Ogni bacio è rivoluzione!

di xDelilah_Morgan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One - Give me Love ***
Capitolo 2: *** Two - Here comes the Sun ***
Capitolo 3: *** Three - Days of Summer ***
Capitolo 4: *** Four - When the World Comes Down ***
Capitolo 5: *** Five - Everybody Talks ***
Capitolo 6: *** Six - Bonfire Heart ***
Capitolo 7: *** Seven - Red ***
Capitolo 8: *** Eight - All My Loving ***
Capitolo 9: *** Nine - Bulletproof Heart ***
Capitolo 10: *** Ten - Beautiful Life ***
Capitolo 11: *** Eleven - Follow Me ***
Capitolo 12: *** Twelve - Brown Eyes ***
Capitolo 13: *** Thirteen - Unpredictable ***
Capitolo 14: *** Fourteen - Of the Night ***
Capitolo 15: *** Fifteen - Just give me a Reason ***



Capitolo 1
*** One - Give me Love ***


One – Give me Love

 

– Sam! – urlò Joey correndo verso di lui. Questo, sentendo la voce dell'altro che lo chiamava, alzò la testa mentre l'altalena dove era appollaiato dondolava piano. – Non ti immagini che cos'è successo! Ero da Caroline e stavamo guardando Mtv... indovina che canzone hanno messo? – Gli arrivò davanti un po' affannato per la corsa ed afferrò le catene dell'altalena. Sam sorrise d'impulso, lo sapeva benissimo perché ogni volta che l'altro ascoltava quella canzone gli brillavano gli occhi. E per lui non esisteva cosa più bella degli occhi di Joey. – “Give me Love” di Ed Sheeran, per caso? – gli sussurrò sporgendosi verso di lui. – Indovinato... – anche l'altro gli si avvicinò salendogli in braccio ed avvolgendo le sue gambe intorno alla vita dell'altro. – Come potrei sbagliare la nostra canzone? – Joey sorrise di nuovo e si chinò per stampargli un leggero bacio a fior di labbra. – All I want is the taste that your lips allow... – iniziò a canticchiare ma l'altro lo zittì baciandolo di nuovo con più trasporto. – My my, my my... Oh give me love. – terminò la strofa mentre Joey afferrava più saldamente le catene ed intrecciava i loro sguardi. – Quanto ne vuoi, piccolo. –



 

**Angoletto dell'autrice**

Sono una donna che si annoia spesso e volentieri quindi ecco l'ultimo parto della mia mente malata. Girellando su weheartit ho trovato queste foto cucciolosissime di coppie slash e, dato che adoro scrivere questo genere, è nata l'idea di farne una raccolta. Sono quindici in tutto e ci ho aggiunto la prima canzone che mi è venuta in mente vedendole. Dato che sono una ciompa coni codici e roba varia non so mettere le foto nel capitolo. Le troverete in ordine qui.

Ringraziamenti vari:

Alla mia famiglia virtuale perché loro c'entrano sempre.

Alla mia Lover perché mi ispira sempre.

A chi lascerà un minuscolo commentino, due minuti del vostro tempo rendono felici questa pazza persona per giorni interi. (E in più avrete un biscotto virtuale a testa u.u)

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Capitolo 2
*** Two - Here comes the Sun ***


Two – Here comes the Sun

 

La loro serata “Tra uomini” era appena finita e tutti e sei i ragazzi erano ubriachi fradici. Tre di loro erano collassati sul divano in maniera scomposta e uno era seduto davanti al wc scosso dai conati. E poi c'erano loro due che ridacchiavano girellando per casa e cantando Here comes the sun a squarciagola. – A proposito di sole... andiamo a vedere l'alba? Ti prego, ti prego, ti preeego! – si lagnò Archie aggrappandosi al braccio dell'altro. – Va bene, dopotutto non abbiamo chiuso occhio per questo. – camminarono fino alla spiaggetta davanti alla casa delle vacanze e si sedettero sulla sabbia. – Mi piace vedere il sole che sorge... mi fa pensare al gelato. Mi piace il gelato. – Jack ridacchiò vedendolo disegnare cerchietti a terra. – Io invece penso a te... – mormorò guardando il cielo per non arrossire. – Quindi pensiamo entrambi a cose che ci piacciono. – Archie si sistemò il cappellino sulla testa sorridendogli. – Egoista. – l'altro tornò a guardarlo dandogli una leggera gomitata. – Romanticone. – ribatté rispondendo al fuoco. – Ti amo. – Jack si sporse per baciarlo ed Archie fece lo stesso. – Anche io... –

 

**Angoletto dell'autrice**

Sono parecchio produttiva questi giorni... sarà che sto cercando ogni scusa buona per non fare i compiti. °^° Anyway, la canzone è Here comes the sun(ma dai?) di George Harrison e scrivendo 'sta roba mi è venuto il diabete quindi vado a farmi un'insulina e torno a pensare al prossimo capitolo. Grazie come sempre al mio Beta/Figliulo/Marito perché mi sopporta ogni volta che scrivo e alla mia F, ti amo.

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Capitolo 3
*** Three - Days of Summer ***


Three – Days of Summer

 

Cameron aveva appena finito di sellare l'ultimo cavallo della lista quando il suo cellulare iniziò a vibrare. – Hey... – mormorò al suo ragazzo. – Hey, sei ancora al lavoro? – rispose questo mentre sedeva in macchina. – Si, esco alle quattro. Tu invece? – chiuse il box con Janice dentro alle sue spalle e si mise a camminare lungo la staccionata che delimitava i pascoli del suo capo. – Sono uscito da poco. Comunque sai che quella tshirt ti sta proprio bene? – ridacchiò Russ ed alcuni sassolini sulla strada sterrata gli colpirono il paraurti mentre parcheggiava. – Ma come fai a...? – Cam si guardò intorno e lo vide scendere dall'auto. – Ti va di fare una pausa? – Russ chiuse la chiamata sorridendo al ragazzo che stava correndo verso di lui. Il sole d'Agosto gli carezzava la pelle lasciandogli una leggera abbronzatura che, unita ai suoi occhi verde chiaro e ai capelli biondi, era capace di togliergli il fiato ogni volta che lo vedeva. – Certo che si! – Cam saltò a sedere sulla staccionata e lo baciò al volo, sorridendo sulle sue labbra. – Allora, dove andiamo a mangiare? –

 

**Angoletto dell'autrice**

Well... a lezione di Economia mi annoio parecchio e questo è il risultato. A voi i commenti (eddai, bastano poche paroline... si accettano anche monosillabi ed onomatopee. Premio: un biscotto virtuale u.u)

Ricordo che le foto a cui si ispirano 'ste robe sono qui e la canzone (gentilmente offerta dal mio cyber-figlio) è Days of Summer di Ana Johnsson.

Grazie come sempre alla mia progenie per averlo betato e a F, she is the one.

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Capitolo 4
*** Four - When the World Comes Down ***


Four – When the World Comes Down

 

– Com'è andata con i tuoi, Ted? – gli chiese vedendo il suo sorriso spegnersi. Aveva deciso di fare coming out ma non era andata esattamente secondo i suoi piani... – Non bene, mia madre si è messa ad urlare e mio padre non mi parla più. Può l'amore essere visto così male dalle persone? – mormorò accoccolandosi tra le braccia di Elliott. – Non lo vedono “male”... non lo capiscono e basta. – gli passò dolcemente una mano tra i capelli corvini e Ted gli strofinò il naso sul maglione come un gatto che vuole le coccole. Erano proprio due bambini troppo cresciuti a volte. – È normale sentirsi come se il mondo ti cadesse addosso? – mugolò guardandolo negli occhi. Erano arrossati e gonfi... stava per piangere di nuovo. – Si... ma non devi preoccuparti... Un giorno ti porterò via di qui, ci lasceremo tutto e tutti alle spalle e guideremo finché non troveremo il posto giusto dove stabilirci. – una lacrima sfuggì dalle lunghe ciglia del ragazzo ma subito l'altro l'asciugò con il pollice. – Quel giorno può essere domani? Abbiamo venticinque anni, ottimi titoli di studio e una macchina. Basta solo fare le valigie... – Elliott, vedendo il suo sorriso, non riuscì a trattenersi e lo baciò fino a rimare senza fiato. A poco gli serviva l'ossigeno se aveva le sue labbra. – Vado a fare il pieno... –

 

**Angoletto dell'autrice**

 

Ieri stavo leggendo la PRIMA RECENSIONE a questa raccolta *spara coriandoli random* e quel tesorino(immaginatevi Morgan che lo dice per me u.u) di donna che è http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=188998 "> Marianne mi ha consigliato la canzone Mona Lisa (When The World Comes Down) dei The All-American Rejects, me ne sono follemente innamorata e dal nostro breve ed intenso amore è nato ciò u.u Come sempre le recensioni sono ben accette, la foto la trovate come sempre qui e *rullo di tamburi* potete trovare la sottoscritta qua per insultarla/amarla/leggere i suoi stati cretini/shippare slash con lei.

