After Malibu Attack.

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Autocompiacimento da manuale. ***
Capitolo 2: *** Psicologo. ***
Capitolo 3: *** A distanza. ***
Capitolo 4: *** Scomodi panni. ***
Capitolo 5: *** Intermezzo. ***
Capitolo 6: *** Nel blu. ***
Capitolo 7: *** HYDRA infiltrato. ***
Capitolo 8: *** Spiegazioni. ***
Capitolo 9: *** Verso casa. ***



Capitolo 1
*** Autocompiacimento da manuale. ***


`Autocompiacimento da manuale´ … concordo.1

Tony si sedette, allargò le gambe poggiando le spalle contro lo schienale della sedia e si sollevò gli occhiali da sole portandoli tra i capelli castano scuro. Lanciò un'occhiata alla sua sinistra vedendo due uomini indicarlo, sogghignò guardando a destra e fece l'occhiolino ad una donna, che si portò la mano alle labbra e saltellò sul posto stringendo il braccio della ragazza al suo fianco. Tony soffiò aria dal naso, abbassò il capo osservando tre bambini correre verso di lui. Quello davanti si fermò, dilatò gli occhi azzurri e si sporse sulle punte delle scarpe da ginnastica allungando il capo in avanti facendo ricadere delle ciocche color miele sulle guance paffute.
“Mamma, mamma, c'è Iron Man!” urlò .
Il secondo saltellò sul posto facendo oscillare i capelli a caschetto, alzò le mani chiuse attorno ad una miniatura di Iron Man e sporse il capo.
“Non è vero, Iron Man è così!” strillò.
Il terzo si voltò, guardò la madre e arrossì incassando il capo tra le spalle. La donna lo raggiunse, gli strinse la spalla portandolo dietro di sé e sporse la mano verso il bambino dagli occhi azzurri. Lui indietreggiò, le afferrò la mano e si voltò verso un uomo, che prese in braccio il bambino con i capelli a caschetto. Tony fece l'occhiolino, sorrise.
“L'armatura riposa, quando i cattivi non vogliono rompere niente” rispose.
Il primo bambino fece la linguaccia al fratello, si sporse sulle punte dei piedi.
“Te l'avevo detto che era Iron Man!”.
L'altro gonfiò le guance, nascose il capo tra il petto del padre stringendo più forte la miniatura. La donna abbassò il capo, strinse le labbra e sorrise.
“Li scusi, signor Stark” sussurrò.
Tony ondeggiò la mano in aria alzando le spalle, osservò la famiglia allontanarsi e sospirò accentuando il sorriso.
“È sempre molto appariscente” disse una voce femminile.
Tony si voltò, si tolse gli occhiali da sole dai capelli appendendoli alla maglia e sogghignò piegando il capo di lato.
“Quasi quanto lei è discreta, agente Romanoff”.
Natasha roteò gli occhi, si chinò in avanti poggiando sul tavolino una tazza di caffè; la targhetta appesa al grembiule bianco ondeggiò battendole sul seno. Tony afferrò la tazzina, inarcò un sopracciglio tirandosi su sulla sedia e si sporse in avanti socchiudendo le iridi castano scuro.
“Se vuole farsi nuovamente assumere come segretaria, sappia che Fiore copre benissimo il suo turno”.
Natasha sospirò, si rizzò e poggiò il vassoio rotondo contro le gambe.
“Si chiama Bambi, e dirige la reception” disse.
Tony sbuffò facendo tremare il labbro inferiore, roteò gli occhi e poggiò una mano sul bracciolo metallico della sedia.
“Lo sapevo che eri qui apposta per infastidirmi” si lamentò.
Natasha si piegò in avanti, le ciocche di capelli rossi le oscillarono al lato del volto e poggiò una mano sul tavolo inclinando il capo.
“Ho bisogno di un luogo segreto isolato da militari dove nascondere Barton” sibilò.
Tony tirò indietro il capo, socchiuse un occhio sgranando l'altro e arricciò il naso.
“E durante quest'anno dov'è stato, scusa?”.
Natasha allargò le dita sul tavolo, socchiuse le iridi ghiaccio indurendo lo sguardo.
“Fin'ora siamo stati impegnati in missioni riparatorie per rendere New York nuovamente abitabile. Serviva tutto il personale disponibile”.
Tony allargò un braccio, mosse la mano in aria indicando la strada al suo fianco e arricciò il labbro facendolo strofinare contro l'accenno di barba.
“In effetti l'ultima volta c'erano più buchi a forma di Hulk e Chitauri” disse.
Abbassò il braccio, chiuse le gambe sporgendo il capo in avanti con la schiena arcuata.
“Ma adesso che tutto è risolto, si cerca qualcuno a cui far pagare il dazio”.
Natasha lanciò uno sguardo alla sua destra, guardò tre donne sedersi ad un tavolo e strinse le labbra voltandosi nuovamente.
“So che hai fatto sparire Banner. Voglio tu mi dica dov'è. Manderò Clint lì”.
Tony lasciò la tazzina, incrociò le braccia, rizzò la schiena poggiandola contro la sedia e aggrottò le sopracciglia corrucciando la fronte.
“O potresti mandarci un'intera squadra S.H.I.E.L.D.”.
Scosse il capo, socchiuse gli occhi ticchettando in terra con la punta della scarpa.
“La storia della nota rossa che hai raccontato a Loki era vera, e non sono sicuro di ciò che arriveresti a fare per cancellarla”.
Natasha strinse le labbra fino a farle sbiancare, soffiò aria dal naso e sporse il capo allungando il collo; le ciocche rosse le oscillarono al lato del volto sfiorando la spalla.
“È diverso. Con Barton ho un debito”.
Tony inarcò un sopracciglio, prese la tazzina e la sollevò.
“Se è diverso, dimostralo” disse.
Natasha rizzò il braccio alzando il mento.
“Come?”.
Tony sogghignò, bevve due sorsi dalla tazzina e la poggiò sul tavolo. Si alzò, le diede una pacca sulla spalla e infilò la mano nella tasca dei pantaloni. Strinse le dita attorno ad un chip, lo tirò fuori e portò la mano vicino al seno della donna. Natasha s'irrigidì, tese la schiena e alzò lo sguardo fissando le iridi castano scuro di Tony. Tony portò la mano due dita sopra il seno, fece scivolare il chip nel taschino del grembiule e fece due passi indietro.
“Quello mettilo sul tuo conto” disse.
Le fece l'occhiolino, schioccò la lingua sul palato due volte e si voltò allontanandosi. Natasha si rizzò, portò la mano al seno toccando il taschino e sentì il chip sotto le dita. Accennò un sorriso, guardò la tazzina vuota e la prese in mano.
< Avrei dovuto aggiungere pericolosamente imprevedibile alla lista dei suoi difetti caratteriali > pensò.
Scosse il capo, si voltò ancheggiando verso l'interno del locale facendo ticchettare i tacchi a spillo.
< Ma dubito gli sarebbe parso un insulto >.
 


