Junjou revolution!

di Kotoko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** La trappola ***
Capitolo 3: *** Il desiderio più grande ***
Capitolo 4: *** Un giorno in casa Usami ***
Capitolo 5: *** Il grande annuncio ***
Capitolo 6: *** La proposta ***
Capitolo 7: *** New life ***
Capitolo 8: *** La svolta ***
Capitolo 9: *** Crisi ***
Capitolo 10: *** Un mistero di nome Misaki ***
Capitolo 11: *** Ritorni ***
Capitolo 12: *** Un cuore che batte ***
Capitolo 13: *** Show Business! ***
Capitolo 14: *** Scontro tra titani ***
Capitolo 15: *** Temptations ***
Capitolo 16: *** Scoperte ***
Capitolo 17: *** Nebbia ***
Capitolo 18: *** Decisioni ***
Capitolo 19: *** Promessa ***
Capitolo 20: *** Reunion ***
Capitolo 21: *** Il matrimonio ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


L'inizio

"Che giornata di merda!" sbottò Misaki dirigendosi verso casa.
Aveva avuto una pessima giornata sotto tutti i punti di vista. Come al solito era andato male a scuola e di questo era stato informato suo fratello. Se non dava segni di miglioramento non si sarebbe diplomato e lui desiderava uscire da quell'inferno per poter lavorare di più. La sua ragazza del momento l'aveva lasciato perché era troppo superficiale e in più era stato licenziato al negozio di alimentari perché aveva avuto un bisticcio con un cliente.
"Maledizione!" pensò.
Accellerò il passo incurante degli sguardi di disapprovazione degli altri. Indossava la sua uniforme scolastica in modo scomposto con la giacca aperta, la camicia fuori dai pantaloni e la cravatta del tutto sciolta. I suoi capelli erano arruffati e un orecchino brillava alla luce del sole pomeridiano. Indossava una serie di anelli e camminava spavaldo lanciando sguardi lugubri a tutti. Inciampò e non cadde per un pelo perché riuscì ad appoggiarsi al muro. Guardò in basso e vide che i suoi anfibi si erano nuovamente scollati. Sospirò rassegnato e proseguì il percorso. Rimase sorpreso quando davanti casa sua trovò parcheggiata un auto sportiva rossa. 
"Chissà di chi è..." pensò incuriosito. Si avvicinò per spiare gli interni ma lo sportello si aprì e uscì un uomo. Era alto, molto alto, vestito in modo impeccabile e la sigaretta gli dava un tocco in più di eleganza. 
"Ti piace?" chiese indicando l'auto.
Misaki annuì in silenzio.
"Se vuoi puoi entrarci" continuò l'uomo spegnendo la sigaretta.
Misaki lo guardò con aria sospettosa. Ecco l'ennesimo maniaco.
"Oggi dovevo stare a letto!" pensò irritato.
Si girò ignorandolo completamente e salì nel suo appartamento, ma l'uomo lo seguì incurante della sua rabbia.
"Cosa vuole? Perché mi segue?" chiese alterato.
"Non ti sto seguendo, sto andando a casa di un mio amico" ribattè.
Misaki si fermò davanti al suo appartamento e lo stesso fece l'uomo.
"Vada dal suo amico!" urlò e aprì con forza la porta. Nel farlo colpì suo fratello che lo stava aspettando arrabbiato.
"MISAKI!" tuonò non appena varcò la soglia.
"Porca miseria!" esclamò tornando indietro. Tra la rabbia di Takahiro per i suoi brutti voti e il maniaco, di gran lunga preferiva il maniaco. Almeno aveva una bella macchina.
"Buonasera Takahiro" disse il maniaco.
"EEEEHH??" disse Misaki.
"Preso!!" esclamò Takahiro prendendolo in braccio "Oh ciao Akihiko. Vieni da questa parte. Ti stavo aspettando".
"Mettimi giù idiota!" urlò Misaki cercando di svincolare.
"Chiamami ancora idiota e vedrai come cesserai di esistere" disse Takahiro facendo sedere di peso suo fratello sul divano.
"Oooo quindi questo dovrebbe essere il tuo adorabile fratellino" commentò Akihiko accomodandosi.
"Esatto. Misaki lui è Akihiko Usami, un mio caro amico e il tuo nuovo tutor".
"Come?" chiese incredulo.
"T-U-T-O-R!" 
"Non ho bisogno di un tutor, non ho tempo per queste sciocchezze!" esclamò alzandosi.
"Siediti subito!"
Akihiko osservò la scena divertito. Che temperamento! Quel ragazzo era l'esatto opposto di Takahiro.
"Si è laureato nell'università T ed è un famoso scrittore. Ha acconsentito di essere il tuo tutor, quindi sii gentile e ringrazia il sensei".
"Non me ne frega nulla della scuola! E ora se il grande Usami sensei mi vuole scusare ho cose più urgenti da fare" e con un inchino spavaldo abbandonò la stanza per chiudersi a chiave in camera.
"MISAKI!" 
La voce di Takahiro fu coperta dalla radio.
"Scusami tanto... è così ribelle dalla morte dei miei genitori. Prima era educato, dolce, sprizzava felicità da tutti i pori. Ora è indisponente, va male a scuola, cambia ragazza facilmente e torna a tarda notte. Ogni tanto si presenta a casa con dell'abbigliamento costoso e non so come fa a procurarsi i soldi. Non so niente di lui..." la voce di Takahiro si spense e trattenne le lacrime. Akihiko lo capì e andò di corsa verso di lui per abbracciarlo,
"Scusami... capirò se non vorrai più essere il tutor".
Akihiko lo strinse più forte tra le sue braccia. Lo amava troppo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Avrebbe portato sulla retta via quel ragazzino ribelle.
Misaki aprì la porta della sua camera facendo trasalire entrambi. Si era cambiato e indossava una gicca di pelle nera e jeans.
"Dove credi di andare?" chiese Takahiro.
Misaki lanciò uno sguardo sprezzante a entrambi e si diresse verso l'ingresso. Takahiro lo seguì assieme ad Akihiko.
"A che ora torni? Con chi ti vedi? Cosa fai?" continuò tristemente.
Misaki indossò gli anfibi e uscì accendendosi una sigaretta.
"Misaki! Rispondimi!"
Si fermò e lo guardò irritato:"Fatti i cazzi tuoi". Aspirò il fumo della sigaretta e guardò con aria di sfida Akihiko.
"Addio sensei" disse allontanandosi.
Takahiro rientrò scoraggiato all'interno dell'appartamento mentre Akihiko rimase fuori dalla porta osservando il punto in cui si era voltato Misaki. 
"Interessante" commentò con un sorriso machiavellico.
"Usagi" chiamò Takahiro.
"Arrivo" disse rientrando, ma la sua mente ora era invasa di pensieri su quel piccolo ragazzino ribelle.

Ciao a tutti! :) E' da un bel pò che pensavo a questa storia. Spero che abbia stuzzicato la vostra curiosità! A presto ;) 

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Capitolo 2
*** La trappola ***


La trappola 

Camminava a passo veloce per le vie della città ansioso di raggiungere la sua destinazione, consegnare il pacco e andare al lavoro. Non aveva nessuna voglia di andare nell'appartamento di Usagi sensei, ma Takahiro non stava bene e aveva affidato la commissione a lui. Irritato accese una sigaretta e lanciò uno sguardo cupo alla vetrina di un negozio che rifletteva la sua immagine. Takahiro l'aveva costretto a vestirsi "decentemente" quindi ora aveva i capelli in un ordine innaturale, jeans e camicia perfettamente stirata. Scompose la sua chioma rendendola ribelle e sentendosi soddisfatto del risultato proseguì il perscorso.
Non fu poi così sorpreso quando si trovò di fronte a un lussuoso palazzo, potevi capire tante cose di una persona dalla sua auto, inoltre Takahiro spesso parlava di lui quindi sapeva che con il suo lavoro guadagnava molto. 
Entrò nell'androne del palazzo e con passo deciso si diresse agli ascensori. Arrivato al piano busso al campanello ma nessuno lo rispose.
"Misaki se non ti apre digita questo codice per entrare, quando lavora non apre a nessuno, però sa che andrai al mio posto".
Le parole di Takahiro risuonavano ancora nella sua testa. 
"Che tipo viziato" pensò digitando il codice "Se sa che avrà ospiti potrebbe pure aprire!"
"Sensei!" disse appena entrò in casa. Ma non c'era nessuno.
"Che sia uscito?"
Si inoltrò nella casa e posò in cucina il pacco di Takahiro. Guardò in giro incuriosito da tutto quel lusso e non poté negare che il sensei avesse buon gusto nell'arredamento. Arrivato nell'ampio salone vide tanti fogli sparsi in giro sul pavimento e dei cartoni sul tavolino. Sbirciò dentro e vide alcuni libri. La copertina non gli era nuova, l'aveva vista ultimamente nelle librerie e non pensava fosse un'opera del sensei. Lo sfogliò ma ciò che lesse non li piacque. Era una storia erotica tra due ragazzi che si chiamavano Akihiko e Takahiro e tutto era descritto con dovizia di particolari che lo resero sempre più imbarazzato e furioso. 
"SPORCO BASTARDO DOVE SEI??" urlò correndo verso il piano superiore.
Spalancò tutte le porte finché non lo trovò profondamente addormentato nella sua camera. Misaki si zittì un attimo osservando l'arredamento; la camera era invasa da giocattoli e soprattutto orsetti di peluche. 
"EHI MALEDETTO!" urlò.
La figura sul letto si mosse ed emerse dal groviglio delle coperte in tutta la sua statura con aria minacciosa. Misaki arretrò di un passo intimorito. Era abiutato agli attacchi d'ira di suo fratello ma questo era peggio. Si riscosse e decise di affrontarlo con tutto il suo coraggio.
"Tu uomo pervertito! Come osi fare queste cose a mio fratello? Come osi costringerlo!!!" 
"Cosa?"
"Lui merita di meglio! Una vita felice e non con un gay qualunque! Non è normale! Lascia in pace la mia famiglia!!!"
Il sensei si alzò. Una maschera di rabbia pura trasfigurò il suo viso.
"Trovati qualcun'altro! Tanto è lo stesso!!! BASTARDO!"
Akihiko lo afferrò e lo lanciò sul letto bloccandolo con il suo corpo.
"Moccioso ora mi ha fatto arrabbiare!"
Il sensei diresse le sue mani verso il basso ventre e gli slacciò i jeans.
"LASCIAMI!" urlò Misaki agitandosi. Riuscì a girarsi di pancia in giù ma peggiorò solamemte la sua situazione. Era in balia di quel maniaco.
"BASTARDO LASCIAMI!"
"L'hai detto tu che va bene chiunque" mormorò il sensei nel suo orecchio stringendo il membro del minore e iniziando a muovere la mano.
"BAST... Aaah" Misaki soffocò un gemito mordendo le lenzuola.
"Uhm... vedo che ti piace dopotutto" sghignazzò. 
Calde lacrime di rabbia inondarono il suo viso. Era troppo debole e non avrebbe retto a lungo a quella dolce tortura, e il sensei sapeva proprio come toccarlo e farlo godere. Irritato da quei suoi stessi pensieri venne nella sua mano.
"Veloce" commentò divertito liberandolo.
Misaki si alzò abbottonandosi i jeans e scappò verso l'uscita.
"Dove credi di andare, non ho ancora finito con te" disse il sensei.
Lui non rispose e proseguì la sua corsa al piano inferiore. 
Il sensei irritato lo afferrò e lo portò di peso sul divano.
"Cos'altro vuoi farmi vecchio pervertito?" chiese a testa bassa. L'umiliazione appena subita era servita a qualcosa.
Lui con tutta calma preparò del thé e lo servì come se nulla fosse.
"Mi hai mosso delle accuse ben precise, quindi credo che meriti delle risposte" disse accomodandosi sul divano.
"Questo lo verranno a sapere tutti maniaco! La tua carriera sarà rovinata!" 
"Punto 1. Non ho quel genere di relazione con tuo fratello e non l'ho mai avuta, di conseguenza non l'ho mai costretto a fare sesso con me. Quindi puoi anche calmarti".
Misaki gli scoccò uno sguardo furioso.
"Punto 2. Parlane con chi vuoi di questa storia. Giornali e tv perseguiteranno te e Takahiro e tu sarai riconosciuto ovunque, non avrai più pace".
"Anche tu sarai perseguitato e Takahiro ti odierà!" esclamò trionfante.
"Dubito marmocchio. Secondo te a chi crederanno? Al più grande sensei degli ultimi anni o ad un ragazzino ribelle che non fa altro che cacciarsi nei guai?"
Misaki ci pensò su e capì che aveva ragione.
"Poi così Takahiro potrebbe conoscere i miei sentimenti e magari iniziare una storia con me... non sarebbe male" continuò sorseggiando il thé.
"NO!" Misaki si alzò sbattendo un pugno sul divano "Mio fratello ha già sofferto abbastanza in questi anni. Ha bisogno di una vita normale senza relazioni complicate, senza..." si interruppe. Stava per dire "senza di me".
"Allora facciamo un accordo" disse Akihiko posando la tazza ormai vuota "Verrai tutti i giorni qui a prendere ripetizioni da me da bravo studente, così renderai felice Takahiro e non gli dirò nulla di questa mia... attrazione".
Il ragazzo lo osservò per un pò sondando la situazione. Qualsiasi decisione lui avesse preso avrebbe rischiato di spingere suo fratello nelle braccia del maniaco e lui sarebbe stato eclissato per sempre. Non poteva accadere questo, altrimenti non avrebbe realizzato il suo sogno più grande. Era in trappola. L'unica sua via di uscita era accettare la proposta del sensei.
Si diresse verso l'ingresso in silenzio seguito dal più grande che lo osservava con interesse. 
"D'accordo" disse semplicemente Misaki e aprì la porta d'ingresso.
"Allora a domani dopo la scuola. Sii puntuale" disse sorridendo soddisfatto. Per tutta risposta Misaki chiuse con forza la porta.
Akihiko tornò nel salone e compose un numero velocemente.
"Takahiro? Missione compiuta" disse con voce soddisfatta per sollevare il suo amico, ma in cuor suo era triste per Misaki. Aveva intuito dalle sue parole che c'era qualcosa che non andava e avrebbe fatto il possibile per scoprirlo.

Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo ^^ Povero Misaki ha deciso di giocare con il fuoco. Ricordatevi: mai avere come avversario Usagi-san se non volete tornare a casa con la coda tra le gambe ;) Alla prossima :D
Note: Takahiro in accordo con Usagi-san avevano pianificato di convincere Misaki a prendere ripetizioni da lui, ma voglio sottolineare che ovviamente non sa come ha agito il sensei. 

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Capitolo 3
*** Il desiderio più grande ***


Il desiderio più grande

"E con questo per oggi abbiamo finito".
"Finalmente!" 
Akihiko e Misaki avevano appena finito la sessione di studio pomeridiana. Dopo gli attriti iniziali non avevano avuto più problemi e da un mese le cose procedevano per il meglio. Akihiko non riusciva a credere ai progressi di Misaki e si ritrovò a chiedere se lo facesse apposta a non impegnarsi a scuola.
"Grazie Usagi-san. Devo andare. Ci vediamo domani" disse Misaki mettendo a posto i suoi libri.
"Dove vai?" chiese distrattamente Usagi.
Misaki lo guardò rudemente.
"Io qui vengo a studiare e basta, per il resto fatti i cazzi tuoi".
"Ti ho fatto una semplice domanda, non c'è bisogno di rispondere così" ribatté calmo Usagi.
"Sei come Takahiro! Mi tiene qui per essere controllato!" sbottò.
"Sei libero di andare quando vuoi".
"Sai benissimo che non è vero a causa del nostro accordo! Non ti permetterò di rivelare quello che provi a mio fratello!" urlò.
"Dopo un mese pensi ancora che sia la spia di Takahiro? Anche se siamo amici non violo la privacy altrui" disse accendendosi una sigaretta.
"Ma per la persona che ami credo che si faccia di tutto" ribatté Misaki accendendo a sua volta una sigaretta.
"No se questo ferisce gli altri e non né mia intenzione ferirti. Vieni, fammi compagnia per un thé prima di andare ".
Misaki rimase colpito da quelle parole e arrossì. Nessuno nella sua vita aveva rispettato i suoi spazi e i suoi desideri. Lentamente si accomodò sul divano mentre osservava Usagi-san servire il thè.
"Uhm... c'è qualcosa che non quadra" disse Akihiko osservandolo.
"Che c'è? Sono sporco da qualche parte?" chiese Misaki toccandosi.
"No, la sigaretta non fa per te" disse e con un movimento fluido gli tolse la sigaretta dalla bocca.
"Ehi! Tu fumi però!" esclamò irritato ma imbarazzato. Quando aveva preso la sigaretta li aveva sfiorato le labbra con le dita facendolo rabbrividire di piacere.
"Cosa ti prende stupido? Fai il serio!" pensò.
"Io sono io e tu sei tu. Capitolo chiuso" detto questo si accomodò sul divano.
Ecco chi era Usagi-san. Un maniaco pieno di sé con i soldi che li fuoriuscivano dalle orecchie.
"Perché ti piace mio fratello?" chiese cogliendolo di sorpresa.
"Non c'è un perché, se ti piace qualcuno non ti poni domande inutili. Lo ami e basta" rispose mantenendosi sul generale.
"Ma perché non gli hai mai detto nulla?"
Usagi-san gli lanciò uno sguardo penetrante.
"Perché non voglio perderlo".
Misaki posò la tazza del thé ormai vuota sul tavolino.
"E se si sposasse? Non lo perderesti lo stesso?" chiese cercando di capire quella logica.
"No, preferisco averlo per sempre accanto come un amico piuttosto che non vederlo più" ribatté intristito.
Misaki si alzò e imitato da Akihiko andò verso la porta. Indossò le scarpe e il cappotto ma prima di aprire la porta si bloccò.
"Hai dimenticato qualcosa?" 
"Usagi-san... non mi sembra giusto quello che hai detto prima. Anche se avrai per sempre mio fratello come amico, perché mai tu dovresti rimanere solo con un forte dolore nel cuore che già stai provando da tanti anni?" e con questa domanda uscì senza permettere ad Akihiko di rispondere.
Lui osservò la porta riflettendo. Quel ragazzino ribelle non aveva tutti i torti e nell'ultimo periodo era più... felice? Si divertiva a stuzzicarlo e ad osservare le sue reazioni e quando andava via un senso di vuoto si diffondeva in tutta la casa e la voglia di sapere cosa facesse tutti i giorni dopo le ripetizioni gli divorava il cervello.
Senza alcun indugio indossò il cappotto e seguì Misaki.
Si diresse a passo deciso verso la stazione metropolitana sapendo che lui la prendeva per andare chissà dove. Riuscì a prendere in tempo il treno e grazie alla folla non venne riconosciuto. Si fermarono dopo tre stazioni e si diressero verso i meandri della città e dopo pochi minuti giunsero in un locale affollato.
"Ehilà Misaki! Finalmente sei arrivato!"
"Eccolo il nostro boss!"
"Misaki?" una ragazza con lunghi capelli neri e una gonna cortissima si avvinghiò a lui baciandolo con passione.
"Wow! Ehi ragazzi prendetevi una stanza!" sghignazzarono i ragazzi e Misaki staccandosi dalla ragazza alzò il dito medio verso di loro.
"Sei sempre gentile!"
Akihiko non credeva ai suoi occhi. Certo era strafottente ma non pensava che fosse così lascivo quando con lui, ogni volta che lo provocava con le parole, arrossiva come un pomodoro. Lo seguì all'interno del locale ignorando gli sguardi curiosi dei ragazzi. Si accomodò al bar prendendo da bere mentre i suoi occhi non perdevano Misaki che intanto si stava scolando una birra come se fosse un bicchiere d'acqua, cosa che irritò Usagi.
Altre ragazze si avvicinarono a lui come tante gatte in calore, miagolando e facendo le fusa. Notò lo sguardo di disprezzo di Misaki ma non fece nulla per allontanarle. Una delle gatte gli mordicchiò l'orecchio, mentre un'altra si attaccò al collo, infine la ragazza che l'aveva accolto lo riprese a baciare.
"Ehi Misaki! Sali sul palco. Dopo fai quello che vuoi".
"Ok" si scostò dalle gatte che lo guardarono contrariato e salì con un salto sul piccolo palco dove ad aspettarlo c'era una band. Lui prese una chitarra elettrica e dopo essersi posizionato al centro del palco iniziarono a suonare musica rock.
Akihiko restò a bocca aperta. Non credeva che Misaki sapesse suonare e per giunta così bene. Dopo alcuni accordi iniziò a cantare. Una voce molto bella che lo rapì completamente e che inconsciamente lo fece avvicinare. Non lo aveva mai visto così eccitato, pieno di vita. I suoi occhi brillavano e trasmetteva mille emozioni con la sua voce. Sembrava tutt'uno con la chitarra e sorrideva, un sorriso che illuminava tutto il palco.
Quando finì la canzone tutti lo applaudirono con entusiasmo e lui scese dal palco per prendere da bere ma impallidì quando vide una figura famigliare uscire dal locale. Si affrettò verso quella direzione, e uscendo dal locale fece appena in tempo a scorgere Usagi-san mentre voltava un angolo. Iniziò a correre con rabbia e lo raggiunse.
"Cosa cazzo ci fai qui? Mi hai seguito!"
"Si ti ho seguito" ammise Usagi.
"Sapevo che eri la sua spia! Lo sapevo! Sei solo un bastardo! Non voglio vederti mai più!" e detto questo tornò indietro.
Akihiko non lo fermò. Sapeva che aveva bisogno di stare da solo, quindi proseguì per la sua strada.

                                                ***

Driiin... driin... DRIIN...
Akihiko guardò l'orario. Erano le 4 del mattino. Chi poteva essere?
Posò il manoscritto e si tolse gli occhiali da vista e con passo lento andò ad aprire la porta.
Accasciato a terra c'era Misaki svenuto.
"Misaki!" esclamò prendendolo in braccio. Puzzava tantissimo d'alcol. Sentì dei passi affrettati scappare giù per le scale e non fece in tempo a vedere chi fosse. 
Lo portò dentro e lo adagiò sul divano. Valutando le condizioni capì solamente che doveva smaltire la sbornia. Sollevato da questa costatazione prese il cellulare di Misaki e compose il numero di Takahiro. Il numero di chiamate perse da parte sua erano fin troppe.
"MISAKI! DOVE SEI? TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!" la voce di Takahiro era talmente alta che Akihiko fu costretto ad allontanare il telefono.
"Sono Usagi. Misaki è da me".
"Cosa? E non poteva avvertirmi??" chiese sollevato.
"Si è intrattenuto da me per tutta la serata e ci siamo addormentati. Mi sono svegliato adesso e ti ho chiamato" inventò Usagi.
"Va bene non importa, torna a dormire. Ci sentiamo più tardi".
"Ciao" chiuse il telefono sospirando. 
"Perché l'hai fatto?" chiese una voce impastata dal sonno. 
Akihiko si voltò e vide Misaki che lo osservava sdraiato sul divano.
"Non dovevo farlo?" ribatté.
"Non rispondermi con un'altra domanda!"
"Non lo so. L'ho fatto e basta" rispose nervoso. Perché l'aveva fatto? Era troppo confuso per capire.
"Usagi-san..." provò ad insistere.
"E così suoni e canti. Sei molto bravo" disse sviando il discorso.
Misaki arrossì.
"Non sono così bravo".
"Invece si Misaki, non ti sminuire" rispose avvicinandosi a lui. Si sedette sul bracciolo del divano e lo accarezzò sulla testa.
"Gra-grazie... è il mio sogno" ammise. Il suo cuore batteva forte a causa di quel tocco. La mano di Akihiko era grande e fredda ma a lui non importava. Si sentiva protetto.
"Diventare un cantante?" 
"Si... non dirlo a Takahiro. Non approverebbe. Sei il primo a cui lo dico..." mormorò.
"Va bene, ora torna a dormire" disse sorridendo. Era felice di essere l'unico a cui avesse detto il suo sogno. Fece per alzarsi ma una mano delicata lo bloccò.
"Ti prego... non te ne andare..." supplicò. Aveva gli occhi lucidi e non sapeva neanche lui perché aveva tutta quella voglia di piangere.
"D'accordo" disse Usagi. Si sedette e fece appoggiare la testa di Misaki sulle sue gambe. Lui non protestò e si addormentò tra le dolci carezze di Usagi-san.

Ciao! Ecco il nuovo capitolo ;) Colpo di scena! Misaki ha un sogno, un desiderio "egoistico" finalmente! Nel manga è troppo passivo e accontenta sempre tutti senza rivelare ciò che desidera veramente, mentre qui è più espansivo e dietro a quella durezza in realtà c'è un qualcosa che scoprirete più avanti. Anche Usagi è più confuso. Ama Takahiro ma allo stesso tempo prova un forte attaccamento per Misaki. Belli >.< 
Vi auguro buon anno e vi avviso che da gennaio pubblicherò storie con meno frequenza a causa della sessione invernale -.-" Appena avrò tempo mi metterò all'opera! Ciaooooooooo =D

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Capitolo 4
*** Un giorno in casa Usami ***


Un giorno in casa Usami

"Mmm..."
"Buongiorno!"
Misaki aprì gli occhi e di fronte a sé trovò Usagi con un bicchiere d'acqua e un paio di pillole.
"Ma cosa diavolo..." si alzò a sedere di colpo mantenendosi la testa. 
"Prendi queste e bevi" disse Usagi dandogli il tutto in mano e allontanandosi.
Deglutì le pillole insieme all'acqua sforzandosi di ricordare cosa fosse successo la sera precedente. Aveva bevuto molto dopo essere stato scoperto al locale, poi l'avevano trascinato lì e Usagi si era preso cura di lui. Arrossì quando si ricordò che l'aveva cullato come un bambino. 
Una forte puzza proveniente dalla cucina lo riscosse.
"Che stai facendo?" chiese raggiungendolo.
"Sto preparando la colazione" rispose Akihiko.
Misaki osservò il cibo bruciato.
"Di solito cucini?" 
"Ogni tanto".
Il più piccolo sospirò.
"Senti se è possibile posso farmi una doccia? Poi cucinerò io per ringraziarti per stanotte".
"Cosa c'è che non va della mia cucina?" chiese servendo il riso ormai nero.
"E' un modo per sdebitarmi... mangiamo questo però inoltre preparerò una mia specialità! Vorrei fartela assaggiare!" mentì Misaki. Non voleva morire avvelenato.
"D'accordo allora. Usa il bagno che c'è di sopra. Metti fuori alla porta i tuoi vestiti che ti lascio il cambio. Qualcosa dovrebbe andarti".
"Oh... ok grazie".
Salì sopra eccitato perché non vedeva l'ora di sentire l'acqua su di sé. Arrivato in bagno si spogliò in fretta lasciando tutto fuori e stette un bel pò sotto la doccia. Dopo tutto quello che era successo ritenne che quella fosse la doccia della rinascita.
Si asciugò con cura e andò a recuperare il cambio fuori alla porta. Indossò gli slip che erano di una taglia più grande e mise un paio di pantaloni che dovette fermare con una cintura facendo infine due risvolti per far sì che potesse camminare. Indossò la camicia di tre taglie più grande facendo un'infinità di risvolti. Poi guardò la cravatta perplesso. Sapeva che Usagi la indossava anche in casa ma per lui non sembrava il caso. Si osservò allo specchio divertito. Sembrava un bambino con addosso pezzi di un elefante. 
Prima di uscire dal bagno gli diede una sistemata, oltre al disordine che aveva creato lui c'era anche quello di Usagi. Per quanto si mostrasse impeccabile di fronte agli altri era un grande disordinato in casa. Una volta pulito scese di sotto e lo vide intento a leggere il giornale. Appena si accorse della sua presenza lo guardò con disapprovazione.
"Usagi-san mi hai dato tu questi vestiti quindi non fare quella faccia" disse voltandogli le spalle e mettendosi all'opera in cucina.
"Non è per quello. Volevo vederti con la cravatta" mugolò.
"Usagi-san sei proprio strano!" esclamò ridendo.
Akihiko rimase affascinato da quella risata che gli penetrò dentro rendendolo felice, una felicità che ultimamente provava alla presenza del più giovane. Si mise vicino a lui ai fornelli e osservò Misaki che con mani esperte cucinava.
"Non pensavo sapessi fare queste cose" commentò colpito.
"Ho sempre cucinato io a casa. Takahiro per via del lavoro non ha mai tempo e poi non sa cucinare" rispose senza distogliere lo sguardo dalla padella.
"Ehi ma volte ho mangiato pranzi fatti da lui e non erano male".
"Si sa fare solo alcune cose. Forza è pronto, andiamo a tavola".
Si spostarono in sala da pranzo dove Usagi aveva già messo ciò che lui aveva preparato. Distribuirono tutto in egual misura e quando assaggiò il piatto di Misaki rimase sorpreso.
"Sei veramente bravo!" commentò.
"Gr-grazie" balbettò arrossendo affondano il viso nella ciotola di riso carbonizzato.
Restarono per un pò in silenzio degustando le varie portate. Misaki si sentiva stranamente rilassato e osservò attentamente tutti i movimenti di Usagi.
"Usagi-san, perché non mangi i peperoni?" chiese notandoli al bordo del piatto.
"Non mi piacciono" disse assumendo l'espressione di un bambino.
"Non fare i capricci, bisogna mangiarli! Ecco..." afferrò con le sue bacchette i peperoni e li avvicinò alla bocca del sensei.
"Forza apri la bocca" insisté.
Akihiko rimase per un attimo in silenzio, poi lentamente si lasciò imboccare da Misaki che lo guardò soddisfatto.
"Visto? Non sono così male!"
"Mmm... bacio indiretto..." commentò il sensei leccandosi le labbra.
Il ragazzo arrossì visibilmente e dopo aver urlato "MANIACO!" sparecchio e iniziò a lavare i piatti.
Ridacchiando il sensei andò in bagno e rimase sorpreso quando lo vide così pulito. 
"Ma sei una sorta di mago del pulito?" chiese raggiungendolo fuori al terrazzo. Aveva già finito di sistemare in cucina e stava stendendo i suoi vestiti fuori ad asciugare. Il sensei li aveva lavati per eliminare la forte puzza di alcol.
"Te l'ho già detto prima, Takahiro non può e quindi lo faccio io" disse appendendo l'ultimo calzino.
Akihiko si diresse verso le poltrone che aveva messo fuori al terrazzo. Si accomodò con grazia e accese una sigaretta. Misaki lo raggiunse sedendosi a gambe incrociate e abbracciando un cuscino. Il sole rifletteva sui suoi capelli e gli occhi erano di un verde brillante. Akihiko non poté negare che quel ragazzo iniziava a piacergli sempre di più.
"Posso farti una domanda?" 
"Dimmi".
"Perché vuoi diventare un cantante?" chiese.
"Oh... bé..." arrossì e si coprì il viso con il cuscino lasciando visibili solo gli occhi "Dopo la morte di mamma e papà... non ero più io... tanti problemi... la musica mi ha salvato ed eccomi qua..." 
Aveva balbettato quelle parole in modo incoerente così preferì non chiedere altro. Era un tasto troppo doloroso.
"Usagi-san... mi aiuterai?" chiese scoprendo il viso.
"A fare cosa?"
"A entrare all'università M".
Il sensei lo guardò perplesso.
"Se vuoi fare il cantante perché scegli l'università? E la M poi!"
"Per Takahiro. Lui voleva andarci ma poi ha dovuto prendersi cura di me... voglio che sia fiero di me e che non mi reputi un... un..." si interruppe omettendo la parola "problema".
"E va bene! Con il grande Usami Akihiko sensei potrai entrare in qualsiasi università!!!" esclamò sorridendo. 
Misaki si sciolse in un dolce sorriso che colpì dritto al cuore Usagi facendolo battere furiosamente. Non capiva perché stava reagendo in quel modo ma avrebbe fatto di tutto pur di vederlo sorridere così.

Ehilà!!! Tutto bene? Ecco qui un nuovo capitolo ;) Ho reso Misaki un pò più docile in questo capitolo solo perché sente di aver trovato un alleato, qualcuno che lo comprenda e non lo derida, ma non vi preoccupate! Il nostro ribelle tornerà a farsi sentire! Mentre il nostro caro sensei è un pò confuso con i suoi sentimenti. L'inizio di una storia?? Hihi lo scoprirete nei prossimi capitoli! Ciaoooooooooo ;)

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Capitolo 5
*** Il grande annuncio ***


Il grande annuncio

Misaki stava correndo con aria eccitata fuori dall'università. Non poteva crederci. Aveva superato i test d'ingresso al primo colpo! Era troppo felice per mostrare la sua solita aria da duro. Prese il cellulare e compose un numero.
"Usagi-san!!! Devi venire a casa mia stasera! Si festeggia!" esclamò senza lasciare il tempo al sensei di dire "pronto".
"Si, lo so. E' il compleanno di Takahiro".
Misaki osservò la sua immagina delusa riflessa nella vetrina del negozio. 
"Ah si si, ci vediamo dopo" chiuse il telefono con aria sconfitta.
Usagi-san pensava ancora a Takahiro... quando l'avrebbe dimenticato? E poi non gli aveva chiesto degli esami...
"Ma a cosa cazzo pensi idiota!!!" esclamò adirato lanciando un calcio a un lampione. I passanti si allontanarono in fretta e furia agitati. Fece dietro-front e invece di andare a casa per preparare la cena a sorpresa, si diresse al solito locale.
"Misaki-sama!" esclamò una ragazza appena lo vide.
"Ehi" disse distratto dirigendosi al bar. Ordinò da bere qualcosa di forte scolandosi tutto in un solo sorso. Continuò a bere incurante della gente che gli parlava e delle gatte che si strusciavano contro. Dopo un pò una di loro, stufa di essere ignorata, lo trascinò nei bagni dove lo assalì letteralmente baciandolo con passione. Lui la lasciò fare e mezzo ubriaco le strinse i glutei con vigore avvicinandola di più al suo bacino. Iniziarono così una danza vigorosa che li fece ansimare sempre di più. 
Lei non resistendo più si abbassò la gonna e gli slip e slacciò il jeans di Misaki mettendo in mostra la sua erezione. Afferrò dalla tasca della sua camicetta un preservativo e dopo averlo inserito si fece penetrare con violenza da lui. Lei iniziò ad ansimare senza ritegno e lui irritato la zittì con la mano. Dopo poche spinte venne e uscì da lei lasciandola insoddisfatta. Buttò il preservativo e si sistemò il jeans.
"Misa...ki e io?" chiese ansimando con desiderio.
"Pensaci da sola" rispose sprezzante facendola piangere per la frustazione.
Uscì dal bagno dove trovò un ragazzo eccitato.
"E la lasci così?" chiese cercando di nascondere la sua erezione.
"Pensaci tu a quella puttana" ribatté noncurante. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte ed entrò nel bagno per "consolare" la ragazza.
Barcollando tornò al bar, prese una bottiglia di birra e uscì fuori diretto a casa.

                                                     ***

"Dove diavolo è andato??" sbraitò Takahiro guardando l'orologio. Erano le 21.30 ma di Misaki nessuna traccia.
"Avrà avuto un impedimento" disse una dolce voce di donna.
Erano seduti in salotto in attesa del suo arrivo, la cena pronta per festeggiare.
"Provo a chiamarlo" disse Usagi entrando in salotto. Era stato fuori tutto il tempo con la scusa di fumare una sigaretta. Aveva bisogno di riprendersi dopo la notizia, "quella" notizia che egoisticamente non avrebbe mai voluto sentire.
Non fece in tempo di prendere il cellulare che la porta d'ingresso si spalancò, mostrando un Misaki irritato. 
"Finalmente!" esclamò Takahiro contento, ma la sua felicità durò poco. Lanciando uno sguardo su Misaki si capiva benissimo che aveva bevuto e la sua lucidità era dubbia. Non lo vedeva così da un bel pò, perché da quando andava da Usagi le cose erano migliorate e addirittura aveva deciso di iscriversi all'università. Per ridursi così doveva essergli successo qualcosa.
"Auguri!" esclamò.
"Gra... grazie... ehm... Misaki? Tutto ok? Come sono andati i test?" chiese temendo il peggio. Poteva essere l'unica spiegazione a quella nuova caduta.
"Oh! Giusto! Come sono andati?" incalzò Usagi con un sorriso.
"Sorriso falso... maledetto bastardo!" pensò adirato, ma non lo disse per non rovinare il compleanno di suo fratello.
"Superati" disse entrando dentro.
"Fantastico! Misaki!!!" Takahiro lo stritolò in un abbraccio mentre un grande mano fredda gli accarezzò la testa.
"Ti odio, ti odio, ti ODIO" pensò, ma non potè non apprezzare quel tocco che lo tranquillizzò.
"Oggi allora tripli festeggiamenti!!!" esclamò Takahiro felice.
"Tripli?" chiese non capendo. Lanciò uno sguardo a Usagi che intanto si stava accendendo una sigaretta innervosito.
"Il mio compleanno, il tuo ingresso all'università e il mio matrimonio!"
Il tempo si fermò. Tutta l'aria presente nella stanza sparì all'improvviso facendolo boccheggiare come un idiota. La bocca di Takahiro si muoveva incessantemente presentando la sua futura sposa: Kaijo Megumi, una splendida donna, molto alta per essere una giapponese. Aveva lunghi capelli neri e un viso che sprizzava dolcezza da tutti i pori. Indossava un vestito semplice ma allo stesso tempo elegante e non era per niente volgare. Perfetta per suo fratello. Ma non per Usagi.
"No, no, no, no, NOOO!" pensò disperato.
Guardò Usagi che intanto si congratulava con loro con quel suo sorriso falso. Ancora. Perché è ancora qui? Perché non è esploso?
"Misaki?" chiese Takahiro incerto guardando lo sguardo sconvolto del fratello minore.
Doveva portarlo via di lì. Subito.
"Congratulazioni! Andiamo a prendere da bere! Vieni con me Usagi-san!" e detto questo trascinò fuori per mano il sensei, seguiti dagli sguardi stupiti degli altri due.
Corse via trascinandosi Usagi, che intanto lo chiamava chiedendogli di fermarsi, ma lui continuò finché si rese conto che stava piangendo. L'aria era tornata e i suoni erano più acuti. Si rese conto che stava singhiozzando e questo non avrebbe di certo aiutato il sensei.
"Perché piangi?" chiese dolcemente.
"Piango per te! Mi dispiace!!" singhiozzò.
"Per me? Ma perché ti scusi?" continuò.
"Perché mio fratello è un idiota ecco perché! Ti ha nuovamente ferito e io non ho potuto fare niente! Niente per fermarlo! In tutti questi anni hai vegliato su di lui, lo hai amato senza chiedere nulla in cambio. E ora cosa fa? Si sposa quella tipa spazzandoti via, e..." non riuscì a finire di parlare che Usagi lo afferrò e lo baciò con passione.
Lui rispose al bacio incredulo, non sapendo cos'altro fare. Dopo un pò il sensei si scostò e rimase avvinghiato a lui piangendo.
Misaki lo strinse forte, le sue lacrime ormai ferme dopo quel bacio, e lo lasciò sfogare. Non aveva provato disgusto a quel contatto intimo, l'unica cosa che aveva in mente in quel momento era: "Voglio proteggerlo".

