Gente nuova a Ikebukuro

di Zefiria BlackIce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 di una storia incompiuta ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

"Ikebukuro, che bella città" È questa la prima cosa che pensò Perla appena scesa alla stazione dell'affollata città. "Chissà Dennis come se la passa" Sorrise osservando tutte quelle persone che andavano per i fatti loro e si sistemò i capelli biondo slavato in modo che non le coprissero gli occhi grigio-argento. "Mi aveva detto che mi sarei trovata bene qui, e forse non aveva torto!" Si incamminò spensierata, prendendo strette vie a caso "Vedo che il detto non sbaglia mai! Più la strada è piccola, più grossi sono i guai in cui ti stai cacciando!" Fissò con falso timore i tre giovani che le si erano parati davanti.
«Devi andare in qualche posto?»  Chiese con falsa gentilezza e sguardo lascivo quello di mezzo, vestito in un modo assurdo, come del resto gli altri due. Tutti e tre avevano addosso qualcosa di giallo.
«Si» Gli rispose lei, sorridendo innocente «Visto che sono nuova di questa città, non è che mi potreste accompagnare?» I ragazzi ghignarono.
«Certo signorina, dove deve and..?» La domanda venne interrotta dalla suoneria del telefono della ragazza.
«Oh, scusatemi.» Disse rispondendo. «Oh, Dennis, ciao! Si, si, sono arrivata e... no, non ho ben capito dove si trova il tuo ristorante. No, no, non serve che mandi Simon!» A quel nome i tre trasalirono. «Sai, ho incontrato questi tre ragazzi che sembrano molto felici di accompagnarmi al Russia Sushi!» I diretti interessati tremarono, confermando i loro sospetti. «Si, si starò attenta, e loro non sembrano voler farmi del male, vero ragazzi?» Chiese loro lanciando un'occhiata raggelante. I giovani annuirono terrorizzati. «Bene, ciao Dennis!» Attaccò e guardò sorridendo i tre ragazzi «Andiamo?»
«S-Si!» Risposero in coro e si avviarono in fretta.
Tutta la camminata fu fatta in silenzio, finché non si ritrovarono davanti al ristorante.
«Grazie di tutto!» Salutò Perla, mentre i tre scappavano terrorizzati. «Mah, strange people i giapponesi»
«Mangia Sushi! Sushi russo buono! Economico!» Una voce profonda le arrivò alle orecchie. Le venne da ridere mentre si portava alle spalle dell'uomo a cui apparteneva la voce.
"In giapponese la sua voce suona so funny!"

(N.d.A. le frasi in corsivo sono dette in russo )
«Ehi, Semyon, la tua voce in giapponese suona diversa!» Esclamò felice, facendolo girare.
«Perla, quanto tempo! Come stai?» Le rispose felice Simon, sorridendole.
«Me la cavo»
Simon diventò più serio.
«Come sei entrata in Giappone? Legalmente, spero»
L'altra rise.
«Certo! E ho trovato anche il modo di non attirare l'attenzione delle forze dell'ordine, casomai succedesse qualcosa.» Rivelò con un sorriso soddisfatto.
«Cosa?»
«Beh, visto che sono ancora minorenne, mi sono fatta adottare»
«E sei riuscita a far combaciare tutto?»
«Sì, credo che sia tutto a posto» Si guardò intorno «Questo è il ristorante di cui mi parlavate te e Dennis?»
«Sì, vieni! Entra a mangiare qualcosa e a salutare Dennis!» L'accompagnò dentro. Perla si sentì subito a suo agio, nonostante piuttosto trasandato, il locale era accogliente. Si guardò intorno: a fianco dell'entrata c'erano dei bassi tavoli alla giapponese divisi da leggeri muri che lasciavano libero un corridoio centrale che portava al bancone dietro al quale lavorava Dennis. Stava per correre verso di lui quando si accorse che stava parlando con un ragazzo dai corti capelli neri e un giaccone col cappuccio e maniche orlate di pelliccia bianca, che stava seduto su uno sgabello.
«Semyon, chi è quello?» Chiese la ragazza sottovoce.
«Izaya Orihara, un gran bastardo, sadico. Fa l'informatore, più che altro. Stai attenta, è molto pericoloso. Ah, parla il russo, quindi non potremo parlare liberamente finché c'è lui.»
«Mhmh» Commentò lei «È forte a combattere?» Chiese ancora osservandolo attentamente.
«È agile, più che altro, e sa usare bene i coltelli.»
«Quanto potere ha qui?»
«Più o meno quello che hai tu, solo in piccolo. A quanto so, il suo raggio d'azione è solo Ikebukuro, sicuramente avrete anche gli stessi contatti.»
«Allora chiederò a loro» Ridacchiò «Lo voglio conoscere»
«Sei sicura?»
«Non in veste ufficiale ovviamente, non voglio che sappia subito che io sono... un personaggio importante, per così dire.» 
Si avviò sicura verso il bancone, sorridendo felice a Dennis, che la accolse calorosamente.
«Perla-chan! Quanto tempo! Sono anni che non ci vediamo! Quanti? Tre, quattro?» Aggirò il bancone per abbracciarla felice.
«Anch'io sono felice di vederti!» Gli rispose lei, con un dolce sorriso.
«Dennis-san, chi è questa giovane ragazza? Tua figlia?» Chiese una voce dietro di loro.
«No, Orihara-san, è una mia vecchia conoscente, in passato ha aiutato molto sia me che Simon.» Rispose piuttosto freddamente l'uomo, girandosi verso il ragazzo seduto. Perla lo osservò: pelle chiara, occhi neri con riflessi rossastri, e sorriso arrogante, che aggiunto al resto della faccia, gli dava l'aspetto di un serpente, perfido, sadico.
"Sembra davvero un gran bastardo" Pensò.
«E come, di grazia? Data l'età, non mi sembra che possa aver fatto molto, in passato.» La sfidò con lo sguardo, rendendo ancora più maligno il suo sorriso.
«Quanti anni crede che io abbia, signor Orihara, giusto?» Chiese con dolcezza e innocenza, per nulla irritata. Ormai era abituata a persone che non credevano che una ragazza della sua età, avesse in mano un potere così grande.
«Quindici, sedici? Chiamami Orihara-san » L'altro assottigliò lo sguardo. «Non sei giapponese, vero?»
«No, e comunque ne ho 17.» Sorrise ancora.
« Allora, Perla-chan, essendo appena arrivata non hai ancora avuto l'occasione di assaggiare il sushi, vero? Lascia che ti prepari qualcosa.» Le disse Dennis mentre tornava dietro il bancone.
«Grazie» Disse lei arrossendo un poco e sedendosi su uno sgabello vicino a Izaya. Simon le poggiò una mano sulla spalla, mentre tornava fuori per attirare possibili clienti. Perla sapeva esattamente il significato di quel gesto: se hai problemi, non esitare a chiamarmi.
«Come ha detto di chiamarsi, signorina?» Le chiese il ragazzo appena si sedette.
«Non l'ho detto.» Fece una pausa. «Perla Moon, comunque, piacere.» Rispose
«Orihara Izaya. Ho notato che ha uno strano accento, di dove è?»
«Sono inglese, ma ho viaggiato molto, nonostante la giovane età.» Rispose, osservando Dennis al lavoro.
«E cosa la porta qui nella bella Ikebukuro?» Chiese Izaya.
«Incontri importanti di lavoro, più che altro. E anche per rivedere vecchi amici.» Sorrise nostalgica, sentendo lo sguardo di lui fissarla interessato.
«E che tipo di lavoro farebbe?»
«Non credo che questi siano affari suoi, Orihara-san» Sorrise beffardamente. «O forse sì, chi lo sa?»
«Ecco a te Perla-chan» Si intromesse  in quel momento lo chef, porgendole il piatto. «Sarai affamata, dopo il viaggio in aereo e in treno.»
«In effetti sì.» Ammise arrossendo ancora.
«Sei sicura di non essere sua figlia? Non ho mai visto Dennis-san trattare con tanta premura qualcuno» Osservò Izaya divertito.
Perla avvicinò sensualmente il suo viso a quello dell'altro, guardandolo negli occhi.
«Non credo tu ci senta molto bene, Pellicchan.» Gli sorrise amabilmente, davanti alla sua espressione sorpresa. «Come ti avevo già detto, non sono sua figlia.» Si allontanò da lui. «Non siamo molto diversi sai?» Il suo sorriso assunse una leggera piega di perfidia, che solo un osservatore attento poteva cogliere.
«Che cosa intendi dire?» Il tono del ragazzo si era fatto più serio, nonostante l'espressione beffarda.
«Molto più di quello che pensi, my dear Pellicchan.»
Izaya stava per ribattere quando un forte rumore e un urlo improvviso fece girare tutti.
«I-ZA-YA-KUN!!!»


Angolo dell'autrice
Ciao! Come già detto nell'introduzione, questa è la prima fan fiction che pubblico, ma non la prima che scrivo. L'altra è rimasta in un angolo a piangere perché abbandonata (poverina D:). Spero che la lettura sia scorrevole (ma anche no) e che non vi annoi. Aggiornerò tutte le domeniche salvo imprevisti. Come qualcuno si accorgerà, l'ho dovuta reinserire, ma non ho cambiato granché.
Un altro paio di cose:
sicuramente non riuscirò ad ottenere la solita ironia di Izaya, quindi non aspettatevi un granché;
spero (ma non credo) di non impicciare tanto la trama, visto le idee che mi stanno saltando fuori in questo periodo, sarà il Natale xD;
se ho fatto errori o confusione con i suffissi giapponesi, vi prego di avvertire;
se mai voleste darmi qualche consiglio, sono a vostra disposizione, dopo un grazie sentito, naturalmente :3;
il soprannome Pellicchan = pelliccia+chan (non avevo idee migliori al momento).
Se volete mettetela tra le preferite o le seguite, o recensite, accetto volentieri recensioni negative, a patto che illustrino dove ho sbagliato (vi scongiuro ditemelo)
Ultimissima cosa: non cercate di tradurre il vero nome di Simon, anche se so che ora lo farete, lo dico per il vostro bene!


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Shizuo era furente, come sempre del resto, quando si trattava di lui. Stava tranquillamente camminando vicino al Russia Sushi, quando captò una conversazione in cui dicevano che Izaya, la pulce, era entrata nel ristorante. Scattò come una molla verso l'entrata, ma venne fermato da Simon.
«I-ZA-YA-KUN!!!»
«Shizuo-san!» Lo riprese Simon, trattenendolo «Risse no buone!»
«Devo ammazzare quella pulce!» Ribatté agitandosi per liberarsi, cosa che riuscì a fare poco dopo.
Si avviò verso la porta ignorando la folla che lo guardava spaventata, sapendo cosa si sarebbe scatenato di lì a poco. Aprì con violenza, prima che Simon lo riacciuffasse.
«Izaya! Finalmente ti ho trovato lurido bastardo! Che ci fai qui a Ikebuku...» Disse entrando, ma le sue parole vennero coperte da una risata cristallina. Si fermò perplesso, studiando la situazione: Dennis era come al suo solito dietro al bancone, piuttosto tranquillo nonostante la sua entrata, i clienti si erano rannicchiati vicini, aspettando il momento opportuno per scappare. Izaya era seduto al bancone, che guardava una ragazza che non aveva mai visto con uno sguardo piuttosto irritato.
 La ragazza in questione era alta più o meno come il moro, piuttosto magra e slanciata, con i capelli lunghi fino a metà schiena, di un biondo chiaro. Gi occhi erano grigio-argento. Era vestita con un completo dai toni chiari, con scarpe comode, pantaloni bianchi piuttosto stretti, maglietta color avorio con sopra una giacchetta bianca. Portava con sé una borsa in tinta con la maglietta, a tracolla.
Era chiaramente straniera, lo si notava dai tratti del viso, occidentali, e dal modo vivace in cui rideva. Ma tutte quelle informazioni non gli avevano ancora chiarito le idee, almeno fino a quando la ragazza parlò.
«Pellicchan, sei così divertente!» Disse tra le risate. La faccia di Izaya si fece ancora più tesa, mentre quella di Shizuo diventava lentamente incredula.
«Pulce, non è che ti sta prendendo in giro?» Chiese il biondo, con già un mezzo sorriso.
L'altro lo guardò male per un secondo, prima di fare un ghigno.
«Shizu-chan, finalmente! Come mai ci hai messo così tanto? A capire la situazione, intendo.» Sorrise, mentre si alzava, e l'altra si calmava. «Ah, dimenticavo, sei sempre così lento a capire certe cose.»
Shizuo lo stava per attaccare, quando la bionda si mise in mezzo.
«Salve!» Lo salutò come se niente fosse «Mi chiamo Perla Moon. Tu devi essere Shizuo Heiwajima» Gli sorrise.
«Come mi conosci?» Nonostante la gentilezza dell'altra, non poté fare a meno di essere brusco, in quel momento voleva solo ammazzare Izaya.
«Dennis mi ha parlato di te, è vero che sei incredibilmente forte?» Chiese innocentemente. In quel momento sembrava solo una bambina.
«Sì, Shizu-chan è molto forte» Si intromise il moro «La sua forza è inversamente proporzionata alla sua intelligenza» Ghignò.
«E alla tua di intelligenza non ci hai mai pensato, Pellicchan?» Si girò Perla. L'espressione dell'altro si fece di nuovo scocciata. «Chissà, forse anche la tua intelligenza è inversamente proporzionata al tuo livello di essere bastardo...» Ridacchiò divertita «Scommetto che è la prima volta che ti trovi in questa situazione» Fece una pausa ad effetto. «A quanto mi hanno raccontato, fai sempre la parte dell'inseguito con Heiwajima-san, che ne dici di cambiare i ruoli, una volta tanto?»
«Con Shizu-chan? Non credo che si faccia inseguire così facilmente...» Commentò Izaya.
«Allora fallo con me.» Sorrise divertita «Se mi prenderai, smetterò di chiamarti Pellicchan» Propose calcando l'ultima parola. « E se vuoi, me ne andrò da Ikebukuro. Se invece non ce la farai, farò come mi pare.»
Mentre chiacchieravano, Shizuo osservò la scena riflettendo su quell'improvviso cambiamento nella loro vita quotidiana. Fare la parte dell'inseguitore invece che dell'inseguito? Chi la pulce? No, era troppo codardo per accettare.
«Ci sto» Sorrise l'altro, pregustandosi la vittoria.
 O almeno così credeva fino a quel momento. A quanto pare l'aveva proprio irritato, per farlo accettare così d'impeto.
"Trovare un tuo simile ti disorienta, bastardo?" Pensò.
Ma il fatto era che Perla non era come lui, certo, avevano delle cose in comune, ma lei era... semplicemente adorabile. Anche un pezzo di pietra si sarebbe sciolto davanti a lei. Poteva essere benissimo una tattica, ma gli era sembrata sincera, glielo diceva il suo istinto.
«Good» Commentò in quel momento la ragazza «Che la partita cominci!» Esclamò contenta, prima di slanciarsi di corsa fuori dalla porta, seguito dall'altro, salutando di sfuggita Simon e Shizuo.
Il biondo rimase un attimo fermo, finché Dennis non lo svegliò.
«Forse è la volta buona che lo prendi» Gli disse. «Perla-chan ne sa una più del diavolo, non sarà facile acciuffarla, anche in una città a lei sconosciuta come questa»
«La conosci bene?»
«Sì, sia io che Simon. Le abbiamo salvato la vita in passato, e lei ha salvato le nostre» Fece una pausa, come per riflettere. «Non farti ingannare, lei è molto più di quello che ahi visto ora. Beh, che aspetti? Non devi prendere Orihara-san?» Gli chiese alla fine, divertito.
«Giusto» Si riprese Shizuo, assumendo il suo solito muso arrabbiato. «Stavolta lo ammazzo sul serio!» Esclamò correndo fuori.
«Dice sempre così... Almeno il locale è ancora intatto, dopo dovrò ringraziarla» Commentò ad alta voce lo chef.



Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Questo è il secondo capitolo della mia storia. Vi è piaciuto? Comunque grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo e che sono arrivati fino qui a leggere. Se ho sbagliato qualcosa ditemelo! Avverto subito: visto che quando scrivo mi si affolla la testa di idee, alcuni capitoli potrebbero non avere né capo, né coda, né alcun senso logico, vi prego di dirmelo casomai ne comparisse qualcuno così.
Anche se omai siamo in pieno periodo natalizio (e io sono finalmente in vacanza :3) cercherò di aggiornare tutte le domeniche come promesso.
E basta, non so più cosa dire, quindi ciao di nuovo!
Grazie a tutti quelli che leggeranno, recensiranno, la metteranno tra i preferiti o le ricordate.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Perla rise allegramente, facendo voltare diverse persone. Anche se era vero che era arrivata solo quella sera, si era già studiata bene durante il viaggio la mappa della città, e ora la sua memoria fotografica faceva il resto. Schivò una lama, senza rallentare.
«Pellicchan, non dovresti tirare così a casaccio, potresti ferire qualcuno! Mira meglio la prossima volta!» Urlò, facendo in modo che la sentisse.
Fece una piroetta su se stessa, giusto per vedere come era messa la situazione.
"Ecco Pellicchan, e quello laggiù... è Shizuo! Perché non corre?" Si chiese, mentre osservava il biondo afferrare uno sfortunato cartello stradale lì vicino e sradicarlo da terra. "Allora è vero che è molto forte!" Si accorse che molte persone avevano cominciato a urlare e a scappare davanti a quella scena.
«I-ZA-YA-KUN!!!» Urlò furioso, mentre lanciava il cartello contro il suo nemico.
Sia Izaya che Perla lo schivarono, guardandolo dirigersi pericolosamente contro un bambino che passava di lì. Perla si slanciò in avanti, sapendo comunque che sarebbe arrivata tardi. Il cartello era ormai a pochi metri dal ragazzino quando si fermò, bloccato da qualcuno. Quel qualcuno era una donna sopra ai venticinque anni, che reggeva il lampione senza sforzo apparente. Era alta almeno quanto il biondo, che la guardava stupefatto. Aveva tristi occhi indaco e i capelli rossicci raccolti in una treccia appoggiata su una spalla. Era una bella donna, con le curve non abbondanti, ma nei punti giusti. Era decisamente straniera, con i tratti dolci, anche se parevano induriti da chissà cosa. Indossava una maglietta larga lilla con abbinata un'ampia gonna lunga. Guardò con freddezza Shizuo.
«Dovreste fare un uso migliore della vostra forza, Messieur» Disse, aveva una voce dolce, ma seria. Si girò verso il bambino, che non aveva mosso un muscolo. «Stai bene?» Chiese gentilmente, con un sorriso. «Ti sei fatto male?» L'altro scosse il capo, senza dire una parola. «Dovresti tornare dai tuoi genitori, lo sai? È pericoloso andare in giro da soli.» Il ragazzino annuì e scappò di corsa. La donna si rigirò verso i tre, che ancora la guardavano. Li fissò uno per uno, facendo un cenno appena percettibile a Perla, che contraccambiò.
Dopodiché, piantò con forza il cartello nella strada, alzando un polverone. Quando tutto si fu calmato, lei era scomparsa. La ragazza si girò verso gli altri.
«Allora, cosa vogliamo fare?» Chiese annoiata.
«Che ne dici di continuare?» Ghignò Izaya. «E tu, vuoi continuare, Shizu-chan? O incontrare una tua simile ti ha sconvolto?» Lo prese in giro.
L'altro lo guardò furente e gli si scagliò contro. Nello stesso tempo, Perla ricominciò a correre. Al moro non restò altro da fare se non imitarla. Andarono avanti così per un pezzo, con chi si divertiva, chi passava il tempo e chi si sfogava.
«Basta, sono sfinita!» Annunciò Perla con il fiatone, mentre si appoggiava a un muro di un vicolo buio. Poco dopo il moro la imitò, anche lui sfiancato. Erano circa quattro ore che stavano correndo da una parte all'altra di Ikebukuro. Lei lo guardò riprendersi, mettendosi a ridere di una risata schietta e non di scherno. Anche Izaya fece un sorriso, ma lei non capì se era sincero o beffardo.
« Heiwajima-san?» Chiese, non sentendo il solito fracasso che faceva il biondo.
«Seminato, o meglio, si è arreso. Avrà troppo da pensare stasera.»
«Già... Incontrare un proprio "simile" è un po' disorientante» Disse con tono neutro «Per quanto abbiamo corso, più o meno?» Si riprese subito dopo.
«Più di tre ore sicuro.»
«E quanti danni avrà fatto Heiwajima-san?»
«Ormai non li conto più»
Ci fu una pausa, nessuno dei due sapeva cosa dire.
«Senti, ormai è tardi, che ne dici di continuare domani, magari?» Chiese la ragazza guardando il telefono.
«Ma come, prima proponi un gioco, e poi sei la prima a lasciarlo?»
«Oltre al fatto che il primo a "lasciare il gioco" è stato il tuo inseguitore, ormai sono stanca, e anche tu lo sei, si vede. E poi, devo stare a casa entro mezzanotte» Ripose il telefono nella borsetta che si portava dietro.
«Uh, la piccola Cenerentola deve stare a casa prima di mezzanotte!» La canzonò il ragazzo.
«Esattamente» Rispose sorridendo Perla, tirandosi su dal muro. «Buonanotte Pellicchan!» Lo salutò, prima di sparire silenziosamente nel vicolo.
Izaya sbuffò, divertito dal modo di fare dell'altra, e la osservò allontanarsi.
«Non provare a seguirmi per scoprire dove abito, Pellicchan!» Gli gridò quando ormai era lontana.
«Beh, buonanotte anche a te, Cenerentola!» Le rispose prima di dirigersi a casa anche lui.



Angolo dell'autrice
Salve e buon Natale, anche se in ritardo. Questo è il terzo capitolo, ma so che ormai l'avete capito.
In questo capitolo si introduce Angeline! (silenzio) Come vi sembra come personaggio? Anche se qui si capisce poco e niente. xD
So che ormai (almeno credo) la storia dei "corrispondenti femminili" di Izaya e Shizuo è scritta e riscritta, ma non ho proprio resistito alla tentazione. :3
Se ve ne rendete conto, sto scrivendo capitoli sempre più corti, e sinceramente la cosa mi dispiace un po'.
Che altro dire? Non ne ho la più pallida idea, e quindi vi lascio smaltire in pace i vari pranzi natalizi.
Alla prossima!


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

«Sono a casa!» Esclamò Perla chiudendo la porta dell'appartamento in cui si erano trasferite.
Era un appartamento piuttosto grande, all'ultimo piano di un palazzo poco vicino al centro, alto abbastanza in modo che nessuno le avrebbe spiate attraverso le grandi vetrate che sostituivano la parete della sala, donando una bellissima vista di Ikebukuro illuminata. La sala era spaziosa, con pochi mobili eleganti e moderni, impersonale, come il resto della casa: due camere matrimoniali, i rispettivi bagni, la cucina. Dopotutto, era normale che non avesse personalità, ci si erano appena trasferite! Ma soprattutto, era all'occidentale, e questo bastava alla bionda.
La ragazza andò a vedere la sua camera: la più piccola delle due, era sui toni del'arancione, che sfumava verso il rosso e il giallo. Il letto a una piazza e mezza in un angolo, lontano dalla finestra; la scrivania e l'armadio erano affiancati dall'altra parte della stanza. In mezzo, svettavano due grosse valige pronte da disfare.
«Chi erano quei due con cui ti ho visto oggi?» Una voce da dietro la fece voltare. Statura alta, occhi indaco, treccia rossiccia su una spalla, le ci volle poco per riconoscerla: la donna che era intervenuta prima.
«Oh, due incontrati al ristorante di Dennis.» Le rubò la tazza di cioccolata fumante che teneva in mano. «Tipi interessanti.» Disse guardandola sorridendo.
La donna si chiamava Angeline Draconique, e altri non era che la sua tutrice legale, come piaceva definirsi, avevano più che altro un rapporto da sorelle, più che da madre e figlia.
«Ho visto...» Rispose l'altra, sorridendo anche lei, andando in cucina a preparare dell'altra cioccolata. «Che te ne pare dell'appartamento?»
«Carino, un po' anonimo, ma piacevole. La vista è fantastica.» Commentò Perla sedendosi su uno sgabello davanti al bancone. «Vedo che ne hai trovato uno all'occidentale.»
«Già, è stato un vero colpo di fortuna! Il prezzo era un po' altino secondo me, ma fa niente.» Angeline partì a raccontare tutta la contrattazione, animandosi mentre beveva la cioccolata.
«E poi che altro hai fatto oggi? Dopotutto sei arrivata prima, hai avuto più tempo di me per vedere la città.»
«Ho passeggiato in città, per vedere com'era e per cercarmi anche un lavoro, dopotutto, non puoi lavorare solo tu qui.» Si girò per mettere la tazza nel lavandino. «Ah, e sono passata alla tua nuova scuola.» Annunciò.
La bionda quasi si strozzò con la bevanda.
«Ma io ho finito gli studi!» Protestò.
«Secondo le leggi di questo paese, devi andare a scuola. Ti ho già iscritto, preso la divisa e la lista dei libri. Domani mattina andiamo a prenderli e andiamo a vedere la scuola.» Anche se il tono era calmo, non ammetteva obiezioni.
«Quindi mi dovrò alzare presto?! Ma sono distrutta!» Protestò ancora l'altra «E poi credevo volessi andare a cercare Heiwajima-san...» Bofonchiò accasciandosi sul bancone.
«Chi?»
«Il biondo che ha tirato il cartello.»
«Ah, beh, in effetti sì, vorrei conoscerlo meglio... Come si chiama?» Chiese arrossendo un po'.
«Shizuo Heiwajima, l'uomo più violento di Ikebukuro.» Cantilenò Perla disegnando cerchi sul legno del piano. «Non so molto altro, almeno finché non sento i miei contatti.»
«La voce che sei qui circola già?»
«Ho chiesto che venisse fatta girare da stasera, ma non so quanto si è sparsa.»
«Parlando d'altre cose...» Disse Angeline appoggiandosi al bancone e sorridendo maliziosa. «Quello che ti inseguiva non era affatto brutto...»
L'altra fece un'espressione imbarazzata.
«Oh, parli di Orihara-san, di Pellicchan»
«Pellicchan? E questo da dove l'hai preso?» Sorrise divertita la maggiore.
«La pelliccia del suo giaccone mi ispirava. Ma mi hanno detto che è pericoloso, che ha molto potere qua in città.»
«Bene, allora, fa proprio al caso tuo. A quando il primo appuntamento?»
La bionda arrossì vistosamente.
«Ma che diavolo vai dicendo! Prima di tutto: non ti sembra un po' presto? E secondo: lo sai che mi ha tirato addosso più di un coltello estremamente affilato? Dicono che sia completamente folle. E poi, se lo cominciassi a frequentare, tu non potresti vederti con Heiwajima-san... Si odiano a morte, per chi credi che fosse quel cartello?»
«È un bel problema, ma se noi non glielo facciamo sapere, andrà tutto bene no?»
«Vedremo...» Rispose l'altra, sospirando. «Che ne dici di fare battaglia con i cuscini?»
«Adesso?»
«Dai, inauguriamo l'appartamento! L'abbiamo sempre fatto...» Fece gli occhi da cucciolo ad Angeline, che sospirò, sconfitta.
«E va bene...» Sorrise.
«Sì!!» Scappò via felice Perla «All'attacco!»


Angolo dell'autrice
E... colpo di scena! Ma anche no, colpa mia che ho detto in descrizione che Perla e Angeline erano collegate. (si deprime in un angolo)
Nonostante tutto, mi sono dannata per caricare in tempo questo capitolo. All'inizio mi sono dimenticata che oggi era domenica,(la mia faccia quando mi sono ricordta era più o meno questa : O.O) poi non c'era segnale internet, quando finalmente è apparso (tra le mie lacrime di gioia) e stavo finalmente scrivendo questo angoletto, a mia madre viene la 
intelligentissima idea di spostare il modem, causando la totale estinzione del segnale. Sto tutt'ora cercando di farlo resuscitare, sperando che non debba aspettare Pasqua come qualcun altro. (senza offesa a nessuno, mi raccomando)
Bene, visto che ho trovato il modo di riempire con qualcosa di sensato questo spazio (altre lacrime di gioia) vi saluto, sperando che il capitolo vi sia piaciuto. Come sempre, se vedete qualche errore, vi pregherei di dirmelo, e grazie a tutti quelli che leggeranno, recensiranno, la metteranno tra le preferite o le seguite.


