La ragazza dalle fiamme blu

di Girasolefelicissimo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Demoni esistono? ***
Capitolo 2: *** Piccole Bruciature ***
Capitolo 3: *** Amaimon: uno degli otto Re di Gehenna ***
Capitolo 4: *** Le ombre poco amichevoli ***
Capitolo 5: *** Perchè la porta è pericolosa? ***
Capitolo 6: *** Demon Rosis ***
Capitolo 7: *** Quella spada.. ***
Capitolo 8: *** Mephisto and Alice - Ricordi ***
Capitolo 9: *** Piccolo inconveniente. ***
Capitolo 10: *** Sicura della tua scelta? ***
Capitolo 11: *** Oh, no.. ***
Capitolo 12: *** "Mia cara Alice.. Quanto tempo.." ***
Capitolo 13: *** Che cosa voleva dirmi? ***
Capitolo 14: *** Un nuovo Re entra in scena! ***
Capitolo 15: *** Il bacio della gelosia. ***
Capitolo 16: *** Rin.. Perdonami.. ***
Capitolo 17: *** Egyn ***
Capitolo 18: *** La scommessa ***
Capitolo 19: *** Un gattino bianco dagli occhi verdi ***
Capitolo 20: *** Le due rose ***
Capitolo 21: *** Il corridoio rosso della vita ***
Capitolo 22: *** La tragica verità - Pt. 1 ***
Capitolo 23: *** La tragica (E amara) verità pt 2 - Fine ***



Capitolo 1
*** I Demoni esistono? ***


-Su piccola, dimostrami i tuoi poteri..-
-P-Poteri? Ma di cosa cavolo stai parlando?!- La creatura, che aveva delle corna caprine con delle unghie ben affilate di colore nero e che era ricoperto da degli strani insetti si stava avvicinando alla povera  ragazza. -S-Stammi lontano!- Gli urlò contro, mentre indietreggiava lentamente.
Era rinchiusa in una stanza, senza via d'uscita, non sapeva dove fuggire, quell'essere aveva fatto scomparire ogni cosa dalla sua stanza, era diventata nera. C'erano solo la stanza, lei e lui.
-Lo so che le hai.. Non aver paura, se me le mostri mica ti mangio.- Le disse sorridendo mentre mostrava i suoi denti affilati. -Ma si può  sapere di cosa cavolo parli!!?- Il ragazzo le sorrise ancora. Si avvicinò a lei e l'afferrò per il collo, portandola lentamente verso l'alto. -Dimostramele, adesso!- La ragazza proprio non sapeva di cosa stava parlando quella sottospecie di creatura. 
Era spuntato dal nulla, iniziò a frequentare la sua stessa classe, sembrava molto simpatico, un bel ragazzo a cui lei piacque subito. Non solo perchè era molto affascinante, ma anche perchè era gentile e sempre disponibile nei suoi confronti.. E adesso invece sembrava un mostro. Tutto iniziò quando gli fece delle strane domande sul conto di Dio e Satana. Lei non ci fece caso, pensava che forse voleva sapere di che religione fosse o quali fossero le sue idee, ma non pensava di scoprire questo suo tipo di natura.
Un giorno come gli altri all'uscita da scuola le chiese se potesse accompagnarla a casa, lei accettò. Giunti fuori al suo palazzo l'accompagnò fin sopra ma stranamente i suoi non c'erano e lui sorrise a questa notizia e quindi le propose di andare in camera sua, perchè era curioso di sapere com'era. Alla ragazza parve strana e 'insolita' come proposta ma accettò. Appena entrati in camera sua il ragazzo la portò contro il muro, impedendola ogni movimento.
"Ti devo parlare" Queste furono le sue parole. Arrossì subito e tentò di staccarlo, ma appena vide che non volle staccarsi iniziò a preoccuparsi, pensò che forse voleva fare 'cose strane' e lo spinse via, una volta tolto di dosso tentò di uscire  per la porta ma improvvisamente la stanza, insieme alla porta  e alle finestre vennero risucchiate e la camera diventò nera. Adesso c'erano lei e lui..
-Dimostramele!- La ragazza iniziò a soffocare. -Dimostrarti.. Cosa?- Gli chiese respirando a fatica. -Le tue fiamme.- Strinse ancora più forte. Iniziò a dimenare i piedi nel tentativo di toccare  terra ma non ci riuscì. -L-Le mie.. Cosa?- Gli chiese fissandolo dall'alto. -Tsk, vuoi vedere che mi sono sbagliato?- La scaraventò per terra con forza e  sghignazzò. -Oh ma andiamo, è impossibile che io mi  sia sbagliato!- Poggiò un piede sullo stomaco della ragazza, mentre  lentamente si abbassava verso di lei. -Questa è la tua ultima possibilità per mostrarmi le tue fiamme o dovrò smetterla con le buone e utilizzare le cattive.- 
-Se queste erano le buone, non oso immaginarmi come saranno le cattive..- Pensò ad alta voce e lui poggiò con più forza il piede verso di lei. Iniziò ad accarezzarle il mento e poi gli graffiò la  guancia.
Gemette di dolore e tentò di fargli spostare il piede da sopra il suo busto.
Con le dita leggermente sporche di sangue si spostò verso il suo occhio. 
-Questa è la tua ultima possibilità o dovrò cavarti il tuo bellissimo occhio viola..- Le sorrise ancora e lei chiuse gli occhi più forte che potette.
Con le dita le fece sbarrare le palpebre e con l'altra mano si avvicinava. Strinse i denti per la  paura e iniziò a tremare, fissò impaurita le unghie affilate che si avvicinavano alla sua iride temendo che le avrebbe cavato sul serio l'occhio. -No!- Gli urlò mentre richiuse gli occhi con forza e lui volò letteralmente dall'altro lato della stanza. Non sentendosi più quel peso addosso aprì lentamente gli occhi e vide che stava andando a fuoco, ma, non sentiva bruciore o quant'altro, aveva addosso delle fiamme di colore Blu-Azzurrino. Si alzò in piedi e si guardò le mani: le unghie erano cresciute, erano affilate e stranamente di colore nero. Si toccò le guance, sentii i segni del graffio e il sangue, si toccò le orecchie e notò che erano a punta come quelle degli elfi. Si guardò ancora una volta le mani e poi guardò lui, che le era difronte. -Avevo ragione, come al solito,- L'afferrò per il polso e la guardò. -Su, adesso ti porto da nostro padre.- Iniziò a strattonarla me lei si ritrasse. -Che cosa?- Gli chiese aggrottando le sopracciglia. -Da tuo padre: Satana.- Rabbrividì e iniziò a indietreggiare. -Su, non aver paura, lui vuole sol vedere se sei all'altezza di essere sua figlia. Sai, è una cosa abbastanza rara che nascano delle ragazze dalle nostre parti e vuole vedere se puoi tornargli utile per qualcosa.- La tirò ancora ma lei gli diede un calcio. -Lasciami, subito!-
-Oh ma andiamo, adesso fai l'autoritaria?- La tirò a sè e la prese in braccio. -Fammi scendere!- Gli urlò contro e di nuovo venne ricoperta da quelle insolite fiamme. I capelli del Demone andarono a fuoco e la gettò per terra. Tentò di spegnere quelle fiamme e la stanza tornò come prima. Uscì di corsa e presto venne inseguita di nuovo da quell'individuo. 
-Io? La figlia di Satana? Non è possibile.. Non è possibile!- Pensò mentre correva a perdi fiato. Si era persa, non sapeva manco dove fosse potuta finire, ma l'importante e che l'avesse seminato. 
Si guardò attorno e vide che il posto era deserto. Di fronte a lei c'era un vecchio edificio, vecchio e inquietante.  Senza forze ci entrò dentro. La serratura della porta era facile da aprire ed entrò senza problemi. Chiuse la porta dietro di se e si appoggiò al muro, stanca morta. Cadde per un attimo a terra, vide che sul pavimento iniziarono a gocciolare delle macchie di sangue e si accorse che era la ferita che aveva alla guancia. Si pulì e si rialzò in piedi, continuando a camminare entrò in una stanza a caso e si stese su un letto che c'era. Si addormentò cercando di svegliarsi, da quel che credeva un incubo. 
 
 
-Waa! Ma perchè c'erano così tanti Naberiosi si può sapere?!-
-Si chiamano Naberius, Rin.- Lo corresse il fratello. -Non mi importa di come cavolo si chiamano. Sono fastidiosi, punto.- Yukio rimase in silenzio. Lui era così rigido e serio che sembrava una  tavola di legno, al contrario del fratello più grande che aveva la schiena curvata in avanti ed era stanco morto. I due fratelli stavano tornando nel loro dormitorio dopo una missione andata a buon fine. Entrarono nell'edificio ormai vecchio e dirigendosi verso la loro stanza videro delle gocce di sangue sul pavimento.  -Hey, Yukio, mi sa che c'è un intruso..-
-Ti pareva..- Gli rispose, mentre metteva dei proiettili nella pistola. Rin levò la spada dal suo fodero rosso e la tenne vicino a sè, pronto a sguainarla. Seguirono le gocce di sangue passo-passo e videro che si fermavano davanti alla loro stanza, alzarono lo sguardo e videro che la porta era socchiusa, Rin stava per afferrare la maniglia ma si accorse che era ricoperta di sangue e si bloccò in tempo, decise di aprirla col piede. Diede un calcio alla porta ed essa crollò. Stavano per entrare quando Yukio posizionò la mano sulla spalla del fratello, lo spostò indietro ed entrò prima lui, poi venne seguito dall'altro. 
Entrarono lentamente e guardarono attentamente l'intera stanza, sul letto di uno dei due stava distesa una strana figura. Rin cercò di avvicinarsi lentamente senza far rumore e l'altro, da dietro  era pronto a spararle. -Rin, non avvicinarti..- Gli sussurrò, mentre manteneva la calma. Rin si avvicinò completamente a lei. La stanza era buia, non riusciva a veder bene chi fosse, ma gli sembrava una figura umana. Gli toccò il braccio. -Hey..- Le mosse per un po' il braccio e la strana figura scattò in piedi, si allontanò da loro e li fissò attentamente, impaurita. 
-Come ti chiami?- Le chiese, tentando di capire chi fosse e che ci facesse li. Ma lei non rispose, continuava a fissare il ragazzo con gli occhiali, che teneva contro di lei puntata una pistola.
Lo scrutò da capo a piedi, addosso ai due sentiva lo stesso odore che emanava quel mostro e iniziò a temere il peggio. -Come ti chiami?- Le ripose la domanda Rin, che aveva posato la sua spada per dimostrargli che non voleva fargli del male. La ragazza lo guardò con la coda dell'occhio, ma teneva sempre lo sguardo rivolto verso l'altro. -Perchè volete sapere il mio nome?- Il ragazzo non rispose e rimase fermo a guardarla. -Il mio nome è Rin- Stava per porgergli la mano ma lei indietreggiò tenendo sempre  d'occhio il tizio con la pistola. -E quest'altro è Yukio- Lo indicò col dito  e gli fece cenno di abbassare l'arma. Yukio la guardò per un po', ma poi decise di posare la pistola. La ragazza li guardò e decise di rivelargli il suo nome: -Il mio nome è Andy- 
-Bene, Andy, come mai sei qui?- A questa domanda si paralizzò e tentò di avvicinarsi alla porta per fuggire. Yukio caricò la pistola e lei, temendo che l'avesse potuta sparare fuggì. -Andy!- Gridò Rin e si diede all'inseguimento della ragazza e con esso anche Yukio. Entrambi tentarono di catturarla ma fu inutile. -Dove diamine si è cacciata?!- Gli chiese affannato. -Non lo so- Rispose l'altro. Entrambi erano col fiatone, non ce la facevano più. Quella ragazza correva come un missile, una cosa incredibile, che nemmeno Rin, che era molto veloce era riuscito a prenderla. 
-Non vincerà così facilmente!- Si rimise a correre nel tentativo di ritrovarla. Si ritrovò in un corridoio buio e vide che in fondo una figura stava seduta. Pensò che era la ragazza e le andò incontro. -Andy!- La ragazza lo guardò sofferente, tentò di rialzarsi ma non ci riusciva. Mentre correva era inciampata e si era slogata la caviglia. Rin le andò vicino. -Qualcosa non va'? Perchè non riesci ad alzarti?- Andy non gli rispose e indietreggiò da seduta. -Non aver paura!- L'afferrò per il polso e la ragazza si bloccò. Improvvisamente capì tutte le sue emozioni e le sue intenzioni. Gli fece levare la mano dal suo polso.
Lo guardò per un'attimo e decise di fidarsi di lui. Il ragazzo la prese in braccio e la portò in cucina, dove incontrò il fratello. 
-Yukio si è slogata la caviglia, curala.- 
-Ma è un estranea! Non sappiamo neanche..- Il fratello gli lanciò un occhiataccia. -Cu-ra-la..- Gli sibillò.  Yukio lo guardò e si arrese. La fece sedere sul tavolo e iniziò a curarla. Nel frattempo Rin la osservava.
Aveva dei capelli lunghissimi, fino al ginocchio, di color Bianco-Argento, la pelle era candida e gli occhi viola brillavano come diamanti, sulla guancia aveva dei graffi, ecco spiegate le gocce di sangue. Indossava un pantaloncino e una camicetta bianca, aveva una lunga giacca di color azzurrina aperta, con dietro disegnata una rosa bianca e aveva degli stivali bianchi lunghi fino al ginocchio, che adesso si era tolta per farsi curare. Si sentii osservata e guardò il  ragazzo dai capelli blu. -Qualcosa non va'?- Gli chiese fissandolo incuriosita. -No, niente- Arrossì leggermente e tentò di concentrarsi sul fratello. Finita di guarirla alla caviglia e alla guancia i due si sedettero. 
-Dimmi, Andy, come mai ti ritrovi qui?-
-Stavo fuggendo- 
-Da chi?- 
-Da un tizio che mi inseguiva. E allora per rifugiarmi mi sono nascosta qui- Preferisse non dirgli che era un Demone ad inseguirla e che lei era 'La figlia di Satana' temeva che fossero malvagi come lui e che volessero portarla dal 'Padre'. 
-Quanti anni hai?- Le chiese Rin.
-Rin!- Lo sgridò sottovoce l'altro.
-No, è tutto ok,- Gli sorrise -Ne ho 15- I fratelli si guardarono male e Yukio riprese con le domande. 
-Da dove vieni?- 
-Non lo so.. Non mi ricordo niente.- 
-Cos'altro ti ricordi?- La ragazza fece spallucce. 
-Qual'è il tuo nome completo?- Esitò per un'attimo ma poi glielo rivelò: -Andy Treek-
-Hai un posto dove dormire?- Li interruppe di nuovo. -Non credo- Di certo non poteva tornarsene a casa, di sicuro quell'essere l'avrebbe trovata e rapita. 
-Rin!- Lo sgridò ancora. 
-Puoi dormire qui se vuoi.. Abbiamo molte stanze!- L'altro tentò di zittirlo. -Rin!- Li guardò entrambi. -No, non voglio crearvi problemi- 
-Ma non ci crei nessun problema! Vero? Yukio?- Il fratello lo guardò con aria cupa, ma poi sospirò. -E va bene,- Si alzò dalla sedia anche lui. -Vado a prepararti una camera.- Il ragazzo si alzò parecchio nervoso ma cercò di non darlo a vedere e si diresse verso il lungo corridoio.
I due rimasero soli, c'era un silenzio abbastanza inquietante. Andy non sapeva che dirgli e iniziò a pensare: -Perchè questo ragazzo è così gentile? Sarà anche lui sul serio un Demone come quell'altro? Eppure..- Pensò a quando lui l'aveva toccata e aveva.. Come dire, capito chi fosse e come è. Dopo un po' tornò Yukio per avvisarla che la camera era pronta e la portò nella sua stanza temporanea. -Non è un granchè, però ci puoi dormire.- La ragazza ci entrò dentro. -Grazie, mi va benissimo!-  
-Bene per ogni problema noi siamo nella stanza qui affianco- Lei annuì. -Buonanotte- Chiuse la porta e guardò furente il fratello, afferrandolo per il braccio iniziò a trascinarlo nella loro stanza. 
-Ma sei impazzito per caso?- Lo sgridò sottovoce per non farsi sentire dall'ospite. 
-Eh? Perchè?-  
-Hai invitato quella tizia di cui ne conosciamo solo il nome!-
-Bhe, ma a me non sembra tanto cattiva- Sbuffò. Yukio si tolse gli occhiali e li posò sulla scrivania. 
-Per questa notte resta qui, poi avviseremo il preside, che saprà cosa farne.- Rin lo guardò. -Dobbiamo per forza avvisare quel pagliaccio?-
-Si. Ma ora andiamo a dormire, ci penseremo domani- 
Andy, passò una notte in bianco, pensando e a ri-pensando a ciò  che gli era successo quella giornata.


Il giorno dopo i due ragazzi e l'ospite erano nell'ufficio del Preside a discutere:
-Allora Signorina, come mai si trova nel mio istituto?- Le chiese incuriosito il preside, seduto alla sua scrivania. 
-Stavo fuggendo da un tizio che neanche conosco e per rifugiarmi mi sono nascosta in un palazzo (Che pensavo) Fosse abbandonato.- La scrutò attentamente. -Mhmm.. Interessante. E poi?-
-E poi basta, so solo che questo tizio mi inseguiva, ma non ne conosco il motivo..- Il preside mugolò. Si alzò in piedi e si avvicinò a lei. -Non ne conosce il motivo?- Lo guardò per un attimo e sentii che anche lui aveva quello strano odore. Le fece venire la nausea e fece una piccola smorfia di disgusto.
-No.- 
-Ne è sicura?-
-Certo- Qualcosa non quadrava, con gli altri due non sentiva ansia o timore invece stando insieme a quest'altro, ne era intimorita. -E il suo nome è?- 
-Andy Treek-
-Andy Treek?- La guardò negli occhi per 2 secondi e sghignazzò. -La prego, mi dica il suo vero nome.- Anche lei lo guardò nei suoi occhi, che erano di un color verde molto strano e inquietante. E stranamente sentii che il nome che gli aveva detto (Ovvero John Faust) era falso. -Come potrei dirle il mio vero nome se lei non mi dice il suo? Signor. 'Faust'- Il preside la guardò divertito e scoppiò in una risata che cercò di soffocare, pian piano si calmò e si asciugò le lacrime agli occhi. -Il mio nome è Mephisto Pheles,- Fece un lievo inchino. La ragazza lo guardò e aggrottò le sopracciglia, -Sul serio ci ho azzeccato? Quello non era il suo vero nome?- Pensò, poichè prima glielo aveva chiesto senza pensarci su. Lui si rimise dritto con la schiena e fissò la ragazzina. -Ed ora, sarebbe così gentile da rivelarmi il suo vero nome?- Le chiese mostrandole uno sguardo gentile, che a lei parve minaccioso. Sapeva che se non gli avrebbe detto il suo vero nome sarebbe finita male, non sapeva come, ma sarebbe finita male. -Alexia Seeker- 
-Alexia.. Seeker?- Mugolò ancora e si accarezzò il pizzetto. Fece un piccolo sorrisetto. -Oh, quindi tu sei quella, Alexia Seeker.-
-Quella.. In che senso?-
-Quindi la storia che non si ricorda niente, è tutta una finta. Giusto?- 
-Non esattamente, solo per..- Rin la interruppe. -Hey hey! Cosa vuol dire questo? Ci hai mentito?!!- L'afferrò per il braccio. 
-Si, ma non del tutto.- Gli rispose. -Che significa non del tutto?!- Le chiese ancora infuriato. -Significa,- Gli diede un colpo sulla mano per fargli lasciare la presa dal braccio. -Che  "conosco" il tizio che mi inseguiva, e del perchè.-
-Bene, e allora diccelo.- Le ordinò Yukio. -E va bene, tanto, ormai è fatta.- Fece una pausa e li guardò. -L'uomo che mi inseguiva era un Demone (O almeno credo) e voleva portarmi da Satana.- 
-E perchè voleva portarti da lui?-
-Perchè si da il caso, grazie alla mia grande fortuna che giusto ieri, per caso ho scoperto di essere sua figlia, la sua UNICA figlia Femmina e vuole vedere se sono all'altezza di questo 'suo' potere. Credo di aver capito così. Credo.-
-Quindi sei.. La figlia di Satana?- Chiese Rin. -Si, sono sua figlia, come voi tre.. Giusto?- Tutti erano rimasti scioccati. Non se lo aspettavano, tranne Mephisto, che aveva già capito tutto da quando l'aveva guardata negli occhi e aveva saputo il suo nome. -E mi dica, come mai non voleva andare da lui?- Le chiese il Preside. -Perchè non voglio essere il suo cagnolino nel caso riuscissi a passare il 'Test'- 
-Ah, capisco.- 
-Ed ora che lo sapete che volete farmi? Mi porterete dal vostro paparino?- 
-Dipende dalle sue intenzioni- Lo guardò. 
-Dalle mie intenzioni?-
-Certo, quali sono?- Lei ci riflettee su. -Bhe, non farmi prendere da Satana. Voglio vivere una vita da ragazzina qualunque, come fino all'altro ieri. Tutto qui.- 
-Quindi, non vuol far del male a nessuno?-
-Perchè dovrei far del male a qualcuno?- Mephisto fece un sorriso. -Grandioso! Allora ha le carte in regola per restare! Mi dica, come va a scuola e con i suoi voti?- 
-Ah, vado abbastanza bene a scuola- 
-Ottimo, allora è perfetta!-
-Perfetta per cosa?-
-Perfetta per frequentare la mia fantastica scuola-  Le fece l'occhiolino. 
Il preside si avvicinò a Rin. -E il caro qui presente Rin, ti farà da tutore!- 
-Cosa?!- Urlò Rin. Mephisto gli sorrise e gli puntò il dito contro la spalla. -Tu, controllerai che i suoi poteri si sviluppino bene.- Rin sbarrò gli occhi, incredulo.
-Eeeh!?-
 
 
 
_________
 
Angolo dell'autrice:
 
Bonjour\Bonsuar miei cari! Come state? Vi sono mancata? :'D 
Io mi sento soddisfatta u_u Sento che questa storia sarà fantastica! (Sento e spero) L'avrò corretta come minimo.. 7-8 volte aggiungendo e togliendo parti, correggendo con cura e con attenzione! 
Che ne dite? Vi piace come inizio? Vorreste leggere anche il secondo capitolo? ^-^ Spero di shi <3 Mi raccomando, recensitee! :D
 
Aloha! 

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Capitolo 2
*** Piccole Bruciature ***


-Non ci posso credere che l'abbia affidata a me! Com'è possibile!?- Iniziò a  sbraitare appena furono entrati nel loro dormitorio. -Rin, calmati- Cercò di calmarlo il fratello.
In tutto questo, mentre Rin dava di matto e Yukio che tentava di farlo calmare, Alexia era rimasta sconvolta. Era sconvolta perchè adesso non sapeva cosa fare, a casa, non poteva tornare, non poteva sapere la reazione dei suoi quando gli avrebbe detto che lei, era la figlia di Satana. Anche perchè aveva un po' paura di loro, erano sempre severi, ci tenevano alla sua educazione e che fosse una signorina per bene. Temeva che non l'avrebbero più voluta come sua figlia dopo aver saputo ciò. Pensava a molte cose mentre quei due si davano guerra.
Quando improvvisamente tutto tacque e i due gemellini la fissarono.
-Qualcosa non va'?- Le chiese Rin. -No, niente.- Rispose lei. -Comunque Rin, come la vuoi addestrare?- Chiese Yukio al fratello. -E che cavolo ne sò!- Ci pensò un'attimo su, -Con le candele.. Forse.-
-Ottimo. Allora vado a procurarti delle candele. A dopo.- Se ne uscì e li lasciò soli. Alexia era di nuovo persa nei suoi pensieri mentre Rin la fissava. Si avvicinò a lei e gli diede uno schiaffo sulla nuca. -Ma che cavolo?!- Lo fissò male ma lui gli sorrise. -Non fare quella faccia pensierosa! Su con la vita!- Continuò a fissarlo male per altri cinque secondi ma poi sospirò e sorrise. -Hai ragione..- Si massaggiò la nuca. -Allora? Che cosa vuoi fare?- Le chiese Rin. La ragazza fece spallucce e lui iniziò a pensare a che cosa avrebbero potuto fare. -Hai fame?- Le chiese mentre si massaggiava il mento. -Un po'-
-Allora vieni con me!- La prese per il braccio e la portò con sè in cucina. Le disse di aspettarla seduta al tavolo mentre lui si mise a cucinare. Aspettò per una mezz'oretta e poi gli portò un piatto di Sukiyaki, appena lo assaggiò rimase stupita. -Ma è buonissimo!- Gli disse mentre continuava a mangiare. -Oh ma grazie, grazie!- Sorrise e si sentii soddisfatto.
Mentre i due stavano mangiando arrivò Yukio, con in mano due buste bianche, piene di candele colorate. -Oh! Yukio!- Si alzò felice dalla sedia e fece sedere anche il fratello. Portò anche a lui  un piatto con dentro del Sukiyaki, anche se era poco, dato che Alexia aveva fatto il bis e chissà come ne era rimasto ancora un po'.  Dopo aver finito lo "Spuntino" Yukio mise sul tavolo la busta bianca e cacciò 3 candele: una rosa, una gialla e una azzurra che posizionò in fila sul tavolo.
-Bene, lascio a te tutto il resto. Nel frattempo io vado a correggere i compiti del corso d'esorcismo.- Se ne andò nella sua stanza e li lasciò "lavorare". 
-Allora, tu adesso dovrai accendere contemporaneamente queste tre candele con le tue fiamme- 
-Quali fiamme? Ah, è vero scusa.- Non era ancora abituata all'idea che fosse la figlia di Satana e quindi se ne era dimenticata che aveva le sue fiamme. Guardò molto attentamente le candele ma non successe niente, aggrottò le sopracciglia e fissò intensamente le candele. -Quando vuoi eh- Passarono dieci minuti e non si era neanche accesa mezza punta. -Senti, ma sei sicura di essere sua  figlia?- Le chiese dubbioso. -Certo! Quando quel Demone ha tentato di cavarmi l'occhio ho fatto uscire le mie fiamme!-
-Forse.. Funzionano solo quando hai paura..-
-Bho..- Entrambi pensarono ad un modo per far uscire le sue fiamme quando tornò Yukio per assicurarsi che stesse andando tutto bene. -Tutto ok?- Chiese al fratello. -No, non riesce ad accendere  neanche una candela, anzi, non si è vista mezza fiamma. Però dice che quando quel mostro ha tentanto di cavarle un occhio le ha cacciate.-. 
-Forse le sue fiamme si manifestano solo quando prova forti emozioni; come la rabbia o paura.-
-Già, forse è così- Rispose Alexia. -Ooh! Ho un'idea!- Il ragazzo si girò verso di lei. -Fai schifo e sei brutta!-
-Cosa?-
-Si! E sembri una vecchia con quei capelli bianchi!- Lo fissò male e si alzò. -Prova a ripeterlo e sei morto!- 
-Fai schifo, sei brutta, sembri una vecchiaccia con quei capelli bianchi e sei grassa!- Lo fissò furente e iniziò a stringere i pugni come per trattenersi. -Sei grassa sei grassa! Sembri una vecchia bacucca!- Iniziò a muovere i fianchi a destra e a sinistra come per prenderla in giro. -Tu, sei, MORTO!- Gli urlò furiosa. Ma appena pronunciò la parola 'Morto' Venne ricoperta da delle fiamme blu. Le orecchie  diventarono a punta, le unghie crescettero in fretta e diventarono lunghe e nere, gli spuntò una lunga coda bianca e verso la fine aveva un pungiglione gigante e affilato, e i denti invece diventarono appuntiti. Rin rimase paralizzato, e anche  Yukio.  -Ed ora, ti conviene fuggire..- Salì in piedi sul tavolo e tentò di acchiapparlo ma lui fuggì alla velocità della luce.  -Forse ho esagerato- Pensò Rin mentre fuggiva dalla belva piena di rabbia. -Dai Alexia, io scherzav..- La ragazza si lanciò sulla sua schiena e lo fece cadere a terra. Iniziò a stritolargli il collo  mentre digrignava i denti. -M-Ma tu hai frainteso ciò che volevo dire! Volevo solo farti arrabbiare per vedere se hai le fiamme o meno.- La ragazza era ancora infuriata e continuava a strozzarlo. -In realtà hai capito male, non sei grassa, anzi, hai un bel fisico e non sei brutta e mi piacciono i tuoi capelli! Mi ricordano la pelle argentata dei pesci!- 
-Che cosa!?-
-Argh! Yukioo!- Gridò in cerca di aiuto e lei si fermò un'attimo, sul suo collo c'era una siringa con all'interno del sonnifero, si sentii mancare e cadde di lato a Rin. Yukio gli rimosse la siringa. -Che cosa gli hai fatto?- Gli chiese Rin, alzandosi lentamente dal pavimento. -Gli ho iniettato del sonnifero.- La prese in braccio e la portò nella sua stanza dove la fece distendere sul letto. 
-Ce ne era proprio bisogno?-
-Si.- 
-Tu aspetta che si risvegli, io vado a fare una cosa.-
-Ok..- 
Passò un'oretta e finalmente Alexia si svegliò. Si guardò attorno confusa e vide Rin, che era seduto sul fondo del letto appoggiato con la schiena al muro e la testa rivolta verso il basso, aveva le palpebre chiuse e russava leggermente. Lo guardò e sorrise dolcemente. Si mise a quattro zampe e si avvicinò al suo orecchio.. -Svegliati idiota!!- Gli urlò nell'orecchio. Rin sobbalzò dal letto e cadde sul pavimento. -Ma sei impazzita o cosa!?- 
-Direi 'cosa'- Gli sorrise. -Perchè l'hai fatto?!- Scese dal letto e si mise in piedi di fronte a lui. -Perchè sei un idiota- Sbuffò e se ne uscì dalla camera. -I-Io? Un idiota?!- Si alzò dal pavimento e la inseguì. -Io non sono un idiota sia ben chiaro!- Le disse. Mentre  l'afferrò per la spalla. -Certo certo, dicono tutti così gli idioti- Rin la fissò malissimo, ma tentò di calmarsi. -Comunque dobbiamo continuare con l'allenamento-
-Ah, quindi vuoi continuare con gli insulti? Se proprio ci tieni..- Si scrocchiò le dita. -Intendo con l'accendere le candele- Le rispose lui precisando. Andarono di nuovo in cucina e Alexia stava tentando di accendere, ancora, le candele. Ma erano da più di 10 minuti che non si accendevano. -Senti, prova a pensare a quando ti ho insultato e concentrati sulle candele.- 
-Ok..- Guardò intensamente le candele e pensò a quando l'aveva offesa per il colore dei suoi capelli e per tutto il resto. Le candele si accesero, forse anche un po' troppo dato che si sciolsero e rimase solo la cera sciolta.
Rin ne prese altre tre e le mise difronte a lei. -D'accordo, diciamo che almeno le hai cacciate. Ma adesso cerca di accendere solo la miccia- La indicò con il dito e si bruciò. -Waaa!- Urlò e tentò di spegnere la fiamma. -Alexiaa!- 
-Si?- Rispose con tranquillità. -Devi accendere le candele, non me!- 
-Oh scusa, me ne ero dimenticata- Rin la fissò male e una ciocca dei capelli della ragazza andò in fiamme. -Oddio!- Spense la fiamma con le maniche della giacca e lo fissò furente. -Razza di idiota!-
-Sei tu che hai incominciato!-
-Si ma io ti ho abbrustulito il dito non i capelli!- Adesso aveva una ciocca nera a causa "dell'incidente". -Brutto..- I due iniziarono a litigare, a insultarsi e a bruciacchiarsi a vicenda per una buona oretta.
Tornò Yukio e vide che le due piccole pesti stavano litigando. -Che succede?-
-Oh! Yukio! Questo cretino che tu chiami fratello mi ha bruciato i capelli!- Lo indicò furiosa. -Che coosa?!! Ma se sei stata tu che hai iniziato con l'accendermi il dito!-
-Io!? Ma se sei tu che mi hai provocato insultandomi!-
-Si, ma non prima! Sei tu che hai iniziato!-
-La smettete per favore?- Chiese gentilmente ad entrambi ma i due non lo pensarono minimamente e continuavano ad insultarsi e a sbraitare. -Smettetela!- Urlò ad entrambi.  -Rin vai nella tua stanza!-  Gli ordinò con tono severo.
-Che cosa?! Tu non puoi darmi ordini!-.   -Vai in camera ci penserò io a lei!- Rin ringhiò e se ne andò nella sua stanza infuriato. Yukio si sistemò gli occhiali e guardò la ragazza. -Adesso cerca di accendere le candele, per favore.-
-D'accordo..- Si voltò verso le candele, le guardò e si accesero tutte e tre insieme. -Ho finito con l'allenamento?-
-No, aspetta- Cacciò dalla busta 10 candele che posizionò a forma di cerchio. -Vai, prova ora.- Le accese tutte, ma solo due per volta. -No, tutte insieme- Ci soffiò sopra per spegnerle e lei le  riaccese, ma cinque per volta adesso -Riprova- Le spense e lei le riaccese, ma sempre cinque per volta. -Ancora una volta- Alexia sospirò e chiuse gli occhi per un'attimo. Li riaprì e tutte e dieci le candele si accesero. -Brava- Si meravigliò del suo risultato, il fratello invece, era riuscito ad accenderle solo dopo una trentina di tentativi. Ma non sapeva  che lei aveva fatto pratica bruciacchiando un paio di volte Rin.. 
 
Tornò in camera sua e una volta dentro, chiuse la porta dietro di lei e si diresse verso il letto. Ma appena sta per sedersi, sente la porta aprirsi per poi richiudersi. Sente dei passi e poco dopo vide una persona davanti a lei, o meglio, avrebbe preferito che fosse una persona. Sentii l'odore, quell'odore. Era parecchio strano, aveva i capelli verdi, con la base scura e sopra più chiaro, aveva sul capo un cornetto verde e indossava dei bizzarri vestiti: indossava un jilet di colore giallo chiaro con sotto una camicia a righe rose e nere, al collo teneva una cravatta con delle linee gialle, i pantaloni erano marroni e avevano come fantasia dei rombi gialli, gli arrivavano fino a sotto il ginocchio, sotto il pantalone indossava delle calze verdi e poi aveva degli stivaletti corti e neri con sopra raffigurato un teschio e per finire, aveva un mantello lungo e marrone, però, con il fondo smangiucchiato e rovinato. -Tu sei Alexia, giusto?- Le chiese, mentre sputava per terra il bastoncino del
suo lecca-lecca ormai finito. Lei non rispose. Il verde aggrottò le sopracciglia e la fissò male. -Rispondi.- Le disse con tono leggermente infuriato. -Perchè dovrei dirti se lo sono o meno?- Gli disse,  mentre cercava una via d'uscita. -Lo prendo come un si- Stava per  avvicinarsi a lei quando Alexia si avvicinò velocemente alla finestra, la spalancò e si gettò giù. -Oh!- Esclamò il Demone, mentre si affacciò alla finestra, per vedere la ragazza che era fuggita. Dopodichè, si gettò anche lui per inseguirla. -Cavolo! Ci mancava solo questo!!-
 
 
 
 
 
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Angolo dell'autrice:
 
Siii! E pure il secondo capitolo è andato! Già vedo che la storia è seguita da due persone u_u Che immensa gioa scalpita nel mio cuore (Che cacchio ho detto?) 
Forse, e dico forse, ho scelto il momento sbagliato per scrivere 'sta storia.. Sono un genio del cavolo <___< 
Ah, dimenticavo di dire che questa storia l'ho 'dedicata' ad una mia 'amica' (Posso chiamarti amica?) che di sicuro sa che sto parlando di lei <-< (Anche perchè glielo avevo detto in una mia scorsa fic) 
Diciamo che questo secondo capitolo mi sembra un po' moscio.. Ma vi prometto  che nel terzo, la storia si movimenterà, e di un bel po'! u_u Avrei annche dovuto fare il disegno di Alexia ma.. Non ne avevo voglia <__<
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e che seguirete anche il terzo. 
 
Aloha!

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Capitolo 3
*** Amaimon: uno degli otto Re di Gehenna ***


Stava correndo a perdi fiato, non sapeva da quanto  tempo stava correndo, ma sapeva che non poteva fermarsi. Mentre stava correndo si voltò indietro e non lo vide più. -Dov'è finito?- Disse tra se e sè. Si fermò un'attimo per vedere dove fosse, si guardò attorno. Era scomparso. 
Si ritrovava in uno strano bosco, in cui regnava il silenzio, non si sentiva neanche un ronzio o un minimo suono, era terrificante, e molto. Deglutì e continuò a guardarsi intorno. -Come cavolo ci sono entrata qui dentro?- Si chiese. Era così presa dalla fuga che non se ne era neanche accorta di essere finita lì. Ma l'importante, per lei, era averlo seminato. O almeno credeva. Iniziò a cercare una via d'uscita, prestando comunque molta attenzione. Sentii un fruscio provenire da sopra la sua testa. Alzò lentamente il capo e 2-3 foglioline caddero per terra. Dopo si sentirono dei passi provenire da dietro, si voltò e un leggero venticello gli scombinò i capelli. Un brivido gli percosse la schiena e si irrigidì. Si voltò di poco, e a pochi metri distanti da lei c'era lui, il Demone verde. Lo guardò paralizzata. -Chi sei?- Gli chiese, tentando di non apparire spaventata. -Il mio nome? Ah, si.. Il mio nome è Amaimon, e sono uno degli otto Re di Gehenna, il più importante e il più forte. E diciamo che sono, il tuo fratello maggiore va'-
-Fratello? Tu sei mio fratello?- 
-Si, tu sei il figlio di Satana, come me, o meglio dire, la figlia di Satana,- Alexia era parecchio confusa, come cavolo era possibile che quel mostro verde di nome Amaimon fosse suo fratello? Non se lo sapeva proprio spiegare. -Ah, e un'altra cosa: dobbiamo combattere.-
-Cosa?- 
-Si, nostro padre vuole vedere se puoi essergli utile a qualcosa.. Quindi..- Sollevò il piede sinistro e lo sbatte per terra. Poco dopo si aprì una voragine per terra che rischiò di risucchiare la ragazza. Ma lei fece un balzo e per fortuna riuscii a scansarlo. -Woo.. Ma che cavolo?!- Amaimon corse a gran velocità contro di lei e le diede un pugno nello stomaco, la ragazza si piegò su se stessa e il verde la colpì sulla spina dorsale col gomito, per poi darle un calcio, che la fece cadere a terra. Tentò di rialzarsi, ma appena ci provò, il Demone si sedette sopra di lei, così da farla di nuovo crollare a terra. -Ma che noooia! Ed io che pensavo di divertirmi,- Mise il gomito sulla sua gamba e si appoggiò al palmo della mano. -Bah, che cosa dovevo aspettarmi? Sei solo una femmina, dopo tutto.- Sbuffò lui. Alexia sputò un po' di sangue, strinse i pugni e tentò di alzarsi. Amaimon la guardò, e rimase stupito di come cercasse ancora di reagire. L'afferrò per i capelli e le
schiacciò la testa contro il terreno. La ragazza emise un piccolo lamento. -Bè, dato che sei debole, e non sei riuscita neanche e farmi un piccolo graffietto, dovrò ucciderti per forza,- Si posizionò meglio e si mise seduto a gambe aperte su di lei, le alzò la testa con una mano e con l'altra teneva le unghie ben affilate contro la sua gola. -Non preoccuparti, prometto di essere veloce.- Alexia strinse i denti e chiuse gli occhi, sapeva di essere spacciata ormai. Ma pensò alle sue fiamme, tentò di farle uscire ma non ci riusciva, stavolta le fiamme non uscivano, anche se lei era terrorizzata, quindi provò a pensare a quando Rin l'aveva insultata, ma niente, neanche quello, poi gli venne in mente alla frase che aveva detto prima il 'fratello': " -Bah, che cosa dovevo aspettarmi? Sei solo una femmina, dopo tutto.- " -Solo?.. Solo.. Una femmina?..!- Strinse ancor di più i pugni e iniziò ad emettere dei ringhi, come i cani quando si arrabbiano. -Uh?- Alexia venne ricoperta dalle sue fiamme, e Amaimon venne catapultato via per due metri. La ragazza si alzò lentamente e si voltò verso il Demone. Aggrottò le sopracciglia e cacciò le sue unghie. -Oh-oh! Forse finalmente potrò divertirmi!- Alexia lo guardò furente.. -Solo.. UNA FEMMINA?!!- Gridò a squarcia gola. -Si, sei solo una femminuccia. Mi sembra ovvio.- Ringhiò ancora e lo guardò furiosa. Mosse la mano destra e il mantello del verde andò a fuoco, se lo tolse e lo gettò per terra. Si bruciò completamente e ne rimase solo la cenere. -Il mio, mantello..- Fissò per un po' le ceneri del suo defunto mantello e poi  guardò la ragazza. -Hai rovinato il mio mantello,- Scomparve, per poi riapparire dietro  di lei, -Meriti di morire- Gli afferrò il collo con una mano e iniziò a stringerglielo, poi la portò verso l'alto. Alexia iniziò a dimenarsi come una pazza e finì per dare vari calci pesanti in faccia ad Amaimon, che successivamente la lasciò cadere a terra. Stava per colpirla di nuovo ma lei chiuse le braccia ad X e si alzò una specie di barriera che impedii al Demone di colpirla. Sempre da terra riaprì le braccia e mosse il braccio in orizzontale e anche il resto dei suoi vestiti finirono bruciacchiati. Fu costretto a  togliersi anche il jilet e la camicia e rimase a torso nudo. -Mi hai bruciato i vestiti,- Le disse, mentre con il piede calpestava i suoi vestiti, cercando di spegnere le fiamme. -Però, vedo che sai utilizzare le fiamme, più o meno.. E questo può bastare a nostro padre.- Smise di pestare i vestiti e si avvicinò a lei. Lei indietreggiò da seduta e lo fissò male. Amaimon si avvicinò ancora di più e posizionò il piede sul suo stomaco, schiacciandolo con forza. Tentò di fargli togliere il piede, ma non ci riuscì e gli 
uscì un po' di sangue dall'angolo della bocca. -Tsk.. Però hai bisogno di allenarti, sei debole.- Schiacciò ancor di più il piede contro il suo stomaco e sputò del sangue. -Arghh!- Si lamentò  sottovoce. Tolse il piede e salì su un albero con un solo salto, saltò su altri alberi e scomparve. Rimase stesa per un po', cercando di riprendersi dall'accaduto e poco dopo si alzò lentamente in piedi, cercò un'uscita, ma mentre la cercava stava barcollando...

Ritornò nel dormitorio, non si sa come, ma ci riuscì. Appena entrò dentro Rin e Yukio l'assalirono. -Dov'eri si può sapere!? Che  fine avevi fatto?!!- Le chiese infuriato Rin. Invece Yukio notò la sua camminata barcollante e che aveva un filo di sangue all'angolo della bocca. -Cos'è successo? Perchè sei conciata in questo modo?- Le chiese invece Yukio con tono gentile. Alexia pensò a ciò che era successo e non sapeva se era il caso di dirgli dello spiacevole accaduto. -Ecco.. sono caduta dalla finestra di camera mia.. Mi sono sporta troppo e sono caduta.-
-E perchè non ci hai chiamato?- 
-Ho preso una botta pesante e sono svenuta- Il ragazzo sospirò. -Vieni dai, che ti curo le ferite.- 
-Ahah! No no! Non preoccuparti!- Gli sorrise come per rassicurarlo. -Non è poi così grave! Anzi, sto già meglio! Non preoccuparti! Io sono una tipa  che guarisce in fretta!- Il ragazzo con  gli occhiali la fissò per un pò. Sospirò di nuovo e decise di lasciarla stare. Alexia se ne tornò in camera sua, aprì la porta e la richiuse dietro di sè. Stava per dirigersi verso il letto, ma appena superato il piccolo muro che separava la stanza principale e la camera trovò seduto sul letto Amaimon, con affianco a sè un centinaio di bustine di caramelle, stecche di lecca-lecca e altri dolci che ti farebbero cariare i denti al sol vederli. Il verde si alzò appena la vide. -Oh, eccoti finalmente, ti stavo aspettando.- La ragazza si diresse subito verso la porta per uscire, ma scoprì di essere stata chiusa a chiave. Guardò le finestre e notò solo ora che erano state chiuse con delle assi di legno. Ritornò a guardare il Demone. -Che vuoi da me?- Gli chiese stringendo i pugni e tentando di
stargli il più lontano possibile. -Ho parlato con nostro padre,- Si avvicinò a lei di poco. -Gli ho detto  che non sai assolutamente come si combatte, ma che però, sai, almeno, utilizzare le sue fiamme. E' scoppiato in una grooossa risata. Ma poi ha smesso di ridere e mi ha chiesto se almeno le fiamme sono potenti. Gli ho detto che mi hai bruciato i vestiti e ustionato la pelle e ha  ricominciato a ridere e mi ha detto: "Bene, allora portala qui da me, gli insegnerò come si combatte e così prenderà il posto di quell'idiota del fratello, Rin." E mi ha anche detto che hai due giorni per pensarci su. Però sappi, che se ti rifiuterai, tornerò qui solo per ucciderti.- Si diresse verso una finestra e con una sola mano tolse le assi. -Ci rivedremo tra due giorni!- Dopo queste parole si gettò giù, e se ne andò. Si avvicinò alle finestre e tolse con calma le assi che c'erano, pensando all'offerta che gli aveva fatto il 'Padre'. Improvvisamente ebbe un forte dolore alla  schiena e allo
stomaco, si sedette sul letto e gettò le cartacce sul pavimento. Tossì e iniziò ad uscire un po' di sangue dalla sua bocca. -Cavolo.. Devo seriamente iniziare a prendere delle lezioni di auto-difesa o qualcos'altro del genere.- Prese una bottiglietta d'acqua che c'era sulla scrivania e la besse. Nascose le assi tolte sotto  al letto e con esse anche le cartacce.
Bussarono alla porta e lei si affrettò per andare ad aprire. L'aprì e si ritrovò davanti Rin. -Cosa vuoi?-  -E' pronto vecchiaccia.- Lo fissò subito malissimo ma poi decise di non 'attaccarlo' dato che non ne aveva la benchè minima voglia. Lo seguì in silenzio, arrivarono in cucina e iniziarono a mangiare. Improvvisamente salì una specie di gatto sul tavolo e si mise a fissare Alexia.
-Porco cavolo!- Si alzò in piedi allontanandosi dal tavolo. -Che diamine è quel coso!!?- 
-E 'sta calma, è il mio gatto.- 
-I-Il tuo gatto?- Balbettò. -Ma quello non è un gatto!!- Disse  dopo averlo guardato meglio.
-Si che lo è!-
-E' un Cat Sith, un animale domestico che possono avere gli esorcisti. Questo prima era di nostro padre, ma dato che è morto lo ha voluto tenere Rin.- Spiegò con calma Yukio.
-Vedi? E' un gatto.- Disse Rin, accarezzandolo.
-Sè..- Lo fissò per un'attimo. 
-Tranquilla, non mangia le vecchiette.- Iniziarono a fissarsi malissimo entrambi. La ragazza schioccò da dietro la schiena le dita e una ciocca dei capelli del ragazzo andò a fuoco. -Cavolo!- Si alzò in piedi anche lui e tentò di spegnere la ciocca che stava andando a fuoco. Alexia prese un bicchiere d'acqua e glielo gettò in testa. Ci fu un silenzio tombale. Tra Yukio che stava seduto a fissarli, Rin bloccato da ciò che era successo e Alexia che sorrideva con un'aria soddisfatta... Scoppiò una guerra. Iniziarono ad insultarsi per una mezz'oretta finchè Yukio non si scocciò e gettò dell'acqua addosso ai due. 
-YUKIO!- Urlarono entrambi, fissandolo infuriati. -State in silenzio e mangiate.- Disse ad entrambi con tono severo e autoritario. I due si sedettero e ripresero a mangiare in silenzio, e ogni tanto si lanciavano occhiatacce e si tiravano dei calci da sotto la tavola.


Era passato un giorno dall'accaduto, e Alexia si stava preparando per andare a scuola e dopodichè, al corso per Esorcisti. Guardò la divisa che c'era sulla sua scrivania. La divisa scolastica era 
imbustata da una plastica trasparente di colore rosa cipria, la tolse dalla busta e per terra cadde un bigliettino bianco. Lo prese e lo lesse: 
 
"Buongiorno,
 
Cara signorina Seeker, spero che la divisa le stia bene e che sia della sua taglia ^o^
 
Distinti saluti
                                                                                                                         Mephisto Pheles"
 
Finita di leggerla le vennero i brividi. -Quel tizio è inquietante, sul serio.- Stracciò il bigliettino e lo gettò per terra. Prese la divisa e la indossò.
Si guardò allo specchio: era una camicetta a maniche corte di colore bianca,  con al collo un grosso fiocco rosso a strisce nere, una gonnellina rosa un pò troppo corta secondo lei, delle calze bianche fino a sopra il ginocchio e delle scarpe nere a bambolina. Mentre si pettinava i capelli entrò Rin. -Muoviti o faremo tardi!- -Vengo, vengo.- Posò il pettine sulla scrivania e lo segui.

Arrivarono in classe, e dopo una serie di presentazioni su di lei, chi fosse e del perchè aveva deciso di frequentare la scuola a metà semestre, iniziarono le lunghe e barbose lezioni. Alexia si sedette infondo, dietro Rin. Rin, che stava davanti a lei stava dormendo con la testa appoggiata al banco, ci mancava poco che non la contagiasse, stava dritta, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia, teneva la gamba accavallata e le braccia incrociate. Guardava fuori la finestra, disinteressata dalla lezione. -Okumura! Seeker!- Li sgridò il professore. Il ragazzo sobbalzò dal sonno e guardò il professore, con la bava alla bocca, invece Alexia distolse lo sguardo dalla finestra e lo fissò. -Ma che bella coppia che abbiamo qui! Vi dispiacerebbe seguire la lezione? E lei, signorina, non credo che come primo giorno vada bene stare con la testa fra le nuvole.- 
-Sono d'accodo con lei, professore.- Gli disse sorridendo e il professore continuò la lezione. 
 
Le lezioni finirono e adesso era il turno della scuola degli Esorcisti. Inizialmente pensò che fosse strano, "Perchè, dovrei frequentare la classe degli esorcisti.. Se sono  la figlia di Satana? Sinceramente, è strano, è ridicolo in un certo senso." Lei e Rin entrarono nella classe e Alexia si tappò il naso. -Che puzza..- Bisbigliò mentre cercava un posto per sedersi, ce ne erano parecchi vuoti. Pensò di sedersi affianco a Rin, ma vide che affianco a lui c'era una biondina. Si rassegnò e si sedette dietro di lui, però dal lato  della ragazza. Li osservò per un pò mentre parlavano. Da ciò che aveva capito si chiamava Shiemi.. Che soprannominò molto simpaticamente con 'Shiema'. 

Finirono anche queste e tornarono a casa. Mentre Alexia se ne stava andando per i fatti suoi venne inseguita da Shiema. 
-S-Scusami! A-Ah!- Le cadde la borsa e con dentro tutta la sua roba. Si abbassò per raccoglierla mentre Alexia la guardava, decise di andarsene ma la ragazza la chiamò. -A-Aspetta!- Voleva andarsene ma si sarebbe sentita in colpa e quindi aspettò che raccogliesse le sue cose e che gli dicesse quello che voleva dirle. Finì di raccogliere la sua roba e si alzò in piedi. -Scusami se ti ho fatto attendere..- La interruppe. -Si ok, ma dimmi cosa vuoi.- La ragazza arrossì e parlò in fretta. -Vuoi essere una mia amica?- La ragazza la guardò e fece un ghigno diabolico. -Certamente,- Le porse la mano. -Amiche?- -Oh.. Si!- Shiema gli afferrò la mano e la strinse con delicatezza. -Il mio nome è  Shiemi!- Le disse sorridendo, con il rossore sulle guance. -Il mio invece è Alexia.- Anche lei sorrise, ma non era dolce come il suo, era più un sorriso sadico e malvagio. Peccato che la biondina, non sapeva le intenzioni della sua nuova 'amica'.. 
-Dimmi Shiemi, parliamo un pò di te.- 
-Eh? Di me?-
-Si, di te, perchè? Qualcosa non va'?-
-N-No.. Certo che no..- 
-Bene, allora incomincio col farti una domanda,- La prese per il braccio e la tirò a sè. -C'è qualche ragazzo che ti piace?-
-Eh?-
-Si, hai capito bene, c'è qualcuno che ti piace nella classe? O nella scuola?-
-B-Bè.. In realtà..- Arrossì ancora e guardò verso il basso. -I-Io..- La ragazza la fissò e sorrise. -Su, non preoccuparti, siamo  tra amiche, non lo dirò mica a qualcuno..-
-Mi piace.. Un certo ragazzo, ecco..- 
-E chi è?- 
-E'.. E'.. Yukio..- Disse il nome sottovoce ma lei lo sentii ugualmente.
-Yukio?- Sorrise e gli scappò una piccola risatina. -Ce lo vedo proprio con te, sai?-
-S-Sul serio?- Fece un grandissimo sorriso e gli occhi gli brillarono. -Ovviamente! Io non dico bugie sai? E so mantenere benissimo i segreti!-
-G-Grazie..- 
-Vabbè, io devo andare- Lasciò la presa da lei e si diresse verso il dormitorio. -A-Allora a domani!-
-Si, a domani.- Fece un piccolo sorrisetto. -Sempre se ci arrivi a domani..- Disse sottovoce sghignazzando. Arrivò alle porte dell'edificio e le aprì con la  chiave che gli avevano dato i due ragazzi. Ci entrò dentro e sentii un rumore provenire dal corridoio. Pensò che fosse uno dei due ma invece comparve un piccolo mostriciattolo, sembrava un pipistrello, ma era rosa e aveva gli occhi a palla di colore rosso sangue. Il piccolo mostriciattolo si avvicinò a lei e le consegnò un bigliettino. La carta era la stessa del bigliettino che aveva trovato stamattina. Lo prese in mano e lo lesse: 
 
"Salve!
 
Signorina Seeker, potrebbe farmi il piacere di venire nel mio ufficio? ^-^ Io e lei dobbiamo parlare ♥ Venga non appena avrà ricevuto il messaggio.
 
Distinti saluti
                                                                                                                                                                                                                                       Mephisto Pheles"
 
 
-E chi se lo ricorda dove sta il suo ufficio!- Guardò  il pipistrellino rosa e mosse l'ala destra come in gesto di seguirla. -Vuoi.. Che ti segua?- Il pipistrellino annuì e iniziò a volare fuori.
-Aspetta!- Lo seguì in fretta e chiuse il portone dietro di sè. L'animaletto la portò davanti alla porta dell'ufficio del Preside. -E' qui?- Chiese al pipistrello. Il pipistrellino la guardò con gli occhi sbarrati e annuì. La ragazza bussò alla porta.
-E' aperta- Abbassò la maniglia ed entrò nell'ufficio, chiuse la porta e si diresse verso la scrivania. Il preside la guardò, mostrando un sorriso agghiacciante. -La divisa le sta bene, vero?-
-Ah, si.. Grazie per avermela data, e per avermi iscritto alla sua scuola.- 
-Oh, ma non c'è bisogno di ringraziarmi cara.- Si alzò in piedi e si avvicinò a lei. -Mi dica, si trova bene? Ha avuto qualche problema?-
-Qualche problema? No, certo che no..- Mephisto la guardò negli occhi e sorrise. -Hahaha! Come si  vede che non sa mentire signorina. Su mi dica,- Si appoggiò alla scrivania e la fissò sorridente. -Qual'è il problema?- 
-Non ho problemi.- La fissò male e piegò di poco la testa. -Signorina, io devo essere al corrente di tutto, non lo sa questo?- Alexia comunque non rispose e continuò a fissarlo normalmente.  -Scommetto,- Si avvicinò nuovamente a lei. -Che ha avuto problemi con il mio fratellino, vero?- La ragazza sentii un brivido lungo la schiena e cambiò totalmente espressione. -Ho indovinato. Mi  dica, cosa le ha detto?- -Ha detto che ho due possibilità: la prima, è di andare da Satana, cosicchè mi addestri per rimpiazzare Rin.. Se ho capito bene. La seconda invece, nel caso mi rifiutassi, è quella di morire. E ho due giorni per scegliere.-
-Interessante, e lei quale ha scelto?-
-Per ora, nessuna delle due-
-Bè, allora scelga con molta attenzione- 
-Lo farò..,- Si passò una mano fra i capelli e si alzò la frangetta parecchio lunga che aveva davanti agli occhi. -Comunque, voleva parlarmi solo di questo?- 
-Si, solo questo.-
-Allora posso andarmene?-
-Certamente.- Si diresse in fretta verso la porta e uscì. -Quel tizio.. E' davvero inquietante..- Pensò, mentre si strofinava le mani sulle spalle per farsi passare i brividi.
Mephisto nel frattempo, sghignazzava. -Sei stato davvero bravo, very good.- Disse sottovoce, mentre accarezzava il suo pipistrello rosa, che stava in equilibrio sul suo computer. -E così.. Ha già incontrato Amaimon, eh?- Fece un piccolo sorrisetto. -Chissà se incontrerà anche lei..- Dopo questa frase sorrise ancora e fece entrare nel suo cappello il piccolo pipistrellino.
 
