Amore o attrazione

di maripotter
(/viewuser.php?uid=2103)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chiacchere tra amici ***
Capitolo 2: *** Litigi sul campo da Quidditch ***
Capitolo 3: *** Partenza a sorpresa. ***
Capitolo 4: *** Si parte! ***
Capitolo 5: *** Welcome in Durmstrang ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** pensieri&pensieri ***
Capitolo 8: *** pensieri crudeli ***
Capitolo 9: *** 9° capitolo ***
Capitolo 10: *** Non è tutto oro ciò che luccica... ***
Capitolo 11: *** Una giornata sul lago ghiacciato ***
Capitolo 12: *** Strane sensazioni ***



Capitolo 1
*** Chiacchere tra amici ***


ATTENZIONE: questa fiction è frutto di una mente completamente pazza e alle prime armi.

Può provocare sonnolenza alle persone che non amano il romanticismo allo statopuro ma comunque non sdolcinato.

Se avete un briciolo di tempo, vi prego di leggere la mia storia!!!

Attrazione o amore?

Primo capitolo: Chiacchere tra “amici”

Quel giorno iniziò come gli altri, e un ragazzo stava cercando in tutti i modo di completare un tema di Pozioni.

Era un ragazzo alto, dai capelli corvini e gli occhi verde smeraldo.

In sei anni della sua vita si era ritrovato a combattere contro le peggiori creature del mondo della magia.

E ad affrontare cose che nemmeno i migliori Auror possano immaginare.

Da solo, un sedicenne aveva lottato e sconfitto Voldemort.

- Harry, è tardi!- esclamò la sua migliore amica correndogli incontro attraverso il prato.

“Splendida come sempre”, pensò il ragazzo.

Quel giorno indossava i suoi abituali jeans e una maglietta attillata color pesca,( che attitude!!! by Patty)

i suoi capelli mossi andavano all’indietro, mettendo in risalto il suo viso dai lineamenti delicati.

La ragazza si fermò davanti a lui con le mani incrociate sul petto.

-Allora? Tra poco ci sono i provini per la squadra di Quidditch!!! E vorrei informarti che tu sei il capitano e quindi è tuo dovere presentarti, se la cosa non ti pesa troppo!-

-Hermione, è ancora presto, su, siediti...- le disse Harry con un cenno del capo.

La ragazza si sedette e rimase a guardare il lago davanti a loro.

Rimasero in silenzio, l’uno al fianco dell’altra, senza aver bisogno di parlare.

Questo era il bello della loro amicizia, potevano stare insieme, e rimanere a proprio agio senza bisogno di dire quello che passava nelle loro teste, perché quando si è veramente amici, basta uno sguardo o la semplice presenza, per stare bene.

Dopo un po’ Harry ruppe il silenzio:-Che pace la Domenica, sembra che tutto si tranquillizzi, no?

- Hai ragione, a volte dici cose sensate allora!-

- Da dove viene questo sarcasmo?-

- Sai, sono capace anche io di scherzare!-

- Questo lo so benissimo! Senti, dov’è Ron?-

- Ha detto che doveva incontrarsi con una ragazza.-

- Chi è?-

-Non l’ha detto, è strano in questi giorni...-

- forse sta maturando!!!-

-Non credo che Ron possa mai maturare, come tutti gli uomini, d’altronde.-

- Questo non è vero!-

- Ho ragione! Sarete sempre gli stessi, tutti muscolosi, a cui interessano solo le ragazze con le tette grosse!-

-Su questo hai torto...-

- Bè, sì, esistono i rari casi speciali-

- Tipo?-

- Non so tu che tipo sei?-

- Io sono un caso speciale!-

- Ne sei sicuro?-

- Certo, se no, non sarei qui!-

- E dove saresti?-

- Ad imboscarmi con una ragazza della tua descrizione, oppure in palestra...-

- Questo è giusto!-

- E tu, che tipo sei?-

- Sono il tipo di ragazza a cui non interessano i muscoli, ma il cervello, la simpatia e la tenerezza!-

- Non ti facevo così romantica!-

- Oh caro mio, non sai nemmeno la metà del mio carattere-

- Bè, ma so cose che tu non sai...-

-Ad esempio?-

- So che sei simpatica, dolce, ironica, intelligente e...-

Harry si lasciò andare, e cominciò a dire tutto quello che pensava, e si spinse un po’ troppo in là:- E...bellissima-

Hermione avvampò di colpo, ma decise di nasconderlo meglio che potette, e gli disse ridendo:- Forse il sole ti fa male, da dove vengono tutti questi complimenti?-

Questa volta fu Harry ad arrossire.

- Credevo che tu sapessi quello che penso di te...-

- No, non me lo hai mai detto...-

Harry la guardò intensamente, immergendosi nei suoi occhi color nocciola sottolineati da un lieve tocco di matita, e si scoprì a sorridere: era carinissima con quel viso dall’espressione interrogativa.

Lei non capiva il suo sguardo, un’ attimo prima stava parlando tranquillamente, mentre un’ attimo dopo la fissava stranamente, e lei si senti fortemente attratta dai suoi occhi profondi e dalle sue labbra sottili.

Il ragazzo non riuscì a resistergli, le si avvicinò e le sfiorò delicatamente le labbra.

Lei sussultò e avvampò, poi notando il desiderio negli occhi di lui, lo baciò.

Il bacio, dapprima semplice, divenne sempre più voglioso ma comunque dolcissimo.

Harry non aveva provato quella sensazione, neanche quando aveva baciato Cho, la ragazza di cui fino ad un anno prima aveva una semplice cotta.

Mentre provava per Hermione qualcosa da sempre, ma era convinto che avesse solo bisogno di abbracciare qualcuno e di sentire il calore dell’altro, mentre lei ricambiava l’abbraccio.

Poi, pensando alla loro amicizia, e di quello che ne sarebbe stato, si staccò forzatamente, e si alzò in piedi.

-Non possiamo!-

Hermione, ancora scombussolata, cercò di ricomporsi, rialzandosi anche lei.

- Hai ragione, abbiamo avuto un momento di debolezza...-

-Diamine, no!!! Sono anni che aspetto questo momento, ma...ho paura di rovinare la nostra amicizia... Se dovessimo litigare come coppia ti perderei e se accadesse, io...io-

La ragazza, afferrando il concetto, gli si avvicinò e lo abbracciò: - Non preoccuparti, anche io tengo alla nostra amicizia...però... non posso negare che aspettassi questo momento da tanto...Comunque, devi sapere che non ti abbandonerò mai, e non pensare mai che io possa rifiutare una tua richiesta d’aiuto anche se si tratta solo di una chiacchierata semplicissima...-

- Grazie... ti voglio bene...-

- Anch' io, ma... se dovesse ricapitare questa situazione, ne riparleremo più seriamente, ok?

- Mi hai tolto le parole di bocca!-

Si guardarono con affetto, poi esclamarono all’unisono:- I provini del Quidditch!!!

Vi è piaciuto? Bè, siate clementi è la mia prima fiction!!! Aspetto qualsiasi recensione, dai complimenti (sempre che c’è ne siano!), agli insulti (non sommergetemi!).

Il prossimo capitolo si chiamerà: “Litigi sul campo da Quidditch”, in cui si scontreranno Draco e Ron per una ragazza, ciao!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Litigi sul campo da Quidditch ***


CIAO!!!Scusate il mio imperdonabile ritardo ma il computer non ne voleva sapere di andare!!!

Il prossimo capitolo è abbastanza decente, ma siate comunque clementi!!! Alla fine ringrazierò tutti quelli che hanno recensito, ora, a voi il secondo capitolo...

LITIGI SUL CAMPO DI QUIDDITCH

Harry ed Hermione corsero verso il castello dove Ron li stava aspettando impaziente...

- Muovetevi siamo in ritardo!- esclamò il rosso, sbuffando.

Raggiunsero appena in tempo il capo di Quidditch, dove circa 15 ragazzi stavano parlando tranquillamente. Harry li interruppe, facendoli avvicinare:- Buongiorno ragazzi, iniziamo con i provini, vi spiegherò brevemente le regole, poi cominceremo.-

Spiegò le regole e diede il via ai provini: i ragazzi erano abbastanza bravi, ma Harry scelse problemi i suoi favoriti, e ne fu soddisfatto.

Alla fine, affisse una pergamena con scritta la nuova formazione di Grifondoro:

CACCIATORI: Ginny Weasley, Seamus Finningan, Matt O'Teils (5 anno)

BATTITORI: Dean Thomas, Colin Creevey

PORTIERE: Ron Weasley

CERCATORE E CAPITANO: Harry potter

Harry, Ron ed Hermione stavano sistemando il baule e le scope negli spogliatoi, quando trovarono Ginny con il loro peggior incubo: Draco Malfoy.

Non stavano parlando amichevolmente, ma non si stavano neanche picchiando...semplicemente stavano parlando dando botta e risposta in modo freddo.

I tre amici rimasero a guardare stralunati quella strana scena da lontano, poi, all'improvviso, le labbra serrate di Ginny si curvarono in un sorriso.

Harry ed Hermione rimasero a bocca aperta, mentre Ron si avvicinò furioso ai due ragazzi ed esclamò:- Levati di torno se non vuoi passartela male!-

Malfoy, inarcò un sopracciglio guardando in cagnesco il ragazzo:- E' una minaccia, Weasley?-

- Credo proprio di sì!-

Il biondo, fece finta di non capire, per evitare di mettersi nei guai:- Ho fatto qualcosa che ti ha offeso lenticchia?-

-Sì, idiota, lascia stare mia sorella, e soprattutto non rivolgere la parola!-

Ron cominciava a scaldarsi, e Ginny cercò di calmarlo, ottenendo l'effetto contrario:- Ron, non ti preoccupare, non stava facendo niente di male, stavamo solo discutendo!-

-Appunto, come puoi parlargli con quello che ci ha fatto!-

Malfoy decise di peggiorare la situazione commentando:- Senti, lenticchia, se la tua cara sorellina babbanofila, ha messo il moto il cervellino e ha capito quali sono le persone utili per avere un briciolo di onore- Guardò Ginny che lo osservava ferita, poi continuò:-Non vedo perché tu debba arrabbiarti, dovresti seguire il suo esempio...-

Ron non ci vide più: prese Malfoy per il colletto e lo sbattè violentemente contro il muro.

Il ragazzo si rialzò e gli diede una gomitata nello stomaco.

I due cominciarono ad azzuffarsi senza esclusione di colpi. Harry cercò di dividerli ma fu impossibile fermarli.

Dalle mani si arrivò alle bacchette, Ron e Malfoy lanciarono contemporaneamente due potenti incantesimi, furono scaraventati contro le pareti degli spogliatoi.

Harry ed Hermione corsero verso Ron, mentre Ginny andò verso Malfoy, poi, accorgendosi dell'errore, esclamò:-Vado a chiamare qualcuno!-E corse verso il castello.

Dopo alcuni minuti Madama Chips e la McGranitt arrivarono, e mentre l'infermiera trasportava con un incantesimo i due ragazzi, la professoressa si fece spiegare cosa era accaduto, e alla fine furono tolti 30 punti a Grifondoro e Serpeverde.

≈ ≈∆≈ ≈

Ron ritornò alla sala comune molto tardi con un braccio bendato e un labbro insanguinato.

Ginny aveva chiesto al fratello come stava, ma lui non rispose, si limitò solo a guardare la sorella con espressione delusa, per poi riposare lo sguardo sulle fiamme che si stavano via via spegnendo. La ragazzina si era ritirata in camera mormorando parole sconnesse.

Quando gli ultimi ragazzi furono andati a letto, il rosso si sfogò con gli amici:-Non ci posso credere! Io cerco in tutti i modi di insegnarle tutto quello che so, sulle persone da frequentare e quelle da evitare, e lei cosa fa? Va a parlare con Draco Malfoy! Questo prova che sono una nullità come fratello e non solo...-

Hermione si sedette vicino a lui e gli disse dolcemente:- Non dire mai più una cosa simile, tu sei un fratello premuroso e attento, e quello di Ginny e stato solo un' errore... Domani parlerete e vi chiarirete...Non preoccuparti-

Ron si tranquillizzò e guardò l'amica grato.

Harry, seduto nella poltrona vicino a loro, sorrideva.

Vedere i loro amici andare d'accordo era una cosa alquanto rara, che gli fece dimenticare tutto quello che era successo in quella giornata...

Poi si ricordò di una cosa e chiese a Ron:- Ron, oggi Hermione mi ha detto che ti stavi vedendo con una ragazza, chi è la sfortunata?-

Ron avvampò talmente tanto che il viso parve essersi mimetizzato con i suoi capelli: -Ecco io, credo... che dovremmo andare a dormire...sono molto stanco, 'notte!-

Il ragazzo terminò velocemente la frase e corse su per le scale del dormitorio.

Harry voleva rincorrerlo, ma decise che gli avrebbe tolto di bocca il nome della ragazza il giorno dopo.

-Bè, buonanotte Harry.- Hermione si alzò e guardandolo con la coda dell'occhio salì “dondolando” le scale.

Il ragazzo dai capelli corvini rimase a guardare il fuoco, stava per chiudere gli occhi quando sentì una particolare felicità avvolgerlo... esplose in una fredda risata, poi disse:- E’ tutto pronto, Codaliscia?-

-Certo, Mio Signore! Bisogna solo aspettare il momento opportuno per agire!-

-Bene, raduna i miei seguaci, e avverti quelli rinchiusi ad Azkaban, devono sapere che Lord Voldemort sta ritornando!!!-

Harry rise ancora più forte, poi, come risvegliatosi, sussultò portandosi una mano alla cicatrice che sembrava essere diventata di fuoco.

Dopo un po’, quando il dolore si fu affievolito, andò nel dormitorio e si stese nel letto, rimanendo ad ascoltarla ad ascoltare i gemiti di dolore di Ron, che cercava di trovare una posizione per il suo braccio dolorante.

Si addormentò molto tardi, sperando di non fare altri incubi.

≈ ≈∆≈ ≈

Ron ritornò alla sala comune molto tardi con un braccio bendato e un labbro insanguinato.

Ginny aveva chiesto al fratello come stava, ma lui non rispose, si limitò solo a guardare la sorella con espressione delusa, per poi riposare lo sguardo sulle fiamme che si stavano via via spegnendo. La ragazzina si era ritirata in camera mormorando parole sconnesse.

Quando gli ultimi ragazzi furono andati a letto, il rosso si sfogò con gli amici:-Non ci posso credere! Io cerco in tutti i modi di insegnarle tutto quello che so, sulle persone da frequentare e quelle da evitare, e lei cosa fa? Va a parlare con Draco Malfoy! Questo prova che sono una nullità come fratello e non solo...-

Hermione si sedette vicino a lui e gli disse dolcemente:- Non dire mai più una cosa simile, tu sei un fratello premuroso e attento, e quello di Ginny e stato solo un' errore... Domani parlerete e vi chiarirete...Non preoccuparti-

Ron si tranquillizzò e guardò l'amica grato.

Harry, seduto nella poltrona vicino a loro, sorrideva.

Vedere i loro amici andare d'accordo era una cosa alquanto rara, che gli fece dimenticare tutto quello che era successo in quella giornata...

Poi si ricordò di una cosa e chiese a Ron:- Ron, oggi Hermione mi ha detto che ti stavi vedendo con una ragazza, chi è la sfortunata?-

Ron avvampò talmente tanto che il viso parve essersi mimetizzato con i suoi capelli: -Ecco io, credo... che dovremmo andare a dormire...sono molto stanco, 'notte!-

Il ragazzo terminò velocemente la frase e corse su per le scale del dormitorio.

Harry voleva rincorrerlo, ma decise che gli avrebbe tolto di bocca il nome della ragazza il giorno dopo.

-Bè, buonanotte Harry.- Hermione si alzò e guardandolo con la coda dell'occhio salì “dondolando” le scale.

Il ragazzo dai capelli corvini rimase a guardare il fuoco, stava per chiudere gli occhi quando sentì una particolare felicità avvolgerlo... esplose in una fredda risata, poi disse:- E’ tutto pronto, Codaliscia?-

-Certo, Mio Signore! Bisogna solo aspettare il momento opportuno per agire!-

-Bene, raduna i miei seguaci, e avverti quelli rinchiusi ad Azkaban, devono sapere che Lord Voldemort sta ritornando!!!-

Harry rise ancora più forte, poi, come risvegliatosi, sussultò portandosi una mano alla cicatrice che sembrava essere diventata di fuoco.

Dopo un po’, quando il dolore si fu affievolito, andò nel dormitorio e si stese nel letto, rimanendo ad ascoltarla ad ascoltare i gemiti di dolore di Ron, che cercava di trovare una posizione per il suo braccio dolorante.

Si addormentò molto tardi, sperando di non fare altri incubi.

≈ ≈∆≈ ≈

Spero che vi sia piaciuto! Non è molto avvincente, ma penso sia un buon inizio!!!

Vorrei ringraziare quelli che hanno recensito:

Carol87: grazie 1000!!! Mi fa molto piacere che ti piaccia, e spero che la continuerai a leggere!!!

Adoro la tua ff!!!

Anonima: grazie per la recensione!!! Sono commossa (credi sia un po' esagerato?)

Hermione91: grazie! Mi piacciono tantissimo le tue storie, e soprattutto la coppia H/Hr!!!

Hermione: Thanks! Sono stra felice ke ti piaccia la mia ff!!! Come vedi Ginny è la misteriosa ragazza!

Lady86: carissima, grazie! Ora ti spiego il bacio frettoloso: avevo due versioni del primo capitolo, e ho mandato, per sbaglio, quella con il bacio, tenterò di rimediare nei prossimi capitoli!!!

Angi: grazissime!!! (esiste questa parola?) adoro le tue ff!!! Spero di non deluderti!!!

Fabry: very thanks!!! Mi fa piacere che ti piaccia, ma tu non hai scritto storie? Se si, sotto quale nickname? Mi piacerebbe leggerle!!!

Grazie a tutti!!! Il prossimo capitolo si chiamerà “Partenza a sorpresa” questa volta non dirò cosa succederà, per lasciarvi un po' di suspense (paura eh?), rimanete sintonizzati!!!

: grazie 1000!!! Mi fa molto piacere che ti piaccia, e spero che la continuerai a leggere!!!Maripotter91

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Partenza a sorpresa. ***


Capitolo 3: Partenza a sorpresa

CIAO!!! MI SCUSO COME AL SOLITO PER IL MIO RITARDO !!!

GRAZIE A TUTTI I LETTORI!!!

Mi state viziando...vi prego non smettete di recensirmi...ricordate, sono accetti anche gli insulti (abbiate tatto, sono molto sensibile...), i chiarimenti, le precisioni, le ispirazioni...mi va bene tutto...

Questo è l’ultimo capitolo scritto in questo modo, a parer mio, orribile, e comincerò a scrivere un po’ meglio...

E ora...

 

Capitolo 3: Partenza a sorpresa

 

Il giorno dopo Harry, Ron ed Hermione scesero in sala grande dove già tutti stavano facendo colazione ripassando le loro lezioni oppure parlando tra loro.

Verso metà colazione Silente si alzò attirando l'attenzione ed annunciò:-Sono lieto di annunciarvi che alcuni di voi passeranno buona parte dell’anno nella scuola bulgara di Durmstrang...-

 Silente smise di parlare aspettando che i mormorii eccitati finissero, poi continuò:-... Saranno i ragazzi di 5°, 6° e 7° anno, perché ritenuti ormai abbastanza “autonomi”, anche se non siamo del tutto sicuri di questa affermazione...!

La scuola di Durmstrang, per ringraziarci dell’ospitalità del 4° anno, ospiterà alcuni di voi. Quest’ultimi parteciperanno alle lezioni bulgare come gli altri studenti. Chi vorrà partecipare è pregato di segnalare il proprio nome al proprio capocasa (non so come si dice!) e quelli scelti per le loro capacità e per le loro attitudini partiranno per la Bulgaria tra cinque giorni. Grazie dell’attenzione! Signorina Granger, mi dica quello che voleva sapere...-

Tutti si voltarono verso Hermione, che cercava di capire come il preside avesse capito quello che pensava, ma la ragazza domandò comunque:- Signor preside, i ragazzi che andranno a Durmstrang come faranno a comprendere la lingua bulgara? Non credo esista un insegnamento tanto veloce...-

Il preside le sorrise, e rispose:- Certo che non esiste un metodo di apprendimento accelerato...ma esiste un incantesimo molto semplice, voi capirete loro e loro capiranno voi...questo e tutto. Continuate pure a mangiare-

Harry si voltò verso gli amici e gli chiese:- Cosa ne pensate?-

-Mi sembra interessante. Potrebbe essere istruttivo scoprire quali sono i ritmi e i metodi di studio degli studenti bulgari- disse Hermione, cercando di pensare all' incantesimo capace di così grande prestigio

Ron concordò dicendo:- Bè, sarebbe un buon motivo per non rivedere la brutta faccia di Piton per un anno!-

-Ron!-

- Non ha tutti i torti, Hermione... Che ne dite, ci iscriviamo?-

-A me va bene!-

- Anche a me!-

Si alzarono attirando l'attenzione (stranamente!), ed andarono a segnalare i loro nomi alla Mc Granitt, e lei gli disse con un mezzo sorriso :-Mi sarei preoccupata se voi tre non vi sareste iscritti subito e soprattutto separatamente...-

Il trio liquidò la professoressa con un sorriso e scappò verso l’aula di Incantesimi dove Ron si scontrò con Ginny.

-Ciao Ron...-

-Ciao Ginny...-

-Senti, Ron, dopo possiamo parlare?-

- Certo.-

Il viso di Ginny si illuminò in un sorriso:- Ok, grazie!-

Ron salutò la sorella, e si girò verso i compagni:- Spero di riuscire a parlarle senza scaldarmi...-

-Ci riuscirai, ne sono sicura-

I tre entrarono nell’aula di Incantesimi, e dopo aver subito una noiosissima lezione del professor Vitious, uscirono e Ron andò a cercare Ginny.

Mentre Harry ed Hermione si sedettero sul muretto dei giardini ripassando la lezione di Storia della Magia.

Harry chiuse il libro, stremato, e guardò Hermione:- Non sei contenta? Probabilmente rincontrerai Viktor!-

Hermione sentendo il suo nome sussultò, e chiuse anche lei il libro:- Ehm...non l'ho sentito in questi mesi...perchè...insomma... l’ultima volta che mi ha scritta, ha detto che se non gli avrei dato una possibilità, lui non mi avrebbe rivolto la parola, però non potevo accettare, e gli ho detto che sarebbe stato meglio rimanere amici, perché non sarebbe stato giusto stare insieme, se io non ricambiavo i suoi sentimenti , e da allora non l’ho più sentito...-

Hermione abbassò lo sguardo, non riuscendo a trattenere le lacrime.

Harry cercò di confortarla:- Questa potrebbe essere l’occasione giusta per fare pace e per parlare...-

-Grazie, Harry, spero proprio che tu abbia ragione...-

                       ≈ ≈∆≈ ≈

Dopo due ore di Storia della Magia, Harry,Ron ed Hermione raggiunsero la Sala Grande, cercando di risvegliarsi dal profondo stato di coma in cui cadevano ad ogni lezione del professor Rüf.