Ed eccoci nuovamente qui con una storia in stile: “Ho il blocco dello scrittore, non riesco a scrivere nemmeno sui prompt più elementari e quindi vado a caso”.
L'ultima volta ha funzionato piuttosto bene, quindi vediamo se anche sta volta mi aiuta a far tornare la Musa Idiota a casa.

 


1 Citazione di Iron Man 2, tratta dal profilo di personalità che Natasha redige su Tony.

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Capitolo 2
*** Psicologo. ***


Io non sono quel tipo di medico”.1

Tony intrecciò le caviglie, premette le spalle contro il lettino e alzò il capo guardando il soffitto, mosse le mani in aria sopra il petto stringendo le labbra.
“Per non parlare di quella volta. 1998, avevo ventitré anni e una carta di credito in meno; visto che a Pepper serviva per gestire tutte quelle cose che tutt'ora ignoro. Ero insieme a Rhodey al centro di addestramento per testare i nuovi caricatori automatici quando ...”.
Spalancò gli occhi, scattò seduto e si voltò.
“Ah!” urlò.
Bruce sobbalzò aprendo gli occhi, si tirò su gli occhiali rizzando la schiena e chiuse le gambe allargate poggiando le mani sui braccioli della poltrona.
“Sono sveglio!”.
Tony sogghignò, sporse le gambe oltre il bordo del lettino e poggiò la punta dei piedi in terra sporgendosi in avanti, inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte e scosse il capo. Si alzò, fece tre passi di lato e si piegò in avanti.
“Dimenticavo. Legolas è già qui?”.
Bruce aggrottò le sopracciglia, si passò due dita sulla fronte corrucciata massaggiandola e sospirò piegando il capo. Alzò lo sguardo verso sinistra, strinse le labbra scuotendo la testa.
“È piombato letteralmente dal cielo insieme a Natasha quasi due settimane fa. Questo posto ha rischiato una brutta fine”.
Tony si voltò, mosse le dita in aria ruotando in tondo il polso e piegò il capo verso il basso con le iridi dilatate e le sopracciglia aggrottate.
“Ricordi cosa ti avevo detto sui rischi di brutte fini? Sono sicuro che avevamo fatto un discorso lungo almeno trentacinque secondi su cosa fare in caso di demolizione prematura del luogo”.
Bruce sospirò, alzò il capo voltando la schiena verso sinistra; affondando con il braccio e il fianco contro il bracciolo in pelle della poltrona.
“Non posso chiederti di ristrutturare un intero stabilimento ogni volta che il mio battito cardiaco supera le duecento pulsazioni al minuto2”.
Tony sorrise, allargò le braccia e le abbassò scuotendo il capo; arricciò il sopracciglio sogghignando.
“Non devi chiederlo per forza così”.
Alzò le spalle scrollandole, fece l'occhiolino.
“Puoi telefonarmi e dirmi che le pareti giallo pallido ti avevano stancato. O anche che Hulk è andato a farsi una passeggiata e i tre edifici nell'arco di cinquanta chilometri gli sembravano antiquati. Puoi perfino dirmi che c'è stato un terremoto che ha coinvolto solo questo spicchio di città. Per me è uguale”.
Bruce strinse le labbra, si sfilò gli occhiali poggiandoli sui pantaloni e chiuse gli occhi massaggiandosi le palpebre con due dita. Mise nuovamente gli occhiali, si rizzò e sorrise lievemente.
“È nel quinto piano sotterraneo. L'ho visto uscire da lì solo due volte, entrambe perché Natasha era venuta a vedere se fosse ancora vivo”.
Tony gli si avvicinò, gli porse la mano e si piegò in avanti.
“Grazie” disse.
Bruce batté le palpebre, allungò la mano stringendo il polso dell'uomo sentendo sotto le dita il bracciale dell'armatura. Aprì la bocca inarcando un sopracciglio, Tony strinse le labbra ritirando la mano e afferrò la giacca dallo schienale del lettino, la infilò coprendosi i bracciali e tolse gli occhiali da sole dal taschino.
“Sei un ottimo ascoltatore, Banner. Sul serio” disse.
Bruce avvampò, si morse il labbro abbassando il capo.
“Non potrò mai essere quel tipo di medico” borbottò.
Tony rise, si mise gli occhiali tra i capelli castano scuro e gli si avvicinò. Gli diede una pacca sulla spalla, fece l'occhiolino e si abbassò gli occhiali da sole.
“Alla prossima, doc”.
Si voltò, camminò fino alla porta e Bruce alzò il capo osservandolo aprirla. Sospirò, si massaggiò il petto guardando il lettino.
< Bisogna analizzare se stessi, per riuscire a farlo con gli altri > pensò.
Si alzò, passò le mani sulla camicia lisciandola e si sistemò la giacca sulle spalle. Batté le palpebre, tirò su gli occhiali schiacciandoli contro il volto e fece il giro della sedia.
< E l'unica persona capace di accettare l'Altro non sono propriamente io >.
 


