Neighbours Who?

di parveth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome abroad ***
Capitolo 2: *** Surprise or heart attack? ***
Capitolo 3: *** We are Whovians and proud to be ***
Capitolo 4: *** Billie and Laurence ***
Capitolo 5: *** Oh my God! They're friends! ***
Capitolo 6: *** He's the Doctor. MY Doctor! ***
Capitolo 7: *** That damned falls! ***
Capitolo 8: *** Return, Birthday and...Surprise! ***
Capitolo 9: *** A domestic accident ***
Capitolo 10: *** It could be happen ***
Capitolo 11: *** Sometimes they come back ***
Capitolo 12: *** It's Christmas ***
Capitolo 13: *** New year's eve ***



Capitolo 1
*** Welcome abroad ***


welcome abroad "E' pregata di recarsi nel mio ufficio il giorno 3 aprile alle ore 9, cordiali saluti".

Non so voi ma la sottoscritta nel ricevere una mail che inizia con "Egregia sign.na" e finisce con la frase sopracitata dal Grande Capo un po' di fifa ce l'ha.

Specie se si e' laureata da poco e questo e' in pratica il primo vero lavoro della sua vita.

Figurarsi poi se a ricevere la stessa identica e-mail e' anche la sua collega e amica dal primo anno di universita'.

"Ecco lo sapevo, finisce sempre cosi'! Ora ci lascera' a casa dopo neanche cinque mesi! Ma d'altronde cosa dovevamo aspettarci, siamo in Italia! E fortuna che gl'interpreti sono molto ricercati"  sbraitavo mentre mia madre cercava di calmarmi.

"Non essere melodrammatica come tuo solito! Non e' mica detto che ti licenzi..."

"Ah certo: convochi le ultime assunte con una mail cosi per offrir loro un caffe'" commentai sarcastica,  era inutile, lei a certe cose proprio non ci arrivava: non capiva che il mondo del lavoro era cambiato e che anche se un'azienda sta bene potevano tranquillamente mettere alla porta i dipendenti con la scusa della crisi, mica come lei che lavorava da cosi' tanti anni nello stesso posto che poteva anche permettersi di mandare a quel paese il suo capo senza timore di essere licenziata.

E per giunta non esiste un albo di categoria per quelli che fanno il nostro lavoro ergo: o sei fortunato o sei fottuto.

Potete ben immaginarvi come io e la mia collega Sofia salimmo quei due piani di scale che ci separavano dall'ufficio del capo, una volta arrivate abbassammo la maniglia ed entrammo.

Dovevamo sembrare delle condannate al patibolo visto che appena ci vide disse "accomodatevi" in un tono che probabilmente voleva essere tranquillizzante ma che non lo fu per niente.

Non era solo: al suo fianco c'era una donna non altissima con lunghi capelli castani raccolti in una coda e con indosso un tailleur scuro, non l'avevo mai vista ma non sembrava sua moglie.

"Vi ho convocate perche' devo farvi una comunicazione molto importante: anzitutto volevo dirvi che avete svolto un lavoro eccellente finora..."

"...ma purtroppo siamo costretti a fare a meno della vostra collaborazione" conclusi io mentalmente.

"Ma purtroppo non possiamo piu' usufruire della vostra collaborazione" disse lui.

Che vi avevo detto?

Sofia fece per ribattere ma il boss ancora non aveva finito.

"Anche se un'alternativa in realta' ci sarebbe..." comincio'

"E quale?" chiese la mia amica mentre io pensavo che probabilmente ci sarebbero toccati straordinari su straordinari ma era sempre meglio che perdere il lavoro.

"Ecco, e' proprio di questo che volevo parlarvi: dovreste trasferirvi ad Edimburgo, abbiamo aperto una sede laggiu' e la signora Susan Foreman qui presente vi spieghera' tutto"

Subito la donna che, notai in quel momento non doveva avere piu' di trentacinque-trentasei anni comincio' a spiegarci che non dovevamo preoccuparci di niente, che a procurarci un alloggio ci avrebbero pensato loro in piu' anche le bollette sarebbero state segnate sul conto dell'azienda e a noi sarebbe rimasto uno stipendio piuttosto sostanzioso d'altronde saremmo state le uniche italiane.

"Pensateci su e dopo Pasqua fateci sapere d'accordo?" concluse lei.

"Se decidete di si' portate pure qui tutte le vostre cose, penseremo noi a spedirle" disse lui.

Noi ci alzammo perplesse e mentre lavoravamo continuavamo a pensare a quell'offerta.

Una volta a casa ne parlai ai miei i quali mi dissero: "e' una scelta tua, sta a te decidere".

Durante le vacanze io e Sofia passammo un sacco di tempo al telefono soppesando pro e contro: effettivamente cos'era meglio tra partire con un buon lavoro e rimanere senza? Cos'avremmo fatto qui a parte sbatterci per trovare qualcos'altro?

Alla fine decidemmo che era ora di prendere il volo, dopotutto eravamo abbastanza grandi per farlo e in caso di bisogno mrs Foreman sembrava piu' che disponibile ad aiutarci.

Finalmente partimmo e quando atterrammo in tarda mattinata era una bella giornata di sole anche se piuttosto fredda ma ci saremmo adattate, pensavamo.

Casa nostra era una bella villetta al numero dieci di Crowe street in un quartiere residenziale a pochi minuti dal centro: anche se avremmo lavorato da casa ci saremmo dovute recare in sede una volta a settimana e il giorno ce l'avrebbero indicato volta per volta.

Passammo la prima meta' del pomeriggio, dopo aver pranzato al volo, a dare indicazioni agli operai che vennero mandati dalla nuova boss per sistemare tutta la nostra roba in casa.


"Hai visto? Hanno affittato la villetta di fronte pare"

"Gia'...beh era ora! E' rimasta vuota troppo a lungo no? Chissa' chi saranno i nostri nuovi vicini"

"Io ho visto due ragazze, sembrano mie coetanee piu' o meno ma non ho capito se sono sorelle o no"

Quando finalmente se ne furono andati tutti cominciammo ad aprire gli scatoloni: la casa era tutta a posto a parte ovviamente tutta la nostra roba sparsa in giro e per fortuna che ci avevano dato una settimana proprio per sistemarci altrimenti se avessimo avuto pure da lavorare sarebbe stato un incubo.

Mentre stavo frugando in uno scatolone per cercare il phon e metterlo in bagno suono' il campanello.

"Ehi Carlotta hanno suonato!" mi grido' Sofia dal piano di sopra.

"Vai tu io sto cercando una cosa"

"Ma che vorranno ancora? Hanno gia' sistemato tutto no?"  disse la mia amica leggermente piccata mentre andava ad aprire.

"Salve, scusate il disturbo ma vi abbiamo visto stamattina e volevamo darvi il benvenuto, sono anni che non viene ad abitare piu' nessuno nel quartiere: io sono Georgia."

"E io David".



angolo autrice: ecco cosa succede ad immaginare certe cose con un'amica XD le protagoniste siamo io e lei anche se ci siamo scelte nomi diversi da quelli reali e i vicini...beh non ho scritto il cognome ma e' chiaro chi sono i due poveri disgraziat...ehm la fortunata coppia. a presto ^^

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Capitolo 2
*** Surprise or heart attack? ***


surprise or heart attack? "Trovato! Almeno adesso posso metterlo in bagn..."  esultai tirando finalmente fuori l'asciugacapelli dallo scatolone ma mi bloccai non appena vidi chi c'era sulla soglia.

Avete presente quei momenti della vita in cui si vorrebbe dire "occazzoporcaputtana" ma non si puo'?

Ecco, noi eravamo in uno di quelli.

Sofia, gia' di carnagione piu' chiara della mia era diventata dello stesso colore del muro ma si ricompose piuttosto in fretta cercando di celare il piu' possibile lo shock "no, nessun disturbo accomodatevi e scusate per il disordine: io sono Sofia"

"E io Carlotta molto piacere" risposi avvicinandomi e tendendogli la mano.

"Possiamo offrirvi qualcosa? Un the' o un caffe'..."  chiese la mia amica.

"Un the' andra' benissimo grazie" sorrise David.

Ci accomodammo in cucina, praticamente l'unica stanza senza ingombri vari e l'unica cosa che mi venne in mente era che io ero in tuta e Sofia in salopette, subito dopo pero' mi detti dell'idiota da sola "in fondo stiamo ancora sistemando casa e non e' che lo si fa in abiti da cerimonia" e poi sapevo che i britannici erano molto piu' rilassati in fatto d'abbigliamento cosi come in altre cose rispetto a noi ed era uno dei tanti motivi per cui li stimavo: non stavano a farsi troppe seghe mentali inutili e si vestivano come gli pareva senza che nessuno dicesse niente poi certo noi eravamo ad Edimburgo mentre magari nel paesino di duemila anime la mentalita' era diversa.

Notai anche che nessuno dei due aveva un giubbotto: erano entrambi in jeans e scarpe da tennis, Georgia aveva un maglioncino nero e David una felpa blu, mentre Sofia preparava il the' ed io mettevo le tazze in tavola cercando di mantenere un contegno Georgia chiese " siete sorelle?"

Trattenni a stento le risate pensando che se i nostri genitori fossero stati presenti sarebbero inorriditi al solo pensiero.

"No, solo amiche e colleghe"  risposi sedendomi.

"Studiate lingue?" chiese David.

"Siamo interpreti e lavoriamo per un'agenzia di traduzioni"  rispose Sofia versando il the'

"Ah ora capisco perche' parlate cosi' bene" si complimento' lui facendoci diventare entrambe color papavero acceso.

" Non mettertici anche tu ora! Non vedi che siamo cosi' agitate che potremmo decollare da un momento all'altro?" pensai mentre lo ringraziavo.

"Di dove siete?" chiese Georgia mescolando il suo the'.

"Siamo italiane e ci siamo trasferite qui per lavoro"  disse Sofia.

"Complimenti! Insomma, non tutti l'avrebbero fatto per quanto si sappia un'altra lingua: lasciare il proprio Paese, la propria citta'..." riprese David posando la tazza.

"In realta'...e' stato praticamente un obbligo: l'alternativa era il licenziamento, col fatto che c'e' la crisi molti se ne approfittano e in fin dei conti siamo state fortunate visto che la casa ce l'ha offerta la nostra datrice di lavoro e per come sono messe le cose in Italia tutto sommato e' stato meglio cosi'" dissi cercando di mantenere un tono disinvolto, com'era possibile che delle persone fossero capaci di farti sentire tranquilla e su di giri allo stesso tempo?

"E poi non e' che abbiamo perso molto: abitiamo entrambe in piccoli centri e per lavorare avremmo comunque dovuto spostarci quindi meglio venire qui dove lavoreremo da casa e andremo in sede solo una volta a settimana a seconda di quando ci convocano" concluse Sofia versando il the' rimasto nelle tazze dei nostri ospiti.

"E meglio avere voi come vicini invece di certa gente che mi sono ritrovata io! Altro che darti il benvenuto...alcuni era gia' tanto se salutavano" mi ritrovai a pensare, e poi dicono che piu' si va a nord piu' la gente e' fredda e distaccata.

"Avete fatto bene a cogliere quest'occasione allora! Adesso capisco perche' questa casa e' rimasta vuota cosi a lungo, comunque e' proprio carina e sembra anche molto comoda" sorrise Georgia.

"Quindi se ho ben capito, in Italia vivevate ancora in famiglia?" chiese David sistemandosi meglio sulla sedia.

"Eh si: purtroppo da noi non sono previsti finanziamenti agli studenti o ai giovani cosi' se vuoi una casa ti tocca pagartela di tasca tua e gli affitti sono tutto tranne che accessibili...poi si lamentano che i giovani non vanno mai via di casa" risposi io cercando di non suonare troppo lamentosa.

"Certo non e' facile...e i vostri genitori come l'hanno presa?" chiese Georgia.

A quel punto non riuscimmo piu' a trattenerci e ridacchiammo.

"Diciamo che...pensavo peggio" disse Sofia.

"Quando gli abbiamo comunicato la nostra decisione ne hanno per cosi dire...preso atto, sono uscite frasi tipo "siamo contenti/orgogliosi di te" eccettera...solo che nei giorni seguenti son partite le raccomandazioni"  risposi cercando di soffocare le risate, anche perche' a David nel frattempo era venuta l'aria da Dottore senza che se ne rendesse conto, almeno spero.

"In pratica dicevano ad ognuna di noi di prendere esempio dall'altra altrimenti secondo loro la casa sarebbe implosa al secondo giorno" aggiunse Sofia cercando di trattenere le risate.

"Addirittura?" chiese Georgia che da quel che vedevo iniziava a divertirsi.

"Sicuro...e pensare che quando lei veniva a dormire da me mia madre era tutta complimenti "guarda Sofia com'e' tranquilla..."  si, quando dorme...forse"  risi io contagiando tutti gli altri.

"E vogliamo parlare della partenza?" disse lei prendendo fiato.

