Jet Lag

di brendy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lucky Strike ***
Capitolo 3: *** Cold coffee and cigarette ***
Capitolo 4: *** Night visions ***
Capitolo 5: *** It's not my place ***
Capitolo 6: *** Enigma ***
Capitolo 7: *** Malpensandoti ***
Capitolo 8: *** Daylight ***
Capitolo 9: *** 7.11 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Jet Lag
Prologo

 
 

 Le persone si incontrano un po’ ovunque.
Si incontrano per strada, mentre cammini con le cuffie nelle orecchie e la testa completamente su un altro pianeta; nei corridoi della scuola che sei obbligato a frequentare dato che non sei ancora al quinto anno e non hai la laurea; in un bar, al cinema, dal giornalaio e anche dal panettiere dove vai un giorno si e l’altro anche; le incontri tra gli scaffali di una libreria, su internet e nel parco.
Le persone le incontri sempre e anche se non le conosci, per un piccolo istante, hanno fatto parte della tua vita.
Entrano a far parte delle tue giornate grazie ad uno sguardo, un commento fuori luogo, un piccolo incidente capitato per sbaglio perché non si sa chi sia il più sbadato; per un posto fregato sul pullman, per una stretta di mano, per un saluto timido o per qualcosa in comune.
Le persone che noi definiamo completi sconosciuti e che potremmo non incontrare mai più, in realtà potrebbero rivelarsi una di quelle occasioni da non sottovalutare, quel famoso ‘carpe diem’ che la gente tende a tatuarsi sul corpo senza saperne il significato; sono occasioni che vanno colte, vanno vissute, vanno afferrate e rese proprie, un’occasione per costruire la propria storia.
Ecco, le persone sono questo; occasioni, attimi fuggenti, avventure, storie che devono ancora essere scoperte e vissute.
Forse è per queste ragioni se Harry Styles, cammina sempre con lo sguardo inchiodato alle punte dei suoi stivaletti marroni rovinati, le mani grandi nelle tasche degli skinny jeans neri che gli fasciano quelle gambe decisamente invidiabili, la maglietta bianca di due taglie più grandi della sua che lascia intravedere i troppi tatuaggi che gli marchiano il corpo e il cappello blu, a coprirgli i ricci marroni e ribelli.
Sarà per questi motivi se Harry, con le cuffie nelle orecchie, la musica alta in modo da non sentire niente che appartenga al mondo esterno, scende alla fermata di Soho e con passo calmo, continua a camminare senza mai alzare gli occhi dal pavimento; perché ad Harry le persone non piacciono.
Proprio non ci riesce a farsi piacere gli sconosciuti, quelle persone che rischiano di invadere le sue giornate solamente per alcuni secondi per poi sparire e lasciargli uno strano desiderio di rincontrarle, di rivederle per poi essere colto dalla delusione che ciò non accadrà mai.
Ecco, Harry non riesce a sopportarle; come non sopporta le leggende metropolitane, i rapporti basati solamente su storie immaginarie e sul grande amore; ad Harry non piacciono i lieto fini, anche perché la sua vita è così semplice che non gli è mai passato per la testa il pensiero che qualcosa possa andare ancora meglio di quanto non gli vada adesso.
Per questi motivi Harry gira per le vie di Londra, fingendo di non appartenere a questo universo, di non essere paragonato ad una di quelle persone che tanto non sopporta.
Harry è confusionario ma allo stesso tempo sembra avere tutto sotto controllo e la cosa non fa che renderlo più complicato.
Harry ha diciotto anni e non sa praticamente niente di se stesso perché non si è mai voluto conoscere e perché non ha mai lasciato che qualcuno lo conoscesse così bene.
Borbotta scuse soffocate tra le labbra quando qualcuno gli va addosso per sbaglio, quando fa cadere qualcosa e magari, inciampa su qualche sconosciuto; sorride raramente e solamente a Liam e Louis, quelle poche volte che riescono a farlo ridere.
Harry, fossette nelle guance, occhi verdi e decisamente impenetrabili si esprime poco, immagina attraverso il fumo che esce dalle sue labbra rosse e si infrange nell’aria; pensa poco e quelle poche volte in cui lo fa preferirebbe decisamente di non averlo mai fatto; gli piace la monotonia  e non sopporta i cambiamenti perché le persone, sono anche cambiamenti.
Cambiamenti che ti scombussolano il presente e ti fanno venire voglia di riprogettarti il futuro; sono inconvenienti che a volte ti portano a scelte giuste o ad altre fin troppo sbagliate; sono vie d’uscita o vicoli bui da cui non sai da che parte andare dato che sei circondato da mura.
Le persone, nella mente di Harry, sono ombre che si aggirano per le strade e cercano in tutti i modi di trovare qualcuno per sentirsi un po’ meno soli.
“Cosa prendi?”
La voce è normalissima; niente tonalità bassa, alta, acuta o stridula, niente suoni gutturali o rochi; è pulita, candida.
È una di quelle voci che Liam definisce argentine.
“Lucky Strike blu”
“Sono 7.40 £”
Harry paga velocemente e non aspetta nemmeno il resto, perché gli da fastidio quella ragazza buffa che gli ha appena venduto un pacchetto nuovo di sigarette.
Ed è di questo che parla Harry.
Le persone entrano nella tua vita senza chiedere il permesso, senza preoccuparsi se magari ti piace la solitudine o se hai già la tua vita programmata e non hai tempo per i cambiamenti; entrano e si credono rivoluzione, si credono potenti perché possono mandare all’aria anni pianificati in meno di mezzo secondo; non hanno rispetto.
Sono momenti che vanno vissuti fino in fondo, senza alcun tipo di ripensamenti; sono ricordi che quando raggiungono la fine devono essere lasciati andare ed è questo il più grande problema di Harry; è incapace di dire addio.
Per questo odia le persone, perché sa già che non portano mai qualcosa di definitivo, non a tutti; certo, c’è sempre quella piccola eccezione, ma lui è una delle tante regole e le conseguenze di essere una regola le sa già, le ha scritte sulla pelle.
Per questo aumenta il passo, ignora la voce della ragazza che gli urla di essersi dimenticato il resto e scende le scale della metropolitana.
Dopotutto ha diciotto anni, una vita normale e una verifica di algebra che lo aspetta.







 



SKDJJKDFEFIEWJFK bonjoooour!
Si, questa è una nuova fanfiction e sono tornata a rompere le palle a questo fandom.
Ma non posso davvero farci niente, Harry Styles e questa storia si sono praticamente scritti da soli durante la mia vacanza in Sicilia e quidni ho deciso di pubblicarla.
Ringrazio Peep per il fantastico banner :))))
Questo è solamente il prologo e la storia sarà di nove capitoli (epilogo compreso)
sarò -sicuramente, credo- puntuale con la pubblicazione dei capitoli, dato che sono a buon punto e quindi niente da aggiungere, se non che vi ringrazio per essere arrivati fin qui nella lettura e di lasciarmi un piccolo commento -magari con più di dieci parole c; 
in modo da farmi sapere che cosa ne pensate.
Vi mando un bacio enorme,
alla prossima.
<3
<3

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Capitolo 2
*** Lucky Strike ***


Jet Lag
Chapter one – Lucky Strike

 
 
 

 

Il fumo della sigaretta riempie l’aria dell’intera stanza mentre a lui, restano cinque minuti di libertà prima che la sveglia suoni e gli ricordi che deve andare a scuola; che Louis passerà a prenderlo esattamente alle otto e che Liam, li aspetterà davanti al cancello, con in mano il libro della lezione che hanno alla prima ora.
Fa l’ultimo tiro, sente il filtro caldo che brucia leggermente sulle sue labbra e lasciando che il fumo gli entri nei polmoni, spegne il mozzicone nel posacenere, dove ci sono i resti dell’ultimo pacchetto comprato il pomeriggio precedente.
Harry dorme poco eppure non è mai stanco.
Pensa che dormire sia uno spreco di tempo, che quel tempo che la gente occupa per fare sogni di cui non si ricorderanno nemmeno i primi cinque secondi, sia stupido sprecarlo; ad Harry la notte piace, perché quando tutti riposano, lui è sveglio; il capo chino tra le pagine di qualche libro già letto e la sigaretta tra le labbra, mentre aspetta che il caffè sia pronto.
Si sistema meglio il maglione grigio sempre troppo grande, gli skinny jeans scuri e ignora quanto malridotte siano le sue converse in tela bianca; ci è troppo affezionato per buttarle via.
Afferra dieci sterline dalla vecchia confezione di Jack Daniel’s, che lui considera come cassaforte e si chiude la porta del suo piccolo appartamento alle spalle.
Louis Tomlinson, vent’anni di scherzi e pochissima serietà, lo sta aspettando in macchina dall’altro lato della strada, con la musica un po’ troppo alta che puntualmente, sveglia qualcuno del quartiere.
Si salutano con un ciao soffocato in gola, uno sguardo ancora assonnato da parte del ragazzo coi capelli impastati di gel e con il rumore delle ruote che corrono sull’asfalto.
Harry pensa che Londra sia magica ma allo stesso tempo la odia, perché è così affollata che riesce a farlo sentire fuori posto, spaesato.
“Ci fermiamo dal tabaccaio?”
“Quello alla fine della strada?”
“Il solito in cui andiamo tutte le sante mattine –ed è vero, è il più comodo e oltretutto, non devono più mostrare documenti o quant’altro dato che sono clienti abituali- si può sapere che ti prende? Sembri più coglione del solito”
Harry sbuffa; Louis alla mattina ha quella finezza innata che in pochi hanno.
È solo che lui non ha voglia di rivedere la ragazza di ieri, che dev’essere sicuramente nuova perché oltre a non averla mai vista a scuola, in libreria e al cinema; non l’ha nemmeno mai vista lavorare in quel tabaccaio che profuma di cicche alla menta e carta.
Harry non sa descriverla per il semplice fatto che l’ha guardata così di sfuggita che l’unica cosa che si ricorda, oltre alla voce particolare, sono i suoi capelli castani scuri e disordinati.
Louis posteggia, prende i soldi che l’amico gli porge ed entra velocemente nel negozio; Lucky Strike blu, da venti, le solite.
“Tom –dice, avviando nuovamente il motore della vecchia Peugeot di famiglia- si è finalmente deciso ad assumere qualcuno e la ragazza non è niente male. Ha una voce argentina, come la definirebbe Liam”
Ed Harry, se non fosse mattina e se non fosse per il fatto che ha geografia alla prima e quell’ antipatica della sua professoressa ha il suo nome stampato in fronte e sicuramente verrà interrogato, scoppierebbe a ridere per l’osservazione appena fatta da Louis.
 

 
 
Liam, che tra le mani stringe un bicchiere di coca, non fa altro che parlare della nuova ragazza che ha incontrato ieri sera al tabaccaio di Tom; doveva semplicemente fare una ricarica e comprare delle cartine per un certo Niall Horan, che aveva dimenticato il portafoglio a casa e dall’aspetto, non sembrava un diciottenne.
Ed Harry continua ad ascoltare ciò che dicono i due amici, senza forse prestare attenzione; dopotutto è pur sempre una sconosciuta.
Liam dice che ha gli occhi scuri, così come i capelli; che le labbra sono leggermente rosate e i denti bianchissimi.
Louis invece, dice che ha la pelle chiara e che il suo telefono non smette mai un secondo di illuminarsi, per via dei messaggi che riceve.
Che ha le dita sottili, lo smalto rovinato e come i maschi, si mangia le unghie.
Non aggiungono altro, se non il fatto che sorride ai clienti e che sfoglia in continuazione riviste, da cui taglia quasi sempre, qualche articolo o immagine.
La campanella suona e per la prima volta, lui è felice di entrare in classe.
 
 
 
 
“Capite? Una scarsissima D, in chimica! E adesso come lo dico a mia madre?”
Liam rotea gli occhi al cielo, si morde le labbra per trattenere il commento che rischiava di far perdere ancora di più la pazienza a Louis.
“Se aprivi il libro al posto di perdere tempo con l’ xbox e a provarci spudoratamente con Lea..”
“Sicuramente avresti preso un bel voto, lo so Harry, lo so”
E Liam pensa che Harry la maggior parte delle volte non si accorga nemmeno di ciò che dice; perché sapeva benissimo che Louis avrebbe continuato a giocare all’ xbox e a flirtare con Lea, la francese dell’ultimo anno, che puntualmente gli dava buca con qualche scusa banale al posto di prepararsi per un qualsiasi esame.
Lo sa eppure continua a ripetere i suoi errori e Louis puntualmente sbuffa e termina la frase al posto suo, prima di sedersi al suo fianco e iniziare a mangiare il suo pranzo, cambiando nuovamente argomento.
Sono ormai le cinque; la scuola è finita da ore, i compiti del giorno dopo sono stati fatti anche se distrattamente, dieci mozziconi sono spenti in un bicchiere e il bar inizia a riempirsi —dato che tutti i ragazzini vanno il pomeriggio a sprecare la paghetta al biliardo.
Harry, lascia i soldi sul tavolo per quella birra non finita e raccogliendo i fogli sparsi, esce a passo svelto e si incammina in alcuni vicoli stretti ma che gli accorciano la strada per arrivare a casa.
Passa davanti al giornalaio da cui prende i fumetti e dal pasticciere, che fa delle paste che lo mandano decisamente in crisi.
Lancia uno sguardo anche al tabacchino di Tom; la luce è accesa e sulla porta c’è un piccolo cartello verde con su scritto, in nero, aperto.
Attraversa la strada nello stesso momento in cui un tuono, gli fa capire che l’ombrello a Londra, deve sempre portarselo dietro e che per quanto gli piaccia la pioggia, non può rischiare di prendersi sempre una bronchite perché torna a casa fradicio.
Sente la campanella del negozio fare rumore e incuriosito, lancia uno sguardo alla porta che adesso, si sta aprendo e dalla quale è appena uscita una ragazza.
Harry  la guarda per qualche secondo e sicuramente aggiungerebbe alla descrizione dettagliata di Louis e Liam le gambe esili fasciate da dei collant scuri; la felpa blu decisamente maschile e non della sua taglia e del cappuccio calato sul capo, che lascia intravedere alcune ciocche di capelli color cioccolato spostate dal vento e la sigaretta, che stringe alternatamente tra le dita esili e le labbra rosate.
Harry allora aumenta il passo, stringe tra le mani le chiavi di casa e si ribadisce nella testa che gli sconosciuti sono persone da cui bisogna stare alla larga, ma ha diciotto anni compiuti da tre mesi, idee in continua evoluzione nella testa e troppe cose da odiare.
Quindi Harry si ripete che gli sconosciuti sono da evitare ma si contraddice dicendo anche, che gli sconosciuti sono persone che non si incontrano mai più e non che vedrai il giorno dopo in un tabacchino, che sa di cicche alla menta, carta e adesso anche di shampoo al miele, perché Liam ha notato anche questo e gliel’ha scritto in un messaggio poco prima che anche quella giornata finisse e un’altra nottata insonne iniziasse.








