Demons [SOSPESA]

di Axelle_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Party ***
Capitolo 2: *** Cigarettes and pain ***
Capitolo 3: *** New life, new me ***
Capitolo 4: *** So damn perfect ***
Capitolo 5: *** Ps. I miss you ***
Capitolo 6: *** Go back ***
Capitolo 7: *** Far away from your mind ***



Capitolo 1
*** Party ***



(1.)
Party.


 
Mi guardai intorno e cercai velocemente una chioma riccioluta tra la folla. Presi un sorso del mio drink e vagai ancora con lo sguardo.
“Cherry” un Niall ubriaco mi si parò davanti agi occhi.
“Ti stai divertendo, eh?” chiesi sorniona, alzando il mio bicchiere. Lui fece un sorriso storto e continuò a fissarmi.
“Bella, questo è praticamente un covo di prostitute. Certo che mi sto divertendo” trascinò la sua risata, mentre appoggiava il suo braccio sulle mie spalle.
“Però tu no. Tu sei speciale” mi sussurrò all’orecchio, come se fosse un segreto. Sorrisi e mi rivolsi a lui “Sai dov’è Harry?”
“Mmh” mugolò pensieroso. “Dovrebbe essere a casa con Amelie. Sai, a lei non piacciono queste feste. E non le piace neanche che il suo ragazzo ci partecipi” Fece un po’ fatica a mettere insieme tutte quelle parole.
“Lo tiene al guinzaglio” dissi tra i denti.
“E fa bene. Insomma, neanche io avrei fatto venire la mia ragazza da sola in un posto come questo” alzò semplicemente le spalle.
“E’ diverso” lo fulminai con lo sguardo.
“No. Non lo è. “ esordì Louis, apparendo alle mie spalle e facendomi sobbalzare.
“Siamo i suoi amici, non gli permetteremmo di fare cazzate” insistei.
“Soprattutto farsi qualcuna di queste” feci una smorfia, indicando alcune ragazze  vestite in modo poco decente.
“Però se si facesse te, sarebbe tutto a posto, vero?” Disse Lou, guardandomi con un sorrisino.
Arrossii dalla vergogna, e presi un altro sorso per coprirmi il viso.
Louis scosse la testa e indicò Niall, accasciato contro il muro.
“Credo sia ora di portarlo a casa”
“Almeno aiutami” borbottai.
Con fatica, lo trascinammo fino alla sua macchina e lo facemmo sdraiare sui sedili posteriori.
Feci il giro e mi sistemai al posto del guidatore. “Sei ubriaca, vero?” disse Louis sospirando, da fuori la portiera.
“Non così tanto da fare un incidente” Sistemai le chiavi che avevo precedentemente sottratto dai jeans del biondo.
“Se muori, ti ammazzo” mi ammonì il castano.
“ ‘Notte Lou” risi e misi in moto.
“Non fare cazzate” fu l’ultima cosa che mi disse, prima che partissi diretta all’appartamento di Niall.
 
Mi stropicciai gli occhi, stanca, e ringraziai il cielo che fossimo arrivati.
“Horan, siamo a casa” lo strattonai per i piedi. Lui mugolò infastidito.
“Niall!” lo schiaffeggiai sul polpaccio. Lui strinse gli occhi.
“Vaffanculo” mormorò.
“Dai, ti porto a letto” alzai gli occhi al cielo.
“Con piacere” sorrise maliziosamente alzandosi, ancora con gli occhi socchiusi.
Sospirai e scossi la testa. Era un caso disperato.
Riuscii a fargli salire le scale e entrai nel suo appartamento, di cui possedevo le chiavi già da tempo.
“Ehi Matty” salutai il suo coinquilino, sdraiato sul divano e circondato da birra e patatine.
“Cherry.” Fece un gesto con le dita, ricambiando.
“Vuoi una mano?” chiese indicando il ragazzo che reggevo.
“Se non ti dispiace” sospirai. Lui si alzò e mi raggiunse.
Praticamente gli buttai in braccio Niall, ma ero veramente troppo stanca.
Lui mi sorrise e lo portò nella sua stanza. Io intanto mi accasciai sul divano e mi tolsi i tacchi.
“Come mai ancora sveglio?” chiesi una volta che fu tornato. Matty alzò le spalle.
Mi porse la metà rimasta della sua birra, che accettai volentieri.
“Ho rotto con Caroline” ammise.
Caroline June: un metro e settanta di dolcezza e profumo alla cannella. Nonché fidanzata storica di Matty.
“Ha scoperto dei tuoi numerosi tradimenti?” lo indussi a parlarmene.
“Nah” rispose noncurante “L’ho mollata io” quasi mi strozzavo. 
“Hai mollato l’unica ragazza che ti sopportava per più di una notte? Sei un idiota” Espressi il mio pensiero.
“Non mi ci trovavo più. Non è il mio tipo di ragazza” si giustificò, fissando il televisore che trasmetteva una stupida televendita.
“E quale sarebbe il tuo tipo?” chiesi curiosa.
“Tu” rispose guardandomi negli occhi.
Alzai le sopracciglia sorpresa, e prima che potessi ribattere, le sue labbra travolsero le mie in un bacio appassionato.
Con i sensi inibiti dall’alcol, non potei fare altro che dargli corda. Lui mi passò una mano tra i capelli biondi e io allacciai le braccia dietro il suo collo.
In quel tempo che mi sembrava solo un secondo, eravamo già entrambi senza vestiti e sul letto della sua camera.
“Ho sempre desiderato assaggiare le tue famose labbra, Cherry” lo sentii mugolare, mentre si muoveva dentro di me. Sospirai e strinsi gli occhi. Quante volte avevo sentito quelle parole. Quante volte avevo desiderato sentirlo dire da una sola persona.
Ad un tratto, gli occhi verdi di Matty si fecero più intensi, i capelli si allungarono e arricciarono e il corpo si riempii di tatuaggi.
“Harry” sospirai più volte, stringendo le lenzuola bianche che ci avvolgevano.
Poco dopo, l’incanto finì. Mi girai di fianco e mi lasciai cadere nel sonno.
 
