Siamo nati per questo

di criceto killer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partiamo bene.. ***
Capitolo 2: *** il bosco ***
Capitolo 3: *** Prima Tappa ***
Capitolo 4: *** Uno stupido folle piano ***
Capitolo 5: *** Il bosco-The return ***
Capitolo 6: *** semplicemente capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Scomodi incontri ***
Capitolo 8: *** La notte più lunga della mia vita.. ***
Capitolo 9: *** Devo dire che ci sono tante persone che vogliono conoscerci.. ***
Capitolo 10: *** walki-talki.. finalmente qualcosa di utile.. ***
Capitolo 11: *** Confusione.. tanta confusione ***
Capitolo 12: *** Quando una squadra si divide.. ***
Capitolo 13: *** Preferirei non ricordare.. ***
Capitolo 14: *** La mia guerra.. ***
Capitolo 15: *** Operazione salviamo il natal.. ehm.. Zakir iniziata! ***
Capitolo 16: *** La fine di Leyla ***
Capitolo 17: *** Ricordi lontani ***
Capitolo 18: *** Innocenti puniti ***
Capitolo 19: *** Viaggi turistici pericolosi ***
Capitolo 20: *** Benvenuta adrenalina! ***
Capitolo 21: *** Istruttori esaltati, coniglietti sbranatori e trogloditi ritardati ***
Capitolo 22: *** Non voglio sentirmi inutile ***
Capitolo 23: *** piccole GRANDI scoperte ***
Capitolo 24: *** Pronti o no, si parte! ***
Capitolo 25: *** Siamo nati per questo ***
Capitolo 26: *** Fine..? ***



Capitolo 1
*** Partiamo bene.. ***


Sono passate solo 2 ore da quando io e i miei amici abbiamo deciso di partire per salvare il mondo dalla stupidità umana, dopo la grande crisi che si abbattè sull'Italia intorno al 2018, noi, bambini, bambine, ragazzi e ragazze abbiamo fatto l'unica cosa che gli adulti non avrebbero mai fatto, una rivolta. In pochissimo tempo siamo stati in grado di prendere il comando del governo riducendo in schiavitù gli adulti. All'inizio era per tutti un gioco, un gioco molto pericoloso, vietato ai minori, ma gli adulti avevano deciso di lasciarci giocare e ora ne pagavano le conseguenze. Le cose, però, stavano peggiorando notevolmente, il governatore, un ragazzo di 17 anni di nome Diego, aveva fatto spargere in tutte le città un dischetto bianco, all'inizio sembrava una comune caramella ma abbiamo iniziato a notare che tutti quelli che ne mangiavano una cominciavano ad adorare il governatore così abbiamo deciso di partire prima che convincessero anche noi a mangiare uno di quei cosi. -Sono così stanca! Vi prego facciamo una pausa!- disse per la 45esima volta Adara -Ma è appena due ore che camminiamo, forza, cerca di resistere!- cercavo di incoraggiarla nonostante avessi avuto più volte la tentazione di strozzarla, non faceva altro che piagnucolare e lamentarsi, dio, mi stava davvero facendo perdere la pazienza! Decisi di aumentare il passo e raggiunsi Zakir e Blake che stavano di nuovo litigando -Ti dico che è meglio nasconderci nel bosco!- sosteneva Zakir -Ma che dici? Basta cambiare città!- ribatteva Blake, continuarono così finchè non notarono la mia presenza o almeno finchè mi intrufolai tra di loro per evitare che si prendessero a pugni -Leyla, scegli tu! Chi ha ragione?- mi chiese Zakir - Ma non fare il bambino! Che significa che deve scegliere lei? Facciamo una votazione!- io presi entrambi per la maglietta costringendoli ad abbassarsi alla mia altezza -Aprite bene le orecchie, anzi no, aprite bene gli occhi, abitiamo in un paesello di montagna è da due ore che camminiamo in mezzo ai campi, ora guardatevi intorno e ditemi, ditemi dove accidenti vedete un bosco o una città!- Matthew e Adara che arrivarono in quel momento scoppiarono a ridere ma semplicemente perchè sapevano che avremmo camminato fino a trovare o un bosco o una città purtroppo me ne accorsi anche io dallo sguardo di sfida che quei due si lanciavano. Il sole stava tramontando, e noi stavamo ancora camminando nei campi, ne avevamo attraversati di tutti i tipi: campi di fiori, campi di grano, campi coltivati, campi incolti, campi da golf. E ciliegina sulla torta, lo zaino era così pesante.. Oppure ero io che cominciavo semplicemente ad essere stanca? No, non era possibile, era sicuramente lo zaino, qualcuno doveva averci infilato dei sassi, così giusto per farmi un dispetto, magari erano stati Zakir e Blake che si vendicavano per come li avevo trattati prima, oppure Adara aveva capito che stavo pianificando la sua morte dall'inizio del viaggio oppure.. No, ma cosa sto dicendo?! E adesso vedo pure un bosco, in lontananza, sorrisi. Certo che vista da fuori dovrei sembrare davvero una psicopatica -Il bosco! - esclamò ridendo soddisfatto Zakir, ma come? Non ero l'unica a vederlo? -L'ultimo che arriva sta a digiuno!!- tutti a quelle parole iniziarono a correre rinvigoriti da una strana energia quasi come se non avessimo camminato per tutto il pomeriggio senza sosta. Finalmente eravamo arrivati, mi sarei potuta riposare e il mio stomaco sarebbe stato messo a tacere. Nonostante fossi la persona più stanca su tutto il pianeta Terra, riuscii a superare tutti mantenendo il passo di Zakir. Finalmente eravamo nel bosco, la poca luce del tramonto non riusciva a penetrare tra le fronde degli alberi, un odore di umido ci investì in pieno le narici. Incespicai in qualche radice ma Zakir mi tirò su impedendomi di cadere, io lo spinsi via - Non ho bisogno del tuo aiuto!- dissi scontrosa -A me non sembra, dai ti porto lo zaino-  -Non se ne parla, non sono nemmeno stanca! Chiuditi quella fogna!- non so perchè ma reagivo sempre male ogni volta che qualcuno mi offriva il suo aiuto -Bhe io invece sono stanco, parecchio anche, che dici.. Me lo porti lo zaino? Visto che tu non sei stanca..-  -Non vedo perchè dovrei farti un favore..- sbottai io -Hey Zakir, che fai? Adesso litighi anche con le bambine?- mi canzonò Blake -Fottetevi idioti!- borbottai e andai ai piedi di una quercia, non mi sembrava un'ottima idea dormire per terra con quelle sottospeci di australopitechi (non che io voglia offendere i nostri carissimi primati) sottosviluppati. Salii sul ramo più basso aiutandomi puntando i piedi contro il tronco, ma decisi che era ancora troppo basso così afferrai con entrambe le mani il ramo successivo e mi tirai su con la sola forza delle braccia ignorando i miei compagni di avventura che m'intimavano di scendere preoccupati che potessi scivolare e cadere, come se fossi stata così imbranata, tsk! Rivolgendo loro una caterva di insulti mi sfilai lo zaino dalle spalle sgranchendomi la schiena, presi un panino al salame e lo addentai guardando il cielo notturno. C'era un arietta fresca che mi scompigliava i capelli di tanto in tanto, per fortuna quel giorno non era stato tanto soleggiato o a camminare per tutti quei campi saremmo schiattati prima di poter dire "rivolta". A proposito di rivolte, saremmo davvero riusciti a farne una? Non era di certo un gioco, saremmo potuti morire in quel viaggio, saremmo stati all'altezza? Con queste domande mi addormentai.

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Capitolo 2
*** il bosco ***


Mi svegliai verso le 4 mattina, una goccia d'acqua fredda mi era caduta su un braccio, ne sentii un'altra su una guancia e aprii gli occhi. Il cielo era pieno di nuvoli e ben presto iniziò a piovere, scesi dall'albero per raggiungere gli altri ma proprio quando appoggiai un piede sul tronco scivolai perdendo l'equilibrio e precipitai a terra, sentii Adara gridare, peccato che questo non era un film e purtroppo non c'era il classico superfigo pompato a prendermi al volo. L'impatto con il terreno fu tremendo, qualcuno mi prese imbraccio ma avevo la vista annebbiata e per le prime non riuscii a capire di chi si trattasse ma quei capelli verdi erano inconfonibili -Zakir..- mormorai, la risposta non riuscii a distinguerla era come se venisse da molto lontano, dopo qualche istante, fortunatamente tornai a vedere e ad udire come prima, sentivo un dolore insopportabile ovunque e feci una smorfia quando i miei amici iniziarono a parlare tutti insieme -State tutti zitti, le farete venire il mal di testa- urlò Blake sovrastando tutte le voci che si spensero -Cristo, sia benedetto Blake e la sua voce!- ironizzai io, giusto per farli sentire in colpa -Ironica fino alla morte..- commentò lui -Come ti senti?- mi chiese Zakir -Bagnata- sta volta risero tutti, eravamo proprio fradici. Adara tremava per il freddo mentre Matthew cercava di capire se il mio braccio fosse rotto o meno, e Blake e Zakir cercavano di tenermi ferma perchè altrimenti avrei ucciso Matthew e i suoi modi "delicati". Quando finalmente si allontanarono rimpiansi di averli mandati via, erano tutti e tre più alti di me e mi riparavano dal vento che ora mi faceva tremare e battere i denti -Perchè non riprendiamo a camminare?- proposi con la speranza che il movimento mi avrebbe scaldata -Ma se sei appena caduta, sicura che te la senti? Hai fatto un bel volo!- mi guardò preoccupata Adara, io le sorrisi per tranquillizzarla come se volessi essere gentile ma poi la punzecchiai -Diciamo che non hai voglia di camminare e mi prendi come scusa- lei sospirò come per confermare i miei sospetti -Ma come Adara?!? Viva la sincerità voglio dire!- esclamai io fingendomi indignata, gli altri scoppiarono in una fragorosa risata e Blake approffittò della mia battuta per mettermene una contro -Ma no Ley! La verità è che sei così piccola, tremante e indolenzita che non vorremmo mai perderti di vista per prenderti in giro!- gli altri risero e questo mi fece innervosire, sbuffai, si erano accorti che tremavo. Mi costrinsi a smettere anche se era una cosa quasi impossibile da controllare, di certo non avrei mai voluto che pensassero fossi una debole però per gli altri due aggettivi che mi avevano rifilato non potevo smentirli in alcun modo, ero la più piccola del gruppo sia per l'età che di statura. Dopo circa 5 minuti, o così a me pareva, quegli insulsi idioti che definivo amici non avevano ancora smesso di ridere, visto che ne avevano cosi tanta voglia decisi che li avrei fatti divertire io. Mi avvicinai a passo deciso a Blake mentre si teneva la pancia e si asciugava una lacrima per il troppo ridere, mi fermai davanti a lui e colpii con tutta la forza che avevo i suoi gioielli di famiglia, magicamente lui smise di ridere -Aah sento male io per lui!- commentò Zakir guardando con una smorfia preoccupata Blake, Matthew stava per aggiungere qualcosa ma non gliene diedi il tempo -E non provate ad avere compassione o pietà per questa sottospecie di australopiteco esaurito!- poi mi voltai nuovamente verso la mia vittima ancora piegata in due con gli occhi verdi sgranati -Non osare dirmi un'altra volta che sono piccola o il pendolo che dovresti avere tra le gambe te lo faccio ingoiare, tsk!- lui con voce strozzata, che quasi veniva sovrastata dal ticchettio della pioggia, mi fece notare -Era un colpo basso..- -Io colpisco dove arrivo- sbottai, così Adara si mise in mezzo -Credo sia proprio ora di partire che dici, Leyla?- mi domandò con un falso sorriso a trentadue denti. -Dico che sei posseduta! Da quando proponi sforzi fisici come camminare, respirare o solo semplicemente esistere!?- ok ero una furia scatenata ma mi stavano prorpio facendo perdere la pazienza! Dovevamo già aver raggiunto la città invece eravamo in uno stupido bosco, a ridercela. E poi quale città? Non avevamo manco una cartina della zona, non avevamo una meta, un piano, NIENTE! Presi lo zainetto e me lo misi sulla spalla rimanendo pietrificata un secondo e mezzo dal dolore, quando riuscii a sbloccarmi presi a camminare, il dolore che si infiltrava in tutto il mio corpo ad ogni passo non mi permetteva di camminare più veloce di un bradipo con le emorroidi ma in compenso diede il tempo agli altri di raccogliere ognuno le proprie cose e di raggiungermi. Ormai erano quasi 4 ore che camminavamo sotto la pioggia, io viaggiavo in fondo al gruppo e osservavo gli altri, anche loro sapevano a cosa andavano in contro o pensavano fosse solo un gioco? Si ponevano le mie stesse domande? Scossi la testa, no erano troppo spensierati, mi facevano quasi invidia, Zakir rallentò il passo e mi si affiancò -Stai bene?- -Si, perché?- -sei un po' pallida..- -Razzista..- borbottai io, lui sorrise. Camminammo per un po' fianco a fianco discutendo su cosa fare, insomma stavamo pur dando il via ad una rivolta. -Potremmo entrare in tutte le città e cercare di liberarle dai dischetti, una volta chiarita la situazione non si tireranno indietro- proposi io -Si ma potremmo attaccare direttamente il governatore, risparmieremmo un sacco di tempo- -Si certo, perchè pensi che basterà andare da lui, suonare il campanello e dire "hey ciao, siamo dei ribelli che vogliono ribelllarsi ai ribelli, ti arrendi? E magari ci offri una tazza di the?"- -Mi sono perso a "hey ciao"- disse lui pensieroso, niente da fare Zakir era troppo testardo sarebbe rimasto sulla sua idea finchè non avessimo fallito nel tentare di portarla a termine, camminammo un'altra oretta fino a quando i nostri stomaci non cominciarono a rivoltarsi nelle nostre membra, trascinavamo i piedi come se pesassero tonnellate e avevamo, o per lo meno io, le spalle a pezzi, fortunata Adara che poteva permettersi di farsi portare lo zaino -Sentite perchè non facciamo una pausa?- nella mia mente mi inginocchiai e gli urlai una cosa come "sia lodato Matthew e la sua poca resistenza!". Blake e Zakir si scambiarono intensi sguardi e se gli altri aspettavano trepidanti il verdetto, io mi sedetti e tirai fuori il mio ultimo panino, se non altro il mio zaino ora sarebbe stato più leggero. Gli altri mi imitarono, strano, ero quasi certa che per ripicca del fatto che mi fossi seduta senza il loro consenso avrebbero deciso di proseguire. Mangiammo in silenzio immersi in una certa situazione di tensione che io ignoravo completamente con il mio solito sorriso spavaldo dipinto sulle labbra, gli occhi che si spostavano da un albero all'altro come se non avessi alcun motivo per ricambiare gli sguardi che mi sentivo addosso come qualcosa di così rovente che nemmeno l'incessante pioggia riusciva ad attenuare, ben presto scoprii di essere a corto d'acqua così con la scusa di dover andare in "bagno", mi allontanai dal gruppo e mi arrampicai su un albero particolarmente alto. Il braccio sul quale ero caduta gridava pietà, ma ero riuscita ad arrampicarmi così in alto che i rami si piegavano sotto il mio peso, mi appoggiai al tronco facendo attenzione a non scivolare, sentivo l'odore di umido e di legno bagnato e ruvido sotto le dita intorpidite dal freddo. Spostai lo sguardo verso l'orizzonte riponendo tutte le mie speranze, per poco non caddi di nuovo per la sorpresa ma mi salvai tenendomi per le gambe, mi tirai nuovamente su ammirando la vicinissima città appena fuori dal bosco -Leyla!- era Adara, l'avevano mandata a cercarmi, scesi di tutta fretta e le corsi incontro seguendo la sua voce -Ho trovato una città!- urlai senza fermarmi e raggiunsi gli altri con il fiatone -Leyla che è successo?- chiese Matthew preoccupato -Secondo me una vipera ha tentato di morderle il culo!- sghignazzò Zakir, io lo fulminai con lo sguardo e lui si pietrificò -Volevo dirti che ho visto una cuccinella ma del tuo cervello non ho ancora trovato traccia.. Tsk! Ho avvistato una città a pochi chilometri da qui!- ringhiai io in preda alla collera dimenticandomi della gioia provata cinque secondi fa -Una città?- bene, a quanto pare ero riuscita ad ottenere la loro serietà anche perchè di attenzione ne ricevevo fin troppa, mi stavano sempre addosso per sottolineare ogni mio difetto, ogni mia debolezza, debolezze da cui poi traevo la forza di camminare per ore con sulle spalle uno zaino più pensante di me, la stessa forza con la quale riuscivo a castrare regolarmente Blake. Mi seguirono per il bosco che andava via via infittendosi, sembrava che ci fosse un muro, era tutto un groviglio tra rami -Non riusciremo mai a passare! - piagnucolò Adara che in realtà non sopportava il fatto che i suoi "bellissimi" capelli si sporcassero. Sbuffai quella situazione mi rendeva nervosa, all'improvviso qualcuno mi prese dal cappuccio, e per poco non caddi a terra - C'è un passaggio!- disse Blake indicandomi una specie di tunnel molto stretto tra i rovi. Sentivo le loro 4 presenze incombere alle mie spalle -una volta dall'altra parte trova la strada che porta alla città e contattaci- mi disse Zakir infilandomi in mano un walki-talki -No problem- dissi io cercando di nascondere la paura e la preoccupazione, sospirai, mi misi a carponi e passai oltre graffiandomi il viso e le mani -Leyla..- mi richiamò, io mi affacciai -sta attenta!- sorrisi - Improbabile, non trovi?-

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Capitolo 3
*** Prima Tappa ***


Mi guardai intorno vedevo le lontane case imbrattate e fatiscenti della città. Iniziai a camminare, i miei passi mi rimbombavano in testa, mi guardavo continuamente in giro e anche se non lo avrei mai ammesso avevo una paura.. Quindi iniziai a correre, corsi a tutta velocità, corsi come una psicopatica che tenta di fuggire da dei fantasmi visibili solo a lei, ma alla fine trovai una strada non asfaltata che conduceva alla città e attraversava il bosco, se anzichè tagliare saremmo andati avanti, l'avremmo comunque trovata, cercai il walki-talki di Zakir con ancora le mani che mi tremavano, feci un bel respiro profondo e schiacciai l'apposito pulsante -Ragazzi!?- mi sentivo tremendamente stupida a parlare con quel aggegio così come quando usavo il celluare ed era per questo che Zakir me l'aveva rifilato perchè sapeva che non avevo il telefonino -Leyla, stai bene?- mi chiese Matthew -Sisi, passami Zakir- Matthew in certe cose era molto imbranato, più che imbranato.. Invece Zakir avrebbe capito tutto subito e soprattutto dopo aver ricevuto le informazioni che gli servivano non avrebbe fatto domande inutili. -Hey, l'hai trovata?- -No preferivo fare un po' di conversazione prima di incamminarmi- -Allora?- sospirai -Tornate sul sentiero e continuate sempre dritto troverete una strada non lastricata che attraversa il bosco.- -Roger!- mi sedetti , ad aspettarli e passai il tempo a guardare le strane forme dei nuvoloni cercando di non pensare a niente. Una aveva la forma di un elefante, un'altra di una bomba atomica, un'altra ancora di un arco era davvero.. Noioso! - Ley! - era Adara, finalmente erano arrivati -Tutto ok?- mi chiese Blake sorridendo e facendomi un buffetto sulla guancia dove c'era un piccolo graffio, da quando era così dolce? Guardai da un'altra parte -Si, andiamo!- risposi evasiva e fredda come al solito. Seguimmo la strada finchè non giugemmo alle prime case. Era tutto molto silenzioso e per le strade non c'era anima viva, avrei giurato fosse una città deserta se 5 secondi dopo non ci avessero circondati e purtroppo non scherzavano avevamo almeno una decina di fucili puntati -Chi siete? Perchè siete qui?!- sbraitò un ragazzo con una bandana rossa al collo e un'asciugamano avvolto intorno alla testa anche gli altri erano vestiti allo stesso modo, che si fossero ispirati ai bambini soldato? Il cuore batteva così forte che percepivo il suo pulsare in ogni parte del corpo, iniziai a sudare freddo e feci un mezzo passo indietro sbattendo contro Zakir, questo contatto mi ricordò che non potevo assolutamente avere paura, non ora, non potevo permettermelo quando i miei amici erano in difficoltà. Presi tutto il mio coraggio, degluttii a fatica e risposi -Siamo dei ragazzi come voi, abbiamo deciso di intraprendere un viaggio perchè prima non ne avevamo mai avuto la possibilità, abbiamo bisogno di rifornirci di provviste e poi toglieremo il disturbo!- Devo essere stata molto convincente perchè abbassarono le armi -Fate pure!- Disse sorridendo e allargando le braccia il ragazzo che aveva parlato prima, tirai un sospiro di sollievo e i ragazzi tornarono alle loro consuete attività. Io feci un cenno agli altri, ed entrammo nel primo negozio di alimentari che vedemmo nella via. Prendemmo acqua e cibo a volontà, passando tra gli scafali notai l'assenza dei dischetti e questo voleva dire solo una cosa: presto sarebbe arrivato il camion delle consegne, i dischetti non avevano un effetto prolungato ma di solo 12 ore e il problema più grande era che creava dipendenza, appena uscimmo tirai la manica di Zakir facendomi seguire da lui e dagli altri dietro il negozio -Avete visto i dischetti? - bisbigliai controllando che fossimo soli. Loro ci pensarono un attimo e poi scossero la testa -Quindi significa che tra poco arriva un camion delle consegne..- -Hai ragione, potremmo bloccarlo fuori dalla città!- disse entusiasta Blake -E potremmo dargli fuoco, così gli abitanti di questa città non riceveranno i dischetti e rimarranno lucidi e noi potremo spiegare loro la situazione!- continuò Zakir -Mi sembra un piano fattibile- concesse Matthew, non era proprio questo che intendevo, se ci scoprono e qualcosa va storto questi "abitanti che dobbiamo rendere lucidi" potrebbero farci fuori coi loro splendidi fucili.

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Capitolo 4
*** Uno stupido folle piano ***


Ci nascondemmo dietro le prime case della città, c'era puzza di fogna e spazzatura e inorridii davanti a due topolini che mi tagliarono la strada. Le condizioni della città erano davvero pessime. Ormai i ragazzi si erano spostati dalla periferia quindi potevamo agire indisturbati non che questo faceva del piano una bella idea.. Fortunatamente, durante l'attesa, aveva smesso di piovere. Il cuore mi martellava nel petto dall'eccitazione, le gambe e le mani tremavano così tanto che dovetti sedermi e stringere le maniche della felpa per non farlo notare. Sentii il rumore di un vecchio motore e quello delle ruote sulla ghiaia, sbirciai e scorsi in lontananza un camioncino, entro pochi minuti, due al massimo, sarebbe giunto a destinazione. -Ci siamo!- pensai facendo dei respiri profondi cercando gli sguardi dei miei amici, era quasi divertente vedere Matthew e Adara pallidi, sudati, e tremanti dalla paura. Era vero anche io tremavo, ma la mia era solo adrenalina, la stessa sensazione che si prova quando bisogna salire su una giostra particolarmente folle o prima di fare un'assolo in una recita. Notai una strana scintilla negli occhi di Zakir e Blake, la stessa che dovevo avere io. Per noi era come una droga, anzi no, come l'ossigeno.. Perchè noi siamo nati per questo. Il mezzo girò l'angolo dove noi, poco prima, ci eravamo fermati per ideare quel folle piano. Ci fiondammo dietro, era un camioncino bianco con graffiti fatti con le bombolette spray sui lati con colori sfavillanti. L'autista era sceso e lasciammo Adara e Matthew a fare il palo, mentre Zakir sfruttava le sue capacità teppistiche, acquisite nel corso degli anni, per aprire lo sportello della merce. -Wow Zakir sei un genio!- commentò entusiasta Adara, Blake prese il fiammifero, lo accese e.. Aspettate.. Ma Adara e Matthew non dovevano fare da palo? -Che state facendo?- sbraitò il ragazzo che solo pochi istanti prima guidava il mezzo. Senza perdere tempo, Blake lanciò il fiammifero e cominciammo a correre, ero in testa al gruppo al momento, se c'era quacosa in cui ero imbattibile era la velocità. Sentii dei colpi di sparo e, voltandomi indietro per istinto, non vidi gli zaini che avevamo lasciato a terra per tenerci più liberi e leggeri. Questa però era una fuga non calcolata e sapendo che nessuno si sarebbe fermato a prendere lo zaino lo feci io visto che ci ero caduta sopra. Feci qualche ragionamento: quello di Matthew non contenva altro se non libri e vestiti, quello di Blake sarebbe stato inutile poichè era quello più vuoto, nel mio c'era solo qualche cambio, presi i due rimanenti. Lanciai a Zakir il suo e mi misi in spalla quello di Adara che contrariamente a quello che si potrebbe pensare aveva portato più cose utili che vestiti. "Cosa me ne faccio della bellezza se muoio in viaggio?" queste erano state le sue parole. Ripresi a correre afferrando per il polso Adara che era rimasta troppo indietro, sentii Zakir urlare doveva essersi ferito, Blake gli prese lo zaino e tornarono a correre come se nulla fosse, non doveva essere niente di grave. Per il tempo di due respiri ci fu una pausa, -Deve essersi spaventato quando Zakir ha urlato..- pensai, invece ce l'ho ritrovammo davanti, ci sbarrava la strada dividendoci dai ragazzi che, non accorgendosi di nulla, proseguirono la loro corsa. Il ragazzo ci puntava contro un fucile, e se provavo a fare un passo in avanti sparava mirando ai peidi senza tutta via mirare per colpire. Adara si accucciò a terra, si era arresa. Io mi ero sempre ripromessa di non arrendermi ma quel ragazzo dagli occhi azzurri ghiaccio non era uno psicopatico scalmanato era così tranquillo che dava la sensazione che fosse perfettamente cosciente, quasi abituato, a quello che stava facendo e la sua sicurezza aveva uno strano effetto intimidatorio come se, se solo avesse voluto, non avrebbe più mirato vicino ai piedi ma dritto in mezzo agli occhi. Fu questa calma che iniziò a farmi sudare freddo e ad impedirmi di pensare ad un piano. M'imposi, quindi, come primo obbiettivo, di rimanere in vita e imitai Adara accucciandomi.

