Felici Hunger Games e possa Capitol City governare per sempre

di _AppleJack_
(/viewuser.php?uid=165736)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO UNO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO DUE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TRE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO CINQUE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO SEI ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO SETTE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO OTTO ***
Capitolo 9: *** DISEGNI ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO NOVE ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO DIECI ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO UNDICI ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO DODICI / TREDICI ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO QUINDICI ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO SEDICI ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO DICIASSETTE ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO DICIOTTO ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO DICIANNOVE ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO VENTI ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO VENTUNO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO UNO ***




Salve a tutti! Allora piccola premessa:
sono nuova è la prima fanfiction che scrivo quindi siate clementi con me .-.
La storia è incentrata su un nuovo persongaggio di mia invenzione e con molte comparse dei protagonisti della Collins. 
Il testo è ambientato 17 anni dopo la fine della rivolta e Prima dell'epilogo.
Potrete trovare vari spoiler dei vari libri quindi occhio! 
Spero vi piaccia buona lettura **
G.
CAPITOLO UNO


 
Vento nei capelli, è questa la sensazione che mi fa sentire più viva che mai.. L’unico momento di libertà che c’è concesso. Sento il fischio, segno che la giornata in miniera è ormai finita, saluto con uno sguardo il mio piccolo paradiso e con forte agilità salto giù dal ramo sul quale sono appollaiata in attesa di una preda. Corro verso quella che non so se considerare casa o prigione. Passo dal Giacimento, ormai mi conoscono tutti.. dopotutto io sarò sempre la bambina del giacimento.. La bimba di 4 anni che è arrivata da chissà dove in fin di vita ed è stata aiutata da tutte le famiglie di questo posto.. si, perché le persone più ricche o che comunque non soffrivano la fame non si sarebbero mai avvicinate così a me. Si capisce lontano un miglio che non sono di qua.. capelli rosso fuoco e carnagione olivastra ma, non è questo a rendermi diversa, sono i miei occhi: uno verde prato e l’altro azzurro oceano. Non so come mai.. non ho mai visto o sentito parlare di una cosa così e nessuno ne sa niente, pensano solo che io sia diversa.. all’inizio avevano paura fossi un’ esperimento fallito di Capitol City.. In effetti anche io avrei avuto paura a veder arrivare una bambina in pieno inverno sul punto di morte e con due occhi diversi.. ma poi, con il passare del tempo, hanno iniziato a fidarsi di me. Tutti sarebbero stati titubanti, specialmente dopo quello che è successo. Vi ricordate la storia di Katniss e Peeta no.. ecco, sono passati ormai 17 anni e quei tempi non esistono più. So tutto sulla ribellione e degli Hunger Games , questo perché a scuola siamo costretti a studiarle ma, sinceramente, credo che prima si trovassero meglio rispetto ad adesso. Il distretto 13 è stato raso al suolo e con lui tutti i ribelli che ancora ci abitavano.. mentre negli altri distretti beh.. è finita peggio.. ogni tanto Katniss mi racconta come è successo.. il cielo coperto improvvisamente dal grigio degli hovercraft e flotte di pacificatori armati dalla testa ai piedi che scendono  e iniziano ad uccidere chiunque urli o provi a scappare. Questo è successo in tutti i distretti. La popolazione deve essersi dimezzata se non peggio. Il tempo di pace è durato per circa 2 anni. Ogni tanto mi chiedo da dove vengo o chi siano i miei genitori.. ma vuoto totale, se non per un urlo di una donna che pronuncia il mio nome e mi dice di scappare seguito da un forte ululato.. è solo grazie a questo se so come mi chiamo. Devo la mia vita alla gente del Giacimento, mi hanno dato da mangiare e nascosta in una casa nel bosco per  6 anni, è solo grazie a loro se non sono stata catturata e uccisa quando i pacificatori mi hanno trovata.. Il sindaco aveva detto che sarei potuta restare se qualcuno mi avesse preso sotto la sua custodia, e così sono finita a casa di Haymitch. Sono anche riuscita a farlo smettere di bere. Appena sono arrivata a casa sua l’ho chiuso in una stanzetta con un bagno e una finestrella per due settimane passandogli il cibo 3 volte al giorno e così è, diciamo, come rinato. È da quel giorno che non tocca più un goccio d’alcool, ormai saranno passati circa 5 anni. Katniss voleva insegnarmi a cacciare ma si è resa subito conto che qualcuno prima di lei mi aveva insegnato un sacco di cose, la teoria di suo marito è che io abbia vissuto nei boschi per un po’ di tempo prima di arrivare qui e che quindi abbia sviluppato questo forte spirito di adattamento. In realtà non so come mai. La verità è che tutte le tecniche di sopravvivenza mi vengo naturali da fare. Da sempre ho come questo forte istinto.  
Mi accorgo di essere arrivata al villaggio dei vincitori così decido di andare da Katniss e Peeta per portargli un fagiano che ho tenuto per loro, non busso, so già che la porta è aperta così entro e trovo un fagotto seduto sulla solita poltrona vicino al camino. Le stampo un bacio in fronte le dico cosa le ho portato e scopro anche che Peeta è ancora al lavoro. Sono entrambi caduti in “ depressione” dopo la ripresa di Capitol City, pensano che tutte le morti che hanno causato siano state inutili, si addossano la colpa di tutto e noi non possiamo farci niente, purtroppo. La saluto le sistemo il fuoco e vado a casa. Cerco di farmi vedere il meno possibile da Peeta. Tutte le volte ho paura che scateni in lui uno dei suoi episodi e non voglio farlo soffrire ulteriormente. Non vedo l’ora di farmi una bella doccia e togliermi la puzza della fatica di ore di caccia. Apro la porta di casa e urlo “ Haymitch sono a casa” butto il giubbotto sul divano e mi tolgo le scarpe che calcio vicino alla porta “ Fa un freddo cane fuori e ho tanta fame” continuo appena lo vedo comparire dalla cucina, mi viene incontro mi da un bacio in  testa e mi saluta come sempre “ Ciao Gio, guarda che abbiamo visite sii gentile per una volta” mi sussurra all’orecchio. Io non capisco, ma quando sento una risatina e un’ acutissimo “ Ciaaaaao Giolsi” mi si gela il sangue nelle vene: no.. la Gallina no! Faccio per girarmi e scappare ma il mio tutore, conoscendomi, mi prende per le spalle e mi butta letteralmente in cucina e così me la trovo davanti: Katy.. una ragazza quasi della mia età bionda alta bella e con gli occhi grigini, la figlia di Gale o meglio, come lo chiamo io “ Ciao SfiGale come mai da queste parti?” mi rivolgo a suo padre ignorando completamente la gallina bionda che pare essersi offesa. Lo chiamo così da anni, precisamente da quando Peeta mi ha raccontato la storia dei suoi Hunger Games e degli sfortunati amanti del distretto 12 e anche della cotta di SfiGale per Katniss, cosa che secondo me non è ancora del tutto passata considerando che ha chiamato sua figlia Katy. In realtà non ho nulla contro di lui e sua moglie, fatta eccezzione per una certa gallina bionda di mia conoscenza che hanno procreato. Lui mi fa un sorrisino e mi saluta, ma sua figlia, a quanto pare, non vuole cedere perché si piazza in mezzo a noi  e con la sua vocettina continua “ Su dai sono qua sapete quanto io odi essere ignorata” prima che possa finire la frase io mi sono già avviata verso il bagno per farmi una bella doccia e sperare che se ne vada presto. Non ho mai fatto la doccia calda. Questo perché odio avere qualcosa che le famiglie povere non possono avere e poi per questione di abitudine dopo aver vissuto per 6 anni in una casettina diroccata nel bosco del distretto. Faccio tutto con molta calma e mentre sono sulle scale capisco subito che l’oca non è ancora andata via. Ma non è questo stupirmi, è una voce maschile quella che mi fa quasi inciampare dallo stupore, non la voce di SfiGale o Haymitch.. lui è tornato! Senza pensarci mi catapulto in cucina e lo trovo lì appoggiato alla parete con le braccia conserte e un sorrisino strafottente che mette in evidenzia due grosse fossette. Appena mi vede si stacca dal  muro viene vicino a me mi da un bacio sulla guancia e mi sussurra all’orecchio “ Ciao Piccola Dea mi sei mancata” è l’unico in grado di farmi smettere di pensare, io lo saluto con un timido “ Ciao Nick”. In realtà Nick non è il suo vero nome, lui si chiama Finnick ma so quanto lui detesti essere chiamato come suo padre perciò abbiamo deciso che l’avrei chiamato solo Nick, e lui è d’accordo. È proprio un bel ragazzo ora che ci penso: alto, muscoloso, pelle bronzea, capelli castano chiari, occhi blu e due profonde fossette sulle guance; ecco perché ha sempre una sfilza di ragazze che gli sbavano dietro. Tipo la gallina qua presente, ma lui non ci ha mai dato troppo peso, certo ogni tanto faceva il cascamorto con qualcuna ma mai cose serie. Mi rendo conto di essermi persa nei suoi occhi solo quando Haymitch annuncia che si fermeranno tutti a cena, yuppi! Per tutta la durata me ne sto zitta a mangiare e a giocherellare con le posate ascoltando la gallinella Katy blaterare sullo schifo che c’è nel giacimento e di quanto le persone che ci abitano siano trasandate. Non reagisco perché quando, due anni  fa, le avevo tirato uno schiaffo per quello che aveva detto mi ero beccata 3 settimane di punizione nella quale  il mio tutore aveva nascosto l’arco e i miei vari coltelli. Non ne valeva la pena, e tutte le volte mi viene in mente un discorso che mi fece Nick un po’ di tempo fa: ”  Non arrabbiarti Piccola Dea, suo padre ha sempre voluto il meglio per lei, ha fatto di tutto per non farle conoscere la povertà come lui con i suoi fratelli”. Fortunatamente la mia tortura finisce e se ne vanno dopo quelle che sembrano ore. Anche Nick va via con loro, mi da il classico saluto ed esce nella fitta nebbia del distretto. Aiuto Haymitch a sistemare la cucina fino a quando non sentiamo il classico cannone che ci annuncia che sono salva anche per oggi. Lui mi guarda e sorride con un’infinita tristezza negli occhi, so quello a cui sta pensando, vorrebbe vedermi libera e felice. Lo saluto e vado in camera mia. Non so quanto ancora dovrò aspettare prima che vengano a prendermi, spero solo che questo non succeda mai. È così che sono adesso.. gli Hunger Games intendo, dimenticate quelli che conoscevate prima, ora sono molto peggiori. A partire dalla mietitura. Non sai mai quando possono venire a prenderti si sa solo che di giorno si è sempre a rischio di essere mietuti. È così che funziona, un attimo prima stai sistemando tua sorella o aiutando tua madre a preparare da mangiare e quello dopo i pacificatori irrompono in casa tua e ti caricano a forza sul treno diretto a Capitol City. Da quel giorno puoi solo pregare di morire e basta. Nessuno torna uguale a prima dai giochi della fame,  e nessuno può dire cosa succede nel mese della preparazione che si aspetta prima di vedere i tributi nell’arena. Guardo ancora fuori dalla finestre per poi infilarmi nel letto e addormentarmi appena tocco il cuscino, ma il mio non è un sonno tranquillo, non lo è mai.
 




Eccoci con il primo capitolo che ve ne pare?!? 
Piccola nota, la nostra protagonista si chiama " Giolsidea", si lo so nome strano ma mi piace troppo!
Spero di tornare domani con il prossimo capitolo. 
Fatemi sapere cosa ne pensate accetto critiche e qualsiati tipo di insulto come vi pare!
ciaoo :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO DUE ***



CAPITOLO DUE


 
Dolore. Tutto quello che sento è del fottutissimo dolore, come  mille spilli che perforano la carne fresca.

Dolore. Tutto quello che sento è del fottutissimo dolore, come un coltello che ti lacera le membra.

Dolore. Tutto quello che sento è del fottutissimo dolore, come una mano che stritola gli organi vitali.

Dolore. Tutto quello che sento è del fottutissimo dolore, come se mi stessero mangiando viva.

Dolore. Tutto quello che sento è del fottutissimo dolore, e non smette mai.

Come tutte le volte sono immersa in un liquido bollente, vivo, ma sento il suo dolore come se fosse mio. Vorrei solo poter uscire da qui ,ma c’è qualcosa che mi tiene legata a tutto questa sofferenza che non mi appartiene. Dolore e ancora del fottutissimo dolore. Provo ad urlare ma dalla mia bocca non esce neanche un suono, non resisto più; aspetta, si è fermato. “ Giolsidea scappaaa!” l’urlo di una donna seguito da un’ ululato è l’ultima cosa che sento prima di svegliarmi madida di sudore e veder arrivare di corsa Haymitch. Devo aver gridato, mi fa male la gola. Sento ancora l’urlo disperato di quella donna nelle orecchie. Tranquillizzo il mio tutore e aspetto che se ne torni in camera sua prima di uscire dal letto e vestirmi. Tanto so già che non riuscirei più ad addormentarmi. Scendo velocemente le scale e vado ad aprire la porta. Appeso ci trovo il classico sacchetto ancora fumante della colazione che ci ha preparato Peeta. La porto in cucina e la sistemo per bene, dopodiché mi metto le scarpe e vado ad iniziare la mia giornata. Raggiungo i boschi e lì ci trovo il mio migliore amico: Ame.  In realtà è un lupo ma sono anni che mi segue ovunque, ancora da quando vivevo nel bosco e un giorno lo trovai.  Era cucciolo e aveva una zampa ferita, era inseguito da un branco di cani selvatici. Lo salvai appena in tempo e lo portai in casa dove mi presi cura di lui fino a quando, un giorno, andai a cercare la sua mamma e lo riconsegnai alla sua famiglia. Da quel momento il piccolo branco di lupi non ha fatto altro che seguirmi ovunque, prima a debita distanza e poi sempre più vicino. In inverno io gli fornivo il cibo e loro mi portavano sulle tracce degli animali più grandi. Senza neanche accorgermene mi feci degli amici e imparai nuove tecniche. Trovo delle impronte di coniglio e annuso l’aria, non so perché ma devo avere un’ olfatto molto sviluppato perché riesco a rintracciare la pista del piccolo animale, lancio un’occhiata ad Ame , che per risposta prende la direzione che avevo trovato io. Passiamo così le successive 4 ore, oggi devo ammettere di essere soddisfatta del mio bottino. Lascio qualcosa al mio amico a quattro zampe e mi avvio verso il prato. Passo subito dalle famiglie che non ho potuto incontrare ieri e lascio tutto quello che posso. È così che faccio, cerco di aiutare un po’ tutti. Tengo da parte solo due conigli: uno per noi e uno per Katniss. Una volta arrivata a casa corro in camera a lavarmi e a cambiarmi, sono già in ritardo per le lezioni a scuola. Saluto velocemente Haymitch e mi avvio. Come avrete capito non ho amici. Solitamente mi siedo in mensa con un gruppetto di ragazzi della mia età, non parliamo mai ecco perché ci troviamo bene insieme. Finite le lezioni saluto con un cenno Martin, un ragazzo del mio stesso corso e mi vado  verso il villaggio dei vincitori. Fuori da scuola incontro il sindaco, il quale come al solito mi lancia un’occhiataccia, ma questa volta noto qualcosa di strano, una scintilla nel suo sguardo, deve essere particolarmente felice, avrà giustiziato qualcuno. Non sono mai stata beccata io, riesco a muovermi nell’ombra e non lasciare tracce fortunatamente, devo ringraziare gli anni passati a vivere con il branco di Ame nei boschi. Arrivo a casa che ormai è ora di cena vado a cambiarmi velocemente e appena torno giù vedo Haymitch che mi aspetta con un mega sorriso stampato in faccia e con le mani dietro la schiena, segno che sta nascondendo qualcosa. “ Cosa nascondi lì?” chiedo “ Un piccolo regalo per te “ mi risponde lui. “ Regalo? Come mai? Oggi non è mica il mio compleanno, aspetta, cosa ti serve Haymitch? Guarda che tanto non ti compro del liquore!” lo sfido io “Così mi offendi! Un buon tutore non può fare regali alla sua unica figlioccia preferita?” Mi scappa una risata e con una mossa cerco di vedere cosa nasconde ma lui, molto più veloce di me, mi mostra un fantastico ukulele! Ho sempre sognato averne uno, adoro suonare, non so di preciso quando ho imparato, ma al forno un anno ne avevo trovato uno e di nascosto andavo a suonarlo quando la proprietaria, Sae, non mi guardava. Lo afferro subito e inizio a suonarlo, è un po’ scordato ma con qualche gesto veloce riesco ad accordarlo subito e ad intonare  una melodia dolce e veloce, la preferita di Haymitch, quella che gli cantavo quando aveva gli incubi e non aveva niente da bere. Lui la riconosce e mi da un bacio sulla tempia sorridendo. Gli voglio bene, mi ha salvato anche lui dopo tutto, non potrò mai ringraziarlo abbastanza per quello che ha fatto per me. Non appena finisco la melodia lo abbraccio, ma il nostro momento tenero è interrotto dal rumore delle nostre pance che chiedono a gran voce del cibo, ci mettiamo a ridere e ci sediamo a tavola. Come tutte le sere gli racconto la mia giornata, di Ame e di quello che ho fatto a scuola, e anche del sindaco. “ Non preoccuparti di lui, è pazzo. È solo arrabbiato con te perché l’hai sminuito davanti a tutti 5 anni fa, quando tutta la gente del giacimento si è messa tra te e lui.” Mi risponde. Sto per rispondere ma siamo interrotti da un forte rumore e subito dopo dalla porta d’ingresso che cade a terra spezzata. Da quel momento non capisco più niente. Vedo solo gli occhi di Haymitch pieni di paura e le sue urla. Mi spinge nell’angolo della cucina gridandomi di scappare per poi afferrare la bottiglia e romperla in testa a un pacificatore. Sono troppi, continuano ad arrivare, senza pensarci due volte parto all’attacco, sono anni che mi preparo per questo! Sento che mi afferrano da dietro ma riesco a liberare una mano ed a rifilare una gomitata in pieno viso al mio aggressore, vedo il mio tutore lottare come un disperato con il collo della bottiglia come arma, sporca di sangue. Corro verso di lui per proteggerlo. Tiro un calcio rotante ( la mia specialità) a un pacificatore che aveva estratto la pistola, riuscendo a fargli perdere la presa. Per i successivi minuti è un susseguirsi di pugni calci e urla fino a quando due pacificatori non immobilizzano Haymitch a terra e un terzo gli punta una pistola alle tempie. Non ho nemmeno bisogno di pensare, scatto in avanti e con un balzo salto sul tavolo e tiro un calcio con la punta del piede dritto in testa allo stronzo che ha anche solo pensato di far fuori l’uomo che mi ha salvata. Haymitch così riesce a liberarsi e venire da me, ci accorgiamo di averli messi tutti KO, non c’è nemmeno bisogno di parlare: dobbiamo scappare subito, ma appena  sento uno sparo qualcosa mi si gela nel sangue.  Haymitch cade a terra,  io urlo ma non mi esce nulla dalla bocca! Sento un forte dolore alla base della spina dorsale e poi una sensazione di vuoto, capisco così che mi hanno appena iniettato una specie calmante. L’ultima cosa che sento è un’ ululato e il grido disperato di Haymitch poi, il buio totale. 






Ebbene si sono ancora io! Sono stupita dalla mia velocità!
Secondo capitolo, le cose si fanno interessanti!
Ringrazio chiunque abbia anche solo aperto per sbaglio quast ff!
Se avete voglia recensite, criticate e tutto quello che volete accetto qualsiasi tipo di commento :)
Al prossimo capitolo che sarà il più presto possibile :3
G.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO TRE ***




 
CAPITOLO TRE

 
Rumori soffusi, non capisco dove sono, credo di essere sdraiata su un prato.. Nick di fianco a me, stiamo facendo il nostro gioco preferito di quando eravamo piccoli: inventare una storia in base alla forma delle nuvole. Ridiamo come mai prima d’ora, non capisco cosa ci sia di sbagliato, sento che non può essere così perfetto, deve esserci qualcosa sotto, a si .. non si sente nemmeno un cinguettio. Anni e anni nei boschi mi hanno insegnato che non è mai buon segno questo. Giro la testa nella direzione di Nick e lo trovo che mi fissa, ma i suoi occhi sono sbarrati e non mettono a fuoco, abbasso lo sguardo e vedo il suo collo squarciato da un taglio netto. Sento qualcosa di caldo sulla mia mano, la alzo e la vedo rossa sangue.. sono stata io ad ucciderlo, la mia mano ha un che di mostruoso, le dita sono dei lunghi artigli e io sono contenta di questo contatto con del sangue caldo e pulsante. Come se in tutti questi anni avessi solo cercato di mascherare la mia vera natura da assassina. Improvvisamente la scena sfuma e mi ritrovo in piedi di fronte a una donna giovane, con delle profondi occhiaie e il viso scavato. Ha negli occhi immagini di terrore lo si capisce lontano un miglio. “Giolsidea devi ascoltarmi ora hai capito? Ricordati queste mie parole: sii gentile con la natura e la natura sarà gentile con te! È importante hai capito, la natura fa parte di te specialmente gli animali!” Dalle sue spalle vedo arrivare un lupo dal pelo bianco folto. Mi si affianca e guarda la donna davanti a me. Questa prende il muso dell’animale tra le mani e ci poggia sopra la sua fronte e sussurra a fior di labbra “ Ti prego, proteggila, fa che arrivi sana e salva in qualche luogo sicuro e che possa vivere una vita lunga e felice”  tutto si fa molto confuso urla, spari e infine l’urlo che mi perseguita da anni “ Giolsidea scappaa!” uno sparo e un’ ululato, solo che questa volta so che non è di trionfo per il piacere della caccia, no, è un ululato di disperazione e profonda tristezza, è un’ ululato di addio.  Mi sveglio di soprassalto aspettando di veder arrivare Haymitch preoccupato per avermi sentito gridare nel sonno. Ma lui non arriva e pian piano mi tornano alla mente i ricordi di quanto successo la sera prima. I miei sensi si mettono subito all’erta. Cerco di fare mente locale e mettere insieme tutti i pezzi. Starò andando a Capitol City quindi sono sul treno, in una carrozza di osservazione per non farmi scappare o altro. Mi muovo lentamente verso la porta provo a tirarle un calcio ma vengo fermata da una voce sconosciuta “ Io non proverei a farlo sai? C’è un campo di forza intorno, ti scaraventa all’indietro e ti dà una scossa tremenda” mi giro di scatto pronta a combattere ma riconosco subito il ragazzino che mi trovo davanti:  Austin Flenning. Un bambino del giacimento. Suo padre mi portava sempre dei vestiti pesanti che ai suoi figli non andavano più bene. Quindi è lui il ragazzo che è stato mietuto quest’anno.  “ Mi dispiace” gli dico solamente, non c’è bisogno di altre parole perché lui capisce. Ci andiamo a sedere nell’angolo più buio della stanza e non appena mi appoggio per terra Austin si accovaccia vicino a me e inizia a tremare. So che ha paura, anche io ne ho! Lo prendo tra le braccia e inizio ad accarezzargli la testa e a canticchiare, mi scende una lacrima ripensando al meraviglioso ukulele che mi aveva regalato Haymitch. Haymitch.. chissà dov’è adesso. No lui non c’è più è stato ucciso da quei bastardi di Capitol City. E io gliela farò pagare cara. Vengono a prenderci dopo quelli che sembrano giorni. Scopriamo così di essere arrivati nella capitale di Panem. Ci portano in una stanza con una televisione e un divano. Ci fanno sedere e ci dicono di aspettare. Austin non mi si è staccato un minuto. Dopo un po’ entra un capitolino con un vestito da donna e dei capelli azzurri tagliati a spazzola. “ Buon giorno miei favolosi tributi! Quest’anno sono stato affidato al distretto 12 invece che al tre come l’anno scorso. Ovviamente non sapete nulla di come funzionano questi Hunger Games no?! Bene allora permettetevi di farvi un piccolo riassuntino”  prende una sedia e si posizione di fronte a noi. Poi continua “ Io sarò una sorta di vostro mentore, sono tenuto a darvi tutte le informazioni che vi servono. Ma prima dovete mettere un piccola firma qua” dice indicando un piccolo foglio con diverse righe in corsivo:
 
Benvenuti giovani tributi,
sono il vostro amato presidente e sono qui a scrivere per accogliervi.
Prima di continuare siete tenuti a firmare questo contratto dove acconsentite a non rivelare mai
le informazioni che vi verranno fornite e tutto quello che farete durante il vostro soggiorno a Capito City
una volta usciti da qui come vincitori. Se mai doveste raccontare qualsiasi cosa
sarete puniti con la morte.
Felici Hunger Games e possa Capitol City governare per Sempre.

Firma                                                            
--------------------------                                                         
 
Dopo averlo letto ad alta voce per tre volte alzo lo sguardo verso il nostro ‘mentore’ e dico “Quindi se ho capito bene, se io dovessi vincere e raccontare qualcosa di quello che ho fatto mentre ero qui, voi mi ucciderete?” lui mi guarda perplesso, nessuno deve avergli mai fatto una domanda così diretta “Beh, si. Ma questo serve a preservare il segreto dei giochi, altrimenti non sarebbero più ricchi di suspense non trovi ragazzina?”  accompagnando il tutto con un sorrisino strafalso. “ Bene allora prego continui. A e non mi chiamo ragazzina, ma Giolsidea” ribatto io con il miglior tono strafottente che riesco a trovare.  Lui mi guarda male ma continua senza degnarmi di maggiore attenzione “Bene allora il mio nome James Trincket, figlio di Effie Trincket, ho 18 anni e sono un orgoglioso capitolino! Faccio questo lavoro solo dalla scorsa edizione ma lo adoro e non vedo l’ora di iniziare con voi miei cari! Allora come ben sapete i nuovi Hunger Games prevedono due vincitori, ma questi saranno scelti tra gli ultimi otto restanti e gli strateghi sceglieranno le coppie, se doveste arrivare fino a quel punto sappiate che potrete vincere solo se sarete accompagnati dal vostro alleato. Le coppie saranno fatte a caso ma state certi che non finirete con il vostro concittadino per così dire.” Fa una piccola pausa per riprendere fiato e poi continua “ Gli allenamenti di preparazione dureranno per un mese, nel quale due settimane sarete preparati fisicamente da un allenatore, in privato e senza mai avere contatti con l’esterno. Mentre nelle successive verrete preparati psicologicamente. Prima di iniziare gli allenamenti avrete un’intervista con il nostro presentatore per eccellenza Cesar Flickerman. E anche la sera prima di andare nell’arena. Subito dopo la parata per presentarvi a tutta Panem. “ pronuncia quest’ultima frase con molta enfasi ma, prima che possa continuare con il suo fantastico discorso lo interrompo “ E ,scusa una domanda, ma in tutto questo tu cosa ci guadagni?” Spiazzato. Non se lo aspettava.  Mi guarda stupito per poi ricomporsi “ La fama, se uno di voi due dovesse vincere io ne uscirei vittorioso con lui. Avrei soldi a palate, diventerei famoso, sarei richiesto dai distretti più ricchi nelle prossime edizioni” “ Ok e il tuo compito nel farci vincere quale sarebbe?” lo interrompo un’altra volta “ Trovarvi degli sponsor no? Farvi apparire dei buoni investimenti! “ ecco svelato il mistero. “ Ora prima di portarvi nei vostri alloggi vi mostro i filmati delle varie mietiture, esattamente come andranno in diretta questa sera in tutta Panem” . Il video si accende ed ecco che comincia tutto con l’inno della capitale. E poi i vari filmati delle mietiture.                                                                                          
 Dal distretto uno e due ci sono le classiche scene da “ Favoriti”, i tributi che esultano e ringraziano i pacificatori per averli scelti. Una cosa attira la mia attenzione, il ragazzo del due. Alto muscoloso e ben allenato occhi marroni e capelli rossi, molto insolito per quel distretto. Tira un pugno al pacificatore e urla qualcosa che suona come “ Sono capace di cose ben peggiori, guardatevi le spalle tributi, perché sarò io a vincere”.                                                                                                                                                                               Aspetto con ansia il distretto quattro e non appena vedo che il tributo maschio non è Nick mi tranquillizzo, chissà cosa penserà quando vedrà la mia “ mietitura”, non ci voglio pensare, non adesso. Le altre mietiture sono più o meno tutte simili, genitori che urlano e si disperano pregando i pacificatori di non portare via i figli, guardo con pazienza il filmato fino all’arrivo del mio, scopro che la telecamera era già da prima in casa, mi riprendono mentre suono per Haymitch, quando ci abbracciamo e quando ceniamo, fino al momento della lotta e dello sparo, inquadrano il mio volto quando lo vedo accasciarsi a terra, i miei occhi in primo piano, così che tutti possano notare che sono uno diverso dall’altro. 








