Yave - La scoperta di quel che sono

di Arianne_Cola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo - Ospedale o agenzia di modelle? ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


È buio, fa decisamente freddo, troppo freddo.

Cosa mi sta succedendo? Dove diamine sono finito?
Se allungo le mie dita riesco a sfiorare qualcosa di umido, terriccio forse?
Sento il vento soffiare fra le foglie e se alzo lo sguardo riesco a vedere le cime degli alberi.
Dove potrei essere? In un bosco? Impossibile. Non ci sono boschi nelle vicinanze. E allora dove?
E perché all’improvviso non vedo più nulla? È così buio, ed io non ho mai sopportato le tenebre.
Ora mi circondano.
 
Aspetta.
Una luce? Dritta di fronte a me. Può essere vera?
Si, ne sono sicuro. La vedo. Devo raggiungerla. Devo alzarmi.
 
Ho un gran mal di testa, eppure prima non me ne ero accorto.  
Ho sonno. No, non è sonno. È solo mal di testa.
Ma come mai è così forte? Così insopportabilmente forte.
Come vorrei passasse…  Invece rimane, e aumenta.
Sto perdendo le forze.

Non devo svenire, non riaprirei più gli occhi.





Piccolo spazio "autrice":
Allora mi sa che alla fine di questo prologo assurdamente corto *cola scappa e va a nascondersi* una sottospecie di giustificazione devo darvela... Questa storia è stata scritta qualcosa come due annetti fa, e ora (sinceramente non so nemmeno io da dove mi è saltato fuori di poter scrivere qualcosa di decente) ho deciso di revisionare il bozzetto riscrivendola e pubblicandola.
Per lo meno il primo capitolo vedrò di pubblicarlo a giorni (scuola permettendo) perchè capisco che dal prologo si capisce ben poco...
Vi prego non uccidetemi, è la mia prima storia, se vi va sono aperta a qualsiasi suggerimento.
Un bacio a tutti i pazzi lettori che decideranno di seguirmi.
A presto,
Cola

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Capitolo 2
*** Capitolo primo - Ospedale o agenzia di modelle? ***


Dove sono finito?
Perché due sconosciute mi fissano?
Ma soprattutto, chi sono queste?


 
Non feci in tempo ad socchiudere le palpebre che notai una ragazza ad appena mezzo metro dal mio naso.
Allungando una mano in direzione del viso con l’intenzione di stropicciarmi gli occhi, ancora intorpiditi, non riuscii nemmeno ad arrivare al mio obiettivo; con un movimento a dir poco  fulmineo la giovane si sedette leggiadra al mio fianco e afferrò la mia mano, ancora a mezz’aria.
Il mio riflesso istintivo fu quello di scostarmi. Mi misi seduto, il che mi face notare con un po’ più di chiarezza dove mi trovavo. 

Ero steso su un letto, coperto da un leggero lenzuolo di cotone bianco.
La cosa strana è che io non avevo il benché minimo ricordo di come potessi essere arrivato in quella stanza dai colori tenui.
Se ripensavo a cosa potesse essermi accaduto mi veniva in mente solo la sensazione di essermi abbandonato al freddo e al buio accettando la morte che in quel momento consideravo come inevitabile e alquanto imminente.
Ora invece la situazione non mi poteva presentare più diversa delle aspettative.
 
Probabilmente stavo dedicando troppo tempo alle riflessioni interne con me stesso, perché la mia mano subì una leggera pressione, qualcuno era desideroso di avere un po’ della mia attenzione. 
Evitai di guardarla continuando a osservare un punto lontano, che non era ne la parete ne il soffitto, solo una semplice scusa per non incrociare i suoi occhi.
La ragazza però non pareva aver la minima intenzione di demordere, infatti, dopo aver picchiettato sulla mia mano, partì immediatamente con una raffica di domande.
 
Benvenuto, come ti senti?
Ma che razza di domanda, come potresti sentirti bene dopo la trasformazione, sarai sicuramente confuso.
Ma cosa sto facendo?
Non ti lascio neanche aprir bocca, sto parlando solo io, come sempre d'altronde.