E per la serie dei “come sempre” ringrazio il mio pupo per i nomi ed F, forever mine, forever yours, forever ours.

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Capitolo 5
*** Five - Everybody Talks ***


Five – Everybody Talks

 

Sebastian alzò gli occhi dall'MP3 e guardò il suo ragazzo uscire dal cancello della piscina comunale. Rideva insieme ai suoi compagni di squadra mentre tornavano dalla fine dell'allenamento di pallanuoto. Appena i loro sguardi s'incrociarono, però, quel sorriso si addolcì; Jules li salutò e corse verso di lui. – Ciao... – mormorò poggiando il borsone a terra. – Sorpresa! Sono venuto a prenderti così facciamo due passi insieme. – Due ragazzi seduti alla fermata dell'autobus li stavano guardando straniti. Non avevano mai ufficializzato la loro relazione ma in molti lo sospettavano... era quasi impossibile non notare come si cercavano tra la folla senza nemmeno rendersene conto e che nei loro abbracci non c'era solo amicizia. – Ignorali. – anche l'altro ci aveva fatto caso; parlottavano lanciandogli occhiatine di scherno ed irritandolo a dismisura. – Odio quando la gente fa così. Ogni volta che ci vedono insieme iniziano tutti a parlarci alle spalle. – sbottò l'altro alzando gli occhi chiari al cielo. – Seb, tutti qui ci parlano alle spalle... E senza motivo. Quindi ti va di dargliene uno? – Jules gli si avvicinò pericolosamente facendolo arrossire. – Non vorrai mica...? – lasciò cadere la frase sentendo le sue mani stringersi attorno ai suoi fianchi. – Oh si. – sussurrò ad un millimetro dalle sue labbra e si procurò un posto fisso nel gossip cittadino.

 

**Angoletto dell'autrice**

Economia... oh mia cara economia. Come mi stimola la creatività questa materia non lo fa nessuno. Ma tornando a noi: se non avete mai sentito questa canzone vergognatevi e poi cercatela su You Tube. È Everybody Talks dei Neon Trees, i miei pucci <3

 

Come sempre(si, lo faccio ad elenco. Odio ripetermi.):

- Grazie al mio Pucci-figlio perché... boh, così.

- Grazie a F... Missing you so much, babe.

- Grazie a Marianne che ha recensito anche il capitolo precedente e si sta facendo adorare.

- Foto qui e Dede qua.

 

Giuro solennemente che non morderò nessun recensore. u.u

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Capitolo 6
*** Six - Bonfire Heart ***


Six – Bonfire Heart

 

Mark lo guardava da lontano, seduto su un tronco davanti al falò che scoppiettava allegro nel silenzio della radura scelta per la loro “fuga romantica”. Lo guardava e realizzava che niente al mondo poteva superare la bellezza degli occhi di Leo. Niente. Leo, in piedi davanti al frigo da campeggio con una birra in mano, invece guardava Mark. E si sentiva amato. Non era semplice farlo, poi: lui era complicato, ansioso e pieno di insicurezze. Ma all'altro non importava perché ogni volta che gli era vicino sapeva far scattare qualcosa dentro di lui. Le emozioni che gli donava ogni volta erano come una scintilla che provocava un incendio di sensazioni nel suo stomaco e nella sua testa. Mosse alcuni passi nella sua direzione e lo guardò concentrarsi sulle lingue di fuoco che danzavano contro il cielo. La luce vermiglia creava un gioco di luci ed ombre sul volto di Mark e per un momento si sentì mancare l'aria... Era davvero questo “essere innamorati”? L'amore era davvero vivere in funzione dell'altro e sentire la sua mancanza anche quando è solo pochi metri più in là? – Un penny per i tuoi pensieri... – mormorò sedendoglisi accanto. – Non vali così poco. – gli sorrise baciandogli lievemente le labbra al sapore di birra scadente e fuoco.

 

**Angoletto dell'Autrice**

 

Quando (e se) partorirò farò meno fatica e ci metterò meno tempo di quanto ne ho impiegato per scrivere questa Flash. Avevo la testa piena di idee e non sapevo riordinarle in maniera logica... Mi serviva un'oretta di Economia per combinare qualcosa di decente ma dal risultato si può ben intendere che (fortunatamente) non l'ho avuta ç_ç

La canzone prescelta è Bonfire Heart di James Blunt, stupenda e tanto aaawww.

 

Soliti ringraziamenti:

- Al mio Bimbo che si è sorbettato i miei lamenti.

- Alla mia F... Sei stampata sul mio polso, il mio banco, i miei libri e nella mia testa.

- Grazie a Marianne che, tanto per farsi amare dalla sottoscritta, è una Larry Shipper e la fan Numero uno della raccolta. Ragazza, le tue recensioni sono il mio sfondo sul telefono :'3
 

Foto qui e Dede qua.

 

Nessun recensore sarà maltrattato/morso/pestato/ignorato. Giuro.

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Capitolo 7
*** Seven - Red ***


Seven – Red

 

Amare Josh era un po' come amare le sue tele. Pieno di colori che non si abbinavano ma che insieme formavano un'armonia perfetta. Per Trent, lui era un mix contorto di sensazioni. Un po' come la loro relazione: sentimenti confusi e contrastanti che uniti insieme formavano un “Noi” in perfetta amonia. Trent stava pensando proprio a quello mentre l'altro era concentrato a mescolare la pittura sulla tavolozza. Aveva scelto i suoi colori preferiti: Blu come il modo in cui si sentiva ogni volta che stavano lontani o che si allontanavano... sono due frasi simili per descrivere concetti diversi perché sei lontano fisicamente ma ti allontani a livello più profondo e Trent sentiva solo freddo e vedeva tutto “blu” quando non aveva Josh accanto in entrambi i casi; Grigio come la sua costante ed infondata paura di perderlo e Rosso. Trent amava il rosso perché era il colore che meglio descriveva il suo ragazzo. Josh era rosso in viso quando gli diceva di amarlo, era rosso come le foglie durante la sua stagione preferita, rosso come il fuoco nel caminetto della loro nuova casa e rosso come l'immagine che vide chiudendo gli occhi ed appoggiando le sue labbra su quelle dell'altro.

 

**Angoletto dell'autrice**

Ci ho messo un secolo per aggiornare... Shame on me. “Dede ft. L'introspettivo senza dialoghi” è l'esperimento di oggi... è esploso come una Molotov o ne è uscito qualcosa di carino come il Solfato di Ferro? A voi i commenti. L'ho scritta a lezione di Chimica(s'è visto?) perché mi annoio a bruciare cose su quel Becco strammaledetto dal nome cretino >_> La canzone (scelta da alcune pucciosissime ragazze nel mio profilo FB) è Red della mia Taylor perché dopo Ed dovevo metterci anche lei. Vorrei anche complimentarmi con me stessa per aver scritto 200 parole precise *si applaude da sola*

 

Ringraziamenti:

- Alla Fan numero uno della Raccolta Marianne che shippa anche Wolfstar(amatela) e a holls per averla recensita. *lancia biscotti e dugonghi arcobaleno*

- Al mio Figliuolo perché sopporta i miei scleri ogni giorno.

- A F. che odia Tay ma che ascolta Red perché gliel'ho fatta sentire io.

- A tutti i lettori silenziosi, so che ci siete u.u

 

Foto qui e Dede qua.