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Capitolo 5
*** Il bosco-The return ***


Gli altri non vedendoci arrivare tornarono indietro, il ragazzo sentendo i loro passi si voltò di scatto puntando l'arma, Blake, Zakir e Matthew si accucciarono ad una velocità che batteva quella del suono e della luce messe insieme. -wow, ecco i ragazzi che dovrebbero salvarci- pensai con sarcasmo, poi iniziai a borbottare una serie inventata di insulti. Come se non bastasse Zakir aveva lo sguardo incollato al mio sedere, gli sembra questo il momento? Lo avrei volentieri preso a schiaffi ma data la situazione mi limitai ad uno sguardo omicida, lui alzò gli occhi al cielo e spostò ripetutamente lo sguardo dal mio sedere ai miei occhi. Solo allora capii, avevo una fionda nella tasca posteriore, delle biglie in quella anteriore e una mira infallibile. Il ragazzo ci dava le spalle, magari pensava fossero più pericolosi i ragazzi. Ebbi, quindi, tutto il tempo per estrarre la fionda e qualche biglia, pensai velocemente a dove mirare, se lo prendevo sulla gamba poi avrebbe avuto tutto il tempo per riprendersi e sparare, decisione presa: lo avrei colpito alla mano in modo da fargli lasciar cadere il fucile. Mirai e colpii, lui gridò buttando, come previsto, a terra il fucile, tirai un'altra biglia sulla gamba ma stavolta reagì, in un attimo mi fu addosso, mi tirò un pugno in faccia ma non provai dolore, l'unica cosa che sentivo era il peso del suo corpo sopra il mio, gli occhi fuori dalle orbite dalla rabbia e l'alito odorava di alcol misto a fumo, Blake me lo levò di dosso assestandogli un doloroso calcio alle costole, prima di farlo rialzare lo afferrò dai capelli colpendolo dietro al collo con il gomito poi lo lasciò e lui cadde a terra a peso morto, era svenuto. Matthew mi diede una mano ad alzarmi quando udii un gran vociare e un rumore di passi, i ragazzi di prima stavano arrivando forse attirati dal fumo del camioncino, forse dagli spari o semplicemente dalla voglia di dischetti. In quel momento capii perchè mi era sembrato fin da subito un piano stupido, quei pazzi scatenati non ci avrebbero mai ascoltati sotto o non l'effetto dei dischetti. -Via! Via!- urlai incoraggiando gli altri. Raccolsi da terra fionda e zaino e riprendemmo a correre verso il bosco, ero in testa come al solito e mi sembrava addirittura di correre più veloce di quanto non abbia mai fatto. Il mio cervello non riusciva ad elaborare niente. L'unico mio pensiero era quello di correre, non avevo una meta, nemmeno una direzione, correvo seguendo l'istinto cercando di allontanarmi il più possibile da quella città di morte. Continuai a correre come una forsennata fino a quanndo giunsi in una radura che si affacciava sulla sponda di un piccolo laghetto che si intravedeva tra le foglie di un salice piangente. Il paesaggio ebbe un effetto calmante, mi avvicinai all'acqua limpida, era così pura che pensai che nessuno dovesse sapere della sua esistenza. Mi sedetti su una roccia piatta proprio sotto l'albero e pian piano mi raggiunsero anche gli altri, rossi e madidi di sudore. Ci guardammo negli occhi: eravamo vivi! Loro si riunirono poco più in là, Matthew constatò che la ferita di Zakir era un semplice graffietto superficiale, glielo disinfettò e ci mise due giri di bende. Fortuna che Zakir aveva deciso di alleggerire il carico a Matthew prendendo lui la cassetta del pronto soccorso. Io rimasi sul masso ad osservare il mio riflesso, ero sporca di fango e avevo un occhio violaceo e gonfio però riuscivo a vedere bene lo stesso. Mi incantai sui miei occhi che il colore giallo rendeva ipnotici. Si, purtroppo avevo gli occhi gialli, non solo tendenti al giallo o un miscuglio strano tra verde e marrone che dava l'illusione che i miei occhi fossero gialli, li avevo proprio come il colore dei gatti. Fin da piccola mi avevano dato non pochi problemi, i bambini mi evitavano e mi prendevano in giro e gli adulti si spaventavano, iniziai a girare con gli occhiali da sole, ma per fortuna incontrai Zakir, Blake, Adara e Matthew che non si fecero alcun problema per il colore dei miei occhi anche se si rivelarono dei curiosoni, mi ponevano così tante domande e tutte insieme da mandarmi in confusione. Strinsi fra le dita il ciondolo da cui non mi sarei mai separata. Era fatto di ottone e aveva la forma di una tartaruga, si poteva anche aprire: da una parte del guscio vi era un orologio, dall'altra una bussola. L'avevo trovata all'età di tre anni nel portagioie di mia madre, lei mi aveva fatto un gran sorriso e mi aveva detto che se mi piaceva potevo tenerlo e da allora non lo avevo mai tolto e non avevo nessuna intenzione di farlo, soprattutto durante quel viaggio. Il ciondolo era l'unica cosa che mi ricordava casa e che ancora mi dava speranza, ricordandomi il motivo per cui ero lì e per cui non dovevo mollare.

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Capitolo 6
*** semplicemente capitolo 6 ***


-Hey..- Zakir spuntò dal nulla facendomi sussultare in preda ad un mini-infarto, ma almeno mi riscossi dai miei pensieri. -Hey! Ma tu stai tremando!- esclamò Zakir preoccupato, io rimasi immobile per qualche istante guardandolo, sperai che non facesse quello che presumevo stesse per fare. Lui si sedette dietro di me con fare non curante. Non ebbi neanche il tempo di reagire che mi tirò indietro facendomi appoggiare a lui. Sentii le guance andare in fiamme ma non tentai di allontanarlo come normalmente avrei fatto, magari con un bel insulto. In quel momento però ero sconfortata, iniziavo a dubitare sull'esito della nostra missione, tutte le responsabilità, le decisioni, importanti o meno, che avevamo preso, o che ancora dovevamo prendere, mi opprimevano il petto non facendomi quasi respirare e mi facevano bloccare un doloroso groppo in gola. Più cercavo di trattenere le lacrime più la gola mi faceva male. Sfiorai con le dita il mio ciondolo rimpiangendo casa, ormai avevo gli occhi così lucidi da non vedere nulla con nitidezza. -Piangi se vuoi.. Gli altri sono lontani, e prometto di non dirlo mai a nessuno, neanche se mi torturassero!- -Ma fottiti, idiota- mormorai io con un filo di voce. -Sai, se ti faceva anche l'altro occhio nero potevi farti passare per un panda- disse lui cambiando tempestivamente discorso e riuscendo a strapparmi un sorriso. Mi passò un dito con tocco leggero sul viso, era così piacevole.. gli scostai la mano prima di prenderci davvero gusto e decidere di lasciarlo fare. Lui però ne approfittò per intrecciare le sue dita alle mie, ero molto stanca e non avevo la forza per respingere quella scimmia pervertita travestito da amico. Mi incantai ad osservare le nostre dita intrecciate: le mie erano proprio piccoline, magre in confronto alle sue. Il mio pollice era grande come il suo mignolo e aveva le mani piene di calli e la pelle ruvida. Doveva essersi accorto che invece la mia era più morbida perché passava, con delicatezza, il pollice sul dorso della mia mano. Mi sentivo osservata, alzai lo sguardo e i miei occhi si incrociarono con i suoi. Erano azzurri quasi sul blu, erano molto vivaci e spruzzavano una certa sicurezza che aveva il potere di tranquillizzarti. -Ragazzi.. La cena..- Adara ci porgeva le nostre ciotole sorridendo spuntando da sopra la spalla di Zakir, io mi spostai di scatto da lui, feci così veloci i miei movimenti che non riuscii a fermarmi e caddi nel laghetto. L'acqua era gelata e molto alta, da sotto riuscivo a vedere i bellissimi riflessi della luna, era così bello, non ero mai andata sott'acqua per poi alzare lo sguardo verso l'alto, allungai una mano per toccare uno di quei meravigliosi brillantini, poi per un attimo fu tutto nero. Sentii una mano afferrarmi per il polso e tirarmi con un doloroso strattone. L'ambiente intorno a me era cambiato, riaprii gli occhi tossendo mentre sputavo acqua, qualcuno mi avvolse in qualcosa di molto caldo. -Hey! Hey! Stai bene?- mi chiese Zakir prendendomi il viso fra le mani. Io mi ritrassi rannicchiandomi nella coperta tremando. -Si può sapere perchè non tornavi su??- chiese isterico Matthew -Me lo ero dimenticata..- risposi senza degnarlo di uno sguardo, stavo per annegare e mi facevano pure la ramanzina? Roba da non crderci.. Tsk! -Te ne eri dimenticata??- eccone un altro sclerato -Che c'è Blake? Tu e Matthew oggi avete le vostre cose?- risposi arrabbiata mentre mi usciva l'acqua pure dal naso. -Ci hai fatti preoccupare..- rispose al mio stesso tono Zakir come se al posto di averli spaventati li avessi torturati. Adara si mise in mezzo -Eddai ragazzi, se non è tornata subito su è perchè non riusciva! Mica è colpa sua! E se poi voi vi siete spaventati, figuratevi lei!- guardai Adara come si guarda il proprio fratello quando ti ruba l'ultima patatina. Io non avevo assolutamente avuto paura! E anche se l'avessi avuta di certo non lo sarei andata a dire in giro!! Stavo per dire qualcosa per smentirla ma fui interrotta da Matthew -Si, hai ragione.. Scusaci Ley'- Blake e Zakir non avrebbero mai detto la fatidica parola magica, che la maggior parte delle volte, appiana le acque. Blake si allontanò quasi arrabbiato per il fatto di avere torto e Matthew lo seguì. Sospirai ancora tremante mentre Adara mi avvicinava la ciotola del cibo, mi sorrise e andò dagli altri. Ancora non capivo cosa ci facessero due tipi come Matthew e Adara con dei teppisti come noi. Il primo era il classico ragazzo minuto e fifone, di quelli sfigati che ci si aspetta che scappino alla vista di un ragno. Aveva i capelli castani con dei riflessi ramati che facevano risaltare gli occhi verdi, aveva i dentoni tanto da assomigliare ad un roditore con gli occhiali. Era il più intelligente tra di noi ma al momento le sue conoscenze non ci erano davvero servite a niente. Adara invece aveva un caschetto color platino con la frangetta e gli occhi marroni, aveva un bel fisico e un'orecchiabile carattere, (orecchiabile perché nonostante fosse logorroica e avesse una voce squillante a volte, e dico solo a volte, quello che diceva si rivelava molto utile) infatti tutti i ragazzi le sbavavano dietro e a lei non è che dispiacesse cammianre sulla loro saliva. Forse loro erano il collante che teneva uniti i nostri caratteri scontrosi anche se la maggior parte delle volte più che unirci tendevano a separarci prima che ci prendessimo a pugni. Iniziai a mangiare, perchè mangiare mi aiutava a pensare, quando ad un certo punto intravidi una figura appoggiata ad un albero. Ma gli altri erano andati poco più in là, chi era, dunque? Era pericoloso? Una scossa di adrenalina mi attraversò tutta la schiena. Che fosse il ragazzo che Blake aveva steso nel pomeriggio?

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Capitolo 7
*** Scomodi incontri ***


Il ragazzo si avvicinava, lanciai un'occhiata ai miei amici, non si erano accorti di niente. Mi alzai in piedi mettendomi sulla difensiva, non riuscivo a capire le sue intenzioni. Ad un suo cenno sentii afferrarmi da dietro. Qualcuno mi stava tenendo una mano sulla bocca e riusciva a tenermi alzata da terra. -Sei un peso piuma, sai?- mi schernì lui, io gli infilai una gamba dietro al suo ginocchio e gli tirai un calcio e una gomitata nello stomaco, insieme. Non si aspettava una mossa del genere, si vedeva, ma non allentò la presa. Quando il ragazzo che mi era di fronte fu abbastanza vicino capii che non si trattava di un ragazzo, ma di un signore sui 45 anni. Ora che ci riflettevo la voce del mio assalitore non era affatto quella di un ragazzo. L'uomo tirò fuori una siringa e io iniziai ad agitarmi come una dannata -Che accidenti c'era in quella cosa?- non riuscivo a liberarmi, più scalciavo e sgomitavo più quello stronzo stringeva la presa, lanciai un'ultima disperata occhiata ai miei amici che però erano nella mia stessa situazione, solo Matthew era ancora in piedi, ma era circondato, da solo non ce l' avrebbe mai fatta. Non appena l'uomo mi si avvicinò tirai il calcio ai paesi bassi più forte nella storia dell'umanità. Lui cadde sulle ginocchia lasciando cadere la siringa -Miseriaccia non vorrei essere al tuo posto..- disse l'uomo che mi teneva in ostaggio mentre io con le mani smanettavo per prendere la fionda e una biglia. Mi slanciai in avanti e nel tempo di un respiro sterilizzai anche il secondo individuo, il quale prima mi stordì un orecchio con le sue feroci grida di rabbia più che di dolore, e poi mi lasciò facendomi cadere a faccia in giù. Presi la siringa e inniettai al mio aggressore il liquido che dopo qualche istante di barcollamento cadde a terra, nel frattempo il primo uomo aveva tirato fuori un'altra siringa -Ma le caghi ste cose?- esclamai esasperata, lui mi prese un braccio facendo per bloccarmelo dietro alla schiena, il movimento era già tutto calcolato, non appena avrebbe finito il movimento per immobilizzarmi mi avrebbe inniettato quella sottospecie di sedativo per elefanti. Io però lo precedetti, feci una semplice giravolta facendo in modo che l'uomo si auto-inniettasse il liquido. Mi meravigliai io stessa del risultato, e senza perdere altro preziosissimo tempo, corsi verso i cespugli che, con l'aiuto dell'oscurità, mi rendevano invisibile, mirai, non era facile già il fatto che fossero bersagli in movimento, ma la distanza e il buio di certo non aiutavano. Riuscii a beccare qualcuno, gridavano come ragazzine spaventate era davvero ridicolo. Feci un piccolo sorriso di sfida anche se loro non lo potevano vedere potevano immaginarsi come l'autore del loro dolore se la stesse ridendo delle loro reazioni. -Ma in quanti sono?- -Se metto le mani su quel piccolo bastardo..- -Da dove arrivano?- -Hey ma.. Dov'è finito il ragazzo che c'era qui un attimo fa?- Sentivo i passi inconfondibili di Matthew dietro di me mentre cercavo di elaborare un piano, per aiutare anche gli altri. -Dobbiamo distrarli.. Farli allontanare..- mi suggerì lui -Si ma come? Se corro attirando la loro attenzione una volta seminati, torneranno qui a prenderli..- feci notare -È per questo che li sposterò da un'altra parte.. Penseranno che si siano ripresi e che ormai, al loro ritorno, siano lontani..- ci pensai su un attimo. Non avevamo altra scelta. -Bhe vale la pena tentare..- mormorai con il cuore in tumulto iniziando a spostarmi stando comunque bassa per non rivelare la posizione di Matthew -Sta attenta!- bisbigliò lui -Improbabile non credi?- quando fui dalla parte opposta uscii allo scoperto, e presi uno zaino contro il quale avevo sbattuto il piede sinistro, non sapevo per quanto sarei rimasta in giro quindi qualsiasi zaino sarebbe andato bene, poi gridai -Hey brutti rincoglioniti! Avete smesso di urlare come ragazzine? Volete il latte o preferite il pannolino?- gli uomini si distrassero dai miei amici -Non lasciatevela scappare!- disse con rabbia qualcuno, cinque secondi dopo mi ritrovai a correre alla massima velocità nel bosco con l'adrenalina a mille. Mi guardai indietro sperando che mi stessero seguendo tutti e mi concentrai sui passi, se cadevo come ero solita fare avrei rovinato tutto. Sentivo i passi pesanti dei miei inseguitori e le loro urla, dopo un po' dovetti rallentare per dar loro una falsa speranza in modo che non si arrendessero subito e continuassero a correre. Ad un certo punto però me ne ritrovai quattro davanti e frenai di colpo. Ero circondata. Ero nella merda fino al collo e qualcuno mi aveva appena fatto lo sgambetto facendomici affondare completamente.

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Capitolo 8
*** La notte più lunga della mia vita.. ***


-Bhe, mi pare che sia meglio che io mi arrenda- dissi con un sorriso ironico grattandomi dietro la testa -Ma davvero? Non avrai mica paura di un gruppo... Com'è che ci aveva definiti? Ah si.. "Rincoglioniti che urlano come ragazzine"?- fece uno di loro con una risata di scherno seguito dagli atri. -Su vieni con noi..- disse qualcuno più gentilemente. Stavamo camminando verso la radura di prima da cui eravamo partiti mantenendo la formazione di cattura: io in mezzo e loro tutti intorno per scoraggiare ogni tentativo di fuga. Ero un po' agitata. Matthew aveva fatto in tempo a spostare tutti? Eravamo via da circa una ventina di minuti e loro erano solo in 3 però Blake e Zakir non erano certo facili da spostare, io al suo posto non sarei riuscita a muoverli di un millimetro. Iniziammo ad avvicinarci e io iniziai a pregare Spongebob che fosse andato tutto liscio come previsto. Superammo gli ultimi intricati alberi e ci trovammo dinanzi ad un bel prato verde, nessuno addormentato a terra. O meglio, nessuno dei miei amici, al loro posto c'erano i due tizi che avevo steso io. Scoppiai in una fragorosa risata, Matthew era davvero un fottuto genio. -Dove sono finiti?- esclamarono gli altri allarmati -Bhe ve l'hanno proprio fatta, immagino..- risposi io con un sorriso di trionfo -Bei amici che hai... Abbandonarti qui tutta sola sfruttandoti in quel modo solo per fuggire..- io sbuffai, gli adulti cercano sempre di manipolare le nostre piccole e non proprio innocenti menti. Volevano metterci l'una contro gli altri ma non sapevano che ero stata io stessa a sfruttarmi per permettere la loro fuga, l'unica cosa che non avevo previsto però, era proprio la cattura, non avrei mai voluto staccarmi dagli altri, mi morsi l'interno della guancia accettando questa piccola e inevitabile sconfitta. Insieme eravamo una squadra da soli.. Chi poteva mai saperlo? -Che facciamo? Torniamo con solo la ragazzina e mandiamo una squadra di ricerca nella zona?- -No dividiamoci, voi 4 cercate gli altri e quando li avrete trovati chiamateci noi torniamo con la mocciosa e i due belli addormentati.- Due di loro presero sulle spalle i loro compagni e lo stesso ragazzo di prima mi incoraggiò a seguirli mentre lui chiudeva la fila. -E non tentare di scappare o stavolta ti abbattiamo intesi?- io sospirai e mi incamminai. Come se ci credessi, se avessero avuto qualche brutta intenzione avrebbero già finito di farmi del male, ma ero ancora viva e mi trattavano con timore. Avevo la netta sensazione che mi stessero portando da un loro superiore per patteggiare riguardo a qualcosa, si perchè io gli servivo, altrimenti non sarebbero nemmeno venuti a cercarci. Anzi mi chiedevo come quegli adulti avessero ottenuto tanta libertà, che lavorassero per il governatore era escluso per principio. Che fossero ribelli? Allora perchè ci avevano storditi con quei sonniferi? Avrebbero potuto spiegarci semplicemente la situazione. Questo pensiero non mi era nuovo, anche ai ragazzi della città "volevamo spiegare la situazione" e poi c'eravamo accorti che non ci avrebbero mai ascoltati. Camminare al buio nel bosco non era per niente facile, ma mi chiedevo come facessero loro a farlo con tanta naturalezza con addirittura un paio di occhiali da sole! Non riconoscevo la strada, forse perchè tutte le strade al buio sembrano diverse. Comunque sia mi venne la bella idea di lasciar cadere una biglia ogni tanto cosi che gli altri avessero una pista su cui lavorare, e con ogni tanto intendo ad ogni bivio, non è che avessi un numero illimitato di biglie. La luce della luna filtrava sempre meno tra gli intrichi dei rami e io inciampavo di continuo finchè andai a sbattere contro un albero -Ahh! Che botta!- esclamai con rabbia mentre tutti si voltavano dalla mia parte, sentii le guance in fiamme ma tanto loro non avrebbero potuto vederle. -Forse è meglio se metti questi..- il ragazzo che mi faceva da baby sitter mi consegnò un paio di occhiali uguale a suoi. Io un po' titubante li indossai. Erano occhiali speciali, molto speciali. Permettevano di vedere al buio, non che questo servì a non farmi cadere. Cercai di non mostare il mio stupore, non volevo mica sembrare una ragazzina esaltata... Ma ragazzi, che figata! Camminammo ancora per qualche chilometro e io continuai a segnare indisturbata la strada, arrivammo dinanzi ad una distesa dove erano disposte alcune tende, quelle che quando le lanci si montano da sole. Tuttavia questa vista mi turbò, tenevano sotto controllo tutti i nostri spostamenti? Com'era possibile che conoscessero la nostra esistenza così presto? Il nostro piccolo attentato era appena stato fatto! Non capivo e questo mi andava sui nervi! -Ora dormiamo, si parte all'alba!- disse quello che doveva essere il capo della spedizione poi proseguì comunicando i turni di guardia e si ritirò nella sua tenda. Io guardai il mio baby-sitter aspettandomi che mi dicesse cosa fare per tutta risposta lui mi sorrise allargando le braccia. -Sta tranquilla, anche con me hanno fatto così..- fui sul punto di chiedere spiegazioni ma il capo ci interruppe -Mostratemi una mano- io, sebbene fossi sempre stata restia ad ubbidire, alzai la mano sinistra imitando il ragazzo che aveva subito alzato la destra. Fu un attimo, e ci ritrovammo ammanettati -Buona notte!- ci augurò quello con un sorriso mezzo sadico e mezzo psicopatico, io strattonai la manetta -Hey aspetta! Non posso stare ammanettata tutta la notte con questo... Questo.. Individuo..!!- gli sarei corsa dietro per fermarlo ma qualcuno non me ne lasciava la possibilità rimanendo fermo a guardarsi il polso con aria tra lo stupore e il completo idiotismo. -Brutto idiota!! Sei un incapace! Io non ci sto ammanettata con te!!- iniziai a dare strattoni e a cercare di far passare la mano nel diametro delle manette. Non è che mi desse fastidio la manetta ma il solo pensiero di stare con quel tizio per chissà quanto non mi faceva stare affatto tranquilla e il fatto che mi guardasse, li fermo, come un'ebete mentre io mi dibattevo come un pesce fuor d'acqua, mi dava sui nervi. Per me era peggio di una fobia non sopportavo il contatto fisico con altre persone, gli estranei mi mettevano in ansia e camminare tra una folla mi rendeva più che nervosa, essere quindi ammanettata ad un essere umano era il mio peggior incubo. Perché proprio a lui? Non potevano legarmi ad un albero? Sospirai e mi seddetti a terra, dato che il mio braccio rimaneva sollevato anche il ragazzo si accomodò di fianco a me. -Devo fare pipi..- mi confessò poi -Anche io..- ammisi sospirando, ci guardammo e scoppiammo a ridere. Anche se da ridere c'era poco. Non ce la facevo più a trattenerla! Ad un tratto si alzò e si voltò di spalle, sentii la zip dei pantaloni e il resto lo sapete. Rimasi immobile, con il viso tutto rosso, cascasse il mondo non avrei mai fatto una cosa del genere. -Senti, mi servono le chiavi quindi mi aiuterai..- ci alzammo e andammo verso la guardia, a qualche metro di distanza l'idiota chiese un po' d'acqua come gli avevo ordinato di fare. Grazie agli occhiali vedevo benissimo al buio e potei notare il rigonfiamento nella tasca posteriore della guardia. Quindi quando lui si voltò io agguantai le chiavi, peccato che quell'idiota disse -Come mai prendi le chiavi?- la guardia si voltò arrabbiata verso di me riprendendosi le chiavi e io tirai una gomitata a quella scimmia sparacaccole sottosviluppata non ammaestrata -Oh per favore! Devo andare in bagno! E devo andarci subito! Legatemi ad un albero se avete paura che scappi!- la guardia ci pensò un attimo e prese da una tenda un lungo pezzo di corda. E me la legò ad un piede togliendomi gli occhiali per impedirmi di vedere il nodo e quindi di liberarmi -Hai due minuti, ti cronometro..- io lo guardai sollevando un sopracciglio e mi allontanai finchè la corda non fu tesa e mi svuotai tornando appena in tempo. La guardia mi restituì gli occhiali, mi riammanettò e mi liberò il piede. Avrei fatto il loro gioco, volevo scoprire perchè ci stavano addosso, Baka aveva detto.. Si d'ora in poi sarà questo il suo nome data la sua grande intelligenza.. aveva detto che avevano fatto così anche con lui, visto che erano adulti e non pensavo fossero seguaci del governatore o ci avrebbero uccisi a vista, dovevano per forza essere ribelli e collaborare con delle persone con dei gadget simili non mi dispiaceva -Senti ti va di andare a dormire?- -Non entrerò mai in un posto così piccolo con te..- lui sorrise e si stese sull'erba -Buona notte!- sospirai. Avevo ancora i vestiti umidi e sentivo freddo e, nonostante io ce la mettessi tutta per rimanere sveglia, poichè fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, mi addormentai.

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Capitolo 9
*** Devo dire che ci sono tante persone che vogliono conoscerci.. ***


Dopo 40 minuti di terrorizzante volo, finalmente potei mettere piede a terra e giurai a me stessa che non avrei mai più volato a meno che non fosse stato questione di vita o di morte. Non so come faccia la gente a sognare di avere un paio di ali, a me non era mai venuto questo assurdo desiderio ne volevo che mi venisse. -Che brutta esperienza..- mormorai ancora pallida -Su coraggio.. Chi non ha desiderato volare? Sveglairsi e ritrovarsi con delle ali e poter spiccare il volo?- io guardai Baka con uno sguardo perplesso -Sai una volta ho fatto un sogno del genere.. Mi svegliavo e avevo le ali, poi iniziavo ad urlare finchè non diventavo muta- gli feci un largo sorriso a 32 denti per poi girarmi da un'altra parte e scuotere la testa con una mano sulla faccia. Speravo solo che gli altri avessero trovato il mio messaggio, non avevo nemmeno finito di scrivere il mio nome che era arrivato un elicottero e mi avevano ordinato di salirvi neanche poi così gentilmente. Purtroppo scoprii, anche, che gli zaini erano impermeabili e, pochi minuti dopo, nonostante lo sgradevole odore di carne putrefatta, anche gli uomini che erano rimasti a terra erano partiti, ma poco importava se i ragazzi seguivano le biglie sarebbero arrivati in un luogo in cui gli uomini non sarebbero mai andati a cercarli. La mia attenzione fu attirata dal posto in cui eravamo appena atterrati. Cosa ci facevamo in quell'estesa pianura? -Hey, Baka. Dove siamo?- chiesi senza staccare gli occhi dal paesaggio, sembrava quasi un deserto verde, non si vedeva ne l'inizio ne la fine. Lui sorrise -Sono informazioni riservate..- disse poi orglioso. -Quindi immagino che nemmeno tu le sappia..- lui sorrise imbarazzato -Beh... Già...- Il signore che ci aveva accompagnati ci spinse in avanti facendoci fermare. La terra sotto i nostri piedi iniziò a muoversi e a...scendere?!? Guardavo stupita quel fenomeno visto solo nei film cercando di rimanere in piedi. Di solito odiavo salire in ascensore ma in quel momento ero troppo occupata a pensare a quanto il tutto fosse figo. Le pareti di quel ascensore improvvisato erano di cemento armato che creavano un'insostenibile contrasto con il prato sotto i nostri piedi, più scendevamo più era buio e la cosa era al quanto inquietante, sembrava quasi stessimo scendendo nell'inferno. Finalmente si aprì un varco di luce che sarebbe stato accecante se non avessi avuto gli occhiali infrarossi che fortunatamente potevano trasformarsi in semplici occhiali da sole con un semplice click. -Da questa parte..- borbottò il nostro infelice accompagnatore. Lo seguimmo senza esitare, ormai ero troppo curiosa! I corridoi erano troppi e troppo uguali. Nonostante cercassi di memorzzarli per creare un mappa virtuale nella mia mente non è che riuscissi ad orientarmi molto, se ci fossimo fermati e mi avessero detto "Torna all'ascensore" io sarei morta dispersa in quel labirinto. Ad un tratto il monotono edificio cambiò, finalmente c'erano delle pareti colorate e non sembrava più di cammianare in un manicomio abbandonato. Nei corridoi c'erano diverse porte blu numerate, su alcune c'era scritto "vietato l'ingresso a personale non autorizzato" e la cosa era molto divertente perchè erano quelle che tutti volevano aprire, è risaputo che il proibito piace. Mi appuntai, in una bacheca creata dalla mia fervida immaginazione, una nota che mi ricordasse che prima o poi avrei dovuto aprire quelle porte. Ci ritrovammo davanti ad una porta blindata dove si doveva digitare un codice numerico, il signore con tanta voglia di vivere ci regalò una gelida occhiata, io e Baka ci guardammo spazientiti da quel allegro comportamento e ci voltammo. Tolsi gli occhiali, tenendo gli occhi bassi per non far notare il colore giallo, e finsi di dargli una pulita mentre sfruttavo il loro riflesso per spiare i numeri "1915" dovevo assolutamente ricordare questi 4 numeri. La porta si aprì con un rumore metallico, e per rumore intendo casino infernale paragonabile a un qualche centinaio di serrature che scattano. Rimisi gli occhiali con un sorriso e oltrepassai la porta. "Perfetto ora sembra di stare a scuola.." l'ambiente non era poi così diverso, c'erano addiruttura delle finestre che davano su un giardino, la cosa a primo impatto non mi sembrava così anormale ma poi ricordai che eravamo sottoterra.. Scendemmo due rampe di scale e giunsimo in una stanza dove c'era una grande scrivania o almeno credevo lo fosse. Era molto strana era fatta di ferro e aveva uno schermo touch. Dove cacchiolo ero finita? Che si trattasse di un'organizzazione militare segreta lo capiva anche uno come Baka ma era come se fossi stata proiettata nel futuro! Il signore seduto sulla poltrona mi fissava sorridendo con gli occhi grigi che gli brillavano. //////////////////////////////////////////////////////////////////////~#LagiornatadiZakir#~\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ Feci leggere il messaggio anche agli altri. -Giusto! Leyla ha preso lo zaino di Zakir e se tutto va bene dovrebbe riuscire ad attivare il uochi-toky, se andiamo in città e attiviamo il nostro potremo ritrovarla grazie al segnale del gps!- esclamò entusiasta Matthew, guardai Blake, era un po' perplesso, e lo ero anche io. Non facevamo prima a cercarla? Se aveva scritto il messaggio sapeva che la dovevano portare via ma non sapeva dove la portavano? Aveva scritto che stava bene per non preoccuparci o stava bene sul serio? L'unica cosa che era certa è che nonostante fosse stata catturata non smetteva di guidarci, ci eravamo sempre fidati di lei quindi perché esitare ora? -Va bene, andiamo!- dissi poi lanciando un'occhiata di intesa a Blake che annuì. Seguimmo il sentiero che pensavamo ci avrebbe condotto in una città. Camminammo per ore, ma io non sentivo la stanchezza, il mio pensiero andava sempre alla sera prima. Era la prima volta che Leyla si lasciava andare in un momento di dolcezza, in normali condizioni mi avrebbe regalato uno dei suoi formidabili insulti su scimmie sottosviluppate ed emorroidi. Il pensiero mi fece sorridere. Ci fermammo rare volte, giusto per mangiare e brevi ma urgenti pause per inaffiare un albero a nostra scelta. E verso sera arrivammo in una città, come tutte le altre cadeva a pezzi e vi regnava il caos più totale. Camminavamo indisturbati, quasi invisibili. Avevamo camminato a lungo, e ancora di strada ce n'era da fare prima di poter dormire.. Quindi decidemmo di non addentrarci troppo nella città e di entrare subito in un market che di solito sono ben forniti di qualunque cosa. Quando entrammo tutti si fermarono per guardarci, presero a raffica degli oggetti sugli scafali e corsero fuori. Non diedi troppo peso alla cosa, girai un po' per il negozio e nel reparto del cibo incrociai una ragazza, doveva essere più piccola di Ley forse aveva 12 anni, aveva le cuffie e muoveva la testa a tempo. Sorrisi, se fosse saltata in piedi su una sedia e avrebbe iniziato a cantare, magari con un pugno a mo' di microfono davanti la bocca, non ne sarei rimasto così stupito anche Adara faceva così, Leyla invece non era così spontanea. La ragazzina si voltò di scatto, mi guardò, sgranò gli occhi, lasciò cadere il pacchetto di caramelle che aveva in mano e corse via. Oltre le batterie, prendemmo un'accendino e del cibo. Stavamo per uscire quando ci ritrovammo davanti dei ragazzi della nostra età con armi puntate, lanciai un'occhiata alla ragazzina che avevo incrociato nel corridoio ed era scappata spaventata. Aveva un cellulare in mano e tremava, alle sue spalle c'erano le nostre foto attaccate al muro "Merda..." pensai, ervamo ricercati e ci avevano appena trovato..

