He's dead.

di Juliet97
(/viewuser.php?uid=325881)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Are you..? ***
Capitolo 2: *** I can't believe. ***
Capitolo 3: *** White roses. ***
Capitolo 4: *** Good morning, sweetheart. ***
Capitolo 5: *** Hi brother! ***
Capitolo 6: *** Where are they? ***
Capitolo 7: *** Sooner or later.. ***
Capitolo 8: *** I didn't want this, I'm sorry. ***
Capitolo 9: *** I will never forget their songs. ***
Capitolo 10: *** My girlfriend. ***
Capitolo 11: *** Jealousy. ***
Capitolo 12: *** New friend. ***
Capitolo 13: *** Where is Harry? ***
Capitolo 14: *** He's back. ***
Capitolo 15: *** Mysterious guy. ***
Capitolo 16: *** Nobody, hates them. ***



Capitolo 1
*** Are you..? ***


Due anni. Due anni dallo scioglimento della band, nessuno ne sa il motivo, se non noi.
Avevamo deciso di non dire nulla alle Fans per non provocare dolore, ma eravamo consapevoli che prima o poi, avrebbero scoperto tutto.
Consapevoli anche del fatto che ci avrebbero odiato, ma noi, lo avevamo fatto per lui

...

Il lavoro mi attendeva come al solito, a ricordarmelo fu quella dannatissima sveglia che non fa altro che suonare ogni mattina alle 6, a parte la domenica. Ho diciannove anni e faccio la modella, è un lavoro piuttosto faticoso e viaggio spesso. Vivo da sola vicino al centro di Londra, vicino alla sede nel quale lavoro. Non era nei miei piani diventare un inquilina di un piccolo appartamento e per di più sola, ma odiavo star sulle spalle dei miei genitori. Quella mattina avrei avuto un servizio fotografico, per il resto giornata libera e non vedevo l'ora di terminare tutto. 
"Ancora qualche foto e.. Abbiamo finito, puoi andare Jess!"
Finalmente avevo del tempo libero da dedicare a casa, erano settimane che non pulivo e la mia stanza era sottosopra. Poggiai le chiavi dell'auto sul solito marmo del salotto e mi lasciai cadere sul divano. Iniziai a rimuginare quella che era stata la mia adolescenza. Ero così felice all'età di sedici, diciasette anni, non che ora non lo sia, anzi il contrario. Sto bene, ho un lavoro, ma non ebbi mai avuto possibilità di realizzare il mio sogno e mi detesto per questo. La mia camera era ancora tappezzata dei loro poster, i loro CD e i loro libri. Avevo tutto di loro, tranne che un biglietto per andare a vederli, ma a quei tempi la mia famiglia economicamente non poteva accontentarmi in questo. 
"Mm.. Credo sia arrivato il momento di togliere tutto!"
Piano piano iniziai a staccare i poster dal muro, piegandoli e posandoli in uno scatolone che avevo lì da tempo, ma non avevo mai trovato il coraggio di togliere quei fogli dalle pareti. Presi i CD e i libri pulendoli dalla polvere formatasi dal troppo tempo senza averli mai usati e poggiai anch'essi nello scatolone. Chiusi tutto e uscii di casa chiudendola con le chiavi. Mi faceva male buttare tutto, ma ormai era passato, e non potevo continuare a rimanergli stretta. Dovevo andare avanti, anche col rimpianto di non aver mai realizzato ciò che più desideravo al mondo da ragazzina. Nessuna delle fans sapeva il vero motivo del loro scioglimento. Avevo deciso di seppellire questa mia angoscia, a casa della mia migliore amica, anche lei vecchia fans dei One Direction. A lei non dispiaceva affatto guardare le loro vecchie cose, quindi si offrì gentilmente di tenere anche le mie con sé.
"Ciao Jess, vieni entra!"
Porsi il mio scatolone a Ludmilla. Ormai avevo deciso, loro erano il mio passato. 
"Jess.. scopriremo mai il vero motivo?"
"Suppongo di no Ludmi! Sono passati due anni e non si è mai saputo nulla, sono spariti!"

A differenza mia lei aveva avuto la possibilità di poterli vedere e anche di parlarci, probabilmente ne soffriva più di me, ma nessuno aveva colpa, loro erano spariti, e sicuramente avevano perso anche i contatti tra di loro. 
"Io vado, prenditi cura delle mie cose, nonostante tutto ci tengo ancora!"
L'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento, era di andare ad uno Starbucks più vicino ed ingozzarmi di dolci e bevande calde. Non mi era concesso dato il mio lavoro, ma di nacosto facevo di tutto e di più con il cibo. Ordinai forse una colazione che avrebbe potuto sfamare un intero esercito militare, ma avrei mangiato tutto come al solito. Incominciai a riempire il mio stomaco con le brioches al cioccolato, le mie preferite, aspettando l'arrivo del caffè e cose varie. 
"Attenta a non diventare una mongolfiera, dolcezza!"
Alzai lo sguardo per vedere in faccia chi aveva osato interrompere la mia colazione, ma non potei arrabbiarmi. La brioches mi cadde dalle mani senza nemmeno accorgermene. Sotto quel cappellino azzurro che adoravo tanto ai tempi, si nascondevano dei ricci castani, come sotto a quei Ray Ban si nascondevano degli occhi verde smeraldo.
"Sei.. sei tu?"

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I can't believe. ***


Ero convintissima che fosse lui, Harry Styles. Adoravo immensamente quando sui social network uscivano delle sue foto con quel cappellino, a lui ogni cosa, ogni abbigliamento stava bene. Lui era perfetto per fare il modello. 
"Che intendi?"
Non era Harry. Mi ero sbagliata, era mio fratello Matt. Ha sempre avuto qualche cosa in comune fisicamente con Harry, glie lo dicevo sempre quando ero più piccola. 
"Mi hai confuso ancora con quello? Ooh andiamo Jess, dimenticali! Sono passati due anni cazzo!"
"Zitto, non puoi capire quello che provo!"

Ha sempre odiato i One Direction, e ha sempre odiato Harry Styles. Lo vedeva come un rivale in fatto di bellezza, credeva che fosse meglio di lui, e si arrabbiava sempre quando dicevo che avrei preferito avere Harry come fratello che lui. Sinceramente non ho mai capito questo suo accanimento contro di loro, e forse non lo capirò mai. Delle volte è stata anche colpa sua se non ho mai avuto possibilità di poterli vedere, perché quando convincevo mamma e papà a comprarmi il biglietto, lui trovava sempre delle scuse per protestare e per convincere i miei nel contrario. Non dimenticherò mai il giorno in cui litigai con lui per aver protestato, anche perché subito dopo scoprii che quello fu l'ultimo loro concerto.

.Flashback.

'Eddai papà, ti prego! Mamma diglielo anche tu!'
Stavo cercando disperatamente di convincere i miei genitori a mandarmi al concerto della boyband più famosa del momento, e ce la stavo facendo. Lo sguardo di mio papà si posò sul mio, supplicante e stanco di continuare a piangersi addosso. 
'Che dici caro, la mandiamo?'
'E va bene mi hai convinto!'

All'udire la sua conferma iniziai a saltare come una matta per la gioia, finché non si intromise mio fratello, quello che vedevo come mio nemico in quel momento. Sapevo che stava per protestare, e sapevo che avrebbe convinto mio papà a cambiare idea e non mandarmi, speravo solo non ci riuscisse.
'Mandi una diciassettene in mezzo a tanta folla? Papà pensaci è ancora piccola per queste cose!' 
'Mi sa che hai ragione, tesoro andrai un altra volta!'

Ed ecco che nuovamente il mondo mi crollò addosso, e tutta la colpa ricadde su quello stronzo di mio fratello.


.Fine Flashback.

Oltre a non aver dimenticato quel giorno, non l'ho mai perdonato per essersi intromesso in una cosa che non lo riguardava. Il mio odio per lui si incimentò ancora di più quella mattina mettendosi quel fottutissimo cappellino e quei fottutissimi Ray Ban. Se il suo intento era quello di farmi provare malinconia nel pensare a lui, e a loro, beh, ci era riuscito. 
"Non cambierai mai, sei sempre il solito stronzo!"
Prima di andarmene vidi solo un sorriso beffardo sul suo volto. Lo odiavo, lo odiavo da morire. Se un giorno di questi fosse morto, mi sarei messa a ballare sulla sua tomba dalla felicità. Non era cosa da fare in un cimitero e per di più su un defunto, ma lui era l'eccezione. 
"Perché? Perché si sono sciolti? Perché cazzo?"
Era ormai la domanda che mi ponevo da due anni e mezzo quasi. Dopo quella loro conferenza alla tv, non si seppe più nulla. Solo di una cosa ero certa, in quella conferenza, uno di loro mancava, e i loro volti erano inguardabili. Prima o poi, anche se più poi che prima, avrei scoperto tutto. Loro erano la cosa più bella che avessi potuto avere a diciassette anni. Mentre mi chiedevo insistentemente quella domanda nella mia testa, mi sfogavo con un sacco appeso nella piccola palestrina di casa mia. Ero solita utilizzarlo per sbollire i miei bollenti spiriti. 
Mi appoggiai al muro e mi lasciai cadere a terra sfinita, stavo male, e loro non c'erano più a confortarmi, se non le loro vecchie canzoni su internet, ma quelle canzoni mi provocavano tristezza e malinconia. Cercai il video della loro ultima conferenza, e lo trovai.

'Noi, abbiamo richiesto questa conferenza stampa per annunciare il nostro ritiro dal mondo della musica, e lo scioglimento della band. Non possiamo e non vogliamo darne i motivi, questa è la nostra scelta'

Quelle furono le ultime parole di Louis Tomlinson, prima del termine del video. Spensi tutto e andai a letto senza cenare. Almeno la notte la mia mente era libera da questi pensieri. 
*bipbip**bipbip*
Spensi la sveglia scaraventandola contro il muro, avevo sonno e la voglia di alzarmi di domenica alle otto era pari a zero. Scesi dal letto, e inciampando nei mie stessi piedi come un'idiota. Lavai la faccia con l'acqua gelata per svegliarmi del tutto, ma quello che mi svegliò più dell'acqua furono i pugni sulla mia porta di casa.
"Apri sta fottuta porta Jessica, è urgente!"
Riconobbi la voce di Ludmilla dalla cucina, mi stupii del fatto che si fosse alzata alle otto di mattina della domenica tra l'altro, lei che dorme sempre fino a pomeriggio inoltrato. Mentre legavo i capelli mi diressi alla porta, non feci in tempo ad aprirla che lei era già nel mio salotto che gridava come una forsennata.
"La vuoi smettere di urlare? Mi stai urtando i timpani Ludmilla!"
Era agitata più del solito e in mano aveva un giornalino, uno di quelli che vendono le cartolerie per adolescenti, con sopra i vip del momento. Mi porse quel libretto piccolo puntandomi con l'indice il punto che avrei dovuto leggere.
"Da qua, fa vedere!"
Harry Styles era stato visto salire sul London Eye. Com'era possibile? Lui non era più a Londra da tempo ormai, si sapeva del suo ritorno nella sua città natale, come anche gli altri del gruppo del resto. Quel giornalino lo feci finire dritto dritto nel cestino insieme al resto del pattume. Ero stufa di tutte quelle stronzate che giravano sul loro conto. Non avrebbero alcun motivo di tornare a Londra. 
"Ma che fai stupida? Perché l'hai buttato?"
"Smettila di leggere quelle cose, sono tutte fesserie!"

Con quelle parole, immaginavo che l'avrei ferita, ma non poteva essere possibile che uno dei ragazzi fosse tornato a Londra. Lo avrebbe riconosciuto chiunque passasse per le strade, un vecchietto si sarebbe reso conto di chi fosse. Feci capire alla mia migliore amica di voler restare sola, e così fece, se ne andò senza nemmeno salutarmi con la testa bassa. Soffriva, ma non era l'unica. Non capiva che farmi leggere quelle cose mi faceva solo del male, non capiva quanto tempo ci ho messo per liberarmi delle loro cose perché troppo attaccata ai loro ricordi, non capiva niente e questo mi provocava solo ed esclusivamente rabbia, nonostante quell'articolo mi avesse provocato qualche dubbio. Mi vestii per uscire un po' di casa e respirare aria, ma non trovavo le scarpe, dannate Blazer. Solo dopo mezz'ora di ricerca mi ricordai di averle lasciate sul pianerottolo di casa. Le misi ed uscii dal condominio. Quella mattina l'aria era più fredda del solito, tanto farmi chiudere nel mio piccolo cappotto nero. Mi comportai male con Ludmilla, volevo togliermi quel dubbio. Andai alla biglietteria per chiedere al bigliettaio se la notizia fosse vera, era sciocca come cosa da fare, ma se fosse stato vero, per una volta nella vita non mi sarei arresa e lo avrei cercato. 
"Salve, mi scusi vorrei un informazione!"
"Vuole sapere se il giovanotto della band è stato qui? Si è stato qui!"

Non potevo crederci, quello stupido giornalino aveva scritto una cosa vera per la prima volta, lui era a Londra. Il mio sguardo rimase imbambolato per qualche secondo sulla grande ruota panoramica, finché non mi girai di scatto e iniziai a correre senza nemmeno ringraziare il signore per la notizia. Avevo trattato male l'unica persona che poteva capire il mio stato d'animo, non le avevo creduto e la stavo facendo soffrire, per rimediare, potevo solo chiederle scusa. Mi sedetti sul tavolo di un piccolo bar del centro, l'unico tavolo libero. Ordinai solo dell'acqua, giusto per poter star lì seduta. 
"Posso sedermi?"
Alzai lo sguardo sperando di non trovarmi di nuovo quel depravato di mio fratello davanti, e a quanto pare le mie preghiere furono ascoltate. Era lui, ne ero sicura. Non aveva ne occhiali, ne cappelli. I suoi ricci erano scompigliati, come due anni fa, i suoi jeans neri leggermente strappati alle ginocchia con i suoi stivaletti marroni. 
"Non ci posso credere!"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** White roses. ***


Mi sentivo morire dentro. Sentivo che avrei pianto da un momento all'altro. Non avevo mai avuto la possibilità di poterlo incontrare quando cantava, e sicuramente non mi sarei mai immaginata di trovarmelo davanti in un piccolo bar del centro di Londra, a chiedermi se poteva sedersi al mio tavolo. Spostai lo sguardo sugli altri tavoli, ed effettivamente erano tutti pieni e stra colmi di gente, probabilmente voleva sedersi al mio tavolo perché era l'unico vuoto e con solo una persona. Era lì ancora in piedi a fissarmi perplesso ad aspettare una mia risposta alla sua domanda, che nemmeno ricordavo.
"Come, scusa?"
Mi sorrise leggermente, quanto tempo era passato dall'ultima volta che vidi le sue due bellissme fossette tramite uno schermo di telefono o computer, tanto, troppo. 
"Ti ho chiesto se.. posso sedermi qui! Gli altri tavoli sono tutti occupati e.."
"Si, si fai pure!"

Si sedette di fronte a me osservando tranquillamente il menù dei dolci. Li scrutava tutti uno ad uno, iniziavo a pensare che fosse piuttosto goloso di cose del genere, un po' come Niall. Già, Niall, chissà che fine avrà fatto anche lui. Ero indecisa se dirgli del mio passato da fan sfegatata della sua band, o rimanere nell'oscuro per non stargli addosso. Optai per la seconda opzione, rimanere nell'oscuro e non informarlo della mia passione per loro, forse mi avrebbe aiutato a scoprire il motivo del loro scioglimento. Continuavo a giocherellare col mio iPhone sul tavolo senza dire nulla, era molto imbarazzante, soprattutto era difficile far finta di averlo riconosciuto. Lo vidi estrarre dalla tasca il suo telefono e scorrere il dito sul touch-screen. Ero curiosa di sapere cosa stesse leggendo, ma il suo tono infastidito da qualcosa fece placare la mia curiosità.
"Basta!"
Lo guardai perplessa con gli occhi leggermente sbarrati. Non capivo nulla del suo comportamento e sicuramente non avrebbe spiegato la sua rabbia ad una sconosciuta. 
"Perdonami, non volevo spaventarti! Io sono Harry!"
Tra me e me pensai 'si so chi sei' ma rimasi zitta e gli sorrisi porgendogli la mano sussurrando lievemente un 'Jessica'. Io stessa mi stupivo del come riuscivo a tenere a freno la mia voglia di abbracciarlo e dirgli quanto mi manca sentire la sua voce anche solo dietro un computer, cantare, fare quegli acuti che solo lui era in grado di fare. Fu lui a continuare la conversazione chiedendomi l'età, se studiavo o meno, finché non arrivò il mio turno.
"E tu? Che lavoro fai?"
Si irrigidì a quella domanda, ne seppi anche il motivo, ma volevo saperne di più. 
"Io? Beh ecco, lavoro con mio papà! Ha un'officina qui avanti!"
Bugiardo. Fu tutto quello che pensai. Insomma, pensava davvero che non sapevo chi fosse? Sapevo perfettamente di essere stupida, ma non ingenua del tutto.
'Mamma mamma, ma quel ragazzo non è Harry Styles?' 
Stavo per rivolgergli nuovamente la parola, ma appena mi girai verso di lui era sparito. Mi guardai attorno e solo dopo poco mi accorsi che la sua sagoma correva verso chissà quale meta. Quella bambina lo aveva riconosciuto, e quanto pare, lo aveva infastidito molto. Ero indecisa se raccontarlo a Ludmilla, anche se in quel momento non mi avrebbe rivolto la parola nemmeno se mi stessero per investire sotto un tram, e aveva ragione. Feci comunque un tentativo e mi diressi verso casa sua nonostante il freddo polare. Suonai e venne ad aprirmi un ragazzo, supposi fosse il fratello che non ebbi mai conosciuto in tanti anni della nostra amicizia. 
"Tu sei?"
"Jess!"
"Ah si, vieni entra!"

Perché lui sapeva chi era e io non sapevo chi fosse lui? Altra domanda da aggiungere alla lista delle domande senza risposta. Mi fece accomodare gentilmente sul divano, da quello che avevo capito si chiamava Federico. Già, loro sono italiani, come dimenticarlo. Ludmilla non arrivava, ormai l'attendevo da più di mezz'ora nel salotto di casa sua, finché la porta del bagno non si aprì, e ne uscì lei con un asciugamano sulla testa e dei pantaloncini da calcio.
"Ah, ciao! Non sapevo fossi qui!"
"Volevo chiederti scusa per sta mattina, e parlarti di una cosa!"
"Dammi due minuti e sono da te!"

Sorrise lievemente e andò in camera sua, probabilmente conoscendola a pettinarsi i suoi capelli, che da bagnati erano a dir poco favolosi. Nell'attesa buttai l'occhio di nuovo sul giornalino che mi fece leggere qualche ora prima, lo ripresi tra le mani e con un groppo alla gola decisi di terminare l'articolo scritto su Harry. I giornalisti commentavano il suo ritorno come un voler riprendere la sua carriera da solista a Londra, quella sicuramente era si una stronzata di quelle grosse, ero convinta che Harry non avrebbe mai fatto un torto del genere ai suoi vecchi compagni di gruppo, era troppo legato a loro, e nel profondo ero sicura che lo fosse ancora. 
"Tutto d'un tratto ti interessa quel giornalino?"
La voce di Ludmilla mi smosse dai miei pensieri, che mi fecero riposare quel libretto sul tavolino.
"L'ho visto, e avevi ragione!"
Come al solito, iniziò a chiedermi i dettagli di quel momento, e come fosse possibile il suo ritorno, il perché. Ma quelle domande doveva porgerle a lui, non di certo a me che più che fingere di non averlo riconosciuto non avevo fatto. Mi credette sulla parola, cosa che pensavo fosse impossibile, ma fu il contrario. Si offrì gentilmente di ospitarmi a cena assieme a suo fratello e lei, visto che sono sempre soli durante il giorno. Accettai volentieri, anche se la mia testa era da tutt'altra parte e non sicuramente in casa sua. La ringraziai dell'invito e per aver accettato le mie più devote scuse e uscii da casa sua per andare a fare un giro. Mi metteva una certa ansia addosso quella zona alla sera, ma mi ero abituata ormai. Camminavo tranquilla, quando una mano si posò sulla mia bocca trascinandomi in un vicolo cieco. Avevo il cuore a mille, iniziai a pensare alle peggio cose che sarebbero potute capitarmi. Il personaggio del quale ancora non avevo visto il volto mi sbattè contro il muro, togliendosi il cappuccio. Harry.
"Dimmi una cosa! Oggi, cos'hai pensato quando mi hai visto?"
La mia testa era contro il muro, in mezzo alle sue braccia appoggiate anch'essi al muro. Mi faceva paura, non pensavo mai di poter conoscere quel lato oscuro di lui, i suoi occhi non erano verdi, erano neri, arrabbiati. Erano pieni di tristezza e rabbia, ma non ne capito il motivo.
"Pe-perché me lo.."
"RISPONDI CAZZO!"

Chiusi gli occhi dallo spavento, era troppo aggressivo e nessuno mai mi aveva trattata in quel modo. Lui era l'ultima persona dal quale me lo sarei aspettata. Mi feci forza e cercai di rispondergli, senza fargli capire però, che lo avevo riconosciuto, nonostante avessi una voglia assurda di gridargli in faccia che si, sapevo chi fosse e che ero estremamente innamorata di lui dalla prima volta che lo vidi sulla pagina di una copertina di un giornale all'età di quindici anni.
"No-non lo so, mi hai solo detto di chiamarti Harry, io non ho idea di chi tu sia, che cosa avrei dovuto pensare? Ti prego non farmi del male!"
Appena biascicai quelle parole, i suoi occhi si spalancarono e tornarono normali, di quel verde che amavo da morire da quattro anni e passa ormai. Si mise le sue grandi mani sugli occhi, appoggiando la sua schiena al muro freddo e si lasciò cadere, portandosi le gambe al petto. Rimasi in piedi a guardarlo, per terra contro al muro di fronte a me. Mi faceva male vederlo in quello stato. Stava piangendo. Non riuscivo a capirne il motivo, dopo tutto ero solo una semplice fan che aveva ritrovato il suo idolo casualmente. L'unica cosa che cercai di fare in quel momento, fu di avvicinarmi a lui senza spaventarlo, ma si alzò, chiedendomi scusa con gli occhi arrossati e andandosene via, per l'ennesima volta. Se solo avessi avuto il coraggio di dirgli che sapevo perfettamente chi era quella mattina al bar, forse non avrebbe reagito così, non avrebbe avuto dubbi sul fatto che lo conoscessi o meno, ma il conoscerlo a quanto pare lo irritava parecchio. Tornai a casa con il pensiero di lui chissà dove che piange, ed io, a casa senza poter far nulla per aiutarlo. 
"Perché piangeva? Era distrutto!"
Avevo preso il vizio di parlare da sola come una completa imbecille, fortunatamente non poteva sentirmi nessuno, me ne sare vergognata tantissimo. La mattina seguente avrei avuto tre servizi fotografici, non ne avevo proprio voglia. Puntai la sveglia alle 6 come al solito e mi buttai nel mio caldo letto.
*bipbip**bipbip*
"No, no non suonare più ti prego!"
Quasi mi misi a piangere entendo la sveglia suonare. Non sopportavo più quel dannatissimo lavoro, prima o poi lo avrei lasciato sicuramente. La prima cosa a cui pensai fu Harry. Mi chiesi imperterrita se si fosse ripreso da ciò che successe la sera prima, se stava bene. La cosa migliore era non pensarci, mi misi quattro stracci ed andai al lavoro senza nemmeno far colazione. Il mio capo mi presentò davanti una serie di modelli che avrei dovuto indossare per i servizi fotografici. Quei vestiti erano uno più osceno dell'altro. Uno era tutto piume, sembravo una gallina spennata talmente cadevano ovunque le piume bianche, un altro sembrava di indossare l'abito da iettatore porta sfiga, tutto nero, osceno. Ad ogni costume che indossavo mi davo una personalità, come sempre. Finii il mio lavoro verso mezzogiorno e mezzo, mi diressi all'ucita senza nemmeno salutare tutti. All'uscita trovai un ragazzo dal cappello del Manchester City nero, con un cappotto lungo fin sotto le ginocchia. Quello dava si l'impressione di uno iettatore. Casa mia non era molto lontana, feci due passi, ma quel qualcuno mi seguiva. Iniziai a correre fino ad arrivare a casa. Davanti all'ingresso, mi voltai, e di quel personaggio nemmeno l'ombra. Mi chiusi in casa dalla paura, chiusi tutte le finestre e mi buttai sul divano, a giocare alla play. Questo era il mio lato mascolino che nessuno aveva mai avuto occasione di conoscere, se non Ludmilla. Mentre giocavo, qualcuno bussò alla mia porta d'ingresso, misi stop al gioco e andai ad aprire, ma non trovai nessuno. Prima di chiudere buttai l'occhio per terra, dove trovai un mazzo di rose bianche e un bigliettino. Lo lessi.

'Ero io a seguirti, volevo solo farmi perdonare per ieri sera. Harry xx.'

Sorrisi. 

_______________________________________________________

Ciaaao a tutte C:
Nei primi due capitoli non mi sono fatta sentire, scusatemi.
Questo è il terzo capitolo. Come avrete capito Harry è tornato,
ma in un modo strano, lui è strano. 
Chissà che fine ha fatto il resto del gruppo!? 
Continuerò a 2 recensioni, spero vi piaccia fin'ora la mia storia C:

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Good morning, sweetheart. ***



Harry Styles

Jessica Gutierrez


 
Harry's Verse.