Il rumore fastidioso del campanello mi fece svegliare. Sentii dei passi pesanti e qualcuno aprire la porta.
Tastai il letto e constatai che Matty era ancora accanto a me, quindi Niall si era già svegliato.
“Com’è andata la festa ieri?” riconobbi la voce di Harry, e mi alzai di scatto.
Cercai velocemente il mio vestito in giro, ma probabilmente era rimasto in salotto la sera prima, così come le scarpe.
Decisi che la maglietta di Matty sarebbe bastata, assieme alle mie mutandine che recuperai dal pavimento.
Arricciai tra le dita le ciocche bionde e rosa, cercando di sistemare i miei capelli.
Maledissi mentalmente Matty per non avere uno specchio in camera.
Uscii piano. “Ehi amico, ti sei proprio divertito ieri ser-“ Il sorriso del mio migliore amico si spense, alla mia vista.
“Cherry” disse freddamente. “Devo andare, scusa Niall” si alzò velocemente dal divano, prese la giacca e cercò di uscire.
“Ehi aspetta” Lo fermai per un braccio, ma lui mi strattonò.
“Che vuoi?” mi guardò male.
Lo fissai incredula “Che cazzo ti prende?”
“No Cherry, che cazzo prende a te!” Alzò notevolmente il tono di voce, puntandomi un dito contro.
“Non sei fottutamente stanca di andare a fare la puttana in giro?” continuò.
Lo guardai ferita, ma lui non cambiò espressione.
Poi, in un attimo, il dolore si tramutò in rabbia. “Stai scherzando?! Ho sempre fatto così, e anche tu, ed è sempre andato bene!”
“Io sono cambiato, dovresti farlo anche tu” continuò duramente.
“Tu non sei cambiato, sei stato ingabbiato” Pensai a Amelie, e a come lo aveva cambiato in quell’ultimo periodo.
Non veniva più alle feste, alle uscite di gruppo. Non faceva più scherzi e non finiva più in punizione a scuola.
Il suo viso si infiammò “Sono innamorato.”
“Beh, se essere innamorati vuol dire diventare così” Lo indicai schizzinosamente da capo a piedi. “Spero di non esserlo mai” feci una smorfia.
Lui rise senza allegria, e mi fissò con scherno. “Se è per questo, dubito che qualcuno possa amare una come te” e se ne andò.
Questa volta però, non lo fermai. Rimasi lì immobile a fissare la porta che si chiudeva dietro le spalle.
Sbattei più volte le palpebre, cercando di non far fuoriuscire le lacrime. Respirai profondamente e cercai i miei vestiti in giro.
“Cherry” mi chiamò cautamente Niall, che era rimasto inerme a guardare tutta la scena.
Raccolsi i miei tacchi, e non volsi il mio sguardo verso di lui neanche una volta.
“Lui non voleva” cercò di giustificarlo.
“Oh, voleva eccome. Chissà da quanto tempo voleva liberarsi di questo peso” dissi freddamente.
Sfilai la maglia di Matty e la buttai sul divano, infilandomi il vestito.
E senza aggiungere altro, uscii dal suo appartamento anche io.
Scesi velocemente le scale e, inciampando un paio di volte, raggiunsi l’uscita. La forte luce del sole mi accecò per un secondo, ma quello dopo ero già alla ricerca di un taxi che mi portasse a casa.
 


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A L O H A
 
Eehi, ho iniziato un’altra fanfiction, yay!
Okay, questo primo capitolo non è un granchè, ma spero che gli altri vi piaceranno di più ^^
Spero che comunque a siate riusciti a inquadrare un po’ la situazione, anche se è complicata hahaha.
Vabbè, ci vediamo al prossimo capitolo!
 
Adios,
 
Flake.
 
Twitter: @_fredek
Ask: ask.fm/Thefredek

 

Cherry.

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Capitolo 2
*** Cigarettes and pain ***


 
(2.)
Cigarettes and pain.

 
 
Uscii di corsa dal taxi e mi fiondai dentro casa.
Sbattei la porta dietro di me entrai furiosamente in camera mia, al secondo piano.
Tirai fuori dal mio cassetto un pacchetto di sigarette, di cui tenevo la scorta. Prima di accenderne una però, decisi almeno di togliermi di dosso quel vestito. Lo sfilai velocemente e raccattai una canottiera dall’armadio.
Frugai sulla scrivania e trovai l’accendino.
Sentii la bocca, la gola, i polmoni riempirsi di fumo e mi sentii finalmente soddisfatta.
Aprii la finestra e andai a sdraiarmi sulla poltroncina del balcone. Osservai il fumo disegnare delle strane forme dell’aria per quel tempo che mi sembravano ore. Quando finii quella sigaretta ne accesi un’altra, poi un’altra e continuai così.
Non fumavo solo per il piacere di farlo. Fumavo per ammazzarmi, si può dire.
Un rumore di vetro infranto interruppe la mia routine.
Così, di malavoglia, andai a controllare cosa fosse successo.
Mia madre aveva distrattamente rotto un bicchiere in cucina.
“Oh, scusa tesoro” biascicò, ancora mezza ubriaca.
Feci una smorfia e raccolsi i cocci da terra, attenta a non tagliarmi.
“Va’ a letto mamma” le ordinai, dopo che la vidi accasciarsi sull’isola della cucina.
Lei mi guardò sottecchi e si alzò con fatica, prima di andare nella sua camera da letto. E io tornai nella mia.
Mi buttai sul letto e rimasi a osservare il soffitto.
 
“Puttana” le parole di Harry mi rimbombavano in testa.
“Sono cambiato” lo aveva detto con così tanta convinzione, che pensai che per il vecchio Harry non ci fosse più speranza
 “Io sono  innamorato”
 “Dubito che qualcuno possa amare una come te” Non so quali di queste due frasi mi fece più male, e decisi di non volerlo scoprire.
Cercai tra le lenzuola il mio Ipod e le cuffie, cercando di zittire i miei pensieri.
Subito partirono le note di ‘Six degrees of separation’ dei The Script. Alzai gli occhi al cielo. Ottimo tempismo, grazie karma.
 
Meditate, yea, hypnotized
anything to take it from your mind
but it won’t- go
you’re doing all these things out of desperation
you’re going through six degrees of separation

 
 Decisi comunque di non cambiare canzone, e lasciarmi cullare dal dolore di quelle parole.
 
 
First, you think the worst is a broken heart
What’s gonna kill you is the second part
And the third, Is when your world splits down the middle
And fourth, you’re gonna think that you fixed yourself
Fifth, you see them out with someone else
And the sixth, is when you admit that you may have fucked up a little

 
Non potei fare a meno di ridere, quando realizzai che quei ‘sei gradi di separazione’ io li avevo vissuti tutti insieme, e mi sorpresi del fatto che ora mi si ripercuoteva tutto contro.
 
Due ore dopo, ero ancora distesa sul letto della mia stanza, da sola, con le lacrime agli occhi e l’ennesima canzone dei The Script nelle orecchie.
Era tanto che non lo facevo, piangere. Odiavo mostrare agli altri il mio stato d’animo, ma in quella situazione avrebbe capito anche un cieco che stavo soffrendo.
 
Soffrivo per aver perso Harry, il mio Harry. Il mio migliore amico. Il mio migliore amico che amavo praticamente da sempre.
Soffrivo perché volevo essere al posto di Amelie, e poterlo baciare tutte le volte che voleva.
Soffrivo per quello che avevo fatto a Niall. Sapevo che in queste situazioni lui stava male per i suoi amici.
Soffrivo perché Louis aveva ragione, ieri sera. Non dovevo fare cazzate.
Soffrivo per le parole che mi aveva detto. Erano passate solo poche ore, ma a me sembrava un’infinità.
Soffrivo perché volevo cambiare. Volevo dimostrare a Harry anche io posso diventare migliore.
 
Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, ma non c’era verso di fermarle.
Tolsi le cuffie dalle orecchie e mi strinsi nelle ginocchia.
Ero sola, completamente.
Sentii il cellulare squillare e sospirai pesantemente, imponendomi di calmarmi. Magari era Harry. Magari voleva scusarsi.
Mi alzai di scatto e lo presi. Fui sormontata da un’immensa delusione, quando sullo schermo lampeggiante apparve ‘Papà’.
Decisi comunque di rispondere.
“Pronto?” dissi svogliatamente.
“Bimba!” A quanto pare era piuttosto di buon umore.
“Che c’è?” chiesi maleducatamente.
“Sai com’è, siamo a settembre e la scuola sta per ri iniziare” Ecco, grazie per avermelo ricordato papà. Tu sì che sai come parlare ad un adolescente.
“E allora?”
“Vorrei che concludessi il tuo ultimo anno qui” Disse un po’ insicuro.
Sbam. Ha lanciato la bomba.
Boccheggiai, non sapendo cosa rispondere.
Qualche mese fa, avrei solo detto di no e gli avrei chiuso la chiamata in faccia.
Ma ora, avevo una vera possibilità di cambiare. Di ricominciare.
“C-credo” Balbettai. Sospirai e chiusi gli occhi, sperando che in futuro non mi sarei pentita di quella scelta.
“Credo che si possa fare, sì. Passerò lì il prossimo anno”
“E la mamma?” Che diavolo, solo ora pensi alle conseguenze?
“Se la caverà” risposi semplicemente. In fondo, per lei è sempre stato come se non ci fossi, quindi non le sarebbe cambiato molto.
“Siamo d’accordo, allora” disse con una strana nota di emozione nella voce.
“Già”
“Ti prenoto il volo. Poi ti richiamerò per farti sapere. Ciao bimba.” Continuò.
“Ciao papà”.
 
 
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A L O H A
 
Okay, voi lo sapete che io amo i capitoli come questi,
dove si spiega la vita della protagonista.lol.
Che ve ne pare?
Abbiamo scoperto che Cherry ha una madre alcolizzata e che si cura poco di lei,
al contrario di suo padre, che però vive in un altro paese.
Poi lei sta –ovviamente- male per il litigio con Harry, e questa cosa si ripresenterà anche nei prossimi capitoli.
Un applauso, questo capitolo è dedicato completamente a lei <3
Spero vi sia piaciuto, e noi ci rivediamo al prossimo aggiornamento c:
 
Adios,
 
Flake.

 
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Capitolo 3
*** New life, new me ***


(3.)
New life, new me.

 
 
“Ehi bimba, alzati. Farai tardi a scuola” sentii mio padre scuotermi dolcemente la spalla.
Grugniii e strizzai gli occhi.
All’inizio quasi non riconobbi dove mi trovavo. Pareti rosa, vasetti con piccole piante, tende a fiorellini.
La fantastica stanza che mio padre aveva preparato per me.
Sospirai e mi alzai, ancora assonnata.
Mi diressi direttamente verso l’armadio per scegliere cosa indossare al mio primo giorno di scuola.
Sfortunatamente, mi accorsi di non aver rinnovato il guardaroba. Trovai solo magliettine, top, gonne corte e jeans stretti.
Sospirai pesantemente e chiusi gli occhi, appoggiando la testa contro l’anta.
Dovevo cambiare. Volevo farlo. Ma di quel passo non ci sarei mai riuscita.
L’unica che mi poteva aiutare era Joanna. La deliziosa figliastra di mio padre.
Lei, con quei suoi lunghi capelli neri che odoravano di cannella e gli occhioni azzurri riusciva a incantare chiunque.
Attraversai il corridoio e entrai nella sua stanza senza bussare.
“Cherry” mi salutò –ovviamente- sorridendo.
“No-non è che” balbettai. Maledizione.
“Mi potresti prestare qualcosa?” Fissai il pavimento.
“Ma certo” affermò allegra.
“Che bello” iniziò rovistando tra i suoi vestiti. “Ci vestiremo uguali e tutti vedranno che siamo sorelle” disse eccitata.
-Sorellastre- avrei voluto precisare.
“Oh no, non preoccuparti, mi serve solo una maglietta e-“ cercai di fermarla, sorridendo fintamente.
“E non ti preoccupare, ti farò conoscere i miei amici” mi ignorò.
“Ecco, provati questo” mi passò un vestitino giallo. Feci una smorfia e mi tolsi la maglietta per infilare quello.
Joanna arrossì imbarazzata, nel vedermi in reggiseno.
“Ehm, guardati allo specchio” mi prese per mano e mi fece specchiare in quello che aveva davanti al letto.
Posso dire con certezza di non aver mai indossato un vestito che mi arrivasse alle ginocchia.
Mugolai cercando di fare apprezzamenti, ma non ne uscì nessuno.
“G-grazie” dissi prima di dileguarmi.
Mi finii di vestire e misi la borsa in spalla. Mi sistemai il mio cappellino sulla testa e non potei fare a meno di sentire la mancanza delle mio ciocche rose.
Ma tornare completamente bionda era uno dei punti sulla lista da rispettare per diventare una ragazza modello.
-Proprio come Amelie- pensai tristemente.
All’ultimo momento mi ricordai di infilare nella borsa anche un pacchetto di sigarette, di nascosto.
A piccoli passi, mi giustificai mentalmente.
Scesi le scale e trovai Joanna, mio padre e Karen – la sua nuova moglie – chiacchierare amabilmente in cucina.
Per un secondo mi sentii fuori posto. Una schifosa macchia in quel quadretto familiare perfetto.
Scossi la testa e mi tolsi dalla mente quel pensiero.
Entrai e notai che Joanna si era davvero vestita come me. Il vestito era praticamente uguale, solo blu.
Alzai gli occhi al cielo e respirai profondamente.
“Oh le mie due bambine” disse con gli occhi lucidi mio padre, guardandoci una accanto all’altra.
“Dobbiamo andare a scuola” dissi frettolosamente, quando vidi che si stava avvicinando per un abbraccio.
“Sì, sì. Hai ragione” rispose lui, fermandosi.
“Comportatevi bene ragazze” ci raccomandò invece Karen.
“Certo” risposi con un falso sorriso.
Uscimmo di casa.
“Chi ci viene a prendere?” chiesi alla mia sorellastra.
Lei mi guardò confusa “Che intendi?”.
“Come arriviamo a scuola?”
“A piedi, ovvio” rispose.
In quel momento sentii la mancanza dei passaggi che mi offriva Niall la mattina.
Niall, mi tornò in mente. Non mi avrebbe mai perdonato per essermene andata senza salutarlo.
“Vedrai, ti piacerà questa scuola” Joanna interruppe i miei pensieri.
Come no, a quale ragazzo non piace andare a scuola?
 
 
Grazie a Dio, pensai una volta varcata la soglia della scuola, non sono tutti come Joanna qui.
Mi ero quasi convinta che non stessimo andando in una scuola, ma in una chiesa.
Fortunatamente era come il mio vecchio istituto.
Anche se, pensai nostalgicamente, questa volta non avrei più avuto lo stesso ‘giro’ di amicizie.
“Vieni, ti presento il mio migliore amico” Joanna mi trascinò con sé all’armadietto di un ragazzo castano.
“Joy” la salutò lui, abbracciandola di slancio.
“Lee” sorrise contro la sua spalla.
Cherry!, pensai ironicamente nella mia testa, facendo una smorfia di disgusto.
“Ti presento mia sorella Cherry. Ti ricordi che ne avevo parlato, vero?”
“Piacere, io sono Liam. Liam Payne.” Disse lui allegramente.
“E io odio chi si presenta alla James Bond” risposi allo stesso modo.
Luigi si mise a ridere.
Poi scattò la campanella.
“Oh, devo correre a lezione. Lee, accompagni tu Cherry in segreteria?” chiese Joanna dolcemente.
Lennon annuì, poi mi fece segno di seguirlo.
“Sai, sei simpatica” mi disse.
“Grazie Logan”
“E’ Liam” mi corresse.
“Come ti pare, Lenny” feci un segno con la mano, non dandogli importanza.
Lui rise ancora, trascinando anche me questa volta.
 
