RIS Roma- Megan e il giocatore.

di Megan204
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi arrivi e vecchie conoscenze. ***
Capitolo 2: *** Confessioni e desideri. ***
Capitolo 3: *** New Age and New love. ***
Capitolo 4: *** Smile, always. ***



Capitolo 1
*** Nuovi arrivi e vecchie conoscenze. ***


Ris roma 4- Megan e il giocatore.
 

Prologo


Finalmente qua è tutto tranquillo, il Lupo è in galera con un paio di ergastoli sulla schiena, e tranne omicidi semplici, tutto va bene.
La mia squadra è ancora composta da Emiliano, Bianca, Ghiro, Bart e Orlando.
Emiliano e Bianca continuano la loro storia d’amore, che va a gonfie vele, senza intralciare il lavoro.
Ghiro è sempre invasato con i suoi computer e fa coppia fissa con Selvaggia. Qualche volta sparisce per farsi giri in moto, ma due giorni dopo spunta con la faccia sconvolta e i capelli scompigliati, pronto a lavorare.
Io e Orlando ormai siamo fidanzati ufficialmente, e a breve ci sposeremo. In un certo senso abbiamo due “figlie”: Rosanna e Lara. Le abbiamo prese in custodia e loro vivono insieme felici. Lara è ancora distrutta per la morte del padre e di Gerry Pugliese.
Si era affezionata a lui in un modo particolare, diverso dal classico rapporto rapitore-rapita.
Le due ragazze si stanno aiutando, a mettere la testa a posto e a superare i traumi.
Bart è tornato da un mese dal Kosovo, ed è molto cambiato. È diventato molto più “umano”, e si frequenta con Isabella.
Dire che si frequentano è esagerare, ma escono spesso insieme, senza alcun contatto fisico.
Abbiamo due nuove entrate, che conoscerò oggi, anche se una in un certo senso conosco.

-Lucia, disturbo?-
-No Ghiro, entra pure.-
-Il caso della donna trovata morta è stato risolto, l’ha uccisa il marito, ha confessato 20 minuti fa..-
-Ottimo, fai fare il rapporto…-
-Quando arrivano?- Ghiro allude alle due new entry.
-Lei tra poco, lui tra 1 ora..-
-Ma sei sicura? Lei è poco più che una bambina… Non è una scelta azzardata?- So che l’idea di Ghiro è condivisa da tutta la squadra, ma sono certa della mia scelta.
-Sono sicura Ghiro, è brava, lo dicono tutti. Crescerà, ma dobbiamo aiutarla.-
Sorrido incoraggiante a Ghiro.
-Va bene Lucia, mi fido di te.- Ghiro mi abbraccia per poi uscire.
Il clima che ho creato nella mia squadra mi rende orgogliosa. Spero che i nuovi arrivi siano in grado di integrarsi perfettamente.

Circa dieci minuti dopo Orlando viene a chiamarmi, per dirmi che la nostra nuova collaboratrice è arrivata, e gli dico di farla entrare.
Davanti a me c’è una ragazzina alta, magra, capelli neri e occhi verde smeraldo.
-Megan Riva, capitano.-
-Lucia Brancato, accomodati.-
Si siede sulla sedia di fronte a me, porgendomi una cartellina, con tutti i suoi dati personali.
-Megan Riva, nata a Roma 25 anni fa… Vissuta a New York dai 13 ai 24 anni. Lì hai conseguito una laurea di merito in una accademia privata, qua dicono che sei brava in biologia e chimica. Hai fatto un mese di pratica nella squadra investigativa di New York. Dicono che sei fredda, senza nessuna paura, ottima calcolatrice e riesci a ragionare come un’assassina, un complimento strano, ma positivo. Benvenuta nella squadra, tra dieci minuti riunione nella sala qua a fianco, la tua postazione è vicino a quella del capitano Ghirelli, va pure.-
-Grazie capitano.-

****

Capitolo 1
Megan andò verso la scrivania a lei indicata, mentre tutti i suoi ormai colleghi, la fissavano come ipnotizzati. Era senza alcun dubbio una bella donna, anzi ragazza.
-Salve.- Si rivolse in tono distratto al capitano Ghirelli, che la fissò stralunato.
-Sei quella nuova vero? Megan Riva?- Chiese curioso.
-Si.. Sono io.. Tu sei il capitano Ghirelli?- Per la prima volta da quando era arrivata una cosa simile a un sorriso apparve sul suo volto. -Chiamami Daniele o Ghiro, mi chiamano tutti così qua.- Ghiro sorride incoraggiante alla ragazza, che incomincia a tirare fuori dalla borsa le sue cose: una fotografia di un gruppo di ragazzini, delle penne e un portatile.
-Come mai così piccola già nell’arma?- Ghiro chiede con curiosità, una venticinquenne nell’arma non è cosi comune.
-Mi piaceva, tutto qua… C’è la riunione, mi accompagni?-
-Certo seguimi.-
Ghiro ne ha conosciute di persone strane, ma lei vince su tutte.

In sala riunioni c’è tutta la squadra al completo.
-Ragazzi, questa è la nostra nuova collaboratrice, Megan Riva. Megan, loro sono Bartolomeo Dossena, detto Bart, Bianca Proietti, Emiliano Cecchi, Orlando Serra e Daniele Ghirelli.-
-Molto piacere…-
-Arriverà un'altra persona, che ci sosterrà per un breve periodo, quest’uomo è avanzato di grado qualche anno fa ma ha deciso di tornare al suo ruolo iniziale, perché voleva staccarsi da Parma. Ghiro lo conosce già, poiché ci ha già lavorato per due anni.- La Brancato esce per andare a prendere un uomo in divisa che aspettava nell’atrio.
-Ecco a voi il maggiore, ora torna a fare il capitano, Riccardo Venturi.- Un uomo alto, coi capelli scuri e gli occhi azzurri sorride alla squadra, stringendo la mano a tutti e abbracciandosi con Ghirelli.
-Io, il capitano Venturi e il capitano Ghirelli ci divideremo i casi. Aspettate un attimo che rispondo al telefono.- La Brancato parla per pochi minuti con qualcuno e poi si rivolge finalmente alla squadra.
-Hanno trovato un cadavere di una donna, ci vogliono sul posto. Carnacina è già lì. Andate voi Bart, Ghiro e Megan. Quanto a noi, io mostro al capitano il laboratorio, voi continuate le vostre cose. Su andate.-

Arrivati sul luogo del delitto, una palazzina in una strada di un paese alla periferia di Roma, trovano già alcuni agenti e Carnacina.
-Ghiro, Bart….Tu chi sei bellezza?-
-Carna non iniziare a provarci, lei è Megan, quella nuova. Megan lui è il nostro medico legale, Mimmo Carnacina... Cosa ci sai dire sulla vittima?-
-Caro Ghiro, è morta da nemmeno 12 ore, si chiamava Angela Levatti e aveva 29 anni. Uccisa da un colpo mortale al petto, più altri colpi all’addome. Direi che chi l’ha colpita era più basso di lei. Per il resto dovete aspettare l’autopsia, lascio a voi il resto.-
-Dai, Bart, Megan iniziamo…-
Bart va ad analizzare porte e finestre, Ghiro il cadavere mentre Megan il salotto in cui è stato rinvenuto il cadavere.
Le porte non sono state forzate e le finestre neppure. Impronte ci sono solo quelle della vittima. Sul cadavere Ghiro non ha trovato nulla che potesse condurre a un possibile assassino. In tutta l’abitazione sono state rinvenute bottiglie d’alcool vuote e mozziconi di sigarette. L’arma del delitto non è stata rinvenuta ne lì, ne da nessun’altra parte.