Mi trovavo nella mia villa dove un tempo abitavo con Louis, ma da quell'orribile giorno, ognuno per la sua strada. Non sentivo la voce del mio migliore amico da quasi due anni e mezzo, lo stesso quella dei ragazzi. Una cosa del genere avrebbe dovuto solo fortificare il nostro rapporto, sarebbe stato un ottimo motivo per stare ancora più uniti di prima, e invece ci ha solo divisi. Nessuno lo sa, ma sono sempre rimasto a Londra, mentre i ragazzi sono tornati ognuno di loro nella propria città natale. Rimasi sempre al'oscuro di tutto, per uscire mettevo strane parrucche e cappelli da rendermi praticamente irriconoscibile. Guardai la foto di uno dei ragazzi, nonostante tutto li amavo ancora più della mia stessa vita, ho vissuto con loro momenti davvero troppo belli ed indimenticabili, non potrò mai odiare i miei fratelli.
"Non sai quanto mi manchi, amico mio.. Se solo fossi qui, tutto questo non.." 
Piangere, piangere e ancora piangere. In due anni e mezzo fui in grado di fare solo questo. Non riuscii nemmeno a trovare una persona in grado di starmi accanto, una persona che non sia una mia fan accanita, e che mi possa capire senza dover saltare da una parte all'altra perché sono il suo idolo. Ovunque andassi io ero un idolo, non una persona qualunque e questo mi frastornava da morire. Sono un ragazzo normale come tutti, avevo solo realizzato il mio sogno con altri quattro ragazzi, niente di più. Che cos'ho di speciale, tanto da dire che sono il migliore? Nulla, anzi sono solo un codardo, perché da due anni e mezzo scappo e basta, senza prendermi le mie responsabilità ed uscire da questa bolla che mi sono creato. Nessuna ragazza avrebbe mai potuto capire il dolore lancinante che quel giorno io e i ragazzi provammo al sentire quella notizia. Se solo loro avessero saputo. 
Mi asciugai le lacrime, e decisi che quello era il giorno giusto per uscire definitivamente allo scoperto. Non mi sarebbe importato nulla se mi avessero riconosciuto in giro, tutto ciò che volevo in quel momento era vivere una vita normale, e cercare di lasciarmi il passato alle spalle. Quella ragazza, Jessica, ero sicuro che di lei avrei potuto fidarmi. A quanto pare non sapeva dell'esistenza della nostra band, non sapeva chi fossi, forse con lei avrei potuto trovare serenità, la tranquillità di cui tanto avevo bisogno da un po' di tempo. Chissà se i fiori che le avevo mandato li aveva visti. Suppongo di si. Misi le mie amate Converse, non le mettevo da anni ormai. Ciò che temevo si avverò, molte bambine o ragazzine mi fermarono per chiedere autografi. Concessi a tutte loro una foto e un autografo, dopo tutto adoravo fare felici le mie fans nonostante lo scioglimento del gruppo. Ero felice del fatto che fossero ancora presenti a sostenerci dopo due anni ormai. 
"Sai Harry, spero tanto in un vostro ritorno!"
Fu la frase di una bambina di undici anni, che allora ne doveva avere solo nove. La guardai e le sorrisi gentilmente senza darle false speranze. Lo desideravo tanto quanto lei, ma non si poteva, non saremmo stati gli stessi One Direction di una volta, tutto sarebbe stato più difficile e nessuno di noi lo avrebbe mai accettato. Casualmente, capitai davanti alla sede in cui lavorava Jessica, ero più che convinto che stesse ancora lavorando, il suo lavoro era piuttosto pesante, ma mai quanto lo fu il mio. La vidi uscire dalla porta d'ingresso con un sorriso smagliante, si mise la mano sopra la fronte per coprire i suoi occhi dalla luce del sole, si, quella mattina il sole splendeva nel centro di Londra, e non faceva nemmeno tanto freddo. Scendeva gli scalini attenta a non perdere un tacco. La cosa che più mi fece sorridere, fu il suo modo goffo di fare, appena scese tutti gli scalini si tolse i tacchi e camminò scalza per un tratto di strada. Se ne fregava nonostante tutti ridevano dei suoi modi di fare, e questo di lei mi piaceva.
"Vedo che i tacchi non sono il tuo forte ahah"
Si voltò di scatto facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli biondi, mi guardò. Vidi un sorriso enorme sul suo viso, era bellissimo. 
"E tu? Da dove sbuchi?"
Non le risposi, mi limitai solo a sorriderle leggermente. Quella ragazza aveva un non so che di particolare. Non la conoscevo così bene da poter dire di essere follemente innamorato di lei, ma alcune cose di lei mi piacevano. Il fatto che non si sia arrabbiata per averla quasi aggredita in un vicolo cieco, il fatto che sia sempre così allegra e sorridente, mi erano sempre piaciute le ragazze così. Lui mi ripeteva sempre che le bionde erano le più stupide, quelle senza cervello, ma a quanto pare lei era l'eccezione. Camminavo accanto a lei, mentre canticchiava saltellando una canzone del quale non ero a conoscenza, sembrava una bambina di due anni a vederla saltellare in in quel modo, era così buffa. 
"Io sono arrivata, vuoi entrare?"
"Va bene, volentieri!"

Non riusciva nemmeno ad aprire la porta di casa, una cosa alquanto imbarazzante se fossi stato al suo posto, ma a quanto vedevo davvero non le importava di ciò che la gente pensava di lei. Io ho sempre desiderato essere una di quelle persone al quale non gli importava realmente di ciò che la gente pensava di loro, ma semplicemente non credo di esserlo. 
"Vieni, entra! Perdonami ma la casa è sottosopra, non ho mai tempo di mettere un po' in ordine!"
Effettivamente non era il massimo dell'ordine, ma potevo dire di aver visto di molto peggio, esempio la stanza che avevamo ad x-factor io e i ragazzi, in pochi giorni era ridotta uno schifo. Mi mancavano tanto quei momenti con loro. 
"Ti vedo pensieroso, è tutto ok?"
"Oh, si, si grazie dell'interessamento!"
"Figurati, mi cambio e arrivo!"

La sua sagoma minuta scomparì in men che non si dica dietro al corridoio, la sentii chiudersi la porta alle spalle, probabilmente della sua stanza. Sul davanzale del camino c'erano un sacco di foto, lei da piccola, lei adolescente, lei adesso. Era bella sin da piccola. In una foto era abbracciata ad una ragazzina mora, mi sembrava quasi di averla già vista da qualche parte, ma arrivai alla conclusione di aver visto talmente tante fans che mi sembravano tutte uguali. Mi sedetti sul divano ad aspettarla. 

Jessica's Verse.

Era nel mio salotto, ero in preda al panico, non sapevo che fare. Invece di cambiarmi mi ero buttata sul letto a pensare a cosa fare, a come comportarmi, e soprattutto continuavo a girarmi intorno in modo da non fargli capire che lo conoscevo già da prima che mi incontrasse, ma mi tranquillizzai ricordandomi di aver portato le loro cose da Ludmilla. Prima o poi sarei dovuta tornare in salotto, ormai era più di mezz'ora che aspettava, quindi infilai i miei pantaloncini da calcio, la maglietta e lasciai i miei piedi liberi dalle scarpe con solo le calze sopra. 
"Eccomi, scusa l'attesa ma non trovavo i pantaloncini!"
Scosse la testa in segno di poca importanza e mi sorrise. Dio quanto amavo quel sorriso, le sue fossette. Trattenni i miei pensieri e misi dell'acqua calda sul fuoco per preparare del tè, anche se la giornata non era freddissima. 
"Ti piace il tuo lavoro?"
Non sapevo nemmeno io se mi piaceva, era una via di mezzo se così si poteva dire.
"Lo odio quanto lo amo! Odio svegliarmi la mattina presto, mi piace essere fotografata con abiti di altri stilisti!"
Avrei tanto voluto chiedergli se la sua vita di adesso gli piaceva, come stava e come si sentiva a stare senza i suoi migliori amici, ma non potevo. Consapevole che prima o poi avrebbe scoperto tutto, fino a quel momento non gli avrei chiesto nulla. Sghignazzò qualcosa di incomprensibile, ma sapevo che stava sorridendo, di nuovo, ed ero felice di essere io a provocare quel sorriso. 
"E tu? Com'è lavorare in un 'officina'?"
Senza rendermene conto, nella frase marcai piuttosto pesantemente la parola officina, difatti mi guardò perplesso. Gli sorrisi, in quei casi la frase 'sorridi e annuisci' funzionava sempre.
"Owh beh, si è tutto ok, mio padre è molto severo sul suo lavoro!"
"Perché l'altra sera piangevi? E perché mi hai fatto quella domanda?"

Senza chiedergli nulla cambiai discorso. Dovevo, e volevo sapere il motivo della sua angoscia, tristezza. Appoggiò i gomiti sul tavolo incrociando tra loro le dita, e si mise a pensare. Non sapevo se avessi fatto bene a porgergli quella domanda o meno, in tal caso io ci avevo provato. Sospirò, nonostante sapesse che io ero lì davanti a lui ad attendere che mi rispondesse sinceramente.
"Il fatto è che, due anni fa facevo parte di una BoyBand chiamata One Direction e.. nulla ero solo triste!"
Non mi convinceva per niente, lui nascondeva ben altro. Nascondeva del dolore che non aveva il coraggio di mostrare a nessuno. Non insistetti e feci finta di credere alle sue parole. 
"Le mie rose!"
Puntai il mio sguardo sulle rose bianche che mi aveva lasciato davanti a casa il giorno prima, le avevo accuratamente messe in un vaso con dell'acqua che cambiavo quasi ogni ora. Il fatto che me le avesse regalate lui mi incitava ancora di più a prendermi cura di quei fiori. E' così bello tenere a qualcosa solo per il emplice fatto che ci è stata regalata da qualcuno di importante, perché lui per me era importante, a sua insaputa ma lo era, da ben quattro anni. Lo guardai con uno sguardo dolce ed intenerito.
"Belle, vero? Non ti ho ancora ringraziato per avermele regalate!"
"Non preoccuparti, sono contento che ti piacciano! Ora devo andare, è tardissimo! Ci sentiamo presto!"
Non feci in tempo a salutarlo che già era fuori dalla porta. Era così misterioso, lo ero anche io visto che gli stavo tenendo nascosto di essere una sua grande fan, ma era l'unico modo per potergli stare vicino, per poter capire il perché del loro distacco. Amavo ognuno di loro in un modo diverso, perché ognuno di loro era speciale a modo suo.
Avevo totalmente dimenticato l'acqua per il te sul fuoco, era quasi evaporata tutta, così ne aggiunsi dell'altra per poter preparare la cena. Quella sera non ne capii il motivo ma mi sentivo stanca, sentivo la testa che mi sarebbe esplosa da un momento all'altro. Spensi l'acqua per la pasta e andai a mettermi sotto le coperte, non poteva assolutamente venirmi la febbre. Inconsapevolmente mi addormentai, svegliandmi la mattina dopo per via di quella sveglia maledetta. La testa mi faceva ancora pià male della sera prima, e non mi reggevo in piedi. Inviai un messaggio a Ludmilla chiedendole cortesemente di venire a casa mia perché ne avevo bisogno, non mi rispose nemmeno, dopo dieci minuti la trovai a casa mia che gironzolava da una parte all'altra in cerca del termometro. 
"Apri la bocca!"
La mia infermiera personale era sempre lei, mai nessun altro. Anche gli anni precedenti, quando ero ammalata o avevo una visita mi accompagnava lei perché mamma era sempre al lavoro. 
"39.8, tu sei pazza oggi stai a casa!"
"Ma non pos.."
"Silenzio, oggi stai a casa, chiamerò io all'ufficio del tuo capo!"

Il mio pensiero, la mia paura e che venissi licenziata in tronco per aver mancato ad un servizio. Bisogna sempre avvisare il giorno prima, ed io non l'avevo fatto. Non amavo moltissimo il mio lavoro, ma era l'unico mezzo per poter andare avanti per i fatti miei senza dover chiedere aiuto a mamma e papà, e a mio fratello che tanto odiavo. Sentii un 'Ahia' proveniente dalla cucina, Ludmilla aveva fatto cadere qualcosa come suo solito. Mi alzai barcollante dal letto e andai nell'altra stanza. Vidi il vaso di fiori a terra con qualche petalo calpestto dai suoi piedi.
"Ma insomma, non puoi stare più attenta? Spostati!"
Ci tenevo così tanto. Tra le rose avevo anche messo per bene il bigliettino di Harry, ormai tutto zuppo, ma ancora comprensibile da leggere. Non feci in tempo a prenderlo io, perché lo prese Ludmilla tra le mani e lo lesse ad alta voce, facendomi sprofondare in un totale imbarazzo. 
"Ero io a seguirti, volevo solo farmi perdonare per ieri sera, Harry? Che storia è mai questa?"
La stavo tenendo all'oscuro di tutto per quanto riguardava Harry, e ora non potevo più nascondergli nulla.
"Stai uscendo con Harry Styles?"
"No, mi fai parlare? Lo vedo qualche volta, ma è solo un modo per cercare di capire che è successo coi ragazzi, il perché della loro scelta e non voglio arrendermi!"

Arricciò il naso, stava per protestare ma la bloccai prima del tempo.
"So quello che faccio! E ora torno a letto!"
Prima di tornare nel letto, feci caso che attaccato alla porta sotto la maniglia, ben nascosto c'era un fogliettino, era di Harry, aveva scritto sopra il suo numero. Sorrisi, lo strinsi tra le mani e andai a chiudermi in camera mia. La prima cosa che feci fu inviargli un messaggio del buongiorno, e non tardò a rispondermi.
"Buongiorno, dolcezza!"


Ludmilla Arosio.

___________________________________________________________________

Hola chicassss C:
Dato che non vado a scuola, sto per aggiornare proprio ora.
Sono finalmente riuscita a mettere le immagini (sono un imbranata ahah)
Come potete vedere, ho immaginato Ludmilla nei panni di Martina Stoessel,
Mi piace un sacco come attrice, e la protagonista nei panni di Sasha Pieterse.
Perdonatemi se c'è qualche errore grammaticale, capitemi è tardi.
Nel prossimo capitolo, vi anticipo che probabilmente si avranno notizie di uno dei ragazzi, chi lo sa C:
Spero vi piaccia e recensiteee ^_^
Al prossimo capitolo CC:

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Hi brother! ***


"Buongiorno, dolcezza"
...
Anche quello stronzo di mio fratello era solito chiamarmi così, ma non per dolcezza o simpatia, ma per ironia, ed io odiavo costantemente la sua fottuta ironia straziante.
Deliravo, stavo male.
Mi ero addormentata subito dopo aver letto il messaggio di Harry, senza più rispondergli.
Stavo sognando, sognando un incubo.
Un ragazzo, un ragazzo in un auto sportiva che correva sfrecciando chissà dove, e poi un botto, uno scontro.
L'immagine del ragazzo era nitida, offuscata. mi alzai scattante con il busto gridando un 'no' spaventata.
Il mio pigiama era impregnato di sudore dietro la schiena, la febbre non era scesa per niente, sudavo freddo.
Quel sogno, quel ragazzo che mi sembrava di conoscere.
E se non fosse stato solo un sogno?
Se fosse successo realmente?
La mia mente vagava tra i pensieri più contorti che potessero esserci.
Sulle ginocchia cadde un fazzoletto bagnato, non più freddo dall'acqua ma caldo, bollente per via della mia temperatura piuttosto elevata.
Fu la prima volta, che sognai una cosa del genere.
Sfortunatamente, ciò che sognavo non era mai per pura casualità, tutto ciò che la notte vedevo come un sogno, accadeva sempre, o già era accaduta.
Avevo paura. 
"Jess, che succede? Ti ho sentito gridare!"
Ludmilla sapeva perfettamente dei miei sogni poco affidabili.
Sapeva che tutto ciò che sognavo prima o poi sarebbe divenuto realtà.
Prima che potessi risponderle il mio telefono iniziò a suonare imperterrito più di una volta.
Ludmilla rispose, facendo una faccia scioccata quando si rese conto di parlare con Harry.
Fece finta di non conoscerlo.
"Sta arrivando Harry, ma che hai sognato?"
Fissavo il vuoto, io ero persa nel vuoto.
Non sapevo se raccontarlo a lei, o se tenerlo per me, ma in quel momento che ci pensai suonarono alla porta di casa, mostrando il viso sorridente di Harry che si presentò a Ludmilla.
Li sentivo conversare tra di loro, del mio sogno, dei miei deliri.
Tolsi il fazzoletto dalla fronte buttandolo a terra, osservavo il soffitto pensando continuamente a quello che potrebbe essere stato il ragazzo del mio sogno, ma ad ogni mio pensiero rivolto a qualsiasi persona di mia conoscenza, non trovavo un nesso col sogno.
"Allora dolcezza, cosa abbiamo sognato?"
Il corpo magro e forte di Harry si sedette sul letto tirando su da terra il fazzoletto e posarlo sul comodino di fianco a me.
"Un ragazzo.. In un auto sportiva, che.. che correva e poi un incidente!"
I suoi occhi si aprirono di colpo fissandomi in continuazione, voleva sapere di più.
"Dov'era questo ragazzo nel sogno?"
"In autostrada!"

Non riuscii a capire il suo gesto, come del resto anche gli altri che fece, ma si alzò dal letto e velocemente uscii di casa.
Mi sedetti sul letto, iniziando a piangere per la paura che potesse succedere qualcosa di brutto a qualcuno a cui tenevo.
Ludmilla mi abbracciò sussurrandomi di stare tranquilla, che era solo un incubo e che sarebbe andato tutto bene. 

Harry's Verse.

Non sapevo nemmeno io perché quel gesto, non sapevo perché me ne fossi andato lasciandola lì da sola, ma ciò che aveva sognato quella mattina mi era così tremendamente familiare che non potei fare a meno di provare tristezza, rabbia e malinconia.
Mi misi a sedere sulle scalinate davanti a casa mia ad osservare il cielo grigio, cupo.
Quel cielo rispecchiava il mio stato d'animo da due anni, un cielo sempre grigio che mai più è stato in grado di trovare l'azzurro, la serenità.
Non so perché, ma lo feci, mi appoggiai allo stipite della porta di quella che doveva essere la stanza di Louis. L'avevo lasciata così come lui l'aveva ridotta prima di tornare a casa.
CD di vari gruppi sparsi ovunque, il letto disfatto e mai rifatto per la mancanza di voglia da parte sua, calzini ovunque, armadi aperti dall'ultima volta che prese le sue cose, e il suo porta fortuna che aveva dimenticato sul comodino.
Tutto come due anni prima, e non l'avrei mai rimessa a posto se non fosse stato lui.
Avevo un disperato bisogno del mio migliore amico, avevo bisogno di tutti loro per stare bene con me stesso, ma sembrava che il mondo li avesse inghiottiti in chissà quale parte.
Li avevo cercati ovunque, nelle loro città, in qualunque posto dove sapevo che sarebbero potuti andare, ma niente, non riuscii mai a trovarli, a rintracciarli.
Non sapevo come stavano, se avevano dimenticato ciò che eravamo stati, i momenti passati insieme.
Non sapevo più nulla di loro e questo mi faceva tremendamente male.
Nel salotto avevo ancora i nostri tre CD messi in ordine, tutti i premi che avevamo vinto.
Mentre riflettevo su ciò che eravamo stati qualche anno prima, qualcuno suonò alla mia porta distogliendomi dai miei pensieri.
Avevo una voglia matta di aprire quella porta e gridare a chiunque fosse di andarsene, perché volevo stare solo. 
"Chi sei, che vuoi?"
"Harry!"
Mia sorella.
Mi era mancata così tanto in questi ultimi anni, ero talmente preso, talmente scosso da quel brutto giorno, che non mi resi conto del tempo che passò velocemente.
Gemma, l'ho sempre adorata fin da quando ero bambino, mi ha sempre aiutato in tutto e per tutto, solo lei sa il motivo del distacco della band, lei e ovviamente i nostri familiari, nessun'altro.
"Come stai fratello mio? E' da un sacco che ti cerco, sei sparito!"
"Come lui..!"

Mia sorella mi abbracciò, con lei sentivo di poter sfogare liberamente la mia frustrazione perché non se ne sarebbe mai andata, con lei potevo gridare, potevo piangere, disperarmi, con lei potevo tutto. 
"Se ti vedesse in qusto momento, credi che ne sarebbe felice?"
"No, ma.."
"Niente ma, Harry! Non avrebbe mai voluto una vita d'inferno, ne per te ne per il resto della band, e lo sai bene anche tu!"

Come al solito Gemma aveva ragione.
Ma come potevamo andare avanti senza di lui?
Come potevamo mandare avanti il nostro sogno senza di lui? Non potevamo.
"Qui fuori c'è una persona che ci terrebbe a vederti, può entrare?"
Diedi il consenso a Gemma di far entrare quello che apparentemente per me era uno sconosciuto.
La mia curiosità in quel momento non dava segni di vita, volevo solo starmene in pace per conto mio senza dover piangere le mie angosce addosso agli altri.
Sentii una voce piuttosto familiare conversare con Gemma all'entrata di casa, fin troppo familiare.
Quando lo vidi, i miei occhi si impregnarono di lacrime.
Mi sorrise.
Gli corsi in contro abbracciandolo.
"Ciao fratello!"
"Niall!"



Ludmilla abbraccia Jess. 

Harry abbraccia Niall.

 
______________________________________________________

Hi Guyyyss C:
Ecco il mio quinto capitolo.
Purtroppo è cortissimo, ma cercherò di allngare il prossimo.
Niall è tornato da Harry, e lo strano sogno 
di Jessica, non è casuale.
Nel prossimo capitolo ci saranno altre sorprese.
Se vi piace, recensitee C:
Alla prossima.
Juliet. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Where are they? ***


"Niall!"
...
Mio fratello, era tornato.
Dio quanto mi era mancato, quanto mi erano mancate le stronzate fatte con lui, i suoi abbracci, la sua risata isterica irlandese così contagiosa.
E' solo grazie a loro se sono riuscito a scoprire il valore dell'amicizia.
Grazie a loro ho scoperto che cosa significa voler bene ad una persona, a volerla sempre accanto, e loro erano sempre accanto a me. 
Volevo solo riaverli con me, volevo poterli abbracciare tutti nuovamente, come qualche anno fa.
La distanza tra me e loro mi distruggeva giorno dopo giorno.
E' assurdo come da quel giorno cambiarono le cose, la situazione si ribaltò completamente, si trasformò in un caos, proprio come la mia casa senza Louis, un tremendo caos impossibile da sistemare. 
Non avevo il coraggio di staccarmi dal biondo, avevo paura.
Avevo paura di un altro suo possibile allontanamento, e tutto ciò che volevo io era riunirci, per poter parlare, e per fare insieme ciò che da tempo avremmo già dovuto fare, andare da lui.
"Che fai, piangi?"
Mia sorella si avvicinò invana, cercando di asciugarmi le lacrime che non destavano a smettere.
Eppure in questi anni di lacrime ne avevo versate parecchie, mi chiedevo inconscio dentro di me, come potevo averne ancora.
I miei occhi erano così stanchi di versare lacrime per il mio passato, erano stanchi di sopportare tutta quella depressione che non mi abbandonava mai. 
"Si, si piango! Sono due anni che piango, mi mancate Niall!"
Gli occhi del biondo erano intenti a guardarmi, il blu dei suoi occhi in cui mi rispecchiavo quando parlavamo e scherzavamo, era ancora lì, eppure io vedevo qualcosa di diverso.
In quegli occhi io vedevo angoscia, tristezza, come nei miei. 
Che lui abbia passato ciò che ho passato e sto passando io? 
Me lo chiedevo ormai da mesi.
Continuavo a chiedermi se anche loro stessero male quanto me, se anche loro soffrissero per lui quanto me, se anche a loro mancava tutto ciò che eravamo stati. 
Mai riuscii a trovare una risposta, e finalmente avendolo davanti a me, avrei potuto chiarire i miei dubbi.
"Niall, vieni accomodati!"
Mia sorella fece sedere Niall nel salotto di casa mia, mi era impossibile formulare una frase di senso compiuto.
Per distrarmi e cercare di tranquillizzarmi, accesi dell'acqua in un piccolo pentolino per preparare del tè.
Sicuramente Niall non avrebbe mai perso l'appetito, quindi in un piatto ci misi dei biscotti e glie li misi davanti a sé, sul tavolino.
"Aah grazie amico, avevo giusto fame!"
"Sai che novità!"

Ad entrambi si formò un sorriso sulle labbra, sarà anche cambiato fisicamente, di capelli, e tutto, ma il suo stomaco è rimasto sempre lo stesso, un pozzo senza fondo.
Ancora non ero pronto ad affrontare quello che già mi stavo immaginando, mi limitai solo a starmene in cucina a tener d'occhio l'acqua per il tè. 
Niall e Gemma discutevano proprio di ciò di cui io non volevo ancora parlare.
Sarei stato pronto a parlarne, solo ed esclusivamente se ci fossimo stati tutti a discuterne, se fare ciò che avremmo dovuto fare da tempo, o aspettare il momento giusto. 
Mi sono sempre chiesto perché tutto questo fosse successo a noi, noi che per realizzare il nostro sogno abbiamo fatto di tutto.
Volevamo solo cantare, perché era tutto ciò che amavamo fare era proprio quello, volevamo solo far felici le nostre fans, volevamo vivere a pieno la nostra vita insieme, come ci era stato indetto, ma non ci è stato permesso.
"Come stai Niall?"
"Potrei stare meglio Gemma.. Mi manca, ma vado avanti!"

Da quello che si dicevano, potei intuire che anche il biondo non se la stava passando benissimo.
Mi sentivo sollevato al pensiero di non essere l'unico stupido a soffrirci come un cane, non stavo bene nel vederlo soffrire, è ovvio, ma sapere che anche a lui importava ancora mi dava un senso di sollievo.
"E gli altri? Li hai più sentiti?"
"No purtroppo, sto facendo il possibile per rintracciarli!"
E io lo avrei sicuramente aiutato.
Mentre servivo il tè a tutti e tre, mi ricordai dell'incubo di Jess.
Forse era solo una stupida coincidenza, ma tutto tornava a quella sera.
Non so perché ma continuavo a pensarci, era così strano come sogno.
La cosa strana, è che il ragazzo era sbiadito, come detto da Jess.
Forse quel sogno era solo l'effetto che la febbre aveva su di lei, si sa che quando si è malati si ha momenti di delirio. 
Spostai i miei pensieri sul biondo che intantanto si stava gustando i biscotti al cioccolato col tè, dove c'è il cibo, c'è Niall. 
"Me ne lasci qualcuno? Sai te ne sarei grato!"
"Come puoi chiedermi questo? Sono venuto da Mullingar fino a qui per te Harry, non privarmi del cibo!"
Lo insultai mentalmente, non lo sopportavo proprio quando si impadroniva del mangiare senza lasciarne agli altri, ma sorrisi dopo poco.
Era da tanto che i biscotti non finivano in così poco tempo, e sapere che fosse stato lui a terminarli, stranamente mi faceva felice. 
Spostai i miei pensieri su Jess, la mattina l'avevo praticamente lasciata lì senza nemmeno salutarla.
Pensavo a come stesse, se la febbre le fosse scesa, lo speravo.
Avevo intenzione di uscirci qualche volta, per poterla conoscere meglio, essendo una ragazza piuttosto particolare ed interessante. 
"Quanto tempo starai qui?"
Niall mi fissò mentre stava per imboccare l'ultimo biscotto rimasto nel piatto, ingordo.
"Veramente sono venuto qui per avvisarti che sono tornato, rimango qui! Devo solo trovare una sistemazione!"
Come ai vecchi tempi, o meglio quasi, perché mancavano ancora delle persone in quel momento, ma mi sarei sicuramente offerto di ospitarlo in casa mia finché non avrebbe trovato una casa per sé.
Fargli usare la stanza di Louis non sarebbe stata una delle cose che quest'ultimo avrebbe accettato, ma data la sua assenza, non avrei potuto fare altro che ospitare il biondo, lì.
"Starai qui, per me non è un problema!"
"Oh, no non è necessario, grazie Harry! Ho mia cugina qui, starò da lei se vorrà!"