Salve! Piccola evoluzione nella storia. Ho modificato l'episodio dell'annuncio del matrimonio in questo modo per renderlo più interessante. Abbiamo un Usagi con il cuore spezzato e un Misaki confuso sui suoi sentimenti. Rabbia, frustrazione, dolore emergono a grandi ondate... Al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 6
*** La proposta ***


La proposta

Camminava velocemente, coprendosi invano la testa con la borsa per evitare la pioggia, mentre alle sue spalle la custodia con la chitarra continuava a sbatacchiare. 
Si rifugiò sotto un ponte nella speranza che smettesse di piovere. Si sedette a terra e aprì la borsa per vedere se il contenuto fosse intatto.
"Merda!" esclamò contrariato quando vide che quasi tutti i giornali si erano bagnati. Con rabbia li rimise dentro e si limitò ad osservare le auto che passavano ignorandolo del tutto.
In quel momento lui, Takahashi Misaki, si sentiva solo.
Suo fratello tra un mese si sarebbe sposato per poi trasferirsi con la moglie ad Osaka, dove aveva ottenuto un lavoro ben retribuito. Ovviamente lui non sarebbe andato, non perché suo fratello non lo volesse più, anzi! Non faceva altro che guardarlo con aria triste e spesso scoppiava a piangere, ma lui aveva appena superato i test d'ingresso dell'università M e tra due mesi i corsi sarebbero iniziati. Quindi nel giro di un mese doveva trovare un appartamento e un secondo lavoro perché quello che prendeva la sera al locale non bastava. Certo poteva anche lasciarlo per trovarne uno fruttuoso, ma ciò l'avrebbe fatto soffrire. Il richiamo del palco era troppo forte e poi grazie ad esso sapeva che prima o poi avrebbe fatto il grande passo nel mondo della musica nazionale.
Sorrise al pensiero di quel futuro così promettente e luminoso, ma ritornò con i piedi per terra quando lanciò un'occhiata alla borsa.
Come avrebbe fatto? Doveva mantenere un appartamento, sé stesso, l'università, finanziare un demo, lavorare, studiare, scrivere i testi, comporre la musica...
"E che cazzo!" sbraitò irritato. Non sarebbero bastate le 24 ore neanche senza dormire.
Aveva dei soldi da parte ma quelli erano destinati all'affitto e alla prima rata dell'università, e poi? Buio totale.
A tutto questo si aggiungeva una tristezza di fondo che gli procurava rabbia. Non poteva crederci ma gli mancava quel bastardo maniaco di Usami sensei. Si erano visti l'ultima volta quella famosa sera dell'annuncio di Takahiro e, dopo quel bacio, lo aveva evitato accuratamente di persona, questo perché ogni volta che ci pensava il suo cuore batteva all'impazzata e arrossiva come una donnicciola alla prima cotta.
Sputò a terra con disprezzo e recuperò nel fondo della borsa il pacchetto di sigarette. Mentre l'accendeva si rese conto che non fumava da un bel pò... non né aveva più avuto bisogno. Aspirò il fumo concentrandosi sull'ultima volta che aveva fumato. Gli balenò alla mente un episodio: Usami sensei che gli toglieva la sigaretta della bocca dicendo:"No, la sigaretta non fa per te".
Si alzò infastidito buttandola a terra.
"Quel bastardo quando la smetterà di condizionare la mia vita?" si chiese ad alta voce.
Afferrò la sua borsa e fregandosene della pioggia riprese a camminare. La sua mente tornò di nuovo sul sensei. Anche se non si erano visti più Akihiko lo chiamava ogni due giorni per sapere come stava e cosa faceva. Lui provava sempre un moto di felicità quando lo chiamava e questo lo mandava in bestia perché non capiva la natura di quei sentimenti. A volte cercava di capire in quale rapporto erano: amici? Sconosciuti? Due persona disperate? L'unica cosa di cui era certo è che il sensei era stato l'unico a comprenderlo e a non giudicarlo per quello che è.
Immerso in quei pensieri non si rese conto di aver raggiunto il palazzo di Usami. Le sue gambe lo avevano portato lì automaticamente e il suo desiderio di vederlo cresceva ad ogni minuto che passava.
Come stava? Che cosa stava facendo?
Alzò la mano con l'intenzione di citofonare ma nella sua mente passò velocemente l'immagine di suo fratello.
Abbassò la mano stretta a pugno tremando di rabbia. Sapeva benissimo cosa stava facendo. In quel momento di sicuro si stava crogiolando nel dolore per la perdita definitiva di Takahiro, scrivendo boys-love su loro due e su quello che poteva essere se il suo amore fosse stato corrisposto. 
"Merda!" esclamò.
"Ehi Misaki! Buongiorno anche a te!"
Quella voce lo fece sobbalzare facendolo girare di scatto.
"Usagi-san!" esclamò.
Il sensei in tutta la sua magnificenza era apparso. Indossava un lungo cappotto sbottonato che permetteva di far intravedere l'abito elegante che indossava e al polso appeso c'era un ombrello nero. Un suono soffocato giungeva dalla sua tasca.
"Se avessi saputo di una tua visita non sarei uscito" disse prendendo il cellulare. Appena rispose un urlo spacca timpani inondò la strada.
"SENSEI! L'INTERVISTA NON E' FINITA! TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!!!"
Per tutta risposta spense il cellulare avvicinandosi a Misaki scompigliandoli i capelli del tutto bagnati.
"Ero di passaggio... nulla di programmato... meglio se torni indietro... scusami, ora vado" disse a disagio abbassando lo sguardo. Quel tocco lo stava scombussolando e voleva solamente fuggire. 
"Misaki! Torna in te!" pensò disperato.
"Misaki..." la mano del sensei dalla testa scivolò sul viso per sollevarlo.
"Cosa c'è?" chiese con uno sguardo di sfida.
"Così si fa!" pensò sollevato.
"Sei completamente bagnato e freddo! Vieni con me" disse sfilandogli la borsa e la chitarra.
"Ehi! Ma cosa diavolo..."
Lo zittì avvolgendolo nel suo cappotto, si mise in spalla il bagaglio e lo prese in braccio portandolo dentro.
"Lasciami idiota! Non sono una donna! Posso camminare!" sbraitò però senza agitarsi. Assaporò il suo calore e quel contatto che lo avvolgeva tutto. Gli era mancato eccome! Però non voleva ammetterlo perché avrebbe solamente sofferto. Rabbia e sofferenza. Tutta per colpa sua!
Entrarono in casa e dopo aver depositato borsa e chitarra lo portò in bagno. Tremava come una foglia e batteva i denti. Lo aiutò a spogliarsi mentre la vasca dell'acqua calda si riempiva alzando vapori piacevoli. Finita l'operazione si immerse nell'acqua.
"Grazie" mormorò imbarazzato.
"Ti lascio solo" disse soddisfatto.
Misaki chiuse gli occhi e si immerse totalmente in acqua. I suoi fremiti pian piano si fermarono lasciando i muscoli finalmente rilassati e sgombrò la mente dalle sue preoccupazioni. Quando riemerse vide dei vestiti puliti su una sedia. Usagi doveva essere rientrato senza che se ne accorgesse. Ripensò alla sua gentilezza di prima e arrossì.
"Ancora? Come posso provare certe emozioni con un uomo?? Non sono gay!" pensò disperatamente. Ma di una cosa era certo, emozioni e sensazioni così non li aveva provati con nessuno. Anche un suo semplice tocco lo rendeva inquieto. Era stato con molte ragazze e aveva fatto sesso innumerevoli volte ma aveva vissuto quei momenti con distacco e disgusto. Forse perché quello che le ragazze volevano da lui era la sua popolarità, sfoggiarlo come un premio senza pensare ai suoi sentimenti.
Sospirando si vestì e dopo aver accorciato pantalone e maglioncino raggiunse Usagi in cucina, intento a preparare il pranzo. L'odore non prometteva nulla di buono.
"Cosa ti va di mangiare?" chiese appena si accorse della sua presenza.
"Ehm... nulla... grazie" rispose nonostante il gorgoglio del suo stomaco.
"Guarda che mi offendo".
"Va bene... però cuciniamo insieme" propose cercando di salvarsi.
"La mia cucina fa così schifo?" chiese con espressione da cucciolo.
"Ehm... si" ammise Misaki.
"Sei senza cuore" ribatté teatralmente.
"Dai Usagi-san! Cuciniamo insieme così ti insegno!"
"Va bene".
Per un quarto d'ora si concentrarono su di essa, almeno Misaki. Akihiko non faceva altro che assaggiare e combinare pasticci. L'apice del disastro lo raggiunse quando fece scivolare Misaki e, per reggerlo, caddero entrambi accompagnati da una nuvola di farina.
Akihiko si ritrovò a terra e tra le braccia aveva Misaki. Non riusciva a scorgere il viso ma sapeva che sarebbe esploso di rabbia da un momento all'altro. Invece si sorprese quando alzò lo sguardo verso di lui ridendo come un matto. Non lo aveva mai visto ridere così ed era bellissimo. Il suo viso era rilassato e delle deliziose fossette lo rendevano più giovane. Stava strizzando gli occhi e si manteneva le pancia troppo il ridere.
Usagi allungò le mani e lo strinse forte tra le sue braccia inspirando il suo dolce profumo.
"Usagi-san? C'è qualcosa che non va?" chiese sorpreso.
"Mi sei mancato" rispose.
Tre semplici parole che mandarono il cuore di Misaki in subbuglio. Percepì anche il battito accelerato del sensei e con braccia tremanti rispose all'abbraccio.
"An... anche tu..." ammise alla fine diventando completamente rosso.
A quelle parole strinse di più Misaki e iniziò a tempestarlo di baci delicati sull'orecchio.
"Usagi-san... aspe..."
Il più grande s'impadronì delle labbra del più piccolo impedendogli ogni via di fuga. Assaporò quelle caldi labbra tuffando dentro la lingua per sentire di più. Akihiko fece scendere le sue mani verso il pantalone del più piccolo che non protestò quando invase la sua intimità toccandogli il membro già eccitato.
"Aaann... aaa..." sospirò quando lui iniziò la dolce tortura con le mani. 
Usagi allontanò le labbra dalle sue e scese in basso assaporando con la bocca l'eccitazione di Misaki.
"Nnn... aaa... Usagi-san!" gemette più forte affondando le mani nei capelli del sensei che intanto stava leccando in tutta la sua lunghezza il suo membro.
"Usagi-san... no... sto per ven..."
Non fece in tempo a finire la frase che venne nella sua bocca dopo che lui lo aveva stretto tra i denti.
Misaki arrossì e si coprì il viso con le mani. Aveva avuto esperienze di quel tipo con le ragazze ma non vissuto in modo così intenso.
Akihiko gli scostò le mani per impadronirsi nuovamente della sua bocca e portò le mani del più piccolo sul suo membro per poter essere soddisfatto. Imbarazzato Misaki iniziò a masturbarlo incerto su come fare, visto che lui non l'aveva mai fatto in vita sua. Ci avevano sempre pensato le ragazze quando ne aveva voglia.
Dopo un pò venne nelle sue mani, mentre il sensei senza mai staccare la bocca dalla sua, aveva iniziato ad esplorare il suo corpo fino ad arrivare con le mani sui glutei, toccandogli il punto più intimo.
"No!" esclamò Misaki scostandosi.
Si guardarono entrambi con intensità ansimando.
Una forte puzza di bruciato li allertò facendoli balzare in piedi. Spensero i fornelli in tempo e osservarono il pranzo che stavano rischiando di perdere per poco.
"Man-mangiamo" balbettò Misaki incapace di aggiungere altro.
"Va bene" rispose Usagi prendendo i piatti.
Riempì i primi piatti e alzando lo sguardo trovò Akihiko troppo vicino. Gli diede un bacio casto sulle labbra facendolo arrossire sotto il suo sguardo divertito.
"Stupido maniaco!" esclamò portando i piatti a tavola.
Lui continuo a ridacchiare per tutto il pranzo, parlando di argomenti leggere che distesero la tensione sessuale presente nell'aria.
Dopo il pranzo Usagi andò in salone sul divano controllando i suoi scritti, mentre Misaki recuperò la borsa tornando alla ricerca di un lavoro e di un appartamento. Alcuni giornali si erano salvati e li sparpagliò sul pavimento armato di penna e block notes. Segnò su di esso alcuni numeri di telefono e indirizzi di datori di lavoro e agenzie immobiliari.
"Che stai facendo?" chiese Usagi notandolo così concentrato.
"Sto cercando lavoro e un appartamento. Dopo il matrimonio devo trasferirmi perché non posso permettermi di vivere nella mia casa attuale. Ci vogliono troppi soldi per mantenerla" rispose distrattamente.
"Al locale non ti pagano abbastanza?"
"Troppo poco per fare tutto".
Usagi lo guardò in silenzio pensieroso, mentre Misaki recuperò il suo cellulare per contattare il primo datore di lavoro sulla lista.
"Che ne dice di vivere qui con me?" propose.
Alzò lo sguardo sorpreso fermandosi a metà numero.
"Qui?" chiese.
"Si".
"Con te?"
"Esatto. Questa casa è anche vicina all'università".
"Ma l'affitto?" chiese non osando credere alle sue orecchie.
"Non mi serve denaro, quello conservalo per il futuro" disse prendendo una sigaretta "Vuoi?" aggiunse porgendogli il pacchetto.
"No, qualcuno mi ha detto che non fa per me" disse a denti stretti.
Akihiko ridacchiò accendendola.
"Comunque non mi devi dare subito una risposta, riflettici prima".
"Usagi-san non capisco... tu non odi la gente che invade i tuoi spazi?" chiese ragionevolmente.
"Si ma se sei tu va bene. E poi se non volevo non te l'avrei chiesto".
Si osservarono intensamente per una manciata di secondi, mentre Misaki rifletteva imbarazzato dopo quell'affermazione.
"Se è Takahiro il problema gliel'ho già accennato e per lui va bene" disse interpretando male l'esitazione di Misaki.
Un moto di rabbia lo accecò facendolo balzare in piedi.
"Ho capito il giochetto! Nonostante si stia per sposare lo assecondi in tutto e questa volta sei disposto ad accogliere il fratellino ribelle in casa tua!" esclamò irritato.
"Cosa? Misaki, non è così!"
"Invece si! Stai facendo tutto questo per lui!" continuo deluso.
"Non è..."
"NON SONO UN GIOCATTOLO! SONO UN ESSERE UMANO!" urlò incapace di controllare la sua rabbia. Una lacrima gli scese sul viso e lui l'asciugò orripilato. Perché piangeva?
Corse via verso l'ingresso seguito dal sensei.
"Fermati! Lasciami parlare!"
"Credevo che t'importasse di me! Propormi questa cosa per me, solo per ME! Invece è l'ennesimo tentativo di rendere felice Takahiro, di tenermi sotto controllo per lui!!" urlò. Si tappò la bocca incredulo. Perché aveva detto così?
"Misaki..."
"Io... io... dimentica" si avviò verso la porta ma Usagi lo afferrò e lo abbracciò stretto.
"Lasciami!" voleva scappare per nascondere il suo imbarazzo. Era come se avesse detto "guarda me e non lui" a Usagi.
"Misaki io non l'ho fatto per tuo fratello. L'idea mi è venuta quando lui mi ha detto che stavi cercando un posto dove e stare e gliel'ho proposto di getto, senza pensarci due volte! In quel momento non pensavo a lui ma a te" spiegò stringendolo.
Misaki registrò quelle parole e si rilassò. Restarono così finché lui non sciolse l'abbraccio.
"Scusa e grazie... accetto l'offerta..." disse cogliendolo alla sprovvista "ma ad una condizione. Per ripagarti mi occuperò io delle pulizie e della cucina, ok?"
"Bravo ragazzo" disse arruffandogli i capelli. 
Lo riportò in salotto dove lui cancellò tutti gli indirizzi di possibili case e facendo i conti.
Akihiko si sedette sul divano fingendo di riprendere il lavoro ma la sua mente era altrove. Quando aveva sentito quelle accuse si era sentito ferito e l'unica cosa che gli importava era fargli credere che stesse dicendo la verità. Doveva credergli! Non voleva perderlo. E poi prima di pranzo per poco non avevano avuto un rapporto completo. Da quando Misaki si era infiltrato così nel suo cuore?

Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo della nostra amata coppia ;) è stato un pò introspettivo e ha fatto emergere il conflitto interiore di Misaki: la felicità di stare con Usagi e la rabbia per questi sentimenti. E poi abbiamo il sensei che si è reso conto di come sia stato male senza Misaki e pur di stare meglio lo chiamava. Certo soffre ancora per Takahiro, ma nel suo cuore ora un piccolo Misaki ha appoggiato un primo mattone per costruire il loro futuro insieme ;) Alla prossima =D

Note: dall'annuncio del matrimonio al loro nuovo incontro ho preferito far passare due mesi, quindi non si sono visti per tutto quel periodo :) non so quanto tempo passa lì in Giappone tra i risultati dei test e l'ingresso all'università... pazienza per Misaki è andata così ;)

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Capitolo 7
*** New life ***


New Life
 
Click! Click! Click!
“Cosa diavolo…?”
Misaki aprì gli occhi contrariato e guardandosi intorno vide il sensei vestito come al solito in modo impeccabile armato di macchina fotografica.
“Ma cosa cazzo stai facendo?” chiese passandosi la mano tra i capelli.
“Takahiro mi ha detto di farti delle foto commemorative per il tuo primo giorno di università” rispose scattandone un’altra.
Il flash lo accecò per un attimo.
“Esci brutto bastardo!” esclamò adirato lanciandogli il cuscino. Si coprì con le coperte per evitare di essere nuovamente fotografato.
Ridendo il sensei afferrò il cuscino e lo riportò al proprietario.
“Forza alzati che tra un’ora inizia la cerimonia di apertura”.
Brontolando emerse dal groviglio di coperte fissando con aria assente e seccata il vuoto.
Usagi approfittò di quel momento per chinarsi verso di lui e scoccargli un bacio casto sulle labbra.
“Buongiorno” mormorò sensualmente.
“Buo… buongiorno” balbettò Misaki imbarazzato.
Il sensei gli scattò un’altra foto divertito da quell’espressione e uscì dalla stanza.
“Vaffanculo!” urlò lanciando il cuscino che colpì la porta ormai chiusa.
Si alzò irritato guardando il caos della sua nuova stanza.
Erano passati quasi due mesi dal suo trasferimento in casa Usami e ancora non riusciva abituarsi a quel suo nuovo stile di vita. Era più regolare rispetto a quando viveva con Takahiro: lavoro al supermarket, lavoro al bar, lavoro al locale. In più si occupava dei pasti e delle pulizie di quell’enorme casa.
Il matrimonio di suo fratello era stato un trauma. Certo era felice per lui ma aveva avvertito un forte senso di abbandono. Vederlo partire con la sua sposa l’aveva svuotato del tutto.
Riflettendoci però non era rimasto del tutto solo. Vivere con Usagi gli aveva dato una nuova carica, più positiva e anche se era un vecchio pervertito non riusciva più a fare a meno di lui.
Si diresse in bagno con i suoi vestiti puliti e si immerse nella vasca preparata dal sensei in persona. Spesso si comportava in quel modo, facendo gesti gentili però con uno scopo a suo avviso. Non faceva altro che toccarlo, baciarlo e cose così… lui a volte protestava altre volte no perché in fondo non gli dispiaceva quel comportamento. Aveva avuto delle conseguenze con le ragazze però. Non era riuscito più ad andare a letto con una di loro dall’incidente in cucina, non che ne avesse bisogno visto che Usagi si occupava anche di soddisfarlo in quel senso, ma si sentiva impotente come se avesse perso la sua virilità. Ovviamente non gli aveva permesso di andare oltre, solo la masturbazione e preliminari vari.
Uscì dalla vasca asciugandosi e vestendosi come al solito: maglia, giacca di pelle, jeans scuri e capelli scompigliati. Scese giù in cucina ma il sensei non era lì. Molto probabilmente era nel suo studio a completare uno dei suoi manoscritti.
Si mise all’opera cucinando qualcosa in fretta pensando se una buona tazza di caffè sarebbe l’ideale in questo momento per Usagi…
Ecco. L’aveva fatto di nuovo. Cercava sempre di capire come renderlo felice e questo gli procurava dolore. Nell’ultimo periodo addirittura era arrivato a pensare di provare qualcosa per lui…
“Maledetto!” borbottò.
Cosa gli passava per la testa?? Lui non era gay e per di più quel maniaco era innamorato di suo fratello. Ma perché allora lo toccava così spesso? Era forse un sostituto?
Click!
Misaki sobbalzò trovandosi l’oggetto dei suoi pensieri nuovamente con la macchina fotografica.
“Ma la vuoi finire?? Non sono un bambino delle scuole elementari!” sbottò portando la colazione a tavola.
“Lo so, ma Takahiro mi ha detto che l’ha sempre fatto. Infatti gli ho chiesto di inviarmi tue foto” disse accomodandosi non curante della rabbia crescente del suo coinquilino.
“Non invadere la privacy altrui!”
“Si, si… Buono” commentò ignorandolo del tutto.
Consumarono la colazione in fretta in silenzio.
“Misaki, ti accompagno se vuoi” propose Usagi aiutandolo a sparecchiare.
“No, grazie. Vado a piedi” disse dirigendosi verso la porta.
“Ma vuoi presentarti così alla cerimonia d’apertura?”
“Perché?” chiese osservandosi.
“Spaventeresti chiunque” commentò.
“Chi cazzo se ne frega degli altri!”
“Uhm… togliamo la giacca” disse il sensei accompagnando i fatti alle parole.
“Fermo!”
Ignorandolo gli tolse anche la maglia lasciandolo solo in jeans. Misaki rabbrividì di piacere al contatto avvertendo una calda sensazione nel basso ventre.
“Cosa mi hai fatto?” pensò adirato.
Usagi afferrò una camicia e gliela infilò, non prima di avergli sfiorato volutamente i capezzoli.
“Ngh!” si lasciò sfuggire. Si portò le mani alla bocca troppo tardi.
“Uhm… qualcuno qui sta provocando…”.
Misaki scosse la testa. Usagi passò nuovamente le mani sui capezzoli vedendo che il leggero rigonfiamento del più piccolo stava aumentando.
“Sicuro?” chiese sensualmente succhiando il suo collo.
“Siiii” sospirò.
Usagi infilò il ginocchio tra le sue gambe premendo l’eccitazione del ragazzo.
“Qualcuno qui non è d’accordo” commentò slacciandogli i jeans.
“Ti prego… faccio tardi…” tentò di opporsi Misaki invano ma ormai era entrato nelle morbide braccia del sensei.
Il più grande liberò la sua erezione e iniziò a stuzzicarla con la lingua, prima la punta poi lo avvolse del tutto nella sua bocca iniziando una lenta danza che a tratti diventava frenetica, mentre con le mani gli toccava i capezzoli turgidi. All’apice del piacere il sensei si staccò strappando un gemito di rabbia dalla bocca di Misaki.
“Usagi-san…” protestò affannato.
Il sensei gli afferrò le mani e le portò alla sua virilità in attesa di essere soddisfatta. Misaki in uno slancio di disapprovazione fece sdraiare a terra uno stupito Usagi.
“Misaki?” chiese incuriosito.
Il più piccolo si chinò salì a cavalcioni su di lui in modo di avere a portata di bocca l’erezione del sensei. Si sollevò a gattoni tremante avvicinando al viso di Usagi la sua eccitazione insoddisfatta.
“Ti… prego… continua…” supplicò rosso dall’imbarazzo portandosi in bocca l’erezione del sensei.
Usagi non se lo fece ripetere due volte e iniziarono entrambi a succhiare con velocità finché non vennero entrambi con un gemito soddisfatto.
Tremante, Misaki si alzò, si vestì in fretta e uscì di casa per raggiungere l’università senza dire nulla lasciando lì un Usagi confuso.
Corse con rabbia e imbarazzo. Perché a lui? Perché si era comportato così? Era veramente innamorato di lui? E perché mai l’uke doveva essere lui??
Arrabbiato raggiunse in tempo l’università e si accomodò in fondo ignorando la gente che lo fissava sbigottita.
Si lanciò uno sguardo veloce e capì il motivo. I bottoni della camicia li aveva messi in modo errato e perché aveva una cravatta in versione sciarpa?
La sbottonò velocemente per poterla abbottonare in modo decente. L’effetto che ebbe sulle ragazze fu immediato. La maggior parte di quelle nelle file vicino alla sua lo guardavano con occhi eccitati.
“Puttane” pensò con disprezzo.
Velocemente si sistemò e mise la cravatta nel miglior modo possibile. Era Usagi l’esperto di nodi.
Al termine tutti si alzarono per raggiungere le varie postazioni per recuperare gli orari e fare qualche domanda ai docenti intervenuti.
Lui recuperò al volo il suo orario e si affrettò ad uscire in cortile dove stand dei vari club facevano un chiasso assordante per assoldare nuovi iscritti. Solo uno attirò la sua attenzione.
Si avvicinò con passo felpato seguito da qualche ragazza curiosa e si fermò di fronte a un ragazzo più alto di lui che in mano aveva un volantino. Indossava un paio di occhiali da vista e dei vestiti decisamente noiosi.
“Sei interessato al nostro club?” chiese con un sorriso incoraggiante.
“Si. Cosa fate?”
“Da come puoi leggere musica ovviamente, tieni questo è il nostro programma. Allora le attività si svolgono tre volte a settimana, e…”
“Mi inscrivo. Dammi un modulo” lo interruppe scontroso.
“Ehi, ehi, ehi… ci siamo alzati con il piede sbagliato stamattina?” chiese divertito prendendo un modulo.
Ignorandolo lo firmò distrattamente e si allontanò.
“Ehi! Domani c’è una riunione! Non mancare! E comunque sono Sumi…”
“Se se…” disse alzando una mano.
Uscì dal cancello lasciando deluse le ragazze.
“Allora a domani… Takahashi Misaki” disse Sumi sorridendo beffardo.
 
Ciao! Sono tornata con un nuovo capitolo! Ho saltato il matrimonio e il trasferimento e mi sono immediatamente dedicata alla loro nuova vita di coinquilini =) Che ve ne pare??? Abbiamo Misaki come sempre confuso e un Usagi invadente in tutti i sensi ;)
Inoltre ho introdotto il nostro Sumi-senpai, cambiando così il loro incontro, e chissà quali sorprese ci riserverà nel club di musica… alla prossima!!!! ;)
 
P.S. commentateeeeeeeeee =D

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Capitolo 8
*** La svolta ***


La svolta
 
“Buongiorno matricole. Sono Kamyjo Hiroki il vostro professore di letteratura. Vi avverto raccolgo le firme per contare le presenze altrimenti niente esame!”
Un mormorio infastidito si elevò dalla classe.
“Silenzio! La lezione comincia!”
Sbam!
La porta dell’aula si aprì con un botto facendo trasalire tutti i presenti. Entrò un ragazzo con aria aggressiva, vestito con una giacca di pelle e un paio di Ray-Ban calcati sugli occhi.
“E tu chi sei?” chiese il professore. Il ragazzo lo guardò con aria critica. Indossava una camicia, cravatta nera e aveva i capelli castano chiari. Attraverso gli occhiali si potevano notare i suoi occhi scuri che mandavano lampi.
“Potrei farti la stessa domanda” rispose Misaki entrando spavaldo.
Prese posto in una delle prime file ignorando gli sguardi stupiti e impauriti di tutti.
“Portami rispetto ragazzino! Sono un professore!” sbraitò lanciando un pezzo di gesso che non lo colpì solo perché lui lo evitò.
“Io non sono un professore ma il rispetto lo pretendo comunque. Non le ho lanciato nulla addosso. Quindi riprenda la lezione e mi lasci in pace!”
“FUORIIIII!!!! NON POSSO TOLLERARE QUESTO COMPORTAMENTO NELLA MIA CLASSE!”
“Lo stesso vale per me!” urlò di rimando Misaki uscendo dall’aula. Sbatté la porta talmente forte che i vetri tremarono.
“E che cazzo! Maledetto!” sbraitò uscendo fuori nel cortile. Si mise seduto su una panchina ignorando gli sguardi spaventati degli studenti e si accese una sigaretta per calmarsi.
Ci mancava solo il professore isterico! E aveva già tanti problemi da affrontare! Con quel maniaco bastardo che viveva con lui. Ieri non sapeva cos’era successo… aveva fatto quella cosa con lui senza pensarci. Lo desiderava e basta.
Arrossì ripensando a quel momento. Sembrava una ragazzina alla prima cotta. Dopo l’università era rientrato a casa per prendere il cambio perché doveva andare al lavoro ma aveva trovato una spiacevole sorpresa. Aikawa-san, l’editrice di Usagi, era lì. Lui stava comodamente seduto sul divano controllando il progetto per il nuovo lavoro e lei era appoggiata alle sue spalle, allungando il braccio ogni tanto indicando qualcosa sui fogli in modo da poterlo toccare e poi così poteva far sfiorare i suoi seni dietro la testa del sensei.
Odiava quella puttana dalla sua prima visita. Usagi, non si sa perché, aveva avuto la brillante idea di consegnarle le chiavi di casa, così lei si intrufolava spesso senza permesso portando dolcetti per acquistare la sua simpatia… “Misaki-kun! Ti ho portato delle ciambelle! Misaki-kun sei così carino! Misaki-kun… Misaki-kun…”
“Ma vaffanculo!” esclamò spegnendo nervosamente la sigaretta sulla panchina.
Per non parlare di Takahiro.
“Misaki, ha chiamato Takahiro… le foto sono per lui… Takahiro non vorrebbe questo… così potresti deluderlo…”
Ne aveva abbastanza! A che gioco stava giocando?? Prima lo toccava, gli faceva tutte quelle cose… era possessivo nei suoi confronti, dolce e premuroso… anche un bastardo! E poi? Parlava sempre di suo fratello, permetteva a Aikawa di fare tutte quelle cose. Non l’aveva ancora capito che era solo suo????
Suo? Suo?
Si alzò in piedi e corse all’interno dell’università cercando il club di musica. Tra un po’ sarebbe iniziato l’incontro e lui non avrebbe più pensato a tutto quello. Suo? Suo il cazzo!!!! Non era gay!!!
Quando entrò nell’aula rimase sconcertato dall’arredamento. C’erano strumenti e spartiti ovunque e qualche sedia rovesciata. Non c’erano tende ma una bellissima luce filtrava dalle finestre.
“Che te ne pare Misaki?” chiese una voce alle sue spalle che lo fece trasalire.
Era il tipo con cui aveva parlato il giorno prima. Indossava una maglia a maniche corte con la stampa di un’enorme chiave di violino e un jeans squallido.
Misaki gli scoccò uno sguardo sprezzante e si accomodò sul davanzale di una finestra.
“Anche oggi nervoso? Beh è normale visto che hai avuto uno scontro con Kamyjo il diavolo. Molti studenti ti ammirano per questo! Comunque ieri non mi hai dato la possibilità di presentarmi. Sono il presidente del club, Sumi Keicchi, il tuo senpai”.
“Sai chi sono da quel che vedo. Quindi non hai bisogno di presentazioni” rispose guardando fuori.
“Misaki! Mi piaci sempre di più lo sai?” disse il senpai ridendo “Ah tra un po’ arrivano gli altri. La maggioranza suona pianoforte, violini e cosa così. Alcuni cantano e…”
“Tu che sai fare?” chiese Misaki.
“Io? So suonare il pianoforte. Tu?”
“Chitarra e piano” rispose laconicamente.
“Wow due strumenti! Sai cantare?”
“Me la cavo”.
Sumi-senpai si avvicinò a lui strofinandogli i capelli.
“Ehi ma che fai!”
“Bravo ragazzo!”
Misaki gli scacciò la mano mentre lui andò ad accogliere alcuni ragazzi appena arrivati. Uno di loro gli si avvicinò con occhi entusiasti.
“Che vuoi?” chiese nervoso.
“Sei Misaki? Il ragazzo che ha fronteggiato Kamyjo il diavolo?”
Annuì esasperato. Aveva solo risposto a un professore, non aveva fatto chissà che!
“Ciao!!! Io sono Toudou Shinnosuke! Chiamami Shinno!” Misaki gli lanciò un’occhiata curiosa. Il ragazzo era più alto di lui e da come era vestito iniziò a piacergli: jeans, anelli e orecchini… I capelli era tinti di biondo e i suoi occhi azzurri brillavano di entusiasmo.
Alcuni ragazzi iniziarono a suonare gli strumenti facendo sfoggio delle loro abilità per impressionare il presidente. Violini, pianoforte, flauto traverso e cose così…
Misaki decisamente annoiato si alzò prendendo una vecchia chitarra elettrica piena di polvere abbandonata in un angolo. Iniziò a pulirla e ad accordarla attirando sguardi curiosi.
“Misaki, chitarra elettrica? Suonaci qualcosa” disse Sumi-senpai.
Lui non se lo fece ripetere due volte. Fece alcuni accordi entusiasmando i ragazzi, poi improvvisamente il suono di una batteria iniziò ad accompagnarlo. Shinno si era caricato e stava facendo sfoggio delle sue capacità ed era veramente bravo. Divertito suonò con più intensità e non si accorse nemmeno di Sumi-senpai che aveva preso una tastiera elettrica e si era messo a suonare con loro. Si capivano con uno sguardo e riuscivano a coordinarsi perfettamente. Al termine dell’esecuzione si guardarono sorridenti e soddisfatti.
“Bene. Credo che abbiamo appena creato un gruppo!” esclamò Shinno colpendo un piatto.
Tutti applaudirono con entusiasmo chiedendo il bis.
Misaki sorridente si girò verso i suoi compagni. Qualche ragazza ridacchiava imbarazzata lanciando sguardi languidi al trio che stava battendo il cinque.
“Credo che quest’anno al festival faremo scintille! Il nostro club tornerà alla ribalta!” esclamò Sumi-senpai generando l’entusiasmo di tutti.
“Cosa diavolo succede qui dentro?!”
Si girarono tutti verso la porta dove trovarono Kamyjo il diavolo con una pila di libri e dietro di lui Usami Akihiko in tutto il suo splendore.
“AH!” esclamarono Kamyjo e Misaki guardandosi.
“Ancora tu? Cosa ti sei iscritto a fare all’università? Solo per perdere tempo?? Questo è un luogo di studio e…”
Misaki lo ignorò e si rivolse al senpai e Shinno.
“Andiamo a parlare in un posto più tranquillo?” propose.
I due ragazzi annuirono in silenzio seguendolo verso la porta.
“Non ho ancora finito con te ragazzo! Come ti chiami??” Kamyjo stava per esplodere.
“Non mi va di dare ascolto a uno che sembra abbia la mia età!” sbottò.
“Misaki!”
Usagi gli lanciò uno sguardo di avvertimento. Kamyjo confuso si girò verso il sensei.
“Akihiko… lo conosci?” chiese perplesso.
“Usagi-san lo conosci??”
“Andiamo nel tuo ufficio Hiroki” disse il sensei avviandosi.
Misaki confuso annuì e salutò i ragazzi del club di musica che li stavano guardando come dei fenomeni da baraccone.
Raggiunsero un ufficio da cui straripavano libri ovunque, anche negli angoli più impensabili. Misaki si guardò attorno affascinato.
“Usagi-san è peggio del tuo ufficio!” commentò divertito.
“Akihiko mi spieghi qualcosa?” chiese Kamyjo sedendosi alla sua scrivania imitato dagli altri due.
“Lui è Misaki Takahashi il mio coinquilino. E’ il fratello di Takahiro. Mentre lui è Hiroki Kamyjo un mio amico d’infanzia” spiegò con tranquillità.
“Cosa???” dissero all’unisono.
“Coinquilino? TU un coinquilino? Il fratello di Takahiro??” disse Hiroki incredulo.
“Il tuo amico d’infanzia??” disse Misaki confuso.
“Bene ora possiamo andare. Misaki saluta il sensei e non rispondere male. Hiroki la prossima volta ti riporto il libro” disse alzandosi e trascinandolo via.
“Aspetta!” esclamarono entrambi ma ormai erano usciti.
“Usagi-san devo tornare dai ragazzi!” disse Misaki cercando di svincolare. Non sapeva il perché ma il sensei sembrava abbastanza nervoso.
“Si torna a casa. Dobbiamo parlare”.
Arrivarono all’auto e fu letteralmente scaraventato dentro.
“Bastardo non ti permetto di trattarmi così!” urlò Misaki contrariato.
“Neanch’io”.
Rimase in silenzio soppesando le parole. Cosa voleva dire?
Arrivarono a casa e Usagi lo portò di peso sul divano.
“Ora mi spieghi” disse solamente.
“Che cosa? Non capisco cosa vuoi sapere!”
“Perché mi stai evitando?”
Misaki distolse lo sguardo. Stava capendo. Ieri pomeriggio quando stava Aikawa l’ha ignorato irritato, poi come se non bastasse quando è tornato alle tre di notte l’aveva vista uscire di soppiatto. Lui si era rifugiato in camera sua e nonostante Usagi era andato da lui per parlargli non aveva aperto la porta. Poi quella mattina si era alzato presto approfittando del fatto che stesse dormendo per poter uscire prima.
“Allora?” incalzò.
“Non ti sto evitando” rispose guardando ostinatamente dall’altra parte.
“Misaki… non farmi arrabbiare di più. E’ per quello che è successo ieri prima che andassi all’università?”
“Non rompere. Ho da fare” si alzò in piedi ma lui lo bloccò costringendolo a sedersi.
“Lasciami! Bastardo!”
“Misaki perché non mi guardi? Perché hai ancora quelli occhiali da sole? Ce li avevi anche nel club di musica”.
Deglutì nervoso. Se avesse tolto gli occhiali lui avrebbe scoperto la verità ed era l’ultima cosa che desiderava.
“Alle ragazze piaccio così” rispose evasivo.
Usagi gli tolse gli occhiali e vide che Misaki aveva delle occhiaie accentuate e gli occhi arrossati.
Lui si voltò di spalle nascondendo tra le ginocchia il suo viso.
“Mi… Misaki…”
“Cosa mi stai facendo bastardo? Non riesco a capire più nulla!” singhiozzò “Prima mi tocchi, poi lasci che Aikawa-san si prenda tutta quella confidenza con te e non fai altro che parlare di Takahiro! Cosa sono io per te? Un sostituto?? Non voglio esserlo! Mi dà fastidio tutto questo, e non voglio che stai così a stretto contatto con quei due! Maledizione!”
Misaki sferrò un pugno sul divano cercando di calmare le sue lacrime. La scorsa notte non aveva fatto altro che piangere per colpa sua. Lui non era così debole! Non doveva vederlo così! E non voleva essere egoista.
“Perché? Perché? Perché? Cosa mi hai fatto? Perché faccio così?”
“Misaki…” Usagi lo strinse tra le sue braccia e lui non oppose resistenza. Era troppo stanco di tutto.
“Sei solamente geloso e inoltre ti sei innamorato di me”.
Silenzio.
“Non dire stronzate Usagi-san. Non sono gay”.
“Cosa c’entra? Al cuore non si comanda. Sei geloso di Aikawa e Takahiro ma non hai nessun motivo per esserlo perché io già da tempo provo dei sentimenti per qualcun altro” disse stringendolo ancora di più.
“Che cosa???” Misaki lo allontanò con uno strattone mettendosi in piedi per fronteggiarlo “Qualcun altro? Chi è? Come hai fatto a dimenticare mio fratello così velocemente?”
“Un altro… un altro… chi è? Non voglio che si metta con qualcuno… non voglio che anche lui mi lasci solo!” pensò mentre altre lacrime iniziarono a fuoriuscire.
“Takahiro non potrò mai dimenticarlo perché è stato il mio primo amore. Ma adeso qualcuno, con la stessa forza di un terremoto si è fatto posto nel mio cuore. Misaki, ancora non ci arrivi?” chiese avvicinandosi “Sei tu colui che amo”.
Lo strinse a sé baciandolo castamente per poi approfondire il bacio quando Misaki gli aprì la bocca con violenza. C’era disperazione e frustrazione in quel bacio che ben presto si trasformò in qualcosa di più.
Si spogliarono velocemente assaporando i loro corpi con la bocca, toccandosi nei loro punti più sensibili, masturbando le loro eccitazioni tra di loro finché non vennero con un gemito. Tremante Misaki non fermò le mani del sensei quando si spostarono verso la sua più grande vergogna e trasalì quando infilò dentro un dito.
“Usagi-san… fa male” disse stringendolo.
Il sensei inserì un secondo dito massaggiando l’interno facendo così eccitare nuovamente Misaki che si stava abituando a quel contatto, che da doloroso divenne sempre più piacevole. Si avvicinò alla sua bocca e lo baciò facendo crescere l’eccitazione del sensei che stava stuzzicando già con le mani.
“Misaki…” ansimò lui liberando il suo membro dalle mani del più piccolo e penetrandolo con delicatezza.
“Usagi-san! Fa male!” singhiozzò Misaki stringendogli le spalle.
Il sensei si fermò per farlo abituare a quell’invasione. Misaki iniziò a provare una miriade di sensazioni ed emozioni mai provate fino a quel momento. Era stato con molte ragazze ma solo Usagi riusciva a renderlo completo e importante.
“Ti prego… vai…” ansimò voglioso.
Usagi non se lo fece ripetere due volte e iniziò ad affondare facendolo gemere, un misto di dolore e piacere che divenne più acuto man mano che aumentava la velocità. Intanto continuava a masturbare il membro del più piccolo con una mano finché non vennero entrambi.
Usagi scivolò fuori da lui tenendolo però stretto tra le sue braccia finché i loro respiri si regolarizzarono. Quando riuscirono di nuovo a guardarsi il desiderio si leggeva nei loro occhi. Non erano ancora soddisfatti. Il sensei lo prese tra le braccia iniziò a stuzzicare di nuovo le sue labbra portandolo al piano superiore.
 
***
 
“Ho sonno” pensò Misaki preparando la colazione.
Si muoveva lentamente perché era ancora dolorante, dopotutto per tutta la notte non avevano fatto altro che fare sesso senza tregua con Usagi. Quando poi si erano svegliati, lo aveva aiutato a lavarsi e a mettere una pomata lenitiva. Beh diciamo che avevano nuovamente ricominciato a stuzzicare i loro corpi con bramosia rendendo inutile l’effetto della pomata.
Usagi proprio in quel momento entrò con un sorrisino irritante. Quello che stava male era lui dopotutto!
“Maledetto bastardo!” disse udito dal sensei.
“Uffa, non dovresti dirmi ti amo invece?” disse mettendo il broncio.
Misaki arrossì e lo ignorò. Nonostante quello che era successo non aveva ancora capito i suoi sentimenti. Lui non era gay! Allora perché si sentiva così?
Si mise a tavola mangiando con gusto la colazione, aveva bisogno di nuove energie visto che ne aveva bruciato fin troppe quella notte! Usagi si unì a lui.
“Comunque tra me e Aikawa non c’è nulla. Lei ha un fidanzato. Si comporta così con tutti e ci siamo arresi. Quel povero ragazzo la rimprovera in continuazione. Per quanto riguarda le chiavi è per colpa mia se le ha” spiegò Usagi riprendendo il discorso del giorno prima.
“Come?”
“Mi sono sentito male molte volte per rispettare le consegne e Aikawa invece di aiutarmi ha cercato di uccidermi. Siccome è successo tantissime volte le ho dato le chiavi. Quella donna è il diavolo!”
“Rispetta le consegne!” esclamò Misaki.
“Se vuoi mi faccio ridare le chiavi”.
“Lascia perdere. Non voglio interferire con il tuo lavoro” si alzò per finirsi di preparare perché le lezioni sarebbero iniziate a breve.
Usagi sorrise e lo raggiunse di soppiatto per poterlo baciare.
“Usagi-san! Devo andare!” disse Misaki indietreggiando imbarazzato.
“Ti amo”.
“Smettila idiota!” urlò ancora più rosso.
“Non sei arrossito stanotte dopo tutto quello che ti ho fatto e arrossisci adesso?”
Misaki lo colpì con un pugno e scappò accompagnato dall’eco della risata di Usagi.
 
 
Ciaooooo! Una svolta molto interessante in questo capitolo! :) Usagi si è dichiarato e Misaki ancora non si rende conto che ricambia i suoi sentimenti ;)
Ho reso Misaki così fragile verso la fine del capitolo perché lui in realtà, a causa del suo passato, è un ragazzo molto fragile. Negli ultimi mesi ha accumulato talmente tante cose che poi è esploso. Un comportamento normale direi J però il suo temperamento ribelle lo ritroviamo nel suo fronteggiare Kamyjo il diavolo xD Ahahahah ho sempre sognato un loro scontro!
Infine il club di musica. Ha trovato qualcuno che riesce a tenergli testa e ad essere approvato da lui, cosa rara visto che allontana sempre tutti a causa del suo comportamento.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Alla prossima :D
 
Note:  
Sumi Keicchi è il nome utilizzato nell’anime ma non nel manga.
Toudou Shinnosuke: nel manga è il ragazzo che incontra fan di The Kan, il suo manga preferito. Qui l’ho leggermente modificato per adattarlo alla mia storia ;)
 
P.S. commentate =D e un saluto a tutti voi che seguite le mie storie ;)
 

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Capitolo 9
*** Crisi ***


Crisi
 
Club di musica, ore 12.00.
Misaki stava saltando volutamente la lezione di Kamyjo perché quel tipo non gliela raccontava giusta, aveva alcuni dubbi circa il suo rapporto con il sensei. E poi la sua mente era altrove.
Da più di due settimane aveva intrapreso una relazione fin troppo intima con Usagi e la cosa lo confondeva. Perché con lui si e con le ragazze no? Al locale, come lo vedevano, gli saltavano addosso sperando di volere di più ma puntualmente le allontanava e questo le stava facendo letteralmente impazzire.
Lanciò uno sguardo alla stanza caotica piena di strumenti e spartiti. Oltre a lui non c’era nessuno e quella quiete gli dava un po’ di tempo per sé, non aveva più privacy tra università, prove con la band, il lavoro, Usagi…
Sorrise pensando alle prove. Tutti  e tre andavano in sintonia e stava molto bene con Shinno, per quanto riguardava Sumi-senpai… Non gli piaceva come si vestiva e inoltre ogni tanto lo sorprendeva a guardarlo. Forse la sua relazione con Usagi gli stava facendo credere che era circondato da gay.
"Relazione con Usagi?" pensò sorpreso.
Si alzò in piedi rabbiosamente e prese una chitarra iniziando a suonare. Lui non aveva relazioni con nessuno, incluso suo fratello. Figuriamoci se si fosse messo insieme con il maniaco bastardo! Lui non si sarebbe legato mai a nessuno.
Il suo cellulare vibrò segnalando l’arrivo di un messaggio.
“Come butta Misaki???? Qui Kamyjo il diavolo ha chiesto di te!!! Vieni a lezione la prossima volta se non vuoi essere penalizzato! Dove sei comunque?”
Shinno come al solito era super eccitato quando parlava con lui. Era molto infantile sotto quelle vesti da ragazzo duro e gli piaceva molto. Era l’unico che non lo facesse irritare.
“Sono al club di musica” rispose.
Nell’istante in cui inviò il messaggio, Sumi-senpai entrò sobbalzando per la sorpresa.
“Oh sei tu Misaki? Ero convinto che non ci fosse nessuno” disse sorridendo.
Misaki lo salutò con un cenno della testa e si mise seduto sul bordo della finestra in attesa di Shinno.
“Ehi non mi dici nulla???” sbottò il senpai.
“Cosa vuoi?”
“Guardami!”
Riluttante lo guardò e si rese conto che non era vestito come al solito, da sfigato, ma indossava dei jeans più attillati, una maglia con su la stampa di un teschio e una camicia a maniche corte sbottonata. Si era fatto il piercing al naso e aveva messo una collana a catena.
“Allora?” chiese ansioso.
“Mmm… non sei male… però c’è ancora molto lavoro da fare” sentenziò.
In quel momento Shinno spalancò la porta con un calcio urlando: ”BUONGIORNO!” e corse ad abbracciare Misaki.
“Shinno vedi il senpai cosa si è messo addosso” disse allontanando il suo amico entrato in modalità “sono il tuo cagnolino”.
“… c’è ancora da lavorare, ma almeno non sembri più uno sfigato” commentò squadrandolo.
“Ma vi siete messi d’accordo??” sbuffò il senpai.
Shinno scoppiò a ridere contagiando Misaki che però si limitò a un sorriso.
“Andiamo a pranzo!” il senpai prese il suo zaino e andò via senza aspettarli.
Misaki e Shinno lo seguirono chiacchierando allegramente sulla musica e su un nuovo pezzo che stavano componendo, il senpai, ancora irritato, non si unì alla conversazione.
In sala mensa ordinarono da mangiare e si misero al loro tavolo preferito, vicino alla finestra. Gli altri studenti rimanevano alla larga a causa del loro aspetto, ma molti del club sportivo li insultavano e gli sfidavano perché li consideravano degli sfigati a causa della loro iscrizione al club di musica.
“Ehi Takahashi! Come va con il violoncello?” urlò uno facendo finta di suonarlo “ti comporti da duro ma sei solo uno sfigato!”
Numerose risate seguirono quella frase. Shinno si alzò in piedi pronto a rispondergli per le rime, ma il senpai lo costrinse a sedersi.
“Uuuuu che paura! Il presidente che blocca il novellino! Saggia scelta sfigato, lo avremmo ridotto in poltiglia! Ahahahhahh!”
Nuove risate di scherno e un coro di “Sfigati, sfigati, sfigati” si diffuse in sala mensa. Gli altri del club di musica, arrivati da poco, corsero via senza farsi vedere.
Misaki, con molta calma, finì il suo piatto di ramen facendo un sospiro soddisfatto. Shinno non aveva più toccato cibo e stava a testa bassa con i pugni stretti. Sumi-senpai finì di pranzare incurante del coro.
Misaki si alzò imitato dagli altri tre, che presero i vassoi per riconsegnarli alla cuoca.
“Dove credi di andare? Eh, Takahashi? Non abbiamo ancora finito con te!” esclamò il tipo di prima.
“Perché abbiamo iniziato qualcosa?” chiese Misaki freddamente.
Il silenzio calò in sala. Era la prima volta, in tutte quelle settimane, che Misaki decidesse di sua spontanea volontà di rispondere a quelle provocazioni.
“Cosa hai detto sfigato???”
“Non solo sei un idiota ma adesso sei diventato anche sordo?”
Il ragazzo grugnì di rabbia e colpì Misaki con un pugno in pieno viso. Per il colpo il vassoio volò via e lui cadde a terra.
Tutti scoppiarono a ridere. Una risata che si diffuse ovunque.
“Misaki!!!” esclamò Shinno andandogli incontro per aiutarlo. Lui lo scansò e si rimise in piedi. Un rivolo di sangue gli scorreva dalla bocca, sputò a terra  il sangue che era rimasto all’interno e si pulì con la mano.
Shinno partì alla carica, arrabbiatissimo. Sumi-senpai lo fermò in tempo, perché voleva evitare risse inutili, però non aveva previsto la reazione di Misaki.
Lui, con un ghigno crudele stampato sul viso, si avventò contro il ragazzo. C’era solo un problema: Misaki era mingherlino e il ragazzo un vero armadio. Però non desistette e lo colpì allo stomaco facendolo piegare in due. Il sorriso dal viso dell’avversario scomparì sostituito da una smorfia di dolore.
“Non ridi più adesso? Eh bastardo!” Misaki lo spinse facendolo cadere e gli sferrò un calcio sul viso frantumandogli il naso. Il sangue schizzò ovunque facendo agitare tutti i presenti che fecero da scudo in modo che potesse essere soccorso.
“Misaki! Andiamo via!!” disse Sumi-senpai prendendolo per mano.
Cof… coff… me la pagherai stupido novellino!”
“Certo, ma ci sfideremo durante il festival qui all’università. Vedremo quale club sarà più sfigato tra i nostri!” esclamò Misaki.
 
