Il favorito e la bambina

di benzodiazepunk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 – I favoriti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - I sacrifici ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - La cerimonia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Allenamento ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - In privato ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Caesar ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Hunger Games ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Nascondigli ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Tradimento ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Alleanze ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Guerra parte I ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Guerra parte II ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - La fine parte I ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - La fine parte II ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Giochi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 – I favoriti ***


Capitolo 1 – I favoriti
 
Il mio nome è Rendwick Lickprivick, appartengo al distretto 2, base militare di Panem, e quando Rendis Ganham estrarrà il nome del tributo maschile di quest’anno mi offrirò volontario.
Mi guardo intorno annoiato mentre il solito filmato sulla grandezza e magnificenza di Capitol City procede; non sono assolutamente preoccupato per il sorteggio che inizierà tra poco, sono anni che mi preparo per questo momento. Sono solo impaziente, ecco tutto.
Solamente- non vorrei che venisse estratta mia sorella, questo no, ecco; Miriel ha quattordici anni, è veloce, scaltra, astuta ed estremamente abile nella lotta ma non la vorrei vedere mai all’interno di un’arena. E poi se venisse estratta lei finirei col doverla proteggere e morire durante l’edizione. No, non voglio assolutamente che lei partecipi. Né quest’anno né mai.
«Come da bravi cavalieri, prima le signore!» esclama ad un tratto Rendis.
Siamo già a questo punto? Santo cielo, dovrei smetterla di sognare a occhi aperti.
«Il tributo femminile del distretto 2 è… Mavis Glosson!»
Un istantaneo applauso si leva dalla folla alle mie spalle; nessuna ragazza si offre volontaria perché era proprio Mavis a volersi proporre. Si avvicina al palco sorridendo e scuotendo la chioma bionda e il presentatore non si nega il piacere di un abbraccio.
«Ma bando alle ciance! È il turno dei maschietti!» e così dicendo si avvicina alla seconda boccia di vetro, muove la mano all’interno con fare frivolo e recupera una strisciolina di carta. «Clovis Mole!»
Un dodicenne, bell’affare sarebbe stato. Mi concedo un secondo di attesa immaginando come sarebbe se io non fossi deciso ad essere volontario, poi mi faccio avanti con fare baldanzoso. «Mi offro volontario come tributo» esclamo tranquillamente.
È tutta la vita che aspetto questo momento.
Mi volto verso la mia famiglia che mi osserva dal limitare della piazza; mia madre è pallida in volto ma tenta di sorridere, mio padre è al colmo della gioia e mi fa un cenno d’intesa, mentre mia sorella mi fissa seria. Ma non ho tempo di indagare le sue intenzioni, Rendis si sta sbracciando nella mia direzione così mi avvio placidamente verso il palco, con l’espressione più rilassata del mondo dipinta sul volto.
D’ora in poi la mia esistenza sarà fatta di banchetti, ricchezza, fama e gloria.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - I sacrifici ***


Capitolo 2 – I sacrifici

Il mio nome è Rhymer Aldjoy, appartengo al distretto 7, legname, e sono appena stata estratta come tributo femminile per gli Hunger Games.
Nessuno si è offerto volontario al mio posto, non è usanza perché ognuno pensa per sé; è normale. Però un brusio di dissenso accompagna i miei passi verso il palco, dove Doroth Privel mi attende. Ho solamente dodici anni e questa è la mia prima mietitura, neanche io avrei mai pensato di poter essere così sfortunata da essere sorteggiata.
Possa la fortuna essere sempre a mio favore? Proprio non mi pare.
Le scarpe di vernice che mia madre mi ha costretta a indossare mi stringono in punta e vorrei con tutte le mie forze sciogliermi i capelli. Ma tutto ciò che faccio è stringere la mano laccata e bianca di Doroth e attendere l’estrazione del mio compagno di sventura.
Malcom Hoobs, non lo conosco affatto. Così mi sentirò ancora più sola.
Quando i pacificatori ci scortano fino alla Questura dove potremo dare i nostri ultimi saluti mi sembra quasi di vivere un sogno, o meglio un incubo; tutto quanto ha l’irreale consistenza dei sogni, come quando stai per svegliarti ma ancora non sei sveglio e riesci a capire di stare sognando e a volte ti chiedi pure che razza di sogno stupido stai facendo. Ma questo non è un sogno, e anche se mi do un pizzicotto non mi sveglio e non mi ritrovo affatto nel mio letto.
I miei genitori mi salutano in lacrime, mi raccomandano di nascondermi bene sugli alberi se ce ne saranno, come solo io so fare, mi regalano la catenina della mamma, quella che mi piace tanto, mi dicono di fidarmi della “signora Mason”, e vengono scortati nuovamente fuori.
Il viaggio in treno verso la capitale neanche lo ricordo. So solo di aver visto le mietiture degli altri distretti, nell’1 e nel 2 ci sono stati come sempre dei volontari, nel 5 è stato preso un ragazzino che sembrerebbe della mia età, i tributi di 11 e 12 sono magri come sempre, e ricordo di aver passato quasi tutto il resto del tempo chiusa in camera mia.
Oggi dovremmo arrivare a Capitol City.
Mi alzo dal letto, dalle coperte termiche così morbide e colorate, e scelgo un vestitino verde che mi ricorda le fronde degli alberi di casa mia. Sto per ordinare qualcosa da mangiare quando la porta si spalanca.
«Ragazzina, chiariamoci bene una volta per tutte» tuona Johanna Mason, il mio mentore. «Non te ne rimarrai chiusa in una stanza per tutto il periodo di addestramento; sei il mio nuovo tributo e non ti arrenderai senza lottare. Ti allenerai. E proverai a vincere. È chiaro?»
«Non mi sto arrendendo!» ribatto indignata. Volevo solo rimanere un po’ sola col mio dolore. Ma non glielo dico e mi limito a fissarla con aria di sfida.
Inaspettatamente sorride. «Molto meglio. Vieni, siamo in città» e così dicendo esce.
La seguo senza replicare ma appena incrocio il primo finestrino non posso fare a meno di fermarmi per guardare i colori incredibili di Capitol City.
Sembra brutto da dire, ma questo sarebbe un ottimo posto per morire.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - La cerimonia ***


Capitolo 3 – La cerimonia

Devo ammettere che, anche se non sono certo cresciuto nella povertà, Capitol City mi ha impressionato non poco.
Colori, suoni, immagini, tecnologie, cibi, anche la gente qui è strabiliante, quasi ai limiti della realtà. Penso che sarebbe bello vivere qui, che a mia sorella piacerebbe un mondo, mentre il mio stilista mi infila la tenuta per la cerimonia d’apertura. Dato che proveniamo dal distretto 2 addetto alla costruzione di armi io e Mavis siamo vestiti come soldati del futuro, con armature scintillanti d’oro e cristallo e una spada che emette luce al fianco. Devo dire che siamo abbastanza impressionanti. Saliamo sul carro e, appena dopo il primo, entriamo nello stadio acclamati a gran voce dal pubblico.
Mavis sorride e scuote i capelli e anche io mi do da fare salutando la gente e regalando baci e inchini, già in cerca di sponsor. Intanto osservo gli altri tributi dagli schermi. I due del distretto 1 sono vestiti di una specie di filo di perle che copre si e no ciò che dev’essere coperto; scintillano, brillano nel buio, in generale sono come noi, i classici favoriti; quelli del 3 e del 5 sono insignificanti ma la ragazza del 4 sembra notevole; per un’alleanza varrebbe la pena di tenerla d’occhio. In fondo alla processione, i tributi provenienti dai distretti 11 e 12 sembrano denutriti e tutti troppo giovani per poter essere minacciosi mentre i ragazzi dal 7 e dall’8… beh, il maschio dell’8 è enorme mentre, chissà perché, ho notato la bambina del 7. Sì, proprio bambina perché quella dev’essere una dodicenne di sicuro. Ha i capelli rossi e veste una tuta attillata ricoperta di foglie e fiori mentre sul capo ha una coroncina di fiori blu.
Distolgo lo sguardo concentrandomi nuovamente sulla folla intorno a me.
Verrà uccisa quella bambina, poverina.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Allenamento ***