Entrando nella Sala Grande, trovarono un mucchio di ragazzi intorno alla bacheca. Scoprirono che c’erano scritti i nomi dei ragazzi che sarebbero partiti per Durmstrang.

Quando la folla diminuì, lessero:

 

I ragazzi che parteciperanno al viaggio per Durmstrang saranno 4 per casa:

Tassorosso: Hanna Abbott (6° anno), Ernie Mc Millan (6°anno), Justin Fitch Fletchey (6° anno), Pauline Ross (5° anno)

Corvonero: Cho Chang(7° anno), Terry Steeval (7° anno), Marietta Edgecombe (7° anno), Luna Lovegood (5° anno)

Sepeverde:Draco Malfoy (6° anno), Pansy Parkinson (6° anno), Theodor Nott (6° anno), Caleb Rest (7° anno)

Grifondoro: Harry Potter (6° anno), Ronald Weasley (6° anno), Hermione Granger (6° anno), Ginny Weasley (5° anno)                                  

I tre rimasero bloccati un’ attimo, poi esultarono, cominciando a ballare (ho sempre dubitato della loro salute mentale...).

Andarono da Ginny, e la trovarono tutta contenta e con il viso tutto rosso(non chiedetemi perché).

- Silente ha già avvisato i nostri genitori, tra 4 giorni si parte!!!-

Durante il pranzo, Silente si congratulò con i 20 ragazzi, e disse:- Naturalmente ci mancherete tutti, ma è anche un sollievo mandare alcune delle nostre peggiori pesti...- Lo disse guardando Harry, Ron ed Hermione, che sorrisero lanciandosi un'occhiata molto significativa.- ...a Durmstrang, quindi non è che ci dispiaccia così tanto rimanere per un’anno in pace e tranquillità...-

Terminò il preside con una nota di sarcasmo nella voce, ma non del tutto falsa.

‹- Non sono adorabili anche Daniel ed Emma?

Ritorniamo a Harry & co., vi è piaciuto? Spero di si!!!☻☻☻☻

Il prossimo capitolo si chiamerà “Si parte!!!”

P.S. Volevo aggiungere che l'altra mia ff fa così schifo, perché la avevo scritto per alcune mie cugine quasi un anno fa...se la recensite, non siate troppo crudeli... ho scoperto che sono di cuore debole alle recensioni troppo cattive... cavoli, se state vomitando dalla schifezza, scrivete, ma usate un po' di tatto!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Maripotter

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Si parte! ***


Harry smise di riporre i propri effetti personali nel baule e lo chiuse con un movimento lento, quasi meccanicamente

Ehilà! Come va? Questo è il quarto capitolo, molto più lungo degli altri e spero che questa novità sarà di vostro gradimento...!

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, siete grandi!

Questo capitolo lo dedico a Caillean per restituire il favore e anche perché adoro le sue ff!!!

Bando alle ciance...ecco a voi...( ci sto prendendo gusto!)

 

- Capitolo 4: Si parte!-

 

“A volte le parole restano lì, immobili, sopra un foglio o dentro la gola. Non hanno suono eppure vorrebbero averlo, vorrebbero raggiungere l’unica persona per cui sono nate . E noi invece le blocchiamo, soffocandole, tenendole per noi, per paura di quello che potrebbe accadere se quella persona le sentisse. Perché vorremmo che l’amore, quando finisce, non lasciasse tracce. Ma il silenzio ha senso solo dopo aver detto davvero tutto, senza vergogna, al di là di come andrà a finire...Federico Moccia...”

 

Harry smise di riporre i propri effetti personali nel baule e lo chiuse con un movimento lento, quasi meccanico.

Chiuse le tende del letto a baldacchino del suo migliore amico, cercando di attutire il russare che rimbombava insistente nella stanza.

Poi, volse distrattamente lo sguardo verso la gabbia vuota della sua civetta Edwige, forse era a caccia...infondo il sole doveva ancora sorgere.

Ormai, tutte le mattine si svegliava talmente presto da riuscire a vedere il sole nascere all’orizzonte, illuminando la loro stanza e il paesaggio circostante di colori accesi e luminosi, ravvivando lievemente l’animo inquieto di Harry.

Anche quella notte come le altre, era stata costellata dai soliti incubi agghiaccianti.

Era una tremenda storia a puntate: ogni sera, quando scivolava nel sonno si ritrovava a camminare in un angusto corridoio che sembrava non avere fine. Intorno a lui, corpi senza vita e recisi di cui non riusciva a riconoscerne il volto, tranne per un corpo senza vita in cui riconobbe il viso pallido e lentigginoso del suo migliore amico Ronald. Sarebbe rimasto accanto a lui, cercando di trovare una speranza di salvezza per l’amico,  ma involontariamente continuava a camminare imperturbabile, senza prestare la minima attenzione ai corpi, che scavalcava stando attendo a non inciampare.

L’androne si divideva poi in due vicoli, ancora più stretti, e lui entrava ogni sera nel vicolo di destra, senza pensarci.

Si fermava sempre alla fine del vicolo cieco ad osservare tre corpi che erano stesi su dei letti candidi, quasi immacolati, ma macchiati del crimine più atroce esistente: la morte.

Si fermava ad osservare il volto di Sirius, quello di sua madre e di suo padre...che avevano un’espressione sinistramente serena,e i loro volti sembravano essere di cera.

Rimaneva a fissarli, senza muovere un muscolo, senza versare una lacrime,  disgustato di se stesso. Si sarebbe preso a pugni volentieri quando l’impassibilità divenne felicità, incontrollabile e orrenda.

Prima di svegliarsi di soprassalto, scoppiava in una risata fredda e maligna che mai avrebbe potuto emettere la sua bocca.

Quella sera, invece, inspiegabilmente aveva scelto il vicolo di sinistra, in cui poteva passare a malapena una persona mingherlina e non troppo alta.

Ad un certo punto, il vicolo terminava e davanti a Harry si trovava una porta, in cui entrava senza esitazione.

Era entrato in una sala circolare molto grande, che forse un giorno era stata calda e accogliente, mentre ora era fredda e buia.

Il ragazzo, che era rimasto senza fiato per alcuni secondi, inspirò a fondo, recuperando un po’ d’aria.

Nella stanza aleggiava un odore acre e nauseante, odore del sangue versato su un corpo innocente, che Harry sentiva essere una persona molto vicina a sé.

Una donna o forse una ragazza, di cui il ragazzo con la cicatrice non riuscì a vederne il volto, era inginocchiata sul marmo gelido, scossa da singhiozzi quasi isterici.

Quando Harry le posò una mano sulla spalla con un gesto stranamente istintivo, la ragazza cominciò a piangere disperatamente, cominciando ad emettere suoni che arrivarono insignificanti all’orecchio del moretto.

Solo in quel momento, si era accorto di una figura sdraiata davanti alla ragazza che continuava a piangere.

Era steso supino per terra, gli occhi, che un giorno erano dovuti essere di un verde acceso, erano spalancati, vuoti e privi di vita.

Il corpo era ferito in più punti e molto smilzo, ma sembrava comunque avere una forza nascosta da far invidia a un campione di lotta libera.

I vestiti che indossava erano bagnati e sporchi di sangue scarlatto, ancora fresco.

Un paio di occhiali rotti giacevano abbandonati vicino al suo volto.

I capelli corvini erano spettinati, e lasciavano intravedere una cicatrice sanguinante...a forma di saetta.

Il ragazzo senza vita era lui stesso.

Sentì la ragazza davanti a lui cominciare a sussurrare dolci parole d’amore, rievocando momenti passati insieme, che Harry sentiva di averli vissuti, forse inconsciamente.

La giovane cominciò ad accarezzare il volto del ragazzo con movimenti teneri e delicati, continuando a parlare sommessamente. Indugiò un attimo sulle labbra, osservandole mentre con le dita ne delineava il contorno.

Poi avvicinò il proprio viso al suo e appoggiò le labbra a quelle del ragazzo perito, baciandolo lentamente, bagnandogli il viso con le proprie lacrime.

L’altro Harry, inconsapevolmente, si sfiorò le labbra con un gesto lento delle dita, ricordandosi del bacio scambiatosi Hermione alcuni giorni prima.

Ricordandosi dell’amica, cercò di adocchiare il viso della misteriosa ragazza, ma era oscurato dai capelli mossi che ricadevano incurati sul volto e le spalle esili.

Voleva destarsi da quell’incubo orribile, ma era anche estremamente curioso di sapere altre cose. Quando faceva quegli incubi del genere, di solito erano premonizioni, quindi era opportuno sapere cosa gli sarebbe potuto succedere.

Improvvisamente, un individuo entrò rapido nella stanza, superò i tre ragazzi senza degnarli di uno sguardo e cominciò a misurare la stanza a grandi passi, fingendo di osservare alcune foto ritraenti ragazzi che a Harry parevano familiari, forse visti a scuola.

Dopo una buona decina di minuti, il nuovo arrivato si voltò verso di loro, ed Harry riuscì a riconoscerlo facilmente: era Viktor Krum.

Ma aveva qualcosa di diverso dal ragazzo bulgaro che Harry aveva sfidato al quarto anno durante il Torneo Tremaghi.

Era molto più alto di due anni prima, e il corpo si era irrobustito particolarmente.

Ma la cosa che colpì di più furono gli occhi: circondati da profonde occhiaglie ed iniettati di sangue. Lo sguardo che era stato sempre arcigno, tranne quando era con Hermione, era folle e maligno.

Viktor si inginocchiò accanto al ragazzo, e davanti alla ragazza.

E la sua espressione cambiò completamente. Il volto, da malvagio divenne quasi sofferente ma non per il ragazzo, bensì per la ragazza, e cominciò ad osservare la ragazza con occhi colmi d’amore che non sarebbero mai stati ricambiati con il medesimo calore.

Sembrava cercare parole per esprimere il suo dispiacere, per cercare di consolarla, ma le parole faticavano ad uscire, rimanendo ferme nel cuore, senza assumere alcun suono.

La giovane si accorse poco dopo di lui, e quando incontrò il suo sguardo, la sua espressione si raggelò, guardandolo con odio.

- Assassino!!!-

La ragazza cominciò ad urlare con tutta se stessa, colpendolo ripetutamente sul petto con pugni ben assestati per una ragazzina minuta e piccola come lei, senza pensare che il bulgaro avrebbe potuto stenderla con un minimo gesto della mano.

Il ragazzo non s’impose per molto tempo, lasciandola sfogare, accettando i colpi barcollando di tanto in tanto.

Ma ad un certo puntò, si stancò e le bloccò un braccio a mezz’aria con la mano, stringendolo.

La ragazza emise un gemito di dolore, cercando di ritrarre la mano, senza successo.

Harry, cercò di aiutarla, ma le gambe rifiutarono di muoversi, e dovette rimane a fissare impotente la scena.

Viktor si avvicinò alla ragazza e mormorò una frase che fece gelare il sangue nelle vene alla ragazza e a Harry.

- Mi dispiace, amore mio, mai hai visto troppo...-

Detto questo aprì il mantello e estrasse la bacchetta, e con le lacrime agli occhi mormorò due uniche parole, con un significato terribile: Avada Kedavra.

La ragazza urlò con tutto il fiato che le rimaneva, e cadde a terra, senza vita.

Il cuore di Harry si svuotò, sentiva che quella ragazza non doveva morire, se no, nemmeno lui sarebbe vissuto.

La sua vista cominciò ad annebbiarsi, le figure andavano via via scomparendo, senza lasciare traccia. L’ultima cosa che Harry vide, prima di svegliarsi da quell’incubo orribile, furono due occhi color cioccolato vuoti e senza vita.

 

Prese il mantello dell’invisibilità ereditato da suo padre, lo indossò e scese le scale del dormitorio facendo più piano possibile.

Aveva intenzione di fare quattro passi nel giardino di Hogwarts, per cambiare un po’ d’aria e per stare da solo a riflettere, come faceva spesso in quei giorni.

Arrivò nella Sala di Ritrovo di Grifondoro e notò con la coda dell’occhio una figura sdraiata sul divano davanti al camino.

Si avvicinò furtivamente e scoprì che era Hermione.

Si tolse il mantello e con un’ incantesimo fece apparire una coperta e gliela posò sul corpo, che si avvolse nella coperta e mugugnò qualcosa,  certamente soddisfatta.

Harry raccolse da terra un libro dalle dimensioni spropositate, che era aperto in una pagina, sfoggiando formule complicatissime  e disegni indecifrabili. La ragazza si era sicuramente assopita mentre leggeva quella sottospecie di bibbia.

Dopo un’ attimo di esitazione, si sedette accanto a lei, rimanendo a fissarla, in silenzio.

Il ricordo della domenica dei provini del Quidditch aleggiò nuovamente nella sua mente. Si erano baciati senza preamboli, senza aver chiarito, senza essersi spiegati...erano stati due stupidi.

Era come se avessero avuto un bisogno morboso dell’altro, di sentire più di un semplice contatto, più di un semplice abbraccio o di una stretta di mano; sentire le loro labbra posate su quelle dell’altro, un desiderio bramato da tempo...

Ma Harry aveva immaginato quel momento in un altro modo, anche se era una delle cose che desiderava di più al mondo.

Avrebbe voluto dichiarare i suoi sentimenti, dirle cosa succedeva n quei giorni quando lei si avvicinava un po’ troppo a lui, dirle che voleva stringerla, baciarla, abbracciarla e farla sentire protetta.

Le spostò una ciocca di capelli dal viso dai lineamenti delicati e sottili, ma che lo facevano impazzire.

Quando se l’era trovata lì, a pochi centimetri dal suo viso, con gli occhi chiusi e le labbra pronte a ricevere il bacio, tutti i suoi progetti erano crollati...il suo cervello aveva smesso di agire, lasciando il compito al cuore, che era bisognoso di colmare il suo bisogno di affetto, e incapace di usare il lume della ragione...l’aveva baciata senza averle detto cosa provava per lei.

Quando le loro labbra erano entrate in contatto, Harry aveva creduto di raggiungere il paradiso senza essere morto, tutto intorno a lui era scomparso, sembrava che niente e nessuno gli avrebbe fatto del male, e anche se fosse accaduto Harry l’avrebbe protetta senza preoccuparsi delle conseguenze...

Ma...eh, c’era sempre un ma. Quel giorno stavano parlando tranquillamente di argomenti del tutto frivoli, e improvvisamente, si erano baciati.

Anche se era un ragazzo di diciassette anni e con delle esigenze, voleva parlarle con calma, di discutere su ciò che provavano l’uno per l’altra.

Se essere innamorati significa aver nello stomaco delle farfalle che svolazzano appena il tuo sguardo incontra il suo, aver bisogno di sentire la sua presenza, la sua voce continuamente, volerla proteggere ad ogni costo, rimanere ad osservare la sua figura incessantemente,  esaminando attentamente ogni singola parte del suo corpo con lo stomaco in subbuglio  e volerla avere solo sua, senza permettere a nessuno che non fosse lui, di avvicinarsi troppo, allora Harry era veramente innamorato della sua migliore amica.

Ma non sapeva esattamente cosa provava Hermione, perché poteva essere anche semplicemente attratta oppure bisognosa d’affetto e di tenerezza.

Amore o attrazione?

La ragazza sbadigliò, distogliendo Harry dai suoi pensieri.

Si stava svegliando, e Harry fece in tempo a raccogliere il Mantello dell’Invisibilità e correre fuori dalla Sala di ritrovo, prima che lei aprisse i suoi occhi marroni.

Harry sapeva che se Hermione si fosse svegliata trovandolo davanti a lei che le accarezzava il viso, avrebbe sicuramente voluto spiegazioni, che Harry aveva paura di dare.

Non era ancora pronto per chiarire con lei, aveva paura di scoprire che lei avesse solo bisogno di un po’ di affetto e di attenzioni, e non volerlo come la voleva lui.

Sapeva che la sua risposta era importantissima per lui, e che gli avrebbe cambiato quasi sicuramente la vita.

Non si era mai innamorato prima d’ora, e quel sentimento lo spiazzava, e lo faceva trovare impreparato.

Quando il mondo girava intorno a Cho, per lui, la cosa era esageratamente difficile, ma ora...la cosa era del tutto diversa.

Cho era stata la sua prima cotta, la prima storiella, e lui, al primo appuntamento era pietrificato dalla paura di cosa sarebbe successo.

Ma Hermione...era Hermione, la sua migliore amica...di cui lui si era innamorato.

E tutto si complicava.

                       ≈ ≈∆≈ ≈

Alle undici in punto, i sedici ragazzi inglesi si recarono verso la stazione di Hogsmeade, scortati dal professor Piton.

Ginny, era di umore nero, perché non era riuscita a dare nemmeno un bacio, o perlomeno un saluto decente al suo ragazzo Dean Thomas prima di partire. Perché non appena lui si era avvicinato a lei, suo fratello Ron, la gelosia fatta a persona, era arrivato e si era interposto tra i due, evitando qualsiasi forma di contatto tra i due ragazzi.

Dalla discussione con Malfoy, i due fratelli non avevano più litigato, anche se Ron era diventato decisamente appiccicoso, e sembrava seguirla in ogni suo movimento.

Posò la gabbia con un petulante Leotordo nello scompartimento per gli animali, e si diresse all’interno del treno, cercando i suoi amici.

Passò velocemente lo scompartimento con i Serpeverde, e si sentì gli occhi di Malfoy puntati addosso, ma decise di non farci caso.

Trovò gli altri tre Grifondoro nello scompartimento riservato ai prefetti che era molto più ospitale e spazioso.

Entrò, e si buttò su un divanetto di tessuto nero che si trovava vicino al finestrino dello scomparto, sprofondandovi accanto ad Hermione.

Ron ed Harry avevano subito ingaggiato una sfida di scacchi all’ultimo sangue: Ron era nettamente superiore alle prestazioni di Harry, ma il moretto possedeva una regina piuttosto agguerrita, che fece fuori le due torri del rosso con dei colpi talmente violenti che i pezzi furono scaraventati contro la porta dello scompartimento, ammaccandolo.

Ginny ed Hermione preferirono parlare delle loro vacanze estive, anche se ogni tanto davano una sbirciatina per seguire le azioni di gioco migliori.

Hermione raccontò all’amica delle sue vacanze in Italia, e la rossa ne restò incantata.

L’amica aveva passato l’estate, in una magnifica e romantica città, Venezia, che si diceva di essere la patria degli innamorati. Aveva inoltre aggiunto, che quando avrebbe trovato la sua dolce metà, sarebbe sicuramente andata lì per suggellare il loro amore. Era una ragazza estremamente romantica, piena di sogni.

Anche Ginny ci sarebbe andata, forse con Dean, o con qualcun altro.

Era rimasta stupefatta quando l’amica gli aveva raccontato i particolari del paese: Venezia era completamente circondata e attraversata , e il mezzo di trasporto più usato erano le gondole, delle barche guidate da un uomo quasi sempre di bell’ aspetto, che narrava le storie e le leggende del luogo. Doveva essere tutto molto romantico, viaggiare in barca con il tuo amato e guardare insieme il tramonto cullati dolcemente dal movimento del mare...

I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Luna Lovegood, una ragazza tanto simpatica quanto stravagante.

I quattro Grifondoro la salutarono amichevolmente, anche se Ron ed Hermione non erano ancora molto abituati all’eccentricità della bionda.

Quel giorno, oltre ad un maglione color prugna e una gonna gialla, indossava un paio di orecchini a forma di Ippogrifo e un capello piegato di lato, rosso.

Ron, si fece stranamente silenzioso, e invece di fare battute sarcastiche ogni volta che Harry faceva una mossa azzardata e alquanto stupida, si limitava a emettere grugniti solo per pronunciare le coordinate del gioco.

Ben presto, sul campo ci furono quasi solo pezzi neri, e i bianchi, appartenenti a Harry erano pochi e afflitti.

Il re nero era circondato da un cavallo e due alfieri, che intanto parlottavano tra loro, e indicando con gesti i pezzi bianchi.

Le due regine, entrambe sconfitte, chiacchieravano tra loro dei problemi familiari, chiedendo ogni tanto il parere delle tre ragazze.

Dopo dieci minuti, passò la donna dei dolciumi, che salutò con un abbraccio stritolatore i cinque ragazzi, era molto affezionata a loro e li considerava i suoi nipotini, anche perché non ne aveva.

C’era Harry Potter, il bambino sopravvissuto, quel simpaticone di Ronald Weasley, l’intelligenza fatta a ragazza Hermione Granger, La piccola e docile Ginny e la ragazza più stravagante che avesse mai visto, Luna Lovegood.

Gli regalò la maggior parte dei dolci presenti sul carrello, per la gioia di Ron, e i ragazzi comprarono anche una copia della Gazzetta del Profeta e una del Cavillo.

Il Cavillo era il giornale di cui il redattore era il padre di Luna, ed era una rivista molto particolare, a volte parlava di argomenti privi di significati che narravano l’incontro con animali che, a parere di Hermione, non esistevano per niente.

Ma era anche vero, che al quinto anno, l’intervista fatta ad Harry, l’aveva tirato fuori da un bel pasticcio.

Da quel giorno Hermione aveva rivalutato la bionda, anche se ogni tanto non condivideva i suoi pensieri.

Le ragazze si sedettero nuovamente sul divanetto, cominciando a sfogliare il giornale, soffermandosi di tanto in tanto su alcuni articoli.

Harry osservò Hermione, quel giorno era particolarmente carina: indossava una gonnellina scozzese rossa e nera e un maglioncino nero, e degli stivali dello stesso colore.

Aveva i capelli legati in una morbida coda alta, e due ciocche ricadevano sulle spalle, incorniciandole dolcemente il viso.

-Scacco matto!-

Harry, sconfitto, volse lo sguardo verso la scacchiera. Il suo re bianco era stato sconfitto dall’alfiere di Ron.

Ora, il pezzo sconfitto, camminava con movimenti regali verso la consorte, e non appena la raggiunse cominciò a litigare con lei, per un motivo ignoto.

Mentre Harry stava mettendo a posto i vari pezzi della scacchiera sparpagliati in giro, notò che l’amico aveva incominciato a fissare Luna con una strana espressione. Il suo sguardo vagava verso la biondina, con interesse. Era simile a quando Harry guardava Hermione.

La bionda e le altre due ragazze non se ne accorsero e continuarono a chiacchierare tranquillamente, ridacchiando ogni tanto per delle affermazioni che alle orecchie dei ragazzi arrivavano incomprensibili.

Il moretto diede una gomitata al fianco del rosso, distogliendolo da quello stato di catalessi, e dopo che lo costrinse a girarsi lo guardò inarcando un sopracciglio, attendendo una spiegazione allo strano comportamento.

Per tutta risposta, Ron afferrò l’amico per il braccio e lo portò fuori dallo scompartimento, chiudendo la porta dietro di sé.

Continuò a camminare senza rivolgergli la parola, finché trovò uno scomparto vuoto, ed entrandovi trascinò anche Harry dentro.

Si sedette e cominciò a fissarsi insistentemente le mani, tormentandosele.

L’altro si mise di fronte a lui, sedendosi, attendendo una spiegazione dall’amico, che non arrivava.

Attese alcuni minuti, poi impaziente gli chiese:- Allora?-

Il rosso sussultò, come risvegliatosi, sospirò e si decise a parlare.