Al laboratorio iniziano le analisi per ricavare il DNA dalle bottiglie e dai mozziconi.
-Megan fallo tu, Bart tu occupati degli abiti della vittima e Ghiro vieni con me, dobbiamo parlare col capitano Venturi.- La Brancato assegna i lavori. Megan si mette al lavoro, pensando tra se e se di non aver mai visto una scena del crimine così incontaminata in tutto il suo lavoro a New York.
Secondo l’esame il Dna appartiene a due maschi, così come le impronte sulle bottiglie che risultano essere di due ventinovenni: Luca Martini e Antonio Baggo, italiani.
Soddisfatta consegna al capitano i risultati.
-Bene, convochiamoli per un interrogatorio. Dal telefono della vittima risultano delle chiamate frequenti da questi due uomini. Riccardo, Ghiro occupatevene voi. Megan aiutali..-

In sala interrogatori.
-Conoscete Angela Levatti?- Il capitano Venturi conduce l’interrogatorio.
-Certo, è la mia ragazza, perché?-Antonio Baggo risponde alla domanda preoccupato.
-L’abbiamo trovata morta nel suo appartamento… ci dispiace.- L’uomo è visibilmente scosso, mentre l’amico cerca di consolarlo per poi prendere parola. -Abbiamo passato la serata lì, io lui e la mia ragazza, Eleonora Averta. Per le 11 ce ne siamo andati, lui ha dormito da me.. Stavano insieme da 12 anni ormai… Non aveva nemici, era una ragazza d’oro…-
-Grazie molte, le faremo sapere qualcosa…-

Nessuna traccia, nessuna prova. Niente di niente.
-Escluderei la rapina e anche l’aggressione, ma allora cosa?-
-Capitano, movente sentimentale?- Megan si rivolge dubbiosa alla Brancato.
-La vedo difficile, stanno insieme da 12 anni, la vendetta sarebbe arrivata prima.. Per stasera è tutto, domani riniziamo, andate tutti a casa. Ottimo lavoro a tutti.- La Brancato congeda la squadra.

-Riccardo vieni da me e ci beviamo una birra? Selvaggia non c’è..-
-Va bene capitano Ghirelli!-

**


-Perché sei tornato Riccardo?-
Non c’era niente di meglio che una chiacchierata tra amici davanti a una buona birra.
-Perché a Parma non volevo starci, non per ora…-
-E Claudia?-
-Claudia mi tradisce da un anno… Ho chiesto l’annullamento delle nozze.-
-Tu e l’amore non andate d’accordo eh?-
-Evidentemente no… Ma va bene così, ora lavorerò un po’ qua e quando me la sentirò tornerò a Parma a fare il maggiore. E tu con Selvaggia?-
-Va a gonfie vele, ci sto bene.-
-E della squadra che mi dici?-
-Bart stava con la sorella di un’imputata, poi Giordana è morta e si sono lasciati. Gli hanno sparato alla testa e da lì ha avuto paura di sparare, così è partito per il Kosovo, e ora è decisamente più umano. Si frequenta con una novizia, Isabella, però lei è devota ai suoi impegni… Bianca e Milo si frequentano da tempo ormai, e sono coppia fissa da poco, lei è un po’ svampita e devota alle cause ambientali, Milo è romano DOC con una figlia e un matrimonio fallito per l’arma. Orlando è un pazzo, quando è arrivato ha iniziato a provarci con Lucia e alla fine stanno per sposarsi. Lucia ne ha viste tante ma è un ottimo capitano. Megan è un mistero. Non riuscirò mai a capirla. E se lo dico da adesso è perché un motivo c’è. Mi sembra chiusa in se stessa, devota al lavoro e basta. Che poi, ha 25 anni, tu a quell’età avresti fatto il RIS?-
-No, in effetti è strana… Ma un valido elemento!-
-Se lo dice il capitano Venturi!-

**


Megan era avvolta nella sua coperta, sdraiata su quel divanetto a piangere a dirotto. Il suo primo giorno di lavoro era andato benissimo, ma aveva riaperto vecchie ferite. Lei era scappata a New York a 13 anni per fuggire dalla realtà che doveva vivere in Italia. Ora lei lavorava per quel paese tanto odiato.
Le lacrime di quell’uomo, Antonio, le avevano fatto venire in mente il motivo per cui lei era tornata: Non lasciare nessuno senza giustizia.
Perché lei, di ingiustizie, ne aveva subite parecchie.
Lei non aveva avuto giustizia.
Lei era stata abbandonata.
Megan non credeva più in nulla, nemmeno nell’amore. Tutto era morto 12 anni prima.
Lei era in quel reparto, per far sì che tutti, dopo una perdita, avessero un po’ di giustizia.
Megan non sapeva però, che da quel giorno lei, non solo avrebbe lavorato per la giustizia, ma avrebbe, col tempo, riaperto il suo cuore.

Salve a tutti. Partiamo dal fatto che la serie RIS mi piace da morire, e adoravo particolarmente Venturi, quindi l'ho fatto tornare. Come inizio riguardo ai crimini sono stata scarsa, per dare una presentazione alla squadra, che già conosciamo. Non ho mai scritto cose come questa, siate clementi.

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Capitolo 2
*** Confessioni e desideri. ***


Ris roma 4- Megan e il giocatore.


Capitolo 2


Lucia era seduta nel suo ufficio nonostante fosse l’alba a pensare. In effetti quel luogo era perfetto per pensare, silenzioso e ormai familiare. Leggeva e rileggeva il caso Levatti e non trovava una conclusione logica. Era una scena incontaminata, una scena così innaturale che Lucia sentiva addosso una sorta di preoccupazione sinistra.
Avevano avuto parecchi casi irrisolti, ma questo era più strano di altri, era una perfezione maniacale.
E poi Megan.
Quello era un caso da analizzare lentamente. Non capiva il passato di quella ragazzina, in realtà neanche il presente. Doveva fare il suo lavoro, cioè indagare. Si guardò la mano destra, per poi sorridere in modo compiaciuto. L’anello di fidanzamento scintillava ai primi raggi di sole e sapeva chi l’avrebbe aiutata.

**


Si stava vestendo per andare a lavorare e si preparava alla seconda sfida, camminare per Roma senza paura. Doveva affrontare anche quello, prima o poi. Doveva affrontare le sue paure, doveva parlare con Chiara e con le altre. Doveva fare i conti col passato.
Era in ritardo, come sempre.
A New York aveva i suoi colleghi, che la venivano a prendere sotto casa, in modo che fosse in orario.
Inutile. Era sempre in ritardo.
Megan afferra la borsa e senza neanche il tempo di pensare si riversa nelle caotiche strade di Roma.

Ormai cammina da 10 minuti, e il RIS è ancora lontano.
Megan osserva la sua città natale, provando un po’ di nostalgia per i periodi in cui girava con Chiara, la sua migliore amica, e il suo gruppo.
Chiara.
Erano due anni che non la sentiva, non sapeva neanche che lei fosse tornata.
Chiara era la sua ragione di vita, l’unica cosa bella che era rimasta della sua adolescenza, insieme ai suoi fratelli e al gruppo.
Persa nei suoi pensieri, non si accorge che accanto a lei c’è il capitano Venturi, a bordo della sua macchina nera.
-Riva..-
-Capitano Venturi.-
-Vuole un passaggio, non credo che arriverà mai al Ris di questo passo..-
-Grazie capitano, accetto volentieri.-
Megan prende posto accanto al capitano, sorridendo di sfuggita.

