Strong.

di Romioneisnice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Winter. ***
Capitolo 2: *** Bring me to life. ***
Capitolo 3: *** Now. ***
Capitolo 4: *** I wish. ***
Capitolo 5: *** Shelter. ***
Capitolo 6: *** Low. ***
Capitolo 7: *** Radioactive. ***
Capitolo 8: *** The way. ***
Capitolo 9: *** Right there. ***
Capitolo 10: *** Do it now, remember it later. ***
Capitolo 11: *** Do I wanna Know? ***
Capitolo 12: *** One for the road. ***
Capitolo 13: *** Are you mine? ***
Capitolo 14: *** Gold. ***
Capitolo 15: *** Young and beatiful. ***
Capitolo 16: *** Give me love. ***



Capitolo 1
*** Winter. ***


"Mamma dove sono finiti i miei fottuti calzoncini?" ero irritata. Immensamente irritata.
Possibile che in quella casa non trovassi mai niente?
Mia madre mi rispose urlando: "Cercateli, porca miseria! Vedi sto cucinando?" Ok. Winter, mantieni la calma. "No, non posso vederlo. Sto per perdere il pullman!" dissi cercando di mantenere un tono soft.
Ma la mia espressione evidentemente mi tradì.
Sentivo le guance arrossate per la rabbia e la solita e ormai familiare aggressività impossessarsi del mio corpo.
"Winter, te l'avevo detto che dovevi svegliarti prima, cavoli tuoi." disse mia mamma ritrovando la sua calma abituale.
Quell'atteggiamento mi fece incavolare ancora di più.
Corsi in camera mia, sbattendo la porta.
Mi sedetti sul letto cercando di riprendere la calma.
Quando riuscì a respirare tranquillamente mi alzai dal letto ancora disfatto e presi dal comodino una pillola di un vivace colore verde.
La ingollai senza tante cerimonie. Prima di riprendere a vestirmi osservai per un secondo le tante pillole sul comodino.
La pillola rossa era per lo stress. Quella verde per frenare l'impulso di staccare la testa a qualcuno. Quella blu per la depressione e, infine, quella gialla per riuscire a dormire.
Odiavo quella pasticche. Mi ricordavano tante brutte cose, cose che avrei voluto solo dimenticare.
Mi scrollai di dosso la sensazione di pazzia che a volte mi prendeva lo stomaco e continuai nella mia assidua ricerca dei calzoncini.

"Signorina Winter, lei è sempre in ritardo." la voce brutale del professore di matematica mi fece sussultare mentre cercavo di riprendere fiato.
Come avevo supposto, avevo perso l'autobus, e quindi ero stata costretta a fare i 5 km che mi separavano dalla scuola di corsa.
Fortunatamente ero brava nella corsa di resistenza.
"Scusi professore." mormorai entrando in classe.
Percorsi tutta la classe fino ad arrivare al mio banco, in fondo a sinistra, vicino alla finestra.
La mia compagna di banco, nonchè mia migliore amica, mi sorrise mestamente.
"Ciao Abbey." sussurrai sedendomi distrutta. 
"
Ehi Winter, cosa è successo stavolta?" disse a bassa voce per evitare un'altra strigliata dal professore.
"Ho perso l'autobus." Tirai fuori dalla borsa il necessario per matematica e cercai di concentrarmi su quello che il professore diceva.
E soprattutto cercare di capirlo.

Finalmente la campanella. Che suono gioso e carico di felicità, il suono che donava la libertà ai poveri studenti.
Almeno per un quarto d'ora, dopo altre tre ore avrebbero reso l'esistenza di noi piccoli apprenditori di conoscenza un vero supplizio. 
Quelle due ore di matematica erano state un vero e proprio disastro.
Non avevo capito un accidenti. Odiavo la matematica.
La mia mente cercava sempre le diverse possibilità, le diverse vie per interpretare un concetto.
Mentre la matematica aveva solo uno, pratico e solido percorso. Bleah. "Winter, non sai cosa è successo." mormorò Abbey quando uscimmo dall'aula.
La guardai di sottecchi. Niente poteva stupirmi e lei lo sapeva benissimo. Conoscevo Abbey dall'asilo.

Siamo cresciute insieme, e lei mi conosce meglio di qualunque altro.
Io, Winter Smith, 19 anni, capelli rossi vivo, occhi chiari ed un innato, irrafrenabile cinismo per il mondo.
Odiavo tutto quello che aveva a che fare con la dolcezza o i sentimenti.
Anche se lei sosteneva che in realtà avevo un lato zuccheroso e dolcissimo sotterrato sotto i chili di rabbia e dolore dentro il mio piccolo, insensibile, cuore.
Le avevo provato più volte a spiegare che cose come i sentimenti o comunque ragionamente di qualsiasi tipo non partono dal cuore, ma bensì dal cervello.
Che il cuore serviva solo come pompa del sangue, ma lei non aveva voluto ascoltarmi, portando avanti la sua assurda tesi.

"Cosa?" chiesi infine con assai poco entusiasmo.
Lei mi guardò male, sentendo la mia assoluta freddezza dietro il mio tono poco eccitato.
Si scostò i lunghi capelli color cioccolato e si mise una mano sul fianco. "Winter, potresti dimostrare anche solo un briciolo di entusiasmo?" chiese con voce accusatoria.
Mi fermai, cercando di portare a me tutto l'entusiasmo che c'era sulla terra, e con voce assolutamente falsata chiesi assumendo un espressione di puro entusiasmo: "Cosa?? Dimmi tutto, ti prego."
Guardando la sua espressione contrariata capì che non ero riuscita a raggiungere i suoi standard di entusiasmo minimi.
Poi lei scoppiò a ridere scutendo la testa.
"Cara Winter, non cambierai mai." disse continuando a ridere.
Io la imitai, ridendo di gusto immaginandomi un espressione estasiata sul mio viso perennamente corrucciato.
Quando entrambe avemmo finito di ridere lei si rivolse a me con un espressione eccitata: "Ho appena scoperto che faremo una super gita." disse lei riuscendo a malapena a contenere l'emozione.


 

Certo, non era niente di che come notizia, ma comunque mi rallegrò.
Adoravo fare le gite.
Primo perchè in questo modo scappavo per qualche giorno dalla realtà di casa mia.
E secondo perchè così potevo passare del tempo con i miei amici.
Non ne avevo molti.
Nel tempo la gente si stancava del mio atteggiamento: sempre sulla difensiva, scorbutico e scontroso.
Spesso le persone avevano perfino paura di me.
I miei migliori amici erano, ovviamente Abbey, Samantha, Cloey e Josh.
Abbey aveva dei lunghi cappeli scuri, degli occhi color nocciola e la straordinaria capacità di trovare il lato positivo di ogni cosa.
Samantha era bionda con gli occhi scuri, un atteggiamento da super diva ma il coraggio di una pantegana.
Era terribilmente sdolcinata, ma l'espressione da perenne sognatrice era una cosa che me l'aveva subito resa simpatica.
Cloey aveva dei corti capelli castani, l'aria sbarazzina e da maschiaccio.
Il modo in cui affrontava la vita, sempre e comunque di petto, era una cosa che le invidiavo.
Josh era un tipo assai strano.
Era un bel ragazzo dai capelli biondi, un fare da perenne scansafatiche, ma si faceva in quattro per gli amici.
Certo, passare del tempo con loro prevedeva lo sforzo di dover sopportare il migliore amico di Josh, Harry.
Harry era un ragazzo riccioluto con degli verdi smeraldo e la capacità di far cadere ogni donna ai suoi piedi.
Era terribilmente strafottente ed arrogante e pretendeva di avere sempre ragione.
Sembrava che avere un bel faccino gli desse la possibilità di pestare i piedi a chiunque lui desiderasse.
E, chiaramente, tutti quanti erano più che felici di poter farsi pestare i piedi da quel coglione.
Tutti tranne me.
Oh no, non Winter Jace Smith.
E per questo eravamo in continua lotta. Lo odio con tutto il mio cuore.
Odio la sua arroganza.
Odio i suoi fottutissimi capelli ricci.
Odio le sue stupide fossette.
Odio Harold Edward Styles. 

Angolo. Salve gente! Eccomi qua, con la mia prima fan fiction! Per cui: siate clementi! Bho, che dire: Fatemi sapere come la trovate! Un bacio,

Cix.

 

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Capitolo 2
*** Bring me to life. ***



Bring me to life 
(I've been living a lie, there's nothing inside) 
Bring me to life 

frozen inside without your touch without your love darling only you are the life among the dead 

all this time I can't believe I couldn't see 
kept in the dark but you were there in front of me 
I've been sleeping a thousand years it seems 
got to open my eyes to everything 
without a thought without a voice without a soul 
don't let me die here 
there must be something more 
bring me to life 
 
 


"Si Abbey. Credo di aver preso tutto. Cosa? Tacchi? Non credo proprio..." dissi decisa mentre reggevo il telefono tra la testa e la spalla e contemporaneamente cercavo di chiudere quella stupida valigia.
 La mattina dopo avrei preso il pullman che mi avrebbe portato all'aereoporto. 
Destinazione: New York! 
Devo ammettere che quella gita prometteva bene, anzi benissimo! 
Mollai perentoriamente la valigia, ed essa si riaprì di scatto, senza alcuna considerazione degli sforzi che avevo fatto per chiuderla. 
"va bene, Abbey. D'accordo. Prenderò un vestito decente e un fottuto paio di tacchi." sospirai infine cedendo alla richiesta di Abbey. 
Odiavo le feste.
 Quella musica, quel mare di gente. 
Non capisco che divertimento ci sia! 
Mi avviai al mio armadio cercando un vestito.
 Abbey continuava a ciarlare dentro il mio orecchio, ma io non prestavo molta attenzione. 
Cercai nella massa di vestiti qualcosa che si addicesse al concetto di Abbey di "decente" e l'occhio mi cadde su un vestito svasato, nero. 
Certo, la scollatura era piuttosto vertigionosa e la sua lunghezza non mi convinceva, ma decisi che poteva andare.
 Lo misi in valigia chiedendomi come diamine avrei fatto a chiuderla. 

"Harry, ti ho detto di smetterla. Giuro vengo lì e ti strappo ogni tuo singolo ricciolo dalla tua fottuta testina." 
esclamai esasperata guardando il riccio che si divertiva a tirarmi palline di carta. 
Eravamo seduti sul pullman. 
Al mio fianco c'era Abbey che discuteva animatamente con Samatha a proposito del nuovo singolo di non so quale band. 
Cloey era seduta alla mia sinistra, le cuffiette nelle orecchie e l'espressione assente. 
Davanti a me invece avevo Harry e Josh. 
Josh, quell'idiota, rideva ogni volta che una pallina mi colpiva. 
"Oh facciamo le aggressive! Vieni pure tesoro, strappami tutti i vestiti!" esclamò Harry con voce suadente e rivolgendomi un occhiata maliziosa. 
Alzai gli occhi al cielo e gli rivolsi un occhiata di puro disprezzo.
 Quel ragazzo era impossibile.
 Lui per tutta risposta si limitò a tirarmi un altra pallina, essa finì porprio nella mia scollatura, nel mio reggiseno.
 Harry scoppiò a ridere gridando: "Centro" e battè il cinque a Josh, che si sbellicava dalle risate. 
"Se vuoi ti aiuto a cercarla!" esclamò sempre con voce roca il riccio facendomi l'occhiolino. 
Stavo per alzarmi per picchiarlo quando la professoressa di latino si alzò e richiamò l'attenzione degli studenti.
 Sentivo male perchè eravamo in fondo al pullman mentre lei era in cima. 
"Un minuto di attenzione, per favore. É venuto il momento di annunciarvi le coppie che condivideranno la stanza. Premetto che una o due coppie saranno miste. Inoltre vorrei intimarvi a non chiedere alcun cambio, non possiamo cambiare le coppie per motivi organizzativi. Ora..." disse schiarendosi la voce. Una bionda con un vestito strimizzito e l'intera kiko sulla faccia si avvicinò ad Harry e gli fece l'occhiolino sussurando: "Ti immagini se capitiamo insime..." disse per poi andarsene pestandomi un piede e rivolgendomi un occhiata di completo disprezzo, come se non capisse come potessero esistere ancora ragazze che non portavano almeno un quintale di trucco sulla faccia. 
Harry la guardò andar via, con un sorriso da ebete stampato in faccia. 
Dio, quanto lo odio. 
"La signorina Winter Smith dormirà in stanza con il signor Harry Styles." disse la voce della professoressa. 
Sul momento credetti di aver capito male. 
Non era possibile. 
Io?
 Con quel decelebrato arrogante? 
Mai! 
Ma le mie speranze furono spezzate da Cloey che, uscita dalla sua musica, ridacchiò per poi esclamare: "Oh mio dio. Styles e Smith in stanza insieme?! Questa la voglio proprio vedere!" 
Josh, Samantha e Abbey scoppiarono a ridere. 
Guardai Harry con aria disgustata.
 Anche lui aveva un espressione di completo disprezzo e sorpresa. 
"Io non dormo con questo pervertito arrogante!" esclamai infine, decisa.
"E io non con questa scorbutica verginella!" disse lui incrociando le braccia. 
"Guarda che non sono vergine da un po', idiota. Scorbutica di certo, però!" esclamai io, imitandolo ed incrociando le braccia. 
Lui mi guardò con espressione sbalordita, come se non si aspettasse che una come me non fosse vergine.
 Ma dio santo?! 
Cosa pensava? 
Certo che non ero più vergine, ho 19 anni!
 Lui non controbattè e non ci rivolgemmo più la parola. 
Presi mentalmente nota di andare ad implorare la professoressa di cambiarmi compagno.

