Everybody needs love

di alaskha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wrong eyes ***
Capitolo 2: *** Mr. Smile ***
Capitolo 3: *** Sunshine ***
Capitolo 4: *** Prejudices ***
Capitolo 5: *** Little taste of heaven ***
Capitolo 6: *** The dancer ***
Capitolo 7: *** The boxer ***
Capitolo 8: *** Fearless ***
Capitolo 9: *** My baby ***
Capitolo 10: *** Stay alive ***



Capitolo 1
*** Wrong eyes ***





 
Everybody needs love
 

(1)

Wrong eyes




 

“E per oggi basta così, grazie a tutti ragazzi”
Sospirai, pensando che se fossi andata avanti ancora per anche solo un minuto, avrei seriamente tentato la via del suicidio. Claire non sapeva porsi limiti, ed i miei piedi se ne accorgevano settimana per settimana.
“Helena, vieni qui”
Mentre la raggiungevo, mi ritrovai a pensare che conoscevo da più tempo Claire Crawford, del mo fratellino. Jj aveva otto anni, e Claire si prendeva cura di me e della mia istruzione riguardo alla danza classica da ben quattordici anni. Ballavo da quando ne avevo cinque: tutta una vita,  praticamente. Lei mi voleva bene come una madre da sempre, ma da tre anni a questa parte, ne aveva preso l’effettivo posto. Mamma e papà erano venuti a mancare in un incidente d’auto, nel giorno più brutto della mia vita di cui ricorderò sempre la data: il 10 novembre 2010. Jj aveva solo cinque anni, ed io ne avevo sedici quando iniziai ad occuparmi di lui come una madre. Ero dovuta crescere prima delle mie coetanee, per questo non avevo neanche un’amica: le mie priorità e le mie idee non rispecchiavano affatto le loro.
“Che c’è Claire, qualcosa non va?”
Mi sciolsi i capelli biondi che ricaddero sudati lungo il mio viso, mentre lei mi sorrideva affettuosamente. Claire non mi sorrideva mai durante le lezioni, anzi, con me era più dura rispetto a quanto non lo fosse con gli altri. Ma lo faceva soltanto perché della mia preparazione le importava sul serio, per lei non ero solamente una  sua allieva, io ero come una figlia e lei mi voleva bene, di questo ne avevo la certezza.
“Tieni – mi consegnò una busta –tu e Jj ne avevate proprio bisogno”
“Ma Claire, mi hai già dato i soldi la settimana scorsa, tieni, non posso accettarli” feci per restituirle la busta contenente i soldi, ma lei mi prese le mani tra le sue, continuando a sorridere.
“Porta tuo fratello al cinema, ha bisogno di divertirsi, in fondo è solo un bambino”
In effetti aveva ragione, non portavo mai Jj da nessuna parte, ma non perché non gli volessi sufficientemente bene, anzi, lui era l’unico motivo per cui continuavo a lavorare così duramente. Mi destreggiavo tra il mio lavoro di barista, la danza ed il mio ultimo anno di lezioni scolastiche da privatista. Ma la mia paga non bastava e non potevo certo mandare Jj a lavorare, così Claire ci dava una mano.. anzi, due mani.
Così presi quella busta, sorridendole riconoscente.
“Grazie Claire, davvero”
“Di nulla, adesso vai a cambiarti”
Annuii e camminai svelta verso gli spogliatoi, dato che quella sera il Pub avrei dovuto aprirlo io, ed ero già in ritardo di dieci minuti buoni.
Mi sciacquai velocemente, guardando le mie occhiaie riflesse nello specchio, scacciando dalla mia mente il pensiero che quello era troppo per una semplice ragazza di neanche vent’anni. E con quello intendevo la mia vita, ma non potevo farci nulla: dovevo occuparmi di Jj, diplomarmi e realizzare il mio sogno, diventando una ballerina professionista.
Mi ero innamorata della danza a cinque anni, quando mia madre, anche lei ballerina, mi aveva portata a vedere il mio primo balletto a teatro. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla bellissima ragazza che interpretava la Sylvia, il balletto che tutt’oggi preferisco. A fine spettacolo, avevo applaudito a quei meravigliosi artisti fino a farmi male le mani.
Volevo diventare una professionista, calcare i migliori palcoscenici e rendere orgogliosa mia madre, anche se, purtroppo, sapevo che lei non avrebbe mai potuto vedermi con i suoi occhi.
M’infilai la maglietta grigia e poi i pantaloni della tuta, uscendo velocemente dagli spogliatoi con i capelli in disordine ed il borsone sulla spalla.
“Niall! – urlai, quasi istericamente, ma ero troppo in ritardo – ragazzi, dove diavolo è Niall?” chiesi ai miei compagni.
Loro m’indicarono gli spogliatoi maschili e dalla porta ne uscì un Niall senza maglietta, dei jeans chiari ed un asciugamano bianco sulle spalle. I capelli bagnati mi suggerirono che aveva appena terminato al doccia dopo gli allenamenti.
“Che hai da urlare, Helena?”
“Devi farmi un favore enorme!” lo pregai.
“Di che si tratta?”
“Devi andare a prendere Jj a scuola, ho chiesto alle sue insegnanti di tenerlo lì un’oretta in più” lo guardai speranzosa, fino a che non annuì.
Gli gettai le braccia al collo,  per poi dargli le solite raccomandazioni.
“Tu portalo a casa, fagli fare i suoi compiti e poi preparagli da mangiare, io sarò a casa a mezzanotte – m’infilai distrattamente la giacca di pelle e poi il cappello di lana sui capelli, scoccandogli un bacio sulla guancia – grazie, grazie, grazie!”
Dopo averlo abbracciato nuovamente, corsi fuori dalla Royal Ballet, scendendo velocemente gli scalini e riversandomi nella confusione di Londra, pensando a quanto nella mia tragica situazione fossi stata fortunata.
Niall Horan era una delle poche note positive della mia vita, mi aiutava e c’era sempre per me. Mi dava una mano con Jj e , praticamente, mio fratello passava più tempo con lui che con me. Era un ottimo amico e ballerino: Niall ballava alla Royal Ballet da quando aveva sette anni, più o meno come me. Eravamo andati d’accordo da subito, diventando grandi amici e partner nella danza. Sarebbe stato anche uno di quei fidanzati che tutte quante desiderano al loro fianco, ma nonostante Niall fosse un bellissimo ragazzo con capelli biondi, occhi azzurri e fascino irlandese, non avevo tempo anche per l’amore.
Per quanto fosse triste, era così, sarei rimasta single a vita: Helena Nixon, la zitella di Covent Garden. Probabilmente era così che mi identificavano, i miei vicini di casa.
Scossi la testa, cercando di non pensarci e mettendo sottosopra la mia enorme borsa, alla ricerca delle chiavi del Pub. Ma più cercavo, più una tremenda sensazione si faceva largo nella mia mente: non potevo averle perse, Jean mi avrebbe ucciso. E non dicevo per dire, Jean era un tipo abbastanza distruttivo.
Ma poi ricordai e mi portai una mano alla fronte, maledicendo la mia sbadataggine ed il disordine immane che regnava nella mia testa.
Dannazione, avevo lasciato le mie chiavi da Harry.
 
 
 
 
 
 
Harry Styles era colui che completava la nostra triade: lui e Niall erano i miei migliori, nonché unici, amici. Conoscevo Harry da tutta la vita: era il figlio minore dei migliori amici dei miei genitori, che decisero di farci crescere insieme.  E li ringrazio tutt’ora per quella loro decisione.
Lui frequentava il liceo statale, determinato ad entrare nella facoltà di legge e diventare un avvocato prestigioso. Era un ragazzo molto ambizioso e nonostante amasse divertirsi in maniera non sempre legale, era un ottimo studente, forse il migliore del liceo ed i suoi voti erano sempre altissimi. Harry sapeva farti innamorare di lui, con le sue battute divertenti e quel suo modo di essere gentile con chiunque. La sua fidanzata Madeline, forse l’unica ragazza che potevo considerare mia amica, era la persona più fortunata del mondo, ad averlo accanto.
Anche lui mi dava spesso una mano con Jj insieme a Niall, e senza di loro non so tutt’ora come avrei fatto. Probabilmente mi sarei uccisa, lasciando completamente solo il mio fratellino, per cui dovevo loro la vita.
Harry abitava nello stesso quartiere del Pub in cui lavoravo, il Lucky Strike, di cui era un assiduo frequentatore, quindi non ci misi molto ad arrivare a casa sua. Riconobbi la Mini Cooper un po’ malandata del suo amico e compagno di scuola Liam Payne al cui dava ripetizioni. Fortunatamente non persi tempo al citofono, dato che una signora che doveva abitare nel condominio di Harry stava uscendo proprio in quel momento. Così ne approfittai e salii velocemente cinque piani di scale, arrivando finalmente al suo appartamento.
Mi sentivo morire, per quanto avevo corso, ma non avevo tempo di riprendere fiato. Così, suonai con insistenza il campanello di casa Styles, iniziando a battere sul pavimento del pianerottolo con una converse, impaziente.
Dannazione ad Harry, perché ci metteva così tanto?
Quando la porta si aprì, ero così nervosa ed in ritardo che non resistetti dall’ urlargli contro, senza neanche accertarmi che fosse stato lui ad aprire.
“Ma che diavolo stavi facendo? Sono già le sei meno un quarto e sai bene che avrei dovuto essere al Lucky almeno venti minuti fa!”
Ma quando mi trovai davanti due paia di occhi diversi da quelli di Harry, mi maledissi in tutte le lingue del mondo per essere stata così cretina.
 
 



 


Bonjour
ciao a tutti, sono ancora qui, ebbene sì.
viva le rime, amici
allora, parlando alle lettrici della mia Skinny Love: lo so che vi avevo promesso un seguito, ed arriverà, ve lo prometto.
per quanto riguarda questa stora: ispirazione dell'ultimo minuto, spero che l'inizio vi piaccia..
quanto meno per ciò che avete capito, insomma, so che questo prologo è un pò confusionario..
ma spero per lo meno che il personaggio di Helena, interpretato dalla bellissima ed unica Cara, vi sia chiaro
per il resto niente, nei prossimi capitoli capirete meglio..
lascio i commenti a voi
love you all
Simo.





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Capitolo 2
*** Mr. Smile ***


 


(2)

Mr. Smile
 

Di momenti imbarazzanti ne avevo passati nella mia vita, eccome, e sicuramente quello rientrava nella lista. Come avevo fatto ad essere una tale cretina? Il ragazzo che mi stava davanti non era Harry, ed io avrei voluto sotterrarmi.
Comunque ero ancora in ritardo e non avevo tempo per mortificarmi, dovevo semplicemente farmi forza e trovare il coraggio di parlare a quel ragazzo, di nuovo.
Lo stesso a cui avevo appena urlato contro.
“Dov’è Harry?” gli chiesi, dopo un sospiro.
Lui alzò un sopracciglio, appoggiandosi allo stipite della porta, senza permettermi di passare. Così sbuffai, infastidita.
“Non mi saluti neanche?” chiese, beffardo.
“Sono in ritardo, d’accordo?”
“Sì, questo l’hai già detto - parlò lui – anzi, per essere più precisi, l’hai urlato”
Mi imposi calma, respirando profondamente.
“Senti – cominciai – non ho nessuna intenzione di farmi licenziare, d’accordo?”
Il misterioso ragazzo si strinse nelle spalle.
“Non voglio che ti licenzino”
“E allora togliti” gl’intimai.
“Come faccio a sapere che le tue intenzioni sono buone? Come faccio a sapere che non sei una ladra in incognito? Come faccio a sapere che non mi ucciderai?”
Ma chi diavolo era quello? Lui sorrideva, era un continuo sorridere.
“Non provocarmi straniero, ho proprio tanta voglia di ucciderti in questo momento”
Osservai il suo sorrisetto e poi mi soffermai un po’ di più sulla sua immagine. Parlava bene l’inglese, ma non sembrava di quelle parti, ero quasi certamente sicura che avesse origini straniere. Magari indiane, magari sud- americane o marocchine, chi lo sa..
Smisi di concentrarmi sulla sua etnia, quando un graffio sul suo volto catturò la mia attenzione. Sembrava abbastanza profondo, proprio vicino al labbro inferiore. Morivo dalla voglia di sapere come diavolo se lo fosse procurato, un taglio così.
Lui era bello, un po’ strafottente nei modi, ma bello.
“Che succede? Chi è alla porta?”
Quando sentii la voce di Harry, mi sembrò di avvertire qualcuno intonare l’Alleluja.
“Dannazione, finalmente!”
Quando arrivò Styles, lo straniero si raddrizzò, rendendomi possibile il passaggio. Mi fiondai dentro casa, alla ricerca delle mie chiavi.
“Helena, ma che stai facendo? Che ci fai qui? Non dovresti essere al Lucky?”
“Una domanda alla volta” dissi indaffarata.
Andai nel soggiorno, dove al tavolo era seduto Liam Payne concentrato sul suo quaderno di matematica, suppongo: Harry era un mago con l’algebra e la geometria. Non appena mi vide, mi sorrise, ma io non avevo tempo neanche per quello.
“Dove sono quelle stramaledettissime chiavi?” urlai, in preda ad una crisi isterica.
“Sono queste, per caso?”
La voce dello straniero venne accompagnata dal tintinnare di un mazzo di chiavi, così mi girai verso di lui e quasi gli gettai le braccia al collo, per quanto gli fossi riconoscente.
“Sì, cavolo sì, grazie!”
Le afferrai e mi diressi nuovamente verso la porta, sotto lo sguardo confuso di Harry, che si stava grattando la testa, perplesso.
“Liam, io vado, ci vediamo dopo?”
Fu lo straniero dalla pelle scura e dai tagli misteriosi a parlare, di cui ancora ignoravo il nome, a Liam che, a quanto avevo capito, era un suo amico. Così Payne annuì. Poi Mr. Sorriso mi squadrò dalla testa ai piedi, suscitando in me un moto d’irrefrenabile fastidio.
“Beh? Che hai da guardare?”
“Sto uscendo, vuoi un passaggio?” disse solamente.
“Ma se non sai neanche dove devo andare”
“Lavori al Lucky Strike, no?” domandò, ovvio.
Beh certo, era comprensibile che lo sapesse: non avevo fatto altro che urlarlo da quando ero entrata in quella casa.
“Posso arrivarci anche a piedi, grazie”
“A quanto ho capito sei in ritardo..” ritentò lui.
Ma io che diavolo ci facevo ancora lì? Ormai ero in ritardo di mezz’ora ed il locale dovevo aprirlo io, quella sera. Dannazione, Jean mi avrebbe uccisa, in un modo molto doloroso, facendomi soffrire..
“Oh, d’accordo, andiamo” dissi arresa.
“Helena, ma..?” tentò Harry.
“Scusa Harry, non ho tempo per le domande!” lo interruppi io, chiudendomi la porta di casa sua alle spalle.
Mi ritrovai davanti allo straniero, sul ciglio delle scale.
“Che sia chiaro, non accetto sempre passaggi dagli sconosciuti”
“Ma io non sono uno sconosciuto”
“Ah no?” domandai, scettica.
“Non più, per lo meno”
Continuai a guardarlo perplessa, così lui mi porse la mano.
“Non me lo dici il tuo nome?” disse sorridendo, usando un tono di voce dolce che non si addiceva alla sua immagine.
O almeno, a quella che si era creato.
“Sono Helena Nixon – dissi un po’ incantata, stringendogli la mano  - tu piuttosto, chi diavolo sei?”
“Sono Zayn Malik”.
 
 
 
 
 
 
Quando Zayn Malik il tenebroso e fascinoso straniero accostò con la sua moto al lato opposto del Lucky Strike, non potei fare a meno di notare lo sguardo arrabbiato di Jean. Così mi precipitai giù dalla moto, togliendomi il casco e porgendoglielo di fretta.
“Buon lavoro, allora” disse lui.
Era sceso dalla moto ed io m’incantai per qualche istante a guardarlo, mentre si passava una mano tra i capelli scompigliati. Mi domandai se quel taglio gli facesse male, dopodiché lo osserva accendersi una sigaretta, stretta tra le sue labbra fini.
Poi Jean fischiò e tutta quella magia mi sembrò una cosa così stupida.
“Grazie”
“Per che cosa?”
“Per il passaggio e per il ‘Buon lavoro’, grazie di tutto”
Lui imitò un saluto al generale, mentre io lo guardavo per l’ultima volta, prima di girarmi definitivamente e correre verso Jean, tornando alla mia solita vita senza stranieri affascinanti di mezzo.
“Ma che cazzo di fine hai fatto, Helena? – solita, noiosa e monotona vita che si abbatté su di me, non appena Jean iniziò ad urlarmi incontro – insomma, lo sai che io ti adoro, ma non è lo stesso per i nostri clienti, non puoi permetterti un ritardo di mezz’ora”
Jean Reynolds era il mio datore di lavoro, il mio capo, colui che mi forniva uno stipendio da un anno intero. Avevo iniziato a lavorare non appena compiuti i diciotto anni. Andavo d’accordo con Jean ma a volte risultava un po’ distruttivo ed aggressivo nei modi, anche se con il tempo avevo imparato a farci l’abitudine. Non era vecchio, aveva sui venticinque anni ed era anche un gran bel ragazzo. Gran parte della nostra clientela, quella che non comprendeva ubriaconi over 60, era composta donne che pendevano totalmente dalle sue labbra. E lui se ne compiaceva, forse anche un po’ troppo..
“Chi era quello?”
Vidi Jean appoggiarsi allo stipite della porta in vetro del Lucky con la coda dell’occhio, con quel suo tipico sorriso malizioso.
“Ma chi?” finsi ingenuità, mentre litigavo con le chiavi nella serratura.
Jean indicò Zayn Malik con un cenno del capo, ed io tornai a guardarlo, mentre spegneva il mozzicone con le sue Nike nere.
“È il tuo nuovo ragazzo? – mi domandò, appoggiandosi con i gomiti al bancone – carino”
“Ma sei gay?”
“E tu sei omofoba?”
Sbuffai, iniziando a pulire il bancone del Lucky, prima che i clienti arrivassero.
“In effetti fa un po’ paura..” disse Jean.
“Ma che diavolo dici? Come fa a farti paura? È solamente un ragazzo”
Un ragazzo con un taglio sul labbro, una moto costituita quasi del tutto da pezzi rubati ed uno sguardo leggermente truce.
“L’hai visto bene, Helena?”
“Ok, d’accordo, fa un po’ paura, ma poco però..”
Forse Jean non aveva visto bene il suo sorriso.
“Come l’hai conosciuto uno così? - mi domandò curioso – sicuramente non nella tua scuola di perfettini rompi palle”
“Jean, bada a come parli -  lo ripresi, bonariamente -  sono la mia famiglia quei perfettini rompi palle”
“Ecco perché sei diventata una di loro”
“Vaffanculo” imprecai, sbrigativa.
“Ah no, eccoti qui – scherzò – allora, dove l’hai conosciuto?”
“A casa di Harry, cinque minuti fa”
Jean aggrottò le sopracciglia, confuso.
“Ma come? Hai conosciuto quel ragazzo cinque minuti fa e già ti avvinghi a lui sulla sua moto?” sembrava anche un po’ preoccupato.
“Avevo paura di cadere, d’accordo?”
“Non si tratta di questo, Helena”
Sbuffai, servendo il primo cliente con un Jack Daniels.
“Che vuoi che ti dica? Ero in ritardo ed avevo paura che mi avresti licenziata, conosciamo entrambi le tue reazioni isteriche in merito ai miei ritardi..”
“Ah no, non ci provare, non dare la colpa a me”
Roteai gli occhi al cielo, divertita dalla sua preoccupazione.
“Mi ha solo dato un passaggio, ok?”
“Sai chi è, almeno?”
“Ha detto di chiamarsi Zayn Malik” dissi, stringendomi nelle spalle.
“Tutto qui? Sai solo il suo nome? Dannazione, questo Zayn Malik potrebbe essere chiunque!”
“La pianti di fare l’apprensivo? Mi metti ansia – gli dissi – era a casa di Harry, probabilmente è un suo amico o compagno di scuola..”.
 