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

(Torniamo a quando Perla si avvia verso casa e lascia Izaya nel vicolo)


«Non provare a seguirmi per scoprire dove abito, Pellicchan!» Sentì urlargli la ragazza, quando era già lontana.
«Beh, buonanotte anche a te, Cenerentola!» Le rispose prima di dirigersi a casa anche lui.
Dopo che la ebbe salutata, Izaya si avviò verso un certo vicolo, dove doveva incontrare una certa persona.
«Ti ha mandato Hiro
*?» Chiese all'uomo vestito di nero che si guardava intorno minaccioso
«Sì, ed ecco i tuoi soldi» Rispose frettoloso, ficcandogli in mano la busta.
«Beh, come mai così nervosi stasera? Hai paura del buio?» Ghignò, non potendo fare a meno di punzecchiarlo.
«Si dice che stasera sia arrivata una certa persona, molto importante tra noi...» Gli confidò l'altro
«Oh, e chi sarebbe?»
«Come non lo sai? A quest'ora lo sanno tutti!» Lo guardò allibito. «È arrivata lei
«Lei chi?» Chiese annoiato il moro. Quegli umani tendevano sempre a ingigantire certe cose.
«La Dragonessa!» Gli sibilò  spazientito l'altro. «Non la conosci? Valla a cercare nel libro: "Storia della Criminalità Organizzata Mondiale"» Gli disse prima di dileguarsi.
"La Dragonessa, eh?" Pensò mentre si dirigeva a casa. "L'ho già sentito, chi potrà mai essere?"
Arrivato al suo appartamento, salutò al suo solito modo Namie e si diresse in camera da letto. Era spoglia, il letto matrimoniale al centro, l'armadio, una comoda poltrona e un'enorme libreria straripante di libri su qualsiasi genere.
 Cercò il libro che l'uomo gli aveva indicato; la sua copia era piuttosto consunta, per tutte le volte che lo aveva letto. Lo conosceva bene, ma chissà perché, non si ricordava della cosiddetta Dragonessa. Cercò nell'indice e trovò un intero capitolo dedicato a leInt: La Dragonessa inglese e i White Dragons.
Cominciò a leggere con interesse. A quanto pareva, la Dragonessa aveva acconsentito a un'intervista, ovviamente non a faccia a faccia, con l'autore del libro; era datata due anni prima.

Intervistatore (Int): Bene signorina, vogliamo cominciare?
Dragonessa (D): Quando vuole lei, signor Carter.
Int: Allora, il suo nome?
D: Non lo dirò di certo! Dopotutto, sono una ricercata... (ride)
Int: Quanti anni ha?
D: Quindici appena compiuti
Int: È giovane!
D: Lo so, me lo dicono tutti... (sospira)
Int: Ci parli un po' della sua vita com'era prima di iniziare la sua attività.
D: Vediamo... sono un'orfana inglese, cresciuta in orfanotrofio a Londra. Frequentavo un gruppo di ragazzini di strada, mi ricordo che desideravo ardentemente vivere come loro, liberi dai costumi sociali.
Int: Come affrontava la vita dell'orfanotrofio?
D: Ribellandomi, ovviamente. Non li sopportavo, e facevo loro tiri di ogni genere. Non mi beccarono mai. A ripensarci, quell'orfanatrofio è da denuncia, non può immaginare il degrado là dentro. Nel frattempo, ero diventata il capo della banda che frequentavo.
Int: Come ha fatto?
D: Tanta astuzia, e molta fortuna. Ero, e sono tutt'ora, una che impara in fretta. In poco mi ero mangiata i libri di testo, e tutti quelli che riuscivo a ottenere. A scuola mi annoiavo, e molte volte saltavo le lezioni, per vedere i miei sottoposti.
Int: Allora è un genio!
D: Non mi ritengo tale. (ride imbarazzata) Ma mi sentivo molto matura per la mia età, questo sì.
Int: Cosa ha fatto dopo?
D: A dodici anni sono scappata dall'orfanotrofio e ho assunto la carica a tempo pieno dei White Dragons, la   mia banda.
Int: Quella vita era come se l'aspettava?
D: Per niente. Prima avevo vitto e alloggio, ma ora dovevo cavarmela da sola. Ho imparato a borseggiare i  passanti, in breve sono diventata molto brava, come i miei compagni del resto.
Int: Come affrontava la vita da capo?
D: Ero molto affezionata ai miei compagni, e cercavo di fare sempre il meglio per loro. Trovavo lavoretti che potessero fare tutti per guadagnare qualche soldo.
Int: Legali?
D: All'inizio ci ho provato, ma attiravamo troppo l'attenzione. Allora ho capito di dovermi rivolgere alla "Zona d'ombra" di Londra.
Int: Ossia?
D: Criminalità organizzata, ovviamente. Trovai subito gente disposta ad assumerci per lavori soprattutto da corrieri. Sceglievo sempre i più sicuri. E lì scoprii un mio grande dono, che mi è indispensabile tutt'ora.
Int: Di quale dono si tratta?
D: La contrattazione. Trovavo le negoziazioni incredibilmente facili, riuscivo a trovare una soluzione vantaggiosa per entrambi i fronti.
Int: Ci può svelare qualche suo trucco?
D: Credo che giocasse molto a mio favore la tenerezza che facevo agli adulti. Anche se avevo dodici, tredici anni, avevo un aspetto molto infantile. Nonostante questo, gli adulti cominciarono a rispettarci molto presto, anche per le sottili vendette che infliggevamo se un accordo non veniva rispettato. In qualche mese, ingrandimmo di molto la banda, e tutti avevano un lavoro o un altro, per una banda adulta o un'altra, a volte anche nemiche tra loro.
Int: Non avevate paura che scoprissero questi contatti?
D: Certo, e per questo prendevamo tutte le possibili precauzioni. Vede, noi non stavamo dalla parte di nessuno, facevamo solo quello che ci aiutava a sopravvivere.
Int: Ma le forze dell'ordine? Non dicevano niente?
D: Sinceramente, le forze dell'ordine inglesi non sono un granché. Credo proprio che sapessero della nostra esistenza, ma non del lavoro che facevamo, e comunque non hanno mai fatto niente di concreto.
Int: È vero che ormai si è parzialmente staccata dai White Dragons?
D: Esattamente, anche se alcune decisioni le prendo ancora io.
Int: Come funziona la cosa?
D: Mi mandano quasi quotidianamente le richieste ricevute da molte organizzazioni criminali di tutto il mondo, e un elenco delle decisioni prese su questioni di minore importanza. Vedo quello che bisogna fare per gli affari più importanti, al resto pensano loro.
Int: E gli altri sono d'accordo con questa procedura?
D: Assolutamente, l'hanno proposta loro.
Int: Ma perché questo distaccamento?
D: Diciamo che... ho incontrato alcune persone che sono diventante importanti per me.
Int: Cambiando discorso, avendo a che fare con gente di tutto il mondo, saprai parecchie lingue. Quali?
D: Devo dire che l'essere inglese mi ha aiutata molto. Dopotutto, anche nell'illegalità è la lingua internazionale. (ride) Ormai so parlare bene il russo, lo spagnolo, e me la cavo con l'italiano, il francese e il tedesco. Sto cominciando a prendere lezioni di giapponese.
Int: Quindi i prossimi con cui entrerà in affari saranno quelli della Yakuza?
D: In parte ci sto già in affari, ma mi faccio aiutare da un interprete. Ora che la situazione sta diventando delicata, devo essere in grado di farmi capire da sola.
Int: Ha intenzione di andare in Giappone?
D: Certo. Forse non subito, devo prendere molte precauzioni, ma credo che tra un anno o due ci andrò.
Int: E dove andrà di preciso?
D: Credo proprio a Tokyo, dicono che sia una bella città.
Int: Una parte specifica di Tokyo?
D: Beh, , non le posso svelare molti dettagli, credo che comprenda la mia situazione, sono ricercata in molti stati, ho anche perso il conto...

A quel punto Izaya smise di leggere, elettrizzato. Quella ragazzina era una leggenda vivente! Si era ricordato chi era la Dragonessa: una ragazzina che era passata alla storia per aver creato il più grande impero di scambi illegali del mondo, almeno un quarto della merce del mercato nero mondiale aveva a che fare in qualche modo con la sua organizzazione. Dichiarava di non ritenersi un genio, ma lo era eccome!
"La voglio conoscere, assolutamente." Pensò.
"Siamo più simili di quello che pensi"
Quella frase, pronunciata da una delle persone che riteneva tra le più innocenti, gli ritornò in mente.


Angolo dell'autrice
Salve! Oggi si introduce un nuovo personaggio, molto particolare tra l'altro. Vediamo se indovinate chi è! xD Non so se abbiate ben capito quel che scrivo sui White Dragons, per informazioni aggiuntive o spiegazioni chiedete.
Non mi dilungherò molto, per il semplice fatto che non so cosa scrivere (cosa che succede in tutti i miei angoli) e perché stasera non sono molto in vena. Quindi, ciao!

*Hiro, nome inventato sul momento.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

La osservavano. La giudicavano.
Per lo strano, ma pur sempre naturale, biondo dei capelli, o per le gli auricolari che portava alle orecchie, o per le scarpe con le rotelle che le permettevano di andare più veloce, o anche per gli shorts che si intravedevano sotto la gonna della divisa scolastica. O semplicemente, per la sua faccia, nuova e immusonita.
"Ancora non capisco perché dovrei andare a scuola quando ho già finito gli studi, con voti altissimi, per di più! Anche se è per la copertura, stavolta Angeline ha un po' esagerato."
Già, perché quello era il primo giorno di scuola di Perla, e quello era il cortile esterno della Raira, pieno di studenti che stavano per entrare a scuola. Ovviamente, non mancavano i commenti. Dopotutto, quale ragazza si sarebbe presentata a scuola con le cuffie, i pantaloncini sotto la gonna, e delle ridicole scarpe con le rotelle? Non una giapponese; ma lei non era una giapponese, e nonostante le sue origini inglesi, non si considerava tale fino in fondo. Aveva viaggiato tanto, aveva appreso ciò che le serviva dalla gente che aveva incontrato in giro per il mondo, così che tra le sue conoscenze si poteva trovare rimedi russi, abitudini americane, detti italiani, gesti inglesi... lei era multietnica, o come le piaceva definirsi, "una del mondo".
La ragazza rifletté su quale sarebbe stato il modo migliore di iniziare, con grandissimo ritardo, quell'anno scolastico. "Mi basterà fare l'ingenua solare e infantile, chi potrà resistermi? Certo, la prima impressione non è delle migliori... Così sembro la classica studente problematica che non le importa niente della scuola." Si guardò intorno. Le persone continuavano a chiacchierare indisturbate.
Arrivò nell'atrio e andò in segreteria, dopo aver opportunamente nascosto le cuffiette ed essersi tirata un po' su i pantaloncini, così che non si vedessero.
«Ehm... Salve.» Disse timidamente alla segretaria, facendo un sorriso.
«Ti serve qualcosa, cara?» Chiese la donna rispondendo al sorriso.
«Sì, sono nuova, oggi è il mio primo giorno, ed è la prima volta che frequento una scuola giapponese, quindi non so cosa fare...» Disse arrossendo e calcando il suo accento inglese.
«Tu devi essere...» L'altra controllò sul computer davanti a sé. «Perla Moon, giusto?»
«Sì»
«Bene, vieni con me, ti mostrerò alcune cose» Disse alzandosi e avviandosi.
«Allora, come prima cosa, per entrare nella scuola vera e propria, bisogna cambiarsi le scarpe, che vengono riposte nei appositi armadietti. Il tuo è il numero 156, ci sono già un paio di scarpe pronte per l'uso»
«Oh, bene, perché non ne ho altro paio» Ammise la ragazza sorridendo ancora.
«Cambiati le scarpe, ti faccio vedere la scuola e poi ti accompagnerò in classe.»
«C'è molto silenzio...» Commentò Perla durante il giro. «Mi ricordo che dalle mie parti c'era sempre confusione... Voi siete molto più disciplinati!»
«Il rispetto delle regole è una nostra prerogativa.» Spiegò la donna sorridendole.
Il girò durò circa un'ora, poi la segretaria l'accompagnò davanti a un'aula.
«Aspetta qui» Perla annuì, mentre l'altra si affacciava alla classe per spiegare la situazione al professore. «Ora puoi entrare, ciao!» La salutò dopo essersi spostata per farla entrare, cinque minuti dopo.
"E così mi tocca davvero tornare a scuola..." Sospirò impercettibilmente, entrando e sfoderando il miglior sorriso timido e agitato che sapeva fare.
«Lei, ragazzi, sarà la vostra nuova compagna di classe, spero che la farete sentire a vostro agio»  Disse il professore ai studenti. Poi si rivolse a lei. «Perché non ti presenti?» Le chiese gentilmente.
Perla arrossì guardando le persone davanti a lei, un po' a disagio.
"Dovevo fare l'attrice, avrei vinto almeno un Oscar!" Pensò, leggermente annoiata.
«M-Mi chiamo Perla Moon, ho 17 anni e vengo dall'Inghilterra.» Cominciò, sorridendo. Un leggero mormorio si diffuse nella classe, e lei seppe di averli conquistati dagli sguardi che le rivolgevano, soprattutto i ragazzi.
«C'è qualche domanda per Moon-san?» Chiese il professore. Subito si alzò qualche mano.
"E va bene, cominciamo questa farsa..." Commentò dentro di sé.
«Dove vivevi in Inghilterra?»
«A Londra, sono cresciuta lì.»
«Hai qualche hobby?»
«Mi piace pattinare e passeggiare in città...»
Quell'estenuante interrogatorio durò circa un quarto d'ora.
«Puoi sederti vicino a Kida-san» La informò il professore indicando il banco vuoto vicino a un ragazzo biondo con occhi color miele, che sembrò molto felice della cosa.
«Ah, ehm, professore...» Iniziò Perla sottovoce, spiegandogli che non sapeva niente dei ritmi giornalieri di una scuola giapponese.
«Allora Kida-san ti farà da guida finché non ti sarai ambientata.» Decise il docente.
Il ragazzo fece un sorriso smagliante.
«Bene, Moon-san, ti è piaciuta la lezione?» Chiese Kida allegro al suono della campanella, mentre tutti si alzavano. «È ora di pranzo, di solito noi ci portiamo qualcosa da mangiare da casa, ma c'è una mensa per chi non si è portato niente...» Cominciò.
«In effetti io mi sono portata qualcosa da casa.» Ribatté timidamente Perla, arrossendo. «Ci si può spostare dall'aula per mangiare?» Chiese stupita, vedendo la classe già mezza vuota.
«Certo, si può andare a mangiare dove si pare, più o meno. Sulle panchine vicino al campo da calcio, sul tetto...» Spiegò il ragazzo.
«Sul tetto? Davvero ci si può andare senza che ti dicano niente?» Chiese lei.
«Ci vuoi andare? Io ho un appuntamento con un paio di amici proprio sul tetto, vuoi venire anche tu?»
«Mi farebbe molto piacere, se non disturbo.»
«Certo che no!»
Durante il tragitto, Kida cominciò a provarci con lei. Una volta arrivati, le presentò due ragazzi, un maschio e una femmina. Si chiamavano Ryugamine Mikado e Sonohara Anri. Erano tutti e due piuttosto timidi, soprattutto Anri, che quasi non proferiva parola. Perla la trovò subito simpatica, e fecero amicizia piuttosto in fretta. Anche con Mikado era stato piuttosto facile legare. Con Masaomi, poi, non c'era neanche da sforzarsi.
Passarono tutto l'intervallo a chiacchierare del più e del meno. Quando suonò la campanella, ognuno tornò nella propria classe, a seguire le noiose lezioni.
"Queste cose le so già" Pensò Perla guardando fuori dalla finestra, senza prestare molta attenzione alla voce del professore. Trattenne a fatica uno sbadiglio e cominciò a prendere pigramente appunti, giusto per far vedere che le importava qualcosa.
Finalmente l'ultima campanella! Perla si affrettò verso il suo armadietto delle scarpe, impaziente di scivolare di nuovo sulle rotelle.
"Ancora tre passi e diventerò finalmente invisibile." Pensò, agognando il cancello della scuola e la folla dietro di esso.
«Moon-san! Aspetta un momento!» La chiamò una voce prima che potesse fare l'ultimo passo.
Lei sospirò, leggermente irritata. "Credo che questo sia il mio nuovo record di sospiri in una mattinata"
«Si?» Chiese sorridendo e voltandosi verso colui che l'aveva chiamata, ovvero Kida.
«Ti volevo chiedere se ti andava di uscire con me, Ryugamine-kun e Sonohara-san un giorno di questi.»
La ragazza sembrò pensarci su, poi rispose dispiaciuta.
«Mi dispiace, ma in questi giorni ho molto da fare, sai, mi sono appena trasferita, devo ancora sistemare le mie cose ed altro...»
«Oh, va bene, fa niente, sarà per la prossima volta. Ciao!» La salutò lui correndo via.
Finalmente, con nessuno che la disturbava, poté infilarsi le cuffiette, avviare una delle sue canzoni preferite e, finalmente, sparire nella folla.
Camminava e pattinava spensieratamente per la strada, pensando a come organizzarsi con i compiti e il lavoro, quando andò a sbattere contro qualcuno e cadde per terra.
«Mi scusi, ero distratta» Borbottò mentre scuoteva la testa. Per tutta risposta, sentì una stridula risata di scherno.
«Dovresti fare più attenzione, ragazzina.» Quella voce era riconoscibile tra mille.
«Pellicchan


Angolo dell'autrice (che non ha la più pallida idea di dove sia uscito questo capitolo)
Salve! Altro capitolo, primo nosense xD Qui è dove ho iniziato a dare di matto, non trovando più il senso logico dei miei capitoli e cercando di allungarli il più possibile.
Bene, qui Perla va a scuola! (madda...), non ne sembra molto felice, nonostante le apparenze, e conosce anche qualche altro personaggio! Ho messo tutti quei particolari sulla scuola perché effettivamente Perla non è mai stata in Giappone, quindi che ne sa?
Alla prossima! (stavolta angolo breve e conciso xD)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

«Pellicchan?.» Chiese confusa lei, prima di fare un sorriso smagliante. «Pellicchan! Sinceramente, sei la cosa migliore che mi sia capitata oggi!» Disse alzandosi e sistemandosi la gonna.
Izaya la guardò con uno sguardo indecifrabile, alzando il sopracciglio. Non gli era mai successa una cosa del genere. Spostò lo sguardo sull'abbigliamento della ragazza ghignò divertito.
«Non mi dire che sei stata a scuola! Allora sei davvero solo una ragazzina...» Commentò.
Perla sospirò, assumendo un'espressione stanca e scocciata.
«Non me ne parlare... E dire che tutte quelle cose le so già.» Disse cominciando a camminare.
Il moro le si affiancò.
«Hai già finito gli studi? E allora perché perder tempo in un posto come quello?» Sperava di poterle carpire qualche informazione.
«È una storia complicata...» Sospirò lei massaggiandosi una spalla. Rimase in silenzio qualche minuto, poi capì che lui era ancora in attesa della sua risposta. «E poi non sono affari tuoi.» Gli fece un sorrisetto.
Per tutta risposta, si vide fare una faccia imbronciata, molto infantile. Rise divertita.
«Sei proprio divertente, Pellicchan.» Si bloccò improvvisamente.
«Che c'è? Non sai dove stiamo andando?» Le chiede Izaya con il solito sorriso.
La ragazza tirò fuori il telefono.
«Mi sono scordata di avere un impegno importante... Devo sbrigarmi ad andare a casa e cambiarmi, non posso certo presentarmi conciata così!» Esclamò cominciando a camminare velocemente, senza più curarsi dell'altro.
«Beh, neanche saluti? Grazie tante per la gentilezza!.» Le corse dietro.
«Mi sembra di aver detto di avere un impegno importante, no? Ora non ho tempo da perdere dietro a te.» Disse lei insolitamente brusca, senza fermarsi. «Hai intenzione di seguirmi fin sotto casa?»
«Sì, in effetti sì.» Si sentì rispondere, con tono infantile.
«Ah, si? Allora prova a starmi dietro, se ce la fai!» La bionda cominciò ad usare le rotelle sotto le scarpe, andando ancora più veloce.
«Come fai?» Le chiese Izaya, cominciando a correre per starle dietro.
«Scarpe con le rotelle! Qua in Giappone non credo ci siano!» Gli rispose, aumentando la velocità e lasciandolo indietro. «Attento al palo!» Gli gridò ridendo.
«Eh?.»
Un palo della luce lo mancò do poco.
«Corri ancora appresso a quella ragazzina, pulce?» Chiese una voce incollerita dietro di lui.
«Che c'è Shizu-chan? Non sarai geloso, vero?» Ribatté il moro, lanciandogli una lama.
«Ti credi davvero così importante bastardo?» Gridò Shizuo lanciandosi contro l'altro.
Intanto Perla era arrivata a casa e si era cambiata, indossando i suoi abiti "da lavoro", come li chiamava lei.
Lasciando le fidate scarpe, per il resto sembrava un'altra persona: felpa extralarge grigia e jeans neri non molto stretti.
"Non importa in quale grande città si è, questo abbigliamento rende invisibili." Pensò mentre si tirava su il cappuccio e nascondeva per bene i capelli dentro.
Poi uscì, e utilizzando una camminata spavalda si diresse in un vicolo stretto, fino a fermarsi davanti a un'entrata sorvegliata da due omaccioni. Senza mostrare il volto, tese un biglietto verso quello che le sembrava più intelligente. L'uomo diede un'occhiata al foglietto, poi aprì la porta facendola entrare.
«Perla-san, finalmente ci incontriamo dal vivo!» La accolse un uomo alto e magro, vestito di bianco.
«Shiki-san
*, è un piacere conoscerla.» Sorrise lei scoprendo il capo e sorridendo.
«Allora, cosa la porta qui?» Chiese l'uomo sedendosi a un divano e indicandole quello di fronte.
«Lavoro, ovviamente.» Rispose la ragazza. «Mi dispiace non averla potuta incontrare prima, ho avuto un impegno piuttosto lungo e fastidioso...» Sospirò.
«Cosa vuole fare esattamente qua a Ikebukuro?» L'uomo andò direttamente al punto cruciale.
«Stringere i rapporti che ci sono tra i White Dragons e Awakusu
**, ovviamente.»
«Cosa ci guadagneremo, noi?»
«Come?» Chiese leggermente sorpresa lei. Davvero non ci arrivava? «Avrete sbocco su mercato nero internazionale, ovviamente, e una copertura più che curata ed efficiente.» Spiegò per qualche minuto gli altri vantaggi.
«Bene, credo che queste cose andranno bene per i miei superiori.» Esclamò soddisfatto Shiki, spegnendo la sigaretta e prendendone un'altra. «È sicura che nessuno sospetti la sua presenza qua in Giappone?»
«Nessuno che possa fare gran danno ai nostri affari.»
«Bene. Ha qualche richiesta?»
«In effetti sì, due, di poco conto.»
«Vedrò cosa posso fare.»
«Prima di tutto, due pass illimitati per il centro paracadutismo qui vicino.» L'altro sollevò sorpreso il sopracciglio. «E poi, vorrei il numero di Izaya Orihara.»
L'uomo si strozzò con il fumo.
«Cosa?» Chiese quasi spaventato.
«Credo che abbia sentito benissimo. Lo voglio contattare e chissà, in futuro anche incontrarlo.»
«Ha la più pallida idea di quanto possa essere pericoloso?» Disse l'altro, insicuro.
«E lei,» Chiese con un sorriso sottile Perla «Ha la più pallida idea di quanto possa essere pericolosa io
«C-Certo...»
«Allora siamo a posto.» Sorrise soddisfatta lei, perdendo quell'aura di pericolo che l'aveva avvolta per un attimo. Si alzò e tese la mano all'altro. «Arrivederci, Shiki-san.»
«Arrivederci, Dragonessa.» La salutò l'altro guardandola andare via.
"Che mondo è questo, se permette anche ai ragazzini di fare certe cose?" Pensò.



Angolo dell'autrice
Salve lettore (chiunque tu sia xD)! In questo capitolo, lo strano approccio di Perla e il suo lavoro (doveva essere una sorpresa, ma ho fatto capire troppo in precedenza)
Mi sembra di averlo detto anche in precedenza, ma i capitoli stanno diventando sempre più corti (sono disperata, la mia riassuntività sta prendendo il sopravvento) e per questo ho una mezza idea di aggiornare più frequentemente. se non vi dispiace, vorrei sapere anche la vostra opinione.
*Shiki: è apparso poche volte, ma credo che ve lo ricordiate (almeno lo spero), se non ve lo ricordate, fate qualche ricerca.
**Awakusu: facendo qualche ricerca (Durarara Wiki inglese) ho scoperto che Shiki fa parte di questa organizzazione, che se ho ben capito è un ramo della Yakuza. (la Wiki era in inglese xD)


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Izaya era decisamente irritato. Odiava che qualcuno facesse qualcosa di inaspettato. Odiava quello stupore che provava in quel momento. Ma da una parte era anche soddisfatto, molto soddisfatto.
-Signor Izaya Orihara, è un piacere conoscerla, sono la Dragonessa-
Così diceva il testo del messaggio che trovò appena svegliato. Una scarica di adrenalina lo aveva scosso, svegliandolo del tutto. Una vera e propria celebrità del crimine organizzato lo aveva appena contattato.
-Come posso sapere che questo non è un tranello?- Scrisse subito. Era scettico di natura, ma stavolta sentiva che la persona dall'altra parte era davvero chi diceva di essere.
-Può chiedere a Shiki, è lui che mi ha dato il suo numero- Si vide rispondere.
«Shiki, maledetto bastardo.» Bofonchiò il moro sdraiandosi sul letto. Al diavolo i suoi impegni, se poteva parlare con la Dragonessa. Gli arrivò un altro messaggio.
-Non dia la colpa a quell'uomo, come penso farà, ho dovuto quasi minacciarlo per farmi dare questo numero. Era piuttosto spaventato quando glielo chiesi-
-Forse perché sa che insieme potremmo formare una coppia molto pericolosa, in grado di distruggere l'intera Ikebukuro, se volessimo- Izaya sorrise perfido. L'avrebbero potuto fare davvero, si sarebbe divertito un mondo.
-Non ho nessuna intenzione di distruggere questa bellissima città- Scrisse invece l'altra. -Devo andare, arrivederci, signor Orihara-
-Può chiamarmi Izaya, signorina- Scrisse chiudendo il discorso lui.
Guardò l'orologio. Erano le otto meno cinque.
"Chissà cosa sta facendo quella ragazzina" Si chiese, pensando a Perla così allegra e spensierata, così infantile e trasparente da essere fin troppo semplice e banale, il genere di persona che non l'avrebbe mai attirato. Se non fosse per delle piccole cose che l'avevano incuriosito, una, prima di tutte.
Pellicchan.
Quell'odioso soprannome che gli aveva affibbiato cinque minuti dopo averlo incontrato, ora lo perseguitava. Mai nessuno aveva osato così tanto nei suoi confronti.
Ma c'è sempre una prima volta
Mai detto era più vero, quello Izaya lo riconosceva.
"Odio i cambiamenti" Pensava spesso, quando notava qualcosa di diverso intorno a sé. Ma in fondo, le amava, quelle novità inaspettate. Erano una fonte di interesse e stimolo. Rinnovavano il suo mondo, che lui cercava di conoscere sempre alla perfezione, gli davano qualcos'altro da apprendere, e magari usare.
Si, quella ragazzina era decisamente una novità.
"Quanto è infantile però." Pensò. "Quasi quanto me."
Ecco un'altra cosa che lo straniva, in presenza di lei si sentiva così... adulto, troppo per i suoi gusti. Era una di quelle cose che lo facevano sentire dalla parte sbagliata del gioco, ma non ne poteva fare a meno.
Si alzò stancamente e si diresse verso la sua scrivania. Durante il tragitto, prese il suo giocattolo preferito e cominciò a passarselo da una mano all'altra. Quel "giocattolo" abbastanza grottesco, era una testa umana. Una testa femminile, addormentata, con i capelli rossicci*.
La testa di Celty.
"Che noia tutte queste pratiche" Pensò sbuffando e assumendo un broncio infantile davanti a tutti i fogli da controllare ed eventualmente firmare che si ritrovava davanti. "Dopo voglio incontrarla di nuovo, quella piccola ragazzina insolente"
Il telefono si illuminò.