 
Campanella. Mia amata campanella, non sono mai stata più felice di sentirti suonare.
Trascinai indietro la sedia con forza, raccolsi la mia borsa e uscii di fretta dalla classe.
Finalmente potevo tornare a casa.
Prima però, dovevo assolutamente fumarmi una sigaretta.
Mi fermai dietro un muretto della scuola e ne accesi una, fissando la marea di ragazzi vomitati fuori dalle porte della scuola scappare via.
“Lo sai che qui non si può fumare, vero?” disse una voce profonda.
Sussultai e sbarrai gli occhi. Non potevo essermi già fatta beccare.
Mi girai e vidi un ragazzo alto e pieno di tatuaggi, ghignare allegramente, mentre tra le dita teneva anche lui una sigaretta.
“E tu allora” risi, dopo essermi tranquillizzata.
Lui semplicemente alzò le spalle.
“Sei nuova, vero? Non ti ho mai visto qui in giro”
“Perspicace” alzai le sopracciglia, prendendolo in giro.
“Sono Zayn” mi porse la mano.
“Io Cherry” gliela strinsi.
Però, come primo giorno mica male.
“Sai Cherry, credo che qualcuno ti stia cercando” indicò con un dito una ragazza con un vestito blu, guardarsi intorno preoccupata.
Joanna.
“Come fai a sapere che sta cercando me?” borbottai.
“Siete vestite uguali” mi fece notare.
“E allora?”
“E vi ho viste sedervi assieme in mensa” ammise alla fine.
“Allora prima mentivi. Mi hai vista eccome” No Cherry, ferma. Direzione sbagliata, ragazzo sbagliato. Allontanarsi immediatamente dalla zona ‘flirt’.
Nella mia testa scattò l’allarme rosso.
“C-cioè” cercai di riprendermi.
“In effetti è vero, sei una che non si può non notare.” Ammiccò.
Arrossii e distolsi lo sguardo.
“Sarà meglio che vada”
“Già” rispose semplicemente lui.
“Ci vediamo, Ciliegina” mi sorrise nuovamente, portandosi la sigaretta alla bocca.
Lo salutai con la mano e raggiunsi Joanna.
“Oddio, pensavo di averti perso” disse preoccupata.
“Tranquilla” risposi semplicemente.
“Dove ti eri cacciata?” ci incamminammo verso casa.
“Stavo solo stringendo amicizia”
“Con chi?” Eccola, aveva già cambiato umore. Da preoccupata a elettrizzata.
“Un certo Zayn” mi morsi il labbro inferiore.
Il suo sorriso si tramutò in una smorfia.
“Zayn Malik?” chiese.
“Non so il cognome” scossi la testa.
“E’ per forza lui, c’è un solo Zayn a scuola” pensò ad alta voce.
“Devi stargli lontana” mi avvertì.
Fidati, lo so anche io. Non sarei caduta nella trappola un’altra volta.
 



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A L O H A
 
Dopo secoli, sono riuscita ad aggiornare, yay!
Lo so che ci ho messo tanto, ma sono molto presa dall’altra mia long e dalla traduzione c.c
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto c:
Abbiamo scoperto che Cherry se ne è andata senza avvertire nessuno dei suoi vecchi amici (poveri c.c) e incontra Liam e Zayn.
Ma sa di dove star lontana da quest’ultimo, che le ricorda troppo ciò che ha lasciato nella sua ‘vecchia vita’.
Ebbene, se avete considerazioni, apprezzamenti o critiche da fare, scrivetemi pure una recensione <3
 
Adios,
 

Flake.
 
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Capitolo 4
*** So damn perfect ***


(4.)
So damn perfect.
 

 
Quattro mesi dopo.
 
Trovavo ancora incredibile quanto la mia vita era cambiata in quei mesi.
E come una piccola scelta può fare la differenza.
Avevo seguito il consiglio di Joanne e non mi ero più avvicinata a Zayn. Lui assomigliava troppo… alla vecchia me. E questa cosa mi spaventava.
Mi sembrava di aver resettato la mia vita.
Certo, l’indole scontrosa e le sigarette non mi avevano ancora abbandonato ma non mi dispiaceva in fondo.
“Ehi tesoro” il mio bellissimo ragazzo mi mise un braccio intorno alle spalle.
“Pronta per un'altra giornata di scuola?” chiede scherzosamente.
“Quando mai lo sono stata?” lo bacio leggermente sulle labbra.
“Liam, Cherry, potreste evitare certe sceneggiate di prima mattina?” ci riprende schifata Joanne, raggiungendomi.
Sì, mi ero fidanzata con Liam Payne.
Devo confessare che mi ero trovata davanti ad un bivio con lui, ma avevo capito che era l’unica persona che poteva rimettermi sulla buona strada.
E lentamente era riuscito a guarire le mie vecchie ferite e mi aveva aiutato a disintossicarmi dalla mia vecchia vita.
 
 
Sospirai e fissai annoiata la professoressa che spiegava diverse formule algebriche alla lavagna.
Appoggiai le testa sul palmo della mano e socchiusi gli occhi.
Ghignai leggermente quando pensai che, nonostante non ero più la stessa persona di prima, certe cose non sarebbero mai cambiate.
“Signorina Miles, vorrebbe ripetere alla classe ciò che ho appena spiegato?” la voce della professoressa mi risvegliò.
Vecchia strega, pensai mentre lei mi guardava con sfida.
Sospirai e mi imposi di non rispondere male. Un piccolo sbaglio e avrei mandato a monte il lavoro di tutti quei mesi.
“Mi scusi, ero distratta” ammisi a denti stretti.
La vecchia Cherry scalpitava come un ossessa dentro di me per uscire.
“Bene, spero che sia più attenta durante le ore di punizione che le assegnerò.” Disse soddisfatta.
Strinsi il labbro inferiore con i denti e rimasi in silenzio.
Ecco il lato negativo dell’essere una brava ragazza.
 
 
Il suono della campanella si diffuse nell’aula e così mi alzai e cercai di uscire frettolosamente.
“Signorina Miles” mi richiamò la professoressa.
Rallentai e mi voltai con la sconfitta dipinta in volto.
“Si stava dimenticando la sua punizione” con un sorriso falso, mi porse un foglietto.
La fissai con astio e me ne andai.
 
 
La mia prima punizione dell’anno.
Beh, era un record.
Entrai nell’aula punizioni e presi posto in uno dei primi banchi.
Mi allisciai il vestito, posai la cartella sul pavimento e mi guardai a terra.
In realtà non c’era molta gente.
Solo una ragazza con i capelli rossi che sembrava veramente impegnata con il suo cellulare, un biondino che ondeggiava la testa a ritmo della canzone che stava suonando nelle sue orecchie, un tizio che studiava arte con me e Zayn.
Mi presi qualche secondo per fissarlo.
Era appoggiato su un banco dell’ultima fila e fumava tranquillamente, guardando fuori dalla finestra.
Si girò di scatto e i suoi occhi incrociarono i miei. Arrossii all’istante  ma non distolsi lo sguardo.
Lui mi rifilò un piccolo sorriso e mi fece segno di andare vicino a lui.
Strinsi le labbra e mi guardai intorno indecisa, poi decisi di avvicinarmi.
 
