Dream Onsen

di Rika Chidori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un biglietto fortunato -- Sogno di mezza estate ***
Capitolo 2: *** Hot Onsen -- Amore d'acqua ***
Capitolo 3: *** Confessioni -- Una notte di silenzi ***
Capitolo 4: *** Sogni -- Il ghiaccio e la pioggia ***
Capitolo 5: *** Pentimenti -- La Sua Incertezza ***
Capitolo 6: *** Separati -- I miei Veri Sentimenti ***
Capitolo 7: *** Primo Epilogo: L'Acqua ***



Capitolo 1
*** Un biglietto fortunato -- Sogno di mezza estate ***


Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Sentimentale, Fluff
Pairing: Natsu/Lucy con un piccolo Gray/Juvia
Avvertimenti: Arancione (non nel primo capitolo)

Ciao a tutti! Eccomi con una delle mie coppie preferite, Natsu e Lucy! Dato che nessuno dei due è molto sveglio, ci penserà la sottoscritta a far esplodere la scintilla dell'ammoreH! <3
A parte gli scherzi, godetevi questa fic, commenti (belli e brutti) sono ben accetti!




Capitolo I: Un biglietto fortunato -- Sogno di una notte di mezza estate
 



Era una splendida giornata estiva, calda e assolata, a Magnolia. Lucy Heartphilia, Maga degli Spiriti Stellari, non si stava godendo affatto il sole, né il cielo terso. Avanzava a passo spedito verso la Gilda, con gli occhi puntati sul lastricato della via. Quella notte aveva fatto un sogno strano, davvero troppo vivido per essere dimenticato al risveglio. E quel sogno riguardava lei e Natsu.
Non che fosse troppo stupita del fatto che avesse sognato il suo compagno di team di sempre; era capitato che, in alcuni di questi sogni, lo abbracciasse stretto, tanto da riuscire a sentire il suo battito contro il petto.
Ma quel sogno era... beh, davvero troppo. Lucy si accorse di arrossire al solo pensiero.
Quando arrivò alla Gilda, notò che era quasi deserta. Forse perché era ancora molto presto, e la giornata prometteva temperature piuttosto alte.
Notò che Mirajane era già al banco del bar. Si avvicinò e la salutò con un cenno della mano.
- Oh, buongiorno, Lucy! Come stai oggi? – le chiese Mira, sorridendo.
- Bene... bene, grazie. – rispose la Maga, senza riuscire a nascondere un po’ di imbarazzo.
- C’è qualcosa che non va? – chiese l’altra, che aveva un gran fiuto per le novità e per i cambiamenti d’umore.
- Io... io... no, beh, proprio niente! – balbettò Lucy, mentre sentiva le orecchie diventare insolitamente calde.
- Lucy, non sei proprio capace di mentire! – rise Mira, allungandosi sul banco. Lucy vide che un’espressione complice e maliziosa era comparsa sul volto della ragazza.
- Dì un po’, non sarà per via di Natsu? –
- Co-co-cosa?! – disse Lucy, diventando paonazza. – No, no, ti sbagli. – aggiunse, cercando di correggere il tiro.
- Tranquilla, ho solo cercato di indovinare! D’altronde, è sempre il tuo compagno, no? – rispose Mirajane, ma il suo sorriso diceva tutt’altro.
- Ehm... – fece lei, ma – parli del diavolo! – una figura fiammeggiante si era appena introdotta di soppiatto nella Gilda, e stava per sorprendere Lucy alle spalle.
- Lucy!! – urlò un sovreccitato Natsu, poggiando le mani sulle spalle della Maga Stellare.
- Aaah! – fu la risposta di Lucy, che sobbalzò sulla sedia e quasi non capitombolò fino al pavimento.
- Natsu, sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo! – urlò Lucy, girandosi di scatto. Si ritrovò il viso del compagno a pochi centimetri, con un sorrisone enorme.
- C-che c’è? – disse lei, in imbarazzo.
- Lucy, ho una grande novità! – disse Natsu, appollaiandosi sul bancone.
- E sarebbe? –
- Ricordi che l’altro ieri c’era quella fiera itinerante nel centro della città? –
- Uhm, sì... mi ricordo... – rispose Lucy, e in effetti ricordava di averci dato un’occhiata insieme a Levy. Era rimasta molto contenta perché era riuscita a comprare alcuni libri introvabili a Magnolia.
- Beh, Erza ha comprato un biglietto della lotteria... e ha vinto! – esclamò Natsu, saltellando. Il suo entusiasmo colpiva sempre Lucy; Natsu riusciva a emozionarsi anche per le piccole cose.
- Wow, davvero? Beh, sono contenta per lei... – rispose Lucy, che non capiva il perché di tanta eccitazione.
- Ha vinto un viaggio pagato di tre giorni alle terme! E, dato che il biglietto è valido per cinque persone, ha invitato anche noi, Gray e Juvia! – spiegò il Dragon Slayer. Ecco spiegato il motivo tanto entusiasmo!
- E’ davvero una bella idea! – esclamò Lucy. Una bella vacanza le ci voleva proprio, dopo tutti quei combattimenti!
- Allora, verrai? Senza di te, Lucy, la vacanza non sarebbe la stessa! – esclamò Natsu. Quel commento, così naturale e spontaneo, la fece arrossire fino alle punte. Sentì Mirajane che ridacchiava silenziosamente.
- Oh... sì, certo, verrò! – rispose lei. Il sorriso di Natsu si allargò ancora di più.
- Allora fai le valigie, si parte stasera! – esclamò lui, saltando giù dal bancone.
- Che cosa?! Stasera? – disse una Lucy incredula. Ma Natsu era già corso dall’altra parte del salone, e non la stava ascoltando.
 


“Non è certo la prima volta che andiamo alle terme. È già successo, non c’è niente di speciale in questo. No, è normale. Siamo compagni, infondo.”
Un turbinio di pensieri affollava la mente di Lucy, che, dopo una giornata tranquilla alla Gilda, era tornata prima a casa per preparare le valigie.
In quel momento era rannicchiata nella vasca, le ginocchia strette al petto. Aveva riempito la vasca di acqua fresca, per attenuare l’afa e per calmare l’agitazione. Da quando era arrivata a casa, non aveva fatto altro che pensare alla gita alle terme, a Natsu, e a quello stupido sogno. Il fatto che quel sogno fosse ambientato proprio alle terme la disturbava parecchio.
Si rese conto che ormai aveva i polpastrelli raggrinziti dall’acqua, e si decise ad uscire. Con un semplice asciugamano rosa stretto sotto le ascelle, iniziò ad esplorare i cassetti del suo armadio.
- Avrò bisogno di un abito da sera? No, non è un posto poi così chic... – disse ad alta voce. Tirò fuori un paio di magliette, qualche gonna e, ovviamente, intimo e asciugamani.
Improvvisamente, sentì come un rumore di nocche che bussano. Dapprima lo ignorò, ma poi il rumore divenne più forte, e non proveniva dalla porta.
Con un vago senso di orrore e premonizione, si voltò verso la finestra, e vide che Natsu era appollaiato proprio lì. Quando i loro sguardi si incrociarono, lui salutò con la mano ed entrò senza fatica dentro l’appartamento.
- Yo, Lucy! – esclamò il Dragon Slayer, lanciandosi – come sempre – sul suo letto.
- Natsu! Quante volte te lo devo dire, di non entrare in casa di altri senza permesso? – sbottò Lucy, irritata.
- Dai, Lucy, ancora te la prendi? – borbottò lui, annoiato.
- Proprio ora che mi stavo facendo la... – iniziò lei, e poi si rese conto che aveva solo un asciugamano addosso. Nonostante non fosse la prima volta che succedeva, si sentì avvampare. D’un tratto, l’asciugamano era troppo corto, la stanza troppo calda e Natsu troppo, pericolosamente vicino.
Con sua grande sorpresa, Natsu non sdrammatizzò, ma distolse lo sguardo da lei, in silenzio.  Era forse in imbarazzo?
- Ah... ehm... e Happy dov’è? – chiese Lucy, per sciogliere l’atmosfera. In effetti, era strano che non ci fosse anche il gatto alato con loro.
- Oh, Happy... è partito con Charle e Wendy per fare un paio di giornate a pescare. Era molto contento di aver convinto Charle. – rispose Natsu – così contento che non è voluto venire con noi! – aggiunse. Sembrava un po’ deluso.
- Ti dispiace? – chiese la ragazza. Natsu e Happy erano davvero inseparabili.
- Beh, un po’ sì... ma che importa, ci divertiremo noi due, no? – disse Natsu, con rinnovata energia.
- Già! – rispose Lucy con un gran sorriso.
- Ora, beh... puoi anche vestirti... – mormorò Natsu. Lucy sobbalzò, arrossendo.
- Sì, sì, certo. V-vado a cambiarmi! Torno subito! – esclamò lei, correndo in bagno con le prime cose che riuscì ad afferrare.
Mentre chiudeva la porta del bagno, si rese conto che il suo cuore stava iniziando solo ora a rallentare i battiti.
Non riusciva a capire. Era sempre stata convinta che quello che provava per Natsu fosse un forte legame di amicizia, ma ora le sembrava di comportarsi come una ragazzina con una cotta. Diede tutta la colpa al suo stupido sogno.
- Lucy, hai finito? – urlò Natsu dall’altra parte della porta.
- Eccomi, arrivo! – rispose lei, cercando di scacciare via tutti quei pensieri fastidiosi.

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Capitolo 2
*** Hot Onsen -- Amore d'acqua ***


Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Sentimentale, Fluff
Pairing: Natsu/Lucy con un piccolo Gray/Juvia
Avvertimenti: Per questo capitolo: Verde



Capitolo II: Hot Onsen  - - Amore d’acqua

 
 
Il tramonto era da poco passato, quando Lucy e Natsu si ritrovarono con Erza davanti all’entrata della Gilda.
Erza, come suo solito, si era portata appresso una quantità impossibile di valigie, che trascinava con estrema noncuranza.
- Oh, eccovi qui! – esclamò Erza quando li vide arrivare.
- Ciao, Erza! Oh, ci sono anche Gray e Juvia! – disse Lucy, mentre gli altri due Maghi arrivavano dalla strada opposta. Juvia, come sempre, cercava di avvinghiarsi più strettamente possibile a un infastidito Gray.
- Gray-sama... questa sarà una bellissima vacanza per Juvia! La prima vacanza con Gray-sama...! – stava bisbigliando, lo sguardo sognante.
- Oh! Ciao, Gray! Ciao, Juvia! – salutò Natsu.
- Bene, direi che possiamo andare. – disse Erza, e si incamminò con il suo mastodontico seguito di bagagli.
 
Il viaggio fu breve, solo una fermata di treno, ma fu sufficiente per Natsu, che si era riversato a terra non appena il motore si era avviato.
- Urgh... – fu la sua prima parola, mentre scendeva a fatica dal treno.
- Non fare la mammoletta, Natsu, sei un Dragon Slayer! – esclamò Erza, imperiosa.
- Sì, Natsu, è proprio penoso per un Dragon Slayer! – aggiunse Gray, sarcastico.
- Prova a ripeterlo un’altra volta! – ringhiò Natsu, totalmente rinvigorito davanti alla possibilità di una zuffa con Gray.
- Sei pe-no-so! Un Testacalda deboluccio col vomito alla bocca! – rispose Gray.
- Maledetto Ghiacciolo! Ti faccio vedere io! – esclamò Natsu, lanciandosi addosso al Mago del ghiaccio.
- Ragazzi... per favore... – intervenne Lucy, mentre i due si prendevano a pugni.
- Natsu, Gray. – disse Erza, e i due, miracolosamente, smisero di litigare.
- Sissignora! – risposero all’unisono. Lucy soppresse a fatica una risata.
Continuarono a camminare per alcuni minuti, finché non apparve all’orizzonte un’elegante edificio in stile tradizionale. Un’insegna, all’esterno, dichiarava “Dream Onsen”.
- Eccolo qui! – esclamò Erza – Avanti, entriamo! –
I cinque attraversarono la soglia (non senza qualche difficoltà da parte del bagaglio di Erza), e si ritrovarono in una hall semplice e sobria, con un bancone di marmo e molte lampade accese.
- Benvenuti alle Terme dei Sogni! – esclamò affabile una delle receptionist.
Erza avanzò per prima con fare sicuro. – Io sono Erza Scarlett, ho vinto il biglietto della lotteria che prometteva un soggiorno di tre giorni per cinque persone. –
- Ah, signora Scarlett! Prego, accomodatevi. Basterà darmi i vostri nomi e firmare alcuni documenti. – asserì la receptionist, mentre consegnava un plico di fogli a Erza.
Nel frattempo, Lucy osservava affascinata il mobilio della hall, sbirciando nelle sale accanto e scrutando i quadri appesi. Erza sembrava occupatissima a firmare fogli e compilare documenti.
- Grazie per la collaborazione. Ah... – disse la receptionist - ...ci sarebbe solo un piccolo problema.- Lucy si avvicinò, incuriosita.
- Non c’è spazio per tutti? – chiese Gray.
- No, non è così... ecco, dovremmo dividervi in tre stanze diverse, di cui una Suite. Mi dispiace molto. Posso solo assicurarvi che sarete tutti in stanze adiacenti, per cui non ci sarà problema raggiungere i vostri compagni. Purtroppo è un periodo dell’anno molto pieno, e il biglietto non vi assicura la scelta della stanza. – disse dispiaciuta. Con un gesto veloce, mise davanti a loro tre chiavi identiche, ognuna con un piccolo numero inciso in basso. Rimasero tutti e cinque a fissarle, in silenzio.
- Che facciamo? – chiese Juvia, anche se, in cuor suo, sperava ardentemente di rimanere in stanza con Gray.
- Io voglio la Suite! – dissero Gray, Erza e Natsu contemporaneamente. Lucy sentì un brivido scenderle giù per la schiena, con il timore che i tre potessero distruggere tutto l’edificio in una litigata.
- Ehm, sentite... facciamo così – intervenne la Maga Stellare, timidamente. – Scriviamo i numeri della stanza su dei foglietti, e poi ognuno di noi li pescherà a occhi chiusi. Così la scelta sarà totalmente casuale! –
- Già, è una buona idea. Sarà una sfida a chi ha più fortuna! – esclamò Erza, impetuosa.
“Ma perché deve prendere tutto come una sfida?” pensò Lucy, ma saggiamente tenne questo pensiero per sé.
Scrissero i tre numeri – 101, 102 e 103 – su alcuni foglietti, li piegarono e li misero in un sacchetto che Erza si era portata via (- Avete visto che sarebbe servito? – disse, vittoriosa).
Erza pescò per prima. – Uhm, è la numero 102. – disse, pensierosa.
- Ora tocca a Juvia! – esclamò Juvia, infilando la mano sottile nel sacchetto. Quando lo estrasse, un’espressione di terribile sgomento e disperazione si impadronì del suo viso.
- E’... è... la 102... Juvia... dovrà restare con Erza-san... – disse, mentre grossi lacrimoni le scendevano sulle guance.
“Povera Juvia, non gliene va bene neanche una...” pensò Lucy, amareggiata.
- Okay, ora vado io! – esclamò Lucy, e pescò un foglietto. – Allora... ah, è il numero 101! È la Suite! – esclamò, tutta contenta. Che fortuna! D’altronde, Lucy era sempre stata molto fortunata, e questo era solo un ulteriore segno della sua buona stella.
- Che fortuna, Lucy... – disse Erza con voce funerea. Lucy ridacchiò nervosamente.
- Ok! Ora tocca a me! Sono tutto un fuoco! – esclamò Natsu, e infilò la mano nel sacchetto. Lucy, inspiegabilmente, sentì che il cuore accelerava i battiti.
- Eccolo! – disse, tirando fuori un biglietto un po’ spiegazzato. – E’... – iniziò, ma si ammutolì. Aveva un’espressione insolita, seria e compita, con un accenno di quasi invisibile rossore sulla pelle abbronzata.
- Fa’ vedere... – si intromise Gray, afferrando il braccio di Natsu, che non reagì. – Maledetta Testacalda, ti sei beccato la Suite! – esclamò Gray, arrabbiato. Lucy sentì il cuore fare una capriola.
“La Suite? Ma allora vuol dire che... io e lui... insieme... Oh no, Lucy, a cosa stai pensando?” si disse la Maga, tutta imbarazzata.
- Sei sicura che vada bene, Lucy? – chiese Erza, con un filo di preoccupazione.
- Ma no, non è un problema... non sarebbe la prima volta che dormiamo nella stessa stanza! – rispose lei, memore delle innumerevoli notti in cui Natsu e Happy avevano abusato della sua ospitalità. Cercava di avere un’espressione rilassata, ma aveva i nervi a fior di pelle.
- Ehi, ma a nessuno importa di quello che ho pescato io? – disse Gray, indispettito. A lui era toccata, ovviamente, la 103.
- A Juvia importa molto, Gray-sama! – esclamò Juvia, correndo appresso il suo amore non corrisposto.
- Ah, davvero? Grazie, Juvia. – rispose lui, ma Juvia si era già sciolta per la contentezza di quel ringraziamento inaspettato.
 
