The game of life

di Kotomy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto [K] ***
Capitolo 2: *** Spiacevoli incidenti [S-M] ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto [K] ***


La tensione era percettibile nell'aria. Le cheerleader capitanate da Kikyo avevano già iniziato il loro teatrino e noi della squadra eravamo tutti in silenzio in posizione. Koga sudava freddo, la battuta iniziale era sua, gli altri si limitavamo ad avere il fiato sospeso, nell'attesa che quell'ansia svanisse e che potessero tutti scatenarsi e dar il meglio di loro.

Miroku era già piegato sulle ginocchia, pronto a ricevere palla e passarla a Kagome che successivamente l'avrebbe alzata a Sango o a Inuyasha.

Sesshomaru analizzava il campo come in ogni partita e cercava di trovare la giusta tattica da adottare. Inuyasha scrutava il suo avversario e individuava il suo punto debole per sfruttarlo al meglio e schiacciare più forte che poteva senza essere ostacolato. Sango roteava la spalla per riscaldarsi e nel contempo fulminava Miroku che non faceva altro che guardarle il sedere.

Il loro allenatore, Naraku Washimoto gli guardava crudelmente perché sapevano che se avessero perso quella partita glie l'avrebbe fatta pagare nel migliore dei modi. Kagome era troppo concentrata da pensare a quello che sarebbe successo di lì a poco. I panchinari invece avevano le dita incrociate nella speranza che quello che credevano si avverasse, ma soprattutto speravano che lei non se ne dovesse andare.

Ed eccolo... Il fischio dell'arbitro. Un ultimo respiro e poi la schiacciata di Koga diede inizio a tutto...

 

POV KAGOME

 

La mattina era sempre tragica per me, soprattutto perché le mie ossa troppo stanche per gli allenamenti non ce la facevano ad alzarsi alle 6 di mattina. Bofonchiai qualcosa di indecifrabile e scesi dal letto pronta ad affrontare un'altra pesante giornata colma di verifiche, interrogazioni e soprattutto allenamenti. Perché oltre a giocare nella squadra titolare di pallavolo della Sengoku Academy, mi allenavo anche nel tiro con l'arco, la mia seconda passione.

Scostai le tende blu e notai il cielo scuro, tutte quelle nuvole promettevano pioggia e la cosa non mi piaceva per niente. Negli appartamenti della Sengoku Academy regnava ancora il silenzio, erano tutti immersi nel sonno beato che si sarebbe interrotto appena la sveglia dell'edificio sarebbe suonata. Sango, la mia compagna di stanza, era rannicchiata sotto le coperte e tremava dal freddo. Le sue gote rosate adesso erano bianche come i cadaveri e dello stesso colore erano anche le sue mani. Il viso era contratto in una smorfia e gli occhi non facevano altro che stringersi ancora di più, ogni volta che la mia amica era scossa da un brivido di freddo. Le andai vicino e la smossi delicatamente per farla svegliare.

Mugugnò qualcosa e portò le coperte al di sopra del suo viso. Risi a quella scena e subito dopo dalle mie labbra uscì uno sbadiglio carico di quel sonno che non avevo ancora recuperato.

Grattai la mia massa di capelli e ripresi a sbadigliare in continuazione. La camera era così fredda da parere un frigorifero e il pavimento sembrava una pista da pattinaggio per come era gelato.

 

“Kagome... Che ore sono?” chiese la mia migliore amica uscendo dal suo nascondiglio.

“È l'ora di alzarsi cara Sango, oggi ci aspetta una giornata piena di emozioni!” dissi buttandomi a quattro di bastoni sul letto.

“Oh... Quindi è l'ora di esporsi al freddo?” chiese già tremolante.

