardando torva il vecchio gufo di Sean che, ancora appollaiato sul suo armadio, produceva fastidiosi versi acuti e finiva le scorte di biscotti gufici della civetta di Daphne. Difatti Wyron si rifiutava di tornare al suo legittimo proprietario senza una lettera da consegnargli.
Con un sospiro Asteria tirò fuori pergamena, piuma e calamaio e si preparò a rispondere a Sean. La ragazza sapeva cosa aveva voluto dirle il suo migliore amico con quel breve messaggio.
Mi manchi.
Voleva superare l'accaduto. Sean la rimproverava sempre per tenerlo così lontano dai suoi pensieri e Asteria sapeva quanto avesse ragione. Eppure non riuscì a reprimere una certa esitazione, nel rispondergli. Gli mancava, certo che gli mancava. Era il suo migliore amico e facevano praticamente qualsiasi cosa assieme. E moriva dalla voglia di raccontargli cosa stava succedendo con Draco, però qualcosa la reprimeva. Nonostante parlassero di tutto, mai avevano toccato l'argomento "ragazzo" (o "ragazza", nel caso di Sean) e Asteria si chiese come l'avrebbe presa Sean. Eppure ricordava l'occhiata carica di fastidio e gelosia che egli aveva scoccato a Theodore Nott quando poche settimane prima le aveva chiesto di andare da Madama Piediburro assieme. E non aveva neppure dimenticato quando, soltanto l'anno prima, si era isolata in un silenzio irritato per qualche giorno quando Nell Knox aveva iniziato a girare attorno a Sean con fin troppa frequenza.
Così Asteria decise infine di rispondere al messaggio di Sean con una lettera che non si differenziava troppo dalla prima che gli aveva spedito: si limitò a raccontagli le proprie giornate, cercando di fargli capire che si era ripresa dal malumore con cui l'aveva lasciato alla stazione. Consegnò la lettera a Wyron, il quale partì all'istante in un volo piuttosto impacciato e sbilenco.
Poi, di corsa, afferrò sciarpa e cappotto e uscì di casa con la scusa di voler prendere una boccata d'aria. Elladora guardò con sospetto all'entusiasmo che dimostrava quella mattina la minore delle sue figlie. A suo avviso, sentimenti così divergenti, che in quei giorni aveva riscontrato nella giovane, non avrebbero portato a nulla di buono; ma di certo non la poteva recludere in casa.
Con passo veloce, Asteria, giunse in breve tempo al parco. Canticchiava tra sé le canzoncine natalizie, che solitamente intonava con Daphne la mattina di Natale mentre scartavano i regali. Trovò il parco deserto e la panchina, dove il giorno prima sedeva Draco, vuota. Asteria prese posto proprio su di essa, attendendo fiduciosa l'imminente arrivo del ragazzo. Ma più aspettava, e più comprendeva che Draco non sarebbe venuto. Così, quando ormai il freddo si era insinuato sotto i vestiti e le era penetrato nelle ossa, affondò il viso sotto la sciarpa rossa e tornò verso casa, delusa. Si consolò dicendosi che certamente Draco non aveva potuto prendere le sue parole come un appuntamento fisso, non avevano fatto nessun accordo reale su quando vedersi. E più ci pensava e meno credeva alle scuse con cui da sola si consolava. La verità era che Draco non l'avrebbe mai voluta incontrare, che cercava solamente un po' di pace e che lei gliel'aveva totalmente distrutta. Probabilmente si sarebbe tenuto lontano da quel parco per il resto della sua vita. Quei pensieri le formarono, inevitabilmente, un nodo in gola. Sbuffando entrò in casa, chiudendosi dietro la porta con malagrazia. Pensava di aver superato ormai il periodo in cui piangeva per lui.
Elladora la accolse, con un sorriso. Sedeva sul divano, scribacchiando su di una pergamena spiegazzata e, quando vide Asteria entrare, si alzò per abbracciarla. Difficilmente avrebbe potuto ignorare il fatto che sua figlia era nuovamente di malumore e, se dapprima si era convinta a volerle parlare, ancora una volta decise di far finta di nulla intuendo quanta poca voglia avesse Asteria di dialogare in quel momento.
La ragazza andò a chiudersi in camera, prese Lady Carmilla dalla scrivania, e si sdraiò sul letto con la grassa gatta tra le braccia. Il groppo in gola era scomparso, al suo posto il familiare risentimento che aveva covato per Draco Malfoy nel corso dell'ultimo anno, si era ripresentato, più accusatorio che mai. Poi sospirò guardando dritto negli occhi felini di Lady Carmilla. « Sto di nuovo facendo tutto da sola, non è vero? », mormorò infossando il viso nel morbido pelo della gatta.
Era non poco restia a fidarsi di Draco, ma non poteva neppure mandarlo al patibolo senza che lui avesse commesso il minimo errore. Sean spesso le diceva che avere paura era lecito, purché essa fosse fondata. Per lui non era una novità trovare Asteria arrabbiata per qualcosa che succedeva solamente nella testa della ragazza.
Fu per questo che di pomeriggio, senza entusiasmo o aspettative, uscì nuovamente. In principio costeggiò il parco, poi si decise ad entrare, trovando molte coppie che approfittavano della bella giornata per camminare all'aria aperta. Ma di Draco neppure l'ombra. Eppure se lo era aspettato, così prese i cioccocalderoni che si era portata dietro in vista di una nuova delusione e iniziò a divorarli motivata dal senso di frustrazione.
Poi percepì la presenza di qualcuno alle sue spalle, sulla neve si disegnò la sagoma della suddetta persona e Asteria non ebbe il minimo dubbio di chi fosse. Ma non si voltò, attese che lui le si sedette accanto. Con la coda dell'occhio lo vide guardare distrattamente la Cattedrale, poi si volse verso di lei, con un sorriso appena accennato « Non credevo che saresti venuta veramente » disse, e dal suo tono sembrava realmente felice di averla trovata lì ad aspettarlo.
Asteria si sentì una sciocca per aver pensato subito negativo quella mattina, e percepì una stretta al cuore nel ritrovare la stessa nota di malinconia del giorno precedente, negli occhi azzurri del ragazzo.
« Te l'avevo promesso » rispose lei, scrollando le spalle « E poi volevo vederti ».
Si pentì immediatamente dell'ultima frase, soprattutto quando vide Draco corrugare la fronte. Arrossì ricordando, come uno schiaffo, quello che accadde l'anno prima e si affrettò a cambiare discorso: « Allora, domani è il grande giorno. Immagino che Narcissa stia impazzendo nello star dietro a tutti i preparativi ».
Draco rise « Se non ci riesce lei a organizzare una festa grandiosa sotto stress, non so proprio chi altro potrebbe riuscirci. »
Poi la sua attenzione sembrò essere catturata da qualcos'altro. La stava fissando e, inaspettatamente, mosse una mano verso il suo viso. « Sei sporca di cioccolata » disse indicandole l'angolo della bocca, con le bionde sopracciglia inarcate « E ancora non mi hai offerto nessun Cioccocalderone ».
« Non esiste, Malfoy! Già ti sei finito le mie Mosche al Caramello, non avrai anche i Cioccocalderoni! » ribatté Asteria con uno sguardo di sfida, togliendosi con la manica del cappotto i residui di cioccolato agli angoli della bocca.
Lo sguardo divertito di Draco mutò divenendo a un tratto altezzoso, ma gli occhi brillarono giocosi. « I Malfoy non depredano le belle fanciulle, impediscono loro semplicemente di trasformarsi in balenottere in gonnella a forza di ingozzarsi. »
Asteria dapprima arrossì. Le aveva appena detto veramente "bella fanciulla"? Quindi la considerava bella? Poi però tornò a guardarlo storto. « Davvero cavalleresco » borbottò, tirandogli in testa un Cioccocalderone.
Draco rise, alzandosi in piedi « Ma visto che non è il tuo caso », disse lanciando un'occhiata ovvia alla vita sottile della ragazza, a cui tese la mano « Signorina Greengrass, mi farebbe l'onore di venire a bersi una bevanda calda assieme a me? Prometto che i dolci non mancheranno » un sorrisetto sicuro di sé e impertinente balenò sul viso di lui, certo che Asteria non si sarebbe tirata indietro. Dal canto suo, la ragazza lo guardava a sua volta con occhi trasognati, pressoché incredula a quella richiesta. Asteria ringraziò mentalmente il freddo pungente che le coloriva già le guance cosicché Draco non si sarebbe reso conto di quanto riuscisse a farla arrossire facilmente. Guardò quel sorrisetto un po' impudente ricordando, come se fosse in un'altra vita, quanto lo aveva disprezzato considerandolo l'espressione perfetta di un carattere egoista e saccente, ed ora invece si stupì trovandolo attraente e allo stesso tempo stranamente tenero.
Senza rifletterci troppo Asteria strinse la mano di lui, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi e notò che il suo sorriso si accentuò, donandole un senso di calore, quasi di felicità mai percepito in precedenza.
Camminarono l'una di fianco all'altro, come se per loro fosse qualcosa di abituale, come se non avessero fatto altro negli ultimi anni. Chiacchierarono spensieratamente su qualsiasi cosa venisse loro in testa. Parlarono dei loro libri favoriti, trovandone molti in comune come "L'occhio del Mago orbo" o anche "Il sortilegio spezzato", dei classici su cui spesero molte riflessioni; Asteria scoprì che Draco era un portento ad Astronomia e conosceva a memoria tutte le costellazioni e le loro stelle; così finirono per parlare di Hogwarts e successivamente dei loro compagni.
Per questo fu un sollievo per Asteria arrivare finalmente nella taverna dove l'aveva guidata Draco. Si stavano pericolosamente avvicinando ad argomenti che Asteria preferiva non discutere, quali i Mangiamorte e i fatti più o meno irrisolti del loro passato.
La locanda era calda e accogliente; un fuoco vigoroso ardeva nel camino e l'ambiente era decorato a festa. Pochi tavoli erano occupati e l'arrivo dei due giovani non sembrò interessare particolarmente i presenti, tranne il vecchio oste che, da dietro il bancone li salutò con voce lugubre. « Buonasera, signor Malfoy », attese qualche istante, come se non fosse sicuro di chi fosse la ragazza, ma poi aggiunse senza inflessione di voce « Buonasera, signorina Greengrass ».
Draco ordinò due burrobirre con la cannella e si sedettero ad uno dei tanti tavoli liberi. Una strega di mezz'età, seduta al tavolo accanto, li osservò con sospetto mentre mescolava con la magia il proprio infuso di radigorda.
I due ragazzi ripresero a parlare, irrefrenabili come fiumi in piena, come a voler riempire in un solo pomeriggio anni di lontananza. La bevanda calda li rinfrancò e rese il loro discorrere più amabile. Draco sembrò sconvolto nell'apprendere il rifiuto di Asteria per il Quidditch « Ecco perché non ti fai mai vedere a nessun allenamento! » esclamò quasi con voce accusatoria. Asteria evitò di ammettere che raramente partecipava persino alle partite. Così Draco sembrò volersi assumere il dovere di farle cambiare idea ad ogni costo, e iniziò un interminabile sproloquio su tutto ciò che riguardasse il Quidditch.
Infine il sole tramontò e Asteria, con un tuffo al cuore, si rese conto di non aver mai rincasato dopo il crepuscolo. Ormai la luna splendeva già da molto, quindi Elladora doveva essere al culmine della preoccupazione.
Agitata, indusse Draco a uscire il più in fretta possibile; lui la seguì immediatamente stupito di quanto fosse passato in fretta il tempo senza che se ne rendessero conto.
« Aspetta, ti riaccompagno a casa » si offrì, prima che Asteria potesse correre via.
« Ma sta dalla parte opposta alla tua » obiettò lei, ma Draco si limitò a rispondere con una semplice scrollata di spalle, segno che non gli interessava.
Camminarono a passo svelto, senza più parlare. La neve che scricchiolava sotto i loro passi, era l'unico rumore in quella fredda sera riscaldata solamente dalla presenza di Draco al suo fianco.
Senza rendersene conto, Asteria sollevò lo sguardo e fu sorpresa da un cielo sgombro di nubi, in cui si affacciavano le stelle così luminose e pulsanti da sembrare vive, così vicine quasi da poterle toccare.
« Draco, guarda le stelle! Che meraviglia », disse girandosi verso di lui per scoprire la sua espressione. Ma Draco non stava guardando in alto come gli aveva suggerito; bensì guardava lei del tutto catturato « Hai ragione » disse.
Asteria ci mise qualche secondo a capire cosa intendesse, poi arrossì visibilmente « Non intendevo me! » ribatté, spintonandolo. Draco rise, sollevando il capo « Le stelle che i greci chiamano astérios », gli occhi azzurri tornarono a posarsi su di lei. « Probabilmente non poteva capitarti nome più adatto ». Un mezzo sorriso gli increspò le labbra sottili, mentre guardava il rossore sulle gote della ragazza accentuarsi.
Continuarono a camminare in silenzio, poi Draco riprese la parola con un tono più leggero « Sapevi i membri della mia famiglia portano i nomi di stelle? ».
Asteria annuì, distrattamente « È una tradizione molto bella ».
« Il mio nome proviene dalla costellazione del dragone, una delle più grandi della volta celeste. Un drago con cento teste, che gridava con cento tonalità diverse, posto alla custodia degli alberi dalle mele d'oro. Fu ucciso da Atlante, che bramava le mele, così Era pose il drago nel cielo nella costellazione del Dragone in modo che tutti potessero ricordarlo ». La voce di Draco si perse in quel silenzio irreale, tanto da sembrare affascinante come non lo era mai stata.
Asteria rimase incantata ad ascoltarlo, ed egli sembrò in imbarazzo quando se ne rese conto. « Mi piacciono le leggende » si giustificò, tossicchiando appena.
Asteria lo prese per il braccio « Raccontamene un'altra » lo pregò, con gli occhi smeraldi che le brillavano, tali che a Draco il cielo sembrò buio al confronto.
Egli sorrise « Va bene » concesse, fermandosi.
Si pose alle spalle della ragazza, prendendole la mano destra e tirandola su ad indicarle un punto nel cielo. « La vedi quella stella rossa? » le mormorò all'orecchio. Asteria percepì un intenso brivido lungo la schiena quando il respiro caldo di Draco le solleticò il collo. « Si chiama Antares; è la stella più grande della costellazione dello scorpione », raccontò. Asteria percepì la leggera pressione del mento di lui sulla sua testa e a fatica riuscì a seguire il resto delle sue parole.
« È lo scorpione che punse a morte Orione, il cacciatore, poiché egli dinanzi alla dea Artemide si vantò di poter uccidere qualsiasi animale selvaggio. Per questo ella mandò lo scorpione a punire la tracotanza di Orione, ma finirono così per inseguirsi in eterno: le costellazioni si fronteggiano, cosicché Orione tramonta mentre il suo conquistatore, lo scorpione, sorge ».
Draco le aveva lasciato la mano ma continuava a poggiarsi sulla testa di lei, tenendole un braccio attorno alla vita. Asteria percepì lontanamente i battiti del proprio cuore impazziti, ma qualsiasi percezione era offuscata dal lieve abbraccio inatteso. Il tempo sembrò prolungarsi e Asteria si accorse a stento che Draco aveva ormai smesso di parlare. Eppure nessuno dei due sembrò voler interrompere quel silenzioso e fragile contatto.




N. A.
Rieccomi per i ringraziamenti! Nel prossimo capitolo ci sarà finalmente la festa di Natale tanto attesa u.u (per la vostra gioia e la mia ansia da prestazione xD). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto nonostante sia solamente la prima parte. Ma ora passiamo a voi.
Un grazie speciale per chi ha la storia tra le preferite: : NarcissaBM, BekkaMalfoy, shoppingismylife, blacksmoon e Frozensea
Ringrazio di cuore anche chi ha messo la storia fra le seguite: Lulyx, AlecLightwood980, lallipolli, PrincipessaLes, polo, valepassion95, harmon8y9, dobby98 e dracomalfoy94.
E un grazie davvero enorme a chi lascia sempre una bellissima recensione <3 NarcissaBM, BekkaMalfoy e Lulyx : il rapporto tra Draco e Asteria si sta notevolmente evolvendo! Spero di non deludere le vostre aspettative <3 Un bacione.

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Capitolo 7
*** Restare sospesi tra le nubi (Parte Seconda) ***







Restare sospesi tra le nubi




Passarono altri due giorni durante i quali Asteria e Draco trascorsero assieme ogni momento libero. Asteria ancora non aveva detto nulla a Daphne di quegli incontri, si sentiva colpevole per certi versi e, ogni volta che sua sorella la fermava per chiederle cosa facesse fuori per così tanto tempo, il senso di colpa aumentava a dismisura.
Eppure sapeva che se ne avesse fatta parola con qualcuno, quei momenti così felici assieme a Draco sarebbero andati distrutti. Si divertivano in quei giorni, con una semplicità tale che sembrava fossero tornati bambini, come se quel tempo trascorso insieme avesse il potere di allontanare la realtà del presente. Tutto sembrava più distante, una bolla di perfezione che Asteria si sentiva in dovere di non far rompere per nessun motivo. Infatti la situazione in casa Greengrass era cambiata drasticamente: Doron Greengrass trascorreva gran parte delle sue giornate al Ministero della Magia e si respirava un'aria pesante quando rincasava. Elladora e lui parlavano di rado e solamente da soli, a bassa voce. Molto spesso, quando Asteria scrutava suo padre durante la colazione, lo trovava perso nei propri pensieri e spesso l'uomo si sfiorava distrattamente il braccio sinistro; e quando compieva quel gesto i piccoli occhi verdi sembravano diventare stranamente grandi su quel grosso viso emaciato da profonde occhiaie. Asteria era ormai certa che, se gli avesse tirato su la manica della veste color prugna, avrebbe trovato il marchio nero a restituirle lo sguardo.
Così quelle ore lontano da casa in compagnia di Draco erano diventate una vera boccata d'aria fresca.
Inizialmente si era sentita disorientata da quel nuovo rapporto che la univa a Draco. Era destabilizzata ora che si era notevolmente allontanata dall'abbraccio sicuro che le dava l'odiare Draco Malfoy, per gettarsi in sentimento diametralmente opposto. Un sentimento per cui aveva già sofferto in passato. Non lo avrebbe mai ritenuto capace di riuscire a farla stare così bene.
Camminavano spesso e, in più di un'occasione lui le l'aveva tenuta per mano, spesso giocavano a scacchi davanti al grosso camino di Villa Malfoy, oppure prendevano una tazza di thè e qualche dolce alla locanda.
La mattina di Natale Draco le aveva promesso una sorpresa e, quando Asteria arrivò al loro solito luogo d'incontro nel parco, Draco l'accolse con un manico di scopa e un'espressione smagliante. « Non ci credo che sia questa la sorpresa di cui mi avevi parlato » brontolò tra sé la ragazza, mentre montava sul manico in modo piuttosto impacciato « Voi ragazzi siete tutti uguali ».
Draco le si era accostato per assicurarsi che non cadesse « Voi ragazzi? » volle sapere. Allora Asteria rise e rispose « Anche Sean è tutto un "il Quidditch è il miglior sport del mondo" e "guarda questa nuova scopa da corsa quant'è aerodinamica"! Certo, quando non è occupato a soffocare sulle pagine di qualche polveroso volume di cui solo lui conosce l'esistenza ». Per un attimo le sembrò che lo sguardo gli si adombrò, ma poi con voce leggera le disse « Rilassati, Asteria, non ci sarà nessun bolide pronto a colpire la tua graziosa testolina ».
Draco si mise seduto dietro di lei e per Asteria fu complicato concentrarsi su quel che doveva fare con la scopa, quando aveva le braccia di Draco strette attorno ai fianchi e il suo petto che le aderiva alla schiena tanto da sentire chiaramente il calore del suo corpo. La tensione in Asteria era tale che persero l'equilibrio almeno un paio di volte e, la terza, caddero dalla scopa atterrando sul morbido manto bianco che copriva il prato, l'una di fianco all'altro. Draco rideva e la prendeva in giro e in tutta risposta Asteria prese una manciata di neve e la spalmò in faccia a Draco, prima che lui potesse anche solo proporre di riprovare un'altra volta. Lui la guardò, gli occhi ancora sorridenti, il viso reso più pallido dal freddo della neve, allungò una mano per accarezzarle i capelli neri. Asteria tremava, le calze di lana ormai erano bagnate e il freddo le era entrato sin dentro le ossa. Annuì, cercando di distogliere il suo sguardo da quello del ragazzo. Draco la guardava come se dentro di lui fosse scoppiata una guerra interiore, un'intensità tale da rendere Asteria imbarazzata. La sue dita intrecciate ancora tra i capelli di lei, scivolarono sulla sua nuca e la indussero ad abbassarsi verso di lui. Asteria poggiò la testa sul suo petto, sentendo il respiro regolare attutito dal giaccone. « Possiamo restare così solo per un altro momento? Per favore, solo per poco » mormorò. Asteria non disse nulla e chiuse gli occhi, le dita di Draco ancora tra i suoi capelli le lasciavano insicure carezze leggere.

Quando quella sera Asteria rincasò, trovò sua madre e Daphne già vestite di tutto punto. Elladora la guardò entrare furibonda. « Guardati! Sei un disastro, i tuoi vestiti sono zuppi! Ma dove sei stata? Non importa, vatti immediatamente a vestire! » le grida della donna non si quietarono finché Asteria non corse a chiudersi dentro la propria stanza. Sul letto trovò il vestito che avrebbe dovuto indossare, su cui Lady Carmilla aveva pensato bene di acciambellarsi. Così si fece in fretta una doccia e si vestì. Winkey le acconciò i capelli e presto fu pronta. Quando giunse in salotto trovò suo padre Doron seduto sulla poltrona, con in mano un bicchiere di whisky incendiario e gli occhi rossi persi nel vuoto.
Al contrario, gli occhi azzurri di Elladora mandavano lampi, incutendo sufficiente timore seppure fasciata nel suo raffinato vestito grigio perla. Asteria raggiunse Daphne a testa bassa, e la famiglia Greengrass fu pronta per uscire.

Asteria aveva potuto già assistere ai primi preparativi, ma una volta giunta a villa Malfoy rimase totalmente sorpresa da come quelle decorazioni raffinate avevano completamente trasformato l'ambiente. Elladora cinguettava allegra, ammirando il lavoro di Narcissa Malfoy, commentando qualsiasi cosa vedesse con le signore di altre famiglie invitate.
Asteria cercò Draco con lo sguardo, ma le sembrò un'impresa ardua sin dall'inizio, in quella sala piena di gente. Poi sentì dire dalle amiche di sua madre che Narcissa ancora non era scesa e che solo Lucius Malfoy si stava occupando dell'accoglienza; così indirizzò lo sguardo verso l'uomo, fermo vicino le scale. I lunghi capelli biondi erano raccolti in un nastro di raso nero, il volto pallido e appuntito come quello del figlio, e alla mano il prezioso bastone con la testa da serpente. Se Draco stava in quella sala, non si trovava vicino al padre. Intorno a Lucius Malfoy per rispetto gli ospiti lasciavano un notevole spazio di distanza.
Daphne trovò facilmente alcune sue compagne di dormitorio e sparì tra gli altri invitati, Elladora e Doron si avviarono verso Lucius per mostrargli i loro ossequi, e Asteria rimase da sola e sconfortata. Improvvisamente un dubbio l'assalì e ne fu tormentata. Finché erano da soli era stato tutto perfetto e quasi irreale con Draco, ma adesso che si trovavano in mezzo a molta altra gente che conoscevano, sarebbe stata la stessa cosa? Con ogni probabilità Draco sarebbe tornato ad essere distante e saccente nei suoi riguardi.
La ragazza si agitò irrequieta nella sala finché non trovò un posto su cui sedersi. Da lì vide apparire Narcissa sul ballatoio delle scale. Era incantevole nel suo vestito di taffetà rosso, che le risaltava la carnagione chiara e i lunghi capelli biondi. Scese con grazia gli scalini, finché non giunse dinanzi al marito, il quale gli offrì la mano e assieme si mossero per la sala a discorrere con ogni invitato. La festa si stava svolgendo come ogni anno e, come ogni anno, Asteria se ne stava seduta da sola per conto proprio. Ci mise un po' prima di rendersi conto che nel salone affianco i balli erano già incominciati, così incuriosita abbandonò la sua postazione per guardare chi c'era tra le coppie.
Si sorprese a trovare Daphne che ballava con un Serpeverde del settimo anno di cui Asteria non conosceva il nome; ma ancor di più la ragazza si stupì di trovare sulla pista da ballo Draco Malfoy.
Ballava assieme a Pansy Parkinosn, la quale indossava un vestito viola che non le donava particolarmente.
Asteria abbozzò un sorriso: Draco aveva un'espressione tale che sembrava stesse ballando con un Dissennatore. Lui alzò lo sguardo proprio in quel momento, come se avesse potuto ascoltarle i pensieri, e d'un tratto l'espressione tetra e infelice si illuminò, e comparì persino un sorriso ad addolcirgli il volto. Con chissà quale scusa, Draco abbandonò Pansy sulla pista e si diresse a passi veloci verso Asteria. « è inutile che mi rivolgi quello sguardo derisorio, Grengrass » la ammonì non appena ella fu a portata d'orecchio; poi la afferrò per un braccio « Vieni, mi devi un ballo! » esclamò con tale entusiasmo che indusse Asteria una risata di meravigliato divertimento. E con sgomento Asteria si scoprì più sorpresa del fatto che Draco si comportasse in modo tanto spensierato con lei, che non freddo e distaccato come invece aveva temuto. Draco la guidò in un ballo più divertito delle altre coppie che li circondavano, guadagnandosi delle occhiate sbieche.
Quando la musica si attenuò e cambiò ritmo, anche Draco rallentò il passo e si accostò di più ad Asteria, stringendole i fianchi. « Sei molto graziosa questa sera » disse guardando altrove, parlando come se stesse commentando il tempo. Quando Draco posò nuovamente lo sguardo su di lei, un sorriso accattivante si fece largo sulle sue labbra. Fece risalire la mano lungo il tessuto di seta verde del vestito, finché non giunse a sfiorare le gote arrossate di lei per l'imbarazzo. Senza rendersene conto si erano fermati, persi l'uno negli occhi dell'altra.
A spezzare quel contatto di sguardi fu una voce insistente, che andava ad alzarsi man mano che si avvicinava. Asteria e Draco si separarono, voltandosi verso la loro interlocutrice: Daphne si stava avvicinando, cercando di farsi largo tra gli invitati, con Pansy alle calcagna. « Draco ancora non hai ballato con me! » lo rimproverò una volta raggiunto. Lui guardò Asteria, poi di nuovo Daphne senza sapere cosa rispondere.
« Vado a prendermi qualcosa da bere » decretò Asteria, per togliere dall'impaccio il ragazzo, e si dileguò immediatamente, non volendo sapere se Draco si sarebbe opposto alla sua affermazione o si sarebbe mostrato felice.
Vicino al tavolo del rinfresco Asteria guardava Draco e Daphne ballare. Lui non aveva la stessa espressione abbattuta di quando l'aveva visto con Pansy, ma neppure sorrideva come quando aveva stretto lei tra le braccia. Ma Daphne era così bella con quel suo vestito blu notte, che Asteria si sentì improvvisamente misera al confronto.
« La piccola Greengrass che fissa Draco Malfoy » sogghignò Zabini affiancandola. Asteria sobbalzò visibilmente, arrossendo. « Ti sbagli » mormorò. Blaise rise vedendo l'espressione colpevole della ragazza. « Credevo che tu lo odiassi », aggiunse con il chiaro intento di mettere in difficoltà la ragazza.
« È così infatti » affermò lei, poi bevve il suo vino di ortiche, cercando di apparire meno imbarazzata.
Baise annuì distrattamente « Certo. Però credo faresti meglio a far altro se non vuoi rimanere tutta la serata qui impalata. Sembra che Draco sia particolarmente preso da tua sorella in questo momento ».
Per poco ad Asteria non mandò il vino di traverso: a causa di Zabini aveva perso di vista Draco e Daphne e, quando si voltò verso di loro, vide l'attimo stesso in cui si baciarono. Distolse subito lo sguardo; alzò gli occhi su Blaise con un nodo in gola che le impediva di parlare. Persino lui aveva una smorfia stampata in viso, ma con voce leggera chiese ad Asteria se le andava di ballare. Lei declinò l'invito con una mossa della mano e, con gambe tremanti posò il calice di vino e si diresse lontano dalla pista di ballo.
Mentre si faceva largo tra gli invitati, vide Draco cercarla con lo sguardo. Daphne non stava più con lui ed ora era da solo in mezzo alle altre coppie che continuavano a danzare.
Asteria uscì dalla sala a testa bassa, ma sentì subito la voce di Daphne, alle sue spalle, chiamarla. In quel corridoio vuoto non poté far finta di non sentirla, così dovette voltarsi. Daphne le si avvicinò con espressione esultante, gli occhi le brillavano e un ampio sorriso le illuminava il viso. Strinse le braccia di Asteria « Draco mi ha baciata » sospirò come se raccontasse l'avverarsi di un sogno. « Asteria non puoi immaginare quanto io sia felice in questo momento ».
Daphne cercava la solidarietà della sorella, ma tutto quello che ottenne fu un sorriso appena accennato. « Ne sono contenta, Daphne ». Quest'ultima lasciò la presa e la guardò con espressione risentita. « Questa sera penso che Lucius voglia chiedere a papà di unire le famiglie. Papà me l'ha accennato proprio questa mattina », aggiunse con voce inasprita dalla reazione della sorella.
Asteria abbassò lo sguardo, senza riuscire a sopportare più gli occhi della sorella nei suoi « Scusami, ma ho bisogno del bagno » fu l'unica cosa che disse; poi si voltò e continuò a camminare lungo il corridoio.

Si diresse al cieca per i corridoi di villa Malfoy, senza sapere dove andare. I suoi pensieri erano una nube tempestosa, e il suo cuore batteva sordo nel petto. L'unica cosa che riusciva a pensare era a quanto odio provasse verso se stessa: per aver permesso a Draco di farla innamorare di lui un'altra volta, per essere stata tanto sciocca da credere che anche lui questa volta avrebbe ricambiato i suoi sentimenti. Solo ora si rendeva conto di quanto, senza accorgersene, ci aveva davvero sperato.
Era nel pieno dei suoi pensieri quando qualcuno la afferrò per le spalle e la trascinò dentro una stanza. Asteria inizialmente si dibatté alla presa del suo assalitore ma, quanto egli accese la luce, si fermò all'istante.
Non avrebbe mai pensato che Draco la sarebbe venuta a cercare. Impallidì allo sguardo tormentato che lui le rivolse, così non gli restituì lo sguardo, lasciandolo invece vagare per la stanza.
Si trovavano nello studio di Lucius, dalle pareti coperte di scaffali pieni di libri e da quadri, e un'imponente scrivania che torreggiava al centro dello studio.
« Asteria... » iniziò lui, facendo un passo nella sua direzione. Asteria, in tutta risposta, indietreggiò.
« Lasciami in pace Draco. »
La sua voce tremava, ma non sapeva se di rinnovato disprezzo o di dolore, fatto sta che la innervosiva. Non voleva mostrarsi ai suoi occhi debole e ferita.
Egli prese una piccola scatolina di velluto dalla tasca e gliela porse.
« Che cos'è? » chiese lei, scrutandola con sospetto. Tutto si sarebbe aspettata in quel momento, meno che un regalo.
« Oggi è Natale e ti ho fatto un regalo. », spiegò, avvicinandosi a lei ancora un po' « Prendilo, ti prego ».
Asteria ubbidì e, con mani tremanti, aprì la scatola. Al suo interno un grazioso ciondolo brillava, aveva la forma di una stella, composta da tanti piccoli diamanti che davano l'impressione di risplendere di luce propria. Sentì le lacrime offuscarle la vista, e richiuse la scatola « Non posso accettarlo, Draco » mormorò.
« Avrei voluto dartelo questa mattina, ma non ho avuto il coraggio. Perché... rappresenta quello che io provo per te. Sei la mia stella » posò la mano sul viso di lei, con le dita asciugò le lacrime che gli occhi non erano riusciti a trattenere « Sei la mia luce, in queste tenebre che ci stanno avvolgendo tutti ».
Lo schiaffeggiò con violenza. Draco rimase inebetito, più per aver ricevuto il suo primo schiaffo che per la sorpresa. O più probabilmente per la violenza del colpo, perché era chiaro quanto Asteria avesse tutta l'intenzione di fargli del male. Non era un semplice colpetto di una ragazza che si voleva mostrare offesa: la rabbia le incendiava gli occhi e le gote.
« Non hai il diritto di dirmi queste cose! » gli gridò contro. « Sei una persona orribile. Sei meschino, egoista e doppiogiochista. Non meriti il mio tempo, ed io non ho nessuna intenzione di sprecarne ancora per te ». Così cercò di andarsene, ma Draco la trattenne, frapponendo il suo corpo tra lei e la porta.
« No, ti sbagli Asteria! Non sono così, non con te. Non farei mai qualcosa che possa ferirti... » il suo tono era supplicante, i suoi occhi spaventati.
Asteria gli rise in faccia, senza la minima allegria « Cos'è mi prendi in giro per caso? L'anno scorso ti ho aperto il mio cuore, mi sono dichiarata a te ma tu non mi hai neppure risposto. Te ne sei andato e ti ho ritrovato a baciarti con mia sorella. E questa sera, a quanto pare, la storia di ripete. Solo che, dopo questi giorni passati assieme, speravo avessi più rispetto per me. Invece ti vedo baciare Daphne, davanti a tutti... »
« È stata lei a baciarmi! » la interruppe, con espressione indignata « Pensavo che ci avessi visto. Io non lo avrei mai fatto. »
Asteria rimase in silenzio. Non sapeva che dire, e non voleva più fidarsi di lui. Draco si accostò nuovamente, non aveva paura di un altro schiaffo, i suoi occhi azzurri bruciavano in quelli di Asteria « Io non riuscii a rispondere quella sera, è vero. Le tue parole mi avevano spaventato, e baciare tua sorella è stato solo l'errore di qualche bicchiere di vino di troppo. Quando ci siamo incontrati nel parco, finalmente da soli con nessuno che ci avrebbe interrotto, ho provato a rimediare al mio sbaglio »; le strinse le spalle, accarezzandola talvolta lungo le braccia « Già da mesi so quello che provo per te, ma ormai il tuo odio per me era così palese a tutti che non nutrivo più nessuna speranza. Tu stessa mi dicesti che i tuoi sentimenti verso di me erano cambiati. Ma poi abbiamo iniziato a vederci tutti i giorni... e adesso non posso più rinunciarci come ho fatto per tutto questo tempo. »
Asteria lo guardava con espressione sconvolta, sembrava che non capisse quello che lui cercava di dirle. Con un una mossa si scrollò le sue mani da dosso e si allontanò da lui, scuotendo la testa « Stai mentendo ».
Draco non rispose. Egli guardava Asteria muoversi nervosamente davanti a lui, passandosi più volte la mano tra i capelli scuri, asciugandosi con il dorso gli occhi umidi, per poi rivolgergli nuovamente lo sguardo come se contemplasse l'idea di colpirlo nuovamente. Assomigliava a una vipera, pronta a difendersi dal suo nemico, con i velenosi denti in mostra.
Draco tentò di avvicinarla un'altra volta per calmarla, ma lei scuoteva la testa e gli dava le spalle. Le sfiorò il braccio e a quel contatto lei si voltò di scatto, Draco socchiuse lievemente gli occhi, preparandosi ad un altro schiaffo, ma questa volta la violenza si abbatté sulle sue labbra.
Asteria lo baciò con la stessa rabbia con cui lo aveva dapprima colpito, affondando le dita fra i suoi capelli biondi, graffiandone la cute. La sua bocca si infranse su quella di lui come se ella avesse intenzione di annientarsi in quel bacio. E Draco rispose con altrettanta passione, sentendosi finalmente libero di fare quel che in quei giorni si era precluso.
Le afferrò i fianchi, scontrandosi contro il piccolo corpo di lei e sospingendola fino alla scrivania di Lucius. Si adagiò lungo superficie, accogliendo i baci di Draco sul suo corpo. Lui, sopra di lei, talvolta interrompeva quel suo pazzo modo di amarla, per poterla guardare negli occhi; allora Asteria gli sorrideva e i suoi occhi verdi brillavano nel modo in cui Draco adorava.
Le mani di lui scivolavano sulla seta del vestito di Asteria e ne trovarono la fine, infilandosi così al di sotto per scoprirne la pelle, accarezzarle la coscia; mentre lei con mani tremanti sbottonava la camicia di Draco, gli toccava il petto e alle volte ne lasciava piccoli baci. Il respiro di entrambi era oramai trafelato, ma a nessuno dei due venne in mente di fermarsi un solo istante.
A questo ci pensò Narcissa che, entrata nello studio per cercare Draco, li interruppe. Eppure non si mostrò sconvolta alla scena, bensì con voce pratica disse « Draco, è ora. Vieni. Anche tu Asteria ». E solo un piccolo sorriso le sfuggì, a prova di aver visto quel che i due stavano facendo.




N. A.
Ecco finalmente la tanto attesa festa di Natale! Spero che abbia soddisfatto le vostre aspettative! Perdonate l'attesa prolungata, ma la scuola mi uccide, soprattutto adesso che stiamo a Maggio D: Ma trovo sempre qualche momento per buttare giù un paio di frasi, fortunatamente :P
Detto questo meglio passare subito ai ringraziamenti! Un grazie speciale per chi ha la storia tra le preferite: Andromaca476, BekkaMalfoy, blacksmoon, Frozensea NarcissaBN, shoppingismylife.
Ringrazio di cuore anche chi ha messo la storia tra le seguite: AlecLightwood980, beatrice bea, Caterina959, Delta_Mi, dobby98, dracomalfoy94, harmon8y9, lallipolli, Lulyx, merty_chan11, Ozzy and I, polo, PrincipessaLes, Raya_Cap_Fee, valepassion95, Winter__, _Selene_Moon_.

E un immenso, enorme, smisurato e gigantesco grazie a chi ha lasciato una recensione: blacksmoon, NarcissaBM, BekkaMalfoy e Lulyx. Grazie per sostenermi con le vostre bellissime parole, riuscite a donarmi la voglia di scrivere in ogni momento! Un bacione a tutti voi!
Giuliii

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Capitolo 8
*** Volare in contro al suolo (Parte Terza) ***







Volare in contro al suolo




Narcissa camminava svelta lungo il corridoio anticipando i due ragazzi che, pochi passi più indietro, la seguivano tenendosi per mano. Imbarazzati, non osavano neppure scambiarsi uno sguardo. Ma, poco prima di entrare nel salone principale Asteria, colta dalla curiosità, disse sottovoce, per farsi sentire solamente da Draco: « Ma cosa sta succedendo? ».
Lui le strinse più forte la mano « Ora vedrai ».
Notando l'espressione cupa di Draco, Asteria preferì non porre più domande. Eppure non si sentiva tranquilla, aveva l'impressione che qualcosa non stesse andando come dovrebbe. Quel senso di inquietudine la fece sobbalzare notevolmente, quando Draco la indusse a fermasi, poco prima di entrare nel salone. Narcissa varcò la porta, mischiandosi nuovamente tra gli invitati, senza badare a loro.
« Giuro di non morderti » scherzò Draco notando la reazione di Asteria, sospingendola poi contro il muro. Il sorriso sghembo che le rivolse la fece arrossire. Asteria restò immobile, con il respiro sospeso; lui tirò nuovamente fuori la custodia di velluto e prese la collana dal ciondolo a forma di stella. Gliela allacciò al collo, senza dir nulla, ma guardandola intensamente negli occhi. Il sorriso impertinente, lasciò il posto ad uno più imbarazzato.
Asteria poggiò le dita sul ciondolo luminoso. Non servivano le parole per spiegare quel che si stavano silenziosamente dicendo.
Draco si chinò a baciarla e si perse in quel gesto. Ora solo il profumo di lei aveva importanza, solo le sue labbra e la sua pelle esistevano per lui. Sarebbero potuti passare anni e nessuna di quelle percezioni sarebbe mutata.
Poi, ridacchiando assieme come solo due innamorati sapevano fare, entrarono a loro volta nel salone, tenendosi per mano. Asteria ci mise qualche secondo ad accorgersi che nell'ambiente si era venuta a creare una cupola di religioso silenzio.
Ogni invitato era rivolto nella medesima direzione: le scale da cui era scesa Narcissa, all'inizio della serata. Ma non c'era più l'incantevole padrona di casa sul ballatoio, poggiata al corrimano: al suo posto Bellatrix Lestrange guardava i maghi dall'alto della sua postazione. Rideva, accecata dall'eccitazione. Un soffocato mormorio di stupore si levò a impregnare l'aria di disagio.
Asteria si strinse inconsapevolmente a Draco, quando un'altra persona sopraggiunse dietro quella già presente di Bellatrix Lestrange.
Lucius Malfoy affiancò la cognata, con nella mano un calice di vino levato in alto « Un brindisi, miei distinti ospiti. È con vivo calore che ringrazio tutti voi per essere giunti a trascorrere il Natale con noi, in questa festa organizzata dalla mia adorata consorte » lo sguardo dell'uomo indugiò sulla figura di Narcissa, ferma ai piedi delle scale, ma nessuna espressione fu distinguibile sul suo volto. « Prometto di lasciarvi presto al divertimento, ma prima una parola ancora per quest'anno che sta andando concludendosi. Molte cose stanno cambiando, si respira aria nuova... un'aria pregna di antichi ideali mai realmente sopiti. Lo posso vedere guardando voi: generazioni di purosangue, mai mischiati a babbani o a mezzosangue. Quanti altri maghi possono vantare una simile discendenza nella propria famiglia? Noi siamo l'élite, a noi solo appartiene la magia pura e nobile. E a noi dovrebbe spettare il solo controllo del mondo magico ».
Alcuni degli invitati iniziarono silenziosamente a togliere il disturbo. Asteria si voltò in direzione di Draco, il volto sconvolto « È una festa di reclutamento », disse incredula. Draco non le rispose; continuò a guardare suo padre, con il portamento più dignitoso che in quel momento riuscì a mostrare.
« In questi lunghi mesi molti sussurri si sono percepiti, bisbigli spaventati, mormorii nascosti. Ma io ora vi dico, a gran voce, che il nostro momento è giunto. Trasformiamo i sussurri in grida di acclamazione, perché ha inizio una nuova era, un nuovo mondo, dove guarderemo i nati babbani e i mezzosangue dall'alto della nostra grandezza, inneggiarci come imperatori del regno che ci appartiene! ».
Un sibilo soffocato si udì in tutta la sala e, alle spalle di Lucius Malfoy, un'ombra di tenebra avanzava. Ma Asteria non vide oltre, Doron ed Elladora l'avevano raggiunta, trascinandola lontano da quella sala il più veloce possibile « Questa parte della serata non riguarda voi » disse Doron con voce irata, sospingendo le sue giovani figlie fuori da villa Malfoy.

Asteria non riusciva a prendere sonno, il buio che la circondava era divenuto soffocante. Pensava a quanto velocemente stava cambiando ogni cosa. Quanto, in così poco tempo, Voldemort stava diventando sempre più forte. E quando una lama di luce rischiarò l'oscurità della stanza, Asteria sobbalzò spaventata. Poi riconobbe nell'ombra la sagoma di sua sorella.
Daphne si infilò sotto le coperte, accanto a lei. « Ti ho svegliata? » domandò; aveva la voce soffocata di chi aveva pianto da poco.
« No, non preoccuparti » rispose Asteria, voltandosi verso la sorella, « Cos'hai? ».
Daphne rimase in silenzio, scuotendo leggermente la testa. Poi però Asteria la sentì tirare su col naso e capì che stava piangendo ancora, così si mise a sedere per carezzare i lunghi capelli neri di Daphne, preoccupata « Perché piangi? Su, non fare così. Dimmi ciò che non va ». Daphne poggiò il capo sulle gambe di Asteria, lasciandosi consolare dalla sorellina più piccola.
« Tu sai che sono innamorata di Draco, vero? » mugugnò, tra un singhiozzo e l'altro. « sono anni che non faccio altro che pensare a lui, tu lo sai ».
Ad Asteria si gelò il sangue nelle vene « Certo che lo so » mormorò lei in risposta.
« Io... credo di non piacergli, però. Penso che lui sia innamorato di un'altra persona » nel buio gli occhi di Daphne luccicavano. Serrate tra le labbra, le parole di Asteria lottavano per uscire: ma per dire cosa? La verità, che lei si era paradossalmente innamorata di Draco, quando tutti credevano che l'odiasse, o sporche menzogne? Eppure entrambe le opzioni portavano alla sofferenza di entrambe.
« Non devi star male per questo » disse Asteria con voce soffocata « Non hai motivo per temere una cosa del genere. Tu sei bella Daphne: nessun'altra può competere con te su questo », sorrise mesta posandole un bacio sulla fronte.
« Tu si » sussurrò lei « Tu sei identica a me ».
Asteria arrossì appena: mai nessuno l'aveva definita bella al pari di Daphne, figurarsi Daphne stessa, la quale aveva una visione di sé smisuratamente sopravvalutata.
Rimase in silenzio, per poi decidere di scegliere il male minore: « Ma Draco non mi ama ». Il suo cuore batteva veloce: quanto Daphne aveva capito? Probabilmente più di quanto lasciava intendere... ma a cosa valeva farla piangere per qualcosa che lei stessa poteva risolvere?
« Ora dormi », aggiunse Asteria, prendendo nella sua la mano di Daphne, e solo quando lei chiuse gli occhi e il suo respiro si fece regolare, la lasciò.