- Bhè... Hermione ti avevo detto che dovevo incontrare una ragazza, giusto?-

Non attese la risposta di Harry, e dichiarò a bruciapelo:- Sono uscito con Luna.-

Aspettò che l’espressione sorpresa di Harry sparisse dal suo viso e poi continuò.

- Insomma, una sera dopo la riunione dei Prefetti, Hermione è tornata nella Sala comune, mentre io sono andato a fare una passeggiata nei giardini. Ho  visto qualcuno seduto sulle sponde del lago, mi sono avvicinato ed era Luna.

Ma non assomigliava per niente alla solita Luna “Lunatica” Lovegood, e non aveva indosso tutti quei vestiti fuori dal comune: portava un normalissimo paio di jeans e una normalissima maglia, blu per l’esattezza.

I suoi occhi erano tristi e pieni di lacrime.

Io credevo fosse solo una ragazza tutti sorrisi e pazzia, mentre quella sera ho scoperto che era solo una maschera anche se perfetta...- Fece un profondo sospiro, poi continuò:- Abbiamo parlato a lungo, sai? Si è aperta completamente con me, e io, non so come, mi sono sfogato con lei.

Poi, domenica scorsa siamo usciti...bhè, si fa per dire, siamo semplicemente andati in giro per il castello, continuando a parlare di qualunque cosa ci venisse in mente.-

Harry sorrise all’amico, che lo guardò, leggermente accigliato.

- Mi trovi matto, vero?-

- Affatto... solo non sapevo che eri capace di esprimere pensieri così profondi...-

- Harry, vai a quel paese.-

Ron si finse offeso, ma poi scoppiò a ridere, coinvolgendo anche l’amico.

Poi, Harry si rifece serio:- Ma perché non me ne hai parlato?-

- Credevo che mi avresti preso in giro.-

- Ma che dici...Luna è una ragazza ha posto, e poi ti adora!-

-Lo pensi davvero?-

Harry sorrise nuovamente:- Certo, e sembra che anche tu la trovi adorabile...-

Ron si limitò a sorridere guardando l’amico con cicatrice.

- Ma perché non l’hai salutata quando è entrata nello scompartimento?-

- Non lo so! Quando è arrivata, mi sono sentito mancare e le mani...hanno cominciato a sudarmi!-

- Sai, nei telefilm di cui mia zia Petunia va ghiotta, dicono che quando le mani ti sudano alla vista di qualcuno, vuol dire che sei innamorato...-

Ron inarcò un sopracciglio:- Quindi io...mi sono preso una scuffia per Luna?

- Credo proprio di sì-

Ron si fece pensieroso. Forse si era veramente infatuato di Luna, la ragazza che aveva sempre preso in giro quando era in compagnia dei suoi amici, oppure nell’Ufficio dei Misteri...

Ma quella sera aveva trovato un lato del suo cuore che nascondeva agli altri, ma che aveva aperto a lui...e quel lato gli piaceva e lo intrigava nello stesso tempo. Aveva imparato che era una ragazza molto sensibile, e anche se non rispondeva mai alle provocazioni delle altre persone, ci rimaneva male sul serio e quelle offese le sgretolavano pian piano il cuore...

Ron non si era mai aperto in quel modo con qualcuno: né con Harry, né con Hermione, Ginny, o qualunque altro suo fratello o amico...aveva scelto lei. Forse perché lei non lo conosceva molto bene e quindi non avrebbe potuto giudicarlo in modo troppo ragionevole o forse perché...sentiva di avere qualcosa in comune con lei, anche se non sapeva cosa. Lei si era confidata con lui e lui, per ricambiare del gesto, le aveva raccontato cose che non avrebbe mai spifferato ad anima viva né morta...

Le aveva detto che fino al quinto anno era innamorato di Hermione, ma poi aveva abbandonato ogni speranza per vari motivi, restando suo amico e seppellendo in qualche modo quei sentimenti forse un po’ troppo giovani e inesperti...

Le aveva raccontato della litigata con Harry al quarto anno, quando per gelosia, si era allontanato dal suo migliore amico...

Ed altro ancora, buttando fuori tutto quello che teneva chiuso nel suo cuore, con un lucchetto d’acciaio, indistruttibile.

                       

Il viaggio verso Durmstrang fu piacevole i ragazzi si divertirono molto, senza interruzioni poco gradite, come l’arrivo di Malfoy.

Giocarono ad un paio di partite a Sparaschiocco, ridendo per tutto il tempo, come se i problemi adolescenziali, Voldemort o quant’altro li avessero abbandonati completamente.

Non parlarono dell’episodio nell’Ufficio dei Misteri, cosa che ognuno preferì, per non appesantire la situazione che era diventata molto gradevole, e i ragazzi assaporavano quei momenti come se non ne avrebbero più avuto l’occasione.

                    ≈ ≈∆≈ ≈

Harry fu svegliato da un fischio assordante: erano arrivati.

Ci avevano messo meno tempo di quanto tutti si erano aspettati, sicuramente l’arrivo anticipato era dovuto a qualche incantesimo del conducente .

Il ragazzo notò che la temperatura si era abbassata notevolmente, e quindi indossò un paio di jeans e due maglioni di suo cugino Dudley che erano cinque taglie più grandi, e si diresse verso l’uscita, dove gli altri suoi compagni lo stavano aspettando.

Aprirono la porta scorrevole e scendendo, non poterono fare a meno di aprire la bocca,stupiti e estasiati allo stesso tempo.              

 

Finito! Cavoli per fare il quarto c’è ne voluto di tempo! Ma ho preferito seguire i consigli di alcune di voi e ho preferito rallentare le cose e spiegare un po’ di più...mi ritengo abbastanza soddisfatta!

Il prossimo capitolo si intitolerà...Welcome in Durmstrang....il titolo spiega tutto!

Ricordate di recensire se no mi passa la voglia di scrivere...scherzo! Ciao!!!!

Maripotter

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Welcome in Durmstrang ***


Aprirono la porta scorrevole e scendendo, non poterono fare a meno di aprire la bocca,stupiti e estasiati allo stesso tempo

Ehilà!!! Ho aggiornato abbastanza presto, ma ho molte cose da fare, pur essendo una ragazzina di 13 anni!!! Questo capitolo è carino, ma voglio sapere cosa ne pensate...ok?

Non credo vi costi tanto scrivere un piccolo commento...

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, Petronilla questo capitolo è per te, ti ringrazio tanto per avermi messo tra le tue ff preferite!

E ora...

 

Capitolo 5: Welcome in Durmstrang!

 

“Ascoltalo. Ma non mentre stai facendo altro o parli con qualcuno. Ascoltalo davvero, con tutto il tempo che serve, quando resti da solo e non ci sono più scuse. Ti dirà quello che gli manca, dove vorrebbe che tu lo portassi. Non puoi ingannarlo. Non servirebbe a niente. Ora fermati un attimo e guardati attorno: la vedi tutta quella bellezza? Vuole entrare...Basta solo che apri il tuo cuore...Federico Moccia

 

 Aprirono la porta scorrevole e scendendo, non poterono fare a meno di aprire la bocca,stupiti e estasiati allo stesso tempo.

Il panorama che si presentava davanti a loro era da mozzare il fiato.

La scuola di Durmstrang, si stagliava in tutta la sua maestosità e bellezza.

Era completamente diversa da Hogwarts.

Mentre la scuola inglese era un castello in tutto e per tutto, quella bulgara era la perfetta riproduzione di un immensa cattedrale gotica.

La costruzione aveva un colore chiarissimo, tanto da sembrare scomparire tra la neve e il cielo privo di nuvole.

Decine di torri e torrette spuntavano qua e là, coperte da graziose cupole azzurrognole.

Si accorsero poco dopo, di trovarsi su un monte, visibilmente molto alto rispetto alle montagne circostanti.

Vicino a loro, un lago ghiacciato ospitava sulle proprie sponde una mandria di strani animali che cercavano tra la neve del cibo.

Ron tremò. Harry, Hermione e Ginny avevano intuito il motivo. Quelle strane bestie sembravano mammiferi, ma al posto delle zampe avevano otto arti neri prolungati, come i ragni.

C’erano numerose serre al fianco della scuola, da cui fuoriuscivano delle bizzarri piante rosse e viola.

Rimasero alcuni minuti da soli al freddo, stringendosi nelle giacche pesanti, poi arrivò qualcuno che si fermò davanti a loro, osservandoli con un visibile cipiglio.

Harry ed Hermione sussultarono contemporaneamente, per motivi diversi.

Harry perché si era ricordato del sogno fatto del giorno prima, cominciando a guardare il bulgaro diffidente.

Hermione si ricordò, invece, delle sue ultime lettere. Il ragazzo le aveva chiesto una risposta definitiva: sì o no.

Voleva stare con lei, aveva detto che l’amava, ma la cosa non era reciproca: gli voleva un mondo di bene, ma solo quello...adorava parlare con lui come un semplice amico di penna, anche se carissimo, però lui voleva di più.

Lui non aveva voluto sapere i suoi motivi.

Se lei gli avrebbe risposto di sì, lui  sarebbe filato subito a Hogwarts per stare con lei, ma se la risposta era negativa lui non le avrebbe mai più rivolto la parola. E così era stato.

Lei non poteva dirgli di sì, se non lo amava veramente, non sarebbe riuscita a stringergli la mano, abbracciarlo, baciarlo, come lo voleva lui.

Nella sua ultima lettera, circa un mese prima, il ragazzo le aveva scritto un’unica parola che le aveva trafitto il cuore: addio.

Non c’è parola più breve e più struggente di essa.

Viktor era stato il primo e l’unico che l’aveva fatta sentire bella e desiderata, e non glielo aveva mai nascosto. Al quarto anno aveva scelto lei, con i suoi difetti e la sua parlantina inarrestabile, negando il piacere di un ballo con lui ad altre ragazze che avrebbero volentieri picchiato a sangue Hermione. Le aveva detto che non c’era ragazza più bella e simpatica di lei, che stare con lei lo faceva stare bene...

Lei si sentiva felice, e i suoi complimenti la lusingavano molto, e quando si era guardata allo specchio con il suo abito da sera blu notte, si era accorta che malgrado i vari difetti che notava, c’era qualcosa di carino in lei, che poteva piacere.

Aveva lasciato a bocca aperta Harry e Malfoy, e aveva fatto scattare la vena gelosa di Ron.

Le lacrime, prepotenti, cercarono di solcare il suo viso, ma lei le ricacciò indietro e si passò un braccio sul viso, per evitare che qualcuno notasse la sua espressione affranta.

Intanto Viktor Krum aveva iniziato a parlare:- Buongiorno ragazzi, benvenuti alla scuola di magia e stregoneria bulgara di Durmstrang, spero che vi troverete bene qui.

Come vedete ci troviamo su un monte, esattamente il Musala e la temperatura e molto più fredda rispetto a quella inglese.-

Si fermò un attimo, per osservare i ragazzi.

Non era cambiato molto: non molto alto, con i capelli scuri, gli occhi neri e profondi e l’espressione burbera e arcigna dipinta perennemente sul viso.

- Alla vostra destra, il lago, che è ghiacciato per tutto l’arco dell’anno... i nostri ragazzi, possono accedere per svagarsi un po’ una volta ogni due mesi, adorano pattinare e sono anche bravi.-

Una timida mano, appartenente alla tassorosso Pauline Ross, si alzò, attirando l’attenzione.

- Scusi, cosa sono quegli animali sulle sponde del lago?- disse, indicando le bestie con un cenno del capo.

Viktor, li osservò, senza battere ciglio, poi le rispose:- Quelli? Sono Hascobuik, un incrocio tra bufali nordamericani e vedove nere. Sono abbastanza mansueti, a meno che qualcuno li disturbi...anche se a volte attaccano improvvisamente chiunque passi vicino a loro, quindi vi consiglierei di stare lontani da loro, sono molto velenosi.-

I 16 ragazzi fissarono intimoriti le creature, e Ron si allontanò il più possibile da loro.

- Allora, poco più in basso si trova il villaggio magico di Rilava che è simile al vostro. I ragazzi dal terzo anno in su possono andarci una volta al mese...bhè, ci conviene andare dentro, la temperatura si sta abbassando, vi dirò il resto dentro...-

Voltò loro le spalle e cominciò ad avviarsi verso la scuola.

I ragazzi lo seguirono, continuando a guardarsi intorno. Il paesaggio era favoloso, e da ogni parte sembrava esserci qualcosa di misterioso che si nascondeva tra la neve o tra gli alberi.

Quando arrivarono vicino al portone d’ingresso, esso si aprì lentamente, cigolando lievemente.

Entrarono, rimanendo nuovamente stupefatti.

Gli interni erano in pietra e in legno, e numerosi quadri animati chiacchieravano tra loro, indicando i nuovi ragazzi quando li notarono.

Alzando lo sguardo videro delle bellissime vetrate che proiettavano sulle pareti figure colorate e suggestive.

Sui muri erano incisi numerosi bassorilievi in pietra, animati anch’essi.

- Ehi! Che diavolo...!-

Un gatto attraversò le gambe di Ron, e spaventandosi per l’imprecazione del rosso, andò a rifugiarsi tra le braccia di Hermione.

Krum, si voltò di scatto verso i ragazzi, facendoli sussultare:- Di chi è quel gatto?!?-

Hermione disse silenziosamente che era il suo, infatti era Grattastinchi che era abilmente scappato dalla sua gabbietta.

Il bulgaro si limitò a borbottare qualcosa di incomprensibile, e rivoltargli le spalle, entrando in una stanza che si trovava affianco a quello che sembrava un salone molto grande, incitando i ragazzi ad entrare.

Era una stanza piccola ma graziosa: era circolare, con numerosi libri sparpagliati qua e là, alcune candele che rendevano l’atmosfera intima e accogliente, alcuni tavoli con delle sedie con l’imbottitura rossa, e un piccolo camino che grazie alle fiamme danzanti, illuminavano ancora di più la stanza.

Viktor fece accomodare i ragazzi sulle sedie mentre lui si mise di fronte a loro, attendendo che ognuno di loro si sedesse, poi continuò a parlare.

- La nostra scuola ha un’ organizzazione completamente diversa dalla vostra, anche perché il numero di studenti è inferiore al vostro.

I ragazzi sono divisi in gruppi da venti che passano gli otto anni in una piccola “casa”, in cui ci sono due camere per maschi e femmine, una sala e due bagni... Di solito sono i ragazzi di uno stesso anno, ma per voi faremo un’eccezione, e non inseriremo nemmeno altri ragazzi bulgari perché i ragazzi sono già stati smistati.

Scusate, ho dimenticato di presentarmi. Sono Viktor Krum, il professore di Difesa contro le Arti Oscure.-

Smise di parlare, e dopo aver osservato nuovamente tutti i ragazzi, tralasciando naturalmente Hermione, li guidò nella Sala Grande.

I ragazzi bulgari avevano appena preso posto ai loro tavoli, e quando entrarono gli inglesi con il loro professore, si zittirono e iniziarono a fissare uno per uno i nuovi arrivati, con interesse.

La sala era grandissima e faceva assomigliare ancora di più la scuola ad una cattedrale, numerose candele erano allineate sulle pareti della stanza, anche se pareva che la sala brillasse di luce propria.

I tavoli erano rotondi occupati ognuno da venti ragazzi coetanei tra loro.

Harry osservò i ragazzi: avevano una divisa scolastica diversa dalla loro. I maschi avevano una camicia di lana a quadri da cui spuntava una maglia più leggera nera. Sotto, dei pantaloni neri, di stoffa apparentemente leggera e ai piedi un paio di anfibi.

Le ragazze, invece, indossavano un maglione di lana a quadri, una gonna nera poco sopra le ginocchia e anche loro portavano degli stivali neri, ma di pelle.

Si diressero verso i tavoli degli insegnanti sotto gli occhi di tutti. La maggior parte si sentiva a disagio, mentre Cho Chang e la sua migliore amica, lanciavano occhiate ai ragazzi più carini, strizzando loro l’occhio, languidamente.

Quando raggiunsero il tavolo strinsero la mano a ciascun insegnante, mentre Krum prendeva posto tra due professori.

Uno dei docenti li fece sedere ad un tavolo vicino a una delle vetrate da dove si poteva vedere il lago e l’inizio di un bosco.

Il preside, un tiretto dall’aria simpatica, presentò alla scuola gli inglesi, senza smettere di sorridere. Aveva già imparato i loro nomi e sapeva anche qualcosa su di loro, sentita probabilmente da Silente. Dopo averli presentati, annunciò:

- Benvenuti e bentornati, ragazzi! Quest’anno non starò ad annoiarvi con le regole, perché le troverete nelle vostre stanze...

Quest’anno ci saranno come sempre i G.u.f.o. e i M.a.g.o., e voi, studenti di Hogwarts, quelli degli esami li svolgeranno qui, e i risultati saranno mandati alla vostra scuola! Voglio annunciarvi che quest’anno, verso maggio, ci sarà un ballo! Quindi, uomini, cominciate a rimorchiare, il tempo passa in fretta!-

I ragazzi scoppiarono a ridere, applaudendo al preside, che fece un profondo inchino, quasi a voler toccare il tavolo con il suo lungo naso.

Harry, al quarto anno, quando aveva conosciuto Viktor Krum, si era fatto un’idea totalmente diversa: si era aspettato di trovare una scuola buia e sinistra e un branco di ragazzi introversi e dall’aria tesa e imbronciata, come il loro professore.

Mentre l’atmosfera era serena e delicata, i visi dei ragazzi erano solari e rilassati e la scuola sembrava irradiare anche l’angolo più nascosto.

Viktor stonava decisamente con l’ambiente in cui si trovava.

Sembrava appartenere ad un altro mondo, esattamente l’opposto del loro.

Il suo viso era sempre contorto in una smorfia di disappunto che pareva sfiorare la rabbia, era assorto nei propri pensieri che lo estraniavano anche dai professori che gli stavano parlando amichevolmente dandogli ogni tanto delle pacche sulle spalle per incitarlo a rispondere alle domande che gli ponevano.

Lui rispondeva con un gesto di assenso annoiato e distaccato, per poi tornare a osservare il suo piatto, anche se il suo sguardo vuoto sembrava andare al di là dell’oggetto.

Harry tolse lo sguardo dal ragazzo bulgaro e lo posò sul tavolo dove era seduto, che nel frattempo si era riempito di pietanze dall’aria squisita.

Un delizioso piatto con legumi, patate e riso fu divorato da tutti i presenti, come se non mangiassero da giorni.

Ron iniziò dopo di loro a mangiare, e si mise ad osservare tutto quel ben di Dio con adorazione, poi cominciò a trangugiare tutto quello che gli passava sotto il naso, ignorando i commenti poco carini dei suoi commensali.

Dopo essersi sfamati, un po’ appesantiti ma sazi e soddisfatti, furono accompagnati nella loro “nuova casa” da un paio di ragazzi più grandi di loro che si dimostrarono cortesi e ospitali.

Se ne andarono dopo avergli dato la parola d’ordine ( thè alle erbe), e i sedici ragazzi entrarono.

La sala era veramente molto graziosa ed elegante.

Era circolare e molto spaziosa: tre divani rossi e altre numerose poltroncine dello stesso colore

si trovavano davanti ad un camino pieno di fiamme danzanti, dietro, un lungo tavolo di legno scuro, grande abbastanza per più di venti persone era coperto da una sottile tovaglia scarlatta su cui era posato un candelabro dorato. Ampie finestre lasciavano filtrare molta luce, che appariva leggermente rossastra perché attraversava stupende tende rosse, che rendeva l’aria ancora più intima e confortevole.

Le pareti erano spoglie, ma i ragazzi sapevano il motivo. Dato che gli studenti bulgari dovevano rimanere otto anni lì, i professori avevano concesso loro di personalizzare la sala e le altre stanze, e cambiare anche il colore delle pareti, degli oggetti...

Anche a loro avevano permesso di personalizzarla, e i ragazzi, ma soprattutto le ragazze, ne furono entusiasti.

Le giovani donne corsero nella loro stanza, così come i ragazzi.

Quando varcarono la soglia della stanza, rimasero incantate, con un sorriso meravigliato dipinto sulle labbra.

Il loro nuovo dormitorio era bellissimo e sembrava immenso, tutto sui toni del rosa.

C’erano dieci letti a baldacchino con dei tendaggi rosa con delle sfumature viola. Le lenzuola erano di un rosa acceso favoloso.

Ai piedi dei letti c’erano i loro bauli aperti e vuoti. Tutti i loro effetti personali erano stati stipati in degli armadi che si trovavano dietro la testata dei letti di un colore marrone chiaro.

Le parole erano rosa chiaro, ma spoglie.

Questo fece scattare la vena creativa delle ragazze.

Dato che oltre ai letti e le ampie finestre che davano sui giardini non c’era altro, le ragazze si armarono di bacchetta e cominciarono la loro opera.

Inserirono un grazioso tavolino circolare sotto una delle finestre con sopra penne, boccette di vario colore, e diversi fogli di pergamene per scrivere compiti o lettere.

Per la gioia di Hermione inclusero vicino all’ultimo letto, un piccolo mobiletto pieno zeppo di libri di magia ma anche romanzi babbani.

 In mezzo alla stanza misero un lungo tappeto rosa.

Accanto ad ogni letto fecero comparire un comodino, dove misero dei vasi con dei fiori profumati e delle piccole lampade.

Sopra i davanzali delle finestre, appoggiarono numerose candele profumate, anche perché la stanza odorava lievemente di chiuso, ma anche perché rendeva la stanza molto intima e un’aria romantica sembrava alleggiare nel loro dormitorio.

Hermione, Ginny e Luna scelsero tre letti vicini tra loro, che si trovavano sotto ad una delle finestre che in quel momento faceva più luce, rendendo il rosa della stanza ancora più acceso.

Tutte le otto ragazze erano molto soddisfatte del risultato.

La loro stanza era pronta.

Era pronta per custodire i loro segreti, le loro paure, le loro emozioni, i loro sentimenti...

Le pareti di quella stanza avrebbero racchiuso dichiarazioni mai svelate, vendette bramate da tempo, confessioni troppo dure da venir fuori...

Avrebbero origliato i segreti di quelle otto ragazze adolescenti che stavano crescendo velocemente, inevitabilmente.

Avrebbero osservato lettere che non sarebbero mai state recapitate, lacrime mai versate in pubblico, sorrisi troppo sinceri per uscire dalla porta di quella stanza.

Peccato, però, che le pareti non parlino.

                ≈ ≈∆≈ ≈

Intanto, nell’altra stanza, anche i ragazzi si erano dati da fare, ma non quanto le ragazze.

La loro camera era blu, e anche loro aggiunsero un tavolino pieno di azioni di gioco della cosa che loro amavano quanto la loro vita: il Quidditch.

Misero vari comodini accanto ai letti, con sopra libri e riviste (di Quidditch).

Attaccarono alle pareti schemi di gioco, giocatori preferiti, foto di manici di scopa, e Terry Steeval si concesse anche la foto di una modella babbana in una posa provocante...

I tre Serpeverde non misero niente di particolare, solo un piccolo calendario bianco accanto ai loro letti.

Una cosa preoccupò Harry. Otto ragazzi nella stessa stanza, tra cui tre Serpeverde. E inoltre Ron era ancora infuriato con Malfoy, per l’episodio di pochi giorni prima. La rissa, un giorno o l’altro, ci sarebbe stata, forse quel pomeriggio stesso.