 


SKLJACDJCLKDKC bonjooou!
eccomi qui il primo capitolo della storia.
sono entrati in scena Louis e Liam -che sono gli unici amici di Harry- ma non vi preoccupate, ci saranno anche Zayn e Niall **
e c'è anche Riley, ovvero la ''sconosciuta'' ragazza del tabacchino e che sarà abbastanza complicata.
che ne pensate?
spero che harry non vi abbia deluse o altro e che anzi, vi sia piaciuto come è successo a me, mentre lo descrivevo. 
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite,ricordate e recensite :))))
chi ha recensito -risponderò subitissimo, promesso- 
e niente, ci vediamo al prossimo aggiornamento che non arriverà tardi -anche se settimana prossima sarò piena per il ripasso prima dei debiti D:
un bacio grande,
alla prossima.
<3 
<3

 



Riley akeregdcuhb :))

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Capitolo 3
*** Cold coffee and cigarette ***


Jet Lag
Chapter two – Cold coffee and cigarette

 
 
 
 
Sono le dieci di un martedì sera qualunque ed Harry non ha sigarette.
Ha finito l’ultima giusto venti minuti fa ed era sicuro di avere un altro pacchetto nello zaino, cosa che però non è così.
Afferra i cappellino di lana arancione dallo zaino e prendendo le solite dieci sterline, si incammina verso il tabacchino.
E’ passata una settimana da quando l’ha vista fuori dal negozio, stretta nella sua felpa blu e nonostante tutte le mattine, lui e Louis passano a comprare le sigarette, lui non l’ha rivista.
Non che gli interessi vederla, semplicemente vorrebbe sapere se ha davvero gli occhi scuri e le labbra fini come tutti gli dicono.
Sinceramente non sa perché è uscito di casa; certo, ha bisogno di fumare ma alla fine se si decidesse di andare a dormire sicuramente si risparmierebbe quella camminata fino al tabacchino di Tom ma Harry è cocciuto, quindi ci va lo stesso.
Cammina con passo spedito, Old Yellow Bricks ad altro volume nelle orecchie e gli occhi alzati questa volta, a guardarsi intorno.
Harry ama la notte.
Gli piace in ogni luce, in ogni sfumatura; nelle macchine che sfrecciano veloci in centro alle fermate semi vuote degli autobus; per la musica dei locali, per il gatto della casa azzurra del secondo isolato che miagola sempre.
Per le strade deserte, per Louis che un po’ brillo inizia a cantare a squarciagola; per Liam che non la finisce mai di preoccuparsi che i suoi potrebbero aver scoperto che è uscito dalla finestra e per la punizione che si prenderebbe.
Gli piace per le persone che come lui, sono sveglie; per quelle lacrime trattenute tutto il giorno, per i pugni stretti e gli occhi rossi; per i pensieri che affollano la testa, per le parole non dette, i cuori spezzati, quelli timidi o troppo spavaldi, per i lividi e i baci così silenziosi ma che fanno rumore peggio dei fuochi d’ artificio; per i libri, le ubriacate e le canne finite, per i diari scritti e le mille domande a cui nessuno riesce a trovare una risposta.
Per le notti insonne e quelle piene d’amore, ad Harry piace la notte soprattutto per la magia che sa creare.
E sono solo le undici meno dieci, di martedì sera e lei è proprio li ed Harry non sa se tornare indietro e fingere di niente o attraversare la strada, avvicinandosi.
I collant scuri e un po’ stracciati, la felpa nera che copre una maglietta grigia dei The Script; i capelli non più coperti dal cappuccio ma sempre mossi dal vento e uno zaino rovinato ai lati delle converse nere consumate.
Ed è strana, è una sconosciuta ed Harry deve starle alla larga.
Gli sconosciuti portano guai, lui lo sa ed è per questo che gli piace la notte; non c’è gente, non ci sono sguardi compromettenti, non c’è niente che possa metterlo in pericolo.
Però adesso c’è lei, in quella notte e non può fare a meno di chiedersi perché non se ne va da li, in modo che lui possa prendersi quel pacchetto di sigarette e poi tornare a casa a leggere Il Piccolo Principe, perché l’indomani deve consegnare il riassunto che non ha ancora avuto la possibilità di iniziare.
 
 
 
 
Li ha contati.
Sono dieci i passi che ha fatto per attraversare la strada, due e mezzo per salire sul marciapiede e sette per arrivare davanti alla macchinetta delle sigarette.
Sono cinque i minuti che ci impiega per passare la tessera, inserire i soldi e ritirare il pacchetto bianco delle solite Lucky Strike.
Sono tre i minuti che passa  a guardarla di sfuggita e uno solo per confermare che tutti i suoi amici hanno ragione; le sue labbra sono fini, gli occhi scuri e ha sempre l’aria di essere stanca, nonostante lo nascondi dall’aria spensierata che mostra.
Sono sei i passi che fa per superarla ignorandola e quattro parole che lo obbligano a fermarsi.
“Scusa, hai d’accendere?”
Si volta lentamente e la nota ancora li, immobile, come se non avesse realmente parlato.
“S-Si, certo”
La voce di Harry è bassa e i nove passi che fa quando le si avvicina, gli danno l’impressione di essere l’ inizio di un labirinto senza uscita.
Lei gli sorride, lo ringrazia e accende la Merit che la descrive perfettamente.
Harry pensa che le sigarette descrivano chi le fuma.
Ti descrivono dal modo in cui la tieni tra le dita, da come rilasci il fumo e da come lo aspiri.
Dal modo in cui hai scelto quella precisa marca; per il gusto, per lo spessore del filtro e per la nicotina che c’è dentro.
Le sigarette, anche se in modi alquanto strani ed incomprensibili, ti descrivono.
“Aspetta, ti ho già visto”
Harry alza un sopracciglio e cerca di guardarla il meno possibile.
“Davvero?”
“Certo, sei quello che non ha preso il resto”
Ridacchia imbarazzato “Già, una brutta abitudine”
Lei si limita ad annuire, ad osservare lo schermo illuminato del telefono che non ha smesso una sola volta di vibrare e si morde il labbro inferiore.
“Aspetti qualcuno?”
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se stai aspettando qualcuno” ripete, cercando di cogliere qualcosa nel suo sguardo.
“Diciamo di si”
Harry allora annuisce, infila le mani nella tasca della giacca e inizia a dondolarsi sulle sue scarpe, sentendosi decisamente fuori posto.
Perché gli sconosciuti fanno anche questo; ti fanno intimidire, ti privano delle parole e osservano ogni cosa che fai.
Restano alcuni minuti in silenzio prima che una macchina nera si ferma davanti a loro; le luci accese e il motore che va ancora.
Harry la guarda prendere lo zaino, sistemarsi meglio la maglietta e incamminarsi velocemente verso la portiera, che non apre, semplicemente sfiora lentamente.
“Ad ogni modo, sono Riley”
Dice a voce alta, attirando nuovamente la sua attenzione.
“Non te l’ho chiesto”
“Lo so” una pausa e sono quattro i secondi che passano nella sua mente “Ci si vede in giro..”
“Harry”
Risponde velocemente alla domanda inespressa.
Riley allora gli sorride e per un millesimo di secondo le sembra meno stanca, la guarda aprire la portiera della macchina dove si intravedono delle gambe da uomo e aspetta che lei si volti di nuovo, perché spera che lo faccia.
“Ci si vede Harry”
E sono nove i minuti che lui passa a guardare il posto vuoto dove prima c’era la sagoma della macchina.
Nove minuti in cui non si muove, in cui il freddo gli arriva fino alle ossa.
Nove minuti in cui non sa davvero che fare perché non capisce.
“Buonanotte”
Sussurra al nulla che lo circonda e alla ragazza che è andata via e che non l’ha potuto sentire.
 
 
 
 
Harry entra in casa; un pacchetto nuovo di sigarette tra le mani, Bad Dream stoppata a metà del secondo ritornello e gli occhi stanchi.
Il calore del salone lo colpisce per una manciata di secondi e l’odore del caffè lo infastidisce.
Apre la finestra e ripensa a Riley; solo per un istante.
Ripensa a quelle brevi parole che si sono scambiati, al silenzio e al suo modo di essere sempre impaziente, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno che in realtà non ha mai intenzione di arrivare.
La tazza che stringe tra le mani è fredda, così come il caffè che ci ha appena versato.
Ad Harry non piacciono le conversazioni con gli sconosciuti però due chiacchiere con Riley le rifarebbe volentieri.
Non gli piacciono le persone che poi non vedrà mai più, eppure Riley è appena uscita da quella lista, entrando in una tutta sua.
Ad Harry non piace cambiare idea solo che crede che per Riley, forse, cambierebbe qualcosa; giusto per poter essere coerente con ciò che dice o pensa.
E mentre accende la luce della scrivania, la tazza di caffè freddo tra le mani e il libro aperto,  Harry Styles per la prima volta dopo anni, non ha voglia di passare una notte insonne ma vorrebbe chiudere gli occhi e dormire, fare un sogno di cui il giorno dopo non si ricorderà nemmeno i primi cinque secondi.
Peccato che non lo fa, perché ha una relazione da finire e parecchie idee da rivedere e pareri da cambiare.
Ha anche Riley in testa, solo che si ostina a dire che non è così.

 

 

 




DSJKHVKDFHJVKF bonjour!
Sinceramente sono un po' di fretta, domani ho un esame e martedì ne ho altri due -non ne posso più, davvero.
voi invece come state?
Anyway eccomi qui con il secondo capitolo della storia e con il primo incontro tra Harry e Riley :))
che ne pensate?
Soprattutto perchè Riley è una ragazza abbastanza particolare ed Harry, beh, lui vive nel suo mondo e con tutte quelle ''barriere''
che tende a crearsi per il suo problema con gli sconosciuti (?)
Pian piano si capiranno molte più cose, entreranno in scena anche gli altri personaggi e passata questa settimana, sarò più presente
(parlo anche per le storie che seguo e che per via dello studio, non riesco più a  leggere) 
ringrazio tutte le persone meravigliose che hanno messo Jet Lag tra le preferite-ricordate-seguite e quelle che la recensiscono;
siete fantastiche! 
ksdjskafjdvlkvflk spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci terrei molto a sapere quello che ne pensate,
è importantissimo per me.
Vi lascio qui il mio ask nel caso abbiate domande o vorreste soltanto parlare e sotto la gif di Riley davanti al tabacchino, un piccolo
spoiler del terzo capitolo :))))
Alla prossima -un bacio enorme a tutte voi,
Brendy
<3
<3

 

“Allora, l’hai vista?”
“Non so di chi tu stia parlando”
Louis rotea gli occhi, avvia il motore mentre Asleep degli Smiths fa sembrare tutto come in quei film smielati che Harry puntualmente ignora.
“Si chiama Riley, hai presente?”
“Tu pensa a guidare”
“E tu a rispondermi” ribadisce Louis, con quel tono che non accetta repliche.
“No, non c’era”
E nell’auto non c’è altro che quella stupida canzone, il rumore degli accendini, il fumo delle sigarette e i due ragazzi che hanno iniziato a parlare di altro, perché Louis conosce Harry e lo sa bene che non gli piace parlare delle idee che gli frullano nella testa, e pensa che sia speciale anche per questo.
Harry semplicemente è un po’ fuori dalle righe, in senso buono ovviamente.

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Capitolo 4
*** Night visions ***


 



Jet Lag
Chapter three – Night visions
 

 
 
 
La settimana è passata veloce a differenza dell’ora di biologia che sembra non voler finire più.
Louis si è addormentato e Liam prende appunti.
Harry oggi però non riesce a stare attento e si maledice da solo, perché ogni sera torna al tabacchino e sempre alla stessa ora spera di vedere Riley, ma ciò non accade mai.
Sbuffa e riceve un’occhiataccia dal prof che ha notato quanta poca attenzione gli stia prestando, e chiudendo il libro di colpo, interrompe la lezione.
“Styles, se la mia lezione è così noiosa credo che aiutare il bidello a pulire i cessi possa emozionarla di più”
E giura di odiarlo perché sta arrossendo mentre un “sto bene qui” esce fuori dalle sue labbra, per poi sprofondare lentamente sotto il banco.
La classe ride e Liam non fa altro che alzare gli occhi al cielo dopo averlo guardato per un brevissimo istante, divertito, da quell’aria strana che ha l’amico in questi giorni.
Perché lo sanno tutti che Harry non è uno da distrazioni, non quando ha progetti ben stabiliti nella sua testa, della sua vita.
 
 
 
“Harry stiamo andando al bowling, vieni?”
La voce di Louis è lontana e non crede di aver capito subito la proposta, così si costringe a puntare lo sguardo sul ragazzo che si mangiucchia il tappo della penna.
“No, domani ho francese”
“Domani non abbiamo francese Haz”
“Sicuro?” Louis si limita ad annuire, chiedendosi in quale assurdo mondo fosse la sua mente. “Oh beh, non posso comunque”
“Allora accompagnami dal tabaccaio”
“Mi dai uno strappo fino a casa?”
“Certo curly, ma non prenderci l’abitudine. Non sono mica il tuo taxista”
Harry ride, apre il pacchetto di sigarette e ne trova 10.
Gli basteranno sicuramente per la nottata e forse gliene resterebbe una anche per la mattina, giusto dopo il caffè ma ha 7.40 £ e un pacchetto superfluo di Lucky Strike da comprare.
Nella macchina di Louis c’è un odore di caramelle al miele, dello shampoo di Liam di cui non ha ancora capito di che gusto sia e la musica è decisamente pessima.
Passano esattamente 20 minuti in macchina ed Harry crede di odiare ancora di più il traffico di Londra causato dalle macchine e dagli sconosciuti che abitano in quella città, proprio come lui che agli occhi degli altri, è uno sconosciuto.
“Hai i soldi?”
“Credevo fossimo venuti qui per te”
“Oh taci Haz, so meglio di te ciò che frulla nella tua testa”
E si chiude la portiera alle spalle per poi prendere i soldi che il ragazzo gli stava porgendo e salire i pochi gradini del tabacchino.
Quel posto è uguale da anni; pareti, vetrate, scritte, volantini inclusi ed è quasi sicuro che non danno una passata di vernice alle pareti da almeno dieci anni ma poco gli importa, perché tanto l’odore di carta, tabacco e cicche alla menta lo fa sentire quasi come a casa.
Nota con un certo dispiacere che c’è solo Tom dietro al bancone.
“Ciao ragazzo”
Harry gli fa un sorriso abbastanza marcato ed è sicuro che oggi sia giovedì e che non sia il giorno di riposo di Riley ma lei non c’è e lui si sta chiedendo il perché gli interessi così tanto la sua presenza.
Tom gli da il solito pacchetto di sigarette e mette i soldi nella cassa, senza nemmeno contarli perché sono anni che lo conosce e si fida di quel ragazzino che ha visto crescere e cambiare.
“Allora, l’hai vista?”
“Non so di chi tu stia parlando”
Louis rotea gli occhi, avvia il motore mentre Asleep degli Smiths fa sembrare tutto come in quei film smielati che Harry puntualmente ignora.
“Si chiama Riley, hai presente?”
“Tu pensa a guidare”
“E tu a rispondermi” ribadisce Louis, con quel tono che non accetta repliche.
“No, non c’era”
E nell’auto non c’è altro che quella stupida canzone, il rumore degli accendini, il fumo delle sigarette e i due ragazzi che hanno iniziato a parlare di altro, perché Louis conosce Harry e lo sa bene che non gli piace parlare delle idee che gli frullano nella testa, e pensa che sia speciale anche per questo.
Harry semplicemente è un po’ fuori dalle righe, in senso buono ovviamente.
 
