Voci nella notte

di barbarak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sussurri ***
Capitolo 2: *** Confessioni ***
Capitolo 3: *** Verità ***



Capitolo 1
*** Sussurri ***


                                                                                     Dedicata al Dragone
                                                                                                      Con tanti in bocca al lupo

 
 
La luna alta in cielo splendeva in quella magnifica serata d’inizio giugno e il venticello caldo, che agitava le fronde degli alberi della Foresta Proibita, faceva presagire l’imminente arrivo della stagione estiva.
 
La scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, era immersa nella quiete. Le aule vuote erano state riordinate e pulite dagli elfi del castello ed erano pronte per andare in letargo, nell’attesa di accogliere nuovamente i propri occupanti con il ritorno dell’autunno.
 
Tutti gli studenti si erano rifugiati nei loro dormitori pregustando l’arrivo del nuovo giorno che, con la sua luce, avrebbe segnato la fine di quell’anno scolastico.
 
Per alcuni, era solo l’ennesimo di un percorso di studi ma per altri, invece, rappresentava la conclusione di un pezzo importante della propria esistenza: avrebbero lasciato qualcosa di certo e definito per affrontare la vita vera, per provare a realizzare i propri sogni, per fronteggiare qualcosa di magnifico e terribile come può essere il proprio destino.
 
Solo il canto degli animali notturni, che sembravano voler dire arrivederci oppure addio secondo l’umore di chi li ascoltava, interrompeva quell’incanto creato dal silenzio.
 
A un orecchio ben attento, però, non sarebbe sfuggito l’eco di un passo leggero e non frettoloso che si stava avvicinando sempre più ai sotterranei. Un passo delicato che sembrava rallentare ogni tanto, come se fosse indeciso se proseguire o se tornare indietro, come se sapesse che il proseguire l’avrebbe condotto verso qualcosa d’inaspettato e sconvolgente. Un passo che s’immobilizzò all’improvviso prima di svoltare l’ennesimo angolo.
 
***
 
Il ragazzo biondo era fermo davanti a una parete che gli era diventata famigliare e cara negli anni. Prima di dire la parola d’ordine, tolse le mani dalle tasche dei pantaloni e accarezzò piano la pietra, per imprimersi nella mente la ruvidezza della roccia, che nascondeva a occhi estranei il luogo che più di tutti per lui rappresentava una seconda casa.
 
Ripensò a tutte le sensazioni provate all’interno di quella scuola che aveva sempre dimostrato di disprezzare ma che in fondo amava; gli sfuggì un sospiro e chiuse gli occhi, perso nei ricordi e ossessionato dai suoi soliti fantasmi.
 
Si rivide bambino undicenne: uno spocchioso ragazzino viziato non abituato a sentirsi dire no; rivide la sua mano tesa essere rifiutata dal famigerato Harry Potter e poté risentire la punta d’amarezza e di disappunto che l’aveva colto in quel momento. Nella mente rivisse tutte le umiliazioni che si era andate a cercare, solo per la voglia di primeggiare, per essere considerato il migliore, per piegare Potter e la sua cerchia d’amici, solo per far sì che il nome dei Malfoy fosse temuto e rispettato. Che stupido!
 
I primi due anni erano stati durissimi da digerire per il suo orgoglio; ma era stato al terzo, dopo aver ricevuto il pugno dalla mente del trio, che aveva dovuto, suo malgrado, cominciare a crescere; poco alla volta era stato costretto a cambiare il modo di vedere e aveva dovuto rivedere le sue priorità, accettando e in questo modo alleggerendo quell’oppressione/ossessione che gli si era insinuata nell’anima. Aveva ingaggiato una battaglia contro se stesso, contro tutto quello in cui credeva, contro tutto ciò che i suoi genitori gli avevano insegnato; aveva combattuto contro quel qualcosa che gli nasceva da dentro e che non riusciva a scacciare e alla fine si era dovuto arrendere.
 
C’erano stati dei giorni, in cui aveva odiato profondamente Hogwarts, vista come capro espiatorio per tutte le difficoltà che si era trovato davanti e dei tormenti che lo avevano costretto a vivere una vita dilaniata da dubbi e incertezze. Adesso, però, alla fine di tutto il percorso che aveva compiuto, capiva che proprio la scuola gli aveva permesso di diventare una persona migliore e gli aveva dato una seconda occasione.
 
Certo, per il mondo sarebbe rimasto sempre un ragazzo debole che era diventato Mangiamorte per paura di essere ucciso e per salvare la propria famiglia, ma lui sapeva che non era così e questo gli bastava.
 
 Doveva bastagli.
 
Perso tra i suoi pensieri, non si accorse della figura che si era avvicinata alle sue spalle, facendolo sussultare nel momento in cui sentì una mano posarsi sul braccio ancora appoggiato alla parete.
 
“Per Salazar! Blaise mi hai fatto spaventare!”
 
Il moro ghignò un attimo.
 
“Anche tu. Parevi una statua da tanto eri immobile. Per fortuna so per certo che sei un Purosangue altrimenti avrei pensato a un ritorno del Basilisco”.
 
L’amico scostò con un gesto noncurante la mano dal proprio braccio e si voltò dalla sua parte.
 
“Molto spiritoso, davvero. Ma dimmi è per fare certe battute che sei uscito dal dormitorio a quest’ora? Potrei toglierti punti, anche se è l’ultimo giorno. Vuoi che i prossimi Serpeverde partano già in svantaggio l’anno prossimo?”
 
Sapevano entrambi che Draco non avrebbe mai tolto punti a un membro della loro casata, oltretutto suo migliore amico, per cui Zabini non si prese neanche la briga di difendersi in qualche modo e andò dritto al punto.
 
“Ti cercavo!”
 
Si era appoggiato con la schiena alla parete, segno che voleva intavolare una discussione e il biondo Serpeverde si sentì improvvisamente stanco. Erano giorni che Blaise non faceva altro che parlargli, cercando di convincerlo a fare qualcosa che lui sapeva già, non avrebbe mai fatto.
 
“Ero a fare la ronda”.
 
Già la sua ultima ronda. La sua ultima notte, la sua ultima volta insieme.
 
Il suo migliore amico gli si mise davanti e lo costrinse a guardarlo, anche se in realtà il Caposcuola non aveva mai abbassato lo sguardo. Lo aveva fatto per sedici anni e, dopo aver vissuto, quasi come uno schiavo nella propria stessa casa, aveva deciso che non avrebbe più abbassato gli occhi davanti a nessuno.
 
 “Domani sarà l’ultimo giorno Draco.”
 
“Lo so”.
 
Non c’era bisogno di spiegare quello che sarebbe successo l’indomani. Entrambi sapevano che lasciare Hogwarts avrebbe segnato la fine di tutta quella pazzia che lo aveva colto all’età di undici anni e che era cresciuta esponenzialmente fino a devastarlo nel profondo.
 
“La perderai definitivamente se non farai niente”.
 
Come se non lo sapesse. Come se non sapesse che usciti da quella scuola, da quelle mura, la sua vita sarebbe stata agli antipodi con quelli della ragazza. Come se non sapesse che lei avrebbe avuto un’esistenza ricca e felice, con il sole a rischiarare il suo cammino, circondata da amici che le volevano bene e da persone che la consideravano un’eroina, guardandola come una regina e rendendola omaggio come a una Dea. Esattamente come avrebbe fatto lui se solo…
 
“Non posso perdere qualcosa che non è mai stato mio”.
 
Era la semplice e terribile verità. Il risultato incontrovertibile e non contestabile di anni vissuti nella menzogna e nel tentativo di respingere un sentimento che si era dimostrato più forte della volontà e di una vita già scritta e segnata.
 
“Le hai parlato almeno?”
 
Il Caposcuola Serpeverde si lasciò sfuggire un sorriso che sapeva di nostalgia e rimpianto.
 
“E’ dalla fine della guerra che le parlo civilmente Blaise.”
 
Aveva memorizzato ogni singola parola che si erano scambiati in quell’anno. Ogni raro sorriso che gli aveva rivolto, ogni saluto, ogni spiegazione, ogni rimprovero, ogni intonazione particolare della voce era impressa a fuoco nella sua anima e l’avrebbe conservata fino alla fine dei suoi giorni. Per non parlare dell’emozione che ancora lo coglieva quando ricordava la bocca rossa e carnosa mentre si muoveva per pronunciare per la prima e unica volta il suo nome.
 
“Non intendevo quello. Intendevo parlarle veramente. Dirle quello che provi, che hai sempre provato. Quello che hai fatto e soprattutto quello che non hai fatto.”
 
Dirle tutto? Non era abbastanza coraggioso da farlo e soprattutto non voleva crearle problemi ora che la guerra era finita e sembrava avere trovato un proprio equilibrio. La amava troppo per procurarle anche solo la più piccola preoccupazione. E poi lo aveva tenuto a distanza per tutto quell’anno, nonostante le sue buone intenzioni. Neanche le sue scuse sincere erano servite a farla sciogliere un po’. Solo frasi di circostanza per il Mangiamorte pentito.
 
“Non servirebbe a niente. Lei ha la sua vita: ha scelto Weasley”.
 
Ancora vedeva la scena che era accaduta in sala grande solo due settimane prima: Weasley, inginocchiato, che le chiedeva di sposarlo con tanto di anello e lei che emozionata e, a dir la verità, un po’ titubante, rispondeva di sì.
Al suono di quella parola aveva sentito chiaramente il suo cuore spezzarsi e, per la prima volta, aveva invidiato il rosso Grifondoro sopra ogni cosa. Lui che poteva toccarla e abbracciarla ogni volta che voleva, lui che poteva assaporare le sue labbra, lui che poteva consolarla quando era triste, lui che era sempre stato e sarebbe sempre stato al suo fianco, lui che sarebbe diventato il suo compagno di vita e il padre dei suoi figli. Lui che… era il meglio per lei.
 