Si voltò verso il suo migliore amico, e si accorse che gli stava parlando, tranquillamente, senza accennare minimamente a Malfoy.

D’altronde, anche il biondo stava risistemando la sua roba, ben lontano dai loro letti, che si trovavano vicino alla porta d’ingresso.

Si tranquillizzò.

 

Il pomeriggio andarono tutti a fare un giro per la scuola.

I professori gli avevano detto che per quel giorno non avrebbero partecipato alle lezioni, avrebbero potuto fare un giro, per vedere come era l’istituto.

I quattro Grifondoro, insieme a Luna, diedero un’occhiata alla scuola, prima di uscire fuori, per una passeggiata.

I corridoi luminosi erano pieni di ragazzi, chi si affrettava verso la propria classe, chi cercava di dare una ripassata alla lezione, chi pregava al secchione della classe di passargli i compiti...

Era tutto molto simile a Hogwarts.

Davanti a loro, tre ragazzi, due maschi e una femmina, stavano confabulando, ghignando ogni tanto. La ragazza aveva in mano molti libri, che teneva in mano con non poca fatica.

I suoi compagni erano senza libri e con la divisa tutta stropicciata, al contrario della sua, che era perfetta.

Harry si voltò verso i suoi migliori amici, che ricambiarono lo sguardo. Quei tre erano una copia esatta di loro, in tutto e per tutto.

Sbirciarono anche le classi, che erano molto grandi e luminose. I banchi erano di legno chiaro, che si intonavano perfettamente alle pareti, anch’esse chiare.

C’erano tre lavagne in ogni classe e su ognuna c’erano ingredienti di pozioni, formule per incantesimi più o meno difficili.

Alcuni armadi erano addossati alle pareti, da cui fuoriuscivano libri, calderoni e fogli di pergamena.

Poco dopo, uscirono nei giardini ammantati di neve, che continuava a cadere lentamente.

I ragazzi si strinsero nei loro cappotti: c’era freddissimo.

Camminarono a fatica tra la neve, e i loro piedi affondavano in quel morbido ammasso candido.

Ginny, improvvisamente, prese a braccetto Hermione e Luna, e arretrarono di qualche passo, camminando, rimanendo dietro ai due ragazzi, che continuarono a parlare tranquillamente, naturalmente di Quidditch.

Non si accorsero minimamente di quella che stavano premeditando le ragazze...

- Non credi che Samuel Backfort venga venduto all’Italia? Offrono una bella somma-

domandò Harry all’amico.

-Strano, anche la Spagna lo vuole da tempo-

- Ma...-

La frase di Harry non fu terminata, perché dietro la nuca del moretto, si andò a schiantare una grossa palla di neve.

Si voltò di scatto, osservando con sguardo omicida le ragazze dietro di sé.

Hermione, Luna e Ginny lo stavano guardando con espressione angelica, anche se la rossa e la bionda si erano nascoste dietro l’amica, che aveva un ghigno soddisfatto sul volto arrossato dal freddo.

Anche Ron si era voltato, e attendeva impaziente l’inizio della guerra.

Harry, stranamente, voltò le spalle alle ragazze, e si diresse verso un masso, sedendosi.

Si mise la testa tra le mani che tremavano.

Hermione si avvicinò, si sentiva in colpa. Forse gli aveva fatto male. Infondo la palla l’aveva lanciata lei.

Che ingenua...

Harry preparò la palla di neve dietro di sé, e non appena la ragazza gli fu abbastanza vicina, la colpì in piena faccia, per poi scappare a gambe levate.

-Brutto...-

Aveva approfittato della sua pena per lui e l’aveva colpita. Si rialzò.

Harry, probabilmente, voleva la guerra.

E Hermione, statene certi, gliela avrebbe data.

Accumulò un po’ di neve tra le mani infreddolite anche se coperte dai guanti di lana, e la appallottolò.

Si lanciò all’inseguimento del giovane mago, anche se era in netto vantaggio e le sue gambe esili e infreddolite non sarebbero mai state come le sue.

Tuttavia, l’orgoglio della Grifondoro era più forte del freddo e del duo corpo minuto, e continuò ad inseguirlo.

Intanto, poco lontano, un’altra battaglia era iniziata.

Ginny e Luna avevano stretto un’alleanza contro Ron, che cercava di difendersi dagli attacchi delle giovani, con scarsi risultati.

Ormai Ron assomigliava più ad un pupazzo di neve che ad un ragazzo.

Le due ragazze continuarono a riempirlo di neve.

- Harry...fermati...non ce la faccio...-

Hermione si fermò, portandosi la mano su un fianco, e l’altra dietro la schiena.

Il ragazzo frenò la sua corsa e tornò indietro dall’amica.

-Hermione, tutto bene?-

La ragazza alzò lo sguardo, che prima era rivolto al suolo.

- Certo-

E prima che Harry potesse fare qualunque cosa, Hermione gli tirò un enorme palla di neve in faccia.

-Questa è per prima!-

La “guerra” iniziò senza esclusioni di colpi, all’ultimo sangue.

Mentre “combattevano”, ridevano spensierati come bambini.

Il tempo sembrava essersi fermato.

Le lancette dell’orologio erano bloccate, i numeri dei secondi, dei minuti, delle ore, azzerati.

Erano felici.

Harry dimenticò in quel momento i suoi tormenti, i suoi genitori, Sirius, Voldemort...per lasciare per un po’ il ragazzo cresciuto troppo  in fretta, e lasciare spazio al bambino che era stato senza problemi, né risentimenti, né paure.

Mentre Hermione stava raccogliendo un po’ di neve, Harry corse verso il pendio della montagna, nascondendosi dietro un albero.

La ragazza si accorse poco dopo dell’assenza dell’amico, e cominciò a cercarlo, chiamandolo.

Quando la giovane gli passò accanto a lui senza notarlo, Harry le si avventò contro, cercando di farla cadere, ma lei lo prese per un braccio e lo fece cadere con lei.

Ridevano come matti, l’uno addosso all’altra, senza vergogna, malizia né imbarazzo.

La loro felicità non durò per molto.

Qualcosa tremò, e prima che potessero accorgersene, cominciarono a cadere lungo la scarpata della montagna, rapidamente.

Il tempo continuò a scorrere, inesorabile e impetuoso.

Hermione si aggrappò a Harry, nascondendo la testa nel suo petto.

Il ragazzo la strinse, mentre cercava di trovare anche se la lucidità era scomparsa dalla sua mente, e continuarono a rotolare.

Dopo quella che gli era sembrata un’eternità, la loro scivolata sembrò fermarsi lievemente.

I due ragazzi sospirarono sollevati. Ma Harry si allarmò nuovamente.

Di fronte a loro, stava un enorme masso, abbastanza appuntito, su cui Hermione, quasi sicuramente, ci sarebbe finita contro.

L’avrebbe salvata, a qualunque costo.

Fu molto difficile, ma all’ultimo momento, Harry riuscì a prendere il posto dell’amica, che era ancora nascosta tra le sue braccia.

Si fermarono, poco delicatamente, e Harry sbatté contro il macigno.

Dopo un po’, Hermione alzò il volto, ancora un po’ scossa. Accanto a lei Harry, che le teneva ancora le braccia attorno alla vita, sembrava svenuto.

-Harry!- La ragazza impallidì, e cercò di svegliarlo, scrollandolo per le spalle, ma il moretto non accennava ad aprire gli occhi.

Quando ritirò le mani, le trovò impregnate di sangue.

La ragazza si tolse giacca e sciarpa e cercò in qualche modo di legarlo intorno alle spalle dell’amico, dove si trovava la ferita, per tentare di fermare il sangue. Iniziò a piangere, sentendosi impotente di quello che stava succedendo.

Probabilmente il ragazzo l’aveva salvata, e si era sacrificato per lei. Odiava sé stessa.

Anche se ora aveva addosso solo un maglione e un pantalone di lana, non le importava, se sarebbe morta per il gelo, tanto meglio.  Detestava sentirsi in quel modo, rimanere a fissare il ragazzo che amava in silenzio da anni, senza poter far nulla per aiutarlo.

Provò a chiamare i compagni, ma erano troppo lontani per sentirla

Lanciò dei segnali luminosi, ma nevicava abbondantemente, e le luci mandate dalla sua bacchetta magica erano troppo fievoli, e si confondevano tra il cielo chiaro e i fiocchi di neve.

Avrebbero dovuto aspettare che si imbrunisse il cielo, prima che qualcuno sarebbe arrivato per salvarli.

Si inginocchiò accanto all’amico, continuando a piangere.

Sapeva che lui non voleva che lei piangesse, perché lui odiava le ragazze lagnose, ma in quel momento i sensi di colpa la attanagliavano selvaggiamente, e cercò di mandarli via attraverso le lacrime, con pochi risultati.

Puntò la bacchetta verso l’amico, cercando di fare un incantesimo per guarire la ferita di Harry, ma doveva aspettare che il sangue si fermasse.

- Harry, ti prego svegliati...-

La ragazza era disperata, il moretto era ancora svenuto e non accennava a svegliarsi. Fece cadere alcune lacrime sul suo viso, stringendogli la mano fredda, per riscaldarla, anche se la sua ormai era gelata.

-Hermione...-

Il ragazzo sussurrò il suo nome, riaprendo gli occhi.

-Harry!!!-

La ragazza sorrise, felice come non mai, e le lacrime continuarono a uscirle rigando il volto, ma erano per la felicità.

Harry allungò un braccio verso di lei, e con la mano le asciugò le lacrime sul viso, sorridendo.

- Non piangere, non c’è alcun motivo per piangere...-

La ragazza non riuscì a resistere, gli buttò le braccia al collo, senza fargli male, stringendolo forte.

-Ehi piccola...sei congelata...dov’è la tua giacca?-

Hermione si limitò ad indicare la vita del ragazzo, rimanendo abbracciata a lui.

- Herm, morirai congelata... tieni prendi la mia giacca-

Harry fece per togliersi il cappotto, ma l’amica lo bloccò, anche perché Harry stava facendo molta fatica per togliersi l’indumento.

Hermione osò dirgli, anche se non poté fare a meno di arrossire e d darsi dell’idiota.

-Senti...potresti scaldarmi tu, se non ti da fastidio...-

Il ragazzo non rispose, si limitò a sorriderle e la attirò a sé, stringendola e coprendo anche a lei con il suo cappotto.

Con i capelli mossi bagnati e i vestiti aderenti che le coprivano il corpo, Hermione sembrava ancora più bella del solito.

Sentirla lì, vicinissima a lui, il suo corpo contro il proprio, gli fece salire l’emozione alle stelle.

Tuttavia, non trovò il coraggio di parlarle e si limitò a stringerla, respirando a pieni polmoni del suo profumo alla vaniglia che avevano i suoi capelli. Il corpo piuttosto rigido di Hermione si rilassò, e si raggomitolò meglio contro Harry, chiudendo gli occhi.

- Tu ti sei fatta male?-

- No, io sto bene...grazie a te... mentì la ragazza. Aveva preso una storta alla caviglia, ma non voleva far preoccupare l’amico ancora di più.

Rimasero abbracciati ancora per molto, godendo l’uno la compagnia dell’altro, senza esprimerlo. Entrambi erano al settimo cielo e desideravano che quel momento non finisse mai.

Hermione si scostò un attimo, e Harry ne rimpianse subito il contatto.

-Ti fa ancora molto male?-

- No, è passato tutto...fidati-

La ragazza passò delicatamente la mano destra sulla ferita del ragazzo e lui fece una smorfia di dolore, scostandosi un poco.

- Visto?!? Mi menti sempre!-

La ragazza si alzò, ma il dolore alla caviglia era lancinante e cadette a terra, accanto a Harry.

Il moretto, la riavvicinò a sé, e le sussurrò:- Anche tu in fatto di bugie sei un asso-

La fece rimettere nella posizione di prima, era veramente minuta a tra le sue braccia sembrava fragile, ma Harry sapeva che la sua forza e il suo coraggio erano pari ad un leone.

Di tanto in tanto le baciava la fronte, per poi appoggiare la fronte contro il capo dell’amica.

In quell’anno si erano avvicinati molto, ma un gesto di Hermione li avvicinò ulteriormente.

Alzò il volto verso il compagno e cominciò a fissare i suoi occhi verde smeraldo.

Le gote di Harry si tinsero di rosso. Erano vicinissimi.

La ragazza sembrò non accorgersene e continuò a guardarlo.

Avvicinò la sua mano verso la sua fronte, vicino alla cicatrice.

Lui gliela bloccò istintivamente, e Hermione ritrasse la mano, abbassando lo sguardo mortificata

Harry si maledisse e cercò di rimediare al danno. Le prese la mano e gliela riportò alla fronte, proprio sopra la saetta, che gli prudeva lievemente.

Ne accarezzò il contorno, con le dita sottili. Harry chiuse gli occhi e si godette a fondo quei tocchi celestiali.

L’amava, la voleva. Ma in quel momento le voleva stare vicino solo come amico, anche se sapeva che probabilmente stava nascendo qualcosa tra loro...il dolore sembrò scomparire...

Improvvisamente, la ragazza si mise in ginocchio e avvicinò le labbra al viso del ragazzo, e gli baciò la cicatrice.

Un turbinio di emozioni lo travolse: felicità, paura, gioia, orrore, amore, odio...tutte in quell’attimo in cui le labbra di Hermione erano poggiate sulla sua fronte.

Quando la ragazza si staccò, non lo guardò negli occhi, lo abbracciò, accarezzandogli i capelli.

Harry era ancora un po’ scosso, e non le chiese niente, le circondò solo le braccia attorno alla vita, stringendola forte.

Il cielo si stava oscurando, ed entrambi i ragazzi cominciarono ad avere freddo e fame.

Harry e Hermione erano ancora abbracciati. Il ragazzo la chiamò ma lei non rispose.

La chiamò più volte, ma la ragazza non rispondeva.

Scoprì che si era addormentata, e sorrise vedendola dormire e nel frattempo sorridere, probabilmente stava sognando qualcosa di piacevole.

“ Magari stesse sognando me...” questo pensiero attraversò la mente del moretto, e cercò inutilmente di scacciarlo.

La giovane lo stringeva forte e ogni tanto ridacchiava nel sonno, per poi tornare con il sorriso stampato sul volto arrossato dal freddo.

Harry si tolse la sciarpa intorno al collo e gliela mise sulle spalle, cercando di riscaldarla. Tossì, e Harry nel frattempo starnutì.

“ Fantastico, anche il raffreddore!”

Stava per addormentarsi, ma sentì delle voci in lontananza, che sembravano dire i loro nomi.

Guardò verso l’alto, senza riuscire a scorgere nessuno, poi fece capolino una testa rossa, probabilmente appartenete a Ron.

Ben presto arrivarono i soccorsi, che li aiutarono a tornare nella scuola.

Il ragazzo svegliò l’amica, e la aiutò a salire.

Quando si diressero, aiutati dai soccorritori, Harry continuò a tenere stretta la mano di Hermione, che la strinse nella sua.

 

Finito!!! Uao... è stato difficile evitare che Harry e Hermione si baciassero, l’atmosfera era talmente romantica...ma ho resistito!!!

Ricordatevi di recensire! E’ semplice: qui sotto c’è scritto “ Vuoi inserire una recensione?” ciccate, inserite il vostro nickname e scrivete un commento, poi ciccate su “invia”...Fatto?

Perdonate la mia scemenza!

Non so il titolo del prossimo capitolo, perché è ancora in cantiere...

Ciao! Maripotter

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Heilà

Heilà!!! Non ho aggiornato prestissimo, mi dispiace molto... le vostre recensioni mi hanno commosso davvero!!! Questo capitolo è decisamente noioso, a parer mio, ma è un capitolo di transito per collegare tutti gli altri...ok?

Spero che recensirete comunque!

Ecco a voi...

 

 

Capitolo 6:

 

“E tutto quello che devi fare è metterti le cuffie.. sdraiarti per terra e ascoltare il cd della tua vita...traccia dopo traccia...nessuna è andata persa...tutte sono state vissute e tutte, in un modo o nell'altro servono ad andare avanti...non pentirti, non giudicarti, sei quello che sei e non c'è niente di meglio al mondo. Pause, rewind, play ancora e ancora e ancora, non spegnere mai il tuo campionatore...continua a registrare nuovi pezzi, a mettere insieme i suoni per riempire il caos che hai dentro...e se scenderà una lacrima quando riascolti.. beh.. non avere paura...è come la lacrima di un fan che ascolta la sua canzone preferita... 107.3 Radio Caos Il tuo BPM...E tutto il resto è rumore Bianco....Federico Moccia”

 

 

Harry aprì gli occhi di scatto. L’infermeria era ancora avvolta nel buio.

Si asciugò pigramente con un braccio la fronte imperlata di sudore, oltrepassando la cicatrice.

Il suo cuore continuò a battere velocemente ancora per qualche minuto, poi si stabilizzò, accompagnando ritmicamente il risveglio del ragazzo.

Si mise a sedere con un po’ di fatica, accese la lampada sul comodino affianco al letto e guardò l’orario: le 5:24 del mattino.

Si distese sul letto, coprendosi con il piumone, che offriva un caldo riparo al freddo che c’era nella stanza.

Anche quella notte gli incubi lo avevano accompagnato nel sonno, avvolgendolo in una morsa subdola e dolorosa, a cui era ormai abituato.

Si trovava sempre nello stesso corridoio, ma non aveva più fatto ritorno nella sala circolare dove si trovavano lui, Viktor e la ragazza misteriosa (...)

Ritornava solo nella stanza dove si trovavano i suoi genitori e da Sirius, e rimaneva ogni volta sconvolto e si risvegliava molto scosso e provato.

Inoltre il dolore alla schiena, anche se la ferita era scomparsa grazie ad un incantesimo, gli doleva ancora molto e quando si muoveva troppo velocemente, fitte dolorose lo colpivano come decine e decine di aghi.

L’infermiera, una gentile signora di mezza età, gli aveva dato due pozioni e la raccomandazione di rimanere sul proprio letto, per evitare che la ferita si riaprisse.

Si voltò lentamente su un fianco e riuscì a intravedere l’esile figura di Hermione distesa su un letto vicino al suo.

La mente rivagò all’attimo in cui Hermione lo aveva baciato sulla cicatrice, che sembrava essere esplosa. Ma non di dolore, bensì di sollievo.

Aveva provato qualcosa di simile alla fine del quarto anno, quando aveva rivisto suo padre e sua madre. Ma qualcosa di diverso era accaduto, ma era quasi impercettibile e Harry non capì.

Ora tre persone erano legate a lui attraverso la sua cicatrice: Voldemort, sua madre Lily e Hermione.

Odio, amore materno e ...?

Quale sentimento la sua cicatrice aveva tesso come una ragnatela tra Harry e Hermione?

Un singhiozzo distolse il ragazzo dai suoi pensieri, che cercò la fonte del piccolo rumore. Era stata l’amica.

Il moretto si avvicinò con cautela al letto dell’amica, senza pensare al freddo nella stanza e alla sua schiena che sembrava implorargli pietà.

La ragazza era stesa supina, con il volto appoggiato di lato e un espressione sofferente sul volto, rigato di lacrime. Sembrava essere molto scomoda perché cercava di cambiare posizione anche se dopo ritornava come prima.

Harry osservò il suo viso. I capelli erano più ricci e crespi del solito per colpa dell’acqua del giorno prima, le lacrime continuavano ad oltrepassarle le guance pallide per poi finire sul collo, le labbra erano appena dischiuse e sembravano far entrare aria a fatica.

Il ragazzo le asciugò le lacrime sul volto con la mano, anche se altre, più grandi, uscirono dagli occhi, cercando di raggiungere le altre.

Rimase a fissarla, aspettando che si calmasse e smettesse di piangere. Non la svegliò.

Ma la ragazza non accennava a tranquillizzarsi, anzi, la cosa degenerò pochi minuti dopo.

-HARRY!-

Hermione cominciò a muoversi convulsamente, agitando le braccia in aria come per scacciare qualcosa di fastidioso. Anche le gambe si muovevano freneticamente, scalciando le lenzuola, che caddero sul marmo freddo.

Il ragazzo la prese per le spalle e cercò di svegliarla, scrollandola per le spalle.

La ragazza strillò e con uno spintone l’allontanò da sé, continuando a piangere e urlare cose incomprensibili.

Harry riuscì a risvegliarla, anche se prima che l’amica si destasse ricevette numerosi pugni e graffi.

Mentre Hermione cominciava a svegliarsi, il moro si massaggiava la guancia che gli bruciava come se si fosse infiammata. La ragazza aveva un ottimo destro.

L’amica cercava di abituarsi alla luce della stanza, proveniente dalle lampade accese da Harry, si strofinò gli occhi e rivolse lo sguardo all’amico.

-Harry?- la ragazza lo chiamò, e spalancò gli occhi, vedendolo conciato in quel modo.

Aveva alcuni graffi sul viso e una guancia arrossata, probabilmente da un pugno, ma aveva un’espressione sollevata e le sorrideva.

- Cosa hai fatto? Hai litigato con qualcuno? Con Malfoy?-

La giovane si mise seduta, continuando a guardarlo.

- Affatto-

-Allora cosa è successo?-

- Sai, una ragazza ha cercato di uccidermi-

Hermione si portò una mano alla bocca, sbalordita. :- E’ chi è questa?-

 Harry sorrise ancora di più.

-Tu-

Rimase con la bocca spalancata, mentre le gote parvero infiammarsi quanto la guancia dolorante di Harry. Mormorò un sentito “scusa”, abbassando lo sguardo.

Prese la bacchetta magica dal suo comodino e con un incantesimo fece scomparire un po’ di rossore e di dolore all’amico.

Il silenzio ovattato che aleggiava nella stanza era imbarazzante e tutti e due cercavano di trovare un argomento per evitare quel momento spiacevole e decisamente scomodo.

Harry prese un po’ di coraggio e ruppe il silenzio:-Senti, ti ricordi cosa stavi sognando?-

La ragazza si fece pensierosa. – Non ricordo...beh, che ore sono?-

- Le 6 meno un quarto del mattino-

-Torniamo a dormire, se no domani assomiglieremo più a mummie che a ragazzi...!-

-Sicura di star bene?-

La ragazza si limitò a sorridergli affettuosamente e sussurrargli un lieve “ buonanotte”, per poi mettersi sotto le coperte.

Harry si accertò che l’amica stesse dormendo e poi si rifugiò anche lui sotto le coperte, chiudendo gli occhi.

Prima di scivolare nel sonno sentì un lungo sospiro e dei singhiozzi soffocati inutilmente.

 

≈ ≈∆≈ ≈

 

- E’ mattina pelandroni!!!-

La voce petulante di Ron risvegliò Harry, anche se non del tutto. Ma un cuscino volante, terminò l’opera quando finì in faccia al ragazzo addormentato.

L’infermeria era illuminata e davanti a lui c’era una tazza con del thè e dei biscotti. Ne addentò uno, guardandosi intorno.

Alla sua destra Ron ed Hermione stavano discutendo delle lezioni del mattino.

Avevano entrambi la nuova divisa, ancora immacolata e impeccabile, anche se era destinata a di tutto, soprattutto quella di Ron.