***
 
Infermeria.
Shinno aveva medicato Misaki nel migliore dei modi per poi andare via. Aveva il suo lavoro part time e non poteva fare tardi. Il preside aveva finito da poco la sua sfuriata contro di lui e l’altro ragazzo, che era risultato il presidente del club sportivo, Katsuo Matsuda. Entrambi erano stati sospesi per tre giorni.
Matsuda-sempai era stato portato in ospedale e dal bollettino medico sembrava che non avesse nulla di rotto. Un colpo di fortuna perché altrimenti sarebbe stato espulso. Misaki aveva avuto il permesso di rimanere all’università il tempo necessario per medicarsi.
“Misaki non dovevi reagire così” disse Sumi-senpai seduto su una sedia.
“Stai zitto”.
“Devi ascoltarmi! Ormai noi del club veniamo bersagliati da anni, è inutile lottare!”
“Che presidente del cazzo abbiamo. Se non sei in grado di difendere il tuo club, puoi anche andartene!” sbottò.
Sumi sospirò rassegnato e si avvicinò a lui prendendo del ghiaccio.
“Si sta gonfiando la guancia e l’occhio”.
“Pazienza, non è la prima volta”.
Gli appoggiò il sacchetto del ghiaccio sulla ferita facendolo sobbalzare, poi si abituò chiudendo gli occhi.
Sumi osservò attentamente quel viso rilassato e non resistendo gli diede un bacio casto sulle labbra. Misaki spalancò immediatamente gli occhi guardandolo perplesso. Il senpai si avvicinò di nuovo e stavolta gli diede un bacio più deciso, aprendogli con delicatezza la bocca facendo incontrare così le loro lingue.
Misaki chiuse gli occhi rispondendo al bacio dubbioso. Il senpai fece cadere il sacchetto del ghiaccio per poter intrappolargli il viso tra le sue mani. Misaki gli mise le braccia intorno al collo aumentando l’impeto di quel bacio che da esplorativo stava diventando qualcosa di più profondo. Sumi-senpai iniziò ad ansimare staccandosi dalla bocca per scendere verso il suo collo. Lui glielo lasciò fare e aprì gli occhi.
Quello che vide lo immobilizzò del tutto.
Usagi-san si stava allontanando con passo deciso dalla porta dell’infermeria. Aveva visto tutto.
“Sumi-senpai, ora lasciami” disse.
Il senpai si scostò da lui, visibilmente eccitato nel basso ventre.
“Misaki…” implorò con occhi languidi.
“Devo andare. Dimenticati di tutto” disse uscendo fuori.
Misaki con passo lento si allontanò dall’università per dirigersi al parco. Lì si sdraiò sull’erba in un angolo appartato per godersi il sole.
Non voleva tornare a casa perché era confuso e si sentiva in colpa. In colpa perché aveva ingannato Sumi-senpai e ferito Usagi-san.
Aveva risposto al bacio perché voleva solo capire quello che gli stava succedendo: prima dell’incontro con il sensei lui aveva avuto fin troppi rapporti sessuali con le ragazze; dopo il primo bacio con Usagi, lui non era riuscito più ad andare con loro; con l’aumento dei rapporti sessuali con lui il suo desiderio cresceva sempre di più nei suoi confronti, tanto che ormai aveva capito che era gay. Ma per verificare il suo nuovo orientamento sessuale aveva bisogno di una prova: vedere se con altri ragazzi provava la stessa cosa. Sumi-senpai era proprio capitato a fagiolo per sua sfortuna, ma non gli aveva trasmesso nulla anche se aveva provato ad aumentare l’attrazione sessuale approfondendo il bacio. Inutile. Il senpai aveva avuto dell’evidenti conseguenze, lui no. Non aveva provato nulla, anzi solo ribrezzo e voglia di allontanarlo desiderando il maniaco bastardo. Ma perché? Perché?
Si alzò in piedi e decise di affrontare la furia che lo attendeva a casa.
 
***
 
Tic tac, tic tac, tic tac.
In casa regnava il silenzio più assoluto, rotto ogni tanto dal rumore dell’accendino. Quella scena lo aveva sconvolto talmente tanto che per il nervoso aveva finito di fumare un intero pacchetto di sigarette.
Aveva ricevuto una chiamata da Hiroki in cui gli veniva comunicato la rissa di Misaki. Era andato di corsa all’università e dopo aver parlato con il preside, si era diretto in infermeria. Lì le cose sono precipitate. Misaki, il suo Misaki stava baciando un altro. E visto che ancora non era tornato sicuramente avevano fatto altro. Furioso prese la bottiglia di whisky e si bevve l’ennesimo bicchiere.
Un rumore all’ingresso gli annunciò l’arrivo di Misaki. Entrò con la sua solita aria spavalda nel soggiorno tappandosi il naso per il fumo.
“Usagi-san! Questo posto sembra una ciminiera!” andò verso i balconi e li spalancò per far uscire via il fumo. Lanciò un sguardo al sensei e rimase sorpreso. Aveva perso la sua solita aria di compostezza e stava mandando giù un bicchiere di whisky. Si ricordò che la bottiglia era piena prima di uscire.
“Usagi-san, so che eri all’università” disse senza preamboli.
Il sensei lo guardò storto.
“Come hai potuto?” chiese solamente “perché mi hai tradito?”
“Non esageriamo ora! Era solo un bacio, niente di più! E poi come posso averti tradito se non stiamo insieme?” disse Misaki esasperato.
Usagi si alzò furioso e lo afferrò per le spalle scuotendolo.
“Come sarebbe? Viviamo insieme! Facciamo l’amore! Ti ho detto che ti amo! Come fai a dire che non stiamo insieme???!!!” urlò perdendo il controllo.
Misaki lo spinse via e si allontanò.
“Abbiamo solo fatto un po’ di sesso, niente di più e poi non mi sembra di averti detto che ti amo o cose del genere!” sbottò furioso “io non sono fatto per i legami! Sono uno spirito LIBERO! Non mi legherò mai a NESSUNO!!!”
“E allora quella è la porta e vai via! Via dalla mia vita!!!!” urlò indicandogli l’ingresso.
“E va bene!” corse di sopra prendendo qualche suo vestito e la chitarra, poi tornò giù.
“Addio!!” e detto questo uscì fuori dalla porta sbattendola.
Usagi si accasciò a terra tenendosi la testa tra le mani mormorando: “Misaki… Misaki… Misaki…”
 
Ciao gente! Ho un fazzoletto tra le mani per asciugarmi le lacrime. Povero Usagi!!!!! ;( ;( ;(
Sumi-senpai…. Non mi andava che ci provasse con il sensei come nel manga quindi… rivoluzione!!!! Dopotutto la storia si chiama Junjou revolution ;)
Alla prossima!
 
P.S. Katsuo Matsuda è un personaggio che mi sono inventata per creare competizione tra i due club.
 

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Capitolo 10
*** Un mistero di nome Misaki ***


Un mistero di nome Misaki
 
“Ehi Shinno”.
“Dimmi”.
“Sei sicuro che posso restare qui?”
“Ma certo Misaki!!!”
Misaki era seduto a terra vicino alla finestra della soggiorno della casa di Shinnosuke. Era arredata in modo molto classico ed era invasa da bambini. Quel giorno era la festa di compleanno di sua nonna e siccome lui viveva con lei, tutti i parenti erano andati da loro per festeggiare.
C’erano alcune bambine di circa quattro anni che giocavano con le bambole, alcune più grandi stavano spettegolando in un angolo leggendo delle riviste. Molti bambini invece correvano per tutta la casa giocando a guardie e ladri urlando. La nonna, una simpatica vecchietta vestita con un kimono, era attorniata dai suoi figli, i generi e le nuore. Alcuni ragazzi delle superiori stavano in giardino giocando a calcio e al bordo del campo improvvisato delle ragazze facevano il tifo.
“E’ bella grande la tua famiglia…” commentò Misaki stupito.
“Si, sono tutti miei cugini. Io sono il più grande”.
“Onii-chan…” disse una bambina piagnucolando avvicinandosi a loro.
“Sakura cosa succede?” chiese Shinno prendendola in braccio.
“Kai mi ha spinto!” singhiozzò.
“Ehi Kai, vieni a chiedere scusa a Sakura e giocate senza fare dispetti!”
“Scusa Sakura-chan!”
Il piccolo Kai si avvicinò prendendola per mano e la trascinò via.
“Vieni Misaki, andiamo fuori”.
Andarono in giardino osservando a distanza di sicurezza i cugini intenti a giocare a calcio. Si accesero entrambi una sigaretta.
“Hai litigato con il tuo coinquilino?”
“Si”.
Misaki ripensò alla furiosa lite con Usagi e il suo allontanamento. Prima di chiedere rifugio da Shinno aveva vagato per la città in uno stato confusionale. Aveva ferito l’unica persona di cui gli importava e questo non riusciva a perdonarselo.
“Puoi stare qui quanto vuoi, la casa è molto grande”.
“Grazie, sei un amico”.
Rimasero un po’ in silenzio finendo di fumare la sigaretta.
“Shinnosuke! E’ arrivato un tuo amico!” disse sua madre affacciandosi, dietro di lei il senpai lanciò loro uno sguardo ansioso.
“Sumi-senpai! Vieni!” esclamò facendogli cenno di raggiungerlo.
“Perché l’hai chiamato??” chiese Misaki irritato.
“Perché siamo un gruppo e nel momento di difficoltà dobbiamo stare uniti! Vado a prendere da bere intanto!”
Salutò il senpai e corse in casa.
“Misaki…”
“Senpai”.
Gli si sedette accanto in silenzio. Lui rimase zitto, arrabbiato. Era per colpa sua se aveva litigato con Usagi.
“Misaki… scusa” mormorò.
Lui lo guardò sorpreso.
“Tu non mi piaci Misaki. Non che non ti voglia bene! Ma non mi piaci in quel senso” spiegò lui.
“Allora perché l’hai fatto?” chiese cercando di capire qualcosa.
“Perché avevo visto il sensei e volevo farti soffrire”.
Misaki si alzò in piedi furioso.
“COSA???”
“E’ da un po’ che sospettavo qualcosa su voi due e per fartela pagare ti ho baciato”.
“Farmela pagare? Ma che ti ho fatto???” era scorbutico, certo, ma non credeva di aver fatto qualcosa di così esagerato da meritare una vendetta.
“Fin troppo… vogliono destituirmi dalla carica di presidente del club di musica per nominare te” disse arrabbiato.
Misaki lo guardò perplesso.
“Ritengono che tu possieda più qualità di me per gestirlo e che lo potrai portare alla ribalta” aggiunse con voce spenta.
Misaki gli diede un pugno facendogli volare gli occhiali. Perse l’equilibrio e cadde a terra.
Le ragazze si distrassero dalla partita osservandoli con timore.
“Misaki?...”
“Ti ho mai dato l’impressione di voler diventare il presidente? Ho mai espresso questo desiderio? Mi hai mai sentito dire di volerlo diventare???” urlò irritato.
Shinno, che era tornato in giardino, accorse agitato attirando gli sguardi del resto dei suoi cugini.
“Su continuate! Stanno giocando” disse sorridendo.
“No…” rispose il senpai massaggiandosi la guancia.
“E allora come ti è venuto in mente??? Potevi chiedermelo direttamente! Siamo un gruppo o no??”
“Misaki cosa succede?” chiese Shinno preoccupato.
“Scusami…” disse il senpai sull’orlo delle lacrime.
Shinno continuò a guardarli in attesa di spiegazioni, poi Misaki si chinò verso di lui per aiutarlo ad alzarsi. Sumi si lasciò aiutare rimettendosi gli occhiali.
“Va bene ti perdono. Non ne parliamo più” disse.
Il senpai sollevato si fece medicare da un pressante Shinno. Diventava peggio di una mamma chioccia quando qualcuno si faceva male. Forse per via di tutti quei cugini?
La giornata passò così, tra chiacchiere varie e discorsi intensi sulla musica. Come regalo di compleanno per la nonna si esibirono generando l’eccitazione generale di tutti, soprattutto delle ragazze che guardavano Misaki con entusiasmo. Infatti al termine gli si avvicinarono bombardandolo di domande. Di solito lui le allontanava ma per non offendere Shinno e la sua famiglia rispose con gentilezza suonando la chitarra in base alle loro richieste.
Al termine della serata molti rimasero a dormire lì, incluso Sumi-senpai dopo l’insistenza di Shinno. Occuparono tutti e tre la sua stanza e dopo alcune chiacchiere lui si addormentò profondamente. Il senpai stava in silenzio e così anche Misaki che lanciò uno sguardo alla finestra dove il cielo era trapunto di stelle.
“Misaki? Sei sveglio?” bisbigliò Sumi per non svegliare Shinno che stava russando.
“Che c’è?” chiese stancamente.
“Perché non ti sei opposto al mio bacio?”
“…”
“Misaki?”
“Per capire” rispose infine.
“Ah… capisco… mi dispiace… spero che tu possa tornare presto a casa” disse sentendosi in colpa.
“Si, si… dormi ora” rispose distrattamente.
“Buonanotte”.
Nella stanza calò il silenzio e la mente di Misaki viaggiò verso casa Usami, chiedendosi cosa stesse facendo in quel momento e se stesse sentendo la sua mancanza.
 
***
 
Tre giorni. Tre giorni senza di lui. Senza sentirlo. Senza vederlo.
Akihiko guardò le frasi che aveva appena scritto cancellandole furiosamente. Si alzò chiudendo il computer e si accese una sigaretta uscendo fuori al balcone.
L’aria era umida e sulla strada si vedevano foglie morte trascinante dal vento. L’autunno stava raggiungendo il suo culmine colorando il mondo di oscuro e più si incupiva, più lui soffriva. Quando aveva perso Takahiro non era stato così male perché sapeva già che prima o poi sarebbe successo. Con Misaki no. Le cose con lui erano andate diversamente perché i loro sentimenti erano reciproci anche se quel maledetto ragazzino non voleva ammetterlo.
Dov’era? Che stava facendo? Ma soprattutto con chi era? Quelle domande lo tormentavano da giorni impedendogli di scrivere, una cosa mai successa in tutti i suoi anni di carriera. Molte volte aveva provato a chiamarlo fermandosi prima che il telefono iniziasse a suonare.
“Misaki…” disse prendendosi la testa tra le mani.
Il suono del telefono lo fece sobbalzare. Guardò l’ora e capì che poteva essere solo Takahiro. Chiamava alle sette di sera ogni tre giorni per sapere di suo fratello. Andò con passo pesante vicino al telefono pensando a cosa dirgli.
“Pronto?” disse con voce calma.
“Akihiko!! Ciao!!! Sono Takahiro! Come stai?”
“Bene Takahiro. E tu? Sono felice di sentirti”.
“Tutto bene!! Misaki è in casa?”
Sentendo quel nome provò una stretta al cuore.
“No, non c’è”.
“Akihiko… è successo qualcosa?”
Come aveva fatto a capirlo?
“Perché?” chiese nervoso.
“Siamo amici da troppi anni. Me ne accorgo se c’è qualcosa se non va”.
Lui sospirò rassegnato e gli raccontò che avevano avuto una discussione dopo che era stato sospeso dall’università. Ovviamente senza scendere nei dettagli. Aggiunse solo che stava alloggiando a casa di un amico. Non poteva di certo dirgli che non sapeva che fine avesse fatto.
“Oh… quello scemo! Se lo prendo!!! Mi dispiace di tutto Akihiko… sai prima mio fratello non era così. Anzi! Era il bambino più dolce del mondo!”
“Misaki dolce?” chiese curioso. Nella sua mente passò l’immagine di un piccolo Misaki vestito come Suzuki.
“Si! Molto buono, educato, coccolone… le cose sono cambiate dopo la scomparsa dei nostri genitori… lui… si sente in colpa per la loro morte” disse calando il tono di voce.
“In colpa? Per quale motivo? Sono morti in un incidente stradale” disse Usagi confuso.
“E’ vero. Ma lui si sente colpevole lo stesso. Partirono per quel viaggio di lavoro lasciando Misaki a me con la febbre. Sarebbero tornati il giorno del suo compleanno e lui li aveva pregati di fare in fretta e di portargli tanti regali. Aveva solo 8 anni…” si zittì rievocando quei giorni.
“E quindi?”
“Ci fu un imprevisto. Avrebbero fatto molto tardi a causa di una riunione e quindi mi avvisarono. Misaki sentì tutto e nonostante avesse le lacrime agli occhi afferrò il telefono e li disse di non preoccuparsi e che si sarebbero visti il giorno dopo. I miei avevano capito di averlo ferito e pur di tornare in tempo corsero finendo contro un albero. Misaki si sentì colpevole e cambiò da quel momento allontanando tutti”.
“Ma non è colpa sua!!!” esclamò irritato Usagi.
“Lo so anch’io questo! Ma non sono più riuscito a recuperarlo. Allontana tutti, cambia le ragazze come se fossero un indumento, non vuole legare più con nessuno perché così lui pensa di allontanare la sofferenza. Ha allontanato anche me in questi anni però non c’è riuscito del tutto. Come avrei potuto abbandonarlo?” Takahiro scoppiò a piangere e si lasciò consolare da un Usagi confuso. Dopo averlo tranquillizzato chiuse il telefono e si sdraiò sul divano riflettendo.
Da quello che aveva detto Takahiro tutte le tessere del mistero Misaki stavano andando a loro posto. In realtà lui desiderava avere qualcuno accanto ma allontanava tutti con la rabbia, si faceva odiare per non soffrire più ma così non faceva altro che aumentare il suo dolore. E lo aveva fatto anche con lui.
“Stupido bamboccio!” disse alzandosi risoluto. Si mise una giacca e andò fuori alla ricerca di Misaki.
 
***
 
Misaki stava seduto sull’erba ai piedi di un ciliegio che aveva perso ormai tutti suoi frutti. Stava calando il sole colorando il parco di un arancione acceso.
Aveva preso un giorno di permesso dal locale in cui lavorava per poter stare da solo. La casa di Shinno era perennemente affollata nonostante il compleanno della nonna fosse passato. Le sue cugine gli avevano procurato una forte emicrania e non se la sentiva di essere attorniato da altre oche adulanti al locale.
Così eccolo lì, seduto come un barbone facendosi accarezzare il viso dal vento che stava man mano diventando più gelido. Prese la sua chitarra e iniziò a suonare una dolce melodia apprezzata dai pochi passanti che si stavano affrettando a tornare a casa. Anche lui voleva tornarci però non sapeva cosa fare. Come poteva affrontare un Usagi ferito?
Si fermò con lo sguardo perso nel vuoto.
Forse era meglio così. Si stava facendo coinvolgere troppo e questo non andava affatto bene. Finalmente si era liberato di Takahiro, dell’ultimo suo ostacolo a una vita senza sofferenza, non poteva legarsi ad un altro. Infatti non aveva fatto altro che portargli altro dolore nella sua vita già triste. Una vita di solitudine dove trovava rifugio nelle parole che imprimeva nel foglio bianco. Dopotutto non erano così diversi, Usagi scriveva e lui suonava per esorcizzare il dolore.
“E’ meglio così, non c’è più nessuno a cui possa far del male…” pensò convinto.
Ma allora perché i suoi occhi stavano lacrimando? Perché non riusciva a fermarle?
D’impulso scavò nella sua borsa logora alla ricerca del cellulare componendo velocemente il numero che ormai sapeva a memoria.
“Chiunque tu sia non ho tempo per parlare!” la voce dell’uomo era irritata e sembrava indaffarato tanto da non aver visto il nome sul display del telefono.
“U-Usagi-san…” disse cercando di controllare la voce.
“Misaki!”
“Usagi-san… perdonami!” esclamò singhiozzando incapace di trattenersi. Non poteva farlo, non poteva perdere l’unica persona che lo rendeva felice, l’unica persona che aveva portato uno spiraglio di luce nella sua misera vita.
“Misaki dove sei??”
“Al parco” disse con voce tremante. Il suo cellulare cadde a terra chiudendo la chiamata.
Akihiko accelerò dirigendosi al parco vicino casa. Sapeva che ogni tanto lui suonava lì quando aveva bisogno di pensare e infatti dopo una perlustrazione accurata del parco lo trovò ai piedi di un albero in posizione fetale scosso dai singhiozzi.
“Ssshhh… ci sono qui io ora. E’ tutto a posto. Tutto a posto” disse dolcemente prendendolo tra le braccia.
“Usagi-san!” disse lui in preda a un pianto isterico.
Gli era mancato fin troppo. La sua voce, le sue mani, il suo calore e il suo profumo indistinguibile. Affondò il viso nel suo petto stringendolo forte, desiderando di fondersi con lui in modo da non essere più separati.
Usagi recuperò la sua borsa e la chitarra portandolo in macchina. Corse come un matto verso casa e quando parcheggiò l’auto nel garage non poté più resistere. Chinò il sedile del passeggero e iniziò a tempestarlo di baci senza alcuna opposizione da parte del più piccolo che rispose con ardore nonostante il suo corpo era scosso ancora da tremiti, anche se ora non riusciva a capire se fossero dovuti al pianto o al desiderio.
Usagi non resistendo gli allargò le gambe iniziando a leccare la sua erezione e stuzzicando la sua apertura con le dita facendolo gemere sonoramente. Come gli era mancata la sua voce, il suo sapore, le sue mani che lo stringevano desiderando di più. Il più piccolo venne mentre Usagi lo penetrò con violenza iniziando a muoversi con frenesia. Misaki non si ritrasse ma accompagnò il suo movimento cercando di avvicinare il suo viso a sé per poterlo baciare. Usagi venne e rimase dentro di lui incapace di spezzare la loro unione.
 
***
 
Erano le tre di notte. Nell’enorme letto di Usagi stavano comodamente sdraiati coccolandosi. I loro corpi nudi erano coperti da un lenzuolo. Misaki stava usando come cuscino il petto del sensei facendosi accarezzare con delicatezza la schiena. Aveva gli occhi chiusi perché si sentiva rilassato e appagato dopo ore intense di passione. Non ne avevano mai abbastanza. E poi era più semplice per lui raccontargli cosa fosse successo in quei giorni senza farlo arrabbiare.
Usagi ascoltò il racconto in silenzio anche se si irrigidì quando arrivò il momento del bacio con Sumi-senpai. Poi quando scoprì il motivo per cui l’aveva fatto, strinse talmente forte i pugni da sentire le nocche scricchiolare.
“Misaki però c’è una cosa che non riesco a capire…” disse lui quando il più piccolo terminò il racconto.
“Che cosa?” chiese lui pigramente.
“Perché hai risposto al bacio?”
Misaki non rispose arrossendo. Sciolse l’abbraccio e gli voltò la schiena. Si vergognava a dirgli la verità.
“Misaki?” Usagi lo tirò a sé facendogli appoggiare la schiena e il capo sul suo petto. Lui si irrigidì nascondendo il viso tra le mani.
“Perché non mi vuoi rispondere?” chiese dolcemente.
“Perché è troppo imbarazzante!”
“Più di quello che abbiamo fatto fino adesso?” disse stuzzicandogli la nuca con la lingua. Lui fremette a quel tocco.
“Si…” mormorò cercando di nascondere la sua eccitazione. Usagi sapeva come prenderlo, eccome se lo sapeva!
Il sensei si staccò dalla sua nuca per mordicchiargli l’orecchio notando con piacere che il più piccolo stava apprezzando.
“Dai Misaki… tra di noi non ci sono segreti…” insisté iniziando poi a mormorargli parole dolci in lingue diverse. Sapeva che era una cosa che lo metteva molto in imbarazzo perché molte di quelle parole le conosceva.
“Nnn… maniaco!” si scostò da lui liberando il viso dalle mani “era per capire, va bene??”
“Capire cosa?” chiese curioso passandosi la lingua sulle labbra.
Misaki abbassò lo sguardo per non perdere il controllo.
“Maledetto bastardo! Come fa ad essere così sexy???” pensò timidamente.
“Per capire cosa succede… con le ragazze non mi eccito più ma solo con te. Quindi per capire se sono gay stavo pensando già da un po’ di provarci con qualcuno del mio stesso sesso e…”
“MISAKI! Mi avresti tradito??” chiese indignato Usagi mettendosi a braccia conserte.
“NO! Mi sarei fermato ovviamente! Poi Sumi ha fatto quel gesto e ho colto l’occasione… e…”
“E?” incalzò lui.
“Non ho provato niente” concluse lui confuso.
“Quindi qual è la tua conclusione?”
“Io… io… non lo so… forse… provo qualcosa per te? Ma questo è impossibile… io… io… non posso provare niente per nessuno… io… non…” si afferrò la testa in stato confusionale.
Usagi lo abbracciò stretto cercando di cullarlo con dolcezza. Lui rimase tra le sue braccia finché non si addormentò.
Il sensei si sdraiò tenendolo sempre stretto a sé. Aver espresso quella sua confusione era un bel passo avanti, ma il suo Misaki aveva ancora molto lavoro da fare su di sé. Intanto era felice che, in quella confusione sembrava provasse qualcosa per lui.
 
Ciaoooo!!! Mi dispiace per non aver pubblicato prima L ma oggi mi hanno ridato l’adsl… quindi per farmi perdonare ho aggiornato tutte le mie storie :D per chi le segue correte a leggere anche “Shadows”. “Voglia d’amare” la pubblicherò domani perché è ancora in fase di scrittura.
Fatta questa premessa torniamo alla storia. Ecco qui un capitolo fondamentale. Finalmente abbiamo capito il comportamento del ribelle Misaki però vi darò ulteriori chiarimenti.
Il Misaki del manga, sentendosi colpevole della morte dei suoi genitori a causa del suo egoismo, ha reagito in modo da non creare problemi, mettendo alla fine i suoi desideri.
Il Misaki della mia storia ha reagito in modo ben diverso. Il dolore per la perdita dei suoi genitori è stato talmente forte che pur di non soffrire più, come auto difesa, ha assunto il carattere di un ribelle odiato da tutti, cercando di non aver più legami con nessuno incluso suo fratello che però ha resistito. 
L’incontro con Usagi gli ha cambiato la vita. Sono due anime affini che esorcizzano il dolore con l’arte. Eppure entrambi sono riusciti a fare breccia nei loro cuori. Usagi, essendo più grande e sapendo cos’è l’amore, ha compreso in fretta i suoi sentimenti. Il nostro Misaki no. Quindi non sa cosa prova per il sensei se amore, attrazione fisica, odio… sa solo che non riesce a stare senza di lui e quando ha pensato che quella separazione era arrivata al momento giusto, ha avuto un crollo. L’unico che poteva ricomporlo era il diretto interessato quindi inconsapevolmente l’ha chiamato.
Bene spero di aver chiarito alcuni dubbi ;) alla prossima!!! :D
 
Note: Suzuki è il nome che Usagi dà ai suoi orsetti di peluche.
 

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Capitolo 11
*** Ritorni ***


Ritorni
 
“Sensei, secondo me a questo punto della storia ci vuole un appuntamento”.
“Si… forse hai ragione…”.
Aikawa-san e Usagi erano alle prese con un nuovo capitolo della boys love del sensei, che stava avendo un successo inaspettato. I primi passi nell’amore dei due protagonisti aveva fatto breccia nei cuori di tutti, tranne in Misaki che protestava puntualmente a causa dell’uso del suo nome nella storia. Infatti i protagonisti si chiamavano Akihiko e Misaki.
“Aikawa-san però c’è un problema… sono due adolescenti…”
“E quindi?”
“Quindi non so cosa fanno i ragazzi di oggi quando vanno ad un appuntamento” disse dubbioso.
Si guardarono alla ricerca di una soluzione finché lo sguardo di Aikawa si posò su Misaki, intento a leggere un manga sul pavimento vicino alla finestra. Il suo viso di solito irritato era rilassato e non indossava i suoi soliti abiti da duro, ma un semplice pantalone della tuta e una maglia a maniche lunghe. Però aveva il suo corredo di orecchini e anelli.
“Ehi Misaki. Cosa stai leggendo?” chiese.
Lui alzò lo sguardo verso di lei infastidito.
“Code: Breaker”.
“Davvero? Lo sai che Ijuuin-sensei lo seguiamo noi?”
Misaki abbassò il manga guardandola più interessato.
“Se ti va un giorno vieni alla Marukawa così te lo presento. E’ sempre molto disponibile con i fan”.
“Wow! Grazie Aikawa-san!” esclamò lui felice. Stava cominciando a rivalutare quella donna.
“Ah, Misaki… forse ci puoi dare una mano… tu sei un ragazzo” disse Aikawa. Dopo averlo ammorbidito poteva finalmente chiedergli quello che le interessava.
“Perspicace” rispose lui riaprendo il manga.
“Sei uscito con delle ragazze?” chiese in tono cauto.
Il sensei le lanciò uno sguardo interessato.
“Certo” rispose indifferente.
“Quindi, un ragazzo della tua età, per un appuntamento dove porterebbe la propria ragazza?”
“Ovunque”.
“Ossia?” incalzò lei non soddisfatta da quella risposta.
“Qualsiasi posto va bene. L’importante è farci sesso” rispose tranquillamente.
“Come???” Aikawa si alzò sbalordita mentre il sensei iniziò a ridacchiare.
“Devo essere più chiaro? In un bagno, in un locale, in vicoli appartati… insomma ovunque. E se ci sono più ragazze è meglio” rispose con un ghigno che fece rabbrividire Aikawa.
“Ma non hai mai avuto un appuntamento… romantico? Il desiderio di voler stare con lei senza questi… impulsi?” chiese ragionevolmente.
“L’amore non esiste, è solo per gli illusi. Il sesso è qualcosa di concreto”.
Usagi gli lanciò uno sguardo penetrante mentre Aikawa confusa salutò il sensei e andò via. Misaki si riposizionò comodamente a terra riprendendo a leggere.
“Hai confuso Aikawa, non me lo sarei mai aspettato” disse avvicinandosi a lui.
“Non è la prima volta che colpisco così una donna” commentò distratto.
Si accomodò accanto a lui lanciando uno sguardo interessato al manga.
“Non leggi libri? Solo manga?” chiese curioso. Infatti non l’aveva mai visto leggere altro.
“Entrambi. E se ti stai chiedendo se ho letto i tuoi libri, puoi stare tranquillo perché l’ho fatto” disse anticipandolo.
“Davvero? Quando?” chiese stupito. Non se lo aspettava proprio.
“Quando mi va. Mi piace come scrivi Usagi-san, però i romanzi seri, non quelle stupide boys love”.
Akihiko si imbarazzò. Non gli capitava di arrossire così da quando Isaka-san aveva scoperto i suoi racconti.
“Grazie…” disse voltando la testa da un’altra parte.
Misaki continuò a leggere il suo manga non rendendosi conto dell’effetto che aveva avuto quella frase sul sensei.
“Misaki” chiamò ricomponendosi.
“Che c’è? Oggi siete tutti in vena di chiacchiere?” chiese esasperato guardandolo.
“Quante ragazze hai avuto?”
Lui lo guardò seccato ma notando il suo sguardo serio capì che voleva una risposta.
“Non le ho mai contate… forse 30, 40… forse di più… ho iniziato a 14 anni quindi non so cosa dirti… non ho mai tenuto il conto”.
Usagi strabuzzò gli occhi assumendo un’espressione contrariata. Misaki sospirò e rassegnato gli diede un bacio sulle labbra.
“Posso anche aver avuto tante ragazze, ma l’unico uomo che ho avuto sei tu Usagi-san” disse scostandosi imbarazzato. Si immerse di nuovo nella lettura coprendosi il viso con il manga per non far vedere la sua faccia rossa. Usagi gli saltò letteralmente addosso iniziandolo a baciare con foga.
“Ngnng… Usag…. Lascia….”
Lottarono a lungo finché il suono del campanello li fece tornare con i piedi per terra.
“Vado io!” esclamò scappando dalle grinfie di Usagi e sistemandosi il pantalone. Akihiko grugnì qualcosa maledicendo il nuovo arrivato anche se rimase sorpreso quando vide Takahiro entrare.
“Usagi!!”
“Takahiro!”
Si strinsero in un forte abbraccio guardati da un infastidito Misaki che tornò a leggere il suo manga.
“Che ci fai da queste parti?” chiese facendolo accomodare.
“Mi hanno trasferito nuovamente a Tokyo, quindi tra una settimana, quando tutto sarà pronto, Misaki potrà tornare a vivere con me” disse allegramente.
Usagi per la notizia si bloccò a mezz’aria nell’atto di sedersi mentre Misaki guardò stupito suo fratello.
“Come scusa?” chiese sperando di aver capito male.
“Torni a casa fratellino! Non sei contento? Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto Akihiko ma è giunto il momento per Misaki di tornare a stare in famiglia” disse tutto contento.
Usagi si lasciò cadere sul divano incapace di parlare ma si riscosse quando vide lo sguardo sconvolto di Misaki.
“Maledizione Takahiro! Proprio ora che stava avendo dei miglioramenti!” pensò agitato. “Takahiro ragiona… tu sei sposato da poco… non desideri stare solo con tua moglie?” chiese cercando un appiglio.
“Lei vuole… non ha detto nulla. E’ felicissima di averti a casa” disse sorridendo.
Misaki si alzò buttando a terra con forza il suo manga.
“Mi hai chiesto se voglio o meno una cosa del genere??”
“Perché non vorresti? Siamo fratelli. E poi potrei controllarti meglio visto la tua condotta all’università” aggiunse con tono duro.
“Non voglio!! Te lo scordi!!”
“MISAKI!”
“Takahiro non mi rompere il cazzo! Prima mi scarichi qui come un pacco e ora pensi di riprendermi?”
“Non è così! E poi non puoi vivere qui per sempre!”
Tutti e due erano in piedi fronteggiandosi con foga.
“Se il problema è questo posso anche vivere per strada! Ma con te non ci torno!!”
“Smettila di fare il bambino e cresci! Cosa vuoi fare nella tua vita?? Non studi, fai risse, bevi, fumi… devo continuare??”
“Ho anch’io i miei sogni!” disse ferito da quelle parole.
“Davvero? E sentiamo allora!”
“Voglio essere un cantante, ok?” mormorò chinando il capo. In quel momento si sentiva umiliato.
Takahiro si zittì e il suo viso si oscurò tremando di rabbia.
“MISAKI SEI NEL MONDO DEGLI ADULTI! BASTA CON QUESTE STRONZATE!!”
“VAFFANCULO TAKAHIRO!”
Corse verso l’ingresso indossando un paio di scarpe e una giacca scappando via.
“MALEDIZIONE!” urlò Takahiro sedendosi nuovamente sul divano.
“Takahiro…” chiamò Usagi.
“Tu lo sapevi? Perché non mi hai detto nulla?” chiese in tono accusatorio.
“Chi sono io per distruggere il suo sogno?” domandò lui serio.
“Ma quale sogno! Vuole solo perdere tempo! Non sta facendo nulla nella sua vita!”
“Non è vero! Può essere irrequieto ma si sta impegnando tantissimo! Nello studio, al club di musica, al lavoro… ha formato una band addirittura! E’ un ragazzo di 19 anni che sta vivendo la sua vita come vuole non facendo nulla di male” disse prendendo le sue difese. Era arrabbiato perché Usagi nella sua vita non aveva mai visto nessuno impegnarsi tanto come Misaki.
“D’accordo, ma non si vive di soli sogni. Misaki non fa altro che creare problemi a tutti. E’ giunto il momento di crescere” commentò Takahiro alzandosi.
“Senti, tra tre giorni ci sarà il festival universitario. Si esibirà con la sua band e andrò ad ascoltarlo, vieni anche tu“
Takahiro si fermò a metà strada tra il soggiorno e l’ingresso.
“Sono felice che hai stretto amicizia con Misaki e vuoi sostenerlo ma io sono la sua famiglia. Tra una settimana i suoi bagagli devono essere pronti” detto questo uscì di casa lasciando Usagi pensieroso.
 
***
 
Stava seduto sotto al solito albero al parco osservando i pochi passanti che si coprivano il più possibile per non far penetrare il freddo pungente dell’inverno. Era passato un bel po’ di tempo da quando Usagi l’aveva recuperato sotto a quello stesso albero per riportarlo a casa e nonostante il giorno dopo si era reso conto di essersi comportato in modo umiliante, non si era pentito di quella telefonata. Da quel momento in poi non aveva pensato più a niente immergendosi nella sua routine: Usagi, università, studio, prove, battaglia con Kamijo, pulizie a casa, Usagi, scrivere musica, Usagi, lavoro al locale, Usagi.
Usagi, Usagi, Usagi… sempre Usagi. Provava una sorta di dipendenza da lui. Alcune volte, quando lo assaliva lo mandava via malamente perché era troppo appiccicoso. Però puntualmente cedeva alle sue moine, ai suoi occhi, al suo sorriso… e non riusciva a capire perché gli batteva forte il cuore. Era normale nei momenti in cui facevano sesso ma non quando ci parlava o lo pensava… Scosse la testa e automaticamente cercò con le mani il suo unico punto di sfogo, la chitarra. La mano si chiuse nel vuoto e borbottò qualcosa contro le fughe da casa senza la sua fedele compagna.
Chiuse gli occhi concentrandosi sulla nuova canzone per il festival ma un pensiero fugace lo fece raggelare. A lui piaceva vivere a casa di Usagi però non sapeva se per lui era lo stesso. Non gliel’aveva mai detto.
Si alzò in piedi e si incamminò verso casa con questo pensiero che lo tormentava. Iniziò a piovere facendolo bestemmiare, e dovette affrettare il passo. La luce dell’androne del palazzo lo avvolse piacevolmente però ormai il danno era stato fatto visto che era bagnato come un pulcino. Salì sopra e quando rientrò in casa Usagi lo accolse con un abbraccio stritola costole. Lui rimase immobile e sciolse malamente quella presa per togliersi la giacca.
“Misaki non scappare più così. L’ultima volta che l’hai fatto sei sparito per tre giorni” disse il sensei esprimendo il pensiero che lo aveva tormentato nelle ultime due ore.
“Si, si…” lo guardò negli occhi dove lesse la sua preoccupazione. Come poteva chiedergli se voleva che vivessero ancora insieme o no?
“Misaki?” disse Usagi notando la sua espressione tormentata.
Lui gli voltò le spalle e si avviò verso il piano superiore togliendo la sua maglia bagnata. La lasciò cadere lentamente a terra osservato attentamente dal sensei. Poi fece risalire lentamente la mano passandola sul torace umido fino ad arrivare ai capelli bagnati portandoseli indietro senza staccare gli occhi da Usagi. Si voltò e salì le scale raggiungendo il bagno e aprì immediatamente la doccia lasciando la porta aperta. Il sensei lo seguì non potendo resistere a quell’invito così esplicito e lo fece entrare dentro la doccia senza dargli il tempo di togliersi i pantaloni. Bloccandolo al muro iniziò a baciarlo sulle labbra invadendo la sua calda bocca con la lingua. Misaki rispose con ardore e una certa urgenza.
“Misaki, cosa succede?” chiese agitato.
Lui non rispose ma si mise in ginocchio liberando il sensei da ogni costrizione nella parte inferiore succhiando poi con forza l’erezione.
“Misaki!” ansimò affondando le mani nei capelli del più piccolo.
Lui continuò a tormentare la sua erezione finché il sensei non resistendo più lo staccò bruscamente per poterlo penetrare. E questo era quello che più desiderava Misaki, sentirlo dentro di sé, assecondare i suoi movimenti, eccitarsi al suo tocco, percepire la sensazione della sua lingua sul collo e sentire quelle dolci parole che lo accompagnano ogni notte nel mondo del piacere. In quel momento aveva bisogno di lui, colmando la sensazione di solitudine e tristezza che l’aveva avvolto nel momento in cui si era insediato il dubbio nella sua mente. Usagi voleva ancora vivere ancora con lui o no? Dopotutto di fronte a Takahiro non aveva fatto nulla per fermarlo.
“Usagi-san!” ansimò lui stringendolo tra le sue braccia nel momento in cui vennero.
“Usagi-san, Usagi-san, Usagi-san…”
Il sensei non uscì immediatamente da lui ma rimase lì immobile, tenendo stretto a sé quella figura così piccola che non riusciva a smettere di tremare.
 
***
 
Camminava freneticamente nell’aula del club di musica aspettando l’ora dell’esibizione. In quel momento si stavano esibendo gli altri membri però la loro band, “The Shake”, sarebbero stati gli ultimi. Avevano scelto quel nome perché avevano portato una vera scossa all’interno del club ed era inoltre il simbolo del rinnovamento.
Si sedette nervoso sul davanzale della finestra fumandosi l’ennesima sigaretta. Quello sarebbe stato il grande giorno che avrebbe decretato quale club fosse il migliore, come gli aveva ricordato quella mattina in modo “gentile” il presidente del club sportivo, Katsuo Matsuda.
La porta si aprì ed entrarono alcuni membri del club in fibrillazione. Sumi-senpai si stava congratulando con loro perché avevano dato una bella impressione al pubblico lasciando stupiti gli scimmioni del club sportivo. Shinno invece lo seguì pallido in viso e per una volta stava zitto.
“Misaki, Shinno. Vado a cambiarmi, tra poco tocca a noi” disse Sumi sorridente. Lui era il più tranquillo perché aveva appena finito di esibirsi con il resto dei ragazzi al pianoforte.
Passò un quarto d’ora e il senpai li venne a prendere vestito più come un ribelle. Misaki prese la sua chitarre imitato dal senpai. Infatti negli ultimi mesi anche lui si era appassionato a quello strumento sorprendendo tutto il club. Uscirono fuori e furono accolti da urla isteriche di alcune ragazze fan di Misaki. Altri ragazzi invece li guardavano con interesse, infine il club sportivo era in prima fila capeggiato da Matsuda, che urlò: “Siamo alla resa dei conti, sfigati!” seguito da un coro di risate di scherno.
Nelle ultime file c’erano molti docenti tra cui Kamijo il diavolo che stava parlando con Usagi. Aveva deciso di assistere all’esibizione nonostante il suo rifiuto.
Si posizionarono. Shinno si sedette dietro alla batteria mentre il senpai collegò la sua chitarra elettrica imitato da Misaki che inoltre posizionò meglio il suo microfono. Chiuse gli occhi facendo un respiro profondo e poi gli aprì ma non fu contento di quello che vide. Takahiro era appena arrivato e lo stava osservando con aria annoiata, si era messo vicino ad Usagi generando l’agitazione di Kamijo.
Strinse gli occhi con aria di sfida e fece cenno a Shinno. Per dare la carica iniziarono con un pezzo veloce, movimentato che lasciò stupiti tutti. Era un loro inedito che parlava di scavalcare il sistema, una sorta di critica all’università che fece impallidire il preside e gli insegnanti.
Le ragazze isteriche superarono quelli del club dello sport per occupare i posti sotto al palco. La band suonava con precisione ed enfasi e Misaki cantò come non aveva fatto mai prima guardando tutti.
Alla fine della canzone si elevò un boato di approvazione.
“Grazie, grazie… ma abbiamo un’altra sorpresa per voi. Ora canteremo non un nostro pezzo ma uno dei Green Day, “Minority”.
Si zittì e guardò fisso Takahiro che intanto era rimasto sconvolto.
Iniziarono a suonare e guardando suo fratello a gran voce cantò:
« I wanna be the minority,
I don't need your authority.
Down with the moral majority!