 
 
 
 
 
“Non l’ho mai visto prima, Helena” mi disse Harry.
Bene, molto bene, questo particolare non lo avrei riferito a Jean l’isterico ed apprensivo proprietario del Lucky Strike Reynolds.
“E che ci faceva a casa tua, allora?”
Parlavamo sottovoce.
Harry chiuse la porta di casa mia, dove Niall e Jj stavano dormendo dolcemente accoccolati sul divano del mio mini soggiorno.
“È uno dei due migliori amici di Liam” mi spiegò Harry, afferrando la coperta gialla sulla poltrona.
“Non hai risposto alla mia domanda, comunque”
Harry adagiò quella coperta che aveva tra le mani su Niall e Jj, che dormivano tranquilli, per poi girarsi verso di me. Si sistemò i capelli ricci con una mano, camminando poi verso la cucina.
“Non lo so che ci faceva a casa mia, Helena – si destreggiò esperto, con l’intenzione di preparare un the caldo, per riparare al freddo di Gennaio fuori e dentro casa mia, dato che i riscaldamenti facevano ancora non pochi capricci – quando Liam ha suonato il campanello me li sono ritrovati tutti e due in casa, e che dovevo fare?”
Mi sedetti, mentre lui afferrava due tazze dalla credenza.
“Mi metteva un po’ in soggezione comunque, quel tipo”
“Ma chi, Zayn Malik?”
Harry annuì, spremendo una metà limone in una delle due tazze.
“In realtà non ero proprio contentissimo quando hai accettato il suo passaggio, ma tu non mi hai dato neanche retta, sei corsa fuori insieme a quello”
Ridacchiai, mentre mi porgeva la mia tazza di the, stringendo con le dita lunghe la sua ed accomodandosi di fronte  a me.
Quello? – domandai stranita, prendendo un sorso di the caldo – che ti ha fatto?”
“Niente, per ora” puntualizzò.
“Harry, stai cadendo nel pregiudizio, o sbaglio?”
“Pregiudizio? – mi domandò, stupito – e per che cosa? Lo sai che non sono il tipo”
“No, infatti, forse lo sono io”
“Ti ha detto qualcosa?”
“No, mi ha solo accompagnata al Lucky con la sua moto, ma..”
“Ma..?” mi esortò lui, con quei suoi occhi verdi così dannatamente intensi, mettevano soggezione e ti obbligavano a confessare qualsiasi cosa.
“Ma quel taglio sul labbro, andiamo, non l’avrò notato solo io, no?” domandai, anche leggermente esasperata.
Harry scosse la testa, bevendo un po’ di the, per poi dare un’occhiata al soggiorno, per controllare che i due stessero ancora dormendo.
E così era.
“Zayn fa il pugile” confessò incolore.
Ma non so perché per me non era un’informazione come un’altra, quella. Mr. Sorriso faceva il pugile, eppure aveva quell’aria dolce a cui non riuscivo a non pensare. Sperai comunque che dormendoci su, il viso di Zayn Malik sarebbe scomparso dalla mia mente e dai miei ricordi.  Non so neanche io perché, ma mi stavo aggrappando alla mia noiosa, monotona e solita vita.
“E tu la ballerina” puntualizzò il mio migliore amico, riportandomi alla realtà.
“Beh? Cosa centra lui con me?”
“Niente, appunto”
Lo guardai perplessa, seguendo i suoi movimenti nella cucina, mentre lavava con una naturalezza immane le due tazze che avevamo appena usato. Harry si muoveva con una grazie spaventosa, in quei jeans troppo stretti.
“Harry, non ti seguo”
“Facciamo sì che questo ‘Niente’ rimanga tale, d’accordo?”
Tutto chiaro, Mr. Styles.
“Ti preoccupi per niente”
“Lo so, è che non mi va che tu lo riveda, d’accordo?”
“Non c’è pericolo, lo sai che non ho tempo per queste cose – lo tranquillizzai – ed anche se ne avessi, non ho nulla che possa ricondurmi a lui”
“Meglio così – mi abbracciò da dietro, lasciandomi un bacio dolce sulla guancia – quello è un pugile, è roba pericolosa piccola, lo sai che ci tengo a te”
“Lo so, Mr. Styles”
Sorrisi, per poi alzarmi e trovarmi sovrastata dalla sua altezza.
“Vieni, andiamo a dormire”
Afferrai la sua mano, lasciando che le sue dita s’intrecciassero alle mie, conducendolo in camera da letto. Non ci cambiammo neanche, ci stendemmo sul mio letto, sotto le coperte. E mentre l’abbraccio di Harry scaldava la mia pelle, il sorriso di Zayn Malik scaldava il mio cuore.








 
Bonjour
ciao meraviglie
dato che avete apprezzato il prologo, ho deciso di proseguire velocemente..
per cui ecco un capitolo nuovo nuovo che spero vi sia piaciuto
comunque fatemi sapere, ho bisogno dei vostri pareri sjfddfg
se non avete capito qualcosa potete tranquillamente chiedere, tramite recensione, messaggio o contattandomi su Twitter
non mi fareste che felice sjdfdsj
e niente, la coppia ballerina/pugile secondo me funziona
che ne dite invece dei personaggi? ci sono Niall, Harry, Liam, Zayn e.. non mancherà qualcuno? mmmmm
poi c'è Jean , che io mi immagino niente di meno che con il volto del bellissimo Jamie Campbell Bower (lo amo raga)
adesso vi saluto meraviglie, al prossimo capitolo :)))))
baci, Simo.
p.s: Midnight Memories è l'album più bello che io abbia mai ascoltato
p.p.s: ciao Marti, ciao Ani, so che state leggendo





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Capitolo 3
*** Sunshine ***





 
(3)

Sunshine 
 

Il letto era vuoto quando mi svegliai, non c’era più Harry affianco a me, come quando ci eravamo addormentati. Peccato, quel ragazzo era un calorifero umano: per dirlo in termini poetici, Harry era il mio raggio di sole.
Secondo me questa espressione raggiungeva il massimo della dolcezza. Non ero mai stata una ragazza dolce, smielata ed esageratamente romantica, anche perché non ne avevo avuto la possibilità, ma in quel momento mi ritrovai a pensare che ‘Raggio di sole’ era davvero una cosa carina, da dire.
Lottai contro l’istinto di schiaffeggiarmi, dopo aver pensato ad una cosa così stupida: io non avevo tempo di rimanere a letto e crogiolarmi in inutili pensieri sull’amore. Dovevo riprendere con la mia inutile, monotona e noiosa vita..
Mi stiracchiai, lasciando cadere il piumone a terra, mentre un brivido di freddo percorreva il mio corpo, fermandosi sull’anca scoperta dai pantaloni della tuta della sera precedente.  Mi misi in piedi, barcollando solo un po’, determinata a raggiungere la cucina senza finire rovinosamente per terra.
Sentii quei classici rumori che si sentono la mattina: cucchiai sulle tazze, caffè versato e la vocina di Jj. Sorrisi istintivamente, perché anche quando non ne avevo voglia, anche alle sette del mattino, anche rincoglionita dalle poche ore di sonno che mi spettavano ogni notte, per lui sorridevo, sempre.
“Buongiorno a tutti”
Vidi la testa riccia di Harry girarsi verso di me, mentre le sue labbra mi davano il buongiorno con un sorriso che anche gli angeli avrebbero invidiato, se solo lo avessero visto.
“’Giorno a te, Helena” mi salutò Niall, occupato ai fornelli, con una padella di uova scoppiettanti e bacon croccante.
Probabilmente Jj aveva fatto i capricci per la sua colazione preferita, e lui ed Harry avevano ceduto a quegli occhioni azzurri, come al solito.
“Ciao Niall”
“Helena! Helena! Helena! – Jj saltò giù dalla sedia, correndomi in braccio – Harry e Niall mi hanno preparato la colazione buona, quella che mi piace!”
Io lo sollevai, con gran fatica: aveva otto anni ormai, non più tre.
“Lo so, Harry e Niall sono due deboli, come li chiamiamo noi?”
“Perdenti!” esplose lui, in un urlo.
Harry scosse la testa, portandosi una cucchiaiata di cereali alla bocca, indignato.
“Questo perdente ha speso gli anni più belli della sua vita per te, marmocchio”
“Questo si chiama risentimento, Harry” lo avvisò lui, facendoci meravigliare.
“E tu come lo sai? Chi te l’ha insegnato?” domandai, stupita.
Stavo crescendo un intellettuale, tanto meglio per me.
“Niall!” urlettò Jj.
Così il cuoco, ignaro di tutto, portò finalmente in tavola la colazione del piccolino, con un sorrisone sul volto e la soddisfazione di aver cucinato per lui.
“Batti il cinque, Jj”
Il mio fratellino e l’irlandese si scambiarono un cinque affettuoso, mentre Niall riempiva il suo piatto e Jj si fiondava sul suo bacon.
“D’accordo ragazzi – esordì Harry, con una coperta sulle spalle – io vado a scuola, ci vediamo stasera?”
Io annuii, sedendomi accanto a Jj, accarezzandogli i capelli, mentre lui mangiava un po’ troppo su di giri la sua colazione.
“Nessuno ha dato la Coca Cola a Jj, vero?” domandai inquisitoria, guardando i due perdenti.
Ed in risposta, Niall tornò ai fornelli, con la scusa di pulire il tutto. Mentre Harry infilava la giacca e spariva, con la coscienza sporca di chi ha rifilato una bevanda gasata ad un bambino già troppo vivace, di prima mattina.
“Scusa Helena ma, citandoti, non ho tempo per le domande! – aprì la porta e si fiondò fuori di casa – ciao Horan, ciao marmocchio!” urlò, prima di sparire.
“Dannato Styles”.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Corri, dannazione Niall, corri!”
In ritardo, ancora.
Continuavo ad essere in ritardo: a lavoro da Jean, a scuola da Jj e adesso anche alla Royal. Per dirla in poche parole, Jean Reynolds era un angelo in confronto a Claire Crawford. E dannazione, dovevo smetterla di arrivare in ritardo!
E di dire dannazione, comunque..
“Perché te la prendi tanto con me?” tentò di dire Niall, in difficoltà per il fiatone.
“Perché sei stato tu quello che è rimasto mezz’ora a giocare con gli amichetti di Jj, prima che entrassero a scuola!”
Stavamo correndo come due cretini e finalmente mi permisi il lusso di respirare regolarmente, quando arrivammo alla Royal. Niall spalancò le porte in vetro e si aggrappò ad esse, per riprendersi dalla corsa che avevamo fatto dalla scuola elementare di Jj, alla nostra.
La Royal Ballet School era, a mio parere, la scuola più prestigiosa di danza classica presente a Londra. La mia insegnante, Claire Crawford, era la donna più forte che conoscevo, dopo mia madre, ovviamente. Se voleva qualcosa, lo otteneva, in qualsiasi ambito. E mi stava aiutando a raggiungere la vetta più alta del mio sogno: ballare a Parigi, come prima ballerina di una compagnia.
Scesi dalle nuvole, quando qualcuno si schiarì la voce.
“Ah, ben arrivati, voi due”
Claire era parecchio scocciata, avrei preferito mille Jean arrabbiati a lei infastidita per qualcosa.
“Scusa Claire, ma è tutta colpa di Niall..” tentai di giustificarmi.
“Ehi!” replicò il biondo, indignato.
Claire sbuffò, roteando gli occhi al cielo.
“Non m’importa di chi è la colpa, quel che conta è che ora siete qui, finalmente – Claire si voltò, facendoci segno di seguirla – venite con me, c’è qualcosa che devo dirvi”
Mentre lei camminava verso la nostra solita sala prove, io e Niall ci guardammo interrogativi, chiedendoci quale fosse la notizia. Poi lui si strinse nelle spalle ed insieme la seguimmo in quella che ormai reputavo come la mia seconda casa. Passavo più tempo lì, che nel mio appartamento.
Alcuni nostri compagni si riscaldavano alla sbarra, altri chiacchieravano seduti a terra riposandosi e bevendo un po’ d’acqua ed altri ancora litigavano con la calce. Salutai distrattamente una ragazza con un cenno del capo, troppo concentrata a mettere a fuoco una figura che non conoscevo affatto. Quel ragazzo biondo, con gli occhi azzurri, l’aria sicura di sé e le spalle appoggiate alla parete della sala, non l’avevo mai visto prima d’ora. Così tirai la conclusione che non era un allievo della nostra scuola, se no lo avrei senz’altro, non dico conosciuto, ma sicuramente almeno intravisto nei corridoi.
Prima che potessi fare domande, il ragazzo si scollò dal muro e Claire prese la parola, voltandosi verso me e Niall.
“Ragazzi, lui è Sebastian”
Sebastian come?
“Piacere – tese la mano prima verso Niall, che la strinse prontamente, forse un po’ perplesso dal fatto che lo stesse presentando solo ed esclusivamente a noi – sono Sebastian Light, ma potete chiamarmi Seb”
Seb, eh?
“Ciao, io sono Niall Horan, ma puoi chiamarmi.. mh, Niall?”
Roteai gli occhi al cielo, ridendo dell’espressione di quel povero ragazzo (o Seb, che dir si voglia) che Niall ancora non lo conosceva, per il cretino che era.
“Ok?”
“Non badare troppo a lui – m’intromisi – io sono Helena, Helena Nixon”
“Piacere, Helena”
Mi sorrideva e mi stringeva la mano, era carino.
“Bene, adesso che vi siete conosciuti, passiamo alle cose serie, che ne dite?” disse Claire, mettendo fine alla nostra stretta di mano.
“Di che parli, Claire?” la guardai, aggrottando le sopracciglia.
“Sebastian è un nuovo allievo della Royal?” chiese Niall.
Claire annuì.
“Non solo, Niall”
“E allora che?” continuai a chiedere io, impaziente.
“Quest’anno Helena, per il nostro consueto spettacolo, ti ho affidato un numero di cui sarai molto orgogliosa e che prepareremo con cura: la Bella Addormentata”
Sorrisi a 23748234 denti, ero troppo felice, finalmente aveva affidato un numero a me e Niall di cui essere fieri, che mi avrebbe dato il passaporto per Parigi, per il mio sogno, per la vita che volevo per me e Jj..
“E Sebastian ci aiuterà, affiancandoti nel numero, come tuo partner”
Evidentemente avevo sognato troppo.
“No, un momento, che significa?” chiesi, allarmata.
“Significa che ballerete insieme, Helena, tu e Sebastian” rispose Claire, autoritaria ed irremovibile.
“Ma..?” tentai io.
“Nessun ‘Ma’, Helena - mi riprese lei, iniziando a camminare, mentre io la seguivo nel corridoio, sola – inizierete le prove domani stesso, durante le lezioni giornaliere e vi fermerete anche la sera, se necessario”
“Claire, dannazione, fermati un momento!” urlai, isterica.
Così lei finalmente si fermò e si voltò verso di me, con il volto duro.
“Ho sempre ballato con Niall, noi siamo una coppia fissa, non puoi decidere di dividerci così, da un momento all’altro, non puoi..” dissi, quasi disperata.
“Helena, non voglio sentire storie, tu ballerai con Sebastian, la discussione finisce qui”
“No – mi opposi – la discussione non finisce qui, invece”
Claire mi guardò con fare materno, abbozzando un sorriso ed accarezzandomi il volto stanco, un po’ troppo invecchiato per la ragazza di 19 anni che ero.
“Claire, Niall è il mio partner, il mio migliore amico, il mio appoggio in questa scuola – la supplicai – non puoi farmi questo, non puoi..”
Stavo anche scoppiando in lacrime, ma mi trattenni, perché ero forte.
“Helena, sei una ballerina meravigliosa, indipendentemente dal tuo partner”
“Preferisco ballare da sola, se non insieme a Niall”
“Non costringermi a cancellare il tuo numero del tutto – mi avvertì – Sebastian è un grande ballerino, l’ho fatto chiamare dalla sua vecchia scuola appositamente per te”
“Ma, io..” tentai, di nuovo.
“Lo so, per te Niall è molto più che un partner – mi consolò – ed io lo adoro, sul serio, lo apprezzo molto come ballerino, ma Sebastian ti sarà molto d’aiuto, te lo prometto, d’accordo?”
Annuii, arresa.
L’avevo detto io, quando Claire voleva qualcosa, lo otteneva, e lei voleva che io ballassi insieme a Sebastian. Il problema non era lui, non lo conoscevo neanche, il problema sussisteva nel fatto che avrei dovuto ballare con un altro che non fosse Niall. Non lo avevo mai fatto prima, il mio partner era stato sempre e solo lui, ed io mi ci affidavo con anima e corpo, senza pensarci due volte.
Ma le cose cambiano e la mia vita stava cadendo sempre di più in un profondo precipizio, avevo bisogno di qualcosa che mi tenesse in piedi, qualcosa che mi salvasse: avevo bisogno del mio raggio di sole.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Jean, la ragazza vuole una Corona! Sono nel magazzino!”
Il Lucky Strike non era particolarmente affollato quella sera, ma le Corone erano ugualmente finite, ed io sapevo anche perché: Jean, al posto di lavorare, se ne stava sempre al bancone con Harry, seduti a chiacchierare con una Corona da sorseggiare. E dannazione (quante volte l’avevo già detto quella giornata?), quando i clienti ne volevano una, non c’era mai. Mai.
“Corona in arrivo”
Mi lanciò la bottiglia di vetro, che presi al volo, sotto lo sguardo sbalordito della ragazza, ma ormai quelle erano consuetudini per noi. Legai i capelli in una coda alta, prima di stappare la Corona con fare esperto, infilarci dentro uno spicchio di limone e porgerla alla cliente, con un bel sorriso stampato in faccia.
“Ecco a te” recitai a memoria il mio copione.
Tolsi la felpa nera, rimanendo con la semplice canottiera che avevo ancora dalle prove, non ero riuscita neanche a cambiarmi e tanto per cambiare, ero arrivata ugualmente in ritardo. Sbuffai, senza un motivo apparente e Jean rise di me, mentre serviva uno dei nostri soliti over 60.
“Helena, giusto?”
Alzai la testa immediatamente, quando sentii quella voce chiamare il mio nome. Ri incontrare quegli occhi mi fece un effetto strano, non bello o brutto, solo strano.
“Zayn Malik”
“Ti ricordi il mio nome?” domandò, falsamente stupito.
“Quante ragazze lo hanno dimenticato?”
Zayn ridacchiò, lasciando il borsone che portava con sè anche il giorno precedente a casa di Harry, cadere a terra. Immaginai si trattasse di roba da pugili, o cose del genere.
“In effetti nessuna”
“Chissà perché lo immaginavo – indicai con un cenno del capo uno sgabello alto di fronte al bancone del bar, mentre armeggiavo con i bicchieri – vuoi sederti?”
Lui non disse nulla, si accomodò soltanto.
“Cosa ti porto?” gli domandai.
“Niente”
“Oh, andiamo, non posso lasciarti a bocca asciutta”
“Invece puoi” rispose, fermo.
Non sorrideva come la sera precedente e un po’ mi dispiaceva, perché il suo era un sorriso davvero bello. Diverso da quello di Harry, diverso da quello di Niall e diverso dal mio, nonostante sorridessi proprio poco. Il suo sorriso era come un fiore nel deserto, mi spiego? Con quella faccia sporcata dai lividi, dai segni violacei e dai graffi, nessuno si sarebbe mai aspettato un sorriso del genere.
“Jack Daniels?” tentai, stringendomi nelle spalle.
“No, sul serio – disse lui, divertito – non posso bere”
“Oh, cos’è, una proibizione del medico?” scherzai, mentre lavavo dei bicchieri.
“No, una proibizione dovuta a ciò che faccio”
“Ah, giusto, sei un pugile no?”
Lui annuì, con un espressione perplessa in volto.
“E tu che ne sai?”
“Harry Styles sa essere più pettegola di quanto non ti aspetteresti”
Zayn Malik scoppiò a ridere, ed io cessai ogni movimento, mi fermai dal mio lavare i bicchieri e mi bloccai, ferma come una statua di pietra. Non so come, non so perché.. ma la sua risata mi rese felice, mi fece provare una sensazione al centro del petto, che non avevo mai provato. Anzi no, era simile alla sensazione che provavo quando danzavo: completo appagamento, come raggiungere la pace dei sensi, il massimo dei piaceri.
“Non lo so, non conosco Harry”
“E che ci facevi a casa sua, allora?”
Mi ripresi da quel ridicolo stato di trance, tornando ai miei bicchieri, senza neanche guardarlo negli occhi.
“Ho accompagnato Liam”
“Che ci sei venuto a fare qui?” gli domandai, alzando finalmente gli occhi nei suoi.
Non lo avessi mai fatto: sembrava quasi che in quegli occhi scuri bruciassero le fiamme, ma allora perché il suo sorriso e la sua risata erano così paradisiaci? Zayn Malik era un controsenso.
“Posso essere sincero?”
“Devi essere sincero”
Ormai non stavo più lavando nulla, avevo le mani appoggiate al bancone ed i miei occhi struccati puntati su di lui. Zayn mi fece segno di avvicinarsi a lui, così lo ascoltai. Profumava di dopo barba e bagnoschiuma maschile, mischiati ad un odore pungente di fumo.
Mi ritrovai a fissare le sue labbra, più belle di quanto non apparissero da lontano: il suo taglio era lì, e la mia voglia di saperne di più anche.
“Volevo rivederti” rispose, senza vergogna.
“E perché sussurri?” domandai, divertita.
Eravamo a pochi centimetri di distanza e riuscivo a sentire gli occhi azzurri di Jean su di noi.
“Perché quel tipo mi fa paura” confessò.
Scoppiammo a ridere entrambi, nello stesso momento e quella sensazione tornò: era da tanto che non provavo qualcosa di simile, se non con le mie scarpette indosso.
Zayn mi faceva ridere, era un tipo spontaneo, con la battuta pronta, tranquillo.. forse un po’ ambiguo e spaventoso alla prima occhiata, ma la sua voce infondeva calma, il suo sorriso lo avevo descritto come un fiore nel deserto improvvisandomi poetessa e la sua risata riusciva ad estraniarmi dalla mia solita, noiosa e monotona vita.
Forse avevo bisogno di una dose quotidiana di Zayn Malik, chissà.
“Quel tipo è il mio capo – gli dissi – si chiama Jean ed è innocuo, vuole fare il duro ma, in realtà, è troppo dolce anche solo per riprendermi quando arrivo in ritardo”
“Un vero uomo, insomma” lo prese in giro Zayn,  e mentre Jean continuava a fulminarlo con gli occhi, lui si alzò dallo sgabello.
“E saresti tu, il vero uomo?” lo provocai.
In quel momento si udì il suono del clacson appartenente ad una qualche macchina, ma io non guardai fuori.
Zayn mi guardò negli occhi, con un sorrisetto che metteva in risalto il suo taglio, per poi infilarsi la giacca e rimettersi il borsone in spalla.
“Te ne vai?”
Lui annuì.
“Il mio amico, Louis  - lo indicò – mi sta aspettando”
Mi sporsi un po’, per riuscire a vedere questo Louis e proprio di fronte alle porte del locale, vidi una Station Wagon, ed un ragazzo alla sua guida. Mi sorrise, anche se nessuno dei due aveva la minima idea di chi diavolo fossimo.
“Capisco” dissi poi, io.
Lui sorrise un ultima volta, salutandomi con un cenno della mano.
“Ci vediamo, raggio di sole”.