Eccoci qui :3
Terzo capitolo.. allora che ve ne pare? Accetto eventuali consigli 
o domande se non vi è chiaro qualcosa! Recensite fatevi sentire ecc ecc insomma le solite cose!
Ci tengo a ringraziare le persone che hanno recensito, mandato messaggi privati,
messo tra le seguite o anche solo visualizzato! 
Un bacio e a presto con il prossimo capitolo!
G.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO QUATTRO ***






 
CAPITOLO QUATTRO



 
Ci mandano ognuno in una stanza da letto diversa per farci riposare, dicendoci che tra un paio d’ore arriverà il nostro stilista per presentarsi e conoscerci. La mia camera è semplice, spoglia, fredda. Ma va bene così. Mi faccio una doccia e aspetto seduta sul letto. Dopo circa 2 ore sento bussare alla porta, chiunque sia non aspetta neanche che io dica ’avanti ’ perché una ragazza sui 30 anni entra e mi abbraccia senza neanche pensarci due volte. Non sono per niente una ragazza aperta io e queste cose mi lasciano sempre di stucco. Lei mi prende il viso tra le mani e con gli occhi pieni di lacrime dice “ Ciao, mi dispiace un sacco, io mi chiamo Eris e farò il possibile per farti tornare a casa. Non posso credere che ti sia capitata una cosa così, mi dispiace. Lavoreremo insieme ok? Mi sto facendo prendere dal panico, sai io sono fatta così. Ho un continuo bisogno di contatto fisico se no non  sto bene” mi sta praticamente staccando la faccia a furia di continuare a muovermi, tra poco potrei rimanerci secca, immaginate ‘ morta per strangolamento da parte della sua stilista che avrebbe dovuto farle guadagnare sponsor’ non sarebbe il massimo. Sto per staccarmi quando si fa improvvisamente seria “ Oh mio dio ma tu hai gli occhi diversi!” urla rendendomi praticamente sorda per i successivi venti secondi. Fortunatamente la mia presunta assassina si siede sulla poltrona e inizia a fissarmi per poi alzarsi di scatto e chiedermi se voglio della cioccolata. Non so nemmeno cosa sia ma dico di si. Potrebbe essere una nuova tattica di avvelenamento. Torna dopo poco, mi mette in mano una tazza fumante e si risiede sulla poltrona. Assaggio il contenuto e a momenti non mi si stacca la lingua da quanto è bollente. Decido di aspettare e farla raffreddare un attimo. La mia stilista non ha smesso un attimo di guardarmi. Se c’è una cosa che odio sono le persone che mi fissano. “Beh che c’è adesso?!” sbotto appena non resisto più. “ Nulla sto solo cercando di inquadrarti. Scusa per la scenata di prima ma mi faccio prendere dal panico ogni volta che incontro una nuova persona. Sei un tipo interessante sai, come ti chiami?” io alzo un sopracciglio nel sentire il suo accento, ma rispondo senza troppe parole, anzi, dico solo ilo mio nome. Lei mi guarda strana “ Che nome buffo, tua mamma doveva essere molto provata dal parto per averti dato un nome del genere..” sbuffa tra se e se prima di rivolgersi a me “ Allora.. Gio.. Giolde.. vabbe, come avrai capito io sarò la tua stilista, mi chiamo Eris ho 32 anni e adoro i tuoi occhi!” sorvolo sul complimento ai miei occhi, mi da fastidio che qualcuno li trovi belli, nessuno l’ha mai pensata così. “ Io non so quanti anni ho, vengo dal distretto 12 e non voglio parlare dei miei occhi” lei mi guarda stupita, non so bene per cosa “ Bene dopo le varie presentazioni sappi che sono più che intenzionata a farti tornare a casa, posso esserti sembrata pazza ma è solo l’inizio, quando mi metto al lavoro sono una macchina da guerra, anzi da cucito!” battutaccia, penso tra me e me. “ Ma ora tirati su e fatti vedere per bene! “ mi prende delicatamente per un braccio e mi fa alzare dal letto. Mi osserva per circa dieci minuti, toccando i miei capelli, alzando i pantaloni e così via per poi guardami accigliata “ Beh di sicuro non arrivi dal distretto 12. Sei praticamente perfetta! Capelli più sani dei miei, pelle liscia ma soprattutto neanche un pelo! Come mai?” in realtà non lo so, solo che non mi sono mai cresciuti. Io non mi sono mai curata personalmente. Parliamo in generale per un po’ di tempo, in pratica lei parla e mi fa domande e io rispondo a monosillabi, fino a quando non ci avvisano che è pronta la cena. Finalmente! Ho una fame da lupi.  Ecco che mi ritrovo a pensare ad Ame e alla sua famiglia! Quanto vorrei essere nei boschi con loro. La cena è un susseguirsi di rumori di forchette che toccano il piatto e basta. Appena finisco di mangiare vado a chiudermi in camera , ma Eris sembra non volermi dare pace. Mi prende e mi fa sedere davanti allo scrittoio per iniziare a farmi pettinature su pettinature. Dopo un po’ si ferma accigliata e mi guarda attraverso il riflesso dello specchio “ Come mai hai sedici puntini neri sul collo, tutti in fila uno dopo l’altro? Tatuaggio insolito” io rispondo senza prestarle troppa attenzione “ In realtà sono quindici e non lo so come mai, li ho sempre avuti” ma lei insiste “ No tesoro! Sono sedici, so ancora contare.” Prende uno specchio e me li fa vedere, ha ragione sono sedici, non so come mai, una volta ogni tanto ne spunta fuori uno nuovo.
Dopo due ore riesco a mandarla via e infilarmi a letto. Spengo la luce ma c’è qualcosa che non va. In qualche modo riesco a vedere tutto nei minimi dettagli. E non mi accorgo che intorno a me è tutto completamente buio.Mi addormento sfinita e, stranamente, nessun sogno arriva a popolare la mia mente.   

Mi sveglio infastidita dal chiacchiericcio di Eris e James. Vado in bagno e mi faccio una bella doccia. Quando esco  trovo un bellissimo vestito nero con dei ricami rossi fuoco su entrambi i lati. Devo ammettere che la mia stilista sta guadagnando punti. Mi soffermo sui dettagli, ricordano vagamente il colore dei miei capelli. Eris entra subito dopo e mi guarda sorridendo “ Allora? Ti piace il vestito per la tua intervista?” io annuisco timidamente e mi faccio aiutare ad indossarlo,  mi faccio sistemare  i capelli e seguire ogni suo ordine per la fase trucco. Come fanno qui ad andare in giro con tutta questa pasta sulle ciglia?! Fatico a riconoscermi quando mi mostra allo specchio. Chissà cosa penserebbe Haymitch vedendomi così. Una volta mi aveva regalato un vestito color turchese, diceva che si intonasse perfettamente con il rosso fuoco dei miei capelli. Non appena lo indossai andai a farmi vedere da Katniss e Peeta. Mi sorrisero come non gli avevo mai visto fare. Da quel giorno ogni volta che andavamo da loro a cena o il contrario lo indossavo orgogliosa di riuscire a far sorridere i miei unici amici. Un giorno Katniss iniziò anche a raccontarmi della rivolta. Di quanto fossero stati aiutati lei e suo marito e della felicità che avevano provato nel vivere circondati dalla pace. Mi disse che mi sarebbe piaciuto, andare liberamente nei boschi senza il timore di essere scoperti. Ma poi erano tornati loro. I pacificatori. E avevano distrutto tutto. E io gliela farò pagare. Me lo sono promesso dopo quello che hanno fatto a Haymitch, e io mantengo sempre le mie promesse. Mi riprendo dai miei pensieri quando la voce squittante di Eris mi annuncia che dobbiamo scendere. La mia stilista non smette per un secondo di parlare e di raccomandarmi di essere bella allegra e pimpante. Non ne posso più! Arrivo da dietro il palco e sento applausi su applausi, ovviamente non sono per me, io sono ancora dietro le quinte. Sono per Caesar che annuncia a gran voce “ Signori e Signore diamo il benvenuto alla ragazza del distretto dodici!” urla di gioia, bah che cacchio avranno da urlare! Una piccola mano mi spinge sulla schiena e il panico mi assale, non sono brava a parlare davanti a tanta gente. Un po’ impacciata e rischiando di inciampare sui trampoli che Eris mi ha messo al posto delle scarpe mi avvicino al divanetto e mi siedo! ‘ terra ferma’ penso mentalmente distraendomi dalla domanda che mi fa Caesar. Lo guardo perplessa e quasi non vomito dallo schifo. Mamma mia quanto è brutto! È talmente tirato per sembrare più giovane che la pelle sembra di plastica. Con molta femminilità me ne esco con “ Eh?”  tutti si mettono a ridere e alla fine l’uomo di plastica mi ripete la domanda “ Ti ho chiesto qual’e il tuo nome dolcezza?” a questa è facile “ Giolsidea” rispondo io “ Nome davvero insolito, ha un  significato particolare?” mi chiede “ Non che io sappia.” Rispondo. Me la cavo piuttosto bene anche con le successive domande sono tutte generiche, dove vivo, come mai sto da Haymitch, cose così, ma poi la domanda cruciale “ Come mai i tuoi occhi sono così? Non ne ho mai visti in tutti i miei anni di vita” cavolo devono essere proprio tanti allora! “ Non lo so, me lo chiedono tutti, ci sono nata e non ho la minima idea del perché siano così” una voce annuncia che i dieci minuti sono passati. Quindi dopo un rapido saluto esco dalla portata delle telecamere per poi correre a rifugiarmi in camera mia. Devo essere molto distratta perché non mi accorgo di andare a sbattere contro un figura di un uomo altro e davvero molto bello. Mi sorride e mi guarda dritto negli occhi “ Giolsidea eh? Nome davvero molto insolito ma mai quanto i tuoi occhi. Ne ho visti un paio così una volta. Esattamente 16 anni e un giorno fa” se ne va lasciandomi lì perplessa più che mai. Curioso, non ho mai incontrato nessuno che avesse visto gli occhi come i miei. Ma qualcosa in lui mi mette paura, il mio istinto mi sta letteralmente urlando di tenere gli occhi ben aperti e non perderlo mai di vista.





Eccoci qua :)
Spero di riuscire a pubblicare tutte le sere e portarmi avanti con la scrittura di giorno! 
Capisco che questo capitolo possa essere noioso ma ho provato a farlo più scorrevole possibile.
Mi serve per il passaggio ai prossimi capitoli! 
Come sempre ringrazio per le fantastiche recensioni eccetera eccetera!
Fatemi sapere che ve ne pare :3
un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO CINQUE ***




 

CAPITOLO CINQUE


 
Lupi, non faccio altro che sognare lupi e ululati. Anche in uno dei miei sogno sono io stessa un lupo. Corro per i boschi veloce come non mai. Sono ossessionata da loro. Oggi iniziano le sessioni di allenamento privato, non so cosa succeda durante queste. Nessuno ne può parlare. Mi preparo con la tuta che trovo sul letto non appena esco dal bagno. Mi vesto e aspetto che vengano a prendermi. Non appena arrivo nella palestra sento un forte odore, non ho mai sentito nulla di così.. strano, non so di preciso cosa sia.. ma ha un non so che di famigliare! Sono persa nell’annusare l’aria e non capisco neanche perché, cosa mi sta succedendo ultimamente? Incontro il ragazzo del due, deve aver appena finito il suo allenamento perché è tutto sudato, ma sul suo volto non traspare neanche una smorfia di dolore. Mi passa di fianco guardandomi dritto negli occhi, con uno sguardo penetrante, improvvisamente mi sento nuda e mi viene da coprirmi. Le nostre braccia si sfiorano e un brivido percorre il mio corpo. Continuiamo a fissarci, non appena esce dal mio campo visivo inizio a sentirmi molto strana, gli occhi mi si appannano, li chiudo e li strofino. Quando li riapro quasi non urlo, vedo diverso.. strano.. riesco a mettere a fuoco un piccolo ragno nell’angolo più lontano della stanza. Dura proprio una frazione di secondo perché appena sento una mano posarsi sulla mia spalla i miei sensi si riprendono all’istante, afferro la mano del presunto aggressore e con un movimento della gamba  lo faccio cadere al terreno, mi siedo a cavalcioni sopra la mia vittima e alzo il pugno pronta a rompergli il naso. Prima di sferrare l’attacco finale mi accorgo di aver appena attaccato il mio futuro istruttore. Ops! Questo non è il modo migliore per iniziare e non attirare l’attenzione, direi proprio di no! Mi alzo subito e gli porgo la mano per aiutare a rialzarsi “ Mi dispiace tantissimo, non so cosa mi sia preso ma ero sovrappensiero e il mio istinto ha reagito prima di me! Non volevo, veramente!” mi affretto a scusarmi io “ Non preoccuparti, almeno sappiamo che non devo mai più arrivarti alle spalle” mi risponde secco lui. Lo guardo  bene, è un bel ragazzo: alto, capelli bruni, muscoloso ma non troppo, occhi verdi  .. mi ricordano il colore del mio bosco in primavera, il periodo migliore per cacciare, senza pensarci annuso l’aria e ritrovo nelle narici il profumo di muschio ed erba.  Mi accorgo di essermi persa nei miei pensieri, di nuovo. Lui pare non essersene accorto. “ Mi chiamo Douglas, e sarò il tuo istruttore nelle successive due settimane. Il mio compito è quello di insegnarti le tecniche di sopravvivenza, di difesa e di attacco. Direi che quest’anno ho avuto fortuna, mi hai già dimostrato di avere delle piccole basi. Ottimo ”. Se, piccole basi, probabilmente sarò io a dover insegnare qualcosa a questo qua. “ Io sono Giolsi..” “ Si so chi sei non c’è bisogno che ti presenti, allora quando sei pronta cominciamo dalle tecniche di sopravvivenza, sono le più importanti e le meno conosciute!”  mi interrompe lui.  Scontroso e sfacciato.. uh un po’ come me d’altronde. Come biasimarlo. Senza dire una parola lo seguo ad un tavolo e lo osservo fare dei nodi per le trappole. Non se la cava male il ragazzo anche se lo smerdo non appena mi dice di fare quelle che ho capito e gli piazzo cinque trappole in più rispetto a quelle che mi ha spiegato, nella metà del tempo che mi lascia. Non appena mi alzo dopo aver concluso l’ultima, incrocio le braccia e lo sfido con lo sguardo. Ci guardiamo storto per un po’, dopodiché lui dice soltanto “ Si dai te la cavi”. Stronzo! Ho vissuto sei anni di caccia nei boschi e adesso arriva questo riccone a dirmi che me la cavo? Ha appena dichiarato guerra aperta tra di noi! Per le successive quattro ore non facciamo altro che esercitarci sulle trappole, lui le spiega e dopo io devo piazzarle. Alla fine credo che abbia iniziato ad inventarsele perché nemmeno io pensavo ne esistessero così tante. Fortunatamente riesco a riprodurle tutte e quando suona la campana per informarci che la mia sessione è finita non mi dice nulla, se ne va e basta.  Lo odio, non vedo l’ora di arrivare alle lezioni sul combattimento per rompergli qualcosa e fargli vedere che non sono una femminuccia! Le mie speranze vanno in fumo, perché per tutto il resto della settimana non facciamo altro che esercitaci sulle tecniche di sopravvivenza. Trappole, accensione del fuoco, seguire le piste degli animali, creare rifugi e correre per due ore senza mai fermarci. Devo ammettere che ha un buon passo, però oggi finalmente sono riuscita a sfiancarlo del tutto, mi ha chiesto una pausa dopo circa 90 giri del campo di allenamento. Mentre io avrei potuto continuare per ancora un ora. Non so cosa mi stia succedendo, nemmeno a casa ero così resistente e veloce! Ecco l’ho rifatto, ho ripensato a casa, mi ero promessa che non l’avrei più fatto.  Fortunatamente Douglas mi lancia una bottiglia d’acqua e tutto quello che dice prima di andarsene è “ Mi raccomando riposati. Domani iniziamo con gli allenamenti veri e proprio!” Si finalmente posso prenderti a cazzotti! Nell’uscire si toglie la maglietta sudata e non so come mai mi ritrovo a fantasticare sulla sua schiena muscolosa e a come sembrano lisci e caldi i suoi muscoli, mi sforzo per sentire il fantastico odore di muschio e tornare, anche solo per pochi secondi, nel mio amato distretto. Ad un certo punto sento qualcosa di strano, un lieve 'tum tum', ricorda vagamente il battito di un cuore, e il sangue che pompa. Scuoto la testa per scacciare questi pensieri, è impossibile che io riesca a sentire il battito del mio allenatore. Mi avvio verso la porta, pronta e combattiva per domani. Arrivo in camera e mi faccio una bella doccia fredda, proprio quello che mi ci voleva, aspetto con ansia l’arrivo della cena che non so chi mi passa tutti pasti da una porticina nel muro. Mangio e vado a dormire come sempre. Sogno per l’ennesima volta un branco di lupi e io che corro con loro, è proprio un sogno! Mi sveglio tranquilla e riposata pronta a prendere a pugni qualcuno e a sfogare la mia rabbia accumulatasi nelle mie due settimane di soggiorno qui a Capitol City. Aspetto che arrivi Eris per la nostra solita chiacchierata. Devo ammettere che è simpatica e di buona compagnia, mi piace stare con lei, penso di poterla considerare quasi un’amica. Parliamo del più e del meno, fina a quando non mi avvisano che devo scendere per il mio allenamento. La saluto e ci diamo appuntamento per cenare insieme stasera. Scendo con calma e non appena entro trovo la palestra completamente cambiata: manichi per il tiro con l’arco, per il lancio dei coltelli, lance e tante altre armi. Dei tappeti per la lotta presumo. Finalmente! Mi avvicino al mio allenatore , ci salutiamo con un cenno del capo come al solito e lui inizia “ Hai mai usato armi come queste?”  Si, ovvio che si “ No la maggior parte non le ho mai viste” mento. So che se lo ammettessi verrei punita, è vietato l’uso di qualsiasi arma in tutti i distretti, eccetto quelli dei favoriti ovviamente. “ Bene allora partiamo dalle tecniche base di tiro con l’arco, coltelli e lancia” tutte cose che so fare anche ad occhi chiusi. Mi mette in mano un arco e io senza pensarci mi posiziono e lo tendo, lui mi guarda alzando un sopracciglio. Ok non sono stata molto intelligente, ora capirà tutto. “ Non c’era bisogno che mentissi sai, l’ho capito dal primo giorno che sai cacciare e lottare, ma non lo dirò a nessuno. Queste sono sessioni private tra te e me. Nessun altro ne verrà a sapere quindi sii pure te stessa e dimostrami quello che sai fare, come le scorse volte” oddio, sembra quasi gentile. Il mio istinto mi dice di fidarmi quindi scocco la freccia che va piantarsi dritta in mezzo alla fronte del mio manichino. Morto! “ Molto bene, sai farlo anche con i bersagli in movimento?”  non gli rispondo,  prendo la faretra me la posiziono sulla schiena e faccio partire la macchina per i bersagli in movimento. Come mi aspettavo non sono animali o classici dischi, sono uomini che corrono a una velocità sempre maggiore. Non me ne lascio scappare neanche uno. Quando il programma finisce guardo il mio allenatore con un ghigno dipinto in faccia. Lui si tocca il mento pensieroso “ Con i coltelli come te la cavi?” mi chiede, io per tutta risposta faccio esattamente quello di prima. Ne prendo uno dalla lama e senza neanche guardare lo pianto nel cuore del manichino mentre con l’altra mano imposto il programma dei bersagli mobili. Li prendo tutti come mi aspettavo. Lui se ne sta ancora zitto e senza degnarmi di uno sguardo si gira e si mette a correre facendomi segno di seguirlo. Altre due ore di corsa e mi congeda. E io che speravo di prenderlo a cazzotti.                                                         
 Passo così i successivi tre giorni, provando tutte le armi possibili ed eccellendo in ognuna di esse. Ormai  mancano quattro lezioni per finire gli allenamenti privati. Vorrei sapere quando ha intenzione di farmi combattere. La risposta arriva il giorno dopo. Quando tutte le armi sono sparite e lo spazio centrale della palestra è stato sistemato con materassi morbidi. Douglas è in mezzo con le braccia conserte “ Sei in riardo” mi incalza, io lo ignoro bellamente, prendo la mia borsa dalla cinghia e la lascio cadere a terra sonoramente mentre lo guardo e faccio il sorriso più falso che riesco. Mi porto sui tappeti e lui senza troppi convenevoli prova a tirarmi un pugno in faccia, io lo schivo velocemente afferro il suo polso, lo tiro verso di me e con la mia mano libera lo colpisco alla mascella. Ma non finisco qui, ho bisogno di sfogarmi,devo picchiare qualcuno. Continuo a suonargliele per cinque ore di fila nelle quali lui non dice una parola ma continua a rialzarsi e ad attaccarmi. Fa centro cinque o sei volte in totale. Quando sentiamo il cannone ci fermiamo, ha un labbro rotto e del sangue secco sul sopracciglio destro. Forse ho esagerato. “ A domani” dice solamente. Ok no, potevo andarci più pesante.  Penso dopo che lui se ne va senza neanche guardarmi. In realtà non so perché mi arrabbio ogni volta che non mi guarda o non fa neanche un commento sulle mie prestazioni eccellenti. 







Che velocità!
Oggi ero contenta per essere tornata ad avere i capelli blu quindi ho deciso di pubblicare prima!
Allora che ve ne pare? Ditemi tutto quello che vi passa per la mente anche insulti 
su quanto faccia schifo la mia storia!
Sono pur sempre cose costruttive no?!
Un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CAPITOLO SEI ***






 
CAPITOLO SEI

 
 
Le sessioni private finiscono con l’ultima campana che suona. Douglas si alza e mi saluta con un cenno del mento. Oggi ci sono andata particolarmente pensante con lui. Adesso mi arrabbio, penso. Scatto verso di lui e senza pensarci lo faccio girare violentemente “ Si può sapere che razza di problema hai?! “ lo incalzo io rabbiosa più che mai. Lui mi guarda perplesso, non se lo aspettava! “ Due settimane che ci alleniamo insieme e non mi hai mai detto niente, io faccio gli esercizi perfetti e tu non mi dici nulla. Riesco a metterti al tappeto, ma neanche un commento. Sai sono pur sempre una ragazza e ogni tanto un ‘brava’ o ‘così va bene’ ci sta, considerando che tra sole due settimane andrò a morire” prendo fiato “ A ma a te non te ne frega nulla no? Tanto guadagni tonnellate di soldi comunque. A nessuno di voi frega qualcosa. Non avete nessun timore che i vostri figli entrino in un’arena e debbano ammazzare degli sconosciuti della loro età per poter tornare a casa no?! Non ve ne frega un cazzo, a nessuno di voi” urlo allargando le braccia e rivolgendomi a tutti, anche se so che non c’è nessuno nei paraggi. Lui mi continua a guardare, ma in un modo diverso, che non gli ho mai visto fare in questo periodo. Non lo vedo neanche in un attimo mi afferra il polso e mi trascina verso di lui fino a quando non aderisco al suo petto. Mi cinge con le sua braccia muscolose e poggia una mano sulla mia testa, inizia ad accarezzarmi. “ Mi dispiace “ dice soltanto prima di andarsene. Mi lascia così, con l’odore di muschio ancora nel naso. Questo non me l’aspettavo. Cammino ma senza prestare attenzione a quello che mi succede intorno, voglio andarmene da qui, voglio tornare a casa. Arrivo nella mia stanza , trovo un vestito elegante appoggiato sul letto con un biglietto:
 
Indossalo stasera
E.

 
Non capisco come mai ma decido di darle retta. Mi lavo, asciugo i capelli e li legno nei soliti due codini. Mi metto il vestito e mi siedo in attesa di non so bene cosa. Sto giocherellando con un riccio ribelle quando sento bussare alla porta. Mi alzo di scatto e mi sistemo il vestito, non so neanche perché sono così nervosa. Se è un appuntamento, non saprei come comportarmi dato che non ne ho mai avuto uno e non sono di certo un tipo da serate romantiche con gente che probabilmente non rivedrò più. Vado ad aprire la porta e quasi non mi viene un colpo al cuore. Douglas è davanti a me con in mano un tulipano, uno dei miei fiori preferiti. Lo guardo sbarrando gli occhi, cosa che pare scocciarlo molto. Chiedo senza troppi convenevoli “ Quanto ti hanno pagato di preciso?” lui mi guarda sbuffando per poi giustificarsi “ È obbligatorio che la sera della fine degli allenamenti fisici l’allenatore passi il tempo di una cena con il suo allievo, quindi vieni e non fare domande” scontroso come sempre. Lo seguo fino a quando non arriviamo sulla terrazza, che per l’occasione è stata allestita con un tavolino apparecchiato per due, tutto illuminato da tante candele profumate, insomma, cose da voltastomaco! Mi lascio accompagnare fino al tavolo per poi sedermi al mio posto. Lui si posiziona di fronte a me. “ Allora, come stai?” chiedo io molto impacciata, sento le guance tingersi di rosso per l’imbarazzo. “ Affamato e un po’ ammaccato per oggi” capisco l’allusione alle botte che gli ho tirato, si diciamo che non ci sono andata leggera. “ Oh, scusa non volevo farti male” mi giustifico io “ Tranquilla, sono qui apposta per insegnarti, anche se con te non c’è stato gusto dato che sapevi più cose di me” scherza accennando a un sorrisino, penso sia la prima volta che lo vedo sorridere. In mio soccorso arriva la prima portata e iniziamo a mangiare. “ Nome curioso il tuo, sicuramente non sarò il primo a chiederti se ha un significato..” mi chiede “ No in effetti penso me l’abbiano chiesto circa sessanta persone negli ultimi tre anni, ma ormai ci ho fatto l’abitudine. Comunque no non so se abbia un significato, e per rispondere alla tua prossima domanda: no non so perché ho gli occhi così e si sono inquietanti” rispondo io continuando a stuzzicare la mia insalata. “ Io non li trovo inquietanti, anzi.. penso siano affascinanti e misteriosi.. proprio come te!” quasi non soffoco con l’acqua che mi va di traverso.. era un complimento questo? “ Se c’è una cosa che ho notato più di tutto  in queste due settimane  è il tuo carattere misterioso e riservato, come se nascondessi qualcosa, forse è una tua paura o una sensazione che ti porti dentro”. Nessuno era mai riuscito a leggermi così profondamente, e questo mi mette a disagio, solitamente sono io quella che riesce a capire tutto degli altri non il contrario, e il fatto che con lui non ci sono riuscita mi fa innervosire. “ Beh anche tu non sei molto aperto eh, non interagisci, come se avessi paura a legare con qualcuno per il timore di perderlo e rimanerci male. Nascondi qualcosa dentro di te.. di oscuro” lui mi guarda accigliato, “ Ci hai più o meno azzeccato, sai cosa significa il mio nome? “ faccio di no con la testa “ Fiume Oscuro, in una lingua antica, mia mamma l’aveva scelto apposta, diceva che nei miei occhi ci fosse qualcosa di oscuro e segreto. Tua mamma invece? Come mai ti ha dato questo nome?” ecco che arrivano l’urlo, l’ululato! “ Non lo so, non l’ho mai conosciuta io” fa una faccia triste e curiosa, così, non so bene come mai, decido di fidarmi e di raccontargli la mia storia. Ci metto la durata di tutte le portate, perché lui ogni tanto fa delle domande per vedere se ha capito bene. Alla fine mi guarda e nei suoi occhi noto la tristezza pura. Inizio a fargli domande sulla sua di vita e scopro che non ha mai voluto fare questo lavoro, ma è stato obbligato da suo padre che voleva diventasse famoso. È un bravo ragazzo, non gli importa niente della ricchezza o della fama e sembra essere cosciente su quello che succede ed è successo nei distretti. La cena ormai è finita e mi accompagna alla mia stanza. Quando arriviamo mi giro per ringraziarlo della bella serata che mi ha fatto passare, ma sento le sue mani prendermi gentilmente il viso e la sua fronte appoggiarsi alla mia “ Mi dispiace per quello che ti è capitato, mi dispiace per averti trattata male ma, come hai detto tu ho paura di perdere le persone a cui tengo.  Vorrei solo poterti conoscere meglio. E ti ritengo la ragazza più forte che abbia mai conosciuto.” Pronuncia queste parole come un sussurro e pian piano si avvicina sempre di più alle mie labbra. Io sono immobile, non so cosa fare e le mie gambe sembrano non voler reagire. Ma lui non sembra voler aspettare una mia mossa perché un secondo dopo le sue labbra sono sulle mie e le mie narici sono invase da un fantastico profumo di muschio. Io sono ancora impalata senza reagire. Pare rimanerci male perché si stacca, ma non appena non sento più il calore delle sue labbra sulle mie allungo le mani e lo avvicino di nuovo a me. ci baciamo timidamente, io gioco con le dita nei suoi ricci scuri mentre lui mi accarezza delicato come un fiore la guancia. Veniamo interrotti da un rumore improvviso che ci fa balzare. Lo allontano con una spinta e scappo in camera mia chiudendo subito la porta. Anche quando mi aveva baciata Nick ero scappata nei boschi. Ma lui mi conosce troppo bene ed era venuto a cercarmi. Mi aveva trovata nella mia vecchia casetta con Ame. Lo stavo guardando mentre sbranava un coniglio che avevo preso per lui. Nick si sedette di fianco a me e mi chiese scusa, come potevo non volergli bene dopo tutto quello che aveva fatto per me. Mi riprendo dai miei pensieri e vado nel mio letto. Mi addormento con l’odore di boschi nelle narici e la sensazione delle labbra di Douglas sulle mie. 





Ciao a tutti :)
Sesto capitolo un pò corto ma penso di riuscire a pubblicare anche
il settimo più tardi!
Ringrazio un sacco per chi ha messo la mia storia nelle seguite o ha recensito
Un Bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** CAPITOLO SETTE ***




 
CAPITOLO SETTE


 
Oggi inizio gli allenamenti ‘psicologici’ come li chiamano qua. Non vedo gli altri tributi da quando sono arrivata il primo giorno. Chissà come sta Austin, l’altro bambino del mio distretto. Non trovo la solita tuta che usavo per le lezioni delle due settimane precedenti, al suo posto trovo un paio di pantaloni e una maglietta che ricordano tanto quello dei medici che ho visto qui in giro. La indosso e aspetto che vengano a prendermi. Dopo circa venti minuti James arriva e mi porta in una stanzetta con una poltrona attaccata a varie macchine, inizio ad avere un po’ di paura adesso. Non sono amica degli aghi e della medicina in generale. Mi fa sedere e mi saluta, solo che nel suo saluto sento una nota di tristezza e rassegnazione. Cosa mi stanno per fare? Arriva un capitolino vestito da medico, si presenta come il Dottor Ernest. Nome davvero buffo. Io non dico niente, penso che ormai sappia il mio nome. “ Benvenuta. Finalmente iniziamo la parte divertente, nelle prossime settimane faremo vari test e prove per farti diventare più forte e anche per farti accettare una tua possibile morte imminente. Le persone cambiano grazie a noi. Diventano più forti e non sono più governate dai loro sentimenti. Secondo vari studi che sono stati approfonditi negli ultimi anni, la gente dei precedenti Hunger Games si lasciava comandare un po’ troppo dalla propria personalità e mentalità. Per questo abbiamo deciso di introdurre questo nuovo tipo di ‘ depistamento’ per così dire. Tu hai conosciuto il nostro precedente esperimento mal riuscito immagino, Peeta Mellark no?!. Beh non temere, siamo molto migliorati” mi guarda con un sorriso inquietante. Faccio per alzarmi e scappare via, ho molta paura adesso. Non voglio che mi cambino. Ma dai manici della poltrona escono dei ganci di ferro che mi intrappolano i polsi, e così anche le caviglie. L’uomo mi guarda negli occhi e dice “ Ti avverto,  più resistenza farai, più male subirai!” canta questa piccola filastrocca, credo l’abbiano inventata apposta, mentre infila dei guanti bianchissimi. Si posiziona davanti a me con  in mano un ago collegato da un tubicino a una sacca appesa in alto, prova a mettermela nel braccio ma io, terrorizzata, inizio a muovere la testa fino a quando non riesco a colpirlo in fronte e farlo cadere all’indietro. Una nuova cinghia mi immobilizza completamente la nuca facendo in modo che il dottore riesca a mettermi l’ago, anche se questa volta sul dorso della mia mano destra. Fa male, sento un liquido bollente scorrere nelle vene e arrivare al cuore. Inizio ad urlare come una dannata! Non so cosa sia ma voglio che smettano. Dopo quelle che sembrano ore il dolore si ferma così come è arrivato. Sono stordita, sento tutto ovattato non capisco bene. Un uomo inizia a farmi domande su quale sia il mio nome, dove abito, cosa faccio a casa. Non controllo il flusso delle mie parole e quando dico che vado a caccia ricomincia il dolore. Andiamo avanti così tutto il giorno senza mai una pausa. Ogni volta che dico una cosa proibita tipo la caccia, oppure che ho un arco, che mi esercito con i coltelli ecco che riparte il dolore allucinante. Alla fine non mi accorgo neanche che mi hanno staccata dalla poltrona e messa di peso su una brandina fredda e con delle lenzuola ruvide. Quindi è questo che succede ai tributi, non si accontentano più di vederli uccidere dentro a un’arena, adesso voglio farli diventare delle macchine da guerra. Mi addormento sfinita ma i miei sogni sono popolati da incubi inquietanti. Sono ancora un lupo, ma questa volta è diverso perché corro per il mio distretto e sbrano tutti quelli che provano a fermarmi, alla fine mi trovo davanti ad Haymitch e guardandolo negli occhi gli salto addosso e gli stacco la testa. Mi sento così viva, come se non aspettassi altro da tutta la vita. Mi sveglio di soprassalto appena sento la sensazione dei lacci freddi di metallo sui miei polsi. Vi prego non di nuovo. Oggi le domande sono diverse. Sono sui miei pensieri riguardo la capitale di Panem. Ovviamente non sono positivi e provo a controllare l’effetto di quello che mi stanno iniettando. Ma dopo ore non faccio progressi. È così che continuiamo giorno dopo giorno, tutte le ore tranne la notte e una piccola pausa dove mi danno da mangiare. Non voglio rispondere quello che vogliono loro. Ormai ho capito cosa stanno cercando di fare. Se rispondo bene non mi fanno soffrire ma se invece rispondo in modo sbagliato o scortese riparte la tortura. Ma non sanno con chi hanno a che fare. Una sera sento parlare due uomini, li ascolto ampliando il mio senso dell’udito come avevo fatto quel giorno in palestra con Douglas. Stanno valutando i miei progressi. Dicono che sto procedendo molto a rilento e che ho un tasso di sopportazione molto alto se riesco a resistere a tutto il veleno che mi stanno buttando nel corpo. Quindi è veleno, non droga. Li sento dire che siamo rimasti così attaccati alla realtà solo io e il ragazzo del due, Kelan. Mentre gli altri sono già pronti. Decidono così di passare all’altra fase, quella che loro definiscono ‘ di riserva’. Ho provato a contare i giorni, ne mancano ancora circa quattro o cinque. Non so bene. Sto iniziando a non distinguere più la realtà dalle visioni che vedo mentre mi iniettano quella merda nel bracco. Hanno dovuto cambiare perché mi era venuto fuori il livido. Fanno un altro tentativo  con il veleno. Mi fanno sempre le stesse domande.      
                       