Capitolo 4 – Allenamento

Dopo la frivola cerimonia iniziale, oggi si fa sul serio. Mentre una donna parla delle regole e delle postazioni di allenamento io rievoco alla memoria le parole di Johanna. “Non esporti troppo ma fa’ in modo che tutti capiscano bene che non sei da sottovalutare. Dimostra le tue capacità ma non fino in fondo, e osserva. Osserva bene tutti, dal tuo compagno di distretto ai favoriti; a partire dai ragazzi del 12 fino a quelli più piccoli e apparentemente innocui. Tutti sono da conoscere, il meglio possibile”
Ed è quello che faccio appena entro nella palestra di allenamento.
Innanzi tutto mi reco alla postazione di mimetismo; ascolto attentamente l’istruttore poi, curandomi che almeno qualcuno mi stia guardando, mi ricopro il viso di verde e nero, grigio, marrone e tutte le sfumature possibili della natura fino a imitare il sottobosco ricco di muschio e foglie secche. Una ragazza dall’espressione truce mi fissa ma distoglie subito lo sguardo.
Ottimo.
Giro le postazioni riservate al tiro con l’arco in cui dire che non eccello è un eufemismo, quella dei coltelli in cui non me la cavo male, delle asce e delle spade (ottima postazione, noi taglialegna siamo esperti di asce. Anche se una ragazzina come me ovviamente non ha neanche la forza di tirarne su una), e infine quella riguardante trappole, nodi e ami da pesca. Va bene mettersi in mostra ma dovrò pur imparare qualcosa di nuovo.
I favoriti se ne stanno quasi tutto il tempo per conto loro facendo sfoggio della loro forza e abilità con le lame e osservando gli altri, in cerca di vittime e alleati, gli altri invece si comportano in genere come me. Malcom cerca di attirare l’attenzione dei favoriti; non vorrà mica tentare un’alleanza? Sarebbe quantomeno bislacco, ma non me ne curo più di tanto. In ogni caso non vorrebbe fare alleanza con me no? Perciò amen.
In alto, sopra la nostra testa, sono appese delle reti, corde e funi; abituata ad arrampicarmi sugli alberi tento la scalata e scopro di riuscire benissimo, anzi, gli appigli che concede una rete sono decisamente più saldi di quelli dei rami. Decido di non insistere troppo su questo punto, mostrerò le mie carte migliori nella sessione privata.
La giornata volge quasi al termine quando mi ritrovo a fissare uno dei favoriti. Ride sguaiatamente, l’ho già notato a pranzo, sembrerebbe il solito sbruffone ma è come se sotto l’apparenza ci fosse qualcosa di più, qualcosa che però non riesco bene a individuare.
È biondo, alto ma non troppo muscoloso e ha un viso spigoloso ma piacevole, nell’insieme. Credo appartenga al distretto 2, il peggiore a mio parere, e sembra il leader dell’alleanza. Non che la cosa mi stupisca, l’ho già detto che il 2 è il distretto peggiore?
Appena mi accorgo che sta intercettando il mio sguardo giro la testa dall’altra parte.
Ma è troppo tardi, mi ha vista, che figura!
Appena gli strateghi che ci osservano ci danno il permesso, ci avviamo verso gli ascensori pronti a tornare nelle nostre stanze.
La maggior parte di noi cammina in silenzio ma c’è un gruppetto piuttosto rumoroso in testa; non c’è bisogno di specificare chi siano.
Le porte del mio ascensore stanno per chiudersi quando due ragazzi le bloccano e si infilano dentro a forza. Uno è moro, tarchiato e muscoloso, l’altro, biondo, è Distretto 2. Parlano e ridono in modo gaio ma io mi faccio gli affari miei. Non mi interessano i discorsi di questa gente.
Il loro tragitto non è lungo, scopro che il moro è il tributo dell’uno e appena prima di scendere Distretto 2 mi lancia un’occhiata piuttosto intensa che più che altro mi lascia perplessa. Che intenzioni ha? Voleva mettermi paura? Se era questo il suo intento ha fallito miseramente.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - In privato ***


Capitolo 5 – In privato

Va bene, lo ammetto, quella ragazzina mi ha colpito non poco. L’ho osservata a lungo durante le sessioni di allenamento e devo dire che è notevole. Nessuno ci avrebbe fatto caso vista la sua età e la sua provenienza, ma io l’ho guardata: nel mimetizzarsi è un asso così come nel lancio dei coltelli in cui è quasi più brava della ragazza dell’1; riesce a maneggiare un’ascia per quanto pesante sia e da quanto ho capito conosce la maggior parte delle piante commestibili presenti in natura.
Ovviamente non la accetterebbe nessuno tra i favoriti ma se solo ci fosse qualcuno di furbo, beh, considererebbe l’eventualità.
Io mi sono sempre reputato furbo ma qui devo pensare alla mia sopravvivenza.
Quante possibilità avrei insieme a lei? E insieme agli altri favoriti? Se mi alleassi con una ragazzina resterei favorito?
Queste sono domande a cui dovrò dare una risposta ma per il momento mi limito a preoccuparmi della sessione di addestramento privato che mi attende.
La ragazza dell’1 è entrata da un quarto d’ora circa, non mancherà molto oramai. E infatti ecco che un voce chiama il mio nome.
Entro nell’arena e immediatamente inizio a fare sfoggio delle mie capacità nel maneggiare diverse armi: spada, pugnali, lancia, tridente, frecce, e ancora nel lancio di pesi sempre maggiori, nella creazione di nodi capaci di sostenere il mio peso, alla fine decapito un manichino e gli strateghi sembrano soddisfatti perché annuiscono e mi congedano.
Molto bene, sono soddisfatto anche io.
Appena esco Mavis si alza in piedi, fa un sorriso falso alla ragazza del 4 e si prepara ad entrare. Lei farà un figurone, è davvero molto brava in tantissime cose ma io nel mio intimo spero che faccia bene anche la piccoletta del 7. Mi dispiacerebbe molto se venisse sottovalutata, se gli strateghi non la degnassero dell’attenzione che merita, se i favoriti finissero per considerarla una facile preda.
Aspetta un attimo. Io sono uno dei favoriti, e perché adesso mi metto a parteggiare per una mocciosa?
Eppure non voglio che muoia. Non subito almeno.
Salgo fino al secondo piano e mi faccio una doccia calda. Quando esco Brutus, il mio mentore, mi chiede come sia andata la sessione e mi offre uno spuntino mentre aspettiamo il momento della presentazione dei punteggi. Finalmente prendiamo tutti posto davanti alla grande TV e la trasmissione inizia.
Dopo una breve introduzione ecco i volti dei tributi del distretto 1: Trevor ha totalizzato un rispettabilissimo 9 mentre la ragazza, Lumi, addirittura 10. Ed eccomi, il mio viso compare sullo schermo, non ho nemmeno il tempo di essere preoccupato che un numero appare in sovrimpressione: 10. Grandioso. Tutti mi fanno i complimenti, anche Mavis mi sorride brevemente prima di tornare a fissare il televisore, tesa. Anche lei totalizza 10 e quando i due del 4 saltano fuori con 8 e 9 il gruppo dei favoriti è al completo. Restiamo comunque ad osservare gli altri, che si aggirano tra 4 e 6. Fino alla dodicenne Distretto 7 che, in accordo con la sua provenienza, prende 7. Brutus ed Enobaria sono un po’ stupiti, una ragazzina così giovane chissà che avrà combinato, ma l’attenzione cala quasi subito mentre i distretti 9, 10, 11 e 12 totalizzano i loro voti.
Per tutta la sera mi domando cosa può aver fatto quella ragazzina; non mi ricordo il suo nome ma dev’essere sveglia o non avrebbe colpito così gli strateghi.
Scuoto la testa mentre mi infilo a letto cercando di allontanare questi pensieri; domani ci sono le interviste e poi scendiamo nell’arena. Non è il caso di farsi prendere dai sentimentalismi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Caesar ***