Inaspettatamente Blaise lo prese per le spalle scrollandolo, in un gesto che non si era mai permesso di fare in quasi diciotto anni che si conoscevano e nonostante tutte le cavolate fatte e le scelte sbagliate di Draco.
 
“Lei non ha scelto. Non le hai dato modo di scegliere; ha semplicemente fatto la cosa che tutti davano per scontato. Non hai visto com’era in imbarazzo davanti a tutta la sala grande? Non sembrava fare i salti di gioia per la proposta. Ha accettato solo perché aveva gli occhi di tutti puntati addosso e poi perché la rossa ha cominciato a dirle quanto era felice e quanto la notizia avrebbe riportato la gioia nella famiglia Weasley oltre a non vedere l’ora di poterle fare da damigella. E’ stata in sostanza obbligata ad accettare”.
 
Caro vecchio Zabini, sempre pronto a vedere la luce anche dove la tenebra la faceva da padrona.
 
“Lo ama da sempre”.
 
Che verità amara da digerire! Sapere per certo di non essere l’uomo voluto da lei. Essere dolorosamente consapevole che quegli occhi, che aveva imparato ad amare, non l’avrebbero mai guardato con altro se non indifferenza…
 
“Sono incompatibili. Troppo diversi, troppo amici, troppo Grifondoro entrambi per andare d’accordo. Di certo tu rendersi la sua vita più movimentata e appagante. Saresti uno stimolo continuo per lei esattamente come lei lo è per te; sareste un intreccio di anime* che farebbe scintille. Vi ho osservato in questi anni quando litigavate: c’era un qualcosa tra di voi che andava oltre l’odio, non che tu l’abbia mai odiata veramente s’intende, però…”
 
Certo che non l’aveva mai odiata! Ci aveva messo anni a capirlo ma ora lo sapeva. Ora sapeva che quell’insofferenza che aveva sentito a pelle, nascondeva qualche cosa d’altro, qualcosa che, da adulto, era stato costretto a chiamare con il suo vero nome: dapprima attrazione e poi amore.
 
“Però niente. Sa solo quello che io ho voluto che sapesse. Ho passato sei anni insultandola ogni volta che potevo e il settimo non ho saputo far di meglio che starmene a guardare mentre mia zia la torturava. Sono già stato fortunato che abbia testimoniato in mio favore in tribunale e che una volta tornati a scuola mi abbia rivolto la parola qualche volta”.
 
Si prese la testa tra le mani e si accasciò accanto alla parete. Ogni volta che pensava a quello che era successo a casa sua, si sentiva male.
 
Blaise Zabini tuttavia non era tipo da arrendersi e si piegò sulle ginocchia per poterlo guardare negli occhi.
 
 “Va da lei Draco e dille cosa hai provato quando avevi undici anni. Dille che ne hai fatto il tuo nemico numero uno solo per proteggerla dagli altri Serpeverde che non si sarebbero limitati alle sole parole. Dille che l’hai guardata da lontano per anni, che hai imparato a conoscerla spiandola da dietro una colonna in biblioteca. Dille che volevi cavalcare l’Ippogrifo solo per metterti in bella luce ai suoi occhi, dille che avevi già deciso di salvarlo prima ancora che ti desse un pugno. Dille che hai strappato un pezzo del suo vestito al ballo del Ceppo solo per sentire il suo profumo. Dille che l’hai protetta dalle squadre delle Umbridge quanto più hai potuto, dille quello che è successo veramente al sesto anno e cosa c’è dietro al Marchio Nero che porti. Dille tutto”.
 
Scosse la testa ancora incapace di alzarla.
 
“Non posso. E poi non servirebbe a niente. Anche se le urlassi quello che provo, non mi crederebbe ed io non saprei darle torto. Ho impresso a fuoco sul mio corpo il simbolo dell’odio che dovrei provare.”
 
Nel dirlo si alzò e si srotolò in fretta la manica del braccio sinistro a coprire quel lugubre segno che non avrebbe mai abbandonato il suo corpo.
 
Blaise lo guardò e gli parlò come solo un vero amico che lo conosceva da sempre avrebbe potuto.
 
“Nel tuo caso, quel marchio non significa odio ma amore.”
 
Draco gli rivolse i suoi occhi mercuriali con un’espressione stravolta stampata in volto.
 
“Perché hai preso il marchio e soprattutto quando lo hai preso?”
 
Sapeva, dove il suo amico voleva arrivare e sapeva anche che in fondo aveva ragione, ma questo non cambiava le cose.
 
“Ho lasciato che la torturassero”. Parole che pesavano come un macigno sul suo cuore.
 
“Hai fatto tutto quello che hai potuto. Quando eri dentro Hogwarts per eseguire gli ordini di quel folle non facevi altro che dire quanto la Mezzosangue fosse sopravvalutata e quando non sarebbe stata un pericolo per l’Oscuro e quando c’è stato l’attacco, hai affrontato quel lupo puzzolente che si era offerto di farla fuori; hai ancora le cicatrici sul tuo corpo a causa di quel duello.  E l’anno dopo? Ti sei offerto volontario ogni singola volta che Voldemort mandava qualcuno a cercare il trio. Hai mentito alla tua famiglia e a Lui in persona per lei; hai rischiato la vita non so più quante volte cercando di proteggerla.”
 
Sì, però nella sua testa l’unica cosa che ricordava con chiarezza erano le urla della ragazza.
 
“Non ho fatto abbastanza. Non sono stato abbastanza coraggioso e tempestivo per salvarla da quella pazza di mia zia”.
 
Il suo moro amico gli si avvicinò senza tuttavia toccarlo in un gesto di amicizia che non voleva far passare per pena.
 
“Non avresti potuto fare niente in quel momento. Eri solo e quando stavi per agire, per fortuna, perché altrimenti saresti morto, Potter e Weasley sono riusciti a liberarla. Il tuo unico e vero errore Draco, è stato quello di non parlare a Piton o a Silente di quello che avevi in mente di fare e soprattutto per chi lo stavi facendo. Non ti sei fidato e hai voluto fare tutto da solo ma ora è tempo che le cose vengano alla luce. Impazzirai se ti terrai tutto dentro.
 
Per la prima volta, dall’inizio di quella discussione, a Malfoy scappò un sorriso.
 
“Sono già impazzito Blaise! Sono innamorato di una Mezzosangue Grifondoro!”
 
Un suono strozzato provenne dal fondo del corridoio, dove il cono d’ombra diventava più scuro e dove gli sguardi dei due ragazzi non potevano arrivare. Stranamente, per la loro natura guardinga, nessuno dei due ragazzi diede peso a quel rumore che li aveva distratti momentaneamente dalla loro discussione.
 
“Davvero non vuoi fare niente per provare ad averla?”
 
Quella era davvero una bella domanda.
 
“Che cosa posso fare? La amo troppo per rischiare di crearle ulteriore sofferenza. Non voglio sconvolgerle la vita e non voglio neanche che provi pena per me. Lei è buona, pura innocente non deve avere a che fare con un Mangiamorte. E soprattutto non ha mai dato segno di voler approfondire la sua conoscenza nei miei confronti. Per me è valso già tanto poterle stare accanto mentre parlava e rideva con i suoi amici.”
 
Si erano appoggiati entrambi al muro con le spalle, incrociando le caviglie, come facevano da sempre quando volevano parlare senza essere disturbati. Era un atteggiamento che tutti nella scuola conoscevano e rispettavano.
 
“Davvero ti accontenti di questo? Davvero ti può bastare per una vita intera? Non ti riconosco più. Dov’è finito il tuo spirito Serpeverde che ti spinge a complottare per ottenere quello che vuoi? Non ti ci vedo a rinunciare così.”
 
Certo che se avesse potuto non si sarebbe accontentato, così come non si accontentava delle ragazze che si portava a letto solo come panacea della sua frustrazione. Nessuna sarebbe stata lei. Mai. Però questo non cambiava la realtà delle cose.
 
“Si sposa, non c’è più tempo e sinceramente, anche se ce ne fosse, non so se me la sentirei di guardarla negli occhi mentre le dico tutto solo per vederla impassibile o addirittura schifata da quello che provo. Non voglio che il mio ultimo ricordo di noi insieme, sia la sua bocca mentre pronuncia parole di odio nei miei confronti. Dopotutto non sono cambiato molto vero? Sono il solito vigliacco.”
 
Si sforzò di sorridere ma quello che ne uscì fu solo una deformazione della sua faccia in un ghigno poco credibile.
 
“Primo, si sposerà solo a Natale, e quindi avresti tutto il tempo per sfruttare il tuo tanto decantato fascino; secondo, la Granger non utilizzerebbe parole di odio neanche per Voldemort in persona e non credo che tu possa paragonarti al Mago Oscuro per eccellenza; terzo, non sei un vigliacco, sei solo innamorato e come tutti ti senti più vulnerabile. Sei umano anche tu dopotutto”.
 
“Io non…”
 
“Draco smettila. So che vuoi farlo e soprattutto so che puoi farlo. Vorrei tanto sapere cosa c’è che ti frena. Anche perché secondo il mio modesto parere di esperto del comportamento femminile, non sarei così sicuro del risultato della tua confessione”.
 
Questa volta il suono che si udì provenire dal corridoio era troppo forte e metallico per essere ignorato.
 
Senza neanche parlarsi cominciarono a camminare velocemente verso la fonte di quel rumore con l’ansia crescente di chi ha paura di essere stato scoperto a dire qualcosa di compromettente.
 