-Lei può chiamarmi Little D.-

Angolo dell'autrice
Save! Sorpresi di questo aggiornamento anticipato?
Sarò breve. In questo capitolo, un primo contatto e le riflessioni di Izaya, o almeno quello che io penso che pensi. (?)
Che dire del soprannome Little D.? è un'idea che mi è venuta un po' di tempo fa, quando pensavo di mettere un nuovo personaggio (se do' retta alla mia testolina, i personaggi di Durarara sarebbero solo accennati xD) che forse metterò più avanti.
Ho letto che il regolamento non accetta linguaggio SMS, quindi se devo correggere ditemelo vi prego!
*Ho messo capelli rossicci, perché nell'anime sembrano tendere al rosso.
Ciao!

PS. Mi sono scordata di dare da subito delle informazioni importanti: questa FF avviene circa un anno dopo gli avvenimenti dell'anime, ma non è avvenuta nessuna "guerra", quindi Celty è nella stessa "situazione" dell'anime.

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Angeline camminava per le strade affollate di Ikebukuro. Era vestita come suo solito, gonna ampia e lunga fino ai piedi e maglietta larga, che lasciava parzialmente scoperte le spalle. Portava con sé una borsa a spalla in cui teneva tutto quello che le serviva per trovare un lavoro.
"Dopotutto, non è giusto che solo Perla porti a casa i soldi, sono io quella che dovrebbe lavorare!"
Ma che lavoro avrebbe mai potuto fare in quella città che non conosceva per niente? Soprattutto, il suo doveva essere più che altro un lavoro di qualche mese al massimo, vista la loro abitudine a cambiare spesso città e anche stato, per il lavoro di Perla.
«Mi scusi.» Bofonchiò chinando la testa, quando andò a urtare un passante.
Si mosse a disagio in mezzo a quella folla, non si era ancora abituata ad avere intorno tutta quella gente preferiva i luoghi meno affollati, dove i suoi nemici erano più visibili.
A un certo punto, notò passargli a fianco un tizio che riconobbe subito: era quello vestito da barista che aveva tirato il cartello, che lei aveva bloccato prima che prendesse un bambino.
"I bambini non si toccano." Il suo mantra, ormai.
Accelerò il passo, cercando di non farsi notare dal biondo, che, a quanto ricordava, era rimasto molto sorpreso, se non sconvolto, dalla sua comparsa.
Fece un sospiro di sollievo, una volta che lo ebbe superato, in fondo, non se la sentiva di parlare con qualcuno di estraneo. Il suo passò riacquistò sicurezza, ma improvvisamente una mano le si appoggiò sulla spalla. Si irrigidì, pronta a combattere. In un attimo, le passarono per la mente tutte le possibili mosse e contromosse che poteva fare una volta accertata l'identità del nemico.
"Potrei prendergli il braccio e spezzarglielo, per poi tramortirlo o ucciderlo con un colpo al collo, oppure potrei sempre afferrargli il braccio e tirarlo avanti, per dargli un pugno al plesso solare e una ginocchiata in faccia. Potrei anche usare la pistola, no, non farei in tempo a estrarla, poi si accorgerebbe…"
Si girò lentamente, rischiando il tutto per tutto, e si rilassò un po'. Nessun nemico, solo quel tizio che avrebbe tanto voluto evitare. A rilassarla non era stata la persona in sé, ma l'espressione dipinta in faccia: apparentemente impassibile, si poteva notare una nota di curiosità e imbarazzo.
«Scusi, sbaglio o ci siamo già visti l'altra sera?» Chiese lui un po' agitato.
Lei lo guardò in silenzio per un po', poi annuì.
«Mi chiamo Shizuo Heiwajima» Si presentò il biondo.
Angeline esitò.
«Angeline Draconique» Disse piano lei, guardandosi intorno, pur di non incontrare quelli dell'altro. Si sentiva ancora a disagio a interagire con le persone, nonostante la sua vita aveva ripreso un percorso "stabile" due anni prima.
Stava vagando con lo sguardo quando vide loro. Si gelò, terrorizzata. Il suo sgomento doveva essere evidente, perché l'altro si preoccupò.
«Che c'è? Tutto bene?» Chiese Shizuo.
Per tutta risposta, lei gli arpionò il braccio, aggrappandosi disperata.
«Nascondimi, ti prego.» Sussurrò implorante.


[Shizuo POV]
Shizuo era terribilmente agitato, questo era certo. Di solito non aveva problemi con le donne, non frequentandole affatto, ma con quella ragazza era diverso. Prima di tutto, aveva la sua stessa forza, era un suo simile.
"Cosa si dice a un proprio simile?" Aveva pensato, mentre quasi le correva dietro. Le posò una mano sulla spalla, senza pensare a eventuali cose da dire.
La sentì irrigidirsi sotto il suo tocco, esitando, poi si volse lentamente. Appena lo riconobbe, parve rilassarsi.
"Chi credeva che fossi?" Si chiese, cercando di rimanere impassibile, nonostante l'imbarazzo che cominciava a sentirsi. "Sembro un adolescente in piena fase ormonale, o quasi" Si rimproverò.
«Scusi, sbaglio o ci siamo già visti l'altra sera?» Tentò. L'altra annuì, senza dire niente. Non era timidezza la sua, lo si vedeva dagli occhi, di un indaco perfetto, né viola né blu. Erano belli, ma di certo non puri e innocenti, dentro vi si leggevano paura e anche un po' di sospetto; nonostante la giovane età di lei, si notavano sottilissime rughe appena accennate agli angoli degli occhi, prova di un profondo stress subito.
«Mi chiamo Shizuo Heiwajima» Si presentò.
"Hai voluto cominciare? E ora vai fino in fondo!" Si disse.
«Angeline Draconique» Disse lei piano, distogliendo gli occhi e guardandosi intorno, a disagio.
"Sembra che non sia stata molto a contatto con le persone ultimamente" La studiò.
Poi, vide la sua espressione cambiare, le lesse negli occhi il terrore.
«Che c'è? Tutto bene?» Chiese preoccupato. Angeline gli si aggrappò atterrita.
«Nascondimi, ti prego.» Gli sussurrò guardandolo negli occhi.
Quegli occhi, così strani, così belli, che avevano visto troppo e che sembrava volessero solo dimenticare.
«Veni con me» Gli disse, passandole un braccio sulle spalle e cominciando a camminare velocemente.


Angolo dell'autrice
Salve! Felici di questo incontro? Da quanto lo aspettavate, eh? xD (non arrabbiatevi per il capitolo supercorto, vi preego)
In questo capitolo comincia a diventare concreta la nota OOC, che credo varrà soprattutto per Shizuo. 
Spiegazione per il comportamento di Shizuo che la mia mente semi-malata ha partorito:
visto che nell'anime (del manga sto ancora cercando le scan in italiano, LO SO CHE è UNA BLASFEMIA, sono la prima a pensarlo, non linciatemi) non compare nessuno con la sua forza, Shizuo non si è mai rapportato con un altro essere umano con la sua stessa forza, quindi credo che entriamo in un suo lato che nessuno ha mai visto. :D
Ultima cosa: rigrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia fino ad adesso e blackwhiteeli, inca25, KeynBlack e VAle9894 per averla messa tra le preferite, soprattutto blackwhiteeli e VAle9894 per aver recensito, grazie di cuore!
Alla prossima!
PS spero vi siate accorti della leggera paranoia di Angeline. xD


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

«Ecco.» Shizuo tese una tazza di caffè a Angeline, che si guardava attorno un po' disorientata. «Scusa per il disordine, ultimamente non sono potuto stare molto a casa.»
Lei prese la tazza e la fissò un attimo.
"Cosa ci sarà dentro? Mi devo fidare? Potrebbe averci messo… beh, qualsiasi cosa, sonniferi, droghe, veleni mortali o non… Ma perché devo sempre fare così? Mi ha offerto una tazza di caffè, tutto qui!"
«Oh, ehm, grazie» Mormorò cominciando a bere.
Il piccolo appartamento era molto semplice e spartano, non sembrava che l'altro ci passasse molto tempo, oltre a dormirci e a volte mangiarci.
"Chissà cosa potrei usare come arma in caso di attacco, non credo di poter arrivare alla mia borsa in tempo. Che abbia delle armi nascoste qua intorno, per agevolarsi il lavoro?" Si morse la lingua, ci era ricascata!
«Sei spesso fuori per lavoro?» Chiese senza guardarlo. Non le piaceva guardare le persone, perché sapeva che alcuni le potevano leggere dentro con uno sguardo, e lei non si fidava abbastanza per esporsi troppo.
«Sì, di solito sono molto impegnato, sia di giorno che di notte.» Spiegò brevemente il biondo. «Ma ora passiamo a fatti più importanti. Da chi scappavi?» Si accese una sigaretta, mentre il volto e il tono diventavano più seri. «Ah, ti dà fastidio?»
«No, sono abituata al fumo, una mia carissima amica fuma.» Angeline strinse leggermente la tazza tra le mani. «Comunque, erano uomini dell'esercito. L'esercito americano, per essere precisi. Quelli erano... miei ex-commilitoni.» Disse a testa bassa.
«Cosa?» Shizuo spalancò gli occhi. «Sei stata nell'esercito americano? Non hai attirato l'attenzione con... la forza che ci ritroviamo?»
"Che scelta interessante di parole" Pensò lei.
«Sì, ero nell'esercito, ma mi hanno "congedata con disonore" dopo un episodio di cui preferirei non parlare. Per quanto riguarda la mia forza, per anni mi sono controllata, ho mantenuto la calma, ho abbassato la guardia solo una volta, e lì sono rimasta fregata.» Le tremarono le mani.
«Perché ti inseguivano?»
Angeline sospirò.
« Da quando mi sono scoperta hanno cominciato a interessarsi a me, vogliono prendermi per effettuare degli studi.»
«Ti vogliono usare come cavia da laboratorio?»
L'altra annuì, mentre stringeva più forte la tazza. Fece una piccola risata nervosa.
«Non so neanche perché te lo stia dicendo, forse perché in fondo siamo nella stessa situazione. Ti consiglio solo di non attirare molto l'attenzione, finché sarò qui, potresti finirci te, in un loro laboratorio.»
«Finché sarai qui?»
«Non credo che io e... una mia amica con cui convivo ci tratterremmo qua a lungo, ci muoviamo spesso, per il suo lavoro, io l'accompagno e basta. La sosta più lunga che abbiamo fatto è stata... di quattro mesi, se non sbaglio.»
Ci fu un momento di silenzio.
«Da dove vieni?» Chiese d'impulso il biondo.
«Sono nata in Francia, ma ho vissuto lì solo per i primi dieci anni della mia vita, poi per motivi importanti ho dovuto trasferirmi in America. Appena ho potuto mi sono arruolata.» Alzò gli occhi dalla tazza. «Nonostante tutto, non ho mai dimenticato la mia patria d'origine. Come forse avrai notato, mantengo tutt'oggi un accento francese.» Chiara e semplice, come a dover fare rapporto. Le abitudini non si scordano facilmente.
«Devi aver avuto una vita dura.» Commentò l'altro guardando fuori dalla finestra. «Se ti chiedi da cosa l'ho capito, è stato dagli occhi, hanno uno sguardo troppo vissuto per una ventenne.»
L'ultima affermazione incuriosì Angeline, desiderosa di cambiare argomento, anche in uno stupido e senza senso come quello dell'età.
«Quanti anni credi che abbia?»
Lui la guardò di sbieco.
«Non so, ventuno, ventidue, giù di lì.» Disse continuando a fumare.
«Oh.» Disse lei un po' imbarazzata e lusingata. «In realtà ne ho quasi venticinque, non credevo che ne mostrassi di meno.»
«Cosa? Tsk, accidenti...» Mormorò Shizuo.
«Che c'è?» Chiese l'altra con un piccolo sorriso divertito.
«Beh...» Cominciò lui un po' imbarazzato. «Questo significa che...» Il resto delle parole si persero in un brontolio.
«Allora?» Insistette lei, curiosa.
«Questo significa che... sei più grande di me, io ho ventitré anni.»
Angeline ridacchiò divertita.
«Sembri più grande, sarà per l'espressione immusonita che ti porti sempre dietro.» Disse, continuando a ridacchiare.
«Bah» Fu l'unica risposta che ricevette dall'altro.
«Hai mai pensato a sorridere di più?» Il sorriso divenne più rilassato.
«No, perché dovrei farlo?»
«Pensa alle ragazze che ti verrebbero dietro…»
«Le ragazze che girano qua in giro? Non fanno per me, le trovo troppo infantili.»
«Se lo dici tu… allora ok.» Trattenne un'altra risatina. «Grazie, anche per prima.» Si alzò e posò la tazza sul tavolo lì vicino. «Ora devo andare, arrivederci.» Si voltò per uscire.
«Aspetta» La richiamò Shizuo. «Ecco... Ci vediamo in giro, ok?»
Lei notò un bel po' di imbarazzo nella voce dell'altro.
«Va bene, alla prossima allora» Accennò a un piccolo sorriso, prima di uscire dall'appartamento.
Si incamminò verso casa, con una strana sensazione nel petto, agrodolce.
"Cosa dovrei fare?"


Angolo dell'autrice
SCUSATE  PER IL RITARDO!!!
Salve! Grazie per aver letto, recensito ecc. xD
Qua, una parte (solo una parte, neanche ben spiegata) del passato di Angeline, che non è tutto rose e fiori, anzi, solo una minima parte. Che dire della sua paranoia? Ammetto che l'ho un po' "esgerata" dall'idea d'inizio, però mi piace di più così. Credo che vi siate accorti che l'avvertimento OOC qua è più valido che mai.
Voi cosa ne dite di questo capitolo? A me, sinceramente, non piace molto il momento sull'età e l'uscita di Angeline, ma diciamo che l'interpreto (sì, anche se sono l'autrice xD) come uno sforzo di alleggerire l'atmosfera e anche di aprirsi un po'. Se voltete, ditemi quello che ne pensate! Soprattutto se so andando troppo per le lunghe!
Alla prossima!


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Angeline entrò in casa, prevedendo cosa sarebbe successo.
«Allora?? Com'è andata?» La curiosità di Perla la travolse in pieno
«Di cosa stai parlando?» Come diamine faceva quella ragazzina a saperlo già?
«Della tua fuga con Heiwajima-san, ovviamente! Deve essere andata bene di sicuro, guarda come sei serena adesso! Di solito ti agiti tantissimo quando… quando succede quello.» La bionda fece un sorriso furbo. «Cosa credi, che l'uomo più violento di Ikebukuro passi inosservato quando va in giro avvinghiato a una straniera con fare protettivo?» Fece una risatina maliziosa. «Allora, dove sei sparita con il tuo principe azzurro fino ad adesso? È quasi ora di pranzo.»
Perla sapeva benissimo come mettere in imbarazzo la gente.
«Cosa credi che abbiamo fatto?» Angeline si avventò su di lei e iniziò a farle il solletico. «Beh, credo che sei anche giustificata, sei ancora nella fase adolescenziale, è normale che pensi subito a quelle cose…»
«Ah ah ah, basta, basta!» Si arrese la più giovane con le lacrime agli occhi dal ridere. Quando l'altra la lasciò, riprese fiato. «Davvero non mi vuoi raccontare niente?»
«Ovvio che te lo racconti, sinceramente, sei più esperta te in queste cose.» Le raccontò tutto.
«A quanto pare hai subito preso confidenza. Che carini che sareste insieme!» Si prese il visto tra le mani, con gli occhi scintillanti. «Una coppia perfetta!»
«Beh, forse sì.» Ammise l'altra pensierosa «Ma ho sinceramente paura per lui. Cosa farebbero i militari se scoprissero che lui è collegato a me, con oltretutto la mia stessa forza?»
«Beh, in effetti sarebbe un bel problema. Ma ora non pensarci, è ora di pranzo, si pensa male con lo stomaco vuoto.» Si diresse verso la cucina. «E poi, è un vantaggio che abbia la tua stessa forza, no? Puoi usare la stessa tattica di Bianca-sama nello scegliere gli amici.»
«Ovvero scegliersi amici abbastanza forti da proteggersi da soli contro i propri nemici?»
«Esatto!» Le arrivò la risposta parzialmente coperta dal rumore della televisione. «Dopotutto, per Bianca-sama ha funzionato no? Siamo ancora qua, vive e vegete.»
«Più o meno…» Mormorò Angeline. Entrò in cucina e cominciò ad aiutare Perla. «Come va la cicatrice? Ti ha fatto male recentemente?» Chiese.
La bionda si sfiorò la nuca, mentre il viso assumeva un'espressione neutra.
«No. A te?»
«No, neanche a me.» Bugia. Sulla via del ritorno verso casa, un fastidioso bruciore le aveva ricordato della cicatrice che aveva sulla schiena, all'altezza del rene destro. Quella maledetta cicatrice che le ricordava ogni volta che Lei la teneva sempre sott'occhio, come tutti gli altri, del resto. Sospirò, continuando ad affettare le verdure per l'insalata. Era ancora immersa nei suoi pensieri quando un suono le arrivò alle orecchie.
«Oh, scusa un attimo.» Perla afferrò il suo cellulare e guardò il display, poi un sorrisetto comparve sulle sue labbra.
«Allora, chi è?» Chiese l'altra curiosa, grata di aver trovato una distrazione.
«Pellicchan
«Non dicevi che era presto per il primo appuntamento? Se cominci così…» Fece un sorrisetto malizioso.
Perla sbuffò, in imbarazzo.
«È per lavoro.» Precisò. «Me lo sto ammorbidendo, almeno sarà più facile gestirlo quando ci vedremo dal vivo. Gli verrà un colpo sicuramente.» Ridacchiò perfida, pregustandosi la faccia sorpresa di Izaya.
«Che cattiva che sei!» Sospirò la maggiore. «Ci credo che ti piaccia…»
«Non è così!» Strillò l'inglese, rossa in faccia. «È interessante, tutto qui.»
«Dai, è pronto, vieni a tavola.» Si sedette. «Tra una cosa e l'altra non te l'ho ancora chiesto, come è andata a scuola?»
«Bene, ho anche incontrato un paio di persone simpatiche.»
«Ottimo! Mi fa piacere.»
Parlarono del più e del meno per tutto il pranzo, poi ognuna delle due andò nella propria camera, Angeline a leggere, Perla a sbrigare i fastidiosi compiti di scuola, prima di occuparsi del lavoro.
«Mi sembra che ci morirò, su questi compiti…» Sospirò, dopo un'ora e mezza, appoggiando la testa al libro che aveva davanti. «Basta, faccio una pausa.» Esclamò, alzandosi e andando a prendere qualcosa da mangiare in cucina. Mentre mangiucchiava una mela, prese uno dei tanti giornali che si trovavano in un angolo del bancone e cominciò a leggere, senza eccessivo interesse; era inglese. Non vedendo nessuna notizia interessante, passò a un altro, stavolta uno francese. Stava per scartare anche quello quando una notizia secondaria attirò la sua attenzione. Sbiancò e corse alla camera di Angeline.
«Angeline!» Esclamò bussando.
«Sì?» Chiese lei, guardandola incuriosita.
Perla esitò, indecisa se mostrarle o meno quella notizia che l'avrebbe scossa di sicuro. Alla fine gli porse il giornale, e filò dritta in camera sua senza una parola.
 L'altra preferiva affrontare questo genere di cose da sola.


Angolo dell'autrice
Salve! Scusate se pubblico tardi oggi, è che internet mi sta facendo davvero dannare.
Bene, questo è un altro capitolo che io considero piuttosto incoerente, soprattutto dal passaggio a un'atmosfera mite a una più grave e viceversa.
Ho nominato un paio di personaggi nuovi, che ancora non so se svilupperò o saranno solo nominati.
Se anche voi tifate per la coppia AngelinexShizuo, come potete vedere si è aggiunta anche Perla! xD
Se lo avete notato, ho messo l'avvertimento "tematiche delicate" perché dal prossimo capitolo si comincerà a parlare di cose un po' più serie, e credo proprio che più avanti le cose diventeranno un po' più pesanti, perché, detta in tutta franchezza, non sono qui per raccontare una favoletta bella e carina, ma una storia il più possibile verosimile.
Ultima cosa, fino ad adesso mi sono limitata a scrivere di pochi, se non pochissimi, personaggi di Durarara, e vi giuro che più avanti cercherò di inserirne altri.
Dopo questo commento piuttosto lunghetto e sconclusionato, vi saluto e vi chiedo gentilmente il vostro parere. ^.^
Alla prossima!!


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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Angeline si sedette sul letto, tenendo quel giornale tra le mani tremanti. Perché? Perché dopo tutti quegli anni, quando ormai riusciva a farsi una nottata completa di sonno, senza che i ricordi la svegliassero?
Fece un sospiro profondo, e rilesse per l'ennesima volta l'articolo principale di quel famoso giornale francese. Era piuttosto breve.

 
--------------------------
 
Omicidio Draconique. Riaperte le indagini.
Nuova pista nel caso che ha scosso la Francia 17 anni fa.

 
Incredibile svolta nel caso Draconique, ormai fermo da quasi 16 anni. Una fonte attendibile, che vuole rimanere anonima, ha affermato che Angeline, scomparsa nella notte dell'omicidio dei genitori, Jaques e Phédre Draconique, e che all'epoca aveva solo 8 anni, sarebbe tutt'oggi viva e a conoscenza dell'identità degli assassini. Non si sa ancora di preciso dove essa si trovi al momento, ma è certo che è stata per un certo periodo in America, negli Stati Uniti. Le ricostruzioni dei suoi spostamenti e le ricerche sono tutt'ora in corso.

17 anni fa, sono stati uccisi i sopracitati coniugi Draconique, la notte tra il 15 e il 16 agosto, nella loro villa nella periferia di Parigi. Questo tragico evento è stato aggravato dalla sparizione della loro unica figlia. È tutt'oggi da chiarire il movente effettivo dell'omicidio. Vendetta? Una rapina finita male? I Draconique erano una famiglia appartenente alla alta borghesia sin dai tempi della monarchia, quando ricoprivano il ruolo di Tesorieri del Re. Durante la Rivoluzione Francese appoggiarono anche economicamente i ribelli, in cambio della salvezza. Da allora furono conosciuti come parte dei maggiori finanzieri di Francia. I coniugi Draconique erano molto benvoluti anche dalla gente comune, grazie alle loro numerose opere di beneficienza…
 -------------------------------

Posò lentamente il giornale, non curandosi di finire di leggere. Eccola di nuovo, la sua storia schiaffata su tutti i giornali francesi, discussa nei telegiornali e nei programmi del dopo pranzo. E soprattutto l'avrebbero cercata. Avrebbe avuto alle calcagna i giornalisti di sicuro, per non parlare delle forze dell'ordine francesi.
"Come se i servizi segreti americani fossero poco…"
Si mise a camminare per la stanza, sovrappensiero. Fece un paio di respiri tremanti, reprimendo la stretta al petto.
"Prima di tutto, come hanno fatto a sapere che ero viva, e che ho passato del tempo del tempo in America?" Ripensò a tutte le persone che aveva incontrato dopo l'omicidio dei suoi genitori. "Ma certo… Francois. A quanto pare ce l'ha ancora per quella zuffa, ma che ci posso fare, avevo nove anni, non sapevo ancora controllare la mia forza! In effetti si, ma per lui non ne valeva la pena…" Sbuffò irritata per quella distrazione. "Sanno che ho vissuto in America, ma questo non vuol dire niente, no? Gli Stati Uniti sono così grandi… Comunque, casomai mi trovassero, cosa potrei fare? Prima di tutto, mi dovrei tagliare i capelli e tingerli, dovrò anche comprare delle lenti a contatto, e dei documenti falsi… A quelli ci penserebbe Perla…" Imprecò in francese. "Ho bisogno di concentrarmi." Marciò fuori dalla sua camera dirigendosi in cucina.


////////Poco dopo\\\\\\\

La testa di Perla sbucò cautamente dalla porta della sua camera, valutando saggiamente la situazione prima di dirigersi verso la cucina, dove si fermò stupita: gran parte del lucido bancone era occupato da parti grandi e piccole di una Calibro 9, con Angeline che stava pulendo con cura quasi maniacale un minuscolo pezzo, canticchiando, per quanto capì la ragazza, la Marsigliese. Sorrise.
«Sei incredibile, e io che credevo che mi avresti afferrato di fretta insieme a un paio di vestiti e mi avresti costretta a partire per qualche posto isolatissimo.»
«Tipo?» Chiese l'altra passando a un altro pezzo e sorridendo divertita.
«Non so… Qualche isola disabitata nel pacifico, che ne dici? Sai, non mi dispiacerebbe prendermi una pausa…»
«All'inizio ci ho pensato, come ho anche pensato di farmi credere morta, di cambiare colore degli occhi e dei capelli e di farmi un intervento di chirurgia plastica al viso.»
Perla scosse la testa.
«La solita paranoica… E come mai di grazia non hai fatto nessuna di queste cose?»
«Devo smetterla di scappare di continuo.»
«Mai parole più sagge.»
Ci fu una piccola pausa.
«Chissà come stanno gli altri?»
«Bene, che domande! Noi siamo gente in gamba!» Esclamò la bionda orgogliosa.
Angeline fece un sorriso mesto.
«Anche se ognuno di noi ha un brutto passato…»
«Ora basta parlare di queste cose! Ok, ti organizzo un incontro con Shizuo a questo punto, prima che consumi ogni parte di quella pistola!»
« Che diamine vai dicendo?? A proposito di pistole, la tua è apposto?»
«Ovvio che sì!» La ragazza prese uno snack dal frigorifero e si sedette davanti alla donna. «Sai, qua a Ikebukuro non circolano pistole, una cosa assurda… Le "Color Gang", come si fanno chiamare le bande qui, preferiscono spranghe e cose del genere… Qua sono davvero fuori dal mondo! A Londra o a New York nessuna banda gira senza almeno un paio di pistole. Mah.» Si mise a mangiare di gusto. «Sai, ho sentito ce circa un anno fa
* hanno sparato al tuo Shizuo… Credo che quella sia stata una delle poche pistole a girare qui.»
«In effetti è una cosa strana. A proposito di Shizuo, ce lo vedi nella stessa stanza con Navis, con una sola sigaretta a disposizione?» Angeline ridacchiò davanti alla faccia terrorizzata dell'altra.
«Sai, ho sentito una storia strana… una leggenda metropolitana di sicuro, su il fantomatico Cavaliere senza testa, anche detto la Moto nera. Dicono che faccia il corriere.» Gli occhi argento scintillarono. «Potrei anche incontrarla una giorno! Cosa faresti se te lo portassi qua a casa?»
«Non ne ho la più pallida idea, ma per ora pensa a finire quello.» La rossa indicò il dolcetto. «Prima che ci metta sopra le mani io!»
Scoppiarono a ridere entrambe.


Angolo dell'autrice.
*un anno fa: sinceramente non mi ricordo se l'ho già detto, ma la storia è ambientata un anno dopo i fatti dell'anime (scusate se sono ripetitiva)
Salve a tutti!!
In questo capitolo, un altro pezzo del passato di Angeline! Come vi è sembrato l'articolo di giornale? Vi giuro che ho fatto del mio meglio, ci ho messo DUE settimane per scriverlo, a un certo punto l'ho anche odiato. xD
Cosa importante (almeno per me): oggi è Carnevale!! Quindi se vedete che questo angoletto è orrendo, è colpa del Carnevale. u.u
Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate, io sono sempre a disposizione!
Alla prossima!