 
Qualche minuto dopo, erano tutti saliti al primo piano. Lucy stringeva, leggermente tremante, la famigerata chiave della Suite.
“Non ti preoccupare, Lucy, andrà tutto bene! Che sarà mai dividere la stessa stanza?” si disse, mentre infilava la chiave nella toppa. Natsu era dietro di lei, ma non dava nessun segno di essere emozionato. Anzi, era stranamente silenzioso.
Quando varcarono la soglia, Lucy non poté fare a meno di sgranare gli occhi. Erano entrati in una prima anticamera, dove si poteva scorgere una preziosa tappezzeria color ocra. Il pavimento era in lucido legno scuro, e un piccolo specchio era appeso alla loro sinistra. Quando però avanzò verso la camera vera e propria, sentì irrigidirsi tutta.
In mezzo alla stanza sontuosa, dalle grandi finestre decorate, c’era un enorme letto matrimoniale.
“Ma...ma...non dovevano essere letti singoli e separati?” pensò Lucy, disperata. Nel frattempo, Natsu, che sembrava totalmente a suo agio, stava annusando un po’ dappertutto.
- Ma che fai? – chiese Lucy, sconcertata.
- Eh? Annuso, perché? – rispose lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Non... non ti disturba che ci sia un... letto unico? – pigolò Lucy, cercando di fare la disinvolta.
Natsu sembrò pensarci su per un po’. –Assolutamente no! – fu la sua risposta.
-Ah... ok. – rispose lei, laconica. Si sentiva addosso una strana sensazione. Prese la sua valigia e iniziò a disfarla, lentamente, posando ogni indumento su un tavolino lì accanto.
- Non vuoi... non vuoi dormire assieme? – intervenne Natsu, all’improvviso. Lucy alzò lo sguardo su di lui: sembrava che stesse cercando di celare un velo di delusione, ma con scarso successo; Natsu era come un libro aperto.
- Io... no, non c’è problema. – disse la Maga, arrossendo. Poi si girò di scatto, dandogli le spalle, e ricominciando a disfare il bagaglio come se nulla fosse. Nonostante fosse un po’ imbarazzante, era contenta che Natsu avesse paura che lei non lo volesse accanto a sé. Si ritrovo a sorridere, stupidamente.
- Beh, io vado a fare un giretto fuori. – borbottò Natsu, e, senza aspettare risposta, uscì dalla camera.
Lucy tirò un sospiro di sollievo. Ultimamente si sentiva così tesa vicino a Natsu. Aveva riflettuto molto su quelle sensazioni, anche se ripeteva a sé stessa che era solo amicizia. Se avesse lasciato quei sentimenti fluire, se li avesse liberati dalla gabbia delle sue inibizioni, era sicura che non li avrebbe più fermati.
Aveva paura, di quei sentimenti. La sorprendevano nei momenti meno opportuni, e il fatto che lei e Natsu vivessero avventure sempre più spericolate non la distraeva dal fatto che non controllava più il suo battito, quando gli era troppo vicina.
Certo, era sicura di volergli bene, come a un fratello... o forse di più. Ma impediva regolarmente che i suoi pensieri si soffermassero troppo sulla loro strana relazione, fatta di innocenti notti insieme e di rischi mortali in giro per il mondo. Il suo bene per Natsu, e quello suo per lei, erano così preziosi da farle temere di frantumarli per una sciocchezza.
“Basta, devo finirla di pensarci. E’ ora di un bel bagno!” si disse, e, risoluta, prese un paio di asciugamani e il suo bagnoschiuma preferito.
 
Quando arrivò alla sezione femminile delle terme, vi trovò già Erza e Juvia.
- Ehi, Lucy! Anche tu a fare un bel bagno? – la salutò Erza.
- Già! – rispose la Maga, sorridendo, e le tre si avviarono all’interno.
Lucy poté constatare che quell’hotel non era solo bello nelle stanze, ma anche le terme stesse erano pulite e curate. Si sentì soddisfatta, dato che voleva scaricare un po’ di tensione.
- Ah, Juvia ama l’acqua! Sia calda che fredda! – esclamò Juvia, immersa nelle calde acque termali fino alla bocca.
- Per una volta, Lucy, sono stata più fortunata di te! – asserì Erza, ma non sembrava affatto irritata.
- Ah, se solo Juvia potesse stare con Gray-sama... – sospirò la Maga dell’acqua, tristemente.
- Già, Juvia, come va con Gray? – chiese Lucy, incuriosita. Anche se, all’inizio, le dava fastidio che Juvia la considerasse sempre come una rivale in amore (lei che non era mai stata interessata a Gray!), col tempo aveva iniziato a provare compassione per il suo amore disperato.
- Juvia è felice se Gray-sama è felice – rispose l’altra, laconica.
- Ma non credi che dovresti farti avanti? Insomma, per quanto tempo vorrai tenere per te i tuoi sentimenti? – chiese Lucy, con un moto di irritazione. Non capiva perché prendeva tanto a cuore la situazione di Juvia;  ma, infondo, non erano pur sempre compagne?
- Ma Juvia è imbarazzata! – disse lei, arrossendo.
- Juvia, secondo me dovresti mettere da parte l’imbarazzo e cercare di stare a fianco della persona che ami. Se non lo farai, te ne pentirai per sempre. – intervenne Erza, stupendo entrambe.
- Io... io... lo farò! Farò del mio meglio, Erza-san. – esclamò Juvia, agitandosi tutta. Lucy, invece, era sorpresa. Proprio non si aspettava una simile reazione da parte di Erza, che, quando si trattava di relazioni sentimentali, se ne stava sempre da parte.
Restarono ancora a mollo nell’acqua per un po’, ognuna immersa nei propri pensieri. Infine, decisero di andare a prepararsi per la cena.
Mentre Lucy si asciugava, vide Erza avvicinarsi e prendere un altro asciugamano.
- Sai, Erza, è stato molto bello quello che hai detto prima, a Juvia. – intervenne Lucy. Erza sorrise.
- Ho capito che nella vita non bisogna avere rimpianti, mai. Si rimanda sempre a domani, ma domani potrebbe essere troppo tardi. – rispose lei.
- Hai ragione... – mormorò la Maga, pensierosa. Capiva perché Erza aveva detto così; probabilmente era a causa di Gerard, e del loro difficile rapporto, finito ancor prima di iniziare.
- La stessa cosa vale per te, Lucy. – aggiunse Erza.
- La stessa... cosa? – rispose Lucy, interrogativa. Erza si limitò a sorridere, enigmatica.
 
 
Nel frattempo, un’agitatissima Juvia fissava con indecisione la porta numero 103.

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Capitolo 3
*** Confessioni -- Una notte di silenzi ***


Capitolo III: Confessioni – Una notte di silenzi
 

Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Sentimentale, Fluff
Pairing: Natsu/Lucy con un piccolo Gray/Juvia
Avvertimenti: Giallo

 
Eccomi qua con il terzo capitolo! Questa volta ho cercato di curarlo il più possibile; mission impossible: dare una descrizione viva e reale dei sentimenti dei nostri protagonisti... speriamo che sia riuscita! XD
Un ringraziamento speciale va a:
Saralasse;
Ayako83;
Elly_Kodocha_One Piece;
NaruHina91;
_I n o r i_
Che hanno tanto gentilmente recensito i precedenti capitoli ^__^ Sappiate che il vostro sostegno è il mio incoraggiamento personale a continuare la fic! ;)
 
 
 
Juvia era stata sempre fatalista. Tutta la sua vita sembrava essere condizionata da una forza più grande di lei, che la spingeva, la sballottava qui e là, la feriva. Nemmeno far parte degli Element Four gli aveva dato speranza. Pensava che combattere il bene fosse ciò per cui era nata: nessuno le aveva mai detto il contrario.
Il fatto che non potesse controllare il suo potere d’acqua la frustrava più che mai; le pareva naturale usare questa sua capacità per distruggere. Distruggere tutti coloro che odiava perché felici, perché circondati da amici e da una famiglia. Lei, invece, aveva solo la pioggia. La pioggia era diventata così persistente, così penetrante nella sua vita che era diventata l’ “Ame no Onna”*.
Ma da quando aveva incontrato Gray, le cose erano cambiate. Si era convinta che fosse destino già pochi istanti dopo averlo incontrato. Solo il fatto che anche lui usasse Magia d’Acqua – anche se in forma di ghiaccio – la faceva sentire meno sola, meno lontana dal mondo. In seguito, erano stati il suo coraggio, la sua determinazione a conquistarla. Senza tralasciare il fatto che lo trovava bellissimo.
Incontrare Gray le aveva cambiato la vita, letteralmente. Aveva imparato cosa fosse l’amore, l’amicizia, e ora poteva far smettere la pioggia, quando voleva. Lui le aveva fatto capire cos’è vivere in una Gilda, una Gilda vera, e avere compagni disposti a tutto pur di proteggerla.
Per molto tempo, le era bastato potergli stare vicino, combattere con lui, osservarlo da lontano quando rideva, scherzava, o lottava insieme a Natsu a Fairy Tail. Pensava che, infondo, andasse bene così.
Poi, però, aveva capito che non le bastava. Lo desiderava sempre di più, e voleva dimostrarglielo in ogni modo. Era fin troppo certa dei suoi sentimenti; quelli di Gray, invece, rimanevano un mistero.
Juvia era travolta da tutti questi pensieri mentre, titubante, fissava la porta della camera di Gray. Aveva colto il consiglio di Erza, ma, ora che si trovava davanti alla sua porta, sentiva il coraggio venirle meno. Aveva paura che se fosse entrata e gli avesse parlato, lui l’avrebbe rifiutata o, peggio, ignorata.
“Forza, Juvia, fatti coraggio. Questo momento doveva arrivare, prima o poi.” Si disse, per cercare di scacciare quella sensazione d’ansia opprimente. Avanzò di un altro passo.
“Fallo, fallo ora.” Si ripeté, mentre alzava una mano tremante.
Toc, toc.
Subito non ci fu risposta, poi un vago “Chi è?” echeggiò dall’altra parte della porta.
Juvia fece un respiro profondo, poi girò la maniglia.
 
 
Lucy era da poco tornata nella sua stanza.
La Suite era vuota, e aleggiava ancora il vago odore di detersivi che la donna delle pulizie aveva usato poche ore prima. Mentre riprendeva a sistemare i suoi vestiti, non riusciva a non lanciare occhiate persistenti al letto matrimoniale al centro della camera. Era un letto a baldacchino, con le tende di organza finissima tirate da un lato. La coperta era di un piacevole color cremisi, con delle lenzuola bianco candido dal tessuto leggero, adatto per l’estate. Nonostante le giornate fossero afose, la  brezza marina soffiava di notte, rinfrescando l’aria. Inoltre, l’hotel era poco distante dal mare, per cui le notti erano particolarmente fresche.
Lucy iniziò a prepararsi per la cena. Mentre si spazzolava i lunghi capelli biondi, ripensava alle parole di Erza.
“La stessa cosa vale anche per me... cos’avrà voluto dire?” si chiese la Maga Stellare.
Lucy aveva sempre ammirato Erza, un’ammirazione che era diventata sempre più profonda mentre veniva a conoscenza del suo oscuro passato. Erza era una donna forte, risoluta, coraggiosa e volitiva. Nonostante le facesse anche un po’ paura, Lucy trovava piacevole stare con lei. Inoltre, si sentiva più al sicuro se viaggiava in sua compagnia.
Quando seppe di Gerard, non le ci volle  molto per capire che tra i due c’era uno strano rapporto. La sensazione che aveva si trasformò quasi in certezza quando Gerard venne arrestato. Il dolore negli occhi di Erza era paragonabile solo a quello di una donna che sta perdendo l’amato, e sa che non lo rivedrà mai più. Anche se Erza non ne parlava mai e celava i suoi sentimenti davanti a tutti, era stato difficile per Lucy non capire quanta sofferenza aveva sopportato. Forse era per quel motivo che aveva parlato così a Juvia.
“Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi...” si disse, memore di quel famoso detto.
Ma perché era valido anche per lei? Lucy aveva il vago timore che Erza si riferisse a Natsu.
Scrollò il capo, testardamente.
- Non ho tempo per pensare a queste cose... ho altro per la testa... – disse a voce alta, afferrando un vestito nuovo dalla valigia. Si vestì con calma, acconciandosi i capelli in una crocchia bassa ed elegante, che le cadeva di lato. Aveva scelto un vestito color pervinca, che cadeva morbido sul seno e con un orlo svolazzante.
All’improvviso, sentì che la porta si apriva. Si girò verso l’entrata, e vide che Natsu entrava nella stanza, con un asciugamano al collo.
- Oh, sei tornato! – esclamò Lucy.
- Ciao Lucy! ... Oh, come sei elegante... – rispose lui, scrutandola da cima a fondo. Lucy arrossì.
- G-grazie. È un vestito nuovo... –
Natsu si sedette (o, per meglio dire, si lanciò) sul letto, stropicciando tutte le lenzuola.
- Sei andato a fare un bagno? – chiese Lucy, osservando l’asciugamano umido, che ora giaceva sul comodino.
- Sì... avevo voglia di rilassarmi. – rispose Natsu, stiracchiandosi.
- Da solo? – chiese lei, incuriosita.
- Uhm, sì, perché? Volevo... beh, fa niente. Insomma, stare tranquillo. Gray aveva voglia di dormire un po’.- disse il Dragon Slayer. Sembrava quasi che nascondesse qualcosa, ma Lucy non voleva indagare.
- Capito... beh, ti devi preparare? – chiese Lucy. Natsu indossava sempre i soliti vestiti.
- Certo che no! Sono già pronto, io. – affermò lui, sicuro di sé. Lucy sospirò.
- Natsu, siamo in un hotel di un certo livello, non penso ti faranno entrare al ristorante a petto nudo e con un paio di bermuda addosso! – lo rimproverò la Maga.
- Ma io non ho portato nient’altro dietro... solo gli asciugamani e la biancheria! – borbottò lui, infastidito.
- Non ti preoccupare, ci penso io... – rispose Lucy, un po’ avvilita. Natsu poteva essere davvero sbadato, a volte. Anzi, il suo problema era che fosse un ragazzo un po’ troppo genuino.
Lucy tirò fuori una delle sue chiavi.
- Apriti, Portale della Fanciulla! Virgo! – dichiarò, alzando in alto la chiave. Subito comparve lo spirito della Vergine, una piccola e seriosa ragazza vestita da cameriera.
- Buonasera, Hime. C’è una punizione, per caso? – salutò lo Spirito Stellare.
- Ehm, no, Virgo. Anzi, ho bisogno di te per un altro motivo. – asserì Lucy, poi indicò con il dito Natsu, che aveva un’espressione alquanto contrariata.
- Devo forse punire il signor Natsu? – chiese Virgo, confusa.
- No, no, accidenti! Volevo solo che trovassi uno dei vestiti degli Spiriti, da prendere in prestito solo per questa sera. Oh, beh, magari anche per la prossima. – disse Lucy, abbacchiata. – Voglio che sia un completo un po’ elegante, niente di strano per favore! – aggiunse poi.
- Sarà fatto. – rispose lo Spirito, con un breve inchino. Poi sparì nel nulla. Dopo solo una manciata di secondi, la ragazza fu di ritorno, con un completo scuro fra le mani.
- Ecco qua, Hime. L’ho preso in prestito da Leo, i vestiti del signor Scorpio mi sembravano un po’ eccessivi. – dichiarò, e Lucy annuì, concorde.
- Ti ringrazio molto, Virgo. – sorrise Lucy. Poi la congedò, prima che lo Spirito chiedesse di nuovo se c’era una punizione in arrivo.
- Ecco qua, rimediato il problema! – esclamò Lucy tutta contenta, lanciando i vestiti a Natsu. Lui li osservò a lungo, annusandoli un po’.
- Dai, non fare il musone! Andranno bene! E poi Leo ha gusto nel vestirsi. – disse la Maga, incitandolo.
- D’accordo. Ma lo faccio solo per il cibo! – rispose lui, e prese a svestirsi, noncurante della Maga davanti a sé.
- Ma almeno fallo in bagno, accidenti! – strillò lei, rossa come un peperone. Natsu borbottò qualcosa, e poi si infilò in bagno. Dopo qualche minuto uscì fuori, con l’aria di chi non è perfettamente a suo agio.
Lucy dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non squadrarlo. In effetti, quei vestiti gli stavano davvero a pennello: indossava una camicia nera, un po’ aderente, insieme a un paio di jeans blu scuro e delle scarpe anch’esse nere, molto eleganti.
- Beh? – mugugnò lui, fissandola negli occhi.
- Stai molto bene. – rispose lei, senza fiato. Poi abbassò lo sguardo, indecisa sul da farsi.
- Ok, adesso possiamo anche andare. – asserì Natsu. Poi la prese per il polso e la trascinò fino fuori.
 