Capitolo 6 – Caesar

Mi sveglio ancora esaltata per il mio voto della sessione privata. Addirittura 7! Non so neanche io come ho fatto, so solo che sono felicissima. Ho battuto pure Malcom che ha preso 5, e lui non è contento, non è contento affatto. Johanna si però e questo conta decisamente di più, perciò non mi farò abbattere. Non mi hanno sottovalutata e ora non mi sottovaluterà nessuno.
Lo staff di preparatori irrompe in camera mentre ancora mi sto stiracchiando e inizia subito a cinguettare riguardo questioni di dubbia importanza. Mi svestono, mi ungono, mi spuntano i capelli ammorbidendoli con del balsamo e vanno avanti così per tutta la mattina fino a quando la mia stilista non arriva con l’abito di questa sera sottobraccio, congedandoli gentilmente.
«Allora, siamo pronti? Sei stata istruita a dovere?» mi sorride.
«Non ancora del tutto» ammetto. Alzo le braccia e lei mi fa scivolare un vestito di stoffa leggera e morbida addosso.
«Ho pensato che visto il colore dei tuoi capelli il verde sarebbe andato bene; e poi ricorda i colori del tuo distretto» mi spiega, mentre osservo l’effetto del contrasto tra il luminoso verde prato del vestito e il rosso della mia chioma.
«Brilla» constato.
La donna sorride «Sì. Il tessuto è cucito con all’interno minuscole pietruzze che lo fanno luccicare. Ti piace?»
«Molto» le sorrido.
«Poi ti metteremo un fermaglio in tinta, scarpe basse, e sarai perfetta. Ora leviamo l’abito, credo che tu debba parlare col tuo mentore»
Annuisco e mi sfilo il vestito, indosso nuovamente i pantaloni e la camicia che portavo già ieri ed esco. Johanna mi aspetta seduta sul divano e subito mi fa cenno di raggiungerla al suo fianco.
«Allora Rhymer, come vogliamo comportarci questa sera? Che stile vogliamo mantenere? Dimmi tu»
Alzo le sopracciglia. «Io non ne ho idea. Credevo… credevo di dover solamente rispondere a delle domande»
Johanna ride. «Sì ma dovrai essere affascinante mia cara! Questa sera è l’occasione più importante per attirare sponsor, per questo dobbiamo decidere una linea di attacco. Dato che sei così giovane e, da quanto ho capito, vestita da principessina potresti semplicemente fare la timida, arrossire e infine pavoneggiarti un po’ del tuo voto»
Annuisco. «Così non dovrò nemmeno sforzarmi molto perché sarò timida già di mio, davanti a tutta quella gente»
«Ma vedrai, Caesar ti aiuterà a metterti a tuo agio e a dire le cose nel modo giusto. È il suo lavoro. È molto bravo. Vogliamo fare qualche prova?»
Passiamo il pomeriggio tra botte e risposte, sorrisi, risatine e rossori fino a quando non arriva il momento di prepararsi.
Lo staff rifinisce i miei capelli e mi trucca con colori chiari e rosati, infine la stilista mi aiuta ad indossare il vestito, le scarpe e a sistemarmi il fermaglio tra i capelli. Così sembro proprio un folletto dei boschi, o forse sarebbe meglio dire la regina delle fatine del bosco visto il continuo luccichio dell’abito.
Quando arriviamo giù la maggior parte dei tributi è già arrivata e pronta, e si nota subito che linea d’attacco terrà ognuno di loro. C’è chi sarà nostalgico, chi affascinante, chi aggressivo, chi determinato; i truccatori e gli stilisti sono davvero geniali devo ammettere.
Guardo a occhi sbarrati la ragazza dell’1 che indossa un vestitino tutto d’oro con uno spacco che lascia scoperta la gamba destra, quasi faccio un balzo all’indietro alla vista di quella del 2, con un trucco scuro e pesante, resto incantata dalla ragazza del 12, quasi eterea nel suo completo.
Finalmente Caesar ci presenta al pubblico e inizia a chiamare al suo fianco uno a uno tutti i tributi.
I ragazzi del distretto 1 sono rilassati e incredibilmente affascinanti; Distretto 2 mi appare oggi più modesto di quanto pensassi; parla della sua famiglia, del grande onore che significherebbe la vittoria, risponde sorridendo alle domande inerenti i suoi talenti ma non insiste nel vantarsi, cosa che apprezzo molto. Quasi non me ne accorgo ed è il mio turno.
Un boato simile a quello per tutti gli altri accoglie la mia comparsa e Caesar mi stringe la mano invitandomi ad accomodarmi. Mi tremano le mani, sto sudando e mi si bloccheranno le parole in gola; la folla è immensa, come posso parlare davanti a tutta questa gente?
«Allora Rhymer, tutti i nostri cuori hanno perso un battito quando sei stata sorteggiata a soli dodici anni, non è vero?»
Annuisco. «Sì» balbetto. «Ho compiuto dodici anni due mesi fa»
La folla sospira, forse non sto andando così male.
«Ovviamente non sei la prima dodicenne a prendere parte agli Hunger Games»
«No infatti, ma potrei essere, chessò, la prima a vincerli» rido, e con me tutto il pubblico compreso Caesar.
«Certo, certo, perché no!» esclama. «Abbiamo tutti sgranato gli occhi davanti al tuo 7. 7! Un gran voto! Dicci un po’, in linea generale quale sarà la tua strategia di difesa?» riprende.
«Beh, io sono piccola, lo potete vedere» faccio una piccola pausa mentre sorrido incerta al pubblico e arrossisco. «Perciò non è così scontato vedermi, né di conseguenza prendermi. Non voglio svelare troppo ma… dagli ottimi nascondigli che riesco a trovare posso colpire senza che nessuno se ne accorga» sorrido di nuovo con fare enigmatico e il pubblico applaude.
«Molto bene, molto bene! Scommetto che ci riserverà delle sorprese questo scricciolo! Ma ora raccontaci di casa tua, Rhymer»
«Beh, nella mia famiglia siamo cinque, io, i miei genitori e i miei due fratellini che sono gemelli. Immagino che siano tutti attaccati alla Tv ora» sorrido con fare nostalgico. «Saranno lì col fiato sospeso»
«Saranno rimasti molto colpiti dal tuo voto in addestramento» dice appoggiandomi una mano sul braccio. «Saranno tutti fieri di te Rhymer, ne sono sicuro»
Annuisco sorridendo mentre il mio tempo scade e posso finalmente tornare al mio posto. Ascolto senza un vero interesse le interviste degli altri, mentre nella mia mente immagino cosa staranno facendo i miei fratelli a casa.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Hunger Games ***


Capitolo 7 – Hunger Games

Entro nel cilindro di vetro che mi condurrà verso l’arena e, mentre attendo che i 30 secondi scadano, non riesco a pensare ad altro se non al fatto che non sono così sicuro di voler fare squadra con gli altri favoriti. Trevor è troppo spavaldo per essere un buon compagno, si crede così infallibile che non si preoccuperà nemmeno di nascondere le provviste, di cancellare le impronte o di comportarsi prudentemente durante i giochi e questo non mi piace; Lumi poi è viscida. Non mi fido di quella ragazza, e lo stesso vale per la femmina del 4 che più che infida non posso definirla.
Ho tentato di parlarne a Mavis ma anche lei è troppo sicura di sé per essere ragionevolmente prudente e non ha voluto sentir ragioni. Noi siamo del 2, noi siamo i favoriti, noi dobbiamo far parte del gruppo.
E così farò.
Appena il gong decreterà l’inizio ufficiale degli Hunger Games scatterò verso la Cornucopia, agguanterò le migliori armi sul mercato, ammazzerò gli stolti che mi troverò di fronte e farò rifornimento di provviste per poi riunirmi al mio branco. Ecco tutto. Questo è il piano.
Il cilindro inizia a muoversi verso l’alto e il mio stilista mi fa un cenno col pollice prima di scomparire, a cui io rispondo con un breve sorriso.
Chissà come sarà l’arena… un bosco? Un deserto? No, ne dubito, magari ci sarà mare, spero solo che ci siano alberi e fonti d’acqua; e se fosse un posto chiuso? Tipo un edificio o qualcosa del genere?
Il tragitto verso l’esterno dev’essere quasi finito, ecco che inizio  vedere la luce, ancora qualche metro… pochi centimetri…
Una selva di pilastri di calcestruzzo mi bloccano la visuale degli altri tributi. Mi guardo meglio intorno e capisco che questa è una stazione ferroviaria, una vecchi stazione abbandonata con tanto di binari ma senza un vero e proprio edificio chiuso. Alla mia destra vedo una ragazza che dev’essere del 12, alla mia sinistra c’è Trevor, ancora più in là scorgo Mavis e un altro ragazzo ma gli altri tributi sono nascosti al di là dei pilastri. Al centro del nostro cerchio, in mezzo ai binari che si interrompono bruscamente dopo circa cinquanta metri, c’è la Cornucopia; armi, zaini e ogni tipo di attrezzatura è sparsa al suo interno e fuori fino a circa trenta metri a noi; al di là della stazione alle mie spalle si estende un bosco fitto mentre proprio davanti a me si intravedono le sponde di un lago.
La voce di Claudius Templesmith mi distrae dai miei pensieri, i dieci secondi trascorrono senza che io quasi me ne accorga e in un attimo sono fuori, che corro verso il bottino.
I favoriti si affrettano tutti nella stessa direzione, ne avverto le presenze dietro e di fianco a me mentre con la coda dell’occhio scorgo vari tributi agguantare piccoli zaini e corti coltelli e fuggire in fretta verso la folta vegetazione.
Interrompo bruscamente la mia corsa, agguanto un lancia e trafiggo immediatamente un ragazzo arrivato disgraziatamente troppo vicino a me, poi mi lego in vita una cintura carica di coltelli, imbraccio un arco e una faretra e mi impossesso di un’altra lancia e di un spada. Mavis ha appena ucciso due tributi, non so chi fossero, e sta facendo rifornimento di coltelli da caccia, Trevor è alle prese con un ragazzo grande e grosso che però finisce a terra, abbattuto da una mia freccia, Frida e Sidro, i due del 4, hanno guadagnato la cima della Cornucopia e da lì hanno già ucciso due o tre tributi. Alla fine lo spiazzo intorno a noi rimane vuoto e loro scendono.
«Ben fatto» ci congratuliamo fra noi. Contiamo i cadaveri, sono otto: la ragazza del distretto 3, l’energumeno del 10, mi pare che quella laggiù fosse del 5 ma non ne sono sicuro e gli altri non li conosco. Mi dispiace un po’ e mi sento addirittura vagamente in colpa; noi ammazziamo questa gente e non sappiamo nemmeno chi sono mentre loro avevano un nome, una famiglia, qualcuno che voleva loro bene e che ora sta piangendo la loro morte.
Abbasso le palpebre al ragazzo più vicino. «Allontaniamoci» dico poi. «Lasciamo che li portino via» gesticolo indicando il lago mentre i cannoni ufficializzano le morti.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Nascondigli ***