 










 
Bonjour
ciao ragazze
come state? io sto bene :))
innanzitutto volevo ringraziarvi, per le recensioni, le visualizzazioni, aver messo la mia storia tra le preferite, per tutto quanto, insomma ssfsdf
e niente, cos'altro? è arrivato anche Louis, so che non ha fatto nulla, ma tra poco entrerà anche lui nel vivo della storia
ci sono pochi momenti Zelena (?) perchè siamo solo all'inizio e poi voglio focalizzarmi bene sulla sua situazione..
e vi interessa che non ci sento più da un orecchio? non credo, comunque..
come avrete capito la mia Helena, che adoro, è interpretata dalla bellissima Cara Delevingne che vi lascio giù sdfgdg
mentre Sebastian , che creerà quache scompiglio lo facciamo fare a questo aitante biondino e Claire alla bellissma Kate sfjhsdf
e Jj, il piccolino, immaginatevelo come un bimbo dolcissimo che fa tenerezza a tutti quanti, ok?
spero di essere stata un'autrice carina e simpatica :))))
per il resto vi lascio tanti cuori  e Twitter <3<3<3<3 e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate ksdjfhd
vi voglio bene
tutte tranne Anita e Martina sjsdfsdf
baci, Simo.





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Capitolo 4
*** Prejudices ***






 
(4)

Prejudices



Io e Jj eravamo sempre andati d’accordo, anche quando mamma e papà erano ancora con noi. Non ero mai stata una di quelle sorelle maggiori che s’improvvisavano madri, rubando il compito alla propria. Forse perché non avrei mai immaginato, mai in tutta la mia vita, che ai miei genitori potesse capitare quello che in realtà è capitato loro. Ci pensavo ancora, tutti i giorni, tra danza, studio, Jj ed il lavoro, trovavo sempre tempo per pensare a loro. Per quello sì, che c’era tempo. E mi mancavano, mi mancavano ogni giorno di più, ma piangermi addosso non serviva a nulla, perché io dovevo essere forte. Dovevo essere forte per il mio fratellino, che aveva perso coloro che avrebbero dovuto essere i suoi modelli da seguire, da cui prendere esempio.. ma per lui c’ero soltanto io, e dovevo essere io quel buon esempio per lui.
Comunque sospirai, pensando che finalmente ce l’avevo fatta, ad arrivare in orario alla Royal. Niall mi stava accanto, mangiando un biscotto al cioccolato come colazione, che se Claire lo avesse visto, gli avrebbe anche urlato contro fino alla fine della giornata. La dieta dei ballerini era frustrante per Niall, un vero amante del cibo, mentre per me non era poi questo granchè, io non avevo neanche il tempo di mangiare.
“Che situazione del cazzo” sbottai.
Niall ingoiò un pezzo della sua colazione, girandosi poi verso di me, con gli occhi ancora assonnati. Probabilmente il mio divano stava diventando scomodo.
“Quale situazione?” disse, con la bocca piena.
Così mi voltai verso di lui, arrabbiata, perché ero molto arrabbiata, e me la presi con lui, che non sembrava avere voglia di portare avanti una rivoluzione insieme a me.
“La vuoi piantare d’ingozzarti? Dannazione! Non balleremo più insieme e l’unica cosa a cui sei capace di pensare è il cibo? – sospirai, rassegnata – è frustrante stare con te, Niall”
“Helena, tu devi darti una calmata” disse tranquillo.
Sì, ok, aveva ragione, ma era più forte di me: non potevo accettare quella situazione. Guardai Niall alzarsi e lo seguii con lo sguardo.
“Dove vai?” gli chiesi, con voce dolce e triste.
“A buttare questo fazzoletto, posso?”mi chiese, retorico.
Io sorrisi divertita, malgrado quella situazione del cazzo, dopodiché, quando il mio amico tornò a sedersi affianco a me, mi aggrappai al suo braccio, in una sorta di stretta molto possessiva.
“Tu sei mio, Niall – gli dissi – non possono portarti via da me, non possono farlo” rimarcai il concetto, mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli.
“Non lo faranno, Helena, torneremo a ballare insieme” mi rassicurò, o almeno ci provò.
“D’accordo, ma quando?”
“Quando Light se ne tornerà alla sua scuola di fighetti”
Risi insieme a lui, mentre mi tiravo su da quello strano abbraccio: non volevo lasciarlo, volevo rimanere aggrappata a lui per tutto il tempo, fino a che Claire non avesse acconsentito a farmi ballare ancora con lui.
“Menomale che ci sei tu, Horan”
“E che lo dici a fare?”
Non ebbi il tempo di picchiarlo, mandarlo a fanculo o semplicemente guardarlo male, che la figura di Sebastian Light si palesò prepotentemente davanti ai nostri occhi.
“Ciao” disse.
Non sapevo se salutarlo o sputargli in faccia, dato che dal momento in cui lui era la causa prima per cui non ballavo più con Niall, mi stava anche antipatico.
“Ciao”
Optai per quella che mi sembrava la decisione più civile delle due.
“Come stai, Niall?” chiese a Niall.
“Sto bene, grazie” rispose, freddo.
“Sentite ragazzi – cominciò lui, attirando l’attenzione di entrambi – so che siete molto arrabbiati, ma non ho deciso io di diventare il nuovo partner di Helena, d’accordo?”
Presi, mi alzai e mi diressi alla sbarra.
“Senti, che cosa dovrei fare? – lui mi seguì, gesticolando animatamente – mandare tutto all’aria? Non lo posso fare, questo è il mio lavoro e non posso deludere le aspettative di Claire e tutti gli altri solo perché tu vuoi ballare con un altro”
Mi disse molto chiaramente. Dannazione, era anche bello..
“Non alzare la voce, Sebastian” gli dissi, pacata.
Avevo iniziato la mia serie di Port de Bras di riscaldamento che facevo sempre, e lui mi stava davanti, con il suo ciuffo biondo e gli occhi azzurri, a guardarmi.
“Ok, d’accordo, scusa – cominciò, alzando le mani in segno di resa – forse ho esagerato un pochino, puoi perdonarmi?”
Mi fermai, guardandolo negli occhi: aveva assunto la cosiddetta ‘faccia da cucciolo’ e, dannazione, gli riusciva anche molto bene. Aveva quegli occhioni azzurri spalancati e le sue labbra rosse curvate: era tremendamente dolce.
Quanto era diverso da Zayn Malik?
Ma cosa diavolo vado a pensare?
“Ti giuro che ci troveremo bene, come partner”
Non risposi, continuai a guardarlo e basta.
“E dai, me lo fai un sorriso?”
Scoppiai a ridere, annuendo davanti alla sua faccia soddisfatta.
“Sono contento, hai davvero un gran bel sorriso”
Ok, dopo questo complimento mi stava un po’ più simpatico.. Dio, quanto ero diventata superficiale, che schifo. Però, d'altronde, era soltanto il mio partner, Niall avrei continuato a vederlo comunque: a casa, fuori, durante le pause della Royal.. quello non era un problema, stringendo i denti ce l’avrei fatta, io e Sebastian Light avremmo conquistato Parigi, ne ero sicura.
“Andata?”
Seb mi stava tendendo la mano, in segno di accordo.
“Andata”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Harry, no, aspetta, non capisco niente, fammi attraversare..”
Scostai il cellulare dall’orecchio, attraversando la strada attenta a non farmi investire da quello stramaledetto taxi.
“Ma fottiti, stronzo!” urlai al tassista, che aveva inveito contro di me.
“Helena, ti vuoi calmare?”
“No, non dicevo a te, Harry”
Riportai il telefono all’orecchio, mentre camminavo verso il Lucky Strike. Ero in orario: quella era stata una giornata senza ritardi, fortunatamente. Strano, certo, ma pur sempre un’ottima cosa..
“Passo io a prendere Jj dal suo amico?” mi chiese la voce di Harry, dall’altro capo del telefono.
“Mh, sì, grazie mille”
“E di che? Quel marmocchio mi deve una rivincita a Super Mario”
“Non farlo stare troppo davanti alla TV ed assicurati che abbia finito tutti i suoi compiti, dal suo amico Kyle, non mi piace molto quel bambino, non voglio che Jj venga traviato da stupidi bulli..”
“Helena, ma che diavolo dici? Kyle non è un bullo, ha solo otto anni!” cercò di farmi ragionare lui.
Roteai gli occhi al cielo, mentre spalancavo la porta del Lucky e tenevo incastrato il telefono tra l’orecchio e la spalla, troppo occupata a tenere il borsone della Royal.
“Devo ricordarti com’eri tu ad otto anni, Harry? – salutai con la mano Jean, togliendomi poi la giacca di pelle – chiedevi la merenda agli altri bambini e se non ti piaceva, la buttavi dalla finestra!”
“Già, quante merendine sprecate..” parlò in tono nostalgico.
Scossi la testa, aprendo l’acqua del rubinetto sotto al bancone, sciacquandomi le mani, incastrando nuovamente il telefono tra l’orecchio e la spalla.
“Harry devo lasciarti, sono al Lucky e Jean sta avendo una delle sue crisi, ci vediamo dopo?”
“Certo, saluta Jean, a dopo piccola”
Chiusi la chiamata e riposi l’iPhone (regalo pretenzioso da parte di quei pazzi dei miei migliori amici, per il mio compleanno) nella tasca della giacca, girandomi finalmente verso la clientela. E, dannazione, mi venne un colpo.
“Ciao, raggio di sole”
Sorrisi, non so, istintivamente.
“Di nuovo qui” dissi, mettendo in fila un paio di bicchierini, mentre due ragazzi mi chiedevano due tequile sale e limone.
“Ti spiace?”
“A voi, ragazzi” dissi ai clienti.
Mi pulii le mani sui jeans, per poi guardare nuovamente gli occhi di Zayn.
“No, non mi spiace”
Lui sorrise, ed il mio cuore si scaldò, felice di poter provare nuovamente quella bella sensazione che tanto gli piaceva.
“Verrai qui sempre, ogni sera?”
Ma dove avevo trovato il coraggio di chiedergli una cosa del genere? Mi maledissi nell’esatto momento in cui lo dissi.
Lui annuì.
“Certo, se potrò vedere sempre quel sorriso, allora sì” alluse al mio, di sorriso.
Era strano che mi dicesse quelle cose, io pensavo esattamente lo stesso.
“Siediti, Zayn Malik”
“E tu la smetterai di chiamarmi con nome e cognome?” disse, mentre si accomodava su uno degli sgabelli alti del bancone.
“Certo, Zayn Malik”
“No, davvero, inizio a sentirmi a scuola”
Scoppiai a ridere, attirando l’attenzione di Jean, che tornò a fulminarci come il giorno precedente.
“Non badare a lui, deve dare l’idea di essere un capo serio e rispettabile”
Zayn annuì, ed io smisi di pulire il bancone, per guardarlo negli occhi.
“Ma non hai freddo con quei pantaloncini corti?”
Era una domanda insensata, da fare con quella serietà, forse fu per questo che scoppiò a ridere. Ma io me lo stavo chiedendo dal primo giorno in cui l’avevo visto: lui se ne andava sempre in giro con quei pantaloncini, le sue felpone e la sua giacca di pelle da cattivo ragazzo.
Zayn si strinse nelle spalle.
“È la mia tenuta da pugile”
“Ok, ma io non vado in giro con la calzamaglia, o con il tutù..” puntualizzai.
“Sei una ballerina? Davvero?” domandò, stupito.
“Perché? Non si vede?”
Zayn sorrise, ancora, ancora e ancora ed io desiderai che rimanesse lì con me per sempre, fino alla fine dei giorni. Non volevo sparisse, volevo tenere quel piccolo angolo di paradiso per me.
“Quali sono i requisiti per essere ballerina? Molto magra, bellissima e delicata in ogni movimento?”
“Può darsi – mi strinsi nelle spalle – sì”
“Allora sì”
Ero.. bellissima, per lui?
“Da cosa lo hai visto che sono delicata?” chiesi, divertita.
“Non ho mai visto nessuno servire una tequila come lo fai tu, davvero”
“Mi stai prendendo in giro?”
“Solo un pochino”
Scoppiammo a ridere entrambi, forse un po’ troppo rumorosamente, dato che Jean sbuffò e guardò nuovamente verso la nostra direzione.
“Helena, posso parlarti un attimo?”
Annuii.
“Arrivo subito” dissi a Zayn.
Camminai verso Jean, fino a raggiungerlo, per poi incrociare le braccia davanti a lui.
“Non incrociare le braccia con me, signorina”
“Jean, fa’ la finita – dissi, roteando gli occhi al cielo – che vuoi? Stavo lavorando”
“Lavorando? – domandò, retorico – io quello non lo chiamo lavorare, ma flirtare con un tipo a cui ogni giorno spaccano la faccia, in un modo sempre diverso, evidentemente.. ma quanti segni ha in faccia?”
Sbuffai.
“Jean, io non sto flirtando proprio con nessuno, e piantala con questi pregiudizi.. Zayn è un pugile, non fa nulla di male e non gli spaccano la faccia, cretino”
“Ah, un pugile, wow..”
Sbattei una converse a terra, stizzita.
“Qual è il problema adesso? - chiesi, quasi rassegnata – non me lo devo sposare, ci faccio solo quattro chiacchiere alla sera, noi siamo..amici, credo”
Jean mi guardò, con uno dei suoi sguardi-alla-Jean.
“Piantala di guardarmi così” gl’intimai.
Poi lo vidi guardare alle mie spalle, e la sua espressione mi fece sbuffare.
“Che c’è, adesso?”
“Guarda tu stessa”
Mise le mani sulle mie spalle, facendomi voltare.
“Lo vedi?” mi disse all’orecchio, senza togliere le mani dalle mie spalle.
Era arrivato quel Louis, l’amico di Zayn che era venuto a prenderlo ieri, quello della Station Wagon. Era un personaggio ambiguo: appariva come un bad boy, con quella barba non fatta, i capelli scompigliati, la giacca di jeans ed i tatuaggi sparsi su tutto il corpo, ma da ciò che vedevo, sembrava tutt’altro che un cattivo ragazzo. Si atteggiava da folletto, si muoveva saltellando e sorrideva sempre, come Zayn, ma il suo era più spensierato, come sorriso, un po’ fra le nuvole, come se vivesse nel suo mondo.
“E allora? Cosa c’è che non va?”
“Mi stai riempiendo il locale di tatuati”
“Jean, adesso stiamo cadendo nella discriminazione, ed anche in modo pesante”
“Helena, piantala di parlare in modo così complicato..”
Idiota.
“Sto solo dicendo che, dannazione, hai un fottutissimo piercing al naso e più tatuaggi sulle braccia che capelli in testa!”
Jean mi guardò, scettico.
“Posso tornare a lavorare, adesso?” chiesi, scocciata.
“Che sia lavoro, però”
“Sì, sì..” lo liquidai con un gesto della mano, tornando da Zayn e dal suo amico.
“Helena, questo è Louis” me lo presentò Zayn, non appena tornai alla mia postazione.
“Piacere, bellissima”
Prese la mia mano nella la sua, portandosela alle labbra e baciandola, delicatamente.
“Piacere mio, sono Helena”
Rimasi sorpresa, insomma, i pregiudizi erano la cosa più ingannevole di questo dannato mondo.
“Zayn ha tanto rotto i coglioni per venire in questo posto, adesso capisco perché” disse alludendo a me.
Spostai lo sguardo su Zayn, che mi stava guardando a sua volta, con un sorriso tutt’altro che imbarazzato.
“Sei un pugile anche tu?” cambiai argomento.
“Lui? Un pugile? – chiese Zayn, scettico – questo qui non durerebbe neanche cinque minuti, sul ring”
Louis roteò gli occhi al cielo.
“Malik vuole essere il numero 1, sempre e comunque” mi spiegò Louis.
Io annuii.
“Capisco”
“Perché, tu non desideri eccellere, Helena? – mi chiese Zayn – non vuoi diventare la ballerina più bella ed incantevole che ci sia a questo mondo?”
Che uso appropriato di aggettivi, mi complimento.
“Sì, mi piacerebbe”
“Sei una ballerina? Sul serio?” mi domandò Louis.
Annuii, guardando il mezzo sorriso di Louis.
“E sei una professionista?”
“Mh, non so.. – non sapevo mai che rispondere a quella domanda – studio danza alla Royal Ballet School da quattordici anni, mi si può considerare professionista?”
“Eccome” sentenziò Louis.
Era bello parlare con loro, non so, mettevano di buon umore. Nonostante lo sguardo di Jean e tutti gli altri, stavo bene, ed era questo ciò che importava.
“Cazzo, sono le dieci e mezza” disse Zayn, guardando l’orario sul suo iPhone.
“Hai gli allenamenti straordinari, stasera?” gli domandò il suo amico.
“Non so neanche se andrò a dormire, stanotte”
“Come mai?” m’intromisi io.
“Ho un incontro, domenica”
“E perché sei venuto qui, allora? Perché non sei rimasto ad allenarti?” gli chiesi.
“Tutti hanno bisogno di staccare, Helena, anche i migliori”
Annuii nuovamente, pronta a salutarlo.
“Quindi stai andando via?”
Zayn annuì.
“Domani tornerai?”
“Alla stessa ora”
“È un appuntamento fisso, questo?”
“Puoi contarci”.











 
Bonjour
ciao ragazze, mi dovete scusare se questo spazio autrice farà un pò pietà, ma sto male, ho la febbre..
innanzitutto volevo ringraziarvi per le belle recensioni, grazie mille davvero
questo capitolo è un pò di passaggio, lo so, ma loro due devono conoscersi, parlare.. no?
spero vi piaccia ugualmente..
è tornato Louis, il cui personaggio comunque sarà più presente nei prossimi capitoli, e tornerà anche Liam shfsg
spero vi piacciano gli Zelena, perchè io li adoro dshfgds
niente, adesso mi ritiro, vi amo molto <3<3<3
baci, Simo.