Imbottigliati nel caos di Roma, Riccardo decide di prendere una scorciatoia, passando per via Verdi.
Megan alza gli occhi dal libro che sta leggendo e vede che stanno facendo attraversare una vecchietta all’altezza dell’incrocio. Senza neanche resistere immagini affiorano nella sua mente: le sue mani piene di sangue, i suoi vestiti impregnati di sangue anch’essi, le sue lacrime, quelle parole dette così piano che sembra difficile che riecheggino nel tempo, quel profumo che inizia a sparire e quel calore fisico che viene a mancare.
Megan si irrigidisce sul sedile, il respiro le viene a mancare mentre gli occhi si riempiono di lacrime. Brividi freddi le percorrevano la schiena immobilizzandola.
Riccardo aveva visto la reazione della ragazza e non aveva capito. L’aveva vista sbiancare e iniziare a tremare. Aveva visto le lacrime scorrere sulle guance ormai prive di colore e quell’immagine da ragazza misteriosa rompersi, per lasciare spazio a una donna fragile.
-Megan tutto bene?! Megan!- Queste parole arrivarono deboli alle orecchie della ragazza, che capì che si erano fermati perché le mani di Riccardo erano sul suo viso.
-P..portami via…. Andiamo via da qua….sto bene- Era l’unica cosa che riusciva a dire, doveva ricomporsi, ma fino a quando era in quella strada sentiva quell’odore di sangue, lacrime e dolore aleggiare su di se.
Riccardo, per qualche strano motivo, obbedì e arrivò in poco tempo al parcheggio del Ris.
Megan si era calmata ed era rimasto solo un colorito biancastro, che evidenziava il rossore degli occhi. Riccardo era rimasto sorpreso da una reazione così rapida e incontrollabile.
-Tutto bene?-
-Si capitano, scusi, cose personali. Sto bene.- Aveva riadottato quel modo freddo e imparziale nel vedere le cose.
Ma Riccardo non ci riusciva, insomma, si era sentita male e molto probabilmente aveva avuto un attacco di panico davanti a lui. Aveva abbattuto quella barriera e lui voleva capire, quello che gli altri non riuscivano a capire. Era ormai un mese che lei lavorava lì e il primo periodo era stata accompagnata dal fratello. Era la prima volta che la vedeva sola per le strade della città, e in quella strada si era sentita male.
Lui doveva capire.

**


Megan si era buttata nel lavoro. Ghirelli e Bart erano andati a repertare in un night club, dove era stato trovato morto un uomo. La moglie aveva confessato circa un’ora dopo, ammettendo che odiava essere tradita. Stava scrivendo il rapporto riguardante l’interrogatorio che aveva tenuto lei, quando il telefono squillò. Era quello del corpo di guardia, che diceva che una ragazza voleva parlarle. Megan disse di farla salire, pur non conoscendone l’identità e si diresse a malavoglia verso l’ingresso, quando una figura alta e bionda fa capolino all’ingresso dei laboratori.
Magra, alta, bionda, occhi chiari, un enorme maglia con stampa spaziale e pantaloncini a vita alta. Non era cambiata di una virgola.
-Ciao Meg..- la bionda sorride, mentre Megan si fionda ad abbracciarla.
-Chià..-
Megan stringe forte a se la sua migliore amica, mentre la sua squadra, osserva incuriosita la scena. In un mese è la prima vera volta che la vedono ridere e mostrare così tanto affetto a una persona.

**


-Ghiro mi serve un favore!-
-Dica capitano Venturi!- Entrambi scoppiando a ridere.
-Stasera devo fare un lavoro, posso usare il tuo computer qua in ufficio?-
-Certo fa pure, io stasera sono con Selvaggia…-
-A quando le nozze?-
-Posso vero? Capitano, vada a lavorare e lasci i blandi argomenti a gente di basso rango..-
Ghirelli se ne va sorridendo mentre Riccardo prende posto davanti al computer.

Ricerca: Via Verdi, Roma.
Riccardo cerca negli archivi qualcosa che può essere accaduto a Roma, in quella via all’incirca 12 anni fa. Forse capirà qualcosa.
Stupri, omicidi e tutto di più, ma niente che si possa collegare a Megan.

Dopo all’incirca due ore finalmente c’è qualcosa di interessante.
“Quindicenne morto per un incidente stradale sotto gli occhi degli amici”
Riccardo inizia a leggere un lunghissimo rapporto. Questo ragazzo, Niccolò, era morto investito da un pirata della strada mai preso, e nessuno era riuscito a fare nulla.
-Sei proprio un capitano dei Ris…- La voce di Megan, appoggiata allo stipite della porta, arriva alle orecchie del capitano in modo flebile e appena sussurrato.
-Scusa, non volevo…..- Riccardo cerca di scusarsi, quando Megan si lascia cadere su una sedia di fronte a lui.
-Nessun problema, ma leggerla fa un effetto diverso che viverla…-
-Vuoi parlarmene?- Non sapeva da dove usciva questa voglia di ascoltare una storia poco piacevole.
-Io e Niccolò stavamo insieme da circa 3 anni. Ci siamo messi insieme in 5° elementare, sai quei giochini da bambini. Lui aveva due anni più di me, e tranne pochi bacetti dati per gioco niente di che. Quando ho iniziato le medie il nostro rapporto è cambiato, ha iniziato a maturare con noi. In terza media potevo affermare di esserne innamorata. È stata la mia prima cotta, il mio primo bacio e anche la mia prima volta, sì avevo solo 13 anni, ma lo volevo.
Eravamo in giro, io lui e il nostro gruppetto. I ragazzi avevano attraversato, mentre noi ragazze guardavamo le vetrine. Niccolò ha attraversato da solo. Un pazzo a tutta velocità l’ha colpito in pieno. Mi sono buttata in mezzo alla strada, sedendomi accanto a lui, sanguinante. L’ho preso praticamente in braccio. Ricordo solo che ero piena di sangue, le mani, la maglia, i jeans… Piangevo, e anche lui piangeva. Era la prima volta che lo vedevo piangere. Respirava a fatica e il suo corpo, di solito caldo, stava diventando freddo. Oltre le mie urla e quelle delle mie amiche ricordo poco e niente. Ha sollevato una mano, mi ha accarezzato la faccia e mi ha detto per la prima volta ti amo. È stata l’ultima cosa che ha detto. Mi è morto tra le braccia. Prima di morire mi ha anche dato il suo bracciale, che si era sganciato nell’impatto. Eccolo qua, lo porto sempre al polso. I medici hanno provato di tutto, ma già sull’asfalto avevano detto che era morto. Non volevo crederci. Mi sono sentita male e mi han ricoverato un mese, prima per shock, e poi perché mi rifiutavo di mangiare e piangevo tutto il giorno. Un altro mese dopo sono partita e sono andata vivere a New York, lasciando tutto. Sono 12 anni che non credo nell’amore, me l’hanno strappato via troppo presto… Aveva solo 15 anni. Non passavo in quella strada da quel giorno.- Megan non piange, ha solo un aria abbattuta e ferita.
-Mi dispiace..- Riccardo si sente quasi in colpa per aver riaperto una ferita del genere.
-E tu? So che in amore non sei così fortunato..- Con un sorriso Megan si rivolge al capitano.
-No per niente. Dai che è tardi, ti accompagno a casa.- Con una semplicità disarmante Venturi liquida l’argomento donne e si prepara a portare a casa Megan, che ha tolto quel velo che la divideva dal mondo.