Capitolo 8 – Nascondigli
 
Tendo le orecchie; sto correndo da un paio d’ore ormai, allontanandomi il più possibile dalla Cornucopia e dai pericolosissimi binari inoltrandomi sempre più nella fitta vegetazione boschiva. A me va benissimo questo ambiente, è perfetto sia per nascondersi che per arrampicarsi muovendosi tra i rami sia per trovare cibo, perciò non mi lamento e procedo in silenzio. Solo, ogni tanto mi fermo ad ascoltare nel caso qualcuno mi stesse seguendo o stesse percorrendo il mio stesso tragitto. Ma non sento altro che silenzio e il cinguettio degli uccelli fra i rami.
Otto colpi di cannone hanno squarciato il silenzio, ore fa. In otto sono morti e io non ho provato altro che sollievo per non essere stata fra quegli otto.
Ma siamo solo all’inizio, continuo a ricordare a me stessa.
Durante il bagno di sangue sono riuscita a prendere solamente un impermeabile mimetico e un piccolo zaino che non so ancora cosa contenga. Ciò significa: niente armi.
Ho notato il lago, era esattamente alle mie spalle e spero sinceramente che non sia l’unica fonte di acqua potabile perché là si accamperanno i favoriti e non ho nessuna intenzione di tornarci.
Mi fermo a riposare brevemente e intanto scandaglio i miei pochi beni.
L’impermeabile è grandioso, è enorme per me ma sembra trattenere bene il calore oltre che l’acqua, e poi se me lo metto addosso e mi accuccio tra i cespugli sono perfettamente invisibile. Dentro lo zaino trovo una borraccia piena d’acqua, qualche striscia di carne secca, bende sterili, un flacone di acqua ossigenata e una scatola piccola di biscotti.
Beh, non male, soprattutto per l’acqua. Ma rimpiango sempre più di non possedere armi… sono del tutto indifesa ora come ora.
Mi alzo e ricomincio la mia camminata; ora che ho cibo e acqua mi sento leggermente più sicura ma ciò non toglie che la borraccia non è grande e che presto avrò bisogno di un’altra fonte. Intanto mentre cammino raccolgo qualche bacca che riconosco sia dal mio distretto che dalle indicazioni dell’istruttore all’arena di addestramento. Su un albero scorgo addirittura delle mele. Strabiliante, quest’anno proprio non vogliono vederci morire di fame.
Mi arrampico senza fatica e mi riempio di frutti sia il poco posto rimanente all’interno dello zaino che l’impermeabile che uso come borsa; la frutta contiene acqua, meglio averne una scorta.
Cammino tutto il giorno fermandomi solamente quando la fame mi fa brontolare lo stomaco; mi concedo mezza striscia di carne secca e due mele mentre conservo intatte sia l’acqua che le bacche.
La sera mi arrampico su un albero e mi predispongo per la notte. Salgo il più in alto possibile dove gli altri non mi possono né vedere né tantomeno raggiungere e attendo l’inizio dell’inno per vedere chi è morto oggi. Ecco il sigillo di Panem brillare in cielo, ed ecco i volti di coloro che non ce l’hanno fatta: la prima che compare è la ragazza del distretto 3, ciò vuol dire che tutti quelli dell’1 e del 2 sono sopravvissuti; poi ecco la ragazza del 5, il tributo maschio del 6, entrambi quelli del 9, il ragazzo del 10 e infine il ragazzo dell’11 e la ragazza del 12.
L’inno termina e torna il buio. Otto sono morti, sedici sono rimasti. Siamo i due terzi ora, i due terzi migliori a quanto pare… non ho sonno e non vorrei abbassare la guardia ma sono in un buon nascondiglio perciò alla fine mi addormento.
Mi sveglio la mattina seguente al colpo di un cannone. Il sole sta sorgendo proprio in questo momento, ma chi sarà morto? Qui vicino? Qualcuno che conosco? Chi hanno stanato i favoriti?
Resto in ascolto ma non sento assolutamente nulla perciò alla fine mangio una mezza mela e salto sull’albero di fianco al mio. I rami sono tutti molto vicini qui così salto da un albero all’altro per un po’ fino a quando sotto di me non vedo qualcuno. Sta ancora dormendo e ha una serie di coltelli appoggiati di fianco; è un ragazzo, forse del 12 o magari del 6 e se faccio piano e molta, molta attenzione magari potrei rubargliene un paio prima che se ne accorga. Ma è rischioso. Se si svegliasse mi ucciderebbe all’istante e poi se non si sveglia cosa devo fare? Ucciderlo io? Forse sarebbe saggio, è questo che si aspetteranno tutti, sarebbe un avversario in meno.
Dovrei ucciderlo nel sonno. Ma non so se ne sarei capace.
È anche vero che se lo facessi le mie quotazioni salirebbero alle stelle e avrei molti più sponsor poi, il che vorrebbe dire più possibilità di sopravvivenza.
Senza neanche sapere bene quello che faccio mi calo di ramo in ramo verso la base dell’albero, attentissima a non fare nemmeno il più piccolo rumore, a non far frusciare le foglie e a non rompere nemmeno un rametto. Incredibilmente arrivo a terra che il ragazzo ancora è nel mondo dei sogni. Ora ho paura, il mio cuore batte a mille mentre mi avvicino al suo giaciglio in punta di piedi; afferro un coltello e lo sollevo lentamente, e quello ancora non si muove. Che sia già morto? Ma no, vedo il suo petto sollevarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro, è solo addormentato, profondamente addormentato lo stolto.
Tolgo dalla sua portata tutti i coltelli anche se ovviamente non posso sapere se ne tiene uno addosso o se porta qualche altra arma; mi avvicino ancora, il coltello stretto nel pugno, un passo, un altro passo, un altro ancora, solo uno, ormai sono vicinissima, un altro e mi fermo. Sono alle sue spalle ora, non mi resta che colpire.
Odio doverlo fare, mi viene da piangere ma ricaccio indietro le lacrime. Non è il momento di fare la bambina, non devo mostrarmi debole, tutti devono vedere che non sono morta, che posso essere un buon investimento.
Miro tra le scapole e colpisco. Appena il coltello affonda nella schiena il ragazzo urla, tenta di alzarsi ma ormai è troppo tardi. Serro le palpebre mentre affondo nuovamente la lama ma ora il ragazzo si è girato, con le sue ultime forze tenta di alzarsi in piedi. È disarmato e io lo colpisco alla pancia.
Sto per vomitare, ora una lacrima mi sta rigando la guancia.
Lui cade in ginocchio, poi per terra.
Resto impietrita a fissarlo per qualche secondo, poi controllo la sua giacca e lo zaino, recupero una confezione di fette biscottate e un paio di calzini di riserva e mi allontano il più velocemente possibile. Non voglio restare qui un minuto più del necessario.
La giornata dopo questo exploit procede tranquilla. Nessuno viene a darmi noia e io posso continuare la ricerca di una fonte d’acqua alternativa senza peraltro ottenere risultati tangibili. A pomeriggio inoltrato, mentre sono ferma a riposare nascosta da alcuni cespugli, ecco che arriva la prima insidia firmata strateghi. Una nube scura si avvicina a vista d’occhio, ha un odore acre, non naturale, e gli animali fuggono; loro di sicuro captano il pericolo prima di me perciò mi alzo, raccolgo velocemente le mie poche cose e mi butto a rotta di collo sulla strada percorsa all’inverso poco fa.
La nube avanza in fretta, più in fretta di quanto io riesca a fuggire e ad un certo punto sento il suo odore entrarmi in gola e bloccarmi le vie respiratorie. Tossendo continuo a correre; fermarsi significherebbe la morte. Considero che magari arrampicarmi su un albero potrebbe aiutarmi a sfuggire al fumo tossico ma il muro dietro di me è molto alto, non so se supera gli alberi in altezza ma non voglio rischiare.
Ormai non ce la faccio quasi più, ho conati che mi mozzano il respiro e che mi rallentano, sto per cedere quando improvvisamente la nebbia si ferma e si dissolve così com’è arrivata. Sfinita mi appoggio a un albero per riprendere fiato, mi sciacquo la bocca con un sorso d’acqua fresca della borraccia e cerco di mandare giù qualche bacca, poi mi rimetto in marcia.
Gli strateghi non volevano che mi allontanassi troppo dagli altri tributi e così ora sono molto più vicina a loro di quanto vorrei. Ma la notte calerà presto, spero che non amino cacciare col buio; mi arrampico su un albero, ancora più in alto della sera precedente, e mi preparo per dormire almeno qualche ora.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Tradimento ***