 




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Capitolo 5
*** Little taste of heaven ***






 
(5)

Little taste of heaven



“No, Seb, così mi fai cadere!”
Ecco, appunto.
Quelle furono le mie ultime parole famose, dato che il secondo dopo caddi rovinosamente a terra, sbattendo il gomito. Non dico che Sebastian non fosse all’altezza di ballare un passo a due, dico solo che.. oh, dannazione, a chi la volevo dare a bere? Mi mancava Niall, mi mancava la sicurezza di un partner che sapesse il fatto suo, che mi conoscesse, in tutte le sfaccettature del mio corpo.
Iniziai a pensare alle braccia forti di Zayn, a quanto mi sarebbe piaciuto ballare un passo a due insieme a lui. Ma poi scossi la testa, dandomi della patetica cretina.
“Helena, tutto bene?” mi domandò preoccupato Seb.
“Sì, sto bene” risposi io fredda, senza accettare la mano che mi stava porgendo per aiutarmi.
Insomma, sapevo alzarmi da sola.
“Scusa, non volevo farti cadere” disse poi lui.
“Certo che non volevi”
Forse stavo facendo un po’ troppo la stronza, ma Claire mi aveva proibito di ballare con Niall per quello?  Era dalle nove del mattino che provavamo, ed ormai il sole era scomparso, dato che erano le cinque passate del pomeriggio. Otto ore di prove per che cosa? Ridicole cadute a terra, neanche fossimo principianti.
“Helena – disse Claire, raggiungendoci in mezzo alla sala, allontanandosi dagli altri insegnanti e ballerini che assistevano alle nostre prove – è già complicato di per sé, questo tuo atteggiamento non ci porterà lontano”
“No, certo che no” dissi, ironica.
Sebastian si passò una mano tra i capelli biondi, ed io feci per andarmene, prendendo la mia roba e mettendomi in spalla la borsa.
“Metti giù quella borsa e torna subito qui, non ho finito”
Ma Claire me lo impedì.
Sbuffai e raggiunsi nuovamente il centro della sala: non mi stavo comportando da prima donna, semplicemente non mi piaceva tutta quella situazione. Così incrociai le braccia, aspettando che Claire parlasse ancora.
“Dovete collaborare, ragazzi”
Quel suggerimento suscitò in me una risata ironica, che fece andare Claire su tutte le furie. Sebastian invece non parlava, ma dannazione, era un uomo o un tricheco? Dove ce l’aveva l’orgoglio?
“Helena, stai iniziando a stancarmi con questo tuo comportamento arrogante e menefreghista”
“Ah sarei io quella menefreghista? Se tu non mi avessi proibito di ballare con Niall, come sempre, adesso non saremmo a questo dannato punto morto!”
Avevo alzato un po’ troppo la voce, così da attirare ancora di più gli occhi di tutti i ballerini presenti nella sala, su di noi.
“Adesso basta Helena – tuonò Claire, a bassa voce, il che incuteva ancora più paura – non tollero certe scenate”
“Ragazze, io eviterei qui, davanti a tutti” consigliò Seb.
Così Claire finse un sorriso, rivolgendosi a tutti quanti gli altri.
“Potete lasciarci, cortesemente? Grazie”
La mandria di ballerini ed insegnanti che avrebbero tanto voluto assistere a quel massacro, uscirono delusi, parlottando tra di loro. Così rimanemmo solo noi tre, e Claire si prese la testa tra le mani, cominciando a camminare nervosamente per la stanza.
“Io non capisco quale sia il problema”
“Ah no? Non lo capisci? -  chiesi io, retorica – strano, dato che sei stata tu stessa a creare questo dannatissimo problema”
“Io ti ho fatto solo un favore Helena, mettitelo bene in testa” mi disse lei, voltandosi verso di me.
“Un favore? Ma se non riusciamo a concludere nulla! Neanche i passi più semplici ci riescono bene, Claire!” urlai, in piena crisi.
“Helena, vuoi sul serio Parigi?” mi chiese, seria ed arrabbiata.
“Certo” annuii, cercando di rimanere tranquilla e pacata.
“Allora scordati Niall”
Ecco, Claire aveva toccato il fondo, ed io non volevo rimanere in quella stanza insieme a lei un minuto di più. Così mi diressi verso la mia borsa, aprendo la porta.
“Passate una buona serata, io lo farò di sicuro insieme al mio migliore amico, quel ballerino che tu, Claire, ritieni mediocre, a domani”
E così feci la mia uscita drammatica, sul serio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Che giornata di merda, che vita di merda, che testa di merda. Perché diavolo non riuscivo a concentrarmi su quel dannatissimo libro di diritto? Forse perché mentre io tentavo di studiare, intorno a me, stava avendo atto una rivisitazione del film ‘La maledizione della prima luna’?
“Ragazzi, vi dispiace? È diritto penale, non le parole crociate!” dissi, alzando davanti a loro il mio libro.
“No fai pure Helena, non ci disturbi” disse simpaticamente Niall.
Stupido irlandese.
Io sbuffai, mentre Harry si lamentava “Perché devo fare sempre io Elizabeth? Non è giusto, non mi sento apprezzato!”
“Prendi quello che la vita ti offre, Styles” disse saggiamente Niall.
“Prendi questo, assaggia la potente ira di Jack Sparrow!” urlettò Jj.
“Capitan, Jack Sparrow!” lo corresse Niall.
“Ragazzi! – urlai, mentre mi massaggiavo le tempie con le dita – mi sta scoppiando la testa, oggi ho avuto una brutta giornata, domani Ryan mi interroga ed io cosa gli dico? Le vicende di due pirati guerrieri ed una donzella sottomessa?”
Harry mi guardò male, per l’ultimo punto suppongo.
“Ryan non è mai troppo duro con te, lo sai” mi disse poi.
Ryan Styles era suo padre e mi faceva da professore privato da cinque anni, da quando ne avevo quattordici: avevo iniziato le superiori insieme a lui e, sempre con lui, mi stavo per diplomare.
“Lo so, ma non posso approfittarmene, è un mio professore a tutti gli effetti, devo rendere se voglio buoni voti” dissi, posando la matita sul libro, adagiato al tavolo della cucina.
“Capisco..” disse poi Harry.
“Perché è stata una brutta giornata? – mi domandò Jj – ti è successo qualcosa di brutto?”
Io sorrisi, perché mi faceva tenerezza quel piccolino.
“No, bimbo – scossi la testa, per rassicurarlo – confido in ciò che deve ancora venire”
“E tutta questa filosofia da dove arriva?” domandò Niall, sedendosi sulla sedia di fronte alla mia, adagiandosi Jj sulle gambe.
“Già, mi spaventi un pochettino, forse è meglio se mi siedo” e prese posto anche Harry, accanto a Niall.
Io chiusi il mio libro, nascondendo un mezzo sorriso.
“Cos’era quello? Cos’era quello?” ripetè Harry su di giri, indicandomi.
“Un sorrisetto! Un sorrisetto!” gli diede corda Jj, imitando la sua reazione.
“Dobbiamo correre ai ripari?” domandò Niall.
“Perché tu non lo ripeti?” chiesi retorica.
“Allora non è stata una brutta giornata, se sorridi” disse Jj.
A volte mi fermavo a pensare che quel bimbo fosse il più intelligente, in quella casa di matti.
“Lo è stata fino ad ora”
“Significa che al locale da Jean succederà qualcosa?” chiese curioso Niall.
Io annuii, sorridendo.
“Helena, non avrai mica..” iniziò Harry, inquisitorio.
“Che cosa?”
“Lo sai”
Dannazione, come diavolo aveva fatto?
“Nonostante quello che ti avevo detto?” continuò Harry, mentre Niall e Jj non ci capivano nulla.
“Siamo soltanto amici!” mi giustificai, alzandomi.
“E allora perché aspetti con tanta ansia il vostro incontro?” ma Harry mi seguì fino all’appendi abiti, dove mettevamo le nostre giacche.
“Perché.. io.. oddio, non lo so perché, Harry!” sbottai, portandomi i capelli fuori dalla sciarpa.
Harry portò le mani sui fianchi, sbattendo un piede per terra.
“Non sbattere il piede con me, sai?”
“Ragazzi, ma di che diavolo state parlando?” domandò Niall.
“Helena ha conosciuto un pugile, molto muscoloso, tatuato e con più cicatrici in faccia di un detenuto” disse a Niall, ma continuando a guardare me.
“Hai finito? Tu sei l’ultimo che può parlare di ‘tatuati’! Dannazione, ne hai trenta per braccia.. ma vi siete messi d’accordo tu e Jean?”
“Jean la pensa come me? – chiese, entusiasta – bang! Adesso capisci? Non è solo una mia preoccupazione, la pensiamo tutti allo stesso modo e sono convinto che anche Niall sarebbe dalla nostra parte se lo vedesse, per non parlare di Jj”
“Non metterlo in mezzo”
“Ok, ma che mi dici di Horan?”
Infilai la giaccia di pelle, afferrando poi il mio cappello di lana e le chiavi di casa, pronta per uscire e raggiungere il mio piccolo angolo di paradiso. Avrei dovuto dire a Jean di cambiare nome al Lucky Strike.
“Cosa centra Niall?” domandai, senza capire.
“Io vorrei vederlo” disse proprio l’irlandese.
Harry schioccò la lingua.
“Perfetto, Jj corri a prendere il tuo cappotto, andiamo in esterna”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Ti odio, Harold Edward Styles”
“Hai detto il mio nome per intero – disse Harry, lasciando entrare me e Jj nel Lucky per primi – sai bene che c’è una punizione per questo, non è vero?”
“Sì, sì..” lo liquidai.
Jj mi stringeva la mano, ma appena vide Jean, la lasciò per corrergli incontro.
“Jean!” urlettò, mentre il mio biondissimo capo lo prendeva in braccio.
“Ragazzi, ciao – cominciò lui – che ci fate tutti qui?”
“Credo che tu lo sappia, Jean” disse Harry, togliendosi la giacca marrone e guardando me, appoggiandosi con un gomito al bancone.
Jean lo guardò sconcertato, ed io abbassai lo sguardo rassegnata: ma perché tutto dannatamente a me?
“Ha già fumato?” disse Jean, indicandolo con il pollice, rivolto a me.
“No, è così al naturale” risposi io.
Mi allontanai da loro, togliendomi la giacca di pelle e rimanendo con il mio maglione di lana colorato, ravvivandomi poi i capelli. Poggiai le mani sul bancone, pronta a lavorare, se solo davanti a me non ci fossero stati tre ragazzi super idioti ed un bimbo innocente, ancora per poco, a causa loro.
“Che vuol dire fumare?” chiese Jj, ingenuamente.
“Niente bimbo, non vuol dire niente - mi affrettai io, guardando male Harry e Jean – soddisfatti? Diventerà un tossico esattamente come voi!”
“E che significa tossico?” domandò nuovamente, tra le braccia di Jean.
“Tua sorella usa spesso questa parola per descrivermi, Jj” rispose Harry, accomodandosi su uno sgabello.
“Ma che significa?” continuò il mio fratellino.
“Un tossico è una persona estremamente affascinante, una persona che ha  carattere, uno molto intelligente.. uno come me, insomma” disse sempre Harry, modestamente.
“Piantala, cretino” gl’intimai io.
“Ragazzi, che ne dite di occuparci di cose importanti?” suggerì Niall.
“Tipo?” chiese Jean.
“Tipo il pugile di Helena”
“Ci risiamo” dissi io, stanca.
“Jj, ti va di andare a giocare in magazzino?” gli chiese Jean, facendolo scendere.
“Sì!”
E così il mio fratellino sparì tra bottiglie di vodka e rhum.
“Ma sì, non basta farlo diventare un tossico degno di voi due – dissi a Jean ed Harry – adesso anche un alcolizzato!”
“Helena, tu cerchi di cambiare discorso” disse Niall, sedendosi accanto a Harry.
“Volete sapere qualcosa sulla cotta di Helena? – chiese Jean, raggiungendomi dietro al bancone  - d’accordo, sarete accontentati”
Niall si sistemò sullo sgabello ed io iniziai ad odiarli, tutti e tre molto profondamente. Perché gl’importava tanto? Sembravano tre vecchie signore la domenica mattina fuori dalla chiesa.
“Ragazzi, ma vi sentite? Siete più pettegoli di tre ragazzine di tredici anni, vi odio”
“Non mi aspettavo ci confessassi il tuo amore così, a freddo, sono stupito” disse Harry.
Gli feci una linguaccia, a cui lui rispose con un sorriso.
“Lui è alto, muscoloso, anche troppo, a mio parere – cominciò Jean, che parlava giusto per invidia – tatuato, con un taglio sospetto sul labbro ed un aspetto che non mi convince”
“Per forza che non ti convince, Zayn Malik è un pugile” disse Harry.
“E così te la fai con il pugile, eh..” disse Jean, con una nota maliziosa nella voce.
“Io non me la faccio proprio con nessuno – smentii – si può sapere cos’avete contro i pugili?”
Jean si strinse nelle spalle.
“Sono pericolosi, credo si facciano di steroidi”
Harry schioccò la lingua.
“Reynolds ha centrato il punto, non solo è un pugile, ma è pure drogato”
“Siete meglio voi che vi ammazzate di canne dalla mattina alla sera, vero?”
“Questa è una bugia, Nixon” disse Harry.
“Styles ha ragione, noi ci rilassiamo, lui che scusa ha?” convenne Jean.
“Lui non lo conosciamo neanche!” sbottai io.
“Ragazzi, non vi sembra di esagerare un pochino?” disse Niall.
“Ti ringrazio” convenni.
“Perché devi fare sempre la checca, Horan?”
“Jean, non sei carino” dissi io.
“Già, e sei anche molto omofobo, tra l’altro” s’indignò Niall.
Passammo qualche miracoloso attimo di silenzio, durante i quali il chiacchiericcio alcolico di sottofondo dei clienti risultò anche pressoché piacevole.
“Allora, a che ora arriva di solito?” silenzio rotto ovviamente dal rompi coglioni numero uno Harry Styles.
Jean guardò l’orario sul suo iPhone, stringendosi nelle spalle.
“Sono le dieci, solitamente l’innominato arriva sul tardi”
“Ah già, come si chiama questo misterioso pugile?” domandò Niall.
“Zayn Malik” risposi.
“Non ci resta che aspettare questo Zayn Malik, allora”
Ed aspettammo fino alla fine, io soprattutto, ma quando scattò la mezzanotte, mi rassegnai: Zayn non era venuto, non quella sera. Non aveva rispettato la sua promessa, ed io mi sentivo una tale cretina. Forse non avrei dovuto riporre le mie speranze in un pugile incontrato per caso di cui conoscevo solo il nome e la professione. Insomma, forse avevo esagerato, lui non era niente per me.. ma allora perché sentivo un grandissimo vuoto al centro del petto?
“Helena..” sussurrò Harry, tenendo in braccio Jj, che dormiva beatamente da un’ora.
Io scossi la testa, interrompendolo con un cenno della mano.
“Non dire niente”
Sorridevo, ma morivo dentro.
“Mi dispiace, piccola” disse Niall, stringendomi le spalle con un braccio.
“Ti aveva detto che sarebbe venuto tutte le sere? - mi chiese Jean, ed io annuì – allora è solo un cretino, non badarci”
Jean mi sorrise, tentando di confortarmi, ed io feci lo stesso, grata.
Forse era una reazione esagerata, è vero, ma sentivo di avere bisogno di lui, a fine giornata. Ma lui non c’era, ed io dovevo farmene una ragione. Non importava, sarei andata avanti comunque, anche senza quel mio piccolo angolo di paradiso.




 
Bonjour
ciao ragazze :)
dio, quanto odio il mio computer, mi ha cancellato tutto lo spazio autrice che avevo fatto, mi picchio..
comunque sia, vi ringrazio molto per tutte le cose belle che scrivete sulla mia storia, siete fantastiche, davvero
e poi, per quelle che si erano preoccupate per la mia salute, sto molto meglio, grazie :))))
io amo sempre di più Helena, forse perchè sono innamorata di Cara Delevingne sdhfsdgh
ma abbiamo sentito la mancanza di Zayn, che ha fatto un pò una cazzata, ma non temete, lo rivedremo presto sjfhfsd
e niente, amo la Narry, anche se sono larry shipper, alcune di voi lo sanno.. ma non centrava nulla sfdf
by the way, vi aspetto domenica con il sesto capitolo, vi amo <3<3<3
baci, Simo.

p.s: odio tutti :)
p.p.s: vi lascio twitter
p.p.s: ignorate il primo p.s





 
 

 
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Capitolo 6
*** The dancer ***





 
(6)

The dancer


“Concorso di reati? – ripetei la domanda che mi aveva fatto Ryan – beh, il concorso di reati si ha quando..”
Scavai nella mia testa a fondo, in cerca della risposta, ma trovai solo la ricetta della pizza che volevo preparare per tutti in un momento di creatività culinaria e qualcosa riguardante il primo capitolo di Pirati dei Caraibi.
Dannazione, non ricordavo nulla, avevo studiato a vuoto.
“Helena? Conosci la risposta?” mi chiese Ryan, il mio professore.
Io lo guardai di sottecchi, cercando di giustificarmi, ma i suoi occhi verdi non mi permettevano via di fuga. Così sospirai, adagiando con forza la matita sul mio libro chiuso.
“È evidente Ryan, non so nulla di nulla di diritto penale” confessai, incrociando le braccia come una bambina che non aveva ottenuto ciò che voleva, e scivolai sulla sedia, mettendo il broncio.
“Va tutto bene, Helena?”
Annuii a forza, cacciando indietro le lacrime ed ingoiando quel fiume di parole che mi portavo dietro da troppo tempo. Prima o poi sarei scoppiata, ma dovevo mantenere la calma e tenere duro fino alla fine, o almeno, fino a quando ce l’avessi fatta.
“Certo, tutto benissimo..”
Ryan mi guardò intensamente, perché lui mi conosceva bene, come suo figlio. Avevano tutti e due gli stessi occhi, mettevano quasi soggezione.
“Non mi convinci - disse infine -  è successo qualcosa?”
“No, va tutto bene Ryan, è solo che..”
“Che?”
“Che non ce la faccio più, questo ritmo di vita è troppo frenetico per me, non mi sto lamentando o altro, sto solo dicendo che un attimo di tranquillità non mi farebbe male, ecco” confessai, velocemente.
“Helena, te l’ho sempre detto, tu e Jj potete venire a stare da noi quando e per quanto volete, siete dei figli per me ed Anne, lo sai” disse, dolcemente.
Ryan Styles era come un padre. Quando i miei genitori erano morti, lui e sua moglie Anne mi avevano proposto di andare a stare da loro, ma io avevo detto di no, che io e Jj saremmo stati bene, ma adesso..
“No –scossi la testa – mi prendo cura alla grande di mio fratello, noi stiamo bene”
“Lo so piccola, che state bene, ma magari una mano in più non guasterebbe” Ryan era dolce, lo era sempre stato, e quel tono paterno mise a serio rischio il mio autocontrollo.
“Io ho Niall ed Harry, loro mi aiutano un sacco, senza di loro non so come farei”
“Ah lo so bene, Harry non dorme più a casa da mesi, ormai..” disse Ryan, divertito.
Io annuii, anche un po’ risentita: suo figlio non viveva praticamente più con loro a causa mia, per aiutare me.
“Helena – cominciò Ryan, captando del dispiacere da parte mia – non sto dicendo che questa sia una cosa negativa, anzi, apprezzo molto ciò che Harry sta facendo, si sta comportando da uomo e da persona matura, sono molto fiero di lui”
“E fai bene, Harry è fantastico con me, con Jj, con tutti quanti, Harry è fantastico punto”
Ryan ridacchiò.
“Lo so, piccola”
Annuii, perdendomi nuovamente nei miei pensieri. Per quanto cercassi di non ammetterlo, ciò che era successo la sera precedente non lo avevo dimenticato, anzi.. avevo continuato a pensarci per tutta la notte, rovinando così la mia performance scolastica che avrei dovuto dare quella mattina. Zayn non si era presentato a quello che lui stesso aveva definito appuntamento fisso, ma perché? Perché illudermi così?
D'altronde non potevo fargliene una colpa così grande, lui non sapeva che cosa quella mezz’ora insieme a lui rappresentasse per me. Non sapeva che quelle due stupide chiacchiere con lui, rappresentavano il mio angolo di paradiso personale. Non sapeva che grazie a lui, smettevo di essere la Helena che doveva occuparsi di tutto, diventando solo una ragazza fragile ed indifesa, e non forte, determinata e decisa come volevo far credere.
“C’è altro, non è vero?”
Ma come diavolo faceva Ryan a sapere sempre tutto? Tanto valeva confidarmi completamente e comportarmi come se fosse la mia migliore amica.
“C’è questo ragazzo – cominciai, gesticolando – fa il pugile e..”
Ma venni subito interrotta dall’aprirsi della porta, dalla quale entrò rumorosamente tutta l’allegra compagnia: Harry, Niall, Jj ed anche Madeline, la ragazza di Styles.
“Ho sentito la parola ‘pugile’? – disse Niall non appena mise piede in cucina – ancora? Dopo quello che è successo ieri sera?”
Roteai gli occhi al cielo, mentre Ryan ridacchiava.
“Perché? Che è successo ieri sera?” chiese proprio lui.
“Te lo stavo per dire, ma..”
“Ma è un bastardo, non c’è nient’altro da aggiungere – disse Harry con Jj addosso – ciao papà” lo salutò poi.
“Ciao, Harry”
“Jj che ne dici di scendere da Harry e venire con me a preparare una bella cioccolata calda per tutti? -  conoscevo bene quella voce – oh, ciao Helena, salve signor Styles”
“Ciao, Mad” la salutai, con un grande sorriso.
“Ciao tesoro” e la salutò anche.. suo suocero?
Madeline Bower era la ragazza di Harry da ormai due anni, si erano messi insieme il 20 novembre del 2011, e nel 2013 erano ancora innamorati. Io una cosa così non l’avevo mai provata, ma dovevo solo ringraziare Harry, dato Mad era la mia unica amica femmina, escluse le ragazze che conoscevo alla Royal, ma non potevo certo considerarle le mie migliori amiche.
Mad era bellissima: con lunghi capelli biondi, grandi occhi azzurri ed un viso angelico pressoché perfetto. Gli occhi azzurri li avevo anche io ed i capelli biondi pure, ma non ero affatto bella come lei. Forse perché dimostravo dieci anni in più di quelli che effettivamente avevo, ma quella non era certo colpa mia. Comunque sia, Jj l’adorava ed era una ragazza d’oro, a cui tutti volevano bene, io per prima.
“Sìììì cioccolata!” urlettò entusiasta Jj, prima di correre ai fornelli insieme a Mad.
Così mi lasciarono nelle grinfie di Niall ed Harry, assieme a Ryan, che ancora non sapeva che cosa sarebbe successo di lì a cinque minuti.
“Te lo devi scordare, d’accordo?” mi disse Harry intimidatorio, riferendosi a Zayn.
“Perché tutti voi non fate altro che dirmi chi dovrei scordarmi?” domandai, senza capire.
“Che significa? Di chi ti devi scordare ancora?” disse Niall disinteressato, sedutosi affianco a Ryan, che seguiva incerto il nostro discorso.
Dannazione, non avrei voluto riferire per niente al mondo le parole che mi aveva detto Claire il giorno prima in sala prove. Ma allora perché ero stata così cretina da farmelo scappare?
“No, nulla” tentai, torturando la copertina del mio libro di diritto.
“Helena? – mi richiamò Niall – cos’è successo ancora?”
Guardai i suoi occhioni azzurri per qualche istante, per poi spostare lo sguardo su quelli di Harry, che era di fronte a me, in piedi, con quel suo cipiglio incazzoso. Così io sospirai.
“Perché lo vuoi sapere?” domandai, disperata.
“Ma che razza di domanda è?” disse Niall.
“Non lo vuoi sapere, fidati di me, è una bastardata da parte di una donna senza sentimenti”
“Che ti ha detto Claire che non voglio sapere?” e Niall capì tutto.
“Ha detto che se voglio Parigi, devo scordarmi di poter ballare con te” confessai.
Regnò il silenzio per qualche istante, dopodiché si sentì la sedia di Ryan strisciare a terra.
“Ragazzi, è meglio che vada, vi lascio alla vostra riunione familiare”
Harry annuì “Ti accompagno alla porta, papà”
I ragazzi Styles se ne andarono, lasciando me e Niall soli. Così io lo abbracciai di slancio, stringendolo forte.
“Scusami, scusami, scusami! Ma tu hai tanto insistito! Io non volevo neanche dirtelo!”
Niall mi accarezzò la schiena, stringendomi a sé e ridacchiando divertito, mio malgrado.
“Perché ridi?” domandai, guardandolo poi negli occhi.
“Piccola, dovresti vederti”  mi prese in giro, accarezzandomi una guancia.
Dannazione, Niall era così bello.
“Perché non sei arrabbiato a morte con me?” chiesi stupita.
“Perché sapere che per te sono un ballerino degno di Parigi, mi basta”.
 