'Cause I wanna be the minority »
Takahiro rimase colpito da quelle parole e sorrise. Aveva capito. Sotto quella faccia da bastardo nullafacente si nascondeva una persona matura con obiettivi tutti suoi. Sorrise mentre il suo sguardo si voltava verso il pubblico in fibrillazione. Anche i professori stavano ballando e alcuni del club sportivo si erano uniti all’ovazione.
Però non erano gli unici ad osservarli. Poco lontano un uomo si voltò verso il suo interlocutore dicendo: “Li abbiamo trovati”.
 
 
Ciaooooo sono tornata con l’esordio degli Shake!!! =D spero che il nome vi piaccia, avevo qualche dubbio. Comunque… Takahiro non vedetelo così cattivo, è solo preoccupato per suo fratello e Misaki prova una forte emozione nei confronti di Usagi ma non sa cos’è. ù.ù
Domanda: Misaki legge Code : Breaker??? Si, non potevo far leggere a un tipo così ribelle The Kan, insomma… le avventure di un cuoco! Però il sensei è sempre lo stesso… muahahahhahahah =D
Domanda: perché Minority dei Green Day? Ecco la traduzione della strofa inserita nella storia:
« Voglio far parte della minoranza,
non ho bisogno della tua autorità.
Abbasso la maggioranza della morale!
Poiché voglio far parte della minoranza. »
 Calza a pennello no? C’è un Takahiro che vuole imporre la sua autorità e Misaki risponde a suon di musica =D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto… alla prossima ;) e commentateeeee =D

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Capitolo 12
*** Un cuore che batte ***


Un cuore che batte
 
Casa Usami. Ore 18.00.
Misaki era seduto sul divano torcendosi le mani nervoso. Suo fratello era andato via in modo enigmatico dal festival dicendo che si sarebbero visti dopo a casa del sensei. Era sulle spine tanto che si accese una sigaretta imitato da Usagi.
“Usagi-san” disse all’improvviso rompendo quel silenzio.
“Dimmi”.
“Io…” si zittì incapace di continuare. Negli ultimi giorni si era tormentato sulla questione casa. Desiderava restare con Usagi ma lui non si era espresso. Cosa voleva in realtà? E’ vero che era stato lui all’inizio a proporgli di andare a vivere insieme ma se si fosse stancato?
“Misaki, cosa ti prende? Sono giorni che non fai altro che tormentarti su qualcosa. Perché non me ne parli?” chiese il più grande.
“Io… Usagi-san!” si alzò in piedi risoluto.
Il sensei rimase seduto ad osservarlo notando che la determinazione di quel gesto stava scemando sostituita dall’agitazione.
“Tu…”
“Io?”
Il suo viso si colorò di rosso tanto che si coprì gli occhi con una mano per non farsi vedere.
“Forza Misaki! Sputa il rospo” incalzò confuso da quella reazione.
“Tu… tu vuoi che io continui a vivere qui o no??!” disse la frase talmente velocemente che dovette aspettare un po’ prima di ricevere una risposta dal sensei.
“Misaki… non dirmi che ti sei tormentato… per una cosa del genere?” commentò ridacchiando.
Lui annuì voltandogli le spalle deluso. Era riuscito finalmente a dirgli quello che pensava e lui lo scherniva? Tremante di rabbia andò verso il balcone ignorando quella risata. Il sensei si alzò e lo raggiunse intrappolandolo in un abbraccio stritola costole perché il più piccolo stava cercando di svincolare dalla presa.
“La… lasciami! Maniaco bastardo!!!”
“Ma sei un idiota? Misaki io non voglio perderti. Voglio averti al mio fianco per tutte le ore del giorno e della notte, farti restare qui con me per sempre perché ti amo” gli mormorò all’orecchio.
“Sei imbarazzante lo sai” replicò lui imbronciato rispondendo all’abbraccio. Ispirò a fondo il dolce profumo del sensei diventando sempre più rosso. Ma cosa gli stava succedendo? Perché il suo cuore era a mille?
Il suono del campanello ruppe quel momento d’intimità riportandoli alla dura realtà. Andarono insieme ad aprire la porta in ansia per quello che avrebbe detto Takahiro. Furono sorpresi quando lui saltò praticamente addosso a Misaki urlando di gioia.
“Maledizione Takahiro! Mi fai male!!”
“Misaki! Misaki! MISAKI!!!”
Riuscirono a trascinarlo in salotto dove finalmente liberò suo fratello. Misaki corse a sedersi sul divano singolo in modo che suo fratello non lo assalisse nuovamente mentre Usagi rimase in piedi dietro di lui fiducioso.
“Misaki! Sei stato grandioso! Bravissimo! Tu… tu farai successo! Lo so! Me lo sento!!!” esclamò felice.
“Gra… grazie” balbettò imbarazzato.
Usagi gli mise una mano sulla spalla per rassicurarlo, quel tocco così innocente e casuale agli occhi di suo fratello, era in realtà un gesto per farsi forza a vicenda.
“Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto, sono stato molto cattivo ed egoista. Ho parlato con i tuoi professori e non mi aspettavo giudizi positivi. Mi ha colpito il professore associato di letteratura che ti ha definito un “ribelle studioso”. Però quel docente mi preoccupa, mi parlava in modo agitato…” aggiunse ripensando al balbettio di Kamijo Hiroki e il suo essere imbarazzato e irritato.
“Non farci caso. Siamo amici d’infanzia ed è sempre stato così” disse il sensei per sviare l’attenzione da Hiroki.
“Ribelle studioso?” pensò Misaki perplesso.
“E vedo che vivere con Usagi ha avuto un effetto positivo su di te. Tornare con me non sarebbe l’ideale visto che in questi anni ho fallito e vivere da solo è fuori discussione, quindi… se a Usagi-san non dispiace, potrai continuare a stare qui, almeno fino al termine degli studi” disse guardando specialmente il sensei che sorrise annuendo. Takahiro si rilassò a quel gesto perché sapeva che Akihiko era la guida ideale in quel momento per il suo fratellino.
“Dici davvero nii-chan?” chiese Misaki incredulo.
“C… certo” scoppiò a piangere lasciandoli basiti.
“Takahiro?” chiamarono perplessi.
“Stai crescendo! Il mio piccolo Misaki, il diavoletto di casa ha mosso i primi passi nel mondo degli adulti! E poi non ricordo più l’ultima volta che ho sentito dalla tua bocca la parola nii-chan!”
Ci volle un bel po’ di tempo per calmarlo e quando ci riuscirono fu difficile comunque riuscire a staccarlo da Misaki.
“Vi chiamo tra qualche giorno per sapere come va… grazie Akihiko”.
“E’ un piacere per me” disse sottolineando la parola “piacere” cosa che fece preoccupare Misaki.
Quando andò via il sensei si girò verso di lui con uno strano sorriso.
“Ehm… vado a farmi un bagno” disse correndo di sopra.
Ottima idea” disse seguendolo.
Misaki si chiuse la porta alle spalle trattenendo il respiro. Sentendo che il sensei si era chiuso nel suo studio, tirò un sospiro di sollievo e canticchiando una canzone riempì la vasca da bagno per poi immergersi. Chiuse gli occhi finalmente rilassato appoggiando la testa sul bordo della vasca. Takahiro non lo avrebbe più ostacolato, poteva vivere in quella casa almeno per altri tre anni, avevano avuto al festival universitario le congratulazioni dal preside in persona e la resa del club sportivo.
“Che pace…” commentò ad alta voce immergendo anche la testa. Quando tornò a galla vide che il sensei stava entrando nella vasca da bagno.
“Usagi-san!” esclamò lui cercando di scappare invano. Il sensei lo aveva afferrato per poterlo baciare.
“E secondo te…” bacio “… dopo quello che è successo…” bacio “… avrei rinunciato a festeggiare con te?” bacio più profondo che non lasciava alcuna via di fuga accendendo il desiderio.
“Usagi-san…” disse Misaki con voce rauca. Si mise a cavalcioni su di lui in modo da poter sfregare le loro erezioni e per poter rispondere al bacio con più foga. Gli afferrò la testa senza smettere di agitare i fianchi e si fece spazio con la lingua nella sua bocca incominciando una lotta estenuante.
Usagi aveva spostato le sue mani verso il basso stringendo di più le loro erezioni facendo così gemere sonoramente il più piccolo.
“E pensare che volevi evitare tutto questo…” commentò quando Misaki gli diede un attimo di tregua scostando le loro bocche per riprendere fiato. Usagi tolse le mani dalle loro eccitazioni per poter entrare in lui. Misaki capendo quello che stava per fare lo aiutò alzandosi ma il sensei spietato lo spinse giù penetrandolo violentemente.
“Ahia! Usagi-san!” esclamò, un misto di protesta e piacere.
“Piccola punizione per essere scappato” disse leccandogli il collo mentre lui abbandonò la testa all’indietro colto da un orgasmo improvviso.
Usagi continuò la sua danza frenetica senza pietà finché non venne anche lui. Rimasero fermi, ancora uniti e abbracciati ascoltando i loro cuori e i respiri che divennero più lenti.
“Usagi-san…” mormorò lui con la testa appoggiata sul suo collo.
“Dimmi” disse lui accarezzandogli la schiena facendoli provare brividini di piacere.
“Credo di amarti”.
Usagi rimase talmente sconvolto che lo scostò bruscamente da lui per poterlo guardare in viso.
“Usagi-san, piano!” esclamò lui massaggiandosi il sedere.
“Ripetilo!”
“Ehm… Usagi-san piano?” chiese lui perplesso.
“No! Quello che hai detto prima!”
“Oh! E… sai… io…” iniziò a balbettare parole sconnesse senza senso diventando sempre più rosso.
“Misaki!!” esclamò lui con tono disperato.
“Senti Usagi-san, io non so bene cosa sento. Credo che sia amore… anche se non so cosa significa…” disse confuso a testa bassa “è qualcosa che non ho mai provato, quindi non so cosa mi sta succedendo!”
“Dimmi quello che senti” disse il sensei dolcemente. Non voleva spaventarlo, Misaki stava facendo un lavoro su sé stesso straordinario e ancora non se ne rendeva conto.
“Vedi… ecco… ogni volta che ti guardo il mio cuore inizia a battere più velocemente, il mio corpo si riscalda e mi sembra di avere le farfalle nello stomaco. E non solo quando ti vedo, anche se ti penso… e non riesco a capire il perché sento il bisogno di starti vicino e ho paura di perderti… questo è amore?” chiese alzando lo sguardo verso di lui.
“Si Misaki” rispose incredulo. Non pensava di ricevere una dichiarazione d’amore così strana.
“Tu provi le stesse cose nei miei confronti? Nel senso… ti senti come me?”
Lui annuì aprendosi in un dolce sorriso.
“Quindi… io… ti amo” disse meravigliandosi di quelle parole che non aveva mai detto a nessuno. Ma nel momento in cui le disse si sentì più leggero, felice e gli si stampò in viso un’espressione incredula. Usagi lo afferrò e lo strinse forte.
“Misaki… Misaki… ti amo!”
Ancora confuso rispose all’abbraccio e ricambiò il dolce bacio che il sensei gli diede.
“Andiamo in camera” disse prendendolo in braccio e trasportandolo nell’altra stanza.
Lo depositò nel letto riempiendolo di dolci baci in tutto il corpo aumentando il desiderio in entrambi finché non ripresero con foga ad amarsi intensamente.
Per tutta la notte non fecero altro, esplorando i loro corpi fino allo sfinimento. Il mattino seguente, appagati restarono a letto per godersi un po’ di pace e tranquillità ma soprattutto per non rompere l’equilibrio che avevano raggiunto la sera precedente.
“Usagi-san? E ora?” chiese Misaki appoggiato sul petto del sensei.
“E ora cosa?” chiese il sensei tenendolo stretto.
“Che si fa?”
“Se vuoi possiamo restare a letto o andare a fare colazione…” rispose lui perplesso.
“Non mi sono spiegato… e ora che mi sono dichiarato che si fa? Nel senso cosa fanno due persone che provano gli stessi sentimenti?”
Il sensei rimase stupito da quella domanda e ci pensò su. Misaki stava muovendo i primi passi nel mondo dell’amore e non sapeva come comportarsi.
“Adesso noi stiamo insieme… quindi viviamo sotto lo stesso tetto, mangiamo insieme, parliamo, andiamo a letto, condividiamo molti momenti…” disse cercando di spiegarlo in modo semplice.
“Si ma… noi già facciamo tutte queste cose” osservò lui.
“Misaki, anche se provo a spiegarlo non potrai mai comprendermi. Quando lo proverai sulla tua pelle capirai” disse sorridendo comprensivo. Lui il grande Usami Akihiko, dal carattere irruento e infantile, insegnava a un ribelle cos’è l’amore.
“Il mondo sta andando al contrario” pensò divertito alzandosi.
Andò in bagno seguito con lo sguardo da un Misaki confuso che stava abbracciando il cuscino come un’ancora di salvezza. 
 
***
 
“E one! E two! E one, two, three, four!”
Parte la chitarra elettrica, seguita dalla batteria e la tastiera. Il pubblico urla eccitato e il delirio aumenta quando il cantante accarezza con la sua voce il microfono. Il volume della musica è altissimo, rimbomba nel locale, pulsa nelle vene. Eccitazione, sfogo… tutte cose che Misaki capiva. Per lui suonare e cantare era come fare sesso, raggiungere l’orgasmo e sentirsi finalmente soddisfatto, in pace con se stesso e con il mondo. La musica era la sua droga preferita.
Al termine dell’esecuzione del pezzo ritornava con i piedi per terra, si guardava intorno e non vedeva altro che gente urlante, desiderosa di sentire di più, di essere portati nuovamente in quella dimensione dove la tristezza spariva sostituita dal piacere.
Scese dal palco seguito da Sumi senpai e Shinno che avevano l’aria soddisfatta osservando le ragazze che si accalcarono su di loro. Era la prima volta che si esibivano in un locale a differenza di Misaki che lavorava lì da molto tempo. Andò al bancone e ordinò una birra che bevve in un sorso per la troppa sete. Ne ordinò un’altra e si appoggiò di spalle al bancone per guardare un’altra band. Shinno lo raggiunse prendendo anche lui da bere, mentre il senpai era sparito nei bagni con una ragazza prosperosa.
“Misaki! Wow! E’ fortissimo qui! Come fai ad esibirti qui ogni sera?? Il mio cuore è a mille dopo una canzone!!!” esclamò Shinno afferrando una birra.
Misaki si passò una mano tra i capelli e sorrise sensualmente di proposito.
“Ti abitui dopo un po’”.
Quel gesto fece impazzire le ragazze che li stavano osservando con aria sognante.
“Misaki-kun!!!” esclamò una di loro abbracciandolo.
Appoggiò provocante il seno al suo petto e iniziò a strusciarsi vicino al bacino. Un’altra ragazza gli si avvicinò togliendogli la birra per poter bere un sorso. Si lecco le labbra invitanti sfidandolo con un sorriso. Lui indifferente riprese a bere mandando in delirio le ragazze che urlarono eccitate: “Bacio indiretto!!”
“Ma come fai?” chiese Shinno che non riusciva a tenere a bada il gruppetto di ragazze che si erano avvinghiate a lui.
“Ormai…” disse noncurante.
La ragazza avvinghiata a lui, irritata perché la stava ignorando, gli diede un morso sul collo iniziando a succhiare.
“Ehi!” sbottò lui allontanandola bruscamente.
Con le lacrime agli occhi la ragazza scappò via.
“Shinno vado in bagno. Te la cavi da solo per un po’?” chiese posando la sua birra.
“Si.. almeno cre…” fu zittito da un bacio audace di una ragazza che gli fece perdere il controllo.
Ridacchiando Misaki si diresse in bagno seguito con sguardi carichi di desiderio di alcune ragazze al suo passaggio. Appena entrò sentì una serie di rumori imbarazzanti provenienti dall’ultimo bagno in fondo e la voce rauca del senpai.
“Hai capito al presidente?” pensò divertito ma il suo buon umore passò quando vide che la ragazza gli aveva lasciato un bel segno.
“Merda! E adesso come glielo spiego??” sbottò ad alta voce pensando ad Usagi.
Si guardò allo specchio rassegnato. Al suo ritorno a casa il sensei si sarebbe sicuramente vendicato.
“Merda! Merda! Merda!” esclamò sferrando un pugno sul lavandino.
“Takahashi-kun?” chiese una voce maschile.
Lui si voltò verso la fonte del suono osservando un uomo in giacca e cravatta che lo guardava con interesse.
“Si?”
“Sono Toshio Ogawa” si presentò l’uomo inchinandosi, facendolo però gli scivolarono gli occhiali che Misaki raccolse al volo.
“Quindi? Cosa vuole da me? E’ inutile che mi presento visto che sa già il mio nome” disse lui porgendoglieli.
“Grazie. Senta… possiamo parlare in un posto più tranquillo? Qui non mi sembra il caso” disse diventando sempre più rosso sentendo la ragazza godere sotto le spinte del senpai.
“Senta, non so cosa vuole da me, ma preferisco le ragazze. Quindi… aria!” esclamò alzando il dito medio.
“L’ennesimo maniaco… non bastavano quelle arrapate di là, ora anche il pinguino” pensò rabbioso.
“NO! Ha capito male! Io sono…” s’interruppe quando sentì che entrambi i ragazzi chiusi nel bagno avevano raggiunto l’orgasmo con un urlo animalesco.
“Per la miseria! Senta prenda questo bigliettino! Ci vediamo domani alle dieci con tutta la tua band a quell’indirizzo!” scappò via lasciandolo lì basito.
“Misaki tutto a posto? Cosa voleva quel tipo?” chiese Sumi uscendo dal bagno piuttosto trafelato.
“Ci ha invitati ad andare da lui domani mattina…” disse passandogli il bigliettino incurante delle condizioni dell’amico.
Sumi leggendolo impallidì.
“Mi… Misaki… ma questa… è….”
“Cosa??” chiese curioso.
“La Ki/oon Records!!!!”
“CHE COSAAAA????” esclamò impallidendo a sua volta.
La porta del bagno si aprì facendoli sobbalzare. Shinno entrò chiudendosela dietro agitato, aveva segni di baci ovunque e i suoi vestiti erano spiegazzati.
“Non sono delle ragazze… ma delle belve!!!” esclamò imbarazzato.
“Shinno… non è il momento di pensare alle ragazze. Vieni qui!!!!” disse il senpai. Gli porse il biglietto e rimase anche lui a bocca aperta.
“Questo… questo… significa che…” balbettò incredulo.
“Che gli Shake avranno una possibilità di entrare nel mercato della musica!!!!” esclamò Sumi.
Si guardarono per un momento per poi abbracciarsi urlanti.
La ragazza che era rimasta nel bagno uscì imbarazzata nascondendo qualcosa. Si avvicinò a Sumi baciandolo con passione e se ne andò lasciandogli tra le mani i suoi slip stracciati come pegno.
Misaki e Shinno, ancora in fase di festeggiamenti, trascinarono fuori Sumi portandolo al bancone del bar. Presero da bere e con aria complice urlarono: “The Shake!” brindando al loro futuro.
 
 
Angolo della follia
Ciao a tutti! Ho deciso di chiamare così questo spazio perché una persona che scrive queste cose è per forza folle xD quindi lo ritroverete in tutti i capitoli che scriverò e lo applicherò a tutte le storie. Fatta questa premessa… tante novità!!!!! Yessss ;) Takahiro, contento per suo fratello, ha deciso di lasciarlo con il sensei e hanno festeggiato alla maniera di Akihiko Usami ;) Inoltre finalmente Misaki si è dichiarato. Una dichiarazione strana perché è ancora un po’ confuso, tanto che ha chiesto a Usagi: “e ora che si fa?” xD e altro passo importante è l’arrivo di questo uomo della Ki/oon Records… cosa succederà agli Shake? (Mentre loro festeggiavano nella mia mente è partita la canzone “Diventerai una star” dei Finley. Ok sto male xD).
Al prossimo capitolo ;)
 
P.S. in questo capitolo Misaki diciamo che è stato abbastanza docile, ma non vi preoccupate, nonostante il suo personaggio sta subendo delle trasformazioni, il suo carattere ribelle si farà ancora sentire! =D
Povero Shinno! Non sa come comportarsi con le ragazze! Ahahahahh xD il mio dolce e falso ribelle ;) mentre Sumi sotto sotto… che caratterino!
 
Note: Toshio Ogawa è un personaggio che ho inventato per la mia storia.
Ki/oon Records è una casa discografica che esiste nella realtà in Giappone.
 

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Capitolo 13
*** Show Business! ***


Show Business!
 
L’intero gruppo degli Shake era in trepida attesa nell’ufficio del presidente della casa discografica della Ki/oon Records. Non avevano dormito quella notte a causa della tensione e le conseguenze erano evidenti sui loro visi: profonde occhiaie e postumi di una sbornia dopo aver festeggiato a lungo.
Misaki, non riuscendo a reggere quella tensione, chiese di poter fumare una sigaretta fuori al balcone ricevendo un immediato consenso da Toshio Ogawa, il signore che la sera prima era andato nel locale in cui si erano esibiti.
Uscito fuori accese la sigaretta inspirando a pieni polmoni nel tentativo di rilassarsi, ma il risultato fu una tosse insistente. Sospirando la spense e rimase a contemplare il paesaggio urbano pur di non pensare. Cercò una distrazione e immediatamente gli venne in mente Usami sensei. Quando era tornato a casa lo aveva salutato distrattamente evitando qualsiasi contatto perché non voleva che notasse il succhiotto fatto dalla ragazza del locale. Per fortuna il sensei era immerso nel lavoro e non gli era saltato addosso come faceva di solito. Da due giorni Aikawa gli stava con il fiato sul collo perché doveva concludere il suo nuovo manoscritto visto che la data di consegna l’aveva superata. Quella mattina poi, dopo un rapido buongiorno, era scappato via di casa perché il segno era diventato più evidente gettandolo nel panico.
Il suono del suo cellulare lo fece tornare con la mente alla realtà e sobbalzò quando lesse il nome sul display.
“Parli del diavolo…” pensò arrendendosi al suono penetrante.
“Pronto?”
“Misaki! Dove diavolo sei??” il sensei al telefono sembrava abbastanza irritato
“Ehm… sto raggiungendo i ragazzi. Stiamo lavorando ad una nuova canzone…” rispose vago.
“Potevi lasciarmi un biglietto oltre la colazione. Mi sono preoccupato…” disse più calmo.
“Mi conosci, sono fatto così… ah! Scusami ma devo andare!”
“Misa…”
Aveva spento il cellulare precipitandosi nella stanza. Il presidente era arrivato.
“Buongiorno ragazzi” salutò sorridendo.
“Buongiorno…” risposero loro sorpresi inchinandosi.
Di fronte a loro c’era una bellissima donna sulla trentina. Era alta, con lunghi capelli neri raccolti in uno chignon severo, indossava una gonna che arrivava sopra al ginocchio e una camicia bianca.
Si diresse ancheggiando verso la sua poltrona facendo rumore con i suoi tacchi vertiginosi. I ragazzi rimasero incantati dai suoi movimenti fluidi che esprimevano sensualità ad ogni gesto.
“Che fate li impalati? Accomodatevi” disse autoritaria.
Eseguirono il comando all’istante.
“Bene. Sono la presidentessa della Ki/oon Records, Hiromi Miura e ho sentito da uno dei miei dipendenti, il qui presente manager Ogawa-san, che siete molto bravi e adatti per questa casa discografica…”
Il signor Ogawa annuì timidamente e con voce incerta presentò i ragazzi.
“Loro sono gli Shake, e come le ho già detto, per un caso fortunato li ho sentiti esibirsi al festival dell’università M e…” fu interrotto da uno sguardo irritato della presidentessa.
“Voglio sentir parlar loro” disse in tono categorico osservandoli con interesse.
I ragazzi rimasero sorpresi da quella reazione restando senza parole.
“Allora?”
Misaki si alzò in piedi prendendo la parola irritato.
“Io sono Misaki Takahashi, cantante e chitarrista del gruppo. Alla batteria c’è Shinnosuke Todo” disse indicandolo “e alla tastiera o alla chitarra, a seconda del brano, c’è Keiichi Sumi, presidente del club di musica dell’università M” concluse le presentazioni sedendosi spavaldamente. Quella puttana iniziava ad innervosirlo.
“Bene, bene, bene… abbiamo qui un piccolo ribelle…” commentò la presidentessa alzandosi.
Il signor Ogawa aveva chinato il capo terrorizzato.
“Mi licenzierà! Sicuro mi licenzierà!” pensò agitato.
“Nonostante le lodi che ha tessuto il signor Ogawa io non potrò farvi firmare nulla se prima non vi sento” disse lei.
“Mi sembra giusto” disse Sumi senpai prendendo la parola “vi abbiamo portato un demo” aggiunse frugando nella sua cartella.
“Niente demo. Seguitemi” e così dicendo uscì fuori dal suo ufficio imitata dai ragazzi.
Ovunque si voltassero leggevano negli sguardi dei dipendenti un sorta di riverenza nei confronti della presidentessa che con passo sicuro li condusse in una sala registrazione dove ad attenderli c’erano alcuni impiegati.
“Forza entrate ed esibitevi” disse senza preamboli.
“Ehi! Non siamo degli oggetti!” protestò Misaki.
Tutti si zittirono guardandolo come se fosse impazzito. La presidentessa non si espresse e a braccia conserte attese il loro ingresso. Sbuffando Misaki entrò seguito dagli altri.
Presero le loro posizioni guardandosi con intensità, i suoi compagni avevano capito che con un Misaki così arrabbiato non si poteva ragionare ma almeno avrebbe dato il meglio di sé.
Iniziarono a suonare un pezzo dinamico, aggressivo, che sprigionava nell’aria una forte carica che rese entusiasti i dipendenti. La presidentessa invece rimase impassibile a braccia conserte ascoltandoli in cuffia. Al termine del brano i ragazzi la guardarono in attesa e con loro anche il personale. Lei si tolse le cuffie mettendole a posto e si avvicinò all’interfono.
“Shake, benvenuti alla Ki/oon Records”.
 
***

“USAGI-SAN! USAGI-SAN! USAGI-SAAAAAANN!!!”
Misaki dopo la firma del contratto era scappato verso casa per dare la bella notizia al sensei.
Entrò con prepotenza nella sua camera da letto e urlò ancora: “USAGI-SAN! SVEGLIAAAAA!”
Dal groviglio di coperte emerse una figura minacciosa con profonde occhiaie.
“Tu… moccioso… non dormo da tre giorni per finire il manoscritto e…”
Non riuscì a finire la frase perché Misaki gli saltò addosso abbracciandolo.
“USAGI-SAN! NON E’ TEMPO DI DORMIRE!!!! GUARDA!!!”
Gli sbatté letteralmente in faccia un foglio. Con irritazione mista a curiosità si concentrò per mettere a fuoco le parole. Lesse tutto il documento sempre più perplesso, poi decise di rileggerlo incredulo.
“Tu…”
“Si!”
“Hai firmato un contratto…”
“Si!”
“Con una delle maggiori case discografiche del Giappone??”
“SIIIII!!!!! DIVENTERO’ UNA STAR!!!! CON GLI SHAKE!!!!” urlò stritolandolo.
“Spiegami tutto!”
Iniziò il suo racconto, dal festival universitario dove erano stati notati, all’incontro al locale e infine all’appuntamento con la presidentessa della Ki/oon Records e la firma del contratto.
“Misaki! Ottimo lavoro!” esclamò il sensei ammirato.
Lui ringraziò imbarazzato a saltò giù dal letto per chiamare Takahiro. Anche il sensei si alzò ma lentamente avviandosi con passo pesante verso il bagno per poter lavarsi la faccia. Sentiva dal basso le urla eccitate di Misaki e Takahiro e lui sorrise orgoglioso. Non aveva mai visto Misaki in quello stato di assoluta felicità, sembrava aver toccato il cielo con un dito.
“USAGI-SAN PUOI TORNARE A DORMIRE, IO RIENTRERO’ DOPO LA SERATA AL LOCALE!” urlò Misaki correndo di sopra.
“Come? Prima mi svegli e poi scappi?” chiese sorpreso.
“Devo andare dai ragazzi, tra due settimane dobbiamo consegnare un nostro demo, quindi bisogna lavorare! E poi ti ho svegliato perché volevo che tu fossi il primo a saperlo…” aggiunse spalancando la porta della sua camera per prendere gli spartiti e la sua chitarra.
Ad un certo punto non sentì più il pavimento sotto i piedi perché fu sollevato di peso dal sensei.
“Usagi-san! Ma cosa…” gli spartiti sfuggirono dalle mani sparpagliandosi sul pavimento.
“Mi svegli, fai confusione e poi scappi? Niente da fare” disse Usagi trasportandolo in camera da letto.
“No! Dai non è il momento! Devo lavorare con i ragazzi!” protestò lui debolmente perché il sensei gli aveva sfilato la maglia pizzicandogli i capezzoli.
“E questo? Cos’è?” chiese improvvisamente.
Misaki aprì gli occhi imprecamdo immaginando già a cosa si riferisse.
“Niente! Sei stato tu!” inventò.
“Non mi risulta…” disse avventandosi sul suo collo. Iniziò a mordere il succhiotto lasciato precedentemente dalla ragazza.
“Aaah… aahh… Usagi-san!!”
Finito di tormentare quel punto, iniziò a lasciargli una serie di succhiotti ovunque facendolo gemere di piacere.
“Chi è stato?” chiese sbottonandogli il jeans.
“T… tUU!” esclamò gemendo perché il sensei aveva morso la sua eccitazione senza toglierli gli slip.
Indignato afferrò una cravatta per potergli legare i polsi e bloccarlo alla testiera del letto.
“Usagi-san!”
“Ancora nessuna risposta?” chiese spogliandolo del tutto.
“Te l’ho già detto!” esclamò lui cocciuto.
Irritato il sensei tornò a mordere la sua eccitazione facendolo gemere più forte raggiungendo presto l’orgasmo.
“E no!” esclamò Usagi stringendolo forte alla base.
“La… lasciami! Sto per venire!” disse lui agitandosi.
“Finché non mi dirai chi è stato non ti farò venire” ribatté lui penetrandolo con la sua eccitazione senza prepararlo.
“AAAAAHHH!”
Il sensei iniziò a spingere facendogli uscire delle lacrime.
“E’… stata una ra-ragazza! Al locale! Si è avventata! Io non volevo… l’ho cacciata via! Liberami!!!” confessò.
Lui non fermò le spinte iniziando a muoversi più veloce.
“Usagi-san! Ti prego!!!”
Dalla sua erezione sfuggì una goccia di sperma e il sensei decise di liberarlo facendolo venire con un urlo seguito a ruota dal suo orgasmo.
Si accasciò ansante sul più piccolo liberandogli le mani e baciando con dolcezza le sue lacrime.
“Sei un maniaco bastardo!” esclamò lui scostandolo indignato.
Il sensei lo bloccò.
“Uhm… non è una novità… la prossima volta non farmi arrabbiare…” mormorò dolcemente vicino al suo orecchio.
“Vaffanculo!”
Lui gli morse la lingua facendolo gemere.
“Ti amo stupido ribelle” disse approfondendo il bacio.
 
***
 
“Ladies and gentleman sono lieto di presentarvi i nostri ospiti d’onore… gli Shaaaakeee!!!!”
Un boato investì il trio che stava entrando nello studio televisivo. Il presentatore li indicò delle poltrone mentre loro salutavano con le mani il pubblico. Stavano partecipando a uno degli show musicali più seguiti in Giappone.
Il presentatore era vestito in modo piuttosto stravagante: indossava dei semplici jeans e una camicia ma in più aveva un gilet che si illuminava e un buffo cappellino.
“Ragazzi! Finalmente vi conosco. Sono passati tre mesi dal vostro debutto e avete scalato le classifiche musicali eliminando qualsiasi concorrenza! E il vostro singolo di debutto è ancora in cima!!! Bel colpo!” esclamò seguito da un applauso entusiasta del pubblico.
I ragazzi sorrisero compiaciuti.
“Allora, visto che fino a questo momento vi abbiamo solo sentito cantare e letto qualche articolo, finalmente possiamo sapere più cose su di voi! Iniziamo un po’ da Sumi Keiichi, detto “Il Presidente”. Cosa ci racconti di questo gruppo?”
Sumi senpai lo guardò sorridente aggiustandosi i suoi occhiali da vista. Era cambiato negli ultimi tre mesi e finalmente si vestiva decentemente, almeno per i gusti di Misaki e Shinno. Indossava per quella occasione una T-shirt bianca a maniche corte, accompagnato da un gilet nero e un jeans scuro. Aveva una serie di bracciali e collane e si era fatto un buco al naso.
“Buonasera a tutti” esordì con voce ammaliante creando eccitazione nel pubblico “cosa potrò mai raccontarvi di questo gruppo? E’ nato per caso, grazie a Misaki quando si è esibito al primo incontro al club di musica della nostra università. Si è svolto tutto in modo naturale, come un fulmine a ciel sereno!”
“Ma perché tu viene chiamato Il Presidente?” chiese il presentatore “Nei vari articoli di giornale su di voi questi dettagli non vengono spiegati”.
“Perché io sono il presidente, e per la precisione il presidente del club di musica dell’università M. Shinno e Misaki, i miei Kohai, mi chiamano così” spiegò lui.
“Wow ragazzi! Abbiamo qui un vero presidente! E ora passiamo la parola al più piccolo del gruppo, Shinnosuke Todo, ma tutti di chiamano Shinno dico bene?”
Shinno timidamente sistemò il suo microfono guardando il pubblico. Indossava un jeans come il senpai e una canotta nera. Inoltre il suo tatuaggio recente risaltava sul suo braccio, una scritta stilizzata: The Shake.
“Ci… ciao” molte ragazze urlarono eccitate.
“SHINNO!!!!”
“Shinno, il tuo senpai ci ha appena detto che il vostro gruppo è nato per caso. Ma cosa ti ha spinto ad aggregarti a loro?” chiese il presentatore.
“Tutto è merito di Misaki. Quando ci fu il primo incontro del club sono andato direttamente da lui per conoscerlo perché in facoltà correvano varie voci sul suo conto visto che aveva sfidato il professore associato più temuto dell’università M” disse lui sorridendo. Un sorriso che fece urlare nuovamente le ragazze.
“Wow Shinno! Sei molto amato dalle ragazze!” esclamò il presentatore con entusiasmo.
Lui arrossì generando altre urla.
“Infine passiamo la parola al leader, Misaki Takahashi!”
Ci fu un boato all’interno dello studio tanto da preoccupare il personale addetto alla sicurezza.
“Misaki! Wow! Le ragazze ti adorano! Sarà per la tua fama di bello e dannato?”
“Bello e dannato? Non ci ho mai pensato sinceramente, ho sempre avuto un certo effetto sulle donne” disse con un sorriso sensuale.
Altro boato causato dalle urla isteriche delle loro fan.
“Misaki ma vai sempre in giro così?”
Quella sera indossava i suoi pantaloni di pelle nera con gli anfibi, una maglia e una giacca di pelle nera. In più tutto il suo corredo di orecchini e bracciali e i suoi capelli spettinati.
“Così l’ho conosciuto” disse Shinno sorridente prendendo la parola.
“Io no… aveva la camicia e la cravatta perché era andato alla cerimonia d’apertura dell’università” disse Sumi.
“Da quello che ho capito sei tu il perno di questa band. Ma di te non si sa nulla, sei un gran mistero… quante donne hai avuto? Uno come te secondo me nella realtà è un po’ più tranquillo” disse il presentatore lanciando una provocazione.
Shinno e Sumi iniziarono a ridere increduli.
“Sai… non ho mai tenuto il conto di tutte le donne che mi sono portato a letto… e non solo lì…” aggiunse con tono accattivante generando un boato di “MISAKI-KUN!!!!!”
“RAGAZZI SIETE INCREDIBILI!” urlò il presentatore per sovrastare le urla.
Le ragazze ormai erano fuori controllo così il regista decise di interrompere l’intervista in modo da farli esibire.
E mentre loro davano il meglio di sé Misaki non riusciva ancora a crederci che aveva realizzato il suo sogno.
 
Angolo della follia
Ciaoooo, sono tornata! Questo è un capitolo più breve rispetto agli altri e di passaggio in attesa del passaggio successivo… non aggiungo altro! =D Vediamo qui un Misaki più che ribelle direi spavaldo ed è emerso l’Usagi del manga con il suo potere di sopraffare la nostra piccola peste… sabato prossimo nuovi avvenimenti… ed ho già in mente il titolo… muahahahhahah XD
Ciaooooooooooooo ;)

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Capitolo 14
*** Scontro tra titani ***


Scontro tra titani
 
“Usami sensei la prego! E’ un evento importantissimo! Deve esserci!”
“Sai benissimo che questi eventi non mi piacciono”.
Erano in casa Usami e il sensei, seduto comodamente sul divano, resisteva alle suppliche di Aikawa-san.
“Sensei!” implorò lei.
Lui la ignorò e rimase in silenzio leggendo con attenzione la sua rivista musicale. Da quando Misaki era diventato famoso in casa aveva appeso molti suoi poster, comprato il suo disco nonostante le proteste del diretto interessato.
“Te lo dovevo regalare io!”
Inoltre non faceva altro che ascoltare le sue canzoni e alzare il volume della tv quando uscivano i suoi video musicali. Misaki non era mai stato così bello: affascinante, misterioso, dannato, sexy… molte sue foto lo ritraevano in pose forti, aggressive e altre volte era molto sensuale.
Sospirò chiedendosi come mai quel bastardo ribelle alla fine si era messo con lui dichiarandosi. Anche se da quel giorno non aveva più sentito “ti amo” sgorgare dalle sue labbra, a lui non importava. Non voleva confonderlo e pretendere troppo.
“Buongiorno” disse una voce rauca maschile.
Si girò e vide Misaki sbadigliare sonoramente dirigendosi verso la cucina. La sera precedente era tornato molto tardi a causa della registrazione di un programma tv.
“Buongiorno” rispose il sensei osservandolo preparare il caffè.
“Misaki-kun! Buongiorno!” esclamò Aikawa-san con entusiasmo. Era diventata una sua fan.
Lui alzò la mano come segno di saluto e continuò a prendere tutto il necessario per fare colazione.
“Misaki tra un po’ dobbiamo pranzare, forse è meglio che bevi solo il caffè” disse il sensei.
“Ok…” mormorò Misaki trasportando la sua tazza di caffè bollente. Si sedette sul divano vicino ad Akihiko e cambiò canale alla tv guardandola poi distrattamente.
Il suono del campanello fece sorridere trionfante Aikawa che corse ad aprire la porta. Usagi sospettoso la seguì con lo sguardo e si rabbuiò alla vista della persona a lui meno gradita in assoluto.
“A-K-I-H-I-K-O!!!”
“Che ci fai qui Isaka-san?”
Misaki si voltò verso di lui per salutarlo ancora intontito. Isaka era il presidente della Marukawa Shoten, la casa editrice di Usagi ed era anche un vecchio amico di famiglia. Nonostante fosse più grande di età del sensei con il suo comportamento sembrava un bambino.
“Akihiko! Come siamo scontrosi oggi! Buongiorno Chibi-tan!” aggiunse sorridente verso Misaki.
“Non sono un Chibi-tan” replicò lui pacatamente. Era ancora in fase di dormiveglia e non gli andava di litigare con nessuno.
“Allora Akihiko, Aikawa mi ha detto che non vuoi venire all’evento. Perché?” chiese sedendosi spavaldamente sul divano di fronte a lui.
“Sai che questi eventi non mi piacciono” rispose lui irritato.
“Si ma è un evento di beneficenza organizzato dalla mia famiglia e io ho invitato tutti coloro che possono fare ingenti donazioni per costruire una nuova struttura ospedaliera in Africa!” replicò lui.
“Vuoi dare fastidio anche agli africani? Non bastiamo noi? Anzi forse è meglio così ti togli dalle scatole per un po’” disse il sensei alzandosi per recuperare il suo pacchetto di sigarette.
“Come sei cattivo!!! Va bene comunque…” disse mormorando tristemente.
“Non ti preoccupare ti invierò lo stesso un assegno. E ora andate via” disse accendendosi la sigaretta e sedendosi nuovamente vicino a Misaki.
“Uffa!” esclamò esasperato alzandosi e avviandosi verso la porta con una scoraggiata Aikawa-san.
Lui riprese la sua rivista e un dubbio fulmineo gli attraversò la mente. Possibile che si fossero già arresi?
“Ah! Mi sono appena ricordato!” esclamò Isaka battendosi il palmo della mano sulla fronte.
“Sta per fare la sua mossa” pensò il sensei esasperato.
“Misaki-kun ti aspettiamo già dalle cinque così tu e la tua band potete fare le prove e revisionare gli ultimi dettagli con il team” disse Isaka girandosi verso il più piccolo.
“Ok” replicò lui portandosi la tazza alle labbra e sorseggiando gli ultimi residui di caffè.
“Cosa?” chiese Usagi stupito.
“Non te l’ho detto? Gli Shake saranno gli ospiti speciali della serata. Inoltre hanno avuto la brillante idea di far si che il concerto possa essere visto in rete in modo che anche le loro fan possono fare piccole donazioni. Allora… tu non vuoi assistere al suo concerto?” chiese sorridendo affabilmente.
Usagi guardò Misaki incredulo.
“Sono in trappola” pensò. Non si aspettava questo colpo basso.
“Va bene…” disse con espressione cupa.
“Ottimo! A sabato!!!” esclamò divertito portando via con sé Aikawa che ora rideva sollevata.
“Di nuovo scacco matto Usagi-san… quel tipo sa come ottenere quello che vuole” disse Misaki mettendosi ai fornelli.
“Perché non me l’hai detto prima? Avrei evitato questa umiliazione” disse imbronciato.
Misaki si voltò per guardarlo e non poté trattenere un sorriso di fronte all’espressione fanciullesca di Usagi. Nonostante indossasse anche in casa sempre camice e cravatte lui era senza alcun dubbio un bambino nel corpo di un uomo.
“Mi ha chiamato stanotte per dirmelo quindi non ho fatto in tempo ad avvisarti” disse prendendo gli ingredienti.
Lui rimase in silenzio guardando la tv con rabbia.
“Il bastardo aveva pianificato tutto!” pensò spegnendo la sua sigaretta.
Rimasero in silenzio per tutta la durata del pranzo, Usagi perché cercava di far sbollire la rabbia e Misaki perché si stava riprendendo man mano. Da quando era entrato in quel mondo vorticoso non riposava mai abbastanza. Quel giorno per fortuna aveva un giorno libero così decise di tornare a letto.
“Dove stai andando?” chiese il sensei sistemando le ultime stoviglie asciutte.
“A dormire” disse salendo i primi gradini.
“Come sarebbe? Oggi possiamo stare finalmente insieme senza preoccuparci del tempo”.
“Lo so. Ma non ce la faccio proprio. Sono troppo stanco” disse sbadigliando.
Lui riprese a salire le scale e il sensei lo seguì conducendolo poi nella sua camera da letto.
“Usagi-san… per favore” disse lui.
“Cosa? Non ti voglio assalire, dormirò semplicemente con te” replicò lui trascinandolo sul letto.
Lui si lasciò abbracciare dal sensei e crollò dopo due minuti. Usagi rimase un bel po’ ad osservarlo pensieroso finché anche lui si addormentò.
 