Svoltato l’angolo, trovarono un’armatura per terra e capirono la fonte del rumore che li aveva distratti, ma fu la successiva occhiata alla rientranza buia del corridoio che fece comprendere loro quanto quella nottata, sarebbe stata ancora lunga.
 
 
 
* Intreccio di anime di Meave . Con questa citazione ho voluto omaggiare una storia che ho amato moltissimo.
 
 
Angolo della posta.
Sono tornata! Dopo più di un anno ho ripreso a scrivere e ho pensato di farlo con una mini long di pochissimi capitoli; la storia non sarà delle più originali e i temi non saranno particolarmente profondi però, dopo tanto tempo, penso che l’importante sia essere riuscita a pubblicare qualcosa.
Pubblicherò ogni settimana.
Baci BABY

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Capitolo 2
*** Confessioni ***


Hermione Jean Granger, caposcuola Grifondoro, amica di Harry Potter ed eroina di guerra era davanti a loro con lo sguardo perso nel nulla e con un leggero tremolio a percorrerle le gambe.
 
Il primo a riprendersi fu Blaise che riuscì a staccare gli occhi da lei per rivolgerli al suo migliore amico, pietrificato anch’egli, che se ne stava davanti alla ragazza senza che nessun muscolo del viso o del corpo desse segno di provare una qualsiasi emozione.
 
“Granger stai bene?”
 
Glielo aveva dovuto chiedere due volte prima che la ragazza si riprendesse da quella specie di trance in cui era caduta, rispondendo con un semplice cenno del capo. La vide guardare Malfoy con occhi indecifrabili ma comunque esigenti e colmi di sensazioni contrastanti e capì era arrivato il momento di levare le tende.
 
“Ok, io allora vi lascio soli così potete parlare un po’”.
 
E fu sicuro che entrambi lo maledissero mentalmente in quel momento perché sentì un freddo brivido percorrergli la schiena quando i visi dei due ragazzi, ancora immobili davanti a lui, scattarono nella sua direzione.
 
Tuttavia, quando si voltò per andarsene un blando sorriso increspava le sue labbra: la Grifondoro non aveva ancora schiantato Draco. Forse c’era speranza.
 
****
 
Rimasti soli, i due Caposcuola passarono cinque minuti abbondanti prima di riuscire a guardarsi negli occhi e inaspettatamente fu il Serpeverde a parlare per primo dimostrando un coraggio che nemmeno lui era certo di possedere.
 
“E così ora puoi umiliarmi come ho fatto io in tutti questi anni, non è vero? Che cosa aspetti? Perché non corri a riferire a tutti quanto sono patetico?”
 
Aveva allargato le braccia come se aspettasse di ricevere il colpo di grazia, quello che lo avrebbe ucciso togliendogli tutte le speranze.
 
“No”.
 
Solo una sillaba, sussurrata ma che comunque sembrava urlata, tanto rimbombò nel petto del ragazzo.
 
“No?”
“No”
 
Riabbassò le braccia e ritornò a scrutarla, cercando sul viso un segno che potesse fargli capire quello che passava in quella mente tanto brillante.
 
“Vuoi insultarmi?”
“No”
 
“Vuoi urlarmi contro? Schiantarmi?”
“No”
 
“Vuoi andartene ignorando quello che hai sentito?”
“No”
 
“Allora cosa vuoi?”
 
Ad ogni domanda si era avvicinato, circospetto, come se temesse, nonostante le parole della Granger, un attacco da un momento all’altro.
 
Quasi al rallentatore lei deglutì, poi si morse il labbro e ….
 
“Sei nervosa?”. Due occhi stupiti lo guardarono e lo fecero sorridere.
 
“Come hai potuto sentire, ti ho osservato in questi anni per cui so che quando ti mordi il labbro sei nervosa per qualche cosa: che sia un’interrogazione o una discussione con i tuoi amici non ha importanza, tu lo fai sempre”.
 
Non ottenne neanche una parola come risposta a questa sua affermazione per un bel po’ di tempo. Era quasi rassegnato al fatto che non avrebbe più parlato quando, finalmente, risentì la sua voce.
 
“E che altro sai di me?”
 
Non era astiosa, non era arrabbiata era semplicemente….interessata.
 
“So che bevi succo di zucca il mattino, tranne quando ti fanno arrabbiare o non hai dormito bene perché allora prendi solo the. Ti piace il pollo in qualunque modo te lo cucinino mentre detesti il pesce e vivresti di verdura. Quando studi cerchi sempre di andare in biblioteca agli orari più assurdi perché non vuoi confusione intorno. Ti metti nell’ultimo banco a destra, subito prima della sezione proibita perché in quel modo, ogni tanto, puoi sgattaiolare dentro senza che nessuno ti noti e poi perché la luce è migliore in quel punto. Fai sempre per prima trasfigurazione perché è la tua materia preferita e lasci per ultima storia della magia perché la ritieni noiosa, infatti, sbadigli sempre quando hai il libro davanti. Ogni giovedì ti rechi in guferia a spedire una lettera, credo ai tuoi genitori, e ne ricevi la risposta il sabato. Hai sempre la divisa perfettamente stirata ma lasci sganciato l’ultimo bottone della camicetta, quello che sta sotto la cravatta e che di solito non si vede. Quando studi, ti raccogli i capelli con una matita ma durante il fine settimana ti piace tenerli sciolti e scostarli dal viso quando ti cadono davanti. Li hai avuti lisci una sola volta in questi anni e lo hai fatto in occasione del compleanno di quell’idiota di Weasley che naturalmente non se n’è accorto. Vuoi…”
 
“Basta! Ho capito!”
 
L’aveva interrotto stendendo un braccio in avanti, in un gesto che sembrava fatto per volersi difendere; Draco, però, registrò solo che in quel modo gli aveva sfiorato il petto e che era arrossita.
 
Aspettò per un po’ che lei dicesse qualcosa ma ancora una volta restò deluso.
 
“Dì qualcosa!”
 
Hermione continuava a fissare un punto oltre le spalle del ragazzo; sembrava persa in pensieri troppo difficili da mettere insieme, poi tutto a un tratto riportò i suoi occhi ambrati in quelli del Serpeverde e parlò dicendo una cosa che lui di certo non si aspettava.
 
“Voglio sapere tutte quelle cose cui si riferiva Zabini prima. Voglio che tu mi dica tutto e soprattutto voglio che tu sia sincero.”
 
Draco era indeciso se trovarsi in un sogno dove tutti i suoi desideri avrebbero potuto realizzarsi o in un incubo che lo avrebbe fatto scontrare duramente con una realtà scontata ma difficile da accettare. Comunque, ormai non aveva altra scelta se non quella di assecondarla. Sospirò e si preparò al lungo racconto.
 
 “Quando ti ho visto la prima volta, ho pensato che avessi dei capelli orribili ma non riuscivo a non guardarti perché i tuoi occhi splendevano di orgoglio e determinazione; quando ho capito che eri una nata Babbana e per di più smistata a Grifondoro ti ho odiato ma solo perché mi era stata tolta la possibilità di studiarti più a fondo. E poi… più il tempo passava, più ti vedevo in sintonia con quei due imbecilli che mi mettevano sempre in ridicolo, più la rabbia cresceva. E tu non mi guardavi, m’ignoravi semplicemente. Ti ho chiamato Sanguesporco per farti vedere chi era che comandava e per legarti a me in qualche modo contorto. Ero solo un bambino viziato pieno d’idee sbagliate e pensavo di avere tutti i diritti di sottometterti e che tu avresti dovuto essere onorata che io sprecassi il mio tempo per te. Sentivo le discussioni degli altri Serpeverde mentre organizzavano dei raid per farti del male anche fisico, e la cosa mi ha messo una tale agitazione addosso che senza neanche pensarci ho detto loro che mi sarei occupato io di te; è per questo che non ho mai perso occasione per insultarti e per metterti i bastoni tra le ruote.”
 
La vide mordersi ancora una volta il labbro inferiore.
 
“Il tempo passava ed io continuavo a ripetere a tutti e soprattutto a me stesso quanto ti odiavo e quanto tu dovessi lasciare il mondo magico. In contemporanea, però, eri come la luce per una falena: mi attiravi inesorabilmente nonostante tutte le mie resistenze. Ti guardavo da lontano, ti osservavo e cercavo di trovare tutti i tuoi difetti: vestivi malissimo, avevi sempre le dita sporche d’inchiostro, eri saccente e a volte antipatica anche con i tuoi stessi amici, eppure quando ho visto i tuoi occhi mentre Potter cavalcava l’Ippogrifo, non ho voluto altro che ricevere quello stesso sguardo. Uccidere quell’animale è stata un’idea di mio padre che io ho solo finto di assecondare per poi convincerlo a lasciar stare. Quando mi hai dato il pugno è stato devastante. Sentivo dolore non solo in faccia ma anche nel petto, nel profondo. Avevo visto i tuoi occhi odiarmi, odiarmi veramente e la cosa mi aveva fatto male. E poi quel contatto, anche se violento, mi aveva fatto correre un brivido lungo la schiena come non avevo mai provato prima”.
 
Si interruppe ricordando perfettamente il momento in cui aveva cominciato a dover scendere a patti con quello che sentiva.
 
“Continua. Che cosa è successo dopo?”
 
Sospirò e si mise con le spalle contro il muro, appoggiando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.
 