"Ah quella poi! Mancavano i fazzoletti e sembrava il Titanic!" commentai ridendo mentre portavo le tazze nel lavandino.

"Ma dai!"  rise David.

"Giuro! Quando alla fine salimmo sull'aereo eravamo cosi felici che probabilmente le hostess presero in considerazione l'idea di legarci alla poltrona per tutta la durata del viaggio" rispose Sofia.

"Beh e' normale l'entusiasmo quando si va a vivere da soli, specialmente in un Paese straniero" aggiunse Georgia.

"Fortuna che le chiamate costano un sacco e che loro non sanno usare Skype, altrimenti eravamo ancora al telefono da stamattina" commentai io.

"Ma scusate, nel contratto d'affitto non sono previste anche le bollette?" chiese David con aria perplessa che mi ricordo' ancora una volta il suo Dottore obbligandomi a fare un bel respiro per non scoppiargli a ridere in faccia.

"Beh...tecnicamente si" rispose Sofia.

"Fatemi indovinare: avete "scordato" di dirlo ai vostri genitori"  disse Georgia reprimendo a fatica una risata.

"Non so perche' ma credo che noi andremo d'accordo" dissi risoluta.

"E' esattamente quello che pensavo anche io" aggiunse David.

"Grazie del the' e scusate ancora per il disturbo...se aveste bisogno di qualsiasi cosa venite pure da noi ok?"  disse Georgia alzandosi.

"Dici che le abbiamo traumatizzate?"  le chiese David una volta a casa.

"Beh, dalla faccia che hanno fatto quando ci hanno aperto un po' si..."

"Pero' sembravano a loro agio passato lo shock iniziale"


"Ci sei rimasta eh?"  chiesi a Sofia andando in camera sua prima di coricarmi e mi sedetti sul suo letto senza accendere la luce.

"Per cosa? Per i nostri dirimpettai? Dire che per poco non ho avuto un infarto e' riduttivo"  rispose.

"Perche', io? A parte com'eravamo conciate..."

"E da quando ci si veste come la prima alla Scala per un trasloco? Neanche ci avranno fatto caso"

"Gia...e ringrazia che i dvd sono ancora tutti nello scatolone ancora sigillato dello studio!"

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Capitolo 3
*** We are Whovians and proud to be ***


We are Whovians and proud to be Era ormai passato un mese dal nostro arrivo ad Edimburgo e non avevamo proprio niente di cui lamentarci: il lavoro andava alla grande, il nostro orario da casa era dalle 9 alle 13 poi pausa pranzo e poi dalle 14 alle 19 circa, capitava che avessimo 2-3 traduzioni oppure anche 4-5 a seconda della lunghezza, in genere erano tutte dall'inglese all'italiano ed una volta terminate le inviavamo al capo rimasto in Italia, oppure se dall'italiano all'inglese le spedivamo a Mrs Foreman e il venerdi mattina ci recavamo in sede per un ultimo riepilogo.

Fummo davvero molto fortunate: in azienda eravamo in tutto una settantina di persone e tutti ci avevano accolto con molto calore, erano tutti inglesi o scozzesi ed eravamo tutti giovani: il piu' vecchio aveva quarant'anni e noi eravamo le piu' piccole.

Una nostra collega in particolare ci aveva riservato subito simpatia: si chiamava Danielle, aveva tre anni piu' di noi e se fosse stato per lei saremmo andate ad una festa ogni weekend ma noi declinavamo quasi sempre ma almeno ci aveva gia' fatto vedere mezza citta'.

Sentivamo i nostri genitori una volta la settimana chiamandoci a turno e gli altri giorni via sms, una delle prime cose che aveva detto mia madre quando le avevo parlato del nostro orario di lavoro era stata "certo che pero'...lavorare da casa sara' comodo ma non era meglio che andaste in ufficio? Voglio dire, forse il lavoro da casa era piu' adatto a chi aveva famiglia che non a voi, non vi stufate a stare sempre in casa?"

"A parte che non l'abbiamo solo noi ma anche altre donne e uomini che sono sposati guarda che siamo anche uscite e abbiamo visitato mezza citta'"  le rispondevo un po' contrariata.

E naturalmente avevamo comunicato loro chi avevamo per vicini.

Sofia, essendo diventata Whovian grazie a sua madre fu leggermente piu' fortunata nel senso che almeno lei sapeva di chi stava parlando.

Mica come la sottoscritta...

"Sai mamma, i nostri vicini di casa sono due famosi attori!"

"Ma dai! E chi sono?"

"Ricordi quella sera che vedemmo il telefilm sul canale 21 dove c'era il tizio alto e magro che combatteva gli alieni con la sua amica con i capelli come li voglio io?"

"Oddio! Quella che aveva lo scarafaggio gigante sulla schiena?? Che schifo!!!"


Cioe': mia madre di un Signor Telefilm come Doctor Who l'unica cosa che ricorda e' lo scarafaggio gigante! Poi certo, magari avrei dovuto insistere un po' di piu'  ma come si fa con una cosi?

Fortuna che per quanto riguarda la tv mi sono sempre arrangiata da sola altrimenti sarei rimasta ai cartoni animati!

Ora voi vi starete chiedendo che fine avevano fatto quei due...bella domanda! Nel senso che non erano piu' venuti a casa nostra ne' noi eravamo mai andate da loro e non osavamo certo disturbarli, non sapevamo cosa facessero nel senso che non gli avevamo mai chiesto se stessero lavorando a qualcosa in particolare e speravamo di beccarli in televisione una volta o l'altra.

Finche' un venerdi sentendo suonare il campanello dopo pranzo non avevamo aperto trovandoci davanti Georgia.

"Salve ragazze! Volevo chiedervi se vi piacciono i libri: dovrei regalare un libro ad un'amica e avrei bisogno di un consiglio, verreste con me in libreria?"

Noi avevamo accettato al volo: poveraccia, non sapeva a cosa stava andando incontro!

La libreria dove eravamo dirette era gigantesca, infatti appena entrate gia' non ci vide piu' e fu costretta a venirci a cercare.

Alla fine mentre ci recavamo alle casse indicai lo scaffale con i libri di Asimov dicendo "oh non ne ho mai letto uno, prima o poi me lo comprero'"

"Io ne ho uno, se vuoi domani te lo porto" mi sorrise lei.

La mattina seguente ci eravamo alzate alle otto: eravamo libere nel weekend anche se ci passavano gia' le cose da tradurre il lunedi, avevamo gia' fatto colazione ed io mi guardavo un dvd in salotto mentre Sofia rifaceva il suo letto, ad un tratto suono' il campanello misi in pausa e mi alzai pensando che fosse Georgia venuta a portarmi il libro.

Effettivamente il libro c'era, solo che non l'aveva portato lei bensi' David.

Io non feci in tempo a ringraziarlo (e a pensare che fortunatamente c'era venuta l'idea di metterci almeno la tuta) che, come scoprii successivamente, il telecomando del dvd scivolo' dal cuscino dove l'avevo posato e cadde, non sul pavimento ma sul divano.

Meglio direte voi, certo! Peccato che nel farlo si schiaccio' il pulsante di avvio.

E risuono' un "ALLONS-Y!!!" che probabilmente sentirono in tutto il quartiere!

In quel momento dovetti sbiancare come se mi avessero immerso nella farina e cambiare espressione visto che mi disse "Qualcosa non va Carlotta?"

No, niente a parte l'aver fatto un'immensa figura di merda davanti ad una persona che stimo e il voler sprofondare in una voragine nel pavimento!

Mentre mi precipitavo a spegnerlo risuono' la voce di Sofia "CARLOTTA, CHE CAZZO FAI??"  urlo' scendendo di corsa e sbattendo quasi addosso a David che nel frattempo era entrato.

"Era un po' che volevamo parlarvene...ci dispiace che tu l'abbia scoperto cosi'" dissi a mo' di scusa.

Ne avevamo gia' parlato tra noi in realta' ma non riuscivamo mai a trovare il momento piu' adatto, d'altro canto non dirglielo ci sembrava irrispettoso nei loro confronti...

"Ma figuratevi! Non e' successo niente" disse lui sorridendo "se volete venire oggi a bere il caffe' dopo mangiato potete raccontarci tutto"  aggiunse uscendo.

Noi accettammo, almeno ci saremmo tolte un peso dallo stomaco.


Quando arrivammo, Georgia stava mettendo le tazze e i biscotti in tavola.

Volendo arrivare subito al nocciolo della questione Sofia comincio' a scusarsi di nuovo ma venne interrotta dalla padrona di casa che disse "ad essere sinceri c'era gia' venuto qualche sospetto"

"E' cosi lampante?" chiesi io.

"Beh, dalle facce che avete fatto il vostro primo giorno un po' si, ma poteva anche essere la sorpresa per la visita inaspettata: in realta' io in genere intuisco subito se chi mi sta davanti mi riconosce per il Dottore o per Harry potter...non so come spiegarlo ma mi succede"  rispose David e capivo perfettamente cosa volesse dire: piu' di una volta sia io che Sofia avevamo pensato che gli attori per fare il loro lavoro conoscessero profondamente l'animo umano altrimenti come farebbero a calarsi in ruoli sempre diversi? Non dico che fossero psicologi ma a certe cose ci arrivavano prima di noi, era ovvio che ci capissero.

Mentre bevevamo il caffe' ci trovammo a raccontare com'eravamo diventate Whovians: Sofia racconto' che sua madre gliene aveva sempre parlato e che lei aveva cominciato a vederlo a dodici anni, io dissi quello che gia' sapete e che se non fosse stato per lei  che mi diede la "spinta" finale probabilmente non avrei mai visto niente...

"Il Dottore di mia mamma era Tom Baker: purtroppo da noi mandarono in onda solo lui per poi ricominciare con la serie del 2005"  dichiaro' la mia amica con rabbia.

"Beh forse era perche' in quegli anni non si prestava molta attenzione alle serie straniere" disse Georgia.

Il che poteva anche essere vero finche' si parlava degli anni 60-70 ma dopo...e pensare che lo mandavano in onda nella tv dei ragazzi mentre ora....dal Dottore a Violetta! Solo a pensarci mi vengono i brividi...certo, anche la tv inglese non sara' magari messa benissimo ma almeno c'e' di tutto non come da noi...e comunque provate a toccare "doctor who" ad un britannico! Dubito che arrivereste vivi a cena.

Quando ci chiesero se conoscevamo altri Whovians risposi: "su internet si', siamo moltissimi ma di persona ben pochi purtroppo, anche perche' in Italia non c'e' la cultura delle serie tv: se tutto va bene ti danno dell'infantile fissata e non vi dico alle fiere: se solo compri dei gadgets o fai cosplay dopo i quindici anni il commento universale e' "ma non sei un po' troppo cresciuto per queste cose?" a meno che non becchi gli appassionati come te e vale per tutto".

"A dire la verita' voi tutto sembrate tranne che pazze fissate: anzi, siete tra le fans piu' tranquille che abbiamo mai conosciuto"  rispose Georgia.

"Hai ragione: figuratevi che ad un comicon beccai due genitori col bambino di quattro anni vestito da TARDIS"  rise David.

"Grandi!" esclamo' Sofia.

"Si ma povero bimbo" ridacchiai io.


"Fortuna che non eri con noi in libreria una volta prima di Natale, Georgia"  rise Sofia.

"Oddio, e' vero!"  risposi ritrovandomi a raccontare di quando, dopo aver comprato i regali in centro passammo accanto alla Mondadori indecise se entrarci o meno (per paura di portarcene via mezza) e poi andare nel reparto piu' pericoloso in assoluto: quello delle serie tv.

"C'erano tutti i cofanetti di DW tranne la sesta: eravamo piazzate li' davanti con uno sguardo tipo Minion con la banana"  dissi mentre David dal gran ridere rovescio' quel che rimaneva del suo caffe' sul tavolo.

"Alla fine le comprai la 1 stagione e gliela misi tra i regali di Natale" aggiunse Sofia.

"E avreste dovuto vedermi mentre scartavo il pacchetto: "chissa' cosa mi ha regalat...MA QUESTA S'E' SNIFFATA LA BENZINA!!!!" una roba da Oscar". continuai mentre quei due erano ormai piegati in due dal ridere.


Quando ce ne andammo eravamo felici, non solo perche' Georgia e David erano davvero un piacere di compagnia ma anche perche' eravamo convinte che dopo quella chiaccherata il legame tra noi quattro sarebbe diventato sempre piu' solido.



angolo autrice: la parte sulla Mondadori e' tutta vera e anche quella dello scarafaggio (anche se dubito che mia madre se lo ricordi)

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Capitolo 4
*** Billie and Laurence ***


Billie La nostra vita da expat proseguiva liscia come l'olio, eravamo ormai a fine giugno e nonostante il nostro non si potesse certo annoverare tra i lavori "faticosi"  (a livello fisico s'intende perche' sul piano mentale era tutt'un'altra storia, specialmente se capitavano quattro traduzioni in un giorno sia dall'italiano che dall'inglese) pregustavamo l'avvicinarsi delle ferie: avremmo avuto l'intero mese d'agosto tutto per noi e cio' significava il nostro ritorno in patria, il che da una parte ci rendeva felici ma dall'altra la prospettiva di rivedere i parenti ci deprimeva alquanto anche se ormai avevamo sviluppato anticorpi a sufficienza da poter sopportare i loro commenti piu' o meno gradevoli.

