She Falls Asleep

di ChelseaH
(/viewuser.php?uid=2040)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - parte I ***
Capitolo 2: *** Prologo - parte II ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo - parte I ***


Questa è una storia di pura fantasia che non intende dare alcuna rappresentazione reale dei caratteri o delle azioni dei personaggi rappresentati, che non conosco e non mi appartengono; la storia è stata scritta senza scopo di lucro alcuno.


NOTE: Questa fanfiction è stata scritta fra il 22 settembre 2006 e il 4 aprile 2007 ed è fondamentalmente sui McFly, anche se ci saranno apparizioni anche di membri dei Son Of Dork - in particolare James Bourne, persona che ammiro e stimo all'inverosimile per le sue indubbie doti di song writer^^ Il titolo della fanfiction derivo dall'omonima canzone dei McFly stessi, contenuta nel loro secondo album, Wonderland. E la canzone che accompagna questa prima parte di prologo è Room on the 3rd floor, sempre loro, contenuta nell'album omonimo.


She Falls Asleep


(22.09.2006 - 04.04.2007)


Prologo - parte I

(pov Sam)


Room on the 3rd floor

not what we asked for

I'm not tired enough to sleep


Ormai sono passati tre anni abbondanti da quando mi hanno "rinchiusa" qua dentro... Dicono che sono guarita del tutto, che posso tornare la fuori e riprendere la mia vita da dove l'avevo lasciata. Me lo ripetono ormai da quattro mesi.

Certo, come se fosse facile.

Com'è cambiato il mondo in questi tre anni?

Cosa mi aspetta la fuori? Nonostante il tempo trascorso, le cure e tutto il resto continuo a sentirmi dannatamente sporca. E non credo di voler mettere piede la fuori, mi sento male soltanto a mettere il naso fuori da questa camera.

Al terzo piano di un fottutissimo centro di recupero psichiatrico, il posto più squallido che mi poteva capitare, eppure non me ne voglio andare. Ho paura, ho tanta paura di uscire e scoprire che il mondo è andato avanti senza di me, che io sono rimasta così indietro da non poter più recuperare le redini della mia vita. E vaffanculo allora. Meglio restare qui, anche se qua perfino i letti vanno a pezzi, se quel cretino della porta accanto fuma peggio di un turco, se sto posto è uno schifo.


One bed is broken

next room in smoking

air conditioning stuck on heat


Ecco ora si mette pure a piovere, come se non fossi già abbastanza depressa di mio.

Anche quel giorno pioveva e faceva freddo, proprio come adesso.

E' stata stuprata e picchiata a sangue ma non vuole dire da chi e non vuole sporgere denuncia, era l'unica cosa che i medici e i poliziotti radunati fuori dalla mia camera d'ospedale sapevano dire. Accanto a me c'era solo Harry, il mio migliore amico, che mi teneva la mano e mi ripeteva all'infinito che dovevo denunciare quel porco bastardo. Era facile per tutti loro dire così, ma come potevo denunciare mio fratello? La persona alla quale volevo più bene al mondo dopo Harry.

E infatti non lo denunciai, non feci proprio niente.

A parte chiudermi in me stessa e iniziare ad odiare ogni tipo di contatto umano.

E fare quella cosa che mi ha portato qua dove sono ora, bell'affare Sam! Odio la pioggia, ogni volta che piove mi tornano alla mente questi pensieri e l'unico modo che ho per soffocarli è accendere la tv o lo stereo al massimo così che coprano qualunque cosa la mia mente stia formulando.


Outside it's raining

hear the guest upstair complaining

about the room that's got their

tv to loud


Il punto è che in questi tre anni non ho avuto nessun contatto col mondo esterno.

Papà non si è mai fatto vivo. L'ultima volta che l'ho visto ero in quella camera d'ospedale piena di tagli e lividi che mi penetravano fino nell'anima. E mi ha detto che ero la vergogna della famiglia guardandomi con lo sguardo più sprezzante di cui era capace.

Certo ero io la vergogna, non chi mi aveva ridotto in quello stato.

L'unico che è venuto a trovarmi qui è stato Harry ma da quando ha sfondato con la sua band anche le sue visite si sono fatte sempre più rare. Per non parlare poi di quando è andato in America per girare quel film...

Mi scrive sempre un sacco di mail e mi chiama mille volte al giorno, ma non è esattamente la stessa cosa. Mi mancano terribilmente le ore che passavo con lui parlando di tutto e niente, ridendo e scherzando.

Già, ridendo.

Da quel giorno solo Harry è riuscito a strapparmi qualche sorriso e qualche risata, lui è stato l'unico a rimanermi realmente vicino. Ma lo vorrei vicino anche fisicamente, ventiquattrore su ventiquattro. E' egoismo allo stato puro, lo so, ma sento che non riuscirò mai a uscire da qui senza lui che mi tiene per mano. Eppure dovrei essere contenta del fatto che sia riuscito a realizzare il suo sogno. è un batterista eccezionale e i McFly, la sua band, spaccano di brutto. Ho i loro cd e tutti i singoli, mi fanno compagnia quando lui non c'è, che poi sarebbe a dire quasi sempre. Ma almeno le loro canzoni mi aiutano a sentirmi meno sola.

Sono così belle...

Senza vederlo in faccia non riesco a dirgli nemmeno che i medici mi hanno dichiarata guarita. Forse farei meglio a seguire il loro consiglio e tornare a vivere, come dicono loro.

Eppure ho una paura folle.

Harry dove sei?


Guess that times like these remind me

that I've got to keep my feet on the ground

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prologo - parte II ***


Untitled Document

She Falls Asleep

Prologo - parte II

(pov Harry)

"Harry... Harry svegliati! HARRY!!!"
"Ma... DOUGIE?!??
che succede?"
"Non lo so, dimmelo tu... urlavi cose strane nel sonno"
"Eh...?"
"Qualcosa riguardo una certa Sam..."
Ecco... l'ho sognato un'altra volta. E' un incubo che probabilmente continuerà a perseguitarmi per tutta la vita se a distanza di tre anni non me ne sono ancora liberato. Perchè continua a tornarmi alla mente? Sam, una pozza di sangue...il SUO sangue. Gli istanti più brutti della mia vita e... hey...un attimo...che ci fa Dougie nel mio letto?!???
"Che cavolo ci fai nel mio letto?!?"
"Dormo, anzi dormivo... prima che tu iniziassi a lamentarti nel sonno come una femminuccia"
"E perchè dormivi nel mio letto di grazia?"
"Beh...stavo guardando la tv nel tuo salotto...ricordi? poi mi è preso sonno e il divano era scomodo... e così..."
"Tornare a casa tua no eh?"
"E lasciami dormire...!"
Dougie è fatto così...prendere o lasciare. Faccio per andare in bagno a sciaquarmi un po' la faccia per rinfrescarmi e mi torna un'altra volta tutto addosso.

She falls asleep and all she thinks about is you
She falls asleep and all she dreams about is you
When she's asleep the air she's breathing is
For you are why she wants to live
She's not got that much more to give

Quel giorno al telefono era strana...stranissima. E non perchè continuava a piangere anzi, questo era abbastanza normale considerando quello che le era appena capitato. Ma il suo tono di voce... sembrava estraniata da tutto, come se parlasse da un'altra dimensione...da un posto lontano che solo lei poteva raggiungere.

She sits alone, on her phone
And she's calling about a broken home


Non sapevo nemmeno cosa risponderle, diceva frasi sconnesse che mi sembravano totalmente prive di senso.

And I don't know what I should say cause she's crying
And feels as though she's thrown it all away

Sembrava quasi che quella telefonata fosse l'ultimo suo contatto con il mondo... alla fine della chiamata si congedò con un "Harry... sei la persona a cui ho voluto più bene al mondo"

She won't last another day

Io non collegai subito le cose. Lasciai correre la sua ultima frase, lasciai perdere la telefonata in generale. In fondo adesso stava da sua zia, di cosa mi dovevo preoccupare? L'ambiente era relativamente sereno, si sarebbe ripresa presto. Aveva solo bisogno di tempo. E starle addosso 24h al giorno probabilmente le faceva più male che bene. Del resto l'avrei vista il giorno dopo a scuola, come tutti i giorni. Qualche ora più tardi mi ritrovai a pensare di nuovo alla telefonata... "...a cui ho voluto più bene al mondo". Perchè il passato? e perchè tutto il resto? No, probabilmente stavo solo vaneggiando, si era sicuramente così. Ma i miei tentativi per autoconvincermi che andava tutto bene per fortuna fallirono e così mi ritrovai di fronte alla casa di sua zia. Bussai una volta, due...niente. Bah... non saranno in casa. Feci per andarmene ma tornai subito sui miei passi preso da uno strano presentimento. Provai alla porta sul retro e la trovai aperta. Era evidente che la casa non era poi così deserta.

You're climbing the stairs, unaware that she's hurting
Bad and lying very still on the floor by the door

Salii le scale diretto in camera sua e trovai la porta chiusa...chiusa a chiave.
"Sam...? Sam ci sei? Dai Sam sono io, apri!" adesso si che mi sentivo veramente male...
Sbirciai dalla serratura e la chiave era inserita all'interno...

But it's locked and she was hoping
You would come back for more


"Ok Sam, BASTA! apri questa dannata porta!!!!"
nessuna risposta. Ok non ero più ne angosciato ne preoccupato ne niente...ora ero nel panico più assoluto! Ma che cavolo mi era passato per la testa?!??? Sarei dovuto correre la appena riappeso il telefono invece di passare il pomeriggio a rimuginarci sopra


But it's too late to realize you've made mistakes


Ricordo che i pochi minuti che impiegai a buttar giù la porta mi sembrarono un eternità e che quando entrai nella stanza mi si gelò il sangue nelle vene. Sam era seduta in terra con la testa appoggiata al letto e le braccia che le cadevano a peso morto lungo i fianchi... Stava seduta in una pozza rossa formata dal sangue che le colava dai polsi... Poi successe tutto così velocemente da lasciarmi stordito. L'arrivo dell'ambulanza, i medici che dicevano che probabilmente non ce l'avrebbe fatta, la corsa in ospedale e finalmente una debole speranza che col passare delle ore divenne certezza. Ce l'aveva fatta, era viva e fuori pericolo. Ma era evidente che ciò che quel bastardo di suo fratello le aveva fatto l'aveva segnata molto più di quanto lei dava a intendere. Quando si svegliò ero accanto a lei... vedendomi si mise a piangere, mi strinse forte e iniziò a implorarmi di non lasciarla sola, a dirmi che non voleva morire, che non era sua intenzione fare ciò che aveva fatto ma che si sentiva così sporca e ferita che non sapeva più dove andare a sbattere la testa.

Please save me
I've been waiting,
Been aching for too long

Non fu per niente facile per me spiegarle che i medici avevano deciso che forse le avrebbe giovato mettersi in cura in una clinica specializzata. E fu ancora più difficile staccarmi da lei, non vederla più tutti i giorni, non condividere più ogni attimo della mia esistenza con lei. In fondo eravamo cresciuti insieme. Ci eravamo conosciuti all'asilo, io ero all'ultimo anno e lei, avendo due anni meno di me, al primo. Da allora eravamo sempre stati inseparabili. Fra l'altro con la band e tutto il resto ormai sono mesi che non la vado a trovare... Mi sento quasi in colpa ad essere andato avanti per la mia strada così, mentre lei è chiusa in quel posto senza la possibilità di andare da nessuna parte. Le ho passato tutti i cd e i singoli che abbiamo fatto uscire fin'ora ma non mi ha mai detto se le piacciono o meno... chissà cosa ne pensa... Non ha mai nemmeno conosciuto di persona i ragazzi... di sicuro andrebbe d'accordo con tutti e tre conoscendola...
"Si può sapere che ci fai li immobile davanti allo specchio?"
Dougie stà sulla soglia del bagno e mi guarda con un'aria abbastanza perplessa...
"...niente"
"Senti... è possibile che la Sam che chiamavi nel sonno sia quella tua amica...si insomma, quella di cui parli sempre..."
"è possibile..."
"Perchè non la vai a trovare un giorno di questi?"
"...si, magari lo faccio..."
La verità è che mi sento un verme. Faccio mille cose insieme ai miei compagni e ogni volta che vado da Sam passo le ore a dire "abbiamo fatto questo, questo e quest'altro..." mentre lei mi ascolta senza mai interrompere. E intanto non riesco a trovare la forza per fare l'unica cosa che dovrei fare, e cioè tirarla fuori di la e aiutarla a ricominciare a vivere.


She falls asleep and all she dreams about is you...

NOTE: I pezzi di canzone usati sono tratti da She Falls Asleep, tratta dall'album Wonderland, che è anche la stessa che da il titolo alla fanfiction!
Millissime grazie a kiki91 e RubyChubb che mi hanno commentato il primo capitolo^^ Per quanto riguarda l'incest, grazie del'avvertimento^^ Ma non c'è nulla che va contro al regolamento perchè l'incest è fra OC e non c'è nulla di grafico, sono andata anche a ricontrollare per scrupolo dopo che me l'hai fatto notare^^ E crepi il lupo [anzi, che Jones venga *sbaaaav*, ok mi contengo >.<]. Spero anche questa seconda parte del prologo sia di vostro gradimento, i commenti sono sempre ben accetti^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***


She Falls Asleep

1.

(pov Sam)

Ed eccomi qua, seduta in aereoporto ad Heathrow mentre aspetto che qualcuno si degni di dirmi che fine ha fatto la mia valigia che al momento è data per dispersa. Solo questa ci mancava. Alla fine mi hanno sbattuto fuori più o meno a forza da quella clinica dicendo che i posti erano pochi e non potevano permettersi di tenere gente perfettamente sana. Tornare nel mondo reale è stato più traumatico di quanto avessi immaginato. Mi da fastidio stare in mezzo a tutta questa gente, mi danno fastidio le persone che mi sfiorano camminando accanto a me e mi da fastidio tutto questo casino. Ma suppongo che dovrò riabituarmici... Bah! E adesso che faccio? Dato che tornare a casa mia con mio padre che mi odia e Chris che nonostante tutto continua ad essere il suo figlio prediletto e benedetto era impensabile. E così senza pensarci due volte ho preso il primo aereo per Londra meditando di andare a stare da Harry finche non trovo una sistemazione per gli affari miei. Ma adesso che ci penso con più calma... Harry non sa che mi hanno dimessa, non sa che sono a Londra, non sa che medito di accamparmi a casa sua e... aiuto!!!!! E se per caso vive con una ragazza? In fondo sarebbe più che lecito... Oddio, e adesso con che faccia mi presento alla porta di casa sua????? ARGH!!!!!!!

"Signorina Ellison?"

e questa adesso che vuole?

"...si?"

"Abbiamo notizie sul suo bagaglio...purtroppo non è stato imbarcato sul suo volo e arriverà quindi con quello successivo. Temo che dovrà aspettare fino a domani per riavere le sue cose"

"COSA?!!???"

"Mi dispiace, ma purtroppo non dipende da me..."

Ecco perfetto. Bel modo di ricominciare da capo! A questo punto non mi resta che cercarmi un hotel nei dintorni, aspettare domani e nel frattempo avvisare Harry dei miei piani di insediamento a casa sua. Oh fanculo! Non ho voglia di passare la notte in albergo, se Harry sta con una ragazza mi spaccerò per sua sorella o sua cugina o qualcosa del genere...