“Dopo è stato un gioco al massacro per la mia vita e le mie convinzioni. Non potevo più negare che tu m’interessassi ma non potevo neanche dimenticare chi e cosa tu fossi. Era una continua lotta tra quello che provavo e quello che avrei dovuto provare. Quando ti ho visto entrare al Ballo del Ceppo al braccio di Krum ho dovuto faticare non poco per concentrarmi sulla mia dama e impedirmi di andare a spaccare la faccia al Bulgaro. Tu sorridevi al tuo accompagnatore, guardavi Weasley e ignoravi me. E’ stata una serata orribile, specialmente quando ho visto che ti appartavi con il tuo cavaliere, in evidente stato di ebbrezza. Solo una stupida non si sarebbe accorta che quel ragazzo stava perdendo il controllo”.
 
Si morse la lingua nel momento in cui si rese conto di quello che aveva detto.
 
“Ma davvero? Beh visto come mi hai sempre apostrofato, stupida potrebbe anche passare per un complimento Malfoy”.
 
Colpito e affondato.
 
“Hai ragione. Scusa. Comunque sia ti ho seguito e ho visto come lui cercava di metterti le mani addosso. Ho sentito il sangue salirmi alla testa e avevo già la bacchetta in pugno quando tu hai usato la tua e te ne sei andata. Eri talmente furiosa che non ti sei neanche accorta di essermi passata accanto e di avermi sfiorato. Io ho sentito il tuo profumo penetrare nel mio corpo e inebriarmi e…non ho capito più niente. Ho pronunciato un diffindo e ho preso un pezzo dell’abito. Quando mi sono reso conto di quello che avevo fatto, mi sono dato dell’idiota ed ero più che intenzionato a liberarmi di quel pezzo di stoffa.”
 
La guardò stravolto per farle capire quanto gli costasse parlare.
 
“Ci ho provato…. Non sai quante volte stavo per dargli fuoco e liberarmi dalla tua dannazione ma non ci sono mai riuscito. Ogni volta ti rivedevo con i capelli raccolti, il sorriso timido e l’eleganza che accompagnava ogni tuo gesto e le mie mani non smettevano di tremare finché non respiravo il tuo odore e riponevo il pezzo di stoffa sotto il cuscino. E’ stato allora credo che ho capito che eri…bella. E’ stato un trauma pensare a te come a una ragazza e non come una Mezzosangue. Ho cercato di porre rimedio alla cosa circondandomi di ragazze compiacenti, capaci di farmi trascorrere qualche ora in spensieratezza ma…la cosa, naturalmente non ha funzionato.”
 
La vide voltarsi dandogli le spalle e la sentì sospirare prima che gli ingiungesse di continuare con il racconto.
 
“Nel frattempo Blaise si era accorto degli sguardi che ti lanciavo e anche delle mie…fughe in biblioteca. Dapprima ha cominciato a tormentarmi con le sue solite battute ma poi, quando si è reso conto di quanto seria fosse la cosa, mi ha messo in guardia sulla sua pericolosità. Diggory era morto, il Signore Oscuro ritornato e mio padre era stato fiero di annunciarmi il suo essere tornato nelle grazie del suo padrone. Per un attimo pensai che tutto potesse tornare alla normalità e che la mia vita potesse percorrere i binari che erano stati tracciati dal momento della mia nascita. Basta notti in bianco a tormentarmi, basta debolezze, basta indecisioni. Non ti mentirò dicendoti che sono entrato nelle file degli scagnozzi della Umbridge per proteggerti. La verità è che l’ho fatto per dimostrare a me stesso che potevo distruggerti e che lo avrei fatto più che volentieri. Che tutto quello che provavo era falso o comunque privo d’importanza.”
 
Quando gli occhi della ragazza si voltarono di nuovo verso di lui, poté chiaramente sentire il dolore che essi trasmettevano e si chiese distrattamente il motivo di tale sentimento.
 
“Credimi, sei riuscito benissimo nel tuo intento”.
 
C’era acidità nella voce?”
 
“Tu dici? Io invece penso che ancora una volta ho fallito nei miei propositi. Sai quante volte ho spiato i vostri incontri nella stanza delle necessità? Ho visto Paciock la prima volta che l’ha evocata e non c’è voluto molto a capire che era là che vi riunivate. Ogni giorno dicevo a me stesso che sarebbe stato quello buono per smascherarvi e ogni giorno rimandavo dicendomi che avevo dell’altro di più importante da fare. Arrivavo fino all’ingresso, appoggiavo l’orecchio alla porta prima che questa scomparisse del tutto cercando di cogliere la tua voce su tutti. Ti rendi conto di quanto fossi patetico? Elemosinavo un contatto che tu non mi avresti mai dato. Alla fine ho dovuto arrendermi all’evidenza e ammettere che non volevo veramente farti male. Da lì a rendermi conto di volerti e basta il passo è stato breve. Quando la Chang vi ha tradito, ho cercato di essere io a mettere le mani su di te e quando invece è stato Goyle a prenderti non so cosa gli avrei fatto. Naturalmente ero ancora troppo codardo ed egoista per rischiare apertamente di aiutarti ma per fortuna mia piccola Grifona te la sei cavata perfettamente da sola”.
 
Quando aveva detto “mia” la Granger aveva spalancato gli occhi. Disgusto? ….Desiderio?…
 
“Non ho saputo quello che è successo all’Ufficio Misteri se non una settimana dopo quando mia madre mi ha comunicato l’arresto di mio padre e le circostanze della sua cattura.”
 
La guardò intensamente.
 
“Ti ho odiato tanto perché ti vedevo come la causa della rovina della mia famiglia e di me stesso. Ti odiavo quando mia madre piangeva, ti odiavo quando per strada qualcuno ci additava, ti odiavo quando i Mangiamorte si comportavano da padroni a Malfoy Manor e ti ho odiato ancora di più quando ho dovuto ammettere a me stesso, odiandomi a mia volta, che ero felice che tu fossi viva e incolume. Che preferivo sapere mio padre in prigione piuttosto che te sotto terra. Che avrei dato qualunque cosa pur di saperti al sicuro, lontano dalla guerra che tutti davano per imminente. Sono arrivato a questa conclusione il giorno in cui sentii il Signore Oscuro dire di considerarti la mente del trio e per questo l’avversaria più pericolosa; disse che cercava un volontario per tenerti d’occhio e ucciderti se necessario ed io, senza neanche pensarci, ho alzato la mano subito. Ma non si può eseguire un ordine di Voldemort senza che lui abbia il controllo assoluto dei tuoi gesti ed è per questo che mi ha obbligato al marchio quella sera stessa e anche a uccidere Silente come prova della mia fedeltà.”
 
E dopo quelle parole la mano della ragazza scattò a coprirsi la bocca come a reprimere un urlo.
 
“Mi dispiace”.
 
“E di cosa? Per la prima volta avevo fatto una scelta. Certo impensabile fino al giorno prima, ma comunque una scelta di cui non mi pentivo. Il ritorno a scuola è stato un susseguirsi di emozioni: ero finalmente riuscito a dare il giusto nome a tutti i sentimenti che provavo; paura, ansia, tormento, desiderio e soprattutto amore e rabbia. Avevo paura perché continuavo a fare dei rapporti falsi sminuendoti agli occhi di Voldemort; in contemporanea provavo a uccidere Silente, senza troppa convinzione in verità, e ad aggiustare l’armadio svanitore; ero in ansia perché sapevo che se fallivo in una qualsiasi delle prove cui ero sottoposto, avrei potuto dire addio alla mia vita, a quella dei miei genitori e cosa più importante alla tua. Mi tormentava l’idea che ti potesse succedere qualcosa e inoltre, ogni volta che vedevo il Marchio Nero sul mio braccio, sapevo che avrei avuto preclusa per sempre la possibilità di essere una persona migliore, che agli occhi di tutti e ai tuoi specialmente, sarei sempre stato un Mangiamorte che voleva uccidere il Preside di Hogwarts. E poi c’era l’amore che cresceva esponenzialmente ogni volta che ti guardavo da lontano e la rabbia che voleva esplodere contro Weasley che poteva averti e invece era solo capace di farti soffrire”.
 
Se ripensava al sesto anno, poteva risentire perfettamente tutte quelle passioni che gli erano scoppiate in petto e che lui aveva faticato a tenere a freno. Guardando lei, però, si calmò subito e tentò di avvicinarsi senza successo poiché la vide fare un passo indietro.
 
“A cosa si riferiva Zabini quando parlava di Greyback?”
 
Ecco una cosa che avrebbe volentieri evitato di dirle.
 
“All’inizio il piano prevedeva che l’armadio dovesse essere utilizzato solo da mia zia e che nessun altro Mangiamorte entrasse al castello. Mi ero raccomandato, adducendo scuse, per fare in modo che gli studenti corressero meno pericoli possibili, ma purtroppo non avevo tenuto conto di quanto poco contassi tra le file di Voldemort. Quando l’armadio si attivò, mi vidi arrivare incontro una pattuglia intera di seguaci dell’Oscuro, e per ultimo Greyback. Non so perché lo feci, ma seguii il mio istinto che m’induceva a tenerlo d’occhio e così lo sentii parlare a mia zia e dirle che avrebbe voluto trovarti per testare personalmente quanto fossi in gamba e se la tua bacchetta sarebbe stata più potente delle sue zanne e dei suoi artigli.”
 
Hermione rabbrividì al pensiero e Draco pensò che aveva avuto la stessa reazione anche lui due anni prima.
 
“E cosa è successo poi?”
 
“L’ho seguito, rimandando il momento fatidico in cui avrei dovuto affrontare Silente, e quando ho visto che si dirigeva in un’ala deserta del castello, l’ho affrontato. Pensavo di coglierlo di spalle ma ha sentito il mio odore e si è messo sulla difensiva. Gli ho detto che ci avrei pensato io a te ma si è messo a ridere e mi ha detto che, forse, se fossi stato gentile con lui, mi avrebbe lasciato un tuo pezzettino come ricordo. L’ho schiantato senza neanche pensarci ma si è ripreso subito e mi ha attaccato.”
 