Angolo. Eccomi con il secondo capitolo di questa ff davvero pessima. Non mi piace affatto, bhe, vediamo come si svilupperà, perchè davvero non ne ho idea! ahahah. comunque grazie a chi ha recensito, e continuata a scrivere cosa ne pensate, è importante! La canzone è "Bring me to life" dei meravigliosi Evanescence. 

Cix. 

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Capitolo 3
*** Now. ***


"Ma professoressa! La prego, la supplico." esclamai scongiurandola.
"Mi spiace Winter, l'ho già detto sul pullman, per motivi organizzativi non posso accontentarti." disse lei cercando nella borsa qualcosa.
Me ne andai sconfortata.
Avrei dovuto sul serio condividere la stanza con Harry.
Eravamo all'aereoprto, in attesa del nostro aereo.
Mi sedetti su una sedia e chiusi gli occhi cercando di dimenticare questa orribile convivenza forzata.
Una voce mi fece sussultare.
"Allora, l'hai convinta?"
Aprì gli occhi, ritrovandomi di fronte Harry.
Scossi la testa.
"Merda." sospirò lui con aria afflitta.
Io mi alzai, ferita nell'orgoglio: "Guarda che non sta bene neanche a me, eh!" esclamai.
Cosa credeva?
Che fossi estremamente felice di passare tutte le notti con lui?
"Questo si era capito!" disse lui scuotendo i riccioli.
Me ne andai sbuffando ma fui fermata da qualcuno.
Mi girai di scatto e mi trovai davanti Harry che mi aveva afferrato per il polso. Rimasi un po' interdetta vedendo così vicini a me i suoi occhi verdi.
Avevo appena ripreso coscienza quando avvicinò la sua bocca al mio orecchio, e mi sussurrò con una voce terribilmente sexy.
"Almeno così potrò aiutarti a toglierti la pallina dal reggiseno." mi scansai violentemente, infilai la mano nella scollatura fino a prendere la fottuta pallina di carta e gli la tirai con forza in faccia, guardandolo con odio.
Lui scoppiò a ridere e si girò con un ghigno piazzato in faccia.
"Non provare mai più a toccarmi!" urlai alle sue spalle.
"Tra poco scongiurerai per essere toccata da me." mormorò guardandomi dritta negli occhi.
Avrei voluto picchiarlo, ma forte.
Sentì la rabbia salirmi, infuocarmi il petto.
"Preferirei morire." mormorai poi avviandomi in modo assai drammatico verso le mie amiche, mentre lui rideva alle mie spalle. 


 

Il viaggio in aereo era stato piacevole, anche perchè quel coglione di Styles era nell'altro scompartimento.
Quando atterrammo però la consapevolezza di dover passare la prossima settimana e mezzo in stanza con Harry mi stritolò le budella.
"Smith, stai attenta a Harold" disse Josh passandomi accanto e dandomi un veloce bacio sulla fronte. Io borbottai irritata, un po' per il bacio, un po' per la sua affermazione.
Come se non lo sapessi da sola.
Salì velocemente le scale con Cloey e Abbey alla calcagna.
La valigia era pesante e mi stava scorticando una gamba, sbattendoci sopra. Si era pesante, ma non quanto il masso che si era improvvisamente impossessato di me.
C'era un motivo per il quale odiavo la notte.
C'era un motivo per il quale non andavo mai a dormire dalle amiche, al di fuori di Abbey.
Neanche trangugiando due o tre di quelle pasticche gialle riuscivo a trattenere gli incubi che mi perseguitavano, e neanche le urla e le lacrime.
E lo spettatore stavolta sarebbe stato Harry.
Mi fermai di scatto facendo quasi cadere Cloey, che era appena dietro di me. "Che hai fatto?" chiese lei irritata raccattando la valigia che le era caduta.
"Ehm... io... niente... andiamo avanti." dissi raddrizzandomi la coda e riprendendo il mio percorso.


 

Aprì di scatto la porta della stanza 312 senza bussare.
Speravo che Harry non fosse ancora arrivato, invece era lì davanti alla finestra a contemplare il panorama.
Certo che New York era veramente fantastica e nessuno, nemmeno Styles, avrebbe potuto rovinarmi quella gita.
"Ciao." dissi entrando in camera.
Lui rispose con un cenno del capo.
Portai la valigia fino in camera da letto.
Due letti da una piazza e mezzo erano a meno di un metro l'uno dall'altro.
"cavolo." sussurrai posando la mia valigia per terra, vicino ad uno dei letti.
"Non preoccuparti, possiamo spostare uno dei letti in salotto." disse Harry dall'altra stanza.

"Dove ovviamente dormirai tu." dissi decisa.
Già era un supplizio condividere il piccolo appartamento con quell'essere, di certo non avrei dormito nel salotto.
"potresti essere anche gentile, per una volta." disse venendo nella stanza.
La sua espressione era buffissima, corrucciata ed offesa.
Scoppiai a ridere.
"Cosa cazzo ridi?!" chiese lui incrociando le braccia.
"Niente, è solo che sei buffo." dissi tra una risata e l'altra.
"Io non sono buffo." disse irritato.
"Si, che lo sei." dissi io cercando di calmarmi.
"E invece no." disse lui sempre con tono offeso ma non riuscendo però a trattenere un sorriso che gli illuminava il viso.
Certo che era proprio bello, con quei riccioli che li ricadevano sul volto, il sorriso smagliante e gli occhi luminosi.
Scacciai subito questo pensiero dalla mia mente.
"Comunque sia. Facciamo a turno d'accordo?" dissi infine.

In fondo potevo anche sopportare di dormire nel salotto, l'importante era non instaurare alcun tipo di rapporto con Harry.
Sapevo benissimo come sarebbe andata a finire e già da adesso le mie difese erano leggermente diminuite, quindi meno ci entravo in contatto, meglio era. Per il bene di entrambi.
"Non occore, tranquilla. Non mi dispiace dormire in salotto." disse lui con un sorriso gentile.
Merda.
Io non volevo avere niente a che fare con lui, ma se continuava a sorridere in quel modo...
No, Winter, no.
Distaccata.
Sii distaccata.
"Ok, va bene." dissi con il tono più freddo che potessi.
Non fu difficile visto che io ho sempre un tono freddo.
Rimanemmo per un po' a guardarci, come indecisi sul da farsi.
Poi intervenni: "Altro?" dissi inarcando le sopracciglia.
"No. Ehm. Vado." disse lui uscendo dalla stanza.
Chiusi la porta alle sue spalle.
Merda.
Merda.
Merda.
Mi stesi sul letto vicino alla finestra, affondando la testa nel cuscino.
Dopo pochi minuti, uscii da quel nascondiglio poco efficace e decisi che era molto meglio se uscivo.
Mi alzai dal comodo letto e disfeci velocemente la valigia.
Mi cambiai velocemente indossando un paio di pantaloncini corti ed una semplice canottiera.
Uscii in fretta dalla stanza.
Harry era sdraiato sul divano, intento nella lettura di un libro che s'intitolava "il gioco dell'angelo" di Zafon.
Adoravo quello scrittore e quel libro l'avevo letto all'incirca mille volte.
Harry posò sulla pancia il libro e mi guardò interrogativo.
"Winter, tutto bene?" chiese poi.
"si, è solo..."farfugliai io accorgendomi di essere in mezzo alla stanza e che lo stavo fissando con un espressione incredula e stupita.
"é solo che non puoi capacitarti di vedermi leggere? Sai noi siamo tutti un branco di illetterati." disse lui, offeso.
"No, no. Non era per questo. È solo che quello è il mio scrittore preferito, e quel libro lo adoro." dissi io ricomponendomi.
Lui si mise a sedere.
"Non ci credo. Nessuno che conosco l'ha mai letto. Amo questo libro, è fantastico!" gli occhi gli brillavano dall'emozione e la sua voce lasciava trasparire la passione che quel libro gli intimava.
"si, è una cosa fantastica. É un romanzo che da assuefazione." dissi io con il medesimo entusiasmo.
Oh mio Dio.
Io?
Entusiasta? 


 

E sto manifestando il mio entusiasmo ad Harry Styles?
Oh mio Dio.
Cosa mi è successo?
"Hai letto Marina?" disse lui alzandosi in piedi, preso da una foga che non avevo mai visto.
"No, è l'unico che non ho letto. Non riesco a trovarlo in libreria." dissi io.
Avevo passato mesi a setacciare ogni libreria di Londra a cercare quel romanzo, ma nulla, neanche l'ombra.
"Io l'ho comprato su internet, se vuoi te lo presto. É qualcosa di... non so.. sorprendente, magico, interdetto." disse lui.
Il suo viso si contrasse in un espressione concentrata mentre cercava il termine adatto per descrivere il libro.
"Si ti prego. Ho girato tutta Londra per trovarlo!" dissi io quasi supplicandolo.
"Non c'è problema, appena torniamo a Londra te lo presto." disse lui con gli occhi ancora luminosi.

"Grazie, grazie mille." dissi e non riuscì a trattenermi.
Mi avvicinai e gli scoccai un sonoro bacio sulla guancia.
Fortunatamente non arrossivo facilmente, perchè altrimenti sarei diventata paonazza.
Merda.
Winter, dobbiamo chiarire un paio di punti.
Cosa cazzo è per te la freddezza?
Non bacio sulla guancia nemmeno il mio migliore amico!
Merda.
Lui non era affatto agitato.
"Ah, ma stavi uscendo?" chiese vedendomi con la felpa e la borsa in mano.
"si, stavo andando a fare un giro." dissi io.
Non so perchè ma mi diede la sensazione che stessi per fare qualcosa di sbagliato, uscire senza di lui.
Ed ecco il colpo di genio.
Mi dava l'idea di qualcosa di sbagliato perchè volevo rimanere lì con lui. Winter, sgrullati.
"ah ok. ma... esci con quelli?" disse indicando i miei calzoncini.
"Cosa hanno che non va?" chiesi stizzita.
"Sono un po' corti non trovi?" disse lui deciso.
"veramente no. Ci vediamo più tardi." dissi io risoluta uscendo con passo veloce dalla appartamento e chiudendo la porta con forza.
Merda. 

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Capitolo 4
*** I wish. ***


"Cloey, sono Winter!" urlai fuori dalla porta della mia amica.
Sentì uno scalpiccio dall'altra parte e poi la porta si aprì.
Cloey comparì.
Portava un vestito corto e si era pettinata i capelli.
"Ciao, Win" disse cordiale, facendomi entrare.
Condivideva la stanza con una ragazza della nostra età, ma al momento non c'era.
"Siamo arrivati da nemmano un'ora. Styles ti ha già fatta scappare?" chiese lei sedendosi su il letto.
"No, macchè. Avevo solo bisogno di un po'd'aria. Io non scappo. Mai." dissi imitandola e sedendomi sul letto.
"Si certo." disse lei guardandomi di sottecchi.
"Piuttosto... perchè ti sei agghindata? Stai uscendo?" dissi guardandola. Si era addirittura truccata.
"Ehm. Io... veramente.." farfugliò.
Era improvvisamente diventata viola dall'imbarazzo.
Io la guardai interrogativa. Lei si limitò a dare una veloce occhiata all'orologio sul display del telefono, sussultò.
"In realtà stavo per farmi una doccia. Quindi... insomma... se non ti dispiace..." disse alzandosi.
Stava succedendo qualcosa di strano.
Mi alzai dal letto per ribattere ma lei colse al volo l'occasione e mi trascinò fino alla porta.
"Ci si sente, Win." disse aprendo la porta.
Qualcuno era però davanti all'ingresso, con il pugno sollevato per bussare.
Un ragazzo che io conoscevo bene.
Josh!
Aveva un mazzo di fiori in una mano e un' espressione stupita stampata sul viso.
Cloey.
Josh.
Guardai prima l'uno e poi l'altro.
Entrambi avevano mutato l'espressione da incredula a spaventata. Neanche li avessi beccati a rubare in un centro commerciale!
Non capisco per quale motivo mi abbiano tenuta all'oscuro di tutto questo.
Insomma!
Assunsi un espressione arrabbiata ed esclamai: "Si può sapere per quale ragione non me lo avete detto?" fulminai con lo sguardo Josh che nascose meccanicamente i fiori dietro la schiena.
"ehm. Winter, volevamo solo essere sicuri. Sai che questo rapporto funzionasse... ecco..." balbettò Josh. Io sbuffai, spazientita.
"porco cazzo. Josh. Sono o no la tua migliore amica? Devi dirmi tutto, soprattutto sei ti metti con una delle mie migliori amiche! Odio essere tenuta all'oscuro. Non mi interessa se stai con Cloey o con qualunque altro essere umano. Certo, sono felice per voi. Ma proprio non capisco perchè non me lo avete voluto dire!" dissi, arrabbiata.
Josh e Cloey erano due delle poche persone a cui affidavo la mia piena fiducia.
Forse avevo un po'esagerato, ma mi ero sentita tradita.
Loro mi guardarono imbarazzati.
"Ehm. Si lo so, Winter. Mi dispiace davvero è solo che..." cominciò Josh, ma non gli feci finire la frase.
"Delle tue motivazioni non me ne frega un cazzo." dissi spingendolo da una parte e avviandomi con passo deciso verso la mia stanza.
Che rabbia!
Josh, dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro!
Non sapevo esattamente dove andare, così decisi di andare a vedere il giardino dell'albergo.
Era spazioso, ricco di vegetazione.
Su un lato c'erano delle rosse profumatissime.
Le rose erano il mio fiore preferito.
Mia madre dice sempre che è strano, poichè la rosa è un fiore che trasmette un' infinita dolcezza, adatta al romanticismo e alle sognatrici. Ed io ero il contrario.
Mio malgrado però amavo il profumo intenso che emanavano e la loro corolla elegante ma allo stesso tempo semplice.
Amavo anche le spine, che proteggevano la sublime bellezza del fiore.
I loro petali setosi e morbidi mi ricordavano che in fondo c'era qualcosa di buono in questo mondo perverso.
Inoltre le rose mi riportavano ad uno dei miei ricordi felici.
È legato a mia sorella.
In genere ormai, tutto ciò che è legato a mia sorella mi fa impazzire, ma questo è l'unico che mi fa sorridere.
Avevo compiuto dodici anni, mentre mia sorella ne aveva appena dieci.
Ricordo che si era pettinata i capelli in una lunga treccia bionda.
Gli occhi color miele sprizzavano allegria.
Eravamo così diverse.
I miei capelli rossi contro i suoi, di un biondo intenso.
La sua carnagione chiara contro la mia, più scura.
Avevamo caratteri completamente diversi.
Lei era sempre, perennamente allegra.
Riusciva a trovare il lato positivo in ogni cosa.
Sembrava ancora più bella, poichè aveva sempre un sorriso sul volto. Ricordo bene il suo sorriso, era capace di illuminare il mondo.
Lei sempre sognante e fiduciosa, io cinica e poco adatta nel credere nella bellezza e nelle cose felici.
Nonostante queste differenze eravamo molto legate.
Lei era la mia sorellina e mi sentivo in dovere di aiutarla.
Sempre.
Dovevo proteggerla dalle cose brutte della vita, cose che lei non vedeva. Non riusciva a vedere che il mondo era crudele, e forse era meglio così. Io dovevo occuparmi di lei.
Io avrei dovuto salvarla e proteggerla.
Quella mattina il sole dei primi di marzo era brillante e io e Emily, così si chiamava, eravamo nel nostro giardino.
Il sole riscaldava ed illuminava i nostri volti.
Ricordo di aver pensato che fosse bellissima, con la luce del sole che evidenziava le pagliuzze dorate dei suoi occhi.
Le rose erano prorompenti nella siepe.
Rosse e bianche.
Lei corse verso le rose e ne colse una.
Tuffò il volto nella corolla del fiore, di un rosso vivo.


