A New Universe

di bruciato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A mad man in a box ***
Capitolo 2: *** Il pianeta non-umano ***



Capitolo 1
*** A mad man in a box ***


                                                   A mad Man in a Box

 

Il Dottore guardava all'orizzonte, mentre teneva uno yogurt nella mano e il cacciavite sonico nell'altra.

Le onde del mare si infrangevano contro gli scogli, lì, nella baia del Lupo Cattivo. Sapeva che Rose era stata lì, gli bastava sapere quello per sentirsi meglio. Ma, in fondo, era meglio in un universo parallelo che morta.

Eppure non riusciva a sentirsi meglio. Il TARDIS era parcheggiato poco dietro di lui, silenzioso e immobile come sempre.

Gettò a terra lo yogurt alla fragola e rientrò. Passò una mano sulla console, quasi accarezzandola. Sentiva un vuoto dentro di sé, un vuoto terribile che prima era stato colmato da Rose Tyler: ma ora era di nuovo solo, come sempre. Lo era soprattutto da quando Gallifrey era cessato di esistere. Il Dottore: l'uomo la cui solitudine è pari solo alla sua intelligenza.

Decise di impostare la rotta del TARDIS in maniera casuale, cosa che praticamente non faceva quasi mai. Non si tenne nemmeno da qualche parte, mentre la cabina blu viaggiava per il tempo e lo spazio creando il solito trambusto all'interno del TARDIS.

Eppure, lì, negli oscuri meandri di tutto il tempo e lo spazio, il Dottore stava per trovare un'epoca, una particolarità dell'universo che aveva sempre ignorato.

La sorte lo portò infatti su Gliese 136-B, il terzo pianeta colonizzato dalla civiltà umana.

Il Dottore si meravigliò, un qualcosa brillò nei suoi occhi. E chiunque abbia mai conosciuto il Dottore, sa cos'è quel luccichio a volte sinistro, ma che racchiude dentro di sé l'essenza del Dottore.

Ma tornando agli eventi di questo racconto, il Dottore era meravigliato del fatto che di tutto lo spazio disponibile, il TARDIS aveva scelto un pianeta notoriamente “umano”; e quanto al tempo, non era così lontano dalla baia del Lupo Cattivo. Appena cinquecento, al massimo seicento anni.

La scelta non poteva essere casuale; spesso il Dottore aveva la sensazione che il TARDIS si andasse a cercare i guai.

Ma scacciò via quel pensiero, si infilò l'impermeabile beige e uscì dalla cabina.

Ciò che era al di fuori del TARDIS per un attimo lo spaventò: una ventina di fucili laser umani dell'epoca erano puntati su di lui. Il Dottore alzò le mani come il buon senso gli aveva sempre suggerito, ma a malapena riusciva a udire gli schiamazzi e le domande di quei soldati. Indossavano infatti tutti delle particolari maschere antigas ed era difficile comprendere le loro parole. Una figura sbucò tra loro e si diresse verso il Dottore, sempre puntando il fucile ad altezza uomo. Stavolta il Dottore riuscì a capire la domanda, che doveva essere più o meno come: -Identificati immediatamente!-

La risposta era scontata: -Sono il Dottore, ovvio!-

Il soldato tentennò, poi si tolse la maschera antigas seguito dagli altri. Il soldato era una ragazza bionda, sulla trentina e con qualche timida ruga che faceva capolino ai lati degli occhi.

-Come hai fatto a sopravvivere?-

 

 

 

 

Allora. Intanto buonasera ( o buonanotte) a tutti, questa è la prima fan fic in assoluto e spero veramente che vi piaccia. Mi sono già cimentato con altri scritti che potete trovare sul mio profilo, ma sono tutti originali. Vedendo la grande attenzione che pone EFP sulle fan fiction, mi sono detto: “Perché non tentare?”

Ed eccomi qui :)

Come avrete letto questa storia è ambientata tra la seconda e la terza stagione del nostro Dottore; non ho niente da aggiungere, godetevela perché ho in serbo molte cose per questo Dottore...cose che probabilmente nella serie non vedremo mai per i moralismi e/o il target dei piccoli che ha la serie.