Tornò nel vecchio edificio, dove fuori al portone la stavano aspettando Yukio e Rin. 
-Ma finalmente! Guarda chi ci da l'onore della sua presenza!- Le disse con tono da prendi-in-giro.  -Scusatemi, ma quella sottospecie di melanzana mi ha trattenuta.- 
-Melanzana?- Dissero insieme i due fratelli guardandola incuriosita. -Si, quel coso lì.. Il Preside.-
-Aah..-
-Comunque Alexia, potresti aprire la porta?- Le chiese gentilmente Yukio.
-Perchè? Non avevate anche voi una chiave?-
-Si, ma Rin l'ha persa.-
-H-Hey.. Non dirglielo..- Gli bisbigliò dandogli una piccola gomitata.
-L'hai persa? Hahaha! Che ridere! Sei proprio un idiota!- Gli rise in faccia.
-N-Non ridere! Non c'è niente di male!!-
-Certo, certo.- Si asciugò le lacrime agli occhi e si avvicinò alla porta. -Ve la apro i..- Si bloccò.
-Uhm? Vuoi aprirla si o no?- Gli chiese impaziente Rin, ancora infuriato e imbarazzato.
-Cavolo..- Bisbigliò.
-Che succede?- La ragazza appoggiò la testa contro la porta.
-L'ho dimenticata nella serratura.. Quando sono uscita per andare dal preside..- 
-L'hai dimenticata nella serratura?- A Rin ci volle un pò per realizzare l'idea. -Haha, e chi era l'idiota? Hahaha!- 
-D-Dannato..- Lo guardò imbarazzata per l'enorme figuraccia che aveva fatto. Non solo l'aveva preso in giro perchè aveva perso la chiave, ma adesso era stata pure umiliata perchè aveva fatto la sua stessa identica figuraccia. -Non credo che ci sia niente di divertente..- Li fermò Yukio. -Siamo chiusi fuori e non possiamo entrare.- Tutti e tre guardarono l'edificio.  -Sfondiamo il portone- Dissero insieme Rin e Alexia, che subito  si lanciarono un'occhiataccia. -Non possiamo, il Preside ci ucciderebbe, nel vero senso della parola.-   -Entriamo da una finestra!- Dissero di nuovo insieme i due. -Ma la smetti di copiare le mie  idee geniali?!- Gli urlò contro Alexia. -I-Io?! Sei tu che rubi le mie!- Ribattè lui.
-Tsk, solo perchè non hai uno straccio di fantasia non vuol dire che devi copiare da me.-
-Cooosa?!- 
-Che cosa devo sopportare..- Si sistemò gli occhiali ed entrò da una finestra che era aperta. Andò verso la porta e girò la chiave che c'era all'interno della serratura verso sinistra e la porta si aprì. I due bambini dell'asilo lo guardarono increduli. -M-Ma come?- Balbettò il fratello.
-Ho usato "la vostra geniale idea" e sono entrato da una finestra- Tolse la chiave dalla serratura e se la mise in tasca. -Ne dovrò fare una copia, dato che l'altra l'abbiamo persa.-
-Già.. E chissà di chi è la colpa- Disse sorridendo, guardando il blu. -Bè, vogliamo parlare di quando ti sei dimenticata la chiave nella serratura?- La ragazza fece un'espressione irritata. -Bè, almeno il mio danno è stato riparato.- Fece un ghigno diabolico e entrò, seguita da Rin, che era infuriato. -Io vado in camera- Disse ad entrambi, mentre si dirigeva verso la sua stanza.
 
 
Venne il secondo giorno, Alexia era nella classe degli esorcisti, con il professor Neauhs, che voleva vedere se poteva essere un Tamer. Le diede un foglietto, con  sopra disegnato un pentacolo e uno spillo, per farsi un piccolo forellino nel dito e far uscire una goccia di sangue da dover poi mettere sul foglietto.  Si bucò il dito con lo spillo e mise la goccia di sangue sul foglio. -Bene, ed ora reciti una formula per  evocare un Demone.- Le disse il professore. Alexia annuì e iniziò a pensare in fretta ad una frase. -Oh Demone dell'oscurità, svegliati dal tuo sonno e  vieni d'innanzi a me!- Mosse il braccio  libero per dare un tocco drammatico all'evento, ma,  dal cerchietto non uscì niente, neanche un piccolo Demone. Sembrava che avesse fatto un buco nell'acqua  ma all'improvviso, il cerchietto diventò nero e iniziò ad emanare fumo, lo tenne distante dal viso aspettando il mostro.  Uscì un  piccolo  leoncino, aveva due corna piccine sulla testa, gli occhi erano rosso fuoco, il manto era biondo e al posto di una, aveva ben due code! Che verso la fine erano paffute.  Il piccolo leoncino, un pò goffo tentò di andare in braccio alla propria padrona e si aggrappò alla sua calza, ma si stracciò e lui cadde a terra. Si rialzò lentamente e scosse la testa, come per riprendersi dalla botta che aveva preso. Alexia lo guardò e lo prese in braccio. -E io dovrei combattere i miei nemici con questo cosetto paffutoso?- Strusciò il mento sul suo corpo che era morbidissimo, più morbido di un cuscino e riprese a parlare con il professore. -Però, li potrebbe abbattere con  la sua dolciosità <3 - Sorrise e con l'indice gli accarezzò il mento. -Provi a farlo  arrabbiare o a mettergli paura.- Le disse il professore, rimanendo rigido come una tavola. -Ma non posso, è così carino!- Continuò a fargli le coccole, mentre lui faceva le fusa. Il prof. si avvicinò al leoncino e gli tirò un baffo. Esso ovviamente emette un gridolino e lo fissò infuriato. Scese dalle braccia di Alexia e si posizionò davanti a lui. Allargò tutte e quattro le zampe e diventò altissimo, forse tre metri, le piccole corna piccine diventarono grandi e attorcigliate, come quelle degli arieti, si vedevano le zanne lunghe e affilate, le zampe si erano  irrobustite e le unghie erano affilate come rasoi, le due code verso la fine non erano più paffute ma avevano una specie di pungiglione bianco come le api, ma più lungo e più affilato.
-Questo è un Lion Sith, una creatura molto rara e difficile da evocare, se non è evocata da un Tamer con una grande forza spirituale, complimenti.-
-G-Grazie..- Disse balbettando  Alexia, ancora incredula alla trasformazione del suo 'Leoncino'. -Prego, ma ora, lo faccia tornare come prima.-
-C-Ci provo..- Si avvicinò alla bestia e gli toccò la zampa posteriore. -Ehmm, scusa?- Il mostro si voltò e la fissò furente. -Potresti tornare come prima?- Il Leone si girò verso di lei e l'annusò sul viso. Gli saltò addosso e lei cadde. Rimase paralizzata, pensava che quel mostro la volesse divorare, e invece, poco dopo averla annusata un'altro pò iniziò a leccargli tutta la faccia. -Oddio!- Si coprì il viso e il mostro tornò come prima, un simpatico e dolcissimo leoncino, che le stava insalivando il viso. -Oww, ma che carino che sei!- Lo prese di nuovo in braccio e ricominciò a coccolarlo.
 
Insieme a Rin e Yukio, Alexia stava cenando, e affianco a sè c'era il leoncino.
-Devi far cenare insieme a noi  quel coso?- Disse borbottando Rin. 
-Si chiama Andy. E poi, dato che affianco a te mangia 'Kuro' perchè non dovrebbe mangia anche Andy assieme a me?- La fissò furioso e incominciò a borbottare qualcosa, per poi tacere.
Finirono di cenare e Alexia fu la prima ad alzarsi e si diresse verso camera sua. Stava camminando per il lungo corridoio, che era illuminato giusto un pò dalla luce lunare, stette per abbassare la maniglia  della sua porta, quando qualcuno da dietro la prese in braccio, lei si dimenò come una pazza e urlò: -Aiutoo!!- Tentò di liberarsi ma non ci riuscì. -Alexia!- Si sentii l'urlo di Rin che stava per arrivare in suo aiuto. -Rin!- Una mano le tappò la bocca, in modo  da impedirgli di urlare. Rin svoltò l'angolo e stava per  arrivare, l'uomo che la teneva in braccio, quando vide che stava arrivando il ragazzo, si scaraventò contro una finestra, rompendola. Si sentii un gran chiasso dentro la testa di  Alexia che non vide più niente e ci fu un gran trambusto..
 
Si risvegliò stordita, scosse un pò la testa e aprì gli occhi. Era una stanza buia, c'era uno strano odore, sangue, era l'odore del sangue. Le faceva venire il volta stomaco. Si sentii uno schiocco di dita e si accesero delle fiaccole al muro, la camera si illuminò di poco, ma abbastanza da poter vedere come fosse fatta: era abbastanza grande, le pareti erano di un verde scuro, sopra c'erano segni di graffi, schizzi  di sangue e buchi nel muro, a 3-4 metri distanti da lei al muro c'erano appese delle catene, con cui legare le persone e vicino a queste catene, vicino all'altro  muro, c'erano un mucchio di armi appoggiate, tra le quali: una picca, delle spade, un'ascia, due sciabole, una daga, una frusta, una macedone, una mazza-chiodata e una specie di martello gigante che ai lati era super appuntito. Poi, sopra queste armi c'era una mensola sottile, con sopra altre armi, ma piccole, come uno stiletto, un pugnale, un'accetta e 2-3 daghe corte, di diverso modello. 
Il pavimento era pieno di ossi, alcune con ancora attaccati i pezzi di carne e ricoperte di sangue. Notò solo ora che era seduta su un puof marrone con sopra disegnati dei piccoli rombi di colore giallo. Si girò lentamente, dietro di sè c'era una grossa poltrona di color rosso e i braccioli dorati, sopra  c'era seduto Amaimon, chinato verso il basso con un lecca-lecca tra le labbra a fissarla. -Oh, ti sei svegliata.- Le disse, mentre continuava a succhiare e mordere il dolcetto. Alexia si alzò di scatto e indietreggiò. Anche Amaimon si alzò, diede un calcio al puof che aveva  d'avanti e lo gettò di  lato contro il muro. -Tranquilla,  voglio solo parlare. Per ora.- La ragazza, presa dallo spavento si avviò verso le armi, stava per afferrare una sciabola ma il Demone le andò incontro  velocemente e le afferrò il polso. -No no,- Mosse l'indice a destra e a sinistra. -Non voglio che tu tocca le mie armi.- La scaraventò  contro il muro. Cadde a terra dolorante, stava per rialzarsi ma il verde si avvicinò di nuovo  a lei e poggiò con forza il piede sulla coscia della ragazza. Emette un piccolo lamento e strizzò gli occhi. -Allora? La  tua scelta?-
-Eh?- Schiacciò con più forza il piede e la ragazza strinse i denti. -Sai di cosa parlo. Allora? Vuoi venire con me, cosicchè ti porti da nostro padre.. O preferisci morire in una lenta agonia?-
-Uhmm, non c'è una terza opzione?- Gli sorrise, scherzandoci su, ma lui non la prese bene, l'afferrò per il grosso fiocco che aveva legato al collo e si chinò verso di lei mostrandole i denti  affilati. -Non ho tempo da perdere, ragazzina.- 
-Ah no?- Sorrise ancora e infilò la mano nella propria camicetta fino a raggiungere il petto, il Demone la fissò curioso e lei cacciò un fogliettino, si morse il dito coi denti e mise una goccia di sangue  sul foglio. -Oh Demone dell'oscurità, svegliati dal tuo sonno e vieni d'innanzi a me!- Dietro Amaimon comparve una figura alta tre metri che digrignava i denti. La leonessa gli diede una botta con la zampa, che lo fece scaraventare contro l'altra parte della camera. Alexia si alzò lentamente e si affiancò ad Andy. -Amaimon, ti presento Andy. Andy, lui è Amaimon.-
-Oh, così poichè non sai combattere.. Fai combattere qualcun'altro al  posto tuo?- Si alzò in piedi e si mise le mani nelle tasche. -Un vero Demone non fa combattere qualcun'altro al posto suo.-
-Infatti, io non sono un Demone- 
-Ah no? E cosa saresti?- Rimase in silenzio a quella domanda, di certo non poteva dirgli di essere un umano, ma di certo neanche un Demone, non voleva dargli questa soddisfazione. -Di certo non uno schifoso Demone come voi!- 
-Sappi,- Si volatilizzò dietro di lei e gli diede un calcio dietro la schiena, che la fece cadere a terra. Andy invece mosse le sue due code e col pungiglione gli trafisse la schiena un paio di  volte. -Andy!!- La leonessa la guardò. -Basta, così lo..- Fissò per un'attimo il Demone e riprese a guardare Andy. Le andò incontro e gli salì sulla schiena. -Presto andiamo.- La leonessa diede una  testata contro il muro ed esso si ruppe. Stavano per fuggire ma essa scomparve e Alexia fece una brutta caduta. -Ma cosa?!- Si voltò verso Amaimon, che nel frattempo stava facendo a pezzi un foglietto di carta. -Ecco, così non la puoi più evocare.- Gettò i pezzetti di carta sul pavimento e si diresse verso le armi. -Uhmm..- Si accarezzava il mento e guardava attentamente le sue armi, scegliendo la più bella. -Questa!- Prese la mazza-chiodata e si avvicinò ad Alexia. -Bene, che il gioco inizi.- Iniziò a far roteare la palla, prima sul lato destro, poi il sinistro, mentre si avvicinava sempre di più lei indietreggiava,  finchè non andò a sbattere contro il muro, la palla stava per colpirla ma lei si spostò e rimase il segno nel muro. Corse verso le armi e afferrò due spade, che erano lunghe e affilate. 
Tentò di colpirla un altra volta ma lei bloccò il colpo mettendo ad X le spade. -Che ti avevo detto?,- Tentò di colpirla di nuovo ma lei scansò il colpo. -Non voglio che tu tocca le mie armi.-
-Ah, quindi tu puoi avere un'arma e io no?!- Corse dall'altro lato della stanza cercando una via d'uscita. Non c'era, non c'era nè una finestra nè una porta o un condotto dell'aria, era chiusa, sigillata, non si poteva nè entrare o uscire. C'era solo il buco che aveva fatto Andy, si affacciò per scendere ma  vide che si trovavano su  un grattacielo. -Ma che cosa??- Guardò giù incredula. -Certo che non puoi avere un'arma, devo ucciderti.- Si scagliò contro di lei e gli  ficcò la palla nel fianco.
-Aargh!- Indietreggiò barcollando e si appoggiò al muro, dolorante. -Fa male.. Porca miseria..- Grazie a quel dolore, si trasformò nella sua  forma demoniaca e venne ricoperta dalle fiamme.
Fece cadere per terra una spada e premette la mano sulla ferita sanguinante. Il Demone non perse quest'occasione e si scagliò contro di lei e la colpì alla gamba. Diede un urlo di dolore e lui l'afferrò per il collo, mentre con l'altra mano stava facendo roteare l'arma e stava per sferrare il colpo finale, lei strinse i denti e chiuse gli occhi, scatenò le sue fiamme ancor di più ma lui non se ne importò e la colpì allo  stomaco. Alexia sputò molto sangue e si sentii mancare, il Demone lasciò la presa e la fece cadere a terra.. Sanguinava molto e si rannicchiò per terra, stava morendo dissanguata e non aveva più forze.. Chiuse gli occhi e non vide più niente [...]
 
Si risvegliò nel letto di un ospedale, si sentiva paralizzata, riusciva solo a muovere la testa.
-Hey, bella addormentata!-
-Rin! Parla piano!,- Lo sgridò sottovoce il fratello. -Si è appena svegliata!-
-C-Cos'è successo?- Socchiuse gli occhi e sentii un dolore tremendo allo stomaco. -Sei stata salvata dal sottoscritto!- Si indicò col pollice e sorrise come un deficente. Alexia lo guardò, respirando molto lentamente. -Cosa?- 
-Ti abbiamo salvata appena in tempo,- Iniziò a parlare Yukio. -Amaimon stava per ucciderti e..- Lo interruppe di nuovo il fratello maggiore. -Io ti ho salvata!-
-Si.. Rin ti ha salvata..- Lo  fissò male e  riprese a parlare. Mentre parlava, Alexia guardava il soffitto e cercava di ricordare cos'era successo...
 
Mentre Amaimon stava per sferrare il  colpo  finale dal buco entrò Kuro, dietro di lui  entrò Rin, ricoperto da  delle fiamme blu-azzurrine e in mano teneva una katana.
-Tu! Brutto bastardo!- Si scagliò contro di lui e iniziò a sferrare dei colpi con la spada. I  due  combatterono per un pò. Mentre i due stavano combattendo entrò Yukio di soppiatto e prese in braccio  Alexia, peccato che Amaimon se ne accorse e tirò un calcio in faccia al povero ragazzo, Rin lo colpì di nuovo. -Non toccare mio fratello!- I due Demoni ripresero a combattere, tra Amaimon che tentava di colpirlo con la mazza-chiodata e Rin che lo evitava cercando di far prendere tempo al fratello per fuggire con Alexia, Yukio salì in groppa a Kuro con in braccio la ragazza sanguinante e fuggirono, Rin lasciò perdere il combattimento e salì anche lui  su Kuro.  Amaimon rimase fermo lì, ad osservare come i tre coniglietti fuggivano.
 
Yukio finì di parlare. -Capito?-
-Eh? Ah, sisi tranquillo,- Sbadigliò, aveva ancora molto sonno ma non voleva dormire. -Da quanto tempo è che sto qui?-
-Cinque giorni..-
-Cinque giorni?!-
-Si, le ferite erano molto gravi, probabilmente saresti morta, se saresti stata un'umana..- Un'Umana.. Un'Umana.. Un'Umana.. Un'Umana.. Quella parola le rimbombò nella testa.. -Aargh!- Sentii una fitta profonda in tutto il corpo e dall'angolo della bocca uscii un pò di sangue, respirò di nuovo a fatica e chiuse gli occhi. Non poteva non pensarci al fatto che lei fosse  un Demone. Pensare che lo fosse gli faceva venire un dolore ancora più intenso. -Sono.. Uno schifoso  Demone..- Si coprì il  viso con la mano per non vedere più niente. Gli venne in mente quel mostro che ha incontrato per la prima volta: "Su vieni, ti porto da nostro padre: Satana." Fece una smorfia di dolore e strinse i denti. -No..- Sussurrò appena. "Il mio nome? Ah, si.. Il mio nome è Amaimon, e sono uno degli otto Re di Gehenna, il più importante e il più forte. E diciamo che sono, il tuo fratello maggiore va'" Sentii nella testa anche le parole di Amaimon e iniziò a singhiozzare. -Perchè io?
Perchè io cazzo..- Le faceva schifo essere un Demone, i Demoni per lei sono creature disgustose, si considerava un Umana.. Ma come poteva? Era ancora viva dopo ciò che era successo.. Ma, Anche se tentava di convincersi che non fosse come una di loro... Era inutile.
Yukio e Rin decisero di lasciarla per un pò da sola e se ne uscirono. Appena chiusero la porta scoppiò in lacrime, le guance diventarono rossissime e tentava di tapparsi la bocca per non sentire i propri singhiozzi e lamenti. La vista si offuscò a causa delle lacrime e la porta si aprì, qualcuno la chiuse e si avvicinò a lei. Voltò di poco il  viso e cercò di capire chi fosse: era una figura femminile, i capelli erano lunghi fino ai fianchi ed erano lisci e neri, gli occhi rossi erano quelli che la colpivano di più, aveva le orecchie a punta come gli elfi, con delle corna caprine beige sulla testa, indossava una camicetta rosa corta fino all'ombelico, scoperta  in petto, una giacchetta nera e corta, una gonnellina rosa come la magliettina e degli stivali lunghi fin sopra al  ginocchio neri.
Rimase ferma e la fissò mentre si asciugava le lacrime. -Chi sei?- Le chiese singhiozzando. La ragazza sorrise e  fece un'inchino.
-Il mio nome è Alice Innocent- Si rialzò dal suo inchino e si avvicinò ad Alexia. -Lei è Alexia Seeker, giusto?- Alexia  la fissò stordita. -Sei venuta qui per uccidermi? Bè, fai pure..-
-Io?  Ucciderla? Nada.  Anzi, sono qui per salvarla.- Le fece un ghigno diabolico, mostrandole i canini appuntiti. -Eh?- Rispose lei, parecchio confusa.
 
 
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Avvertimento: Tutti i personaggi, (eccetto Alexia, Alice e Andy (Leonessa) ) Sono personaggi creati  dall'autrice Kazue  Kato.
 
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Angolo  dell'autrice:
 
Hellooo!!
Alice e Mephisto: *La fissano male*
:D
Alice: Perchè?? Perchè mi hai portato qui?!!
;3 Sei la mia miglior  creazione e ti sfrutterò in ogni fic ♥  e poi.. Sei perfetta per questa :D 
Alice: Brutta..
^________^ Allooora, diciamo che il 3° capitolo l'ho fatto extra lungo, per scusarmi del fatto  che ci ho messo molto per pubblicarlo .. Sorry!! Spero vi sia  piaciuto e che seguirete anche il prossimo. E ringrazio voi che recensite
la mia storia, che la leggete e che l'avete messa tra i preferiti e seguite ♥
 
Aloha!

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Capitolo 4
*** Le ombre poco amichevoli ***



Avviso ai lettori:
Allora, ci sarà un punto della storia in cui vedrete un simbolo, (Questo: @! ) Quando lo vedrete, andate su questo Link:  
http://www.youtube.com/watch?v=6HOEjCF8xmk  E' una musica da sottofondo, quindi mettetela a basso volume (Ma che si possa sentire) E godetevi la storia! ;)
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-Esatto,- Continuò a sorriderle mentre le parlava. -Il mio nome è Alice Innocent, lieta di conoscerla.- Alexia rimase ancora per un po' a fissarla, finchè non le tornò quella fitta tremenda allo 
stomaco, che gli impedì di concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti. -Oh no, non dirmi che già è intervenuto quel fesso di Amaimon? Tsk..- Si sedette ai piedi del letto e appoggiò il mento sul palmo della mano. -Ti ha ridotta proprio male..- La stava scrutando con attenzione e con un gesto rapido le tolse le coperte. -H-Hey..- Disse a fatica, cercando di alzare le braccia per recuperare la coperta, ma fu inutile. 
Alice guardò le ferite che aveva, quelle sull'addome, al fianco e alla pancia. Le bende avevano una macchia di sangue fresca, ciò voleva dire che le ferite erano così profonde da sanguinare ancora nonostante fossero passati 5 giorni. Il resto delle ferite erano 'lievi' e già erano guarite, ma si vedeva ancora il segno. -Uhmm..- Si massaggiò il mento, si mise a gattoni e le tolse le bende con delicatezza. -No, ferma...-  Tentò di muovere le gambe per respingerla o anche solo per allontanarla, ma si sentiva paralitica, riusciva solo a muovere la testa, non poteva neanche chiamare aiuto, perchè si sentiva senza fiato e senza voce. La ferita aveva dei punti in cui era ancora fresca ed altri invece in cui si stava rimarginando. 
Il Demone si leccò le labbra e si chinò verso le ferite sanguinanti, cacciò fuori la punta della lingua e iniziò a leccare lentamente le ferite. -Ma.. Che cavolo..?- La ragazza diventò rossa sulle guance. -S-Smettila!- Le ordinò. Strinse i denti per il dolore e portò la testa all'indietro. Alice alzò lo sguardo e la fissò scocciata. -Zitta e non lamentarti.- Riabbassò lo sguardo, e rincominciò a leccare le ferite. La ragazza sofferente si tappò la bocca con la mano, soffocando i gridolini, mentre l'altra stava insalivando per bene la ferita che aveva, dal primo all'ultimo punto. Finì. Alzò lo sguardo e si alzò in piedi, leccandosi le labbra. 
Alexia si tolse la mano da sopra la bocca e la  fissò disgustata, completamente rossa in viso e imbarazzata, perchè aveva fatto quel gesto? Si chiedeva. Improvvisamente le passò quella strana fitta che aveva in tutto il corpo e le ferite pian piano si stavano rimarginando. Riuscì almeno a muovere le braccia.  -Sai, io ho il potere di far guarire le persone, grazie alla mia saliva, e sempre grazie ad essa, posso anche dannarle- Le confessò, mentre faceva un ghigno diabolico. Le vennero i brividi a vedere quel sorriso. -Perchè.. Mi hai guarito?- Le chiese.
-Perchè mi servi, sei l'unica che può aiutarmi nel mio progetto- 
-Quale?-
-Che ne diresti.. Di allearti con me?-
-Eh?-
-Sai,- Iniziò a camminare per la stanza in tondo, -Anch'io, sono la figlia di Satana.-
-Che cosa? U-un minuto, io, credevo di essere l'unica figlia di Satana, per..- La interruppe. 
-Infatti, tu sei l'unica figlia di Satana,- Le disse.
-No, un minuto,- La interruppe lei questa volta. -Tu dici di essere la figlia di Satana e.. E poi dici che io sono l'unica figlia Satana.. Com'è possibile?!-
-Perchè io sono morta, o almeno loro credono,-  Sorrise e Alexia aggrottò le sopracciglia, continuando a non capire. -Sai, pure io, molto tempo fa scoprì di essere la figlia di Satana, e fu il periodo peggiore della mia vita. Tutti i più potenti Demoni cercavano  di prendermi per portarmi da Satana, ci andai  perchè pensavo: "Hey, sono una Demoniessa, è inutile che stia dalla parte degli umani" Dopotutto, se gli dicevo chi fossi, si allontanavano da me e iniziavano ad odiarmi. Quindi andai dal mio 'paparino' ma appena iniziai ad essere ai suoi comandi.. Beh, tutti iniziarono a prendermi in giro del fatto che ero una ragazza e.. Diciamo che mi sfruttavano, tutti pensavano che lo facessi con tutti solo perchè ero un Demone, non ti puoi immaginare lo strazio..,- Diede un'occhiata alla ragazzina e notò che la fissava con uno sguardo di una che la 'comprendeva' e continuò con la sua storia. Quando in realtà essa si stava chiedendo quando avrebbe finito il suo racconto  -Mi scocciai  e decisi di tornare  qui, ad Assiah, il posto in cui ero nata come Umana, ma lui me lo impedì. Me ne fregai altamente del suo ordine e me ne tornai qui, sembrava andar tutto a gonfie vele, finchè non mi  mandò due dei suoi figli: Belzebuub e Azazel. Mi mandò dei pivellini nonostante conosceva bene la mia forza. Non ti puoi immaginare che nervi! Mi considerava ancora una femminuccia allora! Dato che mi aveva mandato dei bambini che sconfissi in tre semplici mosse. Tsk..- Accavallò le gambe e incrociò le braccia, mentre aveva un'espressione arrabbiata sul volto. -Allora mi mandò lui, Amaimon, un'altro perdente che sconfissi in due mosse. In parole povere mi mandò tutti  gli otto Re di Gehenna. Perdenti. Uno, dietro, l'altro.- Sbuffò innervosita. Alla fine Alexia sembrava solo un pupazzetto anti-stress in cui Alice si stava sfogando e non sapeva più dove potesse essere il punto che indicava la fine. -Finchè.. Non mi mandò quel maledetto. Quel brutto cretino, waaa quanto lo odio! Era l'unico idiota che riuscì a battermi..- Fece un'espressione irritata e fissò la ragazzina. -Vabbè, arrivo al  dunque, non voglio annoiarti..-
-Chi era?-
-Mhm?- La  fissò. 
-Chi era l'unico che riusciva a batterti?- Le chiese gentilmente, nonostante fosse noioso il racconto, voleva almeno sapere chi fosse il tizio che era riuscito a batterla. 
Lei fece un sorriso, ma non  un sorrisetto felice, un sorrisetto di quelli nervosi. -Aah non pensarci, era solo un cretino, molto più grande di me, e quindi è riuscito a battermi. Gli feci credere che fossi morta, così, ho finalmente potuto girovagare per Assiah in pace. Però.. La mia vendetta era molto grande, volevo sconfiggere Satana, così da dimostrargli che non sono una femminuccia. Ma come potevo? Ero da sola. E non sarei riuscita a sconfiggerlo da sola e non credo di poter avere degli alleati. Nessuno si vorrebbe mettere contro satana. Quindi, in tutti questi anni, aspettavo solo che nascesse un'altra come me..-
-Quanti anni sono passati?- La Demoniessa sghignazzò. -Haha, ma lo sai che non me lo ricordo neanche io? Forse 100, 200, 260.. Non ricordo bene. Ma appena seppi che quello sfigato di Astaroth ti aveva trovata festeggiai! Che gioia! L'unico problema era trovarti, e diciamo.. Che sono arrivata in ritardo. Guarda come ti ha combinato Amaimon..- Indicò le ferite che aveva la ragazzina.
-Quindi, da ciò che ho capito.. Vuoi che io.. Ti aiuti a sconfiggere Satana?-
-Esattamente, allora? Che ne pensi?- Alexia stava per rispondere finchè qualcuno non bussò alla porta. Alice scattò subito in piedi, coprii con la coperta il corpo di Alexia, in modo che non si potesse vedere le ferite quasi guarite, posizionò l'indice sulle proprie labbra e le fece capire di non dire che era lì. Si nascose nel bagno.
-Posso entrare signorina?- Chiese una voce maschile.
-Ehmm.. Si, certo!- Si tirò le coperte fino al collo in modo che non si vedesse niente, anche se le ferite erano sull'addome. La porta si spalancò ed entro il Preside, tutto bello sorridente.
-Allora, come sta signorina?- Chiuse la porta e si avvicinò a lei. -Meglio..- Rispose con voce fioca, tentando di non apparire migliorata. 
-E' entrato qualcun'altro oltre ai due gemellini?-
-No.- Mephisto iniziò a girovagare per tutta la stanza e si avvicinò alla finestra con aria cupa,  aveva cambiato completamente espressione e iniziò a fissare la porta del bagno con aria sospettosa.  Si ricordò appena in tempo che c'era la ragazzina e si rigirò sorridente. -Allora, preferisco non disturbarla, anche perchè ho molto da fare,- Fissò il letto della ragazza, toccò con la punta delle dita il materasso, osservò molto attentamente il letto fino ad arrivare a guardare la sua grave ferita ricoperta dal lenzuolo.  Fece un sorrisetto. -Eins.. Zwei.. Drei!- Schioccò le dita e spuntarono un mazzo di gigli bianchi tra le mani della ragazza. -Eh?- Guardò il mazzo di gigli stupita. -Le piacciono?- Le chiese chinandosi verso di lei. -Si, sono molto graziosi- Fece un'altro sorrisetto. -Bene, allora buon riposo.- Schioccò di nuovo le dita per poi scomparire. 
-Oddio è un mago..- Fissò il punto in cui era scomparso.
La porta del bagno si aprì e uscii Alice, però era diversa, non aveva più le corna caprine e gli occhi rossi diventarono azzurri, quasi color ghiaccio. -Cosa ti è successo?- 
-Uhm? Ah si, questa è la mia forma umana, l'unico problema sono queste..- Si toccò le orecchie da elfo. -Sai, non si possono nascondere con facilità*- Lasciò perdere le sue orecchie e si avvicinò nuovamente a lei. -Allora? Mi vuoi aiutare in questo progetto?- Esitò per un'attimo a questa domanda.
-Senti.. Non è che potrei pensarci su per un po'?- Alice la guardò sorpresa. Non si aspettava che le chiedesse di pensarci su, ma dopotutto, chiederle di mettersi contro Satana era una gran bella proposta, e quindi decise di darle un periodo di tempo. -Certamente, ti do una settimana.-
-Una settimana?-
-Si, una settimana.- Si diresse verso la porta. -Ah, e sia  chiaro..- Voltò lentamente il viso verso di lei e le sorrise. -Non dire a nessuno di me, chiaro?-
-Chiaro..- Sussurrò appena. Se ne uscì dalla stanza, chiudendo con cautela la porta.
Alexia iniziò a fissare il  soffitto e respirava molto lentamente. -Bene, un'altro Demone..- Sbuffò, mentre si tolse le coperte e guardò la ferita. -E' mai possibile..?- Si toccò lo stomaco e sentii che tutte le ferite erano scomparse, erano rimaste solo le cicatrici. Provò ad alzarsi e si alzava perfettamente, solo ogni tanto sentiva un formicolio alla schiena, dopotutto, non aveva ricevuto piccole ferite. Fece dei piccoli passi, dal letto alla finestra, dalla finestra al bagno, dal bagno al letto e ripete queste seguenze: letto-finestra-bagno-bagno-finestra-letto. Mentre le stava eseguendo entra Rin che l'afferra per il braccio. -Che cavolo ci fai in piedi!?!- La osservò da capo  a piedi e rimase scandalizzato. -Ma che cacchio?! Dove sono finite le tue ferite!?- Alexia rimase immobile, mentre Rin la fissava da punto interrogativo. -Ecco.. Io..- Rispose lei, mentre cercava di trovare una scusa adatta. -Dopo aver pianto, le lacrime sono scese fino alla ferita, hanno emesso una strana luce e sono guarita.- Riflette un'attimo su ciò che aveva detto. -Ma che cavolo ho detto?- Pensò tra se e sè. 
Rin rimase senza parole e fissò incredulo la ragazza. -Lacrime.. Magiche?-
-Credo di si..- Rispose lei, cercando di essere il più convincente possibile. -Sai, forse è uno dei miei poteri!-
-Woow! Che  forza!!- Lasciò la presa e le osservò meglio le ferite. -Delle lacrime magiche che ti guariscono! Fantastiche!- Alexia lo guardò sconvolta. 
-Sul serio? Ci ha creduto? No, è impossibile dai. Ma questo è un babbeo!- Pensò tra se e sè mentre sorrideva per far credere la sua bufala.
-Che figata..- Disse sottovoce. 
-Aspetta che lo venga a sapere Yukio!-
-Eh? No aspe..- Non finii neanche di dire la frase che Rin schizzò fuori in cerca del fratello. Lo trovò in fondo al corridoio che stava parlando con un'infermiera. Lo prese per il braccio e la strattonò fino alla stanza in cui risiedeva la ragazza. -Guarda!- Indicò Alexia. -Ha delle lacrime magiche!-  
-Cosa?-
-Beh.. Si ecco, dopo che siete usciti e stavo piangendo ho visto una luce dorata e le ferite non mi facevano più male.. Credo che siano.. Lacrime magiche, come ha detto Rin.-
-Interessante..- Rispose lui, scrutandola con attenzione. -Per sicurezza, è meglio che tu rimanga qui un'altro paio di giorni, giusto per sicurezza, ok?- Le chiese mentre si sistemava gli occhiali.
-Per me va bene.-
-Perfetto,- Si voltò verso il fratello. -Andiamo  Rin, lasciamola da sola.-
 
 
Mentre Alexia era in ospedale, Rin e Yukio erano tornati al dormitorio. Rin stava cucinando per la cena, invece Yukio era nella loro camera, seduto al fondo del letto, mentre parlava sottovoce al telefono.
 
-Si, a quanto pare sono "Lacrime magiche"-
-Lacrime magiche? Ne è sicuro?-
-Si, per lo meno, è ciò che mi ha detto.-
-Mhm..- Mugolò lui, accarezzandosi il pizzetto. -Va bene, adesso è lì con voi?-
-No, l'abbiamo lasciata in ospedale.-
-In ospedale?- Si rizzò il ciuffo a sentire che l'avevano lasciata lì. -Vabbè, andatela a trovare ogni giorno sia chiaro, e tenetemi sempre informato.- 
-D'accordo Sir. Pheles.- 
 
Chiuse la telefonata e posò il suo shicchissimo cellulare rosa sulla scrivania. Poggiò la schiena contro lo schienale della poltrona, chiuse gli occhi e si accarezzò il pizzetto accuratamente, mentre mugolava.
-Lacrime magiche.. Lacrime magiche.. Lacrime.. Magiche..- Con la sedia si avvicinò alla libreria e lesse in ordine i titoli dei libri. -Mhm.. Questo no.. Questo nemmeno..- Si riavvicinò alla scrivania. Afferrò il suo vistoso cappello che stava poggiato  all'angolo del computer e ci ficca dentro la mano. Sembrava un pozzo senza fondo, dato che stava scavando da un paio di minuti. -Eins.. Zwei.. Drei..- Tirò fuori dal cappello un libro enorme. "Demonologia" Aveva la copertina di pelle nera, la scritta 'Demonologia' in rosso, ai bordi era dorato e aveva un lucchetto con la forma di un pentacolo. Prese di nuovo il cappello e cacciò una piccola chiave argentata. La infilò nella piccola serratura e il libro si aprì. Le pagine erano sottilissime e impolverate, bisognava avere una certa delicatezza per sfogliarlo. 
Cercò nell'indice la parola "Guarire". -Morso guaritivo, succhio guaritivo, lingua guaritiva, occhio guaritivo.. Lacrima Guaritiva! Pagina 696- Si affrettò per andare alla pagina. 
-Allora,- Iniziò a leggere: "Grazie alla lacrima di un Demone, è possibile guarire la ferita che si ha, ma  allo stesso tempo  se volesse (Il Demone) la potrebbe anche infettare, lasciando morire la vittima in una lenta agonia." -Ma che bello..- Commentò alla fine. Continuò a leggere velocemente ciò che non gli interessava, finchè non arrivò a un punto abbastanza interessante da essere degno di essere letto con calma. "Questo potere, è destinato solo a chi è il vero e proprio figlio di Satana, che è nato proprio da lui e non da altri. I Demoni che hanno avuto questo potere abbastanza raro sono: Egyn il Re dell'acqua" -Vabbè si sapeva,- "E Azazel, il Re dell'aria". Non trovò altri nomi, il che gli parve strano, dato che il libro si aggiornava da solo, e che quindi, chi sarebbe nato con questo potere,  il libro si sarebbe aggiornato automaticamente. -Qui Gatta ci cova..- Si accarezzò nuovamente il pizzetto e fece una smorfia. Ripensò al momento in cui era arrivato in camera sua e aveva sentito uno strano odore provenire dal bagno, che poi è scomparso d'improvviso.  Sfogliò il libro e lesse gli altri poteri curativi, così per noia e per curiosità.
 
@!
Fissava il soffitto di quel dannato ospedale,  si annoiava a star lì. 
Improvvisamente sentii dei formicolii su tutto il suo corpo e un brivido lungo la schiena. -Due sono le cose: o mi sto ammalando o il mio istinto farfuglia perchè cerca di avvertirmi.- 
Sospirò per la noia e chiuse gli occhi nel tentativo di dormire. Ma appena li chiuse, sentii una strana risatina, e cavolo se era inquietante! Alzò di poco la testa e vide una cosa lunga, nera e piccola che usciva strisciando dalla sua stanza. Prima rimase un po' perplessa ma in  seguito decise  di seguirla. Si alzò dallo scomodo letto e si diresse verso la porta. Abbassò la maniglia con cautela e tirò la porta verso di sè. La rimase aperta e uscii fuori. Guardò a destra e a sinistra. I lunghi corridoi erano bui e mettevano una gran ansia. Tra pazienti che tossivano, bisbigliavano e alcuni che pregavano a Dio di guarirli, sentiva anche il suo cuore, che batteva a mille a causa dell'oscurità.
Vide in fondo al corridoio quella piccola creatura nera. Voleva tornare in camera, ma i suoi piedi si muovevano da soli e iniziò a camminare verso la creaturina. Essa appena vide che si stava avvicinando le andò incontro correndo velocemente. Il cuore di Alexia si bloccò d'improvviso e rimase bloccata, l'esserino la sorpassò, andando dietro di lei e correndo dalla parte opposta. Si riprese dallo spavento e lo seguii camminando velocemente. Ogni tanto la creaturina si voltava, gli occhi gialli che aveva e con cui la fissava, le mettevano i brividi e perciò si fermava, aspettando che si rivoltasse per poter continuare a inseguirlo. Scese velocemente le scale a zig-zag fermandosi verso la fine, per osservare la ragazzina che scendeva lentamente a causa del buio. Quando era quasi giunta alla fine riprese a camminare velocemente, svoltò a destra dove c'era un
vicolo-ceco e si mise contro il muro. Arrivò Alexia e notò che la creaturina era in trappola. Stava per acchiapparla quando essa diede un gridolino acuto. 
-Iiiiiiiiiiiiiih!- Si tappò le orecchie e strizzò gli occhi. Sul muro comparve una porta grigia, con sopra alcuni schizzi di sangue e delle catene incrociate ad X che la tenevano chiusa. Le catene caddero e l'esserino spalancò la porta, facendola sbattere contro il muro. Appena aperta, si sentivano delle urla addolorate, grida di persone spaventate, pianti, suppliche.. Per poi sentire un'urlo agghiacciante. Si avvicinò ad essa e vide che c'erano delle scale che portavano giù, dove però non si vedeva la fine. Iniziò a scenderle e la porta si richiuse da sola. Le agghiaccianti grida si sentivano di più, più scendeva e diversi tipi di grida sentiva.. L'ambiente iniziava a diventare caldo, stava sudando freddo, si irriggidì il corpo, ma nonostante tutto continuava a scendere... 
Tap..Tap..Tap! Tap..Tap.. Tap!
Tap..Tap..Tap! Tap..Tap.. Tap! 
Ogni passo che faceva, sentiva un brivido in tutto il corpo. Quelle voci strazianti la facevano tremare. Non voleva scendere, no! Ma era come se qualcuno la stesse manovrando. 
Vide che le scale stavano per finire e infondo c'erano delle fiamme.. Fiamme ardenti e rosse, si vedevano dei corpi che bruciavano al loro interno e le urla si fecero ancora più forti. Arrivò all'ultimo gradino e di fronte a lei c'era una strana creatura con sembianze 'quasi' umane. Le corna caprine, i capelli neri scombinati che gli arrivavano fino alle spalle, gli occhi gialli come quelli dell'esserino che stava seguendo, i denti grandi affilati e robusti, era a torso nudo, un pantalone lungo e nero con delle catenine che aveva di lato e indossava degli scarponi neri. In una mano aveva una catena sporca di sangue e l'altra era libera. Le porse la mano libera, che era insanguinata e le unghie nere e affilate mettevano timore. La sua mano si mosse da sola e stava per afferrarla...
Ma la ritrasse  e fece una corsa su per le scale. Finalmente aveva riprese possesso del suo corpo! Correva, correva e correva, non aveva più fiato ma non si voleva fermare, mentre correva le grida la spingevano ad andare più veloce. Correva come una forsennata e finalmente vide la porta, si stava chiudendo lentamente, si affrettò, stava per uscire quando qualcosa l'afferrò per il piede e la fece cadere a terra, trascinandola giù. Si aggrappò ad un gradino tentando di risalire ma fu tutto inutile, la porta si chiuse e venne trascinata giù con più velocità. Venne presa per il braccio e l'alzarono. Figure tutte attorno a lei la stavano fissando, con dei strani ghigni sul volto..
 
 
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Si toccò le orecchie da elfo. -Sai, non si possono nascondere con facilità*
N.d.a. Questa è più una cosa che mi sono inventata io, poi se è vera, meglio ancora u.u .
I Demoni "Adulti" hanno le orecchie ad elfo, come quelle di Mephisto. Invece i Demoni "Giovani" Come Rin, hanno le orecchie a punta.
 
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Angolo dell'autrice annoiata:
 
Bonjou/Bonsuar! (Dipende dai punti di vista u.u) Allora, come va? Oh! Ma che bello! 5 persone l'hanno messa tra i preferiti! 2 nelle ricordate e 6 nelle seguite!! Ok, dopo questo,
vi sposo, uno ad uno è_é Vi ringrazio per seguire questa fic!! ^o^ Sto cercando di non fare errori grammaticali, ma è inutile, comunque ci provi, faccio errori su errori :'D
Alice e Alexia: Perchè sei una babbea, ecco perchè.
Oh, ma grazie. Sapete sempre come confortarmi ç_ç Vado dal mio Rin, almeno LUI non mi 'Conforta' alla vostra maniera è_é *Va da Rin*
 
Aloha!
 
P.s. Spero che leggerete anche il prossimo capitolo!
P.s.s Scusate per il ritardo è_è" Ma adesso che gli esami sono finiti, avrò più tempo per la storia ;)
 

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Capitolo 5
*** Perchè la porta è pericolosa? ***




Iniziava ad aver paura, le strane forme si stavano avvicinando a lei, quei ghigni inquietanti le mettevano i brividi.. Si avvicinavano sempre di più, sempre di più. Tentò di liberarsi ma qualcuno da dietro la manteneva. Chiuse gli occhi spaventata e strinse pugni e denti. Improvvisamente sentii caldo, più caldo di prima. Riaprì lentamente le palpebre e si guardò attorno, le strane figure erano scomparse e lei era ricoperta dalle sue fiamme, si guardò le mani infuocate e diede un sospiro di sollievo. Almeno era riuscita ad utilizzarle e si era salvata. Guardò le lunghe e infinite scale che portavano alla porta quasi impossibile da vedere, iniziò a incamminarsi lentamente verso il primo gradino ma qualcosa la portò a voltarsi indietro e lo rivide. Di fronte a lei c'era  quel Demone, quello che prima gli aveva teso la mano e che lei per poco non aveva afferrato. Il Demone le mostrò un ghigno diabolico e fece un mezzo-inchino, alzò di poco il capo e la  fissò intensamente con quei suoi occhi giallastri. Si paralizzò di nuovo, non riusciva più a muoversi, di nuovo. Il Demone si alzò dal suo mezzo-inchino con delle lunghe catene insanguinate in mano, le strinse con forza e si avvicinò a lei..
 
Si svegliò di colpo e vide che sei occhi curiosi la fissavano, di fronte a lei c'era il Preside, che la scrutava con attenzione con i suoi piccoli occhi verde foresta, a sinistra c'era Yukio, rigido, freddo e impassibile senza che si potesse capire che emozione stava provando e alla sua destra c'era  Rin, che la fissava con i suoi grandi occhi blu, blu come l'oceano e aveva  sul viso un'espressione preoccupata.
-Hey! Stai bene?- Le chiese Rin, guardandola negli occhi. Lei non rispose, aveva ancora davanti ai suoi occhi quel ghigno terrificante e quei occhi gialli. -Hey! Ci sei su questo mondo?!- Le richiese, scuotendola un po'. 
-Rin, si deve ancora riprendere dall'incubo, dalle del tempo.- Gli  disse Mephisto, parecchio annoiato. Alexia aggrottò le sopracciglia e lo fisso con aria da punto interrogativo. -Come?- Gli chiese parecchio perplessa. Che ne sapeva lui che aveva fatto un incubo?. 
-Beh, innanzitutto ti muovevi continuamente nel sonno, stringevi le lenzuola, o meglio, ciò che rimane  delle lenzuola dato che le hai stracciate,- Le indicò. Lei abbassò lo sguardo su di esse e vide che effettivamente  erano stracciate. -Sei parecchio rossa in viso e a furia di stringere i denti ti è uscito un po' di sangue.- Con l'indice si toccò l'angolo della bocca, cercando di fargli capire che era sporca di sangue. Lei si pulì col polso, parecchio imbarazzata. -Mi dica, cos'ha
sognato di così spaventoso che l'ha portata ad agitarsi così tanto?- Le chiese con gentilezza e garbo.
-E-Ecco.. Diciamo che è un  po' complicata come cosa, ma ci provo..- Cercò di ricordare al meglio il suo sogno e iniziò a parlare. -Diciamo che.. C'era questo esserino nero..- Iniziò a gesticolare con le mani per fargli capire quanto fosse grande quel cosetto nero. -Inizio ad inseguirlo e questo cosetto mi porta davanti ad una grande porta di ferro, con sopra  appese delle catene ad X se non sbaglio, e c'erano anche degli schizzi di sangue. La apre, e, appena aperta  inzio a sentire delle grida addolorate e strazianti provenire da lì dentro..- Mephisto mugulò, mentre sorseggiava del tè seduto su una comoda  poltrona, apparsi dal nulla. Posò la tazzina sul piattino.
-Quindi, lei ha sognato la porta del'Inferno, eh?- Fece un piccolo sorriso. 
-La porta di che cosa?-
-Lei, ha sognato la porta dell'Inferno- Disse con tranquilità, e mandò giù un'altro  sorso di tè.
-Cosa? No, è impossibile, cioè.. Com'è possibile?!- 
-La prego continui col suo sogno,- Le chiese, senza badare alla sua preoccupazione. Alexia tentò di calmarsi e cercò di ricordare cosa aveva fatto dopo che era entrata. 
-Beh, entro dentro.. Scendo delle scale e arrivata quasi verso la fine vedo delle fiamme e.. Persone bruciarci al loro interno. E c'era questo Demone.. Aveva delle corna caprine e dei capelli neri, aveva degli occhi gialli che erano, veramente, veramente inquietanti, era a torso nudo e, basta.- Guardò Mephisto, che nel frattempo si stava accarezzando accuratamente il pizzetto.
-Capelli neri, occhi  gialli, torso nudo.. Mhm.. Si.-
-Si.. Che cosa?-
-Lei,  signorina,- Fece un ghigno diabolico. -Non solo ha sognato la porta dell'Inferno, ma anche sognato Iblis, il Re del fuoco, colui che apre alle vittime le porte dell'Inferno.-
Ci fu un po' di silenzio finchè Mephisto non fece sparire la sua tazzina di tè e la poltrona. -Bene, allora, fratelli Okumura, mi lascereste scambiare due parole con la signorina?-
-E perchè mai dovresti scambiare due parole con lei?- Gli chiese Rin. Il  viola lo guardò con la coda dell'occhio, poi voltò il viso di tre quarti verso il blu e gli lanciò un occhiataccia. Yukio, tentando di levarlo dai guai andò verso di lui e lo afferrò per il braccio. -Vieni, Nii-San, andiamo in corridoio, ho fame e c'è una macchinetta delle merendine  fuori.-
-Eeh?!- Tentò di liberarsi dalla presa del fratello. -Vacci da solo a prenderti la  merenda!- Non gli diede retta e lo strattonò fin fuori la porta. Alexia voleva gridare. -Noooo!! Non lasciatemi sola con lui vi pregoo!!- Pensò di gridare ma fece bene di non farlo. Stava anche pensando di strisciare fuori dal letto, buttarsi dalla finestra o chiudersi in bagno, pur di non rimanere da sola con lui. Lo guardò, con un espressione del tipo: ok, spara, che cavolo vuoi?! Ma fu più gentile:
-Allora? Che succede Signor Preside? Come mai ha voluto parlarmi in privato?-
-Ecco, diciamo che volevo saperne di più della sua ferita..- Con l'indice le indicò lo stomaco, mentre la fissava continuamente.
-Mi dica.. Che cosa vuole sapere?- Cercò di rimanere calma e di non far salire la pressione. 
-Mi hanno riferito, che è guarita in una velocità strabiliante, ma so per certo, che non è stato grazie alla sua natura Demoniaca.- Stava iniziando a sudare freddo. -Una persona, mi ha riferito che lei è guarita grazie a delle lacrime magiche..-
-Si, ecco, è un mio potere.-
-Mhm.. Interessante, e mi dica,- Le sue parole vennero interrotte dall'entrata di  Rin, che entrò con un pacchetto di boky in mano, ovviamente seguito da Yukio. 
-Ci scusi Sir. Pheles.- Disse Yukio, tentando di riportare il fratello in corridoio.
-Oh, fa niente caro. Ho finito di parlare con la donzella.- Parecchio irritato si diresse verso la  porta, sorpassando i gemellini. Si fermò davanti all'entrata e si girò verso i tre ragazzini.
-Bene, cari ragazzi io vado. Adieu!- Schioccò le dita e presto una nuvola di fumo lo ricoprì, facendolo scomparire.
-Ma non può uscire come una  persona normale, almeno per una volta?- Chiese Alexia.
-Quel clown non è normale.- Rin si avvicinò a lei e le offrì dei boky. Lei accettò naturalmente e iniziò a mangiarli insieme a lui.
-Allora Alexia,- Incominciò a parlare Yukio. -Vuoi tornare a casa con noi o vorresti restare qui un'alt..- 
-Torno a casa con voi.- Non gli fece finire la frase che subito disse che voleva tornare a casa con loro.
-Ne sei sicura?-
-Certo.-
 
 
Era tornata -finalmente, nel suo letto. Non sarebbe resistita un'altro giorno in quell'ospedale dopo aver fatto un incubo del genere. E non era un incubo normale, lei aveva sognato la porta  dell'Inferno.. Si era dimenticata di chiedere al Preside cosa volesse significare ciò, ma era troppo.. Non spaventata, impressionata.
Si alzò dal letto e si diresse verso la cucina  per prendere un bicchiere d'acqua. Si sedette al tavolo con davanti la bottiglia piena d'acqua e il bicchiere tra le mani, lo stava facendo oscillare e guardava il movimento dell'acqua al suo interno. Dietro di lei arrivò Rin che le diede una pacca sulla spalla. La ragazza sobbalzò e fece finire fuori dal bicchiere delle gocce d'acqua.
-Rin, ma che cavolo!!- Lo sgridò Alexia, mentre affondò il viso tra le mani, sbuffando. Il  ragazzo la guardò preoccupato e decise di sedersi affianco a lei per scoprire cosa la turbava.
-Sei preoccupata per qualcosa?- A questa domanda alzò le spalle e riprese a far oscillare il bicchiere guardando l'acqua al suo interno. -Hai intenzione di berla o di giocarci?- Le chiese indicando il bicchiere mezzo-pieno d'acqua. Smise di farlo oscillare e lo bevve tutto d'un sorso. -Allora? Qual'è il problema?- Le richiese Rin.
-Ecco.. Diciamo che sto pensando al sogno/incubo che ho fatto stanotte in quell'ospedale.- Gli rispose lei. Fissando il bicchiere vuoto.
-E a cosa in preciso?-
-Ti ricordi quella porta? Quella che vi ho detto?-
-Si-
-Ecco, quella. Stavo pensando ad una cosa: e se si trovasse lì?-
-Lì  dove?-
-All'ospedale.-
-Ma cosa?-
-Rin... Ci sei o ci fai? La porta!-
-Ah, giusto.- Alexia sbuffò e si riempii nuovamente il bicchiere d'acqua. -E perchè mai secondo te una porta dell'Inferno si dovrebbe trovare in un ospedale?- Le chiese Rin, parecchio dubbioso.
-Boh, forse perchè all'ospedale ci sono tante persone malate, e i Demoni approfittandone della loro debolezza li fanno peggiorare e li trasportano all'Inferno. Mi pare ovvio.- Sorseggiò con fatica, pensando a quella porta, quanto la dannava. 
-Ho un idea!- Esclamò Rin.
-Non farti pregare allora.- Rin si avvicinò un po' più a lei, e si guardò attorno assicurandosi che non ci fosse il fratello o qualcun'altro a sentirli. 
-Allora,- Iniziò a  sussurarle . -Stasera, che ne dici di tornare di nuovo in ospedale?- Alexia si bloccò.
-Rin, ti ho fatto qualcosa di male? Perchè se è così ti chiedo scusa.- Indietreggiò un po'.
-Ma no idiota! Intendo dire: stanotte torniamo lì di nascosto e vediamo se c'è quella porta.-
-Scusami, spiegami un'attimo una cosa, perchè dovremmo vedere se c'è o meno? E poi, anche se la troviamo, che cosa dovremmo farci poi?-
-La distruggiamo-
-E come?- 
-Troveremo un modo.- Alexia  scosse la testa e sorrise. Annuì, era d'accordo. Tanto, cosa aveva da perderci? Forse non era nemmeno lì.
-Ci sto, dobbiamo avvisare Yukio o..-
-Naah, non c'è bisogno di far venire anche il quattr'occhi- Le sorrise e insieme si misero a ridacchiare e a prendere in giro Yukio. Ma parlando del diavolo..
-Oh, ciao Yukio!- Lo salutò Alexia, e diede un piccolo colpetto a Rin per far smettere la sua ottima imitazione del  quattr'occhi.
-Di cosa parlavate?-
-Ah niente- Risposero insieme, sorridendosi l'un l'altro.
 