 

Diceva sempre che io ero la rosa rossa, così bella, ma allo stesso tempo pungente.
Nel coglierla aveva posato il dito su una delle spine e ora una goccia di rosso sangue vivo era posata con delicatezza sulla sommità del suo mignolo.
Mi avvicinai ai lei e tolsi la piccola goccia di sangue.
Lei emerse dalla rosa e mi guardò per un secondo, vedendo il mio dito sporco di sangue.
Poi scoppiò a ridere.
La sua risata era qualcosa di bellissimo.
Uno scoppio di felicità e di allegria.
Adoravo la sua risata.
Ti rendeva felice ed era contagiosa.
Infatti poco dopo risi anche io.
La mia risata non era come la sua.
Per niente.
Così stonata, talmente rumorosa....
mi disse di cogliere una rosa anche io, e io obbedì.
Io non mi punsi.
Non mi pungevo mai.
"Vedi? A te le rose non ti pungono. Perchè lo sentono." disse.
"Sentono cosa?" chiesi io.
"Sentono che tu sei una di loro. Winter, tu sei una rosa." disse lei tranquilla. 

 

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Capitolo 5
*** Shelter. ***


Mi accorsi che stavo ancora inspirando a fondo l'odore intenso del fiore, persa nei miei pensieri.
Per un secondo pensai che Emily fosse lì, vicino a me.
Cercai nel vasto giardino un segno dei suoi lunghi capelli biondi e acuì l'udito per sentire la sua argentina risata.
Mi sgrullai.
Winter, svegliati.
Emily è morta.
Morta.
La morte.
Irrefrenabile e dolorosa.
Lascia un vuoto.
Non sentirò mai più la sua risata.
Non vedrò mai più il suo splendido sorriso.
Sapevo che dovevo proteggerla.
Sapevo che il mondo avrebbe fatto male a quella creatura, indifesa e bellissima.
Ho cercato di salvarla.
io... ci ho provato.
"Winter!" la voce di Emily.
Cosa ci fa qui Emily?
Mi girai, fiduciosa.
Speravo di vedere mia sorella corrermi incontro, con il suo solito splendido sorriso.
Ma non era Emily.
Non aveva capelli biondi, ma color cioccolata.
Non aveva gli occhi color del miele, ma scuri.
Non aveva un sorriso sul volto, ma un espressione preoccupata.
Chi era?
Come faceva a sapere il mio nome?
E perchè stava correndo verso di me?
Mi accorsi di essere a terra.
Inginocchiata.
Dove sei Emily?
Dove sei andata?
"Winter!" disse la voce, ora più vicina.
Mi accorsi di avere le mani piene di sangue.
Le spine della rosa conficcate nei palmi.
Hai visto Emily?
Non sono una rosa.
Il rosso vivo sgorgava dalle ferite nelle mani.
Mi ci volle un attimo per capire che me le ero conficcate da sola.
La proprieteria della voce che avevo scambiato per Emily mi abbracciò sussurando: "Va tutto bene. Winter. Va tutto bene."
Non va tutto bene.
Emily non c'è più.
Dove è andata?
Dove è mia sorella?
La ragazza continuava a dire che andava tutto bene.
E alla fine ci credetti.
Mi lasciai cullare dalla voce confortante di quella ragazza.
Winter, va tutto bene.
Permisi alla ragazza di farmi alzare, le permisi anche di mettermi una mano dietro le schiena.
Non volevo più combattere.
Lei riprese a dirmi che tutto andava bene.
E io cominciai a camminare da sola.
Quando fummo davanti ad una porta lei mi chiese con tono gentile: "Winter, ora ho bisogno che tu mi dia le chiavi."
di che chiavi stava parlando?
Frugai nella borsa in cerca di un paio di chiavi.
Magari se le avessi dato le chiavi giuste, lei sarebbe rimasta con me.
Non mi avrebbe lasciato sola.
Forse se le avessi dato le chiavi, avrebbe continuato a dirmi che andava tutto bene.
E io avevo solo bisogno di questo.
Le porsi le chiavi che trovai nella borsa.
Lei mi sorrise e mi disse che ero stata brava.
Quelle erano le chiavi giuste.
"Non lasciarmi sola." mormorai, senza più fiato.
"Mai. Winter, non ti lascerò mai sola." disse lei aprendo la porta.
Un ragazzo riccio stava dall'altra parte della porta. 

Gli occhi verdi intenso erano meravigliosi.
Le fossette così adorabili che aveva sul viso scomparvero vedendoci. Sembrava un angelo.
Era... bellissimo.

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Capitolo 6
*** Low. ***


P.o.v. Harry

Il mio sorriso si spense quando vidi che non era da sola e che stava male. Winter era con Abbey.
I suoi occhi chiari erano ricolmi di lacrime.
Il viso era pallidissimo.
Perdeva molto sangue dalle mani.
Non capivo cosa fosse successo.
Abbey mi sorrise mestamente.
"Ciao Harry." mormorò.
La aiutai a portare dentro Winter, che aveva perso i sensi.
La stesi sul mio letto e le esaminai le mani.
Le cime delle spine erano poco visibili, ciò mi fece pensare che se le fosse conficcate da sola.
Guardai con espressione interrogativa Abbey, ma lei scosse la testa.
Corsi in bagno e presi il mio kit di pronto-soccorso.
Mia madre non mi faceva mai fare delle gite senza questo.
Quando tornai in salotto Abbey era inginocchiata accanto a Winter e le accarezzava i capelli.
"Win. Andrà tutto bene. Va già tutto bene." delle lacrime le rigavano il viso. Winter aprì gli occhi e guardò prima me e poi lei.
"Dov'è Emily?" chiese con un filo di voce.
Una morsa si impossessò di me.
Non riuscivo a vederla così.
Per quale ragione?
Perchè soffrivo così tanto a vederla in questo stato?
Poi, perchè era in quello stato?
E chi era Emily?
Abbey scosse la testa.
"Winter. Emily sta bene. È felice, adesso." disse mestamente.
"la voglio qui. La devo... la devo proteggere. So che le faranno del male." mormorò lei cercando di mettersi a sedere.
Era troppo debole solo anche per muovere un dito, figurarsi per alzarsi.
Abbey singhiozzò e Winter chiamò il nome di Emily, prima con un filo di voce. Poi sempre più forte, finchè non cominciò ad urlare.
Mi accorsi che una lacrime mi stava rigando il viso.
Merda.
Volevo scappare da tutto questo.
Non potevo vedere Winter che stava male.
Non ce la facevo.
Ma l'unica cosa che feci fu correre verso di lei e abbracciarla forte.
Lei smise di urlare, ma cominciò a singhiozzare forte.


 

Oh mio dio.
Chi era Emily?
Perchè Winter stava così male?
Perchè non potevo fare nulla per lei?
Abbey era ancora inginocchiata per terra, singhiozzando.
La chiamai: "Abbey! Cosa le è successo? Come facciamo per farla stare meglio? Abbey!" udì la disperazione nella mia voce.
Perchè stavo così male per lei?
Abbey si riscosse e balzò in piedi. "Le sue pasticche!" disse e scomparve nella stanza.
Cosa?
Quali pasticche?
Winter riprese ad urlare.
"Emily, emily!" era un urlo pieno di dolore e io presi ad accarezzarle i capelli, imitando Abbey.
"Va tutto bene, Winter, tutto bene." lei smise nuovamente di urlare e si stese sul letto.
"Davvero? Davvero va tutto bene?" sussurrò.
"Tutto bene. Ci sono io con te." dissi dandole un bacio sulla fronte.
Lei parve calmarsi e chiuse gli occhi.
Abbey tornò nella stanza e si sedette vicino a Winter. 
In mano aveva cinque o sei barattoli di pasticche.
Tutte di un colore diverso.
"Winter. Mi puoi aiutare? Com'era? Le pasticche?" chiese dolcemente. "Pasticche? Io non voglio le pasticche." disse lei aprendo di colpo gli occhi, agitata.
"No, non sono per te, Win. Sono per me. Ma non mi ricordo bene..." lei parve tranquillizzarsi.
"Si, eh. Certo. La pillola rossa era per lo stress. Quella verde per frenare l'impulso di staccare la testa a qualcuno. Quella blu per la depressione e, infine, quella gialla per riuscire a dormire." recitò infine.
Alzai un sopracciglio.
Perchè Winter aveva bisogno di tutte quelle pillole?
"grazie, Win. Che ne dici di un bel bicchiere d'acqua?" lei annuì flebilmente. Mentre Abbey preparava il bicchiere Winter sussurrò:" Emily, ho bisogno di te. Non mi lasciare. Perfavore. Torna indietro."
Gli occhi le si colmarono si lacrime.
Piccole gocce d'acqua si posarono sul suo viso, come rugiada.
Accantonai per un attimo tutte le domande senza risposta che mi stavano tormentando e decisi di dedicarmi a lei.
Aveva bisogno di qualcuno.
"Winter, va tutto bene. Emily..." non sapevo cosa dire.
Ma lei si accontentò delle mie parole.
"Tu sei Harry, vero?" chiese guardandomi, curiosa.
"si. Sono Harry." dissi sorridedole.
"Lo sapevo. Sei l'unico ragazzo che conosco che sembra un angelo, ma che in realtà è il demonio. Vuoi farmi del male, vero?" disse spaventata.
"No che non voglio."
Era ovvio che stesse vaneggiando.

Non mi avrebbe mai parlato così.
"si, invece. Lo sento. Ma a me non importa. Non sento più niente da parecchio tempo." disse flebilmente, chiudendo gli occhi.
Le misi una mano sulla fronte.
Scottava.
"Winter, non ti addormentare, ti prego. Resta qui con me." dissi, spaventato. Avevo paura che se si fosse addormentata non si sarebbe più svegliata. "Perchè?" chiese, esausta.
"Perché devi ancora prendere il tuo bicchiere d'acqua." dissi sperando che Abbey si sbrigasse.
"Dov'è quella ragazza?" disse Winter.
"é andata a prenderti l'acqua." dissi.
"Harry, raccontami qualcosa." mormorò lei.
"Cosa vuoi sapere?"
"Raccontami di te. E di me." mormorò lei.
"D'accordo. Ti racconterò della prima volta in cui ti ho vista. Erano all'incirca cinque anni fa. Me lo ricordo bene. Tu avevi i capelli più belli che avessi mai visto. Rossi. Come il fuoco. E come il fuoco bruciavi. Eri davvero bellissima. Ricordo di aver pensato che tu fossi la ragazza più bella che avessi mai visto. Josh ti indicò e mi disse: "Vedi quella ragazza. Ecco. Lei è la mia migliore amica. È fantastica."e lo eri davvero. Lo sei, davvero." dissi io.
Probabilmente domani non si ricorderà nulla di tutto questo.
Ma il ricordo è vero.
Lei è vera.
In un mondo di bugie e finzioni lei è l'unica cosa veramente reale.
Lei è pura.
"Davvero pensi che io sia bellissima?" chiese lei.
"Certo, Winter. Sei ancora la ragazza più bella che abbia mai visto." dissi.
Lei sorrise e mi chiese di non andare.
Di rimanere con lei.
"Sempre." mormorai.

 

 

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Capitolo 7
*** Radioactive. ***


p.o.v. Winter

Aprì gli occhi.
La luce del sole proveniva dalla finestra.
Era una bella giornata.
Subito però un dolore lancinante alle mani catturò la mia attenzione.
Mi portai la mano nel campo visivo.
C'erano dei segni di sangue secco e delle bende fasciavano entrambi i palmi. Cosa cavolo era successo?
Mi guardai intorno spaesata.
Cosa cavolo ci facevo in salotto?
Ah, Harry mi avrebbe sentito!
Harry... 