Non che fossero cosi pessimi in se', pero' voi capite che essendo le uniche di famiglia ad essere emigrate ci aspettavamo di tutto.

Sopprattutto non ci piaceva l'idea di lasciare David e Georgia per cosi tanti giorni di fila: ovviamente anche loro sarebbero andati via per un po' ma il punto era che ormai eravamo diventati ottimi amici e pensare che per un po' non li avremmo nemmeno intravisti ci mandava leggermente in paranoia.

In inglese "soci"  si dice "partners in crime" e la prima volta che me lo spiegarono ricordo che dissi "ma sembra che si stia andando a fare una rapina".

Il problema era che se ci vedevi in giro insieme parevamo  un'associazione a delinquere.

Un incrocio tra D'artagnan, i tre moschettieri e i Power Rangers.

E non perche' girassimo armati.

"Non so te ma io ancora un po' e pensavo partisse do you hear the people sing di sottofondo"  fu il commento di Sofia dopo la nostra prima uscita.

Io alla seconda pensai che ci mancava solo "red and black" e poi eravamo al completo.

"Mi raccomando: ora che vi frequentate non parlare solo di film e telefilm specie se il loro, non farli stufare dopo che vi siete appena conosciuti" commento' invece mia madre specialista nell'incoraggiamento.

A parte che io per prima mi ripromettevo di non citare Doctor Who: il guaio era che 99 volte su 100 bastava un niente a ricordarcelo e partivano i "vi ricordate quella puntata..."

E per loro non era un problema, anzi!

Quando per la prima volta gli mostrammo l'intera casa rimasero di sasso alla vista dello "studio" ossia l'unica stanza arredata da noi: quando decidemmo di trasferirici Mrs Foreman ci disse che quella era vuota poiche' il precedente inquilino l'utilizzava come cameretta per il figlio e porgendoci un catalogo d'arredamento concluse "scegliete pure e poi fatemi sapere, al vostro arrivo sara' arredata con quello che vorrete"  cosi' decidemmo di metterci una scrivania col computer fisso, un armadio basso ed una grande libreria ove posizionammo tutti i nostri dvd in ordine alfabetico e divisi per genere con tanto di etichetta col nome sotto.

"Wow! Li avete tutti...ma di chi sono?" chiese David mentre sfiorava con le dita tutte le serie di Doctor Who, mancava solo Capaldi, per dire.

"Mie" rispose Sofia.

"Tutte?" chiese Georgia.

"Certo, le mie invece sono queste"  risposi indicando i dvd di Once upon a time e tutti gli horror "e queste" spalancando l'armadietto contenente le mie serie di DW.

"Non avrei mai potuto lasciarli a casa" replicai ai loro sguardi attoniti  "a parte che avevo il terrore che durante il trasloco se ne rovinasse qualcuno e quindi mi sentivo sicura ad averli di riserva ma purtroppo mia madre e' una capacissima di buttare tutto se ne ha voglia ed ho preferito non correre il rischio".

Un giorno stavo tornando dopo essere stata dal parrucchiere: teoricamente sarei bionda scura ma nel corso degli anni ho esagerato coi colpi di sole e cosi' dai vent'anni mi faccio rossa, avevo fatto la tinta prima di partire ma purtoppo e' un colore che "scarica" in fretta e circa ogni due mesi devo rifarla, per fortuna in ufficio mi avevano consigliato dove andare.

Insomma, mentre mi avvicino a casa con la coda dell'occhio noto David sull'altro marciapiede e lo saluto con la mano e lui mi urla di rimando "You're ginger!"  come a dire "che fortuna, io non ci sono mai riuscito"

"Vai dal parrucchiere e lo sarai anche tu" provai ad urlare mentre un camion mi sfrecciava davanti.

"What??" ovviamente passandomi davanti il camion non aveva capito nulla o quasi.

"il parrucchiere!"  provai di nuovo prima di scoppiare platealmente a ridere appoggiata al muretto.

Ora, immaginate di camminare per strada o di essere in macchina e vedere un tizio ed una tizia che si parlano urlando da un marciapiede all'altro, il che ci starebbe anche, a patto pero' che i due siano come minimo over 65.

Nel nostro caso sembrava la versione reale e scema della scena del disinfettante.

In pratica ero diventata esattamente del colore dei miei capelli dal gran ridere ma provateci voi a rimanere seri quando uno cosi' sgrana gli occhi dicendovi "sei rossa!"

"You're beautiful sweetie" mi disse mentre anche lui smetteva di ridere ed io lo ringraziai pensando a quanto era vero il fatto che basta cambiar Paese per vedere le cose diversamente o meglio, per non fraintendere: in Italia se qualcuno urla ad una donna una cosa del genere e' lecito pensare che ci stia provando e li no, poi e' vero che ci conoscevamo, non eravamo proprio estranei ma comunque era un diverso modo di esprimersi.

Una domenica mattina mentre tornavamo a casa dopo aver fatto un po' di spesa sentimmo la voce di Georgia chiamarci e li vedemmo fuori da casa loro insieme ad un'altra coppia che conoscevamo.

O meglio: lei sapevamo molto bene chi era, di lui sapevamo solo che era suo marito.

"Billie, Laurence, vi presento Carlotta e Sofia le nostre vicine" disse David mentre noi stringevamo la mano ad entrambi.

"Volete passare per il caffe' piu' tardi?"  propose Georgia.

Noi accettammo felici di quell'occasione fortuita e alle 14 eravamo gia' da loro, evidentemente gli avevano detto qualcosa di noi perche' ci ritrovammo, su richiesta di Billie a raccontare di come eravamo diventate Whovian.

Inizio' Sofia: "e' stata mia madre: sin da piccola me ne aveva parlato e per me non era neanche "il dottore" bensi' "l'uomo matto nella cabina blu", poi verso i dodici anni cominciai a vederlo in tv".

"Io non ebbi quella fortuna: semplicemente ne avevo sempre sentito parlare ma non ho mai avuto occasione di vederlo, in tv c'era ma non ero mai riuscita a trovare la prima serie, poi conobbi lei che mi diede la spinta finale"  dissi quando tocco' a me.

"Quando dissi a mia madre che anche lei aveva cominciato a vederlo il suo commento non fu "oh bene, le piacera'"  o qualcosa del genere"

"E cosa allora?"  chiese Billie incuriosita.

"Auguri!" rispose Sofia facendoci ridere tutti.

"Ho sempre visto le serie tv ma piu' che altro crime, di fantascienza siete stati i primi che mi hanno appassionato davvero"  aggiunsi io.

"Non sapete quante volte stiamo li a parlarne, a proposito Billie: la scena di "new earth" dove Cassandra entra in lui l'avete girata venti volte vero? Perche' scusa ma non ci crediamo se ci dici che e' stata buona la prima"  disse Sofia.

Billie e David si guardarono per un attimo poi lei rispose: "venti no...ma dieci si!" disse ridendo insieme a lui.

"So che sembra una stupidaggine ma tante volte e non solo di voi facciamo ragionamenti di questo tipo" ammisi.

"Non e' una stupidaggine anzi: significa che siete coscienti del fatto che dietro il singolo episodio c'e' tanto lavoro ma anche del divertimento" disse Billie.

"Spesso degli attori si dice che non lavorano: certo non timbrate il cartellino come fanno altri ma cio' non significa che non sia faticoso sia a livello fisico che mentale: e' ovvio che dopo un po' dovete sdrammatizzare" aggiunse Sofia.

"Il fatto che pensiate cosi vuol dire che perlomeno dopo ogni episodio qualcosa vi abbiamo lasciato, non so te ma io preferisco cosi' piuttosto della gente che ti guarda e basta lasciandosi scivolare tutto addosso" commento' David rivolto alla sua ex companion che annui'.

"Ormai avrete capito che DW e' nel cuore di tutti noi, alla fine l'abbiamo visto tutti e non vi nascondo di esserci rimasto abbastanza male quando la sospesero anche se avevo gia' diciotto anni"  prosegui'.

"Quando si presento' l'occasione di fare il provino non me lo feci ripetere e ci andai ma li per li'  nessuno mi disse niente, mi congedarono col classico "le faremo sapere"".

"Passo' quasi un mese ed io ero a casa dei miei genitori insieme a mia sorella: loro erano usciti con mio fratello e squillo' il telefono: per sicurezza avevo dato anche il numero di casa, fu Karen a rispondere e dopo poco mi tese la cornetta dicendomi "e' per te".

"Io la presi e quando dissi "pronto?" sentii rispondere "Mr Mcdonald? Sono Jolene Carr della BBC"  non cantai subito vittoria pero': per fortuna ti chiamano anche per dirti che non hai passato i provini"

"Mi dica" dissi ormai senza illusioni"

"Congratulazioni, lei sara' il decimo Dottore, venga lunedi' mattina verso le 7.30 arrivederci e buona giornata"  disse mentre io balbettavo a malapena un "arrivederci"

Posai la cornetta con mia sorella che m'incalzava "allora? Che ti ha detto?"

"Mi sedetti sul bracciolo ancora stupefatto e risposi: "saro' il decimo Dottore"

"E poi?" chiesi a quel punto.

"Poi l'unica cosa che ho sentito e' stato l'urlo di mia sorella che peraltro credo abbiano sentito fino al paese vicino e il suo peso mentre mi gettava le braccia al collo facendomi cadere a terra" rispose con noncuranza mentre noialtri ridevamo.

Mentre tornavamo a casa quella sera riflettemmo entrambe sul fatto che davvero a dispetto di quello che pensa la gente una serie tv puo' entrarti nel cuore fino a cambiarti la vita e questo vale per tutti i fan.

Anche e sopprattutto per quelli che poi ne diventano protagonisti.



angolo autrice: buone feste a tutti, ci tengo a precisare che il racconto di David sul provino e' completamente inventato da me.


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Capitolo 5
*** Oh my God! They're friends! ***


Oh my God! They're friends! Nel nostro lavoro capitavano le cose piu' svariate, specie quando dovevamo tradurre dall'italiano all'inglese  (in genere articoli e/o recensioni di riviste) e spesso avevamo delle belle discussioni a proposito: niente di violento intendiamoci ma per ogni evenienza avevamo avvisato David e Georgia di non badarci se passando sentivano che alzavamo la voce perche' significava semplicemente che eravamo indecise sulle possibilita' di traduzione e non che stavamo per lanciarci i piatti addosso.

Ormai ci vedevamo  quasi senza  avvertirci prima: nel senso che almeno una volta a settimana ci trovavamo o da noi o da loro per un the' o un caffe' in genere dopo pranzo e mettendoci d'accordo dal lunedi al mercoledi per il sabato ma quella volta mentre tornavamo dall'aver fatto la spesa la vedemmo avvicinarsi.

"Ciao ragazze, scusate ma sabato non possiamo venire: solo ieri ci e' venuto in mente che deve venire un nostro amico a trovarci"  

"Oh...beh se volete fare un salto non c'e' problema, in fondo cosa vuoi che sia una tazza in piu'" risposi ricordandomi come ci avevano accolto loro nonostante la presenza contemporanea di Billie e Laurence.

"Facciamo cosi: se in questi giorni non mi faccio sentire significa che veniamo lo stesso anche con lui altrimenti vi mando un sms" promise Georgia.

Noi accettammo e neanche a farlo apposta mentre pranzavamo capitammo su un episodio di law & order uk in cui c'era suo padre, ammetto che la tentazione di andare a dirglielo fu forte ma la nostra parte razionale ebbe la meglio, piuttosto mi chiedevo che faccia aveva fatto Freema, che qui interpretava uno dei due procuratori (mr. Davison era il loro capo) quando se l'era ritrovato davanti....


Nei giorni che seguirono i nostri amici non si fecero sentire quindi la domenica alle 14.30 circa eravamo pronte ad accoglierli: mentre Sofia apparecchiava io ero andata ad aprire la porta, la prima ad entrare fu Georgia che mi bacio' sulla guancia, mentre facevo per baciare David e lei si avviava in cucina lo vidi voltarsi e dire "vieni pure Ben".

A quelle parole raggelai ma m'imposi di stare calma: "non e' detto che sia chi pensi tu: potrebbe benissimo essere il diminutivo di Benjamin" pensai.

Invece ancora una volta ci avevo preso.


Ovviamente David e Georgia sapevano che eravamo loro fans ed era altrettanto ovvio che gia' prima di arrivare li eravamo al corrente di un po' di cose sul loro conto.

Solo che non avevano idea di fino a che punto ne sapevamo!

Ad esempio, che loro e la persona che ci stava davanti erano amici, o meglio che era amico di David perche' lo diceva in un'intervista e gia' non vi dico che film mentali ci partivano.

