Seasons

di xingchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spring ***
Capitolo 2: *** Summer ***
Capitolo 3: *** Autumn ***
Capitolo 4: *** Winter ***



Capitolo 1
*** Spring ***



Spring

 
Da ragazzo, Roy aveva soltanto una vaga idea di com’erano le donne.
Sapeva soltanto che erano spesso incomprensibili e che non ce n'erano due che fossero uguali.
Ma per quanto si ostinasse a dare una definizione che le accomunasse tutte, difficilmente ci riusciva. Specie se l’oggetto delle sue indagini era Riza Hawkeye, la figlia del suo insegnante di Alchimia.
Ella era diversa, sotto tutti gli aspetti dello standard femminile. Taciturna, seria, quasi invisibile.
“Signor Mustang, la cena è pronta” sentenziò la ragazzina, all’epoca dodicenne, mentre lo chiamava dalla porta della cucina. La sua voce era quasi sempre atona, ma Roy a volte poteva scorgere una nota rasserenante e calda quando lo invocava per consumare i pasti o per avvisarlo che il suo bucato era pulito ed asciutto, pronto per essere indossato.
Sentendola, il giovane Mustang si stiracchiò ancora da seduto, sospirando.
Era stato tutto il giorno chino sui libri, senza prendere mai una boccata d’aria salubre. Anche se aveva lo stomaco che cominciava a protestare, non aveva assolutamente voglia di alzarsi dalla scrivania per andarsi a sedere al tavolo della cucina.
Si alzò per dirigersi all’ingresso della villetta, deciso più che mai a concedere ai propri polmoni un po’ di tregua.
“Signor Mustang!” ripeté lei, leggermente accigliata.
L’altro si voltò verso di lei, sorridendole, per poi proseguire verso la porta. Dapprima interdetta, Riza si costrinse a muovere le gambe per raggiungerlo, mossa da chissà quale strana forza che la calamitava verso di lui, in cerca della sua compagnia.
Vide che il ragazzo dai capelli corvini era uscito appena, addossandosi contro lo stipite. Con le mani in tasca, i suoi occhi neri si persero nella volta celeste solcata da alcune nuvole, segno che quell’anno la primavera si sarebbe presentata con un timido principio. Spostò poi il suo sguardo verso il giardino degli Hawkeye, o quello che ne restava, cercando di trovare almeno una pianta o un fiore che non fosse appassito o marcio.
Timorosa, la bambina gli si avvicinò piano, facendogli capire che non era il momento di stare fuori a prendere freddo, ma vedendolo così assorto, non aveva nessuna intenzione di squarciare il silenzio creatosi.
Si ritrovarono insieme ad ammirare i resti della vegetazione con velata malinconia, beandosi del tramonto appena in vista e della brezza tiepida che pian piano stava scomparendo per lasciare il posto ad un vento che rasentava il gelo.
Riza rabbrividì impercettibilmente, ma non disse nulla. Quel campo la rendeva triste oltre ogni immaginazione; non riusciva ad abituarsi a quella vera e propria desolazione.
“Non preoccuparti.” disse all’improvviso Roy, intercettando il suo umore sottotono. “Vedrai che prima o poi i fiori rinasceranno”.
Al che la piccola Hawkeye sorrise, perfettamente conscia che Mustang non si stava riferendo al giardino in sé, ma all’intera nazione.
E Roy finalmente ricevette il sorriso che tanto cercava. Non aveva ancora capito le donne nella loro complessità, ma aveva capito come far spuntare il sole sul viso della sua donna preferita, e questo valeva più di tutte le conquiste e la conoscenza del mondo.
Poco prima di allargare anch’egli le labbra, si sentì un gorgoglìo provenire dalla sua pancia. Ciò gli provocò un violento rossore sulle gote.
“Venga, signor Mustang…” rise lei. “È tardi. Venga a mangiare.”
 
 
 
 
 




 
NDA
L’idea delle stagioni non è nuova, ma volevo sperimentarla da me, accostando il susseguirsi delle normali stagioni dell’anno con quelle della vita. Cercando di essere più IC possibile.