 
Toc, toc.
- Chi è? –
- Ehm... Sono io, Juvia. – disse Juvia, mentre entrava timidamente nella stanza.
La ragazza si guardò intorno, senza vedere nessuno. La stanza di Gray era molto simile a quella sua e di Erza, solo più piccola. Il pavimento era di legno chiaro, c’era un armadio a parete e un letto in stile tradizionale sul pavimento, al centro della stanza. L’insieme era molto pulito e ordinato.
Da un lato, vide il borsone di Gray, semiaperto. C’era un bagnoschiuma su un tavolino basso lì accanto. Juvia lo prese in mano, annusandone il profumo. Arrossì sentendo lo stesso aroma che aveva sperimentato sulla pelle di Gray.
- Gray-sama? Sei qui? – disse, stringendo il flacone fra le mani.
Una figura fuoriuscì dal bagno, e Juvia vi riconobbe l’oggetto del suo amore.
- Ah, sei tu, Juvia! – esclamò il Mago del Ghiaccio. Era – come al solito – a petto nudo, anche se indossava un paio di pantaloni neri.
Juvia sussultò, lasciando cadere il bagnoschiuma. Imbarazzata, lo raccolse e lo rimise sul tavolino, vergognandosi di essersi fatta sorprendere.
- C’è qualche problema? – chiese il ragazzo, osservandola. Juvia aveva fatto del suo meglio per apparire carina, in vista della sua confessione: indossava un vestitino azzurro, con inserti grigio perla. Aveva lisciato i capelli e aveva osato mettersi perfino un filo di trucco.
- Ehm, Gray-sama... Io... sono venuta qui per parlare. – dichiarò la ragazza.
- Ok... dimmi pure. – rispose lui, ingenuamente. Non aveva di certo capito lo scopo di Juvia, e ora la scrutava, preoccupato che ci fosse qualcosa che non andava.
- Juvia... Juvia vuole dire che... per lei... Gray-sama... è... – iniziò, ma inciampava nelle parole. Fece un respiro profondo per calmarsi. Poi riprese a parlare, e nei suoi occhi c’era la determinazione e la luce di una ragazza innamorata.
- Gray-sama ha cambiato la vita di Juvia. Juvia era... molto sola, una volta. Non riusciva a controllare la pioggia, e nessuno voleva stare con lei. Quando Juvia ha combattuto con Gray-sama, ha capito che stava sbagliando. Ha capito che c’era un’altra vita, un altro modo di essere felice. E Juvia ha fatto smettere la pioggia. – disse la Maga, con un tono tanto accorato da stringerle il petto. Gray sgranò gli occhi, iniziando lentamente a capire il senso del suo discorso.
- Avere degli amici, una famiglia in cui stare... sono cose che Juvia non aveva prima di incontrare Gray-sama. Ma non è solo questo... è che... Juvia... No, io... penso che Gray-sama sia molto prezioso per me. Gray-sama è molto più che un compagno, molto più che un amico. – continuò lei, il battito del cuore che aumentava, tanto da affannarle il respiro.
- Juvia... – mormorò Gray, spiazzato. La donna che aveva di fronte sembrava essersi trasformata: lei, che era sempre così timida e ritrosa accanto a lui, ora lo guardava negli occhi, le guance colorite e il tono della voce pieno di passione.
- Io... io sono... –
- Juvia, aspetta... –
- Io sono innamorata di te, Gray! – gridò la Maga. Le sembrava che il cuore le stesse per scoppiare, ne sentiva i battiti pulsare nelle orecchie. Seguì un silenzio di tomba.
Gray la fissava, la bocca socchiusa dalla sorpresa. Sembrava essersi irrigidito, e nei suoi occhi c’era qualcosa di indefinibile.
- Gray-sama... dì qualcosa, ti prego. – lo supplicò lei, ma Gray rimase zitto, non muovendo nemmeno un muscolo. Juvia sentì la delusione assalirla, e, prima che questa potesse rendersi visibile sul suo volto, si girò e uscì di corsa dalla camera. Mentre correva per i corridoi, senza una meta precisa, sentiva le lacrime scenderle, brucianti, sul viso.
 
 
- Wow! Ma è fantastico! – esclamò Lucy, appena mise piede nel salone principale. La sala era luminosa e ben arredata; innumerevoli lampadari di cristallo illuminavano l’ambiente, creando un’atmosfera quasi irreale. In fondo c’erano decine di tavole apparecchiate e, sulla destra, un piccolo bar affollato da uomini in giacca e cravatta.
- Bello, eh? – disse una voce alle sue spalle.
- Erza! – esclamarono Lucy e Natsu all’unisono. Erza li salutò con un cenno della mano: indossava un vestito nero lungo, con una generosa scollatura.
Quando arrivarono tutti e tre ai tavoli, un cameriere dall’aria distinta li accompagnò fino a destinazione. Si sedettero con entusiasmo, pregustando già le prelibatezze che avrebbero offerto loro. Poco dopo arrivò anche Gray, scuro in viso. Li salutò distrattamente, per poi affondare il viso nel menù, senza proferire parola.
- Juvia non c’è? – chiese Lucy.
- Credo non si sentisse bene. – rispose Gray, a mezza voce.
- Strano, quando eravamo alle terme non sembrava stare male. – disse Erza, pensierosa. – Forse il vapore le ha fatto male alla testa. – concluse. Lucy lo osservò, pensierosa. Aveva la netta sensazione che fosse successo qualcosa tra di loro, ma tacque per paura di rovinare l’atmosfera.
Nel frattempo, Natsu aveva già attirato l’attenzione del cameriere e snocciolava una quantità infinita di portate.
- Vorrei l’antipasto misto e anche i gamberetti... ah, poi gli spaghetti coi frutti di mare! Uhm, magari anche il pollo, il manzo e il filetto alla brace. No, mi scusi, aggiunga anche le costolette! – stava dicendo con entusiasmo quasi infantile. Il cameriere annuiva, visibilmente a disagio; si stava di certo chiedendo se le scorte del ristorante sarebbero bastate per sfamare tutto il gruppo.
- Ehm... se il signore non desidera altro... – rispose il cameriere, dopo aver preso nota degli oltre venti piatti diversi che Natsu aveva richiesto.
- Io credo mi limiterò all’antipasto di pesce e al filetto al pepe verde... – disse Lucy, in imbarazzo.
- Lo stesso per me. – aggiunse Erza.
- Lei, signore? – disse il cameriere rivolgendosi a Gray, ancora apparentemente immerso nella lettura del menù.
- Ah... ehm... sì, va bene. – rispose lui.
- Va bene... cosa, signore? –
Gray si guardò in giro, confuso. – No, mi scusi. Volevo dire che prendevo gli spaghetti di riso. – disse, come per rimediare la reazione di prima.
- Molto bene, signore, signori. –si congedò il cameriere e, impettito, se ne tornò in cucina.
Dopo che ebbero ordinato calò un’atmosfera calma e rilassata. Natsu e Erza rievocavano i momenti migliori delle loro battaglie più recenti, mentre Lucy si limitava ad ascoltare e intervenire di quando in quando.
Lentamente arrivarono tutte le portate, la maggior parte delle quali erano di Natsu, che divorava tutto avidamente. Gray piluccava gli spaghetti in silenzio.
- Senti, Gray... c’è qualcosa che... – iniziò Lucy, ma Gray, senza dire una parola, si alzò di scatto dal tavolo.
- Devo fare una cosa. – dichiarò, il volto serissimo.
Lucy annuì. Gray le lanciò un’occhiata e chinò il capo, come a ringraziarla. Poi corse via dal salone, incurante degli sguardi degli altri avventori.
- Ma che gli prende oggi? – chiese Natsu, con la bocca piena di cibo. Lucy ed Erza si scambiarono uno sguardo d’intesa, mentre Natsu riprendeva ad abbuffarsi.
- Ah, è stata una cena fantastica! – esclamò Natsu. Dopo il pasto si erano spostati nella zona bar; Lucy aveva preso un cocktail alla frutta, e ora lo sorseggiava lentamente.
- Se vi interessa, ho saputo che c’è una sala giochi con ping pong qui accanto. – propose Erza.
- Oooh! Erza, ti sfido! – esclamò Natsu, puntando il dito sulla Maga dai capelli rossi.
- Accetto la sfida, Natsu. Ma sappi che non riuscirai a battermi. – disse Erza, sicura di sé.
- Lucy, vieni anche tu? – chiese Natsu. Lucy scosse la testa.
- Vi raggiungo più tardi, prima finisco di bere il cocktail. – rispose lei. I due annuirono, allontanandosi verso la saletta vicina.
Lucy continuò a bere, spostando lo sguardo sugli altri clienti; le piaceva stare lì, non c’erano persone che rumoreggiavano e nell’aria si spandeva una leggera musica proveniente da alcuni altoparlanti magici.
- Buonasera, signorina. – disse una voce melliflua alle sue spalle. Lucy si girò di scatto e si ritrovò davanti un uomo sulla trentina, vestito di tutto punto e con una quantità esagerata di gel sui capelli. Odorava talmente tanto di colonia che le venne quasi naturale portarsi la mano alla bocca, disgustata.
- Mi scusi se la disturbo, ma mi chiedevo cosa ci facesse una ragazza tanto bella tutta sola qui, nel bar. Il suo fidanzato l’ha lasciata qui, per caso? – disse l’omuncolo, sorridendo.
- Io non... non ho un fidanzato. E, comunque, non ho il diritto di starmene qui in santa pace? – sbottò Lucy, infastidita. Non era certo la prima volta che un marpione cercava di abbordarla, ma questo le pareva particolarmente untuoso.
- No, certo che ha il diritto! – rispose l’altro, scoppiando in una risata priva di felicità. – Allora, le dispiace se mi siedo anch’io? –
- Faccia come le pare. – rispose lei, secca. L’uomo si sedette accanto a lei, prendendo una posa da playboy.
- Mi permetta una presentazione. Sono Donnie van der Lust, conte della città di Floramare. Mio padre è nell’industria militare. – disse, convinto di poter fare colpo sulla Maga Stellare. Lei gli rivolse una blanda occhiata, per nulla impressionata. Dopotutto, era la figlia della Casata Heartphilia, era abituata fin da piccola a incontrare persone eminenti o di alto rango.
- Beh, ehm... non mi vuole dire il suo nome? – aggiunse Donnie, spiazzato dalla mancanza di reazione di Lucy.
- Sono Lucy, Maga di Fairy Tail. – disse, evitando accuratamente di nominare il cognome del padre.
- E’ un onore conoscere una Maga tanto affascinante. Che ne dici se ce ne andiamo in un altro posto, Lucy, magari il giardino qui fuori? C’è tanto rumore, qui... – ribatté l’uomo, avvicinandosi a Lucy.
- No, grazie, non mi interessa. – rispose lei, piccata. L’uomo non diede segno di essersi arreso.
- Dai, bellezza, non fare tante storie... potrei anche farti un bel regalino, se vieni con me... – insinuò l’altro, tentando di afferrarle la spalla. Lucy reagì d’istinto, afferrandogli la mano.
- Se credi di poter comprare una ragazza con degli stupidi regalini, ti sbagli di grosso! Non sei altro che uno dei soliti ricconi da strapazzo, viscidi e disgustosi, che credono di ottenere tutto con i soldi! – gridò Lucy.
- Tu, piccola insolente... – iniziò Donnie, rabbioso.
- Ehi, Lucy! Erza mi ha battuto tre volte... ehi, che succede? – esclamò una voce dietro di lei.
- Natsu! – disse Lucy, riconoscendo il Dragon Slayer. Natsu guardò interrogativo prima lei, e poi il marpione.
- Chi è questo straccione? – sbottò Donnie, con un sorrisetto sarcastico. Natsu si adombrò.
- Ma sentitelo! Puzza così tanto di profumo che si sente fin qua! – esclamò. Il conte arrossì.
- Lucy, perché sei in compagnia di un tipo che puzza così tanto? – chiese Natsu, infastidito.
- Io e la signorina Lucy stavamo andando a farci un giretto, lontano dai guastafeste come te. – ribatté l’uomo, cercando di mettere un braccio attorno alle spalle di Lucy. Natsu, in un attimo, lo afferrò e lo buttò a terra. Donnie guaì come un cane bastonato.
- Ehi, ma che fai? – disse, esterrefatto.
- Natsu, lascia stare, non ce n’è bisogno! – intervenne Lucy. Natsu lasciò andare l’omuncolo, che terrorizzato, si allontanò a passo spedito, borbottando maledizioni.
- Non era necessario. Lo avrei allontanato io. – disse Lucy, ma il Dragon Slayer tacque.
- Ragazzi! Che state facendo? – gridò Erza, che nel frattempo li aveva raggiunti.
- Niente, niente. – si affrettò a dire Natsu, lasciando una Lucy un po’ sorpresa. Si aspettava quasi che si mettesse a sbraitare per il salone e tentasse di convincere Erza a dargli man forte.
- Beh, se non vi dispiace, io andrei a riposare. Anche se abbiamo appena cenato, è già mezzanotte passata; io, inoltre, devo lucidare le armature prima di andare a letto. – asserì Erza.
- Ehm... d’accordo, Erza. Dato che Gray e Juvia non si vedono andrò anch’io. – rispose Lucy, a disagio ogniqualvolta che Erza se ne veniva fuori con una delle sue strampalate abitudini.
- Lucy, vengo anch’io. – aggiunse Natsu, e insieme si incamminarono verso il primo piano.
- Buonanotte. – li salutò Erza, prima di entrare nella camera 102.
- ‘Notte. – sbadigliò Natsu, mentre seguiva Lucy all’interno della Suite.
Una volta entrati, Lucy si diresse in bagno, afferrando al volo il pigiama, mentre Natsu, silenzioso, si affacciava sulla finestra aperta.
Mentre la Maga Stellare si cambiava, rifletteva su Gray e Juvia. Che Juvia si fosse confessata, e Gray l’avesse rifiutata? Oppure, come al solito, la Maga dell’Acqua era andata in tilt ed era scappata ancor prima di proferire parola?
Lucy si infilò la canotta azzurra e un paio di shorts di cotone; non le serviva altro in una notte tiepida come quella. Si sciolse i capelli e iniziò a lavarsi i denti. All’improvviso, come se la sua mente l’avesse nascosta in qualche buio meandro, la sensazione di stare per andare a dormire con Natsu la assalì nuovamente. Si guardò allo specchio, vedendo una Lucy agitata e quasi sudaticcia.
“Calma, calma. Non succederà niente, sarà come al solito.” Si disse, e, forte di quel pensiero, uscì dal bagno. Vide che Natsu era ancora alla finestra, e una leggera brezza gli scompigliava i capelli arruffati. Si era tolto il completo da sera di Leo, e aveva indossato un paio di pantaloni bianchi fino al ginocchio come pigiama.
- Natsu? – lo chiamò la ragazza, e lui parve destarsi da una trance profonda.
- Cosa? – rispose, osservandola.
- No, niente... mi sembravi immerso nei tuoi pensieri... – disse lei. “Da quando in qua Natsu Dragneel si perde nei suoi pensieri?” si ritrovò a riflettere.
- Sono solo un po’ stanco. – ribatté, sorridendo. Ora sì, che sembrava tornato in lui. Natsu si infilò sotto le lenzuola bianche, spostando il copriletto. Lucy rimaneva in piedi, in un’attesa titubante.
- Che fai? Non hai sonno? – gli chiese lui, con una naturalezza tale da farle venire il nervoso. Possibile che lui fosse sempre così tranquillo?
- Ah... sì, certo. – le rispose lei, e si distese dall’altro lato, il più lontano possibile da lui.
Rimasero così per un po’, lei su un fianco e lui supino, ascoltando il sommesso frinire delle cicale e dei grilli, e lo sporadico verso di qualche rapace notturno. Lucy aveva gli occhi chiusi, ma era certa che non sarebbe riuscita ad addormentarsi.
Il fatto era che, nonostante avessero già dormito assieme, c’era anche Happy con loro: una presenza che, in un certo senso, rendeva tutto più semplice e innocente. Ma ora erano solo loro due, in un enorme letto matrimoniale, quasi fossero una coppia sposata in luna di miele. E Lucy era combattuta a tal punto da non riuscire a muovere un muscolo. All’improvviso, sentì che Natsu si muoveva nel letto; Lucy pensò che si fosse già addormentato e si agitasse nel sonno. Quasi sobbalzò quando sentì il suo calore accanto a sé.
Non la stava nemmeno sfiorando, eppure lui, un Mago del Fuoco, emanava un tale calore dalla sua pelle che era percepibile anche senza doverlo per forza toccare.
- Lucy. – mormorò Natsu, e la Maga trasalì, sentendo il suo respiro sulla nuca. Il suo battito iniziò ad accelerare, come incontrollato.
- Mi dispiace per prima. Ti sei arrabbiata? – continuò lui.
- Io... no, tranquillo. È che non volevo che ci fosse una delle solite risse anche quando siamo in un posto come questo. – rispose lei, avvertendo la sua aura più che mai.
- E’ che io... quando l’ho visto toccarti... insomma, pensavo volesse farti del male. – borbottò lui. Lucy sentì il cuore fare una capriola. Natsu era... geloso?
- N-no, cioè... era solo uno stupido dongiovanni. – ribatté lei, cercando di controllare la sua voce. Era così maledettamente vicino...
- Li odio. – dichiarò lui, e Lucy poté giurare di aver sentito i suoi muscoli irrigidirsi. Lentamente, si voltò verso di lui, scoprendo che era più vicino di quanto pensasse. Poteva vedere il riflesso della tenue luce lunare sfiorargli il volto.
- Davvero, Lucy, io... non so perché, ma non sopporto questo tipo di... persone. Soprattutto se danno fastidio a te, Lucy. – aggiunse, abbassando lo sguardo.
- Perché io e te siamo amici, Natsu. E siamo compagni. – rispose Lucy, abbozzando un sorriso.
- Già... – rispose lui. Tacque per un attimo, e poi allungò un braccio verso di lei, circondandola. Lucy si appoggiò al suo petto bollente, aspirandone il profumo selvatico. Era un gesto già compiuto altre mille volte, ma, quella volta, per lei non aveva lo stesso significato.
Lucy si sentì travolgere da una miriade di sentimenti: amicizia, gratitudine, affetto, sicurezza, timore, imbarazzo. Non riusciva a discernere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, ma giunse alla conclusione che nessuno di essi era più vero dell’altro. Era semplicemente tutto quello che provava per Natsu, e non poteva cambiare quel fatto.
Sentì che il ragazzo appoggiava la mano sui suoi capelli e prendeva a carezzarli, lentamente. Era un gesto inusuale, per cui Lucy alzò la testa per poterlo guardare in viso. Lui la stava fissando, con un’espressione indecifrabile sul viso.
- Noi siamo amici, Lucy? –
- Certo. –
- E siamo anche compagni? –
- Praticamente da sempre. – sorrise la Maga.
- Allora perché mi batte così forte il cuore? – chiese lui. Lucy arrossì, senza proferire parola. Sentiva che qualcosa si stava spezzando, lentamente, in fondo al cuore: non capiva se era la barriera che loro stessi si avevano frapposto, o se era l’innocente, puro rapporto d’amicizia che li aveva legati finora.
No, non voleva che finisse così, non voleva rovinare tutto, eppure sapeva che non poteva nemmeno controllare le sue emozioni, ora. Sembrava così ovvio, così naturale avvicinare i visi sempre di più. Lucy si sentiva scossa da un brivido che sapeva di scoperta.
- Batte forte anche a me. – sussurrò, e capì che ora non aveva più scuse.
Natsu si avvicinò, titubante, come se stesse imparando per la prima volta cosa voleva dire quel gesto. Fu una questione di un attimo, e le loro labbra si sfiorarono in un timido e goffo bacio. Lucy chiuse gli occhi, travolta dalle sue stesse sensazioni, mentre Natsu si riavvicinava un’altra volta, assaporando le labbra di lei.
Le pareva di avere aspettato così a lungo. Le mani del Dragon Slayer, che prima le sfioravano i capelli, ora osavano attraversarle le spalle, la schiena, le braccia e ancora i fianchi.
Lucy, dal canto suo, si era aggrappata alla sua schiena, mentre un calore sconosciuto esplodeva nel basso ventre, ottundendole la mente. Ora non ragionava più: ci pensava il suo corpo per lei.
La mano di Natsu continuava ad accarezzarla, e, con un gesto veloce, si infilò sotto la canotta, esplorando la pelle nuda della schiena di lei.
- Ah – sospirò Lucy, staccandosi da lui. Vide un Natsu che non aveva mai osservato prima: era arrossito in viso, gli occhi lucidi e lo sguardo frastornato.
- S-scusami. – mormorò lui. Tacquero entrambi, imbarazzati per l’accaduto.
- No, io... è che... non me l’aspettavo, ecco tutto. – disse Lucy, il viso in fiamme. Il calore inusitato di Natsu aveva risvegliato in lei sensazioni sconosciute, che la spaventavano.
- Lucy, io... –
- Non dire niente. – lo interruppe lei. Non c’era bisogno di parole, non ora. Si appoggiò di nuovo al suo petto, abbracciandolo. Natsu sorrise, allacciando le gambe alle sue, ed entrambi rimasero immobili, fino a che il sonno non li avvolse nel suo nero manto.