1 Citazione di Bruce Banner, detta nella scena dopo i titoli di coda di Iron Man 3.

 

2 Non so con precisione a quanto debbano arrivare le pulsazioni perché avvenga la trasformazione, ma dai vaghi, non recenti e per nulla affidabili ricordi che ho del film era oltre le cento di sicuro.

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Capitolo 3
*** A distanza. ***


Io vedo meglio da una certa distanza.1

Clint strofinò la suola dello stivale sulla ringhiera di ferro, tese la corda dell'arco stringendo la fine della freccia e la scoccò. La freccia volò verso il basso, Clint ne incoccò una seconda e si girò puntando l'arco verso l'alto, scagliò la freccia. Sentì la prima freccia colpire il bersaglio al piano terra con un tic metallico; si girò verso il basso incoccò una terza freccia scagliandola a lato della porta. La seconda freccia colpì il tetto, la porta della stanza si aprì e la terza freccia s'infilzò nel pavimento accanto al piede di Tony. Tony inarcò un sopracciglio, alzò il capo osservando Clint in piedi sulla ringhiera di ferro del terzo piano e sogghignò incrociando le braccia al petto.
“Vedo che hai già fatto il nido” disse.
Clint chiuse l'arco agganciandoselo alla vita, fece tre passi di lato e si chinò afferrando l'inizio di una corda agganciata ad una freccia conficcata nella ringhiera. Si calò sulla corda, poggiò i piedi in terra e tirò verso il basso. La corda si ritirò infilandosi nella freccia, Clint se la mise nella faretra e camminò fino al bersaglio di metallo afferrando la freccia infilzata al centro.
“Ho pensato che una stanza metallica fosse abbastanza resistente e isolata”.
Tony scrollò le spalle sciogliendo le braccia incrociate, camminò sul pavimento sentendo i propri passi rimbombare sulla lastra metallica; raggiunse il lato della stanza sedendosi sulla poltrona rossa con le gambe larghe e le braccia sullo schienale.
“Tecnicamente tutto il luogo lo è”.
Clint infilò la freccia nella faretra, si voltò inarcando un sopracciglio e alzò il capo osservando il tetto metallico; la terza freccia era incastrata in una delle striature del metallo e la stecca ondeggiava fremendo. Abbassò la testa, passò la mano sulla bretella della faretra che teneva sulla spalla e strinse le labbra.
“Il pilota che lei ha ingaggiato ha portato me e Natasha direttamente in questo stabilimento. Tra l'altro l'aereo era blindato e anche le successive due volte Tasha è venuta nello stesso modo. È più o meno come essere un prigioniero politico”.
Tony ruotò i polsi sporgendo i palmi in avanti, allargò maggiormente le braccia sullo schienale scivolando verso il basso sulla poltrona; sogghignò arricciando le sopracciglia verso l'alto.
“Sei tu che ti sei chiuso nel bunker. Perfino Banner ogni tanto esce dal reparto laboratorio, e io ero convinto non fosse fisicamente capace di muoversi da un posto all'altro senza una borsa da viaggio sulle spalle”.
Clint socchiuse gli occhi, fece tre passi indietro raggiungendo il bersaglio metallico e vi salì sopra; strinse i piedi piegando la schiena in avanti con il capo incassato tra le spalle.
“Non conosco il perimetro. Sono stato sul tetto, ma non si vede il confine”.
Tony alzò un braccio, mosse la mano in aria e sogghignò; la infilò nella tasca della giacca tirando fuori un paio di occhiali da sole che mise tra i capelli castano scuro.
“Se salissi sulla montagna più alta della Valle d'Aosta, vedresti tutto lo stato?” chiese.
Clint ghignò aggrottando la fronte.
“Ci ho provato. Un paio di criminali super-segreti si erano appostati tra le Alpi con la sicurezza che se gli sparavano causavano frane a catena. Ne ho approfittato per farmi un giro, ma oltre i mille chilometri cubi faccio fatica”.
Tony piegò il capo di lato, arricciò il naso muovendo il labbro a destra e sinistra; facendo ondeggiare il pizzetto.
“Nemmeno gli elfi sono perfetti” disse.
Clint alzò il capo verso l'alto osservando nuovamente la freccia, si alzò in piedi sul bersaglio e saltò afferrando con le mani la ringhiera del primo piano. Vi si mise in piedi sopra, afferrò l'arco alla sua vita e prese una freccia dalla faretra. La incoccò, la tirò facendola conficcare a lato di quella sul tetto e una corda calò verso di lui. Clint l'afferrò, premette un pulsante sull'arco e la corda si ritirò facendolo sollevare. Lui allungò la mano, tolse la freccia accanto a sé dal tetto mettendosela nella faretra e premette un altro pulsante facendo calare la corda. Mise i piedi in terra, tirò la corda facendola rientrare e la freccia gli cadde in mano.
“Ha a disposizione uno stato più ampio di millecinquecento chilometri cubi?” domandò.
Tony fischiò, si calò gli occhiali sul volto facendoli scivolare sulla punta del naso in modo da lasciare le iridi scoperte.
“È un appezzamento di circa tremila metri cubi dotato di tutte le mie ultime tecnologie, che viene periodicamente modernizzato. Era usato dall'America e degli stati alleati come rifugio per i vertici sia militari che politici in caso di emergenza, ma alla fine della Seconda Guerra Mondiale il Presidente lo dichiarò proprietà esclusiva degli Stark”.
Arricciò il labbro, socchiuse gli occhi castano scuro piegando il capo in avanti e portò le braccia sulle ginocchia arcuando la schiena.
“Ci sono ventidue supermercati che vengono riforniti settimanalmente di prodotti freschi. Prima andavano in beneficenza alle associazioni no-profit da donatore anonimo, ma adesso credo che dovranno farne a meno”.
Accentuò il sogghignò sporgendosi sulle punte dei piedi inclinando maggiormente la schiena con il mento alzato.
“Il terreno è tappezzato di magazzini ripieni d'armi iper-tecnologiche, tutte quelle mai approvate dal governo e tutte le ultime prodotte dalle mie industrie. Ci sono circa cinquantasei fabbriche operative che ne sfornano sempre di nuove, ottantadue rifugi antiatomici, ventisette laboratori scientifici, duecentotredici edifici abitabili costruiti con leghe non ancora in commercio, centoquarantaquattro tunnel sotterranei segreti che conducono in dodici punti di dodici Stati diversi, quindici parchi pubblici, trentadue ospedali e almeno un trilione di normative per l'intercettazione. Il tutto alimentato dal reattore ARC e gestito dalle tecnologie Stark”.
Clint si guardò intorno, ruotò la freccia in mano e la infilò nella faretra facendo incastrare la punta nel meccanismo che teneva le armi ferme.
“Nessuna possibilità di entrare o uscire senza autorizzazione, mezzi di sostentamento e attrezzature adatte ad un esercito, possibilità di comunicazione senza essere intercettati e inesistenza sia a livello geografico che a livello politico” disse.
Abbassò il capo, strinse le labbra facendo due passi indietro.
“Potrebbe mettere su una dittatura e nessuno lo noterebbe”.
Tony sogghignò, si alzò in piedi spingendosi gli occhiali contro il naso e piegò il capo di lato.
“Di buono non hai solo la vista, Legolas”.
Si tirò su gli occhiali portandoli tra i capelli, fece due passi avanti alzando la testa con la schiena tesa.
“Ma ho altri intenti più simpatici di una dittatura ...”.
Piegò il capo di lato, strinse le labbra arricciando le sopracciglia con le iridi castano scuro socchiuse.
“... Anche se non troppo più legali”.
Clint ghignò, socchiuse gli occhi piegando la testa.
“Sono ricercato dal Consiglio Della Sicurezza Mondiale, penso di aver superato il confine con la legalità un secolo fa”.
Tony si sollevò gli occhiali, sorrise arricciando le sopracciglia verso l'alto e gli diede due pacche sulla spalla.
“Ottimo spirito” disse.
Si voltò, camminò all'indietro verso la porta e fece l'occhiolino.
“Allora vado a convincere anche il ricercato militare. Alla super-spia russa ci pensi tu, vero?” domandò.
Clint si voltò, lo osservò superare la porta e scosse il capo guardando l'uscio metallico chiudersi con un sibilo. Raggiunse la porta, estrasse la freccia in terra e la guardò.
< Non avevo capito che fosse folle fino a questo punto > pensò.
Infilò la freccia nella faretra, si toccò la spallina di stoffa e alzò il capo.
< Mi sa che è ora di andare da un oculista >.