Arrivò sera, i due senza destare sospetti  fecero tutto normalmente: Rin se ne andò a dormire col fratello aspettando che si addormentasse per poi uscire di soppiatto e Alexia lo aspettava in camera sua, cosicchè uscissero insieme. Rin bussò con delicatezza alla sua porta e lei uscii, chiudendo la porta con delicatezza. Entrambi si diressero furtivamente verso il portone, Alexia infilò con cautela la chiave e lo aprii. Uscirono e si diressero verso l'ospedale.
Erano davanti all'ospedale, il problema ora, era entrare senza farsi scoprire! C'era un'infermiera dietro al bancone, sembrava un guardiano, si guardava a destra e a sinistra e non faceva neanche entrare un moscerino. Alexia deglutì e guardò Rin. -Come speriamo di passare con quella?- Rin sospirò, guardando attentamente l'entrata. Entrare per di lì era impossibile, bisognava solo far uscire l'infermiera, -impossibile d'altronde. Guardò delle finestre che erano al piano terra e si avvicinò ad una di essa. -Rin, dove cavolo vai?- Bisbigliò con voce fioca la ragazza, seguendolo e camminando abbassata. Il ragazzo entrò da una finestra che era aperta e Alexia lo fissò imbambolata. -Vieni non startene lì come una statua!- Le sussurò mentre le porse la sua mano per salire. Lei l'afferrò e entrò dentro la stanza vuota. -Ti ricordi dov'era la porta?- Le chiese, assicurandosi che non ci fosse nessuno.
-Vagamente. Mi ricordo il percorso che ho fatto dalla mia stanza alla porta.- 
-Perfetto!- Basterà andare nella tua stanza e seguire i passi. -Già.. E' così semplice..- Disse tra se e sè. I due iniziarono ad incamminarsi nel ritrovare la stanza della ragazza, salirono delle scale e camminarono per il lungo corridoio. Arrivarono, per miracolo, dopo essersi persi un paio di volte e nascondendosi dalle infermiere per non farsi scoprire, davanti alla ex-camera. Le venne un'improvviso dolore alla testa e guardò infondo al corridoio. Quella creaturina era ancora lì, o così credeva. Rivide quella scena, ma stavolta lei era una spettatrice: la creaturina nera dagli occhi gialli sorpassò Alexia, e vide l'inseguimento. Senza rendersene conto iniziò ad inseguire se stessa, era isolata dal resto del mondo e non si accorse nemmeno che Rin la stava chiamando, tentando di  fermarla. 
Rin stava inseguendo Alexia, Alexia inseguiva il suo 'spettro' e il suo 'spettro' inseguiva la creaturina. Che cosa interessante.
Improvvisamente tutto scomparì, il suo spettro e la creaturina. Si ritrovò davanti a quel muro, quel muro dove si trovava la porta, ma, non c'era?! Com'era possibile?! Si chiedeva. Rin l'afferrò per il braccio. -Dove cavolo stavi andando?! Non mi hai sentito?!!- Le chiese parecchio infuriato. -Non c'è.- Fissò imbambolata il muro. -Cosa?- Domandò il ragazzo parecchio confuso. Alexia gli fece lasciare la presa e si avvicinò al muro, passandoci sopra la mano. -Era qui! Era qui ne sono sicura!!- Urlò senza rendersene conto. Diede un pugno al muro, e poi un'altro, e un'altro ancora finchè Rin non le andò da dietro e tentò di allontanarla, ma lei lo respinse via con forza.
-C'è qualcuno?- Chiese una voce in lontananza. Alexia non sembrò accorgersene e continuava a cercare un passaggio o un simbolo o qualsiasi altra cosa. Rin invece, si ri-avvicinò a lei tentando di convincerla a scollarsi da quel muro. Lei parve non dargli ascolto e allora decise di ricorrere alla forza: l'afferrò per i fianchi, la girò verso di sè e la mise sulle spalle come un sacco di patate. -Rin ma che cavol.. Mettimi giù!- Gli diede un paio di pugni sulla schiena, ma lui non le diede ascolto e iniziò a correre verso l'uscita. Un'infermiera lo vide e tentò di fermarlo ma non ci riuscì perchè il ragazzo schizzò fuori alla velocità della luce, e con Alexia addosso!. 
Ritornarono al dormitorio. Rin aveva il fiatone e Alexia era seduta sul tavolo.
-E' impossibile!- Esclamò sottovoce.
-Alexia, la porta non c'era, punto.- Si stiracchiò. -Meglio se andiamo a dormire su.- Alexia annuì e Rin l'accompagnò fino in camera, assicurandosi che stesse al sicuro.
-Buonanotte, Rin- Gli sorrise dolcemente, ma si vedeva chiaramente che era un po' triste.
-Notte- Chiuse la porta e se ne tornò in camera. Entrò silenzioso e iniziò a spogliarsi.
Si sfilò la t-shirt blu con cautela e la posò sullo schienale della sedia, si sbottonò i jeans e abbassò la zip, li fece scendere fino alle caviglie e poi se li tolse accavallando i piedi l'un l'altro. Rimase a torso nudo, con addosso solo un paio di boxer e teneva la coda libera. Prese una maglietta che si trovava sul letto, era bianca con i bordi azzurri, un po' vecchiotta, e ciò la rendeva perfetta per lui da utilizzare come pigiama. Se la mise e si stese sul letto, mettendo le mani  dietro la nuca fissando il soffitto, cercando di addormentarsi.
Alexia invece si stava girando e rigirando nel letto.
 
Stava inseguendo di nuovo quella creaturina e l'aveva portata di nuovo lì, verso quella porta, ma non c'era, di nuovo. Si avvicinò verso il muro spoglio e sbuffò. Improvvisamente la creaturina si  arrampicò strisciando sul muro, lasciava dietro di sè una  roba liquida e nera, parecchio appiccicosa. Iniziava a camminare su e giù,  a destra e a sinistra. Scese dal muro, Alexia si allontanò e  vide che il cosetto nero aveva disegnato con la sua  bava un pentacolo. Esso si illuminò e la porta comparve di nuovo, si aprì da sola, come l'ultima volta. Ma appena aperta, dalle scale salì quel Demone dai capelli neri. -I-Iblis?- Sussurrò. Lui sorrise e le fece cenno si seguirla. Lei lo seguii, contro la sua volontà come l'ultima volta. Lo stava seguendo e dopo un'eternità, tra le urla agghiaccianti e i gridi disperati erano arrivati alla fine. Esso si girò verso di lei..
 
Aprì di scatto gli occhi e fissò il  soffitto, voltò il viso e guardò la scrivania. C'erano delle strane forme che si attorcigliavano, si stropicciò gli occhi e si accorse che era solo la sua immaginazione. Diede un sospirò di sollievo e ripensò al mini-sogno che aveva fatto. -Ma allora la porta..- Si alzò di scatto. -La porta c'è!- Esclamò senza rendersene conto. -Bisogna solo disegnarci sopra un pentacolo!!- Era entusiasta della scoperta che aveva fatto. Ma  perche era felice di averla, forse, trovata? Cioè, non bisognerebbe essere felici di aver trovato una porta che ti può condurre all'Inferno.. Eppure lei lo era. Era felice. Si ristese e si girò dal lato del muro, lasciandosi la camera alle spalle, si riaddormentò con felicità, ma la felicità durò poco perchè sentii una risatina provenire da dentro la sua stanza. Si girò di nuovo verso la scrivania e rivide l'esserino nero. Lo fissò incredula e alzò di poco la testa, l'esserino si avvicinò al suo letto e lei si sedette, fissandolo. Il cosetto nero venne ricoperto da una nuvola di fumo grigiastra. Scomparve e al posto suo adesso si ritrovava Iblis, che era inchinato di fronte a lei.
-Ma che cavolo?!- Si mise in  piedi sul letto, fece un salto lungo due metri e quando stava per arrivare alla porta si bloccò, fece due passi  indietro e vide che il Demone non c'era più. Rimase un attimo sconvolta e perplessa, si riavvicinò al suo letto e guardò sotto di esso. Non c'era niente, si rialzò preoccupata e continuava a guardarsi intorno.
Rin non riusciva a dormire e decise di passeggiare un po' per il dormitorio, sperando di stancarsi e riuscire a dormire.
Appoggiò la porta con delicatezza, senza chiuderla per non far svegliare il fratello. Tonf! Una pentola, sentii una pentola cadere dalla cucina. Corse verso la cucina e vide Alexia, dall'altro lato del bancone che litigava con le padelle, che cadevano di continuo. -Che cavolo stai facendo?- Alexia sobbalzò, facendo cadere un pentolone. 
-S-Scusami..- Posò con cautela il pentolone, ma posando quello una  padella le cadde in testa. Si massaggiò la fronte dolorante. Rin sospirò e si avvicinò a lei, posando tutte le padelle che aveva fatto cadere. L'aiutò ad alzarsi e lei soffermò lo sguardo sui suoi boxer, deglutì e cercò di guardarlo in faccia. -Grazie. Scusami se ti ho svegliato.-
-No, fa niente, tanto non riuscivo lo stesso a  dormire-
-L'ho sognata,- Disse tutto d'un tratto. Rin la fissò. -La porta.-
-Alexia..- Sospirò.
-No, sul serio l'ho vista! So anche come farla apparire!-
-Alexia, dai non..- Posò le mani sulle sue spalle, così interrompendolo. -Ti prego.. Credimi, Rin.- Lo fissò con occhi dolci. Il ragazzo avvampò e distolse lo sguardo dal suo viso, allontanandola.
-D-D'accordo, domani sera torniamo lì.- Alexia sorrise con felicità.
-Grazie, Rin.-.
 
Era mattina, e Alexia stava accarezzando la sua leoncina, al corso d'esorcismo, normalmente senza prestare molto interesse.
-Okumura, Seeker, se non sbaglio siete qui per diventare esorcisti, no?-
-Si, ha ragione prof.- Disse lei, senza neanche guardarlo in faccia. Se ne stava lì a scarabocchiare sul suo quaderno. Il professore le lanciò un occhiataccia e sbattee la mano sul banco di Rin, facendolo sussultare. Riprese a disegnare, stava disegnando una porta QUELLA porta. Quella dannata porta e quel demone, Iblis, la tormentavano, quei suoi occhi gialli e penetranti le mettevano paura e timore, forse le mettevano più timore degli occhi verde foresta del preside. Gli stessi ghigni, lo stesso sguardo che incutevano timore, Alice, Mephisto, Iblis e Amaimon. Tutti loro, ognuno, di loro, avevano qualcosa in comune. Si chiedeva se  pure lei fosse  così, se anche lei aveva quel ghigno malefico o quei occhi o peggio ancora, la loro stessa malvagità. Le saltarono i nervi, lasciò la penna facendola scivolare via e diede un pugno sul banco, lasciandoci un bel segno. Tutti la fissarono, alunni e professore. L'aveva fatto involontariamente e si guardò attorno imbarazzata. -Ehmm.. C-Chiedo scusa..- Tolse il pugno dal buco che aveva appena creato. Si alzò tenendo basso lo sguardo e se ne uscii dalla classe, sbattendo con violenza la porta.
Camminò per il lungo  corridoio, colorato da colori vivaci, ma spenti per colpa della polvere che si era posata su di essa.  Camminando vicino al muro ogni tanto dava dei pugni "Leggeri" contro di esso e continuava a domandarsi se assomigliava pure lei ad uno di loro. -CHE NERVI!- Mise entrambe le mani a pugno e fissò furiosa il pavimento. Venne ricoperta dalle solite fiamme. -Aaah! Non vi ci mettete pure voi!!- Si voltò indietro per vedere se c'era qualcuno ed entrò in una stanza a caso per calmarsi e non farsi vedere. -Calmati Alexia, calmati.. Calmati..- Se lo ripete per un'altro paio di volte e le fiamme si calmarono. Diede un sospiro di sollievo e si guardò la mano, le unghie nere pian piano si stavano accorciando e tornarono normali, del loro colore e forma. -Basta, per favore basta.. I-Io..- Iniziò a singhiozzare e strinse i denti, trattenendo le lacrime e fissando il soffitto. Chiuse gli occhi e iniziò a respirare lentamente. -Cristo, basta.- Una lacrima scese velocemente, mentre si fece un po' di rossore sulle gote. Mentre stava facendo delle smorfie nervose sentii uno strano formicolio sulla schiena, poi un qualcosa che strusciava. Preoccupata si voltò ma sentiva ancora quella sensazione. Tentò di toccarsi la schiena e sentii una cosa lunga e molto spessa, si alzò la maglietta e la sua coda bianca  uscii. Diede un sospiro di sollievo. -Cavolo, me ne ero scordata di questa maledetta cosa!- La lasciò libera, tanto, non c'era nessuno lì, tranne qualche coal tear. Iniziò a girovagare per la classe in cerca di qualcosa. Sentii qualcosa grattare alla porta. -Uhm?- Curiosa si affrettò ad andare verso di essa e l'aprì. Andy  le saltò addosso, leccandole la guancia e posizionandosi sul suo petto, mentre lei la reggeva da sotto per non farla cadere.
La felicità durò poco perchè entrò il Preside con un sorriso smagliante. -Oh-Oh! Ma chi abbiamo qui? Qualcuno che non vuole seguire il corso?- Alexia lo fissò male, quasi come se fosse disgustata. Tentò di sorridere ma non ci riusciva, non riusciva a  sorridere in  sua presenza. -Perchè non torna dai suoi compagni?- Le chiese chinandosi verso di lei, per raggiungere la sua altezza. -Allora?-
-No.- Rispose semplicemente, tenendo in braccio la leoncina, che nel frattempo si strusciava contro di lei.
-Eh?- Si rimise dritto. Tolse quello smagliante sorriso e diventò serio, fissandola con quei occhi verdi. Alexia lo fissò. Voleva morire.
-Senta sir. Pheles, non è che non voglia frequentare i corsi per esorcismo o altro.. Ma..,- Prese fiato. -Il fatto di essere la figlia di Satana e frequentare i corsi per esorcismo è una cavolta bella e buona! Andiamo! Non è normale! Certo, non sto dicendo che mi considero un Demone vero e proprio e perciò non voglio frequentare i corsi, ma se li frequento e se sento parlare di Demoni eccetera, mi viene in mente che sono una di loro e da lì..- Iniziò  a sentire il calore sentire e le fiamme fuoriuscirono. -Te pareva.- Si mise una mano sul viso e iniziò a respirare lentamente. Fece scendere Andy, sperando di calmarsi. 
-Per me non c'è alcun problema se vuole lasciare il corso.. Ma se lo farà sarò costretta a portarla dal Vaticano e farla uccidere.- Stava per gioire quando aveva detto che non c'erano problemi se voleva lasciare il corso, ma la sua breve felicità fu interrotta da ciò che disse dopo. Le fiamme risalirono e lei lo fissò. -Are you fucking kidding me?- Pensò, mentre le fiamme continuavano a crescere. -Seguirò il corso.- Rilassò i pugni e le fiamme si calmarono solo quando lui se ne andò.
-Quanto lo schifo.- Fece un sorriso nervoso, mentre  scuoteva la testa. 
 
Era sera, tutto era programmato. Rin andò da lei bussando con cautela alla sua porta. Lei uscii e insieme andarono verso l'ospedale. Entrarono dalla finestra che era aperta e rifecero la strada che avevano fatto la scorsa notte per arrivare fino a quel punto. Alexia camminava svelta, con dietro di lei Rin che la seguiva a mala pena. Arrivarono davanti a quel muro e Alexia cacciò dalle tasche dei suoi pantaloncini un pennarello nero. Iniziò a disegnare il pentacolo con massima precisione, prestando attenzione a tutti i particolari e disegnandolo come l'aveva sognato.
 
Perfetto.
 
Si mise  difronte al disegno, mordendosi le labbra, era eccitata ma un po' impaurita. Non sapeva se quella porta poteva farle del male, ma probabilmente si. Era ansiosa ma non succedeva niente. Abbassò lo sguardo, lievemente triste. Ma doveva essere felice, l'ospedale non era minacciato.. Eppure. Si avvicinò a Rin tenendo la testa bassa e lo prese per il polso.
-Andiamocene.- Iniziò a tirarlo, si voltò di poco e vide con la coda dell'occhio il pentacolo. Si sentiva una fallita.
 
Era in camera sua, stava dormendo profondamente..
 
-Eccolo, di nuovo!- Esclamò inseguendo a gran velocità l'esserino. -Adesso non mi scappi! Brutto..- Raggiunse di nuovo quel posto e vide il pentacolo che lei aveva disegnato sul muro. 
Adesso il cosetto nero era scomparso e affianco a lei c'era il demone nero. -Ma che cavolo?!- Iblis le posò con delicatezza l'indice sulle labbra e stette in silenzio. Tolse il dito e si avvicinò lentamente al muro dove c'era il disegno. Alzò la mano destra verso il disegno, si tagliò il palmo della mano con le unghie dell'altra e gettò un bel po' di sangue su di essa, abbassò leggermente la testa, fissando intensamente la porta.
-Portam inferni, continens minus innocentes et malum interitum et miseria .. probatur ante me.- Sorrise e si illuminò prima il cerchio, poi l'altro e infine il pentacolo con le scritte attorno. Alexia era bloccata, non sapeva più che dire o fare. Iblis l'afferrò per  il braccio e la portò con forza lì dentro. Tentò di liberarsi ma fu del tutto inutile. Mentre le faceva scendere le scale risentii quelle parole.. Portam inferni.. Portam inferni.. Continens minus innocentes.. Innocentes.. Et malum interitum.. Et miseria, miseria, miseria...!
 
Si svegliò di colpo, ancora. Si mise seduta ma fece male perchè sentii un gran dolore alla testa. Si era alzata troppo in fretta. -Si cavolo!-
 
Era mattina, si era svegliata presto  e insieme a Yukio stava facendo colazione, prima di andare a scuola. 
-Scusami ma, Rin? Che fine ha fatto?-
-Oh, lui sta dormendo.- Disse con tranquillità, mentre mangiava il suo riso.
-Scusami, ma non deve andare a scuola?-
-Si, ma non si vuole svegliare.- Sorseggiò dell'acqua e riprese a mangiare.  Alexia finii di mangiare in fretta e si diresse verso la camera di Rin mentre si aggiustava il fiocco. Lo sciolse e se lo annodò a cravatta. Si legò i capelli  e si fece un codino alto. Entrò come se niente fosse, con calma e senza preoccupazioni se era vestito o meno, se stava facendo qualcosa o no. Si diresse verso il suo letto e iniziò a scuoterlo.
-Rin! Svegliati!- Continuava a scuoterlo e Rin schizzò fuori dal letto.
-Il terremoto!- Sfoderò la sua spada e venne ricoperto dalle fiamme. -Dov'è Amaimon?!- Le chiese.
-Non c'è Amaimon, cretino. Muoviti o faremo tardi- Rin guardò l'ora dalla sua sveglia.
-Cavolo!- Gridò, mentre si stava spogliando difronte ad Alexia senza contare la sua presenza. Si tolse i pantaloni del pigiama e si mise i jeans, si tolse la maglietta larga e si mise la camicia bianca, abbottonandola in fretta -e in modo sbagliato. Si mise in fretta la giacca e annodò in due secondi la cravatta. Si infilò i calzini e si mise le scarpe, ma mise la scarpa destra a sinistra e la sinistra a destra. Schizzò fuori dalla stanza, volò letteralmente verso la cucina senza far caso alle scarpe storte e la camicia abbottonata male, mangiò in fretta tutto ciò che c'era sul vassoio, per poco non si mangiava anche la ciotola. Spalancò il portone e si gettò a gran velocità in mezzo alla strada.
-Ha messo le scarpe al contrario?-
-Si.-
-Anche la camicia abbottonata male, eh?- Si aggiustò gli occhiali.
-Già.-
-Avevi intenzione di dirglielo?-
-Perchè non glielo dici tu? Sei suoi fratello, dopotutto.-
-Si, ma se glielo dico non imparerà mai dai suoi errori.- Dopo questa breve discussione entrambi andarono a scuola. 

Appena  tornati Alexia prese per il braccio Rin e lo trascinò alla velocità della luce fino in camera sua. 
-Ma che cavolo?!-
-Rin! Ho scoperto una cosa!!-
-Eeh?- Chiese parecchio confuso  e stordito.
-La porta la porta!- Lo scosse.
-Alexia, non c'è. Punto.-
-No! C'è c'è!-
-Alexia..-
-Te lo giuro! So come farla apparire! Giuro!- Rin la fissò stanco morto, non ne poteva più di quella porta.
-Conosco la frase da recitare! Giuro!-
-No Alexia, basta, quella porta non c'è. E' inutile.- 
-Ti prego! Ti prego!- Lo stava supplicando, cosa  che non aveva mai fatto con nessuno.
-No. Punto!- Alexia aggrottò le sopracciglia. Non voleva arrendersi e si avvicinò a lui, mettendolo con le spalle al muro e si aggrappò alla sua giacca.
-A-Alexia..- Arrossì lui. Fissandola imbarazzato.
-Ti prego.. Sarà l'ultima volta. Te lo giuro!- Lo implorò, avvicinandosi ancora di più a lui e al suo viso. Rin la guardò un'attimo negli occhi, con le guance infiammate.
-Ok. Ma sia chiaro, è l'ultima volta questa, poi, basta!-
-Sisi! Te lo giuro sarà l'ultima!- Sorrise lei, felice. Ci era riuscita!.
-Aah, i primi amori!- Esclamò Yukio, fissandoli con un sorrisetto diabolico.
-Macchè primi amori e primi amori!- Gridarono insieme. Entrambi stavano per scannarlo.
 
Di nuovo, la stessa scena: erano difronte a quel muro, lei e Rin, il disegno del pentacolo era rimasto e Alexia fissò il muro e il disegno sicura di sè. Fece crescere l'unghia dell'indice e stringendo i denti, si tagliò il palmo della mano e mise il sangue fuoriuscito sul disegno. Si allontanò e chiuse gli occhi.
-Portam inferni..,- Incominciò un po' intimorita ma poi la sua voce tornò normale. -Continens minus innocentes et malum, interitum et miseria..- Una mano da dietro le tappò la bocca. La mano era  ricoperta da un guanto viola e le venne il ribrezzo. -Ah ah ah.. Lady, non dovrebbe essere qui. E nemmeno lei, Okumura.-

No, cavolo.

Rin gli lanciò un occhiataccia ma lui ricambiò l'occhiataccia con uno dei suoi soliti ghigni. Tolse la mano dalla bocca della ragazza e si mise davanti a lei. 
-Signorina, lei non sà che la porta  degli Inferi non si dovrebbe evocare?-
-Rin, che mi combini?- Comparve dal nulla Yukio, prendendo per il colletto il fratello. -Oh, c'è anche Yukio.- Pensò ad alta voce. Cercando di non guardare il Preside e avvicinandosi ai gemellini.
 
 
 
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Angolo  dell'autrice:
 
Chiedo, umilmente, perdooono!! *Si inginocchia* Non volevo abbandonarvi, noo! Ma il mio vecchio computer (con dentro il 5 capitolo) Si è rotto, dato che è caduto leggermente a terra per ben
tre volte e adesso si è rotto ^-^"Perciò ho  dovuto riscriverlo, per non parlare dei disegni che ho fatto..

Alexia:  http://m-mephistella.deviantart.com/gallery/#/d588vgj (Qui, ha una faccia di culo)
Alice:  http://m-mephistella.deviantart.com/gallery/#/d4tbiiy (L'unica venuta -secondo me- bene)
Iblis: http://m-mephistella.deviantart.com/gallery/#/d58rgzk (Il corno destro è venuto male .__.)
 
 
Chiedo scusa per i disegni di Alexia e Iblis se sono venuti male, ma lo scanner è partito, il mio pc lo stesso e ho solo questo computer (Di mio fratello). 
Chiedo ancora scusa per il ritardo çWç Spero che il capitolo abbia saziato la vostra attesa dato che.. Ecco.. *Si rigira i pollici*
Alexia: su, diglielo, così ti ammazzano.
ecco.. *Farfuglia*
Alice: vai vai..
Per il prossimo dovrete aspettare settembre  Coof.
Alexia: ripetilo più forte..
Per il prossimo dovrete aspettare settembre coof coof.
Alexia: eddai! *Da un calcio*
Per il prossimo dovrete apsettare Settembre çWç *Si nasconde nello sgabuzzino con Amaimon e mangia con lui i dolci. Piena di vergogna.* Oh.. *Apre leggermente la porta*
 
Aloha!
 
*Richiude la porta*

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Capitolo 6
*** Demon Rosis ***


-Perchè? Perchè?! Proprio adesso poi..!- Pensava Alexia, mentre tentava di star lontano dal preside. -Proprio lui poi!- Finalmente stava per riuscirci, stava per evocare la porta che la stava dannando da giorni e notti. Ma il peggio, è che era stato il preside a fermarla. La persona che più la inquietava e che le faceva mettere i brividi. 
-Signorina, lei mi delude.- Le confessò il preside. -Evocare la porta degli Inferi.. Voleva far uccidere tutti i pazienti in quest'ospedale?- Alexia fece una smorfia d'irritazione e lo squadrò da capo a piedi. -Io non volevo proprio uccidere nessuno.-
-Non voleva eh? Allora lei non sà che se si evoca la porta degli Inferi, essa non si richiuderà finchè il nostro caro Iblis non si sarà riempito lo stomaco? E di solito, ci voglio almeno duemila per saziarlo.-
La ragazza rimase un'attimo pietrificata e si rese conto, che se non fosse arrivato, adesso avrebbe avuto sulla coscienza 2000 innocenti anime. Si sentii profondamente in colpa ma tentò di ricomporsi. Voleva dir qualcosa, ma appena vide che le parole le morivano in gola stette in silenzio.
Il Preside la osservava con attenzione, aspettando che dicesse o facesse qualcosa.
Alla fine si fece coraggio e riuscì a dire qualche parola: -Io non volevo. Non volevo far del male a nessuno. Non sapevo che se avessi evocato la porta, essa si sarebbe presa duemila anime. Se lo avessi saputo, non l'avrei fatto.- Tentò di giustificarsi. Ma sapeva benissimo che non bastava dire: "Non lo sapevo, quindi non ne ho colpa!"
Il Demone viola, con le dita affusolate afferrò la visiera del cilindro bianco e se lo posizionò meglio sul capo, posizionandolo un po' più avanti. -Anche se non lo sapeva, stava per combinare un bel pasticcio signorina, ma per fortuna io e il professor Okumura siamo arrivati in tempo.- Le disse, con tono di rimprovero. -Sia chiaro, non voglio che si ripeta mai più una cosa del genere. Mi sono spiegato?- Il tono di rimprovero era passato e adesso aveva usato un tono minaccioso. Mephisto non era il tipo che si arrabbiava o altro, ma stavolta era arrabbiatissimo, e Alexia lo capii subito. Il Preside non era un tipo che sgridava i suoi alunni per qualche bricconata o altro, ma se qualcuno rischiava di mettere in pericolo la sua bella accademia o i suoi alunni erano guai.
Annuì senza dire o fare altro dato che era intimorita.
-Bene, allora andiamocene da quest'ospedale.- Disse con voce bassa e dirigendosi verso l'uscita. Camminava a passo svelto e Rin e Alexia faticavano a stargli dietro, tranne Yukio, come se ci fosse abituato.
 
 
Era seduta sul letto, le lenzuola puzzavano di chiuso quindi decise di cambiarle. Le raccolse e le fece a pallottola. 
Bussò alla porta dei gemellini e con sorpresa le aprii Rin. -Mi servono delle lenzuola pulite. Dove posso prenderne delle altre?- Disse schietta. Senza salutarlo o altro.
-In  fondo al corridoio, giri a destra e ancora più infondo c'è un mobile. Una volta aperto ci troverai dentro delle lenzuola eccetera.-
-Grazie, Rin.-
-Prego.- Stava per chiudere la porta quando Alexia la bloccò con la mano, mentre con l'altra reggeva le lenzuola impuzzulite.
-Rin ecco, ti volevo chiedere... S.. S..- Arrossì di poco sulle gote e prese un bel respiro. -Ti volevo chiedere scusa per ciò che è successo stasera. Non volevo metterti nei guai con il Preside..- Il ragazzo  la fissò.
-Guarda che non ti devi scusare, alla fine non ci ha neanche ci ha puniti.- Rimase un attimo perplessa, incerta di ciò che aveva appena detto il ragazzo.
-Ma.. Hai capito che, cioè, stavamo per evocare la porta degli Inferi! Potevamo uccidere duemila persone!- Gli disse.
-Si lo sò. Abbiamo sbagliato. Ma per fortuna il quattr'occhi e il clown sono arrivati in tempo e ci hanno fermati.- Le mise una mano fra i capelli e glieli scompigliò.
Non voleva che adesso  lei si sentisse in colpa per una cosa che non aveva quasi fatto, perchè sapeva che se si continua a sgridare una persona per una cosa non fatta non si sarebbe risolto nulla. Aveva imparato la lezione e di sicuro non l'avrebbe più rifatto. Certo, il pericolo era grave ma alla fine è andato tutto per il meglio. Le sorrise dolcemente e chiuse la porta. Rimanendola la fuori imbambolata. 
Ancora perplessa camminò a passo felpato per non far rumore verso la  strada che le aveva indicato il ragazzo.
Arrivata all'armadio lo aprì e vide che c'era una fila, posizionate una sopra l'altra, di lenzuola bianche. Profumavano di fresco, segno che erano state lavate oggi stesso. Prese le pulite e gettò le sporche in un cestino di legno intrecciato, che si trovava di fianco al mobile, dove dentro c'erano altri vestiti sporchi.
Sistemò il lenzuolo con cura sul materasso e ci si sdraiò sopra, godendo di quel profumo e chiudendo gli occhi. Dimenticò tutto e tutti e si addormentò profondamente.
 
Una figura si girò  lentamente verso di lei, il bel volto, gli occhi gialli, i capelli neri e le corna caprine. Le sorrise in modo perverso e agghiacciante.

Si risvegliò di colpo, bianca in viso, pallida come un cadavere e occhi sbarrati. Scosse la testa e tentò di farsi passare i brividi mettendosi l'altro lenzuolo che aveva, sulle spalle a modi mantellina e si coprì tutto il corpo, rannicchiandosi nel letto. Il freddo e i brividi non le passavano, aveva la pelle d'oca e tentò di stringersi ancora col lenzuolo per scaldarsi ma fu inutile. Dopo vari respiri profondi si calmò un po' e la pelle tornò del suo colore naturale. Ripensò al sogno che aveva appena fatto. E pensò che forse, Iblis voleva fargli aprire apposta la porta per fargli fare il suo pranzetto. Ma perchè proprio lei? ....
 
 
Il giorno seguente, i gruppi degli esorcisti erano stati divisi: quelli che erano predestinati a diventare Tamer (Ovvero Izumo, Shiemi e Alexia) Le avevano portate in un'altra aula, molto spaziosa e grande e avevano come insegnante il professor Nehaus. Invece l'altro gruppo che non era destinato a diventare Tamer erano in palestra, col professor Okumura.
-Bene, adesso dovrò valutare se sapete combattere con i vostri demoni servitori. Kamiki, tu sei la prima. Shiemi, Alexia aspettate fuori.- Le due annuirono ed  uscirono. 
Si appoggiò con la schiena contro al muro, nell'attesa che Izumo finisse. Sperava che la biondina non le desse a parlare. SPERAVA. 
-A-Alexia..- Disse con voce smielosa e Alexia si sentii dar di voltastomaco.
-Si? Shiemi?- Le rispose con voce irritata. Questa volta sentiva di non potercela fare a recitare la parte della "Amica" -E-Ecco io..- Balbettava. Cosa odiosissima. Per fortuna uscì dalla classe Izumo, seguita dalle sue volpi demoniache che fece ben presto sparire. -Moriyama. Tocca a te.- Le disse il professore. -S-Si!- Disse ancora con quella vocina irritante. Ancora.
Giunta la soglia dell'entrata scivolò e cadde all'indietro. Izumo cercò di soffocare la sua risata mentre Alexia accennava un sorriso malefico e compiaciuto. Le andò incontro e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. Nonostante la odiasse a morte, provava pietà verso di lei. La biondina afferrò la sua mano e si rialzò. -G-Grazie Ale-Chan!- Sorrise parecchio imbarazzata e si dileguò in classe per svolgere l'esercizio.
Si riappoggiò al muro e ripensò alla caduta della Biondina, senza far almeno di sorridere.
Passati una decina di minuti uscii Shiemi, soddisfatta del proprio lavoro con in testa il suo demone verde.
Il professore la invitò ad entrare e lei, legandosi i capelli in un codino alto, entrò nella stanza. -Evochi il suo Demone.- Le ordinò il professore. 
-Oh Demone dell'oscurità, svegliati dal tuo sonno e  vieni d'innanzi a me!- Alzò il braccio destro e dal cerchio del foglietto uscii la leonessa. -Bene.- Disse lui, evocando un Naberius.
-L'esercizio è questo, sconfiggi questo demone con il tuo Demone servitore.- La ragazza annuii e il demone puzzulente avanzava lentamente verso di lei.
-Andy, trasformati.- Disse con tono fermo e Andy si trasformò. Indicò il demone col braccio. -Attaccalo.- Le ordinò. La leonessa corse contro il mostro e gli azzannò il collo, facendogli pedere molto sangue. L'altro demone la attaccò graffiandogli il manto. -Colpo delle code.- Le code di Andy si allungarono di parecchio e cacciò i pungiglioni. Con una coda, gli conficcò il pungiglione in testa mentre con l'altro gli penetrò il petto, cacciando ciò che sembrava il cuore del demone. Era blu con squame rosse e perdeva del liquido nero, forse era sangue.
Il Naberius cadde a terra, morto. La leonessa tornò verso la sua padrona ed essa le accarezzò la testa. -Brava Andy.- Fissò il professore con un sorrisetto. -Ho finito l'esercizio?.- 
-Si.- Le rispose aprendo la porta. -Molto brava.- Commentò alla fine.
-Grazie.- Fece tornare Andy una piccola e graziosa leoncina e uscì soddisfatta dalla classe.
 
 
Il mattino seguente i professori Nehaus e Okumura convocarono gli esorcisti per dargli  una "Bella notizia".
-Come mai ci avete convocato?- Chiese Shima, parecchio assonnato. -Stamani, svolgerete una missione.- Disse il professore Nehaus, mentre prendeva un sacco marrone e sfilò il laccio che lo teneva chiuso.
-Il Preside, stamattina presto, ci ha riferito che un vecchio edificio, ormai abbandonato e frequentato da teppisti, sia la nuova casa di un Demone. Il Demone in questione è un: "Demon Rosis" e attira le persone con il suo gradevole profumo di rose, che una volta respirato, non puoi farne più almeno. E approfittandone, le ipnotizza e le conduce verso di esso. Per poi ucciderle. E noi vogliamo che voi, andiate ad ucciderlo.- Tirò fuori dal sacco delle mascherine e ne porse una ad ognuno di loro.

Erano davanti al vecchio edificio, era isolato, non c'era nessuna abitazione o negozio. L'edificio era di color giallo spento con grosse crepe, pezzi di muro caduti e scritte volgari ideate dai teppisti e il portone era spalancato.
Il mostro, all'interno dell'edificio si accorse della loro presenza ed emanò il suo profumo. Uscì una sottile nube rosso sangue dall'edificio.
-Presto! Le mascherine!- Ordinò il professore. I ragazzi, subito se le misero e quando la nebbia rossa li circondò loro già avevano le mascherine. -Bene,- Disse il professor Okumura. -Poichè l'edificio è molto grande, formeremo due gruppi.- Il professor Nehaus prese un'altro sacco marrone, ma più piccolo. C'infilò la mano ed estrasse due foglietti. -Nel primo gruppo il capo sarà Renzou Shima e nel secondo gruppo il capo sarà Ryuji Suguro.- Diede ai due capi dei woki-toki, per poi estrarre altri tre foglietti. -Nel gruppo di Suguro ci sarà: Miwa Konekomaro, Takara e Rin. Invece nel gruppo di Shima ci saranno: Izumo Kamiki, Shiemi Moriyama e Alexia Seeker.- 
-Sii! Le ragazze saranno con me!- Disse Shima, parecchio entusiasta. Alexia sprofondò il viso nella mano, Izumo rimase impassibile ma dentro era rimasta disgustata e Shiemi.. Shiemi non fece o disse niente.
I Professori entrarono per primi e inivitirano anche gli altri ad entrare. -Bene, io e il professor Okumura andremo verso nord, mentre il gruppo uno, andrà verso est e il gruppo due verso ovest. Se avrete problemi, contattateci con i woki-toki. Chiaro?-
-Si!- Risposero tutti insieme. -Bene, andate.-
Il gruppo di Shima si diresse a est, in cerca del Demone da sconfiggere.
Shima, rendendosi conto che non poteva 'provarci' ne con Izumo e ne con Alexia stava parlando con Shiemi, tenendo un braccio attorno al suo collo.
-Che cosa ridicola.- Commentò Izumo.
-Mhm?- Alexia si voltò verso di lei, che si era fermata.
-Che succede?-  Chiese Shima.
-Stiamo camminando senza meta!- Affermò.
-Il problema è che non sappiamo dove cercarlo. Proviamo al centro dell'edificio?- Chiese Alexia. Ma Kamiki la spiazzò subito:
-Ah si? E come? Non abbiamo una cartina! Genio!- Alexia la fissò malissimo.
-E se provassimo a toglierci le mascherine? Così da seguire il suo profumo...- Kamiki la interruppe, ridendo.
-Ma che sei scema?- La insultò. -Se ci togliamo le mascherine l'odore di rose prendera il sopravvento su di noi e cadremo nella sua trappola. Stupida.- L'aveva offesa. Ancora. Questo non era accettabile per lei.
-Appunto, idiota dalle sopracciglia folte.- Kamiki rimase di stucco. -Se mi lasciassi finire di parlare.. Dicevo: E se uno di noi si togliesse la mascherina? Tolta la mascherina questo ne seguirà il profumo e arriveremo direttamente al mostro senza girare in tondo. E una volta che siamo quasi arrivati qualcuno gli rimetterà la mascherina, così il profumo ipnotico smette di funzionare se smesso di inalare. Dopodichè avvertiamo i professori che abbiamo trovato il mostro e lo annientiamo.- Sotto la mascherina la ragazza stava nascondendo un sorriso crudele.
-Ottimo!- Disse Shima. -Procediamo col piano di Alexia allora!- Kamiki la fissò furente. Non solo l'aveva insultata, ma aveva anche ideato un piano geniale!
Provava una rabbia immensa verso di lei. -Ah si? E chi si toglierà la mascherina?- Chiese Kamiki. Fissandoli. 
-Io, ovviamente.- Rispose Alexia, levandosi la mascherina per poi porgergliela. -Il piano è mio, quindi credo che debba farlo io.- Le sorrise. Izumo afferrò la mascherina furiosa e la tenne stretta in mano, rischiando di annientarla.
La nube rossa aumentò e Alexia aspirò per bene quell'odore. -Che odore piacevole.- Si voltò verso un corridoio a destra da dove si trovavano, proseguì a passo svelto e gli altri correvano per starle dietro. Attraversati parecchi corridoi si ritrovavano in una stanza. In fondo alla stanza c'era una porta, piccola, forse alta un metro e dieci. -E' lì.- Affermò, indicandola. Shima tentò di metterle la mascherina ma lei lo afferrò per il polso, stringendolo con forza. -Non ne ho bisogno.- Lasciò la presa e si diresse verso la porta minuscola. Le diede una spinta con una mano, dato che non aveva una maniglia e si spalancò. Si abbassò e quasi gattonando la sorpassò. Era piccola, era buia e la nebbia rossa era dapertutto. Quasi al centro della stanza, c'era una strana creatura. Sembrava una rosa gigante, era di un rosso vivo e intenso, non aveva nè occhi nè naso, aveva solo al centro una bocca che sorrideva, lo stelo era verde e le foglie le facevano da braccia.
Era così bella quella creatura, il corpo si muoveva leggiadro, quasi come se stesse danzando.. Attorno a sè, vicino ai 'piedi' c'erano osse umane e laghi di sangue.
Evocò Andy, la leoncina, e una volta evocata il demone a forma di rosa si voltò verso di lei. Aprì un po' la bocca, continuando a sorriderle, ma ad un certo punto, la bocca si spalancò e si videro i grandi denti affilati e deformi, la lingua bavosa che usciva e il corpo cambiò, lo stelo si ricoprì di pungiglioni neri e le foglie verso la fine diventarono macchiate di sangue.
Alexia rimase sconcertata e fece un passo indietro. 
Il demone a forma di rosa inspirò pofondamente e le punte tornarono dentro lo stelo, ma quando inspirò essere riuscirono, schizzando via dal suo corpo dirigendosi a gran velocità verso la ragazza.
-Andy respingi!- La leonessa si piazzò davanti a lei ed emettee un forte ruggito, così forte da respingere i pungiglioni e farli tornare al proprio destinatario. Però senza fargli danno.
-Colpo del tuono!- Ordinò di nuovo e Andy ruggì di nuovo e questa volta sputò delle fiamme, che abbrustulirono il demone a forma di rosa. La rosa sembrò barcollare e la osservò. -Uccidila e facciamola finita.- Andy si avvicinò alla rosa e fissandola mentre barcollava, con la testa si abbassò verso la radice e, mordendo con forza lo stelo, staccò la radice e il Demone morì. Lasciò il Demon Rosis per terra, mentre si riduceva in polvere rossa. -Perfetto. Mostro annientato. Torniamo a casa Andy.- Disse sbadigliando. Qualcuno applaudì.
-Brava.- Commentò la voce oscura rimasta ad osservare il combattimento. -Ma che cosa..?- Si osservò attorno e notò che una figura nell'angolo stava uscendo lentamente. 
Dall'angolo uscì Alice, sembrava parecchio soddisfatta dal combattimento, dato che stava applaudendo.
-Che ci fai qui?- La squadrò da capo a piedi.
-Oh, non posso assistere ad un combattimento di una amica?-
-"Amica?"- Ripetè disgustata.
-Certo!- Le sorrise. -E poi, io sono  qui anche per sapere la tua risposta!-
-Quale risposta?-
-Quella alla mia proposta di una mia settimana fa!- Alexia rammentò la proposto e commento con: "-Ah, quella.-"
-Già quella. Allora? Che mi dici?- La ragazza ci riflettè un attimo e rimase in silenzio per un paio di minuti. -Vabbè nel frattempo che ci pensi.. Acchiappa questa!- Le lanciò un fodero nero,  ricamato con riccioli d'oro e rossi. Prendendola al volo si  accorse che conteneva qualcosa all'interno. -Cos'è?- Le chiese perplessa. Studiando il fodero. -Aprilo e lo scoprirai.- Ancora più perplessa e stavolta anche preoccupata, cercò un apertura e notò che di lato c'era una piccola zip. L'abbassò fino ad arrivare a metà del fodero, lo tolse e rimase stupefatta. All'interno conteneva una spada incantevole. Il manico era intrecciato, era dorato e su ogni intrecciatura c'era impressa una pietra di color argento e rosso, e la lama  argentata splendeva magnificamente. -E' tua?- Chiese.
-No, è tua. E' un regalo, ho visto che non sai combattere, dato che ti affidi sempre ad Andy, la tua leoncina. Se ti strappano il fogliettino? Sei fregata.-
-Beh, sono un tamer.. E' normale che mi affidi  al mio Demone.- 
-Allora? La tua risposta?- Alexia osservò per bene la spada e ci pensò bene. Alzò lo sguardo, guardandola.
-Accetto.- Alice sorrise. Fin dall'inizio sapeva che non avrebbe rifiutato ma sentirle dire che accettava, la fece sentire in Paradiso. -Però..- Alice la fissò temendo che il suo momento  paradisiaco potesse finire.
-Voglio che sia ben chiaro: io ucciderò Satana solo per dimostrare a lui, ai Demoni e al resto del mondo, che io non sono un Demone e non starò mai dalla loro parte!-
-Tu dici che non vuoi stare e non starai mai dalla parte dei Demoni. Eppure, io sono una di loro.- Le fece notare.
-Ti sbagli, io non sto dalla tua parte. Tu mi allenerai solo con la spada. Alla fine, e come se ti stessi usando, quindi non collaboro con te.- Fu schietta e disse quelle parole con un po' di cattiveria.
Alice sorrise e sghignazzò.
-Ci sto! Io ti allenerò con la spada e quando verrà il momento, sconfiggerai, Satana. Perchè sai, potrebbero anche collaborare tutti i Demoni più potenti del mondo, eserciti di esorcisti e quant'altro. Ma nulla al mondo o fuori da esso può ucciderlo.- Tese la mano verso di lei, aspettando che l'afferrasse per confermare il patto.
 
 
Mentre Alexia aveva attraversato la porta essa si richiuse. Shima e Izumo tentarono di aprirla ma invano.
-Mi ricevete? Professore mi riceve?!- Urlò disperato al Woki-toki.
-Si Shima che succede?- Chiese preoccupato il professor Nehaus.
-Dovete venir subito! Lo abbiamo trovato ma Alexia è andato a combatterlo da sola!-
-Che cosa?! Fermatela immediatamente!-
-Non possiamo, è entrata in una stanza e si è chiusa a chiave col Demone dentro. Abbiamo provato a sfondare la porta, ma nonostante sia di legno vecchio non si rompe!-
-Arriviamo. Dove siete? Come ci siete arrivati?- 
 
I gruppi si erano riuniti e i professori tentavano di sfondare la porta. Yukio provò anche a spararle per farla aprire ma niente.
Dopo aver smesso di sparare la porta si aprì lentamente e qualcuno uscì gattonando.
-Alexia!- Gridarono entrambi i professori. Essa si mise in piedi e si pulì le ginocchia, tenendo ben stretta in una mano il fodero nero contenente la spada. -Ma che sei impazzita?!- Le urlò contro Yukio.
-Combattere da sola un Demone! E non di piccola stazza! E ti sei pure tolta la mascherina! Complimenti per il piano!- La ragazza fissò Kamiki e lei le rispose con un sorriso. Segno che aveva spifferato tutto.
-Si, infatti. Ho avuto uno splendido piano. Non solo ho sconfitto quel demone, ovviamente grazie alla mia leonessa, ma ci ho rimediato pure una spada.- Aprì il fodero e cacciò la spada in tutto il suo splendore, mettendola ben in mostra in modo che Izumo la vedesse. -Visto che bella, Izumo-Chan?- Le chiese sorridendole con cattiveria. Izumo sembrava impassibile e indifferente, ma in realtà dentro ribolliva di rabbia. Sperava che i professori le sequestrassero la spada e che la punirono per l'idiozia che aveva fatto. Ma invece no. Si limitarono a sgridarla. 
 
 

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Angolo dell'autrice:

Et voilà, tornata dalle mie vacanze ho scritto il capitolo u.u Scusate se è così breve, spero però di averlo reso un po' emozionante con la storia del Demon Rosis... (Anche se mi sembra noioso...) Il prossimo sarà più emozionante, più lungo e più interessante! Vi prometto che pubblicherò un capitolo ogni settimana, verso venerdì-sabato. E per questo capitolo, ho fatto un disegno ^o^

http://m-mephistella.deviantart.com/gallery/#/d5dkh93

Alla prossima, 

Aloha!

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Capitolo 7
*** Quella spada.. ***


 
Erano le cinque del mattino, il sole stava sorgendo. Finalmente la notte era passata e con essa gli incubi. Lei ed Alice erano in un giardino. A quell'ora il giardino era isolato e solo verso le sette le otto la gente iniziava ad uscire, ma anche prima, ma la gente che passava a quell'orario erano troppo assonnate per vedere due ragazze che si allenavano con le spade.
-Allora? Sei pronta?-
-Si..- Disse con poca decisione. Alexia teneva in una mano la spada, nonostante fosse pesantissima lei la teneva ben salda e non nè sentiva il peso. Alice cacciò la sua spada: era semplice, niente di speciale, manico argentato e lama sottilissima e ben affilata, sembrava una spada comune e fragile ma quella spada poteva tagliare anche un muro di mattoni. -Allora?- Chiese di nuovo per sicurezza e l'altra annuì continuando a guardare la forma strana della propria spada. Alice aggrottò le sopracciglia e si scagliò contro di lei, sferrò un colpo con forza e le fece volare via dalla mano la spada. Alexia rimase paralizzata, mentre aveva la punta di una spada contro la gola.
-In un combattimento, bisogna essere sempre attenti.- Le fece cenno di raccogliere la spada caduta e abbassò l'arma. Si affrettò a raccogliere la spada e a tornare dal suo avversario.
-Dimmi, conosci qualche tecnica?-
-Ehm, in realtà no. E' la prima volta che impugno un arma..-
-Che cosa?-
-L'unica arma che ho usato, era un coltello da cucina, che ho usato per spalmare la cioccolata sul mio panino..-
-Sul serio?- Chiese stupita. La ragazza annuì. -Bene, allora iniziamo dal principio. Ti insegno a difenderti.- Avanzò verso di lei e tenne entrambe le mani salde sul manico della spada.
-La spada devi tenerla ben stretta in modo che non possano fartela cadere. Perchè se ti cade l'arma, sei morta.- Alexia tenne anche lei la spada ben stretta con entrambe le mani. -Lezione numero 1: se l'avversario ti attacca dall'alto, tu devi mettere la spada in orizzontale verso l'alto, in modo da bloccare il colpo. Se invece, ti attacca di lato, devi tenere la spada in  verticale. Chiaro?- Le chiese, mentre le faceva vedere come tenere la spada.
-Si.-
-Bene, allora provo ad attaccarti. Pronta?-
-Si.- Alice calibrò la forza in modo da sferrare colpi leggeri. L'attaccò dall'alto e Alexia parò il colpo mettendo la spada in orizzontale, come le aveva insegnato. Poi l'attaccò di lato e parò di nuovo il colpo. -Ottimo. Riproviamo.- Stavolta voleva vedere se teneva ben stretta la spada e colpì con forza. Infatti, come da lei previsto, appena l'ha attaccata, la spada le era caduta. -Che ti avevo detto?-
-Beh.. Scusa ma è colpa tua che colpisci troppo forte!-
-Perchè tu ad un avversario-nemico quando lo colpisci tenti di far piano per non fargli del male?  Su, riproviamo e questa volta, non avere le mani di pasta frolla!- La riattaccò con forza e finalmente Alexia parve capire di doverla tenere strettissima. Parava tutti i colpi e pian piano Alice andava sempre più veloce. Si fermarono. 
-Bene, adesso ti insegno ad attaccare.-
-Oh, bene..- Disse con voce sarcastica.
-Lezione numero due: ci sono diversi modi per attaccare l'avversario. Iniziamo col primo. Il colpo fendente: con la spada devi colpire l'avversario dall'alto verso il basso. Il Montante: colpisci dal basso verso l'alto. L'Imbroccata: devi colpire l'avversario con un colpo orizzontale all'altezza del collo o del viso, come preferisci. E infine, l'Affondo: è parecchio complicata quindi ascoltami bene, con questo colpo devi tenere la spada ad una mano, spostare la gamba destra in avanti e tenerla piegata e con un colpo secco, colpisci il petto dell'avversario. Ma per fare questa mossa, devi avere un buon equilibrio e colpire velocemente, perchè se il nemico schiva la mossa e sta per attaccarti, tu non potresti aver più la possibilità di parare il colpo e ti ucciderebbe.- Alexia ascoltava attentamente e si rese conto di quanto potesse essere difficile utilizzare un arma così bella. Per usare certi oggetti devi essere abile, forte e veloce. Se non possiedi queste caratteristiche, al primo duello morirai di certo. -Hai capito tutto? Vuoi provare?-
-Mhmm.. Si!- Tenne la spada ben salda e sferrò il primo colpo. Provò a colpirla dall'alto verso il basso e Alice parò magnificamente. Poi dal basso verso l'alto e infine provò a colpirla al collo in orizzontale. La ragazza schivava ogni sua mossa con eleganza e parava con forza. Continuava ad attaccarla ed ad un certo punto fece un piccolo sorrisino, provò ad attaccarla di sorpresa e colpì con forza. A gran sorpresa la spada non cadde ma ovviamente Alexia rimase stupita. -Ora proviamo entrambe le lezioni.- Decise da sola senza chiederle se per lei andava bene. Iniziò ad attaccarla di lato, poi dall'alto e poi dal basso, dal basso la ragazza non si ricordava come parare il colpo e quindi si limitò ad indietreggiare. Accellerò gli attacchi e Alexia alla  fine non riusciva più a vedere la spada. Non la vide più finchè non se la ritrovò con la punta puntata contro la sua fronte. -Mhmm... Hai problemi con la velocità..- Continuava a muovere su e giù la punta della spada e si poggiò la lama della spada sulla spalla. -Vabbè dai, credo che possa andar bene così per oggi.- Controllò il suo orologio e si accorse che erano le sette e mezza. Si ricordò che alle otto doveva andare a scuola e salutò Alice, riponendo la spada nel fodero e tornandosene verso il dormitorio.
 
-Divisa, dove sei dannata divisa..- Stava scavando per tutta la camera e non riusciva a trovare la dannata divisa. -Dove sei brutta...- Toc toc.. Bussarono alla porta. -Avanti!- Rispose infuriata.
-Alexia, eccoti la divisa.- Era Rin. Aveva in mano una stampella con appesa la divisa. -Stava fuori ad asciugare e, adesso è asciugata.- Gliela porse.
-Dannata..- Fissò in modo cagnesco la divisa e l'afferrò. Guardò Rin aspettando che uscisse.
-Ehm.. Rin?- Gli fece cenno con la mano di uscire ma lui parve non capire il messaggio e rimase lì imbambolato.  -Rin, caro Rin. Non ti dispiacerebbe uscire?-
-Mhm? E perchè?- Ancora non capiva.
-Rin, mi devo cambiare, se non ti dispiace!- Il ragazzo arrossì sulle gote.
-Ah, si, ok, esco.- Se ne uscì in fretta e  chiuse la porta alle sue spalle.
-Lento di comprendonio il ragazzo.- Sospirò Alexia, mentre si sbottonava la camicia a maniche lunghe di color panna. Prese la camicetta a maniche corte e se la infilò, prima di abbottonarsi la camicetta, si arrotolò di nuovo la coda attorno al busto, per poi infilare la fine della coda da dietro, nel reggiseno. si abbottonò i bottoncini neri, si rimase i pantaloni neri e le convers bianche, invece di mettersi la gonnellina rosa e le scarpe nere a bambolina.
Se i professori le avrebbero chiesto qualcosa avrebbe detto che le aveva lavate. Prese il nastro nero con le striscioline nere e bianche, lo guardò per un po' e decise di farsi la cravatta invece del fiocco. Si guardò allo specchio e quasi per gioco si legò i capelli a schignon, lasciando i capelli più corti avanti. Adesso poteva sembrare un ragazzo, se non fosse stato per i lineamenti femminili del viso e i grandi occhi viola. Sorrise e si sciolse i capelli,
limitandosi a legarli in un codino alto, facendo vedere che nonostante tutto, aveva i capelli lunghi.
 
Si presentò a scuola e come da lei  previsto, i professori la rimproverano del fatto che non aveva indossato la divisa completa e per scherzarci su, provando a fare i simpatici, le chiesero se voleva anche una giacca, così da avere direttamente la divisa maschile. Lei finse di ridere ma in realtà voleva spaccargli la faccia. Non sopportava i professori "Simpatici".
Si sedette al suo posto e appena  seduta, con l'ottimo udito che aveva, sentii le compagne che la criticavano. "- Tanto vale che si metteva la divisa maschile.-" o "-Visto  quella? La nuova arrivata? Pff.. Haha-" Sghignazzavano e ridevano alle sue spalle ma a lei non fregava. Era abituata a certa gente e alle critiche. I professori iniziarono le lezioni e lei subito attivò la modalità: "Uuh! Che bella farfalla lì fuori!" E iniziò a guardare fuori la finestra.


-Aniue!- Gridò Amaimon al fratellone, mentre scendeva lentamente dalla ruotina.
-Si? Amaimon?- Rispose l'altro, completamente indifferente. Il verde gli fece capire che doveva aprire la gabbietta e Mephisto, continuando a guardare i fogli, aprì lo sportellino della gabbia e uscendo uscendo Amaimon riprese la sua forma "Umana". -Quand'è che potrò giocare col nostro fratellino?- Gli chiese, appoggiandosi alla scrivania e fissandolo mentre lavorava.
-Più in là Amaimon. Più in là.-
-E con la nostra sorellina?-
-Sempre più in là.- Amaimon guardò la finestra annoiato, mentre nel frattempo rovistò nel cassetto del fratello alla ricerca dei dolci. Ne trovò uno, era una caramella alla frutta. La scartò subito e se la mise in bocca. Arancia. Era all'arancia. Nel momento in cui ingoiò la caramella vide, dalla grande vetrata del fratello che una ragazza, diversa dalla massa e dai capelli argentati si faceva strada dalla folla. La riconobbe all'istante e si avvicinò di più alla vetrata, facendo attenzione a non poggiare dita o altro, perchè se il fratello ci avrebbe trovato delle macchie o delle impronte, gli avrebbe fatto ripulire l'intera vetrata. La ragazza alzò lo sguardo guardando l'immenso edificio per poi riprende a guardare un foglietto, probabilmente una mappa della scuola. Sospirava stanca, si vedeva che non sapeva dove andare e chiedeva informazioni. Alla fine parve scoprire dove si trovava il luogo  che cercava e schizzò in mezzo alla folla, evitando  abilmente ogni alunno senza neanche sfiorarlo per poi entrare in un edificio. Quanto gli dava rabbia poterla vedere ed essere costretto a non farle niente. Ma qualcosa lo fece andar ancora più in bestia. Vide uscire dallo stesso edificio Rin. Fissò male la vetrata e la graffiò con le unghie nere. Un rumore stridulo e fastidioso invase l'intero ufficio e Mephisto si girò.
-Amaimon!-
-Oh..- 
 
 
-Sedia!- Si scaraventò  contro la sedia e si mise comoda. Aveva faticato per trovare la classe, per lei era una tortura, alla sua vecchia scuola c'era un aula per l'economia domestica, un laboratorio di scienze e un aula dove si faceva tutte le lezioni. Invece questa scuola era più problematica: aveva una classe per arte, una per scienze e chimica, una per cucina, una per le lingue straniere, una per la matematica e molte altre. Per non parlare di quando doveva fare il corso  di esorcisti! La palestra, la classe per i tamer e una in cui si facevano tutte le lezioni. Sentiva di non potercela fare a sopportare tutto quello stress.
Altra classe. Cucina. Le piaceva molto mangiare, il problema era solo uno: non sapeva cucinare. Era capace persino di far bruciare il latte. Per dover prendere un bel voto, doveva trovarsi un compagno bravo e che voleva far tutto lui, in modo che lei gli passasse solo gli ingredienti, o che gli leggeva la ricetta, così il bel voto era assicurato. 
Mentre stava vedendo se qualcuno o qualcuna fosse da sola una persona la ultò. 
-Oh scusa..- Tentò di scusarsi ma poi vide che aveva ultato contro Rin e le si accese la lampadina. -Rin..- Era mai possibile che se lo ritrovava ovunque?
-Alexia..- Entrambi si fissarono in silenzio, come se entrambi si stessero studiando. -Hai un compagno?- Le chiese il ragazzo. Lei scosse la testa. 
-Non conosco nessuno. Se aspetto un'altro po' forse la professoressa mi metterà insieme ad un'altro senza compagno.-
-Vogliamo far coppia?- Domandò.
-Eh?- 
-Cioè, vogliamo lavorare insieme?- Ridomandò, formulando meglio la domanda.
-Mhmm.. Ok.- Entrambi presero posto e Alexia si sciolse nuovamente i capelli, per legarli in uno schignon come quello di stamattina. 
La professoressa, diede agli alunni un pranzo completo da cucinare. Dovevano cucinare: del Katsudon e un Omurice. E il gruppo che l'avrà cucinato meglio, avrebbe avuto un voto extra. Rin  si rimboccò le maniche e chiese ad Alexia di andargli a prendere della carne di maiale. Tutto come previsto dalla ragazza, doveva solo portargli gli ingredienti. Andò verso lo scaffale pieno di vaschette con dentro del cibo. Ne prese una e la portò a Rin.
-Ecco.-
-Bene, cucinale.- Alexia lo  fissò sorpresa. 
-Eh?-
-Cucinale..- Le disse con naturalezza, mentre cucinava il riso. Alexia guardava perplessa la vaschetta e i fornelli non sapendo cosa fare o da dove iniziare. Il ragazzo si accorse della sua immobilità e fermò il suo lavoro. -Alexia.. Sai cucinare.. Vero?- Le chiese dubbioso.
-Certamente!- Posò la vaschetta sul tavolo da cucina e prese il libro delle ricette. Rin mise sul fuoco la pentola con dentro il riso e dell'acqua, mettendoci sopra un coperchio. 
Alexia, un po' insicura prese una ciotola e cercava di seguire il più attentamente possibile le indicazioni. Aggiunse le spezie, cercando di non esagerare come suo di solito e prese tre fettine di carne per poi inumidirle nell'impasto. Tutto sembrava andar bene, all'incira, finchè non dovette impanare le fettine nel panko. Non sapendo come fare le getto tutte insieme e iniziò a girarle con un cucchiaio. Per fortuna Rin se ne accorse in tempo e la bloccò. -Alexia.. Che stai combinando?!- Chiese fissando l'obrobbrio nella scodella.  -Sto.. Impanando la carne..- Il ragazzo inspirò a lungo, cercando di trattenersi. 
-Alexia.. Ci penso io..- La fece da parte e ripescò le povere fettine chissà come, ancora intatte. Le lezioni di cucina era  l'unica cosa in cui fosse bravo e poteva eccellere, non voleva ricevere un brutto voto. Aveva modificato la carne, dandole un bel aspetto anche da crude. Mentre le immergeva nell'olio, chiedeva ad Alexia di mettere apposto la roba e prendere gli altri ingredienti per gli altri piatti.
Alla fine, "ci erano" riusciti. Nonostante i piccoli problemi erano arrivati secondi. Non avevano vinto il voto extra ma, si potevano portare il pranzo a casa.
-Mhm? Ale perchè non mangi?-
-Nnh.. Non ho molta fame..-
-Oh ma andiamo! Ce lo siamo guadagnati! No?-
-Sii.. Certo...- Accavallò le gambe seccate e sbadigliò. Mentre lo osservava che si ingozzava notò la spada, ce l'aveva sempre appresso, non se le era mai tolta, neanche per dormire. "Chissà che legame ha con quella spada.." Si chiedeva. -Mhm.. Rin, senti..- Il ragazzo la fissò, con ancora mezza omurice in bocca. -Tu sai usare bene la spada, giusto?- Chiese, così con naturalezza.
-Mhmm.. Me la cavo..- Continuava a mangiare, mischiava un po' di tutto, tra riso, carne e frittata. -Hai presente quella spada che ho trovato.. Giusto?- Rin masticò per bene il cibo e lo ingoiò.
-Si perchè?-
-Mhm.. Sai, pensavo, che se ti potesse andare, di allenarci insieme..-
-Allenarci insieme. Io e te?-
-Certo, non mi sembra un idea malvagia.. No?-
-No no certo.-
-Quindi ti va bene se appena tornati a casa ci alleniamo?- 
-Certo.-
-Ottimo.- Alexia sorrise soddisfatta e prese metà dell'omurice. -Mhm.. Gustosa!-
 
Verso tardi pomeriggio.
Rin tenne la spada ancora chiusa in mano. Non sapeva se sguainarla o no. -Forza Rin, entro oggi.- Si erano  riparati nel punto più alto dell'edificio del dormitorio, in modo che nessuno li vedesse. Sguainò la spada e venne ricoperto dalle fiamme. Solo ora, la ragazza, fece caso che le fiamme del ragazzo erano più blu e scure delle sue.
Impugnò per bene la sua spada e insieme si diedero "Guerra". Alexia tentò di usare le mosse che le aveva insegnato Alice e vide che Rin usava molta forza nel colpire, senza rendersene conto ovviamente, e a volte faticava nel tenere stretta la spada.
 