 
 
 
 
 
 
Il vento freddo di gennaio mi accarezzava brutalmente le guancie, facendomi stringere sempre di più alla mia sciarpa di lana grigia. Non sapevo cosa stessi aspettando, ma non volevo entrare lì dentro, non volevo rivedere le facce di Claire e Sebastian, non dopo quello che era successo il giorno precedente.
E  poi ero anche da sola, Niall aveva frequentato solo le lezioni mattutine, perché il pomeriggio aveva lezione con Ryan. Ma dico io, non potevamo seguire gli stessi orari? Fare lezione la mattina assieme e poi andare alla Royal. No, è meglio una preparazione privata, diceva Ryan.
“Ehi, Helena?”
Stavo proprio per entrare, quando sentii quella voce chiamarmi. Mi girai nuovamente, togliendo la mano dalla maniglia delle porte in vetro della Royal, incontrando quegli occhi, i suoi occhi.
“Ciao” dissi soltanto.
Rimanemmo a guardarci per qualche secondo, aveva il cappuccio della felpa nera tirato fin sopra gli occhi, quasi volesse nascondere qualcosa. Così mi avvicinai a lui e glielo tolsi, trovando nuovi segni e nuovi graffi, tutti all’altezza delle labbra.
“Ma che hai fatto?” domandai, preoccupata.
“A botte con il mio allenatore, no?” rispose ovvio.
E sorrideva, sorrideva con quelle sue labbra così belle, così rovinate dal freddo, così spaccate in due dal suo lavoro.
“Ah, già – dissi, guardando il marciapiede – scusa, devo andare, è tardi”
Feci per girarmi verso le porte della Royal, ma la sua mano afferrò il mio polso, facendomi voltare nuovamente verso di lui. Era la prima volta che c’era del contatto fisico tra di noi, era la prima volta che la sua pelle sfiorava la mia, provocandomi qualche stupido brivido del tutto inappropriato.
“Mi dispiace”
“Cosa?” gli chiesi, sorpresa.
Perché non mi sarei mai aspettata che mi chiedesse scusa, forse stavo sottovalutando le sue doti umane solo per il fatto che era un pugile. Ma non aveva mai detto o dimostrato di essere senza sentimenti, chi ero io per essere così piena di pregiudizi su quel ragazzo?
“Scusa per ieri sera, avrei dovuto esserci, te l’avevo promesso” disse risentito, grattandosi una guancia.
Comunque sembrava a suo agio, era tranquillo, mi chiesi se sarei mai riuscita ad arrabbiarmi con degli occhi così.
“Non importa” finsi.
“Certo che importa – disse lui – non sono un bastardo, quando faccio una promessa la mantengo”
“Che è successo allora?”
“Allenamenti extra per l’incontro, Ray ci tiene molto”
“Ray è il tuo..”
“Allenatore, sì”
Annuii, senza più dire nulla, così lui mi prese la mano, intrecciandola alla sua.
“Mi sono perso una bellissima serata in compagnia di una splendida ballerina, potrò mai rimediare?”
Le sue parole, dette con quel tono dolce, che da uno con una faccia del genere non ti aspetteresti neanche sotto tortura, ero convinta che mi avessero fatto arrossire di almeno venti tonalità.
“Vuoi assistere alle prove?”  gli domandai di getto, senza riflettere.
“Mi piacerebbe”
Sorrisi alla sua risposta, dopodiché aprii le porte in vetro. Camminavamo per mano lungo i corridoi della Royal ed i ballerini, gli insegnanti e perfino gli inservienti, ci guardavano come se fossimo due detenuti appena evasi dal carcere.
“Figa la tua scuola” disse però lui, ignorandoli.
“La Royal Ballet School è la scuola di danza più sofisticata, elegante e raffinata di tutta Londra” recitai a memoria, imitando un po’ il tono altezzoso di Claire.
Così Zayn rise.
“E che ci faccio io qui, allora?”
Roteai gli occhi al cielo.
“A chi importa?”
“A loro” disse indicando tutti quanti, intorno a noi, con quelle loro occhiate maledette.
Ma che diavolo volevano?
“Ignorali, sanno solo giudicare e parlare male”
“Ci sono abituato” si strinse nelle spalle.
Insieme, varcammo la soglia della sala prove, trovando lo scenario di sempre. Quel giorno però,  tutti i presenti, si accorsero del mio arrivo, o meglio, del nostro arrivo. Tutti gli occhi erano su di noi, soprattutto quelli di Claire e Sebastian, al centro della sala. Guardai i ballerini e gli insegnanti circostanti, impegnati e parlottare tra loro: parlottare di noi. Scossi la testa, non dando troppo peso alle male lingue.
“Ehi Claire – salutai la mia insegnante – ciao Seb” e poi anche il mio dannatissimo partner.
Sebastian mi salutò con la mano, mentre Claire mi porse il sorriso più falso che avessi mai visto, mentre i suoi occhi si spostavano lentamente su Zayn, che affianco a me stringeva ancora la mia mano, o meglio, ero io a stringere la sua, molto, molto forte.
“Helena, posso parlarti un minuto?” mi chiese lei.
“Certo” risposi io, stringendomi nelle spalle.
“In privato” puntualizzò.
Mi voltai verso Zayn.
“Torno subito, tu fai amicizia”
Ci guardammo entrambi intorno, trovando facce non proprio amichevoli. Ma che mi era saltato in mente? Perché avrebbe dovuto fare amicizia con quelli? Lui valeva mille volte di più.
“Davvero?” mi domandò divertito.
“Magari no”
Lo lasciai sotto lo sguardo stranito di Sebastian, mentre seguivo Claire in un angolo della sala.
“Che c’è Claire?” le domandai, ingenuamente.
“Chi diavolo è quello?” mi rispose lei con un’altra domanda, serissima.
“Un mio amico”
“Cosa ci fa qui?”
“Le prove sono aperte a tutti, no?” domandai, retorica.
“Helena – Claire stava cercando di non gridare, ma era troppo incazzata, Dio solo sa quanto avrebbe voluto urlarmi contro – l’hai visto in faccia?”
“Zayn fa il pugile” giustificai i suoi segni sul viso.
“Oh, Zayn fa il pugile, ma davvero? - domandò lei ironica – sbattilo fuori, o ci penso io”
Claire, dando per scontato la mia risposta affermativa, fece per andarsene.
“No”
Ma ciò che sentì non le piacque. Tornò indietro lentamente, ridendo come una psicopatica.
“Scusami, non ho sentito bene, cos’hai detto?”
“Invece hai sentito benissimo Claire, ho detto di no, non lo manderò via, non ci penso neanche – lanciai un’occhiata a Zayn, sorridendo – lui rimarrà, e sai una cosa? Se lui se ne andrà, lo farò anch'io”
Claire ci pensò su qualche istante, guardano Zayn. Perché diavolo che l’avevano tutti con lui? Era un ragazzo simpatico, allegro, estremamente dolce ed anche molto interessante. Odiavo i pregiudizi, ed ancora di più, odiavo lo stereotipo del pugile.
“D’accordo allora, andatevene, tutti e due” disse infine.
“Perfetto”
Camminai nuovamente verso il centro della sala, dove Zayn era stato preso di mira da migliaia di frecciatine e sguardi sbigottiti.
“Helena, ma che succede?” mi chiese Sebastian.
“Succede che oggi le prove saltano, divertitevi tu e Claire”
Presi la mano di Zayn, conducendolo fuori dalla sala prove, fino alle porte in vetri della Royal, dove però lui si fermò, chiedendomi spiegazioni.
“Helena, mi vuoi dire che cazzo sta succedendo? Perché ce ne andiamo?” mi chiese lui, senza capire.
“Perché la mia insegnante è una stronza, ecco perché”
Feci nuovamente per aprire quelle porte, ma lui mi fermò, portandomi il braccio lungo il fianco.
“È colpa mia, non è vero?”
Lo guardai senza dire nulla per qualche istante, dopodiché scossi la testa.
“No, non è colpa tua” mentii.
“Invece sì che è colpa mia – ma lui mi capì – torna lì dentro, io me ne vado”
Lo guardai sistemare la sua borsa degli allenamenti sulla spalla, per poi uscire da quelle stra maledette porte in vetro e tirarsi il cappuccio sopra la testa, un’altra volta. Roteai gli occhi al cielo, mandandomi al diavolo, per poi seguirlo.
“Zayn!” urlai, e lui si girò.
“Cosa fai ancora con me? Devi tornare dentro, hai le prove” mi disse, duro.
Io scossi la testa, decisa a restare lì.
“Non ci penso neanche, non voglio che ti trattino così, se tu non resti, non lo faccio neanche io”
“Davvero? - mi domandò, camminando verso di me – stai davvero mandando all’aria le tue prove di danza per me?”
“Certo, perché ti stupisci?”
“Non lo so, a quanto ne so tu vivi per la danza”
“Sì, ma una prova in più, una in meno.. non fa differenza”
Zayn sorrise, per poi annuire.
“Grazie”
“Non ringraziarmi – mi strinsi nelle spalle – chiunque l’avrebbe fatto”
“È qui che ti sbagli, nessuna ballerina professionista avrebbe mai mandato a monte una prova per un pugile qualsiasi, eccetto te”
Ma come potevo dirgli che lui non era affatto un pugile qualsiasi, per me?

 
 






Bonjour
ed ecco che tornano il nostro pugile e la nostra ballerina ye
partendo dal presupposto che Harry in questa storia è un gran figo, il rapporto tra Niall ed Helena non vi sembra un pò sospetto?
anche se non centrava niente con il presupposto, però fa niente
ieri sono andata a vedere catching fire, quante di voi lo hanno amato come me? sdfhdsfhds
eeee quanto è figo anche Zayn con i suoi atteggiamenti? boh, amo la Zelena sdhgsdf
adesso trattiamo un argomento un pò difficile, spero che non perderò lettrici per questo..
allora, avete visto che è arrivato anche il personaggio di Madeline che sarà interpetato da Taylor Swift
voi sapete quanto io la ami, per cui vi prego di non insultarla, per favore 
non m'importa mai nulla degli insulti ma, vi prego, evitate e guardate quanto è bella Tay
so che molte sono contro gli Haylor, ma in fondo a me piacevano, sono l'unica?
e poi vi presento anche Ryan Styles, il padre del nostro Harry
bene, dopo aver chiarito questo punto, ci risentiamo mercoledì, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi amo <3<3<3
p.s: vi lascio, come al solito, twitter
p.p.s: siete belle, tutte quante





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Capitolo 7
*** The boxer ***





 
(7)