1 Frase detta da Clint nella prima apparizione che fa in The Avengers.

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Capitolo 4
*** Scomodi panni. ***


Mi avrebbe salvato … perché?”.1

Tony superò la porta dello studio, sporse il capo guardando Bruce seduto dietro la scrivania. Bruce lisciò il lato del ritaglio del giornale, sorrise lievemente sfiorando con la punta dell'indice la guancia della donna in camice sulla foto e sospirò stringendo le labbra tra loro. Tony avanzò, infilò le mani in tasca.
“Quella sarebbe la tua Bella?”.
Bruce sobbalzò, alzò il capo tirando la testa all'indietro e trattenne il fiato spingendosi con la schiena verso la spalliera della poltrona rossa.
“Solo che io non mi trasformerò in un Principe azzurro”.
Tony poggiò una mano sulla scrivania sporgendo la schiena in avanti, sogghignò piegando il capo con le iridi castano scuro socchiuse.
“Il Principe azzurro è un noioso arrogante. Hulk è molto più divertente”.
Bruce sospirò a labbra strette, si passò le dita sulla fronte massaggiando le tempie tirate; gli occhi erano incavati e circondati da occhiaie violacee spesse tre dita.
“Lei è ancora dell'idea che mi abbia salvato per qualcosa di più grande, vero?”.
Tony schioccò la lingua sul palato, gli fece l'occhiolino.
“E non mi sono sbagliato. A New York mi hai salvato la vita”.
Bruce scosse il capo, abbassò la mano lasciando andare il ritaglio di giornale che stringeva nell'altra; il foglio finì sopra una serie di altri fascicoli.
“Non io, l'Altro”.
Si girò con il busto verso Tony, alzò il capo piegando il corpo verso destra poggiandosi al bracciolo della poltrona.
“Quello che potrebbe succedere se scoprissimo perché …”.
Si morse il labbro, sospirò e scosse la testa.
“... Perché Lui mi ha salvato la vita, potrebbe non piacerle per nulla”.
Tony roteò gli occhi, prese gli occhiali da sole dal taschino del giacchetto e si rizzò facendo il giro della scrivania fino ad arrivare alla sedia che vi stava davanti. Si sedette a gambe allargate infilando gli occhiali da sole, li premette contro il naso e li lasciò scivolare verso il basso scoprendo gli occhi brillanti di riflessi caffè.
“Non è stimolante ripetere sempre le stesse battute, Doc. Perché non mi dici qualcosa che non so?”.
Bruce sfregò i denti tra loro e si alzò di scatto battendo la mano sulla scrivania, i fogli sobbalzarono ed alcuni caddero in terra con una serie di fruscii; Bruce si sporse in avanti con la schiena con gli occhi socchiusi dalle pupille ristrette.
“Tu trovi la mia situazione divertente?!” urlò con un ringhio.
Tony piegò il capo di lato, si alzò sfilandosi gli occhiali da sole e li poggiò sulla scrivania alzando la testa sporgendo il collo verso l'alto.
“Trovo stupido dividere sé da se stessi” disse, con tono scuro.
Bruce sgranò gli occhi, sentì i muscoli rilassarsi e si sedette con un tonfo lasciando ricadere le braccia lungo i propri fianchi. Sospirò, abbassò la testa portandosi la mano alla fronte massaggiandola con le dita. Scosse il capo, si piegò in avanti passando le dita tra i capelli chiari e rialzò la testa aprendo le dita ad altezza degli occhi.
“Lei non ha paura di nulla, signor Stark?”.
Tony sogghignò, si sedette nuovamente tenendo le gambe allargate e la schiena poggiata contro la sedia con le braccia aperte e i gomiti poggiati sulla spalliera.
“Di un'infinità di cose. Ma nessuna di esse è grande, verde e incazzata; Doc”.
Bruce inspirò a fondo facendo tendere il tessuto della camicia sulle spalle, espirò e il tessuto del colletto ondeggiò attorno alla sua pelle tesa. Afferrò gli occhiali da vista, li mise socchiudendo gli occhi.
“Non potrò mai rivedere Beth, signor Stark”.
Tony mosse la mano in aria, allungò l'altra afferrando gli occhiali da sole infilandoli nella tasca della giacca e scrollò le spalle aggrottando le sopracciglia.
“Io non ne farei una tragedia. Non aveva molta simpatia per Hulk, vero?”.
Bruce si morse il labbro, strinse un pugno poggiando la mano chiuse sulla coscia.
“Voleva curarmi. Per tornare insieme”.
Tony piegò il capo di lato, lo rizzò sporgendo le labbra.
“Curare attraverso la morte è solo una delle tante pratiche della nostra società”.
Mosse il polso in tondo dimenando le dita in aria.
“È come un'eutanasia. Si uccide una persona per alleviare le sofferenze dei suoi cari, più che del malato”.