Capitolo 9 – Tradimento
 
«Il primo turno lo faccio io» annuncio al calare della seconda sera.
Nessuno ha niente da obiettare così ci predisponiamo per la notte. Siamo sempre accampati di fianco al lago, fonte non solo di acqua ma grazie al Distretto 4 anche di cibo.
Il sigillo di Panem appare luminoso nel cielo e l’inno inizia. Subito compare il viso della ragazza che abbiamo ucciso questa mattina: era del distretto 6, si era avvicinata al lago per l’acqua, le siamo stati addosso in un secondo. Poi compare il tributo maschio dell’8. Chissà com’è morto, chissà chi l’ha scovato; in ogni caso meglio per noi. L’inno finisce e torna il buio. Siamo 14, molti ancora mi separano dalla vittoria, in ogni caso la maggior parte, esclusi i miei compagni, sono dei distretti più poveri perciò in linea di massima facili prede.
Mentre gli altri si adagiano sui loro pagliericci io mi stringo nella giacca per combattere il freddo che filtra fin nelle ossa, la notte, anche se di giorno fa quasi caldo qui.
Il buio è quasi totale e mi viene da chiedermi se riuscirei a reagire in tempo se qualcuno decidesse di attaccarmi, ma allontano subito il pensiero. Chi mai ci attaccherebbe? Siamo tanti e siamo forti, solo un suicida tenterebbe un colpo simile.
Le ore passano in fretta e ben presto Trevor si sveglia per darmi il cambio. Dormo tranquillo per il resto della notte.
La mattina seguente decidiamo di muoverci.
«Voglio trovare qualcuno, il ragazzo del 3 dev’essere fatto fuori, idem quelli del 5» sbotta Mavis, e Lumi annuisce.
«Del 5 rimane solo il maschio» faccio loro notare.
«Meglio ancora»
Ci avviamo verso la vegetazione dall’altra parte della stazione, le armi strette in pugno. Sidro l’abbiamo lasciato a guardia delle provviste così siamo sicuri che nessuno tenti di derubarci.
Camminiamo a lungo in silenzio, alla fine scorgiamo un filo di fumo. Ci lanciamo occhiate vittoriose e corriamo in quella direzione. Ed ecco i due che volevamo trovare, 3 e 5 si sono alleati a quanto vedo ma noi siamo in cinque. Non hanno scampo.
Irrompiamo nella radura e non hanno fatto tempo a balzare in piedi che il ragazzo più vicino a me è morto. L’altro riesce ad impugnare una spada e combatte brevemente prima di essere finito con un colpo di lancia da parte di Trevor.
«Fin troppo facile» commenta Lumi.
«Certo, non hai fatto niente» la canzona il compagno, e lei gli si avventa addosso. Ci mettiamo diversi minuti a separarli, poi rovistiamo in mezzo allo scarno bottino delle vittime e ci allontaniamo.
«E ora? Chi sarà il prossimo?» chiede Mavis con fare baldanzoso.
«Magari tu, che ne dici?» ringhia Lumi, ancora arrabbiata. Mavis ride. «E chi dovrebbe uccidermi, tu? Posso aspettare anni sana e salva allora!»
«Non ne sarei così sicura, fossi in te»
«Calma ragazze» tuona Trevor, interponendosi fra le due. «Non mi sembra il caso di scaldarsi»
«Attenta Mavis. Quando l’alleanza verrà sciolta sarai la mia prima preda»
Camminiamo in silenzio per tutto il resto della strada poi, stufi di girare a vuoto, torniamo al campo base. Mentre mangiamo mi domando che fine abbia fatto la ragazzina del 7. È ancora viva, la furbetta; aveva ragione a dire che sa nascondersi bene e un po’ sono contento per lei.
Stiamo per accingerci a pescare qualcos’altro da mangiare quando un rumore ci blocca. Ci guardiamo intorno tesi ma non capiamo da dove potrebbe venire.
«Sembra il rumore dello scarico di un lavandino» dice Lumi. «Ma da dove viene?»
«Lì!» urla Frida, dando uno spintone a Mavis e gettando entrambe a terra.
Un mostro che più che un ibrido non può essere emerge dal lago e allunga un tentacolo verso Sidro, il più vicino all’acqua; gli da un colpo tale da farlo volare a diversi metri dalla riva ma anche se è un bel volo tutti ci aspetteremmo che si rialzasse, pronto a fuggire o a combattere. Invece inizia a rotolarsi in terra, gemendo in modo terribile. Frida gli si avvicina di corsa e fa un balzo all’indietro. Ora che è voltato sulla schiena lo vediamo tutti, il viso del ragazzo e parte del petto dove il tentacolo l’ha colpito sono ricoperti di bolle viola. La ragazza cerca di toccarlo ma non sa cosa fare, e ben presto Sidro smette di muoversi.
Il mostro ancora si agita verso di noi, nessuno si avvicina ma Mavis lancia un coltello che va a conficcarsi in quello che dev’essere uno degli occhi. Con gemiti acuti che costringono tutti noi a coprirci le orecchie l’ibrido si ritira nelle profondità del lago.
«Non potremo più pescare»
Nessuno commenta, ci limitiamo a spostare la nostra roba a distanza di sicurezza e a contare il cibo rimanente che è comunque più che abbastanza.
Il pomeriggio lo passiamo tranquillamente, il pubblico per oggi ha avuto spettacolo più che mai. La sera nel cielo vediamo brillare il viso sorridente di Sidro e successivamente delle nostre due vittime. Frida piange in silenzio, conosceva bene Sidro, fin da quando erano piccoli, perciò la esentiamo dal turno di guardia.
«Inizio io» propone Lumi, e nessuno ha nulla da obiettare.
Mi addormento quasi subito con un coltello stretto in mano.
Un rumore mi sveglia all’improvviso. Resto sdraiato, è ancora buio e questo è un rumore strano, non come quelli che fanno gli altri quando cambiano la guardia, è qualcosa di soffocato. C’è qualcosa di strano. Apro un occhio e sbircio nella notte e quello che vedo mi lascia di sasso. Mavis e Trevor sono chini su Frida, con i coltelli stretti nel pugno, e quando lei si alza il piedi la ragazza è in una pozza di sangue, morta.
I due si avvicinano a Mavis così non perdo ulteriore tempo e balzo in piedi urlando. Mavis fa in tempo a rotolare lontano dai due traditori ma Lumi le ferisce una gamba lanciando il suo coltello. In un attimo sono addosso a Trevor, iniziamo una lotta corpo a corpo, lui è grosso e io rischio di soccombere ma non lo lascerò vincere. Riesco a ferirgli il polso destro e lui lascia cadere la sua arma; cerco di piantargli la mia nella pancia ma il ragazzo mi spinge violentemente da un lato; cado, mi rialzo velocemente mentre Trevor ha già recuperato il coltello, mi si getta addosso prima ancora che io sia riuscito a rimettermi in piedi del tutto così l’unica cosa che mi viene in mente è prendere un sasso da terra e dargli un colpo il testa con tutte le mie forze. Il ragazzo barcolla e cade svenuto; so che non è morto ma per ora può bastarmi. Mi rialzo finalmente in piedi e cerco Mavis e Lumi. Le due ragazze lottano poco lontano ma Mavis è ferita piuttosto gravemente; corro per raggiungerle, sono a pochi metri da loro quando Lumi la trafigge con il coltello da caccia, da parte a parte. Non posso fare più nulla. Interrompo la mia corsa, torno indietro, recupero uno zaino con del cibo e le mie armi e mi fiondo nel bosco.
Trevor non ci metterà molto a riprendere conoscenza e ora che l’alleanza è rotta si metteranno sulle mie tracce. Spero solo che nello zaino ci sia dell’acqua.
Sono solo.
Non è bella, questa sensazione.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Alleanze ***


