Capitolo
I: Prigione
Sousuke,
seduto su una piccola sedia in vimini, osservava il panorama dalla
finestra.
Impassibile. I capelli neri corti coprivano parzialmente
l’occhio destro,
mentre il sinistro, verde smeraldo, osservava,
con una
patina di dolore, il vetro
rinforzato della finestra. Legato con una camicia di forza, rimaneva
immobile,
imprigionato nel suo silenzio e nel suo
dolore.
Dalla
finestra colavano gocce di pioggia, che battevano
sul
tetto dell’edificio e sul vetro. In cielo solo nuvole oscure
e sinistre che
coprono la luce e il bene.
–
Già, che panorama deprimente… – una
voce femminile alle sue spalle
sentenziò cinica.
Sousuke non si voltò: chiuse gli occhi fortemente, sperando
con tutto il cuore che
quella donna se ne andasse.
“è
il Momento Sousuke… Puoi
farlo…”. Un’altra
voce, maschile, parlò in quel momento nei suoi pensieri.
Sousuke scosse la
testa, cercando di attenuare quella voce insidiosa e malefica.
–
Qualcosa
non va, mio caro ? – chiese
la donna, avvicinandosi al
ragazzo. Una signora alta, di circa quarant’anni o forse
meno, un lungo abito
nero pesante e i capelli
neri raccolti in uno chiffon.
Pose la mano sulla spalla di Sousuke, che tremava inerme, tenendo gli
occhi
sigillati e lo sguardo reciso dalla paura e dal timore. La donna
sorrise
diabolica e strinse la mano sulla spalla del ragazzo.
Sousuke emise un rantolo di
dolore e cercò
invano di scostarsi – La… prego…
- chiese il ragazzo
con un filo di voce. Ansimava e il sudore colava lentamente sulla
fronte. La
donna sorrise ancora più diabolica, lasciando la presa
ferrea. La sua mano si
spostò, andando ad accarezzare il petto e risalendo fino al
collo e al volto.
Qui scostò maliziosa i capelli del ragazzo, cercando di
vedere gli occhi – Apri
gli occhi, forza
– disse lei impaziente. Sousuke aprì
lentamente gli occhi, mostrando qualcosa di
a dir poco
incredibile: erano bicromi. L’occhio sinistro era verde
smeraldo, di un verde
quasi liquido e brillante, mentre il destro era rosso,
un rosso opaco e spento rispetto al colore brillante
dell’altro occhio.
La
donna rise di cuore e lasciò andare la presa del ragazzo,
che sbatté contro lo
schienale della sedia di vimini.
–
Davvero
fantastici i tuoi occhi. Il processo sta funzionando… Vedi
di non deluderci
come ha fatto “lei”, chiaro ? – il cuore
di Sousuke sobbalzò
alla parola “Lei”. Si voltò con lo
sguardo disperato verso la donna, che ora lo
fissava minacciosa e crudele – Tu sai
dov’è, vero ? –
chiese lei, incuriosita dalla reazione del ragazzo. Sousuke
abbassò lo sguardo
e lo riportò di nuovo alla finestra. La donna
sbuffò irritata, girò i tacchi e
si allontanò con passo felpato.
Sousuke
sospirò, riprendendo fiato dopo
l’eccessiva tensione accumulata e si rilassò sullo
schienale. “Sei davvero
stupido” disse
una voce maschile nella testa del ragazzo. Lui sbuffò e si
alzò dalla sedia –
Non ti ci mettere pure tu… – rispose di rimando il
ragazzo, sdraiandosi sul
letto. Le braccia erano completamente bloccate dalla camicia di forza e
indossava solo un paio di vecchi jeans stropicciati. Chiuse gli occhi e
respirò
lentamente, cercando di tranquillizzarsi “La
prossima volta che torna quella vecchia megera ci penserò
io…” – Tu non
farai nulla !!
– tuonò il ragazzo, ora stufo di quella
discussione. Se qualcuno sarebbe entrato in quel momento
avrebbe di sicuro pensato che Sousuke fosse un pazzo che parla da solo.
Dopotutto perché era legato con una camicia di forza ?
– Cosa non dovrei
fare ? – chiese una voce femminile, dolce e quasi
cristallina. Sousuke si alzò
immediatamente ed ecco che la vide. In piedi sullo stipite della
finestra
aperta vi era una ragazza di circa 16 anni, capelli lunghi neri, di
corporatura
abbastanza gracile e di carnagione molto pallida, incredibilmente
somigliante a
Sousuke, con indosso un finissimo abitino nero gothic con ricami in
pizzo
bianco. Solo una cosa poteva sicuramente differenziarla da Sousuke. I
suoi
occhi erano di un rosso scarlatto sangue vivissimo, che dava alla
ragazza un
aspetto di inquietante
grazia e bellezza.