Li guardava da lontano. Lottavano insieme. Avevano litigato? Si chiedeva incuriosito ma vide che nessuno dei due attaccava sul serio. Che nervi per lui, vedere che i suoi due giocattolini stavano assieme e giocavano senza di lui. Sarebbe andato lì e si sarebbe aggregato al gioco, forse si sarebbe divertito di più dato che entrambi non erano molto esperti nella lotta e li avrebbe stesi entrambi in poco tempo, ma divertendosi come un matto per un bel po'. Oh si, si sarebbe divertito. Si mangiucchiava l'unghia del pollice e li fissava nascosto tra le foglie di un albero altissimo. Peccato che il fratello stava lì affianco a lui, sospeso a mezz-aria appeso al suo ombrello-pipistrello rosa. -Amaimon, dimmi,- Iniziò a parlargli Mephisto. Amaimon non lo ascoltava minimamente, continuava a fissare i due. -Come li vedi?- Il verde continuava a mangiucchiarsi l'unghia e si fermò non appena vide che iniziò a uscire del sangue e l'unghia si spezzò di molto, vedendo che tremolava se la staccò. Sentii solo un piccolo pizzichio finchè non gli ricrescette. -Uhm, entrambi sono forti, ma non sanno usare nè la forza nè le fiamme. Sopratutto la femmina. L'unica cosa che la salva è quel suo Demone  servitore da quattro soldi. Ma tolto quello, è una schiappa. Certo, ha la spada, un nuovo giochino, ma se tolta anche quella, è una comune mortale.- Si alzò in piedi, e raggiunse la cima dell'albero. -Il fratellino invece, anche lui barcolla, ma sa usare un po' la forza anche nei combattimenti corpo a corpo.-
-Quindi, devono diventare più forti?-
-Se vogliono diventare come noi..- In realtà Amaimon non era poi così preso dalla ragazza, aveva usato il plurale per sbaglio, in realtà intendeva dire "Se vuole diventare come noi" riferendosi a Rin. La ragazzina, Alexia, a dir il vero non gli interessava molto. Non credeva che una ragazza potesse diventare un Re di Gehenna o nel suo caso "Regina". Per lui le ragazze erano tutte deboli, per lui servivano solo a creargli altri fratelli con cui giocare. Avrebbe giocato un'altro po'  con lei giusto per vedere se riusciva a fargli almeno un graffietto per poi ucciderla senza esitazioni. Gli stava parecchio antipatica la mocciosa.


Era sera, Alexia era appena tornata dal suo lavoro part-time. Dopo che era fuggita di casa, non aveva più niente, aveva abbandonato tutto e ora  si  doveva fare una nuova vita. Iniziando dal lavoro. Sapeva di non poter contare per sempre sui gemellini, dopotutto, anche loro avevano le loro spese.
In lontananza, vide il portone del dormitorio spalancato. -Come mai è aperto?- Ebbe subito risposta. Trovò stesa a pochi metri di  distanza, contro un muretto Shiemi. Aveva una macchia di sangue sulla fronte. Gettò la borsa per terra e si affrettò per avvicinarsi a lei. Esitava nel toccarla, aveva paura di provocarle qualche danno. Quindi cercò Yukio. Nel dormitorio non c'era nè nei dintorni. Provò a chiamarlo sul cellulare ma appena digitato il numero lo vide in lontananza che tornava tranquillo tranquillo con in mano delle buste. -Yukio!- Il ragazzo continuava a camminare con tranquillità. -Shiemi è ferita!- 
-Cosa?- Non capiva finchè non era arrivato a metà strada e vide che stesa a terra c'era la biondina. -Shiemi!- Urlò mentre corse verso di lei. Poggiò le buste della spesa a terra e tirò fuori un kit medico. Chiese ad Alexia di aiutarla a portarla sul tavolo, nel dormitorio. L'aiutò e posata sul tavolo la biondina si riprese.
-Shiemi.. Cosa ti  è successo? Perchè eri stesa qui  fuori?- Chiese la ragazza. Lei ancora un po' stordita diventò rossissima. 
-Ah! Rin!- Urlò improvvisamente.
-Rin?- Dissero entrambi preoccupati.
-Si! Lo ha rapito Amaimon!- Alexia sbarrò gli occhi e cadde come in trance.
-A-Amaimon?-
-S-Si..- Iniziò a singhiozzare. -E.. Ero nel giardino di mia nonna che curavo le piante q-quando improvvisamente sento un vaso cadere e rompersi. Normalmente mi giro e trovo lui che mi dice.. "Ciao..",- Diventò ancora più rossa e si asciugò le lacrime. -Tento di scappare ma.. Ma lui mi afferra e mi prende in braccio..- Ansimava e cercava di prendere fiato. -H-Ha fatto un grande.. S-Salto e-e-e mi ha portato davanti al vostro dormitorio.. M-Mi ha ordinato di urlare.. Ma non l'ho fatto e a-allora mi ha strappato una ciocca di capelli. Ho urlato e poco dopo.. E' uscito Rin. A-Appena è uscito me ne ha tirata via un'altra e ho urlato di nuovo. R-Rin ha provato a difendermi e-e appena si è avvicinato l-lui mi ha scaraventato per terra contro il muretto.. E-E ho perso i sensi.. Poi s-siete venuti voi.. E.. e..- Alexia l'afferrò per il braccio e la fissò dritta negli occhi.
-Ora, lui, dov'è?- Le chiese con tono fermo.
-N-Non lo sò..- Gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime e la ragazza la mollò. -Cavolo..- Si coprì la bocca con la mano e corse in camera sua per vedere se si era rubato la sua spada o altro. Tutto al suo posto, per fortuna. Afferrò la sua spada e ancora tenendola nel fodero, uscii dal dormitorio e si guardò attorno. -Dove può averlo portato? Dove?- Iniziò a riflettere. -Nello stesso posto in cui ha portato me? No. Sarebbe troppo ovvio.- Sospirò cercando un posto dove potrebbero  essere. -Amaimon..- Pensò al fatto che lui fosse un Demone e gli venne in mente il Preside. -Loro due sono fratelli.. Forse sà dove può averlo portato..- Alzò lo sguardo e guardò Yukio  che pian piano accompagnava Shiemi fuori per riportarla a casa. -Forse ho capito!- Confessò ai due. Si girò di spalle e iniziò a correre verso l'accademia. Per strada fu un incubo, i marciapiedi erano pieni di persone e non sapeva che fare, quindi utilizzò la strada. Un paio di auto stavano per investirla ma lei ci saltava sopra e correva a gran velocità in modo che nessuno la riconoscesse. Raggiunse, chissà come, forse per miracolo, l'edificio in cui si trovava l'ufficio.
Salì in fretta le scale e appena vide la porta fece uno scivolone per raggiungerla più in fretta.. Ma scivolò un po' più avanti e tornò indietro con un po' di fatica, spalancò la porta.
-SIR. PHELES!- Gli urlò contro. 
-Oh! Signorina Seeker! Tutto bene?- Chiese con tono calmo e pacato, sorridendole amorevolmente.
-Non finga con me!- Si avvicinò a passo svelto mentre lo fissava malissimo. Lui rimaneva del tutto indifferente.
-Non sò di cosa parla, signorina.- Poggiò il mento sulle mani accavallate mentre in volto aveva un sorriso divertito.
-Si, certo..- Lo fissava disgustata e infastidita. Aggrottò per un attimo le sopracciglia e continuava a fissarlo in silenzio. -Lei ci tiene ai suoi studenti, giusto?- Gli domandò. -Mhm?- Inarcò unsopracciglio.
-Ovvio che ci tiene..- Tolse le mani dalla scrivania e si mise con la schiena dritta. -Non avrebbe permesso a suo fratello di ferire qualcuno dei suoi alunni, eccetto me e Rin..- Sospirò un attimo. -Quindi lo avrà portato lontano dall'accademia, o in un posto lontano da cui non possono danneggiare gli altri.- Fissò la vetrata, superò il preside e si avvicinò ad essa.
Mephisto si voltò con la sedia e poggiò il viso nel pugno destro.
Alexia fissava l'intera città dall'alto. Si poteva vedere tutto: il parcogiochi, la scuola, i negozi in lontananza. -Impossibile,- Pensava. A quell'ora c'era ancora molta gente che girava e girava. Dove mai potevano nascondersi? Poi iniziò a pensare a quei vecchi edifici.. In quella zona, dove c'era il Demon Rosis.. Lì vicino ad esempio c'erano tutti vecchi edifici e cantieri abbandonati. Quegli edifici, erano lontani da tutti. Quindi, Alexia accennò un sorriso ma non era del tutto sicura. Se si sarebbe sbagliata sarà andata lì per niente, e sarebbe tornata di nuovo nell'ufficio del preside con in mano un pugno di mosche. Riflettè a lungo e guardò un'altro po'. Poggiò la mano al vetro mentre osservava attentamente.
-Signorina, il vetro.- Disse con voce irritata il Preside. Già aveva dovuto cambiare una vetrata per colpa di Amaimon. Ma Alexia non lo calcolava minimamente. -Non ci sono altri posti quindi..- Vide comparire in quella zona una piccola luce blu e d'istinto sbattee la mano contro al vetro. Lasciando una piccola spaccatura. -Li ho trovati.- Sorrise soddisfatta e corse via. 
 
 
Era corsa fin là cercava di prendere il respiro. Era in un cantiere abbandonato dove aveva visto comparire una piccola fiamma blu. Vide che alcuni tubi lì, parecchio vecchiotti erano stati carbonizzati. Per evitare sventure prese il fogliettino di carta ed evocò Andy. -Oh Demone dell'oscurità, vieni d'innanz..- Qualcuno la colpì alla nuca e cadde a terra. Non terminò la frase e quindi non potette evocare la leoncina. -Ma che cavolo..- Girò lentamente la testa mentre tentava di rialzarsi, tentava di sollevarsi con un solo braccio e l'altro lo teneva disteso. Teneva stretto tra le dita il fogliettino, stava per far leva anche sull'altro braccio ma un tubo arrugginito schiacciò il braccio e una mano afferrò il biglietto, facendolo bruciare. -Ggh..- Strinse la mano a pugno e guardò chi l'aveva appena colpita. Era Amaimon. 
Le diede un calcio al fianco e la fece sbattere contro un ammasso di tubi. -Ggh..- Fece fatica a rialzarsi, aveva preso una bella botta sulla schiena. -Stavolta non potrai fuggire.- Disse, mentre lei si alzava. Le si avvicinò lentamente per vedere cosa facesse, senza molti risultati. Prese un tubo affianco al suo piede e glielo lanciò contro in orizzontale. Alexia lo parò con la mano, facendolo cadere a terra. -Eddai, non dirmi che non proverai neanche a combattere prima di morire..- Si scagliò contro di lei ad alta velocità e la ragazza sfilò la spada dal fodero, riuscendo a parare un suo colpo, datole con le mani. "Come cavolo faceva a colpirla con le mani e a non farsi niente?" Si chiedeva mentre continuava a sferrargli colpi con le mani senza ferirsi. 
 
-Ruaah!- Tentava di distruggere le stalagmiti che lo circondavano ma era inutile. Era stato un po' troppo avventato ad attaccare Amaimon.. Sopratutto da solo. Ma non poteva di certo sapere che lo avrebbe trascinato fin lì e rinchiuso.. Per  di più lo aveva usato come esca per attirare la ragazza.
Stava tentando di attaccarlo, ma appena sferrava un colpo Amaimon si teletrasportava in tutt'altro luogo, era troppo, troppo veloce, se riusciva a prenderlo era perchè lo aveva attaccato di sopresa, ma, giusto due volte. Il Demone verde aveva avvertito la presenza di Alexia. Sapeva che era vicina e che tra un momento o l'altro sarebbe arrivata. Calciò Rin e lo fece trapassare per vari muri degli edifici abbandonati. Grazie al suo potere fece crescere delle stalagmiti e le mise a cerchio, intorno a Rin, in modo da creare una barriera. .
Sapendo che non poteva fuggire se ne andò tranquillamente, e aspettò su un palo in alto, attendendo che la ragazza arrivasse. Arrivata, si teletrasportò dietro di lei e gli impedì di evocare il suo demone servitore.
 
 
-Dov'è Rin?!- Gli disse, mentre parava tutti i suoi colpi e tentava di attaccarlo. -Mhm, non ti interessa.- Bloccò  la lama della spada in mezzo ai  palmi della mano e con la punta degli stivaletti gli colpì le mani, che tenevano impugnata la spada. La ragazza non potee far almeno di lasciare la presa e si massaggiò le mani doloranti. Erano graffiate e avevano un livido gigante. Ma presto si stupì di se stessa. Sia lividi che ferite si riemarginarono e tornarono come prima. -Ridammi la spada!- Gli ringhiò contro, stringendo i pugni. -Mhm? Perchè dovrei?- Si guardò la spada a lungo e rimase per un attimo imbambolato. -Questa spada..- Disse fissando il manico e il tipo di lama. Alexia approfittò della  sua distrazione e 
afferrò per il manico la spada. Il Demone però continuava a tenerla in mano e allora con le unghie gli graffiò il viso, riprendendo la sua spada. Amaimon, inspirando e facendo riemarginare la ferita la fissò con sguardo agghiacciante. -Come l'hai avuta?- Alexia sussultò e strinse con forza la spada. -Non sono, affari tuoi!- Scagliò un'altro colpo, il cui il verde evitò con facilià e le andò da dietro, dandole un calcio alla schiena, facendola cadere a terra. Pensò alla ritirata e corse verso uno dei vecchi edifici. Ci entrò dentro e cercò riparo. 
-Ooh Alexiaa- Disse con voce stridula il Demone. -Vuoi giocare a nascondino per caso? Ok! Ti troverò!- Dopo pochi minuti entrò anche lui e iniziò a cercarla. 
La ragazza respirava affannosamente mentre tentava di trovare un luogo sicuro. -Cavolo.. Perchè proprio a me..- Teneva affianco a sè la spada, ben stretta, aveva gli occhi ben aperti e orecchie pronte a captare qualcosa. Respirava a fatica. L'ambiente era buio e più si spingeva oltre più il buio diventava intenso. -Anf.. Anf..- Il suo respiro era l'unica cosa che si sentiva. Chiuse la bocca e tentò di respirare col naso. Mise una mano davanti a sè e arrivò a toccare una parete. Con la mano scese più giù e trovò una fessura. Probabilmente era una porta, ma perchè era chiusa e non aveva una maniglia era un mistero, la spinse con la mano ed essa si spalancò, la sorpasso con cautela e vide che, la camera era buia e solo delle piccole fessure che c'erano nel muro facevano "Un po'" di luce. Una luce chiara, biancastra e un odore di umido. Vide che c'erano delle pietre sparse per tutto il pavimento, fino a delle pietre enormi.
-Chi è?!- Urlò qualcuno. 
-R-Rin?- Domandò Alexia, la voce sembrava la sua.
-Alexia? Sei tu?!-
-Rin dove sei!?!- Chiese, cercando di capire da dove potesse provenire la voce.
-Non saprei.. Sono circondato dalle pietre..,- Si guardò attorno e vide delle fessure tra una roccia e l'altra. -Aspetta!- Ebbe un lampo di genio e si illuminò come una lampadina. Blu. La ragazza vide la luce blu. Proveniva da un cumulo di gigantesce stalagmiti provenienti da dietro altre rocce, cercò di infilarsi tra l'una e l'altra, procurandosi vari graffi, fino ad arrivare a delle pietre più enormi delle precedenti. 
-Rin?-
-Alexia!- Le urlò. Alexia notò il suo viso attraverso una fessura e si avvicinò. -Cristo.. Ma che..?- Mentre guardava per terra e tentava di spostare le rocce Amaimon comparve dietro di lei..
-Alexia!!- Urlò nuovamente Rin per avvisarla, lei si volto e Amaimon la fece scaraventare contro il muro, prese una bella botta alla schiena. -Tana per Alexia!- Esclamò Amaimon. -Ora, ho una domanda per te.- Continuava a fissarla in modo agghiacciante e usava un tono freddo. -Come hai avuto quella spada?- Alexia rimase di nuovo paralizzata. -Non sono affari tuoi!- Rispose. Amaimon aggrottò la fronte e schioccò le dita. Un rimbombo, le pietre che circondavano Rin si stavano restringendo, fino a spiaccicarlo. -Gaah!- Urlò Rin, tentando di distruggerle. -Ma che fai?! Così lo ammazzi!!- Gli urlò contro.
-E' ciò che farò se non mi dirai chi ti ha dato quella spada.- Lo guardava in modo cagnesco. -Te l'ho detto: non sono affari tuoi!!- Gli ripete.
-Come vuoi..- Schioccò di nuovo le dita e Rin stava venendo stritolato ulteriolmente. -A..Alexia..- Disse gemendo il ragazzo. Alexia adesso si sentiva sottopressione. Valeva la pena dirglielo? Smascherare il segreto di Alice? E far morire Rin? No.. -Ok ok ok!- Disse velocemente.
-Uh?- Tornò a guardarla e rallentò il movimento delle rocce.
-Svolgendo l'ultima missione l'ho trovata! Dopo che ho ucciso un Demon Rosis con il mio Demone servitore l'ho trovata! Per caso! E l'ho raccolta!- Disse facendosi rossa sulle guance per la rabbia.
-Ed ora lascia andare Rin!!- Gli ordinò fuoribonda. 
-Mhmm..- Si massaggiò il mento e ci pensò su, per poi risponderle: -No.- La ragazza lo fissò di nuovo in modo cagnesco e presa dalla rabbia si scagliò contro di lui con velocità e gli trafisse il fianco sinistro. Amaimon sputò un po' di sangue e fissò incredulo la ragazza, che aveva estratto la spada ed era dietro di lui, respirando a fatica. -Piccola ragazzina..- Le disse tenendo i denti stretti, afferrandola per i capelli. Lei strinse gli occhi e lo fissò spaventata, finchè non vide che si fermò, fissandola con gli occhi spalancati e sputando sangue su di lei. Una spada gli aveva trafitto la schiena, la spada di Rin. Alexia colpendolo al fianco, gli aveva fatto abbassare la guardia, e con essa anche le stalagmiti, liberando il povero Rin.
Amaimon urlò di dolore, venne ricoperto da delle fiamme blu per poi incenerire davanti ai suoi occhi. Tutto era successo davanti a lei, una scena ar di poco terrorizzante. -E'-E'.. M-Morto..?-  Chiese rimanendo per terra, non riuscendo a muoversi dalla paura. -No.- Rispose il ragazzo, rimanendo impassibile, tenendo lo sguardo basso e riponendo la katana nel fodero. -Non muore con così poco.- Le porse la mano, aiutandola ad alzarla. Per poi tornare a casa.
 
Yukio appena li vide li tartassò di domande. "Dove eravate? Che cavolo avete combinato? E Amaimon?" Entrambi rispondevano con noia e Alexia sgattaiolò in camera sua.
Entrata dentro trovò Alice seduta sulla sua scrivania che la aspettava. Chiuse la porta e rimase a fissarla. -Da dove sei entrata?- Le chiese distrutta.
-Dalla finestra.- Rispose mentre si limava le unghie. 
-Ho capito, devo mettere delle sbarre alla finestra. Come in carcere. O mi ritrovero sempre dei Demoni che mi aspettano sulla scrivania o sul letto.-
-Sarebbe inutile, un Demone potrebbe rompere le sbarre anche con un solo dito.-
-E se  le imbratto di acqua santa?-
-Entrerebbero dalla porta.-
-E se bagnassi di acqua santa anche quella?-
-Sfonderebbero il muro..- Finii di limarsi le unghie e fissò la ragazza. -Allora, ho visto che Amaimon sospetta della spada, vero?- 
-Cosa..? Sei stata lì ad osservare l'intera scena, e non hai fatto niente?!-
-Non potevo, se mi avrebbe visto sarebbe corso dal fratellone a spifferargli tutto.-
-Ma stavamo per morire!-
-Ma non è successo, giusto? Quindi non c'è problema.- Alexia la fissava incredula, voleva ammazzarla in quel momento. -Hai fatto bene a dirgli che l'hai trovata per caso. Ma non hai saputo attaccarlo, sei troppo lenta, per un spadaccino essere lenti significa andar incontro alla morte.-
-Si, lo so, lo so.- Le disse seccata. Alice aggrottò le sopracciglia e scese dalla scrivania. -Senti, ragazzina, vedi di prendere sul serio questa cosa,- L'afferrò per il collo e la strinse.
-Perchè se non fosse stato per il tuo fidanzatino, a quest'ora saresti morta.- Alexia sentiva un brivido tremendo dietro la schiena e solo quando la lasciò riprese a respirare normalmente. -Ora io vado, ho un servizio da svolgere.- La salutò con un cenno della mano ed uscì dalla finestra. -Servizio? Quale servizio?- Si chiese tra se e sè.


-Oh, Amaimon, a quanto pare sei stato sconfitto.- Disse Mephisto, mentre teneva Amaimon in forma criceto in una mano.  -Non sono stato sconfitto!- Replicò Amaimon, mordendogli il pollice e staccando un pezzettino di carne, gli fece sanguinare il dito e sporcare di sangue il suo guanto di seta viola. Mephisto non potè far almeno di farlo cascare violentamente sulla scrivania. Amaimon emmette uno stridolio e fuggì verso la sua gabbietta.
Si levò il guanto sporco con irritazione e lo gettò nel cappello, per poi tirar fuori un cerotto rosa con la stampa a cuoricini bianchi e rossi. Si leccò la ferita e si mise il cerotto.
-Allora dimmi, novità?- Gli chiese mentre si levava anche l'altro guanto. -Uhm.. La spada della ragazza. Mi ricorda qualcosa.-
-Che intendi dire?- Domandò.
-Non saprei,- Rispose. -Ha qualcosa di familiare ma non sò..-
-Descrivimela.- Gli chiese con tono calmo e mettendosi comodo sulla poltrona, poggiando la schiena contro lo schienale.
-Uhmm, il manico era intrecciato e di colore dorato con sopra dei diamantini o qualcosa del  genere.. La lama era strana e parecchio bizzarra. Non ne ho mai vista una così.-
-Mhmm..- Mephisto mugulò per un po' mentre si accarezzava il pizzetto. -Familiare eh?-
-Si..- Rispose mentre mangiava un semino. -Quando l'ho tenuta in mano, anche per pochi secondi, ho avuto una strana sensazione.-
-Che tipo di sensazione?-
-E che ne sò! Strana punto.- Andò nella ruotina e iniziò a correrci. Mephisto si alzò dalla comoda poltrona e raccolse il cappello che c'era sulla scrivania. Ci infilò la mano dentro e tirò fuori un paio di guanti puliti e profumati, indossandoli con eleganza e adagiando il cappello sul capo. -Aniuè?- Lo fissò il fratello, fermandosi. -Non preoccuparti Amaimon, torno subito.- Dopo queste parole, schioccò le dita e una nuvola di fumo lo avvolse, facendolo sparire.
 
 
 
 
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Angolo  dell'autrice:
 
*Mephisto sta piangendo davanti alla sua vetrata* La mia.. Adorata vetrataaa!
Autrice: ma 'sta zitto.. Eh ehmm *Si scharisce la voce*
Ditemi miei cari, che ve ne pare della storia? Ho visto che lo scorso capitolo ha ricevuto pochissime "Attenzioni" Non sarà che vi sto annoiando, vero? D: E' noioso? Poco interessante?
Se volete posso aggiungere un po' più di azione çWç No? Ok la storia è penosa. Ho capito. *Nell'angolino*

Aloha!

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Capitolo 8
*** Mephisto and Alice - Ricordi ***


 
 
 
"Guten Morning! 
 Signorina Seeker, se non le dispiace, potrebbe recarsi nel mio ufficio alle sette? Dobbiamo discutere di una cosa importantissima! ;-)
 
 Distinti Saluti,
 
                                                                                                                                                                                                                  -Mephisto Pheles."
 
-Che cavolo vuole quella melanzana a quest'ora?!- Si chiedeva tra se e sè, mentre saliva a passo svelto le scale, con un bel paio di occhiaie sotto agli occhi, la chioma argentata leggermente scombinata e un fiocco storto. 
Sfilò il cellulare dalla tasca della gonna e guardò l'ora. -Le sei e meno cinque..- Quando lesse a bassa voce l'orario fece una corsa su per le scale.
Non bussò neanche, entrò di getto. La sorpassò e la chiuse dietro di sè.
Guardò il preside che stava seduto alla scrivania. -Signorina,- Iniziò a parlare. -E' in anticipo a quanto vedo..- Disse sorridendo, facendole cenno con una mano di sedersi su una poltrona che si trovava difronte a lui. La ragazza si sedette.
Per la tensione non poggiò neanche la schiena, rimase dritta e immobile. -Di cosa.. Voleva parlarmi? Ho fatto qualcosa di male?-. Gli chiese preoccupata. Il preside accennò un sorriso e si alzò dalla poltrona, per poi girarle lentamente intorno, come una mosca. -Ho saputo, che durante una missione, lei..- Iniziò a battere il tacco dello stivale sul pavimento. Un segno che non prometteva nulla di buono. -Ha trovato un oggetto interessante. E' vero?- Le chiese, fermandosi al suo lato e fissandola con serietà. Alexia deglutì. -Beh.. Si.-
-E mi dica, cosa ha trovato?- Le chiese piegando un po' la testa, portando le mani dietro la schiena.
-Un arma..-
-Che tipo di arma?- La ragazza sospirò e dopo un paio di secondi rispose: -Una spada.- Espirò e si appoggiò allo schienale della poltrona. -Perchè gli ho detto che trovato la spada..?!- Pensò.  -Sono una cretina- Affermò nella sua testa mentre si copriva il viso con una mano, strofinandosi gli occhi ancora assonnati con l'indice e il pollice.
-Mhmm.. Non l'ha portata adesso?- Le chiese, mentre si accarezzava il pizzetto sorridendo. -In realtà, no..- Rispose, fissandolo dal basso.
-Che ne dice se dopo la scuola, me la porta a vedere?- Le propose.
Ad Alexia venne una strana sensazione di  disgusto nello stomaco e un sapore amarastro in bocca. -Perchè vuole vederla?- Il Preside iniziò a  sghignazzare e alla ragazza vennero anche i brividi, oltre il formicolio nello stomaco e il gusto amaro in bocca. -Curiosità.- Rispose semplicemente. -Allora? Me la porta a vedere?- Chiese infine. Alexia annuì incapace di parlare e Mephisto tornò a sedersi.
 
Uscita dall'ufficio del preside e tornò nel dormitorio per prendere il materiale scolastico, incontrando Rin.
-Allora? Che voleva da te il clown?- Le chiese Rin, posando le ciotole nel lavandino e porgendogli la colazione. -Bah, niente di importante guarda..- Prese la sua ciotola di riso e le bacchette, iniziando a mangiare. -Mangia in fretta o faremo tardi.- Le disse, mentre si annodava la cravatta. -Agli ordini..- . 
Finì di mangiare e lei e Rin si avviarono verso scuola.
Durante le lezioni non faceva altro che pensare a quel dannato clown. -Perchè voleva vedere la spada? Che avesse a che fare qualcosa con Alice? Forse la conosce.. Oppure sarà solo una sua curiosità e non sà niente di lei? Beh, dopotutto non si può capire quella mente contorta.. Però.. Devo o non devo portargliela?- Si chiedeva tra se  e sè perplessa, indecisa se portargliela o meno. -E se non gliela porto? Se trovo una scusa? Vabbè dai, se conosce Alice cosa potrebbe mai farle? La ucciderebbe? Alice mi aveva detto che una volta sconfisse tutti gli otto Re di Gehenna senza problemi, ma che solo uno l'aveva sconfitta. E se è lui? Se è lui quello che l'ha sconfitta? No dai, è impossibile, un clown come quello che sconfigge una ragazza così potente? Impossibile.-
Piena di dubbi, alla fine decise di voler parlare con Alice a fine delle lezioni, in modo da chiedere un suo consiglio su come agire. 
 
Finite le lezioni non aspettò neanche Rin  che fece una corsa verso il dormitorio. Si fermò all'improvviso davanti al portone. -Ma.. Se voglio parlare con lei, come la contatto?- Disse fissando la serratura per poi battersi il palmo della mano sulla fronte. -Sono una babbea.-
-Beh su questo non ci sono dubbi.- Alexia si voltò e vide Rin. -Sai benissimo che le chiavi ce le ho io.-
-Si.. Giusto.- Disse, strappandogli dalle mani il mazzo di chiavi. Infilò la chiave nella serratura, la girò verso sinistra e aprì di poco il portone per poi chiuderlo e far rimanere Rin fuori.
-Ehhm.. ?- Bussò alla porta leggermente perplesso. La ragazza tornò subito indietro, ricordandosi di Rin e riaprì il portone. -Mi avevi dimenticato..- Sorpassò la ragazza e richiuse il portone con il piede. Alexia rimase ferma a fissare il pavimento, sembrava senza vita. Il ragazzo si appoggiò al portone con spalle e fissò la ragazza.
-Alexia,- Le disse. La ragazza alzò lo sguardo e lo fissò. -E' da quando sei tornata dalla chiacchierata col  preside che stai così. Cosa ti ha detto quando sei andata lì?- La ragazza sbuffò esausta e parecchio confusa, dandogli infine le spalle.
-Niente in cui tu mi possa aiutare..- Rispose con freddezza, mentre si allontanava.
Rin aggrottò le sopracciglia e fece una corsa per raggiungerla e l'afferrò per il braccio. -Alexia, se hai qualche problema, puoi anche parlarmene.-
-Ma se non puoi aiutarmi, che te ne parlo a fare?- Lo fissò malissimo.
-E chi te lo ha detto che non ti posso aiutare?!- Ribattè.
-Ggh..- Si liberò dalla sua presa. -Non sono affari tuoi! Mi sono spiegata?!- Gli voltò le spalle nuovamente e lo lasciò solo.
Aprii con furore la porta, rischiando di scassarla e la sbattee forte.
-Cos'è? Hai litigato col tuo fidanzatino?- Chiese una voce familiare e Alexia si voltò furiosa. 
-Ah, eccoti. Dovevo parlarti.- Disse cercando di calmarsi. -Mephisto secondo me sospetta qualcosa.- Alice appena sentii il nome "Mephisto" le venne di svenire ma si trattenne.
-In che senso..?- Le chiese parlando a bassa voce.
-Nel senso, che vuole vedere la spada.- Alice respirò profondamente e chiuse gli occhi, scendendo dalla scrivania.
-Mi sà che sà tutto.- Si diresse verso il letto e prese la spada che aveva dato alla ragazza, estraendola.
-Tu dici?- Essa annuì.
-Non c'è cosa che Mephisto non sappia.- Fissò con attenzione la spada. Sembrava indifferente ma in realtà era un po' triste. -Per questo lo odio..- Strinse con forza il manico e guardò le pietre che c'erano sopra.
-Alice.. Vorrei porti una domanda..-
-Dimmi.- Rispose senza guardarla e continuando a fissare la spada, per poi rimetterla dentro al fodero.
-Tu e Mephisto.. Vi conoscevate, giusto?- Alice gettò l'arma sul letto e si girò verso la ragazza.
-Perchè vuoi saperlo?-
-Per capire meglio questa situazione.- 
La ragazza sorrise e abbassò la testa, scuotendola.
-Se proprio vuoi saperlo.. Ti accontento..,- Si diresse verso la finestra e la fissò. -Si, io e lui ci conoscevamo, e anche bene. Litigavamo 
sempre, su ogni cosa. Non lo sopportavo, era così dannatamente fastidioso. Mi veniva voglia di picchiarlo ogni volta che faceva l'egocentrico. Ti giuro volevo ammazzarlo, perchè poi, ogni cosa che dicevo, mi sapeva rispondere a tono.. Come faceva non lo sò neanche io. Eppure era così. Eppure, eppure, lo trovavo.. "Affascinante" Dannatamente affascinante! Ma sapevo di non dovermi far abbagliare dal suo fascino. Dopotutto, era un donnaiolo nato. Una mia amica mi disse: "Tranquilla, prima o poi cadrai nella  sua trappola!" Dopo questa sua frase la uccisi. Letteralmente.
Ma, non sono mai caduta nella sua trappola. E questo, sò che gli dava fastidio. Non lo dava a vedere ma io lo capivo chiaramente, dato che mi stava sempre attorno. Figurati che una volta nonostante l'avessi picchiato a sangue, continuava lo stesso a darmi noie. Senza risultati positivi per lui.- Fece una breve pausa e fissò la ragazzina, che la seguiva attentamente. -Poi, successe ciò che non mi ha più permesso di mettere piede a Gehenna: la mia rivoluzione contro Satana. Dopo tutti gli imbecilli che mi mandò "Mio padre" arrivò lui. Sinceramente, credevo che volesse ancora seccarmi ma poi, ci furono quelle sue parole: "Nostro padre, vuole che ti uccida." Mi venne un colpo al cuore. Il modo in cui disse quelle parole mi fece star male. Sapevo di essere solo l'obbiettivo con cui si voleva "Sfogare". Però, pensavo che, in fondo, un po' mi voleva bene..- Socchiuse gli occhi e fissò il pavimento. -Lo ammetto, gli volevo un po' bene nonostante fosse così però, mi ha fatto male sentir quelle parole. Pensavo che anche lui in fondo in fondo me ne volesse, ma sbagliavo..-
-Però,- La interruppe. -Non ti ha uccisa. Insomma, per non ucciderti ti voleva bene, non credi?- Alice accennò un sorriso, fissandola divertita.
-Alexia, ti dico solo questo: i Demoni non hanno un cuore. Loro sono alla ricerca del piacere personale. Nient'altro.-
-Allora? Che dici.. Gliela porto?- Indicò la spada e Alice sospirò.
-Se non gliela porti, sarà peggio. Fidati.- La estrasse un po', in modo che venisse fuori solo il manico. -Un consiglio: quando gliela consegni e vedi che si sofferma nel guardare le pietre sorridendo, vorrà dire che sà tutto. Ma se invece le guarda, ma con poco interesse. Vorrà  dire che non sà niente.-
-Le pietre..? E perchè si dovrebbe soffermare nel guardare le pietre?-
-Perchè.. Tempo fa, quando feci costruire questa spada su misura per me, feci incastonare nel manico delle  pietre nere e azzurre. Ma il giorno dopo, mi rubarono la spada. E chi poteva mai essere se non Mephisto? Anche perchè, nessuno aveva il coraggio di entrare in casa mia e rubare. Quando andai a riprendermela notai subito la differenza, aveva cambiato le pietre nere e azzurre con delle pietre bianche e rosse. Quando gli chiesi il perchè me le aveva cambiate,  non mi rispose, deviavava sempre il discorso.- Rimise dentro il manico e gliela lanciò. -Forza, portagliela. Io ti aspetto qui.- Alexia annuì e uscii lentamente, assicurandosi che Rin non  la seguisse o  che facesse domande.
 
Bussò con le nocche contro la porta per due volte. -Avanti.- Abbassò la maniglia e aprì la porta lentamente, la sorpasso e richiudendola dietro di sè alzò l'oggetto verso l'alto, facendo vedere che l'aveva portata.
Mephisto si alzò sorridendo dirigendosi verso la ragazza, con una strana luce negli occhi. -Posso?- Le chiese, indicando il fodero contenendo la spada e l'afferrò senza aspettare il suo consenso. Tolse subito la spada dalla sua copertura, poggiandola sulla scrivania e tenendola in mano. Con una sosteneva il manico e con l'altra metà lama. 
La osservava attentamente, il taglio della spada, la lama e infine il manico. Passò con delicatezza l'indice e  il dito medio sulle pietre incastonate, accennando un sorriso mentre socchiudeva gli occhi. Tutto stava succedendo come le aveva detto Alice. Possibile che lo conosceva così bene? 
Rimise l'arma a posto e gliela riconsegnò. -Bella, davvero molto bella.- Commentò sorridendo compiaciuto.
-Grazie..- Nascose l'arma dietro di sè. -Posso andare ora?- Gli chiese mentre stava sulla soglia della porta.
-Certamente.- Le sorrise amorevolmente e Alexia schizzò fuori correndo a tutta corsa verso il dormitorio per avvisare Alice.
Spalancò il portone, sorpassò Rin senza neanche accorgersene ed entrò in camera sua, ansimando.
-Allora?- Chiese Alice mentre si mangiucchiava le unghie.
-L-Lo sa..- Le rispose, respirando affannosamente. -A-Alice..?- Riprese un attimo il respiro e si mise le mani sui fianchi. -Allora? Cosa dobbiamo fare?- Le chiese, aspettando una sua risposta.
Ci pensò per un bel po' di tempo. -Non c'è molto da fare. L'unica cosa che possiamo fare, è quella di continuare ad allenarci e camminare sulla nostra strada..-
-Ma.. Mephisto?-
-Non conosciamo le sue mosse, è imprevedibile, nessuno al mondo e fuori da esso potrà mai capirlo.- Dopo queste parole, lasciò la stanza e Alexia, tenendo la spada nelle mani, rimase perplessa.
 
 
 
-Aniuè? Allora?- Chiese Amaimon. Mephisto non gli rispose e continuò a pensare a quella spada.
 
Tolse subito la spada dalla sua copertura, poggiandola sulla scrivania e tenendola in mano. Con una sosteneva il manico e con l'altra metà lama. La osservava attentamente, il taglio della spada, la lama e infine il manico. Una strana e piacevole sensazione attraversò il suo corpo. Passò con delicatezza l'indice e  il dito medio sulle pietre incastonate, -Alice..- Pensò, accennando un sorriso mentre socchiudeva gli occhi, mentre quella sensazione aumentava. Rimise l'arma a posto e gliela riconsegnò. -Bella, davvero molto bella.- Commentò sorridendo compiaciuto.Toccandola, aveva avuto una strana sensazione, un emozione che non sentiva da secoli. Non sapeva spiegarselo cos'era che aveva provato in quei pochi secondi. Toccandola, aveva risvegliato in sè un vago ricordo:
 
Entrò fuoribonda, sbattendo la porta.
-Mephisto!-
-Oh Alice!  Qual buon vento ti porta qui?- 
-Non fare il  fesso e dimmi subito dove l'hai messa!!-
-Uhm? A cosa ti riferisci?-
-Non fare il finto tonto! La mia spada!-
-Una spada? Hai una nuova spada? E dov'è adesso?-
-Brutto..- Si avvicinò fuoriosa e con l'indice e il pollice gli strinse il pomo di Adamo.
-Gaah, mi fai male Alice!-
-Dimmi subito dove l'hai messa o sei morto!-
-Come potrei dirtelo se.. Gaah... Mi ammazzi.. Uurgh..- Iniziò a stringerglielo con le unghie e digrignando un po' i denti. -Ok, ok!- Schioccò le dita e sospesa a mezz-aria, al centro della stanza, apparve la spada della ragazza. Lasciò la presa da quel demone e andò verso di lei. Mephisto si massaggiò il collo e accennando un sorriso, appena Alice tese la mano per prenderla fece salire più in alto l'oggetto, impedendole di prenderla. Alice si voltò e lo fissò malissimo. -Mephisto...-
-Dai che ce la fai!- Fece riscendere la spada e quando tentò di nuovo di acchiapparla la fece risalire. Iniziò ad arrabbiarsi e iniziò a saltare, senza molti risultati. Pian piano faceva lievitare la spada verso di lui e lei seguendola stava per andare addosso a Mephisto, ma se ne accorse e fissò male il Demone. -Me..Phisto..- Disse, mentre fissava la spada sopra la testa viola del Demone.
-Mhm?- Alzò lo sguardo verso la spada. -Oh, chissà come ci è arrivata qui.- 
-Già, chissà come.- Rispose lei, in tono sarcastico. Mephisto, da vero gentidemone qual'è, afferrò la spada che era sospesa sopra la sua testa e la porse Ad Alice. Lei l'afferrò, continuando a  fissarlo male e controllò se era davvero la sua e se era tutta intera. -Mephisto..- 
-Mhm?-
-Perchè le pietre nere e azzurre non ci sono più?- chiese dubbiosa, fissandolo. -E perchè sono bianche e rosse?!-
-Le ho cambiate, non ti piacciono forse?-
-Ma chi ti ha detto di cambiarle?!- Sorrise divertito e non rispose. -Allora?!- Continuò a non risponderle, limitandosi a ridere sotto i baffi. -Tu sei malato.- Affermò, andandosene infuriata.
 
-Aniue! ANIUE'!- La voce del fratello che urlava lo fece sussultare e si voltò verso di lui.
-CHE C'E'?!- Rispose irritato.
-Hai scoperto qualcosa riguardo la spada?- Mephisto  abbassò lo sguardo e sghignazzò diabolicamente. 
-Se ho scoperto qualcosa..? Ggh.. Haha.. Dire che ho scoperto "Qualcosa" è dir poco.. Fratellino..-
 
 
Respirava lentamente. Era dentro una vasca da bagno. I lunghi capelli neri legati in un alto schignon  e la pelle coriacea. Teneva gli occhi chiusi, sentiva il profumo del bagnoschiuma alle rose, l'acqua calda rilassante e sfregava lentamente le gambe. -Che goduria..!- Poggiò la nuca contro il bordo della vasca. Alzò un braccio e si guardò la mano. Dita sottili, lunghe, le unghie nere, lunghe ben otto centimetri! Doveva limarsele una volta ogni giorno, perchè appena limate subito rincominciava la ricrescita e doveva di accorciarle di un bel po'. Si asciugò le mani vicino ad un asciugamano che era lì vicino e afferrò la limetta, iniziando a limarsele. Di solito ci metteva due minuti ad unghia nel lavorarla, le unghie dei Demoni sono molto spesse e dure,  se si vuole accorciarle bisogna usare molta forza. Finì e adesso le unghie erano di appena 4 centimetri. Un bel risultato. Posò la limetta e soffiò sulle unghie, levando  quella fastidiosa polverina nera che usciva fuori ogni volta che si limava e mise le mani nell'acqua. Quando richiuse gli occhi, si lasciò coccolare dall'acqua bollente e dal profumo del bagnoschiuma, cadendo in sonno.
 
Mephisto.. Mephisto.. Vedeva lui e nessun'altro. Lo odiava, lo odiava con tutta se stessa, quel suo modo di ribattere ogni cosa, quando tentava di farla cadere.. Nella sua trappola. Ogni volta stava per cascarci ma subito si riprendeva. Quel Demone, quel dannato, Demone, dagli occhi di un verde foresta, che quando lo guardava, rischiava di cadere in trance. Era perfetto, non aveva difetti. Alto,  bello, affascinante, molto sensuale, il fisico slanciato, i capelli di un viola scuro.. Quando era distratta e non pensava a lui come "Mephisto Pheles"  Ne era incantata.
Ma tutto ciò cambiò drasticamente.
Decise di opporsi al volere di suo padre, cercò alleati, ma si accorse che nessuno era così pazzo da mettersi contro quel Dio. Tranne lei. Il padre, la condannò a morte, ma lei fuggì, andò nei posti più sperduti di Gehenna ma ogni volta la trovavano. Satana, non voleva scomodarsi per una mocciosa ribelle e quindi decise di madarle contro i suoi figli. Prima le mandò Azazel, che sconfisse con facilità, poi Iblis, poi Amaimon e strada facendo sconfisse tutti, costringendoli alla ritirata. Ne rimase sopreso, di come i loro figli erano tanto deboli da farsi atterare da una femminuccia, ma dopotutto, l'aveva addestrata lui stesso. Quindi le mandò il suo figlio più forte: Mephisto.
Mephisto le arrivò da dietro, come al solito, e Alice si spaventò a morte, per poi urlargli contro: -Che cavolo vuoi?!- Gli chiese irritata mentre puliva la sua spada dal sangue del demone che aveva appena ferito a morte. Pensava che era andato lì per disturbarla o per farla irritare, come al solito, ma vedendo che rimaneva in silenzio si insospettì e lo fissò. -Mephisto? Che c'è?- Gli chiese perplessa.
Mephisto aveva la solita espressione indifferente in volto e le mani intrecciate dietro la schiena. -Ti sei ribellata a nostro padre, posso sapere perchè?-
-Mi sono stufata di lui e di tutto il resto dei Demoni che pensano che le donne servano solo al piacere carnale e a nient'altro. E poi sono stufa di come mi comandi a bacchetta.. Figurati che una volta mi ha persino chiesto se gli potevo portare qualche anima da riempirgli la pancia! Ma ti rendi conto?! Cosa sono un fattorino?! Se le vada a prendere lui!- Il Demone la ascoltava senza fiatare. Finchè non vide che Alice si massaggiava le tempie. -Devo ucciderti.- Disse con tono fermo e deciso. Alice sbarrò gli occhi e lo fissò. -Cosa..?-
-Nostro padre.. Vuole che ti uccida.- Le disse senza mostrare sentimenti.
Ebbe un crollo. Sentir quelle parole, dette con tanta crudeltà e indifferenza la fece mancare. Non sentiva più niente. Non sentiva più il suo corpo, era immobile, le gambe le tremavano e aveva uno sguardo perso nei suoi occhi. Possibile che l'avrebbe uccisa senza provar alcun emozione? Cercò di riprendersi in fretta e indietreggiò, mettendosi in posa da guerriera. 
-Beh allora, 'sta tranquillo che non mi farò uccidere facilmente!- Gli disse, cercando di apparire il più normale possibile. Ma sapevano benissimo entrambi che era impossibile.
Lui, odiava le cose lunghe e voleva far quella cosa il più in fretta possibile, quindi schioccò le dita, facendo uscire fuori dal terreno delle catene, che bloccarono la ragazza e che fecero cadere l'arma dalle sue mani.
Il Demone, raccolse la spada e si avventò su di lei, trafiggendole il cuore. Il suo punto debole. Alice rimase pietrificata, con gli occhi sbarrati e una lacrima le percorse il viso, mentre fissava gli occhi verdi di quel Demone.
Ancora una volta cadde nella sua bellezza, mentre lui, faceva svanire le catene.
Con una mano poggiata dietro la sua schiena per sorreggerla..
Tanto sangue di colore rosso scuro si versava in terra, il suo. Non riusciva a staccargli gli occhi stupiti da dosso. Tolse la spada e la gettò a terra, per poi abbracciarla. Alice aveva gli occhi pieni di lacrime, dalla bocca le usciva del sangue e Mephisto, titubante, con le dita si fece spazio tra quella ferita e ci affondò completamente la mano. 
-Gaaaah!- Diede un urlò di dolore mentre con le mani si aggrappava alla giacca del Demone. Respirava a fatica, le lacrime scendevano a dirotto. Non sapeva che fare, non riusciva a respingerlo..
-Non preoccuparti, andrà tutto bene..- Le sussurò dolcemente all'orecchio, mentre estraeva lentamente una parte del cuore dal suo corpo. Del sangue nero, si espanse su entrambi. La ragazza ansimava, un dolore tremendo, atroce. Socchiuse le palpebre continuando a piangere, non piangeva tanto per il dolore che stava provando, ma per Mephisto. Perchè le faceva questo? Allora davvero non provava niente nei suoi confronti. Per ucciderla così bruscamente, non c'era del sentimento. La bocca impastata dal sangue, la vista che le si affievolava dalle lacrime e l'uomo che dopotutto amava, la stava  uccidendo. Gli occhi si chiusero completamente e Mephisto, la fece scivolare per terra. Se ne andò senza neanche guardarla in faccia. Si allontanò velocemente, tenendo la testa alta, senza riuscire neanche a guardarsi i propri vestiti, ricoperti dal sangue di lei. Il viso, che sembrava non mostrare nessun emozione, era solo una maschera. Aveva sofferto nel farle ciò, ma le aveva rimasto una metà del suo cuore, in modo da permetterle di rigenerarsi e così, in un lontano futuro, forse rincontrarsi.
 
 
Aprì gli occhi e vide il soffitto sopra di lei. Si accorse che stava piangendo, e quando abbassò lo sguardo, l'acqua della vasca era piena di sangue. Terrorizzata si alzò velocemente e cadde al di fuori di essa.
Si guardò il corpo, insanguinato e la ferita che aveva al petto. Iniziava a mancarle il fiato e si sentiva di nuovo come quella volta. Chiuse con forza gli occhi e quando li riaprì, non era più ricoperta di sangue, e l'acqua della vasca era tornata normale. Prese un asciugamano e se l'avvolse attorno al corpo e tirò una catenella, che fece svuotare la vasca.
 
 
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Angolo dell'autrice:

O-Okay, capitolo un po' cruento <.< ma giusto giusto un po'! Chiedo scusa per il ritardo ma ci sono state vari problemi. In poche parole: blocco dello scrittore. Scrittore poi, scrittore...
Tutti: *ridono a crepapelle*
Si, ok, grazie. Beh, che dire, grazie per aver letto questo capitolo, spero vi sia piaciuto, nonostante sia breve. Spero che recensiate, ditemi tutto ciò che pensate, che fa schifo, che è bello, che volete un po' più di azione, eccetera eccetera,
Mi sà che aggiungerò un po' più di scene aggressive e violente, quindi, forse, cambierò rating della storia, ma nulla è sicuro.
Aaah, beh, ora vi saluto.

Aloha!
 

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Capitolo 9
*** Piccolo inconveniente. ***


Rin era in camera sua, steso sul letto, mentre si accarezzava lo stomaco e la pancia pensieroso.
"Ma se non puoi aiutarmi, che te ne parlo a fare?" Le aveva risposto con freddezza giorni fa, quando voleva solo aiutarla. Un po' gli era dispiaciuto di questa sua risposta e ne era rimasto turbato. Da parecchi giorni si comportava in modo strano, alle lezioni, a quelle di esorcismo, poi quella strana spada che aveva trovato. Poi appena aveva finito di mangiare o altro si dileguava in camera sua. Si chiedeva che cosa potesse mai fare lì dentro. 
-E se la seguo?- Chiese tra se e sè ad alta voce, raddrizzando la coda e sgranando appena gli occhi, ma poi subito si ammosciò pensando che poteva scatenare in lei una grande ira. Quindi cancellò quell'idea. -Se le parlo.. Forse me lo dirà.-  Pensò di nuovo ad alta voce. -Si, potrebbe funzionare.- Annuì. 
Vide Alexia correre veloce e guardò l'ora, sedendosi. -Gasp! Farò tardi!- Esclamò preparandosi in fretta. A quanto pare, aveva pensato troppo e si era dimenticato della scuola.
 
La osservava, tentava di capire che cosa potesse tramare. Cercava di entrare nel suo pensiero per scoprire a cosa pensava o di immedesismarsi in lei per scoprire cosa faceva. Inutile.
Aveva deciso di parlarle a fine lezioni, anche se non aspettava altro.
 
