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ATTENZIONE: questa fiction è frutto di una mente completamente pazza e alle
prime armi.
Può provocare sonnolenza alle persone che non amano il romanticismo allo
statopuro ma comunque non sdolcinato.
Se avete un briciolo di tempo, vi prego di leggere la mia storia!!!
Attrazione o amore?
Primo capitolo: Chiacchere tra “amici”
Quel giorno iniziò come gli altri, e un ragazzo stava cercando in tutti i
modo di completare un tema di Pozioni.
Era un ragazzo alto, dai capelli corvini e gli occhi verde smeraldo.
In sei anni della sua vita si era ritrovato a combattere contro le peggiori
creature del mondo della magia.
E ad affrontare cose che nemmeno i migliori Auror possano immaginare.
Da solo, un sedicenne aveva lottato e sconfitto Voldemort.
- Harry, è tardi!- esclamò la sua migliore amica correndogli incontro
attraverso il prato.
“Splendida come sempre”, pensò il ragazzo.
Quel giorno indossava i suoi abituali jeans e una maglietta attillata color
pesca,( che attitude!!! by Patty)
i suoi capelli mossi andavano all’indietro, mettendo in risalto il suo viso
dai lineamenti delicati.
La ragazza si fermò davanti a lui con le mani incrociate sul petto.
-Allora? Tra poco ci sono i provini per la squadra di Quidditch!!! E vorrei
informarti che tu sei il capitano e quindi è tuo dovere presentarti, se la cosa
non ti pesa troppo!-
-Hermione, è ancora presto, su, siediti...- le disse Harry con un cenno del
capo.
La ragazza si sedette e rimase a guardare il lago davanti a loro.
Rimasero in silenzio, l’uno al fianco dell’altra, senza aver bisogno di
parlare.
Questo era il bello della loro amicizia, potevano stare insieme, e rimanere a
proprio agio senza bisogno di dire quello che passava nelle loro teste, perché
quando si è veramente amici, basta uno sguardo o la semplice presenza, per stare
bene.
Dopo un po’ Harry ruppe il silenzio:-Che pace la Domenica, sembra che tutto
si tranquillizzi, no?
- Hai ragione, a volte dici cose sensate allora!-
- Da dove viene questo sarcasmo?-
- Sai, sono capace anche io di scherzare!-
- Questo lo so benissimo! Senti, dov’è Ron?-
- Ha detto che doveva incontrarsi con una ragazza.-
- Chi è?-
-Non l’ha detto, è strano in questi giorni...-
- forse sta maturando!!!-
-Non credo che Ron possa mai maturare, come tutti gli uomini, d’altronde.-
- Questo non è vero!-
- Ho ragione! Sarete sempre gli stessi, tutti muscolosi, a cui interessano
solo le ragazze con le tette grosse!-
-Su questo hai torto...-
- Bè, sì, esistono i rari casi speciali-
- Tipo?-
- Non so tu che tipo sei?-
- Io sono un caso speciale!-
- Ne sei sicuro?-
- Certo, se no, non sarei qui!-
- E dove saresti?-
- Ad imboscarmi con una ragazza della tua descrizione, oppure in palestra...-
- Questo è giusto!-
- E tu, che tipo sei?-
- Sono il tipo di ragazza a cui non interessano i muscoli, ma il cervello, la
simpatia e la tenerezza!-
- Non ti facevo così romantica!-
- Oh caro mio, non sai nemmeno la metà del mio carattere-
- Bè, ma so cose che tu non sai...-
-Ad esempio?-
- So che sei simpatica, dolce, ironica, intelligente e...-
Harry si lasciò andare, e cominciò a dire tutto quello che pensava, e si
spinse un po’ troppo in là:- E...bellissima-
Hermione avvampò di colpo, ma decise di nasconderlo meglio che potette, e gli
disse ridendo:- Forse il sole ti fa male, da dove vengono tutti questi
complimenti?-
Questa volta fu Harry ad arrossire.
- Credevo che tu sapessi quello che penso di te...-
- No, non me lo hai mai detto...-
Harry la guardò intensamente, immergendosi nei suoi occhi color nocciola
sottolineati da un lieve tocco di matita, e si scoprì a sorridere: era
carinissima con quel viso dall’espressione interrogativa.
Lei non capiva il suo sguardo, un’ attimo prima stava parlando
tranquillamente, mentre un’ attimo dopo la fissava stranamente, e lei si senti
fortemente attratta dai suoi occhi profondi e dalle sue labbra sottili.
Il ragazzo non riuscì a resistergli, le si avvicinò e le sfiorò delicatamente
le labbra.
Lei sussultò e avvampò, poi notando il desiderio negli occhi di lui, lo
baciò.
Il bacio, dapprima semplice, divenne sempre più voglioso ma comunque
dolcissimo.
Harry non aveva provato quella sensazione, neanche quando aveva baciato Cho,
la ragazza di cui fino ad un anno prima aveva una semplice cotta.
Mentre provava per Hermione qualcosa da sempre, ma era convinto che avesse
solo bisogno di abbracciare qualcuno e di sentire il calore dell’altro, mentre
lei ricambiava l’abbraccio.
Poi, pensando alla loro amicizia, e di quello che ne sarebbe stato, si staccò
forzatamente, e si alzò in piedi.
-Non possiamo!-
Hermione, ancora scombussolata, cercò di ricomporsi, rialzandosi anche lei.
- Hai ragione, abbiamo avuto un momento di debolezza...-
-Diamine, no!!! Sono anni che aspetto questo momento, ma...ho paura di
rovinare la nostra amicizia... Se dovessimo litigare come coppia ti perderei e
se accadesse, io...io-
La ragazza, afferrando il concetto, gli si avvicinò e lo abbracciò: - Non
preoccuparti, anche io tengo alla nostra amicizia...però... non posso negare che
aspettassi questo momento da tanto...Comunque, devi sapere che non ti
abbandonerò mai, e non pensare mai che io possa rifiutare una tua richiesta
d’aiuto anche se si tratta solo di una chiacchierata semplicissima...-
- Grazie... ti voglio bene...-
- Anch' io, ma... se dovesse ricapitare questa situazione, ne riparleremo più
seriamente, ok?
- Mi hai tolto le parole di bocca!-
Si guardarono con affetto, poi esclamarono all’unisono:- I provini del
Quidditch!!!
Vi è piaciuto? Bè, siate clementi è la mia prima fiction!!! Aspetto qualsiasi
recensione, dai complimenti (sempre che c’è ne siano!), agli insulti (non
sommergetemi!).
Il prossimo capitolo si chiamerà: “Litigi sul campo da Quidditch”, in cui si
scontreranno Draco e Ron per una ragazza, ciao!!!
CIAO!!!Scusate il mio imperdonabile ritardo ma il computer
non ne voleva sapere di andare!!!
Il prossimo capitolo è abbastanza decente, ma siate comunque clementi!!! Alla
fine ringrazierò tutti quelli che hanno recensito, ora, a voi il secondo
capitolo...
LITIGI SUL CAMPO DI QUIDDITCH
Harry ed Hermione corsero verso il castello dove Ron li stava aspettando
impaziente...
- Muovetevi siamo in ritardo!- esclamò il rosso, sbuffando.
Raggiunsero appena in tempo il capo di Quidditch, dove circa 15 ragazzi
stavano parlando tranquillamente. Harry li interruppe, facendoli avvicinare:-
Buongiorno ragazzi, iniziamo con i provini, vi spiegherò brevemente le regole,
poi cominceremo.-
Spiegò le regole e diede il via ai provini: i ragazzi erano abbastanza bravi,
ma Harry scelse problemi i suoi favoriti, e ne fu soddisfatto.
Alla fine, affisse una pergamena con scritta la nuova formazione di
Grifondoro:
CACCIATORI: Ginny Weasley, Seamus
Finningan, Matt O'Teils (5 anno)
BATTITORI: Dean Thomas, Colin Creevey
PORTIERE: Ron Weasley
CERCATORE E CAPITANO: Harry potter
Harry, Ron ed Hermione stavano sistemando il baule e le scope negli
spogliatoi, quando trovarono Ginny con il loro peggior incubo: Draco Malfoy.
Non stavano parlando amichevolmente, ma non si stavano neanche picchiando...semplicemente
stavano parlando dando botta e risposta in modo freddo.
I tre amici rimasero a guardare stralunati quella strana scena da lontano,
poi, all'improvviso, le labbra serrate di Ginny si curvarono in un sorriso.
Harry ed Hermione rimasero a bocca aperta, mentre Ron si avvicinò furioso ai
due ragazzi ed esclamò:- Levati di torno se non vuoi passartela male!-
Malfoy, inarcò un sopracciglio guardando in cagnesco il ragazzo:- E' una
minaccia, Weasley?-
- Credo proprio di sì!-
Il biondo, fece finta di non capire, per evitare di mettersi nei guai:- Ho
fatto qualcosa che ti ha offeso lenticchia?-
-Sì, idiota, lascia stare mia sorella, e soprattutto non rivolgere la
parola!-
Ron cominciava a scaldarsi, e Ginny cercò di calmarlo, ottenendo l'effetto
contrario:- Ron, non ti preoccupare, non stava facendo niente di male, stavamo
solo discutendo!-
-Appunto, come puoi parlargli con quello che ci ha fatto!-
Malfoy decise di peggiorare la situazione commentando:- Senti, lenticchia, se
la tua cara sorellina babbanofila, ha messo il moto il cervellino e ha capito
quali sono le persone utili per avere un briciolo di onore- Guardò Ginny che lo
osservava ferita, poi continuò:-Non vedo perché tu debba arrabbiarti, dovresti
seguire il suo esempio...-
Ron non ci vide più: prese Malfoy per il colletto e lo sbattè violentemente
contro il muro.
Il ragazzo si rialzò e gli diede una gomitata nello stomaco.
I due cominciarono ad azzuffarsi senza esclusione di colpi. Harry cercò di
dividerli ma fu impossibile fermarli.
Dalle mani si arrivò alle bacchette, Ron e Malfoy lanciarono
contemporaneamente due potenti incantesimi, furono scaraventati contro le pareti
degli spogliatoi.
Harry ed Hermione corsero verso Ron, mentre Ginny andò verso Malfoy, poi,
accorgendosi dell'errore, esclamò:-Vado a chiamare qualcuno!-E corse verso il
castello.
Dopo alcuni minuti Madama Chips e la McGranitt arrivarono, e mentre
l'infermiera trasportava con un incantesimo i due ragazzi, la professoressa si
fece spiegare cosa era accaduto, e alla fine furono tolti 30 punti a Grifondoro
e Serpeverde.
≈ ≈∆≈ ≈
Ron ritornò alla sala comune molto tardi con un braccio bendato e un labbro
insanguinato.
Ginny aveva chiesto al fratello come stava, ma lui non rispose, si limitò
solo a guardare la sorella con espressione delusa, per poi riposare lo sguardo
sulle fiamme che si stavano via via spegnendo. La ragazzina si era ritirata in
camera mormorando parole sconnesse.
Quando gli ultimi ragazzi furono andati a letto, il rosso si sfogò con gli
amici:-Non ci posso credere! Io cerco in tutti i modi di insegnarle tutto quello
che so, sulle persone da frequentare e quelle da evitare, e lei cosa fa? Va a
parlare con Draco Malfoy! Questo prova che sono una nullità come fratello e non
solo...-
Hermione si sedette vicino a lui e gli disse dolcemente:- Non dire mai più
una cosa simile, tu sei un fratello premuroso e attento, e quello di Ginny e
stato solo un' errore... Domani parlerete e vi chiarirete...Non preoccuparti-
Ron si tranquillizzò e guardò l'amica grato.
Harry, seduto nella poltrona vicino a loro, sorrideva.
Vedere i loro amici andare d'accordo era una cosa alquanto rara, che gli fece
dimenticare tutto quello che era successo in quella giornata...
Poi si ricordò di una cosa e chiese a Ron:- Ron, oggi Hermione mi ha detto
che ti stavi vedendo con una ragazza, chi è la sfortunata?-
Ron avvampò talmente tanto che il viso parve essersi mimetizzato con i suoi
capelli: -Ecco io, credo... che dovremmo andare a dormire...sono molto stanco,
'notte!-
Il ragazzo terminò velocemente la frase e corse su per le scale del
dormitorio.
Harry voleva rincorrerlo, ma decise che gli avrebbe tolto di bocca il nome
della ragazza il giorno dopo.
-Bè, buonanotte Harry.- Hermione si alzò e guardandolo con la coda
dell'occhio salì “dondolando” le scale.
Il ragazzo dai capelli corvini rimase a guardare il fuoco, stava per chiudere
gli occhi quando sentì una particolare felicità avvolgerlo... esplose in una
fredda risata, poi disse:- E’ tutto pronto, Codaliscia?-
-Certo, Mio Signore! Bisogna solo aspettare il momento opportuno per agire!-
-Bene, raduna i miei seguaci, e avverti quelli rinchiusi ad Azkaban, devono
sapere che Lord Voldemort sta ritornando!!!-
Harry rise ancora più forte, poi, come risvegliatosi, sussultò portandosi una
mano alla cicatrice che sembrava essere diventata di fuoco.
Dopo un po’, quando il dolore si fu affievolito, andò nel dormitorio e si
stese nel letto, rimanendo ad ascoltarla ad ascoltare i gemiti di dolore di Ron,
che cercava di trovare una posizione per il suo braccio dolorante.
Si addormentò molto tardi, sperando di non fare altri incubi.
≈ ≈∆≈ ≈
Ron ritornò alla sala comune molto tardi con un braccio bendato e un labbro
insanguinato.
Ginny aveva chiesto al fratello come stava, ma lui non rispose, si limitò
solo a guardare la sorella con espressione delusa, per poi riposare lo sguardo
sulle fiamme che si stavano via via spegnendo. La ragazzina si era ritirata in
camera mormorando parole sconnesse.
Quando gli ultimi ragazzi furono andati a letto, il rosso si sfogò con gli
amici:-Non ci posso credere! Io cerco in tutti i modi di insegnarle tutto quello
che so, sulle persone da frequentare e quelle da evitare, e lei cosa fa? Va a
parlare con Draco Malfoy! Questo prova che sono una nullità come fratello e non
solo...-
Hermione si sedette vicino a lui e gli disse dolcemente:- Non dire mai più
una cosa simile, tu sei un fratello premuroso e attento, e quello di Ginny e
stato solo un' errore... Domani parlerete e vi chiarirete...Non preoccuparti-
Ron si tranquillizzò e guardò l'amica grato.
Harry, seduto nella poltrona vicino a loro, sorrideva.
Vedere i loro amici andare d'accordo era una cosa alquanto rara, che gli fece
dimenticare tutto quello che era successo in quella giornata...
Poi si ricordò di una cosa e chiese a Ron:- Ron, oggi Hermione mi ha detto
che ti stavi vedendo con una ragazza, chi è la sfortunata?-
Ron avvampò talmente tanto che il viso parve essersi mimetizzato con i suoi
capelli: -Ecco io, credo... che dovremmo andare a dormire...sono molto stanco,
'notte!-
Il ragazzo terminò velocemente la frase e corse su per le scale del
dormitorio.
Harry voleva rincorrerlo, ma decise che gli avrebbe tolto di bocca il nome
della ragazza il giorno dopo.
-Bè, buonanotte Harry.- Hermione si alzò e guardandolo con la coda
dell'occhio salì “dondolando” le scale.
Il ragazzo dai capelli corvini rimase a guardare il fuoco, stava per chiudere
gli occhi quando sentì una particolare felicità avvolgerlo... esplose in una
fredda risata, poi disse:- E’ tutto pronto, Codaliscia?-
-Certo, Mio Signore! Bisogna solo aspettare il momento opportuno per agire!-
-Bene, raduna i miei seguaci, e avverti quelli rinchiusi ad Azkaban, devono
sapere che Lord Voldemort sta ritornando!!!-
Harry rise ancora più forte, poi, come risvegliatosi, sussultò portandosi una
mano alla cicatrice che sembrava essere diventata di fuoco.
Dopo un po’, quando il dolore si fu affievolito, andò nel dormitorio e si
stese nel letto, rimanendo ad ascoltarla ad ascoltare i gemiti di dolore di Ron,
che cercava di trovare una posizione per il suo braccio dolorante.
Si addormentò molto tardi, sperando di non fare altri incubi.
≈ ≈∆≈ ≈
Spero che vi sia piaciuto! Non è molto avvincente, ma penso sia un buon
inizio!!!
Vorrei ringraziare quelli che hanno recensito:
Carol87: grazie 1000!!! Mi fa molto piacere che ti piaccia, e spero che la
continuerai a leggere!!!
Adoro la tua ff!!!
Anonima: grazie per la recensione!!! Sono commossa (credi sia un po'
esagerato?)
Hermione91: grazie! Mi piacciono tantissimo le tue storie, e soprattutto la
coppia H/Hr!!!
Hermione: Thanks! Sono stra felice ke ti piaccia la mia ff!!! Come vedi Ginny
è la misteriosa ragazza!
Lady86: carissima, grazie! Ora ti spiego il bacio frettoloso: avevo due
versioni del primo capitolo, e ho mandato, per sbaglio, quella con il bacio,
tenterò di rimediare nei prossimi capitoli!!!
Angi: grazissime!!! (esiste questa parola?) adoro le tue ff!!! Spero di non
deluderti!!!
Fabry: very thanks!!! Mi fa piacere che ti piaccia, ma tu non hai scritto
storie? Se si, sotto quale nickname? Mi piacerebbe leggerle!!!
Grazie a tutti!!! Il prossimo capitolo si chiamerà “Partenza a sorpresa”
questa volta non dirò cosa succederà, per lasciarvi un po' di suspense (paura
eh?), rimanete sintonizzati!!!
: grazie 1000!!! Mi fa molto piacere che ti piaccia, e spero che la
continuerai a leggere!!!
CIAO!!! MI
SCUSO COME AL SOLITO PER IL MIO RITARDO !!!
GRAZIE A TUTTI
I LETTORI!!!
Mi state
viziando...vi prego non smettete di recensirmi...ricordate, sono accetti anche
gli insulti (abbiate tatto, sono molto sensibile...), i chiarimenti, le
precisioni, le ispirazioni...mi va bene tutto...
Questo è
l’ultimo capitolo scritto in questo modo, a parer mio, orribile, e comincerò a
scrivere un po’ meglio...
E ora...
Capitolo 3: Partenza a sorpresa
Il giorno dopo Harry, Ron ed
Hermione scesero in sala grande dove già tutti stavano facendo colazione
ripassando le loro lezioni oppure parlando tra loro.
Verso metà colazione Silente
si alzò attirando l'attenzione ed annunciò:-Sono lieto di annunciarvi che
alcuni di voi passeranno buona parte dell’anno nella scuola bulgara di
Durmstrang...-
Silente smise di parlare aspettando che i
mormorii eccitati finissero, poi continuò:-... Saranno i ragazzi di 5°, 6° e 7°
anno, perché ritenuti ormai abbastanza “autonomi”, anche se non siamo del tutto
sicuri di questa affermazione...!
La scuola di Durmstrang, per
ringraziarci dell’ospitalità del 4° anno, ospiterà alcuni di voi. Quest’ultimi
parteciperanno alle lezioni bulgare come gli altri studenti. Chi vorrà
partecipare è pregato di segnalare il proprio nome al proprio capocasa (non so
come si dice!) e quelli scelti per le loro capacità e per le loro attitudini partiranno
per la Bulgaria tra cinque giorni. Grazie dell’attenzione! Signorina Granger,
mi dica quello che voleva sapere...-
Tutti si voltarono verso
Hermione, che cercava di capire come il preside avesse capito quello che
pensava, ma la ragazza domandò comunque:- Signor preside, i ragazzi che
andranno a Durmstrang come faranno a comprendere la lingua bulgara? Non credo
esista un insegnamento tanto veloce...-
Il preside le sorrise, e
rispose:- Certo che non esiste un metodo di apprendimento accelerato...ma
esiste un incantesimo molto semplice, voi capirete loro e loro capiranno
voi...questo e tutto. Continuate pure a mangiare-
Harry si voltò verso gli
amici e gli chiese:- Cosa ne pensate?-
-Mi sembra interessante.
Potrebbe essere istruttivo scoprire quali sono i ritmi e i metodi di studio
degli studenti bulgari- disse Hermione, cercando di pensare all' incantesimo
capace di così grande prestigio
Ron concordò dicendo:- Bè, sarebbe
un buon motivo per non rivedere la brutta faccia di Piton per un anno!-
-Ron!-
- Non ha tutti i torti,
Hermione... Che ne dite, ci iscriviamo?-
-A me va bene!-
- Anche a me!-
Si alzarono attirando
l'attenzione (stranamente!), ed andarono a segnalare i loro nomi alla Mc
Granitt, e lei gli disse con un mezzo sorriso :-Mi sarei preoccupata se voi tre
non vi sareste iscritti subito e soprattutto separatamente...-
Il trio liquidò la
professoressa con un sorriso e scappò verso l’aula di Incantesimi dove Ron si
scontrò con Ginny.
-Ciao Ron...-
-Ciao Ginny...-
-Senti, Ron, dopo possiamo
parlare?-
- Certo.-
Il viso di Ginny si illuminò
in un sorriso:- Ok, grazie!-
Ron salutò la sorella, e si
girò verso i compagni:- Spero di riuscire a parlarle senza scaldarmi...-
-Ci riuscirai, ne sono
sicura-
I tre entrarono nell’aula di
Incantesimi, e dopo aver subito una noiosissima lezione del professor Vitious,
uscirono e Ron andò a cercare Ginny.
Mentre Harry ed Hermione si
sedettero sul muretto dei giardini ripassando la lezione di Storia della Magia.
Harry chiuse il libro,
stremato, e guardò Hermione:- Non sei contenta? Probabilmente rincontrerai
Viktor!-
Hermione sentendo il suo nome
sussultò, e chiuse anche lei il libro:- Ehm...non l'ho sentito in questi
mesi...perchè...insomma... l’ultima volta che mi ha scritta, ha detto che se
non gli avrei dato una possibilità, lui non mi avrebbe rivolto la parola, però
non potevo accettare, e gli ho detto che sarebbe stato meglio rimanere amici,
perché non sarebbe stato giusto stare insieme, se io non ricambiavo i suoi
sentimenti , e da allora non l’ho più sentito...-
Hermione abbassò lo sguardo,
non riuscendo a trattenere le lacrime.
Harry cercò di confortarla:-
Questa potrebbe essere l’occasione giusta per fare pace e per parlare...-
-Grazie, Harry, spero proprio
che tu abbia ragione...-
≈
≈∆≈ ≈
Dopo due ore di Storia della
Magia, Harry,Ron ed Hermione raggiunsero la Sala Grande, cercando di
risvegliarsi dal profondo stato di coma in cui cadevano ad ogni lezione del
professor Rüf.
Entrando nella Sala Grande,
trovarono un mucchio di ragazzi intorno alla bacheca. Scoprirono che c’erano
scritti i nomi dei ragazzi che sarebbero partiti per Durmstrang.
Quando la folla diminuì, lessero:
I ragazzi che parteciperanno al viaggio per Durmstrang saranno 4 per
casa:
Tassorosso:
Hanna Abbott (6° anno), Ernie Mc Millan (6°anno), Justin Fitch Fletchey (6°
anno), Pauline Ross (5° anno)
Corvonero: Cho
Chang(7° anno), Terry Steeval (7° anno), Marietta Edgecombe (7°
anno), Luna Lovegood (5° anno)
Grifondoro: Harry
Potter (6° anno), Ronald Weasley (6° anno), Hermione Granger (6°
anno), Ginny
Weasley (5° anno)
I tre rimasero bloccati un’
attimo, poi esultarono, cominciando a ballare (ho sempre dubitato della loro
salute mentale...).