------

E così presi il primo taxi libero che trovai fuori dall’aereoporto e diedi l’indirizzo di Harry al tassista. Me ne stavo tuta immersa nei miei pensieri quando alla radio partì Please Please dei McFly ed il tassista attaccò bottone…

------

"Hey, questi sono i McFly, le mie due figlie li adorano! Parlano di loro dalla mattina alla sera e devo dire che non sono per niente male... a lei piacciono signorina?"

Se mi piacciono i McFly? Tesoro sono l'unica cosa che mi ha tenuto compagnia in quel posto del bip dove sono stata fino a poche ore fa

"si... bravini..."

"Non mi sembra molto convinta... eppure vanno forte tra le ragazzine della sua età...."

ragazzina? guarda che io ho 19 anni...

"ma davvero...?"

"Si si...ho accompagnato un paio di volte le mie figlie a vederli ed è sempre delirio intorno a loro... a mia figlia più grande piace Dougie, il bassista, mentre all'altra il batterista...aspetta come si chiama...? Tom forse..."

"...Harry"

"Come?"

"il batterista... si chiama Harry Judd"

"Ah ecco brava! Mi confondo sempre con i nomi..."

E così i McFly sono così popolari che perfino i tassisti conoscono nomi e cognomi... non me ne ero mai resa conto. In fondo hanno collezionato un bel numero di vette di classifica, non era difficile immaginare la loro popolarità. Bah...

------

Mi richiusi di nuovo nei miei pensieri e dopo un po’ il taxi si fermò di fronte ad un palazzo in pieno centro di Londra.

"Signorina siamo arrivati"

"...grazie"

Scesa dal taxi mi fermai dieci minuti buoni in contemplazione di fronte all'edificio pensando ancora una volta che forse ero un tantino troppo sfacciata a presentarmi così a casa di Harry senza il minimo preavviso, quando si mise a piovere... volente o nolente mi ritrovai ad entrare nel palazzo.

-------

Ok Sam, fai un bel respiro profondo e poi sali le scale tutte d'un fiato, suona alla porta di Harry e quando lui apre (ammesso che sia in casa), sfodera un bel sorrisone a 32 denti e digli "Ciao Judd, mi ospiti per qualche giorno?" facile, rapido e diretto. Vai!

"Ehm...signorina scusi, dove crede di andare?"

e questo ora che vuole?

"...da un mio amico?"

"E potrei sapere il nome dell'amico per cortesia?"

"E io potrei sapere a cose le serve saperlo?"

"Vede... si da il caso che io sia il portinaio di questo edificio... ed è mio compito assicurarmi che certa gente non vada oltre il punto dove si trova adesso lei"

Come sarebbe a dire "certa gente"?!??

"Senta... in tutta onestà non capisco cosa intende dire. Ma si da il caso che sono in giro da stamattina e fra aerei in ritardo, bagagli persi, tassisti che ti spennano viva... veramente non ne posso più! Ora per favore... le chiedo solo di farmi passare così io sono contenta perchè posso raggiungere la persona che cerco e lei è contento perchè non mi vede più...così siamo contenti entrambi no?"

"Le ripeto la domanda: posso sapere il nome della persona che cerca?"

"E va bene... Judd! Harold Mark Christopher Judd! Ora se non le dispiace... io vado da lui...bye bye!"

"No no no, mi spiace signorina... lei non va proprio da nessuna parte. Proprio come immaginavo, un'altra fan..."

"...COSA?!? No aspetti, guardi che ha preso un granchio pazzesco! Io non sono una fan dei McFly! Cioè...si forse un pochino lo sono ma non è questo il punto! Il punto è che io e Harry siamo amici dall'asilo e..."

"...e io sono suo fratello gemello, come no! Signorina, se non le dispiace quella è l'uscita."

"Ma...ma...ma! almeno chiami Harry e glielo chieda! Mi chiamo Samantha Ellison...la prego"

"Signorina sono io che la prego... ma di andarsene!"

"Ma fuori piove e io sono senza ombrello! Oh insomma, ma non ce l'ha un cuore? Chiami Harry la prego... anzi no! Lo chiamo io e le dimostro che non sono una fan... cioè, non solo una fan ecco..."

"Signorina... per favore..."

"No..no guardi, vede cosa c'è scritto sul monitor del cell? Harry! Ora lo chiamo e...oddio non ci credo, è spento!"

"Già chissà come mai..."

"Ma le giuro che..."

Cazzo ma proprio adesso dovevi spegnere il cellulare?!!!???

"Signorina per l'ultima volta, la prego di..."

"Hey Brian, la signorina è davvero amica di Judd, lasciala passare"

E questo tizio chi è? E soprattutto..da dove è spuntato? Di sicuro da fuori a giudicare dal fatto che è bagnato fradicio...

"Cosa? Ma ne sei sicuro?"

"Sicurissimo... garantisco io per lei"

Eh?!?? Garantisce per me? potrei essere davvero chiunque... Ma va beh, meglio per me! Finalmente una cosa che va per il verso giusto...

"Ma Harry non è in casa, è uscito circa un'ora fa e non è ancora tornato"

"Mmmm... beh può aspettare nel mio appartamento, non vorrai certo buttarla fuori sotto quest'acqua! Guarda qua come si è ridotto il mio povero cappellino..."

In effetti è inzuppato, a strizzarlo uscirà un lago d'acqua... ecco bravo, levatelo in quella maniera così spargi acqua dappertutto e magari stò portinaio mi tiene qua in ostaggio a pulire finchè non torna Harry.

"Hey fermo cosa fai! Così sporchi tutto!"

ma che gli stò dicendo? Ecco che si gira e di sicuro mi guarderà storto... Mi sa che tre anni di reclusione in quel posto del cavolo mi hanno fatto più male che bene...

"Scusa...non sapevo che ti stesse tanto a cuore la pulizia di questo posto ehehehe"

COSA?!???! Ma...ma...ma.. quello è...

"J...J...J...JAMES?!??"

Ecco che mi guardano tutti e due...il portinaio con aria di disappunto e lui con aria divertita...

"Ma bene, non c'è nemmeno bisogno di fare le presentazioni a quanto vedo... io so chi sei tu e tu sai chi sono io, perfetto!"

"Ecco vedi James? Te l'ho detto che è solo una fan casinista, chissà cosa vuole da Harry!"

"Rilassati, vuole solo vederlo, te l'ho detto no che è una sua amica? Fidati!"

------

Così dicendo James mi afferrò per il braccio e mi spinse nell'ascensore senza lasciare tempo al portinaio di replicare.





-----------------

NOTE: Ringrazio tantissimo kiki91 e RubyChubb per aver commentato anche la seconda parte del prologo ^.^ Eh si, sono .FlyGirl. sul McForum :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

2.

(pov Sam)

"Ehm...grazie!"

"Ma ti pare? Brian è simpatico ma purtroppo gli tocca fare così se no ci ritroveremmo casa invasa dalle fans..."

Non riuscivo a crederci... ero chiusa in un ascensore con James, con QUEL James! Il mio Bournio, una delle persone che stimavo di più in assoluto. Quanto mi aveva fatta sognare con i Busted?!? Anche i SoD non erano male, tutto merito suo ovviamente. E adesso cosa dovevo fare o dire? Mi sentivo totalmente paralizzata, ero insieme a uno dei miei miti di sempre e oddio! fino a quel momento non avevo mai pensato al fatto che Harry lo conoscesse e che erano amici! In effetti avevo avuto tutt'altro per la testa negli ultimi 3 anni... In quel momento mi resi conto che James mi stava ancora tenendo per il braccio e con un gesto brusco mi staccai e lui mi guardò con sguardo interrogativo.

"Uh...scusa... è solo che... beh... ecco..."

E' solo che odio essere toccata... anche se tu sei James Bourne e ho sempre pensato che avrei pagato qualunque cifra anche solo per sfiorarti...

"Ma no tranquilla... si vede che stringevo troppo" disse lui sorridendomi.

L'ascensore si riaprì e uscendo mi ricordai che ero li per Harry...

"Questo è il piano dove abita Judd?"

"Non esattamente... ma ci abito io"

Lo fissai con aria interrogativa

"Bhe... hai sentito Brian, Harry non è in casa. E a meno che dalle tue tasche non spuntino magicamente le chiavi del suo appartamento hai solo due scelte: o lo aspetti seduta sulle scale, tutta sola e al freddo.... oppure lo aspetti al caldo a casa mia e intanto facciamo 4 chiacchiere e ti offro pure la cioccolata. Io fossi in te sceglierei la seconda"

"Ma... come fai a sapere che conosco veramente Judd? Si insomma... chi ti dice che la mia non fosse solo una scusa e in realtà il mio piano era di intrufolarmi in casa di James Bourne dei Busted e..."

"Sei fan dei Busted?!?"

"Io?!? Ma figuriamoci... conosco a malapena mezza canzone..."

La bugia del secolo...

"Ah... comunque al momento sono JB dei SoD" disse lui mettendosi a ridere

"...JB dei Busted suona meglio"

"Sicura di non essere fan dei Busted?"

"Sicuro di essere sicuro che sono amica di Harry?"

"Beh...si...Prima hai detto di chiamarti Samantha Ellison no? E Harry ha qualche foto in cui c'è anche il tuo faccino sparsa per casa... e poi parla sempre di te! Da quello che ho capito devi essere la sua migliore amica o qualcosa del genere..."

"...si, qualcosa del genere"

James si mise nuovamente a ridere e mi fece entrare in casa. Ed ecco che la fan dei Busted che c'era in me prese di nuovo il sopravvento e mi fiondai addosso alla prima cosa che vidi… la sua chitarra.

"Samantha...?"

La voce di James mi riportò con i piedi per terra e... mi accorsi di star coccolando la chitarra che avevo trovato li in mezzo al salotto...

"Ehm...io... suono la chitarra anch'io sai! E questo modello...beh ho sempre sognato di averlo! Ecco... si..."

"Ma se è una normalissima chitarra acustica..." adesso mi guardava divertito

"No..non è come credi... assolutamente no..."

"E cos'è che crederei?" "Che sono tua fan! Non lo sono! No...decisamente no!"

"No...mi pare evidente che non lo sei..." e scoppiò a ridere

"Ma...io...ecco... SEI TUTTO BAGNATO! Non dovresti andare a cambiarti?" tentativo in extremis di sviare la conversazione

"Mi sa che hai ragione... Io vado a mettermi qualcosa di asciutto addosso. Tu intanto continua a prenderti cura della mia chitarra miss "conosco a malapena mezza canzone dei Busted"" e mentre si infilava in camera sua ricominciò a ridere di gusto.

Io mi sedetti sul divano e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai a suonare e canticchiare Who's David. Poco dopo James ricomparve, se possibile ancora più divertito di prima.

"Non conosci i Busted...nooooo"

"Ehm... questa è la mezza canzone che conosco"

"Veramente l'hai suonata tutta, altro che mezza..."

"Oh, fatti gli affaracci tuoi! Mi piace ok? E ci tengo a sottolineare che è l'unica"

"Certo...come dici tu... - e fece un'altra risatina - allora la vuoi una bella cioccolata calda?"

"...con la panna però!"

"Ovvio!" e sparì in cucina

Quella situazione mi sembrava surreale. Ero andata in cerca di Harry e mi ritrovavo seduta nel salotto di Bournio a farmi crescere il naso a dismisura giurando e spergiurando di non essere sua fan e avanzando pretese sulla panna nella cioccolata. Era decisamente una situazione assurda! Ma mi piaceva. Per la prima volta dopo tanto tempo stavo facendo discorsi totalmente frivoli con una persona diversa da Harry. Ed era già un bel traguardo. Negli ultimi tre anni avevo parlato soltanto con i medici durante le sedute...più che altro io stavo muta e loro tentavano di tirarmi fuori le parole di bocca con la forza. E poi con Harry. Non ero riuscita ad avere altri contatti, con altre persone parlava solo se strettamente necessario. Quello che mi era successo mi aveva resa totalmente misantropa ma ora per la prima volta sentivo che forse potevo veramente farcela a ricominciare da capo. Ed era James a farmi sentire così. QUEL James che mi aveva fatta sognare con le sue splendide canzoni ora mi stava facendo sognare anche senza musica. Mi alzai dal divano e lo raggiunsi in cucina.

"Non vorrei fare l'indiscreto ma... harry qualche volta ha accennato al fatto che eri ricoverata da qualche parte e... si insomma... se sei qui vuol dire che ora stai bene?"

Questa domanda mi prese totalmente in contropiede...

"Ehm.."

"No scusa, non volevo metterti in imbarazzo!"

"No...nessun problema... si, stò bene adesso...credo...spero..."

James mi fissava con aria veramente dispiaciuta, sembrava quasi che si stesse sforzando di far tornare indietro il tempo per cancellare quella domanda... mi si avvicinò e fece per prendermi sottobraccio ma io mi scostai bruscamente come avevo già fatto nell'ascensore.

"Scusa... ma non amo molto i contatti... scusa..." e scappai in salotto, mi sedetti sul divano e affondai la testa in uno dei cuscini che c'erano li. Sentii James che si sedeva vicino a me e tirava su la chitarra che prima avevo appoggiato in terra.

"Qual'è la tua canzone preferita dei Busted?"

nessuna risposta...

"Ok... allora te ne suono una a caso... o magari ti canto qualcosa dei Son of Dork..."

"Sleeping with the light on"

"Che hai contro i SoD?" mi chiese con un tono di finta indignazione, ma io non risposi e così lui iniziò a suonare... Ma non Sleeping with the light on, bensì I'll be ok dei McFly.

When everything is going wrong And things are just a little strange It's been so long now you've forgotten how to smile And overhead the skies are clear But it still seems to rain on you....

Quante volte mi ero ascoltata questa canzone nei momento di sconforto? E mi aveva sempre fatta sentire meglio. Il pensiero che la dentro ci fosse un po' di Harry, le parole della canzone in se, le bellissime voci di Danny e Tom... eppure adesso sentire quelle note, intonate da qualcun'altro per giunta, mi fece sentire peggio. Come avevo potuto credermi in diritto di piombare così a casa di Harry? In fondo non erano più dei bambini e Harry ormai aveva la sua vita. Una vita che non aveva assolutamente nulla a che spartire con la mia. E il fatto che fossero amici per la pelle non giustificava il mio gesto. Che poi questo era quello che credeva io... Chissà quante persone aveva conosciuto Harry in quegli anni, chissà se mi considerava ancora la sua migliore amica. Chissà se mi credeva ancora insostituibile...chissà se mi voleva bene come un tempo... Eppure aveva continuato a starmi vicino... ma magari lo faceva solo perchè era troppo buono... Iniziai a sighiozzare più forte di prima e James si fermò.

"Scusa... pensavo che il testo della canzone fosse incoraggiante..."

Non ne potevo più. Le parole iniziarono a uscirmi dalla bocca come un fiume in piena e raccontai a James tutto... tutto tranne le ragioni che mi avevano portata a stare in una clinica psichiatrica. Gli spiegai quanto avevo sofferto a stare in quel posto, di quanto mi mancava Harry e di quanto in quel momento mi sentissi egoista a pesare sempre su di lui. Con mio immenso stupore scoprii che James non sapeva che fossi stata ricoverata per disturbi psichici e che quindi Harry si era sempre mantenuto sul vago parlando ad altri della mia "malattia". E alla fine una frase di James mi colpì particolarmente

"Non credo che se Harry avesse smesso di volerti bene parlerebbe di te con tutti dalla mattina alla sera. Si vede che gli manchi tanto... ti assicuro che si vede."