Chiuse gli occhi e ricordò quel momento di puro terrore che aveva vissuto quando lo aveva visto mettersi a quattro zampe pronto a saltargli alla gola. Deglutì e si costrinse a ricominciare il discorso.
 
“E’ stato come combattere contro una bestia feroce, sembrava non avere più un briciolo di umanità mentre si difendeva dai miei incantesimi. Non so come ma, alla fine, dopo quello che mi parve un tempo infinito, riuscii a fargli perdere i sensi, gli tolsi i ricordi di quello che era successo, lo confusi, lo legai e lo lasciai in un posto, dove potesse essere trovato dai professori. Purtroppo riuscì a slegarsi e riprese il suo posto all’interno delle file dei Mangiamorte. Sai già che, alla fine, grazie a Piton, non ho ucciso Silente; quello che non sai è che io non volevo ucciderlo e che probabilmente avrei abbassato la bacchetta se non fosse intervenuta mia zia”.
 
Sapeva di essere stato sintetico nel suo racconto del duello, ma non gli andava di scendere nei dettagli su quello che era successo veramente. E poi doveva finire di raccontare: ormai le parole che per tanto tempo si era tenuto dentro, gli uscivano come un fiume in piena.
 
C’era un’ultima cosa che doveva dirle e poi tutto sarebbe finito, la sua anima sarebbe stata messa definitivamente a nudo. Era già pronto a raccontarle quello che era successo dopo il suo allontanamento da Hogwars, quando il suo cuore perse un battito.
 
Lei aveva posato una mano sul suo petto, all’altezza del cuore e ora stava premendo come a voler sentire i battiti che impazziti pulsavano sotto gli strati di carne e sangue.
Quando gli occhi ambrati di Hermione si alzarono per andare a raggiungere quelli grigi di Draco per entrambi il mondo sembrò fermarsi.
 
E quando anche l’altra mano si aggiunse cominciando a sbottonare la camicia del Serpeverde, fermandosi a ogni bottone, il Mondo ricominciò a girare a un ritmo vertiginoso per il ragazzo.
 
Si staccò con un balzo.
 
“Che cosa stai facendo?”
 
“Zabini ha detto che porti le cicatrici sul corpo, voglio vederle.”
 
Non una richiesta ma un ordine. E a lui non piaceva più ricevere ordini.
 
“Granger, anche se impazzisco per te e ho confessato di amarti, non vuol dire che tu possa comandarmi o farmi fare qualcosa che io non voglia. E non voglio spogliarmi salvo che tu non abbia qualcosa in mente che vada di là della semplice curiosità”.
 
Bene, se poteva contare ancora sulla sua vena Serpeverde voleva dire che non si era rammollito del tutto.
 
Lei si mise le mani sui fianchi in un gesto che aveva spiato tante volte diretto verso i migliori amici della ragazza.
 
“Malfoy, non ho nessuna intenzione di soddisfare le tue…voglie e la mia non era curiosità. Volevo….capire….se quello che vi siete detti tu e Zabini corrispondesse al vero oppure se fosse solo una montatura. Magari mi avete visto arrivare e avete organizzato tutto come ultimo scherzo per la Mezzosangue”.
 
Sentì la rabbia montargli dentro.
 
“E hai bisogno di vedere le mie cicatrici per stabilire se dico la verità o meno? Credi davvero che mi sarei potuto inventare tutto? Non hai notato il mio cambiamento nel corso di quest’ultimo anno? Non hai… visto i miei occhi a Malfoy Manor mentre ti torturavano? Chi è ora il razzista che basa tutto su dei pregiudizi?”
 
Hermione era rimasta senza parole davanti a quell’eruzione di rabbia. Dove era finito il ragazzo che le aveva appena confessato tutto il suo amore? Però, doveva ammettere che ne aveva del coraggio a darle della razzista! Dopo tutti gli insulti che aveva subito, dopo tutte le lacrime che aveva versato per lui…
 
E in lei prevalse la frustrazione.
 
“E cosa dovrei fare secondo te? Fidarmi a scatola chiusa? Mi hai insultato per anni e ora che te ne esci con questa storia incredibile, dovrei dimenticare tutto e rischiare di farmi male sul serio stavolta? No grazie.”
 
Ancora una volta si trovarono a fronteggiarsi, in equilibrio instabile su un filo che li avrebbe potuti portare verso una nuova vita o farli cadere in un baratro profondo e oscuro.
 
“So di chiedere molto ma per me è importante sapere che ti fidi di me. Concedimi l’opportunità di dimostrarti come sono realmente, poi potrai pure dimenticare tutto e fare finta che non sia successo nulla ma ti prego, per la prima e unica volta fidati di me. Dammi una possibilità”.
 
“Non posso”. Senza neanche un tentennamento.
 
E per Draco il mondo sembrò tremare. Davanti a quelle due parole sussurrate, capì di non avere speranza, capì che il passato non si poteva semplicemente dimenticare o ignorare, che certi dolori si portano dentro e rimangono per sempre ancorati al cuore, capì che lei non gli avrebbe mai concesso anche solo il beneficio del dubbio, capì che era finita senza mai essere iniziata, capì che c’era qualcosa di ancora più terribile della rassegnazione ed era il rimpianto. Il rimpianto per quello che poteva essere e non sarebbe mai stato.
 
Si allontanò di alcuni passi senza tuttavia darle la schiena e senza staccare gli occhi dai suoi. Occhi che scoprì bellissimi, come sempre, ma lucidi di lacrime pronte per essere versate e a stento trattenute.
 
“Capisco. Dimentica tutto per favore. Io farò lo stesso”.
 
Bugiardo su tutta la linea, come sempre.
 
“Io…”.
 
Basta. Quel gioco al massacro doveva finire, non ce la faceva più.
 
“Lascia stare. In fondo è giusto così. E’ la giusta punizione per averti fatta piangere.”
 
Detto questo si voltò e se ne andò senza rendersi conto dell’angoscia e della paura che pervadeva la sua Grifondoro e senza nemmeno sentire quello che le sue labbra avevano appena sussurrato mentre una lacrima lambiva la guancia candida.
 
“Draco”.
 
 
 
Angolo della posta.
Bentornati a tutti/e.
Sono contenta che la storia stia avendo abbastanza successo e che voi non mi abbiate dimenticato.
Grazie mille per le belle parole che mi avete riservato e anche per gli incoraggiamenti che mi avete inviato.
Questo capitolo è quello che preferisco dei tre e spero che anche voi lo apprezziate.
Baci BABY

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Capitolo 3
*** Verità ***


 “Hermione sei pronta?”
L’ex Caposcuola Grifondoro uscì dal camerino con un bellissimo abito di tulle bianco chiuso in vita da un fiocco di raso rosa. Era tanto vaporoso da sembrare una nuvola e la faceva apparire come un angelo sceso sulla terra con quell’incarnato pallido, le labbra leggermente rosate e i capelli raccolti a lasciarle scoperte le spalle dritte e minute.
 
Dopo qualche minuto, durante il quale si era osservata allo specchio, non ricevendo commenti da parte di Ginny, si voltò verso la sua migliore amica e la trovò a fissarla a bocca aperta.
 
“Allora? Non dici niente?”
 
La rossa si alzò e la abbracciò con le lacrime agli occhi.
 
“Sei bellissima!”
 
“Grazie. Anch’io penso…”
 
Non finì la frase perché i suoi occhi incontrarono il grigio di due altre iridi che la osservavano dalla vetrina e trasmettevano una luce che non vi aveva mai visto dentro negli otto anni che le conosceva.
 
Draco Malfoy era a pochi metri da lei, con un vetro sottilissimo a dividerli, e non accennava minimamente a muoversi: sembrava ipnotizzato e Hermione non si stupì di trovarsi nella medesima situazione.
 
Quasi come se qualcuno li stesse comandando, i suoi piedi fecero un passo verso la porta per avvicinarsi a lui ma la figura di Ginevra Weasley irruppe nel suo campo visivo e fece finire l’incanto.
 
“Ron impazzirà quando ti vedrà con quest’abito e sono sicura che mamma scoppierà a piangere non appena varcherai la soglia della Chiesa. Per fortuna queste saranno lacrime di gioia. Ha sofferto tanto poveretta”.
 
Si bloccò e tolse lo sguardo da quello del ragazzo per abbracciare Ginevra cui erano venuti gli occhi lucidi questa volta per ben più tristi pensieri. Quando si voltò di nuovo il ragazzo, che non vedeva da sei mesi, era scomparso.
 
Qualcosa si mosse all’interno della sua anima, qualcosa che aveva sempre tentato di tenere sotto controllo e che custodiva come un segreto da proteggere dal Mondo esterno.
 
Tornò a guardarsi allo specchio e l’immagine che prima le piaceva tanto ora le fece chiudere lo stomaco e le bloccò la respirazione.
 
Aveva pianto moltissimo negli ultimi mesi e aveva passato la maggior parte del tempo cercando, inutilmente, di scacciare dalla mente le parole di Malfoy.
 
Accettare il suo amore, significava anche accettare che le cose sarebbero potute andare diversamente da quello che era stato programmato e questo la spaventava a morte. Tutto il Mondo Magico si aspettava questo matrimonio e anche lei pensava di non poter chiedere nient’altro se non di sposare un uomo buono che la amava e che lei amava, anche se di un amore meno passionale rispetto a quello cui aspirava realmente.
 