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Capitolo 10
*** walki-talki.. finalmente qualcosa di utile.. ***


La mattina fui svegliata dal vociare dei miei rapitori, mi misi seduta. Avevo un incredibile mal di testa e il naso chiuso. Perfetto ci mancava solo che mi ammalassi! Starnutii un paio di volte e mi misi in piedi. Strano, non ero più ammanettata. Presi lo zaino e rovistai alla ricerca della colazione. Avevo preso quello di Zakir, c'era solo qualche merendina energetica, l'acqua, un accendino, una graffetta deformata più e più volte, dei vestiti, una bomboletta spray colorata e un walki-talki. Mi si illuminarono gli occhi, con la mano che tremava dall'emozione e il cuore in tumulto lo afferrai. Batteria scarica. Fui sul punto di urlare "Perchè?!?!" e di scaraventare quello stupido coso chissà dove ma mi trattenni. Avrei potuto trovare delle batterie e poi comunicare con gli altri. Ma se il mio era scarico voleva dire che pure il loro lo era. Chissà se gli sarebbe mai venuto in mente di fermarsi in città per delle batterie nuove.. Osservai i tizi che andavano avanti e indietro senza neanche accorgersi della mia presenza. Presi una felpa che mi stava, come previsto purtroppo, enorme, poi scartai una merendina e mangiai. Che sapore tremendo! Come diavolo faceva a mangiarsi quelle cose?! Mi sforzai di finire e poi mi concentrai sulla missione: trovare delle fottute batterie. Mi mischiai nell'andirivieni generale -Quando dovrebbe arrivare?- -Tra mezz'ora..- -Andranno solo in due e la ragazzina?- -A quanto pare.. Non li invidio per niente- mi giunsero questi incomprensibili pezzi di discorso. Tra mezz'ora qualcuno sarebbe venuto a prendermi e con me sarebbero venute due persone, non sapevo nient'altro ma la cosa non mi agitava più di tanto. Tutti si preparavano, ma non ne capivo il motivo, in fondo dovevamo partire in tre no? Se si stavano preparando per andare a cercare gli altri, dovevo trovare un modo per sabotare le loro preparazioni. Il problema era.. come? "Accidenti.. Ora cosa mi invento! E se li avessero già trovati? Nhaa, improbabile" mi guardai intorno, dovevo creare un problema che avrebbe dato una giornata di cammino di vantaggio ai miei amici. Finalmente ci arrivai. Avevano ammucchiato tutti gli zaini in un posto. "Grave, gravissimo errore.." dissi tra me e me mentre il mio io interiore faceva una risata diabolica. Vista la mia espressione potevo sembrare semplicemente assorta nei mie pensieri quindi nessuno sospettò nulla quando mandarono Baka a svuotare la pentola della cena del giorno prima e io mi offrii di farlo al posto suo. -Non so se ce la fai... È pesante e per giunta non hai un bell'aspetto..- io lo guardai con uno sguardo omicida -Stai insinuando che sono brutta?- lui sgranò gli occhi -N-no.. I-io.. Vo-volevo solo dire c-che.. Ehm.. Insomma.. È che sei un po' pallida..- -Stai dicendo che il colore della mia pelle è brutto?- si arrese e mi consegnò il pentolone, in effetti era abbastanza pesante. Camminai verso gli zaini e non riuscii a fingere di inciampare perchè purtroppo caddi sul serio. Il pentolone mi copriva completamente la visuale e non avevo visto il sasso in cui appunto ero inciampata e quelli che dovevano essere gli avanzi di una strana e nauseante minestra finirono dritti dritti sugli zaini. Il primo ad accorgersi del mio capitombolo fu proprio Baka -Hey stai bene?- mi chiese aiutandomi ad alzarmi e io alzando la voce risposi -Sisi tranquillo, non mi hai sporcata! Però stai attento! Guarda come hai conciato gli zaini dei tuoi amici!- Qualche imprecazione si sollevò dal gruppetto di persone mentre il povero Baka, che veniva puntualmente preso per bugiardo, spiegava e rispiegava la sua versione dei fatti. Mentre tutti erano distratti, andai alla ricerca delle batterie perdute. Girovagai un po' alla cieca in quel che rimaneva dell'accampamento senza trovare nulla, quando mi accorsi che tutti tenevano i loro walki-talki legati alla cintura, avrei potuto farmelo dare da Baka con qualche pretesto ma, da come mi guardava, avevo l'impressione che non si fidasse più di me e non aveva tutti i torti. Sospirai sedendomi ai piedi di un albero, presi uno dei tanti sassolini bianchi e lo tirai con la fionda staccando una foglia dal ramo più basso. Feci per prenderne un altro ma mi bloccai, mi era venuta un'idea. //////////////////////////////////////////////////////////////~#LagiornatadiZakir#~/////////////////////////////////////////////////////// Mi svegliai con un brutto presentimento, non avevo un ricordo completo di quello che era successo. Mi ricordavo solo degli uomini con in mano delle siringhe, forse ci avevano drogati per catturarci. Era l'alba o pressa poco, e la fioca luce che filtrava tra le fronde degli alberi creava inquientanti ombre. -Hey finalmente ti sei svegliato! Mancavi solo tu! Ora ti diamo qualche minuto poi però dobbiamo metterci in cammino, Leyla è stata catturata!- guardavo Matthew senza capire quello che stava dicendo, anzi di chi stesse parlando. Figuarati se Leyla si lascia prendere, mi venne quasi da ridere. -Sicuro che parliamo della stessa persona?- chiesi con un sorriso ebete stampato in faccia, stava scherzando. Non poteva che essere così. Adesso sarebbe comparsa da sopra un ramo di un albero con la sua fionda pronta ad uccidermi perchè aveva dovuto fare tutto da sola. Però Matthew mi guardava serio e con una leggera sfumatura di rimprovero, guardai Blake e Adara, guardavano in basso, avviliti. -Si è fatta seguire per il bosco per darmi il tempo di spostarvi qui, poi però si vede che è caduta ed è stata catturata, tuttavia stamattina ho fatto un breve giro di perlustrazione..- interruppe la frase e mi mise in mano una piccola pallina tutta colorata e al centro, in tridimensione, c'era scritto Ley. Erano le biglie che le avevo regalato a Natale. Capii che doveva averle usate per segnare la strada e mi alzai di scatto e con rabbia. Doveva sempre sacrificare sè stessa per gli altri? Se avesse lasciato perdere, avrebbero sicuramente preso tutti e ora staremmo ancora insieme! Nonostante il braccio mi dolesse a causa dello sparo cercai il mio zainetto. Dovevamo partire subito e trovarla! -L'ha preso lei lo zaino..- mi avvertì Matthew -Allora alzate il culo e muoviamoci!- esclamai irritato dalla loro calma -Sta zitto! Anche se riuscissimo a trovarla non riusciremmo a fare mezzo metro che catturerebbero anche noi!- Blake non aveva tutti i torti -E cosa dovemmo fare? Starcene qua seduti a non fare niente?? Non sappiamo nemmeno dove l'hanno portata, cosa vogliono da lei, che intenzioni hanno..- Matthew mi interruppe -Ragionandoci su sono giunto alla conclusione che non abbiano cattive intenzioni, gli adulti non possono che essere dalla nostra parte..- Adara mi guardava con aria spaventata, in effetti stavamo alzando la voce e senza nemmeno accorgermene avevo stretto i pugni. -Potremmo seguire la pista, vedere la situazione ed elaborare un piano per liberarla..- propose infine -Concordo con Adara..- Matthew e Blake e si guardarono. Non è che avessimo molte altre scelte, se lei aveva fatto qualcosa di stupido per aiutare noi, quello era il momemto giusto per ricambiare. Ci incamminammo stando in allerta, Matthew diceva che c'erano dei tizi che ci cercavano ed era meglio essere prudenti. Trovammo un'altra biglia quando la strada biforcava, seguendola saremmo andati in mezzo al bosco dove non c'era il sentiero. Mi sembrava strano, ma seguimmo la pista, alla fine avevo una tasca piena di biglie. Ci ritrovammo in un prato, c'era ancora il cerchio di pietra che doveva delimitare il fuoco. -Questo doveva essere il loro accampamento..- mormorò Matthew mi guardai intorno alla ricerca di altre biglie. La mia attenzione fu attirata da un gruppo di sassolini bianchi e rossi, mi inginocchiai incuriosito. Era un messaggio: "Sto bene, ricaricate il talki e cercate il gps ~Ley" -Ragazzi...-

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Capitolo 11
*** Confusione.. tanta confusione ***


Guardai con aria annoiata e con un pizzico di sfida il vecchio che mi stava di fronte. -Sei Leyla vero?- mi chiese con voce roca nascondendo l'evidente emozione -Può darsi.. Chi vuole saperlo?- -Il mio nome non è importante tutti mi chiamano "il capo" , sono, infatti, il capo di questa base militare, in origine era semplicemente una base segreta contro atti terroristici e mafia ma quando voi ragazzi avete preso il potere si è tempestivamente trasformata in una base segreta di ribelli, sappiamo che tu e i tuoi amici lo siete, nel bosco c'erano delle telecamere, in quella zona di solito avvenivano scambi di sostanze illegali quindi abbiamo sentito parlare te e Zakir di un piano..- si fermò e schiacciò un pulsante. Sulla scrivania comparimmo in 3D io, Zakir e gli altri. Loro erano più avanti, e noi stavamo parlando "Potremmo entrare in tutte le città e cercare di liberarle dai dischetti, una volta chiarita la situazione non si tireranno indietro" dissi io "Si ma potremmo attaccare direttamente il governatore, risparmieremmo un sacco di tempo" rispose lui "Si, certo perchè.." fermò il video e mi guardò. Okay avevano le prove che eravamo ribelli ma cosa volevano che facessimo? Avevano una base segreta con soldati esperti perchè rapire dei ragazzini? Lo guardai in cagnesco cercando di capire le sue assurde intenzioni -Che cosa volete che facciamo?- lui sorrise -Voi avete una cosa che noi non abbiamo.. La minore età.. Volendo avremmo potuto sventare i piani di voi mocciosi molto tempo addietro, siamo più numerosi, più esperti, e con più esperienza.. L'unica cosa che ci manca sono le informazioni sulla base del poppante, vorremmo che tu e i tuoi amici andaste sotto copertura per passarci informazioni, ovviamente è una missione molto rischiosa, ma prima di spedirvi al suicidio vi alleneremo.- notando il mio sguardo perplesso aggiunse -Quando vi abbiamo visti nella telecamera non sapevamo niente di voi.. Una ricerca qui, una di là e sappiamo tutto su di voi, pregi, difetti, avventure e arresti.- la cosa era davvero inquietante e fastidiosa, e anche imbarazzante. Inoltre suonava troppo come un ricatto -Prima di decidere voglio parlarne con gli altri..- dissi in tono deciso e risoluto uno di quelli che non ammetteva repliche. Lui mi fissò per qualche istante poi digitò qualcosa sulla scrivania e uno sportellino, dietro alla poltrona in cui sedeva il vecchio, si aprì. Ne uscì un qualcosa che doveva essere un robort, io sgranai gli occhi guardandolo da sopra gli occhiali. Aveva le sembianze di un bambino di 8 anni con dei pattini a rotelle -Lui è 7B-92.. Il tuo baby sitter..- io lo guardai molto male -Non ne ho bisogno..- ringhiai io parecchio spazientita. -Non era una domanda.. Era un ordine..- Detto questo fummo sbattuti fuori. Sbuffai e guardai il robot -Ciao io mi chiamo 7B-92 e tu?- aveva una voce paurosamente metallica. Ci mancava pure un robot pallosamente sociale. -Leyla..- dissi con svogliatezza -È davvero un nome carino..- rispose inizando a "camminare" verso il corridoio opposto a quello da cui eravamo arrivati. Lo ammetto ci ero rimasta un tantinello di sasso, insomma, dei complimenti non erano quello che ti aspettavi da un robot! -Hey lattina! Dove stiamo andando?- chiesi seguendolo -Nella tua stanza..- nella mia che? Che stava dicendo? -Potresti spiegarti meglio?- -Il capo ha appositamente scelto una stanza per voi, ragazzi.- sospirai, non mi restava che vedere con i miei occhi. Arrivammo davanti ad un porta di legno e lattina aprì la porta scostandosi per farmi passare -Prego..- un po' titubante entrai. Era una semplice stanza con un letto a castello, due armadi due scrivanie e una finestra. Era abbastanza grande, almeno non sarei morta di claustrofobia. Mi affacciai alla finestra, la vista dava su un campo da atletica, c'erano dei tizi che correvano avanti e indietro e altri che facevano altri assurdi esercizi. Guardai il soffitto del giardino. Si, aveva un fottuto soffitto sul quale era proiettato un realistico cielo limpido. -È di suo gradimento signorina Leyla?- -Si..- notai anche che c'erano due porte, una di fronte all'altra sulle rispettive pareti opposte. Ne aprii una: il bagno. C'era una grande vasca da bagno e questo mi strappò un sorriso, avevo ancora addosso il freddo della sera prima, era proprio l'ora di un bel bagnetto caldo! Ma prima.. Aprii la seconda porta e dietro vi trovai un'altra stanza uguale a quella di prima ma grande il doppio, con il doppio della mobilia. Avevo capito. La prima stanza era per me e Adara la seconda per i ragazzi. Il robottino mi portò lo zainetto di Zakir, mi si strinse quasi il cuore, lo presi sedendomi sul letto. Sperai con tutta me stessa che fossero al sicuro, che stessero bene, che non si preoccupassero troppo per me, e se non li avrei mai più rivisti? Sentivo come un peso, pensarci mi faceva stare male, quindi decisi di mettere il cervello in pausa. -Stai bene, Leyla?- mi chiese Baka. Non mi ero nemmeno accorta del suo arrivo -Si..- mormorai -Allora perchè piangi?- non mi ero nemmeno accorta delle lacrime se per quello -Vattene devo fare il bagno!- dissi alzandomi -Hai bisogno di qualcosa?- mi chiese il robot -Una batteria per questo!- gli misi in mano il uochi-toky e feci per andare in bagno ma lui mi fermò -Non vuoi dei vestiti puliti e da mangiare? - guardai Baka, mi stava guardando con aria preoccupata -Certo! Mi sembrava scontato! Tsk, stupida lattina!- entrai in bagno sbattendo la porta. Mi ci sedetti contro abbracciando lo zainetto. Ero preoccupata.. Avevo pauara di perderli, avevo paura che succedesse loro qualcosa e mi sentivo completamente impotente e inutile. Le lacrime ormai scendevano senza sosta, per me era molto strano piangere, l'ultima volta che lo avevo fatto avevo 7 anni e mi ero intromessa in un litigio tra Zakir e Blake. Stavano litigando pesantemente e mi ero spaventata, Blake era sempre stato un tipo freddo, ma semplicemente perchè non sapeva cosa dire o fare in certe situazioni, quindi se ne era andato, invece Zakir era rimasto a consolarmi. La cosa divertente era che io gli urlavo contro perchè non mi piaceva far vedere quel lato debole di me, figuarsi se qualcuno tentava di aiutarmi. C'era sempre stata una sorta di rivalità tra loro, litigavano spesso ma facevano sempre pace. Per me erano come due fratelli.. E Matthew e Adara non erano da meno. Matthew si preoccupava sempre per me, era il primo a capire quando sparavo qualche balla per non farli preoccupare, ed era il primo capire se qualcosa non andava. Adara invece mi aveva segretamente messo sotto la sua ala protettrice di sorella maggiore non biologica, non che non sapessi difendermi.. Ma la cosa mi riusciva meglio coi ragazzi, con le ragazze ero peggio di Matthew quando tenta di rimorchiare. Quando finii le lacrime, mi guardai allo specchio. I capelli castani erano tutti spettinati ma grazie al bagnetto della sera prima erano abbastanza puliti, avevo gli occhi rossi per il piangere e il segno viola del pugno, faceva male ma non importava. Una volta riempita la vasca con acqua calda e tanto sapone mi ci immersi. Non volevo pensare troppo quindi mi concentrai a lavar via lo sporco. Quando uscii trovai sul letto il uochi-toky, un vassoio traboccante di cibo e una tuta. Presi subito il uochi-toky, era acceso e aveva la batteria piena, fui tentata di chiamarli ma poi ci ripensai. Magari li chiamavo mentre si stavano nascondendo in una situazione di pericolo e non volevo cacciarli nei guai. Guardai la tuta: era una specie di uniforme. Pantaloni mimetici e maglietta nera con il simbolo della pace rosso con qualche sgocciolatura per dare l'impressione che il simbolo sia stato fatto con il sangue e in effetti era vero. Per ritrovare la pace avremmo dovuto spargere del sangue, ma di questo credo che ancora nessuno ne fosse pienamente cosciente nemmeno io stessa. Ai piedi del letto vi erano un paio di sarpe da ginnastica con particolari tacchetti che garantivano un'ottima attrazione sul terreno. Controllai il numero erano troppo grandi, peccato. Mi stesi sul letto attaccandomi il uochi-toky ad un passante dei pantaloni. Non avevo fame quindi appoggiai il vassoio sul comodino e guardai 7Bqualcosa che era rimasto tutto il tempo a fissare ogni mia reazione, ogni mia mossa. -Posso fare altro per te?- -Fammi fare un giro della base..- dissi alzandomi -e dammi un'aspirina..- aggiunsi poi -Come vuoi..- mi mostrò le stanze principali: la mensa, un posto brulicante di persone e traboccante di vomitevoli odori che segnalai nella lista dei posti da evitare, la sala degli allenamenti che al momento era chiusa e il giardino dove venivano coltivate le piante che costituivano la maggioranza dei loro rifornimenti. Era un posto magnifico con tanti colori e profumi leggeri che solleticavano appena il mio povero olfatto, ormai assassinato dagli sgradevoli odori della mensa. Rimasi in quel posto in uno stato di dormiveglia fino la sera. -Leyla!- qualcuno mi chiamava e borbottava tra sé e sé, rispose il robot per me. Ormai io ero febbricitante e non avevo nemmeno la forza per sforzarmi a ricordare dove mi trovassi. Comparse un ragazzo che mi sorrise tristemente e si sedette vicino a me. -Bel posto vero?- io feci un mormorio di assenso -Non mi riconosci?- mi chiese smettendo di sorridere e guardandomi tutto serio.

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Capitolo 12
*** Quando una squadra si divide.. ***


Io lo guardai mettendogli una mano in faccia, non so perchè lo avessi fatto, ma vedevo sfocato e non riuscivo a riconoscere quel ragazzo nonostante la sua voce mi suonasse così familiare e rassicurante -Voglio andare dai miei amici..- mormorai appoggiandomi a lui -Leyla io..- disse lui, ma io lo interruppi -Portami da loro, ti prego..- mormorai. Lo ammetto la febbre alta mi stava facendo delirare. Il ragazzo mi appoggiò una mano sulla fronte -Cavolo quanto scotti! Dai vieni, ti porto dentro..- il suo viso era paurosamente vicino al mio, mi accarezzò dolcemente una guancia e mi baciò. Io cercai di allontanarlo ma non ero abbastanza forte. Dopo pochi secondi, però, si staccò lui. Mi fece mettere un braccio attorno al suo collo e mi prese in braccio tenendomi con una mano sulla schiena e l'altra all'altezza della ginocchia. Una ventata di pesca e frutti di bosco mi investì come camion in autostrada. Era un odore forte, ma mi piaceva, mi ricordava la primavera e il ciliegio che c'era nel giardino della scuola con le sue foglie rosa. Inspirai profondamente quel caldo profumo lasciando che mi cullasse in quel mondo illusorio di tranquillità che mi ero creata. La lattina ci gironzolava attorno per poi sparire dietro ad una porta. La luce del corridoio era accecante, e quasi non notai il ragazzo buffo fermo in corridoio. I due ragazzi si guardarono per un istante e mi sembrò quasi che nell'aria ci fosse un che di freddo che si sciolse quando distolsero lo sguardo. Entrammo nella stanza della mattina e fui appoggiata in un letto dal materasso troppo duro e il cuscino troppo morbido. Mi costrinsero a bere uno strano intruglio portato dalla lattina e mi rimboccarono le coperte. Ero stanca e chiusi gli occhi. Il mio respiro si fece regolare nonostante non dormissi. Le persone che erano con me nella stanza iniziarono un dialogo che a me risultava molto confuso -Glielo hai detto?- disse qualcuno -Non ancora, ha la febbre molto alta, deve riposare..- -Come farai a dirglielo?- -Cosa ne so?! Sta zitto!- si sentirono dei tonfi e una porta sbattere poi ci fu un silenzio assordante e mi addormentai con un nome sulla punta della lingua -Blake..- ///////////////////////////////////////////////////////////////~LagiornatadiZakir~\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ Eravamo circondati, quindi, il nostro primo impulso fu quello di alzare le mani in segno di resa. Nella mia mente si focalizzò l'immagine della consueta smorfia di disaprovazione di Ley. L'avevo delusa. Incrociai lo sguardo con quello di Blake, io annuii impercettibilmente. Solitamente avevamo un'intesa che faceva paura e in casi normali avremmo annuito contemporaneamente, ma quello era tutto tranne che un caso normale. Feci una smorfia chiedendo spiegazioni. Lui disarmò i due ragazzi vicini a lui senza preavviso così che i due si ritrovarono due pistole puntate -Mettete giù le armi o faccio fuori i vostri amici!- urlò poi con tono deciso e per dimostrare che non scherzava sparò a uno di loro colpendolo al piede. Adara lanciò un grido spaventata ma la sua voce fu sovrastata da quella del ragazzo. Blake voleva sembrare sicuro di sè, ma aveva i capelli appiccicati alla fronte per il sudore e tremava. I due ragazzi con la pistola si guardarono incerti sul da farsi mentre io scivolai nell'ombra tirandomi dietro Matthew e Adara e iniziando a correre. I due iniziarono a seguirci seguiti da altri. Blake non poteva occuparsi di tutti e noi non lo pretendavamo. Adara era pessima nella corsa, Matthew non era particolarmente resistente e io non facevo altro che pensare a Blake rimasto solo, non dovevamo separarci, era una cosa molto negativa per la sopravvivenza. Era buio e correvamo alla ceca verso il bosco, se fossimo riusciti ad entrarvi ci saremmo potuti nascondere e con il buio non ci avrebbero mai trovati. Mi guardai indietro, i nostri inseguitori erano molto distanti, se continuavamo con lo stesso passo, la fuga era assicurata. Ci fiondammo nel bosco e continuammo a correre, eravamo salvi! Quando capimmo che il nemico si era fermato al limitare del bosco ci fermammo per una breve pausa. Eravamo seduti ai piedi di un pino con le facce paonazze per la corsa. -Blake.. Merda!- dissi io prendendo a calci l'albero per sfogare la mia rabbia. Non solo avevamo perso Leyla, ora ci si metteva pure Blake. Bhe almeno avevamo ricaricato il uochi-toky, avrei voluto chiamarla, parlarle, capire se stesse bene e dove si trovasse, ma avevo paura che così facendo, l'avrei cacciata in qualche guaio. Io guardai Matthew e Adara, e loro guardarono me. C'era un silenzio surreale interrotto solo dal fischio del vento che agitava le foglie come se stesse facendo loro il solletico. -Andiamo, ragazzi.. Dobbiamo sfruttare la notte per avere un po' di distacco..- Iniziammo a camminare, io davanti che scandivo un ritmo regolare e Matthew che chiudeva la fila. Non riuscivo più a tenere gli occhi aperti, e nonostante avessimo due torce elettriche, eravamo peggio di Leyla, ogni 50 metri facevamo a turno per cadere o schiantarci contro un ramo, per ora stava vincendo Adara. Quando arrivammo allo stremo delle forze fummo costretti a fermarci per riposare. Ci accampammo a ridosso di una parete rocciosa che ci riparava dal vento. Non avevamo legna per accendere un fuoco così fummo costretti a rintanarci tutti sotto la coperta rosa di Adara. Matthew russava e Adara mi sbavava sulla spalla. Chi è quel fesso che ha detto che le persone mentre dormono sembrano degli angioletti? Io non riuscivo a dormire, anzi non mi capacitavo come loro due ci riuscissero, avevo una brutta sensazione e per di più mi sentivo costantemente osservato. Alla fine mi addormentai anche io, ma fui subito svegliato dalle grida di battaglia di quei dannati ragazzini, mi alzai di colpo svegliando Adara e Matthew ma ormai era tropoo tardi, eravamo nuovamente circondati, se ne stavano a debita distanza, forse temendo una reazione come quella di Blake. Ci tenevano le pistole puntate e ridevano tra loro esultando sul fatto di averci catturati. Io mi pulii le mani sudate sui pantaloni, non sapevo se quella mandria di conigli avesse o meno il coraggio di sparare ma se non saremmo morti ora lo saremmo comunque stati presto, per questo quando si avvicinarono per lagarci le mani dietro la schiena e uno con l'altro, reagii sbattendo per terra il ragazzo a cui era stato affidato il compito, si fecero sotto altri due che mi bloccarono mentre gli altri si divertivano a colpirmi con pugni e calci. Io subii in silenzio, le costole mi facevano male solo a respirare, mi usciva sangue dal naso e non mi sentivo più una gamba. Mi mollarono forse pensando che sarei crollato a terra, invece rimasi in piedi e vidi tutto.. Matthew aveva deciso di sfruttare il momento di distrazione per correre via, si sentì un grido -Sta scappando!- uno sparo, e poi un tonfo. Vidi tutta la scena a rallentatore come se fosse solo un sottofondo, in primo piano sentivo i battiti del mio cuore. -Merda! Mathew!!- urlai con tutte le mie forze ma lui non reagiva. Feci per correre nella sua direzione ma mi ribloccarono e mi colpirono alla testa con l'impugnatura della pistola. Crollai sulle ginocchia in preda ad un forte dolore alla testa poi iniziai a vedere tutto sfocato e infine, lo sfocato diventò nero.