 
 
 

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Capitolo 2
*** Summer ***



Summer
 



 
Non credeva che sarebbe andata a finire così.
Roy Mustang era un ragazzo pieno di sogni in testa; primo fra tutti c’era quello di rendere Amestris un luogo vivibile e pacifico, dove la cosiddetta utopia finalmente avrebbe trovato un suo degno rappresentante sulla faccia del mondo reale.
Ed invece, ciò che si ritrovava davanti era uno scenario completamente opposto.
Sangue, cadaveri, brandelli di abiti e di corpi umani schiacciati sotto il peso rovente dei raggi solari estivi gli si presentavano davanti come un immenso lago infernale, da cui nulla poteva sfuggire. Neanche la sua anima.
Stranamente rimpiangeva il tempo in cui non poteva ancora disporre della sua tanto sospirata Alchimia di Fuoco. Se non si fosse guadagnato il suo titolo di Alchimista, non gli avrebbero incaricato di uccidere così facilmente con un solo, singolo schiocco di dita.
Ma non voleva arrendersi alla brutalità umana, sebbene ne facesse parte.
Prima o poi, quel mondo bellissimo e pacifico che esisteva solo nel mito non sarebbe più stato un obiettivo irraggiungibile.
Preso il treno che avrebbe condotto tutti i soldati alle loro case, il suo amico Maes gli si era affiancato continuando a parlare della sua fidanzata lanciando innumerevoli baci in aria, ignaro del fatto che Roy stesse fissando, al di là di una decina di posti a sedere occupati, la testa chinata di una Riza sofferente e contrita. O almeno, così sembrava.
“Ti stai chiedendo se riuscirà a superare tutto questo, non è vero?” disse Maes abbozzando un sorriso carico di comprensione, in un impeto di curiosità gratuita.
“Mi spaventa l’idea che lo dimentichi, ma allo stesso tempo che le resti addosso senza mai riuscire ad andare avanti.”
Roy non poteva sopportare di vederla straziata dal dolore a vita per aver commesso dei veri e propri crimini, indipendentemente dalla loro natura. Ma d’altro canto, rimuovere tutto ciò che aveva fatto laggiù, ad Ishval, l’avrebbe fatta ricadere nell’oscurità del peccato e l’avrebbe resa inconsapevole del fatto che certe questioni, come la guerra, vanno evitate con tutte le forze, come la storia dovrebbe insegnarci.
Era lì, immobile, come se si fosse creata attorno un guscio dal quale non lasciava trasparire la minima emozione. Se fosse stata un’altra persona avrebbe pianto a dirotto, magari incolpando chi le capitava a tiro.
Forse vedere Riza piangere sarebbe stato meglio. O peggio. Neanche una mente sopraffina come la sua riusciva a comprenderlo.
Non passò molto tempo che arrivarono ad East City, dove si fermarono la maggior parte dei militari. Roy era sul punto di scendere insieme a Maes, ma vedendo che la giovane donna era ancora ferma al suo posto, lo congedò con uno sguardo, che Hughes ricambiò con uno compassionevole.
Le si avvicinò poi con cautela, accovacciandosi davanti a lei, in modo che potesse vederlo, occhi negli occhi.
“Non troveremo mai le risposte che cerchiamo,” sospirò il Maggiore “ma proviamo a ricominciare daccapo, in una maniera del tutto diversa da questa. Che ne dici, Riza?”
“Come posso ricominciare, dopo tutto quello che ho fatto?” chiese con voce incrinata.
“Provando a credere in un mondo migliore.”
Finalmente, i suoi occhi velati di lacrime incrociarono esterrefatti quelli neri e profondi del suo interlocutore.
Sollevato dalla sua reazione, il giovane Mustang continuò, prendendole entrambe le mani e raccogliendole nelle sue.
“Provando a sognarlo e desiderarlo, mia cara Riza”.
 
 
 
 
 
 
 
 
NDA
In verità, la risposta a quella guerra arriva eccome, ma subito dopo lo sterminio non potevano di certo saperlo.
Inizialmente non sapevo proprio dove andare a parare per descrivere l’estate, ma poi no ho potuto fare a meno di dar corpo a questa scena, che avevo già in mente da molto. Perché i miei film mentali, di qualunque natura siano, non hanno limiti! xD
Ringrazio tutti i lettori ed in particolare Laylath e Hypnotic Poison per aver recensito! :3
 
 