Figuriamoci ad avercelo in casa:

Benedict

Timothy

Carlton

Cumberbatch.

In una frazione di secondo mi passo' tutto quello che avevo visto di lui davanti agli occhi: da "into Darkness" alla scena del lenzuolo in "Sherlock".

E fortuna che Sofia aveva gia' finito di mettere tutto in tavola altrimenti avremmo potuto tranquillamente dire addio ad un paio di tazze.

"Ciao, io sono Ben".

Ci presentammo e sono sicurissima che al primo scambio di sguardi sia David che Georgia intuirono subito che noi sapevamo da un pezzo che erano amici.

E con ogni probabilita' lo aveva capito anche lui.

Raccontammo di come avevamo cominciato a seguirlo e che per quanto mi riguardava, lo avevo conosciuto grazie ad "into Darkness".

"Solo che perdonami, ma li' ti avrei strozzato" sentenziai io.

"Addirittura...beh, dicono che chi disprezza compra" ribatte' lui posando la tazza.

"Guarda, in quel caso l'unica cosa che avrei comprato e' una cassetta degli attrezzi da sbattergli sulla faccia al tuo Khan" risposi sorniona mentre gli altri tre ci guardavano allibiti.

Poi ci guardammo noi e scoppiammo a ridere.

"Scusa ma e' piu' forte di me: io sono sempre dalla parte del Bene" dissi una volta ripreso fiato.

"Vogliamo parlare di quando vedemmo Frankenstein?" intervenne Sofia.

"Siete andate a vederlo a teatro?"  chiese David.

"No...In Italia alcuni cinema l'acquistarono e lo proiettarono in lingua sottotitolato" spiegai.

"Ero andata al cinema con un'amica e mentre aspettavamo che aprissero la sala vidi un poster con gli spettacoli teatrali: quando lessi il suo nome non potevo crederci!"

"Avevamo gia' visto tutti gli episodi di Sherlock" disse Sofia.

"Due giorni dopo a lezione le chiesi se le piacesse Frankenstein come storia e se voleva venire con me a vederlo...visto che c'eri tu" ridacchiai.

"Il guaio era che lo facevano una sola sera e di martedi': da una parte eravamo fortunate perche' la mattina seguente di lezioni non ne avevamo ma dall'altra non era cosi facile: anzitutto dovevo andare a dormire da lei perche' il cinema era dalle sue parti e noi non abitavamo vicine e poi noi il martedi avevamo lezione fino alle 19" continuo' Sofia.

"Cosi' c'inventammo una balla ed uscimmo un quarto d'ora prima: anche perche' la fermata della metro non era li' sotto, era solo una fermata ma poteva succedere che mia madre arrivasse in ritardo"  dissi io.

"Che avete detto?" chiese Georgia.

"Io dovevo prendere il treno e lei andare dal medico" rispose Sofia.

"Dovevate vederci quando uscimmo da li': mancava il sottofondo e sembravamo te e Martin nell'ultima scena di "a study in pink"...a parte che ce l'avevo sul cellulare la colonna sonora" aggiunsi io.

Quei tre  ridevano come matti...beh era gia' qualcosa...voglio dire, se siamo fuori di testa e' meglio chiarirlo subito no? Giusto per non dare false speranze...

"Alla fine arrivammo, comprammo i biglietti e dopo cena entrammo nella sala...ma rimaneva un enorme punto di domanda: chi avresti fatto quella sera? Avevamo visto le foto ma onestamente speravamo per il dottore" disse Sofia.

"Non certo perche' pensavamo che non saresti stato in grado d'interpretare la creatura ma sai, tra le due..." aggiunsi io.

"E come ando' a finire?"  chiese Ben.

Lo guardammo entrambe negli occhi  "capisco: era la serata della creatura".

"Gia': l'ho dovuta tenere su altrimenti era sul pavimento prima ancora che l'annunciatrice finisse di parlare" commento' Sofia  "poi mi venne in mente che FORSE Jonny era lo sherlock di elementary..."

"Ma figurati...vuoi che il regista sia stato cosi' fuori di testa da metterne due sullo stesso palco?"  
fu il mio commento puntualmente smentito da wikipedia la mattina dopo, al che le chiesi "ma che tipo e' lo sherlock di jonny?"    "un ex eroinomane"    "perfetto!"

"Visto che siamo in argomento, cosa ne pensate della scena dello stupro?" ci chiese Ben.

"Beh, sei stato bravo...poi certo eravate a teatro e piu' di tanto non e' che potevate mostrare"  rispose la mia amica.

"Solo una cosa: io posso capire che lo scienziato fabbrica una persona con pezzi di cadavere e che gl'infonde vita con scariche elettriche ma come fa a, ehm fare in modo che..."

Santo cielo, ma perche' non taccio mai??

In mio soccorso, arrivo' Georgia "mi date un bicchiere d'acqua per favore?"

Mi alzai, presi un bicchiere e glielo versai mentre Sofia cercava in tutti i modi di trattenere le risate.


"Vogliamo parlare di Sherlock?" dissi.

"Immagino sappiate che hanno confermato la quarta e la quinta serie"  rispose Ben.

"Oh si lo sanno fidati...almeno da qualche settimana"  disse Georgia posando il bicchiere.

"Diciamo che l'abbiamo saputo contemporaneamente."  aggiunse David.


E continuo' raccontando che poche settimane prima mentre si stava controllando l'e-mail lo aveva letto,  "oh guarda, Steven e Mark proseguiranno con Sherlock" disse rivolto a Georgia che era appena rientrata,  "dici che Carlotta e Sofia lo sanno gia?"   "ma perche', secondo te sono Sherlockians?" a quel punto lui l'aveva guardata come per dire "se non lo sono loro..."

"In effetti quasi tutti i Whovians son Sherlockians e vice versa"  aveva cominciato a dire lei quando si era sentito uno strillo da fuori.

"Mi sa che l'hanno scoperto" aveva commentato David mentre io e Sofia avremmo voluto scomparire al ricordo di quella scena: io che urlavo di gioia e le saltavo in braccio mentre lei cercava invano di calmarmi.

"Se Mark e Steven ti proponessero d'interpretare il Dottore...sai ora che e' iniziato il nuovo ciclo"  disse rivolgendosi a Ben.

"Accetterei...anche se e' dura raccogliere la vostra eredita'" gli rispose nel tono piu' normale possibile mentre a me si apriva la bocca e il the' che c'era dentro finiva nuovamente nella tazzina.

"Mi sa che una possibilita' del genere le terrorizza" commento' Georgia facendoci ridere tutti.

"Ah l'avete gia' visitato la casa di Sir Arthur Conan Doyle?" ci chiese Ben quando ci fummo riprese.

"Non ancora" rispose Sofia "e se ti vuoi offrire per farcela vedere anche no grazie...cioe' sarebbe fantastico ma rischieremmo di riderti in faccia" pensai io.

Poco dopo Georgia ci stava aiutando nonostante insistemmo che non ce n'era bisogno (le avremmo sciacquate e poi messe in lavastoviglie) a lavare le tazzine.

"Oddio, devo spostare la macchina o mi faranno la multa"  disse una voce dall'ingresso.

"Guarda che lo sappiamo che sei tu Ben" ribadii cercando di trattenere le risate.

"Come fai a saperlo?" mi chiese con la sua voce.

"Forse perche' David e' qui?"  disse Sofia noncurante mentre i coniugi Tennant erano sul tavolo dal gran ridere.


angolo autrice: la storia di Frankenstein e' tutta vera e non solo:


1) qui dove ho sentito per la prima volta (e mandando indietro per risentire perche' ammetto di aver sperato d'aver capito male) che Ben e David sono amici (min.2.21)  https://www.youtube.com/watch?v=1zV4FHP4smY&list=WL89E4BF77F9A6C5E6

2) qui dove Ben imita David (min.0.43) https://www.youtube.com/watch?v=yebhPXh58cw&list=WL89E4BF77F9A6C5E6

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Capitolo 6
*** He's the Doctor. MY Doctor! ***


He's the Doctor. My Doctor. "Tanti auguri!"

Il 26 luglio era il compleanno di Sofia ed io le avevo regalato un set completo per la preparazione dei cupcakes: da sempre la cucina era la sua passione e piu' di una volta me li aveva preparati seppur con mezzi di fortuna diciamo.

Poco dopo si accingeva ad aprire il regalo di David e Georgia: gliel'avevano consegnato due giorni prima pregandola di aprirlo solo quel giorno e la curiosita' ci stava mangiando vive.

Piu' a me che a lei visto che era anche piuttosto grosso.

"Sono pazzi!"  fu il coro quando rivelo' il contenuto: una teiera a forma di TARDIS, quei due sapevano che nonostante fossimo piu' di caffe' che' di the' non ci dispiaceva affatto, aggiungeteci il fatto che eravamo Whovians sfegatate e opla' il regalo e' servito.

Quattro giorni dopo avevamo finalmente finito di lavorare ed iniziavamo a pensare a cosa mettere in valigia: dal 3 al  26 di agosto saremmo tornate dai nostri genitori in Italia e probabilmente in quel lasso di tempo saremmo anche andati da qualche parte con loro.

Non nego che fu piuttosto doloroso separarsi dai nostri vicini, anche se non li vedevamo tutti i giorni era dura pensare che non li avremmo piu' avuti nei paraggi per ben tre settimane.

"Allora, pronte le valige ragazze?" ci chiese David la sera prima della nostra partenza mentre eravamo uscite un attimo a prendere un po' d'aria.

"Oh si"  rispondemmo noi, piu' che le valige dovevamo prepararci psicologicamente: non che i nostri fossero cattivi ma anche se ormai eravamo indipendenti ed avevamo una nostra vita eravamo pur sempre le loro "bambine".

"Allora buon viaggio, noi partiamo dopodomani a Brighton e se avete bisogno di qualsiasi cosa chiamateci, tanto avete sia i nostri numeri di cellulare sia skype"  disse Georgia abbracciandoci.

Il giorno dopo, di buon'ora ci recammo all'aereoporto e gia' sentir parlare in italiano fu stranissimo: figuratevi che quasi non lo parlavamo nemmeno piu' tra noi a casa! E ancor di piu' ci parve strano separarci tanto eravamo avvezze a far tutto insieme.

Il tornare a casa quando ormai ne hai una tua ha dei vantaggi: con questa scusa eravamo esentate dalle faccende domestiche ed essendo le uniche in famiglia ad essere espatriate ci portavano in palmo di mano contando poi che in Italia la maggior parte dei nostri coetanei era o disoccupata o precaria.

Il sabato successivo i miei genitori organizzarono un barbecue in giardino con i parenti: volevamo farlo il giorno dopo ma all'ora di pranzo il sole picchia terribilmente e anche abbassare la tenda non serve a molto vista l'afa cosi' optammo per la sera, tanto avevamo degli ottimi prodotti antizanzare.

Mentre aiutavo mamma e zie con gli antipasti in cucina la tv era accesa e non so come finimmo su rai4.

Dove stava andando in onda una replica di "Doctor Who": per l'esattezza la 3x00 la prima con Donna e non vi dico che senso mi fece sentirlo doppiato tanto ero abituata alla sua voce.

"Chi e' quello?"  chiese la sorella di mia madre.

"E' il Dottore. il MIO Dottore."  risposi fiera  "ed e' anche il mio vicino di casa"  aggiunsi noncurante.

"Quello li e' il tuo vicino di casa?" replico' in tono lievemente strabiliata l'altra zia, moglie del fratello di mio padre.

"Certo, con la moglie e i figli abitano proprio di fronte a noi" dissi prendendo due piatti da portare fuori.

"E come sono?"  chiese di nuovo la sorella di mia madre.

"Come li' se non peggio...e ora ALLONS-Y!"  dichiarai marciando verso il giardino.

Anche se non ero del tutto sicuro che mi credessero.

Alla prima "pausa"  (ossia mentre aspettavamo che fosse pronto il primo) feci una scappata su Skype per sentire Sofia: la poveretta era vittima di tutte le sue allergie alle sostanze che in Scozia grazie al cielo non c'erano, sotto antistaminici e anche lei impegnata in una cena coi parenti: inutile dire che sentivamo moltissimo la mancanza l'una dell'altra.

Mangiammo e mentre aspettavamo che fosse pronto il caffe' sentii il mio cellulare squillare e nel vedere lampeggiare "David"  sullo schermo poco ci manco' che non cominciassi a sputar monete come una slot machine, i miei vedendomi salire in camera mia mentre rispondevo probabilmente pensarono che fosse il mio capo o qualcosa del genere  (in realta' non sentivo niente perche' a volte il mio cellulare non prende bene quindi feci appena in tempo a dirgli di andare su Skype).

"Come va? Disturbo?"  mi chiese.

"Assolutamente no, stiamo aspettando il caffe' e comunque credimi mi stai salvando da una noia mortale: pensa che poco fa ho beccato una replica della terza stagione, la prima puntata con Donna"  risposi.