Stavano tornando al dormitorio, tutti e tre esausti, lui, Alexia e Yukio. Rin in quel momento stava solo pensando al cibo, a svuotare tutta la dispensa, invece di pensare alla ragazza. Alexia stava pensando ad Alice e agli eventuali problemi con Mephisto e infine Yukio, che stranamente non sentiva più baltibecchi tra i due da un giorno. Per fortuna non stava nella loro stessa classe, altrimenti li avrebbe dovuti sopportare anche durante le lezioni. Come se quando insegnava alle lezioni di esorcismo, non litigavano.
Entrambi afferrarono la maniglia della porta, Rin poggiò per primo la mano su di essa, mentre Alexia per sbaglio lo graffiò con l'unghia del pollice e dell'indice, quando voleva solo abbassare la maniglia. -Ahia!- Urlò lieve Rin. -Mi hai fatto male!- Indicò malissimo Alexia. La ragazza gli fissò la mano, un graffietto di tre centimetri, con qualche gocciolina di sangue. -E allora?- Gli chiese alzando un sopracciglio ed entrando all'interno dell'edificio. -Devi chiedermi scusa!- Le ringhiò contro, andandole dietro. -Ma non ci penso neanche.- Rispose completamente indifferente, legandosi i capelli. 
-Aah..- Sospirò Yukio. Pensando che la pace era terminata, poichè stavano già litigando per un graffietto. 
Andarono alla tavola e Ukobach aveva già cucinato tutto, tutto pronto nei loro piatti. I tre lo ringraziarono, iniziando a mangiare. 
Rin lanciava delle occhiate ad Alexia, che già stava quasi per finire il suo cibo. Infatti, due minuti dopo, subito si alzò la ragazza, congedendosi in camera. Il ragazzo, la seguì attentamente con gli occhi, finchè non sparì dalla sua visuale e  s'ingozzò fino ad affogarsi per finire e subito la raggiunse. 
Da che era partito di corsa rallentò il passo e raggiunse in punta di piedi la porta della ragazza. Teneva la mano sospesa sopra la maniglia, titubante, non sapendo se aprirla o meno. L'abbassò velocemente, spalancando la porta, ritrovando la ragazza mezza nuda, con la gonna ai suoi piedi. 
-RIN!!- Gli sbraitò contro, arrossendo e tirandogli addosso la sua maglietta, che era posata sulla sedia. 
-Waah!- Indietreggiò, afferrando la maglietta che gli aveva tirato addosso per poi gettarla in terra. -S-Scusa scusa!- Richiuse la porta, rimanendo comunque vicino ad essa, col cuore a mille, rossissimo in viso. Aspettando che si vestisse.
Alexia, sospirò. -Che ti avevo detto?- Sussurrò a bassissima voce ad Alice, che stava seduta sul suo letto, grazie al cielo c'era quel muro di divisione, così Rin non l'aveva neanche notata.
Alice ridacchiò, fissando la ragazza. -Ottimo piano spogliarsi per farlo fuggire.- La ragazza annuì, mettendosi altri vestiti e aprendo la porta, fissando furioso il ragazzo.
-A.. Ah! Alexia.. I-Io non volevo, cioè, non era mia intenzione vederti nuda!- Indietreggiò, scuotendo le mani e diventando di nuovo rosso. La ragazza finse un espressione arrabbiata, anche se in fondo lo era. Era entrato in camera sua senza permesso! -Cosa volevi?!- Gli chiese furiosa, stringendo la maniglia, quasi distruggendola.
-E-Ecco ti volevo parlare..- 
-Parlare di cosa?- Assottigliò lo sguardo.
-In privato..- Indicò la camera alle sue spalle e Alexia annuì, facendo di nascosto un cenno ad Alice di andarsene. Alice scattò in piedi, uscendo dalla camera attraverso la finestra. 
La ragazza fece entrare Rin. Il ragazzo arrossì e fece un respiro profondo, pensando bene alle domande da porgerle. Alexia chiuse la porta, appoggiandosi con la schiena ad essa e fissando il ragazzo. -Allora?- Chiese, aspettando impaziente.
-Come mai sei strana in questi giorni?- 
-Strana?- Piegò di poco la testa, non capendo.
-Si, sei strana, come quel giorno.. Volevo aiutarti e mi hai risposto male. Sta succedendo qualcosa di strano?- La ragazza sgranò leggermente gli occhi, preoccupata. "Oddio, non solo Mephisto, ora ci mancava solo lui che avesse sospetti!" Deglutì, lievemente preoccupata. -Alexia?- Si avvicinò il ragazzo preoccupato, vedendo che si era sbiancata. La ragazza scosse la testa, dandosi dei piccoli schiaffetti sulle guance, come per riprendersi. -A-Alexia..?- Chiese ancora più preoccupato. -Certo, certo,- Annuì sospirando. -Sto bene. Se ti sono sembrata "Strana" e perchè ho molti pensieri per la testa-
-Pensieri?-
-Si, pensieri, pensieri da ragazze.- Precisò. Il ragazzo rimase un po' confuso, ancora perplesso. "E se era una bugia?" Pensava."Se mente?" Si chiedeva tra se e sè.
-Ne sei sicura?-
-Certo.- Annuì, sorridendogli per non destare sospetti. Rin mugulò appena, ma decise di "Credergli" e se ne andò, ancora dubbioso.
Si avvicinò alla finestra, facendo entrare Alice.
-Spero che hai tolto ogni  dubbio al tuo ragazzo.- Disse ghignando la ragazza. Alexia, strizzò un occhio e si creò un lieve rossore sulle sue guance. 
-Lui non è il mio ragazzo!- Gli gridò contro.
-Ah no?- Sghignazzava, quasi divertita.
-NO!-  Alice scosse le mani, ancora ridendo, mentre la ragazza le ringhiava contro.
-Va bene va bene,- Disse, placando la risata. -Adesso vieni, devo mostrarti un potere della spada.- Le disse, indicandole di saltare giù dalla finestra. Scese, aspettando la ragazza. Una volta scesa anche lei iniziarono ad incamminarsi. 
Dovevano raggiungere un cantiere abbandonato, ma prima dovevano attraversare una strada, parecchio affollata, sia di giorno, che di notte.
Ma torniamo indietro: mentre Rin stava uscendo pensieroso dalla stanza della ragazza, quando improvvisamente sentii  un piccolo urlo, del tipo "Lui non è il mio ragazzo!", perplesso  si fermò, ma non sentendo più niente, tornò in cucina, per aiutare Ukobach a lavare i piatti. Mentre lavava una padella, capta improvvisamente un rumore. Si volta, e attraverso una vetrata, vede due ombre, che non riesce a mettere a fuoco, entrambe dai capelli lunghi. Lasciò tutto, padelle, posate, piatti e corse verso la porta. Sentiva che era Alexia. Lo sentiva. Un po' titubante, esce, e vede in lontananza una chioma argentata che risplendeva sotto la  luce della luna. Senza pensarci due volte, la pedinò, con i calzini al piede, e la moletta regalatagli da Bon nei capelli, con un grembiule azzurro addosso. Non se ne era neanche a corto e ormai distava pochi metri dalla ragazza, quando improvvisamente non la vide più. "Come cavolo..?!" Si chiedeva tra se e sè, cercando la ragazza dalla chioma argentata tra la folla. "Eppure è impossibile perdere di vista una tipa come lei! Con quella chioma da pesce poi!" Pensò ad alta voce, ma per fortuna nessuno parve sentirlo.
Avanzò di qualche metro per cercarla quando venne strattonato per un braccio in un vicolo buio. Nel panico, tirò un pugno in faccia a chi l'avesse trascinato. 
-Ahia!- Emettee un piccolo gridolio. Rin cercò di far abituare gli occhi all'oscurità, per capire chi avesse lanciato quel piccolo urletto e rabbrividì vedendo che era stata Alexia ad emetterlo.
-Dannato..- Disse con dolore, mentre si massaggiava il naso sanguinante.
-Oh .. S-Scusa..- Balbettò Rin, tentando di aiutarla in qualche modo, ma Alexia lo respinse via.
-Scuse un corno.. Piuttosto, perchè mi seguivi?- Gli chiese, fissandolo truce. Rin andò in panico.
-Eh? Io? Ti stavo seguendo? No, è solo che, cioè, io.. Volevo sapere cosa..-
-Ancora? Volevi sapere che facevo?- Chiese squadrandolo da capo a piedi, notando l'abbigliamento. Rin rimase in silenzio. -Ero uscita per ritirare la divisa dalla lavanderia.- Alice, nascosta in fondo, nell'oscurità, impossibile da vedere, fece apparire una divisa scolastica, porgendola alla ragazza. Ella gli mostrò la divisa scolastica, imbustata e appesa ad uno stendino. Il ragazzo diventò pallido, sentendosi in torto. -Su torniamo al dormitorio!- Lo strattonò per il braccio fino al dormitorio. Ma prima di ciò, Alice le aveva sussurrato all'orecchio che l'allenamento speciale si sarebbe rimandato ad un altra sera. 
 
 
Passarano un paio di sere, Alice aveva sospeso gli allenamenti, per non far insospettire il "Suo ragazzo", cosa che la fece arrabbiare, non tanto per il fatto che gli allenamenti erano stati  sospesi, così almeno aveva un po' di relax, ma de fatto che continuava a dire che Rin era il suo ragazzo!
Una sera, trovò un fogliettino attaccato al vetro della sua finestra, ma da fuori. La aprì, per raccogliere il foglietto, esaminandolo con attenzione.
 
"Vieni al vecchio cantiere, situato al nord della città.
                                                                                  -Alice"
 
Sbuffò, raccogliendo la spada. Stava per uscire dalla porta, quando pensò a Rin. Le conveniva farsi vedere che usciva? Di nascosto poi.. Meglio la finestra, assicurandosi di non passare davanti a nessuna vetrata. Si calò lentamente giù, prestando attenzione a non provocare alcun rumore, davanti a finestre e vetrate gattonava, per non farsi vedere e andò tutto bene, incamminandosi verso il cantiere.
 
Appena raggiunto, Alice le disse di sguainare la spada e le diede le spalle, fissando la luna piena, col cielo scoperto, senza una nuvola e pieno di stelle brillanti. -Stanotte, imparerai una 
nuova tecnica- Le annunciò, con tono calmo e gli occhi socchiusi. Il vento gelido che le scompigliava i capelli, le creavano dei brividi sulla nuca e lungo la schiena assai piacevoli. 
Stringendo il manico della spada con una mano, si voltò verso la ragazza dai capelli argentati, puntandogli contro quella lama affilata.
Le si scagliò contro, colpendola varie volte.
La ragazza, era un po' "abituata" a questi suoi scatti improvvisi, anche se iniziamente traballava un po', ovvero rischiava di far cadere la spada.
Entambe indietreggiarono.
Alexia teneva ben salda la  spada, mentre l'altra stava rilassata, tenendola con una sola mano. 
 
Yukio era andato a letto presto e Rin stava preparando il bento per tre. Lui, il fratello e la ragazza.
Finito il lavoro, posò i tre porta pranzo nel frigorifero.
Improvvisamente gli venne un flash in mente, e si battè il palmo della mano sulla fronte. -Compiti.- Disse tra se e sè. Era troppo stanco per poterli fare, quindi decise un opzione più semplice: copiare dal fratello.
Andò in camera, e silenzioso iniziò a cercare ovunque, ma Yukio, prevedendo tutto, nascose i quaderni, con all'interno i compiti, sotto al proprio cuscino, cosicchè, appena il fratello tentava di prenderli subito si sarebbe svegliato.
Si arrese e decise di rubare i quaderni ad Alexia.
Indeciso se bussare o meno, dato la tarda ora. Temeva di svegliarla e scatenare un pandemonio.
Entrò, silenzioso, facendo persino attenzione a non respirare troppo forte. Si avvicinò alla scrivania, scavando tra i cassetti, sopra, sotto quando.. Bingo! Eccoli, nascosti sotto un cumuletto di fogli. Sprizzava gioia e si guardò attorno, vedendo l'assenza della ragazza. -Mhm?- Si avvicinò al letto, sul quale sopra c'era poggiato un foglietto.
Lo raccolse e lesse la scritta. Soffiò un vento leggero e vide che la finestra era spalancata. Posò in fretta i quaderni e si gettò giù dalla finestra, andando verso il cantiere, situato a nord.
 
Lievemente affannato, per la leggera corsetta, sente un rumore.
Scruta in lontananza, due figure femminili e una di loro era Alexia. Le osservava incuriosito.
Alice, attaccandola con velocità, le fece perdere il controllo e l'afferrò per il polso, facendole cadere la spada e con un calcio, la fece finire in terra.
Rin, non ci pensò due volte, corse incontro alle due, sguainando la spada e attaccando la ragazza sconosciuta.
Alice, parò facilmente il suo colpo, sghignazzando. -Il tuo ragazzo è corso in tuo aiuto?- Chiese sorridendo. Respingendolo via con un calcio e facendolo rotolare via per una decina di metri.
Ringhiò infuriato, prendendo la rincorsa e attaccandola nuovamente con parecchia rabbia.
Ella schivava ogni colpo e quando li parava, sentiva la forza, ma era come un solletico per lei. Lo respingeva ogni volta, senza problemi.
-Basta!- Urlò  Alexia ad entrambi. Alice scaravetrò di nuovo per una decina di metri il ragazzo, posando la spada.
Rin sputò un po' di sangue per terra, stava per riattaccarla quando la ragazza si mise in mezzo ai due. -Basta Rin!- Gli urlò contro. Il ragazzo si fermò ansimante. -E' una mia amica..-  Continuò la ragazza. -Ci stavamo allenando..-
-Quindi.. Quando sgattaiolavi via, era per allenarti con lei?- Le chiese, guardandole entrambe.
-Si.-
Rin scrutò al meglio la ragazza, sembrandole strana. 
-Se mi guardi troppo dopo mi sciupo.- Sorrise maliziosa. Il ragazzo avvampò sulle guance, posando la spada nel fodero e le fiamme si calmarono.

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Capitolo 10
*** Sicura della tua scelta? ***


 
 
Una volta che le fiamme furono calate, Rin osservò meglio la ragazza che si trovava davanti. Qualcosa non gli quadrava. E solo poco dopo, si accorse che lei in realtà era un Demone, non solo perchè lo sentiva, ma anche perchè era dotata di corna, coda e orecchie appuntine. -Ma tu.. Sei un Demone!- Le puntò contro il dito.
Alice roteò gli occhi, annoiata. -Oh, wow, solo ora ci sei arrivato marmocchio?- Gli disse con un po' di scontrosità.
-Marmocchio?!- Le ringhiò contro, mentre Alexia sospirava.
-Rin, calmati..- Disse al ragazzo, mentre lanciava una lieve occhiataccia ad Alice, come per dirle di contenersi.
-Come faccio a calmarmi se questa qui ti voleva uccidere!- Sbraitò.
-Non voleva uccidermi!-
-E perchè ti attaccava in quel modo?!- Alexia deglutì, sentendosi in difficoltà e non sapendo che pesci prendere.
-Ci stavamo allenando! Te l'ho detto!-
-E per cosa vi stavate allenando?!- Rin continuava con le domande, e più andava oltre più la ragazza si sentiva con le spalle al muro. Guardò Alice, come per chiederle "Aiuto". Alice le sorrise per poi avanzare di qualche passo di fronte a Rin. Il ragazzo era leggermente più basso rispetto a essa. 
Gli posò due dita sul mento, alzandoglielo. -Sai mantenere un segreto, moccioso?- Gli sussurrò lieve, avvicinandosi col viso al suo. 
-Eeh?- Rispose perplesso.
-Si.. Un segreto..-  Si allontanò lenta, tornando vicino ad Alexia. -Vedi, caro Rin, io sono una Demoniessa. La prima ed unica figlia di Satana,- Sfoggiò un sorriso inquietante. -Finchè, non apparve lei,- Disse, indicando la ragazzina dai capelli argentati. -Alexia Seeker, la seconda figlia di Lord Satan, disperata che non vuole sottrarsi agli ordini di suo padre, ha chiesto aiuto a me, illustre Demoniessa dalla potenza e dalla bellezza sconfinata.- La ragazza alzò un sopracciglio fissandola malissimo. -Ma quale disperata e disperata!!- Sbraitò. Alice le tappò la bocca, sghignazzando.
-E così data la mia grande generosità ho deciso di aiutarla! Addestrandola per potersi ribellare a suo padre!- Esclamò soddisfatta del proprio discorso.
-Ma guarda un po' questa che discorso s'è inventata..- Disse sottovoce Alexia, scuotendo la testa.
Alice s'avvicinò nuovamente al ragazzo, posando la mano sulla sua nuca e avvicinando i due visi, facendo aderire i propri corpi. -Ma sai, nessuno deve sapere di questo nostro piccolo segreto...- Gli sussurrò sulle labbra, accarezzandogli i capelli nero corvino. Diede una leggera occhiata con la coda dell'occhio alla ragazzina, che nel frattempo era diventata rossissima, incrociando le braccia al petto e volgendo lo sguardo altrove. Tornò con lo sguardo sul ragazzo e notò che anche lui era arrossito sulle gote. -Quindi due sono le cose..- Sussurrò, facendo scivolare l'altra mano sulla sua schiena, portandola dal basso verso l'alto causando un brivido nel corpo di Rin che lo fece sussultare appena. -Quindi, due sono le possibilità.. O mantieni il segreto..- Fece apparire un coltellino, che gli puntò contro il pomo d'Adamo. -O muori..- Rin sgranò gli occhi, ne era sia terrorizzato che affascinato in un certo senso. -Quale scegli?- Gli chiese, facendo scorrere quella lama affilata contro la sua pelle. -Mantengo il segreto..- Annuì lieve. Gli diede un bacino sulla punta del naso e con questo suo ultimo gesto, Alexia parve esplodere di gelosia, anche se appariva indifferente e commentò con un piccolo "Tsk." Alice dopotutto si divertiva nel vedere le diverse reazioni della sorellina, e faceva tutto ciò solo per poterla studiare al meglio, il marmocchio, Rin, non le interessava affatto. -Bene marmocchi miei, adieu!- Scomparve, per poi riapparire una trentina di metri dietro di loro, incamminandosi chissà dove. Alexia, fissava in lontananza la sua figura, maledicendola. Rin faceva lo stesso, continuando a tenere quel rossore sul viso.
La ragazza guardandolo, emise un altro "Tsk" sorpassandolo, per poter far ritorno a casa.
Si riprese dalla sua ibernazione, inseguendo la ragazza e stando al suo fianco.
-Senti un po' tu..- Iniziò il discorso. -Perchè non me l'hai detto prima che ti allenavi con lei?-
-Come ti ha detto lei, era un segreto.- Si guardava attorno, non volendolo guardare dopo ciò che era successo. ..Quei contatti.. Ripensandoci le venivano i nervi e la pupilla dell'occhio le si allungò, creando una lieve sfumatura azzurrina nell'iride. -E come mai lo volevate tenere segreto questo vostro allenamento?- Era pieno di domande, curioso come un bambino. Peccato che Alexia, non era nel momento giusto di tollerare bambini. Fece una smorfia con le labbra, facendo vedere appena il canino demoniaco. -Dato che avevi così tante domande da fare, perchè non le hai poste ad Alice? O eri troppo preso a farti seghe mentali su di lei?!- Gli disse sussurrando, incavolata nera e spalancando il portone del dormitorio, avviandosi verso la sua camera mentre piccole fiamme iniziavano ad uscire dal suo corpo.
Rin rimase sopreso, sbattendo un paio di volte le palpebre. -Ma che le è preso?- Si chiese, non capendoci molto.
-Tsk, sembrava sotto ipnosi, non reagiva! Neanche quando aveva puntanto quel coltello alla gola!- Pensò furiosa, mentre i pugni che stringeva s'erano infuocati. Spalancò la porta della propria camera e trovò tutta la scrivania in disordine, con sopra un cosetto nero che camminava sopra i fogli. Piegò di poco la testa, avvicinandosi e si bloccò, sgranando poi gli occhi.
Quell'esserino che aveva visto in ospedale.. Lungo, nero e con gli occhi giallini. Le venne un tic all'occhio e sguainò la spada. -Bene, volevo giusto un po' scaricare la tensione!- Esclamò tagliando in due quel mostriciattolo. Si contorceva dolorante, emettendo degli stridolii, finchè non diventò cenere. -Tutto qui? Sul serio? Ma non eri il.. Coso lì, il Re del fuoco?- Soffiò sulle ceneri che si diffusero nell'aria. -Che delusione..- Commentò, sbadigliando e riposando la spada nel fodero, un po' arrabbiata.
Si spogliò lenta, accogliendo l'aria gelida che le accarezzava la pelle calda, creandole dei brividi. Gettò gli abiti sulla sedia, e liberò finalmente la coda, facendola oscillare velocemente, mentre indossava un pigiama, grigio con dei disegnini rosa. Borbottova, facendo delle smorfie col viso. Le dava fastidio, che Rin era rimasto lì imbambolato, senza muovere neanche un muscolo. Solo quando ha cacciato fuori l'arma, si è preoccupato leggermente, ma poi stop. Ma soprattutto, ribolliva dalla rabbia pensando a com'erano vicini, di come Alice sussurrava alle sue labbra, un po' ne era gelosa, ma lei insisteva nel ripetersi che le ha solo dato fastidio la sua immobilità.
Venne di nuovo ricoperta dalle fiamme e sospirò, tentando nuovamente di calmarsi. Calate di poco si sdraiò sul letto, continuando a sbuffare e chiudendo gli occhi, rilassandosi mentre le fiamme ancora l'avvolgevano. Si addormentò così, tra il calore delle fiamme.
 
Immagini distorte, del fuoco. 
In mano aveva la sua spada, sporca di sangue, come i suoi vestiti e le sue mani. -Ma che cosa..?- Si guardò meglio e scorse in lontananza una figura che avanzava verso di lei. 
Teneva la spada ben salda tra le mani.
Con una mano, fece andare all'indietro i capelli neri che gli coprivano la fronte sudata, mentre con l'altra mano, si trascinava una grossa catena dietro.
Sgranò gli occhi, iniziando a sudare e stringendo con più forza il manico, scivoloso e unto.
Lanciò la catena nella sua direzione e ben presto, Alexia venne legata come un salame dalle catene che aveva lanciato quel Re.
-LASCIAMI!- Gli urlò contro, dimenandosi. Le aveva legato solo le braccia, in modo da non poter usare la spada contro di lui.
Più si avvicinava, più sentiva caldo e più la paura si faceva viva.
-Hai ucciso il mio animaletto.. Che cattiva..- Le disse, con voce bassa e rauca, parlandole lento.
Sentendo quella voce, si dimenò ulteriormente.
Si chinò per raccogliere la spada caduta dalle mani della ragazza, sorridendo beffardo. -Non ci credo, quella femmina è ancora viva?- Sghignazzò.
Alexia, gli tirò un calcio in faccia mentre era ancora chinato per terra, facendolo sanguinare dal naso. Peccato che non gli fece molto male, infatti arricciò solo il naso.
-Che femmina indisponente.- Lanciandole solo un'occhiataccia, la fece cadere, facendole prendere una bella botta alla schiena.
Inarcò la schiena dolorante, mentre Iblis, con il piede gli schiacciava il ginocchio. -Siete così inutili e deboli..- Ghignò, mentre continuava a premere.
-Eppure.. Alice tempo fa ti ha fatto il culo..- Sorrise, strizzando un occhio dal dolore.
Il re del fuoco, assottigliando lo sguardo, con il piede le fratturò il pèrone. La ragazza emise un gemito di dolore, cacciando delle piccole lacrime.
-Pf, nonostante Alice ti alleni, sei ancora fragile come un comune mortale. Che delusione,- Sospirò posandogli un piede sul petto, circondato dalle catene e poggiò il baccio sulla coscia, chinandosi appena su di lei. -Amaimon mi aveva avvertito che non eri molto divertente. Ma non solo, sei anche fragile. Non sò come tu possa collaborare con nostro padre... Ma ciò non spetta a me scegliere se sei idonea o no.- Le sorrise. -Spero che Alice, possa fare un miracolo con te. Così forse, Gehenna tornerà attiva..-  La sua figura scomparve e con essa le catene che legavano la ragazza.
 
Si svegliò, sudata e dolorante ancora tra le fiamme, che illuminavano la stanza buia, rendendola blu.
Finalmente si calmò e quando scese dal letto, poggiò per terra la gamba sinistra, quella che Iblis le aveva rotto e volendo far peso solo su quella, andò a sbattere contro il pavimento, cacciando un urlo di dolore e strizzando gli occhi. Stringeva i pugni, non riuscendo a muoversi. Si sentirono dei passi, dei piedi che sbattevano sul pavimento velocemente e dalla porta entrarono Rin e Yukio, che rimasero shoccati. 
Rin subito le andò vicino, chiedendole cosa fosse successo e lei, girandosi appena col busto, indicò la gamba. Yukio avanzò verso la gamba che la ragazza gli aveva indicato e la toccò appena con le dita e Alexia strozzò un gemito. -Portiamola in ospedale.- Disse Yukio, cercando di rimanere tranquillo. Rin la prese in braccio e quando la gamba si piegò Alexia involontariamente tirò un pugno alla pancia del ragazzo, ed esso tossì. -Tranquilla, ti portiamo subito.- Le disse Rin, con un sorriso dolce per rassicurarla, e iniziarono a correre, nonostante fossero tutti e tre in pigiama, fino all'ospedale.
Durante quel viaggetto, il dolore sembrava passare e ciò non riusciva a spiegarselo.
Arrivati a destinazioni, subito andarono a far fare una radiografia alla ragazza.
Messa davanti ad uno strano aggeggio, il dolore passava sempre di più, fino a placarsi lentamente e non sentendo più niente. Il dottore, porse la radiografia al ragazzo con gli occhiali, facendogli vedere che il pèrone aveva solo un lievissimo spacco, che però poteva portare alla frattura. Yukio rimase perplesso, quando le aveva tastato quella parte, le sembrava fratturata a tutti gli effetti, ma poi, pensandoci meglio, si ricordò della natura della ragazza ed era plausibile che essa si fosse "Riparata da sola". 
Nonostante il piccolo spacco, il dottore preferì ungergli la parte con una crema e avvolgerla con una garza.
 
Rin, preferiva continuare a portare in braccio Alexia, temendo che si potesse far male un'altra volta, nonostante ella fosse contro a questo suo gesto.
Teneva le braccia incrociate mentre guardava il viso del ragazzo dal basso. Gli fissava il collo, poi il mento e pian piano saliva fino a guardargli gli occhi blu notte. Poggiò la testa al suo petto, continuando a guardare i suoi lineamenti.
Rin, volse lo sguardo verso il suo. -Sonno?- Le chiese. Essa avvampò, guardando altrove. -Solo un po'.- Rispose imbarazzata. 
-Tranquilla, appena arriviamo a casa potrai dormire quanto vuoi.- Tornò con lo sguardo sulla strada e vide il loro dormitorio.  -Che bello, siamo quasi arrivati. Iniziavi a pesare sai?- Le disse, sorridendo.
-Cosa?!- Strinse nuovamente i pugni e gli tirò una gomitata nello stomaco.
Tossì, sorridendo.  
-Beh sì. Sei un pochino pesante.- Gli tirò un'altra gomitata, questa volta più forte. -Ok ok..- Rispose tossendo e ridacchiando.
-Non sei simpatico. Rin.- 
-Che peccato, pensavo di esserlo..- 
-Tsk.-
Arrivati nel dormitorio, Alexia scese dalle braccia di Rin e mosse appena la gamba fasciata. Nulla. Non le faceva male. 
Si augurarono una buona notte, mentre la ragazza chiudeva la porta della propria camera e si sedette su una sedia, levandosi le bende e accarezzandosi. 
-Che razza di mostro che sono..- Disse a bassa voce con tristezza. -Guarire così in fretta, nonostante quello lì mi abbia spezzato un osso..- Sospirò. -Sono uno schifoso mostro..-
-Naah, non sei proprio un mostro.- Sussultò, voltandosi verso la provenienza di quella voce e vide Alice, seduta sul davanzale della finestra che si accarezzava i capelli. -I mostri sono orribili, deformi e brutti. Tu non sei tanto brutta.-  Le ringhiò contro. Solo lei ci mancava, era la ciliegina sulla torta adesso.
-Calma calma. Come siamo irrascibili, eh?- Sghignazzò, scendendo dalla finestra.
-Alice, vedi di andartene, non sono dell'umore giusto..- Le lanciò un' occhiataccia mentre ella la ignorava.
-Cos'è quella benda?- Chiese mentre la raccoglieva. -Ti sei ferita?-
-Iblis mi è apparso in sogno.-
-Iblis? Il Re del fuoco?-
-Beh, sì.. Almeno credo..-
-E che voleva?-
-Sinceramente.. Non lo sò. Mi ricordo solo che mi ha spezzato la gamba e poi mi ha detto qualcosa del tipo: "Non sò come tu possa collaborare con nostro padre.. Sarà lui a scegliere.." o qualcosa del genere. Non ricordo molto bene.-
Alice, accennò un sorriso, e guardò fuori la finestra divertita.
-Il gioco è iniziato allora?-
-...? Gioco?- La guardò perplessa, non capendoci niente.
-Si.. Il gioco. Chi riuscirà a portarti da Satana? Ma sopratutto, ci riusciranno?- Sghignazzò, leccandosi le labbra.
-Come sarebbe a dire? Stanno facendo una gara per chi riuscirà per primo a portarmi da Satana?!!- 
-Oh, capisci in fretta.- Continuava a guardare la splendente luna piena. -Nostro "Padre" ha ordinato di catturarti. Prima Astaroth, il primo che ti ha trovata e che ha risvegliato la tua natura demoniaca, poi hai avuto l'incontro con Amaimon e infine, ma solo per ora, Iblis. Questi ti stanno dando la caccia, e solo uno di loro riuscirà, forse, a convincerti di seguirlo?-
-Io non seguirò proprio nessuno!-
-Facile a dirlo.- Si voltò e si avvicinò a lei, prendendole il mento con le dita. -Davvero non seguirai nessuno? Non cadrai nelle trappole di Iblis? Non ti farai persuadere? Rimarrai fedele al tuo piano? Quello di sconfiggere Satana? Di dimostrargli che, non può ottenere tutto ciò che vuole? Che non gli obbedirai mai? Oppure.. Ti farai abbindolare dalle parole di uno di loro.. Andrai a Gehenna, l'Inferno, il posto più orribile che esista, sarai ai suoi ordini, sarai una marionetta. Una bellissima bambolina che esegue tutti i suoi ordini, e tutti i nostri allenamenti andranno in fumo..-
-Mai.. - Le schiaffeggiò la mano, indietreggiando.
Sorrise nuovamente. Le piacque molto la reazione della ragazzina. -Davvero?-
-Si.- Disse ferma, decisa e convinta della sua risposta. Non voleva sottomettersi, voleva essere libera. 
-E quindi cosa farai?- Chiese infine.
-Mi allenerò giorno e notte per sconfiggerlo..-
-Questo.. Volevo sentire..-
 
 
Mephisto fissava la sua bella vetrata, osservando tutta la sua scuola. Era sempre così bella, non era mai stufo di guardarla.
Si tolse il vistoso cilindro afferrandolo per la bianca visiera e con un movimento veloce del braccio lo fece finire sull'attaccapanni. -Che carine le nostre ragazze..- Affermò mentre un sorriso si faceva largo sul suo volto.
-Mia cara Alice.. Quanto tempo..-
 
 
 
 
 
 
 
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Angolo dell'autrice:
 
 
Saaaaalve!  Come va' bella gente? Passato un Buon Natale? Finalmente adesso son riuscita a scrivere questo dannato/bellissimo capitolo. E verso gli inzi di Gennaio pubblicherò anche l'undicesimo
capitolo! Wow, siamo già a dieci.. Come passa il tempo..
Vorrei ringraziare tutti voi, che seguite questa storia. Appena ho visto che 17 persone la seguono, che è nei preferiti di 10 persone e che è ricordata da 4, m'è venuto un tuffo al cuore bloccandolo e spruzzando fiorellini! (?) 
Vi ringrazio infinitivamente, sono molto felice che a molti di voi piaccia questa storiella! Ma sopratutto, ringrazio anche loro che recensiscono. Mi date la forza di andare avanti ç__ç !
A presto miei cari!
 
Aloha!

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Capitolo 11
*** Oh, no.. ***


 
 
 
-Il gioco è iniziato allora?-
-Gioco?- Tic tac, tic tac, tic tac. Il suono di un orologio rimbombava nella stanza. -Quale?!-
Un ragazzo dai capelli bianchi e corti era davanti a lei che le dava le spalle. -Ma cos..?- Esso si voltò. Era Astaroth. Alexia si allarmò e indietreggiò, ma giusto il tempo di muovere un muscolo e scomparve nel nulla, e il suo posto venne preso da Amaimon. Subito anche lui scomparve e venne rimpiazzato da Iblis. Si stropicciò gli occhi, incredula di ciò che stava accadendo e una volta riposato lo sguardo su dove si trovava Iblis, c'era Mephisto, con le braccia incrociate dietro la schiena e sul viso c'era scolpito un ghigno sadico. Deglutì, parecchio preoccupata, non sapendo cosa fare, ma infine scomparve anche lui e venne accerchiata da tutti loro. Astaroth, Amaimon, Iblis e Mephisto. Girava su se stessa, cercando una via di fuga, ma quegli occhi, ognuno di loro aveva l'iride giallastra e uno sguardo malvagio. -Lasciatemi!- S'infiammò, piegandosi sulle gambe e chiudendo gli occhi.
Li riaprì e tutti erano svaniti, ma qualcuno, seduto su un trono difronte a lei, rideva...
 
 
Si svegliò spaventata, stringendo le lenzuola e circondata, nuovamente, dalle sue fiamme. Si guardò attorno, sudaticcia. E osservando meglio la stanza notò una figura seduta sulla sedia.  Sguainò lenta la spada, avvicinandosi alla figura e rimase sorpresa. Rin la stava vegliando, o quasi, dato che stava sonnicchiando. Piegò appena la testa, osservandolo e sospirò, riponendo la spada nel fodero. -Che cavolo ci fai qui?- Gli chiese, inutilmente, dato che non si svegliava. Sospirò grattandosi una guancia, mentre continuava ad osservarlo. Lo  scosse appena e subito reagì, aprendo pian piano gli occhi. -Alexia..,- Si stropicciò un occhio. -Stai bene?- Le chiese.
-Si, si, sto bene. Perchè sei qui?-
-Ti ho sentita urlare, mi sono preoccupato e sono corso qui, eri caduta dal letto. Quindi ti ho rimessa sul letto e vedendo che eri agitata, sono rimasto qui, nel caso cadessi o ti facessi male..- Disse con dolcezza, fissando il letto stanco e sbadigliò. -Va a dormire, non ho bisogno di qualcuno che mi control...li..- Neanche il tempo di finire la frase che subito si riaddormentò. Sospirò. Prese una coperta e gliela mise sulle spalle. Avrebbe preferito portarlo nella sua camera, ma non ne aveva nè la forza, nè la voglia. Accennò un sorriso e gli scompigliò i capelli, tornando nel suo lettuccio caldo e riaddormentandosi, sentendosi molto più sicura.
Al risveglio, Rin stava ancora seduto sulla sedia, con il viso coperto dalla frangetta voluminosa. La ragazza, ridacchiando si avvicina a lui e gli tira un nocchino sulla fronte.
Esso subito si sveglia, massaggiandosi la parte in cui è stato colpito. -Ahia..- Mugulava, per poi fissarla abbastanza male. -Perchè l'hai fatto?!- Chiese infuriato.
-Non ti svegliavi. Ho trovato un buon metodo, no?- Rispose divertita.
-Ma che cavolo...!- Ringhiò appena, quando all'improvviso entrò Yukio in camera, vestito con la solita tunica nera da esorcista.
-Rin, Alexia, smettetela di fare i piccioncini e muovetevi, un Demone di classe intermedia sta attaccando la palestra della scuola, gli insegnanti non bastano. Venite.- Disse, mentre usciva frettoloso. 
 
Arrivati nella palestra, un paio di Naberius la stavano distruggendo e non c'era più nessun esorcista. Appena i due mostri videro Rin e Alexia si separarono, correndo in direzioni diverse.
-Merda..- Mormorò Rin, mentre subito iniziò ad inseguire un mostro, lo stesso fece Alexia con l'altro.
-Corre veloce..- Commentò, mentre si dava all'inseguimento del mostriciattolo. Lo inseguiva, saltava vari ostacoli che le lanciava contro quando si trovò alla fine di un corridoio, senza uscita. Stava per attaccarlo, ma esso fu più veloce e la fece volare per una decina di metri, fin dentro una classe, si rialzò, dolorante ma si alzò. Stava per sferrare un altro colpo, ma lo evitò, tagliandogli l'enorme braccio, sembrò urlare di dolore per poi farselo ricrescere. -Bleah..- Le saltò addosso, con l'intenzione di sbranarle la faccia, ma lei lo teneva per il collo, cercando di allontanarlo, mentre esso alitava e cacciava dalla bocca un liquido nero che le sporcò ben presto la maglia. Guardò la spada che le era caduta e diede un pugno alla seconda testa del mostro stordendolo, e raccolse la spada, e quando le si avvicinò nuovamente lo trafisse con la lama della spada nella gola, facendogli emettere un grido rauco, mentre l'altra testa, ancora intera mosse la sua parte del braccio, graffiandole con profondità la guancia e facendole togliere la spada dalla gola del suo "Compagno". 
Strizzando un occhio dal dolore, provò a sferrare un altro colpo andato vuoto e indietreggiò. La bestia stava fermo a guardarla, e infine si sedette.
Raccolse subito quest'occasione e con un colpo secco, riuscì a tagliare entrambe le teste.
Guardò il corpo della creatura diventare cenere, dubbiosa. -Perchè si era fermato? .. Argh..- Si posò una mano sulla parte sinistra del viso, sentendo del liquido e quando guardò la mano la vide ricoperta di sangue. -Bene.. Potevo anche perdere un occhio..- Continuò a tenerlo chiuso, temendo che il sangue entrasse nell'occhio. Continuando a guardare quelle ceneri qualcuno le alitò sul collo, e andandosi a girare si ritrovò un altro Naberius, più grande e più grosso di quello precedente. Le ringhiò contro e la fece cadere nelle ceneri, bloccandola a terra con un solo braccio.
Gli conficcò la spada nel braccio con cui la bloccava, inutilmente, anzi, il mostro se ne sbarazzò senza problemi. 
Si concentrò e prese fuoco, il fuoco blu, inondò l'intera stanza, che era gigante e gli posizionò la mano sulla faccia, facendogliela bruciare. E mentre lui, tentava di spegnersi la faccia, Alexia riprese la spada e saltando sulla sua schiena lo decapitò. Anch'esso diventò cenere.
Respirava affannosamente e tentò di calmarsi, in modo da spegnere le fiamme, anche perchè stava mandando a fuoco la stanza. Una volta spente si guardò attorno. 
Un aula abbastanza grande, di geografia forse, dato che erano appese diverse cartine, anche se leggermente bruciate e i banchi semi-distrutti. -Ha.. Ha... Povero Mephisto.. Sarà contento di tutto ciò..- Sghignazzò, mentre poggiava la spada sulla spalla. Si sbrigò ad uscire, per avvisare Yukio che era riuscita a sconfiggere il mostro.
Tornò nella palestra, anch'essa semi-distrutta e vide Yukio, di spalle che parlava al cellulare. 
-Si.. Ho capito.. Va bene, allora dirò al professor Nehaus che..- Si voltò, e quando vide Alexia si bloccò. -Glielo dirò.- Chiuse la telefonata.
-Che cosa "glielo dirò?"- Gli chiese curiosa. Yukio stava per rispondere quando arrivò anche Rin. -Eccomi raga.. Alexia!- Gridò, avvicinandosi alla ragazza. -Ma che cavolo hai?!- Le guardò il viso, vedendo che metà era impasticciato di sangue. 
-Mh? Oh, niente. Un Naberius mi ha ferita. Niente di che.- 
-Dobbiamo curarti!- Esclamò, per poi indicare il fratello. Yukio annuì.
-Ha ragione Rin, dobbiamo curarti.- Rin prese la ragazza per il braccio, facendo forza involontariamente e trascinandola fino al dormitorio. 
-Rin.. Fai male.. FAI MALE!- Il ragazzo non parve sentirla.
Yukio mentre li seguiva da dietro, tirò un sospiro di sollievo...
 
-Ahi..- Mugulava Alexia, mentre Yukio si prestava a pulirle il sangue dal viso con un batuffolo di ovatta. L'acqua ossigenata bruciava parecchio, anche perchè la ferita era abbastanza profonda.
Rin, seduto in disparte, guardava cosa c'era all'interno del kit del primo soccorso del fratello, e vedendo la faccia del preside sull'apertura della mini-valigetta bianca rabbrividì.
L'occhialuto osservava l'apertura della ferita, che pian piano si riemarginava da sola e picchettò su di essa con il batuffolo bianco. Una volta finito, rimanevano solo tre cicatrici sulla guancia della ragazza, che come sapeva da sè, di sicuro sarebbero sparite entro il pomeriggio.
 
Nel pomeriggio, stava uscendo, per  dover andare da Alice, ad allenarsi con la spada, a quanto pare, dal bigliettino che le aveva lasciato, l'aveva osservata tutto il tempo quando lottava con quelle due bestie.
Che nervi, non solo non l'aiutava, ma la spiava anche!
Arrivata al vecchio cantiere, Alice arrivò da dietro, e le tirò un calcio, facendola cadere per terra. -ALICE!- Sbraitò Alexia, intenta a tirarle un calcio.
-Mhm.. Sisi, devo prepararti per gli attacchi a sorpresa..- Annuì.
-E c'era bisogno di testare se dovevi o meno?!-
-Uhm, si.- Disse, facendole cenno di alzarsi. Essa si alzò e Alice, chinandosi velocemente stava per tirarle un calcio alle caviglie, in modo da farla cadere, ma questa volta, reagì in fretta e saltò, evitando il colpo della Demoniessa. -Ottimo..- Sorrise, rialzandosi. -Ah, devo anche allenarti nel combattere a mani nude, perchè ho visto.. Che non ne sei capace.- La ragazza fece una smorfia, acconsentendo. -Su, prova a colpirmi.-
-Cosa?-
-Colpiscimi.- Allargò le braccia, rimanendo immmobile.
-Perchè dovrei?-
-Per l'allenamento.- Alexia sospirò.
-Vabbè dai, è un Demone, non si farà poi tanto male..- Pensò, mentre puntava con lo sguardo alla pancia. Si apprestò a tirarle un pugno, ma essa si spostò di due centimetri e le afferrò il polso, facendole fare un giro e facendola cadere a terra dietro di sè. -Che femminuccia..- Commentò, ridendo.
Alexia la fissò malissimo. -Guarda che anche tu sei una femminuccia!-
-Ma io almeno so combattere.- Rispose sorridendo. -Dai, alzati che ti insegno un paio di mosse.- Le disse, porgendole la mano. Essa rifiutò e si alzò da sola, temendo che fosse un altro dei suoi trucchetti per farla cadere di nuovo a terra. Alzata, Alice le fece vedere come doveva schivare gli attacchi, e dopo ogni spiegazione provava ad attaccarla, per vedere se aveva capito.
-Stai diventando veloce.. Brava..- Commentò, mentre Alexia schivava velocemente tutto e parava i suoi pugni, anche se ogni tanto, un cazzotto o due li acchiappava, e pesanti. -Adesso, pensiamo all'attacco, perchè se sai solo schivare e parare, non riuscirai mai a vincere.- Iniziò a farle vedere delle varie tecniche per attaccare e provarono. Una volta finito l'allenamento, decisero di provare sul serio e di non fermarsi finchè una delle due non diceva "Stop".
Iniziò di nuovo Alexia, e provò di nuovo a darle un pugno, Alice scosse la testa, afferrandole il polso e facendola cadere dietro di sè, di nuovo. Le andò addosso, ma Alexia le tirò un calcio nella pancia, facendola allontanare con un breve voletto. Entrambe si alzarono e si scagliarono l'una contro l'altra, la ragazza l'afferrò per il collo  e lei, con le lunghe unghie da demone, le graffiò il busto, stracciandole i vestiti. Indietreggiò, fissandosi i vestiti. -Hey! Non vale!-
-Diresti questo al tuo avversario se ti straccia i vestiti?- Le chiese divertita, mentre stava per riattaccarla. Alexia la bloccò per i polsi, ma la teneva ferma a fatica. Decise di prendere fuoco e iniziò a bruciacchiarla.
-Ohi ohi, non valgono le fiamme..- 
-Diresti questo.. Ad un tuo avversario?- Accennò un ghigno, mentre la calciava via. Adesso s'era trasformata, le lunghe orecchie da demone, gli occhi erano diventati viola con delle sfumature azzurrine e le unghie le erano cresciute. La demoniessa sorrise, e le si scagliò contro. Era veloce, ma l'altra riusciva a parare quasi tutto. La graffiò dal collo fino al petto, creandole un piccolo squarcio. -Oh.. Che belle unghiette..- Si complimentò Alice con la ragazza, mentre si guardava la ferita, che le provocava solo un lieve pizzichio. Sorrise e si teletrasportò  dietro di lei, graffiandole la schiena con entrambe le mani, Alexia schizzò subito dall'altra parte.
Lei invece sentiva dolore, non molto forte, ma lo sentiva. La coda uscì e la mosse, fissandola malissimo.
-Dimmi un po', sorellina, sai se Rin è fidanzato?- Le chiese, con un ghigno stampato sulle labbra.
-Cosa..?-
-No perchè sai.. Credo sia proprio il mio tipo.. E' molto carino..- 
Sgranò gli occhi, fissandola malissimo. -Ma che pedofila..- Mormorò disgustata, mentre ella si teletrasportava direttamente dietro di lei, accarezzandole la ferita che le aveva procurato e avvicinandosi al suo orecchio. -Che male c'è? Sono un Demone.. Noi Demoni non facciamo caso all'età e poi tu.. Tu non lo vuoi, giusto?- Sghignazzò, mentre Alexia le rispose tirandole una gomitata sulla faccia e facendola cadere a terra, andandole addosso e stringendole il collo con entrambe le mani, facendo affondare le unghie nella sua carne. -Oooh, un attacco di gelosia? Allora lo vuoi..-
-Smettila non lo voglio! Anzi, prenditelo!- Le tirò un sonoro pugno sulla faccia e un altro, per poi alzarsi e decidendo di andarsene. 
Alice si alzò, massaggiandosi il naso sanguinante. -Allora me lo permetti?- Sorrise domandandole.
-Certo! TANTO NON MI FREGA DI LUI!- 
-Dove vai?-
-A casa!- Rise stavolta, andandole davanti e facendola cadere, bloccandole le braccia.
-Ma non hai detto "Stop"- Sussurrò, facendo diventare i propri denti molto più aguzzi.
-Beh, lo dico adesso! STOP!- Si liberò dalla sua presa, ma lei la riacchiappò, divertita. -ALICE!-
Rise tutta divertita, vedendo che la sorellina si alterava per un bamboccio.
-Già.. Alice..! Si fanno certe cose..?- Sussurrò una voce maschile.
Entrambe si bloccarono, sgranando gli occhi.
Il Demone si avvicinò a loro, facendo ombra.
Alice, non osava girarsi o a muoversi, rimase paralizzata  a guardare la sorellina con gli occhi sbarrati, mentre una piccolissima lacrima cadde.
Alexia, fissava la Demoniessa, senza provare a spostarla o altro, rimanendo solo a fissare entrambi..
 
 

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Angolo dell'autrice:

Saaaaalve! Come va miei cari lettori scansafatiche nel scrivere recensioni? (Scherzo ovviamente) Vi è piaciuto il capitolo? Abbastanza movimentato? Vi ho incuriosito? :D Spero di si perchè temo di potervi perdere ç_ç
Non ho potuto pubblicare prima il capitolo a causa della scuola.. Maledetta.
Di sicuro troverete alcuni errori, perchè di sti tempi sto con la capoccia altrove <.< Ma spero che comunque si capisca.
Con questo vi saluto.

Aloha!


















 

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Capitolo 12
*** "Mia cara Alice.. Quanto tempo.." ***


Alice fece una smorfia, sia di rabbia che di disperazione, i suoi occhi rosso fuoco sembrarono prendere ancora più fuoco mentre le guance venivano rigate da una o due lacrime.
Alexia invece non sapeva come agire, osservava entrambi, non aveva mai visto in quello stato la Demoniessa, non sembrava lei, Mephisto invece teneva le braccia incrociate dietro la schiena, osservando la schiena di Alice. Anche il Demone non riusciva a muoversi, dopo così tanti anni finalmente l'aveva ritrovata, sapeva che l'avrebbe ritrovata, l'aveva lasciata in vita apposta, per rincontrarla, ma non riusciva a muovere un solo musculo. -Alice?- Chiese sorridendo.
Sussultò e una scarica di brividi seguita da una furia la invasero. Ringhiò, voltandosi con velocità e graffiandogli completamente la guancia sinistra.
Mephisto, nonostante si fosse fatto colpire, in quel momento aveva afferrato il polso della donna, guardando le unghie gocciolanti dal suo sangue. Essa non lo guardava, teneva lo sguardo basso e i capelli le oscuravano gli occhi. Il viola sorrise, vedendo che non era cambiata di una virgola, neanche nel carattere, era rimasta sempre la stessa. -Che bello.. Rivederti..- Sussurrò felice, il contrario della ragazza, che alzò lo sguardo furiosa. -Che bello..- Prese fuoco, e con una ginocchiata in mezzo alle sue gambe, seguito da un calcio nella pancia, lo fece volare per una ventina di metri fin contro un palazzo semi-distrutto. -UN CORNO!- Urlò arrabbiata, mentre tutto intorno a lei lentamente iniziava a prendere fuoco. Riverderlo era la cosa più sbagliata che potesse succedere, sapeva che sarebbe successo tutto questo, la rabbia nei suoi confronti era salita in un modo incredibile, anche Mephisto, sapeva che in fondo lei lo avrebbe odiato dopo ciò che le aveva fatto, come darle torto? In fondo sperava in suo "Perdono", ma inutilmente.
Rimase steso a fissare il cielo, incredulo di ciò che era appena successo, e anche per il dolore di quel calcio. Quella reazione l'aveva ferito e si notava.
Alzò di poco la testa, per vedere se la ragazza c'era ancora, e c'era. Era circondata dalle sue fiamme blu, i capelli  neri ondeggiavano nel vento, anche se li ricordava più lunghi, quel corpo di cui andava pazzo adesso era ricoperto da pesanti indumenti di color azzurro e gli occhi rossi spiccavano più di qualsiasi altra cosa. 
Ringhiava come una bestia inferocita.
Si alzò, avvicinandosi lento, voleva vederla da vicino. -Avvicinati ancora e verrai seppelito vivo!- Lo minacciò, facendo aumentare ancora di più le sue fiamme, ma lui insisteva, continuava ad avvicinarsi, fino a stare una trentina di centimetri distanti da lei, venne scottato dalle fiamme che emanava, ma non provava dolore, anche perchè ci era abituato.
Una lacrima, le rigò la guancia, e asciugandola le sue fiamme calarono, dandosi alla fuga.
Mephisto assunse un'espressione triste, fissando come la sua Alice se ne andava.
Alexia era rimasta in disparte per tutto questo tempo, si era riparata dietro un albero, il preside le lanciò una breve occhiata per poi iniziar a camminare nella direzione in cui la ragazza era fuggita. Uscii dal suo nascondiglio, decisa a non volersi immischiare.
Si era nascosta in un palazzo prossimo alla demolizione, all'ultimo piano, presa nel tirare pietre contro il muro. Il viola saliva lento le scale di quell'edificio, intento nel rivederla, seguiva il rumore delle pietre che probabilmente ella stava lanciando e appena entrato nella stanza, una pietra lo colpì sulla fronte, facendogli uscire una gocciolina di sangue.  -Vattene via.- Gli ordinò, senza neanche guardarlo.
-No.- Rispose, cercando un suo sguardo.
-Allora me ne vado io.- Fece per sorpassarlo, ma le si parò davanti. 
-Alice, dobbiamo parlare..-
-Io con te non ci parlo, Demone!- Gli tirò un ceffone, che esso evitò e  afferrò entrambi i suoi polsi, impedendole ogni movimento.
Si sentii il cuore battere all'impazzata, rivedendo quella scena nella sua mente, risentendo quel dolore al petto. -Alice, tu sai perchè ero costretto a farlo..- Un silenzio cadde nella stanza.
Strinse le mani a pugno, graffiandosi appena i palmi. -Appunto perchè lo so, io non voglio più avere niente a che fare con te..- Disse con lentezza, mentre esso lasciava pian piano la presa dai suoi polsi. Indietreggiò lenta, fissandolo in quei suoi dannati occhi, per poi dargli le spalle e lanciarsi dalla finestra.
Rimase immobile, con sguardo fisso sulla finestra. Non poteva averla persa, non di nuovo. Si avvicinò al finestrone, guardando giù. Già era sparita.
 
 
 
Aprì lenta il portone, evitando i due gemellini, sopratutto quello blu, non aveva voglia di guardarlo, parlarci o altro, non dopo quello che era successo.
Si rinchiuse nella camera, decisa a volersi dimenticare quella giornata pesante e quindi rilassarsi leggendo qualche libro, ma appena aperta la porta trovò il caos.
Ogni sua cosa era stata distrutta, libri, vestiti, scarpe, qualsiasi oggetto! Ma qualcosa, sul letto stava masticando una pagina del libro che stava leggendo. Il piccolo esserino si voltò verso di lei, era basso con pelle bianca, gli occhi erano rossastri e pelato. A prima vista poteva sembrare un bambino, ma la schiena curva con alcune vertebre un po' troppo sporgenti e la  mascella fin troppo spalancata come se fosse rotta, eliminava ogni pensiero che potesse essere un umano. Tentò di acchiapparlo, ma esso subito la sorpassò passando sotto le sue gambe ad incredibile velocità, continuando a mangiare fogli e a ridere come un pazzo. Iniziò ad inseguirlo, per dargli una bella batosta e per capire chi o cosa fosse.
Era piccolo e fin troppo veloce, lo seguiva a stento finchè la piccola creaturina non si fermò e lei frenando per acchiapparlo scivolò lungo il parquet, acchiappandolo comunque per il braccio e riuscendo nel suo intento. Rialzandosi appena, afferra la testa del mostriciattolo, sbattendola a terra e puntandogli la lama contro il petto nudo. -Che cavolo s..- Neanche il tempo di finire la domanda che venne trascinata per la caviglia fin dentro una camera buia. Si guardò attorno spaesata e con le dita fece uscire una piccola fiamma, in modo da poter illuminare anche solo di poco la stanza. Non vedeva nulla, solo una gran oscurità. Era preoccupata, chi cavolo l'aveva trascinata fin lì? Si alzò lenta e cauta, cercando la porta, ma trovò solo il muro e iniziò a costeggiarlo nel tentativo di trovare una via d'uscita. Sembrava avesse fatto il giro della stanza un paio di volte. All'improvviso si accese una luce al centro della camera e sotto di essa c'era quel "Bambino" che le dava le spalle.
Stava per raggiungerlo, parecchio infuriata, quando il bimbo si voltò lento, sorridendo come uno psicopatico. La sua pelle iniziava a sciogliersi, le ossa diventarono cenere e  di lui non rimase più niente.
Indietreggiò  terrorizzata, andando a sbattere contro quello che credeva un muro.
La figura dietro di essa le posò le mani sulle spalle, avvicinandosi al suo orecchio. -Guarisci in fretta, eh?- Sussurrò caldo.
Alexia si sentii gelare, voltandosi di scatto e graffiandogli il petto con la spada. -Ohohoh..- Sorrise beffardo, passandosi la mano sul graffio che le aveva procurato la ragazza. -Come siamo aggressive..- Si guarii quella ferita e tornò a guardarla. La ragazza teneva ben salda la spada tra le mani, fissandolo un po' preoccupata. "Che cavolo vuole adesso?" Si chiedeva.
-Tranquilla, non voglio farti del male..- 
Assottigliò lo sguardo, fissandolo malissimo. Quel Demone, Iblis, le dava disgusto e timore.
-Nostro padre, ha tanta voglia di incontrarti.. Meglio soddisfarlo o farà una bella strage di anime,- Sorrise sadico, mentre alle sue spalle appariva un portone, che lentamente si apriva e le fiamme che c'erano al suo interno si espandevano per l'intera sala. La porta che portava agli Inferi, quella che voleva aprire. -Andiamo!- Le afferrò con forza il polso, trascinandola fino al portone. Lei si dimenava, ma non riusciva a fermarlo e quindi gli infilzò la lama nel fianco, estraendola poi velocemente e quando lasciò la presa dal suo polso tentò nuovamente di ferirlo, però inutilmente. -Ed io che non volevo essere violento..- Le si fiondò contro, afferrandola per la gola e stingendola.
Strizzò gli occhi per il dolore, ma nonostante tutto riuscì a infilzarlo nuovamente, questa volta nella bocca dello stomaco. Al Demone uscì solo un po' di sangue dalla bocca e indietreggiò, lasciando la presa dalla ragazza. -Oh.. Sei..- Tossì. -Sei riuscita ad usare quella spada, complimenti..- Sorrise. Il sangue colava sul suo petto, rendendolo completamente rosso. -Ma senza di quella..- Le andò dietro, sottraendole la spada. -Torni un comune umano.-  Si teletrasportò nuovamente davanti a lei e tentò di trafiggerla.
Lei abilmente riuscì ad evitare quell'attacco ed estrasse un fogliettino dalla tasca della  sua gonna. Si morse il pollice con il canino appuntito e versò la gocciolina di sangue sul foglietto.
-Oh Demone dell'oscurità, svegliati dal tuo sonno e vieni d'innanzi a me!- Ordinò. Dal foglietto uscì il suo Demone servitore. Andy. Le indicò il nemico da annientare e la leonessa, ruggendo, fece indietreggiare quel Re. -Talmente debole da usare un tuo simile come scudo- Affermò ridendo. Alexia, assottigliando lo sguardo e fissandolo in modo cagnesco, ordinò alla leonessa di attaccarlo. Andy subito gli andò incontro, graffiandolo e con un colpo potente della zampa lo fece urtare contro il muro, senza però farlo barcollare o altro. Gli saltò addosso, schiacciandolo con il suo peso e conficcandogli le unghie nel petto. Lì, sembrò strizzare gli occhi per il dolore e la ragazza stava per recuperare la sua spada, che nel frattempo era caduta al Demone. -Eh no..- Disse, stringendo i denti e mandando una palla di fuoco contro di essa, facendola allontanare dall'arma. Con entrambe le mani creò una palla di fuoco più grande, facendo volare via dal suo corpo la leonessa. Si rialzò e nonostante quelle pesanti ferite corse incontro alla ragazza, prima che potesse tentar di nuovo di raccogliere l'arma e la prese lui, puntandola contro di lei. -Non male, non male..- Le sorrideva come uno psicopatico, con il sangue che gli scivolava sulla pelle. -Non male per una femminuccia.- Gli ringhiò contro, stringendo i pugni e infiammandosi. -Femmi..Nuccia?- Gli chiese infuriata, ma tenendo un tono basso.
-Sei una femmina, quindi si, femminu- Gli buttò una palla di fuoco azzurro sulla faccia prima che potesse finire di parlare. Il viso del Demone andò a fuoco.
Approfittando della sua distrazione nel far calare la fiamma, si riprese la spada e andò dietro di lui. Stava per infilzare la spada nella sua schiena, ma appena infilata la punta dell'arma, scomparve. Rimase ferma, chiedendosi dove fosse finito e la risposta venne subito. Il bacino di Alexia era avvolto da due braccia muscolose che le fecero cadere la spada dalle mani e venne trascinata nella porta degli Inferi.
Una volta dentro, la porta si richiuse e le fiamme l'avvolsero.








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Angolino dell'autrice:

Salve ragazzi e ragazze! °3° Scusatemi per il ritardo clamoroso, ma la scuola è tosta ç.ç E l'immaginazione si fa un giretto per Narnia.. 
Ho tentato di rendere questo capitolo  interessante e spero vi tenga sulle spine! 
Vorrei ringraziare inoltre tutti quelli che hanno messo tra i preferiti, tra le ricordate e tra le seguite questa storiella! E anche a chi la recensisce, ovvio u.u Vi sono molto grata <3
Ah! Un avviso: ho notato che in molti di voi pensino che Alice venga dalla mia precedente fic "Alice Innocent and the Demons", in cui è apparsa la prima volta. 
Ma qui Alice è un'Alice diversa, io ho preso solo il personaggio, ovvero il suo "Aspetto" quindi la storia tra lei e Mephisto in questa, e in quell'altra è completamente differente :D

Spero vi sia piaciuto il capitoletto ^o^

Aloha!