Andarono da Ginny, e la
trovarono tutta contenta e con il viso tutto rosso(non chiedetemi perché).
- Silente ha già avvisato i
nostri genitori, tra 4 giorni si parte!!!-
Durante il pranzo, Silente si
congratulò con i 20 ragazzi, e disse:- Naturalmente ci mancherete tutti, ma è
anche un sollievo mandare alcune delle nostre peggiori pesti...- Lo disse
guardando Harry, Ron ed Hermione, che sorrisero lanciandosi un'occhiata molto
significativa.- ...a Durmstrang, quindi non è che ci dispiaccia così tanto
rimanere per un’anno in pace e tranquillità...-
Terminò il preside con una
nota di sarcasmo nella voce, ma non del tutto falsa.
‹-Non sono adorabili
anche Daniel ed Emma?
Ritorniamo a
Harry & co., vi è piaciuto? Spero di si!!!☻☻☻☻
Il prossimo
capitolo si chiamerà “Si parte!!!”
P.S. Volevo
aggiungere che l'altra mia ff fa così schifo, perché la avevo scritto per
alcune mie cugine quasi un anno fa...se la recensite, non siate troppo
crudeli... ho scoperto che sono di cuore debole alle recensioni troppo
cattive... cavoli, se state vomitando dalla schifezza, scrivete, ma usate un
po' di tatto!
Harry smise di riporre i propri effetti personali nel baule e lo chiuse
con un movimento lento, quasi meccanicamente
Ehilà! Come va?
Questo è il quarto capitolo, molto più lungo degli altri e spero
che questa novità sarà di vostro gradimento...!
Ringrazio tutti
quelli che hanno recensito, siete grandi!
Questo capitolo
lo dedico a Caillean per restituire il favore e anche
perché adoro le sue ff!!!
Bando alle
ciance...ecco a voi...( ci sto prendendo gusto!)
- Capitolo 4: Si parte!-
“A volte le parole restano lì, immobili, sopra un
foglio o dentro la gola. Non hanno suono
eppure vorrebbero averlo, vorrebbero raggiungere l’unica persona per cui sono
nate . E noi invece le blocchiamo, soffocandole, tenendole per noi, per paura
di quello che potrebbe accadere se quella persona le sentisse.
Perché vorremmo che l’amore, quando finisce, non lasciasse
tracce. Ma il silenzio ha senso solo dopo aver detto davvero tutto, senza vergogna, al di là di come andrà a finire...Federico Moccia...”
Harry smise
di riporre i propri effetti personali nel baule e lo chiuse con un movimento
lento, quasi meccanico.
Chiuse le tende del letto a
baldacchino del suo migliore amico, cercando di attutire il russare che
rimbombava insistente nella stanza.
Poi, volse distrattamente lo
sguardo verso la gabbia vuota della sua civetta Edwige, forse era a
caccia...infondo il sole doveva ancora sorgere.
Ormai, tutte le mattine si
svegliava talmente presto da riuscire a vedere il sole nascere all’orizzonte,
illuminando la loro stanza e il paesaggio circostante di colori accesi e
luminosi, ravvivando lievemente l’animo inquieto di
Harry.
Anche
quella notte come le altre, era stata costellata dai soliti incubi
agghiaccianti.
Era una tremenda storia a
puntate: ogni sera, quando scivolava nel sonno si ritrovava a camminare in un
angusto corridoio che sembrava non avere fine. Intorno a lui,
corpi senza vita e recisi di cui non riusciva a riconoscerne il volto, tranne
per un corpo senza vita in cui riconobbe il viso pallido e lentigginoso del
suo migliore amico Ronald. Sarebbe rimasto accanto a lui, cercando di trovare
una speranza di salvezza per l’amico, ma
involontariamente continuava a camminare imperturbabile, senza prestare la
minima attenzione ai corpi, che scavalcava stando attendo
a non inciampare.
L’androne si divideva poi in due vicoli, ancora più stretti, e lui entrava
ogni sera nel vicolo di destra, senza pensarci.
Si fermava sempre alla fine
del vicolo cieco ad osservare tre corpi che erano stesi su dei letti candidi,
quasi immacolati, ma macchiati del crimine più atroce esistente: la morte.
Si fermava ad osservare il
volto di Sirius, quello di sua madre e di suo padre...che avevano
un’espressione sinistramente serena,e i loro volti sembravano essere di cera.
Rimaneva a fissarli, senza
muovere un muscolo, senza versare una lacrime,disgustato di se stesso. Si sarebbe preso a pugni volentieri quando
l’impassibilità divenne felicità, incontrollabile e orrenda.
Prima di svegliarsi di
soprassalto, scoppiava in una risata fredda e maligna che mai avrebbe potuto
emettere la sua bocca.
Quella sera, invece, inspiegabilmente
aveva scelto il vicolo di sinistra, in cui poteva passare a malapena una
persona mingherlina e non troppo alta.
Ad un certo punto, il vicolo
terminava e davanti a Harry si trovava una porta, in cui entrava senza
esitazione.
Era entrato
in una sala circolare molto grande, che forse un giorno era stata calda e
accogliente, mentre ora era fredda e buia.
Il ragazzo, che era rimasto
senza fiato per alcuni secondi, inspirò a fondo,
recuperando un po’ d’aria.
Nella stanza aleggiava un
odore acre e nauseante, odore del sangue versato su un corpo innocente, che
Harry sentiva essere una persona molto vicina a sé.
Una donna o
forse una ragazza, di cui il ragazzo con la cicatrice non riuscì a vederne il
volto, era inginocchiata sul marmo gelido, scossa da singhiozzi quasi isterici.
Quando Harry le posò una mano
sulla spalla con un gesto stranamente istintivo, la ragazza cominciò a piangere
disperatamente, cominciando ad emettere suoni che arrivarono
insignificanti all’orecchio del moretto.
Solo in quel momento, si era accorto di una figura sdraiata davanti alla ragazza che
continuava a piangere.
Era steso supino per terra,
gli occhi, che un giorno erano dovuti essere di un
verde acceso, erano spalancati, vuoti e privi di vita.
Il corpo era ferito in più
punti e molto smilzo, ma sembrava comunque avere una
forza nascosta da far invidia a un campione di lotta libera.
I vestiti che indossava erano
bagnati e sporchi di sangue scarlatto, ancora fresco.
Un paio di occhiali
rotti giacevano abbandonati vicino al suo volto.
I capelli corvini erano spettinati, e lasciavano intravedere una cicatrice
sanguinante...a forma di saetta.
Il ragazzo senza vita era lui
stesso.
Sentì la ragazza davanti a
lui cominciare a sussurrare dolci parole d’amore, rievocando momenti passati
insieme, che Harry sentiva di averli vissuti, forse
inconsciamente.
La giovane
cominciò ad accarezzare il volto del ragazzo con movimenti teneri e
delicati, continuando a parlare sommessamente. Indugiò un attimo sulle labbra,
osservandole mentre con le dita ne delineava il
contorno.
Poi avvicinò
il proprio viso al suo e appoggiò le labbra a quelle del ragazzo perito,
baciandolo lentamente, bagnandogli il viso con le proprie lacrime.
L’altro Harry,
inconsapevolmente, si sfiorò le labbra con un gesto lento delle dita,
ricordandosi del bacio scambiatosi Hermione alcuni giorni
prima.
Ricordandosi dell’amica,
cercò di adocchiare il viso della misteriosa ragazza, ma era oscurato dai
capelli mossi che ricadevano incurati sul volto e le spalle esili.
Voleva destarsi da
quell’incubo orribile, ma era anche estremamente curioso
di sapere altre cose. Quando faceva quegli incubi del genere, di solito erano
premonizioni, quindi era opportuno sapere cosa gli sarebbe
potuto succedere.
Improvvisamente, un individuo
entrò rapido nella stanza, superò i tre ragazzi senza
degnarli di uno sguardo e cominciò a misurare la stanza a grandi passi,
fingendo di osservare alcune foto ritraenti ragazzi che a Harry parevano
familiari, forse visti a scuola.
Dopo una buona decina di
minuti, il nuovo arrivato si voltò verso di loro, ed Harry riuscì a
riconoscerlo facilmente: era Viktor Krum.
Ma aveva qualcosa di diverso
dal ragazzo bulgaro che Harry aveva sfidato al quarto anno durante il Torneo
Tremaghi.
Era molto
più alto di due anni prima, e il corpo si era irrobustito
particolarmente.
Ma la cosa che colpì di più
furono gli occhi: circondati da profonde occhiaglie ed
iniettati di sangue. Lo sguardo che era stato sempre arcigno,
tranne quando era con Hermione, era folle e maligno.
Viktor si inginocchiò
accanto al ragazzo, e davanti alla ragazza.
E la sua espressione cambiò
completamente. Il volto, da malvagio divenne quasi sofferente ma non per il
ragazzo, bensì per la ragazza, e cominciò ad osservare la ragazza con occhi
colmi d’amore che non sarebbero mai stati ricambiati
con il medesimo calore.
Sembrava
cercare parole per esprimere il suo dispiacere, per cercare di consolarla, ma
le parole faticavano ad uscire,
rimanendo ferme nel cuore, senza assumere alcun suono.
La giovane si
accorse poco dopo di lui, e quando incontrò il suo sguardo, la sua espressione
si raggelò, guardandolo con odio.
- Assassino!!!-
La ragazza cominciò ad urlare
con tutta se stessa, colpendolo ripetutamente sul petto con pugni ben assestati
per una ragazzina minuta e piccola come lei, senza pensare che il bulgaro
avrebbe potuto stenderla con un minimo gesto della mano.
Il ragazzo
non s’impose per molto tempo, lasciandola sfogare, accettando i colpi
barcollando di tanto in tanto.
Ma ad un certo puntò, si stancò e le bloccò un braccio a mezz’aria con la
mano, stringendolo.
La ragazza
emise un gemito di dolore, cercando di ritrarre la mano, senza successo.
Harry, cercò di aiutarla, ma
le gambe rifiutarono di muoversi, e dovette rimane a
fissare impotente la scena.
Viktor si avvicinò alla
ragazza e mormorò una frase che fece gelare il sangue nelle vene alla ragazza e
a Harry.
- Mi dispiace, amore mio, mai
hai visto troppo...-
Detto questo aprì il mantello
e estrasse la bacchetta, e con le lacrime agli occhi
mormorò due uniche parole, con un significato terribile: Avada Kedavra.
La ragazza urlò con tutto il fiato che le rimaneva, e cadde a terra, senza vita.
Il cuore di Harry si svuotò,
sentiva che quella ragazza non doveva morire, se no, nemmeno lui sarebbe vissuto.
La sua vista cominciò ad annebbiarsi, le figure andavano via via scomparendo,
senza lasciare traccia. L’ultima cosa che Harry vide,
prima di svegliarsi da quell’incubo orribile, furono due occhi color cioccolato
vuoti e senza vita.
Prese il mantello
dell’invisibilità ereditato da suo padre, lo indossò e scese le scale del
dormitorio facendo più piano possibile.
Aveva intenzione di fare
quattro passi nel giardino di Hogwarts, per cambiare un po’ d’aria e per stare
da solo a riflettere, come faceva spesso in quei giorni.
Arrivò nella Sala di Ritrovo di Grifondoro e notò con la coda dell’occhio una
figura sdraiata sul divano davanti al camino.
Si avvicinò furtivamente e
scoprì che era Hermione.
Si tolse il mantello e con un’ incantesimo fece apparire una coperta e gliela posò sul
corpo, che si avvolse nella coperta e mugugnò qualcosa,certamente soddisfatta.
Harry
raccolse da terra un libro dalle dimensioni spropositate, che era aperto in una
pagina, sfoggiando formule complicatissimee disegni indecifrabili. La
ragazza si era sicuramente assopita mentre leggeva
quella sottospecie di bibbia.
Dopo un’ attimo
di esitazione, si sedette accanto a lei, rimanendo a fissarla, in silenzio.
Il ricordo
della domenica dei provini del Quidditch aleggiò nuovamente nella sua
mente. Si erano baciati senza preamboli, senza aver chiarito,
senza essersi spiegati...erano stati due stupidi.
Era come se
avessero avuto un bisogno morboso dell’altro, di sentire più di un semplice
contatto, più di un semplice abbraccio o di una stretta di mano; sentire le
loro labbra posate su quelle dell’altro, un desiderio bramato da tempo...
Ma Harry aveva immaginato
quel momento in un altro modo, anche se era una delle cose che desiderava di
più al mondo.
Avrebbe voluto dichiarare i
suoi sentimenti, dirle cosa succedeva n quei giorni quando lei si avvicinava un
po’ troppo a lui, dirle che voleva stringerla,
baciarla, abbracciarla e farla sentire protetta.
Le spostò una ciocca di
capelli dal viso dai lineamenti delicati e sottili, ma che lo facevano
impazzire.
Quando se
l’era trovata lì, a pochi centimetri dal suo viso, con gli occhi chiusi e le
labbra pronte a ricevere il bacio, tutti i suoi progetti erano crollati...il
suo cervello aveva smesso di agire, lasciando il compito al cuore, che era
bisognoso di colmare il suo bisogno di affetto, e incapace di usare il lume
della ragione...l’aveva baciata senza averle detto cosa provava per lei.
Quando le loro labbra erano
entrate in contatto, Harry aveva creduto di raggiungere il paradiso senza
essere morto, tutto intorno a lui era scomparso, sembrava che niente e nessuno gli
avrebbe fatto del male, e anche se fosse accaduto
Harry l’avrebbe protetta senza preoccuparsi delle conseguenze...
Ma...eh, c’era sempre un ma.
Quel giorno stavano parlando tranquillamente di argomenti del
tutto frivoli, e improvvisamente, si erano baciati.
Anche se era un ragazzo di diciassette anni e con delle
esigenze, voleva parlarle con calma, di discutere su ciò che provavano l’uno
per l’altra.
Se essere innamorati significa aver nello stomaco delle
farfalle che svolazzano appena il tuo sguardo incontra il suo, aver bisogno di
sentire la sua presenza, la sua voce continuamente, volerla proteggere ad ogni
costo, rimanere ad osservare la sua figura incessantemente,esaminando attentamente ogni singola parte
del suo corpo con lo stomaco in subbuglio e volerla avere solo sua, senza permettere a
nessuno che non fosse lui, di avvicinarsi troppo, allora Harry era veramente
innamorato della sua migliore amica.
Ma non sapeva esattamente
cosa provava Hermione, perché poteva essere anche semplicemente attratta oppure
bisognosa d’affetto e di tenerezza.
Amore o attrazione?
La ragazza sbadigliò,
distogliendo Harry dai suoi pensieri.
Si stava svegliando, e Harry
fece in tempo a raccogliere il Mantello dell’Invisibilità e correre fuori dalla Sala di ritrovo, prima che lei aprisse i suoi
occhi marroni.
Harry sapeva che se Hermione si fosse svegliata trovandolo davanti a lei che le
accarezzava il viso, avrebbe sicuramente voluto spiegazioni, che Harry aveva
paura di dare.
Non era ancora pronto per
chiarire con lei, aveva paura di scoprire che lei avesse
solo bisogno di un po’ di affetto e di attenzioni, e non volerlo come la voleva
lui.
Sapeva che la sua risposta
era importantissima per lui, e che gli avrebbe cambiato quasi sicuramente la
vita.
Non si
era mai innamorato prima d’ora, e quel sentimento lo spiazzava, e lo faceva
trovare impreparato.
Quando il mondo girava
intorno a Cho, per lui, la cosa era esageratamente difficile, ma ora...la cosa
era del tutto diversa.
Cho era stata la sua prima
cotta, la prima storiella, e lui, al primo appuntamento era pietrificato dalla
paura di cosa sarebbe successo.
Ma Hermione...era Hermione,
la sua migliore amica...di cui lui si era innamorato.
E tutto si complicava.
≈
≈∆≈ ≈
Alle undici
in punto, i sedici ragazzi inglesi
si recarono verso la stazione di Hogsmeade, scortati dal professor Piton.
Ginny, era di
umore nero, perché non era riuscita a dare nemmeno un bacio, o perlomeno
un saluto decente al suo ragazzo Dean Thomas prima di partire. Perché non
appena lui si era avvicinato a lei, suo fratello Ron,
la gelosia fatta a persona, era arrivato e si era interposto tra i due,
evitando qualsiasi forma di contatto tra i due ragazzi.
Dalla discussione con Malfoy,
i due fratelli non avevano più litigato, anche se Ron era diventato decisamente appiccicoso, e sembrava seguirla in ogni suo
movimento.
Posò la
gabbia con un petulante Leotordo nello scompartimento per gli animali, e si
diresse all’interno del treno,
cercando i suoi amici.
Passò
velocemente lo scompartimento con i Serpeverde, e si sentì gli occhi di Malfoy puntati addosso, ma decise di non
farci caso.
Trovò gli altri tre
Grifondoro nello scompartimento riservato ai prefetti che era molto più ospitale
e spazioso.
Entrò, e si buttò su un
divanetto di tessuto nero che si trovava vicino al finestrino dello scomparto,
sprofondandovi accanto ad Hermione.
Ron ed Harry avevano subito
ingaggiato una sfida di scacchi all’ultimo sangue: Ron era nettamente superiore
alle prestazioni di Harry, ma il moretto possedeva una regina piuttosto
agguerrita, che fece fuori le due torri del rosso con dei colpi talmente
violenti che i pezzi furono scaraventati contro la
porta dello scompartimento, ammaccandolo.
Ginny ed Hermione preferirono
parlare delle loro vacanze estive, anche se ogni tanto davano
una sbirciatina per seguire le azioni di gioco migliori.
Hermione raccontò
all’amica delle sue vacanze in Italia, e la rossa ne restò incantata.
L’amica aveva passato l’estate,
in una magnifica e romantica città, Venezia, che si diceva di
essere la patria degli innamorati. Aveva inoltre aggiunto, che quando
avrebbe trovato la sua dolce metà, sarebbe sicuramente
andata lì per suggellare il loro amore. Era una ragazza estremamente
romantica, piena di sogni.
Anche Ginny ci sarebbe andata, forse con Dean, o con
qualcun altro.
Era rimasta stupefatta quando
l’amica gli aveva raccontato i particolari del paese: Venezia era completamente
circondata e attraversata , e il mezzo di trasporto
più usato erano le gondole, delle barche guidate da un uomo quasi sempre di
bell’ aspetto, che narrava le storie e le leggende del luogo. Doveva essere tutto molto romantico, viaggiare in barca con il tuo
amato e guardare insieme il tramonto cullati dolcemente dal movimento del
mare...
I suoi pensieri furono
interrotti dall’arrivo di Luna Lovegood, una ragazza tanto
simpatica quanto stravagante.
I quattro Grifondoro la
salutarono amichevolmente, anche se Ron ed Hermione non erano ancora molto
abituati all’eccentricità della bionda.
Quel giorno, oltre ad un
maglione color prugna e una gonna gialla, indossava un paio di
orecchini a forma di Ippogrifo e un capello piegato di lato, rosso.
Ron, si fece stranamente
silenzioso, e invece di fare battute sarcastiche ogni volta che Harry faceva una mossa azzardata e alquanto stupida, si limitava a
emettere grugniti solo per pronunciare le coordinate del gioco.
Ben presto, sul campo ci
furono quasi solo pezzi neri, e i bianchi,
appartenenti a Harry erano pochi e afflitti.
Il re nero
era circondato da un cavallo e due
alfieri, che intanto parlottavano tra loro, e indicando con gesti i pezzi
bianchi.
Le due regine, entrambe
sconfitte, chiacchieravano tra loro dei problemi familiari, chiedendo ogni
tanto il parere delle tre ragazze.
Dopo dieci minuti, passò la
donna dei dolciumi, che salutò con un abbraccio stritolatore i cinque ragazzi, era molto affezionata a loro e li considerava i suoi
nipotini, anche perché non ne aveva.
C’era Harry Potter, il
bambino sopravvissuto, quel simpaticone di Ronald Weasley, l’intelligenza fatta
a ragazza Hermione Granger, La piccola e docile Ginny e la ragazza più
stravagante che avesse mai visto, Luna Lovegood.
Gli regalò la maggior parte
dei dolci presenti sul carrello, per la gioia di Ron, e i ragazzi comprarono
anche una copia della Gazzetta del Profeta e una del
Cavillo.
Il Cavillo era il giornale di
cui il redattore era il padre di Luna, ed era una rivista molto particolare, a
volte parlava di argomenti privi di significati che narravano l’incontro con
animali che, a parere di Hermione, non esistevano per niente.
Ma era anche vero, che al
quinto anno, l’intervista fatta ad Harry, l’aveva
tirato fuori da un bel pasticcio.
Da quel giorno Hermione aveva
rivalutato la bionda, anche se ogni tanto non condivideva i suoi pensieri.
Le ragazze
si sedettero nuovamente sul divanetto, cominciando a sfogliare il giornale,
soffermandosi di tanto in tanto su alcuni articoli.
Harry osservò Hermione, quel
giorno era particolarmente carina: indossava una gonnellina scozzese rossa e
nera e un maglioncino nero, e degli stivali dello stesso colore.
Aveva i capelli legati in una
morbida coda alta, e due ciocche ricadevano sulle spalle, incorniciandole
dolcemente il viso.
-Scacco matto!-
Harry, sconfitto, volse lo
sguardo verso la scacchiera. Il suo re bianco era stato sconfitto dall’alfiere
di Ron.
Ora, il pezzo sconfitto,
camminava con movimenti regali verso la consorte, e non appena la raggiunse
cominciò a litigare con lei, per un motivo ignoto.
Mentre Harry
stava mettendo a posto i vari pezzi della scacchiera sparpagliati in giro, notò
che l’amico aveva incominciato a fissare Luna con una strana espressione. Il suo sguardo vagava verso la biondina, con interesse. Era simile a quando Harry guardava Hermione.
La bionda e le altre due
ragazze non se ne accorsero e continuarono a
chiacchierare tranquillamente, ridacchiando ogni tanto per delle affermazioni
che alle orecchie dei ragazzi arrivavano incomprensibili.
Il moretto diede una gomitata
al fianco del rosso, distogliendolo da quello stato di catalessi, e dopo che lo
costrinse a girarsi lo guardò inarcando un sopracciglio, attendendo una
spiegazione allo strano comportamento.
Per tutta risposta, Ron
afferrò l’amico per il braccio e lo portò fuori dallo
scompartimento, chiudendo la porta dietro di sé.
Continuò a camminare senza
rivolgergli la parola, finché trovò uno scomparto vuoto,
ed entrandovi trascinò anche Harry dentro.
Si sedette
e cominciò a fissarsi insistentemente le mani, tormentandosele.
L’altro si mise di fronte a
lui, sedendosi, attendendo una spiegazione dall’amico, che non arrivava.
Attese
alcuni minuti, poi impaziente gli
chiese:- Allora?-
Il rosso sussultò,
come risvegliatosi, sospirò e si decise a parlare.
- Bhè... Hermione ti avevo
detto che dovevo incontrare una ragazza, giusto?-
Non attese la risposta di
Harry, e dichiarò a bruciapelo:- Sono uscito con
Luna.-
Aspettò che l’espressione
sorpresa di Harry sparisse dal suo viso e poi continuò.
- Insomma, una sera dopo la riunione dei Prefetti, Hermione è tornata nella Sala
comune, mentre io sono andato a fare una passeggiata nei giardini. Hovisto qualcuno seduto sulle sponde del lago,
mi sono avvicinato ed era Luna.