**


Bianca e Milo erano accoccolati sul divano in salotto, mentre Marika dormiva in cameretta.
Guardavano un film che parlava di una famiglia allargata e questo aveva suscitato una strana idea in Bianca.
-Milo, avremo mai un figlio nostro?-
-Che?- Milo mezzo addormentato sente la voce della fidanzata che lo chiama.
-Un figlio, mio e tuo.- Bianca sembra più seria che mai.
-Prima o poi ne faremo uno, ma prima sistemiamoci. A patto che non diventi rompipalle come Giada, ahò però voglio un maschietto a sto giro.-
Bianca sorride, ama anche l’accento romano del suo tenente.
-Certo tentente Cecchi, certo.-
Le loro labbra si congiungono in un bacio dolce, quei baci che sul lavoro, non hanno possibilità di viversi.

Con un mostruoso ritardo ecco il 2° capitolo, che lo definirei di passaggio, perchè nel prossimo tutto diventerà più chiaro e alcune tesserine andranno al loro posto. Oltre un assaggio di Megan e Riccardo anche un assaggio di Bianca e Milo. Nel prossimo ci saranno alcune sorprese, anche in fatto di indagini. Alla prossima

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Capitolo 3
*** New Age and New love. ***


Ris roma 4- Megan e il giocatore.
 

Capitolo 3


Altre settimane erano passate, tranquille come poche. Solo quella telefonata poteva squarciare quel velo sottile che si era venuto a creare. La squadra era accorsa al RIS in pochi minuti, tutti con occhiaie e vestiti messi evidentemente di fretta, dato che era l’alba.
Il capitano prese parola per rompere quell’estenuante silenzio.
-Sono stati trovati due cadaveri, all’interno di un appartamento.- Aveva iniziato il suo discorso con calma, sperando di non allarmare nessuno.
-Per quanto macabra sia, come cosa non ci è molto nuova, non capisco questa preoccupazione..- Aveva commentato Bart, ancora assonnato.
-Il problema che rende il tutto più macabro è uno. Le vittime sono Romilda Cappi e Eleonora Averta.-
-Eleonora Averta non è la fidanzata di quel ragazzo che era l’amico del fidanzato della Levatti?-
-Esatto Ghiro, proprio lei.-
-Capitano, e se fosse un seriale? Non capisco la connessione però, chi è questa Romilda Cappi?- Chiede Megan, che sembra la più sveglia tra tutti.
-Non sappiamo molto di lei tranne che è compaesana di Eleonora e gli altri. Abitano tutti nella stessa zona. Per il resto dobbiamo aspettare il signor Martini, è troppo scosso al momento. Lei e Eleonora non erano in ottimi rapporti.-
-Chi va a fare i repertamenti?- Chiede Megan sempre più dubbiosa.
Casi così erano rari, anche a New York.
-Te, Venturi e Dossena, noi vi aspettiamo qui e poi io, Ghirelli, Dossena, Venturi e te ci dedichiamo agli interrogatori mentre gli altri analizzano, voglio essere aiutata da voi a capire tutto. Forza andate.-
Con un cenno del capo, Lucia congeda la squadra.

La scena era qualcosa di terribilmente…. Macabro.
Due colpi di pistola, dritti al cuore delle due.
E le loro mani intrecciate.
Solo un pazzo, avrebbe potuto fare ciò. Almeno su questo, i tre carabinieri concordavano a pieno.
E non c’era nulla da repertare. Nessuna traccia che evidenziasse la presenza di qualcuno di estraneo a quelle due giovani donne, che si stringevano la mano inconsapevolmente. Qualcuno aveva deciso che dovevano finire quel cammino insieme, mano nella mano come due amiche. Ma loro erano amiche?
A quanto pare no.
Megan era distaccata come sempre, ma quelle due ragazze avevano quasi la sua età. Perché tre donne erano morte, senza un senso?
Leggeva negli occhi dei colleghi preoccupazione, di seriali psicopatici ne avevano avuti già abbastanza.

Erano tornati al Ris con scatoloni di roba, affidati a Bianca e gli altri per le analisi. Megan si era fatta una coda veloce per poi dirigersi verso l’ufficio di Venturi.
-Capitano, c’è il signor Martini in sala interrogatori, Lucia la aspetta.-
Su una cosa Megan era certa. Il capitano aveva degli occhi splendidi, lei aveva sempre avuto un debole per gli occhi scuri, ma quell’azzurro la stuzzicava, insomma nella vita si cambia o no?
A Riccardo, Megan ricordava Anna. Così semplice e riservata, con un passato doloroso per entrambe. Il sorriso raro di Megan era bello quasi quanto quello di Anna.
-Arrivo.-

Inutile dire che il signor Martini era a pezzi. Gli occhi azzurri dell’uomo erano spenti, tristi, stanchi. La barba era sfatta e iniziava a pungere il viso che era invecchiato dal dolore. -Hanno sofferto?- Aveva chiesto a voce bassa, alzando gli occhi dal tavolo.
Sì era la risposta. Dubitavano su una morte veloce nonostante i colpi vicino al cuore, ma nessuno di azzardava a parlare, i tre capitani si fissarono impotenti.
Megan decise di prendere in mano la situazione e sedendosi di fronte all’uomo dicendo:
-No, non hanno sentito nulla.-
Meglio una bugia che una verità che fa male, o no?
-Signor Martini, Romilda ed Eleonora si conoscevano?- Lucia si rivolge all’uomo, sperando in cuor suo di trovare una risposta logica e porre fine a tutto quel dolore.
-Sì, tredici anni fa, io ed Eleonora stavamo insieme. Ci siamo lasciati dopo un anno e io ho avuto una breve relazione con Romilda. Poco dopo sono tornato con Eleonora sino a oggi. Si odiavano già da ragazzine e nulla era cambiato. Romilda era tornata da poco dal Marocco, era andata lì per parecchi anni a lavorare ed era tornata da pochi mesi, era amica di Elettra Odena, è la moglie di un mio amico, Richard. Erano brave ragazze….-
-Aveva dei nemici?-
-Eleonora? No! Ormai era una ragazza pacifica e si faceva voler bene da tutti. Certo da ragazzina era più acida ma ora era cambiata....-
-Per ora può andare, si tenga disponibile..-

Un altra giornata era finita e la squadra non sapeva dove andare a sbattere la testa.
Era tutto troppo perfetto.
E lacrime se ne erano già versate abbastanza. Il briefing era terminato senza tanti giri di parole e tutti erano stati congedati, per dormire qualche ora, in preparazione del pesante giorno successivo che li attendeva.
Milo e Bianca erano già andati via per andare da Marika mentre gli altri raccoglievano le loro cose in giro per i laboratori.
-Cosa significa che non posso rientrare a casa?!- la voce del capitano Venturi abbastanza scocciato risuonava in corridoio.
-Va beh grazie signora arrivederci!-
-Tutto bene capitano?- Megan si rivolge quasi divertita al capitano furioso.
-Sarebbe decisamente tutto migliore se la fognatura davanti a casa mia non fosse rotta e non si può accedere al palazzo almeno fino alle 11 passate. Non si può manco rientrare a casa propria adesso!- Risponde Riccardo con un tono ironico.
-Se vuole può venire a mangiare un boccone da me, mio fratello ha deciso di lasciarmi sola anche stasera, preferisce la fidanzata, ma ormai ho da mangiare per due persone e io da sola non lo finirò mai considerando i nostri ritmi lavorativi.-
-Nonostante la stanchezza accetto l'invito considerando che non tocco cibo da ieri sera!-
-Allora andiamo, intanto vanno via tutti. Ciao Ghiro, Capitano, Serra!-
-A Domani.- i tre membri restanti più l'ultimo arrivato, Bart, osservano i due sorpresi, soprattutto Ghirelli, che conosce bene il suo capitano.
-Va beh ragazzi io vado a prendere Isabella, a domani!- Anche Bart, sparisce in tempo record.
-Io vado da Selvaggia, addio piccioncini.-
Lucia e Orlando si guardano negli occhi scoppiando a ridere, prendendo le giacche, per dirigersi nel loro nido.