Nessun recensore verrà ucciso o maltrattato dai miei dugonghi u.u

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Capitolo 8
*** Eight - All My Loving ***


Eight – All my loving

 

– Prometti di tornare presto. – gli sussurrò Chad appoggiato alla colonna di ferro della stazione. Poco più in là stavano le valigie di Brandon che aspettavano di essere caricate sul treno. – Cercherò di sbrigare tutto il lavoro nel minor tempo possibile... Ma nell'attesa ti scriverò una mail ogni giorno. – l'altro gli si avvicinò poggiandogli delicatamente le mani sui fianchi. Già sentiva la sua mancanza... l'idea di passare due mesi senza Chad non lo allettava ma il suo lavoro comportava anche questo e se voleva arrivare al posto di vicedirettore, doveva assecondare ogni capriccio e richiesta del suo capo. – Ma proprio tutti i giorni? – si mordicchiò il labbro e lo guardò con occhi da cucciolo ferito. – Sì. Ti scriverò mandandoti tutto il mio amore. – gli si avvicinò ancor di più, intenerendosi alla vista di quell'adorabile espressione. – Stai citando i Beatles? – chiese ridacchiando e le labbra di Brandon si aprirono in un sorriso radioso. – Beccato... – anche l'altro fece scorrere le mani dalle sue spalle fino alla sua cintura e si sporse lievemente verso il suo volto. – Merito un premio allora. – soffiò a pochi centimetri dal suo volto. Una voce metallica, però, interruppe quel momento annunciando che il treno di Brandon stava per arrivare. Il sorriso di questo si spense all'istante: doveva sbrigarsi. – È ora, amore. – non appena finì di parlare si ritrovò le labbra di Chad sulle sue. – Buon viaggio, amore. – bisbigliò e lo lasciò andare verso le valigie.

 

**Angoletto dell'autrice**

Per farmi perdonare la lunga attesa del capitolo precedente ho aggiornato più in fretta possibile e l'ho fatta anche più lunga di tutte le altre *si applaude di nuovo da sola*. 'Nto so brava u.u Allora: la canzone è All my Loving dei Beatles, piccina piccina ma stupenda lo stesso. Ho mandato alle ortiche ogni buon proposito riguardo il “niente dialoghi, solo introspettivo” ma penso che tornerà presto... Comunque siamo al giro di boa, gente! Non posso credere di essere riuscita ad arrivare a metà raccolta :'3 e tutto questo grazie al grande incoraggiamento della mia cara Marianne che dal suo angoletto pieno di Greco, OTPs e Doctor Who tifa sempre per me e loro. Grazie anche al mio Bimbo che ora mi sente sclerare anche al telefono e ad F perché non ne fa una giusta ma è sempre perfetta.

 

Al solito foto qui e Dede qua.

Nessun recensore sarà maltrattato e verrà premiato con un biscotto virtuale.

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Capitolo 9
*** Nine - Bulletproof Heart ***


Nine – Bulletproof Heart

 

Rannicchiato in un angolo della sua stanza, al riparo da tutto e tutti, Gus stava piangendo. Piangeva perché non aveva più nulla. E non materialmente, quell'idiota di suo padre gli comprava tutto quello che voleva pur di non averlo tra i piedi, ma interiormente. Si sentiva svuotato. I sentimenti che provava per Vince avevano consumato l'unica cosa che riempiva la sua anima: le certezze. Era sempre stato certo che gli piacessero le ragazze fino a che Vince, il suo migliore amico, non aveva iniziato ad essere l'unica ragione del suo sorriso. L'unico per il quale si alzava la mattina e si trascinava a scuola. E l'unico che quel pomeriggio si presentò alla sua porta per premurarsi delle sue condizioni. Gli andò ad aprire con gli occhi gonfi di lacrime ed un sorriso che non ne voleva sapere di sembrare convincente. – Cristo santo, Gus! Dov'eri sparito? Mi hai fatto preoccupare... – s'interruppe vedendolo catturare una lacrima con le dita. Gli indicò di seguirlo e, una volta arrivati in camera, lo fece sedere accanto a lui. Vince lo strinse al petto e si fece raccontare il motivo di quelle lacrime. Finita la spiegazione lo guardò negli occhi e sospirò. – Vince, non ce la faccio più. Ho bisogno di essere salvato da me stesso. – l'altro gli poggiò una mano sulla sua e sorrise. – E allora lascia che sia io a salvarti perché, credimi, è l'unica cosa che davvero vorrei fare. – si guardarono di nuovo e Gus si decise a baciarlo, noncurante dei dubbi che ancora gli ronzavano in testa. Se era pronto a tendergli la mano ed aiutarlo a rialzarsi, l'avrebbe lasciato fare.

 

**Angoletto dell'autrice**

Zan zan! Tre aggiornamenti di fila di cui due in un giorno. Quasi mi meraviglio di me stessa. Questa è ufficialmente la più lunga con ben 275 parole... sto migliorando, gente! La canzone è Bulletproof Heart dei My Chemical Romance e la frase “Let me be the one to save you” è quella che ha ispirato il tutto... la trovo bellissima e dolciosa *^* ok, sto divagando. Grazie sempre a Marianne , al mio Bambolo e ad F. Passenger si sbaglia, per capire di amarti non bisogna perderti, non ci riuscirei mai. Per amare te basta averti accanto evederti sorridere... sei stupenda quando lo fai. Yours.

 

Foto qui e Dede qua.

Il recensore è un lavoro ingrato ma qualcuno dovrà pur farlo, vero? ♥

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Capitolo 10
*** Ten - Beautiful Life ***


Ten - Beautiful Life

Alex si sedette su un basso muretto che dava sul fiume e fece un lungo sospiro. Perché non andava mai nulla per il verso giusto? O meglio, perché nulla andava mai come lo si immaginava? Guardò l'acqua scintillare al sole e di nuovo si perse nei suoi pensieri: sembrava allettante un'immagine di lui forte abbastanza da poter picchiare tutti quelli che gli avevano affibbiato quegli appellativi poco carini. Aveva persino stilato una classifica: “Frocio” era il più gettonato, ma anche “Checca” e “Deviato” venivano usati spesso. Perché non l'avevano presa come aveva sperato? Nei suoi sogni, al momento del Coming out, era stato accettato da tutti, e tutto era rimasto come prima. – Stupidi idioti... Possibile che nel duemilatredici ci sia ancora gente che discrimina? – Jeff si materializzò alle sue spalle, esordendo con un bell'insulto ai loro compagni di classe. – Già... La mia vita fa ufficialmente schifo, Jeffie. – mormorò, incrociando gli occhi azzurri dell'altro. Jeff non era come loro. Lui aveva una mentalità aperta ed era rispettoso di tutti. Vi era un intero mondo dietro a quelle iridi cerulee; un mondo fatto di comprensione e positività, ed Alex lo adorava. – Nah, la tua vita è meravigliosa. Sono loro a fare schifo. – lo abbracciò lui, facendo aderire il petto alla sua schiena. – Mi vuoi bene, Jeffie? – chiese, sentendo il respiro dell'altro tra i capelli scuri. – Più di quanto dovrei... – Alex girò la testa fino ad incontrare quello dell'altro. Gli baciò lievemente un angolo della bocca, sentendo la sua stretta aumentare ed un accenno di sorriso spuntargli sulle labbra. – Peccato. Perché io ti amo proprio. –
 

**Angoletto dell'autrice**

 

Siamo a 2/3 dell'opera e ancora non posso credere di essere arrivata così lontano... seriamente, sto diventando una ragazza precisa e puntuale tanto da non riconoscermi più. La canzone di questo capitolo è Beautiful Life degli Union J, ascoltatela e shippate Gosh con me :'3 Grazie a Marianne che ha recensito tutte le flash ed è adddorabile con le sue frasi sconnesse quasi quanto le mie, Much Love ♥ ; al mio figliulo che protesta ogni cosa che faccio ma, nonostante tutto, mi sopporta ogni giorno e ad F. Ogni giorno mi cambi la vita e non te ne accorgi nemmeno. A sorpresa, un ringraziamento speciale a  Princess of Guns che l'ha inserita tra le seguite.

 

Foto qui e Dede qua.
Da oggi Dede&Divani aggiunge un ulteriore omaggio a chi recensisce... oltre al solito Biscotto + Dugongo avrete anche la possibilità di scrivere quattro frasi senza senso per avere la mia eterna riconoscenza. E poi non mordo! Offerta disponibile solo fino a Domenica, quale di preciso non si sa...(?)