 

Annuì con la testa e mi sedetti a gambe incrociate, osservando la mia amica che si stiracchiava e si aggiustava i capelli come ogni santa mattina. Erano già due anni che mi ero trasferita in Accademia ed era successo non solo per dimenticare Hojo ma anche per accedere finalmente alla scuola, che mi avrebbe aperto le porte nel mondo della pallavolo. Ogni volta che ero nel campo, sentivo una scarica di adrenalina attraversarmi da capo a piedi e io ogni volta l'accoglievo molto volentieri perché quando non c'era allora significava che avrei giocato male la partita ed era la cosa più orribile che potesse succedermi. Quel pezzo di campo in cui si raccoglievano i sentimenti di sei persone era qualcosa di unico. Ogni stretta di mano, ogni segnale, ogni nostro minimo e abituale movimento ci accompagnava nella partita fino alla fine ed era quello che ci caratterizzava. Ero stata l'ultima ad entrare nella squadra. Non ero stata accettata benevolmente all'inizio, soprattutto perché ai fratelli No Taisho bastava già una titolare femminile. Ma poi piano piano, avevo dimostrato il mio valore e forse avevo guadagnato anche la loro accettazione anche se avevo ancora seri dubbi per quanto riguardava il volere di Sesshomaru.

Il fratello Inuyasha invece si era dimostrato un ottimo giocatore, pronto ad aiutare i compagni in difficoltà ed ero rimasta seriamente colpita quando aveva voluto insegnarmi le tattiche migliori di alzata per abituarmi al ritmo della squadra. La sua disponibilità però andava in contrasto con il suo comportamento infantile e testardo.

Ma non mi lamentavo di averlo conosciuto, in fondo era solo grazie a lui e a Sango che ero migliorata in pochissimo tempo, mi avevano aiutata e sostenuta nella maggior parte delle mie decisioni e non si erano mai tirati indietro quando la faccenda in questione aveva a che fare con la pallavolo, la loro unica vita.

 

Fui interrotta dai miei pensieri da un cuscino lanciatomi dalla mia migliore amica che picchiettava nervosamente i piedi per terra, il contatto della suola delle scarpe con il pavimento era odioso, pareva il rumore delle porte nei film horror.

 

“Pensi di muoverti o di rimanere in pigiama tutto il giorno?” mi chiese con una mano sui fianchi. La guardai e notai subito dopo che aveva finito di vestirsi, truccarsi e pettinarsi mentre io ero ancora a zero.

“Adesso vado” dissi sbuffando e trascinando il mio corpo in bagno. Indossai la divisa bianca e verde con il cravattino rosso e le scarpe, infine mi pettinai e raccolsi i capelli in una coda alta. Uscì dal bagno e il viso accigliato di Sango mi confuse.

“La roba per gli allenamenti?” mi chiese nervosamente.

“La vengo a prendere quando sono finite le lezioni come ogni giorno”.

“KAGOME! Oggi le prime tre ore abbiamo già gli allenamenti! Ti sei scordata che fra un mese ci sono le nazionali e non possiamo assolutamente perdere?!” strillò massaggiandosi le tempie.

 

Mi schiaffeggiai la fronte e corsi a preparare la borsa.. Scarpe, divisa, polsino, bende, asciugamano, calzini e poi che altro?

Mi fiondai fuori dalla camera armadio e mi sedetti sul letto. Respirai profondamente per recuperare i battiti che avevo perso nella preparazione della borsa.

“Che fai? Perché ti sei seduta?” disse Sango strabuzzando gli occhi.

“Non aspettiamo che Inuyasha e Miroku ci vengano a prendere come ogni mattina? Aspetta, fammi indovinare... Sono già in palestra vero?” chiesi alzandosi a fatica.

 

Sango mi prese per il polso e iniziò a correre; subito dopo alla corsa sfrenata si unirono anche Ayame e Rin in ritardo anche loro come al solito.

Eravamo quattro cretine che correvano per i corridoi già pullulanti di studenti. Ogni volta che passavamo ci riconoscevano e ci indicavano, ma come biasimarli, infondo rappresentavamo la loro scuola nei campionati nazionali , l'unica cosa che mi dava fastidio era la differenza che affibbiavano ai titolari e alle riserve, come se queste ultime non contassero niente per la squadra quando alla fine erano loro che ci davano la forza di continuare ad andare avanti.

 

“Guardate c'è Sango! La titolare! Ma che ci fa con Rin e Ayame? Loro sono solo riserve” disse un ragazzo all'amico vicino. “Forse deve insegnare loro a giocare, se sono riserve, un motivo ci sarà” rispose l'altro. Odiavo queste discriminazioni. Le mie amiche avevano abbassato il volto e dal viso della piccola Rin scendevano candide e impercettibili lacrime. Era arrivato il momento di intervenire ma ero già stata preceduta.