-Scusi il casino, ma sa non ho tempo per sistemare tutto! Si accomodi pure, io vado a togliermi questi jeans o smetto di respirare.-
Casa di Megan è un appartamento sui toni del bianco e del nero, molto semplice ed elegante.
-Dammi del tu, mi fai sentire incredibilmente vecchio.-
-Scusa, è mia abitudine. Guardati tranquillamente intorno, arrivo subito.-
Riccardo inizia a osservare le tantissime fotografie presenti. C'è una Megan adolescente con un ragazzo, presumibilmente Niccolò, una foto con un gruppo di amici, alcuhne foto con cinque persone che sembrano i suoi fratelli e le sue sorelle, data l'estrema somiglianza e una foto con la squadra di New York.
Però una foto diversa dalle altre attira l'attenzione di Riccardo. Non è la foto di una ragazza mora e una bionda abbracciate come le altre, non è una foto di due sorelle vicine. È una foto di due ragazze sorridenti, una è Megan, l'altra ha i capelli scuri e ondulati. Quel volto Riccardo lo conosce bene.
Anna.
Prende delicatamente in mano la foto mentre Megan ritorna in salotto.
-La conoscevi?- La domanda sale spontanea alle labbra dell'uomo, sempre più sorpreso.
-L'ho conosciuta a Parma, un mese prima che morisse, sono venuta anche alla cerimonia, poi sono tornata a casa a New York. L'ho conosciuta in un parco, poi col tempo mi ha parlato anche di te. Se vuoi dopo ti racconto tutto, se ti fa piacere.-
-Certo, come non potrebbe?-
Nonostante la tristezza che lo assale, Riccardo non può fare a meno di notare che anche con una larga tuta grigia, Megan è davvero bella. I capelli raccolti in una coda e gli occhi ancora più in vista.
La semplice cena passa tra chiacchiere banali e abbastanza varie.
Finito di mangiare e sparecchiato, Megan si siede sul divano insieme al capitano, iniziando a raccontare un pezzo della sua storia.
-Qualche anno fa sono tornata in Italia per stare coi miei parenti e alcuni amici. Roma era ancora troppo per me, così ho scelto di stare alcuni mesi a Parma. Lì, al parco, sono caduta e mi sono quasi rotta una gamba. Anna mi ha soccorso,n portandomi all'ospedale e da lì abbiamo iniziato a frequentarci più spesso. Ho conosciuto i suoi, l'unica volta che sono venuti a Parma. Un mese dopo mi è arrivata la notizia della sua morte, così sono venuta al funerale e sono tornata a casa, a New York. Mi ha parlato così tanto di te, spesso era arrabbiata perchè la consideravi poco, ma era davvero felice. E sono sicura che vorrebbe vederti sorridere. Odiava le persone che tenevano sempre il broncio. Lei vuole il sorriso.-
-Hai ricordato Anna nel modo migliore, grazie.-
-Figurati, guardiamo un film? Intanto casa tua sospetto sia ancora inagibile a quest'ora..-
-Vada per il film, ma scelgo io!-
-Agli ordini capitano!- rispose Megan mettendosi sull'attenti, per poi scoppiare a ridere, seguita a ruota da Riccardo.

I due guardano Unstoppable-Fuori Controllo, continuando a punzecchiarsi. Durante il film, a ironia della sorte, entrambi ricevono un richiamo dal passato.
Riccardo riceve un messaggio dalla sua ormai ex moglie che come al solito lo assilla.
“Torna a casa, dobbiamo chiarire, tra noi si può aggiustare tutto. Sempre tua, Claudia.”
Megan aveva ricevuto una chiamata da un suo ex amico, Nikon, chiedendole una cifra spropositata di soldi per un aiutino, così l'aveva definito lui.
Lei aveva riattaccato il telefono, per lei, lui era morto.
La serata era trascorsa in allegria in linea di massima, ma era arrivato il momento dei saluti. Da buona padrona di casa lo accompagna alla porta.
-Grazie per la serata e per il cibo, sarei morto senza!-
-Quando vuole capitano!- Lo prende in giro lei.
Riccardo lascia un bacio sulla guancia alla ragazza per poi prendere l'ascensore.
Megan chiude la porta, mordendosi il labbro. Chiunque la conosca, sa che quando fa quello, è perchè è particolarmente combattuta e felice.
Nuovo amore?

***


Come ogni sera Bart va a prendere Isabella, che termina le sue lezioni di piano. Questa sera però, la bionda, ha l'aria sia preoccupata sia rilassata. Sale in macchina di Bart che le lascia un semplice bacio sulla guancia.
-Bart, ascolta dobbiamo parlare.-
-Dimmi Isa.-
-Ho deciso di prendere i voti, domani entro in convento. Scusami Bart, ma questa è la mia via e non voglio abbandonarla.-
-E io come faccio?-
-Tu ce la farai senza di me, fidati... Scusa Bart davvero.- Con una mano, raggiunge la guancia del tenente, che si scosta dalla carezza della donna.
-Sei arrivata. Vuoi una mano a scendere?-
-No grazie, ti auguro il meglio, grazie Bart.-
Il tenente per sfogarsi tira un pugno al volante, per poi dirigersi al primo bar che trova sulla strada, per una sera lascia da parte il buon senso.
Nel bar manda giù qualsiasi tipo di alcolico, qualsiasi cosa che faccia passare la delusione. Vodka, Rum, Gin e chi più ne ha, più ne metta.
Bart sta tre ore in quel bar, sino a quasi sdraiarsi sul bancone.
-E io questo mo come lo mando via?-
-Ernesto, ci penso io, so dove abita.- Una voce familiare giunge debole alle orecchie del tenente.
-Bart... Mi senti.. Bart.- Un profumo, quasi di agrumi, avvolge Bart, che si sente toccare da due mani piccole.
Vede una ragazza coi capelli scuri, sciolti sulle spalle.
-Andiamo Bart, ti porto a casa, prendo la tua auto.-
Quasi di peso la donna misteriosa carica l'uomo sulla macchina e si siede accanto a lui, guidando verso casa sua.
Quando la vista comincia a tornare, Bart si volta a osservare meglio la donna al volante.
-Ele.. Eleonora.- Mugugna con la bocca impastata.
-Sì sono io, siamo a casa tua. Ti porto su, le chiavi sono sempre queste.-
La donna sale in casa, adagiando il tenente sul divano. Lui con le poche forze circonda con un braccio la vita di Eleonora, abbracciandola. Quanto gli era mancata? Neanche lui lo sapeva.
Lei aveva provato una felicità strana, come se volesse quell'abbraccio.
-Perchè hai bevuto?- mormorò mentre lei gli toglieva la camicia.
-Mi ha lasciato per farsi suora, ah giusto non stavamo insieme! Sono sempre io quello sbagliato vero?-
-No Bart no.. sei perfetto.- Il dolore per Giordana era quasi sparito, si sentiva in colpa verso quell'uomo, che aveva indubbiamente amato.
Lo mise a fatica nel letto, e proprio mentre sta per allontanarsi Eleonora si sente afferrare la mano.
-Resta.- Chiese Bart a bassa voce, provando a recuperare la lucidità.
-Bart, lo sai, io non posso...- Era mai stato così difficile dire un semplice no?
Bart si mette a sedere a fatica, attirando a se la donna, riuscendo quasi a specchiarsi nei suoi occhi chiari. Era ubriaco fradicio, ma in quel momento si sentiva pienamente consapevole delle sue azioni.
Senza pensarci due volte si rimpossessò dopo tempo delle labbra di Eleonora, che titubante decise di lasciarsi andare a quel bacio.
Non sapendo come si ritrovò con la schiena appoggiata al materasso, sotto Bart, che la fissa negli occhi, cercando una sicurezza, che subito riceve.
Forse non sono consapevoli di ciò che fanno, ma i loro cuori si riuniscono, ed entrambi sono segretamente felici di farlo.