Bruce sospirò, chiuse gli occhi abbassando il capo trattenendo il fiato e rizzò la schiena poggiandola contro la poltrona.
“Quindi lei crede che non lo facciano per il mio fardello, ma per il loro? Pensa che io non mi libererei volentieri di Lui, se potessi farlo?”.
Tony sporse le labbra verso l'alto arricciando il naso, si passò la mano sul mento strofinando il pollice contro il pizzetto, si mise la mano davanti alla bocca inarcando la schiena in avanti e socchiuse gli occhi castano scuro.
“Io credo tu voglia accettarlo, ma lo rifiuti a causa degli altri, Banner”.
Si alzò, infilò le mani nelle tasche dei pantaloni facendo sollevare leggermente le maniche della giacca; che strofinarono contro i bracciali metallici dell'armatura.
“Non voglio coinvolgerti, Doc. Non voglio coinvolgere nessuno” disse.
Fece due passi avanti, girò attorno alla scrivania raggiungendo l'angolo e si piegò in avanti. Bruce sporse il busto verso sinistra appoggiandosi al bracciolo, alzò il capo guardando Tony; che poggiò la mano sul tavolo di legno. Tony socchiuse gli occhi accennando un sorriso.
“Sappi solo che a me piace Hulk. Quindi, qualsiasi cosa succeda, non lo farò finire in mani militari”.
Bruce sospirò abbassando il capo, chiuse gli occhi lasciando scivolare gli occhiali che gli caddero sulle gambe. Alzò la testa, piegò la testa di lato e la scosse.
“Se anche io rifiutassi, l'Altro correrebbe in tuo aiuto”.
Tony ghignò, gli diede una pacca sulla spalla e si rizzò.
“Allora mancano solo un dio dal martello facile e un capitano ligio al dovere, per completare la ciurma!”.
Si voltò, fece tre passi avanti e Bruce aggrottò le sopracciglia. Rizzò la schiena, si alzò.
“Cosa vuole fare, signor Stark?”.
Tony si fermò, si voltò e sogghignò infilando la mano in tasca. Tirò fuori gli occhiali da sole, li mise e li calò sulla punta del naso lasciando scoperte le iridi castano scuro.
“Ci vogliono sostituire dai tempi di New York. Ma sta volta saremo pronti, Doc.”.
Ghignò, allargò le braccia voltandosi e camminò all'indietro fino alla porta d'uscita.
“La migliore strategia d'attacco è l'attacco”.
Fece l'occhiolino.
“Ecco cosa voglio fare”.
 


1 Frase detta da Bruce Banner a Tony Stark in The Avengers.

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Capitolo 5
*** Intermezzo. ***


“Lei è appena entrato a far parte di un mondo più grande”1.

Tony carezzò il portellone dell'eliveivolo, passò la mano sulla S della scritta Stark e sogghignò premendo l'auricolare nell'orecchio.
“Che dici, J? La mia casa volante è pronta?”.
“Pronta e operativa, signore. Posso chiederle la destinazione?”.
Tony guardò il portellone aprirsi, entrò superando il corridoio ed entrò in una stanza rotonda con una serie di tavolini; le vetrate davano su delle armature, sopra di esse stavano dei robot circolari poggiati sulle spalle delle Mark. 
“Andiamo alla ricerca di Point Break. Nichi ha detto che ci ha portato degli elfi da un altro mondo e la Foster li ha mandati in giro. Magari facendo pulizia ne troviamo qualcuno”.
“Vuole che ricerchi tracce aliene?” domandò l'A.I.
Tony scrollò le spalle, si tolse la maglietta poggiandola su uno dei tavolini e afferrò dal secondo delle bende, se le avvolse intorno alle mani e mosse le dita sentendo le formicolare.
“Lascia stare, vai solo su Greenwich. Da dopo Manhattan ci sono presenze aliene ovunque, non sarebbe molto utile” rispose.
Si voltò, sogghignò raggiungendo il centro della stanza e piegò le ginocchia dondolando da un piede all'altro. Storse il labbro, si sfilò le scarpe e le lanciò alle sue spalle.
“Piuttosto, attiva tre Mark e una decina di EMP, ho bisogno di sgranchirmi un po'”.
“Le posso ricordare che il medico le ha consigliato di non sforzarsi?” domandò Jarvis.
Tony roteò gli occhi, incassò il capo tra le spalle e arricciò le sopracciglia verso l'alto.
“Sul serio, J. La prima volta che ho visto Point Break ci siamo presi a pugni, preferirei essere pronto per il bis”.
“L'arrivo a Greenwich è previsto entro dodici ore. Attivazione armature e EMP in dieci secondi”.
Tony ridacchiò, le iridi castano scuro brillarono.
“Oh, dai, non offenderti”.
I vetri di tre armature si sollevarono, una decina di dischi rotondi volarono sopra Tony prendendo a girare in tondo. Tre armature uscirono, i vetri si chiusero e Tony sogghignò.
“Ok. L'hai voluta tu, J”.
 