– Hayame !!! – disse
lui colto dalla sorpresa. La ragazza sorrise delicata e con un balzo
scese sul
pavimento, avvicinandosi al capezzale del ragazzo. Lui la osservava
quasi
estasiato di rivedere la sorella gemella dopo tanto tempo e si
abbracciarono, o
almeno lo fece lei – Tranquillo onii-chan, ora sono qui
– disse lei dolce e lo
strinse forte – Mi sei mancata tantissimo… Temevo
ti avessero
catturato o che… ti fossi… scordata
di me – pronunciò l’ultima frase
sospirando tristemente. La ragazza lo guardò torva e
indispettita dal pensiero;
gli spettinò i capelli neri e poi lo riabbracciò
più forte – Davvero avevi
pensato che la tua amata Nee-chan si fosse dimenticata di te ?
– chiese lei
dolce. Lui non rispose e spostò lo sguardo altrove, cercando
di evitare quello
dolce e premuroso della gemella. La ragazza sorrise e si
andò a sedere sulla
sedia in vimini, rilassandosi tranquilla. Sousuke seguì con
lo sguardo le mosse
della gemella, così tanto cambiata: erano trascorsi ormai 5
anni da quando lei era
riuscita a fuggire dalla “prigione” in cui
erano rinchiusi fin quasi dalla nascita e di certo lui non avrebbe mai
dimenticato quell’incredibile giorno.
– Ti prometto che
fuggiremo, sono
convintissima che riusciremo a fuggire,
fidati della
tua Nee-chan – disse Hayame allegra e pimpante. Aveva i
capelli legati da due codine con dei fiocchetti neri, gli occhi erano
rossicci ma molto meno vivi. Sousuke la osservava incuriosito e quasi
con poca
fiducia – Ne sei davvero sicura, Hayame
? Non ci
cacceremo invece in qualche pasticcio ? – chiese lui
guardando la sorella con i
suoi incredibili occhi bicromi. Era un bambino molto tranquillo,
abbastanza
timido, che veniva
continuamente protetto dalla
sorella gemella ed era, tra i due, quello che soffriva di
più per la prigionia:
la fuga era l’unica soluzione per salvarlo.
Hayame osservò
il fratello sbuffando – Dopo
tutti questi anni ancora non ti fidi di tua sorella !!
– disse lei battendo il piede destro. Hayame era molto
diversa dal fratello:
era agile, determinata e coraggiosa. Quando
qualcuno
dei “Piani Superiori” si avvicinava al fratello,
era lei che si metteva in
mezzo ai due, proteggendolo.
Sousuke
abbassò lo sguardo intimorito, dispiaciuto di una possibile
offesa nei
confronti della sorella. Lei sorrise e lo abbracciò,
stringendolo forte – Tu
vedi di stare tranquillo e in silenzio, ci penso io !!
– sentenziò decisa. Si alzò quindi da
terra avvicinandosi alla porta chiusa,
controllata all’esterno da una guardia. Si voltò
ed osservò ancora un volta
la stanza. Un piccola e stretta
cella con due letti e una minuscola finestrella in alto,
sbarrata e
chiusa. Chissà se dimenticherà o meno questo posto
angustio, di certo la terribile aria viziata e chiusa a cui erano
costretti
ogni giorno a convivere sarà l’unica cosa che non
dimenticherà. Hayame rimase
in silenzio, con l’orecchio poggiato sulla porta, ascoltando
l’esterno. Sousuke
osservava la sorella, seduto a gambe incrociate sul pavimento freddo
della
cella, aspettando impaziente una sua mossa. Hayame si morse nervosa un
labbro,
cercando di sentire qualcosa, ma solo il silenzio sembrava invadere
l’esterno.
Quand’ecco…
Un paio di
passi si avvicinavano lentamente, fino a raggiungere la porta della
cella.
Sentì il rumore di un paio di chiavi e infine la serratura
che partiva. Hayame
si allontanò velocemente dalla porta e si mise a sedere
accanto al fratello,
aspettando curiosa di vedere chi potesse
essere. La
porta si aprì finalmente e subito dall’ombra si
fece avanti la figura
minacciosa e severa di “Milady”, colei che
provvedeva al cibo, ai controlli e
alle visite mediche dei due bambini.
– Buongiorno
Milady, siamo Lieti di riceverVi
nella nostra camera – dissero all’unisono i due
bambini, educati a parlare e a comportarsi con la massima educazione e
rispetto
nei confronti di chiunque, specialmente di Milady. La donna
osservò con
diffidenza i due bambini, incrociando le braccia. Iniziò a
camminare su e giù
per la cella, osservando i due ragazzini.
– La prego di
perdonare la mia insolenza, ma
per quale motivo Milady è venuta nella nostra umile dimora ?