 
 
 I programmi in televisione sono piuttosto noiosi e il libro di chimica sul tavolo non fa altro che fargli venire una strana ansia; non ha molta voglia di studiare quella sera.
Il filtro che ha tra le labbra è leggermente caldo e il tabacco brucia lentamente, come a non volersi consumare mai.
- Liam è riuscito ad uscire, ci vediamo al pub tra venti minuti.
Sbuffa, quella sera gli scoccia perfino vedere i suoi due amici.
Sono le 23.40 e la strada per il pub è semi deserta, se non fosse per qualche stupido ragazzo già ubriaco che vomita l’anima, per quelli che si collano una canna e quelli che stanno litigando con la fidanzata.
Harry li ignora tutti, continua a camminare con lo sguardo basso e una volta che la porta del Nubes è davanti a se, tira un sospiro di sollievo.
Non è tipo da serate in discoteca ma sicuramente non rinuncia ad una pinta di birra fresca mentre lancia un’occhiataccia a Liam, che continua a lamentarsi che prima o poi, i suoi scopriranno le sue scappatelle notturne e che allora saranno cazzi.
“Hey, ciao!”
L’accento non è sicuramente britannico e la voce è piuttosto bassa per essergli familiare.
Harry segue lo sguardo di Liam per trovarsi davanti la figura di un ragazzo sbarbato, di forse diciotto anni con due occhi azzurri quasi quanto quelli di Louis.
Ha le guance rosse e continua a giocare nervosamente con le maniche del giaccone troppo leggero per un mese così freddo come Novembre.
“Lo conosci?” chiede Louis divertito.
“Certo, è il ragazzo a cui ho preso le cartine quella sera”
“Niall Horan”
Dice porgendo la mano a Louis ed Harry che non hanno ancora tolto lo sguardo dal suo viso da bambino.
“Da dove vieni?”
“Irlanda”
La risata di Louis è acuta e il colore rosso sulle guance dell’irlandese si fa ancora più vivo mentre Harry, prende un sorso della birra che stringe tra le mani e guarda la porta del locale aprirsi nuovamente.
C’è un ragazzo dai capelli neri come la pece, la pelle olivastra e nota con piacere la sigaretta che tiene dietro l’orecchio sinistro.
Il ragazzo punta lo sguardo al loro tavolo e stringe leggermente la mandibola, mentre Niall, come se avesse sentito una certa pressione su se stesso si volta e fa un cenno con la mano all’amico.
“Chi è quello?”
Harry a volte crede che Liam sia troppo curioso ma non lo dice, si limita ad aspettare la risposta che dovrà dare il nuovo arrivato.
“Zayn”
“Sa che può venire qui? Fino a prova contraria non abbiamo mai mangiato nessuno”
Niall si stringe nelle spalle e indietreggia di alcuni passi.
“E’ un tipo abbastanza riservato” guarda per un solo secondo la punta delle scarpe rovinate e poggia la bottiglia vuota sul loro tavolo “Ma adesso devo proprio andare. E’ stato bello conoscervi”
“A presto Niall”
Harry l’osserva fin quando il moro non circonda le spalle dell’amico ed entrambi escono di nuovo dal Nubes.
Che tipi strani, pensa e involontariamente l’immagine di Riley gli entra in testa ed è indeciso se allontanarla o custodirla gelosamente.
La serata passa normalmente ed Harry rifiuta il passaggio di Louis con la scusa che vuole fare ‘quattro passi’ e salutando gli amici, si incammina verso casa.
La luce dei lampioni è totalmente inutile dato che su sei ne funzionano solamente due, le mani sono nelle tasche del giubbotto e le sue orecchie sono coperte da un cappellino di lana nero; fa piuttosto freddo quella sera e con 7-11 ad alto volume nelle orecchie, una Lucky Strike incastrata tra le labbra Harry pensa che non c’è atmosfera più magica di Londra alle 2.00 di notte.
 
 
 
Il telefono del suo appartamento squilla tre volte ma Harry lo ignora; è sotto la doccia e per quel giorno non ha voglia di sentire più nessuno.
Si infila i boxer scuri, la canottiera grigia e consumata e con passo lento si incammina fino alla sala, dove il libro di chimica è aperto.
Afferra il posacenere, la tazza di caffè fumante con tanto di cookies al cioccolato e si siede sul divano,  sapendo già che un’altra nottata insonne è pronta ad accoglierlo.
‘La massa degli atomi’
E’ questo il titolo del capitolo che dovrebbe riassumere, e a lui sta già venendo l’ansia dato chimica è una di quelle materie che ritiene totalmente inutili e che mai capirà.
Fa una smorfia quando il display del telefono lo avvisa del messaggio in segreteria che gli hanno lasciato e vorrebbe davvero ignorarlo, spegnere tutto e concentrarsi solo sullo studio ma non può, perché potrebbe essere Louis che ha fatto qualche cazzata e lui deve andare a salvargli il culo o potrebbe essere Liam che lo avvisa che si trasferisce da lui perché i suoi l’hanno sfrattato.
Quindi sblocca il telefono e aspetta con pazienza che la voce registrata della segreteria finisca in fretta in modo che lui possa sentire il suo messaggio.
Bip.
C’è silenzio; si sente il vento che soffia e lo sfrusciare delle foglie contro il pavimento.
Un colpo di tosse, una risatina nervosa abbastanza difficile da riconoscere e poi la chiamata si interrompe.
Bip.
Harry osserva il muro davanti a se, sperando che ci sia stato uno sbaglio e che il vero messaggio parta all’istante ma non succede niente, la chiamata è terminata e lui non ha ricevuto altro che un inutile silenzio.
“Stupidi scherzi telefonici”
Borbotta, lasciando ricadere il telefono tra i cuscini e il pile del divano rosso.
Si accende un’altra sigaretta, forse l’ultima della giornata anche se non ci metterebbe la mano sul fuoco e scollega la mente dal mondo in cui è costretto a vivere, non sapendo che a due isolati di distanza, in una cabina telefonica c’è ancora una persona che si morde il labbro nervosamente indecisa sul da farsi, ma qualsiasi siano le sue intenzioni vengono interrotte da due sagome accanto ad un auto abbastanza antica.
“Hai fatto? Siamo in ritardo”
Riley sbuffa, rotea gli occhi, stringe tra le mani quei 60 cent che le serviranno per una futura chiamata e si chiude la porta rossa dietro le spalle.
“Che palle, arrivo”
Uno dei due ragazzi le lancia un’occhiata, che apparentemente, non dice nulla e si siede al posto di guida, aspettando che Riley salga in macchina.
“Si può sapere chi dovevi chiamare?”
“Nessuno di importante”
La macchina parte e per tutto il tragitto non vola una mosca, dato che a nessuno dei tre piace conversare e mentre loro si spostano il più veloce possibile da quel quartiere Harry, nel suo appartamento, ha appena finito chimica e dal suo balcone, aspetta di vedere l’alba.






 

AJSDFDIFJKDJFLKDLJKLLDLK hiiiiiiii peeeeople!
come state?
Io ho finalmente saputo gli esiti degli esami e sono stata promossa -respiro, okay- e niente, quindi essendo più tranquilla e avendo un po' di tempo libero, posso finalmente postare il capitolo numero tre!
spero che le persone che hanno avuto i debiti a settembre, come me, li abbiano passati e che sia andato tutto bene ksjcksd **
anyway tornando al capitolo; compaiono Niall e Zayn -era ora!- e beh, Riley alla fine che chiama Harry ma non gli dice assolutamente niente mi è piaicuta molto come scena da scrivere.
chi saranno i due con lei? LOL
e che ne pensate di liam e louis? e Harry, pian piano state riuscendo a capire il suo comportamento?
hahahhaha okay, vi sto tormentando di domande e non mi sembra il caso.
comunque nel prossimo capitolo avremo un nuovo incontro tra i due e sarà decisamente importante, dato che cambieranno parecchie cose (ricordo che la storia sarà di nove capitoli epilogo compreso) quindi niente.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite-ricordate-seguite, chi la legge in silenzio e chi la recensisce -mi fate sempre felicissima, davvero-
spero mi facciate sapere il vostro parere sul capitolo e vi lascio un'anticipazione del prossimo capitolo.
un bacio enorme e con affetto,
brendy
<3
<3


“Non si risponde ad una domanda con un’altra” sussurra.
“Diciamo che mi piace viaggiare”
“Dentro quel tabacchino però non hai possibilità di vedere quanto magica sia Londra”
“Ti stai offrendo di fare da guida ad una sconosciuta?”
Harry rotea gli occhi e si accende la sua solita Lucky Strike blu, mentre le sei di mattina si avvicinano e la musica della festa inizia a diminuire.
“Non credo che tu sia così sconosciuta”
“Ma non mi conosci”
“Però potrebbe succedere”

 

 

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Capitolo 5
*** It's not my place ***




Jet Lag

Chapter four – It’s not my place
 
 
 
“Non ci crederete mai!”
La voce di Liam è di tre note più alta del solito, ha un sorriso emozionato stampato in viso e si è appena seduto accanto a Louis, lasciando cadere il suo zaino blu.
“Avete presente Niall Horan? Ecco, la sera scorsa ho dovuto ricomprargli un pacchetto di sigarette e indovinate un po’ chi ho visto nella macchina con lui? Riley!”
Louis rimane due secondi immobile, poi allarga la bocca in un sorriso malizioso e osserva Harry, che tossisce rumorosamente per via del fumo che gli è andato di traverso.
“Riley la tabaccaia?”
“Riley la cotta di Harry vorrai dire, Lou”
Harry, che si è appena ripreso, cerca terribilmente di ignorare i due ragazzi e i loro commenti decisamente fuori luogo, ma non sembra riuscirci.
“Non è come pensate voi”
“E’ una bella ragazza, non ci vedo niente di male nel fatto che ti piaccia”
“Non mi piace è semplicemente un bel tipo”
Louis rotea gli occhi e Liam ride, facendo voltare alcune persone curiose nella loro direzione.
Il fatto è che lui la considera davvero un tipo particolare e si, stranamente, gli piacerebbe anche scambiarci quattro chiacchiere come la sera precedente, ma sa di non essere così fortunato da incontrarla nuovamente da sola, e così cerca di fingere che gli interessi di meno e che sia allo stesso livello di tutti gli sconosciuti che lo circondano.
“Come vuoi tu Haz”
Sa perfettamente che nessuno dei due gli crede ma sa anche che oltre a battutine stupide ed infantili, ne Louis ne Liam, lo spingeranno a dire qualcosa di più su ciò che frulla nel suo cervello.
“Comunque venerdì sera c’è una festa al pub, ci sarà più di metà scuola e un sacco di gente nuova. Passiamo  a prenderti alle 11”
Harry si limita ad annuire, prendere lo skate che quella mattina ha trovato nel casino del suo appartamento e si incammina fuori dal cancello scolastico, lontano da tutti e soprattutto cerca di raggiungere il suo appartamento il più in fretta possibile.
 
 
 
 
Liam continua ad alzare il volume dello stereo, Louis sta cercando un posto libero ed Harry non fa altro che tormentarsi le dita.
“Dove avete detto che è la festa?”
“Underground”
Liam lancia un’occhiata veloce ad Harry che si limita ad annuire, perché nessuno dei due è mai stato in uno di quei posti sotterranei e sinceramente gli piacerebbe capire perché a Louis piacciano tanto.
Il posto è decisamente caotico, le persone continuano a ballare a ritmo di musica e l’aria è pesante per via dell’eccesivo odore di fumo.
Louis semplicemente si sente bene, Liam è preoccupato perché non ha idea di come comportarsi ed Harry vorrebbe semplicemente sparire.
“Ci vediamo fuori verso le 6. Buon divertimento”
Louis sparisce tra la folla ed Harry tutto sommato si aspettava una cosa simile, però gli sarebbe piaciuto che la realtà fosse leggermente diversa.
Ha già voglia di uscire e poco gli importa di Liam, che spaesato quanto lui, cerca di adattarsi al ritmo della musica.
Si dirige con passo lento verso il bancone dove una ragazza dalle lunghe trecce rosa conversa animatamente con se stessa e ridacchia, cercando di attirare la sua attenzione.
“Che ti do occhi belli?”
Harry tossisce lusingato dal complimento e si osserva gli stivaletti marroni.
“C’è dell’acqua?”
“Non siamo mica all’oratorio dolcezza”
“Due margherita”
L’accento irlandese riesce a sovrastare il rumore della musica e divertito dalla situazione, accetta il bicchiere che gli sta porgendo la ragazza che dovrebbe chiamarsi Molly, che ha appena ricevuto un occhiolino dal biondo.
Harry definisce Niall Horan strano e non si meraviglia affatto se conosce Riley, di cui non sa niente se non i turni al tabacchino di Tom —che da due settimane crede anche sbagliati.
“Allora amico, come mai sotto terra?”
“Un’idea di Louis”
“Si, l’ho incontrato poco prima e dimmi Harry, non ti stai divertendo?”
“Sono appena arrivato”
“Lo so, ma non sembri felice”
“Cerchi di farmi da psicologo?”
Niall ride e circondandogli le spalle con le braccia, lo trascina fuori da quel caos, dalle urla e dalle spinte. È un tipo strano ma chi non lo è a questo mondo?
“Scusa è che sono bravo ad osservare le persone e non so tenere la bocca chiusa”
“Questo l’avevo intuito”
“Comunque sei qui per vedere qualcuno?”
Ed Harry fa un segno negativo con la testa perché oltre alle canne, i ragazzi punk seduti sulle scale, il cibo che vola da una parte all’altra e le coppie che pomiciano sui divanetti non vede nient’altro; non si aspetta nessun altro.
“Fantastico amico, allora ti direi che è meglio se tu ti prendi una boccata d’aria”
“Cos-?”
“Infondo a questo corridoio c’è una scala”
Harry fa in tempo a constatare che Niall Horan è uno un po’ troppo strano e che si prende un po’ troppa confidenza, ma nonostante tutto si stringe nelle spalle, sale le scale che gli ha detto poco prima il ragazzo e chiude gli occhi, quando l’aria leggera delle tre del mattino gli colpisce il viso.
 