“ Sono giusti gli Hunger Games?”
 “ No”  
  Dolore.                                                                                                                                                                                                                        “ Capitol City ha avuto ragione a riprendere il controllo di Panem?”                                                                                                                  “ No”                                                                                                                                                                                                                       Dolore.                                                                                                                                                                                                                        “ Ucciderai nell’arena?”                                                                                                                                                                                          “No”                                                                                                                                                                                                                        Dolore.                                                                                                                                                                                                                       “ Vorresti un’altra rivolta dei distretti?”                                                                                                                                                                  “ Si”                                                                                                                                                                                                                      Dolore.                                                                                                                                                                                                                    “Chi vuoi uccidere per primo?”                                                                                                                                                                               “ I bastardi che hanno ammazzato Haymitch”                                                                                                                                                      Dolore.

Continuiamo così tutto il giorno e alla fine rassegnati mi rimettono a letto. Altre visioni sulla mia trasformazione in un ibrido di Capitol City che va in giro ad ammazzare la gente che ama e alla fine il risveglio in uno stato di semi lucidità. Scopro che mancano 2 giorni alla fine di questa tortura infernale e che vogliono passare alla fase di riserva. Non so cosa sia ma mi legano a un lettino, da sdraiata e mi iniettano tante cose diverse. Non so cosa siano. Di sicuro non il veleno che mi hanno dato in queste due settimane perché non fa male. Mi fa cadere in uno stato di trance. Ed ecco che arrivano le visioni, solo che questa volta sono molto più chiare. Non sento che la mia bocca inizia a raccontare tutto quello che vedo perché non ho più il controllo del mio corpo. Non sono più lì. Adesso abito il corpo del lupo ibrido che ho sognato tante volte. Ma ora sono cosciente di quello che faccio. Anzi. Ne sono contenta. Sono sempre nel distretto dodici, ma dalle voci capisco che i distretti si sono ribellati e Capitol City sta cercando di riprenderne il controllo. E io sono dalla loro parte perché sbrano chiunque cerchi di scappare. Riconosco le mie vittime. Tutta la gente del giacimento, tutti quelli che mi hanno aiutata e cresciuta. Tutti quelli che mi hanno salvata. Corro come una matta. Sento i pacificatori che tentano di tenere il mio passo. Ma io sono una macchina da guerra, nessuno può fermarmi. Non quando combatto una guerra. Voglio veramente che Capitol City trionfi. Deve vincere altrimenti io non saprò che fare. Loro mi hanno creata e io devo la mia vita a loro, per avermi resa così forte e inafferrabile. All’improvviso mi si parano davanti Ame e il suo branco. Ci fissiamo negli occhi. Ci stiamo sfidando, è così che si fa tra lupi. Quando si cerca una lotta bisogna guardarsi negli occhi. E loro mi attaccano. Ma io sono più forte di loro. Sono un lupo modificato. Non possono prendermi. Una volta che li ho uccisi tutti sento sulle mie zanne il loro sangue ancora caldo colare a terra. Quanto mi piace vincere. Alzo lo sguardo e mi guardo intorno. Se potessi riderei come non mai. Sono circondata dai cadaveri di tutta la gente a cui l’altra me voleva bene: Katniss e Peeta, che ancora si tengono per mano. Ame e il suo branco. Nick, SfiGale con sua moglie e sua figlia stupida, la gente del giacimento, Austin e Douglas. Rimane solo Haymitch che è davanti a me e mi guarda piangendo. “ Gio, tu non sei così, loro ti vogliono solo per questo. Noi ti vogliamo bene, non farti cambiare in qualcosa che non sei. Io ti conosco, non potresti mai essere come loro. Tu li odi per quello che hanno fatto a tua madre. Nel tuo cuore hai sempre saputo che è stata colpa loro. Gio.. non farti cambiare” con un balzo gli salto addosso e gli stacco la testa. Loro non mi hanno cambiata. Loro mi hanno solo perfezionata. E io gli devo la mia vita. 






Ciao a tutti :3
Nuovo capitolo nuovi misteri!
Vi prometto che mancano due capitoli e poi i nostri tributi entreranno nell'arena.
Come sempre ringrazio per le recensioni e per tutti quelli che hanno messo la mia storia nei seguiri e preferiti :)
Grazie mille fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** CAPITOLO OTTO ***



CAPITOLO OTTO


 
Mi risveglio in un mare di sudore. Non sono più sul lettino, ora sono nel mio letto della mia vecchia stanza. Mi guardo intorno e comincio ad urlare. Tocco tutto il mio corpo per vedere se mi sono cresciute zanne o artigli. Tutto a posto. Sento delle braccia prendermi e immobilizzarmi al materasso. Urlo ancora più forte, supplico di lasciarmi andare, che non opporrò più resistenza.  Ma le mani si stringono ancora più forte e sento un corpo caldo su di me, scosso dai singhiozzi. Annuso l’aria e un profumo di boschi riempie la mia stanza. “ Cosa mi avete fatto?” dico con un sussurro praticamente impercettibile, mentre le lacrime minacciano di voler uscire. “ Hanno provato a modificarti psicologicamente, ma non ci sono riusciti, non come speravano.” Mi risponde lui. “Perché l’hai fatto, li ho uccisi tutti, non voglio uccidere più nessuno” inizio a piangere.  “ Non hai ucciso nessuno, erano solo visioni, non hai ancora ucciso nessuno non preoccuparti” Ancora.. so cosa significa. “ Stai mentendo, voi mi avete portata nel mio distretto e mi avete costretta ad ucciderli tutti. Ero una di voi, io uccidevo perché voi  me lo dicevate, e io ero contenta di farlo. Non voglio essere un’assassina, ti prego uccidimi. Se è vero che tieni a me e non era tutta una falsa allora uccidimi.” Le lacrime mi scendono come gocce di acido. Mi bruciano la pelle disidratata. “ Come puoi chiedermi una cosa così. Ti giuro che non hai ucciso nessuno. Sei sempre rimasta qui, ti hanno iniettato delle droghe per farti  vivere le tue paure più grandi come se fossero vere. Per sapere il tuo punto debole. Hanno prolungato la terapia perché non facevi progressi secondo loro. Poi oggi hanno deciso che poteva bastare così e ti hanno riportata qua. Sia te che il ragazzo del due. Non era mai successo che questa terapia non funzionasse su dei tributi. Sono spaventati Piccola Dea” Lo guardo e sbarro gli occhi, gli salto addosso facendolo cadere sul pavimento. “ Come sai questo nome? Chi te l’ha detto? Cosa gli avete fatto bastardi, voglio vederlo fatemelo subito vedere brutti pezzi di merda!” urlo iniziando a tirargli pugni con una forza che non sapevo neanche di avere. “ Dove lo avete portato. Solo lui mi chiama così dimmi dov’è!” continuo a picchiarlo. Voglio che muoia, cosa hanno fatto a Nick. Ad un certo punto un mio urlo si trasforma in un ringhio. Mi fermo subito, Douglas mi sta guardando impaurito, ha la faccia coperta di sangue. Mi alzo di corsa e vado a chiudermi in bagno. Mi chino sul water e vomito, bile più che altro, dato che non ho niente nello stomaco. Appena mi tiro su mi sciacquo la faccia e mi guardo allo specchio. Urlo disperata e gli tiro un pugno. I miei occhi. Che cazzo è successo ai miei occhi? La pupilla non è tonda come sempre. Ma si è allungata e stretta. Proprio come quella di un lupo. Devo essermi tagliata la mano perché sento del liquido caldo colare dalle dita. Pian piano alzo la testa e mi riguardo allo specchio. Ok, devo aver avuto un’altra visione perché i miei occhi sono normali, nei limiti del possibile dato che sono uno di un colore e l’altro di un altro. Pian piano esco dalla porta e trovo Douglas seduto contro la parete, ha in mano un pezzo di stoffa, sta cercando di togliersi il sangue dalla faccia. Io mi siedo senza guardarlo, lui si butta in avanti e mi abbraccia forte per sussurrarmi  all’orecchio ” Non volevo farti perdere il controllo. È stata colpa mia non avrei dovuto chiamarti così. Mi è venuto spontaneo, non volevo. Non so chi ti abbia chiamata così prima di me ma stai tranquilla che non lo farò più” prova a tranquillizzarmi lui. “ Quindi non l’hai sentito da nessuna parte, non gli avete fatto nulla?” chiedo io “ No, l’ho detto io senza riflettere. Non abbiamo preso nessuno tranquilla. “ io lo guardo negli occhi, non gli credo. Loro mi hanno torturata per due settimane. Come fanno a sapere che Nick mi chiama così. “ Vattene” dico soltanto prima di sdraiarmi e aspettare che lui esca dalla mia stanza. Decido di farmi una doccia non appena lui se ne va. Per la prima volta la faccio calda. Sfrego con la spugna il mio corpo fino a farlo diventare rosso fuoco. Voglio togliere la sensazione delle mani di quei dottori dal mio corpo. Eris arriva e mi abbraccia. Non dice una parola. Sa già tutto, glielo si legge in faccia. Si siede sulla poltrona e mi chiede “ Cosa vorresti indossare alla parata? Che tipo di vestito? Ricorda che ti deve rappresentare.” Io ci penso un attimo e dopo un po’ dico “ Voglio essere un lupo” la spiazzo. Sa bene quello che ho visto sotto l’effetto delle droghe per questo continuo. “ Non un lupo qualsiasi. Un lupo libero. È il mio animale preferito, e il mio migliore amico è un lupo. È sempre stato il mio sogno. Correre libera per i boschi con un mio branco. Voglio sembrare un lupo. Non voglio che la genti pensi che  io abbia affrontato le mie paure. Non vi perdonerò mai per quello che mi avete fatto. Voglio solo poter essere felice per due secondi.” Lei annuisce e basta. Mi dice che penserà a tutto lei e che domani sera sarò perfetta.  Non appena esce mangio e vado a dormire. La mattina dopo Eris arriva e mi fa fare un bagno in una sostanza strana, per reidratare il mio corpo. Una volta uscita mi lava i capelli e li sistema con una capigliatura molto semplice. Due codini bassi che danno risalto ai miei ricci rossi. Dice di non volermi truccare. Sono quasi le cinque ora che finiamo, manca poco alla parata. Esce dalla stanza per andare a prendere il vestito. Quando torna sono senza parole. L’abito è fantastico. Semplice e sicuramente meraviglioso. Mi aiuta ad indossarlo e mi fa guardare allo specchio. È un vestito corto con le spalline e una scollatura a V molto profonda nella quale spicca una collana con un pendente a forma di dente di lupo. La gonna è a balze con le varie sfumature di nero e di grigio. Mi fa indossare dei guanti lunghi fin sopra il gomito neri come la pece. Non indosso le scarpe, e questo mi piace molto. Alla caviglia ho attorcigliato un laccio di cuoio marrone. Ma la parte migliore è il cappuccio. Anche quello comprende le sfumature di grigio e di nero ma con l’aggiunta del pelo su tutto il bordo. I miei codini spiccando un sacco e i capelli sono fermati da delle piastrine di metallo sottili. Ha fatto un lavoro stupendo. Lei mi sorride “ Ora manca il tocco finale” dice prima di prendere un pezzo di carbone e farmi tre righe verticali sull’occhio sinistro. Ora si che sono pronta. Mi accompagna giù dove incontro James. Mi saluta, ma io lo guardo male. Lui pare non accorgersene e fa qualche battutina sulla mia scollatura e mi informa che il presidente ha stabilito che i tributi non si dovranno incontrare prima dell’arena. Quindi ogni tributo sarà su un carro diverso e per le interviste siamo stati affidati tutti ad orari diversi. Io sono l’ultimo. Che bello, tanto non avevo intenzione di dormire sapendo che domani entrerò nell’arena. Arriva anche Douglas che mi guarda prima di sfuggita per poi tornare indietro con lo sguardo e sbarrare gli occhi. James mi prende da parte e mi dice “ Guarda che tutta Panem ha sentito quello che raccontavi sulla tua paura più grande. Fa parte del protocollo. Devi dimostrargli che ora non ti importa più. Devi dimostrarlo al presidente, è molto turbato.” “ Per questo non vuole farci vedere tra noi tributi?” lo interrompo io, lui mi guarda accigliato prima di rispondermi “ Si, è successa una cosa insolita mentre eri sotto l’effetto delle droghe..” io insisto “ Del tipo?” ma lui non ha il tempo di rispondermi perché due uomini arrivano e mi caricano sul mio carro. Le porte si aprono e migliaia di persone mi guardano a bocca aperta. Ok l’idea del lupo libero e felice è andata a farsi fottere se tutti sanno che il mio più grande incubo è diventare un ibrido lupo di Capitol City, ora penseranno che sto affrontando le mie paure. La gente urla e si sbraccia per attirare la mia attenzione, ma io decido di assumere un atteggiamento freddo e distaccato. Li odio tutti. Divertirsi guardandoci morire. Voglio che muoiano tutti. È anche colpa loro se ho sofferto tutto quel dolore. Ero venuta qua con l’intento di non voler uccidere. E infatti non ucciderò i tributi. Voglio uccidere tutti i capitolini. Non ne guardo neanche uno, leggerebbero nel mio sguardo l’odio che provo per loro. Vorrei torturarli tutti, uno a uno e fargli provare quello che ho patito io per due settimane. Quando arrivo alla fine Ceaser mi sta aspettando sul palco.  Brutto come me lo ricordavo, anzi forse un po’ più tirato. Prima o poi si romperà tutta quella pelle finta. Inizia l’intervista facendomi complimenti su complimenti. Parliamo dei miei allenamenti con Douglas. Fino ad arrivare alla mia paura. Si ferma un attimo per guardare il pubblico per poi tornare a rivolgersi a me “ Quindi tu non lo sai?” mi chiede “ Non so cosa?” lo guardo io. “ Del perché del ritardo di questi giochi..”faccio di no con la testa. “ Tu e il ragazzo del due siete entrambi arrivati alla prova sulla paura. E avete avuto una visione. Solo che lui era nel distretto due mentre tu nel dodici.” Oddio. Non me lo aspettavo proprio. Cosa vuol dire, cosa sta succedendo. Immagini veloci mi passano davanti agli occhi, il viso di mia mamma, il lupo bianco che era con lei, Haymitch, i sedici puntini e infine io che divento un lupo ibrido comandato a bacchetta da Capitol City. Sto entrando in panico perché inizio a respirare velocemente. Vengo salvata da Ceasar che annuncia la fine della trasmissione dato che io ero l’ultima e le luci che si spengono un attimo DOPO che io vomito la cena e cado a terra svenuta in una pozza di sangue che ha iniziato ad uscirmi dal naso. Medici e dottori corrono dappertutto come pazzi per cercare di capire come mai mi sia capitata una cosa così strana. In realtà non sanno che ero sotto shock. Ho avuto una visione su quello che mi hanno fatto passare, ecco cosa mi è successo. Mi fanno riprendere con delle medicine che continuano a darmi prima di mandarmi a letto e annunciare che i giochi della fame continueranno senza problemi. Questo significa che domani mattina entrerò in diretta Panem con altri 23 ragazzi, tutti vogliosi di tornare nel loro distretto come vincitori. A me bastrerebbe anche solo tornare a casa.








Eccoci con un nuovo capitolo :3
Mi scuso per il ritardo ma ho avuto una sorta di " blocco", ma ora è tutto risolto.
Prometto che nel prossimo capitolo i nostri tributi entreranno nell'arena. 
Ringrazio per le fantastiche recensioni e le seguite. Continuate a farmi sapere cosa pensate
e se avete suggerimenti o cose che vorreste accadessero nell'arena fatemelo sapere,
un Bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** DISEGNI ***


Image and video hosting by TinyPic" style="height:700px; width:500px" />Image and video hosting by TinyPic" style="height:700px; width:500px" />


Ringrazio infinitamente la mia fantastica stilista Donders per i fantastici disegni del vestito della parata. Grazie grazie grazie :3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** CAPITOLO NOVE ***






 
CAPITOLO NOVE
 



Con tutte le medicine che mi hanno dato ieri sera sono riuscita a dormire. Mi hanno svegliata abbastanza presto, mi sono lavata e vestita aiutata da Eris. Dopodiché  mi hanno caricata su un’ hovercraft e portata nella stanzetta con il tubo di lancio. Con me poteva venire solo una persona, Douglas si è offerto per darmi gli ultimi suggerimenti, per così dire. Così adesso sono qui che combatto contro la morte. Ovvero gli abbracci stritola-ossa della mia stilista. Mi guarda con le lacrime agli occhi per l’ennesima volta e prima di lasciarmi mi dice “ Sii il lupo che hai sempre desiderato. Dimostragli che non ti possono cambiare così ok?” io annuisco e la saluto con un piccolo bacio sulla guancia. Douglas mi accompagna dentro la mia stanzetta. Abbiamo ancora un quarto d’ora. Ci sediamo sul divanetto e lui mi chiede “ Hai paura?” io ci rifletto un attimo “ No, mi hanno fatto di peggio nelle ultime due settimane”. “ Non illuderti che sia così facile Gio. Le hai viste le altre stagioni. Quello che ti hanno fatto non è niente in confronto a quello che puoi trovare la dentro. Ricordati quello che sai fare. Trova delle armi che sai usare bene e scappa il più veloce possibile dalla Cornucopia. Hai visto cosa hanno provato a farti, e non ha funzionato, ma su tutti gli altri tributi si, gli hanno trasformati in macchine da guerra senza sentimenti. Devi allontanarti il più velocemente possibile da lì ok?” mi sta guardando preoccupato. Io annuisco “ Fammi tornare a casa ti prego, voglio andarmene da qui.” Mi sta venendo da piangere ma caccio indietro le lacrime. Lui mi da un bacio in fronte e mi abbraccia. “Certo che ti faccio tornare indietro cosa pensi. Ricordati che il problema non è l’arena in se, sono i tributi. Solitamente scelgono un paesaggio normale, perché sanno già che bastano i tributi a fare spettacolo. Tu scappa il più lontano da loro. Anche il ragazzo del due farà così secondo me.” non sono d’accordo “ Non penso, l’hai visto alla mietitura.” Lui mi interrompe subito “ Si, era agguerrito, ma adesso che l’hanno torturato per due settimane, e ha visto quello che possono fare agli altri tributi, non penso sarà ancora così.” DIECI SECONDI AL LANCIO. Mi affretto ad andare nel tubo. Le porte trasparenti si chiudono. Poggio una mano sul vetro e Douglas fa lo stesso. Ci guardiamo negli occhi, prima che io salga a morire in un’arena, l’ultima cosa che sento è il suo urlo disperato che mi prega di tornare indietro. E poi mi fermo. Non riesco a vedere nulla. La luce è troppo forte, abbiamo sessanta secondi prima di poter scendere dalla nostra postazione. Sessanta secondi per progettare un piano di fuga, nel mio caso. Non riesco a vedere nulla. La luce è fortissima. Mi metto una mano davanti agli occhi e li faccio adattare alla luce. Mi guardo in giro. Un bosco fitto e completamente innevato. Voi potrete pensare ‘ O gli è andata bene’ ma non avete idea di quanto sia difficile nascondere le tracce sulla neve fresca e compatta. Mi abbasso e ne prendo un po’ sul dito. La metto in bocca e la sputo subito. È avvelenata. Ovvio. Ci avrebbero semplificato la vita no? Troppa acqua a portata di mano. Trenta secondi. Guardo i possibili zaini e armi che potrei prendere. Arco, coltelli, uno zaino abbastanza capiente e leggero. Ok ho un piano. Quindici secondi. Mi guardo in giro osservo gli altri tributi. Hanno tutti delle facce strane. Con delle smorfie in faccia che fanno paura. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Partiti. Corro come una disperata ringraziando mentalmente Douglas per le ore passate a correre. Arrivo per prima alla Cornucopia ma non ho il tempo di vantarmene. Devo scappare via. Afferro un kit di coltelli e l’arco. Passo di fianco allo zaino che avevo adocchiato prima e lo afferro dalla cinghia senza fermarmi. Gli altri sono appena arrivati e hanno già iniziato ad uccidersi tra loro. Io continuo a correre.  Per ora delle tracce non mi importa molto. Devo pensare a scappare. Nella mia testa continuo a ripetermi di non voltarmi. Corro per circa venti minuti andando a zig zag per deviare le piste che sto lasciando. Mi fermo dietro un masso. Da qui ho una buona visuale. Controllo il mio bottino. Dieci coltelli di varie misure. Ottimo. Arco molto all’avanguardia e sessanta frecce. Ottimo. Zaino impermeabile con dentro un piccolo saccopelo, pietra focaia, bottiglia vuota e un piccolo contenitore con il coperchio, vuoto. Non male dai. Non ho nulla da mangiare, quindi inizio a guardarmi in giro per eventuali prede. Noto qualche lepre bianca e delle piccole orme di scoiattolo. Sento il rumore di rami che si spezzano in lontananza, mi carico lo zaino in spalla e riparto con la mia corsa. Stando ben attenta a non far rumore e a camminare sui piccoli sassi che emergono dalla neve bianca. Sono troppo concentrata dalla mia corsa da andare a sbattere contro un tributo che, presumo, stesse scappando anche lui dato che arriva correndo e con il fiatone. Lo scontro risulta violento dato che entrambi andavamo veloci. Ci guardiamo in faccia terrorizzati e noto così che è il ragazzo del due. Come mai sta correndo via, e mi guarda impaurito. No non sta guardando me, ma dietro di me. Mi volto appena in tempo prima di veder sfrecciare un coltello diretto verso Kelan, il ragazzo di fianco a me. Senza pensarci mi butto su di lui e gli urlo di abbassarsi. Il coltello passa sopra la mia testa. Perché l’ho fatto? Avrei avuto un avversario in meno. Ma ora non ho tempo perché l’altro tributo, forse del 3 o del 7 ha tirato fuori un altro coltello. Afferro il mio e lo lancio. Come avevo sperato fa a piantarsi dritto nella sua coscia. Mi alzo e prima di ricominciare a correre guardo il ragazzo del due, ha i capelli più o meno del mio stesso colore.. alla televisione sembravano più tendente al rosso ambrato. “ Non l’ho fermato, questo lo rallenterà e basta, ti conviene scappare prima che si riprenda.” Lo metto in guarda prima di voltarmi e continuare a correre. Quando mi sento abbastanza sicura mi concentro sul cibo e sull’acqua. Riesco a prendere una piccola lepre, ma niente acqua. Accendo un piccolo fuoco che mi permetta di cucinare la mia cena. Sto ben attenta a non far fumo e ad usare legna più secca e asciutta possibile in modo da far prima. Trovo un albero e mi ci arrampico. Non sono brava come Katniss, lei è la migliore in questo. Ma me la cavo grazie alla mia statura e agilità. Una volta però mi ruppi una caviglia nello scendere. Haymitch si arrabbiò un sacco, a me dispiaceva più per non poter andare a caccia e quindi portare da mangiare alle famiglie del Giacimento. Ero molto triste perché non uscii di casa per un bel po’, odiavo stare sempre al chiuso e non sapere quello che succedeva fuori. Ogni tanto Peeta veniva da me e mi diceva delle esecuzioni che c’erano state. Un giorno avevo scoperto che un pacificatore aveva beccato un ragazzo con in mano un piccolo coltello, che stava cercando di prendere un fagiano oltre la rete. Era morto dissanguato dai troppi tagli provocati dalla frusta. Non era mio amico ma lo conoscevo, e conoscevo il suo bisogno di cibo. Suo padre era morto e lui aveva 3 fratelli piccoli da sfamare. Mi ripresi velocemente anche per loro e per 2 anni non feci altro che portargli più cibo possibile tutti i giorni. Insegnai anche al fratello più grande a cacciare e a riconoscere le piante commestibili. Così salvai una famiglia. Pian piano ritorno con la mente nell’arena e mi concentro cercando di ampliare i miei sensi per vedere se riesco a sentire qualcosa. Vedo vari uccelli sugli alberi e sento dei passi pesanti di una persona. Questo mi fa allarmare. Mi metto il più vicino possibile al tronco e nascondo i miei capelli nel cappuccio. Vedo passare Austin con in mano una spada che trascina rumorosamente per terra. Faccio per chiamarlo ma mi fermo quando la ragazza del cinque sbuca fuori dal cespuglio e prova prenderlo alle spalle. Sto per urlare, non ce la farà mai. Ma lui si gira e con gli occhi fuori dalle orbite e un ghigno sghembo in faccia le taglia testa. Mi metto una mano davanti alla bocca. Sia per non vomitare che per non urlare. Non sembra soddisfatto perché inizia a tagliuzzare tutto il corpo della sua vittima ridendo e intonando l’inno di Panem. Cosa gli hanno fatto. Cosa hanno fatto al povero bambino di dodici anni con una paura per qualsiasi cosa. Ha ragione Douglas. Sono loro il vero problema dell’arena. E qui siamo solo io e Kelan gli unici sani in una gabbia di matti. Austin se ne va sempre trascinando la sua arma. Il corpo della ragazza è ancora lì. Il coniglio che ho mangiato minaccia di uscire. In cielo vengono proiettati  i video delle varie morti. Si è così, adesso non ci sono più solo le foto dei tributi morti, adesso ci fanno vedere i vari filmati per metterci ancora più ansia nel vedere che macchine da guerra siano diventati. In totale ci sono 13 morti. Praticamente la metà. Cerco di non guardarle. Ma la curiosità ha la meglio. Sembrano tutti pazzi. Anzi sono tutti pazzi. Facce da incubo, sorrisini vuoti, occhi persi, menti contorte che sviscerano le budella delle loro vittime e le mettono sopra la testa come segno di trionfo.  Sono rimasti per la maggior parte i ragazzi. Tranne me e la ragazza dell’uno. Domani devo darmi da fare, trovare acqua potabile e cacciare. Hanno avuto una bella trovata con la neve avvelenata. Chissà cosa ci hanno messo dentro. Riesco a prendere sonno poche ore dopo. Vengo svegliata di soprassalto da un ululato. Eppure sono convinta di non aver sognato. Mi fingo terrorizzata, dopo tutto io sono la ragazza che ha una fifa incredibile dei lupi no? Devo continuare con questa farsa anche se mentalmente sto sperando che ci siano veramente dei lupi. Sono brava a farmi amici come loro. Mi assicuro che la zona sia libera e pian piano scendo dal mio rifugio. Inizio a camminare e a seguire varie piste di conigli e scoiattoli. Sto ben attenta a non lasciare tracce. Ululato. Adesso sono sicura di averlo sentito, non è un lupo adulto è ancora un cucciolo. Ormai ho imparato a distinguerli. Inizio a correre nella direzione da dove proveniva il richiamo di aiuto.  Sbuco su un piccolo prato con un lupacchiotto ferito a una zampa che prova a scappare e il ragazzo del 4 con in mano un arco scoccare la freccia per uccidere il cucciolo. Sono più veloce di lui perché raccolgo un sasso abbastanza grande e lo lancio vicino al lupo che si abbassa spaventato riuscendo a schivare la freccia. Il tributo mi sta guardando con una smorfia di pura rabbia.  Si prepara con un’altra freccia solo che non mira a me, ma all’animale.. non capisco perché ma prima che possa fare qualsiasi cosa io l’ho già colpito al cuore con un coltello. Il cannone suona. Recupero le frecce mie e del ragazzo più il mio coltello e corro dal lupo. Devo andarmene di qui, tra poco arriveranno tutti gli altri in cerca di sangue. Afferro il cucciolo e lo prendo in braccio. Corro come una disperata sempre più veloce. Mi fermo con il fiato corto. Annuso l’aria, destra. Ne sta arrivando uno da destra. Continuo a correre nella direzione opposta fino a quando non trovo una piccola tana di non so che animale. Allargo l’entrata con le mani e mi ci tuffo dentro tirandomi dietro il piccolo animale. Dopo circa venti minuti che non sento rumori mi tranquillizzo e cerco di sistemare la piccola zampa ferita del mio nuovo amico. Fortunatamente non è nulla di grave. Mangio un po’ del mio coniglio e lascio a lui buona parte di quello che avevo appena preso. Così non devo cucinarlo. Sento l’inno di Panem ma non riesco a guardare chi sia morto. Non ho tenuto il conto dei cannoni. Forse due o tre. Uno sicuramente, e sono stata io ad ucciderlo. Non volevo. Ma penso di aver fatto un favore a quel ragazzo. Non era più se stesso. E poi voleva uccidere per puro divertimento questo piccolo lupacchiotto. Mi sistemo per dormire e vedo pian piano il cucciolo avvicinarsi a me, fino a trovarmelo con il muso sopra la mia pancia. Si, ho decisamente trovato un piccolo alleato.