Mi sedetti imbarazzata e composta, al contrario di lui.
Prese un tiro alla sigaretta e finalmente mi degnò della sua attenzione.
“Allora, come va?” Tutto qui?
“Bene” risposi incerta. “A te?” chiesi cortesemente.
“Va” dice inespressivo.
Prima  che me ne potessi rendere conto, dalla mia bocca esce una frase in tono troppo preoccupato.
“C’è qualcosa che non va?” Lui invece non sembra affatto sorpreso.
“Questo dovrei chiedertelo io” mi sorride leggermente.
“N-non capisco” ammetto balbettando un po’.
Zayn si tira dritto sulla sedia e lancia fuori dalla finestra il mozzicone della sigaretta ormai consumata.
“Non avevo mai visto una persona cambiare così tanto in così poco tempo”. Mi informa tranquillamente.
“Grazie”.
“Non sono sicuro che fosse un complimento”.
Ora sono seriamente confusa. E irritata. Molto irritata.
“Tu non mi conosci, e non mi conoscevi prima” sbotto.
“Ma non è stato difficile inquadrarti. TI ho osservato tutti i giorni e sei passata da fumo, parolacce e jeans strappati a vestitini a passeggiatine mano nella mano con il figlio illegittimo di Gesù”.
Una smorfia si dipinge sul mio viso. Qualcosa nel suo tono di voce mi fa vergognare di quel che sono diventata. E’ come se la mia parte ribelle avesse appena preso vita.
“Stai attenta Ciliegina, prima o poi scoppierai” mia avverte con tono di scherno.
Sto per ribattere, ma l’arrivo del professore mi interrompe.
“Scusate il ritardo ragazzi” dice sistemandosi gli occhiali sul naso.
Ormai non posso neanche cambiare posto, penso stizzita.
E mentre il professore ci rispiega le norme della scuola e il comportamento da dover tenere all’interno dell’istituto, non posso non pensare alle parole di Zayn.
Ma no, io sono felice così, cerco di convincermi, mentre sento aprirsi una voragine dentro il petto.





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A L O H A.
 
BAM. Premetto che l’idea iniziale era proprio di far diventare Cherry una perfettina, e non so da dove sia uscito il capitolo precedente. Era solo di passaggio, ma non era intenzionato.lol.
Intanto sono passati quattro mesi e la nostra ragazza è cambiata radicamente. O quasi.
E Zayn, ooooh Zayn. Lui avrà sempre un ruolo fondamentale nella storia, ma lo scoprirete più avanti :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e scusatemi per eventuali errori di battitura e/o ripetizioni, ma non ho proprio voglia di rileggerlo c.c
Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito e inserito la storia tra le Preferite/ricordate/Seguite.
Love ya <3

Adios,
 
Flake.
 
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Capitolo 5
*** Ps. I miss you ***


(5.)
Ps. I love you I miss you.
 
 
Appena uscita dalla scuola, finita l'ora di punizione, mi infilai le cuffiette nelle orecchie.
Sfortunatamente Liam era stato incastrato in un gruppo di studio, quindi mi toccava fare la strada da sola.
Controllai l'orario sul telefono e alzai gli occhi al cielo. Era una giornata troppo bella per rinchiudersi in casa.
Mi sistemai la borsa sulle spalle e passeggiai per quelle strade ormai conosciute.
Ormai eravamo a dicembre, e notai che tutti i negozi erano già fieramente addobbati con lucine e palline.
Riconobbi subito il locale dove Liam mi aveva dato ripetizioni, i primi giorni di scuola. E il ristorante italiano in cui mi aveva portato il mese prima, e il mercatino dove avevamo comprato il regalo di compleanno del suo amico Jimmy.
La città, le vie, i negozi sapevano di Liam. Di me e Liam. Ed era così strano, ma piacevole.
Sorrisi e andai avanti, sospirando di tanto in tanto, ricordando i momenti che avevo passato con il ragazzo che amavo.
Che amavo, mi ripetei nella mente. Io amo Liam, lui è perfetto per me.
-Ma tu sei perfetta per lui?- s'intrufolò una vocina fastidiosa nella mia testa.
No. Ovviamente no.
E lui aveva scelto me lo stesso. Mi sentivo così amata quando stavo con lui. In tutta la mia vita nessuno mi aveva apprezzato così tanto come aveva fatto lui, e non potevo fare a meno di sentirmi fortunata per averlo al mio fianco.
 
Senza che me ne accorgessi, arrivai alla spiaggia.
Era un posto che amavo, e neanche d'inverno perdeva il suo fascino.
Scesi e andai a sedermi sulla sabbia fredda. Staccai le cuffie, posai le braccia sulle ginocchia e socchiusi gli occhi facendomi cullare dallo scroscio delle onde.
Gli occhi di Louis mi avevano sempre ricordato le onde, pensai senza riflettere.
Il detto 'gli occhi sono lo specchio dell'anima' lo rifletteva perfettamente.
Le sue emozioni si potevano leggere attraverso essi, ed è una cosa che ho sempre etichettato come 'pura' . Come se non potesse nascondere niente, i suoi occhi lo avrebbero tradito.
Sorrisi istantaneamente e mi accorsi di quanto, nonostante fosse insopportabile, mi mancasse Louis. E Niall. E Harry.
Ma probabilmente io non mancavo a loro, affatto.
Harry aveva decisamente espresso che non voleva più avere intorno una come me, la vecchia me, e sarei stata solo felice di sbattergli in faccia ció che ero diventata.
Louis, beh, si sarà trovato un compagno di bevute di rimpiazzo.
Niall, il mio biondino. Avevo sempre avuto un rapporto strano con lui, mi sembrava di aver abbandonato il mio fratellino. Mi sentii subito in colpa.
Non una chiamata, una avviso, un messaggio. Anche lui era rimasto una vittima della situazione. Che io ho tirato in mezzo, bel lavoro Cherry.
Sbuffai e scossi la testa, cercando di non piangere.
 
Mi alzai di scatto, scrollai la sabbia dal vestito e con passo svelto mi diressi verso casa.
"Come è andata la punizione?" Mi accolse Joanne, sussurrando l'ultima parola.
"È andata" alzai le spalle e andai vicino a lei, sul divano, posando la borsa a terra.
"Tua madre?" Chiesi, dando una veloce occhiata intorno.
La mia sorellastra indicò con un cenno della testa il piano di sopra e si avvicinò di più.
"Allora, chi c'era? Cosa avete fatto?" Mi attaccò subito.
"Io ho fatto finta di ascoltare quello che diceva il professore e c'era solo qualche ragazzo" spiegai indifferente.
Non sapevo perchè, ma Joanne era affascinata dal proibito.
Anche se era troppo -io la definivo codarda, ma lei preferiva il termine rispettosa-  troppo Joanne per muovere un passo verso quella direzione.
Lei sbuffò e tornó al suo posto. Evitai di farle sapere che avevo parlato con Zayn, altrimenti sarebbe impazzita.
"Finalmente fra un po' iniziano le vacanze di Natale" sospiró sognante, cambiando discorso.
Lunatica.
Mugugnai in assenso e continuai a fissare la televisione.
"Cosa pensi di regalare a Liam?" Chiese curiosa.
"Non lo so"
"Natale è vicino, conviene sbrigarti"
"Okay" roteai gli occhi e sbuffai.
"Perchè sei così antipatica oggi?"
"E tu perchè non ti fai i cazzi tuoi ogni tanto?" Sbottai e mi alzai, diretta verso la mia camera.
Sbattei leggermente la porta dietro di me e mi buttai a faccia in giù sul letto.
 