La mattina seguente Asteria scrisse a Draco, chiedendogli di incontrarsi. Poi si vestì, un abito semplice color cenere. Uscì di casa che ancora tutti dormivano, tranne l'elfa domestica, ma lei non si interessava mai dei programmi dei suoi padroni.
Dovette aspettare a lungo seduta sulla panchina, nel parco, prima che Draco arrivasse. Cercò di pensare a cosa dire, ma nulla le sembrava adatto, e quando lui giunse con un sorriso accattivante stampato in faccia, ogni tentativo di discussione nella mente della ragazza si era dissolto nel nulla.
« Non credevo saresti diventata tanto ansiosa di vedermi », disse prendendola tra le braccia, ma quando si chinò per baciarla lei lo fermò, esclamando: « Non possiamo stare insieme ».
Draco si tirò indietro come se avesse ricevuto un altro schiaffo, solo che questa volta sembrava aver sentito meglio il dolore dell'impatto.
La scrutò in silenzio per un lungo momento. Non se ne era reso conto subito, ma ora notava la stanchezza disegnare ombre scure sotto gli occhi verdi della ragazza, vide l'amarezza piegarle in basso un angolo della bocca; e capì che era successo qualcosa, che non stava scherzando.
« Perché no? », fu tutto quello che lui riuscì a rispondere.
« Perché in tutto questo ho dimenticato di includere Daphne. Lei ti ama, Draco » spiegò, sciogliendosi dal suo abbraccio.
Draco scrollò le spalle con aria scocciata: « Questo non c'entra nulla »,
« Invece si. Lei è mia sorella, è la persona più importante per me. Non potrei mai farla soffrire... in alcun modo, mai. Non posso », Asteria iniziò a gesticolare e Draco le afferrò i polsi per fermala. Il suo sguardo era freddo ed era sparita ogni sorta di gentilezza nei suoi modi.
« Lei se ne è accorta, non è vero? Si è accorta che io... voglio te. Ci dovrebbe essere Daphne al tuo posto, in questo momento. Dovrebbe essere lei a rinunciare a qualcosa che vuole, per te, una vota tanto. È così fin da quando eravate piccole: lei si prende tutto. Tu le concedi ogni cosa! » Asteria cercò di liberarsi i polsi ma lui la teneva troppo stretta.
« Non parlare così di mia sorella, non farlo! » gli gridò contro e le gote le si arrossarono, « Lei ha solo me, si fida soltanto di me. Non posso tradirla in questo modo... per anni non mi ha parlato di altri se non di te. Non sono quel tipo di persona... E lasciami! » esclamò dando un ultimo strattone con le braccia. Draco mollò subito la presa, sorpreso, come se non si fosse accorto di averla tenuta fino a quel momento.
Infossò le mani dentro le tasche dei pantaloni, fissando lo sguardo a terra « Lo so che non lo sei, Asteria. Ma non è giusto lo stesso ».
Lei incrociò le braccia al petto, guardandolo con rimprovero: stava ancora digerendo quel che lui aveva detto su Daphne e su quanto lei riuscisse a condizionarla. Ma per quanto si sentisse infastidita, sapeva che almeno una cosa di quel che Draco aveva detto era vero: non era affatto giusto. Qualsiasi scelta avesse fatto, tra Daphne e Draco, quella che ci avrebbe rimesso in ogni caso sarebbe sempre stata lei. Ma mai avrebbe potuto mettere in secondo piano sua sorella.
Lo sguardo di Asteria si addolcì « Sento che è la cosa più giusta da fare » disse accostandosi a lui, posando una mano sul suo petto. Alzò lo sguardo e si ritrovò a guardare gli occhi di lui, azzurri come il ghiaccio e, come esso, altrettanto duri e freddi; la forma sicura delle sopracciglia, la piccola increspatura sulla fronte che rendeva sempre un po' più triste la sua espressione. Si accorse di amare tutti quei piccoli particolari, di amare il poter guardarlo negli occhi da così vicino e sentire il suo respiro caldo accarezzarle i capelli.
Draco prese il ciondolo a forma di stella tra le dita, sfiorandole con delicatezza il collo « È già tutto un po' più buio ».
« Giusto... me ne stavo dimenticando » rispose Asteria, sentendosi leggermente imbarazzata. Portò le mani dietro al collo per togliersi la collanina.
« No, tienila » la fermò lui. « È tua. Lo sarà sempre. Non potrei mai dimenticarmi di questi giorni e vorrei che non lo facessi nemmeno tu ».
Ad Asteria sembrò ridicolo il solo pensiero: come avrebbe mai potuto dimenticare anche solo un momento passato insieme a Draco? Come avrebbe mai potuto scordare il suo primo bacio?
Erano ancora molto vicini, pur senza toccarsi e, mantenendo quel leggero distacco Draco si chinò, baciandola sulle labbra. Un soffio in confronto al primo, eppure immensamente più carico di emozioni.




N. A.
Questa è l'ultima parte del capitolo originale! ^^ Scusate l'attesa ma ho poco tempo e l'ispirazione si è fatta attendere non poco! Spero che, in ogni caso vi sia piaciuto!
Detto questo meglio passare subito ai ringraziamenti! Un grazie speciale per chi ha la storia tra le preferite: Andromaca476, BekkaMalfoy, blacksmoon, dracomalfoy94, Frozensea NarcissaBN, shoppingismylife.
Ringrazio di cuore anche chi ha messo la storia tra le seguite: AlecLightwood980, beatrice bea, Caterina959, Delta_Mi, dobby98, Francesca Jackson, Giorgia Evans, harmon8y9, lallipolli, Lulyx, merty_chan11, Ozzy and I, polo, PrincipessaLes, Raya_Cap_Fee, valepassion95, Winter__, _Selene_Moon_.

E un immenso, enorme, smisurato e gigantesco grazie a chi ha lasciato una recensione: NarcissaBM, BekkaMalfoy. Grazie per essere sempre pronte a leggere tutto ciò che scrivo! Vi adoro <3 Senza di voi non concluderei nulla!
Giuliii

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Capitolo 9
*** Sulla strada delle vecchie abitudini ***




Angolo Autrice: Salve ragazzi! Mi scuso subito per la lunga attesa ma, a mia discolpa, avevo l'esame di maturità quindi mi è stato davvero impossibile aggiornare prima. Il capitolo è venuto un po' lunghetto, lo so, e mi dispiace anche per questo: non voglio ammorbarvi! Il problema è che sto ancora molto indietro con la storia e vorrei velocizzare un po' i ritmi! Spero che, in ogni caso, apprezzerete ugualmente questo capitolo e che lascerete una recensione per dirmi le vostre opinioni al riguardo!
Come sempre ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra i preferiti, le seguite e le ricordate. Grazie infinite! E un grazie speciale soprattutto a chi ha recensito: Bekka Malfoy, NarcissaBM, Potter_bieber e Ocha. Al prossimo capitolo!^^





Sulla strada delle vecchie abitudini




Le vacanze di Natale si erano ormai concluse e la stazione di King Cross era gremita di studenti felici, chi più e chi meno, di tornare ad Hogwarts.
Quando Asteria giunse alla stazione, la prima cosa che fece fu cercare con lo sguardo Sean.
Daphne era già scomparsa in mezzo al gruppo delle sue compagne di dormitorio.
Trascinandosi dietro il carrello, Asteria camminò per la banchina facendosi largo tra la calca di maghi e streghe, per avvicinarsi al treno. A pochi passi dal portellone del treno stava Sean, accompagnato da sua sorella. Asteria si bloccò sul posto nel vederlo, e quando lui si voltò ad incrociare lo sguardo di lei, fu quasi spontaneo per i due amici muoversi all'unisono per correre ad abbracciarsi.
« Accidenti, mi sei mancata, Greengrass! ».
Asteria sorrise nel sentire la voce dell'amico contro il proprio collo, e lo strinse più forte.
« Sean sono passate solamente un paio di settimane. Mi ci vorrebbero più vacanze per digerire la tua presenza nei prossimi mesi », ribatté lei, sciogliendo l'abbraccio. Lui la guardò raggiante, come se non avesse atteso altro se non quel momento, negli ultimi giorni.
Asteria salutò Lauren, la sorella di Sean, da cui lui viveva da quando i loro genitori erano morti, e loro zio - unico tutore ancora in vita - era stato rinchiuso ad Azkaban. Lauren scompigliò i capelli di Sean a mo' di saluto, seguendolo con lo sguardo mentre saliva sul treno insieme ad Asteria.
Quando il treno partì Sean aveva già iniziato a raccontare delle sue vacanze: « ... pensavo avrebbe fatto bene a mia sorella avere un fidanzato. Ma David è insopportabile. Tocca tutti i miei libri, se ne sta sempre a casa senza far nulla e non da mai una mano a mia sorella! L'avrei dovuto buttare fuori di casa. Lauren non ha mai saputo scegliersi i ragazzi » e continuò così ancora finché non trovò più altri motivi validi per insultare il futuro cognato. Asteria rise della gelosia che Sean dimostrava nei riguardi della sorella e lo prese un po' in giro, definendolo troppo iperprotettivo.
Quando Asteria si rese conto che adesso Sean attendeva il suo resoconto sui giorni trascorsi, andò nel panico senza sapere cosa dire esattamente. « Tutto bene... le solite cose, lo sai » si limitò a dire e Sean aggrottò la fronte, accigliato, annuendo distrattamente. Il silenzio calò nello scompartimento, rendendo improvvisamente l'aria più appesantita e le ore che li separavano da Hogwarts immensamente lunghe.
Sean si rifugiò dietro i suoi soliti grossi tomi e Asteria si mise a contemplare i paesaggi fuori dal finestrino. Non poté fare a meno di pensare che si ritrovavano esattamente nella medesima situazione dell'ultima volta.
Un paio di volte Daphne entrò nel loro scompartimento per assicurarsi che Asteria stesse bene, come se non la controllasse potesse correre chissà quale ignoto pericolo.
Fu dopo che Daphne se ne era tornata al suo scompartimento per la seconda volta, che Asteria non sopportò più il silenzio tra lei e Sean e decise di parlargli. Alla fine, a lui raccontava qualsiasi cosa le saltasse in testa, perché cambiare?
Così Asteria interruppe la lettura dell'amico e iniziò a raccontargli degli ultimi giorni trascorsi, senza tralasciare nulla. Mentre parlava, vide il viso di Sean sbiancare sempre più, finché non proruppe in uno scandalizzato: « Hai baciato Draco Malfoy?! ».

Una volta ad Hogwarts le abitudini di Asteria avevano preso il sopravvento su i suoi pensieri. Era stato facile per lei tornare ad immergersi nella vecchia routine: le lezioni, i compiti, le ricerche in biblioteca, passeggiare assieme a Sean o giocare con lui a spara schiocco. Certo, i decreti didattici che quella vecchia strega della Umbridge continuava ad appendere per i muri di Hogwarts limitavano parecchio le attività che Asteria era solita occupare, così anche per gli altri studenti: nell'aria si respirava ben più che noia e insoddisfazione.
Ma se le abitudini di Asteria sembravano immutate, non si poteva dire la stessa cosa del suo modo di comportarsi. La ragazza era ben più pensierosa, si perdeva durante gli studi in uno sguardo vacuo e lontano, il quale - se intercettava la figura di Draco Malfoy - si faceva immediatamente presente e concentrato.
Però se Asteria non si perdeva neppure una mossa del ragazzo che aveva dichiarato a gran voce di disprezzare, cercandolo anche quand'egli non era presente, al contrario Draco non sembrava far caso neppure all'esistenza della ragazza. Più di una volta era capitato che i due si incontrassero in un corridoio deserto, oppure che raggiungessero le scale dei dormitori nello stesso istante, ma in quegli sporadici episodi Draco non le rivolse mai neppure uno sguardo, benché meno la parola. Invece ad Asteria capitava di trattenere il fiato, e fissare Draco con un'aspettativa tale da riuscire ad attirare l'attenzione di chiunque... ovviamente di tutti tranne che quella di lui.
« Sei sicura di non esserti immaginata tutto, vero? » le chiese Sean, chinandosi a terra accanto ad Asteria per aiutarla a raccogliere le sue cose, quando ella si scontrò per sbaglio con Draco mentre correva verso l'aula di Pozioni. Lui non sembrò neppure accorgersene e continuò imperterrito per la sua strada.
« Sicurissima » rispose furente, guardando la schiena del ragazzo che si allontanava.
« A me sembra che si comporti come sempre. Non pare per niente il comportamento di un ragazzo innamorato »,
« Ma no, prego, inferisci pure ».
Con il passare dei giorni e, in seguito, delle settimane, Asteria si era rassegnata oramai all'idea che il loro rapporto era tornato quello di prima: un reciproco ignorarsi che non avrebbe mai dato alcun risultato. Asteria stava nuovamente interpretando male il comportamento di Draco? L'ultima volta lui aveva ammesso di averla ignorata per vergogna e imbarazzo. Ma ora?
Lo guardò di sottecchi - si trovava in biblioteca assieme a Sean, il quale la aiutava a scrivere il tema sulle problematiche dell'essere mago e strega nel 1300 -, dopo tutto non poteva fare a meno di osservarlo se si trovava a portata di occhio.
« Non mi stai ascoltando » sbuffò spazientito Sean, chiudendo il libro di Storia della magia con secco tonfo. Asteria si riprese, sbattendo velocemente gli occhi e arrossendo piano. Senza rendersene conto si era incantata nuovamente, mentre era intenta a guardare Draco. Aveva Sean davanti che la nascondeva, dandole campo libero senza doversi curare di essere a sua volta vista.
Draco era seduto al capo di uno dei lunghi tavoli, intento a leggere con aria piuttosto svogliata. La fronte distesa e gli occhi socchiusi, davano l'idea che con la mente stesse altrove. Al suo tavolo erano seduti anche Zabini e Daphne, più distanti Tiger, Goyle e Pansy Parkinson. Ma Draco rimaneva più distanziato dal resto del gruppo, la sua sedia poggiava contro gli scaffali di libri che costeggiavano il loro tavolo.
« Scusa Sean. Non so proprio che mi prende... » farfugliò Asteria, sorridendo mesta, cercando di minimizzare la sua disattenzione.
Sean, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo e si alzò.
« Dai, non te starai andando sul serio! Mi dispiace Sean, mi sono distratta, ma non puoi negare che Storia della Magia faccia lo stesso effetto a tutti », sbottò Asteria sconcertata dal fatto che Sean avesse tutta l'intenzione di lasciarla lì in biblioteca a concludere il suo saggio da sola.
Il ragazzo fissò gli occhi in quelli verdi dell'amica « Sono passati due mesi, Asteria. Non sopporto più vedere il modo in cui lo guardi e, se Malfoy fosse la persona che credi che sia, non ci riuscirebbe neppure lui » disse a denti stretti, per poi prendere la sua copia di "Il Medioevo magico", e andare via a grandi passi.
Asteria affondò il viso sul palmo della mano, sconfortata. Quando alzò lo sguardo, trovò gli occhi di sua sorella che la fissavano, dall'altro capo della sala, interrogativi e penetranti. Asteria, senza far trapelare la minima emozione, abbassò il capo e tornò a scrivere.
Solo due ore più tardi la biblioteca iniziò a svuotarsi. Asteria non se ne rese conto immediatamente: aveva abbandonato la testa sulla sua edizione di Storia della magia, rinunciando all'idea di concentrarsi sufficientemente per scrivere un buon tema e, quando rialzò lo sguardo, notò che al tavolo di Draco erano rimasti con lui solamente Tiger e Goyle, i quali più che studiare sembrava si stessero scambiando le figurine delle cioccorane. Tempo pochi minuti, e anche loro due si alzarono per tornare nella sala comune di Serpeverde.
Al contrario, Draco era rimasto immobile nella sua posizione, come una statua di sale. Per la prima volta dopo giorni Asteria si sentì libera di guardarlo davvero, senza l'imbarazzo di poter essere notata da Sean o da altri. Il profilo affilato del suo volto, lo sguardo totalmente assorto e le labbra lievemente arricciate in un'espressione un po' imbronciata. Senza rendersene conto i suoi pensieri si fissarono sugli occhi azzurri del ragazzo, quegli occhi che l'avevano guardata come se fosse realmente la cosa più luminosa intorno a lui. E lei ci aveva creduto; nessun dubbio era riuscito a rendere quello sguardo per lei meno sincero.
Non potrei mai dimenticarmi di questi giorni e vorrei che non lo facessi nemmeno tu. Il ricordo di quelle parole la lasciarono senza fiato, dato che oramai quei giorni non sembrava fossero mai esistiti; almeno non per lui. "Per fortuna era proprio lui che non voleva dimenticare" pensò con amarezza la ragazza, sfiorando il ciondolo che teneva nascosto sotto la divisa scolastica.
Con un sospiro Asteria si alzò, tirò fuori il ciondolo a forma di stella che luccicava al suo collo più di quanto lei volesse - come se il piccolo oggetto non aspettasse altro che farsi guardare da chiunque fosse presente -, e prese sotto braccio i volumi per riporli nella libreria.
Ebbe un attimo d'esitazione ma poi, con passo sicuro, si mosse verso il punto in cui sedeva Draco. Gli si fermò davanti e, cercando di non arrossire, poggiò una mano sul bracciolo della sua sedia e con uno « Scusa... » piuttosto trafelato, si sporse sopra di lui per infilare i libri negli scaffali che si trovavano proprio sopra la testa di Draco. Quando abbassò lo sguardo per vedere la sua espressione, vide che era rivolto verso il ciondolo, il quale gli dondolava a pochi centimetri della fronte.
E quando Asteria si allontanò, egli le rivolse un'occhiata torva. La ragazza portò istintivamente la mano a coprire il ciondolo, come se dovesse proteggerlo da quello sguardo.
« È così allora? Sarà così per il resto dell'anno e per quelli a venire? Occhiate di traverso e silenzio: davvero una bella prospettiva », sibilò stufa di non ricevere alcuna reazione da parte di Draco.
Egli tornò a guardare il libro e quando Asteria pensò che, ancora una volta, non sarebbe riuscita a farlo parlare, Draco disse con tono strascicato: « Sto solo seguendo il tuo volere, Asteria. Non sono stato certo io a lasciarti ».
« Non ti ho mai chiesto di comportarti come se io non esistessi », ribatté subito lei, mangiandosi quasi le parole per l'emozione di poter parlare finalmente con lui.
Draco chiuse il libro di scatto, fissando gli occhi azzurri in quelli verdi di lei, « Cosa vorresti che facessi? Che cercassi ogni minuto i tuoi occhi, che passandoti accanto ti sfiorassi distrattamente la mano o che cercassi sempre un qualsiasi pretesto solo per poterti rivolgere la parola, come se ci trovassimo in uno stupido romanzo rosa? La realtà è diversa, Asteria: se chiedi a un uomo di stare al suo posto, non aspettarti di essere poi rincorsa ».
Asteria non rispose, ma Draco si accorse di averla ferita, pur non avendo intenzione di farlo.
« Non ti ho mai detto di non provare nulla per te, però. Non poter stare con te mi fa comunque male » mormorò lei con voce spezzata, allungando una mano a sfiorare il volto di lui, ma Draco intercettò il suo gesto e le scansò con fastidio la mano.
« Volevi che tua sorella non corresse a piangere da te ancora una volta perché come al solito non ha ciò che desidera. Mi sembra di averti accontentata. Ora puoi tornare tranquillamente dal tuo nuovo ragazzo », sbottò, facendo un gesto vago in direzione del tavolo che avevano occupato Asteria e Sean per studiare.
« Ti riferisci per caso a Sean? » esclamò Asteria, stupita da quella accusa.
Le labbra di Draco formarono una linea pallida e dura. « Pensi che non abbia notato come ti abbraccia o come ti guarda, o dell'espressione che ha quando ti vede e poi... di come tu ridi insieme a lui », i suoi occhi ribollivano di rabbia. Asteria fece un verso sprezzante, puntando le mani sui fianchi, « Mi stai seriamente dicendo che non mi rivolgi la parola perché sei geloso del mio migliore amico? ».
Draco scattò in piedi, facendo cadere a terra il libro che teneva poggiato sulle gambe. « Non sono geloso di quel Jugson » pronunciò il cognome di Sean con disprezzo « Cerco solo di comportarmi normalmente ».
Asteria si avventò su di lui, puntellandogli l'indice contro il petto « Non può essere questa la normalità che cerchi. E non prendertela con Sean. E il fatto che mi ignori mi fa impazzire, quindi smettila... », Asteria si interruppe perché sorpresa dall'improvvisa reazione di Draco, il quale la prese per i polsi e la fece scontrare contro la libreria. « Smettila tu di dirmi quello che devo fare. Mi comporto come ho sempre fatto semplicemente perché è ciò che pretende Daphne, quello a cui tu hai così amorevolmente acconsentito. Non è con me che te la devi prendere ».
Asteria si sentì schiacciata dal suo sguardo, ma riuscì a resistere all'impulso di distogliere il proprio.
« Hai per caso deciso di cambiare idea? », per la prima volta la voce di Draco si incrinò.
« Non mi fare questo. » Sentì il corpo di lei tremare leggermente sotto la sua stretta, l'espressione farsi addolorata.
Gli occhi di Draco si puntarono sulle sue labbra, con l'unico desiderio di volersi avvicinare un altro po' solo per poterle sfiorare ancora una volta.
« Allora non pretendere nient'altro da me »,
« Vorrà dire che mi accontenterò solamente di guardarti da lontano » mormorò lei in risposta. Le dita di Draco allentarono gradualmente la stretta intorno ai polsi di Asteria, finché le braccia non le ricaddero lungo i fianchi.
« Benissimo » Draco fece un passo indietro, continuando a guardarla contrariato, poi si voltò, prese il libro caduto per terra e filò fuori dalla biblioteca.
Asteria si lasciò andare contro la libreria, incrociando le braccia al petto. Cercò di concentrare i suoi pensieri su Daphne, ripetendosi che era quella che aveva intrapreso l'unica scelta giusta da fare.
Sean entrò improvvisamente nel suo campo visivo, facendola spaventare.
« Ero tornato per farti compagnia... mi sono sentito in colpa ad averti lasciato qui da sola... » borbottò, la testa china a fissare la proprie scarpe. « Non volevo ascoltare ».
Ad Asteria si strinse il cuore. Si chiese se Sean fosse arrabbiato, nel ricordare quanto egli si mostrasse geloso e ostile nei riguardi dei ragazzi che spesso le giravano intorno.
Il ragazzo si dondolò sulle punte, poi con un leggero sospiro, allargò le braccia cosicché Asteria - con una risata soffocata dal groppo in gola - ci si potesse buttare in mezzo. Sean la strinse forte a sé, poggiando il mento sulla sua testa « Quella che stai facendo per Daphne è molto nobile. »
« Molto nobile... o molto stupido » farfugliò la ragazza, grata della presenza dell'amico in quel momento « E sicuramente ben poco da Serpeverde » aggiunse, facendo sorridere anche Sean.



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Capitolo 10
*** Rischiare il cuore ***




Angolo Autrice: Salve a tutti!^^ Eccomi con un nuovo capitolo che spero apprezzerete tutti! Devo ammettere che questo è uscito un pochetto a stento e non ne sono completamente soddisfatta. Diciamo che non rientra tra i miei capitoli preferiti della storia, ma si deve pur andare avanti! ahahha
Come sempre ringrazio BekkaMalfoy e NarcissaBM per le vostre stupende e superbellissime recensioni!*^* Vi adoro <3
E ringrazio anche con tutto il cuore le 12 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 25 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 4 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





Rischiare il cuore




La professoressa Cooman si aggirava per i tavoli, osservando i propri alunni da dietro gli spessi occhiali da vista che le ingrandivano gli occhi in modo innaturale, agitando gli innumerevoli scialli da cui era avvolta e facendo tintinnare gli altrettanti braccialetti, muovendosi nel suo tipico modo teatrale.
Sean e Asteria, seduti sui rispettivi pouf, si guardavano a vicenda in modo particolarmente annoiato, mentre cercavano di seguire il filo del discorso di un'altra strampalata lezione di Divinazione.
Sean sbadigliava poco elegantemente, rigirandosi tra le mani la treccia di aconito e salvia.
« Ricordami il motivo per cui ci siamo segnati a Divinazione quest'anno » brontolò Asteria a voce bassa, per non farsi sentire dalla professoressa. Sean si limitò a sollevare le spalle, l'occhio smorto che annunciava un imminente colpo di sonno del ragazzo.
« ... grazie all'aconito, ragazzi miei, gli spiriti si desteranno. Aprite l'occhio interiore! Usate la vista! E gli spiriti si mostreranno a voi, rivelando i segreti del passato! » stava dicendo la professoressa Cooman in un ampio svolazzo di scialli. « Ora accendete le trecce di erbe e concentrate le vostre auree ».
« Spiegami tu il motivo per cui dobbiamo richiamare i fantasmi dall'aldilà quando Hogwarts ne è piena » ribatté Sean agitando la treccia, da cui il fumo dell'incenso aveva iniziato ad espandersi.
« Ragazzo! Stai per caso comunicando con gli spiriti? » la Cooman si avventò su Sean afferrandogli il braccio, guardandolo con espressione carica di aspettativa.
Asteria rise, coprendosi le labbra con la mano, agitando anch'ella la sua treccia di erbe per far vorticare meglio il fumo.
« Oh si, uno, professoressa », rispose Sean con uno dei suoi sguardi più innocenti « Anche piuttosto carino: capelli neri e occhi verdi. Ha presente? ».
La professoressa Cooman non sembrò intendere l'umorismo velato di Sean e annuì con vigore, allontanandosi poi con un: « Continua a mantenere la connessione e rinforza la tua aurea, caro ».

« Per Merlino! Questa lezione sembrava non finire più » sospirò Asteria, una volta fuori dalla classe di Divinazione. « Se stavo lì dentro ancora un minuto mi sarebbe venuto un attacco d'asma. Non si respirava più per tutto quell'incenso » si lamentò Sean, tra un colpo di tosse e l'altro.
Asteria gli diede qualche pacca comprensiva sulla schiena. « Dai, per lo meno non abbiamo altre lezioni oggi ».
Sean annuì mostrando un'espressione sollevata. « Ti dispiace se passiamo in biblioteca prima di tornare nella Sala comune? Dovrei prendere un libro di Trasfigurazione » disse il ragazzo, misurando con attenzione le parole: l'ultima volta che aveva fatto riferimento alla biblioteca poi aveva dovuto sopportare il malumore di Asteria per il resto della giornata.
Lo sguardo le si rabbuiò « Tu vai, tranquillo. Io inizio a sistemare le carte così ci facciamo una partita prima di cena ». Non l'aveva mai detto esplicitamente, ma era chiaro che tornare lì per lei sarebbe stato come tormentare una ferita ancora fresca; per questo la ragazza la evitava come se il luogo fosse invaso dal Tranello del Diavolo. « E poi sicuramente Daphne mi starà aspettando in Sala Comune », mentre Asteria parlava già aveva iniziato ad allontanarsi.
Daphne non sembrava aver dato peso al progressivo allontanamento di Asteria nei suoi riguardi, così come non sembrava far caso al successivo riavvicinamento della stessa, riacquistando così quella che per loro era la normalità. Presto, le due sorelle Greengrass, erano tornate a cenare insieme e a chiacchierare del più e del meno davanti al camino della Sala Comune: per Sean, quelle due, sarebbero rimaste per sempre un mistero.
Il ragazzo non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, incamminandosi a sua volta nella parte opposta.

Quel giorno Draco si era svegliato di malumore come, tra l'altro, ogni mattina di quelle ultime settimane. Di rado gradiva la compagnia dei suoi amici, a stento sopportava invece la costante presenza di Daphne e Pansy intorno a lui, le quali se lo litigavano senza troppi complimenti.
Ma se c'era qualcuno di cui davvero sopportava a stento la vista, quella era senz'altro Asteria Greengrass.
Certamente la ragazza non mentiva quando, in biblioteca, gli aveva detto che si sarebbe accontentata di guardarlo da lontano. Erano innumerevoli le volte in cui egli aveva colto il suo sguardo su di sé. E ogni volta lo irritava sempre di più, tanto da rendergli difficile restare negli stessi luoghi in cui anche lei sedeva, o trattenersi dal non alzarsi per urlarle contro di smetterla.
La cosa peggiore era che il suo sguardo non era insistente né voluto, semplicemente lei non se ne accorgeva e si abbandonava a quel semplice gesto, come se in esso ritrovasse sogni non ancora dispersi.
Ripensare alla biblioteca diede a Draco un senso di forti brividi: ancora gli era ignoto quel che lo aveva trattenuto dal baciarla quando, per la prima volta dopo mesi, aveva finalmente potuto tenerla tra le braccia. Nel toccarla ogni tentativo di starle distante era crollata, e un intenso malumore l'aveva colto nel godere di quel suo sguardo insolitamente luminoso. Stelle aveva definito quegli occhi, stelle di quel suo cielo buio.
Lo irritava oltre ogni modo sapere quanto poco a lei bastava per accontentarsi. Era davvero di questa misera misura il suo affetto?
Una furia dai capelli neri gli si scontrò contro, strappandolo ai suoi pensieri. Draco, sorpreso, si ritrovò occhi castani puntati su di sé. Pansy. Non proprio la persona a cui stava pensando.
Cercò di allontanarsi dalla presa della ragazza, arpionata al suo braccio. « Draco ho notato che eri diretto verso la Sala Comune e ho pensato di accompagnarti ».
Draco si riuscì a liberare « Non ce n'è bisogno. In questo momento voglio solo andare a cenare », sbottò, cambiando bruscamente direzione per poi raggiungere a grandi passi la Sala Grande.
Si andò a sedere in un angolo in disparte del tavolo dei Serpeverde, che andava a riempirsi ancora molto lentamente. Di sfuggita notò Sean e Asteria sedersi dalla parte opposta dove si trovava lui; e da quel momento smise di far vagare i suoi occhi per la Sala Grande.
Quello sguardo carico d'affetto che lei gli rivolgeva ogni volta, l'avrebbe fatto presto impazzire. No, lei non lo capiva affatto. Per Draco, l'unica scelta assennata era ignorarla e lei questo non lo capiva. L'unico modo per far si che la lontananza risultasse meno insopportabile. Draco tentava di affievolire ciò che provava verso Asteria, ma ciò riusciva soltanto ad aumentare il forte desiderio che provava per lei.
La guardava mangiare, ma ella toccava a malapena il cibo. Accanto a lei, al contrario, Sean mangiava per entrambi. Non era la prima volta che non la vedeva mangiare, constatò, e aveva anche il viso stanco. Erano entrambi stanchi.
Draco si irrigidì, sentendosi colto da un'improvvisa rabbia: doveva mettere fine a tutto questo.
« Cosa guardi? » volle sapere Daphne, non appena si sedette accanto a Draco. Egli abbassò gli occhi sul proprio piatto « Quel paranoico di Potter » fu la risposta soffiata tra i denti.
Non era del tutto una menzogna, il volto di Potter spuntava da dietro la spalla di Asteria, ed egli assottigliava lo sguardo ogni qual volta Draco alzava gli occhi sulla ragazza, pensando invece che la sua attenzione fosse rivolta a lui.
Bisognava andare avanti - pensò Draco, improvvisamente, posando gli occhi su Daphne - creare una situazione che avrebbe irrimediabilmente distrutto quella precedente. Quale modo migliore per dimenticare un desiderio, se non facendo si che esso non risultasse più tale?
Draco si puntellò sui gomiti, le mani incrociate davanti alla bocca. Poi si voltò verso Daphne: « Potrei parlarti un momento in privato? ».

La mattina seguente Asteria si svegliò in ritardo: in quegli ultimi giorni, ad ogni risveglio, si sentiva sempre troppo stanca, nonostante dormisse come un sasso per tutta la notte. Si vestì in fretta e furia e si catapultò in Sala Comune, ormai deserta tranne che per una figura seduta al tavolo e china su di un libro.
Sean sollevò il capo, lanciandole un sorriso « Buongiorno raggio di sole ».
« Mi hai aspettato » disse Asteria sorpresa, cercando di non far cadere i propri libri che cercava di tenere tutti assieme sotto al braccio.
« Certo che ti ho aspettata », ribatté lui scrollando le spalle e alzandosi.
« Ma così hai saltato la colazione » Asteria si mosse agitata verso il ritratto « e siamo già in ritardo per la lezione di Trasfigurazione! ».
Sean le corse dietro, tirandole la treccia per farla voltare « Tieni », sbuffò lui mettendole in bocca un muffin alle more.
Gli occhi verdi della ragazza brillarono sorridenti. Diede un morso al muffin e poi scoccò un bacio sulla guancia al suo migliore amico.
« Se non ci fossi tu a prenderti cura di me, morirei di stenti » affermò lei ridacchiando, mentre correva su per le scale dei sotterranei.
La mattinata passò molto velocemente tra una lezione e l'altra, e il pomeriggio si prospettava sempre più pieno di compiti da fare. Sean mangiò da solo nella Sala Grande, Asteria non aveva appetito e preferiva prendere una boccata d'aria e poi tornare in Sala Comune per iniziare i compiti.
In ogni caso Sean, una volta finito di pranzare, si premurò di portarle un po' di frutta e una fetta di torta alla crema e caramello.
Mentre scendeva le scale verso i sotterranei, Sean - senza riuscire a resistere dallo spiluccare qualche briciola della torta, di tanto in tanto - si imbatté in Daphne e Asteria.
Le due ragazze parlavano a bassa voce, nonostante la scala fosse deserta.
Sean non poté fare a meno di notare quanto Asteria sembrasse pallida alla fioca luce delle torce. « Vi siete messi insieme? » stava dicendo con un filo di voce. Ma lì i rumori rimbombavano e per Sean non fu difficile udire le sue parole.
Daphne sorrise, confondendo la reazione allibita della sorella come felice sorpresa. L'entrata in scena di Sean non parve turbarla, come se egli non esistesse; ma Sean era troppo abituato a quel suo comportamento per prendersela.
« Si, ieri sera. Draco mi ha chiesto di stare con lui e io non potevo certo far altro che rispondergli di si » le gote della maggiore delle Greengrass si arrossarono un poco: forse emozione, forse imbarazzo per aver intuito qualcosa di più dall'espressione sempre più palesemente sconvolta della sorella.
Asteria deglutì piano, poi con un sorriso tremulo si allungò verso Daphne per abbracciarla « Sono molto felice per te. Vedi, i tuoi dubbi erano vani », disse con voce rauca, accarezzandole i capelli.
Quando sciolse l'abbraccio, si rivolse a Sean « Andiamo? », chiese allungandogli la mano, e solo quando lui gliela prese si iniziò ad allontanare, senza più voltarsi verso Daphne.

Asteria attraversò a grandi passi la Sala Comune veloce come un bolide, diretta verso la poltrona su cui Draco Malfoy sedeva. Sean, alle spalle di Asteria, poté giurare di vedere il ragazzo impallidire di fronte alla visibile furia della ragazza.
« È stato un colpo basso questo, Malfoy » la voce le tremava; se per rabbia o per sofferenza, Sean non seppe dirlo. « Anzi no, penso che questa sia stata una mossa volutamente cattiva. E sai una cosa? Non mi importa se l'hai fatto semplicemente per offendermi: penso che come ripicca sia piuttosto infantile! ».
Lui si limitò a fissarla, il volto esangue « Non è ciò che volevi? Non è ciò per cui non stiamo insieme? Daphne è innamorata di me; perché allora non darle quel che lei vuole? ».
Draco strinse i pugni, tanto che le nocche sbiancarono.
Asteria rimase per un momento senza parole, poi prese a farfugliare, confusa e disorientata come un cucciolo che riceveva violenza senza motivo: « Ma io credevo che non provassi niente per Daphne. Credevo che... io fossi più importante per te. Che sarei valsa il tuo tempo, la tua attesa... » la voce giunse flebile persino alle orecchie di Draco, che le stava difronte.
« Non pensavo di essere così facilmente sostituibile », aggiunse cercando di recuperare quel po' lucidità, di non mostrarsi così inerme e ferita.
Draco sorrise glaciale, gli occhi due lastre di ghiaccio prive di alcuna emozione. Asteria si allontanò di riflesso, aggiungendo un po' più di spazio tra di loro.
Il ragazzo si poggiò allo schienale della poltrona, con sguardo tagliente « D'altronde una Greengrass vale l'altra ».
Senza pensare Asteria scattò istintivamente a quelle parole, per colpirgli il volto. Ma Draco si aspettava una reazione del genere, l'aveva già provata sulla propria pelle e intercettò facilmente lo schiaffo. Le afferrò il polso e le torse il braccio, strattonandola per avvicinarla a sé, con tale violenza che per Asteria fu difficile non cadergli in braccio. Ora i loro volti erano a una vicinanza tale da potersi sfiorare al minimo movimento.
« Solo se poi mi baci », disse Draco, soffiando le parole a poca distanza dalle labbra di Asteria.
La ragazza si allontanò da lui, liberandosi dalla stretta con un movimento brusco, nonostante il dolore al braccio; ma non le importava, l'unica cosa che le premeva era togliere qualsiasi contatto tra lei e Draco.
Egli poté scorgere negli occhi di lei, l'esatto momento del non ritorno, l'istante preciso in cui tutto andava distrutto.
Una lacrima solitaria attraversò il viso di Asteria, ma comunque raddrizzò la schiena, impedendosi di versare nuove lacrime poi, con passo misurato si diresse verso il proprio dormitorio.
Sean era rimasto a guardare la scena, con le braccia incrociate e sulla faccia un misto di disgusto e incredulità. Si sentì in dovere di difendere Asteria, fosse l'ultima cosa che faceva; ma, appena accennò un passo, Draco scattò in piedi ammonendolo con un gesto della mano « Non una parola, Jugson », sbottò. Respirava affannosamente, passandosi la mano tra i capelli biondi con fare nervoso, lo sguardo perso. D'improvviso si girò e con un calcio gettò a terra la poltroncina, imprecando. Probabilmente non sarebbe mai riuscito a togliersi dalla testa lo sguardo deluso e mortificato di Asteria.
Un senso di soffocamento lo invase: si era spinto troppo oltre. Voleva soltanto che lei la smettesse di star male per lui, ma ora dubitava che farsi odiare fosse la soluzione più adatta. Non aveva pensato a cosa sarebbe significato per lui, essere guardato in un modo simile da Asteria.
Si era lamentato per i suoi sguardi carichi d'amore, preoccupandosi dell'afflizione che ne leggeva dentro, della tristezza che le dava essere innamorato di lui; ma non si era mai reso davvero conto di quanto in realtà fossero per lui importanti.
« Sai, non sarò un esperto, ma non credo che si faccia così per conquistare una ragazza » disse Sean, appoggiandosi a uno dei tavoli, fingendo un'aria disinteressata.
Draco lo guardò dritto negli occhi, facendo sentire Sean a disagio. Era la prima volta che lo sguardo glaciale di Draco Malfoy lo fissava, e Sean pensò a come facesse Asteria a riuscire a tenergli testa.
Poi un lampo gli attraversò quegli occhi apparentemente impenetrabili e una smorfia gli deformò le labbra fine. « Se mi odia per lo meno la smetterà di guardarmi continuamente con quegli occhi da cucciolo bastonato », sputò ogni singola parola con disprezzo.
« Non ne meriti neppure uno tu di sguardi, Malfoy », Sean si raddrizzò, improvvisamente irato da come Draco osava parlare di Asteria e, prima di abbandonare la Sala Comune come quest'ultima, sbottò: « Prova a lottare anche tu per lei, una volta tanto ».

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Capitolo 11
*** Amore senza le sue ali ***




Angolo Autrice: Salve a tutti! Allora per prima cosa, sappiate che l'unica cosa che mi piace di questo capitolo è il titolo u_u (tra l'altro preso da una citazione del buon vecchio Byron:"L'amicizia è Amore senza le sue ali") Si, lo so, lo so, mi sto sempre a lamentare! Ma che posso farci? Scrivere questo capitolo è stato un po' un mezzo parto. Non voleva proprio saperne di venir fuori, e ci ho messo davvero molto più tempo di quanto potessi immaginare. E a conti fatti non mi soddisfa poi tanto... ma lascio a voi l'ultima parola a riguardo!
Come sempre ringrazio Lulyx, love_is_everything, BekkaMalfoy, NarcissaBM e ehikatnijs per le vostre preziose e bellissime recensioni! Vi adoro <3
E ringrazio anche con tutto il cuore le 13 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 27 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 5 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





Amore senza le sue ali.




Era ormai sera e la Sala Comune di Serpeverde iniziava ad essere affollata. C'era chi studiava all'ultimo minuto per la lezione del giorno seguente, chi scherzava bevendo una burrobirra davanti al caminetto, chi giocava agli scacchi magici o a gobbiglie.
Poi c'era Sean, da solo, seduto in un angolo della sala, lontano dai posti vicino al camino che solitamente occupava con Asteria. Lady Carmilla, acciambellata sulle sue gambe, era l'unica compagnia che aveva trovato.
Asteria non era più uscita dalla propria camera del dormitorio, e oramai Sean aveva consumato le proprie dita a furia di mordersi le pellicine, completamente preso dall'ansia.
Non poteva andare nel dormitorio delle ragazze a controllare di persona, così aveva provato a parlare con le compagne di stanza di Asteria, ma loro l'avevo ignorato come se invece del loro compagno di casata gli fosse passato davanti il Barone Sanguinario vaneggiando su morte, tradimenti e sangue.
Sean infossò la testa tra le spalle, conscio del fatto di quanto fosse inutile continuare a sperare che Asteria scendesse da un minuto all'altro.
Con espressione imbronciata, guardava Draco seduto su un divano dall'altra parte della sala. Accanto a lui, Daphne gli circondava un braccio, tenendo la testa poggiata sulla sua spalla. Tal volta si baciavano di sfuggita, senza troppe effusioni vistose che in genere le coppiette piaceva mettere in atto. Vicino a loro, Pansy Parkinson si affidava alla sua confezione di Cioccocalderoni, l'espressione un misto di afflizione e sconforto.
Sean continuò a fissare Draco con insistenza. Non si capacitava di come il ragazzo potesse essere l'espressione della tranquillità, senza mostrare il benché minimo turbamento. Si chiese come la stessa persona che dapprima non era riuscita a nascondere quanto fosse sconvolta, ora poteva apparire altrettanto calma e padrona di sé.
Solo dopo un po' Sean si rese conto di essere a sua volta guardato da Draco, il quale sembrava ben più che infastidito. Così decise che era giunta l'ora di levare le tende e si alzò, subendo per questo la zaffata di un'offesa Lady Carmilla.

Il mattino seguente Asteria si svegliò con un leggero mal di testa e un fastidioso ronzio nelle orecchie. Affondò il viso nel cuscino, desiderando di essere improvvisamente colpita da un incantesimo del sonno eterno pur di non doversi alzare e mettere il viso fuori dal dormitorio.
Considerò l'idea di darsi malata, ma avrebbe preferito di gran lunga affrontare il mondo esterno che restare un altro giorno da sola con sé stessa, costretta a rimuginare fino all'esasperazione.
L'unica consolazione fu pensare a Sean, che la stava sicuramente già aspettando per andare a fare colazione.
Entrando nella Sala Comune difatti lo trovò, come sempre davanti a un libro, ma questa volta con gli occhi persi nel vuoto.
« Buongiorno raggio di sole » la salutò, come faceva ogni mattina; un sorriso timido che gli addolciva lo sguardo preoccupato.
Asteria ricambiò il sorriso. « Andiamo, sto morendo di fame! ».

Giunti alla Sala Grande presero posto al tavolo dei Serpeverde. Sean notò con piacere che Asteria aveva davvero riacquistato l'appetito. Cercava di parlarle con la solita allegria, ben attento a non lasciarsi sfuggire riferimenti riguardo il giorno prima.
D'un tratto però trattenne il fiato nel veder Daphne e Draco sedersi alla parte opposta del tavolo non molto lontano da loro, ansioso di vedere come avrebbe reagito Asteria.
Daphne la salutò con un allegro cenno della mano, e Asteria rispose con il medesimo entusiasmo.
Sean la guardò, senza riuscire a mascherare la propria sorpresa. Ma di fronte lo sguardo interrogativo di lei, se ne pentì immediatamente. D'altronde Asteria non sarebbe mai uscita dalla sua stanza se non fosse stata sicura di potersi comportare come se non le fosse successo nulla.
Finita la colazione, i due si affrettarono verso l'aula di Trasfigurazione. La professoressa McGranitt già li aspettava sulla cattedra, in forma di animagus.
Quel giorno avrebbero provato a trasfigurare piccoli oggetti in uccellini.
Accanto a Sean, Asteria brontolò sonoramente tirando fuori la propria bacchetta « Non ho studiato per niente questo incantesimo ». L'espressione corrucciata fece sorridere Sean.
« È simile a Feraverto, soltanto al contrario » cercò di rassicurarla, mentre lei con sguardo ostile picchiettava il proprio oggetto con la punta della bacchetta, ripetendo determinata « Avifors... Avifors. Avifors! ».
L'uccellino creato da Sean già cinguettava sul banco, mentre lui la guardava divertito.
Asteria gli rivolse un'occhiataccia « Non ci trovo proprio nulla di divertente! » esclamò, tornando a colpire insistentemente il proprio oggetto, che non sembrava neanche lontanamente intenzionato a trasformarsi.

Seguirono la lezione di Erbologia e poi di Pozioni e la mattinata sembrò trascorrere più veloce del previsto. Asteria e Sean scherzavano, ridevano e chiacchieravano come in ogni altro giorno, e se un'ombra scendeva sul viso di Asteria, Sean fingeva di non accorgersene. Più volte si dovette mordere la lingua a quel proposito, ma sapeva ormai per esperienza che se Asteria avesse avuto bisogno di quel tipo di conforto, sarebbe stata lei a chiederlo.
Quando tornarono nella Sala Comune di Serpeverde per distendersi un po', dopo pranzo, tutte le poltrone e i divani erano occupati così dovettero sedersi a un tavolo lontano dal fuoco.
Sean, suo malgrado, tirò fuori gli scacchi magici. Qualche giorno fa si era predisposto di insegnare Asteria a giocarci, ma la ragazza si era dimostrata un vero asso, tanto da far rimpiangere a Sean il familiare Spara Schiocco.
Dopo un paio di partite agguerrite, dove Asteria ebbe la meglio come nel più delle volte, stavano per iniziare a fare i compiti quando Daphne sembrò saltare fuori dal nulla.
« Eccoti qui, finalmente! » esclamò comparendo dietro le spalle di Asteria, spaventandola. « Ieri sei scomparsa per tutto il giorno ».
« È vero, ma sai i compiti... » tentò di giustificarsi Asteria inutilmente, in quanto Daphne era già presa d'altro. Come spesso accadeva inondò la sorella con un fiume di parole, di cui spesso Sean perdeva il filo o rinunciava a priori di seguirlo.
Però egli non poté fare a meno di notare qualcosa che stonava nella naturalezza di Asteria, nell'attenzione che prestava a Daphne: quella disinvoltura in sé era strana, più premurosa del normale, più cauta.
« Oh ecco Draco! » strepitò Daphne, afferrando la mano di Asteria e trascinandola dietro di sé.
« Ma... io dovrei... » tentò invano di ribellarsi Asteria, indicando Sean e i libri che aveva già tirato fuori.
Draco era appena entrato nella Sala Comune e non sembrava affatto entusiasta di vedersi arrivare incontro le due sorelle Greengrass, assieme.
Ma se Sean era già rimasto sorpreso di quale naturalezza Asteria riuscisse a dimostrare nei riguardi della sorella, rimase del tutto sconvolto nel vedere con quale medesima semplicità si rivolgeva anche a Draco.
Egli rispondeva con gelida cortesia, nel probabile tentativo di non esibirsi in una plateale espressione sconcertata, non molto dissimile a quella di Sean.
Ma Asteria era troppo presa da Daphne, per accorgersi di alcunché. Guardava la sorella con un misto di affetto e angoscia; trasudando gentilezza e affabilità in ogni parola che le rivolgeva.
Sean allora si rese conto che Asteria si sentiva in colpa. Si tormentava per essere innamorata dello stesso ragazzo con cui stava sua sorella. La rabbia per quello che aveva fatto Draco era passata, ora era rimasta solo la vergogna per quello che provava, per i suoi sentimenti che contrastavano con il suo buon senso, e per tutte le bugie che aveva rivolto a Daphne.
E ora cercava redenzione, dedicandosi unicamente a sua sorella.
Mentre parlavano, Daphne si sporse per baciare Draco, il quale rispondeva con ben poco coinvolgimento; per poi allontanarsi velocemente dalle sorelle Greengrass, con la scusa di dover mettersi a studiare per i G.U.F.O.
Dopo poco anche Daphne si sedette al tavolo dove Draco aveva già iniziato a destreggiarsi tra i vari libri di testo.
Così Asteria, senza perdere tempo, si volse allontanandosi svelta.
Per un momento Sean pensò che stesse tornando da lui, poi si rese conto che invece puntava al passaggio nel ritratto. Così si frappose, afferrandola per un braccio, prima che lei potesse superarlo e raggiungere poi l'uscita.
« Non ti arrendere così. » Disse con voce abbastanza bassa da poter farla sentire soltanto a lei.
« Ti prego lasciami, Sean. Ho bisogno di uscire un attimo. Non respiro più » mormorò lei e a Sean fu facile leggere la tristezza in quegli occhi verdi.
Così agì d'impulso, senza un minimo di discernimento. Fu quasi un gesto involontario, fatto sta che fu l'unica cosa che in quel momento gli venne in mente di fare per aiutarla.
Sean si chinò a baciarla, la mano libera che andò a posarsi alla base della sua schiena per attirarla un po' più vicina a sé. Fu un bacio impacciato e ben poco passionale, ma soprattutto durò un breve momento. Asteria si tirò via subito, lo sguardo perso, quasi spaventato. Uno sguardo di chi vede una certezza inossidabile sgretolarsi davanti ai propri occhi.
Sean aveva un'espressione mortificata, di chi sa di aver fatto un grave errore proprio nel momento in cui lo sta compiendo.
« Ora ho davvero bisogno di andarmene » decretò la ragazza; ma, prima che potesse solo fare un passo, il secco rumore di una porta che si chiude risuonò alle loro spalle.
Quando si voltarono a guardare, Daphne era sola seduta al tavolo, e i suoi occhi sembravano voler incenerire Sean.