1: Frase detta da Nicky Fury nella scena tagliata di Iron Man.

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Capitolo 6
*** Nel blu. ***


“Non ho mai detto pilota”.1

Personaggi: Steve, Falcon.
Prompt: Nel blu, dipinto di blu.
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Falcon carezzò le ali metalliche, sorrise voltandosi.
“Ma come hai fatto? Ne era rimasto un solo paio!”.
Steve incrociò le braccia, si poggiò allo stipite della porta e scrollò le spalle.
“Uno degli agenti SHIELD ha trovato i progetti in dei file criptati. Ho pensato potessero servire”.
Sam ridacchiò, infilò le ali e le fece aprire occupando tutta la stanza; strinse le bretelle del macchinario sogghignando.
“Intendi il nerd che fa il filo alla tua Sharon?”.
Steve roteò gli occhi, uscì dal casolare e guardò il cielo azzurro.
“È solo la mia vicina di casa”.
Falcon chiuse le ali con un sibilo meccanico, lo raggiunse e alzò il capo verso la volta celeste; ridacchiò abbassando la testa.
“Vuoi un altro giretto nel blu dipinto di blu?” domandò.
Steve aggrottò le sopracciglia, lo guardò socchiudendo gli occhi azzurri e sciolse le braccia incrociate.
“Che cosa?” domandò.
Sam spalancò gli occhi, indicò la tasca della cintura nera del costume di Steve e storse il labbro.
“Vuoi farmi credere che nella tua lista non c'è?”.
Rise, scosse il capo e incrociò le braccia.
“Non posso crederci. Amico, dopo quel giro con me devi assolutamente sentire Volare”.
Steve irrigidì le spalle, strinse le labbra e strinse i pugni.
“Vorrei avere il tempo per farlo”.
Falcon lo guardò, sospirò e fece aprire le ali indietreggiando.
“Sai dove devo portarti?” domandò.
Steve si voltò, inarcò un sopracciglio e strinse le bretelle dello scudo.
“Perché pensi che io voglia andare da qualche parte?”.
Falcon aggrottò le sopracciglia corrugando la fronte dalla pelle nera, sogghignò.
“Non dirmi che hai fatto visita alla tua nuova squadra solo per le mie ali!”.
Steve fece qualche passo indietro sul viale davanti al capannone, sorrise e allargò le braccia.
“È vero. Cercavo l'indirizzo di Stark. La torre di New York è deserta e la sua residenza a Malibu crollata”.
Sam fece muovere le ali metalliche sollevando una corrente, i capelli biondi di Steve ondeggiarono e Falcon strinse il proprio macchinario.
“Parli di Tony Stark? Iron Man?”.
Steve si mise una mano davanti al voltò, indietreggiò ancora sentendo il vento diminuire e socchiuse gli occhi.
“Lo conosci?”.
Sam rise, raggiunse la porta del capannone e piegò le ginocchia.
“Sarebbe impossibile il contrario. Ha progettato lui questi affari, l'ultima volta”.
Steve roteò gli occhi, sbuffò incrociando le braccia. Falcon corse in avanti, spiccò il volo e sollevò il soldato da sotto le ascelle. Si sbilanciò verso sinistra, seguì una corrente verso destra e prese quota.
“Sei sicuro di poterti fidare? Ha dato il suo indirizzò a dei terroristi!” urlò.
Steve strinse la presa sulle braccia di Falcon, lo scudo attaccato alle sue spalle strofinava contro il petto dell'alto e il vento gli scompigliavano i capelli biondo cenere facendoli battere contro il volto arrossato.
“Ha anche salvato New York!” gridò di rimando.
Falcon rise, ruotò su se stesso seguendo una corrente d'aria e virò verso sinistra. 
“Sai quanti di quelli dell'Hydra avranno salvato il mondo per mantenere la copertura?” domandò.
Steve strinse la presa, socchiuse gli occhi sentendoli bruciare.
“Stark non è tipo da fare il doppio gioco!”.
Falcon fece battere le ali metalliche con un sibilo, aumentò la velocità e il panorama azzurro attorno a loro si fece sfocato.
“Verso dove?”.
Steve chiuse gli occhi, l'aria gli sferzava le gambe facendogliele sentire rigide.
“Greenwich. Natasha ha detto che era lì”.
Falcon annuì, scese verso il basso seguendo una corrente e diede un colpo d'ali prendendo l'alto; virò verso destra stringendo Steve e sogghignò.
“Quando avrai finito con lui, devi promettermi che sentirai Volare!”.
Steve alzò il capo verso l'alto, arricciò le sopracciglia e sorrise.
“Quando avrò sconfitto l'Hydra, ascolterò tutto quello che vorrai!”.
Sam rise forte, diede un paio di colpi d'ali e socchiuse gli occhi.
“Nel blu, dipinto di blu! Felice di stare lassù!” canticchiò.
Steve diede uno strattone, socchiuse gli occhi e indicò in avanti con il mento.
“Sbrigati, prima che la nave volante di Stark cambi posto!” ordinò.
Falcon rallentò, abbassò il capo e sgranò gli occhi scuri.
“Vive in una nave volante?” chiese.
Steve roteò gli occhi, sfregò le gambe gelate tra loro sentendo i muscoli rigidi e grugnì.
“Natasha dice che è per prevenire la tentazione di dare il suo indirizzo”.
Sam rise, strinse Steve più forte e batté le ali entrando in una corrente che li spinse in avanti verso destra.
“Andiamo!” urlò.




1: Frase detta da Sam Willson aka Falcon, in Captain America; the Winter Soldier.