Poteva davvero rischiare di far soffrire persone che le avevano sempre voluto bene solo per seguire una chimera?
 
Era sempre stata coraggiosa, sempre pronta a buttarsi a capofitto in ogni situazione eppure ora sapeva che c’era in ballo molto di più di una semplice scelta.
 
Una scelta che comunque andava fatta.
 
Ripensò alle parole che lui le aveva rivolto e alle emozioni che queste avevano suscitato in lei. Ma non era solo quello che aveva sentito a tormentarla; c’era dell’altro che fino ad ora aveva sempre tentato di rifiutare ma che adesso doveva cominciare ad affrontare.
 
“Ginny, devo parlarti”.
 
 
***
Blaise Zabini era seduto compostamente nel bar e stava aspettando il suo migliore amico che arrivò di corsa ordinando un firewhiskey mentre era ancora in piedi.
 
“Vuoi ubriacarti di primo pomeriggio? Non ti bastano più le notti?”
 
Un’occhiata truce fu tutto ciò che ricevette come risposta.
 
“C’è solo una cosa che può farti andare così fuori di testa. O forse dovrei dire una persona?”
 
Non c’era niente da fare; a Blaise Zabini piaceva giocare con il fuoco e neanche l’occhiataccia di Malfoy lo persuase a chiudere la bocca.
 
“Allora? L’hai vista?”
 
Draco trangugiò in un solo sorso il bicchiere e chiuse gli occhi pronunciando pianissimo una sola sillaba.
 
“Sì”
 
L’ex Serpeverde scosse la testa nel vedere quanto il suo ex Caposcuola si stesse logorando per quella ragazza.
 
“Draco…”
 
“No! Non dire una parola! Non dire che sono ancora in tempo! Non dire che ho ancora speranza! Sai cosa stava facendo? Sai com’era?”
 
Aveva alzato la voce e ora, gli altri avventori lo stavano guardando. Blaise con un’occhiata lo invitò alla calma e silenziosamente gli chiese di proseguire.
 
“Era bellissima. Radiosa. Felice come forse non l’ho mai vista. E…”
 
“E?” lo incalzò il moro.
 
“E… stava provando il suo abito da sposa. Quello che indosserà per giurare amore eterno a Weasley maledizione.”
 
Il tormento era chiaramente visibile sul suo bel volto e nel tono della sua voce quando continuò a parlare.
 
“Ho provato a dimenticarla sai? Ho evitato persino la festa dei M.A.G.O. per non incontrarla; ogni luogo dove pensavo di poterla vedere è stato eliminato dal mio percorso; ho accettato quel lavoro negli Stati Uniti per mettere un oceano tra di noi; sono andato con tante di quelle donne che ho perso il conto solo per dimostrare a me stesso che lei non era speciale. Che ce ne erano tante molto più belle e raffinate di lei. E poi cosa faccio? Torno per organizzare il mio trasloco definitivo e me la trovo davanti all’improvviso. Così…semplice e bellissima. E tutte quelle donne all’improvviso spariscono al suo cospetto perché per quanto faccia, per quanto provi, non riesco a strapparmela dalla mente. Non l’ho neanche mai toccata maledizione!  Come fa a essersi così radicata in me una persona che non conosco neanche? Come posso ancora pensare a lei dopo che ha chiaramente dimostrato di non volermi concedere nulla?”
 
Cosa si poteva rispondere a uno sfogo del genere?
 
Niente e infatti il silenzio fece eco alle parole dell’ex Serpeverde.
 
“Io non capisco… Pensavo che una volta confessatale tutto, mi sarei messo il cuore in pace e invece…So di non avere speranza, so che tra due giorni  apparterrà per sempre a un altro, eppure… è sempre lì. Nei miei pensieri, nei miei sogni, nella mia anima.”
 
Ordinò un altro firewhiskey ma non fece in tempo a berlo perché Zabini lo trascinò via e lo costrinse a tornare al Manor, volendogli impedire di continuare ad autodistruggersi come aveva fatto negli ultimi sei mesi.
 
Ancora una volta Blaise non disse niente: lo accompagnò e basta, andandosene subito dopo perché sapeva che non c’era niente che lui potesse fare per alleviare la sofferenza del suo amico. Solo una persona avrebbe potuto fare qualcosa ma non era certo che avrebbe voluto farlo.
 
***
Era la vigilia di Natale e Draco si trovava sul suo letto a Malfoy Manor. Blaise se ne era appena andato, dopo la sua visita abituale giornaliera, dandogli appuntamento per la serata con la tradizione cena dai Malfoy.
 
Era tornato da poco più di un giorno da Boston, dove aveva deciso di trasferirsi per seguire alcune attività di famiglia, e già voleva andarsene.
 
I suoi genitori avevano cercato di opporsi con tutte le loro forze a quella che pensavano fosse una decisione priva di fondamento, ma lui non aveva sentito ragioni: semplicemente non poteva vivere in Inghilterra sapendo che avrebbe potuto incontrarla con una brillante fede al dito e una schiera di bimbi al seguito.
 
Era infantile? Certo.
Era una scelta inutile? Poco ma sicuro.
Era da vigliacchi? Senza dubbio.
 
Eppure non sarebbe tornato sulle sue decisioni.
 
Ripensò al pomeriggio del giorno prima e la rivide bella e radiosa come solo una sposa poteva essere. E poi rivide gli occhi, che aveva imparato ad amare, nel momento che si erano incontrati con i suoi e avrebbe potuto giurare, rischiando di darsi del pazzo da solo, che una luce ancora più brillante della precedente avesse illuminato il viso della ragazza.
 
Si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra per guardare il giardino innevato che si apriva sotto di lui; era tutto bianco, candido, quasi irreale. Bianco come l’abito che probabilmente stava indossando in quel momento….
 
Basta!! Basta!!! Basta!!!!
 
Perché diavolo continuava a volersi fare del male?
 
Anche ora gli sembrava di vederla, vestita con quell’abito, mentre, correndo, percorreva il viale centrale di Malfoy Manor.
 
“Sono impazzito del tutto. Bene”.
 
Tolse lo sguardo, si passò la mano sulle tempie sentendo il mal di testa sempre più imminente e ritornò a guardare la finestra. Sgranò gli occhi quando si rese conto che veramente Hermione Granger stava correndo attraverso il giardino vestita da sposa.
 
Non aveva ancora elaborato l’assurdità della cosa che già stava correndo giù per le scale, senza fermarsi davanti a niente che non fosse l’idea di poterla rivedere.
 
Aprì il portone nel momento in cui la ragazza ci arrivò davanti, rossa in viso con i capelli scarmigliati e il fiatone.
 
Prima di riuscire a mettere insieme le idee in modo da permettergli di formulare una frase di senso compiuto, si trovò le labbra della ragazza che amava incollate alle sue e la sorpresa fu talmente tanta che ci mise più del dovuto prima di rispondere.
 
Quando lo fece, però, le sue braccia corsero alla vita sottile della giovane mentre ancora faticava a credere di stare veramente vivendo il sogno che da otto anni tormentava le sue notti. Assaggiò ogni millimetro di quella piccola prelibatezza che erano le labbra rosse della ragazza e s’impresse nella mente ogni sensazione e ogni meraviglioso brivido lei gli stava trasmettendo.
 
Era il primo vero contatto tra di loro e non sarebbe potuto essere migliore e più profondo.
 
La sentiva persa tra le sue braccia. Arrendevole quasi, anche se le mani che sentiva strette attorno alla sua camicia lo inchiodavano al corpo esile come per paura di vederlo allontanarsi.
 
Fu quando sentì il primo gemito di Hermione che capì di doversi fermare per evitare di prenderla sul portone di casa e in mezzo alla neve.
 
Inoltre c’erano troppe domande che necessitavano risposte.
 
Dolcemente staccò le sue piccole mani e le baciò le nocche, guardando il suo viso mentre una miriade di emozioni lo investiva.
 
“Mi sono perso qualcosa?”
 
Forse non era carino fare dell’ironia in quel momento, ma all’improvviso la paura che quello non fosse altro che un bacio di addio lo invase.
 
Maledetta insicurezza da innamorato!!!
 
“La tua materia preferita era Pozioni, probabilmente perché Piton ti ha dato lezioni private fin dal primo anno. Adori volare e, quando andavi a scuola, il mercoledì, dopo l’allenamento di Quidditch di Serpeverde, ti fermavi sempre al campo per almeno un’altra ora. Ti sei sempre fatto seguire da Tiger e Goyle ma in realtà il tuo solo amico era zabini, anche se ogni tanto parlavi seriamente anche con Nott. Ti vestivi sempre con abiti eleganti, probabilmente fatti su misura, e anche la divisa sembrava uguale alle altre ma non la era: avevi le iniziali ricamate sulla camicia e, a volte, anche sulla cravatta. Al ballo del Ceppo ti sei presentato con la Parkinson e l’hai anche baciata davanti all’ingresso della sala grande. Non so se siete stati insieme a lungo, ma nel corso del quinto anno ti ho visto baciare e….fare altre cose con Astoria Greengrass. Devo continuare?”.
 
Incredulità.
 
Possibile che fosse tutto vero?
 
Che davvero lo avesse osservato come lui aveva fatto con lei?
 
“Anche tu?”
 
Scosse la testa.
 
“Diciamo che, all’inizio, ti osservavo perché volevo conoscere meglio il mio nemico. Poi un giorno, al secondo anno, ti ho visto parlare con Zabini e Nott e…”
 
La vide arrossire e tentennare.
 
“E…”
 
Un sospiro accompagnò la ragazza mentre ricominciava a parlare.
 