“Almeno lei fa parte della squadra! Tu manco fra cent'anni ci entreresti! Il tuo cervello e quello del tuo amico messi assieme non ne formerebbero neanche uno funzionante” disse Sango stizzita.

“Calma i bollenti spiriti! Anche se sei una titolare, non ti prendere troppe confidenze, tu non sei nessuno per me” disse il secondo ragazzo bloccando Sango per i polsi, ma quest'ultima impulsiva come sempre, spinse la testa in avanti con forza e fece indietreggiare il ragazzo che si massaggiava il naso sanguinante. La mia amica si portò una ciocca dietro l'orecchio e fece una smorfia nel vedere la scena del ragazzo ferito.

“La prossima volta impari... Mai sottovalutarmi” disse Sango.

“Questa la paghi cara! La preside ne sarà informata e quindi puoi dimenticarti anche le nazionali”.

La mia amica contrasse le mani in un pugno e digrignò i denti, come al solito non aveva pensato alle conseguenze delle sue azioni.

Voltò le spalle e riprese a camminare impettita e guardando tutti con aria di sfida.

“Sango ma che ti è venuto in mente? Hai dato una testata a quel ragazzo e adesso potresti compromettere il tuo accesso ai campionati!” urlò Rin.

“Questo è niente di quello che posso fare per le mie amiche” disse uscendo dall'edificio e dirigendosi in palestra.

La seguimmo tutte in silenzio, pronte a subirci la ramanzina di Naraku per il ritardo ma non fu così, l'unica che se la beccò fu Sango e per un altro motivo.

 

“A che devo questo ritar... Minamoto! Cos'è quel sangue sulla tua mano?” chiese l'allenatore con una punta di rabbia.

Guardammo tutti Sango... Di sicuro era il sangue che era uscito dal naso di quel ragazzo.

“Posso spiegare...” farfugliò Rin ma venne subito zittita.

“Minamoto, le spiegazioni le voglio da te!” urlò Naraku strattonando Sango.

“Ho semplicemente dato una testata ad uno per aver insultato Rin e Ayame” disse la mia amica cercando di evitare lo sguardo furibondo di Naraku.

 

Dietro Naraku, vidi i miei compagni di squadra. Sesshomaru era rimasto impassibile e guardava tutte noi con aria di sdegno, Inuyasha aveva il pollice all'insù, lui avrebbe fatto la stessa cosa, Bankotsu e Miroku stavano cercando di trattenere le risate e Koga era rimasto sbalordito.

Naraku spinse Sango verso la panchina e la guardò minacciosamente facendo pietrificare tutti i presenti. La mia amica fece quello che il mister voleva e cioè escluderla dagli allenamenti ma sapevo che non ce l'avremmo fatta a giocare senza Sango perché nessuno poteva sostituirla. Ayame era davvero brava ma non era mai stata abituata al ritmo della squadra ed essere piazzata in campo poco prima dell'inizio dei campionati, non le facilitava il compito.

Inuyasha squadrava la ragazza per intimorirla quasi, ma non era quello il suo scopo, lo sapevo bene. L'unico motivo del suo sguardo era quello di capire come avrebbe dovuto gestire la palla adesso, non sapendo le potenzialità e le capacità di Ayame, infondo era la prima volta che veniva messa in campo.

La palestra era più tetra del solito, tutti noi eravamo giù di morale a parte qualcuno a cui non faceva effetto il cambiamento apportato ma non me ne stupivo. A Sesshomaru bastava vincere, quello era il suo unico scopo, non gli importava ne' come ne' con chi.

Bankotsu fissava insistentemente Sango, la quale aveva un'aria abbattuta. Sapevo che l'unica cosa che voleva fare adesso il mio compagno di squadra, era quella di abbracciare la mia migliore amica, stringerla tra le proprie braccia e baciarla perché l'amore di quel ragazzo era indescrivibile, ma era tutto normale. Una coppia si sostiene a vicenda ed era quello che facevano Bankotsu e Sango.