"Accidenti! Dobbiamo proprio mancarti tanto"  rise lui.

"Beh, poco dopo ho detto allons-y..."

"E i tuoi che dicono? Sofia l'hai sentita?"

"Ovviamente gli ho detto tutto ma non so fino a che punto ci credano...vabbe' tanto prima o poi dovranno pur venire a trovarci...Si, e non sta benissimo, sai lei soffre di molte allergie: in Scozia sta bene perche' non ci sono ma qui deve imbottirsi di antistaminici, voi?"

"Bene, il posto e' molto bello e tra poco mangiamo anche noi...ora devo scappare, ci sentiamo"

"Ok ciao"


"Chi era?" chiese mia madre.

"Il mio vicino"  risposi.

"Tutto a posto vero?" ribatte' lei  (forse perche' siamo abituati che i vicini quando siamo via ci chiamano solo se ci sono entrati i ladri in casa o cose del genere)

"Sicuro"


"E' sempre quello di prima?"  chiese mio cugino, figlio della sorella di mia madre con una sfumatura di derisione nella voce.


"Si certo"  risposi mentre lui rideva.

"Ridi ridi! Poi rideremo noi..."  pensai mentre andavo a prendere il caffe'.

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Capitolo 7
*** That damned falls! ***


that damned falls! Il soggiorno dai parenti fu meno peggio del previsto per entrambe: mi rilassavo ed ero anche andata in piscina con mia madre, Sofia faceva piu' o meno la mia stessa vita e malgrado ci sentissimo quotidianamente sentivamo molto la mancanza l'una dell'altra.

Ovviamente la nostra percezione rispetto a molte cose era cambiata, ad esempio rispetto ai programmi televisivi: abituate com'eravamo a telefilm, trasmissioni comiche, (avevamo beccato un paio di volte quello della cara Catherine Tate) e talk show politici fatti pero' in un certo modo (ossia niente urla un diretta) che neanche cinque minuti della nostra tv eccetto certi film e serie bastavano a farci venire l'orticaria.

"Almeno la' non abbiamo certe boiate tipo la trasmissione della D'Urso"  dicevo ai miei genitori "non che non esistano programmi del genere in UK ma almeno hanno il buon gusto di non trasmetterli sui canali principali e sopprattutto non in prime time"  quelli che avevamo sporadicamente visto andavano infatti in onda dopo le 23,  al che i miei scuotevano la testa ed alzavano gli occhi al cielo ma ebbero il buon senso di non fare commenti: tutto si poteva dire tranne che parlassi a vanvera, dopotutto ero io quella che viveva all'estero.

Un giorno mi comunicarono che l'ultimo weekend prima della mia partenza ossia dal 22 al 24 saremmo andati in Svizzera, piu' precisamente a Berna tutto sommato non mi pareva affatto male come conclusione di vacanza.


Preparammo le valige ed una volta superato il confine ci fermammo ad una stazione di servizio dove vidi...Sofia ed i suoi genitori!

Venne fuori che da tempo si erano messi d'accordo per quel viaggio senza dirci nulla proprio per farci una sorpresa,  l'albergo era in pieno centro citta' e molto carino: dopo esserci registrati e aver lasciato i bagagli in camera cominciammo ad esplorare la citta'.

La mattina dopo mentre facevamo colazione i nostri genitori esaminavano vari opuscoli per decidere la meta di quel giorno, ad un tratto mia madre se ne usci' con un "potremmo andare qui" indicandone uno.

Quando lo vedemmo rimasi col pezzo di pane spalmato di nutella per meta' in bocca e per meta' fuori mentre a Sofia cadde il cucchiaio nella tazza di the'.

Sopra c'era scritto "cascate di Reichenbach".

Confesso che la voglia di urlare "MAPPORCADIQUELLATROIA!!!" fu tanta da parte di entrambe ma per ovvi motivi fummo costrette a trattenerci nonche' a seguire i nostri genitori in quell'escursione che per noi fu peggio che avviarsi al patibolo.

Siccome a tutto c'e' un limite mi rifiutai di proseguire oltre la meta' della passatoia (il rischio che quella notte avessi incubi aventi per soggetto Ben che si lanciava e/o cadeva in quel dirupo era pericolosamente alto) la mia fortuna fu che alla madre di Sofia venne il colpo di genio una volta vista la targa con sopra il profilo di Sherlock Holmes.

"Ah....ora capisco...."


"E ci voleva tanto?" mi sussurro' la mia amica poco dopo.

Quella sera dopo cena andammo nella sala dell'hotel dove vi era la connessione wi-fi, per fortuna ci eravamo portate il suo pc per ogni evenienza, andammo su Skype e chiamammo David: calcolammo che laggiu' dovevano essere circa le 21 quindi non ci avrebbe messo molto a risponderci.

"Ehi, ciao come state?"  

"Bene e tu? Dove siete?" chiesi

"A Brighton e voi? E come mai siete assieme? Non dovevate andare ognuna a casa propria?"  ribatte' perplesso.

A quel punto prendemmo un respirone e rispondemmo assieme:

"Siamo in Svizzera".

Ho sempre pensato che tra fans e attori o quello che e' ci sia una sorta di telepatia che li porta a capirsi all'istante, figuriamoci se questi sono pure vicini di casa, per la serie "genitori, prendete esempio"...

A David basto' guardarci negli occhi per intuire il perche' di quella chiamata per poi scoppiare a ridere cosi' forte che comincio' a dare pugni alla scrivania mentre noi tentavamo invano di calmarlo.

Poco dopo passo' Georgia  "ciao ragazze, che succede?"

"Sono in Svizzera" le rispose suo marito asciugandosi le lacrime.

"Vuoi dire che..."

E lui annui' mentre lei scoppiava a ridere: erano pur sempre il Dottore e sua moglie nonche' figlia in un episodio e sangue del Quinto no?

Li salutammo ed andammo a dormire.


Il giorno seguente ad ora di pranzo guardando il cellulare vidi che David mi aveva mandato un sms il quale riassumeva quanto accaduto in quelle ore.

1) i coniugi Tennant avranno dormito si e no due ore quella notte il resto l'avevano trascorso a ridere con il povero Tyler che continuava invano a chiedergliene il motivo (Olive e Wilfred per fortuna avevano dormito tranquilli)

2) David verso le 9.45 aveva chiamato Ben che si trovava dalla sorella alla quale dopo aver sentito dall'amico dov'eravamo aveva sputato in faccia il the' caldo ma per fortuna non bollente che stava bevendo (pare che Georgia abbia sentito la povera Tracy urlare un "BEEEEEEENEDIIIICTTTTTTT!!!!" cosi' forte da farle temere che l'avrebbe preso a sberle)

Poi spiegatelo voi ai vostri genitori perche' ridete con le lacrime e siete color geranio, a patto da riuscire a respirare s'intende!



angolo autrice: http://images.myswitzerland.com/n19040/images/buehne/sts3537_43f-1.jpg  ecco la passatoia di cui parlavo...no, non ci sono mai stata e dubito che ci andro' mai XD

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Capitolo 8
*** Return, Birthday and...Surprise! ***


Return, Birthday and...Surprise! Alla fine era arrivato il momento di tornare a casa: i parenti erano stati salutati e i bagagli preparati, e viste le solite eterne raccomandazioni appena oltrepassato il gate tirammo un sospiro di sollievo.

" Ohhh casa finalmente!" esclamai non appena varcammo la soglia della nostra villetta.

"Puoi dirlo! Basta antistaminici, basta noiosi pranzi coi parenti..."  rispose Sofia.

"...Basta con i parenti che ti chiedono quando vai a dormire perche' ti stai vedendo qualche programma della BBC in rete ad orari assurdi"  continuai io,  d'altronde se era l'unico modo per vedere qualcosa di decente non era certo colpa nostra.

Mollammo le valige in salotto e ci precipitammo sull'altro lato della strada: in altri contesti saremmo sembrate due perfette cretine ma li' era del tutto normale e nel caso ve lo stiate chiedendo, no, non era perche' avevamo "i vicini famosi".

Loro non erano David Tennant e Georgia Moffet, erano David e Georgia e basta!

Suonammo ma nessuno venne ad aprirci  "strano, non avevano detto che sarebbero tornati prima di noi?" chiesi alla mia amica.

"Forse sono usciti"

Sofia aveva ragione: poco dopo li vedemmo arrivare in macchina, la prima a scendere fu Georgia:  "ehi, come va? Siamo andati a fare la spesa" ci disse abbracciandoci ed indicandoci le borse piene, David oltre che con un abbraccio ci accolse con un "bentornate".

Una settimana dopo era il mio compleanno e Sofia mi aveva preparato una gran mousse di cioccolato e arance oltre a regalarmi il libro di "Psycho",  David e Georgia invece, sapendo della nostra abitudine di mangiare biscotti a colazione mi avevano regalato una biscottiera a forma di TARDIS.

Cinque giorni dopo, l'11 settembre, c'invitarono a casa loro "vorremmo presentarvi una persona"  e il fatto che ce l'avesse detto Georgia non contribuiva a tranquillizzarci, sapete come si dice  "chi si somiglia si piglia"...

E infatti...

"Ciao ragazze, come state?"

"Ciao Matt" dissi io sperando di non ridergli in faccia: spesso tra di noi dicevamo che David aveva l'espressione di uno arrivato giovedi prossimo, beh Matt aveva quella di uno arrivato il giovedi' del mese prossimo!


Mentre ci preparavano il the' riassumemmo a Matt com'eravamo diventate Whovians (ormai anche i muri delle nostre case lo sapevano),  quando Sofia se ne usci' con "raccontagli quella volta a lezione di tedesco".

"Ah quella si che e' bella, alla faccia delle coincidenze: era l'ultima lezione prima delle vacanze di Natale, ad un certo punto sentimmo un suono familiare..."

"...cioe' la colonna sonora: sapendo che lei l'aveva tra le suonerie le dissi di mettere il silenzioso"  continuo' Sofia.

"Io le risposi che gia' c'era, lo mettevo sempre appena arrivata in classe" dissi io.

"Ben presto ci rendemmo conto che si stavano vedendo un episodio nell'aula affianco alla nostra, e lei ha cominciato ad avere i sintomi da Whovian in astinenza ossia adrenalina a mille"

"Figuratevi che chiesi di andare in bagno e gridai, a bassa voce s'intende, qualcosa d'irriferibile, dopodiche' mi appoggiai alla porta di quella classe sperando di captare qualcosa ma non ci riuscii anche se probabilmente doveva essere the christmas invasion a giudicare da quello che mi disse dopo" proseguii.

"E tu invece?"  chiese David a Sofia.

"Io i sintomi li ebbi dopo"  rise lei.



angolo autrice: scusate per il capitolo corto e poco "gustoso" ma dovevo introdurre Matt, dal prossimo ci sara' da divertirsi vedrete...

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Capitolo 9
*** A domestic accident ***


A domestic accident Il 15 settembre riprendemmo a lavorare e devo dire che non ci pesava affatto riprendere i soliti ritmi ma dato che la legge di Murphy parla chiaro, l'imprevisto era dietro l'angolo.

Il venerdi successivo eravamo appena tornate dall'ufficio quando, mentre ancora mi toglievo le scarpe davanti alla porta sentii l'urlo di Sofia provenire dalla cucina "Carlotta! Vieni!", la raggiunsi e vidi che il pavimento era completamente allagato "e ora che facciamo?"  "Chiamiamo mrs Foreman" dissi risoluta.

Mentre lo facevo Sofia chiuse la porta e vi metteva sotto degli asciugamani, pochi minuti dopo la nostra boss era li' fuori accompagnata da una squadra di operai specializzati, dopo aver esaminato il lavello il loro responsabile rassicuro' la Foreman (che si scusava con noi da quando era arrivata) : le tubature non erano state posizionate a dovere e anche se prima che ci venissimo ad abitare erano state controllate non era possibile accorgersene (questione di pochi cm) a meno che non capitasse qualcosa come quello che ci era effettivamente successo, nulla di grave ma avrebbero dovuto lavorarci tutto il weekend percio' era meglio che lo trascorressimo da un'altra parte  "vi pagheremo l'albergo naturalmente" ci disse lei mentre uscivamo in strada.

"Che succede?" chiese una voce alle nostre spalle: era Georgia, la quale dopo un rapido riassunto della situazione ci disse "non c'e' problema, potete stare da noi fino a lunedi"  "ma non vogliamo disturbare..."  rispose Sofia  "due notti in albergo non ci ammazzeranno e poi non vogliamo sconvolgervi troppo i ritmi con i bambini..."  non pensavo a Tyler che ormai andava per i dodici anni ma ad Olive e Wilfred che erano ancora piccolissimi,  "Tyler e' da un'amichetto ed Olive e Wilfred sono dai miei cognati non preoccupatevi" rispose.

Cosi' dopo aver messo degli abiti un po' a caso in un borsone insieme ad un pc (non ci serviva per lavoro ma non volevamo neanche approfittare troppo di loro) seguimmo Georgia, David sarebbe tornato per cena dato che era in uno studio tv per un'intervista, nel frattempo noi ci sistemavamo alla bell'e' meglio.