Era davvero così? Harry continuava a considerarmi importante nonostante tutto?

--------------------

Due ore dopo mi ritrovai di fronte alla porta di Harry. James era riuscito a convincermi che non poteva venirne nulla di male. Mi feci forza e suonai il campanello...dopo nemmeno due secondi avevo deciso che lui non era ancora tornato a casa e feci per tornare sui suoi passi quando dall'interno si udì una voce

"Un attimo, arrivo..."

la SUA voce. Mi bloccai... erano mesi che sentivo quella voce solo via telefono. Mi fece uno stranissimo effetto ascoltarla così, dal vivo. E l'impulso di scappare si fece ancora più forte ma la porta si aprì e mi ritrovai faccia a faccia con un Harry totalmente sorpreso di vedermi...

"Ehm.... salve Mr. Judd..." fu l'unica cosa che riuscii a formulare

Harry non disse niente... mi prese per un braccio trascinandomi in casa, si richiuse la porta alle spalle e mi abbracciò più forte che poteva. E io, capendo che Harry non aveva mai smesso di volermi bene, mi sentii per la prima volta a casa dopo tanto tempo.




NOTE: Scusate per il tempo infinito fra i vari aggiornamenti ma sono un po' busy in questo periodo... Un grazie immenso a Giuly, non posso credere che hai la pazienza di rileggertela per l'ennesima volta!!! Grazie anche a RubyChubb! Lo so che i miei capitoli finiscono subito ç_ç Credo di aver scritto una sola fic in cui i capitoli singoli andavano oltre le 1000/1500 parole... cioè.. in realtà sono tre fic... tutte una il seguito dell'altra *sisi*, ma è sui tokio hotel, è una cosa peggio di un telefilm e sto divagando troppo mi sa xD
E grazie anche a chi legge ma non commenta, fa sempre piacere evder salire il contatore delle letture^^
Ah si, la canzone che ho fatto cantare a James è I'll be ok dei McFly^^

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


She Falls Asleep

3. (pov Hazza)

Mi svegliai di scatto appena la sveglia suonò, erano le otto di mattina e dalle imposte semiaperte filtrava qualche raggio di sole. Accanto a me Sam stava ancora dormendo e mi ritrovai a pensare che svegliarmi con lei accanto era una delle cose più belle che mi fossero capitate negli ultimi tempi…più dei successi discografici e di tutto il resto. Avevamo passato la notte a parlare e, per la prima volta dopo tanto tempo, era stata lei a condurre il discorso. Mi aveva raccontato tutto quello che era successo focalizzandosi in particolar modo sull’incontro con “James dei Busted” e mi aveva detto anche di come si fosse lasciata andare alle lacrime e agli sfoghi con lui e mi sentii veramente sollevato. Il fatto che fosse riuscita ad aprirsi con una persona diversa da me era un segno che forse stava uscendo davvero dal tunnel ma, anche se lei non ne aveva fatto parola, percepiva la sua enorme paura di affrontare il mondo reale e io continuavo a sentirmi uno schifo per non avere fatto nulla di più che andare a trovarla negli ultimi tre anni. Mi rimisi sotto le coperte e la presi tra le braccia. Eravamo così vicini che sentivo ogni suo singolo respiro, ogni battito del suo cuore e poi la sua pelle calda e i suoi capelli lisci come seta… Mi venne da sorridere ripensando che quando le avevo proposto di dormire insieme come ai vecchi tempi lei se ne era uscita con qualcosa tipo “Ma sei scemo? Non siamo mica Dawson e Joey! E poi la tua ragazza secondo me non gradirebbe..” Ma quale ragazza? Avevo tentata di spiegarle che non c’era nessuna ragazza ma lei aveva continuato a borbottare strane cose su me e questa mia ipotetica fidanzata. Figuriamoci! Non avevo mai avuto una storia da più di un mese… Alla fine Sam si era addormentata senza accorgersene proprio lì accanto a lui… già non erano come Dawson e Joey, non erano i protagonisti stereotipati di uno stupido telefilm. Erano semplicemente “Sam & Hazza” come lei aveva inciso anni prima su una panchina del campo di cricket che frequentavo all’epoca. E dire che Sam odiava il cricket… nonostante questo era sempre andata a vederlo ogni volta che giocavo o semplicemente mi allenavo. Lei c’era sempre stata. Perfino mentre era ricoverata si era sempre preoccupata e presa di cura di me a distanza e mi venne in mente di quando stavo sul set di Just my luck e avevo evitato di raccontarle tutto ciò che era successo con la Lohan… Lei venne a saperlo lo steso, il brutto di essere un personaggio pubblico, e quando vide le foto di me che piangevo pubblicate su una rivista, iniziò a farmi da supporto morale con mail ed sms e mi aveva aiutato più dei miei compagni anche se era lontana e non conosceva i dettagli della cosa. Invece io cosa avevo fatto per lei? Ora che ci meditavo sopra negli ultimi mesi, preso dal senso di colpa e da non so bene cosa, ero diventato veramente distaccato. Ma forse, adesso che lei era qui fra le mie braccia, mi sarei potuto riscattare.

****

Il campanello mi distolse dai miei pensieri, feci finta di non averlo sentito ma questo risuonò una seconda e poi una terza volta. Chi poteva essere così assillante a quell’ora? Dougie… Alla quarta volta mi alzai controvoglia facendo attenzione a non svegliare Sam e andai ad aprire

“Poynter che cazzo vuoi?”

Fui abbastanza sorpreso di trovare Bournio al posto di Dougie

“Ciao Harry! Come va?”

“Bene..” che Dougie arrivasse più o meno a quell’ora a scroccare la colazione era abbastanza normale ma che James si presentasse così presto e per giunta suonasse quattro volte di fila non lo era per niente

“..posso entrare o vuoi tenermi sulla porta?”

Mi spostai e lo lasciai passare

“Allora Judd? Che mi racconti di bello?” mi chiese mettendosi a curiosare per la casa. Ora mi era tutto chiaro… era lì per Samantha non certo per me!

“Ti racconto che c’è di la una mia amica che sta dormendo per cui parla piano, grazie…”

“Oh…la signorina Ellison! Proprio una gran bella ragazza e..”

“Cosa sei venuto a fare?”

“Volevo solo sapere come stava, ieri pomeriggio mi sembrava un po’…scossa diciamo. E poi aveva una paura folle che la rimandassi al mittente, che non le volessi più bene, che saresti rimasto scioccato trovandotela di fronte e poi farfugliava cose strane su una tua certa ragazza ignota…”

Ragazza ignota a parte, ecco un pezzo della conversazione con Bournio che lei si era guardata bene dal riferirmi. E così era questo che pensava? Era arrivata a credersi indesiderata? Ecco che ricominciavo a sentirmi un verme.

“Sai James.. eppure credo di non aver mai voluto così bene a nessuno in tutta la mia vita… e allora… perché l’ho lasciata sola al suo destino?”

“Magari non ti sentivi all’altezza della situazione… o magari sono solo tue paranoie. Anzi, VOSTRE paranoie! Siete pieni di paranoie, tu le vuoi un bene dell’anima e lei ne vuole a te. Smettetela di paranoizzarvi e iniziate a vivere!” Lo fissai sbalordito da questa sua teoria, che avesse ragione? Non ebbi modo di approfondire la questione perché il campanello suonò nuovamente. Stavolta ero sicurissimo fosse Dougie ed infatti quando aprii la porta lui entrò sbadigliando e borbottando

“Allora Hazza, che c’è per colazione oggi?”

“Andiamo a fare colazione giù al bar che Harry ha illustri ospiti” sogghignò James alle mie spalle e Dougie sembrò svegliarsi di scatto

“Quali ospiti?”

“La sua best friend.. Samantha Ellison”

“Ma dai! Dov’è??? Voglio conoscerla!!!!!!”

Io li fissavo stordito mentre Bourne gli raccontava quanto fosse carina Sam e Dougie faceva strani commentini pieni di allusioni e doppi sensi.. alla fine decisi di intervenire in soccorso di me stesso…

“Ma la volete smettere!!!!! E andate al bar piuttosto…”

“Scherzi? Io faccio colazione qui con te e Samantha - replicò tutto felice Doug – dov’è?”

“Dorme…ancora per poco se non la smettete di far baccano” risposi stizzito

“A proposito Judd!” quando James esordiva così c’era da preoccuparsi seriamente ma in quel momento suonò nuovamente il campanello e io non arrivai mai a sapere cosa volesse.

“E ora chi cazzo è?” mi stavo innervosendo… la mia mattinata avrebbe dovuto comprendere solo l’accompagnare Sam in aereoporto a recuperare la sua valigia e non presentazioni ufficiali e colazioni chiassose. Non era ancora pronta per tutto questo… o forse ero io quello che non era pronto a dividere la sua best friend col mondo?

“Uh dev’essere Jones!” esclamò tutto allegro Dougie saltellando verso la porta e in effetti aveva azzeccato. Non mi ci volle la sfera di cristallo per capire che era stato lui ad invitarlo a colazione da me. Perfetto! Mancavano giusto Tom e qualche SoD ma il primo per fortuna era dotato di una dose sufficiente di discrezione e buon senso per non presentarsi lì a curiosare. O almeno questo era quello che pensavo fino al momento in cui non vidi sbucare la sua testa bionda da dietro le spalle di Danny….Mi rassegnai all’idea di una colazione movimentata e li pregai un’ultima volta di evitare di urlare e svegliare sam ma… troppo tardi!

“Hey ciao!” James stava salutando calorosamente qualcuno che si trovava dall’altro lato del salotto.. seguii il suo sguardo e trovai Samantha, pantaloni del pigiama e una mia felpa addosso, capelli tutti arrufati e il tipico sguardo di chi stà decidendo se si trova in un sogno o si è svegliato e stà vivendo la realtà. I suoi occhi, che erano stati attirati dal saluto di James su di lui, si stavano ora spostando piano piano, con lentenzza cinematografica, da James a Dougie, da Dougie a Danny, da Danny a Tom ed infine da Tom su di me. E qui rimasero fissi. I suoi occhi nei miei. Era normale che mi sentissi avvampare le guance con quello sguardo puntato addosso?

“Ehm… ‘giorno Ellison! - lei mi fisso ancora un istante interdetta e poi diede nuovamente una rapida occhiata agli altri presenti nella stanza. – loro sono Tom, Dougie e Danny i miei compagni di band e lui.. è James..si insomma…lo conosci già…” stavo balbettando non avendo la minima idea di come potesse sentirsi lei in mezzo a tutta quella gente per lo più sconosciuta quando Danny se ne uscì fuori con una delle sue perle di deficienza

“Hey ma che carinaaaaaaa – si alzò e le andò incontro – sembri una piccola Bournina!!!! Guarda che bei capelli!!!!” Sam era ormai da anni che portava i capelli alla maniera di James, biondissimi con il ciuffo nero davanti e non ci voleva certo Nostradamus per capire che era una cosa fatta apposta per somigliare a lui. La vidi dare un’occhiata sfuggevole a James e poi piantare gli occhi a terra e diventare più rossa di un pomodoro maturo. Danny l’aveva ormai raggiunta e le prese la mano tutto felice

“Piacere, Danny Jones!” lei ritirò con uno scatto la mano e se la nascose dietro la schiena cercando disperatamente me ma continuando a fissare il pavimento…

“Ok ok, lasciatela in pace per favore! E’ ancora mezza addormentata e un po’ intontita per il viaggio e…” ma che cazzo stavo a cercare scusanti? Erano loro che avevano invaso il suo territorio, il mio territorio… senza aggiungere altro la presi sotto braccio e la portai di nuovo in camera dove si buttò sul letto e ficcò la testa nel cuscino tentando di ricacciare indietro i singhiozzi.

“Dai Sam… non è successo niente… i ragazzi sono un po’ invadenti ma sono brave persone…”

“Lo so… sono io quella che non va…”

“Ma che idiozie dici? Vedrai che col tempo tutto questo passerà…” le accarezzavo i capelli stando seduto di fianco a lei ed in breve percepii che si stava calmando.

“Vai pure dai tuoi amici” mi disse una volta che ebbe ripreso il controllo di se.

“Vieni anche tu dai…”

“Magari dopo…”

Compresi che forzandola non avrei ottenuto nulla e così la lasciai lì coi suoi pensieri e tornai in soggiorno giusto in tempo per sentire Jones piagnucolare per il fatto che lei si era ritratta alla sua stretta di mano e Bourne dirgli che lei non amava molto i contatti fisici

“Esatto non li ama per niente, per cui fatemi il piacere di non toccarla” aggiunsi un po’ scazzato. Si voltarono tutti e quattro verso di me e dalla mia espressione compresero che non dovevano fare altre domande.

Dieci minuti dopo con mia somma sopresa e gioia, sam sbucò fuori dalla mia stanza vestita e con i capelli perfettamente in ordine e, come se la scena di prima non fosse mai accaduta, entrò in cucina e lasciandosi cadere su una sedia mi disse

“Allora? Che offre casa Judd per colazione?”

Se ne stava lì, seduta su quella sedia con un paio di jeasn neri, vans a scacchi fucsia e neri, maglia della Famous nera con le scritte fucsia, miliardi di braccialettini colorati ai polsi e il piercing sul lato sinistro del labbro inferiore a suo posto. I capelli le ricadevano lisci e morbidi sulle spalle e i suoi occhioni mi fissavano aspettando una risposta culinaria. E osservandola in quell’istante fu come se gli ultimi tre anni non fossero mai esistiti, come se nulla di brutto fosse accaduto e niente ci avesse tenuti separati. Per quante ne potevano essere successe ora lei stava seduta al tavolo della mia cucina e compresi che in fondo nulla era cambiato. Lei non era cambiata. Io non ero cambiato. NOI eravamo sempre gli stessi.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

4.

(pov Sam)

I giorni trascorrevano sereni e più il tempo passava, più io mi sentivo meglio. Il distacco che credevo essersi creato fra me ed Harry si rivelò essere soltanto una mia stupida paranoia, eravamo amici come ai vecchi tempi, ci volevamo bene come ai vecchi tempi e passavamo i tre quarti del nostro tempo insieme come ai vecchi tempi. Alla fine ero rimasta a vivere da lui e come conseguenza mi ritrovavo coinvolta in qualunque attività della band ed era…elettrizzante! Dougie, Danny e Tom erano uno più simpatico dell'altro e lo stesso si poteva dire per i Son of Dork. Abitavano tutti nello stesso stabile per cui, volente o nolente, era impossibile evitarli. Rimanevo della mia idea che i Busted fossero ineguagliabili ma… perché portare rancore ai SoD? In fondo loro non c'entravano nulla, l'unico colpevole era per fortuna estraneo sia a loro che ai McFly e si chiamava Charlie Simpson. Dio solo sa cosa gli avrei fatto se me lo fossi trovato di fronte… James un giorno scherzando mi aveva proposto un incontro al buio con lui… al buio nel senso più letterale del termine. Voleva prendere me e Charlie e chiuderci in uno stanzino buio e poi restare a vedere che succedeva. Una mezza idea io ce l'avevo, e non sarebbe stato piacevole per Mister Simpson…

Fra tutti loro quelli con cui legai di più furono per l'appunto James e poi Steve e Danny. Bournio per me era un sogno ad occhi aperti… il mio mito di sempre che da un giorno all'altro si era trasformato in un caro amico. Steve era… PAZZO! Annoiarsi in sua presenza era a dir poco impossibile, ne combinava di tutti i colori dalla mattina alla sera, la classica persona che non sta mai ferma un attimo e che una ne pensa e cento ne fa. Ed infine Danny: lui sembrava uscito da una fiaba… bellissimo, simpaticissimo, dolcissimo e pazzissimo. Aveva un senso dell'amicizia molto alto, avrebbe fatto qualunque cosa per i suoi amici… e di riflesso per me. Essendo la migliore amica di uno dei suoi migliori amici si sentiva quasi in dovere di “tenermi d'occhio”, non perdeva una mia mossa e faceva di tutto per rendermi le giornate speciali. Il classico ragazzo per il quale è quasi impossibile non prendersi un'infatuazione e così successe anche per me. Durò poco in realtà ma devo ammettere che per qualche settimana avrei dato la vita per un appuntamento in grande stile con lui. C'erano solo due piccoli problemucci: il primo era che nessuno osava guardarmi in quel modo per via di Harry che diventava iperprotettivo ogni volta che qualcuno anche solo pensava di avvicinarsi troppo a me, il secondo era io. Nonostante tutto mi dava ancora fastidio il contatto fisico con gente diversa da Hazza e così tutti si erano abituati a starmi accanto mantenendo comunque una certa “distanza di sicurezza”. La cosa bella era che nessuno di loro faceva domande. Avevano preso per buono questo dato di fatto senza indagare sulle cause del mio comportamento e questo mi stava aiutando parecchio… credo sarebbe stato insopportabile per me essere al centro di una tavola rotonda a raccontare le mie disgrazie al mondo.