The boxer


Quel giorno non mi ero presentata alla Royal, non avevo nessunissima voglia di vedere Claire dopo la discussione che avevamo avuto. Lei non voleva capire, ed io non avevo voglia di subire e farmi sottomere, non quella volta. Sentivo che Zayn era importante per me, forse, per la prima volta, anche più della danza.
“Helena, servi tu il ragazzo, per favore? C’è stato un problema in magazzino”
Jean era piuttosto in crisi, era da qualche giorno che faceva lo sclerato con tutti. Certo, lui era sempre sclerato, ma in quegli ultimi giorni ancora di più, il che era tutto un dire.
“Jean, va tutto bene?” domandai, servendo la Coca Cola al ragazzo che mi stava di fronte, con un sorriso.
“Bene? – domandò dal magazzino, con una voce da psicopatico che faceva quasi paura – no che non va bene, Helena! Va tutto di merda, e molto di merda, non certo poco!”
Ok, Jean era incazzato, ma sul serio. In questi casi l’esperienza mi diceva che dovevo lasciarlo stare, aspettando che tornasse il solito Jean idiota di cui tutti erano innamorati.
“Tesoro, Jean si sente bene?”
Madeline era seduta su uno degli sgabelli, con il libro di psicologia sul bancone ed una matita in mano. In teoria stava studiando, in pratica mi teneva compagnia.
“Non ne vuole parlare - le risposi – piuttosto, come va all’università?”
Mad frequentava il primo anno di università, voleva laurearsi in scienze della comunicazione e fare qualche lavoro che comprendeva dei bambini, non ne avevo capito molto. Quando lei mi parlava di ciò che voleva fare, nella mia testa cominciava il carnevale di Rio de Janeiro, per quanto era complicato.
“Tutto bene, i professori sono incomprensibili e le materie noiose”
“Tutto al suo posto, insomma”
“Esattamente”
La conversazione sembrò morta lì, mentre lei leggeva uno dei suoi paragrafi ed io mi occupavo di lavare qualche bicchiere. Ma poi Mad alzò la testa dal libro, ed incastrò i suoi occhi azzurri nei miei.
“Che c’è, Mad?” conoscevo quell’espressione, e non mi era mai piaciuta: Madeline stava macchinando qualcosa.
“Io sono l’unica a non essere al corrente del tuo misterioso pugile”
“Shh – mi affrettai a zittirla, preoccupata – non urlare!”
“Ma che succede?” mi chiese lei, stranita.
“Se Jean ti sentisse parlare di lui, nello stato di nervosismo in cui è ora, potremmo non arrivare a domattina”la avvertii, sottovoce.
“Si può sapere perché ce l’hanno tutti a morte con questo ragazzo? Anche Harry inveisce spesso contro di lui, è per caso infiltrato in qualche giro mafioso?” mi chiese, curiosa.
“No, Mad – smentii subito, ovvia – è soltanto un pugile”
“Beh, qual è allora il problema?”
“Il problema sono loro:  Jean, il tuo ragazzo ed anche Niall, sebbene meno degli altri due – convenni – hanno visto i graffi ed i segni che ha in faccia, da lì hanno cominciato un’infinita campagna contro Zayn”
“Zayn? È così che si chiama il misterioso pugile?”
Annuii.
“Che nome sexy” disse, con una nota maliziosa nella voce.
“Mad, ti prego, è già complicato di per sé”
“Complicato? – mi chiese lei, seguendomi con lo sguardo, mentre portavo un the freddo ad un tavolo – è perché mai dev’essere tutto complicato nella tua vita?”
“Hai voglia di dirmelo tu?”
“Hai capito che intendo – mi disse Mad – da quand’è che ascolti Harry e compagnia bella? Loro sono degli idioti, lo sai meglio di me, se questo ragazzo ti piace..”
“Mad, fermati, aspetta – la bloccai subito – a me non piace Zayn”
Stavo.. mentendo? No, certo che no, a me non piaceva Zayn. Mi piaceva stare con lui, ma non lui, in prima persona. Per cui no, non stavo affatto mentendo alla mia amica.
“Ah no?” mi domandò lei, alzando un sopracciglio, inquisitoria.
“Da quando sai alzare un solo sopracciglio? Quella non era un’abilità solo ed esclusivamente di Harry?”
“A quanto pare no – lei si strinse nelle spalle, per poi capire che stavo cercando di sviare il discorso – ma che diavolo dici?”
Fui io a stringermi nelle spalle, mentre le porte in legno del Lucky Strike si aprivano, mostrando lo spettacolo che era Londra al tramonto. Erano le 18 e 45 di un comunissimo pomeriggio di gennaio londinese, quando Louis senza cognome entrò nel locale di Jean, sorridendo.
“Ciao Helena – mi salutò – come te la passi?”
“Ciao Louis, sto bene, e tu?” gli sorrisi anche io, era contagioso il buon umore perenne di quel ragazzo in giacca di jeans.
“Al solito – disse stringendosi nelle spalle ed appollaiandosi sullo sgabello affianco a quello di Mad, che in effetti stava fissando da un bel po’ - piacere, io sono Louis Tomlinson”
Scoperto l’arcano del cognome di Louis.
“Sono Madeline, Madeline Bower” disse la mia amica, stringendo la mano che il ragazzo le stava tendendo.
Avevano gli occhi esattamente della stessa tonalità di azzurro, erano carini da guardare, seduti vicini.
“Sei un’amica di Helena?” chiese Louis, sempre rivolto a Mad.
Lei annuì.
“Sono la ragazza di Harry - rispose poi – e tu chi sei?”
“Lui è il migliore amico di Zayn, il pugile” risposi io, prima che potesse farlo lui.
Così Louis si limitò ad annuire.
“A proposito, sai se Zayn ha gli allenamenti fino a tardi, stasera?” chiesi.
“Sì, perché me lo chiedi?”
“Voglio fargli una sorpresa” dissi sorridendo.
Dopodiché arrivò Jean, a completare il nostro quartetto di occhi azzurri.
“Non potete capire cosa significhi trovarsi a secco, dove diavolo sono finite tutte le nostre bottiglie di Jack Daniels? – chiese Jean, troppo velocemente per permetterci una risposta – credevo di avere tutto sotto controllo, ma ci serve una mano, Helena, perché così..”
Prima di continuare, si fermò, forse perché si accorse della presenza di Louis.
“E tu chi sei?” domandò, quasi sprezzante.
Io roteai gli occhi al cielo, e prima che potessi presentarli, il mio nuovo amico ci pensò da solo.
“Sono Louis Tomlinson”
“Ed io sono Jean Reynolds”
Perché doveva stare così sulla difensiva? Louis era un ragazzo delizioso, a contrario suo, quando faceva così.
“Ehi Jean, quindi hai bisogno di personale?” gli chiese Mad.
Lui annuì “Sì Mad, io ed Helena non bastiamo più.. metterò l’annuncio fuori dal locale, sperando che lo vedano in molti”
Mad annui, ed io anche.
“Io starei cercando lavoro, in effetti” ma poi Louis parlò, e tutti e tre lo guardammo in viso.
“Sul serio? - gli chiese Jean, con aria divertita – e ti presenteresti così, ad un colloquio di lavoro?”
“Perché no – Louis si strinse nelle spalle – tu ti vesti così, e sei il capo”
Io e Mad soffocammo delle risatine, ma Jean se ne accorse e ci fulminò, mentre Louis sorrideva compiaciuto.
“E dai Jean, non fare il difficile – intervenni io – Louis è un bravo ragazzo, tu hai bisogno di lui e lui ha bisogno di te, quale occasione migliore?”
“Non lo so.. – disse Jean circospetto, accarezzandosi il mento con fare inquisitorio – non so nulla di te, Louis”
“Chiedi e sarai accontentato, Jean”
Io e Madeline roteammo gli occhi al cielo, pensando entrambe a quanto fossero enigmatici gli uomini.
“Sei mai finito dentro?” sparò Jean, a freddo.
“Ma sei impazzito? Certo che no! Per chi mi hai preso? Un delinquente?” si difese Louis.
“Chiedevo” si giustificò Jean, alzando le mani in segno di resa.
“Beh no, non sono mai finito dentro e mai ci finirò, puoi stare tranquillo” disse Louis, vagamente offeso.
“E sei mai..”
“Adesso basta Jean – dissi io, supplichevole – Louis è perfetto per il Lucky Strike”
“Già – convenne Mad, stringendosi nelle spalle – ha tutta l’aria di essere un ragazzo molto in gamba, perché non dargli una possibilità?”
“Grazie” disse Louis, guardandola negli occhi, sorridendole riconoscente.
“Non c’è di che” rispose Mad, con lo stesso sorriso.
“Allora? Che ne dici? Ti abbiamo convinto?” chiesi infine io, rivolta a Jean, con occhi speranzosi.
Jean sospirò.
“Sappiate che tre contro uno è un’ingiustizia bella e buona – disse, strappando un sorriso a tutti e tre – sei in prova da domani, Tomlinson”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buttai disordinatamente l’iPhone nella mia grande borsa nera, dopo aver mandato un messaggio a Niall, assicurandomi che lui ed Harry mettessero a letto Jj prima delle undici, possibilmente senza nessuna sfida all’ultimo sangue a Super Mario, ma sapevo già di aver solamente sprecato tempo. Ma non erano troppo grandi, quei due?
Mi guardai intorno, mentre camminavo verso la palestra di Zayn, di cui Louis mi aveva dato tutte le coordinate: Olympro, così si chiamava. Non era certo il quartiere più bello di Londra, ma lo conoscevo bene: lì ci abitava Harry, mi sentivo praticamente a casa.
Mi trovai davanti a delle porte in vetro con la scritta ‘Spingere’, e così feci, trovandomi dentro un luogo abbastanza buio, con le luci offuscate e completamente vuoto. Cercai qualcuno, ma niente, non c’era nessuno lì dentro. Strano, Louis mi aveva detto che Zayn si sarebbe fermato in palestra fino a notte fonda, come faceva sempre in prossimità di un incontro. Stavo per fare marcia indietro, quando sentii qualcuno urlare.
“Così Zayn, questa è la forza che ti avevo chiesto!”
Non conoscevo quella voce, così supposi si trattasse del suo fantomatico allenatore. Come aveva detto che si chiamava? Randy? Reyv? Roy? Mah, non ricordavo proprio.. Camminai verso quella voce, e finalmente trovai una grande stanza, enorme. Al centro di essa regnava un ring che metteva quasi paura, a primo acchito: Zayn era lì, e dannazione, non era mai stato così bello.
I suoi pettorali privi di maglietta, sudati, risplendevano sotto la luce al neon della palestra, ed i suoi tatuaggi scoperti, che non avevo mai visto, avevano un non so che di affascinante e misterioso al contempo. Portava i suoi soliti pantaloncini corti, neri. Ci stava mettendo l’anima, mentre concentrato tirava pugni al suo allenatore davanti a sé, con i guantoni rossi. Rimasi incantata a guardarlo, appoggiandomi allo stipite della porta. Sarei rimasta lì ad oltranza, se solo il suo allenatore non si fosse accorto di me.
“Ray, ma che diavolo fai?” gli chiese Zayn sconcertato, non sapendo perché si fosse fermato.
“Abbiamo visite, Zayn”
Lo guardai voltarsi verso di me, così salutai maldestramente con la mano, sperando che non si fosse arrabbiato più di tanto, per aver interrotto il suo allenamento.
“Raggio di sole, che ci fai qui?” mi chiese, senza capire.
Vidi Ray guardarlo stupito, mentre strabuzzava gli occhi.
“Raggio di sole? – domandò il suo allenatore, stranito – ti senti bene, Zayn?”
Ma lui non gli diede troppo peso, ed infatti lo ignorò scendendo dal ring e dirigendosi verso di me.
“Scusa, volevo farti una sorpresa, non avevo intenzione d’interrompervi – mi scusai alla velocità della luce, sotto il suo sguardo divertito – anzi, me ne vado subito..”
Feci per voltarmi verso l’uscita ed andarmene, ma la sua mano mi bloccò nuovamente, proprio come il giorno precedente, davanti alla Royal, attirandomi a sé.
“Non te ne andare” sussurrò.
Rimanemmo a guardarci per qualche istante, in silenzio, con le nostre labbra troppo vicine le une alle altre per ignorarle.
“Zayn? Si può sapere che cazzo sta succedendo? – intervenne il suo allenatore, scendendo a sua volta dal ring, raggiungendoci – chi è questa ragazza?”
“Lei è Helena – mi presentò, senza staccare gli occhi dai miei – Helena, lui è Ray, il mio allenatore perennemente incazzato”
Ray sorrise falsamente.
“Ti ringrazio, Zayn”
Zayn allargò le braccia, guardandolo divertito.
“E di che?”
Ray scosse la testa, come se per lui Zayn fosse un caso irrecuperabile, ma in modo quasi paterno.
“Helena, non vorrei essere sgarbato ma..”
“Ma niente, Helena resta – lo interruppe Zayn, prima che potesse consigliarmi gentilmente di togliermi dalle palle – anzi, potresti lasciarci soli? Grazie Ray, sei un tesoro”
Ray fece per aprire bocca e ribattere, ma lasciò perdere, abbandonando la stanza del ring, lasciandoci completamente soli.
“Si fa trattare sempre così?” gli chiesi, mentre lo guardavo togliersi i guantoni.
“Ma chi? Ray? Lui finge di non avere sentimenti 24 ore su 24, ma in realtà ha un cuore d’oro, solo che non lo ammetterà mai”
Si liberò del tutto dei guantoni, sedendosi su di una pedana, mentre io seguivo il suo esempio, accomodandomi di fronte a lui, su un oggetto che non avevo identificato.
“Vi somigliate molto, mi sembra di capire”
Zayn ridacchiò, fasciandosi le dita con delle piccole bende bianche.
“Ray è come un padre, per me”
“Al tuo vero padre non dispiace?”
“Il mio vero padre è morto, Helena” m’informò lui incolore, continuando a fasciarsi le dita a due a due.
“Oh, anche il mio”
Solo in quel momento alzò gli occhi nei miei.
“So che significa -  annuii, perché anche io lo sapevo, fin troppo bene - com’è successo?”
“Un incidente stradale, papà guidava, mamma gli stava accanto” ricordare faceva male, ma io ero forte.
“Mi dispiace”
“A tuo padre che è successo, invece?”
“Mio padre era un pugile, come me – sorrise, al ricordo – ho iniziato per lui, volevo onorarlo, volevo renderlo fiero di me”
Mi guardava con quegli occhi infiammati, occhi che conoscevo bene, occhi che guardavo tutte le mattine nello specchio: gli occhi di chi combatte da tutta la vita.
“Sono sicura che lo è”
“Mio padre è morto sul ring, Helena”
Rimasi un po’ spiazzata da quella confessione, mentre i suoi occhi continuavano a guardare i miei. Ma poi gli sorrisi, perché era come se ci fossimo trovati: era come se le nostre anime corrispondessero esattamente, come se fossimo stati spezzati a metà, ritrovandoci solo dopo molto tempo.
“Anche io ho iniziato a ballare per mia madre”
“Era una ballerina?” mi chiese.
Io annuii, ricordandola danzare per me, insieme a me.
“Una ballerina meravigliosa”
“Vi somigliavate molto, mi sembra di capire” mi citò, facendomi ridere.
“Dove sei stato per tutto questo tempo, Zayn Malik?”
“Troppo lontano”
Mi alzai dall’oggetto non identificato, avvicinandomi a lui, che mi stava guardando.
“Posso? - gli chiesi, e quando lui annuì, mi sedetti affianco a lui – così non siamo troppo lontani, no?”
Lui annuì, sorridendo.
“Ci sarai domenica?” mi domandò.
Il suo profumo mi stava inebriando, non eravamo mai stati così vicini, ma era come se avessi trovato il mio posto nel mondo: accanto a lui.
Poi annuii.
“A cosa servono queste?” chiesi, indicando le sue bende bianche con cui pochi minuti prima si era attentamente fasciato le dita.
“Dammi la mano”
Feci come mi aveva detto, dopodiché lui afferrò la mia mano nella sua, tracciando con le mie dita il contorno delle sue.
“Lo senti? – mi chiese guardandomi negli occhi, ma io ero troppo concentrata sulla sua mano – sono martoriate”
“Ti fanno male?”
“Adesso no”
“Adesso che le hai fasciate?” domandai ingenuamente.
“Adesso che le tue dita sono sulle mie”
I miei occhi saettarono verso i suoi, ed io non sapevo che dire: il mio cuore stava per scoppiare in presenza di quel ragazzo così bello, e le mie dita non desideravano altro che stare intrecciate alle sue per sempre.
Ma per non complicare ulteriormente le cose, le spostai dalla sua mano al suo taglio sulle labbra, accarezzando la sua bocca rovinata dai pugni e dal freddo.
“Come te lo sei fatto questo?” gli chiesi, troppo curiosa.
“È una cicatrice”
“Oh, ti ha fatto molto male?”
Lui annuì soltanto, senza dire nulla.
“Ma l’hai vinto poi quell’incontro?” chiesi ancora.
“Questa me l’ha fatta mio padre, qualche giorno prima di morire – mi confessò, guardando altrove, non più i miei occhi – non tollerava che io gli mancassi di rispetto, ma ero così arrabbiato, così spaventato..”
E lì capii che il mondo in cui vivevamo era fatto di pregiudizi: Jean, Harry ed anche Niall avevano pensato che quella cicatrice appartenesse a qualche rissa fatta in un quartiere malfamato di Londra.
“Spaventato da cosa?”
“Da ciò che faceva – la sua voce non era spezzata, Zayn non sembrava avere sentimenti, ma ne aveva, forse più di chiunque altro - quando mio padre saliva sul ring avevo paura che potesse succedergli qualcosa e facevo bene, quella mia paura era fondata, alla fine”
Ma quella cicatrice aveva un’origine nobile, perché Zayn Malik non era affatto come i miei amici, Claire, Sebastian, la Royal Ballet School ed il mondo intero dicevano. Zayn era un guerriero, proprio come me.
“Raggio di sole?” mi richiamò.
“Sì?”
“Com’è andata a finire con quella tua insegnante?”
Sospirai, ridendo amaramente e guardando in basso.
“No, guardami”
Ma lui mi prese il mento tra due delle sue dita fasciate, costringendomi a guardare i suoi occhi, e mi accolse con un sorriso a cui non seppi nascondere nulla.
“Oggi non mi sono neanche presentata alla Royal e Claire ce l’avrà a morte con me, la conosco”
“Siete molto legate?”
Annuii.
“È come una madre, per me”
“Capisco – Zayn annuì -  non voglio che salti le tue prove neanche un’altra sola volta, per me” mi disse fermo, deciso, come se mi stesse riprendendo.
“Ma Zayn, l’hai vista come ti ha..”
“Non m’importa – m’interruppe lui – e non deve importare neanche a te”
“Quindi che dovrei fare? Claire mi ha proibito di ballare con Niall, il mio migliore amico”
“Ora balli con quel.. Sebastian?”
Annuii, mentre lo guardavo alzarsi e porgermi una mano, per aiutarmi a fare lo stesso.
“Lo odio, Zayn” dissi stringendo la sua mano, di fronte a lui.
“Lo so, raggio di sole, si vede - annuì, ridendo – ma non puoi mandare tutto all’aria per un coglione del genere, devi stringere i denti e combattere, io sono con te”
“Grazie” dissi annuendo.
Zayn si strinse nelle spalle, trafficando con la collanina che portava.
“Che fai?” gli chiesi.
“Voltati”
Feci come mi aveva detto, trovando poi con immensa sorpresa le sue labbra sul mio orecchio, mentre il suo respiro caldo s’infrangeva contro la mia spalla.
“Questa me l’ha data Ray, per il mio primo incontro, l’ho sempre portata, ho sempre vinto”
Mentre la collana che mi aveva allacciato ricadeva sul mio petto, afferrai il piccolo ciondolo a forma di croce, guardandola quasi incantata. Non era una collana di diamanti, certo, ma era sua, ed era il regalo più bello che potesse farmi.
“Perché la dai a me, allora?”
“Perché adesso serve a te”
Mi voltai nuovamente verso di lui, per guardarlo negli occhi.
“Non posso accettarla Zayn, è troppo importante per te, come farai adesso?”
“Ho te adesso, no? – si strinse nelle spalle – Helena, questa collana è sempre appartenuta a dei vincitori, quindi adesso è tua”.

 




 
Bonjour
ciao belle, come state? 
come vi avevo promesso, ecco il settimo capitolo djfhsdf
sto ascoltando through the dark e sto pensando che la amo davvero tanto, troppo
qual'è la vostra canzone preferita di midnight memories? lemme know
intanto inizio a presentarvi Ray, ditemi se non è bello da far paura sdhsdfg
aaaaaand, ZELENA fhsdfhdgd c'è un sacco di Zelena in questo capitolo sjfsdgf
ma poi Zayn che fa la boxe, cioè, non è la cosa più sexy del mondo? 
penso di aggiornare il 14, sabato..
quindi ci sentiamo sabato.
love you.

 




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Capitolo 8
*** Fearless ***


ciao ragazze, ascoltereste Fearless di Taylor Swift? 


 
(8)

Fearless


Londra era famosa per la pioggia, ma non lo era per la bellezza delle sue strade, una volta cessato di piovere. Era il mio modo preferito di guardare Londra, forse perché mi differenziava da tutti quanti gli altri, o forse perché in quel momento lui era accanto a me. Avevamo camminato fino alla Royal, Zayn aveva chiesto a Ray un permesso di mezza giornata ed io iniziavo a pensare che il suo allenatore mi odiasse già. 
Comunque glielo aveva accordato e lui era affianco a me, sulla strada opposta alla mia scuola di danza, proprio di fronte. Gli avevo chiesto di accompagnarmi perché sapevo che da sola non ce l’avrei fatta. Per quanto non volessi, era arrivato il momento di chiedere scusa a Claire e rimettersi in carreggiata: avevo già sprecato troppo tempo lontano dalle mie scarpette.
“È il momento” disse Zayn.
Mi voltai verso di lui, lasciando che il vestito che portavo svolazzasse giusto un po’.
“Devi venire con me”
Zayn scosse la testa, stirando le labbra in un mezzo sorriso.
“Non posso, non sono gradito nella tua scuola”
“Non m’importa Zayn, ho bisogno di te”
“Cosa posso fare per convincerti che ce la farai?” mi chiese.
Ci pensai un po’ su, riflettendo sul fatto che in quel momento fossi completamente priva di paura. Non ne avevo, ero senza alcuna preoccupazione, proprio perché lui era lì con me.
“Balla con me”
“Ballare con te? – Zayn strabuzzò gli occhi – Helena, ti senti bene?”
Io ridacchiai, avvicinandomi a lui e prendendogli le mani.
“Balla con me, Zayn”
Rimase a guardarmi stranito per qualche istante, dopodiché acconsentì, sbuffando. Mi fece volteggiare in una piroetta, ed io pensai che ballare con le scarpe da ginnastica, sull’asfalto duro della strada, insieme a lui, era decisamente più facile ed elettrizzante che ballare chiusa tra quattro mura, con quell’incapace del mio partner ed il fiato sul collo della mia insegnate.
Gli sorrisi, rubando il suo cappello nero dalla sua testa, posizionandolo sopra la mia. Lui si lasciò andare ad una risata, continuando ad accompagnarmi nei movimenti. Buttò a terra la borsa degli allenamenti, per poi stringere con le sue mani la mia vita ed alzarmi in aria, così io mi aggrappai con le mani al suo collo, ridendo insieme a lui.
“Tu sei dieci volte meglio di Sebastian” gli confessai.
“Lo credo bene, raggio di sole” disse Zayn, posandomi a terra.
Forse era il suo sorriso, forse la sua sicurezza, che quando stavamo insieme diventava anche mia, ma non so perché, con lui avrei ballato anche sotto una tempesta, con il mio abito migliore, senza paura di rovinarlo, senza paura e basta.
“Verrai con me?” gli chiesi, un’ultima volta.
“Starò qui ad aspettarti, te lo prometto”
Così annuii, arresa.
Zayn si passò una mano tra i capelli, indicandomi con un cenno del capo l’edificio davanti a noi, spronandomi ad entrarci. Dopodiché s’incastrò una sigaretta tra le labbra, appoggiandosi ad un muretto.
La Royal Ballet School mi stava davanti, in tutta la sua maestosità.. cioè, in realtà ero io che stavo davanti a lei, in tutta la mia piccola, minuta e svogliata figura.
Così strinsi il ciondolo a forma di croce tra la mia mano, rigirandolo e rigirandolo tra le dita, dopodiché mi strinsi nel mio vestito e, sospirando, spinsi le grandi porte di vetro. Una volta dentro la Royal, salutai la segretaria con un sorriso e mi diressi decisa e determinata verso la mia solita sala prove. Ma quando guardai lo scenario davanti a me, desiderai non averlo fatto: Claire stava chiacchierando animatamente con Sebastian ed un’altra ragazza, bionda come me, con gli azzurri esattamente come i miei ed il mio stesso identico fisico.
Volevo morire.
Così girai i tacchi, con il cappello di Zayn ancora in testa ed una voglia matta di correre via di lì. Ma nel bel mezzo della mia retro marcia, vidi una figura davanti a me, ostacolare il mio cammino verso l’uscita della Royal.
“Dove pensi di andare?”
“Zayn? Ma che diavolo fai? Pensavo rimanessi fuori”
“E infatti – disse, duro – ma sapevo che avresti fatto qualche stronzata”
 “Tu non lo sai, Zayn – cominciai, piccola, davanti a lui – mi hanno già rimpiazzata”
“Ce ne vuole per rimpiazzare te, raggio di sole”
Scossi la testa, guardando in basso, arresa. Dopodiché lui intrecciò le sue dita alle mie, ed io alzai lo sguardo nei suoi occhi. Mi sorrideva, e le cose migliorarono, così, di botto: non avevo più paura.
“Resterai qui?” gli chiesi.
Lui annuì, dandomi una piccola spinta verso la sala prove. Così, tutti gli occhi furono su di me, ma i miei, rimasero incatenati ai suoi, sulla soglia della porta. Le mie mani smisero di tremare, e sul mio viso comparve un sorriso da guerriera: ero pronta ad affrontarli.
“Helena? – disse la voce sorpresa di Claire – ma guarda chi si vede! Ed hai portato anche il tuo amico, te ne siamo grati, davvero”
La sua ironia era un’arma letale contro il mio, già precario, autocontrollo. Così respirai, continuando a stringere la mia collana tra le dita e, ricordandomi che Zayn era proprio lì, con me.
“Ho bisogno di parlare con te e Sebastian, da soli” dissi loro, alludendo alla ragazza che mi somigliava anche troppo.
Claire indugiò per qualche secondo, spostando lo sguardo su Sebastian, che annuì. Oh, ti ringrazio o mio grande partner..
“Tutti fuori” tuonò la mia insegnate.
Una volta rimasti noi tre, Claire mi guardò.
“Ebbene? Sto aspettando le tue scuse”
“In realtà sarei io – puntualizzai – a dover aspettare le vostre ma, dato che comportandomi così sto solo mettendo a serio rischio la mia carriera a Parigi, ho deciso di scusarmi per prima”
“Ottimo, Helena” disse Claire.
“A patto che – cominciai – vi scusiate con Zayn, tutti e due”
“E chi diavolo è Zayn?” disse Sebastian, alzando la voce.
“Calmo, Seb – dissi io, sorridendo, stavo diventando proprio la versione femminile di Malik – Zayn è il ragazzo che vedi fuori dalla porta e non mi va che i miei amici vengano trattati come voi avete fatto l’altro giorno, così..”
“Ok, ho capito, basta così – m’interruppe Claire – fallo entrare e mettiamo fine a questo stupido teatrino”
Annuii, facendo un cenno con il capo a Zayn, che entrò nella sala.
“Un pugile alla Royal Ballet School, wow – disse Claire – credevo di averle viste tutte, e invece”
“Sono Zayn” disse lui, affianco a me.
“Ma certo, molto piacere, sono Claire”
Zayn prese la sua mano, portandosela alle labbra e baciandola, come un vero gentiluomo.
“Impressionante” disse la mia insegnate, mentre io trattenevo delle risate.
“Sebastian, giusto? – disse poi Zayn rivolto al mio partner – Helena mi ha parlato molto di te”
“Ah sì? – disse Sebastian, meravigliato – e che ti ha detto?”
Zayn ci pensò su.
“Non credo tu voglia saperlo”
Sebastian gli rifilò un’occhiataccia, dopodiché Claire si pose tra i due, evitando una tragedia.
“D’accordo, Zayn io ed il mio allievo, Sebastian, volevamo scusarci per averti cacciato dalla Royal, l’altro giorno -  disse, sforzandosi di fare la carina – e vorremmo invitarti ad assistere ad una prova del numero che stiamo preparando con Helena, se ti va”
“Che cosa?” sbottò Sebastian.
“Sebastian, silenzio - disse Claire, continuando a guardare Zayn – allora?” disse rivolta proprio a lui.
Zayn annuì.
“Mi piacerebbe” disse infine.
“Allora ci vediamo domani” dissi io.
Vidi Sebastian allontanarsi, lievemente arrabbiato e mentre Zayn si dirigeva verso la porta, io guardai Claire, per poi richiamarla.
“Claire..”
“Sì?” lei si voltò.
Le sorrisi, riconoscente.
“Grazie”
E lei fece lo stesso, perché nonostante tutto, io e Claire, eravamo legate com se fossimo madre e figlia.
“Di niente, piccola”.
 