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Angeline si svegliò di soprassalto. Non era ancora del tutto cosciente che già impugnava il coltello a serramanico che teneva sempre pronto sotto il cuscino. Si guardò intorno confusa, non ricordando cosa l'aveva svegliata. Poi, sentì le urla. Strazianti, disperate, angosciose. Così le aveva descritte la persona a cui appartenevano.
La donna posò in fretta il coltello e corse nella stanza accanto. Spalancò la porta e si diresse verso il letto, dove una figura si agitava, piangeva, urlava. Perla.
«Shh, shh, va tutto bene, su, su…» Angeline la abbracciò e la cullò, finché i gesti sconnessi non furono sostituiti da un forte tremore, accompagnato da singhiozzi e lacrime.
Appena l'altra la lasciò, Perla cominciò a passarsi ossessivamente la mano sulla nuca, come a voler mandare via la cicatrice che c'era. Un cerchio con una specie di mezzaluna con le punte verso l'alto.
«Che ore sono?» Sussurrò facendo un paio di respiri profondi per calmarsi del tutto.
«Circa le cinque.» La maggiore esitò un attimo. «Se vuoi puoi non andare a scuola domani, per me non ci sono problemi…»
«No.» Disse decisa la bionda. «Non sarò al pieno delle mie forze, ma almeno mi terrà la mente occupata.» Si sforzò di sorridere. «Puoi restare qui finché non mi riaddormento per favore?»
«Certo.» Sorrise dolcemente Angeline, accarezzandole la testa. L'altra si mise giù. La maggiore si massaggiò il braccio sinistro, un po' dolorante. Perla glielo aveva colpito mentre cercava di tenere lontano i mostri dei suoi incubi. L'occhio le cadde su una pallida cicatrice che aveva sull'avambraccio. Sempre opera della ragazza, sempre in preda dei suoi incubi. La donna le aveva insegnato a tenere un coltello sotto il cuscino, come lei, per ogni evenienza. Solo non aveva considerato che lo avrebbe usato anche durante il sonno, e quando andò a calmarla, ricevette accidentalmente quella ferita. La bionda si era sentita in colpa per più di una settimana.
Il fruscio delle coperte spostate la scosse dai suoi pensieri.
«Ho cambiato idea, vado a farmi una doccia.»  Disse con faccia inespressiva Perla, avviandosi stancamente verso il bagno.
Angeline sospirò. Una doccia calda sistemava sempre tutto, o meglio, rimetteva insieme i pezzi come erano prima, ma dava solo una parvenza di solidità, piuttosto fragile, che veniva distrutta a ogni incubo.
Quella sarebbe stata una lunga nottata.
"Per non parlare di domani… Ora che ci penso, era da un po' che non succedeva." Pensò. Mise il viso tra le mani con un sospiro. "Non possiamo andare avanti così, dobbiamo sconfiggere i nostri demoni." Ascoltò per un attimo il lieve scrosciare dell'acqua. "Ma come possiamo fare…"
Semplice, uccidere Lei.
La risposta le parve chiara e semplice. Sarebbe stato così semplice, se non fosse stato praticamente impossibile. Da sole, lei e Perla non potevano neanche fare qualche ipostesi concreta su dove fosse, figuriamoci trovarla ed arrivare così vicino da poterla anche solo sfiorare.
"Zaila e Bianca ci stanno lavorando da anni, e cosa hanno ottenuto? Solo qualche briciola." La rabbia e la frustrazione le riempirono il cuore. "In fondo, siamo tutte marionette di quel mostro!" Fece un paio di respiri profondi per calmarsi. "Non è tempo di arrabbiarsi, in questo momento devo essere io quella forte. Lo devo fare per Perla."



Angolo autrice (che si sta disperando per l'assurda cortezza di questo capitolo)
Salve! Prima di tutto, vorrei dedicare questo capitolo a Akari Sakura Uchiha, che lo ha richiesto con molta passione!
Non ho molto da dire, quindi passo subito all'avviso importante del giorno:
fino ad adesso ho scritto con leggerezza questa storia, ma con questo capitolo, la storia inizia a prendere la piega più seria che ho sempre voluto. Quindi se vi aspettate ancora scene divertenti in cui Perla sputtana amabilmente (scusate la volgarità) Izaya o dove Angeline e Shizuo si conoscono meglio (non ho ancora idee precise per loro) bene, avete sbagliato fic ^^
Le protagoniste hanno avuto un passato difficile, che vorrei descrivere al meglio. Sto anche pensando di cambiare il rating da giallo ad arancione. Se non vi dispiace, in futiro vorrei avere qualche vostro parere.
 Lo so che queste cose le ho già dette, ma non posso fare a meno di ripetermi.
Con questo, concludo ringraziando tutti quelli che anche solo notano la mia storia, quelli che leggono e quelli che recensiscono.
Alla prossima!
PS: questo capitolo è davvero troppo corto! xD


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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Izaya guardò per l'ennesima volta l'ora sul telefono. Mancavano due minuti al suono della campanella. Immaginava tutti quei ragazzini scalpitare ai loro posti pronti per uscire. Soprattutto un'insolente ragazzina bionda, che mal sopportava quella noiosa incombenza.
In quel momento la schermata del cellulare si illuminò per il messaggio appena arrivato.
-Buongiorno, Izaya. Mi dispiace non aver potuto rispondere prima, ho avuto la mattina piena.-
Il moro sorrise appena. Ormai erano un paio di giorni che lui e la Dragonessa si mandavano messaggi come se fossero due semplici amici, e non due fulcri della malavita, lui di Tokio, lei del mondo, ormai.
-Non ti preoccupare, Little D. Anche io ho avuto vari impegni.-
Gli sembrava ancora strano scrivere in quel modo così confidenziale, o meglio, lo aveva fatto, ma per persa in giro, mai così sinceramente. Era incredibile la confidenza che si era instaurata tra loro, sembrava che si conoscessero da sempre, e pensare che ci erano voluti solo pochi giorni.
-Ci dovremmo incontrare prima o poi.- Aggiunse. Era da tempo che cercava di convincere la Dragonessa ad avere un incontro "ufficiale".
-Ogni cosa a suo tempo.- Rispose per l'ennesima volta.
In quel momento suonò la campanella, e dopo qualche minuto una fiumana di ragazzi si riversò fuori dall'edificio, non notando il "pericoloso individuo", come di sicuro lo identificavano, appostato in uno strategico angoletto d'ombra vicino al cancello della sue ex-scuola, che cercava l'unico elemento che riteneva davvero interessante in mezzo a tutti quegli umani. Perla.
-Ora devo andare, voglio proprio dare fastidio a una persona.- Un sorrisetto gli si dipinse sul volto.
-Un certo Heiwajima?-
-No, non Shizu-chan, ma una ragazzina insolente.-
-Una ragazzina, eh?-
Quell'ultimo messaggio lo distrasse  solo pochi secondi  dal suo osservare, ma il tempo fu sufficiente a fargli scappare la preda. Izaya poté vedere solo di sfuggita la chioma biondo chiaro della ragazza passargli davanti velocemente, che lei era già lontana, e intenzionata a infilarsi nel dedalo di stradine che costellavano Ikebukuro.
Il moro fece per chiamarla, ma cambiò idea. Poteva essere la volta buona per scoprire dove abitava. Fino ad allora aveva cercato informazioni qua e là, senza risultati. Possibile che lui, l'uomo che sapeva tutto di tutti a Ikebukuro, non riuscisse a trovare il semplice indirizzo di una ragazza delle superiori? In effetti, aveva trovato ben poche informazioni su Perla, ma il motivo poteva essere che semplicemente era lì da troppo poco tempo. Mentre rifletteva sull'elusività della bionda, si era messo alle sue calcagna, abbastanza vicino da non perderla di vista nei vicoli, e abbastanza lontano per non essere notato. A quanto poteva intuire, si stavano dirigendo verso il Russia Sushi. Accelerò il passo, per non essere distanziato troppo dall'altra, che si muoveva con molta naturalezza in quella penombra.
Stava passando per un vicolo che sboccava su una strada principale, quando sentì provenire proprio da lì un fragore e vide un distributore automatico volare. Tentennò, indeciso se continuare a inseguire Perla o andare a dare fastidio a Shizuo. Scelse la prima opzione e si disinteressò all'istante di quello che succedeva in strada. Si guardò intorno e si rese conto di aver perso la sua preda.
"Accidenti…" Prese un vicolo che si dirigeva verso il ristorante, e poi un altro, e un altro. Cercava di ricostruire il percorso più logico per arrivare dai russi. Stava per imboccare l'ennesimo vicolo quando sentì qualcuno imprecare ad alta voce.
«Brutta bastarda! Ora ti insegniamo noi come ci si comporta con quelli più grandi di te! Ragazzi, tenetela ferma!» Delle risatine seguirono l'ordine.
Izaya sbirciò da dietro l'angolo. Tre uomini, sotto i trent'anni, circondavano Perla, con le spalle al muro. In quel momento i due ai lati la presero per le braccia, mentre la bionda cercava di divincolarsi. Il terzo stava a guardare massaggiandosi il mento, su cui si stava formando un livido. Sorrise soddisfatto quando vide che la preda era definitivamente in trappola.
«Bene bene, vediamo cosa abbiamo qui…» L'uomo afferrò il mento della ragazza e le alzò il viso, mentre lei si agitava e non parlava. «Ma guarda che visetto carino! Chissà com'è il resto.» La mano scivolò giù sul collo.
Non arrivò mai più giù. Un coltello affilato lo intercettò prima. L'uomo tirò indietro la mano con un urlo di dolore, provocato dalle ferite piuttosto profonde che si ritrovava. I tre si girarono verso Izaya, che era uscito allo scoperto, e lasciarono andare Perla, che si mise a correre verso il ristorante.
«E tu che vuoi? Chi ti credi di essere, ragazzino?» Chiese il capo reggendosi la mano ferita.
Per tutta risposta il moro fece una risata di scherno.
«La vera domanda è: chi siete voi, che vi aggirate indisturbati per il mio territorio?»
(NdA: scusate, ma non so davvero cosa fargli dire!)
Uno dei tre ebbe un'illuminazione.
«C-Capo…» Cominciò spaventato.
«Che c'è?»
«Q-Quello è… I-Izaya O-Orihara…»
Al capo ci volle un attimo per comprendere appieno quelle parole. Poi impallidì. L'altro fece il suo miglior sorriso da psicopatico. Non ci volle molto perché i tre scapparono terrorizzati.
Izaya non perse tempo e si diresse verso il Russia Sushi. In effetti non distava molto da lì. Se Perla avesse gridato, sicuramente qualcuno l'avrebbe sentita.
"Ma perché non ha gridato?"
Stava per entrare quando intercettò la conversazione che si stava svolgendo dentro, tutta in russo.
«Stava per succedere di nuovo! Di nuovo…» Perla era completamente sconvolta, a sentire la voce.
«Cosa?» Chiese Dennis preoccupato. «Perla, cosa?» Insisté quando l'altra non rispose.
«Quello che era successo quando vi chiesi aiuto in Russia.» La ragazza scoppiò a piangere.
Il moro avvertì la tensione che si era creata all'interno del locale anche da lì. Sentì la bionda farfugliare qualcos'altro.
«Cosa c'entra Izaya Orihara?» Il diretto interessato alzò un sopracciglio sorpreso, per essere stato tirato in causa. Decise di entrare proprio quando Perla diede spiegazioni.
«Izaya Orihara… mi ha salvato.» Disse.


Le conversazioni in corsivo sono in russo!

Angolo dell'autrice
Salve! Bene, qua si comincia con le cose serie! Perché Perla è così sconvolta? E perché va subito proprio da Dennis e Simon? Lo sapremo nel prossimo capitolo! xD (no, davvero)
Che altro dire? Le visualizzazioni del primo capitolo sono arrivate a 220! Molto più di quello che mi aspettassi! Grazie a chi ha letto anche solo il primo capitolo, e a chi è arrivato fino a qui! A Akari Sakura Uchiha e Laxity per aver messo la storia tra i preferiti, e  blackwhiteeli, inca25, KeynBlack, simo95 VAle9894 per averla messa tra i preferiti!
Ultimo avvertimento: non credo che il prossimo capitolo arriverà in orario, domani, lunedì, parto per la gita della scuola e ritornerò molto sicuramente domenica prossima nel pomeriggio, sicuramente sarò distrutta, quindi non credo che pubblicherò, anche perché il capitolo 15 è ancora in fase di scrittura.
Alla prossima!


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Il gelo calò nel locale. da una parte giocava anche la sorpresa dell'entrata di Izaya. Il moro riuscì ad afferrare la situazione.
«Non sapevo che parlassi il russo
* Improvvisò, guardando Perla, sconvolta, tra le braccia affettuose di Simon.
«Perché non te l'ho mai detto.» Rispose fredda Perla, stando all'erta.
L'altro scoppiò a ridere.
«Stai cercando di fare la dura? Ma non ti vedi? Sei sconvolta.» Fece un ghigno cattivo. «Sinceramente mi hai deluso un po'. Non mi aspettavo proprio che una tipa come te reagisse in questo modo così "esagerato".»
L'espressione della ragazza, da fredda qual'era, si trasformò in pura rabbia. Si slanciò verso di lui, gli sarebbe saltata addosso se Simon non l'avesse trattenuta.
«Hai la più pallida idea di cosa ho passato io?!?» Cominciò a urlargli. «Sei mai uscito da Tokyo?? Sai quello che c'è là fuori?? Sai almeno chi sono io, o qualcosa della mia vita?» Gli chiese tra le lacrime, prima di rifugiarsi tra le braccia del russo a piangere disperata.
Izaya rimase un attimo in silenzio, prima di riprendere il sorriso di prima, anche se un po' attenuato.
«Questa reazione mi sembra comunque eccessiva...»
«Vedo che non capisci.» Sbottò Dennis spazientito, prendendolo per un braccio. «Lei ci è già passata, e quella volta non c'era nessuno.»
Il silenzio regnò di nuovo sovrano. Si sentivano solo i singhiozzi soffocati di Perla che ancora tremava.
«Cosa?» Riuscì a chiedere il giovane, cambiando completamente espressione, con il sangue gelato nelle vene.
La bionda lo guardò con sguardo sprezzante, mentre si asciugava le ultime lacrime.
«Esatto, bamboccetto. E questa è solo una delle innumerevoli cose che mi sono successe. Sai cosa si prova a soffrire la fame nei freddi sobborghi di Londra? Sai cosa si prova a venire accoltellati, e non potersi medicare? Ovvio che no, perché tu sei sempre vissuto avvolto dal tepore di questa città!» Il suo tono era pieno di rabbia. «Quindi non permetterti di giudicare le mie reazioni, visto che non sai niente di me!»  Prese improvvisamente il telefono e chiamò qualcuno. Cominciò a parlare in inglese, sempre tenendo lo sguardo arrabbiato fisso su Izaya, che la stava guardando a sua volta con uno sguardo leggermente stranito.
Come osava quella ragazzina parlargli così?
Intanto lei aveva smesso di parlare al telefono e lo aveva messo via. Si girò per ringraziare Dennis e Simon, prese su le proprie cose e fece per andarsene. Davanti al moro, che aveva continuato a guardarla per tutto il tempo, si fermò.
«Mi credi solo una ragazzina, vero? Lo so, tutti mi ritengono solo questo. Beh, ci rincontreremo molto presto, forse.» Detto questo, uscì a testa alta.
«Solo una cosa, Izaya-san. Quella ragazzina è più pericolosa di quel che sembra.» Disse Dennis tornando dietro al bancone.
A Izaya non restò altro da fare se non uscire.
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-E ti ha chiamato bamboccetto?- L'ennesima domanda comparve sul cellulare. -Questa me la devo segnare.-
-Non è divertente.-
-Per me si invece! Spero almeno che questa esperienza ti abbia aperto un po' gli occhi.-
-Su cosa?-
-Sul fatto che tu non sai tutto. Magari su Ikebukuro o l'intera Tokyo, ma non puoi capire quanto questa metropoli sia piccola in confronto al mondo.-
-Perché, tu sì?-
-Non pretendo di avere una conoscenza così grande, ma diciamo che so più cose di te. :D-
-Che presuntuosa.-
-Disse quello che si ritiene sopra gli umani. E se casomai io fossi al di sopra di te?-
-Avrei un bel vedere, se portassi la gonna.-
-Che pervertito!-
Izaya guardò l'orologio. Le nove e mezza di sera. Si appoggiò allo schienale della sua poltrona girevole con un sospiro. Era da quel pomeriggio che rimuginava su quanto successo al Russia Sushi. E alla fine non aveva resistito a parlarne con la Dragonessa. Aveva capito, dopo un'estenuante riflessione che gli aveva causato un duro colpo all'autostima, che non sapeva come trattare quella ragazzina e quindi si era trovato a chiedere consiglio all'unica persona, che tra l'altro era anche una donna, con cui avesse dei rapporti che si avvicinavano molto a quelli umani.
(NdA: cosa che abbassò ancora la sua autostima xD)
-Comunque ti consiglio di non fare niente.-
-Cosa?-
-Noi donne siamo strane... siamo fuori anche dalla tua comprensione. Fa come se non fosse successo niente, al limite ti ignorerà per un po'.-
-Io non sono tanto convinto.-
-Ehi, sei tu che hai chiesto un consiglio, poi sei libero di seguirlo oppure no. Ora devo andare. Alla prossima.-
 -Se funziona ti manderò una scatola di cioccolatini.- Promise Izaya.
-Meglio di no, andrebbero sprecati.-
-Non mangi il cioccolato?-
-Oh, il cioccolato mi piace, è che da noi c'è l'abitudine di buttare qualsiasi regalo alimentare.-
-Perché?-
-Beh, sai, non sono esattamente nessuno, anche se vado d'accordo con molte organizzazioni nel nostro lavoro, qualcuno che mi vuole uccidere si trova sempre.-
-Hai mai pensato di essere un po' paranoica?-
-All'inizio si, ma dopo un avvelenamento non mi fido più. Che ne dici dei fiori? Quelli li apprezzerei molto.-
-Te li darò quando ci incontreremo.-
-Aspetterò. Ora devo andare davvero, mi voglio fare un giro.-
-Ti verrò a cercare se ritarderai ancora un nostro incontro.-
-Come se fossi in grado di trovarmi.-
Izaya mise giù il cellulare.
In fondo, che problemi ci potevano essere a seguire il suo consiglio?


*Sempre in russo.
Angolo dell'autrice
Come previsto, ecco il capitolo 15 in ritardo! Io lo avrei anche messo ieri, se non fosse stato di uno stramaledetto ritardo di due ore che mi ha fatto arrivare alle 10.30 di sera a casa.
Questo capitolo in principio doveano essere due, ma vista la cortezza di entranbi li ho accorpati, come credo farò anche in futuro per fare capitoli più lunghi.
Volevo anche inserire una riflessione di Izaya sul perché tiene a Perla, ma il motivo si farà palese nel 17 (spoiler xD).
Ah, vi piace il livello altissimo (over 9000!!) del'OOC di Izaya mentre messaggia con la Dragonessa? Semplicemente adorabile. ^^
Una domanda: avete sentito della seconda stagione di Durarara?? Che ne pensate? Io ne sono felicissima!!
Alla prossima!


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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

«Oh my god, Mike!!»
Ecco qual'era il problema, il problema che Izaya non si sarebbe mai aspettato.
Chi era quello? Quello a cui Perla si era attaccata appena uscita di scuola?
Quel ragazzo aveva aspettato per circa mezz'ora fuori dal cancello della Raira, giocherellando con un accendino. Era più o meno sui diciotto anni, bel fisico, anche piuttosto alto, con capelli nero carbone con improbabili sfumature grigio scuro, e occhi di un castano che si avvicinava molto all'arancione. Aveva un volto che aveva dello spavaldo ma al tempo stesso sfuggente, cosa che lo rendeva affascinante. Quando gli studenti avevano cominciato a uscire, molte ragazze lo avevano notato, alcune più di altre. Lo guardavano di sottecchi, ridacchiavano, arrossivano.
"Il solito dongiovanni." Aveva pensato.
Ma in quel momento, la cosa che più importava Izaya era il modo in cui la bionda lo aveva salutato. Come un vecchio amico, come un fratello, come un fidanzato.
Era questo che lo innervosiva tanto, e non solo lui; la maggior parte della gente intorno si era girata a quell'esclamazione, e le ragazze la stavano fulminando con lo sguardo per quella dimostrazione di grande affetto.
Per fortuna, ci fu solo un caloroso abbraccio da parte di lui, insieme ad alcune esclamazioni in inglese stretto. Perla rise in risposta e lo prese a braccetto, trascinandolo via.
Il moro prese a seguirli, muovendosi d'istinto e per curiosità. Forse sarebbe riuscito a scoprire qualcosa di più.
Fecero il giro di Ikebukuro, cosa che occupò loro tutto il pomeriggio. Perla chiacchierava di continuo in inglese, mentre passeggiavano per strada e guardavano i negozi. Sembravano davvero due fidanzatini. Passarono anche dal Russia Sushi a mangiare qualcosa. Una cosa che saltò subito all'occhio a Izaya che con il passare delle ore il ragazzo, Mike, diventava sempre più pensieroso e silenzioso. Se ne era accorta anche Perla, che all'inizio fece finta di niente, ma quando i silenzi si fecero più tesi, si girò verso l'altro e gli parlò con voce ferma, sicuramente chiedendo spiegazioni. Mike prese un respiro profondo e disse solo una semplice frase.
«Brian is dead
Era così semplice che anche Izaya, che sapeva solo un inglese accademico, la capì al volo.
Perla a quella affermazione sgranò gli occhi sorpresa, poi la sua espressione si trasformò in pura rabbia. Mormorò qualcosa, a cui l'altro rispose con un altro mormorio. La rabbia della bionda crebbe, e di tanto anche. Disse qualcosa con decisione, avviandosi per la strada. Mike l'afferrò, scuotendo con decisione la testa e parlandole con calma, deciso a farle cambiare idea. Da quanto poté vedere Izaya, alla fine la bionda cambiò idea, abbassando le spalle e assumendo un'aria abbattuta. Il ragazzo disse un'altra cosa, a cui Perla annuì, poi insieme si avviarono nella strada. Dopo poco arrivarono alla stazione, dove si salutarono in mezzo alla gente con un altro caloroso abbraccio, anche se questo era un po' più triste.
Dopo che l'inglese fu partito, lei rimase ancora un po' lì in piedi, con sempre Izaya poco lontano. All'improvviso un passante urtò il moro, facendogli perdere di vista la ragazza. La cercò con lo sguardo, senza trovarla.
«Scommetto che hai molte cose da chiedermi, Pellicchan.» Disse una voce dietro di lui.


[Circa un quarto d'ora dopo, sul tetto di un palazzo]

«Allora, che vuoi sapere?» Perla si sedette sul bordo del tetto, con i piedi penzoloni. «Ah, di sicuro vuoi sapere di Mike, dopo che ci hai seguiti tutto oggi.» Ridacchiò, anche se era ancora un po' triste.
Izaya si mise a giocherellare con uno dei suoi coltelli, in piedi sul bordo, un po' lontano dalla ragazza.
«In effetti non mi dispiacerebbe sapere un po' più su lui, e su te.» La guardò dondolare i piedi un po' sorpresa.
«Perché? Io in fondo sono solo una ragazzina, che ti importa a te.»
«Perché tu sei più vecchia dentro di quanto fai vedere.» Le disse con incredibile serietà.
Che gli stava succedendo? Lui non diceva mai le informazioni che possedeva. Ma stavolta era diverso. «Sai parlare il russo e il giapponese, non è da tutti, soprattutto per una ragazzina come te.»
«Erano lingue che mi interessavano, così le ho studiate.» Si giustificò lei, un po' nervosa.
«Hai già finito gli studi, a tua detta.»
«Sono una che impara in fretta.» Perla trasalì dopo aver parlato. Come se avesse detto qualcosa che non doveva dire.
«Hai detto di aver sofferto la fame nei sobborghi di Londra, di essere stata addirittura accoltellata. E poi ti è successo quello che è successo.» Il moro mantenne un atteggiamento serio mentre la guardava. «Chi sei veramente?»
L'altra abbassò la testa.
«Qualcuno che, come hai detto tu, ha vissuto molto di più di quel che mostra.» La voce le si incrinò un po'. Fece un respiro profondo per calmarsi. In quel momento le squillò il telefono, come a salvare la situazione. «Pronto? Oh, salve!» Rispose riprendendo velocemente il controllo della voce. «Cosa? Davvero ti sono arrivati? Ma è fantastico! A che ora? Ah, ok, vedrò di esserci, grazie mille! Arrivederci!» Attaccò perdendo un po' della sua tristezza. Guardò di sotto pensierosa per qualche minuto. «Non dici più niente, Pellicchan?»
«Non ho niente da dire, preferisco osservare e basta a volte.» La guardò un po' male per il soprannome.
«Vorrà dire che le domande le farò io ora.» Lo guardò interessata. «Perché ti piace stare qua sopra?»
«Non ho mai detto che mi piaccia.»
«Si vede che ti piace, sei così rilassato qua sopra.» Gli fece un sorrisetto. «Anche io ti osservo come fai te con me, sai?»
Il moro restò un po' in silenzio, guardando di sotto, erano davvero in alto.
«Da qui posso osservare bene tutte le mie pedine e gli umani in generale. Mi diverto a guardarli mentre si affannano nelle loro piccole vite.» Fece un sorrisetto compiaciuto
«Che egocentrico.» Commentò Perla. «A me non piace stare quassù.»
«Non ti piacciono le altezze?»
«Non ho niente contro l'altezza, ma in città mi piace di più vedere da vicino e toccare con mano la vita che la popola.»
«Ma così non potrai mai avere una vista generale e completa.»
«No, quello no, ma puoi avere più dettagli. Ti propongo uno scambio equivalente
*.» Si alzò e si girò verso Izaya. «Visto che abbiamo idee diverse a riguardo, tu mi farai vedere dall'alto Ikebukuro o l'intera Tokyo, a tua scelta, e io ti farò vedere da vicino un posto… diciamo speciale per me. Ci stai?»
Il moro ci pensò su in attimo. La proposta sembrava interessante, si sarebbe allontanato dai suoi umani, questo è vero, ma avrebbe potuto conoscere un luogo della vita dell'altra, che poteva essere una miniera di informazioni... Alla fine la sua ossessione nel sapere cose di più lo convinse.
«Affare fatto.» Strinse la mano tesa della ragazza e attuò il piano che aveva in testa da un po'. Le fece perdere improvvisamente l'equilibrio, facendola reggere solo sui piedi e facendola affidare solo alla sua mano. Fece uno dei suoi sorrisi. Lesse confusione sul suo viso, e anche un po' di delusione e paura. Poi gli restituì il sorriso.
«Vuoi farmi uno dei tuoi giochetti? Lo so che li fai di tanto in tanto.» Sporse un piede all'indietro nel vuoto, facendo appoggiare tutto il suo peso solo su l'altro. «Bene, lo sai che ti dico?» Il suo tono divenne ancora più basso e la presa sulla mano più forte. «Che se cado io, tu vieni giù con me.» Gli fece un'altro sorriso, stavolta più infantile. «Ma so che non accadrà, perché io mi fido di te.»
Izaya la guardò sorpreso. Nessuno si fidava più di lui, solo le sue sorelle e neanche tanto anche loro. Capì solo in quel momento perché quella ragazzina inglese gli interessava tanto. Lei non si era fatta problemi a mettersi al suo stesso livello, a trattarlo come un suo pari, senza remore o timori. Ormai da tanti anni era abituato a essere trattato con diffidenza e sospetto, con soggezione soprattutto, ma una soggezione dettata dalla paura, e pochissimo dal rispetto. Lei no, lei non aveva paura.
Quella cosa lo insospettiva e lo attraeva allo stesso tempo.
Qualcuno che non aveva paura di lui era pericoloso, ma anche raro.
La fece ritornare sul tetto, senza dire niente.
«Vedi?» Rise Perla per niente spaventata dall'esperienza. «Comunque, tornando a Mike, lui è stato ed è molte cose per me.» Si risedette al posto di prima e si sdraiò lasciando le gambe a pendere, aprendo le braccia con gli occhi chiusi. «Amico, fratello, adottivo ovviamente, ex-fidanzato...»
Il moro la guardò allibito. Non si sarebbe detto proprio.
«Ex?»
«Si, beh, diciamo che abbiamo voluto provare.» Rise imbarazzata.
«Racconta.» Le chiese l'altro.
«Siamo cresciuti insieme, lui ha due anni più di me. Mi ha insegnato molte delle cose che so. Diciamo che quando siamo cresciuti un po' c'era una lieve attrazione reciproca.» Le si arrossarono un po' le guance. «Di comune accordo, abbiamo deciso di provare a stare insieme per un po', ma non ha funzionato un granché, così abbiamo lasciato perdere.» Alzò le spalle. «Come vedi, niente di che, il tutto è durato circa un mese e mezzo.»
Intanto Izaya si era posizionato con la faccia sopra la sua, in piedi.
«Lo avete fatto?» Chiese serio.
Perla aprì di scatto gli occhi con indignazione.
«Ti sembrano domande da fare??» Posizionò le mani ai lati della testa e si diede lo slancio per dare un calcio in faccia all'altro, che non tardò a spostarsi di lato. Lei atterrò in piedi, come se niente fosse
«Vedo che sei agile.»
«Anche tu.» Ammise con faccia imbronciata la ragazza. «Comunque quelle non sono informazioni che sono disposta a darti.» Controllò l'orologio. «Devo andare ho un appuntamento con... una compagna di scuola.» Prese su la sua cartella e si incamminò. «Se mi seguirai, Pellicchan, me ne accorgerò! Quindi attento a te!» Disse prima di sparire nelle scale.
Izaya scosse la testa divertito.
 