Insomma… la vita trascorreva tranquilla e io mi sentivo felice.

Quella mattina quando mi svegliai Hazza non era accanto a me. Anche se ero ancora convinta che non fosse esattamente salutare dividere il letto con lui, la realtà era che ogni sera ci mettevamo a parlare o a guardare un film e puntualmente finivamo sempre, ma proprio sempre, per addormentarci uno accanto all'altra. Lui non sembrava per nulla scocciato da questa cosa ma io un po' lo ero… forse scocciata non era il termine più appropriato, turbata ecco. Mi sentivo turbata quando mi svegliavo nel cuore della notte e sentivo il suo respiro sulla pelle e mi accorgevo che le nostre mani si stavano stringendo forte. Era una cosa malata… e io non avrei dovuto sentirmi così. Per cui in un certo qual modo mi sentii sollevata quel giorno quando aprendo gli occhi capii di essere completamente sola. Poi il sollievo lasciò il posto a un senso di inquietudine quando mi ricordai che la sera prima c'era stato un party al quale non avevo voluto andare per paura del sovraffollamento e dal quale lui non era evidentemente ancora tornato. Il campanello suonò e senza rendermene conto corsi alla porta aprendola con foga, mi ritrovai faccia a faccia con Danny e mi sentii tanto stupida… Harry ovviamente non avrebbe mai suonato il campanello…

“Ti prego dimmi che hai qualcosa contro il mal di testa” mi disse con voce supplichevole mentre entrava in casa e si lasciava cadere a peso morto su una sedia della cucina appoggiando poi la testa sul tavolo

“Postumi da sbornia?” ridacchiai

“Già… devo smetterla… ogni volta stò peggio… credo che inizierò ad andare dagli alcolisti anonimi” il suo tono lamentoso e di autocommiserazione mi fece quasi uscire una sonora risata ma per non urtarlo cercai di reprimerla. Ogni sera usciva e ogni mattina era la stessa storia. Lo conoscevo da quasi due mesi e da quasi due mesi lo sentivo giurare e spergiurare che avrebbe smesso. Gli allungai una pastiglia con un bicchiere d'acqua e lo sentii mugugnare qualcosa come

“Tu si che mi capisci…”

A modo suo era tenero. Il vizio dell'alcol era un gran brutto vizio, probabilmente uno dei peggiori ma addosso a Jones non sembrava così male… Il campanello suonò nuovamente e la routine di casa Judd mi fece subito pensare a Dougie lo scrocca colazione ed infatti ci presi in pieno. Lui e Danny si scambiarono qualche battutina riguardo la sera precedente e poi Dougie disse

“Non dirmi che Hazza sta ancora dormendo!”

“Ehm…veramente non è proprio tornato”

“Ah…” sembrava perplesso

“Ti prego non dirmi che mi dovrei preoccupare…”

“No no…” capii che la sua perplessità non era dovuta all'assenza di Harry ma ad una specie di suo conflitto interiore riguardo alla possibilità di dirmi dove fosse Judd.

“Preoccuparti di cosa? Sarà da…” si intromise Danny ma Dougie lo zittì facendolo alzare dalla sedia.

“Su Jones è ora di andare!” e si diresse verso l'uscita trascinandosi dietro Danny

“Ma.. e la colazione?!”

“Tranquilla Sam!!! Ci arrangiamo per una volta…non è la fine del mondo!”
Qualunque cosa sapesse riguardo all'assenza di Harry era evidente che aveva deciso di non dirmela. Io me ne stavo ancora ferma in cucina mentre loro uscivano e sentii la voce di James provenire dall'ingresso

“Peeeeeeermesssooooo! Posso?”

“Certo…” gli urlai senza schiodarmi dalla cucina. Due secondi dopo me lo ritrovai davanti

“Dove stanno andando quei due?”

“Non ne ho idea… Dougie ha rifiutato la colazione…”

“Strano.. comunque… come va?”

“Bene… credo…”

“Credi?” si mise a ridere della mia espressione perplesse

“Si…cioè… si… stò bene!”

“Fantastico!”

“Com'è andato il party?” la buttai lì come se nulla fosse

“Alla grande! Un po' troppi fotografi curiosi in giro ma per il resto… alla grande! Dovresti smetterla di fare l'asociale e unirti a noi sai?”

“La prossima volta magari…”

“Guarda che me lo segno! Guai a te se mi bidoni” rise

“Danny era in preda ai postumi da sbornia”

“Sai che novità” replicò senza smettere di ridere

“Fatto incontri interessanti?”

“No… periodo di magra ultimamente… non mi si fila nessunaaaaa - fece finta di mettersi a piangere – non ho mica il sex appeal di Judd io!” aggiunse continuando a simulare un pianto disperato. Quelle parole mi fecero.. male. Compresi tutto ad un tratto perché Harry non era tornato a casa… che stupida che ero! Eppure era così ovvio… Harold Mark Christopher Judd il bellissimo, secsissimo e perfettissimo batterista dei McFly. Figuriamoci! Chissà quante donne aveva ai suoi piedi… Quando scoprii che non aveva la ragazza mi ero messa l'anima in pace ma il fatto di non averne una fissa non escludeva averne mille occasionali sparse per il mondo. Sentivo che stava per crollarmi addosso qualcosa di più pesante del mondo e questa mia reazione non mi piaceva per niente. Cercai di autoconvincermi che era solo un senso di iperprotezione nei confronti di qualcuno a me caro. James aveva smesso il suo finto pianto e mi guardava divertito

“Darei la vita per sapere quali strani giri mentali stanno facendo i tuoi neuroni quando hai quell'espressione stampata in faccia” il tono con il quale lo disse mi fece scoppiare a ridere e per il momento decisi di archiviare la questione.

“Uh… prima che i tuoi neuroni riprendano i giri mentali… ero venuto a farti una proposta indecente!” sogghignò

“Interessante…”

“Non ti immagini nemmeno quanto” continuava a sogghignare e lo fissavo impaziente, l'esperienza mi aveva insegnato che le sue “proposte indecenti” di solito comprendevano una dose incredibile di divertimento. Lui si tolse dalla tasca un pezzo di carta e cominciò a rigirarselo fra le mani con estrema lentezza…

“Eddaaaaaai!” tentai di strapparglielo di mano ma lui fu più svelto di me e si alzò impedendomi di afferrarlo. Ciò che ne seguì fu un buffo inseguimento per la cucina che terminò con lui spalle contro al forno e me trionfante perché non aveva via di scampo.

“Non creda di aver vinto signorina! Le ricordo che sono un bel pezzo più alto di lei” ridacchiò mentre tirava su il braccio metterndo l'oggetto del mio desiderio fuori dalla mia portata. Feci una faccia imbronciata

“Mi spiace ma non attacca con me… resta imbronciata finchè ti pare” continuò a ridacchiare. Non potevo dargliela vinta così… prendendo come punto d'appoggio la sua spalla feci un bel salto e gli strappai di mano il pezzo di carta.

“Ma… è solo il ticket per una consumazione gratuita!”

Lui era piegato in due dalle risate

“Guarda che io non avevo detto che ciò che tenevo in mano centrasse con la mia proposta indecente… sei tu che l'hai pensato” poco ci mancava che si mettesse a rotolare in terra dal ridere vedendo la mia espressione indignata. Si mise la mano di nuovo in tasca e ne tirò fuori qualcos'altro, una specie di tesserino, e me lo porse. Io rifiutai sdegnata e lui, ricominciando a ridere, mi disse

“Guarda che non morde…”

“Se è un altro scherzo giuro che…” gli puntai il dito contro e lui mi prese la mano e intrecciò le sue dita alle mie

“Giuri che…?” sussurò

“Giuro che….” Il mondo intorno a me girava sempre più velocemente, la sua vicinanza mi stava inibendo ogni facoltà mentale e lui soddisfatto della mia non-minaccia mi lasciò la mano e si allontanò. Cercai di tornare in me e guardai il tesserino che avevo fra le mani. Impiegai un attimo a comprendere cosa fosse. Ma quando lo compresi… gli saltai al collo dalla gioia! Era un pass vip per il Cirque du Soleil che in quei giorni faceva tappa proprio a Londra. Avevo sempre sognato di andarci, era arte allo stato puro e io lo adoravo!!!! Ma i biglietti costavano troppo e in più si esaurivano subito e così avevo tentato di allontanare dalla mia mente la sua tappa londinese.

“Steve era riuscito a procurarsene tre, uno per me, uno per lui e uno per la sua ragazza ma lei non può venire e così ho pensato che magari a te sarebbe piaciuto” disse tutto compiaciuto mentre ricambiava il mio abbraccio. Io mi staccai incredula

“STEEEEEVE???? STEVE COME STEVEN RUSHTON???”

“Si…”

“A STEVE PIACCIONO QUESTE COSE?????”

“Ammetto che non ha proprio la faccia di uno che apprezza questo genere di cose ma… si le apprezza” si mise a ridere di nuovo

Ci salutammo dandoci appuntamento un paio di ore dopo e mentre mi vestivo mi rivissi al rallentatore tutto: io che mi appoggiavo alla sua spalla per rubargli il pezzo di carta di mano. Lui che mi prendeva la mano. Io che lo abbracciavo felice. Lui che ricambiava l'abbraccio. Solo in quel momento realizzai. Avevo avuto uno stretto contatto fisico con James. James non era Harry. Non mi aveva dato fastidio anzi mi era… piaciuto. Era la prima volta che capitava da quel giorno maledetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

5.

(pov Hazza)

Avere Sam in giro per casa era fantastico! Più i giorni passavano e più lei sembrava riprendersi e io continuavo molto più serenamente di prima le mie attività con la band di cui la rendevo partecipe e delle quali sembrava entusiasta. Quella sera eravamo stati invitati all'ennesimo party, era il compleanno della moglie di uno dei nostri produttori e quindi eravamo moralmente obbligati a presenziare. Non che la cosa ci dispiacesse, fra tutti e quattro non so chi fosse l'animale da festa peggiore… diciamo che Danny e Dougie si contendevano la corona. Per l'ennesima volta Samantha si rifiutò di venire e, nonostante ci fossero in lista anche James e gli altri non ci fu verso di convincerla. Le creava disagio l'idea di trovarsi in una sala strapiena di gente sconosciuta e così decisi di non insistere troppo. Quando io e i ragazzi arrivammo al party era abbastanza tardi perché ci eravamo fermati a farci un mega aperitivo in un altro locale e quindi la festa era già nel suo pieno svolgimento… non potevamo chiedere di meglio! Dopo il consueto giro di saluti e le consuete foto di rito per i fotografi ci buttammo nella mischia e fra una birra e un po' di stupidate il tempo passò in fretta e la sala cominciò a svuotarsi e anche Tom e la sua ragazza Giovanna ci salutarono. Fu allora che la vidi. Julia. Mi dava le spalle ma la sua silhouette era inconfondibile, alta, slanciata, curve perfette e con quel vestito color porpora che le lasciava le spalle scoperte e i lunghi capelli castani che le ricadevano su queste ultime… la donna perfetta per mandarti gli ormoni in subbuglio. Non per niente faceva la modella… Lasciai Danny e Dougie al loro destino alcolico e mi diressi verso di lei con calma, aspettando che si liberasse dalla gente con la quale stava parlando. Non appena fu sola mi avvicinai e le sfiorai il collo da dietro

“Buonasera”

Lei si voltò verso di me e il suo profumo mi inebriò completamente… quanto era sexy, anche più del solito.

“Ma guarda chi si vede… il mio batterista sexy preferito” sussurrò lei mentre mi dava un bacio sulla guancia pericolosamente vicino alle labbra. In realtà come persona non era nulla di che, la classica modella tanto bella quanto tonta ma dio solo sa quanto valeva a letto. Ed in fondo io ero pur sempre un uomo e avevo le mie esigenze… che male c'era a divertirmi un po'?

“Come va cara?”

“Ti interessa davvero?” mi sorrise in modo malizioso ed era inutile mentire, conoscevamo entrambi la verità.

“No” mi grattai la testa e lei rise

“Allora Harold… ti stai divertendo?” mi fece impressione sentirmi chiamare col mio nome completo sebbene Julia l'avesse sempre fatto. Lo pronunciava con una inclinazione così densa di sensualità che mi faceva morire… ma allora perché stavolta non mi piacque? Forse poichè nessuno mi chiamava Harold a parte Samantha quando era arrabbiata, nemmeno i miei genitori credo mi avessero mai chiamato così. Già…Sam…Oh ma che andavo a pensare? In fondo non avevo alcun obbligo nei suoi confronti da quel punto di vista.

“Si, gran bella festa e l'after si prospetta ancora meglio” ora anch'io sorridevo maliziosamente e lei sembrava compiaciuta. In quel momento arrivarono un paio di fotografi rompiscatole che volevano qualche scatto di Julia e così la lasciai a loro non prima di essermi sentito dire un

“Magari ci si vede più tardi” che era tutto un programma.

Tornai dai miei amici tutto soddisfatto e Poynter prese subito a fare commentini

“Ti aspetta una notte focosa eh?”

“Non ti immagini nemmeno quanto” replicai tutto soddisfatto.

Julia aveva cinque anni più di me, ci eravamo conosciuti ad un party sette mesi prima e nel giro di mezz'ora finimmo a farlo sul divanetto dell'ufficio del proprietario del locale. C'era subito stata moltissima attrazione fisica fra noi due ed in seguito ci imbarcammo in una storia di puro sesso casuale. Puro sesso perché effettivamente parlando fra noi non c'era e non ci sarebbe mai potuto essere null'altro. Casuale perché succedeva quando ci incontravamo per caso, come quella sera. Io non avevo il suo numero e lei non aveva il mio ed entrambi eravamo felici così. Solo due mesi dopo averla conosciuta scoprii che era sposata ma la cosa mi importava poco. Il classico matrimonio di convenienza fra la giovane modella in erba e il suo ricco, vecchio e prestigioso manager. Chissà quante donne sparse per il mondo aveva lui e quanti uomini lei… lo squallore della vita di una star. Per me invece era diverso: ero giovane, libero come l'aria e con nient'altro in testa se non la voglia di divertirmi… e lei era una dea sotto le coperte.