Il riccio era sdraiato sul divano, con il volto rivolto al mio letto.
Stava dormendo.
Mio malgrado non riuscì a non pensare che fosse bellissimo, con la bocca leggermente arrossata e una mano ciondoloni, verso il mio letto.
I vasetti delle mie pasticche erano sul tavolo.
Non riuscivo proprio a ricordare cosa fosse successo.
Durante la notte avevo sudato molto, avevo ancora gli aloni sulla maglia.
Ma questo è normale, mi agito sempre durante la notte.
Corsi in bagno.
Lo specchio rivelò una me un po'scombossulata.
I capelli rossi vivo arruffati, le guance rosse dal pianto.
Ma anche questo era normale, piangevo sempre durante la notte.
Portavo ancora i vestiti che avevo indossato prima di uscire ma ora la maglia e il calzoncino erano schizzati di sangue.
Mio sangue.
Cosa cavolo...?
una voce roca pronunciò il mio nome, dal salotto.
Harry.
Cosa voleva da me?
Bhe forse mi avrebbe potuto spiegare.
Vedendo che non comparivo ripetè il mio nome, stavolta con tono quasi terrorizzato.
Corsi fuori dal bagno, non volevo farlo preoccupare.
"Harry, sono qui." dissi per calmarlo.
Lui era in piedi, con i muscoli tesi.
Quando mi vide i suoi muscoli si rilassarono e un espressione di conforto gli illuminò il viso.
"Oh mio dio, Winter." disse venendo verso di me.
In un secondo le sue braccia mi strinsero in un abbraccio estremamente dolce. Stranamente non ero nè imbarazzata nè irritata per quel contatto fisico.
Io che odiavo ogni forma di dolcezza o di contatto fisico, anche da parte di mia madre, ero contenta di quell'abbraccio.
Mi sentivo al sicuro, al riparo da qualsiasi male.
Avrei desiderato che non mi lasciasse mai più andare.
Insipirai a fondo il suo profumo.
Sapeva di bosco, sapeva di erba appena tagliata, sapeva del profumo intenso delle pigne che scoppiettano nel fuoco.
Sapeva addirittura del sublime profumo della rosa.
Assurdo.
Harry odorava delle cose che più adoravo.
Eppure non credo che fosse andato nel bosco, o a tagliare l'erba.
Assurdo.
La voce di Abbey dall'altra parte della porta ci fece trasalire.
Ci staccammo dolcemente da quell'abbraccio e ci fissammo per un secondo, senza sapere cosa fare esattamente.
Poi la voce di Abbey mi riportò alla realtà.
A quanto pare anche Harry si svegliò da quel dolce momento e andò ad aprire la porta.
Una massa di capelli color cioccolato si catapultò su di me e mi abbracciò.

L'abbraccio non fu come quello di Harry.
Anche se volevo bene alla mia amica, non vedevo l'ora che si staccasse.
Era quasi opprimente.
Dopo pochi secondi Abbey si staccò e mi prese le mani.
"Come stai?" chiese con tono preoccupato.
"Tutto bene... credo. Voi sapete cosa è successo ieri? Perchè ho le mani fasciate?" chiesi.
Mi raccontarono tutto, di come Abbey mi avesse trovata inginocchiata nel giardino, con molte spine conficcate nei palmi.
Di come Abbey mi avesse portata nella mia camera e di come Harry si fosse preso cura di me, mentre Abbey cercava le pillole.
Mi dissero che chiamavo Emily e che piangevo.
Mi vergognai.
Harry mi aveva visto in quello stato.
Mi succedeva spesso.
Anche se ultimamente ero migliorata.
Per fortuna che c'erano stati Abbey e Harry.
Se fossi stata da sola avrei potuto fare qualsiasi cosa.
In quei momenti perdo completamente la testa, non sono più io.
A volte mi ricordo alcuni tratti dei miei momenti di pazzia, ma solo frammenti. Forse Abbey aveva raccontato tutto ad Harry, o forse lui ebbe il rispetto di non chiedermi niente.
Mi medicarono nuovamente le mani, le ferite dove una volta c'erano state le spine, ora erano solo molto dolorose.
Abbey avrebbe voluto chiamare i miei genitori, ma io glielo impedì.
Se lo avessere saputo mi avrebbero di certo portato a casa.
E poi era normale.
Semplici ricadute.
Non era niente di grave.
Andava tutto bene. 

 

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Capitolo 8
*** The way. ***


Convinsi anche Abbey e Harry a non dire niente ai professori.
Loro avrebbero avvertito i miei genitori.
Dissi loro di testimoniare che ero scivolata e che avevo rotto un bicchiere.
Non volli dire niente nemmeno a Josh, Cloey e Samantha.
Ero ancora arrabbiata per la faccenda di Cloey e Josh, e non avevo alcuna intenzione di confidarmi con loro due.
Samantha si sarebbe allarmata inutilmente.
Eravamo liberi di fare ciò che ci pareva per tutta la settimana e mezzo di vacanza studio.
Solo le scuole private di Londra potevano fare una cosa del genere, ed era uno dei motivi per cui, dopo la morte di Emily, mi trasferì in quella scuola. Potevamo stare ad oziare tutto il giorno davanti alla televisione, potevamo fare party dalla mattina alla sera.
Dovevamo solo rispettare tre semplici regole: non ammazzarci, non uscire dalla città visitata e non rompre agli insegnanti con scherzi o cose del genere. Inoltre ogni mattina alle 10 un professore veniva a fare un giro di ronda.
Doveva vedere che fossimo tutti vivi, lo stato della stanza e se rispettavamo le coppie stabilite. 

Proprio per questo alle 9:30 Abbey uscì dalla nostra stanza ed andò a fare presenza nella sua.
Io e Harry rimanemmo soli.
"Grazie." mormorai.
Dovevo davvero ringraziarlo.
Per avermi aiutato, per non aver fatto domande, per mantenere il segreto.
"di nulla." disse lui sedendosi sul letto.
"Solo. Non farmi prendere un altro spavento." mormorò poi.
Sorrisi.
Si ero preoccupato per me.
"Non dirmi che ti eri preoccupato? Sai che sono pazza!" dissi io imitandolo e sendendomi.
"Quella non era pazzia, Winter. Quello era dolore." disse lui guardandomi negli occhi.
Sentì le lacrime riempirmi gli occhi.
Volevo un altro abbraccio.
Volevo lui.
Mi accorsi immediatamente della pericolosità di ciò che volevo.
Ma non importava.
Niente importa, ormai.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai.
Sentii di nuovo l'odore del bosco, dell'erba, delle pigne e delle rose.
Era un profumo che mi faceva stare bene.
Lui mi faceva stare bene.
"Winter, quando vorrai parlarne, sappi che io sarò pronto ad ascoltarti." sussurrò nel mio orecchio.
Non c'era malizia nella sua voce.Ne il tono suadente che utlizzava per far cascare le ragazze ai suoi piedi.
C'era solo un infinita dolcezza.
Lo strinsi più forte e lo ringraziai di nuovo.  
 

Harry aveva completamente mutato il suo comportamento.
Almeno, quando era con me.
La battutine maliziose erano scomparse e il suo sguardo era molto più sincero. Inoltre era straordinariamente dolce nei miei confronti.
In qualunque altra persona l'avrei preso come un terribile difetto, ma non su di lui.
Quella dolcezza non era affatto smielata o stucchevole.
Era...pura.
Quel giorno non avevo alcuna intenzione di uscire.
Il giorno prima avevo perso molto sangue e ero ancora molto debole.
Ma non volevo far preoccupare Abbey, così le dissi che stavo bene e che poteva andare in centro con Cloey e Samantha.
Le dissi che preferivo starmene al caldo a leggere un libro, che tanto avevamo molto tempo per vedere la città.
Ci cascò.
In fondo io sono la tipica persona che rimane a casa a leggere invece di uscire a fare shopping. 

Non sembrò per niente sospetto.
Non fu però altrettanto facile incastrare Harry.
Non capisco come mai ma io e lui abbiamo un rapporto speciale.
So come pensa.
Capisco prima che agisca ciò che sta per fare.
Il che è strano.
Così quando li dissi che poteva uscire con i suoi amici lui rifiutò categoricamente.
Ma io insistetti.
Non volevo che si rovinasse una giornata di gita per me.
Che poi, perchè era così preocccupato?
D'accordo, non succede tutti i giorni che la tua compagna di stanza si conficchi delle spine nei palmi delle mani e che urli il nome della sorella defunta, ma io e lui non avevamo niente di più che una debole amicizia.
Molto debole, visto che fino a pochi giorni prima lo odiavo con tutta me stessa.
Così lui decise che avrebbe invitato i suoi amici nella nostra stanza, per vedere un film.
Anche se non lo diedi a vedere, li ne fui grata.
L'ultima cosa che volevo era rimanere da sola.
Dopo nemmeno cinque minuti qualcuno bussò ripetutamente alla porta.
Harry si alzò dal divano sul quale eravamo seduti e andò ad aprire.
Quattro ragazzi entrarono nella stanza.
"Winter, loro sono Zayn, Liam, Niall e Louis." disse Harry.
Zayn era un ragazzo veramente bello. I tratti erano marcati, occhi scuri e pelle olivastra.
Niall era un ragazzo biondo, con un espressione gentile e simpatica.
Liam aveva degli occhi che lasciavano trasparire la sua innata gentilezza e bontà d'animo.
Louis aveva un sorriso che che trasmetteva allegria.
"Salve ragazzi." mormorai con il mio tono più amichevole.
Loro ricambiarono il saluto.
Louis esclamò: "E così tu sei Winter. Sai Harry e Josh ci hanno parlato molto di te. Non hai un bel caratterino, vero?" disse sorridendo.
Da chiunque altro l'avrei presa come un offesa, ma da lui traspariva come un complimento.
Sorrisi.
"E non hanno nemmeno mentito sulla tua bellezza." disse Zayn con una voce bassa ma melodiosa.
Sorrisi di nuovo.
Harry tossì più volte al commento di Zayn e li fece sedere sul divano e sul letto.
Io, Zayn e Louis eravamo seduti sul divano, mentre Niall e Liam sul letto di Harry.
Quest'ultimo si posizionò per terra, appoggiato alle mie gambe.
"Cosa ti hanno raccontato di noi?" disse Niall con tono allegro.
Josh me ne aveva parlato un paio di volte, dicendomi che erano ragazzi simpatici e alla mano.
Ma prevalentemente avevo sentito parlare di loro per i corridoi della scuola.

Erano molti famosi per la loro formidabile bellezza, e su questo non avevo niente da ridire.
Inoltre le loro conquiste erano passate alla storia.
Come quella volta che uno di loro conquistò la professoressa di storia, creando uno scandalo.
"veramente non molto. Josh mi dice sempre che siete simpatici e da quello che ho sentito per i corridoi siete molto ricercati, fra le ragazze." dissi mettendomi un cuscino dietro la schiena.
In genere quelle situazioni mi avrebbero imbarazzata e non poco.
Insomma io seduta sul divano a chiacchierare amabilmente con cinque dei ragazzi più belli della scuola?!
Ma la presenza di Harry contro le mie gambe mi infondeva sicurezza.
"è tutto vero." disse Niall alzando le mani come per ammettere una colpa. Sorrisi. Era buffo. Sentì il respiro regolare di Harry, era confortante. Chiacchierammo per parecchio tempo e scommetto che nessuno dei miei amici ci avrebbe creduto se qualcuno li lo avesse raccontato.
E scommetto quello che volete che se avessero saputo che avevo schioccato un bacio sulla guancia a tutti e quattro, quando si era giunti al momento dei saluti, avrebbero creduto che fossi impazzita del tutto.
"Mi piacciono i tuoi amici." dissi quando rimanemmo io ed Harry da soli.
"Non sembravi neanche te. Eri molto più...amichevole." disse lui aprendosi una bottiglia di birra.
"guarda che io sono sempre amichevole." esclamai, risentita.
"sono quando vuoi. E con chi vuoi."
"cosa intendi dire?"
"bhe, a me non daresti mai un bacio sulla guancia."
"certo che te lo darei! Anzi, ora che mi ricordo te ne ho già dato uno!" esclamai. Era vero, quando mi aveva detto che mi avrebbe prestato Marina, il libro che mi mancava di Zafon.
"quello era solo un bacio di gratitudine!"
Mi avvicinai a lui e gli scoccai un bacio sulla guancia sinistra.
Lui ovviamente se lo aspettava.
Mi cinse la vita in un movimento improvviso e mi buttò con delicatezza sul divano facendomi il solletico.
Ridevo come una matta, un po'perchè soffrivo terribilmente il solletico e un po'per nascondere il fremito che mi aveva procurato sfiorandomi.


 

Io e Harry guardammo un film prima di andare a dormire.
All'inizio del film ero  dalla parte opposta del divano da dove lui era seduto.
Alla fine del film mi ritrovai praticamente attaccata a lui, con la testa posata sulla sua spalla.
Ero così semplice stare con lui!
Così naturale!
Ed anche toccarlo, era naturale.
Quando li diedi la buonanotte ebbi paura.
Ero completamente da sola per la prima volta, dopo che mi ero quasi dissanguata.
Mi stesi sul letto, agitata.