Accettai senza protestare la sua decisione, e lo vidi alzarsi e dirigersi verso la porta. 
In quel momento mi prese una terribile angoscia.
Si chiuse la porta alle spalle, proprio nello stesso modo in cui lo fece Louis due anni prima, lo fece senza voltarsi indietro, senza dire nulla.
"Ah Harry, se avrò notizie sui ragazzi ti avviserò!"
Gli sorrisi in segno di gratitudine e se ne andò.
Mi faceva strano poter dire anche solo mentalmente di averlo rivisto, mi faceva strano vedere tre tazze sul tavolo e non più due, e mi faceva altrettanto strano vedere il piatto di biscotti al cioccolato completamente ripulito, quasi senza nemmeno una briciola.
"Si vede proprio che è passato lui qui!"
Sorrisi, anche se qualcosa, mi fece scendere nuovamente una lacrima.

 

Jessica's verse.

Stavo meglio rispetto a come mi sentivo la mattina.
Harry se n'era andato via come se avessi detto qualcosa di sbagliato, qualcosa che lo avesse infastidito, eppure gli avevo solo raccontato ciò che avevo sognato.
Nonostante non fossi a pieno delle mie energie, quel pomeriggio mi sentivo piuttosto felice, tant'è che nonostante il malanno mi vestii in fretta e furia ed uscii di casa senza fare rumore, per non svegliare Ludmilla che si era addormentata sul divano del salotto.
Mentre camminavo, pensai ad Harry. 
Pensai se abitasse ancora nella stessa casa dove una volta abitava con Louis, o se semplicemente avesse cambiato.
Volevo togliermi il dubbio, e tornai davanti a quella casa proprio come quando avevo sedici anni, insieme a Ludmilla ci precipitammo davanti a quella villa subito dopo scuola, perché avevamo saputo che sarebbero usciti a salutare le fans, anche se poi non è stato così, era solo uno stupido rumor.

.Flashback.

"Oggi ci andiamo!"
"Ludmi, è solo un rumor, dai!"

Ludmilla insistiì sul fatto che non fosse un rumor, personalmente, nemmeno se mi avessero pagato con dei Lingotti d'oro ci avrei creduto.
La casa è l'unico posto dove potevano avere un po' di privacy e fare tutto ciò che volevano all'oscuro delle telecamere, perché inventare questa cosa che avrebbero firmato autografi e salutato le fans? 
Non capivo.
"Non può essere un rumor, lo stanno dicendo da giorni a scuola!"
Lei ovviamente era sempre la solita credulona.
Se le avessi detto 'mi è morto il cane' ci avrebbe creduto sulla parola senza nemmeno pensare che un cane, nemmeno lo avevo. 
Per non sentirla parlare ancora la accontentai, accettai di andare con lei davanti a quella casa, dove sapevo avremmo fatto una pessima figura.
Davanti quella villa c'erano un sacco di ragazzine con gli ormoni a mille, gridavano i nomi di Harry e Louis quasi strappandosi i capelli.
"Quelle sono pazze!
Rimanemmo sotto casa sua per più di tre ore, avevo anche da studiare tre materie con 20 pagine a materia per il giorno dopo, per poi scoprire che quel giorno i ragazzi erano partiti tutti per la Florida.
Il giorno più brutto della mia vita. 

.Fine Flashback.

Sorrisi come un ebete a quel ricordo, ero solo un adolescente desiderante e sperante di vedere anche solo da lontano i suoi idoli, mentre ora potevo tranquillamente parlare con uno di loro come se niente fosse.
Quella villa era ancora come una volta, stesso colore, ben curata, e il prato sembrava fosse stato appena tagliato.
Delle voci provenienti dalla porta d'ingresso mi fecero intuire che fosse abitata ancora, da Harry.
Da casa sua vidi uscire un ragazzo biondo, ma un biondo quasi spento, quasi sul castano chiaro, se lo avessi visto da vicino avrei potuto pensare che fosse Niall, ma era troppo lontano per poter accertare una cosa così. 
Mi piazzai di fronte alla villa e la osservai per un po' di tempo, ricordando quante volte ci passai davanti qualche anno prima nello sperato tentativo di vedere o Harry o Louis uscire da quella casa, ma o erano sempre in viaggio, o semplicemente non uscivano di casa.
"Che fai qua?"
Ero così intenta ad osservare quella villa, che non accorsi della presenza di Harry di fronte a me, e non me ne accorsi nemmeno dopo, perché stavo per andarmene senza degnarlo di uno sguardo.
"Sono così invisibile?"
Mi girai.
"Scusa, non ti avevo visto! Come mai qui?"
Che domanda idiota che gli avevo appena fatto.
E' ovvio, ci abita.
Mi insultai mentalmente, cercai di nascondere tutto il mio imbarazzo.
"Ci abito ahah!"
Lo sapevo meglio di lui che ci abitava, se solo avesse saputo quante volte mi piombavo davanti alla sua villa.
"Ti ricordi, qualche giorno fa ti ho parlato della mia band!"
Mi si illuminarono gli occhi all'udire quella frase.
Lo guardai dritto in faccia e lo incitai a proseguire il discorso, mentre intraprendavamo entrambi una strada per chissà dove.
"Beh, sai uno dei componenti oggi è venuto a casa mia, si chiama Niall!"
Avevo visto Niall Horan, e come una sciocca avevo pensato di avere le traveggole.
Avevo visto per la seconda volta un quinto di coloro che furono i miei idoli, e invece pensai di non vederci, quanto potevo essere stupida.
Non sapevo per quale losco motivo mi stesse raccontando quello che gli era appena accaduto, mi conosceva da così poco tempo, eppure mi importava.
Tutto ciò che Harry Styles faceva, diceva, a me importava, poteva anche essere una di quelle assurdità, ma mi sarebbe importato.
Se gli avessi detto di esser stata una sua grande fan, di sicuro non mi avrebbe più parlato.
Avevo paura a rivelarglielo, quella sera, in quel vicolo cieco mi fece capire che se fossi stata una sua fan un tempo, avrei dovuto stargli alla larga, e star lontano da lui in quel momento era l'ultima cosa che avrei voluto fare.
"Non chiedermi perché ti sto raccontando questo, ma te ne avevo parlato e.. sono felice!"
"Felice per cosa?"
"Di aver rivisto uno dei miei migliori amici dopo due anni e mezzo di angoscia!"

Già, potevo capirlo.
Ma gli altri?
Dove sono loro? 

 

Jess.

 
___________________________________________________

Hola chicass C:
Questo è il mio sesto capitolo.
Rispetto al precedente è un po' più lunghino.
Harry troverà mai il coraggio di affrontare il suo passato?
Ritroverà il resto dei ragazzi?
Chi lo sa, si vedrà C:
Se c'è qualche errore grammaticale perdonatemi!
Al prossimo capitolo, e mi raccomando recensitee :3 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sooner or later.. ***


Un segreto.
I ragazzi avevano un fottuto segreto che non potevano e non volevano rivelare a nessuno.
Avevo passato il restante pomeriggio a passeggiare con Harry per le strade di Londra a chiacchierare del più e del meno, e per quanto ebbi potuto notare, il riccio era piuttosto allegro per il ritorno di un suo amico.
Passeggiata un po' straziante, ogni due per tre spuntavano delle fans, come funghi.
Nonostante tutto però, lo vedevo contento, il fatto che le fans potessero ricordargli ciò che un tempo era stato non sembrava più crearle un disturbo, e forse avrei anche potuto trovare un modo per dirgli che anche io un tempo ero come quelle ragazzine, accanite e allo stesso tempo follemente innamorate di loro, di lui.
L'idea di poterglielo dire, l'idea che si potesse arrabbiare per non averglielo detto subito, - avendo visto la sua reazione il primo giorno del loro incontro - mi turbava, e di gran lunga la coscienza.
Non si accorse nemmeno che lo fotografai mentre firmava degli autografi tutto sorridente, con quelle fossette così irresistibili. 
Avevo sempre pensato che quelle fossette fossero sintomo di felicità, perché quando sorrideva in ogni foto, si poteva benissimo notare il suo stato d'animo, la sua felicità.
Non mi interessava affondarci il dito dentro, mi bastava guardarle, perché facevano sorridere anche me.
Mi aveva invitato a cena quella stessa sera, stavo giusto cercando qualcosa di adatto per l'occasione, ma per una sera volevo stare fuori dal campo della moda, volevo mostrarmi per quello che ero realmente.
Jeans, maglietta e Blazer.
Ludmilla mi avrebbe ucciso se solo avesse saputo che ad una cena mi sarei presentata sportiva, ma al di fuori del lavoro io ero così, e avevo sempre desiderato essere accettata per ciò che ero, e non per ciò che apparivo dietro ad un giornale di moda.
Notai che le blazer non si intonavano con la maglietta, dovetti per forza mettere delle scarpe col tacco, le uniche che si intonavano con la maglietta smanicata e i jeans attillati.
Adoravo mettere i tacchi con i jeans.
Il campanello di casa mi fece sussultare, Harry era già arrivato.
Quella stessa sera, anche a costo di rovinare la serata, gli avrei detto la verità.

"Come siamo eleganti, Styles!"

Eccolo, di nuovo.
Sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, dove le fossette apparivano imperterrite facendomi capire il suo stato d'animo.
Molto spesso le persone sorridono per non mostrare la loro tristezza, sorridono per non piangere, ma Harry no.
Lo si poteva vedere lontano chilometri che era felice, e tutto per il ritorno di Niall.

"Non sei da meno, Gutierrez!"

Mi lasciò un leggero bacio sulla tempia sinistra, io ero ancora intenta a sistemarmi i capelli in qualche modo, per non continuare a spostarli durante la cena.

"Sono troppo sportiva secondo te? Dovrei mettere un vestito?"

l sopracciglio di quest'ultimo si inarcò come se fosse stupito da quella domanda, o forse mai nessuno si era preoccupato di chiedergli un parere sull'aspetto.
Rise di gusto, mentre io non feci altro che guardarlo male.
Lui era così elegante, io così sportiva, al naturale, e forse davvero un paio di tacchi non bastava per quella sera, per quella cena con lui.

"Anche con il pigiama e un paio di babbucce saresti perfetta!"

Mai nessuno mi disse una cosa così.
Di ragazzi ne avevo avuti pochi, non che non mi facessero sentire importante, anzi, però mai nessuno mi fece sentire bella davvero, come mi stava succedendo in quel momento.
Sentivo la faccia andare a fuoco, ero letteralmente diventata rossa dalla vergogna, speravo solo non se ne accorgesse per non diventare ancora più rossa di quanto già non lo fossi. 
...
"Ti piace il vino, eh?"

Annuii con la testa.
Si, ogni tanto mi piaceva sorseggiare qualcosa che non fosse solo acqua, o delle bibite gassate.
Avevamo già avuto la possibilità di gustare il primo piatto ordinato quella sera, tutto ottimo come immaginavo, il ristorante era piuttosto costoso, e il fatto di non dover versare fior di quattrini mi dava i nervi, odiavo che fosse qualcun'altro a pagare per me, sembrava quasi che ne stessi approfittando.

"Harry, devo raccontarti una cosa!"

Smosse la testa come per incitarmi a continuare, e in quel momento l'ansia si impossessò di me.

"Ecco, io.. ti ho mentito su una cosa!"

Fece il tipico sguardo di uno che non aveva capito un accidente di ciò che avevo appena detto, e di cosa stessi parlando.
Come biasimarlo, nessuna fans si sarebbe mai fatta passare per una persona che non conosce la ex BoyBand più famosa al mondo.

"Sono stata una tua fan, prima che vi scioglieste!"

La bocca che in quel momento stava masticando un pezzo di pane, gli si fermò con tutto il boccone in bocca, iniziando a guardarmi negli occhi.
Mi sentivo terribilmente in imbarazzo e più di tutto una sciocca.
Sentivo che mi avrebbe odiato, anche se molte persone una cosa così l'avrebbero reputata una sciocchezza, ma forse lui avrebbe preso la cosa un po' più seria del dovuto.

"Lo so!"

Non potevo credere a ciò che le mie orecchie avevano appena sentito.
Mandò giù il suo boccone e mi sorrise, come se niente fosse.
Non era arrabbiato, non mi odiava, non mi guardava male e non aveva reagito bruscamente come quella sera nel vicolo cieco.
Pensai che Ludmilla gli avesse detto qualcosa, ma Ludmilla solo a parlargli le sarebbe venuta la febbre dalla troppa emozione, non riuscii nemmeno a capire dove trovò il coraggio quella mattina di dirgli che avevo la febbre come se lui fosse un semplice amico.
Avrebbe potuto fare l'attrice quella ragazza.

"Vicino alla tua porta di casa c'è il nostro calendario del 2013, l'ultimo che abbiamo fatto prima di.. hai capito!"

Avevo appena fatto una grande, epica, colossale figura di merda.
Avevo tolto tutto dalla mia stanza, e non il calendario di due anni prima dalla parete, solo ora capivo quanto avesse ragione la mia professoressa di italiano quando a quei tempi diceva che la testa la lasciavo sempre sul baobab. 

"Quindi.. non ce l'hai con me?"
"Affatto!"


Mi sentii sollevata nel sentirmi dire quella parola.
Ora però, volevo solo cercare di scoprire il motivo del loro distacco, della sua sofferenza.
Mi raccontò di quando andò ad x-factor, e quanto si divertirono in quella stanza, che dopo cinque giorni avevano già ridotto peggio di un porcile per maiali.
Tipico dei maschi, disordinati e sfacciati.
Sapevo tutto di ciò che fece in quel reality, ma sentirlo raccontare da Harry Styles in persona era la cosa migliore che potesse capitarmi, meglio che guardarlo da dietro un video.
I video raccontano le cose, ma mai a pieno più di quanto potrebbe farlo un diretto interessato, e Harry mi fece scoprire cose che quei filmati non mostrarono.
Ma raccontò della sua amicizia con Louis, di quanto gli mancava averlo in giro per casa gironzolare come un cane ogni volta, in cerca di qualcosa che aveva perso.

"Louis aveva la capacità di perdere qualsiasi cosa gli venisse affidata!"

Questo lato di Tomlinson non lo avevo mai scoperto, ma si sa che dietro ai riflettori niente è come immaginiamo noi.

"Mi è sempre sembrato un ragazzo con la testa sulle spalle!"
"Oh, si, lo era, eccome se lo era! Solo un po' sbadato!"


Sorrisi al pensiero di Louis in giro per la loro casa, a cercare disperatamente un oggetto. 

"Perdeva le cose, e solo dopo si accorgeva di quanto fossero importanti!"

Quanta verità in quella frase.
Purtroppo non era una frase che valeva solo per lui, ma per tutti.
Solo dopo aver perso qualcosa, o qualcuno ci si accorge in realtà di quanto potesse essere importante. 
All'inizio si danno le cose per scontate, si pensa che anche un litigio con una persona possa essere banale, ma dopo averla persa ci si rende conto di tutto, dell'enorme sbaglio.

"Perché vi siete separati?"

Il suo corpo si irrigidì all'istante.
Non mi sembrava di aver chiesto chissà cosa, volevo solo sapere del perché quella decisione.
Si alzò dal tavolo dopo aver terminato il suo secondo piatto, dirigendosi al bancone per pagare.
Nonostante fossi confusa, lo seguii a ruota rimanendo zitta.
Ciò che gli avevo appena chiesto lo aveva infastidito, e glie lo si leggeva in faccia a caratteri cubitali.

"Vorrei una risposta!"
"E non l'avrai, sono cose che non ti riguardano! Sali in macchina!"

Se solo avessi avuto l'opportunità di tornare indietro di qualche minuti, avrei completamente evitato di fargli quella domanda.

Harry's Verse.

"Vorrei una risposta!"
"E non l'avrai, sono cose che non ti riguardano! Sali in macchina!"


Ero letteralmente infastidito dalla sua sciocca e inopportuna domanda, ma daltronde dall'ennesima fan dei One Direction cosa mi sarei dovuto aspettare? Nulla.
Ogni singola persona mi faceva quella domanda da due anni, mi eo stufato di sentirmi chiedere le stesse ed identiche cose.
La feci scendere dall'auto una volta accompagnata a casa sua, ripartendo subito dopo averla lasciata davanti al vialetto.
Sapevo perfettamente di non essermi comportato da gentleman, ma avevo bisogno di sbollire, e in quel momento solo una persona avrebbe potuto aiutarmi.

"Harry, amico! Che fai qui a quest'ora?"

Era un po' tardi per presentarsi a casa delle persone, ma per far visita ad un vecchio amico, mai.

"Scusa Niall, ma ho bisogno di sfogarmi!"

Si scostò dalla porta di entrata per farmi entrare.
Anche qualche anno prima fece una cosa del genere, con la differenza che quella volta mi sfogai perché mi mancava la mia famiglia, e in tre anni dic arriera non fui in grado di abituarmi alla loro quasi completa assenza durante i miei tour.

.FlashBack.

Louis non c'era, era andato a guardare la partita del Manchester da dei suoi vecchi amici d'infanzia, o per meglio dire, suoi vecchi compagni di scuola dell'elementari e medie.
Avrebbe voluto rimanere a casa con me, perché sapeva che non stavo del tutto bene, ma mi rifiutai di vederlo stravaccao sul divano a vedere la partita da solo, e per colpa mia.

"Louis, va! Sto bene!"

Quando si comportava così mi ricordava tanto mio papà, così protettivo nei confronti del proprio figlio.
Mi sorrise ed uscì di casa chiudendola a chiave, come se avesse paura che potessi scappare da un momento all'altro, e così feci.
Mi rifugiai proprio da Niall, che anche lui in quel momento stava guardando la partita del Manchester, ma nonostante ci tenesse così tanto a quella partita, spense la tv e si mise ad ascoltare ciò che più mi angosciava.

"Coraggio, che succede?"
"Mi manca la mia famiglia, sembrerò stupido lo so, ma.."
"A tutti noi manca! Col tempo ti abituerai!"


.Fine Flashback.

Quella volta, il biondino ebbe ragione.
Mi abituai all'assenza della mia famiglia subito dopo quel tragico giorno, perché non volli più tornare a casa, decisi di rimanere nella città dov'era rimasto lui, dov'era rimasto un quinto di noi, dove sapevo che nonostate la sua assenza nei prossimi giorni della mia vita, lui mi sarebbe sempre stato vicino anche non potendolo vedere.
Fui l'unico a prendere la decisione di rimanere a Londra e di non tornare a casa, perché oltre a dovermi abituare all'assenza dei miei, dovetti abituarmi ad un altro tipo di assenza, quella alla quale purtroppo nessuno riuscirebbe mai ad abituarsi, perché ne soffre.

"Ti manca, non è così?"

Sembrava quasi che il biondo mi avesse letto nella mente, senza aver bisogno di chiedergli qualcosa.
Quello che mi tormentava qra un altro genere di cose, oltre alla sua mancanza.
Mi tormentava tutto ciò da cui venivo circondato, ogni singola cosa o persona, le persone più di tutto.
Nessuno è mai in grado di farsi gli affaracci suoi, e a soffrirne siamo solo noi.
A ventunanni avrei voluto essere libero di uscire di casa senza che le fans mi assalissero dopo tutto.
Avrei tanto desiderato che la smettessero di chiedermi le motivazione per il quale ci dividemmo.

"Perché le persone sanno solo farmi pensare a lui? Perché vogliono sapere?"
"Perché tenevano a noi! Harry renditi conto che prima o poi la notizia dovremo darla, anche se più di tutto farà male! Una volta ritrovati tutti, dovremmo farlo, tienilo a mente e non dimenticarlo!"

Ovvio che non lo avrei dimenticato, ma non sopportavo l'idea di vedere altre persone oltre a noi, soffrire per l'accaduto.
Ciò che è accaduto non fu colpa di nessuno, tanto meno nostra.
Ma prima o poi.. 


 

Harry firma autografi.

 
_________________________________________________________________

Hola chicasss C:
Scusate il ritardo, ecco il settimo capito della storia C:
Non è uno dei capitoli migliori lo so, ma spero vi piaccia.
C'è stato un piccolo batti becco tra i due protagonisti, ma chissà..
Non vi anticipo nulla del prossimo capitolo C:
Alla prossssima!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I didn't want this, I'm sorry. ***


"Se vorrà tornare, la sistemerà lui Niall!"

Avevo invitato il biondino, quasi castano ormai, a passare qualche giorno da me, per prenderci del tempo.
Senza farlo apposta aprì la stanza di Louis, messa sotto sopra proprio come lo stesso giorno che quest'ultimo se ne andò, e l'avrei rivista pulita e sistemata solo se fosse stato lui a metterci le mani, me l'ero promesso.
In quell'asso di tempo gli raccontai della mia uscita con Jess, un fiasco, a causa della mia reazione poco corretta nei suoi confronti.
Era convinto del fatto che avessi sbagliato, che avrei dovuto porgere le mie più sincere scuse a lei, e probabilmente aveva ragione, ma avevo solo bisogno di tempo per abituarmi al fatto che non avrei mai trovato una ragazza all'insaputa della mia esistenza, perché ovunque andassi anche un palo della luce mi avrebbe riconosciuto.
Nel 2013 avrei anche potuto accettare una fan come mia legittima ragazza, ma ora non ne sarei stato in grado.
Mi avrebbe ricordato ciò che ero un tempo, e chissà, magari avrebbe anche tentato di convincermi nel portare avanti la mia carriera da SOLISTA, come già successe mesi prima, e non avrei mai potuto farlo.
Io solista, senza i ragazzi non avrei raggiunto nemmeno un decimo della popolarità che raggiunsi con loro.
Io da solo, ero il nulla.
Loro completavano le mie giornate, completavano ogni singola nostra canzone, non avrei mai potuto.
Cantare 'Don't let me go' senza di loro, fu la cosa peggiore, per quanto potesse piacermi quella dannata canzone.
Immaginare di dover andare avanti, di dover proseguire il cammino da solo, per me, è come pensare di voler tornare a casa ma non poterlo fare perché lui è qui.

"Harry? Il postino ha una lettera da consegnarti!"
"Arrivo!"


Furono proprio Niall e quel signore con un cappellino da pagliaccio addosso a distogliermi dai miei pensieri.
Firmai la ricevuta di consegna e buttai quella busta bianca sul tavolo, non avevo voglia di leggerla e tanto meno di farlo sotto gli sguardi da civetta del mio amico. 
Mi buttai a peso morto sul divano accendendo la console per fare una partina.

"Non la leggi?"
"Dopo, ora fa una partita con me!"


Niall si buttò sul divano con la delicatezza di un elefante, con di fianco a se un piatto con due panini e una bottiglietta di coca-cola.
Non sarebbe mai cambiato, fortunatamente.
Nel bel mezzo di un combattimento suonarono alla mia porta di casa, pensavo fosse un altro postino per consegnarmi altra robaccia da leggere o da pagare.
Andò Niall alla porta, ma non sentendo nulla la mia curiosità prese il sopravvento, misi in paua e andai davanti alla porta di casa, dove trovai Niall e Jess chiacchierare allegramente come se fossero in confidenza da anni. 
Avevo parlato a Niall di Jess, e non so perché, ma vederli così affiatati mi creò un senso di disturbo misto a nausa che non sopportavo.
Ero geloso? No, certo che no.
La conoscevo da poco tempo non avrebbe potuto di certo farmi questo effetto, tremendo effetto.
Volevo, e dovevo assolutamente distrarmi da quell'enorme fastidio che mi tormentava, presi quella stupida lettera strappandone la busta e lanciandola chissà dove, iniziando a leggere.

"Non so perché io ti stia scrivendo questa lettera da così lontano, ma l'unica certezza che ho, Harry, è che mi manchi. Ti sembrerà assurdo, vero? Eppure è così. Sai, al giorno d'oggi mi chiedo come ho potuto abbandonare mio fratello nel momento in cui ne aveva più bisogno. Invece di starci vicino a vicenda, di sostenerci tutti insieme, ci siamo allontanati come degli emeriti idioti facendoci solo ancora più male. Non so come potrai reagire leggendo queste parole, sicuramente male, ma spero che tu un giorno possa perdonare questo sciocco del tuo migliore amico per essersi comportato come un codardo. Abbiamo fatto tutti lo stesso errore, quello di allontanarci, ma sono sicuro che prima o poi, quando ci sentiremo pronti, torneremo di nuovo ad essere uniti, perché lui vorrebbe questo, non è vero amico?
Bene, ora ti lascio, qui in America è un completo disastro!
Ti voglio bene fratello!

 
Louis."

'Chi non muore si rivede' fu tutto ciò che pensai, prima di accartocciare quella stupidissima lettera e buttarla in mezzo al pattume.
Ero arrabbiato.
Mi aveva promesso che nonostante la nostra inconscia decisione, per me ci sarebbe sempre stato, che avremmo continuato a sentirci anche da lontano per sostenerci a vicenda, e invece quello che fece fu abbandonarmi in balia di me stesso, lasciando che mi tagliassi, lasciando che quegli antidepressivi incombessero sul mio corpo ormai totalmente fragile per via di tutta quella sofferenza. 
Era l'unico, con il quale ce l'avrei avuta per il resto della mia vita,  nonostante mi mancasse più di ogni altra cosa al mondo.
Era l'unico che forse non sarei mai stato in grado di perdonare.
L'ho cercato dappertutto, mandato lettere, lo chiamavo ogni giorno, per poi scoprire che non viveva più nemmeno nella sua città, ma si era trasferito e cambiato numero di telefono, senza avvisare me, il suo migliore amico, che stava soffrendo come un cane per la perdita di qualcuno che avevamo in comune.
Si comportò da egoista, e non avrei mai potuto perdonarlo.

"Se dovete pomiciare, andatevene!"

Altra frase idiota con il quale me ne uscii una volta superata la soglia della cucina.
Mi chiusi in camera, dove l'unica cosa che mi avrebbe dato un po' di conforto, era quella piccola lametta che ormai non usavo più da un anno e mezzo.


Jessica's Verse.

Ci trattò male, fraintese le nostre chiacchiere.
Stavamo semplicemente parlando dei loro vecchi tempi, stavo solo spiegando al biondino quanto fossi felice di fare la sua conoscenza, che a differenza di Harry, non era affatto infastidito dal conoscere una sua vecchia fan.

"Scusalo, se hai bisogno di parlargli vai da lui, io ho una cosa da fare!"