Il rosso si era già allentato la cravatta, e il mantello gli pendeva da un lato e lui in mano aveva una barretta di cioccolata mordicchiata.

Hermione sembrava felice ed emozionata. Continuava a controllare l’orario, e riguardare i titoli della catasta di libri che teneva sotto la spalla.

Harry finì velocemente la colazione e andò a vestirsi. La divisa era molto calda e comoda. Si allentò la cravatta e tornò dagli amici.

Si diressero tutti e tre verso la loro camera, per prendere le borse dei due ragazzi e ne approfittarono per fare un altro giro per il castello, dato che era ancora molto presto.

Lungo i corridoi i ragazzi si stavano incamminando verso la sala grande per fare colazione, spintonandosi e ridendo tra loro.

Accanto al trio passò un gruppo di ragazze più piccole di loro pesantemente truccate e starnazzanti come oche giulive.

Rividero anche i tre ragazzi del giorno prima.

La giovane li stava rimproverando per non aver fatto i compiti e loro annuivano pigramente, roteando gli occhi e lanciandosi tra loro occhiate furbe degne di Ron e Harry.

Uno dei due ragazzi cominciò a bisticciare con la ragazza che cercava di avere la meglio,lanciandogli occhiate omicida.

L’altro, invece, cercava di riappacificarli con qualche parole, anche se sembrava avere la testa da tutta altra parte. Continuava a fischiettare e quando passava qualche ragazza carina lui si voltava a guardarla.

Harry sorrise. Quel ragazzo era molto simile a lui.

Il giovanotto si girò verso di lui e gli sorrise.

Ma qualcosa nel suo volto lo turbò, anche se non riuscì a trovarne il motivo.

Non ci fece molto caso anche perché Ron e Hermione avevano ricominciato a litigare, per un motivo talmente stupido e futile che Harry preferì incamminarsi verso la loro camera, sentendo l’affievolirsi delle urla dei due compagni, che stavano attirando non poco l’attenzione.

Salì le scale ancora mezzo addormentato e dopo aver detto la parola d’ordine entrò nella camera.

Diede il buongiorno a Ginny e Luna che stavano chiacchierando sulle poltrone davanti al camino spento e prese la sua borsa e quella di Ron.

Notò che Luna era piuttosto triste e la sua espressione era scoraggiata e abbattuta e Ginny la guardava dispiaciuta e ascoltava in silenzio quello che le diceva.

Si avvicinò un po’, facendo finta di cercare un libro, e si mise ad ascoltare.

Riuscì ad afferrare qualche parola qua e là tra le frasi ma l’arrivo di Ron e Hermione gli impedì di capire cosa stessero dicendo precisamente.

I due amici erano di nuovo amichevoli l’uno con l’altra e quindi Harry non gli chiese nemmeno il motivo del litigio, per non far riaccendere i due fuochi, che si spegnevano sempre difficilmente.

Rimasero un po’ a chiacchierare, poi si diressero verso i giardini per la loro prima lezione di Cura delle Creature Magiche nella nuova scuola.

Oltrepassarono il lago ghiacciato e , per grande sollievo di Ron, gli Hascobuik quel giorno non stavano pascolando.

Il professore li attendeva accanto ad un recinto in pietra. Era un uomo alto, minuto e due grandi baffi neri solcavano un viso un po’ raggrinzito per la sua età.

Indossava un lungo cappotto con pelli di animali cucite tra loro e aveva alle mani un paio di guanti di pelle.

Aveva un’espressione decisamente allegra e la bocca era curvata in un enorme sorriso.

- Benvenuti alla vostra prima lezione di Cura delle Creature Magiche. Io sono il professor Dimitri, lieto di fare la vostra conoscenza.-

Un urlò strozzato si levò dal gruppo degli studenti. Harry e gli altri si voltarono verso Ron che fissava atterrito un punto davanti a sé, indicandolo con il braccio tremante.

Si voltarono tutti contemporaneamente e si trovarono di fronte una massa di teste pelose che li osservavano incuriositi.

Gli Hascobuik, dal recinto, li guardavano con i loro grandi occhi neri, dello stesso colore delle loro zampe da ragno.

Il professore rise. Una risata strana, quasi forzata. Probabilmente dall’età.

Li fece avvicinare lentamente, rassicurandoli.

Nel recinto fece entrare solo le ragazze, quelle più temerarie, perché le creature erano molto più docili in presenza del gentil sesso.

Ron cercò in tutti i modi di evitare che Ginny e Hermione entrassero, ma loro si limitarono a guardarlo compassionevoli e incamminarsi verso gli animali.

Il professor Dimitri fece salire alcune ragazze sul dorso degli Hascobuik per fargli fare un giretto, mentre lui parlava con i ragazzi.

Le creature si dimostrarono affettuose e simpatiche. Pascolavano tranquillamente, senza quasi accorgersi del loro peso superfluo che portavano con sé.

Un Hascobuik, si avvicinò lentamente ai ragazzi, che erano seduti sul recinto dando le spalle alle creature, e si mise dietro, come per ascoltare i loro discorsi.

Dopo essersi posizionato dietro il povero Ron, con un leggero tocco del muso lo fece girare e con una zampa lo sfiorò, per accarezzarlo.

Il ragazzo urlò e si allontanò velocemente dal recinto, cominciando a correre. Si fermò solo quando si convinse della sicurezza della sua vita.

Rimase immobile per un attimo, ansando per la corsa e per la paura avuta,  poi roteò gli occhi azzurri e si buttò all’indietro, affondando nella neve.

I ragazzi scoppiarono a ridere: che ragazzo!

Il povero animale si ritirò tristemente e tornò dai propri compagni, incollandosi all’ Hascobuik che teneva sul dorso Cho Chang.

Dimitri era un uomo molto interessante e loquace. Ottime caratteristiche per un professore.

Raccontò loro dei suoi numerosi viaggi in Africa e Asia, alle prese con animali magici e “normali”, anche se lui riteneva fuori dal comune tigri, leoni, scimmie, passeri...

Narrò anche un suo incontro con alcune scimmie asiatiche che trovò molto interessanti, finché non cominciarono ad assalirlo, cercando di spulciarlo!

Si era ritrovato ben presto dieci scimmie attaccate ovunque, che tentavano di spogliarlo per cercare qualche succulento insetto da ingurgitare.

Mentre lo raccontava aveva gli occhi fissi su un punto impreciso e parlava con una nota di terrore puro che divertì molto i ragazzi, anche Ron, che era distaccato dagli altri e ogni tanto osservava le creature, per poi distogliere lo sguardo, sbigottito.

Purtroppo, l’ora passò in fretta e il gruppo si diresse lentamente all’interno della scuola, dove li attendeva l’ora meno attesa di tutte: Difesa contro le arti oscure.

Questa materia era sì interessante e piacevole, ma al solo pensiero di un professore noioso e burbero come Viktor Krum, tutta la magia e la felicità scompariva in poco tempo.

La classe era situata in una angolo a ovest della scuola, un po’ in solitudine rispetto alle altre stanze.

Entrarono e non appena varcarono la soglia della classe, furono invasi dall’oscurità e dalla puzza di chiuso.

Dopo essersi lievemente abituati al buio, notarono una figura davanti a loro.

-Professore?-

-La lezione deve cominciare, avvicinatevi...-

Draco Malfoy intervenne, esclamando: -Prof, non si vede niente, come facciamo?-

Viktor sbuffò energicamente e borbottando un incantesimo, fece aprire solo due finestre, lasciando che la luce del sole entrasse prepotente.

I ragazzi chiusero gli occhi per il cambiamento di luce e quando li riaprirono, si guardarono intorno.

La classe di Difesa contro le Arti Oscure era esageratamente contrastante con il resto della scuola.

I mobili scuri erano tarlati e ricoperti da numerosi strati di polvere.

I piccoli banchi di legno nero erano addossati alle pareti, intagliati piuttosto grossolanamente.

Molti libri erano l’uno sopra l’altro, in varie parti della stanza, oscurati come la maggior parte degli oggetti.

I ragazzi rimasero in piedi, sotto richiesta del professore.

Il bulgaro era seduto su una sedia malridotta e osservava la stanza, come se non l’avesse mai vista prima d’ora.

Aspettarono ben dieci minuti mentre Viktor leggeva alcune pergamene e ogni tanto fissava davanti a sé, con lo sguardo perso chissà dove...

-Bene, oggi parleremo delle Maledizioni senza Perdono...-

La voce del professore irruppe fredda nell’aula, facendoli sussultare.

-So che li avete già studiati a Hogwarts, ma un ripasso non vi ucciderà, per prepararvi...-

Harry diventò pensieroso, come tutti gli altri.

Prepararci...per che cosa? Non per gli esami, certo, non li chiedono, nemmeno per Incantesimi, allora per cosa?

Harry non trovò risposta e decise di ascoltare la lezione, anche se era stato molto più preso durante il 4°anno con il professor Moody.

-Allora, possiamo iniziare.-

Viktor prima di cominciare la lezione, squadrò i ragazzi uno per uno, compresa Hermione, che ricambiò tranquillamente lo sguardo.

Aveva deciso che gli avrebbe parlato.

Si sarebbero chiariti, e se lui non accettava la sua amicizia, ognuno diritto per la propria strada.

Tuttavia, anche se era una ragazza chiacchierona e spesso petulante, non riusciva a trovare un discorso con un senso che rispecchiasse pienamente ciò che si sentiva.

Intanto Viktor aveva cominciato a parlare della prima Maledizione: il Cruciatus

Ne spiegò con fare pratico gli effetti, come se non facesse altro che lanciare tutto il giorno dei Cruciatus.

Poi passò all’Imperio e infine all’Avada Kedavra.

Mentre parlava guardava insistentemente Harry, quasi ad aspettare che il moro gli scagliasse la Maledizione contro.

Il bambino sopravvissuto... che sciocco ragazzo.

Sempre lì, circondato da amici e dalla sua Hermione, che presto sarebbe stato di sua proprietà...con le buone o le cattive...

Provò gli incantesimi su alcuni insetti, sotto lo sguardo riluttante e terrorizzato dei ragazzi di fronte agli scarafaggi che si contorcevano o morivano sul colpo.

La lezione terminò e mentre tutti si dirigevano, una persona si diresse verso Viktor.

-Posso parlarti?-

Il ragazzo alzò lo sguardo e la fissò.

-certo-

-Vorrei parlarti della tua ultima lettera...-

-Ne parliamo stasera fuori la vostra camera, ok?-

Hermione sorrise allegra.

-Va bene!-

La ragazza uscì velocemente dall’aula, mentre un ghigno di vittoria si dipingeva sul volto del bulgaro.

 

Fatto...sinceramente questo capitolo non mi piace... ma ho usato tutta la mia ispirazione per il tema di stamattina, scusate!

Vi prego di recensire comunque!

Qualcuno di voi è dell’Emilia Romagna?

Comunque...ringrazio tantissimo tutti quelli che leggono ma soprattutto quelli che recensiscono, che sono, non ci posso credere, tanti tanti!

Ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** pensieri&pensieri ***


Questo è capitolo è dedicato a tutti voi, ma soprattutto al Papa e a tutte le persone che hanno speso, spendono e spenderanno

Questo è capitolo è dedicato a tutti voi, ma soprattutto al Papa e a tutte le persone che hanno speso,  spendono e spenderanno la vita per la Chiesa, dedicandogli il loro amore, la loro fede il loro tempo...

Alle 21.37  di Sabato 2 aprile 2005 si è spenta una vita fatta di religione, amore per la vita, una vita dedicata al mondo e ai ragazzi...attimi commoventi, che colpiscono nell’anima prepotenti...

 

7° Capitolo: Pensieri & Pensieri

 

“E in quel semplice sguardo di pochi secondi, tutta una vita. Per sempre. Ecco quante volte ci è capitato. Fermarsi. Per un attimo. Solo un attimo. Eppure basta quello. E qualcosa ci sfiora…Ma è un caso o era destino che succedesse? Quante volte. Decidere se andare a quella festa o al cinema, con quel gruppo o con la tua amica…Una scelta di un attimo. E’ solo un attimo eppure può essere una vita. E ti chiedi quanto sei stato protagonista, quanto hai potuto scegliere tu, quanto era già un po’ tutto deciso,cosa sarebbe stato se tu avessi fatto l’altra scelta. E rimani così in silenzio, indeciso. Poi sorridi mentre tutto riparte. Il tempo sembra perdersi. Non tutto…”    Federico Moccia

 

 

Era perfettamente consapevole che ciò che stava facendo non era giusto nei suoi confronti, che era un atteggiamento totalmente egoista e  menefreghista.

Ma non riusciva rimanere nella sala, sapendo che quei due sarebbero stai ben presto da soli, e di lui, Harry non si fidava affatto.

Mentre giocava in una partita a scacchi persa in partenza con Ron, inventò una banale scusa per salire in camera e così poté prendere di nascosto il Mantello dell’invisibilità lasciato dal padre e si diresse furtivamente fuori dalla loro camera.

Aprì la porta che portava al corridoio e rabbrividì per il freddo, stringendosi nel mantello che offriva un buon riparo al gelo della Bulgaria.

Sia Hermione che Krum non erano ancora arrivati, e i corridoi bui gli parevano familiari, come un ricordo di un sogno.

Si appoggiò alla parete e sfregandosi sulla pietra si sedette, rabbrividendo nuovamente, e lasciò che le braccia ciondolassero sulle proprie ginocchia.

Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla forza dei ricordi.

Pensò a Sirius, che se n’era andato l’anno prima...

Il suo adorato padrino, l’aveva conosciuto solo da pochi anni, ma in lui aveva trovato il padre che non aveva mai avuto vicino, nei suoi anni di bambino, di ragazzo.

Le visite a lui, “Felpato”, le chiacchierate di Quidditch...quegli attimi che credeva di aver dimenticato, di aver lasciato con lui dietro il Velo, gli riaffiorarono  nella mente, come se fossero successe il giorno prima.

Avrebbe voluto parlargli, un’ultima volta, di tutto quello che gli stava succedendo o magari solo sfogarsi.

Dirgli che non ne poteva più di essere “Harry Potter, il Bambino sopravvissuto”, ma solo Harry, un ragazzo con dei poteri magici un po’ troppo magrolino e con due simpatici occhiali tondi. Senza cicatrice, senza quello stupido sfregio che lo faceva riconoscere in tutto il mondo.

Si ritrovò a pensare se Ron e Hermione sarebbero stati comunque suoi amici, la sua famiglia.

Magari stavano solo con lui per...

Ah, che pensieri idioti! Si maledisse per ciò che stava pensando! Anche se solo per un attimo, aveva creduto che loro stavano con lui solo per la sua fama...si sentiva una persona orribile...

I suoi pensieri furono bloccati, quando alle orecchie gli arrivò un rumore di passi, da vicino.

Davanti a lui comparve Victor Krum, con la faccia più arcigna che mai.

Ma Harry notò qualcosa di strano. Il bulgaro era teso come una corda di violino e sembrava proprio un ragazzo al suo primo appuntamento.

Harry ci si rispecchiò dentro, per come si somigliassero in quel momento.

Viktor si allentò la cravatta, e si guardava intorno nervoso, poi, improvvisamente, sorrise.

Il sorriso era però spento, privo di significato e di sentimenti. Sorrideva e basta.

Harry sentì una porta aprirsi.

Piegò la testa in avanti e vide di fronte a Krum un’altra persona, in cui vide il volto dell’amica.

-Ciao...-

-Ciao Hermione, come stai?-

Il moro guardò Hermione. Anche lei era tesa e il suo sguardo era piuttosto imbarazzato.

-Tutto bene...e tu?-

-mai stato meglio, di cosa volevi parlarmi?-

Il bulgaro arrivò senza troppi preamboli al nocciolo del loro incontro.

Hermione cominciò a parlare, lo sguardo fisso verso il pavimento.

- Allora, sai la tua ultima lettera...beh, quando mi hai fatto quella domanda, così diretta, mi sono sentita sprofondare...

Io ti voglio un mondo di bene, sei stato il primo ragazzo che non mi ha fatto sentire solo una ragazza da cui copiare i compiti perché è la migliore della scuola, ma una ragazza con cui uscire, stare insieme...te ne sono grata.

Ma tutto ciò non va al di là dell’amicizia...io vorrei rimanerti amica...perché senza i tuoi consigli, non riuscirei ad andare avanti...-

La ragazza lo guardò negli occhi, che sembravano velati di lacrime.

Il ragazzo abbassò il volto, come un cane bastonato.

La ragazza gli accarezzò il viso.

Viktor la guardò negli occhi, prese coraggio e le disse:- Herm, accetto quello che hai detto ma...vorrei ricevere un tuo bacio, infondo non sei fidanzata...-

- ma Vic...-

- il primo e l’ultimo...giuro-

Hermione non sapeva come spiegargli la situazione, come non accettare, ma le labbra del bulgaro premettero contro le proprie.

Harry si sentì fremere dalla rabbia. Si alzò di scatto e fece un passo verso i due ragazzi ma vide che l’indice della ragazza oscillava a destra a sinistra, come per dirgli che doveva stare fermo dov’era.

La ragazza non rispose al bacio, e non riuscì nemmeno ad opporsi perché il ragazzo la bloccava contro la parete, trattenendola poco delicatamente.

Poco dopo si staccò e la ragazza lo guardò, decisamente accigliata.

-Viktor, io ti ho chiesto la tua amicizia, e tu che fai? Mi baci senza tanti complimenti!-

Krum si giustificò, ma non furono le parole del ragazzo, bensì lo sguardo.

Annegò in quel mare profondo e nero come la pece, ma distolse lo sguardo.

-Senti, io voglio che noi rimaniamo amici, se non lo accetti, non posso farci niente...ok?-

-Ok, se vuoi, rimarremo amici, ma se il tuo bene per me dovesse diventare qualcosa di più, me lo diresti?-

-Certo...ma fidati, l’amicizia va al di là dell’amore, dell’attrazione fisica, al di là di tutto ciò, non sottovalutarla.

L’amicizia ti fa andare avanti, senza timore, perché sai, che se volterai lievemente il capo, ti troverai qualcuno che ha deciso di stare al tuo fianco, al di là di quello che sei, o potresti essere...-

Harry sapeva che quelle parole erano dirette anche a lui, ne era convinto.

Si ricordò di quando, l’anno prima, si era sfogato nuovamente con Ron e Hermione. Il rosso aveva cominciato a urlargli contro, dicendogli di smettere di dare la colpa a loro di quello che gli stava accadendo, e di finirla con aggredire Hermione per ogni stupidità.

La ragazza, invece, si era alzata lentamente dalla poltrona su cui era seduta, aveva preso le mani dei due ragazzi e gli aveva detto le stesse parole.

Quelle frasi risuonavano nella sua mente quasi continuamente, come un enorme martello che gli tamburellava violentemente sul cervello.

- Beh, io vado...ci vediamo...-

Victor girò sui tacchi e cominciò a dirigersi verso le scale che portavano al piano superiore, ma fu fermato da Hermione, che disse solamente:

-Comunque, mi è piaciuta tantissimo la tua lezione, sul serio!-

Il bulgaro si voltò verso di lei, e le rivolse l’unico sorriso sincero che avrebbe potuto donarle. L’ultimo che le avrebbe donato, per sempre.

 

≈ ≈∆≈ ≈

 

Harry per tutta la settimana seguente, non ebbe il tempo di parlare con Hermione.

La mattina, si dirigevano verso le lezioni e si salutavano a malapena, troppo occupati per ripassare e finire i compiti mancanti. Il pomeriggio lo passavano a studiare, soprattutto Hermione che si richiudeva nella biblioteca tutto il tempo possibile e ritornava solo la sera.

La sua sete di conoscenza sembrava interminabile, senza fine. Ingoiava le parole di decine e decine di libri velocemente, nutrendosi di quelle parole complicate e di incantesimi pericolosi.

Riportava nella sala libri che sembravano bibbie, si sedeva su una delle poltrone e immergeva il suo naso all’insù tra quelle pagine, annegando in fiumi di parole.

Inoltre, la sera andavano a dormire presto, il tempo di una veloce partita a scacchi e via, sotto le coperte.

Il moro si sentiva sfinito, e gli incubi lo accompagnavano oramai tutte le sere. Lui sapeva,che non appena i suoi occhi si sarebbero chiusi e lui si sarebbe lasciato trasportare dalla stanchezza, quei sogni orribili avrebbero fatto capolino dentro di lui, costringendolo a rigirarsi tumultuosamente nelle lenzuola e svegliarsi di colpo, sudando freddo.

Anche quella notte, domenica, si ritrovò seduto sulla poltrona della sala principale, lo sguardo perso nel vuoto, l’addome ancora contratto per il magone.

All’improvviso, come risvegliato da un profondo stato di catalessi, cominciò ad osservare quella grande stanza circolare.

Sembravano così familiari...come se ci fosse abitato in una vita passata.

Gli pareva di riconoscere quelle pareti, quei mobili, ma se li ricordava un po’ più bui, più tetri.

Si schiaffeggiò lievemente. In quei giorni non faceva altro che pensare, analizzava qualsiasi cosa a fondo, al di là dell’oggetto materiale...

Ma, forse per scherzo del destino, la mente cominciò nuovamente ad ingranare velocemente pensieri, gli uni sopra agli altri.

Hermione e Krum che si baciavano, Sirius, Ron e Luna insieme, Ginny e Draco Malfoy che chiacchieravano come vecchi amici, Voldemort, i Dursley...

Pensava anche alle cose più stupide, alle minime frivolezze.

All’improvviso, tutti i suoi pensieri si concentrarono su Hermione.

Ah...aveva mille problemi dalla testa, ma la sua migliore amica ne faceva parte nella maggioranza.

Si sentiva un po’ stupido, era un adolescente e invece di pensare a divertirsi, pensava perennemente a lei...troppo sdolcinato...

Ma il pensiero di dichiararsi non gli era mai passato dalla testa, ed era deciso a dirglielo, doveva solo aspettare il momento giusto...

Si addormentò sul divano, facendo ritornare dentro di sé, i soliti incubi.

 

Ciao a tutti di nuovo! Spero sarete sopravvissuti a questo noiosissimo capitolo, che è estremamente corto e privo di significato! Se avete qualche idea, fatevi avanti e vorrei mi diceste il capitolo in cui devo far succedere qualcosa tra i due, che sto cercando di allontanare il più possibile...

Spero ci stiate capendo qualcosa della parte avventurosa, che non è un granchè, perché non sono un asso in queste cose! Se volete leggere una storia piena di avventure, leggete quella di Lella80, che è sublime!

Ringrazio tutti voi!

Fabry, Angi, Lady86, Hermione, hermione91, Anonima, Carol87, Danythebest89, Liz_Maria, Elisa, Lyomael, Earendil, Marco, Ceres88, Hermione, Piper91, Supergaia, Paddy, Frafra, Ladyliberty91, Lella80 (che adoro, ho messo una nuova recensione alla tua ff), Petronilla (mitica, come tutte le altre, ma è stata la prima scrittrice di cui ho letto le ff), bella88, Hermione_strega, Lily91, Noriko deibey, Erin, Miki84, Avril Lavigne, Yelle, Merewen, ma quanti siete, grazie di cuore, vi voglio troppo bene!