Miroku invece era concentrato sul campo, guardava il pavimento e non distoglieva lo sguardo da esso, di solito non faceva altro che guardare il sedere della nuova entrata in panchina ma adesso non era dell'umore adatto; lui sapeva come tutti noi, che se Sango non fosse rientrata in squadra, la vittoria ce la saremmo solo sognata, sarebbe stata solo un'utopia. Portare a scuola quella coppa avrebbe segnato la nostra entrata nella squadra nazionale e lo sapevamo troppo bene e perdere non rientrava nei nostri programmi.

Miroku aveva uno sguardo perso, si guardava il polso e stringeva i denti per calmare un dolore di cui nessuno era a conoscenza.

Ayame tremava dalla testa ai piedi, lo sguardo di Inuyasha la metteva in soggezione e lo sguardo agghiacciante di Sesshomaru non andava a calmare la situazione.

 

“MINAMOTO!” urlò ad un certo punto il nostro allenatore.

“Mi dica Mister” disse Sango continuando a prepararsi per entrare in campo.

“Ti ho detto che devi stare in panchina”

“E io non ci voglio stare. Come la mettiamo?” disse la mia migliore amica con tono di sfida. Si stava scavando la fossa da sola e lei lo sapeva.

“Sei davvero una testa dura...” sorrise acidamente Naraku.

“Facciamo così. Adesso faremo una partita io e te. Se vincerai tu, rientrerai in squadra e parlerò io con la preside per non far pesare l'accaduto, se invece perderai... ti vorrò fuori dalla squadra e non solo, persino dall'istituto. Quello che hai fatto ti costerà caro” concluse il nostro allenatore.

 

Speravo tutti che Sango dicesse di no ma ovviamente la sua risposta fu proprio quella inversa. Era troppo orgogliosa per lasciare perdere una sfida del genere.

 

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Capitolo 2
*** Spiacevoli incidenti [S-M] ***


POV SANGO

 

Non avrei mai rinunciato ad una sfida del genere. Naraku non sapeva con chi aveva a che fare; non avrei mai perso e non avrei mai lasciato il mio posto a qualcun altro, anche se era Ayame. Ci tenevo troppo ad essere una titolare, era troppo importante per me sollevare quella coppa.

Lo era sia per questioni personali sia per questioni sportive. Se qualcuno doveva contribuire alla vittoria sarei stata io e nessun altro.

Ci avevo impiegato anni ad arrivare al livello in cui ero adesso, ero partita a giocare a pallavolo solo con l'obiettivo di dimagrire ma poi era diventata un'abitudine e ben presto una necessità.

Avevo attraversato brutti periodi, tra cui l'inizio dei sintomi della mia malattia e la morte dei miei genitori ma la pallavolo era sempre stata vicina a me. Mi aveva aiutato a sfogare la rabbia, la frustrazione, la delusione e tutti quei sentimenti negativi e positivi che la realtà mi infliggeva.

Da quando avevo iniziato a praticare la pallavolo a livello agonistico ero cambiata, sia fisicamente che interiormente. Non ero più la ragazza cicciottella e indifesa, mira preferita dai ragazzi più grandi; ero diventata alta, snella e soprattutto forte.

Tutta la fatica che avevo fatto era servita a qualcosa, mi aveva dato un sacco di soddisfazioni.

 

“Minamoto inizia con qualche palleggio” annunciò Naraku intento a riscaldarsi.

 

Presi la palla, l'accarezzai e le diedi un bacio. Riponevo in quella palla tutto il mio futuro.

Iniziai a palleggiare ma purtroppo più di una volta mi si annebbiò la vista, forse per la stanchezza o forse per quella maledetta debolezza che mi caratterizzava.

Mollai la palla e chiusi gli occhi, dovevo riprendermi, avrei giocato a qualunque costo.

 

“Minamoto è una mia impressione o ti vedo più stanca del solito?” ridacchiò Naraku palleggiando sul pavimento la palla.

“È una sua impressione. Sono più sana di un pesce” dissi riprendendo la palla e continuando i miei palleggi contro il muro.

“Sango fermati...” mi disse una voce a me familiare da dietro le spalle. La mia migliore amica in tutta la sua ingenuità aveva capito che c'era qualcosa che non andava come se n'era accorto anche Bankotsu.