Non so come ma riuscì ad addormentarmi, ma solo per poche ore.
Infatti mi svegliai, in preda al panico.
Avevo appena assistito alla morte di mia sorella, per la millesima volta.
Anche se lo avevo rivissuto molto volte, ogni volte era terribile, come la prima.
Cercai di calmarmi, ma non ci riuscì.
Era troppo.
Mi alzai dal letto, camminando avanti e indietro.
Cercai le mie pasticche, ma solo dopo aver rivoltato il comodino, mi ricordai che le avevo lasciate in salotto.
Non volevo svegliare Harry, ma avevo un disperato bisogno di quelle fottute pasticche.
Così aprì la porta che mi separava dal salotto, stando attenta a non fare rumore.
Attraversai furtiva la stanza e giunsi al tavolo.
Cercai di fare attenzione, ma sono davvero un disastro in queste cose.
Cercando alla cieca, colpì la bottiglia di birra, che cadde per terra, facendo un rumore pazzesco.
"Chi c'è?" disse Harry, spaventato.
"sono io. Scusa." mormorai, imbarazzata.
"cosa è successo?" chiese, con la voce ancora impastata dal sonno.
"niente, mi sono svegliata, avevo bisogno delle mie pasticche..." ma Harry non mi fece finire la frase.
"Pasticche? Ti senti male?" chiese preoccupato.
Non riuscivo a vedere, nel buio. Ma riuscì comunque a percepire che si era alzato.
"no. Tranquillo. È solo che ho bisogno delle pasticche, altrimenti non riesco a dormire."
"Perchè?"
"perchè faccio gli incubi."
ok. sembravo davvero una bambina di cinque anni, ma pace.
"vuoi che aspetti finchè non ti addormenti?" chiese gentilmente.
Cazzo si.
Sarebbe perfetto.
Averlo accanto mi renderebbe le notti infinitamente più facili.
"Non sei obbligato."
"se ti fa piacere, lo faccio volentieri. Tanto non ho più sonno."
annuì anche se nel buio non poteva vederlo.
Ma lo comprese ugulmente.
Infatti venne verso di me, a tentoni.
Mi prese per mano e tornammo in camera mia.
Mi sembrava di essere davvero tornata piccola.
Magari se la chiamavo, Emily sarebbe venuta, magari era nella stanza accanto, con mia madre.
Mi rannicchiai nel letto e Harry venne vicino a me.
All'inizio era distante, come per rispettare il mio spazio.
Ma io avevo bisogno di sentirlo, cosi mi avvicinai e lui mi avvolse con il braccio, capendo.
Il sonno non tardò.
Mi sentivo talmente protetta, talmente al sicuro, fra le sue braccia. 

 

 

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Capitolo 9
*** Right there. ***


"Ehi bella addormentata! È l'ora di svegliarsi!" disse una voce allegra.
Non volevo aprire gli occhi.
Stavo così bene accocolata nel mio letto.
Ricordo ancora il calore di Harry e il suo profumo mentre aspettava che mi addormentassi.
Volevo rimanere lì, nel mio letto.
Magari con Harry.
Già mi mancava il suo profumo.
Ma la voce era di tutt'altro avviso.
"Presto. Winter, oggi abbiamo un mare di cosa da fare!" riconobbi la voce squillante.
Era Samantha.
"Giorno, Sam." dissi stiracchiandomi.
Il volto radioso di Samantha era davanti a me che mi guardava con i suoi vispi occhi scuri.
"Giorno a te. Effettivamente sei un po'pallida. Aveva ragione Harry."
"Harry? Cosa c'entra Harry?" chiesi non capendo.
"Niente. Mi ha detto che avevi bisogno di uscire." disse lei facendomi alzare. "Dov'è Harry?" chiesi con una nota di panico.
Avevo paura che se ne fosse andato.
Avevo bisogno del suo odore, avevo bisogno di lui.
"Si sta vestendo. So che non lo sopporti, ma è stato così carino che gli ho chiesto se voleva venire con noi. Mi odi così tanto?" disse Samantha prendendo dalla mia valigia una gonna a vita alta e un top a fiori.
"Nono, posso sopportarlo." ma non riuscì a contenere un sorriso.
Cazzo.
Winter.
Basta.
Devi finirla.
Vuoi cadere in un buco nero?
Mi vestì velocemente e uscì in salotto.
Samantha e Harry stavano animatamente parlando del programma di oggi.
Mi diede noia.
Harry doveva parlare solo con me.
Merda.
Tossì per far notare la mia presenza.
Harry si voltò immediatamente e sorrise.
Io ricambiai.
Merda.
"Buongiorno, Win." disse dolcemente.
"Buongiorno, Hazza."
i suoi amici lo chiamano tutti Hazza.
Io non lo avevo mai chiamato così.
E lui non mi aveva mai chiamato Win.
Notai lo sguardo interrogativo di Samantha. Ma decisi di non farci caso. 

Samantha andò nella sua stanza poco dopo, per fare presenza e ci demmo appuntamento nella hall dell'albergo.
Dopo che il professore fu passato io e Harry ci dirigemmo verso l'ascensore. Eravamo soli, ma questo non era più motivo di imbarazzo.
"Sai stanotte non mi sono mai svegliata. Non mi succedeva da tanto tempo." dissi rigirando fra le mani il medaglione della ghiandaia imitatrice di Hunger games.
"Davvero? Sono felice." disse lui sorridendo.
"Ho impiegato molto ad addormentarmi?" chiesi rituffando dentro il top il medaglione.
"No, ma sono stato un po'sveglio. Mi piace guardarti dormire." disse lui arrossendo.
"Anche io ieri mattina ti ho guardato dormire, sembri molto più dolce." dissi arrossendo a mia volta.
"Io sono sempre dolce. Sei tu quella sempre imbronciata." disse lui facendo il finto offeso.
"Tu non sei sempre dolce. O almeno non hai quell'aria da angioletto che hai mentre dormi." ribatto io.
Lui si sta avvicinando pericolosamente.
Ma anche se avrei un bel po' di spazio per arretrare non lo faccio.
Non voglio, arretrare.
"Tu sembri sempre un angelo."
"Un angelo con i capelli rossi? Non ne ho mai sentito parlare."
"allora sei una Weasley." disse facendo riferimento ad Harry Potter.
Amo quella saga.
"questo lo posso accettare come complimento. Ma quale, Ginny?" dissi avvicinandomi a mia volta.
"Si, Ginny. E io sono Harry Potter."
"Umh. Vediamo. Gli occhi verdi ci sono ed anche i capelli scarruffati. Si può andare." dissi io.
Ero talmente vicina a lui.
I nostri nasi si toccavano.
"Ehi. I miei capelli non sono scarruffati" disse, risentito.
Portai una mano su i suoi riccioli e gli scarruffai.
"Ora si." dissi tenendo la mano fra i suoi ricci.
La morbidezza dei suoi capelli, il suo profumo così vicino, gli occhi verdi che mi scrutavano.
Tutto questo mi fece perdere il controllo di me stessa.
Così quando azzerò la distanza tra noi e posò le sue morbide labbra sulle mie, io non lo scacciai.
La mia mano era ancora fra i suoi capelli, e la sua mano scivolò sulla mia schiena.
Con una leggera pressione, fece aderire maggiomente i nostri corpi.
Quando chiese il permesso per far entrare la sua lingua nella mia bocca, io non glielo impedì.
Era un bacio dolce.
Un bacio che sapeva di tutte le cose buone.
Un bacio che presto divenne molto meno casto.
Prese le mie cosce e con un movimento abile mi sollevò da terra.
Avvolsi le mie gambe sui suoi fianchi e ciò li procurò un gemito.
Avanzò finchè non trovò la parete dell'ascensore.
Un qualcosa di metallico mi premeva tra le scapole, facendomi male.
Ma non mi importava.
Desideravo Harry.
Lo desideravo con un intensità con cui non avevo mai desiderato nessun altro. Il suo odore mi riempiva l'anima mentre la sua mano scendeva ad esplorare ogni minima parte del mio corpo.
All'improvviso però un rumore mi fece sobbalzare.
Mi staccai dalle sue labbra a malincuore e mi voltai.
Una coppia di vecchietti erano davanti all'ascensore e ci guardavano scandalizzati.
Non mi ricordavo che ero su un ascensore.
Fortunatamnte eravamo nel piano più alto e ci volevano dieci minuti per scendere, ma non avevo calcolato che avrebbero potuto salire altra persone. 
Mi fece scendere dolcemente e con il massimo della naturalezza disse: "Salve. A che piano andate?"
trattenni una risata.
I due signori ci rivolsero un occhiata sconcertat,  poi l'anziano signore parlò: "Se volete... eh... possiamo prendere un altro ascensore..."
"No, no. Venite pure. Ci spiace." dissi io, imbarazzata.
Loro entrarono, poco convinti e l'ascensore continuò la sua scesa.
C'era un silenzio imbarazzato.
Guardai Harry per un istante e trannemmo a stento un sorriso.
Mi prese per mano, silenziosamente.
Non mi strinse forte, poichè le ferite delle spine mi facevano ancora male. Quando l'ascensore si riaprì la vecchia signora si avviò con passo veloce verso la porta, ancora scandalizzata.
Il signore, invece, ci strizzò l'occhio e sussurrò ad Harry: "Te la sei scelta bene, ragazzo!" prima di seguire sua moglie.
"Lo so. È la più bella." disse Harry avanzando verso il gruppo di ragazzi che si era radunato.
Ci tenevamo ancora per mano, ma quando ci avvicinammo mi staccai velocemente.
Oltre ad Abbey, Samantha, Josh e Cloey c'erano anche gli amici di Harry. Ne fui felice, ultimamente ero stata più vicino a loro che ai miei amici di sempre.
"Ciao Harry, ciao Winter." escalmò Abbey venendoci incontro.
"Siete gli ultimi." disse Samantha, a mo'di rimprovero.
"Probabilmente stavano litigando!" esclamò Cloey.
Non l'avevo ancora vista dalla nostra discussione.
Quanto sembravano lontani i tempi in cui io e Harry ci odiavamo!
Ora sono sicura di non odiarlo.
Non so esattamente cosa io provi per lui, ma non sono nemmeno sicura di volerlo sapere.
Salutai in fretta tutti quanti, baciando sulla guancia gli amici di Harry.
Josh mi rivolse un occhiataccia, ma non mi importava.
In fondo l'avevo già degnato del mio saluto.
ci avviammo verso la porta ed uscimmo fuori.
L'aria di New York ci trafisse.
Avevano proprio ragione: l'aria di questa città trasmette energia e voglia di vivere.
Gli altissimi grattacieli ci sormontavano con la loro altezza.
Stagliati contro il cielo, di un azzurro intenso, sembravano giganti.
La gente camminava in fretta per il madison square garden e niente e nessuno stava fermo.
Era tutto in continuo movimento.
Cartelloni colorati e mutlimediali erano appesi dappertutto.
"wow." mormorai, senza altre parole per descrivere quello spettacolo.
Tutti stavano ammirando la bellezza di questa città, quando la ragazza bionda che aveva parlato con Harry sul pullman scese da un taxi.
Indossava un mini top rosa shocking e una gonna di pelle extra aderente.
Con voce mielosa si rivolse ad Harry: "Ciao, dolcezza."
Harry la guardò imbarazzato e quando non ricevette alcuna risposta la ragazza se ne andò, evidentemente spazientita.
Dio quanto la odiavo.
Con quegli stupidi capelli biondi, con quello stupido smalto rosa sulle unghie laccate.
Lo sguardo si posò sulle mie mani.
Le bende ricorpivano la maggior parte del palmo, ma i pochi lembi di pelle lasciati scoperti rivelavano che non ero avezza alle creme.
Inoltre le mie unghie erano corte, prive di alcuna traccia di smalto e mangiucchiate.
Perfetto.
Le nascosi velocemente dentro le tasche della gonna, come per non far vedere a nessuno le mie mani oscene.
Sentì Zayn che si avvicinava ad Harry e li mormorava qualcosa, a bassa voce. Lui scosse la testa e disse, in modo che fosse ben udibile: "Non riesco proprio a capire come sono potuto uscire con quella lì. È così volgare."
capì immediatamente che il messaggio fosse per me.
Ovviamente non c'era assolutamente niente di romantico fra noi due. Insomma: io e Harry?
Ma dai!
Nessuno ci crederebbe.
Eppure tirai un sospiro di sollievo.
Almeno non dovevo vedere quella zoccola patinata girare per la mia stanza. Convinta che fra me ed Harry non ci fosse altro che una forte attrazione puramente fisica, ripromisi a me stessa che fra me e lui non ci sarebbe stato assolutamente altro.
Ora che pensavo attentamente, tutta quella storia era ridicola.
Non sono un animale.
Posso perfettamente contenermi.