Per la seconda volta in poche ore avevo pensato fin troppo ai ragazzi.
La vigilia di Natale era vicina, e sarebbe stato il primo anno non festeggiato a casa Tomlinson. E la cosa che mi faceva più irritare e che mi dispiaceva.
Realizzai troppo tardi di essere stata scontrosa con Joanne, e mi imposi di andare a chiederle scusa.
Strizzai gli occhi, sospirai e mi alzai. Prima di arrivare alla porta, qualcuno bussò.
"Entra" dissi cercando di controllare il tono della mia voce.
"Hai dimenticato giù la borsa, sono solo venuta a portartela" la voce sottile della mia sorellastra si diffuse tra le quattro mura.
"Grazie" sorrisi in colpa. "E scusa per prima, sono solo un po' stressata."
"E io sono troppo ficcanaso" si grattò una guancia e sorrise.
"Ti va di accompagnarmi a cercare il regalo per Liam, domani?" Proposi per farmi perdonare.
I suoi occhi brillarono e sorrise a trentadue denti.
"Certo" trilló.
 

 
***
 
 
Quando mai mi era venuto in mente di uscire con Joanne.
"Uh, guarda questo" indicò allegramente una vetrina. L'ennesima.
Alzai gli occhi al cielo e mugugnai un "Um bello" senza neanche girarmi.
Lei, che se ne era ovviamente accorta, sbuffò e pestò i piedi a terra, come una bambina.
"Perchè mi hai chiesto di accompagnarti, se non hai neanche intenzione di dare un'occhiata ai negozi?"
"L'ho fatto, circa 23 negozi fa. Ma ti fermi ad ognuno di essi" mi lamentai, alzando teatralmente le braccia.
"Entriamo qui' mi ignorò palesemente, mi afferrò un polso e mi trascinó nell'ennesimo negozio.
Sentii il cellulare squillare nella tasca dei pantaloni e mi fermai. "Tu vai avanti, io ti raggiungo" la avvisai, mentre lo tirai fuori.
 
Il nome 'Niall' lampeggiava sullo schermo e mi venne una fitta al petto.
Perchè mi stava chiamando? Cosa voleva?  Perchè dopo tutto questo tempo? Dovevo rispondere?
Zittii tutte quelle domande nella mia testa e schiacciai il tasto verde.
"Pronto?" Chiesi insicura.
"Cherry?"
"Sì, Niall" sentii sospirare dall'altra parte e proseguì un piccolo secondo di silenzio.
"Odio il fatto di averti chiamata per dirti questo, ma dovevi saperlo" la sua voce grave mi fece preoccupare.
"C-che dovrei sapere?"
"Tua madre, Cherry" sospirò ancora. "Lei ha il cancro" ci misi un po' per assimilare quelle parole, e quando ci riuscii l'unica cosa che mormorai fu "Che diavolo stai dicendo?".
"Lei non voleva che tu lo sapessi, ma dovevo dirtelo" calcó bene la parola dovevo mentre continuava il suo discorso.
"I-io non so che dire" ammisi, scuotendo la testa,
"Torna qui"
"C-cosa?" Mormorai. Anche se avevo capito benissimo e la risposta formulata dal mio cervello era un secco 'no'.
"Ha bisogno di te, anche se non lo vuole ammettere" la sua voce si addolcì.
"Tornare così? Dal nulla?" No, non lo avrei fatto.
"Harry e Amelie si sono lasciati" se ne uscì subito dopo.
"Perchè me lo stai dicendo?" Chiesi, mentre una strana sensazione si fece spazio nel mio petto.
"N-non lo so. Pensavo di convincerti" quasi riuscivo a immaginarmi Niall stringersi nelle spalle e abbassare lo sguardo, in colpa.
"Non ce ne è bisogno" dissi dura.
"Lo so"
"Okay" mi calmai.
"Okay" ripetè.
Mi passai una mano sugli occhi e mi guardai intorno, indecisa su cosa fare.
Non potevo non tornare da mia madre, era pure sempre la donna che mi aveva cresciuto. Si fa per dire, visto che non c'era quasi mai.
Ma non me la sentivo di lasciare tutto e ributtarmi da sola e a cuore aperto nella mia vecchia vita. Ma forse non doveva andare necessariamente così.
"Ci devo pensare" conclusi.
"Lo immaginavo. Ci sentiamo Cherry, mi ha fatto piacere risentirti".
"Anche a me" sorrisi, anche se lui non poteva vedermi.
Chiusi la chiamata e cercai Joanne con gli occhi, fin quando non la trovai.
"Novità?" Chiesi fingendomi tranquilla.
"Ho trovato questo, gli piacerà di sicuro" mi mostrò un maglione verde con una stampa natalizia. Lo osservai con riluttanza e lo presi tra le mani.
Ma in fondo Joanne lo conosceva meglio di me, e decisi di fidarmi di lei.
 
"Chi era al telefono?" Chiese una volta arrivate alla cassa.
Quella domanda mi prese alla sprovvista, anche se dovevo aspettarmela.
"Oh, solo un vecchio amico".
 




 







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A L O H A
 
non ho idea da dove sia uscito questo capitolo, ma eccolo qua 
stranamente mi piace (sarà perchè non l'ho riletto hahaha) e spero che piaccia anche a voi.
Mi scuso se non vi ho risposto alle recensioni precedenti, ma ultimamente sono loto impegnata e non ho tempo per stare su efp c.c
Come avere visto, c'è un colpo di scena, strano ma vero.
Secondo voi cosa succederà ora? Il giro delle scommesse è aperto :'D
Mi scuso per eventuali errori, non ho ricontrollato il capitolo, che tra l'altro è più lungo degli altri, yay
Al prossimo aggiornamento.
 
Flake.
 
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Capitolo 6
*** Go back ***


 (6.)
Go back.
 

“Sei sicura di aver preso tutto?” Mi chiese Liam premurosamente. Scossi il capo in assenso e chiusi la valigia.
“Mi mancherai” mi abbracciò da dietro.
Posai la testa sulla sua spalla e mormorai un “Anche tu”.
“Mi dispiace non poter passare il nostro primo Natale insieme” mi scusai. Ancora non potevo credere di starlo facendo.
“A me dispiace di non poterti accompagnare”. La prima persona a cui avevo chiesto di partire con me era stato Liam. Ero sicura che mi sarebbe servito come post-it umano, una volta tornata nella mia vecchia città.
Ma, da figlio prediletto e perfetto, non poteva che partecipare al party natalizio organizzato dai suoi genitori.
Invece, avevo dovuto ripiegare su Joanna, che era fin troppo entusiasta per i miei gusti.
“Ma non ti preoccupare, avremo molte altre occasioni per stare insieme” mi baciò dolcemente.
Mi aggrappai a lui, come se fosse la mia ancora. L’unica cosa che ancora mi permetteva di non cedere del tutto.
Spero proprio che tu abbia ragione.
 


Quella notte non dormii affatto. Il mio corpo era carico di preoccupazione, e non avevo la minima idea a cosa era dovuta. O forse sì, ma era così lontana che non riuscivo a raggiungerla.
Arrivate le sei di mattina, non avevo ancora chiuso occhio. Pensai che mi sarei ripresa durante il viaggio aereo.
 