Ma non assomigliava per
niente alla solita Luna “Lunatica” Lovegood, e non aveva indosso tutti quei
vestiti fuori dal comune: portava un normalissimo paio
di jeans e una normalissima maglia, blu per l’esattezza.
I suoi occhi erano tristi e
pieni di lacrime.
Io credevo fosse solo una
ragazza tutti sorrisi e pazzia, mentre quella sera ho scoperto che era solo una
maschera anche se perfetta...- Fece un profondo sospiro, poi continuò:- Abbiamo parlato a lungo, sai? Si è aperta completamente
con me, e io, non so come, mi sono sfogato con lei.
Poi, domenica scorsa siamo
usciti...bhè, si fa per dire, siamo semplicemente andati in giro per il
castello, continuando a parlare di qualunque cosa ci venisse
in mente.-
Harry sorrise all’amico, che
lo guardò, leggermente accigliato.
- Mi trovi matto, vero?-
- Affatto... solo non sapevo
che eri capace di esprimere pensieri così profondi...-
- Harry, vai a quel paese.-
Ron si finse
offeso, ma poi scoppiò a ridere, coinvolgendo anche l’amico.
Poi, Harry si rifece serio:- Ma perché non me ne hai parlato?-
- Credevo che mi avresti preso in giro.-
- Ma che dici...Luna è una ragazza ha posto, e poi ti adora!-
-Lo pensi davvero?-
Harry sorrise nuovamente:- Certo, e sembra che anche tu la trovi adorabile...-
Ron si limitò a sorridere
guardando l’amico con cicatrice.
- Ma perché non l’hai
salutata quando è entrata nello scompartimento?-
- Non lo so! Quando è
arrivata, mi sono sentito mancare e le mani...hanno cominciato a sudarmi!-
- Sai, nei telefilm di cui
mia zia Petunia va ghiotta, dicono che quando le mani ti sudano alla vista di
qualcuno, vuol dire che sei innamorato...-
Ron inarcò un sopracciglio:- Quindi io...mi sono preso una scuffia per Luna?
- Credo proprio di sì-
Ron si fece pensieroso. Forse
si era veramente infatuato di Luna, la ragazza che
aveva sempre preso in giro quando era in compagnia dei suoi amici, oppure
nell’Ufficio dei Misteri...
Ma quella sera aveva trovato
un lato del suo cuore che nascondeva agli altri, ma che aveva aperto a lui...e
quel lato gli piaceva e lo intrigava nello stesso tempo. Aveva imparato che era
una ragazza molto sensibile, e anche se non rispondeva
mai alle provocazioni delle altre persone, ci rimaneva male sul serio e quelle
offese le sgretolavano pian piano il cuore...
Ron non si
era mai aperto in quel modo con qualcuno: né con Harry, né con Hermione, Ginny,
o qualunque altro suo fratello o amico...aveva scelto lei. Forse perché lei non
lo conosceva molto bene e quindi non avrebbe potuto giudicarlo in modo troppo
ragionevole o forse perché...sentiva di avere qualcosa
in comune con lei, anche se non sapeva cosa. Lei si era
confidata con lui e lui, per ricambiare del gesto, le aveva raccontato cose che
non avrebbe mai spifferato ad anima viva né morta...
Le aveva detto che fino al
quinto anno era innamorato di Hermione, ma poi aveva abbandonato ogni speranza
per vari motivi, restando suo amico e seppellendo in qualche modo quei
sentimenti forse un po’ troppo giovani e inesperti...
Le aveva raccontato della
litigata con Harry al quarto anno, quando per gelosia, si
era allontanato dal suo migliore amico...
Ed altro ancora, buttando
fuori tutto quello che teneva chiuso nel suo cuore, con un lucchetto d’acciaio, indistruttibile.
Il viaggio verso Durmstrang fu piacevole i ragazzi si divertirono molto, senza
interruzioni poco gradite, come l’arrivo di Malfoy.
Giocarono ad un paio di
partite a Sparaschiocco, ridendo per tutto il tempo, come se i problemi
adolescenziali, Voldemort o quant’altro li avessero
abbandonati completamente.
Non parlarono dell’episodio
nell’Ufficio dei Misteri, cosa che ognuno preferì, per non appesantire la
situazione che era diventata molto gradevole, e i ragazzi assaporavano quei
momenti come se non ne avrebbero più avuto
l’occasione.
≈
≈∆≈ ≈
Harry fu svegliato da un
fischio assordante: erano arrivati.
Ci avevano messo meno tempo
di quanto tutti si erano aspettati, sicuramente l’arrivo anticipato
era dovuto a qualche incantesimo del conducente .
Il ragazzo notò che la
temperatura si era abbassata notevolmente, e quindi
indossò un paio di jeans e due maglioni di suo cugino Dudley che erano cinque
taglie più grandi, e si diresse verso l’uscita, dove gli altri suoi compagni lo
stavano aspettando.
Aprirono la porta scorrevole
e scendendo, non poterono fare a meno di aprire la bocca,stupiti
e estasiati allo stesso tempo.
Finito! Cavoli
per fare il quarto c’è ne voluto di tempo! Ma ho preferito seguire i consigli
di alcune di voi e ho preferito rallentare le cose e
spiegare un po’ di più...mi ritengo abbastanza soddisfatta!
Il prossimo
capitolo si intitolerà...Welcome in Durmstrang....il
titolo spiega tutto!
Ricordate di
recensire se no mi passa la voglia di scrivere...scherzo! Ciao!!!!
Aprirono la porta scorrevole e scendendo, non poterono fare a meno di
aprire la bocca,stupiti e estasiati allo stesso tempo
Ehilà!!! Ho aggiornato abbastanza presto, ma ho molte cose da
fare, pur essendo una ragazzina di 13 anni!!! Questo capitolo è carino, ma
voglio sapere cosa ne pensate...ok?
Non credo vi
costi tanto scrivere un piccolo commento...
Ringrazio tutti
quelli che hanno recensito, Petronilla questo capitolo è per te, ti ringrazio
tanto per avermi messo tra le tue ff preferite!
E ora...
Capitolo 5:
Welcome in Durmstrang!
“Ascoltalo. Ma non mentre stai facendo altro o parli
con qualcuno. Ascoltalo davvero, con tutto il tempo che serve, quando resti da
solo e non ci sono più scuse. Ti dirà quello che gli manca, dove vorrebbe che tu lo portassi. Non puoi ingannarlo. Non
servirebbe a niente. Ora fermati un attimo e guardati attorno: la vedi tutta quella bellezza? Vuole entrare...Basta solo che
apri il tuo cuore...Federico Moccia”
Aprirono la porta scorrevole e scendendo, non
poterono fare a meno di aprire la bocca,stupiti e
estasiati allo stesso tempo.
Il panorama che si presentava davanti a loro era da mozzare il fiato.
La scuola di Durmstrang, si
stagliava in tutta la sua maestosità e bellezza.
Era completamente diversa da
Hogwarts.
Mentre la scuola inglese era
un castello in tutto e per tutto, quella bulgara era la perfetta riproduzione di un immensa cattedrale gotica.
La costruzione aveva un
colore chiarissimo, tanto da sembrare scomparire tra la neve e il cielo privo
di nuvole.
Decine di torri e torrette
spuntavano qua e là, coperte da graziose cupole azzurrognole.
Si accorsero poco dopo, di
trovarsi su un monte, visibilmente molto alto rispetto alle montagne
circostanti.
Vicino a loro, un lago
ghiacciato ospitava sulle proprie sponde una mandria di strani
animali che cercavano tra la neve del cibo.
Ron tremò.Harry, Hermione e Ginny avevano intuito il motivo.
Quelle strane bestie sembravano mammiferi, ma al posto delle zampe avevano otto
arti neri prolungati, come i ragni.
C’erano numerose serre al
fianco della scuola, da cui fuoriuscivano delle bizzarri
piante rosse e viola.
Rimasero alcuni minuti da
soli al freddo, stringendosi nelle giacche pesanti, poi arrivò qualcuno che si
fermò davanti a loro, osservandoli con un visibile cipiglio.
Harry ed Hermione
sussultarono contemporaneamente, per motivi diversi.
Harry perché si era ricordato del sogno fatto del giorno prima, cominciando
a guardare il bulgaro diffidente.
Hermione si ricordò, invece,
delle sue ultime lettere. Il ragazzo le aveva chiesto
una risposta definitiva: sì o no.
Voleva stare con lei, aveva
detto che l’amava, ma la cosa non era reciproca: gli voleva un mondo di bene,
ma solo quello...adorava parlare con lui come un semplice amico di penna, anche
se carissimo, però lui voleva di più.
Lui non aveva voluto sapere i
suoi motivi.
Se lei gli avrebbe risposto
di sì, luisarebbe filato subito a Hogwarts
per stare con lei, ma se la risposta era negativa lui
non le avrebbe mai più rivolto la parola. E così era stato.
Lei non poteva dirgli di sì,
se non lo amava veramente, non sarebbe riuscita a stringergli la mano,
abbracciarlo, baciarlo, come lo voleva lui.
Nella sua ultima lettera,
circa un mese prima, il ragazzo le aveva scritto un’unica parola che le aveva trafitto il cuore: addio.
Non c’è parola più breve e
più struggente di essa.
Viktor era stato il primo e
l’unico che l’aveva fatta sentire bella e desiderata,
e non glielo aveva mai nascosto. Al quarto anno aveva scelto lei, con i suoi
difetti e la sua parlantina inarrestabile, negando il piacere di un ballo con lui ad altre ragazze che avrebbero
volentieri picchiato a sangue Hermione. Le aveva detto che non c’era ragazza
più bella e simpatica di lei, che stare con lei lo
faceva stare bene...
Lei si sentiva felice, e i
suoi complimenti la lusingavano molto, e quando si era
guardata allo specchio con il suo abito da sera blu notte, si era accorta che
malgrado i vari difetti che notava, c’era qualcosa di carino in lei, che poteva
piacere.
Aveva
lasciato a bocca aperta Harry e Malfoy, e aveva fatto scattare la vena gelosa di Ron.
Le lacrime, prepotenti, cercarono di solcare il suo viso, ma lei le ricacciò
indietro e si passò un braccio sul viso, per evitare che qualcuno notasse la
sua espressione affranta.
Intanto Viktor Krum aveva
iniziato a parlare:- Buongiorno ragazzi, benvenuti
alla scuola di magia e stregoneria bulgara di Durmstrang, spero che vi troverete
bene qui.
Come vedete
ci troviamo su un monte, esattamente il Musala e la
temperatura e molto più fredda rispetto a quella inglese.-
Si fermò un attimo, per
osservare i ragazzi.
Non era
cambiato molto: non molto alto, con i capelli scuri, gli occhi neri e profondi e
l’espressione burbera e arcigna dipinta perennemente sul viso.
- Alla vostra destra, il
lago, che è ghiacciato per tutto l’arco dell’anno... i nostri ragazzi, possono accedere per svagarsi un po’ una volta ogni due mesi,
adorano pattinare e sono anche bravi.-
Una timida mano, appartenente
alla tassorosso PaulineRoss,
si alzò, attirando l’attenzione.
- Scusi, cosa sono quegli
animali sulle sponde del lago?- disse, indicando le bestie con un cenno del
capo.
Viktor, li osservò, senza
battere ciglio, poi le rispose:- Quelli? Sono Hascobuik, un incrocio tra bufali nordamericani e vedove
nere. Sono abbastanza mansueti, a meno che qualcuno li
disturbi...anche se a volte attaccano improvvisamente chiunque passi vicino a
loro, quindi vi consiglierei di stare lontani da loro, sono molto velenosi.-
I 16 ragazzi fissarono intimoriti le creature, e Ron si allontanò il più
possibile da loro.
- Allora, poco più in basso
si trova il villaggio magico di Rilava che è simile al
vostro. I ragazzi dal terzo anno in su possono andarci una volta al mese...bhè, ci conviene andare dentro, la temperatura si
sta abbassando, vi dirò il resto dentro...-
Voltò loro le spalle e cominciò ad avviarsi verso la scuola.
I ragazzi lo seguirono,
continuando a guardarsi intorno. Il paesaggio era favoloso,
e da ogni parte sembrava esserci qualcosa di misterioso che si nascondeva tra
la neve o tra gli alberi.
Quando arrivarono
vicino al portone d’ingresso, esso si aprì lentamente, cigolando
lievemente.
Entrarono, rimanendo nuovamente
stupefatti.
Gli interni erano in pietra e
in legno, e numerosi quadri animati chiacchieravano
tra loro, indicando i nuovi ragazzi quando li notarono.
Alzando lo sguardo videro delle bellissime vetrate che proiettavano sulle
pareti figure colorate e suggestive.
Sui muri erano incisi
numerosi bassorilievi in pietra, animati anch’essi.
- Ehi! Che
diavolo...!-
Un gatto attraversò le gambe
di Ron, e spaventandosi per l’imprecazione del rosso, andò
a rifugiarsi tra le braccia di Hermione.
Krum, si voltò di scatto
verso i ragazzi, facendoli sussultare:- Di chi è quel
gatto?!?-
Hermione disse
silenziosamente che era il suo, infatti era Grattastinchi
che era abilmente scappato dalla sua gabbietta.
Il bulgaro si limitò a
borbottare qualcosa di incomprensibile, e rivoltargli
le spalle, entrando in una stanza che si trovava affianco a quello che sembrava
un salone molto grande, incitando i ragazzi ad entrare.
Era una stanza piccola ma
graziosa: era circolare, con numerosi libri sparpagliati qua e là, alcune
candele che rendevano l’atmosfera intima e accogliente, alcuni tavoli con delle
sedie con l’imbottitura rossa, e un piccolo camino che grazie alle fiamme
danzanti, illuminavano ancora di più la stanza.
Viktor fece accomodare i
ragazzi sulle sedie mentre lui si mise di fronte a loro, attendendo che ognuno
di loro si sedesse, poi continuò a parlare.
- La nostra scuola ha un’ organizzazione completamente diversa dalla vostra, anche
perché il numero di studenti è inferiore al vostro.
I ragazzi sono divisi in
gruppi da venti che passano gli otto anni in una piccola “casa”, in cui ci sono
due camere per maschi e femmine, una sala e due bagni... Di solito sono i
ragazzi di uno stesso anno, ma per voi faremo
un’eccezione, e non inseriremo nemmeno altri ragazzi bulgari perché i ragazzi
sono già stati smistati.
Scusate, ho dimenticato di presentarmi. Sono Viktor Krum, il
professore di Difesa contro le Arti Oscure.-
Smise di parlare, e dopo aver
osservato nuovamente tutti i ragazzi, tralasciando naturalmente Hermione, li
guidò nella Sala Grande.
I ragazzi bulgari avevano
appena preso posto ai loro tavoli, e quando entrarono gli inglesi con il loro
professore, si zittirono e iniziarono a fissare uno per uno i nuovi arrivati,
con interesse.
La sala era grandissima e
faceva assomigliare ancora di più la scuola ad una cattedrale, numerose candele
erano allineate sulle pareti della stanza, anche se pareva che la sala brillasse di luce propria.
I tavoli erano rotondi
occupati ognuno da venti ragazzi coetanei tra loro.
Harry osservò i ragazzi:
avevano una divisa scolastica diversa dalla loro. I maschi avevano una camicia
di lana a quadri da cui spuntava una maglia più leggera nera. Sotto, dei
pantaloni neri, di stoffa apparentemente leggera e ai piedi un paio di anfibi.
Le ragazze, invece,
indossavano un maglione di lana a quadri, una gonna nera poco
sopra le ginocchia e anche loro portavano degli stivali neri, ma di
pelle.
Si diressero verso i tavoli degli insegnanti sotto gli occhi di tutti. La maggior parte
si sentiva a disagio, mentre Cho Chang e la sua migliore
amica, lanciavano occhiate ai ragazzi più carini, strizzando loro
l’occhio, languidamente.
Quando raggiunsero il tavolo strinsero la mano a ciascun insegnante, mentre Krum prendeva
posto tra due professori.
Uno dei
docenti li fece sedere ad un tavolo vicino a una delle vetrate da dove
si poteva vedere il lago e l’inizio di un bosco.
Il preside, un tiretto
dall’aria simpatica, presentò alla scuola gli inglesi, senza smettere di
sorridere. Aveva già imparato i loro nomi e sapeva anche
qualcosa su di loro, sentita probabilmente da Silente. Dopo averli presentati,
annunciò:
- Benvenuti e bentornati,
ragazzi! Quest’anno non starò ad annoiarvi con le regole, perché le troverete nelle vostre stanze...
Quest’anno ci saranno come
sempre i G.u.f.o. e i M.a.g.o., e voi, studenti di Hogwarts, quelli degli esami li
svolgeranno qui, e i risultati saranno mandati alla vostra scuola! Voglio
annunciarvi che quest’anno, verso maggio, ci sarà un ballo! Quindi, uomini,
cominciate a rimorchiare, il tempo passa in fretta!-
I ragazzi scoppiarono a
ridere, applaudendo al preside, che fece un profondo
inchino, quasi a voler toccare il tavolo con il suo lungo naso.
Harry, al quarto anno, quando
aveva conosciuto Viktor Krum, si era fatto un’idea
totalmente diversa: si era aspettato di trovare una scuola buia e sinistra e un
branco di ragazzi introversi e dall’aria tesa e imbronciata, come il loro
professore.
Mentre l’atmosfera era serena
e delicata, i visi dei ragazzi erano solari e rilassati e la scuola sembrava
irradiare anche l’angolo più nascosto.
Viktor stonava decisamente con l’ambiente in cui si trovava.
Sembrava appartenere ad un
altro mondo, esattamente l’opposto del loro.
Il suo viso era sempre
contorto in una smorfia di disappunto che pareva sfiorare la rabbia,
era assorto nei propri pensieri che lo estraniavano anche dai professori
che gli stavano parlando amichevolmente dandogli ogni tanto delle pacche sulle
spalle per incitarlo a rispondere alle domande che gli ponevano.
Lui rispondeva con un gesto di assenso annoiato e distaccato, per poi tornare a
osservare il suo piatto, anche se il suo sguardo vuoto sembrava andare al di là
dell’oggetto.
Harry tolse lo sguardo dal
ragazzo bulgaro e lo posò sul tavolo dove era seduto, che nel frattempo si era riempito di pietanze dall’aria squisita.
Un delizioso piatto con
legumi, patate e riso fu divorato da tutti i presenti, come se
non mangiassero da giorni.
Ron iniziò dopo di loro a
mangiare, e si mise ad osservare tutto quel ben di Dio con adorazione, poi cominciò
a trangugiare tutto quello che gli passava sotto il naso, ignorando i commenti poco carini dei suoi commensali.
Dopo essersi sfamati, un po’ appesantiti ma sazi e soddisfatti, furono accompagnati
nella loro “nuova casa” da un paio di ragazzi più grandi di loro che si
dimostrarono cortesi e ospitali.
Se ne andarono
dopo avergli dato la parola d’ordine ( thè alle
erbe), e i sedici ragazzi entrarono.
La sala era veramente molto graziosa ed elegante.
Era circolare e molto
spaziosa: tre divani rossi e altre numerose poltroncine dello stesso colore
si trovavano davanti ad un camino pieno di fiamme
danzanti, dietro, un lungo tavolo di legno scuro, grande abbastanza per più di
venti persone era coperto da una sottile tovaglia scarlatta su cui era posato
un candelabro dorato. Ampie finestre lasciavano filtrare molta luce, che
appariva leggermente rossastra perché attraversava stupende tende rosse, che rendeva l’aria ancora più intima e confortevole.
Le pareti erano
spoglie, ma i ragazzi sapevano il motivo. Dato che gli studenti bulgari
dovevano rimanere otto anni lì, i professori avevano concesso loro di
personalizzare la sala e le altre stanze, e cambiare anche il colore delle pareti, degli oggetti...
Anche a loro avevano permesso di personalizzarla, e i
ragazzi, ma soprattutto le ragazze, ne furono entusiasti.
Le giovani donne corsero
nella loro stanza, così come i ragazzi.
Quando varcarono
la soglia della stanza, rimasero incantate, con un sorriso meravigliato
dipinto sulle labbra.
Il loro nuovo dormitorio era bellissimo
e sembrava immenso, tutto sui toni del rosa.
C’erano dieci letti a
baldacchino con dei tendaggi rosa con delle sfumature viola. Le lenzuola erano di un rosa acceso favoloso.
Ai piedi dei letti c’erano i
loro bauli aperti e vuoti. Tutti i loro effetti personali erano stati stipati
in degli armadi che si trovavano dietro la testata dei
letti di un colore marrone chiaro.
Le parole erano rosa chiaro,
ma spoglie.
Questo fece scattare la vena
creativa delle ragazze.
Dato che oltre ai letti e le
ampie finestre che davano sui giardini non c’era altro, le ragazze si armarono
di bacchetta e cominciarono la loro opera.
Inserirono un grazioso tavolino circolare sotto una delle finestre con
sopra penne, boccette di vario colore, e diversi fogli di pergamene per
scrivere compiti o lettere.
Per la gioia di Hermione
inclusero vicino all’ultimo letto, un piccolo mobiletto pieno zeppo di libri di
magia ma anche romanzi babbani.
In mezzo alla stanza misero un lungo tappeto
rosa.
Accanto ad ogni letto fecero
comparire un comodino, dove misero dei vasi con dei fiori profumati e delle piccole lampade.
Sopra i davanzali delle
finestre, appoggiarono numerose candele profumate, anche perché la stanza odorava lievemente di chiuso, ma anche perché rendeva la
stanza molto intima e un’aria romantica sembrava alleggiare nel loro
dormitorio.
Hermione, Ginny e Luna
scelsero tre letti vicini tra loro, che si trovavano sotto ad una delle
finestre che in quel momento faceva più luce, rendendo il rosa della stanza
ancora più acceso.
Tutte le otto ragazze erano
molto soddisfatte del risultato.
La loro stanza era pronta.
Era pronta
per custodire i loro segreti, le loro paure, le loro emozioni, i loro
sentimenti...
Le pareti di quella stanza avrebbero racchiuso dichiarazioni mai svelate, vendette
bramate da tempo, confessioni troppo dure da venir fuori...
Avrebbero origliato i segreti
di quelle otto ragazze adolescenti che stavano crescendo velocemente,
inevitabilmente.
Avrebbero osservato lettere
che non sarebbero mai state recapitate, lacrime mai
versate in pubblico, sorrisi troppo sinceri per uscire dalla porta di quella
stanza.
Peccato, però, che le pareti
non parlino.
≈ ≈∆≈
≈
Intanto, nell’altra stanza,
anche i ragazzi si erano dati da fare, ma non quanto le ragazze.
La loro camera era blu, e
anche loro aggiunsero un tavolino pieno di azioni di gioco della
cosa che loro amavano quanto la loro vita: il Quidditch.
Misero vari
comodini accanto ai letti, con
sopra libri e riviste (di Quidditch).
Attaccarono alle pareti schemi
di gioco, giocatori preferiti, foto di manici di scopa, e TerrySteevalsi concesse anche la
foto di una modella babbana in una posa provocante...
I tre
Serpeverde non misero niente di particolare, solo un piccolo calendario bianco
accanto ai loro letti.
Una cosa preoccupò Harry. Otto ragazzi nella stessa stanza, tra cui tre Serpeverde. E inoltre Ron era ancora infuriato con Malfoy, per l’episodio di
pochi giorni prima. La rissa, un giorno o l’altro, ci sarebbe stata,
forse quel pomeriggio stesso.
Si voltò verso il suo
migliore amico, e si accorse che gli stava parlando,
tranquillamente, senza accennare minimamente a Malfoy.
D’altronde, anche il biondo
stava risistemando la sua roba, ben lontano dai loro letti, che si trovavano
vicino alla porta d’ingresso.