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Capitolo 11
*** Eleven - Follow Me ***


Eleven – Follow me

 

Jake odiava giocare a Lacrosse. Lo considerava uno sport insensato e dal dubbio divertimento. Ma l'unico motivo per cui giocava nella squadra della scuola era un bellissimo ragazzo alto quasi due metri. Il suo bellissimo ragazzo alto quasi due metri. Phil adorava giocare a Lacrosse, la sua media scolastica si salvava solo grazie allo sport e i pantaloncini attillati gli stavano davvero bene. Senza farsi notare, lo guardava sempre dalla panchina... Non giocava quasi mai. Quella partita era uno dei rari casi in cui lo mandavano in campo perché avevano finito le riserve. Era davvero tremendo, non riusciva a tenere bene nemmeno la mazza e quindi lo prendevano tutti di mira, andandogli addosso di continuo. Phil li fulminava con lo sguardo dalla sua posizione in attacco. Al terzo ragazzo che gli corse contro perse la pazienza e si spostò accanto al moro, spintonando gli avversari che lo caricavano. Jake lo guardava abbracciando la mazza, gli faceva male dappertutto per via dei colpi ma vedendo che l'altro lo proteggeva così tanto sopportava il fastidio. Quando pochi minuti dopo tornarono nello spogliatoio, Jake lo prese da parte. «Perché hai fatto infuriare il coach cambiando posizione per aiutare me?» Phil gli sfiorò un livido sulla clavicola. «Perché mi diverto a far imbestialire Schwimmer e perché non potevo permettere a quei cretini di ferire la persona che mi sta più a cuore al mondo.» Jake si mise in punta di piedi e gli posò un lievissimo bacio sulle labbra sorridenti.

 

**Angoletto dell'autrice**
 

E il premio per il peggior ritardo della storia va a... Me! Avete tutti il permesso di bastonarmi u.u
By the way, la canzone è Follow Me dei Muse, suggerita da mio cugino pazzoide che s'è letto la raccolta... puccio lui :'D

Un grazie specialerrimo va al mio Bimbo perché l'ha betata alle undici di sera passate, a Marianne che sta aspettando la sua Eleven da ben 19 giorni(li ha pure contati facendomi vergognare di me çwç), a Princess of Guns e Cat192 e NiallHoranIrishGirl che l'hanno inserita tra le preferite. E ad F, you are the Story of My life.
Foto qui e Dede qua. In più da poco abbiamo anche aperto un gruppo per Slash-dipendenti dove spammare e fangirlare all together! Cliccate qua :3

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Capitolo 12
*** Twelve - Brown Eyes ***


Twelve – Brown Eyes

Nate si rigirò nel letto, attorcigliandosi le coperte tra le gambe. Sbadigliò sonoramente e si stiracchiò, colpendo la spalla di Dan. Questo si svegliò di scatto e gli lanciò un'occhiataccia. – Bensvegliato, Bulldozer ambulante... – finse di essere arrabbiato con lui, ma la sua messinscena crollò non appena vide gli occhi dell'altro. – Buongiorno a te... e non sono un Bulldozer, sono solo sbadato. – anche Nate mise su un finto broncio. Lo vide avvicinarsi e gli tirò il cuscino in viso. Scoppiarono a ridere e Dan lo prese tra le braccia. Quella sensazione era stupenda, e si sentiva a casa come mai prima d'ora. Nella sua vita c'erano state tante ragazze, certo, ma mai nessuna l'aveva fatto sentire come lui. Dan era diverso, particolare, strano... pensava sempre in grande ma si accontentava dei piccoli gesti, era un sognatore con un enorme senso della realtà e del dovere, era una continua contraddizione nel suo essere terribilmente abitudinario. Dan era speciale, ed era suo. Non poteva chiedere niente di meglio al mondo. – Sei stranamente silenzioso, Bulldozer... – la sua voce lo strappò via dai suoi pensieri, facendolo tornare a fissare i suoi stupendi occhi. – Sono soltanto pensieroso... e smettila di chiamarmi così. – si avvicinò al suo viso per strofinare la punta dei loro nasi e lo baciò lievemente. – D'accordo, la smetto... a che cosa pensi? – sorrise a contatto con le labbra dell'altro. – Al fatto che tutti dicono che gli occhi blu siano stupendi. Poveri idioti! Non hanno mai visto i tuoi: sono castani, ma sono sicuro che al mondo non esistano occhi più belli.

 

**Angoletto dell'Autrice**

Sono una persona orribile, lo ammetto ma il ritardo è giustificato dal prologo per la nuova Long... Che Marianne ed holls non me ne vogliano :c

Passando al capitolo... la canzone è Brown Eyes di Gaga, stupenda ma decisamente troppo angst per la raccolta quindi ho rubato solo il titolo dalla Mommy Monster e l'ho trasformato in questo parto...

I soliti ringraziamenti vanno alle due Donne sopra che credo di amare perché perdono sempre il loro tempo per scrivermi una recensione adorabile e a tutti quelli che l'hanno messa tra le preferite e seguite. Meritate tutto l'amore di questa pazza :'3 ♥
E, come sempre, grazie al mio Beta e ad F che tutte le mattine si sveglia col mio cartellone davanti, ti amo.
E la “New Entry” nella serie dei grazie va a tutte le ragazze del Gruppo 'Cause I am a Slasher and you're gonna read me Ship! che mi sopportano su FB e su Whatsapp ♥

Foto qui e Dede qua

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Capitolo 13
*** Thirteen - Unpredictable ***


Thirteen – Unpredictable

 

– Dimmi quale cosa ha spento il fuoco negl'occhi tuoi, o mio caro Peter... – disse Elia carezzando la spalla dell'altro. – Parlerai come un lord ottocentesco ancora per molto? – sbuffò il moro, strofinandogli il naso sulla guancia. Da poco il suo ragazzo frequentava un corso teatrale ed adorava comportarsi come i suoi personaggi preferiti. – Sì, devo calarmi nella parte. Ma ora rispondimi. – Peter sbuffò scrocchiandosi le dita. Lo faceva sempre quando era nervoso o angosciato. – La routine mi opprime. – esclamò con tono piatto. – Ogni mattina mi sveglio alla stessa ora, compio gli stessi gesti e mangio le stesse cose. Vado a scuola ed è sempre una noia mortale, torno a casa ed è ancora peggio. E vederti sempre così di rado non gioca a favore della mia voglia di vivere. – immerse la faccia nell'incavo del suo collo ed inspirò il suo profumo. – Capisco... che posso fare perché possa sentirsi meglio, Milord? – La sua voce era insicura. Sperava di sdrammatizzare, ma odiava vederlo in quello stato: trovava Peter sempre più depresso e si sentiva impotente. Non sapeva che dire, come comportarsi... – Inventati qualcosa... Pensa fuori dagli schemi! – mormorò allora e nella testa di Elia un'idea iniziò a farsi strada. Lo prese per mano e lo fece alzare dalla panchina dov'erano seduti. – Dimmi un posto, uno qualunque. – Peter lo fissò in volto, sbalordito. – Oggi faremo tutto quello che vuoi purché sia qualcosa di inaspettato! – e partì a passo svelto tirandosi Peter dietro, un accenno di sorriso stampato in volto. – Mh, mi sembra un'ottima idea... Che ne dici se partiamo subito da un bacio? – era una cosa che non avevano mai fatto, ma sapeva che avrebbe migliorato il suo umore. In mezzo alla gente si tenevano per mano, per loro non era un problema farsi identificare come coppia, ma non erano mai arrivati a quello... E fu altrettanto sorpreso quando Elia si voltò per accontentarlo, fregandosene della gente che avevano intorno. Avrebbe fatto di tutto per vedere il suo Peter felice.

 

 

**Angolo dell'Autrice**

Eh già, dovevo farmi perdonare in qualche modo quindi doppia pubblicazione, Yeeee!
La canzone è “Unpredictable” dei 5sos(o 5 Seconds of Summer, insomma scegliete voi...) e questa è la flash più lunga di tutte con un totale di 346 parole!
Ok, troppi festeggiamenti. Grazie a tutti quelli di prima(non c'ho voglia manco di fare copia e incolla... che bradipo che sono ç_ç).
e ad F, "Alla fine andrà tutto bene. E se non va bene, vuol dire che non è la fine." [E.S.]