Mi scuso tantissimo per il ritardo :(
Come promesso i nostri tributi sono entrati nell'arena!!
Fatemi sapere cosa ne pensate ed eventuali suggerimenti!
Ringrazio per le recensioni e per chi ha messo la mia storia tra le seguite! Penso di non riuscire ad aggiornare prima di Natale dato che andrò a sciare e non credo di portarmi il computer. Spero di non farvi aspettare troppo e che mi possiate perdonare :3
Un bacio G.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** CAPITOLO DIECI ***





 
CAPITOLO DIECI



 
Mi sveglio a causa del freddo. Sento il cucciolo muoversi ed entrare nel saccopelo con me. Vuole cercare di scaldarmi, almeno un minimo. Non capisco come faccia la gente a considerare i lupi degli animali feroci. Nessuno li conosce per davvero. In realtà sono estremamente fedeli. Con loro vige il patto: tu non mi fai niente, io non ti faccio niente. Tu sei gentile con me , io sono gentile con te. Tu mi fai incazzare, io ti sviscero a morsi. Ma se gli si dimostra affetto e gentilezza, stai pur certo che loro ricambieranno sempre. In fondo mi ci raffiguro molto. A loro non piace sentirsi in debito con qualcuno, e nemmeno a me.  Mi ricorda molto i primi tempi con Ame. All’inizio non si fidava di me, ma pian piano siamo diventati inseparabili. Lui mi guardava le spalle e io lo aiutavo d’inverso quando la selvaggina scarseggiava molto. Decido di uscire dalla grotta mentre il mio piccolo amico finisce il coniglio di ieri. Io ho finito tutto il cibo che avevo quindi devo affrettarmi a trovarne altro. Ma soprattutto a trovare dell’acqua. Decido infatti di dare priorità a quest’ultima. Serve anche al lupacchiotto non solo a me. Mi metto sulle tracce di qualche animale, dovranno dissetarsi anche loro. Nel tragitto stacco un po’ di corteccia e la sgranocchio. Sono molto debole. Spero che gli strateghi non decidano di divertirsi proprio ora. Solitamente il grande colpo di scena avviene dopo l’assegnazione delle coppie. Ho paura per quello. Se dovessi arrivare tra gli ultimi otto non voglio finire insieme a un pazzo assassino che vuole solo uccidere. Finirebbe per ammazzarci tutti e due. E io voglio solo tornarmene a casa e piangere sulla tomba di Haymitch. Per poi rialzarmi e farla pagare a tutti quelli che me l’hanno portato via. Sono disperata. Inizio a vedere tutto sfocato. Ho veramente bisogno di acqua da bere. Douglas mi ha mentito. Non farà proprio niente per portarmi fuori di qui. Nessuno vuole che io ne esca viva. A nessuno importa di me. Dopo tutto io non ho nessuno. Non so chi sia mio padre. Mia madre mi tormenta solo nei sogni con delle frasi stupide e con lupi che escono da non so dove. Katniss e Peeta sono troppo sconvolti per pensare a cosa mi stia succedendo. Non staranno neanche guardando. Non li hanno mai visti i giochi. Suscitano in loro troppi ricordi brutti. In effetti io non ho nessun motivo per tornare a casa. Non ho più nessuno che mi spetta. Capitol City li ha distrutti tutti. Ha distrutto tutto. Fin da quando sono nata. Potrei farla finita qua e uccidermi in completa diretta su tutta Panem. Questo si che sarebbe un gran colpo di scena. Ormai mi hanno rovinata. Con tutte le sedute di tortura ogni volta che chiuderò gli occhi fuori da qui vedrò la mia versione assassina. Durante le sedute c’è stato un periodo, quando ero al limite della sopportazione, nel quale volevo accontentarli. Rispondergli che amavo la Capitale e quello che faceva per noi. Ma poi ho visto mia mamma. Quella che non ho mai conosciuto a causa loro. Quella che non mi ha visto crescere. Ho rivisto Haymitch che esalava il suo ultimo respiro urlandomi di mettermi in salvo. Lui ci ha creduto fino all’ultimo. Ha creduto in me fino alla fine. Non mi accorgo neanche di essermi accasciata a terra. Non sto morendo per disidratazione. Sto morendo per rassegnazione. In mezzo a questa neve avvelenata. Potrei provare a bere la mia pipì, ma che senso avrebbe. Allungherebbe di poco la mia sofferenza. Sento dei passi. Mi hanno trovata. Ma non reagisco. Ormai è arrivata la mia ora. Ma va bene così, dopotutto come pretendevo di vincere contro Capitol City? La gente dei distretti non vince mai. Questo ormai l’ho capito. Non apro nemmeno gli occhi per vedere chi sia il mio assassino. Si è fermato davanti a me. Sento la vicinanza con le sue gambe. Ma qualcosa mi fa sobbalzare. Le sue mani. Una sotto la schiena e una dietro le gambe. Ad un tratto non sento più il freddo pungente della neve ma il calore e il respiro regolare di un ragazzo muscoloso e forte. Mi decido ad aprire gli occhi, una folta chioma di capelli rossi e ricci. Il ragazzo del due, Kelan. Non si è accorto che ho aperto gli occhi e lo sto guardando. Non capisco dove mi stia portando. Ha un buon odore. Mi sembra molto familiare ma non ricordo dove l’ho già sentito. Sento un cannone che suona. Chissà quanti saremo adesso. “ Dieci” dice lui come leggendomi nel pensiero. Non ho la forza per rispondere. Dopo un po’ che cammina si ferma. E io sento il piccolo scrosciare di un fiumiciattolo. Mi appoggia per terra e si allontana. Dopo un po’ torna indietro con una bottiglia piena d’acqua. Mi aiuta bere. Un sorso alla volta altrimenti starei male. Mi sento subito meglio. Così mi decido a tirarmi su. Lo guardo in faccia. Deve aver lottato perché ha un livido viola sull’occhio destro. “ Perché l’hai fatto?” gli chiedo io “ Avresti potuto lasciarmi morire, saresti stato un passo più vicino alla vittoria” lui non mi guarda. Si alza e prima di andarsene dice soltanto “ Ero in debito con te. Mi hai salvato dal coltello di quella ragazza. E io ora ti ho aiutata, ripagando il mio debito. Ora siamo pari. E mi sento in pace con me stesso”  dopo aver detto questo sparisce nel folto bosco. Io continuo a sorseggiare  mentre noto che i miei sensi si sono ulteriormente amplificati. Riesco a sentire praticamente tutto quello che mi circonda. Un piccolo uccello sull’albero a destra che sta facendo il nido, un coniglio che si disseta, un ragno che tesse la sua tela. Aspetta, coniglio. Piccolo coniglio indifeso. Mi posiziono e scocco la freccia. Preso. Vado a prendere il mio bottino e ripercorro a ritroso la strada. Mi aiuto molto con l’olfatto dato che Kelan non ha lasciato tracce e io ero troppo incosciente per capire dove stessimo andando. Riesco a prendere anche un altro coniglio nel tragitto. Appena arrivo alla piccola grotta trovo il mio piccolo amico aspettarmi seduto sul saccopelo. Appena mi vede mi viene incontro e mi lecca la faccia. Io lo prendo il braccio e gli faccio una grattatina dietro l’orecchio. Mi siedo e spello il mio coniglio mentre l’altro lo do al lupacchiotto. Gli ho dato da bere nel piccolo contenitore che avevo, e anche lui adesso sta molto meglio. Esco e accendo un piccolo fuoco per cucinare il mio pranzo. Non appena finisco nascondo le tracce e ritorno nel mio piccolo nascondiglio. Mentre mangio sento un altro cannone. Nove. Ne manca uno e poi verranno sorteggiate le coppie. E da lì inizierà il vero massacro. Mangio un po’ e il resto lo metto dentro al piccolo contenitore. Pian piano sento la temperatura iniziare a calare. Provo a guardare fuori e noto il cielo completamente bianco e qualche fiocco iniziare a posarsi per terra. La neve vecchia aveva iniziato a sciogliersi. Guardo i filmati delle morti di oggi con alla fine la tabella dove compare il nome la faccia e il distretto del tributo più le morti che ha provocato. Mi viene da piangere quando vedo la mia faccia e di fianco il terribile numero“ 1” segno che in fondo un po’ sono riusciti a cambiarmi. Scopro che Kelan ha già ucciso tre persone. E che Austin è ancora vivo. Lui ha ucciso quattro tributi in totale. Mi dispiace un sacco per lui. Per la sua famiglia. Costretta a vedere il figlio di dodici anni diventare un pazzo assassino perché Capitol City si è divertita a giocare con il suo cervello e i suoi sentimenti. Torno nella mia tana e mi rannicchio vicino al mio piccolo amico. Domani andrò a cercare sua mamma per riportarglielo, sarà in ansia. La temperatura scende ancora, sono costretta ad accendere un piccolo fuocherello all’ingresso, per permettere al fumo di uscire e al calore di restare dentro. Non dormo per  niente, sono troppo preoccupata che qualcuno possa vedere il mio fuoco. Anche se, sinceramente, credo che siano tutti nelle stesse condizioni. Aspetto con ansia la mattina per ricevere un po’ di calore dal sole. Anche il cucciolo ha iniziato a tremare dal freddo, infatti è entrato nel saccopelo con me per aiutarci a vicenda. Finalmente arriva il sole e io mi precipito fuori. Sono costretta a coprirmi gli occhi con le mani perché c’è talmente tanta neve che la luce riflette da tutte le parti. Prendo tutta la mia roba e mi carico il lupacchiotto in braccio. Facendo in modo che i suoi occhi siano protetti dalla mia giacca. Io mi lego un pezzo di stoffa che ricavo dalla manica della maglietta intorno agli occhi per non perdere la vista e rischiare rimanere cieca. Vado a far rifornimento d’acqua e una volta arrivata lascio che il cucciolo si disseti e sciacqui la ferita alla zampa nel piccolo torrente. Riesco a piazzare qualche trappola e a prendere un coniglio. Non penso che lo terrò per me, io ho ancora il mio di ieri. Lo darò alla famiglia del cucciolo se mai la troverò. Cammino per ore senza mai sentire un rumore, o anche solo l’odore dei lupi. Decido così di tornare nella piccola tana. Un cannone suona. O no, adesso ci saranno le assegnazioni per le coppie che potranno vincere. Preparo tutta la mia roba. So già che a breve dovrò correre via. Appena un tributo vede che è insieme a una certa persona si apre la caccia. Tutti iniziano a correre per andare a trovare il loro compagno ma uccidono chiunque sia sotto il loro tiro. L’inno di Panem mi fa sobbalzare. Siamo otto, ma solo due possono vincere. Viene inquadrato un uomo, quando lo riconosco quasi non vomito. È il signore che il giorno della mia prima intervista mi aveva detto di aver già visto degli occhi come i miei. Allora è lui lo stratega. “ Buona sera tributi. Siete giunti al momento tanto atteso. Ebbene, non perdiamo altro tempo e vediamo l’assegnazione delle coppie.” Si fa passare un sacchetto che scuote per mescolare le tessere con su i nomi. Mette una mano dentro e dice a voce alta “ Austin, dal distretto dodici. Sei insieme a.. Martin, dal distretto dieci” piccolo sospiro di sollievo. “ Liam dal distretto tre, sei insieme a.. Selena dal distretto uno” altro sospiro, ne mancano tre. “ Simon, dal distretto cinque, sei insieme a.. Ryan dal distretto undici” non ascolto neanche più. Questo vuol dire che sarà in coppia con Kelan. E sinceramente non so se esserne contenta o terrorizzata.








Ciao a tutti e Buon Natale :3 
Ho deciso di farvi questo piccolo regalo e aggiornare prima. 
Immagino che siate tutti agonizzanti sul divano dopo le varie mangiate tra ieri e oggi ( io mi sono appena alzata da tavola) ahah
vi capisco, credo di essere ingrassata di 4 kg solo in 24 ore! 
Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando :3
Ancora Buon Natele e al prossimo capitolo :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** CAPITOLO UNDICI ***


 

 

CAPITOLO UNDICI




 
Il cucciolo ha iniziato a ringhiare, avverte il pericolo, vuol dire che devo correre via. Metto in allerta tutti i miei sensi e inizio a correre, con il lupo tra le braccia. Non ragiono neanche più, mi lascio guidare dall’istinto e da quello che sento. Destra, arriva un ragazzo alto e muscoloso. Vado a sinistra, odore di femmina, mi nascondo dietro all’albero. Riprendo a correre, sinistra arriva un altro ragazzo, più minuto. Corro verso destra. All’improvviso mi fermo e annuso l’aria. Sento l’odore che avevo sentito quando Kelan mi aveva portata al ruscello. Sento però anche il respiro pesante di un altro ragazzo. Poggio a terra il cucciolo e mi posiziono con l’arco, appena sento il rumore di passi vicini a me mi preparo a scoccare. Una piccola chioma di capelli rossi sbuca da un cespuglio e mi guarda sgranando gli occhi marroni e alzando le mani “ Siamo insieme ricordi” io abbasso l’arma, ma sento ancora l’altro odore. Non sono ancora tranquilla. Riprendo il cucciolo tra le mani e riparto con la mia corsa silenziosa indicando a Kelan di seguirmi e di non fare rumore. Ritorno alla mia grotta e mi ci infilo dentro seguita dal mio nuovo alleato. Stiamo in allerta per un po’ per poi rilassarci un pochino e finalmente guardarci. “ So che può sembrarti strana come prima domanda. Ma che diavolo ci fai con un cucciolo di lupo?” non so perché ma scoppio a ridere, non lo facevo da una vita e sento qualcosa dentro di me allentare la presa. “ Si in effetti è un po’ strana come prima domanda considerando che siamo appena diventati alleati” continuo a ridere io. Lui mi guarda perplesso prima di tirare fuori il suo saccopelo e sistemarsi accanto a me, che nel frattempo ho fatto lo stesso. “ Allora tu che armi hai?” chiedo io, lui tira fuori un po’ di coltelli e qualche freccia. Ma niente arco, io gli faccio vedere quello che ho io e scopro che lui non ha niente da mangiare. “ L’ho finito tutto ieri e oggi non ho fatto in tempo ad andare a caccia, stavo cercando un nascondiglio, quindi fortuna che sono capitato con te, che hai già un bel rifugio.”decido di dargli un po’ del mio coniglio e dare quello che avevo preso prima al mio piccolo amico peloso. “Allora, dato che ora diventeremo amici, raccontami un po’ di te, o se preferisci del perché stai girando con un ammasso di peli a quattro zampe” Al cucciolo non deve essergli piaciuto perché inizia a ringhiare prima di sistemarsi sopra me e dargli le spalle, o sedere, scegliete voi. “ L’ho trovato il secondo giorno, il ragazzo del quattro l’aveva ferito a una zampa e stava provando ad ucciderlo, io l’ho salvato e lo tengo con me da allora, sperando di ritrovare la sua mamma.” Lui mi guarda e annuisce, “ Almeno hai trovato qualcuno che ti tenesse compagnia” prova lui a sorridermi. Io annuisco e gioco un po’ con i miei capelli “ Strano che una ragazza del dodici abbia i capelli rossi.. “ “ Io non sono del distretto dodici. Ci sono arrivata circa a quattro anni, e non so come. Le famiglie del Giacimento mi hanno nascosta per sei anni nel bosco insegnandomi a sopravvivere e aiutandomi a crescere, fino a quando il sindaco non l’ha scoperto e ha minacciato di ucciderli tutti, loro si sono messi davanti a me e hanno iniziato a cantare una canzone proibita. Stavano per attaccarci quando Peeta è arrivato e ha detto che se avessero ucciso le famiglie che lavoravano in miniera non avremmo più fatto soldi dato che il carbone era l’unica fonte di guadagno del distretto. Così il sindaco ha deciso che mi avrebbe risparmiata solo se qualcuno di abbastanza ricco si fosse offerto di prendermi ed essere responsabile su di me. Così sono andata a vivere da Haymitch. Ma da quel giorno il sindaco mi ha presa in antipatia. Quindi eccomi qua” non so come mai ho deciso di raccontargli tutto, ma sento di portemi fidare di lui. Lui mi guarda con una profonda tristezza negli occhi. Non me lo sarei mai aspettata da uno che alla mietitura minaccia pubblicamente tutti gli altri 23 tributi. “ Mi dispiace, ho visto il filmato della tua mietitura. Mi dispiace per la morte del tuo tutore. Deve essere stata dura. Molto dura.” Io annuisco ripensando a quella terribile sera. E vengo colpita da una profonda voglia di suonare e cantare. Ma cantare la canzone proibita. La canzone che nessuno dovrebbe sapere ma che si tramanda da ancora prima della rivolta. All’improvviso sento un ululato in lontananza. Mi tiro su di scatto e quasi non faccio cadere il cucciolo ancora in braccio a me. Annuso l’aria e finalmente sento un odore molto simile al lupacchiotto. Lo prendo in braccio scavalcando Kelan e corro fuori. Non mi accorgo che lui mi sta seguendo. Continuo a correre seguendo l’odore fino a quando non arrivo ai piedi di una piccola montagna con una radura innevata. Rimango a bocca aperta. Un branco intero di lupi è lì in piedi che mi fissa. Io mi tolgo le armi di dosso e pian piano mi avvicino alla lupa in testa al branco. È lei la mamma del mio piccolo amico . Quando sono quasi arrivata faccio delicatamente scendere a terra il cucciolo che corre zoppicando dalla sua mamma. Questa si china e lo lecca sul muso. Per poi tornare a fissare me. Io mi inginocchio e tiro fuori dallo zaino i due conigli che avevo preso prima. E li metto davanti a me per poi rialzarmi e inchinarmi leggermente. Lei viene sempre più vicina. Annusa i miei capelli e si inchina a sua volta. Per poi girarsi e andarsene seguita dal branco e dal cucciolo, che mi guarda e fa un piccolo ululato. Io lo imito e scoppio a ridere nel vederlo andare addosso a un piccolo sasso e cadere nella neve. Quando non li vedo più mi volto raccolgo le mie cose e mi avvio verso il nascondiglio. Non mi ero ancora accorta della presenza di Kelan, che ora mi guarda con gli occhi sbarrati “ Come hai fatto.. come hai fatto a non farti sbranare?” “ Semplice.. le ho fatto capire che la rispettavo, e che non avevo cattive intenzioni. Non l’ho sfidata, le ho solo detto che la rispetto come animale tutto qui. Sai è brutto come la gente ritenga i lupi degli animali mostruosi.” Detto questo mi carico in spalla le mie cose e mi avvio verso il piccolo rifugio. Kelan è ancora dietro di me, non credo di averlo convinto. Dopotutto chi non vive a stretto contatto con i lupi non potrà mai capirli come la sottoscritta. Una volta tornati dentro iniziamo a discutere sui vari piani di attacco. Prima di metterci a dormire arriviamo alla conclusione di lasciarli massacrare tra loro continuando a nasconderci e a sopravvivere, Capitol City permettendo, e poi alla fine entreremo in azione. Siamo entrambi bravi con i coltelli e tecniche di sopravvivenza quindi dovremmo farcela. Lui farà il primo turno di guardia quindi mi preparo e mi addormento, sfinita dalla giornata impegnativa. Faccio dei sogni strani. Un misto di tutti quelli che facevo prima di venire qui e quelli che sono stati provocati dalle visioni. Solo che in questi c’è anche Kelan. E non capisco come mai. C’è anche lui con me nel liquido rosso bollente, anche lui prova lo stesso dolore che sentivo anche io, c’è nella radura con mia mamma, e mi guarda da lontano senza potersi muovere. C’è al mio fianco quando distruggo il distretto dodici. Ad un certo punto la scena cambia e io sono nel bagno della mia stanza a casa di Haymitch. Mi sto specchiando e sto guardando le mie pupille farsi più strette e allungarsi. Non capisco cosa ci sia di strano, non fino a quando mi accordo di non vedere la mia faccia riflessa nello specchio ma quella di Kelan. E i suoi occhi sono come i miei. Mi sveglio con una mano sulla bocca che mi impedisce di urlare. Vedo il ragazzo del due terrorizzato e pian piano allentare la presa. Si porta un dito alle labbra facendomi segno di stare zitta. Io annuisco e mi metto in ascolto. Sento due ragazzi parlare tra di loro. Devono essere praticamente sopra di noi perché riesco a sentire il battito del loro cuore. Ci stanno cercando perché sento chiamare una ragazza ‘ quella strana con gli occhi da mostro ’ si ok non ci sono dubbi, stanno cercando noi. Io silenziosamente prendo l’arco e preparo una freccia mentre Kelan afferra un coltello ed esce dalla coperta.  Quando li sentiamo allontanarsi decidiamo di uscire per non farci scoprire nel nostro nascondiglio. Pian piano ci portiamo verso il piccolo ruscello, sempre in allerta. Arrivati iniziamo a sciacquarci e a dissetarci per poi riprendere la camminata. Ad un certo punto sento un sibilo davanti a me e mi sposto appena in tempo per veder sfilare davanti a me un coltello. D’istinto scaglio la freccia nella direzione dell’arma e sento un piccolo gemito per poi veder cadere dall’albero il corpo della ragazza, inerme. Mi preparo con l’altra feccia in attesa che venga fuori il suo alleato. Ma cosa diavolo sta facendo Kelan, possibile che debba fare tutto io. Non faccio in tempo a girarmi per vedere che fine abbia fatto che il tributo del tre salta fuori da un cespuglio e cerca di buttarmi a terra. Io ancora prima di pensare scocco la freccia e lo colpisco in un occhio. Morto. E con questo siamo a tre, ho ucciso tre persone. Non potrò mai perdonarmelo. I cannoni suonano e noi dobbiamo filarcene da qua. Mi giro e trovo Kelan in una pozza di neve rossa. Il collo scoperto con dei puntini neri. Molto simili ai miei. Pian piano lo giro e noto un taglio poco profondo sull’occhio destro. Il coltello della ragazza dopo che io l’ho evitato deve aver preso lui che era esattamente dietro di me. Prendo l’acqua e inizio a lavare via il sangue. Non appena lui si riprende e apre l’occhio. Fatico a soffocare un urlo. Gli apro a forza anche l’altro e ci caccio un dito dentro. Riesco così a togliere un piccola pellicola sottile, marrone. Per poi guardarlo e tapparmi la bocca con le mani. I suoi occhi. Sono uno azzurro e l’altro verde. Esattamente come i miei. 







Buona sera a tutti :) Allora come state? Finito di mangiare? Io finalmente si ahah 
Eccoci arrivati al capitolo undici :3 alcuni misteri iniziano a svelarsi eh?! 
Domani penso di pubblicare due capitoli in uno per questione di comodità, ma devo ancora riflettere e vedere quanto viene lungo!
Fatemi sapere cosa ne pensate, qualche consiglio, insulto o quello che volete, insomma: recensite.
Ci tengo a ringraziare chi ha messo la mia storia tra le seguite e ricordate e per le recensioni:)
Un Bacio G.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** CAPITOLO DODICI / TREDICI ***




CAPITOLO DODICI

 
Ancora prima di pensare gli tiro un pugno sullo zigomo sinistro. Per poi alzarmi di scatto e aiutarlo a camminare fino al rifugio. Lo butto dentro, copro l’entrata e mi strappo un pezzo di stoffa che inumidisco e metto sul suo taglio. “ Ora spiegami tutto prima che io decida di non voler vincere e ucciderti qua sul posto” lo minaccio con un coltello in mano. Lui mi guarda e inizia “ Hai mai sentito parlare di Eterocromia?” io faccio di no con la testa “ È una cosa molto, ma molto rara. Comunque si sviluppa nei gemelli e più spesso negli animali. Un’antica leggenda narra che i gemelli quando sono ancora nel ventre materno, per consolidare il loro amore fraterno si tolgano un occhio e lo diano al fratello. Così quando nascono hanno un occhio diverso dall’altro.” Non voglio crederci.. vorrei fargli mille domande ma decido di non interromperlo. “ Sono arrivato nel distretto due quando avevo circa tre anni. Sono stato trovato da una ragazza di ventisei anni, molto ricca. Lei ha fatto credere a tutti che io fossi suo figlio. Non era molto conosciuta, viveva in disparte quindi nessuno ha mai fatto domande. Essendo ricca mi ha portato da molti dottori. Questi hanno constato quello che ti ho detto sul fenomeno dell’eterocromia e quindi che io avessi un gemello da qualche parte. Per non destare sospetti un dottore era disposto a fornirmi annualmente delle specie di lenti in grado di cambiare il colore dei miei occhi, in modo da non suscitare domande. Quando ho iniziato a fare sogni strani su una donna e una bambina con i miei stessi occhi che scappavano e mi lasciavano qui ho capito che mia, cioè nostra madre stesse cercando di salvarci. Solo che non avevo la minima idea di dove potessi essere tu. Fino al giorno della mietitura. Quando ti hanno inquadrata e ho visto i tuoi occhi. Tu ovviamente non potevi saperlo dato che io mascheravo il colore dei miei, ma io l’ho sempre saputo.” Io non lo sto più guardando, sto cercando di nascondere le lacrime. “ È morta. Nostra madre è morta quando era quasi arrivata al mio distretto. Mi ricordo solo che un secondo prima mi implorava di correre via, e dopo l’arrivo di un lupo bianco, qualcuno le ha sparato. E il suo ultimo grido l’ha dato a me, urlando ‘ Giolsidea scappa’. Non ho mai pensato di poter avere qualche fratello. Nessuno nel mio distretto sapeva cosa significassero gli occhi diversi. Io ho sempre creduto di essere un esperimento di Capitol City. Scusa se ho reagito male, ma ero terrorizzata. Credevo di aver avuto un’altra visione. Non volevo tirarti un pugno” lui mi guarda e mi sorride “ Non preoccuparti, dopo quello che è successo anche io avrei avuto paura. Ma devo dirti una cosa, che mi distrugge l’anima da quando ti ho visto alla televisione.” Io lo guardo per incoraggiarlo a parlare, i suoi occhi sono pieni di tristezza, come l’altra sera, dopo che gli avevo raccontato la mia storia. “ Mi dispiace che tu abbia passato la tua vita a lottare contro la morte e la fame, mentre io non ho fatto altro che prendere per il culo la gente che, come te, faceva fatica a restare viva. Non riesco ad accettare il fatto di aver passato tutta la mia vita sapendo della tua esistenza, a vivere nella ricchezza mentre te non avevi nessuno. Io ho avuto una persona che si è presa cura di me da subito, che ha fatto in modo che non venissi mai a conoscenza di quello che passava la gente negli altri distretti. Mentre te hai vissuto nei boschi da sola per metà della tua vita praticamente.” Non riesce ad andare avanti perché grosse lacrime gli scendono dagli occhi. Io senza riflettere lo abbraccio e vengo travolta dal suo odore familiare. E ora so come mai mi sembrava di averlo già sentito. È uguale al mio. Perché lui è mio fratello. Perché lui è il mio gemello. “ Non sono sempre stata sola sai, anzi non lo sono mai stata. Quando vivevo nei boschi avevo un branco di lupi che si prendeva cura di me.  So che potrebbe sembrarti strano. Però ci guardavamo le spalle a vicenda. Senza contare tutta la gente del Giacimento che si è presa cura di me.  Poi ho avuto Hymitch, Katniss e Peeta. Pian piano mi sono fatta una piccola famiglia. Non sono stata sola. Certo non avrò vissuto nella ricchezza come te. Ma ho imparato molte cose. Ho imparato a distinguere le cose necessarie da quelle superflue. Ho imparato ad affrontare tutte le ingiustizie che ci offre la vita, e a non lasciarmi abbattere. Te sei arrivato fin qui perché nel vostro distretto vi preparano a combattere nell’arena. Io invece ci sono arrivata facendo tutto da sola. Se fossi stata cresciuta nel distretto due o quattro. Non saprei cacciare, non saprei difendermi e non avrei il senso dell’onore che ho sviluppato negli ultimi dodici anni.” Siamo ancora abbracciati e piangiamo entrambi. Sia per quello che ho detto io sia per esserci trovati. E ora siamo ancora più determinati ad andarcene. Ne mancano ancora quattro. Dopodiché potremo tornare a casa, e riprendere la nostra vita. Insieme. Come una famiglia che non abbiamo mai avuto. Ci separiamo e ci sistemiamo per tenerci caldo a vicenda. Fuori ha ripreso a nevicare, e la temperatura continua a scendere. “ Raccontami qualcosa” mi chiede all’improvviso Kelan. Io lo guardo accigliata “ Qualcosa di che tipo scusa?” lui scoppia a ridere e tra una risata e l’altra ribatte “ Non ci vediamo da dodici anni e non sai cosa raccontarmi?” effettivamente può sembrare strano. “ Non so, il giorno in cui ti sei sentita forte.. o che ne so” continua a ridere, io ci penso un attimo, non saprei.  Non voglio dire qualcosa di illegale, tipo quando ho preso il primo cervo, oppure quando sono riuscita a tirare il primo pugno a un pacificatore in modo da fargli perdere la memoria. Lì si che mi sono sentita forte. Ma non potrei dirlo, finirei ulteriormente nei casini. “ Ok trovato. “ lui si mette comodo pronto per ascoltare la mia storia. “ Ero appena andata ad abitare da Haymitch, quindi avevo iniziato ad andare a scuola come tutti gli altri ragazzi. Avevo notato che mi fissavano tutti, ero quella nuova no. Non avevo amici ma mi sedevo sempre con un gruppo di ragazzi del Giacimento, io non parlavo loro non parlavano era perfetto. Un giorno un ragazzo dell’ultimo anno si sedette di fianco a me. Ero da sola, gli altri erano a lezione. Mi pare si chiamasse, Luis o Lucas non ricordo, un nome con la L sicuramente. Comunque si sedette vicino a me e mi chiese se mi andasse di insegnargli a riconoscere qualche pianta commestibile. Voleva istruire il suo fratello più piccolo che era appena entrato in età per essere mietuto. Non lo conoscevo ma avevo capito lontano un miglio che non era del Giacimento, profumava. Io gli dissi di si così ci demmo appuntamento a casa sua per quel pomeriggio. Nel tornare a casa vidi un sacco di ragazze guardarmi male, solo dopo capii perché, lui era considerato ‘ il più bel ragazzo del distretto’ “ dissi questa frase con il tono delle solite gallinelle no, avete capito, tipo Katy la figlia di SfiGale. Mi faccio scappare una risata e riprendo con il mio racconto “Arrivata a casa presi il libro di piante di Katniss e andai a casa sua. Parlammo di tutte le piante per due ore buone, anche se non penso abbia ascoltato una sola parola. Alla fine io mi alzai per andarmene ma lui insistette per farmi rimanere ancora un po’ per chiacchierare. Ci sedemmo sul divano e lo ascoltai parlare per non so quanto tempo, dei suoi allenamenti di lotta a scuola, di quanto fosse famoso per la sua bellezza eccetera. Quando non ce la feci più mi alzai e feci per andarmene ma lui mi prese per un polso e provò a tirarmi a se per baciarmi. Io gli tirai un pugno sul naso e glielo ruppi. Per poi scappare da casa sua” Kelan scoppia a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi. “ E ti senti forte per questo, hai rovinato tutti i suoi piani per portarti a letto, che cosa crudele” continua a ridere come un matto “ A dire la verità non mi sento forte per aver rovinato i suoi piani, ma per aver detto in giro a tutti gli altri ragazzi del Giacimento che il campione in carica di lotta libera era stato battuto da una ragazza alta un metro e sessantaquattro con un solo pugno ben piazzato. E anche per le facce che fecero le gallinelle quando scoprirono che il ragazzo più bello del distretto aveva provato a baciarmi o peggio mentre loro non se le filava di striscio. Divenni l’idolo dei ragazzi del Giacimento che lo odiavano, fecero pure una canzone su di me.” mi faccio scappare una piccola risata a ricordare la felicità sui loro volti. Kelan continua a ridere come un matto al punto che sono costretta a tappargli la bocca per farlo stare zitto. “ Nessun ragazzo ti avrà più avvicinato dopo quello che hai fatto a quel povero giovanotto!” no al contrario, un sacco di ragazzi del Giacimento continuavano a chiedermi di uscire. Ma io ho sempre rifiutato. Specialmente dopo aver incontrato Nick. Lui è stato l’unico ragazzo al quale io mi sia interessata fino ad ora. Beh, devo ammettere di provare qualcosa per Douglas, ma non so ancora cosa. In fondo lui è un capitolino. Anche se è diverso rispetto agli altri, non mi guarda come se fossi solo un tributo e una fonte di soldi. Mi considera una vera e propria persona con dei diritti. Kelan mi sta guardando serio, mi distolgo dai miei pensieri tristi e bui e gli chiedo come mai quello sguardo. Lui mi tappa la bocca con la mano per farmi stare zitta. Raccogliamo le armi e usciamo dal nostro nascondiglio. Non dobbiamo far sapere a nessuno della sua presenza, altrimenti non avremmo più dove nasconderci. Ci allontaniamo il più possibile fino a quando non siamo sicuri che se ne siano andati via del tutto. Ad allarmarci è un urlo e un colpo di cannone, iniziamo a correre per tornare nel nostro piccolo rifugio e rimanere allerta. Dopo un po’ guardo mio fratello, fa un po’ strano chiamarlocosì. Ci metterò un po’ ad abituarmici, specialmente ai suoi occhi come i miei. “ Cosa facciamo adesso? C’è solo una coppia da dover battere” lui si ferma un attimo a riflettere prima di guardarmi con gli occhi illuminati, ha avuto il lampo di genio “ Ok ho un piano, ma tu devi sistemare le parti tecniche per riuscire a farlo funzionare”. Mi metto comoda, so già che passerò la notte insonne.
 