“E… tu hai riso. Non era un riso forzato o di scherno come tuo solito. Era una risata vera, autentica. Tutto il tuo corpo emanava gioia e il tuo viso…era talmente rilassato, talmente bello con quegli occhi che non dovrebbero nemmeno esistere che… non lo so cosa mi è preso ma…non sono più riuscita a scacciare quell’immagine dalla mia mente.”
 
“Non è possibile. Perché non mi hai detto niente a giugno?”
 
Hermione scosse la testa e si strinse nelle braccia.
 
“Perché non ho mai voluto approfondire quell’interesse. Ti avevo visto in un modo diverso da come ti rapportavi con tutti, però tu continuavi a deridermi sempre più pesantemente e così ogni volta che mi scoprivo a cercarti in mezzo alla folla ripetevo a me stessa che la mia era solo curiosità per le azioni meschine che il figlio di un noto Mangiamorte avrebbe potuto compiere contro Harry. E poi, più il tempo passava, più mi affezionavo a Ron e ai disastri che combinava; tutti mi ripetevano che era la persona giusta per me e alla fine mi sono convinta anche io della cosa. Ho scambiato l’affetto che provavo  per amore e ho riversato su quel sentimento tutta me stessa. Non volevo neanche prendere in considerazione l’idea di poter provare attrazione o qualcosa di più profondo per te.”
 
Una delusione cieca lo pervase.
 
“Io sono riuscito ad ammettere che ti volevo. Perché tu no?”
 
“Perché non mi rendevo neanche conto di quello che facevo o provavo. Tu m’insultavi. Sempre. E ti vedevo con le ragazze della tua casa. Tutte bellissime. Tutte Purosangue. Tutte più interessate alle proprie unghie, piuttosto che allo studio. Vedevo il mio crescente interesse come una pazzia senza speranza che mi avrebbe portato solo dolore; e poi, dopo il torneo Tre Maghi, la mia priorità era diventata la sconfitta di Voldemort e la libertà del Mondo Magico. Pensare a te, che oltretutto sembrava non vedessi l’ora di abbracciare la causa dei Mangiamorte, mi avrebbe distratto dalla mia missione ed io non potevo permetterlo”.
 
Fece per dire qualcosa ma lei lo interruppe.
 
“Ogni singola volta che il nome di Voldemort faceva capolino tu eri sempre in prima linea a ricordarmi che fine avrei fatto se lui avesse vinto. Anche al quinto anno, con la Umbridge a farla da padrone, sei stato il primo a offrirti volontario per le sue squadre d’inquisizione. Ho cercato di convincermi che non valessi niente, che non fossi adatto a me, solo che quando ti vedevo da solo, quando ti osservavo assorto nei tuoi pensieri o mentre facevi qualcosa che ti piaceva, sembravi un altro e la cosa mi confondeva. Al sesto anno, Harry continuava a ripetermi che eri diventato un Mangiamorte e, razionalmente, dovevo ammettere che tutte le prove portavano a quella conclusione solo che il mio cuore si rifiutava di accettare l’idea. Ero talmente spaventata da quella mia reazione che ho riversato tutta la mia frustrazione su Ron e sul suo non volermi considerare una ragazza. Pensavo che se le cose tra me e lui fossero andate bene tutto sarebbe tornato al proprio posto; all’epoca, quando si è messo con Lavanda, mi sono sentita tradita dal mio migliore amico e mi sono convinta che quello che provavo fosse la tipica delusione di una donna innamorata, ma ora so che non era così. Vedevo in lui la mia ancora di salvezza, la sola cosa che potesse distrarmi da te e da quello che provavo”.
 
Tutte le circostanze erano state loro avverse proprio perché provenivano da due mondi diversi. Avrebbero potuto trovare un punto d’incontro?
 
“Però alla fine ti sei messa con lui e hai accettato di sposarlo.”
 
La sua non voleva essere un’accusa, però era stato talmente tanto male nel vederla accanto a un uomo che… doveva assolutamente capire perché ora lei si trovasse lì, in abito da sposa.
 
“La ricerca degli Horcrux è stata devastante, sia mentalmente sia fisicamente. Io, Harry e Ron siamo diventati una cosa sola e per un momento, un brevissimo momento, ho creduto davvero che potesse essere la persona che mi era stata designata dal destino.  Eravamo soli e spaventati, braccati come animali; potevamo contare solo su noi stessi e quando Ron è tornato, dopo averci abbandonato, mi sono sentita talmente felice che ho pensato che le sue braccia forti mentre mi stringevano fossero quanto di più bello al Mondo potesse esistere. Ti mentirei se ti dicessi che in quel periodo ho pensato a te. La verità era che speravo di non rivederti mai più in modo da non dover affrontare quel disagio che mi coglieva quando ti guardavo; le cose però, come sai, sono andate diversamente.”
 
Ora veniva la parte più brutta e dolorosa per Draco, quella che lo faceva sentire inutile e indegno.
 
“Quando ci hanno portato a Malfoy Manor e ti ho visto, per un assurdo e incredibile momento mi sono sentita felice; mi sono data subito dell’idiota naturalmente. Poi tu hai finto di non riconoscere Harry e ho visto nei tuoi occhi il terrore di dover smascherare me e Ron; per un attimo i nostri sguardi si sono incontrati e ho avuto la certezza che non avevamo niente da temere da te. E’ stato come se mi avessero tolto un peso dal cuore. Almeno finché non è intervenuta tua zia e le cose sono degenerate.”
 
La vide deglutire ed ebbe l’istinto di abbracciarla ma sapeva che non era ancora arrivato il momento, molte cose dovevano ancora essere chiarite. Si avvicinò solamente per infonderle il coraggio di continuare.
 
“A giugno mi hai chiesto se non avevo guardato i tuoi occhi durante la tortura. Subito non ho capito a cosa ti riferissi ma poi ho ricordato che c’è stato un momento in cui il dolore, seppur terribile, si è attenuato ed è stato quando i nostri occhi si sono incrociati. Hai fatto qualcosa vero?”
 
Annuì.
 
“Un incantesimo narcotizzante che ti ha dato sollievo momentaneo. Avrei voluto fare di più ma…”
 
Hermione si avvicinò con le lacrime agli occhi e gli prese la mano.
 
“Hai fatto abbastanza Draco non tormentarti”.
 
Chiuse gli occhi assaporando il suo nome che, per la seconda volta, usciva da quelle magnifiche labbra e che, per un momento avevano alleviato il suo senso di colpa.
 
“Avrei dovuto fare qualsiasi cosa per salvarti. Avrei dovuto sfidare mia zia e tutti i Mangiamorte presenti, avrei dovuto…!
 
Gli mese un dito sulla bocca per impedirgli di continuare.
 
“Saresti morto se avessi fatto una qualsiasi di quelle cose. Eri solo e non potevi fare niente più di quello che hai fatto. Grazie per avermi protetto”.
 
Riaprì gli occhi nel momento in cu il dito fu sostituito da due labbra morbide che per un breve istante si posarono sulle sue. Guardò quel volto bellissimo a pochi centimetri dal proprio e sentì il fiato caldo che gli solleticava le guance quando ricominciò a parlare in maniera roca.
 
“Alla fine della battaglia, Ron mi ha baciato ed io mi sono sentita bene per la prima volta dopo tanti mesi. E’ stato così dolce con me, così buono e comprensivo che non mi sono posta il problema se fosse veramente l’uomo che volevo”.
 
Hermione chiuse gli occhi e inspirò a fondo l’odore di Draco: un odore inconfondibile che ora avrebbe riconosciuto in mezzo ad una folla; era un misto di shampoo, dopobarba e aroma maschile che non avrebbe mai più dimenticato.
 
“Quando siamo tornati a scuola, ho notato subito il tuo cambiamento e ho anche capito che il mio…interesse nei tuoi confronti non era per niente diminuito; ti ho tenuto a distanza perché non ho avuto il coraggio di approfondire quello che provavo: la mia vita sembrava andare su binari prestabiliti e per una volta sembrava anche andare dritta e spedita; tu rappresentava l’ennesimo rischio e per una volta la paura ha preso il sopravvento. Avevo testimoniato in tuo favore perché non sopportavo l’idea di saperti ad Azkaban ma la cosa doveva finire lì. Mi sono concessa di chiamarti per nome una sola volta, per sentire il suono uscire dalle mie labbra e vedere i tuoi occhi guardarmi mentre lo facevo. E’ stato come un regalo di addio che ho voluto fare a me stessa”.
 
Appoggiò il capo sul petto del ragazzo e si strinse di più a lui.
 
“Quando Ron mi ha fatto la proposta, la mia prima reazione è stata quella di dirgli di no ma ancora una volta ho pensato a tutto quello che avevamo passato, a Fred Weasley morto durante la battaglia, alla felicità che Ginny e Harry sembravano provare e la risposta è uscita da sola dalle mie labbra.”
 
Lo guardò dritto negli occhi prima di proseguire.
 
“Quando a giugno ho sentito quello che tu e Blaise vi stavate dicendo, non ho capito più niente. Ho rivissuto tutti i nostri trascorsi e ho subito sentito una gioia immensa allargarsi nel mio cuore; una gioia che non avrei dovuto provare, una gioia troppo grande che mi ha spaventato a morte perché ho capito che ormai non potevo più fare finta di niente. Avrei dato qualsiasi cosa per tornare indietro e rivivere tutti i nostri incontri in maniera differente”.
 
Quante volte anche lui aveva desiderato la stessa cosa?
 
“Perché non me l’hai detto? Perché ti sei comportata come se non mi credessi?”
 