Annuii al ragazzo di fronte che si precipitò in cucina raccogliendo una busta postale, vuota. 
Rimasi a guardarlo di nascosto mentre cercava forse il contenuto di quella busta, che trovò nel cestino della pattumiera. 
Era intento a leggere, ogni tanto faceva qualche smorfia qua e la, finché non sbarrò gli occhi per chissà quale frase, o parola che aveva letto su quell'innocente pezzo di carta pieno di scritte anche sul retro.
Decisi di fare come mi aveva consigliato, andare a parlare con Harry per chiarire l'equivoco della sera precedente, ma sbagliai, perché la scena che mi si presentò davanti fu alquanto raccapricciante. 
Aveva in mano una lametta, e quest'ultima appoggiata al suo polso destro pronta a tagliare solo con una mossa della sua mano sinistra. 
Mi sentivo impotente, mi sentivo inutile per non poterlo aiutare, mi sentivo fuori posto perché non sapevo cosa lo turbasse così tanto, l'unica cosa che mi venne in mente in quel preciso istante, fu quella di precipitarmi addosso al ragazzo per non permettergli di peggiorare la situazione facendosi ancora più male di quanto già non stesse.

"Harry! Harry, fermati per l'amor del cielo, dammi quella cosa!"

Mi guardava.
Mi guardava con occhi lucidi e rossi.
Mi guardava con gli occhi di chi era stanco di soffrire, e lui era sofferente.
Lasciò cadere a terra quell'insulso oggetto tagliente che presi subito dopo, tagliandomi un dito, ma poco mi importò, volevo solo che Harry smettesse di farsi del male, da solo.
Buttò la sua testa sul cuscino, mentre vidi una lacrima innocente scendergli sul naso, e cadere, bagnando quel tessuto di stoffa bianco, mostrando poco a poco il segno della gocciolina cacciata dagli occhi di Harry.
Mi sedetti in ginocchio di fronte a lui, con l'indice della mano sinistra che perdeva qualche gocciolina di sangue e macchiando i miei jeans, e lo guardai negli occhi.

"Scusa!"

Serrò la sua bocca continuando a fissarmi imperterrito.
Odiavo essere fissata, ma amavo immensamente essere fissata da lui.
Lui poteva, lui era tutto ciò di cui avevo bisogno, e avrei fatto di tutto pur di vederlo stare bene.

"Jess.. Abbracciami, per favore!"

Lo feci sedere sul letto, posizionandomi tra le sue gambe, in piedi, e lo abbracciai, accarezzando i suoi ricci.
Sentivo i suoi singhiozzi sulla mia pancia, sentivo il tessuto della mia maglietta azzurra bagnarsi sempre di più di lacrime, ma stavo lì.
Non mi importava nulla, avrebbe potuto inondarmi la maglietta di qualsiasi altra cosa, ma l'unica cosa che volevo in quel momento era che si sfogasse, che si aprisse per una volta e che la smettesse di tenersi tutto dentro.
La felicità che gli lessi negli occhi il giorno del ritorno del suo amico era svanita completamente.
Nei suoi occhi si poteva leggere solo sentimenti negativi, che sarebbero stati in grado di contrastare qualsiasi felicità di qualunque persona, sarebbero stati in grado prendere il sopravvento su qualunque altro sentimento positivo.
Rabbia, tristezza, malinconia, rancore, odio.
Tutto questo si leggeva nei suoi splendidi -ora rossi- occhi verdi, pieni di acqua salata, che scorreva e scorreva ininterrotamente come se la persna in questione non piangesse da anni, come se quella persona al posto di due occhi avesse due scarichi di acqua. 

"Voglio parlare con lui!"

Niall spuntò all'improvviso da dietro il muro. 
Allontanai il viso di Harry da me e annuii al biondo, che più che un viso spensierato di prima, in quel momento aveva le guance tinte di rosso, e le sopracciglia incurvate verso il basso, internamente al suo viso, come per far capire di essere leggermente irritato.
Non protestai, nascosi la lametta nella tasca dei miei pantaloni ed uscii dalla stanza di Harry, nascondendomi nella stanza affianco per origliare.
Non origliai, perché la stanza in cui mi ritrovai mi ricordava tanto Louis.
Molto probabilmente proprio quella stanza apparteneva a lui stesso, alcune sue foto con le sorelline erano sparse sulla sua scrivania impantanata di polvere, era un po' messa in disordine, ma le urla di Niall mi distrassero dalla mia perlustrazione nella stanza.

"Perché l'hai buttata?"
"Niall per favore, io non pos.."
"Tu cosa? Pensi di essere l'unico a stare male? Eh? Ti tagli anche, è stupido da parte tua, lo sai questo? Pensi che lui sarebbe fiero di questo?"


Lui chi?
Ancora una volta sentii i singhiozzi disperati di Harry, Niall gridargli contro come se l'amico non stesse già soffrendo abbastanza.
Purtroppo, in quel preciso istante, stavo temendo una cosa che più di tutte non avrei mai pensato, stavano soffrendo per qualcuno, si, ma qualcuno non più al mondo.
Decisi di intervenire tra di loro, perché ritenevo esagerato il comportamento del biondo nei confronti di Harry, ma prima che varcassi la porta della stanza si calmarono, o meglio, si calmò.

"Harry.. queste cose le dico per te! Lui non avrebbe mai voluto questo, cazzo!"
"Ora mi dite di chi cazzo state parlando!"


Entrai così, un po' turbolenta nella stanza.
Harry mi fissava sfinito, come se fosse stato martoriato di calci e pugni, ma pugni formati da parole, perché si sa che a volte le parole fanno più male di uno schiaffo.
Niall abbassò la testa come in segno di arresa, perché sapeva avevo sentito tutto.

"Harry, alzati! Portiamola lì!"

Non riuscivo a capire.
Nel tragitto in macchina non parlai, non capivo nemmeno dove mi stessero portando.
Fissavo Harry, lui fissava fuori, il vuoto.
I suoi occhi erano spenti, il suo verde smeraldo, cristallino non c'era più e forse per il troppo pianto, per le troppe lacrime versate in un solo momento.
Niall si fermò davanti ad un parcheggio inserendo la macchina perfettamente nell'apposito posto, e scendemmo.
Era arrabbiato, frustrato, sapevano ormai entrambi di non potermi nascondere più nulla.

"Niall.. non dovremmo aspettare che tornino gli altri?"
"No! Vuole saperlo no? Vuole soffrire anche lei con noi? Va bene!"


Non capivo cosa intendesse per soffrire, volevo solo sapere il motivo della loro frustrazione, ormai ero entrata a far parte della vita di Harry principalmente come amica, e volevo cercare di conoscerlo al meglio, partendo dai suoi punti deboli.
Volevo saperlo aiutare, saperlo prendere.
Intorno a me c'erano tante lapidi, per così dire, era un cimitero.
Le mie supposizioni erano fondate, qualcuno a loro importante non c'era più.
Entrammo in una piccola stanza illuminata solo da tanti lumini messi a forma di rettangolare, probabilmente per illuminare il defunto sotto a quel terreno, ed il nome. 
Niall mi prese per un braccio, come biasimarlo, lo conoscevo da solo un giorno e già lo avevo fatto alterare rivolgendomi a lui in quel brusco modo, ed entrando nella stanza di Harry come se quella fosse casa mia.
Mi strattonò fino a quei puccoli lumini e mi fece inginocchiare davanti ad essi.

"LEGGI, FORZA!"

I suoi occhi erano pieni di rabbia, tristezza, angoscia, come quelli di Harry tempo prima.
Stava per piangere.
Tirai un sospiro di quelli lunghi e lenti, quasi interminabili e mi girai, per osservare chi giaceva  la sotto.
Il nome che lessi mi fece scendere una lacrima, ciò che vidi mi sembrò dell'inverosimile.
Era assurdo vedere quel nome, e quella sua foto scritta su quella lapide, non meritava questo.
Solo in quel momento potevo capire la rabbia e la frustrazione dei ragazzi, potevo capire la loro scelta di diversi.

"Sei contenta adesso, eh? Ora che sai tutto, abbi almeno la decenza di stare zitta e non parlarne a nessuno!"

Rimasi li in ginocchio davanti a quella lapide.
Osservavo la sua foto sorridente, il suo modo di sorridere così diverso da tutti gli altri.
Come lo avrei detto un giorno o l'altro a Ludmilla?
Come mi sarei dovuta comportare?
Tante domande in quel momento mi frullavano nella mente, ma nessuna di essere ebbe una risposta, solo con i fatti le avrei trovate. Vidi i ragazzi attendermi davanti alla porta di quella stanzetta, così mi alzai asciugandomi le lacrime ed uscendo. 
Harry mi guardò, per poi parlare.

"Non volevo questo, mi dispiace!"


 

Jess, dopo la crudele verità.

 
______________________________________________________________

Heeello Girlsss C:
Uuuh uhh qualcuno ha scoperto la verità :)

Niall ha confessato, o meglio mostrato alla ragazza la triste realtà,
e a quanto parte, anche lei ora ne soffrirà con loro.
Se ci sono errori, vi prego avvisatemi e provvederò a correggere, capitemi, è notte e dovrei dormire AHAH
Muy bien.
Al prossimo capitolo chicasss C:

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I will never forget their songs. ***


Mi sentivo un mostro, uno schifosissimo mostro.
Mi ero comportata da idiota, sta stupida, da immatura.
Mi ero intromessa in una cosa più grande di me, che non pensavo mai mi avrebbe fatto soffrire come stavo soffrendo in quell'istante.
Buttata sul letto della mia vecchia stanza a casa dei miei genitori.
Non volevo più stare sola, non ora.
Da giorni non andavo più nemmeno in studio, non mi alzavo dal letto nemmeno per lavarmi, non mangiavo più, e tutto ciò che sapevo fare, era versare inutili lacrime.
Avevo spento il mio telefono, sparita dalla circolazione.
Harry e Niall erano spariti da una settimana, o forse come già ho detto, ad essere sparita da loro ero io.
Fissavo quel vassoio contenente la colazione che mamma mi aveva portato un ora prima, era ancora lì, con il latte freddo e le brioches ormai rinsecchite e decisamente non commestibili.
Come al solito mi alzai a fatica, prendendo quel vassoio e portandolo al piano di sotto una volta usciti tutti da casa.
Da oltre una settimana facevo così, scendevo, buttavo tutto e portavo via la spazzatura, facendo credere a mamma e papà di fare una fragorosa colazione ogni mattina puntualmente alle 8.

"Ben tornata a casa sorellina!"

Fissai mio fratello Matt con sguardo trucido e freddo.
Erano settimane che non lo vedevo e avrei preferito far passare gli anni fino a dovermi ritrovare al suo funerale.
Mi sono sempre chiesta una cosa, fin da bambina: Perché questo odio tra me e lui? Non dovrebbe esserci sintonia da parte di entrambi? Non dovremmo essere in grado di confidarci l'un l'altro?
Mai riuscii a trovare risposte a queste domande, ma dal canto mio, col cervello in pappa che mi ritrovavo come al solito, non sarei mai stata in grado di trovare delle risposte a tutte le domande che mi ponessi.
Non lo salutai, me ne tornai in camera mia con la convinzione di riaccendere il mio telefono dopo una settimana di batteria a scarica e assoluta mancanza di voglia di metterlo a caricare.
M arrivarono una serie di messaggi.
Ludmilla.
Mio cugino Derek.
E tutti gli altri di Harry, forse una decina tutti suoi.
Non avevo nemmeno il coraggio di leggerli dopo quell'assurda scoperta di una settimana fa, non avevo il coraggio di parlarci dopo il mio stupido comportamento infantile, ma li lessi, uno ad uno.

'Chiama appena puoi'
'Ho bisogno di parlarti'
'Per favore non evitarmi, almeno tu'


E via dicendo.
Tutti messaggini simili, ma non mi passò nemmeno per l'anticamra del cervello di chiamarlo, fin quando non lo fece lui qualche istante dopo aver messo a caricare il mio telefono e averlo appoggiato accuratamente sul comodino affianco al mio lett.
Lessi il suo nome, il mio corpo si irrigidì immediatamente.
Ero indecisa se rispondere o meno, ma optai per la prima.

"Ciao Harry..!"
"Ma che fine hai fatto? Sono giorni che ti chiamo!"

Una brutta fine, come si suol dire.

"Sono tornata dai miei.."
"Devo parlarti, possiamo vederci?"

Non ero sicura di essere in grado di riuscire a vederlo.
Non potevo guardarlo negli occhi, non avrei retto il suo sguardo sul mio corpo, incatenato ai miei occhi.
Stavo per obiettare, stavo per dirgli che non ci saremmo più visti per il resto dei giorni, ma mi precedette, come se sapesse già la mia risposta.
Non voleva obiezioni, e chiuse il telefono subito dopo avermi detto l'ora e il posto dell'incontro.
Ero così decisa a non presentarmi a quella sorta di appuntamento al quanto inconscio ed imbarazzante, ma la presenza di mio fratello per casa mi fece irrigidire diventando come un pezzo di marmo, cambiando automaticamente idea.
Avrei retto qualsiasi situazione stupida ed imbarazzante pur di non stare sotto allo stesso tetto insieme a quel depravato mentale.
Sospirai a pieni polmoni per tranquillizzarmi chiudendo la porta della mia stanza a chiave, per dirigermi nel mio guarda roba.
Non avevo assolutamente intenzione di dare nell'occhio, misi dei jeans, una felpa rossa marcata Fallen, e le mie nike Blazer rosse.
I capelli biondi li legai in una coda alta per permettere alla sciarpa nera intonata ai jeans, di incastrarsi perfettamente con il mio sottile collo.
Mi chiusi la porta di casa alle spalle e mi diressi silenziosamente verso il London Eye, dove sapevo avrei trovato Harry in tutto il suo splendore, peccato che la voglia di vederlo era pari a zero, se non meno.
Era lì, davanti a me a pochi metri di distanza, ancora non cosciente del fatto che fossi avanti a lui, si girava intorno spaesato, come se in quel posto non ci fosse mai stato, ma semplicemente cercava me, il mio corpo, la mia sagoma, e la vide. 
Mi venne incontro, ma senza rendermene conto indietreggiai di un passo.
Avevo voglia di fuggire lontano da lui, dal suo sguardo penetrante, ma il suo sorriso mi bloccò.

"Vieni, ti voglio raccontare tutto!"

All'inizio non capii a cosa si riferisse, ma mi resi conto subito dopo del suo intento di spiegarmi quella lapide.
Nella cabina eravamo solo io e lui, esattamente come chiesto al bigliettaio della ruota panoramica.
Mi sedetti al centro, aspettando che l'arnese partisse.
Non ho mai amato le altezze, tanto meno salire sulla ruota panoramica più grande che ci sia sulla faccia della terra, ma non esitai.
Quando lui si sedette di fianco a me, mi alzai andando a riflettere il mio volto e il mio corpo davanti a quel vetro, che mi permetteva di vedere l'intero paese dall'alto.
Non l'avevo mai vista, e non pensavo che Londra potesse essere così bella, nonostante fredda.

"Era il 23 Novembre del 2013.."

Due anni e mezzo.
Non riuscivo a credere che quel ragazzo non ci fosse più da quasi tre anni.

"Il tour era terminato giusto da qualche settimana!"

Lo guardavo dal vetro, lui era riflesso dietro di me.
Potevo leggere nuovamente la sua rabbia e la sua frustrazione negli occhi, potevo leggere quanto gli mancasse la figura di quel ragazzo accanto a lui, eppure, ero impassibile.
Nella sua voce potevo udire un pizzico di malinconia e freddezza nel raccontare quel fatto.
Nonostante lo conoscessi da poche settimane, mi sentivo tradita, ma non solo da lui.
Se gran parte delle persone fossero state al mio posto, di sicuro si sarebbero sentite esattamente come me, tradite e messe in disparte per essere rimaste all'oscuro di quella notizia.

"Eravamo ad una festa, tutti completamente ubriachi, e sapevamo quanto fosse sbagliato!"

Fortuna che lo sapevano.
L'alcool.
L'alcool da sempre era stato il mio nemico principale.
Quando ero piccola mio papà beveva, beveva tutti i giorni, anche la mattina appena alzato per lui era d'obbligo bere un bicchiere di vino.
Tornava sempre a casa dopo le sette di sera nonostante il suo lavoro terminasse alle cinque, e si rinchiudeva in un bar, a giocare alle slot o semplicemente a bersi chissà quanti bicchieri di alcool.
Li vedevo litgare ogni giorno, con mio fratello che se ne sbatteva stando alla play station tutto il santo giorno, ed io, che mi rinchiudevo in camera mia a chiave per paura che mio padre potesse picchiarmi come faceva con mia madre il più delle volte.
Così piccola ed indifesa, non potevo fare altro che starmene nella mia stanzetta, occupando le mie orecchie con le mani in modo da non sentire. 
Quello che accadde a lui, sarebbe stato un motivo in più per poter continuare ad odiare l'alcool, anche se qualche bicchiere ogni tanto me lo concedevo, ma mai più di uno.

"Voleva tornare a casa con la sua auto ed essendo in quelle condizioni, nessuno dei presenti potè impedirglielo. Alle quattro di notte di quel giorno, se ne andò. Incidente stradale, in autostrada!"

Autostrada.
Incidente.
Tutto ciò mi riportò al sogno che si ripeteva costantemente ogni notte, ma che smise di farlo dopo aver scoperto la verità.

"Quel sogno che hai fatto qualche settimana fa, non era casuale. Era lui!"

Fu come una doccia fredda.
Non volevo ammettere che ciò che aveva appena detto fosse vero, non volevo crederci, eppure.
Mi scese una piccola lacrima, perché per una volta, speravo che quel sogno non fosse nulla di così maligno, ma come al solito facevano parte di una realtà già accaduta e mai scoperta fino ad ora.
Abbracciai Harry senza biascicare, emettendo solo qualche sighiozzo.
Se avessi saputo che avrei sofferto così tanto, non mi sarei mai comportanta come feci il giorno precedente, avrei preferito rimanere all'oscuro di tutto e aiutare Harry. 
Sentivo le sue braccia avvolgere le mie spalle protettivamente, come se non volesse staccarsi da me.
Io a differenza sua, non vedevo l'ora che quel giro terminasse, per poter scappare via e continuare a piangere in silenzio da un altra parte, che non sia davanti a lui.
Ho sempre pensato che mostrarsi deboli agli altri, fosse sintomo di sottomissione, perché allo stesso tempo, permettiamo a quella persona di approfittare della nostra vulnerabilità e inconsapevolezza.
Sapevo di poter sfogarmi davanti a lui perché solo lui avrebbe potuto capirmi in quel momento, ma nonostante ciò, mi rifiutai categoricamente di guardarlo negli occhi, mentre le lacrime scorrevano sul mio viso.

"Non ho finito, scendiamo!"

Non sapevo cosa mi attendesse in quel momento.
Ma ero certa che sarei stata invasa da altri sentimenti negativi, perché da soltre una settimana non riuscivo più a vedere positività in niente.
Non riuscivo ad abituarmi all'idea che ciò che avevo visto in quel cmitero, fosse vero, e forse non mi ci sarei mai abituata. 
Mi lasciò un leggero casto bacio sulla fronte, prima di vederlo allontanare, e tornare in compagnia di qualcuno, qualcuno al quale avrei dovuto porgere le mie scuse, Niall.
Mi guardavo entrambi con i loro occhi chiari, fin quando uno dei due non si allontanò, Harry.
Mi lasciò con Niall, che mi sorrise debolmente.

"Io.."
"Scusa per come ti ho trattata, non volevo, ma vedi.. ne stiamo soffrendo tutti da tanto tempo ormai e nessuno di noi sopportebbe l'idea di vedere qualcun'altro soffrire per il nostro stesso motivo! Ti prego di perdonarmi! Il tempo sta passando così velocemente.."

Come avrei potuto non perdonarlo?
Era pur sempre il mio idolo di un tempo, l'idolo che tant amavo da ragazzina, odiarlo sarebbe stato una delle cose peggiori che potessi fare.
Sorrisi per la prima volta dopo tanto tempo, e tutto grazie a lui

"Niall? Non ne ho mai avuta l'occasione da ragazzina ma.. mi abbracceresti? Lo desideravo tanto a quei tempi!"

Lo vidi aprire le sue braccia con un sorriso ampliato a trentadue denti, mi ci fiondai senza farmelo ripetere due volte.
Avevo sempre desiderato tuffarmi tra le sue braccia, perché per me Niall era sempre stato un approccio su cui appendermi quando stavo male.
Mi bastava guardare un video e poter sentire la sua risata contagiosa per stare bene, mi bastava vedere i suoi occhi anche attraverso uno schermo per sentirmi di nuovo me stessa.
E abbracciarlo in quel momento mi sembrava quasi irreale, mi sembrava così strano poter 'realizzare' questo sogno che ormai credevo potesse essere svanito per il loro abbandono della musica, ma lo stavo vivendo sulla mia pelle.
Lui era lì, era lì che mi abbracciava, che mi sosteneva, proprio come un tempo, ma con la differenza che questa volta non lo stavo guardando da dietro uno schermo.
Ero così immersa nei miei pensieri, che non mi accorsi dello squillare del mio telefono, e dello sguardo impietoso che Harry ci stava lanciando dalla panchina sul quale era seduto.
Abbandonai la prea al quale no volevo più staccarmi, e risposi alla mia migliore amica che in quel momento mi stava sicuramente maledicendo per no essermi più fatta sentire. 

"Ma che cazzo di fine hai fatto?"

Come temevo, dovetti staccare leggermente la cornetta dal mio orecchio per non perdere l'uso dell'udito nella parte destra.
Continuava a blaterare quanto fossi incosciente a comportarmi in questo modo e a sparire di continuo.
Lei non era coscente però, che se avesse saputo ciò che sapevo io, si sarebbe comportata al mio stesso modo.
Tirai su col naso decisa finalmente a parlare.

"Stai piangendo?"

Si, si stavo piangendo cazzo.
Lei non poteva capirmi, lei non poteva sapere e questo mi feriva ancora di più.
Un giorno mi avrebbe odiato per non averla messa al corrente.
Fin dai tempi delle medie ci facemmo tante promesse, e una di queste fu quella di tenerci sempre aggiornate sulle novità di entrambe, ed io, stavo letteralmente infangendo quella promessa al quale tenevo più di tutto il resto.

"No.. è solo raffreddore, hai bisogno?!
"Ci terrei a vederti, sei sparita!"

In quello stato pietoso non mi sarei di certo presentata a casa sua.
Rifiutai il suo gesto cortese di invitarmi a casa a prendere un tè per parlare e le chiusi il telefono in faccia.
Mi stavo comportando da ridicola, da codarda come sempre.
Mi sentivo gli sguardi di Harry e Niall addosso, come a dirmi che stavo sbagliando a non andare da lei, ma poco mi importava del loro giudizio.

"Senti, ti va di fermarti a casa di Harry a mangiare? Ormai sai tutto quindi.. tenerti all'oscuro di altre cose non lo ritengo opportuno!"

Mi chiedevo ancora cosa avessero da nascondere quei due.
Accettai, ma nel tragitto non parlai.
Misi le cuffiette nelle orecche e feci partire una delle canzoni nella mia playlist preferita.
Story of my life.
Da ragazzina passavo le ore con quella canzone nelle orecchie, finché le mie povere orecchie non ne potevano più.
Il camino che avevo di fronte a me, nel salotto di casa loro, emetteva un calore allucinante, quasi straziante ma allo stesso tempo confortevole.
Senza rendermene conto iniziai a canticchiare l'ultima canzone ascoltava, che parlava proprio della loro vita, mentre scorrevo il dito sulla mensola sopra al camino con tante foto di loro.

The story of my life,
I take her home,
I drive all night,
To keep her warm and time.
Is frozen.


The story of my life,
I give her hope,
I spend her love,
Until she's broke inside.
The story of my life.


Guardare quelle foto accompagnata da quelle canzoni mi fece sorridere come una bambina, perché era così fottutamente bello vedere che nonostante avessero abbandonato tutto, la loro voglia di ricordare ciò che un tempo erano non era svanita.
Mentre canticchiavo sotto voce non mi resi conto che il biondo mi stesse ascoltando, intromettendosi poi in quella che doveva essere la loro canzone cantata a modo mio.

Written in these walls,
are the colors tha I can't change.
Leave my heart open,
but It stays right here in its cage.


Mi sembrava così strano continuare a cantare quella canzone, seguita da lui.

"La ricordi ancora?"
"Si."


Non potrò mai dimenticare le loro canzoni.
 
_________________________________________________________________

Eccccomi quii C:
Questo è l'ottavo capitolo della mia storia.
La protagonista troverà qualche complicazione nel suo benesser :C
Se vi piace, recensiteee ^_^
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** My girlfriend. ***


"Greys, ho detto fermati, vieni immediatamente qui!"

Mia zia mi aveva costretta ad andare a prendere sua figlia, alias mia cugina quella vipera, a scuola.
Niall si era gentilmente offerto di accompagnarmi non essendo ancora convinto di essersi fatto perdonare per la sfuriata del giorno prima.
Come suo solito, quella bambina insolente mi stava mettendo in imbarazzo davanti a due persone che avevano avuto un ruolo molto importante nella mia adolescenza, ma lei sembrava non curarsene.
Nonostante la detestassi, mi piaceva il modo in cui ogni volta se la spassava, facendomi imbizzarrire fino a stremarmi, fino allo sfinimento.
Perché si, da bambini si è così ingenui, così fuori controllo e pieni di vita, che in quell'istante di totale pazzia non ci si rende conto del mondo crudele che ci circonda.
Si pensa solo ed esclusivamente a cantare, a ballare, a ridere insieme agli amichetti che ci siamo fatti col tempo e andando a scuola.
Essere bambini è la cosa che un adolescente desiderebbe tornare, perché da adolescenti si sa come iniziano ad andare le cose.
Le prime cotte, i primi litigi con i genitori perché non accettano le cose che fai o come vai a scuola, i tuoi voti, le amicizie che si sfaldano con un solo litigio, ma che inconsapevolmente possono riagganciarsi con lo scorrere del tempo.
Nonostante quell'odio profondo per quella bambina, la invidiavo a morte, perché la sua spensieratezza era inaudita.

"Vorrei tanto tornare bambina..!"
"Harry sarà un ottimo papà, non credi?"

Ero così intenta a guardar strillare quella bambina per la sua felicità, che non mi accorsi che anche Niall la stesse osservando.
Solo in quel momento, mi fece notare quanta sensibilità avesse Harry, quanto tatto avesse con i bambini.
Io non sempre riuscivo a farli stare buoni, anzi, l'unica che non stava buona con me era proprio Greys.
Con lui diventava un'altra persona, una bambina più tranquilla e gentile, tant'è che diede al moro metà della sua merendina, mai fatto con me.
Mi trovai sinceramente d'accordo con la domanda che mi porse Niall, perché aveva ragione.
Harry prima o poi avrebbe avuto dei bambini, e sarebbe stato uno dei padri migliori del mondo.
In così poco tempo riuscii a legare con i due ragazzi più importanti della mia adolescenza, tenendo con me i loro segreti, tenendo all'oscuro di tutto la mia migliore amica e tutti coloro che mi stavano attorno.
Annuii al biondo e andai a sedermi sul divano guardando la tv, in attesa che scoccassero le sei e trenta del pomeriggio, per riportare Greys dalla mamma.
Davano il telegiornale, nel cambiar canale, qualcosa mi fece cambiare idea, o meglio, una notizia che mi lasciò di pietra.
Chiamai Niall per non distrarre Harry.