Capitolo 10 - Alleanze

So che tre favoriti sono morti ma non ho idea del perché. Chi può averli uccisi? Un altro gruppo di alleati abbastanza forte da tener loro testa? Si sono ammazzati fra loro? Li ha fatti fuori una delle diavolerie degli strateghi?
Non lo so.
So solo che ora siamo in nove, che io ho dovuto uccidere solo una persona, che presto o tardi mi troveranno. Ma quando succederà io sarò pronta. L’arena cambia la gente, ci trasforma tutti in selvaggi affamati e assetati di sangue, in assassini senza scrupoli pronti a tutto pur di salvarsi la vita; distrugge il nostro vero io per il divertimento della gente. Questo non è giusto, ma ora come ora non ho tempo di pensare a cosa sia giusto e cosa no, devo sopravvivere, punto.
È di nuovo mattina, ieri a parte l’apparizione in cielo dei volti di Distretto 2 e Distretto 4 non è successo niente. Assolutamente niente.
Forse se l’alleanza dei favoriti si è davvero rotta gli strateghi stanno aspettando di vedere come se la caverà ora l’emarginato (uno deve esserci, anche se non riesco a ricordare chi) senza cibo e con poche armi. Magari ora stanno trattando per tornare insieme e tutto il pubblico è attaccato alla TV per vedere come andrà a finire. In ogni caso sono grata di questa tregua. Sono nascosta tra dei cespugli in una comoda conca; apro lo zaino e finisco i biscotti, innaffiandoli con un po’ d’acqua. Alla fine ho trovato un’altra sorgente. Non è florida come il lago ma per me andrà più che bene, è una specie di ruscelletto sottile e gelato che scende da una riva ripida del bosco. Non fa rumore perciò dubito che qualcun altro l’abbia notato, ma io ci sono finita praticamente dentro mentre cercavo un nuovo nascondiglio e ora quello è il mio acquedotto personale.
Mi alzo in piedi dato che il silenzio è assoluto e stiracchio le membra indolenzite e rigide, saltello per riattivare la circolazione e per scaldarmi i piedi, poi mi rimetto in cammino. Faccio scorta d’acqua, raccolgo qualche altro frutto dal sottobosco, faccio pratica lanciando uno dei miei coltelli contro un tronco a una decina di metri da me, il tutto restando attentamente in ascolto di eventuali rumori sospetti. Sono prudente ma forse non abbastanza perché quando il ragazzo esce dal sottobosco con la lancia puntata nella mia direzione e i muscoli del braccio già tesi e pronti per il lancio, io sono impreparata.
Faccio un balzo all’indietro, le mie mani volano ai coltelli alla cintura ma un movimento del ragazzo mi ammonisce e io mi fermo. Sono in trappola, ora lui mi ucciderà e sarà tutto finito, così, in un attimo.
«Fa che sia veloce» lo prego. Quando lui alza il braccio ancora di più mi porto le mani a coprirmi il viso perché non sopporterei di vedere la punta acuminata trapassarmi la carne.
Resto lì, in attesa del colpo che tarda ad arrivare, e alla fine abbasso le mani e apro gli occhi.
Distretto 2, il superstite, mi fissa accigliato e vagamente triste, la lancia abbandonata lungo il fianco. Ora che lo osservo meglio non è messo troppo bene. Ha le labbra screpolate, principio di disidratazione, ha una fasciatura legata alla bell’e meglio sull’avambraccio sinistro e gli sanguina un polpaccio.
«Beh?» chiedo stupita.
«Come posso ucciderti, me lo dici?» sbotta quello.
«Con quella lancia che hai in mano, tanto per iniziare» ribatto. Giocare con le vittime è crudele, e io non ho voglia di giocare.
«Sei lì, indifesa e spaventata. Non posso trapassarti da parte a parte e sperare che la coscienza non mi perseguiti per sempre. Mi chiamo Rendwick» dice alla fine, allungando una mano nella mia direzione.
Sono ancora sospettosa; potrebbe essere benissimo una trappola, anzi, lo è quasi sicuramente anche se non ne vedo il motivo. Ma “Rendwick” è del 2, il Distretto peggiore no? Non mi fido.
«Non mi fido di te»
Il ragazzo ride. «E perché? Se avessi voluto ucciderti l’avrei già fatto mille volte. Ma non l’ho fatto. Sono solo, senza cibo né acqua, non sono nello spirito giusto per ammazzare una bambina»
«Io non sono una bambina!» scatto. «Ho dodici anni, e sono ancora viva. Sono più in gamba di molti di voi “grandi”» sottolineo l’ultima parola con quanto più disprezzo riesco e Rendwick ride di nuovo.
«Vuoi essere la mia alleata?»
Sbarro gli occhi. D’accordo, questo mi ha presa alla sprovvista. «Perché?»
«Perché potremmo aiutarci. Ti avevo già notata durante gli addestramenti. Sai mimetizzarti, nasconderti, trovare cibo nel sottobosco e… credo anche acqua a questo punto. Io so combattere, sono sempre all’erta» fa un sorrisetto scaltro che potrebbe sembrare di scherno. «E potrei guardarti le spalle. Potremmo essere più forti, in due»
Lo guardo di sottecchi. «Vuoi me come alleata? Non stai scherzando?»
«Dico sul serio»
Valuto le mie opportunità che ora come ora non sono molte. Se mi alleo con Rendwick-Distretto 2 potrei sopravvivere ancora per un po’, credo di potermi fidare almeno per ora, perché non ha dato segni di volermi uccidere. E oltretutto se non accettassi mi ucciderebbe sul serio perché beh, non potrebbe fare altro dato che saremmo nemici.
Gli allungo la mano. «Rhymer»
Lui me la stringe con una presa salda ma un po’ tremante e mi chiedo se anche ai favoriti capiti di aver paura.
«Forse… vuoi?» gli allungo la borraccia e lui la agguanta come se ne andasse della sua vita. «Non bere troppo in fretta o la vomiterai tra due minuti»
Rendwick si sforza di bere lentamente, poi mi chiede dove l’ho presa se non al lago.
«C’è un ruscello poco lontano da qui. È piccolo ma perfetto per riempire una borraccia. Piuttosto… cos’è successo tra voi favoriti?»
Rendwick sospira. «Eravamo sei. Noi del 2, quelli dell’1 e del 4. Il ragazzo del 4 è morto per colpa degli strateghi, pensavamo fosse tutto a posto tra noialtri ma la notte stessa Lumi e Trevor del Distretto 1 ci hanno traditi. Hanno ucciso nel sonno la ragazza del 4 e avrebbero fatto altrettanto con noi se io non mi fossi svegliato. Hanno ucciso la mia compagna, io ho tramortito Trevor e sono fuggito»
Resto in silenzio qualche secondo. «Perché l’hanno fatto? La gara è ancora giovane, un’alleanza sarebbe stata ancora utile»
«Forse pensavano che sarebbe stato più facile ucciderci ora che eravamo convinti di questo piuttosto che dopo, che saremmo stati tutti più all’erta… in ogni caso ora loro hanno tutte le provviste e le armi e noi…»
«Noi abbiamo il bosco» lo interrompo. «Il che è forse anche meglio. Loro verranno per stanarti, lo sai vero?»
«Verranno a stanare me come verranno per tutti gli altri… però sì, forse cercheranno prima me»
«Di sicuro. Ma loro non sanno della nostra alleanza, potrebbe essere un punto a nostro vantaggio»
«Cosa potremmo fare? Siamo due e non abbiamo queste grandi armi»
Ci sediamo a mangiare qualcosa e io cerco di insegnargli quali sono le bacche commestibili e quali deve evitare nel caso possa servire. Parliamo ancora di un ipotetico piano d’attacco ma la strategia migliore sembra aspettare che ci trovino e attaccarli dall’alto a sorpresa. Che io li attacchi dall’alto a sorpresa. Con i coltelli, anche se non so come farò.
Rendwck mi fa allenare un po’ a questo proposito, è un insegnante paziente e stimolante, chissà, se vincerà i giochi potrebbe diventare un allenatore un giorno.
«Dove dormiamo?» mi chiede ad un tratto, e mi accorgo che effettivamente il sole sta calando.
«Io di solito dormo sugli alberi. Non lo so se tu riesci ad arrampicarti però»
«Si romperebbero i rami»
«Infatti. Quindi cosa proponi?»
«Non ne ho idea… non ho mai avuto problemi di questo tipo, di solito dormivo all’aperto senza preoccuparmi di dovermi nascondere»
Sbuffo, questo è il risultato di essere troppo sicuri di sé. «E se li andassimo a cercare noi, questi due traditori dell’1?» propongo rabbiosamente mentre cerco un nascondiglio grande abbastanza per entrambi tra i fitti cespugli. «Così almeno li uccidiamo, o loro uccidono noi, e in ogni caso non dovremo stare qui a tremare nel buio tutte le notti»
Rendwick ride di gusto. «Sei il miglior alleato che ho avuto finora» afferma, aiutandomi a sistemare il giaciglio.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Guerra parte I ***