Quando Danny e Dougie decisero che era ora di levare le tende li seguii ma invece di salire sul loro taxi me ne rimasi là fuori, un po' in disparte, seduto sul marciapiede a fumarmi una sigaretta. Capii che lei si trovava alle mie spalle perché all'odore del tabacco si era mischiato il suo dolcissimo profumo ma feci finta di niente e continuai imperterrito a fumare fino a quando non sentii la sua mano scompigliarmi i capelli.

“E' maleducazione ignorare una signora” sospirò. Io sorrisi ma lei non poteva vederlo dato che le davo le spalle e continuai ad ignorarla fino a quando non terminai la sigaretta poi, con lentezza misurata, mi alzai e mi voltai fissandola negli occhi. Le cinsi il fianco con la mano e feci per attirarla a me quando lei mi fermò

“Non qui Harold… troppi sguardi indiscreti”

Ci allontanammo quanto bastava per non destare sospetti e poi proposi di chiamare un taxi per andare a casa sua.

“No, Jared è a casa… non mi sembra proprio il caso. Andiamo da te per una volta”

Cazzo! Jared era il suo manager / marito e di solito era sempre in giro per affari. Lei si accorse che la notizia non mi era andata molto a genio…

“Qualcosa non va…Harold?”

“Non chiamarmi Harold per favore”

“Perché no?” mi chiese stupita

“Mi da fastidio”

“Non te ne ha mai dato”

“Ora mi da fastidio”

“Come vuoi… HARRY” l'atmosfera si stava scaldando ma non nel senso che volevo io…

“Scusa…” tentai di rimediare

“Ma no che vuoi che sia…” era evidente che si era risentita

“Ok andiamo in un bell'hotel!”

“Come scusa?”

“Se non possiamo andare a casa tua andiamo in hotel…tranquilla pago io” dissi spingendola nel taxi.

“Non è più semplice casa tua?”

Oh certo! Semplicissimo andare a casa mia e spiegare a Sam chi, o meglio “cosa”, fosse Julia e il perché si trovava lì e di conseguenza perché lei doveva levare le tende per una notte. E poi chissà che avrebbe pensato… che sono una pessima persona, un puttaniere, un poco di buono e… ok basta non ci volevo nemmeno pensare! E non capivo perché me ne dessi tanto pensiero, in fondo era la mia vita non quella di Sam.

“Haro…Harry?” il tono stizzito di Julia mi riporto alla realtà

“Ehm..no.. non è semplice casa mia”

“Perché no?”

“Perché… c'è Dougie! Dougie che… sta con una tipa ecco” lei mi fissò con uno sguardo che sembrava dire “si e io sono Peter Pan” ma per fortuna decise che finire a letto con me era più importante del dove e del perché e rivolgendosi al taxista disse

“Ci porti all'Holiday per favore”

L'Holiday?! Altro che lasciar perdere… aveva deciso di farmela pagare in grande stile dato che una camera in quell'hotel veniva a costare un occhio della testa. Per amore della pace non dissi niente ma notai il suo sguardo trionfante mentre l'addetto alla reception in hotel snocciolava i prezzi delle varie stanze. Manco a dirlo lei optò per una suite, non mi restava che pregare perché il nostro prossimo singolo vendesse più di tutti gli altri messi insieme... Da lì in poi però le cose iniziarono ad andare bene: la Jacuzzi con le bolle di schiuma profumata che arrivavano al soffitto, lo champagne e Julia… sembrava di stare in paradiso. Quando finiti i “convenevoli” finalmente ci sdraiammo sul morbido materasso ricoperto da lenzuola di seta dimenticai tutto e tutti, la sua pelle candida, le sue labbra carnose, le sue gambe lunghe e sensuali… una grandissima nottata.

La mattina dopo mi svegliai accanto a lei e la prima cosa che pensai fu “WOW!” ripensando a ciò che era successo poche ore prima. La seconda fu “Ehm…” e la terza “perché mi sento così di merda?”. La risposta ce l'avevo accanto a me. Una donna bellissima e perfetta. Ma per quanto fosse bella e perfetta non era niente in confronto alla mia Sam. Svegliarmi vicino a lei anche se la notte l'avevamo passata a dormire e basta, era molto più “wow”. Sconfortato da quella presa di coscienza mi alzai, mi rivestii e uscii dalla stanza senza nemmeno prendermi la briga di svegliare Julia o lasciarle un bigliettino. Non le dovevo nulla. E dire che poche ore prima avevo pensato la stessa identica cosa di Sam… a lei in realtà dovevo tutto anche se a volte mi riusciva difficile ammetterlo. Forse perché ammettere questo significava dover ammettere anche che in fondo io la… scacciai il pensiero dalla testa e scesi alla reception per saldare il conto. Magari più tardi sarei andato a donare un rene o mezzo fegato per risanare il mio conto in banca…

Tornai a casa a piedi e quando entrai nel mio appartamento capii subito che Sam era uscita. In cucina trovai un bigliettino con scritto “hey Judd io sono fuori con Steve e James, non aspettarmi in piedi caro :-P”

“Dannato, dannatissimo Bournio! Ma che ti vada male pure con i SoD” fu ciò che pensai.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

6.

(pov Sam)

Ero troppo su di giri all'idea di passare la giornata con James e Steve al Cirque du Soleil!!! Passai mezz'ora a svuotare l'armadio alla disperata ricerca di qualcosa di veramente “yeah” da mettere ma poi decisi che “me stessa” era il mio look migliore e così via di converse, gonna di jeans e felpa a righe della converse. Poi giù di corsa per le scale in fondo alle quali ci trovai i ragazzi

“Sono in ritardo?”
“Ma noooo tranquilla!” mi rincuorò James dandomi una pacca sulla spalla

Uscimmo e Steve propose un giro in centro, in fin dei conti lo spettacolo era previsto per la sera ed erano solamente le dieci di mattina... la sua proposta venne accolta da tutti noi con entusiasmo. Ci facemmo un bel giro shopping a Carnaby street, adoravo quel posto ci si trovava veramente di tutto!!! Tirammo l'ora di pranzo e poi ci buttammo nel primo McDonald che trovammo e qui fu il delirio… un gruppo di ragazzine appena uscite da scuola andarono in iperventilazione alla vista dei ragazzi e io mi sentii chiedere se per caso ero la sorella di Bournio con Steve che rispose di si al posto mio e queste che si volevano fare a tutti i costi la foto anche con me… passato il momento con le fans ci buttamo a capofitto nei nostri BigMcMenù con Rushton che riuscì a sporcarsi tutto mentre tentava di mettere il ketchup sulle patatine e per vendetta nei confronti di James che lo sfotteva a manetta tentò di imbrattare anche lui ma con scarsi risultati. Alla fine si chiuse in bagno a tentare di recuperare il salvabile lasciando me e Bourne soli soletti.

“Stiamo migliorando eh?” la butto lì come se nulla fosse ma compresi subito che si riferiva ai contatti fisici

“Già…” non volevo dirgli apertamente che era LUI che mi ispirava una fiducia pazzesca e così rimasi sul vago

“Ma è solo con me o in generale?” opsss… beccata

“Ehm…” a questa mia risposta sorrise

“In un certo senso mi sento lusingato”

Steve per fortuna tornò troncando lì quella che poteva diventare una conversazione decisamente imbarazzante… Finimmo di mangiare e poi ci sedemmo in riva al fiume a cazzeggiare per tirare sera. I discorsi senza senso del Rushtonaiter erano uno spettacolo, peccato non avere a portata di mano un registratore per immortalarli… Verso ora di cena ci infilammo di nuovo al McDonald e la conversazione fu tutta incentrata sui suoi capelli, voleva cambiarsi il colore del ciuffo ma non sapeva decidere la gradazione. Quando James lo mandò affettuosamente a quel paese lui rispose

“Certo è facile per voi… biondi e mori, siete monotoniiiiiii”

Io sprofondai in un mare di rossore, mi faceva sempre sentire in imbarazzo quando qualcuno ricordava che avevo i capelli identici a James in sua presenza… fra l'altro quest'ultimo era l'unico che ancora non mi aveva fatto la fatidica domanda “ma ce li hai così per via di Bournio?”, e per quanto io negassi spudoratamente nessuno mi credeva mai.. Finita la cena ci dirigemmo finalmente verso il luogo dello spettacolo e cavoli! non appena varcammo la soglia del tendone sembrò di entrare in un altro mondo… Ne avevo sentito parlare moltissimo, avevo visto vari spettacoli in tv e su internet ma mai avrei immaginato che dal vivo potesse essere così tanto suggestivo. Quelli che avevamo davanti non erano semplici acrobati… erano artisti con la A e anche tutte le altre lettere in maiuscolo. Guardai rapita tutto lo spettacolo senza perdermi mezza mossa di ciò che succedeva di fronte ai miei occhi e solo verso metà mi accorsi che James mi stava tenendo la mano… Da quanto tempo stavamo così? Probabilmente da quando le luci si erano spente… era tutto così romantico… io, lui, le luci soffuse, il Cirque du Soleil… gli strinsi la mano tentando di fargli capire che mi faceva piacere quel contatto e anche se non ero girata verso di lui capii che stava sorridendo. Alla fine, quando le luci si riaccesero e la magia esaurì il suo effetto Steve propose di far valere i nostri pass fino in fondo ed andare a fare un giro nel dietro le quinte per conoscere e congratularci di persona con gli attori di quella magnifica serata e così facemmo. Io me ne stetti abbastanza in disparte in realtà, stringere mani e abbracciare sconosciuti era ancora troppo per me e James mi aiutò nella mia impresa di evitare simili contatti senza sembrare maleducata. Quel ragazzo era un vero tesoro!

Al ritorno Rushton voleva prendere un taxi ma Bournio mi propose di farci una passeggiata a piedi sostenendo che perdersi Londra di notte era un'eresia e così lo salutammo e rimanemmo soli. Impiegammo il triplo del tempo dovuto a giungere alla meta, ad ogni panchina ci fermavamo e passavamo del tempo seduti a parlare, a scherzare, a raccontarci di noi e cose così con lui che mi teneva a tratti per mano ed a tratti sottobraccio. Quando arrivammo a casa passammo un'altra mezz'ora buona seduti fuori sul marciapiede a chiacchierare ma alla fine l'ora tarda e il freddo ci obbligarono moralmente ad entrare. Io chiamai l'ascensore

“Io vado su a piedi” mi disse lui lasciandomi la mano

“Uh.. ok..” ero un po' delusa dovevo ammetterlo.. avrei voluto rimandare il più possibile il momento dei saluti

“Comunque è stata una bella giornata”

“Già..”

L'ascensore si aprì di fronte a noi e io, seppur controvoglia, ci entrai. Lo salutai con la mano mentre le porte si richiudevano e… lui blocco le porte con la spalla, cacciò dentro la testa e mi diede un bacio a stampo sulle labbra, poi si ritrasse e le lasciò chiudersi. Fu un attimo ma mi sollevò un turbinio pazzesco di emozioni… quando uscii dall'ascensore camminavo due metri da terra e non vedevo l'ora di raccontare tutto ad Harry. Appena entrai in casa lo trovai ancora in piedi ad aspettarmi

“Non che siano affari miei ma…dove sei stata?”

“A vedere lo spettacolo del Cirque du Soleil, non hai idea di quanto sia stato grandioso” gli risposi piena di entusiasmo

“Ma ti pare l'ora di tornare?” solo allora percepii il tono stizzito della sua voce

“Ma..”

“Ma un corno, ero preoccupato!”

“E io cosa dovrei dire allora? Ieri non sei proprio tornato TU!” spiazzato da questa mia affermazione mi fissò un attimo indispettito

“E' diverso…”

“Come scusa…?”

“Io… io… è diverso è basta! Mica sono uscito con James IO!”

“E io mica mi sono fatta la prima che passava… IO!”

“E tu che ne sai del perché non sono tornato?”

“Non sono mica scema sai?”

“Ma davvero? Sempre meglio Julia di… Bourne”

“Ah si chiama Julia?” lo vidi mordersi il labbro come faceva quando si rendeva conto di aver parlato troppo

“Non sono cazzi tuoi”

“Beh… nemmeno James sono cazzi tuoi allora”

“Fa come ti pare”

“E infatti lo faccio”

“Bene”

“Bene”

“Io dormo sul divano” esclamammo all'unisono e ci lanciammo entrambi sul divano tentando di occuparlo per primi. Ci arrivammo contemporaneamente…

“Io non mi sposto”

“Nemmeno io caro Judd”

“Bene”

“Bene”

E alla fine ci addormentammo di nuovo insieme. E con mio grandissimo disappunto non riuscivo a capire se il batticuore che sentivo era merito della giornata con Bournio o colpa della vicinanza di Judd.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

7.

(pov Harry)

Mi svegliai tutto indolenzito e mi resi conto che avevo dormito tutta notte seduto sul divano in una posizione scomodissima… accanto a me c'era Sam che dormiva bella pacifica e beata come se nulla fosse successo e per giunta sembrava comodissima. Dannazione a Bourne!

Mi alzai, andai a sciacquarmi la faccia e poi in cucina a cercare qualcosa da mettere sotto i denti per colazione. Mi scappò l'occhio sull'orologio e notai che erano quasi le 11, forse era meglio cercare direttamente qualcosa per il pranzo… Anche Sam si era svegliata ed entrò in cucina strofinandosi gli occhi

“buongiorno” mi disse fra uno sbadiglio e l'altro

“Si proprio una gran giornata” bofonchiai io. Lei mi fisso un attimo e poi mise il broncio

“Non dirmi che sei ancora arrabbiato! Con che diritto poi!!!”

“Oh ma che vuoi? Se mi gira di arrabbiarmi mi arrabbio ok?”

“Bambino dell'asilo…”

“Senti chi parla… miss “mi voglio mettere col mio mito adolescenziale””

“Sempre meglio di mister “stò con Julia e me la faccio quando mi pare senza problemi””

“Ma se non sai nemmeno chi è… e comunque io e lei non stiamo insieme”

“Ah no?”

“No”

“Solo sesso insomma”

“Già”

“Puttaniere”

“Come?”

“Ho detto che sei un puttaniere. In realtà ne ho sempre avuto il sospetto… sei troppo bello per essere sempre single, è ovvio che hai il tuo giro di… di… ragazze da marciapiede?”

“Ma quale giro! E comunque Julia non è una ragazza da marciapiede è una modella in erba” la vidi sgranare gli occhi

“Aspetta… tu non stai parlando di QUELLA Julia…vero?”

“Quella quale?”

“Quella che si è sposata col suo manager vecchio ma pieno di soldi da far schifo… ne avevo sentito parlare un po' di tempo fa… che squallore! Aspetta si chiama… Davies! Julia Davies!!!! – le bastò guardarmi per capire che ci aveva preso in pieno – NON CI POSSO CREDERE!!! Hai una tresca con quella!!! Ma…ma… E' SPOSATA!!!!”

“Cazzi miei”

“E lui non ti ha ancora beccato e riempito di botte per esserti fatto la sua giovane sposa dalle curve da favola?”

“Cos'è una scenata di gelosia questa?”

“Spero che ti becchi presto”

“Quindi sei gelosa”

“E che ti faccia riempire di botte dai suoi scagnozzi”

“Gelosa!”

“E che i tuoi produttori ti licenzino perché ti avranno sfigurato la faccia e non servi più a niente”

“Perché non ammetti di essere gelosa invece di farfugliare cose senza senso?”