* Ame no Onna = Donna della Pioggia

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Capitolo 4
*** Sogni -- Il ghiaccio e la pioggia ***


Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Sentimentale, Fluff
Pairing: Natsu/Lucy con un piccolo Gray/Juvia
Avvertimenti: Giallo


Capitolo IV: Sogni – Il ghiaccio e la pioggia

 
Mi prostro umilmente e chiedo scusa per il ritardo enorme! Ho avuto un po’ un buco nero con l’ispirazione, e dunque ho ritardato un bel po’. Mettiamo anche che sono sotto esami,e non ho molto tempo a disposizione. Però... eccoci qua!
Spero di non essere andata troppo OOC con Gray,ma mi giustifico con il fatto che non si sa come un Gray sentimentale sia... Mashima-sensei, ci penserà la sottoscritta ad aiutarla! *^*/   *inchino profondo*
 
Comunque, non ditemi che non avete visto/sentito la preview dell’epi 113 *Q*
Andate, e dopo non ditemi che Lucy e Natsu non sono fatti l’uno per l’altra! >///////<
 
Un grazie speciale e un abbraccio a (in ordine di recensione più recente):
Ria-chan
xMoonxMagYx

Elly_MonkeyDLuNa
NaruHina91
Saralasse
_I n o r i_
 
Siete il mio carburante della creatività! <3
 
 
 
L’acqua calda delle terme creava piccole volute di vapore, che galleggiavano sul pelo della superficie, come piccole mongolfiere di aria calda. Perfino l’erba sembrava trasudare, piegata dal peso delle gocce di rugiada. L’atmosfera era così irreale... tutto sembrava avvolto da una nebbia azzurrastra.
Lucy camminava incerta, muovendosi tra quei banchi d’acqua galleggiante, con l’asciugamano stretto sul corpo formoso. Era qui per il bagno? Ah, sì. Sotto il braccio portava il piccolo secchiello di legno con i sali e il sapone.
Mentre la Maga camminava, la nebbia delle terme sembrava diradarsi ai suoi piedi. Lentamente, iniziò a scorgere una figura immersa nella foschia. Si avvicinò cauta, ma senza timore, perché quella figura non le incuteva paura.
Uno strano senso di familiarità la pervase, quando riuscì a intravedere una schiena muscolosa, dalla pelle piacevolmente ambrata. Sapeva già chi era, riusciva a sentire il suo profumo speziato fino lì.
- Natsu... – mormorò Lucy. Lui girò appena la testa, come se avesse appena sentito un bisbiglio.
- Natsu... sono io. – ripeté la Maga Stellare, avanzando ancora di qualche passo. Il calore dell’ambiente sembrò farsi più forte. La Maga si rese conto di sudare.
Natsu si girò, con voluta lentezza. Era nudo dalla vita in su, e portava solo il suo solito paio di bermuda. Il suo viso era indecifrabile. Ora fissava con gli occhi scuri il viso di Lucy.
- Lucy, sei qui. Alla fine... – rispose Natsu. Camminò in avanti, con una strana luce negli occhi. Lucy annuì, anche se non capiva nemmeno lei il senso di quelle parole. Sapeva solo che era giusto, che era ciò che doveva fare.
Natsu, ormai, era davanti a lei. Il Mago allungò una mano a sfiorare la sua. Lucy sentì un tremito forte, che la percorreva dentro. A quella reazione, Natsu si avvicinò e la strinse in un caldo abbraccio. 
- Natsu... – disse Lucy, confusa. Il calore del suo corpo e il suo odore la inebriavano, le sembrava di perdere la ragione. Sentiva il battito del suo cuore sul suo petto, e il contatto con le sue mani bollenti le spezzava il respiro.
- Lucy. – sussurrò lui, staccandosi appena da quell’abbraccio. Ora la guardava fisso, con l’espressione più seria che gli avesse mai visto. Nel tempo di un battito di ciglia, appoggiò delicatamente le labbra sulle sue.
Lucy sussultò, sorpresa da quel gesto; ma non si tirò indietro. Ricambiò il bacio, sentendo che diventava più profondo ogni momento che passava.
Anche se, in cuor suo, non riusciva a comprendere la situazione assurda che si era creata, non voleva separarsi da lui. Si rese conto che quegli attimi, quel bacio, erano la cosa che voleva di più in assoluto. Si ritrovò a sperare disperatamente che quel momento non finisse più.
Con un moto di sorpresa sentì le mani di Natsu farsi strada sul suo corpo, voraci, e la sua stessa pelle che rabbrividiva, bramosa di quelle attenzioni. Si accorse appena dell’asciugamano che cadeva, lasciandola inerme davanti a lui.
Ma Natsu sembrava totalmente concentrato sul bacio, e accarezzava il corpo di Lucy come se non avesse fatto altro nella sua vita. I suoi gesti erano così sicuri, come fossero meditati, mentre esploravano la schiena, le scapole, i fianchi sinuosi. Lucy strinse Natsu a sé, aggrappandosi al suo petto.
Lentamente, la fece sdraiare sull’erba umida, in un gesto carico di promesse. Lucy si lasciò trasportare, il suo corpo in fiamme. Aveva la sensazione che dove toccasse Natsu, un marchio di fuoco rimanesse impresso sulla pelle. Ma era un fuoco dolce, che bruciava di passione, un fuoco desiderabile tanto quanto i suoi baci.
La bocca di Natsu lasciò la sua per avventurarsi sul collo, strappandole gemiti di piacere e di sorpresa insieme. Lucy aveva il respiro mozzato, mentre i baci di Natsu scendevano sul suo corpo, trovando i luoghi che più bramava.
Lucy gli sfiorava i capelli disordinati, la mente annebbiata. All’improvviso, quando la situazione sembrava arrivare al suo apice, Natsu si fermò. Tornò col viso davanti a quello di Lucy, arrossito.
- Natsu, io... volevo dirti che... è ok. – bisbigliò lei, la voce languida.
- Lucy. – la chiamò lui.
- Sì? –
- Lucy, io ti a...-
 
- Waaah! – un grido di sorpresa svegliò Lucy di soprassalto, e lei si ritrovò, fradicia di sudore, di nuovo sul suo letto. Il sogno era stato così vivido e profondo, anche più della prima volta. Cercò di fare un respiro profondo, mentre il battito del suo cuore galoppava a velocità mai raggiunte prima.


 ***

 
Da quando Juvia aveva fatto quella dichiarazione, Gray si sentiva in subbuglio. Non si era aspettato un gesto del genere da lei. Appena lei aveva lasciato la sua stanza, si era pentito di non aver risposto. Aveva intravisto, nel suo sguardo, una disperazione pari solo alla sua determinazione.
Aveva tentato di fare finta di niente, ma non riusciva a levarsi di dosso il viso di Juvia, il suo rossore che la rendeva così graziosa.
Non aveva mai compreso fino in fondo il suo rapporto con Juvia. Sapeva che era una combattente eccezionale, una ragazza determinata e sincera, e, lentamente, si era abituato a sentire sempre la sua presenza accanto. Nei rari momenti in cui lei non c’era, provava una strana sensazione al petto, che non aveva mai voluto spiegarsi.
Si era ripromesso di non ferirla mai; aveva intuito vagamente i suoi sentimenti  per lui, ma aveva sempre pensato che non ci fosse spazio per le emozioni, durante le battaglie. In generale, non c’era spazio per loro nemmeno nella vita di tutti i giorni di Gray.
Aveva sempre vissuto alla giornata, minuto per minuto, secondo per secondo. L’unica donna che avesse mai amato era stata la sua mentore e insegnante, Ul. Dopo la sofferenza provata alla sua scomparsa, aveva chiuso un cassetto del suo cuore, che non aveva intenzione di riaprire. Con il tempo, però, si era ritrovato ad apprezzare la compagnia di Juvia. Non era come stare con Lucy, che trovava attraente ma non più di una buona amica, o di Erza, che stimava ma che trovava anche inquietante. Juvia trasmetteva sempre una passione, in ciò che faceva, che stupiva Gray. Da quando era arrivata a Fairy Tail era diventata una persona diversa: più aperta e sorridente, e più fiduciosa nella vita. E quando le aveva fatto quella confessione, si era sentito sommergere da sensazioni contrastanti: da un lato imbarazzo, e dall’altro uno strano calore allo stomaco, al pensiero che fosse stato per merito suo che ora Juvia fosse felice.
Era già la seconda volta che si soffermava a pensare a Juvia. Non capiva l’ambiguo rapporto tra di loro, né il fatto che si fosse assuefatto così tanto alla sua presenza costante. Non poteva essere amore, no. E poi, Gray non si era mai innamorato in tutta la sua vita; aveva amato Ul, sì, ma come fosse una madre e una maestra, non come una donna.
“E anche fosse amore? Questi sono sentimenti che non durano... le persone vanno e vengono, non vale nemmeno la pena di sforzarsi a stare accanto a una donna...” pensò, cercando di convincersi. Continuò con questi pensieri per un po’, fino a che non si rese conto che cercare così ossessivamente la Maga dell’Acqua non era poi così coerente con ciò che stava pensando. Si fermò in mezzo al corridoio, in preda alle sue stesse emozioni.
All’improvviso, un debole suono raggiunse le orecchie: era un sommesso singhiozzare. Subito Gray riconobbe la voce di Juvia, e iniziò uno strano inseguimento, tendendo la testa a destra e sinistra. Arrivò alla fine del corridoio del piano terra, e si accorse che c’era una porta di servizio socchiusa. Si avvicinò, titubante, fino a che non poté sbirciare all’esterno: seduta su una roccia piatta, accanto a un laghetto artificiale, c’era Juvia Lockster, il viso nascosto dalle mani guantate.
 