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Capitolo 13
*** Preferirei non ricordare.. ***


Quando mi svegliai la mattina non mi capacitai di come fossi finita a letto dalla serra, di certo non era stata la lattina. E poi provavo uno strano senso di imbarazzo, quando andai in bagno e mi guardai allo specchio notai un orrendo colore bordeaux su guance e orecchie, forse le orecchie erano così rosse per la febbre, ma le guancie no. Doveva essere successo qualcosa, il problema era ricordare cosa. Avevo un vuoto di memoria, ricordavo solo il dolce profumo di pesca e frutti di bosco ma probabilmente dovevano essere le piante. Mentre mi lavavo, cercavo di pensare a tutte le possibili persone che avrebbero potuto portarmi a letto, ma non riuscivo ad immaginarmi la cosa senza rabbrividire. Quando uscii dal bagno trovai 7B-92 ad attendermi -Buongiorno Leyla, spero tu abbia dormito bene. Eri in ritardo per la colazione quindi te l'ho portata io.- guardai il vassoio che mi porgeva, sopra vi erano una brioche al cioccolato e una cioccolata con tanto di panna. Sembrava quasi che quella lattina conoscesse i miei gusti, mi tornarono in mente le parole del vecchio " Una ricerca qui, una di là e sappiamo tutto su di voi, pregi, difetti, avventure e arresti. " okay, avevano fatto qualche ricerca ma non credo fossero stati particolarmente attenti ad il gusto di gelato che prendevo o a quello che mangiavo per colazione. Io guardai il robottino con un sopracciglio alzato. -Non ti piace? Me l'ha consigliato il tuo amico..- -Baka non è mio amico.. - borbottai addentando la brioche. Il robottino fu sul punto di dire qualcosa ma fu interrotto da dei tonfi e degli schiamazzi provenienti dalla stanza accanto. La porta si aprì e la mia brioche al cioccolato cadde sul pavimento. -Hey sei sveglia, finalmente!- non riuscivo a reagire, sentivo le gambe molli ma allo stesso tempo un fremito nel petto. Rimasi imbambolata a guardarlo. Lui mi si avvinò e mi accarezzò la guancia. Fu come un flash, iniziai a ricordare la serra, Blake che si sedeva vicino a me, che mi baciava, Baka fermo nel corridoio e Blake che mi rimboccava le coperte.. Gli tirai un schiaffo così forte che gli rimase il segno delle cinque dita sulla guancia. Lui per tutta risposta mi abbracciò. -Lasciami! Dove sono gli altri? Hey, mi vuoi lasciare!?!- lui mi strinse ancora più forte - I-io.. Non lo so.. Ci siamo separati..- -S-separati..?- mi vennero i brividi, ma mi si riaccese la speranza. Se era tornato Blake non vedevo un motivo per cui non sarebbero dovuti tornare anche Matthew, Adara e Zakir. -Eravamo appena usciti da un negozio quando siamo stati accerchiati, io ho reagito subito permettendo agli altri di scappare, sono andati nel bosco. Poi mi hanno bloccato e ammanettato, mi hanno anche bendato e caricato su un fuoristrada. Dopo neanche 10 minuti il mezzo si è fermato di colpo e mi sono ritrovato le mani libere, quando mi sono tolto la benda mi sono ritrovato di fronte agli uomini in uniforme e allora avevo capito che erano tipi ok. Sesanta minuti dopo sono arrivato qui in elicottero..- mi guardava aspettandosi una risposta che non arrivò, gli altri erano in pericolo, non potevamo starcene lì senza fare niente, dovevamo andare a recuperarli! Io dovevo fare qualcosa, sentivo come un'ansia che si espandeva senza limiti, fremevo dalla voglia di urlare, di distruggere il mondo con le mie sole mani, di sfogare la mia rabbia. Mi catapultai fuori dalla stanza e iniziai a correre per i corridoi svoltando a caso. Blake mi inseguiva, ma tanto ero più veloce e lo seminai subito. Non capivo perchè quella notizia mi avesse sconvolta tanto, fino al giorno prima non c'era neanche Blake, dovrei essere sollevata, in un qualche modo, del suo arrivo. Invece mi sentivo peggio, era come se, sapere Zakir e Blake insieme, mi facesse stare più tranquilla. Ora Matthew, Adara e Zakir erano là fuori da soli. Matthew e Adara non sapevano combattere e Zakir avrebbe dovuto proteggerli da solo. Era una cosa che non sopportavo e che mi tormentava l'animo. Continuai a correre ritrovandomi in un corridoio più largo del solito, lo percorsi seguendo uno strano odore di zolfo, era un odore leggero quasi non si sentiva. Svoltai l'angolo e mi ritrovai faccia a faccia con 6 ragazzi armati, non ci voleva un genio per capire che erano degli intrusi. Io guardavo loro e loro guardavano me. I battiti del cuore iniziarono ad accellerare, ecco, stava arrivando, potevo sentire l'adrenalina scorrere nelle vene. In un attimo infilai la mano nella tasca delle biglie e le scaraventai contro di loro, oltre a fare male una volta sul pavimento avrebbero fatto cadere la metà di loro rallentando tutto il gruppo. Quindi, iniziai a correre alla massima velocità, il corridoio però mi sembrava diverso e quando arrivai in fondo capii, era come se una parete fosse spuntata dal nulla trasformando il corridoio in un vicolo ceco. -Ma che cazz..? Merda!- tirai un pugno al muro esprimendo tutta la mia frustazione e facendomi anche parecchio male. Sentivo il rumore dei passi avvicinarsi, avevano appena voltato l'angolo, erano piuttosto arrabbiati, notai che un ragazzo che correva al centro del corridoio zoppicava così sorrisi e iniziai a correre contro di loro, fortunatamente non avevano ancora avuto la bella idea di spararmi. Un momento prima di scontrarmi con loro feci una scivolata colpendo in pieno il ragazzo zoppo, purtroppo avevo calcolato male i tempi e mi arrivò una tibiata sulla gamba. Mi alzai e ripresi a correre dalla parte in cui erano venuti i sei, la gamba mi faceva male per la botta e ora capii perchè chi va con lo zoppo impara a zoppicare, mi resi conto che la cosa stava prendendo una brutta piega, e se dalla parte in cui stavo andando ce ne fossero stati altri? /////////////////////////////////////////////////////////LagiornatadiZakir\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ Quando mi ripresi ero in una specie di gabbia claustrofobica di al massimo due metri per due, il pavimento era ricoperto di letame e anche i miei vestiti, un topolino sgattaiolò sopra la mia gamba e sarai scattato in piedi se ne avessi avuto le forze, era tutto così buio e umido, il posto era così lugubre che l'aria che respiravo mi sembrava fumo velenoso. Mi misi seduto a fatica appoggiamdomi alle sbarre e inizando a ricordare anche se avri voluto solo dimenticare. Non sapevo dove mi trovassi ma sapevo che ero in territorio nemico, non sapevo dove si trovasse Adara ma sapevo che molto probabilmente era nel mio stesso edificio, non sapevo dove si trovasse Matthew ma sapevo che era morto. Tirai un pugno alle sbarre mentre le lacrime iniziarono a farsi strada, per ogni lacrima c'era un ricordo: la prima volta che ci eravamo incontrati, era il primo giorno di scuola, io andavo in seconda elementare lui in prima, avevo notato che ad ogni pausa-pranzo anzichè giocare come un bambino normale si sedeva sui gradini dell'edificio scolastico e leggeva, quando ci siamo avvivcinati aveva iniziato a tremare e a sistemarsi nervosamente gli occhiali sul naso, io gli chiesi se facesse lo sfigato per hobby o se gli riuscisse così naturale e lui mi aveva risposto che aveva imparato da me. Era molto raro trovare qualche poveretto che riuscisse a controbattere ma lui mi aveva proprio spento. La cosa mi aveva incuriosito ed inseguito iniziai a difenderlo dagli altri bulletti e in cambio lui mi aiutava nei compiti, ricordo ancora i suoi vani tentativi di insegnarmi le divisioni a due cifre e i miei per insegnargli a combattere, alla fine diventammo amici. Quando entrò nel nostro gruppo ebbe una funzione vitale, all'inizio non accettavamo le sue critiche ma pian piano notammo che le sue ipotesi si avveravano sempre, quindi grazie a lui riuscimmo a perfezionare i nostri scherzi e le nostre imboscate ad altre gang. Matthew era quello fifone ma che dava il meglio di sè quando capiva che avevamo bisogno di lui e ora non c'era più. Non riuscivo a togliere il senso di vuoto che provavo, prima c'era ansia, preoccupazione e un pizzico di paura ora c'era un doloroso vuoto misto ad un imperdonabile senso di colpa, c'era una domanda che mi tormentava. Se non avessi iniziato quella zuffa.. Matthew sarebbe ancora vivo? Certamente non potevo saperlo ma anche quella sola piccola probabilità mi dilagnava, era come se un dottore avesse deciso di farmi un autopsia mentre ero ancora lì, vivo, in quella gabbia mentre piangevo la scomparsa di un amico e la nostra prossima ricongiunzione, si perchè per la prima volta nella mia vita piangevo, e piangevo sia per il dolore che per la paura.

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Capitolo 14
*** La mia guerra.. ***


Continuai a correre, proprio quando mi voltai indietro per controllare la situazione, mi fregai con le mie stesse mani, le biglie purtroppo non si raccoglievano da sole e io, da grande genio, ci finii sopra cadendo. Le mie vittime si sentivano così? Fico, avevo il potere di far sentire le persone dei completi idioti. Agguantai la mia fionda e una biglia, mirai e colpii il primo al ginocchio quello cadde urlando come una ragazzina, l'indomani gli sarebbe rimasto solo un livido ma il colpo procurava un dolore tremendo che avrebbe mandato fuori uso la sua gamba, al momento, indispensabile per rincorrermi, dovevo essere veloce, prima che si riprendesse e che, con un po' di lucidità, si accorgesse della pistola e decidesse di usarla. Sparai a raffica altre 4 biglie colorate mirando alle gambe, non era facile dato che correvano ma nemmeno poi così difficile, mi ero allenata molto sulla velocità e il duro lavoro dava finalmente i suoi risultati. Era in piedi solo il ragazzo zoppo che però incappò in un suo compagno che aveva deciso, non proprio di sua spontanea volontà, di bloccarsi di colpo. Raccolsi una manciata di biglie e ripresi a correre in preda ad una risatina isterica. Non riuscivo ad orientarmi, e correre a caso non mi dava più la stessa sicurezza che avevo all'andata, non potevo crederci, ero davvero così stupida da correre a caso in un labirinto del genere senza averlo mai visitato tutto? Bhe a quanto pare.. Tirai uno schiaffo al mio subconscio, anche se non ero del tutto sicura che fosse possibile, mi fermai e presi dei respiri profondi. Dovevo calmarmi e trovare una soluzione per uscire da quel casino, non mi preoccupavo di un eventuale raggiungimento dei sei, io stessa non sarei stata in grado di tornare nel punto in cui li avevo incontrati. Iniziò così il mio vagabondare in tutti quei corridoi uguali, dopo 40 minuti ero certa che sarei morta di sete o di chissà quale altro imprevisto, ma la mia speranza fu riaccesa da.. Un calzino? Si, quando mi avvicinai ne ebbi la certezza. Era anche molto puzzolente! Lo presi con due dita tappandomi il naso e, quando svoltai l'angolo, qualcuno me lo strappò di mano. Era un donnone alto e robusto, forse una giocatrice di rugby o una donna barbuta di uno di quei circhi che stanno in città solo per pochi giorni, con i loro tendoni rossi e bianchi, canzoncine allegre e spaventosi quanto irritanti clown ovunque. -Grazie, zuccherino! Mi sembrava di aver perso qualcosa!- sgranai gli occhi, aveva i capelli neri raccolti in due trecce, delle rughe che increspavano la sua faccia come carta stagnola stropicciata e sotto al labbro inferiore c'era un grosso neo da cui spuntavano dei folti peli, aveva i baffi e in bocca aveva un solo dente marcio. "La befana esiste!" eslamai tra me e me, solo che una parte di me non avrebbe voluto saperlo. La donna canticchiava e volteggiava con il calzino in mano come se fosse un mazzo di fiori appena donatole dal suo amante. Io la guardavo esterefatta quando sentii una mano sulla spalla, la mia prima reazione fu un calcio nello stomaco ma feci appena in tempo a fermarmi per non colpire Baka -Ti é andata bene, a lei l'hanno ritrovata dopo un mese..- mi sussurrò con un sorrisetto idiota stampato sulla faccia. Io spostai nuovamente lo sguardo sulla vecchia che ora inspirava il buon odore emanato dal calzino con le sue grandi narici, credo che la mia mezza brioche stesse per tornarmi su. Scossi la testa, rabbrividendo al pensiero di diventare sbarellata come lei. Seguii Baka che, nonostante la sua "fervida" stupidità, riusciva ad orientarsi molto bene. -Come hai fatto a trovarmi?- chiesi -Stavo andando in bagno e ho sentito il verso di un piccolo animale indifeso stuprato da un elefante poi però ho capito che era Berticia che cantava e mi sono preoccupato!- il suo ragionamento mi fece venire in mente una logica domanda "Pensava davvero che un elefante riuscisse a passare per corridoi del genere?" decisi di non farglielo notare, prorpio in quel momento mi vennero in mente i sei intrusi -Baka, prima sono stata attaccata da sei ragazzi armati, non credo fossero di queste parti. - lui mi guardò con uno sguardo indefinibile, solo una cosa era certa: nessuno ne sapeva niente, non che credessi che, se avessero saputo degli intrusi, la prima persona a cui l'avrebbero detto sarebbe stata Baka ma qualcosa, si suppone, avrebbe dovuto sapere. Alla fine arrivammo a mensa, mentre io cercavo di limitare le smorfie per quei nauseabondi odori, era come se fossero stati mischiati tutti i tipi culinari. Ci sedemmo in un tavolo in disparte vicino ad un televisore sintonizzato sul telegiornale, Blake e la lattina avevano già preso posto uno di fronte all'altra. Sul tavolo però c'erano 4 vassoi, io mi sedetti di fianco a lattina, sul mio vassoio c'erano dei ravioli e tre uova sode con l'insalata, erano cose che non avrei mai mangiato, nemmeno dopo un anno senza cibo, quindi feci scambio con il vassoio destinato a Baka, spaghetti al sugo e patatine fritte. Forse Blake pensava che mi sarei seduta di fianco a lui, ma non volevo rischiare di venire baciata di nuovo. -Ley..- iniziò Blake io lo stoppai -Sto bene, ho steso sei tizi e assistito ad uno spettacolo horror. Come vedi non è successo niente!- si sentì uno strano squillo e Baka tirò fuori come un mago uno strano aggeggio. -Il capo vuole vederci tra mezz'ora..- sospirò e iniziò a strafogarsi. Blake continuava a fissarmi, non ero arrabbiata con lui ma non riuscivo a trattarlo che con freddezza. Mentre mangiavo distrattamente le mie patatine fritte sentii il mio nome, mi voltai da ogni parte ma poi capii che veniva dalla televisione. -Lattina alza il volume al massimo!- gridai scattando in piedi -La squadra di ribelli è stata catturata, mancano solo due persone all'appello Bianchedi Blake e Limonta Leyla, il primo è riuscito a fuggire dopo la cattura grazie a dei suoi seguaci mentre, pensiamo, che la seconda sia il capo della combricola ed è ancora un nome senza volto. Uno di loro è stato mortalmente ferito durante lo scontro per la cattura "non ci ha dato altra scelta..'' si scusano le forze speciali. Uno di loro invece ha deciso di collaborare, in questo modo saranno dimenticati i suoi sbagli come deciso dal governatore. Mi è appena giunta notizia che, invece, Nibbio Zakir abbia preferito la morte, tra tre giorni, infatti si terrà..- la voce si fece ovattata -Za-zakir? Matthew..- strinsi il bordo del tavolo così forte da farmi male ma in fondo non era niente in confronto al dolore che provavo, lanciai il bicchiere contro la tv mentre urlavo insulti a raffica in un ritmo insostenibile. Blake aveva iniziato a picchiare tutte le persone che gli si avvicinavano forse per confortarlo o forse per non fargli distruggere la mensa come stavo facendo io. Detto così sembra quasi che fossimo dei T-rex pronti a tutto, ma eravamo più dei bambini sconvolti che avrebbero solo voluto urlare con tutte le loro forze fino a perdere la voce ma degli adulti continuavano a tappargli la bocca. Era come se mi mancasse l'aria, come se mi stessero rubando l'ossigeno dalla bocca, mi faceva male la gola a furia di trattermi, per un frangente di secondo persi totalmente il controllo, ma il ricordo di quel momento al laghetto mi fece bloccare, l'istante imbarazzante in cui mi ha tirato a sè, la sua mano tra i miei capelli, le nostre dita intrecciate, i suoi occhi.. Dovevo salvarlo! Appena Blake attirò l'attenzione su di sè io sgattaiolai fuori dalla mensa, ma un altro ricordo mi fermò. Io che mi appoggiavo a Blake, lui che mi accarezzava la guancia e mi baciava. "Merda.." Li avrei salvati tutti e due! Erano le ultime persone a cui tenevo e non mi sarei mai più separata da loro, se volevo aiutare Zakir dovevo prima far riprendere Blake. Mi feci largo sgomitando e favendo sgambetti, arrivai davanti a lui. Lui mi guardava, gli occhi stralunati, pieni di odio ma determinati e lucidi. Gli mollai un pugno in faccia con tutte le mie forze, lui strinse i pugni per non reagire e si bloccò, forse ero riuscita a calmarlo -Gra-grazie..- balbettò appena riuscì a tornare in sé -Vieni..- lo presi per la manica e lo guidai fuori dalla mensa mentre Baka ci creava un corridoio tra tutte quelle facce sconciute che però sembravano conoscerci, alcuni ci toccavano la spalla, alcuni ci davano pacche leggere sulla schiena, i più giovani allungavano le mani per dei cinque che non sarebbero mai arrivati, ci giunsero anche parole di incoraggiamento e qualche applauso. Non sapevo se sentirmi incoraggiata e più sicura o se chiamare uno psicologo per quella povera mandria di esaltati, chissà cosa si aspettavano che facessimo! Non volevo credere che uno di noi ci avesse traditi e che un altro ancora fosse addirittura.. Non riuscivo nemmeno a pensare a quell'orrida parola, farlo avrebbe reso quell'incubo realtà, e io volevo solo svegliarmi. Camminammo a passo infuriato per i corridoi guidati da lattina, che giunti a destinazione, ci aprì la porta dell'ufficio del vecchio in cui ero stata il primo giorno -Hey tu! Si può sapere perchè non hai fatto niente per Zakir e gli altri?!- ringhiai, avvicinadomi minacciosamente fino a sbattere le mani sulla scrivania, a quel brutto vecchiaccio puzzolente che sorseggiava con snervante tranquillità un alcolico, io lo fissai come un cane randagio ne guarderebbe un altro che gli ha appena rubato l'osso. -Semplicemente, non potevo!- Blake mi spinse da parte e lo prese per il colletto della camicia trasandata -Senti un po' vecchio, ora noi tre e una squadra dei tuoi clown addestrati andremo a salvare Zakir, mi sono spiegato?- parlava sottovoce rendendo il tutto ancora più spaventoso. Questa vicenda stava tirando fuori il peggio di noi ma era proprio con questa nostra parte "cattiva" che avevamo ottenuto la maggior parte di ciò che volevamo nella vita. Il vecchio mi fissava con un irritante sorriso di soddisfazione ignorando completamente Blake -Perchè non accettate la mia proposta?- io lo guardai con aria di sfida mista a rabbia mentre lui si liberava dalla presa di Blake e aggiunse -Ecco.. Quello sguardo.. Prova che avete un comportamento simile a quello dei cani, sapete solo ringhiare, abbaiare e azzuffarvi tra di voi, siete solo un branco di cani randagi, per questo, se accetterete la mia proposta, indosserete questi finchè il vostro atteggiamento non sarà cambiato..- sollevò un collare azzurro con le borchie -Stai scherzando?! Non indosseremo un collare solo per compiacerti!- ringhiai io confermando il suo discorso -Tre giorni, giusto?- disse lui facendo roteare il collare attorno l'indice. Blake si voltò a guardarmi -Di quale proposta state parlando?- -Vuole spedirci dal governatore come spie per ricavare informazioni..- spiegai io guardando nel vuoto immersa nei miei pensieri -È pericoloso?- chiese ancora, 'sta volta fu il vecchio a rispondere -Se non lo fosse stato ci avrei mandato mio figlio..- -Ok, non so se essere più sconvolto per il fatto che hai dei figli o per la missione.. Forse un po' di più per la prima.. Si, decisamente.. Nono, ne sono proprio sicuro..- io invece ero più sconvolta per le parole di quel tizio "Tre giorni, giusto?" ci stava ricattando come se lui stesso avesse rapito Zakir, la sua vita non valeva quanto dei stupidi collari o la sua stupida missione. Mi vidi costretta ad accettare ma non senza lanciare il mio sorriso di battaglia. Potevano farci quello che volevano, uccidere il governatore e abbattere l'attuale società ma non sarebbero mai riusciti a far tornare tutto come prima. Se i ragazzi avevano preso il potere era perchè volevano sentirsi liberi, erano stanchi di sottostare alle numerose pretese di adulti sclerati, volevano far sentire la loro voce, i ragazzi erano pure disposti a diventare schiavi, una volta maggiorenni, pur di regalare questa libertà alle generazioni future, quindi avrebbero potuto provarci in tutti i modi ma il piano di quel vecchio bastardo non sarebbe mai potuto essere realizzato. Niente sarebbe più stato come prima e ciò rendeva le cose più difficile poichè ci conferiva il potere di cambiare il futuro. Una volta terminato l'accordo, che prevedeva che noi rimanessimo bloccati lì mentre una squadra di idioti andava a prendere Zakir, ci incamminammo verso le nostre stanze ma il vecchio mi fermò -Ah! Leyla! Grazie per aver protetto la base dagli intrusi!- mi fece l'occhiolino e io sbattei la porta sbuffando. Voleva la guerra?

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Capitolo 15
*** Operazione salviamo il natal.. ehm.. Zakir iniziata! ***