Si sentiva una sciocca, una persona orribile. Per mesi aveva parlato a Sean di Draco, come se nulla fosse, senza sapere. E ora cosa voleva intendere quel bacio?
Le veniva da piangere, ma alla fine non avrebbe avuto alcun senso farlo. "I Greengrass non piangono, o per lo meno non danno mai a vedere se lo fanno. Piangere è come dimostrare la tua debolezza più grande", ripeteva spesso Doron a lei e a Daphne quando, da piccole, le vedeva lagnarsi. Asteria non ricordava di aver mai visto versare una sola lacrima a Daphne, se non quando stava sola con lei.
Si trovava sulla torre di Astronomia, affacciata alla finestra a guardare le distese di prati, e più giù la Foresta Proibita. Di giorno non faceva così paura. Eppure, invece di essere baciata dal sole, Asteria in quel momento avrebbe preferito guardare le stelle, ripensando alle leggende che le aveva raccontato Draco una notte, che sembrava ormai appartenere ad un'altra vita.
Cos'avrebbe fatto se, oltre a Draco, ora avrebbe perso anche Sean? Un brivido le corse lungo la schiena. Non ci sarebbe mai stato un altro Sean, per lei. Lui la conosceva, sapeva ogni cosa: ciò che le piaceva mangiare, i suoi gusti in fatto di libri, i passatempi che amava. Ma soprattutto era capace di interpretare ogni più piccola sfumatura delle sue espressioni.
Se Sean si fosse allontanato da lei avrebbe lasciato un vuoto incolmabile, un'assenza di cui aveva paura e di cui era fin troppo consapevole. E lei non era in grado di immaginare neppure uno dei suoi giorni senza Sean.
Si costrinse per un attimo a guardalo in modo diverso. A vedere se stessa e lui, insieme come sempre, ma in un altro modo. Forse se fosse successo in un altro momento, se non si fosse avvicinata a Draco innamorandosi di lui; forse allora quella semplice coppia comparsa ora nei suoi pensieri sarebbe stata perfetta, felice e innamorata.
Avrebbe potuto amare Sean, in cuor suo lo aveva sempre amato, ma non era mai stato quel sentimento tale da innalzarsi in volo e brillare di passione.
Sentì dei passi che salivano le scale della torre. Il cuore di Asteria si strinse quando Sean le si affiancò, affacciandosi a sua volta alla finestra.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi Sean provò a rompere quella muta parete così ostile: « Asteria... », la voce un po' roca, preoccupata. Con un gesto lei lo costrinse al silenzio. Gli poggiò una mano sulla sua, quel contatto fece morire nella sua gola ogni altra parola.
Lei lo guardava fisso negli occhi, con una malinconia tale da indurlo a maledirsi ben più di quanto già stava facendo. Asteria aveva solo due strade dinanzi a sé da poter percorrere: scoprire a cosa avrebbe portato il loro affetto, oppure tentare di lasciar tutto immutato rischiando che lui si allontanasse da lei. Il primo le sembrava un errore, l'altro non avrebbe mai potuto sopportarlo.
« Sean... io », strinse le labbra, cercando le parole adatte « se io potessi decidere chi amare, sceglierei te. » La sua voce tremolò appena, mentre con timore cercava negli occhi di lui la delusione. « Tu... mi conosci. Tu sei parte di me. Ma non si possono controllare i sentimenti », le si spense la voce. "Se potessi controllare ciò che provo, chiuderei gli occhi su Draco per aprirli su di te" pensò, ma non ebbe la forza di dirlo.
Ma Draco... l'amore per Draco le incendiava il corpo, le consumava ogni energia. Era qualcosa che la faceva volare e la distruggeva al tempo stesso.
Sean sospirò, cingendo con un braccio le spalle di Asteria, rivolgendole un sorriso rassicurante « Quello che hai detto è... » le rivolse una piccola smorfia « davvero dolce ». Il tono di lui ora era più leggero. Persino i suoi occhi sembravano giocosi, seppure arrossì un poco quando confessò: « È stato come baciare mia sorella. »
Rise piano, nel vedere l'espressione di Asteria: un misto di incredulità e sollievo.
Distolse gli occhi, tornando a guardare il panorama dinanzi a loro « Sai, c'è stato un periodo in cui ti vedevo diversamente. In cui ho pensato di amarti. » Mentre parlava, con la coda dell'occhio Sean spiava la sua reazione, ma Asteria ascoltava con sguardo assorto e dal suo viso nessun pensiero trapelava. « Non mi fraintendere ora, lo sai che ti amo. Sei la persona più importante per me, insieme a Lauren: io ho solo voi due. »
Si scompigliò i capelli, già arruffati e si morse il labbro prima di continuare a parlare, come se non fosse sicuro se quel che era pronto a dire avrebbe fatto più bene o più male. « Tu forse non te ne rendi conto, ma Malfoy è geloso di te. Più di quanto cerca di nascondere. Era distrutto dopo la sfuriata che gli hai fatto in Sala Comune. E prima, quando ti ho vista annaspare pur di restare davanti a loro, e poi affogare piano, ho pensato che dovesse capire sulla sua pelle il modo in cui ti senti quando vedi lui e Daphne insieme. Così... io ehm »
« Mi hai baciata » completò Asteria per lui, annuendo.
Sean arrossì visibilmente « Lo, so. Sono un'idiota, non serve che mi guardi in quel modo » brontolò a voce bassa.
« Quindi non mi odi? » chiese con una voce strozzata.
La domanda lo colse alla sprovvista. Sean strabuzzò gli occhi: « Ma mi hai ascoltato? ».
Lei sorrise, annuendo con vigore, mentre grossi lacrimoni le rigavano le guance, facendo così impallidire Sean. « Stai... stai piangendo? Oh per Merlino, non sono pronto ad una Asteria che piange. »
Lei si lasciò andare contro il petto di Sean, il quale accarezzò con mani agitate la schiena della ragazza, mossa dai singhiozzi.
Che senso ha trattenere le lacrime, quando il cuore ti si gonfia tanto da togliere il respiro? Che senso ha nascondere il pianto davanti ad una persona che ti ama come se stessa? Perché nascondere la propria debolezza a qualcuno che conosce ogni tuo segreto?
Poi la mano di Sean fu sul suo viso e lo fece sollevare, mentre con il pollice asciugava paziente ogni lacrima.
« Ti preoccupi troppo, Asteria », mormorò con sguardo severo. « Per me, per Draco... per Daphne. Soprattutto per Daphne. Non c'è mai nulla di sbagliato nell'amore. Qualunque persona esso sia rivolto ».
Poi con un sospiro più esausto, Sean aggiunse « E ora smettila di piangere, o penso che mi verrà una crisi di panico. Davvero, non ho la minima idea di cosa fare se tu piangi. »
Restarono così per un tempo che parve indefinito, poi ridiscesero dalla torre di Astronomia insieme, mano nella mano.

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Capitolo 12
*** Solo un attimo di respiro ***




Angolo Autrice: Salve gente! Vi avviso subito che questo capitolo è un pochettino più lungo dei precedenti, ma non me la sono sentita di dividerlo in due parti, visto che con questo si conclude ufficialmente la prima parte della storia! Non mi sembra vero di essere già arrivata a questo punto! *^* *Lacrimuccia*
Quindi leggete e commentate numerosi <3
Ringrazio di cuore BekkaMalfoy e NarcissaBM per le vostre preziose e bellissime recensioni! Vi adoro <3
E ringrazio anche con tutto il cuore le 15 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 31 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 4 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





Solo un attimo di respiro.




« Non trovi anche tu che Daphne passi molto più tempo insieme a Zabini? ».
Si trovavano sdraiati sul prato, davanti al Lago Nero. Asteria mangiava annoiata le sue Caramelle Tutti Gusti + 1, mentre Sean era completamente assorbito dall'ultimo libro della serie "La lettera incantata - Il difficile caso di Howthorne l'Auror".
Abbassò il volume poggiandolo sul petto, le sopracciglia alte, per seguire lo sguardo sbieco di Asteria posato sulla sorella, la quale sedeva su di una coperta in compagnia di Blaise Zabini.
« Asteria, stai per caso malignando? ».
La ragazza si sentì punta nel vivo: « Certo che no! » esclamò afferrando "La lettera incantata" e sbattendolo sulla testa di Sean.
Lui rise riappropriandosi del libro « Dai, non c'è nulla di male. Se Daphne si lascia conquistare da Blaise, tu e Draco... »,
« Non c'è nessunissimo "me e Draco", Sean! » lo interruppe lei, con tono categorico. « Penso soltanto che Zabini non sia adatto a mia sorella » disse ricordando il breve scambio di parole durante la festa di Natale a villa Malfoy. « È interessato a lei in un modo che non mi piace, soprattutto adesso che è ben consapevole che lei è già impegnata. Non sembra dimostrare un minimo rispetto, ecco tutto » sbuffò e il suo fare impettito fece nuovamente ridere Sean.
« Smettila immediatamente! » lo avvisò Asteria, fiondandosi su di lui per fargli il solletico; Sean si ribellò con insuccesso finché non riuscì a fermarla, cingendola in modo tale da bloccarle le braccia.
Asteria rise assieme a lui, poggiando la testa sul suo petto.
« Lui è innamorato di te. Tu sei innamorata di lui. E Daphne ha spostato il suo interesse su qualcosa che ancora non ha. Non vedo dove sta il problema! » la guardò eloquente « Lo sapevi che sarebbe accaduto questo, non è vero? ».
Asteria agitò la mano con noncuranza « Penso di averlo preso in considerazione... per un attimo. Ma tutto qui ». Poi aggrottò la fronte « Draco non è innamorato di me ed è ancora il ragazzo di mia sorella. Ti prego smettiamola di parlarne! » decretò lei e Sean non poté fare altro se non far cadere il discorso.
Era una bella giornata e si stava bene all'aria aperta, la maggior parte degli studenti aveva approfittato del clima primaverile per prendersi una pausa dalle lezioni di fine anno. Sean e Asteria si stavano godendo quel pomeriggio come non facevano da molto tempo.
Poi però, d'improvviso, Sean scostò Asteria per farla allontanare. « Che succede? » chiese lei sorpresa.
« Draco... », borbottò lui.
« Cosa c'entra adesso Draco? »,
« Vorrei finire quest'anno senza subire una fattura pungente » accennò con il mento alle spalle di Asteria « Ci stava guardando ».
Asteria si voltò di scatto. Sean alzò gli occhi al cielo: « Sei il massimo della discrezione, insomma ».
Draco sedeva all'ombra di un albero, non guardava più nella loro direzione, come aveva detto Sean, ma stava rivolgendo uno sguardo schifato verso un giovane gruppetto di Grifondoro.
Per lei venne naturale sorridere a quella scena, ma lui in quel momento tornò a guardare nella sua direzione e la vide. I loro sguardi si incrociarono, Asteria ebbe l'impulso di distogliere lo sguardo ma, prima che potesse farlo, inaspettatamente Draco ricambiò il sorriso. Più che altro fu una piccola smorfia, un breve accenno di divertimento che si erano trovati stranamente a condividere.
Eppure Asteria si rigirò e tornò a poggiarsi su Sean « Non mi interessa. L'hai sentito anche tu: "Una Greengrass vale l'altra". » borbottò con una perfetta imitazione della voce di Draco, tanto che spaventò Sean. « Ora ne ha una, quindi non vedo proprio il motivo per cui dovrebbe infastidirgli una cosa del genere »; rispose, la voce ancora risentita. In realtà però ripenso alla particolare reazione che Draco ebbe quando, qualche giorno fa, Sean l'aveva inaspettatamente baciata.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, esasperato « Perché ancora non vuoi crederci? È vero, ha detto cose tremende e fatto cose discutibili ma, secondo la sua logica contorta, l'ha fatto per te ».
« Da quand'è che sei diventato l'analista di Draco Malfoy? » sbottò lei, riprendendo in mano il libro di Sean come arma.
« È stato crudele, Sean. E mi ha fatta soffrire. » seguì un lungo silenzio. A Sean sembrò che gli occhi di Asteria divenissero un poco umidi. Le accarezzò piano la schiena, senza sapere bene cosa fare. Non si era mai ritrovato in una situazione del genere con lei.
« Sean, quanto amore ci può essere in una persona che dichiara apertamente i suoi sentimenti, per poi infrangerli senza la minima esitazione e dedicarsi completamente ad un'altra persona, senza il minimo risentimento? Mi sento presa in giro; una sciocca per avergli creduto ». Allora Sean si rese conto che non erano lacrime trattenute quelle che aveva scorto negli occhi verdi della ragazza, erano solo i suoi occhi che ora brillavano più intensamente. Sean non aveva la risposta a quel che lei gli chiedeva, sapeva solamente che in quel momento l'avrebbe voluta baciare un'altra volta.< br />
I giorni passavano, tra una lezione e l'altra, tra uno scherzo dei gemelli Weasley che, nel voler far impazzire di rabbia la Umbridge, ogni tanto rendevano impraticabile una parte di Hogwarts con le loro diavolerie; e ormai si affacciava una primavera mite e le vacanze estive si sentivano sempre più vicine.
Per Draco, l'unica attività che riusciva ancora a rallegrarlo, oltre al Quidditch, era rompere le uova nel paniere a Potter e ai suoi amici, insieme alla squadra d'Inquisizione. Ma da quando la Umbridge era scomparsa, per poi essere trasferita al San Mungo, anche quell'attività gli era stata tolta.
Draco, nonostante il più delle volte gradisse poco la presenza di terzi, non trovava particolarmente sgradita quella di Daphne. Arrendendosi alla sua presenza, era giunto a conoscere particolarità di lei che apprezzava.
Come i capelli, lunghi e setosi, che gli accarezzavano il viso, quando lei gli poggiava il capo sulla spalla; o come gesticolava quando era stizzita per qualcosa, o ancora l'espressione che assumeva di spiccato interesse verso qualcosa che anche a lui interessava.
Ma presto Draco si era reso conto che quei piccoli particolari li apprezzava tanto perché li aveva riscontrati uguali anche nella figura di Asteria. Per questo, dopo essersene reso conto, finì per disprezzare quella parte di Daphne così simile alla sorella. E dappresso per lui fu impossibile non notare, invece, quel che non le accomunava.
Daphne non esprimeva dolcezza nei suoi modi o nel suo tocco, non dava a Draco la stessa sensazione di pace, di sicurezza, che invece gli dava Asteria anche nei momenti nei quali si sentiva abbattuto e infelice. La sua risata aveva il suono sbagliato e il suo sorriso non faceva nascere in Draco il desiderio di baciarlo. E poi c'erano quegli occhi: verdi, stesso colore, stessa forma; ma in essi Draco non vi trovava quella luce che lui cercava ogni volta.
In ogni caso Draco manteneva un comportamento tollerante nei confronti della ragazza: mai in alcun modo avrebbe potuto minimamente offendere Daphne, se questo significava perdere definitivamente ogni speranza - seppur remota - di avere ancora l'affetto di Asteria, quando tutta quella storia si sarebbe un giorno conclusa.
D'un tratto gli ripresentò nella mente quel che gli aveva detto Sean "Perché non provi a lottare anche tu per lei, una volta tanto?" . Inizialmente era rimasto scandalizzato da quell'insinuazione. Cosa credeva quell'idiota di Jugson? Che lui non stesse già facendo quello che poteva per Asteria? Il problema stava nel fatto che effettivamente poteva fare ben poco, se non aspettare che la situazione si risolvesse da sé.
« Credevo che... io fossi più importante per te. Che sarei valsa il tuo tempo, la tua attesa... », la voce di Asteria gli giunse accusatoria alla mente.
Draco sperò che Asteria fosse una persona facile al perdono più di quanto desse a vedere; anche se il modo in cui l'aveva guardato prometteva l'esatto opposto.
Con uno sbuffo si strofinò gli occhi con il palmo della mano come, se così facendo, potesse strofinare via anche quei fastidiosi ricordi, i quali si ripresentavano spesso a tormentarlo a tradimento.
Si guardò intorno: la Sala Comune era pressoché vuota se non per un paio di persone intente a giocare a Gobbiglie. Andò al vetro che mostrava le torbide profondità del lago nero, osservò quel nulla, perso nuovamente nei suoi pensieri e in quella oscurità rivide la scena di Sean che baciava Asteria. La sua Asteria.
Aveva pensato ad una ripicca, all'inizio. Ma l'espressione che lei aveva, non poteva essere una maschera di finzione. Così Draco aveva scoperto che gli occhi pungenti della ragazza non erano l'unica cosa capace di ferirlo.
Alle spalle, sentì il ritratto aprirsi, e quando si voltò vide entrare nella Sala Comune Asteria con qualche libro tra le mani e un'espressione affaticata.
Succedeva spesso che in quei giorni si incrociavano per i corridoi, nelle classi tra il cambio di lezione e l'altra e in qualsiasi altro punto di Hogwarts Draco pensasse di passare. E ogni volta lui aveva lo stesso esasperante desiderio di correre da lei, prenderla tra le braccia, dirle che era tutto un errore, tutto sbagliato, di cancellare ogni cosa e ricominciare per tornare così a ridere insieme, a parlarle come quando si trovavano in quel parco di intermezzo tra le loro case, con solo l'alta cattedrale come spettatrice a cui dover rendere conto.
Anche in quel momento egli accennò inconsciamente un passo, poi si dovette trattenere. Lasciò che lei gli passasse davanti, come ogni volta, continuando a fingere che non gli facesse male vederla senza poterle parlare, senza che lei le rivolgesse neppure uno sguardo. Un gusto amaro gli invase il palato. Che stupido scherzo del destino: aveva tanto sperato che lei smettesse di guardarlo ed ora lui non desiderava facesse altro.

Si era fatta velocemente sera, e Draco se ne stava seduto su di una poltrona, l'espressione visibilmente interessata su qualcosa in particolare. Oramai la sala si era riempita, ma Draco non si vergognava a fissare senza troppi riguardi l'oggetto del suo interesse.
Lo raggiunse Daphne, mettendosi seduta sulle sue gambe, ma lui non sembrò neppure rendersene conto. « Cosa stai guardando? » chiese lei ridacchiando, seguendo poi lo sguardo di lui e ritrovandosi a guardare Asteria.
Draco la stava osservando da ormai più di qualche minuto. Ora si trovavano nella situazione opposta: lui guardava lei, e lei fingeva di non rendersene conto. Ma che gli importava? Asteria era bellissima con il fuoco che le illuminava in quel modo il viso, mentre lei leggeva assorta. Era più magra, si trovò a considerare Draco, più emaciata. Ed era cambiata molto, in quei mesi. Aveva un aspetto più adulto, i suoi tratti stavano già assumendo forme più eleganti e meno fanciullesche. Era bella, considerò, sentendo una punta di desiderio invaderlo.
« Vorrei davvero che Asteria fosse felice », disse Daphne inaspettatamente. Poi con una voce più leggera aggiunse « Non sarò la sorella perfetta. Non mi curo di lei come fa invece lei con me. Ma le voglio bene e lo so quando non è felice. E adesso non lo sembra neanche un po' ».
A quelle parole il ragazzo strinse le labbra e i suoi occhi azzurri si fissarono finalmente su quelli di Daphne. Le afferrò il mento tra le dita « Non meriti neppure un briciolo dell'affetto di tua sorella ».
Daphne si irrigidì, colta alla sprovvista: « Che vuoi dire, Draco? » un rantolo di rabbia si insinuò nel tono della sua voce.
C'erano un sacco di cose che in quel momento Draco avrebbe voluto dirle: che era un'egoista, che non la amava, che l'aveva presa in giro solo per farsi odiare da Asteria, e che era proprio quest'ultima l'unica persona di cui era innamorato. Ma trattenne a fatica quelle parole che stavano per sfuggirgli di bocca. Avrebbe ferito Daphne, e questa era una cosa che Asteria non gli avrebbe mai potuto perdonare.
« Apri gli occhi, Daphne. Sei sufficientemente intelligente da rendertene conto da sola, anche se fingi il contrario. Forse una volta tanto dovresti fare tu qualcosa per tua sorella ».
Daphne si alzò, indispettita. Draco non aveva mai visto uno sguardo simile sul bel volto della ragazza, ma poté giurare che fosse realmente ferito. Poi corse via, diretta ai dormitori. E, ovviamente, Asteria se ne era resa conto. Con espressione ancora preoccupata, si precipitò a inseguire la sorella; ma non senza prima lanciare un'occhiata carica di biasimo verso Draco.

Era appena passata la colazione quando seppe la notizia. Le agognate vacanze estive erano finalmente giunte e gli studenti di Hogwarts schiamazzavano a gran voce nella Sala Grande, mentre mangiavano in fretta e furia prima di recuperare i propri bagagli e raggiungere il treno.
Draco si stava alzando dal tavolo dei Serpeverde, quando il gufo di villa Malfoy planò con eleganza davanti a lui. Fissò la busta, interdetto. Cos'avevano di così importante da dirgli i suoi genitori, se il giorno stesso l'avrebbero rivisto? Inquieto, il ragazzo corse nella propria stanza del dormitorio, per poter leggere la lettera in completa solitudine. La aprì con mani tremanti:
"Draco,
presto la notizia sarà di dominio pubblico, ma voglio che tu lo sappia da me e non da altri.
Tuo padre è sotto processo, in questo momento, e a breve sarà condotto ad Azkaban. I piani del Signore Oscuro non sono andati come Egli voleva, lo abbiamo deluso e questa è la giusta punizione che la nostra famiglia merita.
Ora non fare sciocchezze, né pazzie. Voglio che rimani calmo e che torni qui da me, a casa, il prima possibile.

Mamma"


Gli mancò d'un tratto l'aria e crollò a terra, cadendo sulle ginocchia. «No...» un rantolo gli sfuggì dalle labbra, amaro come liquido velenoso.
Accartocciò la lettera e si costrinse a rialzarsi. Sentì la voce del Caposcuola che giungeva dalla Sala Comune: le carrozze erano pronte, si ritornava a casa.

Il treno era già in viaggio da qualche ora quando Asteria trovò improvvisamente insopportabile l'idea di stare seduta ancora un solo minuto nello scompartimento.
«Per Merlino! Fa troppo caldo!» esclamò agitandosi tanto da innervosire persino Sean. Erano già ricorsi ad ogni passatempo possibile fosse venuto loro in mente, ed ora si trovavano semplicemente ad annoiarsi.
Sean lottava contro l'impulso di mettersi a leggere per evitare di isolarsi, e Asteria lottava contro il finestrino dello scompartimento che non voleva saperne di aprirsi.
«Basta!» esclamò all'improvviso, spaventando il ragazzo «Devo uscire da qui. Vado un attimo in bagno...», aprì la porta, sventolandosi con la mano. «Ah, e se passa il carrello prendimi un paio di bacchette alla liquirizia!» aggiunse, poi se ne andò.
In bagno la ragazza si rinfrescò le tempie e i polsi, e un po' anche dietro la nuca, sentendosi subito meglio. Sconfortata al pensiero di dover già tornare nel suo scompartimento bollente, Asteria decise di passare a quello di Daphne, giusto per scambiare qualche parola.
Mentre passava però, si aprì di scatto la porta alla sua destra. Ne uscì Draco, l'espressione corrucciata, che si distese nel vederla. Asteria allora riconobbe lo scompartimento dei prefetti, ormai vuoto perché tutti erano in giro a controllare gli studenti della propria casa.
«Asteria», sembrò quasi una affermazione sorpresa, più che un saluto.
Senza saperne il motivo lei gli sorrise, sistemandosi i capelli dietro le orecchie « Ciao, Draco ». In quei giorni non aveva fatto altro che evitarlo, ma ritrovarselo davanti così, ad una vicinanza simile, era tutt'altro conto. Senza volerlo ripensò a quel che Daphne le aveva detto solo qualche sera prima quando, senza alcuna ragione apparente, era corsa via dalla Sala comune « Mi sono sbagliata su Draco, Asteria! Assolutamente. Non è un ragazzo per me, proprio no. Figurati se posso davvero provare qualcosa per lui! Per quanto mi riguarda la nostra storia finisce qua, anche se mi dispiace spezzargli il cuore. Zabini. Ecco, lui si che è un ragazzo per me, non trovi? Si, di sicuro Blaise è molto più affascinante.» Poi Daphne si era profusa in altre amorevoli considerazioni su Blaise Zabini e Asteria non aveva neppure trovato le parole per esprimere le sue contraddizioni sul ragazzo, per quanto rimase sconvolta e interdetta da quel che Daphne aveva inaspettatamente detto su Draco. Un voltafaccia così repentino che Asteria non si sarebbe mai aspettata.
Draco non sembrava voler aggiungere alcunché al saluto della ragazza, così Asteria abbassò lo sguardo e riprese a camminare. Ma non fece neppure un paio di passi che lui la afferrò per il polso, fermandola.
Lei fissò i suoi occhi in quelli di lui, sconcertata da un simile gesto. Vide gli occhi di Draco, colti da un improvviso dubbio, come se neppure lui sapesse più cosa stesse facendo. Erano tormentati, notò lei, ma non per quello che stava succedendo in quell'istante.
Poi lui la attirò a sé, dentro lo scompartimento, richiudendo la porta contro cui poi lei poggiò la schiena.
Aveva dimenticato che sensazione le dava avere le sue mani che la toccavano, e aveva dimenticato la sfumatura di quei suoi occhi azzurri, così chiari a quella distanza.
Draco posò la dita sul viso di Asteria, carezzandone gli zigomi, la forma delle labbra. Il cuore gli batteva all'impazzata. Lentamente avvicinava il viso a quello di lei, cercando nei suoi occhi il permesso di fare quel che da mesi desiderava.
Le loro fronti si sfiorarono, i sospiri di entrambi erano trafelati.
«Non...» mormorò Draco a un soffio dalle labbra di Asteria; lo sguardo perso « Non baciare mai nessun altro ».
Asteria si sorprese a leggere l'angoscia covata in quei occhi così chiari e per la prima volta si rese conto di quanto Sean avesse ragione.
Ma non era solo quello, c'era altro in quegli occhi che si fingevano freddi, una tristezza e una paura che la condusse a poggiare le mani sui fianchi di Draco e scuotere piano la testa per rassicurarlo «No», promise, posando piano le labbra su quelle di lui, rapida e ancora incerta.
A quel fuggevole contatto, lui non seppe più resistere e la baciò, liberando tutta la passione che fino a quel momento aveva soffocato.
Tra un bacio e l'altro, invece di respirare, lei sospirava un « Mi dispiace » o altri mille « No » e a quei fievoli suoni labbra contro labbra, dei brividi correvano lungo il corpo del ragazzo, facendogli tremare le mani. Non aveva mai provato nulla del genere.
E tutto il resto poteva attendere, tutto ora era insignificante. Si sentiva perso e aveva bisogno di lei, per sentirsi ancora al sicuro, per sapere che c'era ancora una luce a consolarlo. Dopo lei avrebbe potuto anche continuare ad odiarlo, ma adesso l'unica cosa che egli voleva era baciarla, senza doversi preoccupare di alcuna conseguenza.
Quando Draco si allontanò da lei la guardò come se non volesse nasconderle più nulla, e lei vide chiaramente quel che all'inizio aveva solamente scorto.
« Cos'è successo Draco? » chiese, preoccupata.
Lui abbandonò il viso contro la sua spalla « Hanno arrestato mio padre. E ora... ora Lui prenderà me ».
Percepì un fremito attraversare il corpo di Asteria, poi le sue braccia lo avvolsero a stringerlo ancora di più contro di sé, come se non fossero stretti l'uno a l'altra già al limite del possibile.

Quando scesero a King Cross, Asteria cercò tra la folla i suoi genitori. La prima a scorgere fu Lauren, la giovane donna si faceva largo tra le persone per raggiungerli. Abbracciò Sean con calore, poi con un sorriso appena accennato consegnò una lettera ad Asteria.
Il cuore della ragazza perse un colpo riconoscendo l'elegante calligrafia di sua madre Elladora. Con mani tremanti aprì la lettera e ne lesse il contenuto:
"Mie care bambine,
perdonateci per la nostra assenza. Casa, in questo momento, non è un luogo sicuro, per voi.
La famiglia Jugson vi ospiterà fin quando le acque non si saranno calmate.
Con affetto,
Mamma e Papà"

Asteria fece appena in tempo a finire di scorrere quelle brevi righe, che Daphne le strappò di mano la lettera.
« Non è vero! » esclamò, il volto improvvisamente bianco. I suoi occhi furibondi si posarono sulla sorellina « è uno scherzo. Dimmi che è uno scherzo, Asteria! Fantastico, la mia estate è rovinata prima ancora di iniziare. »
Sean e Asteria si guardarono: lui sembrava divertito dalla reazione di Daphne, mentre lei non riusciva a nascondere la preoccupazione. Pensò a Draco e si rese conto con orrore che non sarebbe potuta stargli vicino, che questa volta l'avrebbe lasciato solo.

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Capitolo 13
*** La libertà di scegliere ***




Angolo Autrice: Rieccomi qui, di nuovo carica, dopo le vacanze estive! Spero che tutti voi abbiate passato una bella estate!^^
Perdonatemi per avervi fatto attendere più del solito, ma anche a Draco e ad Asteria serviva una breve vacanza xD
Comunque sia, d'ora in poi ricomincerò a pubblicare con la stessa frequenza di prima! Quindi, detto questo vi lascio alla storia, ma non prima di aver ringraziato BekkaMalfoy, NarcissaBM, Lulyx e ehikatnijss per aver lasciato, come sempre, delle meravigliose recensioni! Grazie grazie grazie! *^*
E ringrazio anche con tutto il cuore le 18 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 37 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 4 nelle ricordate. Spero di leggere presto anche i vostri commenti su questa storia! :3
Un bacione a tutti,
Giuliii





La libertà di scegliere.




« Lowllett Annabeth ».
La McGranitt chiamò la ragazza a gran voce e una figura minuta si staccò dal gruppo del primo anno, per salire gli scalini e sedere sullo sgabello.
La professoressa McGranitt le posò il Cappello Parlante sulla testa e, dopo alcuni istanti, esso proclamò « Corvonerno! ».
Applausi entusiasti si levarono dal tavolo in questione, mentre la ragazzina correva a sedersi.
« Sludharn Cristopher » chiamò ancora la professoressa di Trasfigurazione e, questa volta, il Cappello Parlante gridò « Serpeverde! ».
Con una gomitata Sean fece riscuotere Asteria dai suoi pensieri; la ragazza batté le palpebre sorpresa, poi vedendo lo scalpitio del proprio tavolo si costrinse ad applaudire assieme agli altri, mentre il giovane dai capelli scuri prendeva posto, con un sorriso smagliante, tra Theodore Nott e una ragazzina del secondo anno.
« Ci stai mettendo troppo entusiasmo, Greengrass » la prese in giro Sean, con un sogghigno. Negli ultimi mesi Asteria era sempre con la testa tra le nuvole e, più sembrava distante più Sean fingeva di non rendersene conto, riportandola al presente con qualche commento sarcastico o con osservazioni superflue, che avevano l'unico scopo di iniziare una - anche se breve - conversazione con la ragazza.
Asteria rise, rispondendo: « Ho una fame da lupi! Pensi che durerà ancora molto lo Smistamento? ».
Sean scrollò le spalle « Forse ancora una decina di minuti, se non ci sta nessuna Testurbante ».
Asteria annuì distrattamente e Sean pensò che si fosse fatta inghiottire nuovamente dai suoi stessi pensieri, finché la guardò negli occhi e li scoprì sorprendentemente presenti.
Asteria lo guardava con quel misto di dolcezza e complicità, capace di farlo sempre arrossire sino alla punta delle orecchie.
Era stato strano passare un'intera estate con Asteria. Averla costantemente in giro per casa, i suoi vestiti nell'armadio, i cosmetici nel bagno, le sue cose mischiate a quelle già presenti nella camera di lui. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma convivere a casa con Asteria era notevolmente diverso che stare con lei a Hogwarts. Molte volte avevano finito per litigare, fin quando non erano riusciti a trovare il giusto equilibrio tra lo spazio personale di lui e quello di cui lei necessitava.
E se era stato strano vivere quei mesi con Asteria, tutt'altra storia era stato ritrovarsi costantemente Daphne che girava per casa in costume da bagno a qualsiasi ora della giornata, con nessuna obiezione da parte loro che riuscisse a farla desistere dal suo abbigliamento, secondo lei assolutamente adatto a una villetta che si affacciava sul mare. A Sean vennero i brividi solo al ricordo.
Poi d'un tratto, mentre guardava Asteria, vide nei suoi occhi verdi qualcosa a cui non aveva fatto subito caso. Era il suo sorriso, ma allo stesso tempo era diverso. Per questo Sean si rese conto che la ragazza non stava davvero guardando lui, come inizialmente aveva pensato.
I suoi occhi guardavano Draco Malfoy che, in leggero ritardo, si era sbrigato a sedersi tra Pansy Parkinson e Blaise Zabini. Ed ora guardava lo Smistamento con espressione glaciale.
Sean sapeva che Asteria e Draco erano rimasti in contatto durante le vacanze estive tramite corrispondenza. Ma sapeva anche che, dopo qualche tempo, lui aveva smesso di risponderle.
Il sollievo e la felicità erano così presenti nel volto di Asteria, che Sean distolse lo sguardo da lei, per riportarlo sul proprio piatto ancora vuoto.
« Avevi ragione, Sean » mormorò la ragazza, con voce febbrile, « Draco sta bene ». Gli strinse la mano, con un sorriso che le illuminava l'intero viso. Sean non poté fare a meno di stringerle la mano a sua volta.
Per la prima volta, Draco si sentì fuori posto, lì seduto accanto ai suoi compagni di Casa, a mangiare al banchetto di inizio anno.
Guardava il preside, seduto al centro della tavola dei professori. I battiti del suo cuore erano accelerati e sentiva le mani sudate.
Per un attimo Silente sembrò restituirgli lo sguardo. Un'occhiata garbata, accompagnata da un mezzo sorriso. Ma fu solamente un attimo, poi si chinò verso la McGranitt per chiederle di passargli la salsa dell'arrosto.
Allora Draco fissò gli occhi sul proprio piatto, scuotendo il capo, ripetendosi quanto fosse impossibile che Silente avesse voluto guardare proprio lui in mezzo a tutti gli studenti.

Vedeva ancora quelle pallide mani, le ossute falangi che gli sfioravano l'avambraccio. I brividi di disgusto sin sotto la sua pelle. Aveva fatto male, un dolore insidiatosi nei nervi, riverbato poi sin dentro l'animo.
« Non ti preoccupare, madre. Il Signore Oscuro ha scelto me, è un mio compito. Non ti mettere in mezzo. Io riuscirò ad esaudire il suo volere e riabiliterò il nome della famiglia. Lui sarà fiero di me, madre ». Le aveva lanciato uno sguardo orgoglioso, dicendole quelle parole con voce arrogante.
Narcissa aveva stretto le labbra, gli occhi colmi di viva paura. Lo aveva guardato con una sorta di rimpianto e tenerezza « Parli come Lucius ».
Allora era questo che lei vedeva in quel momento? Il fantasma di quel che un tempo era stato l'uomo che ha amato e sposato. Nonostante tutto Draco aveva percepito una punta di orgoglio invaderlo, a quel che lui considerava il più grande elogio.
« Ma tu non sei tuo padre, Draco » Narcissa gli aveva accarezzato i capelli e Draco vide la paura nei suoi occhi, la necessità di saperlo al sicuro mentre invece lui andava in contro al pericolo a braccia aperte.
« Se ci fosse qui Lucius non lo permetterebbe »,
« Se ci fosse qui papà, questo non sarebbe successo. Lui ha fallito e ora tocca a me. Non c'è niente che tu possa fare al riguardo. »
Tanto valeva darle uno schiaffo in faccia. La disperazione invase il suo viso, i suoi occhi si colmarono di lacrime. Draco si rese conto anche di un altro particolare, dapprima celato, tra i sentimenti che si affacciavano sul viso di sua madre, sempre più stanco, sempre più tirato e pallido: una donna per la prima volta sola, incapace di proteggere le due sole persone che amava.
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Draco strinse i pugni, tanto che le nocche sbiancarono. Gli occhi gli bruciavano, e quasi non si accorse del cibo apparso sulla tavola. "Posso farcela" promise a se stesso "Posso riuscire in ciò che il Signore Oscuro mi ha ordinato"; e si, lo promise anche a sua madre.

Daphne entrò nella Sala Comune a grandi passi, dirigendosi veloce verso la sorella, la quale se ne stava sdraiata sul divano, i piedi poggiati sulle gambe di Sean e completamente assorta nella lettura della Gazzetta del Profeta.
« Ho finito adesso di sistemare il mio armadio. Sono assolutamente sconvolta. Ti rendi conto che ho solamente capi dell'anno scorso? Non posso neanche pensarci: dovrò indossare anche quest'anno quella roba », esclamò Daphne con enfasi, attendendo la risposta a sua volta indignata di Asteria. Ma la ragazza si limitò a girare annoiata un'altra pagina della Gazzetta.
« Lo sai che i tuoi vestiti vengono coperti dalla divisa, vero? », rispose invece, procurando in Sean un risolino divertito che cercò di soffocare tra le pagine del libro che stava leggendo; ma ciò non gli impedì di subire l'occhiataccia di Daphne - alla quale si era oramai stranamente abituato.
« Si, beh, anche quella è dell'anno scorso » ribatté così la ragazza, un po' risentita. Poi Daphne si accostò più alla sorella e, con un sorrisetto piuttosto complice, chiese: « Hai già parlato con Draco? ».
A quelle parole Asteria sollevò finalmente gli occhi dal giornale, per fissarli sulla sorella « Perché avrei dovuto? » domandò, con un cipiglio teso.
Il sorrisetto sparì dalle labbra di Daphne, che scrollò le spalle. « Niente » si affrettò a dire « vi incrociate, tu lo saluti, lui ti saluta e continuate a camminare. Vi siete incrociati quindi? ».
Asteria tornò a leggere, ignorando lo strano comportamento di sua sorella « Se quello che intendi è se Draco ha chiesto di te, non so risponderti... non ci siamo ancora "incontrati" » borbottò Asteria.
Daphne sbuffò « Perché pensi che io parli sempre e solo per mio interesse? », incrociò le braccia al petto, stizzita.
« Chi potrebbe mai solo pensare una cosa simile? » si lasciò sfuggire Sean, la voce che trasudava sarcasmo.
Daphne si risentì parecchio di quelle parole. « Oh taci, Jugson », sbottò alzando gli occhi al cielo « Per tutta l'estate non ho fatto altro che sopportare i tuoi borbottii sarcastici e non ho nessuna intenzione di ascoltarli anche qui ad Hogwarts » e detto questo se ne andò via impettita.
Ma non erano di certo inconsuete conversazioni del genere tra i tre, difatti scambi di battute pungenti si erano susseguite in quasi tutte le giornate di quell'estate: Daphne che parlava a vanvera, Sean che se ne usciva con quale frase sarcastica e Daphne che andava via stizzita.
Asteria doveva ammettere, infatti, che l'unico evento interessante dell'estate si era verificato quando Sean, perdendo completamente le staffe, aveva cacciato via di casa il fidanzato di Lauren quando il suddetto aveva esplicitamente mosso delle avance nei riguardi di Daphne. "Provarci con un'altra! Davanti a me! Suo fratello!" aveva continuato ad inveire Sean per più di una settimana. Una volta tornata a casa, Lauren, aveva rivolto una delle sue peggiori occhiatacce al fratello minore ma, in ogni caso, lì il suo fidanzato non aveva messo più piede.
« Non rispondere così a Daphne » Sean fu rimbeccato da Asteria, con voce resa monotona dal frequente uso della suddetta frase.

Nei giorni che seguirono il rientro a Hogwarts, Asteria e Sean furono completamente assorbiti dalle lezioni e dai compiti che non sembravano mai avere fine.
Asteria, appena poteva, cercava Draco. Sentiva il bisogno di parlargli, di toccarlo; le mancava, ma il più delle volte non riusciva neppure a trovarlo. Sembrava divenuto uno dei fantasmi di Hogwarts che si aggirava per il castello senza mai farsi notare troppo. E anche quando Asteria riusciva a trovarlo, o il luogo era troppo zeppo di studenti da non riuscire a raggiungerlo in tempo, oppure egli si dileguava anche solo prima che lei potesse iniziare un passo verso di lui. Ma più questa situazione andava avanti, più il bisogno di Draco si faceva impellente in lei.
« Hanno arrestato mio padre. Ora Lui prenderà me » quella frase aveva ossessionato le sue notti insonni, da quando Draco aveva smesso di rispondere alle sue lettere. Pensieri terribili avevano attraversato la sua mente, allora. Ma vederlo invece vivo e vegeto lì a Hogwarts l'aveva riempita di gioia e sopito ogni preoccupazione.
Eppure, ora, quel suo comportamento schivo l'aveva colmata di timori, tanto da tenerla anche adesso sveglia per la maggior parte della notte.
« Mi sta evitando » decretò, un pomeriggio, mentre ricopiava in tutta fretta il tema di Trasfigurazione, per iniziare il prima possibile a fare la ricerca per Storia della Magia, sulla fine della seconda guerra tra Troll e Folletti.
Il viso di Sean riemerse dai libri, da quelle che oramai sembrarono ore: « Draco? Ma no! Perché dovrebbe? ».
« Se lo sapessi, non starei qui a chiedermelo » ribatté lei, scocciata. « Da quanto siamo tornati ormai? Non sono ancora riuscita a parlargli neppure una volta. »
Sean scrollò le spalle « Ti preoccupi troppo, Asteria. Lo sai che Draco ha questa indole un po' da "bel tenebroso" » disse, ridacchiando sommessamente sotto l'occhiata contrariata dell'amica. « È il suo solito modo di comportarsi: succede qualcosa che non gli va a genio, ti evita per qualche assurda ragione e tu gli corri dietro finché non discutete per fare pace scambiandovi un bacio appassionato » concluse Sean, con tanto di sfarfallio di ciglia; ma la battuta non parve divertire Asteria.
« Non ci sta nulla da ridere in questa situazione, Sean » mormorò lei, abbassando lo sguardo « È rimasto da solo, per mesi, con il fiato di Tu-sai-chi sul collo ».
Sean si grattò la testa, arruffando ancor di più la massa di capelli castani « Si, hai ragione, scusa » borbottò; poi il suo sguardo sembrò essere attratto da qualcosa in particolare e, con un cenno del mento disse « Parli del diavolo... ».
Asteria si girò di scatto e vide entrare nella Sala Comune Draco, lo sguardo distante e pensieroso. Ma la ragazza non fece in tempo neppure ad alzarsi che un gruppo di Serpeverde vicino al camino, richiamarono la sua attenzione e lo costrinsero a sedere con loro.
Asteria osservava l'intera scena con avidità, incredula di averlo così vicino senza però parlargli.
« Cos'hai fatto a Lumacorno per non farti invitare al suo esclusivo Lumaclub, Malfoy? Tutti sanno che tuo padre era tra i suoi alunni preferiti! » chiese Millicent Bulstrode, con quella sua vocetta da oca giuliva che contrastava fortemente con il suo fisico tarchiato. Ridacchiò scioccamente, cercando l'approvazione degli amici vicino.
Asteria non poté fare a meno di avvicinarsi un poco per ascoltare meglio, fingendo di cercare una formula su uno dei libri che aveva appena trafugato dall'ordinata pila di Sean.
L'angolo delle labbra di Draco si curvò in una smorfia, la quale si tramutò velocemente in un ghigno. « Cosa vuoi che me ne importi di un vecchio grasso relitto? » sputò con disprezzo, scrollando appena le spalle, puntanto gli occhi su Millicent con la sua tipica espressione strafottente.
« Ho sentito che Lumacorno non è interessato ai Mangiamorte. Neppure Nott è stato invitato al Lumaclub, e suo padre è stato arrestato proprio come Lucius Malfoy » s'intromise Zabini, ostentando un'espressione sardonica. Draco lo fulminò con lo sguardo. Si capiva che ne avevano già parlato, ma mai in un posto affollato come la Sala Comune.
Asteria non trovò un motivo per cui Zabini dovesse sentirsi in dovere di provocare Malfoy.
« Beh, non me ne frega nulla di ciò che accade in questa stupida scuola » sbottò quest'ultimo, alzandosi in piedi « Probabilmente neppure starò qui il prossimo anno! ». Draco si allontanò, con espressione visibilmente alterata. La voce di Pansy che lo seguiva, in un disperato e sconvolto: « Cosa vuol dire che non starai qui il prossimo anno? ».
Zabini sogghignò « È davvero convinto che il Signore Oscuro ha dei piani anche per lui. Come se Lui avesse tempo per curarsi di un ragazzino di sedici anni, figurarsi! ».
Asteria non sentì altro, perché si sbrigò a seguire Draco, il quale si allontanava a gran velocità verso l'uscita del ritratto.
Lo seguì fuori dalla Sala Comune, raggiungendolo poi nei corridoi deserti dei sotterranei. Lo afferrò per un braccio, e lo fermò spingendolo contro il muro.
Percepì un brivido di soddisfazione per essere riuscita a raggiungerlo, eppure quel sentimento di felicità fu del tutto soffocato dall'apprensione accumulata in quei giorni.
« Mi stai evitando » lo accusò, puntandogli l'indice contro il petto.
Draco si strofinò la nuca dolorante, sbattuta contro la roccia nuda delle pareti « Ma che ti salta in mente? » esclamò, più realmente sorpreso che arrabbiato.
« Io, voglio sapere cosa passa per la tua di mente! Stiamo nella stessa Casa e sei riuscito ad evitarmi per una settimana intera! Questo è impegno, Malfoy, non casualità. Ora dimmi il perché! ».
Gli occhi di Draco fiammeggiarono « Il perché lo sapresti se questa estate fossi tornata a casa! ».
Asteria parve indignata « Parli come se io avessi avuto possibilità di scelta in questo »,
« In ogni caso non c'eri e quindi non puoi capire » ribatté lui, cercando di svignarsela, ma Asteria bloccò tempestivamente ogni suo tentativo di fuga.
« È passato più di un mese dalla tua ultima lettera, e l'unica cosa che sai dirmi adesso è che io non posso capire? Cos'è uno scherzo? Un mese, Draco! Senza sapere cosa stesse succedendo, senza sapere di te e senza sapere dei miei genitori. Credevo di impazzire. Credevo... » la voce le morì in gola. Allentò la presa sulla divisa del ragazzo, finché non lasciò che una carezza sul suo petto.
Draco avrebbe voluto allontanarla, ma lei si avvicinò alzandosi sulle punte, e lui non poté far altro che chinarsi in risposta, cingendole dolcemente i fianchi per avvicinarla un po' di più.
Si sentì immediatamente stordito, lo scombussolamento consueto di quando la baciava, che rendeva ogni altra cosa insignificante, ogni suo pensiero lontano. Si sentiva totalmente nelle mani di lei. E, per un'esistenza divenuta di sensi di colpa, paura e angoscia, era estremamente liberatorio e appagante. Chi l'avrebbe mai detto che, proprio lui, sempre padrone di sé, impeccabile come Lucius gli aveva insegnato ad essere, avrebbe adorato tanto perdere così facilmente il controllo.
Lei gli accarezzava il viso, come se non avesse desiderato poter far altro per tutto il periodo di lontananza. E così infatti era stato. Per un attimo Asteria si era persa in quel bacio gentile, fatto di sospiri, che sembrava voler dire quasi "Finalmente"; poi però lui la scostò con gentilezza e tra i due tornò a strisciare, fredda e ostile, quella sensazione di forzata separazione.
« Asteria... io non posso » le disse, con un sospiro pesante.
« È perché hai deciso di seguirlo? Perché vuoi diventare un Mangiamorte? » la sua voce tremava, ma i suoi occhi erano decisi e fieri. « Pensi davvero che questa sia la scelta giusta da fare? »,
« È l'unica scelta »; quella risposta sembrò togliere a Draco anni di vita. Asteria ne sembrò sconvolta, a stento Draco sopportava quel suo sguardo puro e limpido su di lui. Gli strattonò la divisa, mentre una rabbia impotente la possedeva: « Così pensavi di evitarmi per sempre? Così, senza nemmeno una spiegazione! »;
« Non sapevo cosa dirti. Tu non capiresti... ». Asteria strinse le labbra, avrebbe voluto che Draco la guardasse negli occhi come faceva sempre, ma cercare il suo sguardo era inutile, lui lo evitava come aveva evitato lei in quegli ultimi giorni. Eppure non riusciva a credere a tutta quella devozione per Lord Voldemort, che lui le mostrava.
« Non sei tuo padre, Draco. Non devi seguire per forza la sua strada ».
Lui la afferrò per le braccia e, con una disperazione che gli graffiò la gola, disse: « Io non ho più modo di scegliere! ». Con foga tirò su la manica dal braccio sinistro, su cui spiccava chiaro e funesto il Marchio Nero sulla pelle candida.
Asteria sussultò a quella vista, indietreggiando.
Ripensò ancora una volta a quella frase: « Ora lui prenderà me ». Aveva temuto, certo, ma non aveva compreso quanta realtà ci fosse in quelle parole.
« Il mio destino è deciso, Asteria. Ma non ho nessuna intenzione di portarti a fondo con me ». Per un attimo si vide riflesso negli occhi di lei: pallido, i capelli biondi spettinati.
Asteria si aggrappò alla divisa di lui, Draco serrò gli occhi « Non sei solo, Draco » disse con enfasi, come una preghiera. Pregava di essere ascoltata, di fargli capire che nonostante questo non l'avrebbe mai lasciato.
« Quando tu mi hai chiesto di starti lontano per Daphne, io ti ho accontentata. Ti chiedo di fare lo stesso, ora » sorrise appena, come a voler sottolineare l'assurdità della loro relazione.
« Sì, abbiamo provato a stare lontani per quasi un anno ed è stato terribile. Non mandarmi via, Draco. Va bene tutto, ma non mandarmi via. Adesso che possiamo, finché ci è concesso e finché ci troviamo in luogo sicuro, voglio stare con te. Non c'è nessun altro, siamo solo io e te ».