CAPITOLO TREDICI
 
Devo ammettere che il piano di Kelan non è male e ha un senso. Sempre meglio che stare chiusi qui dentro ad aspettare il peggio. Così appena sorge l’alba, ci prepariamo a lasciare il nostro rifugio. E se tutto andrà bene, per sempre. Mi faccio aiutare a piazzare le trappole che abbiamo ideato insieme tutta notte e, prima di separarci ci salutiamo con un abbraccio. Non è un addio, è un piccolo patto silenzioso dove ci promettiamo di rivederci dopo, come concordato. Appena ci separiamo mi vengono in mente un sacco di cose che ancora non so di lui: se ha dei sensi sviluppati come i miei, se sa il perché dei puntini. Ma non ho tempo per rimuginarci sopra. Devo entrare in azione. Faccio ben attenzione a non rompere le trappole che abbiamo piazzato con estrema cura e precisione, calcolando tutti i possibili vari punti di arrivo degli altri tributi. Raggiungo l’albero che mi sono scelta e aspetto che il sole abbia raggiunto la massima altezza in cielo. Quando sono pronta mi arrampico sull’albero, mi nascondo bene e mi preparo con l’arco. Dopodiché caccio un urlo acuto. Le ghiandaie iniziano subito a riprodurlo. Come segnale di allarme.  Dopo un po’ sento in lontananza delle voci che dicono di seguire la direzione dell’urlo per trovarmi e uccidermi. Ascolto la loro corsa rumorosa fino a quando non sono abbastanza vicini da poterli vedere. Nessuno riuscirebbe a notarli, ma anche la mia vista è migliorata sempre di più da quando sono entrata nell’arena. Prendo un sasso dalla tasca e lo lancio contro l’albero davanti a me. Questo provoca un po’ di rumore e la fuga di qualche animale, attirando l’attenzione dei tributi. Sono Austin e il suo compagno, non ricordo il nome. Partono al mio presunto inseguimento venendo proprio nella mia direzione. Le trappole sono messe in modo che appena ne scatta una scattano tutte quindi ho un solo tentativo.  Arrivano abbastanza vicini alla prima. Un altro passo. Sono basse quindi le frecce che ci sono attaccate colpiranno le gambe non più sopra. So che è un azzardo usare le frecce ma se tutto va come previsto dovrei averne a sufficienza per altri due giorni. Sempre se alla Cornucopia non ce ne siano delle altre. Lancio un altro sassolino questa volta da dietro l’albero per non farmi notare. Partono di corsa facendo scattare tutte le trappole. Urlano dal dolore. Come speravo. Devo muovermi ad andare via da qua. Altrimenti Kelan si preoccuperà ci ho già messo troppo. Mentre sto scendendo lentamente e silenziosamente dal mio nascondiglio sento un colpo di cannone. Se tutto è andato come previsto dovrei sentire la nota di avviso da parte di mio fratello. Ma non sento nulla. Questo mi fa preoccupare. Inizio a correre. Gli altri sono ancora impegnati con la rete di trappole che ho ideato. Ci metteranno un po’ ad uscire da lì. Comincio a correre più veloce che posso. Quando arrivo al punto di incontro lui non c’è. Lo aspetto per un po’ fino a quando non mi decido ad andare al suo punto di attacco. Il piano era quello di distrarre la coppia favorita facendo in modo che si allontanassero dal tributo rimasto solo permettendo a Kelan di ucciderlo, dato che io non ci sarei mai riuscita, e a me di distrarre e ferire gli altri due. In questo io sono riuscita ma Kelan? Arrivo al suo punto di attacco e trovo il cadavere del ragazzo. Allora ci è riuscito. Ma dove cacchio è finito allora. Inizio a seguire le tracce fino a quando non sento un improvviso schioccare di rami che si rompono sotto il peso di qualcuno. Mi giro di scatto pronta a scoccare una freccia quando mi ritrovo davanti gli occhi come i miei. Faccio un sospiro di sollievo e lo abbraccio. “ Perché non hai fischiato? Ho sentito il cannone, sono andata al punto di ritrovo e tu non c’eri, sono venuta qua e tu non c’eri. Si può sapere dov’eri finito?” lui mi passa su e giù una mano sulla schiena “ Avevo visto un coniglio e ho pensato di seguirlo per prenderlo, solo che poi sono finito vicino alla sua tana e ne ho presi tre. Ho fischiato, ma probabilmente ero troppo lontano. Scusa non volevo farti preoccupare. Tu sei riuscita a prenderli?” mi stacco da lui e annuisco facendo un piccolo riassunto delle ferite che si sono presi quei due grazie alle mie trappole. Ci avviamo verso la Cornucopia come stabilito. Prima che gli altri due si riprendano. “ È incredibile pensare che mancano solo due tributi, e poi potremmo tornare a casa” riflette Kelan ad alta voce “ Dipende, bisogna vedere se gli strateghi vogliono farci tornare indietro. Mi sono appena ricordata, hai presente l uomo che ha fatto l’estrazione delle coppie l’altra sera?” lui annuisce curioso “ L’avevo visto il giorno della mia prima intervista con Ceasar. E mi aveva detto una cosa strana sui miei, cioè i nostri occhi. Sul fatto di averli già visti sedici anni fa. Strano non trovi?” Kelan sta per rispondere ma viene interrotto da un ringhio vicinissimo. Ci fermiamo di scatto e lentamente ci giriamo. Soffoco un urlo con la mano. È un lupo ibrido. Lo stesso che avevo visto io nelle mie visioni sotto l’effetto delle droghe. La mia peggiore paura. Essere un esperimento di Capitol City. Rimango immobile. Pietrificata dalla paura. Non provo neanche a prendere una freccia. Lo metterebbe in allarma e mi attaccherebbe in due secondi. Aspettiamo immobili e senza respirare. Ma poi nello sguardo della bestia succede qualcosa. Un tremolio. Non so di preciso cosa abbia visto ma come se per un attimo fosse stato spento e poi riacceso. Non ho troppo tempo per reagire perché il mostro parte all’attacco. Vengo salvata da Kelan che mi spinge di lato facendo in modo che l’ibrido non mi salti addosso. Quando cado e sbatto la testa su un sasso il mio istinto reagisce e mi permette di tirarmi su velocemente e scattare verso Kelan che ha già iniziato a correre verso la Cornucopia. Si arrampica facendo leva grazie alle braccia muscolose, per poi girarsi e aiutare me.  Sono quasi completamente su quando il mostro mi afferra una gamba con i suoi denti appuntiti e inizia a stringere sempre più forte per arrivare in profondità. Urlo dal dolore e inizio  a scalciare per liberarmi. Kelan afferra un coltello e lo lancia addosso all’ibrido che scappa velocemente ferito.  Non appena mi siedo sul tetto della struttura mi guardo la gamba. Il pantalone è completamente strappato e il morso mi prende tutto il polpaccio. Inizio ad urlare e a passare convulsamente le mani sulla ferita che non smette di sanguinare. “ Fermali, ti prego fermali.” Mi passo le mani sulla faccia e mi sdraio a pancia in su continuando ad agitarmi in preda alle convulsioni. Mi giro di scatto e vomito tutto quello che avevo nello stomaco. Kelan prova a tenermi bloccata, mi intrappola le mani e le gambe sotto al suo peso, ma io non ho più il controllo di me stessa “ Era avvelenato, sto diventando uno di loro, mi sto trasformando. Fermali ti prego” continuo ad urlare. Sento delle lacrime calde bagnarmi il viso. Mi prendo la testa fra le mani e mi rannicchio in mezzo al mio vomito, sangue e sudore. Un brutto scenario. Mi sta scoppiando qualcosa dentro. Sento un caldo bruciante scorrermi nelle vene. E tutto parte dalla gamba. L’unica soluzione è tagliarla lo so. Mi alzo e afferro un coltello. Faccio per porre fine alle mie sofferenze ma Kelan mi blocca il polso e fa volar via il mio coltello. Urlo disperata. Continuo ad agitarmi. Non capisco più dove sono. In una visione o sta capitando veramente. Potrei svegliarmi e sentire arrivare Haymitch. Mi tiro su di scatto e guardo la gamba. Le vene stanno diventando nere. Urlo più forte ma qualcosa di secco mi finisce in bocca soffocando il mio grido. Un pezzo di stocca penso. “ No Gio. Devi stare ferma altrimenti morirai dissanguata se continui a muoverti.” Sta succedendo. Tolgo il pezzo di stoffa e lo guardo negli occhi. “ Ti prego uccidimi. Preferisco morire che finire come uno di loro. Non voglio essere un ibrido hai capito? Uccidimi. Prendi un coltello e trafiggimi il cuore. Ti perdonerò” continuo a piangere e a muovermi. Mi sto trasformando in un ibrido. Alla fine vincono ancora loro no? Vincono sempre, nessuno di noi, nemmeno il più forte vince ufficialmente contro Capitol City. Katniss me lo diceva sempre. Quando io guardavo in televisione le vecchie edizioni e vedevo i vincitori esultare, tornare a casa ricchi e all’ingrasso. Vedere i loro figli salvi dai futuri Hunger Games. Vedere le loro mogli piangere dall’emozione. Io un giorno dissi che avrei voluto vincere per poter dare i soldi agli altri. Costruirmi una famiglia tutta mia e vivere in pace il resto della mia vita. Lei mi guardò terrorizzata e mi tirò una sberla. Non voleva farmi male. Mi disse che nessuno vince mai veramente. La famiglia te la progettano loro. Ti dicono loro chi sposare, quanti figli avere e tutto il resto. Ma adesso so che non fanno solo quello. Ti guardano far finta di essere felice come non mai mentre tutte le notti lotti contro le terribili visioni che ti assalgono, i ricordi di quello che è successo. Chi vince non fa altro che fingere. Continuo ad agitarmi. Il dolore è insopportabile. Il veleno si espande. Quando tiro su le mani e le guardo vedo delle venature nere e grigie. Il veleno ha quasi completato il suo giro. Tra poco sarò un mostro a tutti gli effetti. Kelan non sa più come tenermi ferma. Fino a quando non lo sento allontanarsi per poi tornare con in mano un coltello. Lo solleva e me lo pianta nel cuore. Pian piano sento venir meno le forze. Gli occhi si fanno pesanti e anche il dolore sparisce. Fino a quando non sento più niente. Lotto per tenere gli occhi ancorati alla vita ma la spossatezza ha il sopravvento. Li chiudo e non vedo altro che il buio più scuro che abbia mai visto. Grazie. È l’ultima cosa che penso prima di scomparire nel buoi più totale.






Ciao a tutti :3
alla fine ho unito due capitoli! Per il semplice fatto che il capitolo dodici mi sembrava un pò noioso e insignificante, di passaggio, quindi ho pensato di unirlo al tredici per far succedere qualcosa :)
Ringrazio per le recensioni, grazie milleeee e per chi continua a seguirmi:) Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando!
Colgo l'occasione per augurarvi buon Anno, dato che domani non riuscirò ad aggiornare :) 
Un Bacione G.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** CAPITOLO QUATTORDICI ***






CAPITOLO QUATTORDICI




 
Freddo. Sento solo questo. Non ho più il controllo dei miei sensi. Non sento il sangue pulsare. Non sento i muscoli tendersi sotto un mio ordine. Non sento più il mio corpo. Sono intrappolata dentro qualcosa che non capisco. Ad un tratto vedo una luce forte abbagliarmi. E improvvisamente la scena cambia. Sono in un prato surreale. È tutto troppo colorato e abbagliante. Vedo un lupo bianco venire incontro a me, anche se non so come faccia a vedermi dato che nemmeno io mi vedo. Si siede e mi fissa. “ Era tanto che ti aspettavo sai?” mi dice improvvisamente, se avessi un cuore penso che sarebbe schizzato fuori dal petto. “ Tu, parli la mia lingua?” lui fa un piccolo sbuffo che assomiglia a una risata “ No Giolsidea, sei tu che parli la mia, e di conseguenza mi capisci. Sono sedici anni che ti aspetto.” Sono molto confusa devo ammetterlo. “ Quindi, io sono morta giusto?” altra risatina. “ Oh no che non sei morta. Sei in stato di incoscienza, diciamo che sei in coma. Tu non puoi morire. Devi fare ancora molte cose. Tu  e tuo fratello siete stati creati per qualcosa di molto più grande che vincere gli Hunger Games. Vostra madre lo sapeva, per questo è scappata e vi ha separati. Doveva proteggervi e il miglior modo che aveva era quello di lasciarvi in due distretti diversi e un giorno farvi rincontrare. Ma le cose andarono diversamente. Ancora una volta Capitol City ebbe la meglio rovinando i piani. Così lasciammo il destino in mano alle vostre vite. E fortunatamente vi siete incontrati.”   “ Si ma, da chi scappava nostra madre, perché dovevamo rincontrarci, quel è il nostro destino?” lo interrompo io sovrastandolo di domande. “ Non tocca a me dirtelo, dovete compierlo da soli. E per farlo devi tornare indietro e vincere gli Hunger Games. Dopo capirete, restate insieme. È tutto quello che posso dirti” piano si avvicina e posa il muso sulla mia possibile fronte, dato che non lo sento. Pian piano tutto sfuma e ritorna ad essere nero. All’improvviso respiro e mi tiro su di scatto sbarrando gli occhi. Sono di nuovo nel mio corpo. Nell’arena. Ancora sopra la Cornucopia. E Kelan mi tiene la mano. “ Sei viva grazie al cielo. Credevo di averti ammazzata.” Mi abbraccia. Io lo separo e mi porto una mano al cuore. Non c’è nessuna ferita, e la gamba è quasi guarita. “ Cosa è successo?” chiedo confusa. “ Quando sei stata morsa, hai iniziato ad avere le allucinazioni. Pensavi di diventare come loro, che il veleno si stesse diffondendo nel corpo. In realtà era un morso normalissimo. Non riuscivo più a tenerti ferma e ti stavi dissanguando. In due ore non avevo combinato nulla e te non la smettevi di urlare. Quando credevo di non farcela è arrivato un Paracadute. Sono andato ad aprirlo e ho trovato una siringa, diceva di piantartela nel cuore. Così sono tornato e l’ho fatto. Non so cosa tu abbia visto. Ma la faccia che hai fatto era di puro terrore. Pian piano ti sei calmata e ti sei addormentata. Sono entrato nella Cornucopia e ho preso tutte le medicine che sono riuscito a trovare e ti ho curato la gamba.” Ascolto senza dire una parola. “ Un coltello. Ecco cosa ho visto quando sei tornato con la siringa. Ho creduto mi avessi ucciso.” Decido di non raccontargli del sogno sul lupo. Non adesso che ci sono mille telecamere e microfoni puntati su di noi. “ Quanti ne mancano?” lui abbassa lo sguardo sul mio arco. “ Uno. Il ragazzo del tuo distretto. L'altro deve essere morto a causa delle trappole.” Mi tiro su e mangio quello che Kelan mi offre. “ Torneranno. Gli ibridi intendo. Quello era solo un assaggio. E ormai siamo in tre e solo noi due possiamo vincere. Torneranno e noi non siamo pronti. Siamo sfiniti, feriti e affamati. Anche se Austin dovesse morire per mano loro poi noi dovremmo sopravvivere per 48 ore. È così che funziona. E in quelle ore può succedere di tutto. Io ho poche frecce e tu pochi coltelli, non ce la faremmo mai.” Così decidiamo di andare a caccia nei paraggi e prendere tutto quello che riusciamo. Otteniamo otto conigli che cuciniamo subito. Prendiamo sei bottiglie di acqua che riempiamo al torrente e io inizio a fabbricare delle frecce. Non sono come quelle che faccio a casa ma possono sempre uccidere qualcuno. Dentro la Cornucopia troviamo altre armi. Decidiamo di portare tutto su e aspettare. Dopo varie ore sentiamo un urlo. Ci prepariamo all’attacco. Vediamo arrivare Austin di corsa e ferito. Fermo Kelan già pronto ad attaccare. Lo lascio salire sulla Cornucopia. Quando ci vede si ferma. “ Stanno tornando.” Dice soltanto. Prima di tirare fuori un coltello e venire contro di noi. “ No. Austin aspetta. Questo non sei tu. Io ti conosco e non sei così. Il ragazzino del distretto dodici, che lotta per sopravvivere non è così. Quel ragazzino che è rimasto aggrappato a me tutto il viaggio pregandomi di farlo tornare a casa non sei tu. Non farti cambiare. Loro vogliono fare di te un fantoccio nelle loro mani. Se proprio vuoi uccidermi. Voglio almeno che lo faccia qualcuno con il controllo della sua mente. Non voglio che lo facciano loro. Mi hanno già tolto abbastanza.” Butto a terra il mio arco e alzo le mani in segno di resa. Kelan non ci crede, è preoccupato. Non ci faccio caso. Guardo negli occhi Austin e continuo. “ Ho conosciuto tuo padre. Mi ha aiutata molto quando ero piccola. Mi raccontava di te e tuo fratello, di quanto vi volesse bene. Mi diceva sempre che avrebbe fatto di tutto pur di non vederti soffrire. Ma adesso sei tu a farlo soffrire, non ti basta fargli male finendo qua dentro, vuoi anche che lui ti veda come un assassino? Non fargli questo Austin. Non a lui.” Ora anche lui mi guarda dritto negli occhi, sono velati da uno strato di lacrime. “ Cosa mi sta succedendo?” mi chiede con la voce strozzata “ Come hanno fatto a ridurmi così?” mi avvicino a lui ma questo indietreggia. “ No non avvicinarti, sono diventato un mostro. Ho ucciso delle persone innocenti, sono un assassino. Ho riso in faccia alla morte di ragazzi innocenti.” È confuso. “ No Austin ascoltami, non è colpa tua, tu non ci potevi fare niente. Ascoltami.”lui si allontana ancora di più. “ No Gio. Hai ragione te, non posso tornare indietro ormai, quel che ho fatto è orribile, e non potrei mai perdonarmi. Ma tu hai ancora la possibilità di vivere. Io non ce la farei, non dopo quello che ho fatto. Fallo per tutti e due, fallo per mio padre.” So cosa vuole fare, scatto in avanti per fermarlo, ma ormai è troppo tardi. Si è già piantato il coltello nel petto. Riesco a prenderlo prima che cada a terra. Gli tolgo il coltello e cerco di fermare l’emorragia. Lui delicatamente mi prende la mano e la stringe “ Grazie. Almeno posso morire in pace, e con la consapevolezza di essere tornato ad essere me stesso. Grazie, saluta mio padre, e fagli forza. Digli che a me va bene così e che sarò felice. È merito tuo Gio. Mi hai fatto tornare me stesso. Grazie!” ed è così che se ne va, con il sorriso sulle labbra piccole e rosse. Io abbraccio il suo corpo e urlo con tutto il fiato che ho. Finalmente posso buttare fuori tutto quello che cerco di tenere dentro da una vita intera. Non è giusto. Sento le braccia di Kelan provare ad allontanarmi ma io lo spingo via e rimango aggrappata al piccolo corpo di Austin, senza vita, e prima che me ne renda conto riprendo ad urlare “ È questo quello che volete non è vero? Aveva solo dodici anni. Dodici fottuti anni, e l’avete costretto ad uccidere e alla fine ad uccidersi. Era un bambino. Era solo un bambino cazzo!” continuo ad urlare e sputare insulti fino a quando non mi fa male la gola e Kelan mi tappa la bocca con la mano. Nonostante tutto io rimango ancorata al corpo del piccolo Austin. Così gracile e magro, così piccolo e indifeso, così giovane. Devono finire. Devono finire una volta per tutte. Arriva l’Hovercraft pronto a prendere il corpo del piccolo. Quando scende il braccio meccanico io lo stringo più forte a me. E riprendo ad urlare. “ No, non avete il diritto di prenderlo, appartiene alla sua famiglia non a voi. Riportatelo ai suoi genitori.” Kelan alla fine mi trascina via a forza mentre io lotto per andare a riprenderlo. Lui mi stringe forte e mi prega di stare zitta, di non peggiorare ulteriormente la situazione, ricordandomi che non abbiamo ancora vinto.  Quando l’hovercraft sparisce nel cielo mi siedo e mi perdo con la mente e lo sguardo verso la foresta. Non so di preciso quanto rimango ferma lì, seduta e senza pensare a nulla di preciso. Seguo gli ordini di Kelan, che mi dice di mangiare, bere, dormire, fare pipì eccetera. Per il resto non faccio altro che guardare il bosco e pregare di tornare a casa il prima possibile.
Sento solo il ringhio feroce di tante bestie intorno a noi, gli urli di mio fratello che mi chiama e mi dice di muovermi. Fino a quando non viene davanti a me mi solleva di peso e mi urla in faccia “ Gio, devi reagire hai capito? Devi farlo per lui, per Austin, non fare in modo che sia morto invano. L’ha fatto per permetterti di tornare a casa. Reagisci cazzo. Non dargli anche questa soddisfazione, non a loro.”  So cosa intende, non dare la soddisfazione a Capitol City di distruggermi completamente. Mi tiro su di scatto afferro l’arco e inizio ad abbattere tutti gli ibridi che riesco. Sono davvero tanti. Improvvisamente la Cornucopia inizia a tremare, e a scendere sempre di più, fino ad essere quasi al livello della terra. non riusciamo più a tenere gli ibridi lontani, sono troppi. Io ho finito le frecce e Kelan i coltelli. Ci accucciamo per terra contro la parte e ci abbracciamo forti. Sembra stupido che dopo tutto quello che abbiamo affrontato verremo uccisi dalla nostra paura più grande. Sono pronta. È già successo che gli strateghi non abbiano fatto vincere nessuno. Non sarebbe la prima volta. Devo averli fatti arrabbiare per quello che ho urlato dopo la morte di Austin. Ma le penso tutte. Le cose che ho detto le penso una dopo l’altra. Improvvisamente sento un ululato. Alzo lo sguardo e vedo il branco di lupi del cucciolo che avevo trovato. A capo di questi c’è un lupo bianco affiancato dalla lupa, mamma del piccolo. Partono all’attacco. Gli ibridi si staccano da noi per difendersi. Anche io mi alzo e corro dentro la cornucopia, per quel che ne rimane. All’improvviso vedo arrivare un piccolo paracadute. Appeso c’è un arco e una faretra piena di frecce. Lo afferro e mi arrampico per quel poco che ne rimane sulla struttura. Inizio a scagliare frecce a destra e a sinistra. Ogni volta che vedo un lupo in difficoltà una mia freccia colpisce l’ibrido e lo atterra. Quando finisco le frecce mancano due ibridi che vengono abbattuti dal branco. Torno di fianco a Kelan e vediamo arrivare il gruppo di lupi. Io mi inchino e faccio fare lo stesso a mio fratello. Loro ci guardano e fanno lo stesso. Mancano circa sei ore prima che finiscano gli Hunger Games. Ci sediamo sempre con le spalle appoggiate alla Cornucopia. Il branco si dispone tutto davanti a noi. Seduto, pronto a scattare in caso di pericolo. Kelan è ancora stupefatto. “ Come è possibile?” mi domanda curioso. Io lo guardo e rispondo sorridendo “ Sii gentile con la natura e lei sarà gentile con te, è quello che mi ha detto nostra madre poco prima di andarsene. I lupi sono animali fedeli. Io sono stata gentile con loro, gli ho riportato il cucciolo e loro mi hanno ripagata salvandomi la vita, così come io ho fatto con il piccolo. E poi credo di stargli simpatica. Sentiranno l’odore di Ame. E anche tu sei ok per loro.” Lui mi abbraccia e rimaniamo così fino a quando un colpo di cannone annuncia la fine dei Giochi. I lupi si alzano e se ne vanno. La lupa viene da me e si inchina prima di leccarmi la guancia. Io le accarezzo il muso e mi inchino a mia volta. Sussurrandole all’orecchio “ Vi verrò a riprendere, e vi farò uscire da qui. A costo di uccidere tutti” lei si allontana e poco prima di scomparire nei boschi lancia un ululato verso di me. Io e Kelan ci allontaniamo dalla struttura fino a quando non sentiamo una voce maschile “ Signori e Signore, sono lieto di presentarvi i vincitori di questa edizione. Kelan e Giolsidea” compare un Hovercraft nel cielo che con un braccio robotico ci tira su. Noi non ci separiamo per un momento. Fino a quando un dottore arriva e senza preavviso ci inietta con una siringa un liquido strano. Io urlo e Kelan fa lo stesso. Proviamo a lottare ma loro ci separano e ci portano in due stanze diverse. Fino a quando non perdo i sensi del tutto.
 
 
 
 




Ciao a tutti e Buon Annooo :3
Spero possiate perdonarmi per il ritardo ma ho avuto bisogno di riprendermi dopo Capodanno ahah
Ringrazio per le recensioni e per chi mi segue, state crescendo sempre di più che bello **
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, accetto ogni tipo di commento :)
Al prossimo capitolo un Bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** CAPITOLO QUINDICI ***