Foto qui e Dede qua.

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Capitolo 14
*** Fourteen - Of the Night ***


Fourteen – Of The Night

Steve quella sera voleva davvero divertirsi, ballare, bere un paio di cocktails e non pensare a nulla. E invece stava fissando Lui. Ubriaco fradicio, sudato e... bellissimo come sempre. Ballava tra la folla in pista al ritmo della canzone dei Bastille che preferiva; erano tutti appiccicati, come una massa informe di carne ed ossa che si dimena in sincrono. Ma Steve lo distingueva benissimo dagli altri perché gli occhi di Allan urlavano e lui li sentiva ogni volta. E dopo circa trenta secondi dall'inizio della canzone, vide che l'unica cosa che gli chiedevano quegli occhi era aiuto. Allan non reggeva l'alcool e, quando esagerava, finiva sempre col vomitare l'anima se non faceva due passi all'aria aperta. Così Steve lo prese per un braccio e lo trascinò via. Gli sorrise una volta fuori, mentre riprendeva lentamente colore ed il dolore pulsante alla bocca dello stomaco diminuiva. – Grazie.– mormorò a mezza voce, accasciandosi a terra. – Ma figurati... però sai che devi smetterla di distruggerti il fegato, cretino.– sbottò sedendosi accanto a lui. – Non dirmi così... Mi fai sentire davvero idiota.– Mise su un irresistbile broncio e lo guardò. – Perché tu sei davvero idiota.– Steve alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. – Ma mi ami per questo, vero? – chiese con espressione da cucciolo ferito Allan. E l'altro annuì, rimarcando il concetto con un lieve bacio. Fu solo un breve contatto ma lo fece bruciare più dell'alcol che aveva nel sangue. – Sì, per questo e per il tuo magnifico culo... – scherzò e se lo tirò vicino. E desiderò che Allan rimanesse lì per sempre perché lui, come diceva Dan, poteva portare il sole nelle anime vuote come la sua.[283]

**Angolo dell'Autrice**

Sono una persona disgustosa, lo so... ho tipo un secolo di ritardo quindi chiedo umilmente scusa alle mie “Fans” Marianne e holls: avete il diritto di bastonarmi quanto volete. La canzone è dei Bastille e l'ha scelta Marianne quindi amate lei e i suoi gusti musicali bellerrimi ♥
Grazie ad F perché in questo periodo di grandi cambiamenti lei è rimasta sempre la splendida persona che è, anche se non lo vede. A mia moglie, che aspetta con me un messaggio che per lei non ha alcun valore ma che potrebbe cambiarmi la vita e contiene il mio pessimismo, al mo beta/figlio e a tutte le slashers del Gruppo. Unitevi a noi, abbiamo Whatsapp e tanta cretinaggine :'3 'Cause I am a Slasher and you're gonna read me Ship!

Al solito, Foto qui e Dede qua e anche qua qua.
Giuro solennemente che l'ultimo capitolo arriverà prestissimo, che le recensioni non mordono e che vi amo ♥

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Capitolo 15
*** Fifteen - Just give me a Reason ***


Fifteen - Just give me a reason

Roger camminò verso di lui con espressione stanca e si sedette davanti al falò improvvisato.
– Non riesci a dormire?– gli chiese Nolan facendogli posto sul sasso improvvisato a seduta e sotto la coperta. Erano quasi le quattro di mattina e faceva troppo freddo per essere già luglio.
– No... Nemmeno tu, a quanto pare... – mormorò appoggiandosi sulla sua spalla e facendo correre il braccio dell'altro attorno ai propri fianchi.
– No. Sento troppo freddo e quando sento freddo non riesco a dormire.– lo strinse con più vigore, beandosi del contatto. Ormai ci era sceso a patti e si godeva quei momenti senza esporsi troppo. - Mh. Mi piace stare così. Sei comodo...– mugolò sul suo collo, solleticandolo con le labbra. Se li godeva, certo, ma era sempre più vicino a crollare. Roger era, senza volerlo, un diavolo tentatore. Lo stuzzicava senza essere al corrente dell'effetto che provocava in lui.
– Grazie... Sono passato da amico ad appoggino?– disse con finto tono arrabbiato e lo solleticò sul fianco, facendolo sobbalzare.
– Sì, caro.– sbadigliò sonoramente portandosi una mano prima alla bocca e poi la lasciò sul fianco di Nolan.
– Caro? Da quand'è che siamo sposati?– scherzò quest'ultimo, sentendo la pelle formicolare sotto la sua mano. Roger lo guardò negli occhi ed alzò un soppracciglio.
– Ti sei già scordato del nostro giorno più bello? Eppure con quella gonna di tulle tutta balze e gli strass sul top eri davvero bellissimo. Ti risaltava il verde intenso dei tuoi occhioni, amore...– ridacchiò mordendosi il labbro mentre il suo sguardo corse alla bocca dell'altro.

– Chi ti dice che sarei la donna dei due?– Nolan alzò un sopracciglio e sistemò la coperta sulle spalle del suo amico.
– Intuito e la consapevolezza che il tuo bel culo sarebbe sprecato per il ruolo dell'attivo.– biascicò in uno sbadiglio. Si avvicinò ancor di più a Nolan, ormai teso come una corda di violino, e chiuse gli occhi.
– È una dichiarazione questa?– ormai il ragazzo non aveva nulla da perdere quindi aveva trovato il coraggio di chiedergli, seppure in maniera velata, cosa provava Roger nei suoi confronti. Aveva il battito a mille e respirava solo quando ci ripensava mentre attendeva una risposta. Ma l'altro era nel mondo dei sogni. – Perché se lo è, Roger, devi sapere che è così anche per me...– sussurrò al suo orecchio e lo lasciò riposare così.


§§§

– Guarda, stanno arrivando.– Lizbeth gli indicò due ragazzi appena scesi dal bus e Nolan alzò gli occhi dal telefono e sorrise ai gemelli. Leonard abbracciò la ragazza e lasciarono subito i due da soli. Roger gli sorrise di rimando, illuminandosi alla visione di Nolan.
– Ciao, compagno di classe. – esordì strizzandogli l'occhio dietro alla montatura nera degli occhiali.
– Aspettavo questo momento da anni... – lo prese sottobraccio e si avviarono a scuola.
– Lo so... Non ti immagini nemmeno da quant'è che lo aspettavo io, Nolan.– percorsero i corridoi verso la classe. Roger si presentò agli altri compagni, Nolan lo guardava impressionato dalla sua strabiliante abilità di fare amicizia con gli altri con una sola chiacchierata. Sapeva farsi amare da tutti. Soprattutto da lui.

§§§

- Questa lezione è di una noia tremenda!
- Suvvia, Nolan, sopporta...
- Ma io odio storia! E questo prof è una palla.
- Mancano solo dieci minuti di lezione e poi usciamo. Parla(o scrivi) con me almeno ti distrai.
- Voglio andarmene di qui.
- Eddai... dieci minuti non sono tantissimi! Hai la tolleranza di un gerbillo morto.
- Non intendevo da scuola. Ma proprio da qui-qui. Voglio partire.
- E per dove, di grazia?
- Per il Connecticut o per l'Alabama.
- Non sarà un po' troppo lontano da qui?
- Non abbastanza...
- E se poi ti penti di esserti lasciato alle spalle tutte le persone che hai qui?
- Non credo lo farei. Non sono importante per nessuno.
- Per me lo sei. E anche parecchio, depressone.
- Tu eri nei piani, stronzone. Ti porterei con me se mai dovessi partire.
- Sentimentale.
- Vuoi dire che ti dispiacerebbe non partire con me?
- Non ho detto questo.
– Carter, Ward, quando avete finito di scrivervi dolci lettere d'amore mi potete ripetere quali lavori forzati facevano gli schiavi nell'antica Roma? –


§§§

– Nolan! Nolaaaan!– urlò Lizbeth dal piano inferiore. – Faremo tardi! Muovi quel culo!– aggiunse affacciandosi alle scale.