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Capitolo 3
*** Autumn ***


Autumn
 
 
L’autunno era giunto in punta di piedi, regalando uno scenario tanto suggestivo quanto malinconico ed una dolce pioggia di foglie smosse dal vento. La stessa immagine che si percepisce di se stessi quando ci si accorge che, dopo tante vicissitudini, la vita è già arrivata ad un punto di non ritorno ed acquista sempre più valore fino a creder di non essere in grado di accettare il tempo che passa e di impazzire di conseguenza per ciò che non si è riusciti a fare.
Anche se gli anni scorrevano così veloci, Roy Mustang era sempre lo stesso uomo affascinante e sicuro di sé. E anche Riza era la stessa donna presente e silenziosa.
Non era cambiato nulla di loro, se non il fatto di essere saliti di grado nella gerarchia militare, diventando rispettivamente Generale e Colonnello.
Sempre insieme. Sempre fedeli l’un l’altra. Sempre concordi con i sogni condivisi e finalmente realizzati.
Ma forse qualcosa era mutato in loro.
La loro prospettiva d’insieme alla vita e a ciò che ne consegue.
La consapevolezza di essere quello che si è e non poter cambiare condizione in nessun modo.
In verità, avevano già ben in chiaro che certi sogni si posso realizzare soltanto a dispetto di altri. Ma ora che erano arrivati ad un punto cruciale della vita, in cui normalmente si dovrebbero avere già due o tre figli nel pieno dell’adolescenza, erano in grado di sperimentare questi sacrifici sulla propria pelle, che è tutt’altra cosa.
In tutte le sue conquiste, Roy non aveva mai contemplato la cosiddetta “vita etica” al di fuori di quella militare. O almeno, non l’aveva fatto apertamente. Vedeva i suoi subordinati che pian piano cominciavano a farsi ciascuno una famiglia e a dar vita ad una nuova generazione, la stessa che una volta cresciuta avrebbe visto Amestris all’apice del suo splendore, e molto probabilmente vedere un suo piccolo riflesso non gli avrebbe fatto di certo male.
Ma non era questo il punto.
Di tutte le donne che frequentava, neanche una incarnava ciò che una moglie ed una madre dovrebbe essere, indaffarate com’erano a agghindarsi per il piacere di essere adulate.
L’unica che, secondo lui, poteva ricoprire quel ruolo magnificamente era proprio Riza. Ma paradossalmente, non riusciva a scorgere in lei la tipica donna che si sente appagata dalla sola presenza dei propri figli. Rise amaramente di se stesso, tentando di scacciare l’immagine di una Riza circondata da tanti marmocchietti pronti a tormentarla per un dolce o per un giocattolo.
Cogliendo quell’improvviso atteggiamento, Hawkeye interruppe lo smistamento di alcune cartelle dell’archivio per capire cosa gli stesse succedendo.
“Sei stanco, Generale? Se vuoi, preparo una tazza di tè!”
“No, Colonnello.” rispose Mustang sospirando e facendo finta di niente. “Il tuo orario di servizio è già terminato da un bel pezzo; dovresti riposare.”
“Mi rincresce, ma devo ancora finire di timbrare i moduli delle iscrizioni nella nuova Accademia. E devo ancora contattare il Comandante Supremo Grumman per ricevere quelli dei ragazzi del popolo di Ishval che hanno deciso di arruolarsi. Ho ancora molto da fare, come vedi!” ironizzò, prima di dirigersi al telefono della linea segreta per comporre il numero desiderato. “Comunque, se hai bisogno di me chiamami pure.” concluse poggiando una mano sul microfono del ricevitore.
Nonostante quella concezione di Riza, per niente al mondo Roy avrebbe cambiato ciò che faticosamente aveva raggiunto. Quei sacrifici a cui sia lui che lei si erano sottoposti li avrebbe ripetuti all’infinito, e sapeva che anche Riza, così ligia al dovere, la pensava allo stesso modo.
 
 
 


 
 
NDA
Buone feste! Anche se in ritardo, auguro a tutti buon Natale. E nel caso non ci risentiremo prima del 31, un buon 2014!
Ah, dimenticavo: chiedo venia per il ritardo nonostante il tempo libero di questi giorni. -.-
Anche se non è uscito benissimo, ci tenevo a pubblicarlo oggi. Se ci son errori segnalate!
Ringrazio Kimmy_chan, Hypnotic Poison e Laylath! ^o^
 
 