“Mi mancherete” mormorò mio padre con occhi tristi, abbracciando me e Joanna. Alzai gli occhi al cielo, ma evitai commenti.
Resisti ancora per poco, mi ricordai mentalmente.
“Non fate cavolate” ci raccomandò Karen.
Ovviamente nessuno a parte me sapeva la vera ragione del mio ritorno a casa. Casa. Quella parola mi fece rabbrividire, associata al luogo dove ero diretta.
Quella non era mai stata casa mia. Solo un piccolo rifugio.
“Certo” trillò la mia sorellastra.
Annunciarono il nostro volo e salii con svogliatezza sull’aereo. Individuai il mio posto e mi ci fiondai all’istante, infilando le cuffiette nelle orecchie e preparandomi a una lunga dormita.
 


Sentii scuotermi il braccio. Sospirai spazientita, abbassai il volume all’ipod e rivolsi lo sguardo verso Joanna.
“Non vedo l’ora di arrivare. Sai quanto sono emozionata? E’ come tuffarsi nella tua vita. Tu sei sempre così misteriosa, ma ora scoprirò tutto.”
Non risponderle male, non farlo. Lei non sa niente.
“E finalmente conoscerò i tuoi amici! Conoscendo il tuo carattere, dubito che tu ne abbia molti” gesticolò frettolosamente.
“Oh scusa, non volevo offenderti io-“ sgranò gli occhi, resasi conto delle sue parole.
Continuai a fissarla e interruppi la sua parlantina con un gesto della mano. Le sorrisi tiratamente e chiusi la discussione. “Non so cosa tu ti aspetti di trovare, una volta arrivate lì. Non sarà divertente, tantomeno emozionante. Sarà lurido, triste e desolato. Non ci divertiremo e non passeggeremo allegramente per la città.” Misi in chiaro.
“C’è un motivo per cui ero così” sottolineai quell’ero.
“Ed è tutta colpa di dove sono cresciuta e della gente che ho frequentato. Quindi togliti dalla testa i maglioni con le renne, le lucine di Natale e le risatine.” Incrociai le braccia e ri-alzai il volume.
Non volevo essere così cattiva con lei, ma si sarebbe risparmiata una delusione una volta scese.
E in più non avevo la forza di sopportare i suoi discorsi, non quando ero così assonnata.
 
 

 
“Certo che fra proprio freddo qui” borbottò Joanna stringendosi nel suo cappottino, una volta fuori dall’aeroporto.
Alzai le spalle e chiamai un taxi.
“Stiamo andando a casa tua?” chiese mentre mi aiutava a caricare i bagagli.
“Non abbiamo nessun’altro posto” alzai le spalle.
“Sono curiosa di incontrare tua madre” mi sorrise cautamente. Evidentemente il mio discorso l’aveva colpita.
“Anche io” mormorai.
 
 

 
“Oh” un espressione di stupore le fuoriuscì dalle labbra, una volta raggiunta l’abitazione.
“Te lo avevo detto di non aspettarti niente” le ricordai. In effetti, anche  a me le mura grigie e buie della casa mi inquietavano leggermente, ma cercai di non darlo a vedere.
Presi la mia valigia e la posai a terra una volta arrivata davanti alla porta.
Come mi ero abituata a fare, bussai alla porta.
Nessuna risposta. Joanna mi guardò stranita, ma la ignorai.
Forzai la serratura ed entrai.
La puzza di fumo e alcolici mi investì come un onda, facendomi ritornare con la mente a pochi mesi prima.
Joanna mosse un passo all’interno e subito si tappò bocca e naso con una mano.
“Chi è morto qua dentro?” borbottò.
Mia madre, quasi. Pensai.
“Facci l’abitudine”.
Senza guardarmi intorno, ancora, le indicai di seguirmi e la condussi fino alla mia vecchia camera, dove posammo i bagagli.
“Ehm, carina” mormorò la mia sorellastra, osservandola.
Di sicuro non era rosa e piena di lustrini, ma era un pezzo di me, pensai rassegnata.
 


“Da questa parte c’è il bagno” le indicai una porticina bianca collegata direttamente alla stanza.
“E giù ci sono il salotto e la cucina. Bene, ora che conosci la casa, puoi fare quello che ti pare” aprii le braccia teatralmente sogghignando.
“Ehm” mormorò lei a disagio. Okay, forse avevo esagerato.
“Scusa, scherzavo.” le dissi.
“Che ne dici di rimanere un po’ qua, mentre scendo a fare una telefonata?” le proposi.
“Il tuo vecchio amico dell’altra volta?” rise leggermente.
“Ti tengo d’occhio da parte di Liam eh” scherzò, indicandomi con due dita.
Risi nervosamente “Non ce ne è bisogno” la rassicurai.
 


“Mamma?” la chiamai piano. Niente. Non era in camera sua, buttata sul divano o svenuta in cucina.
E per quanto odiassi ammetterlo, ero preoccupata.
Strinsi le labbra e tirai fuori il mio telefono.
“Pronto?” la voce di Niall ripose al secondo squillo.
“Niall” dissi con una nota di panico nella voce.
“Non trovo mia madre”.
“Sapevo che saresti tornata” sospirò felice.
“Niall!” lo richiamai con urgenza.
“Tua madre è in ospedale, da un po’. Forse avrei dovuto avvisarti prima”.
“Forse” dissi a denti stretti, stando attenta a non alzare troppo la voce.
“Che ospedale?” chiesi passandomi una mano sugli occhi.
“Quanti ospedali conosci in città?”
Lo avrei ammazzato, non lo ricordavo così antipatico nei miei confronti. Okay, forse un po’ me lo meritavo. Ed era stato un buon amico, quando mi aveva chiamato.
“Ci vado subito, grazie” mormorai.
“Sai che farei qualsiasi cosa per te”. Chiuse prima che potessi ribattere.
 


Ora avevo un solo problema. Alto uno e settanta, con lunghi capelli scuri e una voce trillante. Joanna.
Non avevo pensato che sarebbe stato un peso portarmela dietro.
Ma senza di lei avrei avuto ancora meno possibilità di avere il consenso di partire.
Strinsi le labbra per evitare di urlare dall’esasperazione.
Quel posto portava solo problemi. Ogni volta che mettevo il naso fuori casa c’era sempre qualcosa a buttarmi giù.
 


“Dove stiamo andando?” chiese allegra Joanna.
“In ospedale”. Lei fece una faccia sconvolta.
“E’ qualcosa di grave?” chiese preoccupata.
“Te lo racconterò in macchina.” La liquidai.
“M-macchina? Tu guidi?” deglutì rumorosamente.
Ghignai e le mostrai la mia auto.
“Io non ci salgo su quella cosa con te al volante” borbottò incrociando le braccia.
Risi leggermente e scossi la testa, prima di spingerla dentro.
“Mi sottovaluti.”





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A L O H A
Che beeeeello aggiornare. Sono felice. Yay.
Okay basta.
Questo capitolo non è niente di che, ma spero che vi piaccia :D
Mi farebbe piacere ricevere qualche recensione per sapere cosa ne pensate, e cosa credete che succederà prossimamente.
P.s: sono l’unica che shippa #Nerry?
Don’t worry, fra un po’ tornerà anche Haaaarreh <3
Adios,
 
Flake.
 
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Capitolo 7
*** Far away from your mind ***


(7.)
Far away from your mind.