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Capitolo 7
*** HYDRA infiltrato. ***


“Chi delle persone in questa stanza a) indossa una tutina e b) non è utile?”.1

Tony si piegò evitando un laser, si appiattì in terra rotolando sul pavimento schivando uno dei robot; che cigolò abbattendosi sul terreno. Sentì dei fruscii sopra il proprio capo, spalancò gli occhi dandosi la spinta con le mani e si gettò all'indietro; una serie di missili lunghi un dito colpirono il pavimento e il contraccolpo dell'espansione lo fece volare contro la parete. Gemette di dolore, un laser gli sfiorò la spalla facendo uscire sangue dalla pelle bruciata e lui corse all'indietro. Urtò contro uno dei tre carrelli, dei cacciavite e alcuni cavi metallici caddero con un rimbombo che coprì il cigolio di tre armature. Tony le osservò alzarsi, guardò i robot piatti volanti girare su se stessi a due dita dal soffitto e si leccò le labbra.
“Signore, le possibilità di sopravvivenza senza armi sono inferiori al 7%” informò la voce metallica di Jarvis.
Tony sogghignò, si mosse verso destra osservando alcuni degli strumenti in terra.
“Sono comunque più alte del solito, allora” rispose.
“Solo perché ho compreso la possibilità di spegnimento e le pause che le concedo, signore” ribatté Jarvis.
Tony roteò gli occhi, si abbassò afferrando un cacciavite e lo tirò colpendo uno degli oggetti volanti; che esplose facendone scoppiare altri due, i pezzi metallici si sparpagliarono in giro con una serie di sfrigolii metallici. Tony si nascose dietro i carrelli, mise le mani sul capo e socchiuse gli occhi.
“Calcola questo, amico”.
Udì un fruscio, si sentì afferrare per le spalle e l'armatura lo strinse sollevandolo.
“Già fatto, signore” rispose l'A.I.
Tony dimenò le gambe, l'armatura lo sbatté in terra e lui sgranò gli occhi sentendo il fiato mozzarsi. Infilò le unghie nella giuntura del gomito, premette estraendo dei filo e il braccio emise una serie di sfrigolii lasciando la presa. Tony rotolò in avanti, afferrò da terra un reattore ARC grande due dita e si mise in ginocchio. Lo passò dalla destra alla sinistra.
“Che ne dici, J?”.
Due armature gli atterrarono ai lati, una dietro e tutte e tre gli puntarono contro i guanti illuminati di blu.
“Dico che deve arrendersi, signore”.
Tony sogghignò, lanciò il reattore e lo riafferrò con l'altra mano; lo tirò verso il ginocchio dell'armatura alla sua sinistra facendola cadere in avanti, le altre due spararono e lui rotolò in avanti sentendo il tonfo del pavimento che crollava e l'odore di fumo. Si mise in ginocchio, guardò a destra e sinistra; vide una delle lastre metalliche rotonde dei robot volanti fumanti e l'afferrò.
“Mark V fuori uso. I miei complimenti, signore”.
Tony guardò le altre due armature, il sudore colava lungo i muscoli; i capelli erano aderiti al volto dagli occhi incavati e sogghignò.
“Non per nulla, sono un genio” si vantò.
“Allora non serve che le dica che il Capitano Rogers la sta guardando dall'inizio dell'allenamento, signore” rispose l'A.I.
Tony spalancò gli occhi, aggrottò le sopracciglia e si girò.
“Rogers?” chiese.
Una delle armature lo sollevò per la caviglia, Tony urlò e sgranò gli occhi. Conficcò il cerchiò metallico nell'incavo del ginocchio, l'armatura lo fece ondeggiare e lui piantò nuovamente l'oggetto con una serie di sfrigolii. Tony strillò, spinse il cerchio metallico fino a metà; la gamba dell'armatura esplose sbalzandolo contro la parete. Lui scosse il capo, sospirò e si massaggiò il capo.
“Sospendi, J” mugugnò.
L'ultima delle armature si spense, Tony si mise in ginocchio e batté le palpebre.
Steve lo raggiunse correndo, si piegò su di lui e lo scudo sulle sue spalle oscillò. Tony socchiuse gli occhi, batté le palpebre e si passò la mano tra i capelli umidi di sudore e scompigliati. Sogghignò, il petto nudo era ricoperto di macchie grigiastre così come le sue guance.
“Ehilà. Avresti potuto bussare”.
Steve allungò la mano, porgendola a quella di Tony. Tony guardò la mano il doppio della sua, osservò la tuta aderente del soldato; sui pettorali della maglia blu spiccava una stella bianca mentre la seconda parte era a strisce bianche e rosse. Tony si alzò di scatto, la testa gli girò e fece due passi indietro tra i frammenti di intonaco crollato.
“No grazie, Capitano” rispose duro.
Si leccò le labbra, roteò gli occhi passandosi la mano tra i capelli e osservò i pantaloni blu aderenti tenuti da una cintura nera. Inarcò un sopracciglio, alzò il capo sollevandolo e sogghignò.
“Un'altra tutina luccicante? Cos'è, la prima non aveva abbastanza glitter?”.
Steve abbassò la mano, ghignò e piegò di lato il capo. La fronte era corrugata e le iridi azzurre gli brillavano.
“È tornata di moda. Questa è l'originale vintage” sibilò con voce roca.
Tony arricciò le sopracciglia, batté le mani tra loro e fece qualche passo di lato camminando verso i carrelli a lato della stanza.
“Già ... i fossili fanno sempre la loro figura”.
Steve strinse le labbra, si voltò e tese le braccia stringendo i pugni.
“Non sono qui per questo”.
Tony inarcò un sopracciglio piegando il capo di lato, afferrò un asciugamano da sopra il secondo dei tre carrelli e se lo passò sulle spalle nude asciugando il sudore.
“Tranne che il tuo nuovo hobby non sia farti insultare da semi-sconosciuti ...”.
Sogghignò, si voltò e strinse i lembi dell'asciugamano.
“Allora, quale terribile minaccia affligge l'America?”.
Steve strinse le labbra, aprì e chiuse le mani e abbassò il capo socchiudendo gli occhi; indurì l'espressione.
“L'Hydra” rispose duro.
Tony sgranò gli occhi, batté le palpebre e sospirò passandosi la mano tra i capelli.
“Ok. Comincia dall'inizio, ti va?”.