– Arrivo, non fare l'isterica!– le rispose scendendo a pettinarsi. – Abbiamo ancora mezz'ora... Calmati.– sbuffò alzando i capelli con il gel preferito di Roger; diceva che l'odore d'arancia si sposava perfettamente con quello della sua pelle. Non aveva mai capito che odore avesse la sua pelle e quando lo chiedeva a Roger, questo gli rispondeva che "sapeva d'aria". E lui non sapeva nemmeno di cosa sapesse l'aria ma sorrideva e basta. Perché se lo diceva lui era di sicuro così.
– Sei pronto?– sbuffò Beth entrando al bagno. Nolan annuì e, una volta presa la giacca, raggiunse l'amica all'auto e partirono per la festa a casa di Georgia. Una volta entrati, non fecero in tempo nemmeno a salutare che già li avevano invitati a partecipare alla gara di shortini di vodka alla pesca. Beth si unì con entusiasmo, reggeva qualsiasi cosa perché "le ragazze grasse hanno più spazio per l'alcool di quelle magre". Nolan annuiva perché se lo diceva lei, aveva ragione: glielo ricordava fin troppo spesso. Roger lo salutò con voce strascicata, in balía dei fumi dell'alcool, e lui gli sorrise. Scolò la sua birra ma si fermò presto, Beth era già ubriaca dopo un'ora e poco più quindi toccava a lui portarla a casa sana e salva. Ma alla fine lei se ne andò con Lindy e lui rimase lì con Roger che stava nel suo piccolo mondo incantato, trascinatovi da tutta la birra che aveva ingerito. Gli si era aggrappato addosso, incapace di reggersi sulle sue gambe, Nolan gli aveva passato un braccio attorno alla vita e lo stava guidando verso casa sua. Non abitava lontanissimo per sua fortuna dato che erano senza macchina. Roger era in condizioni pessime, cantava cori da stadio del Chelsea e camminava a zigzag; Nolan tentava di non farlo cadere e ciò gli risultava abbastanza difficile a causa di quello che sentiva ogni volta accanto a lui. Brividi lungo il collo, palmi sudati e fiato bloccato in gola. – Nolan, ti prego... sediamoci.– mugolò correndo verso una panchina. Lui si riscosse dai suoi pensieri e lo rincorse, riportandolo sul marciapiede principale.
– Siamo a due passi da casa, ci sediamo lì, okay?– bisbigliò rimanendo a fissare il sorriso che gli rivolse per troppo tempo. Avvicinò impercettibilmente il viso a quello dell'altro che sorrise ancor di più.
– Sai che sei davvero bello, Nolan?– disse Roger con voce impastata e a lui esplose qualcosa nello stomaco. Forse farfalle, forse cacciabombardieri.
– Sei ubriaco fradicio... – rispose staccandosi di colpo da lui come scottato da quelle parole. Roger gli appoggiò la testa sulla spalla e ripresero il cammino. Davanti alla porta, Nolan aprì con mano incerta. Roger viveva con sua nonna e, a quell'ora, dormiva profondamente. Tentò comunque di fare meno rumore possibile e lo aiutò a salire in camera.
– Sei davvero carino, Nolan. E non carino nel senso di gentile, anche se con me lo sei sempre, ma carino in senso di bello. – mormorò steso sul letto. Nolan si bloccò a sedere sul bordo del materasso, la schiena rigida e il respiro mozzato.
– Ti sbagli, Roger. E ora dormi così ti passa la sbronza.– provò a ribattere ed alzarsi ma l'altro lo fermò, afferandogli un braccio e tirandoselo vicino. Nolan si stese accanto a lui perché era la cosa che lo faceva sentire più felice; non credeva che i suoi sentimenti fossero così profondi nei confronti del suo amico ma ogni volta le sue convinzioni crollavano un po', come la sabbia chiusa nel pugno della mano: all'inizio è solida ma, anche se la stringi, inizia subito a sfuggire alla presa. E quei sentimenti stavano iniziando a fuggire al suo controllo. Roger lo strinse ancora un po' e lui si irrigidì maggiormente. I suoi occhi, le sue labbra, il suo respiro... Erano troppo vicini, quasi al punto di non ritorno.
– Nolan, mi piace stare con te... Tanto.– mormorò con un mezzo sorriso appannato dall'alcool.
– Anche a me... Ma ora dormi.– si scostò di poco per poggiargli la mano sul viso. Gli carezzò lievemente la guancia e poi corse tra i suoi capelli spettinati. Li aveva tagliati qualche mese prima ma, fortunatamente, erano ricresciuti. Aveva dei capelli morbidissimi e neri come la pece, poteva passare le ore a districarli con le dita. A Roger piaceva molto, faceva le fusa come un gatto.
– Okay, ma non andartene... Rimani qui. – biascicò appoggiandosi al petto dell'amico e godendosi quei tocchi.
– Va bene... Buonanotte, gattaccio.– ridacchiò e continuò a carezzargli la testa finché il respiro non gli si regolarizzò. Sgusciò fuori dalla sua stretta e gli tolse felpa e le scarpe, attento a non far rumore, poi lo coprì e se ne andò. Rimase per un attimo a guardarlo sul ciglio della porta, la forma del suo corpo sotto le coperte, il viso rilassato e un mezzo sorriso sulle labbra piene e rosse. Uscì velocemente e tornò a casa propria a piedi. Abitava abbastanza vicino e quella passeggiata gli servì per schiarirsi le idee almeno in parte. Roger gli piaceva troppo per continuare a definirlo "solo un caro amico". Però, proprio perché erano amici, questi sentimenti dovevano essere repressi. A meno che lui non ricambiasse, cosa decisamente improbabile; Roger aveva appena rotto con Barb, una ragazza molto più bella di lui, più simpatica, più dolce e, soprattutto, femmina. A Roger piacevano le ragazze. E anche a lui perché non gli piacevano tutti i maschi ma solo il suo migliore amico. Era vicino alla salita di casa sua, mancavano solo cento metri. Si fermò, la passeggiata l'aveva aiutato a capire, ma non ad abolire quei pensieri. Gli rimaneva solo una cosa da fare: scattò in avanti, convergendo tutte le sue energie nelle gambe. Corse anche se i suoi polpacci bruciavano e chiedevano pietà, anche se le caviglie minacciavano di cedere da un momento all'altro. Pensava solo al dolore delle gambe. Ci era riuscito. Mente vuota, energie perse e fiato corto. Era un po' eccessivo quel metodo ma lui sapeva che era l'unico efficace. Sua madre dormiva in soggiorno, l'aveva aspettato sveglia come sempre ma era crollata dopo poco. Spense la tv e corse in camera. Si lanciò sul letto, i muscoli pulsavano ancor di più ma Roger non lo disturbò comparendo nei suoi sogni.