Guardava il marchio, nero e pulsante, bruciare sulla sua pelle come una firma di morte, un sigillo che non gli avrebbe più permesso di tornare indietro.
Sua madre piangeva sommessamente in un angolo della stanza; una parte del volto tumefatta, per aver provato a ribellarsi al volere del Signore Oscuro.
« Non dovevi accettare. Non dovevi accettare, Draco » mugugnava, la voce ridotta ad un acuto lamento. Le si era avvicinato, con un sorriso spavaldo. « Non essere sciocca, madre. Non avrei mai potuto rifiutare un dono tanto generoso. Vedrai, sarà fiero di noi », la voce, così sicura, gli si spezzò sull'ultima parola. Si lasciò abbracciare da sua madre, la stretta spasmodica delle braccia magre attorno alle sue spalle, i singulti incontrollati contro il suo petto.
« Lei... non capirà » fu un pensiero vacuo che prese la consistenza delle parole senza che se ne rendesse conto. Narcissa alzò lo sguardo sul figlio e lui vide gli occhi azzurri luminosi ancora giovani, che brillavano come nelle foto in cui era ragazza.
« La giovane Greengrass? », deglutì, il respiro ansante, « è di lei che parli? ».
Si irrigidì sotto la stretta della donna. « No, Draco. Non pensare a lei. Non c'è nessun altro adesso. Siamo soli. Ricordatelo in ogni momento: tu, io e papà. Non preoccuparti di nessun altro, nient'altro ha importanza ».


Quel ricordo lo attraversò da parte a parte, riportandolo alla realtà. Una realtà in cui non c'era abbastanza posto anche per Asteria. Non importava quanta pace lei riuscisse a donargli.
« Nessun luogo è più sicuro. »
« Ti prego, Draco. Questo non può essere un altro ostacolo. Non importa. Mi hai sentito, Draco? Non mi importa! Tutto questo non cambia niente tra di noi ». Gli occhi di lei tornarono a brillare e per un attimo Draco desiderò credere a quello che stava dicendo.
« Non ti importa di quello che diventerò? Di quello che dovrò fare? Ne sei proprio sicura Asteria » la voce gli si strozzò in gola e lei provò ad abbracciarlo, ma lui non glielo permise.
« Anche se dovessi uccidere qualcuno? » i suoi occhi azzurri si arrossarono e Draco volse lo sguardo altrove. « Qualcuno che non si merita di dover morire? Anche allora vorrai starmi vicino, sostenermi e dirmi che andrà tutto bene... che tutto questo non cambierà le nostre vite ».
« Si ha sempre una scelta », ribatté lei, cercando di riacquistare vigore nella voce. Draco scosse la testa e cercò di scansarla per andarsene, ma Asteria si artigliò alla sua divisa, tirandolo verso di sé. « Anche quando pensi di non averne. Anche quando sei... un Mangiamorte con un sigillo di appartenenza stampato addosso » sibilò. Draco riuscì a liberarsi dalla presa di lei con un violento strattone.
« Non posso preoccuparmi anche di te, Asteria! » le gridò contro; poi se ne andò via a grandi passi, lasciandola lì, sola, nel corridoio vuoto.

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Capitolo 14
*** Debolezze e paure ***




Angolo Autrice: E continuiamo, anche in questo capitolo, con gli alti e bassi tra Draco e Asteria! Perché se non faccio personaggi bipolari poi non sono contenta u_u
Buona lettura a tutti... anche se questa volta sarà una lettura un po' breve! xD
Ringrazio infinitamente NarcissaBM, Lulyx e BekkaMalfoy per le loro bellissime recensioni, che mi riempiono sempre il cuore di gioia <3
E un grazie speciale anche alle 17 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 39 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 6 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





Debolezze e paure.




Entrato in bagno Draco si poggiò al lavandino, come se stesse per crollare a terra e quello fosse l'unico appoggio disponibile. Aveva il respiro affannato e il battito tachicardico.
Il riflesso, nello specchio, gli restituiva uno sguardo sconvolto.
Aprì il rubinetto e lasciò che l'acqua scorresse. Stringeva spasmodicamente i bordi del lavabo, sempre più pallido in volto.
Si allentò la cravatta, sbottonandosi un po' la camicia, quando sentì il respiro farsi più strozzato, per poi sciacquarsi frettolosamente il viso con l'acqua gelida, senza curarsi di bagnare i capelli e la camicia.
C'era una ragione per cui aveva cercato di evitarla, pur sapendo che sarebbe stato impossibile. Non era capace di reggere ad un confronto con lei, mantenendo intatte le convinzioni che lo facevano andare avanti.
Lasciò che le gocce d'acqua gli scorressero lungo il viso come lacrime. Si guardava allo specchio come se volesse lanciare una maledizione senza perdono alla persona che gli restituiva lo sguardo.
D'un tratto sentì una seconda presenza nel bagno. Una figura opalescente gli arrivò alle spalle e, girandosi, si trovò di fronte Mirtilla Malcontenta.
« Uh, va tutto bene? » gli chiese lei, con quella sua vocetta acuta. Lo guardava interessata, la testa reclinata da una parte e un sorrisetto gentile sul viso.
« Posso darti una mano? Se vuoi con me puoi parlare » si offrì, fluttuando sempre più vicina al ragazzo.
Sul volto di Draco si dipinse un'espressione di puro disgusto « Vattene » ordinò con voce che trasudava il medesimo sentimento.
Mirtilla incrociò le braccia al petto, indispettita « Non è molto educato, trattar male chi cerca di aiutarti! » esclamò con la vocetta divenuta lagnosa e prossima alle lacrime.
Draco si voltò completamente verso il fantasma. « Ti ho detto di andartene! Vai via! » gridò.
Mirtilla indietreggiò, spaventata.
« Non ho bisogno di nessuno! Men che meno di uno stupido fantasma piagnucoloso! ».
Mirtilla Malcontenta volò via attraverso i muri, con un ultimo ululato di tristezza per essere stata trattata tanto malamente, il quale riverberò per tutto il bagno.

Ben presto Draco si rese conto di quanto poco tempo aveva a disposizione. Le lezioni erano per lui insopportabili: tutte quelle ore seduto in classe a fingere di ascoltare e prendere appunti, quando invece poteva mettersi all'opera.
Non riusciva a pensare ad altro, in ogni singolo istante. Eppure più ci pensava, e meno aveva idee su come riuscire nel suo obiettivo.
Ma non poteva ignorarlo, perché lo sentiva bruciare sul suo braccio, come una presenza. Si sentiva sempre osservato, ogni suo pensiero leggibile.
Era come avere costantemente un cappio attorno al collo, che si stringeva ogni giorno.
Ma il problema di come uccidere uno dei maghi più potenti della storia, non era l'unico che lo affliggeva. No, certo, c'era anche l'altra cosa. L'altra richiesta dell'Oscuro Signore.
Doveva trovarlo, ma non sapeva dove. Il gemello mancante. Il doppio di quello che si trovava da Magie Sinister: l'Armadio Svanitore.
Per questo ogni pomeriggio si aggirava di nascosto per il castello, cercando di dare nell'occhio il meno possibile, per trovarlo. Non gli importava dello studio, delle ricerche in biblioteca o del Quidditch; tutto passava in secondo piano adesso che viveva nell'incertezza. Finché non fosse riuscito a trovarlo, ad essere sicuro che il piano da lui stesso congegnato poteva avere esito positivo, in ogni istante tutto poteva crollare sotto i suoi piedi.
Le probabilità che ogni cosa poteva andare nel verso sbagliato erano ben maggiori di un risvolto positivo.
E più non trovava risposte e più i giorni sembravano passare inesorabilmente veloci.
Erano innumerevoli le volte nelle quali, al posto di studiare la lezione del giorno dopo, si perdeva tra le pagine dei libri sui veleni, pozioni mortali e oggetti maledetti. Non aveva mai avuto voti così bassi, prima.
Anche quando si trovava nella Sala Comune, in mezzo a tutti gli altri suoi compagni di Casa, percepiva uno spesso muro di vetro dividere lui da loro. Spesso si perdeva a contemplare il fondale torbido del lago, quand'anche i suoi pensieri divenivano insopportabilmente tormentati.
Ma il più delle volte prediligeva sedersi accanto al fuoco a meditare. Spesso, in quelle occasioni, gli si sedeva accanto Asteria. La ragazza si mostrava sempre silenziosa, attenta a non provocare il minimo rumore e non disturbarlo. I suoi approcci lo intimidivano sempre, ed egli restava rigido in attesa che lei parlasse, che lo accusasse di qualcosa per poi discutere; ma lei non parlava mai, e lui finiva per rilassarsi accanto a lei e ad essere confortato dalla sua presenza. Asteria era riuscita a trovare il modo di stargli accanto, nonostante il suo volerla allontanare. Lui non aveva tempo per lei, ma lei sembrava averne abbastanza per entrambi.
Non si era lasciata scoraggiare neppure per un secondo; e forse era proprio questo che sconvolgeva maggiormente Draco: la naturalezza e la semplicità tramite cui lei cercava di alleviare ogni suo problema.
E allora sentiva il cuore rallentare i battiti, i nervi rilassarsi e il mal di testa placarsi; mentre accanto a lui il respiro di Asteria soffiava tranquillo e il suo odore gli teneva i pensieri occupati. Quel silenzio era per lui fondamentale, più di qualsiasi parola lei potesse dire.

Quella sera Draco preferì sfruttare l'ora di cena per dare un'altra occhiata al settimo piano, controllando accuratamente ogni armadio presente in qualsiasi classe.
Mentre passava davanti al bagno delle ragazze sentì un lamento provenire all'interno. Inizialmente si spaventò, credendo che fosse qualche studentessa; e nessuno doveva vederlo gironzolare così lontano dai sotterranei. Poi però gli tornò in mente Mirtilla Malcontenta, e comprese la vera fonte di quel piagnucolio. Stava quindi per passare oltre, quando gli tornò alle mente l'ultima volta che l'aveva vista, a quello che lei aveva detto. Gli aveva offerto il suo aiuto. Di colpo Draco prese coscienza di quella nuova opportunità. Mirtilla era un fantasma di Hogwarts e di certo lei conosceva gli anfratti più oscuri e nascosti del castello, e ciò che essi contenevano.
Così, animato da questa nuova consapevolezza, entrò circospetto nel bagno, trovando la figura opalescente di Mirtilla Malcontenta, singhiozzare sul cubicolo di un gabinetto.
Non appena il fantasma lo vide, gli occhi le si riempirono di lacrime. « Oh sei tu! » gridò rabbiosa, « Il ragazzo maleducato! Il ragazzo che non ha bisogno di nessuno! Certo, trattiamo male Mirtilla Malcontenta, tanto lei è un fantasma e non prova sentimenti! Chi ha bisogno della povera piagnucolosa Mirtilla Malcontenta? », in una nuova violenta scossa di singhiozzi.
Per un attimo Draco pensò di lasciar perdere e andarsene via, ma l'urgenza di scoprire dove si nascondesse l'Armadio Svanitore, lo trattenne sul posto.
Spostò il peso da un piede all'altro, nervoso, e del tutto impreparato sul come parlare ad un fantasma. Soprattutto a un fantasma come Mirtilla Malcontenta.
Tossicchiò appena, prima di iniziare a parlare e, con sua sorpresa, Mirtilla smise di piagnucolare per ascoltarlo. « Mi dispiace, Mirtilla » provò, spostando lo sguardo per il bagno, imbarazzato. « Hai ragione, ho sbagliato. E mi serve aiuto. Devo trovare una cosa e non so dove cercarla... ».
Ma Mirtilla Malcontenta, con un grido furibondo, mise a tacere il ragazzo: « Certo, sfruttiamo Mirtilla Malcontenta quando ci fa più comodo! Chi se ne importa di lei! ».
« No aspetta! » ribatté lui, sbiancando. Ma Mirtilla si era già tuffata nel suo gabinetto, scomparendo in un ultimo urlo di frustrazione.
« Maledizione! » gridò Draco, afferrandosi con rabbia i capelli. Poi sentì i passi, fuori, nel corridoio, e comprese che la cena era finita e che gli studenti stavano tornando nel proprio dormitorio.
Uscì dal bagno e si mischiò tra i gruppi della sua Casa. Una volta entrato nella Sala Comune si lasciò cadere sul divano davanti al fuoco, la testa abbandonata sullo schienale e gli occhi chiusi.
Il dolore alla testa era martellante, ma cercò in ogni modo di non farsi prendere dal panico. Doveva calmarsi, riflettere, pensare lucidamente; ma la soffocante sensazione che tutto gli stava crollando addosso glielo impediva. Percepì la presenza di Asteria, puntuale come sempre, accanto a sé.
Ma per la prima volta, gli risultò sgradito averla accanto. Non seppe dire se per l'insuccesso appena ottenuto, o se per l'amarezza che tanto lo sconfortava.
Fatto sta che trovò improvvisamente ingiusto il comportamento della ragazza.
Non si rendeva conto di quanto gli costasse allontanarla? Di quanto lui avrebbe voluto permettersi il lusso di aggrapparsi a lei, nascondere il viso nei suoi capelli neri e fingere che tutto quello che stava vivendo era solo un brutto incubo?
Dopo giorni di muta compagnia, infine Draco spezzò quella bolla di accorato silenzio: « Perché vuoi sempre rendere tutto così difficile? »; la voce parve fredda persino alle sue stesse orecchie. Odiava mostrarsi ostile nei suoi confronti, ma era sempre così nervoso, così spaventato. Non aveva più il controllo della sua vita, figurarsi delle sue così volubili emozioni.
« Non sto facendo proprio nulla. Sono qui, seduta sul divano della Sala Comune, a leggere » rispose lei, già indispettita e preparata ad una simile accusa. « Nessuno ti sta obbligando a rivolgermi la parola, mi sembra ».
Egli sentì il cuore stringersi, già pentitosi di averle rivolto la parola. Chiuse nuovamente gli occhi e con la mano cercò quella di lei. Asteria la strinse, senza staccare gli occhi dalle pagine del libro. Gliela stringeva forte, la mano, come se non avesse alcuna intenzione di lasciarla andare più, per nessun motivo al mondo.



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Capitolo 15
*** La Stanza delle Cose Nascoste ***




Angolo Autrice: Salve a tutti! Eccovi un nuovo capitolo, che spero non vi abbia fatto attendere troppo!
Una piccola precisazione, priva di lasciarvi alla lettura: ho preferito chiamarla la "Stanza delle Cose Nascoste", invece che la "Stanza delle Necessità", perché è con questo nome che Draco la conosce e la chiama. Quindi, di fatto, lui non sa che si chiama "Stanza delle Necessità" e mi è sembrata una cosa più lineare continuare a chiamarla così anche durante la narrazione!^^
Detto questo, ringrazio con tutto il cuore NarcissaBM, AlexisVictorie e Guglielmo da Baskerville (la favolosa new entry^^) per aver lasciato delle meravigliose recensioni!
E un grazie speciale anche alle 17 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 40 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 6 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





La Stanza delle Cose Nascoste.




Era una mattina temporalesca e ben poco adatta ad una partita di Quidditch. L'inverno era alle porte e il maltempo non sembrava far altro che anticiparne la venuta.
Eppure questo non sembrava interessare ai giocatori, quasi invisibili dalle tribune sotto lo scrosciare continuo della pioggia.
Tra Daphne e Sean, Asteria agitava entusiasta la bandierina con lo stemma di Serpeverde, incurante delle gocce di pioggia che li raggiungevano nonostante avessero la testa coperta dagli spalti soprastanti.
Daphne, al contrario, non era dello stesso avviso e sembrava ben poco propensa a farsi rovinare l'acconciatura dal mal tempo; ma tutti gli incantesimi che pronunciava per proteggersi dalla pioggia sembravano durare pochi minuti per poi svanire, rendendo vano ogni suo sforzo e più irritabile il suo umore.
I giocatori sfrecciavano come tante piccole saette, da una parte all'altra del campo. A stento Asteria riusciva, ogni tanto, a scorgere di sfuggita Draco, il quale inseguiva il boccino praticamente invisibile alla vista a causa del maltempo.
Per questo non fu una partita particolarmente entusiasmante, la quale si concluse con la conquista del boccino d'oro da parte di Corvonero, ma la vittoria di Serpeverde grazie ad un totale di dieci punti in più.
Gli studenti lasciarono velocemente il campo da Quidditch per correre a rintanarsi tra le asciutte mura del castello e incontro ad uno dei soliti banchetti caldi e prelibati nella Sala Grande. Tutti, tranne Asteria che - nonostante le proteste di Sean e Daphne - volle aspettare Draco vicino agli spogliatoi per congratularsi della vittoria appena conquistata.
Ma quando finalmente la squadra di Serpeverde giunse, ad Asteria il loro umore parve tutto fuorché allegro. Difatti il Capitano della squadra sembrava trattenere a stento la rabbia, mentre inveiva apertamente contro Draco, il quale - in testa al gruppo - sembrava intenzionato a raggiungere gli spogliatoi quanto prima.
Quando egli si accorse della presenza di lei, accanto all'entrata, si arrestò di colpo. Probabilmente era uno degli ultimi posti in cui avrebbe immaginato di trovarla.
Asteria, leggendo l'espressione sul volto di Draco, si pentì immediatamente di averlo voluto aspettare e per questo si affrettò a giustificare la sua presenza, che in quel momento sembrava particolarmente sgradita: « È la prima volta che vengo a vederti giocare e volevo festeggiare con te la vittoria ».
In quei giorni sentiva spesso il doversi giustificare difronte alle occhiate che le lanciava il ragazzo. Era più forte di lei. Ma, probabilmente, era facile sentirsi indesiderati quando si faceva di tutto per imporsi su qualcuno. E in quei giorni non aveva fatto altro che scovare i luoghi in cui Draco si rifugiava, per potergli stare accanto. Alcune volte sentiva di renderlo felice, mentre altre - come in quel momento - in risposta riceveva nient'altro che il gelo più assoluto.
Eppure Draco, dopo essersi ripreso dallo stupore iniziale, si precipitò subito a coprirla con il proprio mantello, in quanto la ragazza era ormai zuppa dalla testa ai piedi.
« Ma sei pazza? » disse, mentre la trascinava dentro « Potresti prenderti una polmonite, o che so io! »; la strinse forte a sé e solo una volta entrati nello spogliatoio la lasciò andare.
Asteria tremava leggermente, cercando in ogni modo di non darlo a vedere per non far accentuare l'espressione contrariata già presente sul volto di Draco.
Mentre il ragazzo la scrutava con aria di disapprovazione, si sorprese a guardarla realmente e non nel solito modo distratto di quei giorni. La trovò diversa, come un'immagine dapprima sfocata, divenuta finalmente definita. Notò i suoi capelli neri, i quali le aderivano al viso, le punte leggermente arricciate in piccoli boccoli; gli occhi luminosi abbelliti dalle lunghe ciglia scure e le gote colorite. Draco ora la guardava nello stesso modo in cui si può ammirare l'alba, dopo aver passato l'intera notte in ardente trepidazione.
La trovò bella, così bella da fargli nascere nel cuore il desiderio di tenerla tutta per sé e nasconderla alla vista di qualsiasi altra persona al mondo che non fosse se stesso. D'altronde egli discendeva da generazioni di uomini che nascondevano i loro più inestimabili tesori in oscure profondità, dentro camere blindate sorvegliate da draghi.
Ma quell'istante di intenso desiderio durò poco, poiché anche il resto della squadra raggiunse gli spogliatoi e l'attenzione del ragazzo venne inesorabilmente spostata lontano da Asteria.
Montague entrò di gran carriera. « Draco, sono il Capitano della squadra! Mi devi ascoltare » esclamò, visibilmente infastidito.
« Per nostra sfortuna, Montague » ribatté Draco. Dietro il Capitano, Tyger e Goyle ridacchiarono, superandolo per avvicinarsi a Draco.
Asteria si tirò indietro istintivamente, spostandosi in un angolo della stanza, cercando di dare nell'occhio il meno possibile.
« Oggi hai giocato da schifo, Malfoy » sbottò Montague, lanciando da una parte il proprio mantello e la scopa.
« Abbiamo vinto, no? »,
« Di sicuro non grazie a te. Eri distratto, Malfoy. Sei un Cercatore, non puoi essere distratto, maledizione! » Montague stava alzando la voce e Draco non sembrava affatto contento del modo in cui gli si rivolgeva.
« Oggi ci è andata bene, ma sarà dura contro Grifondoro. Quindi potresti degnarti di venire per lo meno agli allenamenti ».
Asteria seguiva la discussione con il respiro sospeso, con addosso la spiacevole sensazione di non doversi trovare lì ad ascoltare. Presa com'era non si rese subito conto della presenza di uno della squadra, fermatosi troppo vicino a lei.
Adrian Pucey se ne stava con un braccio poggiato contro il muro, a fissarla. Le rivolse un sorriso accattivante: « E così tu saresti la ragazza di Malfoy. È per questo che non si fa più vedere agli allenamenti? »; Asteria fece per rispondere, ma a lui si unì Bletchley: « Ma non stava con la sorella? Neanche io mi farei più vedere in giro se avessi la possibilità di farmi le sorelle Greengrass » rise dando una gomitata al fianco di Pucey.
« Peccato che ragazze come le Greengrass non ti guarderebbero neppure da lontano, Bletchley! » si aggiunse anche Warrington, togliendosi la maglia della divisa. Bletchey rispose tirandogli un pugno sulla spalla, il quale - dato la grossa stazza da portiere del suddetto - sembrò fare alquanto male al malcapitato.
Asteria impallidì visibilmente e cercò di andarsene, ma Pucey la trattenne sul posto prendendo tra le dita una ciocca dei suoi capelli bagnati. « Certo, non si può dire che Draco non abbia gusto » mormorò con voce suadente.
« Smettetela! » sbottò, a quel punto, Asteria, tirando no schiaffo alla mano di Adrian Pucey per indurlo a lasciare la presa, « Non sono la ragazza di Draco. E ora spostati! ».
Draco e Montague, che nel frattempo avevano continuato quel secco e tagliente botta e risposta, si voltarono verso di lei, sorpresi dalla sua esclamazione seccata.
Asteria arrossì violentemente, incrociando il proprio sguardo con quello di Draco. Ne seguì un lungo silenzio imbarazzato. Persino Montague sembrava aver dimenticato le accuse che stava gettando contro Malfoy.
Asteria tentennò un attimo, poi uscì in fretta dagli spogliatoi, preferendo di gran lunga la pioggia, che sferzava inclemente, alle occhiate divertite e sorprese dei ragazzi della squadra.
Eppure la ragazza non dovette percorre troppa strada prima di essere nuovamente avvolta da un caldo mantello. Sollevò lo sguardo e trovò gli occhi azzurri di Draco a fissarla.
« Mi dispiace, Draco. Ti ho messo in imbarazzo. Sono una sciocca » si scusò subito, ancora rossa in volto.
« Cammina, Asteria. Non voglio affogare in mezzo a un prato. Questo si che sarebbe imbarazzante » accennò ad un sorriso, mentre la trascinava dentro al castello.
Non parlarono più finché non raggiunsero la Sala Comune. Asteria gli restituì il mantello. « Ora è meglio che vada a cambiarmi ».
« Ascolta, Asteria » la fermò lui, trattenendola per un braccio. « Senti, lo so di aver detto che per noi adesso non è il momento giusto. Ma volevo sapere se... si, insomma, se vale ancora la promessa che mi hai fatto sul treno ».
Asteria arrossì, ripensando a ciò che lui gli aveva chiesto: di non baciare mai nessun altro. Annuì, titubante, poi sorrise accorgendosi dell'imbarazzo che provava anche lui, « Non ho nessuna intenzione di infrangerla ».
Draco la seguì con lo sguardo mentre lei saliva le scale ed entrava nel proprio dormitorio. Si era meravigliato di quanto vedere Pucey accanto ad Asteria l'avesse turbato; nonostante fosse consapevole del fatto che Pucey era solito importunare qualsiasi ragazza si imbattesse sul suo cammino. Era consapevole che il suo compagno di squadra non aveva fatto altro che parlarle; difatti a preoccuparlo era Asteria, non i ragazzi di cui attirava costantemente l'attenzione. Lui le aveva chiesto di aspettarlo, pur trattandola sempre con indifferenza. Non le prestava attenzione, aveva altro a cui pensare. Nonostante lo sforzo che lei ci metteva per stargli accanto, lui la stava dando per scontata. E Asteria non era tenuta ad attenderlo, per quanto ella lo volesse. Si sarebbe potuta innamorare di qualcun altro, in qualsiasi momento. Di qualcuno che gli avrebbe potuto dare tutte le attenzioni e tutto ciò che lui non poteva darle adesso.
Difronte a quella considerazione Draco si sentì mancare. Si sentì improvvisamente privato della sua vita. Privato di vivere la sua adolescenza. Sentì quel che il Signore Oscuro gli stava rubando, pezzo dopo pezzo. Ogni sentimento, emozione felice per sostituirle con rabbia, paura, impotenza. Lo stava trascinando verso un pozzo dalle profondità sempre più oscure, e qualsiasi cosa facesse per tornare in superficie, sembrava sciocca e vana perché lui non poteva scegliere altra via se non continuare a cadere in quel pozzo senza fine.

Quando Asteria tornò nella Sala Comune trovò Draco seduto di fronte al camino, intento a leggere. Anche lui si era cambiato d'abiti, anche se i suoi capelli biondi erano ancora umidi. Gli si sedette accanto e, con la coda dell'occhio, diede una sbirciata a quel che leggeva. Non intese molto, sembrava parlasse di incantesimi difficili e forse proibiti, di magia nera e maledizioni. Gli lanciò una lunga occhiata indagatrice, la quale sembrò scivolargli addosso come uno sbuffo d'aria. Asteria non era neppure sicura che il ragazzo si fosse accorto della sua presenza, figurarsi se si rendeva conto di essere guardato.
Con un lungo sospiro, infine, Asteria prese a studiare un brano di Storia della Magia, il quale si rivelò particolarmente noioso. Ben presto la stanchezza prese il sopravvento e, senza volerlo, Asteria abbandonò la testa sulla spalla di Draco. Egli non si spaventò al contatto improvviso, nonostante fosse completamente assorto nella lettura, bensì accomodò la spalla in modo tale da renderle più confortevole l'appoggio. Era stato un gesto istintivo, come se fosse abituale, di cui si rese davvero conto solo quando ebbe poggiato a sua volta il capo su quello di lei. Allora Draco si scoprì a sorridere, quasi imbarazzato nonostante nessuno stava dando peso a ciò che loro facevano, e la baciò sulla fronte. Sentiva il suo respiro regolare contro il collo, leggero come piccoli baci fugaci.
Provò a tornare alla lettura, ma i suoi occhi fuggivano sempre sul suo volto. Avrebbe speso volentieri interi anni della sua vita, volti unicamente a contemplarla. Voleva dire questo innamorarsi? Volere una persona ogni attimo, per viverlo assieme. Assaporare quei momenti, come se non fossero mai abbastanza. Non c'era solo la paura per la sua incolumità, aveva scoperto, non sentiva solo il bisogno di proteggerla come aveva creduto. Era molto di più. C'erano i suoi colori, che lavavano via il nero; c'erano i suoi sorrisi che lo tenevano aggrappato alla realtà, e c'erano anche i suoi baci. Questi ultimi erano rari, distratti, ma c'erano e gli regalavano sempre la stessa sicurezza, lo consolavano, ricordandogli di essere amato.
E c'era anche un futuro, composto da tutte queste piccole cose. Draco si rese conto che quando guardava lei vedeva non solo il suo presente, ma anche il suo futuro.
Quello stesso futuro di cui si sentiva intimamente privato, ma che non era andato ancora perduto.
Per lui fu inspiegabile come la sola presenza di Asteria riuscisse a fargli vedere speranza, quando prima - rimasto solo, davanti alle scale del dormitorio- percorrendo simili pensieri, non ne aveva trovata.
Con le nocche della mano, le accarezzo piano la guancia. A quel contatto la fronte le si increspò appena, per poi tornare subito distesa.
Draco la guardò come se non ci fosse null'altro attorno, e con una semplicità disarmante le sussurrò piano, accanto al viso: « Ti amo, Asteria Greengrass ».
Sapeva di guardarla con uno di quei imbarazzanti sguardi sognanti e innamorati; ma in quel momento non gli importava. « Sei il meglio della mia vita. E sei l'unica che riesce a tirare fuori anche il meglio di me ». La strinse contro il suo petto, chiudendo poi il libro e gettandolo da una parte.
« Ti amo, e sono un codardo a dirtelo mentre tu dormi » mormorò, e un lungo sospiro di dispiacere accompagnò la frase.

Doveva provarci di nuovo, era la sua unica opportunità e non poteva arrendersi così. Cercò Mirtilla Malcontenta in ogni bagno di Hogwarts, finché non la trovò in quello in cui le aveva parlato la prima volta.
Come Draco si aspettava, Mirtilla non reagì affatto bene alla sua entrata. Quando il giorno precedente le aveva chiesto scusa, non sapeva come rivolgersi a lei. Ma adesso aveva capito: Mirtilla Malcontenta non era solamente un fantasma, era prima di tutto una ragazza. Certo, una ragazza fantasma, ma che importanza aveva? Nonostante fosse morta ormai da tanti anni, Mirtilla ragionava e reagiva proprio come una ragazza.
Draco pensò a come di solito si comportava con Asteria quando doveva farsi perdonare qualche mancanza: sincero, senza nessuna maschera a nascondere i sentimenti che provava.
Ed era proprio questo il motivo per cui Mirtilla gli si era avvicinata la prima volta. L'aveva trovato sconvolto, spaventato e per questo si era mossa in suo soccorso.
« Ascoltami Mirtilla, ti prego » le disse, prima che lei potesse andarsene via come l'ultima volta.
« E perché dovrei? Per farmi offendere ancora una volta? » ribatté con tono lamentoso.
« No, ascolta. Sai chi è Colui-che-non-deve-essere-nominato? ».
Mirtilla parve indispettirsi « Certo che so chi è! Tutti lo sanno ». Il fantasma lo scrutava dall'alto in basso, ma qualcosa nel viso di Draco parve addolcire l'espressione perennemente offesa di lei.
« Lui mi ha dato un compito » la voce gli si strozzò in gola, ma cercò comunque di andare avanti « Vuole che io faccia una cosa orribile. E se non riesco ha detto che... ha detto che mi ucciderà ». La verità cruda di quelle parole era facilmente leggibile sul suo viso.
Draco si appoggiò al muro, sempre più pallido. Mirtilla Malcontenta gli si avvicinò, fluttuandogli proprio difronte. Allora lui sollevò la manica del braccio sinistro e quando Mirtilla vide il Marchio Nero un urletto le scappò dalle labbra, che si sbrigò a smorzare tappandosi la bocca con le mani.
« Ti prego. Non so a chi altro chiedere aiuto ». Teneva lo sguardo basso, per paura di leggere sul viso del fantasma un altro rifiuto. E per un attimo credette persino che Mirtilla se ne fosse andata, ma poi udì la sua vocetta nasale: tremolante, ma non più lamentosa.
« Esiste una stanza » disse Mirtilla, ancora titubante. « Una Stanza Va-E-Vieni. È lì che devi andare se ti serve qualcosa ».

Draco correva su per le scale, attraversando poi i corridoi con lunghe falcate. Gli echi stizziti dei quadri lo seguivano ovunque andasse.
« Va' piano ragazzo! Non si corre per i corridoi! » gridavano indispettiti, chi per essere stato svegliato, chi perché la considerava una grave dimostrazione di maleducazione.
Ma qualsiasi cosa dicessero non servì a fermare Draco, che continuava a salire piano per piano, interrompendosi solo per aspettare le scale cambiare direzione. Così, fino al settimo piano.
Lo trovò pressoché deserto e lo percorse con passo sicuro, ma lento; lo sguardo attento scrutava ogni particolare. Arrestò il passo dinanzi ad una parete spoglia, priva di ornamenti e quadri. Difronte ad essa stava l'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll.
Il cuore di Draco mancò un colpo, tanto era l'emozione. "È qui" pensò. Le mani gli tremavano "Qui si trova la Stanza Va-E-Vieni".
Si avvicinò alla parete vuota e ne sfiorò la superficie con la punta delle dita. Mirtilla gli aveva detto tutto ciò che sapeva, ma quelle informazioni non comprendevano però il come entrarci.
Doveva desiderarlo o chiederlo espressamente? Si guardò un'ultima volta attorno, poi a voce bassa disse: « Ho bisogno dell'Armadio Svanitore. Ti prego, mi serve ».
Ma il muro rimase tale, senza subire la minima variazione, del tutto impassibile alla supplica accorata del ragazzo.
Draco strinse le labbra. "Ti prego, ti prego. So che ascolti i bisogni delle persone. A me serve l'Armadio Svanitore. Appari, per favore, appari" pensò con forte intensità, ma la Stanza Va-E-Vieni continuava a mostrarsi sorda alla sua richiesta.
« Maledizione » imprecò, sbattendo il pugno contro la parete. La vista gli si appannò, sudava freddo e non riusciva più a controllare il tremore alle mani. Quella era la sua ultima possibilità, non sapeva cos'altro fare. Un altro fallimento l'avrebbe fatto di sicuro crollare.
Camminò avanti e indietro per il corridoio, cercando di ragionare lucidamente, ma non riusciva a pensare ad altro che all'Armadio Svanitore e a quanto ne avesse disperatamente bisogno per far si che il suo piano riuscisse.
D'un tratto sentì un rumore e il suo passo si bloccò di colpo. Si guardò attorno, ma il corridoio continuava a restare deserto: le lezioni erano finite per quel giorno e tutti gli studenti si trovavano in biblioteca o nelle proprie Sale Comuni.
Draco tirò fuori la bacchetta. "Forse il solo desiderarlo non basta, forse..." ma persino i suoi pensieri si arrestarono quando, voltandosi nuovamente verso il muro, vi trovò una porta ad attenderlo. Quasi gli cadde la bacchetta dalla mano. Si sbrigò a riporla nella tasca della divisa, e si avvicinò alla porta per poggiarci sopra la mano, quasi a volersi assicurare della sua effettiva esistenza.
Il suo cuore batteva all'impazzata: ce l'aveva fatta davvero. Aprì la porta, improvvisamente impaziente di entrare.
Draco non sapeva bene cosa si aspettava di trovare oltre quella porta. Forse una stanza vuota al cui centro troneggiava l'Armadio Svanitore. Fatto sta che non poté far altro che impallidire difronte allo spettacolo che gli si mostrò dinanzi. Una stanza grande come una cattedrale, interamente colma di pile e pile formate dagli oggetti - di qualsiasi tipo, forma, dimensione e colore - nascosti da generazioni di abitanti di Hogwarts. La porta gli si chiuse alle spalle, con un forte rumore secco.
Draco Malfoy aveva finalmente trovato la Stanza delle Cose Nascoste.



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Capitolo 16
*** D'amore e d'ombra ***




Angolo Autrice: Vi prego, perdonate questa lunga attesa! L'università mi toglie ogni istante di libertà, non è colpa mia! ... Ok forse è meglio dire che è la fissa che ho per Doctor who a togliermi ogni istante di libertà, ma non mi odiate per questo, visto che sono tornata con un capitolo bello sostanzioso! Spero che vi piaccia!^^ Ringrazio, come sempre, NarcissaBM, AlexisVictorie e Valeriamasia3 per aver lasciato delle meravigliose recensioni!
E un grazie speciale anche alle 18 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 39 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 6 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





D'amore e d'ombra.




Ci mise giorni per trovarlo. Inizialmente ogni speranza l'aveva abbandonato quando si era ritrovato sommerso da mobili rotti, cataste di ogni genere di libri, catapulte alate, gioielli, cappelli - davanti ai quali sua madre avrebbe certamente inorridito - e boccette dai contenuti così strani che avrebbero fatto invidia a quelli di Magie Sinister.
Ma poi finalmente l'aveva trovato, non lontano da un enorme Troll impagliato, che per Draco era diventato subito un ottimo punto di riferimento per ogni volta che tornava nella Stanza delle Cose Perdute. E questo accadeva ogni qual volta aveva un attimo di libertà.
Passava il suo tempo ad aggiustare l'Armadio per riallacciare il contatto con l'altro gemello. I precedenti pomeriggi passati con il naso tra i complicati libri di incantesimi, stavano infine dando i loro frutti. Ormai padroneggiava piuttosto bene gli incantesimi da utilizzare, grazie all'assiduo studio ed esercizio. E, anche se all'inizio l'Armadio non sembrava rispondere ai continui tentativi del ragazzo, come se fosse divenuto realmente solo un vecchio armadio privo di alcuna funzione magica, dopo non che pochi giorni Draco riuscì ad ottenere risultati confortanti.
Iniziò con piccoli oggetti inanimati, li metteva all'interno dell'armadio e poi dopo qualche minuto gli ritornavano indietro rotti o segnati.
Quella piccola vittoria suscitò nel ragazzo una soddisfazione tale da fargli riacquistare quella sicurezza che nei giorni precedenti aveva perduto. Ci stava riuscendo davvero; tutto stava andando come lui aveva previsto.
Il ragazzo si sentì sollevato da un peso che gli gravava sulle spalle ormai da molte settimane. E, come se improvvisamente fosse riuscito a riconquistare una sostanziosa fetta di libertà nella propria vita, era tornato sui libri scolastici, agli allenamenti di Quidditch e, soprattutto, a trascorrere del tempo con Asteria.
Perlopiù studiavano assieme in Biblioteca, spesso anche in compagnia di Daphne e Sean, i quali si lanciavano frecciatine per tutto il tempo, fingendo allo stesso tempo di non considerare l'uno l'esistenza dell'altro.
Asteria non sembrava essere mai stata felice come in quei giorni. Il cambiamento improvviso di Draco la rincuorava, e sebbene ne fosse anche incuriosita preferiva non indagare per non rischiare di intaccare quella particolare pace venutasi a creare.
Essere innamorata per Asteria era diventato come camminare tra le nuvole: sospesa tra cielo e terra, con il cuore in gola e il desiderio di librarsi in volo.
Non avrebbe mai immaginato di sentirsi tanto sciocca per qualcosa come l'innamorarsi. Guardava Draco come se fosse il sole che illuminava il suo mondo, e gradualmente si rese conto che quel sentimento non poteva più essere considerato solo un innamoramento.
Quando ci si innamora lo si fa per caso, come per caso si incontra una persona mentre si passeggia in un parco; coincide con una strada che non si voleva prendere, con l'ora sbagliata e con le parole mai dette. Innamorarsi era assecondare il destino; ma quello che adesso Asteria provava era tutt'altra cosa. Era qualcosa per cui aveva faticato e sofferto, per cui stava lottando. Qualcosa che si era costruita da sé, un passo dopo l'altro, con una parola e un bacio, uno sguardo complice e con un sorriso appena accennato. L'amore non è un semplice caso, esso deve essere voluto, fondato su basi concrete. E Asteria amava Draco, questo già lo sapeva, ma solamente adesso si rendeva conto di quel che significava, di cosa si provava quando il sentimento era ricambiato con il medesimo impegno.
Se questo era l'amore, Asteria avrebbe voluto saper amare per tutta la vita.