 
 
 
La vede camminare nervosamente sul fine del marciapiede; si mangia le unghie mentre con la mano libera cerca nella tasca il pacchetto di sigarette.
Harry lo sa che Riley non si è accorta della sua presenza e sa anche che è una gran cosa perché potrà restare per qualche minuto in più ad osservarla.
“Accendino?”
Chiede una volta essersi avvicinato maggiormente a lei.
Riley lo guarda per diversi istanti e gli sorride, accende la sigaretta e aspira, trattenendo tra le labbra fini il mozzicone, mentre si volta a guardare il cielo schiarirsi.
E’ la prima alba che Harry vede con qualcuno che non sia il suo gatto, la prima alba che vede fuori da casa sua.
“Come mai non sei alla festa?”
“Sono qui solo per riportare a casa Niall prima che faccia casini”
“Mi è sembrato che si stesse divertendo”
Riley alza lo sguardo divertita e inizia a camminare, sapendo che Harry non si sarebbe fatto tanti problemi a seguirla.
“Si, gli piacciono molto i posti pieni di casino”
“E a te no?”
“Ce ne sono di più belli e preferibilmente non sotto terra”
La guarda mentre butta fuori il fumo, soffia via una ciocca di capelli dagli occhi e si morde il labbro inferiore che diventa fin troppo chiaro per via della stretta.
“Sei qui da tanto?”
“No”
“E rimarrai?”
“Dipende”
Harry vorrebbe chiederle; da cosa? Perché non dovresti rimanere? In che altri posti potresti sentirti bene? Ma non lo fa perché crede di essere troppo invadente e nonostante stia morendo dalla voglia di scoprire più cose di lei, si limita a camminarle accanto in silenzio.
“E tu –butta il mozzicone per strada e gli restituisce l’accendino caldo- come mai non sei a divertirti?”
“Non è il mio posto. Sono qui solamente per due miei amici”
“Un punto per te Harry”
“Per cosa esattamente?”
“Per essere meno strano di quanto mi aspettassi”
Ride ed Harry non sa perché, ma sente le guance andargli a fuoco e le mani iniziare a formicolare —sicuramente non per il freddo.
“Allora un punto va anche a te”
“Il motivo?”
“Per essere misteriosa come mi immaginavo”
Riley si ferma, si guarda le punte degli anfibi e sorride al vuoto.
Sono 17 secondi quelli che vengono scanditi nella mente di Harry prima che entrambi riprendano a camminare tranquillamente. Non parlano. Non cercano qualche stronzata per creare un dialogo; stanno bene così.
Il sole sta sorgendo e blu della notte si sta schiarendo sempre di più.
La festa dovrebbe essere quasi finita e loro dovrebbero tornare a recuperare i loro amici e aiutarli con il post-sbornia, al posto di essere seduti sul muretto di qualche casa privata.
“Londra è una bella città”
“Ma non ti piace, giusto?”
La vede portarsi un’altra Merit alle labbra per poi sistemarsi come meglio può, un cappellino di lana nero.
“Non è adatta a me”
“E come fai a dirlo?”
“Perché sono stata in molti posti prima e so che non è questo il posto giusto”
“Allora perché sei venuta qui?”
“Sei sempre così curioso?”
Harry arrossisce e affonda il naso nel giaccone verde che ha addosso, imbarazzato.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra” sussurra.
“Diciamo che mi piace viaggiare”
“Dentro quel tabacchino però non hai possibilità di vedere quanto magica sia Londra”
“Ti stai offrendo di fare da guida ad una sconosciuta?”
Harry rotea gli occhi e si accende la sua solita Lucky Strike blu, mentre le sei di mattina si avvicinano e la musica della festa inizia a diminuire.
“Non credo che tu sia così sconosciuta”
“Ma non mi conosci”
“Però potrebbe succedere”
Riley lo guarda e: “Un punto per te, ancora”
Harry alza il sopracciglio e scuote la testa, cercando di capire come mai di quello strano giochetto mentale.
“Te ne stai già andando?”
Lei gli fa notare il sole e le quattro chiamate perse di Zayn, che vorrà sapere che Niall sta bene e non è finito in qualche prigione.
“Ci si vede in giro Harry”
Gli da le spalle, come la prima sera che gli ha parlato e la guarda incamminarsi verso il tombino, dal quale, era evaso qualche ora prima.
Osserva l’accendino che stringe ancora nella mano sinistra e sorride.
“Ciao”
Sussurra per la seconda volta al vuoto davanti a se,  si infila le cuffie nelle orecchie e fa partire Hands Open mentre si incammina verso il parcheggio; ha un’ora di ritardo, un sorriso nascosto dal collo troppo alto del giaccone e l’alba migliore dei suoi ultimi quattro anni che gli sta marchiando la pelle.




 
BONJOUUUUUUR  A TOUT LE MONDE!
kasfjkjdkljdkls come state ragazzi?
come prima cosa mi scuso per il mio aggiornare così in ritardo -ma la scuola mi ha completamente fatto sfasare (compresa la storia che non si potrà più fumare negli spazi aperti, già) e sono stata sommersa da riunioni del consiglio, dalla classe, dai compiti.. da tutto insomma!
comunque  alla fine, ce l'ho fatta e dovrei essere veloce ma ci sono alcune cose che ci tengo a dirvi quindi quando finirò finirò lol
qui c'è il nuovo incontro tra i nostri cari protagonisti, che sono entrambi andati alla festa anche se non ne avevano affatto voglia -ma a fine serata non la pensano proprio così eh?!
Si scopre un po' meglio Niall, che un ragazzo tranquillissimo, a cui piacciono le feste e divertirsi -vievere la bella vita insomma lol-
HAHAHAHHAH era un po' scontato che i tipi in macchina fossero Niall e Zayn, giusto? Si, sicuro.
anyway vorrei dirvi l'ultima (((o forse penultima))) cosa su Riley e il suo giochino, che fa anche con Harry -quello dei punti- in realtà non ha un vero scopo, semplicemente le piace fare un conteggio nella sua mente di quanto si sia sbagliata dell'idea che si era fatta di lui al loro primo incontro e sarà una cosa che andrà avanti per tutta la ff :)))
bene, detto questo vi lascio il
link di una os che ho fatto da poco ma a cui ci tengo tantissimo e mi farebbe molto piacere se passaste!
detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di leggere ciò che ne pensate!
vi mando un bacio enorme,
con affetto
brendy
<3
<3

 
 
 

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Capitolo 6
*** Enigma ***


Jet Lag
 
 
Chapter five – Enigma
 
 
 
Harry ha After Midnight ad alto volume nell’appartamento un po’ troppo piccolo, una sigaretta sul posacenere e due magliette degli ultimi concerti degli Iron Maiden d’avanti agli occhi.
Ha preso le vans grigie dal balcone, degli skinny jeans e si sta sistemando al meglio che può i ricci castani che da qualche tempo gli piacciono più del solito.
Sono passati quattro giorni e ha scoperto che Riley si è fatta dare i turni di notte —anche se il motivo gli è ancora sconosciuto. Spegne la sveglia che è appena suonata, afferra frettolosamente la tazza del caffè e con passo svelto prende lo zaino buttato a terra, afferra le chiavi sul tavolo ed esce di casa, con lo skateboard sottobraccio e il cappello nella mano sinistra.
Sinceramente non è mai stato bravo come guida turistica, tantomeno per se stesso; a nove anni si è dimenticato la strada per andare da sua nonna dopo un pomeriggio a casa di Chris, a dieci ha allungato la strada per andare a scuola, a tredici ha sbagliato per tre volte la linea della metropolitana e a sedici si è dovuto far venire a prendere da Liam perché al posto di andare al London Eye è finito in Oxford Street.
Harry non è pratico con le mappe, ne si fida del navigatore che ha comprato un mese fa Jay, come regalo anticipato a Louis.
Londra la conosce ed anche bene, solo per il fatto che è costretto a viverci e nonostante tutto gli piace come città, ma non si permetterebbe mai di portare in giro Riley e mostrarle ogni monumento che c’è da vedere.
Escluderebbe il palazzo di Westminster e il Big Ben, il Buckingham Palace, Tower Bridge, Trafalgar Square, il British Museum, la National Gallery e il Covent Gardens; quella è la Londra scritta sul web, sui libri e quella di cui tutti gli inglesi vanno fieri.
Vuole portarla in posti che difficilmente scorderà quando se ne andrà da qui —perché ne è pienamente convinto, Riley non resterà a lungo.
Vuole farla entrare in posti che hanno sentimenti veri, che sono stati vissuti da tante persone con emozioni proprie e non qualcosa di scritto e che riesci a descrivere con una foto stampata o caricata su internet.
Infila le mani nelle tasche del giaccone e si avvia verso tabacchino di Tom; deve lasciarle un messaggio e riuscire ad arrivare in tempo per francese, prima che si becchi l’ennesimo ritardo e debba trovare qualche buona scusante per la professoressa.

 Alle 13.30 in Piccadilly Circus.
Harry
 

 
 
 
È perfettamente in orario e Piccadilly Circus non gli è mai sembrata così piena di persone come in questo momento.
Riley è appena uscita dalla metro ed Harry si è limitato ad alzare la mano in aria, attirando così la sua attenzione.
“La linea gialla è sempre così affollata?”
“Ci si fa l’abitudine, dopo un po’ ”
Riley è più carina del solito e lui non sa dire se è per il fatto che abbia le guance rosse e sembra meno misteriosa o se è per le mani che si sta torturando da quando gli si è piazzata davanti.
“Allora, da dove cominciamo?”
“Da nessuno dei posti che hai nella guida che tieni probabilmente in borsa”
Riley alza gli occhi al cielo “Me l’ha data Zayn stamattina” spiega.
Harry ridacchia, le porge un biglietto per il tram e facendole un cenno con il capo, iniziano a camminare lentamente osservando quanto più possono delle insegne colorate che ci sono nella grande via.
“Non si fida del mio senso dell’orientamento?”
“No, è semplicemente un tipo che si preoccupa per tante cose”
“Compresa te”
“Si, è un ottimo amico”
Harry non sa il motivo ma la parola ‘amico’ gli ha fatto chiudere quella strana stretta allo stomaco che aveva da quando Zayn era entrato nel loro piccolo scambio di battute.
“Lo conosci da tanto?”
“Diciamo di si. Così come Niall”
“Non ti piace parlare di loro, vero?”
“Se ti parlo di loro sarò diciamo obbligata a parlare anche di me”
Riley si morde il labbro e vorrebbe improvvisamente rimangiarsi l’ultima frase, perché fa semplicemente capire ad Harry che non vuole parlargli, coinvolgerlo nella sua vita. Non che non voglia, sia chiaro, semplicemente crede che non sia ancora il momento giusto e crede che mai lo sarà, ma non vuole pensarci adesso, non quando stanno camminando in giro per Londra alla ricerca della fermata del tram che devono prendere per andare chissà dove.
Harry, fortunatamente, sembra capirlo e si limita a sviare l’argomento, trovandosi così a parlare dei loro gusti preferiti del gelato, del fatto che ad entrambi piace la pizza con il prosciutto cotto e che hanno un debole per le canzoni dei Beatles.
“Sono andato solamente in Italia, a 5 anni e se non ci fossero le foto a dimostrare che ho passato le vacanze a Milano, dubito che affermerei di esserci stato”
Riley annuisce ed Harry continua a parlare, non sapendo come siano finiti sull’argomento viaggi e futuro.
Harry vorrebbe diventare un grande regista mentre Riley non ha ambizioni, vorrebbe fare ciò che fa adesso per tutto il resto della sua vita; viaggiare.
E’ stata a Los Angeles, San Francisco, Texas, Chicago, Toronto, Messico e ha visitato alcune città del Brasile.
In due mesi si è girata gran parte dell’Italia per poi andare in Egitto, Grecia, Austria e Germania.
“Hai girato tutti questi posti da sola?”
Harry è meravigliato, ha gli occhi che brillano e dentro al suo cervello stanno passando immagini infinite di tutti quei posti che lui ha visto, per puro caso, sul libro di geografia quelle poche volte che l’ha sfogliato.
“Solo Los Angeles e San Francisco, lì ho incontrato Zayn e a Toronto Niall”
“Non è Irlandese?”
“Di famiglia, l’unica cosa che gli è rimasta è l’accento”
Harry ha capito che non le piace parlare di quei due ragazzi ne del rapporto che ha con loro, e non gli va di insistere o di sembrare invadente, ma per lei quello sembra un argomento tabù e ciò non fa altro che aumentare la sua curiosità.
Il tram è leggermente più caldo rispetto ai sei gradi di Londra; ci sono persone che leggono riviste, altre che ascoltano la musica e poi c’è un gruppo di ragazze che spettegolano sulla fine della loro giornata e su ciò che è successo a scuola con qualche ragazzo.
Harry, che le sta accanto, ha le mani in tasca e sta chiedendo le fermate all’autista e sembra impossibile che un ragazzo così bello possa essere qui.
Riley ne ha visti di posti e di persone, di modi di fare, di dire; di sorrisi, abbigliamento e acconciature improponibili ma mai nessuno l’ha colpita così tanto come ha fatto Harry.
“Che c’è?”
Lo sguardo del ragazzo è su di lei, il sopracciglio alzato e le labbra leggermente socchiuse.
“Mi stavo domandando dove stiamo andando”
“In un posto che sono sicuro ti piacerà”
Riley annuisce e torna a prestare attenzione al discorso delle ragazze, probabilmente sue coetanee, che si stanno organizzando per impegni riguardanti le vacanze natalizie.
Lei abbassa lo sguardo; che diamine sto facendo?
Harry afferra la sua mano e iniziano nuovamente a camminare, scendendo scale e allontanandosi un po’ troppo dal caos della città.
 