Non credevo, perché rileggendo...mi sono accorta che scrivo penosamente, anche se ho 13 anni!

Ciao, al prossimo chap!!!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** pensieri crudeli ***


“E in quel semplice sguardo di pochi secondi, tutta una vita

ATTENZIONE: vi prego di leggere questo capitolo, perché è un rifacimento del sesto. Dato che non mi soddisfa nemmeno un po’, grazie alla recensione di una di voi, sono riuscita a migliorarla. Mi farebbe piacere se mi direste cosa ne pensate, per non credere che lo scritto per niente!

Questo è capitolo è dedicato a tutti voi, ma soprattutto al Papa e a tutte le persone che hanno speso,  spendono e spenderanno la vita per la Chiesa, dedicandogli il loro amore, la loro fede il loro tempo...

Alle 21.37  di Sabato 2 aprile 2005 si è spenta una vita fatta di religione, amore per la vita, una vita dedicata al mondo e ai ragazzi...attimi commoventi, che colpiscono nell’anima prepotenti...

 

 

7° Capitolo: Pensieri & Pensieri

 

“E in quel semplice sguardo di pochi secondi, tutta una vita. Per sempre. Ecco quante volte ci è capitato. Fermarsi. Per un attimo. Solo un attimo. Eppure basta quello. E qualcosa ci sfiora…Ma è un caso o era destino che succedesse? Quante volte. Decidere se andare a quella festa o al cinema, con quel gruppo o con la tua amica…Una scelta di un attimo. E’ solo un attimo eppure può essere una vita. E ti chiedi quanto sei stato protagonista, quanto hai potuto scegliere tu, quanto era già un po’ tutto deciso,cosa sarebbe stato se tu avessi fatto l’altra scelta. E rimani così in silenzio, indeciso. Poi sorridi mentre tutto riparte. Il tempo sembra perdersi. Non tutto…”    Federico Moccia

 

Era perfettamente consapevole che quello che stava per fare non era giusto nei suoi confronti e che il suo era un atto puramente egoistico.

Ma doveva.

Mentre chiacchierava con Ron degli schemi del prossimo Campionato di Quidditch e la neve sbatteva furiosa contro le vetrate, i suoi pensieri erano rivolti da tutt’ altra parte.

Hermione e Krum si sarebbero incontrati. Il tempo che la ragazza scendesse nella sala comune, e sarebbero restati da soli.

I suoi occhi verdi fissavano il fuoco che andava via via spegnendosi, e tra le fiamme ardenti, gli sembrò scorgere il futuro di quell’incontro.

Non era molto nitido per lui, o semplicemente non voleva strizzare un po’ di più gli occhi per vedere quello che sarebbe accaduto.

Si alzò di scatto, attirando l’attenzione dei presenti, che alzarono lo sguardo e lo rivolsero verso il giovane Potter, piuttosto sbigottiti.

Anche Ron guardò il suo migliore amico, inarcando un sopracciglio.

Che diavolo gli stava succedendo?

-Harry?- sussurrò l’amico, in modo che solo il moro potesse sentire.- Ti senti bene?-

 Harry si sedette nuovamente sul divano, prendendo un libro a caso e incominciando a leggerlo. Al contrario.

-Ehi, non è il Cavillo-

Il ragazzo dalla cicatrice lo guardò con un’espressione peccaminosa, e lentamente posò il libro su un tavolino al suo fianco.

Inspirò a fondo, chiudendo gli occhi, facendo sì che le voci si affievolissero e che i pensieri ritornassero nella sua mente.

Riaprì rapidamente gli occhi e prima che Ron gli potesse dire qualunque cosa, si alzò di scatto e prima di salire velocemente su per le scale, disse semplicemente all’amico:- Devo andare...-

Non ci fu bisogno di dire altro. Il rosso sorrise sornione, lo sguardo rivolto verso la scalinata di pietra, dove da poco avevano smesso di risuonare i passi del ragazzo.

Muoviti, fai vedere chi sei, Harry Potter...

In quella piccola frase pensata, Ron avrebbe anche voluto aggiungere “Miglior amico dell’inimitabile portiere Ronald Bilius Weasley”, ma preferì tralasciare questi dettagli, credendo che fossero oramai conosciuti.

Continuò a sorridere come un ebete e quando qualcosa gli picchiettò con forza la spalla, alzò il pollice in aria, augurando la vittoria al nulla...

Rimase per un po’ in quella posizione, rendendosi ridicolo. Sicuramente Harry era più desiderato e più famoso di lui. Ma in quanto a ragazze...che frana.

Ron era riuscito a stare più spesso con la ragazza di cui era innamorato e tra poco si sarebbe dichiarato.

Ma Harry e Hermione, quanto ci avrebbero messo?

Sorrise. Sicuramente...anni.

Sentì qualcuno borbottare alle sue spalle. Si voltò, e si ritrovò al centro dell’attenzione.

Ben tredici paia di occhi lo stavano fissando, compresi quello dei Serpeverde, che stavano giocando a carte in un angolo della stanza.

-Che avete da guardare? Non sono poi così bello.- disse modesto, per poi rigirarsi dall’altra parte e guardare l’esile e stramba figura che si era appena seduta accanto a lui.

≈ ≈∆≈ ≈

Si diresse fuori dalla sala, dopo aver “salutato” Ron. Aveva alzato il pollice.

Cosa credeva, che dovesse picchiare Viktor?

Per un attimo, quel pensiero fu piuttosto allettante, ma ricordando la stazza del ragazzo, cambiò completamente idea.

Si strinse di più nel mantello dell’Invisibilità. Il freddo era tremendo, soprattutto in quel corridoio buio, che avvolto nelle tenebre della sera, faceva rendere l’idea del pensiero di Harry riguardo alla scuola Durmstrang.

Strofinò la schiena contro la pietra gelata delle mura, sedendosi sul pavimento.

Guardò con più attenzione i corridoi illuminati solo da luci fievoli di candele, che fluttuavano nell’aria per magia.

Rabbrividii. L’idea che qualcuno spuntasse all’improvviso lo fece tremare.

Eppure...c’era qualcosa di familiare. Come il ricordo di un sogno.

Dove aveva già visto quei corridoi bui e freddi?

Strane immagini cominciavano a trasmettersi nella sua mente, sfocate e per lui prive di significato.

Una sala diroccata dal tempo e dalle intemperie; tre figure immobili al centro di essa...uno a terra; un corridoio angusto e maleodorante...odore di morte.

E poi tre volti candidi, come pietre al sole; un viso pallido rigato dalle lacrime; una risata agghiacciante, crudele...

Che cosa significavano?

Scosse energicamente la testa, facendo scomparire quei pensieri e facendo posto ad altri, inutili, senza importanza.

Chiuse gli occhi e poggiò il capo contro la parete, cullato dal silenzio ovattato dei corridoi.

Eppure...c’era qualcosa che non lo tranquillizzava. La cicatrice gli prudeva lievemente, ma più si sfregava la fronte, più lo sfregio pizzicava e lo solleticava fastidiosamente.

Sapeva cosa significava. C’era un pericolo, ma non estremamente rischioso, almeno sperava.

Sentì dei passi. Erano dei passi lenti, e ogni tanto il rumore delle scarpe sul pavimento svaniva, per poi riprendere, sempre più vicino.

Poco dopo, davanti a Harry comparì una figura imponente, che guardava fisso la porta della loro camera.

Lo riconobbe. Era Viktor Krum, il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure, anche se in quel momento assomigliava più ad un ragazzo nervoso per il suo primo appuntamento.

Continuava ad aggiustarsi i capelli all’indietro e poi se li spettinava con una mano, mentre con l’altra si sistemava il colletto della camicia  di flanella.

Aveva sempre la solita espressione corrucciata che lo distingueva tra tutti, ma nei suoi occhi scuri si potevano rispecchiare anche la paura e l’agitazione che Harry non credeva che fossero sentimenti che lui potesse provare.

Il bulgaro si guardava intorno, la bocca serrata in una smorfia adirata, mentre i suoi capelli venivano mossi dalla gelida brezza che entrava da una finestra semi aperta.

Harry si strinse di più nel mantello. Cominciava a fare veramente freddo e Hermione ancora non si vedeva.

Attesero entrambi qualche minuto ed Hermione fece capolino dalla porta ferrigna con un timido sorriso stampato sul volto che presentava un colorito acceso per il raffreddore.

-Ciao- disse lei non appena lo vide.

Lui rispose con un cenno del capo e un grugnito che a Harry sembrava vagamente un “Buonasera”.

Mentre lei si richiudeva la porta dietro le spalle, Viktor sorrise furbescamente, senza motivo.

- Allora come va?-

Hermione sembrava piuttosto agitata e continuava a torturarsi una ciocca di capelli che aveva lasciato libera da una morbida coda alta.

Krum rispose che andava tutto bene, ma preferì arrivare subito al nocciolo della questione e le chiese immediatamente:- Di cosa volevi parlarmi?-

La ragazza sussultò, ma rispose con un tono falsamente tranquillo, mangiandosi alcune parole, dato che parlava velocemente, senza capire nemmeno lei quello che diceva: - Allora, sai la tua ultima lettera...beh, quando mi hai fatto quella domanda, così diretta, mi sono sentita sprofondare...

Io ti voglio un mondo di bene, sei stato il primo ragazzo che non mi ha fatto sentire solo una ragazza da cui copiare i compiti perché è la migliore della scuola, ma una ragazza con cui uscire, stare insieme...te ne sono grata.

Ma tutto ciò non va al di là dell’amicizia...io vorrei rimanerti amica...perché senza i tuoi consigli, non riuscirei ad andare avanti...-

Viktor la guardò con espressione ferita, con occhi che davanti a lei sembravano velati di lacrime.

Harry fece un sospiro di sollievo: il pensiero che loro due avrebbero potuto...no, preferì allontanare quel brutto pensiero dalla sua testa e piegò il capo di lato per ascoltare meglio.

La mano destra della ragazza si mosse da sola, senza preavviso, e si andò a posare sul volto freddo del bulgaro, accarezzandolo.

Una lacrima scese dal suo volto e non si preoccupò di asciugarla.

Un silenzio ovattato scese lentamente su di loro. Si sentiva solo lo sfregarsi della mano di Hermione contro il viso teso di Viktor.

A Harry tutto questo dava molto fastidio, ma decise di rilassarsi e guardare altrove.

Ad un tratto, una voce lo costrinse a girarsi nuovamente verso di loro. Era Krum. – ehm...Herm, accetto quello che hai detto e lo rispetto ma...mi piacerebbe solo per una volta...baciarti...solo questo. Il primo e l’ultimo-

-Ma Vic...-

La ragazza mise le mani davanti a sé e le scosse con calma, ma lui insistette:- Ti prego...ho sempre sperato di sfiorare le tue labbra almeno una volta.-

Quel suo sguardo era così tenero, ma la ragazza scosse mentalmente la testa e si disse che non poteva...

Stava per scaricarlo dolcemente, spiegargli tutto con calma, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, le labbra del bulgaro premettero vogliose contro le proprie e le sue mani stavano scivolando lungo i suoi fianchi infreddoliti.

Harry non ci vide più.

Si avvicinò ai ragazzi e stava per togliersi il mantello quando la mano di Hermione scattò verso di lui e fece un gesto come per allontanarlo. Non riusciva quasi a respirare ed era completamente schiacciata contro il muro e non poteva ribellarsi.

Harry rimase un attimo confuso, immobile. Come faceva Hermione a vederlo?

Quando si riprese, scordò velocemente il gesto dell’amica e si tolse con un rapido gesto il Mantello dell’Invisibilità, rendendosi visibile.

Staccò poco delicatamente il bulgaro dalla ragazza, nonostante Viktor fosse quasi il doppio di lui e si interpose tra i due.

Uno spiraglio di vento gelido gli sferzò crudelmente il volto, e le sue gote si tinsero di rosso per il freddo, mentre il suo sguardo era posato sul viso del ragazzo che aveva osato di toccare la sua Hermione.

- Ho forse interrotto qualcosa?-

disse Harry tranquillamente, senza staccare lo sguardo da Viktor, che aveva fatto un passo all’indietro per la sorpresa.

Ben presto lo stupore fece spazio all’indignazione, facendo in modo che il bulgaro tornasse nella posizione di prima, affrontando con lo sguardo il moretto.

Nei loro occhi, le stesse emozioni. Hermione era rimasta paralizzata dalla reazione di Harry e dal gesto di Victor.

Non poteva crederci...era stata baciata da un altro, davanti al ragazzo che amava!

Si mise meccanicamente la mano sul viso coprendo le labbra e si inginocchiò a terra, incapace di reagire a quello che era accaduto.

Troppi pensieri.

Le sue mani si spostarono sulla testa e premettero con forza, per farli scomparire.

Ma sequenze e sequenze di immagini e sensazioni affollavano la mente, ostruendola con forza e lei non sapeva cosa fare.

Vedeva nitide immagini della sua vita, fu invasa da miriadi di pensieri che provava e aveva provato nella sua esistenza e sentiva crescere sentimenti che credeva e sperava di non poter più provare.

La testa gli doleva malignamente e sembrava che mille martelli avessero deciso di affissarla ad un muro immaginario.

Ma...alcuni di quei pensieri non erano suoi!

Vedeva una donna dai lunghi e mossi capelli rossi, tenere tra le braccia un bambino paffutello; una ragazza orientale che avanzava verso un ragazzo dai lineamenti perfetti e dai capelli biondi; sé stessa e Ron, che invitavano qualcuno a unirsi a loro; un uomo sulla quarantina, bacchetta alla mano, dai lunghi capelli neri come la pece che ondeggiavano spinti dal vento, gli occhi scuri fieri, di chi ha visto troppe cose per non far nulla. Il corpo piegato in avanti, pronto all’attacco.

Un velo, dietro di lui, lo attendeva, con la stoffa rosa pallido che si muoveva di tanto in sospinta dalla brezza.

Un attimo. Un urlo. Tante urla. Il suo corpo viene buttato all’indietro, verso il Velo, che lo accoglie a braccia aperte e lo ospita nel caldo asilo di se stessa.

Buio. Una donna, dai lineamenti quasi perfetti, un sorriso crudele senza rimpianti né rimorsi.

Aspetta...ma quelli, erano pensieri di Harry!

 

Fatto...è un rifacimento del sesto, ma li lascio tutti e due, anche se questo è il migliore dei due!

Vi lascio nella suspense...perchè diavolo Hermione ha dentro di sé i pensieri di Harry? E cosa succederà tra Harry e Viktor? Viktor è buono o cattivo? Succederà qualcosa tra i due valorosi protagonisti?

Quante domande...un’ ultima. Riuscirò a spiegarvi tutto?

Beh, comunque grazie per le recensioni...vi ricordo che ho scritto altre ff e se le leggete, ma soprattutto le recensite, farete di me la ragazza più felice del mondo!

Ciao!

 

Maripotter91

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9° capitolo ***


Quando senti il cuore, che fa quel che vuole, quando un giorno muore e non sei qui

                                                                                     

Ciao! Scusate come sempre il ritardo! Ma tra poco ho l’esame di scuola, del Trinità, e del patentino...Aaaaah!

Quindi siate clementi se questo capitolo non è il massimo...mi rifarò con il prossimo!!!

 

Ecco a voi: 9° capitolo: Oppressione, rivelazioni, una nuova sfida!

                                                                                         

                                                                                          Questo capitolo è dedicato alla mia nonnina

                                                                                          Che si deve operare tra una settimana...

                                                                                          A te, che ripeti sempre le stesse cose...

                                                                                          Si vede che sei la mamma di mia mamma!

 

“ I ricordi sono come quelle reti da pesca, la bilance. Le tiri su, ma non sai cosa hai pescato. Allora ci guardi dentro…Con il tempo i ricordi diventano più belli, più difficili da cancellare. Si abbelliscono di quello che non sono potuti essere fino in fondo. Eccoli. Colorati dalla fantasia, ridisegnati dai desideri, modellati dalla mano di uno scultore innamorato che scolpisce senza fermarsi e con rabbia quello che è stato e quello che non è più. Un ricordo viene sospeso chissà dove. È lì, in quella strana mansarda della quale solo tu hai le chiavi. Sì. Eccolo è lì in fondo, nascosto sotto una tela. Ma se tu avessi guardato meglio, ti saresti accorto che in quella rete non c’era niente…”     Federico Moccia                        

 

I due ragazzi erano l’uno di fronte all’altro e si scrutavano diffidenti.

La finestra da cui proveniva il vento gelido si chiuse violentemente, mentre alcuni frammenti di vetro andavano a cadere sul pavimento.

Harry ripeté la domanda lentamente, dato che la risposta non arrivava:

- Ho forse interrotto qualcosa?-

Victor lo scrutò dall’alto con gli occhi che lanciavano fiammate di odio al moro, che non si scompose: si limitò a incrociare le braccia sul petto e sostenere il suo sguardo.

Il bulgaro era sempre più stizzito del comportamento di quello sciocco ragazzo e decise di liquidarlo in fretta.

- Credo proprio di sì, ora, se non ti dispiace...-

Con un gesto esplicito, Victor invitò educatamente Harry a tornare nella loro sala, lasciandoli di nuovo soli, ma lui rispose picche.

-Mi dispiace, sì.-

Il bulgaro inspirò a fondo, non doveva perdere la calma, non poteva permetterselo. Lo avrebbero scoperto.

- Ti da così fastidio? Infondo, non è la tua ragazza-

Harry fece un passo indietro. Colpito.

- Questo non è affar tuo, ti prego solo di lasciarla in pace...-

-Non posso, semplicemente perché la amo...-

Krum sembrò allarmato di aver dichiarato a Harry i suoi sentimenti, ma decise di rimanere impassibile e abbassò un attimo lo sguardo per riprendersi.

Le parole del Bambino sopravissuto lo costrinsero a guardarlo nuovamente negli occhi, meravigliato.

-La amo anch’io...- disse Harry alzando le spalle amaramente.

La curiosità crebbe tra i due contendenti. Viktor parlò con voce falsa noia, come se la cosa non lo toccasse minimamente:- Non sembrava fossi infatuato di lei...al quarto anno-

Il moro sorrise tristemente e guardò un punto al di là del bulgaro, che lo fissava interessato.

-Ne ero convinto anche io- fece un sospiro e continuò:- Credevo che tutto ciò che era per me Hermione non andasse al di là di un profondo affetto...mi sbagliavo-

Viktor pareva infastidito da quella rivelazione, ma doveva avere assolutamente la fiducia del ragazzo nelle sue mani. Parlò.

-Siamo simili. Ma tu, possiedi il suo cuore...comunque, se non farai in fretta trascorrerò tanto di quel tempo con lei, che alla fine cadrà nelle mie braccia-

Solo allora si ricordarono che c’era anche Hermione. Si voltarono verso di lei e la trovarono distesa sulla pietra, il volto coperto di sangue che sgorgava dal suo naso.

-Hermione!!!-

Il cuore di Harry fece un capitombolo all’indietro e sembrò mancare di una decina di battiti, per poi riprendere, come se volesse balzargli fuori dal petto da un momento all’altro. Si inginocchiò davanti a lei e le prese un braccio e lo passò attorno al collo delicatamente. Facendo leva su sé stesso, si alzò, prendendo in braccio la ragazza.

Guardò smarrito il bulgaro, che guardava atterrito Hermione, il volto pallido come un lenzuolo.

Scosse freneticamente il capo e poi tolse dalla tasca dei suoi pantaloni un fazzoletto di cotone bianco e pulì il viso spento della ragazza e riuscì a frenare, anche se lievemente, il deflusso di sangue.

-Dobbiamo portarla in infermeria!-

Esclamò Harry, con la voce rotta dalla paura. Cosa gli era successo?

Si maledisse per non essersene accorto prima, che idiota!

Lui parlava tranquillamente dei suoi sentimenti e lei si sentiva male...

Mentre correvano Harry notò che Krum era tranquillo  e svoltava ogni tanto arrivando in altri corridoi, indicando a Harry la strada giusta.

Strinse di più al torace contratto per il magone la ragazza che sembrava respirare a malapena, e il suo cuore batteva lentamente, come se stesse attendendo di esalare l’ultimo battito.

Non riusciva a vederla in quelle condizioni, come l’anno prima, nell’ Ufficio dei Misteri.

Aveva distolto lo sguardo, costringendosi a  guardare da un'altra parte, mentre la seconda guerra stava per incominciare. Aveva lasciato fare a Neville, a quel ragazzo a cui voleva bene, a cui era legato da un sottile filo indistruttibile.

Poi quel sospiro di sollievo, un po’ sommesso per via del naso rotto dal Mangiamorte, un sospiro che aveva fatto sì che Harry ricominciasse a respirare, e che quella orribile convinzione, la convinzione che era colpa sua, svanisse lentamente.

Ma ora, Hermione stava di nuovo male e forse era di nuovo colpa sua, sicuramente, perché poco prima stava bene...

E poi era arrivato lui.

Finalmente arrivarono in Infermeria ed entrarono senza troppi preamboli, spalancando la porta e chiamando ad alta voce l’infermiera, che era assopita tranquillamente nel suo Ufficio.

La donna fece stendere la ragazza su un letto della stanza mentre i due ragazzi si sedettero stancamente su due sedie di legno, per riprendere fiato.

I minuti trascorsero lentamente e il nodo nella gola di Harry non accennava a sciogliersi, mentre guardava l’infermiera affannarsi intorno a Hermione, con bacchetta in una mano e nell’altra una strana pomata verdognola.

Harry si mise le mani davanti al volto, cullato solo dal mesto mormorio di Hermione.

Intanto Victor misurava a grandi passi l’infermeria, le mani nelle tasche del suo pantalone di flanella e un’espressione ancora più corrucciata sul volto, scavato da sottili rughe e piccole occhiaie si erano formate sotto i suoi occhi scuri.

Dopo alcuni minuti, che a Harry parvero ore,alzò il viso verso la donna che si rivolse ai due ragazzi on tono affettuoso. I ragazzi le si avvicinarono dondolando un po’ per la stanchezza e un po’ per la preoccupazione.

- Va tutto bene. E’ solo che non riesco a capire la sua reazione...Deve essere più qualcosa dentro di lei, dei suoi pensieri...ha reagito così in seguito a qualcosa che l’ha turbata profondamente. Ma non so cosa...- fece un profondo sospiro, guardando la ragazza distesa sul letto, poi continuò:- Per stanotte resterà qui, ma domani pomeriggio potrà ricominciare le lezioni normalmente, ok?-

I ragazzi annuirono, ma non si mossero dalla loro posizione. Non avevano intenzione di lasciarla lì da sola.

L’infermiera lo capì e posando una mano sulla spalla dei due ragazzi, li rassicurò:- Andate pure a letto. Non può succedere niente di male a lei! Ci sono qua io...dormite tranquilli ragazzi-

Posizionò un bacio sulla fronte ad entrambi con fare materno, poi li incitò ad uscire fuori dalla stanza.

Harry e Viktor si diressero in due posizioni opposte senza nemmeno guardarsi, né salutarsi.

Il ragazzo dalla cicatrice salì le scale che portavano alla dormitorio, continuando a maledirsi per non essersi opposto alle rassicurazioni dell’infermiera.

Voleva rimanere lì, certo, ma quella stanza sembrava soffocarlo e quando era uscito, aveva provato un senso di liberazione, anche se quell’oppressione non era del tutto svanita dentro di sé.