“Ho sbagliato tutto!” pensava Juvia, mentre correva veloce tra i corridoi dell’hotel. Sentiva appena il rumore dei suoi passi frettolosi, perché le orecchie erano riempite dal suono dei suoi singhiozzi.
Certo non si aspettava una reazione passionale da parte di Gray, ma non si era preparata a tanta indifferenza. Nei suoi occhi non riusciva a leggervi niente, forse un’ombra di confusione e di sorpresa.
“Forse Gray-sama è davvero freddo come il suo ghiaccio...” si ritrovò a pensare, ma poi scosse la testa. Il Gray-sama che conosceva lei era gentile, era coraggioso e determinato. Forse un po’ attaccabrighe, ma era la persona più bella che Juvia avesse mai incontrato. Gray era migliore di quanto non fosse mai stata lei.
Dopo aver sceso le scale fino al piano terra, rallentò. Le lacrime scendevano ancora copiose sul volto, offuscandole la vista, così si fermò per asciugarle. Si accorse, con la coda dell’occhio, che la porta in fondo al corridoio era socchiusa.
“Che qualcuno l’abbia dimenticata aperta?” si chiese Juvia, avvicinandosi. Fece per chiuderla, quando un luccichio argentato attirò la sua attenzione. Sbirciò attraverso la fessura, intravedendo un piccolo, grazioso laghetto artificiale. Attratta, si infilò nel giardino, dimenticando la porta aperta dietro di sé.
Ora poteva ammirare il piccolo laghetto in tutto il suo minuscolo splendore: l’acqua era trasparente, e all’interno alcune piccole carpe koi nuotavano pigramente. Sulla superficie, due grandi ninfee rosa si spostavano grazie al breve spostamento di corrente creato dai pesci.
- E’ bellissimo... – mormorò Juvia, sedendosi su di una grande pietra piatta sul suo bordo. Rimase per un po’ a fissare la superficie, mentre il sole tramontava. Aveva sempre sentito una profonda relazione con l’acqua; anche in quel momento, nonostante fosse profondamente triste, le sembrava che i dolci movimenti del laghetto la ipnotizzassero, cullandola. In quel modo, avrebbe sentito meno dolore.
Ma Juvia si era illusa: dopo poco, accompagnata dalla sensazione di stomaco vuoto, ritornò prepotente anche l’immagine di Gray. Senza che potesse fare molto per controllarsi, Juvia ricominciò a piangere.
Non le pareva vero di aver sperato così tanto, di aver fatto così tanto per Gray, e non riuscire a vedere i suoi sentimenti ricambiati. Solo in quel momento si rese veramente conto di cosa vuol dire il termine “amore a senso unico”.
Appoggiò le mani sul viso, nascondendole.
- Juvia! – esclamò una voce davanti a lei. Juvia alzò la testa, sussultando. Ansante e con la camicia mezza sbottonata, Gray stava dritto davanti a lei.
- G-g-g... – balbettò lei, sconvolta. La vergogna si impadronì presto delle sue guance, facendole abbassare lo sguardo.
- Finalmente ti ho trovata. – disse lui, avanzando di qualche passo. Aveva un’aria a metà fra l’indeciso e l’imbarazzato.
- G-Gray-sama mi s-stava cercando? – rispose lei, la voce spezzata.
- Io... – iniziò lui, arrossendo. - ...mi... mi dispiace per la mia reazione di prima. Ehm... – aggiunse, tossicchiando. “Ma che sto dicendo?” si ritrovò a pensare. Juvia era lì, il viso arrossato e gli occhi lucidi, e lui cercava di dare un senso ai suoi pensieri confusi. Era terribilmente goffo.
- Su, non piangere... – mormorò, avvicinandosi. Si accovacciò accanto alla Maga, e, istintivamente, portò una mano sul viso di lei, asciugandole una lacrima. Lei, in tutta risposta, divenne rossa come un peperone.
- Gray-sama è... è gentile, ma... non serve che faccia tutto questo. Juvia ha... ha capito. – rispose Juvia, alzando lo sguardo. Nonostante l’imbarazzo le annodasse la lingua e le scompigliasse i pensieri, non poteva fare a meno di notare, ancora una volta, come fosse bello Gray; il suo viso così vicino, ora, sembrava ancora più incredibile.
- Hai capito... cosa? – rispose Gray, alzandosi di scatto. Tutto ad un tratto, si sentiva irritato.
- No, Juvia, non puoi capire. Non puoi capire che vuol dire sentirsi soli, perdere tua madre, sapere che... che nella vita, le cose finiscono quando meno te lo aspetti. Non voglio avere illusioni, Juvia. – sbottò, dandole le spalle.
- Juvia è... –
- Non è che io ti odi, sia chiaro! È che... tutto questo... non sono fatto per queste cose... –
- Gray-sama, voglio dire che... –
- Da quando ho perso Ul, non ho voluto pensare ad altro... –
- GRAY! – urlò Juvia, scattando in piedi. Era la seconda volta che sbottava così davanti a lui. Lui, nuovamente sorpreso, si zittì.
- Gray-sama... Credi che Juvia non lo sappia? Che non sappia cosa significhi sentirsi soli sempre, ogni giorno, ogni momento della propria vita? Juvia ha passato quasi tutta la vita a chiedersi perché non meritasse un po’ di affetto. Juvia... Juvia ha sempre avuto la pioggia, e nient’altro. Gli Element Four non erano la mia famiglia, non lo sono mai stati... – disse lei, torcendosi le mani.
- ... e questo è perché Gray-sama capisca che Juvia sa cosa si prova! E che Gray-sama non è solo! Ci sono Natsu-san, Lucy-san, Erza-san... e... c’è anche Juvia. – aggiunse, finendo la frase in un sussurro. Alzando gli occhi, vide che Gray era muto, con un’espressione scioccata.
- Sono un idiota. – rispose Gray. Si rese conto di quanto sciocco era stato a sottovalutare Juvia, a credere che il mondo girasse solo per lui, e per il suo passato. Si rese conto che era stato egoista, e che Juvia era l’unica che aveva desiderato più di tutti di vederlo felice. Quella consapevolezza era così forte da fargli girare la testa, quasi come se fosse stato schiaffeggiato.
- Un vero idiota. – ripeté, con un sorriso amaro. Juvia si alzò e lo avvicinò.
- Gray-sama non è un idiota, Juvia lo sa. – disse con dolcezza – Gray-sama è coraggioso e leale, è un combattente forte e un compagno di Gilda... Juvia... Juvia... – continuò, ma di nuovo inciampò nelle parole, e quel breve momento di audacia lasciò di nuovo spazio alla goffaggine di Juvia. La Maga sentì di nuovo le guance imporporarsi.
- Juvia... io non ti merito... – disse Gray, ma a voce così bassa che era a malapena udibile.
- Eh...? – fece Juvia, ma non riuscì nemmeno a completare quella piccola, minuscola sillaba, che si sentì avvolgere da delle braccia forti e tiepide: le braccia di Gray.
Juvia spalancò la bocca per dire qualcosa, ma ne uscì solo un suono sordo di sorpresa. Mentre cercava di rimettere insieme i pensieri, fu avviluppata dalla fragranza fresca del Mago del Ghiaccio. Sapeva di inverni nevosi e rugiada, di bosco e di pioggia. Juvia chiuse gli occhi, il cuore martellante, sentendo che ogni traccia di dolore era sparita.
 

 
Lucy si era fiondata in bagno non appena si era resa conto di essere di nuovo nel letto, con Natsu. Aveva chiuso la porta a chiave e si era seduta sul bordo della piccola vasca.
“Stupida, stupida, stupida Lucy!” continuava a ripetersi, mentre con un asciugamano pulito si toglieva il sudore appiccicoso. In parte era colpa di Natsu: la stava ancora abbracciando quando si era svegliata; il suo calore, così confortevole nella notte fresca, era soffocante una volta che il sole era sorto. Ma, dall’altro lato, era stato il sogno, quel sogno, a farle quell’effetto.
“Non di nuovo, accidenti!” pensò la Maga Stellare, torcendosi nervosamente i lunghi capelli biondi.
Si guardò allo specchio: il rossore non voleva proprio andarsene. Si era già sconvolta abbastanza la prima volta, due giorni fa, e adesso era pure peggio! Come succede spesso con i sogni troppo vividi, sentiva ancora addosso le sensazioni di quel viaggio onirico: la pelle calda, ma, soprattutto, il tocco infuocato di Natsu. Quelle sensazioni, anche se non voleva ammetterlo a sé stessa, erano state incredibili.
- No, no, no, no! – disse a voce alta, scuotendo la testa.
Cercò di fare un bel respiro profondo, per poter mantenere la calma e la sua solita aria amichevole. Si sciacquò il viso, e ritornò in camera.
Natsu era ancora mezzo addormentato, con il braccio ad avvolgere una Lucy che non c’era più.
La Maga si avvicinò al letto, osservandolo: sembrava un bambino, il volto disteso e sereno. C’era qualcosa, in Natsu, che emergeva soltanto durante il sonno. Senza rendersene conto, si era accostata troppo; era vicinissima al suo viso abbronzato. Poteva perfino sentire il suo respiro.
- Mmh, Lu... cy... – mormorò, e Lucy sobbalzò, colta in flagrante. Natsu socchiuse gli occhi.
- Sei già sveglia? – disse, stropicciandosi gli occhi. Poi sbadigliò, del tutto a suo agio.
- Ah... ha... ha ha ha! – rise lei, nervosamente, - S-sì, beh, no, cioè... ehm... non stavo... non ti stavo guardando! – si affrettò ad aggiungere, paonazza.
- Eh? – rispose lui, che evidentemente non se n’era accorto. Lucy fece un sospiro di sollievo.
- Ehi, Lucy. – disse il Dragon Slayer, tirandosi su un fianco.
- C-cosa? –
Natsu si avvicinò al bordo del letto, e afferrò il braccio di Lucy con la mano. La Maga poteva sentire il suo calore propagarsi per tutto il corpo. Rabbrividì, mentre il cuore ricominciava a pompare come un forsennato.
- Ah... eh... – biascicò lei, confusa. Lui si avvicinò ancora di più, il volto serissimo. Lucy non poteva non ricordare il suo doppione, nel sogno.
- Lucy... – sussurrò Natsu, gli occhi fissi su di lei.
- S-sì? – rispose la Maga. Le sembrava che le gambe le fossero diventate di burro. Non riuscì a impedirsi di fissare le sue labbra, sottili e ben disegnate.
- ... Ho fame. – dichiarò. Per poco Lucy non cascò sul pavimento.
- IDIOTA! – urlò, e, velocissima, uscì dalla stanza.

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Capitolo 5
*** Pentimenti -- La Sua Incertezza ***


Potete odiarmi quanto volete, lo so che ho mollato questa fic come una scemaaa! TT^TT Come sempre, però, cercherò di essere più IC che posso, soprattutto perché sono anche molto soddisfatta del capitolo precedente! ;)
 
A me sembra che Mashiro voglia rendere sempre più Canon la loro coppia! *__* O è solo la fantasia di una pazza shipper come me? XD
 
Comunque, un grazie infinito e un abbraccio caloroso a tutte le mie recensitrici affezionate! <3
xMooNxMagYx
Saralasse
_I n o r i_
Lucy_chan93
Burning
Ria-chan
NaruHina91
MissAnimeLover99
Krizia
Blue Dragonfly
Martawent
MunsuD
F_naluST
Shinatsuky
 
Cosa farei senza di voi?? Vorrei potervi abbracciare una ad una,peccato che non si può! XD Comunque sapete quanto mi fate felice! <3 Spero vi possa bastare ;)
 
 
 
 
- L’ho fatta arrabbiare di nuovo... – borbottò Natsu, mentre, a malavoglia, si rimetteva i vestiti della sera precedente. “Ma poi, che ho detto di sbagliato? Ho solo fame...” pensò, irritato.
Il Mago del Fuoco si sedette sul bordo del letto, pensieroso. La mente corse a ciò che era successo la sera prima, a ciò che lui aveva fatto la sera prima. Avvampò all’improvviso, conscio delle sue azioni.
Era stato avventato? Maleducato? Impulsivo?
Eppure, in fondo al cuore, non sentiva di aver fatto la cosa sbagliata. In principio, si era chiesto perché avesse baciato Lucy, ma la sensazione del suo corpo tiepido, del suo profumo di fiori e del suo viso così vicino... erano stati irresistibili. Natsu aveva la sensazione di aver perso il controllo.
Il Dragon Slayer si chiese cosa provava per Lucy. Non aveva dubbi sul fatto che fosse diventata estremamente importante per lui. All’inizio come compagna di Gilda, poi come amica, e poi... poi cosa? Cosa rappresentava Lucy? Era ancora un’amica, dopo quello che aveva fatto? In fondo, era stato più forte di lui, era stata un’azione dettata dall’istinto.
Ma Natsu non era tipo da rimuginare troppo sulle cose, e già il fatto che il pensiero di Lucy gli portasse via tanto tempo era qualcosa di eccezionale. Nemmeno Lisanna gli aveva fatto provare una cosa simile; sì, Lisanna lo conosceva da una vita, ma era stata lei la prima - e l’unica - a considerarlo parte della loro “coppia”. A Natsu non dispiaceva, ma c’era qualcosa, nel rapporto con Lisanna, che mancava. Forse era la sensazione che gli stringeva il petto quando Lucy lo abbracciava, o il fatto che non si stancasse mai di osservarla. O forse ancora era il suo odore. Natsu non sapeva spiegarsi.
Mentre rimuginava, si era avviato verso la sala da pranzo. Arrivato, vi trovò Erza, che si era già servita di pane tostato, caffè e marmellata, e Lucy, che stava camminando verso il tavolo con una tazza di tè in mano.
Lei sussultò nel vederlo, e la tazza traballò pericolosamente, spargendo qualche goccia per terra.
- Y-yo, Lucy! – salutò Natsu, a disagio. E ora perché diavolo era così teso?
- C-ciao, Natsu... – rispose la Maga, e, velocemente, si sedette accanto a Erza.
- Ehi, Natsu. Come va? – intervenne Erza, addentando poi una grossa fetta di toast.
- Ciao, Erza. Bene, bene. – borbottò lui -...Beh, io vado a mangiare. – aggiunse, felice di dover lasciare il tavolo. Iniziò, goffamente, a riempire il vassoio di pane, brioches, uova e pancetta. Sentì lo stomaco stringersi un pochino. Non era davvero da lui perdere l’appetito così velocemente.
Lucy, nel frattempo, lo osservava di soppiatto. All’improvviso si sentiva la faccia bollente; temeva in modo irrazionale che qualcuno potesse indovinare ciò che era successo la sera prima solamente guardandola in viso. Iniziò a mescolare lo zucchero nel tè, come per distrarsi. Fu forse l’eccessivo tintinnio del cucchiaino – o forse perché dopo un minuto intero Lucy stava ancora mescolando il tè - ma Erza interruppe la colazione osservando Lucy, incuriosita.
- Qualcosa non va, Lucy? – domandò la Maga. Lucy trasalì.
- M-m-ma cosa, Erza? Hahaha, niente, niente! Non c’è niente! – disse, cercando di mascherare l’ormai evidente imbarazzo. Il rossore ormai si era impadronito definitivamente del suo viso, tanto che sentiva le orecchie pulsare.
- Sicura? Non è che è successo qualcosa questa notte? –
Crash!
Lucy aveva, in un solo gesto, rovesciato tazza e zuccheriera. Rimase interdetta per un secondo, fissando il disastro sul pavimento.
- Co-cosa? Stanotte? No, nulla, Erza! – riprese, cercando di raccogliere i cocci della tazza.
- Ehm, Lucy... –
- Assolutamente, hai avuto un’impressione sbagliata... –
- Lucy, guarda... stai sanguinando... –
- Forse è colpa mia, davvero... e... cosa? – esclamò Lucy, accorgendosi di essersi tagliata.
- Lucy, sei davvero sbadata in questi giorni... – osservò Erza, mentre la Maga Stellare si succhiava il dito ferito. Lucy fece spallucce, cercando di ricomporsi. Si sentiva davvero in imbarazzo.
- Aspetta, chiamo un cameriere... – disse Erza, alzandosi dalla sedia.
- No, Erza, non ce n’è bisogno... ho un kit di soccorso in camera... – ribatté Lucy, ma la Maga si era già alzata in cerca di qualcuno.
- Lucy? Ti sei fatta male? – disse una voce alle sue spalle. Natsu era dietro di lei, con il vassoio pieno di cibo.
- Natsu! No, niente... un taglietto... – rispose, ma poi si accorse che c’era un taglio anche sul dorso della mano, e un altro più piccolo sull’avambraccio; evidentemente erano stati causati dalla zuccheriera che, cadendo, era rimbalzata sul suo braccio.
- Aspetta, ti aiuto... – disse Natsu, chinandosi. Lucy avvampò.
- No, non serve... –
- Davvero, Lucy! Stai sanguinando un sacco! –
- Chi si è fatto male? – chiese qualcuno davanti a loro. Lucy e Natsu alzarono lo sguardo, e videro Erza accompagnata da un signore in giacca e cravatta.
- Io – rispose Lucy, imbarazzata.
- Sono il vice direttore dell’hotel. Non si preoccupi, abbiamo un kit di soccorso in reception.– disse l’uomo, preoccupato.
- No, no, non ce n’è bisogno! – esclamò Lucy, scuotendo la testa. Quanto avrebbe voluto che Wendy fosse lì! Lei l’avrebbe curata in meno di cinque minuti.
- Ho portato dei cerotti con me, sono nella mia borsa, in camera – propose Lucy, cercando di minimizzare l’accaduto. In fondo, aveva subito ferite ben peggiori durante le battaglie con altri Maghi. Anche se quella bruciava particolarmente, Lucy sapeva che non era un taglio profondo.
Quanto era stata distratta! Si era fatta male solo perché Erza aveva tirato fuori il discorso “ieri notte”. Si stava vergognando da matti; si sentiva come una piccola bimba sperduta, e questa sensazione era troppo spiacevole. Le faceva venire in mente la sua infanzia a Casa Heartphilia, dove non era che una bambola graziosa in mano al padre ricco e quasi onnipotente.
Dopo un paio di minuti, erano saliti nella Suite. Erza li aveva accompagnati, e poi l’aveva aiutata a bendare la mano ferita. La Maga non aveva commentato l’accaduto, probabilmente perché aveva intuito che c’era qualcosa di cui Lucy non voleva parlare. E lei rispettava sempre la riservatezza; Erza stessa non amava parlare troppo di sé.
- Bene, ora sei a posto. – asserì, osservando i piccoli cerotti che circondavano la mano della Maga Stellare. Lucy non aveva proferito parola mentre osservava i gesti veloci e attenti della Maga dai capelli rossi.
- Te la senti di rimanere sola? Tanto sarà questione di pochi giorni prima che i tagli guariscano. – disse Erza, osservando le ferite.
- No... – stava per rispondere Lucy, ma Natsu la interruppe: - Ci sto io con Lucy! – asserì, sedendosi sul letto, - Tu vai pure alle terme, Erza! –
- Davvero, Natsu? Beh, in questo caso... riposa per un po’, Lucy, d’accordo? Ci vediamo più tardi. – salutò la Maga, e, prima che Lucy potesse dire o fare qualcosa, Erza era già uscita dalla stanza, lasciandola con Natsu.
Un silenzio imbarazzante impregnava l’aria. Lucy era troppo confusa per trovare le parole giuste, così tentò un’amichevole conversazione.
- B-beh, poteva iniziare meglio la giornata! – esclamò, sorridendo.
- Certo che sei proprio sbadata, Lucy... sei sempre stata goffa, ma questa volta hai superato te stessa! – rispose il Dragon Slayer, ridacchiando.
- T-tu...! – ribatté Lucy, offesa. Quasi si stupì di non aver sentito Happy esclamare “Aye, sir!”.
- Sei proprio un idiota, Natsu. – dichiarò, incrociando le braccia; nel farlo, però, urtò le ferite, e le sfuggì un sonoro lamento.
- Hai visto, Lucy? – rise il ragazzo, evidentemente divertito. Lucy si adombrò ancora di più.
“Stupido Natsu. E io che pensavo... Macché, alla fine è solo un testone infantile. Quello che è successo... beh, forse non conta più di tanto per lui. Forse è stato un errore.” pensò Lucy, mentre un una strana sensazione al petto la opprimeva. Era davvero un errore? Perché allora Natsu l’aveva fatto?
- Dai, Lucy, non te la prendere... – cercò di scusarsi Natsu, avvicinandosi. Lucy fu investita dal suo morbido calore.
- Lasciami stare... – mormorò la Maga.
- Ma che c’è? È per... è per ieri notte? – chiese il Dragon Slayer, di colpo fattosi serio. Lucy avvampò.
- Io... io... – balbettò. “Cosa vuol dire? Che è stato sbagliato, che ha rovinato la nostra amicizia?” pensava lei freneticamente. Non sentiva nulla di sbagliato in ciò che era successo – non istintivamente. Ma il cervello le suggeriva che forse non era una buona cosa che lei si innamorasse di Natsu, e che forse quell’azione avventata non avrebbe portato a nulla di buono nella loro vita. Il feeling che li univa, la loro chimica indiscutibile come squadra magica forse sarebbero svaniti se loro fossero diventati una coppia. Magari era un confine che non avrebbero dovuto varcare.
Natsu la stava squadrando, l’espressione indecifrabile.
- Natsu, ieri sera... è stato... – cominciò lei, balbettando. Stava facendo la cosa giusta? Forse la loro amicizia era più importante. E forse Natsu non si rendeva conto di cosa aveva fatto.
- Voglio dire... nessuno dei due ci ha pensato, e io credo... magari è stato il momento... – biascicò la Maga, rendendosi conto che, in fondo, voleva anche sapere la cosa più importante: se Natsu aveva voluto davvero baciarla.
Lui non disse nulla per quella che sembrò un’eternità. Lucy stava quasi sudando freddo. Infine schiuse le labbra, lo sguardo duro e impassibile.
- Già... è stato solo il momento. – rispose, lapidario. Abbassò gli occhi, scuotendo la testa.
- Scusami, Lucy. Non avrei dovuto... non avrei dovuto. È stato uno sbaglio. Dimenticalo. – Natsu non si alzò dal letto e uscì dalla camera, lasciando la porta spalancata.
 