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Capitolo 2
*** Il pianeta non-umano ***


Il pianeta non-umano

 

Il Dottore si ritrovò inizialmente spaesato posto dinnanzi a quella domanda. “Come hai fatto a sopravvivere”?

L'ingegno del Dottore si mise in moto, per cercare di evitare di spiegare a umani piuttosto violenti (i fucili erano ancora lì, d'altronde) la sua natura, il TARDIS e tutto il resto. Quindi, si limitò a fingersi qualcun altro, come era solito fare.

-Mi aspettavate, non è vero?- chiese con un tono vagamente felice.

-Lei doveva scendere assieme a noi, dottore. Ma quando abbiamo visto che mancava il suo guscio di salvataggio...abbiamo temuto per il peggio.- rispose la donna, scrutando il Dottore dalla testa ai piedi. Forse sospettava qualcosa, o forse no.

-Qualcosa non va, miss...?-

-Sergente Jeorgejoff, signore. Mary Jeorgejoff.-

Ah, i nomi complicati! Il Dottore li aveva sempre odiati.

-Mary andrà benissimo, credo.

-Mi dispiace, signore; ma devo chiederle un qualche documento ufficiale che mi dica che lei sia effettivamente dottore assegnato alla mia squadra.

Detto fatto, il Dottore iniziò il movimento della mano per andare a frugare nella tasca interna dell'impermeabile. Errore madornale da fare davanti a un manipolo di armati!

Mary sbraitò subito, puntando di nuovo il fucile alla testa del Dottore.

Il Dottore ci mise un po' a spiegare che stava prendendo i suoi “documenti”, che voi lettori sapete benissimo essere una semplice carta psichica. Ma ovviamente Mary Jeorgejoff e i suoi non potevano saperlo, e si accontentarono di ciò che videro scritto su quel piccolo foglietto bianco.

E per quanto riguarda il TARDIS, il Dottore si limitò a definirlo come un guscio di emergenza in dotazione allo staff medico, ovviamente con possibilità di personalizzarlo a piacimento. Ecco quindi spiegata l' arcaica cabina, come l'avevano definita alcuni tra i soldati.

Si incamminarono quindi verso l'enorme struttura metallica che torreggiava su una foresta di rovi intricatissima.

-Ora, Mary, dimmi...- prese a parlare il Dottore -...come procede la colonizzazione?-

-Come lei ben sa, dottore, siamo qui per fornire supporto logistico ai coloni arrivati una decina di anni fa.

-Certo, lo so benissimo!

Mary si voltò a fissarlo, mentre camminava. Quella donna era estremamente sospettosa.

-Ne sono contenta che lei lo sappia, perché ora arriva il bello.

-In che senso?-

-Oh, nel senso che a voi dottori piace, suppongo. Dottor Garal, prego mi segua.-

Mary aprì quindi le porte dell'enorme struttura metallica che ora appariva infinitamente più grande di prima.

Sembrava quasi arrivare fino alle scuri nubi che dominavano il cielo di Gliese quel giorno.

Ah, Gliese! Un gemello in tutto e per tutto identico alla Terra; ma veramente privo di interesse, almeno per un alieno che potesse vedere tutto il tempo e lo spazio.

Perfino gli animali non erano così dissimili da quelli terrestri, mentre vi era ovviamente abbondanza di acqua e un'atmosfera creata quasi appositamente per l'uomo.

-Dottor...Garal..?- fece il Dottore, come riprendendosi dai suoi viaggi mentali.

-E' il suo nome...non ricorda?- rispose il soldato di fianco a lui.

-Ah, si..si, certo. Ora ricordo!-

I passi pesanti dei soldati riempivano un enorme corridoio che doveva condurre alla sala centrale di tutta la struttura. Il Dottore non poté non notare il fatto che, effettivamente, non vi era nessuno a parte quel piccolo plotone di armati.

-Dove sono tutti, Mary?-

La soldatessa non rispose, limitandosi ad aprire altre porte attraverso complicate password.