§§§

– Ho mal di testa...– si lagnò Roger per la sesta volta nel giro di dieci minuti. Nolan sbuffò appoggiando la testa al palmo della mano e roteò gli occhi.
– L'hai già detto. E ogni volta ti ho risposto che se bevi come una spugna non puoi prenìtendere di non avere postumi. Ora bevi.– con la mano libera gli avvicinò un bicchiere con dello strano liquido rosso dentro e un gambo di sedano.
– Solo se prima mi spieghi che razza di intruglio è questo...– borbottò il moro annusando il drink con un sopracciglio alzato.
– È un Bloody Mary, ignorante. Metà succo di pomodoro, metà vodka liscia, tabasco, pepe e sale e un po' di limone. Un vero toccasana per il post sbronza.– spiegò lanciando un altro cubetto di ghiaccio nel bicchiere e rigirandolo con il sedano. Sorrise meschino mentre Roger avvicinava le labbra al bordo del bicchiere.
– Questo coso puzza di capra bagnata. Spero per te che faccia effetto.– sospirò e ne prese un sorso. Nolan non riuscì a non scoppiare a ridere rumorosamente alla vista della faccia schifata del suo migliore amico che continuava ad ingurgiutare con molta fatica il Bloody Mary. Alla fine riuscì a finirlo e quasi lanciò il bicchiere vuoto in testa all'altro.
– Ma cosa ti ridi? Ma l'hai assaggiato quel coso? Altro che capra bagnata, sa di acqua dello Stige!– esclamò mentre si versava dell'acqua. Normalissima acqua liscia che era un rimedio molto più efficace per i postumi di un Bloody Mary, pensò Nolan, ma come poteva rinunciare a quella visione? Roger arrabbiato e con gli occhi lucidi per via del tabasco era una delle cose più belle esistenti dopo Roger addormentato e Roger ogni secondo per lui. – Comunque cos'ho combinato ieri sera? Qualcosa di cui dovermi vergognare a vita o solo tranquillo abbiocco da ubriaco triste?– l'incantesimo si spezzò dopo quelle parole, Nolan smise di fissarlo ed abbozzò un sorriso tranquillo.
– A parte l'esserti appeso al mio collo e l'esserti fatto trascinare a casa da me, sei stato abbastanza bravo.– decise di nascondergli momentaneamente l'accaduto e sperò di non risultare troppo rigido. Per lui non era imbarazzante aver ricevuto quei complimenti dall'amico ma, forse, scoprire di aver detto quelle cose avrebbe messo a disagio Roger quindi lasciò spazio ai commenti dell'altro, mangiucchiando una patatina con aria assente.
– Quello me lo ricordo. E ricordo anche che ti avevo chisto di restare e tu mi hai abbandonato. Voglio il divorzio... – alzò il mento con un finto broncio e trattenne a malapena una risata. Nolan era diviso tra l'ansia per le conseguenze e l'essere sollevato perché se lui se lo ricordava e quindi non doveva più nasconderglielo e non l'opprimeva più il peso di un segreto. Gli bastava già la sua “molto-più-che-cotta” a dargli sensi di colpa. Odiava nascondere le cose a Roger: loro due si dicevano tutto da quando erano piccoli.
– Tesoro, ho bisogno dei miei spazi; non diventare asfissiante o lo chiederò io il divorzio.– decise di adottare la sua tecnica e di puntare sul sarcasmo. Ma gli sarebbe davvero piaciuto passare la vita con lui al suo fianco non come un semplice migliore amico.
– Okay, per questa volta sei perdonato. E quel coso disgustoso sta facendo effetto... sei un marito perfetto.– Nolan sorrise e nascose il rossore che gli stava affiorando sulle guance alzandosi per prendere altre patatine. Roger iniziò a fare zapping come se niente fosse. E Nolan bruciava come ogni volta, come dopo ogni sorriso od ogni discorso del genere. E soffriva perché, nonostante sperasse con tutto il cuore di diventare davvero “suo marito”, la leggerezza con cui diceva quelle cose non faceva che alimentare la consapevolezza che non si sarebbero mai e poi mai avverate se non nei suoi più ricorrenti sogni.

§§§

– Leonard, mi presti i soldi per la benzina? Sono a secco e mamma non mi ha finanziato stamattina.– Roger aveva lasciato il posto accanto a lui per andare a convincere il suo gemello a farsi concedere un prestito.
– No, Roger. Io me li sono guadagnati! Ho rifatto il tuo letto per una settimana mentre tu uscivi con Nolan a divertirti. Non avrai mai i miei soldi.– il ragazzo incrociò le braccia al petto ed ignorò la faccia da cucciolo bastonato che aveva messo su l'altro. Solo il bruno non ci riuscì, era devstante anche a due file di banchi di distanza quell'espressione.
– Eddai, ti preeeego. Farò tutto quello che mi chiedi, giuro.– si lagnò scuotendo il braccio del fratello finché questo non si voltò irritato.
– Okay, se la metti così... i dieci dollari sono tuoi se baci Nolan. Sulle labbra. Per cinque secondi. Fallo e potrai uscire a divertirti quanto ti pare.– Leonard aveva un sorriso meschino dipinto in volto e lo stava rivolgendo al ragazzo praticamente paralizzato sulla sedia. Nolan stava tremando ma cercava di non darlo a vedere. Doveva protestare? O doveva aspettare una qualche reazione da parte di Roger rimanendo in disparte? Cosa sapeva Leonard? Aveva forse scoperto cosa provava per suo fratello? O l'aveva detto tanto per mettere in imbarazzo entrambi? Milioni di domande sfrecciavano nella sua testa e solo quando il moro gli si avvicinò stringendosi nelle spalle e mormorando un “Va bene...” tutto quel casino mentale si fermò. E rimase bloccato anche quando le labbra screpolate di Roger si posarono dolcemente sulle sue, invitandole a schiudersi per un maggiore contatto. Glielo concesse e contò mentalmente... milleuno: la mano di Roger corse sulla sua spalla. Milledue: strinse delicatamente. Milletre: il suo respiro gli solleticò i lati della bocca. Millequattro: inclinò leggermente la testa di lato per dargli maggiore accesso e lo sentì spingersi verso di lui. Millecinque: Roger sorrise e gli carezzò il collo. Millesei: Nolan si torturò le mani, si stava prolungando più del previsto. Millesette: con uno schiocchio si separarono e Roger gli rivolse un sorriso smagliante mentre lui cercava di metabolizzare l'accaduto sbattendo le palpebre rimaste serrate e memorizzare il suo sapore pregando per sentirlo di nuovo.
– Bene, fratellino. Paga e zitto.– il moro si voltò per riscuotere i soldi dal fratello ammutolito, con la bocca spalancata dalla sorpresa e gli occhi sgranati. – E chiudi la bocca o ci entreranno le mosche.– si infilò i soldi in tasca e tornò a sedersi come se nulla fosse accaduto. Nolan invece scattò in piedi e corse in bagno. Stava per morire dalla felicità e invece per l'altro era solo una scommessa. Un gioco senza senso nato e morto in quei sette secondi. Voleva urlare, scacciare finché non avesse esaurito l'aria ogni grammo di quel macigno che sentiva sullo stomaco e nella gola. Quella voragine che si stava allargando sempre di più. Voleva riempirla di rumore e chiuderla per sempre. Ma non poteva e questa continuava ad ingrandirsi dopo ogni battuta, ogni falsa dimostrazione d'amore, ogni contatto casuale, ogni sorriso ed ogni sguardo. E Nolan non sapeva più cosa inventarsi per smettere di soffrire. Aveva provato a farsene una ragione ma, si sa, il cuore prevale sempre sul cervello e torna a chiedergli scusa ogni volta che si spezza. Come stava facendo ora mentre dai suoi occhi verde chiaro iniziavano a cadere copiose lacrime di rabbia.
– Nolan, sei lì dentro?– lo chiamò Lizbeth bussando alla porta del bagno.
– Sì ma voglio stare solo. Va' via, ti prego... non voglio che tu veda in che stato mi sono ridotto.– ma la ragazza era testarda quanto un mulo così aprì la porta e s'infilò nel bagno con lui. Prese dalla tasca della felpa un pacchetto di sigarette e gliene porse una poi aprì la finestra e accese la sua.
– E invece io voglio vederti. E non ti chiederò nemmeno niente.. sappi solo che finita la sigaretta dobbiamo rientrare. Sta per finire l'ora di buco e sai che poi abbiamo scienze e quella rompe se arriviamo tardi.– Beth riuscì a strappargli un debole sorriso, l'effetto che aveva quella ragazza su di lui era come un balsamo sulle ferite. Accese la sua Camel blu e si asciugò le lacrime... cosa poteva aspettarsi da Roger? Lui non era gay. A lui piacevano le ragazze. A lui piaceva ancora Barb, nonostante avesse deciso lui di troncare. A Roger non poteva piacere un ragazzo come lui. Lanciò il mozzicone e prese un bel respiro, l'amica gli porse la mano e tornarono in classe così. Gliela lasciò solo quando arrivarono davanti alla porta e gli sorrise.
– Forza e coraggio, prima o poi arriverà anche per te l'amore.– lui annuì ma non credette ad una singola sillaba perché il suo amore era e sarebbe rimasto sempre il ragazzo che lo aspettava nel posto accanto al suo. E non voleva nessun'altro.