 
Prima la sua imbarazzante confessione, poi l’abbraccio davanti al laghetto, e infine una piacevole serata accanto a un Grey paonazzo e più goffo di quanto non avesse mai visto in tutta la sua vita. Juvia era euforica, anche se si chiedeva cosa quel gesto avesse significato veramente.
Grey non le aveva detto di amarla, né niente che potesse avvicinarsi a qualcosa del genere; si era limitato a stringerla tra le sue braccia, in silenzio. Lei si era goduta ogni singolo istante, mentre il cuore le batteva come un forsennato. Non le importava che Grey sentisse il suo battito furioso: era la prima volta che c’era un contatto così fisico e intimo con il suo amato, ed era decisa a non dimenticarlo tanto in fretta.
Quando si erano sciolti dall’abbraccio, Juvia non aveva detto niente; era troppo emozionata. Grey l’aveva osservata attentamente, e poi aveva sorriso. – Andiamo a mangiare? – le aveva semplicemente proposto, e lei aveva annuito, sentendo che i morsi della fame stavano ricominciando ad assalirla.
Sapeva che Grey non era un sentimentalista, ma non poteva fare a meno di temere che quel gesto fosse solo consolatorio, che non ci fosse un sentimento d’amore dietro.
Ma in quel momento non le importava; anche se non avrebbe mai avuto l’amore di Grey, almeno aveva la sua amicizia e la sua stima, e aveva potuto assaporare, anche se per qualche minuto, la sensazione bellissima delle sue braccia attorno a sé.
Quella mattina era arrivata tardi a colazione: aveva passato una notte insonne a ripensare e rivivere nella sua mente il pomeriggio precedente.
Quando arrivò in sala pranzo, però, non trovò che un tavolo pieno di briciole e un cameriere che stava ripulendo dal pavimento quelli che sembravano i resti di una zuccheriera e di una tazza da tè.
- Mi scusi, sa dirmi dove sono i clienti che stamattina hanno fatto colazione qui? – chiese con cortesia al cameriere. Quello alzò la testa, scrutandola in viso.
- Uhm... credo che la ragazza si sia fatta male rovesciando la zuccheriera... – biascicò, chiaramente insonnolito.
- La ragazza? –
- Sì, la ragazza bionda. Era insieme a una tipa con dei capelli rossi piuttosto... ehm, autorevole, e un altro ragazzo con una strana capigliatura rosa. –
- Lucy? Lucy si è fatta male? – mormorò Juvia, preoccupata. Anche se considerava ancora Lucy una sua rivale, era ugualmente ansiosa e sperava che non fosse nulla di grave.
- Non si preoccupi, signorina, a quanto pare è stato solo un taglietto. – intervenne il cameriere, come se avesse letto la preoccupazione nel viso della Maga dell’Acqua.
- Che è successo a Lucy? – disse una voce maschile dietro di loro. Juvia si voltò, e vide Gray avvicinarsi, vestito semplicemente con i suoi soliti jeans neri e una t-shirt verde.
- G-Gray- sama! – esclamò Juvia, senza riuscire a trattenere un enorme sorriso. Gray le sorrise di rimando, e lei si sentì il viso diventare bollente.
- Ma cos’è successo? Non riusciamo a stare tranquilli nemmeno in vacanza? – sghignazzò Gray. Il cameriere gli lanciò un’occhiata di disapprovazione.
- A quanto pare Lucy-san si è fatta male, ma non è niente di grave. – rispose Juvia, indugiando sul viso del Mago; forse il suo sguardo si era fatto troppo vorace, perché Gray sembrò all’improvviso imbarazzato.
- Ehm, capisco. Beh, uhm, forse è il caso di fare colazione. – borbottò Gray, e, senza aggiungere nient’altro, si avviò al tavolo del buffet per riempire il suo piatto di muffin al cioccolato.
“Forse sono stata troppo aggressiva?” iniziò a chiedersi Juvia, esagitata, mentre la sua solita insicurezza faceva capolino. Si disse che forse non era il caso di mostrarsi troppo affettuosa, e lasciò che la colazione proseguisse in un silenzio costellato solo dal rumore dei suoi pensieri.
 
 
Lucy era rimasta ferma sul letto senza muovere un muscolo. Era sommersa da un’ondata di sentimenti contraddittori, mentre il cuore, per qualche strana ragione, le batteva all’impazzata.
La reazione di Natsu l’aveva lasciata basita e allo stesso tempo sconvolta: non si aspettava che la lasciasse lì, come una sciocca, con una mano che stringeva convulsamente le bende attorno all’altra.
La Maga sospirò. – Alla fine ho sbagliato tutto. – disse a voce alta, come per rimarcare quello che credeva uno sbaglio.
Lo sguardo si posò nuovamente sulla mano bendata, e ricordò l’imbarazzo di quella mattina. Scosse la testa, sentendo che le lacrime minacciavano di riempirle gli occhi; cercò di strofinarli con la mano ferita, riuscendo solamente a provocare una fitta di dolore dove il vetro e la porcellana avevano penetrato la pelle.
- Stupido Natsu, e stupida io per aver pensato che... che... – sbottò, senza riuscire a finire la frase. Soffocò un singhiozzo e si morse le labbra. Lucy si lasciò cadere mollemente sul letto, caldi rivoli di lacrime che le rigavano le guance, ormai senza alcuna resistenza. La sensazione che lui l’avesse rifiutata, che avesse giocato con i suoi sentimenti era più forte che mai; a nulla serviva pensare di aver fatto la cosa giusta, di aver salvato la loro amicizia. La testa le pulsava forte.

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Capitolo 6
*** Separati -- I miei Veri Sentimenti ***


Capitolo VI
 
Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Angst
Pairing: Lucy/Natsu e Juvia/Grey
Avvertimenti: Nessuno
 
Beh, ricominciamo! Che dite? Gli ultimi capitoli di Fairy Tail erano mooolto sexy con Lucy mezza – anzi no – completamente di cielo vestita,eh?
Però ho paura che si tratti di più di fan service che altro D:
 
Vi avverto che è un capitolo un po’ angst-y e più lungo degli altri, mi sentivo di inserire un po’ di dramma xD
Infine volevo infilarci anche un po’ di sana amicizia tra ragazze... penso che nel manga non sia dato abbastanza spazio al rapporto tra le Maghette (ovvio, è uno shonen), e di solito le si vede in momenti di confidenza solo per inserire del fan service... ahimè! Ci penso io, Mashima-sensei!
 
Un grazie infinito ancora a voi che mi recensite e avete la pazienza di leggere i prodotti della mia mente malata XD
 
Krystal86
Learna
xMooNxMagYx
lucy_chan93
 
Vi adoro, non dimenticatelo!
 
 
La giornata successiva si era svolta come in un sogno. Un brutto sogno, però. Lucy aveva passato il pomeriggio in compagnia di Erza e Juvia, facendo una passeggiata nel centro del piccolo villaggio lì vicino.
Era un luogo tranquillo, sui limitari di un bosco che si arrampicava su una serie di collinette erbose. Il cielo era terso e la temperatura era perfetta per una gita fuori porta.
Le tre ragazze avevano percorso il centro storico in lungo e in largo, visitando gli innumerevoli negozi di souvenir che costellavano le viuzze sottili, e si erano fermate per un gelato vicino alla piazza principale.
Juvia le sembrava di buon umore, ma ogni tanto, quando credeva che le altre non la guardassero, assumeva un’aria pensierosa. Lucy non si chiedeva nemmeno il perché: sapeva che la causa di tutto era Gray, ma non voleva invadere la privacy della compagna di Gilda.
Erza, dal canto suo, era più vitale che mai, e si era fermata più volte a comprare piccoli oggetti da portare a casa, molti dei quali del tutto inutili e atti – almeno, secondo il giudizio di Lucy – a riempire ulteriormente l’enorme quantità di valigie che Titania si portava dietro ogni volta che viaggiava. La Maga Stellare la vide più volte contrattare aggressivamente con i proprietari dei negozi, che inevitabilmente cedevano alle convincenti trattative di Erza.
Sarebbe stata davvero una giornata perfetta, ma per Lucy si stava trasformando in un incubo, e tutto a causa di ciò che era successo con Natsu. Non faceva altro che ripetersi quale terribile errore aveva commesso, e desiderava soltanto ritornare indietro. Cancellare tutto.
- Lucy, il gelato ti si sta sciogliendo. – la voce di Erza ridestò la Maga Stellare dai suoi pensieri.
- Cosa? Oh, è vero! – esclamò lei, accorgendosi improvvisamente che la pallina di gelato alla fragola, in precario equilibrio sul cono, si stava ormai liquefacendo sulle sue dita.
- Che sbadata! – aggiunse poi, pulendosi con un fazzoletto. Cercò di tenere un tono di voce allegro mentre sorrideva alle altre due Maghe.
- E’ da quando siamo arrivate alle Terme che ti vedo un po’... come dire... sulle nuvole. – osservò Erza, scrutandola da cima a fondo. Lucy sfoderò un gran sorriso.
- Ma no, Erza, che dici? – rispose la Maga Stellare, affondando poi la bocca nel gelato.
- Lucy... se c’è qualcosa che ti turba... puoi parlarne. – ribatté Erza, con un tono spiacevolmente delicato. Lucy si sentì irrigidire ancora di più, mentre gli occhi le pizzicavano.
- Io, ehm... – balbettò, incerta sul da farsi.
- E’ per via di Natsu-san, non è così? – intervenne Juvia, lo sguardo fattosi serio.
Lucy guardò le due amiche. Non se la sentiva di mentire loro, non dopo tutto l’aiuto e la disponibilità che le stavano mostrando. Non sarebbe stato corretto nei loro confronti.
- Io, beh... credo... ecco... – cominciò Lucy, titubante, - In effetti... Natsu c’entra qualcosa. – ammise, abbassando lo sguardo sui propri piedi, che all’improvviso avevano assunto un interesse straordinario.
- Ti va di parlarne? – tentò Erza, con un sorriso.
- E’ solo che... sapete com’è tra me e Natsu. – disse Lucy, torcendosi le dita – Siamo compagni di Gilda e amici, siamo sempre stati nello stesso team. Ma ora... non lo so, ma credo che sia cambiato qualcosa tra di noi. Per un attimo mi è sembrato... mi è sembrato che ci fosse qualcosa di più. – ammise, lanciando una brevissima occhiata alle due Maghe accanto a lei.
Juvia annuì, senza dire nient’altro, ma dal suo sguardo si capiva che comprendeva la Maga Stellare più di quanto non facesse apparire. Lucy si sentì incoraggiata.
- Ieri sera è successo qualcosa tra di noi. Qualcosa che... beh, credo abbia incrinato la nostra amicizia per sempre. Ma allo stesso tempo... mi ha reso... – si interruppe, indecisa sul continuare. Che cosa aveva provato? Felicità? Paura? Eccitazione? - ...diversa. – concluse, stringendosi nelle spalle.
- E ora pensi che la vostra amicizia sia rovinata? – domandò Erza.
- Io... penso di sì. Non è più di certo la stessa cosa. – rispose Lucy, affermando l’unica cosa di cui fosse realmente certa. Era cambiato tutto tra loro, ed era cambiato con quel bacio.
- E tu... ne sei felice? – incalzò Erza, e Lucy quasi sussultò.
- E’ che... la nostra amicizia era così bella. Era perfetta. Eravamo un team fantastico, e ora ho paura che tutto si sia rovinato per colpa mia. – confessò la Maga Stellare, mentre i battiti del cuore acceleravano. Si sentiva maledettamente in colpa, e non sapeva davvero spiegarsi il perché.
- Natsu è davvero un idiota. – mormorò Erza, ma talmente a denti stretti che Lucy non la sentì. Invece, si dipinse un sorriso gentile e posò la sua mano sulla spalla della Maga bionda.
- Lucy, io credo che tu e Natsu dobbiate affrontare i vostri sentimenti. – affermò, perentoria. Lucy arrossì all’improvviso, come se fosse sconvolta alla sola idea di parlare dei suoi sentimenti con Natsu. Eppure era lei quella sensibile dei due!
- C-cosa intendi con questo? – balbettò Lucy, a disagio.
- Juvia pensa che Erza-san voglia dire che forse dovresti confessarti, Lucy-san. – intervenne pronta Juvia, che finora si era limitata ad ascoltare la nakama più grande. Lucy sgranò gli occhi.
- Come ha fatto Juvia. – disse, orgogliosa, rendendosi conto troppo tardi di essersi lasciata scappare il suo piccolo segreto.
- Che cooosa? Juvia, ti sei confessata a Gray? – esclamò Lucy, sconvolta. Juvia diventò rossa come un pomodoro maturo.
- J-J-Juvia... n-no... lei... io... – biascicò, confusa e imbarazzatissima. Il rossore le si era diffuso fino alle orecchie.
- Ma guarda! Juvia, sono proprio fiera di te! – asserì Erza, assestandole una forte pacca cameratesca sulla schiena. Juvia tossì, senza fiato.
- Ju-Juvia... ehm... –sputacchiò la Maga della Pioggia, cercando di riprendersi dalle maniere rudi di Titania.
- Wow, è davvero una bellissima notizia! – si intromise Lucy, sorridendo, - E Gray? Lui che cosa ti ha detto? –
Vide Juvia scuotere la testa, indecisa. Ma ormai entrambe le Maghe avevano gli occhi puntati su di lei, e Lucy era felice di aver sviato l’attenzione di Erza dal discorso Natsu.
- Gray-sama ha... mi ha abbracciata. – asserì, la voce più alta di un’ottava. Lucy e Erza si guardarono negli occhi, deluse.
- Tutto qua? – domandò Lucy, con una punta di insoddisfazione nella voce. – Non ti ha... beh, risposto per bene? D’altronde gli hai confessato i tuoi sentimenti! –
- Juvia è contenta lo stesso. – affermò l’altra, decisa. – Juvia ha l’affetto e la comprensione di Gray-sama, e questo la rende molto felice. –
Lucy scosse la testa, sospirando, mentre Erza alzava gli occhi al cielo.
- Accidenti, questi uomini... sono uno più tonto dell’altro. – affermò Erza, ma non disse che anche lei stava pensando a qualcuno. Qualcuno con dei scuri capelli blu e un tatuaggio sotto l’occhio...
 