-Sono tornato!- la voce meccanica del robot spezzò il silenzio creatosi mentre ognuno rifletteva. Zakir era vivo, potevamo salvarlo. Ma Adara o Matthew, no. Non potevo credere che non avrei mai più rivisto uno dei due. Era un dolore che, a pensarci, non dava rabbia ma solo un senso di paura, di disperazione e di impotenza. Non potevo fare niente per salvarli, questo si che dava rabbia, sapere che c'era in giro l'assassino di uno dei miei amici. Avrei voluto ridere di nuovo con loro, prenderli in giro, abbracciarli. Rimpiangevo di non aver mai permesso loro di abbracciarmi. Era difficile avere un contatto fisico con me, a meno che non fossi io a tirarti un pugno in faccia. Non sopportavo che le persone mi toccassero ma ora lo rimpiangevo più che mai. Mi riscossi prima che la vista si appannasse per le lacrime e andai verso lattina che teneva tre zainetti. Ne presi uno e lo svuotai per terra: corda, un tubetto, una sfera, due pistole, un taiser elettrico, spray al peperoncino e occhiali da sole. C'erano anche più cose di quante non ne avessi chieste. -Hey 7B-qualcosa.. Che servono sti cosi?- dissi sollevando il tubetto e la sfera. -Quella specie di dentifrico in realtà è un acido capace di sciogliere qualsiasi superficie, mentre la sfera: se viene cliccato il pulsante rosso diventa una bomba che esploderà dopo tanti secondi quanti si tiene premuto il pulsante se invece premerai il pulsante azzurro otterrai un lacrimogeno, é consigliabile usare prima il tasto azzurro- prima quello azzurro? Chissà come mai.. -Questi sono per te, Leyla- mi consegnò la mia fionda, l'aveva lucidata e aveva cambiato l'elastico, passai le dita sopra l'incisione del mio nome e sorrisi ricordando quella volta in cui stavo camminando per le strade di città, io, Zakir e Blake avevamo marinato la scuola un'altra volta, mi ero incantata a guardarla dalla vetrina, il giorno dopo me la ritrovai nello zainetto. Insieme alla fionda mi diede nuove biglie, erano di ferro, quelle si che avrebbero messo k.o. il mio avversario. -Senti Lattina ste cose non fanno niente di speciale?- chiese Blake controllando la suola delle scarpe cercando di capire il misterioso trucco -Sono fatte con un materiale speciale che aiuta chi le indossa a saltare più in alto e lontano..- spiegò quindi -Leyla non é meglio che le inodossi anche tu?- mi fece notare Baka -Sono grandi..- dissi io evasiva -Posso farti delle scarpe su misura, mi basterà scannerizzare i tuoi piedi- intervenne il robot poi sparì nuovamente. -Ragazzi io direi di dormire un po', tanto si parte a mezza notte, e per quell'ora sarà meglio essere ben svegli- Andammo a dormire, se così si può definire una persona che è sdraiata a letto a guardare il soffitto e ad ascoltare il fastidioso russare di altri. Insomma, come accidenti facevano a dormire così tranquillamente quando sapevano di dover affrontare una missione simile? Quella poteva essere la loro ultima dormita, ma perché doveva essere tutto così facile per gli altri? É vero che il pericolo e le cose difficili sono anche le più divertenti ma non quando c'era in gioco la vita di qualcun altro. Se solo avessi potuto, avrei fatto volentieri scambio con lui, se fossi stato in lui non so come avrei reagito, non potevo sapere cosa si prova a sentirsi dire "Tra tre giorni, ti uccideremo" ma Zakir era Zakir e molto probabilmente in quel momento stava pregando Spongebob che non mi venisse la pazza idea di andare a prenderlo ma, allora, stava sprecando fiato. Non era mia abitudine lasciare indietro qualcuno e non avrei mai cominciato proprio con Zakir. Avrei voluto non mettere in pericolo anche Blake e Baka ma credo che fosse una cosa che dovevamo fare insieme ed ero anche convinta, che loro provassero le stesse cose, per lo meno Blake, non sapevo perchè Baka stesse rischiando tanto, io non gli avevo chiesto nulla, era come se facesse già parte del gruppo, bhe finalmente era completo: avevamo il secchione, Matthew; la vanitosa, Adara; due teppisti, Blake e Zakir, il primo specializzato in combattimento, il secondo aveva una vasta gamma di doti criminologiche; l'idiota, Baka; e infine io. Eravamo un bel gruppo, mi morsi l'interno della guancia, mi ero, per un attimo, scordata della scomparsa di uno dei primi due . Strinsi tra le dita il ciondolo a forma di tartaruga, avrei portato a termine l'obbiettivo che c'eravamo imposti all'inizio del viaggio anche per loro, nonostante uno dei due fosse ancora vivo, ci aveva traditi, sapevo che l'aveva fatto per paura, quindi lo avrei perdonato, ma nonostante ciò non potevamo fare nulla per aiutarlo, nessuno avrebbe rischiato la vita per un traditore e Blake era pronto a prenderlo a calci in culo, e a dirla tutta, nonostante le mie ipotesi e conclusioni, c'era un non so che di odioso. Io non avrei mai tradito i miei amici come anche Zakir aveva saputo fare. Era una cosa a cui non riuscivo a credere, per questo, forse, cercavo di convincermi che fosse stato sopraffatto dalla paura. Suonò la sveglia e io non ero riuscita a riposare nemmeno per un minuto, andai in bagno a sciacquarmi la faccia mentre il battito cardiaco aumentava per la tensione. Mi raggiunsero in stanza anche Baka, Blake e Lattina che mi aveva portato delle scarpe che mi calzavano alla perfezione, forse erano le uniche di tutta la mia vita dato che le prendevo sempre di qualche numero in più. Presi lo zaino di Zakir dove avevo trasferito tutti i gadget e guardai i miei compagni di sventura. La determinazione negli occhi, la mascella serrata che conferiva durezza al volto. Erano carichi, ce l'avremmo fatta!! Infilai gli occhiali da sole premendo il tasto della visione notturna, loro fecero lo stesso e con un sorriso di sfida uscimmo. Correvamo, ma senza fare il minimo rumore grazie alle nuove scarpe, saremmo dovuti uscire da lì, per entrare nell'area dei mezzi della base e saltare sull'elicottero dell'operazione. I soldati erano con noi, ne avevamo avuto prova il giorno prima, per loro eravamo speranza, per il vecchio bastardo solo qualcosa da sfruttare e poi gettare. Per questo eravamo sicuri che loro avrebbero capito e ci avrebbero lasciati venire e con Baka come guida non potevamo di certo sbagliare. Nonostante non mi comportassi molto bene.. Ok, affatto bene.. Riponevo in lui, molta fiducia, in fondo era in gamba e ancora più in fondo, era come noi. Dopo una decina di minuti eravamo in una piattaforma dove c'erano molti elicotteri e aerei da guerra, c'erano anche auto dall'apparenza veloci e altre che assomigliavano ai monster truck. -L'elicottero deve essere quello..- sussurò Blake, io sopsirai e corsi verso il mezzo in questione, mi ero ripromessa che avrei volato solo in caso di vita o di morte, ironia della sorte.. Lo sportello era ancora aperto, ci affacciammo -Eccoli! Ce ne avete messo di tempo!- disse un tizio agli altri più che a noi, prendendoci in giro, la cosa mi stupiva però, ci stavano aspettando? -Ho dovuto fargli fare il giro lungo, pensate che dopo un mese non abbia memorizzato i turni di guardia? Tsk!- rimasi molto più stupita, però, per Baka. Aveva parlato con il mio solito sprezzante tono di voce, copiando perfino il mio consueto verso di disapprovazione. Forse lui appariva idiota agli occhi altrui come io potevo apparire imbranata. Mi agguantarono dallo zainetto e fui tirata a bordo di peso mentre Blake e Baka salivano da soli, fulminai i due ragazzi che mi avevano aiutato, come se fossi così idiota da non riuscire nemmeno a farlo da sola -Tsk!- borbottai qualche insulto e mi andai a sedere nel posto vuoto più in fondo, senza non notare lo sguardo d'intesa e il sorriso complice che si erano scambiati quelle due scimmie più sottosviluppate di un australopiteco, mi allacciai la cintura mentre Blake si sedeva al mio fianco facendo lo stesso. Eravamo partiti, e mentre Ezio, il capo della spedizione, ci urlava il piano che si erano preparati, io cercavo di non far trasparire la fifa tremenda che comunque si sarebbe potuta notare da km di distanza. Il piano era molto semplice da capire ma attuarlo non sarebbe stato di certo un gioco da ragazzi. Dovevamo agire sfruttando al massimo l'effetto a sorpresa, dovevamo essere veloci. Atterrammo sul tetto, finalmente ero a terra, su della solida terra, loro sapevano già del nostro arrivo potevo giurarci, in poco tempo saremmo stati bloccati, avevamo meno di 10 minuti per trovare Zakir e andarcene. Non potevamo permetterci errori, mi guardai intorno, sembrava un edificio come tutti gli altri, il pavimento era di asfalto e c'erano due porte di metallo. L'elicottero se ne andò, questo solo per evitare che si danneggiasse. Ezio ci indicò una porta, fu un'operazione molto veloce, con un tonfo potevamo entrare, ci divisimo in due squadre una scese per le scale antincendio e l'altra proseguì con noi. Eravamo circondati da soldati, ma questa protezione sarebbe durata ben poco. Appena scesa la prima rampa di scale fummo costretti a lasciarli, loro ci avrebbero coperti mentre noi saremmo scesi ancora di 7 piani. Al contrario di come si potrebbe pensare, Ezio, ci aveva spiegato che Zakir non si trovava nei sotterranei ma al centro del edificio così che, in caso di fuga, avrebbero potuto bloccarlo sul piano sia da sopra che da sotto, per questo una squadra ci guardava le spalle da sopra e l'altra, quella scesa dalle scale antincendio, da sotto. Il vecchio aveva ragione, noi ragazzi eravamo inesperti, non avevamo tattiche precise ma alcuni, i seguaci del govetnatore, non si facevano certo venire crisi di coscienza per uccidere noi ribelli, quindi dovevamo stare attenti, anche se noi avremmo colpito solo per addormentare o stordire loro avrebbero colpito per uccidere. Scendemmo di altri 4 piani facendo gli scalini due a due, quando ci si pararono davanti 2 ragazzini, io frenai la corsa di colpo per non andarci a sbattere contro, ne stordii uno con il taeser elettrico e sparai all'altro un tranquillante incrociando le braccia. -Miseriaccia! Che riflessi! Datti una calmata! Erano così terrorizzati che probabilmente sarebbero fuggiti!- blaterò Baka -Istinto! 'Sta zitto!- ringhiai io, li avevo solo storditi, meglio loro addormentati che noi morti. Li scavalcai e continuammo la nostra discesa. Se i due mocciosi erano riusciti a raggiungerci voleva dire che i soldati non avevano controllato poi così bene il piano, dovevamo stare attenti. Scendemmo ancora di un piano e la scena che ci si parò davanti fu totalmente diversa da quella che ci aspettavamo. Un gruppo di ragazzi aveva circondato due soldati, non ci avevano ancora visto, quindi ci nascondemmo dietro l'angolo, i ragazzi erano 8, bastava che ne colpissimo 3 subito, gli altri si sarebbero distratti e mentre i soldati avrebbero rimboccato le coperte a due di loro, noi avremmo steso gli altri. Avevamo due pistole ma non sapevamo usarle simultaneamente. Io guardai i due e accennai al gruppo con la pistola, loro annuirono. Era tutto così "Man in black" che quasi non sembrava vero. Sollevai la pistola prendendo la mira, un bel respiro profondo e il gioco iniziò, io beccai il mio obbiettivo al collo, ma sia Baka che Blake mancarono il loro, i ragazzi ci corsero incontro, ora si che ci saremmo divertiti. Saltammo fuori all'improvviso, Baka e Blake pensavano a quelli che si erano avvicinati mentre io sparavo a raffica atterrando gli altri. -Tutto ok?- chiesi ai soldati, uno di loro perdeva sangue dal braccio, l'altro gliela aveva fasciato alla meno peggio con una bandana -Si, continuate a scendere e state attenti!- era un tono e uno sguardo che dicevano "fate come vi dico o vi prendo a sberle" io mi voltai e passai tra Baka e Blake, il primo aveva il fiatone e sudava freddo, non aveva molto sangue freddo a quanto pare, il secondo, invece, era calmo, così pareva, ma sapevo che in realtà, dentro era come un mais pronto ad esplodere e diventare pop-corn non appena la situazione si fosse scaldata un po'. Ripresimo la discesa, 'sta volta con più cautela, mancavano solo due piani per liberare Zakir. Sul piano incontrammo i soldati che ancora lavoravano per spianarci la strada, avevamo campo libero fino le scale, questo voleva dire che al 7° piano avremmo dovuto cavarcela da soli, feci per sgattaiolare rasente al muro verso le scale ma Baka mi bloccò prendendomi per il cappuccio -Ferma! Le telecamere non sono ancora state disattivate! Se ci beccano non possiamo accontentare il capo e questo vuol dire..- -Che torneremo qui ma non come intrusi- concluse Blake con aria di rimprovero. Avevo fatto cilecca, e per 6 piani! Non avevo mai notato le telecamere e non erano nemmeno nascoste, forse con lo scopo mirato all'intimidazione. Estrassi la fionda, Blake aveva la mezza idea di lanciare la sfera con il lacrimogeno, ma così ci sarebbero andati di mezzo anche i soldati. Emisi un mezzo ringhio di nervosisimo, rispingendolo al suo posto, non avevo tempo per spiegare, incoccai una biglia, presi un bel respiro e mirai al vetro, le mani mi tremavano e quindi la precisione andava a farsi benedire. Baka me la strappò di mano e in mezzo secondo mise in assegno un bel colpo. Aveva rotto il vetro e la biglia era rimasta incastrata al suo interno, era perfetto! Non si sarebbe visto nulla! Ammetto che la cosa mi rodeva. -Sono stato bambino anche io.. Solo che poi sono cresciuto- mi rimise in mano la fionda facendomi l'occhiolino e si avviò. -Spenta..- mi derise Blake seguendolo. Io li superai alzando gli occhi al cielo, ma appena girato l'angolo ci ritrovammo faccia a faccia contro un'intera pattuglia di ragazzi. -Merda..- sussurrai -Puoi dirlo forte..- aggiunse Baka -..tanto sono qui davanti pensi non ti sentano?-

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Capitolo 16
*** La fine di Leyla ***


Loro stavano sui primi due gradini mentre noi eravamo in cima, non impugnavano pistole e dovevano essere solo una decina, non era il momento di fare i codardi, con uno scatto afferrai lo spray a peperoncino e poi fu tutta una reazione a catena, i primi spinsero gli altri e tutti caddero addosso a qualcuno, questo ci diede un buon vantaggio ma decidemmo di rimanere sulle scale, se fossimo scesi avrebbero potuto attaccarci tutti insieme e altri si sarebbero potuti aggiungere, invece così, eravamo coperti alle spalle. Impugnammo entrambe le pistole e sparammo, peccato che avessi finito le munizioni, Blake mi passò una delle sue. Ma, nel momento in cui mi distrassi per afferrarla, due di loro riuscirono ad afferrare me e trascinarmi nell'angolo dietro le scale -Ley!!- urlarono i due, preoccupati. Mi avevano fatto cadere la pistola e questo era male, molto male. Ero brava nei combattimenti, me la sapevo cavare piuttosto bene, ma rimanevo pur sempre una nana in mezzo alle sette biancanevi. Continuavo ad essere sballottata di qua e di là senza capirci più un accidente ma, tuttavia, senza mai perdere di vista la pistola. Uno di loro fermò quel continuo sballottolio facendomi passare un braccio sotto al mio e appoggiando la mano dello stesso sulla mia spalla. -Avete portato pure una bambina con voi? Ma com'è carina!- sfottè quello tirandomi dolorosamente una guancia. Io gli mollai un morso finché non sentii il sapore del sangue, lui mi urlò in un orecchio e mi spinse via colpendomi con un calcio in pancia. Per un attimo vidi tutto nero e mi ritrovai a terra, non riuscivo a respirare ma non potevo permettermi pause o errori, con uno sforzo mi slanciai sulla pistola, dovevo assolutamente prenderla. Quando riuscii a sfiorarla mi sentii tirare indietro per un piede, usai l'altro per colpire il braccio del ragazzo, più forte che potevo, lui, per tutta risposta, mi stortò il piede. Se le scarpe fossero state più grandi avrei potuto sfilarmela ma prorpio ora, che ne avevo bisogno, avevo scarpe del mio numero! Feci leva con una mano e tirai un calcio all'altezza del suo ginocchio e strattonai il piede trattenuto. Lui si sbilanciò e io riuscii finalmente a prendere la pistola, con uno scatto sparai agli ultimi ragazzi che ancora erano in piedi. Baka mi si avvicinò controllandomi il piede, io lo respinsi -Sto bene, andiamo!- mi alzai tenendo una mano al fianco destro dove mi avevano colpito con il calcio, il piede mi faceva male quando lo apappogiavo ma cercai di non pensarci e di concentrarmi sulle parole di Ezio "Dovete andare sempre dritto, dopo la prima porta blindata, contante 7 porte alla vostra sinistra ed entrate alla settima, dovreste trovarvi su un nuovo corridoio, proseguite sempre dritto e troverete un'altra porta blindata, dopo quella vi troverete in prigione" se prima cercavamo di dimezzare i tempi negli spostamenti ora avevamo un ritmo molto irregolare, da una corsetta lenta passavamo a degli scatti forse rinvigoriti da qualche strano pensiero di speranza per poi tornare alla corsetta e via dicendo. Finalmente arrivammo alla porta blindata, c'era da inserire un codice o roba simile ma non per noi che avevamo le magiche sfere spacca tutto. -Via! Indietro!- urlò Blake dopo averne attaccata una. Noi ci riparammo dietro ad un mobiletto che sembrava essere stato messo lì solo a scopo estetico -5..4..3..2..1..- Blake contava, gli tremava la voce e aveva i capelli appiccicati alla fronte per il sudore, ma Baka non era certo messo meglio. Sentii un'esplosione assordante e credo persi un battito del cuore per lo spavento. Baka mi strinse più forte tappandomi le orecchie al momento giusto. Ero stata la prima a nascondermi lì dietro quindi ero quella meglio riparata, loro mi guardavano negli occhi con un'espressione vuota -Stiamo bene, andiamo? - mi ripetè Baka facendomi il verso. Ripresi a correre seguita da loro, dovevamo muoverci, con tutto quel rumore non potevamo non aver attirato l'attenzione, come se non bastasse Baka era ancora mezzo stordito quindi non potevo contare su di lui per le telecamere. Dovevo stare attenta a troppe cose: ai rumori dei passi di eventuali nemici, a non cadere, ai due che mi stavano dietro.. Ero così sotto pressione che non riuscivo a ragionare, agivo d'istinto, durante un combattimento la nostra parte animalesca che agisce d'istinto è fondamentale per riuscire a non pensare a ciò che l'avversario potrebbe fare e reagire con ottimo tempismo ed esplosivitá, ma era anche il peggior nemico quando dovevi mantenere nervi saldi e sangue freddo. Misi fuori uso un paio di telecamere e finalmente arrivammo alla settima porta, entrammo nel corridoio e procedemmo sempre dritto fino a notare due energumeni di guardia alla porta. Non sembravano molto intelligenti, uno si scaccolava mentre l'altro si trattava il sedere, rimasi un attimo interdetta -Ci pensiamo noi! Tu vai avanti..- esclamò Blake con un sorriso. Mi diedero l'unica pistola carica e partirono all'attacco, non sapevo per quanto avrebbero potuto resistere, quindi mi avvicinai alla porta ma sorse un problema. Come facevo ad entrare con quei 4 a pochi passi da lì? Mi guardai attorno, nel panico, cercando una soluzione quando notai un post-it attaccato sul muro appena poco più in alto della mia visuale. -71593- stavano scherzando? "O la va o la spacca" digitai il numero alzandomi sulle punte e ci rimasi di sasso quando la porta si spalancò, si accesero delle accecanti luci da soffitto e fui investita da una folata di vento freddo, corsi dentro. C'era uno strano odore di umido e muschio, sembrava di stare in una grotta. -Za-zakir?- balbettai incerta, ma come risposta arrivò solo il mio eco. Provai a richiamarlo, questa volta però, gridando e correndo avanti e indietro per il corridoio in mezzo alle due file di celle. -Ley..- fu un sussurro appena percettibile ma mi bastò per individuare la sua posizione. Corsi a tutta velocità fino in fondo al corridoio mentre mi scendevano le lacrime, andai persino a sbattere contro le sbarre -Sei matta..- suonava più come un'affermazione che una domanda. Era seduto su uno strato di quello che sembrava letame, stava appoggiato al muro e aveva la voce roca. Cercai nello zaino il tubetto e lo usai per sciogliere la serratura ed entrai in quella specie di gabbia claustrofobica -Forza, Zakir!- cercai di incoraggiarlo, aiutandolo ad alzarsi mettendo un suo braccio attorno al mio collo. Era molto debole, dovevano averlo picchiato, nonostante i mie vari dolori e Zakir che si appoggiava a me con tutto il peso, riuscii ad uscire. Baka e Blake avevano sorprendentemente steso i due gorilla, purtroppo anche loro erano parecchio stanchi, Baka aveva un occhio nero e zoppicava, Blake teneva in modo innaturale un braccio. -Hey, amico..- lo salutò quest'ultimo e aiutato da Baka si caricarono Zakir e iniziammo a fare il percorso al contrario, per tutti i piani non incontrammo nessuno, c'erano solo i ragazzi che dormivano. Non era un buon segno. -Forza Zakir! Resisti!- lo incoraggiò Blake quando ormai arrivarono a trascinarlo -S-si... sto bene..- rispose lui senza nemmeno avere la forza di sollevare la testa. Già dal secondo piano si era completamente abbandonato a loro, e nonostante Blake fosse alto e ben piazzato, sia lui che Baka iniziavano a dare spudoratamente segni di stanchezza. Arrivammo all'ultima rampa che dava sul tetto da cui arrivava un gran vociare -Sono tutti lassù?- domandò Baka allarmato -Tu che dici?- mormorò Zakir con un sorrisetto presuntuoso -Se vuoi ti molliamo qui..- -Appena mi riprendo ti prendo a calci in culo, questo lo sai, vero?- -Comincia a rimetterti.. Hey, pulce, dacci il "via libera", l'elicottero dovrebbe essere qui a momenti- disse Baka guardandomi, perfetto, ora ero una fottutissima pulce! -Tsk, sarà un massacro.. E non mi riferisco a quello sul tetto- ringhiai a denti stretti riallaccinadomi alla minaccia di Zakir, corsi verso la porta. L'elicottero si stava, difatti, avvicinando. I soldati avevano disarmato i ragazzi ma dovevano aver finito i tranquillanti perchè si era scatenata una mega rissa. -Tutti fuori! Vi copro io!- senza dar loro il tempo di controbattere mi avventai fuori facendomi largo tra la folla con teaser e spray al peperoncino. L'elicottero era atterrato, facevo di tutto per attirare l'attenzione su di me, quando fui completamente circondata mi accorsi di aver finito il peperoncino e il teaser era scarico. -Oddio è caduto giù!!!!- strillai e tutti gli idioti si voltarono lasciandomi, gentilmente, sgattaiolare tra le loro gambe. Cominciai a correre nonostante il dolore infernale al piede, l'elicottero stava partendo, nella mia testa rimbombavano solo 3 parole con il sottofondo dei miei passi -Merda! Più veloce! Merda! Più veloce!- ero al limite delle forze l'unica cosa che mi faceva correre era l'istinto di soppravvivenza. Continuai la mia corsa inseguita da un branco di scimmie parecchio incazzate, quasi come se io avessi in mano l'unica banana nel raggio di kilometri e kilometri, sapevo, tuttavia, che non mi avebbero raggiunta, io correvo per la mia vita, loro per eseguire degli ordini. 1 metro, l'elicottero si stava alzando e io ero a tre quarti del mio percorso, ora si stava lentamente muovendo in avanti. Aumentai ancora il passo e giunta al cornicione, saltai. Probabilmente, se non lo avessi fatto sarei morta per mano di quelle bestie assassine, non che avessi pensato fosse meglio schiantarsi al suolo dopo essermi lanciata dal 14esimo piano ma non avevo altra scelta. Non mi sarei mai consegnata viva nelle mani del nemico. "È finita! Sono morta!” fu il mio ultimo pensiero.

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Capitolo 17
*** Ricordi lontani ***


Era come se tutto si fosse fermato, ero terrorizzata e mente guardavo il suolo su cui mi sarei schiantata mi era venta una rabbia pazzesca. Non avrei mantenuto la promessa di portare a termine il nostro obbiettivo. -Leyla!!!!- sentii qualcuno afferrarmi per il polso, nello slancio del salto avevo portato le braccia in alto. Ora tutto scorreva normalmente il che era ancora più tremendo, alzai la testa e vidi due occhi vivaci, di un castano così caldo che bruciava di determinazione -Baka..- mormorai mentre lui, stringendo i denti, mi tirava su. A causa di una turbolenza, almeno speravo fosse questa la causa, ci ritrovammo tutti spiaccicati contro il lato opposto. Io ero caduta sul povero Blake, mi spostai subito, ma fui ritirata indietro -Dove scappi?- mi rimproverò Zakir abbracciandomi -Stai tremando!- ero viva! Ero fottutamente viva! E lo erano anche Zakir, Blake, Baka e tutti i soldati. Iniziarono a scendermi le lacrime mentre loro mi stringevano -Che fai? Piangi?- mi chiese con un sorriso Baka. Io lo guardai, mi aveva salvato la vita sia facendomi infilare quelle stupide scarpe, sia afferrandomi mentre precipitavo dal 14esimo piano -Grazie..- sillabai muovendo solo le labbra abbassando lo sguardo, lui si alzò e si avvicinò al soldato ferito, quello che era ferito al braccio e che noi avevamo salvato, lo stesso che prima di partire ci aveva sfottuti. Era pallido e sudava, Zakir cercava di non guardarlo, aveva sempre avuto lo stomaco di una ragazzina, gli faceva senso anche quando stortavo gli occhi. C'era una cosa, però, che dovevo chiedergli, avevo paura della risposta ma dovevo farlo. Blake mi lanciò un'occhiata d'intesa, per la prima volta nella nostra vita, ervamo "assetati di sapere" -Zakir..- iniziai pesando bene le parole da dire, ma lui mi interruppe, sapeva già cosa stavo per chiedergli, guardava nel vuoto, non sembrava nemmeno più il vecchio arrogante Zakir, pronto a fare a botte anche solo per una discussione nata sul gusto migliore del gelato. Lui alzò lo sguardo, guardandoci dritti negli occhi come se altrimenti non avesse potuto parlare -Matthew è morto, Adara ci ha traditi- sentirgli proferire quelle parole mi fece raggelare il sangue, nella prima parte della frase la sua voce si era leggermente incrinata mentre nella seconda aveva assunto una nota, non leggera, di odio e rabbia era come se, nella sua testa, avesse spiaccicato Adara con una mano, come di solito si fa con un piccolo e insignificante insetto. E Matthew.. non lo avrei più rivisto? Mi sembrava una cosa impossibile. Come può una persona morire? Cos'è, in fondo, la morte? Il tuo corpo rimane lì, inespressivo quasi come se si dormisse. Lui però non si sveglierà mai più, cosa succede quando una persona muore? Bhe si, il suo cuore smette di battere, non respira più e poi? È come se fossimo dei robot, e la morte non è altro che la nostra disattivazione. Solo il pensiero che non potrà più rompermi la mattina perchè non faccio colazione intrattendendo un lungo monologo su pro e contro, non potrà più lanciare occhiatacce a Blake e Zakir che quando cado scoppiano sempre a ridere, non potrà più proteggerci da noi stessi, e noi non potremo più proteggere lui dagli altri. Avevamo fallito. Lui doveva proteggere tre persone, noi eravamo in tre a doverne proteggere soltanto una e avevamo fallito. Come può la morte cancellare una persona, come può una persona uscire così velocemente dalle nostre vite? Come uno di quegli schiaffi che non vedi nemmeno arrivare ma che ti lasciano il segno delle cinque dita sulla guancia, un segno che ti brucerà per almeno due giorni. -Ragazzi.. Dobbiamo scendere- ci avvertì Baka con una strana dolcezza, Blake tirò su col naso passandosi una mano sugli occhi e aiutò Zakir a scendere, io rimasi seduta con lo sguardo perso nel vuoto, volevo alzarmi.. credo.. no non lo volevo, non ne avevo voglia ne la forza -Sii coraggiosa, Pulce, come sempre- lui mi porse la mano, io rimasi a fissarla, magari non volevo più essere coraggiosa, o magari non lo ero affatto. C'era una legge che m'impediva di scoppiare a piangere come una lattante? Tranne il mio orgoglio.. Maledettissimo orgoglio. Afferrai la sua mano e mi alzai, lui fece per incamminarsi ma io lo fermai -Come ti chiami?- lui sorrise -Logan, ma per gli amici Baka- mi fece l'occhiolino e saltò giù dall'elicottero, io mi sporsi -Tranquilla non ti aiuterò a scendere- -Oh tu si che sei gentile!- ribattei con voce sincera saltando giù strabuzzando gli occhi per il dolore alla gamba. -Tutto ok? Non è meglio se ti porto..- non lo lasciai finire -Sei sopravvissuto alla missione, perchè vuoi morire proprio ora?- -Perchè morirei felice?- scoppiammo entrambi in una risata e iniziammo a camminare. Lui non mi mollava la mano così da aiutarmi, almeno, a stare in piedi. Tornammo nella nostra stanza, ma quando aprimmo la porta, ci trovammo davanti una bella sorpresa! Zakir era steso a terra e Blake era seduto a cavalcioni su di lui mentre gli teneva le braccia bloccate al pavimento. Ok o Blake stava tentando di violentare Zakir (e ci stava anche riuscendo) o Zakir era diventato uno zombie e lui era riuscito placarlo -Merda..- bisbigliò l'apparente vittima-zombie -N-non è come sembra!- si giustificò Blake -Perchè come sembra?- domandò preoccupato -Bhe noi vi lasciamo soli, però mi raccomando, usate le giuste precauzioni- disse Baka, -E comunque la frase "non è come sembra" fa sembrare tutto ancor di più a ciò che sembra- io feci di tutto per trattenere le risate ma era una cosa del genere non si era mai vista ne mai più si vedrà. -Voi, piuttosto, perchè vi tenete per mano?- rispose acido Zakir scrollandosi di dosso Blake -La aiuta a stare in piedi, ti crea qualche problema, per caso?- Baka, in fatto di acidità non era da meno, aveva fatto venire voglia di prenderlo a schiaffi pure a me. Ci sedemmo per terra tutti e 4 appoggiando la schiena al muro. Nessuno parlava, c'era un fastidioso silenzio che nessuno riusciva a spezzare, era uno di quei momenti in cui non sapevi cosa dire, non importava se ciò che dicevi fosse giusto o sbagliato, era già difficile abbattere quelle barriere in cui ognuno di noi si era rifugiato. -Dove siamo?- disse infine Zakir - In una specie di base militare che ci ricatta- esordii io -Non è proprio così, vogliono solo che facciamo un bel lavoro, in fondo abbiamo lo stesso obbiettivo, sono loro che lavorano per noi e ci aiutano, ma ancora non lo sanno- specificò Baka, in quel momento mi venne in mente una domanda che gironzolava da un po' di tempo, nascosta dalla nebbia, nella mia vuota testolina. -Ma perché siamo qui?- -Perché è la nostra stanza?- mi misi una mano in faccia, mi ero scordata il motivo per cui avevo iniziato a chiamarlo Baka ma fortunatamente lui arrivava costantemente in mio soccorso. -Io credo abbia a che fare con la nostra montagna di infrazioni alla legge, anche tu Baka hai combinato qualcosa?- Blake aveva salvato la situazione, altrimenti avrei potuto non rispondere delle mie azioni e uccidere quell'idiota. Ci pensò sopra prima di rispondere come se uno non sapesse di aver fatto qualcosa di grosso. Per esempio Zakir, in quinta elementare, era riuscito ad entrare in casa del maestro per riprendere il suo fumetto preferito, il tutto disattivando l'allarme, ed entrando dalla finestra del secondo piano per evitare il cane. Ha 12 riuscì ad evadere da una stazione di polizia senza che nessuno se ne accorgesse. A 14 anni aveva fatto trovare in una banca un piano perfetto per ripulirla con sotto scritto "Ho 14 anni, aggiornatevi.." Blake, invece, era il boss della lotta. Fin da piccolo aveva praticato Kung Ku e MMA senza contare che faceva spesso rissa per strada e aveva creato uno stile tutto suo, la sua fedina penale vantava di 21 denunce per aggressione, la fortuna vuole che riuscisse a cavarsela sempre con dei risarcimenti. Non è che lui andasse in cerca di rogne ma in paese girava la voce che fosse il più forte della regione, e spesso venivano un sacco di ragazzi, a volte anche in gruppo, a sfidarlo, mentre io e Zakir ci facevamo un sacco di risate prendendoli in giro. Adara e Matthew invece erano più tranquilli, la cosa più trasgressiva che avessero fatto era stata rubare uno smalto la prima e dare dello stupido al proprio cane il secondo, quindi dedussi che non facevano parte del subdolo piano del vecchiaccio. Ma ora arriva la parte divertente, io avevo tutti i valori sopra la media. Sapevo combattere discretamente, ero veloce, agile e avevo un'ottima mira, potevo contare sul fatto che il mio avversario mi sottovalutasse, non facevo niente di speciale, non avevo pianificato di derubare una banca, non aggredivo la gente e.. Cosa aveva fatto Baka? Oddio ci sta ancora pensando! -Bhe credo che sia stato quando ho rubato le informazioni di un nuovo prototipo di drone militare, l'ho costruito con qualche miglioramento e l'ho usato per spiare delle ragazze seminude sul tetto di un edificio che faceva set fotografici e riprese per telefilm- e non avevo rubato delle informazioni segrete ai militari o alla nasa, qualunque cosa fosse insomma. Baka iniziò ad arrossire, ora capivo perchè ci aveva pensato così a lungo, in effeti era molto imbarazzante -Scusa andare su internet? Sai, esistono i siti porno..- a quel punto mi censurai le orecchie, si raccontavano fin troppi particolari. Però ora la mia mente era libera di pensare, e su cosa altro avrebbe potuto rimuginare se non sulla scomparsa di Matthew e il tradimento di Adara? Mi venne in mente un ricordo molto bello delle vacanze estive di 5 anni prima, a Matthew era morto il cane, un bastardino pulcioso e vecchio, ci teneva molto e noi siamo andati tutti a casa sua a sorpresa per cercare di tirargli su il morale. Suonammo, per la prima volta, il campanello, senza poi scappare, aprì lui e noi senza perdere tempo lo lavammo da capo a piedi con pistole d'acqua e gavettoni, la vendetta non tardò ad arrivare. Passammo l'intero pomeriggio a bagnarci, prima si creavano piccole alleanze, poi era un uno contro tutti , subito dopo un tutti contro tutti. Almeno per quel pomeriggio ci eravamo divertiti, non avevamo fatto niente di speciale, anzi era qualcosa di davvero infantile ma avevamo saputo divertirci e ora quel ricordo mi regalava un sorriso ebete e delle gelide lacrime.