***
 
“Bene… aspetta più in alto… così… basta!”
Il giorno del concerto era arrivato e gli Shake erano nel giardino della casa di famiglia di Isaka. Misaki non pensava che potesse essere così grande e si stava chiedendo se anche Usagi possedesse una casa del genere.
“Shinno come si vede l’insegna da laggiù?” chiese Misaki scendendo dal palco.
“Bene!” urlò Shinno correndogli incontro.
“Senpai! L’evento on line?”
“Tutto a posto” rispose Sumi da dietro al portatile.
“Chibi-tan! Andatevi a preparare! Gli ospiti saranno qui a breve” Isaka-san li aveva raggiunti in giardino per sistemare le ultime cose.
“Non sono un Chibi-tan!” sbottò Misaki raggiungendo Isaka.
“Isaka-sama grazie per questa opportunità data agli Shake” disse il signor Ogawa, manager del gruppo.
“Sono in gamba! Forza andate nella vostra stanza a cambiarvi, vi ricordate dov’è?”
Annuirono convinti.
“Perfetto”.
Si incamminarono verso l’interno della casa dove i preparativi erano al culmine. Arrivati al piano di sopra Misaki prese una direzione diversa.
“Dove vai?” chiese Shinno.
“In bagno. Vi raggiungo dopo” detto questo si separò dal gruppo trovando il bagno dopo una ricerca abbastanza lunga. Quella casa era immensa.
Dopo essersi liberato la vescica cercò di tornare indietro con scarso successo. Si era perso ed inoltre non c’era nessuno a cui chiedere perché tutti erano al piano di sotto.
“Cazzo!” esclamò irritato.
Iniziò a vagare con maggiore irritazione maledicendo quei corridoi tutti uguali. Voltando l’ennesimo angolo andò a cozzare contro il petto di qualcuno.
“E che cazzo!” esclamò irritato alzando lo sguardo verso l’individuo che lo stava osservando in silenzio. Misaki fece un passo indietro intimorito da quella figura. Era un uomo alto, con capelli neri spettinati e un velo di barba. Indossava una giacca di pelle nera e sotto una camicia per metà sbottonata, i suoi jeans erano attillati e gli anfibi neri erano contornati da borchie argentate. Aveva le mani in tasca e tra le labbra aveva una sigaretta finita per metà.
“Che cazzo dovrei dirlo io moccioso, guarda dove metti i piedi” disse con espressione truce afferrando la sigaretta.
“Bastardo con chi credi di parlare?” chiese irritato.
“Potrei dirti la stessa cosa” replicò l’uomo alitandogli il fumo.
“Misaki! Eccoti finalmente!” il signor Ogawa era appena arrivato e fremette alla visione dei due che si stavano fronteggiando.
“Coglione togliti dalle palle e stammi alla larga” disse Misaki superandolo.
L’uomo non rispose e rimase a fissarlo con occhi cattivi finché non scomparve dalla sua vista.
“Coglione, eh?” mormorò pensieroso.
 
***
 
L’evento era iniziato da poco e tutti gli ospiti erano stipati nel grande salone per le feste. C’erano tantissimi volti noti dello show business, dirigenti di alta finanza e molti editori, scrittori e mangaka della Marukawa.
Usagi sensei era attorniato da una folla urlante di donne e Aikawa cercò di allontanarlo per presentargli alcune persone. Misaki, Shinno e Sumi erano seduti in disparte osservati da molte persone con entusiasmo però si poteva leggere sui loro volti una sorta di timore.
“Chibi-tan! Vieni, vieni!” Isaka-san era comparso all’improvviso trascinandolo via.
“Sono Misaki!” esclamò arrabbiato. Si voltò verso i suoi compagni che erano stati attorniati da molte persone. Lui capì che fino a quel momento nessuno si era avvicinato per la sua presenza, dopotutto era ancora arrabbiato per l’episodio di prima e questo doveva essere trapelato dal suo viso.
“Misaki ti presento un po’ di gente… ecco lui è Onodera Ritsu, il presidente dell’Onodera Publishing, ed è anche un mio caro vecchio amico!” disse presentandolo a un ragazzo che sembrasse avere venticinque anni.
“Così giovane?” chiese ad alta voce.
Un paio di occhi verdi lo guardarono imbarazzato e si chinò per nascondere il rossore.
“Sono felice di conoscerti Misaki-kun… sono un tuo fan…” balbettò.
“Davvero? Non me lo sarei aspettato” disse inchinandosi anche lui. Era pur sempre un presidente.
“E’ una cosa che ha sorpreso anche me” commentò un uomo che si era avvicinato.
“Ah, Misaki! Ti presento il mio capo editore della sezione Emerald della Marukawa, Takano Masamune. Però non edita i manga che leggi tu ma i shoujo e ti consiglio di non dargli troppa confidenza perché è burbero…” disse con apprensione Isaka.
“Guarda che ti sento idiota e non mi interessa che sei il mio capo” disse Takano irritato.
“Quindi c’è qualcuno che glielo dice? Pensavo che solo Usagi-san riuscisse a rispondergli male!” disse Misaki ammirato.
Takano gli sorrise mentre Onodera spalancò gli occhi.
“Conosci Usami sensei????”
“Quindi è per questo che stai qui moccioso?” un uomo alle loro spalle interruppe la conversazione.
“Ijuuin sensei!” esclamò Isaka-san allegro.
“Cosaaaaa????” disse Misaki sorpreso.
“Sembra che vi conosciate già! Misaki lui è il mangaka maledetto della Marukawa, ed è l’autore del tuo manga preferito” disse Isaka osservandoli con interesse.
“Tu saresti il creatore di Code: Breaker???? Tu???” chiese Misaki stupito.
“Problemi?”
Isaka fu chiamato da Onodera e si allontanò da loro due seguito da Takano.
“NO! Come posso leggere il manga di un cazzone come te???”
“E io non mi spiego come mai un Chibi-tan come te sia diventato famoso… torna nella tua tana e lascia lo spazio ai grandi”.
Misaki strinse i pugni desiderandolo colpire.
“Sei già a corto di parole e hai voglia di picchiarmi? Allora è vero che sei un Chibi-tan…” commentò lui divertito.
“Io? E tu saresti il mangaka maledetto? E quale sarebbe il motivo? Non farmi ridere bastardo!”
“Non provocarmi moccioso… sono sulla faccia della terra prima di te e so come farti piangere…” accarezzò quell’ultima parola mormorandogliela nell’orecchio facendo provare un brivido di piacere che lo fece arrossire.
“Cosa mi succede?”
“Ahi ahi ahi… Ijuuin sensei smettila di infastidire le persone” si era avvicinato un uomo sorridente.
“Kirishima-san, non rompere il cazzo anche tu” disse il sensei allontanandosi.
“Santa pazienza! Ciao io sono Kirishima come hai potuto sentire e sono l’editore di quel tizio. E tu sei Misaki degli Shake, giusto? Mia figlia non fa altro che parlare di te!” disse esasperato.
“Non è l’unica” disse inchinandosi.
“Vuoi un consiglio, stai alla larga da Ijuuin sensei. Lui porta solo guai a tutti, amici, parenti, partner… per questo viene definito maledetto. Sembra che ogni persona che entra in contatto con lui abbia problemi…” disse sospirando.
“Anche lei?” chiese Misaki curioso.
Kirishima sospirò rassegnato.
“Chibi-taaaaaaan!!! Forza sul palco che vi devo annunciare!!!”
Misaki salutò Kirishima e corse fuori con il suo gruppo raggiungendo le loro postazioni. Era ancora scosso dall’incontro con Ijuuin sensei e non riusciva a togliersi la sensazione di pericolo misto a piacere.
“Cosa mi prende???”
Gli ospiti invasero il giardino indicandogli con gioia e in lontananza vide Usagi sensei fargli l’occhiolino. Immediatamente gli tornò il sorriso cancellando dalla sua mente il Ijuuin sensei.
“E bene signori e signore, ecco il momento che stavate tutti aspettando! Facciamo un bell’applauso agli SHAKE!!!!” Isaka-san scese dal palco mentre un boato esplose in giardino.
Misaki fece cenno agli altri e iniziarono a suonare scatenando gli ospiti. Tutto si cancellò nella mente di Misaki che fu completamente rapito dalla musica, le urla, la sua chitarra, la sua voce. Era nel suo mondo.
Quando tornò con i piedi per terra il concerto era finito. Isaka-san si stava congratulando con loro, gli ospiti stavano andando via e Usagi lo guardava con orgoglio. Lui si sciolse in un sorriso che si tramutò immediatamente in astio quando vide Ijuuin sensei avvicinarsi ad Usagi.
Saltò giù dal palco correndo verso di loro mentre le parole di Kirishima risuonavano nella sua mente:
Sembra che ogni persona che entra in contatto con lui abbia problemi.
Non poteva permettere che quel bastardo creasse problemi ad Usagi. Nessuno glieli poteva creare.
“Ah, Misaki!” salutò allegramente il sensei appena lo vide “ottimo lavoro! Come al solito sei stato bravissimo!”
“Grazie Usagi-san…” rispose lui guardando Ijuuin.
“Lui ti è stato già presentato, vero? E’ rimasto talmente colpito dalla tua performance che ha deciso di regalarti la versione deluxe del tuo manga preferito autografato, non sei contento?”
“Si” rispose a denti stretti.
“Bravo ragazzo!” esclamò Ijuuin strofinandogli la testa “vieni con me allora. In casa ho lasciato la mia valigetta…”
Lui si allontanò da quel tocco irritato e anche Usagi si irrigidì.
“Vengo con voi” disse con tono deciso.
“A-K-I-H-I-K-O!”
Isaka-san comparve dal nulla.
“Andiamo” disse Ijuuin trascinandolo con sé mentre Usagi malediceva Isaka.
“A che gioco stai giocando?” chiese Misaki cercando di liberarsi dalla sua stretta.
“A questo” rispose lui scaraventandolo nella prima stanza vuota che trovò.
“Bastardo! Vuoi fare a pugni???”
Ijuuin si avventò su di lui però fece qualcosa che lasciò completamente di stucco Misaki. Aveva preso possesso delle sue labbra baciandolo con ardore, aprendo con forza la bocca per far incontrare le loro lingue. Invano Misaki provò a staccarsi ma fu invaso da un forte desiderio rispondendo a quel bacio con passione.
Ijuuin lo strinse forte a sé senza lasciarlo respirare, non dandogli tregua, graffiando la sua pelle con il suo velo di barba. Poi si staccò lasciando il più piccolo ad ansimare. Misaki si rese conto improvvisamente di quello che era successo e gli voltò le spalle ma purtroppo il sensei aveva notato la sua eccitazione.
“Mi sono appena ricordato che non ho con me il manga. Tieni” aggiunse lasciandogli un biglietto da visita “questo è il mio indirizzo, vieni appena puoi”.
Detto questo si allontanò con una risata maligna lasciando il più piccolo che intanto si era accasciato a terra. Stava ancora ansimando e sentiva il suo corpo troppo caldo. Liberò la sua erezione e per la prima volta nella sua vita si masturbò. Fino a quel momento erano stati sempre gli altri a farlo. Venne in poco tempo e si sdraiò sul pavimento con le lacrime agli occhi.
“Bastardo!” urlò arrabiato.
Cosa gli era successo?
 
 
Angolo della follia
Buongiorno gente! Rieccomi qua! Che capitolo!!! Credo che le presentazioni siano inutili, tutti sapete chi è Ijuuin sensei, il nostro caro mangaka di The Kan che nel manga si innamora di Misaki. Qui però ha subito delle interessanti trasformazioni… cosa accadrà ora??? Muahahahhahah xD
Confermo… adoro Isaka-san <3 solo lui può creare problemi al mondo =D inoltre spero che vi sia piaciuto il mini crossover con sekai… ad un evento del genere non poteva mancare Onodera ;)
Aggiornerò sabato prossimo. Commentate!!!! Ciaooo =D
 
Note: Chibi-tan è il nomignolo con cui Isaka chiama Misaki anche nel manga e significa piccoletto, moccioso, insomma bambino =) 

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Capitolo 15
*** Temptations ***


Temptations
                  
“Ragazzi oggi vi parlerò del periodo Kamakura, che va dal 1185 al 1333…”
Erano all’università e Misaki stava frequentando la lezione di letteratura giapponese di Kamijo sensei. Però la sua mente era altrove e precisamente a una settimana prima, quando aveva conosciuto Ijuuin sensei. Da quel momento aveva vissuto sempre in uno stato di continua eccitazione che cercava di soddisfare con Usagi e molto spesso da solo. Ma qualsiasi cosa facesse nulla riusciva a calmarlo. A Usagi faceva molto piacere questa sua voglia improvvisa di stare insieme ma lui si sentiva male, era come se lo stesse prendendo in giro e questo pensiero lo tormentava. Usagi non meritava tutto questo.
Estrasse dalla tasca il bigliettino da visita di Ijuuin sensei ormai completamente stropicciato. Rimase a guardarlo a lungo per poi appallottolarlo e nasconderlo nuovamente. Cosa gli stava accadendo? Lui aveva provato quelle sensazioni solo con Usagi, allora perché desiderava un’altra persona?
Si alzò inorridito. Come poteva pensare una cosa del genere?
“NO!” esclamò ad alta voce.
“Ah vedo che il signor Takahashi vuole condividere qualcosa con noi. Allora parli” disse Kamijo guardandolo irritato.
Misaki gli scoccò uno sguardo di puro odio e lo rispose alzando il dito medio.
“COME OSI??? FUORIIIIIII!!!!”
Sbattendo la porta uscì fuori con gioia urlando un “Vaffanculo” liberatorio che fece arrabbiare ancora di più il professore. Si mise le mani in tasca e sfiorò nuovamente il biglietto da visita. Subito avvertì un senso di eccitazione che lo costrinse ad andare in bagno. Quando uscì maledisse se stesso e Ijuuin sensei.
Andò fuori nel giardino e si accese una sigaretta godendosi il tiepido sole primaverile.
“Sei qui Misaki” disse una voce maschile.
“Presidente…” salutò lui facendogli posto.
Restarono in silenzio guardando alcuni studenti che li osservavano eccitati.
“Misaki c’è qualcosa che ti preoccupa?” chiese il senpai prendendo una sigaretta.
Lui non rispose e continuò a fumare.
“Ho capito. Allora ti aspetto al club di musica” disse rassegnato alzandosi.
“Senpai?”
“Dimmi”.
“Sai dirmi cosa vuol dire essere innamorati?”
Sumi si aspettava di tutto fuorché quello.
“Oh… bè…” si sedette nuovamente accanto osservato attentamente da Misaki “io si… ho avuto una relazione alle superiori ed ero follemente innamorato della mia ragazza…” chiuse gli occhi con espressione sognante.
“Racconta!” incitò curioso.
“Ecco era la mia compagna di classe ma non le andavo dietro, non era neanche particolarmente bella e non aveva nulla che mi potesse attrarre. Piatta come una tavola!”
“Senpai!” ridacchiò Misaki.
“Un giorno mi sorprese, eravamo in mensa e mi bloccò in mezzo la folla urlando il mio amore per me. Rimasi talmente sconvolto che non le dissi niente. Lei soddisfatta andò via correndo però da allora mi è entrata nel cuore. Ogni giorno mi salutava con un dolce sorriso, mi preparava il bento, mi pedinava e spesso allontanava altre ragazze interessate a me” disse sorridendo.
“Wow che caratterino! Non ti riesco ad immaginare con una ragazza del genere” commentò Misaki.
“Neanch’io. Poi un giorno un ragazzo si dichiarò a lei e la baciò davanti ai miei occhi. Non so cosa accadde di preciso… so solo che l’ho scaraventato sul pavimento trascinandola via. Lei piangeva perché si sentiva violata. La consolai con un bacio… da quel momento nessuno ci ha più separati”.
Misaki lo guardò con attenzione.
“Non sapevo cosa fosse l’amore fino a quel momento. Forse non lo so tutt’ora però so solo che quando la vedevo ero felice, desideravo il suo sorriso, la sua serenità, non sopportavo vederla piangere e se la ferivo mi sentivo un mostro… era sempre nella mia mente… la desideravo corpo e anima…” disse tristemente.
“Cos’è successo? Perché non state più insieme?”
“Lei è morta”.
Un silenzio carico di tristezza scese su di loro.
“Come?” riuscì a mormorare infine Misaki.
“Tumore”.
Misaki calò il capo pensando a cosa avesse passato il suo senpai.
“Da quel momento il mio mondo è finito. Non ho amato più nessuna. Certo ho avuto dei rapporti sessuali ma non è mai stato amore. Però grazie a te il mio mondo si è allargato e mi sembra di ricominciare a respirare” disse sorridendo.
Misaki sorrise di rimando sollevato. Però uno stato di ansia lo assalì.
“Facciamo un’ipotesi. Cosa si dovrebbe fare se sei sicuro di amare una persona però ti senti attratta da un’altra?” chiese.
“Uhm… bel problema… dovresti approfondire la natura del rapporto con questa nuova persona… sai può capitare…” disse pensieroso.
“Ma se non volessi vedere quella persona mai più?”
“Vivrai per sempre con il dubbio Misaki. Incontrarla ti potrebbe far capire che in realtà il tuo cuore appartiene solo ad Usami sensei” disse lui sorridendo.
“Cosa? Chi ti dice che mi sono dichiarato a lui??” chiese lui sorpreso.
“Per forza con lui! E anche se ti ho consigliato di capire questa attrazione per Ijuuin sensei stai attento. Quel tipo mi sembra pericoloso” aggiunse pensieroso.
“COME??? TU… COMEEE???” Misaki era più che sconvolto.
“Sono un grande osservatore” disse semplicemente dandogli una pacca sulla schiena “ti aspetto al club” aggiunse alzandosi.
Misaki rimase lì in silenzio ancora sotto shock. Riprese il bigliettino da visita guardandolo con apprensione.
 
***
 
Era davanti al computer intento a scrivere il suo nuovo romanzo. Come al solito la scadenza era vicina e lui non aveva scritto quasi nulla. Però per una volta non aveva colpe. Come poteva resistere ad un Misaki così lascivo? Nell’ultima settimana sembrava desiderasse stare sempre con lui nonostante i suoi innumerevoli impegni. Tornava a casa trafelato e gli saltava addosso anche per poco tempo. La cosa gli stava destando una certa preoccupazione perché di solito era lui a fare la prima mossa. Non che la cosa gli dispiacesse ma non poteva fare a meno di pensarci.
Cosa stava passando nella testolina contorta di quel ragazzo? Sospirò rassegnato sperando di finire al più presto il romanzo per poter indagare di più.
Riprese a scrivere ma il suono del suo cellulare lo distrasse nuovamente.
“Chi sarà?” si chiese ad alta voce.
“Usagi-san oggi torno più tardi. Non mi aspettare. Misaki”.
“Torna più tardi?”
Quel giorno sapeva con certezza che non aveva impegni lavorativi ma solo universitari. Sospettoso lo chiamò.
“Pronto?”
“Misaki sono io”.
“Usagi-san!” rispose agitato.
“Come mai torni più tardi? Lo sai che gli esami sono vicini e devi studiare” disse.
“Si si lo so! Devo studiare… devo studiare a casa di Shinno! Studiamo con Sumi senpai! Lui essendo al secondo anno può aiutarci in una materia…” rispose piuttosto confuso.
“Sai che puoi chiedere a me quando si tratta di studio” rispose lui sospettoso.
“Usagi-san! Scusa ma ora devo andare. Ciao!”
Chiuse il telefono lasciando il sensei perplesso.
“Mi nasconde qualcosa…”
Intanto, dall’altra parte della città, Misaki guardava il telefono agitato. Mise il silenzioso e deglutì nervosamente alzando lo sguardo verso il complesso di appartamenti di fronte a lui. Scosse la testa e con passo incerto si avviò soffermandosi davanti al citofono. Con dito tremante suonò il campanello.
“Chi è?” chiese una voce rauca dopo tanto tempo.
“Ehm… sono… Misaki” rispose lui prendendo coraggio.
“… ventesimo piano…”
Il portone si aprì e Misaki entrò nell’enorme androne del palazzo. Nervosamente prese l’ascensore e guardandosi allo specchio vide che era accaldato.
“Calmati imbecille!” pensò schiaffeggiandosi.
Arrivato al piano si guardò intorno perplesso perché c’erano ben quattro porte, però all’improvviso una si aprì mostrando il volto stanco di Ijuiin sensei.
“Mi hai fatto aspettare moccioso… entra” disse scomparendo dalla sua vista.
Misaki dubbioso raggiunse la porta ed entrò chiudendosela alle spalle. Rimase perplesso e dovette più volte sbattere le palpebre per abituarsi alla penombra che regnava in casa. Infatti non riusciva a distinguere i contorni del mobilio però poté intuire che il nero fosse il colore predominante.
“Da questa parte” disse il sensei affacciandosi da una porta.
Lui lo raggiunse e fu accolto in un salotto molto disordinato dove c’erano bozzetti, manga, riviste, lettere ovunque. A fatica riuscì a sedersi dopo aver evitato una pila di manga e spostato dei bozzetti.
“Stavi lavorando?” chiese curioso. Nonostante la sua avversione e confusione era pur sempre colui che aveva creato la sua serie preferita.
“Ho finito ieri. Stavo riposando” rispose lui porgendogli una tazza di caffè.
Lui la prese ma non si scusò per averlo disturbato.
“Alla fine sei venuto, però aspettavo il tuo arrivo già dal giorno dopo…” disse il sensei.
Nella penombra Misaki riuscì a cogliere i suoi tratti. Indossava una tuta e una maglia grigia a maniche corte. Si era fatto la barba e i suoi capelli erano come sempre disordinati. Lui provò un senso di eccitazione che lo rese inquieto.
“Allora… cosa vuoi fare?” chiese il sensei penetrandolo con lo sguardo.
“In che senso?” rispose lui. La tensione presente nell’aria si poteva tagliare con un coltello.
Ijuiin si leccò volutamente le labbra per eliminare i residui di caffè. Misaki lo guardava a bocca aperta come se si trovasse di fronte ad un incantatore di serpenti. Scosse la testa per riprendersi e con forza posò la tazza sul tavolino.
“Sono qui per il manga autografato!” esclamò velocemente.
Il sensei rimase sorpreso di fronte a quella reazione e rise di gusto lasciando perplesso Misaki.
“Perché ridi??” chiese irritato.
“Sei un combattente! Mi piaci proprio bastardo!” esclamò il sensei dirigendosi verso la libreria.
“Bastardo a chi vecchiaccio???” rispose lui di getto.
Tornò con il suo manga e con eleganza lo firmò davanti ai suoi occhi.
“Prendi chibi-tan” disse divertito.
Arrabbiato gli strappò il manga tra le mani e si alzò.
“Dove vai?”
“Ho ottenuto quello che volevo. Me ne vado” disse avviandosi.
“Uhm… sei proprio sicuro?” chiese il sensei alzandosi a sua volta.
Misaki si fermò.
“Cosa intendi?” chiese senza girarsi.
Lo sentì avvicinarsi e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata. Si fermò dietro di lui, petto contro schiena, divisi solo dai loro abiti.
“Vuoi proprio sentirmelo dire?” alitò il sensei vicino al suo orecchio.
Un brivido di piacere lo attraversò tutto.
“Non hai caldo chibi-tan con questa giacca?”
Lui si voltò arrabbiato.
“Non sono un chibi-tan!” esclamò ma aveva commesso un grande errore. Adesso i loro visi erano a un centimetro di distanza alitandosi un gradevole odore di caffè. Misaki chiuse gli occhi agitato aspettando il bacio che non venne. Quando li riaprì trovò il sensei immobile che lo guardava sempre alla stessa distanza.
“Sai moccioso, quello che faccio non è semplice sesso” disse.
Misaki deglutì e coprì la sua eccitazione con il manga sperando che il sensei non l’avesse notata.
“Però prima di divertirci sul serio ho bisogno di esplorarti e tu dovrai stare fermo, ok?”
Involontariamente annuì. Quel gioco così pericoloso gli piaceva troppo nonostante una piccola parte di sé pensava ad Usagi.
Lentamente Ijuiin sensei liberò le sue mani dal manga che stava usando come copertura per poi dedicarsi alla giacca di pelle. Sfiorò volutamente le spalle facendolo tremare di piacere. Poi gli tolse la maglia lasciandolo a petto nudo. Iniziò a toccargli le spalle, le braccia, il suo petto.
“Hai dei capezzoli sensuali” disse stuzzicandoli con le mani.
Gli sfuggì un gemito che soffocò coprendo con le mani la sua bocca.
Divertito, il sensei gli tolse il resto degli indumenti lasciandolo completamente nudo. Rimase a guardare la sua eccitazione da dove fuoriusciva un po’ di sperma.
“Sei già in queste condizioni senza aver fatto nulla? Interessante…” commentò rendendolo furioso.
Lui cercò di coprirsi ma il sensei gli bloccò le mani per poi prenderlo in braccio.
“Mollami bastardo!”
“Lo farò” rispose lui divertito.
Lo portò nella sua camera da letto lasciandolo poi sul letto.
“Ti agiti troppo Misaki… devi imparare a stare fermo altrimenti non ci potremo divertire…”
Lui immobile lo guardò sempre più eccitato e curioso su cosa avrebbe fatto, ormai Usagi era stato scacciato dalla sua mente.
Ijuiin aprì l’armadio prendendo un paio di manette e una benda. Lui fremette di desiderio lasciandosi poi legare alla testiera del letto con le manette ma quando cercò di bendargli la bocca cercò di svincolare.
“Sshhh, così non rovinerai il momento con la tua boccaccia” disse il sensei riuscendo ad imbavagliarlo.
Misaki lo guardò preoccupato ma lui ignorandolo completamente si sedette sul letto. Senza preavviso gli spalancò le gambe piegandogli le ginocchia in modo da poterlo osservare. Lo stava solo guardando ma Misaki si sentiva in un vortice di emozioni a lui sconosciute. Era vergognosamente eccitato.
“Sei molto robusto nonostante la tua corporatura esile… e poi… sembra che tu abbia già fatto sesso con un uomo” disse toccandogli la sua apertura.
Misaki si agitò.
“Fermo!” esclamò dandogli una sculacciata.
Lui incredulo gli lanciò uno sguardo omicida però si rese ben presto conto che quel colpo lo aveva fatto ancor di più eccitare ingrossando la sua erezione.
“Uhm…” disse notando la sua erezione “sapevo che avevi un lato masochista nonostante la tua testardaggine… però ora devo verificare una cosa…”
Inserì un dito all’interno della sua apertura facendolo gemere, un gemito soffocato che fece sorridere il sensei.
“Avevo ragione. Hai un partner sessuale…” inserì altre due dita muovendole in cerchio allargando il più possibile la sua apertura.
Misaki iniziò a muovere i fianchi a ritmo prendendo un’altra sculacciata ma non si fermò.
“Sei disubbidiente chibi-tan… hai bisogno di essere educato” disse il sensei allontanandosi da lui.
Il più piccolo con le lacrime agli occhi lo guardava supplichevole.
“Però come posso resistere ai tuoi occhi da cerbiatto?” disse ridacchiando.
Lui si rabbuiò e confusamente cercò di dire qualcosa.
“Ma guardati moccioso. Hai fatto tanto il duro quel giorno eppure eccoti qua, in balia di uno sconosciuto che ti sta facendo eccitare come mai ti era accaduto nella tua vita… guarda i tuoi capezzoli come sono duri ed eretti” disse salendo nuovamente sul letto e pizzicandoglieli “sai… potremmo fare dei piercing, tutto diventerebbe ancora più eccitante. Sono così perfetti” calò il viso iniziandoli a succhiare e mordicchiare facendolo inarcare con la schiena. Si scostò bruscamente facendolo gemere irritato.
“Guarda il tuo collo, così bello e liscio… il tuo fisico asciutto” mentre parlava scorreva le mani sul suo corpo “e la tua eccitazione dà molte soddisfazioni… così eretta, dura, bagnata…” disse toccandola con la punta della lingua.
Un urlò soffocato fuoriuscì dalla benda.
“Ehi moccioso, se vuoi che continui mi dovrai permettere di farti tutto quello che voglio” disse stuzzicando con i denti la punta della sua erezione “va bene?”
Misaki tremante annuì.
“Non ho sentito” disse con un sorriso togliendo il bavaglio.
“S… si” disse con voce sensualmente roca.
“Credo che non userò più il bavaglio. La tua voce è dannatamente sexy” disse togliendogli le manette  per poi rimetterle in modo da bloccargli le mani dietro la schiena.
“Ti prego…” disse Misaki accaldato e con le lacrime agli occhi.
“Prima dovrai soddisfarmi” disse calandolo bruscamente verso la sua erezione che aveva liberato “visto che effetto mi fai? E ora apri la bocca”.
Misaki ubbidiente aprì la bocca iniziando a leccare l’erezione del sensei, muovendo la testa velocemente, succhiandolo e mordendolo con rabbia.
“Chibi-tan continui a combattere? Mi fai eccitare di più così” improvvisamente spinse forte la sua testa fino in fondo e venne costringendo il più piccolo ad ingoiare tutto il suo sperma. Quando lo liberò lui tossì e dal lato della sua bocca traboccò un po’ del suo liquido seminale che il sensei leccò impossessandosi della sua bocca, baciandolo con violenza, non lasciandogli il tempo di respirare. Si staccò bruscamente e si sdraiò portando sopra di sé Misaki.
“Fammi vedere cosa sai fare…”
Non facendoselo ripetere lui con fatica riuscì a farsi penetrare iniziando a muoversi su e giù con grande desiderio. Il sensei con un sorriso gli afferrò l’erezione iniziando a masturbarlo. Il più piccolo iniziò a gemere aumentando la velocità del suo movimento, finché non venne accasciandosi esausto sul petto del sensei.
“Chi ti ha detto di fermarti? Rialzati che non sono ancora venuto”.
Con uno sforzo disumano riuscì a mettersi come prima mentre grandi lacrime gli scorrevano sul viso. Ricominciò ad agitarsi finché il sensei si staccò improvvisamente per poter eiaculare su di lui. Il più piccolo, stanco e tremante, lasciò che lo sporcasse sentendosi bene, eccitandosi nuovamente.
Il sensei notò la sua erezione e sorrise soddisfatto.
“Sarai il miglior partner che abbia mai avuto” disse leccandosi le labbra.
Misaki chiuse gli occhi vergognandosi di sé e mentre il sensei lo rialzò per poter ricominciare, il suo pensiero volò ad Usagi sentendosi la persona più deplorevole del mondo.
 
 
Angolo della follia
*Elmo... scudo... tuta... ok sono pronta! Forza ragazzi!!!!*
Ok calma, calma! Prendete il numero! Un pomodoro a testa! So già che desiderate farmi male, quindi non dirò nulla =P un capitolo molto intenso e credo che a qualcuno sia piaciuto, immagino già vivienne_90… ù.ù sono molto triste per il tradimento di Misaki, però secondo la mia scaletta questa parte doveva esserci ;) lo vediamo confuso, chiede consigli al suo senpai, non sa cosa fare… se ha tradito Usagi, allora cosa prova in realtà per lui? Quella sua dichiarazione è stata sincera? Ora che è entrato in questo vortice passionale cosa farà? Ma soprattutto Ijuuin sensei cosa vorrà far fare al nostro protagonista?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli… aggiornerò sabato prossimo. Ciao =D
 
Note: il periodo Kamakura è veramente esistito, fonte Wikipedia.
Il bento equivale al nostro pranzo a sacco.
Sumi già sospettava che ci fosse del tenero tra Misaki e Usagi, ricordatevi il capitolo 10.

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Capitolo 16
*** Scoperte ***


Scoperte
 
“Forza moccioso, non chiudere gli occhi”.
“Ma è imbarazzante!”
“Sbaglio o un po’ di tempo fa mi avevi promesso che avresti fatto tutto quello che volevo?”
“Si ma questo è troppo brutto bastardo!!”
“Pfff… abbiamo fatto di peggio… e ora apri gli occhi!”
Con riluttanza Misaki obbedì. Un paio di occhi di un intenso verde scuro ricambiarono il suo sguardo. Erano nella camera di Ijuuin sensei e quella volta aveva deciso di metterlo davanti all’enorme specchio dell’armadio. Il sensei era posizionato dietro di lui mentre le sue mani lo avvolgevano tutto. Si sedettero entrambi costringendo il più piccolo a divaricare le gambe e gliele legò alle cosce. La sua eccitazione pulsava e si vedeva chiaramente la sua apertura.
“Kyo è troppo!” sbottò Misaki coprendosi il viso con le mani.
Il sensei tirò una cordicella facendo gemere di dolore il più piccolo. Quella cordicella era fissata ai due piercing ai capezzoli che gli aveva fatto un mese prima.
“Togli le mani”.
Lui obbedì rimanendo a fissare inerme il suo viso accaldato e gli occhi sadici del sensei che si erano trasformate in due pozze oscure ardenti di desiderio. Infatti avvertì la sua erezione premere dietro di lui. Per vendicarsi provò a strusciarsi ma il sensei tirò nuovamente la cordicella.
“Aaaa… anf… anf…”
“Guarda come ti ecciti solamente tirando questo filo…” lo tirò mentre parlava costringendo il più piccolo a vedere la sua erezione ingrossarsi.
“Sei il miglior partner che abbia mai avuto Misaki” disse leccandogli il collo.
Misaki girò la testa cercando con avidità le labbra del sensei ma lui si limitò a inserirgli le dita in bocca. Frustrato iniziò a mordicchiarle e leccarle cercando di ottenere qualcosa di più sentendo poi dietro di sé l’erezione del sensei farsi più grande.
“Bastardo tentatore” disse lui con un ghigno. Alzò di poco il più piccolo iniziando a strusciare la sua erezione vicino all’apertura.
“Kyo…” ansimò Misaki mentre rivoli di saliva colavano dalla sua bocca.
“Uhm… oggi non voglio sentirti parlare” disse pensieroso. Allungò il braccio dietro di sé e afferrò un bavaglio.
Misaki non protestò quando glielo legò e non oppose resistenza neanche quando alla base della sua eccitazione inserì una molla strettissima.
“Misaki… guarda come sei bello…” mormorò percorrendo con le mani tutto il suo corpo “guardati, così accaldato, eccitante, sexy...” arrivò con le mani all’erezione dolorosamente pulsante del più piccolo strofinandola con foga.
“Mmmm!” mugolò lui chiudendo gli occhi.
Il sensei strinse forte l’erezione facendogli strabuzzare gli occhi mentre calde lacrime iniziarono a scendere.
“Sono due mesi che facciamo sesso e ancora non mi ubbidisci? Ti ho detto occhi APERTI!” tirò forte la cordicella e stavolta il più piccolo non chiuse gli occhi.
“Bravo Misaki… ed ora guarda attentamente cosa ti faccio…” si scostò da lui e si mise davanti in modo da poter prendere la sua erezione in bocca.
“Guardati mentre ti faccio godere” e detto questo iniziò a leccare e succhiare con violenza.
Misaki osservava inerme la sua immagine riflessa sentendosi profondamente imbarazzato e umiliato. Da due mesi le cose andavano in quel modo e non riusciva più a reagire. Era stato catturato nelle tele di un abile ragno.
“Mmm non mi basta” disse il sensei scostandosi fermandosi prima che il più piccolo raggiungesse l’orgasmo. La sua erezione pulsava e qualche goccia di sperma fuoriuscì ma in quel momento avvertiva solo dolore che lo rendeva più eccitato.
Il sensei si riposizionò alle sue spalle.
“Guarda bene Misaki… guarda come ti penetro”.
Sollevò il più piccolo e pian piano iniziò ad entrare dentro di lui facendolo gemere intensamente. Quella cosa lo stava eccitando tantissimo e riuscì a liberarsi dal suo bavaglio. Quando fu del tutto dentro lo guardò con un sorriso soddisfatto.
“Iniziano le danze”.
Cominciò a muoversi con velocità facendolo urlare.
“KYO! LIBERAMI!”
Senza pietà il sensei continuò la sua danza selvaggia e quando sentì che stava per venire gli tolse la molla venendo insieme. Misaki urlò, un urlo prolungato, animalesco.
Ijuuin si scostò da lui e lo liberò, lasciandolo poi lì a terra mentre tremava ancora per l’orgasmo appena raggiunto.
“Sei il migliore Misaki” disse chinandosi su di lui e baciandolo.
Il più piccolo sollevò il capo per ricevere il bacio languidamente, poi svenne.
Quando riprese conoscenza ci mise un po’ a capire che era stato spostato sul letto. Si guardò intorno disorientato e vide il sensei che lo osservava preoccupato.
“Cos’è successo?” chiese sedendosi a fatica.
Ijuuin lo rispinse giù.
“Misaki sei svenuto” rispose.
“Ah…” disse chiudendo gli occhi.
Sentì il lato del letto in cui era seduto il sensei sollevarsi e capì che si stava allontanando. Tornò dopo un paio di minuti trasportando con sé un vassoio ricco di cibo.
“Kyo…” cercò di protestare lui.
“Devi mangiare Misaki, nelle ultime due settimane hai perso molto peso. Se vuoi continuare a fare questo tipo di… attività, definiamola così, devi essere più robusto” disse imboccandolo.
Lui annuì e suo malgrado aprì la bocca inghiottendo la zuppa di miso.
“E poi… cosa ti prende? Sei meno vitale e combattivo del solito…” commentò preoccupato.
“Kyo quando hai preparato questa roba?” chiese cercando di sviare il discorso.
“Misaki sei stato senza conoscenza per più di due ore!”
“Ah…” senza dire altro finì di mangiare tutto anche se il suo stomaco non voleva. Si alzò a fatica e sempre seguito da Ijuuin andò in bagno per farsi una doccia.
“Non è meglio che oggi resti qui a riposare?” chiese aiutandolo ad asciugarsi.
“Devi lavorare e io ho le prove con i ragazzi. Anzi sono in ritardo” mentì. Non voleva stare lì un minuto di più.
Si vestì velocemente e senza salutare andò via lasciando perplesso Kyo.
 
***
 
“Maledizione sono le tre di notte e ancora non torna!”
Usagi buttò all’aria il suo nuovo manoscritto sparpagliando i fogli per tutto il suo ufficio. Era irritato per il ritardo di Misaki ma non solo per quello. Negli ultimi tempi era cambiato, tutto era cambiato: il suo comportamento, il loro rapporto... le cose si erano raffreddate.
Dei rumori alla porta lo fecero sobbalzare. Corse fuori e mentre scendeva dalle scale sentì schiantarsi qualcosa.
“Misaki!” esclamò accedendo la luce.
Trovò il suo coinquilino che cercava di alzarsi a fatica dopo essere inciampato nel porta ombrelli.
“Sei ancora sveglio?” chiese barcollante.
Usagi si avvicinò per aiutarlo ma lui lo respinse. Una forte puzza di alcol gli giunse forte alle narici facendolo indietreggiare.
“Ma quanto hai bevuto? Misaki non ve bene, fai parte dello show business!” esclamò il più grande in tono di rimprovero.
“Non rompere il cazzo, non sono in vena di sentire i tuoi rimproveri” replicò lui salendo le scale.
Stava per cadere ma fu preso in tempo dal sensei che lo aiutò a raggiungere la sua camera.
“Non sono un bambino, lasciami!” esclamò scostandolo malamente.
Usagi rassegnato lo aiutò solo a mettersi a letto e lo lasciò lì. In quelle condizioni non potevano parlare. Si avviò verso la sua camera e si buttò sul suo letto intristito.
“Misaki cos’è successo tra di noi?” pensò amaramente.
Intanto nell’altra stanza il diretto interessato stava piangendo. Si sentiva una merda perché stava tradendo l’unica persona che aveva creduto in lui sostenendolo, amandolo… ma lui perché lo aveva tradito? Questo voleva dire che in realtà per lui non provava niente?
Con una stretta al cuore continuò a piangere finché esausto non crollò.
 