 

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Capitolo 10
*** Do it now, remember it later. ***


Quando tornammo all'albergo, verso sera, ero distrutta.
Io e Harry praticamente non c'eravamo mai rivolti la parola.
Ma ciò fu confortante, perchè probabilmente anche lui si era reso conto dell'assurdità della situazione.
Avevamo visitato un sacco di posti, uno più bello dell'altro.
Ci eravamo quasi sempre serviti dei mezzi pubblici, ma avevamo comunque camminato parecchio.
New York era elettrizzante.
Assolutamente perfetta.
Le persone erano fantastiche.
Era proprio una città cosmopolita.
Ed era fantastico perchè non c'erano solo persone di diversi paesi. Ma anche culture e tradizioni.
Arrivata in camera mi sdraiai sul letto, esausta.
Harry si era attardato a salutare il suo gruppo di amici, così ero sola.
Ad Emily sarebbe piaciuta questa città.
Così piena di vita, piena di colori.
Una voce mi chiamò dal corridoio.
Era una voce maschile, ma non era Harry.
Mi alzai controvoglia dal letto ed attraversai il salotto, trascinando i piedi. Chiunque fosse stato, mi avrebbe sentito.
Porca miseria, avevo diritto anche io di riposarmi!
Aprì la porta, infuriata.
Josh era davanti a me.
Neanche con lui avevo parlato molto durante la gita, ma non ero più arrabbiata con lui.
E credevo di averglielo fatto capire.
Di certo l'avevo salutato, cosa che se fossi stata ancora arrabbiata, non avrei fatto.
"Josh?" lui mi sorrise.
Non era il solito sorriso.
Era quasi timoroso.
"Winter. Devo parlarti. Harry non c'è vero?" chiese in fretta.
"Ehm... no." risposi facendolo entrare e chiudendo la porta alle sue spalle. Cosa c'entrava Harry?
Cosa aveva di così urgente da dirmi?
"Winter. Mi dispiace molto per tutta la faccenda di Cloey... ma..."
non li lasciai finire la frase: "Josh è tutto a posto. Tranquillo."
lui mi guardò a lungo, molto intensamente.
Non capì a pieno le sue intenzioni fin quando non mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Un attimo!
Cosa cazzo stava facendo?
Josh è il mio migliore amico.
I migliori amici non si baciano.
Lo allontanai di colpo.
"Josh! Cosa cazzo stai facendo?" esclamai infuriata.
Ma porca miseria, ho pochissimi amici, ora se anche il mio migliore amico si 
mette a baciarmi cosa cazzo devo fare!?
Ero sconvolta.
Lui mi guardava stupito come se non fosse ovvia la mia reazione.
Mi teneva ancora le spalle ed eravamo vicinissimi.
Ero troppo sconvolta per allontanarlo di più.
Un rumore mi fece sobbalzare.
La testa riccioluta di Harry sbucò dal corridoio e rimase pietrificato davanti alla scena che aveva davanti.
I suoi occhi verdi si spostavano da me a Josh, con aria semisconvolta.
"Ehm... se volete... torno più tardi." balbettò poi.
Josh annuì silenziosamente.
"Si, grazie Harry."
ma io non lo sopportavo.
Non sopportavo che il mio migliore amico mi avesse baciata, non sopportavo l'espressione sconvolta di Harry.
"No, grazie Harry. Io e Josh non abbiamo altro da dirci." dissi decisa, togliendo con violenza le sue mani dalle mie spalle e allontanandomi spedita.
Sentivo quattro paia di occhi fissarmi.
Alla fine sentì la porta chiudersi e i passi fuoriosi di Harry venire verso di me. Non avevo alcuna intenzione di giustificarmi.
Per prima cosa non avevo fatto niente e secondo a lui non dovevo proprio un bel nulla.
"Perchè non me l'hai detto?" disse, rabbioso.
Mi voltai, cercando di mantenere la calma.
Mi trovai un Harry a dir poco sconvolto.
Le labbra arrossate e la vena del collo che pulsava violentemente.
"cosa?" dissi trattenendomi dal baciarlo.
Era così bello, anche da arrabbiato.
Winter.
Ora sei arrabbiata, arrabbiata nera.
"Non lo so... tipo che stai con Josh?!"
"Io non sto con Josh! " dissi ritovando la rabbia che avevo perduto guardandolo.
"Ah bene. Allora cosa siete? Scopa-amici? O che cosa?"
mi stava accusando!
"Non siamo proprio nulla! Cioè lui era il mio migliore amico, ma niente di più!"
"ah! Allora da quando fra migliori amici ci si bacia?"

"Ma dio santo! É lui che mi ha baciata! Io l'ho respinto! E poi perchè mi sto giustificando? Quale diritto hai tu su di me?" dissi, vicina alle lacrime.
Lui mi guardò per vari secondi.
Un po' era tranquillizzato, perchè non avevo ricambiato il bacio di Josh.
Ma era anche ferito per ciò che avevo detto.
In fondo aveva ragione.
Lui aveva tutti i diritti su di me.
Erano passate solo poche ore da quando lo avevo baciato con passione, nell'ascensore.
Ma non era solo questo.
Mi era anche stato accanto quando mi ero sentita male, mi aveva protetta dai miei demoni, aveva aspettato che mi addormentassi ed era innegabile che fra 
noi ci fosse qualcosa di molto più grande di un intesa fisica.
Era assolutamente vero.
Tra noi c'era molto di più di un bacio.
Era inutile fingere, era perfettamente inutile.
é che avevo paura.
Paura di quello che provavo.
Paura del futuro.
Cosa sarebbe successo, ora che avevo abbattuto tutte le mie difese?
Gli altri ragazzi mi avevano posseduto fisicamente, Harry no.
Harry mi possedeva tutta.
Soprattutto la mia anima.
Il senso di colpa mi stava divorando.
I suoi occhi verdi mi fissavano, vuoti.
Avevo preferito quando erano ricolmi di rabbia.
"scusa Harry... hai perfettamente ragione ad essere arrabbiato, in fondo..." dissi.
Lo sentivo.
L'avevo perso.
Per colpa del mio stupido orgoglio.
"No. Hai ragione tu. Non ho nessun diritto su di te." disse con voce fredda e si uscì dalla stanza.
Mi accasciai per terra.
Cosa avevo fatto?
Avevo rovinato tutto. 

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Capitolo 11
*** Do I wanna Know? ***


" Pronto, Sam?" risposi al telefono.
La voce squillante di Samantha per poco non mi stimpanò un orecchio.
Erano tre ore che Harry era uscito.
Avevo pensato di andarlo a cercare, ma non sapevo dove.
Così mi ero limitata a tendere l'orecchio e sperare con tutta me stessa che fossero suoi il rumore di passi che sentivo dall'altra parte della porta.
Ma non era ancora tornato.
"Win. Tra dieci minuti vengo a prenderti, stanno facendo una festa giù nella hall. Vestiti bene!" disse prima di chiudere la telefonata senza nemmeno chiedermi se ne avevo voglia.
No, non ne avevo.
Assolutamente nessuna voglia.
Volevo stare qui, ad aspettare Harry.
Stavo per richiamarla per dirle che non sarei venuta quando la porta si aprì e comparve Harry.
"Ciao." disse chiudendo la porta dietro di lui.
"Harry..." mormorai io.
Avevo desiderato che tornasse, ma ora che era qui, non sapevo cosa dirli.
Lui si avvicinò al tavolo dove era posata una bottiglia di birra.
Ne bevve un sorso.
"Io..." dissi cercando le parole.
"No, Winter. Tranquilla. Solo che avevo pensato che saresti stata una bella scopata, nulla di più." disse tranquillo.
Ecco perchè c'era rimasto male.

Ero solo una potenziale scopata.
Fanculo.
Era assolutamente prevedibile.
Cosa avevo creduto?
Che il ragazzo senza cuore si sarebbe innamorato di me?
Davvero ho potuto pensare che lui ci tenesse a me?
In fondo, anche per me non è nient'altro che questo.
I miei vari psicologi me l'hanno spiegato con chiarezza.
Innamorarsi per me è praticamente impossibile.
Ho troppe difese.
Troppi muri.
E anche il più ostinato dei ragazzi alla fine scapperebbe.
E in fondo, chi vuole una pazza come compagna della vita?
"Bene. Volevo solo chiarirlo." dissi con una voce più fredda del solito e chiudendo la porta della mia stanza.
Ero arrabbiata.
Fortemente arrabbiata con me stessa.
Fanculo.
Fanculo.
Aprì con violenza la mia valigia e presi il vestito da festa.
Indossato era ancora più volgare.
Molto più scollato di quanto avessi immaginato e anche molto più corto. Sicuramente un regalo di Samantha.
Ma non me ne importava.
Mi truccai, non in modo troppo pesante, ma certamente più del solito.
Indossai i tacchi neri e uscì dalla stanza, incazzata.
Harry era già uscito, probabilmente alla festa.
Samatha bussò alla porta e quando le aprì lei mi guardò, esterefatta.
"Dio. Win. Sei fantastica."
"Grazie" mormorai io praticamente correndo nel corridoio.
Ero impazzita.
"quanta fretta..." mormorò Sam.
"Ho intenzione di sballarmi alla grande!" esclamai.
Ne avevo davvero l'intenzione.
Non ero la scopata di nessuno.
Me l'avrebbe pagata,e cara.
Samantha era elettrizzata del mio mutamento.
Quando arrivammo, la festa era già decollata.
Dappertutto la gente ballava, imbottita d'alcool e di droga.
L'eccitazione era palpabile.
Andai di filato al banco e ordinai la bevanda con maggior tasso alcolico che mi venne in mente.
La bevvi tutta d'un fiato.
Subito l'alcool mi diede alla testa, rendendomi ancora più pazza del solito. Samantha era sparita nella folla.
Mentre trangugiavo un altra bevanda lo vidi.
Harry era dall'altro lato della stanza.
Appoggiato alla parete.
Una bionda dall'aria altamente stupida era di fianco a lui. 

Mi vide e mi fissò per vari secondi, fui la prima a distogliere lo sguardo.
Una figura mi si stagliò davanti.
Josh.
"Winter. Dobbiamo parlare." disse, grave.
"Si, tra un secondo ok? Che ne dici di ballare?" lui parve sconcertato, ma poi annuì.
Mi preoccupai di essere proprio davanti ad Harry.
Via al piano.

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Capitolo 12
*** One for the road. ***


p.o.v Harry

Merda.
Winter mi aveva ferito.
Con quelle crude parole.
Non significavo nulla per lei.
Nulla.
La biondina che avevo rimorchiato mi stava praticamente risucchiando la faccia.
La spintonai in un angolo, spazientito.
Lo sguardo mi cadde su una ragazza del banco.
Aveva gli stessi capelli rossi di Winter.
Ma non poteva essere lei.
Per prima cosa stava bevendo una dose di alcool pazzesco e poi perchè era vestita troppo volgarmente per essere lei.
Ma poi quando incrociai il suo sguardo non ebbi più dubbi.
Era lei.
Lo sguardo di puro odio, con una scintilla di follia.
Si sarebbe arrangiata, stavolta.
Non avevo intenzione di aiutarla.
La stavo ancora fissando quando un ragazzo si intromise nel mio campo visivo.
Mi ci volle un attimo per riconoscerlo.
Era Josh.
Un moto di odio per il ragazzo che era quasi come un fratello si impossessò di me.
Lo odiavo.
Lui poteva averla.
Ma lei l'aveva rifiutato.
Sicuramente l'avrebbe liquidato ancora una volta.
Stavo ancora cercando di capire dove fosse finita, quando un riflesso rosso a pochi metri da me e mi fece sobbalzare.
Winter stava ballando in mezzo alla folla con... non potevo crederci.
Quello era proprio Josh.
Merda.
La voglia di andare lì e spaccarli la faccia era allettante, ma mi trattenni.
La musica era assordante e quella stupida biondina non faceva altro che strusciarsi contro di me.
Avevo lo sguardo fisso su Winter che si dimanava al ritmo di musica. 

I corpi di Winter e di Josh erano talmente vicini... praticamente Winter si stava strusciando contro di lui, e anche da questa relativa distanza, potevo vedere il rigonfiamento nei pantaloni di Josh.
Merda.
Winter si girò e Josh inspirò a fondo il suo profumo.
Winter sapeva di cannella.
Cannella e mele.
E solo io potevo sentire il suo odore.
Le mani di Josh le afferrarono i fianchi e cominciarono a risalire le sue curve. Merda.
La biondina mi stava parlando, con espressione irritata.
La scansai violentemente.
"senti, perchè non ti togli dalle palle?!" esclamai esasperato.
Mi stava impedendo di vedere cosa stava succedendo.
Se ne andò infuriata, finalmente.
Josh stava baciando il collo di Winter e lei aveva mandato la testa indietro, la pelle fremeva al contatto delle labbra di Josh.
Si rigirò in modo che i loro nasi si sfiorassero.
Mi lanciò un occhiata di sfida.
Cosa voleva da me?
Non mi stava facendo abbastanza male?
Non potevo sopportare che stasse avvinghiata a lui.
Lei era mia.
In un secondo capì cosa voleva fare.
Avvicinò ancora di più il suo viso a quello di Josh e lo baciò con foga.
Era troppo.
Non sarei rimasto a guardare.
Senza neanche accorgermene arrivai davanti a loro e, accecato dalla gelosia, spintonai Josh, inveendoli contro parole a caso.
Lei mi guardò stupefatta, come se non se lo aspettasse.
Lo sapeva benissimo.
Sapeva sempre cosa avrei fatto.
Come io sapevo cosa avrebbe fatto lei.
"Harry!" esclamò, prima di soccorrere Josh, caduto a terra.
"Cosa cazzo fai, Harry?" esclamò lui alzandosi, con l'aiuto di Winter.
Sentivo il mio respiro affannoso.
"Non la toccare mai più."mi sentì dire con una voce che non mi apparteneva.
La gelosia era un sentimento che non mi apparteneva.
E neanche le farfalle nello stomaco, mi appartenevano.
La sensazione di eterna felicità che provavo solo quando ero con lei, non mi apparteneva.
Il dolore che provavo nel vederla stare male, non mi apparteneva.
Non so come feci, ma dopo un attimo non sentì più la folla, ne la musica assordante.
Stavo salendo le scale, infuriato.
Sbattei violentemente la porta della stanza.
Tutto in quella stanza mi ricordava lei.
Merda. 

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Capitolo 13
*** Are you mine? ***


Stavo per uscire nuovamente, quando sentì la porta aprirsi alle mie spalle. Odore di mele e cannella.
Winter.
Credevo che non mi avrebbe seguito, pensavo sarebbe rimasta da Josh.
Invece era lì da me.
Mi girai e vedendola così, silenziosa, a fissarmi, non riuscì a trattenermi.
Mi avvicinai con decisione verso di lei e la baciai.
Le sue morbide labbra subito si schiusero per me.


 

p.o.v. Winter.