 

Mi fissava, sapeva che non era il momento di fare la testarda e stava cercando di comunicarmelo ma io ero decisa a proseguire il cammino che avevo intrapreso. Lui era sempre comprensivo con me e io avevo accettato che lui mi aiutasse nel mio percorso difficile, mi era sempre stato vicino, non mi aveva mai abbandonata e mi aveva dato quell'amore di cui avevo bisogno. Lo amavo e lo stimavo come individuo, come persona ma soprattutto come fidanzato.

 

“Non me lo posso permettere Kagome, quello che ho barattato con Naraku è il mio futuro e io non posso non combattere”.

“Ma... Sango non vedi in che condizioni sei? Sei stanca. Non so il motivo della tua stanchezza ma non credo sia il momento giusto adesso per combattere” replicò Kagome appoggiandomi una mano sulla spalla.

 

Forse Kagome aveva ragione, forse se avrei lasciato stare non sarebbe successo niente e non avrei compromesso niente anzi avrei solo salvato il guaio che stavo per commettere. Se adesso combattevo, avrei di sicuro perso dato le mie forze fisiche in quel momento. Ma cosa dovevo fare?

Abbandonare o proseguire?

 

Non lasciare mai che la tua debolezza ti metta i piedi in testa. La tua debolezza è qualcosa di impercettibile”.

 

Le parole di mia madre mi rimbombavano nella testa. Aveva ragione.

Non avrei mai rinunciato alla pallavolo anche se la mia debolezza non mi permetteva di dare il meglio di me.

Non avrei mai permesso a quella stupida malattia di avere la meglio su di me anche se mi dava parecchio filo da torcere.

Scostai gentilmente Kagome e mi diressi verso Naraku facendogli un cenno di testa. Ero pronta.

 

“Scegli i tuoi compagni” mi disse convinto Naraku.

“Compagni? Non era una sfida a due?” chiesi perplessa.

“Da quando nella pallavolo si gioca solo in due?” rispose acidamente il mister.

“S-si...”.

 

Chi avrei mai potuto scegliere? Passai sotto ispezione tutti i miei compagni.

Kagome, forte ed era un'ottima alzatrice, lei sarebbe andata bene.

Inuyasha, ottimo schiacciatore ed anche potente, mi avrebbe assicurato i punti sul versante destro.

Miroku aveva qualcosa che non andava, in questi ultimi giorni era diminuito il suo impegno e aveva qualcosa a che vedere con il suo polso fasciato, meglio lasciarlo lì dov'era.

Sesshomaru... perfetto osservatore e regista del campo e delle tattiche, ma avrebbe contribuito alla vittoria? Mi avrebbe aiutata? Preferivo non rischiare.

Koga, attaccante provetto, utile e sempre pronto, lui sarebbe andato bene e nella battuta era imbattibile.

Bankotsu era un libero e se lo volevo in squadra avevo bisogno di un centrale, ma gli unici disponibili erano Sesshomaru e Jakotsu.

Va bene, avrei preso con me la squadra titolare e avrei sostituito solo Miroku.

 

“Prendo i titolari a parte Uzumigi” dissi scrocchiandomi le dita. Dovevo essere sciolta, libera e senza preoccupazioni.

“Perché io no?” domandò curioso Miroku.

“Fai due più due. Fallo bendare” dissi indicando il polso.

 

Miroku per tutta risposta strinse la mano in un pugno e la nascose. Vergognarsi di una botta, ragazzo più immaturo non poteva esistere. Il mio sguardo si spostò sul campo e vidi che Naraku aveva preso in squadra le riserve e stava portando in campo anche Miroku. Che stolto.

Non ce l'avrebbe fatta ad attaccare, il mister aveva già perso in partenza la posizione cinque.