Col ritorno del padrone di casa ci sedemmo a tavola (dopo aver insistito per dare una mano almeno ad apparecchiare) e dopo cena mi suono' il cellulare.

"Oh scusate, dimenticavo che doveva chiamarmi mia madre" dissi alzandomi e precipitandomi a rispondere.

"Come sarebbe a dire, vi e' scoppiato il tubo del lavandino??"  come al solito la mia genitrice rivelava una calma invidiabile.

"Esatto mamma, ci e' scoppiato il tubo del lavandino non la bomba atomica sotto casa e poi la situazione e' sotto controllo: han gia' mandato gli operai e lunedi' torneremo, per ora ci ospitano David e Georgia"  evito di citare il resto della conversazione per puro buonsenso viste le raccomandazioni che e' solita farmi quando sono a casa di qualcuno (del tipo aiutare...sicuro, peccato che Georgia non abbia neanche voluto che le apparecchiassimo tavola).

Finito di mangiare dopo aver chiaccherato un po' ed esserci messi tutti il pigiama io e Sofia ci coricammo sul divano-letto (nonostante i padroni di casa avessero insistito per darci la loro camera).

"Voi lo sapete perche' il TARDIS e' blu vero?" chiese David di punto in bianco dopo che ebbi spento la luce.

"Perche' il Dottore e' triste dato che e' solo" risposi ricordando quanto mi commossi dopo averlo letto.

"Non e' del tutto vero: a parte poche eccezioni viaggia sempre con qualcuno" obietto' Sofia.

"Si ma dopo tutti quegli anni...va bene una vita ricca ed intensa...dopo un po' pero' chiunque si sarebbe stancato" ribatte' Georgia.

"Lui e' straordinario ma non si dava peso anzi reputava noi umani eccezionali perche' avevamo quello che lui non era mai riuscito ad avere: una vita normale" dissi io.

"Ma come fa uno cosi' ad avercela?" mi chiese Sofia.

"Ve lo vedete sposato a girare per lo spazio e il tempo con moglie e figli?" rise David.

"Beh sposato si e' sposato" disse Georgia.

"D'accordo ma non ce lo vedo a fare una vita ordinaria" dissi io.

"Non oso immaginare come possa essere casa loro" ridacchio' David.

"Cosa ci sara' scritto sul citofono? "Doctor Pond"? chiese Sofia.

"E l'orario di visita?"  chiesi io.

"Cosa?" fece David.

"Sembra il nome di un dentista!"  risposi mentre tutti gli altri ridevano.


Quando aprii gli occhi il mattino seguente il sole filtrava gia' dalle persiane, guardai l'orologio: erano circa le 7.40 poi voltandomi verso l'altro divano mi accorsi che David e Georgia erano rimasti li e ci si erano addormentati (io avevo pensato che se ne fossero andati in camera loro dopo un po') andai in bagno e quando tornai David era in piedi  "buongiorno, dormito bene?"  "io si...mi spiace per voi..."   "oh non preoccuparti, il divano e' nulla in confronto a certi alberghi in cui m'e' toccato stare durante le riprese di altri film"  rispose lui.

"Chissa' come son messi coi lavori"  aggiunsi pensierosa guardando casa nostra che si vedeva dalla finestra della cucina.

"Fortuna che i dvd li avete al piano di sopra...pensa se finivano in acqua"  disse David,  io sapevo che stava scherzando ma l'immagine di tutti i nostri cofanetti bagnati mi attraverso' la mente in maniera cosi' netta che pochi secondi dopo mi ritrovai a cavalcioni del davanzale con una gamba fuori ed una dentro, cioe': sarei tranquillamente saltata giu' (fortunatamente eravamo a piano terra) a piedi nudi ed in pigiama e avrei corso fino a casa mia per controllare che i dvd fossero a posto (tenendo conto che gia' li non fa mai caldissimo nemmeno in agosto figuratevi un mese dopo).

Dio, quanto mi sentivo cogliona!


"Ma dove vai? Vieni qui!" disse David tirandomi giu' senza alcuna fatica dato che ero alta come la moglie o poco di piu'  e visto che non mi calmavo mi prese per le spalle e mi disse " Ascolta! Sicuramente la Foreman avra' detto agli operai di prendere tutte le precauzioni necessarie a fare meno danni possibili immagina cosa farebbe se scoprisse che vi hanno rovinato qualcosa" in quelle parole intravvidi il suo Dottore e mi calmai.

"Ehi che succede?" chiese Sofia appena entrata in cucina con Georgia.

Ci sedemmo  per far colazione e dopo averlo raccontato ridevamo tutti cosi tanto da sbattere i cucchiaini sul tavolo.


Poche ore dopo navigando in rete incappammo in una clip del primissimo episodio di "Doctor who" si, proprio quello della serie classica.

"Credo di non averlo mai visto"  disse Georgia.

"Io si ma non ne sono sicurissimo"  disse David.

"Oddio! Con tutto il rispetto per Hartnell ma era vestito come un venditore di tappeti! In confronto Colin Baker era sobrio ed austero"  esclamai io.

"E poi dimostra molto piu' dei suoi 55 anni"  aggiunse Sofia.

"Beh erano anche altri tempi..."disse David.


La clip era piuttosto breve ma vi dico solo che l'ultima parola fu la mia e che dissi, testuali parole:

"Capisco il bianco e nero e tutto il resto ma la sigla pareva una radiografia".





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Capitolo 10
*** It could be happen ***


fever Avete presente certi spot di prodotti per la prima colazione dove la voce fuoricampo garantisce che i biscotti e/o cereali in questione ti metteranno il turbo neanche fossero della benzina in una Ferrari? E dove i protagonisti generalmente piu' che appena alzati dal letto sembrano appena passati dall'occhio di un ciclone?

Ecco, era esattamente lo stato in cui eravamo io e Sofia quella mattina circa una settimana prima di Halloween.

Gia' quando la vidi passare davanti alla porta socchiusa della mia stanza per andare in bagno era palese che non era solo questione di essersi appena alzata: aveva l'aria abbattuta e faticava a reggersi in piedi,  "Sofi, tutto bene?" le chiesi mentre mi alzavo ma era come se le gambe mi fossero diventate di piombo e cinque secondi dopo ero di nuovo sdraiata sul letto.

"Siam messe male eh? Dovremmo provarci la febbre" biascico' la mia amica e a quella frase mi allarmai: ci mancava pure quello, ok che non siamo dei robots ma ammalarsi all'estero e' veramente qualcosa di orribile anche se si trattava di una semplice influenza.

Una volta trovato il termometro il verdetto fu unanime: 37 e mezzo Sofia e 38 io ma a differenza di lei che tutto sommato riusciva anche a reggersi in piedi la sottoscritta, avendo la temperatura base di 35 era ad un passo dal vedere la gente morta per cui rimasi a letto mentre lei chiamava in ufficio per dire che purtroppo almeno per quel giorno ma anche di piu' eravamo praticamente fuori combattimento.

Cercammo di mangiare qualcosa almeno per poter prendere le medicine ma era veramente dura, per quanto mi riguarda presi la pastiglia con un sorso d'acqua e mi rimisi sotto le coperte, verso mezzogiorno venne Mrs Foreman a trovarci raccomandandoci di rimetterci al piu presto e di non preoccuparci per il lavoro, tanto non c'era nulla di urgente.

Solo quando se ne fu andata ci accorgemmo che avevo preso l'ultima pastiglia anti-influenzale,

"Oh grazie, grazie mille!"  scherzo' Sofia che me l'aveva ceduta visto che ero quella messa peggio, il guaio ora e' che eravamo proprio senza e la febbre non sarebbe certo calata subito.


Mentre pensavamo alle possibili alternative suono' il campanello e, barcollando, Sofia ando' ad aprire,  "ehi, vi ho riportato la tortiera"  disse Georgia con un sorriso: pochi giorni prima la mia coinquilina in un momento di noia aveva fatto una torta e l'avevamo divisa con i nostri dirimpettai  "grazie" le rispose Sofia  "accidenti, che e' successo?"  "a parte che ci siamo svegliate entrambe con la febbre e che abbiamo finito le pastiglie nulla"   "vado a prendervele io"  si offri' Georgia e appena la mia amica cerco' di protestare la fece rientrare e l'accompagno' fino alla mia camera, per fortuna i nostri letti sono entrambi a due piazze e le disse "ora mettiti qui e non muoverti io tornero' tra poco"  in tono cosi perentorio da farmi pensare "oddio! Ora tira di nuovo fuori il mitra".

Mi rintanai tremando sotto le coperte stringendomi alla mia amica per scaldarmi e dopo pochi minuti vidi la testa di David fare capolino dallo stipite "e tu che ci fai qui?"  biascicai con le poche forze che avevo tentando di mettermi a sedere "Georgia mi ha detto di rimanere con voi finche' non torna"  disse entrando con in mano due tazze giganti da cui si sprigionava un odore di latte caldo che mi nauseo'.

"Ah no, non pensarci neanche! Odio il latte, specialmente caldo!"  dissi allontanando la tazza che mi porgeva,  "ti fara' bene, non e' solo latte e non provare a sputarlo!"  disse dopo avermelo praticamente fatto inghiottire a forza e vedendo che mi stava venendo una sorta di "rifiuto" fisico: non posso farci niente, se devo mangiare e/o bere per forza qualcosa che non mi piace mi viene una sorta di conato di vomito tuttavia aveva un sapore diverso dal solito latte caldo...mah...doveva essere la febbre...

Mi assopii ma di li' a poco mi venne un'inspiegabile voglia di ridere tanto che cominciai persino a battere i pugni sul cuscino e a piangere "Beh? Che c'e' ora?" mi chiese Sofia senza pero' ottenere risposta che non altre risate manco mi fossi inalata ossido di azoto.

"Vedo che il morale e' alto" ironizzo' Georgia entrando con in mano le pastiglie "si, col latte e brandy sono state meglio" puntualizzo' David con un'aria orgogliosa che manco nel cinquantesimo,  a quel punto la sua dolce meta' lo guardo' come se avesse appena confessato che spacciava droga in centro  "David! Sono digiune da ore! Ci credo che Carlotta ride cosi' tanto e' praticamente ubriaca!"  lo rimprovero',  "Ma...ne ho messo un cucchiaio solo, per il resto era tutto latte" obietto' lui  "sara', ma era caldo e gia fa effetto cosi, figurati su chi non ha mangiato"  ribatte' Georgia  "io sto benissimo"  disse Sofia mentre io prendevo lentamente respiro.

Prendemmo le nostre medicine e trascorremmo il resto del pomeriggio mezze assopite sul letto  "Mi spiace che voi dobbiate stare qui e non con i vostri figli"  sussurrai a Georgia piena di sensi di colpa  "stanno bene, ho chiamato la baby sitter non preoccuparti" mi rispose lei con un sorriso  "Non so proprio come potremmo ricambiare..."  disse Sofia girandosi verso David il quale rispose "ci penserete poi...ora non e' importante".

Verso le 19.30 un pensiero comincio' a balenarmi in testa...era come se dovessi fare qualcosa ma non ricordavo cosa... "Devo chiamare mia madre!" esclamai,  "ma se riesci a malapena a parlare, anche se la chiami domani..." ribatte' Georgia  "tu non la conosci! Devo chiamarla e non posso nemmeno dirle che siamo entrambe influenzate altrimenti sarebbe capacissima di prendere il primo volo e precipitarsi qui"  dissi io prendendo il cellulare che per fortuna tenevo sempre sul comodino e selezionando il numero come in trance.

"Ciao mamma come va?"

"Bene e tu? Hai una voce strana mi sembri raffreddata"  

"Eh si un pochino ma sto gia prendendo le medicine"

"Va bene ma riguardati, non prendere freddo"

"D'accordo, a presto"

"Ciao buona serata, saluta Sofia".

Posai il cellulare e rovesciai la testa sul cuscino,  "Dave, io torno a casa tu rimani con le ragazze, e non voglio sentire niente!" disse al primo accenno di protesta da parte nostra, cosi ci rimettemmo sotto le coperte.

Durante la notte ci scese un po' la febbre e col passare delle ore stavamo sempre meglio anche se i nostri vicini tornavano a casa a turno per non perderci di vista un solo istante, circa tre giorni dopo eravamo in piedi anche se ancora non eravamo tornate al lavoro e ci aggiravamo per casa ancora mezze in trance cercando di rimetterci in sesto.

Una mattina verso le 10.30 venne David a chiederci se avevamo bisogno di qualcosa e...a presentarci qualcuno che era andato a trovarli.

"Piacere, John"

"Dov'e' che l'abbiamo lasciato il brandy?"  chiesi a Sofia dopo avergli stretto la mano.