Il sole inonda la casa, svegliando Bart.
Appena apre gli occhi si accorge subito di un forte mal di testa, si vede che non è un bevitore incallito. Sente dei capelli che gli solleticano il viso e subito capisce che la serata precedente non è stata un sogno. Lascia un bacio timido, assolutamente non nel suo stile, sulla fronte di Eleonora, che si sveglia, sorridente.
-Da quando Dossena beve?Si vede che mi sono persa molte cose.-
-Devi recuperare..- Risponde tentennate, con un sorriso sarcastico.
-Ci proverò. So che per Giordana hai fatto il possibile, e ho sbagliato, ti chiedo scusa.-
-L'importante che sei qua.-
-Si vede che stare in Kosovo e il colpo in testa ti hanno cambiato, sei più romantico, non so se mi ci abituerò con facilità.-
-Mi accompagni al Ris?-
-Andiamo.-

Bart scende dalla macchina davanti alla caserma, dove lo aspettano i colleghi, baciando Eleonora in quel cortile, dove finalmente può.
I colleghi vecchi guardano la scena sorpresi, mentre i nuovi sono solamente sorpresi dalle facce degli altri.
Sì, sta iniziando una nuova era.

Quindi sono in ritardo vero? Mi scuso davvero tanto ma non usciva niente di decente, quindi giuro che se mi date due recensioni, anche tre, sono felicissima. Scusate la schifezza ma non riuscivo a fare di meglio.
Quindi c'è un seriale nuovo?
Quindi Megan e Riccardo?
Quindi Eleonora e Bart?
Tutte le risposte, o quasi, nel prossimo, che pubblicherò presto se mi fate un regalino :3
Un bacio
Meg

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Capitolo 4
*** Smile, always. ***


Ris roma 4- Megan e il giocatore.
 

Capitolo 4


Due linee.
Due linee rosa.
Guardò ancora una volta quelle due strisce che per quanto banali, le avrebbero cambiato la vita, di punto in bianco.
Ma era davvero sicura?
Voleva quello?
Certo che lo voleva.
Ma lui? Ci sarebbe stato o l’avrebbe lasciata sola?
La paura si impossessava lentamente di lei, ma un semplice gesto la tranquillizzò.
Si accarezzò la pancia ancora piatta, accennando un sorriso.
Ce l’avrebbero fatta, insieme, lei, lui e la loro bambina. Se lo sentiva, era una femmina.
Ma ora era in ritardo per il lavoro. Quello, almeno per un po', sarebbe stato il suo segreto.

***

-Megan intendi prendere la forma della scrivania?- Chiede Bart divertito, appena entrato nei laboratori.
-Guarda che sono arrivata adesso!- Risponde altrettanto divertita la ragazza. Ha iniziato a legare coi colleghi, finalmente.
-E allora perchè te ne vai per ultima e arrivi per prima?-
-Perchè oggi arrivano i miei colleghi da New York, e me ne vorrei andare prima per stare con loro!- Finalmente la sua vecchia squadra andrà a trovarla proprio a Roma. Megan non vede l'ora di riabbracciare il suo capo, che è stato come un papà insieme ai suoi colleghi e alle sue colleghe, che sono state delle mamme, una seconda casa insomma. Eppure lì, aveva visto morire così tanti suoi “colleghi”.
-Facciamo un patto Riva, io ti faccio uscire prima e ti sostituisco a patto che mi racconti qualcosa su New York mentre andiamo dove lavora Eleonora a prendere un caffè?-
-Voglia di vedere la fidanzata tenente? Eppure sapevo che eri così serio sul lavoro.... Ok sto zitta prendo la giacca e andiamo.- Risponde facendo gli occhi dolci al tenente, che nel frattempo le ha rifilato un occhiataccia.
I due si siedono in auto mentre Megan per l'ennesima volta, toglie le catene a quel libro polveroso che è stata la sua vita.
-Sono arrivata nella Grande Mela a 13 anni, avendo già in linea di massima l'idea sul cosa fare da grande. I miei conoscevano un uomo che aveva appena preso il comando del reparto scientifico di New York. Mi ha accolta come una figlia. Sono stata sempre la sua bambina, anche se non era mio padre. Andavo al liceo e intanto passavo pomeriggi nei laboratori. Appena uscita dal liceo, sapevo già usare tutti i macchinari e avevo già visto morire parecchi colleghi del reparto. Mi sono laureata in tempo record, e sono entrata in squadra, anche se in modo ufficioso, c'ero già dai diciotto anni. Lì ho sviluppato quasi tutte le caratteristiche del mio capo, con cui passavo la vita ormai, davvero, mancava poco che lo chiamassi papà. Ho vissuto gli ultimi anni con due miei colleghi e con la loro splendida bambina, poi ho deciso e con enorme sofferenza, ho mollato tutto e sono tornata qua. Avevo bisogno di tornare a casa, la mia vera casa, sennò sarei rimasta lì e non sarei più tornata e i miei genitori, non l'avrebbero gradito. Hanno sofferto molto la mia partenza per quel college americano, mi hanno affidata a Ty, il mio capo, è stato come perdere una figlia. Quindi sono tornata, ho dei colleghi strani, ma mi trovo benissimo!- Conclude la ragazza con un sorriso, mentre scendono dalla macchina diretti al bar.
Eleonora è nel dehors, che pulisce un tavolo quando Bart la abbraccia da dietro. La ragazza sorride per voltarsi a dare un castissimo bacio al suo tenente.
-Ele lei è Megan, mia collega. Megan lei è Eleonora.-
-Se non fossi così distratto, Dossena, sapresti che io e lei ci siamo conosciute la settimana scorsa, quando tu eri disperso chissà dove! Ciao Eleonora.- Megan ha presto gusto nel prendere in giro Bart, forse perchè è stato tra i primi con cui ha stretto un rapporto d'amicizia.
-Bart lei ha ragione! Dai venite che vi faccio un caffè.- Come si suol dire, solidarietà femminile.
I due bevono un caffè chiacchierando del più e del meno con Eleonora, che ha invitato una sera a cena Megan, le due si trovano sulla stessa lunghezza d'onda, forse perchè le ricorda Giordana, prima del cambiamento.
-Io ti aspetto in macchina Dossena, ciao Ele!-In men che non si dica la ragazza si dissolve nel nulla, sempre col sorriso stampato sulle labbra.
-Bart... Domani mi accompagni da Giordana?- Questa è la prima volta che Eleonora chiede al fidanzato di accompagnarla sulla tomba della sorella.
-Certo Ele, come vuoi tu. Devo andare, ci vediamo dopo...- Con un sorriso e un bacio, Bart va in macchina per tornare al Ris con la sua collega che ormai considera psicopatica.