§§§

 

Ormai non si parlavano da tre giorni. Nolan sperava con tutto il cuore che la voragine si richiudesse con l'assenza dell'altro ma non faceva che ingrandirsi. Gli mozzava il fiato ogni volta che pensava a lui, quel dolore sordo tornava ogni volta a rimarcare il suo nome nei suoi pensieri. Quella sera era arrivato addirittura a sentire la sua voce... si alzò di scatto dal letto accorgendosi che era davvero la sua voce. Era davanti alla finestra e stava lanciando dei sassolini raccolti tra gli ultimi steli d'erba rimasti sul prato di casa sua.
– Nolan, Cristo santo incoronato!– urlò di nuovo togliendosi una scarpa e lanciandola sul davanzale. Nolan la prese al volo e la guardò con un lieve sorriso. Quale pazzo poteva lanciare una scarpa verso una finestra con due gradi sotto lo zero di temperatura solo per attirare la sua attenzione?
– Vuoi stare zitto? Sveglierai mia madre e mio padre!– gli restituì la Converse blu e lo guardò rinfilarsela con un paio di saltelli.
– Ah, finalmente mi degni del suono della tua voce! Che cazzo t'è preso, Nolan?– sbuffò puntellandosi le mani sui fianchi.
– Cos'è preso a te, piuttosto! Sei tu quello che mi ha baciato in classe. Davanti a tutti!– esclamò gesticolando nevroticamente e cercando di mantenere un tono di voce basso.
– Non mi parli da tre giorni per questo? Nolan è stato solo un bacio!– il bruno aveva una voglia tremenda di prenderlo a schiaffi in quel momento. Come poteva definirlo “solo un bacio”? Lui aveva visto le stelle, i fuochi d'artificio e il grande incendio di Londra insieme e lui lo definiva “solo un bacio”.
– Io... tu... Tu sei un emerito imbecille. Vaffanculo, Roger.– fece per chiudere la finestra ma la voce dell'altro lo bloccò.
– No, Nolan, non te ne vai così. E io non me ne vado da nessuna parte. Rimango qui finché non ti decidi a rinsavire e scendere per chiarire la situazione.– urlò e si sedette a terra, incrociando le braccia al petto e fissando la finestra ormai vuota. Nolan corse da lui senza pensarci due volte. Voleva chiarire? Forse. Voleva prenderlo a schiaffi? Sicuramente. Voleva baciarlo fino a fargli sanguinare le labbra? Certo.
– Bene, sono qui. Anche se non c'è nulla da chiarire: tu sei un coglione e io sono ancora più coglione di te perché sono qui invece che a letto.– andò a sedersi accanto a lui ma evitò il suo sguardo.
– Stai facendo una tragedia per una cosa semplicissima. Ti ho baciato, fine della questione. Arrivederci e grazie.– alzò le braccia al cielo e lo guardò fisso ma Nolan non cedette. – Potevi sempre staccarti, non ti tenevo mica!– aggiunse costringendolo a voltarsi tirandogli il mento verso di lui. Non voleva ammetterlo ma gli occhi marrone scuro di Roger gli erano mancati da morire.
– Ero paralizzato! Se io ora ti baciassi di scatto reagiresti allo stesso modo!– scostò la mano dell'altro e tornò a guardare davanti a se.
– È vero, lo farei. Ma non per il motivo che pensi tu...– sussurrò a voce bassissima e Nolan era troppo arrabbiato per arrivare da solo al vero significato di quell'affermazione.
– Ah sì? E sentiamo: per quale motivo lo faresti?– si voltò di nuovo in tempo per vedere il sorriso sghembo di Roger fiorirgli sulle labbra.
– Prova ad indovinare. O prova a farlo.– ecco, quel diavolo tentatore ora glielo stava facendo apposta, lo stava sfidando per una ragione a lui ancora sconosciuta. Ma non avrebbe ceduto così facilmente. Una mezza idea iniziò a formarglisi nella testa ma prima di darsi false speranze, voleva sentirlo dalle sue maledette labbra.
– Dammi un buon motivo per farlo. Uno solo, non ti chiedo tanto.– Roger ridacchiò alzandosi in piedi e porgendogli una mano per aiutarlo ma lui la rifiutò, ancora arrabbiato con lui.
– Sei proprio di marmo tu, eh? Mi piaci, cretino. Tu. Mi. Piaci. Più di quanto dovrebbe piacermi un ragazzo. Più di quanto dovrebbe piacermi il mio migliore amico. E Leo lo sapeva, per questo quel cretino mi ha chiesto di fare quel che ho fatto... e come potevo rifiutare l'unica occasione che avevo di baciarti senza che tu t'arrabbiassi a morte con me? Ma alla fine l'hai fatto lo stesso. E mi dovrei pentire perché rischio di perdere la persona più importante della mia vita da un momento all'altro ma proprio non ci riesco. Non ho rimorsi ma scusami lo stesso.– prese fiato e gli si avvicinò, prendendogli la mano. – Possiamo tornare quelli di una volta?– chiese con voce incrinata fissando le loro dita intrecciate.
– No.– disse lapidario Nolan e Roger fece per andarsene ma la stretta del bruno non dimuì, ma tutt'altro. Se lo tirò vicino e quasi lo fece sbattere contro il muro per l'urgenza di bloccarlo ed impedirgli ogni via di fuga. E lo baciò. Ma non era un bacio come quello in classe, improvviso ma lento. Era un bacio impetuoso, pieno d'urgenza. Una disperata dimostrazione di quanto Nolan avesse bisogno di lui. Di loro. Il bisogno d'ossigeno passò in secondo piano. Tutto quanto passò in secondo piano per lui. C'era solo Roger in quel momento e la sua goffa dichiarazione. Roger e le sue labbra screpolate. Roger e il suo sapore di felicità e Sprite. Roger e Nolan.
– Lo prenderò come un “Piaci anche a me”... – mormorò il moro una volta staccatosi da lui, boccheggiante e rosso in viso. L'altro annuì e gli sorrise.
– Ora possiamo dichiarare questa “pausa di riflessione” terminata, marito. Mi sei mancato...– sussurrò avvicinando la testa alla sua spalla e strofinandogli il naso sul collo.
– Anche tu, caro consorte...– l'altro gli posò un bacio tra i corti capelli scuri e lo attirò in uno dei loro abbracci spacca-ossa. Perché loro due erano così: i discorsi troppo seri non erano nel loro stile e dovevano sempre stemperare la tensione con la loro adorata ironia. E non era “nel loro stile” nemmeno separarsi e non sentirsi per più di una notte quindi con quell'abbraccio si dimostrarono a vicenda tutta la paura che avevano di perdersi e si scambiarono la muta promessa di rimanere così, “RogerENolan” senza spazi a dividerli, per sempre.


**Angoletto dell'Autrice molto depressa**

Ed eccoci qui con il tremendo capitolo finale... è una OS, come gran finale volevo farvi leggere un po' di più :'3 La canzone è della mia adorata Alecia Beth Moore in arte P!nk con il mio grande amore Nate. Se non l'avete mai sentita andate prima a vergognarvi e poi sul Tubo.
Non sono brava nei discorsi di commiato ma proverò a scriverne uno lo stesso perché ve lo meritate u.u
Voglio ringraziare per prime Marianne e Holls perché non sarei andata oltre il quarto capitolo senza il loro supporto e le loro recensioni quindi meritano anche loro una vostra visita, cari lettori. Aprite i loro profili e leggetevi le stupende ”Time will heal” di Mar e “Sorriso sepolto” di Holls! Questa raccolta è arrivata fin qui grazie a voi e non ci sono parole per descrivervi quanto io vi sia grata. E poi voglio ringraziare kelly_th_, NiallHoranIrishGirl, Princess of Guns, SweetLady98, Runaway_ e Jolly_Side per averla inserita tra le seguite e preferite. Spero di non aver dimenticato nessuno. Scusate per i ritardi e le pubblicazioni ad orari impensabili e per ogni mancanza da autrice che ho avuto.
E poi voglio ringraziare come ogni volta le mie persone speciali: Mimmo, il mio beta e figlio adottivo preferito(dai che forse avrai la tua parte d'eredità...), mia Moglie che dopo due anni di fanta-matrimonio meno un giorno riesce ancora a sopportarmi nonostante tutto e la mia F perché nei pomeriggi di afa al Lago si diverte con un pennello, le tempere e le mie braccia. Vi amo ♥

Al solito, Foto qui e Dede qua e anche qua qua. Scrivetemi pure, giuro che non mordo e non morde nemmeno il box recensioni. E almeno nell'ultimo fatevi sentire anche voi silenziosi :3 ♥
Ci vediamo alla prossima raccolta, spero di ritrovarvi anche lì.
Baci, Dede♥

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