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Capitolo 18
*** Innocenti puniti ***


Fummo svegliati da un violento bussare molto insistente, aprii un occhio, ero seduta nella stessa esatta posizione della sera prima con la felpa di uno dei tre ragazzi come coperta -Ma chi cavolo è che bussa in questa maniera?- borbottò infastidito Blake, lattina andò ad aprire, almeno faceva qualcosa di utile -Heilà ragazzi! Se i letti non sono di vostro gradimento potevate dirmelo subito, dopotutto vogliamo che vi sentiate a vostro agio- era il vecchio che veniva a darci, a modo suo, il buongiorno -Chi è sto vecchio?- chiese Zakir mentre il "vecchio" di cui stava parlando con amorevole disprezzo lo guardava come se volesse ucciderlo, credo di aver visto dei tuoni e dei fulmini alle sue spalle, ma forse era stato semplicemente l'effetto di un calo di luce e della mia fervida immaginazione -Zakir! Non ti avevo visto! Benvenuto! Potrai aiutare i tuoi amichetti con la loro punizione dunque..- -Punizione? Perchè?- solo dopo aver pronunciato quelle parole mi vennero in mente quelle del vecchio, ci aveva tassativamente proibito di partecipare all'operazione "salviamo Zakir” -Invece, credo tu lo sappia, principessina, e poi.. Non vi sarete dimenticati di questi- ci porse 4 collari e 3 aggeggi simili a quello che aveva Baka -Tsk!- chiusi entrambi gli occhi sull'appellativo, eravamo con le mani legate, di solito era Zakir a slegarci con un suo qualunque trucchetto imparato chissà dove, ma ora ci guardava perplesso. Sbuffai e afferrai un collare, era azzurro e si allacciava facendolo scorrere in una strana scatoletta nera. Non era niente di buono ma dato che non potevamo tornare indietro tanto valeva rischiare e andare avanti, spostai i capelli e allacciai il collare. Stringeva un po' ma non dava fastidio, anzi si adattava perfettamente alla forma del mio collo. Blake, Zakir e Baka mi guardavano poi spostavano lo sguardo sui collari alla fine fecero lo stesso, afferrai anche l'aggeggio, era una specie di palmare -A che serve?- -É un cercapersone servirà al capo per contattarvi- spiegò il robot -Bene, vado a fare colazione!- uscii dalla stanza lanciando un'occhiata di sfida a quel vecchio che si illudeva di aver vinto, mi scappò persino un sorrisetto di soddisfazione mentre gli altri mi seguivano in corridoio, ammettiamolo sarebbe stato un finale piuttosto figo.. se solo lattina non ci avesse fermati e legati al guinzaglio, sentii uno strano squillo e presi il mio cercapersone "Peccato, avevi un bel sorrisetto.." emisi un mezzo ringhio di nervosismo, presi la fionda e una biglia voltandomi di scatto e colpii in pieno l'aggeggio di quel vecchio depravato facendoglielo volare dalle mani, lui esplose in una sonora risata -Mangiate e datevi una lavata, vi voglio in auditorium per le 7:00- detto questo se ne andò -Forza, andiamo- Zakir mi costrinse a riprendere a camminare -Una camomilla ti aiuterebbe, signorina Leyla- -Ma guarda, ora, pure i robot mi sfottono, tsk!- entrammo nella straffollata mensa, che più una mensa sembrava una metropolitana all'ora di punta, c'era una fila di almeno 50 persone, il ritmo con cui servivano era regolare ma c'era davvero troppa gente -Seguite l'idiota del gruppo!- Baka ci fece strada verso una porta appena dietro i banconi, sopra un cartello con scritto "vietato l'accesso" "non a noi, a quanto pare" pensai, sgusciammo dentro. C'era ogni sorta di ben di dio con cui si poteva far colazione -Cavolicchio è la porta dei desideri?- esclamò Blake con la bava alla boccaa -Non dovremmo stare qui, usciamo!- lattina sapeva essere molto insistente, quindi ognuno prese qualcosa, io arraffai una brioche calda con scaglie di cioccolato e un succo di frutta alla pesca, uscimmo dalla mensa e ci sedemmo in corridoio a mangiare. -'Sta roba è buonissima!- Zakir aveva ragione, era tutto così stranamente buono che non sembrava neanche cibo proveniente da una mensa. -Lattina ci faresti un favore? Ci potresti portare tutti i pasti in stanza d'ora in poi?- chiese Blake forse speranzoso di non mettere piu piede là dentro. -Si, posso farlo!- -Grazie- esclamammo in coro per poi ridacchiare. Finimmo di mangiare tra una chiacchiera e l'altra e tornammo in stanza, c'era qualcosa di diverso, forse l'odore, c'era uno strano odore di pulito -Dove sono i letti?! Quel bastardo..- Zakir tirò un calcio al muro parecchio arrabbiato "Heila ragazzi! Se i letti non sono di vostro gradimento potevate dirmelo subito, dopotutto vogliamo che vi sentiate a vostro agio!" quelle parole risalirono controcorrente nella mia mente, avrei dovuto capire che l'avrebbe fatto -Forza laviamoci- appoggiati sopra l'armadio vi erano dei vestiti puliti, li presi e andai in bagno mentre i ragazzi si ritiravano nella loro stanza. Mi feci un bagno caldo, avevo un grosso livido sulle costole probabilmente a causa del pugno, il piede in compenso mi faceva molto meno male. Ora l'obbiettivo principale era tenere testa a quel vecchiaccio dimostarsi spavaldi e dichiarare guerra non era servito, dimostrarsi dei cagnolini ubbidienti (bhe, apparte il piccolo incidente con il suo cercapersone e la mia fionda, ma questi sono solo insignificanti particolari) non aveva funzionato, cosa voleva allora? Forse non avrei dovuto pensarci, in fondo, saremmo stati comunque costretti a fare ciò che voleva lui perchè era questo quello che facevano gli adulti. Comunque sia non mi sarei arresa su questo potete scommetterci. Indossai la nuova divisa, i pantaloni erano troppo larghi e lunghi così come le maniche della maglietta. Avrei potuto fare 3-4 risvolti ma avrei anche potuto infilarmi qualcosa di Zakir che sicuramente mi sarebbe andato meglio. Afferrai lo zainetto che ci aveva consegnato lattina e in cui io avevo infilato tutte le cose di Zakir, forse un giorno gliele avrei restituite, forse, probabilmente no. Gli fregai un paio di pantaloni neri, erano comodi, e avrei dovuto fare solo un risvolto, presi anche la prima maglietta che mi capitò sotto mano: era bianca con una scritta blu "you will not lose into youserself" gliel'aveva regalata la madre per il compleanno, aveva sempre odiato quella T-shirt, difatti non l'aveva mai indossata allora perchè portarsela? La risposta mi sopraggiunse qualche secondo dopo, d'istinto sfiorai con le dita il mio ciondolo, io avevo portato quello, lui la maglietta, bhe forse non avrei dovuto indossarla, ne presi un'altra a caso era rossa a tinta unita -Ma che fantasia accecante..- borbottai mentre raccattavo anche una felpa a quadrettini multicolori, mi vestii e uscii in corridoio, Baka e Blake erano gia pronti, avevano entrambi i capelli ancora semibagnati ed erano seduti appoggiando la schiena contro il muro, c'era un silenzio tale da spaccarmi i timpani ma decisi di non interromperlo. Notai che Baka muoveva su e giù nervosamente un piede, mentre Blake sembrava quasi che dormisse. Finalmente Zakir uscì, mi guardò dalla testa ai piedi e mi rivolse un dei suoi complici sorrisetti. Lattina non perse tempo e ci legò al guinzaglio, fummo, quindi, costretti a seguirlo, camminavamo in silenzio, era troppo snervante ma interromperlo faceva più paura di quanto non lo facesse il silenzio stesso. Avevo un sonno allucinante con la missione e le emozioni del giorno prima avremmo avuto bisogno di un giorno libero invece quella vomitevole scimmia sadica ci aveva messi in punizione. Dopo qualche minuto di camminare e inciampare arrivammo in una stanza semibuia, ci fermammo nel centro esatto, con la fioca luce la stanza mi pareva vuota ma le ombre proiettate sulle pareti mi agitavano l'animo con un so che di inquietante. All'improvviso sussultai all'eco di un applauso di scherno proveniente dalla nostra destra, si accese una luce a dir poco accecante e distinguemmo la figura del vecchio -Ma che bravi! Siete in orario! Questa è la stanza in cui passerete la maggior parte del vostro tempo quindi vi consiglio di darle una bella lavata!- non mancava certamente un sorriso beffardo dipinto sulle sue labbra, io quel sorriso idiota glielo avrei volentieri tolto a pugni, ma purtroppo non ci diede nemmeno il tempo di reagire che sparì dietro la porta da cui eravamo arrivati. Lattina ci consegnò varie attrezzature per la pulizia mentre i tre ragazzi cercavano ancora di realizzare -No, cazzo, ma fa sul serio?- mugugnò Zakir -Io non ho mai pulito in vita mia..- si lamentò Blake -Sto posto è enorme non finiremo mai!- esclamò Baka, ero convinta che se ci fosse stata una finestra si sarebbero buttati tutti di sotto - Forza ragazzi.. Mettiamoci sotto.. - Passarono 4 ore quando il bastardo si rifece vivo, avevamo scopato per terra e tolto varie ragantele sulle pareti, ora stavamo lavando il pavimento, a mano, con delle spugnette, grattando via bene lo sporco. -A che punto siete?- domandò lui -Abbiamo finito!- rispose con arroganza Zakir che non ne poteva più, e non aveva per neinte torto. Mi facevano male le ginocchia, il collo, la schiena e le spalle. La stanza era davvero grande e noi l'avevamo pulita tutta a mo' di Cenerentola poichè non avevamo altri mezzi. -Davvero? Se è così pulito come dici perchè non gli dai una leccata?- che cazzo di domanda era? -Lei quando si pulisce il culo se lo lecca per dimostrare che è pulito?!- sbottai mezza sclerata sul punto di esplodere. Lui si limitò a fissarmi poi a denti stretti ordinò -Zakir, Logan, Blake, fuori di qui! 7B-92, accompagnali- i miei compagni uscirono rilluttanti e io rimasi sola con il vecchio, qualsiai cosa mi avrebbe fatto da lì a poco non sarebbe stata piacevole ma lo avrei affrontato a testa alta fino alla fine.

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Capitolo 19
*** Viaggi turistici pericolosi ***


Lui mi guardava con un sorrisetto quasi sadico che mi dava i nervi, continuava ad avvicinarsi a me e io d'istinto indietreggiavo, finchè non mi ritrovai con le spalle al muro. Presero a scorrere delle immagini troppo veloci nonostante io volessi solo fermarle, mi teneva le mani bloccate e la bocca tappata mentre si divertiva a guardare e umiliare il mio corpo nudo, mi dimenavo ma non c'era verso di liberarmi, di lì a poco avrebbe iniziato a... -Principessina!- richiamò la mia attenzione alzando la voce, e io feci un respiro di sollievo. Era solo stato frutto della mia immaginazione, non che immaginarsi una cosa simile sia il risultato di una mente sana ma ok. Lui continuò con il suo discorso dopo avermi chiesto se volevo un po' d'acqua dato che secondo lui ero un po' pallida -Cosa pensi di fare mettendoti contro di me? Lo sappiamo entrambi che siete in mia completa balia, quindi non é il caso che tu faccia scavare ai tuoi amichetti una fossa ancora più profonda, giusto?- ci pensai un attimo, mi stava dando la possibilità di tenere fuori i miei amici da tutto questo, qualsiasi cosa fosse, ma non solo, mi stava dando anche la colpa che in effetti era mia. Iniziò a farsi largo il ricordo della nostra partenza, ervamo tutti a casa di Adara, i suoi non c'erano ed era la mia occasione per esporre loro le mie folli idee. Loro parlavano del più e del meno, spensierati ma io non ci riuscivo, ero insolitamente taciturna e distratta, loro se ne accorsero -Ley.. Tutto ok?- mi chiese Matthew mentre gli altri mi fissavano -Stavo pensando.. Tutto questo non vi pare strano? Anche i più ribelli dopo aver mangiato un cosetto bianco iniziano a stare dalla parte del governatore, è come se in un qualche strano modo ci stia controllando, senza contare che le cose sono degenerate e gli adulti sono stati ridotti in schiavitù! Se continueremo così dove finiremo? Vorrei tanto poter fare qualcosa..- mi morsi l'interno della guancia, il vecchio, in fondo, aveva ragione, io li avevo trascinati in questa storia e come minimo avrei dovuto proteggerli -Cosa dovrei fare?- mormorai con un filo di voce -Quello che ti dico senza "se" e senza "ma"- fece una pausa e si avvicinò appoggiando la mano sulla mia spalla che io avrei volentieri levato e rotto in migliaia di pezzettini -Tu hai una sorta di influenza sugli altri quattro, sei determinata, non ti arrendi mai, sei affidabile, e prendi le decisioni puntando sempre al bene altrui, qualsiasi cosa tu faccia loro sono con te, questo fa di te il leader, ma devi ancora migliorare, cerca lo zolfo..- con quest'ultimo enigma se ne andò. Io? Il capo? Che cavolo stava dicendo? Il nostro capo era sempre stato il vincitore tra Blake e Zakir, mi tornarono in mente un paio di volte in cui, in un momento critico, avevo preso in mano la situazione ma questo faceva di me il capo? Mi sembrava davvero molto improbabile ma se fosse stato davvero così e avessi messo nei guai gli altri? "Cerca lo zolfo" questa poi! Ma che accidenti aveva quel tipo? Sospirai uscendo dalla stanza e spegnendo la luce, era fottutamente difficile, perchè voleva che affrontassi tutto questo da sola? Avevo così tante domande che avevo paura che la testa mi esplodesse! Ce l'avrei fatta? Bha, stavo aggiungendo solamente l'ennesima domanda, andai a cercare lo "zolfo" mi era venuto in mente che prima di mettere K.O. gli intrusi avevo sentito uno strano odore di zolfo, che fine avessero fatto poi quei tipi... Ci doveva essere qualcosa sotto. Tornai indietro cercando di non perdermi, non c'era traccia degli altri ne, al momento, volevo ci fosse. Avevo bisogno di starmene un po' da sola per riordinare le idee, provai a ritrovare i corridoi in cui avevo incontrato gli intrusi ma sbagliai strada. Mi ritrovai in un corridoio che non avevo mai attraversato, era deserto e c'erano un sacco di stanze, sopra le porte vi erano solo dei numeri nessun cartello che vietava l'accesso a personale non autorizzato il che era davvero strano. Aprii una porta a caso, era una camera con due letti a castello costati alle pareti color verde vomito, due scrivanie e una lampadina che penzolava dal centro del soffitto, zero finestre, per questo forse c'era un odore nauseante di chiuso e un senso di oppressione che ricordava tanto quello di un carcere. Devo ammettere di fare schifo in fatto di curiosità, e con questa mezza giustificazione iniziai ad aprire tutte le porte sbirciando, una ad una, tutte le stanze, stavo invadendo la privacy di molte persone e lo avevo potuto constatare dal numero di letti visti fino a quel momento, ma dimentico delle parole di un vecchio squilibrato continuai imperterrita fino a quando incappai in una strana stanza. C'era un solo letto e un po' ovunque erano sparsi dei fogli, sul letto, sul pavimento, sulla scrivania, appuntati alle pareti con nastro adesivo e gomme da masticare. Lo scenario era davvero terribilmente macabro, erano immagini di morte, ovunque c'erano disegnati corpi inermi senza espressioni umane. Perchè qualcuno dovrebbe mai fare una cosa simile? Quale mente, per quanto perversa, potrebbe sopportare tale visione ogni giorno? Sentii dei passi alle mie spalle e mi voltai di colpo -Mh? Vuoi morire, per caso?-

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Capitolo 20
*** Benvenuta adrenalina! ***


Squadrai il tipo senza sapere cosa rispondere, era logico che non volessi morire ma poteva essere una domanda retorica: avrebbe potuto uccidermi e non uccidermi ignorando la mia risposta. Sospirai, stare lì dentro mi stava facendo friggere il cervello -È la tua stanza?- lui mi guardò da capo a piedi appoggiandosi interessato allo stipite della porta incrociando le braccia -Può darsi..- -Vuoi dire che non sei sicuro che questa sia la tua stanza?- lui mi guardò inclinando leggermente la testa di lato, o c'era rimasto male o semplicemente non capiva quali assurdi problemi avessi, non che io lo capissi, cambiai argomento -Li ha fatti tu?- non potevo credere che quel ragazzo avsse potuto ideare delle cose del genere -No, li ha fatti il proprieario della stanza- alzai le sopraciglia. No, ma mi stava pigliando per il culo? Vedendo la mia espressione scoppiò in una risata stranamente familiare, tuttavia non riuscivo a collegarla ad un volto -Tu devi essere la piccola ribelle di cui tanto si parla.. Leyla, giusto?- si parlava di me? Quel ragazzo aveva sentito parlare di me? Da chi? Cosa sapeva? Misi da parte le domande -S-si, tu chi sei? Non dirmi il proprietario di questa stanza o ti uccido!- lui rise ancora -Fatti sotto!- mi sfidò muovendo un dito per far cenno di avvicinarmi e io non ero certo io tipo che esita dopo essere stato sfidato così apertamente. Presi la carica e corsi verso di lui, all'ultimo feci una scivolata siccome supereva di qualche centimetro il metro e ottanta per me fu un gioco da ragazzi passargli sotto le gambe e colpirlo con un calcio sulla schiena mettendo l'altro piede davanti al suo. L'avevo colto di sorpresa e lui si ritrovò a terra senza capire il come o il perchè, tuttavia si riprese piuttosto velocemente, appoggiò una mano sul pavimento usandola come perno, incassai un bel calcio sullo stomaco, appena sopra il livido che mi ero procurata la notte. Rimasi immobile qualche istante, non riuscivo a respirare e barcollai, tuttavia riuscii a non cadere e a parare un pugno che mi avrebbe fatto sicuramente un occhio nero. Era forte, quindi, pensai sarebbe stato meglio schivare i colpi che rischiare di rompermi un braccio per pararli perchè un pugno lo incassi, un braccio rotto.. bhe le braccia mi servono. Nei movimemti non era affatto male, era veloce, preciso e usava da dio l'esplosività che gli permetteva di reagire in modo assolutamente pazzesco. Tutto questo mi divertiva e non potevo fare a meno di sorridere, mentre sentivo una calda e familiare sensazione crescere dentro di me, scorrere nelle vene per raggiungere ogni parte del corpo: Benvenuta adrenalina. Dopo il primo pugno non esitò a tirarmene degli altri, io li schivavo agilmente indietreggiando e scoppiai in una mezza risata quando mi ritrovai con le spalle al muro, lui fece un sorrisetto con gli occhi che gli brillavano il tutto sembrava voler dire "ti ho fregato" ma quando mi tirò l'ennesimo pugno mi accucciai per poi scattare di lato e correre via, non sentii l'urlo di dolore che mi ero preparata a sentire. Forse era riuscito a bloccarsi prima, sentivo già i suoi passi dietro di me. Avevo iniziato a correre, ma non per scappare, volevo testare la sua velocità. Corsi attraverso tutto il corridoio che sembrava non finire mai, mi trovai, quindi, davanti ad un incrocio, voltai a sinistra senza esitare e poco prima che riuscissi ad aprire la porta che si trovava in fondo al corridoio lui mi superò fermandosi di colpo, io mi slanciai di lato appoggiando un piede sul muro, riuscii a superarlo nuovamente ma mi ritrovai faccia a terra in mezzo secondo, mi aveva fatto uno sgambetto. -Bhe non sei male, forse riusciresti a spaventare un pulcino o un coniglietto..- scoppiò di nuovo in quella risata familiare, mi alzai, dovevo essere leggermente arrossita perchè sentivo le guance pizzicare. Squadrai quel ragazzo, non doveva avere più 20 anni, capelli arruffati quasi ricci sul castano chiaro, gli occhi azzurri risaltavano sulla pelle che pareva abbronzata, spalle larghe e un fisico ben allenato -Non mi hai ancora detto come ti chiami..- dissi io per cambiare argomento e capirne di più su quel tipo -Non mi hai ancora detto che ci facevi nella mia stanza- ok, eravamo pari, sospirai - Stavo cercando lo zolfo!- mi accorsi che detto così poteva sembrare una cosa a dir poco assurda, ma lui sembrava aver capito al volo, e sembrava.. Impressionato? -Wow, non sei una che perde tempo! Pensavo che prima avrei avuto l'onore della tua presenza nelle mie lezioni- Mie.. Lezioni? Lezioni? Avevo appena fatto la lotta con qualcuno che assomigliava a qualcosa come un'insegnante? What?

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Capitolo 21
*** Istruttori esaltati, coniglietti sbranatori e trogloditi ritardati ***