***

Il Ris sembra essersi mosso in massa, dato che Daniele, Bart e Megan, con due auto, sono all'aeroporto per ordine del capitano Brancato, che ha mandato a prendere i colleghi americani. Mentre i due uomini sono tranquilli, Megan sembra essere stata morsa da una tarantola, dato che è in preda all'agitazione.
Il volo da New York è atterrato e delle figure iniziano ad uscire dalla pista. Megan si anima solo quando vede 4 persone che avanzano in fila, insieme a una bambina di poco più di tre anni.
Megan molla la borsa a Daniele, per correre incontro al gruppo, saltando senza delicatezza in braccio a un uomo abbastanza adulto, coi capelli corti scuri e la mascella abbastanza pronunciata. L'uomo sorride affettuoso mentre Megan si scioglie a fatica da quell'abbraccio, per iniziarne altri con i restanti membri nel gruppo, tra cui una donna, evidentemente incinta di pochi mesi. Alla vista del pancino appena accennato Megan sorride ancora di più, abbracciando ola donna e la bimba piccola. Incominciano a parlare in inglese quando finalmente Meg si gira verso Daniele e Bart, quasi in imbarazzo, con gli occhi lucidi dicendo:
-Daniele Bart, non preoccupatevi parlano italiano, lui è il mio capo, Mac Taylor, lui Danny Messer con sua moglie Lindsay e la loro piccola Lucy. Sti maledetti non mi hanno detto che mi stava per arrivare un altro nipotino, mentre lui è Don Flack.-
-Piacere.- rispondono impacciati i due davanti agli americani, anche se Daniele assume la sua tipica aria da simpaticone, che conquista tutti. Infatti la piccola Lucy gli si piazza davanti, sorridendo e dicendo un debole ciao, con una forte cadenza americana.
-Look mom, i'm able to speak italian!- Anche questa frase è detta in un inglese sgrammaticato.
Tutti scoppiano a ridere mentre Megan prende in braccio la bimba dicendo:
-Lucy, you're great! He's Daniele, he's nice!-
La bambina si fa mettere giù e prende la mano al Capitano, sorridendo ironica.
-Lucy sei incredibile, andiamo in macchina con lui, felice?- La madre osserva la bimba sorridendo teneramente, come se sapesse già che sua figlia è abbastanza espansiva, molto diversa da lei.
-D'accordo, io porto famiglia Messer, posso chiamarvi così vero? Mentre Meg e Bart andate con il signor Flack e il signo Taylor..- La solita allegria di Ghirelli.
-Chiamaci Don e Mac, sennò ci sentiamo vecchi, a quello ci pensano già i due scriccioli.- Rispose l'uomo dagli occhi azzurri, Don, indicando Lucy e Megan.
-Dai andiamo voglio presentarvi la squadra!- Megan sembra tornata bambina mentre fa le linguacce a Don e Danny, con Mac che la abbraccia.

***

Le presentazioni erano avvenute in modo abbastanza informale, tra sorrisi e coccole alla piccolina.
-Capitano, chiediamo il favore che avevamo in mente?- Chiede Megan rivolta a Lucia. Le due donne si sono parlate poco prima, avendo un 'ottima idea, assecondata anche dal PM.
-Certo Megan, fa pure.- Con un cenno d'assenso Lucia lascia spazio a Megan.
-So che avevo promesso che sarebbe stata una settimana di vacanza, ma abbiamo un caso di un probabile seriale abbastanza complesso, volevamo la vostra consulenza, che potrebbe essere un piccolo aiuto, ovviamente approvato dal magistrato.- Mentre si rivolge alla sua ex squadra a Megan passano davanti alcune immagini, una ricostruzione di un volto bruciato, che troneggiava nei laboratori di New York, arrivando all'amara scoperta, la morte di Aiden, avvenuta un anno dopo il suo arrivo, quando era ancora debilitata dai fatti accaduti in Italia. Aiden era stata una delle ultime con cui aveva legato, ma le dispiacque un sacco, così come la morte di Jessica Angel, che aveva distrutto il suo punto forte, Don. La partenza di Stella, tutto era stato difficile, ma ritrovarsi in Italia con loro, provando a “lavorare” insieme la faceva stare decisamente bene, quasi quanto l'uomo che si trovava di fronte, Riccardo.
In quelle settimane avevano quasi instaurato un rapporto confidenziale, ma erano entrambi bloccati da un muro, costruito a pietre salde dal passato e dalla divisa. Però, entrambi, si sentivano rinati.
Riccardo dal canto suo si sentiva insicuro, proprio come con Anna. Ecco, Anna. L'aveva sognata, sorridente come sempre. Aveva detto solo una frase, devi stare bene. Ma non voleva osare, si era bruciato troppe volte, e sicuramente Megan era una fiamma bella ardente.
-Certo Meg, solo che non vorrei che Lucy entrasse, è piccola.- Mac accetta con piacere, cercando lo sguardo dei genitori della piccola.
-Me ne occupo io, voi andate il sala riunioni, resto con Milo se non vi dispiace, dato che siamo quelli che seguono meno il caso.- Bianca e il suo istinto materno che viene a galla.
Tutti esaminano i dati presenti per ore, le immagini, le ricostruzioni, i collegamenti e gli interrogatori.
-Se volete un mio parere, è sicuramente un seriale, non è un caso che abbia colpito due volte provocando tre morti, collegate tra loro da un periodo della vita in cui si sono incontrate, cioè il passaggio tra adolescenza e 18 anni. Provate a pensare al passato delle vittime, i nemici sono lì, secondo me. Mac credo concordi con me come Don e Lindsay.- I tre fanno un cenno d'assenso alle parole di Danny.
-Grazie ragazzi, vado a prendere dei caffè al bar, qua vicino, tra poco sono qua.- Megan si alza e sempre col sorrido stampato si dirige verso l'uscita. Riccardo non fa a meno di pensare quanto lei sia bella. Mac osserva la sua piccola uscire, ignaro di quello che la aspetta.

***

Con una moltitudine di caffè Megan si avvia verso la sua auto, quando un furgone nero la affianca.
Tutto accade in pochi secondi.
Due uomini col passamontagna afferrano con forza le braccia della ragazza, che inutilmente tenta di liberarsi, non avendo però abbastanza forza.
Sente distinte le urla dei passanti, mentre i caffè cadono a terra e lei viene narcotizzata e caricata sul furgone. Da lì, nella mente della ragazza c'è solo una cosa. Il buio.


Megan ormai era mezz'ora che era fuori, ok il traffico ma era davvero troppo, tutti la attendevano impazienti in sala riunioni.
-Capitano, c'è stato un rapimento.- Annuncia uno dei collaboratori esterni alla squadra, appena entrato.
-Ci mancava anche questo.. Dove?- Chiede Lucia, stanchissima.
-Davanti al Bar Monroe, quello qua vicino.-
A queste parole tutti si paralizzano sul posto, osservando l'uomo in cerca di un segnale che non porti a Megan.
-La descrizione della rapita è giovane, mora e aveva tanti caffè d'asporto.-
-Cazzo!- Ghirelli è il primo a proferire parola, mentre l'aria si fa pesante.
Riccardo e Mac si scambiano uno sguardo, mentre la squadra di New York si alza, offrendo il loro aiuto.
-Stasera Megan deve essere a casa sua, quindi andiamo, forza.- Lucia afferra la giacca mentre tutti corrono decisi alle auto, ognuno coi suoi sentimenti, così diversi ma così uguali.
La mia bambina, tutte tranne lei vi prego. Pensò Mac
Non Megan, non lei. Tutt uguale al passato. Riccardo al volante.
È solo una bambina, ha già sofferto abbastanza. Don osserva Mac.
Piccolina, stiamo venendo a prenderti. I Messer si prendono la mano.
Megan è forte, ce la farà. Lucia, da capitano, ha fiducia in lei.
Quel sorriso non si può spegnere. Bart, che è già in ansia.
Deve crescere, non possiamo lasciarla andare. Ghiro, che spera.
Tutti giungono sul posto, iniziando a rivoltare la strada. Tutto per lei, niente di meno.