***
 
Il giorno dopo si svegliò in tardo pomeriggio. Per fortuna aveva il giorno libero quindi non aveva perso nulla d’importante. Si alzò con testa dolorante e trovò sul suo comodino un’aspirina. Il solito Usagi premuroso. Con rabbia ingoiò quel medicinale odiandosi.
Andò in bagno strofinandosi e cercando di eliminare quel senso di sporco che provava partendo dai piercing ai capezzoli. Li tolse con rabbia gettandoli in un angolo del bagno rimanendo poi ad osservarli.
“Cazzo sto facendo?”
Non era più in sé da quel giorno maledetto, il giorno in cui si era scontrato con Kyo nei corridoi di casa Isaka. Era continuamente in uno stato di confusione e non pensava mai lucidamente, la sua mente era annebbiata da quello stato di prostrazione, dai fiumi di alcol che beveva e il successo nel mondo dello spettacolo. Troppe cose insieme e la persona che ne stava risentendo di più era Usagi-san.
Continuò a lavarsi con rabbia finché non si sentì completamente pulito. Si vestì velocemente e scese di sotto perché doveva andare a casa di Ijuuin sensei. Dal suo cellulare aveva letto 30 chiamate perse e voleva sapere cosa volesse. Forse era ancora preoccupato per la sua salute e in effetti si sentiva uno schifo. La sera precedente non solo aveva bevuto ma aveva anche ingoiato qualche strana sostanza. Alcol e droga, un mix micidiale.
Si mise le scarpe e uscì senza cercare il suo coinquilino. Probabilmente stava dormendo e non voleva disturbarlo, mentre saliva su un taxi non notò l’auto sportiva rossa che lo seguiva poco lontano.
Usagi ormai aveva perso le speranze di parlare con lui, visto che lo rispondeva sempre malamente. Il loro rapporto nell’ultimo mese si era deteriorato a tal punto che oltre a “buongiorno” nelle rare mattine in cui si incontravano, non riuscivano a dirsi nient’altro. Per non parlare del rapporto a livello fisico. L’ultima volta era accaduto cinque settimane prima dove lui era andato su tutte le furie quando aveva visto degli strani segni, chiaramente succhiotti non fatti da lui, sul corpo del suo amato. Avevano litigato furiosamente e Misaki dopo averlo mandato a quel paese, era scomparso per tre giorni a casa di Shinno per poi ritornare. Da quel momento tutto si era rotto.
Non lo comprendeva più, continuava ad amarlo ma ormai nella sua mente non solo si era insediato il pensiero che il più piccolo non lo amasse ma che addirittura avesse un amante. Se lo sentiva, e non era un partner occasionale, un incidente di percorso che poteva capitare come quando aveva risposto al bacio di Sumi senpai. Era qualcosa di più profondo, che lo coinvolgeva troppo… doveva essere per forza un amante fisso. Lui… non era più il Misaki che aveva conosciuto, il Misaki di cui si era innamorato… il suo Misaki.
A quel pensiero gli montò la rabbia.
“Perché maledizione???? Perché?????”
Nella confusione totale aveva deciso di seguirlo per andare a fondo di quella storia. Voleva capire cosa stava succedendo perché quella situazione era diventata intollerabile.
Dopo un lungo tragitto il taxi lasciò Misaki davanti ad un complesso di appartamenti molto eleganti. Lui parcheggiò poco lontano e scese dall’auto per seguirlo più da vicino. Non riusciva ad immaginare chi potesse vivere in quel posto così lussuoso. Forse qualcuno dello show business?
Misaki si fermò davanti un citofono e suonò con insistenza. Rimase lì un bel po’ e irritato prese il telefono componendo un numero. Dopo aver parlato con l’interlocutore irritato si allontanò dagli appartamenti dirigendosi verso il parco adiacente. Si inoltrò a fondo sedendosi poi su una panchina appartata che lo nascondeva dalla vista dei passanti.
Si accese una sigaretta sdraiandosi sulla panchina. Usagi si avvicinò quel tanto per poterlo osservare meglio e dal suo viso poté scorgere una certa ansia ma anche eccitazione, rabbia, rassegnazione, soddisfazione. Stava combattendo contro i suoi demoni interiori e lui non riusciva a capire il perché.
“Cosa stai facendo Misaki?” pensò tristemente.
All’improvviso vide un uomo avvicinarsi diretto alla panchina.
“Ma quello è… Ijuuin Kyo?”
Ricordava quel tipo irritante che lo aveva allarmato il giorno della festa di beneficienza portando via Misaki per la copia di uno stupido manga autografato. Per colpa di Isaka non li aveva potuti seguire però al ritorno di Misaki lui aveva espresso la sua preoccupazione di fronte all’espressione turbata del più piccolo, ma la sua risposta fu: E’ tutto a posto Usagi-san.
“Misaki” salutò il sensei appena lo vide.
“Kyo” rispose lui sedendosi per fargli spazio.
“Misaki?? Kyo??? Cos’è tutta questa confidenza???” per la rabbia strinse i pugni.
“Cosa volevi?” chiese lui spegnendo la sigaretta sulla panchina.
“Lo sai. Oggi è l’ultimo giorno prima che la mia casa venga invasa dai miei collaboratori” Kyo lo abbracciò passando le mani sui suoi pettorali.
Usagi strabuzzò gli occhi incredulo, all’improvviso tutto intorno a lui stava andando in mille pezzi.
“I piercing! Dove sono??” il sensei palpò più forte Misaki ma lui frugò nelle buste che Kyo aveva portato con sé. Prese un alcolico e iniziò a bere.
“Piercing?”
“Misaki!” sbottò lui strappandogli la bottiglia.
“Mi ero rotto il cazzo ad averli” rispose.
“Senza chiedermi il permesso?” chiese Kyo bevendo un sorso.
“… chiedere il permesso…”
“No”.
“Mi stai provocando? Allora oggi dovrò punirti a dovere” disse accarezzando la parola “punirti”.
Lo prese per il braccio e lo trascinò via di lì.
Usagi intanto si era accasciato a terra incredulo. Misaki… il suo Misaki… era diventato il partner sessuale di un maniaco di giochi S&M e lui aveva scritto fin troppi BL per non capirlo.
Come uno zombie tornò alla sua macchina pronto per mettere in moto e scappare. Ma dove poi?
“Misaki…” mormorò dolorosamente accasciandosi sul volante.
Era finito tutto… tutto…
Rimase lì immobile, per pochi minuti, giorni, mesi… perse la cognizione del tempo. Ebbe una reazione solo quando vide dei movimenti vicino al portone.
Kyo e Misaki erano appena usciti fuori e Ijuuin con foga lo stava baciando. Perse il controllo. Uscì dall’auto correndo verso quella direzione e dopo aver allontanato con uno strattone Ijuuin lo colpì con un destro ben assestato che lo fece cadere rovinosamente a terra.
“USAGI-SAN!”
Con il respiro affannoso si voltò verso quella voce che conosceva fin troppo bene però davanti a lui trovò un completo estraneo.
Intanto Ijuuin si era alzato con un sorrisetto.
“Buonasera anche a lei sensei” disse pulendosi con il dorso della mano un rivolo di sangue che gli colava dalla bocca.
Usagi si avventò nuovamente verso di lui però fu bloccato da una salda presa.
“Usagi-san! Fermati!”
Misaki lo stringeva forte, impaurito. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni e quando si voltò verso di lui capì. Aveva distrutto un uomo.
Usagi si scostò da lui malamente, guardando altrove.
“Usa…”
“Entro mezzanotte casa mia non deve avere più nullo di tuo” disse glacialmente incamminandosi verso la sua macchina.
“Usagi-san, aspe…” lui lo seguì barcollante. Aveva bevuto troppo a casa di Kyo.
“Io tornerò domani…”
“Us…”
“Lascia le chiavi sul tavolo…”
“Maledizione, fermati!”
Lui entrò in macchina.
“Ascol…”
“Non voglio vederti mai più” disse mettendo in moto.
“USAGI-SAAAN!!!”
Corse per qualche metro inseguendo l’auto per poi cadere a terra.
“Usagi-san, Usagi-san, Usagi-san…”
Rimase immobile ripetendo quel nome all’infinito finché Ijuuin sensei non lo raggiunse.
“Misaki… ti accompagno a casa… prendi le tue cose e vieni a stare da me. Vedrai che quando si sarà calmato ti verrà a cercare” disse con il tono più compassionevole che riuscì a mostrare.
Ma in cuor suo era felice. Non avrebbe più dovuto dividere Misaki con un altro. Ora era interamente suo.
 
 
Angolo della follia
Nonostante sia l’autrice di questa follia… sto piangendo come una fontana! Noooo Misaki! Usagi! ;( però doveva andare così… secondo la mia scaletta… buaaaaaaaaa ;( ;(
Al di là delle mie tendenze masochiste, analizziamo il capitolo. Abbiamo un Misaki confuso su tutto, non sa più neanche lui cosa vuole, facendo scelte e cose sbagliate e un Usagi che sospettava qualcosa finché non l’ha visto con i suoi occhi. E il rapporto tra di loro si era già raffreddato…
Posso solo aggiungere… a sabato…
 
P.S. so che dopo quello che dirò mi vorrete uccidere, ma mi diverto troppo a scrivere le scene di sesso tra Ijuuin e Misaki xD ok non dico più nulla =P
P.S.S. abbiate pietà di me per questa volta. Ho visto l’ultima puntata della quinta stagione di TVD (The Vampire Diaries) e sono a lutto ;( ;( per tutti i fan della serie non faccio spoiler ma preparate i fazzoletti =(
 
Note: Ijuuin Kyo è il suo nome per intero.
S&M sono i giochi sadomaso a livello sessuale come si è potuto capire.
BL sono le boys love, le storie d’amore tra ragazzi che scrive Usagi.
 
Spazio pubblicitario: ogni tanto vi ricordo le mie altre storie xD bene per chi ama gli yaoi correte a leggere “Shadows” ispirato ai personaggi di Sekai-Ichi Hatsukoi, questa storia è già conclusa =) per chi invece ama le storie etero ho scritto “Voglia d’amare” una fan fiction su Skip Beat! Anche questa storia è conclusa. Però ieri ho pubblicato una nuova storia sempre su Skip Beat! Forza tutti a leggere e commentare xD Ciaoooo =D

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Capitolo 17
*** Nebbia ***


Nebbia
 
“Misaki credo che con questo abbiamo finito”.
“Si…”
Shinno gli lanciò uno sguardo sorridente e gli diede una pacca d’incoraggiamento sulla spalla. Sumi si avvicinò al duo per ammirare il loro operato.
“Però! Abbiamo fatto un bel lavoro!” esclamò soddisfatto.
“Già…” commentò passivo Misaki.
“Birra per festeggiare?” chiese Shinno correndo al loro frigo.
“Ci sto!” Sumi lo raggiunse e Misaki lo seguì con passo lento.
Fecero un brindisi e mentre i suoi compagni chiacchieravano lui osservava con aria assente il posto in cui si trovavano. Era una casa molto lussuosa dove avrebbero vissuto loro tre, la loro casa “ufficiale” dotata di ogni confort. Era una splendida villa a due piani molto grande. Al piano di sotto c’erano la sala da pranzo, la cucina, due bagni, un ampio salone per le feste, alcune camere da letto per gli ospiti (in realtà erano state ideate per i loro collaboratori nei periodi di lavoro intenso), la sala cinema dove erano collegate console varie per poter giocare ai videogiochi e una sala insonorizzata disposta come una sala registrazione, in cui loro potevano suonare, scrivere parole e musica senza disturbare il vicinato.
Il piano di sopra era privato, in cui potevano accedere solo loro. Avevano tre enormi camere da letto disposte in circolo che sfociavano in un salottino privato. Inoltre c’erano altre due stanze: una adibita a studio in cui i ragazzi si dedicavano ai loro impegni universitari e un’altra stanza era occupata da un’imponente libreria, la definivano “biblioteca” perché traboccava di libri, manga ed enciclopedie varie, tanto che poteva fare concorrenza con la stanza dei docenti di letteratura della loro facoltà. Le loro camere avevano un bagno privato ed una stanza adiacente per i loro guardaroba. Insomma i ragazzi ormai vivevano nel lusso più sfrenato.
Quella casa era stata acquistata soprattutto per essere utilizzata nei periodi di intenso lavoro, in occasione di feste, eventi e quando avevano bisogno di stare in un posto tranquillo senza la paura di essere rincorsi da fan e paparazzi.
“Io vado in camera” annunciò Misaki.
“Già ci abbandoni?” chiese Shinno tristemente.
“Ho da fare”.
Si allontanò lasciandoli depressi. Sapevano cosa aveva il loro amico ma non riuscivano ad aiutarlo. Due mesi prima Misaki si era presentato a casa di Shinno in uno stato pietoso colmo di bagagli e lui lo aveva ospitato senza fare domande. Erano poi stati raggiunti da Sumi che riuscì a farsi dire cosa fosse successo. Lui li aveva raccontato di come fosse finita la relazione con Usami Akihiko e del rapporto con Kyo Ijuuin, di come si era fatto coinvolgere in un gioco pericoloso e dei suoi sentimenti confusi.
Lo avevano ascoltato pazientemente, sostenendolo, distraendolo, facendolo immergere nel lavoro, e sembrava che quelle cose lo facessero sentire meglio. Poi si assentava per giorni per tornare uno straccio. Non riuscivano a capire come potesse stare di nuovo in quelle condizioni e anche se glielo chiedevano lui non rispondeva. Successivamente scoprirono che quando scompariva si rifugiava a casa di Ijuuin sensei. Gli avevano detto di allontanarsi da quel tipo per poter capire meglio se stesso e ciò che voleva ma lui li ignorava puntualmente.
Per poterlo tenere di più sotto controllo gli avevano proposto di acquistare una casa tutti insieme e lui aveva accettato. Il giorno del trasferimento era arrivato e finalmente avrebbero potuto attuare il loro piano: “Misaki come back”.
Intanto il diretto interessato aveva raggiunto la sua stanza e si era chiuso a chiave per potersi dedicare a se stesso. Si diresse nel suo bagno per farsi una doccia veloce e quando chiuse il getto d’acqua inumidì con la saliva un oggetto lungo e spesso, regalo di Ijuuin sensei. Con fare brusco lo inserì nella sua apertura provando un brivido di piacere, poi premette un pulsantino per attivarlo generando così  una forte vibrazione che lo fecero gemere.
Era stato un compito dato da Ijuuin sensei prima di arrivare a casa sua per poter “giocare”. Uscì a fatica dalla doccia provando un misto di dolore e piacere. Si asciugò e vestì velocemente e cercò di rilassare i nervi bevendo un sorso di rum nascosto nel frigo della sua camera. Con lui mandò giù anche un paio di pastiglie che lo mandarono su di giri.
Uscì dalla sua camera e scendere le scale fu altamente difficile: ad ogni movimento si eccitava e sentiva dolore ed inoltre non doveva mostrare la sua erezione agli altri.
“Misaki dove stai andando?” chiese Sumi appena lo vide.
Lui lo ignorò superandolo velocemente.
“Misaki, il presidente ti ha fatto una domanda” disse Shinno raggiungendolo.
“Fatevi i cazzi vostri” rispose malamente.
“Maledizione Misaki! Vai ancora da lui??? Non ti rendi conto che ti fai solo del male? Lascialo perdere e ritorna in te! Anche se non lo vuoi ammettere ti manca Usami sensei! Contattalo invece di perdere tempo con quel pazzo!” Sumi era veramente arrabbiato e lo scrollò per un braccio.
“Non dire mai più quel nome, non voglio più sentirlo!” urlò liberandosi dalla presa.
“Misaki!!!”
Corse fuori e recuperò la sua auto, una piccola macchina anonima per potersi spostare senza dare nell’occhio. Quando si sedette gemette e resisté alla tentazione di toccarsi perché le istruzioni di Kyo erano chiare. Doveva andare da lui senza essersi masturbato.
Mise in moto concentrandosi su di lui ma la sua mente pian piano si focalizzò su Usagi. Non l’aveva più visto e sentito. La sera della scoperta era tornato a casa sperando che lui ci fosse per parlare ma non trovò nessuno. Aveva aspettato molto tempo per poi fare i bagagli rassegnato. Quando aveva lasciato la chiave sul tavolo il suo cuore si era fermato e si era sentito male. L’aveva perso per sempre.
“Meglio così!” sbottò ad alta voce mentre cercava nel cruscotto una bottiglia di rum. Al semaforo bevve un lungo sorso svuotando mezza bottiglia.
Andare da Ijuuin era la soluzione migliore, perché li stava bene, si aggrappava a qualcosa di concreto e non fantasioso. Ormai lo sapeva bene e l’aveva sempre saputo: il sesso era qualcosa di concreto, l’amore un’illusione.
Ma nonostante fossero passati quei due mesi, Usagi tornava sempre nei suoi pensieri con prepotenza. Scosse la testa con foga bevendo un altro sorso di rum e mise l’auto nel parcheggio sotterraneo del palazzo di Ijuuin.
Scese dalla macchina con lentezza notando che si trovava in uno stato pietoso: eccitato al massimo, alticcio e confuso. Con movimenti meccanici riuscì a raggiungere l’ascensore e salire al ventesimo piano. Bussò barcollante alla porta dove ad accoglierlo trovò Kyo con un ghigno soddisfatto.
Il più piccolo si avventò sulle sue labbra senza lasciargli il tempo di dire nulla, un bacio disperato che annunciava il desiderio di volere di più, affogare il suo dolore nel sesso.
“Uhm… noto che sei alticcio Chibi-tan… bene così sarai più rilassato oggi per quello che ho intenzione di farti, o meglio… per quello che abbiamo intenzione di farti…” si leccò le labbra con desiderio.
Misaki lo guardò confuso.
“Non ti preoccupare, lui non saprà mai chi sei perché ti benderò ed oltre alla bocca non riuscirà a cogliere altri tratti del tuo viso” disse per rassicurarlo.
“Ma io…” cercò di protestare debolmente Misaki.
“Sei il mio giocattolo Misaki, e farò di te tutto ciò che voglio. Ti presenterò a lui con un altro nome, cosa ne pensi di Jun?” disse trascinandolo in camera da letto.
“Kyo… no…”
“Vivrai il momento più bello della tua vita” continuò ignorandolo.
Lo spogliò velocemente soffiando piano sulla sua eccitazione.
“Aaaa” mugugnò lui cercando di allontanarlo ma era troppo alticcio e drogato per poter reagire.
Lo bendò con una spessa fascia nera e con le manette lo bloccò in alto. Per l’occasione aveva fatto mettere un’asta attaccata al soffitto però sentiva sotto di se il freddo pavimento visto che con i piedi toccava a terra.
“Kyo… no…” disse debolmente.
Lo sentì muovere vicino a sé e gli aprì la bocca con forza.
“Bevi” disse versandogli il contenuto in gola.
Lui bevve e tossì esausto.
“Cos’era?” chiese riprendendo fiato.
“Lo scoprirai dopo” disse con un ghigno.
Il suono del campanello lo mise in allarme.
“Ti prego Kyo… così no…”.
Ci furono pochi attimi di silenzio poi sentì delle voci nel corridoio.
“Wow!” esclamò una voce maschile.
“Chi sei?” chiese agitato.
“Ssshhh tranquillo” disse Kyo dietro di lui.
Si rese conto che si stavano spogliando entrambi e iniziò a tremare.
“Uhm è così terribilmente eccitato…” commentò la voce sfiorandogli l’erezione. Lui provò a ritrarsi “ma durerà?” chiese pensieroso.
“Si, gli ho dato da bere un’eccitante” disse lui “ed ora guarda” con uno strattone Kyo gli tolse il vibratore facendolo venire con un urlo.
“Wow!!” esclamò la voce.
“Guarda è ancora eccitato!”
“Grande Kyo!”
“Kyo… no…” disse stancamente Misaki.
“Lo imbavagliamo?” chiese la voce.
“Forse è meglio”.
Misaki provò a protestare ma non riuscì a scappare. Era in trappola.
Quello che ormai sentiva erano solo voci distorte, mani sul suo corpo, piacere diffuso, dolore… tutto era confuso. Li sentiva ansimare vicino alle sue orecchie e lui non poteva fare nulla per svincolare. Non voleva quello. Iniziò a piangere suscitando le loro risate mentre lo palpavano e si strusciavano su di lui. Tutto quello gli faceva schifo e mentre entrambi decisero di penetrarlo contemporaneamente, prima di perdere i sensi, la sua mente viaggiò verso il suo unico porto sicuro: Usami Akihiko.
 
***
 
Tic tic tic…
Il dolore per il suo amore ormai perduto era troppo forte per permettergli di vivere ancora. Con sguardo vuoto guardò il sole scomparire dietro l’orizzonte colorando il cielo di arancione.
“Addio” disse.
Lanciò l’enorme sasso che aveva legato al suo piede e sprofondò negli abissi del mare godendosi quel piacevole oblio.
Usagi si fermò leggendo le ultime righe del suo nuovo romanzo. Corresse un errore e poi lo spedì alla casa editrice. Sospirando si alzò e si diresse sul terrazzo accomodandosi sul dondolo.
Erano passati due mesi da quel giorno. Misaki con quel tipo e il loro addio. Aveva sperato con tutto il cuore che al suo ritorno lui fosse li ad attenderlo per dirgli qualcosa, scusarsi, piangere, qualsiasi cosa sarebbe andata bene! Ma trovò solo le chiavi sul tavolo e una casa vuota. Lo aveva perso.
Chiuse gli occhi sdraiandosi. Se ci pensava bene in realtà quello che aveva perso quel giorno non era il suo Misaki. Il suo vero amore l’aveva già perso tempo prima.
“Cosa ti è successo?” chiese ad alta voce.
Si era anche dichiarato, dicendogli di amarlo… però ora che ci pensava in realtà quel giorno era stato lui a dirgli che era così.
“Vedi… ecco… ogni volta che ti guardo il mio cuore inizia a battere più velocemente, il mio corpo si riscalda e mi sembra di avere le farfalle nello stomaco. E non solo quando ti vedo, anche se ti penso… e non riesco a capire il perché sento il bisogno di starti vicino e ho paura di perderti… questo è amore?”
“Si Misaki”.
“Tu provi le stesse cose nei miei confronti? Nel senso… ti senti come me?”
Lui annuì aprendosi in un dolce sorriso.
“Quindi… io… ti amo”.
Strinse i pugni con rabbia mentre ripensava a quella conversazione. Lui non aveva ancora capito in realtà cos’è l’amore.
Lo doveva capire da quel giorno, quando Aikawa gli aveva chiesto di come fossero gli appuntamenti dei ragazzi di oggi.
“Sei uscito con delle ragazze?”
 “Certo”.
“Quindi, un ragazzo della tua età, per un appuntamento dove porterebbe la propria ragazza?”
“Ovunque”.
“Ossia?”
“Qualsiasi posto va bene. L’importante è farci sesso”.
“Come???”
“Devo essere più chiaro? In un bagno, in un locale, in vicoli appartati… insomma ovunque. E se ci sono più ragazze è meglio”.
“Ma non hai mai avuto un appuntamento… romantico? Il desiderio di voler stare con lei senza questi… impulsi?”
“L’amore non esiste, è solo per gli illusi. Il sesso è qualcosa di concreto”.
“Forse avevi ragione… l’amore è per gli illusi… ecco perché sei caduto nelle braccia di quel tipo…” disse ad alta voce mentre una lacrima sfuggì al suo controllo.
Nonostante tutto quel dolore non poteva fare a meno di pensare a lui, chiedersi cosa stesse facendo e quando Takahiro lo chiamava chiedeva distrattamente di lui. Però di una cosa era certo. Se fosse tornato lui non lo avrebbe più accolto. Quel capitolo della sua vita era stato definitivamente chiuso.
Si asciugò con rabbia la lacrima e corse dentro, recuperando uno scatolone dove aveva messo tutti i poster, i cd, le riviste che aveva preso buttandoli nel camino e, mentre le fiamme lambivano il tutto, lui disse con un fil di voce: “Addio Misaki”.
 
***
 
“Misaki? Misaki? Sveglia”.
Lui confuso aprì gli occhi e trovò di fronte a sé l’espressione apprensiva di Kyo. Il più piccolo cercò di allontanarsi con rabbia però avvertì una fitta di dolore per tutto il corpo.
“Fermo”.
“Sei un bastardo! Chi ti ha detto di farmi questo, eh?” urlò cercando di liberare la sua mente dalla nebbia che l’avvolgeva.
“Era una punizione” disse lui sprezzante.
“Per cosa, brutto stronzo!” si alzò vestendosi velocemente. Si sentiva stanco, confuso, debole e un forte senso di nausea sopraggiunse facendolo correre in bagno, ma non riuscì ad arrivare in tempo perché barcollante com’era scivolò a terra vomitando.
“Lo vuoi anche sapere?! Perché l’altra volta mentre facevamo sesso hai nominato un altro uomo! Hai nominato LUI!”
Il più piccolo continuò a vomitare cercando di ricordare.
“USAMI NON TI VUOLE PIU’ CHIARO? TU SEI MIO” continuò avvicinandosi.
Misaki provò a rialzarsi dopo aver svuotato lo stomaco.
“MIO!” urlò ancora Kyo tirandolo per i capelli.
“Non sono di nessuno!” riuscì a replicare lui debolmente.
“Come puoi trattare così una persona che ti ama? Eh, dimmelo!!!”
“Che cosa??? Tu mi ami??? E questo tu lo chiami amore? Non farmi ridere!”
Calò un silenzio teso tra i due e Kyo liberò dalla presa Misaki che riuscì a raggiungere la porta.
“Misaki… io ti amo…” disse sottovoce tristemente.
“Io no. Una persona che ti ama non ti tratta come un giocattolo, non ti chiama solo per fare sesso, non ti fa soffrire! Una persona che ti ama fa di tutto per renderti felice! Dal semplice buongiorno mormorato al mattino, ad un abbraccio frettoloso… una chiacchierata sulla propria vita… si condivide dolore, passione, emozione, gioia! Quando guardi la persona che ami senti le farfalle allo stomaco” riprese fiato “il cuore ti batte, non vedi l’ora di stargli vicino, renderlo felice…” grosse lacrime iniziarono scendere “piccoli accorgimenti… il caffè per tenerlo sveglio a causa del troppo lavoro, cucinargli qualcosa che gli piace per vederlo sorridere e mettergli i peperoni solo per vedere la sua espressione da bambino capriccioso, sentire strette al cuore quando ti guarda con gli occhioni da cucciolo abbandonato, sentirsi imbarazzati quando ti guarda, morire dalla voglia di rivederlo… tutta la tua mente occupata dai pensieri su di lui, arrovellandoti su cosa sta facendo in tua assenza e ingelosirsi quando tuo fratello lo abbraccia davanti a te… questo…” si accasciò a terra singhiozzando “… questo è a-a-mo-re… e io l’ho capito troppo ta-tar-di!” esclamò alzandosi “Sono stato uno stupido! Ho perso ciò che avevo di più bello nella mia vita!”
“Allora io che sono stato per te? Un passatempo??!! Hai provato le sensazioni più belle del mondo e piaceri immensi…”
“E’ vero… ma non ho mai provato amore” gli voltò le spalle e corse fuori.
Kyo non lo fermò rimanendo sconvolto da quelle rivelazioni.
“Lo ama” pensò solamente.
Misaki intanto aveva raggiunto la sua auto e desiderava andare da lui, vederlo, sentirlo, immergersi nel sue braccia, fondersi con lui.
“So-so-no uno stupido! Usagi-san! Usagi-san! Mi di-dis-dispiace!” parlava da solo in auto, singhiozzando come un bambino pensando solo a come raggiungerlo.
Un pensiero si fece strada nella sua testa, improvvisamente, doloroso.
“Lui non mi vuole più… io l’ho perso per sempre…”
E mentre si rendeva conto di quella dolorosa verità non si accorse nemmeno di aver preso in pieno un albero.
“Kyaaaaa! L’ambulanza! Qualcuno chiami l’ambulanza!”
“Perde sangue! Troppo sangue!!!”
“E’ solo un ragazzo! Aiutoooo!!!”
Sentiva quelle voci nella sua testa e prima di perdere conoscenza il suo pensiero volò al suo amore perduto.
 
 
Angolo della follia
Ciao a tutti! Qualcuno starà festeggiando, altri meno… l’unica cosa positiva è che finalmente Misaki ha capito di amare Usagi mentre spiegava cos’è l’amore a Kyo, dichiarandosi inconsapevolmente.
Avete capito ora la falla nella storia? Qualcuno mi aveva scritto che le cose stavano andando per il meglio dopo la dichiarazione di Misaki, però non vi era sembrata troppo strana? Non vi è sorto nessun dubbio? Avevo anche messo un piccolo campanello d’allarme (tratto dal cap. 12):
Andò in bagno seguito con lo sguardo da un Misaki confuso che stava abbracciando il cuscino come un’ancora di salvezza.
Chiarisco. Misaki aveva spiegato ad Usagi ciò che provava, i suoi sintomi, e nonostante lui gli avesse detto che quello era amore il nostro ribelle non n’era ancora convinto. All’inizio ha provato un po’ di felicità però stava provando troppe cose nuove per capire bene i suoi sentimenti, rendendosene conto troppo tardi, in modo involontario.
Certo molti mi potrebbero dire: scusa ma se gliel’ha detto perché non ha capito? Semplice. Parlo per esperienza personale, mi ricordo che nonostante alla mia amica le facevo notare che provasse qualcosa per un ragazzo, lei era confusa e lo negava, finché non ci ha sbattuto la testa contro XD (stanno ancora insieme dopo molti anni). Io non sono stata così fortunata perché nonostante mi veniva detto, puntualmente lo negavo finché il tipo non si è messa con un’altra -.-“
Bene, al di là delle mie faccende amorose vi saluto! Al prossimo capitolo =D non pubblicherò più a cadenza settimanale ma in modo disorganizzato perché sto preparando il mio ultimo esame e non ho molto tempo per scrivere, quindi potrei aggiornare presto o tardi… alla prossima =D

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Capitolo 18
*** Decisioni ***


Decisioni
 
Era sveglio da più di un’ora nella sua stanza d’ospedale circondato da Sumi, Shinno e il signor Ogawa. Takahiro era nell’ufficio del dottore per aggiornarsi sulle sue condizioni. Quando si era svegliato, nonostante fosse confuso, aveva dovuto subire i rimproveri di suo fratello arrabbiatissimo perché dalle analisi aveva scoperto che era un alcolizzato per di più drogato.
“Misaki-kun io ora vado. Devo parlare con la presidentessa e voi due dovete venire con me. Bisogna decidere cosa dire ai media e calmare le acque…” disse il signor Ogawa pensieroso.
Lui rispose con un cenno del capo e si limitò a guardare fuori dalla finestra. Dal riflesso del vetro riuscì a scorgere il suo occhio nero, la fascia alla testa e la sua gamba sinistra ingessata.
La porta si aprì ed entrò Takahiro con il dottore. La sua espressione era ancora arrabbiata ma dagli occhi rossi si capiva che aveva pianto.
“Misaki… dobbiamo parlarti…” esordì lui con tono grave.
“Iniziamo bene” pensò.
“Quando posso tornare a casa?” chiese subito.
“Takahashi-san, è troppo presto per parlare di uscire. Lei ha bisogno di aiuto” disse il dottore, un uomo con una folta barba e gli occhi neri.
“Per fare cosa? Aggiustare la gamba? Ci pensa da sola” disse lui battagliero.
“Misaki!” lo rimproverò Takahiro.
“No… per le tue condizioni psicologiche e…”
“Sto bene!!!”
“Devi partecipare ad un programma di recupero!” esclamò Takahiro avvicinandosi.
“No! Sto bene!” si mise in posizione eretta sul letto.
“Ma se…” cercò di dire il dottore.
“Ma cosa? Vuole far partecipare ad un programma di recupero un paziente che non desidera farlo? Non è così che funziona!” esclamò agitandosi. Una fitta alla testa lo fece gemere di dolore.
“Misaki! Non sforzarti…” disse Takahiro apprensivo avvicinandosi.
Il dottore si avvicinò alla flebo e iniettò nel tubo una tranquillante.
“E’ il momento di riposare. Domani parleremo di nuovo” disse con voce rassicurante.
“No! Aspet…” iniziò a perdere conoscenza mentre sentì suo fratello mormorare il suo nome in tono rattristito.
 
***
 
Correva.
Molto veloce.
Doveva raggiungerlo.
“Aspettami!”
L’uomo continuava a camminare ma diventava sempre più lontano.
“Ti prego! Aspettami! Non mi lasciare indietro!”
“Misaki…”
“Non andare! Ti prego!”
“Misaki, svegliati!”
“USAGI-SAN!”
“Misaki!!”
Aprì gli occhi con ansia e rimase stupito quando trovò chino su di lui Usami sensei che lo guardava preoccupato.
“Usagi-san!” esclamò sorpreso. Si alzò di scatto provando un forte dolore alla testa e al braccio.
“Ahia!” esclamò dolorosamente toccandosi il capo.
“Mettiti giù” disse spingendolo delicatamente sul letto.
Lui lo guardava incredulo non riuscendo a capire. Aveva tante cose da dirgli, chiedergli… ma riuscì solo a fargli una domanda.
“Che ci fai qui?”
“Che domanda è????” si rimproverò mentalmente.
“Tu che dici?” rispose ironicamente sedendosi su una sedia lontana dal letto.
“Si hai ragione…” mormorò lui.
Calò un silenzio carico di tensione. Misaki si sentiva molto confuso e non sapeva da dove partire anche perché era troppo emozionato nel poter guardare dopo tanto tempo Usagi. Era dimagrito e non aveva più la sua aria spavalda però era lui, il suo vero sensei, quello che amava, colui con cui voleva condividere la sua vita e non separarsi più.
Lui.
L’unico Usami Akihiko.
 Il silenzio fu rotto improvvisamente da Usagi che si alzò in piedi.
“Allora vado” disse incamminandosi verso la porta.
“Usagi-san! Aspetta!” esclamò con tono disperato “devo dirti una cosa… io… io ho sbagliato!! Sono stato uno stupido, un bastardo, ti ho fatto soffrire e credo di aver capito questo troppo tardi!!! Io… io… ti a...”
“Non aggiungere altro” lo zittì Usagi stringendo i pugni.
“Ma…”
“E’ troppo tardi” disse in tono definitivo. Misaki sentì gelarsi il sangue.
“Usagi-san! NO! Ascoltami!!” provò ad alzarsi ma senza successo. Sentì solo dolori diffusi per tutto il corpo.
“Ormai è finita da tanto la nostra storia, e poi… io non ti amo più” continuò sempre dandogli le spalle.
“NO! Non dire così, ti prego… Usagi-san!” le lacrime iniziarono a scorrere senza preavviso, incapace di fermarle.
Lui riprese a camminare e si fermò di colpo davanti alla porta dove ad attenderlo c’era un Takahiro sconvolto.
“Mi dispiace che tu l’abbia saputo così Takahiro” disse freddamente “addio” si allontanò frettolosamente.
“USAGI-SAN!” urlò lui attirando un’infermiera di passaggio.
“Takahashi-san! Deve stare a riposo!” lo rimproverò entrando di corsa.
“Takahiro, fermalo!” disse il più piccolo mentre l’infermiera gli iniettò un tranquillante. Suo fratello maggiore si accasciò sul pavimento incapace di fare nient’altro.
“Ta-ka-hi-ro…” riuscì a mormorare poi il buio lo avvolse di nuovo.
 
***
 
Camminava su e giù nel salotto incapace di stare fermo circondato da mozziconi di sigarette e una bottiglia di rum.
Non doveva andarci. Doveva restare lì, nelle sicure mura di casa, sentire solo Takahiro per telefono… e invece no! Non convinto delle sue parole era andato in ospedale, da lui, per vedere con i suoi occhi se stesse bene. E come se non bastasse, lui gli aveva chiesto scusa e dichiarato. No, non esattamente. Glielo aveva impedito. Quelle parole giungevano troppo tardi e non voleva neanche sentirle. Le avrebbe dovute dire prima, quando ancora stavano insieme, quando ancora vivevano sotto lo stesso tetto. Quando un piccolo ragazzino spaurito lo aveva reso partecipe della sua complicata vita, delle sue gioie, dei suoi dolori, della sua anima, del suo cuore…
“NO!!” urlò scagliando a terra la bottiglia che si ruppe sparpagliando il contenuto.
Il suo cuore e la sua anima non erano mai stati suoi. Solo il suo corpo, quel corpo che era stato toccato da altre persone innumerevoli volte prima del loro incontro per poi essere oltraggiato dalle mani di un abile tessitore di ragnatele, di un serpente che lo aveva avvolto nelle sue spire facendolo perdere in un vortice di sesso, alcol, droga… lo aveva insudiciato e lui non era più il ragazzino che disubbidiva spavaldamente al fratello e che amava sfidarlo. Era un estraneo. Ma nonostante ciò non aveva resistito. Doveva vederlo. Voleva vederlo.
Chiuse gli occhi ripensando a quella mattina. Stava ritoccando al pc il suo nuovo manoscritto sotto la minaccia di una Aikawa-san indemoniata che quando non gli urlava contro guardava la tv. E, proprio in uno di quei momenti di quiete, il telegiornale annunciò la tragica notizia. Lui incredulo si era alzato imitato da Aikawa-san per avvicinarsi alla tv alzando il volume al massimo. Aveva solamente registrato il suo nome e guardato le immagini dell’auto accartocciata. Tremante tornò a sedersi riprendendo il lavoro. Finì di scrivere consegnando poi il file alla sua editrice che non aveva fatto che urlargli: “Vai da lui!”
Ma quale lui? Il suo vero lui non c’era più, perso da quando aveva incontrato Ijuuin sensei. Però poi nella sua mente passò l’immagine di Takahiro e aveva capito che non poteva ignorare il suo amico. In quel momento aveva bisogno di lui. Dopo la telefonata si era immobilizzato.
“Ha perso molto sangue però non è grave. Un po’ ammaccato certo… però non è questo a preoccuparmi. Ho appena scoperto che mio fratello è un tossico alcolizzato”.
Quella era stata la sua conferma. Non era il suo lui. Ma nonostante ciò al calar della sera non ce l’aveva più fatta ed era corso in ospedale e il suo cuore si era fermato quando lo aveva visto immobile nel letto. Stava dormendo piuttosto profondamente ma la sua espressione non era serena. Non resistendo gli aveva scostato una ciocca di capelli per osservarlo meglio. Al di là del livido aveva delle occhiaie molto accentuate e il viso scarno.
Poi lo aveva sentito lamentarsi ed agitarsi. Era attaccato alla flebo e rischiava di farsi male. Lo aveva scosso un po’ cercando di svegliarlo senza successo, finché si arrese a pronunciare il nome che si era ripromesso di non dire mai più: Misaki. Non una ma ben tre volte e ogni volta che aveva pronunciato quel nome il suo cuore si era contratto dolorosamente. I loro occhi infine si erano incrociati, grigio contro verde. Il cuore si era fermato e dopo averlo messo giù si era seduto il più lontano possibile, per non incrociare più i loro occhi. E dopo Takahiro aveva scoperto tutto. Con questo oltre a lui aveva perso il suo migliore amico.
Si accasciò a terra non reggendo più il peso di quelle emozioni liberando le lacrime che lo avevano tormentato per tutta la giornata.
 
***
 
Ore 09.00.
Ospedale di Tokyo.
Stanza 307.
Misaki era sveglio da un bel po’ e aveva fatto anche colazione. L’incontro della sera prima lo aveva sconvolto e non si era ancora ripreso, ma ciò che più temeva era suo fratello che aveva sentito la loro conversazione. Cosa gli avrebbe detto?
Arrovellandosi su quel dilemma accolse con gioia la proposta dell’infermiere di lavarsi. Andarono in bagno e pian piano ci riuscirono. Si trovavano in una sezione dell’ospedale piuttosto esclusiva dove c’era un paziente per stanza. Era una sezione dedicata ai personaggi dello spettacolo, politici o qualche detenuto speciale.
Quando tornò a letto Takahiro fece la sua comparsa. Mormorò un debole ringraziamento all’infermiere che se ne andò con un sorriso incoraggiante. Chiuse la porta alle sue spalle e trascinò la sedia vicino a letto sempre in silenzio. Misaki era sulle spine e lo guardava con apprensione. Cosa sarebbe successo?
“Misaki…” disse infine con voce spezzata “tu ed Akihiko avete avuto una relazione?”
“Si” rispose rassegnato.
Silenzio.
“Ed ora non più?”
“Esatto”.
Altro silenzio.
“Takahiro io… mi dispiace di non essere quello che tu immaginavi, ti ho dato l’ennesima delusione e…” si zittì di fronte al segno di diniego di suo fratello.
“Misaki… so che avrei preferito che scegliessi una donna per mettere su una famiglia tradizionale, però da quando stai con lui le cose per te sono cambiate per il meglio. Chi sono io per giudicarti? Se mio fratello è felice io lo sono con lui. Questa è la conclusione che sono giunto dopo averci pensato per tutta la notte e non da solo. Mia moglie non ha fatto altro che parlarmi incessantemente dicendo che l’amore è bello in qualsiasi forma esso si presenta” disse lui con un sorriso sghembo.
“Nii-chan…” disse Misaki con le lacrime agli occhi.
Takahiro si commosse di fronte alla parola nii-chan.
“Però non capisco una cosa, ieri ti ha detto che è finita e tu già da un po’ non stai più da lui. Spiegami tutto” incitò.
“Non mi giudicherai?” chiese smarrito.
Lui scosse la testa.
“Allora preparati nii-chan perché questa è una storia molto lunga” chiuse gli occhi deglutendo faticosamente e iniziò a parlare.
Cominciò dal principio, dalla morte dei loro genitori e il suo cambio di atteggiamento, perché si comportava così, perché cercava di allontanarlo causando le lacrime di suo fratello.
“Stupido!” esclamò soffiandosi il naso sonoramente.
Poi gli raccontò di come la musica lo avesse salvato, dei suoi mille lavori per aiutarlo, delle sue avventure con le ragazze, il lavoro al locale, di come non aveva mai fatto nulla di male smentendo tutte le accuse di suo fratello.
“Siamo fratelli!!! Dovevi dirmelo! E poi tu eri troppo piccolo per prenderti queste enormi responsabilità!” esclamò indignato.
Giunse all’incontro con Usagi, a come fosse innamorato da anni di lui ma non ne aveva mai parlato per non rovinare la loro amicizia.
“Dici sul serio?” chiese imbarazzato.
Lui annuì grave.
“Io… io non lo avrei giudicato… è il mio migliore amico… così come non ho giudicato te” disse coprendosi il viso con le mani “non ho fatto altro che appoggiarmi al mio più caro amico facendolo soffrire”.
“Non è così, a suo modo è sempre stato felice. Gli bastava starti accanto” disse lui dandogli una pacca sulla schiena.
Proseguì il suo racconto parlando della loro storia, fatta di alti e bassi, strappando sorrisi, stupore, indignazione. Continuò con il suo successo e di quel maledetto concerto di beneficenza dove aveva incontrato Ijuuin sensei e di come fosse caduto nelle sue mani. Raccontò quella parte a fatica, dei loro giochi S&M, dei suoi sensi di colpa, della droga che aveva provato un giorno e dell’alcol che ingurgitava come acqua.
“Misaki… quest’uomo è riuscito ad abbindolarti. Anche se tu sei caduto tra le sue braccia non avresti potuto evitarlo. Un uomo adulto come lui sa come adescare ragazzini e credo che non fosse la prima volta” disse in tono grave.
Lui scosse la testa.
“E’ anche colpa mia” disse tristemente.
“Forse se ne avessi parlato con Akihiko ti avrebbe messo in guardia. Hai evitato, in base alla tua storia, molti maniaci nella tua vita, però non sei riuscito ad evitare quello più grande. E’ stato subdolo, ha saputo giocare con la tua mente” disse pensieroso.
Misaki riprese il racconto dalla scoperta di Usagi, la loro separazione, il vortice di disperazione in cui era caduto, della violenza subita il giorno precedente e di aver capito tutto troppo tardi.
“Lui… lui… non c’è più!” esclamò singhiozzando.
Takahiro lo abbracciò forte facendo scorrere tutte le sue lacrime accumulate in anni di sofferenze e lui pianse insieme, non riuscendo a sopportare tutto quel dolore che il suo fratellino aveva sopportato.
“Nii-chan… non potrò più stare con Usagi-san!” riuscì ad articolare sconvolto.
“Misaki non ti arrendere! Adesso non sarai più solo, ci sono io con te. Finalmente sono riuscito a capire cosa passa nella mente del mio fratellino ribelle” disse dandogli un bacio sulla fronte.
Lui rispose con un sorriso acquoso.
“Ma cosa posso fare? Usagi-san non vuole più vedermi e ho paura che torni Kyo e di cadere di nuovo…” disse riprendendo a piangere.
“Di Ijuuin sensei me ne occuperò io. Però con Akihiko non potrò aiutarti… solo tu puoi risolvere la situazione” disse sciogliendo l’abbraccio e prendendo un fazzoletto asciugando le lacrime di Misaki.
“Come? E poi lui non mi vuole!” esclamò disperato.
“Misaki ascoltami. C’è solo una cosa che puoi fare, anzi… E’ una cosa che solo tu puoi fare” aggiunse guardandolo con aria complice.
Rimase a guardare suo fratello perplesso, poi pian piano il suo volto si aprì in un luminoso sorriso.
 