“Gelosa delle curve di quella? Magari è tutta rifatta… no grazie stò bene così”

“Gelosa che lei ha avuto l'onore di dividere il letto con me e tu no”

“Io ho avuto l'onore di baciare James Elliot Bourne e, senza offesa, credo sia stato molto meglio che fare sesso con te”

“L'HAI BACIATO?”

“Beh si… cioè… tecnicamente lui ha baciato me… comunque era un bacio”

Dannato Bourne!!!!! La voglia di andare a prenderlo a pugni salì alle stelle.

“Zoccola”

“Eh???!!!”

“Se io sono un puttaniere tu allora sei una zoccola…”

“Io non ho storie di solo sesso con nessuno caro mio”

“Oh certo come no… ieri era un bacio, oggi chissà cosa sarà! Con Bourne poi… ah si hai ragione… zoccola non è la parola giusta… il termine giusto è GROUPIE!”

“Tu sei tutto pazzo! E per fortuna che ero io quella ricoverata in psichiatria!”

Il campanello interruppe il nostro asurdo litigio e lei corse ad aprire speranzosa di ritrovarsi Bournio di fronte. Io, che aspettavo un amico, sapevo benissimo chi ci aveva suonato ed ora aspettavo impaziente la sua reazione... 3...2...1...

"AAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHH"

sentii la porta richiudersi violentemente e lei piombò come una furia in cucina

"C'è...c'è...CHARLIE SIMPSON ALLA TUA PORTA!!!!"

"E...allora?" le chiesi con aria di nonchalance

“E allora?!?!!!! Cosa ci fa quello sulla porta di casa tua?” era sconvolta.. bene le stava!

“Sai.. è mio amico.. molto più del tuo caro Bourne, è sulla porta di casa mia perché l'ho invitato io”

“COSA????” sempre più sconvolta

“Sai Samantha… spero proprio che tu non abbia chiuso la porta in faccia al mio ospite” le dissi nel modo più sgarbato possibile mentre andavo a riaprire la porta al povero Charlie e lo facevo entrare.

“Scusa Charlie, ci hai presi in un momento un po' così…” gli dissi mentre lo facevo entrare. Sam mi aveva seguito e lo guardava allibita mentre entrava in casa e le passava di fronte fermandosi

“Noi non ci conosciamo vero? Charlie Simpson, piacere” le porse la mano… Lei si ritrasse come se avesse davanti un appestato

“Lo so benissimo chi sei!!!! FIGLIO DI…” la fermai in tempo prima che desse sfogo al fiume di insulti che aveva accumulato negli ultimi due anni in previsione del momento in cui se lo sarebbe ritrovata di fronte. La trascinai in cucina scusandomi con Charlie e mi richiusi la porta alle spalle

“Se vuoi prendertela con lui lo fai fuori da casa mia ok? Ti ripeto che è mio amico”

“Che amici del cazzo che hai!”

“Già hai ragione… ho proprio degli amici del cazzo, e la prima della lista ce l'ho di fronte!” mi morsi la lingua ma era troppo tardi, ormai l'avevo detto. Il punto era che non lo pensavo minimamente, la classica frase ultra acida che ti esce quando sei arrabbiato e ferisce a morte il tuo interlocutore… Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime e tentai di abbracciarla

“Sam scusa non…” lei mi spinse via

“NON MI TOCCAREEEEEEEE!” e scappò via.

“Brutto momento eh?” Charlie mi aveva raggiunto in cucina dopo essere stato travolto da Sam che scappava fuori casa…

“Già…”

“E' lei la ragazza di cui mi dicevi al telefono”

“Si..”

“Carina”

“Carina? E' una dea… ed era la MIA dea fino a quando non ci si è messo di mezzo quel cretino di James”

“Che centra James?”

“Ci prova come non so cosa…”

“Se invece di fare il geloso e spararle addosso cattiverie gratuite le dicessi chiaro e tondo cosa provi per lei magari…”

“Avrei dovuto farlo anni fa… ormai…”

“Da quando sei così rinunciatario?”

“Senti stiamo parlando di James! Tu non hai idea della venerazione che lei ha per quel tizio… Anch'io se mi ritrovassi davanti... non lo so… la Lohan! Non riuscirei a resistere… l'ho già sperimentato sulla mia pelle”

“Oggi come oggi resisteresti eccome visti i precedenti” si mise a ridere

“Si ma la prima volta mi sono lasciato usare come un cretino”

“E credi che Samantha si stia facendo usare da James come una cretina?”

“Ne sono fermamente convinto”

“Ma lui non è tipo da usare le persone”

“Lui non sarà tipo da usare le persone ma lei non è attratta da lui…cioè…forse lo è ma solo per quello che lui rappresenta! Non fosse James Bourne ex Busted non lo degnerebbe di uno sguardo, ci metto la mano sul fuoco. Lei vuole me! Solo che è troppo scema per capirlo”

“Se tu vuoi lei e lei vuole te mi spieghi perché non te la prendi allora?”

“Te l'ho detto prima… ormai è tardi”

“Mi sa che nemmeno tu scherzi in quanto a scemenza Judd…” sospirò lui e con quelle parole si chiuse l'argomento.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

8.

(pov Sam)

“Già hai ragione… ho proprio degli amici del cazzo, e la prima della lista ce l'ho di fronte!”

Questa frase mi aveva ferita più di ogni tipo di violenza fisica, più di qualunque altra cosa. Nella mia vita avevo avuto soltanto una certezza e questa portava il nome di Harold Mark Christopher Judd ma ora mi rendevo conto che andando avanti di questo passo l'avrei perso. Quando scappai via da casa sua fui tentata di correre a piangere da James ma poi mi resi conto che non potevo andare da lui a sfogarmi per il fatto che non sapevo fare chiarezza su cosa provassi realmente per Harry e così passai la giornata vagando senza meta per Londra. Quando tornai a casa era ormai sera e la trovai vuota… Hazza quella notte non tornò a casa e lo stesso fece la notte seguente. Quando dopo due giorni lo vidi rispuntare non ebbi la forza di chiedergli niente e a parte “Ciao” non ci dicemmo null'altro. Nei giorni seguenti le cose non migliorarono affatto, sembravamo separati in casa: ci rivolgevamo la parola solo se era strettamente necessario, non mangiavamo insieme e non dormivamo più insieme. Non facevamo più niente insieme. Lui passava i ¾ del suo tempo fuori casa, spesso la notte non tornava oppure rincasava tardissimo ed io dal canto mio cercavo di tenermi occupata il più possibile per non pensarci. Cominciai ad uscire sempre più spesso con James ed in breve ci mettemmo insieme. Ogni volta che tornavo da un appuntamento con lui sentivo su di me lo sguardo accusatore di Harry e lo stesso credo che sentisse lui da parte mia ogni qualvolta usciva e rientrava la mattina dopo. Era una situazione assurda, io gelosa di lui e impegnata con James, lui geloso di me ed impegnato con mille donne diverse… e la cosa più brutta era che nessuno dei due accennava a volerlo ammettere e così ci trovavamo in una situazione di stallo. Alla stessa maniera entrambi eravamo troppo orgogliosi per ammettere pubblicamente i nostri sbagli e andare a scusarci l'uno con l'altra. E così a tutti gli effetti quel fantomatico litigio rimase la nostra ultima conversazione per molti mesi…

Poi arrivò quel giorno. Stavo seduta in cucina con James, stavamo chiacchierando del più e del meno di fronte a un'invitantissima torta al cioccolato e vaniglia, quando il campanello suonò. Harry era alle prove con Danny, Tom e Dougie per cui non poteva essere che un altro Son of Dork e all'unisono urlammo “Entra pure è aperto!!” e poi tornammo a concentrarci sulla torta mentre l'ospite entrava. Ancora prima di vederlo capimmo che era Dave, stava chiacchierando amabilmente con un'altra persona che gli stava dicendo “Forse è meglio se aspetto fuori mentre tu introduci la mia presenza…” e lui rispose “Ma no si figuri!!! Sono convinto che sarà felicissima di vederla!” e lo sconosciuto replicava “Ho le mie riserve su questo…”. In realtà feci caso distrattamente a quel dialogo ed ero troppo presa dalle mie cose per ascoltare la vocina dentro di me che diceva “Sam attenta, tu la conosci fin troppo bene la voce del misterioso accompagnatore di Dave”. Fatto sta che quando entrarono in cucina mi si gelò il sangue nelle vene. David, ignaro di tutto, saltellò verso di me e dopo avermi abbracciata esclamo tutto felice

“Hey Sam guarda chi è venuto a trovarti!”

James ingoiò il pezzo di torta che aveva in bocca e si alzò cortesemente a salutare e ad informarsi sull'identità del signore che avevamo di fronte. Io stavo ferma immobile sulla sedia, incapace di parlare, incapace di avere qualunque reazione. In un attimo mi tornò addosso tutto ciò che avevo cercato di seppellire negli ultimi tre anni e mezzo e la mia mente rivisse passo dopo passo quell'incubo.

“Dove sei stata?”

“Al centro commerciale”

“Magari con Harry…”

“Ovviamente! Con chi altri se no?”

“Ma toglimi una curiosità… ti diverti tanto a fare la puttanella di Judd?”

Quella domanda mi lasciò interdetta e fissai Chris convinta che fosse una battuta…pessima ma pur sempre una battuta

“E' inutile che mi guardì così.. vuoi farmi credere che non ci sei mai andata a letto?”

“Ma stai scherzando? Io e Harry? Devi essere ubriaco…”

Ed in effetti lo era perché quando si alzò dal divano e mi venne vicino sentii una forte puzza di alcol.

“Sai cosa è successo? Katie mi ha mollato! Dopo DUE ANNI E MEZZO. Mi ha mollato. E io sono qua a disperarmi e a chiedermi cosa cazzo ho fatto di male per meritarmi di innamorarmi di una ragazza che mi ha cornificato mille volte e…”

“Mi spiace…” mi spiaceva sul serio. Sapevo quanto mio fratello amasse Katie ed era stato proprio il suo amore ad impedirgli di lasciarla nonostante i ripetuti tradimenti

“Ma davvero? E ti aspetti che ci creda? Mi hai sempre detto che dovevo mollarla… ora che LEI ha mollato ME dovresti essere felice” mi diede uno spintone fortissimo ed andai a sbattere contro la ringhiera delle scale che portavano di sopra.

“Ma sei pazzo? Io ti dicevo di mollarla solo perché ti stavi solo facendo del male non perché avrei provato chissà che strano piacere sadico a vederti in questo stato! - mi si avvicinò e mi prese per il braccio, me lo strinse fortissimo – mi stai facendo male…”

“non me ne fotte un cazzo se ti faccio male anzi, sai che ti dico? Te lo meriti di provare dolore, tu e la tua vita tutta perfetta!”

“Ma quale vita perfetta?”

“Chiedi anche quale? – mollò la presa sul braccio e mi diede un altro spintone facendomi cadere su uno scalino e battere la testa su un altro – tutte puttane alla stessa maniera voi ragazze… Comodo avere un ragazzo che non è il tuo ragazzo che però te lo da quando vuoi eh?” iniziava a farmi paura e non capivo il senso dei suoi discorsi. Lui per primo aveva sempre appoggiato la mia amicizia con Hazza, sapeva il bene che gli volevo e sapeva anche quanto bene voleva lui a me e per finire… sapeva meglio di chiunque altro che non c'era mai stato nulla di quel genere fra noi due. Era arrabbiato ok ma attaccarmi così con tutte quelle cattiverie gratuite mi sembrava ingiusto.

“Ma si può sapere che ti prende?” ero ancora in terra appoggiata sulle scale e sentivo che le lacrime iniziavano a bagnarmi il viso. Come tutta risposta alla mia domanda mi arrivò un calcio in pancia.

“E' inutile che piangi, non me la dai a bere sai? So come siete fatte voi donne…”

Stavo inziando a capire. Stava sfogando su di me tutta la frustrazione che provava per una storia iniziata male, proseguita peggio e finita altrettanto male. Continuò ad accusarmi di cose senza senso e ad accompagnare le sue accuse con calci, sberle e quant'altro, sentivo che mi scendeva sangue dal naso, sentivo in bocca il suo sapore… e non potevo fare nulla. Ero completamente impotente. Alla fine, per coronare la sua opera di distruzione su di me e vendicarsi così di tutto il male che una ragazza gli aveva fatto mi stuprò. In seguito uscì di casa come se nulla fosse, lasciandomi lì piena di lividi, ricoperta di sangue e totalmente incapace di reagire. Non so nemmeno io quanto tempo passai da sola, l'unica cosa che so è che fu Harry a trovarmi. Stavo seduta sul pavimento e mi tenevo strette le ginocchia quando lui entrò… era abituato a non suonare, entrava e usciva da casa mia come gli pareva e lo stesso facevo io a casa sua.

“Saaaaam, devo assolutamente raccontarti cosa mi è successo mentre tornavo a casa!!!!” stava dicendo tutto contento mentre entrava. Poi mi vide. Cerco di ripulirmi un po' dal sangue che avevo in faccia e poi mi portò di corsa in ospedale. Qua arrivarono anche mio padre e la polizia che era stata chiamata dai medici perché era evidente che avevo subito violenza e la cosa andava denunciata. Ovviamente non denunciai un bel niente… Harry accanto a me pensava a mille modi diversi per uccidere lentamente e dolorosamente Chris ma io lo supplicai di lasciar perdere. La verità era che avevo sempre voluto un bene dell'anima a mio fratello e nemmeno in quel momento riuscii ad odiarlo. Quando mio padre arrivò mi accusò di essere stata io a provocare Chris e disse che ero la vergogna della famiglia ed una specie di mostro se ero riuscita a scatenare una simile reazione da parte di una persona come lui. Harry per poco non lo prese a pugni e lui si affrettò a lasciare la mia camera d'ospedale e non si fece mai più vivo.

“Ciao Samantha” quella voce mi riportò alla realtà e mi accorsi di avere le guance bagnate.. inconsciamente mi ero messa a piangere. Tornai a focalizzare lo sguardo sull'uomo che avevo di fronte. Jason. Jason Ellison. Mio padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

9.

(pov Hazza)

Quel giorno alle prove non ne imbroccai mezza. Ne avevo piene le scatole, la situazione che si era creata con Sam stava diventando insostenibile! Era logorante vivere sotto lo stesso tetto con la persona che ami e dover simulare indifferenza… Dannazione a me! Si vedeva proprio che sono nato sotto il segno del capricorno, nemmeno in cambio di non so che riuscivo ad andare a scusarmi per il mio pessimo atteggiamento. In fondo ben mi stava… Il problema era che continuando di questo passo probabilmente l'avrei persa, già si era messa con quel James, dannazione pure a lui e a quei suoi stupidi capelli bicolore!