Il Dottore intuì che la sparizione di un grande numero di coloni non poteva essere momentanea. Eppure, a terra non vi erano segni di lotta, né sangue o altri residui. Tutto era lasciato così, come se fossero veramente spariti da un momento all'altro.

Il Dottore si portò davanti a Mary, interrompendo l'inserimento di un'altra delle innumerevoli password.

-Dimmi che cosa succede.-

-E' lei che deve dircelo, dottore..-

In quel momento la porta dietro di lui si aprì. Il Dottore si voltò verso la sala, apparentemente vuota e buia.

Non seppe resistere e entrò per primo. Notò una verde e fioca luce che proveniva da destra. Quando si voltò, vide una tra le cose più terribili dell'universo.

Restò come paralizzato, pietrificato dalla paura.

Mary se ne accorse.

-Si sente bene, dottor Garal?-

Il Dottore non riusciva a dire nulla; restava lì, con la bocca spalancata, come se il fiato non potesse uscirgli dalla gola per il terrore che lo aveva attanagliato.

-Dobbiamo andarcene subito, Mary...- non riusciva a continuare la frase.

-Lei sa cos'è questa cosa, dottore?!-

Il Dottore si avvicinò quasi contro la sua volontà, come se la curiosità superasse la paura. A ogni passo che faceva contro quella capsula trasparente piena di liquido verde, si rese conto di essere davanti alla specie forse più pericolosa per le specie meno sviluppate. E non si trattava di Dalek.

Un insetto giallastro, che a stento entrava nella capsula, era immerso in quel liquido verde; forse si trattava di liquido anestetizzante, ma poteva vedere distintamente due dei sei tentacoli della bestia muoversi leggermente.

Aveva una “bocca” rossastra, con tre denti (per non dire aculei) che spuntavano fuori da essa. Gli occhi di un nero più inquietante del vuoto e le antenne che continuavano a muoversi come impazzite.

La bestia era grande quanto la metà di un essere umano, eppure avrebbe potuto sterminare tutti i presenti in quella stanza.

-E' un parassita proveniente da remoti angoli dell'universo, antico quanto la nascita dei pianeti, signorina Jeorgejoff..-

-Uno solo di loro ha fatto sparire migliaia di coloni?!- chiese un soldato, puntando il fucile verso la capsula.

-Pazzo!- urlò il Dottore, abbassando l'arma in men che non si dica. -L'ultima cosa che vogliamo ora è che si senta minacciato!-

-Sappiamo che è vivo, dottor Garal, ma non credo che possa sopravvivere ai nostri laser!- esclamò Mary.

-E' sopravvissuto alle tempeste magnetiche, a infiniti bombardamenti di asteroide, forse perfino a giganti rosse!-

-Cazzate!- esclamò un altro. -Lei come fa a sapere queste cose?- continuò un altro.

-Le so e basta, dannazione! Dobbiamo andarcene!-

-E come?- rispose Mary. -Il carburante delle navi coloniali lo avevamo noi sulla nostra astronave! Ed è perduta, altrimenti non ci saremmo lanciati coi gusci!-

Il Dottore stava per iniziare a spiegare il funzionamento del TARDIS, quando un rumore dietro di lui lo fece voltare.

Sapeva cosa stava succedendo. Una piccola, minuscola crepa nel vetro della capsula.

Mary intuì il pericolo e puntò il fucile.

-N-Non ti servirà quello, Mary...- balbettò il Dottore.

-Scommettiamo?- rispose lei, quasi come a tentare di vincere la paura che infidamente si insinuava a poco a poco nella sua mente.

-No, non scommettiamo.- ribatté il Dottore. Si voltò verso gli altri urlando una parola che usava spesso, ma raramente così carica di terrore.

-Correte!-

 

 

Here we are, back again on Gliese!

Non ho molto da dire, questo è praticamente l'incipit della storia. Abbiamo conosciuto una razza aliena insettoide a dir poco sinistra, nonché vagamente ispirata agli Xenomorfi e agli Zerg.

Ovviamente siamo solo all'inizio, ci sono molti altri personaggi da scoprire e eventi più grandi si succederanno. Stay Tuned!

 

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