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Capitolo 4
*** Winter ***


Winter
 
“Anche quest’anno non vuol smettere di nevicare…”
Attraverso i vetri della finestra principale, Fury osservava con tristezza la neve che scendeva ininterrottamente. Erano tre anni consecutivi che durante i mesi più freddi dell’anno non faceva altro che nevicare con intervalli praticamente inesistenti. Non stupisce che a menti venerande come le loro facesse l’effetto inverso. Veder scendere la neve a quell’età dava un senso di pesantezza e di svilimento, l’esatto opposto di quello che si prova nella giovinezza durante una nevicata.
“Pensavo ti piacesse la neve, Colonnello…” asserì Mustang seduto sul posto che una volta occupava King Bradley, intento a firmare alcune scartoffie, le ultime che avrebbero decretato finalmente il ripristino dei confini originari di Ishval.
“Sì, ma vederla continuamente è così malinconico…”
“Non sei cambiato per niente, tappo! Sentimentale come sempre!” intervenne il generale Havoc entrando nell’ufficio proprio in quel momento con una risma di fogli; sicuramente altri documenti. “Alcuni di questi sono incompleti, quindi dovrai batterli a macchina.”
Ne diede alcuni anche a Riza, mentre Fury sospirò con rassegnazione per fare ciò che gli era stato ordinato.
Roy guardava la scena con molto interesse, spostando poi lo sguardo verso i documenti che aveva deciso di firmare. Il suo team si era ridotto a quattro, includendo se stesso, e coloro che erano rimasti tentavano di mantenere la stessa, identica atmosfera del tempo in cui tutti i membri erano ancora in vita. Con scarso successo. I mancanti si facevano sentire, e gli anni anche.
Roy si era spesso immaginato quali effetti potevano esser riscontrati sul corpo di Riza. Certo, non lo aveva mai visto, ma poteva facilmente constatare che le numerose missioni le avevano concesso di preservare, almeno in parte, la giovinezza che ancora ostentava. Perché nonostante le rughe solcassero il suo viso come magistrali pennellate, la bellezza angelica del Generale Hawkeye era rimasta pressoché intatta. I lineamenti le si erano addolciti notevolmente, regalandole una cadenza molto più materna rispetto a quella di qualche decennio prima, ed i suoi capelli apparivano addirittura più morbidi al tatto, ormai bianchi. Come la neve.
Anche i suoi erano nelle stesse condizioni, ma su di lei esercitavano un fascino così etereo che la neve lì fuori non avrebbe mai potuto competere.
Si alzò dalla poltrona consunta, mentre Jean stancamente si concedeva una sigaretta, la terza della giornata.
“Generale Havoc! Il suo medico ha detto niente fumo, almeno per qualche tempo.” tuonò all’improvviso la donna, facendo trasalire Fury e Mustang per lo spavento. Quest’ultimo era così assorto che quasi non cadeva con il sedere a terra.
“Oh, insomma!” piagnucolò l’uomo. “Potrebbe essere l’ultima, mi lasci fare!”
Forse Havoc se l’aspettava un simile divieto, perché non se ne curò più di tanto limitandosi a deboli lamenti. Riza al contrario era davvero arrabbiata, ma non appena udì quelle parole tacque per un po’ prima di rispondere.
“Va bene, ma solo una.”
Eccolo, l’atteggiamento apprensivo di Riza. Nel corso degli anni, aveva sviluppato verso i suoi commilitoni un senso materno maggiore di quello che aveva già avuto occasione di tirar fuori precedentemente.
Con un’espressione rassegnata, l’anziana donna uscì dall’ufficio con movimenti stanchi.
Però, Roy ebbe un’ulteriore prova di quanto fosse bella, buona e materna nonostante gli anni gravassero sulle sue spalle.
 
 
 
 
 
NDA
Sarò breve a concisa.
Non sapevo dove sbattere la testa per concludere questo capitolo, ma poi ci sono riuscita (anche se è venuto fuori una …). Devo ammettere che non è stato facilissimo scrivere una ff simile, ma è stato molto divertente nonostante sia drammatica. L’ultimo capitolo mi soddisfa poco, ma nel complesso non credo d’aver fatto un obbrobrio, anche perché sono troppo contenta d’aver sperimentato una cosa del genere per rendermi conto com’è uscita! Mi è venuta voglia di provarla un po’ dappertutto! xD
E sono altrettanto contenta d’aver incuriosito così tante persone! :)
Grazie a tutti!! :*
In particolare ad Hypnotic Poison, Laylath, Kimmy_chan e Adenoide per aver recensito! Ed anche a chi ha letto!
 

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