 
Mentre le ragazze erano fuori a godersi la bella giornata tra mercatini e negozietti, Natsu e Gray avevano deciso di fare un breve allenamento nella radura poco distante dall’hotel, alle pendici delle colline che sovrastavano il villaggio.
Erano entrambi madidi di sudore, i pugni di Natsu avvolti dalle fiamme del drago e quelli di Gray stretti attorno a un’enorme spada di ghiaccio.
- Prendi questo, Testacalda! – gridò Gray, lanciandosi all’attacco. Con un rapido slancio delle gambe, si buttò verso Natsu, brandendo la spada. Aiutandosi con la forza delle braccia, tentò l’attacco diretto, ma Natsu fu molto più veloce: nemmeno il tempo di avvicinarsi e fu già al di fuori della sua portata.
Il Dragon Slayer approfittò del momento per attaccare Gray alle spalle.
- Karyuu no... – iniziò, ma Gray intercettò l’attacco e con un “Ice Make: Shield”, parò il fiume di fiamme rossastre che il compagno di Gilda stava lanciando.
- Non male, Gray! Ma dovrai fare di meglio! – esclamò Natsu, con un gran ghigno. Gray sbuffò.
- Non mi sto nemmeno sforzando... – ribatté il Mago del Ghiaccio, per nulla impressionato.
- Ah sì? Allora questo non dovrebbe essere nulla per te! – rispose Natsu, saltando più in alto che poté. Approfittando degli alberi che circondavano la radura, sparì nel fitto fogliame, nascondendosi alla vista.
- Che c’è, ora hai paura, Natsu? – lo sbeffeggiò Gray, ma nel frattempo il suo sguardo si era fatto attento e il suo corpo era teso, pronto a ricevere l’attacco o a sfuggirgli prima che lo potesse colpire.
Il Mago del Fuoco si spostava con velocità impressionante tra i rami, facendo muovere le foglie. Sapeva che Gray poteva individuarlo a causa di ciò, ma contava di più sulla potenza dell’attacco piuttosto che sull’effetto sorpresa.
- Ci siamo! – bisbigliò a sé stesso, prima di saltare giù verso Gray, il suo corpo teso e circondato dal fuoco.
- Karyuu no Houkou!
- Ice Make Hammer!
I due attacchi si scontrarono nello stesso momento, fuoco contro ghiaccio, freddo contro caldo, ed esplosero attorno a loro. Una pioggia di minuscoli cristalli cadde sui due Maghi, resa luminosa dai residui delle fiamme del drago.
Sarebbe stato di sicuro uno spettacolo notevole, ma i due Maghi non erano certo tipi da farsi impressionare; come se ciò non bastasse, erano entrambi senza fiato.
Natsu si lasciò cadere a terra – Sei fortunato che in questi giorni sono stanco, altrimenti ti avrei battuto in un secondo! – si lamentò, stiracchiandosi.
- Certo, come no! Continua a sperare, Testacalda. – ribattè Gray, sedendosi a sua volta.
Natsu non rispose. Era semi disteso sull’erba soffice, il capo reclinato in maniera tale che si potesse scorgere appena uno spicchio del suo viso olivastro. L’unico rumore era quello del suo respiro pesante, affannato, e del vento che faceva frusciare le foglie.
- Natsu – chiamò Gray, la voce fattasi seria. Il Dragon Slayer alzò appena la testa, scrutandolo.
- Che c’è? –
- Non per farmi gli affari tuoi ma... non sembri più lo stesso. Non vorrai costringermi ad allenarmi con un pappamolle. Preferirei il solito Natsu. – disse Gray, con un mezzo sorriso sulle labbra. L’altro, per tutta risposta, grugnì e si stese su un fianco.
- Sei davvero strano. – rimarcò il Mago del Ghiaccio, osservando l’amico. Natsu era sempre stato un tipo spontaneo, a volte fin troppo: era successo più volte di fare figuracce con sconosciuti a causa del suo temperamento focoso e poco incline a rispettare le norme di civile convivenza.
- Strano? Non mi pare. – ribatté il Dragon Slayer, ma un’ombra gli passò sul viso. Gray si era aspettato una rispostaccia, o, meglio ancora, una zuffa senza esclusione di colpi.
- Lo sei, è inutile che lo neghi. Sembra che tu abbia chissà quale problema. Sei così da quando... oh. – disse poi, come se un’illuminazione improvvisa lo avesse raggiunto.
- Ma che vuoi, Gray? – sbottò Natsu, infastidito, mentre un Gray dall’aria sconvolta si alzava lentamente in piedi.
- Oh. – ripeté, con più convinzione, - Ora capisco. – affermò, e un ghigno furbesco gli attraversò il volto.
- Capisci che cosa? Ti si è ghiacciato il cervello? – grugnì l’altro, infastidito.
- Avevo notato qualcosa di strano. Lo avevo notato! – esclamò con aria vittoriosa – Ti comporti in questa maniera assurda da quando siamo arrivati qui. Da quando hai dormito solo con Lucy! – disse puntando l’indice verso di lui, accusatore.
- Co...come...cosa? – balbettò Natsu, mentre un vago rossore si arrampicava sul suo collo.
- Ah, lo sapevo! Che è successo tra voi due, eh? Hai tentato il tutto per tutto e ti ha dato il due di picche? Oppure... non mi dire che...! –
- Non dire idiozie, Gray! – lo interruppe Natsu, saltando in piedi. Ora il rossore era più evidente, vivido sugli zigomi pronunciati, mascherato soltanto dal colorito bruno della sua pelle.
- Allora è proprio vero! Accidenti! Beh, d’altronde... – disse Gray, lasciando la frase in sospeso.
- D’altronde cosa? – scattò il Mago del Fuoco, nervoso. Che razza di piega stava prendendo la conversazione? E pensare che lui voleva soltanto farsi una sana scazzottata!
- Me lo aspettavo. Beh, se lo aspettavano tutti. Anzi, congratulazioni. Era ora. – asserì Gray, con l’aria di chi la sa lunga.
- Si aspettavano... cosa? E chi? Non capisco! – esclamò Natsu, l’espressione inebetita. C’era qualcosa che lui non sapeva? Gray lo guardava con compassione, o con lo sguardo che si riserva solo ai bambini piccoli, troppo ingenui per comprendere il complicato mondo degli adulti.
- Dai, non fare il finto tonto! Ormai erano mesi – anzi, no – anni che tu e Lucy vi giravate attorno! “Lucy qui, Lucy là, facciamo un team con Lucy, io non vado senza Lucy”... – lo scimmiottò Gray, il ghigno ancora ben presente.
- Lucy è una mia nakama! – ribatté Natsu, disorientato. Iniziò a tormentare la sciarpa di Igneel attorno al suo collo, mentre il battito cardiaco accelerava.
- Mi stai prendendo in giro? – ora Gray era più serio, gli occhi sgranati e l’espressione incredula. Incrociò le braccia sul petto.
- Ti pare che ti stia prendendo in giro? Non capisco di cosa stai parlando, Gray. – rispose il Dragon Slayer, irritato.
- Accidenti, sei proprio uno stupido. E io che credevo che finalmente aveste chiarito il vostro rapporto. – sospirò Gray, scuotendo la testa.
Natsu rimase zitto, forse consapevole di quello che Gray stava intendendo. Il rossore non voleva saperne di andarsene dal suo viso. Era un calore che lo metteva a disagio; non aveva nulla a che fare con le fiamme del drago.
- Ma che è successo tra di voi? E non negare che non sia successo niente; è chiaro come il giorno. – aggiunse il Mago del Ghiaccio.
- N-non è successo n-niente! – balbettò il Dragon Slayer, accorgendosi che si era tolto la sciarpa e ora la torturava tra le dita, chiaramente nervoso.
Gray rimase in silenzio per un lungo, interminabile attimo. I suoi occhi scuri stavano scrutando il compagno, le labbra strette in un’espressione che comunicava attenta riflessione.
- D’accordo. – disse alla fine, stringendosi nelle spalle – Non devi dirmi niente. Forse però è il caso che tu chiarisca la tua, ehm, posizione con Lucy. –
- Perché non pensi un po’ a te e Juvia, allora? – ringhiò Natsu, il volto scuro. Gray trasalì, colpito nel vivo.
- Io e Juvia... siamo a posto. – ribatté il Mago, sostenendo lo sguardo di Natsu.
- Davvero? –
- Davvero. – mentì Gray, e poi si voltò, deciso a ritornarsene all’hotel.
 
 
 
 
Prima di cena decisero tutti di fare un altro bagno presso le terme del Dream Onsen. Lucy non aveva avuto modo di vedere Natsu per tutto il giorno, e ne era sollevata: non sapeva come avrebbe dovuto parlargli se se lo fosse ritrovato davanti. In realtà, non sapeva nemmeno se voleva parlargli del tutto. La loro ultima discussione l’aveva lasciata scossa e nel suo cuore albergavano sentimenti contrastanti.
Con questi pensieri che le frullavano in testa, Lucy si avviò con le altre due compagne di Gilda verso le terme femminili, il secchiello con tutto il necessario sotto il braccio. Sussultò quando quella scena le ricordò con violenza del sogno della notte precedente. Le sembrava che fosse passato un secolo, e si sentì ridicola per aver anche solo permesso al suo subconscio di aver prodotto una tale pensiero.
Passò nell’acqua giusto un’oretta, chiacchierando amabilmente con Erza e Juvia, e facendo del suo meglio per non apparire pensierosa. Pensò di aver fatto del suo meglio, perché nessuna delle due altre Maghe tirò in ballo di nuovo la discussione del pomeriggio.
- Ragazze, credo che uscirò. Vi raggiungo nella sala da pranzo. – disse alle due compagne, che annuirono.
Si asciugò con cura corpo e capelli, e indossò un vestito leggero di cotone bianco, che arrivava poco sopra le ginocchia. Ripose la spugna e lo shampoo nel secchiello e uscì dai bagni femminili, spostando la porta scorrevole di carta di riso.
All’inizio non si accorse che, dalla porta dei bagni maschili accanto alla sua, era uscito qualcuno. Quando sentì un sobbalzo strozzato, girò la testa e si ritrovò faccia a faccia con Natsu.
Lucy sgranò gli occhi e spalancò la bocca, mentre sentiva le gambe farsi minacciosamente molli.
- Natsu! – riuscì ad esclamare, la voce che sembrava essere diventata secca e roca all’improvviso.
- Oh... Lucy. – rispose il Dragon Slayer, con l’espressione indurita. Sembrava stupito anche lui, ma c’era una rigidezza composta nella sua posa che era in netto contrasto con quella di Lucy.
Rimasero a fissarsi per un attimo infinito, entrambi indecisi su cosa dire.
Alla fine fu Lucy che prese la parola. – C-come va? – chiese, nel patetico tentativo di iniziare una conversazione leggera e insignificante.
- Così. – rispose laconico lui, senza toglierle lo sguardo di dosso. Lucy sentì un brivido che le percorreva la schiena, e sapeva - anche se non l’avrebbe mai ammesso a se stessa - che la causa era lo sguardo penetrante di Natsu.
- Ah... capisco. Vieni... vieni a mangiare? – continuò Lucy, sempre più a disagio.
- Ho già mangiato. – ribatté veloce il Mago.
- Oh. D’accordo. Beh, allora... a più tardi. – mormorò la Maga Stellare, e si voltò, cercando di nascondere l’espressione delusa del suo volto.
- Lucy, aspetta. – disse Natsu all’improvviso. Lucy si girò lentamente, il cuore che le martellava nel petto.
- Cosa? –
Natsu rimase a fissarla in silenzio, i pugni stretti. Lucy deglutì rumorosamente, in trepida attesa.
- ...No, niente. Lascia stare. – rispose lui, spostando lo sguardo sul pavimento.
Lucy si avvicinò a lui, titubante. Il suo cuore – il suo stupido, stupido cuore – non voleva smettere di pompare come un forsennato, facendola sentire leggera e stordita allo stesso tempo.
- Natsu, io... – cominciò la Maga, gli occhi puntati sull’amico - ...credo che dobbiamo parlare. Dovremmo... chiarire quello che è successo. –
- Mi pare che avessimo già chiarito. – rispose il Dragon Slayer, glaciale. Lucy sussultò, mordendosi le labbra.
- Ma io... –
- Ne abbiamo già parlato, Lucy. Non c’è nient’altro da chiarire. – tagliò corto Natsu, le labbra sottili stirate su di una smorfia.
Per Lucy fu come ricevere uno schiaffo in faccia. Sentì la delusione colpirla di nuovo, ferocemente, e le lacrime assalirle gli occhi. Non voleva che Natsu la vedesse così.
- Capisco. Fa... fa come non ti avessi detto niente. – rispose Lucy, cercando di controllare il tremito della voce. Corse fuori dalle terme senza dire nient’altro, il respiro affannoso e i denti premuti a forza sulle labbra, tanto da farle sanguinare.
 
Quella sera Lucy non scese a cenare, e nemmeno Natsu, ma la Maga Stellare non poteva sapere dove si fosse cacciato.
Aveva con sé un pacchetto di biscotti comprati quel pomeriggio al villaggio, ma riuscì a sbocconcellarne soltanto uno, spargendo le briciole dappertutto. Il suo stomaco era sigillato, e non riusciva a pensare ad altro che a Natsu anche mentre era seduta a gambe incrociate sul grande letto della Suite e tentava di revisionare alcune pagine del suo romanzo che si era portata fin lì.
“Ne abbiamo già parlato, Lucy. Non c’è nient’altro da chiarire”
Le sue parole dure e fredde le ritornarono alla mente, opprimendola. Mise da parte i fogli del suo romanzo, indossò il pigiama azzurro e si mise sotto le lenzuola. Era quasi mezzanotte ma Natsu non era ancora tornato. In realtà non era nemmeno tanto convinta che sarebbe andato da lei, quella notte, ma una piccola, ostinata parte del suo cuore ancora sperava.
Passò un’ora, poi due, e infine tre, e l’unico rumore che pervadeva la stanza era quello dei gufi e della brezza notturna che entravano dalla finestra spalancata.
Lucy tentò più volte di addormentarsi, ma il letto le sembrava troppo vuoto, la stanza stranamente gelida e sconosciuta senza il familiare calore di Natsu accanto al suo corpo. Strinse forte il cuscino dove Natsu aveva dormito la notte precedente e affondò il viso. Sapeva di cose selvatiche e di calore, sapeva di Natsu.
Iniziò a singhiozzare, incontrollata, lasciando che nelle lacrime si riversasse tutta la frustrazione, l’indecisione e l’amore – sì, perché quello non poteva che essere amore – che aveva trattenuto per tutto quel tempo. Non stava solamente sfogando le emozioni di quelle due giornate pazzesche, stava dando voce a quei sentimenti che si erano insinuati dentro di lei da molto tempo. Solo ora riconosceva tutte quelle emozioni che aveva negato a se stessa: il batticuore, l’ansia, il calore e il desiderio che a volte la travolgevano quando si svegliava la mattina nel suo appartamento con Natsu accanto.
Aveva commesso un terribile errore e se ne rendeva conto solo ora. Non sapeva se il Dragon Slayer provasse realmente qualcosa per lei, ma capì che era stata ambigua e indecisa, e che non si sarebbe mai più perdonata l’aver mentito a Natsu in quel modo. Avrebbe tanto voluto tornare indietro per correggere i suoi errori, ma sapeva che non era possibile.
- Natsu... – mormorò, la voce impastata dal pianto, e si avvolse ancora di più nelle lenzuola candide, lasciando che il sonno prendesse il sopravvento.
Si era da poco addormentata quando la porta della Suite si aprì senza fare rumore e una figura abbronzata ne sgusciò all’interno. Il Mago del Fuoco si accorse della figura di Lucy nel letto, ancora abbracciata al suo cuscino. Il suo volto era teso e pallido, ma immerso nel sonno.
- Lucy? – provò a chiamare, ma senza successo. La Maga Stellare era profondamente addormentata. Natsu fece un lungo sospiro e uscì di nuovo dalla stanza, veloce come era entrato.
 