 
 
 
E’ una specie di canale infinito, con tanto di graffiti colorati e dichiarazioni d’amore che probabilmente non sono servite a niente.
Harry non l’ha portata li solo per la strana magia che ha quel posto, per la vista su Londra o per il fatto che è un buon rifugio dove scappare.
L’ha portata li perché è uno di quei posti che racconta storie e Pandenus, il ristorante migliore della città, sta proprio davanti a loro.
E’ piccolo.
Ha dieci tavoli già apparecchiati, un bancone con la parete dietro piena di alcolici e frasi scritte in calligrafie diverse.
Appese al muro di sono foto, libri, citazioni e oggetti.
“Benvenuta al Pandenus”
Harry guarda mentre Riley, con gli occhi leggermente lucidi, osserva in giro.
“Perché ci sono tutti questi oggetti che coprono i muri?”
“Sono cose stupide”
Riley alza lo sguardo e rotea gli occhi, mentre un ragazzo di a malapena sedici anni si avvicina a loro, si sistema gli occhiali da vista e li fa accomodare al tavolo vicino alla vetrata.
“Non importa, racconta”
Harry sorride e le mostra le fossette mentre la sua voce, si abbassa di qualche tono.
“Le persone che lasciano fogli, foto o quant’altro lo fanno per dare un messaggio alla persona che amano o che comunque, gli sta a cuore”
“Non basterebbe dirglielo?”
“Assolutamente no! Quando qualcuno attacca qualcosa sui muri del Pandenus è perché è timido, perché non può scriverlo o dirlo ad alta voce alla persona interessata. Certi lo usano per chiedere scusa, altri per confessare qualcosa o semplicemente per lasciare un ricordo”
“E come fanno a sapere che prima o poi i loro messaggi arriveranno?”
Harry si ferma qualche secondo, ringrazia il cameriere che ha appena portato le loro ordinazioni e rimane in silenzio.
“Ti faccio un esempio. Fingiamo di aver appena vissuto la più bella storia d’amore ok? Poi succedono gli imprevisti, come sempre e tu sei costretta ad andartene via ma non sai come spiegarmi tutta la situazione e con le parole non sei affatto brava. Vieni qui, prendi qualcosa di caldo e inizi a scrivere dietro ad una foto o in una lettera tutto ciò che provi e, una volta finito, la lasci in una parte del muro dove sai che io la troverò sicuramente perché una volta che tu te ne andrai, io saprò già che mi avrai lasciato qualcosa in questo posto e verrò a prenderla e chissà,  magari a cercarti”
Harry inghiotte rumorosamente e prende un lungo sorso di succo che ha nel bicchiere, si ripete nel cervello ciò che ha appena detto e si da dello stupido, perché sa di non essersi spiegato bene.
“E’ un po’ triste come cosa”
“Perché?”
“Guardati attorno Harry, questo posto è così pieno di oggetti che riesco difficilmente a capire che il muro è giallino e non bianco”
“Non ti seguo”
“E’ un po’ triste perché vuol dire che ci sono state tantissime persone che sono state male”
La vede giocare con l’insalata che ha nel piatto per poi afferrare una patatina fritta e mangiarla lentamente.
“Non ti facevo una ragazza sentimentale”
“Un punto per me quindi?”
Harry la guarda alcuni secondi e ridacchia, fa un cenno con il capo e cerca di cambiare argomento perché ha già capito che Riley, le regole di quel gioco, non gliele spiegherà mai.
 
 
 
 
Le strade sono vuote e il sole è quasi tramontato.
Harry non ha la minima idea di come mai il tempo sia passato così in fretta, del perché siano già le otto e mezza di sera.
Hanno riso per tutto il tempo, parlato di loro ma senza approfondire troppo le cose. Harry nell’arco di cinque ore è riuscito ad arrivare ai 15 punti mentre Riley ne ha in meno solo tre anche se secondo Harry, lei dovrebbe essere in vantaggio.
Liam gli ha scritto solo una volta, Louis non si è fatto sentire e lui ha completamente spento il telefono, perché non sa quando gli ricapiterà mai di riavere la compagnia di quella ragazza così particolare.
“Dieci pence”
Ed è impossibile avere una voce così incantevole mentre esulti come una bambina di sei anni, perché è quello che sta facendo Riley, mentre si abbassa per osservare la moneta che brilla sul marciapiede.
La scruta per alcuni secondi, la rigira alcune volte tra le dita prima di riposizionarla dal latro opposto e in un punto di verso da dove l’aveva trovata lei.
Harry la guarda per alcuni secondi e vorrebbe dirle che con quel semplice gesto, per lui, ha acquistato tre punti come minimo, ma non lo fa e aspetta che lei richiami la sua attenzione.
“Non la prendi?”
“Cosa?”
“La monetina?”
Riley ridacchia, apre un pacchetto di caramelle gommose, che ad Harry non piacciono particolarmente e gliene offre alcune.
“No,  ho già tutto ciò che voglio e credo che quella moneta possa portare fortuna a qualcun altro”
Harry scuote la testa e afferra dalla tasca il pacchetto di sigarette, ne porta una alle labbra; aspira e butta il fumo dalla bocca prima di osservare Riley che felice, continua a mangiare quelle stupidissime caramelle colorate e troppo dolci.
“Ci sono altre cose strane che dovrei sapere di te?”
“Ad  esempio?”
“Tipo che dormi come i pipistrelli o quant’altro?”
Si fermano un attimo prima che la risata, che Harry può dire fosse in Si Bemolle di Riley, gli rimbombi nei timpani per poi raggiungere la testa.
Forse quello che ha detto è alquanto stupido e scontato ma in quel momento non gli interessa niente; non è più una sconosciuta, fa parte della sua routine come Louis e Liam, come Tom, la sua professoressa di chimica, il padre inesistente che ogni mese gli lascia in una busta metà dei soldi con cui paga la maggior parte delle bollette mentre per le altre deve cavarsela da solo e con quello squallido lavoro di cameriere. Riley fa parte della sua mattinata, di tutte quelle passeggiate per arrivare al tabacchino nonostante siano le undici di sera; per il gioco dei punti, per il Pandenus e la piadina con tanto di coca cola che hanno appena mangiato, gli accendini che puntualmente Riley non ha mai perché spera di poter sfiorare nuovamente le mani di Harry, anche se con gesti scontati.
“Tolgo la crosta del pancarré, odio il cioccolato perché da piccola ne ho mangiato troppo. Metto soggezione alla gente, mi fido poco nonostante mi piaccia parlare perché dico cose superficiali e che tutti potrebbero benissimo notare. Ho una fissazione per le riviste e che altro.. caramelle e sigarette sono una delle poche cose che ci saranno sempre nella mia borsa”
Harry la guarda per alcuni secondi e prima che se ne renda conto, la porta del tabacchino di Tom si è appena chiusa dietro le sue spalle e l’odore di cicche alla menta questa volta, è decisamente più forte del solito.
“Direi che siamo 15 pari adesso”
Riley ridacchia, fa un leggero sorriso a Tom —che ha lanciato una strana occhiata ad entrambi, di uno che la sa lunga su troppe cose.
L’orologio segna le dieci e mezza, il suo turno è appena iniziato e Harry dovrebbe davvero andarsene a casa; anche perché deve chiamare Louis e dirgli che domani non andrà a scuola.
“Ti lascio le chiavi appese alla porta signorina ed Harry, salutami Tomlinson appena lo vedi e digli che se cerca un lavoro sono più che felice di aiutarlo”
“Sarà fatto Tom”
Aspettano alcuni minuti, osservano la macchina dell’uomo che si allontana dal parcheggio ed Harry si stringe meglio nella giacca verde e continua ad osservare Riley, che sistema varie scartoffie sul tavolo mentre mette su l’acqua per il thè.
Vorrebbe baciarla, anche se sa che è sbagliato e che quello non è nemmeno il loro primo appuntamento.
“Allora.. grazie per la giornata”
“Ti rivedrò?”
Riley abbassa lo sguardo, stringe il labbro tra i denti e annuisce.
“Buonanotte  Harry”




 

Bonjoooour!
KJWFEUIHIENDHJVSDKJSN come state?
io a casa con l'influenza, vai così! ((la cosa positiva è che posso dormire fino a tardi ed è una delle cose che più mi mancava da quando è iniziata la scuola))
anyway questo è il nuovo capitolo ed è uno dei miei preferiti, soprattutto per il Pandenus -che è un locale reale dove si mangiano delle cose davvero, troppo, troppissimo assurde.
ingrasso solamente a pensarci lol
comuunque, vorrei dedicare questo capitolo ad Anwen, che è un vero amore e una ragazza fantastica, con cui parlare è davvero una delle cose migliori che mi sia capitata in questi ultimi mesi.
(((((seeeei uno spettacolo))))) e niente, grazie mille per tutto, you know it! **
Per quanto riguarda il capitolo c'è poco da dire, ormai la storia è entrata nel vivo, Harry e Riley iniziano a conoscersi sempre di più, si capiscono -spero- il loro modo di pensare, di parlare e di interagire l'uno con l'altro.
mancano altri cinque capitoli perchè si, la storia è di soli 10 capitoli, epilogo compreso e quindi siamo a metà :)  :(
vi lascio il link di due os che ho scritto e a cui tengo particolarmente, quindi mi farebbe davvero piacere se passaste a dare un'occhiata (?)
23-46 e Home
spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di risentirvi presto, magari in qualche recensione!
vi mando un bacio enorme e alla prossima.
con affetto,
brendy
<3
<3

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Capitolo 7
*** Malpensandoti ***



Jet Lag
Chapter six – Malpensandoti
 
 
 
Il fatto è che Harry le ha provate tutte —che poi siano andate una peggio dell’altra, quello, è un altro discorso.
È passato un mese e lui non sa più dove sbattere la testa, per farsi venire qualche idea geniale che potrebbe aiutarlo con Riley.
Ha provato con una pausa-cena a base di panini al tonno, a cui lei è allergica; al film horror al cinema, alle domande inopportune, il mazzo di fiori rovinato e il ritardo a cui non è riuscito a dare una spiegazione valida.
Adesso di lei sa molte più cose e le loro conversazioni non sono più strane e sconnesse.
Ci sono ancora argomenti che non devono essere considerati, domande a cui non ci saranno risposte –almeno per il momento- e strani silenzi che non trascinano imbarazzo ma soltanto tranquillità.
Harry ha 35 punti, Riley 36 —anche se nella sua mente lei ha già raggiunto la cinquantina. Non ha ancora capito il perché di quel conteggio, ne come abbia fatto ad avere il suo numero e a ritrovarsi, una mattina, a messaggiare.
Si sentono tutti i gironi ed Harry passa a trovarla al tabacchino, anche quando ha un pacchetto da venti pieno, nella tasca posteriore dei jeans.
Sono le 20.00 e Louis è in ritardo.
Liam li sta già aspettando al Nubes da venti minuti e insieme a lui c’è anche Niall, con cui ormai ci ha stretto abbastanza amicizia e gli sta anche simpatico mentre di Zayn, può ancora dire ben poco, dato che preferisce starsene per conto suo e con il suo album da disegno.
Il citofono suona e Louis ha pure il coraggio di spronarlo a scendere velocemente; stronzo.
La macchina è piccola, Gennaio è appena iniziato e la nostalgia della fine delle vacanze natalizie, inizia a farsi sentire.
Ha ancora troppi compiti da fare, una settimana di tempo per riuscire a finirli e sette turni pieni alla panetteria dove lavora, tralasciando anche le serate in cui andrà a tenere compagnia a Riley al tabacchino di Tom, che ormai vede più spesso del suo appartamento.
“Vi eravate persi nel traffico?”
La risata di Niall sovrasta il rumore assordante della musica che c’è nel pub, mentre Louis rotea gli occhi ed Harry si ritrova, imbarazzato, a borbottare qualche scusa.
“Riley non c’è?”
Niall gli lancia un’occhiata interrogatoria, poi sorride e scuote la testa.
“Lei e Zayn dovevano sistemare alcune faccende. Non te l’ha detto?”
“No”
“Tranquillo, passeranno da qui più tardi”
Harry annuisce e vorrebbe dirgli che ci sono ancora tantissime cose che Riley non gli ha detto e che forse, mai gli dirà.
Che lui vorrebbe saperle tutte perché, in un modo strano, c’è dentro.
Dentro a questa situazione, a questo non-rapporto che si è iniziato a creare tra loro e che già sa, è diventato più importante di quanto avesse mai potuto immaginare.
Ringrazia con un sorriso Molly, la barista dalle trecce e i capelli verdi questa volta e manda giù velocemente tutto il cocktail che ha appena ordinato.
 
 
 
 
Sono le tre meno dieci, quando Riley arriva.
Ha dei jeans stracciati, una canotta bianca e una camicia troppo grande per le sue spalle esili; è bella.
Bella con la matita calcata sugli occhi, le labbra rosa e screpolate  e il sorriso che regala a tutti, una volta essersi seduta accanto a Niall.
Harry la guarda di sfuggita, non capendo bene il perché quella sera, lei sembri così distante e fredda.
Il locale si sta svuotando, la musica è ormai così bassa, che tende a fare solamente da ‘rumore’ di sottofondo e Liam è ubriaco marcio, Louis sta cercando di trascinarlo nella sua auto e Zayn, appoggiato al muro, fuma in silenzio osservando più volte Riley ed Harry; così vicini ma troppo lontani.
“Sicuro di non volere un passaggio?”
“Tranquillo, vado volentieri a piedi. Tu scrivimi un messaggio per sapere se sta meglio”
Louis annuisce e scompiglia divertito i ricci dell’amico, per poi avviare il motore e sgommare il più veloce possibile verso casa sua, prima che Liam inizi di nuovo a vomitare.
Niall è accanto a lui; il braccio intorno alle sue spalle e la bottiglia di birra ben salda nella mano sinistra.
“Se vuoi un passaggio possiamo dartelo noi”
Harry scuote la testa e lancia un’altra occhiata a Riley, che sembra conversare silenziosamente con Zayn e sembra essere piuttosto arrabbiata.
“Non importa, grazie comunque”
Niall si stringe nelle spalle e si volta verso l’amico.
“Zay, muoviti, fa un freddo cane stasera!” si volta verso Riley, che si sta mordendo il labbro mentre guarda i suoi anfibi neri “sicura di avere il turno al mattino il giovedì? Perché io mi ricordo che era il venerdì e sai che non devi prendertela con Zayn, Riri, lui si preoccupa troppo”
“E tu stai iniziando a farneticare Irlanda”
“Questo lo dici tu”
“Quanto hai bevuto?”
“Non fare la mammina, ti prego, non è serata anche per me, sai?”
“Niall..”
“Fanculo! Zayn, hai finito? Ho bisogno di andare a casa e di una tazza di caffè e di un digestivo”
Il ragazzo preso in causa lancia il mozzicone ormai terminato, si sfrega le mani e sussurra qualcosa all’orecchio di Riley, forse delle scuse, perché l’espressione sul suo volto si ammorbidisce e il suo sorriso si allarga, quando Niall le lascia un leggero bacio della ‘buonanotte’ sulla guancia, prima di sdraiarsi sui sedili posteriori dell’auto nera.
Passano esattamente quindici minuti prima che, dalle bocche di Riley ed Harry, rimasti fermi a guardare l’auto andarsene, esca un suono.
Stanno camminando da dieci minuti in direzione del Pandenus; hanno voglia di una cioccolata calda e poco importa se tra un po’ sono le cinque e metà delle persone di Londra si svegliano per andare a lavoro, lui vuole godersi a pieno questi ultimi giorni di festa e lei deve stare lontana da casa, dalle emozioni contrastanti che stanno facendo a botte nel suo petto e anche da Harry, solo che quest ultima, è  troppo difficile.
 