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Capitolo 13
*** Che cosa voleva dirmi? ***



Le fiamme la circondavano, la scottavano, la accarezzavano.
L'ambiente era buio, cupo.
Qualcuno da dietro le stringeva la vita e le impediva ogni movimento, poi, il suono di uno schiocco che rimbombava.
Venne completamente avvolta da catene cocenti che le ustionavano la carne. Soffocò un gridolino, mentre quel Re la faceva cadere per terra.
Iniziò a trascinarla come se fosse un animaletto, in un lungo corridoio buio in cui si vedeva solo il pavimento bianco.
Provava a dimenarsi, a liberarsi da quelle catene, ma più si muoveva più sentiva stringerle e più diventavano di fuoco. -Dove cavolo mi porti?!- Gli chiese urlando. Il Demone, si girò appena, dischiudendo le labbra in un sorriso inquietante.
-Da nostro padre!- Diede uno strattone molto forte.
Doveva agire in fretta, sapeva e sentiva dentro di sè che se avrebbe incontrato il suo paparino, sarebbe finita male. Molto, male.
Si guardava attorno in cerca di qualcosa con cui spezzare quelle catene o fuggire, ma nulla. Il vuoto più assoluto. Sapeva a prescindere che le sue fiamme, all'Inferno servivano ben poco, la spada le era  caduta quando Iblis l'aveva trascinata dentro e poi c'era Andy, il suo demone servitore.
Pensò di evocarla, quindi chiuse gli occhi e si concentrò, recitando la sua formula con voce bassa: -Oh Demone dell'oscurità.. svegliati dal tuo sonno e vieni d'innanzi a me..!- Li riaprì lenta e si guardò attorno. Nulla. Ci riprovò un'altra volta:
-Oh Demone dell'oscurità.. svegliati dal tuo sonno e vieni d'innanzi a me..!- Sussurrò mettendoci un po' più di voce, ma era inutile. Non veniva in suo aiuto o altro, ma mentre quel Demone la strattonava e le fiamme rosse l'avvolgevano sempre di più, vide in lontananza, infondo al corridoio, una piccola fiammella blu. -Andy?- Pensò tra se e sè, mentre la piccola fiammella diventò molto più grande e una figura ricoperta completamente da quelle fiamme azzurrine si avvicinava sempre di più ai due. Solo poco dopo, strinse i denti e fece una smorfia di disgusto. -Proprio lui..- Disse a denti stretti.
Il demone blu fece un salto e atterrò sulla schiena di Iblis, facendolo cadere per terra. Una volta caduto a terra le catene si sciolsero appena, ma non si riuscivano ancora a togliere.
-Oh, ma guarda, un altro figlio di Satana.. Okumura, giusto?- Gli chiese il demone, mentre lo mandava via dalla sua schiena e faceva apparire una lunga catena infuocata.
Rin si rialzò in fretta e subito si scagliò contro di lui cercando di colpirlo ed evitando i colpi di frusta che gli mandava il re del fuoco. Man mano che il combattimento si faceva più intenso, le catene andavano sciogliendosi, causata dalla distrazione del demone e ben presto Alexia riuscì a levarsele di dosso e tornò libera. Appena fu libera, Iblis si voltò verso di lei, facendo catapultare Rin molto più in là con un colpo di catene sul busto. Le andò incontro con l'intenzione di afferrarle il collo, ma lei si ritrasse e si abbassò velocemente, poggiò le mani sul pavimento e con un movimento veloce della gamba lo colpì alle caviglie e gli fece perdere l'equilibrio, facendolo cadere in terra.
Rin, che si era ripreso e si stava riavventando su di lui provò a conficcargli la spada nel busto, ma inutilmente, dato che il demone si rialzò veloce, teletrasportandosi dietro la ragazza e posandole una mano intorno al collo. -Lasciala andare!- Gli ordinò il demone blu, senza molti risultati. Quel demone, le portò il mento verso l'alto, avvicinandosi con un sorriso da far venire i brividi al suo orecchio. -Se permetti, dovremmo andare, nostro padre odia attendere..- Si leccò il labbro superiore per poi scagliare un altro colpo di frusta contro il blu, che parò il colpo con la Kurikara.
Alexia, stufa di essere tratta come un pupazzetto, si gira quasi completamente verso di esso e, tirandogli una gomitata nella bocca dello stomaco, si fece crescere le unghie e gliele conficcò nel collo. Subito si ritrasse e vide Rin pronto a colpirlo, quindi si spostò e il blu gli conficcò nella stomaco la kurikara.
Il demone, sanguinante, lo respinse via per una decina di metri e si tenne con una mano la ferita, che sgorgava di sangue. Era leggermente intontito, dopotutto era  stato colpito dalla Kurikara, l'ammazza Demoni!
-Rin andiamo!- Gli gridò contro Alexia, solo adesso potevano fuggire. Iniziarono a correre verso il lungo corridoio, che sembrava non finire. Si ritrovarono in una stanza completamente buia e avvolta  dalle fiamme, c'era la porta degli inferi, che era spalancata. Ci si ficcarono dentro, sperando di tornare nel dormitorio.

Caddero a terra, sul pavimento della stanza e guardavano la porta che sputava fiamme, con in lontananza Iblis, che avanzava lento.
-Chiudila!- Urlò Alexia a Rin, che era già in piedi. Il ragazzo provava a spingere il portone, ma pesava e non si spostava di un millimetro, mentre  quel demone avanzava sempre di più, mandando la sua catena più avanti per far catturare Alexia.
Si alzò anche lei, cercando di aiutarlo a chiudere quel portone senza un risultato positivo..  Poi, un vecchio ricordo si fece vivo..

Iblis le posò con delicatezza l'indice sulle labbra e stette in silenzio. Tolse il dito e si avvicinò lentamente al muro dove c'era il disegno. Alzò la mano destra verso il disegno, si tagliò il palmo della mano con le unghie dell'altra e gettò un bel po' di sangue su di essa, abbassò leggermente la testa, fissando intensamente la porta.

O meglio, un sogno.

-Portam inferni, continens minus innocentes..-

Improvvisamente, seppe come chiuderla.
Si morse svelta il palmo della mano, facendo fuoriuscire molto sangue, che gettò sulla porta, per poi recitare la formula che sognò quella notte.
-Portam inferni, continens minus innocentes et malum interitum et miseria, probatur ante me!- La recitò velocemente e la porta, risucchiando le fiamme che si erano sparse nella camera, si chiuse, scomparendo poi nel nulla.
Entrambi, erano rimasti sconvolti, ancora in piedi di fronte alla parete, per poi cadere in un sospiro di sollievo.
Lo guardò, non sapendo cosa dirgli, se ringraziarlo o andarsene direttamente. Scelse automaticamente la seconda, senza neanche rendersene conto.
Solo perchè l'aveva "Quasi salvata"  non voleva dire che doveva ringraziarlo, pensava.
-Alexia..- Sussurrò il blu. La  ragazza deglutì, fermandosi davanti alla soglia della porta, girandosi verso  di  lui.
-Si..?- Disse, con un po' di stanchezza e irritazione. Il ragazzo la squadrò da capo a piedi, notando le pesanti scottature sulle braccia, sulla schiena, il sangue che sgorgava dalla mano e dei graffi sul viso.
Si avvicinò lento e la prese delicatamente per il polso, l'unico punto che gli sembrava messo "Bene". -Andiamo da Yukio.- Affermò quasi dolce.
La ragazza, sentendosi sia debole che imbarazzata annuì di poco e si fece trascinare fino alla camera dei due gemellini.
Il fratello, appena vide i due, rimase imbambolato. Entrambi erano feriti, con grosse ustioni su quasi tutto il corpo. -Ma che cosa..?- Posò la penna sulla cattedra, fissandoli.
-Lunga storia.- Sintetizzò Rin. Yukio sospirò, sistemandosi gli occhiali e alzandosi, facendo  accomodare i due sulla scrivania.
Il blu, aveva la camicia fatta a pezzi, quasi nera per le ustioni, il viso con qualche graffio e segni di scottature sulle braccia e sul petto.
Alexia invece era come se non avesse più una camicia, segni di catene le circondavano il punto vita, le braccia e la schiena, con le mani insanguinate.
Fece togliere ad entrambi la camicia -o quel che ne rimaneva- e iniziò a medicare prima lei, che era quella conciata peggio. Tentava di picchiettare piano sulle ferite, dato che ella stringeva denti e pugni, allargando la ferita che c'era al palmo della mano. E mentre lei, tentava di distrarsi per diminuire il dolore andò a posare lo sguardo sul corpo del ragazzo, che per colpa delle catene cocenti si era arrossato.
Salì un po' più su con lo sguardo, osservandogli il petto e iniziò a sentire le proprie guance che si infiammavano.
-Alexia, perchè mi guardi?- Le chiese Rin, sentendosi osservato.
Presto il suo viso diventò completamente rosso. -Cosa?- Chiese lei, tentando di rimanere calma.
-Perchè mi guardi?- Le ripetee la domanda.
-Non ti stavo affatto guardando.- Rispose.
-Si invece..!- Ribatte.
-Ti sbagli. E poi perchè dovrei?-  Si zittì a quella domanda, diventando anche lui rosso sulle gote.
-Già, perchè dovrebbe?- Pensò il blu, abbassando lo sguardo.
-Perchè lo stavo fissando?- Si chiese tra se e sè lei.
-Ma come siete carini..- Commentò sarcastico Yukio, ricevendo da entrambi delle occhiatacce. -Ho finito le bende,- Sorrise divertito. -Vado a prenderne delle altre!- Annunciò ai due, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Alexia fissò la porta da cui era uscito con sguardo omicida.
Ci fu un imbarazzante silenzio, che venne interrotto da Rin. -Davvero non mi stavi fissando?- Le richiese, tenendo lo sguardo basso, mentre con le mani  si strofinava le ginocchia.
-No.- Rispose secca, guardando altrove.
Ricadde il silenzio. Un silenzio che sembrò durare un'eternità. Ogni tanto i due si guardavano alternandosi, una volta lei, una volta lui, una volta lei, una volta lui, finchè il loro sguardo non si incrociò.
Alexia abbassò di poco lo sguardo, guardando di nuovo in direzione del suo petto. -Comunque.. Grazie per avermi, aiutato.- Disse con lieve imbarazzo.
-Ah, figurati di niente.- Accennò un sorriso, grattandosi la nuca.
Perchè era così imbarazzata? Perchè sentiva caldo? Si chiedeva Alexia, diventando sempre più rossa in volto. -Tanto non mi piace..- Pensò, guardandosi le ferite ormai quasi completamente rimarginate. Quel "tanto non mi piace" era una profonda bugia. Se non gli piaceva, non sarebbe stata gelosa di quando Alice ebbe un incontro parecchio ravvicinato con lui o di quando lo vedeva parlare tutto allegro con quella stupida biondina, ma non voleva ammetterlo, era troppo orgogliosa di sè per ammetterlo a se stessa. La cosa in quel momento peggiorò quando Rin le posò una mano sulla spalla, a quel punto sembrò andare in tilt e si voltò di scatto, fissandolo negli occhi.
-Alexia, ecco..- Balbettò, ancora più rosso di lei. -Io ...- Si bloccò, non riuscendo più a parlare.
-Io..?- Tentò di aiutarlo a continuare, mentre lo guardava negli occhi, per poi scendere a guardare le sue labbra.
-Io..- Fu interrotto dalla porta che fu spalancata da Yukio, che entrò con due rotoli di bende nelle mani.
-Sono torna..- Si paralizzò, vedendo che i due erano a pochi centimetri di distanza, sia di corpo che di viso. -Ho interrotto qualcosa?- Chiese avanzando verso di loro, che erano rimasti immobilizzati e da rossi come peperoni si sbiancarono. Solo dopo pochi secondi si riallontanarono imbarazzati.
-No, non hai interrotto niente.- Affermò Alexia, scendendo dal tavolo e prendendo la sua camicia, ormai da buttare. Mise quel poco che rimaneva della camicia sul petto per coprirsi e si avviò verso la porta in fretta e in furia.

Entrò nella sua camera, poggiandosi con la schiena contro la porta chiusa e osservando la camera, che era nel più totale disordine.
-Chissà  cosa voleva dirmi..- Si chiese, iniziando ad ordinarla per distrarsi.

-Allora, Rin, non sapevo che ti piacesse Alexia..- Gli disse, sorridendo beffardo.
-'Sta zitto tu!-





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Angolo dell'autrice:

Avviso importante!
Salve a tutti, lettori e lettrici, vorrei avvisarvi di una cosa che ho notato e che mi ha fatto imbestialire.
Ho scoperto, così, per puro caso che una bella storiella -di cui preferisco non fare il nome per ora- si diverte, forse per mancanza d'immaginazione, nel copiare i miei
personaggi, i titoli dei capitoli delle mie storie e anche un po' la trama.
Questo, mi ha dato sui nervi, quindi, se tu, tesoro mio stai leggendo questo avviso, sei pregata di smetterla e di usare la TUA immaginazione, non la mia.
Con questo, ho finito e spero che nè tu, nè altri decidano di rubare le mie idee.


Torniamo alla storia.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e chiedo scusa se forse sono stata un po' brutale  con l'avviso, ma quando ci vuole, ci vuole.
Vi saluto.


Aloha!


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Capitolo 14
*** Un nuovo Re entra in scena! ***



Era sola, in uno spazio bianco e c'erano solo lei e Rin.
Il ragazzo le dava le spalle. -Rin..?- Sussurrò perplessa.
Lui si voltò, sorridendole con dolcezza. Così tanto che la fece arrossire
.


Si svegliò, rossa sulle gote e strinse il cuscino a sè, fissando il soffitto. -Rin..- Mormorò.
Due mani si posizionarono sulle sue spalle e si ritrovò il viso di Alice all'incontrario a pochi centimetri dal suo, con un sorrisetto divertito.
-Oooh Riin, amore mioo...- La prese in giro, facendo una vocetta stridula. Alexia la fissò malissimo. -Siete davvero carini insieme.. Mi inviterete al vostro matrimonio?- Le chiese sghignazzando.
La ragazza le rispose con un grugnito, mentre ella si alzava e si appoggiava al davanzale della finestra.
-Smettila di dire cretinate.- Le rispose, alzandosi col busto e continuando a fissarla malissimo. Smise di osservarla in modo cagnesco quando vide uno strano esserino rosa sulla scrivania, e solo dopo, si accorse che era lo strano pipistrello rosa di Mephisto, quello che l'ultima volta la condusse al suo ufficio. Appena la demoniessa si accorse della sua presenza, assottigliò lo sguardo. -Che ci fa quel coso di quell'essere qui?- Chiese con disgusto e disprezzo.
-Non lo sò.- Rispose, alzandosi e andando a raccogliere ciò che aveva tra gli artigli l'animale. Era una lettera rosa chiaro e con dietro attaccati degli adesivi colorati. Rimase per un po' a fissare quella strana e ambigua lettera e poi l'aprì.

"Buongiorno!

 Cara signorina Seeker, sono venuto a sapere tramite il professor Yukio che lei ha bisogno di una divisa nuova,
 poichè la precedente è andata distrutta. Ho cercato di fargliela avere il prima possibile ;)

                                                                                                                                                                       -Mephisto Pheles  "

Lesse ad alta voce ciò che c'era scritto e Alice emettee un piccolo verso di  disgusto.  -Quell'effemminato mi fa vomitare.- Affermò, sedendosi sul letto della sorellina.
Il pipistrello appena si accorse che la ragazza dalla chioma argentata ebbe finito di leggere, fece apparire la nuova divisa imbustata tra le sue zampe. La afferrò e il pipistrello se ne andò, uscendo dalla finestra. Alice era rimasta a fissare quell'animaletto disgustata finchè non se ne fosse andato. -Bene, ed ora che quel coso rosa se ne è andato, andiamo al cantiere.- Si alzò dal letto.
-Come mai?-
-La "Trail blood"- Disse sorridendo.

Sospirò, osservando la spada che aveva lasciato sull'erba mentre si riscaldava i muscoli.
-Hey, ma che stai facendo?- Chiese perplessa la demoniessa, facendo ondeggiare la propria coda e tagliando l'aria con la spada.
-Riscaldamenti.- Affermò scricchiolandosi le dita.
-Faresti dei riscaldamenti prima di combattere contro un tuo nemico?- Le domandò mettendosi le mani sui fianchi. La ragazza roteò gli occhi, sopirando e raccogliendo la sua spada, preferendo non risponderle.
Alice, come al solito, l'attaccò senza preavviso, ma questa volta Alexia non si fece prendere alla sprovvista e parò il suo colpo, assottigliando lo sguardo.  -Che brava, ora prevedi anche i miei attacchi..- Disse compiaciuta, allontanandosi di poco. -Adesso, dovrai seguire con attenzione ogni mia mossa, perchè questa tecnica, potrai utilizzarla solo tu, perchè solo tu hai quella spada.- La sorellina non capì molto bene ciò che voleva dire, ma annuì, fingendo di aver capito.
-Iniziamo!- Annunciò, portando la spada verso sinistra, con la punta rivolta verso il suolo.
Portò l'arma velocemente all'altezza del petto e con quant'altra velocità distese il braccio destro verso la sorellina che la osservava attentamente e con la lama penetrò fino a mezzo centimetro nella carne del palmo della mano, facendo scorrere molto sangue. Passò il manico dell'arma nell'altra mano e ben presto, il manico argentato, venne ricoperto completamente dal suo sangue, scorrendo velocemente fino a metà lama e infine, riportò la spada all'altezza del suo petto.
-Trail Blood.- Sussurrò. Riabbassò la spada, fissando la ragazza. -Vai, tocca a te.- Le disse sorridendo.
Alexia non ci aveva capito molto, che significato aveva tagliarsi il palmo della mano e far scorrere il proprio sangue sul manico della spada?
Decise di non contraddirla  impugnò la sua spada nella mano sinistra. La portò in orizzontale e distese il braccio sinistro, con la punta della lama si tagliò di poco e subito venne rimproverata.
-Cos'è? Hai paura di farti male? Deve uscire molto sangue!- La sgridò. Allungò un po' di più il taglio e le venne l'impulso di chiudere la mano, ma si trattenne e si passò la spada nell'altra mano, così facendo, anche il suo manico, si ricoprì di sangue, sentendo pizzicare la pelle. La riportò in orizzontale e sussurrò le stesse parole che aveva detto la demoniessa: "-Trail blood-" Improvvisamente, le pietre posizionate sul manico della spada, parvero risucchiare il sangue che era stato versato su di esse e s'illuminarono di un rosso vivo e lo stesso fece la lama, sentii uno strano brivido percorrerle la spina dorsale e la pupilla si rimpicciolì, facendo diventare l'iride di un colore rossastro.
Qualcosa non andava, qualcosa era cambiato. Si sentiva più potente. -Ma cosa..?- Si guardò perplessa. -Ma.. Non era successo anche a te!- Affermò, osservandola.
-Infatti, che ti avevo detto?- Si leccò golosa il palmo sanguinante. -Quella spada, è speciale. L'avevo costruita appositivamente per me e per nessun'altro.- La sua ferita guarì e con un fazzoletto adesso stava pulendo il manico imbrattato di sangue. Alexia, continuava a guardarla, non capendoci nulla lo stesso. -Sia chiaro, questa tecnica devi utilizzarla solo se necessaria, non a vanvera o per gioco, perchè ti consuma molte energie.- L'avvisò.
L'allenamento durò un'oretta e finito, Alice la riaccompagnò al dormitorio, prendendola in giro e stuzzicandola per tutto il tragitto sulla "Relazione amorosa" tra lei e Rin e aveva ricevuto anche uno sgambetto dalla sorellina e adesso aveva il setto nasale ammaccato. Salutata, o meglio dire, cacciata via dalla sorella, mentre camminava per la strada deserta e calciava una lattina le si parò davanti l'animaletto di Mephisto. La sua espressione cambiò velocemente, passando da annoiata, a furiosa. Voleva decapitarlo seduta stante, ma vide che lo stupido animale teneva una lettera tra le zampe. Alzò lo sguardo verso sinistra, voltandosi un pochino e aguzzando la vita scorse in lontananza l'amato ufficio di colui che considerava un effemminato, vedendolo alzato e difronte alla finestra.
Strappò la lettera dagli artigli dell'animale, facendo così stracciare un po' la busta. L'aprì inorridita alla vista di tutto quel rosa da parte di un uomo e aprì il foglio che c'era ripiegato all'interno. Digrignò i denti, stracciando e facendo a pezzi la carta rosa, per poi gettarla in terra. Si rigirò nella direzione in cui si trovava il suo ufficio. -Non provarci neanche, schifoso!- Gli urlò contro, nonostante i notevoli metri di distanza, ma sapeva che poteva sentirla, anche a quella distanza.
Afferrò per il collo il pipistrello, che si dimenò, urlando in modo stridulo, facendo diventare i suoi denti ancora più aguzzi, la demoniessa, aggrottando le sopracciglia, gli fece prendere fuoco, in modo da ucciderlo e le sue ceneri caddero sui pezzetti di carta stracciata. Calpestò sia le ceneri che i pezzi di carta, per poi proseguire il suo cammino.
Nel suo ufficio, Mephisto, abbassò la testa, dischiudendo le labbra in un ghigno. -Adesso, fratello, entrerai in scena tu..- Sghignazzò divertito.

" Cara Alice,

  Ho intenzione di mettere alla prova la nostra sorellina, con un nostro fratello.

  Con affetto

                                                                                                                           -Mephisto"                                                          

-Il pranzo è pronto!- Aveva annunciato Rin dalla cucina.
Alexia stava percorrendo il corridoio, indaffarata a legarsi i capelli in un alto codino, dirigendosi verso la sala da pranzo.
Appena entrata nella sala da pranzo e intravise Rin, una sensazione la  colpì allo stomaco. -Sarà la fame.- Affermò nella sua testa.  
Il blu si bloccò, tenendo i due piatti in mano e rimanendo fermo a fissarla. Ella non potè non evitare il suo sguardo fisso e rimasero così, imbambolati.
Le gote del ragazzo subito s'infiammarono, mentre lei litigava con il suo stomaco, con quella sensazione che la opprimeva.
Rin, dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre si riprese e posò i due piatti al tavolo, tornando  dietro i fornelli per mimetizzarsi e non mostrare il suo viso che andava in fiamme.
Deglutì, andando a sedersi al proprio posto. Teneva lo sguardo fisso sul suo ramen, mentre si girava e rigirava le bacchette tra le sue dita.
Affianco a lei, vide che qualcuno si siedeva.
Eccola di nuovo, quella stretta allo stomaco, e stavolta non poteva dire che era la fame.. Cercava di  controllarsi, di non diventare rossa come un peperone, di non lasciar prendere il sopravvento alle proprie emozioni, ma vide che la figura, si era fatta man mano più vicina e che la fissava a 30 centimetri di distanza. La cosa si faceva difficile adesso, dato che parecchie emozioni si stavano sballottando di qua e di là dentro di lei. Tentava di mantenersi calma e di voler rispondere a quello sguardo con qualche parola, anche se la gola le pizzicava. -Rin, va tutto bene?- Gli chiese, riuscendo ad apparire naturale. Lo sguardo del blu era lievemente rosso, e questo lo rendeva carino. Molto, carino, nella mente della ragazza, che stava ancora tenendo legata ogni sua emozione, pronte ad esploderle in faccia, che la potevano far diventare rossa, imbarazzata, intimorita e farle perdere l'uso della parola. Insomma, mandarla nel caos più totale!
-Ecco, ieri, io, ..- Si era ingargagliato nelle sue stesse parole, ancora, cosa  che lo rendeva adorabile ai suoi occhi. Ancora una volta si fece sfuggire una piccola emozione, che le colorò il pallido volto, rendendolo di un rosso accesso sulle guance. -Ale..- Si pietrificò, vedendo  con la coda dell'occhio il fratello, difronte a loro, con un'aria felice.
Alexia abbassò lo sguardo verso il suo ramen e Rin si fece un po' più in là.
Per la seconda volta, il quattr'occhi l'aveva salvata dal caos più totale, ma non sapeva se essergli grata o meno, dato che voleva sapere cosa le volesse dire Rin.


Finito il pranzo, si alzò, per andare in camera e iniziare i compiti, Rin sembrò volersi alzare anch'esso, ma il fratello lo costrinse a rimanere con lui.
Aprendo la porta, trovò un foglietto sulla scrivania. Richiuse la porta con un piccolo calcio e andò a raccogliere il foglio.

" Vieni al vecchio cantiere.

                                    -Alice"

Sospirò, stanca morta e raccolse l'arma, uscendo di corsa, senza neanche che i due gemellini se ne accorgessero

Si stropicciò un occhio mentre sbadigliava, aspettando nel solito posto, ma non c'era traccia della demoniessa. -Alice?- La chiamò, guardandosi attorno. Nessuno rispondeva. -Alice?!- La chiamò più forte, ma non c'era. -Strano..- Affermò.
Alzò le spalle, decisa a tornare indietro, ma improvvisamente apparve una bolla che l'avvolse, tenendola sospesa a mezz'aria. -Eh?- Provò a toccarla e le sembrava una bolla di sapone, molto resistente, dato che non scoppiava.
Una piccola risatina si sentii arrivare dal bosco ed uscì un uomo, che si avvicinò lentamente alla ragazza.
-Oh, così tu sei Alexia? Che piacere incontrare una sorella!- Esclamò, sorridendo. Alexia lo fissò, chiedendosi se fosse un Demone, poi ne ebbe la conferma:
Tra i capelli di colore blu oceano che man mano verso il basso andavano schiarendosi, si potevano ben vedere due lunghe corna caprine, bianche e sottili. I suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, indossava una lunga tunica blu che gli arrivava fino a metà coscia, con i bordi rovinati e insanguinati, i pantaloni erano neri, con qualche schizzo di sangue e anche le scarpe.
-Dato che quasi tutti i miei fratelli ti conoscono, perchè non ci conosciamo anche noi?- Le chiese col sorriso stampato sulle labbra e battendo le mani a ritmo.
La bolla, in cui era rinchiusa, iniziò a riempirsi man mano d'acqua. -Vorresti conoscermi, affogandomi?!- Gli chiese, cercando di graffiare la bolla, ma era diventata solida, come una palla di vetro. -Perchè no?- Rise, e alzando l'indice verso di essa, fece roteare la bolla, creando così una centrifuga. La ragazza finì sotto-sopra, sballottata qua e in là.
Quando si fermò, cercò di raggiungere quel poco d'aria che era rimasto all'interno della bolla di vetro ed emettee un grugnito contro il Demone che nel frattempo se la rideva di gran gusto.
Provò a romperla con dei colpi di spada, ma anche quelli risultavano inutili.
Ben presto, la bolla fu completamente piena d'acqua.
-E ora?- Si chiese mentre strizzava un occhio e tratteneva il respiro. Tirò calci, pugni, colpi di spade, ma nulla. Pian piano iniziò a sentirsi stordita e le mancò l'aria, non sapeva più che fare, quella bolla era davvero indistruttibile.
Poi, le venne in mente Alice.
Con fretta, prima di perdere i sensi, con la lama aprì un taglio nel palmo della mano, un po' troppo grande, dato che ormai quasi non ragionava più. Piccole scie di sangue si disperdevano nell'acqua. Afferrò l'arma, e col sangue che fuoriusciva dalla mano, le pietre l'assorbirono, creando un alone rosso intorno alla ragazza.
-Trail Blood..- Sussurrò nella sua mente, e con tutta la forza che aveva, ruppe la bolla, aprendola a metà.
Cadde per terra, tossendo per tutta l'acqua che aveva ingerito, ricoperta da fiamme sia azzurre che rosse e i suoi occhi viola adesso avevano strane miscelature di colore: rossi verso l'interno e azzurri verso l'esterno.
Il Demone, compiaciuto dalla sua azione e stupito -dato che in pochi riuscivano a distruggere la sua palla di vetro- le lanciò un getto d'acqua addosso.
Alexia, rimase un attimo ferma per poi volgere lo sguardo verso di lui, ringhiando e alzandosi, con l'intenzione di ucciderlo.
-Il mio nome, è Egyn. Che piacere incontrarti!- Esclamò felice.
Lo squadrò da capo a piedi, avendo una sorta di deja vu. Quel tizio le ricordava qualcuno. Qualcuno che odiava.
-Per me no.- Rispose acida.
-Oh, ma che peccato..- Le disse col sorriso stampato sulle labbra, per poi lanciarle addosso un altro getto d'acqua, che stavolta lei evitò.
L'acqua che era caduta a terra, adesso stava facendo bruciare l'erba, facendola diventare grigiastra e pensò che forse era meglio non farsi colpire.
-Che sorella interessante.- Disse, scagliandole contro un altro getto che ella evitò e gli andò incontro, colpendolo sul petto, creando uno squarcio dal basso verso l'alto e si allontanò.
Il demone strizzò gli occhi, posando una mano sulla ferita sanguinante e velocemente le scagliò all'altezza dello stomaco una scia d'acqua.
Non riuscì ad evitarla del tutto e degli schizzi le  arrivarono sul braccio, facendole pizzicare la pelle e sciogliendola appena.
Rimase pietrificata davanti a quella visione, la pelle che andava sciogliendosi e il bruciore che le impediva di riflettere.. Le fecero perdere il controllo.
-Hahaha! Cosa c'è? Paura per un po' di acido?- Le chiese ridendo, provando a scagliarle addosso dell'altra acqua.
Riuscì ad evitarla per un pelo e raccolte di nuovo tutte le sue idee, gli si scagliò contro, infilzandolo nel petto.
Il Demone osservò la spada che lo penetrava e tutto il sangue che si riversava su d essa. Alzò un po' di più lo sguardo, volendo guardare la ragazza e s'incuriosì parecchio..
Le sorrise, perdendo un po' di sangue dalla bocca e si avvicinò un po' di più a lei, facendo così penetrare più in profondita la lama. Le prese il viso tra le  mani e si avvicinò pericolosamente, facendo gocciolare alcune gocce di sangue sul suo  viso. La osservò, parecchio interessato, notando la sua pelle candida e i capelli argentati.
Lei era rimasta ferma, sconcertata da ciò che aveva appena fatto il Demone.
Si notava una certa somiglianza tra i due, anche come taglio di capelli, oltre al viso.
-Vedo che,- Iniziò a parlare, mentre ella sgranava gli occhi. -C'è una certa somiglianza tra noi due..- Le accarezzò la nuca, avvicinandosi ancora di qualche centimetro, potendole dare così un lieve bacio, sporcandole di sangue le labbra e infilando la  lingua tra di esse, arrivando a solleticarle il palato.
Alexia si riprese dallo shock, infuocandosi maggiormente e allontanandolo di corsa, estraendo anche la spada  e portandosi il polso alle labbra, disgustata, sconcertata e rossa in viso.
-Ma.. Che..?- Lo fissò con disprezzo, sentendo il sapore del suo sangue che si era disperso nella sua bocca.
-Che divertente che sei..!- Sghignazzò, accarezzandosi le pesanti ferite.
-Perchè, cavolo, l'hai fatto!?!- Sibilò irritata.
-Perchè forse, mi sono innamorato di te! <3- Le fece l'occhiolino, divertito. Si riavvicinò di scatto ad essa, mettendole le mani sulle spalle. -Siamo così identici, non trovi?- Le domandò, riavvicinandosi di nuovo al suo viso, ma stavolta Alexia non rimase imbambolata e indietreggiò, tirandogli uno schiaffo.
Il demone si massaggiò la guancia sorridendo, mentre abbassava la testa. -Beh, arrivederci mia cara, ci rivedremo, tranquilla <3!- Esclamò con un sorriso da ebete, salutandola con la mano, per poi scomparire.
Rimase perplessa, chiedendosi se avesse a che fare con un maniaco.


Sghignazzò, seduto sulla sua poltrona volante. -Oh fratello mio, non mi aspettavo ti innammorassi di nostra sorella..- Rise, prendendo un dolcetto al cioccolato e panna dal suo piattino di porcellana, ma prima che potesse addentarlo, qualcuno glielo strappò via dalla mano e glielo tirò in faccia. -Chi ha osa..- Si bloccò, non appena vide dal basso Alice, che era in piedi sul manico della poltrona. -Alice..- Disse il suo nome sorridendo.
Ricevette un calcio sulla faccia, che lo fece cascare giù per una quarantina di metri.
Una volta caduto al suolo, la demoniessa gli atterrò in piedi sulla pancia, ringhiando.
-Ahiahi che dolore..- Sorrise. -Cara, potresti levarti di dosso?- Le chiese gentilmente, cosa che Alice ignorò e si chinò su di lui, facendo ancora più peso sulle gambe per schiacciargli gli organi.
-Brutto effemminato, ti avevo detto di non farlo! Non ne hai il permesso!- Gli ringhiò contro.
-Oh, ma andiamo Alice, hai assistito anche tu allo spettacolo no?- Le chiese sempre con tono gentile, ma ella non rispose. -È stata brava, non trovi?- Domandò, senza ottenere risposta. -
L'ho fatto per migliorarla. Entrambi vogliamo allenarla, giusto?- Sorrise.
-No, lo fai per divertirti! Perchè sul tuo palcoscenico non c'è più nessuno da tempo!- Il  viola sghignazzò, annuendo.
-Ma se combatte contro i mostri, si allena, no?- Alice rimase in silenzio, assottigliando lo sguardo e rimettendosi in piedi, tirandogli di nuovo un calcio sulla faccia, per poi andarsene furiosa.
Mephisto si rialzò, facendo apparire una scatola di fazzoletti e pulendosi la cioccolata che aveva sulla guancia. -Alice.. Si vede che mi conosci..- Accennò un sorriso, intristito.









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Angolo dell'autrice:

Devo dir la verità, a questo punto mi sento orgogliosa di me, dato che improvvisamente nelle altre fic sono apparse ragazza demoniache.
Che cosa carina, ma vabbè, di certo non avranno copiato da me.  Certo  che no.

Vi è piaciuta la storia? E Egyn? Vi piace il suo aspetto? Volete ammazzare Yukio per i suoi continui interrompimenti tra i due? Alexia s'innamorerà di Egyn? Lol, spero di no.
Spero che a nessuno di voi dia fastidio il bacio fra Egyn e Alexia, o spero di non violare nessun coso di Efp, dato che in genere non si possono pubblicare storie d'amore sui
fratelli, anche se loro tecnicamente, sono fratelli demoniaci a lunga distanza di parentela, ma vabbè.
Ditemi cosa ne pensate :3

Aloha!

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Capitolo 15
*** Il bacio della gelosia. ***


Si strizzò i capelli sulla soglia del portone, maledicendo quel tizio dalla chioma blu-azzurra. Una volta strizzati per bene, entrò nel dormitorio.
-Alexia.. Ma che cosa..?- S'imbattè in Yukio, che la fissava curioso.
-Oh, ciao Yukio.- Lo salutò normalmente, come se nulla fosse, nascondendo il braccio ferito dietro la schiena.
-Come mai sei fradicia da capo a piedi?- Le chiese. Alexia si guardò un attimo, fingendo un'espressione stupita.
-Oh! Beh, sai com'è, sono caduta in un fiume mentre stavo passeggiando.-
-....In un fiume?- Inarcò un sopracciglio, capendo subito che la ragazza gli stava mentendo. Ormai viveva con suo fratello da 15 anni e sapeva riconoscere la faccia di un bugiardo mal riuscito.
Sospirò, sapendo, -grazie all'esperienza con suo fratello- che non gli avrebbe detto la verità e quindi lasciò correre la sua bugia.
Si tolse le scarpe piene d'acqua e rimase con le calze, anch'esse bagnate e camminando sul parquet si sentiva un fastidioso rumore.
Rin si affacciò, ma lei non lo notò neanche e si diresse verso il bagno, per darsi una lavata.
Girò la manopola, aspettando che uscisse l'acqua calda e pensò alla ferita che aveva sul braccio. C'erano piccole macchie scure su di esso, che le procuravano fastidio e bruciore. Toccò con un dito una di quelle macchioline e il braccio s'irrigidì, bruciandole ancor di più. Il peggio è che non accenavano a guarire. Che quell'acido fosse contro la sua natura demoniaca? Come poteva lavarsi se al solo toccarle le bruciavano? Entrò nella doccia, e cercò di lavarsi senza far bagnare il braccio. Fu molto difficile, ma alla fine ci riuscì.

Dopo uno-due giorni, le ferite non accenavano a guarire, ovvero, guarivano, ma con lentezza.
Si sedette a gambe incrociate sul materasso e con le dita toccò appena le macchioline. Non le facevano più tanto male, ma sotto i vestiti le pizzicava la pelle.
Prese una benda e l'avvolse attorno al braccio, strizzando un occhio. Finito, per chiudere la garza ci mise una piccola spilla da balia e si vestì per andare a lezione d'esorcismo.
Arrivò in classe seccata, grattandosi la nuca e sedendosi al suo solito banco, dietro la stupida biondina.
Poco dopo arrivò anche Rin che fissò Alexia con imbarazzo per poi sedersi vicino a Shiema.
Sentii ribollirle il sangue e assottigliò lo sguardo, rischiando di spezzare in due la penna che aveva in mano.
Perchè si era messo vicino alla biondina? Che gli piaccia quella bimba smielosa con la vocetta stridula? Si chiedeva, ticchettando la penna sul banco.
Dalla porta entrò il professor Tsubaki, che li condusse successivamente nella palestra al chiuso.
Al centro della palestra c'era legato un Leapers, un creatura parecchio disgustosa con le sembianze di una rana. Il professore annunciò che dovevano abituarsi ai movimenti di un Demone.
-Seeker, Moriyama, venite.- Ordinò alle due ragazze, che entrarono nell'arena. -Al mio via, correte.- Entrambe annuirono e quando il professore gridò "Via!" Alexia subito scattò, correndo veloce, mentre il leapers la inseguiva, con al collo un collare gigante il quale nel caso una delle due cadesse o si fermasse, veniva tirato e il Demone si fermava. Infatti così successe, dopo neanche un minuto. Il minuto dopo ancora, e il minuto dopo ancora  a causa della biondina che non riusciva a correre senza affannarsi per più di 30 secondi. Dopo la settima volta che si era dovuta fermare, per via  della Shiema caduta, sospirò nervosa, volgendo lo sguardo verso di lei.
-Riesci a correre per almeno un minuto tondo tondo e a reggerti in piedi senza  cascare come una pera cotta?- Le chiese posandosi una mano sul fianco.
-Ah.. E-Ecco..- Mormorò arrossendo e abbassando lo sguardo, rimanendo sempre per terra.
-Non se ne parla proprio eh?- Chiese irritata.
-Ma lasciala stare!- Affermò Rin, scendendo nell'arena e aiutando a rialzare la ragazzina.
Gli occhi di Alexia diventarono sia azzurri che rossi e dietro la schiena strinse il pugno, che s'infiammò. Tentava di rimanere calma e diede un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Riaperti, tornarono viola e il pugno non andava più a fuoco.
-Passiamo ai prossimi.- Disse il professore, indicando Renzou e Rin, il quale era già dentro, mentre le due ragazze salivano su per la scaletta.
Alexia si sedette sul bordo, con le gambe penzolanti mentre fissava il blu e mormorava tra se e sè che sarebbe dovuto cadere. E così successe, cadde improvvisamente e la ragazza accennò un ghigno.
Finito l'allenamento tutti uscirono, lo stesso stava facendo Alexia, ma Rin la afferrò per un braccio, bloccandola. -Che vuoi Rin?- Lo fulminò con lo sguardo, facendogli levare la presa dal braccio.
-Devo dirti una cosa...-
-Ah si? E cosa? Ti da fastidio che offenda la tua ragazza?- Chiese irritata e vedendo che non riceveva nessuna risposta da parte del blu stava per andarsene, ma lui l'afferrò nuovamente per il braccio.
-Lei non è la mia ragazza!- Le urlò contro, strattonandola con forza per non farla uscire.
-A me non sembra!- Lo tirò anche lei, graffiandogli appena l'avambraccio. -Da come l'hai difesa non mi sembrava!-
-Non l'ho difesa!- La tirò nuovamente, graffiandole la ferita che non accennava a guarire.
-Ri-Rin..-  Mormorò sringendo i denti e sentendo il braccio infiammarsi.
-Non mi piace  neanche!- Urlò senza accorgersi del suo mugulio e stringendo ancora di più il braccio.
-RIN! IL BRACCIO!- Lo spinse  via, facendolo cadere per terra. Cadendo l'aveva graffiata e ora la manica destra della sua camicia era sporca di sangue. Gli occhi erano lucidi e stringeva i denti, titubante se toccare o no il braccio.
-A..Ale..- La fissò incredulo. Le aveva fatto del male. Aveva ferito di nuovo una persona. -I..Io non volevo..!- Sperava che non sarebbe più accaduto, si era ripromesso di non ferire più nessuno.
Voleva rimediare, voleva portarla in infermeria, ma ella gli schiaffeggiò la mano, allontanandolo.
-Stammi lontano!- Gli ordinò, fissandolo malissimo.
-Io.. Non..- La mano gli tremava. Si sentiva un mostro. -Alexia.. Non volevo.. Volevo solo parlare.. Non volevo farti del male..- Disse balbettando.
-...Idiota...- Affermò, tenendo lo sguardo chinato sulla ferita. Si sentiva davvero male, non voleva ferirla.
-V-Vuoi che ti accompagni in inferm..-
-No.- Rispose subito, zittendolo. -Ci vado da sola.- Il blu annuì, capendola.
Improvvisamente sgranò gli occhi, notando uno strano uomo dietro Alexia.
-Alexia!- Neanche il tempo di avvisarla che lo strano signore le circondo il collo con le sue braccia.
Ella rabbrividì, irrigidendosi. -E se ti accompagnassi io in infermeria?- Le chiese sorridendo al suo orecchio. Un'altra  scossa di brividi che la fece gelare.
-Ooh.. Hai fatto del male alla mia futura moglie?- Chiese al blu, fissandolo male.
-Futura moglie?- Sgranò maggiormente gli occhi fissando entrambi incredulo.
-Certo, siamo destinati a vivere insieme per l'eternità!- Le afferrò delicatamente il mento, girandola appena verso di lui. -Non è vero, mia cara?- Le sorrise, avvicinandosi alle sue labbre e dandole un tenero bacio, il quale ella respinse disgustata. -Lontano pervertito!- Gli urlò contro, pulendosi le labbra con il polso. -Oh ma andiamo mia cara, ci siamo già baciati! Non essere così timida!- Si stava riavvicinando e più si avvicinava, più essa si allontanava disgustata.
-Non dire idiozie!- Rin osservava lo strano tipo, stingendo entrambi i pugni e infiammandosi, sguainando la sua spada.
-Non.. Avvicinarti!- Urlò, scagliandosi contro di lui, provando ad affettarlo con la sua katana, che il Principe bloccò con entrambe le mani.
-Hai rovinato un momento romantico, sai?- Lo scaraventò via, sorridendo.
Stava per rialzarsi, per riattaccarlo, ma Egyn lo fermò. -Perchè non vuoi che mi avvicini alla mia fidanzata?- Gli chiese.
-Lei non è la tua fidanzata!-
-Ah si? E cosa te lo fa credere?-
-Perchè..- Lo fissava infuriato. Avrebbe voluto contrattaccare ma non sapeva che dirgli.
-L'hai anche ferita!- Indicò con il dito il braccio della ragazza. Rin abbassò l'arma, fissandola.
-Già.. L'ho ferita..- Pensò, mentre le fiamme calavano.
-Lui non mi ha ferita!- Urlò Alexia. Entrambi la guardarono.
-E quel sangue allora?- Chiese sorridendo.
-Questo, è colpa tua! Dato che mi hai attaccato con dell'acido!-
-Si, ma l'ho fatto  prima che m'innamorassi perdutamente di te!-
-Col cavolo che sei innamorato perso di me!-
-Dai amore, non litighiamo, pensa al nostro matrimonio!-
-Smettila di farti seghe mentali!- Gli ordinò disgustata.
-Ma perchè? Non mi ami anche tu?- S'avvicinò velocemente, sorridendole.
-No.- Rispose fredda, fissando Rin.
-Ah si? E chi ami sentiamo. Forse quel ragazzino lì?- Volse lo sguardo verso il blu, che era rimasto ad osservare la scenetta.
Lei non rispose e quindi Egyn, fece un grosso sorriso, facendo materializzare una sfera d'acqua nella sua mano. -Allora, se ami lui, mi toccherà ucciderlo. Così nessuno potrà più impedire il nostro amore! <3 - Esclamò sorridendo, per poi ricevere un calcio nello stomaco da parte della ragazza, che successivamente lo fece cadere con un colpo alle gambe e lo sorpassò, tirando Okumura per il braccio e correndo via dalla palestra, il più lontano possibile.
Si buttarono in una strada affollata dagli studenti, sperando che il Demone non li avesse inseguiti. Infatti non li aveva inseguiti.
-Chi era quello si può sapere?!- Chiese Rin, con l'affanno.
-Era Egyn.. Il re dell'acqua..- Sospirò.
-E perchè ti vuole come sua moglie?!- Alexia volse lo sguardo su di lui e il ragazzo si ammutulì.
-È un malato mentale, se non te ne sei accorto.- Gli fece notare, guardando la folla. -Dai, torniamo al dormitorio o Yukio si preoccuperà.- L'altro annuì e insieme si diressero verso il dormitorio, avvolti in un irritante silenzio.
Entrati nell'edificio Rin l'accompagnò in infermeria e la fece aspettare lì, mentre chiamava Yukio. Non sembrava essere nel palazzo e quindi lo cercò per diverse stanze, inutilmente. Lo chiamò anche sul cellulare e ovviamente lui non gli rispose. Tornò da Alexia, per dirle che Yukio non c'era e entrato in infermeria si spaventò quando non vide più la ragazza. La andò a cercare ovunque, spaventato che quel pazzo l'avesse rapita, poi si tranquillizzò quando la vide uscire dalla sua stanza con una maglietta a maniche corte viola chiaro e il braccio fasciato perfettamente.
-Oh.. Come hai fatto..?- Indicò il braccio fasciato.
-Dato che Yukio era disperso mi sono curata da sola ed ero salita per mettermi una maglietta pulita.- Affermò, guardandosi la fasciatura. Rin vedendola, si sentii terribilmente in colpa, sentendosi trafitto allo stomaco.
-Alexia.. Io non volevo ferirti.. Non l'ho fatto..-
-Tranquillo, lo so benissimo.- Gli sorrise. Ci fu un attimo di silenzio, entrambi si guardavano negli occhi.
-Alexia..,- Iniziò Rin, fissandola. -Quel tizio.. Cioè.. Perchè tu non..- Balbettava, senza mettere insieme una frase di senso compiuto.
Alexia sembrò capire cosa voleva dire, ma lo lasciò fare, per vedere se prima o poi ci  sarebbe riuscito.
-Insomma.. Quando non hai risposto ad Egyn..- Tentò di farglielo capire ed avvampò, guardando altrove, sentendosi un idiota.
-Quando non gli ho detto.. Se eri tu quello che mi piaceva?- Gli chiese, tentando di non esplodere dentro.
Rin la guardò, rosso in viso, mentre la bocca assumeva una smorfia d'imbarazzo e si massaggiava nervosamente la nuca. -S..Si.-
-E cosa, vuoi sapere?- Chiese con maggiore imbarazzo di quanto potesse averne il blu.
Deglutì, pensando che forse non era possibile, che forse era la sua immaginazione, che in realtà lei non intendeva ciò che aveva capito lui. Si arrese e guardò per terra.
-L-Lascia stare..- Alexia accennò un sorriso.
-Volevi sapere.. Se tu mi piacevi?- Gli chiese, mentre il blu sentii maggiormente quella strana sensazione che lo faceva agitare. Non rispose, continuando a tenere la testa chinata.
Alexia, si avvicinò lenta a lui, sentendosi bruciare dentro, e non era a causa delle fiamme. Afferrò con le dita il lembo della maglietta del ragazzo, senza stringere, temendo che lui non volesse, in modo da fargli alzare di poco la testa ed entrambi si guardarono negli occhi, entrambi rossi in volto.
Si perse con lo sguardo nei suoi occhi blu notte, sentendo il proprio cuore battere fin troppo veloce.
-Si.. Rin.. Tu, mi piaci..- Sussurrò, sentendosi il cuore in gola.
Avvicinò lenta, le pallide labbra alle sue, poggiandole delicatamente sopra di esse.
Rin, poggiò titubante la mano sul fianco di lei, socchiudendo gli occhi e insinuando la lingua tra le sue labbra, volendo intensificare quel bacio che tanto attendeva. Si baciavano lenti, assaporandosi, intrecciando le loro lingue, sentendo un caldo piacevole pervadere i loro corpi.
Si staccarono lenti, fissandosi a vicenda.
Si riavvicinarono, aderendo i loro corpi, baciandosi con passione, sentendo piccoli brividi.
Le mani del ragazzo erano poggiate sui suoi fianchi, cingendoglieli e accarezzandole lento il corpo, salendo leggermente più in su, mentre lei passava leggera le mani sotto la sua maglietta, accarezzandogli gli addominali.
Sotto le loro labbra, scappò ad entrambi un tenero sorriso, fissandosi con dolcezza negli occhi.


Clap Clap

Si sentii applaudire qualcuno. Qualcuno che avanzava lento verso di loro.
-Ah, lo sapevo io. Dovevo ucciderti lì!- Affermò il re dell'acqua, facendo apparire varie sfere d'acqua di diverse dimensioni attorno a lui.
Il blu si voltò verso di lui, fissandolo malissimo, per poi estrarre successivamente la sua katana, infiammandosi.
-Come hai osato rubare la mia ragazza?- Gli chiese con sguardo cupo, creando una sfera d'acqua più grande delle altre.
-Lei, non è, la tua, ragazza,- Disse. -Non lo è mai stata. È la mia, ragazza!- Affermò deciso, scagliandosi contro quel re.





_________________________________

Angolo dell'autrice:


Dietro le quinte:

Alexia: ...
Rin: ...!
Egyn: .......@*!
...Mhm, questo è un problema.
Rin: Certo che lo è! Finalmente eravamo riusciti a confessarci!
Egyn: Io ti ammazzo brutto idiota!
....
Alexia: Andiamo a mangiare?
Certo. Tanto qui andrà per le lunghe.

Finalmente, i due, si sono, confessati, il loro, amore. Ora, possiamo andare in pace. Amen.

Mephisto: ...Quando verrà il mio turno di gioia?
Alice: .....
.....  Speri ancora che arriverà?
Mephisto: ç.ç
Morirai solo.
Mephisto: M-Ma io.. Sono immortale! ç.ç
Appunto. Vivrai l'eternità in slitudine.
Alice: Finalmente siamo d'accordo su una cosa, autrice.
Mephisto: *nell'angolino*

Ok, e dopo questo dietro le quinte, posso felicemente salutarvi!

Aloha!


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Capitolo 16
*** Rin.. Perdonami.. ***






Gli ringhiò contro, mentre evitava il suo attacco e gli scagliava alla schiena una delle sue bolle. Il blu urlò di dolore, irrigidendosi, mentre la sua camicia si decomponeva e la pelle gli pizzicava, creando un doloroso bruciore. -Ah si? Dubito potrà essere ancora la tua ragazza, una volta MORTO!- Approfittando della concentrazione persa del blu causata dal dolore delle sue bolle, gliene tirò addosso un'altra, questa volta alla nuca.
Urlò di nuovo, sentendo la pelle scivolargli di dosso, bruciargli fin all'interno. Si accasciò a terra, gemendo dal dolore, non riuscendo più a ragionare.
Ne creò un'altra, questa volta ancora più grande, in modo da ucciderlo definitivamente.
-No.. FERMATI EGYN!- S'infiammò, e afferrò il braccio del Demone, strattonandolo.
-Mh?- La bolla scomparve e si girò verso di lei. -Cosa fai cara? Vuoi interferire?- Le chiese con un ghigno stampato sul volto.
Gli rispose con un ringhiio, aumentando le sue fiamme e gettandolo dall'altro lato del corridoio, il più lontano possibile da Rin.
-Stagli lontano!- Urlò minacciosa, espandendo le fiamme.
Si rialzò, lento e barcollante, alzando poi lo sguardo verso la ragazza.
Era così perfetta.. Le fiamme che la circondavano, i capelli che le incorniciavano il volto infuriato.. L'unica pecca, era la sua protezione verso il moccioso.
Perchè voleva proteggere quel mocciosetto? Cos'aveva di tanto speciale? Non era neanche bello quanto lui!
-Tanto ormai è inutile che lo proteggi! Morirà di certo e così sarai costretta a sposarti con me <3!- Le disse, sorridendo.
L'acido delle sue bolle ormai, era entrato nel suo corpo, e ben presto, lo avrebbero ucciso.
-STA ZITTO!- Delle fiamme gli ustionarono il viso, facendogli così togliere quel sorriso dalle labbra.
Ormai era inutile rimanere lì, il ragazzo sarebbe morto sotto gli occhi della sua donzella e questa cosa non poteva fargli più che piacere.
Quindi, nel massimo silenzio, mentre si accarezzava una guancia ustionata, schioccò le dita e dei getti d'acqua intrecciati lo avvolsero, facendolo così sparire, lasciando solo una pozza d'acqua.
Fece calmare le sue fiamme e si voltò verso il ragazzo. -Rin!- corse verso il suo corpo e vi s'inginocchiò davanti.
Non era un bello spettacolo.
La camicia del ragazzo era a pezzi, la carne  rosea della schiena era stata leccata via da quell'acido, lasciando intravedere metà della spina dorsale, mentre quel liquido continuava ad espandersi..
Cosa doveva fare? Si coprì con una mano la bocca, sentendosi mancare l'aria. Non riusciva a muoversi, a ragionare, i  suoi occhi erano sbarrati, pieni di orrore. Mai aveva visto una scena del genere.
Scosse la testa, non sentendo più il respiro.
Rin non si muoveva, non parlava, aveva gli occhi semi-chiusi, era affannato.
Cosa doveva fare? Cosa? Quando Rin chiuse gli occhi, sentii il proprio corpo frantumarsi, la mente esplodere.
Cosa? Cosa? Si sentiva persa, vuota, agitata, le lacrime iniziavano a scorrere veloce e il corpo tremava.
-Alexia!- Urlò una voce familiare.. -....Yukio..- Pensò, sentendo le corde vocali strozzarsi tra di loro.
-Cosa è succ..- Si fermò, vedendo il fratello ridotto in quello stato per poi correre verso un'altra stanza e uscire subito dopo con un kit del pronto soccorso, inginocchiandosi davanti a lui.
Trafficò nel trovare delle bende e alcune bottigliette, sudando pesantemente.

Non sentiva più niente, neanche le pesanti parole che riferiva il moro alla valigetta.
Sentiva solo il suo cuore battere  ad un ritmo velocissimo.
-È solo colpa tua, lo sai?- Ridacchiò.
-No..-
-Oh si invece..-
-Non è colpa mia..-
-Sei tu che l'hai ridotto così!-
-Non è vero..- Strinse i denti.
-Oh si! Guardalo! Guardalo come muore! Per colpa tua!-
-Lui non morirà..-
-L'hai ucciso!-
-Non è vero..-
-L'haaai ucciisooo! L'haaai ucciisooo! L'haaai ucciisooo!- canticchiò
-È colpa di Egyn! Non mia!-
-L'haaai ucciisooo! L'haaai ucciisooo! L'haaai ucciisooo!-
-Non sono stata io!-
-Guarda coome muooree! Guarda coome muooree! Guarda coome muooree!-
-Non è vero...-
-È soloo colpa tuuaa..!-
-...N-No...-
-Poverino, ucciso da un mostro!-
-..I-Io..-
-Hahahahahahahahahahahahahhaaha!-
-..N...Non.. Volevo..-
-HAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHA!- La sua risata aumentò.
-..R-Rin.. M..Mi dispiace.. Io non...Volevo.. Rin..- Si coprì gli occhi pieni di lacrime..
-HAAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!-



Una mano scostò il moro e si chinò verso il ragazzo, con un ghigno sul volto..




-..Rin.. Perdonami..-




Si svegliò di soprassalto, con gli occhi pieni  di lacrime, le guance infiammate, alcuni capelli impasticciati di sudore e le mani erano sporche di sangue, per via delle unghie che erano affondate nella carne.
-Rin- Scese velocemente dal letto e si fiondò nel corridoio. -Rin- Camminava veloce, gli occhi erano privi della pupilla e nella testa aveva un unico pensiero. -Rin- Il sangue era ancora lì, su quel parquet, dove prima giaceva il corpo di Rin. -Rin-  Fece marcia indietro e si diresse verso la camera dei gemelli. -Rin- Spalancò la porta.
Iniziò a piangere, dirigendosi lenta verso il letto, rivedendo le immagini del suo corpo privo di pelle.
Più si avvicinava, più quelle immagini si presentavano davanti ai suoi occhi, colmi di lacrime e dolore.

Perchè il lenzuolo copriva la sua testa...?

-Non è possibile..- Pensò, mentre quelle immagini persistevano a rimanere.
La mano tremava, indecisa se tirar o meno il lenzuolo.
Com'era ridotto? Cosa gli era successo mentre era svenuta?
Afferrò il lenzuolo con le dita e lo tirò giù lenta, facendolo arrivare al mento.
Cadde in ginocchio, piangendo e ridendo...


..Rin..

..Respirava..



Rideva, come i suoi pensieri ormai. Andati in frantumi.
-Piaciuto  lo scherzo?- Chiese la demoniessa, seduta sul letto del moro.
Alexia la intravide con la coda dell'occhio, ma non le diede importanza, continuando a ridere e stringendo la candida mano del blu, portandosela alla guancia.










_________________________________________________________________________________________

Angolo dell'autrice:

D'accordo, lo so, sono in ritardo. Un pesantissimo ritardo, ma la scuola, beh, è la scuola. Chiedo scusa per questo flagoroso ritardo, chiedo immensamente scusa.
Prometto, che d'ora in poi, dato che non ci sarà più la scuola, aggiornerò ogni settimana, dato che ho tutto stampato nel cervello e che mancaranno altri 5-7 capitoli alla fine di questa storia che spero di concludere
al più presto, in modo da finire anche le altre.
Questo angolo, oltre a riempirlo con le mie scuse, vorrei anche ringraziare tutti voi, ma proprio tutti, che seguite, preferite, ricordate e recensite questa storia, davvero, mi date una forza incredibile, di
continuare ad andare avanti e a voler realizzare il mio  sogno di diventare un giorno -molto lontano- una scrittrice, magari pubblicando  la prima che ho scritto LOL.
Non avrei mai pensato, di arrivare  a tanto, non avrei mai pensato che le mie storie arrivassero prime in questa sezione. MA PROPRIO MAI.
Vi ringrazio di cuore,  vi abbraccerei uno ad uno e ringraziarvi di persona. Siete tutto per me, vi adoro.