 
CAPITOLO QUINDICI


 
Mi sveglio improvvisamente perché sento qualcosa di freddo afferrarmi il braccio. Urlo pronta a sferrare un gancio sinistro. Vengo fermata da un uomo  con il camice bianco “ Fossi in te non lo farei. A meno che non voglia finire senza la mano sinistra.” Pian piano mi riprendo e mi sdraio. Il resto della giornata è un susseguirsi di medici e dottori che mi visitano, mi danno medicine da prendere, mi tolgono spine eccetera. Io non faccio altro che chiedere di Kelan e le uniche risposte che ottengo sono dei piccoli accetti al fatto che è tutto ok. Allora perché non me lo fanno vedere. Dopo quelli che penso essere due giorni vengo portata nella mia vecchia camera dove ad accogliermi trovo una Eris in lacrime che inizia subito a strangolarmi e a dirmi di essere stata sempre in pensiero per me, e di quanto sia felice di rivedermi viva. Mi fa un piccolo discorso su quello che devo fare, cena con il presidente, intervista con Ceasar dove rivedremo il filmato dei giochi, cena con lo staff mio e di Kelan e alla fine torneremo nel distretto, io nel mio e lui nel suo fino a quando non avremo deciso cosa fare e dove vivere.  Mi lascio lavare e preparare senza fare domande. Voglio solo tornare a casa mia. Il vestito è semplice, grigio e con qualche sfumatura. Sopra mi fa indossare un piccola giacca morbida. Aspetto fino a quando non arriva James a prendermi e accompagnarmi lungo una serie di corridoi fino ad arrivare davanti a un portone dorato e mi dice di aspettare Kelan ed entrare insieme a lui. Appena lo vedo gli corro incontro e lo abbraccio. Sussurrandogli di non lasciarmi mai più in mezzo a loro. Salutiamo il suo ‘ mentore’ ed entriamo nella sala ancora mano nella mano. Veniamo accolti da un senza voce. So chi sono, me lo aveva spiegato Peeta un po’ di mesi fa. Ci portano in una sala con un soffitto molto alto e decorato con vari dipinti. In mezzo alla sala c’è un tavolo molto lungo apparecchiato per tre. Sono persa nell’ammirare la bellezza di questa sala da non accorgermi dell’arrivo del presidente. Vengo riportata alla realtà da Kelan che mi tira il braccio per farmi notare un signore sui cinquanta, vestito molto bene. Mi presento ma lui non dice il suo nome, si presenta solo come il ‘ Presidente’ e io non faccio domande. Ci accomodiamo a tavola. Parliamo del più e del meno, di quello che facciamo nei nostri distretti, della vita che abbiamo avuto prima dei giochi e infine parliamo anche di questi. Dopo un po’ che abbiamo finito il dolce guardo dall’altra parte del tavolo Kelan pregandolo con gli occhi. Lui molto cautamente ringrazia per la cena e fa per alzarsi. Ma il presidente continua a parlare “ Sapete, non sono affatto soddisfatto di questi giochi. Primo perché ci sono stati due vincitori, e secondo perché siete gli unici a non essere cambiati. Quando gli altri venivano sopraffatti dai veleni e cose varie, era più facile controllarli. Mentre voi siete rimasti come prima. E questo non va affatto bene. Immagino vi ricordiate che se doveste dire qualcosa verrete uccisi. Ma se questo non dovesse spaventarvi, sappiate che farò di tutto pur di farvi star zitti.” Io lo interrompo “ Allora perché non ci uccide, gli semplificherebbe la vita no?” lui ride e Kelan mi guarda strabuzzando gli occhi. “ Darebbe troppo nell’occhio. Siete i più famosi di tutta Panem. I due gemelli che si sono trovati nell’arena della morte. E questo non va bene. Non ho intenzione di essere sopraffatto da dei mocciosi come voi, come è già successo al mio predecessore Snow. Forte i tuoi amici se ne ricordano” Risponde rivolgendosi a me.  Sta parlando di Katniss e Peeta. E di tutti quelli della vecchia rivolta. “ I distretti sono rimasti ammirati dalla vostra storia, specialmente dalla ‘ Bambina del Giacimento’, si sono arrabbiati. Hanno iniziato a vedere in faccia la realtà. Ci vedono come una minaccia. Iniziano a parlare tra di loro, dei tempi di pace e della seconda rivolta. Ma noi non volgiamo una terza rivolta vero? Sapete voi per primi quanti morti ci sono stati sommando quelli del distretto tredici e quelli della guerra. Più tutti quelli di quando abbiamo ripreso il comando. È meglio così fidatevi. I ricchi sono molto più bravi di voi nel comandare” Io mi metto a ridere. “ O si, questo si è visto. Prendete ventiquattro ragazzi e li mettete ad uccidersi, ma come se questo non bastasse gli sputtanate il cervello, facendoli diventare degli zombie che comandate a bacchetta. O si, siete proprio bravi a comandare” detto questo mi alzo e me ne vado a grandi passi seguita da Kelan. Lui quando mi raggiunge mi afferra per il braccio. “ Gio non devi dire quelle cose. Ce la farà pagare, e se già prima era arrabbiato ora lo è il doppio. O peggio. È anche spaventato. Devi aver avuto uno strano effetto su tutti gli altri distretti. Devono aver colto l’occasione per un’altra rivolta. Ce la faranno pagare per questo, faranno di tutto per evitare una terza rivolta.” Io scuoto la testa “ Tu non sai cosa succede negli altri distretti. Hai vissuto nella ricchezza per tutta la tua vita. Io no, io ho visto gente morire di fame in mezzo alla strada, ho visto ragazze della mia età vendere il proprio corpo per ottenere dei soldi e poter portare da mangiare ai fratelli. Ho visto pacificatori uccidere a sangue freddo chiunque provasse ad avere più cibo. Se tu non vuoi stare dalla mia parte non mi interessa. So soltanto che io voglio farla pagare a tutti loro. Per quello che hanno fatto a me, alla mia gente e a tutti i ragazzi che sono morti dentro un’arena come la nostra. E sono disposta a dare la mia vita pur di riuscirci. La nostra non sarà mai una vita felice. Non vinceremo mai del tutto, loro torneranno tutti gli anni per vederci fingere di avere una vita felice e ricca. Io non sono così. Pensavano di sbarazzarsi di me là dentro e non ci sono riusciti e ora ne pagheranno i conti.” Con uno strattone libero la mano che ancora mi tiene e mi avvio verso la mia camera, una volta arrivata chiamo Eris e gli chiedo se posso andare in una palestra. Lei mi accompagna in una piccola stanzetta con qualche manichino e niente armi. Hanno paura che possa provare ad uccidere qualcuno. Mi lego i capelli in una coda alta e inizio a sfogare tutta la mia rabbia contro un finto uomo di plastica. Sono costretta a cambiare tre volte il mio presunto avversario, perché dopo un po’ li distruggo e cadono a terra in mille pezzi. Quando sento un rumore dietro di me mi giro e colpisco in pieno viso Douglas. “ Cazzo scusa” mi affretto a dargli una mano a rialzarsi mentre lui si massaggia la mascella “ Devo ricordarmi di non arrivarti alle spalle, è già la seconda volta che mi atterri.” Scherza lui. Io sorrido e mi scuso ancora. “ Sai, ogni tanto facevo sogni erotici su una ragazza molto sexy che mi prendeva a pugni con un vestito elegante e scalza” scherza lui indicando il mio vestito e le mie scarpe con il tacco lasciate in un angolo. Effettivamente avrei potuto cambiarmi. “ Grazie, per aver mantenuto la promessa e avermi fatta tornare a casa!” lui mi abbraccia “ Mantengo sempre le mie promesse.  Allora vuoi un compagno di allenamenti? Sai è più difficile rompermi il mille pezzi, in confronto al manichino? Tanto mi sono appena ripreso dalle botte che mi hai dato prima di entrare nell’arena.” Io rido piano. Mi stacco lentamente e paro un suo calcio mirato alla pancia. Continuiamo così per un bel po’. Fino a quando non siamo entrambi sfiniti e grondanti di sudore. Quando tutti i muscoli pulsano ci sdraiamo a terra su un materasso e guardiamo il soffitto. “ Cosa succederà adesso?” chiedo io dopo un po’ “ Cosa succede quando un tributo vince? Quante volte dovrò venire qua?” lui sospira. “ Due l’anno. Una prima degli Hunger Games, per rivivere i precedenti Giochi, insieme agli altri vincitori. E l’altra dopo, per accogliere nel ‘ Club’ dei vincitori i tributi. Queste sono le visite obbligatorie. A volte capita che il presidente voglia più spesso i vincitori a Capitol City” . “ E tu cosa farai?” lui si volta per guardarmi negli occhi “ Aspetterò i prossimi Giochi della Fame per allenare un altro tributo. Per vederlo soffrire e forse morire.” So bene quanto odia questo lavoro. Appoggio la testa sul suo petto, lui inizia a giocare con i miei capelli. Ad un tratto si alza dicendo di volermi accompagnare in camera. Quando arriviamo mi giro e gli chiedo “ Ti arrabbieresti se ti chiedessi di restare fino a quando non mi addormento?” lui scuote la testa ed entra. Io vado a farmi una doccia e quando esco lui è seduto sul letto a guardare fuori dalla vetrata. “ Ti spiace se mi faccio una doccia anche io? Non vorrei stenderti con la mia puzza?” io rido e lo faccio passare. Mi metto una piccola tuta come pigiama e mi asciugo i capelli per poi legarli in una comoda treccia. Douglas esce poco dopo con addosso solo dei pantaloni che aveva in borsa. “ Non ho la maglietta pulita. E non mi va di mettere quella di prima” io annuisco e distolgo lo sguardo per smascherare il mio rossore. Mi metto a letto e aspetto che lui si metta comodo prima di appoggiare la testa sul suo petto caldo. Lui con una mano mi accarezza la schiena. “ Vorrei venire a trovarti qualche volta. Nel tuo distretto” dice sussurrando. “ Non ti piacerebbe. Puzza e c’è polvere ovunque. E la gente che conosco io non va d’amore d’accordo con le persone di Capitol City.” Lui mi accarezza una guancia, delicatamente, come se avesse paura di farmi male. “ Un po’ come te allora!” ride piano. “ Douglas, sei stato tu a mandarmi il paracadute con l’arco?” chiedo alla fine, non sono riuscita a trattenere la curiosità. “ Si. Ho dovuto farlo di nascosto però. Il presidente non vuole che si aiutino i tributi alla fine. Ma ho parlato con mio padre, il quale ha fatto una generosa offerta permettendomi di mandarti l’arco e la faretra.” Io annuisco. “ E la medicina a Kelan? Quella di quando ero sotto l’effetto delle allucinazioni” scuote la testa. “Non lo so. È arrivata una donazione anonima chiedendo di mandarvi quel determinato calmante. Non abbiamo idea di chi sia. Pensano siano state più persone a mettere insieme i soldi. Deve essere costata veramente tanto. Considerando che stavi per morire.” Mi fermo a riflettere su chi possa essere quel pazzo, o quei, a far uso di tutte le proprie risorse per permettermi di sopravvivere. Ritorno alla realtà quando sento il mio ex allenatore che pian piano mi alza il mento fino a quando le mie labbranon si incontrano con le sue. Ci baciamo timidamente. Io mi perdo nel suo profumo di erba e muschio, nei suoi occhi così verdi. Lentamente i baci si fanno più lunghi. Cerchiamo entrambi il contatto della pelle calda e viva dell’altro. Lui si stacca dolcemente e mi chiede se l’ho già fatto, io annuisco piano. Non fa domande e continua a baciarmi. Non so di preciso quanto andammo avanti, so solo che la mia mente rimase vuota. Non pensai agli Hunger Games, alle morti che avevo visto e provocato. Non pensai alla vita che mia aspetta, se veramente si può chiamare così, alla preoccupazione che ho suscitato nel Presidente. Ai rischi che sto correndo tuttora. Non pensai proprio a niente. E alla fine mi addormentai sfinita appoggiata a lui. Mentre ancora mi accarezza dolcemente i capelli. 




Ciao a tuttii :3
Purtroppo sono quasi finite le vacanze :( E mi sono appena resa conto che tra una settimana esatta ho l'esame teorico della patente!
*Si rotola disperata strappandosi i capelli* e infatti vi chiedo scusa in anticipo se non pubblicherò frequentemente. Maa devo iniziare seriamente a prepararmi ahah Cercherò ugualmente di scrivere e aggiornare. Se grazie ad un intervento divino del possente Zeus dovessi riuscire a passarlo inizierò a scrivere tutti i giorni a costo di non dormire per recuperare e farmi perdonare. * incrociate le dita per me e il mio cervello* 
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio per le recensioni. Un bacio G.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** CAPITOLO SEDICI ***




 
CAPITOLO SEDICI



 
Vengo svegliata da Douglas che molto lentamente esce dal letto e inizia a vestirsi. Ma nonostante tutto tengo gli occhi chiusi e il respiro controllato. Non voglio che si accorga che sono sveglia. Dopo un po’ sento le sue labbra morbide posarsi sulla mia fronte e sussurrarmi un dolce “ Buon Giorno” come ha fatto ad accorgersene. Apro piano gli occhi e lo guardo uscire dalla mia stanza con in mano la sua borsa con dentro la roba di ieri sera. Rimango a letto tutta la mattina, senza mai alzarmi o uscire. A riflettere su quello che ho fatto, e a come abbia peggiorato la situazione. Io che provo dei sentimenti per un Capitolino, impossibile. Vengo letteralmente buttata giù dal letto dalla mia fantastica, e un po’ pazza, stilista. Che inizia subito a blaterare su cosa mi aspetta stasera, su come vuole che io appaia, sui miei capelli tutti scompigliati. “ Ma che hai fatto, hai domato un toro stanotte?” scherza agitandoli. Io sento le guance farsi calde e tingersi di rosso così mi affretto a cambiare argomento, drasticamente imbarazzata. Mi prepara con le sue agili mani che fanno miracoli, riuscendomi a trasformare in una ragazza bella, femminile e con un’aria dolce e aggraziata. È vero che il trucco fa miracoli. Mi allaccia delle scarpe con dei trampoli alti quanto una mia spanna. Ok che sono bassa e Kelan è molto più alto di me, ma così mi sembra esagerato. Lei mi guarda orgogliosa e mi chiede di farle una piccola passerella. Io molto ‘elefanticamente’ cammino avanti e indietro rischiando di cadere ogni due passi. “ Io lo so che tu stai provando ad uccidermi. L’ho sempre saputo.” La guardo io socchiudendo gli occhi per lanciarle uno sguardo truce. Lei scoppia a ridere e mi abbraccia. Mi accompagna poco prima delle otto dietro le quinte del palco. “ Suggerimento dell’ultimo minuto?” le chiedo io in preda all’ansia. “ Cerca di non essere te stessa.” Incoraggiante. Ma so cosa intende. Devo apparire fiera e orgogliosa. Grata agli strateghi. Follemente felice di aver trovato il mio amato fratello gemello. Arriva un uomo che mi aiuta a fare le scale e mi dice di aspettare fino al fischio che mia avvisa di essere in onda. Con gli occhi guardo il palco e noto un enorme schermo e una folla incredibile. Devono esserci tutti gli abitanti di Capitol City qua dentro. Ecco il fischio. Sorriso finto stampato in faccia e via. Inizio la mia camminata infernale. Tutto va per il meglio, fino a quando un faro non mi illumina e mille urla si alzano dalle tribune. Ancora pochi passi avanti. Metto male il piede e se non fosse per un braccio forte pronto ad afferrarmi per la vita sarei rovinata a terra a gambe all’aria. Alzo lo sguardo e incontro gli occhi così uguali ai miei di Kelan. Lo ringrazio e ci abbracciamo. Nessuno dei due ha dimenticato quello che ci siamo detti ieri sera ma siamo in diretta. Dobbiamo apparire due fratelli che sono davvero tanto felici di stare insieme.  Cesar ci saluta e ci dice di accomodarci su un piccolo divanetto. “ Allora, eccovi qui. I due gemelli più famosi di tutta Panem. Devo ammettere di essermi emozionato tantissimo, non la smettevo di piangere. Ho sempre tifato per uno dei due e quando siete finiti in coppia insieme ho esultato e festeggiato tutta la notte.” Scherza con noi. Ovviamente ridiamo a tutte le sue battute e proviamo a farne delle altre. “ Allora Giolsidea. Devo ammettere che la storia dei lupi, è stata molto emozionante per ognuno di noi. Loro che vengono a salvarti e ti proteggono per ore. Davvero molto elettrizzante. Nessuno di noi se lo sarebbe mai aspettato. Raccontaci” o merda! “ Oh, beh, insomma.. ecco, si diciamo che hanno ricambiato il favore. Così come era successo tra me e Kelan. Quando io lo avevo salvato dal coltello della ragazza e lui poi dalla disidratazione. Anche se penso che l’abbia fatto perché aveva già capito di essere mio fratello. Ma il principio è lo stesso. Io ho salvato il cucciolo e l’ho riportato al suo branco. E loro per ricambiarmi hanno salvato me, noi” dico prendendo la mano di Kelan e stringendola. Dal pubblico si alzano dei sospiri. “ Bene, molto bene. E ora come tutti gli anni, vedremo insieme a voi il filmato dei vostri giochi. Quest’anno dura ben tre ore e mezza. Wau!” ci sistemiamo comodi. L’inno di Panem e che la tortura abbia inizio. Parte con i filmati delle nostre mietiture. Alla scena di Haymitch sento Kelan stringermi la mano. Io distolgo lo sguardo. Il bagno di sangue dura una vita. Riprendono me e mio fratello che scappiamo a gambe levate. Siamo i primi ad arrivare e i primi ad andarcene, praticamente non ci si vede neanche. Ma le scene delle uccisioni sono qualcosa da voltastomaco. Ma non è tanto quello che vedo a sconcertarmi, quanto la reazione del pubblico. Ridono, richiamano l’attenzione del vicino per indicargli una faccia ‘ buffa ‘ o che so io. Per tutto il resto del filmato mi concentro solo su di loro. Sui loro volti, sulle loro espressioni. Vedo bambini ridere, scherzare e fare facce disgustate nel vedere le viscere di un bambino di tredici anni. Li vedo commuoversi quando scopro che Kelan è mio fratello, li vedo trattenere il respiro all’arrivo dell’ibrido e delle mie allucinazioni. Li vedo distogliere lo sguardo quando io urlo contro l’Hovercraft aggrappata al corpo inerme di Austin. E alla fine applaudono quando annunciano che noi siamo i vincitori. Ed è lì che capisco. Loro non ci vedono come persone. Ci vedono come fonte del loro puro divertimento. Loro non sanno nulla di quello che succede al di fuori della capitale. A loro interessano solo i giochi della fame. Gli interessa divertirsi vedendo bambini uccidere altri bambini per la sopravvivenza. Loro non sanno nemmeno cosa sia la sopravvivenza. Vedono questo reality come un’opportunità per stare insieme e guardare gente morire. Come un film, esattamente come hanno fatto adesso. E non hanno nessun contegno nei nostri riguardi. Che siamo qui a rivivere le tre ore e mezza più brutte della nostra vita. Vengo riportata alla realtà da Kelan che mi stringe la mano e mi guarda preoccupato. Deve essersi accorto del mio sguardo pieno d’odio che rivolgevo al pubblico. Salutiamo Ceasar e usciamo da quell’inferno.  Ci teniamo ancora per mano. Pian piano salutiamo i nostri stilisti e ci avviamo verso l’ascensore. “ Sei mai andata sulla terrazza?” io lo guardo stupita, mi ha appena rivolto la parola senza la presenza di telecamere. “ Si, mi ci  ha portata il mio allenatore per la solita cena.” Questa volta è lui a rivolgermi uno sguardo incuriosito. “ Che cena?”  “ Come che cena, quella tra l’allenatore e il suo tributo, alla fine dell’allenamento fisico” strano che lui non lo sappia. “ Gio, guarda che non c’è nessuna cena. È vietato che i tributi abbiano contatti esterni con i loro allenatori. È severamente vietato.” O merda. Mi guardo in giro ansiosa. Se è vietato perché l’ha fatto. E poi Eris mi aveva fatto trovare il vestito. Si saranno messi d’accordo. Si conoscono bene. Decido di non parlarne più e mi faccio accompagnare in terrazza. “ La mia stilista ha detto che qui è il posto più sicuro per parlare.” Io lo guardo negli occhi “ Allora parla, cosa devi dirmi di così importante?” Capisco di essere stata crudele con lui, i suoi occhi si incupiscono e perdono la loro lucentezza. “ Sai, so bene che quello che hai detto l’altra sera è vero. Io non sono mai entrato in contatto con la realtà negli altri distretti. Tu si. Tu hai visto e sentito sulla tua pelle l’attuale situazione. L’unica cosa di cui mi preoccupavo io era quella di allenarmi per apparire agile e bello agli occhi delle ragazze. E poter partecipare agli Hunger Games per dimostrare al mondo la mia forza. Ero convinto di potercela fare. Mi sono preparato una vita per questo. Ma poi è cambiato tutto. Dopo le sedute di ‘ tortura’ ho capito che non sarei mai riuscito a tornare. Ho iniziato a pensare a quello che mi lasciavo indietro. E non ho trovato nulla. A casa c’è una ragazza che mi ha preso con se solo per avere un fantoccio da mostrare in giro e poter dire a tutti ‘ Quello è mio figlio ’ quando in realtà non prova amore per me. Quando sono partito per venire qua l’unica cosa che mi ha detto è stata ‘ Vedi di tornare e fare in modo che io sia orgogliosa di te ‘ dopodiché mi ha lasciato andare. Senza dire nulla. E lo volevo veramente fare. Poi ti ho vista in televisione. Ho visto i tuoi occhi. Ho visto la tua felicità con Haymitch. Ho visto come ha lottato per  far si che non ti prendessero. Ho visto la sua disperazione. Avrai anche vissuto nella povertà, hai visto gente morire e di questo non smetterò mai di ammirarti per la tua forza e capacità di rialzarti ogni volta a testa alta. Ma hai avuto qualcuno che ti è stata vicina e ti ha aiutata. Ti ha cresciuta nel migliore dei modi. Io non conosco quella vita, quindi non posso capire la tua rabbia verso Capitol City. Ma ti ho appena ritrovata e non voglio perderti. Quindi ho deciso di non schierarmi né con te né con loro. Voglio venire nel tuo distretto Gio. voglio vedere con i miei occhi quello che succede  veramente fuori da qui. E  se veramente è come dici. Allora non potrò far altro che schierarmi dalla tua parte. Ma prima ho bisogno di sapere e conoscere la vera situazione di Panem.” Si ferma a fissarmi, aspetta una mia reazione. “ Ok. Puoi venire a stare da me. ma non prendertela se quando saremo arrivati la mia gente ti guarderà male. Dopotutto te arrivi da un distretto molto ricco” lui mi guarda e sbuffa. Credo veramente a quello che mi ha detto. E se questo è l’unico modo per fargli capire che così non va bene io ci sto. “ Posso chiederti una cosa? Come mai ha cambiato idea?” gli domando io. “ Oggi quando abbiamo rivisto il filmato, ho notato che guardavi spesso le reazioni del pubblico. Non capivo come mai avessi questo sguardo pieno di tristezza rabbia e odio. Fino a quando non ho visto anche io. Le loro reazioni erano così inappropriate. Nessuno di loro pensava veramente che della gente in carne ed ossa fosse morta lì dentro. E questo mi ha aperto gli occhi.” Pian piano lo abbraccio e inizio a piangere, butto fuori tutto quello che mi sono tenuta dentro da quando ho messo piede nell’arena. Lui con infinita pazienza mi accarezza la testa e mi sussurra che sarà sempre al mio fianco. Dopo un po’ mi rilasso e mi tiro su. Mi asciugo le ultime lacrime e tolgo il trucco sbavato. Insieme torniamo nel mio appartamento dove ci aspetta l’ultima cena qua a Capitol city e poi il treno che ci porterà a casa. Siamo tutti insieme, io James, Eris, Douglas, il mentore di Kelan, il suo Stilista e la sua allenatrice. Una ragazza bruttina e scorbutica. Mi accomodo di fianco a Douglas e Kelan e iniziamo a mangiare. Li ascoltiamo fare commenti su cose che non capisco bene. Una cosa che noto e mi colpisce è che Kelan interagisce con loro come se si conoscessero da tanto. Parla ride e scherza proprio come la gente di qua. Mentre Douglas interviene solo se costretto e con semplici commenti che lasciano gli altri senza parole. Capisco che io e mio fratello non saremo mai del tutto uguali. Apparteniamo a due mondi completamente diversi. Dopo il dolce Eris si alza e annuncia la fine della cena, finalmente! Gli altri escono e se ne vanno salutandoci e facendoci promettere di chiamarli ogni tanto, sicuro. Vado in camera a cambiarmi e mettermi qualcosa di comodo per il viaggio. Sto per uscire quando qualcuno bussa alla mia porta. Douglas entra con in mano un piccolo pacchetto. “ Ti ho fatto un regalo, così ti ricorderai di me anche quando sarai nel tuo distretto.” Io lo guardo con la bocca aperta “ Grazie non dovevi, io non ti ho preso niente.” Lui ride dicendomi che non fa niente. Ma io mi punto mentalmente di prendergli qualcosa per la prossima volta. Inizio ad aprire il pacchetto e ci trovo una busta con su il sigillo di Panem. Lo guardo curiosa e apro la lettera. È del Presidente in persona, mi informa che i lupi che erano nell’arena con noi sono stati tutti trasferiti in un bosco vicino al distretto dodici. Non riesco a credere ai miei occhi. Alzo lo sguardo dalla lettera per posarlo sul volto del mio ex allenatore “ Stai tranquilla, li ho fatti controllare da un mio fidatissimo amico, per vedere se erano stati modificati o se avevano messo cip e microcamere. Sono pulitissimi.” Lo abbraccio con tutta la forza che ho e inizio a ringraziarlo mille volte. Veniamo interrotti da una Eris arrabbiata per il mio ritardo. Insieme usciamo ridacchiando. Nel pacchetto ci trovo un piccolo braccialetto semplice con un lupo intagliato nel legno. Mi faccio aiutare a metterlo e guardo con infinita gratitudine Douglas. Ormai siamo arrivati alla stazione e quindi il momento dei saluti. Kelan è già salito e mi sta aspettando. Io guardo un’ultima volta Douglas, il quale mi mette in mano un piccolo foglietto di carta e mi sussurra all’orecchio “ Vedi di non buttarlo come hai fatto con quello degli altri” capisco subito a cosa si riferisce. Mi ha dato un numero per poterlo chiamare. Ma anche con lui non penso lo farò. I telefoni potrebbero essere controllati. Mi giro e salgo sulla carrozza che mi porterà a casa. Abbiamo già annunciato che Kelan verrà con me, ma il Presidente vuole che prima lui vada nel suo distretto a salutare i suoi amici e anche per prendere le sue cose. Poi andremo finalmente a casa. 








Lo so sono terribilmente in ritardo :( 
Ma abbiate pietà di me, domani ho l'esame e sto morendo dall'ansia.
Ringrazio tantissimo per le recensioni e per chi continua a seguire la mia storia! Grazie grazie grazie grazie.
Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando. Recensite. Recensite e recensite!
Al prossimo capitolo che spero sarà il prima possibile. 
Un bacio G.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** CAPITOLO DICIASSETTE ***




 
 
CAPITOLO DICIASSETTE





Il treno è fermo, sto aspettando che Kelan ritorni, ma non mi è permesso scendere. Siamo fermi da circa un’ora e secondo quello che mi ha detto Eris dovrò rimanere qui per ancora un po’. Ormai so a memoria tutto il treno, talmente sono le volte che l’ho fatto a piedi. Non sono abituata a stare nei posti chiusi. In più si aggiunge la voglia di tornare a casa e cercare di dimenticare tutto quello che ho vissuto in queste terribili settimane. Ripenso a quello che mi ha detto Douglas. Al fatto del branco di lupi che potrà correre libero in un bosco vero. Chissà se andranno d’accordo con Ame. Il pensiero di rivedere anche loro mi fa aumentare la voglia e la frenesia di tornare a casa. Ma poi ripenso a quello che farò una volta arrivata. Sono da sola ormai. Peeta e Katniss si saranno a mala pena resi conto della mia assenza e Haymitch, non c’è più. Raggiungo il vagone con la mia camera ed entro per farmi una doccia. Quando esco mi metto dei vestiti comodi e morbidi, per poi sdraiarmi sul letto e guardare il soffitto. Non mi accorgo che il tempo passa e fuori dalla finestra si inizia ad intravedere un luna piena molto lucente. Finalmente li sento tornare e ci rimettiamo in marcia verso il mio distretto. Sento dalla camera di Kelan la doccia aprirsi e dopo un po’ lo vedo arrivare in camera mia. Si sdraia affianco a me “ Dicono che arriveremo domani mattina intorno alle dieci” io annuisco piano e mi giro per appoggiare la mia testa sul suo petto. “ Come è andata? È stata dura?” chiedo piano, “ No, mi hanno fatto una specie di festa, mi hanno fatto vedere la mia foto appesa nel palazzo del sindaco e si sono congratulati tutti. È stato divertente, specialmente vedere le facce ammirate dei miei amici” lo guardo e noto un sorrisino poco accennato affiorare dalle sue labbra rosse. Non so cosa aspettarmi dal mio rientro, sicuramente non ci sarà nessuno che si congratulerà con me, mi guarderanno con occhi diversi rispetto a prima, pieni di rammarico e tristezza. Ma niente ammirazione. Ci diamo la buona notte e cadiamo in un sonno agitato. Il mio sogno è un susseguirsi di immagini terrificanti e incubi, non fanno che assillarmi tutta la notte. Le facce dei tributi caduti, Austin che mi sfida con delle zanne al posto dei denti e mi urla che è tutta colpa mia se non è tornato dalla sua famiglia. Io che urlo a mia volta per non sentire quello che mi dicono. Vedo tutte le loro facce, arrabbiate. Ce l’hanno con me. Bisbigliano in continuazione che dovrebbero esserci loro al mio posto. Che io non meritavo di tornare a casa. Che se io fossi morta nessuno avrebbe sofferto tanto, mentre loro avevano delle famiglie. Vengo svegliata da Kelan che mi scuote violentemente pregandomi di svegliarmi. Appena apro gli occhi lo vedo con gli occhi pieni di lacrime e quando si accorge che sono sveglia mia abbraccia forte accarezzandomi la testa. “ Non farlo più hai capito?” mi prega sommerso dai singhiozzi. Io non capisco, non fare più cosa. Ma poco dopo lo vedo rilassarsi e sdraiarsi al suo posto. “ Cosa hai sognato Kelan?” chiedo una volta che mi sono riposizionata sul suo petto caldo e muscoloso. “ Ti ho vista mentre correvi con i lupi che c’erano nell’arena, sembravi felice, eri davvero contenta. Ma poi arrivavo io sotto forma di ibrido e li uccidevo tutti, fino a quando non facevo fuori anche te. Mi sono svegliato di soprassalto perché ti ho sentita urlare e quando ho provato a svegliarti te non mi rispondevi. Credevo di averlo fatto veramente.” Stiamo in silenzio per un po’ fino a quando io non mi decido a chiedergli quello che mi sta assillando da quando ho scoperto di essere sua sorella “ Mi crederesti se ti dicessi che ho i sensi..” non riesco a finire la frase perché la sua mano blocca il flusso delle mie parole. Lo guardo in faccia con gli occhi sbarrati e lo vedo mimare con le labbra “ Non qui” allora anche lui lo sa, ma non ha voluto dire nulla per timore di essere controllati o ascoltati. Decido di dargli ascolto e rimettermi comoda. Dopo un paio d’ore veniamo sbrandati dalla mia cara Stilista un po’ pazza e iperattiva “ Allora siamo quasi arrivati e abbiamo un sacco di lavoro da fare. Verrete entrambi presentati come vincitori, poi tu Gio farai un piccolo discorso dove li ringrazierai. Da quello che mi hanno detto oggi è anche la giornata di riposo per la gente che va in miniera e anche una festa che non mi ricordo. Solitamente fate una festa paesana giusto?” Cerco di fare mente locale sulle possibili feste e poi mi si accende la lampadina “ Si oggi è la festa del carbone, si fa sempre in novembre per ringraziare tutti quelli che vanno nelle miniere. Si fa al giacimento perché solo la gente che vive li ha qualcuno che lavora in miniera.” Lei fa dei movimenti strani con le mani come per voler scacciare una mosca “ Si beh dato che coincideva con il vostro rientro a casa hanno voluto fare una festa per tutti e si terrà in piazza. Ha pagato tutto Capitol City quindi ci sarà cibo a sufficienza per tutti e decorazioni fantastiche. Non so bene come ci si vesta per questa festa quindi vi ho preparato qualcosa di semplice e ‘ povero’” non appena finisce di parlare posiziona sul letto un vestito rosso scuro largo e fatto con un tessuto pesante, come ha detto lei, povero. E questo mi piace. Per Kelan invece un paio di pantaloni neri e un maglione dello stesso colore del mio vestito. Ci prepariamo velocemente e usciamo dalla camera. Vado a posizionarmi su un divanetto con una vetrata che mi permette di vedere fuori il paesaggio scorrere velocemente. Appena vedo comparire il distretto dodici mi si dipinge un sorriso in faccia. Finalmente. Ci vogliono venti minuti buoni prima che il treno si fermi e mi permettano di uscire. Io e Kelan ci teniamo per mano lungo tutto il tragitto fino al palazzo del sindaco. Ci fanno fermare dietro a un grande portone e ci dicono di aspettare. Guardo mio fratello che mi rivolge un sorriso di incoraggiamento. Sento la voce del sindaco amplificata grazie al microfono. Fa un breve discorso sui nostri Hunger Games, ringrazia la Capitale per aver mandato così tanto cibo per questa festa e annuncia con grande orgoglio, se come no, i vincitori di quest’anno. Le porte si aprono e Eris ci spinge in avanti. Nessuno applaude. Ovvio, la gente non lo fa mai nel nostro distretto, ormai dovrebbero saperlo. Ci guardano e basta. Riconosco tutti. Le famiglie e i bambini del Giacimento. Katniss e Peeta in prima fila che si tengono per mano e mi salutano con un piccolo accenno della mano. Il Macellaio, i miei compagni di scuola. Le ragazze di città che mi sorridono, come se adesso fossi abbastanza importante per attirare la loro attenzione. E poi la vedo, la famiglia di Austin. Che mi guarda e sorride con le lacrime agli occhi. Sento qualcosa di umido scendermi dalla guancia e non riesco a fermarla. Avevano ragione i miei incubi. Non toccava a me di tornare. Io non ho nessuno qui pronto ad accogliermi, non più. Kelan inizia a fare il discorso che si era preparato prima sul treno. A me lascia da ringraziare il distretto e dire quanto io sia contenta di essere tornata a casa. Quando finiamo di parlare il sindaco annuncia l’inizio della festa e anche la fine delle riprese per la diretta. Io mi allontano subito e vado ad abbracciare Katniss e Peeta. Ci abbracciamo forte senza aver timore di nascondere le lacrime. “ Sei stata bravissima piccolina. Ce l’hai fatta è questo che conta. Ora cerca di dimenticare il più possibile.” Mi sussurra Peeta all’orecchio. “ Come faccio. Sono morti tutti. Anche Haymitch!” piango io appoggiata a loro. La mia unica famiglia. “ No Gio, non lo è. L’abbiamo portato nella tua vecchia casa nel bosco. Siamo riusciti a salvarlo in tempo.” Io mi stacco e li guardo sbarrando gli occhi. Loro annuiscono e si portano un dito alle labbra. Capisco che non devo dirlo a nessuno. Sorrido per fargli intendere che ho capito cosa mi volevano dire e mi volto per permettergli di vedere Kelan. Loro sorridono e si presentano. Non li ho mai visti così, sono diversi, quasi sereni. Abbiamo tante cose di cui parlare. Una volta finite le presentazioni prendo mio fratello per mano e lo porto a conoscere tutti i miei ‘amici’. Mangiamo qualcosina e io lo trascino a ballare le canzoni che mi insegnavano le famiglie del Giacimento. Sono tutti balli popolari, infatti si vede chiaramente che le famiglie di città non ne conoscono neanche una. Sono quelle danze che si insegnano ai bambini in inverno per tenerli caldi e non fargli capire che è l’unica cosa che possono permettersi. Dopo tanto tempo mi concentro solo su di me.  Sulla mia felicità, sul piacere di essere qui con Kelan e con un possibilità di rivedere Haymitch. La festa dura tutta la giornata fino a tarda sera. Quando ormai tutti sono sfiniti e con la pancia piena vedo la piazza svuotarsi. Prendo Kelan sotto braccio e lo accompagno nella mia vecchia casa davanti a quella di Katniss e Peeta. Appena entro trovo tutto come avevo lasciato. La mia giacca e le mie scarpe vicino alla porta dove le buttavo sempre, il tappeto sporco di terra e sangue. La tavola ancora apparecchiata con i piatti rotti e sporchi per la lotta di quando erano venuti a prendermi e l’ukulele appoggiato sul mobiletto. Accompagno Kelan nella sua stanza, quella che una volta era riservata agli ospiti e ci diamo la buona notte. Una volta che entro in camera mia mi tolgo il vestito velocemente, indosso una tuta che Eris ha lasciato insieme a mille altri vestiti e scendo piano senza fare rumore. Prendo la mia solita sacca e ci infilo dentro un po’ di roba da mangiare che trovo nella dispensa. Mi infilo le scarpe e la giacca ed esco senza fare rumore. Mi spiace lasciare così Kelan ma ho veramente bisogno di andare a vedere se è vero quello che mi hanno detto, e di respirare l’aria del mio amato bosco. Percorro la strada fino al Giacimento senza emettere un suono o lasciarmi dietro un’impronta. Passo davanti a varie case ma decido di non fermarmi adesso. Una volta che arrivo alla recinzione la scavalco e mi avvio di corsa verso gli alberi. Ricavo il mio arco dal solito tronco e una volta che sono abbastanza dentro lancio il mio ululato di richiamo. Dopo neanche dieci secondi sento quello gioioso e tanto familiare di Ame. Seguito da tanti altri. Con il sorriso stampato in faccia mi dirigo a passo svelto verso il richiamo dei miei amici e una volta arrivata nella piccola radura li vedo arrivare. Un branco intero di lupi, con in testa Ame e la lupa che c’era con me nell’arena. Inizio a corrergli incontro e quando siamo abbastanza vicini vengo atterrata da venti lupi che iniziano a leccarmi e picchiettarmi con i loro musi umidi. Mi fanno il solletico, per questo inizio a ridere fino a quando non mi fanno male le guance. Dopo vari minuti pian piano se ne vanno fino a quando non rimaniamo io e il mio migliore amico, ancora tutto contento di rivedermi. Mi tiro su e insieme ci avviamo verso la mia vecchia casetta. Una volta arrivata mi fermo davanti alla porta. Ame con il suo muso mi spinge come per incitarmi di farmi coraggio ed entrare. Ma non faccio in tempo a fare un passo che una figura alta e grossa sbuca dalla struttura e mi corre incontro. Lo riconosco subito. Lascio cadere l’arco e gli getto le braccia al collo senza nessun timore di nascondere le lacrime che mi scorrono sulle guance come fiumi. Quando mi accorgo che lui indossa solo una maglietta a maniche corte e che sta tremando dal freddo decido, a malincuore, di staccarmi e di andare dentro dove c’è un piccolo fuoco a riscaldare l’ambiente. Ci sediamo su un piccolo materasso e iniziamo a parlare. Scopro che i pacificatori l’avevano colpito con una pallottola nella schiena, e che dopo avermi portata via, l’avevano lasciato lì così, credendolo morto. Katniss aveva sentito gli urli ed era andata a chiamare aiuto. Quando era tornata mi aveva vista portare via inerme da un gruppo di pacificatori. Insieme ad alcuni ragazzi e Peeta l’avevano preso e portato dalla guaritrice del giacimento che aveva fatto miracoli ed era riuscita a salvarlo. Era rimato lì nascosto per un paio di giorni fino a quando non avevano deciso di portarlo qui per tenerlo al sicuro e lontano da occhi indiscreti. Mi racconta di come tutti i giorni arrivavano con del cibo delle medicine e con mie notizie. Di come anche loro si sono ripresi e fatti forza per aiutarlo e anche di come Ame si presentava tutti i giorni con un coniglio o un fagiano appena preso da fare sul fuoco. E bravo il mio lupacchiotto. Quando finisce il suo racconto decido di raccontargli tutto quello che è successo a me. Di Douglas, delle torture, dei miei sensi e di come si siano amplificati e anche di Kelan, insomma, tutto quanto. Lui ascolta senza mai dire una parola. Quando finisco si limita solo a dirmi “ Gio, credo di doverti molte spiegazioni.”    