Si tranquillizzò.
Il pomeriggio andarono tutti
a fare un giro per la scuola.
I professori gli avevano
detto che per quel giorno non avrebbero partecipato alle lezioni, avrebbero potuto fare un giro, per vedere come era
l’istituto.
I quattro Grifondoro, insieme
a Luna, diedero un’occhiata alla scuola, prima di
uscire fuori, per una passeggiata.
I corridoi luminosi erano
pieni di ragazzi, chi si affrettava verso la propria classe, chi cercava di
dare una ripassata alla lezione, chi pregava al secchione
della classe di passargli i compiti...
Era tutto molto simile a
Hogwarts.
Davanti a loro, tre ragazzi,
due maschi e una femmina, stavano confabulando, ghignando ogni tanto. La
ragazza aveva in mano molti libri, che teneva in mano con non poca fatica.
I suoi compagni erano senza
libri e con la divisa tutta stropicciata, al contrario della sua, che era
perfetta.
Harry si voltò verso i suoi
migliori amici, che ricambiarono lo sguardo. Quei tre erano una copia esatta di
loro, in tutto e per tutto.
Sbirciarono anche le classi,
che erano molto grandi e luminose. I banchi erano di legno chiaro, che si intonavano perfettamente alle pareti, anch’esse chiare.
C’erano tre lavagne in ogni
classe e su ognuna c’erano ingredienti di pozioni,
formule per incantesimi più o meno difficili.
Alcuni armadi erano addossati
alle pareti, da cui fuoriuscivano libri, calderoni e
fogli di pergamena.
Poco dopo, uscirono nei
giardini ammantati di neve, che continuava a cadere lentamente.
I ragazzi si strinsero nei
loro cappotti: c’era freddissimo.
Camminarono
a fatica tra la neve, e i loro piedi affondavano in quel morbido ammasso candido.
Ginny, improvvisamente, prese
a braccetto Hermione e Luna, e arretrarono di qualche passo, camminando,
rimanendo dietro ai due ragazzi, che continuarono a parlare tranquillamente,
naturalmente di Quidditch.
Non si accorsero minimamente
di quella che stavano premeditando le ragazze...
- Non credi che Samuel Backfort venga venduto all’Italia? Offrono una bella somma-
domandò Harry all’amico.
-Strano, anche la Spagna lo
vuole da tempo-
- Ma...-
La frase di Harry non fu
terminata, perché dietro la nuca del moretto, si andò
a schiantare una grossa palla di neve.
Si voltò di scatto,
osservando con sguardo omicida le ragazze dietro di sé.
Hermione, Luna e Ginny lo
stavano guardando con espressione angelica, anche se la rossa e la bionda si
erano nascoste dietro l’amica, che aveva un ghigno soddisfatto
sul volto arrossato dal freddo.
Anche Ron si
era voltato, e attendeva impaziente l’inizio della guerra.
Harry, stranamente, voltò le spalle alle ragazze, e si diresse verso un masso,
sedendosi.
Si mise la testa tra le mani
che tremavano.
Hermione si avvicinò, si sentiva in colpa. Forse gli aveva fatto male.
Infondo la palla l’aveva lanciata lei.
Che ingenua...
Harry preparò la palla di
neve dietro di sé, e non appena la ragazza gli fu abbastanza vicina, la colpì
in piena faccia, per poi scappare a gambe levate.
-Brutto...-
Aveva approfittato della sua
pena per lui e l’aveva colpita. Si rialzò.
Harry, probabilmente, voleva
la guerra.
E Hermione, statene certi,
gliela avrebbe data.
Accumulò un po’ di neve tra
le mani infreddolite anche se coperte dai guanti di lana, e la appallottolò.
Si lanciò all’inseguimento
del giovane mago, anche se era in netto vantaggio e le
sue gambe esili e infreddolite non sarebbero mai state come le sue.
Tuttavia, l’orgoglio della
Grifondoro era più forte del freddo e del duo corpo minuto, e continuò ad
inseguirlo.
Intanto, poco lontano,
un’altra battaglia era iniziata.
Ginny e Luna avevano stretto un’alleanza contro Ron, che cercava di difendersi
dagli attacchi delle giovani, con scarsi risultati.
Ormai Ron assomigliava più ad
un pupazzo di neve che ad un ragazzo.
Le due ragazze continuarono a
riempirlo di neve.
- Harry...fermati...non ce la faccio...-
Hermione si fermò, portandosi
la mano su un fianco, e l’altra dietro la schiena.
Il ragazzo frenò
la sua corsa e tornò indietro dall’amica.
-Hermione, tutto bene?-
La ragazza alzò lo sguardo, che prima era rivolto al suolo.
- Certo-
E prima che Harry potesse
fare qualunque cosa, Hermione gli tirò un enorme palla di neve in faccia.
-Questa è per prima!-
La “guerra” iniziò senza
esclusioni di colpi, all’ultimo sangue.
Mentre “combattevano”,
ridevano spensierati come bambini.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Le lancette dell’orologio erano bloccate, i numeri dei secondi, dei minuti, delle ore,
azzerati.
Erano felici.
Harry dimenticò in quel
momento i suoi tormenti, i suoi genitori, Sirius, Voldemort...per lasciare per
un po’ il ragazzo cresciuto troppoin fretta, e lasciare spazio al bambino che
era stato senza problemi, né risentimenti, né paure.
Mentre Hermione stava
raccogliendo un po’ di neve, Harry corse verso il pendio della montagna,
nascondendosi dietro un albero.
La ragazza si
accorse poco dopo dell’assenza dell’amico, e cominciò a cercarlo, chiamandolo.
Quando la giovane
gli passò accanto a lui senza notarlo, Harry le si avventò contro, cercando di
farla cadere, ma lei lo prese per un braccio e lo fece cadere con lei.
Ridevano come matti, l’uno
addosso all’altra, senza vergogna, malizia né
imbarazzo.
La loro felicità non durò per
molto.
Qualcosa tremò,
e prima che potessero accorgersene, cominciarono a cadere lungo la
scarpata della montagna, rapidamente.
Il tempo continuò a scorrere,
inesorabile e impetuoso.
Hermione si aggrappò a Harry,
nascondendo la testa nel suo petto.
Il ragazzo la strinse, mentre
cercava di trovare anche se la lucidità era scomparsa dalla sua mente, e continuarono a rotolare.
Dopo quella
che gli era sembrata un’eternità, la loro scivolata sembrò fermarsi lievemente.
I due ragazzi sospirarono
sollevati. Ma Harry si allarmò nuovamente.
Di fronte a loro, stava un
enorme masso, abbastanza appuntito, su cui Hermione,
quasi sicuramente, ci sarebbe finita contro.
L’avrebbe salvata,
a qualunque costo.
Fu molto difficile, ma
all’ultimo momento, Harry riuscì a prendere il posto dell’amica, che era ancora
nascosta tra le sue braccia.
Si fermarono,
poco delicatamente, e Harry sbatté contro il macigno.
Dopo un po’, Hermione alzò il
volto, ancora un po’ scossa. Accanto a lei Harry, che
le teneva ancora le braccia attorno alla vita, sembrava svenuto.
-Harry!- La ragazza impallidì, e cercò di svegliarlo, scrollandolo per le
spalle, ma il moretto non accennava ad aprire gli occhi.
Quando ritirò
le mani, le trovò impregnate di sangue.
La ragazza si tolse giacca e
sciarpa e cercò in qualche modo di legarlo intorno alle spalle dell’amico, dove
si trovava la ferita, per tentare di fermare il sangue. Iniziò
a piangere, sentendosi impotente di quello che stava succedendo.
Probabilmente
il ragazzo l’aveva salvata, e si era sacrificato per lei. Odiava sé stessa.
Anche se ora aveva addosso solo un maglione e un pantalone di lana, non le
importava, se sarebbe morta per il gelo, tanto meglio.Detestava sentirsi in quel modo, rimanere a
fissare il ragazzo che amava in silenzio da anni,
senza poter far nulla per aiutarlo.
Provò a chiamare i compagni,
ma erano troppo lontani per sentirla
Lanciò dei segnali luminosi,
ma nevicava abbondantemente, e le luci mandate dalla sua bacchetta magica erano
troppo fievoli, e si confondevano tra il cielo chiaro e i fiocchi di neve.
Avrebbero dovuto aspettare
che si imbrunisse il cielo, prima che qualcuno sarebbe
arrivato per salvarli.
Si inginocchiò accanto all’amico, continuando a piangere.
Sapeva che lui non voleva che
lei piangesse, perché lui odiava le ragazze lagnose,
ma in quel momento i sensi di colpa la attanagliavano selvaggiamente, e cercò
di mandarli via attraverso le lacrime, con pochi risultati.
Puntò la bacchetta
verso l’amico, cercando di fare un incantesimo per guarire la ferita di Harry,
ma doveva aspettare che il sangue si fermasse.
- Harry, ti prego
svegliati...-
La ragazza
era disperata, il moretto era
ancora svenuto e non accennava a svegliarsi. Fece cadere alcune lacrime sul suo
viso, stringendogli la mano fredda, per riscaldarla, anche se la sua ormai era
gelata.
-Hermione...-
Il ragazzo sussurrò il suo
nome, riaprendo gli occhi.
-Harry!!!-
La ragazza sorrise, felice
come non mai, e le lacrime continuarono a uscirle
rigando il volto, ma erano per la felicità.
Harry allungò
un braccio verso di lei, e con la mano le asciugò le lacrime sul viso,
sorridendo.
- Non piangere, non c’è alcun
motivo per piangere...-
La ragazza non riuscì a
resistere, gli buttò le braccia al collo, senza fargli male, stringendolo
forte.
-Ehi piccola...sei
congelata...dov’è la tua giacca?-
Hermione si
limitò ad indicare la vita del ragazzo, rimanendo abbracciata a lui.
- Herm,
morirai congelata... tieni prendi la mia giacca-
Harry fece per togliersi il
cappotto, ma l’amica lo bloccò, anche perché Harry stava
facendo molta fatica per togliersi l’indumento.
Hermione osò dirgli, anche se
non poté fare a meno di arrossire e d darsi dell’idiota.
-Senti...potresti scaldarmi
tu, se non ti da fastidio...-
Il ragazzo non rispose, si limitò a sorriderle e la attirò a sé,
stringendola e coprendo anche a lei con il suo cappotto.
Con i capelli mossi bagnati e
i vestiti aderenti che le coprivano il corpo, Hermione sembrava ancora più
bella del solito.
Sentirla lì, vicinissima a
lui, il suo corpo contro il proprio, gli fece salire l’emozione alle stelle.
Tuttavia, non trovò il
coraggio di parlarle e si limitò a stringerla, respirando a pieni polmoni del
suo profumo alla vaniglia che avevano i suoi capelli. Il
corpo piuttosto rigido di Hermione si rilassò, e si
raggomitolò meglio contro Harry, chiudendo gli occhi.
- Tu ti sei fatta male?-
- No, io sto
bene...grazie a te... mentì la ragazza. Aveva preso
una storta alla caviglia, ma non voleva far preoccupare l’amico ancora
di più.
Rimasero abbracciati ancora
per molto, godendo l’uno la compagnia dell’altro, senza esprimerlo. Entrambi
erano al settimo cielo e desideravano che quel momento non finisse mai.
Hermione si scostò un attimo,
e Harry ne rimpianse subito il contatto.
-Ti fa ancora molto male?-
- No, è passato
tutto...fidati-
La ragazza passò
delicatamente la mano destra sulla ferita del ragazzo e lui fece una
smorfia di dolore, scostandosi un poco.
- Visto?!? Mi menti sempre!-
La ragazza si alzò, ma il
dolore alla caviglia era lancinante e cadette a terra,
accanto a Harry.
Il moretto, la riavvicinò a sé,
e le sussurrò:- Anche tu in fatto di bugie sei un
asso-
La fece rimettere nella
posizione di prima, era veramente minuta a tra le sue braccia sembrava fragile,
ma Harry sapeva che la sua forza e il suo coraggio erano
pari ad un leone.
Di tanto in tanto le baciava
la fronte, per poi appoggiare la fronte contro il capo dell’amica.
In quell’anno si erano avvicinati molto, ma un gesto di Hermione li avvicinò
ulteriormente.
Alzò il
volto verso il compagno e cominciò
a fissare i suoi occhi verde smeraldo.
Le gote di Harry si tinsero
di rosso. Erano vicinissimi.
La ragazza sembrò
non accorgersene e continuò a guardarlo.
Avvicinò la sua mano verso la
sua fronte, vicino alla cicatrice.
Lui gliela bloccò
istintivamente, e Hermione ritrasse la mano, abbassando lo sguardo
mortificata
Harry si maledisse
e cercò di rimediare al danno. Le prese la mano e gliela riportò
alla fronte, proprio sopra la saetta, che gli prudeva lievemente.
Ne accarezzò il contorno, con le dita sottili. Harry
chiuse gli occhi e si godette a fondo quei tocchi celestiali.
L’amava, la voleva. Ma in
quel momento le voleva stare vicino solo come amico, anche se sapeva che probabilmente
stava nascendo qualcosa tra loro...il dolore sembrò scomparire...
Improvvisamente, la ragazza
si mise in ginocchio e avvicinò le labbra al viso del
ragazzo, e gli baciò la cicatrice.
Un turbinio di emozioni lo travolse: felicità, paura, gioia, orrore, amore,
odio...tutte in quell’attimo in cui le labbra di Hermione erano poggiate sulla
sua fronte.
Quando la ragazza si staccò,
non lo guardò negli occhi, lo abbracciò, accarezzandogli i capelli.
Harry era ancora un po’ scosso, e non le chiese niente, le circondò solo le
braccia attorno alla vita, stringendola forte.
Il cielo si stava oscurando, ed entrambi i ragazzi cominciarono ad avere
freddo e fame.
Harry e Hermione erano ancora
abbracciati. Il ragazzo la chiamò ma lei non rispose.
La chiamò
più volte, ma la ragazza non rispondeva.
Scoprì che si
era addormentata, e sorrise vedendola dormire e nel frattempo sorridere,
probabilmente stava sognando qualcosa di piacevole.
“ Magari stesse sognando
me...” questo pensiero attraversò la mente del
moretto, e cercò inutilmente di scacciarlo.
La giovane
lo stringeva forte e ogni tanto ridacchiava nel sonno, per poi tornare
con il sorriso stampato sul volto arrossato dal freddo.
Harry si tolse
la sciarpa intorno al collo e gliela mise sulle spalle, cercando di
riscaldarla. Tossì, e Harry nel frattempo starnutì.
“ Fantastico, anche il
raffreddore!”
Stava per addormentarsi, ma
sentì delle voci in lontananza, che sembravano dire i loro nomi.
Guardò
verso l’alto, senza riuscire a scorgere nessuno, poi fece capolino una testa rossa, probabilmente appartenete a
Ron.
Ben presto arrivarono
i soccorsi, che li aiutarono a tornare nella scuola.
Il ragazzo svegliò
l’amica, e la aiutò a salire.
Quando si diressero, aiutati
dai soccorritori, Harry continuò a tenere stretta la
mano di Hermione, che la strinse nella sua.
Finito!!!Uao... è stato difficile
evitare che Harry e Hermione si baciassero, l’atmosfera era talmente
romantica...ma ho resistito!!!
Ricordatevi di
recensire! E’ semplice: qui sotto c’è scritto “ Vuoi inserire una recensione?” ciccate,
inserite il vostro nickname e scrivete un commento,
poi ciccate su “invia”...Fatto?
Perdonate la
mia scemenza!
Non so il
titolo del prossimo capitolo, perché è ancora in cantiere...
Heilà!!! Non ho aggiornato prestissimo, mi dispiace molto... le vostre
recensioni mi hanno commosso davvero!!! Questo capitolo è decisamente noioso, a
parer mio, ma è un capitolo di transito per collegare tutti gli altri...ok?
Spero che
recensirete comunque!
Ecco a voi...
Capitolo 6:
“E tutto quello che devi
fare è metterti le cuffie.. sdraiarti per terra e
ascoltare il cd della tua vita...traccia dopo traccia...nessuna è andata
persa...tutte sono state vissute e tutte, in un modo o nell'altro servono ad
andare avanti...non pentirti, non giudicarti, sei quello che sei e non c'è
niente di meglio al mondo. Pause, rewind, play ancora
e ancora e ancora, non spegnere mai il tuo campionatore...continua a registrare
nuovi pezzi, a mettere insieme i suoni per riempire il
caos che hai dentro...e se scenderà una lacrima quando riascolti.. beh.. non
avere paura...è come la lacrima di un fan che ascolta la sua canzone
preferita... 107.3 Radio Caos Il tuo BPM...E tutto il resto è rumore
Bianco....Federico Moccia”
Harry aprì gli occhi di
scatto. L’infermeria era ancora avvolta nel buio.
Si asciugò pigramente con
un braccio la fronte imperlata di sudore, oltrepassando la cicatrice.
Il suo cuore continuò a
battere velocemente ancora per qualche minuto, poi si stabilizzò, accompagnando
ritmicamente il risveglio del ragazzo.
Si mise a sedere con un po’
di fatica, accese la lampada sul comodino affianco al
letto e guardò l’orario: le 5:24 del mattino.
Si distese sul letto, coprendosi con il piumone, che
offriva un caldo riparo al freddo che c’era nella stanza.
Anche quella notte gli incubi lo avevano accompagnato nel
sonno, avvolgendolo in una morsa subdola e dolorosa, a cui era ormai abituato.
Si trovava sempre nello
stesso corridoio, ma non aveva più fatto ritorno nella sala circolare dove si
trovavano lui, Viktor e la ragazza misteriosa (...)
Ritornava solo nella stanza dove si trovavano i suoi genitori e da
Sirius, e rimaneva ogni volta sconvolto e si risvegliava molto scosso e
provato.
Inoltre il dolore alla
schiena, anche se la ferita era scomparsa grazie ad un incantesimo, gli doleva
ancora molto e quando si muoveva troppo velocemente, fitte dolorose lo
colpivano come decine e decine di aghi.
L’infermiera, una gentile
signora di mezza età, gli aveva dato due pozioni e la raccomandazione di
rimanere sul proprio letto, per evitare che la ferita si riaprisse.
Si voltò lentamente su un
fianco e riuscì a intravedere l’esile figura di
Hermione distesa su un letto vicino al suo.
La mente rivagò all’attimo
in cui Hermione lo aveva baciato sulla cicatrice, che
sembrava essere esplosa. Ma non di dolore, bensì di sollievo.
Aveva
provato qualcosa di simile alla fine del quarto anno, quando aveva rivisto suo padre e sua madre. Ma qualcosa di diverso era accaduto, ma era quasi impercettibile e Harry
non capì.
Ora tre persone erano
legate a lui attraverso la sua cicatrice: Voldemort, sua madre Lily e Hermione.
Odio, amore materno e ...?
Quale sentimento la sua
cicatrice aveva tesso come una ragnatela tra Harry e Hermione?
Un
singhiozzo distolse il ragazzo dai suoi pensieri, che cercò la fonte del
piccolo rumore. Era stata l’amica.
Il moretto si avvicinò con cautela al letto dell’amica, senza pensare al freddo nella
stanza e alla sua schiena che sembrava implorargli pietà.
La ragazza era stesa
supina, con il volto appoggiato di lato e un espressione sofferente sul volto,
rigato di lacrime. Sembrava essere molto scomoda
perché cercava di cambiare posizione anche se dopo ritornava come prima.
Harry osservò il suo viso.
I capelli erano più ricci e crespi del solito per colpa dell’acqua del giorno prima, le lacrime continuavano ad oltrepassarle
le guance pallide per poi finire sul collo, le labbra erano appena dischiuse e
sembravano far entrare aria a fatica.
Il ragazzo le asciugò le lacrime sul volto con la mano, anche se altre, più
grandi, uscirono dagli occhi, cercando di raggiungere le altre.
Rimase a fissarla,
aspettando che si calmasse e smettesse di piangere. Non la svegliò.
Ma la ragazza non accennava
a tranquillizzarsi, anzi, la cosa degenerò pochi minuti dopo.
-HARRY!-
Hermione cominciò a
muoversi convulsamente, agitando le braccia in aria come per scacciare qualcosa
di fastidioso. Anche le gambe si muovevano
freneticamente, scalciando le lenzuola, che caddero sul marmo freddo.
Il ragazzo la prese per le
spalle e cercò di svegliarla, scrollandola per le
spalle.
La ragazza strillò e con uno spintone l’allontanò da sé, continuando a
piangere e urlare cose incomprensibili.
Harry riuscì a
risvegliarla, anche se prima che l’amica si destasse ricevette
numerosi pugni e graffi.
Mentre Hermione cominciava
a svegliarsi, il moro si massaggiava la guancia che gli bruciava come se si fosse infiammata. La ragazza aveva un ottimo destro.
L’amica cercava
di abituarsi alla luce della stanza, proveniente dalle lampade accese da Harry,
si strofinò gli occhi e rivolse lo sguardo all’amico.
-Harry?- la ragazza lo chiamò, e spalancò gli occhi, vedendolo conciato in quel
modo.
Aveva
alcuni graffi sul viso e una guancia arrossata, probabilmente da un pugno, ma
aveva un’espressione sollevata e
le sorrideva.
- Cosa
hai fatto? Hai litigato con qualcuno? Con Malfoy?-
La giovane
si mise seduta, continuando a guardarlo.
- Affatto-
-Allora cosa è successo?-
- Sai, una ragazza ha
cercato di uccidermi-
Hermione si portò una mano
alla bocca, sbalordita. :- E’ chi è questa?-
Harry sorrise ancora di più.
-Tu-
Rimase con la bocca
spalancata, mentre le gote parvero infiammarsi quanto la guancia dolorante di
Harry. Mormorò un sentito “scusa”, abbassando lo sguardo.
Prese la bacchetta magica
dal suo comodino e con un incantesimo fece scomparire un po’ di rossore e di
dolore all’amico.
Il silenzio ovattato che
aleggiava nella stanza era imbarazzante e tutti e due
cercavano di trovare un argomento per evitare quel momento spiacevole e
decisamente scomodo.
Harry prese un po’ di
coraggio e ruppe il silenzio:-Senti, ti ricordi cosa
stavi sognando?-
La ragazza si fece
pensierosa. – Non ricordo...beh, che ore sono?-
- Le 6
meno un quarto del mattino-
-Torniamo a dormire, se no domani assomiglieremo più a mummie che a ragazzi...!-
-Sicura di star bene?-
La ragazza si limitò a
sorridergli affettuosamente e sussurrargli un lieve “ buonanotte”, per poi
mettersi sotto le coperte.
Harry si accertò che
l’amica stesse dormendo e poi si rifugiò anche lui sotto le
coperte, chiudendo gli occhi.
Prima di scivolare nel
sonno sentì un lungo sospiro e dei singhiozzi soffocati inutilmente.
≈
≈∆≈ ≈
- E’ mattina
pelandroni!!!-
La voce petulante di Ron
risvegliò Harry, anche se non del tutto. Ma un cuscino volante, terminò l’opera quando finì in faccia al ragazzo addormentato.
L’infermeria era illuminata
e davanti a lui c’era una tazza con del thè e dei biscotti. Ne addentò uno,
guardandosi intorno.
Alla sua destra Ron ed
Hermione stavano discutendo delle lezioni del mattino.
Avevano entrambi la nuova
divisa, ancora immacolata e impeccabile, anche se era destinata a di tutto, soprattutto quella di Ron.
Il rosso si
era già allentato la cravatta, e il mantello gli pendeva da un lato e lui in
mano aveva una barretta di cioccolata mordicchiata.