 
 
 
“Mi dispiace per prima”
“Quando?”
Harry si finge vago, perché nonostante sia passato del tempo e sembra conoscerla bene, non sa ancora come muoversi e quali siano le parole giuste da usare.
“Al pub, quando ti ho ignorato”
“Capita a tutti una serata no”
“A me fin troppo spesso”
Lui annuisce, mette le mani nelle tasche della giacca e sorride, quando sente l’odore inconfondibile delle Merit che macchiano l’aria.
Vorrebbe baciarla, ancora, ma sa già che non ha il coraggio per farlo e non sa se è pronto per ricevere un rifiuto.
“Sei arrabbiata con Zayn?’”
“Non proprio”
“Capisco”
“Lo ero, prima che venissimo qui. Così come lo era Niall, con entrambi. Ma ha ragione e so già che ogni giorno che sto qui, continuo a sbagliare. Sono così egoista Harry”
“E perché dici questo?”
“Perché non avrei dovuto fare determinate cose e invece le ho fatte, dovevo mantenere le distanze da te, invece mi sono ritrovata a conoscerti. Dovevo starmene per i fatti miei, invece ho convinto Niall a farsi meno complessi, a viversi tutto ciò che ci sarebbe capitato qui, non contando i suoi sentimenti. Ho fatto un gran casino e adesso ci sono troppo dentro per tirarmene fuori”
Continua a guardarla, sperando che parli di nuovo, che cerchi altre parole per spiegare ciò che regna in quel momento nella sua testa, ma non succede niente.
Riley continua a contare sottovoce i suoi passi ed Harry, che si è appena acceso una sigaretta, cerca di capire se anche lei, quando intende essere incapace di tirarsene fuori, stia parlando di loro due, perché ha voglia di rassicurarla, di stringerla tra le braccia e farle capire che è al sicuro, che ad essere terrorizzati sono in due.
“Scusami”
“Per cosa?”
“Perché sto per fare un altro casino”
“Tu non fai casini Riley”
“Si invece e quello che sto per fare ora, è forse il più grande di tutti. Complicherà tutto”
Harry alza un sopracciglio, la guarda incuriosito mentre lei chiude gli occhi, sospira e sembra incoraggiarsi da sola, mentre stringe i pugni, prima di riaprire gli occhi scuri e guardarlo.
“Sto per baciarti Harry”
Bum. Bum.
Ha il cuore che batte così forte che o muore o lo ingoia.
Riley non aspetta una parola, un cenno del capo o uno sguardo; non può aspettare.
Si alza sulle punte e poi ci sono le loro labbra che si incontrano e le mani, tremanti, che non sanno bene dove sia il posto giusto, dato che lungo i fianchi sono scomode.
Harry le cinge i fianchi e vorrebbe quasi piangere per la felicità, mentre preme maggiormente le labbra contro le sue.
Si baciano a lungo; un bacio a bocche aperte, cuori impazienti e sorrisi a fior di labbra.
Riley è la prima ad allontanarsi e ad aprire nuovamente gli occhi.
Lo accarezza con lo sguardo, sfiora con le dita il labbro inferiore un po’ troppo gonfio e ride, sentendo poco dopo Harry fare lo stesso.
“Sono felice che tu abbia complicato le cose”
“Non sai in che cosa ti stai cacciando Harry Styles”
Lui rotea gli occhi e la bacia ancora, sentendo la mancanza della morbidezza delle sue labbra e della dolcezza di quel contatto.
“Sono sicuro che non sarà poi così male”
E c’è l’insegna illuminata del Pandenus a quattro metri da loro, una cioccolata calda che li aspetta e una serie di altri baci, che Harry non vede l’ora di rubarle.






 

SCUSATEMI. SCUSATEMI. SCUSATEMI. SCUSATEMI PROPRIO TANTISSIMISSIMO!
Davvero, scusate ancora!
(((ho tipo un mese e passa di ritardo?))) però questa non è affatto una visione, ed io ho postato finalmente il nuovo capitolo.
Già, spero che a qualcuno di voi ancora importi di questa storia, perchè io ci tengo davvero tantissimo, soprattutto a sapere quello che ne pensate, i vostri consigli e quant altro.
Come state?
Io sono decisamente piena con i compiti, lo studio, le verifiche, i 134896538734 vocaboli di inglese per domani, insomma, non vedo già che arrivino le vacanze di Natale così da potermi rilassare un pochino e dormire un po' di più.
Cooomunque, passando a cose più importanti come il capitolo.. che ne pensate?
Il gioco dei punti continua ancora -dettaglio non troppo importante, ma ci tengo ad evidenziarlo perchè è una cosa solamente tra Harry e Riley, nessun altro- e si, SI SONO BACIATI. finalmente. cazzo! lol
è stata una delle scene più difficili da scrivere, più che altro per quel brevissimo scambio di battutine.. ma tutto ha un senso, giuro.
così come ha un senso Zayn, il fatto che Riley non voglia parlare del rapporto che c'è tra lei, Zayn e Niall o perchè hanno '''litigato''' anche se poi una vera lite non è.
insomma, è solo tutto un po' incasinato (eccetto l'ultima scena, spero e la prima, dove viene descritto Harry che ci prova disperatamente in tutti i modi ma che ogni tentativo, sembra essere peggio del precedente) HAHAHHAHAHAHAHHAHAHAH poor haz.
Il pandenus, sempre importantissimo per quei due piccioncini e Louis è un amore (?)
okay, adesso la smetto di parlare e vado a vedermi un film, che è da almeno una settimana che mi prometto di rivederlo ma non ce la faccio mai.
Spero di risentirvi presto e che mi facciate sapere qualcosa su questo capitolo e sulla storia in generale.
per favore :)))))))))))
ah, vi consiglio di ascoltarvi la canzone da cui è tratto il nome del capitolo, è di Dargen -un vero capolavoro, davvero. anche perchè lui è qualcosa di fantastico e le sue canzoni lo sono mille volte di più- e per farmi perdonare, vi lascio con una gif di Harry (milioni di cuori infiniti per lui) e una piccola anticipazione del prossimo capitolo.
bene, detto ciò ringrazio tutte voi che seguite questa storia e che non ve ne siete ancora andate; prometto che il prossimo aggiornamento sarà più veloce.
vi mando un bacio enorme, alla prossima
brandy

<3
<3
“Che c’è?”
“Ti stavo osservando”
“L’avevo intuito”
Sorride e sente le vertigini sotto i piedi, perché quando è pensierosa, una leggera ruga a forma di ‘v’ si crea tra il naso e la fronte e lui si diverte a baciarla e per quanto sia bella anche in quel modo, vederla felice per merito suo, lo fa ammattire.
“Ti dava fastidio?”
“Non mi infastidisci mai Harry”
“Allora perché non ti confidi con me?”
“Perché sono egoista e continuo a fare il passo più lungo della gamba”
“Non capisco”
“Dammi tempo, devo trovare le parole”
 
 

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Capitolo 8
*** Daylight ***



Jet Lag
Chapter seven - Daylight
 
 
 
I raggi del sole entrano dalla finestra, sfiorando il lembo di pelle lasciato scoperto dal lenzuolo appoggiato sul ventre.
Harry sta dormendo e ha un braccio appoggiato mollemente sul suo petto e Riley lo osserva, per alcuni secondi, prima di scivolare fuori dal letto per raggiungere la cucina.
È un piccolissimo appartamento; una cucina, due camere da letto, un bagno che è obbligata a dividere con Niall e Zayn, di cui hanno scritti i vari turni sulla porta di legno scuro, una sala che contiene a malapena un divano malconcio e un piccolissimo balcone, dove consuma le sue sigarette.
Mette la caffettiera sul fuoco e prendendo il pennarello rosso, segna un’altra ‘x’ sul 4 Febbraio.
Sui muri ci sono alcune foto della festa di compleanno di Harry, alcuni avanzi della torta che probabilmente finirà Niall, una volta tornato dal lavoro e con la Merit appena accesa, tra le labbra, afferra due tazze dalla mensola e ci versa dentro il caffè caldo.
E’ passato un mese esatto da quel bacio e sono successe troppe cose.
Harry l’ha portata a cena fuori, hanno iniziato ad uscire sempre più spesso e sempre da soli, i film nel suo appartamento e più parole dolci nei messaggi.
Ci sono stati altri baci e poi il passare la notte insieme, senza fare niente, per il semplice gusto di avere qualcuno da stringere di notte.
Poi sono passati al prendersi per mano, alle conversazioni fatte di sguardi mentre consumavano qualche drink al Nubes e hai vestiti sparsi per l’appartamento di Riley e un piumone a coprire la loro nudità.
Sorride, al pensiero della notte precedente e si sfiora il punto arrossato sul collo.
Quando glielo dirai?
Ma non fa in tempo a darsi una risposta, che due braccia abbastanza tatuate le circondano i fianchi e due labbra soffici, si posano sulla sua guancia.
“Hai deciso di fare la mattiniera oggi?”
“Volevo portarti il caffè in camera”
Harry sorride, facendo comparire quelle fossette ai lati della bocca, che Riley ama esplorare ogni volta che le vede.
(Non) sono innamorati, non stanno insieme o almeno, non ne hanno mai parlato; fanno quello che si sentono di fare e per il momento, è viversi.
Harry afferra un muffin al cioccolato dal piatto e guarda fuori dalla finestra, felice che non ha bisogno di un ombrello per tornare a casa.
“Niall e Zayn?”
“Dormono o saranno in giro”
“Alle sette?”
“Ti stupiresti se sapessi quanto impegnati siano quei due” e “odiano annoiarsi e sprecare tempo” aggiunge, come a rispondere a una domanda che ancora non si era posto.
“A che ora devi essere da Tom stasera?”
“Undici, perché?”
“Andiamo da Pandenus per cena?”
“Sicuro!”
 
 
 
 
Le lenzuola sono stropicciate, la pioggia picchietta continuamente sul vetro della finestra e il volume della televisione è così basso, che la fa sembrare spenta.
Riley è nervosa, si mangiucchia l’unghia dell’indice per poi grattare via lo smalto blu elettrico, ormai rovinato.
Harry è in silenzio, sta rigirando la sigaretta tra le dita mentre osserva le foto che le ha fatto sul telefono e sorride, pensando che se questo è un guaio, gli piace decisamente troppo aver incasinato tutto.
La guarda lavare i piatti sporchi, mentre sbuffa per le ciocche di capelli che le scivolano via dalla treccia disordinata che ha dalla mattina e fa una smorfia, quando vede che sbarra un altro giorno del calendario.
Non sa perché lo fa e forse, questa è una delle cose che non vuole sapere.
Come non vuole sapere il perché della litigata con Zayn tre giorni fa, il motivo per cui Niall è tornato a casa, mentre loro stavano mangiando cinese, con gli occhi gonfi e rossi, di uno che ha pianto per ore intere tutte le lacrime che aveva in corpo.
Harry sa che Riley non resterà a lungo, non sa perché ma ha il sospetto che più loro si avvicinino, più qualcosa di sottile ed invisibile, inizi a sgretolarsi.
“Che c’è?”
“Ti stavo osservando”
“L’avevo intuito”
Sorride e sente le vertigini sotto i piedi, perché quando è pensierosa, una leggera ruga a forma di ‘v’ si crea tra il naso e la fronte e lui si diverte a baciarla e per quanto sia bella anche in quel modo, vederla felice per merito suo, lo fa ammattire.
“Ti dava fastidio?”
“Non mi infastidisci mai Harry”
“Allora perché non ti confidi con me?”
“Perché sono egoista e continuo a fare il passo più lungo della gamba”
“Non capisco”
“Dammi tempo, devo trovare le parole”
Per lasciarmi? Per sparire una mattina facendomi capire che tutto questo; tu, io e noi, era solo frutto della mia immaginazione?
Le parole per cosa Riley?
Perché io ci sono dentro e di parole ne ho anche troppe, solo che mentre io urlo, tu scappi e io non so mai come raggiungerti, sempre se io posso raggiungerti
giusto?
“D’accordo. Solo, ti prego, aiutami a capirti”
“Mi dispiace”
“Lo so”
Lei scuote la testa e prende le sue mani, le stringe e le accarezza dolcemente; le porta alle labbra, ne bacia le nocche e sorride per la loro morbidezza.
“Sei bellissima”
“Dovresti baciarmi”
“E tu trovare le giuste parole”
“Lo farò”
“Presto?”
“Promesso”
 
 
 
 
Harry non si aspettava che quel ‘presto’, arrivasse così in fretta; se potesse, adesso, rimangerebbe tutta la voglia che aveva di scoprire quei lati di Riley, che non gli aveva ancora mostrato.
È il 17 Marzo, le uniche luci accese sono quelle dei lampioni della strada e quelle dei vicini di casa, di Harry.
Riley ama il suo appartamento; la cucina rossa, il camino che ha al posto del riscaldamento e che accende d’inverno, tenendo le porte aperte, in modo da riscaldare tutte le stanze.
Il balcone con i fiori, l’odore di caffè e muschio bianco che sente appena apre la porta e le foto appese in ogni parte della casa.
“A sedici anni sono scappata di casa, sai?”
Tum. Tum.
Harry trattiene il respiro, si siede meglio sul divano e la guarda attentamente, pronto per non perdersi nemmeno una parola di ciò che esce dalle sue labbra; lo sta facendo entrare nel suo mondo.
 “Ho preso tutti i soldi che avevo nel mio conto in banca, messo qualche vestito nello zaino e preso il primo pullman per Los Angeles, dove ho ricevuto una chiamata di mia mamma che mi diceva che avevo fatto bene ad andarmene e che era meglio se non tornavo” il fumo della Merit lo fa distrarre un attimo, mentre lui la osserva inumidirsi le labbra “Dopo due giorni, ho raggiunto San Francisco, dove ad un autogrill, ho conosciuto Zayn. Abbiamo parlato per quattro ore intere —l’autobus aveva un guasto ad una ruota e il pullmista era una vera frana. Mi ha detto che aveva appena trovato lavoro in un’agenzia di guide turistiche e che, senza pensarci due volte, aveva accettato l’offerta perché troppo giovane e con troppa voglia di essere indipendente, era partito per questa sua nuova avventura. Mi ha offerto un passaggio fino al motel dove avrei alloggiato e la mattina seguente, come se niente fosse, siamo ripartiti insieme per la bella Chicago. Abbiamo iniziato a conoscerci, a sopportarci e convivere e condividere spese e ricordi. Siamo stati a New York, Miami, Texas e gran parte degli Stati Uniti, fin quando abbiamo raggiunto Toronto, perché doveva scrivere una guida sulla città; ci siamo rimasti cinque mesi”
Merda.
Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio e Marzo.
5 mesi.

Harry deglutisce lentamente, improvvisamente ha già capito il perché Riley aveva bisogno delle parole giuste, prima di dirgli tutto.
“Li abbiamo incontrato Niall; un ragazzino di strada, con una chitarra tra le mani che cantava allegro vicino alla nostra auto. Non ricordo bene com’è successo, ma alla fine gli abbiamo proposto di unirsi a noi, con la promessa che per tutto il viaggio ci avrebbe suonato solo canzoni allegre, che ci avrebbero portato in milioni di posti che prima o poi, saremmo riusciti a vedere. Zayn ha iniziato a guadagnare più soldi, io e Niall, cercavamo dei lavoretti  nelle città in cui stavamo per tanto tempo. Alla fine, siamo finiti a Londra e poi a te”
Ci siamo e io non sono preparato.
Cosa devo fare Riley, che cosa mi vuoi dire?