 
 
 
 
 
Io e Zayn non ci eravamo lasciati neanche per un minuto e, francamente, non volevo che succedesse. Stringevo la sua mano e mi sentivo la persona più sicura del mondo, cosa che da quando erano morti i miei genitori, non succedeva più. Zayn aprì le porte in legno del Lucky Strike e, in quel preciso momento, venimmo accolti dall’aria alcolica e familiare del locale, che profumava di Jack Daniels e risate in compagnia.
“Amico mio, qual buon vento”
La voce di Louis era più allegra del solito, il che era tutto un dire. Stava pulendo il bancone, con un bel cappello di lana sulla testa ed un sorriso sul volto.
“Ciao Lou, ci stai proprio bene lì dietro” disse Zayn, indicando con un cenno del capo il bancone, mentre lo raggiungevamo.
“E tu ci stai proprio bene a girovagare per Londra, mentre dovresti essere ad allenarti, Zayn”
“Papà? Ma sei tu? Ed io che credevo di averti perduto!”
Zayn riusciva a prendere alla leggera la perdita di suo padre, ed io lo ammiravo per questo.
“Coglione, Ray mi ha chiamato incazzato, dove diavolo sei stato?”
“Helena, lui è Liam – disse rivolto a me, presentandomi il suo amico che già conoscevo di vista – Liam rompi coglioni Payne, lei è Helena”
“Ci conosciamo” disse soltanto Liam, continuando a fulminare il suo amico.
Così Zayn sbuffò, facendo ridere Louis.
“Liam fa’ la finita, d’accordo?”
E mentre Zayn si sedeva affianco al suo migliore amico alquanto scocciato, io cercavo Jean con lo sguardo, alzandomi in punta di piedi, per allargare i miei orizzonti, cioè per vederci meglio, dato che ero alta pressoché un metro e qualche nocciolina.
“Ehi Lou, dov’è Jean?” gli chiesi poi, arresa, appoggiandomi al bancone.
“In magazzino, credo – mi rispose – lavorare con lui è più stressante di quanto mi dicevi”
“Ora mi capisci, no?”
Louis schioccò la lingua, ed il mio telefono prese a squillare in borsa. Aggrottai le sopracciglia, chi poteva essere? Estrassi l’iPhone e lessi confusa il nome di ‘Harry’ sul display.
“Pronto? Harry? Che succede?”
“Ciao Helena – mi rispose Harry – abbiamo bisogno di te”
“Che c’è? Jj sta male?”
“No, no.. Jj sta bene, è a casa con Niall”
“E tu?”
“È appunto per questo che ti chiamavo – cominciò – Mad ha avuto un contrattempo all’università e sono dovuto andare a prenderla,  Niall ora è con Jj ma deve correre a lezione alla Royal”
“D’accordo – dissi, rimettendo la giacca di pelle che avevo tolto, mentre i ragazzi mi guardavano confusi – dammi il tempo di dirlo a Jean e corro da Niall”
“Va bene, a dopo, piccola”
“Dire a Jean che cosa, esattamente?”
Mi voltai di scatto, trovando la figura di Jean affianco a quella di Louis, dietro al bancone.
“Devo tornare a casa – dissi distratta, riponendo l’iPhone in borsa – Niall è a lezione, Harry con Mad e Jj rimarrà solo tra qualche minuto, se non vado da lui”
Jean annuì.
“Tanto tu hai Lou, no?” chiesi al mio capo.
“Se c’è  bisogno, posso aiutare anche io qui” si offrì Liam, stringendosi nelle spalle.
Gli sorrisi riconoscente, quei ragazzi erano tutt’altro che spregiudicati.
“Certo, vai pure Helena – mi rispose, comprensivo – vuoi che ti accompagni?”
“Ci penso io” disse poi Zayn, alzandosi dallo sgabello.
Jean lo guardò insistentemente per qualche istante, e Zayn gli ricambiò l’occhiata non proprio amichevole. Così io annuii e lo presi per mano, trascinandolo verso l’uscita del Lucky Strike.
“Grazie lo stesso Jean, ci vediamo domani! Ciao ragazzi!”
Liam e Louis mi salutarono con la mano, mentre Jean scuoteva la testa e tornava a lavoro. Sarebbe stato difficile fargli cambiare idea, ma ero sicura che dopo un po’ di tempo con loro, avrebbe iniziato a pensarla come me ed ad adorare quei ragazzi.
Arrivammo a casa mia in pochi minuti, con la moto di Zayn. Scesi velocemente ed altrettanto salii le scale, aprendo la porta di casa come una furia e precipitandomi al caldo del mio appartamento.
“Sono a casa!” urlai.
“Ciao piccola, appena in tempo – disse Niall – la mia lezione con Claire inizia tra dieci minuti, posso ancora farcela”
Annuii, buttando la borsa sul divano e togliendomi le scarpe.
“Vai tranquillo Niall, ci siamo qui noi con Jj”
Niall annuì, per poi realizzare ciò che avevo detto e tornare indietro di qualche passo, guardandomi confuso.
“Noi? Che significa noi?”
E proprio quando Niall pose quella domanda, dalla porta ancora aperta entrò Zayn, che quanto era bello, solo Dio lo poteva sapere.
“Zayn ci farà compagnia, a me e Jj”
Zayn annuì, porgendo la mano a Niall.
“Sono Zayn Malik – ma Niall guardava male la sua mano, quasi sprezzante – non sono portatore di qualche malattia infettiva, vai tranquillo”
Soffocai una risata, mentre Niall rilassava vagamente il volto e stringeva, finalmente, la mano di Zayn.
E quanto erano diversi.
“Niall Horan, comportati bene”
Roteai gli occhi al cielo, mentre Zayn sorrideva divertito e Niall infilava la giacca, pronto per uscire di casa e dirigersi verso la Royal.
“Tornerò per mezzanotte, Harry sarà qui anche prima, nel frattempo però sono contento che ci sia qualcuno insieme a voi – Niall sorrise, riconoscente – grazie Zayn” disse infine, e mi sembrò di sognare: ero orgogliosa del mio Niall.
Chiusi la porta e mi voltai verso casa, rendendomi conto che non avevo ancora visto Jj.
“Bimbo! Avanti, vieni qui!” lo chiamai, urlando.
“Helena!” urlò lui, di rimando.
Lo vidi correre felice per il corridoio, così sorrisi istintivamente, ma quando Jj vide Zayn affianco a me, lanciò un urlo di terrore, rintanandosi nella nostra camera. Così roteai gli occhi al cielo, sbuffando per la teatralità del mio fratellino.
“Bimbo, non sei divertente”
“Gli piaccio” disse Zayn, ironico.
“E nemmeno tu” dissi a Zayn.
“Io non ci vengo di lì!”disse Jj, dalla mia camera.
“Oh, invece sì che ci vieni, avanti, fai il bravo pirata coraggioso”
Zayn mi guardò scettico, sorridendo divertito.
“Pirata?” domandò, stranito.
“Adora Jack Sparrow” mi giustificai, con un’alzata di spalle.
Camminai lungo il corridoio, appoggiandomi alla porta della nostra camera, dove Jj si era nascosto.
“Zayn è nostro amico, bimbo, lui non ti farà del male” cercai di tranquillizzarlo.
“Me lo prometti?” mi rispose, con la sua vocina dolce.
Così sorrisi, teneramente.
“Te lo prometto”
Vacillante e non ancora del tutto convinto, Jj aprì lentamente la porta, guardando di sottecchi la figura di Zayn.
“È venuto per giocare insieme a noi, come Harry e Niall”
Jj mi guardò incerto, ed io annuii, continuando a sorridere. Vidi Zayn rannicchiarsi a terra, con un bel sorriso in volto. Così mio fratello prese coraggio e camminò verso di lui.
“Ciao, tu chi sei?” gli domandò, con l’ingenuità che solo un bambino poteva riservarti.
“Sono Zayn”
“E perché hai tutti questi segni in faccia? Ti hanno picchiato?”
Zayn continuava a sorridere, ed io li ammiravo appoggiata allo stipite della porta. Lo sguardo di Zayn era dolcissimo nei confronti di Jj, sembrava stesse guardando la cosa più bella del mondo, la pietra più preziosa, la donna più bella.
“Sono un pugile, ti piacciono i pugili?”
Jj annuì frenetico, felice di quella risposta.
“Preferisco i pirati, ma anche i pugili mi piacciono – concluse sorridendo – tu sei come Rocky, vero?”
“Una specie” Zayn annuì, ridendo.
“E ti piace la mia sorellina?”
“Sì – disse – mi piace molto”
“E lei sorride insieme a te?”
Non so perché, ma i miei occhi diventarono lucidi: Jj mi vedeva sorridere di rado, e non era giusto. Anche lui stava crescendo troppo in fretta, ed io non volevo.
“Sì piccolo, lei sorride” annuì Zayn, guardando me, però.
“Allora puoi restare – sentenziò infine Jj – per sempre”.





 
Bonjour
ma buongiorno :)
Taylor, come al solito, mi ha ispirata per scrivere questo capitolo dsfd
non so voi, ma io sono innamorata di Fearless, la canzone e l'album in generale..
comunque, non sapete quanto mi piaccia scrivere le parti con Zayn e Jj sfhsdfg
Zayn io ce lo vedo dolcissimo con i bimbi, voi no?
e finalmente Niall accetta Zayn, anche Harry e Jean riusciranno ad accettarlo? lo scopriremo martedì sdhfdg
vi amo, addio <3

 




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Capitolo 9
*** My baby ***





 
(9)

My baby


Jj si era abituato alla presenza di Zayn in casa, anzi, a dirla tutta, non mi sembrava dispiacergli più di tanto. L’avevo piazzato davanti alla TV in sala, sul tappeto morbido che Harry gli aveva comprato per Natale: era blu, ovvero del suo colore preferito. Mi scappò un sorriso, guardandolo.
“Perché sorridi?” mi chiese Zayn, in piedi nella mia cucina.
“Per il mio bimbo” risposi, con un’alzata di spalle.
Così sorrise anche lui, ed io scossi la testa, riacquistando un’espressione da persona intelligente, dato che avevo acquisito le sembianze di una sottospecie di ebete.
“Vuoi qualcosa? Un the caldo, una cioccolata, qualsiasi cosa – ma poi ci pensai su – no, aspetta, probabilmente ho detto una cazzata e la cioccolata calda l’ha finita Niall stamattina, sai, compriamo le scatole di Ciobar, Jj ne va matto ma poi i ragazzi le finiscono sempre prima che lui possa..”
Mi fermai, perdendomi in quel fiume di parole senza capo né coda, quando sentii il calore del corpo di Zayn accanto al mio.
“Sto bene così, grazie, nessuna cioccolata calda per stasera” m’interruppe, pacato.
Mi voltai verso di lui, trovandomi a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Non volevo guardare la sua bocca, mi avrebbe presa per una cretina, ma i miei occhi smisero di darmi ascolto, posandosi proprio su quelle labbra scolorite, e sempre più rovinate.
“Ok” sussurrai, con la gola secca.
Così Zayn scoccò uno dei suoi sorrisetti, che di certo non mi avrebbe aiutato. Così decisi di uscire da quella complicata situazione e sedermi su una delle sedie della cucina, intorno al tavolo, decisa a darmi una calmata.
“Helena, vuoi un bicchiere d’acqua? Stai male?” mi chiese lui, vagamente divertito.
“Eh? No! Perché?” domandai, allarmata.
Ma che diamine mi stava prendendo? Mi tolsi il suo cappello, posandolo sul tavolo, per poi passare una mano tra i miei capelli, rendendomi conto che un bicchiere d’acqua fresca mi avrebbe fatto davvero bene. Avevo il fiato corto, il cuore mi batteva a mille e le gambe mi tremavano: sensazione che provavo solo dopo otto ore continue di allenamento con Claire.
“Così, chiedevo” disse semplicemente, scrollando le spalle.
Mi chiesi se avevo appena evitato una bella figura di merda davanti a Zayn, o se ne fossi appena stata protagonista. Decisi di ignorare quella stupida parte del mio cervello che premeva per la seconda risposta.
“Vuoi sederti?” gli chiesi.
Zayn annuì, prendendo posto di fianco a me, guardandosi intorno.
“È bello qui” disse poi.
“Stai scherzando?” chiesi, scettica.
Ma Zayn scosse la testa, contrario.
“Beh, il tuo concetto di bello dev’essere differente dal mio, allora”
“Una casa per essere bella non deve essere per forza enorme, con tante camere e troppi metri quadri di cui alla fine non ci si fa mai nulla – mi disse – casa tua è bella perché persino io, che la vedo per la prima volta, mi sento a casa”
“La nostra vecchia casa era molto più grande e spaziosa, avevamo anche un giardino di cui Jj andava matto – ricordai, nostalgica, torturandomi le mani posate sul tavolo – adesso viviamo in un bilocale in quattro, io e Jj dormiamo in un letto ad una piazza, ovvio, quando non si addormenta con uno dei ragazzi sul divano – chiarii - ed al posto del giardino, abbiamo una lavanderia”
Zayn posò una mano sul groviglio che erano le mie, così io alzai lo sguardo nei suoi occhi.
“Sono sicuro che Jj sta benissimo, qui con voi”
“Lo spero”
“È una grandissima responsabilità, Helena” disse lui, stringendo le mie mani.
“Lo so, infatti, mi sembra di non essere mai abbastanza” confessai.
“Te la stai cavando alla grande, Jj ti adora, si vede”
Ma come faceva ad avere sempre le parole giuste? Sapeva sempre cosa dire per tranquillizzarmi, non sbagliava mai. Così gli sorrisi, davvero riconoscente.
“Grazie Zayn, davvero” gli dissi, sinceramente.
Lui rispose al sorriso: il sorriso più candido e bello che avessi mai visto, apparteneva alla faccia livida e segnata di un pugile.
“Sono qui per questo, no?”
Zayn Malik mi stava salvando dalla mia solita, monotona e noiosa vita.
“Raggio di sole?” mi richiamò.
 “Sì?”
“Io ci sono, per qualsiasi cosa”
Lui continuava a chiamarmi ‘Raggio di sole’, ma non lo capiva che era lui, ad essere il mio raggio di sole, e non viceversa: era tutto così buio, prima di lui.
Così mi alzai dalla sedia, perché avevo bisogno di un suo abbraccio, avevo bisogno di sentire le sue braccia stringermi, ancora, ancora e ancora.
“Mi abbracci?” gli chiesi, timidamente.
Zayn si alzò a sua volta, sorridendomi.
“Non devi neanche chiederlo”
Mi fiondai tra le sue braccia, lasciando che mi stringesse forte, che cacciasse tutte le mie preoccupazioni, tutti i problemi, tutte le stupide paure. C’eravamo solo io, lui, le sue dita che accarezzavano i miei capelli, i nostri respiri..
..e Jj, che ci guardava dalla soglia della porta, con il suo pupazzo di Sullivan che i suoi cari Harry e Niall gli avevano regalato con tanto amore, in nessuna occasione precisa, solo perché avevano voglia di farlo.
“Posso anche io?” chiese con la sua vocina dolce.
Mi staccai di poco da Zayn, guardando il mio fratellino.
“Non devi neanche chiederlo, giusto Zayn?” lo citai.
“Giusto, raggio di sole”
Jj corse verso di noi e Zayn lo alzò da terra, prendendolo in braccio, ed insieme lo stringemmo in un grande abbraccio di gruppo.
“Ti faccio ancora paura?” gli chiese Zayn, guardandolo in volto, con un sorriso tenero.
Jj scosse la testa, giocando con una delle tante catenine di Malik.
“No, la mia sorellina ti vuole bene e tu la chiami raggio di sole”
Zayn annuì, continuando a stringere Jj: erano bellissimi insieme, Zayn perdeva tutta la sua durezza a contatto con l’innocenza del mio bimbo. Avrei voluto fotografarli.
“Ma perché lei è un raggio di sole, lo sai?” gli disse Zayn.
Jj annuì.
“Sì, Helena è la più bella del mondo” convenne il mio fratellino, troppo generoso.
“Sono d’accordo” disse Zayn, facendomi arrossire di trenta tonalità.
“Tu la ami?” domandò poi di getto Jj.
Vidi Zayn in difficoltà, abbozzare un sorriso, così intervenni, prima di metterlo ulteriormente in imbarazzo.
“Dannazione – imprecai a bassa voce – bimbo, io non credo che..”
“E tu?” ma Zayn m’interruppe, senza prestarmi troppa attenzione.
Jj annuì, sorridendo “E voglio che la ami anche tu, così saremo in due”
Zayn scoppiò a ridere, trascinandosi dietro anche il mio fratellino. Rimasi a guardarli sbalordita, com’è che Zayn era in grado di far innamorare chiunque di lui, in pochi minuti? Tranne proprietari di locali colmi di pregiudizi e migliori amici ricci troppo testardi, perché alla fine Niall aveva ceduto al suo fascino, proprio come tutti noi comuni mortali.
“Ti prometto che l’amerò, piccolo”
Jj annuì soddisfatto, così Zayn lo mise a terra, rannicchiandosi vicino a lui.
“Resterai per sempre, allora?” gli chiese, speranzoso.
Zayn guardò me, che me ne stavo appoggiata allo stipite della porta, senza dire nulla. Mi strinsi nelle spalle, lasciandogli la libertà di parola.
“Se il nostro raggio di sole ce lo permetterà, certo” disse lui.
Così Jj corse verso di me, tirandomi per il vestito, urlettando un po’ troppo: i vicini ci odiavano e si erano lamentati con l’amministratore del condominio parecchie volte, ma Mr. Collins aveva cuore e non ci aveva sbattuti fuori, per fortuna.
“Helena! Helena! Helena! Tu vuoi che Zayn resti con noi per sempre, vero?”
Non sapevo che dire, Zayn si era alzato e mi guardava, senza dire nulla, senza sorridere, aspettava solamente la mia risposta.
Tornai a guardare gli occhioni azzurri di Jj, speranzosi. Come potevo io dirgli di no? Era solo un bimbo, il mio bimbo.. non sapeva che cosa significasse il ‘Per sempre’.
“Ma certo” così acconsentii.
Io e Zayn scoppiammo a ridere, davanti ai salti di gioia di Jj per tutta la casa e non passarono neanche due minuti che ci aveva già coinvolti. In quella casa regnava la gioia, e ce l’aveva portata lui: quei sorrisi e quelle risate erano merito suo. Stavamo benissimo con Harry e Niall, da Dio, e gli dovevo la vita, ma con Zayn era diverso.
Ma tutto quel clima di felicità, venne interrotto dall’aprirsi della porta, che cigolava ancora molto, nonostante Ryan ed Harry avessero fatto il possibile. Il mio migliore amico riccio se ne stava sulla soglia, guardandoci.
“Ciao?” risultò più una domanda che un saluto, il suo.
“Harry! – esultò Jj, correndogli incontro e saltandogli in braccio – vieni con noi! Devi conoscere Zayn! È fantastico!”
“Ah sì? – domandò Harry, retorico – come mai questo nome non mi è nuovo?”
Harry camminò fino alla sala, raggiungendoci e posando Jj a terra.
“Harry lui è Zayn– feci le presentazioni – Zayn lui è Harry, il mio migliore amico, vive qui con noi”
I due si strinsero velocemente la mano.
“Io e te dobbiamo parlare” disse rivolto a me, con tono autoritario.
Guardai gli occhi verdi di Harry senza dire nulla: lui sembrava parecchio arrabbiato. Così acconsentii.
“Jj, ti va di giocare insieme a me mentre loro due parlano di cose noiose e da grandi?” gli propose Zayn, che doveva aver capito la situazione.
“Sì, loro sono noiosi, ti piace Super Mario?” gli chiese Jj, euforico.
“Certo che mi piace, a patto che tu mi faccia vincere – disse Zayn scherzando – andata?”
“Andata!”
I due si scambiarono un cinque e sparirono sul pavimento della sala, sul tappeto di Jj, mentre Harry mi trascinò in camera. Accese brusco le luci, sbattendo poi la porta. Lo guardai togliersi la giacca marrone, e poi notai che quel giorno portava una fascia tra i capelli, come piaceva a me.
“Come sta Mad? Niall mi ha detto che ha avuto un contrattempo” dissi io, per interrompere il silenzio pesante che si era creato.
“Sta bene – rispose Harry sbrigativo – ma non è di questo che dobbiamo parlare, e tu lo sai”
“Harry, non c’è bisogno che tu dica nulla  - premisi – Niall lo ha conosciuto e non ha avuto niente da dire, anzi, è stato contento che mentre voi due non c’eravate ci fosse lui, insieme a noi”
Harry continuò a guardarmi, serio.
“E tu ti aspetti che io ti permetta di continuare a vederlo e portarlo in casa? Con Jj? – domandò, retorico – non se ne parla neanche”
“Non ho bisogno del tuo permesso, Harry, pensavo che tu capissi”
“E capisco, capisco anche troppo – continuò, duro – non voglio neanche immaginare la reazione di Jj, nel vederlo”
Harry Styles era una fottuta spia dell’FBI.
“Ho indovinato, non è vero?” disse, interpretando la mia espressione ed il mio silenzio.
“È stata una reazione iniziale” mi giustificai.
“Che ha fatto? Ha urlato? È scappato? Si è nascosto?”
Io annuii “Tutte e tre insieme, caro Mr. Styles”
Harry ridacchiò, perché io e lui non ce la facevamo a rimanere arrabbiati l’uno con l’altro.
“La teatralità di quel bambino m’inquieta ogni giorni di più”
Ci guardammo entrambi per qualche istante senza dire nulla, dopodiché scoppiammo a ridere, senza un valido motivo.
“Ma come faccio ad arrabbiarmi con te? – disse, mentre mi stringeva in un abbraccio dolce e caldo – te ne stai lì a fissarmi, con quei tuoi occhioni, sei sleale, lo sai?”
Mi staccai di poco da lui, per guardarlo negli occhi.
“Perché ce l’hai con lui? Non lo conosci neanche, Harry” ripresi l’argomento, giocandomi la carta ‘vocina dolce’.
Harry roteò gli occhi al cielo.
“Ma si può sapere perché è tanto importante per te questo pugile? Dannazione, fa paura persino a me con tutti quei segni sulla faccia!”
“È un ragazzo meraviglioso Harry, dovresti conoscerlo, sono sicura che andreste davvero molto d’accordo” sostenni.
“Io ed il pugile?” chiese Harry, guardandomi scettico.
“Sì Harry, tu ed il pugile – ripetei decisa, ancora tra le sue braccia – promettimi che ci proverai”
“Ma a fare cosa?”
“Ad andare d’accordo con lui, cretino!”
“Ok, ok.. mi preoccupo solo per te, un pugile è roba pericolosa, piccola”
Scossi la testa, convinta.
“Non Zayn”
“Come ti pare – Harry mi scoccò un bacio sulla fronte, lasciandomi andare – ci proverò, ma non ti assicuro nulla”
Lo guardai male, per poi intrecciare le mie dita alle sue e camminare verso il corridoio. Se avevo convinto Harry, potevo farlo anche con Jean.
“Harry! Helena! – urlò Jj vedendoci tornare, correndoci incontro – ho battuto cinque volte Zayn a Super Mario, è anche più schiappa di te, Harry!”
Harry guardò male il mio fratellino, per poi posare gli occhi sulla figura di Zayn, apparsa dietro Jj.
“D’accordo Jj, adesso è ora di andare a dormire” disse Harry.
“Ma non vuoi conoscere Zayn? – si oppose Jj – lui è un pugile, come Rocky! Potremmo comunque trovargli un ruolo come pirata, Harry?”
Harry ci pensò su, guardando prima me e poi Zayn. Stava scegliendo se provarci, oppure no. Ma poi sorrise al piccolino, accarezzandogli giocosamente i capelli.
“Io credo di sì, capitan Jack Sparrow”.