Hermione sembrava felice ed
emozionata. Continuava a controllare l’orario, e riguardare i titoli della catasta
di libri che teneva sotto la spalla.
Harry finì
velocemente la colazione e andò a vestirsi. La divisa
era molto calda e comoda. Si allentò la cravatta e
tornò dagli amici.
Si diressero tutti e tre
verso la loro camera, per prendere le borse dei due ragazzi e ne approfittarono per fare un altro giro per il castello,
dato che era ancora molto presto.
Lungo i corridoi i ragazzi
si stavano incamminando verso la sala grande per fare
colazione, spintonandosi e ridendo tra loro.
Accanto al trio passò un
gruppo di ragazze più piccole di loro pesantemente truccate e starnazzanti come
oche giulive.
Rividero anche i tre
ragazzi del giorno prima.
La giovane
li stava rimproverando per non aver fatto i compiti e loro annuivano
pigramente, roteando gli occhi e lanciandosi tra loro occhiate furbe degne di
Ron e Harry.
Uno dei due ragazzi
cominciò a bisticciare con la ragazza che cercava di avere
la meglio,lanciandogli occhiate omicida.
L’altro, invece, cercava di
riappacificarli con qualche parole, anche se sembrava
avere la testa da tutta altra parte. Continuava a
fischiettare e quando passava qualche ragazza carina lui si voltava a
guardarla.
Harry sorrise. Quel ragazzo era molto simile a lui.
Il giovanotto si girò verso di lui e gli sorrise.
Ma qualcosa nel suo volto
lo turbò, anche se non riuscì a trovarne il motivo.
Non ci fece molto caso
anche perché Ron e Hermione avevano ricominciato a litigare, per un motivo
talmente stupido e futile che Harry preferì
incamminarsi verso la loro camera, sentendo l’affievolirsi delle urla dei due
compagni, che stavano attirando non poco l’attenzione.
Salì le
scale ancora mezzo addormentato e dopo aver detto la parola d’ordine entrò nella camera.
Diede il buongiorno a Ginny
e Luna che stavano chiacchierando sulle poltrone
davanti al camino spento e prese la sua borsa e quella di Ron.
Notò che Luna era piuttosto
triste e la sua espressione era scoraggiata e abbattuta e Ginny la guardava
dispiaciuta e ascoltava in silenzio quello che le diceva.
Si avvicinò
un po’, facendo finta di cercare un libro, e si mise ad ascoltare.
Riuscì ad afferrare qualche
parola qua e là tra le frasi ma l’arrivo di Ron e Hermione gli impedì di capire
cosa stessero dicendo precisamente.
I due amici erano di nuovo amichevoli l’uno con l’altra e quindi Harry non gli
chiese nemmeno il motivo del litigio, per non far riaccendere i due fuochi, che
si spegnevano sempre difficilmente.
Rimasero
un po’ a chiacchierare, poi si diressero verso i giardini per la loro prima lezione di Cura delle Creature
Magiche nella nuova scuola.
Oltrepassarono il lago
ghiacciato e , per grande sollievo di Ron, gli
Hascobuik quel giorno non stavano pascolando.
Il professore li attendeva
accanto ad un recinto in pietra. Era un uomo alto, minuto e due grandi baffi
neri solcavano un viso un po’ raggrinzito per la sua
età.
Indossava un lungo cappotto
con pelli di animali cucite tra loro e aveva alle mani
un paio di guanti di pelle.
Aveva un’espressione decisamente allegra e la bocca era curvata in un enorme
sorriso.
- Benvenuti alla vostra
prima lezione di Cura delle Creature Magiche. Io sono il professor Dimitri,
lieto di fare la vostra conoscenza.-
Un urlò
strozzato si levò dal gruppo degli studenti. Harry e gli altri si
voltarono verso Ron che fissava atterrito un punto davanti a sé, indicandolo
con il braccio tremante.
Si voltarono tutti
contemporaneamente e si trovarono di fronte una massa di teste pelose che li
osservavano incuriositi.
Gli Hascobuik, dal recinto,
li guardavano con i loro grandi occhi neri, dello stesso colore delle loro zampe
da ragno.
Il professore rise. Una
risata strana, quasi forzata. Probabilmente dall’età.
Li fece avvicinare
lentamente, rassicurandoli.
Nel recinto fece entrare
solo le ragazze, quelle più temerarie, perché le creature erano molto più
docili in presenza del gentil sesso.
Ron cercò in tutti i modi
di evitare che Ginny e Hermione entrassero, ma loro si limitarono a guardarlo
compassionevoli e incamminarsi verso gli animali.
Il professor Dimitri fece
salire alcune ragazze sul dorso degli Hascobuik per fargli fare
un giretto, mentre lui parlava con i ragazzi.
Le creature si dimostrarono
affettuose e simpatiche. Pascolavano tranquillamente, senza quasi accorgersi
del loro peso superfluo che portavano con sé.
Un Hascobuik, si avvicinò
lentamente ai ragazzi, che erano seduti sul recinto dando le spalle alle
creature, e si mise dietro, come per ascoltare i loro discorsi.
Dopo essersi posizionato dietro il povero Ron, con un leggero tocco del
muso lo fece girare e con una zampa lo sfiorò, per accarezzarlo.
Il ragazzo urlò e si allontanò velocemente dal recinto, cominciando a
correre. Si fermò solo quando si convinse della sicurezza della sua vita.
Rimase immobile per un
attimo, ansando per la corsa e per la paura avuta,poi roteò gli occhi azzurri e si buttò all’indietro, affondando nella neve.
I ragazzi scoppiarono a
ridere: che ragazzo!
Il povero animale si ritirò
tristemente e tornò dai propri compagni, incollandosi all’ Hascobuik
che teneva sul dorso Cho Chang.
Dimitri era un uomo molto
interessante e loquace. Ottime caratteristiche per un professore.
Raccontò loro dei suoi
numerosi viaggi in Africa e Asia, alle prese con animali magici e “normali”,
anche se lui riteneva fuori dal comune tigri, leoni,
scimmie, passeri...
Narrò anche un suo incontro
con alcune scimmie asiatiche che trovò molto interessanti, finché non cominciarono ad assalirlo, cercando di spulciarlo!
Si era ritrovato ben presto dieci scimmie attaccate
ovunque, che tentavano di spogliarlo per cercare qualche succulento insetto da
ingurgitare.
Mentre lo raccontava aveva
gli occhi fissi su un punto impreciso e parlava con una nota di terrore puro
che divertì molto i ragazzi, anche Ron, che era distaccato dagli
altri e ogni tanto osservava le creature, per poi distogliere lo
sguardo, sbigottito.
Purtroppo, l’ora passò in
fretta e il gruppo si diresse lentamente all’interno della scuola, dove li
attendeva l’ora meno attesa di tutte: Difesa contro le
arti oscure.
Questa materia era sì
interessante e piacevole, ma al solo pensiero di un
professore noioso e burbero come Viktor Krum, tutta la magia e la felicità
scompariva in poco tempo.
La classe era situata in
una angolo a ovest della scuola, un po’ in solitudine
rispetto alle altre stanze.
Entrarono e non appena
varcarono la soglia della classe, furono invasi dall’oscurità e dalla puzza di
chiuso.
Dopo essersi lievemente
abituati al buio, notarono una figura davanti a loro.
-Professore?-
-La lezione deve
cominciare, avvicinatevi...-
Draco Malfoy intervenne,
esclamando: -Prof, non si vede niente, come facciamo?-
Viktor sbuffò energicamente
e borbottando un incantesimo, fece aprire solo due finestre,
lasciando che la luce del sole entrasse prepotente.
I ragazzi chiusero gli occhi per il cambiamento di luce e quando li
riaprirono, si guardarono intorno.
La classe di Difesa contro le Arti Oscure era esageratamente contrastante con il resto
della scuola.
I mobili scuri erano
tarlati e ricoperti da numerosi strati di polvere.
I piccoli banchi di legno
nero erano addossati alle pareti, intagliati piuttosto
grossolanamente.
Molti libri erano l’uno
sopra l’altro, in varie parti della stanza, oscurati come la maggior parte
degli oggetti.
I ragazzi rimasero in
piedi, sotto richiesta del professore.
Il
bulgaro era seduto su una sedia
malridotta e osservava la stanza, come se non l’avesse mai vista prima d’ora.
Aspettarono ben dieci
minuti mentre Viktor leggeva alcune pergamene e ogni tanto fissava davanti a
sé, con lo sguardo perso chissà dove...
-Bene, oggi parleremo delle
Maledizioni senza Perdono...-
La voce del professore
irruppe fredda nell’aula, facendoli sussultare.
-So che li avete già
studiati a Hogwarts, ma un ripasso non vi ucciderà, per prepararvi...-
Harry diventò pensieroso,
come tutti gli altri.
Prepararci...per che cosa?
Non per gli esami, certo, non li chiedono, nemmeno per Incantesimi, allora per
cosa?
Harry non trovò risposta e
decise di ascoltare la lezione, anche se era stato molto più preso durante il
4°anno con il professor Moody.
-Allora, possiamo
iniziare.-
Viktor prima di cominciare
la lezione, squadrò i ragazzi uno per uno, compresa Hermione, che ricambiò
tranquillamente lo sguardo.
Aveva deciso che gli
avrebbe parlato.
Si sarebbero
chiariti, e se lui non accettava la sua amicizia, ognuno diritto per la
propria strada.
Tuttavia, anche se era una
ragazza chiacchierona e spesso petulante, non riusciva a trovare un discorso
con un senso che rispecchiasse pienamente ciò che si sentiva.
Intanto Viktor aveva
cominciato a parlare della prima Maledizione: il Cruciatus
Ne spiegò con fare pratico
gli effetti, come se non facesse altro che lanciare
tutto il giorno dei Cruciatus.
Poi passò all’Imperio e
infine all’Avada Kedavra.
Mentre parlava
guardava insistentemente Harry, quasi ad aspettare che il moro gli scagliasse
la Maledizione contro.
Il bambino sopravvissuto...
che sciocco ragazzo.
Sempre
lì, circondato da amici e dalla sua Hermione, che presto sarebbe stato di sua
proprietà...con le buone o le cattive...
Provò gli incantesimi su
alcuni insetti, sotto lo sguardo riluttante e terrorizzato dei ragazzi di fronte
agli scarafaggi che si contorcevano o morivano sul colpo.
La lezione terminò e mentre
tutti si dirigevano, una persona si diresse verso Viktor.
-Posso parlarti?-
Il ragazzo alzò lo sguardo e la fissò.
-certo-
-Vorrei parlarti della tua
ultima lettera...-
-Ne parliamo stasera fuori
la vostra camera, ok?-
Hermione sorrise allegra.
-Va bene!-
La ragazza uscì velocemente
dall’aula, mentre un ghigno di vittoria si dipingeva sul volto del bulgaro.
Fatto...sinceramente
questo capitolo non mi piace... ma ho usato tutta la
mia ispirazione per il tema di stamattina, scusate!
Vi prego di
recensire comunque!
Qualcuno di
voi è dell’Emilia Romagna?
Comunque...ringrazio
tantissimo tutti quelli che leggono ma soprattutto quelli che recensiscono, che
sono, non ci posso credere, tanti tanti!
Questo è capitolo è dedicato a tutti voi, ma soprattutto al Papa e a
tutte le persone che hanno speso, spendono e spenderanno
Questo è
capitolo è dedicato a tutti voi, ma soprattutto al Papa e a tutte le persone che
hanno speso,spendono e spenderanno la
vita per la Chiesa, dedicandogli il loro amore, la loro fede il loro tempo...
Alle
21.37di Sabato 2 aprile 2005 si è
spenta una vita fatta di religione, amore per la vita, una vita dedicata al
mondo e ai ragazzi...attimi commoventi, che colpiscono nell’anima prepotenti...
7°
Capitolo: Pensieri
& Pensieri
“E in quel semplice sguardo di pochi secondi, tutta
una vita. Per sempre. Ecco quante volte ci è capitato.
Fermarsi. Per un attimo. Solo un attimo. Eppure basta quello. E qualcosa ci
sfiora…Ma è un caso o era destino che succedesse?
Quante volte. Decidere se andare a quella festa o al cinema, con quel gruppo o
con la tua amica…Una scelta di un attimo. E’ solo un
attimo eppure può essere una vita. E ti chiedi quanto sei stato protagonista,
quanto hai potuto scegliere tu, quanto era già un po’
tutto deciso,cosa sarebbe stato se tu avessi fatto l’altra scelta. E rimani così in silenzio, indeciso. Poi
sorridi mentre tutto riparte. Il tempo sembra perdersi. Non tutto…”Federico Moccia
Era perfettamente consapevole
che ciò che stava facendo non era giusto nei suoi
confronti, che era un atteggiamento totalmente egoista e menefreghista.
Ma non riusciva rimanere nella
sala, sapendo che quei due sarebbero stai ben presto
da soli, e di lui, Harry non si fidava affatto.
Mentre giocava in una partita
a scacchi persa in partenza con Ron, inventò una banale scusa per salire in
camera e così poté prendere di nascosto il Mantello dell’invisibilità lasciato
dal padre e si diresse furtivamente fuori dalla loro
camera.
Aprì la porta che portava al
corridoio e rabbrividì per il freddo, stringendosi nel mantello che offriva un buon riparo al gelo della Bulgaria.
Sia Hermione che Krum non erano ancora arrivati, e i corridoi bui gli parevano
familiari, come un ricordo di un sogno.
Si appoggiò alla parete e
sfregandosi sulla pietra si sedette, rabbrividendo nuovamente, e lasciò che le
braccia ciondolassero sulle proprie ginocchia.
Chiuse gli occhi, lasciandosi
trasportare dalla forza dei ricordi.
Pensò a Sirius, che se n’era
andato l’anno prima...
Il suo adorato padrino,
l’aveva conosciuto solo da pochi anni, ma in lui aveva trovato il padre che non
aveva mai avuto vicino, nei suoi anni di bambino, di
ragazzo.
Le visite a lui, “Felpato”,
le chiacchierate di Quidditch...quegli attimi che credeva di aver
dimenticato, di aver lasciato con lui dietro il Velo, gli riaffiorarononella mente, come se fossero successe il
giorno prima.
Avrebbe voluto parlargli,
un’ultima volta, di tutto quello che gli stava succedendo o magari solo
sfogarsi.
Dirgli che non ne poteva più di essere “Harry Potter, il Bambino sopravvissuto”, ma solo
Harry, un ragazzo con dei poteri magici un po’ troppo magrolino e con due
simpatici occhiali tondi. Senza cicatrice, senza quello stupido sfregio che lo
faceva riconoscere in tutto il mondo.
Si ritrovò a pensare se Ron e
Hermione sarebbero stati comunque suoi amici, la sua
famiglia.
Magari stavano
solo con lui per...
Ah, che pensieri idioti! Si maledisse per ciò che stava pensando! Anche se solo per un
attimo, aveva creduto che loro stavano con lui solo
per la sua fama...si sentiva una persona orribile...
I suoi pensieri furono bloccati, quando alle orecchie gli arrivò un rumore
di passi, da vicino.
Davanti a lui comparve Victor
Krum, con la faccia più arcigna che mai.
Ma Harry notò qualcosa di
strano. Il bulgaro era teso come una corda di violino
e sembrava proprio un ragazzo al suo primo appuntamento.
Harry ci si rispecchiò
dentro, per come si somigliassero in quel momento.
Viktor si allentò la
cravatta, e si guardava intorno nervoso, poi,
improvvisamente, sorrise.
Il sorriso
era però spento, privo di
significato e di sentimenti. Sorrideva e basta.
Harry sentì una porta aprirsi.
Piegò la testa in avanti e
vide di fronte a Krum un’altra persona, in cui vide il volto dell’amica.
-Ciao...-
-Ciao
Hermione, come stai?-
Il moro guardò Hermione. Anche lei era tesa e il suo sguardo era piuttosto imbarazzato.
-Tutto bene...e tu?-
-mai stato meglio, di cosa
volevi parlarmi?-
Il bulgaro arrivò senza
troppi preamboli al nocciolo del loro incontro.
Hermione cominciò a parlare,
lo sguardo fisso verso il pavimento.
- Allora, sai la tua ultima
lettera...beh, quando mi hai fatto quella domanda, così diretta, mi sono
sentita sprofondare...
Io ti voglio un mondo di
bene, sei stato il primo ragazzo che non mi ha fatto sentire solo
una ragazza da cui copiare i compiti perché è la migliore della scuola,
ma una ragazza con cui uscire, stare insieme...te ne sono grata.
Ma tutto ciò non va al di là dell’amicizia...io vorrei rimanerti amica...perché
senza i tuoi consigli, non riuscirei ad andare avanti...-
La ragazza lo guardò negli
occhi, che sembravano velati di lacrime.
Il ragazzo abbassò il volto,
come un cane bastonato.
La ragazza gli accarezzò il
viso.
Viktor la guardò negli occhi,
prese coraggio e le disse:- Herm,
accetto quello che hai detto ma...vorrei ricevere un tuo bacio, infondo non sei
fidanzata...-
- ma Vic...-
- il primo e l’ultimo...giuro-
Hermione non sapeva come
spiegargli la situazione, come non accettare, ma le labbra del bulgaro
premettero contro le proprie.
Harry si sentì fremere dalla
rabbia. Si alzò di scatto e fece un passo verso i due ragazzi ma vide che l’indice della ragazza oscillava a destra a
sinistra, come per dirgli che doveva stare fermo dov’era.
La ragazza non rispose al
bacio, e non riuscì nemmeno ad opporsi perché il ragazzo la bloccava contro la parete, trattenendola poco delicatamente.
Poco dopo si staccò e la ragazza
lo guardò, decisamente accigliata.
-Viktor, io ti ho chiesto la
tua amicizia, e tu che fai? Mi baci senza tanti
complimenti!-
Krum si giustificò,
ma non furono le parole del ragazzo, bensì lo sguardo.
Annegò in quel mare profondo
e nero come la pece, ma distolse lo sguardo.
-Senti, io voglio che noi
rimaniamo amici, se non lo accetti, non posso farci niente...ok?-
-Ok, se
vuoi, rimarremo amici, ma se il tuo bene per me dovesse diventare qualcosa di
più, me lo diresti?-
-Certo...ma fidati,
l’amicizia va al di là dell’amore, dell’attrazione
fisica, al di là di tutto ciò, non sottovalutarla.
L’amicizia ti fa andare
avanti, senza timore, perché sai, che se volterai
lievemente il capo, ti troverai qualcuno che ha deciso di stare al tuo fianco,
al di là di quello che sei, o potresti essere...-
Harry sapeva che quelle
parole erano dirette anche a lui, ne era convinto.
Si ricordò di quando, l’anno prima, si era sfogato nuovamente con Ron e Hermione.
Il rosso aveva cominciato a urlargli contro,
dicendogli di smettere di dare la colpa a loro di quello che gli stava
accadendo, e di finirla con aggredire Hermione per ogni stupidità.
La ragazza, invece, si era alzata lentamente dalla poltrona su cui era seduta, aveva
preso le mani dei due ragazzi e gli aveva detto le stesse parole.
Quelle frasi risuonavano
nella sua mente quasi continuamente, come un enorme martello che gli
tamburellava violentemente sul cervello.
- Beh, io vado...ci
vediamo...-
Victor girò sui tacchi e cominciò a dirigersi verso le scale che portavano al piano
superiore, ma fu fermato da Hermione, che disse solamente:
-Comunque, mi è piaciuta
tantissimo la tua lezione, sul serio!-
Il bulgaro si voltò verso di
lei, e le rivolse l’unico sorriso sincero che avrebbe potuto donarle. L’ultimo che le avrebbe donato, per sempre.
≈ ≈∆≈
≈
Harry per tutta la settimana
seguente, non ebbe il tempo di parlare con Hermione.
La mattina, si dirigevano
verso le lezioni e si salutavano a malapena, troppo occupati per
ripassare e finire i compiti mancanti. Il pomeriggio lo passavano a
studiare, soprattutto Hermione che si richiudeva nella biblioteca tutto il
tempo possibile e ritornava solo la sera.
La sua sete di conoscenza
sembrava interminabile, senza fine. Ingoiava le parole di decine e decine di
libri velocemente, nutrendosi di quelle parole complicate e di
incantesimi pericolosi.
Riportava nella sala libri
che sembravano bibbie, si sedeva su una delle poltrone
e immergeva il suo naso all’insù tra quelle pagine, annegando in fiumi di
parole.
Inoltre, la sera andavano a dormire presto, il tempo di una veloce partita a
scacchi e via, sotto le coperte.
Il moro si sentiva
sfinito, e gli incubi lo accompagnavano oramai tutte le sere. Lui sapeva,che non appena i suoi occhi si sarebbero chiusi e lui si
sarebbe lasciato trasportare dalla stanchezza, quei sogni orribili avrebbero
fatto capolino dentro di lui, costringendolo a rigirarsi tumultuosamente nelle
lenzuola e svegliarsi di colpo, sudando freddo.
Anche quella notte, domenica,
si ritrovò seduto sulla poltrona della sala principale, lo sguardo perso nel
vuoto, l’addome ancora contratto per il magone.
All’improvviso, come
risvegliato da un profondo stato di catalessi, cominciò ad osservare quella
grande stanza circolare.
Sembravano così
familiari...come se ci fosse abitato in una vita passata.
Gli pareva di riconoscere
quelle pareti, quei mobili, ma se li ricordava un po’
più bui, più tetri.
Si schiaffeggiò lievemente.
In quei giorni non faceva altro che pensare, analizzava qualsiasi cosa a fondo,
al di là dell’oggetto materiale...
Ma, forse per scherzo del
destino, la mente cominciò nuovamente ad ingranare
velocemente pensieri, gli uni sopra agli altri.
Hermione e Krum che si
baciavano, Sirius, Ron e Luna insieme, Ginny e Draco Malfoy che chiacchieravano come vecchi amici, Voldemort, i Dursley...
Pensava anche alle cose più
stupide, alle minime frivolezze.
All’improvviso,
tutti i suoi pensieri si
concentrarono su Hermione.
Ah...aveva
mille problemi dalla testa, ma la sua migliore amica ne faceva parte
nella maggioranza.
Si sentiva un po’ stupido, era un adolescente e invece di pensare a
divertirsi, pensava perennemente a lei...troppo sdolcinato...
Ma il
pensiero di dichiararsi non gli era mai passato dalla testa, ed era deciso a
dirglielo, doveva solo aspettare il momento giusto...
Si addormentò sul divano,
facendo ritornare dentro di sé, i soliti incubi.
Ciao a tutti di
nuovo! Spero sarete sopravvissuti a questo noiosissimo capitolo, che è estremamente corto e privo di significato! Se avete qualche idea, fatevi avanti e vorrei mi diceste il
capitolo in cui devo far succedere qualcosa tra i due, che sto cercando di
allontanare il più possibile...
Spero ci stiate
capendo qualcosa della parte avventurosa, che non è un granchè,
perché non sono un asso in queste cose! Se volete
leggere una storia piena di avventure, leggete quella di Lella80, che è
sublime!
Ringrazio tutti
voi!
Fabry, Angi,
Lady86, Hermione, hermione91, Anonima, Carol87, Danythebest89, Liz_Maria, Elisa, Lyomael, Earendil, Marco, Ceres88, Hermione, Piper91, Supergaia, Paddy, Frafra, Ladyliberty91,
Lella80 (che adoro, ho messo una nuova recensione alla tua ff),
Petronilla (mitica, come tutte le altre, ma è stata la
prima scrittrice di cui ho letto le ff), bella88, Hermione_strega, Lily91, Norikodeibey, Erin, Miki84, AvrilLavigne, Yelle, Merewen, ma quanti siete,
grazie di cuore, vi voglio troppo bene!