Eccomi qui :3 
Scusate per il terribile ritardo ma non riesco a trovare un po' di tempo per aggiornare!
Sono riuscita a passare l'esame * Urrà per me* Ma ora, purtroppo, ci sono tutte le verifiche di fine quadrimestre da fare a scuola!
Prometto che finita questa settimana infernale ritornerò ad aggiornare con più frequenza. 
Ringrazio per le magnifiche recensioni che avete lasciato e per chi ha deciso di mettere questa storia tra le seguite e preferite. Grazie grazie grazie. Sappiate che ci tengo mooooltissimo a sapere cosa ne pensate, eventuali critiche, domande o quello che volete. 
Recensite :)
Al prossimo capitolo un Bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** CAPITOLO DICIOTTO ***





 
CAPITOLO DICIOTTO





Esco correndo dalla casetta. Il cielo inizia a tingersi di rosa, ormai dovrebbe sorgere il sole. Corro incurante del dolore al labbro rotto e colante di sangue caldo. L’unico pensiero che ho è che devo raggiungere il più velocemente possibile Kelan e portarlo via. Haymitch prova a urlarmi che ormai è troppo tardi ma io non lo ascolto. Mi sono sempre sbagliata su di lui. Sul bene che ha finto di voler nei miei confronti. Era solo per tenere pronto e sotto controllo il suo piccolo esperimento. Ma non è questo il momento dei sentimentalismi, devo raggiungere il più veloce possibile mio fratello e portarlo via da qui. Corro veloce come non mai, quasi non tocco neanche il terreno da quanto vado veloce. Anche Ame fatica a tenermi il passo. Arrivo alla recinzione e la scavalco con un salto incredibilmente alto. Una volta atterrata riparto con la mia corsa frenetica. La gente sta ancora dormendo, a parte alcuni. Arrivo a casa apro la porta e vado in camera di Kelan. Sta ancora dormendo. Lo sveglio agitandolo dicendogli che dobbiamo andarcene immediatamente da qui. Lui vede il terrore nei miei occhi e non fa domande, si alza e si veste, io nel frattempo ho già fatto due zaini con dentro roba da mangiare vestiti e tutto quello che potrebbe servirci compreso un gran numero di coltelli. Appena finisco ne lancio uno a lui e lo trascino fuori di casa. “ Tieni il mio passo ok? E seguimi!” gli dico non appena riparto a correre. Lo vedo titubante, ma non appena si rende conto che sono veramente veloce accelera anche lui. Rifaccio a ritroso la strada fino ad arrivare nel bosco. E lì li sento. Urla di centinaia di pacificatori che arrivano dalle strade. Urlano di trovarci e di prenderci vivi. Fortunatamente da qui non riesco a vederli, anche se so già che distruggeranno tutto pur di trovarci. Ma ora non posso pensare a questo. Devo solo mettere in salvo me e mio fratello. Recupero due archi e tutte le frecce che riesco a portare. E riparto con la mia corsa stando ben attenta a non prendere la strada per la casetta e a lasciare impronte. Kelan mi segue senza dire una parola. Non so bene dove sto andando, sto cercando di allontanarmi il più possibile. Dopo circa tre ore mi dico che siamo abbastanza lontani e decido di fermarmi ad un piccolo laghetto per rinfrescarci. Siamo sfiniti e l’adrenalina non fa più il suo effetto. Kelan mi guarda con il fiatone “ Si può sapere cos’è successo? Perché siamo scappati così? E perché i pacificatori ci stavano cercando?” io mi concedo due lunghe sorsate d’acqua prima di rispondergli. “ Non ho abbastanza tempo per spiegartelo adesso. Dobbiamo mettere più distanza possibile tra noi e loro. Fidati di me ok?!” lui annuisce “ Almeno sai dove andare?” io ci penso un attimo “ Si. Ho un amico nel distretto quattro che ci aiuterà di sicuro. Adesso rimettiamoci in marcia.” Riempiamo le borracce e ripartiamo. Non più correndo ma comunque con un’andatura sostenuta. Continuiamo anche un pezzo durante la notte, dato che entrambi riusciamo a vedere abbastanza bene. Dopo ben quattordici ore di cammino mi dico soddisfatta e ci concediamo una cena veloce. “ Ora mi spieghi almeno perché stiamo scappando?” mi chiede mio fratello. “ Sai bene che entrambi abbiamo queste capacità, intendo la resistenza, la velocità, un udito molto sviluppato come anche la vista, no?” chiedo io. Ormai ho capito che anche lui lo sa. Da quando la notte sul treno mi aveva tappato la bocca per non farmelo dire. Lui annuisce piano. “ È per questo che stiamo scappando Kelan. Loro ci rivogliono.” Mi giro dall’altra parte e dico piano “ Ora dormi. Faccio io il primo turno.” So di non aver risposto alla sua domanda ma non mi va proprio di parlarne adesso. Sono ancora troppo sconvolta da quello che è successo oggi. Rimango a riflettere per un paio d’ore e quando sto per svegliare Kelan per farmi dare il cambio mi rendo conto che ha preso ad agitarsi e a mormorare parole incomprensibili. Provo a svegliarlo chiamandolo e scuotendolo piano ma mi accorgo di non ottenere risultati. Anzi, inizia ad agitarsi ancora di più e fatico a tenerlo fermo. Lancia un grido e apre gli occhi di scatto. Anche io grido. I suoi occhi. Hanno la pupilla allungata come era capitato a me. Sembrano proprio gli occhi di un lupo. Ma noto che anche lui mi sta guardando così. “ Cos’hanno i tuoi occhi?” domandiamo all’unisono. Entrambi ci alziamo di scatto e  prendiamo tra le mani l’uno la testa dell’altro per garantire una miglior vista alla poca luce che filtra. Osservandolo bene non noto nulla di insolito. Eppure ero convinta di aver visto bene. Ci stacchiamo e gli chiedo se ha voglia di darmi il cambio. Appena mi sdraio a terra mi addormento sfinita dalla lunga giornata. Mi risveglio un po’ di ore dopo, il cielo ha appena iniziato a tingersi di rosa. Facciamo una breve colazione e ci rimettiamo in marcia. Parliamo pochissimo. Io sono sempre avanti mentre Kelan mi segue stando zitto e tenendo il mio passo. Noto che è molto migliorato rispetto a quando eravamo nell’arena. Lì faticava a starmi dietro o a riconoscere una pista di un animale mentre adesso è molto più bravo. Ogni volta che sento un rumore, anche lontano, accelero. Mi sono fissata di voler raggiungere il distretto quattro in massimo cinque giorni. Ancora non capisco perché ho paura di affrontare l’argomento con mio fratello. Non ha più fatto domande, sul perché della nostra fuga. Ci fermiamo per la notte ed è lui a fare il primo turno. Mi addormento quasi subito. Ma anche il mio non è un sonno tranquillo. Tutti i fantasmi mi perseguitano, e tra di loro c’è anche Haymitch che continua a ripetermi le ultime parole che mi ha detto l’altro giorno “ non era previsto che diventaste così.. ” e poi quella terribile parola che ha detto. Mi si è spezzato il cuore! Anni buttati proprio nel cesso, anni dove ha sempre fatto finta di volermi bene, invece ero solo la sua ultima speranza.  Vengo svegliata da Kelan che mi guarda preoccupato. Appena si rende conto che sono sveglia si allontana e si risiede. Ci guardiamo per un po’ fino a quando lui non rompe il silenzio. “ Tu cosa sogni?” ma certo, non sarò mica l’unica che fa sogni inquietanti tra i due. “ Tutti i tributi che si arrabbiano con me dicendo che io non meritavo di tornare a casa. Che non avevo nessuno a piangere per me mentre loro avevano una famiglia. E solo quando sono arrivata a casa me ne sono resa conto. Quando sono scesa dal treno e in piazza ho visto la famiglia di Austin che piangeva. Te invece?” lui scuote piano la testa “ Mi rivedo uccidere tutti i ragazzi che ho fatto fuori con così tanta semplicità. Sono stato preparato per una vita intera a partecipare agli Hunger Games. Tutti nel mio distretto non fanno altro che ripetere che è un onore potervi partecipare e dimostrare alla capitale la propria forza. Ma alla fine non è vero. Ti preparano una vita per andare ad ammazzare bambini più piccoli di te e basta. Dovevi vedere le loro facce quando sono tornato a casa. Le loro facce mentre guardavano i filmati delle morti che avevo provocato. E mi sono reso conto che fino a due mesi fa anche io ero come loro. E poi guardo te. Il tuo distretto quando ti ha accolta. Erano tristi. Ma non perché fossi tornata tu. Perché questo voleva dire che da adesso avrebbero ripreso a vivere nell’ansia per un’altra mietitura. Avevano paura per i loro figli o per quello che sarebbe successo.” Non mi ha mai guardata negli occhi. E adesso si è girato e messo a dormire. Faccio il mio turno ripensando alle parole che mi ha detto. E appena il cielo si rischiara ci rimettiamo in marcia. Passiamo così altri tre giorni. Camminando in silenzio e fermandoci solo per mangiare e dormire. Non ho mai avvertito dei suoni o rumori di persone quindi sono abbastanza tranquilla. Arriviamo in vista del distretto quattro il sesto giorno. Siamo un po’ indietro sulla mia tabella di marcia ma per ora non me ne preoccupo troppo. Decido di aspettare sera per andare nel punto dove mi aveva portata Nick una volta. Ovvero l’unica in cui ero stata qui. Nella speranza che ci vada ancora tutte le sere per una ‘ Nuotata rinfrescante’ come l’aveva chiamata lui quella volta. Verso mezzanotte ci portiamo in questa piccola rientranza nella spiaggia, ben nascosta e coperta dagli scogli. Lui lo chiamava il suo piccolo paradiso privato, dove suo padre portata spesso Annie, sua mamma. Non parla molto spesso dei suoi genitori. Ma so per certo che vuole un mondo di bene a sua mamma e che la difende sempre. Molte volte i suoi compagni di scuola dicevano che Annie era pazza perché era rimasta vedova, e che l’aveva chiamato uguale al padre solo perché voleva sostituirlo. E che non lo avrebbe mai amato come una madre perché troppo intenta a pensare al marito morto. Quella volta ero presente anch’io e oltre al pugno di Nick quegli stronzi ricevettero un sacco di calci anche da me. Conosco bene Annie e, non posso ammettere che sia proprio sana di testa, ma so il bene che vuole a lui e che voleva a Finnick. Approfittiamo del tempo per darci una sciacquata, dopo giorni di cammino nel bosco e con l’umidità, siamo arrivati ad avere uno strato di fango e sporco pietoso. Dopo un po’ sentiamo un rumore di passi e un fischiettare. Ci nascondiamo e aspettiamo nell’ombra. Vedo comparire Nick con un asciugamano sulla spalla e un costume blu notte. Si appoggia a una roccia e guarda il mare. Rimango stupefatta dalla perfezione dei suoi muscoli e del suo viso illuminati dal riflesso della luna nell’acqua. “ Vieni fuori Gio, so bene che sei qui!” ma come diavolo fa a sapere sempre dove sono? Esco piano dal mio falso nascondiglio e gli vado incontro. “ Sapevo che saresti venuta proprio qui. E conoscendoti, che ci avresti messo cinque o sei giorni massimo, sapendo il passo che riesci a tenere.” Sorrido piano. Non è cambiato di una virgola. È sempre il mio unico e vero amico Nick. “ Su questo ci hai indovinato. Ma avevi pensato che avrei portato con me anche mio fratello?” la vista di Kelan che esce dal suo rifugio pare sconcertarlo. No, non lo aveva immaginato. Almeno in questo non sono stata prevedibile. Si stringono la mano e si presentano. “ Allora, come mai tanta strada?” chiede lui. “ Lo sai benissimo perché.  Sai che danni ci sono stati?” chiedo a mia volta, dimenticandomi della presenza di mio fratello che è ancora ignaro di tutto. “ Si, ho chiamato Katniss oggi e molto discretamente con il solito messaggio in codice mi ha detto quello che è successo.” Io scoppio a ridere. “ O si certo il messaggio in codice. Come se si facesse troppi problemi a parlare al telefono.” Anche a lui scappa una piccola risata “ Si beh, ha detto qualcosa come ‘ Sta succedendo un fottuto casino. Questi brutti pezzi di merda di pacificatori del cazzo stanno ribaltando mezzo distretto per trovare quei due. Hanno buttato giù la mia porta di casa, ma non lo sanno che quello era mogano! Me l’aveva regalata Effie per il matrimonio. O quando ne becco uno lo uccido con le mie stesse mani.’” Dice tutto aiutandosi con una vocina stridula che riproduce esattamente quella di Katniss quando è furiosa con qualcuno. Kelan pare non reggere più la situazione di non sapere quello che è successo perché dopo un po’ sbotta urlando “ Qualcuno di voi mi vuole spiegare che cacchio sta succedendo?” Nick guarda prima lui e poi me. Si sta chiedendo come mai non gli ho detto nulla. “ Kelan, sta per iniziare. La terza rivolta dei distretti sta per iniziare. E tutto grazie alla vostra vittoria, alla vostra storia. E soprattutto alla vostra fuga.”







Buona sera a tutti :3
Spero che possiate perdonarmi per il terribile ritardo :(
Ho un pò di cose da dire oggi. Allora, per prima cosa vorrei ringraziare tantissimoo 
Mockingjay01 per aver scelto la mia storia da pubblicare sulla sua pagina Facebook, che consiglio a tutti voi in quanto davvero molto bella!( Metterò il nome e il link in fondo)
Ringrazio per le recensioni che avete fatto e continuate a fare, per chi mette la mia storia tra preferiti, seguite o ricordate e anche a chi continua a seguirmi " nell'ombra ". Ringrazio tuuuuutti voi. Sappiate sempre che ci tengo davvero tanto a sapere cosa ne pensate, eventuali suggerimenti o critiche. 
Al prossimo capitolo un bacio G.



Link: https://www.facebook.com/pages/Affronter%C3%B2-gli-Hunger-Games-con-la-bacchetta-di-Sambuco-%CF%9F/218839421603679?ref=hl
Pagina:" Affronterò gli Hunger Games con la Bacchetta di Sambuco "

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** CAPITOLO DICIANNOVE ***








CAPITOLO DICIANNOVE



 
(Kelan's POV)

Sono molto confuso. Che significa quello che mi ha detto Nick. Chi è lui per dire questo e soprattutto come fa a conoscere Giolsidea? Il ragazzo biondo deve essersi accorto della mia faccia perplessa perché mi invita a sedermi su una piccola roccia abbastanza comoda. Entrambi osserviamo Giolsidea allontanarsi ed entrare in acqua. “ Mettiti comodo Kelan, sto per raccontarti la vera storia della rivolta precedente, chi sono io, perché sono qui e come faccio a conoscere tua sorella.” Ok. Mi ha letto nel pensiero? “ Parla, ti sto ascoltando.” Forse sono un po’ freddo, ma non ce la faccio più ad essere sempre l’ultimo a sapere le cose. Nick fa un respiro profondo e comincia. “ Sicuramente saprai degli Hunger Games prima di questi. Quelli ai quali hanno partecipato Katniss e Peeta, e molti vincitori che ci sono nel tuo distretto suppongo. Ecco a questi vecchi Hunger Games hanno partecipato anche mio padre e poi mia madre. Entrambi hanno vinto, ma anche loro non hanno potuto avere un lieto fine. Nell’ultima edizione della memoria, ovvero i settantacinquesimi Giochi della fame, i tributi sono stati sorteggiati dagli ex vincitori. Sicuramente saprai la storia che raccontano a scuola. Beh non penso che mai qualcuno ti abbia raccontato che l’obbiettivo principale di quei giochi era tirare fuori Katniss per portare avanti la ribellione e distruggere Capitol City. Ci sono riusciti sai, hanno fatto uscire lei, mio padre e un altro di cui avrai sicuramente sentito parlare, si chiama Beete. Ma quello che solo i ribelli sanno, è che la Capitale aveva preso Peeta e Johanna Mason, una che io considero come una seconda madre. Li hanno tenuti prigionieri per circa due mesi. Quando li hanno riportati si sono subito resi conto che non erano più loro. Ma quello messo peggio era Peeta. L’avevano depistato. Lui è stato il loro primo esperimento riuscito. Dopo hanno migliorato la loro tecnica e sono riusciti ad arrivare a fare quello che hanno fatto a voi e a tutti gli altri tributi. Sta di fatto che gli hanno fatto credere cose non vere e che il vero nemico era la donna che amava più di qualsiasi altra cosa. Fortunatamente dopo molto tempo è riuscito a tornare un po’ in se e dopo che Katniss riuscì a liberare i distretti dal dominio di Capitol City, Peeta migliorò. Ripresero la loro vita e provarono ad andare avanti. In quella guerra molte persone persero la vita. E tra questi mio padre, la sorella di Katniss e tutta la famiglia di Peeta. Ma non sono morti invani, volevano dare la possibilità alle generazioni future di non provare quello che avevano passato loro. Ma non abbiamo mai vinto seriamente. Capitol City è rinata dalla cenere e il governo è andato distrutto. E così hanno ripreso il comando. Uccidendo chiunque provasse ad andarsene o a protestare. E per la seconda volta i distretti furono sottomessi. Vennero istituiti dei nuovi giochi. Ancora più brutali e terribili di quelli precedenti. Io aveva appena due anni non mi ricordo nulla fortunatamente. Però so che molta gente perse la vita. Ancora una volta a causa loro. Ho conosciuto tua sorella quando lei aveva nove anni. Ero andato con mia mamma a trovare Haymitch, Katniss e Peeta nel distretto dodici. Quel giorno andai nel bosco fino al laghetto, come mi aveva insegnato Katniss e lì trovai una bellissima bambina che stava provando a prendere dei pesci. Era piuttosto impedita così le insegnai le tecniche migliori e restai con lei tutto il pomeriggio. Era la bimba più bella che avessi mai visto. Piccola, ma veloce letale e sveglia come un lupo. Le dissi che mi ricordava una Piccola Dea.  Lei arrossì. Quegli occhi così dolci nascondevano già un passato pieno di sofferenza e solitudine. Le chiesi se le piacesse lo zucchero e lei mi rispose che non lo sapeva perché non l’aveva mai assaggiato. Così le diedi una delle mie zollette e me ne andai dato che ormai era tardi. Da allora tutte le volte che andavo nel distretto andavo a cercarla per portale un po’ di zollette di zucchero. Quando scoprì che Haymitch l’aveva presa sotto la sua custodia rimasi molto perplesso, non era certo un uomo al quale si potesse affidare una bambina. Però mi dovetti ricredere. Così diventammo amici. Andavo sempre io a trovarla, dato che lei non poteva non avendo abbastanza soldi per il viaggio. Solo una volta riuscì a venire nel distretto quattro. E la portai a vedere questa piccola baia dove venivo sempre. Ecco perché sapevo che sarebbe venuta qui. È il posto più sicuro in tutto il distretto. L’ultima volta che l’ho vista è stata la sera prima della sua mietitura. E quando l’ho vista comparire allo schermo il mio cuore si è fermato. Le voglio un bene incredibile e non sopporterei mai di perderla. Ho sempre saputo che in lei ci fosse qualcosa di speciale. Dal primo giorno in cui l’ho incontrata.” Mi giro a guardare mia sorella che adesso  è in cima a uno scoglio, molto lontano da noi per non sentire la conversazione. Sta osservando la luna, e i capelli le svolazzano intorno mossi dal leggero vento che sa di sale e mare. In fondo sono contento che si siano incontrati. Questo le ha permesso di trovare almeno un amico che non sia a quattro zampe e non sbavi alla vista di un coniglio. Mi volto verso Nick, il quale anche lui si è perso ad ammirare la ragazza della quale ha palesemente una gran bella cotta da tanti anni. “ Mi dispiace” dico “ Mi dispiace per quello che hai passato te, la tua famiglia e tutta la gente che conosci. Io non ho mai sentito la storia della rivolta raccontata dal punto di vista di una persona che ha perso così tanto. Ma ancora non capisco questo cosa centri con la nostra fuga dal distretto dodici. E perché siamo venuti qui.” Lui annuisce. E guarda la figura piccola che ci viene incontro e si siede di fronte a me. “ Questa parte devo raccontarla io, ma per farlo devo partire da molti anni fa, precisamente da quando  Haymitch vinse i cinquantesimi Hunger Games, all’età di sedici anni. Lui ed Effie Trinket, una capitolina,  si conobbero dopo quattro anni. Non si amavano allora, però lei ebbe pietà di lui e iniziarono a frequentarsi. Rimase incinta quattro anni dopo. Lo tennero il più segreto possibile e dopo nove mesi nacque una bambina in perfetta salute. Lui decise di chiamarla May. Ma non perché fosse nata a maggio. No, perché le ricordava la famiglia che non avrebbe potuto farsi con l’unica ragazza che ebbe mai amato veramente. Maysilee,  la quale era andata con lui nell’arena. E come avrai capito. È morta. Per proteggere la figlia dagli Hunger Games la tennero nascosta a Capitol City, sotto la custodia di un loro amico, Plutarch. La ragazza crebbe sana come un pesce. Dopo la fine della rivolta e la libertà dei distretti, May si ammalò gravemente. Per aiutarla Haymitch iniziò a cercare tra tutte le scartoffie dell’ospedale di Capitol City. Tra queste trovò i rapporti sulle sedute di Peeta. Le fece analizzare da molti medici, tra cui anche Beete e insieme riuscirono a trovare un metodo per potenziare il corpo e le difese di una persona, e farla guarire da qualsiasi malattia. Così riuscirono a salvarla. Quando la Capitale risorse, Haymitch fu costretto ancora una volta di andarsene e abbandonare per la seconda volta sua figlia. Lei, per non far scoprire al Presidente chi fosse il suo vero padre, iniziò a lavorare all’interno della Capitale dove conobbe un certo Jason. Iniziarono a frequentarsi e dopo un paio di mesi rimase incinta. Erano entrambi contenti, perché credevano di amarsi. In realtà lui sapeva che il suo corpo era stata potenziato grazie a quello che avevano fatto per farla guarire, così, quando scoprì che era in dolce attesa iniziò a fare degli esperimenti su di lei e sul suo bambino. Dopo nove mesi di torture finalmente partorì, ma non era un semplice bambo. Erano due splendidi gemelli con gli occhi uno diverso dall’altro. Erano talmente presi a cercare di potenziare lei e il figlio da non accorgersi che invece di un bambino, ne stavano modificando due. Le fecero di tutto. Arrivarono ad iniettarle perfino del sangue di lupo per vedere se veramente riuscivano a potenziare i piccoli bambini. Quando nacquero continuarono su di loro per modificarli al massimo. May si riprese in un mese e appena fu abbastanza stabile prese i suoi figli e scappò. Ne lasciò uno nel distretto due da una sua cara amica, mentre l’altra provò a portarla da suo padre nel distretto dodici. Ma non ci riuscì. I pacificatori, che la stavano cercando sotto ordine di Jason, la trovarono e la uccisero. Ma i due gemelli non riuscirono a prenderli. Haymitch venne a sapere che sua figlia era morta a causa del parto e così anche i figli, perché la malattia della madre si era sviluppata anche in loro. Questo lo distrusse ancora di più.  Quando per la prima volta, dopo sei anni vide una bambina con i capelli uguali a sua figlia non poté che ricredersi e convincersi che quella era sua nipote. Cercò di aiutarla in tutti i modi possibili e quando la prese sotto la sua custodia la trattò come se fosse sua figlia. Cercò di educarla come non era mai riuscito a fare con la sua bambina. “Gio si ferma per asciugarsi le lacrime che le rigano il volto. Anche io sto piangendo. Ci abbracciamo forte per consolarci a vicenda. Ma so che non ha ancora finito. Manca la parte che l’ha portata a scappare così velocemente dopo aver saputo che Haymitch è suo, cioè nostro, nonno.  Dopo che ci siamo tranquillizzati un po’ mia sorella riprende il discorso “ Dopo vari anni Jason andò nel distretto dodici. Gli erano arrivate delle voci che dicevano che Haymitch vivesse con una bambina dai capelli rossi e gli occhi diversi. Andò ad appurare e quando riconobbe sua figlia, chiese al sindaco di farla partecipare agli Hunger Games , ma quelli di tre anni dopo. Ovvero questi. E da qui la storia la sai. Io sono stata scelta non per puro caso, mentre te si. Quando scoprirono che eravamo gemelli Jason fece di tutto per farci uscire vivi da quell’arena e farci tornare a casa. Poco prima che arrivassimo noi, lui andò da Haymitch e gli raccontò la balla che May era ancora viva, e che l’unica cosa che doveva fare per poterla rivedere, era tenermi occupata per un po’ fino a quando non sarebbero arrivati a prenderci. Lui ha provato a farlo veramente. La sera del nostro rientro nel distretto dodici sono andata da lui, Katniss l’aveva nascosto nella mia vecchia casetta nel bosco. Dopo avergli raccontato tutto e dopo lui mi ha spiegato come erano riusciti a salvarlo. Mi ha dato un thè fatto di erbe. Ho sentito che aveva un odore strano però ho visto che anche lui lo beveva così l’ho fatto anche io. Sono svenuta poco dopo. Mi sono risvegliata legata e imbavagliata con Ame fuori ignaro di tutto. Haymitch non ha fatto altro che ripetermi che era per il mio bene e mi ha raccontato tutta questa storia. Quando ho capito che eri anche tu in pericolo non so come, sono riuscita a liberarmi, però lui mi ha attaccata e io ho dovuto difendermi. Non mi aveva mai picchiata, non so perché l’abbia fatto, forse pensava veramente che Jason non ci avrebbe fatto niente e che sua figlia fosse veramente viva, non lo so. Ma appena sono riuscita a scappare sono venuta a prenderti e ti ho portato qui. “ Sono senza parole. Il mio cervello cerca di mettere insieme tutte le notizie che mi sono state date, ma fatico ancora a crederci. “ Gio, parli di questo Jason come se lo conoscessi, chi è?” chiedo dopo un po’. “ Lo conosci anche tu Kelan. È il primo stratega dei nostri giochi. Quello che ha fatto le coppie, quello che ci ha sferragliato contro un branco di ibridi. Quello che mi ha trascinata lì dentro. E stai tranquillo che pagherà per quello che ha fatto a noi e a nostra madre.”