"Senti qua!" Alzando leggermente il volume dell'apparecchio.

'Oggi, a Doncaster è tornato l'ex componente della band più famosa del passato, gli One Direction!'

"LOUIS!"

Rimasi letteralmente scioccata dalla notizia data al telegiornale, tanto quanto Niall.
Osservai i lineamenti del suo volto irrigidirsi a quella notizia, i suoi occhi diventare più scuri, proprio come quel giorno al cimitero, sintomo che la rabbia stava per prendere il sopravvento.
In quel preciso momento scoccarono le sei e trenta del pomeriggio, chiamai Greys e mettendole il suo cappottino uscii dalla porta di casa dei ragazzi, non volendo immaginare la reazione del riccio alla notizia dell'amico.
Mentre camminavo mano nella mano con la bambina, iniziò a parlare di quanto Harry fosse bello, di quanto desidererebbe che fosse il suo papà.
Chiunque avrebbe voluto quel ragazzo come papà, se solo lo avessero conosciuto fino in fondo, ed io solo ora iniziavo a conoscerlo a pieno.
Lasciai la bambina nelle mani di mia zia e mi incamminai sul marciapiede per tornare a casa, con le cuffiette nelle orecchie.
Cantavo.
Mi piaceva cantare in mezzo alla strada, e non mi importava se la gente mi prendesse per una pazza, anche perché non lo ero.
La mia rabbia e la mia tristezza la sfogavo proprio così, cantando, e ogni volta mi sentivo meglio.
Mi arrivò un messaggio sul telefono, che mi distrasse da ciò che stavo facendo, era Niall, con il telefono di Harry non avendo il mio numero.

'Parto per qualche giorno, immagina per dove. Prenditi cura di Harry. Niall xx.'

Feci inversione di rotta, e le mie gambe tornarono a camminare verso la villa dei ragazzi, volevo esserci anch'io quando Harry avrebbe rivisto l'amico, avrei voluto stargli vicino in quel momento, sapendo quanto sarebbe stato difficile per lui riaccoglierlo in casa. 
Invece di suonare alla sua porta di casa, vicino alla pianta affiancata allo stipite bianco del portone, trovai un biglietto sempre di Niall, dove all'interno di una busta mi aveva lasciato la sua copia di chiavi della casa di Harry.
Ero indecisa se suonare, o aprire la porta come se fosse casa mia.
Decisamente, suonai il campanello ed aspettai qualche minuti che venisse ad aprirmi, ma non ci fu risposta.
Suonai una seconda volta, una terza, ma niente, non si decideva ad aprirmi, così utilizzai le chiavi di Niall per entrare.
La tv era ancora accesa, da farmi dedurre che Harry fosse in casa, ma a pian terreno di lui nemmeno traccia.
Salii lentamente le scale per non farmi sentire, quella situazione mi stava letteralmente spaventando.
Guardai in tutte le stanze del piano superiore, ma Harry non c'era.
Notai una piccola protuberanza sul soffitto della sua stanza.
La tirai giù, e cadde una scala di legno, mostrandomi un'altra piccola stanzetta.
Se l'avessi raccontato a qualcuno non mi avrebbe creduto finché non l'avrebbe visto coi suoi stessi occhi.
Salii la scala lentamente, scricchiolava, probabilmente per tutti gli anni non utilizzata.
Harry era lì, in quella piccola mansarda, accovacciato in un angolo che singhiozzava come un bambino di due anni messo in punizione dalla propria mamma.
Non sapevo che fare, e solo in quel momento capivo perché Niall mi aveva scritto quel messaggio sul telefono, e poi probabilmente cancellato dai messaggi inviati dal telefono del ragazzo.
Harry, da solo era vulnerabile, instabile.

"Ci sono io qui con te, Harry!"

I suoi occhi pieni di quell'acqua salata, liquidi e pieni di tristezza da buttare fuori.
Mi sedetti di fianco a lui facendolo stendere con la testa sulle mie gambe, iniziando ad accarezzargli i ricci.
Piano piano, sotto al mio tocco lo sentii tranquillizzarsi e addormentarsi beatamente, dove almeno nel sonno sarebbe stato libero di essere felice, di non soffrire più per nessuno.
Passammo le ore in quella piccola mansarda, in attesa che si svegliasse, ma sembrava proprio non volerlo.
Mi alzai, togliendo la felpa e appoggiando la sua testa calda e mossa dalle mie mani, sopra di essa per farlo stare comodo.
Non capivo quel suo pianto, non sapevo se era al corrente del ritorno di Louis in Inghilterra, non sapevo cosa gli passava per la testa.
Mi diedi ai fornelli nonostante fossero le nove di sera, volevo preparargli qualcosa per quando si sarebbe svegliato, sicuramente affamato.
Canticchiavo qualcosa, finché non sentii un tonfo dietro di me, trovando un Harry con il sedere per terra.

"Il culo, che male!"

Sorrisi nel vederlo così impacciato e con la voce ancora impastata dal sonno.

"Dovresti lavarti la faccia prima di scendere le scale Harry!"
"Mi sa che d'ora in poi lo farò! Che profumino, che si mangia?"

Direi che il dolore al suo sedere gli passò immediatamente dopo aver sentito l'odore dello spezzatino che stavo cucinando ormai da un po' di tempo. 
Lo giravo con il mestolo, finché qualcuno non mi prese per i fianchi con le mani, circonandomi poco dopo la vita con le braccia.
Ero sicura di aver le guance tinte di rosso per la vergogna e l'imbarazzo, la mia timidezza si faceva sempre sentire, soprattutto se a causarla era Harry.

"Hai fatto abbastanza per oggi, continuo io qui tu riposati!"

Mi lasciò un bacio appena sotto l'orecchio prima di scansarmi e andarmi a sedere sul divano.
Avevo ancora il cuore in gola quando accesi la tv mettendo su MTV per ascoltare un po' di musica.
Trasmettevano Teenage Dream di Katy Parry.
Non ho mai amato alla follia quella cantante, ma alcune canzoni non mi dispiacevano affatto.
Harry dal suo risveglio non fece nessun commento riguardo al ritorno del suo amico, supposi subito che Niall non gli avesse detto nulla, ma ci doveva esser un motivo per il quale piangeva qualche ora prima. 
Glie lo avrei chiesto appena finita la canzone.
...

"Harry, perché piangevi? Non voglio intr.."
"Louis..!"

Non andai avanti, non volevo infierire in ciò che più lo avrebbe fatto star male, e non volevo esserne anch'io la causa.
Mangiammo tranquilli ciò che avevo preparato nell'attesa del suo risveglio, tra una risata e l'altra ci ritrovammo entrambi a pulire i piatti e ad asciugare per terra per il disastro combinato giocando con l'acqua. 
Nel asciugare attera con lo spazzolone scivolai aggrappandomi a lui e tirandolo con me.
Fu la cosa più stupida ed imbarazzante che potessi fare in quel preciso momento di solitudine con lui.
Lui non era imbarazzato, lui non era timido, lui rideva.
Se la spassava beatamente sopra di me per la figuraccia, ma non si decideva ad alzarsi, ed io non potevo far altro che osservarlo in tutte le sue perfezioni.
Il suo sorriso, il suo modo così sciocco ed irruento di ridere, la sua voce roca e impertinente nel silenzio, lo adoravo in tutto e per tutto.
Smise di ridere, puntando i suoi occhi nei miei facendomi diventare rossa dalla vergogna.
Non avevo mai osservato i suoi occhi così da vicino, e solo ora capivo quanto fosse vero quando Ludmilla mi diceva che avrebbe potuto perdersi nel verde smeraldo dei suoi occhi, perché aveva ragione.
Sembrava quasi ipnotizzasse la persona sotto di lui, come se la facesse sua con lo sguardo, e con me, ci stava riuscendo.
Si avvicino lentamente, fino a sentire il mio respiro sulle sue labbra, fino a farle incontrare in un bacio casto.
La mia mano nei suoi ricci, sentivo la sua lingua chiedere accesso alle mie labbra, che timidamente, aprii in senso di approvazione.
Non seppi descrivere quel momento una volta nel letto di casa mia, ma non dormii per tutta la notte pensando solo ed esclusivamente a lui, al suo sapore, alle sue mani sul mio volto così delicate e calde, non seppi descrivere le emozioni che mi fece provare in quei pochi minuti, prima che si alzasse da sopra di me aiutandomi ad alzarmi.
La mattina seguente mi alzai più allegra del solito, e con buoni propositi di tornare al lavoro, ma il mio capo mi chiamò informandomi del mio licenziamento immediato.
Ne fui ancora più contenta, perché la sera prima Harry mi aveva invitato a far colazione assieme, non me la sarei persa per niente al mondo.
Misi una felpa piuttosto lunga e celeste marchiata Vans, con i leggins neri e le Vans blu chiare.
Legai i miei capelli e dopo essermi truccata uscii di casa più felice che mai.
Faceva piuttosto freddo, quindi mi costrinsi a sciogliere i miei biondi capelli più mossi del solito, per coprire la parte scoperta del mio collo.
Davanti alla casa di Harry intravidi l'auto di Niall, aveva detto qualche giorno, ma fu molto veloce nel tornare.
Utilizzai le sue chiavi per entrare, ma appena sulla soglia della porta sentii due ragazzi gridare, e uno non era Niall.
Avrei riconosciuto quella voce maschile sottilissima lontano chilometri, la voce di Louis.
Il biondo mi vide sulla soglia della porta, mi fece segno col dito di fare silenzio un attimo e così feci, ascoltando i due litigare. 

"Louis, c'è una persona qui, è meglio evitare!"

Niall mi fece entrare nel salone, avevo lo sguardo basso e leggermente intimorito dalla presenza di un altro ragazzo.

"Lei sarebbe?"

Il moro fece quella domanda con un pizzico di curiosità nel chiedere e un leggero sorriso stampato in volto.

"La mia ragazza!"


________________________________________


'Ci sono io qui con te, Harry!'

______________


Come immagino il loro bacio, così C:

 
_____________________________________________________________________

Holaaa a todas las chicaass C:
Eccomi con il mio decimo capitolo.
Harry e Jess si sono finalmente incontrati dopo qualche tempo e qualche litigio.
Louis è tornat dall'America per chiarire col suo amico, lo perdonerà?
Chi lo sa C;
Scusate se c'è qualche errore ma oggi ho fatto tuto di fretta e non ho avuto il tempo di rileggere :C
Al prossimo capitolo, bye bye c:

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Jealousy. ***


Harry's verse.

Ero così occupato a discutere con Louis -dopo due anni- che nemmeno mi resi conto della presenza di Jess nella stanza, portata da Niall.
Avevo giusto bisogno del suo aiuto in questa situazione, sfogarsi con una ragazza è sempre meglio che farlo con un amico, perché loro ti capiscono, loro ti sostengono e ti stanno sempre vicino nel momento del bisogno. 
Jess, ogni volta che avevo un problema, era sempre presente, anche a ia insaputa, ma lei c'era.
Appena la vidi li, sulla soglia della porta del salotto di casa mia, mi venne istintivamente di sorridere, perché era in totale imbarazzo in quella situazione, e nonostante la conoscessi da solo qualche mese, adoravo vedere le sue guanciotte tingersi di rosso per la vergogna.
Mi sono sempre piaciute le ragazze timide ed impacciate, sembrava quasi che lei si sentisse di troppo in quella situazione, e forse lo era, ma avevo sempre bisogno di lei in momenti come quelli.

"La tua ragazza? Mi lasci senza parole, Styles! Ciao, io sono Louis!"
"Lo sa meglio di te chi sei, smettila di fare come se non stesse succedendo nulla come al solito, Louis!"

Lei stava per tendere la sua piccola mano per presentarsi a Louis, che aspettava solo glie la stringesse, ma appena vide il mio sguardo lei ritrasse la mano.
Non era egoismo, volevo solo che si presentassero per bene dopo aver chiarito quella situazione alquanto complicata, e sembrava averlo capito andando in cucina con Niall.
Il volto di Louis rimase sconcertato dal rifiuto di una persona, tanto che si voltò verso di me come per chiedere spiegazioni, che ovviamente non gli diedi, avevamo ben altro di cui parlare e non di certo di Jess.
Scosse la testa in segno di disapprovazione, e prendendo il suo borsone pieno di sue cianfrusaglie, lo vidi dirigersi verso le scale e andare al piano superiore, probabilmente nella sua stanza, lasciata ancora malconcia come l'aveva lasciata una volta.
Pensai subito al fatto che molto probabilmente l'avrebbe trovata ancor peggio di come l'aveva lasciata lui, perché non permisi mai nemmeno alla domestica di casa di passare solo la polvere, era sacra per me e non volevo che nessuno toccasse nulla.

"Harry, che diamine, almeno la polvere potevi passarla in camera mia!"

Come temevo, l'aveva trovata peggio del previsto. 
Non avevamo ancora chiarito del tutto quella brutta situazione, ma sapere di averlo di nuovo tra i piedi mi fece sorridere come un ebete.
Presto, tutto sarebbe tornato come prima, ne ero certo.
Raggiunsi Niall e Jess in cucina, che se la stavano tranquillamente spassando facendo colazione e giocando a carte, dove Niall quella pippa stava perdendo. 
Salutai Jess con un bacio sulla nuca e mi diressi verso al frigo per prendere del succo da portare a Louis, dovevamo per forza parlare prima o poi, e non avevo intenzione di aspettare. 
Misi tutto su un vassoio e avvisai i due che avrei passato qualche tempo con Louis, sembrava non interessare a loro, erano troppo presi a mangiare e a giocare come due idioti infantili, e Niall lo era ovviamente.
Bussai alla porta, dove Louis aveva appeso un cartello alla maniglia con scritto 'Don't touch here', come per far intendere di non entrare, ma non diedi retta a quel coso attaccato ed entrai, appoggiando  tutto sulla scrivania.
Era intento a sistemare tutta la sua robaccia e a fare un po' di ordine.
Mi ero promesso che avrebbe sistemato lui quel pandemonio, e avevo mantenuto la promessa fatta a me stesso, per una volta in tutta la mia vita.

"Heey amico, c'è un cartello app.."
"Sisi ho visto, ma dobbiamo chiarire!"


Invece di osservare me, che stavo per aprire bocca ed iniziare un lungo monologo su come si era comportato precedentemente, iniziò ad osservare il vassoio pieni di cose da mangiare, tra cui le bioches alla crema, le sue preferite.
Non mi diede nemmeno retta e si sedette sulla sedia -sporca di polvere- a mangiare, senza badare al fatto che mi aveva lasciato senza parole.
Nonostante i quasi tre anni di distanza, non era cambiatto affatto, era sempre il solito sfacciato dei miei stivali, e di questo ne ero felice, non avrei sopportato un Louis scontroso e troppo cresciuto in casa mia, o nostra.

"Senti amico, mi dispiace di essere sparito in questo modo, ok? Ma l'ho fatto solo ed esclusivamente per te, perché a sentirmi solo tramite una cornetta del telefono ti avrebbe fatto male il doppio, e non volevo questo! Sono tornato perché in quasi tre anni c'è ancora una cosa che non ho fatto, e vorrei poterla fare con voi tutti!"

Si rese conto a cosa stessi pensando nel vederlo mangiare così sfacciatamente senza calcolarmi, e anche questo di lui, non era cambiato nulla.
Riusciva sempre a capirmi, a precedermi nel dire le cose, perché solo con uno sguardo riusciva a leggere cose che direttamente non riuscivo mai a dire, Louis aveva tante capacità che pensavo fossero svanite, ma in un ora in casa -di nuovo nostra- mi aveva fatto capire di essere rimasto lo stesso Louis che lo aveva lasciato solo nel momento del bisogno, lo stesso in grado di capire le situazioni da solo senza che nessuno gli spiegasse le cose.
Ancora non eravamo al completo, e speravo prima o poi di una nostra rimpatriata, perché ne avevamo bisogno tutti più di ogni altra cosa al mondo.
Avevo capito che anche loro avevano, e stavano passando quello che stavo passando io.

"Lei lo sa? Sa tutto di.."
"Si, sa tutto.. da qualche giorno più o meno, ma non lo ha detto a nessuno!"
"Mi hai tolto un peso amico, grazie! E adesso abbracciami che mi sei mancato in tutto questo tempo!"


Pensavo di non poterlo perdonare fino in fondo, ma dopo avermi spiegato le sue buone intenzioni nei miei confronti, ripensai alla mia scelta, e lo abbraccia.
Mi erano mancati suoi abbracci affettuosi da fratello maggiore, e terribilmente possessivo in fatto di ragazze.
Voleva che mi trovassi una ragazza bella e con la testa sulle spalle, non un ochetta di strada con la voce stridula o da 'vacca' come le definiva lui, e l'avevo trovata, finalmente. 


Jessica's Verse.

Harry era ormai da ore in camera con Louis, chissà cosa stavano combinando quei due insieme.
Invece che disturbarli, preferii andare a farmi un giro in centro con Niall, ora che lo conoscevo davvero, potevo finalmente dire che aveva un carattere fantastico e pieni di sorprese.
Eravamo stesi sul prato del parco di Londra, ne avevamo approfittato vista la bella giornata che si era presentata fin dalla mattina presto.

"Jess, guarda quella nuvola! Non sembra una lavatrice?"

Prima di osservare la nuvola soggettata da lui, lo guardai perplessa chiedendo più a me stessa che a lui se stesse facendo sul serio o stesse scherzando, ma mi risposi da sola, faceva sul serio. Scoppiai a ridere come una forsennata, perché quella nuvola era tutto, fuorché una lavatrice, Niall non ci vedeva proprio in fatto di forme. 
Quella aveva semplicemente la forma di una.. nuvola.
Non ero messa meglio di lui ma, la forma di quel vapore era letteralmente irriconoscibile.

"Che ridi? Guardala bene!"
"AHAH Scusa ma sei troppo buffo, è solo una nuvola senza alcun senso, TU guardala bene!"


Scandii per bene quel 'tu' per far si che capisse, ma sembrava rimanere della sua idea, Niall e le nuvole a forma di lavatrice, lo avrei scritto sul mio diario segreto appena avrei potuto.
E già, nonostante la mia età, possedevo ancora un piccolo diario segreto.
Sembrerà assurdo ma, quelle pagine sono l'unico mezzo che ho per sfogarmi, l'unica cosa che ho come punto di riferimento quando tutto va male, perché quelle pagine possono solo darti la possibilità di esprimere ciò pensi e non ti giudicano, come invece fanno le persone. 
Sono dei miserabili fogli, che con i nostri pensieri prendono un valore importante, a seconda di ciò che scriviamo.
Continuai a discutere con Niall sulle forme alquanto bizzarre di tutte le piccole nuvolette che passavano sopra di noi, inutile dire che il ragazzo era un vero e proprio incapace.

"Tu hai bisogno di occhiali, Niall!"
"Li porto già, guarda qui!"

Tirò fuori dei Ray Ban da vista dalla tasca posteriore destra dei suoi jeans grigi e se li mise, erano in perfetta sintonia con il suo cappello nero, anche se la visiera al di sotto era viola, ma poco importava. 
Rimasi di stucco quando scoprii che portava degli occhiali da secchione, un altro segreto del piccolo Horan. 
Per non farlo sentire solo, dalla mia borsa tirai fuori un paio di Ray Ban da sole a goccia e li misi.

"Anche se sono da sole, non fanno la differenza, sono sempre occhiali!"

Mi guardò perplesso e confuso, ma poi capì perché misi quegli occhiali, anche se il sole non dava poi così fastidio, e mi sorrise, uno di quei sorrisi che solo lui poteva sfoggiare al meglio.
Amavo da morire vederlo sorridere, e quella mattina non faceva altro, il ritorno di Louis aveva smosso anche la sua giornata, potevo capirlo.

"Forza pelandrona, torniamo a casa è ora di pranzo!"

Non mi accorsi nemmeno delle due ore passate con lui in quel parco a ridere e cantare, a osservare la forma stupida delle nuvole.
Con lui il tempo passava più velocemente del solito, nemmeno con Harry mi passava così velocemente. 
Mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi, l'afferrai e con agilità mi fece saltare sulle sue spalle iniziando a correre come un pazzo. 
Erano indescrivibili gli effetti che quel ragazzo mi faceva, poteva sembrare la persona più lunatica al mondo, e lo era, perché nonostante il nostro litigio, lui era li a giocare con me in mezzo al parco come due bambini.
Chiusi le mie gambe intorno alla sua vita per non dargli troppo peso sulle braccia, ma sembrava non volesse. 
Continuò a correre con me sulle spalle fino ad arrivare alla grande villa di Harry e Louis, scesi dalle sue spalle ancora ridendo, mentre lui si accasciò sul prato a modi angelo, per riprendere fiato. 
Mi guardava dal basso, respirando a fatica ma nonostante tutto con il sorriso sulle labbra, quanto invidiavo la sua voglia di vivere, la sua voglia di fare le cose. 
Si alzò di scatto e prendendomi per mano inziò a correre di nuovo verso la porta bianca della casa, ridendo.
Urlò un 'siamo tornati', ma di Harry e Louis nemmeno l'ombra, così mi chiese gentilmente di andare a chiamarli in camera di Louis, dove era sicuro che li avrei trovati.
Bussai ed entrai, ma non trovai nessuno, finché un biglietto sulla scrivania mi distrasse dalla mia ricerca.
'Siamo usciti, ciao. xx' 

"Sono usciti!"
"Come non detto, ci facciamo una pizza, ti va?"

Era tantissimo tempo che non preparavo una pizza con le mie mani -a parte il fatto che non ero capace a farne una decente-, le avevo sempre ordinate in pizzeria per scarsa voglia di preparare, come al solito.
Accettai la richiesta di Niall, perché con lui sarebbe stato tutto più semplice, e non osai minimamente immaginare cosa avremmo combinato con tutti quegli ingredienti.
Mi alzai più vogliosa del solito, dal divano su cui mi ero 'delicatamente' appollaiata e raggiunsi Niall in cucina, intento a tirar giù dallo scaffale più alto la farina, mentre io recuperavo le uova nel frigo.
Mettemmo tutto sul tavolo ed iniziammo a mettere della farina sul tavolo, stando attenti a non farla cadere a terra.

"Vedi? Si fa.. così!"

Stava facendo un cerchio al centro della farina versata sul tavolo, ma invece che continuare il suo lavoro mi lanciò una manciata di farina in faccia, prendendo buona parte dei miei capelli sciolti.
Odiavo a morte la farina nei capelli, eppure con lui non ero in gradi di arrabbiarmi, non fino in fondo, perché avrebbe fatto la faccia da cucciolo abbandonato e non avrei retto. 

"Me la paghi Horan, sappilo!"

Potevamo dire addio all'idea di preparare una buona pizza per pranzo, ormai tutta la farina era sparsa per la cucina, e se solo Harry se ne fosse accorto ci avrebbe come minimo cacciati di casa a calci nel sedere.
Trascinammo tutta quella schifezza fino in salotto avendola calpestata con i piedi, finché non sentimmo la serratura della porta girare, per aprirsi.
Ero aggrappata al collo di Niall, prima di vedere Harry sulla soglia della porta del salone, guardarci esterrefatto e confuso, con un Louis dietro di lui alquanto divertito, rideva. 

"Siete ingiusti però, non mi avete invitato!"
"Scusa Lo.."


La mano alzata di Harry e il suo volto imbronciato non mi diede tempo di finire la frase rivolta al moro dietro di lui. Tolsi il mio braccio dal collo di Niall e cercai di sgattaiolare dal salone.

"Non così in fretta signorina, sedetevi, tutti e due!"

Fissai il biondo negli occhi, non sapeva se ridere o preoccuparsi della sceneggiata che stesse per fare il riccio.
Mi andai a sedere di fianco a Niall, ma non riuscii a trattenere le risate, sulla punta del suo naso c'era ancora della farina appicicata.
Louis mi sorrise facendomi l'occhiolino, come per farmi capire di essere dalla nostra parte, ma tutto ciò che feci è abbassare lo sguardo e arrossire. 

"Siete due.. incompetenti! Vi lascio la casa per qualche ora e me la riducete in brandelli con della.. farina di frumento? Nemmeno bambini di due anni farebbero ste cose!"
"Infatti, farebbero peggio Harry!"


Nemmeno sta volta riuscii a trattenere le risate, Louis non me lo concesse.
Aveva completamente ragione, un bimbo di due anni molto probabilmente avrebbe rotto qualsiasi cosa abbia avuto in mano, noi ci siamo divertiti solo con della farina per la pizza.
Harry fulminò con lo sguardo il suo amico, che non sembrava nemmeno un po' irritato dal disastro che avevamo combinato.
Sorrisi dolcemente a Louis, almeno lui poteva capirci.

"Basta con queste stronzate Louis! E voi pulite quel macello, adesso!"
"Suvvia Harry! Ragazzi, la prossima volta pretendo l'invito, sia chiaro!"
"LOUIS!"


Louis scappò in cucina saltellando, e poi i bambini eravamo noi. Era impossibile non sorridere nel vedere quanta vitalità avesse quel ragazzo, nonostante tutti i problemi fra loro, nonostante fossimo dalla parte del torto. 
Io e Niall ci alzammo dal divano per eseguire 'l'ordine' indetto dal padrone di casa, un po' indispettiti dal fatto che ci avessero interrotto proprio nel bel mezzo del divertimento, ma senza dire nulla prendemmo scopa e paletta e iniziammo a pulire il pavimento. Non si sa perché ma, Louis ci aiutò a pulire quel disastro, e lo ringraziai subito dopo.
Ora che era qui, avrei sicuramente avuto l'occasione di poterlo conoscere meglio, e scoprire qualcosa in più anche su di lui. 
Harry mi chiamò prima che finissi, così lo raggiunsi al piano superiore, era più arrabbiato di prima.

"Cosa c'è tra te e Niall?"

Non potevo credere alle mie orecchie.
Era convinto che tra me e lui ci fosse del tenero, quando invece stava nascendo una splendida amicizia, cosa che speravo vivamente sarebbe successa anche con Louis.

"Che razza di sciocchezze vai dicendo? Non c'è niente tra me e lui Harry, solo amicizia!"

A quella mia affermazione stortò il naso come per non credermi.
Non sopportavo che un ragazzo sospettasse di un altro rapporto con un altra persona al di fuori del mio attuale fidanzato. 
Lo vidi sospirare e tranquillizzarsi, mi fece segno di sedermi accanto a lui sul suo letto, e lo raggiunsi.
Mise il suo braccio destro intorno alla mia spalla, facendo in modo che appoggiassi la mia testa sul suo petto. 
Mi accarezzava delicatamente i capelli biondi, mi rilasava un sacco il suo tocco sul mio corpo, era una droga sentire le sue mani toccarmi.

"Scusa se ho reagito così ma.. avrei preferito che facessi quelle cose con me..!"