Mi concentrai sulla partita che stava per iniziare. Tutto era nella propria posizione, il vento faceva sbattere le finestre poste nella parte alta della palestra, e il canestro ondeggiava come stava facendo la palla nelle mani di Naraku. La battuta spettava a lui e Rin avrebbe dovuto sostituire Miroku, sperando che tutto andasse bene. La porta della palestra era chiusa in modo che nessuno ci disturbasse ma a quanto pare la voce si era già diffusa, anche se non si sarebbe mai venuto a sapere come e da chi. In poco tempo gli spalti si riempirono di gente che urlava, strepitava e emetteva versi mielosi per farsi notare da noi. Ovviamente le ragazze fischiavano per acclamare i ragazzi della squadra nonché i belli d'istituto e i ragazzi negli spalti facevano lo stesso per attirare l'attenzione delle ragazze della squadra.

Qualcuno si portato addirittura gli striscioni dell'ultima partita affrontata dalla Sengoku.

Adesso però non era il momento di pensare alla gente intorno a me, adesso era il momento di mettersi in gioco e vivere.

Shippo si posizionò vicino alla rete pronto per fare da giudice e appena vide tutti pronti diede il fischio d'inizio.

 

“MIA!” urlò Rin dando inizio a tutto.

 

***

 

 

“Sango un ultimo punto!” urlò Kagome.

Annuì ma proprio in quel momento le forze mi vennero a mancare e stremai per terra fingendo una storta. Fortunatamente Rin riuscì a raggiungere palla e a schiacciare dall'altra parte.

 

“Sango!” urlò Bankotsu venendomi vicino.

“Torna in posizione. Io sto benissimo”.

“Ma...”

“Maledizione! Ti ho detto di tornare in posizione!” urlai spingendolo via.

 

La palla si era fermata e Shippo aveva assegnato il punto alla squadra avversaria. Cazzo. Questa non ci voleva, adesso eravamo in parità e se non fossimo andati in vantaggio, saremmo stati spacciati.

Ispezionai il campo...

Ayame era stanca, un'ottima cosa, potevamo attaccare su di lei ma se lo avremmo fatto sarebbe venuto in difesa Miroku e avrebbe di sicuro contrattaccato al meglio.

Naraku era in schiacciata dall'altra parte del campo quindi anche quella zona era off-limits.

L'unica parte in cui potevamo concederci il punto era quella centrale, ma ce l'avremmo fatta?

 

“MIA!” urlò nuovamente Rin passando palla a Kagome che me l'alzò.

Presi la rincorsa e schiacciai più forte che potei e fortunatamente Ayame si scontrò con Miroku impedendo a quest'ultimo il salvataggio.

Ultimo punto... Tutto dipendeva da quello.

Mi piegai sulle ginocchia ansimante, non avevo mai sprecato così tanta energia e il mio corpo ne stava subendo le conseguenze, mi affaticavo ogni minuto di più e il mio sistema mi diceva di smetterla perché non avrebbe sopportato oltre ma io lo ignorai completamente, conscia del fatto che facendo così stavo andando incontro a seri guai.

Premetti con la mani lo stomaco per attenuare il dolore che si stava formando, subito dopo con il dorso della mano asciugai le perle di sudore che mi scendevano lungo il viso.

Per un momento mi si offuscò di nuovo la vista ma riuscì a capire la scena. Miroku aveva chiesto il time-out e stava venendo incontro a me.

 

“Sango... Sei tutta rossa. Sicura di stare bene?”.

Ero stordita, non capivo niente. Sapevo però che la partita non era ancora finita. Mancava ancora lo sforzo finale che non arrivò mai perché mi accasciai definitivamente per terra, senza sensi.

 

 

POV MIROKU

 

Chiesi il time-out perché avevo notato qualcosa che non andava in Sango. Si stava contorcendo dal dolore e quello che me lo fece notare di più fu la sua smorfia prima di asciugarsi le perle di sudore con il dorso della mano.

Mi avvicinai a lei passando sotto la rete e appena le fui vicino le misi una mano sulla spalla.

 

“Sango... Sei tutta rossa. Sicura di stare bene?” chiesi.

 

Sembrava non capire quello che stava succedendo, il suo sguardo era smarrito e appoggiò una mano sulla mia spalla ansimando difficilmente. Il viso aveva assunto un colorito abbastanza strano, le labbra erano secche e i capelli inondati di sudore.

La vidi mollare la presa sulla mia spalla e accasciarsi per terra priva di sensi.

Rimasi a bocca spalancata. Era successo tutto in pochissimi secondi e la cosa mi aveva lasciato interdetto.