“Forse è meglio che per oggi concludiamo qui” sentenziò Tom al mio centomillesimo errore e gli altri annuirono e ce ne tornammo a casa. Prima di varcarne l'ingresso mi presi un attimo di tempo per fare un bel respiro e prepararmi psicologicamente all'ennesima serata passata in due stanze diverse, a fare due cose diverse e ad ignorarci reciprocamente. Quando mi decisi ad aprire la porta compresi subito che qualcosa non quadrava, sentivo strani versi provenire dalla cucina e ci impiegai una frazione di secondo a capire che era Samantha che piangeva disperata. Una sorta di riflesso incondizionato mi fece percorrere lo spazio ingresso-cucina a tempo di record e la scena che mi ritrovai di fronte mi lasciò allibito. Sam era inginocchiata in terra che singhiozzava violentemente, james a pochi passi da lei aveva la faccia di quello che aveva tentato di consolarla ed era stato spinto via a malo modo, Dave se ne stava in un angolino tentando di rendersi invisibile e con sul volto l'espressione tipica di chi tentando di far qualcosa a fin di bene aveva in realtà combinato un macello e… di fronte a Sam se ne stava in piedi, intento a fissarla, quel grandissimo bastardo di Jason Ellison, suo padre. Alla sua vista mi tornarono in mente tutte le cose che avevo tentato di seppellire negli ultimi tre anni e mezzo, Sam tutta piena di lividi, sanguinante e sotto shock dopo aver subito violenza, quel bastardo di suo padre che con una faccia di bronzo incredibile era stato in grado di addossare su di lei la colpa dell'accaduto ed infine lei nella sua stanza seduta in una pozza del suo stesso sangue che le colava dai profondi tagli che si era fatta ai polsi. Tutto il dolore che mi assalì di colpo mi fece scoppiare una vena nel cervello.

“CHE CAZZO CI FAI TU NELLA MIA CUCINA?!”

“L…L…l'ho fatto entrare…io” feci quasi fatica a sentire Dave da tanto piano aveva parlato

“Come scusa?” per un momento credetti di aver capito male

“L'ho incontrato giù in portineria…diceva di essere il padre di Sam ma non era sicuro che lei abitasse qua… così l'ho rassicurato e l'ho fatto salire…”

La mano mi partì in automatico e gli sferrai un pugno in faccia con tutta la forza che avevo in corpo

“HEY MA SEI PAZZO?” mi urlò tastandosi con una mano il viso e guardando con orrore il sangue che gli usciva dal naso

“No, sei tu quello che è COMPLETAMENTE IDIOTA!”

“Hey Harry calmati” che cazzo si impicciava Bourne?

“Cos'è, vuoi un pugno anche tu?”

“No, anche se non capisco che sta succedendo, voglio solo che vi calmiate TUTTI!” e lo disse guardando prima me e poi Sam che stava ancora in terra a piangere disperata. Se io ero stato così male a rivivere quei ricordi potevo solo immaginare come potesse sentirsi lei… mi ci inginocchiai accanto e la abbracciai e lei si aggrappo disperatamente a me senza smettere di piangere.

“Cosa ci fai qui?” ripetei la domanda a Jason

“Sono venuto a trovare Samantha… ma non ho ricevuto l'accoglienza sperata”

“CHE CAZZO DI ACCOGLIENZA VOLEVI RICEVERE?”

“Senti Harry calmati… so che mi odi.. e che probabilmente anche Samantha mi odia… ma cercate di capire anche me…”

“CAPIRE?!” mi stavo alterando sempre di più e se non fosse stato che percepivo il bisogno disperato che Sam aveva del mio abbraccio, mi sarei già avventato su quell'essere disgustoso che avevo di fronte e l'avrei riempito di botte.

“Dovevo proteggerlo… era troppo vulnerabile… nessuno a parte me si sarebbe preso la briga di proteggerlo… lei invece…”

“Vulnerabile? LUI? CHRIS????”

“Harry ti prego, almeno tu ascoltami. Lei è scoppiata in lacrime alla mia sola vista, vi prego datemi una chance di spiegare..”

Lo guardavo con odio e mi prudevano terribilmente le mani ma decisi di sentire quali assurdità sarebbe riuscito a tirare fuori. Vedendo che non dicevo nulla riprese la parola.

“Io credevo che con i medici e con te sarebbe stata al sicuro… si sarebbe ripresa… NON AVREI MAI IMMAGINATO CHE AVREBBE TENTATO IL SUICIDIO! – il suo tono di voce era disperato e, dall'altra parte della stanza, notai gli sguardi allibiti di Bourne e Williams alla parola “suicidio” – Chris… era tutt'altro che forte! Credete che non gli siano venuti sensi di colpa? Credete che non abbia passato mesi, anni, a tormentarsi? Gli ci è voluto un aiuto psichiatrico non indifferente per riprendersi… ma ora è di nuovo lui… è di nuovo Chris! E tutto ciò che chiede è una seconda opportunità per…”

“PER METTERE LE MANI ADDOSSO A SUA SORELLA?” di fronte ai miei occhi continuavano a materializzarsi quelle immagini angoscianti e, anche se credevo di essere al culmine della rabbia, questa aumentava esponenzialmente.

“UNA CHANCE PER RIPORTARE TUTTO COME ERA PRIMA! Ho cercato Samantha… e ho scoperto che è stata dimessi mesi fa dalla clinica… non avevo la minima idea di dove potesse essere ma poi ho pensato a te. Ho pensato che l'unica cosa che non sarebbe mai potuta cambiare, perché troppo forte e troppo radicata, era la vostra amicizia. Così ho deciso di tentare… mi ci è voluto un po' per scoprire dove abitasse Harry McFly ma poi ce l'ho fatta. Ed eccomi qui… ad elemosinare una seconda occasione per Chris e me”

“Ma davvero? – risi disgustato – e in tutti questi anni ti è mai passato anche solo per l'anticamera del cervello di interessarti alla salute di tua figlia? O eri troppo impegnato ad accudire quel porco bastardo?”

Jason non rispose. Avevo colto il punto fondamentale. Se davvero gli interessava qualcosa di Samantha avrebbe potuto farsi vivo molto prima…

“Senti harry…”

“VATTENE!” gli urlai e lui spostò lo sguardo sulla ragazza che tenevo fra le braccia…su sua “figlia”

“Sam…”

Come tutta risposta lei si strinse ancora di più a me e lui girò le spalle e se ne andò. Quando fui sicuro che era uscito dal mio appartamento feci alzare Sam e la portai sul divano in salotto dove si accucciò tenendosi le ginocchia e tentando a fatica di dominare le lacrime.

“Senti Harry…” iniziò Bourne

“Andatevene..”

“Ma…”

“QUALE PARTE DI “ANDATEVENE” NON AVETE CAPITO?!”

Dave sgattaiolò fuori casa subito per paura che gli arrivasse un altro pugno ma James rimase lì a fissarci.

“Magari lei..”

“Ti assicuro che non gradisce la tua compagnia in questo momento – lo anticipai – VATTENE”

Lui si rivolse verso Sam ma vedendo che lei fissava un punto imprecisato del pavimento stringendomi forte la mano gli fece capire che era di troppo e finalmente si decise ad andarsene. Lo seguii per chiudere la porta a chiave prima che altri ospiti indesiderati entrassero in casa mia. Quando tornai in salotto lei si era un po' calmata, mi sedetti di fianco e la presi sottobraccio continuando ad accarezzarle i capelli fino a che i singhiozzi non svanirono del tutto. Non ci dicemmo nulla fino a quando i nostri stomaci brontolarono quasi all'unisono ricordandoci che era ora di cena. La sentii sorridere a quei due brontolii e un po' mi rassicurai… avevo temuto che rivedere Jason l'avrebbe risbattuta in fondo al baratro di disperazione dal quale era da poco uscita ma fortunatamente era una paura infondata.

“Pizza?” proposi e lei fece si con la testa. Mi alzai per prendere il telefono e mi seguì tenendomi per la felpa come una bimba piccola, così mentre telefonavo la ripresi sottobraccio e iniziai a farle il solletico…come tutta risposta mi beccai un finto calcio la dove non batte il sole e una linguaccia mentre se ne tornava a sedersi sul divano. Tempo di riagganciare il telefono e le ero addosso. Fu l'inizio di una delle nostre epiche battaglia a suon di solletico e cuscini (anche se quelli del divano non davano la stessa soddisfazione di quelli del letto) che venne interrotta solo quando il pony pizza suonò alla nostra porta. Era assurdo… ci era voluto un evento pseudo tragico per tornare ad essere quelli di sempre?

Mentre mangiavamo lei continuava a raccontarmi stupidate, stava tentando di dimenticare il più in fretta possibile lo sgradevole incontro e questo era positivissimo. Ma successe anche un'altra cosa… per la prima volta dopo tempo ci ritrovammo seduti vicinissimi, sul tappeto del salotto, con il cartone di pizza fumante di fronte a noi e, fra un trancio e l'altro, le mie difese caddero una dopo l'altra e la baciai. Fu un bacio breve, a stampo… mi resi subito conto che lei stava con un altro e che io non avevo il diritto di fare quello che avevo appena fatto. Ma, giusto o sbagliato che fosse, lei aveva gradito e lo dimostrò tirandomi a se non appena io mi ero staccato. Le nostre labbra si toccarono di nuovo, poi si schiusero, poi le mie scivolarono sul suo collo e poi più in basso, mentre lei mi accarezzava i capelli e mi toglieva la felpa e poi… in breve finimmo per fare l'amore lì, sul tappeto.

La mattina dopo, quando mi svegliai, eravamo ancora lì, stretti l'uno all'altra e fu il risveglio più dolce di tutta la mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

10.

(pov Sam)

E così alla fine sia io che Harry cedemmo ai nostri sentimenti mettendo per una volta da parte l'orgoglio. Fu fantastico. La notte più bella della mia vita.

Da quel momento tutto cambiò… quello stesso giorno lasciai James che ebbe la reazione tipica di uno che si aspettava una cosa del genere da tempo. Poi dovetti dare delle spiegazioni a lui e a David, in fin dei conti meritavano entrambi di sapere perché erano stati trattati così male da Harry ed in particolare Dave, meritava di sapere perché si ritrovava con il naso rotto. Era la prima volta che raccontavo per filo e per segno cosa mi era successo e non fu affatto facile… loro se non altro mi aiutarono evitando di interrompere ed evitando anche di commentare alla fine. Tuttosommato rimanemmo buoni amici. Io e Harry invece facemmo tutto tranne ciò che dovevamo realmente fare, insomma… non ci mettemmo insieme. Però le scenate di gelosia reciproca cessarono e, anche se sulla carta eravamo liberi in pratica entrambi ci sentivamo vincolati l'uno all'altra e vivevamo come due sposini felici. Questa era, se possibile, una situazione ancora più assurda della precedente. Ma quanto eravamo stupidi?

Passò un mese e mezzo in questa maniera ed io un bel giorno mi resi conto che erano quasi due mesi che non mi veniva il ciclo.. ahi! Non dissi nulla a nessuno e alla prima occasione feci un test di gravidanza. Positivo. Fantastico… Però magari si sbagliava…a volte capitava… così prenotai una visita ginecologica ma questi non servì ad altro che dare ancora più fondamento ai miei pensieri. Ero incinta. E senza la minima idea sul come affrontare la faccenda. Perfetto Sam, good job! Harry di sicuro si sarebbe accorto che qualcosa non andava, gli bastava guardarmi in faccia per capirlo e del resto non potevo nemmeno mettermi ad evitarlo, così di punto in bianco… la fortuna però, per una volta, girò dalla mia parte e quella stessa sera Hazza mi annunciò che lui e i suoi compagni si sarebbero recati in Irlanda per un paio di mesi per registrare il nuovo album. Ovviamente mi chiese se mi andava di seguirli ma io accampai qualche strana scusa ed alla fine lo convinsi che sarei stata meglio lì a Londra. Così una settimana dopo lui partì e io mi ritrovai con due mesi di tempo per meditare sul da farsi. I due mesi divennero tre per via di alcuni problemi tecnici e così quando lui tornò io ero ormai al quarto mese di gravidanza e si iniziava ad intravedere un po' di pancetta. Mi trovò con una delle sue felpe addosso, erano l'ideale, mi stavano talmente larghe che nessuno avrebbe mai sospettato della mia pancia. Ma Harry era Harry… e non per niente eravamo cresciuti insieme… La cosa gli puzzò subito di bruciato e in men che non si dica mi ritrovai seduta sul divano con lui di fronte che mi sottoponeva al terzo grado. Ovviamente contrariatissimo.

“Così per curiosità… quando avevi intenzione di rendermi partecipe?”

Non risposi. Era non solo contrariato ma anche sconvolto.

“Samantha… stò parlando a te, nel caso ti fosse sfuggito”

Sbuffai.

“Bene. Silenzio stampa. Grazie mille eh…” ora era arrabbiato

“Cosa avrei dovuto fare secondo te?” mi squadrò un istante allibito

“COME MINIMO DIRMELO!” era comprensibile la sua reazione. Fin troppo comprensibile. Tirai un sospiro. Mi stavo apprestando a dirgli ciò che mi ero studiata per tre mesi e… sarebbe stata la cosa più difficile della mia vita.

“Harold… non è tuo”

Sgranò gli occhi e impallidì. Io mi sentii morire.

“C…c…come fai a dirlo?”

“Dai vari controlli che ho fatto il medico ha stabilito con abbastanza precisione quando sono rimasta incinta, e non può essere tuo, è stato prima di…noi” cercare di pronunciare la frase tutta d'un fiato ma sul finale esitai. Vedevo la tristezza impadronirsi dei suoi occhi blu e più andavo avanti più capivo che, se fin'ora non c'era mai stato un vero “noi”, dopo di questo non ci sarebbe più stato nulla.

“Maschio o femmina?”

“Non lo voglio sapere..” era vero, sinceramente il sesso del nascituro era l'ultima cosa che mi importava.

“James… che dice?” percepì la fatica che fece a farmi questa domanda

“Nulla…”

“Quindi… non è mio…” sembrava quasi che stesse tentando di convincere se stesso

“No” bugiarda, bugiarda, bugiarda e ancora bugiarda! Sentivo che se non se ne fosse andato subito sarei finita col dirgli tutta la verità ma per fortuna si alzò e uscii di casa. Non potevo dirgli che la piccola vita che portavo in grembo stava nascendo grazie a lui. Avevo passato la vita a intera a pesare su di lui, sempre. Fin dall'asilo, per qualunque cosa, ero sempre andata a stressare lui. E ora non potevo continuare su quella strada. Non potevo gravarlo anche di questa responsabilità. Non ne avevo il diritto.

Un paio di ore dopo tornò e lo misi al corrente anche della mia decisione di cercarmi un alloggio alternativo per non dover pesare su di lui nei mesi a seguire ma lui si oppose fermamente

“Scordatelo… se non altro finchè stai qui hai qualcuno in caso di bisogno”

Dannazione! Io mi ero auto spezzata il cuore con tutte quelle bugie soltanto per non essergli di peso e ora mi ritrovavo ad essergli il doppio di peso. Uno perché si sarebbe preso cura di me e due perché l'avrebbe fatto convinto del fatto di non essere il padre del bambino. Iniziai ad odiarmi profondamente. Nei mesi successivi si fece in quattro per me e, a parte qualche commentino sul fatto che James non mostrasse il minimo interesse nei confronti della mia gravidanza, per il resto si sforzava di essere sereno. Ero ormai a termine parto e dal momento che le cose non erano andate come avevo programmato, compresi che avrei dovuto dirgli la verità. Se gli avessi spiegato per bene le mie ragioni forse avrebbe compreso e non si sarebbe arrabbiato più di tanto. O forse sarebbe stata la volta buona che mi avrebbe definitivamente cacciato dalla sua vita… Comunque io mi ero messa in quella situazione paradossale e quindi ero pronta ad affrontarne le conseguenze. Quel pomeriggio mi sentii male. Hazza mi portò di corsa al pronto soccorso e i medici decretarono che ero sul punto di partorire. Fui spostata immediatamente in sala parto dove, pur di starmi vicino, Harry disse di essere il padre. Sentivo dolori lancinanti ovunque e le infermiere intorno a me tentavano di farmi stare calma ma con scarsi risultati. Nella mente avevo solo un pensiero, Harry doveva sapere prima che il bimbo o la bimba nascesse.