– chiese Hayame con
il massimo del rispetto a cui lei era abituata. La donna si
fermò ed incenerì
con lo sguardo la bambina, per nulla intimorita dalla presenza della
donna.
Milady rimase impassibile all’insolenza della bambina anzi,
un cenno di sorriso si dipinse sul volto, un sorriso malizioso e
infido. Si
avvicinò a passi lenti e tranquilli verso i due, in
direzione soprattutto di
Hayame. La bambina deglutì la paura e l’ansia e
rimase composta, stringendo le
mani ai lembi della gonnellina nera.
A pochi
centimetri dai due la donna si fermò, scrutando
l’intenso sguardo scarlatto di
Hayame. Milady sorrise di nuovo
maliziosa mentre tutto
avvenne in un lampo. Alzò velocemente la mano destra e
andò a colpire la
guancia sinistra di Sousuke, che venne
scaraventato a
terra. Hayame vide la scena incredula e il suo cuore partì a
mille
dall’emozione. Si lanciò verso il fratello,
abbracciandolo e controllando
qualche possibile graffio.
Milady
osservò la scena, scoppiando a ridere di cuore come non mai
– Che coppia
stupida di fratelli… Davvero inutili –
sentenziò con la sua voce rude e crudele.
Si alzò da terra e guardò i due fratelli con
infida diffidenza, facendo quasi
di girarsi e andarsene…
– è
davvero questo ciò che pensa di noi ? –
chiese Hayame, bloccando ogni possibile tentativo di uscita
della donna. Quest’ultima voltò quindi lo sguardo
stupito verso la bambina che
ora la fissava con uno sguardo che non aveva mai visto prima: Hayame
era in
piedi davanti a lei, mentre il piccolo Sousuke era seduto a terra,
poggiato con
la schiena sul bordo del letto e si massaggiava la guancia dolorante
con le
lacrime agli occhi. La bambina aveva gli occhi rossi che ardevano, luminosi e incandescenti come lava bollente.
Milady arretrò
un passo, visibilmente spaventata – Cosa
hai
intenzione di fare ? Credi davvero di potermi spaventare con questo
trucchetto ?? –
– No, non ho intenzione di
spaventarla… – rispose garbatamente
Hayame – Solo di ucciderla… – detto
questo saltò addosso a Milady, facendola sbattere contro lo
stipite della
porta. Hayame strinse le mani sul collo della donna, nel tentativo vano
di
strangolarla; fortunatamente giunse Sousuke che fermò Hayame
dalla sua follia –
Hayame basta !! Non devi
fare così !!
– la sgridò lui spaventato. Hayame si mise a
sedere a terra, prendendo la testa
tra le mani e iniziando a piangere dalla paura. Sousuke strinse la
sorella,
piangendo insieme a lei.
Hayame alzò lo sguardo,
incrociando quello del fratello; i suoi occhi erano tornati rossicci ed
ora
erano colmi di lacrime, che colavano caldi sulle guance arrossate della
bambina.
–
Mi…
Dispiace… – fu
l’unica cosa che riuscì a dire Hayame.
Sousuke sorrise e asciugò con il palmo della mano le
lacrime. Prese per mano la
sorella e uscirono dalla porta, lasciando Milady priva di sensi per
terra.
Percorsero il corridoio lievemente illuminato con cautela, accertandosi
di non
essere inseguiti o di non fare qualche spiacevole incontro.
Attraversarono
diverse celle chiuse, insieme ai lamenti e alle grida strazianti di coloro che erano intrappolati.
– Ma
chi
può esserci dentro queste celle ??
– chiese Sousuke
lievemente spaventato. Hayame non ci fece caso e proseguì di
buon passo,
tenendo la mano del fratello. – Lo scopriremo presto
– disse Hayame – dentro
questa porta !!
– indicò una porta chiusa, in fondo al
corridoio, con un cartello di divieto d’accesso ai non
autorizzati. Hayame
strinse la maniglia, cercando di sbloccare la serratura ed entrare ma
la serratura era
forzata. Con la spalla destra iniziò a dare
colpi alla porta; Sousuke intanto faceva la sentinella e controllava la
presenza di qualche guardia. Dopo vari sforzi
la porta
si spalancò, mostrando a loro una stanza particolarmente
inquietante.
– Ma…
Che razza di stanza… è ??
– chiese Sousuke spaventato. La stanza era illuminata a
malapena da una piccola lampada che pendeva dal soffitto; le pareti
erano
coperte da archivi sigillati e ordinati con varie disposizioni. La
stanza non
aveva finestre e manteneva l’ossigeno tramite un
condizionatore apposito.
Dall’altra parte della stanza lo scenario più
raccapricciante che possa esistere.
– Oh…
Mio… Dio… – dissero
all’unisono i due
ragazzini. Un segreto più grande di loro stava per venire a
galla.