 





 
Bonjour
ciao bellissime :)
premettendo che questo capitolo è corto, lo so..
ma cos'abbiamo? il consenso di Harry e Niall yeee
e quanto è dolce Zayn con Jj? vi giuro che mi sciolgo a scrivere le loro scene jsdhgdfhg
comunque volevo avvisarvi che ho finito i capitoli pronti, e che dovrò darmi da fare..
da domani sarò praticamente in vacanza, perchè avrò finito interrogazioni e verifiche varie, un bel 'yea' per me sfdfdf
la quarta superiore sfianca, aiuto
comunque mi metterò all'opera e scriverò un sacco di capitoli per voi :) :) :)
e niente, vi amo, godetevi Harry sfjsdhfsh LO AMO SANTO DIO 
addio.





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Capitolo 10
*** Stay alive ***


 
(10)

Stay alive
 

“Posso venire anche io? Eh? Eh? Ci posso venire?”
Era da due ore che Jj continuava così, e le mie orecchie avevano iniziato a chiedere pietà un’ora e cinquantanove minuti prima. Harry camminava come un supermodello con qualche sacchetto sulle braccia, mentre Jj era arrampicato su Niall, da brava scimmietta che era.
“No che non ci puoi venire – dissi io sbrigativa, legandomi velocemente i capelli in un brutto chignon – Harry, glielo dici anche tu che non ci può venire? Magari ti ascolta!”
“Jj, non è un posto per i pirati per bene, quello lì” tentò di convincerlo il mancato fotomodello di Abercrombie con tanto di giaccone lungo beige, maglietta bianca con scollo a V, fascia tra i capelli e Rayban neri a coprirgli gli occhi: gli mancava solo una musichetta di sottofondo, e poi avrebbe tranquillamente potuto partecipare a qualsiasi cast e vincerlo, per quanto era bello.
“Ma io non sono un pirata per bene – ribattè Jj, distruggendo l’irlandese – io sono capitan Jack Sparrow”
“Che – intervenne Niall, mettendolo giù, una volta arrivati davanti alla Royal – è il pirata per bene d’eccellenza”
Jj lo guardò arreso, sbuffando.
“Ma io non  lo sapevo, uffa, significa che non posso venirci davvero?”
Scossi la testa, rannicchiandomi davanti a lui, per raggiungere la sua altezza.
“Zayn mi ha detto che vincerà per te” gli confidai, lasciandogli un bacio sulla guancia.
Così il mio fratellino tornò a sorridere, abbracciandomi di slancio.
“D’accordo – dissi alzandomi – Niall, tu entri con me?”
Annuì, anche se di fatto non aveva lezione, ma Niall sapeva come stavano le cose in quel periodo tra me e la Royal Ballet School: avevo bisogno del suo appoggio.
“Allora io porto Jj a casa, oggi è domenica, giusto? – domandò Harry, ed io annuii – e tutti noi sappiamo cosa io e questo marmocchio facciamo la domenica, non è vero?” la domanda si spostò a Jj, che sorrise entusiasta.
“Biscotti e cioccolata calda!” urlò, forse troppo.
Harry annuì sorridendo, porgendo la mano a Jj, che acchiappò prontamente.
“Ciao Niall, ciao Helena” ci salutò poi con la manina, mentre noi ricambiavamo.
“Lasciami qualche biscotto!” gli urlò Niall, mentre si erano già incamminati.
“Sarà fatto!” urlò il piccolo di rimando, con la sua vocina che metteva di buonumore tutti.
Guardai Harry e Jj allontanarsi verso la strada di casa, ed un sorriso si dipinse spontaneo sul mio volto. Dopodiché sentii il braccio di Niall circondarmi le spalle.
“Andiamo?”.
 
“No, no, no e no! Sebastian, vai a riposarti, Helena – disse Claire, guardandomi dritto negli occhi – dobbiamo parlare”
Sbuffai, sistemandomi le scarpette ed alzandomi da terra. Mentre mi dirigevo verso di lei, in un angolo della sala prove, mi asciugai il sudore sulla fronte con una mano: ero abituata a lavorare anche la domenica, ma Claire stava facendo un po’ troppo la stronza in quel periodo.
“Che c’è, Claire?” le domandai.
“E me lo chiedi? – mi chiese lei, retorica – ci sarebbe da domandarsi se c’è davvero qualcosa che funzioni, in questo numero”
Cercai gli occhi azzurri di Niall, ma quando li trovai, Claire mi afferrò il viso con una mano, facendomi voltare nuovamente verso di lei.
“Guardarmi quando ti parlo” sussurrò.
“So io cosa non funziona, in questo dannatissimo numero”
“Certo, anche io – ribattè lei – vediamo se la pensiamo allo stesso modo”
“Sebastian – sparai a secco – se ne deve andare e Niall deve prendere il suo posto, ti prometto Claire, che il numero sarà impeccabile”
Claire scosse la testa, contraria.
“Il problema non è Sebastian”
“Sono io?”
“No Helena, non sei neanche tu – disse – certo, se partecipassi a qualche prova in più al posto di uscire a divertirti con quel pugile, non sarebbe poi così male..”
Roteai gli occhi al cielo, quante volte l’avevo sentita quella frase? Lo volevano capire che non me ne importava niente di quello che dicevano? Il destino mi aveva fatto incontrare un ragazzo meraviglioso come Zayn, perché avrei dovuto rifiutare quel dono?
“Quindi il problema è Zayn?” ritentai.
“In parte – ammise - Seb! – poi richiamò quel “ballerino” – ho bisogno di entrambi, per comunicarvi qual è il vero problema che sta alla base”
“Qualcosa non va, Claire?”
Seb si passò una mano tra i capelli, inumidendosi poi il labbro inferiore. Sì, ok, d’accordo, non sei niente male.. ma perché tutte quelle arie?
Roteai gli occhi al cielo.
“Che ho detto di male?” sbottò proprio Mr. Me La Tiro Fino Alla Morte.
“Ogni volta che apri bocca fai un disastro, Seb” lo avvisai.
“Ma perché mi odi così tanto?”
“Non prenderla sul personale – o sì? – avrei odiato chiunque si fosse messo tra me e Niall”
Niall che stava seguendo tutta la scena, mentre chiacchierava con altri ballerini.
“Niall – disse quasi sprezzante – cos’avrà di tanto speciale questo Niall, poi..”
“Tanto per cominciare non è te”
“Simpatica – ridacchiò Sebastian ironicamente – ma se non mi conosci neanche”
“E non ho intenzione di farlo” ribattei io, sarcastica.
“Ragazzi – intervenne proprio Niall che ci aveva raggiunto, dopo aver notato i toni un po’ troppo alti della discussione – c’è qualcosa che non va?”
“No, sta’ tranquillo Horan – disse Sebastian – la tua ragazza è solo più stronza del solito, oggi”
“Ehi, andiamoci piano con le parole, d’accordo?”  si frappose Niall minaccioso, tra di noi.
“Ragazzi, non mi sembra il caso – intervenne poi Claire, separandoli –  ci stanno guardando tutti e la situazione potrebbe sfuggirci di mano – cercò di calmare gli animi – Niall, non c’è nulla che non va, davvero, me la vedo io”
Niall annuì, guardandomi.
“Posso andare?” mi chiese.
“Sì, grazie di essere intervenuto”
“So che te la sai cavare alla grande anche da sola, comunque” disse Niall, per poi sorridere.
Mi scoccò un bacio sulla guancia, tornando alla sua postazione originale.
“Siete una gran bella coppia”
“Di ballerini, certo” puntualizzai.
“Ah, voi non state insieme?”
“Non credo siano fatti tuoi”
“Stavo solo cercando di fare conversazione” si difese.
“Nessuno te l’ha chiesto” ribattei io, piuttosto acida, anche se non era da me: quel ragazzo tirava fuori il peggio di me.
“Helena! – sbottò Claire – non ce la faccio più a sentirvi battibeccare così! È proprio questo il problema!”
“La sua acidità? Già, lo penso anche io” suggerì Seb, mentre io gli facevo il verso.
“No – ribattè ferma Claire – tra di voi non c’è sintonia, e devo assolutamente trovare un rimedio a questo, il prima possibile”
“Rimedio? – domandai, scettica – te lo trovo subito, Claire”
“Sentiamo” disse, arresa e pronta ad accettare qualsiasi cosa che potesse in qualche modo sostituire i nostri continui litigi.
“Il rimedio è solo uno, e si chiama Niall Horan”.
 
 
 
 
 
“Dannata macchinetta del caffè! Perché funzioni solo con Louis? Cos’è, sei donna per caso? Sei attratta da lui?”
Stavo puntualmente litigando con la macchinetta del caffè, perché i battibecchi alla Royal con Sebastian non mi bastavano più.  Gli diedi qualche pugno, giusto per aggravare maggiormente la situazione già tragica.
“Helena? Tutto ok?” chiese Liam, che ormai era diventato un cliente abituale del nostro Lucky Strike, ed anche molto amico di Jean. Lo so, difficile a credersi.
Mi voltai rassegnata verso di lui, lasciando cadere pesantemente le braccia lungo i miei fianchi.
“Sai se è possibile cambiare sesso alla macchinette del caffè?”
“Non so se mi stai prendendo in giro oppure sei seria – confessò Liam – spero la prima, sinceramente”
Sbuffai, appoggiandomi al bancone con i gomiti e prendendomi il viso tra le mani: ma perché dovevo lavorare anche di domenica? Non solo le lezioni alla Royal, anche il lavoro da Jean.
“È innamorata di Louis – gli spiegai, come se fosse una cosa normale– se fosse una macchinetta del caffè di sesso maschile, forse, si innamorerebbe di me e funzionerebbe anche quando sono io ad usarla, e non solo con lui”
“Coincidenze, nient’altro” disse Liam, stringendosi nelle spalle.
Annuii, concordando con la sua soluzione razionale. Dopodiché vedemmo Louis avvicinarsi indaffarato alla macchinetta del caffè.
“Oh no Lou, la macchinetta non..” Liam tentò di avvisarlo, ma non fece in tempo, perché Louis aveva già messo mano a quella dannatissima macchinetta traditrice.
“Hai detto qualcosa, Liam?” chiese poi Louis al suo amico, che lo guardava sconcertato.
“Che ti dicevo?” gli dissi poi.
“D’accordo, ci sono due spiegazioni a tutto ciò – cominciò Liam, elencandole – o le macchinette del caffè riconoscono in Louis una specie di divinità, oppure è semplice magia nera, a te la scelta”
“Entrambe spiegazioni razionali, no Payne?” gli chiesi.
“Certo - si strinse lui nelle spalle -  che ti aspettavi?”
“Ma di che diavolo state parlando?” chiese poi Louis.
“Non parlarmi – gli risposi io, guardandolo di sottecchi – sei stato ad Hogwarts e non me l’hai neanche detto, vergogna”
“Hogwarts? Ma che diavolo..? – ma poi scosse la testa, arreso – d’accordo, ho smesso di farmi domande”
Quella era un po’ la nostra filosofia: mai farsi domande, le cose strane accadevano e le stronzate venivano dette, senza troppe domande di mezzo.
“Si batte la fiacca, qui?” intervenne Jean.
“Zitto, mi ricordi la professoressa che avevo prima di Ryan e ti assicuro che non è un bel ricordo – gli dissi, mentre ero praticamente sdraiata sul bancone – mi dava continuamente della ‘mediocre’ e della ‘nazionalista’, ma che diavolo di insulti sono?”
I ragazzi si guardarono, straniti, probabilmente chiedendosi perché fossero insieme ad una pazza furiosa come me. Poi Liam si strinse nelle spalle, tornando a leggere il giornale sportivo.
“Helena ha bisogno di uscire” decretò Jean.
“Ma non stavo battendo la fiacca?” chiesi, confusa.
“La tua sanità mentale viene prima del lavoro, piccola” mi ricordò, facendomi l’occhiolino.
Così roteai gli occhi al cielo, mentre Louis scavalcava il bancone, facendo andare in bestia Jean.
“Louis William Tomlinson..” iniziò il capo irritabile.
“..brutto nazionalista mediocre” ma io lo interruppi, consigliandoli quegli insulti.
Ma Jean mi guardò male e Liam ridacchiò sotto i baffi, posando poi il giornale sul bancone ed alzandosi a sua volta.
“A proposito di uscire – disse Lou, controllando l’orario sull’iPhone – se non ci sbrighiamo faremo tardi all’incontro di Zayn”
“Giusto”
Annuii e scavalcai a mia volta il bancone, ignorando la scenata isterica di Jean.
“Helena Barbara Nixon..”
“Sgridarci per te equivale a dire per esteso i nostri nomi, Jean?” lo canzonai, infilandomi la giacca di pelle e rintanandomi nella mia sciarpa, mentre affiancavo Liam e Louis.
“Sei sicuro di non voler venire, Jean?” gli chiese Liam.
Lui scosse la testa.
“E chi si occupa della baracca?”
“Menomale che ci sei tu” gli mandai un bacio volante, per poi prendere a braccetto Lou e Liam.
“Pronta, piccola?” mi chiese Louis.
“Prontissima”.
 
 
 
 
La Olympro era piena di gente che scalpitava. Perché le persone erano così sadiche? Praticamente non vedevano l’ora di assistere allo “spettacolo”, virgoletto il termine giusto per non entrare a far parte del circolo vizioso dei sadici, di due muscolosi ragazzi che fanno a botte. Dov’era finito il buon vecchio cinema?
“Oh guardate, c’è Zayn” ci avvisò Louis.
Ci avvicinammo a lui, senza maglietta e con i suoi soliti pantaloncini. Tra le mani teneva stretti i suoi guantoni rossi ed il viso era sempre graffiato e segnato: ma era bello comunque.
“Spacca il culo a tutti, amico” lo incitò Liam, scambiando un cinque fraterno con Zayn.
“Mi basta spaccare il culo a lui – disse indicando un ragazzo scuro di pelle seduto su di una sedia, diavolo quanto era muscoloso, faceva quasi paura – i messicani sono ossi duri”
Io me ne stavo dietro Louis, aggrappata alla sua camicia di jeans. Ma poi Zayn mi guardò, ed il suo sorriso fece inevitabilmente sorridere anche me.
“Raggio di sole, sei venuta”
Lou roteò gli occhi al cielo “Sarà meglio che ce ne andiamo Liam, quando Zayn inizia a chiamarla ‘Raggio di sole’, significa che vogliono restare soli”
Liam rise, e Zayn si avvicinò a me, senza mai interrompere il nostro contatto visivo.
“Sono contento che tu sia qui”
“Anche io – dissi, annuendo, con quel sorrisino da ebete sul viso – Jj voleva venire a tutti i costi, ma non mi sembrava il caso di portarlo qui”
Lui annuì.
“Hai fatto bene”
“Quel tipo è spaventoso - gli dissi, guardandolo – è la metà di te, praticamente”
Zayn scoppiò a ridere, voltandosi verso di lui.
“Tutti i pugili che ho incontrato fino ad ora, erano la mia metà, Helena”
“Oh – dissi, stupita – ed hai sempre vinto?”
“Sempre” disse lui, annuendo fiero di se stesso.
Ed anche io lo ero.
“Allora tieni, non possiamo correre il rischio” feci per slacciarmi la collana che mi aveva donato, ma la sua mano fermò prontamente la mia.
“Ferma – sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra – tu sei qui, no?”
“Vinci Zayn, ti prego” sussurrai a mia volta, sempre più vicina a quelle labbra così distrutte quanto belle.
“Te lo prometto”
Mi sorrise, per poi accarezzarmi dolcemente il viso con le sue dita fasciate. Appoggiò la sua fronte sulla mia, mordendosi poi il labbro inferiore. Ed improvvisamente tutte le persone accorse per l’incontro, erano sparite, c’eravamo solo io e lui.
“Zayn – ad interrompere quel momento magico, fu la voce di Ray, il suo allenatore – sei pronto? Si comincia tra cinque minuti”
Zayn non si voltò verso di lui e non si mosse di un centimetro, mentre Ray se ne stava davanti a noi, intento a fissarci, scocciato.
“Zayn! Ma mi ascolti?” urlò.
“Un ultimo consiglio?” mi chiese, mentre il suo respiro caldo s’infrangeva sulle mie labbra.
“Resta vivo”.





 
Bonjour
buondì fanciulle :)
vi comunico che da oggi sono ufficialmente in vacanza sdhfgf yee
oggi ho finito con le varie verifiche ed interrogazioni e dovrei avere solo tre materie sotto, bene dai
come si conclude per voi invece il primo quadrimestre? io sono felice, perchè ho iniziato bene il quarto anno sdfjdhs
ma let's talk about the chapter..
so di aver palesemente copiato l'ultima parte da 'catching fire' ma, who cares?
e quando Helena parla della sua professoressa, quella prima di Ryan, sappiate che stavo parlando della mia ajhgas
siamo una classe di mediocri, d'altronde.
no dai, saluto la mia classe, anche se non sapranno mai che li ho salutati dfhds
comunque, siamo al decimo capitolo ed io non ho la minima idea di quanti altri ce ne saranno, cioè boh
vi amo, addio <3<3
p.s: che conclusione brusca

p.p.s: quant'è bella Cara?
 



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