 
Angolo della follia
Salve a tutti! Rieccomi qua ;) ero abbastanza concentrata ed è emerso questo capitolo =D molte volte ho pensato di scrivere una storia per intero per poi pubblicarla a cadenza settimanale, però non ce la faccio! Non vedo l’ora di pubblicarla!
Come avete potuto leggere Misaki sta bene… bè insomma! Ferito nel corpo e nell’anima! Però almeno è vivo ;) Dal capitolo è emerso tutto il dolore di Usagi e della sua volontà di non voler più avere nulla a che fare con Misaki, tanto che non riesce a pronunciare il suo nome, chiamandolo lui. E poi la scoperta di Takahiro… vi svelo qualcosina di interessante.
Inizialmente la storia dopo la dichiarazione di Misaki, avrebbe preso una svolta che pensavo sarebbe stata inaspettata: la scoperta di Takahiro e la sua reazione esagerata, tanto da costringere i due a non farli più vedere. Poi ho notato che le ultime fanfiction che venivano pubblicate erano tutte dedicate alla reazione del nostro fratellone in senso negativo. Così mi è sorto un dubbio… cosa faccio? xD ed ecco che mi è venuta l’idea di Ijuuin sensei. Inizialmente doveva essere un tipo normale che avrebbe fatto cadere in tentazione Usagi, però poi ho cambiato idea, delineando il carattere del suo personaggio già nel capitolo in cui scopriamo che Misaki legge Code: Breaker. Quindi la dichiarazione l’ho resa dubbiosa e così via! (Mente diabolica al lavoro muahahahahhahah).
Di conseguenza ho reso Takahiro non un nemico ma un alleato. Il legame tra fratelli, nel bene e nel male, è indissolubile ;)
Misaki qui è sembrato estremamente fragile, troppe cose per una persona sola. E poi ho definito l’episodio precedente una violenza perché se ci pensate bene lo è stata. Se fosse stato d’accordo nulla da dire, ma è stato costretto. Ragazzi queste cose non si fanno! Questa è solo una stupida storiella però spero che alcuni messaggi riescono ad entrare nella vostra testa! No alla violenza, no all’omofobia! Però leggendo questo tipo di storie dubito che ci sia qualche omofobo, a meno che non sia qualche folle O.o Quindi ricordatevi, come ha detto la moglie di Takahiro: l’amore è bello in qualsiasi forma esso si presenta.
Bene, al prossimo capitolo. Ciaoooo ;)
 

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Capitolo 19
*** Promessa ***


Promessa
 
“Misaki!!!”
Takahiro spalancò la porta della stanza dell’ospedale del suo fratellino con la forza di un uragano.
“Nii-chan! Che succede?” chiese curioso notando suo fratello diverso dal solito. Infatti non solo indossava la maglietta al contrario, le scarpe slacciate e gli occhiali storti, ma aveva un sorriso luminoso e le guance chiazzate di rosso.
“Megumi! MEGUMI E’ INCINTA! SARO’ PADRE!!!” urlò avventandosi contro di lui.
“Come… cosa???” riuscì a dire con tono soffocato dalla presa.
“SI!!!” urlò ancora suo fratello liberandolo.
“Auguri nii-chan!!! Quindi diventerò zio? Wow!!” esclamò lui eccitato.
“Si!!! Sono corso qui appena l’ho scoperto. Megumi ora la stanno sottoponendo a dei controlli. Poco fa è svenuta improvvisamente e l’ho portata qui in ospedale… poi la bella notizia! Wow! Sarò padre… Misaki… sarò padre!” esclamò sciogliendosi in lacrime.
Misaki ridacchiò e invitò suo fratello a darsi una sistemata in bagno facendogli notare il suo strano abbigliamento. Takahiro eseguì lasciandolo solo e lui felice guardò fuori dalla finestra assaporando il tiepido sole primaverile. Erano passati due mesi dall’incidente e le cose si stavano sistemando per il meglio sia con lo psicologo e sia con la riabilitazione della gamba. Doveva fare ancora qualche altro esercizio e poi sarebbe potuto uscire.
Sorridente accolse il nuovo venuto che, dopo aver bussato discretamente alla porta, era entrato. Era il suo dottore accompagnato da un infermiere.
“Buongiorno Misaki. Ti vedo di buon umore. E’ successo qualcosa di bello?” chiese il dottore controllandogli la pressione.
“Si! Diventerò zio!” esclamò eccitato.
“Auguri allora!” rispose lui sorridente.
L’infermiere batté le mani e aprì la sedia a rotelle.
“Dobbiamo andare giù in palestra per la riabilitazione” disse cordiale.
“Non posso andarci con le stampelle?” chiese imbronciato mentre il dottore gli auscultava il cuore.
“Meglio non fare sforzi eccessivi” disse l’infermiere.
Takahiro rientrò in camera e gli furono fatti gli auguri generando altre lacrime.
“Bene ho finito. Ci vediamo stasera Misaki” disse il dottore.
Lui annuì e facendosi aiutare si accomodò sulla sedia a rotelle facendosi trasportare via.
“Signor Takahashi dobbiamo parlare” disse il dottore appena la porta si chiuse.
Takahiro si allarmò immediatamente.
“Misaki! Come sta? C’è qualcosa che non va???” chiese con apprensione.
“No. Tutto a posto! Rispetto a quando è arrivato la sua salute è migliorata moltissimo. Ha preso peso, tutte le ferite si sono rimarginate e tra un paio di settimane la riabilitazione sarà finita. Ma la cosa più sorprendente è il suo recupero a livello psichico. Non so cosa sia successo ma non ha avuto nessuna crisi di astinenza e sembra molto allegro e positivo tanto che il nostro psicologo è rimasto completamente spiazzato” disse con ammirazione.
“Quindi tra due settimane potrà uscire?” chiese speranzoso.
“Esattamente! Non so cosa vi siete detti quel giorno ma da allora tutto è andato per il meglio. Un recupero miracoloso!”
“Finalmente!!!” esclamò felice.
“Bene, vada a comunicargli questa bella notizia”.
Takahiro non se lo fece ripetere due volte e corse fuori per raggiungere suo fratello. Chiamò l’ascensore e rimase sorpreso quando si trovò di fronte un tipo bizzarro. Alto, capelli scuri arruffati, barba folta, scarno di viso e con occhiaie fin troppo evidenti. Era vestito con un jeans, maglia a maniche lunghe e anfibi scuri. Ma la cosa più assurda che stonava decisamente era il mazzo di fiori che aveva tra le mani.
L’uomo gli lanciò un lungo sguardo penetrante e ignorandolo proseguì il suo cammino. Sconcertato Takahiro non si rese conto che intanto l’ascensore era stato chiamato lasciandolo al piano.
“Uffa!” pensò nervosamente. Lo chiamò di nuovo e nel corridoio silenzioso sentì distintamente una voce maschile chiedere di suo fratello.
“Scusi ma lei chi è?” chiese una voce femminile, la capo reparto.
“Sono Kyo Ijuuin. Un amico di Misaki”.
Takahiro sentì il sangue gelarsi nelle vene e non colse la risposta dell’infermiera perché corse in quella direzione agguantandolo per la maglia.
“Io e lei dobbiamo parlare” disse in tono minaccioso tanto da far agitare l’infermiera.
“Signori… questo è un ospedale!” provò lei a protestare.
Il sensei lo guardò in cagnesco spintonandolo via.
“Vi prego! Signor Takahashi!” continuò l’infermiera.
Kyo rimase stupito nell’udire quel nome e guardò con più attenzione l’uomo con gli occhiali che gli stava di fronte.
“Ok… parliamo…” disse semplicemente superandolo.
Takahiro lo seguì irritato uscendo fuori nel terrazzo del piano.
“Sei il fratello di Misaki?” chiese Kyo senza preamboli appoggiandosi alla rete di sicurezza che circondava la terrazza.
“Si, e non sei il benvenuto” rispose lui a denti stretti.
“Senti io… amo Misaki… e sono venuto qui per riprenderlo” disse calmo.
Scese un silenzio carico di rabbia da parte di Takahiro.
“Come? Non ho capito bene!”
“Invece hai capito eccome! Non mi serve un fratello isterico. Quindi, se vuoi scusarmi, vado da lui” disse incamminandosi verso la porta. Takahiro lo afferrò per un braccio.
“Tu non andrai da nessuna parte” disse fremendo di rabbia “so tutto caro il mio sensei e non ti permetterò di vedere mio fratello”.
Ijuuin si liberò con uno strattone e voltò bruscamente Takahiro spingendolo contro il muro.
“Nessuno si metterà tra me e lui. Neanche tu! Chiaro??” sbraitò alzando il pugno colpendo così Takahiro.
Gli occhiali volarono via ma lui non si mosse di un passo. Anzi iniziò a ridacchiare tanto da far irritare ancora di più il sensei che lo colpì un’altra volta facendolo cadere a terra.
Impassibile Takahiro spuntò il sangue che gli si era formato in bocca e recuperò gli occhiali. Ijuuin intanto si era avviato verso la porta.
“Fossi in te eviterei di fare un altro passo” disse spavaldamente Takahiro. Lui si fermò ma non si girò.
“Sai dopo il racconto di mio fratello, su come l’avevi plagiato, manipolato e stuprato… Bè ovviamente non potevo restare con le mani in mano” disse togliendosi la polvere di dosso.
Ijuuin si girò.
“Cosa hai fatto?” chiese irritato.
“Ho degli amici in polizia e sai ho scoperto che un certo mangaka è stato segnalato più volte da alcuni ragazzini… solamente che essendo un personaggio famoso non tutti hanno creduto ai loro racconti definiti fantasiosi e le accuse sono cadute visto che pensavano fosse solo un modo per attirare l’attenzione del loro idolo…” fece un passo avanti.
“Ovviamente. E io non ho mai fatto nulla di quello che mi hai detto a Misaki. Siamo solo due persone innamorate” disse freddamente.
“Tu credi? Bene, le testimonianze di quei poveri ragazzi sono state inascoltate, ma cosa accadrebbe se fosse Misaki a denunciarti, un personaggio ancora più famoso di te?” chiese incrociando le braccia.
“Sanno tutti che è fuori dagli schemi, non gli crederebbero! E poi non ci sono prove di ciò che affermi!”
“E qui ti sbagli… ho prove e testimoni oculari…” disse Takahiro spavaldo.
“Bastardo! Come osi interferire con la mia vita???” urlò adirato stringendo il mazzo di fiori.
“Come hai osato tu rovinare quella di Misaki! Però possiamo fare un patto io e te” disse passandosi il dorso della mano vicino alla bocca per asciugare un rivolo di sangue.
“E sarebbe?” chiese nervosamente il sensei.
“Non dovrai mai più farti vedere, sentire o altro da Misaki, altrimenti… finisci in galera” disse semplicemente.
Il sensei si ammutolì, un silenzio rabbioso e triste allo stesso tempo. Takahiro riuscì a cogliere dalla sua espressione confusa che stava ragionando. Quindi per non essersene ancora andato voleva dire che amava veramente Misaki. Poi sospirò, un lungo sospiro triste. Aveva capito che qualsiasi scelta avrebbe preso Misaki non sarebbe stato più suo.
“Misaki non mi vedrà mai più” disse a denti stretti. Si girò e corse via lasciando cadere i fiori ormai ammaccati.
 
***
 
“Akihiko senpai dove stiamo andando?” chiese una voce gentile.
“Seguimi e lo scoprirai” rispose dolcemente prendendo per mano l’unica persona che fino a quel momento le era stata vicina.
Aumentò la velocità del passo addentrandosi sempre di più nella folta foresta. Dietro di lui il più piccolo inciampò e lui lo soccorse prendendolo per mano.
“Senpai è così buio qui… torniamo indietro” disse con voce impaurita.
“Tranquillo, siamo quasi arrivati”.
Superarono gli ultimi alberi e misero piede in un grande spazio erboso da cui si potevano ammirare le stelle.
Il più piccolo si liberò della sua mano per fare qualche altro passo in avanti e ammirare meglio il panorama.
“Se… senpai… è bellissimo!!!”
Corse veloce attorno esplorando la zona finché stanco non si sdraiò a terra per poter ammirare meglio le stelle.
Akihiko si avvicinò e si sdraiò accanto. Non riusciva a resistere a tutta quella innocenza, i capelli scuri, gli occhi verde prato…
“Ti amo” disse semplicemente.
Il più piccolo voltò la testa sorpreso verso di lui.
“Cosa?” chiese imbarazzato.
Akihiko intrecciò le mani con le sue.
“Ti amo” ripeté più forte.
Il ragazzo non rispose, rimase intrappolato nei suoi occhi grigi che diventavano più vicini finché le loro labbra non si toccarono. Un bacio casto, leggero, puro. Come lui. Come il suo Misaki.
 
“Che cosa???” sbraitò rileggendo l’ultima riga.
Cancellò quel nome con rabbia. Era da tanto che non scriveva più BL con loro protagonisti. Attribuì quel lapsus all’abitudine. Salvò il documento e spense il computer. Si alzò in piedi stiracchiandosi e con passo pesante si diresse verso il balcone per prendere una boccata d’aria. Sorrise di fronte al sole luminoso che cercava di penetrargli nelle ossa con scarsi risultati. Aveva iniziato a sentire improvvisamente freddo dopo aver scritto quel nome.
Si affacciò e rimase immobile ad osservare il traffico della città pensando a quegli ultimi cinque mesi… il primo mese in cui Misaki si comportava in modo strano, poi la scoperta… i due mesi in cui si erano lasciati e infine i due mesi all’ospedale… erano stati un inferno per lui. Eppure adesso riusciva a dire il suo nome senza problemi anche se non riusciva ancora a perdonarlo. Di una cosa era certo però. Lui non lo amava più.
Il suo del cellulare lo distrasse e deglutì quando scoprì che Takahiro lo stava chiamando. Misaki gli aveva raccontato della sua precedente passione per lui eppure non si era fatto alcun problema. Non aveva smesso di volergli bene, anzi. Continuava a chiamarlo e spesso andava a casa sua.
“Pronto?”
“Usagiiiiiiiiiii!!!!”
“Takahiro ti sento eccitato. Cosa succede? Misaki lo faranno uscire?” chiese tranquillamente. Ormai poteva parlare di lui tranquillamente.
“Si si, tra due settimane… sono felice ma non ti ho chiamato per quello!” disse eccitato.
“Forza allora, parla”.
“Megumi è incinta!!!! Diventerò papà!!!” urlò tanto che il sensei dovette allontanare il telefono dal suo orecchio.
“Congratulazioni!!!” esclamò sinceramente contento.
Rimase in silenzio per tutto il tempo mentre Takahiro parlava incessantemente.
“… e mi sono pure sbarazzato per sempre di quel tipo maledetto!!! Ora anche mio fratello può stare tranquillo!!!”
“Di chi stai parlando?” chiese aggrottando la fronte.
“… ah… scusami… non dovevo parlartene… avevo deciso così… dimenticatelo. Ora devo andare! Ciao!”
Chiuse il telefono lasciando perplesso il sensei.
“Ijjuin Kyo…” mormorò capendo “… l’uomo che mi ha rovinato la vita…”
Lanciò il cellulare a terra rompendolo in mille pezzi.
“Bastardo” disse riprendendo il computer.
“Bastardo…” mormorò con meno foga asciugando una lacrima.
 
***
 
Erano passate due settimane e finalmente Misaki riuscì ad uscire con le proprie gambe dall’ospedale. Felice corse a casa dove fu accolto da Shinno, Sumi, il signor Ogata e…
“Hiromi Miura?”
“Bentornato” disse la presidentessa della Ki/oon records freddamente.
Si accomodarono sul divano armati di tazze da tè e il silenzio che scese era carico di tensione.
“Allora Shake” disse la presidentessa prendendo la parola “per colpa di Misaki avete perso popolarità, fan e gettato fango sulla mia casa discografica”.
Misaki deglutì colpevole mentre gli altri restarono zitti.
“Cosa dovrei fare io adesso secondo voi?”
“Buttami fuori! Ma non Shinno e Sumi! Loro non c’entrano nulla!” esclamò Misaki alzandosi in piedi.
“Misaki! Non dirlo neanche per scherzo! Siamo amici! Non potremmo mai lasciarti!” disse Shinno agitato alzandosi anche lui.
“Infatti. Siamo un gruppo” disse calmo il senpai.
“Sedetevi” disse la presidentessa.
Loro obbedirono impazienti.
“Ragazzi, nonostante tutto voi avete del talento. Siete il miglior gruppo che abbia mai avuto e non sono così scema da licenziarvi”.
Sul viso dei ragazzi apparve un timido sorriso.
“Vi darò un’ultima possibilità” disse autoritaria “tra una settimana partirete per un anno in America, New York. Lì c’è una scuola eccezionale che vi farà sudare parecchio. Tornerete qui rischiando di diventare il miglior gruppo mai avuto in Giappone. Avete tutte le carte in regola per farlo”.
Silenzio.
“… mi sembra di cogliere un ma nell’aria…” commentò Sumi pacatamente.
“Esatto. Dovrete tornare qui con un disco nuovo, rinnovato… è il momento di cambiare pagina. Se non sarete in grado di farlo la vostra carriera finirà. Allora cosa ne dite?” chiese in conclusione.
I ragazzi la stavano guardando con l’eccitazione negli occhi.
“Bene allora. Partirete tra una settimana… i biglietti sono già qui” disse porgendoli a Sumi “il signor Ogata verrà con voi e vi controllerà. Parlerò con lui di tutti i dettagli” si alzò in piedi e tutti la imitarono seguendola poi come dei cagnolini verso la porta.
Quando l’aprì riuscirono a cogliere una frase.
“Non mi deludete”.
 
***
 
“Auguri ai futuri genitori!”
“Auguriiiii!!!”
Erano a casa di Takahiro per festeggiare la lieta notizia.
La casa era invasa di amici e Misaki con il suo gruppo stavano fuori al giardino ridendo con gusto. Mancavano due giorni alla partenza e decisero di approfittare di quel giorno per salutare tutti. Infatti erano già stati a casa di Sumi e la tappa successiva sarebbe stata la casa di Shinno.
“Akihiko! Sei venuto!” esclamò Takahiro accogliendo il suo miglior amico al cancello.
“Certo. Non potevo mancare” rispose sorridendo “scusa un attimo” prese il cellulare e lo aprì rassegnato.
“SENSEI DOVE DIAVOLO SEI FINITO??? ABBIAMO ANCORA MOLTO DA FARE!!!” Aikawa stava urlando come un’ossessa.
Lui spense il telefono senza smettere di sorridere.
Misaki che aveva assistito alla scena soppresse una risata.
“E’ sempre il solito” pensò.
Akihiko entrò dentro salutando Megumi e gli altri ospiti.
“Misaki… tra un po’ dobbiamo andare. Se devi parlare con il sensei cerca di fare in fretta” disse Shinno rispondendo al telefono.
“Va bene”.
Entrò in casa cercando con lo sguardo Usagi-san. Riuscì a cogliere la sua figura di sfuggita mentre saliva di sopra e lui prontamente lo seguì.
“Ecco Akihiko e questa sarà la futura camera del bambino. Mi piacerebbe se fossi tu il padrino” disse Takahiro che stava mostrando la casa al suo amico.
“Io? Ma ne sei sicuro? E tuo fratello?” chiese stupito.
“Lui…”
“… suo fratello non può perché non ci sarà”.
I due si girarono verso la porta accogliendo sorpresi il nuovo arrivato.
“Ciao Usagi-san…” mormorò.
“…”
“Ehm… e… allora… Misaki fai vedere il mio studio ad Usagi! Io devo correre di sotto!” detto questo fuggì via.
Rimasero in silenzio evitando di guardarsi.
“Allora… vieni?” chiese timidamente Misaki.
“… va bene…”
In silenzio camminarono lungo il corridoio finché non entrarono in un ufficio elegantemente arredato lasciando sorpreso il sensei.
“Però… non credevo che Takahiro avesse gusti del genere” commentò avvicinandosi alla libreria antica.
“Infatti è così. Tutto merito di Megumi” disse Misaki avvicinandosi al mini frigo per prendere da bere.
“Un po’ di rum?” chiese educatamente.
Usagi annuì ingurgitando in un sorso tutto il contenuto del bicchiere.
“Non dovresti bere così” lo ammonì Misaki.
“Senti chi parla” rispose lui imbronciato.
Misaki lo guardò ridacchiando cogliendo la sua espressione da bambino capriccioso. Dall’ultima volta che lo aveva visto stava decisamente meglio. Non riuscì più a staccare gli occhi da lui, beandosi della sua presenza, pensando che gli era mancato da morire e desiderando di saltargli addosso per baciarlo.
“Usagi-san… so che adesso è troppo tardi ma voglio chiederti scusa per tutto quello che ti ho fatto. Nonostante mio fratello parla di manipolazioni e cose così, io ho sbagliato. Ti ho tradito” disse coraggiosamente.
Usagi aveva uno sguardo assente.
“So che chiederti il perdono è troppo e anche se ti confessassi i miei sentimenti sarebbe inutile, ma lo farò. Io ti amo Usagi-san, anche se l’ho scoperto troppo tardi… vorrei più tempo per rimediare ma…”
“Misaki… io non ti amo più. Non mi devi più nulla” disse lui interrompendolo “e ora è meglio che andiamo di sotto”.
“Aspetta!” esclamò lui prendendolo per mano.
I loro occhi finalmente si incrociarono facendo emergere un mare di emozioni.
“Io devo partire tra due giorni per l’America e mancherò per un anno intero, ma al mio ritorno…” deglutì trattenendo le lacrime “al mio ritorno ti farò dire nuovamente che mi ami! E’ una promessa!”
“Come puoi dire una cosa del genere? Dovrei anche aspettarti? Ti ho già detto che non…”
“… non mi ami! Ho capito. Non ti ho chiesto di aspettarmi. Ti ho già fatto del male con il mio egoismo e non voglio farlo di nuovo… quindi… vedrai! Tra un anno vedrai!”
Gli liberò la mano e corse fuori chiudendosi la porta alle spalle. Usagi la alzò lentamente portandosela vicino alle labbra.
“Misaki… addio…”
 
 
Angolo della follia
Salve! Sono tornata finalmente! Per la vostra gioia aggiornerò domenica prossima ;) dunque, dunque, dunque… vi è piaciuto il capitolo? Misaki sta meglio e deve partire. Riuscirà nell’impresa di riconquistare Usagi? Lui continua a dirgli che non lo ama e addirittura ha detto “addio”… non vi preoccupate perché non dovrete attendere tanto per l’epilogo ;) siamo quasi agli sgoccioli però ancora non so se il prossimo capitolo sarà l’ultimo o il penultimo… mente al lavoro =D
E Takahiro???? Adoro quell’uomo! Ha affrontato coraggiosamente il diavolo in persona uscendo vincitore! Un applauso ai fratelli maggiori. E la presidentessa dietro quella corazza d’acciaio in fondo vuole bene al magico trio. Bene al prossimo capitolo =D
 

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Capitolo 20
*** Reunion ***


Reunion
 
“Mahiro! Vieni da papà! Vieni tesoruccio mio!”
“Ah, sa gattonare”.
“Si, ha iniziato da poco! Cucciolotto di papà!!”
Il piccolo Mahiro con difficoltà raggiunse suo padre rendendolo l’uomo più felice del mondo.
“Chi è il bambino più bello? Chi è? Tu!” esclamò Takahiro facendogli il solletico.
Mahiro iniziò a ridere, una risata gioiosa che coinvolse tutti i presenti.
“Wow! Non vedo l’ora di avere un figlio tutto nostro, giusto Aki-chan?” chiese una dolce ragazza dai lunghi capelli neri e occhi scuri.
“Si Kotoko” rispose Akihiko sorridente.
Erano in casa Usami intenti a stabilire gli ultimi dettagli per il battesimo di Mahiro e il matrimonio di Akihiko e Kotoko. Avevano deciso che Akihiko sarebbe stato il padrino del bambino mentre Takahiro il loro testimone di nozze. Il battesimo era previsto per il 31 maggio mentre il matrimonio per il 22 giugno.
Il sensei aveva conosciuto Kotoko durante un viaggio per promuovere il suo ultimo best seller. Lei era una sua grandissima fan e lo aveva rincorso finché lui non si era rassegnato. Stavano insieme da otto mesi e nonostante non vivessero nella stessa casa, lei andava nell’appartamento di Usami al termine del suo lavoro per tornare la sera tardi. Spesso il sensei la prendeva in giro chiamandola “stalker” ma lei imperterrita continuava a stargli vicino.
Mancava una settimana al battesimo ed erano in fibrillazione.
“Kotoko, guarda. Questo è il completo che ho deciso di mettermi, cosa ne pensi?” chiese Megumi mostrandole una foto sul cellulare.
“Carino! Vieni a vedere il mio. L’ho comprato oggi prima di venire qui” rispose lei alzandosi.
Megumi la seguì entusiasta continuando a parlare allegramente.
“Santa pazienza, come sono rumorose le donne” sospirò Akihiko versandosi del tè.
“E’ vero” concordò Takahiro “tra uomini si sta meglio. Giusto Mahiro?” chiese al bambino che per tutta risposta iniziò ad allungarsi verso il tavolino.
Akihiko intercettò il suo sguardo e gli consegnò un orsetto di peluche. Contento il bambino iniziò a mordicchiarlo.
“Ti dovrai abituare come ho fatto io. Prima eravamo solo in due in casa. Misaki stava sempre per i fatti suoi e io al lavoro. Quando tornavo spesso non c’era oppure sentivo solo la sua musica. Quel ribelle. Chissà che sta facendo…” aggiunse tristemente.
“Non vi sentite spesso?” chiese il sensei distrattamente.
“Si, appena può mi chiama. Ha fatto moltissimi progressi il mio caro fratellino! Però sento molto la sua mancanza ed inoltre non sarà presente al battesimo. La sua permanenza durerà per altri sei mesi. Ordini dall’alto” sospirò rassegnato.
“Ah, capisco…” commentò lui incupito.
“Scusami Akihiko. Mi ero ripromesso di non parlarti di lui per evitarti spiacevoli ricordi” disse frettolosamente Takahiro.
“Non ti preoccupare, noi siamo amici. Potrai sempre parlarmi di tutto, e poi con Misaki è finita da tantissimo tempo ed ora sto per sposarmi!” esclamò con un sorriso.
“Già! Non riesco ad immaginarti vestito da sposo!!!” esclamò Takahiro divertito.
Mentre ridevano le due donne tornarono.
“Andiamo Takahiro? E’ quasi l’ora della pappa per Mahiro” disse Megumi dolcemente.
“Certo!” scattò in piedi e dopo aver salutato i suoi amici andò via.
“Aki-chan c’è qualcosa che non va?” chiese Kotoko osservando il suo futuro sposo versarsi del whiskey.
“No, perché?” chiese distrattamente.
Lei rimase ad osservarlo mentre con un sorso si scolava il contenuto del bicchiere.
“Ti vedo un po’… triste” disse avvicinandosi cautamente.
Lui la guardò notando l’espressione ansiosa. Era così bella, minuta, dolce… indossava una camicia bianca e una gonna lunga fino al ginocchio. Quella ragazza era stata la sua ancora di salvezza in quei mesi e continuava ad avere quel ruolo. Non avrebbe mai potuto immaginare che il suo cuore avrebbe ripreso a battere e non per un uomo, ma per una donna.
“Niente” disse lui con un sorriso rassicurante.
Si avvicinò a lei e la baciò lentamente cancellandole quell’espressione.
“Va tutto bene” disse stringendola forte.
Si, andava tutto bene.
 
***
 
Ristorante. 31 maggio. La cerimonia era finita da un pezzo e tutti si stavano godendo gli aperitivi in giardino. La giornata era stupenda e particolarmente calda quindi accolsero con gioia le bevande fresche. Il giardino era in stile classico, con molte statue e angoli deliziosi in cui si poteva trovare un minimo di intimità.
Takahiro stava facendo impazzire il fotografo iniziando a spostare il bambino ovunque per fargli fare delle belle foto mentre Megumi stava chiacchierando allegramente con Kotoko. Akihiko, poco distante, stava parlando con dei vecchi conoscenti guardato con ammirazione da uomini e donne, incluso il personale.
“E’ Usami sensei?”
“Si! E’ proprio lui!”
“Wow è ancora più bello dal vivo! Quasi quasi mi faccio fare un autografo!”
“Non disturbarlo Risa!”
Le cameriere stavano parlottando vicino a Megumi e Kotoko. Quest’ultima, invece di essere contrariata, sorrideva allegramente.
“Megumi! Hai sentito? Il mio Aki-chan è così ammirato e amato! Come sono fortunata!” stava dicendo eccitata.
“Si. Scusami ma vado a salvare il fotografo. Tra un po’ sparerà a mio marito!” esclamò lei.
“Ahahah ok. Corri da lui”.
Sorridente si avvicino al suo fidanzato che la prese per mano.
“Eccola qui. Lei è la mia promessa sposa, Kotoko” disse presentandola ai suoi interlocutori.
Mentre chiacchieravano tranquilli all’improvviso notarono le cameriere molto più eccitate di prima.
“Cosa succede?” chiese Kotoko curiosa.
Nessuno rispose e si concentrarono sul nuovo arrivato che aveva da poco varcato la soglia della porta del giardino. Era un ragazzo alto, con capelli corti neri e un paio di Ray-Ban calcati sugli occhi. Indossava una maglietta bianca e una giacca di jeans. Il jeans era attillato e le sue Converse erano scure. Un orecchino brillava al lobo dell’orecchio destro e una collana era adagiata sul suo petto, una chitarra in miniatura.
“Non… non è possibile…” mormorò Akihiko incredulo.
“Lo conosci? Mi sembra familiare…” disse Kotoko sempre più curiosa.
Takahiro si accorse che era calato il silenzio e si voltò verso la porta. Rimase talmente sconvolto da rischiare di far cadere la preziosa macchina fotografica del fotografo. Il poveretto riuscì a prenderla al volo bestemmiando ma il suo interlocutore era corso in avanti verso il nuovo arrivato. Si fermò a pochi metri per scrutarlo incerto. Possibile che fosse suo fratello? Era più alto, i capelli in ordine, niente anfibi e giacca di pelle, e poi sembrava più maturo.
“Misaki?” chiese incerto.
“What?” rispose il ragazzo.
Takahiro si zittì perplesso.
Il ragazzo fece un sorriso sghembo.
“Ehi Takahiro, non riconosci più tuo fratello da quando sei diventato papà?” chiese divertito.
“Mi… MISAKI!!!” urlò abbracciandolo.
Stava piangendo come un bambino mentre Misaki continuava a sorridere stringendolo forte. Megumi si avvicinò riuscendo ad allontanare suo marito per salutarlo. Sempre con le lacrime agli occhi, Takahiro prese in braccio suo figlio.
“Ma… Mahiro! T-ti presento tuo zio Misaki” disse trattenendo i singhiozzi.
Misaki si tolse gli occhiali da sole per osservare meglio suo nipote. I loro occhi verdi si incrociarono rimanendo in silenzio a scrutarsi.
“Com’è diffidente!” esclamò Megumi divertita.
“Siamo zio e nipote dopotutto” disse sorridendo.
Mahiro di fronte a quell’espressione amichevole allungò le braccia per farsi prendere in braccio da Misaki che lo accolse con gioia.
“Ciao piccoletto” disse abbracciandolo.
Il piccolo tentò di dire qualcosa cercando di farsi capire da suo zio che lo rispondeva dolcemente. Mahiro soddisfatto, iniziò a toccargli il viso curioso suscitando l’ilarità dei presenti.
“Ma tu non dovevi restare in America ancora per sei mesi?” chiese Takahiro cercando di asciugarsi le lacrime.
“No, volevo farti una sorpresa” disse sorridendo.
Mahiro iniziò a giocherellare con la sua collana iniziandola a tirare con forza. Takahiro liberò suo fratello dalla piccola peste per accompagnarlo al tavolo in modo da prendere qualcosa da bere.
“Facciamo gli auguri al piccolo Mahiro e al ritorno di Misaki!” esclamò alzando i calici al cielo.
Tutti i presenti lo imitarono bevendo di gusto per poi assalire letteralmente i due.
“Aki-chan! Non mi avevi mai detto che Misaki, il fratellino di Takahiro, fosse quel Misaki!!” esclamò Kotoko contrariata.
“Quale Misaki?” chiese ansioso.
“Ma come quale?? Il famoso Misaki degli Shake! Sono una loro fan!!! Ti prego tesoro, presentamelo!” chiese supplichevole con occhi da cerbiatta.
“Ok…” rispose.
Si avvicinò con Kotoko alle calcagna che era talmente eccitata da non accorgersi dell’incertezza del suo futuro sposo. Dopotutto l’ultima volta che si erano visti Misaki si era dichiarato dicendo che sarebbe tornato con l’intenzione di farlo innamorare di nuovo di lui.
Arrivati vicini Misaki distolse lo sguardo da una delle cameriere che con mano tremante gli stava servendo da bere per voltarsi verso il sensei.
“… sono cresciuto però credo che raggiungere la tua altezza per me è impossibile Usagi-san!” esclamò divertito.
Il sensei rimase sorpreso e non rispose. Si sarebbe aspettato di tutto tranne un saluto del genere.
“Usagi-san, ci sei?” chiese Misaki sventolandogli una mano davanti agli occhi con molta naturalezza.
Lui si riscosse.
“Ne devi fare di strada chibi-tan per essere alto come me. Però dai, hai quasi raggiunto l’altezza delle mie spalle” rispose cercando di acquistare la sua solita sicurezza.
Misaki si avvicinò posizionandosi di fronte a lui che si irrigidì.
“Uffa hai ragione!” esclamò corrucciato tornando indietro.
Lui lo guardò incredulo.
Una presa alla sua mano destra lo fece voltare notando così una Kotoko eccitata.
“Ah… si. Misaki, ti presento Kotoko Hayashi, mia fidanzata e tra qualche giorno mia moglie” disse lanciando la notizia bomba tutt’assieme.
Trattenne il respiro curioso della sua reazione ma nuovamente Misaki lo sorprese.
“Wow che bella ragazza! Piacere Hayashi-san, non so come ci sei riuscita ma finalmente qualcuno ha domato il grande Usami sensei! Complimenti! Di solito solo Isaka-san ci riesce” disse sorridendo  inchinandosi di fronte alla ragazza.
“Per me è un grandissimo piacere conoscerti Misaki-kun! Sono una tua grandissima fan! E non sapevo che fossi il fratello del nostro caro Takahiro! Aki-chan non mi ha mai detto nulla” rispose lei inchinandosi a sua volta.
“Siamo famosi entrambi quindi non diamo peso a queste cose. Conosco tantissima gente famosa però per me sono solo delle persone normali” disse Misaki con diplomazia.
“Siete su un altro livello, non c’è che dire” disse lei sorpresa “Aki-chan visto che è qui in Giappone e che è anche un tuo amico invitiamolo al nostro matrimonio!” aggiunse eccitata guardando Akihiko.
“Ah… ecco… per me non ci sono problemi… forse però Misaki…” era la prima volta che si sentiva così insicuro e non in grado di dare una risposta da persona matura.
“Grazie per l’invito, però purtroppo sarò impegnato a sponsorizzare il nostro nuovo album e a fine giugno ritornerò in America”.
“Come sarebbe?” chiese Akihiko sorpreso “Per quanto tempo?”
“Per sempre” rispose.
“MISAKI!!! Vieni a farti una foto con Mahiro!!” urlò Takahiro.
Lui ridacchiò e inchinandosi si congedò dalla coppia.
“E’ così… carino!!! Ho appena incontrato il mio idolo!!! Non posso crederci!”
Akihiko calò un po’ il capo per potergli dare un bacio sulla tempia.
“Sono contento per te. Vengo subito, ho bisogno del bagno” disse allontanandosi.
Lei annuì contenta e corse verso il luogo in cui Misaki stava facendo le foto con suo nipote. In realtà stava semplicemente giocando sull’erba con lui e Takahiro però il fotografo, che credeva di dover fare solo foto noiose per un battesimo, colse l’occasione per poter immortalare un personaggio famoso.
Akihiko andò in bagno dirigendosi verso il lavandino per potersi lavare il viso con dell’acqua fredda. Non poteva crederci. Misaki non era più Misaki e non aveva battuto ciglio alla notizia del suo matrimonio. Inoltre sarebbe tornato in America e questa volta per sempre.
“Mi ha mentito! Di nuovo!” esclamò sferrando un pugno sul bordo del lavandino.
“Avevi detto che saresti tornato per riconquistarmi, di non aspettarti per non essere egoista ma lo sei stato lo stesso e mi hai mentito. Non sei venuto per restare e anche se ti avessi aspettato per noi non ci sarebbe stato un futuro. Non ci sarebbe stato un noi”.
Si asciugò il viso con rabbia ma quando scostò l’asciugamano sorrise alla sua immagine riflessa sullo specchio. Grazie a questo avvenimento ora finalmente era libero.
 
***
 
“SIGNORE E SIGNORI, SONO LIETO DI PRESENTARVI IL GRUPPO CHE VI HA FATTO EMOZIONARE, IL GRUPPO CHE HA SCONVOLTO LE VOSTRE VITE! ECCO A VOI GLI SHAKE!!!”.
Una folla urlante li accolse con un boato mentre loro camminavano con sicurezza sul palco. Si accomodarono sui divani salutando con un inchino il presentatore.
“Ragazze siete contente di poter rivedere i vostri idoli???” chiese il presentatore.
Per tutta risposta il pubblico urlò ancora più forte.
“Wow quanta energia! Bene è giunto il momento di intervistare il nostro trio. E guardate un po’ come sono cambiati dall’ultima volta!”
Il maxi schermo alle loro spalle si illuminò mostrando una foto di loro più di un anno prima.
“Wow! Eravamo così?” chiese Shinno.
Le ragazze urlarono eccitate al suono della sua voce.
“Sembrerebbe di si” rispose Sumi sorridente.
“Presidente avevi un pessimo stile” aggiunse Misaki.
La folla impazzì.
“Wow calma calma! Iniziamo con le domande. Allora com’è stata la vostra vita in America. Siamo riusciti nel corso dell’anno solo a trovare qualche foto sporadica ma nulla di interessante…”
“Ovvio, dopotutto siamo stati a New York per studiare e non per far baldoria. E’ stato un periodo di intenso lavoro e preparazione che ha cambiato le nostre vite. Il risultato? Un nuovo album e un nuovo stile, direi decisamente americano. Ci siamo fatti molto influenzare dalla moda di quel paese” disse Sumi.
In effetti i suoi capelli erano molto più lunghi raccolti in una coda, e l’abbigliamento era cambiato. Infatti tutti e tre indossavano camicie nere e cravatte colorate, pantaloni aderenti e le Converse. Sumi e Misaki indossavano una giacca, Shinno un gilet. Anche i capelli di quest’ultimo erano cambiati, tornando al loro colore naturale, neri.
“Vedo e devo dire che questo stile vi sta d’incanto” commentò il presentatore “cosa ne dite?” chiese rivolto al pubblico.
“SIETE BELLISSIMIIIIII!!!!”
Il trio sorrise affabile al pubblico.
“Ragazzi però come mai avete deciso di andare in America? E poi non abbiamo mai capito cosa fosse successo… prima della partenza, Misaki ha avuto dei problemi…” disse lanciandogli uno sguardo penetrante.
“Ah quello? Niente di così grave. Il successo mi aveva dato alla testa facendomi perdere la realtà, quindi disintossicarmi da tutto questo in America è stato un bene” rispose lui diplomaticamente.
“Ma l’incidente? Si mormora tutt’ora che fossi in stato di ebrezza” insisté il conduttore.
“No, nulla del genere! Semplicemente sono stato disattento alla guida a causa del cellulare. Mi raccomando, mai usare il telefono alla guida” aggiunse con un dolce sorriso.
“Tutto qui? Nessuna storia scandalosa?” chiese deluso.
“Storia scandalosa? No no” rispose ridacchiando.
“Bene allora, mistero risolto! Ragazzi domani uscirà il vostro nuovo album ma già da qualche giorno il vostro primo singolo ha decisamente conquistato il Giappone. Volete cantarcelo per noi qui in diretta?”
“Certamente!” risposero in coro i ragazzi.
La folla esultò iniziando a incitarli urlando a intervalli regolari i loro nomi.
Il gruppo si posizionò prendendo gli strumenti musicali iniziando ad esibirsi nuovamente dal vivo dopo tantissimo tempo. Si sentivano vivi, come se fossero tornati a respirare e non riuscivano a trattenere i sorrisi nonostante la canzone (*).
Al termine dell’esecuzione salutarono il pubblico letteralmente impazzito e corsero fuori per poter tornare a casa.
“Misaki perché non hai voluto annunciare oggi che presto ritorneremo in America?” chiese Shinno una volta tornati a casa.
“Lo farò più avanti… ora non me la sento” rispose lui prendendo una bottiglietta d’acqua.
“Non ne vuoi parlare con noi? Hai fatto tutto questo per lui ed ora ti arrendi?” incalzò Sumi.
“Presidente, ha trovato la sua felicità. Chi sono io per distruggerla?” detto questo salì di sopra nella sua stanza infilandosi direttamente in bagno per farsi una doccia.
“Già… chi sono io per rovinare la sua felicità?” si chiese nuovamente mentre l’acqua scorreva veloce.
Takahiro gli aveva comunicato in anticipo delle intenzioni di Usagi preparandolo così all’incontro. Era riuscito a gestirlo bene mostrandosi gentile e affabile. Vederlo lo aveva distrutto però preferiva soffrire lui invece di rovinargli questa sua felicità conquistata.
Uscì fuori dalla doccia asciugandosi accuratamente ripensando al giorno in cui aveva raccontato tutto a Takahiro.
“Ma cosa posso fare? Usagi-san non vuole più vedermi e ho paura che torni Kyo e di cadere di nuovo…”.
“Di Ijuuin sensei me ne occuperò io. Però con Akihiko non potrò aiutarti… solo tu puoi risolvere la situazione”.
“Come? E poi lui non mi vuole!”
“Misaki ascoltami. C’è solo una cosa che puoi fare, anzi… E’ una cosa che solo tu puoi fare”

Con quella frase aveva capito che l’unica cosa che poteva fare per ritornare insieme con il sensei era utilizzare la musica, il suo unico strumento che nel corso della sua breve vita lo aveva aiutato ad esprimersi in ogni situazione. Così in America era cambiato e inoltre era nato il loro nuovo album, “Reunion”. Ogni singolo brano era dedicato a lui e i ragazzi avevano apprezzato questo progetto pronti ad aiutarlo. Però, quando ormai avevano ultimato gli ultimi dettagli, Takahiro gli aveva comunicato la notizia del matrimonio.
Il suo piano iniziale era quello di dargli il cd per farglielo ascoltare però dopo quella notizia aveva deciso di non rovinare la sua vita e di tornare in America per sempre. Shinno e Sumi avevano deciso di seguirlo per non abbandonarlo.
Trattenendo le lacrime scese al piano di sotto. I suoi due amici erano già andati a dormire e lui raggiunse la sala registrazione dove era posto un pianoforte. Iniziò a suonare cantando una delle canzoni presenti nel loro nuovo album (**).
 
“A te che mi hai trovato 
All’ angolo coi pugni chiusi 
Con le mie spalle contro il muro 
Pronto a difendermi 
Con gli occhi bassi 
Stavo in fila 
Con i disillusi 
Tu mi hai raccolto come un gatto 
E mi hai portato con te”
 
Chiuse il pianoforte incapace di continuare a suonare.
“Addio Usagi-san”.
 
 
 
Angolo della follia
Ciao a tutti! Ecco il penultimo capitolo di Junjou revolution! Troviamo qui un Misaki più maturo e meno egoista che per il bene di Usagi ha deciso di lasciarlo libero nonostante i suoi sforzi per riconquistarlo con la sua musica… ha cambiato stile, modi di fare spiazzando il sensei… cosa accadrà nel prossimo capitolo, quello finale??? A domenica 22, data che coincide con il matrimonio di Usami sensei.... muahahahahahhah!!!! =D
 
P.s. ringrazio vivienne_90 per avermi aiutato a scegliere i brani per l’album “Reunion”. Nel prossimo capitolo vi indicherò tutte le canzoni ;) ho messo gli asterischi nel testo per poi riportarvi qui il titolo della canzone a cui si riferisce:
(*) “Leave out all the rest" dei Linkin Park (scelta da vivienne_90);
(**) “A te” di Jovanotti (scelta da me).
Ovviamente anche se gli Shake sono dei rocker le canzoni, come “A te” o altre che metterò, le potremmo immaginare più nel loro stile ;) Facciamo volare la fantasia.