Draco la fissava già da un po', nonostante lei facesse finta di non accorgersene.
« Smettila » bisbigliò infine, sempre più imbarazzata per essere guardata in un modo simile.
Draso rise, accostandosi all'orecchia di lei « Te l'ho già detto che questa mattina sei molto bella? ».
La ragazza arrossì all'istante, annuendo piano. In quei giorni glielo diceva spesso, e sempre con quel tono sorpreso, quasi ammirato; come d'improvviso si fosse accorto di quel particolare e non riusciva a resistere dal farne partecipe anche lei.
Era tornato il Draco Malfoy rilassato e sicuro di sé.
« Siete imbarazzanti » bofonchiò Sean, da dietro un volume che aveva eretto a mo' di muraglia per impedirgli la visuale a qualsiasi cosa fuorché il libro su cui studiava.
Asteria gli rivolse un'occhiata impacciata, ma Sean non la stava guardando.
« Sta per iniziare la lezione di Incantesimi, pensate di potervi scollare per un'ora o vi devo trasportare avvinghiati nell'aula? ».
Asteria sobbalzò a quell'affermazione « Ma che dici, Sean? » disse scandalizzata; poi lanciò uno sguardo obliquo, e piuttosto pungente, a Draco: « Non c'è niente tra noi due ».
« Oh, si certo, scusate » rispose Sean sarcastico, alzando gli occhi al cielo. « Non capisco proprio perché non dite chiaramente che state insieme e la fate finita » aggiunse poi in un grugnito esasperato.
Asteria schioccò una bacio sulla guancia di Draco e si alzò per seguire Sean. « Su, smettila di brontolare e muoviamoci ».
Sean incrociò le braccia al petto e alzò un'altra volta gli occhi al cielo. In quei giorni lo faceva spesso. « Lo so, scusa... ma siete così irritanti!».
Corsero verso l'aula di Incantesimi. Attesero che gli studenti dell'ora precedente liberassero la classe, poi fecero per entrare ma, prima di poter mettere anche solo un piede nell'aula, una voce secca e dal tono vivamente infastidito, richiamò la loro attenzione.
« Signorina Greengrass ».
Il professor Severus Piton chiamò Asteria da in fondo al corridoio, il mantello nero che gli svolazzava alle spalle mentre incideva con passo austero verso di lei.
Sean rimase così sorpreso da non rendersi conto di star proprio in mezzo alla soglia.
« Piccola inutile ameba con gli occhiali, potresti toglierti dall'uscita? » lo apostrofò Daphne, dietro di lei le sue amiche ridacchiarono. Sean si sbrigò a liberare il passaggio, senza riuscire ancora a togliere gli occhi di dosso a Piton, di umore evidentemente pessimo.
« Mi sento quasi importante » scherzò Sean, facendo un cenno verso la figura di Daphne che si allontanava « Dopo quest'estate tua sorella ha dovuto ammettere la mia esistenza anche in pubblico ».
Asteria lo guardò con una sorta di tenerezza.
« Prima si sarebbe limitata a guardarmi con sufficienza senza neppure rivolgermi la parola, non credi? », continuò Sean, pur notando l'espressione tesa sul volto dell'amica.
Infatti Asteria non lo stava più ascoltando, il professor Piton li aveva raggiunti e scrutava la ragazza con freddi occhi indagatrici.
« Seguimi. Il preside chiede di te » sillabò con impazienza, per poi voltarsi e andarsene a passo deciso, senza neppure assicurarsi che lei lo stesse effettivamente seguendo.
Asteria scambiò un'ultima occhiata con Sean - il quale scrollò le spalle - e poi corse per raggiungerlo. Non poté fare a meno di chiedersi se ci fosse una punizione in serbo per lei, eppure era certa di non aver trasgredito a nessuna regola. Era impaziente di scoprire cosa stesse succedendo, ma aveva abbastanza timore del suo professore da rimanere in silenzio e seguirlo a testa bassa su e giù per il dedalo di scale e corridoi del castello.
Infine si fermarono dinanzi al gargoyle, da cui si accedeva all'Ufficio del Preside. La ragazza impallidì sufficientemente da far sogghignare il professor Piton.
« Bolle bollenti » disse quest'ultimo e la statua si mosse per lasciar libero il passaggio allo studio del preside. Quando Asteria vi entrò, Silente stava in piedi davanti a un Pensatoio, scrutando al suo interno con aria meditabonda. Si accorse della presenza dei due, solamente quando Piton attirò la sua attenzione con due secchi colpi di tosse.
« Oh! Singorina Greengrass. Prego, prego, sedete » la invitò ad accomodarsi con voce garbata.
Asteria ubbidì; il preside prese a girarle attorno pensieroso, le mani incrociate dietro la schiena.
« È mio onere informarla, signorina Greengrass, che vostro padre è stato oggi sollevato dal Servizio Amministrativo del Wizengamot » disse soppesando accuratamente le parole.
Asteria si sentì mancare.
« Per quale ragione? » chiese in un filo di voce.
Silente sorrise mesto, scrutandola da sopra gli occhiali a mezzaluna, « Oh credo lei sappia bene, quale sia la ragione ». Riprese a muoversi distrattamente nella stanza. « Ora vostro padre è ricercato dagli Auror: gli spetta Azkaban alla conclusione di questa storia. Ma, come ogni Mangiamorte, egli è protetto dagli oscuri poteri di Lord Voldemort, e la vostra dimora dall'incanto fidelius. Quindi non corre alcun pericolo, in questo momento ».
Asteria sospirò sollevata, e la tensione che fino a quel momento aveva sopportato sembrò allentarsi, nonostante l'inverosimilità della conversazione.
Riacquistò un po' di vigore e disse: « Ho un'altra domanda, professore. Perché ha convocato qui soltanto me, e non anche mia sorella, se è di nostro padre che doveva informarmi? ».
Un altro sorriso si fece strada sul viso del preside, e una luce baluginò negli anziani occhi celesti. « Conosco molto bene ogni singolo studente della mia scuola, Asteria » rispose, con leggerezza e con una nota di compiacimento. Per la prima volta Asteria lo udì rivolgerlesi con il proprio nome.
« Ho scoperto molto tempo addietro, che anche una luce fievole brucia fulgida nelle tenebre » ora il suo sguardo si soffermò sulla figura del professor Piton, il quale non sembrava dar troppo retta ai monologhi del preside.
« Mi state chiedendo di tradire la mia famiglia, professore... professor Silente? » la voce di Asteria tremò.
« Dicono che in guerra non c'è spazio per l'amore » disse l'anziano preside, distrattamente, come se la ragazza non avesse parlato affatto. « Io penso che quando nel mondo arriva una guerra, il popolo si trasforma in un popolo di vecchi. Ogni ragazzo diventa uomo, ogni ragazza donna. Ma credo che l'amore debba in ogni modo sopravvivere per far si che ritorni la pace; in realtà di spazio non ce n'è per l'infanzia e la giovinezza. Si cresce in fretta in guerra. E non importa quanti anni si abbia: ogni scelta presa, viene decisa da un uomo o donna divenuti adulti » fece una breve pausa per fissare i penetranti occhi azzurri in quelli verdi della giovane studentessa. « Io non vi sto chiedendo niente che voi non vogliate fare, signorina Greengrass, e mai più vi convocherò nel mio Ufficio. Eppure la mia porta sarà sempre aperta per voi. Siete una ragazza gentile e d'animo forte. Vi troverete spesso davanti a scelte difficili, alcune più di altre, ma ricordate che qualsiasi cosa facciate, non verrete dimenticata. Prendete una decisione giusta, Asteria, per voi e per le persone che amate, e forse più di una vita verrà salvata ».

Alla fine dell'ora, Draco era rimasto fuori dall'aula di Incantesimi per aspettare Asteria. Ma quando tutti uscirono e di Ateria non c'era neppure l'ombra, si mise a cercare Sean. Questo gli disse che la ragazza era stata convocata nell'ufficio del preside.
Così Draco si diresse verso l'ufficio di Silente, con addosso un brutto presentimento. Quando raggiunse il piano, Draco trovò Asteria e Piton insieme nel corridoio, davanti alla statua del gargoyle.
Il ragazzo sembrò impallidire nel vederla accanto a Piton e, colto alla sprovvista, esclamò uno sbigottito: « Asteria! ». Quando il professore si volse verso Draco, l'espressione impenetrabile e calcolata scomparve dal suo volto solitamente arcigno.
Il timore si diramò in Draco rapido, come il morso velenoso di un serpente. Aveva paura che avrebbero usato Asteria, come stavano usando sua madre: per piegarlo ad ubbidire, per ricordargli quel che doveva fare, intimargli fretta, oppure vedere torturata Narcissa, poi uccisa, solo per poi fare la sua stessa identica fine.
E ora trovare Asteria accanto a uno dei Mangiamorte più fedeli al Signore Oscuro aveva concretizzato quella paura.
Draco sopportava a malapena tutto quello che già stava subendo, non poteva avere sulla coscienza anche Asteria; sarebbe stato per lui insostenibile.
Afferrò la ragazza per il gomito e la trascinò al proprio fianco.
« Ti ho detto di lasciarmi in pace » sibilò contro l'insegnante.
« Permettimi di aiutarti, Draco » lo supplicò Piton in risposta. Asteria non aveva mai udito nella voce dell'uomo un'emozione simile.
« Non è attraverso lei che puoi aiutarmi. Asteria non c'entra niente, hai capito? Lasciatela fuori da tutto questo! ».
La ragazza sentì il cuore stringersi a quelle parole, mentre sotto il suo sguardo il viso di Draco tornava tirato e pallido, come pochi giorni prima.
Draco guardava il suo vecchio maestro, che tanto aveva stimato, con palese disprezzo. Non poteva fare a meno di sentirsi tradito e ingannato da quell'uomo. Si era fidato ciecamente di una persona, che invece non pensava ad altro se non soddisfare il Signore Oscuro, quale sia il prezzo che questo necessiti.
Draco non avrebbe mai dimenticato la prima volta in cui vide Lord Voldemort puntare la bacchetta contro sua madre, pronunciare la maledizione Cruciatus e udire le grida e le suppliche della donna.
Narcissa aveva supplicato, non la misericordia del suo Signore, ma il nome di Piton, il quale si limitò a guardare con distacco la scena, senza pronunciare alcunché potesse quietare la furia di Lord Voldemort; mentre Draco lentamente impazziva, impotente di fronte a quella scena.
Allora egli aveva compreso che ogni speranza era vana e ogni fiducia mal riposta.
Per questo Draco aveva pregato sua zia di insegnargli l'Occlumanzia: Piton non si sarebbe mai più avvicinato a lui, né con il corpo e né tanto meno con la mente.

Era ancora scosso quando giunse nella Stanza delle Cose Nascoste. A testa china attraversò i dedali di corridoi tra i tumoli di cianfrusaglie, fino ad arrivare al Troll impagliato.
Davanti all'armadio, Draco sostò con sguardo perso: l'anta era socchiusa. Si guardò attorno allarmato, non era mai successo prima. Afferrò la maniglia dell'anta e la aprì. All'interno vi trovò una custodia di velluto. Che fosse un regalo di Sinister?
Prese l'oggetto e lo aprì con meticolosa attenzione. All'interno vi trovò una raffinata collana, con splendidi opali incastonati. Richiuse velocemente la custodia e la poggiò su di uno sgabello lì accanto.
Era giunto il momento. Draco poggiò la fronte contro la superficie liscia e fredda dell'Armadio Svanitore. Improvvisamente tutto divenne reale, concreto. Fino a quel momento gli era sembrato tutto solo un terribile incubo dal quale si sarebbe svegliato; ancora effimero, evanescente e lontano.
Nascose come poteva la custodia della collana sotto la divisa e tornò nella Sala Comune. Non succedeva spesso di trovarvi confusione, ma quella sera l'ambiente era caratterizzato da un chiacchiericcio molto fitto.
Cercando di non dare troppo nell'occhio, Draco camminò con calma tenendo la testa chinata, puntando ai propri dormitori. Zabini però gli si affiancò e, anche se Draco provò a far finta di nulla continuando a camminare come se non l'avesse visto, egli lo seguì dicendo: « Ho capito perché te la intendi tanto con le Greengrass. Tra simili ci si intende ».
Draco sollevò lo sguardo, sospettoso, cercando nella stanza Asteria.
« Cosa vorresti dire? »
« Suo padre. Lo stanno cercando. Hanno scoperto che è un Mangiamorte e faceva il doppio gioco con il Ministero della Magia, passando informazioni importanti a Tu-sai-chi. Ti ricorda qualcuno? ».
Finalmente Draco la trovò: non era molto distante dal camino, le braccia incrociate al petto, gli occhi tormentati. Davanti a lei, Sean la accarezzava piano lungo le braccia, per consolarla, mentre parlavano molto fugacemente.
Nonostante Draco premesse andare subito nel dormitorio, non poté fare a meno di andarle incontro, ignorando accuratamente Zabini. Non gli piaceva il modo in cui Sean toccava Asteria. Alcune volte sembrava che il ragazzo la guardava come se fosse ben più di un amico, e questa era proprio una di quelle volte.
« Tutto bene? Mi hanno detto che... » fece cadere la frase, non sapendo bene come concluderla. Era la prima volta che vedeva Asteria così turbata.
La ragazza si massaggiò la tempia destra « Fantastico, le notizie volano come gufi qui dentro. »
« Ma perché non mi hai detto nulla, prima? »,
« Sei scappato via infuriato, Draco. Non mi hai dato molto tempo per farlo » lo rimbeccò lei.
« Mi dispiace io... »,
Asteria sospirò « Scusa, non è colpa tua. Ora è meglio che vada da Daphne. »
Draco si mosse a disagio sul posto, non sapeva cosa fare, come consolare Asteria. Non si era mai trovato nella situazione di dover rassicurare qualcuno, tanto meno Asteria, sempre così equilibrata e positiva.
Ad essere sincero, Draco era all'oscuro che il padre della ragazza fosse un Mangiamorte. Non l'aveva mai visto a villa Malfoy se non con la propria famiglia per passare un pomeriggio in compagnia; ma fino a poco tempo fa le riunioni dei Mangiamorte gli erano precluse, quindi molti membri gli erano ancora ignoti.
Per Draco era stato normale assumersi la responsabilità della sicurezza di Asteria. Si ripeteva che, se mai le fosse accaduto qualcosa, sarebbe stata colpa sua. Ora invece si rese conto che la sicurezza della ragazza dipendeva esclusivamente da Greengrass Senior, e da quanti altri passi falsi avrebbe commesso, prima di fare la fine di Lucius Malfoy.

Più i giorni passavano e più la presenza della collana maledetta di Sinister diventava insostenibile per Draco. Il senso di colpa lo faceva sentire come se a tutti fossero noti i suoi intenti. L'ansia lo assaliva in ogni momento, non importava cosa stesse facendo: mollava tutto e correva nella propria stanza del dormitorio per assicurarsi che la collana fosse ancora nascosta, che nessuno l'avesse scoperta.
Il possederla lo stava snervando. Doveva assolutamente liberarsene al più presto. Doveva solo capire come.
In quei giorni vedeva Asteria sempre più raramente; qualche ora nel pomeriggio e poi niente fino al giorno successivo. Lei era spesso irritabile e Draco sospettava che non dormisse a sufficienza. Da quanto lei le aveva detto, i suoi genitori non le aveva inviato ancora neppure una lettera e quelle che aveva inviato invece lei le erano tornate tutte indietro. Draco non sapeva altro, visto che Asteria si mostrava sempre di malumore quando toccava l'argomento; al contrario con Sean si confidava più di quanto Draco riuscisse a ritenere accettabile.
Quando ormai le vacanze di Natale erano prossime, l'esigenza di consegnare la collana al destinatario era diventata una priorità assoluta. Draco non poteva rimandare ancora, e trovò la gita ad Hogsmade adatta ai suoi scopi - soprattutto dopo che Asteria aveva rifiutato il suo invito di andarci assieme, preferendo restarsene nella Sala Comune di Serpeverde. Draco restò seduto ad un tavolo de i Tre Manici di Scopa a lungo. Bevve qualche burrobirra assieme a Tiger e Goyle, e al quarto boccale si decise ad alzarsi.
Goyle lo seguì: si sarebbe assicurato che nessun'altro entrasse nel bagno per il tempo sufficiente che serviva a Draco. Quest'ultimo entrò nel bagno e attese. Quando sentì la porta aprirsi le mani iniziarono a tremargli. Strinse con più forza la bacchetta, cercando di respirare a fondo.
Gli si parò davanti Katie Bell e per un attimo sentì cadergli la terra sotto ai piedi. Sarebbe stato più facile con uno sconosciuto, ma doveva essere qualcuno di Hogwarts. Katie era una brava Cacciatrice, faceva dei lanci spettacolari con la Pluffa. Non sapeva il motivo, ma quei pensieri sciocchi gli invasero la testa.
« Che ci fai nel bagno delle donne, Malfoy? » rise lei, con sguardo derisorio.
Un groppo gli si formò in gola, mentre sollevava la bacchetta verso la ragazza « Mi dispiace Katie. Davvero, mi dispiace tanto ».
Fu un attimo: lo sguardo di Katie si fece spaventato, poi Draco mormorò « Imperius » e allora i suoi occhi si fecero distanti e opachi.
Da sotto il mantello Draco tirò fuori la custodia della collana, l'aprì e gliela porse « Mettiti i guanti e prendila. È un oggetto molto importante, lo devi portare ad Albus Silente. Non lo devi toccare per nessun motivo, mi hai capito? E non devi dire chi te l'ha dato. Quando uscirai da questo bagno mi avrai dimenticato. Non ricorderai questa conversazione, andrai dal preside, senza fermarti a parlare con nessuno, e gli darai questa collana ».
Katie Bell si voltò « Devo andare dal professor Silente » disse con voce trasognata, uscendo.
Draco si addossò contro la parete, lasciandosi andare a terra, nascondendosi il viso dietro le mani.

« Hai visto Draco, per caso? ».
Sean si sedette accanto ad Asteria, scuotendo la testa: « No, mi dispiace ». Sul viso della ragazza ritrovò la stessa espressione preoccupata e tirata che in quei giorni non la abbandonava mai.
Ella sospirò, tornando a leggere.
« Però ho visto un'altra cosa » aggiunse Sean, catturando nuovamente l'attenzione di lei. « Hogwarts è in subbuglio. Da quanto ho capito Katie Bell aveva con sé un oggetto maledetto e per poco non è morta. Era sotto la maledizione Imperius ».
Asteria impallidì velocemente. « E sanno chi è stato? ».
Sean strinse le labbra « Ancora no ».
Il ragazzo vide lo sguardo di Asteria rabbuiarsi, poi lei balbettò un « Credo che andrò a letto » e scappò via.

Asteria entrò nel dormitorio dei ragazzi. Per le scale aveva incrociato Tiger e l'aveva costretto a dirle dove si trovasse Draco e di assicurarsi che nessuno entrasse mentre parlava con lui.
La stanza era buia, neppure una candela era accesa e per un attimo Asteria credette che Tiger le avesse mentito.
Ma trattandosi di Tiger, piuttosto ottuso per mentire, Asteria tirò fuori la bacchetta dalla manica e disse: « Lumos », creando un raggio abbastanza luminoso da farle individuare l'unico letto a baldacchino con le tende tirate.
Ne scostò una e trovò Draco, disteso, che guardava il soffitto con le braccia incrociate dietro alla testa.
Non si voltò a guardarla.
Asteria salì sul letto e si sdraiò al suo fianco.
« Vattene, Asteria » disse, allora. Aveva la voce rotta, stava forse piangendo?
Lei prese invece ad accarezzargli i capelli, ignorando le sue parole. Non gli chiese nulla, né di Katie Bell, né dell'oggetto maledetto. Restò in silenzio, abbracciandolo e accarezzandogli i capelli e talvolta il viso. Infine lui si girò a stringerla tra le sue braccia, poggiando la testa sul suo petto. « Non ce la faccio più » fu solo un mormorio, ma Asteria lo udì comunque.
« Sono solo, Asteria. Ho sempre potuto contare su mio padre per qualsiasi cosa. Ma adesso ogni obbligo ricade su di me. L'onore della famiglia, l'aspettativa che ripongono in me, la sicurezza di mia madre. E in tutto questo vortice poi ci sei tu che riporti la calma ai miei pensieri. E vorrei solo chiudere gli occhi e allontanare tutto il resto, tranne te.
« Ma quando solo questo pensiero mi sfiora, torna questo bruciore persistente al braccio a ricordarmi che Lui ha la mia vita tra le mani, quella dei miei genitori. Che in ogni momento può decidere di torturarla, di farle del male, mentre io sto qui. E allora io sono costretto a fare quello che lui mi dice. A far male a delle persone che non c'entrano nulla a... », Asteria gli poggiò un dito sulle labbra.
« Sshh, Draco. Non importa ».
« Si invece che importa. Perché potevi esserci tu al posto di Katie Bell. Tu ad essere usata e a rischiare la vita. Lui ci può usare come preferisce. Sta usando me e tu mi dovresti stare lontano, e invece non so fare altro se non attaccarmi a te, starti più vicino ».
Asteria lo baciò sulla fronte « Non è un problema, Draco. Io non ho paura di innamorarmi. Anche se è tutto in bilico, niente certezze tranne la guerra. Stare con te è l'unica cosa che mi fa sentire bene. Ci sta un momento nel quale ti rendi conto se una persona, e ciò che provi per essa, ti rende più debole oppure più forte. È in quel momento che sai per certo se ne vale la pena. Ne vale la pena per te? ».
A Draco non servì neppure ripensare a quegli ultimi mesi, per rispondere alla domanda.
« Più forte » disse allora « Tu mi rendi più forte. »
In fine si dovette arrendere all'evidenza che stare con lei era inevitabile. Era proprio il termine giusto: Asteria era inevitabile, per lui. Lei gli si avvicinava e non poteva fare a meno che accoglierla accanto a sé. Non riusciva a farne a meno. E la malediceva per questo, e la benediceva allo stesso tempo.
« Lo sai che così mi uccidi, vero, Greengrass? »,
« Non c'è niente che tu possa fare, per tenermi lontana da questa vita. Tanto vale avere questo, anziché niente » sorrise « E non voglio più sentirti dire che ti devo stare lontano, intesi? ».
« Stiamo insieme da neppure un minuto e già detti legge, fantastico »; Draco sorrideva, eppure nei suoi occhi era facile scorgere ancora quella strana luce di paura, che li rendeva più stanchi e bui.
Asteria lo baciò « Katie Bell è viva e starà bene. » Draco chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un lungo sospiro. Non disse nulla, rimase solo qualche minuto così, a ripetersi quella frase nella testa.
Poi d'improvviso si sollevò, mettendosi seduto « Ti ho riportato qualcosa da Mielandia »; si allungò verso il comodino dal quale prese una confezione e la diede ad Asteria.
« Cioccocalderoni? »
« Sai, un anno fa una ragazza piuttosto impertinente me ne lanciò una in testa. Sosteneva che fosse importante essere sempre muniti di dolci in qualsiasi occasione, dato che aiutano a risollevare il morale ».
Asteria rise aprendo la busta e mangiandone subito uno, come fece anche Draco.
« E com'è finita con quella ragazza? »
« Ha continuato a girarmi sempre attorno e alla fine me ne sono innamorato ». Lo disse senza guardarla negli occhi. Fingeva disinteresse, mangiando distrattamente un altro cioccocalderone.
Asteria posò la mano sul suo viso, per farlo voltare verso di lei e lo baciò, come non lo baciava da mesi, appoggiandosi sopra di lui e aderendo al suo corpo.
Draco avrebbe potuto reagire nel peggiore dei modi alla sua intrusione nella stanza, e qualsiasi parola terribile che le avrebbe rivolto sarebbe stata da lei accettata e perdonata.
Invece, nonostante tutto quello che gli stava accadendo, aveva scelto di amarla. Aveva scelto di stare con lei, di continuare a sorridere nella tristezza.
Di trovare un rifugio nella sua anima, invece di restare a subire l'abbattersi della tempesta. E quello era tutto ciò che le serviva per stare bene.



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Capitolo 17
*** Lasciami sognare ***







Lasciami sognare.




Era passato un anno. Draco stentava a crederci, ma si trovava proprio sul treno di ritorno a casa per le vacanze di Natale, seduto nello scompartimento assieme ad Asteria, Sean e Daphne.
Alcune volte quell'anno gli sembrava essere durato una vita, altre invece - come in quel preciso momento - sembrava avere la stessa consistenza di un giorno.
Come se fosse solo il giorno precedente quando lui e Asteria non si parlavano per problemi che al tempo gli erano parsi abissali, ma di cui soltanto adesso si era reso conto di quanto fossero in realtà futili.
E, paradossalmente, adesso che problemi realmente importanti rischiavano di dividerli profondamente al contrario non sembravano essere stati mai altrettanto legati.
Nonostante tutto, Draco sentiva di essere felice in quel momento; sentiva di trovarsi proprio dove doveva essere. Forse era l'atmosfera del Natale imminente oppure, più probabilmente, era il sentirsi amato in modo così incondizionato da Asteria, a farlo sentire realmente bene.
Ma della stessa atmosfera di tranquillità e benessere, non sembravano beneficiarne Daphne e Sean, dato che ad una parola di uno ne seguiva una frecciatina dell'altro.
Draco aveva abbandonato la testa sulle gambe di Asteria già da qualche minuto, lasciando che gli accarezzasse i capelli, sperando che questo lo distogliesse a sufficienza dai loro battibecchi continui.
« Da quando Sean ha trovato il coraggio di risponderle, averli tutte e due nello stesso luogo è diventato intollerabile » bisbigliò Asteria, per farsi sentire solamente da Draco. Egli rise, attirando l'attenzione di Daphne, la quale sembrava più indispettita del solito.
« Questo ammasso inutile di noia che ti porti dietro da cinque anni, mi ha appena offeso e non dici nulla? » sbottò rivolgendosi alla sorella.
Sean alzò gli occhi al cielo « Non ti ho offesa, Daphne! Vorrei solamente leggere in pace senza che tu abbia qualcosa da ridire per ogni minimo gesto che io faccia » esclamò, esasperato.
Daphne strinse le labbra, lanciando al ragazzo un'occhiata velenosa « A commettere l'omicidio è stata Madama Poitel. Buona lettura » sibilò, alzandosi in piedi per andarsene.
Fu l'esclamazione stupita di Sean a trattenerla sul posto: il ragazzo non seppe se essere più sconvolto o più arrabbiato a quelle parole, tuttavia disse « Hai letto la saga de "La lettera incantata"?! » con una sorta di approvazione e di sgomento.
Daphne incrociò le braccia al petto, « Hai idea di quanto sia noioso passare l'estate in tua compagnia? Persino un libro del genere è meglio che doverti sentire parlare della crema troppo pastosa che ti ingrassa la pelle, o della salsedine che ti rovina i capelli » ribatté a denti stretti.
« Vuoi dire che hai frugato nella libreria della mia camera da letto? » sogghignò Sean « Mi sento quasi violato » aggiunse, fingendosi sconvolto, portando con leggerezza la mano sul petto.
Daphne arrossì violentemente a quelle parole ed uscì dallo scompartimento sbattendo la porta.
Asteria afferrò la scatola di Biscotti Gufici e la tirò in testa al ragazzo: « Smettila, Sean! » lo sgridò, per poi correre via ad inseguire Daphne, come del resto succedeva il più delle volte.
Sean rimase inerme, il sorrisetto tronfio completamente scomparso dal viso. « Dai Asteria non intendevo offenderla » le gridò dietro, pur sapendo che oramai non lo poteva più sentire. « Mi hai sentito? Non volevo! ».
Draco rise: « Dai, non fare quella faccia, Jugson. Vedrai che quando tornerà qui non sarà più arrabbiata con te »,
« Magari questo può accadere con te. Con me Asteria riesce a tenere il muso per giorni interi », rispose Sean con una smorfia di afflizione.
Draco sogghignò: « Forse è per il modo in cui ti comporti con lei. »
« Cosa vorresti dire? » Gli occhi di Sean si strinsero in una fessura. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo quella conversazione.
« Quando ti rivolgi a Daphne sei sicuro di te, ti comporti in modo naturale; con Asteria invece sembri un cagnolino malmenato, pronto a scattare ad ogni sua richiesta » spiegò Draco con una scrollata di spalle e un sorrisetto.
« Ti sbagli. Io e Asteria ci conosciamo da tantissimo tempo e... », ma Draco non gli diede il tempo di finire la frase: « Ma questo non ti ha portato a stare con lei, in ogni caso, no? È per questo che hai l'aria sempre così sofferente in sua presenza? »
Sean scattò in piedi, offeso e infuriato « Smettila Malfoy. Non sai nulla del rapporto che c'è tra me e lei! »
« So quanto basta. È palese quanto tu ne sia innamorato e quanto questo la turbi. E lo so io, lo sai tu, lo sa Asteria e lo sa anche Daphne. Non è mai giusto imporre un certo tipo di amore ».
Ora Draco lo fissava con serietà, in modo così profondo che Sean si sentì improvvisamente messo a nudo. L'espressione derisoria del primo si era spenta, per lasciar posto ad una smorfia amara. Gli occhi gli si erano adombrati e non aveva più nulla del solito sbruffone che gli si rivolgeva sempre con tono di superiorità.
« Sia tu che lei vi affannate per dimostrare che tra di voi nulla è cambiato. Cercate di affermare in ogni modo di essere solo buoni amici, come lo siete sempre stati. Vi rifiutare di accettare che qualcosa nel vostro rapporto è inevitabilmente cambiato. Eppure non trovi sia normale che, crescendo, anche il vostro rapporto maturi? ».
Sul volto di Sean si affacciò un sorriso sbilenco « Non lo dici come se ne fossi contento. »
Draco scrollò le spalle con noncuranza « Credo solo che dobbiate parlare e chiarirvi. Ritrovare un vostro equilibrio, prima che Asteria ti faccia involontariamente saltare via la testa ».
Sean gli rivolse una lunga occhiata scettica: Draco Malfoy che dispensava consigli con l'intenzione di aiutarlo, aveva la stessa innocenza di uno Schiopodo Sparacoda che si avvicina in cerca di coccole.
Eppure, nonostante la diffidenza di Sean, Draco sembrava onestamente interessato alla questione; che fosse per gli interessi di Asteria, Sean ne era sicuro, ma le parole di Draco risvegliarono il lui il bisogno di voler parlare con qualcuno, non importava se si trattava della persona meno indicata con cui poterlo fare.
« La prima volta che le ho parlato, il particolare che subito mi è saltato all'occhio è stato il suo sorriso. Ero pazzo di lei. Allora non avevo capito cosa fosse quel sentimento, sapevo solo di voler passare ogni momento insieme. Mi ricordo di aver pensato "voglio conoscerla. Voglio essere presente ad ogni suo sorriso per amarne ognuno", e forse ci sono riuscito ».
Sean fissò lo sguardo su Draco, sembrava amareggiato e allo stesso tempo incredulo per quelle sue parole così schiette e audaci, per niente intimorito dalle occhiatacce taglienti del suo ascoltatore.
Sorrise, con un leggero sospiro: « Ma poi... poi ho visto quale sorriso rivolge a te e ho scoperto che amarli tutti è impossibile. Adesso è difficile pensare di essere soltanto amici ».
« Odio il modo in cui la guardi... » le labbra di Draco, dapprima così perfettamente serrate, non riuscirono a sopportare altra pressione. « Come se conoscessi ogni più intima parte della sua anima »
Sean sostenne lo sguardo di Draco con sufficienza. Non sapeva proprio da dove gli provenisse tutto quell'improvviso coraggio. Sapeva soltanto di essere stufo di dover reprimere i propri sentimenti davanti a tutti, di nascondersi e far finta di non esistere.
« Forse perché è così » ribatté, allora, seccato.
Draco scattò in piedi, livido in volto. Ma entrambi sapevano che non poteva fare nulla, se non continuare a rispondere a tono, eppure stette zitto limitandosi a guardarlo in cagnesco.
« Sai, anche tu sei diverso. Quando lei non ti vede cambi faccia. Sei un Mangiamorte più di quanto non ti piaccia ammettere. Cosa penserebbe Asteria nel vederti come sei davvero? »
Draco strinse le labbra, sentendo quell'ultima frase bruciargli addosso; ma in quel momento rientrò Asteria e la conversazione finì lì.
« Mi dispiace Asteria, davvero » si affrettò a dire Sean, non appena la vide entrare.
Lei tagliò corto con un distratto gesto della mano e un: « Lascia stare, Sean. Daphne si riprenderà ancora prima di arrivare in stazione ».
Si sedettero e il viaggio continuò, lento e un po' noioso come poco prima.

Giunti alla stazione di King's Cross, si lasciarono con lunghi abbracci. Ad attendere le sorelle Greengrass questa volta ci fu Winkey, l'elfa domestica; la quale le prese per mano per permetterle di materializzarsi all'interno della villa protetta dall'Incanto Fidelius.
Elladora fu la prima ad andare incontro alle figlie, d'appresso le raggiunse Doron - l'aspetto sempre più grigio ed emaciato.
Incontenibile, allora, fu la furia di Asteria; la quale rigettò senza troppi complimenti l'ansia, la paura e la preoccupazione covati in quei lunghi mesi di lontananza, privi di alcuna notizia, parola di conforto o di affetto. Li accusò, senza mezzi termini, di abbandono, di essere dei genitori insensibili ed egoisti.
Fu una lunga sfuriata che lasciò allibiti e attoniti i coniugi Greengrass, i quali non ebbero neppure la forza, e né la prontezza, di replicare. E come iniziò, infine Asteria tacque; andando a chiudersi - con permesso - nelle proprie stanze.
In quei giorni di vacanza - i quali si rivelarono lunghi, piuttosto noiosi e ben poco intrisi di genuina allegria natalizia - Draco e Asteria non avevano modo d'incontrarsi, dato che né l'uno né l'altra avevano il permesso di mettere piede fuori dalle rispettive abitazioni.
Per questo avevano intrapreso una corrispondenza piuttosto fitta tramite l'elfa domestica dei Greengrass. La povera Winkey partiva dalla villa di buon mattino, incurante di neve e maltempo, attraversava il parco e giungeva presso la strada dove un tempo - prima che fosse nascosta dall'Incanto Fidelius - svettava in tutta la sua imponenza, villa Malfoy.
Lì solitamente attendeva paziente, finché il giovane della nobile famiglia purosangue non spuntava dal nulla - nonostante sua madre Narcissa gli avesse più volte espressamente vietato quelle brevi escursioni fugaci - richiedendo la lettera con trepidazione (o consegnandone una propria), per poi scomparire nuovamente l'attimo dopo. Winkey ripeteva le medesime azioni sia al pomeriggio che alla sera, ritenendo le espressioni entusiaste dei due giovani un pagamento sufficiente a quanto faceva.
Il tempo che non trascorreva a scrivere o a leggere, Asteria lo passava con sua madre e sua sorella; in particolar modo con quest'ultima, data la scarsa propensione di Daphne a rimanersene buona con le mani in mano, come loro madre si era rivelata estremamente capace a fare.
In quei giorni Daphne era diventata indolente e lamentosa, qualsiasi cosa Asteria proponesse la annoiava terribilmente e non riusciva a prestare attenzione per più di mezz'ora, poi tornava a lagnarsi per essere stata rinchiusa in casa e allontanata dal resto del mondo.
Greengrass Senior, dopo aver accolto le sue figlie di ritorno da Hogwarts, aveva pensato bene di non mettere più naso fuori dal proprio studio, dal quale non sembrava uscire neppure per andare a dormire. Eppure nessuno - tranne Elladora munita di vassoio colmo di cibo (il quale spesso tornava indietro inviolato) - osava avvicinarsi a quello studio, su cui sembrava esser calata un'ombra oscura e insana.
Nonostante divagarsi era difficile, le sorelle Greengrass si rivelarono abbastanza fantasiose da arrivare fino al giorno di Natale senza impazzire: cucinarono torte e biscotti, giocarono a spara schiocco e impararono le regole degli scacchi magici, ma quando anche quelli gli andarono a noia idearono giochi di rebus e indovinelli di loro creazione; finirono i compiti prima di quanto mai fosse successo, esercitandosi sui nuovi incantesimi tanto che presto divennero semplici da effettuare persino senza verbalizzarli. Daphne si dedicò alla pittura mentre Asteria lavorò a maglia, ma gli esperimenti della prima fallirono quanto quelli della seconda, alle quali però né Elladora - la quale cercava ancora di farsi perdonare le mancanze degli ultimi mesi - e né tanto meno Winkey ebbero il coraggio di far loro notare nulla. Così gli strani dipinti di Daphne, dalle figure incerte, furono presto incorniciati e appesi nei tre saloni della villa, mentre le sciarpe e i maglioni - spesso dalle maniche più larghe o più strette, più lunghe o più corte - vennero prontamente impacchettati e posti sotto l'albero da una Asteria estremamente entusiasta del proprio operato.
Il giorno di Natale si rivelò uggioso e più triste di quanto Asteria e Daphne avrebbero potuto immaginare. La giornata si rivelò identica alle precedenti, se non fosse per il banchetto eccessivo preparato da Winkey e per una presenza più attiva da parte di Elladora, la quale si sforzò di abbandonare il suo stato di catalessi pressoché statico per trascorrere qualche ora in compagnia delle proprie figlie.
Puntuale, come ogni giorno, non mancò lo scambio di lettere tra Draco e Asteria. Asteria prese in mano la busta che le porgeva Winkey, come se si trattasse dell'unico regalo che avesse desiderato quel giorno. Lesse il contenuto con attenzione, come faceva ogni volta: Draco avrebbe voluto vederla, almeno per quel giorno, e lo stesso desiderava Asteria. Nonostante l'impossibilità di quella richiesta, la ragazza pensò a lungo ad una possibile soluzione.
Fu così che quello stesso pomeriggio, quando Winkey si presentò davanti alla porta della ragazza per farsi dare ciò che avrebbe dovuto consegnare, Asteria nella busta - oltre alla lettera di risposta - vi allegò un piccolo foglietto in più.

Per il resto della giornata Asteria non fece altro che chiedersi se avesse fatto una mossa troppo azzardata e sconsiderata; ma poi insonnolita dal dolce far nulla e dai piatti ricchi e prelibati - per non parlare dei dolci che continuava a spizzicare con gusto - fu vinta dalla stanchezza e si chiuse nella propria stanza per prepararsi a mettersi a letto.
Stava per tirar fuori la camicia da notte, quando un picchiettare alla finestra attirò la sua attenzione: si trattava della porta finestra che si apriva sul balconcino.
Col cuore in gola si precipitò ad aprirla e ad uscire fuori, per affacciarsi sul giardino. Lì vi trovò Draco Malfoy, chino a cercare altri sassolini tra la neve.
« Draco! Che ci fai qui fuori? »
Lui alzò la testa, la vide e sorrise. Allargò le braccia verso di lei, come se avesse intenzione di raggiungerla da laggiù: « È Natale Asteria! » esclamò come se fosse la sola risposta ragionevole ad ogni domanda.
Salì in sella alla sua scopa, balzando poi sul balcone con un'agilità non indifferente. Ma non fece quasi in tempo a posare piede per terra che Asteria gli fu addosso e, così abbracciati, ruzzolarono in mezzo alla neve fresca.
Asteria lo trascinò all'interno accogliente della propria camera, tirandolo per una manica, mentre gli annunciava, con voce trillante di entusiasmo, di avere un regalo per lui.
Draco, ancora rosso in viso per quella accoglienza particolarmente infervorata, fu appena consapevole di trovarsi nella camera da letto della sua ragazza, senza il consenso dei loro genitori e ad un orario del tutto sconveniente per quelle circostanze. Si guardò attorno imbarazzato, temendo di fare anche solo un passo di troppo.
Eppure Asteria non dava alcuna impressione di ritenere la situazione inappropriata, al contrario sembrava presa tanto dall'entusiasmo che Draco non si sarebbe stupito di vederla saltellare da un momento all'altro. Lei gli porse un morbido pacchetto colorato, con gli occhi che le brillavano, e il ragazzo d'un colpo si dimenticò del perché se ne stava lì impalato come uno stoccafisso. L'allegria di Asteria sembrò contagiarlo e prese a scartare il regalo con quel sentimento che gli illuminava il viso.
Vi trovò una sciarpa di lana dai colore verde e argento. Ne possedeva forse una dozzina dello stesso colore, ma nessuna aveva la strana forma bitorzoluta, con taluni punti smagliati o aggrovigliati, che presentava quella che teneva tra le mani.
« L'hai fatta a mano per me? » chiese con voce sinceramente emozionata. « È bellissima ». Se la mise al collo, con espressione fiera, facendo un giro su se stesso per farsi ammirare da lei; « Come mi sta? » chiese e in tutto questo Asteria rideva, spensierata e felice.
Draco allora la prese tra le braccia per poterla baciare, gli occhi appena socchiusi per continuare a guardarla. Asteria era una boccata d'aria fresca, dopo tutti quei giorni trascorsi a villa Malfoy in completa solitudine, e la sua risata una dolce musica che lo rincuorava, dopo tutto quell'insopportabile silenzio.
« Ora tocca a me » disse, « Chiudi gli occhi. »
Asteria ubbidì, porgendo le mani in attesa finché non sentì qualcosa di leggero poggiarsi su di esse.
« Buon Natale. »
Niente custodie di velluto, questa volta. Un sorrisetto curioso nacque spontaneo sul viso della ragazza, mentre guardava la busta rossa tra le sue mani, che aveva tutta l'aria di contenere un foglio da disegno.
Tirò fuori il suddetto con attenzione, spaventata dall'idea che si potesse strappare. Restò colpita da trovarvi un disegno a pastelli. Si trattava di un ritratto; e, per la precisione, del suo di ritratto.
Una Asteria sorridente guardava chissà cosa con gli occhi che le brillavano.
Le ci volle qualche secondo per accorgersi che, lo sfondo scuro, non era altro che un cielo notturno, sfumato di tanti blu diversi e puntellato di piccole stelle, le quali facevano parte della costellazione dello Scorpione, le cui stelle più lucenti andavano a coincidere proprio con gli occhi dell'immagine.
Draco scrutava il viso della ragazza con ansia, nell'evidente intenzione di interpretare i pensieri che lo attraversavano.
« L'anno scorso mi hai dato uno schiaffo e poi mi hai baciato... ho paura a chiedere cosa mi riserva questo Natale », decise di scherzarci su, per rompere quel prolungato silenzio che iniziava a renderlo nervoso.
Ma Asteria non accennava ancora ad alcuna reazione. Non dava l'impressione neppure di star ad ascoltare quello che Draco diceva.
Forse fu per questo, perché lei non sembrava sentirlo, che Draco - sebbene imbarazzato - continuò a parlarle. Senza più scherzare, ma con il solo bisogno di renderla partecipe.
« È un po' imbarazzante da dire... ma in queste notti non riesco a dormire sapendoti qui. Così spesso rimango seduto alla finestra, con il libro di Astrologia in mano, a cercare quelle costellazioni che non conosco. Ma il più delle volte è questo quello che vedo. »
Asteria non stava più guardando il disegno, ora i suoi occhi erano fissi in quelli di lui ed erano illuminati di meraviglia, accesi da quella particolare luce che ultimamente Draco riusciva a scorgere di rado.
« Ti amo, Draco » lo disse come se si stesse togliendo un peso dal cuore, in un sospiro pregno di sentimento; si accostò a lui per attrarlo a sé e baciarlo. Draco sorrideva sotto i teneri baci di Asteria. « Decisamente meglio » mormorò lui contro le sue labbra; e si guardarono negli occhi, ridendo.
Asteria poggiò il disegno sulla scrivania, quando si voltò però aveva un'espressione leggermente imbarazzata.
Draco si sedette ai piedi del letto, la guardava arricciarsi nervosamente una ciocca di capelli ed egli si rese conto di non averle risposto. Non che sentirle dire che lo amava non lo aveva reso felice: quelle parole erano il regalo più grande che lei potesse fargli. E Draco la amava e, a sua volta, sapeva di essere riamato. Bastava solo vedere come si comportavano quando stavano insieme, per accorgersene.
Così Draco si schiarì la voce, le mani che gli tremavano appena. Non l'aveva mai detto prima d'ora, se non si contavano tutte quelle volte che l'aveva pensato quando si trovava assieme a lei o quell'unica volta in cui invece lei dormiva.
Eppure ora sembrava l'atto più difficile che avesse mai dovuto compiere: avrebbe significato dare concretezza e sostanza ad ogni cosa. E lo attraeva e lo terrorizzava allo stesso tempo. Eppure, pensò, che doveva trattarsi di una sensazione davvero magica confessare un sentimento che si sente vivo dentro di sé, alla persona per cui lo si prova. Come una fiamma al centro del petto, il cui calore si diffonde in tutto il corpo, divenendo così forte ed impetuoso da raggiungere colui a cui è rivolto, riuscendo a far percepire l'intensità esatta di quell'ardente fiamma. Sapeva che era così, perché era quello che lui aveva appena provato.
Draco aprì la bocca, con l'intenzione più nobile, ma Asteria fu lesta a precederlo.
« Non sentirti obbligato a rispondere, per favore ».
Era leggermente arrossita, ma lo guardava con la stessa dolcezza di sempre.
Draco richiuse le bocca, con aria quasi sconfitta. Corrugò la fronte e arricciò le labbra, poi si decise comunque a parlare e, quando lo fece, aveva un sorriso sincero che arricchì ogni singola parola di quella sua breve frase: « Non penso tu abbia davvero capito ancora quel che significhi per me ».
Asteria, stupita dall'affermazione inaspettata, trasalì visibilmente. Quasi come se si trattasse di una prova tangibile, guardò un'altra volta il disegno; poi andò a sedersi sul letto accanto a lui.
« Forse... », tentennò, « Forse inizio a capirlo ».
Draco sorrise e si chinò a poggiare la fronte contro quella di lei. Si guardarono negli occhi: erano molto vicini, quel tipo di vicinanza che a entrambi piaceva.
« Sei difficile da comprendere, Draco Malfoy » disse e lo baciò.
« Mi dispiace » rispose lui. Ripensò a quello che Sean gli aveva detto sul treno. Era vero: quando stava con Asteria era una persona del tutto diversa. E lei gli faceva desiderare che l'altro lui, quello presente quando lei era lontana, non esistesse affatto.
Si stesero sul letto, abbracciati, restando a parlare, continuando a baciarsi e a toccarsi, mantenendo quella vicinanza intima che a entrambi faceva stare bene. Finché non si addormentarono senza rendersene conto, mentre il Natale passava, lasciandogli l'unico regalo da loro richiesto.




Angolo Autrice: Eccomi di nuovo qui con un Draco passione psicologo e Draco passione Babbo Natale, solo per augurarvi buone feste... che sono già finite in pratica, ma in ogni caso spero che per tutti voi siano state belle e felici e che tutti voi abbiate ricevuto in regalo ciò che desideravate, come i nostri due piccoli innamorati! :3
Quindi Buon Anno a tutti voi e passiamo ai ringraziamenti!^^
A NarcissaBM e AlexisVictorie per le loro meravigliose recensioni; e ringrazio anche le 18 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 41 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 6 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii

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Capitolo 18
*** Come corpi morti ***









Come corpi morti.