Capitolo 11 - Guerra  parte I


Ci siamo appena sistemati sotto uno spesso strato di foglie che, ho imparato, oltre a nasconderci nella notte trattengono anche il calore del corpo, che il sigillo appare nel cielo e ci annuncia a sorpresa che la ragazza del Distretto 11 è morta.
«Non ho nemmeno sentito il cannone» sussurra Rhymer, accucciata a pochi centimetri da me.
«Nemmeno io» rispondo. «Ma probabilmente è successo quando sono quasi svenuto nel bosco per le ferite e la sete. A proposito, grazie delle medicazioni. Un’altra cosa per cui ti sono debitore e che non sarei mai riuscito a fare da solo»
«Di nulla, se ora mi difendi. Perché da terra e con te che sei grande e grosso mi sento un po’ scoperta»
Rido perché questa ragazzina così fragile e allo stesso tempo tanto aggressiva è così buffa. «Puoi stare tranquilla, con me non corri alcun pericolo. Anche se dormo ho sempre un occhio aperto. Ho sentito l’assassinio di… della ragazza anche se erano silenziosi, molto silenziosi»
Rhymer annuisce nel buio e si stringe il coltello nervosamente tra le dita.
«Hey, dico sul serio» cerco di tranquillizzarla. «Non ti attaccherò nel sonno, siamo alleati per davvero, ci sono ancora tanti avversari qui fuori; andrà tutto bene»
Cerca di tirare il fiato e di mettersi comoda osservandomi mentre mi posiziono di guardia, la lancia in pugno, pronto a scattare a qualsiasi movimento. Il che mi preoccupa perché nel bel mezzo di un bosco i movimenti saranno tanti la notte. Foglie, uccelli notturni, animali attirati dalla quiete allo scoperto, predatori… qualcosa mi dice che non riposerò più di tanto.
Il mio sguardo cade di nuovo su Rhymer che ora ha chiuso gli occhi e cerca di dormire. È così piccola, mi sono sentito morire quando questa mattina, atterrita dal mio arrivo, mi ha pregato di fare in fretta e si è coperta il viso con le mani. Non avrei mai potuto ucciderla… noi del Distretto 2 siamo stati cresciuti così, abituati a combattere a uccidere senza ripensamenti, a fare tutto ciò che è in nostro potere per vincere gli Hunger Games, ma ciò non significa che siamo dei robot senza cuore. Lei è una bambina, non un soldato, non un’assassina, non un nemico da freddare. Solo una bambina. Una bambina troppo piccola e troppo pura mandata a combattere troppo presto, gettata nell’arena senza nessun preavviso, senza alcuna preparazione di alcun genere.
Nel mio distretto, così come nell’1 e nel 4, mandare un dodicenne agli Hunger Games è considerato barbaro. Che uomo sarei se l’avessi uccisa con questa lancia, oggi? Come avrei potuto vivere poi con la consapevolezza di aver ammazzato una bambina indifesa? Perché è questo che è, indifesa, indifesa di fronte a questi mostri armati fino ai denti che siamo noi, di fronte ai cervelli allenati, disperati e quasi adulti degli altri, di fronte alla nostra forza resa letale dalla consapevolezza di essere sull’orlo del precipizio. Non sono qui per uccidere ragazzine. Teoricamente dovrei battermi con ragazzi della mia stazza, no? Combattere fino alla morte di uno dei due, lottare con armi, a mani nude, con le tecniche che ho imparato. Se avessi ucciso Rhymer oggi avrei commesso un omicidio, quasi un’esecuzione.

Cado nel sonno e cadaveri di bambini mi perseguitano per tutta la notte.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Guerra parte II ***


Capitolo 12 - Guerra  parte II


Al mattino è Rhymer a svegliarmi. Ma da dei colpetti timidi sulla spalla e mi tende una mezza mela.
«Ben svegliato. Nottata tranquilla eh?»
«A quanto pare. Stavo pensando» aggiungo addentando il frutto. «Che forse hai ragione. Dovremmo stanare noi i Distretto 1, ucciderli e farla finita»
La ragazzina si volta verso di me con espressione scioccata. «Ma io scherzavo!» esclama. «Come potremmo? Loro hanno armi, cibo, non hanno paura di noi! Non hanno paura di nessuno a ben vedere, e noi…»
«Noi abbiamo la lancia, i coltelli, e l’effetto sorpresa. È vero, non hanno paura, ma forse questo è il loro punto debole. Non si aspetteranno mai che qualcuno vada a cercarli, la sera faranno i turni di guardia, certo, ma sarà sveglio solo uno alla volta. Noi arriviamo di soppiatto, lo freddiamo e poi finiamo l’altro. Potremmo aspettare che sia sveglia Lumi, è così sicura di sé che non si cura nemmeno di guardarsi intorno più di tanto durante la guardia perciò sarà più facile da cogliere di sorpresa. Arriviamo nascosti dai pilastri della stazione e poi loro alle spalle. È un ottimo piano»
«Non voglio. Ci uccideranno se ci scoprono»
«Non ci scopriranno! Potrebbe funzionare e poi resterebbero solo altri quattro tributi»
«A quel punto forse sarebbe meglio sciogliere l’alleanza»
«Ci penseremo a tempo debito. Per ora penso che mettere fuori gioco Lumi e Trevor potrebbe essere utile per tutti quanti»
Rhymer annuisce ancora poco convinta, poi sobbalza e io altrettanto. Il cannone ha tuonato e nemmeno molto in lontananza; ciò vuol dire che qualcuno è morto, il mio istinto mi dice che non è né Lumi né Trevor perciò sono solo più tre, gli altri.
«Andiamo al ruscello» propone lei, e io non trovo nulla da obiettare.
Il ruscello di Rhymer è davvero piccolo, ma l’acqua è fresca e pulita ed è piacevole lavarsi un po’ ogni tanto.
«Mettiamo a punto il piano?»
Alzo le sopracciglia. «Allora accetti?»
«Qualcun altro è morto oggi, non voglio fare la fine del topo col gatto. Almeno moriremo in fretta»
«Non moriremo. Saranno loro a morire e la colpa sarà tutta della loro arroganza»
Passiamo tutto il giorno a parlare del piano d’azione, interrompendoci solo per mangiare due pasti abbondanti per tenerci in forze; tanto a fine giornata saremo o morti o in possesso del tesoro dei favoriti. Quando la luce inizia a calare ci avviamo in direzione della stazione al centro dell’arena. Rhymer è tesa come una corda di violino; camminiamo in silenzio, sobbalzando per ogni fruscio o rametto spezzato, infine arriviamo in vista della Cornucopia.
«Eccoci» sussurra lei.
Mi fermo sul posto e la volto di forza verso di me. «Stammi bene a sentire, l’ansia non ci porterà da nessuna parte. La prima regola per un’imboscata, un attacco o un qualsiasi combattimento è mantenere il sangue freddo. Capisco che possa essere difficile ma devi estraniarti da te stessa, fare come se non fossi tu ad agire ma qualcun altro. Sii forte, altrimenti soccombi»
Il terrore nei suoi occhi è chiaro e lampante ma almeno smette di tremare e annuisce con un po’ più di convinzione. Chissà se ha già dovuto uccidere; questo spiegherebbe molte cose riguardo la sua paura.
Avanziamo nella luce calante del crepuscolo fino ad essere nascosti tra i pilastri di cemento e finalmente vediamo l’accampamento. Lumi si sta coricando, segno che il primo turno spetta a Trevor.
«Dovremo aspettare la notte»
L’inno ci fa alzare lo sguardo sul cielo. Il tributo morto di oggi è il compagno di Rhymer dal Distretto 7.
«Si chiamava Malcom» dice lei duramente. «Chissà com’è morto…»
«Eravate amici?»
Scuote la testa in segno di diniego. «Ma sono contenta che non debba ucciderlo tu, o io, o che non possa più cercare di ammazzarmi»
Annuisco perché capisco benissimo come deve sentirsi. Anche per me il pensiero di uccidere Mavis non era esattamente piacevole.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - La fine parte I ***


Capitolo 13 - La fine parte I


Ci disponiamo all’attesa fino a quando, a notte inoltrata, Trevor non scuote Lumi e si mette a dormire. Aspettiamo ancora un’ora abbondante, poi dopo esserci mossi avanti e indietro per eliminare la rigidità ci avviamo nella direzione dell’accampamento, in silenzio.
Come previsto Lumi affila un coltello senza osservare il mondo intorno a lei. Rhymer è silenziosissima, sono sempre più contento di averla presa con me, e quando arriviamo alle sue spalle lei non si è ancora accorta di nulla. Il segreto è non avere fretta. Avanziamo un passo alla volta, io davanti e Rhymer un passo dietro di me, fino a quando potrei prenderle una ciocca di capelli fra le dita. Mi allungo in avanti e le pianto il coltello nella gola.

Lumi non urla, non potrebbe, ma emette un gorgoglio sinistro che sveglia all’istante Trevor; non sono l’unico che dorme con un occhio aperto ma quando balza in piedi, una mano stretta sulla spada, io ho già la lancia puntata contro di lui.
Fa un affondo urlando mentre Rhymer fugge di lato; paro, attacco, paro, schivo un colpo e lo ferisco alla coscia solamente di striscio. La punta della spada raggiunge il mio braccio destro, cambio mano e lo attacco con la sinistra; combattiamo senza che nessuno dei due abbia la meglio sull’altro ferendoci superficialmente troppe volte, in modo troppo poco significativo. Paro un fendente particolarmente potente e restiamo immobili a fissarci, ringhiandoci addosso.
Poi Trevor cambia espressione così, all’improvviso. Sul suo viso si dipinge lo stupore, poi il dolore, infine mentre lo fisso strabiliato cade al suolo. Dietro di lui spunta Rhymer. Il suo coltello è ancora piantato nella schiena del ragazzo. Ha un’espressione scioccata, come rendendosi conto solo in quel momento di aver attaccato e ucciso un ragazzo, ma si riprende in fretta. Un risolino leggermente isterico le sfugge dalle labbra e lei si affretta a premersi una mano sulla bocca, poi mi guarda e mi sorride.