Era stesa per terra e intorno a lei si stavano avvicinando tutti. Presi coraggio e spostai tutti i miei compagni compreso Bankotsu.

Toccai la fronte di Sango con le mie labbra per constatare se avesse o no la febbre ma non c'erano segni di questo sintomo.

 

“Che stai facendo?!” sbottò Bankotsu spintonandomi.

“Cerco di capire cosa si successo alla tua ragazza. Se fossi più maturo mi lasceresti fare” replicai controllando il battito cardiaco del polso.

“Se io fossi più maturo?! Sei tu quello che sta toccando la mia ragazza! Cerca di allontanarti, la porto in infermeria!” ringhiò il moro levando le mie mani da Sango.

“BANKOTSU! MALEDIZIONE! Miroku è più esperto di te in questo campo! Ha seguito un corso di pronto soccorso!” annunciò Inuyasha tirando per il colletto della divisa Bankotsu.

“Ma si può sapere che vi prende?! Uzumigi porta Minamoto in infermeria, a questo qui ci penso io” disse Naraku spingendo Bankotsu.

 

Feci quello che mi aveva detto. Presi Sango tra le braccia e mi incamminai verso l'uscita.

Sentivo gli imprechi di Bakotsu ma non me ne curai, adesso non era lui quello che mi interessava. Una mia compagna di squadra stava male e non avrei permesso al suo ragazzo di impedire che io la curassi anche se potevo fare ben poco.

 

“Miroku! Aspettami!” strillò Kagome avvicinandosi a me.

“Oh Kagome... Sei venuta anche tu a farmi la predica perché ho tra le braccia la ragazza di un mio amico?” chiesi con noncuranza.

“Oh nono, credo che Bankotsu abbia esagerato. Infondo tu volevi solo capire, non è così?” chiesi osservando Kagome.

“Si, proprio così. Credo che quel ragazzo sia troppo impulsivo”.

“Non è l'unico, fidati” disse facendo molto probabilmente riferimento ad Inuyasha.

“È grave secondo te?” chiesi con un tono preoccupato guardando l'amica.

“Non saprei dirti, durante la partita avevo notato qualcosa che non andava, soprattutto verso la fine, quando ha cacciato dal campo Bankotsu. Sembrava che non fosse capace di intendere e di volere, era come stordita. Come quando fai uso di sostanza stupefacenti”.

“Mi stai dicendo che la mia migliore amica di droga?” sbottò accigliata.

“Può darsi ma non credo sia così, ci deve essere qualcos'altro. Minamoto non mi sembra il tipo da fare uso di sostanze del genere”.

“Già ed è così” concluse Kagome.

“Ehi senti... Per caso sai se Ayame è impegnata? Cioè, intendo se è fidanzata?” chiesi arrossendo di brutto.

“Di quel che so no... E non mi sembra il caso di parlare di queste cose data la situazione” borbottò lei indicando l'entrata dell'infermeria.

 

Annuì e spalancai la porta, appena le infermiere videro la persona che avevo tra le braccia mi corsero incontro. Avevano uno sguardo deciso, come se sapessero già di cosa si trattasse ma soprattutto che avessero già curato Minamoto.

 

“È la terza volta in una settimana! Voglio capire quando imparerà che il suo corpo non è adatto per la pallavolo!” borbottò preoccupata un'infermiera

“Vuol dire che le è già successo?” chiese stupefatta Kagome.

“Si, ormai credo che anche lei non ci faccia più caso. È diventata ormai un'abitudine per questa ragazza, ma se continua così non andrà molto lontano!” disse l'infermiera facendoci accomodare nella sala.

“Potete andare se con voi c'è Naginata allora lui può rimanere dato che conosce il caso della vostra amica”.

“Scusi ma continuo a non capire...” sentenziai.

“Tu non devi capire. La signorina Minamoto ha espressamente chiesto di non dire niente a nessuno che non fosse Naginata”.

“Ma perché Bankotsu si e io no?” chiese indispettita Kagome.

“Perché così è stato deciso e adesso fuori!” disse sbattendoci via dalla camera.

 

La cosa era sempre più strana ed io ero intenzionato a scoprire tutto.

 

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