Alice: Ma la smetti?
Cosa vuoi? Cosa? Va a farti strozzare da Alexia e  taci!

Vi ringrazio immensamente, e spero  che coloro che leggono questa storia, rimangano con me fino alla fine, non lasciandola.


Aloha!




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Capitolo 17
*** Egyn ***



Rimase ancora per qualche attimo così, tenendo la soffice mano del blu poggiata alla sua guancia infiammata, bagnandola con le sue lacrime.
La lasciò alla fine, asciugandosi gli occhi bagnati e cercando di calmare il respiro.
-Infondo è colpa mia.- Disse senza rendersene conto. -Se non fosse stato per me, Rin non starebbe in queste condizioni..- Si alzò dal pavimento, asciugandosi le lacrime.
-È colpa di Egyn, non tua.- Affermò la demoniessa, drigendosi verso il corpo del ragazzo, col busto e la nuca completamente fasciati.
-Per fortuna, sono arrivata in tempo.- Disse, mentre osservava il blu.
-..Cosa?- La fissò perplessa, per poi ricordare il motivo per  cui era svenuta.


Una mano si poggiò sulla spalla di Yukio, scostandolo via, in modo da poter agire al meglio, con un ghigno sul volto.
Si leccò il labbro superiore, chinandosi sul corpo lacerato e iniziando a leccare la rossa e sanguigna carne, lasciandoci sopra della saliva.
Con la punta della lingua unse la spina dorsale, vertebra dopo vertebra, salendo più su, fino a leccare la carne della nuca.

Si sentii vomitare davanti a quella scena, vedendo come la lingua leccava la carne lacerata e come essa ghignava deliziata.

Poco dopo, si alzò, leccandosi le labbra. -Vai, mettigli le bende.- Ordinò al moro, alzandosi e prendendo in braccio la sorellina, che nel frattempo era svenuta. Yukio la guardava perplesso, con gli occhi sbarrati, paralizzato. -Muoviti e non mettere medicine nè altro. La mia saliva basta e avanza.- Sistemò meglio Alexia tra le sue braccia, prestandosi a portarla in camera.



Le vennero i brividi lungo la schiena, ripensando a quella scena, facendo poi una smorfia di disgusto. Che orrore.
Posò una mano sul petto del ragazzo. -Grazie.- Le disse, continuando ad osservare il blu, diventando nuovamente rossa e cercò poi di mimetizzare il rossore facendo cadere alcune ciocche di capelli sul viso, inclinando la testa verso il basso. La demoniessa le scompigliò i capelli, ridacchiando. -E di che?- Rise.
Fece una smorfia e le spostò la mano, aggiustandosi i bianchi capelli. Per  fortuna il rossore le era quasi svanito. Prese la sedia che era vicina alla scrivania e la posizionò difronte al letto, in modo tale da poter rimaner vicino a Rin, aspettando che si svegliasse o che aprisse gli occhi. Se  le avrebbe dato  anche a parlare, si sarebbe di sicuro sentita meglio.    
Nella camera entrò Yukio e con sguardo veloce individuò la demoniessa in forma umana che si limava le lunghe unghie. Le fece cenno di uscire e lei annuì sorridente, alzandosi dal letto del moro e uscendo, chiudendo la porta. Seguì il moro fino in cucina, mentre continuava a limarsi le unghie nere.
-Chi sei?- Le chiese schietto, a braccia incrociate.
-Una ragazza.- Rispose.
-Non scherzare. Chi sei?- Chiese questa volta, con molta più serietà.
-Da esorcista qual sei, dovresti intuire  che sono un demone.-
Aggrottò lo sguardo, sistemandosi gli occhiali.
-Sono Alice.- Disse infine, soffiandosi poi sulle unghie per togliere quella polverina nera.
-Alice?-
-Si.-
Il moro tentò di far mente locale, per ricordarsi se esisteva qualche demone con quel nome, poi, un lampo. -Alice come?-
-Innocent.-
Spalancò gli occhi, sistemandosi poi gli occhiali. -Lei è, Alice Innocent?-
-Fino a prova contraria..- Inarcò un sopracciglio, fissandolo.
-Che sia.. La Alice di quella storia?- Pensò Yukio. -Colei che si ribellò a Satana e che nessuno dei suoi figli riuscivano a sconfiggere, finchè non arrivò uno degli otto re più potenti e la uccise? È impossibile..-
La  guardava, curioso di sapere se era lei o meno. Nessuno degli esorcisti conosceva il suo aspetto e non c'erano immagini che la raffiguravano.
-Quella.. Alice?- Chiese. Sapeva che era una domanda sciocca, ma voleva provare comunque.
-Credo di si.- Accennò un ghigno e il moro si sentii in preda a diverse emozioni, che mascherò col suo solito volto apatico e vuoto.
Si tolse gli occhiali e li pulì col lembo della sua maglietta, con ancora mille pensieri nella testa e tante domande, ma si limitò a porgerle quella più importante.
-Perchè è qui?- Le chiese, osservandola senza occhiali.
-Per la mia sorellina.-
-..Alexia?-
La demoniessa gli diede un'occhiata e annuì.
-Perch..-
-È inutile.- Lo interruppe. -So, che appena avremo finito di parlare, andrai subito a spifferare tutto a quello schifoso. So che la tieni d'occhio, so tutto su di te.- Lo spiazzò, tacendolo,  bloccandolo.
La fissò, sentendosi per un attimo scoperto, ma si ricompose.
-Tutto?-
-Tutto. Da quando l'avete conosciuta ad ora. Ogni, minimo, singolo, dettaglio. Pensavi non conoscessi quello stupido?- Gli chiese. -Lo conosco più di chiunque altro.- Gli diede le spalle, avviandosi verso l'uscita, ma prima di uscire, voltò lo sguardo verso sinistra e lanciò un sorrisetto alla sorella, che era andata ad origliare.
-Mephisto potrà anche saper tutto, ma non gli darò ulteriori informazioni.- Pensò, mentre si apprestava ad uscire.
Alexia fece marcia indietro e tornò nella stanza dove si trovava Rin.
Appena si sedette sullo sgabello, lo sentii tossire e alzò lo sguardo preoccupato verso di lui, avvicinandosi maggiormente.
Aprì gli occhi, quei suoi occhi blu come la notte che tentavano di focalizzare l'ambiente. Respirava affannato e quindi, li richiuse, ricadendo in un sonno profondo.
In quell'attimo, il cuore di Alexia era in subbuglio, batteva impazzito, per poi placarsi quando tornò a dormire.
Stava bene. Sorrise dolce e accarezzò la mano del blu.



Stava osservando la scenetta e si divertiva, vedendo la propria fidanzata accasciarsi e disperarsi per quel marmocchio, mancavano solo dei pop-corn.
-Che crudele che sei, fratello.- Bisbigliò una voce femminile al suo fianco.
Si voltò di scatto e rimase sopreso nel vedere la sorella.
Gli sorrise, e scese dall'alberone che si trovava difronte al dormitorio, entrando dalla finestra.
La guardò. Vide come si apprestava a curare quel marmocchio. Avrebbe voluto fermarla, ma sapeva benissimo che mettersi contro Alice, sarebbe stato un suicidio.
Strinse il pugno, irritato.
-Dannazione. Dannazione. Dannazione!- Ripetè nella sua mente, alzandosi incavolato e dirigendosi verso l'ufficio di suo fratello.
-Dannazione.. Stupida Alice. STUPIDA ALICE.- Pensava mentre attraversava i diversi corridoi, non dando caso agli sguardi degli studenti che lo fissavano impauriti.
Entrò senza neanche bussare nell'ufficio del fratello. -Tsk!- Esclamò, richiudendo la porta irritato.
-Oh Egyn,- Posò la graziosa tazzina su un piattino altrettanto delizioso. -Com'è andata?- Gli chiese, mentre dava un altro sorso al suo tea inglese.
-Tsk, male. Malissimo.- Rispose, gettandosi sul divano e iniziando a stropicciare un cuscino rosso con dei ricamini bianchi.
-Davvero?- Ridacchiò. -Come mai?-
-Avevo quasi ucciso quell'idiota di nostro fratello, ma quella squaldrina di Alice ha rovinato tutto!- Esclamò, strangolando il povero cuscino.
-Quella stupida....- Non finì la frase  che ricevette del tea bollente sulla faccia. -...! Mephis..!- Stette per alzarsi, pronto a sbottare, ma qualcosa lo risbattee con violenza sul divano.
-Oh, scusami caro, volevo offrirti un po' di tea, ma a quanto pare ti si è rovesciato addosso.- Disse, con un sorrisetto stampato sulle labbra. Si chinò verso di lui, con una mano poggiata dietro la schiena e la tazzina vuota nell'altra mano. -Dicevi riguardo Alice?- Gli chiese, tenendo quell'agghiacciante sorriso e una strana luce in quei suoi occhi verdi.
Gli si raggelò il sangue nelle vene, vedendo come il fratello lo stesse fissando e gli ci volle un po' prima di dargli una risposta.
-Che ha rovinato i miei piani.- Disse, cercando di non dar a vedere di come lo stesse terrorizzando.
-Perfect!- Si rialzò da quella posizione, rimettendosi perfettamente dritto e ritornando alla sua scrivania.
Deglutì, asciugandosi il tea che aveva ancora sul volto e che gli aveva sporcato i vestiti.
-Le piace ancora allora.- Affermò nella sua testa, guardandolo di nascosto per poi alzarsi e andare verso la sala da bagno per pulirsi.
-Il piccolo Egyn dovrebbe moderare certi termini.- Ghignò, una volta posata la tazzina.

Si tolse la tunica blu e rimase con una camicia bianca. Creò una delle sue bolle d'acqua, piccola e di colore azzurrina che passò poi sulla tunica.
-La mia piccola Alexia.. Di sicuro adesso starà vicino a quel marmocchio..- Pensava digrignando i denti, mentre  passava la piccola bolla sulla macchia di tea.
-Perchè ama un insulso idiota come lui?- Si chiedeva, mentre la bolla stava risucchiando lo sporco. -Dannata Alice..- Strinse ancora una volta i pugni, stropicciando la tunica che adesso era uscita come nuova.
Si lavò anche il volto, mentre faceva pensieri poco carini e cortesi su Alice.










____________________________________________________________

Angolo dell'autrice

Non vi aspettavate questo capitolo così in fretta, eh? Nnno che non ve lo aspettavate u.u
Nel prossimo capitolo -che anche  quello uscirà a breve- Ci sarà molto amore <3

Alice: No.
D:
Alice: TI ho detto di no.
Gnaaah perchè?
Alice: No.
Mephisto: :3
Alice: *Inizia a pestare il viola*
Mephisto: Alicee, mi fai tanto malee.. *Ghigna* Ahia!
Ow, che piccioncini <3 *Caccia un cartello con sopra scritto "Alisto" e vari cuoricini*
Alice: ..Muori..

Spero che questo brevissimo capitolo vi  sia piaciuto, prometto che il 18° sarà molto più lungo :3


Aloha!

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Capitolo 18
*** La scommessa ***



Uscì dal bagno di Mephisto, con indosso la giacca linda e pulita. Stava per andarsene quando il fratello lo chiamò.
-Allora.. Re dell'acqua, cos'hai intenzione di fare ora?- Gli chiese, rimanendo seduto dietro la  scrivania.
-Tsk.- Rispose con un verso irritato. -Presto lo scoprirai.- Sbattee la porta, andandosene.
Mentre camminava per i corridoi della scuola con in volto un'espressione agghiacciante, nella sua mente esclamò: -Sarai mia.-


Erano passati due giorni dopo l'incontro poco gradito con Egyn.
Il blu, ancora non si era ripreso del tutto e doveva ancora rimettersi in piedi e camminare. Yukio e Alexia avevano deciso a turni di aiutarlo, soprattutto per la notte, in cui Rin all'improvviso si lamentava per il dolore. Una notte, mentre toccava a Yukio sorvegliarlo, Rin stranamente era calmo e non proferiva parole o lamenti.
Nella sua camera, stringeva il lenzuolo bianco con una mano, pensando a come farla pagare a quel dannato per aver mandato in fin di vita Rin. Ringraziava poi Alice di essere accorsa in suo aiuto, altrimenti il ragazzo sarebbe davvero morto.
Si legò i lunghi capelli in uno chignon alto e si distese sul letto, provando a sconfiggere la sua insonnia e ci riuscì.
Strane figure alte e nere uscirono dai loro nascondiglii appena la ragazza cadde nel mondo dei sogni, sollevandola delicata dal letto e portandola via.


Si risvegliò in uno strano posto, completamente nero e sotto la sua figura c'erano degli aloni bianchi.
Mentre si guardava intorno confusa e disorientata, scorse in lontananza un oggetto che luccicava.
A passo lento, si avvicinò a ciò che poteva sembrare uno specchio steso sul pavimento. Si chinò, per osservare il suo riflesso e proprio in quell'istante, qualcuno la spinse da dietro.
Strinse i pugni e chiuse gli occhi, preparandosi all'impatto con i mille cocci che sarebbero  ben presto saltati in aria, conficcandosi nella sua carne e ferendola, ma rimase stupita, quando si ritrovò circondata dall'acqua, rischiando di affogare. Non riusciva più a tornare in superficie, una strana corrente la tirava verso il basso.
Si sentii soffocare e con una mano si strinse la gola, sentendo l'acqua entrare nei polmoni.
Prima che potesse perdere i sensi, l'abisso sembrò finire e atterrò su un pavimento a scacchi bianco e nero di una stanza, con le pareti ricoperte da un mucchio di specchi.
Si alzò lenta e confusa, sputando acqua e cercando di riprendere fiato, tossendo un paio di volte.
Guardò il centinaio di specchi che erano appesi alle mura e rabbrividì, vedendo la propria figura ovunque.
Cercò una porta con lo sguardo, ma a quanto pare l'unica entrata e uscita da quel posto era l'abisso sopra la  sua testa, che rimpiazzava il soffitto.
Dove cavolo era  finita? Si chiedeva.
Provò ad avvicinarsi ad uno specchio e dietro di lei intravide una creatura fatta di ombre. Si girò veloce, pronta ad un eventuale attacco, ma quell'ombra, già non c'era più.
Si rigirò verso lo specchio e sussultò spaventata, indietreggiando veloce.
Quella figura, che poco prima alle sue spalle, adesso era raffigurata all'interno dello specchio.
Deglutì e si mise il più lontano possibile.
Adesso gli specchi, ognuno di loro, aveva una di quelle strane ombre al suo interno.
Le osservava, tentando di capire cosa fossero effettivamente. Si avvicinò titubante e tese la mano verso uno specchio, tremante. Temeva che quella figura l'avrebbe strattonata come nei film horror, ma prima che potesse toccarla, la figura tese il braccio verso sinistra, indicando il fondo della stanza, su cui adesso c'era un unico enorme specchio che ricopriva l'intera parete.
Guardò per un paio di volte l'ombra, poi di nuovo lo specchio.
Camminando lenta, si avvicinò all'enorme specchio che a quanto pare non aveva visto prima. Era indecisa se toccarlo o meno, ma forse l'avrebbe fatta uscire di lì in qualche modo.
Poggiò la mano sullo specchio, ed essa affondò al suo interno, socchiuse gli occhi e si fece forza, facendosi risucchiare da quello strano portale.
L'atmosfera era cambiata, adesso si ritrovava in una stanza con il pavimento completamente nero e le pareti trapuntate di colore blu notte, ma questa volta, non c'erano specchi.
-Benvenuta, mia cara.- Parlò una voce con tono caloroso.
Sussultò, quando vide Egyn apparire dal nulla a pochi metri da lei, mentre era seduto su una poltrona blu.
-E-Egyn?- Balbettò, aggrottando le sopracciglia. -Sei tu che mi hai portato qui?!- Gli chiese infuriata, volendo restituirgli le ferite che aveva inflitto a Rin.
Non rispose, continuando a fissarla con un mezzo sorriso. -Brutto..- Strinse il pugno, infiammandolo e dirigendosi verso  di lui  con l'intenzione di pestarlo finchè non diventava cenere, ma lui, alzò le mani in segno di resa. -Tranquilla mia piccola e adorabile Alexia, non ti ho rapita con l'intento di farti del male, anche perchè sai, che non potrei mai <3- Le disse, parlandole con tono pacato.
Fece una smorfia con le labbra, facendo spegnere il fuoco che circondava il suo pugno. Non credeva alle sue parole, e mai l'avrebbe fatto, quindi  rimase sempre sull'attenti.
-Ti ho fatto portare qui per parlarti.-
-Mi hai fatto portare da chi?- Chiese, fissandolo in modo cagnesco.
-Dai miei schiavi, mi pareva ovvio.-
-Hai degli schiavi?- Chiese perplessa, mentre esso sghignazzava.
-Ma certo!-
-E questo posto cos'è? Dove sono?-
-In una delle mie tante dimensioni!- Esclamò, ridendo.
Rimase abbastanza turbata, temeva che l'avesse rapita con l'intenzione di non farla più uscire. Si voltò indietro e notò che lo specchio era sparito.
-Cavolo..- Pensò, ritornando con lo sguardo su di lui. -Devo pensare a come fuggire.. Altrimenti..-
-Allora, mia cara..- Iniziò a parlare il re dell'acqua. -Arriviamo al dunque: cosa hai intenzione di fare?- Le chiese con tono freddo.
L'aria improvvisamente si gelò e si sentii dei piccoli formicolii sulla schiena.
-..Che intendi?-
-Intendo..- Si alzò dalla poltrona e iniziò a girarle intorno. -Sei un demone.. Un demone speciale, una demoniessa..- Stava per accarezzarle una ciocca di capelli, ma la ragazza, si ritirò, fissandolo abbastanza male. -Intelligente, forte, agile e astuta..- Continuava a girarle intorno, parlando lento. -Sei una demoniessa rara.. Molto particolare. La mia domanda è:- Le si piazzò davanti e le afferrò il mento con le dita, sollevandolo alla sua altezza. -Perchè questa creatura 'divina' non vuole stare con noi?- Domandò. Era a pochi centimetri dal suo viso e la fissava sorridendo.
Alexia, irritata dalla minima distanza, gli afferrò il polso e gli fece togliere la presa dal mento.
-Perchè io non sono una di voi.- Gli rispose secca.
-Le tue fiamme e il tuo potere non dicono questo.- Le sorrise di nuovo.
-Io non sono una di voi nè lo sarò mai.- Affermò con irritazione.
-Perchè no?-
-Perchè io sono diversa da voi!- Esclamò.
-In cosa saresti diversa?-
Rimase per un attimo spiazzata, pensando a ciò che le aveva chiesto. In cosa era diversa da loro? Era un Demone. Una creatura mostruosa capace di guarire in un'oretta o meno una gamba rotta.
Un mostro che prendeva fuoco, la figlia di Satana. Nessuno, l'avrebbe accettata.
Tenne la testa bassa, non riuscendo a sopportare lo sguardo del Demone.
-Sei come me, sorellina. Come tutti noi.-
Un Demone dalla forza mostruosa, un essere immortale. Non era più umana, non lo era mai stata.
Le si avvicinò lento, accarezzandole una guancia.
Eppure.. Eppure..
-Alexia..- Sussurrò, mentre essa alzava il viso, guardandolo senza vita negli occhi.
Lei, era stata cresciuta come un umana. I suoi genitori, l'avevano cresciuta come tale, ma forse, non importava.
La baciò lento, assaporando le sue labbra, un po' dispiaciuto dato che non reagiva, ma finalmente ci era riuscito. L'aveva portata dalla sua parte.
Forse non importa il percorso che svolgi, se sei un mostro, sei un mostro.
-La mia piccola Alexia..- Sussurrò dolce e caldo sulle sue labbra.



Sorrise, abbastanza sorpreso.
Il suo fratellino, era davvero bravo.
Aveva osservato l'intera scena, attraverso una delle bolle che il fratello gli aveva donato appositamente per quell'occasione, sicuro di sè e del suo piano.
-Ed ora? Cosa succederà? Diventerai anche tu una marionetta, Seeker?- Sussurrò, sorridendo con aria maligna mentre stringeva la resistente bolla.
-Dubito.- Disse, avvicinandosi alla poltrona dove sedeva il Demone viola.
Sghignazzò per ciò che aveva detto. -Sicura?- Le chiese, girandosi con la sedia girevole verso la demoniessa.
-Non cederà così facilmente.-
-Io dico di si..-
-No.- Stava iniziando ad alterarsi. Rise per la sua espressione.
-Scommettiamo?- Le chiese.
-Assolutamente si.- Rispose a tono.
Rise ancora, gli erano mancate le loro "conversazioni".



Lei però, non si era mai davvero sentita del tutto tale.
Non era come loro.
Non avrebbe mai ucciso nessuno per soddisfare la sua noia.
Non era malvagia, non voleva ferire nessun essere umano nè trarli in inganno nè volersi cibare di sole anime nè altro.

Strinse i pugni, rendendosi conto solo ora di ciò che il Demone le stava facendo.
Magari, era un Demone solo di corpo, non di mente.
Gli morse con forza il labbro inferiore e mentre Egyn tentava di staccarsi, Alexia s'infiammò, scaraventandolo con forza verso la poltrona, mentre si puliva con il polso le labbra gocciolanti dal sangue del demone.
-Alexia..- Disse sorpreso il Demone, non aspettandosi una reazione del genere, pensava di esser riuscito a portarla dalla sua parte.
-Io, non sono, un Demone. Quindi non sperare che venga con voi!- Affermò.
-Andiamo piccola.. Non fare così..-
-Piccola un corno!- Ringhiò lei.
-Suvvia, non negare la realtà..- Provò a persuaderla.
-Non la nego! Io non sono come voi! Sono diversa!-
-No.. Tu non sei diversa..-
-Si invece! Io non bramo come voi! Non uccido come voi! Non faccio niente di quello che fate voi!- Urlò, facendolo rimanere in silenzio.
-Dannazione..- Sussurrò, il suo piano era andato in frantumi.


-Tsk, che ti avevo detto?- Gli chiese, soddisfatta della sua vittoria. -Lei non cederà mai e poi mai.- Osservò fiera la bolla.
-Non canterei vittoria così presto, mia cara, lo spettacolo, è appena iniziato. E poi, chi lo sà, può anche darsi che cederà prima o poi, come facesti tu, ricordi?- Le chiese, con un sorriso malinconico.
-'Sta zitto.- Gli ordinò. -Ho già vinto. Conosco mia sorella. Ora vado a riprenderla, altrimenti non uscirà più da lì.- Si mise davanti alla vetrata che mostrava l'intera città che aveva creato il viole e schioccando le dita, fece apparire uno specchio con intorno una cornice dorata e dei diamanti blu incastonati. Attraversò lo specchio e così scomparve, facendo svanire anche il portale.
Il viola sospirò, riaffiorando vecchi e dolci ricordi, ricordando il loro primo incontro..


La osservava da tempo, incuriosito dai suoi comportamenti e da come combatteva. Era così leggiadra, ma allo stesso tempo distruttiva. Da poco aveva imparato a combattere, eppure sembrava
una spadaccina  professionista, ogni volta che la fissava, ne rimaneva quasi incantato e rideva, quando si opponeva con tanta semplicità ai loro fratelli.
Chiese al padre di poter entrare in azione, sicuro di se stesso, sicuro che subito l'avrebbe convinta.

Fuggì veloce, rintanandosi in un edificio abbandonato per sfuggire al re degli insetti, Belzeebub. Passarono un paio di minuti e quando si affacciò ad una finestra in frantumi vide che tutto era calmo. Si guardò intorno e notò l'enorme hall, con tanto di bancone fatto a pezzi e graffiti sui muri. Era forse entrata in un hotel abbandonato? Vide che le scale che portarono al piano di sopra erano crollate, quindi decise di controllare l'immensa sala principale, quando sentii alle sue spalle un rumore. Si andò a voltare e rimase spaventata dall'uomo eccentrico che si ritrovava davanti.
-Buongiorno milady.- Lo sconosciuto fece un inchino -Le chiedo scusa, non volevo spaventarla.- Disse, rialzandosi dal suo breve e cortese inchino. -Mi presento, il mio nome è Mephisto Phe....!-
Neanche finì di pronunciare il suo nome per intero, che la ragazza dalla chioma nera gli assestò un pugno nella bocca dello stomaco e uscì di corsa.
Non le ci era voluto molto per capire che era un Demone e conoscendo la situazione in cui si ritrovava, sapeva già cosa voleva.
Dopo un paio di metri, iniziò a camminare tranquilla per strada, quando vide che qualcuno di eccentrico le camminava affianco. Si fermò a fissare il demone  viola, mentre lui accennava un sorriso.
-Cosa vuoi?- Gli ringhiò.
-Uhm? Io?- Chiese ingenuo.
-Si, tu! Sia chiaro, io con voi non ci vengo e non perseguitarmi!- Gli ordinò, per poi superarlo, ma appena superato trovò davanti a lei Beelzebub.
-Dannazione...- Mormorò irritata.
Il re, stava per attaccare la ragazza con uno sciame di scarabei e scarafaggi quando Mephisto, si parò davanti alla giovane donna e facendo roteare il suo bastone verso lo sciame, pronunciò una strana formula. -Eins, Zwei, Drei!- Esclamò sorridendo e sia lo sciame che il re degli insetti sparirono. Battè la punta del bastone sul terreno e si voltò verso Alice.
I due si fissarono a lungo, restando in silenzio. Dopo un paio di secondi, la mora ruppe il silenzio ringraziandolo acidamente.
-Si figuri, milady, nessun gentleman dovrebbe permettere che un fiore come lei venga ferita.- Le disse, mentre la osservava con un dolce sorriso.
-Bleah..- momorò disgustata per una frase  del genere e se ne andò.
Sghignazzò, accarezzandosi lento il pizzetto. -Ci sarà da divertirsi..- Pensò tra se e sè.




Il portale la portò nella sala delle anime di Egyn, le cui, ancora non divorate, erano racchiuse in molti specchi.
A passo lento, si diresse verso la parete su cui doveva esserci l'enorme specchio e poggiandoci la mano sopra, fece esplodere il muro, creando così un varco.
-Alice..?- Alexia la fissò sorpresa, mentre si era parata la testa con le braccia per l'esplosione.
-Andiamo sorellina, basta restare con le mezze calzette.- Stette per prendere la ragazza per un braccio, quando all'improvviso il re dell'acqua le schiaffeggiò la mano e con un calcio al fianco la scareventò in fondo alla sala, creando così la sua forma nel muro.
-Lei è mia! MIA!- Le sbraitò contro, rinchiudendo la ragazza dalla chioma argentata nella bolla in cui la rinchiuse la prima volta che si incontrarono. -Lei deve restare con me! CON ME! CON ME!- Sbottò ancora.
La mora rimase in silenzio, meravigliandosi poi del gesto della piccola pulce d'acqua aveva appena compiuto e mentre si rialzava, stava ridendo.
-Hey, pulce d'acqua, cos'è dopo tanto tempo così mi tratti?- Gli ringhiò a denti stretti, mentre prendeva uno slancio e afferrò Egyn per un corno, facendolo sbattere nello stesso punto in cui lei era stata lanciata. Si diresse verso la sorella per  liberarla, ma il re tornò alla carica, con delle bolle d'acqua nelle mani che scagliò tutte contro la demoniessa, ma inutilmente, dato che essa le evitò tutte, tranne una, che afferrò con una mano e la restituì in modo brusco al suo padrone, facendola schiacciare contro il suo petto.
Urlò di dolore il povero re, mentre Alice, gli stringeva il collo, conficcando le unghie al suo interno e avvicinandosi al suo viso, con la lingua gli leccò la parte sinistra del volto, partendo dal mento fino all'occhio, per poi insistere sulla palpebra e si staccò disgustata, infine allontanandosi.
La parte sinistra del suo viso iniziò a bruciare, sciogliersi e a inscurirsi. Si portò una mano all'occhio sinistro mentre gridava, sentendo come man mano il bulbo oculare si stava seccando e si riduceva in liquido. Alice gli diede le spalle e si diresse verso la bolla che imprigionava la ragazzina. Posizionò la sua mano su di essa e si aprì a metà.
-Andiamo, le sue urla mi danno fastidio.- Disse la mora seccata, mentre si apprestava ad uscire per prima e a dirigersi verso il portale.
Alexia, la seguii lenta, ma poi venne fermata dalle parole del  re che giaceva dolorante sul pavimento.
-Alexia.. T-Ti prego.. Non lasciarmi..- Disse a fatica, sentendo la gola pizzicargli e il viso rosso, con la carne priva di pelle bruciargli, tentendo un braccio verso di lei, mentre  tentava invano di rialzarsi.
Rimase ferma, titubante nel seguire o no Alice.
-Muoviti!- Le ordinò, indicandole il portale che le attendeva.
La ragazza dalla chioma argentata annui, decidendo poi di seguire la demoniessa, continuando a voltarsi verso il Demone ansimante e dolorante.
Ringhiava disteso e affondò le unghie nel pavimento, creando così grosse crepe. -Ti odio.. Ti odio!- Digrignò a denti stretti, mentre chiamava i suoi servi.
Due demoni, dall'aspetto "umano" vennero ad aiutarlo e lo sollevarono dal pavimento, facendolo sedere sulla poltrona. -Stupida Alice.. Non puoi portarmela via..! Nggh..- Strinse le mani sui braccioli imbottiti della poltrona, aspettando che il suo potere di guarigione facesse effetto. -Alexia..-
Bisbigliò..













________________________________________________________________________________________________________

Angolo dell'autrice:

Hello! Chiedo venia per  il ritardo e la semplicità di questo capitolo, spero comunque che lo apprezziate! ^o^
La storia, ora prenderà una bella svolta e il tutto si complicherà tra Alexia e Egyn e tra Mephisto e Alice.
Spero che voi tutti continuate a seguirla e vi ringrazio ancora, davvero! **

Aloha!

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Capitolo 19
*** Un gattino bianco dagli occhi verdi ***




Distesa sul letto, teneva un piccolo pugnale tra le dita, osservando come i suoi  occhi rossi riflettevano sulla lama lucente. Sospirò poggiando il pugnale sulla pancia e fissando il soffitto bianco, quando improvvisamente qualcuno miagolò e interruppe i suoi pensieri. -Mhm?- Si guardò intorno perplessa, chiedendosi chi avesse fatto quel verso, ma poi, accorgendosi del silenzio tombale della sua casa, ritornò a fissare il pugnale. -Miao!- Ancora. Si alzò sbuffando dal lettone e  andò in cerca di ciò che miagolava. Che fosse un gattino?
Scese al piano di sotto e trovò un'adorabile e pelosa sorpresa.
Un gattino, bianco e batuffoloso che rotolava su un tappeto e miagolava.
Si avvicinò curiosa e il gattino, notandola si fermò e si mise a gattonare sulle sue quattro zampettine pelose, muovendone una davanti come per chiamarla.
Fissando il gattino, le scappò un piccolo "Aww". Adorava i gattini.
Si avvicinò al pelosino, accarezzandogli piano la testolina e facendogli dei grattini dietro le orecchie. -Che ci fa un piccolo gattino come te qui eh? Come sei entrato?- Gli chiese, continuando a coccolarlo.
Il gattino le rispose semplicemente con dei piccoli "Miao".
Lo prese delicata tra le braccia e lo portò in camera sua, posandolo poi sul letto. S'inginocchiò difronte a lui, mentre esso si stendeva e poggiava il musetto sul materasso.
Aveva avuto sempre un debole per i gattini, non riusciva a resistergli, in questi vent'anni infatti, ne aveva avuti molti, fin da bambina.
Guardò la sua piccola testolina e vide che aveva due grossi occhioni verde scuro.
Con entrambe le mani, iniziò ad accarezzargli le guance pelose e cotonate. -Sei davvero adorabile, sai?- Gli disse, sorridendo dolce.
Mentre Alice teneva il viso vicino al musetto del gattino, esso venne ricoperta da una strana nube bianca che subito sparì e il posto del micetto venne preso dal Demone che quella volta l'aveva salvata. Era steso sul letto, col mento poggianto sulle nocche delle mani, mentre le candide mani della demoniessa posavano sulle sue guance. I loro visi erano distanti ad un palmo di naso. Alice reagì subito, urlando e indietreggiando, cadendo a terra poichè prima era in ginocchio. -Oh, non mi coccoli più?- Chiese il demone viola, imbronciandosi. Aveva deciso di ritrasformarsi, per farle uno scherzetto, cosa che adorava fare a chiunque lo accarezzasse mentre era un gattino.
-Che cavolo ci fai qui?!- Gli urlò contro.
-Volevo incontrarti!- Disse con abbastanza felicità, ma la sua felicità venne interrotta da Alice, che lo tirò per il ricciolo che aveva sul capo. -Ahi! Mi fai male!- Piagnucolò il viola, mentre lei continuava a tirare con abbastanza forza e il demone si sentii il ricciolo staccarsi dalla  cute. -Non ti voglio a casa mia! Vattene, subito!- Gli ordinò, costringendolo a scendere dal letto.
Il viola si rialzò dal pavimento, massaggiandosi la testa. La mora subito s'irritò vedendo come non accennava ad andarsene e fece un piccolo ringhio.
-Qualcosa la irrita?-
-Si, la tua presenza!- Il demone le sorrise, non rispondendo nulla.
Stufa, fece apparire la sua spada. Una spada dalla lama lunga e sottile con una elsa al cesto di colore oro con dei piccoli diamantini blu che proteggeva la sua mano.
Puntò la punta affilata al suo mento, minacciandolo. -Vedi di andartene. So cosa vuoi. E già ti rispondo con un secco no. Quindi puoi riferire al nostro caro papino che hai falli..-
-Oh, ma io non sono qui per questo.- La interruppe, scuotendo la mano e continuando a sorridere, non sentendosi minimamente minacciato.
La giovane donna, fissò confusa il viola. -E allora per che cosa?- Gli chiese, continuando a tenere uno sguardo serio.
-Per stare qui con lei!- Affermò.
-Tsk, e speri  che io ci creda?-
-Non deve per forza credermi.- Rimase perplessa, e parecchio, quel demone stava architettando qualcosa, se lo sentiva nel profondo, ma non sapeva con esatezza cosa.
E aveva ragione, pienamente ragione.


Dopo un paio di mesi, il rapporto tra Alice e Mephisto sembrò "Rafforzarsi" sotto un certo aspetto. Il viola aveva studiato alla perfezione ogni sua abitudine e Alice riuscì a capire più o meno come ragionava la sua mente contorta.
La demoniessa, finalmente era riuscita a rimanere da sola e si era liberata del demone, ma la pace  durò poco, poichè la sua finestra e metà del muro vennero sfondati e un cumulo di pietre e fumo invasero la sua stanza.
-Heeeeeeelloooooo!- Salutò con una voce cupa uno degli otto re di Gehenna.
La demoniessa si pulì il viso sporco di polvere e riconobbe la folta chioma corta e rossa di Astaroth. Emise un piccolo ringhio, parecchio infastidita.
-Come sta la mia piccola demoniessa?-
-Chi non muore si rivede, eh, Astaroth?- Lo fissò disgustata.
-Sei sempre così acida?-
-E tu sei sempre così distruttivo?- Gli chiese, indicando il muro della stanza distrutto.
-Sai come sono.- Le rispose ridendo.
-E so anche come buttarti fuori di qui a calci.- Disse, prendendo uno slancio contro di lui e calciandolo con forza fuori, dallo stesso muro che il demone aveva distrutto.
Entrambi atterrarono fuori dalla villa della demoniessa, che era abbandonata da tempo e lo stesso le strade che conducevano ad essa, poichè gli abitanti pensavano fosse infestata e prossima alla demolizione.
Il re del marciume tossì e sputò un po' di sangue, tirando poi un pugno sul viso della donna, per ringraziarla di quell'adorabile volo e della botta che aveva appena ricevuto alla schiena.
-Guarda che così danneggi il mio nuovo corpo..-
-E tu il mio naso!- Lo colpì con forza alle costole e con pochi pugni già gliele aveva frantumate tutte.
Il rosso, digrignò a denti stretti e spinse via la demoniessa, mettendosi poi sopra di lei e stritolandole il collo, procurandole poi delle strane macchie nere e violastre, che sembrarono marcirle la pelle.
E infatti era così. Astaroth voleva che la sua pelle marcisse, per poi ucciderla.
L'aria iniziò a mancarle, mentre i suoi vestiti venivano lentamente ricoperti dal sangue di Astaroth, che per colpa dell'emorraggia interna causata dalle diverse costole rotte che bucavano gli organi interni, adesso stava perdendo su di lei un cumulo di sangue.
Doveva salvarsi o rischiava di perdere la testa, lettaralmente.
Strizzando un occhio, sollevò la mano sinistra e conficcò velocemente due dita nell'occhio sinistro del demone, facendo poi infuocare la sua mano e così l'interno del suo cranio iniziò a prendere fuoco.
Un'immenso bruciore si propragò attraverso l'apertura che gli aveva procurato la demoniessa, facendolo così rotolare per terra ed emettere urla strazianti.
Inutilmente provava a fermare le fiamme che scioglievano la cartilagine e il sangue che scorreva coposo.
-Hahaha..Haha..- Ridacchiò la demoniessa, distesa sull'erba secca e sporca di sangue mentre si teneva una mano sul collo, aspettando che la sua guarigione sovrumana la guarisse.
-Brucia?- Gli chiese col fiatone, mentre rideva ancora e teneva gli occhi semi-chiusi.
-Brutta stronza!- Gridò a squarcia gola, mentre le fiamme non accenavano a diminuire e i capelli, da bolo rosso erano diventati neri.
Alla fine, dopo strazianti urla, sembrò abbandonare il corpo dell'uomo che aveva posseduto.
Tirò un sospiro di sollievo e a fatica si alzò dall'erba.


Attorno al collo, teneva una garza che le serviva per accelerare la sua guarigione demoniaca, un altro po' e la sua pelle sarebbe caduta a pezzi.
Piccole striscioline di marciume nere e viola iniziavano dal mento fino  alle guance, non erano molto gravi, ma le procuravano bruciore e irritazione, voleva grattarsi, ma se l'avrebbe fatto, si sarebbe ritrovata pezzi di pelle tra le sue unghie. Osservava il paesaggio notturno dell'esterno della sua villa da camera sua, adesso, grazie ad Astaroth. Adesso le toccava anche riparare un muro.
-Astaroth..- Mormorò. -Iblis, Azazel, Egyn.. Sono miei fratelli.. E Satana, mio padre.- Affermò nella sua  testa.


Il giorno dopo, Alice andò in cucina, sicura di ritrovarci Mephisto a sorseggiare del tea come sempre e così fu.
Seduto come al solito su una poltrona rossa dai manici dorati che beveva tea e mangiava biscottini.
-Buongior..-
-Portami all'Inferno.- Gli ordinò, senza neanche salutarlo o lasciar finire il suo corddiale saluto.
Il viola sbattee per un paio di volte le sue palpebre e la fissò perplesso.
-Eh?- Chiese confuso, posando la tazzina.
-Mi hai sentito. Portami da nostro padre.-
Quasi non voleva crederci, ancora non aveva messo in atto il suo piano e lei voleva raggiungere l'Inferno? Di sua spontanea volotà? Non era abituato agli imprevisti. Da nessun essere vivente e non.
Iniziava ad adorare sempre di più quella donna, ma una domanda lo turbava. Perchè aveva scelto di raggiungere l'Inferno?





Negli Inferi, c'era agitazione, più di quanta ce ne era di solito.
Le fiamme che circondavano il palazzo di Lucifero aumentavano e le grida delle anime finite al suo interno erano ancora più strazianti.
-Come sarebbe a dire che non riuscite a portarla qui?!- Chiese sua maestà con irritazione al suo demone servitore, Iblis, che  era chinato al suo cospetto.
-Chiedo perdono, mio signore, ma vostra figlia oltre ad essere abbastanza forte è anche protetta da Alice.-
-Cosa?!- Sbraitò il signore dei Demoni. -Alice?!-
-Si, mio signore. È ancora viva.- Lucifero sembrò riflettere per un attimo e capì al volo cosa voleva fare Alice con la ragazzina. -Mio signore?- Chiese Iblis, aspettando un suo ordine.
-Se la ragazza non cede, uccidetela. Immediatamente.- Il re del  fuoco annuì e lasciò il regno.










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Capitolo 20
*** Le due rose ***



Mentre si pettinava i lunghi capelli argentati, pensava a quel demone, Egyn.
Qualcosa non andava, si sentiva.. In colpa. In colpa per averlo lasciato lì, da solo, con tutte quelle ferite.
"Eppure non dovrei essere in pena per lui!" Pensava di tanto in tanto e in fondo, aveva ragione. Aveva quasi portato alla morte Rin..  Il ragazzo di cui.. Si era affezionata.
Ancora non riusciva a dire e ad ammettere che lo amava.
-Starà bene?- Si chiese, per poi avvampare. -Ma a che diavolo vado pensando!- Si corresse. -È un assassino. Voleva uccidere Rin!- Strinse con forza la spazzola bianca.
-Mi sa che forse, non sto poi così tanto bene..- Si massaggiò la fronte, sospirando e rivedendo in mente quella scena, in cui Egyn giaceva a terra e le chiedeva di rimanere.
-Chissà se ricrescerà, quell'occhio..- Questa fu la sua ultima domanda, prima di stendersi incerta sul materasso e affondando la testa sul morbido cuscino.

-Heeey..- Mormorò il re del fuoco, in piedi difronte a lei e fissandola con noia. -Si vede che hai sonno.- Le disse seccato, decidendo di svegliarla schiaffeggiandole la guancia e ustionandola. L'argentea si svegliò di soprassalto con un doloroso bruciore alla guancia e mugulò appena di dolore. -Ma cosa diavolo..?!- Si alzò veloce dal letto e si portò un braccio all'altezza del petto in segna di difesa, mentre con l'altra mano si teneva la guancia che pizzicava.
-Sisi, a dopo i saluti, dimmi, cos'hai intenzione di fare?- Le chiese seccato, mentre si alzava e faceva roteare appena la catena che teneva stretta nella mano sinistra. Alexia ci pensò un attimo e poi capì a cosa si riferiva. -Se ti riferisci a ciò che penso io, già conosci la risposta.- Gli disse arrabbiata.
-E allora dovresti anche già conoscere le conseguenze.- Sbattee le catene sul pavimento, per poi scoccarle verso di lei e le avvolse i fianchi, trascinandola poi  ai suoi piedi, mentre ella 
ringhiava. La sbattee contro la parete, poi verso un'altra, contro la finestra e contro la scrivania, facendole prendere una tremenda botta alla schiena.
La sua spina dorsale sembrava si stesse spezzando dall'interno. Inginocchiata per terra, mentre stringeva le catene che l'avvolgevano si sciolse dalla loro presa e tirandola con forza la strappò via dalla mano del demone. Digrignò i denti e subito le fiamme azzurrine e rossastre l'avvolsero e di conseguenza, anche la catena.
-È inutile che tu ti "Accenda" perchè le fiamme, non mi danneggiano. Altrimenti, che signore del fuoco sarei?- Le sorrise, avanzando verso di lei.
Provò a colpirlo con la catena, ma lui l'afferrò senza problemi, nonostante fosse cocente e gliela strappò via dalla mano. -Haha!- Rise, divertito per il suo stupido tentativo.
Alexia corse verso il letto e sfoderò in fretta la spada, parandosi per un pelo da una frustata della catena e indietreggiò.
Improvvisamente ogni cosa nella sua camera venne distrutta, sembrò bruciare lentamente finchè l'intera stanza svanì ed entrambi si ritrovarono nel vuoto più assoluto, nell'oscurità più tetra e solo loro due potevano vedersi. -Ma..?- Si guardò attorno confusa.
-Sai, essendo il re del fuoco non ho solo la capacità di controllarlo, ma posso anche penetrare nei sogni delle persone e riprodurre tutto ciò che voglio prima di ucciderle!-  Rise ancora, 
sbattendo poi di nuovo la catena su un pavimento inesistente e facendo apparire tante piccole creaturine nere dagli occhi giallastri che corsero veloci contro la ragazza. 
Urlò spaventata e aumentò le sue fiamme riuscendo a carbonizzarli tutti, creando poi così sul pavimento una sostanza liquida e appiccicosa. Peccato che si ricrearono in un'unica, enorme, creatura nera.
Sembrava un pasticcio gigante, melmoso e bruciacchiato, gli enormi e gialli occhi riuscivano ad accecare chiunque li guardasse, talmente che il loro colore era forte. 
Sembrò vomitare del sangue, solo che era nero e prese uno slancio per poi gettarsi su di lei, provando a schiacciarla.
Si scansò per poco e perse l'equilibrio, cadendo per terra. Fece in fretta per rialzarsi e invece di aspettare che anche lui si rialzasse gli saltò sulla schiena e gli conficcò la spada in ciò che
sembrava una testa. Il melmoso sembrò emmettere un gridolio e si rialzò veloce, facendo volare dall'altra parte la ragazza e con essa la spada. Provò a colpirla dandole delle testate, dato che era privo di arti. Mentre stava evitando ogni testata, all'improvviso riuscì a colpirla e un po' di melma sembrò attaccarsi al suo fianco sinistro.
Non sembrò danneggiarla, ma comunque le dava fastidio e corse velocemente dietro di lui, dato che era molto lento nel muoversi, ma veloce negli attacchi e quindi lo colpì di nuovo, ma questa volta alla schiena e infuocò di rosso la sua spada, facendo così bruciare quello strano essere melmoso.
Nel tentativo di riprendere fiato, Alexia venne colpita alla schiena dalla catena di Iblis. S'irrigidì e prima che potesse venir colpita di nuovo, si spostò a fatica di lato, fissando furiosa il
re del fuoco e stringendo con forza il manico della spada. Scoccò la catena verso di lei, ma essa parò il colpo con la lama della spada, creando una scintilla ed entrambi indietreggiarono.
-Sei noiosa sai? Perchè non vieni e basta?- Le chiese, grattandosi una guancia.
-Tu invece perchè non te ne vai a quel paese e basta?- Rispose.
-Tsk.. Mocciosa..- Sibilò irritato, attaccandola nuovamente con la catena. Ella lo evitò e velocemente lo raggiunse, stava per infilzarlo, ma il re fu più veloce e le andò dietro, tentò di colpirla , ma anche lei si scansò con velocità ed entrambi si allontanarono di nuovo, per poi riavvicinarsi e tentando di colpirsi a vicenda, ma erano troppo veloci, astuti e forti entrambi.
-Ahah, a quanto pare Alice è riuscita a farti da maestrina! Ma sai..- Lanciò la catena e riuscì ad avvolgerle il collo. -Non bastano tre o quattro trucchetti di quella stupida squaldrina per battermi..- Disse, tirando la catena e facendo chinare la ragazza verso di esso. -Beh.. Sai.. Alice mi ha raccontato di quando ti ha messo in imbarazzo davanti al caro papino..- Un sorriso alquanto divertito le comparve sul volto, mentre Iblis sembrò infuriarsi a morte e il suo viso divenne rosso dalla rabbia. -COME OSA DIRE MENZOGNE SUL MIO CONTO?!- Sbottò, facendo diventare l'intero ambiente sommerso da fiamme ardenti.
-Se sono solo menzogne perchè te la prendi?- Gli chiese sorridendo. Grosso errore.
Il corpo di Iblis venne ricoperto completamente da cocenti fiamme rosse che sembrava non nuocergli e tra le sue mani, fece apparire un enorme batticarne grosso quanto il suo corpo fatto totalmente in ferro.
La demoniessa si liberò presto della catena che avvolgeva il suo collo, altrimenti sapeva, che sarebbe diventata carne da macello.
Iblis sollevò con forza l'arma e lo sbattee con altrettanta forza contro la ragazza, mancandola però e fece tremare il finto pavimento.
Deglutì, pensando che un colpo  di quel coso l'avrebbe uccisa sul momento. Il re del fuoco era furioso e cercava di colpirla ripetutamente, ma per fortuna per risollevarlo da terra ci metteva tempo e questo le permetteva di allontanarsi. Doveva trovare il momento buono per attaccarlo e finalmente lo trovò. Il batticarne sfondò il pavimento nero ed esso si conficcò abbastanza in profondità.
L'argentea passò veloce la mano sulla lama, prima verso l'alto e poi verso il basso, fece diventare la lama argentea di un colore azzurrino e corseveloce  verso di lui, saltando sul batticarne di ferro per poi infilzare il re nel cuore. Entrambi caddero, il re del fuoco tentò di levare la lama che trafiggeva il suo cuore, ma non ci riuscì. -Acqua!- Esclamò la ragazza e a quel punto la lama produsse uno strano liquido e attaccarono il corpo del demone che sembrò scottarsi. Quell'acqua, era benedetta.
Iblis, si sciolse, formando sul pavimento uno strano liquido nero, per poi riplasmarsi come una di quelle creaturine nere che volevano attaccare la demoniessa.
La creaturina fuggì via e anche lo spazio che aveva creato, diventò completamente bianco, così bianco che accecò la ragazza e la fece svegliare dal suo incubo, facendola ritrovare nella sua camera.



Nel frattempo, a Gehenna, un individuo dall'aspetto femminile e dai lunghi capelli bianchi coi boccoli, con indosso un abito da generale completamente bianco, si dirigeva verso il regno di un noto re.
Attraversò i lunghi giardini su cui ovunque si  posava lo sguardo, c'erano dei bellissimi fiori colorati, percorse i diversi labirinti raccogliendo poi da un cespuglio di rose colorate, l'unica 
rosa bianca e se la mise nel taschino posizionato sul petto della giacca, in modo da poter mostrare la bellezza di quel fresco fiore.
Si aggiustò i bianchi guanti prima di poter spalancare l'immenso portone in legno scuro. Rimase come al suo solito, deliziato dall'arredamento del suo caro e intimo amico. 
Due file da venti di bianche colonne corinzie, su cui sui bordi c'erano legate delle rose rosse e bianche, erano illuminate da diversi e leggeri colori che rifletteva l'enorme vetrata situata al 
posto del soffitto su cui sopra c'erano raffigurate due rose, una rossa e una bianca legate insieme da un nastro nero. Il pavimento era bianco e splendete come un diamante appena lustrato e lucidato diverse volte e c'era un enorme tappeto rosso con sopra sparsi dei petali di rose bianche, che portava ad una brillante scalinata bianca, dove c'era  posizionato un trono dorato e  su di esso, era seduto un uomo, i cui i biondi capelli gli arrivavano  fino a metà schiena e alcune ciocche erano state legate per creare una lunga e bellissima treccia. I suoi occhi verdi, splendevano come quel posto, erano di un colore caldo e splendente, anche lui indossava una divisa da generale, ma la sua era di un blu scuro, i pantaloni erano bianchi e dei lunghi stivali blu allacciati per bene gli arrivavano fino al ginocchio. Infine, ben fissato sulle spalle, c'era un lungo e  prezioso mantello blu notte.
-Caro Azy!- Lo salutò dal suo trono con una voce calorosa e pacata. -Non hai ancora visto il bellissimo roseto di rose bianche che ho fatto costruire?- Gli chiese, con un caldo sorriso.
-Ancora no, Belzebù, sono qui per via di nostro padre.- Disse con dispiacere e sospirò. Beelzebub, sembrò irritarsi e la sua espressione amichevole si affievolì.
-Come sarebbe a dire?- Sbuffò, come un bambino, mentre il re dell'aria si avvicinò alla scalinata.
-Mi ha chiesto se potevo convincerti ad uccidere o anche solo a catturare e convincere la nostra sorellina.-
-Coooosa? Non ci penso neanche. Niente più missioni e tu sai il perchè. Soprattutto se ci sono di mezzo Alice e Mephisto.- Disse con serietà.
-Ah, allora hai saputo anche tu di loro.- 
-Tsk, quella coppietta mi fa accapponare la pelle.- Incrociò le braccia e accavallò anche le gambe. -Perchè non ci vai tu?- Gli chiese.
-Nostro padre me lo ha vietato, vuole andare sul sicuro e sa che tu puoi farcela.-
-Pft.- Salì i gradini e passo dopo passo, si ritrovò difronte al suo caro amico. -Anche se andrò lì, ci  sarà Alice e  se c'è Alice, c'è anche Mephisto. È stra-protetta da due dei  più grandi 
demoni degli Inferi ed è anche sotto gli insegnamenti di Alice, non che sia un problema, dato che è solo una ragazzina, ma se interviene Alice, il tutto diventa complicato. E io non voglio averci a che fare.-
-Tu che definisci Alice forte?- 
-Hey, sarà anche una mia grande amica, nonchè donna, ma se s'incazza è capace di farmi diventare pelato e legarmi come un salame con una sola mossa.-
-Oh, strano che parli così bene di qualcuno..- Assottigliò il suo sguardo e lo fissò abbastanza male.
-Suvvia, non essere geloso Azy <3 - 
-Non sono geloso.- Disse con serietà, incrociando le braccia dietro la schiena e scendendo di nuovo i gradini. -Allora? Hai intenzione di accettare la missione?- Gli chiese, dandogli le spalle e osservando le bianche colonne. Il biondo sbuffò e incerto si alzò dal suo trono. -E va bene. M'inventerò qualcosa. Anche se sarà dura solo entrarci in quel posto, data la barriera di nostro fratello.- 
Sospirò e scese anche lui i gradini per raggiungere e condurre il suo amico al roseto di rose bianche.
-E se ti conducesse Egyn al suo interno? Ho scoperto che di recente è andato lì per catturarla.- Propose il re dell'aria.
-Uhm? Davvero?- Gli chiese interessato, mentre iniziavano a camminare verso un giardino di cui i cespugli erano piene di rose bianche.
-Mhm.. Si, anche se non credo ti vorrà aiutare, dato che si è innamorato della ragazza.-
-Haha, davvero? Il solito romanticone.- Ridacchiò il biondo, osservando la rosa bianca che il suo amico esponeva nel taschino.
-Credo che.. Forse sia Emily.- Disse improvvisamente il bianco. Belzebù rimase sorpreso e lo fissò sbalordito.
-E-Emily? Ma non... -
-Esatto. Nonostante...- Rimase per un attimo in silenzio, poi ricominciò a parlare. -..Ma forse mi sbaglio, nonostante siano parecchio uguali, il carattere è completamente diverso.-
Beelzebub taceva e camminava silenzioso, con le braccia incrociate dietro la schiena. -Se si è innamorato, seriamente intendo, forse è lei.- Affermò, fissando Azazel.
-Non credo. Emily era un comune demone e per di più, anche debole, per questo è morta in quella catastrofe di tanti anni fa..- 
-Forse però, è possibile.-
-Impossibile.- Affermò Azazel. -Se era lei, a questo punto, sarebbe già qui e noi re di Gehenna, non le staremo dando la caccia.-







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Angolo dell'autrice - speciale 

I "veri motivi" per cui Alice odia Mephisto Pt. 1:

"Alice era intenta nello sfogliare il volume nove di Blue Exorcist, per sapere cosa facessero i personaggi originali dell'autrice Kazue Kato, e improvvisamente incappa in una scena in cui Shura siede su una gamba di Mephisto. Inizialmente, la demoniessa osserva l'immagine, facendo tremare appena il manga, per poi iniziar a grattare l'illustrazione e infine, decide -con calma ed eleganza- di gettare fuori dalla finestra il giornaletto.
Manga: Oh, i believe i can flyyyyyy- Ahhhh! *Viene sbranato da un cane di passaggio*
Pochi minuti dopo, il viola si avvicina ad Alice per parlargli, ma essa gli tira una scrivania -quella dell'autrice- addosso e ci si siede anche sopra, in modo da poter scamazzare al meglio il demone."


Ecco perchè, ragazzi miei Alice odia Mephisto (?)

Angolo serio dell'autrice:

Ventesimo, capitolo.. ç^ç Come non amarvi?  E come non amare quelle 31 persone che seguono questo schifo, le 16 che l'hanno messa nei preferiti e 7 che l'hanno messa nelle ricordate? ç^ç
Questo capitolo, sarà "un'introduzione" per il ventunesimo capitolo, dato che saranno raffigurati diversi passati ç^ç 
E per "Ringraziarvi" più o meno.. Ho deciso di pubblicare i disegni di ogni personaggio! 
Vi avviso, sono solo degli schizzetti che non ho perfezionato, "modellato", aggiunto ombreggiature nè altro, sono solo dei disegni per darvi un'idea dei personaggi.

http://m-mephistella.deviantart.com/gallery/

Ah, dimenticavo.. C'è una piccola, piccola sorpresina per i fan dell' Alisto..
Alice: no.. Non mi dire che...!
... Eh-eh-eh .. La sorpresina è allegata ad un disegno che ho intenzione di fare in un futuro.. Beh, inutile fare i misteriosi, dato che secondo me, già avete intuito <3
Vi ringrazio ancora, davvero, e con questo, vi saluto <3


Aloha!

 

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Capitolo 21
*** Il corridoio rosso della vita ***



Picchiettava il piede sul pavimento in marmo bianco a ritmo di musica classica, mentre sedeva su una poltrona blu notte e osservava i polsini della sua camicia bianca.
La benda bianca, ricopriva il suo occhio sinistro. Nonostante fosse quasi guarito, gli era rimasta la  cicatrice e non sopportava l'idea di avere un viso sfigurato, quindi preferì coprirla.
Smise di picchiettare il piede e chiuse l'occhio, rimanendo nel buio più totale e volendo riaffiorare vecchi ricordi.
Fù strano il loro incontro, lui pestava Azazel e Beelzebub li osservava senza intervenire.
Una volta finito di prendere a pugni in faccia il re dell'aria, arrivò una ragazza con una lunga treccia bianca che si avvicinò al povero re pestato, per vedere se stava bene, ma lui la respinse bruscamente e questo fece infuriare il blu, che si era pulito una piccola striscia di sangue sul mento.
-Lascialo stare, si sente debole in questo momento.- Disse sorridente mentre fissava il demone a terra, che restituì lo sguardo sbuffando. La ragazzina invece, lo fissava stranita e pensierosa.
-Sei un'amica di Beelzebub?- Le chiese, fissando come il biondo aiutava a rialzare il suo amico. Tornò con lo sguardo sulla ragazzina ma qualcosa oscurò la sua vista.
Era un libro. Un libro venne sbattuto con violenza sulla sua faccia. -Ahia!- Gridò lui con abbastanza femminilità, mentre la bianca, aveva sul volto un' espressione truce.
-Devi smetterla di picchiare sempre Azazel!- Gridò lei. Il blu rimase sorpreso, con una mano poggiata sulla guancia.
Gli scappò un sorriso, vedendo come quel volto così grazioso si era irritato, ma quel sorriso gli costò l'altra guancia e venne schiaffeggiato di nuovo, dopodichè, la ragazza se ne andò.
Nei giorni seguenti, le volte in cui andava nel regno di Belzebù, c'era sempre lei casualmente e finivano per litigare, o meglio, lei gli tirava addosso della roba, poichè credeva che Egyn fosse un mascalzone che picchiava a caso il suo amico Azazel..