Gli altri due ridevano come matti visto la faccia che dovevo aver fatto e dopo essermi scusata, John mi disse  "perche' non hai visto Tyler la prima volta che l'ho conosciuto: loro si erano sposati da poco ed eravamo andati al ristorante, appena mi ha visto e' schizzato in bagno rifiutandosi di uscire"


"Georgia ha dovuto minacciarlo di togliergli tv e videogames per un mese pur di farlo uscire"  ridacchio' David.

"Ora invece mi butta le braccia al collo appena mi vede...e se e' per questo anche noi una volta siamo andati vicini ad avere una reazione come la sua...ricordi quando arrivo' Timothy?"  chiese John,  "oh si: eravamo sul set e un giorno arriva Russell e dai suoi quasi 2 metri d'altezza ci dice:  in questo episodio avremo anche Timothy Dalton,  noi ovviamente l'abbiamo guardato tutti come a dire si certo, ci credo! Poi questo arriva gia col costume di scena e a noi cade la mascella...per poco non gli c'inchinavamo".

"Figuratevi che io quando lo vidi neanche mi ricordavo piu' chi fosse..."  ammisi.

"E mia mamma quando lo vide: "ma e' quello di 007!"  rispose Sofia.

Cosa volete farci, a volte siamo talmente Whovians che annulliamo tutto il resto...



angolo autrice: eh si, Russel T Davies e' alto 1.98, l'ho scoperto qualche giorno fa...chi di voi ha capito chi e' quel John? ;)

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Capitolo 11
*** Sometimes they come back ***


sometimes they come back Una delle maggiori preoccupazioni che affliggevano i nostri genitori era che secondo loro il fatto che lavorassimo da casa c'impediva di avere una normale vita sociale al pari dei nostri coetanei.

Io una volta replicai un po' piccata che perlomeno in questo modo non avevamo discussioni con i colleghi come invece capitava a lei (era mia madre in genere a tirar fuori questa tiritera) lei rispose che si, alle volte capitava di discutere ma in genere si trattava sempre di questioni inerenti al lavoro  "certo ma almeno noi evitiamo di arrivare nervose a fine giornata"   "non so come fate tu e Sofia: io diventerei matta a starmene sempre in casa".

"Fortuna che non saro' presente quando andra' in pensione"  commentai poco dopo con la mia amica  "spesso diceva che appena smesso di lavorare avrebbe fatto un mucchio di cose: andare di qui, fare volontariato di la...ma se la domenica mattina a stare seduta un po' piu' del solito per la colazione gia le veniva mal di schiena! E per quanto ne so io, il volontariato non si fa certo da fermi".  Il punto era che mia madre una volta finito di lavorare per come la vedevo io davvero dopo una settimana avrebbe dato di matto: gia le poche volte che era stata a casa malata o in ferie dopo due giorni smaniava e l'unica cosa che faceva erano le pulizie, capisco che lavorando tutto il giorno hai voglia di pulire a fondo casa tua ogni tanto ma diamine, mica abitavamo a Versailles, quante volte dovrai pulire sei stanze? Neanche andassimo tutti i giorni per paludi...

Comunque a dispetto di quel che pensava mia madre, nonostante lavorassimo da casa avevamo ottimi rapporti con i colleghi nonostante li vedessimo solo una volta la settimana: quel giorno infatti veniva a trovarci Mina una ragazza scozzese di trent'anni che nella nostra agenzia si occupava di traduzioni da e per l'arabo.

Arrivo' verso le due e mezza del pomeriggio: era circa un metro e sessanta con lunghi capelli neri indossava jeans ed un trench beige, siccome era la prima volta che veniva da noi eravamo sull'uscio ad aspettarla "ciao, accomodati" disse Sofia ma non fece in tempo a finire la frase che sentimmo una voce in lontananza urlare "ehi ragazze!"  con nostra gran meraviglia era la voce di Ben che si stava avvicinando accompagnato da David e Georgia che erano andati a prenderlo all'aereoporto, in men che non si dica e dopo qualche insistenza li invitammo tutti a bere il caffe' da noi tanto tazzina piu' tazzina meno...

Mentre versavamo il caffe' notai che Mina era piuttosto tesa e mi sembro' strano: in quei mesi non mi era mai sembrata una persona timida tanto piu' che non ci aveva mai detto di essere whovian ne tanto meno sherlockian...anche se ovviamente li' da loro non era obbligatorio essere l'una o l'altra cosa per conoscere le persone al nostro tavolo...altro che aplomb britannico!

"Jo, mi passi lo zucchero per favore?"  chiesi   "no aspetta faccio io"  "grazie Dave"  (ormai era normale che li chiamassimo cosi, noi a volte ci eravamo sentite chiamare "Charlotte"  e "Sophie"  e non sto neanche a dirvi quante volte ci era scappato "Doctor") la nostra collega era sempre piu' sconcertata anche se tentava di non darlo a vedere ma d'altronde era comprensibile: non ne avevamo fatto parola a nessuno sul lavoro delle nostre conoscenze anche se devo dire li' sono molto meno impiccioni che da noi, nel senso che magari avrebbero detto "fortunate" ma non si sarebbero mai lasciati andare a scene isteriche e poi noi non avevamo un carattere tale da andarlo a sbandierare in giro cosi.

"Oh devo farti vedere una cosa" dissi a Ben e poi mi precipitai al piano di sopra da cui tornai pochi minuti dopo con in mano "tutto Sherlock Holmes" edizione mammuth (e a ragione visto che passava le milletrecento pagine)  "l'ho comprato molto prima di conoscerti, e me lo portai in aereo nel bagaglio a mano una volta che andai a Londra con i miei"  risposi alla sua faccia stupefatta alla vista di quel "gigante di carta".


Insomma, quel pomeriggio ando' cosi bene che mi venne quasi voglia di andare di sopra a prendere la telecamera che ci eravamo comprate mesi prima, riprendere tutto e mandare il filmato in dvd ai miei con un bel biglietto con sopra scritto "non abbiamo bisogno di uscire di casa per divertirci NOI",



angolo autrice: altro capitolo corto ma con un nuovo personaggio su richiesta di Jessica21: puo' darsi che in seguito ci lavorero' ancora, nel frattempo tenetevi pronti perche' il prossimo capitolo e' quello di Natale...

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Capitolo 12
*** It's Christmas ***


It's Christmas Natale si avvicinava e a noi nonostante la prospettiva di un paio di settimane di ferie (l'agenzia chiudeva dal 20 dicembre al 6 gennaio) montava l'ansia, gia', perche' il 23 sarebbero arrivati i nostri genitori e non se ne sarebbero andati fino al 27: ovviamente sarebbero stati in albergo visto che noi al massimo potevamo ospitare due persone...sempre che una delle due si portasse il sacco a pelo intendo.

Per cui gia' da un mese prima dovemmo attivarci per fare le prenotazioni, certo avrebbero potuto farle loro da internet ma visto che "voi siete gia li e l'inglese lo sapete meglio di noi..."

Intendiamoci: non e' che da allora ogni minuto libero lo passassimo girando con in mano la cartina per poter scovare l'albergo adatto, no, prima ci mettemmo d'accordo con i nostri genitori su quanto volessimo spendere poi ci facemmo un giro in rete e infine il venerdi dopo pranzo ci recammo all'hotel per vedere se avevano camere disponibili.

"Fortunatamente i nostri non sono poi tanto pretenziosi: dormire e prima colazione gli bastano, tanto poi mangeranno sempre da noi o in giro a pranzo" commentai mentre entravamo, alla reception ci accolse una donna sulla quarantina e ringraziando il cielo ci confermo' che effettivamente due camere doppie libere per quel periodo c'erano "se volete potete dare l'acconto ora e i vostri genitori pagano all'arrivo o prima di partire altrimenti si puo' pagare online con la carta di credito".

Ci guardammo ed io pensai che mia madre sarebbe pure stata capace di rinfacciarmelo se non l'avessi fatto "certo che potevi anche darlo tu l'acconto"  cosi sganciai quaranta sterline e le altre quaranta glieli avrebbero dati loro, in fondo una volta avevamo calcolato che sicuramente guadagnavamo piu' di loro, non navigavamo nell'oro ma sicuramente eravamo messe meglio di com'eravamo in Italia.

"E poi abbiamo anche un altro vantaggio: noi per venire qui abbiamo dovuto prendere l'autobus, credi che i nostri genitori si prenderebbero la briga di andare a casa nostra a piedi o comunque di muoversi senza di noi a fianco? Magari si orientano anche ma come la mettiamo con la lingua? Non farebbero due metri soli"  ghigno' Sofia soddisfatta.

Fin li' tutto bene ma la parte peggiore doveva ancora arrivare.

In quei sette mesi da "expat" ci eravamo date alla pazza gioia anche e sopprattutto in casa: ora, non dovete immaginarvi festini selvaggi ma cose tipo: "non ho voglia di apparecchiare ne' di cucinare ordiniamo cinese e mangiamo sul divano" e vi assicuro che per due con dei genitori come i nostri fissati con l'ordine in casa (specialmente mia madre) e' qualcosa al di fuori dal mondo.

"Senti, visto che gia' di roba da portare via ne abbiamo un bel po', io i piatti direi di prenderli la'"  avevo detto prima di partire,  fini' che comperammo si un servizio da dodici ma in pratica era rimasto ad impolverarsi e comunque per Natale pensammo ci volesse di piu' che un semplice servizio bianco, tovaglia neanche a parlarne visto che noi usavamo le tovagliette americane di carta neanche di stoffa: ne avevamo comprato un pacco da cento appena arrivate e ne avevamo ancora, idem per i bicchieri, le posate le avevamo ma comunque non sarebbero mai bastate.

Insomma ci serviva un aiuto esterno e indovinate da chi arrivo'?


"Capisco cosa volete dire: anche io quando ci siamo sposati avevo timore la prima volta che vennero i miei a vedere casa"  disse Georgia posando la tazzina del caffe' un venerdi che era venuta a mangiare da noi mentre i bambini erano a scuola e all'asilo e David aveva delle prove a teatro.

"I nostri sono peggio fidati"  ribattei mettendo al suo posto la zuccheriera.

"Se volete oggi pomeriggio possiamo andare a comprare quello che vi serve, tanto i bambini posso anche andarli a riprendere dopo le 17"  propose lei.


Poco dopo andammo al centro commerciale ed acquistammo quattro tovaglie: una natalizia e tre a tinta unita con in piu' un paio di servizi di piatti, bicchieri e tazzine (queste ultime le avevamo in realta' ma erano un po' spaiate).

Tutto sommato pensavo di spendere qualcosa in piu' ma ci ando' bene: cosi tornammo a casa e arrivando Georgia si accorse che David era tornato presto e che era andato lui a prendere i bambini  "ciao ragazze avete fatto shopping?"  ci chiese "giusto qualcosa per far bella figura con i nostri genitori"  rispose Sofia  "scusate"  disse lui andando verso il tavolino del salotto dov'era il suo cellulare che suonava per un messaggio noi ci congedammo e tornammo a casa.

Il giorno precedente all'arrivo dei nostri scegliemmo con cura i vestiti che avremmo indossato: non perche' ci tenessimo ad essere particolarmente eleganti ma solo per dargli una stirata visto che normalmente non lo facevamo mai, Sofia quando abitava ancora con i suoi aveva sempre stirato e comprensibilmente quando usci' di casa si rifiuto' perfino di comprare il ferro da stiro ed io che alle volte avevo provato ma siccome mia madre non era mai contenta entrambe avevamo desistito, verso sera andammo a portare i regali di Natale a David e Georgia: a lui avevamo regalato un libro a lei un vestitino di lana.

Alle 9 del 23 dicembre eravamo gia fuori di casa, i nostri sarebbero arrivati un'ora dopo ma avevamo un paio di metropolitane da prendere cosi ci avviammo sotto un vento gelido, quando finalmente arrivarono mi riempirono di complimenti per i capelli: da circa un mese infatti ero castana e non piu' rossa ma non gliel'avevo detto per fargli una sorpresa.

Prima di andare a casa li accompagnammo in albergo per fargli lasciar giu i bagagli e dargli modo di sistemarsi, quando infine arrivammo davanti alla nostra soglia erano gia le undici abbondanti.

"Buongiorno" dissero due voci alle nostre spalle, "ciao"  rispondemmo noi due in coro alla vista dei nostri vicini  "loro sono i nostri genitori" dissi mentre si stringevano reciprocamente la mano.

"Avete fatto buon viaggio?" s'informo' gentilmente David,  "si grazie" rispose mia madre con noi a fare ovviamente da interpreti.

"Questi sono per voi" disse Georgia porgendoci due pacchettini e mentre noi li ringraziavamo aggiunse "ora vi salutiamo che dobbiamo sia passare dai miei che andare dai suoi, ci vediamo e.. tanti auguri a tutti",  "buon Natale" disse David.

In italiano.


Avreste dovuto vedere le nostre facce a quel punto!


"L'ho pronunciato male?" chiese David incerto  "no no anzi!"  lo rassicurai chiedendomi dove diavolo l'avesse imparato visto che noi due non c'entravamo per niente.

"E' un mese che si allena coi corsi online...ora andiamo a presto" ci saluto' Georgia.