Doron sedeva alla scrivania, nel buio del suo studio. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, tanto estraniato da sembrare non riconoscere più neppure la stanza in cui si era volontariamente relegato ormai da settimane.
Il vassoio del cibo era ancora lì, davanti a lui, intatto.
Sentiva le palpitazioni accelerate del proprio cuore, rimbombargli nella testa e poi in tutto il corpo.
Rigido, in quella postura statica che non abbandonava da forse delle ore, Doron sembrava aver perso la capacità di muoversi.
Sapeva di essersi esposto troppo al Ministero, così come sapeva ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.
E, difatti, proprio come accade in un incubo perverso, successe ciò cui temeva di più: nel buio dello studio un'ombra apparve, più nera dell'oscurità stessa.
Doron strinse spasmodicamente i braccioli della sedia su cui sedeva, cercando di non tremare – o, per lo meno, di non darlo a vedere.
La figura si calò il cappuccio e il chiarore mortale della sua pelle spiccò come la luna in un cielo senza stelle.
Lord Voldemort tirò fuori la propria bacchetta dal manico d'osso e con un gesto annoiato fece divampare un grosso fuoco all'interno del camino, illuminando così l'intero ambiente e dando vita ad uno spaventoso gioco di luce ed ombra su quel suo volto pallido.
« Doron » sibilò a mo' di saluto.
Con un singulto, Greengrass Senior, si alzò per avvicinarsi al suo ospite. Si inchinò ai suoi piedi, con tutta l'ossequiosità che riuscisse a mettere assieme in quel momento e gli baciò la mano ossuta.
« Mio signore » biascicò, la fronte già imperlata di sudore, « quale onore avervi qui nella mia dimora. »
Voldemort annuì distrattamente, poi si scansò dall'uomo per andare a sedersi al posto che egli occupava prima del suo arrivo.
Ne seguì un lungo momento silenzio, nel quale Doron non trovò neppure la forza per rialzarsi da terra.
Attutiti dalla porta chiusa dello studio, iniziarono ad udirsi rumori di chincaglieria rotta, passi pesanti e schiamazzi. Il Signore Oscuro non era venuto da solo e per Doron era chiaro ormai che quella fosse in tutto e per tutto una spedizione punitiva. L'uomo si sentì mancare, tanta era la paura per se stesso e l'apprensione per la propria famiglia, ancora ignara di quel che stava accadendo.
« Doron » esordì nuovamente Lord Voldemort « non nasconderò che i tuoi atti mi hanno profondamente deluso ».
« Vi giuro, mio Signore… vi giuro che mai avrei voluto deludervi. Io… » ma Doron non ebbe occasione di concludere, poiché la porta dello studio improvvisamente si spalancò e vi entrò Elladora, sconvolta, spaventata, i capelli in disordine, senza avere indosso neppure una vestaglia a coprire la camicia da notte. Sembrava fosse stata appena buttata giù dal letto e, trovare Lord Voldemort, seduto alla scrivania del marito, di certo non migliorò il suo stato. Difatti un urlo strozzato le uscì dalle labbra prima che avesse il tempo di ricomporsi. Indietreggiò, mettendosi spalle al muro, poi con un irrefrenabile tremito che le scuoteva tutto il corpo, chinò piano il capo: « Mio signore », disse « è un onore avervi… ».
« Sì, vi ho onorato della mia presenta. È già stato fatto presente da vostro marito », la interruppe lui, il tono derisorio e ben poco propenso ai convenevoli. La pazienza lo stava abbandonando, eppure quel ghigno velenoso continuò a perdurare, incattivendogli ancor più il volto.
« Elladora Black » mormorò il Signore Oscuro « Forse avrei dovuto scegliere voi al posto di vostro marito. In fondo… la famiglia Black non mi ha mai deluso. Purtroppo, non posso dire altrettanto dei Greengrass » e gli occhi rossi tornarono a fissarsi sulla grossa figura ancora genuflessa di Doron.
« Mio Signore, è stato un errore. Un tremendo errore commesso in buona fede. Non tradimento. Mai. Non potrei… ».
« Silenzio! » esclamò Lord Voldemort in un ringhio, la mano che impugnava la bacchetta scattò in direzione dell'uomo, ed egli prese a contorcersi sotto spasmi d'insopportabile dolore e gemiti incontenibili.
Elladora si lasciò cadere a terra, tra lacrime e singulti « Vi prego! Vi prego, basta! » invocò con tale disperazione che, quando Voldemort smise di infliggere la maledizione Cruciatus al marito della donna, nello studio erano giunti anche i Mangiamorte che l'Oscuro Signore si era premurato di portarsi dietro.
Severus Piton fu colui che entrò per ultimo. Pose uno sguardo di sufficienza alla donna accasciata a terra, accanto alla porta, poi si mosse con quella sua aria fiera e sicura, raggiungendo il fianco di Lord Voldemort e di Bellatrix Lestrange.
« Servirvi sarebbe un privilegio per me » mormorò allora Elladora in un soffio di voce « Se è questo ciò che volete, sono pronta a servirvi. Sono pronta a rimediare agli errori commessi da mio marito. » La donna era mortalmente pallida, gli occhi vacui fissavano Doron, ancora agonizzante, con una sorta di sconforto.
Doron si risollevò, mettendosi sulle ginocchia « Stai zitta » grugnì a denti stretti « Elladora, taci. »
Voldemort rise « Non ti senti più onorato dalla mia persona, Doron? ».
Anche Bellatrix esplose in una folla risata alle parole del suo Signore – la cui ilarità non sembrò contagiare affatto Severus Piton, il quale rimase mortalmente serio.
« Avete già il mio corpo, la mia mente, la mia posizione politica e ogni mezzo di cui dispongo. Ma in tutto questo la mia famiglia non è contemplata ».
Doron drizzò la schiena, seppure il capo rimase chinato.
« Vuoi la gloria tutta per te, Doron, o non approvi più gli ideali di perfezione e di purezza che un tempo condividevamo? I miei modi di fare, diciamo… persuasivi, ti hanno per caso turbato? »
« Vi sono fedele. Ve lo assicuro, non oserei mai tradirvi. Un errore… solo un errore ho commesso e per questo vi chiedo perdono, ma la mia fede in voi non è mutata ».
« La fiducia è una variabile incerta, e una volta che essa viene compromessa è difficile ristabilirne il delicato equilibrio ».
La porta dello studio si aprì per l'ennesima volta, con violenza. Vi entrarono Alecto e Amycus Carrow, trascinando le uniche due figlie dei Greengrass.
« Mio Signore, abbiamo un ospite in più » rise Alecto, con voce eccitata.
Doron alzò lo sguardo e gli occhi sembrarono uscirgli fuori dalle orbite nel vedere Draco Malfoy abbracciato alla più piccola delle sue figlie. Le guance gli si infiammarono e una grossa vena prese a pulsargli sulla tempia destra; per un attimo si dimenticò della terribile situazione in cui versava lui e la sua famiglia, e desiderò alzarsi per sbraitare contro quel ragazzino sfacciato cosa diavolo ci faceva nella camera di sua figlia a quell'ora indecente della notte.
Ma la voce sibilante di Voldemort lo trattenne sul posto e gli riportò sul viso quella tinta lattea che ultimamente lo abbandonava di rado.
« Il piccolo Malfoy » ghignò « Bellatrix, dovresti insegnare a tua sorella come trattenere un adolescente in calore. Mi domando in che mani deponga la mia fiducia, quando i miei Mangiamorte più forti non riescono a tenere sotto controllo neppure un ragazzino di sedici anni » si mostrava divertito, ma sotto quella finta ilarità si avvertiva una profonda rabbia pronta ad esplodere.
Daphne e Asteria si guardarono attorno, ancora confuse e spaventate. Stavano forse sognando? Ma, al contrario Draco Malfoy era lucido. Non gli serviva tempo per metabolizzare ciò che stava succedendo. Lui già si era trovato all'interno di quell'incubo.
Non importava se solo un attimo prima dormiva accanto alla ragazza che amava, con al collo ancora la sciarpa che lei gli aveva regalato, e il momento dopo i Carrow piombavano nella camera schiamazzando, ululando eccitati e divertiti dall'averli trovati assieme.
Asteria si era svegliata, urlando nel vedere le loro facce, sporte sul letto, intenti a fissarli. Draco l'aveva stretta a sé, provando in tutti i modi a farla calmare mentre li trascinavano giù di forza, assieme a Daphne, senza dar loro il tempo di poter fare domande o provare anche solo a ribellarsi. E ora si trovavano lì, al cospetto di Lord Voldemort, che li fissava uno a uno con sguardo feroce, attento ad ogni loro più piccolo movimento.
Draco incrociò lo sguardo sdegnato di sua zia Bellatrix e arrossì nel capire quale imbarazzo aveva procurato alla loro famiglia. Persino Piton sembrava turbato dalla sua inattesa presenza.
Temeva le ripercussioni che ciò avrebbe procurato loro; ma, nonostante tutto, gli era impossibile sciogliere l'abbraccio che lo legava ad Asteria, poiché quel semplice gesto lo costringeva a non cedere alla paura. Questo, finché non guardò all'interno di quegli occhi rossi senz'anima.
Lord Voldemort lo stava fissando e Draco seppe subito ciò che egli vedeva. Vide se stesso, attraverso gli occhi dell'Oscuro Signore, stretto alla figlia dell'uomo che stava punendo, mentre la accarezzava piano lungo le braccia e allo stesso tempo la tratteneva per impedirle di gettarsi al fianco del padre.
« Vieni qui, Draco » sibilò Bellatrix, minacciosa, accorgendosi anch'essa dell'evidente prodigarsi del ragazzo per la piccola Greengrass.
Draco le ubbidì con riluttanza ma, prima di lasciare andare Asteria, scambiò uno sguardo d'intesa con Daphne, al loro fianco – la quale continuava a sfuggire alla presa di Alecto grazie a secchi strattoni e sguardi di fiamma. Così, quando il ragazzo passò al lato opposto dello studio, furono le braccia di Daphne ad avvolgere Asteria; seppure il volto della giovane era tanto abbattuto e spaventato che non sembrava aver colto quest'ultima differenza.
Voldemort tornò quindi a concentrarsi sull'uomo: « Finiamola qui, Doron. Sono stanco ».
Il tono di Doron si fece lamentoso: « Mio Signore, non commetterò più un simile errore ».
« Oh, ne sono convinto » ribatté e la sua espressione si fece feroce. Alzò nuovamente la bacchetta e un lampo verde colpì Doron Greengrass in pieno petto.
Ne seguì un lungo attimo di stallo: immobile, prolungato e silenzioso. Un momento nel quale una persona amata smette semplicemente di essere. Un battito di ciglia e dell'uomo che aveva abitato quel corpo, ora steso a terra, non era rimasto più nulla.
Elladora gridò e allora il tempo ricominciò a scorrere. Asteria strinse con forza gli occhi e li sentì umidi. I singhiozzi incontrollati di Daphne la scuotevano, sua madre piangeva con acute urla il suo dolore, eppure Asteria continuò a guardare suo padre come se stesse aspettando di vederlo rialzarsi. Non poteva essere reale, e né tanto meno possibile, vedere colui che aveva rappresentato tutto il suo intero mondo, svanire in un nulla indefinito.
Suo padre, il suo eroe, colui che l'aveva protetta, educata, amata e viziata. Nulla. Non ci sarebbero state più carezze, né sguardi orgogliosi o parole d'affetto.
E allora le lacrime affollarono copiose i suoi occhi verdi, e le segnarono solchi lungo le guance.
Elladora si trascinò vicino al corpo del marito, con lamenti sommessi, pose il capo di lui sulle proprie gambe lo cullò tra carezze, bisbigli e pianto.
« Frena le tue lacrime, Elladora. Il tuo Signore è misericordioso. Voglio onorarti allo stesso modo in cui ho onorato la famiglia Malfoy ».
La donna non si voltò a quelle parole, non si curò del loro significato o, semplicemente, non le sentì.
Ma Draco sì, Draco sapeva cosa stava per succedere, come sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
« Che belle fanciulle abbiamo qui, non è vero, Severus? Tue alunne, talentuose indubbiamente. Sangue puro scorre nelle loro vene a presagire magia potente »
« Piuttosto discrete » commentò Piton, con voce annoiata.
« Viviamo in un'epoca in cui i figli devono scontare i debiti dei propri genitori. Qui serve più di materiale ritenuto discreto. Noi siamo l'eccellenza » disse Lord Voldemort, gustando il suono dell'ultima parola.
« Entrambe dotate in Difesa contro le Arti Oscure » Piton tacque brevemente e puntò i profondi occhi neri sulla figura di Draco Malfoy « La minore, Asteria Greengrass, è adeguatamente capace in Pozioni. È abile in Incantesimi. Orientativamente ha voti piuttosto alti e soddisfacenti. Non vi deluderà ».
Il sorriso del Signore Oscuro si fece vorace. « Vieni avanti, Asteria. Fatti vedere meglio. Qui, vieni qui accanto a me ».
A nulla servì il tentativo di Daphne di trattenerla accanto a sé. Asteria si mosse, passò accanto al corpo del padre a testa alta, costringendosi a non guardare in basso.
« In ginocchio » ordinò Voldemort e lei, con la stessa lentezza usata per muoversi, così ubbidì.
« E ora dimostra al tuo Signore quanto è forte la tua fedeltà in Lui. » Voldemort le porse la mano e Asteria comprese di doversi scoprire l'avambraccio sinistro. Ed era pronta a farlo. Pronta a sacrificarsi purché nulla di male accadesse ancora.
Ma non ci riuscì. La paura le bloccò le membra e, proprio quando pensò che Voldemort stesse per afferrarle di forza il braccio, Daphne richiamò l'attenzione su di sé.
Le lacrime già si erano asciugate sul suo viso, la schiena era ritta e lo sguardo acceso, quasi furioso. Non sembrava appartenerle, tanto appariva deformato dalla rabbia.
« Chiedo di essere io a ricevere il marchio! Mia sorella non è degna, non sa neppure cosa sia la fedeltà. Io sola ho il desiderio di servirvi da tempo » si mise in ginocchio e nei suoi occhi il fervore brillò incandescente. « Vi supplico di farvi vostra fedele serva » e quelle parole, dette con sicurezza e con tale passione, dinanzi al corpo ancora tiepido di Doron, suonarono come bestemmie.
Solo quando fu certa che in Lord Voldemort si fosse piantato il seme del dubbio, si alzò e – a passi decisi – coprì lo spazio che la separava dall'Oscuro Signore, si tirò su con forza la manica del braccio sinistro e attese.
Voldemort guardò prima Bellatrix, per poi tornare sul volto della ragazza che si stava offrendo come volontaria « Il buon sangue dei Black non mente mai ».
E l'ardore che vide negli occhi di Daphne sembrò bastargli. La ragazza che non aveva paura di dichiarare fedeltà assoluta all'assassino del proprio padre, le piacque. Tanto, da dimenticarsi facilmente della più giovane e dell'uso che voleva farne.
E mentre Voldemort poneva la punta della bacchetta sul braccio sinistro di Daphne, Asteria guardò fisso Draco negli occhi. Mantennero il contatto visivo finché il tutto non ebbe fine; lei incapace di vedere Daphne sacrificarsi al posto suo, lui incapace di distogliere la propria attenzione da lei.
Si guardarono, urlandosi parole atone, che entrambi compresero. L'impotenza rese morti i loro occhi e rimasero muti, come cadaveri, a fingere di non vedere, a fingere di non sentire. Qualsiasi cosa sarebbe stata vana: tutti loro erano come corpi già morti nelle mani del loro aguzzino.




Angolo Autrice: Ok, sono imperdonabile. Ho una piccola scusante: il pc mi ha abbandonata e ho perso tutti documenti all'interno... e, sì, questa non è una scusa adeguata, perché di tempo ne è passato anche troppo ma, per favore(?), perdonate lo stesso questa lunga attesa.
Come già vi ho anticipato, ho dovuto riscrivere una seconda volta lo stesso capitolo (non so voi, ma io odio tantissimo doverlo fare) e ovviamente la seconda versione (questa qui) è nettamente diversa da com'era la prima. Nonostante l'abbia scritta di malavoglia, spero che questo capitolo vi sia ugualmente piaciuto! Ho provato a dare il meglio - nonostante sentissi emergere forte il rifiuto mentre scrivevo - perché, in ogni caso, voi lettori meritate sempre il meglio che io riesca a tirar fuori! Bene, fatemi sapere tutti i vostri pensieri in una recensione qui sotto!

Ringrazio infinitamente Lulyx, AlexisVictorie, ehikatnijss e althea_drarry per le loro meravigliose recensioni; e ringrazio anche le 20 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 43 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 8 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii

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Capitolo 19
*** Sectumsempra ***









Sectumsempra.




Asteria sorrideva appena, sotto lo sguardo vigile e attento di un inquieto Sean. Si trovavano nella sala comune dei Serpeverde, accanto al grosso camino dal quale si irradiava un calore rassicurante.
Fuori dal castello una tempesta infuriava, ma nella profondità sicura dei sotterranei non si udiva il minimo turbamento di quel tempo ostile.
« Sean, mi stai fissando di nuovo » gli fece notare, con tono tra il divertito e l'annoiato.
Il ragazzo arrossì, distogliendo immediatamente lo sguardo.
Borbottò uno « Scusa » imbarazzato e tornò a scrutare le pagine del libro di Storia della Magia, con occhi ancora persi nei suoi stessi pensieri.
Poi, dopo neppure una manciata di secondi, tornò a guardarla di sottecchi. Sapeva di infastidirla in questo modo, ma non poteva farci nulla. Asteria era sempre così calma, gentile, positiva. Così normale, che Sean si aspettava vederla crollare da un momento all'altro.
Non aveva potuto presentarsi al funerale di Doron Greengrass. Fu una cerimonia circoscritta solo ai famigliari e, in ogni caso, sua sorella non gli avrebbe mai permesso di correre un rischio simile. Eppure Sean non riusciva a perdonarsi il fatto che quel giorno non fosse a sostenere le sorelle Greengrass nel loro dolore. Così, da quando erano tornati a Hogwarts, le faceva da ombra, assicurandosi che stesse bene, che mangiasse a sufficienza o che riposasse abbastanza. Asteria cercava di fargli capire in tutti modi di sentirsi oppressa dalla sua eccessiva preoccupazione, ma Sean si sentiva in dovere di comportarsi così; soprattutto perché era l'unico a passare realmente del tempo con lei.
Daphne non si vedeva mai e, quando per caso appariva in Sala Comune, non degnava Asteria di un solo sguardo.
« Vuole solo starsene per conto suo, Sean. Non è una brutta cosa, ha i suoi tempi » la giustificava lei.
E Draco era assente. Assente con i pensieri. Anche quando stava insieme ad Asteria – cosa che oramai accadeva di rado -, sembrava trovarsi altrove, tant'è che spesso restavano semplicemente in silenzio, lui con lo sguardo perso nel vuoto e lei a studiare per gli imminenti G.U.F.O.
« Ehm... come va? Tutto bene? » tentennò lui, quando notò una leggera increspatura sulla fronte della ragazza.
Asteria fissò gli occhi nei suoi, arcuando tanto le sopracciglia che quasi scomparvero « Scusa? ».
« Volevo dire che... Sì, in somma... Se tu... »,
« Sto bene, Sean » tagliò corto lei.
« Stai bene? » gli fece eco il ragazzo, con tono che rasentava il sarcastico.
Asteria preferì ignorarlo.
« Lo sai che con me puoi parlare, vero? Io sono qui e... »
« Lo so. Per la millesima volta, Sean, lo so. »
Le parve tanto turbata che preferì cambiare discorso « E con Draco? Va tutto bene con Draco? ».
« Sto studiando, Sean! » sbottò, scocciata. « E, sì, va tutto meravigliosamente con Draco ».
« Sarà, ma a me non sembra proprio. Se ne sta sempre per conto suo. Non è giusto, dovrebbe starti vicino ».
« Ha tante cose per la testa a cui dover pensare. Non ho bisogno che mi stia vicino ».
Parli del diavolo, penso Sean quando vide Draco salire dai dormitori. Si dirigeva a passo svelto verso il ritratto, per uscire, e chiaramente non aveva alcuna intenzione né di salutarli e né tanto meno di fermarsi a parlare con loro.
Con uno sbuffo, Sean si alzò e lo seguì.
« No, Sean! Fermo! » sibilò Asteria, ma il ragazzo era già partito di gran carriera, con tale sicurezza che neppure un Dissennatore avrebbe potuto fermarlo.
« Ehi, Draco! Draco, aspetta! » lo inseguì per il corridoio deserto per un lungo tratto, prima che il ragazzo decise di fermarsi. Sembrava che il giovane Malfoy avesse tutta l'intenzione di ignorarlo.
Lo attese con espressione impaziente e piuttosto tirata: « Cosa diamine vuoi, Jugson? » lo apostrofò con una nota di certo qual disprezzo che a Sean non sfuggì affatto.
« Ho bisogno di parlarti ».
« Sì, questo l'avevo già intuito »,
« Riguarda Asteria », specificò allora Sean.
Draco alzò gli occhi al cielo. « Ho cose più importanti a cui pensare in questo momento. Lei sta bene. Smettila di preoccuparti »,
« Ha appena perso suo padre! Lei non può stare bene. »
Draco sbuffò, riprendendo a camminare, ma Sean fu lesto a restargli alle calcagna « Si comporta come se lo fosse, ma lei non sta bene. Lo so, Draco. La conosco ».
Malfoy perse definitivamente la pazienza, afferrò Sean per il colletto della divisa e lo spinse contro il muro «Questo è ovvio. Ma lei è forte e sa come si deve comportare. Esiste il momento della guerra e il momento in cui i morti possono essere pianti. Ti darò una notizia, Sean: stiamo ancora in mezzo alla guerra. Quindi non biasimarla se tiene duro, perché lei sa quali sono adesso le priorità, sa che il peggio deve ancora venire. Sua madre e sua sorella sono ancora vive: è per loro che adesso si preoccupa. Perciò lasciala stare e smettila di ricordarle ogni singolo maledettissimo momento che suo padre è morto davanti ai suoi occhi!».


Quando, quella sera, Draco uscì dalla Stanza delle Cose Nascoste, per poco non gli venne un colpo. Ad attenderlo, davanti alla porta, stava Daphne Greengrass. Il volto pallido e ben più ossuto di quanto riuscisse a ricordare.
Era cambiata da quanto aveva ricevuto il Marchio Nero. Ma se tutto quello era solamente una facciata, Draco non sapeva dirlo. Un'oscurità profonda era scesa su di lei a cancellare la ragazza frivola e solare che era sempre stata.
« Ciao » mormorò lui, circospetto, senza sapere bene come comportarsi. Erano passate settimane dall'ultima volta che le aveva parlato.
Daphne avanzò verso di lui, l'espressione cupa. « Sto per dirti una cosa, Draco. E non ti piacerà »,
« Forse allora non dovresti dirmela. »
« Già, forse non dovrei... » deglutì, « Penso che non dovresti farlo. Fare ciò che ha chiesto il Signore Oscuro, intendo. »
Draco rise, sentendosi quasi preso in giro « Tanto varrebbe buttarmi subito dalla torre di Astronomia. Cosa pensi che farà quando saprà che mi sono tirato indietro? »
« E tu cosa pensi succederà quando non ci sarà più nessuno capace di contrastarlo? » la voce di Daphne giunse rotta alle orecchie di Draco.
« Non posso, Daphne. E neppure tu dovresti parlare in questo modo, lo sai ».
« Sto pensando a mia sorella. Devo proteggerla, Draco, lei è tutto ciò che ho, è l'unica persona di cui davvero mi importa! E lo sai che la userà contro di me, come la userà contro di te. Vi ha visto insieme, sa cosa provi per lei e, lo sai, il Signore Oscuro non perde occasione di divertirsi a nostro discapito. »
La fissò dritto negli occhi, con spavalderia: « Casa vuoi che ti dica? Vorrà dire che cercherò di non affezionarmi troppo ».
Daphne strinse le labbra « Smettila di scherzare ».
« Non capisco cosa tu pretenda da me. Quello che mi chiedi è una pazzia, Daphne, e Hogwarts non potrà tenerci per sempre al sicuro. Perciò puoi provare a proteggere Asteria quanto vuoi, ma la verità è che siamo tutti vulnerabili difronte a lui. Nessuno di noi può essere salvato, Daphne. Siamo le sue pedine sacrificabili, il suo gioco d'intrattenimento. E lo sai benissimo anche tu, sennò non saresti qui ».
« Ho paura... è mia sorella, Draco. E lo so che non è la tua priorità... »,
Draco fece una smorfia sofferente « Non dirlo. Sai che non è vero ».
Daphne sembrò ammorbidirsi « Non volevo sminuire il tuo affetto per lei. Ma... è la mia sorellina... » gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre quelle parole restarono sospese, tra di loro, pesanti come macigni.
Draco, a capo chino, se ne andò senza dir nulla.
Pensava a suo padre, ad Azkaban, a sua madre, rinchiusa a villa Malfoy insieme a Voldemort e ai suoi Mangiamorte. Pensò anche a Doron Greengrass e allo sguardo che gli aveva rivolto poco prima di morire, alla signora Greengrass, a Daphne, agli studenti di Hogwarts e ad Asteria. Infine pensò a Silente, a quei suoi occhi penetranti incorniciati dagli occhiali a mezzaluna, e all'anatema che uccide, con il quale avrebbe posto fine alla vita del vecchio preside. Ai Mangiamorte che, sempre grazie a lui, avrebbero invaso Hogwarts.
Si sentì come un naufrago, perso alla deriva di uno sterminato oceano, con la sola prospettiva di non poter mai più sentire la terra sicura sotto ai propri piedi.


Asteria stava scendendo per la cena, quando vide passare Potter, con i mano uno strano giornale dietro cui teneva nascosta la faccia. Non gli avrebbe dato alcuna importanza se non fosse stato per quel suo strano modo circospetto di muoversi per il corridoio. Si fermò davanti al bagno dei ragazzi. Non vi entrò, ma si addossò contro la porta, come se volesse ascoltare ciò che stesse succedendo all'interno.
Dapprima ad Asteria parve un comportamento alquanto bizzarro, poi d'improvviso capì e le si gelò il sangue nelle vene. Pensò a Draco, a quando gli aveva detto, con aria scocciata, che Potter continuava a seguirlo ovunque andasse.
E allora Asteria iniziò a correre, mentre Harry Potter entrava di slancio nel bagno.
Il corridoio sembrava non avere mai fine, come in un incubo, le sembrò di rimanere sempre nello stesso punto, di non avanzare, di vedere il corridoio allungarsi di propria volontà. Ma poi raggiunse la porta del bagno e la spalancò, fiondandovisi all'interno.
Mirtilla Malcontenta urlava; Draco, addossato contro il lavandino, evitava una fattura di Potter.
« No! » gridò Asteria, parandosi davanti al corpo di Draco, le braccia spalancate, priva di alcuna difesa, pronta a proteggerlo incurante delle conseguenze.
Per un attimo Harry abbassò la bacchetta, nel vedere un tale gesto, e Asteria pensò a cosa potesse avervi visto. Sua madre? Un'altra donna che, come lei, si fa scudo vivente di ciò che ama.
Asteria tremava, il respiro affannato. Per un lungo istante sembrò che il tempo si fosse fermato, poi Draco le cinse la vita con un braccio, cercando di spostarla, intimandole di andarsene via, e il tempo allora riprese a correre veloce, Harry scattò lanciando un Incantesimo delle Pistoie che rimbalzò sulla parete dietro l'orecchio di Malfoy e colpì il vetro che andò in frantumi addosso al corpo della ragazza. A quella vista Draco, il volto deformato dalla rabbia, urlò: « Cruci... », ma Harry Potter fu più veloce.
Il Sectumsempra colpì Draco in pieno, dal volto e dal petto schizzarono copiosi fiotti di sangue.
Un grido strozzato, quasi un singhiozzo, si levò dalla figura ancora accasciata a terra di Asteria. Aveva il volto ferito da leggeri graffi, ma non erano nulla in confronto alle condizioni di Draco.
Si trascinò verso il corpo del ragazzo, il quale tremava in maniera incontrollabile, dei fievoli « No, no, no, no » la seguirono, mentre con le mani provava a tamponare le profonde ferite. Ma erano troppe, e sapeva di star compiendo solo gesti inutili, vani. Harry si lasciò cadere in ginocchio accanto a loro, farfugliando scuse incoerenti, mentre Mirtilla prese a urlare a pieni polmoni: « ASSASSINO! ASSASSINO NEL BAGNO! ».
Asteria, con la vista offuscata dalle lacrime, prese ad accarezzare il volto di Draco, sempre più pallido, con la sola immagine davanti agli occhi di sua madre che cullava tra le braccia la testa del marito ormai deceduto.
Serrò gli occhi, respirando a fondo, li riaprì e trovò quelli di Draco a restituirle lo sguardo « Va tutto bene » mormorò allora, prendendo la propria bacchetta dalla tasca « Resisti, Draco. Mi senti? Va tutto bene ».
Ma ogni incantesimo di guarigione che pronunciava sembrava totalmente inutile. Il sangue continuava a fluire, inarrestabile. Gli occhi di Draco si fecero opachi.
Poi la porta del bagno si spalancò e Severus Piton apparve sulla soglia, scuro e minaccioso, il volto livido.
Spinse via Potter e disse ad Asteria di allontanarsi. Iniziò a praticare la contromaledizione e subito fu visibile l'efficacia.
Asteria si concesse un sospiro di sollievo poi, cogliendo di sprovvista sia Piton che lo stesso Harry, si scagliò contro quest'ultimo, puntandogli la bacchetta alla gola: « Cosa ti aveva fatto? Eh? Rispondimi, Potter! » Asteria urlava e, mentre urlava, le lacrime si riversavano a fiumi sulle sue guance. Harry Potter la guardava terrorizzato, senza riuscire a rispondere.
« Stava in bagno, non faceva nulla di male. Perché l'hai attaccato? ».
« Greengrass! » la ammonì Piton, ma era ancora troppo impegnato a salvare Draco, per poter gestire anche lei.
« Voi Grifondoro e i vostri deliri di grandezza. Ti dirò una cosa, Potter: se aggredisci una persona, mentre questi è indifesa, in un momento di debolezza, non sei coraggioso, non sei leale: non sei niente, eccetto che un codardo presuntuoso ».
« Ora basta, Greengrass. » Piton le afferrò il braccio della bacchetta, allontanandola.
Lei si voltò, il viso ancora infervorato dalla rabbia e, con un gesto di stizza si liberò dalla sua presa, « Non mi tocchi » sibilò.
Con sorpresa di Harry, Piton non replicò a quella protesta, bensì aiutò Draco ad alzarsi per accompagnarlo in Infermeria, fermandosi solo per dire: « E tu... », squadrando Potter dall'altro al basso, « tu aspettami qui ».
Asteria stava per seguirli quando Harry la fermò, con tono titubante e ancora agitato.
« Io non sapevo... non avevo idea degli effetti di quell'incantesimo ».
Asteria sbatté le palpebre, perplessa, di fronte a quel patetico tentativo di scuse.
« Ascoltami, Harry, perché questo » e indicò loro due, vicini, che parlavano, « non si ripeterà mai più.
« Non esiste soltanto il male e il bene, né persone buone o cattive, come non esistono scelte giuste e sbagliate. Purtroppo il mondo non può essere diviso con un taglio così netto. Quello che noi stiamo vivendo è probabilmente fuori dalla tua comprensione, perché nessuno che non l'abbia provato sulla propria pelle potrebbe capirlo. Alcune volte la vita ci impone di scegliere il male minore, e questo non ci renderà certamente delle persone buone o giuste, ma ci permette di salvarci, forse, e di proteggere chi amiamo. Voi combattete, mentre noi cerchiamo di sopravvivere; è triste, ma è così che vanno le cose, quando un mostro tiene in pugno tutto quello a cui tieni di più, compresa la tua stessa esistenza. »
Asteria sorrise appena, gli occhi ancora lucidi di lacrime, e si affrettò a raggiungere Draco e il professor Piton, lasciando Harry solo nel bagno, ad aspettare la propria punizione.





Angolo Autrice: Salve a tutti! Sono emozinatissima per aver pubblicato finalmente questo capitolo *^* Per me è un punto davvero fondamentale, a cui mi premeva molto arrivare. Ed essere giunta finalmente qua mi rende davvero felice e soddisfatta :3 Spero che il capitolo sia piaciuto a tutti e che, chi vorrà, lascerà una piccola recensione per dirmi cosa ne pensa!^^ E ora passiamo ai ringraziamenti: Grazie a AlexisVictorie per la sua bellissima recensione, che non manca mai di lasciarmi! Grazie, il tuo sostegno è davvero importante per me!
Inoltre ringrazio le 21 persone che hanno messo la storia tra le preferite, le 43 che l'hanno messa tra le seguite e le 8 tra le ricordate! Grazie grazie grazie a tutti!! :3



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Capitolo 20
*** Restare a galla ***









Restare a galla.




Quella sera il castello sembrava immerso nel silenzio più totale. Persino i quadri tacevano, già assopiti e sonnecchianti, poggiati contro le loro cornici.
Asteria aveva da poco lasciato l'Infermeria, Draco dormiva profondamente e Madama Chips l'aveva costretta ad andarsene, dato che il coprifuoco era già scattato, assicurandole che – data la quantità di sangue che Draco aveva perduto – il ragazzo non si sarebbe svegliato prima dell'indomani.
Così Asteria se ne andò, ma non si diresse nei Sotterranei, bensì prese a salire le scale, incurante dei Prefetti che avrebbe potuto incrociare per la sua strada.
Si presentò nello studio del Preside a testa alta. Silente la accolse con la sua solita espressione gentile: sembrava aspettasse una sua comparsa. La invitò a sedersi e la ragazza non poté ignorare la mano destra, nera e rattrappita contro il petto del Preside.
Nello Studio era presente anche il professor Piton, il volto corrucciato, rimaneva in disparte, nell'ombra della stanza.
« Sentite condoglianze per vostro padre, signorina Greengrass », interloquì Silente, all'interno degli occhi azzurri una luce di sincero dispiacere.
Asteria non finse di apprezzarle, si limitò ad annuire, guardando il Preside a denti stretti e nello sguardo quanta più decisione potesse mostrarvi.
« Voi-Sapete-Chi ha ordinato a Draco di uccidervi » disse senza mezzi termini. Si sentiva a disagio nello stare lì seduta, con quell'uomo anziano dai modi ostinatamente garbati. Stava tradendo Draco e la sua stessa famiglia ma, in cuor suo, sapeva che doveva essere fatto; non importava quanto la facesse star male. Silente aveva ragione: doveva provare a proteggere chi amava.
Silente scoccò un'occhiata a Piton, poi chinò la testa come se ne fosse appena rammaricato « Vi ringrazio per la vostra onestà, signorina Greengrass. Le vostre intenzioni vi fanno molto onore » disse e Asteria capì che ne era già al corrente.
« C'è un'altra cosa » aggiunse, puntando - questa volta - lo sguardo sulle proprie mani, incrociate sulle gambe. « Draco farà penetrare alcuni Mangiamorte nel castello ».
« In che modo? »,
« Vorrei che il professor Piton non ascoltasse. »
Silente sembrò sbigottito dalla richiesta, perciò Asteria – con rigida e impersonale formalità – esplicò le proprie motivazioni senza la minima variazione d'espressione: « Ha partecipato alla spedizione punitiva contro la mia famiglia. Si è infiltrato in casa mia, di notte, approfittando della vulnerabilità del momento. Ha guardato morire mio padre senza battere ciglio e con la stessa noncuranza ha proposto il mio nome per assolvere alle mancanze di mio padre. Me, una sua studentessa, su cui ricade la sua responsabilità. Non mi fido di lui e non dovreste neppure voi ».
Silente si mostrò atterrito e, con espressione grave, fece un cenno verso Piton, il quale restò a fissare la ragazza per un lungo istante, ma lei continuò a guardare dritto dinanzi a sé, imperturbabile. Poi lasciò la stanza con, se possibile, il volto ancor più cereo del normale.
« Ha trovato una stanza in cui vi è nascosto un passaggio, il quale può aggirare gli incantesimi di protezione di Hogwarts. Ma il passaggio è rotto, lui sta provando ad aggiustarlo... non so se riuscirà, professore. Sembra determinato, ma vive costantemente nella paura » il volto di Asteria si rabbuiò, sotto il dolce sguardo comprensivo del Preside.
Non aveva molte occasioni di sentirsi compresa e al sicuro, eppure lì in quell'ufficio ovale, circondata dai quadri dei vecchi Presidi di Hogwarts, Asteria si sentì per la prima volta tanto protetta da poter affidare i propri pensieri e segreti a qualcuno, senza correre alcun pericolo. Nonostante questo, tacque a lungo, torcendosi le dita delle mani e assaporando quella fittizia sensazione di agognata pace.
« Non so dove essa si trovi, lui non l'ha mai detto. Ma informi i professori, Professor Silente: i Mangiamorte non si fermeranno solo a voi »
« Mi assicurerò che tutti voi siate al sicuro ».
Asteria sorrise a quell'affermazione « Noi non saremo mai al sicuro.
« Ci sono studenti che imparano a combattere e a difendersi... e poi ci siamo noi che dobbiamo strisciare silenziosi nell'oscurità finché non siamo abbastanza vicini da mordere il nostro nemico. È come una grande scacchiera, professore, e ogni pedone ha il proprio ruolo. Ma persino quelli sacrificabili sono essenziali per raggiungere un obiettivo e fare scacco matto. Non mi imbarazza essere considerata sacrificabile. Ma non ci illuda di poter salvarci, perché è chiaro ormai quanto siamo abbandonati a noi stessi e alla gentile misericordia del Signore Oscuro ».
Così Asteria tolse il disturbo, mentre il vecchio Preside la guardava con occhi lucidi e l'ennesimo sorriso di circostanza.
Rimasto solo, Silente si lasciò andare ad una smorfia dolorante e profondamente afflitta.
Severus rientrò nello studio a passo di carica, palesemente infastidito per essere stato escluso dalla conversazione.
« Cosa le ha detto? » chiese, precipitoso.
Silente guardava altrove, con espressione smarrita. « Non è importante, al momento. Penso che lo sia, invece, allertare l'Ordine della Fenice ».


Mentre tutti gli studenti si affrettavano a raggiungere la Sala Grande per consumare la prima colazione, Asteria si recò in Infermeria a passo svelto. Con sollievo, trovò Draco ancora addormentato in un sonno tranquillo.
Gli si sedette accanto, prendendogli la mano per accarezzarla. Rimase così, in silenzio, contenta del fatto che – quando si sarebbe svegliato – l'avrebbe trovata lì al suo fianco. E, nell'aprire gli occhi, Draco Malfoy sembrò condividere quella stessa felicità.
« Sei sveglio... » disse, con voce incrinata. Gli accarezzò il viso, poi i capelli, gli zigomi, il collo. Lui la lasciava fare, sorridendo mesto, nonostante le ferite continuavano a bruciargli anche se ormai rimarginate.
« Come ti senti? Vuoi un po' d'acqua? » disse, apprensiva « forse è meglio che chiami Madama Chips » fece per alzarsi, ma lui la trattenne sul posto.
« No, non serve » la voce di Draco risultò leggermente rauca e impastata e quasi Asteria stette per ignorare la sua protesta, quando decise che dargli dell'acqua, per il momento, sarebbe potuto bastare.
« Cos'è successo, Draco? ».
Lui assunse un'aria imbronciata e poi, con fare evasivo disse: « Mi ha colto in un momento di debolezza, tutto qua. Non ho ragionato, né pensato. Volevo solo sfogarmi e lui mi ha invitato a nozze. E... ecco il risultato ».
« Chi l'avrebbe detto, eh? Potter che scaglia maledizioni... » la vide accennare un sorriso piuttosto pallido.
Draco la scrutò con più attenzione « Cosa c'è che non va? ».
Asteria si fissò le mani, piuttosto incerta se parlare o meno; ma poi, con un breve sospiro, cedette: « Stavi parlando con Mirtilla Malconteta » non era una domanda, eppure Asteria alzò lo sguardo per cercare conferma negli occhi del ragazzo, « ti stavi confidando con lei » emise un verso che poté sembrare quasi sarcastico se il resto della frase non fosse suonato così ferito: « Ti fidi di un fantasma e non di me? ».
Draco tacque per un lungo istante; serrò le palpebre come se ascoltare quelle parole lo avesse stancato ulteriormente.
« È questo che pensi? » domandò, infine.
Asteria non rispose, attese che fosse lui a spiegarsi.
Draco strinse la mano di Asteria, ancora abbandonata sulla coperta del letto.
« Lei non può morire, Asteria », mormorò sconfitto, « Non può essere torturata, né usata... » fece una breve pausa, per poi dire in un filo di voce: « ... o uccisa. »
Asteria gli sorrise, con sguardo malinconico, e gli accarezzò i capelli di un biondo quasi bianco, dicendo: « Ma tu non devi preoccuparti per me. Ne abbiamo già parlato, lo sai ».
Si sporse per baciargli le labbra, ma lui rimase impassibile al gesto, guardando altrove con occhi tormentati.
« Smettila » lo rimproverò lei « E guardami, Draco Malfoy. Sei arrabbiato. Sei abbattuto e spaventato. Lo capisco, ma ora devi ritornare in te e finire ciò che hai iniziato ».
Continuò a fissare il soffitto mentre scuoteva leggermente la testa.
« Ho finito. L'ho aggiustato. Ci sono riuscito » quelle parole non possedevano il minimo accento di trionfo.
Draco non osava guardarla, ma l'aveva sentita irrigidirsi e, il suo silenzio, fu più eloquente di qualsiasi frase avesse potuto rivolgergli.
« Dobbiamo solo aspettare il momento propizio. Aspettare che Silente lasci Hogwarts, cosicché... » un lungo sospiro spezzò la frase « al suo ritorno saremo pronti. »
« Riabiliterai il nome dei Malfoy agli occhi dell'Oscuro Signore, vedrai » lo sostenne lei, in un filo di voce.
Draco annuì, cercando di convincersi di ciò, ma calde lacrime di rabbia erano già risalite agli occhi a conferma di quanto poco in realtà ci credesse.
« Perché non hai paura di me? Io ho paura di quello che sto facendo. E di chi sto diventando. Non so più chi sono »
« Io so chi sei. » Si sporse su di lui, in cerca dei suoi occhi, « Non dire così, ti prego ».
Vide quell'amore incondizionato che, da sempre, Asteria gli aveva riservato, quella completa fiducia e assoluto sostegno e, per la prima volta, ne fu realmente spaventato. Come un lampo che infrange il cielo scuro, ricordò Asteria frapporsi tra lui e Potter, pronta a ricevere la maledizione al suo posto. Aveva ragione Daphne, capì Draco.
« Basta! Mi stai troppo addosso. Tutti mi stanno addosso. Non riesco più a respirare. Voglio che tu te ne vada », scattò lui all'improvviso, tanto che Asteria si ritrasse con tutta la sedia.
« Cosa? » balbettò lei.
« È finita, Asteria. Finisce qua. Non posso stare a pensare anche a te... »
Asteria ci mise un po' per comprendere che cosa fosse finito per Draco e, quando capì che si trattava della loro storia un verso indignato le sfuggì dalle labbra.
« Avevamo già parlato di questo! Sappiamo entrambi a cosa stiamo andando in contro e avevamo deciso di andarci insieme, di esserci l'uno per l'altra. Come puoi dire una cosa del genere, adesso? »
« Non hai capito: non provo più nulla per te. Voglio che ci lasciamo. Dimentica tutte le promesse, non lo sto facendo per te »
Asteria parve sbiancare, eppure rispose: « Attento alle parole. So quando menti, Draco »
E quest'ultimo allora si chiese chi fosse quella ragazza davanti a lui, che lo guardava con una sfida e una sicurezza che non le erano mai appartenute prima.
« Ti sto dicendo che non ti voglio », rimarcò lui a denti stretti.
« E io ti sto guardando dritto negli occhi, Draco Malfoy, e ti dico che non ti credo »
Si guardarono con sfida per quel che sembrò un lungo istante, durante il quale nessuno dei due sembrava avere la benché minima intenzione di cedere.
« Vattene » ripeté Draco, esasperato.
« Se tu pensi che ti lascerò qui, da solo, ancora infermo, confuso e spaventato, ti sbagli di grosso » la voce di Asteria sembrò iniziare a tremolare, eppure i suoi occhi lanciavano fiamme.
« Perché non dovresti? Riuscirei a ristabilirmi quanto prima, senza la tua opprimente presenza a misurare ogni mio singolo movimento! »
Asteria scattò in piedi, tremante « Perché l'unica soluzione che trovi per difendermi è sempre fingere di non amarmi? » sbottò.
Draco si sollevò a sedere e il lenzuolo scoprì il petto nudo, coperto solo da fasciature imbevute di dittamo a lenire le profonde ferite. Sul braccio sinistro il Marchio Nero spiccava funesto sulla pelle pallida.
« Perché... » gridò, ma si bloccò di colpo, rendendosi conto che lei lo stava guardando. Si affrettò a coprire il Marchio, ma Asteria lo fermò. L'aveva già visto una volta, prima, ma non da così vicino. Ne rimase quasi affascinata. Lo scrutava, seguendone i contorni con il dito.
Draco la lasciò fare, seppure chiuse gli occhi, rosso di vergogna e rabbia. Avrebbe voluto allontanarla, coprirsi il braccio: tutto purché lei non lo vedesse più. Ma qualcosa lo tratteneva, forse il tocco gentile con cui lo accarezzava o l'innocente curiosità in fondo ai suoi occhi verdi; eppure il marchio non doleva più, nonostante avesse rappresentato l'accusa che perenne bruciava sul suo avambraccio.
Solo in un secondo momento Asteria si accorse della rigidità dei suoi muscoli tesi fino allo spasmo. Draco guardava altrove, imbarazzato; così lei gli rivolse un sorriso timido e, con una naturalezza disarmante, si chinò a baciare il Marchio Nero.
« Amo ogni parte di te, Draco Malfoy » affermò con occhi brillanti, pronta – come ogni volta – a rassicurarlo.
Draco allora imprecò, afferrandole il viso, imprigionandolo tra le sue mani e la baciò con trasporto e rabbia e passione. La baciò assaporando il gusto delle sue labbra e della sua lingua; infondendo in quel gesto che sapeva di sofferta disperazione tutti i tormenti, le indecisioni, i sentimenti contrastanti e tumultuosi. Si sentiva come prigioniero di un'altalena che oscillava, inarrestabile, tra piacere e paura, volerla al sicuro e tenerla accanto a sé.
Poi, ancora a quella vicinanza, la guardò negli occhi, carezzandole le guance e i capelli. Sembrava impazzito, fuori di sé, tanto che Asteria fece fatica a riconoscere i suoi occhi azzurri.
« Sei la cosa più bella che ho » le disse « Mi hai capito? Ti amo. Ti amo da impazzire. Perciò ti prego, ti supplico: stammi lontana. »





Angolo Autrice: Rieccomi qui con un nuovo capitolo!^^ Ci stiamo avvicinando sempre più alla fine ma... niente, Draco rimane sempre il solito u_u" Ma noi lo amiamo anche per questo, non è vero?
Ringrazio infinitamente AlexisVictorie ed ehikatnijss per le loro dolcissime recensioni!^^ Vi adoro!
Inoltre ringrazio le 22 persone che hanno messo la storia tra le preferite, le 46 che l'hanno messa tra le seguite e le 8 tra le ricordate!
Grazie grazie grazie a tutti!! :3

Per essere sempre informati di ogni aggiornamento della storia, questa è la mia pagina ufficiale: Doomsday_



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Capitolo 21
*** Horcrux ***









Horcrux




Uscì dall'Infermeria ancora scossa. Aveva lasciato Draco che riposava. Era riuscito a riprendere facilmente sonno dopo che Asteria era riuscita a tranquillizzarlo.
Draco le aveva detto che la amava. Quelle parole bruciavano ancora su di lei, come il bacio che le aveva dato subito dopo. Lo si poteva notare dalle sue gote colorite e dal sorriso timido che non accennava a scomparire dal suo viso.
«Cos'è quello sguardo trasognato, Greengrass? Tu e Malfoy avete fatto ancora i piccioncini?».
Non lo aveva notato prima che parlasse ma, poggiato contro il muro del corridoio, Theodore Nott la guardava, con tutta l'impressione di chi la stava aspettando.
Asteria provò a ricomporsi.
«Sono solo andata a vedere come stava. E questi non sono affari tuoi, Nott», senza dare il minimo segno di cedimento.
«Siete così ridicoli. Non vi importa di nulla se non del vostro patetico amore, come se fosse davvero la cosa più importante. Fingete disinteresse l'una per l'altra in un modo così scialbo che persino il Signore Oscuro si è reso conto della vostra stupida cottarella».
Asteria sbiancò notevolmente e Nott rise della sua reazione.
«Davvero patetico» confermò, ancora una volta.
Si avvicinò a lei, mettendola con le spalle al muro.
«Ma stai tranquilla, piccola Greengrass» le alitò a pochi centimetri dalla faccia, «Noi siamo dalla stessa parte, giusto?».
Si denudò il braccio sinistro su cui il Marchio Nero spiccava furioso.
Asteria deglutì a fatica, il cuore le batteva a mille. Avrebbe voluto allontanarlo, voltare la testa, ma rimase frema, incapace di muoversi, gli occhi fissi su quel Marchio atroce che continuava a perseguitarla persino lì, ad Hogwarts, nel posto che credeva più sicuro al mondo.
«Non è vero?» chiese ancora, «Mh? Non vuoi rispondermi?».
La fissò con un'intensità tale che Asteria si sentì soffocare. I suoi occhi sembravano due pozzi nella cui profondità celavano una folle pazzia.
«O non puoi rispondermi?» aggiunse, scoppiando in una secca risata che giunse minacciosa alle orecchie di Asteria.
«Perché non stiamo più dalla stessa parte, vero Sporca traditrice del tuo sangue?» sputò ogni parola impregnandola del più vivo disprezzo.
«Non so di cosa tu stia parlando» masticò Asteria a denti stretti.
«Oh, lo sai, invece. Eccome se lo sai. Ti ho vista, non negarlo. Tutte le volte che sei corsa nell'ufficio del Preside a raccontargli ogni minimo dettaglio di quel che Draco si lasciava sfuggire. Come una piccola vipera velenosa. Una piccola vipera traditrice».
Asteria deglutì a fatica «Il Professor Silente mi teneva semplicemente al corrente delle condizioni in cui versava la mia famiglia, prima che...»,
«Bugiarda» ringhiò, mettendole le mani al collo, «Ho riportato al Signore Oscuro ogni cosa. E se Draco si rivelerà per il codardo quale è, sarà mio l'onore di ucciderti proprio davanti ai suoi occhi».
La stringeva tanto forte da indurla a tossire, in cerca di aria. Ma Asteria non gli avrebbe mai dato una tale soddisfazione.
Con sguardo freddo ed espressione dura, incurate della presa che la artigliava e le mozzava il respiro, ringhiò «Prima dovrai riuscire a strapparmi la bacchetta dalle mani, o l'onore di mettere fine alla tua insulsa vita sarà solamente mio».
Nott scoppiò nuovamente in una fragorosa risata e lasciò la presa dalla gola della ragazza.
«Mi piaci, Greengrass» disse riprendendo compostezza; «Non c'è gusto a uccidere una ragazzina indifesa e tu mi sembri sufficientemente tosta e combattiva da rendere il tuo omicidio di mio assoluto gradimento» le sussurrò a un'orecchio, prima di tracciare con la punta della lingua una linea viscida lungo la sua guancia.
Asteria lo spintonò via disgustata e Nott se ne andò ridacchiando, come se quelle minacce di morte non avessero fatto altro che eccitarlo.
La ragazza attese che egli voltasse l'angolo, prima di permettersi di abbandonare quella sua finta espressione agguerrita e concedersi un lungo sospiro spaventato, frammentato da leggeri singhiozzi.
Con la mano si sorresse al muro di nuda roccia e riprese il proprio cammino lungo il corridoio. Le gambe, ancora tremanti, la condussero verso la sua meta originaria: il dormitorio di Serpeverde. Ma con il cuore bramava il calore e la sicurezza che le infondevano le braccia di Draco Malfoy.