La sua voce squillava nella stanza totalmente silenziosa.
Fu come se mi avesse riportato alla realtà, strappandomi brutalmente dal mondo etereo nel quale mi trovavo.
Il mio primo pensiero riguardò quanto potesse essere petulante una simile persona. Sicuramente mi trovavo in un qualche ospedale, probabilmente mi ero sentito male ed ero svenuto, un calo di zuccheri, ne ero certo. Ma negli ospedali  le stanze non sono così accoglienti, di solito ci sono solo pochi letti, qualche mobiletto di plastica o di metallo con un cassettino per gli effetti personali. Nulla a che vedere con il mobile di legno chiaro che potevo intravedere sulla parete di fronte a me, quercia probabilmente, altro che il compensato usato per gli armadi da quattro soldi. Di solito inoltre le infermiere non sono certo così espansive, a malapena ti degnano di uno sguardo.

E di certo le infermiere non sono così carine, proprio per nulla.
Perché si, da qualche parte la mia mente aveva cominciato a funzionare e avevo pensato bene di voltarmi...
La sorpresa doveva essere stampata sul mio volto perchè facendolo mi ero trovato davanti una delle ragazze più belle che avessi mai visto.

Non era una di quelle bellezze bionde e statuarie, non assomigliava minimamente ad una di quelle ragazze immagine che si vedono sulle copertine delle riviste patinate, non avevo parole per descriverla. Era leggiadra, nonostante stesse quasi appollaiata sul mio letto, non doveva essere altissima, ma non potevo esserne sicuro. Aveva i capelli castani, con dei vaghi riflessi ambrati, probabilmente dettati da un effetto della luce, che le ricadevano in morbide ciocche fino all’altezza dei gomiti. Il volto era tondo le guancie appena rosate, non era esattamente magra, questo contribuiva a non donarle un aspetto da modella denutrita, l’avrei definita più che altro ben proporzionata.

Un momento.
Cosa stavo facendo?
Mi ero nuovamente lasciato andare ai miei pensieri, e lei mi stava fissando, ero sicuro mi stesse fissando.
Sentivo su di me il suo sguardo, probabilmente dubbioso, o spazientito.

Primrose, vieni si è svegliato.
Finalmente, vero? Ci ha messo meno del previsto.
Sarà disorientato, forse è per questo che non parla...
 
Non fece a tempo a pronunciare queste parole che la porta venne aperta da una seconda ragazza la quale non poteva essere più diversa dalla prima. L’irruenza con cui era entrata, ma anche la sola postura, indicavano un carattere molto probabilmente spavaldo e decisamente più autoritario, in forte contrasto con le delicate e dolci apprensioni della prima.
Anche lei era bella, forse anche di più, perchè decisamente più appariscente. Gli occhi allungati da felino, la pelle color caramello, i lunghi capelli color mogano che cadevano lisci oltre la vita. Il vestito aderente, nero, con una profonda scollatura, avrebbe scatenato la fantasia di qualsiasi uomo avesse osato posare su di lei lo sguardo.
Certo, grazie al suo fisico poteva tranquillamente permetterselo, ma ai miei occhi appariva totalmente fuori posto in quell’ambiente, al quale invece si adattava perfettamente lo smanicato color pervinca che indossava la mia socievole infermiera, o quello che era.

 



 
Piccolo commentino finale...
Si, lo so, effettivamente non succede molto neanche in questo capitolo, mi è servito più a presentare approssimativamente i personaggi, per lo meno esteriormente, e a darvi un'idea della situazione... Illudiamoci di questo, la verità è anche che volevo assolutamente pubblicare qualcosina, ma che ho riscritto solo metà del capitolo originale della storia (l'altra metà sarà il capitolo 2, dove finalmente *non prometto nulla, mai che cambio idea* dovreste scoprire un po' di più di cosa parla questa mia saga) causa forze maggiori *la sottoscritta qualche anno fa si è andata a scegliere il liceo scientifico e ora deve subirne le conseguenze*. 

Nota dolente: Una dei miei personaggi come avrete intuito si chiama Primrose. Ora... Non riesco a fare a meno di pensare ad Hunger Games, e al fatto che abbia lo stesso nome della tanto adorata sorellina della protagonista, ma questa storia è stata scritta un bel po' di tempo fa, prima che leggessi la saga, e mooooltooo prima dell'uscita dei film. Cambiare nome ai personaggi proprio non mi andava *cavoli, sono sentimentale e mi ci sono affezionata* quindi vi prego, non collegate il nome ad un altro personaggio. Lei è la mia Primrose, e vedrete in seguito ha un caratterino molto diverso dalla sua omonima sovracitata...

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