Non credevo,
perché rileggendo...mi sono accorta che scrivo penosamente, anche se ho 13 anni!
“E in quel semplice sguardo di pochi secondi, tutta una vita
ATTENZIONE: vi
prego di leggere questo capitolo, perché è un rifacimento del sesto. Dato che
non mi soddisfa nemmeno un po’, grazie alla recensione di una di voi, sono
riuscita a migliorarla. Mi farebbe piacere se mi direste cosa ne pensate, per
non credere che lo scritto per niente!
Questo è
capitolo è dedicato a tutti voi, ma soprattutto al Papa e a tutte le persone
che hanno speso,spendono e spenderanno
la vita per la Chiesa, dedicandogli il loro amore, la loro fede il loro
tempo...
Alle 21.37di Sabato 2 aprile 2005 si è spenta una vita
fatta di religione, amore per la vita, una vita dedicata al mondo e ai
ragazzi...attimi commoventi, che colpiscono nell’anima prepotenti...
7° Capitolo:
Pensieri & Pensieri
“E in quel semplice sguardo di pochi secondi, tutta
una vita. Per sempre. Ecco quante volte ci è capitato. Fermarsi. Per un attimo.
Solo un attimo. Eppure basta quello. E qualcosa ci sfiora…Ma è un caso o era
destino che succedesse? Quante volte. Decidere se andare a quella festa o al
cinema, con quel gruppo o con la tua amica…Una scelta di un attimo. E’ solo un
attimo eppure può essere una vita. E ti chiedi quanto sei stato protagonista,
quanto hai potuto scegliere tu, quanto era già un po’ tutto deciso,cosa sarebbe
stato se tu avessi fatto l’altra scelta. E rimani così in silenzio, indeciso.
Poi sorridi mentre tutto riparte. Il tempo sembra perdersi. Non tutto…”Federico Moccia
Era perfettamente consapevole
che quello che stava per fare non era giusto nei suoi confronti e che il suo
era un atto puramente egoistico.
Ma doveva.
Mentre chiacchierava con Ron
degli schemi del prossimo Campionato di Quidditch e la neve sbatteva furiosa
contro le vetrate, i suoi pensieri erano rivolti da tutt’
altra parte.
Hermione e Krum si sarebbero
incontrati. Il tempo che la ragazza scendesse nella sala comune, e sarebbero
restati da soli.
I suoi occhi verdi fissavano
il fuoco che andava via via spegnendosi, e tra le
fiamme ardenti, gli sembrò scorgere il futuro di quell’incontro.
Non era molto nitido per lui,
o semplicemente non voleva strizzare un po’ di più gli occhi per vedere quello
che sarebbe accaduto.
Si alzò di scatto, attirando
l’attenzione dei presenti, che alzarono lo sguardo e lo rivolsero verso il
giovane Potter, piuttosto sbigottiti.
Anche Ron guardò il suo
migliore amico, inarcando un sopracciglio.
Che diavolo gli stava
succedendo?
-Harry?- sussurrò l’amico, in
modo che solo il moro potesse sentire.- Ti senti bene?-
Harry si sedette nuovamente sul divano,
prendendo un libro a caso e incominciando a leggerlo. Al contrario.
-Ehi, non è il Cavillo-
Il ragazzo dalla cicatrice lo
guardò con un’espressione peccaminosa, e lentamente posò il libro su un
tavolino al suo fianco.
Inspirò a fondo, chiudendo
gli occhi, facendo sì che le voci si affievolissero e che i pensieri
ritornassero nella sua mente.
Riaprì rapidamente gli occhi
e prima che Ron gli potesse dire qualunque cosa, si alzò di scatto e prima di
salire velocemente su per le scale, disse semplicemente all’amico:- Devo
andare...-
Non ci fu bisogno di dire
altro. Il rosso sorrise sornione, lo sguardo rivolto verso la scalinata di
pietra, dove da poco avevano smesso di risuonare i passi del ragazzo.
Muoviti, fai vedere chi sei, Harry Potter...
In quella piccola frase
pensata, Ron avrebbe anche voluto aggiungere “Miglior amico dell’inimitabile portiere Ronald Bilius
Weasley”, ma preferì tralasciare questi dettagli, credendo che fossero
oramai conosciuti.
Continuò a sorridere come un
ebete e quando qualcosa gli picchiettò con forza la spalla, alzò il pollice in
aria, augurando la vittoria al nulla...
Rimase per un po’ in quella
posizione, rendendosi ridicolo. Sicuramente Harry era più desiderato e più
famoso di lui. Ma in quanto a ragazze...che frana.
Ron era riuscito a stare più
spesso con la ragazza di cui era innamorato e tra poco si sarebbe dichiarato.
Ma Harry e Hermione, quanto
ci avrebbero messo?
Sorrise. Sicuramente...anni.
Sentì qualcuno borbottare
alle sue spalle. Si voltò, e si ritrovò al centro dell’attenzione.
Ben tredici paia di occhi lo
stavano fissando, compresi quello dei Serpeverde, che stavano giocando a carte
in un angolo della stanza.
-Che avete da guardare? Non
sono poi così bello.- disse modesto, per poi rigirarsi dall’altra parte e
guardare l’esile e stramba figura che si era appena seduta accanto a lui.
≈ ≈∆≈
≈
Si diresse fuori dalla sala,
dopo aver “salutato” Ron. Aveva alzato il pollice.
Cosa credeva, che dovesse
picchiare Viktor?
Per un attimo, quel pensiero
fu piuttosto allettante, ma ricordando la stazza del ragazzo, cambiò
completamente idea.
Si strinse di più nel
mantello dell’Invisibilità. Il freddo era tremendo, soprattutto in quel
corridoio buio, che avvolto nelle tenebre della sera, faceva rendere l’idea del
pensiero di Harry riguardo alla scuola Durmstrang.
Strofinò la schiena contro la
pietra gelata delle mura, sedendosi sul pavimento.
Guardò con più attenzione i
corridoi illuminati solo da luci fievoli di candele, che fluttuavano nell’aria
per magia.
Rabbrividii. L’idea che
qualcuno spuntasse all’improvviso lo fece tremare.
Eppure...c’era qualcosa di
familiare. Come il ricordo di un sogno.
Dove aveva già visto quei
corridoi bui e freddi?
Strane immagini cominciavano
a trasmettersi nella sua mente, sfocate e per lui prive di significato.
Una sala diroccata dal tempo
e dalle intemperie; tre figure immobili al centro di essa...uno a terra; un
corridoio angusto e maleodorante...odore di morte.
E poi tre volti candidi, come
pietre al sole; un viso pallido rigato dalle lacrime; una risata agghiacciante,
crudele...
Che cosa significavano?
Scosse energicamente la
testa, facendo scomparire quei pensieri e facendo posto ad altri, inutili,
senza importanza.
Chiuse gli occhi e poggiò il
capo contro la parete, cullato dal silenzio ovattato dei corridoi.
Eppure...c’era qualcosa che
non lo tranquillizzava. La cicatrice gli prudeva lievemente, ma più si sfregava
la fronte, più lo sfregio pizzicava e lo solleticava fastidiosamente.
Sapeva cosa significava.
C’era un pericolo, ma non estremamente rischioso, almeno sperava.
Sentì dei passi. Erano dei
passi lenti, e ogni tanto il rumore delle scarpe sul pavimento svaniva, per poi
riprendere, sempre più vicino.
Poco dopo, davanti a Harry
comparì una figura imponente, che guardava fisso la porta della loro camera.
Lo riconobbe. Era Viktor
Krum, il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure, anche se in quel
momento assomigliava più ad un ragazzo nervoso per il suo primo appuntamento.
Continuava ad aggiustarsi i
capelli all’indietro e poi se li spettinava con una mano, mentre con l’altra si
sistemava il colletto della camiciadi
flanella.
Aveva sempre la solita
espressione corrucciata che lo distingueva tra tutti, ma nei suoi occhi scuri
si potevano rispecchiare anche la paura e l’agitazione che Harry non credeva
che fossero sentimenti che lui potesse provare.
Il bulgaro si guardava
intorno, la bocca serrata in una smorfia adirata, mentre i suoi capelli
venivano mossi dalla gelida brezza che entrava da una finestra semi aperta.
Harry si strinse di più nel
mantello. Cominciava a fare veramente freddo e Hermione ancora non si vedeva.
Attesero entrambi qualche
minuto ed Hermione fece capolino dalla porta ferrigna con un timido sorriso
stampato sul volto che presentava un colorito acceso per il raffreddore.
-Ciao- disse lei non appena
lo vide.
Lui rispose con un cenno del
capo e un grugnito che a Harry sembrava vagamente un “Buonasera”.
Mentre lei si richiudeva la
porta dietro le spalle, Viktor sorrise furbescamente, senza motivo.
- Allora come va?-
Hermione sembrava piuttosto
agitata e continuava a torturarsi una ciocca di capelli che aveva lasciato
libera da una morbida coda alta.
Krum rispose che andava tutto
bene, ma preferì arrivare subito al nocciolo della questione e le chiese
immediatamente:- Di cosa volevi parlarmi?-
La ragazza sussultò, ma
rispose con un tono falsamente tranquillo, mangiandosi alcune parole, dato che
parlava velocemente, senza capire nemmeno lei quello che diceva: - Allora, sai
la tua ultima lettera...beh, quando mi hai fatto quella domanda, così diretta,
mi sono sentita sprofondare...
Io ti voglio un mondo di
bene, sei stato il primo ragazzo che non mi ha fatto sentire solo una ragazza
da cui copiare i compiti perché è la migliore della scuola, ma una ragazza con
cui uscire, stare insieme...te ne sono grata.
Ma tutto ciò non va al di là
dell’amicizia...io vorrei rimanerti amica...perché senza i tuoi consigli, non
riuscirei ad andare avanti...-
Viktor la guardò con
espressione ferita, con occhi che davanti a lei sembravano velati di lacrime.
Harry fece un sospiro di
sollievo: il pensiero che loro due avrebbero potuto...no, preferì allontanare
quel brutto pensiero dalla sua testa e piegò il capo di lato per ascoltare
meglio.
La mano destra della ragazza
si mosse da sola, senza preavviso, e si andò a posare sul volto freddo del
bulgaro, accarezzandolo.
Una lacrima scese dal suo
volto e non si preoccupò di asciugarla.
Un silenzio ovattato scese
lentamente su di loro. Si sentiva solo lo sfregarsi della mano di Hermione
contro il viso teso di Viktor.
A Harry tutto questo dava
molto fastidio, ma decise di rilassarsi e guardare altrove.
Ad un tratto, una voce lo
costrinse a girarsi nuovamente verso di loro. Era Krum. – ehm...Herm, accetto quello che hai detto e lo rispetto ma...mi
piacerebbe solo per una volta...baciarti...solo questo. Il primo e l’ultimo-
-Ma Vic...-
La ragazza mise le mani
davanti a sé e le scosse con calma, ma lui insistette:- Ti prego...ho sempre
sperato di sfiorare le tue labbra almeno una volta.-
Quel suo sguardo era così
tenero, ma la ragazza scosse mentalmente la testa e si disse che non poteva...
Stava per scaricarlo
dolcemente, spiegargli tutto con calma, ma prima che potesse dire qualsiasi
cosa, le labbra del bulgaro premettero vogliose contro le proprie e le sue mani
stavano scivolando lungo i suoi fianchi infreddoliti.
Harry non ci vide più.
Si avvicinò ai ragazzi e
stava per togliersi il mantello quando la mano di Hermione scattò verso di lui
e fece un gesto come per allontanarlo. Non riusciva quasi a respirare ed era
completamente schiacciata contro il muro e non poteva ribellarsi.
Harry rimase un attimo
confuso, immobile. Come faceva Hermione a vederlo?
Quando si riprese, scordò
velocemente il gesto dell’amica e si tolse con un rapido gesto il Mantello
dell’Invisibilità, rendendosi visibile.
Staccò poco delicatamente il
bulgaro dalla ragazza, nonostante Viktor fosse quasi il doppio di lui e si
interpose tra i due.
Uno spiraglio di vento gelido
gli sferzò crudelmente il volto, e le sue gote si tinsero di rosso per il
freddo, mentre il suo sguardo era posato sul viso del ragazzo che aveva osato
di toccare la sua Hermione.
- Ho forse interrotto
qualcosa?-
disse Harry tranquillamente,
senza staccare lo sguardo da Viktor, che aveva fatto un passo all’indietro per
la sorpresa.
Ben presto lo stupore fece
spazio all’indignazione, facendo in modo che il bulgaro tornasse nella
posizione di prima, affrontando con lo sguardo il moretto.
Nei loro occhi, le stesse
emozioni. Hermione era rimasta paralizzata dalla reazione di Harry e dal gesto
di Victor.
Non poteva crederci...era
stata baciata da un altro, davanti al ragazzo che amava!
Si mise meccanicamente la
mano sul viso coprendo le labbra e si inginocchiò a terra, incapace di reagire
a quello che era accaduto.
Troppi pensieri.
Le sue mani si spostarono
sulla testa e premettero con forza, per farli scomparire.
Ma sequenze e sequenze di
immagini e sensazioni affollavano la mente, ostruendola con forza e lei non
sapeva cosa fare.
Vedeva nitide immagini della
sua vita, fu invasa da miriadi di pensieri che provava e aveva provato nella
sua esistenza e sentiva crescere sentimenti che credeva e sperava di non poter
più provare.
La testa gli doleva
malignamente e sembrava che mille martelli avessero deciso di affissarla ad un
muro immaginario.
Ma...alcuni di quei pensieri
non erano suoi!
Vedeva una donna dai lunghi e
mossi capelli rossi, tenere tra le braccia un bambino paffutello; una ragazza orientale
che avanzava verso un ragazzo dai lineamenti perfetti e dai capelli biondi; sé stessa
e Ron, che invitavano qualcuno a unirsi a loro; un uomo sulla quarantina,
bacchetta alla mano, dai lunghi capelli neri come la pece che ondeggiavano
spinti dal vento, gli occhi scuri fieri, di chi ha visto troppe cose per non
far nulla. Il corpo piegato in avanti, pronto all’attacco.
Un velo, dietro di lui, lo
attendeva, con la stoffa rosa pallido che si muoveva di tanto in sospinta dalla
brezza.
Un attimo. Un urlo. Tante
urla. Il suo corpo viene buttato all’indietro, verso il Velo, che lo accoglie a
braccia aperte e lo ospita nel caldo asilo di se stessa.
Buio. Una donna, dai
lineamenti quasi perfetti, un sorriso crudele senza rimpianti né rimorsi.
Aspetta...ma quelli, erano
pensieri di Harry!
Fatto...è un
rifacimento del sesto, ma li lascio tutti e due, anche se questo è il migliore
dei due!
Vi lascio nella
suspense...perchè diavolo Hermione ha dentro di sé i
pensieri di Harry? E cosa succederà tra Harry e Viktor? Viktor è buono o
cattivo? Succederà qualcosa tra i due valorosi protagonisti?
Quante
domande...un’ ultima. Riuscirò a spiegarvi tutto?
Beh, comunque
grazie per le recensioni...vi ricordo che ho scritto altre ff
e se le leggete, ma soprattutto le recensite, farete di me la ragazza più
felice del mondo!
Quando senti il cuore, che fa quel che vuole, quando un giorno muore e
non sei qui
Ciao! Scusate
come sempre il ritardo! Ma tra poco ho l’esame di scuola, del Trinità, e del
patentino...Aaaaah!
Quindi siate
clementi se questo capitolo non è il massimo...mi rifarò con il prossimo!!!
Ecco a voi: 9°
capitolo: Oppressione, rivelazioni, una nuova sfida!
Questo capitolo è
dedicato alla mia nonnina
Che si deve operare tra una settimana...
A te, che ripeti sempre le stesse cose...
Si vede che sei la mamma di mia mamma!
“ I ricordi sono come quelle reti da pesca, la
bilance. Le tiri su, ma non sai cosa hai pescato. Allora ci guardi dentro…Con
il tempo i ricordi diventano più belli, più difficili da cancellare. Si
abbelliscono di quello che non sono potuti essere fino in fondo. Eccoli.
Colorati dalla fantasia, ridisegnati dai desideri, modellati dalla mano di uno
scultore innamorato che scolpisce senza fermarsi e con rabbia quello che è stato
e quello che non è più. Un ricordo viene sospeso chissà dove. È lì, in quella
strana mansarda della quale solo tu hai le chiavi. Sì. Eccolo è lì in fondo,
nascosto sotto una tela. Ma se tu avessi guardato meglio, ti saresti accorto
che in quella rete non c’era niente…”Federico Moccia
I due ragazzi erano l’uno di
fronte all’altro e si scrutavano diffidenti.
La finestra da cui proveniva
il vento gelido si chiuse violentemente, mentre alcuni frammenti di vetro
andavano a cadere sul pavimento.
Harry ripeté la domanda
lentamente, dato che la risposta non arrivava:
- Ho forse interrotto
qualcosa?-
Victor lo scrutò dall’alto
con gli occhi che lanciavano fiammate di odio al moro, che non si scompose: si
limitò a incrociare le braccia sul petto e sostenere il suo sguardo.
Il bulgaro era sempre più
stizzito del comportamento di quello sciocco ragazzo e decise di liquidarlo in
fretta.
- Credo proprio di sì, ora,
se non ti dispiace...-
Con un gesto esplicito,
Victor invitò educatamente Harry a tornare nella loro sala, lasciandoli di
nuovo soli, ma lui rispose picche.
-Mi dispiace, sì.-
Il bulgaro inspirò a fondo,
non doveva perdere la calma, non poteva permetterselo. Lo avrebbero scoperto.
- Ti da così fastidio?
Infondo, non è la tua ragazza-
Harry fece un passo indietro.
Colpito.
- Questo non è affar tuo, ti
prego solo di lasciarla in pace...-
-Non posso, semplicemente
perché la amo...-
Krum sembrò allarmato di aver
dichiarato a Harry i suoi sentimenti, ma decise di rimanere impassibile e
abbassò un attimo lo sguardo per riprendersi.
Le parole del Bambino
sopravissuto lo costrinsero a guardarlo nuovamente negli occhi, meravigliato.
-La amo anch’io...- disse
Harry alzando le spalle amaramente.
La curiosità crebbe tra i due
contendenti. Viktor parlò con voce falsa noia, come se la cosa non lo toccasse
minimamente:- Non sembrava fossi infatuato di lei...al quarto anno-
Il moro sorrise tristemente e
guardò un punto al di là del bulgaro, che lo fissava interessato.
-Ne ero convinto anche io-
fece un sospiro e continuò:- Credevo che tutto ciò che era per me Hermione non
andasse al di là di un profondo affetto...mi sbagliavo-
Viktor pareva infastidito da
quella rivelazione, ma doveva avere assolutamente la fiducia del ragazzo nelle
sue mani. Parlò.
-Siamo simili. Ma tu,
possiedi il suo cuore...comunque, se non farai in fretta trascorrerò tanto di
quel tempo con lei, che alla fine cadrà nelle mie braccia-
Solo allora si ricordarono
che c’era anche Hermione. Si voltarono verso di lei e la trovarono distesa
sulla pietra, il volto coperto di sangue che sgorgava dal suo naso.
-Hermione!!!-
Il cuore di Harry fece un
capitombolo all’indietro e sembrò mancare di una decina di battiti, per poi
riprendere, come se volesse balzargli fuori dal petto da un momento all’altro.
Si inginocchiò davanti a lei e le prese un braccio e lo passò attorno al collo delicatamente.
Facendo leva su sé stesso, si alzò, prendendo in braccio la ragazza.
Guardò smarrito il bulgaro,
che guardava atterrito Hermione, il volto pallido come un lenzuolo.
Scosse freneticamente il capo
e poi tolse dalla tasca dei suoi pantaloni un fazzoletto di cotone bianco e
pulì il viso spento della ragazza e riuscì a frenare, anche se lievemente, il
deflusso di sangue.
-Dobbiamo portarla in
infermeria!-
Esclamò Harry, con la voce
rotta dalla paura. Cosa gli era successo?
Si maledisse per non
essersene accorto prima, che idiota!
Lui parlava tranquillamente
dei suoi sentimenti e lei si sentiva male...
Mentre correvano Harry notò
che Krum era tranquilloe svoltava ogni
tanto arrivando in altri corridoi, indicando a Harry la strada giusta.
Strinse di più al torace
contratto per il magone la ragazza che sembrava respirare a malapena, e il suo
cuore batteva lentamente, come se stesse attendendo di esalare l’ultimo
battito.
Non riusciva a vederla in
quelle condizioni, come l’anno prima, nell’ Ufficio dei Misteri.
Aveva distolto lo sguardo,
costringendosi aguardare da un'altra
parte, mentre la seconda guerra stava per incominciare. Aveva lasciato fare a
Neville, a quel ragazzo a cui voleva bene, a cui era legato da un sottile filo
indistruttibile.
Poi quel sospiro di sollievo,
un po’ sommesso per via del naso rotto dal Mangiamorte, un sospiro che aveva
fatto sì che Harry ricominciasse a respirare, e che quella orribile
convinzione, la convinzione che era colpa sua, svanisse lentamente.
Ma ora, Hermione stava di
nuovo male e forse era di nuovo colpa sua, sicuramente, perché poco prima stava
bene...
E poi era arrivato lui.
Finalmente arrivarono in
Infermeria ed entrarono senza troppi preamboli, spalancando la porta e
chiamando ad alta voce l’infermiera, che era assopita tranquillamente nel suo
Ufficio.
La donna fece stendere la ragazza
su un letto della stanza mentre i due ragazzi si sedettero stancamente su due
sedie di legno, per riprendere fiato.
I minuti trascorsero
lentamente e il nodo nella gola di Harry non accennava a sciogliersi, mentre
guardava l’infermiera affannarsi intorno a Hermione, con bacchetta in una mano
e nell’altra una strana pomata verdognola.
Harry si mise le mani davanti
al volto, cullato solo dal mesto mormorio di Hermione.
Intanto Victor misurava a
grandi passi l’infermeria, le mani nelle tasche del suo pantalone di flanella e
un’espressione ancora più corrucciata sul volto, scavato da sottili rughe e
piccole occhiaie si erano formate sotto i suoi occhi scuri.
Dopo alcuni minuti, che a
Harry parvero ore,alzò il viso verso la donna che si rivolse ai due ragazzi on
tono affettuoso. I ragazzi le si avvicinarono dondolando un po’ per la
stanchezza e un po’ per la preoccupazione.
- Va tutto bene. E’ solo che
non riesco a capire la sua reazione...Deve essere più qualcosa dentro di lei,
dei suoi pensieri...ha reagito così in seguito a qualcosa che l’ha turbata
profondamente. Ma non so cosa...- fece un profondo sospiro, guardando la
ragazza distesa sul letto, poi continuò:- Per stanotte resterà qui, ma domani
pomeriggio potrà ricominciare le lezioni normalmente, ok?-
I ragazzi annuirono, ma non
si mossero dalla loro posizione. Non avevano intenzione di lasciarla lì da
sola.
L’infermiera lo capì e
posando una mano sulla spalla dei due ragazzi, li rassicurò:- Andate pure a
letto. Non può succedere niente di male a lei! Ci sono qua io...dormite
tranquilli ragazzi-
Posizionò un bacio sulla
fronte ad entrambi con fare materno, poi li incitò ad uscire fuori dalla
stanza.
Harry e Viktor si diressero
in due posizioni opposte senza nemmeno guardarsi, né salutarsi.
Il ragazzo dalla cicatrice
salì le scale che portavano alla dormitorio, continuando a maledirsi per non
essersi opposto alle rassicurazioni dell’infermiera.