Ero incavolata con Harry.
Ma anche sollevata.
Ci teneva a me, eccome se ci teneva.
Quellla canaglia.
Quando entrai nella stanza Harry era di spalle.
I muscoli ancora tesi.
Aveva davvero perso le staffe.
Quando sentì che ero entrata si girò di scatto e sorrise.
Un sorriso bellissimo.
Ero lì,da lui.
Questo significava tutto.
Si avvicinò a me, che me ne stavo immobile, a guardarlo.
Sapevo che mi avrebbe baciata.
Lo sapevo e basta.
E infatti la morbidezza delle sue labbra non tardò.
Il profumo  intenso delle cose buone mi pervase.
Era un bacio diverso da quello dell'ascensore.
Era un bacio pieno di rancore, di rabbia.
Un bacio di possesso.
Ma non per questo meno dolce.
Ero sua.
Non lo respinsi.
Come avrei potuto?
Mi aveva appena dimostrato che a me ci teneva.
Mi sollevò e io avvolsi le mie gambe ai suoi fianchi, come la stessa mattina. Sentivo l'eccitazione crescere in lui, e in me.
Era come se fossimo un unica cosa.
Era come se entrambi avessimo disperatamente bisogno l'uno dell'altra.
Mi reggeva quasi disperatamente, come se avesse paura che sarei potuta scappare.
La sua mano premeva sulla mia schiena, avvicinando ancora di più i nostri corpi.
Sentivo il suo disperato bisogno che io rimanessi.
In fondo nessuno era rimasto nella sua vita.
Non siamo poi così diversi.
Due animi liberi e senza alcuna catena, che si sono trovati.
Questo mi fece spaventare.
E se lui fosse la mia unica catena? 
Ma no.
L'amore rende liberi.
Ma poi, questo era davvero amore?
Davvero Harry era riuscito a penetrare tutte le mie barriere?
E in così poco tempo?
Erano passati solo tre giorni.
Certo era da cinque anni che ci si conosceva.
Poteva esserlo.
Harry camminò con me in braccio fino al letto.
Mi stese dolcemente, stando attento a non farmi male.
Non sono mai stata protetta.
Io proteggo.
Proteggevo mia sorella.
Non mi sono mai sentita così dipendente da qualcuno, così... debole.
Eppure anche se lo ero, non mi sentivo tale.
Mi sentivo semplicemente protetta.
Protezione, sicurezza.
Ecco quello di cui avevo bisogno.
E le braccia forti di Harry mi trasmettevano tutto questo, mentre mi stringevano.
Forse era stato l'alcool, ma pensai davvero che poteva essere amore, il nostro. Le forti mani di Harry percorsero ogni millemetro della mia pelle, che fremeva al contatto.
Ero già stata con altri ragazzi.
Ma questa volta era diverso.
Ogni centimetro del mio corpo implorava il contatto di Harry.
Che fossero la mia mano sinistra, che cercava disperatamente il contatto con i suoi forti addominali.
O quella destra, che era nei riccioli morbidi.
O tutto il resto del corpo che era proteso alla ricerca del corpo di Harry.
O i miei piedi e le mie gambe che si intrecciavano con le sue.
O le mie orecchie che sussultavano ogni volta che Harry produceva un gemito. Le labbra di Harry scesero dalla mia bocca al mio collo per poi passare ai seni. In genere riuscivo sempre a contenermi, a non emettere alcun gemito.
Ma stavolta non ce la feci.
Anche quel banale contatto mi procurò una scossa di piacere e un gemito. All'improvviso non mi sentivo più nuda in quel vestitino striminzito.
Avevo freddo, prima.
Ora tutto il mio corpo emanava un calore strano, innaturale.
E anche quello di Harry.
Non era caldo, era....non saprei come descriverlo, ma procurava anche solo quello un piacere immenso.
"Lo senti?" mormorò Harry fermandosi.
"Cosa?" chiesi io un po' irritata per l'interruzione.
"il calore."
anche lui aveva sentito quello che sentivo io.
Quel calore assurdo.
Annuì.
"secondo te che cos'è?" chiese posando i suoi immensi occhi verdi nei miei.

"non saprei. Ma è estrememente piacevole." dissi mordendomi le labbra. Avevo bisogno di lui.
"Io so cos'è." disse concentrandosi.
"cosa?" chiesi curiosa.
Non mi era mai accaduto, e da come l'aveva colpito, nemmeno a lui.
"nei paesi orientali dicono che accade solo quando si è con la propria anima gemella."
arrossì violentemente.
"te lo sei inventato." dissi ridendo per mascherare l'imbarazzo che avevo.
E se fosse vero?
E se Harry fosse davvero, la mia anima gemella?
Non avevo mai creduto a queste cavolate. ma...
" no. Non me lo sto inventando." disse, serio.
"Vorresti dire che io sono la tua anima gemella?"
lui si allontanò da me, e si stese al mio fianco.
Il freddo pungente mi arrivò, mozzandomi il fiato.
"Non lo so, Winter. So solo che provo qualcosa di strano, quando sono con te."
capì che per lui era davvero difficile parlarne.Di sentimenti.
Ma subito dopo mi soffermai sul significato che voleva dire.
Cioè.
Pensava di amarmi?
Il calore che avevo provato prima si rimpossessò di me.
E un sorriso ebete mi si disegnò sulle labbra.
" strano, come?" chiesi non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
"come se la tua felicità fosse strettamente collegata alla mia. Come se vederti felice, rendesse me felice. Come se, se qualcun'altro anche solo ti sfiora, tocca qualcosa di mio, mio e di nessun'altro. Come se vederti triste renda me triste. Dio, Winter! Cosa diamine mi hai fatto?" esclamò.
Ed anche se non potevo vederlo, seppi che si era portato le mani sul viso.
Mi girai di colpo e mi misi sopra di lui.
"Non te l'ho detto? Sono una strega potentissima." dissi sorridendo.
"E lo so, tu sei Ginny Weasley." disse lui togliendosi le mani sul viso e rivoltando la situazione, sormontandomi.
"e tu sei il mio Harry." mormorai prima che le nostre labbra si fondessero. "Ripetilo." disse lui staccandosi appena.
"Cosa?"
"Che sono il tuo Harry." disse supplichevole.
Questa sua debolezza mi fece sorridere.
"Sei il mio Harry." dissi prima che un altro bacio e un altra potentissima ventata di calore si impossessasse di me.

 

 

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Capitolo 14
*** Gold. ***


p.o.v Harry

mi sveglia la mattina dopo con un sorriso stampato sul viso.
Non ricordai subito il perchè di quella mia felicità, ma quando sentì il forte profumo di cannella e di mele, ricordai.
La proprietaria di quel profumo era ancora addormentata, tra le mie braccia. Vedendo questa immagine il mio sorriso triplicò.
Non potevo crederci.
Era lì.
I lunghi capelli rossi erano leggermente spettinati dopo la notte di fuoco che avevamo passato.

Ieri notte avevo praticamente confessato a Winter che l'amavo.
Ed era vero.
Cazzo se era vero.
Sinceramente non so cosa sia esattemente l'amore.
Non so se questo è davvero amore.
Ma è di certo il sentimento più vicino ad esso che possa provare.
Ne sono certo.
Perchè se provassi anche solo un goccio in più di amore per Winter, scoppierei.
Strano.
Improbabile.
Assurdo.
Io che mi innamoro?
Ma dove siamo?
Winter ha ragione, lei è una strega.
Non c'è altra spiegazione.
Ma in fondo, cosa è davvero assurdo nella vita?
Anche questa notte avevo aspettato che si addormentasse, anche se aveva preso due delle sue pasticche gialle, i suoi sogni furono abbastanza burrascosi. Anche se molto meno della notte precedente.
Non le lo dissi, ma il suoi pianto mi svegliò.
Implorava ad Emily di non andare.
Che poi, chi è Emily?
Non ho voluto insistere, ma prima o poi lo dovrò sapere.
Stanotte si è limitata a muoversi violentemente, come per divincolarsi dalle mie braccia.
Come per volersi liberare.
Ma io l'ho tenuta ferma, non ho mollato la presa.
E alla fine si è arresa e ha avvolto il mio braccio appena sotto i suoi seni.
Mia mamma dice sempre che dal comportamento di chi dorme si possono capire tante cose.
Io l'ho interpretata così.
Ha paura di un legame, ha paura di essere in trappola, ma in realtà ha bisogno di qualcuno.
Ha bisogno di me.
Sorrisi a questo.
Lei aveva bisogno di me.

 

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Capitolo 15
*** Young and beatiful. ***


p.o.v Winter

quando mi svegliai Harry era già in piedi, si stava vestendo.
"Ehi." dissi io.
"ehi." rispose lui allacciandosi i pantaloni.
Venne verso di me e mi diede un bacio sulla fronte.
"oggi dovrai sistemare le cose con Josh." disse cercando la sua maglietta.
La luce veniva soffusa dalla finestra e il suo corpo atletico era illluminato come una scultura greca.
"In che senso?" chiesi.
"bhe. Devi dirli che tu sei mia." disse lui tranquillamente.
Dovevo ancora abituarmici.
Ad essere di qualcuno.
Ad essere di Harry.
"mi sono comportata così male con lui." mormorai, ricordandomi che l'avevo usato per far ingelosire Harry.
"ti perdonerà." disse lui prima di uscire in corridoio.
"Ehi Harry, dove vai?" urlai con una nota di panico nella voce.
La testa riccioluta ricomprave immediatamente: "Tranquilla, cucciola, vado a prendere la colazione. Torno subito." un sorriso mi increspò di nuovo le labbra.
"Harry..." cominciai, ma lui non mi fece finire.

"se vuoi possiamo andarci insieme..." disse lui quasi deluso.
"No,no. Sai posso stare cinque minuti lontana da te. Solo... non chiamarmi più cucciola, d'accordo?" chiesi dolcemente.
Lui sorrise: "Ok, Win."
stava per scomparire di nuovo quando lo richiamai: "Però non metterci molto." lui sorrise di nuovo e stavolta andò davvero.
Mi buttai di nuovo sul letto, cercando di godermi a pieno quel momento perfetto.
Non sapevo come sarebbe andata avanti, come sarebbe potuta funzionare. Insomma.
Era assurdo.
Assurdo.
Questo aggettivo lo uso parecchio ultimamente.
Ma è vero.
È tutto assurdo.
io.
Harry.
Il nostro rapporto.
Ma perchè avrebbe dovuto importarmene?
Ricordo che Emily diceva sempre: "fai le cose che ti rendono felice, anche se poco usate, perchè devi essere triste in un modo convenzionale quando puoi essere felice?"
era più saggia lei, a soli dieci anni, che io a quasi il doppio.
Sorrisi nel ricordare mia sorella.
All'improvviso mi ricordai che non ne avevo ancora parlato con Harry.
A dire la verità non ne ho mai parlato con nessuno.
I miei amici hanno vissuto con me quella terribile esperienza, non ho dovuto spiegargliela.
Gli piscologi mi hanno semplicemente dato le pillole, anche se più volte hanno provato a farmi estorcere come mi sentivo al riguardo.
Non li l'ho ma detto.
Era forse necessario?
Come pensi che stia una ragazza che ha appena perso la sorella, a cui era legatissima?
Forse era venuto il momento di parlarne, e forse Harry era la persona giusta. Sarebbe piaciuto così tanto ad Emily.


Harry non impiegò molto a tornare.
Infatti feci in tempo solo a vestirmi che lui era già tornato.
In una mano teneva un sacchetto pieno, dal quale scaturiva il profumo intenso delle brioche appena sfornate.
"Eccomi." disse lui esibendo un sorriso a trantadue denti.
"eccoti" dissi io avvicinandomi e baciandolo sulla bocca.
Decidemmo di mangiare nel giardino, era ancora presto e non faceva molto caldo.
Inoltre era completamente deserto.
Superammo il posto dove mi ero conficcata le spine, ma, su mia richiesta, ci sedemmo vicino al cespuglio di rose.
Volevo avere Emily accanto, in questo momento felice.
Harry si era procurato un telo da pic-nic, così non dovemmo preoccuparci del contatto con l'erba, anche se non mi avrebbe dato fastidio.
Harry mi passò un cornetto alla mela e alla cannella.
Era un gusto particolare, ma il mio preferito.
"
non ci credo! Sai che è il mio gusto preferito?" chiesi, realmente stupita. L'odore intenso della cannella mi inondò.
"Lo immaginavo. Sai. Tu profumi di mele e cannella." disse serio, prendendo anche lui un cornetto al medesimo gusto.
Mangiammo in silenzio, contemplando la natura intorno a noi.
Le rose erano ancora nel massimo della loro bellezza.
Il silenzio era intervellato dal rumore delle api che viaggiavano da una corolla ad un'altra e dal frusciare del vento.
"sai. Mia sorella, Emily, era molto diversa da me."
Harry mi guardava serio, aspettando che io continuassi.
"Aveva dei lunghi capelli biondi. Di un biondo talmente intenso che sembravano raggi del sole. Aveva degli occhi color miele. Tutti l'adoravano.
 
Era gentile, cordiale.
Pensava che tutto luccicasse, che tutto fosse bello.
Il suo sorriso era qualcosa di magico.
Si zittivano tutti quando rideva.
La sua risata era contagiosa, ma nessuna era al suo livello.
Era così buona.
Ma era indifesa.
Non sapeva che il mondo fosse cattivo.
Era mio compito non fargielo capire.