Una mosca, dagli occhi rossi e dal corpo verde, ronzava intorno a delle ragazze, infastidendole con il disgustoso suono che emetteva per poi sfuggire alle loro minacciose mani e dirigersi verso i lunghi corridoi per girare indisturbata. Stranamente, in quella strana giornata, molte mosche ronzavano nella scuola.
-Si dice che le mosche arrivino, quando c'è brutto tempo.- Disse una ragazza bionda e dagli occhi color miele.
-Io penso sia per colpa di Jeremy, stamattina non si è lavato.- Il grupetto di ragazzi scoppiò a ridere, mentre una mosca gironzolava sopra le loro teste.
Quelle mosche però, non erano dovute al cattivo tempo.


-E se io realizassi qualsiasi tuo desiderio?- Le chiese, con un sorriso per niente demoniaco, nonostante la sua natura.
-..Qualsiasi..?-
-Esatto, e tu in cambio, non dovrai darmi la tua anima, ma dovrai portarmi una ragazza.-
-Una.. Ragazza..?-
-Esattamente. Una ragazza. Alexia Seeker. -



La campanella che annunciava la fine delle lezioni suonò e finalmente, tutti gli alunni poterono tornare a casa o chi non poteva, nei loro dormitori.
-Oh, ma guarda, un corvo si è addormentato sulla panchina.- Disse l'argentea, mentre si apprestava a muovere con un piede la gamba del blu.
Il demone si svegliò, con un po' di saliva all'angolo della bocca e si stropicciò gli occhi.
-Se arriverai in ritardo, il professore ti assegnerà compiti extra sugli effetti collaterali che possono causare i demoni.- Volle ricordargli e improvvisamente il blu si alzò velocemente.
-Wah! Corriamo allora!- Si sistemò la borsa e corse verso l'aula speciale.
Passato un mese, finalmente Rin si era ripreso ed era ritornato il solito scansafatiche, anche se alle volte, bisognava ancora fasciargli il collo, dato che all'improvviso alcuni pezzettini di
pelle cadevano come se fossero di vetro e quando ricrescevano, alle volte sembrava che la sua nuca era piena di buchi, quando in realtà, la carne c'era, solo che era trasparente.
Entrarono in classe e per fortuna, il professore non era  ancora arrivato e quindi non ci furono problemi con il ritardo.
Finite anche quelle, Alexia era a pezzi, stanca soprattutto per l'ultima ora di esorcismo, in cui il professore parlava della classe sociale di ogni, singolo, demone.
Non vedeva l'ora di tornarsene nel dormitorio e oziare fino all'ora di cena, ma appena intravide il dormitorio, davanti al portone, in piedi,  c'era una figura femminile dai capelli biondi.
Pensando che potesse essere Shiemi, già stava ideando una tecnica per entrare e non farsi vedere, ma si rese subito conto, che quella ragazza non era Shiemi.
Era molto più alta, snella e dai capelli biondi che ricadevano sulle spalle.
Avanzò verso la figura e la ragazza dagli occhi color miele si  girò, sorridendole e sventolando dei fogli.
Il suo nome è Jane, o almeno così ricordava, dato che le aveva dato a parlare poche volte, nonostante fossero insieme a molti corsi.
-Oh, Alexia!- Esclamò felice.
L'argentea non rispose al suo saluto e rimase impassibile a fissarla. Com'è possibile che sappia dove lei alloggiava? Non lo aveva mai detto a nessuno nè accennato.
Jane le porse due fogli, su cui c'erano degli appunti. -Li hai dimenticati in classe e sai, non volevo che domani venissi impreparata all'interrogazione.- Le disse, con un evidente falso sorriso. -A proposito, io non riesco a capire il passaggio otto..- Si mise affianco a lei e le mostrò la seconda pagina. -Mi potresti aiutare?- Le chiese gentilmente.
Indecisa se fingere di essere amichevole o dirle di no, alla fine scelse di essere amichevole e iniziò a spiegarle con noia l'ottavo passaggio, stava per prendere i fogli e andarsene, una volta che aveva finito di fare da maestrina, ma la ragazza la bloccò nuovamente e questa volta la bionda era rossa in viso.
-Ecco.. Io volevo chiederti se.. Insomma..- Titubante, le afferrò il braccio e questo gesto provocò noia ad Alexia.
-Hoy, che succede qui?- Disse Rin, spuntando dietro alle ragazze all'improvviso. La bionda fece uno scatto e indietreggiò, ancora rossissima in viso.
-V-Vabbè! Grazie lo stesso!- La ringraziò, per poi correre via.
Entrambi i demoni si guardarono, per poi fare spallucce ed entrarono dentro. -Cos'è quel foglio?- Chiese curioso Rin, osservando il foglio.
-Roba che il tuo cervello sottosviluppato non capirà mai.- Rispose sghignazzando.
-Hey..!- La fissò col broncio, mentre ella gli scompigliava i capelli.
-Comunque, che voleva quella ragazza?- Le chiese, mentre scuoteva la testa per riaggiustarsi i capelli.
-Mi ha dato delle fotocopie per filosofia che avevo dimenticato in classe, il che è strano, dato che le avevo messe nella borsa.-
-E perchè è scappata?-
-Non saprei..-


-Io, ecco, mi dispiace, non sono riuscita a ..- Una mano si avvicinò al suo viso e le accarezzò una guancia, mentre ella strizzò gli occhi spaventata.
-Shh.. Non fa nulla..-
-Ma professore..-
-Ti ho detto che non fa nulla.. Hai tutto il tempo del mondo per poterla catturare..- La tranquillizzò. -Il tuo desiderio verrà comunque esaudito.. Lui ti amerà lo stesso..-



Il giorno dopo, nell'ora di filosofia si presentò un supplente, il professor Julius Versell, un uomo molto alto, dai lunghi capelli biondi raccolti in un alto codino e con due occhi di un verde
splendente. Il professor Versell, annunciò la malattia del suo collega e che quindi l'avrebbe sostituito per metà semestre. Dopo le presentazioni, consegnò a tutti i test che dovevano svolgere. Finito il tempo, il professore ritirò i test e suonò la campanella di fine giornata.
Le lezioni d'esorcismo finirono e Alexia quel giorno, doveva andar a lavorare.
Entrò nel negozio dalle pareti color cioccolato e il pavimento in crema lucido, dove  c'erano degli alti vasi di porcellana con all'interno diversi fiori, tra cui tutti i tipi di rose, gigli, tulipani, girasoli, fiori di ibiscus, di loto, di dalia, di wisteria e molti altri, dai più grandi, che erano esposti lungo le pareti e i più piccoli, che erano esposti al centro della sala sul bordo di una fontana bianca di due metri con sopra raffigurato un piccolo angioletto dai lunghi capelli che raccoglieva un tulipano giallo.
Si diresse verso il bancone e nascose la sua borsa li dietro, per poi mettersi un grembiulino marrone e si legò i capelli in uno chignon.
Il profumo dei diversi fiori e la musica di un pianoforte, creava un ambiente rilassato e la proprietaria del negozio, si assicurava che nessuna ape potesse entrare e spaventare i clienti.
Subito entrò un gruppetto di ragazze e tra queste c'era anche Jane. La bionda sembrò guardarsi in giro per un paio di secondi e si diresse verso la statua. La osservò per un paio
di secondi, poi si diresse verso il bancone. -Ciao Alex!- La salutò vivace.
L'argentea finse un sorriso amichevole, degno di qualsiasi commessa che lavora da secoli ad una cassa.
-Salve, posso aiutarla?-  Le chiese, ignorando il suo saluto confidenziale.
-Oh Alex, non darmi del lei! Siamo amiche, diamoci del tu!- Il sorriso sul volto di entrambe, la diceva lunga. Quello di Alexia, era evidente che rappresentava un fastidio per tanta confidenza da una ragazza che non le aveva mai parlato. Che avesse qualcosa in mente? Quello di Jane invece, anche il suo era di irritazione e si vedeva lontano un miglio che si sforzava.
-Allora,- Cercò di accontentarla. -Come posso accontentarti?- Provò a formulare la domanda nel modo più gentile, disponibile  e amichevole possibile.
-Volevamo che ti unissi a noi per un gruppo di studio!- Alexia nella sua mente esclamò un "Ah-Ah!" continuando a tenere quella maschera sorridente.
-Gruppo di che cosa?- Si poggiò con i gomiti sul bancone in legno scuro e congiunse le mani, incrociando le dita tra di loro.
-Di filosofia e chimica.- Rispose la bionda, poggiando sul bancone le mani davanti alle sue.
-Quello in cui fai schifo tu e quelle altre, vero?- Pensò, inclinando leggermente la testa. -Mi dispiace, ma ho ben altro da fare.- Disse, rimettendosi dritta.
-Ah! Se devi studiare anche altro, possiamo studiare anche le altre materie!- Volle convincerla, a tutti i costi.
-Mi dispiace, ma non m'interessa.- L'argentea si diresse verso un'anziana e iniziò a parlarle, chiendendole in cosa potesse aiutarla.
La bionda, strinse i pugni e incupendosi, se ne andò, portandosi dietro anche le sue amiche.
Un sorriso sincero e alquanto malefico scappò alla demoniessa e ritornò a consigliare quali fiori prendere all'anziana.



Il freddo, incominciava a farsi sentire, ormai la divisa scolastica estiva non si poteva più utilizzare e ora il suo posto veniva preso da quella invernale, che consisteva in una camicia bianca,
un gilet giallo chiaro con i lembi a righe rosse, il solito stemma sul petto e la solita gonnellina rosa, che Alexia iniziava ad odiare, soprattutto per il freddo.
Si stava dirigendo con tutta calma e tranquillità verso l'aula di cucina, pronta per preparare qualche pasticcio informe con il blu, ma qualcuno le afferrò il braccio.
Presa dallo spavento stava per girarsi e illuminarsi come una lampadina, pensando che fosse un demone, poi notò che era Jane e questa volta, davvero si sarebbe illuminata.
-Hey! Alexia!- Esclamò  lei, facendo pietrificare l'argentea. -Puoi aiutarmi un attimo?-
La squadrò per un secondo.
-Perchè? Cosa c'è?-
-Non riesco a raggiungere uno scatolone, potresti aiutarmi?- L'argentea acconsentì titubante e seguii la sua compagna.
Raggiunto il ripostiglio, stranamente vuoto, la bionda le indicò lo scaffale e la scatola enorme che c'era in cima a tutto. Ella prese una sedia e ci salì sopra, allungandosi e prendendo lo scatolone in cima a tutto e per farlo, si era anche dovuta arrampicare su un altro ripiano oltre la sedia.
Stava per scendere, quando sentii che la sedia venne strappata via da sotto i suoi piedi e il tonfo che fece fù enorme.
Lo scatolone le cadde addosso e con esso i numerosi fogli, cartelle e volantini al suo interno. Vide la bionda fuggire via, sghignazzando e chiudendo la porta.
Rimase così per un paio di  secondi, per poi prendere un volantino e leggerlo mentre era schiacciata sotto lo scatolone e le cartelle.
-Stupida puttana.- Sibilo. -La prossima volta che qualcuno mi chiede aiuto, gli do fuoco.- Cercò di far forza sulle proprie braccia per alzarsi un po' e liberare il ventre schiacciato dalla
scatola. Pian piano ci stava riuscendo quando sentii la porta aprirsi. -Oh Seeker, ma cosa ti è successo?- Chiese una voce adulta e maschile, mentre le toglieva da sopra il corpo l'enorme scatola. -Ehm.. Sono caduta.- Disse, senza neanche guardare in  faccia l'estraneo tanto gentile che l'aiutò anche ad alzarsi e lì, si accorse che era il professor Versell.
-Ho visto.. Ma come sei caduta?- Le chiese. -Vuoi che ti porti in infermeria? Potresti esserti rotta qualcosa.-
-No, sto bene professore.- Si pulì la gonna e il gilet, che adesso avevano delle macchie marroncine.
-Sicura?- Le chiese ancora, rimettendo a posto ogni cartella.
-Certo.- Rispose con sicurezza.
-Bene, ma ora vai in classe o farai tardi.-
-Va bene professore.- Girò il pomello verso sinistra e una volta spalancata la porta, non si accorse di un dettaglio in particolare.
Ovvero, che quella porta non conduceva al corridoio della sua scuola.
La porta del ripostiglio si chiuse e non voleva più riaprirsi. Ci sbattee contro il pugno e urlò al professore di aprire la porta, ma inutilmente, sembrava che quella stanza ormai, fosse vuota.
Si girò verso il corridoio e dei brividi percorsero la sua spina dorsale.
Le pareti erano nere con degli schizzi di sangue su di esse e il pavimento, era allagato di acqua nera. La luce era soffusa e nell'aria si sentiva una terribile puzza di carne marcia.
Il ronzio delle mosche, sembravano creare delle voci e questo la inquietava parecchio. Fece un sospiro e a passo lento, cercò di non inciampare in niente di ciò che forse poteva nascondere l'acqua, dato che le arrivava alle caviglie.
Mentre camminava lenta, su entrambe le pareti, vennero raffigurate due scene animate, una in cui una donna piangeva, mentre un uomo le urlava contro.
Mentre nell'altra scena, si vedeva la stessa donna di prima, che piange, sporca di un liquido rosso. Le due scene, vennero cancellate da una discesa di sangue nero e marcio.
L'argentea, impaurita e nauseata da quelle persone così familiari, continuò il suo cammino che venne interrotto, da altre due scene.
Un uomo colorato di nero e una donna colorata di rosso, entrambi abbastanza vicini da far aderiri i loro corpi che venivano bruciati, con sotto, una scritta grattata nel  muro: "Peccato".
Nell'altra, la signora e il signore di prima, anche loro erano abbastanza vicini da toccarsi, ma con la differenza, che entrambi erano colorati di rosso.
Le due scene vennero bruciate da un fuoco rosso che li fece sciogliere.
-Non sono loro.- Sibilo, deglutendo a fatica e sentendo la gola pizzicarle. Strinse i pugni e continuò ad andare avanti.
Un'altra scena, dipinta di rosso, in cui la donna di prima diede alla luce un pargolo.
Il fiato le mancò, sentendo il proprio cuore rallentare e lo stomaco stringersi. Si voltò verso l'altra parete e vide una bambina, dai capelli argentati che giocava con queste due figure.
Ora una fitta alla pancia la colpì e le due scene vennero cancellate  dal sangue. Si mosse lentamente e continuò il suo percorso a testa bassa, vedendo come le figure che raffiguravano la sua infanzia, venivano ricoperte di sangue. Scena dopo scena, discese di sangue dopo discese, si fermò, davanti a una scena del presente, in cui suo padre abbracciava una figura dai capelli neri e mossi. La  bocca tremò, i pugni si sciolsero e le lacrime, iniziarono a scorrere.
La scena non spariva, non veniva ricoperta, rimaneva così com'era. Pura, intatta.
Si girò per vedere quale fosse l'altra scena e sentii la propria mente abbandonarla.
I due, e la bambina, erano tutti e tre insieme. Giocavano, ridevano.
Respirava. Respirava solamente. Non provava più niente nè sentiva le lacrime che scendevano nè il proprio cuore che batteva ad un ritmo irregolato.
Sentii un brivido alle tempie e chiuse gli occhi per un secondo, facendo un respiro profondo. Quando li riaprì, quella scena c'era ancora. Era ancora linda.
Socchiudendo gli occhi, pieni di lacrime, continuò il suo cammino.
Passo dopo passo, lacrima dopo lacrima, arrivò all'ultima scena, che non esisteva e al suo posto, c'era uno specchio.
Lo specchio, la raffigurava infuocata, con delle piccola  corna bianche, i capelli erano corti, il suo corpo era nudo e aveva una lunga coda bianca che avvolgeva la sua gamba sinistra.
Accenò un sorriso privo di emozioni e si toccò i capelli ancora lunghi. -Mi dispiace, io non sono ancora questa.-
Superò la figura che doveva rappresentarla e si diresse verso un enorme portone nero. Poggiò le mani sulle due porte e le spinse, facendo così spalancare il portone e il corridoio,
venne illuminato per una manciata di secondi, poi tornò alla sua oscurità, quando Alexia entrò nella sala completamente bianca, dove al  centro, in piedi, c'era Lord Satan.
-Sei, arrivata, finalmente.- Allargò le braccia, l'uomo dai capelli dorati.










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Angolo dell'autrice:

..... Mancano solo due capitoli, sapete?  Sapete? SAPETE?
*E nel  frattempo, tutti i personaggi da lei creati, più quelli dell'autrice Kazue Kato, ballano la macarena*
....Di là son tutti molto allegri. Che bello. Aaah, che tristezza, sapere che concluderò a breve una storia di 23 capitoli. Sigh. Ma state tranquilli, qui, un personaggio molto kawaii vi sta attendendo ^^
Heeeeey! Violeeeettaaaa! (È il suo soprannome)
Sconosciuta: TACI O GIURO CHE TI UCCIDO.
......
Alice: .... Non potevi creare di meglio.
.... Ma hai sempre da ridire tu?
Alice: Faccio parte del tuo cervello. Sono la parte critica di te stessa.
.... Un giorno di questi cancellerò la tua esistenza. E poi, lei è così Kawaiiiiiiii <3
Alice: Io con lei non ci lavoro.
...Devi.
Alice: Non puoi farl-
Hahahahahahahahahahhahahahahahahaha. *Prende carta e penna e inizia a scrivere*
Sconosciuta: ...... *Affila la sua falce*


Che dire? Vi ringrazio ancora, per seguire questa storia.. Adesso son 35 che seguono questo strazio senza senso ç^ç
Vi adoro <3

Aloha!



 

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Capitolo 22
*** La tragica verità - Pt. 1 ***


Gambe accavallate, braccia incrociate, seduta su una poltrona marrone a strisce bianche e sguardo inorridito dal panorama che aveva difronte. Questa, è Alice. Pronta a vomitare da un momento all’altro per l’espressione contenta di Mephisto nell’averla lì, nel suo ufficio.
-Mia cara, come va’ allora?- Chiese lui con gentilezza.
-Mi fai schifo, non parlarmi.- Rispose ella, con altrettanta gentilezza. Questa risposta così rude, non toccò minimamente Mephisto, il suo sorriso era sempre lo stesso mentre si apprestava nel mettersi in piedi di fianco a lei e schioccò le dita, facendo diventare il pavimento sotto i suoi piedi di cristallo che proiettava dall’alto la camera del giudizio, dove al suo interno si trovavano Lucifero e Alexia.
 
In una stanza bianca, completamente vuota e decorata solo da alcune colonne, c’era lui:
Il viso dai tratti affilati  ed eleganti, una cascata di capelli  dorati, degli occhi di un azzurro bellissimo e una pelle splendente.  Due ali bianche come quelle di un cigno dalle punte dorate, dall’apertura di due metri. Indossava   un gilet, un pantalone e un foulard in seta nera, con poi una camicia di un grigio fumo e delle scarpe lucidate anch’esse nere.
-Oh, figlia cara. Come stai?- Le chiese, con un sorriso angelico, degno dell’angelo  più bello del paradiso.
Alexia non rispose, rimase impassibile a fissarlo, con una grande rabbia per tutto ciò che le aveva fatto.
-Non dirmi che sei arrabbiata con me..- Fece un’espressione triste, mentre inclinava di poco la testa  e teneva le braccia incrociate dietro la schiena.
-Come potrei mai? Dopotutto, mi avete solo scagliata contro tutti i vostri seguaci figlioletti.- Gli rispose ironicamente.
-Oh, perfetto, non potrei mai  sopportare l’idea, di avere una figlia che mi odi.- Sorrise ancora. –Allora,- Iniziò a parlare, dopo passate le domande di “Cortesia” –So che, hai avuto modo di parlare con tua sorella, Alice, non è vero?- L’argentea accennò ad un si. -Hai intenzione di seguirla, quindi?-
-Perché dovrei seguirla?-
-Semplice ribellione giovanile?- Ridacchiò l’angelo.
-Mi dispiace, ma se seguissi le idee di mia sorella, non sarei più io, ma un’altra persona.- Rispose, senza scomporsi.
-Quindi, hai deciso di scendere negli Inferi?-
-No,- Scosse la testa. –Se scendessi qui, a Gehenna, diventerei una sua marionetta. Se ho rifiutato di seguire Alice, c’è un motivo. Questa è la mia, “Vita”, e decido io come viverla.-
-Perché allora, non vivere la tua vita da immortale principessa degli Inferi qui? Perché dovresti passare del tempo con quegli stupidi umani, quando puoi benissimamente, vivere con noi? Perché rifiutare il potere assoluto e rinunciare alla distruzione di ogni cosa?-
-Perché io non voglio il potere assoluto, voglio vivere la mia vita da immortale sulla terra, sul luogo dove sono nata e cresciuta. E poi, diciamocelo, l’Inferno non sarà mai come la terra.-
Lucifero, meravigliato infondo da tali parole, quasi gli dispiaceva ucciderla.
-Sei intenzionata a vivere ad Assiah, quindi.-
-Esatto.-
-E cos’hai intenzione di fare, per secoli e secoli? Non ti annoierai della monotonia della terra?-
-Anche agli Inferi esiste la monotonia. Altrimenti, perché molti di questi demoni, decidono di invadere la terra? Le cose si ripeteranno in qualsiasi luogo, qualunque esso sia, e se devo scegliere in quale pianeta ripeterle, è la terra.-
-Sei ostinata.- Ridacchiò.
L’argentea sembrò essergli  grata per questa affermazione.
-Però, non posso comunque rischiare.- L’angelo, mutò le sue unghie bianche e divennero lunghe, affilate e nere. –Ho commesso lo stesso errore, con quei cretini dei tuoi fratelli.- Sorrise e si scagliò contro la figlia, conficcandole le lunghe unghie nel petto, facendola sanguinare, ma con  una mossa, che non si sarebbe mai aspettato,  Alexia dal nulla, con la spada che aveva nascosto e portato con sé, gli aveva infilzato la pancia. Affondò ancor di più le unghie fino a poter infilarle in mezzo alle costole per poi scaraventarla con violenza contro il muro.
Mentre l’argentea sedeva per  terra, cercava di respirare e di sopportare il dolore, premendo con forza il palmo della mano sulla ferita e sperava nella sua guarigione demoniaca, mentre stringeva in una mano la spada donatagli da Alice.
-Un regalino di Alice?- Chiese l’angelo, leccandosi un dito mentre si avvicinava lento.
-Esattamente..-  Rialzandosi, ancora da mezza seduta, tentò di colpirlo all’altezza del bacino, ma fallì, poiché Lucifero si ritrasse e accennò un sorriso.
In piedi, ora, indietreggiava. Quanta tensione sentiva nel suo corpo e non era la classica tensione che sentiva con gli altri demoni con cui combatteva, era diversa questa, era consapevole che stava combattendo contro il re dei Demoni, un Dio. Dei brividi di agitazione si propagavano nel suo corpo, mentre tentò di colpirlo all’altezza del collo.
-Posso sentirla sai? La tua paura..- Sghignazzò lo spendido angelo, mentre evitava il colpo  e si avvicinò senza che lei potesse prevederlo al suo fianco, accarezzandole una guancia mentre con l’altra mano le graffiò un fianco e la ustionò, affondando un dito in uno degli squarci che aveva appena creato e le diede fuoco dall'interno.
Urlò di dolore rispose al suo attacco  con scarsezza e gli infilzò la spalla con l’arma per poi ritrarla velocemente e allontanarsi, barcollando.
Quei due colpi che era riuscita ad infliggergli, sembrava non gli avessero fatto niente. Né un lamento né una smorfia, nulla. Neanche il solletico.
-Davvero pensi  che quello spillo possa farmi male?- Una fiamma, creata dal nulla dal signore dei demoni, l’attaccò, bruciandole i polsi, quelli con cui cercò di ripararsi il viso.
Bruciavano tanto, bruciavano molto di più delle bolle d’acqua che le scagliò una volta Egyn. Fece una piccola smorfia, pensava di attaccarlo nuovamente, alle spalle, ma riuscì ad evitare per un soffio un’altra palla di fuoco, che le bruciacchiò appena l’orecchio sinistro, facendole venire dei pesanti e dolorosi brividi.
Strizzò l’occhio sinistro, con i polsi ancora incrociati e si spostò velocemente alle sue spalle, ma quando stava per infilzarlo, cinque dita, affondarono nella sua schiena.
Le dita del diavolo, affondarono nella sua carne e riuscì a sentire le ossa della gabbia toracica e di poco i polmoni, sotto le sue unghie. Le sue dita fecero forza e strinsero.
Solo dopo questa presa, sentii dolore.
Con una sola mano, la sollevò dal pavimento e la scaraventò contro una colonna, che subito si macchiò del suo sangue.
Sentiva il vento entrare nella sua carne. Un vento che bruciava mentre il liquido rosso e caldo scorreva, macchiando e disperdendosi anche sulla sua camicia. Ah, quante ne aveva distrutte in un anno.
Il preside avrà di sicuro preparato un armadio pieno delle diverse divise femminili solo per lei. Chissà se serviranno anche a qualcun’altra, dopo la sua fine.
Le sue forze ormai, erano diminuite, mentre il diavolo, era ancora fresco come una rosa.
C’era una differenza abissale tra lui e i demoni con cui aveva combattuto.
Inarcò la schiena e il tessuto della camicia strofinò contro la carne lacerata, facendole irrigidire le scapole. La cosa che più le faceva male però era il fianco. Poteva sentire la pelle friggere.
Lucifero, si sedette su una gamba di fronte a lei e le accarezzò una guancia, che fece ustionare.
Con rabbia, provò a colpirlo con la spada, ma l’angelo parò il colpo con la mano e le strappò via dalla mano la spada, gettandola via, alle spalle della ragazzina.
Una mano si avventò sul suo collo, facendo così gemere l’argentea, mentre la carne del suo collo bruciava.
-Davvero non riuscivano a catturarti? Patetici.- La demoniessa gli strinse il polso, cercando di bruciarlo e così da fargli levar la presa, ma inutilmente. La pelle dell’angelo rimaneva dorata, splendente. Mise così entrambe le mani sul suo polso, graffiandogli anche la carne, ma nulla funzionava.
L’angelo rise, mentre con l’altra mano fece scorrere l’unghia al centro del petto della ragazza, dove si trovava il suo cuore.
-Moriresti se ti strappassi il cuore?- Sembrò chiederle. –Sei ancora giovane come demone, per di più sei per metà umana. Moriresti di sicuro… Ho un senso di deja vu però, sai?- Le sorrise. Quel sorriso però, non era per la piccola demoniessa. Escogitava un modo per ucciderla con originalità, in fondo, doveva pur sempre uccidere la sua seconda figlia.
Una palla però, gli colpì lo spendido viso. Non era una semplice palla. Il leggero dolore gli fece perdere la presa dal collo della figlia, che ne approffittò subito.
Si alzò velocemente e recuperò a pochi metri dalle sue spalle la spada. Impugnò con entrambe le mani il manico e stava per infilzare la testa del diavolo, il quale era ancora seduto su una gamba e la fissava digrignando i denti e oscurando quel bellissimo viso. Poteva farlo. Poteva vendicarsi. Lo fece. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, gli trapassò la testa dall’alto con la sua spada.  –Acqua!- Gridò.
A quel punto, l’acqua santa invase la testa dell’angelo, che gridò di dolore. Si sentii libera, soddisfatta. Ci era riuscita,  mentre distendeva i doloranti muscoli e gli squarci che aveva sul corpo le bruciavano.
Lasciò la presa dal  manico sudato e indietreggiò lentamente, mentre il corpo dell’angelo cadeva per terra, con gli occhi semichiusi.
Chiuse gli occhi, ringraziando Dio. Che strano ringraziare colui che dovresti distruggere per natura.
-Alexia..- Sussurrò, il blu.
Alexia riaprì gli occhi e vide il demone dell’acqua avanzare verso di lei.  Egyn? Cosa ci faceva lì? –Vieni via, pres..!- Cercò di ordinarle, ma Lucifero, ora in piedi, con una mano e una folata di fuoco lo aveva respinto. Sanguinava, si, ma sembrò non sentir dolore. Si tolse con estrema calma la spada che era conficcata nel suo cranio e la frattura e la pelle, si rigenerarono, come se non fosse successo nulla.
-Davvero credevi di potermi uccidere, mocciosa?- Si avventò sulla ragazza e le conficcò la sua stessa spada, nello stomaco.
Un verso straziante, uscì dalla sua bocca grondante di sangue, mentre poggiava le mani sulla lama.
La vista si offuscava, le gambe cedevano, ma il re degli Inferi la faceva rimanere alzata, sostendendola con quella spada che le trapassava lo stomaco.
Era finita.. Se..
 
 

....



Il  pavimento del suo ufficio tornò normale, del solito bianco splendente.
La demoniessa teneva l’unghia del dito poggiato sulle labbra e lo faceva scorrere a destra e a sinistra, mentre il viola, sedeva in modo strano, non da lui, sul bracciolo del divano. La schiena era ricurva, una mano sosteneva il suo gomito e le dita gli coprivano le sottili labbra.
La mora si accorse della sua posizione e lo osservò.
Mephisto, sentendosi osservato, si mise dritto con la schiena, con una postura perfetta per poi alzarsi e andar a sedersi alla scrivania. Qualcosa non andava. Era chiaro.
-Cos’hai? E per ciò che ha detto?- Chise schietta e fredda. Si poteva notare l’irritazione negli occhi di Mephisto. Aveva fatto centro.  –Lo sapeva che avremmo guardato.  Per questo lo ha detto. E poi cosa c’è? Non era stata una tua scelta?- Stava per alzarsi anche lei e uscire, ma il demone le si parò davanti.
-No che non lo era stata.- Disse, con un certo rimorso mentre le braccia erano incrociate dietro la schiena.
-L’hai messa comunque in atto.- Era fredda e ciò lo faceva star male. Taceva, era tentata di uscire dalla finestra, ma si trattenne.
Lo spostò con il dorso della mano con abbastanza schifo, ma quando poggiò la mano sulla maniglia, per aprire la porta, la schiena si scaldò.
Venne abbracciata. Da chi? Mi pare ovvio.
Le mani coperte dai guanti viola le circondavano il bacino e aveva uno sguardo sia d’imbarazzo sia di dolore.
-Mi dispace.- Sussurò. Mai aveva pronunciato quelle parole se non per sfottere qualche suo collega, fratello, umano o demone. Mai.  E ringraziava il cielo di essere alle sue spalle e di non mostrare quell’espressione di rimorso e commiserazione.
La demoniessa, non si smosse e gli tirò una gomitata, staccandosi così dal suo abbraccio.
Il viola si piegò e si massaggiò la pancia, sogghignando, di dolore. Non c’era più nulla da fare.
Lo osservava ancora e decise di tirargli una massa di capelli. La fissò perplesso, aggrottando le sopracciglia, per poi subito inarcarle, quando il suo labbro venne morso dai denti affilati della demoniessa.
Poteva sembrare  un bacio violento e infondo, lo era. Un bacio che non era nato da un sentimento di amore, ma di rabbia e perdono.
Digrignò i denti e si staccò dal bacio a cui lei stessa aveva dato inizio, ma appena si staccò e lasciò la presa dai capelli del demone, esso le afferrò il il braccio e si riavvicinò alle sue labbra, senza però toccarle con le proprie.
-Sei violenta..- Sussurrò caldo sulle sue labbra, mentre i denti di lei digrignavano. Poggiò delicato le labbra  leggermente insanguinate sulle sue, dandole un dolce bacio, anche se ella inizialmente non ricambiava il gesto.
Lei dava dei morsi, era aggressiva, il contrario del viola.
Alice, durante quel bacio, pensò di uscire e poggiò una mano sulla maniglia. La porta però, venne bloccata dalla mano di Mephisto,  e spinse senza rudezza il corpo di Alice contro di essa.
Notando come il corpo del viola la stava schiacciando, lo morse con più ferocia e questo lo fece impazzire.
Iniziava a sentire caldo e il rosso sulle sue gote lo dimostravano.
-Amo la tua violenza..- Affermò ad occhi semi-chiusi, mentre le poggiò una mano sul fianco e la fece scorrere lentamente.
-Ti odio..- Sussurò, arrossendo e stringendo la sua giacca.
Stava per ribaciarla, ma la demoniessa spostò il viso. Quindi, le morse leggero il lobo dell’orecchio, facendole venire dei brividi alla nuca. –Qualcosa non va’?- Le chiese, sussurandole sensuale all’orecchio, mentre continuava a mordicchiarle il lobo, per poi far in modo che il suo respiro batteva sul collo.
Alice, non voleva. Anche se il suo corpo fremeva, non voleva. Guardava altrove, con uno sguardo arrossato e cupo, ma non voleva che ciò accadesse. Infondo ce l’aveva ancora con lui.
Lo capii all’istante che non voleva e quindi, l’abbracciò, stringendola in un forte abbraccio mentre poggiava la testa sulla sua spalla e respirava la sua essenza. –Non preoccuparti..- La rassicurò con dolcezza, mentre la teneva stretta a sé. –Non m’importa.- Sorrise, mentre la demoniessa ricambiava quell’abbraccio.
 
 
 
 
Passarono due anni dall’arrivo di Alexia all’accademia Vera croce. E due anni dalle giornate pesanti che trascorreva a pestare e a farsi pestare dai Principi di gehenna.
Ed ora, con i suoi corti capelli argentei, dopo il ritorno dalla sala del giudizio, si apprestava ad andare nella stanza più alta e nascosta del dormitorio.
Attraversò lo specchio che c’era all’interno di quella stanza e si ritrovò in una sala blu, che ormai le era fin troppo familiare.
Il demone dell’acqua, le sorrise e lei fece lo stesso.
 
Era finita, se non ci fosse stato il re dell’acqua.
Lucifero stava per distruggerla, dopo averla tenuta sospesa per un po’ pensò  di aprirle la gola e scavare fino alle vertebre cervicali per poi decapitarla, ma non ci riuscì, poiché Egyn, prese il corpo prossimo alla morte di Alexia e riuscì a fuggire, grazie alla sua porta che conduceva al suo palazzo.

 
-Ho un regalo per te.- Disse il re dell’acqua, nascondendo dietro la sua schiena una spada.
Alexia aveva perso la sua, donatole da Alice, nella battaglia in cui aveva perso contro Lucifero e lui ormai, l’aveva conservata con tanta cura in uno dei suoi palazzi.
Le porse la spada che assomigliava un po’ alla vecchia. La lama era la stessa anche se più sottile, era attorcigliata da un sottile filo spinato argentato e il manico argenteo era semplice.
-Non sono riuscito a recuperare la tua spada, per questo te ne ho costruita una io, spero che ti piaccia..- Disse, con un leggero sorrisetto.
Alexia l'afferrò con eleganza e la osservò con dolcezza.
-Mi piace molto, grazie!- Gli sorrise.
Diamine, se era bella con quel sorriso e quei capelli corti.







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Angolo dell'autrice:

Ok, non mi convince più di tanto, però ho preferito pubblicarlo adesso, dato che il mio computer si diverte a spegnersi e a creare problemi solo per vedermi sclerare davanti a world.
Chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola mi massacra, come sempre <3 E anche tizia qui <.< 
Violetta: ... Tsk.
<.<  spero che il capitolo possa piacervi e---- *Viene bruscamente interrotta da una sedia che vola* Ma cos-
RIn: Cos'è sta storia? *incazzato nero* ALEXIA MI TRADISCE?!
Egyn: Ah-ah!
Alexia: Devo dir la verità mi piacciono molto i miei nuovi capelli. *Se li pettina con le dita*
Mephisto: Uffi.
Alice: *la più incazzata di tutti*
.... Eh, eh eh ^^ Al prossimo ed ultimo capitolo! Che prometto scriverò con più cura, dettagli e spiegazioni!

Aloha!
 

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Capitolo 23
*** La tragica (E amara) verità pt 2 - Fine ***




Passarono due anni dall’arrivo di Alexia all’accademia Vera croce. E due anni dalle giornate pesanti che trascorreva a pestare e a farsi pestare dai Principi di Gehenna.
Ed ora, con i suoi corti capelli argentei, dopo il ritorno dalla sala del giudizio, si apprestava ad andare nella stanza più alta e nascosta del dormitorio.
Attraversò lo specchio che c’era all’interno di quella stanza e si ritrovò in una sala blu, che ormai le era fin troppo familiare. Il demone dell’acqua, le sorrise e lei fece lo stesso.
Se non ci fosse stato lui, a quest’ora non sarebbe qui, ma probabilmente in uno dei gironi infernali a subire chissà quale tortura o.. O davvero non si immaginava dove sarebbe potuta finire. A quanto pare, non era davvero in grado di poter affrontare Lucifero, colui che l’aveva sconfitte con poche mosse, quasi stentava a crederci, eppure, aveva sconfitto con facilità tutti quei principi dell’Inferno! Ma forse non ci era riuscita, perché in fondo, nemmeno lei credeva di poterlo sconfiggere. Tante sono le domande che si pone del perché non ci sia riuscita e mai riesce trovare una risposta. Il demone dell’acqua l’abbracciò mentre ella era impegnata ad osservare la sua nuova e graziosa spada, accarezzandole poi i corti e morbidi capelli, affondandoci poi il naso, per sentir meglio il loro profumo. L’argentea lo lasciò fare, incosciamente, dato che era immersa nei suoi pensieri e se ne accorse solo dopo e aggrottò le sopracciglia. -Mi sei mancata.- Disse lui, stringendola più a sé.
-Non ci vediamo da una settimana, mica da un mese.- Ironizzò lei.
 

Lucifero stava per distruggerla, dopo averla tenuta sospesa per un po’ pensò  di aprirle la gola e scavare fino alle vertebre cervicali per poi decapitarla, ma non ci riuscì, poiché Egyn, prese il corpo prossimo alla morte di Alexia e riuscì a fuggire, grazie alla sua porta che conduceva al suo palazzo.
La sistemò sul divano in seta blu, che ben presto si sarebbe macchiato del suo sangue e si apprestò a prendere delle bende per curare la ragazza piena di ferite e squarci.
Mentre la fasciava, non poteva far almeno di notare quanto fosse rovinata la sua pelle e i suoi capelli, ma non aveva il coraggio di tagliare quei capelli ormai neri, temeva in una reazione violenta da parte della ormai non più argentea. Ottima scelta. Si limitò quindi a curarle il corpo.
Solo dopo una decina di giorni, la-non-più-argentea si riprese, ma si riprese nel momento in cui Egyn le stava cambiando le fasce al petto.
Spaventata ovviamente per la situazione fece un movimento brusco e ciò le fece bruciare tutte le ferite che aveva.
-Ferma o farà ancora più male.-
-Che diavolo stai facendo?!- Urlò e arrossì, sia dall’imbarazzo che dal dolore con il busto completamente fasciato. Dovette conficcare le unghie nel palmi delle mani, per non dover alzarzi. Faceva abbastanza male. –Ti cambio le fasce o rischi di non guarire.- Le rispose con apatia, mentre mise una spilla da balia per chiudere le fasce.
Si sentiva la testa pesante, il corpo caldo e le gambe non le sentiva proprio. Che diavolo le era successo? Non si ricordava nulla, né dello scontro con Lucifero né del gesto da eroe che aveva compiuto Egyn. Provava a far mente locale, ma non ci riusciva, il dolore le impediva di pensare.
-Rilassati.- Sembrò ordinarle, posandole una mano sulla cocente fronte e provando a raffreddarla con una delle sue –buone- bolle d’acqua.
Non sembrò funzionare molto, dato che Alexia ancora stava esplodendo dentro.
Le ferite le provocavano fitte allucinante allo stomaco, alla pancia, ai fianchi, al collo, alla nuca un po’ ovunque. Desiderava morire in quel momento, pur di non stare in quelle condizioni.
Il demone, si avvicinò alla sua fronte e la baciò, consentendole così un lungo sonno, almeno finchè le ferite non avrebbero smesso di sanguinare.
Anche gli organi ormai erano leggermente andati, dato che erano bucherellati dalle unghie del paparino.
Quando si risvegliò, non sentiva più dolore, o almeno, non sentiva più pesanti fitte provenirle da dentro, solo si sentiva frastornata e pesante. Si guardò attorno, non riconoscendo quel soffitto azzurrino con dei motivi a cerchio.
Voleva alzarsi, ma a quanto pare il corpo le diceva di no e quindi rimase stesa. Emise un mugulio e strinse le palpebre, per poi riaprirle. Voleva strofinarsi gli occhi, ma a quanto pare anche le braccia volevano star dove stavano. Sulla spalliera del divano, si posarono due braccia incrociate, poi su di esse la testa di Egyn, che la fissava con sguardo intenerito.
-Non sforzarti, o le mie cure saranno state inutili.- A sol vederlo, voleva sobbalzare e correre via. –Come ti senti?- Gli rispose con un altro mugulio. La bocca era fin troppo asciutta per parlare. Le sorrise e le accarezzò la testa. –Non preoccuparti, andrà tutto be…- Le palpebre si richiusero e ricadde in un sonno profondo. Ancora.
Si risvegliò di nuovo, questa volta, riusciva ad alzare le braccia, non ancora le gambe, però era un buon inizio. Provò a mettersi seduta e ci riuscì, con un po’ di dolore ma ci riuscì. Poggiò la schiena allo schienale del divano blu e si guardò intorno, notando Egyn indaffarato a spostare degli specchi. Aveva voglia di alzarsi, ma le gambe ancora non le rispondevano.
Cavolo, si sentiva come se si fosse  appena risvegliata da un coma.
Il blu notò come si fosse messa a sedere e subito posò uno specchio con sopra il riflesso di una persona insanguinata e si diresse verso di lei, inginocchiandosi per poterla guardare, dato che non riusciva ad alzare la testa.
-Non credi sia meglio ristendersi?- Provò a metterle le mani sulle spalle, ma le sue mani vennero scacciate dalla non-più-argentea.
-Sto bene.- Disse lei, strizzando gli occhi. Non doveva fare quel gesto, richiedeva troppa forza fisica. –Perché sono qui?- Gli chiese, leccandosi le labbra per inumidirle.
-Perché eri gravemente ferita e dovevo assolutamente curarti.- I ricordi riaffiorarono  e si ricordò tutto. Si toccò la pancia e strinse gli occhi. –Cavolo.- Sussurrò lei. –Perché lo hai fatto?-
-Perché non volevo che tu morissi.- Le accennò un sorriso. –Io, ci tengo a te.-
-Ho visto come ci tieni a me..- Digrignò i denti, ricordandosi di ciò che aveva fatto a Rin e a lei la prima volta che si erano incontrati.
-Se ti riferesci a Rin io..-
-Tu cosa?!- Sbraitò, per poi pentirsene dato che la gola le pizzicò parecchio.
-Io lo avevo fatto solo per te!- Voleva giustificarsi, in qualche modo.
-Se lo avresti ucciso, saresti stato felice tu, non io.- Tossì un paio di volte.
Il re dell’acqua, si pentii per un attimo, di ciò che aveva fatto in passato.
-Pensavi che poi, mi sarei innamorata di te, se lui fosse morto?- Gli chiese e li sembrò colpirlo nel profondo. Se avesse risposto di si, allora Alexia, non lo avrebbe perdonato mai. Ma cosa poteva fare ora?
-Mi dispiace.- Questa volta fù Alexia ad essere colpita.
Un demone che chiedeva scusa? Forse non aveva sentito bene.
-Mi dispiace.- Ripetee, vedendo Alexia perplessa. Ora aveva sentito bene.
-È vero, volevo che tu ti innamorassi di me ed ero disposto a tutto, pur di averti. Mi dispiace per… Quel ragazzo.-
Alexia era titubante, non sapeva con precisione cosa fare. Il demone sembrava davvero pentito e lei era in grado anche di sentire il suo “Dispiacere” in ciò che aveva fatto.
Nonostante tutto però, non poteva perdonarlo dopo ciò che aveva fatto, non subito, almeno.
Decise così che doveva riscattarsi il qualche modo. Non sapeva ancora come e non era sicurissima della sua scelta. Quindi, per non fargli montare la testa in nessun modo, decise di non rispondere subito con un “Ok, ti perdono” o “Scuse accettate” Ma con un: -E come intendi dimostrare questo tuo dispiacere?-
Gli occhi glaciali del re dell’acqua, sembrarono sciogliersi alle parole della ragazza.
Che lo avesse perdonato? Si chiedeva.
-In qualsiasi modo!- Le rispose, con un piccolo sorriso sulle labbra.
-Vuoi che ti tagli i capelli?-
-I capelli?- Domandò perplessa, rendendosi conto poi che i suoi capelli argenteei e setosi erano nerastri, sporchi di sangue e impagliati.
A quanto pare Egyn aveva il terrore di targliarglieli, temeva davvero in una qualche reazione demoniaca da parte della ragazza. –Mi conviene tagliarli, in effetti.- Afferrò una ciocca e al solo tocco le sembrò di toccare della paglia.
-Bene! Incominciamo allora!- Fece apparire un paio di forbici  lunghe e argentate e le sorrise ancora, chiedendole poi fin dove voleva che glieli accorciasse e così, decisero insieme di tagliarli fino all’altezza del collo, dato che erano parecchio rovinati.
 
Con il tempo, era riuscito a perdonarlo e scoprì così, che infondo Egyn, non era così crudele come pensava all’inizio, che infondo, era “Buono” sotto certi aspetti.
 

-Mi sei mancato anche tu.- Disse lei. Quelle parole le erano uscite con un po’ di fatica, ma erano vere.

 

Il giorno dopo, appena sveglia si spazzolò i corti capelli argentei, che le toccavano le spalle, indossò la sua divisa femminile e gettò per aria le sue scarpette da bambolina, decidendo di indossare degli stivaletti bianchi. Quanto odiava quelle scarpette, erano l’unica cosa della sua divisa che non si erano mai rovinate.
Uscì dalla sua camera e subitò incontrò Rin. Lo salutò normalmente e il blu, iniziò a raccontarle di uno strano sogno che aveva fatto.
 


Correva a perdifiato lungo la scalinata che portava all’ufficio del preside e senza bussare, entrò nella stanza, sbattendo poi le mani sulla scrivania.
-Dov’è Alexia?!- Gli chiese, con l’affanno.  L’aveva cercata ovunque, nel negozio in cui lavorava,  nella scuola, aveva chiesto agli insegnanti, ai ragazzi a chiunque. La stava cercando da ben quattro ore eppure non era riuscita a trovarla. Se non era in nessuno dei posti che lei frequentava, voleva dire una sola cosa.
Quindi, decise di fiondarsi dal preside, sicuro al cento per cento, che lui lo sapesse.
-DOV’ È?!- Chiese infuriato e con l’affanno.
-Chi?- Rispose lui, infastidito.
-ALEXIA!- Sbraitò lui, con un’orribile sguardo sul volto.
-Aaah, la signorina Seeker. Beh, forse è morta.- Disse con tranquillità. Una tranquillità che fece raggelare il sangue nelle vene di Rin, che gli impedirono di parlare.
-C-Cosa?-
-Non è uscita vincitrice dallo scontro contro Satana, quindi..- Lasciò intendere che forse era morta, con un sorrisetto alquanto malefico sulle labbra.
-Non è vero.. Non.. È possibile.. – Indietreggiò, barcollando appena.  –Lei non può.. – Strizzò gli occhi, mentre il preside lo fissava, interessato dalla sua reazione. –Stai mentendo!-
Lo accusò di star raccontando frottole.
-Ma io non racconto menzogne.- Gli disse calmo, nonostante fosse rimasto “Offeso”, dato le sue accuse.
-Si invece! Alexia non è morta!- Sbattee le mani sulla scrivania, facendo saltare di pochi millimetri i gadget che aveva il preside su di essa.
Guardò i piccoli giocattolini saltare, mentre un paio cadevano, per poi guardare negli occhi blu del piccolo fratello. –L’ho vista morire con i miei occhi.- Con serietà, pronunciò quelle parole false e infondate e fu così, che il povero Rin, sbottò ancora di più.
-Come sarebbe a dire che tu l’hai vista morire?!! Perché non hai fatto niente?!!- Piccole fiamme uscirono dalle sue mani e da sotto i suoi piedi, per poi svanire nell’aria. –Perché?!!!- Rosso dalla rabbia, non si accorse delle fiamme che per un momento erano uscite.
Era davvero difficile badare a dei marmocchi. Pensava Mephisto, con un evidente irritazione sul volto per colpa del blu, che era molto maleducato.
-Beh, come dire.. è passata a miglior vita!- Gli rispose semplicemente, con il sorriso sulle labbra.
 
Dopo quasi due mesi, passati in nero, in cui Rin non riusciva quasi più a ridere seriamente e le dava della cretina, per non avergli chiesto il suo aiuto e dannava tutti i demoni che conosceva, il portone del dormitorio si aprì.
Quando la rivide, con un paio di cerotti qua e là, stupito dalla ragazza che si trovava di fronte, non potè trattenere le lacrime dai suoi occhioni blu.
Pensava di averla persa e poi.. Eccola che riappare, piena di cerotti e fasce, con in più i capelli tagliati.
Abbracciarla, fù la prima cosa che fece.

 
 
Ora, nella strada della città, mentre camminava con Rin, che si era ripromesso di non lasciarla più sola un solo istante, entrambi sentirono una bambina piangere. Si guardarono attorno, e notarono una piccola bambina dai capelli mossi, neri e dagli occhioni neri, piangere.
Alexia, subito le corse incontro, preoccupata, dato che era seduta su un marciapiede tutta sola soletta.
-Qualcosa non va’ piccola?- Le chiese, con tenerezza mentre si piegava sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza, in qualche modo.
La piccola mora annuì e la fissò con le guanciotte rosse e gli occhi lucidissimi.
-Ti sei persa?- Annuì di nuovo e singhiozzò.
Una strana fitta allo stomaco, non creata dal dispiacere del povera bambina,  la turbò, mentre la osservava.
Le porse la sua mano, con un po’ di ribrezzo, nato da non si sa cosa e quando la piccola l’afferrò, una scossa di brividi attraversarono la sua mente.
Insieme alla piccola si alzò, e subito sentii due voci.
-Haru!- Urlò una donna.
-Hary dove sei?!- Urlò questa volta un uomo.
-TI chiami Haru?- Le chiese l’argentea. La bambina  sembrò non sentirla, distratta dalle voci che forse le erano familiari. Entrambe si diressero verso le due voci e incontrarono due persone adulte.
La donna con i capelli rossi e spettinati, aveva un completo azzurro, blu e marrone, l’uomo invece, con i capelli neri, indossava una semplice camicia bianca e dei pantaloni neri trasandati.
-Mamma! Papà!- Urlò la piccola, lasciando la mano dell’argentea e correndo verso i due, distanti solo due metri.
I genitori, subito l’abbracciarono, sollevati e con le lacrime agli occhi.
Qualcosa non andava in quella scena. Non era la classica scena di famiglia felice, agli occhi di Alexia.
Quella scena, l’aveva già vista. E non, nei film. Bensì, in un’altra.
In un’altra scena, che non si decideva ad esser ricoperta di sangue.
Spiegò le labbra in un sorriso amaro e disgustato, mentre si conficcava le unghie nei palmi delle mani.
La madre e il padre della povera Alexia, alzarono lo sguardo, non riconoscendola e si avvicinarono, volendola ringraziare, ma solo la madre, ad un certo punto, si fermò, osservandola per bene. Ora le dita scricchiolavano, i denti si stringevano, le pupille si restrinsero e il sorriso rimaneva lo stesso.
Il padre, abbastanza stupido, solo dopo si accorse di chi fosse. Prese in braccio la bambina, le spinse con delicatezza la testa contro la spalla e sibilo, con  un tono minaccioso:
-Va via. Sparisci. Sei solo uno schifo.- Per poi allontanarsi in fretta, mentre la bambina la salutava e la madre, rimaneva lì, ferma, a fissarla.
Tipico di suo padre, insomma, non lo dubitava, infondo. C’erano giorni, in cui la disprezzava così tanto, da non voler tornare a casa. Beh.. Chi non disprezzerebbe un demone, infondo? Ma il suo sguardo non mutava. Si chiedeva infatti, come mai ancora non l’avesse sbattuta fuori di casa o non l’avesse mandata in un collage o un qualcosa di simile, pur di non averla tra i piedi. Non riusciva mai a spiegarsi l’odio del padre nei suoi confronti e quel giorno, dopo esser uscita dal corridoio rosso della vita, lo aveva capito.
-A..lexia..- Mormorò la madre, con le lacrime agli occhi. –Perché non ti decidi a scomparire..?- Le chiese, con le lacrime che le scioglievano il trucco. –Per  sempre magari..- Quasi disperata, disse quelle parole.
Alexia scosse il capo, sorridendo.
-Sarebbe fantastico! Povera Haru.. Spero che tu non l’abbia..- Non finì di parlare, che si spaventò, notando come gli occhi della figlia diventarono azzurri e rossi, arsi dalle fiamme più dolorose.
-Sono, davvero felice, che tu e quell’altro abbiate Haru.. Spero solo che non diventi degli alcolisti, della feccia.. Come voi.-
Sempre con il sorriso e mai con una lacrima, disse ciò, anzi, quasi, sembrava sul punto di ridere, davanti all’espressione disgustata della madre.
-Tu… Tu.. Sei un lurido demone…- Sputò, disgustata, per poi girar i tacchi e incamminarsi verso l’auto del marito.
La demoniessa, ancora perplessa e con gli occhi infuocati, non riusciva a rimaner lì, ferma, dopo l’offesa che aveva ricevuto. Quindi, come in un battito di ciglia, si mise affianco a lei e la guardò incuriosita. -Tra le due.. Il lurido demone sei tu.. – la donna, s’irrigidì, notando l’espressione della “Figlia”, poi sentii caldo sulla spalla e notò che la mano della ragazza, era ricoperta da delle fiammette azzurre. -Non credi?- Le sorrise, con un sorrisetto non amaro, non felice, ma irritato.
La donna urlò indietreggiando e senza saper replicare parola, fuggi.
Rin la raggiunse e preoccupato le chiese che cosa fosse successo, ma lei non si smontò.
-Oh, niente di che. Una vecchia.. – Strinse i pugni. –E stupida conoscenza.- Gli sorrise. –Andiamo?- Chiese infine, con le pupille come quelle dei gatti, gli occhi lucidi  e la gola secca.
Non era mai stata così “Felice”.







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Angolo dell'autrice:

....Si, è finita. Questa storia, è FINITA. ... ... ...
Sto da più di un anno a scrivere questa storia.. O chi lo s-
Alice: Tu sei l'autrice e non sai neanche da quanto tempo la stai scrivendo?
..Beh...
Egyn: Sei abbastanza deficiente,
ewe Egyn, fino a prova contraria dovresti portarmi rispetto! Sono la tua padrona! La tua creatrice!
Egyn: E quindi?
..... Muori ewe *Gli cancella un occhio e immediatamente il povero Egyn, rimane senza un occhio*
Egyn: Uaaah! *Si sbatte a destra e a sinistra*
Altro da aggiungere? *fissa Alice*
Alice: ... Sono la tua parte critica, se danneggi me, dannegi te.
...Ti odio.

...
Cosa potrei dirvi? Miei cari, e piccoli, lettori che vi amo come se foste mie figli? In 41, avete seguito la mia storia, in 20, messa tra i preferiti, e 8, nelle ricordate..
L'avete letta, odiata, amata (Quando mai) e vi siete appassionati (Forse), avete apprezzato tutti i personaggi (Tranne Egyn, che la maggior parte di voi ha odiato.. Poverino.) e l'avete recensita.
Il finale, è un qualcosa che ho creato, per farvi nascere delle domande sulla storia o qualche curiosità.
E, tramite quest'ultimo capitolo, desiderei tanto, ma tanto, una recensione da tutti voi, per capire cosa ho sbagliato, cosa è andato bene, i vostri personaggi preferiti, le vostre scene preferite, e molte altre cose.. Tutto! Vorrei sapere tutto!
Vi prego di lasciar in disparte, le differenze dai primi capitolo agli ultimi, dato che la mia narrazione e il mio modo di scrivere è cambiato e beh, che dire..
Non so se dirvi addio, dato che non ho intenzione di scrivere, almeno per ora, il continuo di "Alice Innocent and the demons" Nè di finire "Il lato tenero di Amaimon II".. Avevo intenzione di scrivere per altri anime, stile Uta no Prince Sama o altro, però sempre collegato ad una storia stile Ao no Exorcist o qualcos'altro.
Quindi, mia cara Violetta, non credo che per ora farai il tuo debutto..
 Violetta: A beh tanto, con un soprannome così che vuoi che me ne importi.
*L'accarezza, nonostante lei non voglia*  Non so come altro ringraziarvi, dato che questa storia è persino prima in classifica.. Mi fate piangere il cuore di gioia e non so in che altro modo ringraziarvi.. Pensavo di spedirvi dei messaggi personali di ringraziamento o un qualcosa del genere, ma è solo un'idea.
Altro da aggiungere? Non credo.. Spero che recensiate in tanti la fine di questa storia e che non smetterete di leggere le mie storie future.
Vi saluto, con il mio ultimo..

Aloha!
 

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