Voleva rimanere lì, certo, ma
quella stanza sembrava soffocarlo e quando era uscito, aveva provato un senso
di liberazione, anche se quell’oppressione non era del tutto svanita dentro di sé.
Quando entrò nella loro
camera, trovò tutti addormentati tranquillamente al caldo nei loro letti.
Non svegliò Ron, che
sonnecchiava rumorosamente, borbottando qualcosa sui ragni e ripetendo ogni
tanto il nome di Luna, che ormai era diventata la sua ossessione.
Si limitò a chiudere le tende
del suo letto a baldacchino per cercare di frenare il rumore, con scarsi
risultati.
Si addormentò vestito, con
ancora impressa l’indelebile immagine di Hermione priva di sensi tra le sue
braccia.
- E’ tutto pronto? Sono
stanco di aspettare!-
Il rumore di una mano
sbattuta sul tavolo echeggia nella stanza silenziosa.
Una donna dai lineamenti
divini si avvicina all’uomo e dopo avergli sfiorato con le proprie dita sottili
la sua mano rinsecchita, gli sussurrò dolcemente all’orecchio:- Mio
Signore...manca ancora del tempo...i ragazzi sono arrivati da poco e il nostro
servo non è ancora convinto del nostro piano...è troppo innamorato-
- No! E’ troppo vigliacco per
negare i miei ordini, fidati...sta andando tutto secondo i nostri piani...sta
ottenendo la sua fiducia. Anche se il nostro signorino ora lo crede suo
rivale...ma non ti preoccupare, gli daremo tutto...per poi togliergli tutto! Gli
lasceremo solo una cosa...-
Un uomo basso, dai lineamenti
tutt’altro che allegri, gli domanda stupidamente:- Cosa?-
- Tu continua a fare il tuo
lavoro! Avrei dovuto dare a qualcun’altro il tuo ruolo...sei troppo allegro...e
quell’idea del ballo? Sai che gli Incantesimi di mascheramento durano poco!
Come pensi di farcela per un’intera notte?-
L’uomo non rispose, si era
rannicchiato in un angolo tremante per la voce tonante del Signore.
Rispose invece la donna:- Ci
penserò io...ora vado a dare la pozione agli altri ragazzi...pessimi
attori...stavano per rivelare a Potterino la realtà...-
- Chi è?!?-
- Il giovane Partedisk...uno
dei primi, russo, è sempre in compagnia di quella saputella della Sertender,
americana, e di Loynaste, tedesco.-
La mano del signore si andò a
congiungere con la gemella, e insieme, si sfregarono, per poi cadere nuovamente
sul tavolo con un tonfo sordo.
- Uccidetelo, e con lui, i
suoi compagni-
Scusatemi per
il capitolo, ma spero che avrete capito qualcosa della fine...
Sinceramente
non so ancora che parte fare a Viktor...cattivo? Buono? Vigliacco? Oppure non c’entra
proprio niente?
Grazie per le
recensioni e scusatemi ancora!
P.s.: avete
capito chi sono Partedisk, Sertender e Loynaste?
Capitolo 10 *** Non è tutto oro ciò che luccica... ***
Il giorno dopo Hermione annunciò ai suoi amici che non ricordava
assolutamente nulla di tutto quello che era successo
Ciao a tutti!!! Scusate il ritardo, ma il motivo lo sapete già! Non
preoccupatevi delle dimensioni di questo capitolo, perché l’altro sarà...sto
zitta!!! Non dimenticate i recensire...dai che arrivo
a 100 recensioni e mi rendete la persona più felice del mondo (ma se sono 102,
105. ect...evviva!)
Ecco a
voi...Capitolo 10
Non è tutto oro ciò che luccica
Il giorno dopo Hermione annunciò ai suoi amici che non ricordava
assolutamente nulla di tutto quello che era successo la sera prima.
Gli raccontò solo di aver avuto un gran mal di testa che le aveva fatto perdere
i sensi, dovuto sicuramente al freddo e al nervosismo della serata.
Seduta lì, sul morbido letto
della luminosa infermeria, appariva ancora più stanca e affaticata di quanto
non lo fosse già e tutto davanti a lei era sfocato e indistinto.
I suoi occhi scuri erano socchiusi ma la ragazza sorrideva rassicurante e parlava
con i ragazzi tranquillamente, durante la pausa pranzo.
Harry e Ron si erano presi la
premura di ascoltare la noiosa lezione del professore di Storia della Magia, AlbertKrocker, e di prendere appunti per l’amica, che li
ringraziò con un sorriso che rese Harry ancora più nervoso.
Il ragazzo non aveva chiuso
occhio tutta la notte ed era rimasto sdraiato sul letto con lo sguardo fisso
sul soffitto, con la fronte imperlata di sudore e quei maledetti pensieri che
lo assillavano assiduamente.
Il volto pallido di Hermione,
gli occhi nascosti dietro le palpebre, il battito del
cuore irregolare e la bocca socchiusa nella speranza di respirare un po’ di
più, avevano totalmente bloccato Harry, facendolo vivere in attimi di puro
terrore, disperazione e consapevolezza che era stata tutta colpa sua.
Ma la giovane stava meglio, e
il moro, appena entrato nell’infermeria, si era
sentito liberato da un enorme macigno che gli faceva soppesare dolorosamente il
cuore.
- Harry, c’è qualcosa che non
va?-
La dolce voce di Hermione
fece sussultare leggermente Harry, che si voltò verso di lei e le sorrise
tranquillamente.
- Niente, ero
soprappensiero...- le disse mettendosi una mano tra i capelli, scompigliandoli
ancora di più.
Ron aggiunse, con sguardo
sbarazzino, con una grande barretta di cioccolato alla
zucca stretto nella mano:- Ultimamente sei sempre soprappensiero...un giorno di
questo ti si fuserà il cervello, stanne certo...-
Il ragazzo lo guardò storto e gli diede una manata sulla spalla, facendolo
cadere all’indietro, tra le risate dei compagni.
Hermione era felice, anche se
profondi crampi alla testa le prendevano sempre più spesso, e lei non sapeva
cosa fare per attutirli.
Era felice. Anche se
non sapeva esattamente il perché.
Ma doveva ammetterlo. Vedere
Harry così preoccupato le aveva fatto un immenso piacere, anche se le era
dispiaciuto di averlo fatto angustiare tanto.
Intanto, erano entrate Ginny
e Luna, con in mano un piccolo foglietto giallo.
Dopo aver salutato i ragazzi
ed aver dato un bacio sulla guancia ad Hermione, e
naturalmente averle chiesto come stava, gli consegnarono il piccolo foglietto.
La ragazza cominciò a
leggerlo a voce alta ai compagni, che si avvicinarono per ascoltare meglio.
“Il prossimo weekend, presso il lago ghiacciato, i
ragazzi del 5°, 6° e 7° anno potranno cimentarsi nella nobile arte del
pattinaggio! Accorrete numerosi! Anche voi, che non sapete
pattinare!”
Il
preside
-Deve essere divertente!-
esclamò Ginny allegra, poi, mentre il sorriso le spariva dal volto, disse:- Ma io non so pattinare...-
Hermione le sorrise e le
disse:- Non ti preoccupare, ti aiuterò io! Se c’è
qualcosa che so fare, quello è pattinare! E’ semplice, fidati!-
La rossa alzò lo sguardo e
guardò meravigliata Hermione, come tutti gli altri, che non si aspettavano
questa rivelazione.
- Sul serio?!?-
La ragazza ricambiò lo
sguardo, con un espressione corrucciata sul volto:-
Perché? Non posso saper pattinare? Dovrei solo essere capace di
imparare a memoria tutti i libri di testo?-
Harry le si
avvicinò, e rimediò all’errore:- No, no...è solo che non ce lo avevi mai
detto...beh, meglio così...io non sono proprio capace!-
Da poco lontano, si sentì la
voce di Ron, che sedeva sopra una seggiola accanto a Luna:-
Se la mettiamo così, non so nemmeno mettere il pattino...deve essere
difficile...-
Tutti nella stanza scoppiarono
a ridere, soprattutto per la buffa faccia peccaminosa del ragazzo, che ora si
guardava intorno, senza sapere il motivo delle loro risate. Aveva però la
sensazione che si stessero prendendo gioco di lui...
- bene, allora è deciso!
Sabato andremo al lago ghiacciato!!!- esclamò Luna su
di giri, volteggiando intorno a sé stessa canticchiando, cosa che suscitò a Ron
un grosso rossore sulle guance.
Anche Ginny si unì al
balletto, mentre il fratello le guardava scuotendo la testa, anche se dentro di
sé, pensieri rivolti alla bionda gli affollavano la
testa.
Harry ne approfittò
per parlare con Hermione:- Sei sicura di poter venire? Infondo, dopodomani è
sabato, e se poi non ti senti bene?-
- Non ti preoccupare, sono in
piena forma! E’ da tanto che non pattino...mi sa che Luna dovrà insegnarmi di
nuovo, perché non ricordo molto bene!-
Il moretto sorrise all’amica,
quando una nuova domanda gli fece capolino tra le sue riflessioni (credo che
questo qua, pensi un po’ troppo...ndmari).
Stava per
pronunciarla, quando l’odioso squillo della campanella gli raccomandava di andare alla prossima lezione, interrompendolo.
I quattro ragazzi si
diressero verso l’uscita dell’infermeria, salutando l’amica, che aveva un
sorriso triste dipinto sul volto, che si andava a colorire.
Mentre si dirigevano verso la
classe per una nuova, asfissiante lezione, Harry notò che i tre ragazzi che
erano sempre poggiati al muretto davanti alla mensa prima delle lezioni, quel
giorno non c’erano.
Sembravano simpatici. Magari
avrebbe potuto parlarci qualche volta. Lui e quel ragazzo erano
così simili e gli altri due erano la copia esatta di Ron e Hermione...
La lezione di Pozioni non
aveva nulla di invidiare a quelle abituali di Hogwarts.
La professoressa, la signora Larkinst, era una donna senza peli
sulla lingua, esuberante e simpatica.
Aveva un volto sottolineato
da piccole e sottili rughe che gli contornavano le labbra e gli occhi, e i suoi
occhi verdi risaltavano delicatamente attraverso una lunga chioma rossa.
Girava la pozione tenendo il
bastone tra le mani lunghe e affusolate con una gentilezza quasi angelica, e
non aveva nemmeno bisogno di guardare le etichette sulle boccette delle
pozioni.
La maggior parte dei ragazzi rimanevano a fissarli a bocca aperta, per la sua bellezza,
nonostante l’età.
Ron doveva ammettere che la
prima volta ne era rimasto incantato anche lui: quando
era entrata e gli aveva rivolto quel sorriso disarmante...
Ma poi, non ci fece più tanto
caso, perché la sua cotta per Luna cresceva a dismisura e non riusciva più a
controllarla. Ma questa sbandata andava a sfumarsi, sfumarsi
in qualcosa di nuovo che a Ron preoccupava tantissimo.
- Bene ragazzi, ora
eseguiremo una pozione Verisaterum...-
Dopo aver scritto la ricetta
alla lavagna, si sedette sulla cattedra, accavallando le gambe e rimanendo a
guardare i ragazzi con occhi maliziosi.
Le ragazze terminarono la
pozione in fretta, mentre i maschi attesero qualche minuto per iniziare, troppo
occupati a fissare la donna.
Passarono
quarantacinque minuti e la professoressa ritirò le boccette, poggiandole lievemente sul lungo tavolo
di quercia.
- Allora, ora chiamerò un volontario e gli farò bere il Verisaterum...non preoccupatevi, con un bicchiere d’acqua
la sua funzione si affievolirà, quindi i vostri segreti più intimi sono al
sicuro...-
Osservò i giovani, che
cercavano di nascondersi dietro il compagno o dietro i libri di testo, e alla
fine scelse...Ron e Harry.
I due ragazzi si alzarono
malvolentieri e si trascinarono verso la cattedra, dove l’insegnante gli passò
le ampolle, che avevano due colori diversi.
- Professoressa, siamo sicuri
che siano giuste?- domandò Ron, con uno sguardo di
puro disgusto terrore sulla boccetta, che aveva un sinistro color melanzana.
- Non lo so,
lo scoprirete voi- rispose la donna, spaventando ancora di più i due
ragazzi.
Aprirono gli involucri di
vetro e se li stavano portando alla bocca, quando...
- fermatevi!-
Harry e Ron abbassarono la
fialetta e guardarono stupiti i due ragazzi che
avevano urlato.
Erano due giovani dai capelli
biondi e lo sguardo fiero. Erano in piedi e le mani poggiate sul loro banco.
Senza che la professoressa
potesse fare o dire qualcosa. I due ragazzi si avvicinarono a
Harry e Ron e presero le ampolle, bevendole a lunghe sorsate.
Uno dei due si piegò su sé stesso e svenne a terra, e nell’aula i sentì
rumore di vetro frantumato.
Ma tutti erano rivolti verso
l’altro ragazzo, che era fermo immobile, con una mano sullo stomaco e l’altra sulle labbra.
Passarono diversi secondi, e
tutti erano bloccati: il Verisaterum come avrebbe
agito?
Il ragazzo biondo cominciò a
parlare:- Aiutateci,
aiutatevi...salvateci, salvatevi...siete prigionieri come lo siamo noi...non è
sempre oro ciò che luccica...non fidatevi delle apparenze... Aiut...-
Il ragazzo cadde a terra
privo di sensi.
Le ragazze si portarono una
mano alla bocca, sbigottite.
I ragazzi erano impietriti
dal terrore, non sapendo cosa fare.
La professoressa aveva
assunto un tetro colorito cereo e aveva la bocca spalancata, lasciando
intravedere la dentatura perfetta, che appariva giallastra, in confronto al
colore della pelle.
Comunque sia, dopo pochi attimi, la donna riprese il
controllo, e con voce distaccata e fredda, ordinò ad un paio di ragazzi, di
portare i due giovani in Infermeria, per evitare di mandare completamente a
monte la lezione.
Harry e Ron, come tutti gli
altri ragazzi ospiti si guardarono contemporaneamente: aveva veramente ragione
quel ragazzo?
E soprattutto, cosa voleva
dire?
L’insegnante li fece
accomodare ai loro banchi, e loro si trascinarono nuovamente verso le proprie
sedie, con ancora quelle immagini vivide nella mente,
ma soprattutto quelle parole, che apparentemente non avevano nessun
significato...
Harry posò il suo sguardo
sull’insegnante: aveva i gomiti poggiati sulla cattedra, si teneva la testa tra
le mani e si sentiva in lontananza il suo respiro affannato. I capelli le cadevano sul volto e ne impedivano la visuale, ma il moro
era sicuro che era stravolta. Anche se non sapeva il
perché.
Dopo venti minuti la
professoressa li fece uscire dall’aula, con lo sguardo
ancora rabbuiato e sconvolto.
Durante le altre lezioni non accadde niente di strano, ma i professori erano piuttosto
tesi, probabilmente per l’episodio dell’ora di Pozioni.
Harry era ancora scosso e lui
e Ron, recatisi in Infermeria, per Hermione, le raccontarono
tutto.
Lei ascoltò
tutta la vicenda in silenzio, lo sguardo vuoto e la bocca socchiusa per
lo stupore.
- Ho paura che ci sia sotto qualcosa- annunciò portandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
-Può darsi...ma cosa?-
Hermione abbassò lo sguardo pensierosa:- Non lo so...beh, noi ci comporteremo
normalmente, per non destare sospetti...se mi aspettate, vado dall’infermiera e
finalmente esco di qui-
Harry sorrise. Sapeva cosa
provava l’amica verso quella stanza, perché lo sentiva lui ogni volta che ci entrava, quella camera così simile a quella di Hogwarts.
Odio.
Entrambi i ragazzi annuirono
e la attesero fuori dall’Infermeria.
La ragazza uscì una decina di
minuti dopo, con l’espressione allegra, come quella di un
carcerato che ha ottenuto la libertà.
Si diressero in Sala comune,
per dedicarsi alle solite cose. Harry e Ron si cimentarono in una violenta
partita di scacchi, sotto lo sguardo di Hermione, che sfogliava un libro sulla
storia di Durmstrang.
Finalmente Hermione si
risentiva felice, con le cose che più adorava, con le persone che più adorava. Non le occorreva altro.
Fatto! Sinceramente
non mi ispira...ma vedete voi, io ho un’autocritica
che fa paura!
Comunque i tre ragazzi di cui si parla nel nono capitolo...sono
quelli che assomigliavano tanto a Harry, Ron e Hermione, non c’entrano niente,
scusate mi sono spiegata male!
Grazie a tutti
quelli che recensiscono, ma anche quelli che leggono e basta, che osano ciccare
sulla mia storia.
Un grazie anche a
quelli che hanno messo questaff,
ma anche tutte le altre, tra le loro preferite!!!!
Capitolo 11 *** Una giornata sul lago ghiacciato ***
Non ho niente a dire per questo capitolo
Non ho niente a
dire per questo capitolo! E’ tutto spiegato nelle righe sottostanti...e vi
avviso: recensite perché non sapete quanto ci ho messo per scriverlo e spero
che i miei tentativi non siano stati vani!
Non è lunghissimo,
credo, ma spero sia di vostro gradimento, anche se spero che vi piaccia.
Questo capitolo
piace anche a me, e la mia autocritica è un po’ più
lieve, ma voglio vedere i vostri commenti...se no addio altri capitoli, la
lascio così la storia!
Ecco a voi: Una
giornata sul lago ghiacciato
“Ecco è proprio quando meno te lo aspetti, quando
tutto sembra a posto, finito, finalmente tranquillo che la vita decide di
cambiare rotta di nuovo. Come un gioco di improvvise
correnti marine, che si muovono sul fondo, che invertono rotta, che si
sorridono incontrandosi, fino a scontrarsi, con forza e su, verso la
superficie…Ed ecco quel mare che sembrava addormentato, improvvisamente alzarsi
su se stesso, gridare alla luna, come un grosso animale appena colpito… Ed
uccelli notturni si alzano in volo e bianchi gabbiani planano su onde. E urlano e gridano, e la schiuma e le onde, e quel mare
impazzito che prova a colpirli…Ma no, non è vero. Stanno tutti ridendo. È una
sonata, un canto a più voci. È appena composta. Sì, una giovane ballata in sol
d’amore…”Federico Moccia
Il ragazzo si abbottonò il
colletto della giacca, e dopo essersi avvolto nella
morbida sciarpa blu, raggiunse gli amici che lo attendevano fuori la sala
comune.
Mentre scendeva le scale,
cercava di rendere presentabili i propri capelli: li spostò un po’ di lato,
lasciando intravedere la sottile saetta sulla sua fronte.
Intorno a lui, i vetri delle
finestre sembravano quasi tintinnare per la neve e per il vento che impazzavano
sul territorio bulgaro.
Stava per aprire la porta, ma
ad un tratto, un pensiero tanto strano quanto essenziale, lo assalì.
Girò sui tacchi e tornò
indietro, ripercorrendo nuovamente le candide scale, ascoltando da lontano, le
proteste annoiate di Ron.
Entrò in camera e raggiunto
l’armadio, cominciò a cercare qualcosa, provando a ricordare dove l’aveva
messo.
Poi, alzando lievemente lo
sguardo verso il proprio comodino, la vide, appoggiato da un lato, rischiarato
dalla luce del sole.
La boccetta di vetro, che
conteneva un liquido color verde pallido, non aspettava altro che essere
impugnata.
Spruzzò
quel liquido sui lati del collo e sui polsi, poi si rimirò nello specchio di fronte a lui. L’effetto che gli si parò davanti, sembrò leggermente migliore.
Scese nuovamente, e ascoltò
la predica di Ron, con uno sguardo che appariva tutto
fuorché dispiaciuto.
- Cosa
stavi facendo? Non dobbiamo andare ad una sfilata di moda!-
Dopotutto aveva
ragione, ma il moro sentiva che quello era un giorno speciale e doveva
fare in modo che tutto filasse liscio. Lui, Ron e Hermione, attesero
Ginny e Luna, che uscirono alcuni minuti dopo, avvolte in caldi maglioni e
sciarpe colorate.
La bionda si accinse a Ron, per parlare del pattinaggio, e il ragazzo la ascoltò
interessato, guardandola da capo a piedi e annuendo di tanto in tanto.
Ginny rimase dietro di loro,
ridacchiando e spintonando il fratello, provocando un
serie di sfrecciatine da parte di Ron.
Harry e Hermione rimasero dietro, e stranamente, tra loro regnava un silenzio
piuttosto imbarazzato e carico di nervosismo.
- Sei pronto per la grande prova?- esordì la ragazza, rivolgendogli un sorriso.
Harry ricambiò il sorriso e
le disse:- Non credo che sarò mai pronto...potrei
anche essere bravo sulla terra, ma sul ghiaccio sono una frana...-
- Oh non ti preoccupare, se ce l’ho fatta io! Sarà una
passeggiata...ti aiuterò-
Il ragazzo la guardò con
gratitudine:- Meno male che ci sei tu! Cosa farei senza di te!-
La ragazza stava
per replicare, quando la voce di Ron interruppe i loro discorsi.
- E’ arrivato il momento...si salvi chi può!-
Luna lo prese a braccetto ed esclamò:- Dai, andiamo, ti aiuto io!-
Il ragazzo assunse
un’espressione beata e prima di lasciarsi trascinare da Luna, si girò verso
Harry e strizzò l’occhio, sussurrando:- E’ arrivato il
nostro momento!-
Harry sorrise e si voltò
istintivamente verso Hermione, che lo prese per mano e lo guardò
rassicurante.
Infondo, non aveva poi così
paura di dover pattinare...ma il pensiero di Hermione così occupata ad aiutarlo
era troppo allettante.
Almeno così avrebbe evitato
un figuraccia...
Il lago ghiacciato sembrava
aver raggiunto ilsuo massimo splendore.
Sembrava una vera e propria cartolina: La lunga staccionata contornava la distesa
di ghiaccio e alcuni ragazzi ne approfittavano per
sedersi e riposare, godendosi il panorama, che offriva una suggestiva visuale.
In lontananza, una lunga
catena di rilievi montuosi innevati, fungeva da sfondo, e i raggi del sole ne illuminavano le cime, sfocandone i contorni.
Nel cielo cristallino, strani
volatili rosa sorvolavano il lago e si posavano sulle
fronde degli alberi circostanti.
Gli Hascobuik pascolavano in lontananza, per la gioia di Ron, e non sembravano
minimamente interessati all’evento.
Nel complesso, pochi ragazzi stavano pattinando, e questo, più di tutto, tranquillizzò
Harry.
Accanto all’entrata per la
pista di pattinaggio, si trovava una casetta di legno, che scoprirono contenere
pattini e ginocchiere.
Ognuno ne
prese un paio e un po’ instabili sul terreno, si avvicinarono alla pista.
Harry, Ron e Ginny decisero
di osservare per qualche giro Hermione e Luna, che camminarono
in fretta verso il lago.
Si sorressero alla
staccionata per salire un piccolo gradino che si trovava all’entrata, poi
cominciarono a pattinare.
Harry rimase stupefatto dalla
bravura di Hermione e dalla semplicità con cui pattinava la ragazza.
Scivolava dolcemente sul
ghiaccio, le mani intrecciate dietro la schiena,
tracciando candide scie con i pattini.
Compiva ampi cerchi sempre
più grandi e volteggiava con naturalezza ed eleganza,
che si tramutavano in bellezza man mano che il suo pattinare diventava più
liberatorio.
Aprì le
braccia per mettersi in equilibrio e compì un salto, girando su sé stessa, per poi tornare sul ghiaccio, seguita
da Luna.