Fui sicura del fatto che, se in quel momento stessi bevendo un qualsiasi cosa per dissetarmi, mi sarei strozzata nel sentire quanto fosse sdolcinato Harry Styles, e per di più con la sottoscritta. 
Non sono mai stata il tipo da smancerie ma, per la prima volta cercai di sembrare il più dolce possibile.
Alzai il mio viso e gli baciai delicatamente le labbra, approfondendo poi il bacio con il mio consenso. 

"Siamo solo amici, tranquillo! Niente più incomprensioni, intesi?"

Annuì sorridente con la testa e ci alzammo dal letto per raggiungere Louis e Niall al piano di sotto.
La scena che si presentò davanti ai nostri occhi azzurri ci fece piegare in due dal ridere, Louis completamente coperto di uova rotte, e Niall a terra con il doppio della farina che aveva prima, addosso.

"Non ci aspettate?"

Fu tutto ciò che disse Harry, prima di tuffarsi nella mischia insieme a quei due idioti, me compresa.

 

__________________________________________________
 

Niall la secchia C:

 
__________________________________________________________

Hooola Chicasss C:
Ecco qui il mio undicesimo capitolo e spero vi piaccia.
Louis e Harry hanno bene o male chiarito la situazione,
ma nasce qualche incomprensione tra Harry e Jess,
vedendo che quest'ultima ha instaurato un ottmo rapporto con l'amico.
Moolto bene, non quando aggiornerò perché sto scrivendo
anche una ff Rossa, se vi va passate a leggerla C:
Goodbye <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** New friend. ***


Capelli completamente sporchi, infarinati e mischiati al tuorlo d'uova, ecco come avevamo passato il resto della giornata io e i ragazzi. 
Louis era proprio come lo avevo sempre immaginato, lui non era cambiato nonostante fosse cresciuto, Louis aveva solo smesso di pavoneggiarsi davanti alle telecamere, era sempre il solito burlone di sempre, quello che fa sempre sciocchezze per far ridere gli amici, chi gli sta intorno. Non è mai cambiato come tutti credevano.
Avevo accettato l'offerta dei ragazzi di rimanere a cena la sera, e anche a dormire nella stanza degli ospiti, ormai il lavoro non lo avevo più, mi sarei presa un anno sabbatico, un anno di tranquillità, cosa che non avevo mai fatto. Avrei cercato lavoro al più presto, ora volevo solo godermi le persone che non avevo mai avuto possibilità di conoscere nel loro periodo di fama.
Ero appena ucita dalla doccia, quando sentii un pianoforte suonare qualche stanza più in là rispetto alla mia. Niall e Harry erano al piano di sotto dove li avevo lasciati, sicuramente avrei trovato Louis al piano, e difatti.
Stava suonando la base di Look After You, quanto amavo quella sua cover, quanto amavo la sua voce. 
Però non cantava, non c'era traccia della sua voce in quella melodia così dolce.

"Heilà, hai bisogno?"

Non mi accorsi nemmeno del fatto che mi avesse visto, perché iniziai a pensare al fatto che i ragazzi avessero smesso di cantare, per lui.
Non avrei mai accettato una cosa del genere -da fan- ma non avrei nemmeno potuto puntare una pistola su ognuo di loro e costringerli a fare ciò che non si sentono di fare.

"Ops, no! Ti ascoltavo.. posso?"

Indicai con l'indice della mano destra, il posto sulla sedia accanto al suo, che mi concesse sorridendomi, un angelo. Era assurdo quanto potessi amare in modo diverso, ognuno di loro.
Non avrei mai messo in dubbio i miei sentimenti per Harry, l'ho sempre amato, fin da ragazzina, e continuerò ad amarlo, sempre, ma gli One Direction a suo malgrado non erano composti solo da lui, ognuno di loro aveva un qualcosa che mi rapiva totalmente, come se fossi innamorata di tutti e cinque, ma con emozioni differenti, forti.
Mi sedetti vicino a lui, iniziai a strimpellare qualche nota alta del piano, mi sentivo praticamente osservata da lui, ed era una sensazione veramente bellissima.

"Non pensavo suonassi, sei bravissima!"
"Infatti non suono, ho imparato da sola!"


Mi sorrise nuovamente, quanto potevo amare quel sorriso lo sapeva solo Dio.
Mi propose di strimpellare qualche canzone insieme a lui, ovviamente seguendo le note da uno spartito, e accettai pimpante.
Provammo a suonare 'River flows in you', impresa difficile, dubitai sin dall'inizio che ce l'avremmo fatta a suonarla, ma mi stupii di me stessa, e anche lui probabilmente, alla fine della canzone aveva una faccia felice e allo stesso tempo sorpresa.

"Eccellente direi, no?"

Annuii energica, l'avevamo suonata proprio bene, a parte qualche errore qua e là o qualche confusione di nota, ma era uscita davvero bene.

"Mi dispiace..!"

In un certo senso, mi fece delle scuse senza neanche saperne il motivo.
Lo guardai interrogativa, cercando di incitarlo a continuare ma non lo fece, rimase in silenzio ad osservare i tasti del pianoforte avanti a lui.

"Mi dispiace che tu non abbia avuto possibilità di conoscerlo!"

Non dissi nulla, sapevo a chi si stava riferendo e, non volevo infierire ancora più di quanto non avessi già fatto in quel periodo. Scossi la testa in segno di non preoccupazione e mi alzai da quello sgabello alquanto scomodo per due, troppo stretto.
Sentimmo le voci di Niall e Harry chiamarci dal piano di sotto, la cena era pronta, e non so né come e ne il perché, mi ritrovai a fare la maratona con Louis per le scale per chi sarebbe arrivato prima al tavolo.
Prima che entrassimo entrambi nella grande cucina, cademmo insieme inciampando sul tappeto davanti alle scale.
Il giorno dopo avrei avuto un sedere gonfio quanto una casa, lui compreso, ridemmo tutti a crepa pelle, ma non Harry.

"Vi sarei davvero grato se non mi distruggeste la casa!"

Scettico e scorbutico, proprio come quando faceva il geloso o l'infastidito. 
Amavo tutti loro, sapeva cosa fossi stata nel passato, nella mia adolescienza, e non poteva di certo negarmi di andare d'accordo con i suoi compagni, non lo avrei mai accettato.
Ci sedemmo tutti a tavola a mangiare una pizza, non cucinata da noi fortunatamente, non riuscimmo nell'intento quel pomeriggio. 
Mi piaceva tanto scherzare con Niall e Louis, eravamo uguali sotto un certo aspetto, sempre con la voglia di vivere e di ridere, anche se ultimamente quella faccenda ha un po' spento i miei spiriti.
Harry sembrava proprio non digerire il fatto che scherzassi con loro, e molto probabilmente lo avrei affrontato dopo cena.
FInite le chiacchiere ci alzammo tutti, buttando i cartoni della pizza e aiutando Louis a lavare quei quattro bicchieri nel lavello, la lavastoviglie era stracolma di roba.
Lasciai Niall e Louis buttarsi schizzi d'acqua addosso, li osservavo dalle scale, erano proprio due bambini, due bambini così perfetti.
Trovai Harry nella sua stanza nell'intento di suonare qualcosa con la chitarra, ma sembrava alquanto assente con il cervello, perché la chitarra non l'aveva nemmeno accordata. 

"Harry, la chitarra. Va accordata!"

Non mi aveva nemmeno dato retta, cosa che mi ha dato terribilmente sui nervi. Se c'è una delle tante ose che ho sempre odiato, è proprio il fatto di parlare e non essere ascoltata, non ho mai parlato coi muri e tanto meno avrei iniziato.
Feci un sosprire per tranquillizzarmi e andai a sedermi proprio accanto a lui, togliendogli la chitarra e accordandogliela al suo posto.

"Tieni! Che ho fatto sta volta?"
"Perché con loro vai così d'accordo e con me no? Sono il tuo ragazzo, no?"

Si, era il mio ragazzo, ed il mio ragazzo deve porre un certo limite alla sua gelosia, o potrebbe perdermi.
Non sapevo cosa dirgli, se gli avrei detto di provare qualcosa anche per Louis e Niall saebbe finita male, e non volevo questo.
Harry era sempre stato il mio punto di riferimento da piccola, ma gli altri non erano da meno.
Non avrei potuto togliere a loro, per dare a Harry.

"Harry io.. Vieni con me, voglio farti vedere una cosa!"

Lo portai nella camera di Louis, dove ero sicura di avere uno stereo a portata di mano.
Insierii uno dei loro tre CD e gli feci ascoltare Little Things, Up All Night, e Best Song Ever. Ovviamente non capiva dove volessi arrivare, così misi il DVD di This Is Us, girato qualche anno prima.
I suoi occhi, al vedere quel film diventarono lucidi, e una piccola lacrima rigò il suo volto, impregnandolo di acqua salata.
Nonostante tutto non capì le mie intenzioni, così mi affrettai a spiegare ciò che avevo in mente.

"Sei mai stato geloso di loro? Dei tuoi fratelli?"

A quel punto sembrava aver capito ciò che intendessi, e con lentezza, scosse la testa in segno di risposta negativa.

"E allora che motivo hai di esserlo adesso? Non ti nascondo il fatto che tengo molto anche a loro Harry ma, io sto con te, e loro per me sono amici!"

Mi pentii amaramente di aver acceso quel dvd, le sue lacrime sembravano non voler smettere di scendere.
Lo baciai sulle labbra bagnate di lacrime, vederlo in quello stato mi faceva sempre più male, più lo conoscevo e stavo con lui, più mi rendevo conto di quanto avesse un carattere sensibile, diverso da come lo avevano sempre descritto -puttaniere-.
Harry era un bambino, era un piccolo bambino bisognoso di affetto, che nessuno gli aveva mai dato, nessuno si era mai preoccupato di lui, di come stesse dopo quel giorno. 
Decisi a quel punto, di non poter restare quella sera a dormire da loro, Louis era tornato da poco tempo, da poche ore, e mi sembrava giusto che stessero da soli per conto loro, avrebbero avuto un sacco di cose da dirsi.
Presi le mie poche cose ed uscii da quella casa, un po' triste e sconsolata, ma felice di aver fatto capire ad Harry i miei sentimenti in qualche modo.
Pensai a Ludmilla, a quanto mi stesse odiando in questi giorni per non calcolarla, per averla praticamente abbandonata, e volevo assolutamente farmi perdonare per questo.
Suonai alla sua porta, mi aprì suo fratello, se non fossi stata con Harry ci avrei sicuramente provato.

"Ti sei ricordata di avere un'amica?"

Come non detto, mi odiava a morte, come biasimarla.
La pregai gentilmente di farmi parlare, per spiegarle tutto ciò che mi stava capitando nell'ultimo periodo, me non volle ascoltarmi, mi chiuse la porta di casa in faccia, lasciandomi lì, inerme.
Mi chiusi in casa buttandomi a peso morto sul divano, osservando il soffitto ormai non più bianco, ma giallino e del tutto scadente. Avevo verniciato da forse un anno, ma quella vernice non valeva poi così tanto come mi avevano detto.
Decisi all'istante di non vedere Harry e i ragazzi per qualche giorno, ero solo un intrusa in mezzo ai loro ricordi, e tutto ciò che avrei dovuto, e voluto fare, sarebbe stato andare a recuperare tutte le mie cose dedicate a loro, da Ludmilla.
Le inviai un messaggio di tregua, chiedendole gentilmente di ridarm i miei oggetti, e che sarei passata la mattina seguente a prenderli. Non rispose, ma conoscendola, sapevo benissimo quanto stesse al telefono quella ragazza, ed ero del tutto consapevole del fatto che lo avesse letto.
Mi addormentai, con i pensieri rivolti a lui, e a quanto sarebbe stato bello se avessi avuto possibilità di conoscerlo.

La mattina seguente, come avevo deciso, mi recai a casa di Ludmilla sperando mi facesse entrare per parlare, ma mi sbagliai per l'ennesima volta. Davanti alla porta trovai uno scatolone con su scritto il mio nome, era proprio arrabbiata.
Caricai lo scatolone sull'auto di papà, e tornai a casa con l'intento di riappendere tutto nella mia stanza, riordinare i vari libri negli scaffali e pulirli dalla polvere, e dedicare un angolino solo a lui, in ricordo.
Mi sembravano troppo pochi i poster dedicati a lui in quell'angolo, così aprii uno dei tanti libri scritti da loro e strappai delle sue foto, con tanto di dedica da parte mia. 
Aveva ragione Louis, non avevo, e non avrei mai avuto possibilità di conoscerlo, e questo mi dava i brividi.
Rimasi a pensare a come potesse essere successo, se solo quella sera non avesse avuto tutto quell'alcool nel sangue ora sarebbe qui, ma non c'è. 
Nonostante lo conoscessi solo in foto, sentivo che nella mia vita qualcosa mancava, mancava una parte della mia adolescienza, e quella mancanza aveva creato un enorme voragine stracolmo di angoscia e tristezza.
In compenso a questo, avevo trovato un nuovo amico, Louis, anche se Harry non sembrava andare molto a genio questo nuovo rapporto. 
Molto spesso le persone quando si fidanzano -che sia un ragazzo o una ragazza- spariscono per stare solo ed esclusivamente col proprio partner, io non sono mai stata così, ho sempre messo prima gli amici del mio ragazzo, e non perché non lo amassi, ma perché l'amore come ben tutti sanno, se ne va, l'amicizia invece no, e non sarei mai stata disposta a lasciare i miei amici per il fidanzato, quando un giorno avrebbe potuto andarsene tranquillamente con la scusa di non amarmi più, e in quel caso senza amici sarei stata sola, e senza amici queste cose, non si superano.

"Ho una fame, mi sa che andrò da Sturbucks!"

Ultimamente il mio vizio più strano, era quello di parlare da sola, o per meglio dire, di pensare ad alta voce. Speravo solo con tutta me stessa che non mi fosse mai capitato in mezzo alla gente, altrimenti avrei fatto la figura della pazza.
Trovai molto interessante il nuovo menù di quel 'negozio', chiamiamolo così. Sclesi di fare una colazione più abbondante del solito, tre brioches al cioccolato e due alla crema, con tanto di frappuccino, ormai non avevo più nemmeno il così tanto amato lavoro da modella dalle teenager, quindi qualche chilo in più non mi avrebbe fatto per niente male. 
Vidi sbrucare la testa con i capelli castani tutti scompigliati di Louis, indossava un berretto di lana di un colore indefinibile da lontano. Non volevo farmi vedere da lui, o meglio,m non con tutto quell'affare sul tavolo, o avrebbe pensato che fossi incinta con delle voglie stratosferiche di dolci. Nascosi il mio volto dietro al mio cappellino nero di lana, continuando a gustarmi il frappuccino.

"Sbaglio o qualcuno sta cercando di non farsi notare dal sottoscritto?"

-Cazzo!- Pensai tra me e me, e fortunatamente non ad alta voce. 
Alzai il mio volto per incontrare i suoi occhi, quegli occhi azzurri come il cielo che in quel momento mi stavano sorridendo, come le sue labbra sottili. Non sarebbe stato giusto nei confronti d Harry, ne ero consapevole, ma in quel momento stavo avendo dei pensieri poco casti sul suo migliore amico, e non andava affatto bene. Gli sorrisi di rimando, facendogli segno se volesse favorire, ma scosse la testa e si sedette di fronte a me osservando cosa avevo comprato, ma non ancora pagato.

"Grazie ma rifiuto, non sono Niall ahah!"

Gli chiesi di Harry, se dormiva ancora, ma disse semplicemente di essere andato a trovare sua madre ad Holmes Chapel. 
Non mi aveva detto nulla, e ci rimasi alquanto male.

"Non rimanerci male Jess, è fatto così, lo capirai presto quando sparirà per andare a farsi le gite di un paio di giorni aldilà dell'oceano!"
"In America?"


Lo vidi annuire convinto con la testa, evidentemente non era la prima volta che faceva questo gesto così incoscente. Il fatto è che, aveva avvisato tutti, i suoi amici e altri, ma non la sua fidanzata. Che ruolo avevo davvero per lui nella sua vita? Che rapporto abbiamo io e lui? Da un po' di tempo non facevamo altro che litigare, discutere per la sua gelosia nei confronti dei suoi due amici, e questo mi frastornava, per il semplice fatto che non è mai stato geloso di chi considerava come fratelli, e adesso di punto in bianco lo era diventato. 

"Louis.."

Alzò gli occhi dal ben di dio presente sul tavolo e li posò nei miei sul verde acqua, dove notà un filo di tristezza. Inarcò la sua testa in senso interrogativo, ma non sapevo se avesse mai avuto risposta alla domanda che gli stavo per porre. 

"Harry si fida di me?"

In quel momento stava addentando una brioches alla crema -meno male che non ne voleva- mi venne spontaneo da pensare nella mia mente. Aspettai un po' di minuti prima che mi rispondesse, mi fece segno con la mano di aspettare che avesse finito di trangugiare ciò che aveva in bocca e che voleva termina. 
Aspettando la sua risposta, portai il mio sguardo al di fuori dell'edificio, dove la gente sfrecciava via veloce per le strade, chi per il ritardo al lavoro, chi per pura abitudine, e chi camminava tranquillo e beato per i marciapiedi di Londra, tutti infagottati per il freddo. Il tossire di Louis mi fece tornare alla realtà, e alla domanda che gli avevo posto. 

"Suppongo di si, non vedo perché non debba farlo! C'è un motivo per questa domanda alquanto strana?"

Dissi lui di tutte le discussioni che avevamo avuto per la sua possessività e gelosia negli ultimi periodi, sembrava piuttosto interessato alla nostra storia di coppia. Ogni tanto sorrideva nel vedermi inceppata nel raccontare le cose, e gli avvenimenti, ma che potevo farci? Sono sempre stata timida nel raccontare le mie storie di coppia, e soprattutto i miei rapporti. 
Nonostante questo mio lato imbarazzato, con lui riuscivo a confidarmi su tutto, un po' come con Niall, con la differenza che Niall sapeva trasformare un giorno cupo e triste, in una giornata piena di sole e allegria, mentre Louis sapeva farti divertire, ma allo stesso tempo farti capire di poter essere anche un ragazzo serio su cui contare sempre nei momento poco solari. Non so perché, ma mi feci prendere la mano, e raccontai al ragazzo una parte della mia vita, dove sembrva ancor più interessato di prima. 
La cosa bella di Louis, è che sorride ad ogni cosa gli si viene detta, che sia triste o che sia bella, lui ti sorride, come se volesse infondere coraggio alla persona davanti a sé, come se la volesse incitare a continuare.

"Jess, sai la perdita che abbiamo avuto nel gruppo e, io credo che Harry abbia solo bisogno di attenzioni da parte di qualcuno che non sia un suo amico! Tu non sei un'amica, sei la sua ragazza, e credo voglia essere solo un po' più considerato del solito, capisci?"

In quel momento, con quelle parole capii una cosa: Harry si sentiva solo
Nonostante il ritorno di due suoi amici importanti del suo passato, lui si sentiva tremendamente solo, in mezzo a tante persone.
Non c'è cosa peggiore del sentirsi abbandonati e tristemente soli in mezzo alla folla, e potevo capirlo, perché avevo provato quella sensazione tante volte nella mia adolescienza, e ora lo stava passando lui. 
Forse l'andare a trovare la sua famiglia gli avrebbe fatto solo bene, gli avrebbe fatto riacquistare la serenità, alla fine, cuore di mamma è sempre una buona medicina per un figlio.

"Quando torna, cerca di stargli vicino Jess, lui come noi non l'ha ancora superato! Noi lo mascheriamo, lui no!"

Louis aveva ragione, e al suo ritorno, avrei fatto qualsiasi cosa pur di vedere il suo sorriro. 

 



e
____________________________________________________

Hola chicasss C:
Partendo dal presupposto che sono in un tremendo ritardo, chiedo scusa ma 
ho avuto un sacco da fare ultimamente :(
Allora, Harry come si può notare continua ad essere geloso di Jess
e dei suoi amici, inolte, parte e torna dalla sua famiglia senza dire nulla
alla sua ragazza.
Come reagirà Jess al suo ritorno? 
Chi lo sa,
alla prossima C:

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Where is Harry? ***


Due mesi dopo...

Avete mai provato quella strana sensazione chiamata 'abbandono', insomma, vi siete mai sentite abbandonate da qualcuno per voi importante? 
E' proprio quello che mi stava capitando in quel momento, Harry mi aveva abbandonata, da due mesi non era più tornato e iniziavo seriamente a pensare che mi avesse lasciato.
Ogni giorno andavo a casa dei ragazzi, con la speranza di vederlo appollaiato sul divano, o di vederlo io stessa rientrare a casa, ma da oltre sessanta giorni tutto ciò non è mai accaduto. 
Louis e Niall sostengono che tornerà, dicono di essere abituati alle sue scappatelle 'adolescenziali', ma ogni volta ripetevo loro quanto ormai fosse cresciuto il riccio, e che non facesse più parte del mondo dei quattordicenni. Mi ero promessa, che al suo ritorno avrei fatto di tutto pur di vederlo felice, pur di non farlo sentire solo, ma quello che stavo preservando per lui erano solo calci dritti nelle palle.

"Oh ooh signorina Gutierrez, è consapevole del fatto di essere una vera merda a calcio?"

Le mie giornate ormai erano queste, casa dei ragazzi, partita a calcio nel retro della casa dove ovviamente facevo il portiere e dove ovviamente perdevo, finendo ogni volta a bordi piscina tutta rintronata per una pallonata dritta sul naso, e le narici sanguinanti. 
Mi ero così abituata a ricevere quei colpi in faccia che, ormai non sentivo più nemmeno dolore. Iniziavo a pensare che mi avessero in qualche modo sfondato il naso grazie ai loro dolcissimi e delicatissimi piedini di fata -elefante-.

"Lou, domani è l'Epifania, che facciamo?"

Giusto. 
Volete sapere com'era trascorso il mio Natale? Semplice. A casa dei parenti a rompermi letteralmente i.. a buon intenditor, a scartare regali e ovviamente non sarebbe potuta mancare la tombola di capodanno. Solite feste coi cenoni, e gli zii e cugini rompi scatole, che alla domanda 'Cara, sei fidanzata?' avrei voluto rispondere 'fatti i cazzi tuoi'.
Vedevo i due ragazzi discutere e ridere tra loro sul cosa fare il giorno dopo, io continuavo solo a pensare a dove si fosse cacciato Harry, e del perché di tutto quel tempo, quei due sembravano non pensare minimamente a dove fosse il loro amico.

"Jess, sei dei nostri domani?"

E se gli fosse successo qualcosa di brutto in tutto questo tempo? Se avesse avuto un incidente brusco tanto da rimanere in coma a nostra insaputa? 
Avevo di continuo questi pensieri che mi frullavano nel cervello senza sosta, e Niall sembrava mi avesse letto nella mente.

"Niente di tutto ciò che stai pensando è accaduto Jess non preoccuparti! Allora, domani vieni a casa di Lou? E' festa, divertiamoci!"

Effettivamente, in quel periodo pensavo fin troppo a cose negative, e per una come me non andava affatto bene. Solo che, sembrava fosse svanita la mia voglia di ridere, la mia voglia di vivere e di 'vivere' per il divertimenti, era svanito il mio carattere, e stava svanendo sempre di più, sotto gli occhi celesti di Louis e Niall, inconsapevoli. 
Annuii inconsciamente alla richiesta del biondo, non mi ero nemmeno accorta che da tempo si fosse rifatto la tinta bionda, come ai vecchi tempi. Quando lo vidi per la prima volta dopo due anni e mezzo, era castano quasi scuro, del suo colore naturale. 
Avrei dato retta ai ragazzi, non ci avrei pensato e avrei continuato con la mia solita vita di sempre, a divertirmi con loro in attesa del suo ritorno e chissà, anche dell'ultimo rimasto, forse non ancora pronto a rivedere i suoi amici, ma sapevo per certa che loro lo avrebbero aspettato, proprio come stavano aspettando Harry.
Ormai si stava facendo tardi, entrammo tutti e tre dentro casa per preparae la cena. Volevano darsi alla pazza gioia per l'ennesima volta preparando la pizza, ma così facendo non avremmo più cenato, quindi misi a bollire l'acqua della pasta, condendola poi con del sugo una volta cotta. Il riccio mi aveva insegnato un po' di cose per quanto riguarda la cucina, ed io, non facevo altro che metterlo in pratica ogni giorno, sia a pranzo che a cena, a volte anche a pomeriggio visto il pozzo che si ritrova Niall al posto dello stomaco.
Il giorno dopo avrei conosciuto l'intera famiglia di Louis, e di Niall, compreso il suo nipotino. Non ricordavo più nemmeno quanti anni avesse dall'ultima volta che lo vidi in una foto caricata da Niall. Stavo facendo un sacco di confusione con le date ultimamente, quasi non ricordavo il giorno della mia nascita, figuriamoci quella degli altri.

"Niall, quanti anni ha ora tuo nipote?"

Lo vidi pensare, era assurdo quanto fosse così sbadato e poco ordinario nella sua mente. La cosa che più mi aveva scioccato, era il fatto che il 23 novembre, era il terzo anniversario dalla sua morte, e se non fosse stato per me lui non se lo sarebbe mai ricordato. Già, tre anni senza di lui, senza conoscerlo e senza nemmeno dirgli quanto valeva lui nella mia vita. 
Il 2017 era appena iniziato, e pure male, senza Harry.

"Dovrebbe fare quattro anni tra qualche mese, è cresciuto il piccoletto!"

Si, era proprio cresciuto, e nato lo stesso anno della sua morte. Niall quell'anno deve aver passato momento di gioia, e momenti di totale tristezza e angoscia, che ancora oggi molto probabilmente non lo lasciano. 
Mentre i due confabulavano tra loro, io facevo dei calcoli a mente su quanti anni invece avrebbero dovuto avere ora le sorelle di Louis, un po' un'impresa vista la vasta famiglia dei Tomlinson. Le gemelline dovrebbero fare 12 anni, Charlotte all'incirca diciannove e Felicitié diciotto. Ma, avrei fatto meglio a chiederlo a lui, non sono mai stata una cima in matematica alle scuole superiori -non che alle medie io lo sia stata-. 
Misi i piatti insieme alle posate nella lavastoviglie, buttando poi nel cestino i bicchieri di carta. Loro non volevano usare i bicchieri di vetro a pranzo e cena, li usavano solo per bere quando avevano sete per poi lavarli e rimetterli via. Avevano usanze piuttosto eccentriche e strane, ma a me andavano bene così, dopo tutto, tutti abbiamo le nostre stranezze, noi come loro.
Li guardavo dalla soglia della porta del salone, erano seduti sul divano a guardare Killer Karaoke, un programma alquanto stupido e pericoloso in certe circostanze, ma a loro piaceva tanto da guardarlo ogni sera alla stesa ora, proprio come due bambini in attesa dei loro cartoni animati preferiti. Non sarebbero mai cambiati
Io, a differenza loro mi rintanai nella stanza di Harry, indossando una delle sue vecchie felpe di qualche anno ormai non più indossate da lui. Mi accasciai sul suo letto, sperando di poterlo ritrovare li al mio fianco la mattina seguente, ma consapevole del fatto, che non sarebbe stato così. 