Angolo dell'autrice
Salve! Come va?...
Ok, dopo i penosi tentativi di istaurare un'introduzione decente, andiamo avanti.
*scambio equivalente: ho da poco finito di vedere Full Metal Alchemist, entrambi gli anime, e mi sono piaciuti un casino! Non ho resistito a mettere un qualche riferimento...
Sono strafelice della lunghezza di questo capitolo!! All'inizio dovevano essere due, ma visto che la prima parte occupava una paginetta scarsa di Word, ho deciso di aggregarli.
E qui Izaya rosica alla grande!! in quanti siete felici, dispiaciuti o altro? Ma non preoccupatevi, Mike sarà solo un personaggio secondario ( nonché ex-fidanzato di Perla) che forse farò riapparire in futuro. Che dire di Brian? Non ho la più pallida idea di chi sia, in realtà ^^, prendetelo come comparsa. (ho una paura profonda di aver sbagliato i tempi in inglese D:)
Finalmente Izaya capisce perché gli interessa Perla!! Che ne dite di questa rivelazione? Io penso che sia il ragionamento più logico che possa fare una persona come lui.
Che altro dire? Ah, un grazie speciale a mio nonno, che mi ha gentilmente prestato il computer per pubblicare questo capitolo della storia (che segue anche lui) visto che da me internet è morto da tre giorni.

E ora, SPOILER!!!
Indovinate chi dovrà incontrare Perla nel prossimo capitolo? Ovviamente, il nostro corriere preferito, che abita anche con un certo dottore...
Dopodiché, tornerò a parlare degli altri due protagonisti, che poverini, ho lasciati in un angolo. Spero davvero che non mi uccidano O.o

Alla prossima!
PS: scusate per gli errori di battitura!


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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

«Merda merda merda.»
Angeline si affacciò alla porta della sala.
«Che succede? Sembri in ritardo.»
«Sono in ritardo. Devo andare a incontrare il corriere per i tuoi pass per paracadutismo.»
«Davvero? Grazie!» La rossa fece un sorriso entusiasta.
«É il minimo che potrei fare. Ah, ecco qua.» La ragazza tese un volantino alla maggiore mentre si infilava in fretta la felpa grigia.
«Cos'è?»
«Me l'hanno dato in giro mentre giravo con Mike. È un ristorante francese che cerca personale. Sembra anche piuttosto carino. Cavoli, è tardissimo.» Prese al volo la pistola calibro 9 e se la nascose addosso. «Devo andare, a dopo!» Uscì di corsa.
Angeline sospirò sorridendo.
«Un ristorante francese eh?» Guardò il volantino. «Che assurda coincidenza.»
Intanto Perla era corsa al luogo dell'incontro giusto in tempo per vedere arrivare una moto nera guidata da un motociclista con uno strano casco con quelle che sembravano orecchie di gatto. Ci mise solo un attimo a riconoscerlo. Il Cavaliere Nero. La ragazza sgranò gli occhi sorpresa. Non sapeva che quella leggenda metropolitana fosse vera, e per di più facesse il corriere! La moto si fermò davanti a lei, il motociclista tirò fuori il telefono e scrisse qualcosa.
-Sei tu la Dragonessa?-
La ragazza nascose il volto nel cappuccio e annuì.
-Quanti anni hai?-
«Dovresti saperlo.» Le rispose, assumendo un tono freddo e controllato, che la faceva sembrare più grande. «Comunque non sono affari tuoi, Cavaliere Nero.» Era un po' dispiaciuta di doverlo trattare così freddamente, visto che era da tempo che lo voleva incontrare, ma non poteva rischiare di abbassare la guardia, sapendo che se la sua descrizione fosse girata, non solo avrebbe avuto praticamente mezzo mondo addosso, ma anche Izaya lo avrebbe saputo, e questo proprio non le andava giù; voleva essere lei a sorprenderlo, non altri. Voleva vedere ancora la sua faccia sorpresa davanti a lei.
Non ci furono altre domande, e il pacchetto venne consegnato. Il motociclista se ne stava per andare quando Perla lo richiamò.
«Aspetta. Sarebbe gradito che tu non dica a nessuno come è fatta la mia faccia, o te la farò pagare molto cara.» Disse con tono lievemente minaccioso. «E dai questo a Shiki, come ringraziamento.» Porse un altro pacchetto, e osservò la moto partire silenziosamente.
Dopodiché si avviò verso casa, con il cuore più leggero, quando ricevette un messaggio da Mike.
-Vicino a casa tua ti ho lasciato un regalo. Lo dovresti trovare piuttosto in fretta.-
La cosa la incuriosì alquanto, così gironzolò per un po' per i vicoli intorno al suo appartamento, finché non trovò il cosiddetto regalo. Scoppiò a ridere, grata a Mike.
"È sempre stato bravo a fare i graffiti." Pensò aspettando l'ascensore. Prese il cellulare e mandò un messaggio a Mike.
-Grazie mille!!! :D-
-Prego. J-
Il graffito che aveva trovato rappresentava un drago tribale stilizzato bianco, il suo simbolo.
"Grazie davvero, Phoenix
*" Pensò sorridendo mentre le porte dell'ascensore si aprivano sul suo piano.

[Casa di Celty e Shinra]

«C'è qualcosa che non va, Celty? Sembri pensierosa.» Chiese il dottore, guardando la Dullahan.
-Stavo solo pensando all'ultima consegna che ho fatto.- Scrisse l'altra sul suo PDA.
«Di che si tratta?»
-Il pacco non era niente di che di per sé, è la persona a cui l'ho consegnato che mi fa pensare.-
«Chi è? Lo conosciamo per caso?»
-Era una ragazzina di circa 17 anni. Me l'hanno presentata come la Dragonessa, ma non ho la più pallida idea di chi sia.-
Shinra spalancò gli occhi.
«Non conosci la Dragonessa, capo dei White Dragons? Non va bene…» Le spiegò tutta la storia.
-Ora le cose tornano!- Scrisse soddisfatta lei alla fine della spiegazione. -All'inizio sono rimasta un attimo perplessa quando mi si è presentata una ragazzina. Ma ho una strana sensazione…-
«Di che genere?»
-Ho come la sensazione di averla già vista da qualche parte, qua a Ikebukuro…  ma non sono sicura. A volte era in compagnia di Masaomi, Sonohara e Ryugamine fuori dalla loro scuola, come una normale ragazza, ma anche di qualcuno sicuramente poco raccomandabile…-
«Chi?» Ora il dottore si era fatto un po' più serio.
-Izaya Orihara, ma non sembrava che lui sapesse chi era. Quella ragazzina mi ha anche minacciata, se avessi dato a qualcuno la sua descrizione. Credo non voglia far sapere a Orihara-san la sua vera identità, non per il momento.-
L'altro storse la bocca, leggermente preoccupato
«Sembra che Izaya-kun
** abbia trovato pane per i suoi denti. Mi chiedo cosa succederebbe se si alleassero in via ufficiale. Avrebbero abbastanza potere per… beh, combinare un bel po' di casini.»
-Speriamo bene.-


Angolo dell'autrice
Salveeee, come va?
In questo capitolo, Compare la nostra amata Celty! Anche Shinra, ma vabbe' ^^
Credo vi siate accorti che nell'incontro tra Perla e Celty, ho messo al maschile i riferimenti alla Dullahan, semplicemente perché Perla crede che sia un maschio.
*Phoenix: così come Perla la chiamano Dragonessa, così Mike, il suo fidato braccio destro (e anche qualcos'altro, in passato) viene chiamato Phoenix.
**Izaya-kun: ho letto che Shinra e Izaya si conoscono da tempo, e credo che si chiamino così, spero di non aver sbagiato xD.
Che altro dire? Non credo ci sia nient'altro, rigrazio tutti qulli che hanno letto e recensito la mia storia fino a qui. Un grazie di cuore!!<3
Alla prossima!
PS: volevo caricare delle immagini, ma non ci riesco... *si dispera in un angolo*

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

"La vie de Paris" dai Blanchard.
Angeline guardò pensierosa il volantino. Era tentata di andare a quel ristorante, almeno per vedere che posto era. E poi voleva uscire. Era da due giorni che restava chiusa in casa, un po' per pigrizia, un po' perchè non aveva vere ragioni per mettere fuori il naso. Aveva pensato di fare una passeggiata giusto per incontrare Shizuo, che non aveva più sentito dopo il primo incontro. Era un tipo interessante dopotutto. Aveva solo un problema di autocontrollo.
Era decisa ad incontrarlo di nuovo, ma stava per uscire quando era arrivata Perla molto scossa. Aveva ascoltato il suo racconto e l'aveva consolata. Quell'episodio le aveva di nuovo fatto cambiare idea. Poi il giorno dopo la ragazza le era arrivata a casa con quel volantino.
Si decise. Quella mattina sarebbe andata a vedere quel ristorante quella sera stessa. Però non ci poteva andare così com'era. Se i propietari erano francesi, avrebbero seguito la tv francese, e quindi l'avrebbero riconosciuta. Negli ultimi tempi aveva un po' evitato i telegiornali e i giornali francesi, ma aveva scoperto che avevano dato una specie di sua identikit: capelli rossicci e occhi indaco. Per fortuna nessuno sapeva niente della sua forza.
Entrò in camera sua e aprì l'armadio. Levò il doppio fondo e prese una scatola. Dentro c'erano circa una decina di parrucche con vari tagli e colori. C'era anche una scatolina più piccola. Dopo un attino di indecisione prese una parrucca a caschetto bionda e la scatolina. Rimise la scatola a posto e tornò in cucina con uno specchio e una spazzola. Non le piaceva sistemarsi i capelli da sola, ma al momento non poteva fare altrimenti, Perla al momento stava "al lavoro", per così dire. Si sciolse la treccia e si pettinò i capelli, si rifece la treccia, più stretta stavolta, e se l'avvolse in una specie di crocchia, fissandola con delle forcine che prese dalla scatolina. Finito il lavoro ai capelli, prese delle lenti a contatto e se le mise. Si guardò allo specchio. Già sembrava diversa con gli azzurri invece che indaco. Mise un filo di trucco a sottolineare gli occhi, poi si occupò della parrucca. Quando finì anche quest'ultima operazione, si infilò un paio di pantaloni di cotone bianco, più larghi verso i piedi, che delineava la lughezza delle gambe. Sopra mise una camicetta bianca e una giacchina leggera rosa chiaro.
"Non è esattamente il mio colore preferito, ma va bene lo stesso."
Per finire, prese la borsa a mano e l'immancabile pistola. Scrisse un biglietto a Perla e uscì.
Passeggiò con calma per le vie della città, ammirando la vita che vi scorreva. Tokyo non poteva certo competere con Parigi in eleganza, ma aveva comunque il suo fascino. Si prese tutto il tempo per arrivare al ristorante. Tra l'altro era una bellissima giornata.
"Devo stare calma e non cadere in paranoia come faccio sempre, sto solo cercando lavoro dopotutto!" Si ripeté per l'ennesima volta prima di entrare.
«Bonsoir, Mademoiselle. Posso aiutarla?» La salutò una donna di mezza età, piuttosto abbondante e di sicuro francese.
«Bonsoir, Madame. È un piacere trovare altri francesi in questa grande città.»
«Il piacere è tutto mio, ragazza! Ti sei trasferita da poco?» La donna le fece un sorriso accogliente.
«Si, devo ancora abituarmi al Giappone, sono così formali qua!»
«Già, già. A volte sono un po' noiosi.» Rise ancora la donna. «Ritornando a noi, le serve qualcosa, signorina?»
«Si, ero qua perchè ho sentito in giro che cercate personale.»
«Oh, giusto, giusto! Ci servirebbe davvero una cameriera! Se vieni di là ti spiego tutto.»
Angeline fece un sorriso e seguì la signora sul retro.Parlarono della paga e del contratto.
«Mi servirebbe il suo nome, signorina, e anche un documento, per le pratiche, e abbiamo finito.»
«Oh, si, ecco qua.» La ragazza pose all'altra un documento. «Mi chiamo Angel Lacroix.»
«Piacere, io mi chiamo Emelie, lui» La donna indicò un ometto che stava cucinando. «Lui è mio marito Clovis Blanchard.»
«Piacere.» Salutò Angeline.
«Senti... Il tuo nome non sembra francese, non vorrei essere indiscreta, però…»
«Oh, non è affatto indiscreta!» La interruppe Angeline. «Molti mi chiedono perché io abbia un nome così… inglese.» Spiegò con un sorriso. «È a causa della mia nonna materna, che si trasferì in Francia dall'Inghilterra da giovane. Alla mia nascita insistette a lungo perché mi fosse dato un nome inglese. E alla fine ci riuscì.» Ridacchiò divertita.
Anche la donna ridacchiò mentre compilava vari documenti
«Bene, io direi che puoi cominciare anche domani. Che ne dici?»
«Oh, per me sarebbe fantastico, ma avrei una domanda, sulle divise…»
«Te la forniremo noi, non preoccuparti.»
«Oh, non era per quello. È che ho girato un po' il quartiere in questi giorni, e ho notato che in molti bar hanno divise… diciamo un po' particolari.» Rabbrividì. Non sapeva che gusti avevano i giapponesi, ma per lei quelle divise erano assolutamente orribili.
Madame Blanchard non poté trattenere una sonora risata davanti al disagio della rossa.
«Ahahah, è vero, quelle divise sono particolari, a me non sono mai piaciute del resto. Non preoccuparti, le nostre divise non sono così appariscenti. Si tratta solo di un semplice grembiule nero allacciato in vita. Sarebbe gradito se indossassi una semplice camicetta e dei pantaloni neri sotto.»
«Molto sobrio… mi piace!» Annuì soddisfatta Angeline. «Molto all'occidentale.»
«Già, cerchiamo di rimanere il più fedeli possibili alla nostra madrepatria, anche se ci siamo trasferiti da molti anni.»
«Bene, allora a domani.» Salutò la rossa (bionda al momento) alzandosi e stringendo la mano alla proprietaria.
«A domani, cerca di stare qua per le 10, ok? Almeno ti presento il resto del personale e vediamo che sai fare, ok?»
«Arrivederci, Madame Blanchard.»
Angeline uscì soddisfatta dal locale, inserendosi senza problemi nella folla mattutina.
"Quel lavoro è un vero affare! Dovrò cambiarmi sempre, ma non è un grande problema. D'altronde è anche ben pagato!" Pensò rilassata.
Gironzolò un po', godendosi la mattinata senza attacchi improvvisi di paranoia. Dopo qualche ora, entrò in un bagno pubblico per levarsi la parrucca e le lenti a contatto, per stare più a suo agio. Continuò a esplorare il quartiere scoprendo anche un parco molto piacevole. Al ritorno a casa, verso l'ora di pranzo, prese un vicoletto che accorciava di molto la strada, pensando a cosa poteva cucinare a pranzo.

Poi, cominciarono i guai, quelli veri.
 

Angolo dell'autrice
Salve a tutti e scusate per l'ennesimo ritardo! No, davvero, ieri sono stata al Romics e quando sono tornata ero distrutta. Che aggiungere? Ah, si, lo so che è una bastardata lasciarvi con la storia in questa situazione, ma non ho resistito. xD Che cosa succederà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! :D
Un grazie profondo a tutti quelli che hanno messo tra le preferite/seguite la mia storia, a che recensisce e a che legge e basta!
Alla prossima!
PS: se ho omesso qualche spiegazione per favore ditemelo, grazie!

 
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

«Non credi di aver esagerato questa volta?» Gli chiese Tom guardando l'ennesimo disgraziato volare via.
«Affatto.» Borbottò Shizuo in risposta, soffiando fuori il fumo della sigaretta.
«Se lo dici tu…» Sospirò l'altro guardando l'orologio. «È quasi ora di pranzo, puoi andare, se vuoi. Ci vediamo al solito posto tra un'ora, ok?»
Il biondo gli fece un segno affermativo, andandosene attraverso la folla terrorizzata.
"Sempre la solita storia…" Pensò scocciato.
Vagò per il quartiere, prendendo le strade a casaccio, senza curarsi di chi avesse intorno. Tanto, per lui erano tutti uguali.
Tranne la pulce, ovviamente. Al solo pensarci gli ribolliva il sangue.
E anche… Angeline. Anche lei non era come tutti gli altri. Lei era… beh, come lui.
Alzò lo sguardo sulla folla, giusto in tempo per vedere una chioma rossiccia barcollare in un vicolo e sparire alla vista. Accelerò il passo per raggiungerla, ma nella stradina non c'era nessuno. Aguzzò la vista nella penombra, ma l'unica cosa che notò fu una chiazza rossa per terra. Sangue. Più avanti ce n'erano altre. Shizuo cominciò a seguire istintivamente quelle macabre tracce, con uno strano presentimento. Svoltò velocemente in un altra viuzza e quasi inciampò in qualcosa, o meglio, in qualcuno.
«Ehi, Shizuo-san, visto che ci saremmo rincontrati?» Lo salutò Angeline con un sorriso stanco. Era seduta per terra con la schiena appoggiata al muro e la gamba sinistra davanti a sé, con una piccola pozza di sangue sotto, all'altezza del polpaccio. «Beh, forse non era esattamente questa la situazione in cui speravo di rivederti, ma che ci possiamo fare? Chi si accontenta gode.» Si controllò la gamba leggermente preoccupata.
«Che… diamine ti è successo?» Chiese lui alzando un sopracciglio allarmato.
«Una sparatoria con quelli che mi cercano.» Angeline alzò le spalle, come se niente fosse. «E a te che è successo, ti sanguinano le nocche.» Gli fece notare.
In risposta, il biondo la guardò di sbieco. Aveva una pallottola nella gamba, e pensava alle sue nocche sbucciate? Beh, forse neanche lei sentiva il dolore.
«Ce la fai a camminare?» Le chiese continuando a fumare.
«Perché?»
«Ho un amico dottore che ti può aiutare con quella gamba, ma dobbiamo sbrigarci, se non vuoi che peggiori.»
«Hai ragione. Oh, aspetta.» Si strappò un pezzo del pantalone pulito e se l'avvolse intorno alla ferita. Poi si tirò su lentamente, appoggiandosi al muro. «Sai, non so quanto bene mi possa fare, camminare. Credo di aver perso un po' troppo sangue, mi comincia a girare la testa.» Ridacchiò barcollando.
Shizuo la guardò, perplesso dalla sua reazione.
"Alcune persone, quando vengono ferite, entrano in uno stato confusionale, come se fossero un po' brille."
* Gli aveva detto una volta Shinra, mentre lo medicava dopo l'ennesima rissa. Lui l'aveva ascoltato senza dare troppo peso alle sue parole.
Sospirò buttando per terra la sigaretta e spegnendola con il piede.
«Ok, non puoi camminare, questo è certo. Per di più dobbiamo sbrigarci, se davvero non vuoi morire dissanguata. Quindi…» La prese velocemente in braccio, senza darle il tempo di protestare, e si avviò velocemente attraverso il labirinto di vicoletti. Intanto Angeline era arrossita e ridacchiava piano, aggrappandosi al gilè dell'altro. Anche il biondo era un po' imbarazzato, ma non lo dava a vedere.
Passarono i minuti, mentre continuavano ad avvicinarsi alla destinazione; erano piuttosto lontani, constatò Shizuo, svoltando nell'ennesimo vicoletto. Abbassò lo sguardo sulla rossa, un po' più pallida di quando erano partiti, e con un'espressione malinconica. Alzò improvvisamente gli occhi su di lui, incrociandone lo sguardo.
«La confusione è passata.» Disse riabbassando lo sguardo.
«Bene.» Affermò Shizuo, continuando a camminare. «Prima eri piuttosto inquietante.»
«Davvero?» Chiese divertita lei. «A volte è un po' imbarazzante farmi vedere in quello stato, ma non riesco a controllarmi.»
«A cosa pensavi, prima? Prima che parlassi? Sembravi triste.»
«Oh, stavo solo ripensando all'ultima volta che qualcuno mi ha portato in braccio così…»
«Ti va di raccontarmi?» Chiese in fretta lui. Aveva notato che l'altra era diventata un po' più pallida, e cominciava ad avere gli occhi pesanti. Anche se controvoglia, aveva ascoltato Shinra qualche volta, riguardo al dissanguamento, e quelli non erano sintomi da sottovalutare, anche se la ferita era stata fasciata. In quel momento la doveva solo tenere sveglia.
«Avevo… circa nove anni, non ricordo bene.» Cominciò, esitando. «Era appena finita una rissa. Avevo vinto, ovviamente, ma non ne ero uscita illesa. Avevo parecchi tagli e mi faceva un male cane una gamba, non riuscivo a camminare. Gli avversari erano in cinque o sei, tutti più grandi, ma erano scapparti tutti con la coda tra le gambe.» Sorrise con nostalgia.
«Te in una rissa? Non ti ci vedo proprio.» Sorrise anche Shizuo.
«Ah, e perché?» Chiese lei.
«Beh, diciamo che non sembri una che attacca briga, ecco.»
«Adesso.» Ridacchiò divertita. «Da adolescente ero tutta un'altra persona. Mi accendevo per un nonnulla.»
«E come hai fatto a… cambiare? Adesso sembri tutto tranne una che si arrabbia facilmente.»
«È stata l'accademia militare, mi ha cambiato profondamente.» Fece una pausa. «Comunque, stavo dicendo, avevo questa gamba che mi faceva impazzire, e stavo in un vicoletto, quando Stephen mi trovò. Vedi, lui era una specie di padre adottivo per me; mi rimproverò, non tanto per aver fatto a botte, quanto essermi ridotta in quello stato. Poi mi prese su e mi portò all'ospedale.»
«Perché all'ospedale?»
«La gamba me l'ero rotta.» Si strinse nelle spalle.
«Finalmente! Siamo arrivati!» Sbuffò Shizuo davanti al palazzo di Shinra.
«Senti…» Lo richiamò Angeline. «Sei davvero sicuro che ci possiamo fidare di questo qua?»
«Certo! Shinra terrà la bocca chiusa su di te, non preoccuparti. Ha segreti ben più importanti da mantenere.» Le assicurò il biondo, suonando al campanello.
«Chi è?» Rispose una voce.
«Sono Shizuo, sono qua con una persona che ha bisogno del tuo aiuto…» Angeline scelse proprio quel momento per starnutire.
«Che c'è, finalmente ti sei trovato una fidanzata, Shizuo-kun?» Rise la voce.
Entrambi diventarono rossi per l'imbarazzo, ed evitarono di guardarsi.
«Sali, forza!» Continuò il dottore.
"Giuro che stavolta Shinra lo ammazzo davvero!" Pensò il biondo chiamando l'ascensore.
«Mi sa che ti ho sporcato i vestiti…» Disse piano lei, mentre l'ascensore saliva.
«Non fa niente, non è la prima volta che vado in giro con i vestiti sporchi di sangue, e non sarà di certo l'ultima.» Assicurò il barista, uscendo dall'ascensore ed entrando nella porta aperta dell'appartamento del dottore.
Ad accoglierli c'era una persona con una tuta nera da motociclista e uno strano casco con le orecchie.
Angeline guardò l'individuo un po' perplessa.
«Non sapevo che conoscessi il Cavaliere Nero.» Disse al "suo", di cavaliere.
(NdA: che cosa carinaa :3)
«Oh, beh.. A questo punto, meglio fare le presentazioni, se per voi va bene.» Entrambe annuirono squadrandosi. «Angeline, lei è Celty Sturlson, Celty, lei è Angeline Draconique.»
«Piacere.» Disse la rossa tendendo la mano. Celty la strinse, facendo un cenno con la testa.
In quel momento, fece il suo ingresso un giovane uomo dell'età del biondo, con gli occhiali e un camice bianco.
«Salve Shizuo-kun! Come va?» Chiese allegramente, affiancando Celty. «Allora, chi ci hai portato?» Fissò l'attenzione su Angeline e scoppiò a ridere improvvisamente. La diretta interessata lo guardò con un'espressione leggermente preoccupata. E quello sarebbe un medico?
«Oh, scusa, non mi sono neanche presentato. Mi chiamo Shinra Kishitani, sono un dottore.»
«Angeline Draconique. Ehm.. non vorrei sembrare frettolosa, ma non sarebbe meglio procedere con la medicazione? Credo di star davvero rischiando la vita per dissanguamento.» Chiese subito la francese prendendo coraggio e guardandosi preoccupata la ferita. Non era mai stata così diretta, ma, diamine, lei a vivere ci teneva!
«Si, credo sarebbe meglio sbrigarsi.. ho già preparato tutto di là.» Disse Shinra dirigendosi verso una camera da letto che aveva adibito per una specie di ambulatorio. «Shizuo-kun, potresti metterla sul letto per favore?»
«Subito.» Rispose lui, adagiandola dove richiesto con delicatezza.
«Bene, prima di toglierti quella pallottola dalla gamba, ti devo fare l'anestesia.»
«Non ce n'è bisogno, ho una soglia del dolore veramente alta.»
«Allora meglio così, faremo prima.» Disse il dottore cominciando a esaminare la ferita.


*L'affermazione di Shinra: è tutto assolutamente inventato!
Angolo dell'autrice
Ok, seriamente, potete uccidermi quando vi pare. Questo che ritardo è? Il terzo o il quarto? Mi dispiace davvero tanto essere sempre o quasi sempre così ritardataria, è che ho da fare con la scuola e sto pensando seriamente di uccidere il mio modem, se non fosse già morto di suo.
Mi scuso in particolare con  Akari Sakura Uchiha, che so che segue con passione la mia storia.
Dopo le scuse, ecco l'angoletto vero e proprio.
Devo assolutamente velocizzare la mia storia, che diamine, quasi venti capitoli (anzi, facciamo anche venti) e non è passata neanche una settimama! Non va affatto bene... Aggiungiamo che non ho una trama vera e propria in testa, ma diciamo piccoli scorci quà e là della loro vita quotidiana. Altra cosa che non va bene. Sto già lavorando sulla trama, anche se non è ancora ben delineata. Spero davvero di farla ben articolata e interessante.
Bene, spero che queso capitolo su AngelinexShizuo vi sia piaciuto, e vi saluto.
Alla prossima!
PS: credo di essermi dimenticata di mettere il disclamer in alcuni capitoli, non ricordo e non mi va di correggere XP. Comunque il disclamer vale per tutti i capitoli.