Doveva aver notato il mio smarrimeto perché sul suo volto si allargò un ambiguo sorrisetto -Che c'è? Nessuno ve lo ha detto? Dai, vieni o faremo tardi!- s'incamminò verso il corridoio e io lo seguii, quel tipo era strano. Cosa ci avrebbe insegnato? Perché? Chi era? - Ripercorremmo la strada a ritroso ed entrammo nella stanza che avevamo pulito, la stanza era ben illuminata e solo ora notai alcune cose che mi erano sfuggite, o meglio che prima mi erano apparse in modo diverso: le pareti erano di pietra, ma non erano affatto lisce, piene di rientranze e sporgenze erano perfette da scalare; C'era una trave, parallela all'entrata , che collegava le due pareti opposte, appesi a questa trave c'erano dei grandi anelli in ferro. Erano già tutti lì ad aspettarci. Baka stava parlottando con Blake mentre Zakir se ne stava stranamente in disparte, a braccia conserte con lo sguardo assente, li raggiunsi. -Scusate il ritardo, non so cosa e se vi abbiano spiegato ma vi darò comunque qualche dritta veloce. Il collare serve per monitorarvi, controllerà la vostra posizione e il battito cardiaco, in caso vi trovaste in pericolo il collare ci manderà un messaggio sul cercapersone, in poche parole studierà le vostre reazioni. Per quanto riguarda il cercapersone, non solo serve per mantenervi in contatto con il capo e da oggi anche con me ma dentro vi sono informazioni molto utili, c'è una mappa completa dell'edificio, vi spiega la funzione di tutti i gadget che abbiamo al momento, è sempre aggiornato, quindi se vedete qualcosa di nuovo potete stare tranquilli, lo troverete. Il piano iniziale è cambiato un po', prima avreste dovuto infiltrarvi nella base principale del governatore e fornirci informazioni ma abbiamo scoperto che hanno tutti i vostri dati quindi sfrutteremo la cosa a nostro favore, diventerete la nostra immagine, l'immagine della rivoluzione, raggrupperemo ribelli e lasceremo il lavoro a loro..- lo interruppi -Che cosa? Non funzionerà mai! Sono tutti fatti e strafatti di quei cavolo di dischetti bianchi!- lui sorrise, parlava come un generale che incoraggia i propri soldati -Si, è vero. Per questo abbiamo bisogno di voi. Dovete modificarne gli ingredienti, ci sono due fabbriche, non dovete fare altro che intrufolarvi e cambiare gli ingredienti. Domande?- Baka alzò la mano senza tuttavia aspettare il suo consenso per parlare -Si, una. Chi diavolo sei?- -Sono Vladimir, saró la persona su cui concentrerete il vostro odio per le prossime 10 settimane, vi allenerò e farò in modo che la vostra missione non si trasformi in un suicidio di massa- Vladimir... Solo il nome dimostrava quanto sia prepotentemente forte, determinato, autorevole. Non è da tutti riuscire ad azzittire 4 teppistelli arroganti. Nessuno aveva domande o il coraggio di porne una, lui ci squadrò grattandosi dietro la nuca, poi si riscosse - Bene, seguitemi, prima di tutto facciamo qualche esercizio di potenziamento e resistenza - Uscì di buon passo dalla stanza e noi ci affrettammo seguirlo per il corridoio delle stanze, uscimmo dalla porta davanti la quale Vladimir mi aveva bloccata con lo sgambetto, lui passò una tessera sulla serratura e spalancò la porta ma bloccò Blake che stava per passare -Prima il più veloce o quello con più mira, poi qualcuno bravo ai "lavoretti manuali", in fondo rimane quello più bravo nei combattimenti corpo a corpo, questa formazione vi salverà in molte occasioni- Baka e Blake si fecero da parte invitando me e Zakir a farci avanti, Vladimir ci guardò, per un secondo nel suo sguardo vidi una scintilla di eccitazione, come se i suoi occhi avessero sorriso. Partì di corsa scendendo i gradini due a due, nonostanti fossi la più veloce sapevo che non sarei mai riuscita a scendere a quella velocità, per lo meno senza cadere, così, giusto per risparmiare tempo, saltai sul corrimano arrivando in un battibaleno in fondo alle scale. Vladimir mi superò non appena i miei piedi toccarono terra, quindi partii all'inseguimento. Il giardino aveva un campo di atletica di 400 metri circa circondato da tanti alberi che quasi sembrava un bosco. -10 giri! Forza!- Dovevamo fare 10 giri e lui non accennava a rallentare. Dopo i primi 5 giri non ero tanto sicura di avere ancora le gambe, ne ebbi la certezza solo quando iniziarono a bruciarmi i polpacci, i tendini e le caviglie ma ero determinata a mantenere il suo ritmo. Regolarizzai il respiro e cambiai passo in modo che quando avanzavo con il piede destro portavo avanti lo stesso braccio, così riuscii a dimezzare la fatica e a finire i miei 10 giri con gambe tremanti e un fiatone da asma. Il secondo non fece in tempo a tagliare il traguardo che io crollai sulle ginocchia rimettendo la colazione. Tremavo era inutile cercare di nasconderlo, dovevo essere molto pallida perchè Vladimir dopo aver mandato dentro lattina mi si avvicinò chinandosi alla mia altezza -Guarda che di questo passo il coniglietto ti sbranerà- sorrise facendomi l'occhiolino, alle mie spalle potevo sentire i coniati di Blake e Zakir mentre Baka se ne stava steso a faccia in giù sul percorso, non ero convinta che fosse totalmente cosciente. Lattina tornò e diede a tutti un bicchiere di acqua zuccherata, non che servisse a farci recuperare, ma tolse il sapore di vomito ed evitò a qualcuno la perdita dei sensi. -Forza, non abbiamo ancora finito!- ci fece fare un altro giro correndo all'indietro, uno a skip e un altro a calciata dietro. -Non mi sento più le gambe..- mugugnò Blake mentre facevamo un po' di stretching per rilassare i muscoli. Baka era preoccupatamente pallido, aveva l'aria sconvolta, Zakir, invece, rimase in silenzio per tutto il tempo, si comportava in modo strano, non sorrideva, non faceva battutine, non era arrogante, ubbidiva, era come una marionetta di legno, senza emozioni, senza pensieri. Avrei dovuto dirgli qualcosa, in fondo lui che l'aveva visto morire doveva rivedere quella scena ogni volta che chiudeva gli occhi, non avevamo voluto sapere i dettagli, nè volevamo parlarne ancora ma non potevo permettere che tutto ciò gravasse sulle sue spalle, decisi che non appena ne avessi avuto l'occasione gli avrei parlato, la cosa mi spaventava ma Zakir mi spaventava di più. Vladimir ci fissava, avevo paura di averlo deluso con i nostri risultati più che scadenti -Per adesso basta, potete andare a pranzare, ci rivediamo qui alle due- Vladimir s'incamminò verso la mensa e io gli corsi dietro -Come siamo andati?- il suo sorriso non si era spento, non ervamo andati bene ma neanche male, era.. soddisfatto? Aiutai Baka a tirarsi in piedi e tornammo nella nostra stanza dove trovammo il pranzo sulla scrivania -Cibooo!!- disse teatralmente Blake allungando le mani. Ci sedemmo sulla scrivania e sulle sedie, mangiavamo in silenzio, quando si ha fame sembra tutto così buono.. Notai che, invece, Zakir non sembrava avere molta fame. Quando finii mi piantai di fronte a lui -Puoi venire un secondo?- lui distolse lo sguardo e si alzò seguendomi in corridoio -Stai bene?- chiesi prima ancora di voltarmi dalla sua parte, quindi per lui fu facile cogliermi di sorpresa e spingermi contro il muro -Secondo te.. ho l'aria.. di uno.. che sta bene?- parlava a denti stretti mentre mi teneva un braccio sotto la gola schiacciandomi la trachea e impedendomi di respirare mentre con l'altro mi teneva bloccate le mani, cercai di rispondere con voce strozzata -T-te l'ho chiesto apposta! Se c'è qualcosa di cui vorresti parlarmi..- bastò un occhiata omicida per fermarmi -Parlarne non lo riporterà in vita! Non cancellerà ciò che è successo!! Niente potrà mai farlo! Loro non ci sono più, Leyla! Non li rivedremo mai più! Se ti sei convinta con frasi con frasi tipo "loro vorrebbero che.." allora sei più stupida di quanto pensassi! LUI NON VOLEVA MORIRE!- stava urlando e io ormai non avevo più la forza per rispondere -Nessuno vuole morire, succede e basta! Ora lasciala!- era Baka c'era anche Blake, forse le grida di Zakir avevano attirato la loro attenzione. Mi lasciò tirando un pugno, con rabbia, sul muro a pochi centimetri dal mio viso. Blake gli afferò l'altro braccio rigirandoglielo dietro la schiena e bloccandolo contro al muro mentre Baka mi afferrava per un polso tirandomi via. -Ti vuoi calmare? È già la seconda volta!- la seconda volta..? Mi venne in mente quando solo il giorno prima io e Baka, tornando dall'elicottero, avevamo trovato Blake che bloccava Zakir al pavimento. Che gli stava succedendo? Zakir non se ne stava certo fermo a farsi sottomettere da Blake, gli tirò una gomitata e un pugno sotto al mento. Blake reagì e scoppiò il finimondo -Fermi!- gridai gettandomi per mettermi in mezzo ma il risultato fu che un pugno nello stomaco mi aiutò ad abbassarmi in tempo a schivarne un altro. Il colpo mi fece cadere all'indietro e rimasi lì stringendomi la pancia che ultimamente stava prendendo fin troppi colpi. Sentii altre due o tre voci e distinsi anche quella di Vladimir -Ma che stavate facendo! Vi è andato in pappa il cervello? Siete amici, no?- smisi di ascoltare, non me ne importava. Tutto questo non aveva senso, non aveva senso Zakir che cercava di strozzarmi, ne che Zakir e Blake si picchiassero in quel modo. Capitava spesso che litigassero e si picchiassero ma in quei casi mai nessuno dei due colpiva per fare male. -Hey pulce, stai bene?- -Zitto, Baka!!- strillai io rimettendomi in piedi a fatica ignorando spudoratamente la mano che mi porgeva. C'erano voluti 3 soldati e il nostro istruttore per calmare le acque tra i due, erano ancora tutti in corridoio, Vladimir si zittì guardandomi, mi feci avanti tremante con ancora la mano premuta sul fianco. Loro mi guardavano, fecero per scusarsi ma io li bloccai tirando a ciascuno uno schiaffo che lasciò un bel segno rosso delle mie cinque dita. -Si può sapere cosa cazzo vi è preso?!! Razza di trogloditi ritardati!- feci per andarmene e loro all'unisono esclamarono -Scusa, Ley'!- io alzai un braccio e poi il terzo dito della mano dello stesso svoltando l'angolo. In quel momento mi suonò il cercapersone.

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Capitolo 22
*** Non voglio sentirmi inutile ***


Era un messaggio da parte di quel vecchio simpaticone -Paura?- potevo immaginarmi il suo stupido sorriso stampato su quella faccia da schiaffi che si ritrovava, emisi un mezzo ringhio per il nervoso. Era una provocazione? Si, avevo avuto paura, non avevo mai visto Zakir così violento, ho paura di perdere i miei amici, ne ho già persi due, loro sono tutto ciò che mi resta, vorrei che stessero bene, che non soffrissero ma sono bloccati in tutto questo e provavo un misto di paura e frustazione quindi risposi -Qualcuno deve pur averne- non ricevendo una risposta mi permisi di sentirmi soddisfatta, tutta via non feci in tempo a fare mezzo passo che Vladimir mi raggiunse -Stai bene?- mi chiese fermandosi con una mezza scivolata, quando risucì a fermarsi mi si avvicinò -Hai l'aria sconvolta..- aggiunse inclinandomi la testa di lato per controllare i segni del braccio di Zakir sul collo -Ti fa male il fianco?- mi faceva un sacco di domande ma io non avevo voglia di rispondergli, avevo anche dimenticato il dolore fisico.. Fino a quel momento.. Mi limitai a guardare davanti a me tormentando con le dita il ciondolo così che si aprisse e chiudesse velocemente mentre mi annodavo la catenina attorno a medio e indice. Lui non sapeva cos'altro dire, non che fosse il ragazzo da cui ti aspetti tiri fuori chissà quale discorso, aggiungiamo il fatto imbarazzante che fosse il mio istruttore. Non mi doveva nulla, era un perfetto sconosciuto con cui avevo pure fatto a botte, e ora era calato un pesante silenzio. -Grazie, va bene così- mormorai con un fil di voce roca. Lui annuì leggermente forse rifflettendo sulle mie parole, quasi confuso. M'incamminai verso la mia stanza sperando di non imbattermi in nessun essere umano, ero stanca e volevo starmene da sola, magari avrei schiacciato un pisolino prima che gli allenamenti riprendessero. "Lui non voleva morire" queste parole continuavano a tormentarmi, la sua morte ci aveva in qualche modo cambiati, aveva risvegliato qualcosa di assopito in noi, qualcosa che avrebbe dovuto rimanere tale ma allo stesso tempo ci aveva resi vulnerabili, adesso sapevano tutti a cosa andavamo incontro, coscienti di non poter tornare indietro, e questo li spaventava, era una lotta alla sopravvivenza, era come se fossimo sul bordo di un precipizio, si potevano scorgere le rocce appuntite sotto di noi, l'odore dell'erba appena tagliata e di umido, alle nostre spalle qualcuno che ci spingeva per farci cadere, bisognava solo resistere, lottare con tutte le forze. Sangue freddo, cuore ardente. Ancora una volta le parole di Zakir mi tornarono in mente "Lui non voleva morire" avevano esagerato, l'avevano buttato giù e noi.. e io non ero lì per aiutarlo. Quelle parole mi tormentarono per tutto il dormiveglia.

2 ore dopo... 

-Leyla?!- La voce di Baka mi arrivava come da kilometri e kilometri di distanza ma sapevo che non era possibile, sentivo qualcosa di bagnato e viscoso che mi colava dalla fronte fin sopra l'occhio destro, si faceva strada per la guancia e scivolava giù dall'orecchio. Avevo un terribile mal di testa e tutto quello che volevo era voltarmi dall'altra parte ma non riuscendo a muovermi capii che qualcosa non andava. Mi misi seduta mentre loro mi costringevano a stendermi nuovamente, il luogo intorno a me si faceva via via sempre più nitido, era tutto così fottutamente bianco e metteva un po' di suggestione, Baka, Blake e Zakir mi circondavano. Passai una mano sulla fronte e guardai confusa le dita sporche di sangue, il mio sangue. -Che è..- non feci in tempo a formulare la frase che tutto fu chiaro come una giornata di sole in piena estate. Dopo il mio sonnellino tormentato mi recai in giardino come aveva chiesto Vladimir, c'era così tanta tensione nell'aria che si poteva addiritura sentirne l'odore, mi sgranchii le gambe e le braccia, dormire sul pavimento non è poi così comodo. Vladimir ci fissava, il peso di quella tanto menzionata tensione gravava sulle sue spalle, ma lui non si lasciò scoraggiare -Wow siete ancora vivi, un nuovo record!- iniziò sfottendoci, sentii Blake emettere un borbottio irritato e nella mia mente si focalizzò l'immagine della mano di Zakir chiusa a pugno -Affineremo il vostro stile di lotta, di strategia e testeremo il vostro coraggio- fece una pausa che forse doveva essere d'effetto ma anzichè esclamazioni di stupore, ci strappò solo qualche occhiata ironica e un sorrisetto. Vladimir distolse lo sguardo da noi rimanendoci visibilmente male e riprese sospirando -Prima di tutto prendete il vostro cercapersone, osservate bene la mappa, troverete un puntino rosso che corrisponde alla vostra posizione e una crocetta che indica la vostra meta. Durante il percorso, al vostro passaggio, si azioneranno delle trappole, voi dovete evitarle o superarle e arrivare alla meta tutti insieme e nel minor tempo possibile- calcò particolarmente sulle parole "tutti insieme". Nonostante avessimo litigato eravamo comunque amici, pensare prima agli altri che a noi ci veniva ormai naturale quindi non ci pensai nemeno troppo e al via partimmo. Il tempo ci era da nemico così avevamo deciso di mantenere una corsetta di media velocità con la formazione creata la mattina, io, quindi ero in testa, e brandivo come un'arma potentissima che ci avrebbe salvati la vita, la mia fionda. Superammo il primo corridoio forse quasi stupiti che non fosse successo niente, proseguimmo un po' più rilassati, abbassando la guardia, il battito cardiaco stava per regolarizzarsi quando sentii uno strano odore di zolfo. Svoltai l'angolo e per poco non andai a scontrarmi contro il gruppo di ragazzi che ci bloccava la strada, Blake mi tirò indietro, e mi ritrovai in fondo la comitiva. Con quei 3 davanti non vedevo nulla, sapevo solamente che erano in 6, armati con mazze da baseball e uno sguardo omicida mai tanto intimidatorio quanto il loro sprezzante ghigno. Capivo che i 3 trogloditi volessero proteggermi ma il fatto che mi avessero totalmente esclusa mi dava sui nervi, era come se non fossi in grado di poterli aiutare. Uno dei nostri avversari scattò in avanti e gli altri lo seguirono, in meno di qualche secondo Zakir, Baka e Blake si ritrovarono a terra immobilizzati, sembravano animali feriti che altro non riuscivano a fare se non ringhiare, ne colpii due con le biglie in modo da distrarli, Baka e Blake sfruttarono il momento per liberarsi. Fu una cosa a catena: io distrassi i due, la libertà da conquistata da Baka e Blake distresse gli ultimi due avversari e anche Zakir riuscì ad attraversare il ponte della libertà. Io incoccai altre biglie mirando a raffica alle loro mani in modo che lasciassero cadere le mazze, una volta disarmati iniziò una battaglia abbastanza pari e stavolta non mi limitai a guardare. All'improvviso qualcuno mi si avvicinò da dietro e io d'istinto tirai una gomitata allo stomaco del mio aggressore, mi voltai tirandogli anche una ginocchiata e dato che era piegato presubilmente per il dolore lo colpii in pieno volto, infine lo stesi con un sinistro. Scrollai la mano e iniziai a correre verso il prossimo corridoio -Seguitemi!- ordinai, e loro non appena riuscirono a liberarsi mi seguirono. Correvo con il cercapersone in mano alla disperata ricerca di una stanza, dopo aver attraversato due lunghi corridoi senza neanche una porta che si aprisse, finalmente ne trovai una già spalancata, una volta che tutti furono entrati lanciai una manciata di biglie ed attesi l'arrivo dei sei. Quando furono abbastanza vicini iniziai a colpirli e loro iniziarono a scivovolare come salami. Misi una mano nella tasca alla ricerca di un'altra biglia ma non ne trovai, un brivido mi passò per la schiena fino ad arrivare alla punta delle dita. Loro sorrisero simultaneamente, quasi come se fossero dei robot psicopatici. Uno di loro prese la rincorsa e sbattermi a terra per lui fu un gioco da bambini. Era lo stesso che avevo steso prima, la faccia paonazza per le botte e quegli occhi spenti, accesi dall'accecante ghigno che ancora illuminava d'immenso. Riuscii a scrollarmelo di dosso con un calcio in pancia e mi rialzai subito guardando con la coda dell'occhio i miei compagni, se la stavano cavando non permettendo agli altri di entrare, di certo non potevano continuare all'infinito ma almeno per ora ce la cavavamo. Il ragazzo fu subito in piedi, fece per colpirmi al volto con una gomitata ma io riuscii prontamente a schivarla e nel frattempo a colpirlo nuovamente all'altezza dello stomaco, si sarebbe mai arreso? Sentii un tonfo alle mie spalle e mi voltai di scatto, Zakir era caduto e gli altri sei erano riusciti ad entrare, mi guardai velocemente attorno pensando, mi asciugai le mani sudate sui pantaloni e senza rifletterci una seconda volta mi gettai a capofitto per afferrare la pistola che giaceva sul pavimento. Una volta afferrata la puntai contro i nostri avversari che ora rimanevano immobili guardandomi perplessi. Mi accorsi subito che quella era un'arma vera, non era uno di quei spara-tranquillanti, avrei potuto uccidere qualcuno con quell'aggeggio, la pistola tutto d'un tratto si fece pesante, e il contatto dell'acciaio freddo contro la mia pelle mi dava quasi una sensazione di bruciore. Quando mi resi effettivamente conto di quello che stessi facendo le mani iniziarono a tremare, avevo la bocca secca ed ero come paralizzata. Uno di loro iniziò ad avvicinarsi, io strinsi più forte la pistola e il suo passo si fece incerto solo per un istante, non so cosa mi sia preso ma non riuscii ad evitare che mi strappasse l'arma dalle mani e dopo che fui colpita in testa con il calcio della pistola potei fare ancora meno. 
Impiegammo quasi un'ora per completare il percorso ne Vladimir ne il vecchio ne noi fummo contenti del risultato. Mentre gli altri proseguirono l'allenamento fui accompagnata da lattina in infermeria, e per accompagnata intendo obbligata grazie al collare che guarda caso ero obbligata a portare al collo. Purtroppo mi addormentai e mi svegliai nel cuore della notte, decisi di alzarmi nonostante fossi abbsatanza stordita, il periodo di pausa era finito, dovevo assolutamente migliorare, non volevo essere un peso anzi non dovevo esserlo, sarei dovuta essere l'esatto opposto, mi faceva male un po' ovunque ma mi convinsi del contrario ripetendomi ad ogni passo "il dolore è solo una cosa psicologica". Andai in palestra, almeno li avrei potuto accendere la luce. Non riconoscevo la strada quindi dovetti fare qualche ricerca sul cercapersone e camminare con una mano al muro per non inciampare. Aprii la porta e sorprendentemente trovai le luci accese, c'era qualcun'altro..

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Capitolo 23
*** piccole GRANDI scoperte ***


Mi feci avanti e oltrepassai l'entrata stando in all'erta, dopo la vivace esperienza con i 6 ragazzi (e non solo quella) avevo i nervi così tesi che poche ore prima, quando il dottore mi aveva appoggiato una mano sulla spalla per attirare la mia attenzione io l'ho steso con una gomitata allo stomaco. Entrai in palestra, Vladimir stava parlando con il vecchio, non feci in tempo a girare i tacchi e a fuggire con la stessa velocità con cui Baka ingurgitava tutto ciò che era commestibile, quindi, quando mi chiamarono, in coro per giunta, non potei fare finta di niente. Mi avvicinai a loro con il mio solito passo deciso e sguardo omicida.
​-Tutto ok?- mi chiese sorprendentemente Vladimir guadagnandosi un'occhiataccia da parte del vecchio che, senza lasciarmi rispondere, iniziò la sua commedia provocatoria -Magari il colpo alla testa di oggi compenserà con quello che ti sei presa da piccola.. Sai, cadendo dal seggiolone- ma a chi voleva far ridere sto povero sfigato? Avrei voluto prenderlo a pugni ma non ero nella posizione di poterlo fare, un giorno chissà.. le condizioni potrebbero cambiare, il solo pensiero mi fece sorridere. 
-Cos'hai da sorridere? Sei riuscita a fallire anche in una simulazione!- 
-Simulazione? Come fai a chiamarla simulazione? Quelli come minimo volevano ucciderci!- strillai io con la mia stupidissima voce femminile che, al momento, suonava irritante pure a me 
-La chiamo simulazione, cara principessina, perché quando senti l'odore di zolfo significa che hai appena respirato un gas allucinogeno capace di ricreare le migliori allucinazioni al mondo, capire quando si è dentro e quando fuori é impossibile, sembra del tutto reale tanto che si prova dolore e la sensazione di contatto fisico- lui mi guardava con il suo solito sorrisetto, tutto orgoglioso di aver avuto la possibilità di zittirmi. Vladimir sospirò distogliendo lo sguardo, sembrava deluso.
-Tu e i tuoi amici.. o loro..- non infierì ulteriormente, si limitò a passarsi una mano tra i capelli e ad uscire dalla palestra. Finalmente avevo capito cosa volevano, volevano un gruppo di ragazzini assetati di sangue, che non ci pensavano due volte a sparare, a spezzare una vita umana.
-Vedo che finalmente hai capito, principessina..- finì il vecchio con un sorrisetto inquietante mentre mi consegnava una pistola.

-Tu ne avresti il coraggio?- mormorai, non appena finii di raccontare tutto a Baka, l'avevo svegliato nel cuore della notte e se quando avevo iniziato il mio racconto era mezzo addormentato ora era ben sveglio e aveva uno sguardo serio e pensoso.
-Non mi sembra qualcosa di completamente sbagliato.. Certo, uccidere è la cosa più orribile che si possa fare e non dovremmo nemmeno stare qui a discuterne ma quando entra in gioco la sopravvivenza.. O noi uccidiamo loro o loro uccidono noi-
-Pensi davvero di averne il coraggio? Come farai a dormire la notte? Come farai ad essere in pace con te stesso? -
-Non abbiamo altra scelta, Ley!-
-Non è una giustificazione valida-
-Non esistono giustificazioni valide, devi solo fare delle scelte..- stavo di nuovo tormentando il mio ciondolo mordendomi contemporaneamente l'interno della guancia
-Hey..- Baka mi fece avvicinare a lui e mi abbracciò -Sono sicuro andrà tutto bene, e comunque sia non sarai mai sola-
-Lo so- mormorai guardandolo negli occhi. Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato ne ero certa, avrei sempre potuto contare su di lui e lui avrebbe potuto contare su di me. Lui si avvicinò piano a me e mi diede un leggero bacio sulla fronte appena sotto la ferita.
-Baka..- mormorai io
-Dimmi- mi avvicinai piano alle sue labbra potevo sentire il suo respiro caldo, non sapevo cosa stessi facendo volevo solo stare più vicina a lui, volevo solo sentire il contatto della sua pelle sulla mia, volevo sentirmi tranquilla, volevo stare tra le sue braccia, solo un po', volevo sentire il suo profumo di lavanda, volevo lui, e lo volevo fottutamente con tutte le mie forze. Sfiorai le sue labbra con le mie e lui, senza perdere l'occasione presentatogli, mi baciò con una dolcezza infinita, il mio cuore batteva a mille eppure lo sentivo leggero, sollevato. Appoggiò una mano sui miei fianchi avvicinandomi ancora di più a lui mentre la sua lingua cercava Ia mia, quando ci fermammo appoggiò la fronte alla mia e io non potei fare a meno di sorridere, il suo sguardo valeva più di tutti i "ti amo" del mondo. La mattina mi svegliai tra le sue braccia con la sua felpa come coperta, lui era già sveglio e mi guardava sorridendo, io lo guardai con un'aria ingenua di chi si è appena svegliato e ancora non riesce a collegare quel sorriso a qualcosa di concreto, lui ne approfittò per baciarmi sulla guancia mentre mi strofinavo un'occhio.
 -Buongiorno- 
-Ciao- mugugnai io arrossendo e alzandomi dalle sue gambe per fuggire in bagno mentre lui rideva.
Rimasi in bagno fino a quando non fui sicura che in stanza non ci fosse più nessuno, mi vergognavo molto e non sapevo il perchè, in fondo ci eravamo solo baciati, lui mi piaceva, e allora cos'era a sembrarmi così sbagliato? Mangiai la colazione che trovai sulla scrivania mentre correvo in palestra per gli allenamenti con la pistola infilata nei pantaloni e nascosta dalla maglietta. Quando finalmente arrivai, erano tutti lì ad aspettarmi.
 -Ce l'hai fatta!- esclamò alzando gli occhi al cielo Blake 
-Scusate!- risposi senza dare una motivazione del mio clamoroso ritardo, non che ce ne fosse una valida.
-Leyla, devi arrivare puntuale agli allenamenti!- mi rimproverò Vladimir
-Ho chiesto scusa- feci notare irritata
-Va bene va bene, la prossima volta sii puntuale- trattenni uno sbuffo e iniziai l'allenamento con gli altri. Quella mattina migliorammo il nostro stile di combattimento e quale miglior modo che non combattere tra di noi? Il mio avversario fu Zakir, non era la prima volta che facevamo un allenamento del genere, era la prima volta però che facevamo sul serio, conoscevo Zakir fin dagli antipodi della mia memoria , quindi conoscevo il suo stile di lotta alla perfezione ma lui conosceva il mio. All'ora di pranzo eravamo tutti stanchi morti e pieni di lividi.
-Siete tutti interi?- ci chiese Vladimir, nessuno ebbe la forza di rispondere -Bene.. Ehm... Per chi riuscisse a muoversi.. Vi ricordo che gli esseri umani hanno bisogno di mangiare- uscì dalla stanza lasciandoci stesi a terra ansimanti. Dopo qualche minuto lattina ci portò il pranzo, fu la seconda volta che fui davvero grata a quella sottospecie di robot che sicuramente aveva più cuore del vecchio. Mentre mangiavo il mio amato pranzo Baka mi lanciava occhiate furtive per poi distogliere lo sguardo non appena me ne accorgevo. Quando tornò Vladimir avevamo finito ederavamo pronti per una nuova massacrante sessione di allenamento. Ci furono consegnati quattro coltelli 
a testa e lattina montò dei tabelloni su cui erano disegnati dei bersagli. Vladimir ci spiegò e ci mostrò come lanciare per poi lasciarci liberi di provare e riprovare. Io feci qualche.. Ok, molte prove solo per imparare bene il movimento, Baka era snervatamente preciso, ma io lo avrei battuto o non sarei stata degna del ruolo da leader assegnatomi. Tirai il primo coltello che si conficcò esattamente nel centro del bersaglio, espirai quasi per il sollievo ma mi ritrovai tutti gli occhi puntati.
-Tirane un altro- mi sfidò Vladimir, inspirai prendendo la mira ed espirai lanciando il coltello che si conficcò nello stesso punto del primo. 
-Ancora- continuai a tirare senza sbagliare. Vladimir sembrava soddisfatto quanto sorpreso. Quando l'allenamento coi coltelli finì iniziò quello con le pistole. Usai la stessa tecnica che usavo per lanciare i coltelli ma mirare è difficile quando ti trema la mano -Rilassati- mi ordinò Vladimir parecchio irritato dal mio tremolio 
-Non è così facile- ringhiai, avrei voluto agiungere " sapendo che un giorno ciò che avrò davanti non sarà solamente un bersaglio" ma riuscii a trattenermi. Alla fine non andai così male e gli allenamenti del giorno terminarono Blake corse fuori piuttosto di fretta accennando qualcosa su dei bagni da trovare al più presto possibile. Vladimir ci aveva lasciato le pistole e i coltelli e questo mi faceva sentire tutto fuorchè tranquilla. Quando uscì Baka mi sbattè piano al muro con un sorrisetto malizioso, io risi nervosamente e lui mi baciò facendomi dimenticare di tutto: della fuga mattutina, della vergogna, delle occhiate a pranzo e di tutta la situazione in cui ci ritrovavamo. Gli misi le braccia al collo per trattenerlo ancora un po', avevo bisogno dei suoi baci dolci, avevo bisogno di lui. Quando gli permisi di allontanarsi mi diede un bacio umido sul collo e poi sulla guancia.
-Ci vediamo dopo, pulce- se ne andò lasciandomi con le mie domande sul motivo per cui, improvvisamente, avevo bisogno di qualcuno, e sul motivo per cui quel qualcuno dovesse per forza essere lui. La sua presenza non mi aveva mai fatto battere il cuore più forte, non mi era mai venuto da sorridere solo pensando a lui. Che mi stava succedendo? Sentii dei rumori provenire dalla palestra, così tornai dentro a controllare.
Mi guardai attorno ma non fu difficile individuare Zakir, stava prendendo a pugni con parecchia rabbia il sacco da box, non aveva niente del Zakir che mi aveva abbracciata al lago, che ne era stato del Zakir che conoscevo, quello che era sempre stato prima di quel viaggio.
 -Za-zakir?- mormorai appena con improvvisa insicurezza, lui si riscosse come se mi vedesse per la prima volta.
-Che cazzo vuoi?- ringhiò con un tremito nella voce, non potevo chiedergli subito di parlare del vero problema che lo tormentava: la morte di Matthew. Così gli porsi un'altra domanda.
-Perchè avete cercato di escludermi dal combattimento?- 
-Perchè non avremmo dovuto? Sei una ragazza e hai solo 14anni, non dovresti affrontare tutto questo..-
-Ma che stai dicendo? Sono stata io a spingervi a partire e me la sono sempre cavata benissimo! Non c'è motivo per cui..- lui mi bloccò
-Non è un gioco Ley!-
-Lo so! Io..- mi fermò di nuovo, stavamo urlando, stavamo urlando entrambi sfogando una rabbia che aveva sfondato le porte dell'autocontrollo.
-Come fai a non capire? Oltre a lui devo perdere anche te?- non sapevo cosa rispondergli "non mi perderai?" e come facevo ad esserne sicura? Non c'erano certezze solo un cumulo di speranze intasate nella strada delle illusioni. Zakir mi guardava, fermo, immobile, con gli occhi annegati dalla disperazione, le mani strette a pugno.
-Lui non tornerà mai più..- sussurrò appena le parole prima di lasciarsi cadere sulle ginocchia ed esplodere in un pianto straziante liberato con un urlo che quasi fece tremare le pareti. Il mondo, ora, poteva conoscere e condividere la sua rabbia. L'ingiustizia di chi è sopravvissuto ed è costretto a vivere senza la cosa a lui più importante. Mi avvicinai lentamente a lui abbracciandolo, le mie lacrime si unirono alle sue senza che potessi o volessi fermarle. Continuò ad urlare, a tremare e piangere fino lo sfinimento, e più cercavo di calmarlo più quelle parole sembravano insignificanti anche a me. Ormai non aveva più voce, non aveva più lacrime e non aveva più voglia di vivere.
-Io lo amo.. ma lui non lo saprà mai..- il suo bisbiglio si perse nel silenzio della stanza.