1: Frase detta da Tony Stark a Steve Rogers, in The Avengers.

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Capitolo 8
*** Spiegazioni. ***


“A te, Capitano”.1

Steve si sedette per terra ed incrociò le gambe, chinando il capo. Recuperò lo scudo e se lo mise su di esse.
“La verità è che ho fallito. L'Hydra non era del tutto sterminata e follemente decisero di farne entrare i membri sopravvissuti nello S.H.I.E.L.D.. L'intera America ha sottovalutato questo nemico, per combattere i nuovi che si facevano avanti” spiegò.
Tony assottigliò le labbra, afferrò un asciugamano dal mobiletto e se lo passò attorno alle spalle robuste.
“Fu a causa della guerra fredda. Vennero assoldati molti scienziati tedeschi, che erano tra i più avanzati del mondo” spiegò.
Si sedette davanti a Steve, socchiuse gli occhi.
“Ma a quanto pare non erano innocui topi da laboratorio”.
Steve negò il capo e alzò lo sguardo. Osservò gli zigomi sporgenti e le guance incavate dell'uomo davanti a lui, soffermandosi sulle sue occhiaie. Abbassò il capo sotto le spalle muscolose ed osservò le ossa visibili sotto la pelle abbronzata della cassa toracica. Deglutì e si voltò, osservando i resti dei robot.
“È tutto compromesso, dall'ambito politico a quello della sicurezza. Non possiamo fidarci di nessuno. Il generale Fury si è dimesso dallo SHIELD” spiegò.
Tony tirò l'asciugamano in terra, sfregò i denti tra loro e si passò la mano sul volto.
“Proprio come sospettavo” borbottò.
Steve abbassò lo sguardo osservando il pavimento ed espirò.
“Tutti quelli che hanno sospettato del complotto, negli anni, sono stati eliminati”. 
La voce gli divenne rauca. Tony scrollò le spalle, appallottolò l'asciugamano stringendolo.
“Era dai tempi dell'attacco dei Chitauri che avevo qualche sospetto. Ho evitato di controllare i dati che avevo scaricato dallo SHIELD per non destare troppi sospetti, ma ho portato gli altri in un posto sicuro. Gli Avengers, intendo”.
Aggrottò la fronte, lo indicò.
“Mancavate tu e Thor, lo stavo andando a prendere. Ho il forte sospetto, barra sicurezza assoluta, che vogliano eliminarci dai piani alti”.
Steve si voltò verso di lui, deglutì e gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Tony, penso che tuo padre lo avesse scoperto” sussurrò.
Tony dilatò gli occhi, deglutì e annuì stringendo l'asciugamano fino a sentirlo strapparsi. Lasciò la presa, alzò il capo.
“Così abbiamo di nuovo qualcuno in comune da vendicare, io e te, eh?”.
Steve gli tolse la mano dalla spalla e annuì.
“Tuo padre era un mio caro amico” bisbigliò.
Tony inspirò, espirò. Si alzò, avanzò di qualche passo.
< Era mio padre > pensò.
Fece il giro della stanza, deglutì e si voltò.
“Qual'è il piano, Capitano?”.
Steve si rialzò in piedi, mettendo lo scudo sulle spalle.
“Ne parleremo quando saremo tutti qui” rispose.
Tony strinse un pugno, annuì e gli si avvicinò. Allungò la mano, si sporse dandogli qualche pacca sulla spalla e socchiuse gli occhi sogghignando.
“La seconda volta è quella buona” incoraggiò.
Steve sorrise e socchiuse gli occhi, sentendoli pizzicare.
“Vedremo” sussurrò.
 

1: Frase detta da Tony Stark a Steve Rogers, durante la prima pausa nel combattimento contro i Chitauri.

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Capitolo 9
*** Verso casa. ***


Prompt: Giustizia.
Lanciato da: Astra di Fluxopoli.
“Ascolto”.1

Thor strinse il martello, abbassò il capo guardando Tony.
“Cosa minaccia la pace di Midgard?”.
Tony incrociò le braccia, indicò la navicella alle proprie spalle.
“Vogliamo parlarne in casa?”.
Steve sbuffò, poggiato contro lo sportellone a braccia incrociate. Thor alzò il capo, lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla.
“Se qualcosa turba la giustizia di Midgard, io e il mio martello saremo al vostro fianco” rassicurò.
Tony li superò.
“Sapete che era molto ambiguo, vero?”.
Thor aggrottò la fronte, Steve avvampò e si scostò entrando. Thor li seguì, il portellone si sollevò e Tony si sedette al posto di guida. Steve si mise alla sua destra e Thor a sinistra, le cinture si allacciarono ermeticamente. Tony premette una serie di pulsanti facendo decollare il jet, voltò il capo.
“A proposito di giustizia, come sta tuo fratello?”.
Thor abbassò il capo, socchiuse gli occhi azzurro scuro corrucciando le labbra e allentò la presa su mjolnir.
“La giustizia di Asgard l'aveva condannato alla prigionia a vita, ma nel suo eroismo ha deciso di sacrificare la vita per un bene superiore”.
Steve sgranò gli occhi, guardò verso Tony e lo Stark scrollò le spalle. Steve sospirò, strinse le labbra.
“Ci dispiace davvero”.
Thor alzò il capo, indurì l'espressione.
“Difendere Midgard è il minimo che posso fare per onorarlo”.
Tony si morse il labbro, guardò gli schermi olografici davanti a sé e grugnì.
“Scelta presa nel momento giusto, Point Break. Io e gli altri avremo davvero bisogno di un martello in più”.
Steve annuì, poggiò la mano sul ginocchio di Thor.
“Appena saremo insieme agli altri, ti spiegheremo”.
Thor gonfiò il petto, annuì solennemente.
“Sono pronto ad udire i vostri problemi, compagni d'armi”.


1: Frase di Loki detta a Thor in The Avengers dopo che Iron Man ha travolto l'asgardiamo biondo.

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