Mi svegliai con l'odore inebriante dei pancakes di Louis, amavo il suo modo di preparare la colazione. Guardai l'ora sul comodino di fianco al letto del riccio, erano solo le 9.30 a.m. Scesi con molta cautela le scale di marmo, ma la corsa di qualcuno dietro di me mi fece solo picchiare il culo su ogni singolo gradino fino a toccare il pavimento ghiacciato.

"Sii più svelta la prossima volta, lo sai come sono la mattina!"

Si, lo sapevo proprio. In quei due mesi avevo imparato a conoscere quasi a fondo i ragazzi, ogni giorno li conoscevo sempre di più, ma ogni mattina dimenticavo quanto fosse deciso e scettico Niall nel scendere le scale, eppure ogni mattina si ripeteva la stessa identica cosa. Ci buttai sopra della nutella sui miei pancakes, li preferivo così, e dopo averli ingurgitati in fretta e furia, feci a gara con i ragazzi per arrivare al bagno di sopra per chi avrebbe dovuto lavarsi prima. Ovviamente vinse Louis, è più alto e con le gambe più lunghe rispetto a me e Niall.

"Siamo due tappi, non c'è che dire!"

Niall mi fissava piuttosto stranito, o forse offeso per avergli dato del nano, ma non potevo farci nulla, io avevo solo detto la verità, e devo dirla tutta, io avevo qualche centrimetro in meno di lui.

"Parla per te, potresti essere collocata nel giardino insieme ai nani di Harry!"

Questo di che mi offese, le ragazze bassine sono sempre le più tenere e coccolose, io sapevo solo essere più stronza di quanto già non lo fossi, ma se lo meritava. 
Lo guardai male come al solito, mentre scoppiò in una fragorosa e alquanto rumorosa risata, tanto da rimbombare su tutto il corridoio del piano superiore. La cosa buffa di Niall? Anche se le sue battute erano pessime, lui rideva da solo. Altra stranezza, come puoi ridere di te stesso se agli non fa ridere? Sembra quasi un contro senso. Era così occupato a ridere per la sua squallidissima battuta, che non si accorse della mia corsa nell'occupare il bagno liberato da Louis, che all'uscita mi chiese cosa avesse da ridere. Non gli risposi e mi chiusi in bagno, avrei voluto essere il più presentabile possibile a casa dei Tomlinson, anche se comunque sarebbe andata -bene o male-, mi sarei sentita lo stesso un intrusa. 
Il furbetto per fare prima aveva usato il bagno al piano di sotto, avrei potuto farlo anch'io ma come al solito la mia testolina pensa solo a vincere le stupide sfide imposte da loro stessi. Era intento a scrivere su un foglio di carta.

"Lou, che sta facendo?"

Sibilò a malapena 'Amy' per non farsi sentire da lui, e capii immediatamente a chi volesse rcapitare quel foglio, alla sua tanto amata amica del quale spesso mi aveva parlato.

 


 
Era presto per andare a casa di Louis, così mi buttai a peso morto sul castano steso sotto di me, sentendolo emettere qualche piccolo gemito per il mio dolce peso. Stava guardando un programma comico, come al solito. Mi accarezzava la schiena con la mano sinistra, mi dava un senso di tranquillità. Ogni tanto lo sentivo sogghignare sotto di me, e forse a causa mia non poteva ridere a crepa pelle per ciò che stava trasmettendo in tv, una vera e propria stronzata epica. Trasmettevano due comici, che di comico sinceramente per me, non avevano nulla, se non la faccia, quella si che era di gran lunga ridicola. A qualche loro battuta mi è scappato un sorriso, ma ciò che più mi faceva sorridere era vedere il viso di Louis sereno, senza alcun pensiero, o almeno così credevo.

"Ragazzi, ho finito! Possiamo andare!"

Era ora. Non vedevo l'ora di vedere la famiglia di Louis e Niall per la prima volta. Quando ero più piccola non mi sarei mai immaginata che un giorno, da grande mi sare ritrovata nella casa dei Tomlinson insieme alla famiglia Horan, avrei potuto soltanto sognarlo, ma mai viverlo, e invece. Mi alzai con poca grazia dal corpo del moro, colpendolo per sbaglio con il ginocchio li sotto. Si rannicchiò sul divano massaggiandosi le parti basse e probabilmente maledicendomi. 
Gli chiesi più volte scusa, mi sentivo terribilmente in colpa, finché non si alzò del tutto bello pimpante dicendomi 'Scherzavo' con tanto di linguaccia. Prima o poi lo avrei distrutto con le mie mani, più prima che poi.
In macchina mi infilai la musica nelle orecchie, Louis aveva avvertito me e il biondo del tre quarti d'ora d viaggio, quindi mi rilassai totalmente sui sedili posteriori della sua auto con Niall, che guardava i video modificati di Peppa Pig. Quel ragazzo non aveva litimi, anche se devo ammettere che quei video modificati facevano ridere anche me e Louis, solo sentendone l'audio.

"Ooh andiamo Niall, quest'anno fai ventiquattro anni e guardi ancora schiocchezze simile?"

 
Annuì mentre rideva come una forsennata, non potevo credere a ciò che i miei occhi stavano vedendo dal telefono di quel matto. Guardammo per tutto il viaggio dei video incomprensibili e davvero al limite della stupidità umana, finché Louis non accostò l'auto davanti ad un enorme casa bianca, con un cancello elettronico nero. Smettemmo di guardare quelle che io chiamo porcherie, e scendemmo dalla macchina, osservando la zona in cui era situata la villa di Louis, una bella zona per così dire.
Suonò al citofono di casa, aspettando che qualcuno aprisse il piccolo cancelletto al fianco del cancello elettronico, per poi farci entrare tenendocelo aperto. Da un vialetto vedemmo arrivare tre ragazzine, tranne la più grande, che se ne stava a guardare la scena sorridente dalla porta di entrata. 
Come avevo previsto a casa dei ragazzi, le due gemelline erano proprio cresciute, come il resto della famiglia era cambiata. Entrai in quella casa con un aria piuttosto timida, lo si poteva capire dal modo in cuo il pavimento in marmo era diventato interessante d'improvviso, quasi quanto come le mie Blazer grige. 
Mi si presentarono tutti, dalla famiglia di Louis a quella di Niall, il piccolo Theo non ebbi occasione di vederlo inizialmente, mi dissero che era al piano di sopra a giocare con le macchinine, non avrei osato disturbarlo solo per dirle che ero un'amica di suo zio.
Parlai fino al momento di pranzo con la sorella più grande tra tutte, Charlotte se non erro, chiamata anche Lottie da Louis. Aveva lo stesso umorismo sfacciato del fratello, erano molto somiglianti caratterialmente. Quel giorno non feci altro che mangiare per due ore e mezza consecutive, e se stessi ancora lavorando in quella sede non avrei potuto farlo.

"Jess, vieni!"

Sentii urlare il mio nome da Niall dal salotto, mi alzai con più cautela del solito da tavola e mi diressi dal ragazzo, dove lo trovai giocherellare con un piccolo bambino biondo, dagli occhi azzurro cielo proprio come lui.
Gli faceva fare l'aeroplanino, ogni tanto lo abbassava e poi lo rialzava. Tutto questo mi fece pensare all'ottimo papà che Niall sarebbe stato in futuro, e  quanto fosse fortunato quel bambino ad averlo come padre. Ci sapeva fare coi piccoli, non c'era alcun'ombra di dubbio, lui con Theo ne era la dimostrazione.

"Lui è mio nipote! Saluta Theo!"

Salutai il piccolo con la mano destra, ma tutto ciò che fece lui fu ripararsi dietro la gamba dello zio protettivo. 
Niall rise, come sempre. Quant'era bello quando rideva in quel modo, amavo il suo modo di fare le cose e di prenderle sempre in positività. 

"Scusalo, è timido, non ti ha mai vista!"

Come biasimarlo, povero piccolo. 
Mi inginocchiai davanti al bambino e lo guardai negli occhi sorridendolgi, e porgendogli il mio dito indice. 'Io sono Jess, piccolo' gli dissi, non appena la sua piccola mano destra mi afferrò l'indice sorridendo. Forse avevo acquistato fiducia nel piccolino, e non avrebbe più avuto alcun problema a nascondersi da me. 
La giornata proseguì nel migliore dei modi, la cosa più ha fatto ridere tutti è stato vedere Niall e Louis ballare come due completi ignoranti. Ovviamente poi si scusarono per non aver ballato nel migliore dei modi, e trovando la scusa del 'siamo arrugginiti'. Li di arrugginito c'era solo il loro cervello, sempre che ne abbiano mai posseduto uno. 

 

 
Chissà Harry con chi stava passando quel giorno di festa?!
Chissà, se davvero è a casa della sua famiglia.
Chissà, dov'è Harry. 

 
_________________________________________________________

Eccccomi qui, con il tredicesimo capitolo C:
Harry non si decide a tornare, e Jess inizia ad avere dubbi sul dove si trovi
il suo ragazzo.
Niall e Louis nel frattempo cercano di distrarla, e di
non farle pensare a lui, tanto che Niall guarda
video incomprensibili di PEPPA PIG.
Molto bene, per oggi io ho finito, 
al possimo capito C:

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** He's back. ***


Anche l'Epifania era passata. 
Mamma aveva spedito a casa dei ragazzi uno di quei maglioni natalizi che solitamente le mamme stesse confezionano per i propri figli. Non ne ho mai messo uno, soprattutto se su di esso c'era ricamata una befana, proprio come quello che mi era arrivato quella mattina, a dir poco sgradevole.
I ragazzi non facevano altro che prendermi in giro incitandomi ad indossare quell'indumento verde con qualche filo di lana sfilato. Ho sempre odiato quei tipo di maglioni, pungono la pelle e provocano un prurito assurdo. Ricordo una volta di aver messo uno di quegli strani maglioni ad una cena di Natale, mi era stato regalato a mia nonna, lo indossai solo una volta. Quella sera la passai di nascosto a grattarmi ovunque, era davvero insopportabile come tessuto.
Lasciai perdere i ragazzi, volevo aiutarli a sistemare le loro stanze a partire da quella di Louis, che era un vero e proprio caos totale.

"Toglimi una curiosità! Da quanto non pulisci sto schifo?"

Alzò la sua mano sinistra iniziando a contare con le dita i giorni di cui non si era minimamente preoccupato di sistemarsi la stanza, ne uscì fuori un mese pieno. 
Non avrei osato minimamente immaginare cosa avevano combinato nella stanza di x-factor tutti e cinque insieme. Presi scopa e paletta iniziando a togliere le briciole di pane dal pavimenti, quel depravato mangiava la notte mentre stava al computer, nlla da dire, disordinati come pochi. 

"Hey, frena! Aiutami con questo scatolone Jess!"

Tirò giù dal suo armadio un enorme scatolone, evidentemente troppo pesante per aver richiesto il mio aiuto, così smisi con le faccende domestiche per qualche minuto e lo aiutai a prendere quello scatolone pieno di cose.
Più che cose, quelli erano ricordi. Tirò fuori vecchie foto di un paio di anni forse, e solo dopo pochi istanti mi accorsi della piccola lacrima che rigava il suo viso. Mi sentivo impotente, inutile. Lui piangeva, lui soffriva, ed io non me n'ero mai accorta, perché troppo occupata a pensare al fatto che lui non soffrisse, che lui fosse sempre felice, ma aveva ingannato tutti con quel sorriso fasullo. Aveva bisogno del suo migliore amico, e lui non c'era, era chissà dove a farsi le sue stupide scappatelle inutili, questa non glie l'avrei perdonata facilmente.
Iniziai a credere di essermi sbagliata su di lui, forse non lo conoscevo ancora così bene, o semplicemente, odiavo vederlo soffrire. Si inginocchiò per terra, facendo cadere la foto che teneva stretta a sé, la presi tra le mani e, inutile dire il magone che prese possesso di me in quel momento.
Era una sua foto con Harry, ai tempi di x-factor, due piccoli ragazzini desiderosi di realizzare i propri sogni, e ci erano riusciti prima che qualcosa glie li distruggesse.

"Io.. io non volevo che tutto questo finisse, Jess!"

Continuava poi, confabulando frasi senza senso.
Louis, il ragazzo dal cuore tenero, quel ragazzo sempre pieno di energia e voglia di vivere, per la prima volta, lo vidi crollare come un grattacielo in frantumi. Lo lasciai da solo, insieme a Niall, libero da me di sfogarsi con l'amico, di dire tutto ciò che per la mente gli passava. Io, invece, feci una cosa che da tempo non facevo, presi il telefono e chiamai quello che doveva essere il mio ragazzo, per avvisarlo che il suo migliore amico aveva bisogno di lui. 
Il telefono dava libero, ma dall'altro capo del telefono nessuna voce, nessuna persona, finché una voce femminile non mi rispose. Una voce dolce e calma. Mi tradiva? 
Ecco un'altra delle tante domande che in quel momento iniziò a frullarmi nel cervello, se così fosse, sarei uscita per sempre dalla sua vita, e dalla vita dei ragazzi.

"C'è Harry?"

La ragazza rispose semplicemente che stava dormendo in camera sua. Non le lasciai alcun messaggio da recapitare a lui, se avesse voluto davvero sentirmi mi avrebbe chiamata già da tempo, e invece non si era nemmeno degnato di sentire come stessero i suoi amici. Lui che li aveva sempre cercati, lui aveva pianto lacrime di gioia al loro ritorno. 
Uscii dalla casa dei ragazzi con il telefono in mano, indecisa se scrivergli uno dei miei soliti monologhi per messaggio, o se lasciar perdere come già da tempo stavo pensando. Il mio orgoglio, come al solito mi portò ad affrontare la cosa, quindi a scrivergli quel messaggio. 

'Non so dove tu sia e che cosa stia facendo, ma Louis ha bisogno di te. Dove sei Harry? Con chi sei? Torna, maledizione. Jess.'

Immaginavo che molto probabilmente non mi avrebbe risposto, quindi riportai il telefono dentro casa ed uscii nuovamente, volevo stare da sola a pensare, a chiarirmi le idee sui miei sentimenti.
Mi stesi sul prato del parco di Londra, dove una volta mi ci aveva portato Niall convinto di non essersi fatto perdonare abbastanza per avermi trattato male il giorno prima. Guardai le nuvole, pensando alla forma che potessero assumere muovendosi col vento, alle forme strambe che Niall avrebbe immaginato osservandole, e spontaneamente sorrisi. Sorrisi al ricordo del biondo nel vedere una nuvola, convinto avesse le sembianze di una lavatrice. 
Era così tremendamente bello stare con loro, la mia vita era cambiata totalmente da quando entrarono nella mia vita, loro me l'avevano resa migliore, solo grazie a loro avevo capito che nella vita non bisogna mai pensare negativo, ma sempre alle cose belle. Le cose belle però, sembrava stessero per svanire alla vista di Louis così distrutto, alla vista di Niall abbracciare l'amico completamente in lacrime e disperato, pieno di malinconia. 

"Perché piangi?"

Già, ero talmente immersa nei miei pensieri, a pensare alle nuvole e a Niall, che nemmeno mi resi conto degli occhi pieni di acqua salata, pronta ad uscire come di li a poco. 
Perché piango? Non posso sopportare di vedere le persone che amo, che mi circondano da mattina a sera, soffrire. Non riesco ad immaginarli nel baratro più oscuro e triste della loro vita. La lacrima cadde, cadendo di fianco all'orecchio, inumidendolo. La persona che poco prima mi parlò, era Ludmilla. Non la vedevo da un sacco di tempo, ero consapevole del suo odio nei miei confronti, non tentai più nemmeno di chiamarla per chiarire, non avrebbe voluto.

"Non ho nulla!"

Bugiarda e falsa, ecco cos'ero. 
Io in quel momento avevo tutto e niente. Mi mancava Harry e lui non si era preoccupato di chiamarmi e dirmi anche solo 'sto bene', i ragazzi anche se non lo davano a vedere, peggioravano il loro umore di volta in volta, stavano diventando sempre più freddi nei confronti di tutti, sempre più tristi e malinconici. Io assorbivo tutto, assorbivo la loro angoscia, i loro pianti, perché non potevo fare altro. 
Ludmilla si sedette di fianco a me, osservandomi. Con un solo sguardo, mi fece capire di poter parlare, che non era più arrabbiata come lo era qualche mese prima, e che di lei potevo ancora fidarmi. 
Mi alzai, con le gambe incrociate mettendomi di fronte a lei, e iniziai dal principio. Le parlai di Harry, della sua presunta fuga, di Niall e peppa pig -la fece ridere-, e di Louis, che ultimamente non faceva altro che scaricare la rabbia su chi gli stava intorno.
Sapevo della sua pazza voglia di conoscerli, ma non mi chiese nulla, mi incoraggiò solo a tornare a casa da loro e di stargli il più vicino possibile. 
Non le parlai di lui, non potevo. Un giorno forse, lo avrebbe scoperto, ma solo se fossero stati i ragazzi a dirlo. 
Tornai a casa dei ragazzi, contenta di aver parlato dopo tanto tempo con Ludmilla. Aprii la porta, prendendo per prima cosa il telefono per guardare se c'erano messaggi, ne trovai uno.

'Ti racconterò tutto, domani sono lì. Harry xx'

Qualche angelo la sopra aveva deciso di farlo tornare, finalmente. 
Non sapevo se esserne felice di questo, e dirlo ai ragazzi, o se tenerlo per me per paura di illuderli del suo ritorno. Cancellai i messaggi, visto che Niall si diverte a leggermi le cose quando non ho il telefono a portata di mano.

"Niall, Louis come sta?"


Stava guardando il loro programma preferito, da solo.
Solitamente quel programma lo fa ridere a crepa pelle, viste le sciocchezze che fanno, ma in quel momento non c'era persona più seria di lui, non muoveva neanche un muscolo, sembrava quasi di pietra, tanto da non sentire nemmeno la domanda che gli porsi qualche attimo prima. Louis non stava sicuramente bene, non ebbi proprio risposta. Salii al piano di sopra sperando di non disturbarlo troppo, e lo trovai lì, dove lo avevo lasciato. Steso sul suo letto con un braccio sulla fronte, a guardare il soffitto. Osservai il punto fissato da lui, e notai che sul soffitto c'era appesa una foto del gruppo, in formato piuttosto grande. Continuava a fissarla, come se intorno a lui non ci fosse niente, nemmeno il letto sotto di esso. Sembrava come se attorno a lui ci fosse il nero, lui, e quella foto di loro, dove ridevano insieme. 

"Quella è stata l'ultima foto che abbiamo fatto prima della fine!"

Si accorse della mia presenza senza guardarmi.
In quel momento capii del perché l'aveva appesa proprio sul soffitto, perché l'avrebbe sempre osservata, ogni volta che si sarebbe sentito solo, come in quel momento. Lui però non era solo come credeva. C'ero io -anche se non ero Harry-, c'era Niall, e chissà, forse quel depravato si sarebbe deciso davvero a tornare definitivamente a casa.  
Presi coraggio, e andai a sedermi vicino a lui, ancora intento con lo sguardo su quella foto sopra di lui, e gli accarezzai la guancia. Volevo che sapesse che io c'ero, in qualunque momento lui avesse avuto bisogno, io ci ci sarei stata, sempre. Mi stesi affianco a lui, come mi fece segno lui. 

"Jess.. mi abbracci? Ti prego.."

Pronunciò quelle parole come se fosse sul punto di piangere, per l'ennesima volta quel giorno. Non me lo feci ripetere due volte, lo abbracciai stretto a me, sentendo le sue braccia stringermi i fianchi, e appoggiando la testa sul mio petto. Cercai di tranquillizzarlo accarezzando i suoi capelli castani, profumavano di cocco, come ogni volta che si faceva la doccia -tutti i giorni-. 

"Lou.. posso rivedere la foto con te e Harry?"

Puntò il suo dito indice in un punto, sul comodino. Sembrava non volesse più staccarsi da me, non che la cosa mi dispiacesse, ma non sarei riuscita ad allungarmi per prendere la foto, così lo feci alzare un attimo, prendendo quel quadretto. 

 

 
Erano davvero piccoli, lui diciotto anni e lui sedici. Due ragazzini. 
Posai nuovamente quella foto sul comodino, e tornai ad accarezzare i capelli di Louis, che si addormentò poco dopo. Mi dispiaceva muoverlo da quella posizione, cosi rimasi li con lui, finché non mi addormentai anche io, entrambi senza cena, come Niall. Strano Niall che non mangia, vero? Lui anche nelle situazioni più critiche mangia, anzi, mangia il doppio per non pensare troppo. 

Il rumore del mio telefono al piano di sotto mi svegliò dai miei sogni, non trovando Louis al mio fianco. Mi alzai pensando di trovarlo giù a preparare la colazione, ma inciampai in qualcosa, nella gamba di Louis. Durante la notte dev'essere caduto dal letto nel muoversi, ed effettivamente quel letto era troppo piccolo per due. Lo lasciai li per terra per rispondere al telefono, non guardai nemmeno il nome e risposi.

"Jess? Sono Harry, mi apriresti la porta? Non ho più le chiavi!"

Disse l'ultima frase con pizzico di ironia, che inizialmente nemmeno capii. Corsi alla porta ad aprirgli, e lo trovai lì, come qualche mese prima, ma con una cosa nei capelli differente. Aveva una specie di bandana arrotolata, chiamiamola così, che gli teneva i ciuffi ribelli che gl cadevano sugli occhi. 
Il sorriso non era cambiato, i suoi occhi erano forse più felici rispetto all'ultima volta che lo avevo visto, sembrava non essere molto preoccupato della situazione che regnava in quella casa.  Mi scostai per farlo entrare, inondandomi le narici del suo profumo, come ogni volta. quel profumo che mi dava voglia di prenderlo e abbracciarlo senza mai lasciarlo andare, quel profumo che ogni volta impregnava i vestiti. Non resistetti, e appena si girò mi buttai fra le sue braccia allacciando le mie intorno alla sua vita. Mi abbracciò di rimando, sussurrandomi un 'sono qui, piccola' all'orecchio.

"Perché? Perché tutto questo tempo Harry? Perché?"

Le lacrime iniziarono a scendere involontariamente, e nonostante lui cercasse di asciugarle, loro scendevano imperterrite, forse per la gioia di averlo ancora lì con me, o forse per la tristezza, perché mi era mancato tanto. 
Sapevo ormai delle sue scappatelle, come sempre detto dai ragazzi, ma non così lunghe. 

"Vi spiegherò tutto, c'è tempo!"

No che non c'era tempo, i suoi amici erano caduto in na totale depressione, e lui invece se ne stava li tranquillo appollaiato sul divano senza muovere un dito, senza preoccuparsi di chiedere come stavano i suoi amici -fratelli-. 
Non sopportavo e non avrei mai sopportato il suo lato così menefreghista. Ero talmente arrabbiata e furiosa, che non mi accorsi della sagoma di Louis affianco a me, osservare il suo amico intento a guardare la tele. Gridai il nome di Harry, forse rompendo i timpani alla persona di fianco a me, che sembrava non rendersene conto, continuava a guardare avanti a se con sguardo perso, o forse incredulo. 

"Lou! Jess mi ha detto che non stai bene! Come va, amico?"

Amico? Adesso tutto d'un tratto si ricorda che Louis è suo amico? 
Sarei scoppiata da un momento all'altro, se non si fosse tolto quel sorriso dalla sua enorme faccia da cazzo che si ritrovava in quel momento. 
Louis, al contrario mio gli corse incontro, abbracciandolo. 

"Lou, sono qui adesso!"



Niall non era ancora a conoscenza del ritorno di Harry, li lasciai soli a parlare tra loro per andare a svegliare il biondo, pur sapendo che sarebbe stata un impresa difficile fargli aprire gli occhi. Nemmeno le cannonate lo avrebbero svegliato. 
Scossi il suo corpo chiamandolo ripetutamente ogni tre per due e, come temevo, non riuscivo a svegliarlo. Adottai il classico metodo che avrebbe adottato lui con me, salii in piedi sul suo letto e iniziai a saltare canticchiando la canzone del buongiorno. Mugolava frasi insensate, ero sicura del suo odio ne miei confronti in quel momento. 

"Harry è giù, svegliati biondo!"

Si alzò in men che non si dica, era in mutande. 
Si infilò dei pantaloncini velocemente ed uscii dalla stanza, sentendo i sui passi da elefante sulle scale, rimbombare per tutto il piano superiore. Qualche giorno quel piano sarebbe caduto se non avessero usato più cautela. 
Mi affacciai sulle scale per vedere cosa stavano facendo, e per la prima volta dopo un po' di tempo li vidi ridere, tutti e tre insieme, come una volta. Parlavano dell'ultimo ragazzo che mancava all'appello.

"Sei stato tutto questo tempo via, per cercare lui? Spero tu almeno lo abbia trovato!"

Niall biascicò un po' perplesso e confuso per l'affermazione di Harry.

"Si, l'ho trovato! Abbiamo parlato e, appena se la sentirà, tornera anche lui ragazzi!"

Si abbracciarono tutti e tre insieme, come se avessero finalmente trovato il prezioso tesoro della caccia, quel gioco palesemente inutile. Io però, avevo ancora quella vocina stridurla che mi tormentava nelle orecchie, quella voce che sentii al posto di quella di Harry il giorno prima al telefono. Volevo sapere chi diavolo era, ma non volevo disturbarli in quel momento così felice per loro, così presi la mia borsa e me ne andai. Prima che aprissi la porta, sentii un tonfo provenire dalla parte del salone, così corsi a vedere cosa fosse successo, ma mi pentii. Harry e Louis si erano semplicemente buttati sul divano, e poi caduti. 
Tutto, sarebbe tornato come prima. 

 

 
____________________________________________________________

Eccccomi qui, col mio quattordicesimo capitolo.
Ricapitolando tutto, Louis sta poco bene,
inizia a sentire la mancanza di Harry, ma in particolare
del suo amico venuto a mancare.
Harry nel frattempo si mette in contatto con Jess, 
dicendole che sarebbe tornato, e difatti.
I due ragazzi, contenti del ritorno dell'amico
finiscono per fare festa insieme nel salone.
Questo è tutto, al prossimo capito c:



 

ps. Tempo fa qualcuna mi aveva chisto la foto di come immaginavo Niall, avendolo descritto coi capelli castani (anche se ora è tornato biondo, come ho scritto nel capitolo precedente), ed eccola qui c:

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Mysterious guy. ***


"Tesoro, Harry è tornato?"