Harry sta esplodendo di domande, ma stringe le labbra e rimane in silenzio, perché se le lasciasse libere probabilmente si disperderebbero nell’aria, come il fumo delle loro sigarette accese.
“Non deva andare in questo modo. Non avrei dovuto incontrarti o per lo meno, parlarti, conoscerti e soprattutto baciarti”
“Te ne sei pentita?”
“Per Dio, no! Affatto Harry, è stata una delle cose migliori che io abbia fatto dopo essere scappata e aver conosciuto Zayn e Niall. Solo che è così difficile adesso, perché tra dieci giorni Zayn finirà di pubblicare la guida a cui ha lavorato per questi cinque mesi  e noi saremo costretti a spostarci, ancora. Ed è fottutamente sbagliato, perché ci sono dentro capisci? Tu sei costantemente con me, anche quando non ci sei e questa cosa mi sta facendo impazzire e poi c’è Niall, che ha trovato finalmente altri tre amici che gli vogliono bene e lui non sa dire addio, non l’ha mai fatto ed io, io non so dire addio a te”
“Non deve per forza essere un addio”
“Non credi nemmeno tu a ciò che stai dicendo Harry” il tono della sua voce è più acuto, un La Maggiore che gli sembra così armonioso anche se triste “Io non ho mai —non mi era mai successo prima d’ora di trovare qualcuno per cui —non mi era mai capitato di incontrare qualcuno come te.”
Harry deglutisce; Riley si sta dichiarando.
Quelle parole sono una catena infinita di tiamotiamotiamo e di hopaura, tienimi e scusascusascusa; in fondo, c’è anche un piccolo lasciamiandare, che però al momento, nessuno dei due vuole dare importanza.
C’è silenzio e adesso riesce a capire cos’è quella linea sottile che Riley ha sempre avuto paura di oltrepassare, quella linea che si sgretolava ad ogni loro contatto, gesto e carezza.
“Di qualcosa”
“E’ troppo tardi adesso. Ci sono fottutamente dentro anche io”
 
 
 
 
Sono le sei e mezza di mattina ed Harry è sveglio.
La persiane della finestra sono chiuse male e le luci del mattino, illuminano leggermente la stanza.
Riley sta dormendo accanto a se, la sua mano è tra i suoi capelli e il suo viso pallido, è appoggiato al suo petto.
Le bacia la fronte e traccia il contorno delle sue labbra, del naso un po’ alla francese e degli zigomi, con la mano libera, mentre sente il suo respiro regolare soffiargli sulla pelle.
Hanno pianto, mentre consumavano nuovamente il loro amore tra le lenzuola, mentre si marchiavano ancora, si incidevano addosso parole che sarebbero appartenute sempre e solo a loro.
“Vorrei che tu restassi”
Bisbiglia, sperando che lei stia dormendo e non senta.
Riley conta esattamente cinque minuti, volta leggermente il viso e gli bacia il petto ed Harry può giurare, il suo cuore è sprofondato, andato, da qualche parte a cercare riparo per quando lei sarà andata via.
“…”
“E se ti chiedessi di rimanere?”
“Non farlo, per favore”
Perché?
È l’unica cosa che vorrebbe chiedergli ma non lo fa, non quando gli occhi lucidi di lei catturano i suoi, quando lo bacia ancora, non sapendo quando potrà farlo ancora.
“Non voglio che vieni all’aeroporto”
“Come?”
“A che servirebbe Harry? Renderebbe tutto più difficile”
Lui annuisce, un po’ per convincersi che ciò che lei ha appena detto sia giusto, un po’ per negare il fatto che nella sua testa, abbia improvvisamente iniziato a fare il conto alla rovescia di quei pochi giorni che li restano.
“Mandami qualche cartolina”
“Pensami”
“Sempre”
Riley ignora il telefono che squilla; poco gli importa se è Zayn che vuole sapere dov’è e se ritornerà quella sera o se è Niall, che le scrive messaggi a muzzo.
“Dovresti dormire”
“Anche tu”
Harry sorride e la stringe maggiormente a se.
“Preferisco stare a guardarti”
“E’ così ingiusto il fatto che non sia il tempo per noi”
“Lo sarà”
“Sarebbe crudele nei tuoi confronti chiederti di aspettarmi”
“Lo farei”
“Lo so ma io voglio che tu sia felice”
“Insieme a te”
“Sarebbe il massimo che io possa desiderare Harry, ma non so quanto tempo ci vorrà”
“Dormi adesso”
“Anche tu, domani hai scuola”
“Non voglio sprecare tempo, non quando ti ho ancora qui”
Riley gli sorride dolcemente e intreccia le loro mani.
Supereremo i fusi orari, l’oceano e il jet lag. I continenti, le lingue e le culture diverse, i vari ostacoli, però tu Riley, non scivolarmi dalle dita. 
La sveglia suona e nessuno dei due la sente, troppo impegnati a stringersi in quelle lenzuola mentre l’aria ancora troppo fredda, fa sbattere la porta mentre la stanza si riempie di sussurri e la pelle viene accarezzata da brividi e baci.





 

Bonjouuuuur :))
come state?
Mi spiace se non ho postato prima, ma tra palestra, scuola, impegni vari ho avuto davvero tantissime cose da fare e un momento libero per aggiornare, non l'ho proprio trovato!
Ecco  il settimo capitolo, che come si può notare, è anche uno dei più lunghi di questa storia ((perdonatemi))
hahhahahah cooomunque, in questo capitolo direi che si capiscono tantissime cose e che l'alone di mistero che c'è dietro Riley si è chiarito, che il personaggio di Zayn è molto importante per qualsiasi genere di rapporto o relazione che voglia avere la ragazza e il povero piccolo Niall :(
Il Pandenus, che come sempre è un posto importantissimo per i due personaggi e lo sarà anche nel prossimo capitolo e nell'epilogo -insomma, è onnipresente lol
sdlkjsdlksjlk
Che ne pensate del passato di Riley? Delle sue scelte?
sinceramente ho un po' paura a postarlo dato che è uno dei capitoli più importanti e non vorrei che vi abbia deluso. E' stato così?
Harry come sempre è un tesoro e che dire, mancano solamente due capitoli (epilogo incluso) e possiamo decisamente dire che anche questa storia è finita.
ancora non ci voglio credere, quindi eviterò di pensarci o di ripeterlo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio come sempre TUTTI, perchè siete davvero fantastiche :)))
Ho delle notizie belle, spero, che vi dirò al prossimo aggiornamento.
un bacio enorme, alla prossima
brandys
<3
<3

 


Harry non sopporta gli sconosciuti come Riley, che entrano a far parte delle tue giornate senza un preavviso, mandano all’aria la maggior parte dei tuoi piani e si insediano nella tua normalità.
(...)
Rilegge ogni sera ciò che c’è scritto e continua a crederci, a sperare.


 

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Capitolo 9
*** 7.11 ***



Jet Lag

Chapter eight – 7.11
 
 
 
 
Sono le 5.40 e l’alba che sta per sorgere, gli sembra alquanto insignificante.
Ha passato l’intera notte al telefono con Riley, mentre lei preparava la valigia e lo ringraziava per tutto quello che le ha fatto provare; per averla fatta sentire viva.
Il suo aereo è alle 7.11 e fortunatamente, l’aeroporto non è tanto distante e ancora non sa se manterrà la sua promessa, se la lascerà partire senza averla salutata per l’ultima volta.
Si infila velocemente la giacca di jeans e afferrando il portafoglio di pelle, esce di casa in direzione del tram, sperando che non faccia ritardo.
I tavoli del Pandenus sono quasi vuoti, fatta eccezione per qualche studente universitario che sta lavorando a qualche tesina.
Si guarda attorno, saluta Greg, il proprietario e ringrazia il cielo, che nessuno ha occupato il loro tavolo.
Si siede lentamente, cercando di concentrarsi solo ed esclusivamente sui gesti che sta facendo e ignora il menù, sapendo già che cosa si prenderà per colazione, nonostante abbia lo stomaco così in subbuglio che dubita riuscirà a mangiare i pancakes con sciroppo d’acero, la spremuta d’arancia e il burro.
Non ha ancora controllato il telefono e non si è ancora guardato in torno; ha paura di non trovare niente di lei in quel posto, che ad essere sinceri, urla il suo nome in ogni parte delle pareti.
6.20 e lui ha il respiro affannato, un pacchetto di Lucky Strike blu completamente aperto e sporcato, da una scritta al centro, nera.
Vorrebbe dirsi che va tutto bene, che non si aspettava quella frase e che non è più tanto sicuro di farcela.
Stringe il pacchetto tra le mani e lancia una veloce occhiata fuori dalla finestra, dove può osservare la magia di Londra mentre si sveglia.
Passa altri dieci minuti in silenzio e sa perfettamente che adesso è in ritardo, che avrebbe dovuto non-pensare e agire per una buona volta in vita sua, invece di stare a domandarsi quante probabilità ci sono che lei non abbia preso l’aereo.
Muoviti Harry, c’è poco tempo.
Afferra la giacca, lascia una banconota da 10 sul tavolo e il rumore del campanello sulla porta, lo innervosisce maggiormente.
Corri, sbrigati.
Ferma il primo taxi che entra nel suo arco visivo e gli intima di raggiungere l’aeroporto il più velocemente possibile; non ha più tempo.
E lui è decisamente masochista, stupido e codardo, perché ha sprecato l’ultima occasione che gli era rimasta e sta andando adesso, come uno degli attori di CSI sulla scena del crimine, per controllare i danni di ciò che è successo.
 
 
 
 
I tabelloni dell'aeroporto di Heathrow dicono che il suo volo è appena partito ed Harry vorrebbe già prendersi a calci perchè non ha la certezza che tornerà, anche se in cuor suo, lo spera.
Non aveva mai pensato che si sarebbe ritrovato in un aeroporto, con milioni di persone che gli camminano accanto e lo spintonano senza avere la decenza di scusarsi, che lo guardano velocemente ed allo stesso tempo lo ignorano.
Vorrebbe aver avuto il coraggio di rincorrerla ma non è così e l'odore delle valigie, dei vari profumi di quelli sconosciuti, gli sta facendo pulsare la testa così forte che vorrebbe urlare.
Passa un'ora seduto a guardare i tabelloni che annunciano nuovi arrivi e nuove partenze.
C'è un nuovo volo per New York, uno che è appena andato via destinato a Tokio e poi c'è quello per l'Italia tra mezz'ora.
Riley non gli ha detto dove sta andando, Niall si è scusato con lui per non avergli saputo dire altro che l'imbarco e Zayn si è limitato a confermargli l'orario dell'aereo.
Niente di più.
Harry ora come ora, non sa se ha mai fatto davvero parte della sua vita; non sa con chi ha passato le giornate ne il perchè debba avere ancora il sapore sulle sue labbra o il calore della sua pelle sotto le dita.
Si alza velocemente e si asciuga le lacrime ormai secche che gli sono rimaste sulle guance.
"Fanculo"
Sussurra al vuoto davanti a se; l'ha fatto ormai così tante volte che ha perso il conto.
"Fanculo Riley"
Dice con voce più calma e lanciando l'ultimo sguardo agli aerei che si vedono dalle vetrate, si incammina verso le porte automatiche di quel posto che sprigiona aria malinconia e baci non dati.
Spegne il telefono e chiede al taxista di fare il giro più lungo possibile per casa sua e sa già che da domani cambierà strada, cambierà tabacchino oppure obbligherà Louis ad entrarci da solo e odierà decisamente troppi posti ma sa anche, che non durerà nemmeno 48 ore questa rabbia che ha dentro, perchè starà già segnando sul calendario i giorni della sua assenza —proprio come faceva lei quando era ancora li.
Harry ama Riley solo che non è stato in grado di trattenerla.
Riley ama Harry ed è per questo che non è riuscita a prendere il primo aereo, che ha obbligato Niall e Zayn ad aspettare due ore nella sala attesa il prossimo volo  sperando che Harry facesse qualcosa di più.
Sa che è sbagliato e che sarebbe potuta tornare indietro, chiamarlo e mettere in atto una di quelle scene da premio Oscar, solo che Riley ama Harry ma le manca il coraggio.
"Sei pronta?"
La voce di Zayn le sembra fastidiosa in quel momento ma si limita ad annuire, prende il suo borsone e ignorando l'augurio di buon viaggio della hostess, si siede in silenzio accanto al finestrino sperando che questo viaggio non finisca.
 
 
 
 
Harry non sopporta gli sconosciuti come Riley, che entrano a far parte delle tue giornate senza un preavviso, mandano all’aria la maggior parte dei tuoi piani e si insediano nella tua normalità.
Non sopporta il fatto di non essere  in grado di dimenticarla e che ancora, dopo ben 16 mesi, si rifiuta di buttare il pacchetto vuoto di Lucky Strike che lei gli ha lasciato nel portatovaglioli del Pandenus.
Rilegge ogni sera ciò che c’è scritto e continua a crederci, a sperare.
Non ha ancora aperto le sue lettere, dato un’occhiata alle cartoline perché pensa non sia il momento.
Vive in una bolla, dove gli sconosciuti non ci sono, dove le ragazze non possono entrare perché non hanno i suoi occhi, non hanno quel determinato tipo di capelli o di labbra. Perché le loro voci non raggiungono il La Maggiore quando sono nervose e la risata non è in Si Bemolle.
Perché non sono Riley ed Harry non è in grado di cercarla in qualcun altro —anche se non ha perso la brutta abitudine, di voltarsi ogni tanto mentre cammina, sperando di vederla li, a pochi passi da lui con la promessa che questa volta non scapperà; ma ciò non accade mai.
“Vestiti, stasera andiamo al Nubes”
La voce di Louis gli fa venire il mal di testa e il sorriso gentile di Liam, la nausea ma sono i suoi migliori amici e non ha voglia di fargli capire che ci sta ancora male, così mette sul viso quella maschera di indifferenza e annuisce, aspirando nuovamente dalla quinta sigaretta da quando si è alzato.
Non oggi, okay? Ma un giorno Harry, ci ritroveremo per le vie di questa città.
E sorride, perché Riley le ha trovate le parole giuste alla fine e poco gli importa se le ha scritte perché non ha avuto il coraggio di dirle al telefono, gli va bene così.
Si sistema la maglietta bianca a maniche corte e si scompiglia i capelli ricci con la mano sinistra, sulla quale ha fatto aggiungere nuovi tatuaggi che non hanno bisogno di essere spiegati.
Si, un giorno la rincontrerà per le vie di Londra e la terrà stretta.
Spegne la sigaretta nel posacenere e alza gli occhi al cielo, quando sente il citofono e la voce emozionata di Louis.
Sale in quella auto vecchia, con le solite canzoni depresse e l’odore di tabacco ma non si lamenta, perché tutto a ripreso a seguire quella strana normalità, prima del suo arrivo.
Ma come può saperlo Harry, che quella nota eccitata nella voce di Louis non è da ignorare, che gli sguardi felici di Liam non li sta sognando e che l’ansia che ha nel petto, ha un nome e un volto?
Osserva le luci che illuminano l’insegna del pub ed è felice di aver comprato un nuovo pacchetto qualche ora prima, perché sarà una lunga serata e lui è un po’ troppo carico di emozioni per lasciarsi andare.
“Harry  muoviti, non startene li impalato come un coglione”
“Fine come sempre Lou”
Il ragazzo si stringe nelle spalle e gli sorride.
“Andrà tutto bene Haz”







 
BOOOOOOOONJOOOOOUR! :))
come state people?
io appena svegliata, con 20 messaggi di un mio amico con scritto solo 'sveglia, scendi, muoviti' -un trauma!
btw questa volta sono un po' più puntuale, spero siate felici di ciò lol
questo è praticamente penultimo cpaitolo, dato che poi ci sarà l'epilogo che lo posterò entro settimana prossima ((ancora non posso crederci che siamo quasi giunti alla fine di questa storia, davvero, ci sono così affezionata che mi è difficile realizzare questa cosa))
che ne pensate del capitolo?
Di Harry che non è riuscito ad andarla a prendere? Di Riley che è rimasta in aeroporto per aspettarlo ma non ha fatto niente nemmeno lei?
E di quello che lei gli ha scritto sul pacchetto di sigarette?
Non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate e quando posterò l'epilogo, vi dirò anche due nuove cose che spero vi faranno felici, quindi sarà importantissimo leggere il mio spazio finale (?)
ahahahhahahah
bene, vi ringrazio di cuore tutti, perchè siete dolcissimi con me tramite le vostre recensioni, chi segue la storia, chi l'ha messa tra le preferite e le ricordate.. insomma, grazie mille!
Vi mando un bacio grandissimo,
alla prossima
brendy
<3
<3

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


 

Jet Lag
Epilogo.
 