Quando entrò nella loro camera, trovò tutti addormentati tranquillamente al caldo nei loro letti.

Non svegliò Ron, che sonnecchiava rumorosamente, borbottando qualcosa sui ragni e ripetendo ogni tanto il nome di Luna, che ormai era diventata la sua ossessione.

Si limitò a chiudere le tende del suo letto a baldacchino per cercare di frenare il rumore, con scarsi risultati.

Si addormentò vestito, con ancora impressa l’indelebile immagine di Hermione priva di sensi tra le sue braccia.

 

 

- E’ tutto pronto? Sono stanco di aspettare!-

Il rumore di una mano sbattuta sul tavolo echeggia nella stanza silenziosa.

Una donna dai lineamenti divini si avvicina all’uomo e dopo avergli sfiorato con le proprie dita sottili la sua mano rinsecchita, gli sussurrò dolcemente all’orecchio:- Mio Signore...manca ancora del tempo...i ragazzi sono arrivati da poco e il nostro servo non è ancora convinto del nostro piano...è troppo innamorato-

- No! E’ troppo vigliacco per negare i miei ordini, fidati...sta andando tutto secondo i nostri piani...sta ottenendo la sua fiducia. Anche se il nostro signorino ora lo crede suo rivale...ma non ti preoccupare, gli daremo tutto...per poi togliergli tutto! Gli lasceremo solo una cosa...-

Un uomo basso, dai lineamenti tutt’altro che allegri, gli domanda stupidamente:- Cosa?-

- Tu continua a fare il tuo lavoro! Avrei dovuto dare a qualcun’altro il tuo ruolo...sei troppo allegro...e quell’idea del ballo? Sai che gli Incantesimi di mascheramento durano poco! Come pensi di farcela per un’intera notte?-

L’uomo non rispose, si era rannicchiato in un angolo tremante per la voce tonante del Signore.

Rispose invece la donna:- Ci penserò io...ora vado a dare la pozione agli altri ragazzi...pessimi attori...stavano per rivelare a Potterino la realtà...-

- Chi è?!?-

- Il giovane Partedisk...uno dei primi, russo, è sempre in compagnia di quella saputella della Sertender, americana, e di Loynaste, tedesco.-

La mano del signore si andò a congiungere con la gemella, e insieme, si sfregarono, per poi cadere nuovamente sul tavolo con un tonfo sordo.

- Uccidetelo, e con lui, i suoi compagni-

 

Scusatemi per il capitolo, ma spero che avrete capito qualcosa della fine...

Sinceramente non so ancora che parte fare a Viktor...cattivo? Buono? Vigliacco? Oppure non c’entra proprio niente?

Grazie per le recensioni e scusatemi ancora!

P.s.: avete capito chi sono Partedisk, Sertender e Loynaste?

Ciao,

Maripotter91

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Non è tutto oro ciò che luccica... ***


Il giorno dopo Hermione annunciò ai suoi amici che non ricordava assolutamente nulla di tutto quello che era successo

 

 

Ciao a tutti!!! Scusate il ritardo, ma il motivo lo sapete già! Non preoccupatevi delle dimensioni di questo capitolo, perché l’altro sarà...sto zitta!!! Non dimenticate i recensire...dai che arrivo a 100 recensioni e mi rendete la persona più felice del mondo (ma se sono 102, 105. ect...evviva!)

 

Ecco a voi...Capitolo 10

 

Non è tutto oro ciò che luccica

 

 

Il giorno dopo Hermione annunciò ai suoi amici che non ricordava assolutamente nulla di tutto quello che era successo la sera prima.

Gli raccontò solo di aver avuto un gran mal di testa che le aveva fatto perdere i sensi, dovuto sicuramente al freddo e al nervosismo della serata.

Seduta lì, sul morbido letto della luminosa infermeria, appariva ancora più stanca e affaticata di quanto non lo fosse già e tutto davanti a lei era sfocato e indistinto.

I suoi occhi scuri erano socchiusi ma la ragazza sorrideva rassicurante e parlava con i ragazzi tranquillamente, durante la pausa pranzo.

Harry e Ron si erano presi la premura di ascoltare la noiosa lezione del professore di Storia della Magia, Albert Krocker, e di prendere appunti per l’amica, che li ringraziò con un sorriso che rese Harry ancora più nervoso.

Il ragazzo non aveva chiuso occhio tutta la notte ed era rimasto sdraiato sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto, con la fronte imperlata di sudore e quei maledetti pensieri che lo assillavano assiduamente.

Il volto pallido di Hermione, gli occhi nascosti dietro le palpebre, il battito del cuore irregolare e la bocca socchiusa nella speranza di respirare un po’ di più, avevano totalmente bloccato Harry, facendolo vivere in attimi di puro terrore, disperazione e consapevolezza che era stata tutta colpa sua.

Ma la giovane stava meglio, e il moro, appena entrato nell’infermeria, si era sentito liberato da un enorme macigno che gli faceva soppesare dolorosamente il cuore.

- Harry, c’è qualcosa che non va?-

La dolce voce di Hermione fece sussultare leggermente Harry, che si voltò verso di lei e le sorrise tranquillamente.

- Niente, ero soprappensiero...- le disse mettendosi una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più.

Ron aggiunse, con sguardo sbarazzino, con una grande barretta di cioccolato alla zucca stretto nella mano:- Ultimamente sei sempre soprappensiero...un giorno di questo ti si fuserà il cervello, stanne certo...-

Il ragazzo lo guardò storto e gli diede una manata sulla spalla, facendolo cadere all’indietro, tra le risate dei compagni.

Hermione era felice, anche se profondi crampi alla testa le prendevano sempre più spesso, e lei non sapeva cosa fare per attutirli.

 Era felice. Anche se non sapeva esattamente il perché.

Ma doveva ammetterlo. Vedere Harry così preoccupato le aveva fatto un immenso piacere, anche se le era dispiaciuto di averlo fatto angustiare tanto.

Intanto, erano entrate Ginny e Luna, con in mano un piccolo foglietto giallo.

Dopo aver salutato i ragazzi ed aver dato un bacio sulla guancia ad Hermione, e naturalmente averle chiesto come stava, gli consegnarono il piccolo foglietto.

La ragazza cominciò a leggerlo a voce alta ai compagni, che si avvicinarono per ascoltare meglio.

 

“Il prossimo weekend, presso il lago ghiacciato, i ragazzi del 5°, 6° e 7° anno potranno cimentarsi nella nobile arte del pattinaggio! Accorrete numerosi! Anche voi, che non sapete pattinare!”

                                                                                                                    Il preside

 

-Deve essere divertente!- esclamò Ginny allegra, poi, mentre il sorriso le spariva dal volto, disse:- Ma io non so pattinare...-

Hermione le sorrise e le disse:- Non ti preoccupare, ti aiuterò io! Se c’è qualcosa che so fare, quello è pattinare! E’ semplice, fidati!-

La rossa alzò lo sguardo e guardò meravigliata Hermione, come tutti gli altri, che non si aspettavano questa rivelazione.

- Sul serio?!?-

La ragazza ricambiò lo sguardo, con un espressione corrucciata sul volto:- Perché? Non posso saper pattinare? Dovrei solo essere capace di imparare a memoria tutti i libri di testo?-

Harry le si avvicinò, e rimediò all’errore:- No, no...è solo che non ce lo avevi mai detto...beh, meglio così...io non sono proprio capace!-

Da poco lontano, si sentì la voce di Ron, che sedeva sopra una seggiola accanto a Luna:- Se la mettiamo così, non so nemmeno mettere il pattino...deve essere difficile...-

 Tutti nella stanza scoppiarono a ridere, soprattutto per la buffa faccia peccaminosa del ragazzo, che ora si guardava intorno, senza sapere il motivo delle loro risate. Aveva però la sensazione che si stessero prendendo gioco di lui...

- bene, allora è deciso! Sabato andremo al lago ghiacciato!!!- esclamò Luna su di giri, volteggiando intorno a sé stessa canticchiando, cosa che suscitò a Ron un grosso rossore sulle guance.

Anche Ginny si unì al balletto, mentre il fratello le guardava scuotendo la testa, anche se dentro di sé, pensieri rivolti alla bionda gli affollavano la testa.

Harry ne approfittò per parlare con Hermione:- Sei sicura di poter venire? Infondo, dopodomani è sabato, e se poi non ti senti bene?-

- Non ti preoccupare, sono in piena forma! E’ da tanto che non pattino...mi sa che Luna dovrà insegnarmi di nuovo, perché non ricordo molto bene!-

Il moretto sorrise all’amica, quando una nuova domanda gli fece capolino tra le sue riflessioni (credo che questo qua, pensi un po’ troppo...ndmari).

Stava per pronunciarla, quando l’odioso squillo della campanella gli raccomandava di andare alla prossima lezione, interrompendolo.

I quattro ragazzi si diressero verso l’uscita dell’infermeria, salutando l’amica, che aveva un sorriso triste dipinto sul volto, che si andava a colorire.

Mentre si dirigevano verso la classe per una nuova, asfissiante lezione, Harry notò che i tre ragazzi che erano sempre poggiati al muretto davanti alla mensa prima delle lezioni, quel giorno non c’erano.

Sembravano simpatici. Magari avrebbe potuto parlarci qualche volta. Lui e quel ragazzo erano così simili e gli altri due erano la copia esatta di Ron e Hermione...

La lezione di Pozioni non aveva nulla di invidiare a quelle abituali di Hogwarts.

La professoressa, la signora Larkinst, era una donna senza peli sulla lingua, esuberante e simpatica.

Aveva un volto sottolineato da piccole e sottili rughe che gli contornavano le labbra e gli occhi, e i suoi occhi verdi risaltavano delicatamente attraverso una lunga chioma rossa.

Girava la pozione tenendo il bastone tra le mani lunghe e affusolate con una gentilezza quasi angelica, e non aveva nemmeno bisogno di guardare le etichette sulle boccette delle pozioni.

La maggior parte dei ragazzi rimanevano a fissarli a bocca aperta, per la sua bellezza, nonostante l’età.

Ron doveva ammettere che la prima volta ne era rimasto incantato anche lui: quando era entrata e gli aveva rivolto quel sorriso disarmante...

Ma poi, non ci fece più tanto caso, perché la sua cotta per Luna cresceva a dismisura e non riusciva più a controllarla. Ma questa sbandata andava a sfumarsi, sfumarsi in qualcosa di nuovo che a Ron preoccupava tantissimo.

- Bene ragazzi, ora eseguiremo una pozione Verisaterum...-

Dopo aver scritto la ricetta alla lavagna, si sedette sulla cattedra, accavallando le gambe e rimanendo a guardare i ragazzi con occhi maliziosi.

Le ragazze terminarono la pozione in fretta, mentre i maschi attesero qualche minuto per iniziare, troppo occupati a fissare la donna.

Passarono quarantacinque minuti e la professoressa ritirò le boccette, poggiandole lievemente sul lungo tavolo di quercia.

- Allora, ora chiamerò un volontario e gli farò bere il Verisaterum...non preoccupatevi, con un bicchiere d’acqua la sua funzione si affievolirà, quindi i vostri segreti più intimi sono al sicuro...-

Osservò i giovani, che cercavano di nascondersi dietro il compagno o dietro i libri di testo, e alla fine scelse...Ron e Harry.

I due ragazzi si alzarono malvolentieri e si trascinarono verso la cattedra, dove l’insegnante gli passò le ampolle, che avevano due colori diversi.

- Professoressa, siamo sicuri che siano giuste?- domandò Ron, con uno sguardo di puro disgusto terrore sulla boccetta, che aveva un sinistro color melanzana.

- Non lo so, lo scoprirete voi- rispose la donna, spaventando ancora di più i due ragazzi.

Aprirono gli involucri di vetro e se li stavano portando alla bocca, quando...

- fermatevi!-

Harry e Ron abbassarono la fialetta e guardarono stupiti i due ragazzi che avevano urlato.

Erano due giovani dai capelli biondi e lo sguardo fiero. Erano in piedi e le mani poggiate sul loro banco.

Senza che la professoressa potesse fare o dire qualcosa. I due ragazzi si avvicinarono a Harry e Ron e presero le ampolle, bevendole a lunghe sorsate.

Uno dei due si piegò su sé stesso e svenne a terra, e nell’aula i sentì rumore di vetro frantumato.

Ma tutti erano rivolti verso l’altro ragazzo, che era fermo immobile, con una mano sullo stomaco e l’altra sulle labbra.

Passarono diversi secondi, e tutti erano bloccati: il Verisaterum come avrebbe agito?

Il ragazzo biondo cominciò a parlare:- Aiutateci, aiutatevi...salvateci, salvatevi...siete prigionieri come lo siamo noi...non è sempre oro ciò che luccica...non fidatevi delle apparenze... Aiut...-

Il ragazzo cadde a terra privo di sensi.

Le ragazze si portarono una mano alla bocca, sbigottite.

I ragazzi erano impietriti dal terrore, non sapendo cosa fare.

La professoressa aveva assunto un tetro colorito cereo e aveva la bocca spalancata, lasciando intravedere la dentatura perfetta, che appariva giallastra, in confronto al colore della pelle.

Comunque sia, dopo pochi attimi, la donna riprese il controllo, e con voce distaccata e fredda, ordinò ad un paio di ragazzi, di portare i due giovani in Infermeria, per evitare di mandare completamente a monte la lezione.

Harry e Ron, come tutti gli altri ragazzi ospiti si guardarono contemporaneamente: aveva veramente ragione quel ragazzo?

E soprattutto, cosa voleva dire?

L’insegnante li fece accomodare ai loro banchi, e loro si trascinarono nuovamente verso le proprie sedie, con ancora quelle immagini vivide nella mente, ma soprattutto quelle parole, che apparentemente non avevano nessun significato...

Harry posò il suo sguardo sull’insegnante: aveva i gomiti poggiati sulla cattedra, si teneva la testa tra le mani e si sentiva in lontananza il suo respiro affannato. I capelli le cadevano sul volto e ne impedivano la visuale, ma il moro era sicuro che era stravolta. Anche se non sapeva il perché.

Dopo venti minuti la professoressa li fece uscire dall’aula, con lo sguardo ancora rabbuiato e sconvolto.

Durante le altre lezioni non accadde niente di strano, ma i professori erano piuttosto tesi, probabilmente per l’episodio dell’ora di Pozioni.

Harry era ancora scosso e lui e Ron, recatisi in Infermeria, per Hermione, le raccontarono tutto.

Lei ascoltò tutta la vicenda in silenzio, lo sguardo vuoto e la bocca socchiusa per lo stupore.

- Ho paura che ci sia sotto qualcosa- annunciò portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Può darsi...ma cosa?-

Hermione abbassò lo sguardo pensierosa:- Non lo so...beh, noi ci comporteremo normalmente, per non destare sospetti...se mi aspettate, vado dall’infermiera e finalmente esco di qui-

Harry sorrise. Sapeva cosa provava l’amica verso quella stanza, perché lo sentiva lui ogni volta che ci entrava, quella camera così simile a quella di Hogwarts. Odio.

Entrambi i ragazzi annuirono e la attesero fuori dall’Infermeria.

La ragazza uscì una decina di minuti dopo, con l’espressione allegra, come quella di un carcerato che ha ottenuto la libertà.

Si diressero in Sala comune, per dedicarsi alle solite cose. Harry e Ron si cimentarono in una violenta partita di scacchi, sotto lo sguardo di Hermione, che sfogliava un libro sulla storia di Durmstrang.

Finalmente Hermione si risentiva felice, con le cose che più adorava, con le persone che più adorava. Non le occorreva altro.

 

 

 

 

 

Fatto! Sinceramente non mi ispira...ma vedete voi, io ho un’autocritica che fa paura!

Comunque i tre ragazzi di cui si parla nel nono capitolo...sono quelli che assomigliavano tanto a Harry, Ron e Hermione, non c’entrano niente, scusate mi sono spiegata male!

Grazie a tutti quelli che recensiscono, ma anche quelli che leggono e basta, che osano ciccare sulla mia storia.

Un grazie anche a quelli che hanno messo questa ff, ma anche tutte le altre, tra le loro preferite!!!!

Ciao

MaripotterJ

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Una giornata sul lago ghiacciato ***


Non ho niente a dire per questo capitolo

Non ho niente a dire per questo capitolo! E’ tutto spiegato nelle righe sottostanti...e vi avviso: recensite perché non sapete quanto ci ho messo per scriverlo e spero che i miei tentativi non siano stati vani!

Non è lunghissimo, credo, ma spero sia di vostro gradimento, anche se spero che vi piaccia.

Questo capitolo piace anche a me, e la mia autocritica è un po’ più lieve, ma voglio vedere i vostri commenti...se no addio altri capitoli, la lascio così la storia!

 

Ecco a voi: Una giornata sul lago ghiacciato

 

“Ecco è proprio quando meno te lo aspetti, quando tutto sembra a posto, finito, finalmente tranquillo che la vita decide di cambiare rotta di nuovo. Come un gioco di improvvise correnti marine, che si muovono sul fondo, che invertono rotta, che si sorridono incontrandosi, fino a scontrarsi, con forza e su, verso la superficie…Ed ecco quel mare che sembrava addormentato, improvvisamente alzarsi su se stesso, gridare alla luna, come un grosso animale appena colpito… Ed uccelli notturni si alzano in volo e bianchi gabbiani planano su onde. E urlano e gridano, e la schiuma e le onde, e quel mare impazzito che prova a colpirli…Ma no, non è vero. Stanno tutti ridendo. È una sonata, un canto a più voci. È appena composta. Sì, una giovane ballata in sol d’amore…”        Federico Moccia

 

 

 

Il ragazzo si abbottonò il colletto della giacca, e dopo essersi avvolto nella morbida sciarpa blu, raggiunse gli amici che lo attendevano fuori la sala comune.

 

Mentre scendeva le scale, cercava di rendere presentabili i propri capelli: li spostò un po’ di lato, lasciando intravedere la sottile saetta sulla sua fronte.

 

Intorno a lui, i vetri delle finestre sembravano quasi tintinnare per la neve e per il vento che impazzavano sul territorio bulgaro.

 

Stava per aprire la porta, ma ad un tratto, un pensiero tanto strano quanto essenziale, lo assalì.

Girò sui tacchi e tornò indietro, ripercorrendo nuovamente le candide scale, ascoltando da lontano, le proteste annoiate di Ron.

 

Entrò in camera e raggiunto l’armadio, cominciò a cercare qualcosa, provando a ricordare dove l’aveva messo.

 

Poi, alzando lievemente lo sguardo verso il proprio comodino, la vide, appoggiato da un lato, rischiarato dalla luce del sole.

 

La boccetta di vetro, che conteneva un liquido color verde pallido, non aspettava altro che essere impugnata.

 

Spruzzò quel liquido sui lati del collo e sui polsi, poi si rimirò nello specchio di fronte a lui. L’effetto che gli si parò davanti, sembrò leggermente migliore.

 

Scese nuovamente, e ascoltò la predica di Ron, con uno sguardo che appariva tutto fuorché dispiaciuto.

 

- Cosa stavi facendo? Non dobbiamo andare ad una sfilata di moda!-

 

Dopotutto aveva ragione, ma il moro sentiva che quello era un giorno speciale e doveva fare in modo che tutto filasse liscio. Lui, Ron e Hermione, attesero Ginny e Luna, che uscirono alcuni minuti dopo, avvolte in caldi maglioni e sciarpe colorate.

 

La bionda si accinse a Ron, per parlare del pattinaggio, e il ragazzo la ascoltò interessato, guardandola da capo a piedi e annuendo di tanto in tanto.

 

Ginny rimase dietro di loro, ridacchiando e spintonando il fratello, provocando un serie di sfrecciatine da parte di Ron.

 

Harry e Hermione rimasero dietro, e stranamente, tra loro regnava un silenzio piuttosto imbarazzato e carico di nervosismo.

 

- Sei pronto per la grande prova?- esordì la ragazza, rivolgendogli un sorriso.

 

Harry ricambiò il sorriso e le disse:- Non credo che sarò mai pronto...potrei anche essere bravo sulla terra, ma sul ghiaccio sono una frana...-

 

- Oh non ti preoccupare, se ce l’ho fatta io! Sarà una passeggiata...ti aiuterò-

 

Il ragazzo la guardò con gratitudine:- Meno male che ci sei tu! Cosa farei senza di te!-

 

La ragazza stava per replicare, quando la voce di Ron interruppe i loro discorsi.

 

- E’ arrivato il momento...si salvi chi può!-

Luna lo prese a braccetto ed esclamò:- Dai, andiamo, ti aiuto io!-

 

Il ragazzo assunse un’espressione beata e prima di lasciarsi trascinare da Luna, si girò verso Harry e strizzò l’occhio, sussurrando:- E’ arrivato il nostro momento!-

 

Harry sorrise e si voltò istintivamente verso Hermione, che lo prese per mano e lo guardò rassicurante.

 

Infondo, non aveva poi così paura di dover pattinare...ma il pensiero di Hermione così occupata ad aiutarlo era troppo allettante.

 

Almeno così avrebbe evitato un figuraccia...

 

Il lago ghiacciato sembrava aver raggiunto il  suo massimo splendore. Sembrava una vera e propria cartolina: La lunga staccionata contornava la distesa di ghiaccio e alcuni ragazzi ne approfittavano per sedersi e riposare, godendosi il panorama, che offriva una suggestiva visuale.

 

In lontananza, una lunga catena di rilievi montuosi innevati, fungeva da sfondo, e i raggi del sole ne illuminavano le cime, sfocandone i contorni.

 

Nel cielo cristallino, strani volatili rosa sorvolavano il lago e si posavano sulle fronde degli alberi circostanti.

 

Gli Hascobuik pascolavano in lontananza, per la gioia di Ron, e non sembravano minimamente interessati all’evento.

 

Nel complesso, pochi ragazzi stavano pattinando, e questo, più di tutto, tranquillizzò Harry.

 

Accanto all’entrata per la pista di pattinaggio, si trovava una casetta di legno, che scoprirono contenere pattini e ginocchiere.

 

Ognuno ne prese un paio e un po’ instabili sul terreno, si avvicinarono alla pista.

 

Harry, Ron e Ginny decisero di osservare per qualche giro Hermione e Luna, che camminarono in fretta verso il lago.

 

Si sorressero alla staccionata per salire un piccolo gradino che si trovava all’entrata, poi cominciarono a pattinare.

 

Harry rimase stupefatto dalla bravura di Hermione e dalla semplicità con cui pattinava la ragazza.

 

Scivolava dolcemente sul ghiaccio, le mani intrecciate dietro la schiena, tracciando candide scie con i pattini.

 

Compiva ampi cerchi sempre più grandi e volteggiava con naturalezza ed eleganza, che si tramutavano in bellezza man mano che il suo pattinare diventava più liberatorio.

 

Aprì le braccia per mettersi in equilibrio e compì un salto, girando su sé stessa, per poi tornare sul ghiaccio, seguita da Luna.

 

La bionda, d’altra parte, cercava di ammaliare il rosso con la sua strana danza, come se ce ne fosse bisogno.

 

Infatti, Ron non aveva occhi che per lei e la seguiva con lo sguardo con un’espressione ebete stampata sul volto.