Nei giorni che seguirono Asteria cercò di evitare la sala comune di Serpeverde. Ogni volta che intravedeva la sagoma tenebrosa di Theodore Nott rabbrividiva fin nel midollo.
Così prese a trascorrere gran parte del suo tempo in Biblioteca, infastidendo spesso e volentieri Madama Pince affinché la facesse accedere al Reparto Proibito.
In questo modo riusciva a sentirsi più tranquilla e le veniva più facile anche mantenere la promessa che era stata costretta fare a Draco: restargli lontano, per la sua sicurezza e quella di lui.
In quei giorni Asteria aveva i nervi a fior di pelle. Era stato difficile per lei, all'inizio, dover mantenere le distanze da Draco. Era grata alle lezioni che scandivano quei giorni dall'apparenza interminabili. Eppure, il nervosismo restava sempre presente in lei, come una nuvola scura che la seguiva ovunque andasse.
Appariva sempre frustrata e, per lo più, si rivolgeva in modo brusco a chichessia; tanto che – durante una delle lezioni del professor Vitious – fece esplodere il pupazzetto di pezza che avrebbe dovuto far muovere a passo di danza.
Seamus Finnigan, dall'altro lato dell'aula, le aveva rivolto un sorriso smagliante.
Inizialmente l'aveva infastidita constatare con quanta facilità Draco riuscisse a restarle distante, come se nulla fosse.
Draco appariva sempre più bravo di lei in queste situazioni. Sembrava incredibilmente facile, per lui, come se nel suo cuore fosse improvvisamente sceso l'inverno. E Asteria si sentiva precipitare in un malumore sempre più nero.
Sean insisteva per farle compagnia, nonostante perfino lui – in quelle giornate che si rivelarono calde e soleggiate – avrebbe optato per trascorrere il proprio tempo fuori, sulle rive del Lago Nero, dove tutti gli studenti solitamente si riunivano.
In ogni caso Asteria preferiva restare sola, anche se apprezzava il leale gesto dell'amico.
Draco le mancava terribilmente, ma scoprì – col susseguirsi dei giorni – di essere abbastanza forte da mantenere fede a quella promessa senza soffrirne più del dovuto. Sapeva, nel profondo del suo cuore, che era suo dovere farlo, che Draco l'amava e che se sarebbero riusciti a resistere, a superare quel lungo periodo di paura e profonda infelicità e alla fine sarebbero stati insieme, avrebbero potuto amarsi senza il timore che qualcun'altro della loro famiglia ne avrebbe potuto pagare le conseguenze. Quella lontananza prometteva una futura felicità che riusciva a mantenere entrambi in piedi.
Eppure quell'ottimismo, quella luce in fondo al tunnel che sporadicamente riusciva ad intravedere, molto spesso la abbandonava. Restava solamente un anno a Draco prima di lasciare Hogwarts, poi sarebbe stato al servizio del Signore Oscuro a tutti gli effetti, senza più alcun tramite o luogo che poteva realmente proteggerlo; e, probabilmente, Asteria lo avrebbe perso per sempre. Per di più, non riusciva neppure a immaginare cosa sarebbe potuto succedere a sua sorella.
Anche con lei aveva smesso di avere contatti e la sua mancanza si faceva sentire tanto che Asteria ormai stentava a ricordare se era stata Daphne a smettere di parlarle o il contrario.


I G.U.F.O. si avvicinavano, ma Asteria aveva perso interesse persino per gli esami. E poi quelle giornate tutte uguali e malinconiche, passate in Biblioteca, le facevano dimenticare l'apprensione, dato che non faceva altro se non stare sui libri. A ricordarglielo puntualmente però c'era la Granger.
La riccioluta Grifondoro sembrava trarre giovamento dal suo trascorrere tempo nella biblioteca, ammonendo gli studenti più giovani della sua Casa sugli esami di fine anno. Si aggirava tra i tavoli, con la sua spilletta da Prefetto appuntata al petto, con cataste di libri tra le braccia. Come se fosse davvero umanamente possibile leggere tutti quei testi in un solo pomeriggio.
Asteria la osservava spesso. Era l'unica che restava in Biblioteca fino a tardi e si faceva cacciare da Madama Pince insieme a lei.
Di tanto in tanto le facevano compagnia anche Ron Weasley e quel Potter. Faticava a mantenere il controllo e a non lanciargli una fattura pungente ogni volta che lo vedeva.
Asteria sapeva quanto Potter fosse ossessionato da Draco, quanto studiasse ogni sua mossa. Non l'avrebbe affatto sorpresa scoprire che il Trio sospettava di lui. Dalle voci che giravano Potter passava spesso per il corridoio in cui si nascondeva la Stanza delle Necessità. Avevano capito che qualcosa di grosso e di terribile stava per accadere e che Draco ne sarebbe stato l'artefice.
Avrebbe voluto poter fare qualcosa, parlargli per difendere Draco, minacciarli se necessario, dire loro che se solo avessero provato a fargli di nuovo del male gliel'avrebbe fatta pagare fuori da Hogwarts. Eppure non fece mai nulla finché una sera non gli si aprì una possibilità.
Aveva convinto Sean a tornare nella Sala Comune già da un'ora e in Biblioteca erano rimaste solo lei ed Hermione Granger.
Apparve Madama Pince, la mani puntate sui fianchi, il naso adunco accentuato da una smorfia e il cipiglio severo.
La Granger sollevò lo sguardo sull'orologio, come se avesse perso la cognizione del tempo. Allora saltò sul posto, rendendosi conto di che ora fosse e raccolse precipitosamente i libri che le servivano, facendo così caderne una grossa pila che era rimasta in bilico sul tavolo fino a quel momento. Ma andava così di fretta che non si fermò a raccoglierli e scappò via, lanciando scuse approssimative alla povera Madama Pince che aveva assunto – se possibile – un'aria ancora più scura in volto.
Allora Asteria si alzò e con garbo si offrì di riporre i libri prima di andarsene. Li raccolse uno per uno, attenta ad ogni titolo. Dall'ultimo spuntava una piuma dimenticata in mezzo alle pagine, a mo' di segnalibro e Asteria comprese che non avrebbe dovuto far parte della pila dimenticata lì a terra.
Si trattava di un piccolo volume dalla copertina nera, priva di titolo.
Quando lo aprì, la prima cosa che lesse fu il nome del paragrafo a cui era rimasta la Granger: "Horcrux".
Richiuse il libro di scatto e un brivido la percorse.
Come un lampo, la mano annerita di Silente le si palesò nella mente, poiché adesso un altro elemento le fu parimenti evidente: alla mano indossava un anello.
Non vi aveva fatto caso, colpita com'era dalle condizioni in cui versava l'arto, eppure inconsciamente aveva registrato l'immagine di quell'anello perché tra i Puroangue era nota la sua esistenza.
L'anello dei Gount.
Asteria trattenne il fiato, soffocando un mezzo singhiozzo.
Horcrux.
La parola continuava a vorticarle nella testa, sibilante, spaventosa.
L'ha distrutto pensò, allora. Tutto le sembrava improvvisamente così chiaro: ecco come Voldemort era riuscito a tornare, ecco il modo perché ciò non sarebbe mai più accaduto. Lasciò il libro a terra, allontanandolo come se potesse rappresentare un pericolo mortale il solo sfiorarlo. Silente aveva distrutto l'horcrux creato da Voldemort.
Il cuore le batteva all'impazzata, ma non era paura per il proprio Signore; bensì speranza. Un sentimento tanto sentito che le fece tremare le gambe.
Voldemort sarebbe potuto morire senza – questa volta – tornare mai più. Ma, perché questo potesse accadere, Silente sarebbe dovuto restare in vita. Tutti i Mangiamorte, compreso lo stesso Signore Oscuro, erano coscienti del fatto che Albus Silente – e Albus Silente soltanto – era l'unico mago esistente al mondo capace di contrastare Lord Voldemort.
Se la speranza potesse avere un nome, per Asteria sarebbe certamente quello del vecchio preside di Hogwarts.


Tutto quello successo negli ultimi mesi le apparve d'improvviso insignificante. Asteria vagava per i corridoi, stordita, dimentica persino del proprio nome, ma nella mente il pensiero ben fisso su quello di Draco Malfoy.
Avrebbe dovuto parlargliene? Probabilmente non le avrebbe mai dato retta.
Stava scendendo le scale dei sotterranei quando, proprio lungo il corridoio dell'Aula di Pozioni, vide passare Draco. Si dirigeva, deciso, proprio nella sua direzione.
Le parve sin da subito un comportamento strano, tanto da indurla a bloccarsi sul posto. Perché non la ignorava come faceva sempre in quei giorni?
Quando Draco la raggiunse, le prese la mano e la indusse a spostarsi in un angolo più appartato del corridoio.
Le mani gli tremavano, aveva il viso tirato e pallido.
«Che succede, Draco?» mormorò allora lei, colma di apprensione.
«Sarà questa notte» rispose lui. Chiuse gli occhi, ma non le diede il tempo di rispondere, perché aggiunse, rapido: «Ora ascoltami. Vai subito nella Sala Comune e non uscire per nessun motivo. Lì sei al sicuro, i Mangiamorte non entreranno... non ne hanno motivo.»
«Tu...»,
«Io devo andare ad aprire loro il passaggio. E... ad assolvere ai miei doveri».
«E pretendi che io me ne stia lì buona, senza far nulla? Non puoi chiedermi questo, Draco»
Lo sguardo di Draco era torvo, tanto gelido che ad Asteria mise i brividi.
Allora fece un profondo respiro e, prendendo coraggio gli disse di getto: «Non devi farlo, Draco. Non devi uccidere Silente».
Draco impallidì e le si accostò veloce, guardandosi bene intorno «Ma che ti dice il cervello? Sei forse impazzita? Non puoi sbandierare certe cose per i corridoi» soffiò, il volto furente.
«Senti, ascoltami un attimo...».
Lui scoppiò in una risata di scherno, «Vuoi forse prendermi in giro? Dopo tutto quello che ti ho confidato. Tu sai bene che devo farlo» le sue parole furono quasi un ringhio sommesso.
«No, invece. Silente è l'unico che può aiutarci», provò a spiegargli ma lui continuava a bloccarla.
«Sei una povera illusa».
«L'unico che possa fermare il Signore Oscuro» continuò lei, imperterrita, senza permettere a Draco di interromperla.
Lui la afferrò per un braccio «Abbassa la voce! Per Merlino, Asteria, ma sei forse impazzita?» e da come la guardava sembrava proprio che le sue parole fossero serie.
Asteria provò a divincolarsi, senza successo così, con sguardo contrariato, continuò a parlare: «So come Voldemort è tornato. Horcrux. Ha creato un horcrux, Draco».
Il ragazzo sgranò gli occhi, ma non rispose. Si guardò ancora intorno, iniziando a sudare freddo e a impallidire sempre di più.
«Non ha importanza, Asteria. Nulla di quel che stai dicendo ci riguarda.»
Lei sembrò perdere definitivamente la pazienza, davanti alla sempre maggior ritrosità di Malfoy.
«Sì, invece! Non capisci? Distrutto l'horcrux, il Signore Oscuro non avrà più modo di tornare in vita»
«Smettila»,
«E a questo ci ha già pensato Silente: l'ha distrutto»,
«Sta zitta!»,
«È la nostra occasione. L'occasione per uccidere, una volta per tutte, il Signore Oscuro».
Lo schiaffo giunse abbastanza forte da farle subito arrossare la guancia, ma non tanto il dolore quanto il gesto la sconvolsero di più.
«Non dire mai più una cosa simile, sporca traditrice del tuo sangue» sputò Draco; gli occhi spiritati, fuori di sé, fissavano però oltre la figura di Asteria.
La ragazza fu abbastanza veloce da girarsi in tempo per vedere qualcuno defilarsi velocemente in fondo al corridoio. Quel qualcuno era Theodore Nott.
Si sentì improvvisamente mortificata e immensamente umiliata.
«Lasciami, per favore» mormorò, con voce rotta.
Draco lasciò lentamente la presa dal suo braccio, in silenzio.
Quando lei si voltò per andarsene, non provò a fermarla.




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Capitolo 22
*** Oblivion ***










Oblivion





Le acque del lago erano torbide, quella sera. Dalle finestre non si riusciva a distinguere nulla, tranne che una fitta oscurità verdognola, ma Asteria sapeva ormai riconoscere la differenza.
Qualcosa, nel lago, era in fermento. Gli esseri che lo abitavano ne erano la prova. Furono visibili le code brillanti di qualche sirena, poi due o tre Avvicini e, infine, uno dei grossi tentacoli della Piovra Gigante aveva deciso di posare l'enorme tentacolo proprio contro il vetro della Sala Comune di Serpeverde.
Asteria, persa nei propri pensieri, non prestava attenzione al riflesso che le restituivano i grandi finestroni della Sala Comune: un viso pallido e smunto, solcato da copiose lacrime.
La guancia ancora arrossata le bruciava. Ma non era tanto il dolore, né il gesto, quanto la vergogna a farla stare male.
Si sentiva così sciocca per come si era comportata, aveva agito senza pensare finendo per compromettere Draco.
Ripensò all'Infermieria, a quando lui le aveva detto che l'amava e altre lacrime le scesero a bagnarle le guance.
Era in pena per la vita di lui, per quello che poteva accadere; avrebbe voluto uscire, cercarlo e restare al suo fianco, anche se non poteva fare poi molto per proteggerlo.
Ma aveva paura. Paura di come Draco avrebbe reagito, del suo sguardo colmo di disapprovazione. E lei non avrebbe sopportato di essere cacciata via da lui per l'ennesima volta.
Dopo quelle che le parvero ore, distolse l'attenzione dalle acque scure del Lago Nero e tornò a guardare dinanzi a sé, dove Daphne sedeva completamente assorta dalla propria manicure.
Faceva la sostenuta, si comportava in modo distaccato, ma entrambe sapevano bene che non si parlavano perché Asteria ancora non era riuscita a perdonarla. Aveva preso il suo posto, si era assunta un peso che non le spettava.
« Hai rinnegato nostro padre che il suo corpo ancora non si era freddato » le aveva urlato contro non appena furono rimaste sole, in quella casa divenuta silenziosa come una tomba.
Ma ormai era stanca, esausta da tutta quella solitudine e quei tormenti, e rivoleva solo la sua sorellina indietro.
Si sentiva emarginata, anzi abbandonata, dalle due persone che amava di più.
Anche Daphne di tanto in tanto la guardava con la coda dell'occhio, come se non volesse darle la soddisfazione di farle capire che stava aspettando solo che lei si avvicinasse.
Si sentiva male per averla colpita a quel modo. Lo sguardo ferito, la guancia arrossata, la sua voce rotta. Aveva valicato un limite, un punto di non ritorno.
Ma era stato costretto a farlo. Non aveva più avuto scelta quando si era accorto che Theodore Nott li stava ascoltando.
Ora più che mai era importante mostrarsi dalla parte giusta.
Theodore Nott aveva già riferito ogni cosa a Nott Senior? Quelle parole erano giunte alle orecchie del Signore Oscuro?
Tremava mentre, nella Stanza delle Cose Nascoste, attendeva che i Mangiamorte apparissero dal vecchio Armadio Svanitore.
Eppure non era l'entrata prossima dei Mangiamorte ad avvilire il suo spirito, non quanto il ricordo di quegli occhi verdi così feriti nel profondo.
Non sapeva più cosa pensare. L'aveva persa? O Asteria aveva compreso che quel gesto violento dato d'impulso era stato solo un estremo tentativo di proteggerla?
Il pensiero che lei ora provava odio nei suoi confronti lo terrorizzava.
Le avrebbe parlato, cercò di convincersi per interrompere quel tremore che gli scuoteva l'intero corpo. Quando tutto sarebbe finito le avrebbe parlato e avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare, tutto, anche l'impossibile.
Un cigolio sommesso, proveniente dall'armadio, lo fece saltare sul posto, spaventato.
Era giunto il momento, l'epilogo triste di un anno di tormenti.
Aprì l'anta del mobile e al suo interno, i grandi occhi spiritati di sua zia Bellatrix Lestrange gli restituirono lo sguardo. La bocca della donna si aprì a mostrare un sorriso di denti storti e marci, che esplose in una folle risata.
Dietro di lei, gli altri Mangiamorte mostrarono la stessa euforia, man mano che uscivano dall'Armadio Svanitore: erano dentro Hogwarts e stavano per mettere fine alla vita della persona che Lord Voldemort temeva di più.
Asteria sedeva su di una poltroncina dinanzi al camino della sala comune di Serpeverde. Sentiva un gelo dentro di sé che neppure le calde fiamme del fuoco sapevano sciogliere.
Si torturava le mani, persa nei propri pensieri. Le orecchie allerta, pronte a riconoscere i rumori della battaglia imminente.
Il coprifuoco era scattato da poco più di due ore, molti studenti erano già nel proprio letto, eppure il suo cuore batteva all'impazzata, spaventato per Draco lì fuori, da solo.
Una mano le si posò sulla spalla, facendola sobbalzare. Alzò gli occhi e trovò quelli di sua sorella che la ricambiavano. Asteria sapeva che Daphne non l'avrebbe persa di vista un solo secondo.
Non importava quanto Asteria fosse delusa da lei, quanto la disprezzasse per le scelte che aveva preso. Daphne non le avrebbe permesso di commettere nessuna pazzia.
In quel momento Asteria ebbe l'impulso di abbracciarla.
Stava quasi per ricambiare al suo gesto di conforto quando sentì i primi rumori insoliti. Il suo cuore tornò a palpitare impazzito, mentre il suono di vetri rotti si faceva sempre più vicino per poi interrompersi del tutto.
"Vai subito nella Sala Comune e non uscire per nessun motivo. Lì sarai al sicuro, i Mangiamorte non entreranno... non ne hanno motivo".
Asteria chiuse gli occhi.

Non appena si accorse dell'assenza di sua sorella, Daphne Greengrass non perse neppure un secondo e si buttò a capofitto all'inseguimento di Asteria, col cuore in gola.
Era sempre stato facile per Asteria passare inosservata, sgattaiolare via con la rapidità di un furetto. Per la prima volta Daphne maledisse quel suo modo di fare.
La preoccupazione e la rabbia la stavano divorando, spaccandola in due. Negli ultimi due anni Daphne aveva visto come Draco Malfoy si era innamorato di sua sorella e di come lei lo avesse ricambiato con un affetto tale che in Daphne era esplosa la gelosia.
Lei, narcisista e frivola, capace di amare - oltre se stessa - solo sua sorella, sopportava a malapena di dividere Asteria con Sean, figurarsi Draco Malfoy.
Aveva tentato in tutti i modi di frapporsi tra i due: sapeva che Malfoy, alla fine, l'avrebbe solo fatta soffrire. Era questione di tempo, si ripeteva, quando notava la tristezza in fondo agli occhi verdi della sorella, costretta a mantenere le distanze dall'uomo di cui si era innamorata.
Daphne era la più grande e sapeva - per esperienza - che degli uomini non ci si doveva fidare. Esperienze che avrebbe preferito Asteria non facesse in prima persona.
Il marchio nero bruciò sul suo avambraccio sinistro nel ripensare a quando, col cuore in mano, aveva preso il posto di Asteria nelle grazie del Signore Oscuro. E bruciò ancora di più quando, col cuore in pezzi, aveva ricevuto il suo primo ordine, quello stesso pomeriggio.
"Uccidila. Uccidi la lurida traditrice del suo sangue."
Aveva quasi raggiunto la Sala Grande quando, senza saper neppure come, si ritrovò nel bel mezzo della battaglia.
Cercò di ripararsi dagli incantesimi che volavano qua e là, continuando per la strada che sapeva Asteria stava percorrendo, ma uno dei Mangiamorte si mise in mezzo.
Dolohov la afferrò per un braccio e la trascinò in un corridoio meno affollato.
« Perché non combatti, Greengrass? Dove scappi? Il castello è nostro! » ululò, in una risata sguaiata.
Daphne si ritrasse di colpo alla vista della faccia storta e volgare del Mangiamorte.
« Non adesso, Dolohov » sbottò Daphne, cercando di non mostrargli il suo timore.
« Ti devi unire a noi, adesso » insisté il Mangiamorte, ma uno scalpiccio gli fece presto dimenticare cosa aveva da dire. Alzò lo sguardo dalla figura di Daphne e un ghigno perfido spuntò sulla sua faccia pallida.
Un giovane Grifondoro stava attraversando il corridoio correndo. Daphne non lo riconobbe, era piccolo, forse del terzo anno. Troppo piccolo.
Il bambino, alla vista di Dolohov si bloccò di colpo, ruzzolando per terra. Impallidì, guardandosi indietro con la chiara intenzione di fuggire a gambe levate dalla direzione da cui era giunto.
Dolohov rise, come un vecchio cane che aveva trovato l'osso.
Alzò la bacchetta, ma Daphne fu più veloce: disarmò Dolohov e fece segno al piccolo Grifondoro di scappare.
« Non dobbiamo fare male agli studenti! » esclamò, colta da un fervore che non sapeva di possedere.
Dolohov si piegò a riprendere la bacchetta « Come osi? Come osi? Da che parte stai, piccola, lurida traditrice?», sputò.
« Non sono una traditrice! Sto rispettando il volere del Signore Oscuro, stupido energumeno! ».
« Nessuno mi dice quello che devo fare! » ululò Dolohov, iniziando a sferrare incantesimi uno dietro l'altro.
Daphne rispondeva colpo a colpo, seppure impreparata, ma dentro di sé sapeva che non avrebbe potuto tenergli testa tanto a lungo.
Lui era un Mangiamorte e lei solo una ragazzina che voleva tenere la sua sorellina al sicuro.
Dolohov rise di fronte ai deboli contraccolpi della ragazza e, con altre due semplici mosse, la scagliò a terra.
« Il Signore Oscuro gioirà nel sapere della tua morte! Tua e della tua sporca sorella traditrice! » esclamò, in un ringhio feroce, mentre calava nuovamente la bacchetta.
Daphne impallidì ma la Maledizione Senza Perdono non arrivò.
Sean, alle sue spalle, era corso in suo soccorso lanciando un Expelliarmus e disarmando ancora una volta il loro avversario.
« Che ci fai tu qui? » boccheggiò Daphne.
La aiutò ad alzarsi, con un mezzo sorriso di sollievo, che Daphne ricambiò con calore.
« Tu e Asteria eravate sparite. Pensavi davvero che vi avrei lasciate sole? » si limitò a dire con una scrollata di spalle.
Dolohov, con un urlo di rabbia si era buttato a riprendersi la propria bacchetta e il duello tra lui e Daphne, ricominciò più agguerrito di prima ora che al fianco della ragazza c'era anche Sean.
« Vi ucciderò! Vi ucciderò entrambi! E ucciderò tutti i ragazzini di questo castello! Tutti! Vi ucciderò tutti! » sbraitava, incontrollato, lanciando maledizioni a caso, senza neppure provare a difendersi.
Per questo Daphne poté colpirlo, sfruttando l'attimo in cui Sean si era spostato appositamente per distrarre il Mangiamorte. Ma Daphne non fu abbastanza rapida. Colpì Dolohov in pieno petto, lasciandolo esanime a terra, mentre il Sectusempra dilaniava la sua pelle; ma non prima che lo Stupeficium di Dolohov colpì Sean, sbalzandolo contro il muro contro cui batté la testa.
Cadde a terra, privo di sensi come un fantoccio inanimato. Ebbe una convulsione e gli occhi gli si rovesciarono all'indietro.
Daphne urlò, precipitandosi al suo fianco, senza sapere che fare. Lo chiamò, scuotendolo piano, mentre le lacrime presero a offuscarle la vista.
Strinse la bacchetta nella mano e provò ogni incantesimo di guarigione che le venne in mente.
« Daphne » mormorò Sean in un lamento. Chiuse gli occhi mentre, sopra di lui, Daphne cercava di fare l'impossibile.
« Daphne » disse ancora, aprendo un poco gli occhi per poterla guardare. Il sangue usciva a fiotti dalla ferita alla testa e dalle narici del naso.
« Shh, shh » fece Daphne, carezzandogli la guancia, « Tranquillo Sean, non parlare. Andrà tutto bene. La ferita si sta rimarginando. Andrà tutto bene. Hai capito? », cercò di rassicurarlo ma la sua voce rasentava l'isteria.
« Mi dici sempre di sparire dalla tua vista » rantolò Sean, a fatica « ma scommetto che questa volta sei felice di avermi sempre tra i piedi », rise e un colpo di tosse gli scosse l'intero corpo, facendolo tremare.
La battaglia infuriava, ma ad Asteria non importava. Correva a perdifiato, schivando incantesimi, saltando corpi, lanciando Schiantesimi qua e là quando trovava membri dell'Ordine della Fenice o studenti in difficoltà. Non le interessava più mostrarsi dalla parte dei Mangiamorte. Dalla parte di Lord Voldemort.
Tutto ciò che contava era trovare Draco, fermarlo prima che potesse commettere il gesto che avrebbe riempito la sua vita di rimorsi. Prima che potesse diventare ciò che Asteria e lo stesso Draco avrebbero finito per disprezzare: un assassino.
E poi eccolo lì: saliva le scale, ingobbito, spaventato dalla battaglia, sgattaiolare su verso la torre di astronomia.
Asteria tornò al suo inseguimento con ancor più decisione. Lo raggiunse in cima alle scale a chiocciola, davanti alla porta che dava sui bastioni della Torre.
Draco le puntò la bacchetta contro. Ma fu un attimo, abbassò subito la guardia, boccheggiando, nel scorgere il volto di lei.
« Perché sei qui? » la voce gli tremava, il suo volto era pallido. « Ti avevo di restare nella Sala Comune! Di non uscire per nessun motivo! ».
Seppure il suo tono era alterato, non era rabbia quel che animava la voce di Draco. Aveva paura: per lei, per ciò che doveva fare e, adesso, per quello che lei avrebbe visto e per quel che avrebbe pensato di lui.
« Per favore, Draco, non farlo » lo pregò lei, « Non sei un assassino ».
Le mani di Draco si sollevarono a circondare il viso di Asteria, con tutta la delicatezza di cui era capace.
Con sollievo Draco notò che Asteria non provò a sottrarsi al suo tocco.
« Non sono chi credi tu », disse e con quell'ultima frase la lasciò, varcando la piccola porta nera e chiudendola dietro di sé, lasciandola da sola come faceva ogni volta.
Asteria avrebbe voluto seguirlo, ma sapeva di non potersi intromettere. Che senso aveva fermarlo ormai se avrebbe significato solo condannarlo a morte.
In lontananza si udivano ancora i suoni della guerra, sempre più vicini: i Mangiamorte sapevano cosa stava per accadere.
Asteria sapeva che non era una buona idea farsi trovare lì, eppure oramai era bloccata tra l'incudine e il martello. E comunque non sarebbe riuscita a lasciare solo Draco.
Si accostò alla porta, poggiandoci contro l'orecchio. Sentiva delle voci, indistinte.
Col cuore a mille capì che Draco stava perdendo coraggio e Silente invece acquistava tempo, parlando.
« Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. è tutto l'anno che, con crescente disperazione, cerchi di uccidermi. Perdonami, Draco, ma sono stati deboli tentativi... così deboli, in verità, che mi chiedo se tu ci metta davvero tutto te stesso... » stava dicendo Silente e il cuore di Asteria si strinse in una morsa.
Si sentì una sciocca, lì immobile, a origliare, fremendo per oltrepassare quella porta che li divideva e mettere fine a tutta quella storia. Eppure non poteva fare altro che aspettare e intanto ascoltava quel po' che riusciva ad intendere delle parole del vecchio Preside, che di cose da dire a Draco ne aveva molte, come se - prima della sua morte - dovesse assicurare un lascito anche alla persona che stava per mettere fine alla sua vita.
« Io non ho alternative! Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia! » gridò all'improvviso Draco e Asteria poggiò entrambi i palmi sulla superficie ruvida della porta, costringendosi a restare lì ferma.
« Mi rendo conto della gravità della tua posizione. Perché credi che non ti abbia affrontato prima d'ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te. Sapevo della tua missione, ma non ho osato parlartene nel caso che usasse la Legilimanzia contro di te » rispose Silente e un moto di gratitudine riempì il cuore provato di Asteria.
Per un attimo pensò che ancora sopravviveva la speranza di un'ultima possibilità, ma non c'era più tempo. Il rumore improvviso di passi la allertò tanto che alla fine spalancò la piccola porta e uscì nella notte.
Draco si voltò a guardarla, la bacchetta ferma su Silente.
« Che stai facendo? » sputò.
« Stanno arrivando » si limitò a dire Asteria, ponendosi al fianco di Draco.
Tremava, i suoi occhi percorsero la figura rannicchiata del vecchio Preside che le rivolse un sorriso tenue. Appariva affaticato, dolorante persino. Non stava bene, questo era chiaro.
Draco non avrebbe potuto coglierlo in un momento più indifeso.
L'attimo dopo la porta si spalancò ancora e Amycus, Alecto e Greyback fecero irruzione sui bastioni, ridendo e schiamazzando per aver trovato Silente in trappola.
Nessuno fece caso alla presenza di Asteria, invece iniziarono ad incitare Draco perché finisse Silente una volta per tutte.
Ma la volontà sembrava averlo abbandonato, difatti stringeva la bacchetta come se fosse pronto a lanciarla via.
I Mangiamorte deridevano Silente, ma era difficile prendersi gioco di un uomo dalla mente acuta, seppure l'uomo in questione fosse visibilmente provato. Perciò i Mangiamorte si sentirono presto presi in giro e, dato che Draco non dava l'intenzione di fare alcunché presero a discutere su chi tra loro dovesse prendere il suo posto.
La situazione stava degenerando, finché una nuova voce - seppure familiare - mise a tacere le altre.
La figura tetra di Severus Piton apparve, osservando ogni particolare di quella scena con la solita aria imperscrutabile. Di una cosa Asteria parve sicura: il Professore di Pozioni non sembrava affatto sconvolto di trovare Silente in quelle condizioni.
« Severus... » seppure provata, la voce di Silente suonò chiara e dolce. Guardava il Piton con affetto, speranza.
« Severus... ti prego... ».
Ma Piton lo scrutava dall'alto, con occhi duri e Asteria comprese ma non riuscì a muovere un singolo muscolo, neppure quando il Professore di Pozioni spinse rudemente di lato lei e Draco per puntare la bacchetta contro Albus Silente.
Asteria sentiva le forti braccia di Draco attorno al suo corpo tenerla, seppure lei restava immobile, congelata dal terrore.
« Avada Kedavra! ».
Uno zampillo di luce verde uscì dalla bacchetta di Piton e il corpo di Silente fu sbalzato all'indietro, cadendo scomposto oltre le merlature dei bastioni, nel vuoto.
Il tempo tornò a scorrere veloce e in un lampo Asteria si ritrovò a correre giù per le scale a chiocciola a rotta di collo, dietro a Piton e agli altri Mangiamorte. Aveva ancora impresso negli occhi gli ultimi istanti del vecchio Preside, il sorriso gentile che non aveva abbandonato il suo volto sino all'ultimo momento.
Sembrava un incubo, una cosa irreale, impossibile. Silente non poteva essere morto.
Guardò Piton, davanti a lei, fuggire come un traditore che si lasciava alle spalle l'unica persona che gli era stata amica.
Asteria strinse la bacchetta e stava per sfoderarla e puntarla contro Piton, perché sapeva che l'uomo non meritava di riuscire a farla franca.
Ma Draco la afferrò per i fianchi appena in tempo e la trascinò in una nicchia nel corridoio, coperta da un grosso arazzo.
I Mangiamorte continuarono a fuggire e, dietro di loro, comparve dal nulla Harry Potter, che li inseguiva come un pazzo, il viso sfigurato dalla rabbia, come se lui già sapesse, cose se anche lui fosse stato presente all'assassinio di Albus Silente.
Draco cercò di far calmare Asteria in ogni modo, senza ottenere alcun risultato. La strinse, le accarezzò le braccia, sussurrando parole dolci e rassicuranti.
Il suo intento era di restare nascosti, invisibili dietro al grosso arazzo, finché i rumori della guerra non si fossero quietati. Solo allora sarebbero stati al sicuro.
Il cervello di Draco andava a mille, pensava ossessivamente al fatto che era stato Piton e non lui a mettere fine alla vita di Silente. Ci sarebbero state conseguenze. Conseguenze orribili. E Draco le stava immaginando tutte.
Per fortuna lì con lui c'era Asteria che lo teneva sufficientemente occupato da non lasciare che andasse totalmente nel panico.
Asteria tremava, piccola com'era, tra le sue braccia, singhiozzava ininterrottamente, nonostante lui la pregasse di fare silenzio. La ragazza era sconvolta, come l'intero mondo le fosse appena crollato sotto ai piedi.
Draco aveva intuito quanto Asteria si sentiva sicura dentro Hogwarts, protetta da Albus Silente, dopo la morte di suo padre. La morte del vecchio preside era il far crollare l'ultimo pilastro che teneva tutto in piedi, tutto sicuro.
E adesso Draco capì, perché anche le più inossidabili certezze ora potevano vacillare.
D'un tratto ad Asteria mancò l'aria, si stava agitando troppo e Draco provò a fermarla, ma lei si divincolò, scansando l'arazzo e buttandosi nel corridoio senza guardare.
Finì addosso a qualcuno e Draco uscì dal nascondiglio giusto in tempo per vedere Theodore Nott sbatterla al muro, tenendole una mano stretta attorno al collo.
Asteria squittì spaventata e le lacrime tornarono a rigarle le guance per il panico.
«Dov'è finita la tua grinta, Greengrass?» soffiò Nott a pochi centimetri dal suo viso, «Te l'ho detto, non c'è gusto se tu non combatti».
I pugni di Draco strinsero l'aria, tremava di rabbia guardando quella scena in silenzio, senza che Nott si accorgesse della sua presenza.
Si era bloccato davanti a Silente, perché in cuor suo sapeva che non era giusto, che avrebbe messo fine alla vita di una persona buona, una persona che avrebbe potuto salvarli tutti.
Ma davanti ora aveva Theodore Nott e teneva le sue luride mani sull'unica persona che davvero amava.
« Il Signore Oscuro ti vuole. Sapeva che Draco avrebbe fallito. Tu sei la sua punizione. E poi...tu sai troppo » strinse la presa attorno al collo, mentre con l'altra mano sfilò la bacchetta dalla tasca.
Ma Theodore non finì di compiere il gesto che la sua arma volò via. Si voltò di scatto, furibondo e uno Schiantesimo lo colpì in pieno petto scaraventandolo contro il muro.
Nott cadde a terra, boccheggiando.
Asteria corse al fianco di Draco.
« Uccidilo » farfugliò la ragazza, la sua voce rasentava l'isteria, « Uccidilo, Draco ».
Aveva ancora le lacrime agli occhi, Nott la terrorizzava. A parlare era la paura che la rendeva irrazionale.
Theodore rise, tenendosi il fianco ammaccato.
« Non puoi farci nulla, Malfoy. Ho sentito quello che Asteria ti ha detto e il Signore Oscuro la vuole morta. Il fatto che tu sei innamorato di lei non fa che rendere tutto più divertente ai Suoi occhi. Uccidere me non cambierà le cose ».
« Silente è morto. Tutto è andato come doveva andare », ringhiò Draco a denti stretti. « Ora lasciaci in pace, Nott ».
« Mi dispiace, Draco, ma a differenza tua io ho intenzione di portare a termine ciò che mi è stato ordinato di fare ».
« Expulso! » tuonò Asteria, spaventando persino Draco. Aveva tirato fuori la bacchetta senza che lui se ne rendesse conto e l'aveva puntata contro Theodore.
Nott sgranò gli occhi, tremò convulsamente e poi perse i sensi.
Draco afferrò Asteria per le braccia, spaventato che potesse pronunciare altri incantesimi più pericolosi.
« Perché non mi hai detto prima che Nott ti ha minacciata? » sbottò Draco.
« N-non volevo che ti preoccupassi » balbettò Asteria.
« Ti ha già messo le mani addosso altre volte? », indurì la mascella, guardandola fissa, gli occhi che mostravano una collera profonda pronta ad esplodere.
« Draco... » lo chiamò lei con dolcezza, cercando di avvicinarlo a sé nel tentativo di farlo restare calmo. Dopo tutto quello che stava accadendo, non era di certo il momento migliore per mostrarsi iperprotettivo e dare in escandescenza. Draco lo sapeva, ma faticava a sorvolare se si trattava di Asteria.
« Lasciamo perdere », disse in uno sbuffo rassegnato, ricordandosi che, in quel momento, le priorità erano altre.
La prese per mano, dicendo: « Torniamo alla Sala Comune di Serpeverde ».
Asteria sembrava ancora sconvolta e provata, ma quello che disse fece capire a Draco che era tornata a ragionare lucidamente.
« Tu dovresti scappare, Draco. Insieme agli altri Mangiamorte. Non puoi restare qui... non ora che... » la voce di Asteria si spense, ma Draco sapeva perfettamente cosa cercava di dirgli.
Annuì, era cosciente che le sue parole erano giuste, ma nonostante questo strinse le labbra e disse: « Non voglio lasciarti. Non più. Non posso farcela ancora una volta ».
L'afferrò per un braccio e se la trascinò con sé mentre avanzava deciso verso la Sala Comune di Serpeverde.
Asteria cercò di fermarlo: « Dico sul serio, Draco! Hai visto Harry Potter? Perché aveva tutta l'aria di sapere cos'ha fatto Piton. Non ho idea di come, ma sicuro sa anche che si trattava di ciò che avresti dovuto fare tu. Non puoi restare al Castello; non adesso ».
Asteria si impuntò, con quella sua espressione piccata e gli occhi dallo sguardo ostinato che facevano nascere in Draco il desiderio contrastante di sbraitare e lanciarsi a capofitto sulle sue labbra.
Scelse la seconda. La baciò, scontrandosi al suo corpo, tenendo fermi i fianchi di lei contro i suoi. La strine fino a toglierle il respiro per poi lasciare gradualmente la presa, abbandonando quel porto sicuro che erano le sue labbra.
Durò il tempo di un sospiro, di un sorriso, di un abbraccio. Non potevano permettersi di più.
Draco la guardò dritto negli occhi « Quindi... siamo destinati a restare divisi, infine », disse, il tono malinconico e consapevole.
« Prometto che me ne andrò. Raggiungerò l'armadio Svanitore il prima possibile e tornerò a Villa Malfoy. Ma devo fare una cosa, Asteria. Ti prego di non fermarmi o non avrò la forza di fare quello che va fatto ».
Asteria gli restituì un'espressione del tutto confusa, era scombussolata dal bacio e ancor di più l'avevano frastornata le sue parole.
Draco riprese la sua marcia e lei lo seguì mansueta, acconsentendo alla sua richiesta col cuore pesante di chi sa che le stelle non avrebbero più brillato sul loro cielo.
La Sala Comune di Serpeverde era deserta. Tutti gli studenti si erano riversati fuori dalle Sale Comuni - e, probabilmente, dal Castello - per vedere cosa stava accadendo e collaborare.
Sulla schiena di Asteria corsero alcuni brividi. Sentiva lo stomaco contorcersi. Ogni cosa, adesso, aveva l'aria di essere profondamente sbagliata. E Asteria aveva il terribile sospetto che questa sensazione non sarebbe passata più.
« Che cosa intendevi prima? Che cosa volevi dire con "quello che va fatto"? » chiese Asteria e il pensiero la rendeva tanto agitata da far uscire quella frase in un balbettio.
Il nervosismo di Draco era palpabile.
Le tornò in mente, come una freccia che taglia il vento, quel pomeriggio trascorso insieme, il primo dopo tanto tempo. C'era la neve e lei era felice. Poteva sentire ancora il sapore dolce sulla lingua, le braccia di Draco che l'avevano stretta, mentre guardavano le stelle.
Lì fermi, in mezzo alla neve che gli arrivava alle caviglie, nella notte silenziosa, Asteria aveva sentito un fuco propagarsi nel mezzo del suo petto.
Ora guardava Draco, nella tetra Sala Comune dei Serpeverde, i suoi occhi arrossati, il viso pallido e affilato.
Il fuoco nel suo petto sembrava divenuto cenere e tutto adesso era freddo attorno a loro.
Draco mise mano alla bacchetta e Asteria corrugò la fronte, non capendo cosa avesse in mente.
Il ragazzo tremava visibilmente.
« Io... ti amo » farfugliò, puntando la bacchetta contro di lei, « Lo faccio perché ti amo ».
« Draco », disse lei allarmata e fece un passo indietro, « Mi stai spaventando ».
« Mi hai capito? » ripeté, sempre più alterato, « Lo sto facendo perché ti amo! », gridò.
Asteria strinse le labbra ma non disse nulla.
« Ti vogliono morta. è l'unico modo. Forse così... forse ti lasceranno stare. Non posso fare altro per difenderti ».
Draco si avvicinò ad Asteria e la ragazza represse l'impulso di allontanarsi di un altro passo. Ma anche volendo non avrebbe potuto: era imprigionata tra il divano, alle sue spalle, e Draco.
Le afferrò il viso con violenza e ripeté ancora « Io ti amo » come se volesse imprimere quella frase, quel sentimento, nella mente di Asteria.
La ragazza si trovò spiazzata e tentò di rispondere con un fiacco: « Anche io ti... », ma Draco la interruppe.
« No », tagliò corto, « Resta in silenzio per favore ».
Draco sollevò la bacchetta e la puntò sulla tempia destra di Asteria.
Lei tremava, ma non avrebbe parlato. Lo fissava dritto negli occhi grigi, come se cercasse in essi il ragazzo di quella sera che le aveva raccontato la storia della costellazione dello Scorpione e che la guardava come se anche lei stessa fosse una stella persa nel firmamento.
E Draco sosteneva gli occhi verdi di Asteria come se stesse per commettere la più atroce delle torture.
Lo sguardo disperato, la presa instabile sulla bacchetta e un'ultima parola bisbigliata a fior di labbra: « Perdonami ».
Allora prese coraggio e, con voce chiara, proruppe: « Oblivion! ».
Aseria sbarrò gli occhi, rendendosi conto proprio mentre accadeva di cosa aveva in mente Draco.
Uno strozzato « No » uscì dalle sue labbra, mentre le lacrime che da prima lottavano per uscire, presero a scorrere lungo le sue guance.
Ma l'incantesimo stava già facendo il suo effetto e le iridi verdi divennero opache, come se fossero oscurate da una patina trasparente.
Draco si vide scomparire in lei, gradualmente, insieme ad ogni momento che avevano condiviso, a tutti i loro litigi  e ai loro baci.
Asteria barcollò, guardandosi attorno confusa. Si asciugò il viso, senza capire il motivo di quelle lacrime.
Guardò Draco, con distacco: « Malfoy... » lo apostrofò, arricciando le labbra, in un'espressione di malessere. Poi cadde tra le braccia di lui, priva di sensi.




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Capitolo 23
*** Epilogo - L'unica stella del suo cielo buio ***




Siamo arrivati alla fine di questa long. Non vedevo l'ora di giungere a questo traguardo, ma ora che sono qui, pronta a scrivere la parola "fine", una malinconia dispettosa mi accompagna. Mi piange il cuore al pensiero che non dovrò più lavorarci, non lo nego, ma sono soddisfatta di ciò che ne è venuto fuori e del sostegno che ho ricevuto indietro da voi lettori. Vedere la vostra partecipazione è stata la soddisfazione più grande.

Ma ora veniamo a noi: devo ammettere che quest'ultimo capitolo è stato piuttosto sofferto. Comprende ben 15 pagine e so che si tratta di un epilogo parecchio lungo, il capitolo più lungo di tutto il libro, ma questa volta non ho voluto tralasciare e né tagliare nulla. Chi ha amato questa storia so che apprezzerà e ne sarà felice. Draco e Asteria si meritano una conclusione dignitosa e spero di essere stata capace ad immortalarla tanto da lasciare anche voi soddisfatti di questo finale!

Grazie a tutti e buona lettura.