 
 
 L’aria di Novembre è fredda,  la macchina di Louis è senza riscaldamento e loro sono bloccati nel traffico di Londra.
Liam è piuttosto agitato —e lo è da più di tre settimane, ma Harry continua a fingere di non essersene accorto.
Louis, attento alla strada, canticchia allegro la canzone di qualche pubblicità che gli è rimasta impressa da quella mattina; Harry ha notato che anche lui è strano dalla sera al Nubes, ma non gli piace essere invadente quindi, rimane in silenzio e smette di farsi domande.
L’inverno sta iniziando nuovamente e il tabacchino di Tom —non è riuscito a non entrarci più, ha ancora lo stesso odore di tabacco e cicche alla menta e lui si sente ancora a casa, sente sulla pelle quella sensazione di sentirsi vivo, che gli è mancata.
I mesi adesso sono 19, le lettere sono moltiplicate, le cartoline diminuite e il pacchetto di Lucky Strike si sta quasi consumando.
“Sicuro di non voler venire a scuola?”
La voce di Liam è bassa, a causa del raffreddore che ha avuto nel week-end ed Harry annuisce, si sistema meglio il cappellino arancione e saluta i due ragazzi, dicendo che li avrebbe chiamati nel pomeriggio.
Entra nel piccolo negozio e dopo aver pagato il nuovo commesso, si avvia verso Pandenus; deve finire la relazione di ‘Looking for Alaska’, prendere una lattina di coca e tornare a casa, leggere qualche fumetto e poi crollare sfinito sul divano, per recuperare qualche ora di sonno.
Ha imparato a dormire di notte, a sprecare tempo per sogni di cui l’indomani, non ricorda nemmeno i primi cinque minuti e ha Riley in testa, forse perché è Novembre, perché il tabacchino di Tom non sa più di carta da giornali che lei amava sfogliare e tagliare o semplicemente perché è Riley, ed è costantemente nella sua mente, anche se continua a fingere che non sia così.
I muri di Pandenus sono stati verniciati da poco e pian piano, riempiti nuovamente con i vecchi e nuovi messaggi; Greg fischietta dalla cucina e ha appena tolto il cartello per cercare un aiutante.
Si siede al tavolo 5, che considera ancora il miglior posto di tutto il locale e ordina il solito, parlando a bassa voce e con lo sguardo puntato alla sedia vuota, di fronte a lui.
La immagina mentre ride, gli racconta la sua mattinata e le sclerate di Zayn, quando Niall non riordina le sue cose e si comporta come un bambino.
Mentre cammina per strada e conta i suoi passi in Do Minore e quando si morde il labbro, rotea gli occhi e si tortura le mani perché è in imbarazzo.
Gli piacerebbe essere in grado di fermare il tempo, in modo da poter tenere quei ricordi costantemente con lui, da riuscire a trattenere con se quell’immagine e quei suoni che stanno iniziando a sbiadire, così come la scritta sul pacchetto vuoto di sigarette che ha ancora in camera.
Ma le lascia andare, si maledice per averci pensato e torna a sorseggiare la sua coca leggermente sgasata perché rimasta aperta per troppo.
Dentro di se, ha la sua immagine che non parla, ce l’ha rinchiusa nella testa e dietro le palpebre degli occhi quando li chiude ma non vuole rovinarla troppo, perché con il tempo che passa ha il terrore di dimenticarsi di lei.
Il telefono squilla, facendolo sobbalzare dalla sedia e poi automaticamente, stringersi nelle spalle.
Risponde velocemente, senza guardare chi lo sta chiamando.
“…”
“Pronto?”
“…”
“Pronto?!”
In sottofondo si sente una risata nervosa e diversi colpi di tosse imbarazzati; c’è rumore di padelle e di qualche canzone di cui non riesce a capirne le parole.
Aspetta altri minuti poi la chiamata si interrompe e sbuffa spazientito, odiando maggiormente gli stupidissimi scherzi telefonici mal riusciti.
Guarda l’orologio e si affretta ad estrarre una banconota da dieci e lasciarla sul tavolo, sistemarsi lo zaino in spalla e incamminarsi fuori dal locale; è in ritardo e Louis tra meno di dieci minuti sarà fuori da casa sua.
Sente la campanella del Pandenus suonare nuovamente ma ha troppa fretta di raggiungere la fermata della metro, per voltarsi a guardare.
Scende le scalinate grigie e ancora bagnate dalla pioggia di qualche oretta fa, timbra il biglietto e si affretta a salire al volo nella cabina, prima che le porte si chiudano e la metro riparte.
Riprende a respirare e si siede nel primo posto libero che trova; non c’è molta gente intorno a lui e questo è un buon motivo per cui sentirsi sollevato, pensa.
Mancano ancora tre fermate, ha già scritto un messaggio di scuse a Louis che gli ha risposto con uno smile, che lo ha fatto sentire meglio.
“Certe abitudini non cambiano, vero?”
Cos-?
Alza gli occhi in direzione della voce, perché è impossibile, perché non ci sono probabilità che qualcuno abbia lo stesso Mi Alto e il timbro argentino come il suo.
“Il resto Harry, dovresti sempre prenderlo”
Riley è davanti a lui, la mano con le monete tesa davanti ai suoi occhi e i guanti scoloriti che le scoprono metà delle dita.
Indossa una maglietta grigia con delle scritte laterali in cinese, una sciarpa pesante e un giacchettino nero, dello stesso colore degli anfibi, che spiccano dopo le esili gambe fasciate dai collant rovinati.
Ha le labbra screpolate e inumidite da poco, gli occhi sono sempre gli stessi e il viso è uguale, forse leggermente più magro.
Non è truccata e ha le guance arrossate per il freddo.
È bellissima ed Harry non crede sia vera; non può esserlo.
“E che cosa ti avevo detto riguardo al camminare con lo sguardo basso? Non ti si addice, dovresti camminare guardandoti intorno, osservando tutti i dettagli possibili, altrimenti come fai a riconoscermi tra le vie di questa città?”
Ha il cuore in gola e questa volta crede davvero di morire.
Si è appena seduta al suo fianco e l’odore di fumo e muschio bianco gli arriva dritto alle narici, fino ad entrargli nei polmoni.
Cosa dirle adesso?
Ha preparato milioni di discorsi davanti allo specchio del suo bagno, sui banchi di scuola e mentre faceva la spesa.
Una volta l’ha persino scritto al posto del compito di scienze, tanto non aveva studiato e almeno non ha consegnato in bianco il foglio ma adesso è diverso, lei è li, in carne ed ossa e gli sta sorridendo e lui si sente come a casa.
“Mi sei mancata”
Scontato. Banale.
Riley annuisce e abbassa lo sguardo, mordendosi l’interno guancia e giocando nervosamente con le monetine che non gli ha ancora dato.
“Sei felice Harry?”
Lui ci pensa alcuni secondi, senza mai distogliere lo sguardo dal profilo di Riley.
“Adesso si”
“Mi dispiace”
“Anche a me” dice frettolosamente “Ho così —io ancora non ci posso credere che tu sia —dovrei chiederti così tante cose e dirti tante cose, solo che non-”
Si Bemolle nell’aria, mentre le porte si chiudono e la metro parte di nuovo.
Sta ridendo.
“La prossima è la tua fermata”
“Lo so”
“Sono passati 19 mesi e tu non sei cambiato affatto. Forse qualche tatuaggio in più e le occhiaia in evidenza”
Ma sei bello comunque, sei bello sempre Harry.
Aggiunge nella mente, guardando come le labbra del ragazzo si aprano lasciando che parole silenziose escano senza che lei riesca a capirle, perché le ritira indietro subito, stringendole in una linea chiusa.
“Resterai?”
“Sei sempre così curioso”
“Cosa?”
“Dimmi cosa vuoi adesso Harry, in questo momento”
Resterà.
L’ha appena confermato il sorriso che non è riuscita a trattenere nella prima risposta, il modo in cui il colore delle sue labbra sia diventato più acceso per via dei morsi.
Resterà e la metropolitana ci mette troppo poco per raggiungere le sue fermate.
Un leggero fischio si sente attraverso i vetri chiusi, prima che la cabina si fermi completamente.
“Voglio offrirti un caffè e sentirti parlare di questi mesi. Voglio sapere quello che mi sono perso in questo tempo”
Le porte si aprono ed entrambi si affrettano ad alzarsi.
Sono uno di fronte all’altro; lei dentro la cabina e lui fuori, oltre la linea gialla di sicurezza.
“Che altro?”
“Voglio avere la certezza che sei reale, perché ho passato troppo tempo a convincermi che mi fossi abituato alla tua assenza. Voglio anche che tu mi avessi parlato al telefono, poco fa ma direi che averti qui, davanti a me, è molto meglio”
Riley alza gli occhi al cielo e conta i secondi che restano, prima che le porte si chiudano.
126 secondi, coraggio Harry.
“Voglio anche sentirmi a casa, con te e voglio scusarmi”
“Per cosa esattamente?”
“Perché sto per complicare tutto nuovamente”
Riley non fa in tempo a rispondergli perché Harry afferra la sua mano, la trascina fuori da quella cabina prima che il fischio risuoni nella galleria e le porte si chiudano.
Oltrepassano la linea gialla e si guardano per alcuni secondi, si contemplano ed Harry sente il calore della pelle del suo viso, sotto le sue dita.
“Sto per baciarti Riley”
Lei ridacchia e si stringe nelle spalle: “Sicuramente non ti respingerò”
Le loro labbra si incontrano nuovamente, dopo troppo tempo e si assaporano, mentre il bacio diventa più intenso.
Harry chiede il permesso di approfondire quel contatto, di poter sfiorare la sua lingua e di morderle il labbro poco più tardi, quando senza fiato si allontana da lei.
Adesso è a casa, con lei stretta tra le sue braccia.
“Riley?”
“Mmmh?” bofonchia sulle sue labbra.
“Se devi andartene, questa volta verrò con te”
“Per le vacanze estive c’è ancora tempo Harry e Niall mi ammazza se non ti saluta entro dodici ore”
“Ti amo”
Riley sgrana gli occhi, si irrigidisce lentamente e appena le labbra di Harry tornano ad appropriarsi delle sue, si rilassa, felice di non averlo perso.
“Nonostante ti abbia fatto aspettare 19 mesi?”
“Potevano essere anche 4 anni, non sarebbe cambiato niente”
“Ci sono dentro Harry”
“Anch’io”
E quelli sono i tiamotiamotiamo migliori che Riley possa mai dirgli. È il suo modo di esprimersi, sono le sue parole che Harry ha imparato a conoscere e a classificare.
“Louis mi ucciderà se non  lo raggiungiamo”
“Dubito, è al Nubes”
“Come? Lui sapeva che-?”
“Anche Liam”
“Stronzi”
Riley sorride sulle sue labbra e intreccia le loro mani, mentre il cielo freddo di Novembre si fa più scuro e il sole, lascia il suo posto alla luna.
Dopotutto non importa quanto tempo abbiano aspettato per incontrasi di nuovo, adesso che sono nuovamente insieme, tutto andrà bene.
Si, hai ragione Lou, andrà tutto bene.
Pensa Harry, mentre porta Riley nel loro appartamento, contento che si siano ritrovati davvero in quella città.





 
Okay.. BONJOOOUR!
dopo un po' -tanto- di tempo, sono tornata con l'epilogo di Jet lag.
Non so davvero che cosa dire al momento, se non che questa storia è davvero finita e che non dovrò più aggiornarla e che mi mancherà terribilmente.
((spero che mancherà anche a voi che l'avete seguita fin qui))
L'epilogo è forse stata la parte che più mi è venuta facile, anche perchè me l'ero progettata nella mente un pomeriggio del cazzo, mentre mi stavo terribilmente annoiando al parchetto e boooom, ecco l'idea.
mi dispiace un sacco pubblicarlo, ma non potevo farvi aspettare tanto perciò.. eccolo qui!
prendetelo come il mio regalo di Natale, yeah?
Spero davvero che vi sia piaciuto, che non vi aspettavate una fine diversa -nel caso fosse così, voglio davvero saperla, sono curiosissima!
Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno seguito questa storia dall'inizio, chi l'ha scoperta per caso, chi l'ha letta e chi l'ha recensita.
GRAZIE DI CUORE! :))
sono felicissima di sapere che sono riuscita a farvi emozionare e ritrovare nei miei personaggi.
Non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate, per questo vi chiedo di lasciarmi una recensione (regalo di natale anche per me??) così da poter capire cosa vi passa per la testa mentre leggete ciò che scrivo.
maaaa, dato che amo troppo scrivere e dato che questo fandom lo intaso, non vi abbandono -anzi, ho appena pubblicato una mini-long, più sotto troverete il link nel caso voleste passare a leggerla **
vi mando un bacio enorme,
auguri a tutti voi!
brendy
<3
<3
<3


 
dusk
((la nuova mini-long))

un bacione, ancora!
grazie per avermi dato un po' del vostro tempo leggendomi
(?)



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