"Allora Sofia...fai zumba anche qui?"  le chiese sua madre mentre circa un'ora eravamo tutti a tavola  "no, purtroppo non ho trovato la palestra: ce ne sono ma quelle che la fanno sono troppo lontane da qui anche ad andarci coi mezzi"  rispose la mia amica  "vabbe' ma dovrete pur muovervi un po' "  rincaro' suo padre.

"Oh non si preoccupi che abbiamo saputo arrangiarci" intervenni "e come?"

Raccontai che in giugno avevamo appunto provato a cercare una palestra senza risultato ma che dopo averne parlato con Georgia lei ci aveva invitato ad andare a correre con lei e David una volta la settimana.

"Beh in compenso tu hai imparato a pulire a quanto vedo"  disse mia madre a quel punto al che io e Sofia evitammo accuratamente di guardarci.

No, non ci siamo prese un Ood per pulire casa.

Semplicemente, durante la nostra prima settimana li, Mrs Foreman ci aveva convocate dicendoci che non dovevamo preoccuparci perche' le pulizie le avrebbero fatte le addette dell'agenzia e quando noi avevamo iniziato a protestare ci aveva ribattuto che non era del lavoro in piu' per loro dato che casa nostra era come se facesse parte dell'agenzia... se volevamo pulirci fornello, doccia e poche altre cose potevamo farlo ma per i pavimenti e roba simile l'avrebbero fatto loro e qui ci ricolleghiamo al nostro andare a correre con David e Georgia: saremmo andati di sabato mattina alle 7 cosi mentre noi eravamo fuori queste potevano fare le pulizie in tutta calma.

Ovviamente la seconda parte ce la tenemmo per noi.

"Andiamo a correre per un'ora dalle 7 alle 8 del mattino e poi facciamo colazione alternativamente a casa loro o nostra...se siamo noi da loro gli lasciamo giu una borsa coi nostri abiti di ricambio e viceversa"  spiego' Sofia.

"La prima volta li avvisammo di non esagerare perche' anche se qui le strade sono tutte in piano erano comunque mesi che non ci muovevamo, loro ci rassicurarono e cosi quella mattina partimmo noi e i nostri i-pod: dovevamo giusto fare un giro del centro, tanto ci sono i portici e potevamo correre in tranquillita'"  aggiunsi.

"Verso la fine prima che tornassimo a casa c'era una piccola salita ed eravamo tutti in fila, David era un pezzetto piu' avanti di noi, solo che nel mio i-pod in quel momento era partita la sigla di DW e...capii perche' l'i-pod sia vietato alle maratone... era come se le mie gambe fossero partite da sole e filai come un razzo poi le mie cuffie sono isolanti figuratevi...d'un tratto mi sentii afferrare per la maglietta: avevo il volume cosi alto che per fortuna David aveva sentito e mi aveva fermato altrimenti non so dove sarei potuta arrivare, m'indico' che lei e Georgia erano indietro di un bel pezzo, poi tornammo a casa a passo normale"  continuai dopo aver bevuto un sorso d'acqua.

"Dopo esserci fatte la doccia cominciammo a far colazione ma notammo che David aveva un'aria pensierosa e quando gli chiedemmo cos'avesse ci rispose che in realta' avevamo fatto un giro piu' lungo di quello inizialmente pattuito: se stasera avrete male alle gambe e' colpa mia ci disse"  aggiunse Sofia  "che poi non abbiamo avuto niente"  risposi io alzandomi per andare a fare il caffe'.

In attesa che fosse pronto tornai con una bottiglia di whisky: il padre di Sofia era astemio ma tutti gli altri ne accettarono qualche sorso "buono! si sente proprio che e' diverso dal nostro" disse mia madre,  tempo prima David e Georgia ce ne avevano portato una bottiglia da un loro amico che aveva la distilleria...peccato che quello che avevano appena bevuto i nostri fosse quello del supermercato. "Figuriamoci se apro quello per i nostri...sarebbero capaci di farci fuori mezza bottiglia, ok che e' una volta all'anno ma non esageriamo: quella del supermercato basta e avanza" avevo sentenziato io pochi giorni prima, in fondo gia' quello era diverso da quello che avevamo in Italia.

Dopo pranzo gli mostrammo casa...inutile dire che quelle delle pulizie erano passate due giorni prima e che ci eravamo giusto sbattute a rifare i letti (spesso capitava che li lasciassimo disfatti per giorni) poche ore dopo li portammo a fare un giro in centro e alle 9.30 di sera come previsto ci chiesero di riaccompagnarli in hotel: non vi dico che pace al nostro ritorno.

Il giorno dopo alle nove del mattino eravamo gia in giro, per fortuna tutto posso dire dei miei ma non che non siano mattinieri, comunque furono piu' le ore trascorse a casa visto che li' durante le feste tutto chiudeva presto, e la mattina di Natale nell'attesa di andarli a recuperare all'albergo aprimmo i nostri regali: David e Georgia ci avevano regalato un paio di orecchini ciascuna, a me a forma di TARDIS e a Sofia di cacciavite sonico di Eleven.

Anche il pranzo non ando' affatto male: avevamo fatto un paio di antipasti freddi, la torta di verdure e un arrosto, li ovviamente la pasta non si trovava non come l'intendiamo noi perlomeno e altre cose locali erano troppo complesse per noi e non eravamo sicure che piacessero a tutti.

Per fortuna il tutto sarebbe finito due giorni dopo anche se ci saremmo dovute alzare presto perche' avevano l'aereo alle nove ma almeno avremmo avuto la giornata tutta per noi,  cosi' dopo aver fatto colazione in aereoporto ci congedammo da loro dopo aver ricevuto le solite mille raccomandazioni, appena visto l'aereo in volo poco ci manco' che gridassimo di gioia e prima di tornare a casa andammo al supermercato, un po' perche' quando avevamo fatto la spesa per l'arrivo dei nostri l'avevamo fatta un po' "contata"  e un po' perche' un paio di birre erano perfette per festeggiare.



nota autrice:https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRKOd0T6nk6cM6M6akOwdmi3MpHSHUZ-P8oWe29kCqoWCxPlhRe8w
 
il vestito che regalano a Georgia
       





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Capitolo 13
*** New year's eve ***


new year eve Non e' che io sia mai stata una grande organizzatrice ne' tantomeno frequentatrice di feste di capodanno: al liceo non ho mai avuto molti amici e quelle poche persone con cui parlavo non erano gente a cui piacesse molto uscire senza contare che abitavamo piuttosto distanti quindi era difficile anche organizzare qualcosa, per fortuna negli anni seguenti avevo conosciuto altre persone quindi tutto si risolveva con feste in casa oppure si andava in qualche locale.

In quell'occasione non dovemmo fare praticamente niente visto che ci penso' Georgia ad invitarci per telefono subito la sera del giorno in cui avevamo accompagnato i nostri genitori all'aereoporto: "venite da noi la sera del 31? Coi bambini non possiamo muoverci troppo lo sapete, ma almeno festeggiamo: ci sara' anche Matt"  disse, ed io accettai pensando "Allora: 2 whovians, due Dottori e una Timelady figlia nonche' moglie di uno dei due e sangue del sangue di un altro...se per te non e' un problema farti saltare in aria la casa Jo..."

Ci premurammo di portare almeno lo spumante, avevamo deciso di trovarci per le 20 e Matt era arrivato quel pomeriggio e avrebbe dormito li' da loro.

Dopo cena per ingannare il tempo giocammo un po' con la Wii di Tyler e quando arrivo' mezzanotte brindammo.

"Usciamo a lanciare le miccette?"  chiese il ragazzino mostrandocene una grossa scatola e dopo aver indossato il giubbotto uscimmo tutti: due giorni prima era nevicato ed era rimasta ancora della neve nonche' tanto ghiaccio nonostante avessimo sia noi che i nostri vicini, sparso del sale a terra,  mentre Tyler lanciava le sue miccette stando attento a non buttarle sulla strada ma sul loro vialetto laterale, Matt dopo aver finito il suo terzo bicchiere di spumante (erano passati circa venti minuti da mezzanotte, non che noi fossimo da meno s'intende) salto' su a dire "sapete no, che prima che scegliessero Peter si ventilava l'idea che il prossimo Dottore potesse essere una donna"  noi annuimmo  "beh in effetti poteva essere una buona idea...insomma, sempre uomini, in fondo su Gallifrey c'erano anche le Signore del Tempo" continuo',  "Matt, sicuro di non aver esagerato con lo spumante?" chiese Sofia e in effetti il nostro amico cominciava ad avere le pupille un po' troppo dilatate anche alla luce dei lampioni, non che noi fossimo delle alcolizzate:  in Italia a parte qualche sporadico aperitivo al massimo bevavamo del vino a pasto, li' ci limitavamo a qualche birra ma Matt sembrava veramente piu' disabituato di noi.

"E comunque oltre alla mia Jenny ci sono state anche le due Romana nella classica, no?"  Intervenne Georgia, tra l'altro poche settimane prima erano ricominciate le repliche proprio della serie classica in tv e noi non ce n'eravamo perse una tanto che Matt ci aveva ribattezzato   "The faithful girls"  "si beh...e' vero" convenne lui  "questo era l'ultimo eh?"  disse David facendo un passo in avanti per togliergli di mano il bicchiere di plastica ormai vuoto, peccato che scivolo' in avanti finendo addosso a Matt a peso morto facendoci scoppiare tutte a ridere.

"Ti ho fatto male?" chiese preoccupato  "no ma se ti alzi e' meglio" biascico' l'altro,  "ok, stai fermo che mi tiro su" disse David puntellandosi sulle mani, peccato che scivolo' di nuovo, stavolta dando una testata al povero Matt , a quel punto decidemmo d'intervenire e aiutarli noi.

"Volete lanciarle voi queste?" ci chiese Tyler indicandoci le ultime cinque miccette rimaste e a turno le gettammo accese nel vialetto.

"L'ultima la tiro io" si offri' David e cosi fece...peccato che al posto di finire nel vialetto sgombro fini' a pochi centimetri da una delle poche macchine parcheggiate lungo il marciapiede facendo partire l'allarme.

"Ok e' meglio rientrare" suggerii riaprendo la porta che era rimasta socchiusa.

Poco dopo chiedemmo a Georgia se potevamo toglierci le scarpe: non eravamo piu' abituate a portare i tacchi alti (8 cm per me, 10 per Sofia) non che in Italia li avessimo tutti i giorni ma li' era pure peggio visto che avevamo ancora meno occasioni per metterceli  "ma certo, mettetevi pure comode" sorrise lei, dopo esserceli tolti andammo anche in bagno a struccarci: il gelo a cui eravamo state esposte fino a quel momento non aiutava certo il make up.

Tyler verso le due ando' a letto ma noi rimanemmo ancora un po' a chiaccherare finche' sentendomi leggermente girare la testa chiesi se potevo stendermi un attimo sul divano-letto gia' pronto per Matt  "non e' che ti senti male vero?" chiese David preoccupato  "no no, e' l'alcool che mi fa questo effetto, tranquillo"  "se voi volete andare non preoccupatevi, ci penso io ad aprire la porta" disse Matt mettendosi accanto a me  "ok, buonanotte allora" dissero i padroni di casa andando in camera loro.

La mattina seguente mi svegliai con una strana sensazione e non aprii subito gli occhi "strano, non mi sembrava facesse cosi freddo...forse mi sono scoperta girandomi" pensai visto che sentivo freddo solo sul lato destro del mio corpo e non a sinistra, il mistero si risolse quando dopo aver aperto gli occhi mi accorsi che non solo non ci eravamo mossi da casa di David e Georgia ma che ci eravamo pure addormentate, io a destra e Sofia a sinistra, addosso a Matt.

Mi alzai piano per non svegliarli, vergognandomi come una ladra e guardando l'orologio mi accorsi che erano le 11.20 feci per spostarmi e svegliare Sofia quando sentii una voce assonnata darmi il buongiorno dalle scale.

"David...oddio scusa..." cominciai mortificata  "e di cosa? Mica potevamo sbattervi fuori anche se abitate a due metri..eravate proprio stanche" disse Georgia facendo capolino da dietro suo marito  "magari la prossima volta portatevi il cambio, cosi se non altro starete piu' comode" aggiunse lui mentre si svegliavano anche Sofia e Matt (e anche li scuse su scuse per esserci addormentate addosso a lui).

"D'altronde non credo che queste se le siano scolate i bambini nottetempo"  rise Georgia indicandoci quattro bottiglie di spumante vuote.

Ci credo che quei due continuavano a chiederci se stavamo bene, ci eravamo scolati quattro bottiglie di spumante in cinque! A parte che anche noi avremmo dovuto far lo stesso con loro, eppure nessuno di noi aveva postumi post-sbronza (non che ne avessimo mai sofferto sia io che Sofia).

Al solito fini' che ci sedemmo tutti a tavola ridendo per quella situazione assurda "certe cose capitano solo a noi. O con noi"  pensai

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