***

Aprii gli occhi a fatica, capendo di trovarsi in linea di massima in un vecchio casale, legata a una sedia. Il dolore alla testa era forte, mentre tre uomini parlavano in russo, o almeno così le pareva. Tra quelle voci, una non gli era nuova.
-Nikon...- Disse con la poca forza presente in lei.
-Megan....- Rispose una voce piatta.
-Cosa cazzo mi stai facendo?- Gli occhi azzurri erano infuocati, stanchi e combattivi.
-Io ti avevo chiesto i soldi ma te non me li hai dati, sono stato obbligato.-
Megan alzò la testa e piangendo disse:
-Ero la fidanzata del tuo migliore amico, ero la persona con cui hai passato l'infanzia. Io non centro nulla nei tuoi casini di mafia russa lo sai? Faresti schifo a Niccolò.- Sa colpire i punti deboli della gente, è sempre stata brava in questo.
-Non nominare Niccolò.- Nikon, dalla morte dell'amico si è buttato tra le braccia della mafia, finendo in brutti giri. E ora si ritrova lì, con una sua amica legata a una sedia.
-Mi fate schifo, tutti.- Neanche il tempo di terminare la frase che Megan sente una mano forte darle uno schiaffo secco sul volto, rompendole il labbro, iniziando a perdere sangue.
-Stai zitta, ora arriva il signor Cszeck e mi da un po' di soldi, ti prende e vai a lavorare in Russia, nessuno ti troverà più.- Dice sputando l'uomo che l'ha colpita. Ecco a cos'è destinata, alla prostituzione in Russia.
L'agitazione la prende in pieno, facendole salire un conato di vomito, sporcando il pavimento accanto a lei. Inizia a vomitare senza riuscire a fermarsi, è sempre stata una sua debolezza, si agita troppo e inizia a stare male. Lo sa anche Nikon, che lo spiega all'uomo, annunciando il probabile arrivo della febbre e della disidratazione. I due, bruscamente e borbottando in russo, la spostano su una branda, mentre lei continua a stare male, prendendo il colorito originale del lenzuolo, il bianco. I capelli si sciolgono, risaltando quel viso pallido.
-Dagli da bere, io vado a prendere il signore.- I due incominciano poi a confabulare in russo, convinti che lei non li capisca.
Per loro sfiga, lei sa il russo. Dicono di aspettare li in via dei Colli, che lui scende a valle. Nikon, vedendo la ragazza troppo debole per muoversi, esce a prendere dell'acqua nell'auto dietro il casale. Megan afferra il suo cellulare nascosto nella canotta, ha preso da poco quella malsana abitudine. Lo accende e manda un messaggio, scritto male ai colleghi.
“Via dei Colli, casale abbandonato. Mafia russa. Non so se arriverò alla fine.”
Voleva salutarli tutti un'ultima volta, sentiva di stare per andarsene. Avrebbe rivisto Niccolò e tanti altri. Toccò istintivamente il suo bracciale, quello di Niccolò. Era pronta.
La sua morte aveva distrutto il suo organismo e bastava del vomito per farla disidratare. Se ne stava andando, senza salutare nessuno, ne sua madre, ne suo padre, i suoi fratelli, i colleghi, Riccardo che ormai era anche più di un banale collega in cuor suo. Nikon le versava acqua in bocca ma lei non se ne accorgeva, pensava ad altro.
L'uomo era tornato con il grande capo, che osservò la donna e con accento severo disse:
-Non sembra così bella anche se di fisico è ben piazzata.-
-Ora è rovinata, ma ve lo assicuro è adatta ai vostri traffici. Mostra la foto che hai Nikon.- Lo sguardo le si annebbia mentre Nikon mostra una foto al boss che da la sua sentenza.
-Bella, ma voglio provarla. Tenetemi giacca e valigia.- Il panico torna a farsi strada, sta anche per essere violentata. Incomincia a piangere in silenzio, sentendo le mani dell'uomo che le afferra le gambe.
Tutto accade in un attimo, di nuovo. Un rumore sordo, di porta sbattuta. Urla, l'uomo che si stacca da lei a forza,parole che non arrivano nitide all'orecchio e mani delicate che la accarezzano. Mani diverse da quelle dell'uomo, mani piccole e femminili. Megan butta giù l'acqua che le danno.
-Meg sono Lindsay, stai tranquilla siamo qua.- I suoi colleghi, sono lì. Ce l'ha fatta anche stavolta. Inizia a piangere quando sente i suoi colleghi che si accertano delle sue condizioni da Lindsay. È caricata su una barella e messa su una ambulanza, dove le fanno una flebo per reidratarla e dove lei esprime il chiaro volere di non andare all'ospedale.
Quando la sua vista torna nitida vede Mac, con gli occhi lucidi, che si dirige verso di lei abbracciandola forte.
-Sapevo che ce l'avresti fatta, sei una piccola guerriera, ti voglio bene.-
-Anche io Ty, anche io.-
Da quel suo messaggio tutti avevano avuto terrore, ma anche determinazione nell'andare a salvarla. Ce l'avevano fatta. Insieme.
Tutti andarono a parlarle per vedere come stava, dandole pacche affettuose o baci.
-Riccardo, portala a casa. Domani Bart ti viene a prendere e ci vediamo tutti al Ris, ci penso io a Mac, Lindsay, Danny, Don e Lucy. Ora tu va a riposare, domani fai la deposizione.- Lucia non ammette repliche, quindi Mac prendendola delicatamente in braccio la deposita in macchina del capitano, congedandola.
Riccardo si siede accanto a lei sollevato, mentre lei guarda fuori dal finestrino il paesaggio, senza proferire parola. È accompagnata fino al suo appartamento, dato che le gambe cedono ad ogni passo. In salotto riprende la stabilità e a fatica va in bagno, sciacquandosi il viso. Torna di la, dove Riccardo la aspetta appoggiato allo stipite della porta.
-Grazie..- Mormora debolmente sorridendo appena.
-Ho avuto paura.- Riccardo per una volta, forse, si sta aprendo.
-Come tutti.- Risponde la ragazza semplicemente. Non si fa castelli inutili.
-Ma io ho avuto paura di perderti.- Maledetta lingua che non sta mai a freno. Lei accenna un altro sorriso, avvicinandosi a Riccardo, accarezzandogli una guancia e chiudendo gli occhi. La debolezza si fa sentire. Riccardo la prende per mano e la conduce in camera, dove la mette a letto, rimboccandole le coperte come un genitore apprensivo. Lei sembra pensare la stessa cosa, dato che si mette seduta, sempre ridendo. Nonostante il dolore, lei è sempre stata brava a nascondere tutto dietro una risata, anche inutile, ma quel sorriso era messo come scudo. I due sono vicini, così vicini da poter immergersi negli occhi degli altro. Lui prende l'iniziativa, finalmente baciandola. Dopo settimane passate a rincorrersi, il gioco era finito. Erano loro due e basta. Loro e quel maledetto amore che tentavano di ostacolare, ma in confronto al cuore loro non sono nulla. Lei si stacca a fatica, come una calamita che si stacca dal ferro. Lui le lascia un bacio in fronte, andandosene.
Continuavano a fuggire, ma in amore non vince chi fugge.

Ciao cuori! Sbavate insieme a me per CSI NY? Li amo troppo, ce li ho infilati, amori belli. Ok passiamo al capitolo. Sono stata sia buona che cattiva, non sapete chi è incinta e non lo saprete mai, muah! No scherzo lo saprete. E Megan e Riccardo. beh beh..... sbavo. Vi abbandono al vostro destino e a questo capitolo disastroso.
Un bacio
Meg

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