“Perché mi sembrava troppo bello, troppo incredibile per essere vero.  Quello che aveva parlato non assomigliava per niente al Malfoy che avevo sempre creduto di conoscere ma era piuttosto uguale a quello che io avevo intravisto quel giorno al secondo anno. E poi c’era il pensiero di Ron che non potevo accantonare come un vestito vecchio che non mi serviva più. Scioccamente ho pensato che la soluzione ideale sarebbe stata relegare il tutto a un tuo ennesimo tentativo di ferirmi. In questo modo io non avrei avuto nessun rimpianto e avrei continuato per la mia strada; sapevo che, per come ti avevo messo le cose, non mi avresti mai fatto vedere quello che c’era sotto la camicia. In fondo un po’ ti conosco…”
 
L’ultima frase l’aveva detta con una tale dolcezza da fargli quasi dimenticare il dolore che aveva provato quando si era reso conto che lei non si fidava. Quasi.
 
“E ora che cosa è cambiato?”
 
Ancora una volta la sentì stringersi addosso come se avesse paura di perderlo.
 
“E’ stato un sollievo non doverti più vedere dopo…giugno. Ho continuato come se niente fosse, anche se, qualche volta, quando ero da sola, mi ritrovavo a piangere senza nessun motivo apparente. Oppure c’erano giorni che guardandomi allo specchio rivedevo il tuo viso stravolto e dovevo ammettere che nessuno avrebbe saputo mentire così bene e poi c’erano le notti che mi tormentavano. Chiudevo gli occhi e vedevo i tuoi di occhi, il tuo viso, i tuoi capelli, la tua carnagione. Rivivevo ogni attimo della nostra discussione ed era un tormento. Nonostante questo però ero decisa a mantenere il mio impegno con Ron e a essere felice. E ce l’avevo quasi fatta fino a che non ti ho visto fuori dal negozio.”
 
Questa volta fu il ragazzo a stringerla di più a sé e per un attimo pensò che di questo passo si sarebbero fusi insieme.
 
“Che cosa hai provato quando mi hai visto?”
 
“E’ stato come ricevere uno schiantesimo rimanendo in piedi e coscienti.
Mi ha scombussolato talmente nel profondo che i miei sentimenti si sono fusi insieme: gioia, disperazione, tormento, estasi, smarrimento, certezza, non riuscivo più a capire realmente quello che provavo. Non riesco a descriverti veramente quello che ho sentito; è stato troppo…intenso”.
 
A Draco venne da sorridere teneramente perché quello che la sua Grifondoro aveva appena tentato di spiegargli era esattamente la stessa sensazione che aveva provato quando l’aveva intravista aldilà del vetro.
 
“Credo che le parole non servano”.
 
Ecco, finalmente aveva pronunciato il suo nome guardandola negli occhi e la luce che le vide brillare dentro lo riempì e lo colmò di un amore profondo, un amore non ancora dichiarato ma che prometteva una felicità infinita.
 
“Quando te ne sei andato, mi sono sentita dilaniata, straziata di un dolore profondo e ho capito che non potevo più mentire a me stessa. Ho parlato a Ginny ed è stato terribile: mi ha in pratica implorato di sposare Ron; ha detto che la mia era solo un’infatuazione, un’illusione dovuta alla guerra che mi aveva scombussolato; ha detto che mi avresti ferito, illusa, ingannato; ha usato termini che… mi hanno devastato.”
 
Sentì le lacrime bagnargli la camicia e per un attimo desiderò strangolare la Weasley per il dolore che le aveva provocato. Però…
 
“Perché sei vestita da sposa se avevi già deciso al negozio?”
 
Il corpo rigido della ragazza gli fece capire che quello che stava per rivelare non gli sarebbe piaciuto.
 
“Mi ha lanciato un Confundus, solo che non è mai stata brava in quel genere d’incantesimi e così la sua durata è stata momentanea. Questa mattina mi sono alzata con un mal di testa atroce e più le ore passavano, più mi sembrava di non stare facendo la cosa giusta. E’ stato quando mi sono guardata allo specchio con l’abito da sposa che la mia mente si è come risvegliata dal torpore dove era caduta: ho rivisto i tuoi occhi che mi osservavano disperati e ho ricordato tutto.”
 
Maledetta Weasley: l’aveva sempre pensato che quella famiglia fosse una calamità naturale e ora ne aveva le prove.
 
“Hai parlato con il rosso?”
 
La vide diventare rossa e scuotere il capo.
 
“L’hai lasciato ad aspettarti sull’altare?”
 
Non poteva farne a meno di sembrare ilare perché, in effetti, la sola idea gli metteva euforia nelle vene.
 
“Quando ho capito quello che volevo veramente, ho pensato solo di venire da te per dirtelo; mi sono comportata male lo so ma… Malfoy smettila immediatamente di ridere. Ho fatto una cosa orribile a una persona che mi vuole bene. Sono un mostro!!!”
 
Si era presa il viso tra le mani e subito il ragazzo le fu accanto per riportarsela tra le braccia e affondare il viso tra i suoi capelli.
 
“Non sei un mostro. Sei stata semplicemente egoista e credimi questo per me è un complimento”.
 
Il viso segnato di lacrime si sollevò un poco, giusto per riuscire a parlare.
 
“Che cosa faremo adesso? Ci odieranno tutti.”
 
Cosa avrebbero dovuto fare? La Comunità Magica era alquanto bigotta e di certo non avrebbe perdonato un comportamento per loro tanto offensivo. Certo lei era un’eroina di guerra ma questo non avrebbe attenuato il loro giudizio. Che poi avesse abbandonato uno del magico Trio per un Mangiamorte, figlio di Mangiamorte non faceva altro che aggravare il tutto. Razionalmente sarebbe dovuto preoccuparsi di veder aggravata ulteriormente la sua posizione agli occhi del Mondo che lo aveva visto nascere, ma più ci pensava più capiva che la cosa non gli interessava.
 
Tutto il suo Mondo, tutto quello che aveva sempre voluto, era tra le sue braccia e di certo non avrebbe permesso a nessuno di denigrare quello che provava. Aveva sofferto tanto in vita sua e ora era certo di meritare un po’ di felicità. Aveva passato sette anni cercando dapprima di sopprimere i sentimenti che provava e poi, una volta arresosi, a cercare di rassegnarsi a non avere un futuro con lei. Un futuro che ora poteva invece non solo sognare ma realizzare.
 
“E’ importante?”
 
Per un minuto che sembrò durare un’eternità, lei lo guardò dritto negli occhi, poi, passò le mani sulle sue guance fino ad arrivare alle labbra in un gesto intimo e tenero che mai prima d’ora aveva ricevuto.
 
“No”.
 
 
***
 
Quando quella sera Blaise andò in camera del suo amico a chiamarlo per la cena con la notizia bomba dell’annullamento delle nozze tra Hermione Granger e Ronald Weasley, l’unica cosa che trovò fu un abito da sposa spiegazzato abbandonato sul tappeto.
 
Andò lentamente a versarsi del whiskey incendiario e prima di berlo mimò un brindisi in direzione della finestra.
 
“Buona fortuna amico mio”.
 
***
Le labbra morbide sfiorarono ancora una volta le cicatrici del petto, mentre mani si perdevano in carezze appena accennate sulla sua schiena.
 
“Mi fai impazzire”
 
Hermione sorrise mentre depositava l’ennesimo bacio e mentre sentiva le mani di Draco che le toglievano la camicia che si era appena rimessa dopo una notte passata ad amare l’uomo che ora era sotto di lei.
 
“Mi sembrava di aver capito che eri impazzito a undici anni e che non eri più rinsavito”.
 
Solo un mugolo di piacere le rispose, mentre i denti andavano a mordicchiare un pezzo di pelle particolarmente sensibile vicino alla spalla.
 
“Sei una strega lo sai?”
 
“Era ora che te ne accorgessi”
 
Si mise seduto portandola con sé nella risalita e la guardò negli occhi.
 
“L’ho sempre saputo”.
 
Lo baciò di slancio facendolo ricadere sul letto mentre lo abbracciava forte.
 
“Ti amo”.
 
Il tempo sembrò cristallizzarsi in quell’attimo perfetto e Draco chiuse gli occhi per imprimersi bene a mente la sensazione fortissima di appagamento e felicità che sentiva in quel momento.
 
“Ti amo anch’io. Da tantissimo tempo. Mi spiace per tutto quello che ti ho fatto passare”.
Un casto bacio fermò le sue scuse.
 
“Basta rinvangare il passato. Ognuno di noi ha le proprie colpe; l’importante è che ci siamo trovati finalmente. Abbiamo una vita intera per essere felici, cosa vuoi che siano otto anni?”
 
Un bacio sul capo le confermò che lui la pensava esattamente come lei.
 
Quando qualche ora più tardi si alzarono e uscirono da quella casa, il freddo invernale di Boston li accolse e li accompagnò nella loro prima vera uscita come coppia.
 
Avevano deciso di lasciarsi alle spalle la loro vecchia vita e di ricominciare in un posto dove nessuno li conosceva e dove erano solo visti come un uomo e una donna, palesemente innamorati, che camminavano mano nella mano la mattina di Natale. I loro occhi, mentre si guardavano, erano quanto di più luminoso potesse esserci al mondo perché era l’amore a guidare i loro passi.
 
Per sempre.
 
 
 
Angolo della posta:
 
Siamo giunti alla fine anche di questa storia. Mi sono divertita molto a scriverla perché mi piaceva l’idea di una Hermione che si mette a origliare. Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia regalato qualche momento di spensieratezza.
Vi saluto dicendovi arrivederci a presto perché ho già pronta una nuova long che sarà strutturata in maniera molto particolare e che ho intenzione di iniziare a pubblicare prima di Natale.
Baci BABY

 

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