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Capitolo 7
*** Primo Epilogo: L'Acqua ***


Capitolo VII
 
Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Fluff
Pairing: Juvia/Grey (per questo capitolo)
Avvertimenti: Nessuno
 
È stata lunga e sofferta questa fic, o sbaglio? xD Mi dispiace averla aggiornata dopo tutto quel tempo, ma all’ispirazione non si comanda!
Dato che il capitolo scorso vi ho fatto soffrire un po’, cercherò di rimediare con un po’ di fluff e dei momenti un po’ più caldi.
Ho deciso di dividere la storia in due epiloghi, uno per Grey/Juvia e uno per Natsu/Lucy, dato che ormai il Gruvia da piccolo pairing ha preso vita propria xD
 
Un grazie e un abbraccio affettuoso ancora per tutti coloro che mi recensiscono e mi hanno seguita. Sì, dico anche a voi che avete messo la storia nelle seguite, o nelle preferite (vi amo! Tanto!).
 
Un abbraccione mega alle mie recensitrici
Soul29dreamer_cielwalker
Dragon_Iridia
Laix
Lucy_chan93
xMooNxMagYx
PRINCE_OF_FLAME
Learna
Saralasse
 
 
 
La vacanza alle terme era finita più velocemente di quanto Juvia si aspettasse. L’ultimo giorno era passato in un attimo, tra lauti pasti e ore passate in ammollo tra i fumi delle sorgenti termali.
Il viaggio del ritorno non era stato divertente come quello dell’andata. Juvia si era ritrovata stretta tra un Natsu in preda – come al solito – ai conati di vomito, una Lucy silenziosa e una Elsa che, dopo i primi goffi tentativi di alleggerire l’atmosfera, aveva optato per una seriosa lettura sulla fabbricazione degli scudi da battaglia. Grey era gentile ma riservato, mantenendo così l’atteggiamento che aveva preso da quella sera al laghetto artificiale.
Juvia si era limitata a lanciargli timide occhiate da sotto le ciglia per tutto il tempo, ma era stata ricambiata da sorrisi che le sembravano forzati e innaturali. La Maga dell’Acqua poté giurare ad aver visto un vago rossore sulle guance di Grey, ma disse a sé stessa che era tutto frutto della sua immaginazione.
Erano passati pochi giorni da quando Juvia era ritornata al dormitorio femminile di Fairy Tail. Cercando di tenere a bada le sue preoccupazioni riguardo Grey si era impegnata in più missioni di livello semplice, e aveva iniziato a cucire un nuovo cappello blu cielo.
Quella mattina si era sistemata in una panca un po’ distante dalla chiassosa atmosfera della sede della Gilda, ago e filo in mano. Il suo cappello stava prendendo forma: stavolta lo aveva fatto più piccolo, senza troppi fronzoli. La stoffa era leggera e adatta anche per l’autunno, anche se il suo compito era più decorativo che altro.
- Oh, Grey! Eccoti qua! - urlò Elfman, e la Maga dell’Acqua sobbalzò involontariamente. Alzò lo sguardo sull’entrata e vide il Mago del Ghiaccio varcare la soglia della Gilda. Juvia cercò di avere un’aria rilassata e sperò che Grey non la notasse.
“Troppo tardi!” si disse. Grey la stava guardando, una strana espressione sul viso. Si avvicinò lentamente al suo tavolo, non prima di aver salutato Mira al bancone e aver dato qualche pacca amichevole agli altri Maghi attorno a lui.
- Juvia. Ciao. - la salutò lui.
- G-Grey-sama. Buongiorno a te. - rispose la Maga, sentendo che il suo battito cardiaco già accelerava.
- Come stai? - chiese lui, senza sedersi. Sembrava stranamente rigido e in netto contrasto con l’atmosfera poco lontano da lui.
- Bene, io… bene. Anche Grey-sama sta bene? - rispose la Maga, studiandolo con gli occhi.
- Anch’io. Molto bene. Grazie. –
- Sono felice. -
- Uhm, grazie. -
“Che conversazione è mai questa?” si chiese Juvia, frustrata. “No, non devo pensare in questo modo! Grey-sama mi ha cercata!” si rimproverò l’attimo dopo. In effetti era la prima volta che tentava di parlarle da quando erano ritornati.
- Mi chiedevo… mi chiedevo se domani avessi tempo. - disse lui, all’improvviso. Juvia sgranò gli occhi.
- I-io... certo! Sono libera! – rispose subito lei, sorridendo.
- E’ per, ehm… un ricerca. – precisò il Mago, e Juvia sentì la delusione affacciarsi sul suo viso. Si impose di non lasciarla vincere.
- Oh, una ricerca! Juvia è felice di poter aiutare Grey-sama. – si forzò di rispondere, sorridendo. Sentiva i muscoli tremare leggermente, minacciando di rompere la sua maschera di perfetta cortesia. Ma Juvia non voleva rovinare tutto. Aiutare Grey era sempre meglio che essere ignorata, no?
- Ho sentito dire da Levy che possiedi dei libri sullo studio della prima alchimia dell’Acqua. Mi chiedevo se potessi prestarmeli. – continuò Grey, lisciandosi le pieghe della camicia. Sembrava quasi nervoso; un atteggiamento un po’ fuori posto, data la situazione.
- Ma certo! Posso passare dalla mia stanza più tardi, e… -
- No, non oggi. Domani. Domani sera. – la interruppe Grey. – Troviamoci sul ponte vicino alla piazza principale. Alle otto. D’accordo? –
- V-va bene… nessun problema. – rispose Juvia, un po’ stupita.
- Allora a domani, Juvia. – la congedò il Mago, e si allontanò da lei.
Juvia rimase per qualche attimo a fissare la schiena di Grey, che si faceva più piccola mano a mano che il Mago del Ghiaccio si allontanava. Continuò a guardarlo finché non uscì di nuovo dalla porta d’ingresso, mentre un Elfman infastidito lo accusava di non essere voluto restare a bere “Come un vero uomo!”
 
 
 
Il giorno dopo Juvia si era alzata di buon’ora, aveva pulito la propria stanza ed era andata a ritirare la ricompensa del suo ultimo lavoro (si trattava di compiere giochi d’acqua per una festa di un ricco mercante di Magnolia). Si rese conto che la paga era più lauta di quanto si aspettasse e si concesse di comprarsi un nuovo vestito da abbinare con il cappello che stava cucendo.
Quando mancò meno di un’ora all’appuntamento di Grey prese il libro sulla prima alchimia dell’Acqua – un pesante e noioso trattato storico rilegato in pelle – e si incamminò verso il ponte principale. Sapeva che sarebbe probabilmente arrivata in anticipo, ma nonostante fosse un banale incontro per una banale ricerca, si sentiva ugualmente nervosa.
Fu con grande stupore che trovò Grey ad aspettarla già al ponte, in anticipo di quasi mezz’ora. Juvia poté ammirarlo inosservata mentre girava attorno alla piazza; era appoggiato alla balaustra, le mani infilate in tasca. La camicia bianca che indossava era elegante in modo inusuale, ma gli donava moltissimo. Ogni manciata di secondi lo sguardo saettava verso un grande orologio pubblico dall’altro lato della piazza.
- Grey-sama. Buonasera. – lo salutò la Maga. Lui sussultò, sorpreso.
- Juvia. Non ti avevo vista… Sei in anticipo. - rispose lui, con l’aria imbarazzata. Forse si vergognava di essere stato sorpreso a fantasticare?
- Juvia ha portato il libro che Grey-sama cercava. Forse è un po’ rovinato in alcuni punti, ma è perché è piuttosto vecchio e usurato. Ma le pagine si leggono benissimo. – disse lei, allungando il libro con le mani. – Anche Grey-sama è in anticipo. – aggiunse poi, con un mezzo sorriso.
- Ah, io, beh… non avevo niente da fare e così sono arrivato un po’ prima. – ribatté il Mago, a disagio. Poi prese il libro e fissò la copertina, come ipnotizzato.
- Beh, se Grey-sama non ha bisogno di altro… io vado. – mormorò Juvia, sentendosi una specie di intrusa tra lui e il tomo rinsecchito. La Maga girò sui tacchi e iniziò ad allontanarsi.
- Aspetta! – sentì gridare dietro di sé. Un Grey agitato la raggiunse di corsa.
- Ti va… ti andrebbe… - iniziò lui, il fiato corto, - C-c’è un posto qui vicino… ehm, una specie di fiera itinerante. È molto bella. Io… ehm, io volevo andarci da solo, ma se vuoi venirci anche tu… voglio dire, se hai tempo. Capisco se non hai tempo. – farfugliò Grey, evidentemente in preda ad uno strano imbarazzo. Juvia rimase a fissarlo a bocca aperta, troppo stupita dall’invito per spiccicare parola.
- Sì, certo, non hai tempo. Fa lo stesso. – aggiunse il Mago, prendendo il suo silenzio per un diniego.
- No! Sì! Cioè… Juvia ha tempo. Juvia verrebbe volentieri! – ribatté lei, afferrandolo per un braccio. Lui si bloccò, sorpreso dal suo gesto.
- D-dov’è questa fiera? – sorrise lei timidamente. L’espressione di Grey non le era mai sembrata così morbida.
 
La fiera itinerante si rivelò molto semplice ma interessante. C’erano piccoli banchetti sparsi lungo una delle vie secondarie che dalla piazza principale portavano alla periferia della città. Tutto attorno erano state appese delle luci magiche, piccoli globi di vari colori che si spostavano quando qualcuno li toccava.
Juvia visitava ogni banchetto con lo stupore e l’entusiasmo di una bambina. Volle provare i fermagli di legno di una vecchia signora accompagnata dal figlio artigiano e specchiarsi sugli specchi magici di un venditore della Capitale. Quando vide poi lo stand dello zucchero filato, non seppe trattenere l’entusiasmo. Era così assorbita dall’evento che si dimenticò perfino del suo solito imbarazzo attorno a Grey.
- Grey-sama, prova questo! – disse, indicando i filamenti zuccherosi che lentamente si appiccicavano al bastoncino di legno. Aveva scelto il gusto menta, più fresco del solito zucchero alla fragola. Grey annuì, prendendone un pezzetto con le mani. L’aveva assecondata di buon grado per tutta la sera, malgrado il suo essere più laconico del solito.
In quel momento si trovavano alla fine della fiera; non c’erano più stand colorati o banchetti di cibo. La strada continuava silenziosa, punteggiata solo da alcuni globi di luce magica che si erano allontanati dalla folla.
Solo in quel momento Juvia si accorse del silenzio tra di loro. I rumori degli artefatti magici e gli schiamazzi dei bambini erano scomparsi. C’era solo il suono delle cicale a fare loro compagnia.
Mentre camminavano in mezzo alla strada, Grey prese un altro pezzo di zucchero filato e iniziò a mangiarlo lentamente.
“S-sembra quasi… un appuntamento!” si rese conto Juvia. La rivelazione fu così improvvisa che tutta la sua sicurezza e il suo entusiasmo sparirono, lasciando posto all’imbarazzo.
“Perché Grey-sama mi ha portato qui? Forse voleva uscire con me… o forse è stato solo un caso. Potrebbe essere che… ma no, mi ha chiesto di portargli un libro, tutto qui. Magari ha approfittato dell’occasione, non voleva andare da solo alla fiera e…” Si disse, nervosa.
- C’è un laghetto qui vicino. – disse Grey, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
- Un laghetto? –
- E’ poco dopo la curva. – rispose lui, indicando con il dito la strada che virava a sinistra.
In effetti c’era davvero un laghetto. Non era artificiale, ma si era chiaramente rimpicciolito con il passare del tempo. La luna splendeva placida sulle sue acque, rischiarando gli alberi tutto intorno. C’erano ormeggiate poche piccole barchette.
Grey si fermò senza preavviso, vicino alla riva. Juvia lo seguì, entrambi in silenzio. La Maga dell’Acqua si sentiva ancora più confusa. Che cosa stava cercando di fare? Perché l’aveva portata fino a lì?
- So che ti piacciono questi posti. – parlò di nuovo Grey, senza guardarla.
- Juvia ama l’acqua. – rispose lei, senza sapere bene cosa dire.
- Lo so. – ribatté lui, continuando a fissare la superficie del lago.
- G-Grey-sama, io… -
- Mi dispiace. – la interruppe di nuovo, girandosi verso di lei. Il suo sguardò saettò prima sul viso della Maga e poi sul terreno. Juvia non aveva mai visto Grey così a disagio.
- T-ti dispiace… per cosa? – chiese lei, stranita.
- Mi sembra di doverti una risposta. Dopo tutto quello che è successo... – disse Grey, continuando a rifiutare lo sguardo della Maga.
- Grey-sama n-non deve darmi una risposta… io sono felice se Grey-sama è felice. – rispose Juvia, stringendo il bastoncino di zucchero filato tra le mani. “Bugia, bugia, bugia.”
- No, voglio… voglio essere sincero con te, Juvia. E corretto. Mi sono comportato da stupido. – ribatté il Mago del Ghiaccio. – Voglio chiarire i miei sentimenti, non è giusto che… -
- G-grey-sama, non fa niente! Juvia è felice anche se Grey-sama non ricambia quello che Juvia… - iniziò Juvia, balbettando.
- JUVIA! – fu Grey stavolta a urlare, esasperato, il suo nome. – Lasciami… lasciami finire, ti prego! – la supplicò, e finalmente la guardò negli occhi.
Juvia annuì.
- Quello che ti volevo dire è che… nonostante tutto… io… tu sei importante per me, Juvia. – dichiarò il Mago, e Juvia si accorse di quanto stava arrossendo, tanto da essere chiaro perfino alla tenue luce della luna. Si rese conto che Grey non era disinteressato, non era freddo. Sembrava uno scolaretto preda della sua prima cotta, incapace di reagire.
- Non sono… beh, non sono abituato a tutto questo. Io, ehm… non so bene come comportarmi. Speravo che portandoti fuori stasera ti avrei resa felice. – continuò, avvicinandosi. Juvia non controllava più i battiti del suo cuore.
- Accidenti, non sono tagliato per queste cose. – sospirò, ma si era avvicinato di altri due passi. Era solo a pochi centimetri dalla Maga dell’Acqua.
- Mi perdonerai per come mi sono comportato? – chiese lui, un sorriso imbarazzato sul suo viso. Juvia aveva il viso - no, il cuore in fiamme, che sobbalzava con violenza contro il suo petto.
- S-sì. – riuscì solo a rispondere.
- G-grazie. – rispose Grey. Per un attimo sembrò preda di una timidezza più grande di lui, e questo diede a Juvia il coraggio di afferrare la sua mano.
Era grande e tiepida. Fu tutto quello che riuscì a pensare prima di rendersi conto che Grey le aveva preso il viso con l’altra mano, dolcemente, mentre appoggiava titubante le sue labbra contro quelle della Maga.
Fu un bacio timido, ma Juvia si sentì scossa dentro come se la tempesta stessa l’avesse baciata. Mosse con cautela le sue labbra contro quelle sottili del Mago, abbandonandosi alla sensazione delle sue braccia che la circondavano in un abbraccio stretto quanto gentile. Quando si separarono, a Juvia girava la testa.
- Non ti abbandonerò, Juvia. – bisbigliò lui dopo un’eternità, il viso nascosto nell’incavo del collo. – Ora che l’ho capito, non ti abbandonerò. Non voglio più rinunciare a questo per paura del passato. –
- Non lascerò che succeda, Grey. – rispose Juvia, stringendolo forte. Non sentiva nemmeno il rumore delle cicale.

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