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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

-Tutto a posto? Ti serve qualcosa?- scrisse Celty sul suo PDA, rivolta a Angeline, finita la medicazione.
«Si, sto bene. Credo che sia ora che ritorni a casa, non voglio disturbarvi oltre…» fece lei alzandosi.
«Signorina! Dove pensa di andare?» la interruppe la voce di Shinra, che entrò proprio in quel momento. «Nonostante l'estrazione della pallottola sia stata un successo, lei è ancora un po' debole per la perdita di sangue.» concluse facendo un sorriso.
«Sembra quasi che sia felice per questo, dottore.» osservò guardinga l'altra.
«Affatto! Per chi mi ha preso? Sono un medico, il mio scopo nella vita è guarire le persone.» rispose lui, allargando il sorriso.
«Sarà…» commentò la francese con uno sbadiglio. «Forse è meglio che me ne vada, prima che mi addormenti qui.»
-Guarda che puoi riposare qua per oggi, se vuoi.- le propose la Dullahan.
«Davvero?» il dottore e Celty annuirono. «Beh, allora credo proprio che accetterò la proposta.» decise la rossa facendo un altro sbadiglio. «Vi dispiace se dormo un po'?»
«Affatto.» rispose Shinra incamminandosi verso la porta, seguito dall'altra.
Angeline si sdraiò e in breve si addormentò.
«Sembri averla presa in simpatia.» disse il dottore rivolto alla motociclista.
-È la prima persona che Shizuo-san ti porta da medicare, deve essere interessante.- gli scrisse lei di rimando.
«In effetti sembrava anche piuttosto preoccupato, non credi? Sarà meglio aggiornarlo.» il giovane entrò nel salotto, dove Shizuo stava fumando l'ennesima sigaretta.
A giudicare dall'odore di fumo, ne doveva aver fumate un po', segno che era nervoso, constatò il medico sorridendo. Il biondo gli rivolse un'occhiata che esprimeva una sola domanda: come stava lei?
«Sai, Celty, credo che tu abbia ragione.» disse lui dando ragione all'ultima frase di lei facendo sorridendo di nuovo. «Comunque la signorina sta bene, ora sta dormendo, sembrava un po' spossata.» informò l'altro, che lo superò per dirigersi verso la camera dove dormiva Angeline senza una parola.
Shinra lo stava per fermare quando Celty gli diede una piccola gomitata.
-Lascialo andare.- scrisse solo. Anche se non aveva la testa, lui intuì un po' di malizia in lei e scrollò le spalle.
«Credo davvero che per lui quella francese sia un tipo davvero interessante.» fece un sorrisetto malizioso. «Chissà, forse è la volta buona che troverà una fidanzata.»
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"Che diavolo ci faccio qui?" Pensò Shizuo appena mise piede nella camera provvisoria di Angeline. Era stato impulsivo, come al solito. Era rimasto tutto il tempo dell'operazione fuori dalla stanza, come richiesto da Shinra. E si era accorto di essere preoccupato per la rossa. Si avvicinò al letto con un sospiro, rassegnato alla propria idiozia e osservò l'addormentata. Era rannicchiata sulle coperte, con la gamba ferita e fasciata leggermente distesa. La poteva benissimo guardare in faccia, visto che era rivolta verso la porta.
"Sospettosa anche nel sonno, eh?" Pensò. Ma forse non era esattamente così, con quell'espressione rilassata, Angeline sembrava proprio riposare profondamente.
Si sedette sul letto dandole le spalle. In quel momento entrò Shinra, con un sorrisetto divertito.
«Deve interessarti molto, per farti scattare a quel modo.» sghignazzò divertito davanti all'espressione basita del biondo. «Ha la tua stessa forza, vero?» chiese, sapendo già la risposta.
«Come fai a…» cominciò a chiedere l'altro stupito, ma venne interrotto dalla risata sommessa del dottore.
«Shizuo-kun, sono anni che ci conosciamo, ormai so riconoscere anche solo con un'occhiata chi è dotato della tua stessa forza. Anche se non mi sarei mai aspettato che ne esistesse un'altra come te, per di più nata dall'altra parte del mondo! Sarebbe interessante da studiare, vedere quali geni sono comuni e cose varie…»
«Sai, non credo che sarebbe molto d'accordo lei.» disse Shizuo. «A quanto ne so, si sta nascondendo da gente che la vuole studiare.» omise alcuni particolari importanti, ad esempio che a inseguirla era l'esercito americano, ma non se ne curò molto. Angeline sospirò nel sonno e si mosse leggermente.
«Davvero? Beh, ad ogni modo, deve aver vissuto una vita dura e dolorosa.» affermò l'occhialuto, a cui il barista scoccò un'occhiata d'intesa. «L'avevi capito anche tu, vero? Scommetto che lo hai fatto attraverso gli occhi, dopotutto, sei un mago in queste cose.»
Il giovane seduto fece un sbuffo. Era vero, lui aveva l'innata capacità di capire molto dagli occhi degli altri, ma il più delle volte ignorava questa sua "dote" e si faceva guidare dall'istinto e dalla rabbia, soprattutto.
«E tu da cosa l'hai capito?» chiese all'altro.
«Dai polsi.» rispose semplicemente, indicando un polso della giovane, leggermente scoperto.
Il biondo seguì l'indicazione datagli e vide una cosa che non gli piacque affatto: dei segni leggermente più pallidi della pelle della rossa, che gli attraversavano l'interno del polso in orizzontale e in verticale. Cicatrici.
«Deve aver sofferto molto, per provarci tutte quelle volte.» commentò asciutto il medico. «A quanto ho potuto vedere, sono state fatte in periodi diversi.»
Shizuo allungò una mando per toccarle i segni, ma a pochi centimetri sentì una morsa improvvisa serrargli il polso. Spostò lo sguardo sul viso della rossa, dove quegli occhi indaco lo osservavano duri come pietre, su quel volto improvvisamente glaciale. La giovane si tirò su di scatto, continuando a stringere con forza il polso dell'altro.
«Mi sono persa qualcosa?» chiese freddamente.
«Assolutamente nulla, signorina.» le rispose innocentemente il dottore, sorridendo.
«Bene.» annuì lei, liberando il polso del biondo e perdendo quell'aria vagamente minacciosa. «Sapete dov'è la mia borsa?» chiese ancora guardandosi in giro.
«È in sala, gliela vado a prendere.» Shinra sparì velocemente nel corridoio.
Angeline sospirò, e cominciò a slacciarsi un polsino della camicia. Shizuo alzò un sopracciglio, leggermente perplesso.
«Volevi vedere queste, giusto?» gli chiese lei infastidita, mettendogli sotto il naso l'interno dell'avambraccio scoperto. «Chissà perché, tutti hanno una malsana curiosità verso i tentati suicidi.» commentò con amara ironia.
Intanto il barista osservava l'intrico di sottili rilievi che si estendevano dal polso a circa metà avambraccio, senza capire il perché di quell'auto infliggersi del dolore, o addirittura all'uccidersi, visto che di dolore lei ne provava poco o niente.
«Perché?» chiese semplicemente.
La francese sospirò, mentre si rimetteva a posto il polsino.
«Come ti ho già detto, nell'adolescenza ero piuttosto… violenta e arrabbiata con le persone. Subito dopo, è iniziata la fase di un altro tipo di rabbia, solo che stavolta era rivolta verso me stessa.» si strinse nelle spalle. «Se prima cercavo di farmi posto nel mondo con la forza e la violenza, in quel momento ero caduta in una specie di depressione, considerando me quella sbagliata, non il resto del mondo.» si guardò le mani con aria pensierosa. «Ma ormai ho passato da tempo tutte e due quelle fasi, anche se a volte un po' di quella rabbia a volte si fa risentire.»
«Che stupidaggine.» commentò lui con uno sbuffo. «Che senso ha infliggersi dolore inutilmente? Neanche fosse colpa tua!»
«In effetti è una cosa piuttosto stupida, questo lo ammetto.» ridacchiò la rossa.
Un bussare alla porta attirò la loro attenzione.
«Signorina, ecco la sua borsa..» cominciò a dire, poi si bloccò di colpo. «Ho interrotto qualcosa?»
«Assolutamente nulla.» Disse la francese prendendo la borsa e frugando dentro. In quel momento le squillò il cellulare. «Scusate un attimo… È la mia coinquilina. Pronto?» Dall'altra parte si sentì chiaramente la voce di una ragazza, che a Shizuo sembrava familiare.
-Pronto? Angeline? Oh, finalmente, non riuscivo a contattarti, mi ero preoccupata. È successo qualcosa?-
«Mi hanno sparato…» Iniziò lei tranquillamente, per essere interrotta dalla voce, che era salita di almeno un ottava.
-CHE COSA??!! E ME LO DICI COSÌ??? DOVE SEI? COME STAI?- la rossa allontanò leggermente l'apparecchio dall'orecchio, mentre gli altri due osservavano, Shinra divertito e il barista leggermente perplesso.
«Non c'è bisogno di preoccuparsi… mi sono già fatta medicare.»
-NON… NON C'è BISOGNO DI PREOCCUPARSI??!!! TI RENDI CONTO IN CHE SITUAZIONE SIAMO ADESSO??? POSSIBILE CHE IN OGNI CITTÀ  IN CUI ANDIAMO, DEBBA SEMPRE FINIRE COSÌ ?? NON ERI TU QUELLA PARANOICA?? E smettila te, Pellicchan!- sentirono dire, mentre la voce imprecava in inglese.
«Ha detto Pellic… Aspetta, non mi dire che la tua coinquilina è quella ragazzina bionda dell'altra sera!» esclamò il biondo incredulo, mentre il medico se la rideva.
«Esattamente.»
«Ahahah, ma a chi ha dato quel soprannome assurdo?» chiese Shinra. In quel momento entrò anche Celty.
«Izaya Orihara.» rispose asciutta la francese.
L'occhialuto smise improvvisamente di ridere, aggrottando le sopracciglia.
«Izaya Orihara, eh… lo sa almeno chi è?»
-So esattamente chi è, grazie.- ribatté secca la voce. -Ehi, cos.. PELLICCHAN, RIDAMMI IL TELEFONO!!- strillò all'improvviso. -Salve Shinra, non ci si sente da tempo eh?- la voce dell'informatore riempì la stanza, visto che Angeline aveva messo il vivavoce. Shizuo si accigliò immediatamente.
«In effetti è da un po' che non ti vedo più.» sorrise il dottore. Un'altra imprecazione inglese li raggiunse. «Credo che qualcuno rivoglia il proprio telefono.»
-Si lo credo anche io.- ridacchiò quello. All'improvviso si sentirono dei rumori da colluttazione e delle imprecazioni.
-Aha! Ti avevo detto che stavi rischiando, ma non hai voluto ascoltarmi…- disse la voce della ragazza. -Ti aspetto a casa, Angeline.- e attaccò.
La diretta interessata fece una risatina imbarazzata.
«Quella ragazzina.. non cambierà mai.» disse per rompere il silenzio.
«Lo so benissimo che non c'entro niente, ma Izaya-kun è una persona pericolosa, sarebbe bene che la tua coinquilina prendesse le distanze da lui.» le consigliò Shinra, appoggiato da Celty. Intanto il biondo restava in silenzio.
«Io non ho alcun potere su di lei.» rispose la rossa stringendosi nelle spalle. «Inoltre sa difendersi benissimo da sola, non è sciocca, né stupida. E sa quando fermarsi.» sorrise mentre si alzava. «Ora, dovrei proprio andare, mi dispiace del disturbo che vi ho arrecato fino ad adesso, e grazie per avermi aiutato.» disse facendo un lieve inchino.
«Non c'è di che! Per gli amici di Shizuo-kun questo ed altro!» rispose gioviale il medico, dando una strana inflessione alla parola "amici".
Intanto il gruppetto era arrivato alla porta d'ingresso. Angeline si avviò verso l'ascensore, sparendo in fretta.
«È meglio che vada anche io, Tom sarà arrabbiato di sicuro.» disse Shizuo pensieroso andandosene anche lui.
-Sono davvero una bella coppia.- scrisse Celty.
«Già, sono davvero curioso di come andrà a finire.» sorrise l'altro. «Aspetta, a quale coppia ti riferisci?»
-Chissà.-


Angolo dell'autrice
Ok, se volete potete anche uccidermi, dopo questo ritardo, credo che più di qualcuno sarà arrabbiato con me...
Mi scuso davvero tanto se domenica scorsa non ho aggiornato, è che era Pasqua, e volevo prendermi una piccola pausa. volevo anche inserire un capitolo avviso, ma leggendo il regolamento mi sono accorta che non si può fare. ^^"
Bene! Ecco il nuovo capitolo! Wow, già venti capitoli... non mi sarei mai aspettata di arrivarci! Ma credo di essere stata un po' prolissa, visto che fino ad adesso ho parlato solo della PRIMA settimana. Mi cadono le braccia anche a me al solo pensarci. Comunque, da adesso mi velocizzerò, statene certi!
Che altro dire? Si è scoperta un nuovo aneddoto di Angeline (non la starò facendo un po' troppo deprimente questa qui?) e Celty e Shinra, oltre a rifere la loro comparsa, già hanno capito tutto. xD
Spero davvero che il capitolo risulti almeno un po' divertente e mi scuso ancora.
Ah, nel prossimo capitolo ci sarà una svolta a mio dire sostanziale per la storia. :D
Alla prossima!


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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

«Allora ciao! A domani!» salutò Perla uscendo dal cancello della scuola.
«A domani!» risposero Mikado, Anri e Masaomi avviandosi verso la direzione opposta.
«E anche oggi è finita…» sospirò la bionda avanzando in mezzo agli altri studenti, che si tenevano leggermente più distanti del normale da lei.
All'inizio le era sembrato piuttosto strano quel comportamento, ma dopo aver scoperto il motivo, ci aveva fatto velocemente l'abitudine. Le si tenevano tutti alla larga solo perché l'avevano vista parlare amabilmente con il pericoloso informatore, Izaya Orihara. Perfino i suoi unici tre amici l'avevano guardata con sospetto quando l'avevano scoperto. L'avevano avvertita del pericolo che correva a stare vicino a lui, ma l'inglese alla fine li aveva convinti a lasciar perdere, che lei sapeva perfettamente cosa stava facendo, con chi, eccetera eccetera… le ci erano voluti tre giorni. Sospirò. Che diamine avevano tutti contro quel tizio, ancora non lo capiva.
«Ehm.. Moon-san?» sentì chiamare all'improvviso. Si girò con curiosità. Si trovò davanti una ragazza con due voluminose code laterali e gli occhi tristi.
«Si?»  chiese sorridendo. Ecco una piacevole novità! Era lì da quasi un mese, eppure non le si era avvicinata molta gente fino ad allora.
«Mi chiamo Rio Kamichika. Ho sentito che ti hanno vista insieme a Izaya Orihara…» iniziò.
"Ecco un'altra che non si fa gli affari suoi." pensò seriamente scocciata Perla.
«Sicuramente non sarò la prima a dirtelo, ma voglio metterti in guardia da quell'uomo.» e le raccontò tutta la sua storia, di come l'informatore le aveva fatto scoprire i tradimenti del padre, della sua depressione, dei tentati suicidi… Di come avesse incontrato sulla rete quella persona che la comprendeva così bene, della decisione di volerla fare finita insieme, del successivo rapimento e del salvataggio da parte della Moto Nera. Infine, raccontò della conversazione con Izaya e del suo ultimo tentativo di suicidio, e del secondo salvataggio da parte del Cavaliere senza testa.
* Perla ascoltò in silenzio, attenta. Alla fine della storia, ci furono istanti di silenzio, poi l'inglese sorrise calorosamente.
«Te ne ha davvero fatte passare di brutte, eh?» disse comprensiva. «Ti ringrazio davvero per avermi avvertito!» aggiunse prendendole le mani.
«C-come?» la ragazza era alquanto confusa.
«Mi dispiace davvero per quello che hai passato, ma io non ho intenzione di lasciarlo in pace!»
«Perché? Quello che è successo a me, potrebbe capitare anche a te…» protestò Rio, ancora confusa.
«E se anche fosse? Non c'è cosa che più detesto al mondo che suicidarmi
**…» fece un largo sorriso. «Per il resto… lui non può farmi niente che io non abbia già vissuto.» disse lasciando le mani dell'altra e avviandosi verso casa.
Rio la osservò per un po', ancora stupita, prima di andarsene per la sua strada.
Intanto la bionda stava continuando il suo tragitto tra i vicoli quando sentì una presenza alle spalle. Non una presenza qualsiasi, ma proprio quella presenza, che la faceva divertire in quelle giornate, altrimenti terribilmente noiose. Izaya Orihara era dietro di lei.
«Ancora con quel muso lungo, Pellicchan?» chiese senza neanche girarsi. «Ma quanto sei permaloso! Quel calcetto te l'ho dato quasi due settimane fa!»
«Calcetto?» chiese Izaya con una smorfia. «Ho ancora il livido.»
«Su, su, con tutto quello che ti tira dietro Heiwajima-san, un livido in più non farà la differenza.» replicò lei agitando una mano con sufficienza e rallentando il passo per affiancarsi al moro. «E poi ti avevo avvertito che sarei stata pericolosa se non mi avessi ridato il telefono.» fece un largo sorriso. «Hai davvero intenzione di farmi quella faccia ogni volta che ci incontreremo? Guarda che così ti verranno le rughe prima del tempo, e scommetto che un mucchio di donne rimpiangeranno il tuo bel faccino liscio!» disse ridacchiando e cercando di afferrare una guancia dell'altro, senza riuscirci.
«Smettila ragazzina!» ribatté irritato lui, calcando sull'ultima parola.
«Che c'è, te la sei presa? Non mi dire che non hai mai avuto la fidanzatina!» rise lei trattandolo come un bambino.
«Questi» affermò deciso l'informatore, afferrandole la mano e avvicinando il viso a quello della bionda «non mi sembrano affari tuoi.» finì senza spostarsi, guardandola fissa negli occhi.
Restarono così per qualche minuto, poi Perla prese fiato, esitando, con faccia seria.
«Senti…» disse piano «ma davvero vuoi continuare a seguirmi ancora con quella faccia?» chiese con un sorrisetto divertito.
Izaya si tirò indietro di scatto, lasciandole il polso. Si sentiva come deluso dalle parole di lei, come se si aspettasse qualcos'altro. Sospirò scuotendo la testa, perso nei suoi pensieri e senza tener conto dell'altra, che invece aveva interpretato il suo gesto come rassegnazione. La ragazza saltellò avanti felice, sbucando su una larga strada, piena di gente nonostante fosse l'ora di pranzo. Si fermò proprio sul bordo, aspettando il moro e scrutando attentamente la folla, come alla ricerca di qualcuno. Il giovane si fermò un attimo accanto a lei, osservandola tanto presa a cercare. Vedeva una leggerissima traccia di ansia ben mascherata su quel volto delicato. All'improvviso vide un lampo nei suoi occhi, di… rassegnazione, e paura. Poi il lampo sparì, sostituito da un sorriso, rivolto a lui, mentre si incamminavano tra la folla fianco a fianco.
«Posso dirti un segreto?» chiese lei improvvisamente.
«Certo.» rispose Izaya con un sorrisetto furbo.
«Stanno cercando di uccidermi.» rivelò la bionda senza guardarlo, cambiando completamente espressione e tono.
L'informatore si bloccò di colpo.
«E chi avrebbe interesse a ucciderti?»
«Qualcuno che non ha intenzione di lasciarsi sfuggire le proprie prede.» disse Perla posizionandosi davanti a lui e tenendo gli occhi bassi, sempre con il sorriso. «Lei non lascerebbe mai andare coloro che ha marchiato.» alzò il viso, e Izaya poté vederle la tristezza e la paura sul viso.
«Ma cosa…» cominciò a chiedere, con una brutta sensazione addosso. Poi lo vide, e ammutolì.
Un tizio qualunque, tra i più anonimi, che altrimenti non avrebbe degnato di uno sguardo, attirò improvvisamente l'attenzione del moro. Quello non era un tizio qualunque, i suoi occhi parlavano chiaro: erano pieni di una follia che non avrebbe mai creduto possibile in un semplice umano. Ma quell'uomo aveva attirato la sua attenzione non per il pericolo chiaramente leggibile nei suoi occhi, ma per un altro molto più concreto; infatti stringeva tra le mani una pistola, e sembrava fissare dritto alla schiena della ragazza davanti a lui.
In quel momento la diretta interessata riprese a parlare, dopo aver fatto una pausa.
«Quindi… non ti montare la testa eh?» disse piano, con gli occhi lucidi. «Non ti sto proteggendo. Il colpo è destinato a me.»
Con un tempismo assurdo, il tizio dietro a lei alzò la pistola emettendo una risata agghiacciante e sparò.
La bionda cadde senza neanche un lamento, mentre l'uomo continuava a ridere e a sbraitare.
«Lei… Lei sarà contenta di me! Mi premierà! Mi premierà di sicuro! Lei sarà fiera di me!» urlava ancora quando intervennero le forze dell'ordine.
Intanto l'informatore era inginocchiato davanti alla ragazza stesa a terra, senza dire niente. Senza pensare a niente. La guardava e basta. Guardava il sangue uscirle dalla ferita, circa a metà schiena.
Poi, qualcosa di inaspettato. Lei si mosse, alzandosi sui gomiti e tossendo sangue. Alzò la testa, lo guardò e sorrise.
«Beh, che cos'è quella faccia? Non mi dirai che ora ti metterai a piangere.» cercò di scherzare, con un filo di voce. «Izaya… non ti mettere contro di loro, non metterti contro di Lei.» si sentì il suono di un'ambulanza avvicinarsi velocemente e arrestarsi vicino a loro. «Ne riparliamo quando sto meglio.» riuscì a sentire prima che i paramedici lo allontanassero.


[In serata, all'ospedale]

«Lasciatemi passare.»
«Mi dispiace, ma non possiamo far passare nessuno eccetto i parenti… Lei lo è?»
«Sono la sua tutrice legale, questo basta per farmi passare?»
Qualche attimo di pausa.
«Certo, entri pure.»
«Un'ultima cosa… Perché quel ragazzo è qui? Non lasciavate passare solo i parenti?»
«Sì, ma lui era con la ragazza ferita quando è stata colpita e abbiamo pensato che… beh, fossero fidanzati. Tra l'altro non ha ancora detto una parola. Deve essere rimasto piuttosto scosso.»
«Ho capito, grazie.»
Izaya ascoltò solo distrattamente quello scambio di battute tra l'infermiere posto fuori dalla stanza e una voce femminile sconosciuta, con uno strano accento, troppo concentrato a cercare di capire cosa intendesse Perla con la storia del marchio e della persona che chiamava Lei. Scosse la testa. Quella storia non aveva il minimo senso.
Se la cosiddetta Lei non lasciava scappare coloro che aveva marchiato, significava forse che anche Perla era stata marchiata? E come?
Ripensò a quello che già sapeva di quella ragazza, che ora risposava sul letto davanti a lui. Poco o niente, ecco cosa sapeva. Era di Londra, e non aveva vissuto un'infanzia facile, per quel che poteva dedurre dallo sfogo avuto quella volta al Russia Sushi… Un lampo improvviso gli attraversò la mente. Che per marchio intendesse quello che gli era successo in passato?
Trasalì all'improvviso quando una mano gli si appoggiò sulla spalla.
«Mi scusi se la disturbo, ma dovrebbe lasciare la stanza…» gli disse gentilmente un'infermiera.
L'informatore si alzò senza dire una parola e uscì come richiesto.
«E così sei tu Izaya Orihara… Non mi ricordavo che fossi così basso.» disse una voce alla sua destra. «Ma dopotutto, ci siamo viste solo una volta, di sfuggita, o meglio, non ti ho calcolato molto.»
Il diretto interessato si girò a guardare chi lo aveva chiamato. Una giovane donna era appoggiata al muro vicino alla porta. Capelli rossicci, treccia da un lato, piuttosto alta, più vecchia di lui di qualche anno… era la stessa che aveva fermato il cartello di Shizu-chan la sera che aveva incontrato Perla. Riconobbe anche la voce: era la persona che prima si era presentata come tutrice legale della bionda.
«Dalla tua faccia vedo che mi hai riconosciuto.» disse lei seria. «Bene, arriverò subito al dunque. Perla ti ha detto qualcosa prima che la portassero via, giusto?»
Izaya annuì senza dire niente.
«Scommetto che ti ha detto di non metterti contro una certa Lei.»
«Come fai a saperlo?» chiese lui, senza traccia del suo solito sorriso sul volto.
«La conosco bene.» alzò le spalle la rossa. «Comunque, rinnovo il suo avvertimento: non indagare, non fare domande in giro, non fare ricerche, niente di niente, scordati tutto per il momento. Quel mostro che noi chiamiamo Lei ha occhi ovunque, se sa che stai raccogliendo informazioni su di essa, ti troverà, e ti farà passare i peggio tormenti, a te e chi ti sta intorno… Non vorrai che succeda qualcosa alle tue sorelle, vero?»
Il giovane si fece guardingo. Come sapeva delle sue sorelle?
Ma lei lo sorprese ancora una volta, leggendogli la domanda in faccia e facendo un sorriso sbilenco.
«Vivo in casa con Perla, che ti aspettavi? Cosa credi, che non abbia cercato informazioni su di te? Sembra molto interessata al pericoloso informatore di Ikebukuro…» detto questo, scivolò dentro la stanza della ragazza, e chiuse la porta dietro di sé.
Il moro proseguì per la sua strada, dandosi del superficiale. Per un attimo, aveva pensato a quella giovane come una versione femminile di Shizu-chan, una donna irascibile e non molto sveglia. Invece era rimasto sorpreso dall'oscurità che aveva letto nei suoi insoliti occhi.
Nonostante tutto, decise di seguire il consiglio di quella rossa e fece un sorrisetto.
"Sembra molto interessata al pericoloso informatore di Ikebukuro…"
Possibile che quell'interessamento potesse fargli piacere in fondo?
Guardò gli umani che si muovevano intorno a lui, inconsapevoli di tutto fuorché delle loro vite.
Inconsapevoli delle nuove ombre che si erano cominciate a muovere negli stretti vicoli di Ikebukuro, in aggiunta a quelle già presenti.


Angolo dell'autrice
Salve lettori! Come va? Domani c'é scuola T.T
Bene, partiamo subito con le note:

* ho spiegato brevemente questa storia perché, se non sbaglio, qualcuno ancora non ha visto l'anime...
**citazione dell'anime italiano di Trigun, che ho finito da poco di vedere, scusate, me mi piaceva troppo ^^

E ora passiamo al resto: siamo circa due settimane dopo lo sparo a Angeline... e le cose precipitano.
Chi sarà mai questa Lei? è davvero così pericolosa? Ogni cosa verrà spiegata a suo tempo...
E che dire dell'incontro tra Izaya e Angeline, per quanto fugace? GIURO che non ci sarà niente di strano tra i due, chissà, forse qualche minaccia qua o la... ma ho parlato troppo. xD
Ora, smettendola con queste domande idiote, vorrei chiedere se casomai trovaste qualche problema "tecnico", ovvero carattere troppo piccolo o colori che non permettono la lettura ecc., di avvertirmi, in modo che in futuro non commetta gli stessi sbagli ^^ sarebbero graditi avvisi per qualsiasi altro errore.
Ringrazio nuovamente tutti quelli che leggono con regolarità la mia fic, mi riempite il cuore di gioia ogni volta che vado a guardare e visite! :3
Ovviamente ringrazio anche tutti gli altri :D
Alla prossima!