Non rompiamo l’alleanza, non ancora. Siamo tutti e due troppo felici e gasati dalla vittoria così facciamo un vero e proprio banchetto, portando tutte le provviste del favoriti nel bosco. Ridiamo, ci congratuliamo l’un l’altro, mangiamo fino a essere strapieni, siamo più tranquilli ora.
Abbraccio questa ragazzina così fragile ma così forte prima di metterci a dormire; un abbraccio veloce, come facevo con mia sorella quando era più piccola, quando mi vergognavo di dimostrarle il mio affetto ma volevo farle capire che le volevo bene.
L’alba sta rischiarando il cielo, propongo di dormire un po’ e ci mettiamo a cercare una zona adatta. Trovo una radura circondata da fitti cespugli. Indico un punto particolarmente coperto, perfetto per noi, Rhymer mi si avvicina, poi qualcosa mi colpisce.
Mi fisso l’addome da cui esce una punta di metallo.
Osservo il mio sangue creare una rosa rossa perfetta mentre il tempo si dilata all’infinito.
Mi volto e uccido quel ragazzo, quel pazzo che ha creduto di potermi battere, di potermi uccidere, io, Rendwick, l’invincibile favorito. La mia lancia gli lacera la gola mentre un suono soffocato mi raggiunge da dietro.

Barcollo, perché sono così debole ora? Eppure ho mangiato a volontà… sarà il sonno…
Mi giro verso Rhymer che mi guarda allucinata, le mani premute sulla bocca, sento caldo all’addome dove la spada mi ha colpito. Contorcendomi mi strappo la lama dalla schiena anche se so che è peggio. Cado per terra, non mi reggo più in piedi. Non sento dolore ma so che non è un buon segno.

So che non vincerò.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - La fine parte II ***


Capitolo 14 – La fine parte II


Rendwick barcolla e cade in ginocchio come quel ragazzo, come quello che ho ucciso. Mi accorgo che mi sto premendo le mano sulla bocca con troppa forza e mi costringo a smetterla.
Mi avvicino coprendo di corsa quei pochi passi che ci separano. Sento le lacrime pungermi gli occhi, come farò ora? Ma cerco di essere forte, lui avrà paura adesso, sono io a dover essere forte. Mi inginocchio e gli faccio appoggiare la testa sulle mie gambe.
«Il… il sangue… io…» balbetta, e io cerco di zittirlo.
«Andrà tutto bene, è solo… solo una ferita, andrà tutto bene, guarirai e vincerai, come tutti credevano. Avanti, andrà tutto bene ok?»
«No, no, io… troppo sangue Rhym, troppo… è… profonda. La sento nelle ossa» ride, e tossisce sangue.
Non è un buon segno, lo capisco anche io.
«Non vincerò… non… più… vinci tu Rhymer. Vinci tu ora che i favoriti non ci sono più. Fa vedere a… tutti… che… sei forte. Sei forte»

Annuisco in silenzio perché se aprissi la bocca ora inizierei a singhiozzare di sicuro. Gli prendo una mano, sporca di sangue, e Rendwick me la stringe forte tanto da farmi male ma io non dico nulla. Gliela stringo anche io, forte, più forte che posso.
«Sono qui. Siamo alleati, non me ne vado, va tutto bene» sussurro, e lui sorride a occhi chiusi.
«Lo…so…»
Non so cosa fare. Sento che il suo respiro si fa debole e non so cosa fare. Mi prende il panico.
«Non puoi morire Rendwick, non mi lasciare ti prego! Come faccio io da sola? Sono troppo piccola… troppo debole per sopravvivere senza di te» le lacrime ora mi solcano le guance ed è incredibile che anche mentre sta per morire lui mi accarezza il viso asciugandomi gli occhi.
«Tu sei più forte di tutti loro» sussurra, e io gli stringo la mano, mi appoggio a lui in quello che è un goffo abbraccio.
Rimaniamo così per quelli che possono essere pochi secondi o ore e ore, io non lo so, poi il suo respiro si interrompe e so che non c’è più.
Mi allontano perché non voglio vedere l’hovercraft che lo porta via, e la sera non alzo lo sguardo al cielo perché tanto lo so già chi è morto.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Giochi ***


Capitolo 15 - Giochi


Siamo solo tre ora, e siamo tre ragazze.
Io non lo so che talenti speciali hanno quelle dell’8 e del 10 però Rendwick mi ha detto che sono forte, che sono più forte di tutti e allora forse se sono furba abbastanza potrei anche vincere.
Mi arrampico su un albero mettendo tutto ciò che mi rimane dentro il mio solito zaino e mi preparo all’attesa. Appena qualcuno passa io lo uccido. Non salgo troppo in alto altrimenti, ho scoperto, la forza dei miei lanci non è sufficiente ma mi nascondo tra il fogliame e mi metto comodamente supina.
Chissà se ci stiamo cercando a vicenda. Mi sembra di ricordare che la ragazza dell’8 fosse brava con la spada ma di quella del 10 non ricordo nulla. La notte passa e nessuno si fa vedere. Se non ci sbrighiamo gli strateghi ci staneranno, e la cosa non mi piacerebbe per niente. Così scendo dall’albero, vuoi mai che aggirandomi in silenzio io non riesca a cogliere qualcuna di sorpresa.
Cammino e cammino, raccolgo bacche, mangio e cammino, ma niente. Non trovo nessuno e nessuno trova me.
Un cannone spara in lontananza e io sobbalzo. E poi saltello di gioia. Un assassinio basta e avanza. Ma chi è vivo ora? Gli strateghi non ci permetteranno di aspettare la sera per scoprirlo.
Non ce n’è bisogno.
Il pomeriggio sta cedendo il passo al crepuscolo quando sento il rumore di foglie smosse in lontananza sulla mia destra. Mi arrampico in fretta su un albero e mi cerco un punto da cui posso avere una buona visuale e quella che compare ai miei piedi, barcollante, ferita, smagrita e mezza morta, è il tributo del Distretto 8.
Prendo la mira col coltello, ecco, un passo e sarà nella posizione perfetta, sto per tirare e il ramo cede. Cado, cado senza potermi aggrappare da nessuna parte, cado in picchiata e sbatto sul terreno ricoperto di foglie e muschio. La confusione sul viso dell’8 è completa e nel tempo che lei ci mette a capire, a capire che se mi uccide vincerà, che sono soltanto una dodicenne spaurita, io sono di nuovo in piedi. Ora l’adrenalina scorre nelle mie vene a fiumi, sono in forma, sono forte. E lei è mezza morta. Posso farcela.
Ma lei ha una spada, è alta e grande e io ho un coltello solamente in aggiunta alle mie braccia corte. Fa un affondo che schivo con facilità. È lenta, constato, posso sfinirla senza attaccare e poi ucciderla una volta che cade al suolo. Sì, potrebbe essere una tattica efficace.
Schivo il secondo colpo, e il terzo, corro da un lato, cerco di attaccarla e sfuggo ai suoi affondi ancora, ancora, ancora… sono stanca anche io ora ma non posso di certo mollare. Poi mi balza in mente un’idea. Non so se è saggia, non so se funzionerà ma in qualche modo devo concludere questa danza senza senso. Lei è grande. È pesante di certo più di me anche se è magra. È stanca, sfinita.
Mi arrampico il più in fretta possibile sul primo albero a portata di mano e lei si lancia all’inseguimento. Salgo, sale, salgo ancora, e lei dietro; ad un certo punto uno scricchiolio. Rallento. Un altro scricchiolio, più forte, e ancora, e la ragazza cade. Batte la schiena e non si rialza, io scendo e le sono addosso in un attimo. Il mio coltello trova la sua gola, serro le palpebre e colpisco, colpisco, colpisco… finché il cannone non mi dice che è finita.
Rotolo di lato, mi accorgo di stare singhiozzando, una voce annuncia la vincitrice dei 69° Hunger Games, ommioddio, chi è? Piango, mi accascio a terra, non so più neanche chi sono io. Sono pazza? Può darsi. Sì, può darsi.
Sono morta?
Sono viva?
Se sono viva, perché lo sono?
Poi una scala mi immobilizza a un Hovercraft in movimento e capisco. Sono io la vincitrice dei 69° Hunger Games, io ho ucciso tre persone a sangue freddo, io ho fatto fuori tutti gli altri per la mia sopravvivenza, io vivrò ora. Io.
Ma la cosa non mi fa sentire meglio.
Ricordo l’abbraccio di Rendwick, gli occhi della ragazza del distretto 8, le urla del ragazzo morto nel sonno, il gorgoglio di Lumi, il terrore quando ho capito di essere rimasta senza alleato.
Questi giochi cambiano le persone, e questo non è giusto.
Ma Rendwick non era cambiato, lui era buono.
E io piango la mia bontà, la mia ingenuità, la mia infanzia, andate per sempre.

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