 

Harry era ormai completamente incantato e quando la ragazza lo raggiunse, lui era ancora imbambolato a fissarla, provocando una serie di fastidiose risatine da parte di Ginny, che fino a pochi minuti prima, osservava con interesse un ragazzo che volteggiava con noncuranza tra la gente.

 

Il biondo aveva un espressione annoiata, tipica da Serpeverde, ma sembrava rilassarsi con quei movimenti circolari che alla rossa davano leggermente alla testa.

 

-Allora Harry, muoviamoci...!-

 

L’amica lo trascinò sulla pista e Harry per prima cosa, si avviluppò alla staccionata.

 

Hermione volteggiò accanto a lui e si mise le mani sui fianchi, assumendo la sua tenera aria da “So-tutto-io”.

 

- Dammi la mano e non fare storie!-

 

Il ragazzo accettò riluttante e insieme si diressero verso il centro della pista.

 

Harry si sentiva imbarazzato, ma dopo alcune prove, riuscì a mantenere un ritmo stabile nel suo pattinare.

 

Ora, lui e Hermione, pattinavano lentamente, l’una al fianco dell’altro, mentre l’imbarazzo di prima, tornava ad aleggiare tra loro.

La ragazza continuava a guardarsi intorno e a spostarsi le ciocche di capelli che le finivano davanti al viso.

 

Lui era occupato a osservare gli schettini, che scivolavano instabili sul ghiaccio ed era tutto indaffarato nel cercare qualcosa di sensato di cui parlare, che ora più che mai, gli stava facendo girare lo stomaco, il cuore e la testa, con la sua semplice presenza.

 

- Potter sei caduto veramente in basso...farsi aiutare da una Mezzosangue! Credevo ci fosse un limite a tutto questo!-

 

La subdola voce di Malfoy, li fece voltare verso di lui, ed entrambi incontrarono i suoi occhi di ghiaccio, che erano adatti al paesaggio circostante.

 

Gli occhi del biondo, ad un tratto sembrarono sciogliersi a contatto con quelli di fuoco di Harry.

 

- Non scocciare, Malfoy-

 

-Non credo tu sia nella posizione giusta Potter...-

 

Il Grifondoro si scaraventò contro Draco, ma non fece altro che cadere rovinosamente sul ghiaccio, suscitando le risate di molti presenti.

 

Malfoy scoppiò a ridere con freddezza, lanciando occhiate complici ai compagni.

 

Il suo divertimento durò poco, perché, improvvisamente, una ragazza lo fece cadere, spiaccicandogli il volto sul ghiaccio.

 

-Scusami!!!-

 

Ginny cercò di alzarsi, ma impacciata e con i capelli davanti al volto per nascondere il rossore sulle gote, cadde nuovamente sul povero malcapitato, che sbuffò energicamente ed esclamò.

 

- Potresti toglierti? La tua presenza sul mio deretano è alquanto insopportabile...!-

 

Quando vide che la ragazza era completamente negata sui pattini e non riusciva ad alzarsi, l’aiuto, facendola diventare ancora più rossa di quanto non lo era.

 

- Fatto, non ci vuole molto, Virginia...se ti impegni, riuscirai a fare qualcosa di buono...-

 

Draco Malfoy chiuse lì il discorso e si diresse verso gli altri Serpeverde, che subito accorsero verso di lui per chiedergli come stava.

 

Ginny, anche se piuttosto instabile, riuscì a dirigersi affranta verso la staccionata, per sedersi a riflettere.

 

Harry era ancora seduto sul ghiaccio, ed Hermione lo aiutò ad alzarsi.

 

-Che vergogna...farsi prendere per il culo da quello lì...-

 

-Oh Harry, che ti importa! Tu sei migliore di lui in un mucchio di altre cose...sei bravo a Quidditch, sei coraggioso, hai degli ideali...non hai niente da invidiargli- lo rassicurò Hermione con calore.

 

Ma il moro era più abbattuto che mai, ma per il fatto che si era messo in ridicolo davanti a Hermione, che era sicuro che si sarebbe fatta due risate con Malfoy, se non era perché gli faceva pena.

 

La ragazza sembrò leggergli nella mente e gli disse con decisione:

 

- Ora basta Harry! Non sei stato assolutamente ridicolo! Non sai quante volte sono caduta io prima di tenermi in piedi, mentre tu sei stato eccezionale...ti sei solo scaldato e sei scivolato...tutto qui.-

 

Il ragazzo le sorrise tristemente:- Sono stupido-

 

La ragazza ricambiò il sorriso:- Hai un po’ ragione...farti tante problematiche...non preoccuparti, sei veramente bravo...-

 

- Se non ci fossi tu, sarei ancora steso lì per terra...sei veramente preziosa Herm...-

 

Harry era deciso più come mai a dichiarargli i suoi sentimenti. La ragazza arrossì furiosamente, ma si avvicinò un po’ di più a lui.

 

-...grazie...-

 

-Dico sul serio...non so che farei senza di te...-

 

Harry la guardò dritto negli occhi e vide che lei si faceva sempre più vicina. Forse per precarietà dei pattini che cercavano di restare fermi, ma poco gli importava.

 

- Se non staresti al mio fianco sarei perduto...ho bisogno di te...-

 

La ragazza decise di chiudere gli occhi, avvicinandosi ancora di più a lui, prendendogli una mano e stringendola tra la sua.

 

Harry guardò le sue labbra rosa e tremendamente invitanti e decise di lasciarsi andare.

 

Prima di chiudere completamente gli occhi e lasciarsi andare, Harry capì.

 

Capì che non c’era bisogno di parlare, di sprecare fiato con parole che potrebbero suonare fuori luogo e alquanto stupide, che era inutile pensare a cosa sarebbe successo.

 

Harry aveva bisogno di Hermione, quanto un uomo necessita di respirare aria. E sapeva che era così anche per lei.

 

Lo aveva letto nei suoi occhi, di un colore indefinibile, di un marrone così profondo da far accapponare la pelle, paura di sprofondare in quell’abisso scuro.

 

Capì che in  quel semplice sguardo scambiato, c’erano un’infinità di sentimenti che non aveva più paura di scoprire. Era pronto a farsi travolgere dalla forza dell’amore, dalla felicità pura.

 

Non si sentì imbarazzato, impacciato, come nel bacio scambiato all’inizio dell’anno, si sentiva sicuro e convinto più che mai a trasmettere tutto il suo amore per lei in quel bacio.

 

Hermione era perfetta. Lo aveva scoperto pian piano, ripensando ad ogni attimo con lei, anche quando semplicemente lei gli passava accanto per recuperare un libro o per controllare i compiti.

La sua aria da saputella era incantevole e il ragazzo sarebbe rimasto ore e ore a fissarla mentre parlava con il suo solito tono di voce brillante, mentre li sgridava per un votaccio.

 

Voleva rimanere a fissarla per l’eternità...

Fece tacere quella miriade di pensieri e fece scomparire gli occhi dietro le palpebre, avvicinandosi ad Hermione ed eliminare la distanza delle loro labbra.

 

Rimasero entrambi spiazzati da quel contatto tanto sperato e bramato tra loro e per qualche secondo rimasero immobili, con le labbra congiunte in un semplice bacio.

 

Poi, Harry cominciò a muovere le labbra contro quelle della ragazza, che era ancora piuttosto rigida, ma poi parve sciogliersi come un ghiacciolo al sole, avvicinandosi ancora di più al ragazzo.

 

Nessuno dei due si preoccupò di ciò che sarebbe accaduto dopo e si concessero quegli attimi paradisiaci, che entrambi avevano sognato da tempo.

 

Harry era felicissimo e migliaia di emozioni gli affollavano la mente e il corpo.

Fu tutto chiaro, inequivocabile. Il loro amore avrebbe rotto qualsiasi barriera che gli sarebbe andata in contro, lui l’avrebbe protetta a costo della propria vita.

 

Finalmente aveva capito, perché nell’Ufficio dei Misteri era così estremamente angosciato per lei, mentre voltava lo sguardo per non vederla in quello stato, perché avesse tanto paura di perderla.

 

Aveva il terrore di non poterla rivedere mai più, di non accarezzare più quei capelli selvaggi, di non stringere più quell’esile corpo, di non accarezzarle più la guancia arrossata quando piangeva...

 

Amava Hermione oltre ogni limite, sentiva che dopo quel bacio, le loro anime si sarebbero intrecciate per l’eternità, facendogli vivere attimi meravigliosi.

 

E se il destino sarebbe stato spietato per tutti, Harry era consapevole che quel nuovo sentimento era capace di tutto: nemmeno la morte sarebbe riuscito a frantumarlo.

 

Sentì le dita della ragazza accarezzargli i capelli con gesti lenti e celestiali, facendolo avvicinare ancora di più a sé.

 

Il ragazzo fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi stretti e la strinse, anche se con delicatezza, come se avesse paura che potesse scivolare via da lui.

 

Non fece caso alle persone che pattinavano intorno a loro, fissandoli con sguardi maliziosi e complici, dei suoi compagni che battevano le mani, di Ron che li fissava sorridendo stringendosi a Luna per evitare di cadere, di Cho che era accigliata e piccole lacrime le scorrevano sul volto.

 

Non fece caso a Viktor Krum, che li osservava con rabbia infinita e un profondo odio per lui.

Esistevano solo lui e Hermione, nessun altro.

Dopo alcuni minuti, che a loro parvero ore, date le profonde emozioni, si allontanarono per guardarsi negli occhi.

 

Harry trovò il coraggio per pronunciare due semplici parole, dal significato penetrante.

 

- Ti amo-

 

La reazione di Hermione lo preoccupò tantissimo: la ragazza cominciò a piangere e si sedette sulla staffa di legno che incorniciava il lago, coprendosi il volto con le mani.

 

Il ragazzo riuscì a spostarsi con estrema difficoltà e a raggiungere Hermione.

 

Dopo essersi seduto accanto a lei, le spostò delicatamente  con la mano un ciuffo castano di capelli, più chiaro degli altri e la guardò dolcemente, anche se negli occhi c’era un sottile velo di paura.

 

-Hermione...ho fatto qualcosa di sbagliato?-

 

La ragazza non rispondeva, continuando a singhiozzare, con le mani davanti al volto per impedirne la visuale.

 

Harry si stava preoccupando seriamente, e non sapeva assolutamente cosa fare.

 

Oddio, cosa ho fatto? Avrò sbagliato a baciarla? Ma sembrava ricambiare il bacio...forse è innamorata di Krum...non potrei resistere vedendoli insieme...io la amo...-

 

Senza pensarci, diede voce a tutti i suoi pensieri e quando aprì gli occhi, che aveva fatto scomparire dietro le palpebre, trovò la ragazza che lo fissava a bocca aperta, il volto ancora arrossato per le lacrime.

 

Gli occhi del ragazzo si spalancarono, facendogli assumere un espressione peccaminosa e sconfitta.

 

Ma Hermione, contrariamente alle sue previsioni, chiuse gli occhi e lo baciò dolcemente, mettendogli le braccia attorno al collo e avvicinandola a sé.

 

Harry sentì nuovamente quella emozione esplodere dentro di sé, e si lasciò trasportare da quel bacio.

 

Capì che lei era spaventata, aveva paura di quello che sarebbe successo, ma lui l’avrebbe protetta anche a costo della vita.

 

 Sapeva che se lei era con lui tutto sarebbe stato più semplice, più luminoso...

 

 

Era sicuro che attraverso gli occhi dell’amore, la vita avrebbe assunto un significato particolare, bellissimo, fantastico...

 

Non gli occorreva altro.

 

 

 

 

 

Vi è piaciuto??? Vi prego recensite!!!! J

I nostri eroi ce l’hanno fatta! Evviva! Ma ora cosa succederà?

Il male è dietro l’angolo...più vicino di quanto ognuno creda...

Maripotter91

....Il pezzo del profumo è alquanto stupido, ma era divertente sottolineare che in fondo, Harry è un ragazzo come gli altri, e quindi cerca di apparire al meglio!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Strane sensazioni ***


Ecco

Ragazzi perdonate il ritardo scioccante! Il liceo mi ha impegnato in un modo assurdo. Sto trascrivendo il capitolo 12 ma mi dispiaceva farvi aspettare. Vi posto così la prima parte del dodicesimo capitolo, spero vi faccia piacere!!!

 

 

CAPITOLO 12: Strane Sensazioni (prima parte)

 

“Tu. Sicura e determinata.

Decisa fino all’inverosimile.

Senza sapere, senza riflettere,

senza spingersi un po’ più in là, oltre il confine.

 Oltre il tuo cuore. Supponenza.

Piccole certezze derivate da insegnamenti, da quelle regole,

 dall’educazione, da quei sapori di casa…

Ma una cosa non avevi considerato.

L’amore.”

 

-Mio Signore, qualcosa è andato storto...-

La flebile voce squillante fu sovrastata da una più forte, più fredda e crudele.

- Che cosa?!-

- Mio Signore, il nostro generale si è ritirato all’ultimo momento...non c’è stato verso di persuaderlo...penso lo abbia fatto per am...-

- Non osare dire quella parola!-

Peter si ritirò di scatto nell’angolo dell’angusta stanza. Il rumore della sua schiena contro il freddo marmo rimbombò in modo sinistro. Le ossa scricchiolarono febbrilmente, ma lui ignorò il dolore.

Intanto, il Signore Oscuro misurava la stanza a lenti passi, con il lungo mantello scuro che lo ricopriva completamente. Per alcuni minuti, gli unici rumori furono il battere dei denti del servo e il fruscio del mantello del padrone. Poi parlò.

- Manca poco, Codaliscia. E noi non abbiamo tempo da perdere. Portami qui il generale e vedrò di dissuaderlo...con me non si scherza, e tu lo sai, vero mio vecchio amico?-

La voce lo ghiacciò fin dentro le vene e si strinse ancora di più nel suo consunto mantello di cotone.

- Sì, mio Signore, lo so-

Voldemort si avvicinò all’ometto che si chiuse ancora di più in se stesso, come un topo in gabbia.

Dal mantello ne uscì una viscida mano che si avvicinò al volto di Codaliscia.

La mano raggrinzita era quasi totalmente scarna e le vene pulsavano tra le ossa ben visibili.

Un conato di vomito assalì Peter, che si rimproverò per la sua mancanza di rispetto.

- Non aver paura di me...perchè non mi hai ancora visto al culmine della rabbia...ma ti giuro, su tutto ciò che sono, che se non andrà tutto secondo i miei piani, l’unico responsabile...sarai tu-

Voldemort si allontanò, lasciando l’ometto con il viso da topo più morto che vivo.

Uscì dalla stanza e Codaliscia sentì il rumore dei passi del padrone farsi sempre più lontani. Sospirò.

Nella sua mente visualizzò la sua forma animale e in un attimo l’uomo sparì, lasciando spazio ad un minuscolo topo, leggero e rinsecchito.

Zampettò verso una fessura nella parete e si ci infilò.

Nella sua piccola mente da roditore, trovò la direzione abbastanza velocemente e corse verso la sala insegnanti, dove si trovava il generale.

 

 

Harry si allontanò dalle labbra di Hermione, portandosi una mano sulla cicatrice infiammata.

Sotto le sue dita, il contatto con lo sfregio era esageratamente doloroso e il ragazzo dovette togliere la mano per evitare di ustionarsi.

Si trovavano nella stanza della ragazza e, come di consueto, passavano le loro giornate a recuperare i loro silenzi e i loro sentimenti oppressi, con coccole e baci.

E ogni giorno, Harry sentiva il suo cuore battere sempre più forte, al semplice sfiorare di colei che gli era stata sempre affianco e che lo sarebbe stata per sempre.

Ma quel giorno sentiva solo un gran freddo dentro, tranne il viso, che bruciava e sudava in modo anomalo. Vedeva le immagini poco nitide, le fitte alla testa erano rapide e angoscianti e sentiva urla e imprecazioni che gli affollavano la testa.

- Harry che succede?- la preoccupata voce di Hermione lo destò da quello che sembrava un incubo. La guardò con gli occhi sfocati, mentre un’altra fitta lo costringeva a piegarsi su se stesso.

-...la cicatrice...-

-andiamo in infermeria, presto!-

La sua ragazza provò a tirarlo per un braccio, invano. Harry era immobile, raggomitolato sul letto e scosso da brividi di dolore. Provò a scuoterlo, ma il ragazzo teneva le mani al viso impedendo la visuale.

- HARRY!- provò a chiamarlo, ma non rispondeva, si limitava solo a mugugnare parole sconnesse e prive di senso.

- Harry ti prego!-

Hermione con le lacrime agli occhi lo schiaffeggiò terrorizzata: il ragazzo era completamente assente, quando fino a pochi attimi prima la stava baciando e le stava facendo provare miriadi di emozioni.

La situazione degenerò: il ragazzo cominciò a muoversi convulsamente, quasi in preda a un attacco epilettico. Alzò le mani verso l’alto, come per afferrare qualcosa e Hermione poté vedere la cicatrice.

La saetta era completamente scarlatta e da essa ne fuoriusciva un fiotto di sangue che gli ricopriva il volto. La ragazza strillò e corse fuori dalla stanza, in cerca di aiuto.

Si trovò davanti Ron che le corse incontro salutandola allegramente.

- Ciao Herm, lo sai che...-

- Ron, ti prego corri!-

- Dove dovrei correre?!-

- Harry sta male, ho bisogno di aiuto!-

 L’amico sbiancò e corse nella camera delle ragazze, senza preoccuparsi degli strilli di Pansy Parkinson.

- babbonofilo, non puoi entrare!-

- stai zitta, idiota- disse salendo le scale. Cosa diavolo era successo?

La Serpeverde arrossì e fulminò Draco che mostrava un sorriso divertito ai suoi amici, beffandola.

Gli lanciò un cuscino e corse in bagno.

Intanto Ron e Hermione erano arrivati nella camera.

- Harry!- urlarono all’unisono, quando non lo trovarono sul letto.

Lo chiamarono senza risposta. Hermione era disperata e si era attaccata al braccio di Ron con forza, quasi facendogli male.

-...la cicatrice...-

Sentirono un sussurro e corsero dietro il letto di fronte alla finestra, trovano Harry steso a terra.

Strisciava, cercando di raggiungere il comodino di Ginny.

Era pallido e il colore del sangue faceva a pugni con la sua carnagione.

Hermione scoppiò in lacrime e lo raggiunse, abbracciandolo.

- Harry, torna in te!-

Ron si avvicinò e guardò l’amico che cercava di divincolarsi dalla ragazza per cercare di raggiungere il comodino.

- Herm, vuole quel bicchiere d’acqua...- disse indicando il contenitore di vetro colmo d’acqua.

-prendilo!-

Raggiunse il comò e prese il bicchiere. Notò se era sul serio acqua e poi lo portò alla bocca dell’amico.

Ma Harry gli tolse con forza il bicchiere e se lo versò in fronte, bagnandosi la cicatrice.

L’acqua, a contatto con la cicatrice, si trasformò velocemente in vapore e avvolse i tre ragazzi.

-...grazie...-

Disse Harry prima di crollare tra le braccia di Hermione.

 

-Ci hai fatto prendere un bello spavento, Harry-

Ron lo guardò sorridente, passandosi una mano tra i capelli. Il ragazzo, sebbene felicissimo, aveva gli occhi lucidi e l’aria affaticata. Accanto a lui, Luna divideva il suo sguardo tra il rosso e Harry, sorridendo.

-Già Harry, per poco non gli si sono sbiaditi i capelli a Ron…-

-...lo avrei voluto vedere...il primo Weasley senza capelli rossi-

Disse Harry sorridendo, accomodandosi meglio e raddrizzando il busto. Si trovava in infermeria e non ne capiva il motivo. Si affrettò a chiederlo all’amico.

Il ragazzo si guardò intorno sfregandosi il naso, sospirando, poi iniziò a raccontare quello che è successo. Alla fine, aggiunse:- Vorrei che Silente fosse qui, Harry. Ne abbiamo bisogno e…- si guardò intorno. L’infermiera era nel suo ufficio, la si sentiva canticchiare qualcosa in bulgaro.- Harry, noi non siamo al sicuro, qui.-

-Cosa vuoi dire? Non capisco.-

Si portò per un attimo la mano alla cicatrice, strofinandola. Gli bruciava lievemente, come se qualcuno con una fiaccola gli stesse sfiorando la fronte.

Sentì un singhiozzo soffocato accanto a lui.

Si voltò e vide Hermione rannicchiata in una poltroncina. Era distrutta. I capelli erano legati con un fiocco e lasciavano vedere il viso impallidito e gli occhi lucidi e arrossati. Teneva le braccia intorno alle gambe e la testa era appoggiata sulla spalla.

L’immagine di Harry era viva ancora in lei e la terrorizzava ancora a tal punto ce continuava a tener stretta la mano al suo ragazzo, che sembrava in preda agli incubi.

Sospirò, mentre il moro mugugnava nel sonno e cercava di trovare una posizione migliore a quella in cui si trovava.

Era così dolce. Così gentile. Così bello.

Era sempre stato l’eroe della ragazza, ma ora era il SUO eroe.

Vederlo soffrire le faceva sempre un terribile effetto. Sentiva da anni che se a lui fosse capitato qualcosa, lei ne sarebbe morta.

E ora che entrambi erano consapevoli dei sentimenti dell’altro, tutto ciò che Hermione si era moltiplicati, accrescendo ogni giorno di più.

E questo la rendeva felice, si sentiva come una bambina allegra e libera, ma con questa gioia, era cresciuta anche la paura.

La paura di perdere la sua amicizia, la paura di perderlo.

Harry sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Si era ridotta in quello stato, per lui?

Allungò una mano verso quella della ragazza e la fece avvicinare a sé, sorridendole.

-Ehi piccola, sto bene, scusami per averti fatto preoccupare…io, non me lo perdonerò mai.- Chinò il capo.

Hermione scoppiò a piangere e gli buttò le braccia al collo. Lui la strinse con quanta più dolcezza aveva, sprofondando la testa tra i suoi capelli e respirandone il profumo.

Era davvero questo il prezzo della felicità?

Fare soffrire le persone amate fino alla disperazione, essere impotenti.

Eppure lei non si era tirata indietro. Sempre lì, sempre accanto a lui, pronta a dargli una stretta di mano per confortarlo o un semplice sguardo.

La strinse ancora di più, mentre la cicatrice smetteva di bruciargli e la fronte si rilassava. Sarebbero rimasti così in eterno ma uno sbuffo li fece allontanare malvolentieri.

- Scusate se disturbo questo momento così toccante, ma devi prendere la pozione, Harry Potter- l’infermiera aveva esagerato molto nel pronunciare il suo nome, ma tutti fecero finta di niente.

La donna gli diede la pozione che sapeva di cavoli bolliti e quando Harry fece una faccia che esprimeva tutto il suo disgusto l’infermiera cominciò a scuotere la testa, inondando la stanza del suo forte profumo di pino.

- se Harry non è morto per la cicatrice, morirà per questa puzza...- disse Ron agli amici, che si sforzarono di non ridere, nonostante la tensione fosse ormai passata. L’infermiera continuava a fissarli di sottecchi come se da un momento all’altro dovessero spuntare a tutti e cinque delle altre braccia di scorta.

 

 

A tra poco la seconda parte, recensite comunque, scusate ancora L

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=23449