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

«Certo che il regista ne ha spesi di soldi per questo film!»
«Già! È davvero un progetto ambizioso…»
Kasuka alzò per un attimo gli occhi dal copione che stava leggendo, solo per vedere due giovani truccatrici sedute lì vicino a scambiarsi pettegolezzi. Si era seduto su una panca vicino alla cosiddetta "zona pausa", dove lo staff si riposava nei momenti di pausa, appunto. Aveva sperato un po' di calma, ma non gli era andata molto bene
«Pensa, si dice che sarà presente anche la famosa Lilian Myers!» stava dicendo una con fare esperto, facendo squittire l'altra di eccitazione.
«Non ci posso credere! Che emozione… potremmo vedere dal vivo la Gold Cat… una delle donne più belle e famose al mondo… anche se ha già superato i quarant'anni, fa anche la modella, oltre che l'attrice. Ma è vero che la figlia più piccola è un genio?»
«Certo! Che non lo sai, che ha accettato la parte perché alla figlioletta è stata richiesta la presenza a una serie di conferenze molto importanti qua a Tokyo? Pensa, e ha solo 11 anni… si dice che sappia già più di otto lingue… Un vero genio, ti dico.»
«E degli altri due figli, che sai?»
«Be', loro sono più grandi… avranno circa vent'anni, e dicono che sono dei veri fusti» ridacchiò la ragazza più informata. «Sono due gemelli, a cui piace girare per il mondo…»
«Chissà se li vedremo…» sospirò l'altra.
«Non ci contare troppo, mi sembra che in questo periodi siano in Italia… non ricordo bene…»
Kasuka Heiwajima, meglio conosciuto come Yuhei Hanejima, sospirò chiudendo il copione, leggermente disturbato dalle chiacchiere di quelle due. In quel momento un assistente lo avvisò che il regista gli voleva parlare.
«Va bene, arrivo subito» gli disse impassibile, alzandosi e avviandosi verso una stanza a parte, dove si era sistemato il regista e dove si tenevano le riunioni sul film di turno da girare.
Entrò nella stanza, guardandosi intorno sorpreso nel trovarla deserta, a che scopo chiamarlo se poi se ne andavano? Stava già facendo dietrofront quando una vocina lo chiamò.
«Ehi, tu non sei Yuhei Hanejima?»
Il ragazzo abbassò lo sguardo, incontrando quello di una bambina piccola e gracile, con i capelli lunghi e scompigliati color nocciola, un elegante completino di un chiaro arancione e svegli occhi color cioccolata.
«Esattamente. Tu che ci fai qua? Come ti chiami?» chiese l'attore.
«Chiedere è lecito, rispondere è cortesia» citò astuta la ragazzina con un sorriso furbo, per fare la misteriosa.
«Giusto, ma visto che io ho risposto alla tua domanda, sarebbe bene che tu rispondessi alla mia» rispose pronto Kasuka, piegandosi sulle ginocchia per arrivare all'altezza dell'altra «Allora?»
«Il tuo ragionamento è giusto, e per questo risponderò a una tua domanda, ma solo a una» disse lei felice «Mi chiamo Amelie Myers.»
«Myers? Come la..» cominciò il moro, interrotto dalla bambina.
«La famosa attrice? Ovviamente, visto che è mia madre. Non sapeva che avrebbe recitato in questo film?»
«Certo, ma ancora non l'ho incontrata.»
«Ora è di là a parlare di cose noiose con il regista, ma credo che ormai abbiano finito.» spiegò Amelie dirigendosi verso un'altra porta in fondo alla stanza. «Su, Morzan, andiamo!» chiamò all'improvviso.
Un grosso animale nero come la pece sbucò praticamente dal nulla, posizionandosi accanto alla bambina silenzioso come un'ombra. Un cane, all'apparenza, ma Kasuka non era del tutto sicuro, c'era qualcosa di strano in quel cane.
«Ah, devo fare le presentazioni» si ricordò all'improvviso Amelie. «Hanejima-san, questo qua è Morzan, è un lupo canadese, un Canis lupus occidentalis» i due occhi verdi dell'animale si fissarono su di lui, come se avesse capito le parole della padroncina. «Morzan, lui è Yuhei Hanejima, lavorerà con la mamma al film» il lupo sbuffò e tornò a posizionarsi in mezzo a due mobili, ridiventando praticamente invisibile.
«È davvero un lupo?»
«Si, però la mamma agli aeroporti e cose del genere finge che sia un lupo cecoslovacco, almeno non ci fermano. Per Morzan è un po' fastidioso andare in giro con la museruola, però sempre meglio di niente.»
In quel momento la porta si aprì ed entrarono il regista seguito da un'alta e affascinante donna con gli occhiali da sole e un leggero completo bianco.
Quando la vide, Kasuka ritenne subito molto appropriato il soprannome "Gold Cat". Prima di tutto, quella donna, che non poteva essere altri se non Lilian Myers, aveva la pelle olivastra e leggermente abbronzata, che sembrava avere una sfumatura dorata, fisico perfetto per una donna altra quasi due metri, e dei lunghi capelli color miele scuro che le scendevano in mille boccoli, e che incorniciavano un viso bellissimo. E poi aveva qualcosa di terribilmente felino. Sarà stato il sottile sorriso beffardo o le sue movenze, ma dava esattamente l'impressione di essere davanti a un gatto.«Ehi!» si sentì bisbigliare il moro durante questa riflessione, mentre qualcosa lo tirava per la manica. Abbassando lo sguardo scoprì che era la piccola Amelie «Smettila con quell'espressione da pesce lesso! Ho capito che mia madre è una bella donna, ma adesso esageri! Ha più del doppio dei tuoi anni!»
«Non è come pensi!» le bisbigliò di rimando, mentre il regista e la donna finivano di chiacchierare tra loro.
«Yuhei-kun, ragazzo mio! È da un po' che non ci si vede!» disse gioviale il regista, avvicinandosi al ragazzo.
«Beh, in effetti è da un po' che non ci vediamo…» disse neutro il giovane attore.
«Serio come sempre!» rise l'uomo allegro «Ti voglio presentare una persona, parteciperà anche lei a questo film, ma purtroppo per te, che sei il protagonista maschile, non interpreterà la protagonista femminile!» strizzò l'occhio sorridendo, suscitando una leggera risata da parte della donna.
«Su, su, non dica così, non vede che mette in imbarazzo il giovane?» disse Lilian con un accento americano, sorridendo dolcemente e dirigendosi verso Kasuka «Molto piacere, sono Lilian Myers. Vedo che hai già fatto amicizia con Amelie.»
«Sì, mi sta simpatico!» esclamò la bambina felice «Ed è anche intelligente!»
«Questo è un bene.» rispose la madre «Però ancora non conosco il tuo nome, scusami, ma non mi informo molto sui miei "colleghi".»
«Mi chiamo Yuhei Hanejima, o meglio, questo è il mio nome d'arte. Mi chiamo Kasuka Heiwajima.» Non sapeva perché avesse rivelato il suo vero nome, ma sentiva che poteva fidarsi. Il regista si allontanò all'improvviso per rispondere a una telefonata.
«Heiwajima, eh?» Aggrottò pensierosa le sopracciglia la donna «Amelie, dove abbiamo già sentito questo nome?»
«Oltre alle voci che girano?» chiese la ragazzina. La madre annuì «Ah, sì, certo! L'ha nominato una delle nostre amiche!» si ricordò la piccola facendo una risata maliziosa.
«Bene, se avete finito con le presentazioni, io direi di cominciare a discutere del film. Quindi, bella bambina, perché non vai a giocare con il tuo cagnolone?» disse ad Amelie. Un ringhio cupo seguì le sue parole.
«Sa, signore» disse la ragazzina innocentemente «A Morzan non piace essere chiamato "cagnolone", in quanto lui è un  Canis lupus occidentalis, ovvero la sottospecie più grande del Lupo grigio, che vive soprattutto nel Nord America. Sa che questi animali possono arrivare a pesare fino a 65 Kg? Pensi che è stato trovato un esemplare di 80 Kg! Un record! Beh, Morzan gli si avvicina molto, visto che persa circa 72 Kg… e inoltre è molto intelligente, riesce a capire gran parte dei nostri discorsi» spiegò con semplicità, mentre l'uomo la osservava sbalordito «E sa un'altra cosa? Anche se ho solo 11 anni, ho il quoziente intellettivo molto al di sopra della media, e sinceramente mi disturba alquanto questo suo comportarsi nei miei confronti.» fece un altro sorriso e si avviò verso la porta seguita dal fedele lupo «Ti aspetto di fuori, mamma!» avvertì prima di uscire.
«La deve scusare, a volte si comporta in modo fin troppo arrogante…» disse la madre un po' imbarazzata.
«E di che? Dai, su, sarà meglio cominciare a discutere seriamente di alcune sceneggiature…» cominciò a dire il regista riprendendosi rapidamente.
Circa due ore dopo i due attori raggiunsero la piccola che stava giocando con il lupo.
«Bene, ora che abbiamo finito, che ne dici di andare a trovare la nostra amica all'ospedale, Amelie?» chiese Lilian con il solito sorriso.
«Certo! Però viene anche lui!» decise la figlioletta indicando Kasuka.
«Su, su, Hanejima-kun avrà da fare…» protestò la donna.
«Oh, guardi che per me va bene Myers-san, non ho più impegni per oggi» disse il moro.
«Allora è deciso!» rise Amelie correndo avanti.
«La devi scusare… a volte è così infantile…» fece l'attrice con un sorriso di scuse.
«Non è un problema. Chi avete detto che andate a trovare?»
«Una nostra amica che si trova in ospedale»
«Sta male?»
«Le hanno sparato qualche giorno fa» Lilian aggrottò le sopracciglia preoccupata.
«Per caso è la ragazza di quella notizia dell'altro giorno?»
«Sì» sospirò lei «E dire che si era trasferita qui da poco… Su, vieni, ho la macchina qua fuori.» lo esortò alla fine.
In macchina Kasuka e Amelie si misero a chiacchierare.
«Senti, ma perché hai voluto che venissi con voi? Dopotutto, neanche conosco chi state andando a trovare…»
«Chiamalo sesto senso, o intuito femminile, ma io credo che questo incontro sia importate.» affermò la ragazzina «Manca tanto mamma?»
«Ancora un po' tesoro.»
Passarono il resto del tragitto a chiacchierare di cose futili.
Arrivati all'ospedale si affrettarono verso la stanza.
«Questo incontro sarà importante, me lo sento» Disse tra sé Amelie con un sorriso.


Angolo dell'autrice
Saalve! Scusate per l'ennesimo ritardo, ma ho avuto vari impegni e non ho potuto caricare il capitolo. Mi dispiace davvero. :(
Allooora. Nuovo capitolo, nuovi personaggi! Che ne pensate? Fors ho esagerato un po' con il lupo, ma una piccola parte gliela dovevo dare a questi stupendi animali, di cui sono innamorata da sempre. ^^
E poi c'è Kasuka. Eeh, che personaggio difficile da scrivere... è anche per questo che ho ritardato. Spero di averlo interpretato nel modo giusto, e che anche gli altri personaggi siano venuti fuori bene.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

«Perla-san!!» strillò Amelie appena la porta si aprì.
«Amelie-chan! Che sorpresa!» Kasuka sentì una giovane voce femminile rispondere alquanto sorpresa. «C'è anche tua madre?»
«Sì! E ti abbiamo portato anche qualcun altro!» rispose la piccola mentre il ragazzo e Lilian entravano.
«Perla! Che piacere! Come va?» chiese subito la donna andando ad abbracciare la ragazza bionda, che stava a gambe incrociate sul letto.
«Bene! Ma la schiena mi fa ancora un po' male…» disse quella con un sorriso, prima di spostare l'attenzione sull'attore «Ehi, ma tu non sei Yuhei Hanejima?»
«Esattamente» disse lui studiandola cercando di fare una faccia neutrale «Invece tu?»
«Mi chiamo Perla Moon, piacere!» si presentò l'inglese con un sorriso smagliante.
«Piacere…» Kasuka era molto bravo a nascondere le proprie emozioni, come stava facendo in quel momento con l'imbarazzo crescente.
Possibile che fosse stata quella ragazza? Aveva lavorato con moltissime belle attrici, Lilian inclusa, ma nessuna gli aveva mai fatto nessun effetto. E ora arrivava lei, con un semplice sorriso, che mandava in frantumi quella specie di record.
«Ehi? Tutto a posto?» chiese gentilmente la ragazza.
«Si, certo…» rispose lui.
Un'imbarazzante silenzio si era creato, e stava mettendo a disagio tutti, soprattutto il ragazzo.
«Sai Perla-san, che la mamma lavorerà con Hanejima-san?» disse all'improvviso la piccola Amelie.
«Oh, davvero? E che film farete?» chiese la bionda rivolgendosi a Kasuka con un sorriso imbarazzato.
Il moro si gettò nella descrizione del film, grato alla piccola di aver trovato un argomento di cui discutere. Restarono a lungo su quell'argomento, passando anche ad altri film che avevano visto. Chiacchierarono animatamente, all'inizio con un velo di formalità, che venne presto superata, cominciando a fare battute e a ridere. Si era formata un'intesa molto piacevole, soprattutto per Kasuka.
Lilian e Amelie parteciparono pochissimo alla conversazione, lasciando ai due ragazzi il tempo di conoscersi bene, finché non intervennero più, e si misero a leggere delle riviste appoggiate su un tavolo lì vicino.
L'inglese e il ragazzo stavano parlando di un certo film sui vampiri quando il telefono dell'attore si mise a squillare.
«Pronto?» rispose Kasuka mentre Perla spostava educatamente la sua attenzione su qualcos'altro «Adesso?» chiese riacquistando il suo solito tono neutro «Ok, arrivo subito.» chiuse la chiamata con un sospiro e si alzò «Devo andare, ho un impegno urgente con il mio agente.»
«Oh, ok , allora alla prossima, se tornerai.» sorrise la bionda.
«Sì… credo di poter trovare il tempo di tornare… prima o poi»
«Non preoccuparti ragazzo, ti aiuterò io se vuoi.» affermò Lilian con un sorriso materno.
«Grazie Myers-san. Arrivederci, allora.» disse lui con un mezzo sorriso, andandosene.
«Che te ne sembra?» chiese la donna alla ragazza, che si stava placidamente sdraiando con i piedi sul cuscino e la testa alla fine del letto.
«È un ragazzo simpatico, questo sì, ma se credi di avermi trovato un fidanzato, beh, ci devo pensare, Linäe.»
«Potresti evitare quel nome in pubblico?» sbuffò l'attrice. La ragazza strinse le spalle
«Scusami tanto, ma non riesco ancora ad abituarmi a chiamarti Lilian, mi suona troppo strano.»
«E del mio di nome? Che ne dici?» Chiese la bambina, che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
«Amelie è un bel nome, Amis, ma comunque preferisco il tuo soprannome.»
«Tu non hai questi problemi, visto che il tuo soprannome è praticamente il tuo nome» replicò la piccola.
«Parlando d'altro... Che notizie dal mondo? Ultimamente non mi sono informata molto.»
«Vuoi informazioni di qualche posto in particolare?»
«Las Vegas? So che ci sei tornata negli ultimi tempi.»
Lilian fece una leggera smorfia di disagio, continuando a leggere la rivista.
«Si, ci sono stata. Sai, per tornare alle origini e rincontrare qualche vecchio amico... ma sono dovuta andare via quasi subito, per le alte tensioni. David Allen, quello con il casinò, beh, è morto.»
«Cosa?? Porch... Avevo importanti affari con lui! Accidenti... Com'é morto?»
«Omicidio. Doveva molti soldi a molte persone, te compresa.»
«Bah, non è mai stato un uomo in grado di mantenere le promesse. Pazienza, me ne farò una ragione, in fondo mi doveva solo qualche spicciolo.»
La donna alzò un sopracciglio.
«Se reputi il suo debito "solo qualche spicciolo", non voglio immaginare la quantità di soldi che ti passano per le mani.»
«La mia è una posizione che fa gola a molti... Ci credi che ho già ricevuto tre scatole di dolcetti avvelenati?»
«Come fai a dire che erano avvelenati?» si intromise la bambina.
«Per me sono tutti avvelenati... Dopo quella volta poi...»
«Già, quella volta ci hai fatto prendere un colpo a tutti.» disse Amelie.
«Cosa avete intenzione di fare qua a Tokyo durante il film?»
«Visiteremo un po' la città e cose del genere, il mio agente ha già il programma dei miei giri.» sospirò l'attrice «E andremo a trovare Angeline. A proposito, quel giovane che sta frequentando... Fa Heiwajima di cognome, giusto?» aggiunse con un sorrisino.
«Si, perché?»
«Il ragazzo che ti abbiamo portato è suo fratello» disse Amelie ridendo.
«Cosa?? Ahahah!» rise la ragazza «il destino fa scherzi davvero strani!»
«A quanto ho sentito fa scherzi ancora più strani» intervenne Lilian «Che mi dici dell'informatore? E della forza di questo Heiwajima?»
«Beh, è vero, sono coincidenze piuttosto strane, ma forse è proprio per questa strana coincidenza che ci siamo avvicinati. Non sempre il detto "gli opposti si attraggono" è giusto» Perla aveva assunto un'espressione dolce.
«Ma per te vale in parte, vero? Pensa, ti interessano due persone fondamentalmente opposte, anche nei caratteri: uno simile a te, e l'altro molto diverso, e con entrambi hai una bella intesa.»
«Sarà perché in fondo sono divisa in due parti diverse» ridacchiò leggermente la ragazza «Una volta mi hanno detto che sembravo affetta da personalità multiple.»
«Con quello che abbiamo passato, credo sia quasi inevitabile assumere più personalità.» disse la donna alzandosi «Mi dispiace, ma dobbiamo andare anche noi, su Amelie» chiamò la figlia e diede un abbraccio alla ragazza. Sulla porta si fermò, rivolgendo all'inglese un sorriso furbo «E così si può dire ufficialmente che sono in due nelle tue grazie, vero principessina?»
«Principessina? Non scherziamo» rispose lei con tono spavaldo, girandosi a pancia in su, incrociando i piedi e mettendo le mani dietro la testa «Io sono la regina» affermò con un sorriso, suscitando la risata della donna, che fece un ultimo segno di saluto e chiuse la porta, andandosene seguita dalla piccola Amelie.

Angolo dell'autrice
Salveee a tutti!! Eccomi qua con il nuovo capitolo! Come potete vedere, questo capitolo è stato messo al posto del capitolo avviso, come avevo già scritto. Benee, in questo capitolo credo si possa dire che si sia formato il triangolo IzayaxPerlaXKasuka, ma non so ancora come andrà a finire, o meglio, lo so, ma vedremo ^^.
Dell'aggiornamento non so che dire, sono indecisa tra farlo ogni domenica o una si e una no, beh, voi controllate, se poi non c'è, sarà per la domenica dopo. Lo so che è un po' fastidioso, ma non so che altro fare. Scusate se trovate il capitolo corto, so che dopo tutta questa attesa vi aspettavate qualcosa di più, sono davvero dispiaciuta. Credo sia tutto.
Alla prossima!

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryohgo Narita e Suzuhito Yasuda  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

Shizuo camminava lentamente per la strada deserta. Stava calando la sera, e lui era particolarmente spossato, Tom aveva dovuto "ritirare" soldi da parecchi clienti, e non tutti erano stati molto collaborativi. Buttò fuori l'ennesima boccata di fumo. In quel momento voleva solo andare a casa, farsi una birra, magari anche una doccia, e andarsene a dormire, senza mangiare. Stava giusto cominciando a rilassarsi quando sentì un sottile bisbiglio arrivare da un vicolo lì vicino.
«Oncle Morzan, oncle Morzan, nous l'avons trouvé! Nous avons trouvé le petit ami de Angeline!»
Il biondo si girò verso la fonte della voce, che aveva un accento simile a quello di Angeline, e vide una piccola figura ritirarsi velocemente nell'ombra. Rimase fermo con gli occhi fissi in quel punto, e ferma rimase la figura nell'ombra. Poi un movimento nell'ombra distolse i due dalla loro piccola sfida. Un grosso cane nero uscì silenzioso come uno spettro, sedendosi a qualche metro dal giovane e fissandolo con seri occhi verdi.
«Zio Morzan!» esclamò la figurina correndo vicino all'animale «così non vale però!» disse con aria dolcemente scocciata. Poi si girò verso Shizuo «Salve! Mi chiamo Amelie Myers, tu sei Shizuo Heiwajima, giusto?»
«Possibile che ultimamente tutti sappiano chi sia?» borbottò quello annuendo.
«Mi sono persa… mi porteresti da Angeline-sama?» chiese diretta la bambina accarezzando il cane «Ah, ti avverto, a Morzan non piace essere chiamato "cane", lui è un lupo.» avvertì.
«Ok… Aspetta, hai detto di conoscere Angeline?»
«Sì… e noto che non usi i suffissi con lei.» ridacchiò maliziosa Amelie «Dovrà spiegarci un po' di cose…»
«Bah, senti, ti aiuterei molto volentieri, ma non so dove abita né so il suo numero di cellulare.»
«Oh, ma il numero lo so io!» disse quella sorridendo «Allora? Non vuoi sapere il suo numero?» il sorriso divenne velato di malizia.
Shizuo prese un'altra tirata dalla sigaretta. Doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto sapere il numero della francese. Non si erano più visti da quando lei aveva ricevuto una telefonata che l'aveva fatta infuriare di brutto, a giudicare da come aveva distrutto il cellulare stritolandolo.
«E va bene, ma prima dimmi una cosa: quanti anni hai? E che ci fai in giro da sola?»
«Hai chiesto due cose invece  di una» fece notare la ragazzina «Ho 11 anni, e non giro da sola, c'è Morzan con me!»
«Tokyo è un posto pericoloso, non puoi girare portandoti dietro solo quel ca... quel lupo.»
«Morzan può essere molto pericoloso quando vuole.»
«Contenta tu... Comunque, vuoi che chiami Angeline oppure no?»
«Certo, certo... Allora, il numero è...»  gli dettò il numero e fecero partire la chiamata
-Pronto?- rispose subito la voce di Angeline. A Shizuo sembrava un po' stanca.
-Sono Shizuo-
-Oh, Shizuo!- l'esclamazione arrivò anche a Amelie, che ridacchiò -Posso chiederti come hai ottenuto questo numero?-
-Me lo ha dato una ragazzina di nome Amelie-
-Cosa? Che ci fa lì Amelie-chan? Potresti passarmela per favore?-
-Oohi, Angeline!- esclamò la piccola quando il biondo le passò il telefono, per mettersi subito a parlare fitto in francese. Alla fine della conversazione passó di nuovo il cellulare a Shizuo, che si stava fumando un'altra sigaretta.
-Shizuo, grazie per aver aiutato Amelie-chan. Posso chiederti un ultimo favore? Potresti accompagnarla a casa mia? Lei sa già la strada, ma è pericoloso farla andare in giro da sola, io non sono a casa, e non c'è nessuno che può aprirle... Dì a Amelie-chan che la autorizzo a fare "quello", lei capirà. Devo andare, a presto!- dicendo l'ultima frase la rossa sembrava piuttosto di fretta.
«Ehi, ragazzina, Angeline ha detto che ti autorizza a fare "quello", e ha detto che tu sai già a cosa si riferiva.»
«Eheheh, lo so benissimo a cosa si riferisce!» ridacchiò la piccola accarezzando il lupo «Ma è un segreto!»
«Contenta te…» disse il biondo «Come mai Angeline sembrava avere tutta quella fretta?»
«Eheheh, lo vuoi davvero sapere? Potrebbe non piacerti…» lo avvertì Amelie vaga mentre si incamminavano.
«Sputa il rospo»
«Ok… Angeline ha un appuntamento, per questo non è a casa»
«Eh?» Shizuo era sinceramente stupito, e anche un po' a disagio, e…
«Infastidito?» chiese la ragazzina.
«No, perché dovrei esserlo?» si riprese in tempo l'altro.
La piccola lo guardò con un'espressione che sembrava dire: "mi stai prendendo in giro?"
«Invece hai la faccia scocciata.»
«Invece non mi né caldo né freddo!»
«Io credo che dovresti rifletterci un po' di più invece di dare retta all'orgoglio…»
Shizuo sbuffò infastidito tirando un'altra boccata dalla sigaretta.
«Manca tanto?» chiese, impaziente di scollarsi quella ragazzina saccente.
«Ancora un po'.»
Camminarono un po' in silenzio.
«Ancora non ho capito perché giri da sola, accompagnata solo da quel lupo. I tuoi genitori che dicono?»
«Mia madre è troppo impegnata per starmi dietro, e poi si fida di me, sa che all'occorrenza posso cavarmela.»
«E tuo padre?»
«Io non ho un padre.» rispose Amelie rabbuiandosi. «Né io, né i miei fratelli.»
«Mi dispiace.»
«Fa niente» disse lei sventolando una mano «a proposito, sai che mia madre fa l'attrice?»
«Davvero? Complimenti per lei» disse il biondo non molto interessato.
Camminarono ancora in silenzio fino ad arrivare a un palazzo moderno un po' spostato dal centro del quartiere. Era una zona tranquilla, girava poca gente, ma non era frequentata da gente pericolosa.
«Benee, noi ci dividiamo qui!» esclamò la ragazzina avviandosi verso il portone.
«Finalmente, non ne potevo più» borbottò Shizuo voltandosi per andarsene.
«Ehi, aspetta, ho una cosa per te!» gli strillò dietro Amelie.
«Cosa vuoi adesso?» chiese infastidito il biondo mentre l'altra gli correva incontro porgendogli un volantino.
«Tieni, questo è dove è andata Angeline stasera. Facci un salto qualche volta, di sera soprattutto, non te ne pentirai, e spero che tu possa scusarmi quando ci andrai!» finì correndo via.
«Quella ragazzina è decisamente strana.» stabilì il biondo allontanandosi «Ma in fondo ci ho guadagnato.»


Angolo dell'autrice (da uccidere)
Un parto, questo capitolo è stato un parto. Anche con tutto questo tempo a disposizione, sono riuscita a fare tardi lo stesso.
Mettiamo le cose in chiaro: mi sono accorta che sto diventando davvero troppo prolissa (cioè, 24 capitoli e ancora non si è concluso niente, vi sembra una cosa possibile?), quindi farò di tutto per dare una svegliata a questa storia. già dal prossimo capitolo le cose dovrebbero velocizzarsi (su tutti i fronti spero); mi ci metterò al lavoro appena pubblicato questo. Mi dispiace enormemente per queste ultime lunghe attese, ma ora che sono in vacanza ci dedicherò più tempo. Ringrazio i lettori che mi seguono per l'enorme pazienza che hanno con me, una povera autrice alle prime armi.
Alla prossima!
PS scusate anche per la brevità del capitolo, potete definitivamente uccidermi.