 
 
Lo ammetto. Non avrei mai pensato che vedere mia madre in quelle condizioni mi avrebbe ferito.
Sfortunatamente, ci accorgiamo delle cose più importanti quando è troppo tardi.
Forse, forse mi sarei risparmiata anche le lacrime, se non fosse stato per la lettera.
Quella che avevo accartocciato e buttata in angolo –ovviamente poi Johanna non ha resistito alla tentazione di tenerla lei, fino a quando “non fossi stata pronta”- dopo aver letto le prime righe.
Da quel poco che avevo capito, si era sempre comportato in quel modo freddo con me per evitare un dolore maggiore quando avrei scoperto della sua malattia.
Bel lavoro mamma. Non che io ci creda, comunque.
E ormai era quasi un’ora che eravamo fuori dalla sua stanza.
Non osavo nemmeno immaginare il mio aspetto. I capelli arruffati, gli occhi e le guance rosse, il viso gonfio.
“Cherry?” chiese dubbiosa una voce profonda. Una voce che conoscevo fin troppo bene, l’ultima che mi sarei aspettata di sentire ancora. L’ultima che i serviva in quel momento.
Alzai lo sguardo per incrociare quello di Harry, piuttosto sorpreso. Non sapevo se per il fatto di trovarmi lì, o per essermi presentata come la mia nemesi.
“Harry” sospirai semplicemente. Accanto a lui c’era Louis.
“Come mai qui?” chiese, appunto, quest’ultimo.
“Qui in ospedale o qui in città?” mormorai.
“Entrambi” fece Harry al posto suo.
“Problemi di famiglia” sorrisi forzatamente. Gli occhi azzurri di Louis guizzarono subito dopo sulla figura minuta accanto a me.
“E tu sei?”
Lei si sorprese di essere stata interpellata. “Johanna. La sua-“.
“-Sorellastra” conclusi io al suo posto.
Entrambi i ragazzi rimasero leggermente sbalorditi a quella confessione. Ovvio, non avevo mai parlato di Johanna.
“E voi, come mai qui?” cambiai discorso velocemente, appoggiando la testa sul palmo aperto della mano.
“Problemi di stomaco” Louis si massaggiò la pancia scherzosamente. “Sai com’è” aggiunse.
Oh sì che lo sapevo. Louis Tomlinson non rinunciava mai a una sfida, neanche se era sicuro di perdere. Neanche se consisteva nel fare il pieno di hamburger nel minor tempo possibile.
Un sorriso più sciolto del precedente si fece largo sul mio viso a quei ricordi.
Poi un silenzio imbarazzante, almeno per me, alzò un muro. Fui salvata dalla suoneria del cellulare.
“Scusate” mi alzai, e risposi a Liam. “Ehi tesoro” lo salutai, allontanandomi sempre di più.
“Ehi, come va?” trovai la sua voce estremamente confortante in quel momento.
“Bene”.
“Ti stai divertendo?” chiese premuroso.
“Sì”
“Sicura? Mi sembri strana” ora il suo tono si era incupito. Smettila di rispondere con monosillabi, Cherry!
“Sì, scusa. Sai il viaggio mi ha stancato più di quel che pensassi, e Johanna non fa che commentare ogni posto che visitiamo” mentii per tranquillizzarlo. Ci mancava solo un Liam preoccupato alle calcagna.
“Capisco” riuscii quasi a immaginarmi il suo sorriso comprensivo.
Mi manchi tanto, non vedo l’ora che torni, anche se detto così sembro egoista. Non credi?” rise amabilmente. Mi costrinsi a fare lo stesso.
“Ora devo andare, ci sentiamo presto. Ti amo”.
Ti amo anch’io, avrei voluto rispondere, ma all’improvviso quelle parole mi si erano bloccate in gola.
Chiusi gli occhi per un secondo e attaccai.
 
Quando tornai indietro, notai che Harry e Louis, al contrario di ciò che avevo pensato, non se ne erano andati.
Johanna sorrideva allegra, mentre chiacchierava con Lou.
Invece Harry se ne stava più in disparte e con lo sguardo basso, e non capii perché.
“Ehi, di che stavate parlando?” gli incalzai.
“Stavo giusto dicendo alla tua sorellastra che siete ufficialmente invitate al mio compleanno” sorrise Louis, guardandomi.
Sbarrai gli occhi e deglutii. L’unica cosa che la mia mente era riuscita a formulare era no. Un secco e deciso ‘no’.
“Non siamo disponibili” cercai di essere il più educata possibile.
“Strano, Johanna ha appena detto il contrario”.
Intuendo tutte le maledizioni che le stavo tirando dietro, Johanna cambiò abilmente discorso.
“Che ti ha detto Liam?” chiese innocentemente.
“Gli manco.” Alzai le spalle, cercando di mostrarmi indifferente.
Sentii gli occhi verdi di Harry trafiggermi, ma resistetti all’impulso di fissarlo a mia volta-
“Chi è Liam?” s’intromise Louis.
“Dobbiamo andare, ora.” disse invece Harry, subito dopo. I due si lanciarono un’occhiata e Lou non ribattè.
“Avremo tempo per parlarne, giusto? Allora ci vediamo” ci salutò amichevolmente, al contrario di Harry che aveva già fatto dietrofront e se ne stava andando a grandi passi.
 
“Vuoi restare ancora un po’ qui?” mi chiese docilmente Johanna, qualche minuto dopo. Sospirai e fissai la porta bianca di fronte a me.
“No”.
“ E poi mi devi anche dire che diavolo ti è saltato in mente, con Louis” la accusai a denti stretti.
“Ho pensato che ti avrebbe fatto bene liberare la mente per un po’.”
“Missione fallita”.
“Ero in buona fede”.
Ovviamente, pensai seccata. Quando mai non ti sei comportata come probabile figlia del pastore?
 







 
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A L O H A

 
Che bella giornata, non credete?
Gli uccellini cantano, sono sufficiente in matematica e ho aggiornato Demons.
Ed è solo l’ennesima prova che non riesco a mantenere le promesse fatte a me stessa. Infatti pensavo di non aggiornare fino alle vacanze. Ma ho scritto il capitolo della mia prossima originale, ha seguito quello di Bias e non poteva mancare questo.
 Che mi piaciucchia, devo dire v.v
E voi? Cosa ne pensate?
E già che ci sono vi sfrutto (lol) anche per chiedervi un parere su, appunto, la mia prossima originale. Vi lascio qui sotto l’introduzione:
 
Erchomai.
Il cuore lontano dalla realtà.
 
Cosa succede quando perdi completamente il senso della realtà? quando non riesci più a distinguere il falso dal reale? Semplice, impazzisci.
Ma per Augustus non era stato così facile. In effetti, trovarsi davanti la protagonista del proprio libro quasi inconcluso non era stato affatto, facile.
-
"Sono stanca, Gus." sospirò Christine, guardando fuori dalla finestra.
"Voglio uscire da quelle stramaledettissime pagine vuote. Uscire e scoprire il mondo" indicò il paesaggio che si presentava fuori. Il suo tono di voce aumentava ad ogni parola che le usciva dalle labbra.
Augustus scosse la testa negativamente. "Lo sai che non è possibile. In fondo, tu non esisti neanche."
Gli occhi di Christine si intristirono, mentre lo fissava intensamente.
"E' questo il tuo problema. Ci credi troppo poco."

 
Aspetto le vostre recensioni :D.
Ma soprattutto: cosa pensate che succederà al compleanno di Louis?? Sono accetti anche consigli hahahahaha.
 

Adios,
 
Flake.
 
Ask: http://ask.fm/TheFredek

 
 

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