Epilogo




Entrò nella sala da ballo di villa Malfoy con passo elegante e quel sorriso di circostanza di chi aveva passato la vita a seguire le buone maniere.
Draco, seduto su una delle poltroncine di velluto verde, intento a bere il suo whisky incendiario, la notò subito e gli mancò il respiro.
Era cambiata, su questo non c’era alcun dubbio. Draco non provò affatto a nascondere che la stava fissando.
Non importava quante candele e candelabri aveva disposto Narcissa, né quanta luce emettesse l’enorme albero di Natale che faceva da protagonista proprio al centro della sala.
Quando Asteria Greengrass fece il suo ingresso, una luce sembrò irradiare ogni cosa, accecando i presenti e il cuore di Draco.
Portava un vestito dorato, le labbra a cuore erano tinte di rosso e i suoi capelli neri erano una cascata di boccoli che ondeggiavano, incorniciando il viso ovale e roseo.
Assomigliava ad una fata, un angelo misterioso ed etereo.
Il cuore gli si gonfiò nel petto: era la prima volta. La prima volta che si trovavano nella stessa stanza dopo il loro addio nella Sala Comune dei Serpeverde.
Illuso. Aveva creduto di essersi ormai abituato alla sua assenza, povero illuso.
La seguì con lo sguardo, concentrandosi a non perdere neppure uno dei suoi gesti.
Forse proprio per questo Asteria Greengrass si voltò nella sua direzione e, vedendolo, gli rivolse lo stesso sorriso che scambiava con qualsiasi vecchio compagno di scuola che incrociava per caso.
Quasi per ironia Draco ricordò i tormenti di Asteria, di quanto la faceva soffrire vedere quanto fosse facile per lui allontanarsi da lei per proteggerla. L’uomo ora comprendeva quel dolore, adesso che era Asteria ad essere per lui irraggiungibile.
Ma forse per Draco era anche peggio, perché lui non aveva mai dubitato dei suoi sentimenti per Asteria e lei, in fondo, lo aveva sempre saputo. Mentre adesso tutto quel che loro avevano vissuto insieme, le promesse che si erano fatti, i baci che si erano dati erano scomparsi, perduti per sempre, fuggiti dalla memoria di Asteria.
Draco non ricambiò il sorriso, si limitò a mantenere lo sguardo fisso su di lei, famelico, gli occhi trasognati e le labbra dischiuse in un’espressione di pura meraviglia, finché Asteria non distolse l’attenzione da lui.
Anche Daphne era con lei, si reggeva al braccio di Sean e gli carezzava il dorso della mano con dolcezza. L’uomo si era fatto crescere una barba ispida, questa e la cicatrice sulla tempia che era rimasta dagli anni della guerra gli incattivivano il viso.
E poi, ancora un’altra persona stava accanto a loro, dall’aria cupa e affascinante: Theodore Nott. Teneva la mano poggiata alla base della schiena di Asteria e si rivolgeva a lei parlandole piano all’orecchio.
Draco represse l’istinto di lanciargli qualche maleficio. Lo scrutò, senza provare a celare il suo disgusto nel vederlo così vicino alla più piccola delle Greengrass.
La rabbia gli divorava lo stomaco. Seppure Asteria si trovasse a una distanza tale che Draco avrebbe potuto ricoprire in pochi passi, era sempre troppo lontana da lui.
La osservò a lungo, col fiato sospeso, finché non gli fece male al cuore. Asteria rideva con Daphne e scherzava con Sean, beveva dai bicchieri di cristallo e assaggiava le tartine al salmone o addentava un macarons al cioccolato, ma mai i suoi occhi tornarono a posarsi su di lui. La sua attenzione veniva catturata da innumerevoli cose, ma mai da Draco Malfoy. Per Asteria era come se lui neppure esistesse.
Draco si alzò dal divanetto, ignorando gli sguardi di sua madre che richiamavano la sua presenza accanto a lei per discorrere insieme agli invitati e si defilò dalla sala.

«Non è educato ignorare gli ospiti, soprattutto se questi sono vecchi amici» Daphne sbucò dall’ombra del portico dove si era nascosto Draco, seguita dalla figura claudicante di Sean.
Draco le sorrise appena, l’animo in subbuglio. Non le concesse altra forma di saluto: aveva bisogno di risposte.
«Perché lui è qui? Perché è con lei?» sibilò Draco, accostandosi alla donna.
Daphne sospirò, socchiudendo gli occhi.
«Poche settimane fa Nott si è presentato a villa Greegrass per riempire la testa di nostra madre con suadenti promesse e belle parole. Dice di voler sposare Asteria, di unire i nomi delle nostre famiglie. Da allora le fa una corte spietata».
Draco digrignò i denti, « E tu hai pensato bene di aspettare questa sera per rendermi partecipe di tutto questo? ».
Daphne gli toccò il braccio, per rassicurarlo «C’è tempo, Draco», promise, «Asteria non è interessata a Theodore e questo sarebbe il momento opportuno per raccontarle la verità ».
Draco serrò la mascella e si voltò a guardare il parco di villa Malfoy, coperto da un soffice manto di neve.
«Non posso» si limitò a rispondere.
«Avanti, Draco!» sbuffò Daphne incredula, affiancandolo per poterlo guardare in faccia «Ne abbiamo discusso forse un centinaio di volte: devi parlarle. Soprattutto adesso, ora che quel farabutto ha evidentemente brutte intenzioni!».
«Mi odierebbe, Daphne. Lo sai bene. Non saprebbe perdonarmi e io non potrei mai mentirle e iniziare ancora una volta qualcosa insieme a lei ignorando il passato».
«Merita di sapere» questa volta fu Sean a parlare. «Asteria sa essere testarda e orgogliosa, ma non è una sciocca».
«Stai distruggendo la vostra felicità con le tue stesse mani. Aspettando ancora non fai che prolungare la solitudine che provi tu e che sappiamo sta sentendo anche lei, senza però saperne il perché». Sean era sempre capace di toccare le corde giuste che guidavano il senso di colpa di Draco.
«Doveva essere questa sera» rimarcò Daphne, vedendo il dubbio insinuarsi negli occhi di Draco.
Nel corso di quegli anni Daphne l’aveva più e più volte messo alle strette, ma Draco non era mai riuscito a trovare il coraggio per affrontare le conseguenze delle sue azioni.
«Non posso...» mormorò Draco, allontanandosi dai due vecchi amici.

Da solo, chiuso nel bagno, Draco si sciacquò con energia il viso e fece scorrere sui polsi il getto di acqua fredda.
Fissò il riflesso che gli restituiva lo specchio. Un volto affilato, pallido e grigi occhi spenti. I capelli biondi appiccicati alla fronte, le labbra livide.
Per un attimo si sentì quel ragazzino che era stato costretto a fare le scelte sbagliate, su cui il peso di tutto il suo mondo gli gravava sulle spalle.
Chiuse gli occhi, prendendo un lungo respiro. Pensò ad Asteria, alla verità che bruciava per venir fuori. Non sarebbe stato facile rivelare che anche lei era finita per diventare una sua vittima.
Era stato facile quando la sapeva al sicuro, lontano da Hogwarts, dalla guerra e dai Mangiamorte. La signora Greengrass aveva fatto la scelta più saggia ritirando le due figlie dalla scuola di Magia e Stregoneria per nascondersi da tutto e da tutti.
Draco sapeva che era stato necessario, nonostante la solitudine lo divorasse, poiché sarebbe giunto un tempo in cui sarebbero potuti stare nuovamente insieme. Ma ora che anche quel tempo era giunto ogni nobile intento era svanito e nel suo cuore era rimasta solo la paura, cieca e beffarda, di non poter più di stare accanto alla donna che amava. E più il tempo passava, più crogiolarsi in quell’idea riusciva a farlo sentire meno male.

I giardini di Villa Malfoy erano bui, illuminati solo dal chiarore della luna. Si era allontanato abbastanza dalla villa da essere certo di non essere più disturbato. Draco aveva bisogno di stare da solo coi propri pensieri. Camminò lungo il viale, sgombero dalla neve, poi si avventurò sul prato, affondando i piedi nel manto candido, incurante dei pantaloni del completo che si impregnarono di acqua.
«Perdonami Draco, io...».
Appena udì il suono di quella voce Draco Malfoy si voltò di scatto col cuore in gola. Stentava a crederci, ma la sua memoria non avrebbe mai potuto dimenticare, mai confonderla con altre voci.
Asteria era lì, davanti a lui, bella come una rosa appena sbocciata, gli occhi verdi brillanti proprio come lui la stava immaginando l’attimo prima. Se ne stava all’estremità del viale, senza poter avanzare oltre.
I deboli raggi della luna illuminavano il vestito dorato, facendolo brillare come se una stella fosse scesa dal firmamento apposta per riportare la luce nella vita dell’uomo.
Come poteva immaginare quanto il solo udire quella breve frase potesse risvegliare in lui sentimenti tanto primordiali? Draco rabbrividì, scombussolato e attonito, ma non per il freddo della notte o per il ghiaccio che gli artigliava polpacci e caviglie. Tutte quelle emozioni che aveva provato a soffocare in quegli ultimi anni si risvegliarono, potenti.
Asteria lo stava guardando, circospetta. Poi un sorriso timido spuntò sul piccolo viso ovale che lui conosceva così bene.
«Non volevo spaventarti» si scusò, data l’espressione sconcertata dell’uomo.
Tentennò, insicura se continuare o meno. Si stava guardando intorno, tremando appena, le braccia incrociate strette attorno al corpo esile. Non si era portata dietro il mantello, notò Draco.
Guardava dritta davanti a sé ma non era concentrata sulla figura di Draco, ma bensì sul panorama circostante. Il giardino era imbiancato, le siepi apparivano come alti muri di neve e tutto sembrava così simile ad allora che a Draco dolse il cuore.
«Amavo questo giardino da piccola» disse vaga, come se non stesse parlando con lui, ma semplicemente riportando a galla vecchi momenti della sua infanzia.
«Quando correvamo sulle scope giocattolo, tra i roseti e ci rotolavamo sul prato e quando ridevamo a crepapelle nel provare a rincorrere i pavoni e a catturarli».
Ma Draco faceva fatica a seguire le sue parole, continuava a guardarla come se avesse dinanzi un’apparizione mistica. Dopo anni, finalmente si stavano rivolgendo nuovamente la parola. Quando si rese conto del suo silenzio e che lui ancora non aveva parlato, si avvicinò a lei.
«Sembra un altro giardino così imbiancato, non trovi?», disse, ricordando quanto Asteria amasse la neve «Tutto appare più magico».
Asteria gli rivolse un’occhiata dispiaciuta, «Non amo l’inverno, né tutto ciò che esso concerne. Mi spiace».
Al suono di quella risposta, il momento parve spezzarsi.
Asteria ancora lo guardava, gli occhi gentili eppure sempre troppo distanti: «Volevo ringraziarti per l’invito alla festa di Natale di questa sera. Per me è stato un vero piacere partecipare e rivedere te e molti dei nostri compagni e amici».
Draco sembrava un assetato a cui avevano messo a disposizione un calice d’oro ricolmo d’acqua. I modi distaccati della donna erano compensati dai sentimenti tumultuosi che incendiavano il cuore di Draco.
Asteria gli allungò la mano e lui la prese di riflesso, con in volto un’espressione incredula, pregustando l’attimo in cui le loro mani si sarebbero nuovamente sfiorate.
Senza indugio la portò alle labbra e le lasciò un leggero bacio di cortesia. Per un attimo Draco pensò che la sua mano non sarebbe stata capace di lasciare quella dell’amata, dopo tanto tempo agognata.
Ma il contatto tra di loro terminò come era iniziato: improvviso e fugace.
Allora Draco si schiarì la gola e disse: «Per me è stato un piacere averti qui e rivederti… », la sua voce cedette, i suoi occhi supplicavano cose che Asteria non poteva intendere.
La ragazza gli rivolse l’ennesimo sorriso di circostanza e poi si voltò. Draco allora capì che anche l’ultima occasione che aveva stava per andare in fumo, così la fermò con uno sciocco: «Già andate via?».
Asteria si girò nuovamente nella sua direzione, arrossendo; forse per la paura di avergli mancato di rispetto.
«Ci perdonerai, ma Sean è stanco e Theodore… non è amante delle feste», si giustificò, imbarazzata.
«Non puoi andar via senza nemmeno un ballo. So che balli con vera grazia».
Asteria arrossì ancora di più «Temo che chi te lo ha riferito non sia stato molto sincero».
Draco ripensò a quel Natale lontano che li aveva fatti riunire, al loro primo bacio nello studio di Lucius Malfoy, a come si erano stretti forte l’uno all’altra, a come avevano ballato soli nella notte con le stelle a fare da uniche testimoni.
«Come ho detto, con Theodore non è facile divertirsi ad una festa», Asteria sembrava dispiaciuta ma inconsapevole di ciò che le sue parole stavano causando al cuore di Draco.
I ricordi di quella notte lontana sembrarono infrangersi nella memoria dell’uomo.
«Ho saputo del vostro fidanzamento» disse con voce rotta e gli occhi bassi. Inconsciamente cercò l’anello, ma l’anulare della donna era svestito di qualsivoglia ornamento.
«Sì» confermò Asteria, «Theodore si è dimostrato essere una di quelle persone che non si arrende finché non ottiene ciò che vuole».
Il commento di Asteria non parve né felice e né tanto meno triste. Solo un dato di fatto.
Ma per Draco quella frase fu come una stilettata al cuore. Lui sarebbe dovuto essere quella persona, non Theodore. Lui avrebbe dovuto lottare, senza perdersi d’animo, per l’amore di Asteria. Invece era Theodore ad aver ottenuto la sua mano. Theodore aveva fatto tutto quello che Draco non aveva trovato il coraggio di fare.
«E tu? Non c’è nessuna ragazza pronta a diventare la signora Malfoy?», chiese Asteria, notando il volto abbattuto di Draco.
«No», rispose l’uomo in un fil di voce. «C’è stata una ragazza, in realtà… era bella, più di quanto può esserlo una stella del firmamento. E il nostro amore era leggero come le strofe di una poesia e intenso quanto le note di una canzone antica. Mi faceva stare bene, risuonava nella mia testa e mi riportava a galla da tutti i miei incubi. Lei era la mia àncora, il sole e le stelle dei miei giorni».
Dall’espressione di Asteria, Draco potè intendere quanta tristezza suscitarono in lei le sue parole.
«Ma abbiamo trascorso tempi bui, come bene sai. E quello che era stato di quell’amore si è dissolto un giorno, come neve al sole», concluse Draco, attento ad ogni reazione da parte della ragazza.
Una lacrima solitaria solcò il volto rammaricato di Asteria.
«È terribile, Draco. Non immaginavo avessi sofferto per amore» mormorò, in un filo di voce.
«Permettimi» soffiò lui in risposta accostandosi a lei e allungando il braccio, con l’intenzione di asciugarle quella piccola espressione di vulnerabilità che si era concessa.
Ma Asteria si allontanò d’un passo e, rendendosi conto, si asciugò da sola la guancia col dorso della mano.
«Che sciocca» si scusò, presa dall’imbarazzo.
Draco provò a contraddirla ma lei non gliene diede il tempo e subito disse: «Sei cambiato molto, Malfoy. Non sei più quel ragazzino sbruffone e saccente di cui avevo memoria. Questo ti fa onore».
Draco rise, annuendo piano «In questi anni ho viaggiato molto e poi mi sono dedicato agli studi… »,
«Specializzazione in incantesimi di guarigione e pozioni mediche. Narcissa è davvero orgogliosa di te. Hai intenzione di dedicare la tua vita a curare maghi e streghe di tutto il mondo. Sei diventata una bella persona, Draco Malfoy».
Draco le sorrise «Detto da te è uno dei riconoscimenti più grandi».
Asteria si incupì, le sue labbra si tesero in una linea dura, la sua espressione si fece d’improvviso più sicura e quindi, con voce rammaricata, disse: «A dirla tutta… non sono venuta a cercarti qui fuori solo per salutarti, Draco».
Il cuore dell’uomo sembrò fermarsi, fossilizzarsi in pietra e pesargli nel petto come un macigno.
«Ho una domanda da porti e so che la mia mente non mi darà pace finché non avrò avuto delle risposte», dalla pochette dorata, che teneva stretta sotto al braccio, tirò fuori un foglio dall’aria sgualcita e glielo mostrò: «questo disegno era nascosto in camera mia e porta la tua firma», sentenziò, andando dritta al punto.
Il macigno che aveva nel petto gli arrivò sin nello stomaco quando riconobbe il disegno che le aveva regalato l’ultimo Natale che trascorsero insieme, prima che tutto andasse lentamente in frantumi.
«Ho bisogno di risposte, Draco. Perché il mio viso è ritratto su questo foglio? Quando me l’hai regalato?», poi la sua voce si ruppe nel dire «E perché io non me lo ricordo?».
Draco, il viso terreo, rimase in silenzio.
Asteria piegò con cura il disegno e lo ripose nella pochette.
«All’inizio pensai che l’avessi nascosto tu nella mia stanza, senza dirmi nulla», la ragazza guardava a terra, come se non trovasse la forza di incrociare il suo sguardo mentre parlava.
«Però non mi spiego come avessi potuto farlo dato che l’intera villa è nascosta dall’Incanto Fidelius ormai da anni».
Il freddo era penetrato sin dentro le ossa di Draco. Come poteva Asteria possedere ancora quel disegno se l’incantesimo di Memoria che le aveva lanciato per cancellare ogni traccia della loro storia d’amore avrebbe dovuto eliminare anche quello?
«Draco...» lo chiamò lei. Questa volta guardandolo dritto negli occhi.
Eppure rivedere quel disegno, unico sopravvissuto dei suoi più profondi sentimenti, gli aveva lasciato un sapore dolce in bocca. D’un tratto si sentì l’animo più leggero, una rinnovata speranza lo aveva scosso.
L’espressione dell’uomo si fece d’un tratto trasognata e, nonostante con gli occhi la scrutava, coi pensieri era molto distante da lei.
«Sai cosa è ritratto in quel disegno?» le chiese, accennando ad un tiepido sorriso di nostalgia.
Asteria sembrò esser presa in contropiede da quella domanda. Evidentemente si aspettava tutt’altra reazione da parte sua.
«Il mio volto» rispose, sbigottita, dato che gliel’aveva appena mostrato.
«Sì, certo, il tuo volto. Il tuo volto che corrisponde a dei precisi punti luminosi. A delle stelle… astérios… precisamente alle stelle della costellazione dello Scorpione» disse con voce calma, completamente padrone di sé.
Con garbo la prese per un braccio e la fece spostare di poco, posizionandosi dietro di lei e allungando il braccio ad indicare il cielo scuro.
Draco la sentì rabbrividire tra le sue braccia, forse per il modo indiscreto in cui aveva fatto aderire il petto alla sua schiena, o per la bocca così vicina al suo collo.
«Guarda quella stella rossa», sussurrò al suo orecchio, «è il cuore dello Scorpione. Lo Scorpione che, da sempre e per sempre, fronteggia il suo eterno rivale Orione. L’uno tramonta quando l’altro sorge. Distanti, irraggiungibili; si possono solo guardare da lontano, senza mai potersi avvicinare».
Draco affondò il viso nei capelli neri e profumati di Asteria, colto da un impulso che non seppe frenare.
«Proprio come me e te».
L’ultima frase non fu altro che un bisbiglio ma arrivò chiara all’orecchio di Asteria, la quale si liberò dalla stretta di Draco e si voltò, gli occhi brillanti, lucidi, ma in fiamme.
«Non puoi!» esclamò, improvvisamente senza fiato. «Non puoi dirmi queste cose e abbracciarmi in questo modo come se fossimo… se… cosa siamo io e te, Draco?» la sua voce era affaticata, trafelata e i suoi occhi si colmarono presto di lacrime. Si agitava sul posto, guardando Draco in una muta supplica.
Draco, l’espressione perplessa, capì davvero solo in quell’istante che Asteria stava soffrendo. Che ogni singolo giorno, dopo il loro ultimo addio, lei aveva sofferto senza però saperne il motivo.
«Io so che tu puoi dare un senso a tutto questo… per favore», aggiunse, avvicinandosi nuovamente a lui.
Draco adesso era così vicino al viso di Asteria che poteva vedere le sue labbra piene tremolare. Le aveva sognate ogni notte quelle labbra rosee dalla forma a cuore.
«Dare un senso a cosa?» mormorò, lo sguardo bramoso ancora fisso sulla bocca di lei e la voce resa roca dal desiderio che lo colpiva sempre più con maggiore forza ogni qual volta si soffermava ad ammirare un particolare di quel corpo che gli aveva incatenato l’anima.
«Al disegno…» si lamentò, in un verso di sconforto, «E… e al modo in cui mi stai guardando in questo momento. Al modo in cui mi hai osservata tutta la sera!».
Draco accennò ad un sorriso, gli occhi che ammettevano la sua colpevolezza.
«Non sono una sciocca, Malfoy» decretò Asteria, «Potrai pure aver imbrogliato la mia memoria, ma la mia testa funziona ancora», disse picchiettando con un dito la tempia destra.
«Pensi che qualcuno ti abbia cancellato la memoria? E che quel qualcuno sia io? Perché mai avrei dovuto» rise, senza neppure sapere da dove uscisse quella sicurezza improvvisa, che per anni aveva cercato senza successo.
Asteria forse si sentì presa in giro dai modi di fare di Malfoy, perché con un sguardo di sfida disse: «Ricordo che da bambini eravamo amici e che poi ci siamo allontanati durante gli anni trascorsi ad Hogwarts, ma… non ricordo altro. Eppure sento che niente di tutto questo torna e che qualcosa di davvero importante mi manca.
«Non ne ho mai avuto la certezza, è stata una presa di coscienza graduale. Ogni giorno che passava mi accorgevo che i miei ricordi erano in frantumi, spezzettati, incompleti. Ho una solitudine nel cuore mai provata prima ed è durata a lungo, per un tempo che si potrebbe considerare inaccettabile. Ma questa solitudine si è quietata, ora che sono qui, insieme a te. Come puoi spiegare tutto questo?».
Draco era con le spalle al muro. In fine il momento era giunto. Non poteva più tirarsi indietro, era arrivato il tempo di mettere le carte in tavola e accettare quello che ne sarebbe uscito fuori.
Ma prima che potesse parlare delle voci si udirono in lontananza e ben presto le tre sagome di Daphne, Sean e Theodore furono visibili lungo il viale che portava a Villa Malfoy.
Daphne sembrava preoccupata e Draco intuì che stava cercando Asteria.
I due rimasero in silenzio mentre il trio si avvicinava, Daphne in testa accelerò il passo e abbracciò di slancio la sorella minore non appena la raggiunse.
«Stai bene?» chiese Daphne, accarezzandole i capelli. Asteria annuì, ma la conferma di averla sana e salva davanti ai propri occhi non sembrò bastare a tranquillizzare la maggiore delle Greengrass.
«Non ti trovavamo da nessuna parte. Perché sei sparita senza dirmi nulla?» insistette ancora Daphne, ma appena si accorse anche della presenza di Draco al fianco della sorella si pentì amaramente di averli interrotti.
«Scusami, volevo essere certa di salutare Draco e ringraziarlo per l’incantevole festa di questa sera» Asteria incespicò sulle proprie parole, ma Daphne non aveva bisogno di essere convinta. Draco sapeva quanto Daphne sperasse che loro due potessero avere una conversazione in privato. Difatti gli occhi di Daphne cercarono quelli di Draco per capire se lui avesse finalmente parlato, se quel muro di segreti fosse crollato per renderli liberi una volta per tutte.
«Possiamo andare, ora» disse Asteria, rabbrividendo. Draco saltò sul posto, capendo che stava per gettare al vento anche l’ultima occasione che aveva a disposizione, l’occasione migliore che avesse mai avuto, dato quello che si erano appena detti.
Ma Theodore fu più rapido e cinse le spalle di Asteria, gli occhi lussuriosi che si spostavano sul corpo della ragazza con fare indiscreto.
«Stai congelando, cara», poggiò le dita affusolate sulla sua guancia come a testare la veridicità delle sue parole.
«Sto bene» lo rassicurò, guardando di sottecchi Draco.
Malfoy era, se possibile, ancora più pallido.
«Asteria», boccheggiò, allarmato, capendo che la stava perdendo ancora una volta, «mi farebbe piacere accompagnarti a salutare i miei genitori» soffiò, con sguardo allusivo, chiaramente intenzionato ad avere altro tempo a disposizione per parlare da solo con lei.
«Oh, non preoccuparti, cara» disse Theodore lasciando un buffetto sulla guancia della giovane, «Mi sono preoccupato di salutare i signori Malfoy anche a tuo nome», assicurò con un sorriso beffardo.
Daphne guardava Nott e Malfoy con la chiara intenzione di voler intervenire ma senza sapere come.
Asteria si avvicinò alla sorella «Andiamo», le disse. Agli occhi di Draco parve abbattuta, ma l’uomo non riusciva a comprendere il motivo per cui desse tanto retta a Nott.
«Grazie per la meravigliosa serata, Draco» disse Daphne, «La nostra porta sarà sempre aperta per te e la famiglia Malfoy. Ogni volta che ne avrai bisogno».
In un silenzio gravido Daphne, Sean e Asteria si avviarono verso i confini del maniero, per potersi smaterializzare, ma Theodore rimase qualche passo indietro. Si voltò verso Draco, un sorriso minaccioso stampato in faccia.
«Hai perso, Draco».
Draco agguantò Theodore per il colletto della giacca «Cosa diavolo vuol dire tutta questa storia, Nott?», ringhiò a un palmo dal suo naso.
Theodore rise «Quando ho saputo dell’incantesimo di memoria che le hai lanciato non ho resistito. Vedi, per me è stata una grande occasione: non ricordando la piccola scaramuccia che io e lei abbiamo avuto da ragazzi, per me è stato ben più semplice ottenere la sua mano».
«Ti stai solo divertendo a discapito delle nostre vite! A te non interessa niente di lei vuoi solo metterci i bastoni tra le ruote! Sei un sadico bastardo» ululò Draco a un passo da perdere la ragione.
«Asteria è un bocconcino che non potevo lasciarmi sfuggire. Il fatto che tu la ami e lei non se lo ricorda rende tutto solo più interessante. Andiamo, hai mai notato quanto sia seducente? E le sue labbra! Mio dio quella bocca… non hai idea di quello che ho intenzione di fare con quella bocca».
Draco gli saltò addosso e finirono entrambi per terra, Theodore - intrappolato tra la neve e il corpo di Draco - incassava i pugni di questo senza neppure provare a bloccarli.
Daphne e Sean corsero in suo soccorso e fermarono la furia di Draco, ma non prima che fosse riuscito a fargli un occhio nero e a fargli grondare il naso di sangue.
«Non ti permettere, Nott!» sbraitava Draco, divincolandosi come un ossesso dalla presa di Sean e Daphne, «Non osare parlare di lei in quel modo!».
Draco sapeva che anche Asteria si era avvicinata nuovamente a loro e che ora poteva sentire, ma non gli importava. Nulla era importante, adesso che era a un passo dal perderla per sempre.
Nott, ancora a terra, rideva visibilmente soddisfatto della reazione che aveva ottenuto dal giovane Malfoy.
Theodore si mise a sedere e, con la manica del cappotto, si pulì il sangue caldo che era arrivato a imbrattargli la bocca e il mento, fino a colare sulla camicia bianca. Poi si alzò, traballando appena.
«Ti ricordo che lei è la mia fidanzata. Mentre per te non è più nulla» disse, mellifluo.
«Asteria è la donna che amo!» dichiarò Draco, ancora paonazzo, liberandosi dalla presa dei due amici con uno strattone.
«Oh, no» sibilò Theodore, avvicinandosi a lui tanto che Draco poté sentire l’olezzo ferroso del sangue che gocciolava sul manto di neve ai loro piedi, «No, Malfoy. Tu non la ami. Tu sei un egoista e un vigliacco, che si nasconde dietro un’azione nobile che di nobile non ha mai avuto nulla. Un ragazzino spaventato, di soli sedici anni, che gioca con i ricordi di una persona… che diavolo avevi in testa, Malfoy?».
Nott si voltò verso la piccola Greengrass, allargando le braccia. Era rimasta immobile e pallida come una statua di sale.
«Ora lo sai, Asteria! Sai che persone hai intorno. Sai su quali persone riponi la tua fiducia», gridò Theodore alzando un braccio ad indicare Draco «Questo è il ragazzo che hai amato tanto da rischiare la vita pur di non rinunciare a lui. E sai come ha ripagato tutto il tuo affetto? Cancellandoti la memoria, estirpando dai tuoi ricordi ogni momento trascorso insieme a lui».
Asteria spostò lo sguardo a terra, tremava e le lacrime presero a rigare copiose il suo volto smunto, mentre Theodore continuava il suo monologo furioso. Draco la guardava supplicante, ma gli occhi di Asteria non si rivolsero su nessuno dei presenti.
«E che dire di tua sorella e del tuo migliore amico? Le tue colonne portanti, le due persone di cui ti fidi più...»,
«Nott...», ringhiò Daphne come avvertimento, ma Theodore la ignorò.
«Loro sapevano tutto. Per anni ti hanno raccontato solo menzogne, bugie per coprire la vigliaccheria di Malfoy.  Ogni volta che cercavi risposte, ogni volta che sentivi la mancanza di qualcosa a cui non sapevi dare il nome, ogni volta che la tua mente vacillava e tu cercavi inutilmente aiuto… loro ti mentivano guardandoti negli occhi!».
Daphne fece un passo verso la sorella, «Asteria...», la chiamò vedendo che ogni sua certezza stava cadendo a pezzi. Ma la giovane indietreggiò, stringendosi le braccia al petto.
«Aspetta un attimo, per favore. Non è andata come dice Nott» si unì Sean, «Asteria, guardami. Volevamo solo tenerti al sicuro».
Ma Asteria non lo stava ascoltando. Fece un passo indietro, poi un altro, in fine si voltò e iniziò a correre verso villa Malfoy, la risata compiaciuta di Nott alle sue spalle che faceva da eco nella notte.
«Giuro che ti ammazzo» ringhiò Sean, rivolto verso Theodore, il quale si stava già allontanando dal gruppo, percorrendo il viale verso il cancello del maniero nel chiaro tentativo di andarsene.
Sean sbuffò, incollerito, poi si diresse, zoppicando, nella direzione che aveva preso Asteria; ma Daphne lo fermò.
«No, Sean. È Draco che deve andare da Asteria, questa volta. Non possiamo più metterci in mezzo», il tono di Daphne fu intransigente.
«Asteria si sente pugnalata alle spalle da noi due, come puoi restare qui ferma ad aspettare che lui risolva le cose? Di tempo ne ha già sprecato a sufficienza» si oppose Sean, visibilmente agitato.
«Daphne...» la pregò Draco, il volto sofferente e abbattuto di chi aveva appena perso tutto.
«No» sbottò Daphne «risolvi questa situazione una volta per tutte, Draco!».

Asteria camminava a passo svelto, spaesata, tra i corridoi di villa Malfoy. Non sapeva come, ma aveva la sensazione di conoscerli, di essere già passata per quegli anditi. Ma, d’altronde, era tutta la sera che quelle sensazioni si facevano strada in lei a confondere ogni suo senso e pensiero.
Le tempie le pulsavano e la testa minacciava di scoppiarle, il dolore era tanto intenso da impedire ai suoi piedi di camminare in linea retta.
D’un tratto riconobbe una porta. O, per lo meno, così credeva. Era una porta a doppio battente, di legno scuro e dall’aria massiccia. La aprì e si ritrovò all’interno di uno studio nel cui mezzo troneggiava una larga scrivania dall’aria antiquata e consunta, sulla quale scartoffie, documenti e libri erano sparsi.
Un caminetto spento faceva da angolo, vicino a grosse librerie ricolme di tomi e a tavolini in cristallo, su cui chincaglierie d’argento erano disposte con attenzione e cura.
Asteria si appoggiò alla scrivania con entrambe le mani, cercando di riprendere fiato e schiarire le idee.
Sentiva ancora il contatto con il corpo di Draco addosso, la sua stretta attorno alle braccia, il suo odore. Perché la sua vicinanza la sconvolgeva a tal punto?
Mille domande le si affolavano nella testa, ma non sapeva rispondere neppure a una. Ancora faticava a credere alle parole di Theodore, ma in cuor suo sapeva che non erano state menzognere. Le espressioni di sua sorella e di Sean le avevano dato la conferma che le serviva.
La consapevolezza di non essere pazza si fece strada in lei e la scosse fin nelle ossa. Era proprio come aveva sospettato: la sua memoria era incompleta. Eppure la soddisfazione di avere avuto sempre ragione durò poco perché l’amarezza e la rabbia accecarono ben presto tutto il resto.
Aveva amato Draco Malfoy, così aveva detto Theodore. L’aveva amato tanto da rischiare la vita per lui.
Ma allora perché anche se non ricordava nulla il suo corpo si accendeva in sua presenza? Perché i battiti del suo cuore divenivano irregolari e la voglia di sfiorare una qualsiasi parte di lui si faceva viva in lei in modo quasi doloroso?
L’amore è al di fuori della ragione, pensò allora, poiché non poteva essere tanto cieca da nascondere a se stessa che tracce di quel che aveva provato per Draco erano rimaste in lei come cicatrici pallide ma ancora visibili.
Le era stata tolta la vita che stava vivendo, che voleva vivere; distrutto il percorso che aveva scelto e che si era scritta, cancellato chi aveva deciso di amare e con chi costruire il proprio destino. Era stata depredata di tutto contro la sua volontà.
La porta dello studio si spalancò e Draco fece il suo ingresso, l’espressione ancora piena di vergogna e i capelli arruffati.
Si fissarono muti, il silenzio sembrava una lastra di ghiaccio colma di crepe.
«Come facevi a sapere che mi stavo nascondendo qui dentro?» mormorò Asteria.
«Io…. una sensazione» bofonchiò Draco in risposta.
Draco riuscì ad avvicinarsi abbastanza da toccarle le mani. Incredibilmente Asteria glielo permise. Gliele strinse e si accostò ancora quel tanto che bastava per poter sfiorare la sua fronte con la propria.
«Lo so che sei confusa e spaventata, Asteria» la voce di Draco era gentile ma nascondeva un terrore profondo.
«Mi sei mancata...» soffiò. Non ricordava l’ultima volta che era stato così vicino alle sue labbra senza poterle baciare.
Asteria chiuse gli occhi e una smorfia deformò il suo viso delicato. Tutti quei sentimenti, di cui non conosceva l’origine, l’avevano resa volubile.
Difatti Asteria si staccò da lui con impeto e lo allontanò.
«Io non provo quello che provi tu, Draco. Io non ho sentito la tua mancanza. Non sapevo neppure che dovessi sentire la mancanza di qualcuno!».
Draco si sentì sempre più impotente, come se in quel momento stesse urlando a pieni polmoni ma Asteria non potesse sentirlo. Urlava: “Ti sto perdendo! Perché non lo capisci?”. Faceva fatica persino a riprendere fiato, mentre la voce dentro di lui continuava ad urlare “Siamo a un passo dal perderci!”.
«Ma anche tu hai detto che ti sentivi incompleta» ribatté Draco con voce flebile, la lingua asciutta e la speranza ancora viva in fondo agli occhi grigi.
«Ha ragione Theodore. Sei un egoista, Malfoy. Hai cancellato la mia memoria fregandotene di quello che io davvero volessi»,
«L’ho fatto per la tua incolumità!»,
«E ora ti aspetti che possa tornare tutto come prima, nonostante io non abbia idea di come fosse il nostro prima. Non so nulla tranne che la mia pelle brucia al contatto con la tua. Ma non sono una bambola che puoi prendere o lanciare via a tuo piacimento!»
«Lo so, Asteria. Non ho mai voluto questo… E non voglio che tutto torni come prima. Posso aspettare. Farò qualunque cosa. Permettimi di farti innamorare di nuovo di me» crollò sulle proprie ginocchia, esausto, «Permettimi di corteggiarti e farti conoscere la persona che un tempo tu hai amato. E se poi non vorrai più vedermi andrà bene comunque. Ma ti prego, dammi una possibilità».
Asteria iniziò a piangere; un pianto irrefrenabile, scosso da singhiozzi e lamenti. Draco si tirò su, spaventato da quella reazione.
«Perché...», mugugnava Asteria, senza riuscire a finire la frase tra un singhiozzo e l’altro «perché...».
«Perché cosa?» chiese allora Draco, cercando un qualsiasi contatto con lei, ma Asteria continuava ad allontanarlo.
«Perché non è quello che hai fatto subito? Perché non sei corso da me per dirmi quello che mi stai dicendo ora?».
Draco chinò il capo, sconfitto: «Theodore ha ragione. Sono un codardo, Asteria. Avevo paura. Quante possibilità ci sono che una donna come te si possa innamorare di me per ben due volte?» le mostrò un sorriso amaro, ma niente di quello che Draco le diceva sembrava convincerla della sua sincerità.
«Per Merlino, in questo momento l’unica cosa di cui sono sicura è che ti meriteresti proprio un bel ceffone per l’inferno che mi stai facendo penare!» esclamò Asteria, il volto ancora rigato da lacrime che non riusciva più a frenare.
Draco scoppiò in una sonora risata e Asteria lo guardò allibita. Lei piangeva disperata e lui rideva. Incredibile.
«Scusami, davvero» disse Draco, cercando di ricomporsi, «Scusami» ripeté, scuotendo la testa.
«Cosa diavolo ci trovi di divertente?», sputò Asteria.
«Quello che hai detto. E il luogo in cui ci troviamo. E… non è cambiato nulla. Tu non sei cambiata» rise Draco.
Asteria chiuse gli occhi, chiaramente innervosita, «Saresti così gentile da spiegarmi?» chiese a denti stretti.
«Vedi, già una volta ho ricevuto un ceffone da parte tua. Proprio in questa stanza, nello studio di mio padre», raccontò, «Tu eri arrabbiata con me perché mi avevi visto baciare un’altra ragazza, ma ancora non sapevi che io non l’avevo voluto quel bacio improvviso e che non avevo avuto modo di sottrarmi ad esso in tempo. Allora, come adesso, avevo solo in mente te e il  momento in cui avrei preso il coraggio per baciare te. Ma tu non lo sapevi e io provavo a scusarmi ma riuscivo a dire solo la cosa sbagliata, finché tu non hai perso le staffe»,
«E tu cosa hai fatto?»,
«L’unica cosa davvero importante rimasta da fare: ti ho baciata».
Asteria si lasciò cadere sulla poltroncina accanto a lei, nascondendo il viso dietro le mani. Era abbattuta ma già più calma.
Così Draco continuò a raccontare: «Ma nonostante quel bacio ci è voluto tempo prima che tu ti fidassi di me. E anche in quel momento per noi è stato impossibile vivere con calma la nostra storia, perché Tu-sai-chi ci stava col fiato sul collo e controllava noi e le nostre famiglie. Ma tu non mi hai lasciato mai solo, sei sempre rimasta al mio fianco anche quando provavo ad allontanarti per tenerti al sicuro. Sei sempre stata così comprensiva e dolce con me, anche quando non lo meritavo»,
«Non riesco ad immaginarmi così… ad amare in una maniera simile», confessò Asteria, colpita da quelle parole.
«Ma poi è arrivata quella notte. La notte in cui Silente è morto e io ho dovuto dirti addio. Sapevi troppo Asteria, sapevi cose che il Signore Oscuro non voleva che fossero rivelate. Una volta fuori da Hogwarts ti avrebbe uccisa, per questo ti ho cancellato la memoria per dare la possibilità alla Signora Greengrass e a Daphne di portarti al sicuro» Draco ammutolì per un secondo, poi riprese: «In fine c’è stata la guerra ad Hogwarts. Tremenda, spaventosa. Ringraziavo ogni minuto di quel giorno che tu non avessi dovuto viverlo, nonostante avrei dato l’anima per averti al mio fianco a rassicurarmi. Fino alla fine a combattere dalla parte sbagliata, a lottare contro i nostri compagni, contro le persone che conoscevo da una vita. È stato un inferno».
Draco serrò gli occhi e sbatté il pugno sul piano della scrivania, al ricordo.
Asteria allungò una mano verso di lui e Draco la strinse di riflesso.
«Non è stata colpa tua. Non hai avuto scelta» disse la donna e per un attimo a Draco sembrò di riavere davanti la sua Asteria.
Draco la scrutò, forse con troppa intensità perché le gote di Asteria si arrossarono. Con lentezza esasperante lasciò andare la sua mano.
«Abbiamo lottato tanto per stare insieme, Asteria. Mi dispiace con tutto il cuore che sia andata in questo modo»,
«Avrei solo voluto saperlo prima... », la voce della donna era incerta, la rabbia era svanita e con essa probabilmente anche la voglia di contrastare ciò che provava, ora che era a conoscenza della verità.
«Sai, dicono che qualsiasi incantesimo sia reversibile - tranne l’anatema che uccide, ovviamente. Ma un grande mago una volta disse che non esiste potere più grande dell’amore. E l’anatema che uccide sarà di certo irreversibile, ma conosciamo chi è sopravvissuto ad esso grazie all’amore. Perciò se i grandi gesti sono intrisi di poteri antichi, più potenti di quanto noi potremmo mai comprendere, mi stavo chiedendo se...» Draco lasciò la frase in sospeso, guardando, febbrile, la donna catturata finalmente dalle sue parole,.
Asteria non aveva idea di dove l’uomo volesse andare a parare. Lo vide mettersi in ginocchio, davanti a lei. Asteria, inconsciamente, si fece avanti mettendosi in pizzo al cuscino della poltroncina, incantata dal suo sguardo magnetico. I loro occhi adesso erano paralleli e le loro pupille incatenate le une dentro le altre.
«Non ho grandi gesti d’amore per te, Asteria» la voce di Draco tremava «Vorrei averne e, se dovessi, sacrificherei la mia vita per te mille volte. Anche se, a dirla tutta, preferirei trascorrerla insieme a te, la mia vita. Fino al nostro ultimo giorno».
Asteria dischiuse le labbra. Profumava di fiori di tiglio e di sogni. I suoi occhi smeraldi brillavano e il cuore di Draco batteva all’impazzata.
«Perciò non ho grandi gesti, in questo momento, è vero. Ma è dal momento in cui ti ho vista che sento il bisogno di baciarti. Nel senso che è letteralmente l’unica cosa che mi viene in mente di fare».
Draco si schiarì la voce e con la lingua si umettò le labbra, l’espressione angosciata di non riesce a spiegare qualcosa di tanto chiaro.
«Forse potrebbe essere un inizio per ritrovare un senso a tutto questo».
Asteria socchiuse gli occhi, senza replicare. Le labbra carnose a sua disposizione.
Draco le assaggiò con le proprie e l’attimo dopo le aggredì con impeto. Una mano corse ad aggrapparsi ai suoi capelli neri, l’altra la poggiò sul fianco, sospingendola verso di sé tanto che anche Asteria presto si ritrovò per terra in ginocchio sul pavimento ad aggrapparsi alle spalle forti di Draco e a infilare le dita tra i suoi capelli biondi.
Il sapore dolce di Asteria gli inebriò la bocca, si beò della sua pelle morbida e dei capelli scuri che gli solleticavano il viso e allora il tempo parve interrompersi, riunirsi e incespicare per poi esplodere in un miliardo di luci.
Dopo tutte quei giorni e quelle notti in cui l’aveva persa stringeva ancora l’unica cosa reale della sua vita.
Allora ricordò quella notte che custodiva nel cuore come i più fragili dei segreti. C’era stata la guerra di Hogwarts, la caduta del Signore Oscuro per mano di Harry Potter e poi c’erano loro, la famiglia Malfoy, Lucius e Narcissa aggrappati l’uno all’altro stringendo tra i loro corpi quello di Draco. Se ne erano andati via così,  in silenzio, di nascosto; mentre i vincitori piangevano i propri morti loro si rasserenavano nell’essere ancora insieme, vivi. Poi era venuta quella notte. Draco aveva cercato Daphne, le aveva raccontato tutto quello che era successo, nonostante nel mondo magico non si parlasse di altro. Sapeva che la ragazza aveva sofferto a causa del Marchio Nero, per lei restare nascosta insieme alla sorella era stata più una tortura che una salvezza. Daphne gli confidò l’ubicazione esatta del luogo in cui si erano rifugiate, cosicché Draco potesse raggiungerle.
“Siamo liberi, Draco. Potrete stare insieme, adesso” gli aveva detto Daphne, prima di tornare a casa.
Draco vi era andato la notte stessa. Quella notte. La notte in cui, superato l’Incanto Fidelius, si nascose tra gli alberi del giardino del piccolo casale in pietra scusa ricoperto di edera. Aveva guardato in alto, al balconcino a semicerchio dalla cui porta finestra proveniva il chiarore di candele e un chiacchiericcio animato di voci femminili.
Draco non seppe perché restò lì invece di bussare e fare il suo ingresso, ma attese fin quando una giovane non si fu affacciata alla ringhiera del balconcino.
Asteria, il viso sereno, tra le braccia teneva la sua gatta Lady Carmilla e ridacchiava ancora per qualcosa che forse le aveva detto sua sorella o sua madre. Guardava le stelle di quel limpido cielo estivo. Non l’aveva mai vista carica di una tale pace.
Draco si era sentito spezzato. Era corso da lei perché quello che aveva vissuto lo aveva piegato e lei - e soltanto lei - sapeva come disinfettare le ferite sanguinanti della sua anima e della sua mente. Già solo la sua vista era stata come un balsamo fresco che gli aveva rinfrancato lo spirito.
Ma per stargli vicino Asteria avrebbe dovuto camminare insieme a lui, in mezzo ai demoni che lo angosciavano, tra le tenebre del suo cuore e i tormenti che lo avrebbero perseguitato fino a quando non sarebbe stato capace di perdonare se stesso.
L’aveva continuata a guardare, in silenzio. Draco era un uomo debole, ma non tanto da rovinare anche l’unica stella che brillava nel suo cielo buio.
Aveva dovuto ritrovare se stesso prima di ritrovare lei. E quello era l’unico segreto che si era concesso di tenersi per sé.
Draco socchiuse gli occhi, le loro labbra si divisero, lentamente, senza la fretta con cui invece si erano incontrate.
Le palpebre di Asteria erano ancora serrate. Draco non sapeva con quale logica un bacio avrebbe potuto spezzare un incantesimo di memoria, ma di certo non era mai stata la logica a condurre le loro vite e tant’è gli bastava per credere. E anche se quel bacio non gli avrebbe riportato indietro ciò che erano stati, gli avrebbe dato l’occasione - ben più tangibile - di poter essere ancora. E Draco non si azzardava a desiderare più di quello che ora stringeva tra le braccia.
«Draco...» mormorò Asteria, lacrime si intrappolarono tra le ciglia delle palpebre ancora chiuse.
Draco la guardava, il respiro pesante e il cuore gonfio.
«Draco...» boccheggiò ancora, in cerca d’aria, il volto sconvolto.
L’uomo la abbracciò, la strinse a sé e lei nascose il volto nell’incavo del suo collo. Sentì le lacrime di Asteria sulla pelle e la strinse, se possibile, ancora più forte.
«Sono qui», bofonchiò, «Non me ne vado. Sono qui. Non ti lascio, Asteria. Non ti lascio più».




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