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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

«E questo cos'è?» si chiese Shinra raccogliendo un sacchetto di carta rimasto in quell'anfratto dove l'aveva ritrovato da chissà quanto tempo «Celty, per caso è tuo?» chiese alla Dullahan, che scosse la testa avvicinandosi.
Si rigirarono il sacchetto nelle mani, cercando un qualche indizio, finché non notarono due lettere scritte in piccolo: A.D.
«A. D. vediamo… chi è stato qui di recente con queste iniziali?»
-A quanto mi ricordo, solo l'amica di Shizuo-kun - scrisse Celty.
«Certo! Può essere suo! Ma come facciamo a consegnarglielo? Non abbiamo né il suo numero né sappiamo dove abita…»
-Allora diamolo a Shizuo-kun, lui saprà come contattarla- propose la motociclista.
«Ok, sembra una buona idea, lo chiamo subito! Così passerà anche in maniera piacevole il suo giorno libero!» disse il dottore con un sorrisetto.
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"Ma perché mi sono fatto incastrare da quei due?" pensò Shizuo.
Si era insospettito da quando Shinra lo aveva chiamato, dicendogli, soffocando qualche risata, che aveva trovato un pacchetto appartenente Angeline e visto che sia lui che Celty erano molto occupati, gli avrebbe fatto un enorme favore se glielo avesse consegnato. Neanche cinque minuti ad  dopo si era trovato davanti Celty con il fantomatico pacchetto, che gli aveva consegnato facendogli i pollici in su e scappando subito via. A lui, non era rimasto altro da fare se non chiamare Angeline.
-Pronto? Heiwajima-san?- gli rispose una voce diversa da quella della rossa.
«Sto cercando Angeline… tu sei la ragazzina bionda, giusto?»
-Sì, ma… ehm… sai, ho un nome anche io, Perla- cercava di non fare la sarcastica, ma proprio non ci riusciva -Come mai cercavi Angeline?-
«Ha dimenticato una cosa a casa di Shinra, cioè, del dottore che le ha curato la gamba quella volta... ma ora ha da fare, e così ha incaricato me di darglielo.»
-Oh, è molto gentile da parte tua, in questo momento Angeline non si può muovere da casa purtroppo, e neanche io posso uscire…- spiegò dispiaciuta la ragazza, mentre di sottofondo si sentiva una vocetta infantile chiedere qualcosa, Perla che rispondeva con secco no, e la voce che continuava a protestare -senti… non è che potresti passare qua a casa? Amelie-chan mi ha detto che l'hai accompagnata- la voce in sottofondo si alzò ancora -e ti saluta. Allora, potresti gentilmente passare?-
«Va bene…» sospirò il biondo.
-Grazie davvero! E scusa per il disturbo!- disse grata l'inglese.
Shizuo sentì ancor la voce di Amelie in sottofondo, ma stavolta più chiara.
-Angeline ti ammazzerà quando verrà a sapere di questa cosa, lo sai?-
-Lo so benissimo! Ma preparati a fare qualche risata! E poi, in amore e in guerra tutto è lecito!- Perla stava ridendo mentre chiudeva la chiamata.
"Questa storia non mi piace per niente" pensò il giovane avviandosi mentre si accendeva una sigaretta "ma perché non rischiare un po'?"
Arrivò sotto il palazzo della sera prima, cercando un nome familiare sui vari campanelli, finché non notò il "Moon" scritto all'occidentale.
"Chissà perché c'è solo il cognome della ragazzina" si chiese suonando.
-Sei tu, Heiwajima-san?- chiese prontamente la ragazza.
«Sì» neanche il tempo di rispondere che il portone era già aperto.
-Ultimo piano, porta a destra- lo informò Perla prima di mettere giù il citofono.
Arrivato all'ultimo piano il biondo non ebbe molti dubbi su quale porta fosse quella che cercava lui: acciambellato davanti a una c'era il grosso lupo che aveva visto in compagnia della piccoletta. Alla sua vista il quadrupede scivolò dentro la porta accostata, spalancandola del tutto. Shizuo entrando sentì vari suoni e risate. La vista che si trovò davanti lo lasciò un po' sorpreso: Amelie e Perla erano comodamente sedute, o meglio, la ragazzina stava seduta, mentre l'inglese stava sdraiata con le gambe sullo schienale e la testa ciondoloni. Tutte due avevano in mano un joystick e stavano giocando alla Playstation. Come facesse la bionda a giocare, e a vincere, secondo le proteste della minore, a testa in giù, era un mistero per l'ex-barista. Di Angeline, nessuna traccia. Il giovane stava per fare un qualche rumore per farsi notare, quando Morzan fece un mezzo abbaio che catturò finalmente l'attenzione delle due.
«Heiwajima-san!» lo salutò Perla scendendo dal divano e avvicinandosi sorridendo. Solo in quel momento il biondo si accorse della fasciatura che avvolgeva una spalla della ragazza.
«Che ti è successo?» chiese senza tanti convenevoli.
«Oh, un po' di tempo fa mi hanno sparato, sono uscita dall'ospedale giusto qualche giorno fa» spiegò lei un po' imbarazzata.
«Non sarà mica a causa della pulce??»chiese Shizuo già alterato.
«Magari fosse così semplice...» si rabbuiò lei «comunque non sono affari tuoi perchè mi hanno sparato» chiuse il discorso avviandosi verso la cucina «Vuoi qualcosa da bere? Tè?»
«Sì, grazie» si calmò lui, convinto che non avrebbe cavato un ragno dal buco insistendo.
«Intanto accomodati pure, tanto Amelie-chan la conosci già» gli disse mentre metteva su l'acqua per il tè.
*
«Ciaoo Heiwajima-san!» lo salutò con entusiasmo la piccola mentre continuava a giocare da sola.
L'ospite rimase in piedi, un po' a disagio. Come ci si doveva comportare in una situazione del genere?
Diede un'occhiata veloce al televisore, giusto per vedere che gioco era in funzione.
«Ehi, Tekken 6 non è un po' troppo violento per te?» chiese stupito alla giovane giocatrice
«Naah, io mi ci diverto tanto» rispose quella tranquillamente.
«Il tè è pronto!» avvertì Perla dalla cucina «Potresti venire qua un momento, per favore?» chiese a Shizuo con uno strano tono.
Il biondo la trovò seduta al bancone della cucina, mentre sorseggiava il suo tè. Si sedette davanti a lei, e prese in mano la tazza  che si trovava sul piano.
«Sai, conosco Angeline da due anni» cominciò la ragazza con tono serio.
«E allora?» alzò un sopracciglio l'altro.
«Le ho salvato la vita. Da allora, abbiamo stretto un'alleanza e ci fidiamo ciecamente una dell'altra.» lo guardò con uno sguardo freddo, mentre appoggiava il viso a una mano. Era così diversa dalla ragazza solare di prima da sembrare un'altra persona «Le ho dato un'occasione di ricostruirsi una vita daccapo.»
«Arriva al dunque, ragazzina.»
«Bene. Io ho una regola molto importante» indurì ancora di più lo sguardo «Chi ferisce le persone a cui tengo deve morire» disse chiaro e tondo «Mi crederai solo una ragazzina allegra e un po' strana, ma le cose non sono esattamente così. Potrei ucciderti in qualsiasi momento.»
«Allora mettiti in fila dietro alla pulce.» le rispose beffardamente lui. Il suo istinto gli diceva che quell'inglese era davvero pericolosa.
«Pellicchan sta solo giocando con te» uno strano sorriso gli solcò il viso «Esattamente come fa il gatto con il topo…»
«E tu cosa credi di essere, per giocare così spensieratamente sia con il topo che con il gatto?» il sorriso di Shizuo era di sfida.

«Un Drago. O meglio una Dragonessa. Chiedi alla Motocicletta Nera cosa significa, vedrai che saprà risponderti. Ti pregherei però di non svelargli la mia identità, o che sono legata ad Angeline, sarebbe un bel problema» prese un altro sorso dal tè, e venne imitata dall'altro, che stava affrontando il tutto con una freddezza stupefacente «Tornando alla questione principale, la cosa mi sembra abbastanza ovvia: se tu farai del male ad Angeline, io ti ucciderò.»
«Non credo che riuscirei a farle un granché in ogni caso» ribatté Shizuo, che non aveva battuto ciglio.
«E io non credo che tu abbia compreso appieno come stanno le cose» la ragazza assunse un'aria leggermente malinconica, mentre la sensazione di minaccia abbandonava l'ospite «A quanto mi ha raccontato Angeline, io sono la seconda persona di cui si fida ciecamente. E tu sei la seconda. Cosa credi, che lei vada a dire a tutti il suo vero nome, e la brutta situazione in cui si trova? Ti ha praticamente scelto, sicuramente perché avete la stessa forza. È per questo che mi preoccupo per lei. Sin dall'infanzia è stata molto sfortunata…» si interruppe all'improvviso.
«Perché? Che le è successo da piccola?» chiese il biondo allarmato. Diamine, quella francese era stata perseguitata dalla sfortuna per tutta la vita!
«Non te lo posso dire… Noi abbiamo un patto: nessuna delle due può parlare del passato dell'altra senza la sua autorizzazione, quindi dimenticati quello che ti ho detto» tagliò corto lei, per poi riprendere con l'atteggiamento solare di sempre «Ah, giusto, ancora non te l'ho detto, Angeline si sta facendo la doccia, dovrebbe uscire a momenti.»
«Eh?» riuscì solo a dire il giovane, quando dalla sala si sentì un'esclamazione di Amelie, seguita dalla voce della rossa.
«Perla, per caso hai visto...» si affacciò la nuova arrivata che arrossì violentemente vedendo che la sua coinquilina non era sola.
Anche Shizuo divenne di una interessante sfumatura di rosso. Infatti la francese si era presentata solo con un asciugamano che le copriva piuttosto strettamente dal seno fino alle ginocchia. In effetti sembrava appena uscita dalla doccia, a giudicare dai capelli sciolti e ancora umidi.
Si era creato un silenzio piuttosto imbarazzante. Alla fine il rossore di Angeline si attenuò abbastanza da permetterle di dire qualcosa.
«S-Shizuo... Non sapevo che eri venuto a trovarci» disse tentennando.
«Ehm... si, ero venuto per... riportarti una cosa che avevi dimenticato da Shinra..» spiegò lui imbarazzato porgendole il pacchetto.
Intanto l'inglese ridacchiava sotto i baffi: stava andando tutto come previsto!
«Io... vado a cambiarmi» si dileguò la francese dopo aver preso il pacchetto.
«Allora, come ti sembra?» chiese ridendo la bionda, causando un altro vistoso arrossamento del viso del suo ospite «Uuh, che timidone!» continuò quasi strozzandosi con il tè dal ridere «Ammettilo che un po' ti piace!»
«Beh, si, in effetti non mi dispiace per niente» ammise tranquillamente Shizuo sorseggiando la sua bevanda.
La ragazza lo guardò fisso per un attimo immobile, cercando di capire se la stesse prendendo in giro, ma appena vide che era sincero, si mise a ridere ancora più allegramente.
«Non ti credevo così sfacciato! Non sai quanto questa cosa mi faccia piacere!» esclamò entusiasta prima di sorridere «Davvero, spero il meglio per voi! Ma questa situazione non può restare così per sempre. Conoscendo Angeline, non farà mai la prima mossa. Quindi tocca a te» gli spiegò togliendo le tazze dal tavoli «Io devo uscire, puoi salutarmi Angeline quando esce dalla sua stanza?»
«Dove devi andare?»
«Devo fare una visita ufficiale a Pellicchan, è stato molto maleducato a non venirmi a trovare neanche una volta in ospedale» mise il broncio lei «Quindi ho deciso di fargli una sorpresa, o meglio, una doppia sorpresa» fece un sorrisetto.

«In che senso una visita ufficiale?» chiese il biondo alzando un sopracciglio.
«È un segreto!» rispose l'inglese uscendo dalla cucina «Oh Angeline, finalmente! Ci hai messo presto a cambiarti!» esclamò a voce alta.
L'ospite trasalì, non si sentiva pronto a parlare con la persona che aveva visto seminuda giusto cinque minuti prima. Cercò di pensare a qualcosa di intelligente da dire mentre le due coinquiline confabulavano nell'altra stanza. L'improvviso sbattere della porta e la comparsa di Angeline lo presero di sorpresa.
«Ehm…» riuscì solo a dire la rossa, una volta che fu davanti a lui. Nonostante si fosse cambiata, aveva ancora i capelli sciolti «Che situazione imbarazzante…»
«Puoi dirlo forte!» esclamò una vocetta sottile in quel silenzio colmo di imbarazzo. Amelie entrò quasi di corsa e si aggrappò al bancone cercando di arrivarci almeno con gli occhi «Certo che potevate farlo più basso questo bancone! Sono venuta per i biscotti, Perla ha detto che se non ti avessi avvertita che Heiwajima-san stava arrivando mi avrebbe dato i biscotti!» disse senza la minima esitazione.
«Beh, direi che te li sei meritati» tossicchiò divertito Shizuo, facendo sorridere anche l'altra, che si alzò a prendere il "premio".
«Certo che ti fai comprare con poco…» commentò la francese mentre metteva dei biscotti in un piatto e li porgeva alla piccola.
«Ehi, ai biscotti non si dice mai di no!» replicò la piccola prendendo con un sorrisone il piatto e uscendo.
«Quella ragazzina sa il fatto suo!» commentò il biondo.
«È molto perspicace, non c'è che dire…» disse guardando l'orologio con un sorriso «Uh, è tardi, tra un po' devo andare, quindi è meglio se comincio a prepararmi…» si alzò e andò velocemente nell'altra stanza, tornando con una spazzola e molte forcine.
«Se tu devi uscire, allora tolgo il disturbo…» propose cortesemente l'altro.
«Ehm… che ne diresti di accompagnarmi?» il sorriso di lei divenne imbarazzato.
«Dai, perché no?» sussurrò una vocina a Shizuo «Almeno saprai dove lavora.»
«Amelie, smettila di interferire.» protestò Angeline ancora più rossa, mentre cominciava a farsi la treccia.
«Ma sì, perché no» disse il biondo con un entusiasmo insospettabile «Perché non li lasci sciolti i capelli? Trovo che ti stiano molto bene.»
«D-dici davvero?» balbettò agitata la francese, mentre il suo colorito si avvicinava sempre di più a quello dei suoi capelli «Non attirano troppo l'attenzione?»
«Allora mettiti un cappello!» consigliò la ragazzina uscendo di corsa dalla stanza e tornando con un cappello bianco a tesa larga «Tanto oggi è una bella giornata! E qui a Tokyo c'è tanta gente strana!, ovviamente senza offesa per te!» ridacchiò rivolta a Shizuo.
«Noi andiamo, a te va bene rimanere a casa da sola per un po'?» le chiese la rossa sistemandosi il cappello.
«Certo! Mamma sta per arrivare tanto!»
«Allora ok, a dopo!» salutarono i due giovani salutando la minore.
«Merci beaucoup, petite Cupid.» disse prima di chiudere la porta Angeline.
«Rien!»



*Sinceramente, non so come i giapponesi facciano il té, così gliel'ho fatto fare all'inglese :P

Angolo dell'autrice (che sperava di poter pubblicare di domenica, ma si è accorta che è mezzanotte e quaranta O.o)
Salve a tutti! Lo so che volete uccidermi per questo enorme ritardo non programmato, ma internet mi ha fatto dannare domenica scorsa.
Passiamo a parlare del capitolo. Stavolta ho dato davvero tutta me stessa, energie e passione. Io sono solita immaginarmi delle scene sparpagliate delle mie storie, e solo dopo connetterle tra loro, quindi questo capitolo mi piace particolarmente per il fatto che contiene due delle scene che più mi sono divertitia a immaginare :D
Che altro dire... ho inserito Tekken 6 perché recentemente una mia amica (che non leggerà mai questa storia) mi ci ha fatto giocare, e mi è piaciuto tantissimo :3
Un'altra cosa, sinceramente trovo un pochino strana la familiarità con cui Perla e Angeline trattano Shizuo, quindi vi volevo chiedere cosa ne pensasse voi, i mie giudici più obbiettivi. Sì, lo so che l'ho scritta io la storia e avrei potuto fare la scena diversa, ma ero a corto di idee e poi mi è venuta fuori così.
Grazie a chi ancora sopporta questa autrice così incostante <3
Alla prossima!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 di una storia incompiuta ***


Capitolo 26

Izaya era davvero agitato.
"Perché questo cambiamento improvviso? Fino ad adesso è stata piuttosto reticente. Perchè?" pensò allungando ulteriormente il passo, per arrivare il più presto possibile a casa. L'avvertimento era stato piuttosto chiaro.
--FLASHBACK--
Izaya era come al solito in giro per Ikebukuro, divertendosi a notare piccole cose che gli altri non vedevano o semplicemente ignoravano a bella vista. Stava ridacchiando spensieratamente tra sé quando uno dei suoi tanti cellulari squillò all'improvviso. Sorrise vedendo a chi appartenesse il numero.
«Oi oi, Shiki-san, che piacere sentirti.» disse con il tono e il viso allegramente beffardi.
«Non ho tempo per i tuoi subdoli convenevoli, informatore» disse subito il mafioso, con un tono che non prometteva niente di buono «Ho un messaggio molto importante da riferirti.»
«E da quale dei nostri molti comuni contatti?» chiese il giovane senza perdere il sorriso.
«La più importante, la più pericolosa.  Non mi sembrava in vena di scherzi....»
«Allora, che dice?» insistè l'informatore interessato. Da quanto non sentiva la Dragonessa? Da quando avevano sparato a Perla. Non aveva più contattato nessuna delle due.
«Senti, non so in che guai ti sei cacciato con lei, io non centro niente...» tentennò Shiki. «La Dragonessa ti aspetta a casa tua, e ha detto anche di sbrigarti, se vuoi che la tua segretaria non ci rimetta le penne.»
Izaya cambiò immediatamente espressione; non che gli importasse più di tanto di Namie, ma come si azzardava quella ragazzina (perché altro non era, per quanto influente) a fargli un affronto del genere? Attaccò senza rispondere. Immediatamente gli arrivò un messaggio.
-Salve, come sicuramente Shiki-san ti ha appena spiegato, farai meglio a sbrigarti. Sentiti libero di chiamarmi su questo numero appena arrivato.- diceva il messaggio.
--FINE FLASHBACK--
Era arrivato. La porta di casa sua era proprio davanti a lui.
"Possibile che l'abbia sottovalutata?" pensò mentre apriva silenziosamente la porta, tutti i sensi all'erta. Sperando di prendere di sorpresa l'eventuale intrusa, fece partire la chiamata. Subito un allegro motivetto risuonò nell'appartamento, facendolo trasalire. L'aveva già sentito da qualche parte.
Trovò il cellulare appoggiato sulla sua scrivania, anche quello gli sembrò stranamente familiare...
Si guardò intorno, ancora all'erta, alla ricerca di un qualche particolare che gli rivelasse dove si nascondesse l'intrusa, ma non trovò niente fuori posto, a parte... la sua poltrona, rivolta verso le grandi vetrate.
La sua momentanea irritazione verso la Dragonessa crebbe un po' di più. Aveva quella comodissima poltrona girevole da quando aveva iniziato a "lavorare", per così dire. Ci passava la maggior parte del tempo che passava a casa, a cercare informazioni e a chattare con  inconsapevoli persone.
Si avvicinò silenziosamente alla sedia, afferrando tre delle lame che teneva nella manica, pronto a lanciarle. Afferrò lo schienale con il fiato sospeso, come in una scena clou di un giallo, e girò la poltrona d'improvviso, pronto a scattare in caso di pericolo. Cosa che non fece. Quello che si ritrovò davanti lo disiorientò tanto da fargli abbassare un attimo la guardia e non farlo reagire quando gli fu puntata addosso una pistola munita di silenziatore. Da qualcuno accovacciato che indossava una felpa grigia almeno due volte più grande del necessario, da qualcuno che lo guardava dritto con occhi d'argento, con uno sguardo che sembrava quasi chiedere scusa.
«Sei stato molto, molto maleducato a non venirmi a trovare neanche una volta in ospedale, Pellicchan.» mormoró semplicemente quella che infine si era rivelata essere niente di meno che la Dragonessa.
Restarono in quella posizione per qualche minuto, poi Izaya sbatté violentemente le lame sulla scrivania e si allontanò dall'altra con passo nervoso, passandosi una mano tra i capelli. Intanto la bionda aveva fatto scomparire la pistola tra le pieghe della felpa, e ora lo osservava aggirarsi per l'ampia sala con uno sguardo colpevole. Dopo qualche passo su e giù, l'informatore si voltò verso Perla.
«Perché tu?» chiese con tono che aveva molto di sconsolato «Tra tante, perché proprio te?»
«Non lo so, non lo so proprio.» scosse la testa lei «Il destino a volte fa davvero  brutti scherzi.»
«Il destino? Il destino? Io non credo nel destino, e se davvero siamo così simili, neanche tu giusto?» le chiese aspramente «E non credo che sia stato il destino ad avvicinare una normale diciassettenne a un pericoloso informatore, o sbaglio, Dragonessa
«No, non sbagli» concordò lei, sospirando «Ma ora non crederai che mi metta a piangere implorando il tuo perdono, vero? É tempo di farla finita di fare la povera ragazza che si sente in colpa, altrimenti sembrerà che sia tu quello dalla parte del torto, no? Cosa siamo, un vecchio cliché?» disse riprendendo l'espressione sicura che aveva sempre, e il suo sorriso beffardo «Vuoi sapere il perché di tutto questo? Semplice, ti ho trovato molto interessante, e mi sono divertita giusto un po'» spiegò accomodandosi di traverso sulla poltrona. Izaya aprì la bocca con espressione contrariata, pronto a controbbattere, ma la ragazza lo precedette «Non osare farmi la predica adesso, informatore, come se tu fossi immacolato di ogni peccato. Sai, di recente mi é stata raccontata una storiella per certi versi divertente, da un'adorabile e timida ragazza. Il nome Rio Kamichika ti dice niente?»
Al moro si seccò la bocca di colpo.
«Hai indagato su di me?» chiese sospettoso.
«Affatto, é stata lei a raccontarmela di sua spontanea volontà. Un sacco di gente mi ha dato fastidio a causa tua...» si zittì un momento «Comunque, non sono qui per rinfacciarti quello che hai o non hai fatto... più o meno. Anche se può non sembrarti così, non ho  intenzioni ostili nei tuoi confronti. Anzi ti voglio aiutare» lui la guardò con uno sguardo sarcastico «Lo so che ti è difficile credermi, ma dico davvero.»
Il moro le scoccò un'altra lunga occhiata, prima di sospirare e dirigersi in cucina.
"Da quando mi faccio battere così da una ragazzina?" pensò.
«Vieni, discuteremo davanti a una tazza di caffé...»
«Yay!» esclamò lei saltando giù dalla poltrona per seguirlo in cucina, dove si accomodò «Sai, sembri quasi una persona normale quando cucini» si appoggiò comodamente al tavolo.
«Mph» si limitò a borbottare lui poggiandole davanti in malo modo una tazza piena di caffé e sedendosi davanti a lei «Allora, ragazzina, in cosa consisterebbe il tuo prezioso aiuto?» chiese con tono sarcastico.
«Protezione» disse lei sorseggiando piano la bevanda.
Izaya alzò un sopracciglio.
«Da cosa?»
«Dalla stessa persona che ha mandato quell'uomo a spararmi» le mani di Perla tremarono un poco, cosa che non sfuggì all'altro.
«E scommetto che hai delle prove concrete, giusto?»
«Esattamente. Guarda, questa l'ho trovata sulla soglia di casa tua quando sono entrata» la bionda tirò fuori da una tasca  una specie di cartolina bianca con sopra un'inquietante disegno: un cerchio con una specie di mezzaluna con le punte verso l'alto, così l'avrebbero descritto in molti, ma al giovane sembrò solo un folle sorriso. Aggiungendo questo al fatto che sotto ripotava la scritta: "Tu sei il prossimo, ah ah ah", e che il tutto era scritto con qualcosa che somigliava fin troppo al sangue, beh, era sicuramente raccapricciante per qualcuno che non  fosse lui. Ma nonostante tutto, quel messaggio gli instillò una punta di ansia che non aveva mai provato prima.
«Come so che non é tutto una tua macchinazione?» chiese apparentemente scettico.
«Perché non scherzerei mai su questo, non dopo che é successo anche a me» disse lei, per poi abbassare lo sguardo.
«Bene, visto che sostieni tanto che sono in pericolo, che ne dici di parlarmi in po' di questa persona?»
«Non posso» affermó la ragazza con semplicitá sciogliendo un po' la tensione che si era creata.
Izaya sospiró. Quella era una delle poche volte in cui si sentiva davvero frustrato. Cosa piú unica che rara.
«Ti diverti a tenermi sulle spine?» le chiese quasi arrendendosi.
«Affatto, é che non ho poi molte informazioni, e poi siamo di fretta» disse alzandosi e appoggiando la tazza sul tavolo «Pensa che ti ho anche portato un regalino per l'occasione, ma visto come eri teso quando sei entrato, non credo tu che tu l'abbia notata» sparí velocemente in sala e tornó portandosi dietro un trolley abbastanza voluminoso.
Il moro la guardó veramente sorpreso stavolta.
«Di certo é uno dei regali piú bizzarri che mi abbiano mai fatto» non riuscí a trattersi dal ridacchiare, sia per il regalo bizzarro, sia per l'entusiasmo di lei.
«In effetti neanche a me é capitato spesso di regalare una valigia» sorrise l'inglese «Ma il fatto é che dobbiamo partire il piú presto possibile»
«Si, ottima idea» ribatté lui con sarcasmo «Peccato che io non possa abbandonare cosí facilmente la cittá. Sai quati affari importanti ho in corso in questi tempi?»
«Comprendo benissimo, dopotutto siamo nello stesso settore. Ma qui c'é in gioco piú di qualche affare. E poi non vuoi tenere d'occhio le tue sorelle?» rispose lei alzandolo dalla sedia e spingendolo verso la zona notte.
«Cosa c'entrano Mairu e Kururi?»
«Ma come, non ti hanno giá telefonato? Strano, ormai Linäe dovrebbe essere riuscita a contattarle...» commentó Perla chiudendolo dentro alla camera da letto dopo averci spinto dentro lui e la valigia.
«Ehi, fammi uscire! E di chi stai parlando?» le chiese Izaya attraverso la porta.
«A dopo le spiegazioni! Sappi solo che Linäe é il nome "intimo" di una persona piuttosto famosa. E ora riempi la valigia con tutto il necessario! L'aereo non aspetta mica noi!» spiegó la bionda con un sorriso divertito.
«Che aereo??» il tono dell'informatore era diventato allarmato.
«Ti avevo detto oppure no che sei in pericolo di vita se rimani qui? Quindi ho prenotato due biglietti e fatto pressione affinché le tue sorelle avessero una scusa per lasciare il paese, sono in pericolo anche loro.»
«E dimmi, dov'é che andremo?»
«Dove i tuoi nemici non si azzarderanno a venire, non quando sapranno che ti sei alleato con me.»
«E chi l'ha detto che mi sarei alleato con te?» chiese accigliato Izaya finendo di mettere il minimo indispensabile dentro il trolley. Si accostó alla porta per farsi aprire «Ho finito!»
«Beh, giá che tu non abbia cercato di uccidermi quando mi hai vista qua in casa tua é un segnale di simpatia, non trovi?» sorrise furba la giovane, aprendo la porta «É ora di perfezionare almeno un po' il tuo inglese!» aggiunse in madrelingua.
«Eh?» il moro era un po' confuso, non aveva mai capito l'inglese, ai tempi della scuola lo odiava.
«Non puoi pretendere che i londinesi sappiano il giapponese, no? Almeno per le cose piú semplici ti faró delle veloci lezioni, per il resto puoi stare tranquillo, la maggior parte della gente che incontreremo sa parlare il russo.»
«Questo vuol dire che andremo a Londra?»
«Esatto! E ora sbrighiamoci, c'é una macchina qua sotto che ci sta aspettando!» la ragazza fu costretta quasi a trascinare di peso l'informatore, che non la smetteva di fare domande su domande.
«É sicuro almeno? L'autista non ci tradirá?»
«Autista? Quale autista?» Perla assunse uno sguardo confuso.
«Non avevi detto che ci stava aspettando un'auto??» Izaya stava iniziando a spazientirsi.
«Quello era un modo di dire! Non c'é nessuno in quella macchina!»
«E chi guida allora? Io non so giudare!»
Perla si fermó improvvisamente e lo guardó in faccia serissima, prima di scoppiare a ridere.
«Certo che per essere l'uomo piú pericoloso di Ikebukuro, ti stai comportando fin troppo da ingenuotto con me, sicuro che sei il vero Izaya Orihara? Chi guiderá? Io, ovviamente! Come posso arrischiarmi di far sapere a qualcun altro di questa partenza? Se avessi ingaggiato qualcuno, avrei dovuto ucciderlo appena arrivati a destinazione!»
Intanto che la ragazza dava questa spiegazione a metá tra il divertito e il serio, i due avevano raggiunto il loro mezzo: una comunissima utilitaria, di quelle di cui ti scordi anche se ti é appena passata davanti. Sistemarono in fretta il bagaglio, e si sistemarono davanti.
«Ehi, sei sicura di quello che stai facendo?» chiese il moro guardando scettico l'altra che intanto aveva acceso il motore. Aveva sempre odiato le auto.
«Certo!» rise lei partendo «Dai, vedrai che ti divertirai a Londra!»

Angolo dell'autrice (più triste di voi per quello che leggerete)
Salve. Oggi niente entusiasmo, mi dispiace (questa sarà la prima di un'infinita sequela di scuse)
Come credo abbiate letto dal titolo, questa sarà una storia incompiuta, per il semplice (neanche tanto) motivo che io non mi sento più all'altezza di questo racconto. Iniziato con le migliori intenzioni, certo, ma come ogni cosa che faccio, mi sono ritrovata senza più vera voglia e soprattutto idee. 
È sempre stata una storia piuttosto nebulosa nella mia mente, senza contorni definiti o una vera e propria trama; e visto che non vorrei mai sottoporvi ai miei miseri tentativi di prolungamento della storia, ho deciso di mettere fine a tutto ciò.
Questo è l'ultimo capitolo di una storia non destinata a terminare, almeno non in un futuro piuttosto lungo.
Mi scuso davvero, davvero tanto per avervi fatto attendere tanto tempo e tanti capitoli per un'interruzione del genere, che può lasciare l'amaro in bocca.
Zefiria

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