La voce fievole e dolce di mia madre mi distrasse dai miei pensieri, non che fossero così importanti, visto che l'unica cosa a cui pensavo in quell'istante erano quelle succulente focacce farcite di prosciutto e formaggio posati in un piatto, sul tavolino avanti al divano. Mamma adorava Harry, nonostante l'avesse visto solo una volta prima che sparisse di sua spontanea volontà. 
Diceva di essere attratta dal suo modo di fare e di parlare. -suvvia, chi non ne sarebbe attratto da quella voce così calda e roca-, pensai. 

"Si mà, è tornato ieri!"

Non resistetti più.
Allungai una mano per prendere una focaccia. Mi chiamavano come l'acqua avrebbe chiamato una disidratata nel bel mezzo di un deserto. Mi sentivo tanto Niall, al posto di uno stomaco con un pozzo senza fondo, con la voglia di mangiarsi anche il tavolo. Che si fossero scambiati i ruoli? Dubito.
Mi fermai da quell'azione, solo dopo aver sentito un 'giù le zampe, cretina', provenire da dietro di me. Quel fottutissimo ragazzo inutile e senza cervello, aveva osato fermarmi in un momento così, nel momento in cui il mio stomaco avrebbe messo fine ai reclami di cibo, fastidioso insetto, ecco cos'era Matt. Un fastidioso, odioso, arrogante e prepotente insetto schifoso. 

"Mamma, dov'è l'insetticida?"

Mia madre, pensando seriamente che mi servisse quella sotto specie di veleno puzzolente -per me, ovvio-, disse che lo avrei trovato nel sottoscala, insieme a tutte le cianfrusaglie di papà. 

"Chiudi il becco, vermiciattolo!"

Mi chiamava sempre così, fin da bambina il nomigliolo stupido oltre a 'dolcezza' era quello, vermiciattolo.
Per una ragazza normale, il primo aggettivo sarebbe come un complimento, come se stessi per dire a quella persona quanto fosse dolce, ma in bocca a mio fratello risuonava così meschino e freddo. Se Harry mi avesse chiamata così, mi sarei sicuramente sciolta come il ghiaccio al sole. Mamma riprese me e Matt mentre stavamo dando spettacolo nel salotto di casa. Era incredibile e allo stesso tempo assurdo l'odio profondo che provavo per quel decerebrato.
Ormai tutto il tempo lo passavo con i ragazzi a casa loro, non ero più nemmeno abituata a stare in famiglia come si deve senza litigare con qualcuno, se non era Matt era mio padre, se non era mio padre era mia madre, litigavo con tutti, e se litigavo con Matti, mamma e papà prendevano le sue difese, come se fosse il loro pargoletto bisognoso di difese. Ridicoli, tutti. 

"Perché non vai dai tuoi amichetti? Strano che oggi tu non sia da loro!"

Ecco la voce bassa e sgradevole di mio padre, venire dalla cucina. 
Li odiavano, ecco qual'era la spiegazione, mio padre e Matt odiavano costantemente i ragazzi senza alcun motivo, forse per gelosia, ma pensandoci, io per mio padre ero solo un errore, chiamiamolo 'preservativo bucato'. Ormai erano giorni che continuavano così, tornavo a casa la sera e lui era lì sul divano, pronto a rinfacciarmi di non fare niente durante la giornata, di non portare più la metà del mio stipendio in casa per essere stata licenziata e altre cose negative che lui vedeva in me. Possibile che finché possedevo il lavoro si comportava da persona civile, e appena commettevo uno sbaglio me lo rinfacciava mesi e mesi? Si, possibile, è da mio padre. 
Se per lui ero davvero il suo preservativo bucato, allora non mi avrebbe più visto. Avrebbe dovuto mantenere solo uno di noi, quello sciacquetto inutile senza uno straccio di lavoro fin dalla nascita. Non si era mai degnato di cercarsi un impiego che sia utile per se stesso e per aiutare a casa, a differenza mia nonostante fossi più piccola, e quella presa di mira era sempre la sottoscritta. Mamma non diceva mai niente, se non per chiedermi di Harry. Se avesse voluto portarselo a letto, che lo facesse pure, tanto nemmeno lei in quella casa si sarebbe salvata. 

"Jessica, dove stai andando a quest'ora?"

Tutto d'un tratto mia mamma si preoccupava di dove andassi.
Quando ero in giro non mi chiamava mai, nemmeno per sapere dove fossi o cosa stessi facendo, menefreghismo allo stato puro. Ero arrivata a pensare che quell'infame di mio fratello avesse fatto il lavaggio del cervello a entrambi. Non le risposi, chiusi la porta di casa buttando la copia delle chiavi in un cassonetto dell'immondizia di fronte al vialetto di casa nostra. Il giorno dopo, si sarebbero frantumate, e io sparita nel nulla, come quando la fitta nebbia va via agli inizi di primavera, per poi tornare chissà quando, forse mai. 
Camminavo sul marciapiede della strada, faceva freddo, ed io avevo addosso solo una felpa larga con dei leggins neri. Finii di proposito davanti alla villa dei ragazzi, dove accostata c'era una macchina nera, mai vista davanti ala loro casa. Al suo interno c'era qualcuno, ma da lontano non riuscii a capire bene di chi si trattasse. Mi avvicinai a passo svelto con la paura che potesse sfrecciare via, pensavo fosse qualcuno che stesse tenendo d'occhio i ragazzi. 
Mi affacciai forse un po' invadente guardando al suo interno, e vidi solo un ragazzo dai capelli castano chiaro, tendenti in un ciuffo impalati dal gel, e uno strato lieve di barba. Se lo avessi visto da lontano lo avrei scambiato per Louis. 
Mi allontanai non avendo riconosciuto quel ragazzo, e attraversai il cancelletto della villa per entrare in casa. Le luci erano accesse, supposi fossero nel salotto a giocare alla Playstation, e dalle urla, si direbbe avessi ragione. Entrai usando le chiavi solitamente infilate nella pianta affianco alla porta, e avvisai i ragazzi della mia presenza, urlando un 'Sono io'. Non si erano nemmeno accorti che fossi lì, talmente presi da quella partita.

"Lancia a destra, passala passala Harry dai, tira da centro campo e.. GOAL!"

Niall non era dei migliori a fare il telecronista, anzi, era proprio negato. 

"Hey dolcezza, come mai da queste parti?"

Si accorsero della mia presenza, solo dopo essermi accalappiata la poltrona di fianco al solito divano in pelle. 
Non feci caso alla domanda di Harry, troppo intenta a pensare a chi potesse somigliare quel ragazzo in quell'auto nera come la pece, troppo intenta a pensare a dove l'avessi già visto, perché si, io l'avevo già visto. 

"Vorremmo far parte dei tuoi sogni Jess!"

Louis riuscì a smuovermi da ciò che avevo in testa, così parlai loro del presunto ragazzo piazzatosi davanti alla villa qualche minuto prima che entrassi. 
Storsero il naso tutti e tre, ma non colsi a pieno ciò che venne in mente a tutti e tre. Forse sapevano di chi si trattasse, o semplicemente erano confusi quanto me. Li lasciai coi loro pensieri infiltrandomi in cucina a prendere del cibo, non avevo mangiato a casa, e non l'avrei più fatto insieme ai miei, poco ma sicuro. Ero stanca di subire il loro continuo rinfacciarmi le cose, ero stanca di essere sempre la ruota negativa del carro, quella da cambiare, ero stanca di loro. 
Mi abbuffai come un maiale mangiando persino i dolci preferiti di Niall, ero sicura al massimo delle percentuali che mi avrebbe messo a tappeto se lo avesse scoperto, così buttai la scatola nel cassonetto nel loro giardino, nello stesso cassonetto in cui Niall non avrebbe mai messo le zampe, in quello del vetro. 
Entrarono tutti e tre nella cucina dove rientrai poco dopo aver commesso la mia azione, avevano dei volti un po' preoccupati, glie lo leggevo negli occhi. Non chiesi cosa li allarmasse, aspettai che fossero loro ad aprire bocca, e così fecero dopo minuti interminabili di silenzio alquanto imbarazzante.

"Vieni al cimitero con noi domani? Crediamo di sapere chi fosse il ragazzo qui fuori e.. se fosse lui, lo troveremmo soltanto lì, da lui!"

A quella loro affermazione riflettei sui lineamenti del ragazzo, e capii immediatamente a chi stessero riferendo, senz'altro all'ultimo anello mancante del gruppo. Avevo sentito parlare i ragazzi lo scorso pomeriggio, -o meglio, Harry-, dire che sarebbe tornato appena si fosse ripreso del tutto, a quanto pare però, i suoi amici gli mancavano più del dovuto, tanto da riportarlo qui prima che il suo cuore decidesse di ritornare. 
Accettai il loro invito senza tante repliche e tornai sulla poltrona, dove mi addormentai poco dopo finita la loro partita a Fifa.

Mi svegliai alle otto di mattina con i raggi del sole che filtravano tra gli spazi non occupati dalle tende davanti alla finestra, e dal profumo della solita colazione di Louis. Fui felice di essermi addormentata da loro, l'odore dei pancakes del moro appena sfornati mi mettevano sempre di buon umore. 
Salutai tutti, tranne Harry, che ancora dormiva come il solito ghiro che si ritrovava ad imitare la mattina. Mangiai in fretta e furia, quasi strozzandomi, prima che Niall si accorgesse delle sue brioches scomparse dalla sera prima. Preparai un vassoio ad Harry e sgattaiolai al piano di sopra, dove poco dopo sentii le urla di Niall nel vedere la mancanza della sua prelibatezza mattutina. Sogghignai nel sentirlo sclerare in quel modo, non era da tutti i giorni vederlo in quello stato. 
Entrai di soppiatto, volevo svegliarlo nel modo più dolce possibile, ma non ci riuscii. L'entrata sgradevole di Niall nella stanza del ragazzo lo fece cadere dal letto dallo spavento, non sapevo se ridere per la scena, o piangere -dal ridere-.

"Jessss? Sai niente delle mie brioches?"

Pensavo sospettasse di Harry, ma l'unica che aveva mangiato la sera prima non nell'ora di cena ero io.

"Chi? Io? No biondo!"

Non lo convinsi del tutto, e sapevo che avrebbe guardato nella spazzatura per cercare la scatola, ma non in quella del vetro. Non butterebbe mai nessuno una scatola di cartone di dolci, nel contenitore del vetro. 
Vidi Harry alzarsi imbronciato, e non poco. 

"Ma dico sei impazzito? Vai a mangiare al bar se proprio devi schizzare per queste cose! Le ho mangiate io le tue brioches e adesso levati!"

Harry era un tantino suscettibile la mattina, soprattutto se svegliato in qualche modo strano.
Il biondo sparì dietro la porta della sua stanza, prima di sentir sbuffare il mio ragazzo dietro di me, che farfugliava qualcosa di incomprensibile con la testa infilata nell'armadio, in cerca di qualcosa per vestirsi. Ecco, io non avevo uno straccio di vestito da mettermi, non potevo cambiarmi per andare con loro. Chiesi il permesso ad Harry di prendere una sua felpa, una di quelle che non metteva più e acconsentì, lasciandomi un bacio sulla nuca prima di chiudersi in bagno. 
Trovai in un cassettone sotto l'intero armadio, una delle felpe della Jack Wills, quella viola mi ricordò di quante volte glie la vidi nelle varie foto che gli scattavano i paparazzi ai tempi di x-factor. Scelsi quella felpa, mi piaceva ricordare e sapere che una volta l'aveva indossata lui. 

"Ah, hai messo quella! Non la vedevo da un po'!"

Mi sorrise, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra prima di trascinarmi per mano al piano di sotto. 
I ragazzi erano già pronti, avevano anche sparecchiato la tavola della colazione, e la loro autonomia iniziava a stupirmi di giorno in giorno. 
Ci volle poco tempo ad arrivare nel posto indicato la sera prima dai ragazzi, e tenendo la mano di Harry, avanti agli altri, ci dirigemmo prima nella camera dove stava lui. Rimanemmo qualche istante davanti a quella piccola porta di vetro oscurata all'esterno, per non far vedere chi ci fosse dentro. Strinsi più forte la mano del riccio per infondergli coraggio, e la aprì.
Come avevano previsto, davanti alla sua lapide c'era il ragazzo che vidi ieri, ed era proprio così, l'ultimo anello mancante del gruppo si era deciso a tornare tra loro. Inconsapevolmente, fecero insieme ciò che avrebbero dovuto fare già da tempo, salutarlo insieme, andare a trovarlo insieme, proprio com'era giusto che sia. 

"E così, ci siamo tutti adesso!"

La parlantina di Louis fece lievemente sorridere il castano, con qualche piccola lacrima che gli rigava la guancia. Avrei avuto modo di conoscere anche lui un giorno, forse. 
Rimasero lì qualche minuti in silenzio, prima di andarsene e sentire la mano di Harry portarmi con sé. Lo fermai, gli dissi che volevo salutare anche il il loro amico, prima di andarmene. Mi inginocchiai davanti a lui toccando quella lapide fredda e trascinando il mio dito sul suo nome e la data della sua scomparsa. 

"I tuoi amci torneranno presto. Ciao Zayn!"


Liam.

 
_______________________________________________________

Eccomi qui con il quindicesimo capitolo.
Finalmente si è scoperto chi è il defunto in questione,
e il ritorno di Liam.
Chissà cosa faranno adesso i ragazzi una volta il ritorno del loro amico c:
Al prossimo capito. c:

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Nobody, hates them. ***


Il tanto atteso giorno si avvicinava sempre di più.
Il giorno in cui avrebbero dovuto dare l'annuncio della morte di Zayn, il giorno in cui secondo loro tutte le ragazzine innamorate di lui un tempo, avrebbero trasformato il loro amore in odio. 
Li vedevo sconvolti. Non tanto per il ritorno di Liam, ma per ciò che avrebbero dovuto dire alla stampa. Non capivo il loro stato d'animo in quelle circostante, ma potevo comprendere lo stesso le loro preoccupazioni, i loro pensieri rivolti a coloro che li hanno sempre sostenuti anche dopo lo scioglimento. 
Li stavo osservando con le braccia conserte attaccata allo stipite della porta della cucina. Liam affondava la sua testa -ingellata- nelle sue grandi mani, Niall camminava avanti e indietro come un matto mangiucchiandosi le unghie, Louis era intento a parlare al telefono con chissà quale persona, e Harry, seduto sul davanzale della cucina a bere un succo di frutta in tutta tranquillità, ma all'apparenza sapevo che aveva lo stomaco in subbuglio. 
Da quel che avevo capito della loro conversazione, non volevano più tornare a cantare, non senza Zayn. Non avrebbero più nemmeno strimpellato qualche nota su qualsiasi strumento musicale. 
Eppure, ero sicurissima, che se Zayn fosse stato qui con loro, li avrebbe convinti nel contrario. Ero sicura che Zayn non avrebbe mai voluto questo per i suoi amici. 

"Ragazzi, l'intervista si terrà questo sabato! Siate pronti.. al peggio!"

Ecco con chi parlava Louis al telefono. 
Solo tre giorni prima del loro grande annuncio. 
Armeggiavano con i loro telefoni su twitter, dal mio profilo lessi la loro comunicazione. Come far salire l'ansia alle fans di prima mattina. Alcuni commenti chiedevano addirittura 'tornate a cantare insieme?' Magari tornassero insieme. 
Non avevo ancora avuto modo di parlare con Liam, se non per la presentazione comune che fanno due persone. Ma non avrei scelto di certo quel momento per instaurare un rapporto con lui, sarebbe venuto da sé, come successe col resto dei ragazzi. 

"Non siate così negativi ragazzi! Lo fate per lui, coraggio!"

Mi sorrisero tutti, come se in qualche modo li avessi incoraggiati a farlo, e mi sentii sollevata per averli in qualche modo tirati su di morale. Pensai, che qualche giorno di puro svago avrebbe fatto bene a tutti e quattro. Qualche giorno senza pensare a nulla, nemmeno a Zayn. 
Dal telefono di Louis, cercai su internet dei posti accoglienti per passare anche solo tre giorni di puro divertimento e tranquillità, ma mi arresi subito quando Louis mi rimproverò dicendomi di farmi gli affari miei. Lo disse con talmente tanta cattiveria addosso, che non sembrava nemmeno il solito ragazzo che avevo conosciuto mesi prima. Era diverso, agitato, terrorizzato e terribilmente in ansia. Tutta la sua frustrazione, la stava scaricando su di me in quel momento. 

"Louis, smettila! Vuole solo aiutarci, dovresti apprezzarlo!"

Il fatto che Liam avesse preso le mie difese non mi aiutò per niente.
A quanto pare il mio aiuto non era ben voluto, anzi, creava solo scompiglio più di quanto già non ci fosse in quella casa tra di loro, in quell'atmosfera così cupa e fredda.
Rimasi seduta sugli scalini della porta di entrata a guardarmi i piedi per chissà quanto tempo, ogni tanto tiravo fuori il laccio dalle mie Blazer e ci arrotolavo il dito giusto per non annoiarmi più del dovuto. 
Era stato gentile Liam a difendermi, nonostante sapesse a malapena della mia esistenza in quei giorni, sorrisi involontariamente. Un braccio caldo e forte cinse la mia spalla facendomi sussultare. Harry. Gli sorrisi, ma non uno di quei sorrisi accesi di sempre, era triste e deluso, e lui ne sapeva anche il motivo. Louis più volte si era arrabbiato e intristito, ma mai se l'era presa con una persona attorno a lui. 
Iniziai seriamente di aver esagerato questa volta, ma non era nelle mie intenzioni, volevo solo essere di aiuto.

"Louis è agitato per l'intervista, non prendertela!"

Ma non me l'ero presa, potevo capire come si sentiva in quel momento, ma io con la sua rabbia non centravo nulla. Ci ero praticamente rimasta male per il suo tono così alto e infastidito con cui mi aveva ripresa.

"Grazie del tuo aiuto, comunque!"

Harry sorrise leggermente, accarezzandomi la schiena per tranquillizzarmi. 
Ricambiai il sorriso, più per convincere me stessa che lui, che sarebbe andato tutto bene. Harry mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi dagli scalini, ma aspettai qualche secondo prima di afferrarla saldamente. Forse non meritavo di stare vicino a loro, essendo troppo impulsiva ed invadente a volte. Forse non meritavo la loro amicizia e ne tanto meno l'amore di Harry, che forse, solo in quel momento stava inziando a riprendersi dopo l'accaduto a Zayn. Forse se non fossi catapultata nelle loro vite, soprattutto in quella di Niall ed Harry, ora starebbero meglio, e non saprei nemmeno di Zayn. 
Scossi la testa togliendomi da quei pensieri e afferrai finalmente la sua grande mano, rientrando nel caldo di casa. Louis stava ancora discutendo con i ragazzi, ma non per causa mia sta volta, e ne fui sollevata per questo. Non mi piaceva però, nemmeno il fatto di sentirli discutere come cane e gatto per non essere d'accordo su determinate cose. Harry, essendosi accorto del mio disagio, mi tappò le orecchie con le mani portandomi in salotto, dove Niall aveva appena posato delle tazze di tè fumanti davanti al divano. Era l'unico a non urlare, aveva lasciato che fossero Liam e Louis a scannarsi, per chissà quale motivo. 

"Niall, perché litigano?"

Sospirò esausto.
Per l'ennesima volta, feci l'invadente senza rendermene conto. Mi insultai mentalmente per non riuscire mai a tenere quella lurida boccaccia chiusa.Subito dopo però, il biondo mi sorrise tranquillizzando i miei pensieri sciocchi.

"Liam non si sente pronto a dare la notizia, mentre Louis non aspetta altro!"

Passai il restante pomeriggio nel salotto di casa con Niall ed Harry, appollata nell'angolino del divano per non dare troppo fastidio. Louis e Liam, sembrava non volessero smettere di urlare come forsennate, ed iniziava leggermente a scoppiarmi la testa. 
Non sapevo se la causa del litigio fossi io, ma da ciò che avevo capito grazie alle loro urla -simpatiche-, non erano d'accordo nel dar la notizia così presto. Presto o tardi, la notizia avrebbero comunque dovuto darla senza troppe storie, quindi Liam avrebbe sicuramente perso la battaglia. Harry e Niall erano alquanto indifferenti sul quando farlo, meglio per loro.
Mi alzai prontamente di scatto intenzionata a mettere fine a quella battaglia, ma un uomo alto e piuttosto robusto fermo sulla soglia della porta di casa, mise a freno le mie intenzioni. Era il loro manager degli anni precedenti, Paul. 

"E' così che si saluta dopo tre anni, ragazzi?"

Il povero uomo non aveva tutti i torti, il fatto è che, i ragazzi nemmeno si erano accorti della sua presenza. 
Mi presentai al loro vecchio manager, molto simpatico e cordiale tra l'altro, sembrava anche accettare il fatto che i ragazzi avessero un'intrusa intorno, ma forse, semplicemente perché lui non poteva più ordinare loro cosa avrebbero dovuto fare e cosa no. 
Quello che non feci io, lo fece lui. Si mise in mezzo alla lite tra Liam e Louis bloccandoli inesorabilmente senza troppi giri di parole. Fece loro il lungo discorso che mi sembrava alquanto scritto e già ripetuto più volte. 

"Ci diceva sempre così quando litigavamo!"

 
Difatti, come non detto. Harry ci mise poco a schiarire i miei dubbi. 

"Paul, basta è vecchio questo discorso!" Ribatté Louis.
"Ragazzi, basta! Comunque sia la notizia la darete sabato!"

I due smisero incensantemente di litigare, Liam chiudendosi nella sua camera, e Louis uscendo di casa andando chissà dove. A mio malgrado lo seguii, a piedi. Mi pentii di averlo fatto venti minuti dopo, quando mi accorsi di non poter più farcela a camminare. Le mie preghiere furono ascoltate, Louis si fermò in un negozietto li vicino, per donne.
Scoppiai a ridere in mezzo alla strada come una stupida idiota, ma vederlo in un negozio di intimo per donna non faceva altro che aumentare il suono della mia risata super isterica. Sgattaiolai all'interno del negozio alla ricerca del ragazzo ormai perso di vista. Chiesi alla commessa dove lo avesse visto, mi rispose 'E' andato al piano di sopra'.
Al piano di sopra c'era il reparto uomini, smisi di ridere. Non era solo un negozio femminile a quanto pare, e fortunatamente non mi vide ridere. 
Lo trovai impegnato nel provarsi un giacchetto di Jeans azzurro.

"Jess, visto che mi hai seguito, consigliami! Quale dei sue?"

Sentivo le mie guance tingersi di rosso dalla vergogna, non solo si era accorto della mia presenza, ma molto probabilmente mi aveva sentito sghignazzare prima che mi accorgessi del piano superiore maschile.
Gli indicai col dito il giacchetto di jeans azzurro, quello che indossava in quel momento. Quello di pelle non gli stava molto bene, forse sarebbe andato bene addosso a Liam, visto il suo modo altezzoso e scuro di vestirsi.

"Non volevo aggredirti prima, scusa.. So che lo fai per noi, è solo che ho paura!"
"Non importa Louis, scusami tu!"


Mi sorrise, lanciandomi in faccia un paio di boxer neri.
Diventai rossa come un peperone sul volto dalla vergogna, ma ne fui felice. Fui felice di vederlo ridere di gusto, dopo un intenso pomeriggio a litigare con Liam. Fui felice di vederlo ridere dopo tanto tempo, e grazie a me. 
Gli lanciai di rimando quei boxer neri, ma ci cacciarono dal negozio. Quando gli altri facevano qualcosa nessuno se ne accorgeva, se lo facevo io, se ne accorgeva il mondo intero. La sfiga era proprio dalla mia parte in quel periodo.
Tornammo a casa prima di cena, Paul era ancora lì a discutere con Liam. Non voleva proprio parlarne di Zayn a quella conferenza.

"Perché cazzo non si arrende mi chiedo!"

Louis accanto a me si stava scaldando nuovamente. Cercai di tranquillizzarlo prma di entrare in casa, e forse riuscii nel mio intento. 


tre giorni dopo..

Erano uno più agitato dell'altro, i giornalisti si erano già accomodati sulle proprie sedie aspettando che i ragazzi entrassero. Paul era affianco a me, mi stava parlando di quanto per loro fosse stato difficile perdere il loro amico, di quanto avessero sofferto nel prendere la decisione di non cantare più, e di sciogliere la band.
Per quel poco che parlò lo ascoltai attentamente senza perdere il filo del suo discorso, mi interessava conoscere ciò che i ragazzi non erano ancora stati in grado di raccontarmi.
Il tempo di girarmi, i ragazzi erano già seduti davanti ai giornalisti, con la testa piegata verso il basso, non ancora pronti del tutto a dare la notizia. 'Dov'è l'ultimo componente del gruppo?' La domanda che speravano di non sentirsi dire. Un giornalista chiese subito di Zayn appena entrarono.

"Zayn è.. è venuto a mancare tre anni fa, il 23 novembre del 2013, in un incidente stradale!" Liam disse a fatica tutto d'un fiato.
"Siamo qui oggi, per annunciare il nostro ritiro, e lo scioglimento definitivo degli One Direction!" 

Fu Niall a parlare per ultimo, a dire ciò che molto probabilmente avrebbe fatto più male a tutte le loro fans. Harry piangeva, di nuovo. Odiavo vederlo in quello stato, odiavo vedere il mio ragazzo non riuscire a parlare per la troppa agitazione, per la troppa paura di essere odiato. Lui non voleva essere odiato. 
Terminarono l'intervista senza più proferir parola per quanto riguardava Zayn, e uscirono di scena. Abbracciai Harry infondendogli coraggio, mi sorrise. I volti dei giornalisti erano a dir poco sconvolti dalla notizia appena data, ma ai ragazzi non imporava di loro, importava dei fans. 

"Ci odieranno Jess!"

Ripeteva Harry in continuazione, ma io ero convinta nel contrario.
Se davvero fossero i tanto amati idoli delle teenager di un tempo, se davvero li avessero sostenuti in tutto e per tutto, non sarebbero mai state in grado di odiare ciò che più le rendeva felici un tempo.
Fuori dagli studi, un sacco di ragazzine erano lì, per loro. Le ragzzine di un tempo che ormai erano ragazze, erano li a sostenerli, e avevo ragione, non li odiavano. 
Loro, non li odieranno mai. 


 
_______________________________________________________

Molto beeene, credo proprio sia il mio ultimo capitolo questo.
Avrei voluto continuarlo ma, non ho più molto tempo a disposizione per scrivere,
quindi ho dovuto per forza mettere fine alla storia più in fretta, chiedo scusa.
In quest'ultimo capitolo si risolve tutto, i ragazzi fanno quella conferenza
spiegando tutto ai giornalisti e scoprono inoltre, che le fans non li odiano.
Jess aveva proprio ragione. 
Molto bene, chiudo questo capitolo, e ringrazio i lettori :)
Alla mia prossima storia. 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2248378