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Capitolo 21
*** Il matrimonio ***


Il matrimonio
 
Kotoko stava guidando eccitata per le vie della città diretta alla casa del suo futuro marito. Mancavano dieci giorni al matrimonio e stavano ultimando gli ultimi dettagli. Avevano deciso di non acquistare nessuna casa e di vivere nell’attuale appartamento del sensei visto che era molto spazioso e poi per lei sarebbe stato un punto strategico per raggiungere l’azienda in cui lavorava perché era lì vicino.
Lanciò uno sguardo soddisfatto al sedile del passeggero dove era depositata una busta del negozio di dischi in cui aveva acquistato il nuovo album degli Shake. Una volta arrivata dal sensei avrebbe voluto ascoltarlo ma aveva deciso di aspettare di arrivare a casa sua visto che, dopo il loro incontro al battesimo, Akihiko era piuttosto irrequieto e se si nominava Misaki anche per sbaglio si ammutoliva mettendo il broncio come un bambino piccolo.
“Forse avranno avuto un brutto litigio prima della sua partenza. Misaki era noto per la sua irruenza e sfacciataggine” pensò parcheggiando vicino al palazzo del sensei.
Sollevò lo sguardo verso l’alto e sorrise al sole immaginando la sua futura vita con Usami Akihiko. Eccitata entrò nell’androne del palazzo salutando il portiere e una volta diretta agli ascensori sospirò preoccupata. Quel giorno doveva sistemare le camere da letto soprattutto quella di suo marito visto che lì avrebbero dormito insieme. Quella stanza era invasa di giocattoli e nonostante rispettava la sua eccentricità voleva ritagliarsi i suoi spazi, dopotutto sarebbe stata anche casa sua!
“Sono a casa!” salutò allegramente entrando.
Silenzio.
“Aki-chan?” chiamò.
Nessuna risposta.
“Che strano… aveva detto che oggi non sarebbe uscito” disse pensierosa.
Arrivò nel salone e trovò il suo fidanzato profondamente addormentato sul divano. Sparsi per terra c’erano molti fogli e gli occhiali penzolavano dalla sua mano. Dolcemente glieli sfilò ricevendo un grugnito come risposta.
Lei si sedette vicino osservandolo. Aveva un’espressione molto rilassata e dal suo sorriso capì che stava sicuramente facendo un bel sogno. Lei passò la sua mano vicino al suo viso accarezzandolo.
“Ti amo tanto Aki-chan” mormorò dandogli un bacio casto sulle labbra.
Quando si scostò vide il sensei con gli occhi aperti che con un sorriso fanciullesco l’afferrò facendola sdraiare su di lui.
“Aki-chan!” esclamò lei imbarazzata.
Lui si girò ribaltando le posizioni.
“Cosa fai? Mi baci di soppiatto?” chiese maliziosamente.
“Daaaaiii scemo! Lasciami!” disse lei cercando di svincolare.
“No” disse lui chinandosi per assaporare le sue labbra.
Il bacio fu lungo, intenso e passionale. Infatti quando la liberò entrambi avevano il respiro affannoso.
Lui si chinò nuovamente ma lei riuscì a svincolare.
“Uffa, perché scappi?” brontolò.
“Avremo tutto il tempo del mondo per questo. Ora devo sistemare le camere di sopra” disse lei sorridente.
Lui si alzò guardando improvvisamente l’orologio agitato.
“Aikawa!!!” esclamò correndo di sopra.
“Cosa succede?” chiese lei curiosa.
“Devo vedermi con Aikawa per il nuovo progetto alla Marukawa!”
Tornò giù vestito con la sua solita camicia e cravatta. Si sistemò i capelli e con un bacio frettoloso a Kotoko scappò via.
“Questo vuol dire che devo fare tutto da sola” disse sospirando rassegnata.
Salì al piano di sopra e quando aprì la porta della camera da letto di Usagi impallidì. Non sapeva da dove avrebbe cominciato quindi decise di attendere Akihiko. Se avesse toccato qualcosa che non avrebbe dovuto spostare chi lo sentiva!
Chiuse la porta e si diresse verso la camera degli ospiti. Aveva deciso che quella camera sarebbe stata momentaneamente il luogo in cui avrebbero depositato i regali del matrimonio, i loro abiti e tutto il resto. Però prima aveva bisogno di una bella pulita e di ricavare spazio perché il sensei aveva messo lì molti cartoni che contenevano i nuovi orsetti di peluche che aveva acquistato in attesa di essere poi sistemati nella loro stanza al piano di sotto.
“La casa prossimamente sarà invasa da migliaia di Suzuki” ridacchiò.
Uscì fuori prendendo i prodotti per le pulizie e iniziò a sistemare. Nel momento in cui stava passando l’aspirapolvere sentì che sotto il letto c’era qualcosa.
“Un altro cartone?” pensò.
Si chinò per sbirciare e notò un baule. Riuscì a trascinarlo fuori a fatica e lo aprì incuriosita trovando dentro tantissime boys love di uno strano scrittore, “Akikawa Yayoi”.
“Boys love?”
Rimase un attimo in disagio pensando di star violando la privacy di Akihiko. Forse a lui piaceva quel genere ma per la vergogna non le aveva mai detto nulla.
“Anch’io ho qualche segreto dopotutto…” pensò.
Infatti non aveva mai raccontato del suo ex ragazzo delle superiori, che in realtà era il suo sensei di letteratura giapponese, questo perché non voleva metterlo nei guai. Era durato dall’ultimo anno delle superiori fino al termine dell’università per poi essere lasciata per un’altra ragazza del liceo.
“Però sono curiosa…” disse aprendone uno.
Iniziò a leggere con avidità uno dei romanzi: era una storia di due liceali che compievano i primi passi nel mondo dell’amore.
“Ricorda molto il suo stile…” commentò dubbiosa.
Continuando a leggere saltarono fuori i nomi dei protagonisti “Akihiko” e “Misaki”.
Si bloccò di colpo incredula chiudendo il libro. Sconvolta iniziò a prenderli tutti sfogliandoli con foga, trovando sempre i loro nomi.
“Cosa significa???”
Iniziò a tirare fuori tutti i romanzi finché in fondo al baule trovò due scatole rettangolari. Nella prima c’erano le bozze di una storia scritta a mano e la scrittura era decisamente quella di Usami sensei. Leggendo vide che era un’altra boys love, con gli stessi protagonisti, ma a differenza delle altre storie questa era incompiuta. Terminava con un quesito: “tornerà?”
La data della storia risaliva ad sei mesi prima, esattamente quando si erano fidanzati ufficialmente.
Mise a posto le bozze e aprì l’ultima scatola, più grande della precedente. Dentro trovò una giacca di pelle nera, troppo piccola per il sensei, un plettro e un demo. Inoltre trovò anche molte fotografie che ritraevano Misaki: mentre dormiva, quando era confuso, imbarazzato, imbronciato, sorridente,  una foto in cui il sensei lo stringeva per fare la foto e lui cercava di liberarsi. Altre invece sembravano essere fatte di nascosto: mentre beveva il caffè, cucinava, faceva le pulizie, studiava, suonava la chitarra… e tutte erano state scattate in quella casa.
Una strana idea prese piede nella sua mente.
“Misaki e… Aki-chan?”
Sconvolta mise tutto a posto e scappò via, correndo giù nell’androne del palazzo urtando per sbaglio il portiere.
“Mi… mi scusi…” balbettò confusa.
“Sta bene signorina?” chiese lui preoccupato.
“Io… mi scusi. Volevo farle una domanda” disse improvvisamente.
“Certo”.
“Lei da quanto tempo lavora qui?”
“Dieci anni”.
“Ah quindi mi può dire se Usami sensei ha vissuto da solo per tutto questo tempo?” chiese angosciata.
“Usami sensei è sempre stato un tipo piuttosto solitario, in dieci anni ho visto gente che veniva a trovarlo, famigliari che restavano qualche giorno, Aikawa-san e Isaka-sama… ricordo i nomi dei suoi collaboratori perché mi ha consegnato le loro foto segnaletiche” ridacchiò “quando non vuole essere disturbato mi chiama in modo da impedire l’ingresso di queste due persone ma devo dire che non ci sono mai riuscito… sono troppo persuasivi” aggiunse spaventato.
Lei si tranquillizzò. Forse quelle storie erano per fare degli scherzi a Misaki ed è per questo che avevano litigato. Inoltre le foto a casa sua erano state fatte per prenderlo in giro quando andava a trovarlo.
“Si, deve essere così” pensò sorridendo.
“Grazie” disse inchinandosi avviandosi verso l’esterno.
“Ah, aspetti! Non ho finito!” esclamò lui.
Lei si girò insicura.
“Una persona ha vissuto qui molto a lungo. Sa, anche lui è diventato piuttosto famoso, le mie due figlie lo adorano. Credo che anche lei lo conosca, all’inizio mi ha dato una sua foto per ricordarmi che era un inquilino del palazzo. Si chiama...”
“… Takahashi Misaki” concluse lei sconvolta.
“Esatto!”
Il telefono suonò facendo distogliere l’attenzione del portiere. Lei lo salutò e corse in macchina tremante.
“Non è possibile… non è possibile… NON E’ POSSIBILE!!!”
Andò a casa sua buttandosi sul letto per riflettere inutilmente perché nonostante cercasse di dare un senso logico a quella storia non riusciva a venirne a capo. Non seppe per quanto tempo rimase sul letto con la mente persa nel vuoto, ritornò alla realtà solo quando sentì il suo telefono suonare.
Lo afferrò rispondendo assente.
“Pronto?”
“Kotoko! Grazie al cielo hai risposto! Ti sto provando a chiamare da ore!” Usami sensei era piuttosto agitato.
“Ore?” guardò l’orario e vide che dalla sua fuga precipitosa erano passate circa sette ore. Infatti l’orologio segnava la mezzanotte.
“Tutto ok? Non ti sento bene”.
“Sarà qualche interferenza” rispose distrattamente.
“Non in quel senso”.
“Ah…”
Scese un silenzio carico di tensione.
“Sto arrivando” disse improvvisamente concludendo la chiamata.
“Fai quello che vuoi…” rispose al telefono ormai muto.
Rimase ancora per lungo tempo immobile finché non sentì la voce del suo fidanzato chiamarla ripetutamente.
“Sei arrivato” disse in tono piatto mettendosi a sedere.
Il sensei era trafelato e dal respiro affannoso capì che era salito a piedi.
“Ho suonato al campanello e non hai risposto, inoltre hai lasciato la porta d’ingresso aperta!”
“Ah…”
“Kotoko! Basta essere apatici! Dimmi cosa succede!?” sbottò spazientito.
“Cosa c’è tra te e Misaki?” chiese andando al nocciolo della questione.
Lui la guardò sbigottita dirigendosi verso la finestra.
“Cosa intendi?”
“Hai una relazione con lui?”
“Mi stai accusando di averti tradita?” chiese rigirando la domanda.
Lei gli lanciò uno sguardo tagliente mentre lui apriva la finestra per poter accendere una sigaretta.
“Forse mi sono espressa male” ribadì piatta “hai avuto una relazione con lui?”
“Perché pensi questo?”
“Rispondimi”.
Si scrutarono a vicenda.
“No” rispose infine.
“Non negare l’evidenza!” esclamò lei alzandosi in piedi rabbiosa “ho trovato per sbaglio oggi il baule nella camera degli ospiti!”
“Ah… allora credo che tu sappia già la risposta” rispose lui pacato.
“Non credi che forse avresti dovuto dirmelo??? Stiamo per sposarci!!!”
“Senti io non ti ho chiesto nulla delle tue relazioni passate Kotoko! Perché per stare con me e volermi sposare vuol dire che tutto è stato chiuso!”
“Ma qui è diverso!”
“Non è diverso! Ho avuto una relazione omosessuale. Forse non hai pensato che non te l’ho mai detto per paura che tu potessi lasciarmi a causa di qualche pregiudizio?” chiese lui alterato.
“Io ti amo, non avrei mai potuto farlo!”
“Allora dov’è il problema? Sei sparita per tutte queste ore facendomi stare in pena” disse lui spegnendo con rabbia la sigaretta “da persona matura potevi aspettarmi e parlarne insieme”.
“Ma lui è tornato, ecco dov’è il problema!” esclamò lei sull’orlo delle lacrime.
Lui sospirò rassegnato e si avvicinò dolcemente per stringerla forte.
“Stupida! Non mi sembra che abbia fatto qualcosa per cercare di stare nuovamente insieme a me” disse pensieroso.
“La tua storia con lui è identica a quella storia incompiuta nella scatola?” chiese sciogliendo l’abbraccio.
“Si”.
“Quindi ti ha tradito con un altro e poi si è dichiarato a te?”
“Si”.
“Allora faccio bene a preoccuparmi! Perché dove l’hai interrotta si legge chiaramente che lui non ti chiede di aspettarlo ma che al suo ritorno ti avrebbe riconquistato!”
“Mi sembra che io non l’abbia aspettato, che mi stia per sposare con te e che inoltre lui non solo non ha fatto nulla per questa presunta riconquista, ma tornerà a vivere per sempre in America!” sbottò con rabbia.
“Quindi perché hai ancora quella roba su di lui?” chiese lei.
“Quando è andato via da casa aveva dimenticato alcune cose. Le ho messe da parte per potergliele restituire ma evidentemente mi è passato di mente. Finito il terzo grado?”
Lei ancora dubbiosa si sedette nuovamente.
“Però…” iniziò lei.
“Cosa?”
“Lui è ancora qui”.
“E quindi? Hai così scarsa fiducia in me? Bene, sai che ti dico? Torna da me solo quando ti saranno schiarite le idee!” sbottò arrabbiato andando via.
Lei triste si sdraiò sul letto rendendosi conto di aver ingigantito una situazione che poteva essere gestita con più tranquillità.
 
***
 
Era furioso e non faceva altro che andare su e giù per il salone fumando l’ennesima sigaretta. Tutto era accaduto per colpa di Misaki. No, stavolta lui non c’entrava nulla, anzi non si era fatto più vedere e sentire dal battesimo. Questa volta era colpa sua per non aver buttato via quella roba conservandola, ma non se l’era sentita.
“Basta! E’ il momento di mettere la parola fine a questa storia, come ha fatto lui!” esclamò risoluto salendo di sopra.
Aprì la camera degli ospiti con foga, prese il baule e lo portò di sotto aprendolo per poterlo svuotare del suo contenuto. Iniziò estraendo tutti i suoi romanzi ma, quando stava per metterli nella busta dell’immondizia, si fermò.
“Come posso buttare il mio lavoro? Sarebbe un dolore enorme…” non gli andava di buttare in un bidone anni di sacrifici.
Si guardò intorno cercando una via di uscita optando poi di rimetterli nel baule e nasconderlo.
“Sono frutto del mio lavoro, non li butterò mai per nessuno!”
Immerse nuovamente le mani nel baule per prendere la scatola più grande dove trovò la giacca di pelle nera di Misaki impregnata del suo odore. L’annusò con nostalgia ricordando quando lo aveva visto la prima volta con quella giacca. In quel periodo era nella sua fase di pura ribellione: fumava come un turco e maltrattava tutti. Inoltre pensò a tutte quelle volte che gliela aveva sfilata per poter assaporare la sua pelle, perdersi in lui.
Si riscosse furioso mettendo la giacca nella busta e con lei il plettro della chitarra e il demo. Li avrebbe dati a Takahiro, non poteva buttare cose non sue.
Infine prese le foto cercando di resistere alla tentazione di guardarle con scarso successo. Prese le prime, ricordando che le aveva scattate il primo giorno di università di Misaki: quando stava dormendo, quando si era svegliato confuso e il suo imbarazzo dopo il bacio del buongiorno.
Si passò involontariamente le dita sulle sue labbra ricordando il suo tocco. Nonostante fosse passato più di un anno dall’ultima volta che le loro labbra si erano sfiorate, il suo calore e la sua passione avevano lasciato un segno indelebile.
“Misaki…” mormorò tristemente prendendo altre immagini.
Sorrise guardando le foto in cui si occupava delle faccende di casa ammonendolo per il suo continuo disordine. La sua espressione stanca quando beveva il caffè o il suo viso rilassato quando suonava la chitarra. In quel momento entrava in un mondo tutto suo, insondabile, un po’ come quando lui scriveva le sue storie.
Mise da parte quelle foto e trovò quella che aveva provato a scattare insieme. Era imbarazzato e cercava di svincolare dalla sua presa con scarso successo.
Rimise tutto nella scatola in stato di confusione, non sapendo cosa fare. Decise di pensarci dopo, aprendo l’ultima scatola dove stava scritta la loro storia: quando lo aveva conosciuto, il ragazzino imbronciato che tornava da scuola con le scarpe scollate fermandosi prima di salire in casa per ammirare la sua auto… quando era riuscito ad incastrarlo per andare da lui… la confessione di voler diventare un cantante… la loro vita insieme… la risoluzione del grande mistero causa del suo comportamento… il suo successo… e Ijuuin Kyo.
Strinse i pugni con rabbia.
Misaki lo aveva tradito con lui perché non lo amava, quindi era inutile rivangare quel passato. Lanciò i fogli in aria con rabbia guardandoli sparpagliarsi in giro.
“Ti sei trasformato, hai iniziato a drogarti, a bere, fare sesso estremo… poi ti sei scusato, hai dichiarato il tuo amore, hai promesso di ritornare per me e poi scopro che tornerai lì senza alcun rimpianto… se non fosse stato per quell’uomo…” pensò.
Un ricordo fugace ritornò nella sua mente, una chiamata per la precisione, tra lui e Takahiro:
<“Pronto?”
“Usagiiiiiiiiiii!!!!”
“Takahiro ti sento eccitato. Cosa succede? Misaki lo faranno uscire?”
“Si si, tra due settimane… sono felice ma non ti ho chiamato per quello!”
“Forza allora, parla”.
“Megumi è incinta!!!! Diventerò papà!!!”
“Congratulazioni”
“… e mi sono pure sbarazzato per sempre di quel tipo maledetto!!! Ora anche mio fratello può stare tranquillo!!!”
“Di chi stai parlando?”
“… ah… scusami… non dovevo parlartene… avevo deciso così… dimenticatelo. Ora devo andare! Ciao!”>
“Si era sbarazzato del sensei… ma perché non voleva parlarmene?” si chiese ad alta voce.
Prese il telefono e compose velocemente il numero del suo migliore amico nonostante fossero quasi le due di notte.
“Akihiko?” rispose una voce agitata.
“Takahiro… mi dispiace di averti svegliato…”
“No tranquillo, sto cercando di far dormire Mahiro. Oggi non ha alcuna intenzione di chiudere gli occhi!”
“Ah ho capito, senti… mettendo in ordine ho trovato qualcosa che appartiene a Misaki, ricordatelo quando verrai a casa” disse prendendo tempo perché non sapeva come chiedere spiegazioni.
“D’accordo ma, Usagi-san, potevi darmeli direttamente o chiamarmi domani mattina…” commentò sospettoso.
“Si, si scusami. Allora ci sentiamo” disse desiderando chiudere il telefono.
“No, aspetta un secondo” allontanò la cornetta e sentì chiaramente il pianto di Mahiro e la voce di Megumi che cercava di consolarlo.
“Eccomi qua, sono nel mio ufficio. Akihiko per chiamarmi a quest’ora c’è qualcosa che non va. Puoi parlare con me, lo sai” incitò lui.
“Io… so che può sembrare improvviso e assurdo anche perché è passato molto tempo ma… mi stavo chiedendo… ti ricordi quando mi hai chiamato per comunicarmi la notizia di Megumi che era incinta?”
“Si, certo! Che bel giorno è stato!” esclamò felice.
“Tu hai accennato al fatto che ti eri sbarazzato di… di… Ijuuin sensei” disse insicuro “e che non volevi parlarmene ma ti è sfuggito”.
“Uhm… si è vero però…”
“Inoltre non mi hai mai detto come mai all’improvviso tu e Misaki avete stretto una tregua” continuò con più decisione.
“Usagi-san, che senso ha parlarne? Ormai non dovrebbe importartene più nulla e stai per sposarti…”
“Si lo so, ma oggi Kotoko ha scoperto tutto e mi sono venute in mente queste cose mai chiarite. Ti prego Takahiro, ho bisogno delle risposte” disse convincente.
Dall’altro lato del telefono Takahiro sospirò e rimase in un silenzio carico di attesa.
“Quando sei venuto in ospedale” iniziò rassegnato “e ho scoperto della vostra relazione, per la prima volta nella sua vita Misaki mi ha parlato di tutto ciò che ha passato dalla morte dei miei genitori rendendoci così più uniti. Poi è arrivato il momento in cui ha incontrato Ijuuin… più ne parlava e più mi sono reso conto di come quel tipo è riuscito ad adescare Misaki, manipolarlo contro la sua stessa volontà. E’ stato subdolo. Lui continuava a dire che era stata tutta colpa sua però ormai la sua mente era annebbiata dal rimorso nei tuoi confronti e per zittirla, incoraggiato dal sensei, ha iniziato a drogarsi, bere…”
Usagi sentì montare la rabbia.
“Maledizione perché non me l’hai mai detto!!!” urlò facendo sobbalzare il suo amico.
“Akihiko… ormai era diventato succube, anche dopo che lo avevi scoperto continuava ad andare da lui senza riuscire a spezzare questo legame finché non ci è riuscito”.
“Ossia quando?” chiese rabbioso.
Takahiro si zittì non riuscendo a proseguire.
“DIMMELO!”
“Il giorno dell’incidente… è successo un grave episodio tra di loro e dopo ci fu l’incidente” disse insicuro.
“Che tipo di episodio?” chiese perplesso.
“Non importa. Alla fine Misaki ha ammesso la sua paura nei suoi confronti e abbiamo fatto un patto. Lui avrebbe tentato di riconquistarti mentre io mi sarei occupato del sensei, ed è per questo motivo che non ti ho detto nulla. Non potevo influenzare la tua scelta in alcun modo e Misaki voleva la possibilità di farcela con le sue sole forze e…”
“Il suo tentativo primo della partenza è stato un po’ debole e poi nonostante la sua promessa non ha fatto nulla per riconquistarmi” lo interruppe “ma ancora non mi hai detto del grave episodio!”
“Non insistere” disse lui in tono categorico.
“Visto che mi hai tenuto allo scuro di tutto, credo di meritare una risposta o sbaglio???”
“… mi prometti che non farai nulla? Ho un patto con quell’uomo e per il bene di Misaki non lo voglio infrangere” disse dopo un momento di pausa.
“Quale patto?”
“Non lo denuncio se in cambio lui non si avvicina più a mio fratello, e sta tenendo fede al patto”.
Akihiko si zittì cercando di capire.
“Lui… prima dell’incidente… contro la volontà di Misaki… insieme ad un altro… hai capito no?” confessò incerto.
Usagi si zittì incredulo iniziando a boccheggiare.
“Akihiko?” chiamò l’amico ansioso.
“Tu… mi stai dicendo che… quel… quel… quel bastardo ha stuprato Misaki… con un altro tizio???”
“Esatto”.
“PERCHE’ NON MI HAI MAI DETTO NULLA???”
“E’ acqua passata ormai e tutto si è risolto. Rivangare il passato è da stupidi. Misaki l’ha superato”.
“Avevo il diritto di saperlo! Stavamo insieme!”
“Akihiko tu eri quello che non riusciva neanche più a pronunciare il nome di mio fratello e non stavate più insieme. Inoltre non volevi più vederlo” ribatté lui risoluto.
“Perché non ho mai capito nulla di quello che stava succedendo? Quando stava ancora qui… perché?” disse angosciato.
“E’ questo è il motivo per cui né io né Misaki volevamo dirtelo. Ti saresti sentito in colpa. Ed ora Akihiko è meglio che vai a dormire. Il passato ormai è finito, pensa al tuo futuro, vai avanti come ha fatto Misaki. Ci sentiamo” tolse la comunicazione lasciando il suo migliore amico in preda ad una serie di emozioni che lo stavano gettando in uno stato di totale confusione.
“Cosa mi succede?”
 
***
 
Mancavano cinque giorni al matrimonio e Kotoko si sentiva inquieta. Il giorno dopo il litigio con Akihiko avevano fatto pace ma da quel momento in poi lui sembrava assente e triste. Quando stavano insieme la ignorava oppure annuiva distrattamente. Qualcosa era accaduto ma ancora non capiva cosa e il sensei si era trincerato in un silenzio ostinato.
Inoltre lei era preoccupata di una possibile mossa di Misaki che aveva già compiuto. Aveva ascoltato il suo nuovo album ed era palesemente un tentativo da parte sua di farsi perdonare dal sensei. Così era riuscita ad ottenere quel giorno un incontro con lui che per sua sorpresa si sarebbe tenuto nella villa degli Shake, cosa che l’aveva eccitata tantissimo, nonostante il leader poteva essere una seria minaccia per il suo matrimonio.
Dopo un controllo al cancello aveva parcheggiato nel parcheggio sotterraneo dove trovò molte auto, alcune lussuose altre meno vistose. Fu condotta da una guardia all’ingresso accolta da un sorridente tipo in giacca e cravatta.
“Buongiorno signorina Hayashi, sono Toshio Ogawa, manager degli Shake. Mi segua da questa parte” disse con dolcezza.
Lei lo seguì ammirando il giardino e l’enorme casa.
“Wow…” commentò.
“Tutto merito dei ragazzi, hanno buon gusto” disse il signor Ogawa precedendola.
Si diresse in un ufficio arredato elegantemente.
“Di solito riceviamo qui quando il numero di ospiti è ridotto altrimenti il salone sarebbe troppo dispersivo. Intanto si accomodi, Misaki sta arrivando” detto questo si congedò.
Kotoko si sistemò velocemente la sua gonna spiegazzata a causa della guida e la sua camicia. Era andata lì direttamente uscendo dal lavoro.
“Buon pomeriggio Hayashi-san” disse una voce maschile.
Si voltò e vide Misaki che reggeva un vassoio con del tè e pasticcini.
“Ciao…” salutò lei ammirandolo.
Indossava un pantalone e una camicia di jeans sbottonata da dove si intravedeva una maglia chiara.
Servì il tè in silenzio scrutando la ragazza. Era veramente bella, perfetta per Usagi, ma avrebbe preferito non vederla mai più.
“Hayashi-san, mi fa molto piacere questa tua visita, però non credo che sei semplicemente venuta a vedere come vive il tuo gruppo preferito” disse andando al sodo.
“Giusta osservazione” rispose lei depositando la tazza di tè “so tutto di te e Aki-chan”.
Lui sorpreso le lanciò uno sguardo indagatore.
“E quindi? Non interferirò nel vostro rapporto se è questo a preoccuparti” disse lui sentendo montare in sé la sua vecchia spavalderia che credeva fosse sopita.
“Invece l’hai già fatto” replicò lei.
“Io? Non ho fatto nulla!” esclamò lui indignato.
“Si invece. L’album “Reunion” mi sembra un tentativo di conquistarlo”.
“Quello… mi dispiace sono stato costretto a pubblicarlo”.
“Ma potevi scrivere altre canzoni!” sbottò lei.
“La cosa è un po’ più complicata di così. Ascoltami, quando ho scritto quelle canzoni l’ho fatto pensando a lui per riaverlo con me. Il mio gruppo era entusiasta, le abbiamo incise e inviate alla nostra casa discografica che ha dato l’ok. Ero felice perché sentivo che non solo l’avrei riconquistato ma che la mia carriera e quella dei miei compagni era salva. Ci siamo giocati tutto con questo album” disse sospirando.
“La vostra carriera?” chiese perplessa.
“Si, a causa di alcuni avvenimenti la presidentessa ha deciso di mandarci fuori dal Giappone per studiare e se non avessimo fatto un album degno di nota, la nostra carriera sarebbe finita. Purtroppo quando ho scoperto del matrimonio era troppo tardi per cambiare le cose, quindi ho deciso di non interferire mai più nella vita di Usagi-san. Non permetterò che il mio egoismo distruggi la sua felicità per questo mi trasferisco in America… preferisco essere infelice io piuttosto che lui. E poi per sceglierti vuol dire che prova qualcosa per te” disse sorridendo con sforzo.
“Perfetto allora. Visto che per l’album non si può fare più nulla, quando partirai?” chiese lei alzandosi.
“Il 22 giugno” rispose freddamente.
“Ok. Quindi… addio” disse inchinandosi.
“Si… addio…” mormorò lui rispondendo al saluto.
Lei si incamminò verso la porta con una strana sensazione.
“Hayashi-san, per favore… cerca di riuscire tu dove ho fallito io… rendilo felice” disse determinato.
“Si” rispose senza voltarsi ma quando chiuse la porta vide chiaramente una lacrima solcare il viso di Misaki.
 
***
 
Giorno del matrimonio.
Casa Usami.
Era seduto sul divano già vestito di tutto punto fumando una sigaretta. Aveva delle profonde occhiaie perché negli ultimi giorni non aveva dormito molto a causa del suo nuovo manoscritto e anche perché la sua mente volava verso Misaki, rendendolo confuso. Non faceva altro che pensare a lui trascurando così Kotoko che era diventata stranamente silenziosa e assente in quegli ultimi cinque giorni. Avevano deciso che anche lei si sarebbe cambiata lì per andare insieme in chiesa, rompendo qualsiasi tradizione, ma il giorno prima aveva recuperato il suo vestito da sposa annunciando che si sarebbe preparata a casa sua. Lui non aveva mosso un dito per fermarla. Inoltre stava rischiando seriamente il suo posto come scrittore di punta alla Marukawa a causa del suo scarso lavoro. Nell’ultimo anno non aveva più pubblicato boys love e aveva scritto solo un romanzo serio che aveva ottenuto un debole successo. L’ultimo che aveva appena terminato era peggio.
Sospirò vedendo Aikawa urlargli qualcosa contro mentre Isaka parlava al telefono ridacchiando soddisfatto.
“Ricchan, davvero hai fatto così? E lui come ha reagito? … Ahahahah non posso crederci!!”
“Questa me la pagherà sensei! Non potrò assistere al tuo matrimonio perché hai consegnato oggi il manoscritto!” urlò Aikawa correndo fuori urtando un confuso Takahiro che era appena arrivato.
“Buongiorno! Cosa succede?” chiese perplesso.
“Niente, solo attacchi isterici di una donna diavolo” rispose lui spegnendo la sigaretta.
“Andiamo ragazzi?” chiese Isaka interrompendo la sua telefonata ancora con il sorriso sulle labbra.
“Si” risposero all’unisono. Takahiro eccitato, il sensei apatico.
Raggiunsero il parcheggio dove trovarono Asahina, il segretario di Isaka, già in auto. Mise in moto appena entrarono immergendosi così nel traffico di Tokyo.
“Ho sonno…” borbottò Usagi facendo uno sbadiglio.
“Se finiresti in tempo i tuoi lavori non ti ridurresti così” lo rimproverò Takahiro.
“Parli come Misaki” borbottò inconsapevolmente.
Takahiro si zittì e colse lo sguardo di Isaka dallo specchietto retrovisore.
Rimasero in silenzio per tutto il viaggio, lasciando il sensei immerso nei suoi pensieri. Quando arrivarono scesero dall’auto riuscendo a spezzare la tensione che si era creata. Gli invitati erano già tutti arrivati e si misero seduti dentro eccitati. Oltre ai parenti c’erano alcuni membri della Marukawa.
“Akihiko, sei pronto?” chiese una voce famigliare maschile.
“Si, papà” rispose sospirando.
Lui e suo padre si somigliavano molto e nonostante aveva dato la sua piena approvazione a quel matrimonio non sembrava soddisfatto.
“Ne sei proprio sicuro?” incalzò.
“Si!” esclamò lui irritato.
“Che strano, pensavo che avresti messo fine a tutta questa farsa nel momento in cui quel piccoletto fosse tornato a Tokyo. Possibile che il tuo cuore sia così di pietra nonostante quello che ha fatto per riconquistarti?” chiese curioso.
“Papà? Di cosa stai…”
Si interruppe perché il suo sguardo si posò sull’auto della sua fidanzata appena arrivata. Al volante c’era lei ma non riuscì a scorgere nessun vestito da sposa.
“Cosa sta succedendo?” chiese ad alta voce raggiungendola.
Si avvicinò parlottando con lei mentre Isaka con un sorriso complice nei confronti di Takahiro, entrò in chiesa per intrattenere la folla che si era accorta che qualcosa non andava.
“Takahashi Takahiro, giusto? Che avete combinato?” chiese il padre di Akihiko avvicinandosi a lui.
“Niente signor Usami” rispose prontamente lui con un sorriso.
Intanto Akihiko stava cercando di capire cosa stesse passando per la testa della sua fidanzata.
“Ricapitolando… sei senza vestito da sposa perché non vuoi più sposarmi ma mi ami lo stesso? Non riesco a seguirti”.
“Scusami Aki-chan, ma io… non posso renderti felice e non posso tenerti più nascosto…” si interruppe sospirando.
“Cosa? Perché non puoi rendermi felice? Non sto capendo più nulla!” esclamò lui ancora più perplesso.
“… non posso tenerti più nascosto questo” estrasse dalla borsa “Reunion” degli Shake porgendoglielo tremante.
Lui lo afferrò osservando la copertina che ritraeva il gruppo in un nuovo stile. Il suo sguardo si soffermò sull’espressione decisa di Misaki.
Reunion…” mormorò confuso leggendo il titolo.
“Non è vero che Misaki non ha fatto nulla per riconquistarti. Questo album è la prova. Ma fai in fretta ad ascoltarlo perché lui sta partendo” disse sedendosi in macchina.
“Aspetta, cosa?”
“E’ oggi il giorno della partenza. Corri Aki-chan, corri verso la tua felicità” mise in moto trattenendo le lacrime, lasciando lo sposo in mezzo alla strada con l’album tra le mani.
Takahiro e suo padre si avvicinarono.
“Ah, saggia decisione” commentò suo padre osservando l’album.
“Di cosa stai parlando papà? Sono appena stato mollato! E cos’è questa storia dell’album??”
“Allora non l’hai ascoltato? Mi sembrava strano…”
Confuso venne raggiunto da Isaka-san che aveva mandato via tutti gli ospiti. Megumi si avvicinò confusa trasportando Mahiro nel carrozzino che faceva i capricci.
“Forza in macchina allora. Si va all’aeroporto! Abbiamo un cantante da fermare” esclamò Isaka facendo segno ad Asahina che corse a recuperare l’auto.
“Takahiro cosa diavolo sta succedendo?”
“Ancora non hai capito? Misaki era venuto con l’intenzione di ritornare con te ma non ha voluto interferire tra te e Kotoko non consegnandoti l’album” spiegò lui.
“Forza Akihiko in macchina! L’aereo non aspetta!” esclamò Isaka trascinandolo dentro l’auto.
“Isaka-san non essere impulsivo! Chi ti dice che voglia tornare con lui?” chiese entrando di malavoglia.
“Basta fare finta! Torna in te e ascolta l’album!”
Mise il cd mentre Asahina partì a tutta velocità.
“Isaka…”
Si zittì quando l’abitacolo fu invaso dalla voce di Misaki:
 
“Immobile, 
tre lunghi giorni senza te 
e credo che siamo ormai giunti al limite. 
E' inutile, riguardo indietro e penso che 
per noi non c'è un modo per amarci senza farsi male. 

Dimmi che siamo ancora io e te, 
che il tempo e la distanza non ci divideranno mai. 
Dimmi che fuoco vive dentro te, 
feriscimi, stupiscimi. 
Dimmi che mi vuoi. 

E stringimi, fammi respirare te. 
Ascoltami, cerca di capire anche me. 
E dimmi che, senti ancora come me, 
la fiamma che forte brucia dentro te. 

Dimmi che siamo ancora io e te…” (*)


Prese possesso del telecomando della radio e cambiò canzone sconvolto:
 
“I can't win, I can't reign 
I will never win this game 
Without you, without you 
I am lost, I am vain, 
I will never be the same 
Without you, without you 

I won't run, I won't fly 
I will never make it by 
Without you, without you 
I can't rest, I can't fight 
All I need is you and I 
Without you 

Without you 
Oh, oh, oh! 
You! You! You! 
Without 
You! You! You! 
Without you 

Can't erase, so I'll take blame 
But I can't accept that we're estranged 
Without you, without you 
I can't quit now, this can't be right 
I can't take one more sleepless night 
Without you, without you…”
(**)
 
Incredulo e con il cuore pieno di felicità cambiò nuovamente canzone:
 
“I'm not a perfect person 
As many things I wish I didn't do 
But I continue learning 
I never meant to do those things to you 
And so I have to say before I go 
That I just want you to know 

I've found a reason for me 
To change who I used to be 
A reason to start over new 
and the reason is you 

I'm sorry that I hurt you 
It's something I must live with every day 
And all the pain I put you through 
I wish that I could take it all away 
And be the one who catches all your tears 
Thats why i need you to hear 

I've found a reason for me…” 
(***)
 
“IDIOTA! PERCHE’ NON ME L’HA DETTO PRIMA!!!” urlò contrariato “Asahina! Corri! Devo fermare l’idiota più grande del mondo!”
Isaka sorrise leggendo l’espressione agitata di Akihiko.
“I suoi sentimenti ti hanno raggiunto finalmente…” commentò mettendosi gli occhiali da sole.
Arrivarono un quarto d’ora dopo mentre nella sua mente continuavano a rimbombargli le parole di Misaki. Corse fuori dall’auto entrando dentro l’aeroporto, slacciandosi la cravatta e la giacca cercando disperatamente il suo Misaki. Già finalmente lo poteva dire… era, è e sarà per sempre il suo Misaki.
“Asahina andiamo, ci stanno aspettando e sai che a quella donna non piace aspettare” disse Isaka sorridente.
“D’accordo”.
Intanto Akihiko stava leggendo sul tabellone i voli.
“New York… New York… perché non c’è il volo per New York?” sbottò irritato correndo verso il primo addetto che riuscì ad individuare.
“Mi dispiace ma quel volo è già partito” rispose lui.
Il sensei impallidì.
“Maledizione!” imprecò correndo verso la biglietteria.
Non si sarebbe arreso, non dopo aver finalmente ritrovato il suo amore per Misaki, non dopo aver scoperto tutta la verità, non dopo aver scoperto che senza di lui non poteva vivere. Era come se in tutto quel periodo avesse vissuto in una bolla che attutiva i suoni, i sentimenti, l’aria, tutto… finalmente era tornato a respirare grazie al suo ribelle.
“Un biglietto per il primo volo per New York!” esclamò in biglietteria.
“… ecco il prossimo volo sarà domani mattina” rispose l’addetta ai biglietti controllando il monitor del computer.
“No! Devo aspettare così tanto??”
“Mi dispiace ma prima non ce ne sono…”
Sospirando pensò che dopotutto non sarebbe potuto partire senza documenti e soldi, così prenotò il biglietto che avrebbe ritirato il giorno dopo.
Si incamminò verso l’uscita tristemente maledicendo il suo pessimo tempismo. Uscì fuori sperando di trovare Isaka ma scoprì che era scomparso.
“Ci mancava solo questa” borbottò cercando il cellulare, poi si ricordò che non l’aveva preso perché non sapeva dove metterlo nel suo abito da sposo.
“E’ una congiura!” sbottò rientrando per trovare un telefono.
Poi lo vide. Stava in piedi vicino ad un’enorme vetrata con le cuffie nelle orecchie..
Si avvicinò di corsa fermandosi quando lo sentì canticchiare in tono triste:
 
“Come faccio a vivere adesso
solo, senza te?” (****)
 
Non resistendo lo abbracciò alle spalle cogliendolo di sorpresa.
“Ma chi… Usagi-san!”
Si tolse le cuffie confuso.
“Misaki, ti amo” disse affondando il viso nei suoi capelli, stringendo a sé quel piccolo corpo, riempendo così il vuoto che lo aveva oppresso per tutti quei mesi.
Ancora confuso, Misaki si girò rispondendo all’abbraccio con le lacrime agli occhi. Non sapeva cosa fosse successo ma in quel momento non gli importava, voleva solo sentire il suo calore che gli era mancato più di ogni altra cosa.
“U… Usagi-san… ti… ti amo anch’io!”
Poco lontano Shinno e Sumi stavano assistendo alla scena gioendo come due bambini, mentre il signor Ogawa era al telefono.
“Tutto a posto, non partiamo più”.
“Grazie, ottimo lavoro”.
La donna chiuse il telefono guardando con aria soddisfatta l’uomo con gli occhiali che le stava di fronte immerso nella loro partita a scacchi. Stava per dire qualcosa ma la porta fu aperta con forza facendo il suo ingresso teatrale Isaka-san.
“Allora?” chiese sedendosi vicino Takahiro.
Hiromi Miura prese un pezzo della scacchiera.
“Signori, abbiamo fatto scacco matto!”
“SI!” esclamò Takahiro felice “così io non perderò mio fratello…”
“… il mio scrittore finalmente riuscirà a produrre come si deve, visto che per tutti questi mesi ha scritto poco e male…”
“… e io non perderò la mia band”.
Si guardarono con aria complice.
“Nonostante avevo detto che non mi sarei messo in mezzo l’ho fatto e vi ringrazio dell’aiuto” disse Takahiro inchinandosi profondamente.
“Hai fatto bene invece. Quando ho saputo che una certa Kotoko Hayashi voleva incontrare gli Shake, ovviamente mi sono opposta. Anche se è casa loro pochi hanno l’autorizzazione ad entrare e questa la concedo io” disse la presidentessa avvicinandosi al mini bar “per fortuna ha detto che ti conosceva Takahashi-san quindi, quando ti ho avvisato e mi hai detto che forse c’era una possibilità grazie a lei per impedire agli Shake di partire, l’ho colta al volo” aggiunse servendo da bere dello champagne in tre flûte.
“Si, Kotoko è molto buona. Sapevo che una volta parlato con Misaki si sarebbe sciolta e che avrebbe preso la decisione giusta…”
“Anche se è stata teatrale insomma! Ha aspettato il giorno del matrimonio!” esclamò Isaka-san prendendo il flûte che gli veniva offerto.
“Era una scelta difficile… e grazie alle tue capacità di persuasione hai tenuto a bada gli ospiti e accompagnato Akihiko in tempo all’aeroporto. Dopotutto, testardo com’è, non avrebbe seguito nessuno, solo te Isaka-san. Hai un certo ascendente su di lui pauroso” commentò alzandosi in piedi.
“Signori allora un brindisi è doveroso” disse la presidentessa alzando il suo calice al cielo imitata dagli altri due “al successo degli Shake…”
“… al ritorno del grande Usami sensei…”
“… e all’amore tra quei due”.
 
***
 
Erano davanti all’ingresso di casa, incapaci di liberare le loro labbra. Avevano iniziato a baciarsi nell’ascensore senza riuscire più a staccarsi. Con fatica Akihiko aprì la porta di casa trascinando con sé Misaki che cercò di togliersi le scarpe con scarso successo.
“Usagi-san… le scarpe…” ansimò.
“Non ci pensare” rispose lui prendendolo in braccio.
“Nooo, non sono una principessa! Fammi scendere” protestò Misaki.
“Così è più facile baciarti” disse il sensei avventandosi di nuovo sulla sua bocca per portarlo così di sopra nella camera da letto.
Si spogliarono velocemente, con frenesia, non soffermandosi sui loro corpi ma andando al sodo, non riuscendo più ad aspettare, desiderando di unirsi diventando così un tutt’uno nel corpo e nell’anima..
“Usagi-san… ti amo” mormorò a fior di labbra Misaki con i suoi occhi colmi di passione.
“Anch’io ti amo Misaki” rispose lui stringendolo forte a sé.
Finalmente entrambi, dopo mesi di lotte, incertezze, dolore avevano raggiunto quella felicità tanto agognata che potevano ottenere solo se insieme.
 
Fine
 
 Angolo della follia
Ciao!!! E’ finito ;( ;( non posso crederci! Dopo tutti questi mesi ho concluso la mia storia ;( abbiamo visto come in realtà il sensei avesse messo un lucchetto nel suo cuore per non pensare più a Misaki, chiudendo tutto in un baule trovato poi da Kotoko che ha aperto un vero e proprio vaso di Pandora!
Abbiamo visto un Misaki fermo nelle sue decisioni, maturo, con la consapevolezza di non voler più far soffrire il sensei, mettendo la felicità di quest’ultimo al primo posto.
Kotoko si è resa conto, dopo aver parlato con Misaki, che lei non poteva dividere i due amanti, che se anche si fossero sposati alla fine si sarebbero cercati, perché l’uno non può vivere senza l’altro, prendendo la decisione di soffrire in quel momento e non dopo.
E poi vogliamo parlare del magico trio Takahiro-Isaka-Miura? Ahahahah che furboni XD hanno ottenuto quello che volevano =P
Spero che la storia vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, che hanno aggiunto tra le preferite questa storia, ai lettori silenziosi… wow vi dico solo che il primo capitolo, è stato letto più di 1500 volte. Una cosa assurda! E gli altri oscillano tra i 500… non ci posso credere!
Qualcuno forse resterà deluso… niente più Junjou Revolution! Però sapete che la mia mente è folle… quindi sto pensando di fare un proseguimento o una serie di one-shot legate sempre alla storia… muahahahahahhah *work in progress* =P
Per questo motivo ho concluso così altrimenti la storia non sarebbe mai finita :O quindi avrete ancora molti momenti, romantici, comici, assurdi…
Un particolare ringraziamento va alla mia compagna di sadismo, vivienne_90 per avermi aiutato a scegliere le canzoni =D e anche a mary romanziere che di sua iniziativa mi ha suggerito qualche canzone. Ed ora ecco qui il famoso album degli Shake, “Reunion”:
 
  • “Dimmi” - Broken Heart College (*)
  • “Without you” - David Guetta (**)
  • “A te” - Jovanotti
  • “In The End” - Linkin Park
  • “The reason” – Hoobastank (***)
  • “Tu non passerai” – Marco Mengoni (****)
  • “Leave out all the rest" - Linkin Park
  • “Mirrors” – Justin Timberlake
  • “Love me again” – Paul Newman
  • “Io prima di te” – Eros Ramazzotti
 
Cosa ne pensate? ;) Fatemi sapere mi raccomando! E come ho scritto nel precedente capitolo, le canzoni ascoltatele con l’orecchio della fantasia. Misaki è un rocker dopotutto ;)
Ciao alla prossima =D
 
Note: Akikawa Yayoi è il nome che usa il sensei per le sue boys love.
 
Spazio pubblicitario
Oltre a Junjou Revolution, di genere yaoi, ispirandomi sempre alle storie di Nakamura sensei, ho scritto un’altra fanfiction “Shadows” di Sekai-ichi hatsukoi (conclusa).
Ho scritto anche “Voglia di amare” (conclusa) ispirandomi a Skip Beat!
Mi trovate su Facebook con il nome "Kotoko Chan".

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