“Harold…”

“Sono qui piccola, sono qui… stai tranquilla andrà tutto bene!”

“Non parlare, respira profondamente” l'ostetrica di fianco a me

“Ma… io.. devo.. dirti… una…”

“Shhhh Sam – mi accarezzava dolcemente il viso – dopo avrai tutto il tempo per dirmi qualunque cosa”

“Ma.. AAAAAAAAHHHHHH” avevo sentito un dolore improvviso dentro di me, come se qualcosa si fosse strappato violentemente. Harry mi strinse ancora più forte la mano e si girò preoccupato verso il dottore che stava dicendo “sta perdendo troppo sangue”.

Una delle infermiere mi si avvicino dicendo di nuovo di respirare profondamente, di non preoccuparmi, che tutto ero sotto controllo. Non riuscivo ad aprire più bocca, il dolore era insopportabile. Harry non mi mollava la mano tentando di infondermi un po' di forza ma più passavano i minuti e più mi sentivo debole.

“Un'ultimo sforzo..” sentivo l'ostetrica che tentava di incitarmi e il sudore che mi colava lungo le guance.

“Dai Sam!” tentai di girarmi verso Harry ma non riuscii a distinguere bene la sua sagoma, vedevo tutto sfocato e più tentavo di mettere a fuoco e meno vedevo. Poi, tutto ad un tratto, mi sentii libera da un peso e udii un pianto di neonato

“E' una bambina!” esclamò l'ostetrica

“Sam! Sam è una femminuccia!!!” la voce di Hazza era piena di entusiasmo ma io non riuscivo più a vederlo. Ricordavo vagamente di dovergli dire qualcosa di importante ma non ricordavo più cosa.

“Haz…” il suono mi morì in gola ma la stretta della sua mano che si intensificò mi fece capire che mi aveva sentito. Percepivo a malapena i suoni intorno a me. Era come se tutti stessero parlando ma io mi trovassi in fondo all'oceano e non potevo sentirli. La mano di Harry era l'unica cosa della quale ancora avevo coscienza. Dopo qualche minuto mi parve di sentire la bimba piangere ma poi anche quel debole suono si perse nell'oscurità e in breve persi anche il contatto con Hazza. E il buio e il silenzio calarono su di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 11 ***


Untitled Document

She Falls Asleep

11.

(pov Hazza)

Stavo lì a fissare attraverso il vetro quella neonata che si dimenava piangendo sul suo lettino con vicino un'infermiera che tentava di calmarla ma lei niente, si agitava come se fosse consapevole della perdita che aveva subito. Era bellissima, aveva gli occhi azzurri e un'espressione sveglia dipinta in volto. Era un piccolo capolavoro e sarei rimasto ore ad osservarla se non fosse che faceva troppo male. Andai a sedermi su una delle sedie che c'erano appena fuori dal reparto e tirai un sospiro. Non avevo ancora preso bene coscienza di cosa fosse successo, il mio subconscio si rifiutava di accettare la realtà. Poco dopo iniziarono ad arrivare i ragazzi, per primo Tom seguito a ruota da Danny e Dougie. Erano impacciati, non sapevano quale fosse la cosa giusta da dire e non potevo certo biasimarli. Danny e Tom colsero al volo la mia proposta di andare a vedere la bambina per tirarsi fuori da quella situazione e io rimasi solo con Dougie.

“Harry… congratulazioni e.. condoglianze”.

“Non è mia figlia..”

“Ma la terrai tu… vero?” non sembrava molto sicuro ma io la mia decisione l'avevo già presa

“Si”

“Allora sarai tu la persona che lei chiamerà “papà””

“Così pare”

In quel momento arrivarono anche James e Steve. Loro ancora non lo sapevano, l'unico a cui l'avevo detto era stato Dougie al telefono e lui l'aveva riferito solo a Danny e Tom quindi i nuovi arrivati erano invasi solo dalla strana eccitazione che c'è nell'aria quando nasce una nuova vita ed il contrasto fra i loro volti allegri ed il volto cupo di Dougie mi buttò addosso la realtà nella sua crudezza più atroce. Scoppiai. Mentre James si congratulava con me (con che coraggio poi… si comportava come se lui e la bimba non avessero nulla a che fare), mi sentii soffocare dai singhiozzi e scoppiai in un pianto disperato. Spinsi via Dougie che mi aveva messo un braccio intorno alla spalla e mi chiusi nel primo bagno che trovai. Mi appoggiai al muro tentando di respirare fra un singhiozzo e l'altro, imponendomi di calmarmi ma niente. Non serviva a niente. Samantha era morta. La mia migliore amica nonchè l'unica ragazza che avessi mai amato con tutto me stesso non c'era più. Non erano riusciti a fermare l'emorraggia e suonava così stupida l'espressione “morta di parto” pronunciata nel ventunesimo secolo… La porta del bagno si aprì ed entrarono tutti e tre, Dougie, Tom e Danny. Mi lasciai cadere a terra e Danny si sedette al mio fianco lasciandomi appoggiare la testa sulla sua spalla. Nessuno dei tre parlò per un po', tutti rispettavano il mio dolore in silenzio ed allo stesso tempo tentavano di farmi capire che mi erano vicini. Poi Dougie prese la parola

“Senti.. so che non è il momento più adatto per parlarne ma purtroppo dobbiamo… Ho detto a James che vuoi tenere tu la bambina e lui non è sembrato per nulla contrariato anzi.. E poi.. l'infermiera stà compilando le carte della nascita… vuole sapere come si chiama la bimba… ma se ci vuoi pensare… mi inventerò una scusa per darti un po' di tempo…”

“Samantha” tagliai corto io.

“Sei sicuro?”

“Si”

“Ok..vado a dirlo all'infermiera allora.. però poi servirà la tua firma”

“Ok”

Dougie se ne andò e anche Tom si sedette vicino a me prendendomi la mano.

“La bimba è bellissima” disse sottovoce

“Ha due occhioni…” aggiunse Danny tentando di mettere un briciolo di entusiasmo nella sua voce ma con scarsi risultati, si sentiva lontano kilometri che era anche lui sull'orlo delle lacrime.

Io dal canto mio sentivo che non sarei mai più riuscito a riprendermi.

___________________

I preparativi per il funerale furono una sofferenza unica. La forma e il colore della bara, il vestito da metterle, le persone da avvisare… tutto sembrava essere stato messo insieme per ricordarmi ogni secondo della giornata che lei non c'era più. Allo stesso tempo dovevo occuparmi della bambina, cercare di allattarla col biberon anche se non gradiva, fare attenzione a lei 24 ore su 24. Il giorno del funerale fu il peggiore di tutti. Mentre la bara veniva calata nella fossa e ricoperta piano piano di terra mi sembrava che stessero seppellendo il mio cuore e la mia anima e la disperazione si impadronì completamente di me. Nei giorni a seguire marinai ogni impegno con la band e i ragazzi dovettero inventarsi di tutto e di più per coprirmi dato che i nostri produttori non scusavano la mia assenza. Mi ridussi a uno zombie, mangiavo poco, uscivo poco, non parlavo con nessuno e me ne stavo chiuso in me stesso. Arrivai anche al punto di non avere più nemmeno la forza di accudire la piccola Samantha e anche di questo dovettero occuparsi a turno i ragazzi. Mi ridussi ad un vegetale, finchè la piccola non si ammalò. Aveva ormai un mese e mezzo e quel giorno ero uscito in uno dei miei giri senza meta per Londra, quando tornai a casa non ci trovai nessuno, nemmeno la bimba, c'era solo un biglietto di Danny che mi spiegava che lei si era sentita male e l'aveva portata di corsa al pronto soccorso. In quel momento mi svegliai dal mio lungo stato vegetativo. La paura di perdere anche lei oltre alla madre mi assalì con prepotenza e mi resi conto di come l'avevo abbandonata a se stessa. Corsi in ospedale e per fortuna scoprii che il “si è sentita male” di Danny si riferiva a tre starnuti di fila che le avevano creato una momentanea insufficienza respiratoria, una cosa normalissima ma che l'aveva spaventato non essendo lui molto pratico di neonati. Da lì in poi però le cose cambiarono. Mi ero preso la responsabilità di farle da padre e decisi che dovevo mantenere il mio impegno. Spiegai la situazione ai miei compagni e insieme decidemmo di prenderci una piccola pausa dalla band per fare in modo che io potessi concentrarmi al 100% sulla bambina almeno nei suoi primi mesi di vita. Passò così un anno e lei cresceva ogni giorno più bella. Io ero riuscito a riprendere in mano la mia vita anche se il ricordo di Sam, alimentato ancor più dalla piccola Sam che avevo di fronte ogni secondo della giornata, continuava a farmi un male cane. Compresi che avrei dovuto convivere con quel dolore per tutta la vita ma decisi che ogni volta che l'angoscia mi assaliva avrei dovuto pensare a uno dei mille momenti stupendi che avevo passato con lei e questo mi aiutò molto. Cominciai anche a parlare ogni giorno alla piccola di sua madre, volevo che crescesse consapevole della fantastica persona che l'aveva messa al mondo ed infine riprendemmo anche le attività con la band. Quando Sam aveva ormai quasi due anni decisi di mollare l'appartamento donatomi dalla casa discografica e trasferirmi in un altro in periferia di Londra. Questo perché troppe persone conoscevano l'esatta ubicazione di casa Mcfly/Son of Dork e fra fans e giornalisti quello non era il posto più adatto per crescere una bambina in tutta tranquillità. E così la mia vita proseguì fra gli impegni di padre e quelli di batterista dei McFly, gli anni passarono e Sam si apprestava a compiere 5 anni.

___________________

Negli ultimi anni più Sammy cresceva e più un dubbio si era insinuato nella mia mente. Sia James che Sam, al naturale, avevano i capelli castano chiaro e la piccola li aveva nerissimi. Ed era vero che James aveva gli occhi azzurri ma l'espressione che lei aveva negli occhi… non era quella di Bourne. Senza contare che era molto strano il menefreghismo che lui aveva mostrato nei confronti della bimba e la semplicità con la quale aveva accettato che fossi io a farle da padre. Più ci pensavo e più le cose non tornavano. In più ci si metteva anche il nostro manager a dire che “stava crescendo uguale a suo padre” e Danny, Tom e Doug notavo che non dicevano mai nulla a proposito come se avessero paura di mettermi di fronte a chissà quale verità. Decisi che dovevo sapere e sottoposi me e la piccola al test del dna. Passò un giorno, poi due… non ce la facevo ad attendere i risultati, il dubbio mi stava logorando ed in cuor mio conoscevo già la risposta. Decisi di andare da James ed affrontare il problema di petto. Gli chiesi le ragioni del suo comportamento e lui mi rispose semplicemente “guarda che è impossibile che sia figlia mia”. Io obbiettai che quando Sam era rimasta incinta stava ancora con lui e mi sentii rispondere “Samantha era troppo legata affettivamente a te per andare a letto con qualcuno di diverso da te… Io e lei non abbiamo MAI fatto sesso… ecco perché la bimba non può essere mia”. Quindi questa era la verità… io non ero solo il padre “morale” della piccola, ero il suo VERO padre. A quel pensiero il cuore mi si riempì di uno strano calore.

___________________

E giunse il quinto compleanno della piccola Sammy. Era assurdo come nello stesso giorno ricorressero gli anniversari della morte e della nascita delle due persone più importanti della mia esistenza. La piccola Sam aveva sempre avuto la sua splendida festa di compleanno anche se inizialmente io ero contrario. Poi Tom era riuscito a farmi capire che non potevo listare la casa a lutto nel giorno in cui era nata mia figlia e così le concessi la festa ma non vi presi mai parte. Quell'anno però decisi che era tempo di cambiare, non potevo continuare a perdermi la mia piccola che festeggiava. Ma prima di andare da lei c'era un'altra cosa che dovevo fare: andare a trovare sua madre. Dal giorno del funerale non avevo più messo piede nel cimitero, non ero mai andato a salutarla. Era già fin troppo doloroso senza avere la sua tomba sotto agli occhi ma anche sotto questo punto di vista non potevo continuare così. Non potevo lasciarla sola. E non potevo lasciare solo me stesso. Così mi recai al cimitero e percorsi piano il viale che portava alla sua tomba e quando mi ci ritrovai davanti mi sedetti di fronte ad essa.

“Hey Sam! Scusa se non ti sono mai venuto a trovare ma mi conosci… non sono poi così forte… Volevo dirti che la nostra piccola sta crescendo forte e sana e diventa ogni giorno più bella. Ogni tanto sente la mancanza della mamma ma non ti devi preoccupare, suo padre cerca di amarla per tutti e due ed in più ha tre zii che la adorano. Ti giuro, dovresti vedere Tom, Dougie e Danny come se la contendono… sono uno spettacolo. Ah si! E' innamorata persa di Jones… sostiene che da grande si sposeranno e avranno tanti bei figli coi capelli ricciolini e gli occhi blu! Sa il fatto suo la ragazzina… Questo non l'ha preso da noi di sicuro, noi non abbiamo mai saputo il fatto nostro… Siamo sempre stati due stupidi patologici… E tu stupida due volte… perché non mi hai voluto dire che ero io il vero padre? Ho provato ad immaginare i tuoi contorti schemi mentali che ti hanno portato a mentirmi… scema!

Sai, ho smesso di fare il “puttaniere” come mi chiamavi tu. Non voglio dare brutti esempi alla piccola e poi… chi si comporta così finisce all'inferno e io non posso permettermelo dato che ho una voglia pazza di riabbracciarti. Ma per farlo sarò costretto a rigare dritto per tutto il resto della mia vita, se no come me lo guadagno il paradiso? Bene.. ora è meglio che vada prima di perdere tutta la mia dignità mettendomi a piangere di fronte a te… volevo solo dirti una cosa… TI AMO. E non smetterò mai di amarti.

Uh…a proposito… vedi di non innamorarti di qualcun altro nel frattempo… e soprattutto fa in modo che Bourne schiatti dopo di me o saremo punto e capo mi sa!”

___________________

Lasciai un mazzo di fiori sulla tomba, accarezzai il profilo freddo della lapide e poi me ne andai, diretto alla festa di compleanno della piccola. Nella mia mente un solo pensiero… che presto o tardi io e la mia Sam ci saremmo riabbracciati e nessuno ci avrebbe potuto separare. Mai più.

She falls asleep and all she dreams about is you…

________________________________________________

NOTE: Ed eccoci alla fine... come avevo già scritto all'inizio della storia, questa fic è stata scritta parecchio tempo fa, più precisamente fra settembre 2006 e aprile 2007 ^_^

Volevo ringraziare TANTISSIMO tutte le persone che l'hanno seguita anche qui, chi ha commentato, chi l'ha messa fra i preferiti, chi l'ha semplicemente letta apprezzandola, grazie di tutto cuore <3

In particolar modo vorrei ringraziare Saracanfly che ha sempre commentato e poi Giuly... insomma Giu, io non ho davvero parole per dirti grazie, sei stata la prima fan di questa fic già da quando la postavo sul forum, l'hai letta e riletta non so nemmeno io quante volte e ogni volta hai solo avuto belle parole come se fosse la prima volta che la leggessi. G R A Z I E.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=234243