Ciao a tutti :3
Capitolo molto ricco, finalmente si capisce qualcosa! Come sempre ringrazio tutti voi che continuate a seguirmi e a leggere la mia storia. Fatemi sapere se vi piace e se è tutto chiaro :) 
Al prossimo capitolo un Bacio G.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** CAPITOLO VENTI ***





 
CAPITOLO VENTI





 
Sono passate ormai circa due settimane da quando io e Kelan siamo arrivati nel distretto quattro. Nick ci tiene nascosti, portandoci tutti i giorni quello di cui abbiamo bisogno. Ogni tanto arriva anche Annie a salutarmi e a tenermi compagnia mentre suo figlio alternava scuola lavoro. Mi racconta spesso un po’ di aneddoti sul suo passato, sul suo distretto e molte volte si perde con lo sguardo verso il mare, ad osservare il tramonto, ricordando le innumerevoli volte che l’ha guardato tra le braccia del suo amato Finnick. Io e Kelan abbiamo finalmente iniziato a conoscerci meglio. Nonostante ne abbiamo passate di tutte da quando ci siamo incontrati, ci siamo resi conto che non sappiamo praticamente nulla dell’altro. Abbiamo scoperto che, pur essendo gemelli, non abbiamo praticamente nessun aspetto caratteriale in comune. Io sono molto riservata, orgogliosa e chiusa. Mentre lui ha un sacco di amici nel suo distretto, non gli piace la solitudine e a volte è anche abbastanza logorroico. Mi racconta delle sue avventure amorose, alcune anche molto brevi. Ogni tanto prova a estorcermi qualche domanda su Nick. Ma la verità è che non so nemmeno io cosa provo per lui. E specialmente, non posso permettermi il lusso di avere un ragazzo in questo periodo. Nick cerca di ricevere più informazioni possibili su quello che sta succedendo al di fuori del distretto quattro. Chiama i suoi amici e con discrezione fa domande in generale. Quello che fin’ora ha scoperto è che in molti distretti la gente inizia a parlare, a ricordare come si stava prima e a farsi domande. Lo si capisce da come si lamenta la gente ricca e di città dall’arrivo di più pacificatori. Anche qui sono aumentati. Fanno controlli repentini sul perimetro. Ci stanno ancora cercando, ovviamente. È pomeriggio inoltrato quando vedo comparire da dietro uno scoglio una Katniss per niente fresca e riposata. Appena mi vede mi corre in contro e mi abbraccia, dicendomi di averla fatta stare in pena. “ Hai la minima idea di quello che mi hai fatto passare. Non solo a me, ma a tutti! I pacificatori hanno quasi distrutto il distretto per trovarvi. Si sono spinti persino nella foresta. Ho immaginato subito che saresti venuta qua, ma dovevo lasciar passare un po’ di tempo altrimenti avrei destato molti sospetti!” Mi urla contro. La lascio sfogare, immagino quello che hanno passato lei e suo marito, considerando la paura che hanno dei pacificatori. Gli fanno tornare in mente brutti ricordi. Appena si calma ci sediamo e lascio che sia Kelan a raccontare quello che è successo. Dal motivo della nostra fuga al perché siamo arrivati qui. “ Lui come sta?” chiedo alla fine io. Katniss capisce subito a chi mi riferisco io. “ Non bene. L’ho fatto ragionare dicendogli che non era vero quello che gli aveva detto vostro padre, che May è morta e che ha sbagliato a reagire così con te. Che ti ha venduta a Capitol City. E più precisamente all’uomo che vi ha fatto tutto questo.” Io annuisco piano. “ Però devi capirlo Gio. Ne è uscito distrutto dopo che ha scoperto della morte di sua figlia. E quando ti ha visto, ha sperato di poter darti il padre che la sua May non ha mai ricevuto. Ha sofferto davvero tanto nella sua vita. Quando gli hanno  dato anche un briciolo di speranza di poter riavere indietro una delle persone che più ha amato è impazzito, non ha più ragionato. Non voleva farlo veramente. Ma l’amore molto spesso non ci fa ragionare con la mente, ma con il cuore. Ed è stato fregato.” Lo capisco e lo perdono per questo. Ma non posso perdonargli il fatto di avermi tenuta nascosta la verità per così tanti anni. “ Come mai sei venuta qua Kat?” chiedo dopo un po’, rendendomi conto che non ci ha ancora detto il motivo della sua visita. “ Oh giusto! Tre giorni fa ho visto un capitolino davanti a casa vostra. Continuava a guardare dentro e non capivo chi stesse cercando. Dopo un po’ ha iniziato ad andare in giro per il villaggio, come se aspettasse di vederti saltar fuori da un momento all’altro. Così ho preso un coltello e, non finta calma, sono uscita e gli ho chiesto chi stesse cercando.” Sorrido al pensiero di immaginarmela ‘ finta calma’ che esce da casa sua armata di coltello per andare ad aggredire un capitolino. Questo pensiero mi fa venire in mente che c’è solo una persona che farebbe tanta strada per venire nel mio distretto. “ Che  tipo era?” ci riflette un attimo. “ In effetti non era tanto vecchio, avrà avuto qualche anno più di te, ben allenato e in forma. Ho capito che non era del distretto solo perché era tutto tenuto bene, pulito, profumato e vestito bene. Anche se non dava nell’occhio, nemmeno la gente di città da noi si veste così. Comunque, gli ho chiesto chi fosse e lui si è presentato come un certo Dennis, Doffin.. oh non mi ricordo. E mi ha detto che ti stava cercando.” “ Kat, per caso si chiamava Douglas?” lei schiocca le dita nella mia direzione urlando un “ Oh si proprio lui! Comunque gli ho detto che non aveva idea di dove fossi, che tutta Capitol City stava cercando sia te che tuo fratello. All’inizio temevo fosse una spia infatti sono stata molto discreta e riservata. Ma appena gliel’ho detto si è preoccupato da morire e negli occhi aveva una nota di terrore puro. Mi ha pregato di darti una lettera appena ti avrei rivista e mi ha fatto giurare di non dire a nessuno che era venuto da noi e mi aveva parlato. Ho capito che doveva essere qualcosa di molto importante, così l’ho aperta per vedere se dentro ci fosse un micro cip o altro e quando sono stata sicura che fosse tutto ok sono venuta qua.” Tira fuori una busta tutta piegata e sporca dalla sua giacca di pelle e me la passa. Io con le mani tremanti la apro e mi allontano un po’ per poterla leggere in pace:

Cara Giolsidea,
speravo di trovarti in qualche modo nel tuo distretto, ma se stai leggendo questa lettera vuol dire che non ci sono riuscito. Quando ho visto che moltii pacificatori si stavano mobilitando per venire giù al dodici mi sono preoccupato e ho fatto qualche ricerca su di te e su tuo fratello. Parlando con il capo stratega sono riuscito a farmi dire varie cose e a trovare dei fascicoli dove venivano riportate tutte le sedute che hanno fatto a vostra madre, una certa May, e dopo la vostra nascita a voi. Ho scoperto cose terribili e anche la ragione del perché voi siete così forti e resistenti. Ho anche origliato una conversazione tra vostro padre, il capo stratega, e il presidente. Stanno progettando di trovarvi e finire quello che hanno iniziato. Sono molto arrabbiati della vostra fuga, hanno paura che qualcuno possa scoprire quello che vi hanno fatto. Persino la gente di Capitol City ne sarebbe sconvolta. È inumano che degli uomini torturino una povera donna incinta e subito dopo dei neonati, questo solo per poter creare delle armi e andare oltre la scienza.  Ho provato a mettermi in contatto con te più volte, ma quando ho scoperto che non vi avevano trovato, ho supposto che aveste già scoperto tutto e che foste riusciti a mettervi in salvo. Io ora non so dove sei, ma spero che tu sia al sicuro e ben nascosta. Sono tutti nervosi qui a Capitol. A partire dal presidente. Pare che i distretti abbiano iniziato a farsi sentire e a opporre resistenza. È spaventato da una possibile ribellione. Adesso appena tornerò a casa farò altre ricerche. Vorrei riuscire a vederti per raccontarti tutto per bene, dato che in questa lettera sono stato molto veloce e sintetico. Ti lascio il mio numero di telefono, se riesci a chiamarmi, ovunque tu sia, dimmi qualsiasi cosa riesca a collegarti al posto in cui ti trovi.
Spero di vederti presto, Douglas.


Torno di corsa da Kelan e Katniss, che sono stati raggiunti anche da Nick, e gli sintetizzo brevemente quello che sta succedendo fuori da qui. Ormai è passata circa una settimana da quando Douglas è tornato a casa sua. Chiedo a Nick di chiamarlo e di fargli capire che sono qui nel distretto quattro. Ho bisogno di capire se abbiamo veramente un’altra possibilità di rivolta, per riprenderci la nostra vita. O se sono solo voci che girano. Da allora, i giorni passano molto lentamente. Non faccio altro che pensare a una possibile rivolta, e a cosa potrei fare. Dopo circa cinque giorni vedo arrivare Nick che mi informa dell’arrivato Douglas, ma che verrà stanotte, per non farsi vedere dai Pacificatori, i quali sono diventati ancora più severi rispetto a prima sul rispetto delle regole e del copri fuoco. Io e Nick decidiamo di andare a fare una passeggiata verso sera, per schiarirci le idee e riuscire a ricavare un po’ di tempo da soli, dato che da quando sono arrivata non ci siamo mai riusciti. Non parliamo per un bel po’. È questo il bello della nostra amicizia. Entrambi sappiamo tutto dell’altro, quello che pensa e prova. E per questo non facciamo domande. So bene che lui è preoccupato quanto me. Ha paura per sua madre. Non reggerebbe a un’altra guerra e a altre perdite. Ha paura per quello che potrebbe succedermi. Ha paura per quello che succederà in generale. Nick ha circa due anni più di me. Ha finito di andare a scuola ma vuole approfondire i suoi studi in biologia marina. Per questo continua ad andare a scuola dove prende lezioni private da un uomo sulla sessantina che gli insegna quello che può, è sempre stato molto interessato alla vita marina. Fin da quando era piccolo. Adora nuotare e stare  sulla spiaggia cullato dal rumore delle onde. È come me per il bosco. Non mi sognerei mai di andare a vivere lontano dal mio amato habitat naturale. E lo stesso vale per lui con il suo. Molto spesso Annie mi dice che suo padre sarebbe più che fiero di lui. E che andrebbe in giro a vantarsi di avere un figlio bello e forte come lui. Rispetto molto Annie come donna. È  forte, anche se a volte entra nel suo mondo e si perde in ricordi e pensieri tutti suoi. Ma è comprensibile. Ha perso la persona che aveva più a cuore. Ma nonostante tutto si è fatta forza ed ha allevato un figlio con un cuore d’oro. Proprio come il suo Finnick. Camminiamo per un bel po’. Entrambi non vogliamo tornare indietro. Sappiamo benissimo quello che ci aspetta. Ma purtroppo siamo costretti a farlo. Quando arriviamo nella piccola baia ben nascosta, vedo Kelan parlare con un Douglas molto preoccupato. Appena mi vede mi viene in contro e mi abbraccia. Noto nello sguardo di Nick una nota di.. Rabbia.. Credo. E anche perplessità. Si starà chiedendo come faccio ad essere così amica di un Capitolino. Ma quello che non sa è che lui non è come gli altri. Lui odia essere ciò che è e fare ciò che fa. Brevemente faccio un riassunto di quello che ho scoperto quando sono tornata a casa e come ho fatto ad arrivare qua. Spiego anche a Nick, sempre più confuso, che lui è stato il mio allenatore e mi ha aiutato molto a Capitol City e durante gli Hunger Games. Dopo lo scambio di racconti Douglas ci informa di aver fatto varie ricerche, dopo aver scoperto che il nostro DNA era stato mischiato a quello dei lupi. Di aver tenuto sotto stretto controllo quello che succedeva nei vari distretti. Ma la cosa che più mi sconvolge è l’ultima scoperta che Douglas ha fatto, andando in giro per la Capitale. “ Ho parlato con varie persone, mie amiche e anche non. Quello che è venuto fuori è che molta gente di Capitol City ha iniziato a chiedersi se sia veramente necessario uccidere e trattare così la gente dei distretti.” I miei occhi rischiano di uscire dalle orbite da quanto li apro. Sono convinta di non aver sentito bene. Nonostante tutto il mio stupore ascolto molto attentamente quello che Douglas continua a dire. “ Sono preoccupati. Sembrano aver iniziato ad aprire gli occhi. Non capiscono perché il governo si comporti così con loro, cioè, con voi. Sembrano aver capito che il vostro tenore di vita è ben diverso dal vostro. Non capiscono perché loro riescono ad avere tutto quello che vogliono con uno schiocco di dita, mentre voi no, pare che quello che gli ha aperto gli occhi sia stata la vostra storia. Ma principalmente la tua Gio. Quando hai raccontato che eri stata cresciuta dalla gente più povera del tuo distretto. E che sei stata costretta a vivere in una casetta abbandonata nel bosco per nasconderti e sopravvivere alle ire dei pacificatori, che ti avrebbero sicuramente giustiziata pubblicamente se non fosse intervenuto Haymitch. Stanno iniziando a vedere con i loro occhi. A voler andare oltre a quello che il Presidente dice. Ed è questo quello che si temeva di più a Capitol City. Il Presidente è preoccupato. Ha paura, riuscirebbe a contenere una rivolta dei distretti, ma non saprebbe come reagire nel caso di una rivolta di Capitol City stessa. Dobbiamo far vedere alla gente quello che succede da voi. Dobbiamo far sapere a tutti quello che vi fanno prima degli Hunger Games. Dobbiamo aprire del tutto gli occhi alle persone che ancora non capiscono che non è giusto quello che sta succedendo. Che anche voi siete uomini e non animali utili solo per le materie prime come il carbone, la frutta o il pesce. Dobbiamo trovare un modo efficace per far scoppiare definitivamente l’ultima rivolta di Panem. ”  Una scintilla in fondo al mio cuore pare essersi riaccesa, non capisco bene cosa.. Forse speranza. Mi rivengono in mente le parole che un giorno mi disse Katniss, dopo avermi raccontato la guerra che aveva combattuto lei. ‘ Il governo è ancora più instabile di prima Gio, è passato troppo poco tempo. Ormai non basterebbe più contenere la scintilla. La gente ricorda. Basta solo fargli vedere che noi tutti ricordiamo, che non dimentichiamo quello che ci hanno fatto. A noi, alle generazioni precedenti e a quelle future.’ Ed è vero. La gente ricorda come si stava nel periodo di pace. Le persone sanno che potremmo rifarcela, che nessuno è padrone del loro destino. Ma sono gli uomini stessi ad esserne gli autori. E io farò in modo di essere autrice del mio. “ Come facciamo?” chiedo convinta a Douglas. Vedo annuire Nick e Kelan, entrambi paiono essere più che convinti di quello che possiamo fare, non permetteremo di essere sopraffatti un’altra volta. Già troppe persone sono morte per questa causa. E deve finire una volta per tutte. È la nostra unica possibilità. Se anche adesso dovessimo fallire, con i Capitolini che iniziano a rendersi conto di quello che succede, non so come altro potremmo fare. Douglas pare avere un colpo di fulmine. Perché guarda prima me e poi Kelan con un piccolo sorriso appena accennato. “ Spero che entrambi siate ancora arrabbiati con il vostro caro Papà. Perché pensavo di organizzarvi una riunione di famiglia.” Dal suo sguardo capisco a cosa illude. E mia piace. Cazzo se mi piace!
 
 
Ciao a tutti!
Come al solito sono in ritardo e mi scuso per questo! Per prima cosa ringrazio immensamente per le fantastiche recensioni e per chi continua a leggere le pazzie che la mia mente produce. Vi sarete accorti che il capitolo è un po’ più lungo degli altri. Ebbene si, sono triste di annunciarvi che la mia storia sta volgendo al termine... Tan Tan Taaaaan! Come al solito vi chiedo di farmi sapere cose ne pensate del capitolo :3
Un bacio e al prossimo aggiornamento, che sarà prestissimo LoGGiuro! Un Bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** CAPITOLO VENTUNO ***







CAPITOLO VENTUNO




 
Più il tempo passa, più le voci girano. Ormai sono quasi quattro settimane che io e Kelan siamo scappati. E ci stanno ancora cercando, pare che non vogliano arrendersi e non ci credono ancora morti. Devono aver capito da tempo che siamo stati aiutati, nemmeno noi saremmo sopravvissuti. Si, ormai abbiamo accettato quello che siamo, degli stupidi esperimenti da laboratorio di quella stupida Capitale.  Abbiamo provato a sfruttarla a nostro vantaggio. In questa settimana ci siamo fatti aiutare anche da Douglas che aveva letto tutti i fascicoli su di noi. Ci siamo allenati fino allo stremo delle forze. Adesso corriamo a una velocità pari a più di ottantacinque chilometri orari, ci siamo esercitati molto nella lotta a corpo libero, con i coltelli e con l’arco. Ci arrangiamo un po’ come possiamo. Kelan inizialmente era un po’ fuori allenamento rispetto a me, ma anche lui è migliorato molto. Ci aiutano un po’ tutti. Katniss è dovuta tornare subito a casa, per gestire e tenerci informati sulla situazione nel distretto dodici. E anche perché i pacificatori la tengono sotto controllo, sia perché mi conosce, sia perché appena 17 anni fa, era lei il volto della passata ribellione. E ormai tutti hanno capito che sta per risuccedere. Siamo quasi pronti a mettere in atto il piano, che hanno studiato Douglas, Kelan e anche Nick. Io aggiustavo le parti tecniche, ma la parte pratica è toccata a me, ovviamente. Dato che la maggior parte della tecnologia che vogliono  usare io non l’ho mai vista. E poi, diciamocelo. Io dietro una poltrona mentre qualcun altro fa il lavoro sporco e si becca tutto il divertimento di ammazzare di botte qualche pacificatore o capitolino?! No non mi ci vedo per niente. Partirò domani mattina con un treno che mi porterà a Capitol City. Grazie ad un amico di Nick, ex ribelle e più che pronto ad aiutarci. Mi nasconderò in una cassa di legno che verrà caricata alla stazione del distretto quattro. E grazie a lui sarò lasciata a poca distanza dal nostro obbiettivo. Mentre gli altri rimarranno qui collegati con me con delle radioline, non ho ben capito come funzionano, ma in pratica io sento loro e loro sentono me. Mi daranno tutte le indicazioni grazie a queste e vedranno quello che succede grazie a una telecamera. Mancano poche ore al sorgere del sole. Sono seduta su questo scoglio nascosto da un bel po’ ormai. Non riesco bene a prendere sonno. Non so se sono spaventata per quello che potrebbe succedermi, o per le responsabilità che ho sulle mie spalle. In fondo ho appena sedici anni, e ne ho già passate di tutte. Stringo in mano il mio arco. In realtà ero andata via per provare a prendere qualcosa, ma senza un grande impegno da parte mia. Improvvisamente sento un rumore dietro di me e mi giro pronta a scoccare. Ma appena vedo Nick con le mani alzate al cielo e gli occhi sbarrati mi tranquillizzo. “ Come mi hai trovato questa volte? Se continui così inizierò a pensare che hai anche tu un super olfatto!” accenna ad un sorriso e si siede di fianco a me. “ Hai paura?” mi chiede. “ Certo, sarei una pazza se non ne avessi. Nonostante io faccia di tutto per sembrare sicura di me stessa, in realtà ho una gran paura di fallire. Di deludere tutti quelli che credono in me.” non posso mentire davanti a lui. È veramente l’unico che mi conosce meglio di chiunque altro. Sa bene che ho una paura terribile. “ Ti avevo detto che sarei potuto venire anche io.” Io scuoto subito la testa, prima che continui. Ha già provato un sacco di volte a farmi questo discorso. “ No, e lo sai perché. Devi rimanere qui con gli altri. In fondo non ci vuole nulla, se tutto va secondo i piani tra meno di una settimana ci rivedremo.” Lo guardo cercando di mettere tutta la sicurezza che riesco nel mio sguardo. Ho paura si, ma è necessario. E lui non può venire, deve stare qui e tenere sotto controllo Kelan e Douglas che sarebbero in grado di farsi prendere dal panico al primo accenno di pericolo. Come hanno affermato molte volte da quando ci siamo messi a pianificare il tutto, loro sono la mente e io il corpo. Ci siamo preparati al meglio per questo, e ora bisogna andare in scena, non si può più aspettare. Bisogna agire prima che il Presidente decida di chiudere fuori i distretti, o ancora peggio distruggerli uno ad uno. Rimaniamo a guardare il mare fino a quando non vediamo sorgere il sole, dopodiché ci avviamo verso il distretto ancora addormentato. Non dobbiamo farci vedere e i controlli sono aumentati tantissimo. Arriviamo alla piccola stazione dove incontriamo un ragazzo sulla quarantina che saluta Nick con una stretta di mano per poi guardarmi. “ Sei pronta?” mi chiede. Io annuisco con convinzione. Si sono pronta. Ho aspettato tanto tempo questo momento e finalmente è arrivato. Ci fa salire in uno scompartimento pieno di casse, alcune con il numero 12. Dall’odore capisco che sono le casse del mio distretto che contengono il carbone. Deve essere il treno che passa dai vari distretti e raccogliere i prodotti da mandare alla capitale. Nick mi aiuta ad entrare in una cassa con su il numero 8, mi passano lo zaino con dentro le radioline, le telecamere e il necessario per mangiare e bere. Ovviamente non sarei mai andata da nessuna parte senza essere armata. Infatti nella cassa posiziono un bellissimo set di coltelli super affilati e super nuovi più un arco che mi ha portato Douglas, uguale a quello che avevo nell’arena. Nemmeno lui  verrà, rimarrà nel distretto quattro, dove hanno montato in casa di Nick un sacco di computer e apparecchi a me sconosciuti, gli serviranno per guidarmi e aiutarmi quando sarò arrivata a Capitol. Saluto con un abbraccio Nick, il quale mi da in cambio un veloce bacio sulla guancia e mi sussurra un leggero “ Ci vediamo tra qualche giorno Piccola Dea.” È strano quando mi chiama così. Il treno parte poco dopo. La cassa fortunatamente non è tanto piccola e ci sto tranquillamente. Aiutandomi con la torcia mi posiziono l’auricolare nell’orecchio e osservo il resto della tecnologia che mi hanno dato. La metà delle cose non l’ho mai vista. Tanto mi contatteranno poi loro non appena sarò quasi arrivata, grazie ad un piccolo localizzatore. Mi rilasso cercando di godermi quel poco di tranquillità che mi è concessa. È incredibile come in così poco tempo siano successe così tante cose. Sembra passata poco più di una settimana da quando mi hanno presa e portata a Capitol City per partecipare come tributo. Hanno provato a depistarmi, facendomi provare il dolore più straziante di tutta la mia vita. O forse no, anche quando sono nata l’hanno fatto. Chissà cosa hanno buttato dentro al mio corpo indifeso. Ho pensato molte volte a quanto mia mamma May mi abbia dato in così poco tempo. Ha dimostrato tutto l’amore che una donna è in grado di provare trascinandomi via da quel laboratorio e affrontando un viaggio impossibile per riuscire a salvare i suoi due bambini. E ha dato la vita per noi. In un certo senso ce l’ho sempre avuta con lei per quello che mi ha fatto passare. Sono vissuta nell’ombra e nella paura di essere scoperta e giustiziata insieme alle altre famiglie che si sono prese cura di me. Ma, ovviamente, non è stata colpa sua, no ancora una volta la colpa ricade sulla capitale. E io sono qui per questo no? Per fargliela pagare una volta per tutte. E fare in modo che non rinasca più questa tortura.
Per poco non mi viene un infarto quando dal mio orecchio riecheggia la voce squillante di Kelan che mi avvisa che sono quasi arrivata. Mi rendo conto solo ora di avere tutte le gambe intorpidite dalla posizione. Apro piano la cassa, mi posiziono lo zaino e l’arco in spalla, il set di coltelli legato alla coscia destra, per avere una migliore resa con i calci, che lancio principalmente con la sinistra. I capelli rossi sono comodamente legati in una coda alta, per non darmi fastidio. “ Adesso è questione di velocità Gio. Appena il treno si ferma le porte si apriranno automaticamente, hai tipo sei secondi per scendere e rifugiarti sotto, dopodiché faremo scattare il diversivo che ti permetterà di andare via dalla stazione.” La voce di Douglas è sicura. “ Ricevuto.” Rispondo io. Appena le porte si aprono faccio esattamente quello che mi è stato detto. Riuscendo a nascondermi sotto al vagone. Il diversivo consiste nel fa scattare l’allarme antincendio. Che  creerà abbastanza panico da permettermi di uscire senza essere vista, ma non sospetteranno mai di un attacco dei ribelli. Appena parte l’allarme aspetto che ci sia abbastanza confusione da sgattaiolare fuori dal mio nascondiglio e seguire le indicazioni di Douglas che mi guida attraverso scale e corridoi. Fino a quando non arrivo all’ingresso delle fogne. Proprio così gente, avete capito bene, fogne. Sto per entrare nelle fogne di Capitol City. Bello schifo eh? Qui dovete ringraziare il mio caro fratellino che ha avuto questa brillante ideona di farmi puzzare di merda per un mese, in modo tale che chiunque voglia uccidermi muoia asfissiato prima ancora di aver tirato fuori il coltello.” Ricordami ancora perché non ti ho ancora strangolato per questa parte del piano Kelan?” chiedo non appena i miei piedi entrano in contatto con l’acqua verdognola e puzzolente di Capitol City. “ Perché era la cosa più veloce ed efficace. Ora preparati che il viaggio è bello lungo.” Mi mordo la lingua parecchie volte per non far uscire la sfilza di insulti che la mia mente contorta sta producendo in questo momento.  Cammino tutto il resto della giornata, seguendo attentamente le indicazioni che mi danno Douglas e Kelan. Nick non l’ho ancora sentito da quando sono salita sul treno. Sarà andato a nuotare o a pesca. Riesco a trovare una piccola rientranza abbastanza larga per permettermi di sdraiarmi un minimo. Camminare con i piedi nell’acqua è molto stancante e ci si impiega quasi il doppio del tempo. Domani sarà un’altra lunga giornata di cammino. Mangio un po’ di pane che mi hanno dato e provo a prendere sonno. Dopo un paio d’ore sento la voce di Douglas che mi chiede se sono sveglia. Rispondo con un leggero si. “ Come stai?” scoppio a ridere senza riuscire a trattenermi. “ Sono nelle fogne, ho camminato con i piedi nella merda per cinque ore, e mi chiedi veramente come sto?” anche lui si mette a ridere, anche se so bene che non si riferiva a quello, vuole sapere se sono spaventata, se ho l’ansia, se voglio tornare indietro. Ma ormai, dopo tutto quello che abbiamo fatto per arrivare fin qui, non si può più tornare indietro. “ Sai, Nick prima, mentre tu eri sul treno, mi ha raccontato la storia del perché ti chiama Piccola Dea. E mi è venuto in mente, quando l’ho fatto io per sbaglio e tu mi sei saltata addosso cercando di uccidermi. Pensavi che avessimo rapito anche lui.” Non so dove voglia arrivare. “ E quindi?” chiedo io dopo un po’. “ Niente, è solo che credo di capire cosa prova, addirittura meglio di te. Sei completamente cieca lo sai? Quel ragazzo è completamente cotto di te e l’unica cosa che sei in grado di dirgli è che non vuoi che si faccia male. Quando in realtà io ho visto il terrore puro nei tuoi occhi, quando quella volta, credevi che lo avessero ucciso o torturato. Non riesci ad accettare di voler bene a una persona.” Resto in silenzio per un po’. In realtà è vero quello che ha appena detto. “Quelli a cui voglio bene io ci rimettono sempre qualcosa. Guarda mia madre, Haymitch, Austin, Katniss e Peeta o tutti quelli del giacimento. Non è sicuro voler bene a qualcuno, e manifestare quel sentimento. Loro lo individuano e lo annientano ancora prima che tu te ne sia accorto. ”
“ Gio, non devi affrontare la vita come una continua lotta contro di loro. Se fai così è ovvio che vinceranno sempre. Non fai altro che dargli motivi su cui attaccarti. Non devi aver sempre paura di manifestare qualche emozione. Se fai così, non farai altro che distruggerti da sola.” Non rispondo. Spero che la conversazione si sia chiusa qui. Non mi sono dimenticata di quello che ci siamo detti durante il mio soggiorno a Capitol City. A quando ci siamo baciati o alla notte che abbiamo passato insieme. Ma rimango convinta della mia idea. È da deboli manifestare i propri sentimenti. Non si fa altro che dare al nemico un’altra arma con la quale attaccarti. Riesco a riposare per poche ore, dopodiché mi rimetto subito in marcia. Oggi devo riuscire a raggiungere il posto stabilito. Cammino senza quasi mai fermarmi. Seguo le indicazioni che mi vengono date e vado avanti, non vedo l’ora di uscire da questo posto lercio e puzzolente. Arrivo all’obbiettivo verso il tramonto. Mangio, mi riposo e per le otto sono pronta ad uscire e ad affrontare la parte divertente del piano. “ Ok io ci sono, quando volete.” Dico tramite la radiolina. “ Ok Gio, siamo pronti. Adesso prendi la scaletta sulla destra ed esci. Ti dovresti trovare dietro ad un palazzo, confermi?” faccio quello che mi dicono. “ Confermo.” Ora mi trovo esattamente dove hanno detto, sono riusciti a farsi recapitare da non so chi l’esatta mappa delle fogne di Capitl City, e grazie alle conoscenze di Douglas della città sono riusciti a ricostruire il percorso fino a qua. “ Molto bene. Ora aspetta il nostro segnale, dopodiché entra dalla porta sulla tua destra e, facendo molta attenzione a non farti vedere, prendi il corridoio sulla sinistra. Arriverai in un piccolo soggiorno. È lì il nostro obbiettivo.” Non appena mi danno il segnale seguo le istruzioni che mi hanno dato poco prima. E, prima di entrare nel salottino, impugno l’arco con una freccia pronta a scoccare. Appena entro guardo in faccia l uomo seduto davanti a me. “ Fa solo una mossa falsa, e ti ritrovi con una freccia conficcata nel culo.” Pare essersi sorpreso e spaventato solo inizialmente, per poi ricomporsi e accennare ad un terribile sorrisino strafottente. “ Immaginavo che saresti venuta tu..” la sua voce mi riporta terribilmente al tempo trascorso nell’arena. “ Figlia mia.”







Vi prego non uccidetemi!!
So di essere in terribile ritardo, ma ho avuto molti problemi con il capitolo successivo a questo, tipo un blocco, non sapevo proprio come continuarlo. Ora che ho risolto ho postato subito, nella speranza di un vostro perdono! 
Spero di non avervi deluso e che siate ancora interessati alla mia storia.
Ringrazio per le recensioni e per tutti quelli che mi seguono. Fatemi sapere cosa ne pensate ed eventuali suggerimenti, sempre ben accettati dalla sottoscritta. 
Un Bacio G.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2330665