La bionda, d’altra parte,
cercava di ammaliare il rosso con la sua strana danza, come se ce ne fosse bisogno.
Infatti, Ron non aveva occhi che
per lei e la seguiva con lo sguardo con un’espressione ebete stampata sul
volto.
Harry era ormai completamente
incantato e quando la ragazza lo raggiunse, lui era ancora imbambolato a
fissarla, provocando una serie di fastidiose risatine da parte di Ginny, che
fino a pochi minuti prima, osservava con interesse un
ragazzo che volteggiava con noncuranza tra la gente.
Il biondo aveva un
espressione annoiata, tipica da Serpeverde, ma sembrava rilassarsi con quei
movimenti circolari che alla rossa davano leggermente alla testa.
-Allora Harry,
muoviamoci...!-
L’amica lo trascinò
sulla pista e Harry per prima cosa, si avviluppò alla staccionata.
Hermione volteggiò
accanto a lui e si mise le mani sui fianchi, assumendo la sua tenera
aria da “So-tutto-io”.
- Dammi la mano e non fare
storie!-
Il ragazzo accettò
riluttante e insieme si diressero verso il centro della pista.
Harry si sentiva imbarazzato,
ma dopo alcune prove, riuscì a mantenere un ritmo
stabile nel suo pattinare.
Ora, lui e Hermione, pattinavano
lentamente, l’una al fianco dell’altro, mentre l’imbarazzo di prima, tornava ad
aleggiare tra loro.
La ragazza continuava a
guardarsi intorno e a spostarsi le ciocche di capelli
che le finivano davanti al viso.
Lui era occupato a osservare gli schettini, che scivolavano instabili sul
ghiaccio ed era tutto indaffarato nel cercare qualcosa di sensato di cui
parlare, che ora più che mai, gli stava facendo girare lo stomaco, il cuore e
la testa, con la sua semplice presenza.
- Potter sei caduto veramente
in basso...farsi aiutare da una Mezzosangue! Credevo ci fosse un limite a tutto
questo!-
La subdola voce di Malfoy, li
fece voltare verso di lui, ed entrambi incontrarono i suoi occhi di ghiaccio, che erano adatti al paesaggio circostante.
Gli occhi del biondo, ad un
tratto sembrarono sciogliersi a contatto con quelli di
fuoco di Harry.
- Non scocciare, Malfoy-
-Non credo tu sia nella
posizione giusta Potter...-
Il Grifondoro si scaraventò contro Draco, ma non fece altro che cadere rovinosamente
sul ghiaccio, suscitando le risate di molti presenti.
Malfoy scoppiò a ridere con
freddezza, lanciando occhiate complici ai compagni.
Il suo divertimento durò poco, perché, improvvisamente, una ragazza lo fece
cadere, spiaccicandogli il volto sul ghiaccio.
-Scusami!!!-
Ginny cercò di alzarsi, ma
impacciata e con i capelli davanti al volto per nascondere il rossore sulle
gote, cadde nuovamente sul povero malcapitato, che sbuffò energicamente ed
esclamò.
- Potresti toglierti? La tua
presenza sul mio deretano è alquanto insopportabile...!-
Quando vide che la ragazza
era completamente negata sui pattini e non riusciva ad alzarsi, l’aiuto,
facendola diventare ancora più rossa di quanto non lo era.
- Fatto, non ci vuole molto, Virginia...se ti impegni, riuscirai a
fare qualcosa di buono...-
Draco Malfoy chiuse lì il
discorso e si diresse verso gli altri Serpeverde, che subito accorsero verso di
lui per chiedergli come stava.
Ginny,
anche se piuttosto instabile, riuscì a dirigersi affranta verso la staccionata,
per sedersi a riflettere.
Harry era ancora seduto sul
ghiaccio, ed Hermione lo aiutò ad alzarsi.
-Che vergogna...farsi
prendere per il culo da quello lì...-
-Oh Harry, che ti importa! Tu sei migliore di lui in un mucchio di altre cose...sei bravo a Quidditch, sei coraggioso, hai
degli ideali...non hai niente da invidiargli- lo rassicurò Hermione con calore.
Ma il moro era più abbattuto
che mai, ma per il fatto che si era messo in ridicolo davanti
a Hermione, che era sicuro che si sarebbe fatta due risate con Malfoy, se non
era perché gli faceva pena.
La ragazza sembrò
leggergli nella mente e gli disse con decisione:
- Ora basta Harry! Non sei
stato assolutamente ridicolo! Non sai quante volte sono caduta io prima di
tenermi in piedi, mentre tu sei stato eccezionale...ti sei solo scaldato e sei
scivolato...tutto qui.-
Il ragazzo le sorrise
tristemente:- Sono stupido-
La ragazza ricambiò il
sorriso:- Hai un po’ ragione...farti tante problematiche...non
preoccuparti, sei veramente bravo...-
- Se non ci fossi tu, sarei
ancora steso lì per terra...sei veramente preziosa Herm...-
Harry era deciso più come mai
a dichiarargli i suoi sentimenti. La ragazza arrossì
furiosamente, ma si avvicinò un po’ di più a lui.
-...grazie...-
-Dico sul serio...non so che
farei senza di te...-
Harry la guardò dritto negli occhi e vide che lei si faceva sempre più
vicina. Forse per precarietà dei pattini che cercavano di restare fermi, ma
poco gli importava.
- Se
non staresti al mio fianco sarei perduto...ho bisogno di te...-
La ragazza
decise di chiudere gli occhi, avvicinandosi ancora di più a lui, prendendogli
una mano e stringendola tra la sua.
Harry guardò le sue labbra
rosa e tremendamente invitanti e decise di lasciarsi andare.
Prima di chiudere
completamente gli occhi e lasciarsi andare, Harry capì.
Capì che non c’era bisogno di
parlare, di sprecare fiato con parole che potrebbero suonare fuori luogo e alquanto
stupide, che era inutile pensare a cosa sarebbe
successo.
Harry aveva bisogno di
Hermione, quanto un uomo necessita di respirare aria.
E sapeva che era così anche per lei.
Lo aveva letto
nei suoi occhi, di un colore indefinibile, di un marrone così profondo
da far accapponare la pelle, paura di sprofondare in quell’abisso scuro.
Capì che inquel semplice sguardo scambiato, c’erano
un’infinità di sentimenti che non aveva più paura di scoprire. Era pronto a farsi travolgere dalla forza dell’amore, dalla
felicità pura.
Non si sentì
imbarazzato, impacciato, come nel bacio scambiato all’inizio dell’anno, si
sentiva sicuro e convinto più che mai a trasmettere tutto il suo amore
per lei in quel bacio.
Hermione era perfetta. Lo
aveva scoperto pian piano, ripensando ad ogni attimo con lei, anche quando
semplicemente lei gli passava accanto per recuperare
un libro o per controllare i compiti.
La sua aria da saputella era
incantevole e il ragazzo sarebbe rimasto ore e ore a fissarla mentre parlava con il suo solito tono di voce brillante, mentre li
sgridava per un votaccio.
Voleva rimanere a fissarla
per l’eternità...
Fece tacere quella miriade di
pensieri e fece scomparire gli occhi dietro le
palpebre, avvicinandosi ad Hermione ed eliminare la distanza delle loro labbra.
Rimasero entrambi spiazzati da quel contatto
tanto sperato e bramato tra loro e per qualche secondo rimasero
immobili, con le labbra congiunte in un semplice bacio.
Poi, Harry cominciò a muovere le labbra
contro quelle della ragazza, che era ancora piuttosto
rigida, ma poi parve sciogliersi come un ghiacciolo al sole, avvicinandosi
ancora di più al ragazzo.
Nessuno dei due si preoccupò di ciò che sarebbe accaduto dopo e si concessero quegli attimi
paradisiaci, che entrambi avevano sognato da tempo.
Harry era felicissimo e migliaia di emozioni gli affollavano la mente e il corpo.
Fu tutto chiaro, inequivocabile. Il loro
amore avrebbe rotto qualsiasi barriera che gli sarebbe andata in contro, lui
l’avrebbe protetta a costo della propria vita.
Finalmente aveva capito, perché nell’Ufficio
dei Misteri era così estremamente angosciato per lei,
mentre voltava lo sguardo per non vederla in quello stato, perché avesse tanto
paura di perderla.
Aveva il terrore di non
poterla rivedere mai più, di non accarezzare più quei capelli selvaggi, di non
stringere più quell’esile corpo, di non accarezzarle più la guancia arrossata
quando piangeva...
Amava Hermione oltre ogni
limite, sentiva che dopo quel bacio, le loro anime si sarebbero intrecciate per l’eternità, facendogli vivere attimi
meravigliosi.
E se il destino sarebbe stato
spietato per tutti, Harry era consapevole che quel nuovo sentimento era capace
di tutto: nemmeno la morte sarebbe riuscito a
frantumarlo.
Sentì le dita della ragazza
accarezzargli i capelli con gesti lenti e celestiali, facendolo avvicinare
ancora di più a sé.
Il ragazzo fece scivolare le
mani lungo i suoi fianchi stretti e la strinse, anche se con delicatezza, come se avesse paura che potesse scivolare via da lui.
Non fece caso alle persone
che pattinavano intorno a loro, fissandoli con sguardi maliziosi e complici,
dei suoi compagni che battevano le mani, di Ron che li fissava sorridendo
stringendosi a Luna per evitare di cadere, di Cho che era accigliata e piccole
lacrime le scorrevano sul volto.
Non fece caso a Viktor Krum,
che li osservava con rabbia infinita e un profondo odio per lui.
Esistevano solo lui e
Hermione, nessun altro.
Dopo alcuni
minuti, che a loro parvero ore, date le profonde emozioni, si allontanarono per
guardarsi negli occhi.
Harry trovò il coraggio per
pronunciare due semplici parole, dal significato penetrante.
- Ti amo-
La reazione di Hermione lo
preoccupò tantissimo: la ragazza cominciò a piangere e si sedette sulla staffa
di legno che incorniciava il lago, coprendosi il volto con le mani.
Il ragazzo
riuscì a spostarsi con estrema difficoltà e a raggiungere Hermione.
Dopo essersi seduto accanto a
lei, le spostò delicatamentecon la mano
un ciuffo castano di capelli, più chiaro degli altri e la guardò dolcemente,
anche se negli occhi c’era un sottile velo di paura.
-Hermione...ho fatto qualcosa
di sbagliato?-
La ragazza non rispondeva,
continuando a singhiozzare, con le mani davanti al volto per impedirne la
visuale.
Harry si stava
preoccupando seriamente, e non sapeva assolutamente cosa fare.
Oddio, cosa ho fatto? Avrò sbagliato a baciarla? Ma
sembrava ricambiare il bacio...forse è innamorata di Krum...non potrei resistere vedendoli insieme...io la amo...-
Senza pensarci, diede voce a tutti
i suoi pensieri e quando aprì gli occhi, che aveva
fatto scomparire dietro le palpebre, trovò la ragazza che lo fissava a bocca
aperta, il volto ancora arrossato per le lacrime.
Gli occhi del ragazzo si
spalancarono, facendogli assumere un espressione peccaminosa e sconfitta.
Ma Hermione, contrariamente
alle sue previsioni, chiuse gli occhi e lo baciò
dolcemente, mettendogli le braccia attorno al collo e avvicinandola a sé.
Harry sentì nuovamente quella emozione esplodere dentro di sé, e si lasciò trasportare
da quel bacio.
Capì che lei era spaventata,
aveva paura di quello che sarebbe successo, ma lui l’avrebbe protetta
anche a costo della vita.
Sapeva che se lei era con lui tutto sarebbe stato più semplice, più luminoso...
Era sicuro che attraverso gli
occhi dell’amore, la vita avrebbe assunto un significato particolare,
bellissimo, fantastico...
Non gli occorreva altro.
Vi è piaciuto??? Vi prego recensite!!!! J
I nostri eroi ce l’hanno fatta! Evviva! Ma ora cosa succederà?
Il
male è dietro l’angolo...più vicino di quanto ognuno creda...
Maripotter91
....Il pezzo del profumo è
alquanto stupido, ma era divertente sottolineare che
in fondo, Harry è un ragazzo come gli altri, e quindi cerca di apparire al
meglio!
Ragazzi
perdonate il ritardo
scioccante! Il liceo mi ha impegnato in un modo assurdo. Sto trascrivendo il capitolo
12 ma mi dispiaceva farvi aspettare. Vi posto così la prima parte del
dodicesimo capitolo, spero vi faccia piacere!!!
CAPITOLO 12: Strane Sensazioni (prima parte)
“Tu. Sicura e determinata.
Decisa fino all’inverosimile.
Senza sapere, senza riflettere,
senza spingersi un po’ più in là, oltre il
confine.
Oltre il tuo
cuore. Supponenza.
Piccole certezze derivate da insegnamenti, da quelle
regole,
dall’educazione, da quei sapori di casa…
Ma una cosa non avevi
considerato.
L’amore.”
-Mio Signore, qualcosa
è andato storto...-
La flebile voce squillante fu sovrastata da una più
forte, più fredda e crudele.
- Che cosa?!-
- Mio Signore, il nostro
generale si è ritirato all’ultimo momento...non c’è stato verso di
persuaderlo...penso lo abbia fatto per am...-
- Non osare dire quella parola!-
Peter si ritirò di scatto nell’angolo dell’angusta
stanza. Il rumore della sua schiena contro il freddo marmo rimbombò in modo
sinistro. Le ossa scricchiolarono febbrilmente, ma lui ignorò
il dolore.
Intanto, il Signore Oscuro misurava la stanza a lenti
passi, con il lungo mantello scuro che lo ricopriva completamente. Per alcuni
minuti, gli unici rumori furono il battere dei denti del servo e il fruscio del mantello del padrone. Poi parlò.
- Manca poco, Codaliscia. E noi non abbiamo tempo da
perdere. Portami qui il generale e vedrò di
dissuaderlo...con me non si scherza, e tu lo sai, vero mio vecchio amico?-
La voce lo ghiacciò fin dentro le
vene e si strinse ancora di più nel suo consunto mantello di cotone.
- Sì, mio Signore, lo so-
Voldemort si avvicinò all’ometto che si
chiuse ancora di più in se stesso, come un topo in gabbia.
Dal mantello ne uscì
una viscida mano che si avvicinò al volto di Codaliscia.
La mano raggrinzita era quasi totalmente scarna e le vene pulsavano tra le ossa ben visibili.
Un conato di vomito assalì Peter, che si rimproverò per
la sua mancanza di rispetto.
- Non aver paura di me...perchè
non mi hai ancora visto al culmine della rabbia...ma ti giuro, su tutto ciò che
sono, che se non andrà tutto secondo i miei piani,
l’unico responsabile...sarai tu-
Voldemort si allontanò, lasciando l’ometto con il viso
da topo più morto che vivo.
Uscì dalla stanza e Codaliscia sentì il rumore dei
passi del padrone farsi sempre più lontani. Sospirò.
Nella sua mente visualizzò la sua
forma animale e in un attimo l’uomo sparì, lasciando spazio ad un
minuscolo topo, leggero e rinsecchito.
Zampettò verso una fessura nella parete e si ci infilò.
Nella sua piccola mente da roditore, trovò la direzione
abbastanza velocemente e corse verso la sala insegnanti, dove si trovava il
generale.
Harry si allontanò dalle labbra di Hermione, portandosi
una mano sulla cicatrice infiammata.
Sotto le sue dita, il contatto
con lo sfregio era esageratamente doloroso e il ragazzo dovette togliere la
mano per evitare di ustionarsi.
Si trovavano nella stanza della ragazza
e, come di consueto, passavano le loro giornate a recuperare i loro
silenzi e i loro sentimenti oppressi, con coccole e baci.
E ogni giorno, Harry sentiva il suo cuore battere sempre
più forte, al semplice sfiorare di colei che gli era stata sempre affianco e
che lo sarebbe stata per sempre.
Ma quel giorno sentiva solo un gran freddo dentro, tranne
il viso, che bruciava e sudava in modo anomalo. Vedeva le immagini poco nitide, le fitte alla testa erano rapide e angoscianti
e sentiva urla e imprecazioni che gli affollavano la testa.
- Harry che succede?- la preoccupata
voce di Hermione lo destò da quello che sembrava un incubo. La guardò
con gli occhi sfocati, mentre un’altra fitta lo costringeva a piegarsi su se
stesso.
-...la cicatrice...-
-andiamo in infermeria, presto!-
La sua ragazza provò a tirarlo per un braccio, invano. Harry era immobile, raggomitolato sul letto e scosso da brividi di
dolore. Provò a scuoterlo, ma il ragazzo teneva le mani al viso
impedendo la visuale.
- HARRY!- provò a chiamarlo, ma non rispondeva, si
limitava solo a mugugnare parole sconnesse e prive di senso.
- Harry ti prego!-
Hermione con le lacrime agli occhi lo schiaffeggiò
terrorizzata: il ragazzo era completamente assente, quando fino a pochi attimi prima la stava baciando e le stava facendo
provare miriadi di emozioni.
La situazione degenerò: il ragazzo cominciò a muoversi
convulsamente, quasi in preda a un attacco epilettico.
Alzò le mani verso l’alto, come per afferrare qualcosa e Hermione poté vedere
la cicatrice.
La saetta era completamente scarlatta e da essa ne fuoriusciva un fiotto di sangue che gli ricopriva il
volto. La ragazza strillò e corse fuori dalla stanza,
in cerca di aiuto.
Si trovò davanti Ron che le corse incontro salutandola
allegramente.
- Ciao Herm, lo sai che...-
- Ron, ti prego corri!-
- Dove dovrei correre?!-
- Harry sta male, ho bisogno di
aiuto!-
L’amico sbiancò e
corse nella camera delle ragazze, senza preoccuparsi degli strilli di PansyParkinson.
- babbonofilo, non puoi
entrare!-
- stai zitta, idiota- disse
salendo le scale. Cosa diavolo era successo?
La Serpeverde arrossì e fulminò Draco che mostrava un
sorriso divertito ai suoi amici, beffandola.
Gli lanciò un cuscino e corse in bagno.
Intanto Ron e Hermione erano arrivati nella camera.
- Harry!- urlarono all’unisono, quando non lo trovarono
sul letto.
Lo chiamarono senza risposta. Hermione era disperata e si era attaccata al braccio di Ron con forza, quasi
facendogli male.
-...la cicatrice...-
Sentirono un sussurro e corsero dietro il letto di fronte
alla finestra, trovano Harry steso a terra.
Strisciava, cercando di raggiungere il comodino di Ginny.
Era pallido e il colore del sangue faceva a pugni con la
sua carnagione.
Hermione scoppiò in lacrime e lo raggiunse,
abbracciandolo.
- Harry, torna in te!-
Ron si avvicinò e guardò l’amico che cercava di
divincolarsi dalla ragazza per cercare di raggiungere il comodino.
- Herm, vuole quel bicchiere
d’acqua...- disse indicando il contenitore di vetro colmo d’acqua.
-prendilo!-
Raggiunse il comò e prese il bicchiere. Notò se era sul serio acqua e poi lo portò alla bocca dell’amico.
Ma Harry gli tolse con forza il
bicchiere e se lo versò in fronte, bagnandosi la cicatrice.
L’acqua, a contatto con la
cicatrice, si trasformò velocemente in vapore e avvolse i tre ragazzi.
-...grazie...-
Disse Harry prima di crollare tra le braccia di Hermione.
-Ci hai fatto prendere un bello spavento, Harry-
Ron lo guardò sorridente, passandosi una mano tra i
capelli. Il ragazzo, sebbene felicissimo, aveva gli occhi lucidi e l’aria
affaticata. Accanto a lui, Luna divideva il suo sguardo tra il rosso e Harry,
sorridendo.
-Già Harry, per poco non gli si
sono sbiaditi i capelli a Ron…-
-...lo avrei voluto vedere...il primo Weasley senza
capelli rossi-
Disse Harry sorridendo, accomodandosi meglio e
raddrizzando il busto. Si trovava in infermeria e non ne
capiva il motivo. Si affrettò a chiederlo all’amico.
Il ragazzo si guardò intorno sfregandosi il naso,
sospirando, poi iniziò a raccontare quello che è successo. Alla fine, aggiunse:- Vorrei che Silente fosse qui, Harry. Ne
abbiamo bisogno e…- si guardò intorno. L’infermiera era nel suo ufficio,
la si sentiva canticchiare qualcosa in bulgaro.-
Harry, noi non siamo al sicuro, qui.-
-Cosa vuoi dire? Non capisco.-
Si portò per un attimo la mano alla cicatrice,
strofinandola. Gli bruciava lievemente, come se qualcuno con una fiaccola gli
stesse sfiorando la fronte.
Sentì un singhiozzo soffocato accanto a lui.
Si voltò e vide Hermione
rannicchiata in una poltroncina. Era distrutta. I capelli erano
legati con un fiocco e lasciavano vedere il viso impallidito e gli occhi
lucidi e arrossati. Teneva le braccia intorno alle gambe e la
testa era appoggiata sulla spalla.
L’immagine di Harry era viva ancora in lei e la terrorizzava
ancora a tal punto ce continuava a tener stretta la
mano al suo ragazzo, che sembrava in preda agli incubi.
Sospirò, mentre il moro mugugnava nel sonno e cercava di
trovare una posizione migliore a quella in cui si
trovava.
Era così dolce. Così gentile. Così bello.
Era sempre stato l’eroe della ragazza, ma
ora era il SUO eroe.
Vederlo soffrire le faceva sempre un terribile effetto.
Sentiva da anni che se a lui fosse capitato qualcosa, lei ne sarebbe
morta.
E ora che entrambi erano consapevoli dei sentimenti
dell’altro, tutto ciò che Hermione si era
moltiplicati, accrescendo ogni giorno di più.
E questo la rendeva felice, si sentiva
come una bambina allegra e libera, ma con questa gioia, era cresciuta anche la
paura.
La paura di perdere la sua amicizia, la paura di perderlo.
Harry sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Si era ridotta in quello stato, per lui?
Allungò una mano verso quella della
ragazza e la fece avvicinare a sé, sorridendole.
-Ehi piccola, sto bene, scusami
per averti fatto preoccupare…io, non me lo perdonerò mai.- Chinò il capo.
Hermione scoppiò a piangere e gli buttò
le braccia al collo. Lui la strinse con quanta più dolcezza aveva, sprofondando
la testa tra i suoi capelli e respirandone il profumo.
Era davvero questo il prezzo
della felicità?
Fare soffrire le persone amate fino alla disperazione,
essere impotenti.
Eppure lei non si era tirata
indietro. Sempre lì, sempre accanto a lui, pronta a dargli
una stretta di mano per confortarlo o un semplice sguardo.
La strinse ancora di più, mentre la cicatrice smetteva di
bruciargli e la fronte si rilassava. Sarebbero rimasti così
in eterno ma uno sbuffo li fece allontanare malvolentieri.
- Scusate se disturbo questo momento così toccante, ma
devi prendere la pozione, Harry Potter- l’infermiera aveva esagerato
molto nel pronunciare il suo nome, ma tutti fecero finta di niente.
La donna gli diede la pozione che sapeva di cavoli bolliti e
quando Harry fece una faccia che esprimeva tutto il suo disgusto l’infermiera
cominciò a scuotere la testa, inondando la stanza del suo
forte profumo di pino.
- se Harry non è morto per la cicatrice, morirà per questa
puzza...- disse Ron agli amici, che si sforzarono di non ridere, nonostante la
tensione fosse ormai passata. L’infermiera continuava a fissarli di sottecchi
come se da un momento all’altro dovessero spuntare a tutti e cinque delle altre
braccia di scorta.
A tra poco la seconda
parte, recensite comunque, scusate ancora L