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Capitolo 24
*** Pronti o no, si parte! ***


Sparai contro i due ragazzi armati nascosti dietro l'angolo, colpii uno alla gamba e l'altro alla spalla, ero sicura che non si sarebbero più mossi. Proseguii il mio cammino correndo. Più avanti tre ragazzi mi sbarrarono la strada puntandomi le armi contro, sentii dei passi alle mie spalle, qualcuno mi cinse i fianchi ma di certo chiunque lo stesse facendo non lo fece certo con delicatezza. 
-Hey, bella bimba, ti sei persa?- io gli tirai una gomitata allo stomaco e gli sparai ad un piede per poi colpirlo con un calcio in faccia.
-No, i miei piedi trovano sempre la strada per il sedere di voi scimmie sottosviluppate... Ah... Scusa, ma quella era la tua faccia?- non ci fu molto tempo per il mio adorabile sarcasmo, gli altri mi si fiondarono addosso e io sparai 3 colpi ferendo i ragazzi rimanenti, ripresi la mia corsa trovandomi in una stanza buia, improvvisamente si accese una specie di faro che illuminava due ragazzi, uno teneva in ostaggio l'altro.
-Ley! Scappa!- era Baka e aveva un coltello alla gola, il ragazzo dietro di lui mi guardava con un ghigno "Cosa dovrei fare ora? Perché diavolo non si libera? Potrebbe morderlo? Perché rimane lì a fissarmi con un'idiota??" -Metti giù la pistola- m'intimò il ragazzo forse pensando di avermi in pugno. Io mi chinai e appoggia la pistola al pavimento e sostenni lo sguardo con quello del nemico, poi feci uno scatto a sinistra come se corressi via, invece mi fermai appena dietro l'angolo, come previsto il ragazzo si avvicinò alla pistola, io riuscii a coglierlo di sorpresa colpendolo con un calcio, afferrai la pistola in scivolata e gli sparai dritto in mezzo agli occhi, vidi il suo corpo senza vita accasciarsi al suolo come un sacco pieno di sassi, rigido, con gli occhi spalancati per la sorpresa o il terrore, io lasciai cadere la pistola, avevo la bocca secca, le mani sudate e tremavo. Non era la prima volta che uccidevo qualcuno, la prima volta era stata qualche sesttimana fa, avevo vomitato l'anima e da allora ogni notte era piena di rimorsi, di quegli sguardi vitrei..
 -Sbrigati, pulce!- Baka iniziò a correre, si comportava in modo strano, la morte di quel ragazzo non lo aveva nemmeno toccato, comunque sia, mi limitai a seguirlo, svoltai all'angolo e mi ritrovai davanti ad un lungo corridoio.
 -Baka?- ma che gli era successo? Era impossibile che fosse riuscito già a percorrerlo tutto, doveva essere accaduto qualcosa.
 -Baka!- urlai, ma come risposta ricevetti solo l'eco della mia voce tremante e disperata. All'improvviso sentii delle voci: strinsi la pistola mordendomi l'interno della guancia fino a sentire il sapore del sangue, mi mossi di scatto, come sempre d'altronde, fortunatamente riuscii a fermarmi neanche mezzo secondo prima di premere il grilletto.
-Wo! Leyla, calmati! Metti la sicura!- Vladimir mi guardava con una nota di preoccupazione nello sguardo ma non capivo se temesse per la propria vita o per la mia condizione psicologica. 
-Dov'è Baka?- ringhiai io senza abbassare la pistola.
-Tranquilla, sta bene! Ley, guardami! Va tutto bene, capito?- si avvicinò lentamente a me e nonostante io gli tenni l'arma puntata fino all'ultimo, lui si limitò a fermi un sorriso e a spsostarmi un ciuffo ribelle.
-Il capo vuole parlarti- mi informò, io riposi la pistola sbuffando.
-Digli di prendersi un appuntamento- detto questo andai a cercare Baka. Erano passate 10 settimane, la nostra partenza per la missione a cui ci eravamo tanto allenati era orma imminente. In quel lasso di tempo eravamo migliorati tutti moltissimo, avevamo trovato un nostro stile di combattimento in base alle nostre attitudini, avevamo trovato il coraggio o la vigliaccheria di sparare alle persone. Io ero migliorata in velocità e agilità, avevo dalla mia parte sia la precisione sia il fatto che il mio avversario tendeva a sottovalutarmi per la statura minuta, avevo studiato e progettato nuove tattiche e strategie insieme a Vladimir. Zakir, dopo essersi sfogato, era riuscito a ritrovare la forza per tornare il vecchio Zakir, nonostante la notte lo sentissimo piangere e nonostante il suo obbiettivo non fosse più distruggere il governatore ma proteggere noi mentre tentavamo di farlo. Per questo puntò tutto sul combattimento e insegnò qualche trucchetto a me e a Baka. Baka, dal canto suo, fu obbligato a studiare e a studiare e a studiare. Lui aveva il compito principale: avrebbe dovuto cambiare le dosi dei dischetti, ora che ci penso Baka era portato un po' per tutto, era intelligente, aveva buon mira, sapeva combattere discretamente. Blake, invece, rimase fedele alle sue origini e diventò un combattente formidabile. Ma eravamo pronti? Mi fermai davanti la stanza, la porta era aperta, ricordai improvvisamente la prima volta che vidi quella stanza, era molto cambiata da allora, le due scrivanie erano piene di fogli, schizzi e documenti, le pareti erano ricoperte di scritte e disegni, quei disegni che facevamo ogni volta che avevamo un incubo, Vladimir diceva che disegnare aiutava ad affrontare, a capire e a volte anche a superare. Sul pavimento, nell'angolo a destra, erano raggruppati dei cuscini che avevamo fregato dalle stanze del vecchio, non erano comodi come un letto ma sempre meglio del pavimento. Mi avvicinai a Baka, ancora tutto preso a scrivere, e lo abbracciai da dietro potevo vederlo sorridere nonostante mi desse le spalle, lui mi tirò facendomi sedere sulle sue gambe e mi baciò dolcemente.
-Adesso scappi dal vecchio?- mi provocò
-Si chiama sopravvivenza-
-Tua o sua?- scoppiammo entrambi a ridere, ma alla fine mi convinse a farmi viva.
Non feci in tempo a bussare che la porta si spalancò, all'inizio pensavo fosse un fantasma ma poi notai lattina. 
-Prego, Leyla, entra pure, non essere timida- io sbuffai e mi avvicinai 
-Cosa accidenti vuoi dalla mia vita?- doveva criticarmi, lo faceva sempre per cui non ebbi neanche il dubbio mi potesse parlare di qualcos'altro.
-Nell'ultima simulazione con il tempo hai fatto schifo, Vladimir sarebbe riuscito..- lo bloccai.
-Allora perché non ci mandi Vladimir in missione!?- sul suo muso da idiota si allargò un sorriso.
 -Te l'ho già detto..- rimasi un po' confusa da quell'affermazione, ci pensai un momento, no, non mi aveva detto proprio niente! Quindi lui, forse vedendomi perplessa, spiegò.
-Se la missione non fosse pericolosa avrei mandato i miei figli- quella frase mi aveva spiazzato. Vlad era suo figlio? Ma in che strano universo paralello sono finita?? Ricordai la prima volta che lo incontrai, gli occhi, il sorriso che tanto odiavo..come avevo fatto a non pensarci prima? E avevo anche il coraggio di chiamare Logan, Baka?
-Tutto bene principessina?- 
-Non credo tu mi abbia convocata qui solo per dirmi questo..- lui sospirò distogliendo lo sguardo e passandosi una mano tra i capelli (proprio come faceva Vladimir), avevo fatto centro, c'era qualcos'altro eccome!
-Anche se oggi hai fatto schifo, devo ammettere che... si.. insomma.. sei una tipa a posto..-
-A posto?- chiesi io alzando un sopracciglio con disappunto.
-Okok, sei una tipa tosta.. sei in gamba e penso che tu e i tuoi amici siate pronti, partirete domani- 
-D-domani?- fu la goccia che fece traboccare il vaso o semplicemente la notizia che mi fece sclerare.
-Ma sei impazzito?! Come può essere domani? Avresti dovuto dircelo prima! Come faccio a dirlo agli altri, loro..- lui con una sola occhiata mi zittì, aveva ragione ci eravamo addestrati dando, ogni fottuto giorno, il massimo. Avevamo sputato sangue (letteralmente) e ci ervamo spaccati la schiena e ora era finalmente era giunto il momento.
-Vado a comunicare la notizia agli altri.. - dissi con la voce meccanica che avevo sviluppato a furia di dover eseguire ordini. Lui mi sorrise, fu il primo e ultimo suo sorriso sincero che vidi.

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Capitolo 25
*** Siamo nati per questo ***


 Eravamo a letto ormai da ore ma nessuno riusciva a prendere sonno, più stavamo svegli più ci rimproveravamo di dover dormire, provai a smettere di pensare, ma ero troppo concentrata a smettere e questo peggiorava le cose. 
-Ley, sei sveglia?-
-Non vedo come possa essere diversamente- dissi in una specie di trance apatica
-Sono troppo nervoso-
-Lo so, andrà tutto bene, Baka, ci siamo preparati no? Siamo pronti.-
 -Tu dici che andrà tutto bene?-
-Non vedo come possa essere diversamente..- ripetei, lui sorrise, mi strinse più forte e mi diede un leggere bacio all'angolo della bocca.
-Ti amo- fui presa alla sprovvista, quella era la prima volta che Baka.. no, che qualcuno mi diceva quelle due semplici parole.. parole... Avevo imparato a non fidarmi di loro, contavo di più sui fatti, alla fine cosa sono le parole se non suoni a cui noi abbiamo allegato un presunto significato? Chiunque mi avrebbe potuto dire quelle parole ma Baka, anche se magari lui stesso non lo sapeva, mi aveva detto "ti amo" più di mille volte, con le sue carezze, i suoi baci, le sue attenzioni, i suoi magici sorrisi. 
-Ti amo- risposi guardandolo dormire, finalmente, in pace. 
La mattina seguente fummo svegliati da Vladimir che ci tirò via le coperte, io mi svegliai di soprassalto e senza nemmeno rendermene conto gli puntai contro la pistola.
-Leyla?- mi chiamò piano, con le mani in avanti, aperte. 
-M-mi hai spaventata- mentii, di certo non gli avrei confessato che quello, ormai, era un istinto naturale. 
Baka si strofinò un occhio mettendosi seduto, era così carino appena sveglio, con i capelli che sparavano da tutte le parti e un'aria innocente.
Ci diedero delle nuove divise e gli stessi gadget dell'ultima missione, quella per salvare Zakir. Andai in bagno a cambiarmi e mi guardai per un'ultima volta allo specchio. Il cuore batteva forte, le mani sudavano e le gambe tremavano, non vedevo l'ora che arrivasse il momento dell'azione e di buttarmici a capofitto. Vedevo il pericolo come qualcosa di emozionante. Sul mio viso si allargò un sorriso, non era il mio solito sorriso era diverso, aveva un che d'inquietante, non sembrava nemmeno fossi io. Mi legai i capelli ed uscii, forse non dovevo avere una bella cera perchè Baka fece un'utile tentativo di rassicurarmi. 
-Tranquilla se tenti di nuovo di volare dal 14° piano, ti prendo- gli feci una smorfia buffa quando mi accorsi che con lui c'erano Zakir, Blake, Vladimir, Lattina e pure il vecchio. Stavano facendo.. colazione insieme? Da quando il vecchio re si abbassa a fare colazione con noi poveri plebei? Non feci domande e mi sedetti tra Baka e Blake, che altrimenti avrebbero sicuramente finito per fare a botte. Il primo mi diede un bacio sulla guancia, rituale che si ripeteva ogni mattina, ma il fatto che tutti fossero lì e ci stessero fissando mi fece arrossire almeno quanto la mela che stavo mangiando. Blake mi mise un braccio attorno le spalle.
-Heyla capitano Leyla, tra poco si parte, scommetto che non vede l'ora- 
-Finitela di fare i bambini e concentratevi!- sbottai io levandomi il braccio, di norma gli sarebbe arrivata una gomitata ma avevamo una missione e non potevo permettermi di infortunare qualcuno. 
I minuti passarono così lenti e veloci allo stesso tempo, che tutto ciò non mi sembrava reale era come se giocassi ad un videogioco. Mi ritrovai, dunque, sull'elicottero che ci avrebbe portati alla famosa fabbrica di dischetti. C'era un silenzio massacrante, tutti avevano lo sguardo perso nel vuoto mentre Vladimir ed Ezio ci spiegavano per milionesima volta il piano che avevamo studiato per 10 settimane.
Sta volta non saremmo piombati sul tetto per un effetto a sorpresa ma fummo scaricati a qualche chilometro di distanza. Prima di scendere Vladmir mi fermò, gli altri erano già scesi. 
-Torna.. Ti prego..- 
-Siamo nati per questo- risposi, saltando giù dall'elicottero, quando si fu allontanato tutti si voltarono a guardarmi.
-Per cosa siamo nati esattamente?- mi chiese Zakir
Non risposi.
Iniziammo a camminare, non dovevamo perdere tempo.
Nel tragitto parlammo, scherzammo e ci spintonammo come una vecchia compagnia di amici che decide di fare una gita al lago. 
Dopo una buona mezz'ora di cammino arrivammo nella prossimità della fabbrica, mi chiesi che accidenti ci facesse una fabbrica in mezzo al nulla, ma dopotutto non è che me ne importasse davvero qualcosa quindi mi concentrai sulla missione.
-Conoscete il piano, che nessuno si azzardi a fare il fifone o verrà distrutto dalle mie stesse mani, chiaro?- mi sembrava un bel discorso incoraggiante, loro sorrisero trattenndo le risate.
-Sissignorina Pulce- dissero in coro come facevano da qualche giorno quando volevano sfottermi. 
Feci un bel sospiro e corsi nella direzione della fabbrica, sapevamo che c'erano telecamere ovunque ma avevamo studiato tutti i loro punti ciechi e le tempistiche in modo da passare inosservati, invisibili. Puntammo sul lato destro dove sapevamo di trovare due guardie, mi fermai prima di voltare l'angolo per controllare la situazione, avevo imparato a farlo durante le simulazioni, esitare ti aiuta a non farti beccare, avevo imparato la lezione. Avevo già estratto la pistola quando Baka mi fermò 
-Possiamo metterli a cuccia senza ucciderli..- non mi piacque per niente l'occhiata che mi lanciò dopo, non parlavamo quasi mai degli allenamenti quindi lui non sapeva che nelle ultime settimane avevo ucciso una miriade di allucinazioni, che Vladimir mi aveva sottoposto appositamente a quell'addestramento, che tutte le notti facevo incubi spaventosi, cadaveri che crollavano inermi come sacchi di patate con espressioni di puro terrore stampate su quella maschera di morte. Blake e Baka si fecero avanti e  mentre io e Zakir coprivamo loro le spalle facendo da palo loro li sistemarono facendogli perdere i sensi. Entrammo, riconoscemmo il posto come se facesse parte di un ricordo lontano. Era una grande sala con due porte, delle scale di cemento lucido e un ascensore. Sei. Quattro ragazzi e due ragazze si fermarono di colpo. Avevamo 10 secondi esatti per sistemarli. Non perdemmo affatto tempo, ci fiondammo a capofitto nell'operazione come se un ordine silenzioso ci avesse dato il via per muoverci in contemporanea come soldatini. Cinque di loro si arresero facilmente, così che non dovemmo sprecare ulteriori energie, mentre al sesto ci pensò Zakir, dopo aver schivato un accoltellata lo colpì dietro al collo, mi ricordò la tecnica usata da Blake per levarmi di dosso il ragazzo dagli occhi di ghiaccio quello che ci aveva preso in ostaggio col fucile dopo che noi gli avevamo fatto esplodere il furgoncino. Anche questa volta il ragazzo in questione cadde come un sacco di patate, a peso morto. 
-Di là!- ordinai indicando la telecamera che si sarebbe voltata nella nostra direzione, noi ci spostammo sotto di essa con i nostri ostaggi, le ragazze che tenevo malamente per i polsi piagnucolavano insopportabilmente, ero più bassa di loro e la cosa era alquanto comica. Avevamo altri 10 secondi per stordire gli altri e sinceramente fu davvero un piacere. Perdemmo altri 20 secondi ad aspettare che la telecamera fosse voltata dalla parte corretta e volammo verso le scale, i passi silenziosi, i respiri regolari come se non avessimo fatto alcuno sforzo, al secondo piano ci saremmo dovuti separare ma la cosa non mi preoccupava, la fortuna volle che io e Baka fossimo in coppia e questo mi bastava per sentirmi assolutamente tranquilla, Zakir e Blake lavoravano molto meglio insieme e io non sarei durata un secondo se avessi avuto per tutta la missione, il pressante pensiero che potesse succedere qualcosa a Baka. Arrivammo sul pianerottolo del fatidico piano e Zakir mi fermò appena in tempo, prima che voltassi l'angolo e che la telecamera mi inquadrasse in pieno. 
-..8..- bisbigliò Baka per ridare a tutti il ritmo giusto. Dopo gli 8 secondi scattammo, io e Baka a sinistra, Blake e Zakir a destra. Seguimmo il corridoio, era parecchio illuminato e le pareti bianche, spezzate di tanto in tanto con dei quadretti con delle minuscole scritte che non mi fermai a leggere, davano l'impressione che la luce rimbalzasse da una parte all'altra facendo risultare il tutto ancora più accecante. Proseguimmo il corridoio che aveva poche porte, ne contai 6 dovevamo entrare alla 7. Incappammo però in un ragazzino, lui si bloccò e tremante si tirò su gli occhiali che scivolavano sul naso, quella fabbrica era una sorte di tacito patto tra bulli e secchioni: i secchioni facevano lavorare la fabbrica e i bulli la difendevano. Noi, quindi, avevamo bisogno che nessuno avesse la possibilità di chiamare la così detta ''sicurezza''. Controllai la telecamera, un bip, trattenni il fiato e in pochi secondi il ragazzino crollò a terra, io e Baka ci applicammo le maschere antigas ed entrammo nella stanza che ci avrebbe dato la possibilità di porre fine a quel disastro. 
                                 Intanto.. 
                                 (Zakir)
Io e Blake corremmo a perdi fiato per gli intricati corridoi, dovevamo fare in fretta, ricreai nella mia mente la cartina che tanto avevo studiato, destra, destra, sinistra, dritto, sinistra, destra, seconda porta, sinistra.. Eccolo li, il condotto dell'aria principale, l'aria che passava di li veniva sparsa per tutto l'edificio. Presi la chiave universale che mi avevano procurato, almeno mi avevano facilitato un poco il lavoro, Blake faceva da palo, e questo mi rassicurava, se c'era lui a coprirmi le spalle sarebbe andato tutto bene. Mi concentrai sul mio lavoro, non dovevo sbagliare o avrei rovinato il piano mettendo in pericolo i miei amici, no, erano qualcosa di più, la mia famiglia. Non doveva succedere niente a loro, a qualunque costo. Feci rotolare le tre sfere che racchiudevano la speciale miscela gassosa che avrebbe fatto addormentare tutti in pochi secondi, misi la maschera antigas e Blake fece lo stesso, poi mandai un messaggio sul cerca persone di Leyla che avrebbe emesso un suono di avviso, ero perfettamente in tempo e non ebbi paura che il suono potesse causare loro un qualsiasi tipo di problema. Un altro giocattolino a sostituire i miei walkie talkie considerati obsoleti dinanzi a tanta tecnologia. 
-Forza, Zakir!- mi richiamò con tono lamentoso Blake, il tono di un bambino che strattona la madre perché non vede l'ora che gli comperi quel giocattolo tanto promesso e ambito. 
Lo seguii, percorremmo il percorso a ritroso, prima di andare dai piccioncini avevamo ancora una cosa da fare. Quella in cui ci trovavamo era la fabbrica principale, e lo sanno tutti che le cose principali trasmettono degli ordini alle cose subordinate, di qualsiasi cosa si tratti. E noi avevamo il compito di compromettere quelle informazioni e per farlo dovevamo salire all'ultimo piano, in sala computer, il vecchio ci aveva consegnato una chiavetta, che avrebbe fatto tutto il lavoro al posto nostro. Avevamo un tempo limitato, le sfere non sarebbero certamente durate per sempre, anzi sembrava che l'effetto stesse già svanendo..

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Capitolo 26
*** Fine..? ***


Entrammo nella stanza, faceva un freddo terribile, ci ritrovammo su una piattaforma sospesa in aria che percorreva tutto il perimetro della stanza, al centro vi era una rampa di scale che portava più in basso, dove c'erano macchinari e computer. Baka fece per superarmi e andare avanti, il suo obbiettivo erano i computer ma io non glielo permisi, senza capirne il motivo. All'improvviso ebbi un'orribile sensazione, ma ormai non potevamo tornare indietro. Di solito il mio istinto aveva sempre ragione ma si faceva sentire un po' tardi. Mi guardai in giro, sembrava andare tutto bene, Baka era ancora fermo a guardarmi con aria interrogativa, io gli diedi il via libera e corremmo il più veloci possibili verso le scale, avevamo dei secondi preziosi da recuperare. Lasciai andare avanti Baka che si fiondò sul computer, schiacciava i tasti alla velocità della luce, sicuro di sè, con un aria così seria che quasi mi fece sciogliere, scrollai la testa e mi concentrai sul mio lavoro. Facevo il palo, dovevo proteggerlo, era il ruolo più importante che avessi nella missione, dal mio punto di vista logicamente. Ormai ci rimanevano pochi minuti e non mi rimaneva che sperare che andasse tutto come previsto. Tremavo per il freddo, e il mio respiro caldo formava una nuvolletta, non vedevo l'ora di uscire di lì, che fosse tutto finito, non vedevo l'ora di potermene stare un po' tranquilla senza tutti quei pensieri per la testa.
-Ho fatto, pulce!- disse all'improvviso, era già dietro di me, mi afferrò per la mano libera e proseguimmo insieme la corsa. Avremmo incontrato Blake e Zakir all'entrata, in teoria avremmo dovuto precederli di qualche secondo. Dopo essere inciampata per la terza volta, Baka prese il controllo della situazione, mi lanciò una dolce occhiata con una punta di rimprovero e io lasciai che tenesse il conto e mi guidasse. L'adrenalina stava finendo e mi sentivo le gambe molli, tremavo a dispetto della mano sudata che stringeva la mia, spinta solo dall'istinto di sopravvivenza, correvo.
Forse a causa della mia maldestra corsa o dei secondi persi quando ho frenato Baka investita dal mio brutto presentimento o magari.. Insomma, è inutile star qui a fare inutili supposizioni, il destino volle che ci riunimmo con Zakir e Blake sulle scale del secondo piano. Nessuno parlava, erano tutti troppo concentrati. Giunti nella stanza che dava sull'entrata Zakir si liberò della maschera, e noi lo seguimmo. 
-..3..- mormorò Baka, io gli strinsi più forte la mano, tre secondi e saremmo stati fuori di lì. La telecamera si girò dandoci il via libera e noi schizzammo fuori, quasi caddi nel tentativo di frenare e non andare contro alle così dette ''forze speciali''. Senza esitazione estrassi la pistola ma anche loro erano venuti ad accoglierci armati fino ai denti. 
-Gettate la pistola!- ci intimarono, con sorpresa notai, con la coda dell'occhio che anche gli altri avevano impugnato le armi. Dopotutto quello che avevamo passato, e proprio ora che ce l'avevamo fatta, di certo non avremmo mollato. Eravamo nati per le situazioni di quel tipo e di certo non ci saremmo fatti intimorire da una banda di marmocchi dall'odore nauseante di fumo e alcool. 
-Dunque.. O ci sparate e noi spariamo a voi, o ci lasciate passare..- dissi con aria di sfida.
Loro si guardarono interrogativi il loro capo non gli avrebbe mai perdonato una cosa simile: non uccidere dei ribelli. Li avrebbe accusati di complicità, di tradimento. Fecero per premere i grilletti. Baka intervenne per prendere tempo.
-Mi chiamo Logan Grimaldi e sono il fratello minore di Diego.. Il presidente.. - mi mancò il fiato, un battito, Baka era il fratellino del presidente? Il mio Baka? Non capivo se stesso mentendo, ma comunque non ebbi modo di pensarci. Un rumore assordante, poi due, tre, quattro, non tenni più il conto, il dolore lancinante al fianco non me lo permise. Comunque sia io mantengo sempre le mie promesse. Sparai qualche colpo e vidi qualcuno di loro accasciarsi a terra, non vedevo bene, vedevo sfocato, la pistola mi cadde di mano, e io crollai a terra con lei, come loro. Nessuno dei nostri avversari era in piedi, ma non erano stati i miei amici a sparare, impiedi dietro di loro c'erano dei ragazzi, erano buffi, mi veniva da ridere, sembravano dei piccoli indiani. Silenzio. Un mormorio. Un grido.
-Matt... Matt!!- rumore di grida esultanti. Passi. Ma c'era qualcuno che piangeva, li, vicino a me. Era un pianto terribilmente disperato, volevo che smettesse di essere tanto triste, volevo consolarlo, eppure.. rimanevo immobile. Qualcuno mi strinse a sè facendomi sentire dell'altro atroce dolore, ma ne valeva la pena per ricevere tale calore. L'erba non mi pungeva più il viso, potei invece vedere il cielo, non un ologramma, l'unico vero cielo. Qualcosa di caldo e bagnato mi attraversò le guance. Lacrime.Tremavo. No, non ero io. Era quella persona che piangeva, singhiozzava rumorosamente, piangeva forte, come i bambini. Era spaventato lo percepivo. Ma chi era quella persona? Perchè piangeva? Allungai una mano, gli accarezzai il viso, era Baka, era la persona che più di tutte amavo, riuscii solo a passare l'indice su una sua guancia ma qualcosa la sporcò di rosso, mi dava fastidio, non avrei voluto sporcarlo. Era cosi perfetto ai miei occhi. Ora. Ieri. Domani. Lo sarebbe sempre stato. Non ebbi più la forza e il braccio cadde. Sentii altre voci ma non capivo, sentivo quel che dicevano ma non riuscivo a collegare quelle parole ad un significato. Un ronzio assordante. Poi il buio. E poi più nulla.
 
I ragazzi che ci salvarono erano ribelli, il loro capo era Matthew, il nostro Matthew. Zakir si era gettato subito su di lui e tra le lacrime iniziò a spiattellare tutti i suoi sentimenti  senza curarsi degli spettatori, Matthew dovette strappargli un bacio per riuscire a zittirlo. 
Raccontò che un gruppo di adolescenti aveva assistito alla scena della loro aggressione e appena fu loro possibile, lo curarono.  
Scoprimmo in seguito che Adara era riuscita a fuggire e stava guidando le rivolte nelle varie città.
Io mi salvai. E Baka dovette fare miracoli perchè io gli perdonassi il fatto di aver omesso che è il fratellino del nostro nemico. Nemico che ormai era sconfitto.
Ma niente andò come ci aspettavamo.
Cari ragazzi, ci aspetta una dura dittatura, esatto, è proprio come pensate. Il vecchio. Il vecchio prese il comando. E Vladimir non esitò un secondo a chiedere il nostro aiuto.
                                                   Fine?

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