Proteggerla.
Aveva due anni meno di me.
Ma era molto più intelligente. Era brillante." presi una piccola pausa.
Harry era davanti a me, mi guardava come se tutto quello che stessi dicendo fosse oro colato.
Sorrisi.
"un giorno stavamo andando a scuola, io le tenevo la mano.
Temevo che qualcuno me la portasse via.
Una creatura così fragile e bella, una preda facile.
Ma no.
Io non l'avrei permesso.
Lei era tutto ciò che c'era di bello nel mondo.
Era tutto quello che io non sarò mai.
Dolce, buona, gentile, fiduciosa.
La tenevo stretta.
Lei non si lamentava.
Però ad un certo punto le venne in mente che si era dimenticata una cosa in giardino. Eravamo appena uscite di casa, e non era molto distante.
Così le permisi di andare.
Da sola.
Mentre stava tornando da me vidi un uomo. Portava un impermeabile giallo, e mi parve cattivo. Così chiamai Emily, e le dissi di sbrigarsi, che avremmo fatto tardi a scuola.
Era così vicina.
Lei affrettò il passo. Ho visto l'uomo avvicinarsi a lei. La chiamai di nuovo. Doveva sbrigarsi.
Sapevo che quell'uomo le avrebbe fatto del male.
Corsi verso di lei, ma era troppo tardi. L'uomo l'aveva già sgozzata. Corsi ancora, anche se sapevo che quell'uomo avrebbe fatto del male pure a me. L'uomo era fermo, davanti a lei. Lo riconobbi. Era l'uomo che era spesso nei giornali. Si divertiva a sgozzare i bambini. Sentì la rabbia crescermi nel petto. Così scoppiai ad urlare, mentre mi avvicinavo al corpo di mia sorella.
Ricordo ancora.
Era sdraiata, sulla strada. Il sangue rosso vivo sgorgava in maniera impressionante dalla sua gola pallida.
Ricordo di aver visto una rosa rossa nella sua piccola manina.
Era andata a cogliermi una rosa. Lo faceva sempre quando sentiva che ero preoccupata.
I suoi grandi occhi color miele, chiusi per sempre. L'uomo con l'impermeabile si mise a ridere mentre piangevo ed urlavo, cercando di frenare la cascata di sangue che proveniva dal corpo esamine di mia sorella.
Sapevo che era morta.
Il suo piccolo cuoricino non batteva più. Delle persone accorsero in strada, sentendomi urlare. Molti ebbero paura e rientrarano.
Urlavo soccorso.
Quell'uomo era lì. Ma nessuno faceva niente.
Fu quando l'uomo mi sollevò da terra e minacciò di sgozzarmi che la gente reagì. Un uomo dalla corporatura grossa colse l'uomo di sprovvista, facendo perderli la presa su di me. Mi ritrovai accasciata a terra, in mezzo al sangue di 
Emily.
Sentì la sirena della poilizia e il frastuono dell'elicottero, sopra la mia testa. Ricordo che l'uomo veniva strattonato e ammanettato.

Poi sentì l'urlo di dolore di mia madre. Un urlo lancinante che ricordo ancora adesso. Vidi i capelli rossi di mia madre cadere vicino a Emily, piangendo. Mio padre mi sollevò dalla pozza di sangue e mi portò all'ospedale.
Non parlai, non piansi, non feci niente.
Per un mese e mezzo.
Silenzio.
Ricordo solo di aver voluto morire.
Non avevo protetto mia sorella.
Se solo non fossi stata così stupida da lasciarla andare da sola, se solo le avessi impedito di andare, se solo fossi corsa prima, se solo non fossi talmente preoccupata da invogliarla ad andare a prendere la rosa.
Se fossi morta anche io, avrei potuto proteggerla, nel cielo.
Mia madre era distrutta.
Mi guardava silenziosamente, poi iniziava a piangere, supplicandomi di parlare. Sapevo che avrebbe preferito che fossi morta io, non Emily.
Tutti lo avrebbero preferito.
In fondo io ero la figlia cinica e insensibile.
Non ero per niente adorabile come lei.
Non sono facile da amare.
E anche io avrei preferito, morire al posto suo.
Molti dottori mi visitarono. E anche la polizia, per interrogarmi. Ma io non parlai, mai.
Rimasi lì, con lo sguardo vacuo.
Il dolore nel petto, simile ad una morsa.
Un giorno mia madre venne all'ospedale, come sempre. Ero ricoverata lì. Avevano paura potessi fare qualcosa di stupido.
Portò un mazzo di rose rosse.
Ricordo che quando la prima lacrima scese sulla mia guancia, mi sembrò che fosse Emily.
Mi sembrò che mi stesse accarezzando. Mi sembrò che la sua calda manina mi stesse coccolando come era solita fare quando ero giù di morale.
Ricordo che non smisi di piangere, vogliosa di sentire ancora quel contatto.
Mia madre si inginocchiò vicino a me. E piangemmo insieme. Nessuna delle due parlò.
Poi sentì sulla pelle un raggio di luce.
Era ancora gennaio, ed era raro.
Aveva lo stesso riflesso dei capelli di Emily.
Io e mia madre ci guardammo.
Entrambe lo sapevamo.
Emily era lì, con noi.
E lo sarebbe sempre stata.
In ogni rosa rossa, in ogni raggio di sole, in ogni cosa bella.
Da quel giorno ripresi a parlare, a fare le cose di sempre.
Ci trasferimmo, quella casa era diventata troppo triste. Negli anni hanno cercato di farmi parlare. Di raccontare ai dottori come mi sono sentita. Non li l'ho mai detto. Non ci vuole molta fantasia. Sei il primo a cui lo racconto." dissi asciugandomi le lacrime che scendevano copiose sul mio viso.

Emily era lì.
In quelle lacrime.
Mi stava accarezzando.
Emily era lì.
In quel sole.
Mi stava baciando.
Emily era lì.
Nella dolcezza delle mele e della cannella.
Emily era lì.
Nel ragazzo dagli occhi verdi che mi osservava, con delle lacrime che li rigavano il viso.
Stranamente mi sentivo meglio.
Come se anche lui adesso potesse vederla.
Come se anche lei adesso potesse vedere lui.
Harry mi abbracciò. Un abbraccio caldo. Di quelli che vogliono dire infinite cose.
Mi crogiolai in quell'abbraccio, mi asciugai le lacrime e sorrisi.
Mi staccai dolcemente dall'abbraccio e mi alzai.
Non era più il tempo delle lacrime.
Non più.
Andava tutto bene.

 

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Capitolo 16
*** Give me love. ***


5 mesi dopo

"pronto?" risposi al telefono mentre cercavo la migliore strada per tornare a casa, in fretta.
Sorrisi al suono di quella voce.
"Si Zayn, sto arrivando." dissi tranquillizzando il ragazzo dall'altra parte del telefono.
"Tranquillo. Arrivo tra cinque minuti." dissi chiudendo la telefonata.
In una mano avevo la busta della pasticceria per il mio fidanzato.
Era così buffo, chiamarlo così.
Non mi ci ero ancora abituata del tutto.
Nell'altra mano il telefono, che squillava ancora.
"Harry?" chiesi stupita.
Perchè mi telefonava?
"ehi, cucciola." disse la voce dall'altra parte del telefono.
"Harry cosa abbiamo detto riguardo ai vezzeggiativi?" dissi cercando di essere arrabbiata.
Ma non fui molto convincente.
In fondo era così dolce.
Dolcezza.
Alla fine aveva ragione Abbey.
Nascondevo un lato dolce, terribilmente dolce.
Ma questo lato lo dedicavo solo ad Harry.
"Lo so... lo so. Ma so anche che in realtà ti piace quando ti chiamo così."
non potevo nasconderli nulla. 

Sapeva tutto.
Mi conosceva meglio di me stessa.
Questa cosa mi terrorizzava, all'inizio.
Anche adesso, sinceramente.
Ma ormai mi sono abituata.
In qualche modo bisogna pagare la felicità che avevo.
E il prezzo era il terrore che tutto potesse finire, il terrore di non essere più libera, il terrore di essere vunerabile.
Terrori contastranti. Opposti.
Ma non era finita.
Ero libera.
Non ero vulnerabile.
Cioè si, tecnicamente lo ero.
Ma lo ero molto di più quando ero sola.
Ora Harry mi protegge.
Harry è la mia vulnerabilità e la mia forza.
"Ti odio."
"Invece mi ami."
Non avevamo mai più parlato  parlato di sentimenti da quella notte in cui mi disse che provava qualcosa di forte per me.
Mi venne in mente che effettivamente non li avevo mai detto che lo amavo, esplicitamente.
Anche a lui venne in mente perchè di colpo ci fu silenzio dall'altra parte del telefono.
"Senti Harry, ora devo andare. Zayn mi sta aspettando." dissi per rompere quel silenzio imbarazzante.
Era ovvio che lo amavo.
Insomma.
Perchè occorreva che li lo dicessi?
Lo amavo. Lui mi amava. Punto.
Non mi serviva che lui me lo ripetesse ogni volta, ma forse lui ne aveva bisogno.
"sisi. Zayn, Zayn, Zayn. Non è che te la fai con il mio migliore amico, vero?"
io e Zayn avevamo legato molto.
Il legame che avevo con Josh si era minato irriparabilmente.
E benchè lui mi avesse perdonato, non era più la stessa cosa.
Così mi ero trovata un degno sostituto, Zayn.
Lui non mi avrebbe mai amata, sapeva benissimo che amavo Harry.
E poi fra noi c'era solo amicizia.
"può darsi. Ci si vede dopo."
stavo per riattaccare quando dissi: "Harry, mi manchi."
lì per lì ero tentata di dirli che lo amavo, ma poi mi ero fermata.
Non mi sembrava giusto dirglielo per telefono.
Però era vero. Mi mancava.
E la cosa spaventosa era che c'eravamo visti solo poche ore prima.
Da un mese e mezzo, vivevamo insieme.
Occorreva davvero dirgli che lo amavo?
"Anche tu, Win." 

 

Giunsi davanti a casa di Zayn.
Stavamo organizzando una festa a sorpresa per Harry.
Era stato ammesso al mio stesso college.
In realtà non aveva intenzione di andarci, ma io l'ho spronato a fare domanda.
Infatti Harry era incredibilmente intelligente e l'avrebbero ammeso dovunque.
Lui però aveva scelto la mia stessa scuola.
Ero terribilmente felice.
L'idea di lasciarlo da solo, a Londra, mi spaventava.
E soprattutto l'idea che io fossi sola, nel college, mi spaventeva.
Da sola, senza di lui.
Entrai nell'appartamento del mio migliore amico.
"Zayn! Sono arrivata!" urlai per annunciare la mia presenza.
Zayn comparve dalla cucina, con un espressione rincuorata.
"Quanto ci hai messo? Credevo di impazzire! Gli involtini non si vogliono cuocere e Niall li sta mangiando tutti, crudi!" disse, esasperato.
Risi: "Zayn forse perchè non hai acceso il forno?" dissi esaminando il luogo di cottura.
"Li lo avevo detto, io."mormorò Niall ficcandosi in bocca un altro involtino.
"Tu, giù le mani! Te le mozzo." dissi inforcando una forchetta e puntandola contro di lui.
Lui posò immediatamente l'involtino che aveva in mano.
"Abbey?" chiesi.
La mia migliore amica aveva legato parecchio con gli amici miei e di Harry.
"dove vuoi che sia? Ovviamente a sbaciucchiasi con Liam." disse Zayn.
Si, soprattutto aveva legato con uno di loro.
"Abbey, Liam! Staccatevi un momento, please!" urlai, Harry sarebbe arrivato tra poco.
Abbey e Liam arrivarono in cucina.
Abbey mi scoccò un bacio sulla guancia.
"Guarda come è premurosa nei confronti del suo ragazzo! Non avrei mai detto di vedere Abbey alle prese con i fornelli!" disse poi passandomi un mestolo.
"simpatica. Ascoltami bene, se ti ritrovo ancora una volta a risucchiare il viso di Liam, ti prendo a mestolate. Voglio che sia tutto perfetto." dissi.
"D'accordo, d'accordo." disse lei prendendo un vassoio e allestendo gli involtini.

"Ehi, Zayn? Sono arrivato. Win, tesoro?" la voce di Harry.
"Tesoro sono qui!" esclamai, felice del nostro lavoro.
La testa riccioluta di Harry sbucò dalla porta e rimase davvero senza fiato.
Tutto quel lavoro, era stato ripagato fino all'ultimo.
Per questo.
La sua espressione sbalordita.
Le fossette in bella mostra.
Sembrava un bambino a cui è stato regalato la cosa che più desiderava.
"Sorpresa!" esclamai.
Avevamo attaccatto degli striscioni con la scritta: Hazza, il nostro genio.
C'era tutto ciò che più preferiva.
I suoi pasticcini preferiti, gli involtini, la torta al cioccolato, le brioche alla cannella e alla mela...

 

p.o.v Harry
la festa era fantastica.
Ma la cosa fantastica era che Winter, l'aveva preparata per me.
C'erano tutti i miei amici, c'erano i miei piatti preferiti.
Ma la cosa più bella di tutti, era lei.
Splendida, come sempre.
I capelli rossi, raccolti in una treccia, gli occhi scintillanti.
Mi divertii tantissimo ma la parte più bella fu quando tornammo a casa, la nostra casa.
Quello era il nostro posto.
Quei cinque mesi con lei erano stati i più felici della mia vita.
Anche se c'era una cosa che mi turbava.
Lei mi amava?
Certo, altrimenti non sarebbe qui con me.
Ma avevo bisogno che lei me lo dicesse.
Le notti erano molto meno tormentate, per lei.
La tenevo sempre stretta, come se temessi che potesse scappare, mentre dormivo.
A volte mi sorprendevo a svegliarmi, nel cuore della notte, per vedere se stava bene.
Avevo bisogno che stesse bene.
Non abbiamo più parlato di sua sorella, da quella mattina, nel giardino.
Ma ora io riesco a vedere Emily.
Winter si sbagliava.
Emily non era tutto ciò che lei non sarebbe mai stata.
Emily era la parte dolce e sensibile di Winter.
Quella parte che dedicava solo a me.
Emily vive in Winter.


eravamo sul letto, il nostro letto.
Non era ancora tardi, l'indomani sarebbero iniziati i corsi.
Ci stavamo baciando.
Adoravo i suoi baci.
Quando era particolarmente eccitata, mi mordeva il labbro inferiore.
Era una cosa che mi faceva impazzire.
"Winter..." mormorai mentre la facevo stendere.
"Umh?" rispose lei sfilandomi la maglietta.
"Ti amo." dissi io.
Non le lo avevo ancora detto, espicitamente.
L'amavo.
Non riuscivo ad immaginarmi una vita senza di lei.
Lei mi guardò con quegli occhi grandi.
Avevo paura.
E se non mi amava?
Sarei impazzito.
Sicuramente.

"ti amo anche io, Harry. Tantissimo." rispose lei.
Un sorriso mi increspò le labbra.Esiste davvero il lieto fine.
Forse aveva ragionie Emily.
Il mondo in realtà è un bel posto dove vivere.

 

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